I'll be back

di chiarassi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo quarto ***
Capitolo 5: *** Capitolo quinto ***
Capitolo 6: *** Capitolo sesto ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***



Taemin era conscio della sua cattiva reputazione all'interno della sua scuola. Del resto che ci si poteva aspettare da un tipo così? Cresciuto e vissuto per stenti in una topaia, raccolto da uno sconosciuto ed obbligato a lavorare per quell'uomo. 
Anche oggi si aggirava per i corridoi ringhiando ad ogni persona che gli lanciava occhiate intimorite. Non gli piaceva quella situazione a cui però era ormai abituato, ed in qualunque caso tra pochi giorni si sarebbe trasferito a Seoul, lontano da quel posto. Fortunatamente (o sfortunatamente?) il suo 'benefattore' aveva combinato un guaio con qualcuno del posto e doveva cambiare giro, quindi anche Taemin si sarebbe spostato insieme a lui.
Tutta questa situazione non gli faceva nè caldo nè freddo. L'unica persona che gli dispiaceva lasciare era Lee Jinki: erano diventati amici dopo che Taemin lo aveva salvato da un gruppo di bulli che volevano attaccar briga. Da quel momento il più grande non si era più staccato da Taemin e quest'ultimo, dopo vani tentavini, aveva rinunciato a levarselo dai piedi. Aveva imparato ad apprezzarlo e iniziò a considerarlo alla stregua di un amico. Jinki era la sola persona ad essere rimasta vicina a Taemin anche dopo aver scoperto del suo passato, e anche per questo motivo il più grande era apprezzato non poco dal biondo. Le persone che si erano avvicinate a Taemin, conoscendolo più a fondo, si erano allontanate classificandolo come una persona da cui rimanere alla larga. Tuttavia, lui non sapeva niente di Jinki, sia per scarso interesse sia a causa del misterioso passato dell'altro, sconosciuto apparentemente a chiunque. 


Il ragazzo si fermò, guardando fuori dalla finestra e scrutando da lontano le ragazze più grandi giocare a pallavolo. Decise di scendere per guardarle, come era diventato suo solito fare per ammazzare il tempo. Non che gli interessasse la pallavolo o le ragazze che ci giocavano, gli piaceva l'ambiente che si creava nel cortile a quell'ora. Erano momenti di tranquillità che non riusciva a negarsi; erano così rari!
Uscì dalla scuola, puntò una panchina e si sedette. Era una giornata normalissima, c'era il sole e le foglie degli alberi frusciavano creando la stessa monotona ninnananna di sempre.
"Hey" esordì il ragazzo seduto accanto a lui.
"Jonghyun" sorrise Taemin ammiccando con lo sguardo.
"Si parte domani, è stato deciso" disse il moro, girandosi a guardare il profilo dell'altro, il cui sguardo vagava nel vuoto, in un punto indistinto davanti a lui "ma che te lo dico a fare, tanto so che non te ne importa niente".
Il biondo si fece scappare un risolino che confermò la risposta di Jonghyun.
Seguì il silenzio. Jonghyun era più grande ed era stato anche lui pescato dalla strada e messo al servizio del loro vecchio. Taemin invece era arrivato circa un anno dopo e Jonghyun era stato incaricato di far ambientare il nuovo arrivato, ma la loro relazione era strettamente professionale e non si potevano definire niente di più che colleghi.
Andare a scuola era un privilegio che avevano solo pochi giovani dell'organizzazione, come i pupilli del loro capo, tra cui loro, oppure i giovani mandati in missione nelle scuole.
L'organizzazione si occupava di scambi illegali di droghe, armi e bambini. Di quest'ultimi i più sfortunati venivano comprati da uomini viscidi e senza scrupoli  mentre quelli che avevano la fortuna a proprio favore riuscivano a lavorare lì oppure a scappare. Taemin e Jonghyun erano entrati nell'organizzazione come vittime ed erano riusciti a diventare parte di essa, perciò per loro l'opzione della fuga non era neppure da prendere in considerazione. L'uomo che chiamavano padre aveva sempre avuto un occhio di riguardo per i due, rifiutando cospicue somme di denaro pur di tenerli con sè. All'inizio pensarono che l'essere stati presi sotto l'ala protettrice dell'uomo più importante della loro sede sarebbe stata una cosa positiva; almeno sarebbero sfuggiti alla viscide mani di uomini adulti interessati ai loro corpi e non avrebbero rischiato neanche di essere uccisi a causa di un fallimento di una missione. Però non avevano pensato alle sue viscide mani e alle sue punizioni. Non immaginavano neanche quello che avrebbero dovuto fare durante i loro incarichi. Si erano sporcati le mani e avevano macchiato la loro coscienza. Con il tempo avevano capito che quello in cui vivevano non era un mondo in cui potersi fare degli scrupoli. Da questo dipendeva infatti l'esito delle missioni affidate, poiché il loro fallimento poteva causare la loro scomparsa: nell'organizzazione, chi si rivelava troppo poco produttivo e inutile, alla fine di ogni mese veniva convocato in una stanza su cui circolavano strane voci. Si diceva che ogni qualvolta un ragazzo venisse chiamato in essa non tornasse ed i più grandi si divertivano ad azzardare ipotesi sulla loro scomparsa per spaventare i più ingenui. Si sospettava che venissero uccisi per la compravendita illegale di organi o venissero venduti a qualcuno di molto importante.  Come tutti gli altri, anche Taemin e Jonghyun con l'avvicinarsi della fine del mese cercavano di dare il meglio di loro stessi in ogni cosa pur di non condividere la sorte dei precedenti malcapitati. 
Taemin fece per parlare ma si ritrovò sommerso da un'orda di ragazze urlanti. Si erano tutte catapultate addosso al più grande, facendogli complimenti e accarezzandogli il viso e le braccia. Mentre il biondo si irritava l'altro sembrava godersi tutte quelle attenzioni, distribuendo sorrisi alle povere fanciulle che cercavano di coccolarlo. Taemin sbuffò attirando l'attenzione di una di esse. Gli occhi di lei guizzarono dal volto di uno a quello dell'altro, evidentemente non si era accorta di lui prima.
"Su, Jjong, presentaci il tuo amico!" disse suscitando gli urletti concitati delle altre.
"Oh, lui?" esclamò Jonghyun sgranando gli occhi e cingendo le spalle dell'amico con il braccio "lui è Lee Taemin ed è lieto di fare la vostra conoscenza".
"Estasiato" sussurrò Taemin con fine sarcasmo.
A quanto pare la ragazza non lo colse e gli allungò la mano. 
"Io sono Da Heun" urlacchiò saltellando insieme alle amiche. La guardò di sfuggita in viso non potendo fare a meno di pensare che era frivola e uguale a tutte le altre ragazze che le stavano intorno. Voltò la testa dall'altra parte ignorandola e non afferandole la mano, rimasta appesa nell'aria.
Da Heun, che nome banale. Decisamente non degno della sua attenzione.

 
*   *   * 



 
Note: 
Salve a tutti. Premetto, per giustificarmi, che è una delle prima fanfiction che pubblico. Ero molto indecisa sul farlo o no (sono infatti passati almeno 8 mesi), ma grazie alla mia cara cugina mi sono convinta. Siate clementi, rispetto a questi primi capitoli ho cambiato molto il mio stile, immagino che (sempre se qualcuno inizierà a seguire la storia) ve ne accorgerete con l'avanzare dei capitoli. Sto scrivendo questa fanfiction da molto tempo, quindi se ci fosse qualche errore, sia rispetto alla trama o qualsiasi altra cosa, fatemelo notare, HAHAHAAH. 
Quindi, grazie per aver letto il primo capitolo (LO AVETE FATTO, GIUSTO?) e spero continuate a seguire la storia. E naturalmente recensite! E poi, qualche buona anima, sa per caso come mai non il sito non riesce a prendere le '<<' ed elimina i dialoghi all'interno di esse? Che pizza. Ciao ciao :) 

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***





Con questo trasferimento sia Jong che Taemin sapevano che sarebbe cambiato qualcosa. Il punto era scoprire se sarebbe cambiato in meglio o in peggio. Si stavano recando alla sede centrale dell'organizzazione a Seoul che sarebbe diventata, almeno per adesso, la loro nuova casa. Quando riuscirono a vedere l'edificio, la bocca si seccò ad entrambi.
Evidentemente l'organizzazione che occupava quella sede era molto più grande di come se la immaginavano e probabilmente anche più potente. 
Anche volendolo, scappare sarebbe stato impossibile per chiunque. Erano in trappola e, anche se lo sapevano ormai da tempo, il pensiero li faceva rabbrividire ogni volta.
Taemin aveva deciso di non parlare a Jinki di questo viaggio. Sicuramente si sarebbe messo in testa qualche idea strana e lo avrebbe seguito. Era convinto che avrebbe combinato qualche guaio come suo solito. 
Ignorò tutte le sue chiamate e i suoi messaggi preoccupati e si sentì meschino nei confronti dell'amico, che non sapeva e probabilmente non capiva cosa stesse succedendo. 
Scosse la testa ed entrò nell'edificio, cercando di concentrarsi sul colloquio che di lì a poco sarebbe iniziato. Lui e Jonghyun erano tenuti a partecipare per via della missione che gli sarebbe stata assegnata quel giorno. A mano a mano entrarono nella sala delle riunioni tutti i pezzi grossi dei piani alti. Il biondo attirava su di sè molta attenzione facendolo sentire nudo e indifeso sotto i loro sguardi. Molti di loro avevano offerto denaro per averlo ma nessuna delle loro proposte era stata accolta. 
Taemin passò in rassegna ogni volto, studiandolo. Oltre al ribrezzo non provava nessun sentimento, come quando era costretto a servire quei vecchi porchi le notti in cui lo affittavano. Quando finalmente fu chiamato il suo nome sobbalzò.
«Lee Taemin e Kim Jonghyun, come già sapete l'assemblea ha deciso di affidarvi un compito molto importante e non indifferente per la nostra situazione» annunciò Wu Yifan, uno dei vertici dell'organizzazione. Era un ragazzo straniero, venuto dalla cina, ma era riuscito a scalare la vetta molto in fretta, riuscendo a sorpassare molti uomini più anziani di lui grazie alla sua capacità di ragionamento e alla sua fermezza.
«E' un incarico molto semplice al quale sappiamo saprete adempiere facilmente e rapidamente, come fate sempre» continuò lanciando un'occhiata veloce ai due, ricambiata dagli sguardi attenti di questi «Vi infiltrerete nella scuola superiore dove siamo sicuri troverete un disertore. Il bastardo è riuscito a confondersi con gli altri studenti e abbiamo bisogno di voi per trovarlo senza sollevare uno scandalo. Trovatelo e portatelo da noi».
Taemin e Jonghyun annuirono. A giudicare dalla sua espressione, il loro capo non doveva essere molto contento della situazione. La fine del mese era vicina, quindi dovevano entrambi rimboccarsi le maniche per non fallire e fare chissà quale fine. Ascoltarono tutti i dettagli in silenzio. A conclusione dell'assemblea si allontanarono e vennero scortati nei dormitori della scuola che avrebbero dovuto frequentare fino a missione terminata. Furono inseriti nella stessa stanza e nelle stesse classi. Il compito a loro assegnato sembrava semplice: trovare il traditore sarebbe stato un giochetto da ragazzi, lo avrebbero consegnato al loro capo e sarebbero tornati a svolgere i lavori che erano soliti portare a termine. O almeno così pensavano.




La mattina del loro primo giorno di scuola si misero subito a lavoro. Il sole non filtrava ancora dai vetri della finestra della loro stanza che i due ragazzi erano già svegli.
«Pensi che sarà facile?» chiese Jonghyun.
Taemin guardò di sbieco il compagno.
«Stai cercando di fare conversazione?»
«Ma figurati, solo che queste liste di studenti sono infinite, mi sono già rotto le palle».
Il biondo si avvicinò alla poltrona occupata dall'altro, scorrendo velocemente lo sguardo su tutti i nomi della pagina.
«Mh, chissà se le feste che fanno qui sono migliori di quelle dell'altra scuola» sospirò Jonghyun evidentemente scocciato «Tu che ne pensi Minnie?»
«Siamo qui per lavorare» rispose quello freddamente. Strappò il foglio dalle mani del moro e si mise a esaminarlo per conto suo. 
«Secondo te perchè hanno affidato proprio a noi questo compito se non ci sono riusciti gli uomini dell'organizzazione?» domandò Jong.
«Probabilmente perchè avevano bisogno di qualcuno di interno per scoprire l'identità del disertore senza causare una strage»
«Già, forse hai ragione te» disse il moro con poca convinzione, dopo averci ragionato su per qualche secondo.
Taemin poggiò i fogli sul letto ed andò ad aprire la porta della loro stanza, uscendo nel corridoio deserto. L'edificio dei dormitori sembrava una casa stregata. Le pareti erano scrostate, le porte rovinate e i vetri avevano meno spessore della polvere che li ricopriva. Tutto in quel luogo urlava trascuratezza. Vagando per i corridoi, dove mano a mano gli studenti si riversavano, tentò di elaborare una mappa mentale del luogo e farsi un'idea sui volti dei suoi coetanei. Appena suonò la campanella della prima ora, controllò il foglio delle sue lezioni, scoprendo di dover andare nell'aula di matematica. Camminò in tondo per un po' nel tentativo di trovare la sua classe. Dopo vani tentativi di ricerca decise di chiedere informazioni. Una ragazza lo accompagnò a destinazione, portandolo davanti ad un'aula senza porta. Entrò con lo sguardo contrariato della professoressa di turno puntato addosso.
«In ritardo la sua prima lezione signorino?» esclamò lei, suscitando le risatine degli alunni.
«Mi s-scusi» biascicò Taemin, fingendosi mortificato. Alzò gli occhi per scrutarla meglio. Era una bella donna sulla quarantina, con lunghi capelli neri ed un seno prosperoso. Non c'era da stupirsi che tutti i ragazzi della classe fossero ammassati ai primi banchi. Cercò un posto nelle ultime file, possibilmente dietro la colonna al centro della classe o dietro un tipo particolarmente alto, ma non trovandolo si accontentò del banco vicino alla finestra. 
«E tu, entri senza bussare?» si arrabbiò la professoressa.
«E dove avrei dovuto bussare, sull'aria?» rispose Jonghyun lanciando uno sguardo eloquente alla porta fantasma.
«Anche lei in ritardo il suo primo giorno, fa lo strafottente ed entra in classe con una sigaretta accesa in bocca, la spedisco dal preside, sa!?»
«Yo, calmati barbie» spense la sigaretta sul muro e buttò la cicca per terra.
«Imparerà presto come funzionano le cose in questo posto» 
«Posso impararle da seduto o devo rimanere qua in piedi tutto il tempo?» 
La professoressa gli fece segno di sedersi. Si imbabolò qualche secondo per osservare il viso di Jonghyun e il suo sorriso ammiccante. A quanto pareva anche la professoressa aveva un debole per i bei ragazzi come lui.
Taemin cercò invano di ignorare i commenti del compagno per tutta la lezione, fingendosi interessato a ciò che succedeva al di fuori della finestra. 
Come era sua abitudine fare, alla fine della lezione scese in cortile.
Si sedette su una panchina, scrutando ogni persona che gli passava davanti. Un ragazzo attirò la sua attenzione. Stava giocando a pallavolo a pochi metri da lui. Non che avesse qualcosa di particolare, anzi, era normalissimo anche per gli standart esigenti di Taemin. 
Si ritrovò a fissarlo e appena l'altro ricambiò il suo sguardo abbassò gli occhi, rendendosi meno discreto di prima. 
«Di un po', non è bellissimo?» commentò Jonghyun comparendo alle sue spalle.
«Ma perchè diamine salti sempre fuori dal nulla tu?!» chiese brusco Taemin.
L'altro non gli rispose neanche e fece cenno con la testa indicando un ragazzo biondo vestito in maniera eccentrica, dove il colore rosa era dominante, sulla panchina dall'altra parte del campo.
«Voglio scoparmelo» continuò Jonghyun.
Taemin scrollò le spalle, alzando gli occhi al cielo.
Il ragazzo indicato dal moro si alzò in piedi e si avvicinò a quello che Taemin aveva fissato per tutto il tempo. Battè le mani in una maniera assai poco virile e afferrò il braccio dell'altro, trascinandolo via. Si alzò anche Taemin, seguito da Jonghyun. In quello stesso momento la campanella suonò e decisero che era ora di tornare in classe.



Giunta la notte aspettarono che tutti gli studenti fossero andati a dormire per entrare nell'ufficio del preside per sbirciare tra i curriculum degli studenti.
Forzarono le serrature con facilità, sia quella della porta che quella del cassetto. Rovistarono tra scartoffie varie senza trovare niente di particolare. Taemin sfogliò qualche fogliaccio e si trovò per le mani la foto del ragazzo di quel pomeriggio, soffermandosi sulla sua cartellina. 
Choi Minho, dunque era così che si chiamava... bravo a scuola e bravo negli sport. Guardò la sua foto e non potè fare a meno di pensare che era veramente bello. 
Insomma, era il classico tipo super-idolatrato dalle ragazze e dagli adulti: il ragazzo perfetto.
Lesse i suoi dati per trovare un singolo difetto in quel Minho, ma a quanto pareva quel curriculum ci teneva parecchio a sottolineare quanto fosse perfetto quel tipo sotto ogni punto di vista, quindi andò avanti con l'ispezione. L'ufficio del direttore era buio quindi ci misero due o tre ore per leggere alla bell'è meglio tutte le cartelline degli studenti. Quando tornarono nella loro stanza erano distrutti e anche un po' sconsolati. Il più grande si buttò sul letto del biondino, stiracchiandosi. 
«Giornata dura, eh?» sbadigliò mettendosi la mano sulla fronte, non coprendosi la bocca. 
«Faremo un altro giretto in quel ufficio domani»
Jonghyun lo guardò interrogativo per qualche secondo.
«Aah, ho capito cosa intendi» disse illuminandosi dopo poco. Gli fece l'occhiolino convinto della sua furbizia e Taemin gli si avvicinò sospirando.
Perchè era capitato con un tale imbecille?

*   *   * 



Annyeong~
Ecco qui la mia seconda pubblicazione, sono emozionata. Non so veramente cosa dire, tranne che grazie alle ragazze che stanno seguendo la storia e alla ragazza che ha recensito. Sarei molto felice se lasciaste qualche commento, sul serio! Al prossimo aggiornamento.≈
Ho risolto il problema con i dialoghi, yeah.

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


Per il giorno dopo i due ragazzi avevano in programma le lezioni e un'altra sbirciata notturna nell'ufficio del preside.
Questa volta decisero di recarsi insieme a lezione di astronomia poichè nessuno dei due aveva un gran senso dell'orientamento e non sarebbe stato un granché arrivare in ritardo anche quel giorno.
Entrarono in un'aula ampia e polverosa, cominciando subito a sospettare di aver sbagliato dopo aver letto la grande scritta scritta in inglese sulla lavagna.
«Mh, è questa l'aula di astronomia?» azzardò Jonghyun, provocando l'ilarità degli studenti, che lo fecero irritare.
«No, è quella accanto» gli suggerì la professoressa, incitando gli alunni a stare zitti.
Entrarono infine nell'aula giusta, fortunatamente o sfortunatamente, senza bussare e senza presentarsi. Jonghyun sbattè lo zaino su un tavolo a caso ed il professore lo guardò contrariato, chiedendogli di presentarsi alla classe. Il docente non si rese neanche conto che oltre al ragazzo moro era entrato anche Taemin nell'aula e quindi non lo notò durante tutta l'ora.
Per il resto della lezione li lasciò comunque in pace, spiegando il diametro di chissà quale pianeta in chissà quale punto dello spazio.
La giornata passò tranquillamente e quando giunse la sera tornarono nell'ufficio del preside. Rispetto alla notte precedente ebbero più tempo per esaminare i fascicoli e rovistare tra i documenti della scuola. Quando ebbero finito si resero conto di non aver concluso niente neanche quella volta. 
«Hai preso la chiave della nostra camera?» chiese sbrigativo Taemin quando richiusero per bene l'ufficio.
Jonghyun non rispose e con molta enfasi si portò una mano alla fronte, iniziando nuovamente a scassinare la serratura della stanza da cui erano appena usciti.
Taemin sospirò pesantemente e si incamminò verso il loro alloggio. Jonghyun fece per seguirlo ma appena girò l'angolo notò un'ombra camminare nel buio del corridoio.
Forse tutta questa faccenda poteva rivelarsi più utile del previsto, si disse, e decise di seguirla.
La figura lo portò nel bagno maschile. Il moro non entrò ma rimase sulla porta. Sentì un rumore di mattonelle spostate e drizzò le orecchie per capire che cosa stesse facendo la persona misteriosa in giro per la scuola a quell'ora, ma starnutì. In quel momento si maledisse. Il rumore proveniente dal bagno cessò.
«Chi c'è là fuori?» gridò una voce maschile.
«Dannazione» sussurrò Jonghyun. Il ragazzo fece per andarsene ma l'ombra lo bloccò afferrandogli una spalla e constringendolo a girarsi.
«E tu..» disse quello arrotolando con il dito una ciocca dei propri capelli per poi lasciarla ricadere «..chi cazzo sei?»
Fu in quel momento che Jonghyun lo riconobbe.
Capelli biondi, sguardo furente e giacca rosa. Sì, era indubbiamente il ragazzo su cui aveva messo gli occhi il giorno prima in cortile. Si sentì quasi contento di aver trovato l'occasione giusta per approcciare con lui.
«Il bidello, non è ovvio?» rispose sarcastico.
Se lo sguardo del biondo avesse potuto uccidere, Jonghyun sarebbe stato agonizzante per terra già da un pezzo.
Il ragazzo rosa nascose qualcosa nella tasca: «Cosa ci fai qui?».
L'altro piegò la testa da un lato «Potrei farti la stessa domanda».
Il biondo non rispose e continuò a guardarlo in cagnesco. 
«Dai» continuò Jonghyun «io dovevo pisciare, tu che cosa stavi facendo?»
«Fatti i cazzi tuoi» disse rientrando nel bagno «e vai a pisciare nel bagno della tua stanza».
Il bassetto non demorse e pochi secondi dopo lo seguì. Appena entrò vide l'altro riemergere da sotto il lavandino con una canna in mano. Il biondo si girò per guardarlo, irritandosi poichè l'altro non se ne era ancora andato. Nascose la canna dove l' aveva presa e si alzò in piedi.
«Ti ho detto di tornare nella tua stanza»
Jonghyun si avvicinò al ragazzo, piegandosi sotto il lavandino e spostando la mattonella mal assestata sul muro. Scoprì una fessura nel muro, contenente un paio di pacchetti di sigarette, una quindicina di canne e una bustina con pochi grammi di coca.
«Ah, e quindi questo è il traffico illegale che vuoi tanto nascondere? Se questo è tutto quello che hai, sei davvero un bravo ragazzo dalle mie parti»
«E tu invece sei un vero tipaccio»
Il moro decise di sfruttare al meglio questa occasione.
«Beh, così si dice in giro. Se vuoi posso darti io la roba»
«Come ti chiami, pivello?»
«Kim Jonghyun»
«Beh, Kim Jonghyun, hai ufficialmente attirato la mia attenzione».





Quando Jonghyun tornò in camera il più piccolo si era già addormentato.
La mattina dopo gli parlò di quello che era successo la scorsa notte e anche Taemin si interessò molto alla cosa. Quel ragazzo, Kim Kibum (così aveva detto di chiamarsi) era molto sospetto. 
Taemin accompagnò il moro in cortile subito dopo la fine delle lezioni.
Jonghyun, come previsto, vi trovò Kibum e accorse da lui, trascinandosi dietro il biondo.
«Heilà, Kibum» sorrise Jong sedendosi accanto a quello.
«Heilà... coso» ricambiò l'altro.
Solo due minuti dopo si accorse della presenza di Taemin, a cui porse la mano.
«Oh, e lui chi è?»
«E' un mio amico, è un pivello anche lui» rispose Jonghyun scompigliando i capelli di Taemin. Kibum sorrise al biondo e ritornò a concentrarsi sulla partita.
Perfetto, pensò Taemin, adesso sembrava sul serio un rammollito.
Si sedette anch'egli sulla panchina, voltandosi con aria innocente verso gli altri due.
«Emh... voi due come vi siete conosciuti?» sussurrò nel tentativo di fare conversazione.
«L'ho incontrato al bagno» esclamò Kibum freddamente.
«Ma come sei scortese Bummie! Siamo amicon-» il moro si interruppe prima di finire la frase: davanti ai tre si stagliava una figura imponente e il cuore di Taemin perse un battito.
Choi Minho.
«Ow, sei sempre bellissimo!» urlacchiò Kibum aggrappandosi come una cozza al braccio dell'altro.
L'attenzione del ragazzo alto si concentrò subito su Taemin.
«Sono tuoi amici?» chiese a Kibum.
«Sì, lui è Taemin e l'altro è Jonghyun» rispose la caramella indicando prima uno e poi l'altro.
Minho esaminò con sguardo indagatore il corpo di Taemin, il quale nel frattempo cercava di apparire il più innocente possibile, abbassando lo sguardo.
Il più alto sorrise.
«Tu stai sempre qua in cortile o sbaglio?» disse riferendosi a Taemin.
Le guance di Taemin si infammarono e si strinse nei vestiti, guardandolo in viso.
«Beh, io, no..non vengo quasi mai qui..»
«Stronzate, ti ho visto spesso da queste parti!» sorrise ancora. Questa volta Taemin ricambiò.
Minho prese la mano di Kibum allontanandosi «Comunque, noi dovremmo andare, ci si vede in giro!» disse salutandoli con la mano libera.
Jonghyun e Taemin guardarono le loro figure rimpicciolirsi fino a quando un gruppo di ragazze li circondò. A quanto pareva le ragazze erano tutte uguali in ogni scuola.
Minho e Kibum cercarono di levarsele di dosso gentilmente e appena riuscirono a liberarsi, Taemin li vide bene, si baciarono sulle labbra.
Anche Jonghyun se ne accorse e dopo un attimo di sbandamento gettò per terra lo zaino con stizza. Fece dietrofront e lasciò Taemin da solo sulla panchina. Il biondo si grattò la testa e si costrinse ad andarsene, ma con lo sguardo cercava ancora i due amanti e si dava dell'idiota. Perchè quella visione lo aveva devastato tanto?



 
Buonasera≈
Con questo capitolo la storia inizia finalmente a muoversi, non vedo l'ora di pubblicare il resto ma aspetterò per il mio e vostro bene. Ringrazio tutte le ragazze che hanno messo tra i preferiti e tra le seguite e soprattutto annya che ha recensito! Grazie mille.~
Appena vedrò più recensioni inizierò ad aggiornare periodicamente, e credo che i capitoli li pubblicherò pressappoco lunghi quanto questi tre. Spero di vedervi aumentare e grazie per il supporto, mi raccomando: recensite! Ho veramente bisogno di consigli e considerazioni sulla storia! 
Al prossimo aggiornamento!♥

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Capitolo 4
*** Capitolo quarto ***


«E qui è dove ci incontriamo di solito»
«E questo sarebbe un ritrovo?» disse Jonghyun scettico.
I quattro erano fermi davanti all'uscita sul retro della scuola. L'unica differenza tra quel posto e tutto il resto dell'edificio scolastico era l'odore di canne e sigarette che si faceva più intenso. Si avvicinarono al muretto dove erano appoggiati altri due ragazzi, venendo subito investiti dalla puzza del fumo.
Erano riusciti a farsi portare nel posto i cui giravano i 'loschi affari' della scuola. Dai due giorni precedenti avevano tratto molti vantaggi ed erano entrati nella loro cerchia. Quella sera erano anche riusciti a farsi portare nel punto dove erano soliti incontrarsi.
Un ragazzo alto con i capelli tinti di viola ed uno sguardo truce porse una canna a Kibum, che la afferrò per poi accenderla e fumarsela.
Minho guardò male l'amico. 
«Ti fa male quella roba» si limitò a dire.
«Ma dai, una ogni tanto che male mi potrà fare!» ribattè Kibum ridendo.
Minho continuò a guardarlo male mentre il biondo passava la canna a Taemin.
«Io non la voglio...» sussurrò quest'ultimo sotto lo sguardo sconcertato della caramella.
«Ma come? Neanche un tiro, piccolo Minnie?»
«..io-»
«Noi ce ne andiamo» disse Minho portandosi dietro Taemin e non lasciandogli finire la frase.
Kibum ci mise un po' di tempo a capire che l'amico se ne era andato ma continuò comunque a fumare.
Jonghyun, seduto accanto a lui sul muretto, lo stava osservando da vicino.
Era un tipo veramente sospetto. Quando non c'era Minho si comportava in un modo e con lui in un modo totalmente diverso.
D'un tratto Kibum parlò: «Quindi dov'è la roba che mi avevi promesso?»
Jonghyun girò la testa per guardarlo e si accorse che anche l'altro lo stava osservando.
«Beh, Bummie, la ho. O forse no. Dipende da cosa mi darai in cambio» 
Il biondo fece cenno agli altri due di andarsene e si avvicinò pericolosamente all'altro.
«Non chiamarmi Bummie» ringhiò.
«Ok, Bummie» continuò con un sorrisetto di scherno. L'altro fece finta di non averlo sentito ed iniziò a rigirarsi con il dito la frangetta bionda che gli ricopriva la fronte.
«Dov'è?» 
Seguì con lo sguardo le dita di Jonghyun infilarsi nel taschino della giacca e tirarne fuori un sacchetto di coca purissima. Non disse una parola, neanche dopo che quello gliel'agitò davanti alla faccia per poi lasciarla cadere a terra.
La raccolse e se la portò al naso per odorarla e poi avvicinò ulteriormente il proprio viso a quello di Jonghyun.
Gli bastò sporgersi di pochi centimetri per unire le proprie labbra a quelle dell'altro.
Jonghyun strabuzzò gli occhi dopo che il biondo si fu sottratto a quel contatto.
«Questo può bastare, troietta» sputò Kibum «scommetto che non sapresti fare di meglio!» disse mentre si allontanava anche lui.
A quelle parole il moro si riprese. Aveva macchiato il suo orgoglio con un'onta difficile da cancellare.
«BRUTTO STRONZO, TORNA QUI!» urlò «MI STAI SFIDANDO, EH!?».
Dal canto suo, Kibum sorrideva e non si voltò indietro. Strinse più forte la bustina con un velo di soddisfazione. 
Anche Jonghyun sorrise.
La prese come una specie di gioco e a Jonghyun piaceva giocare. Ma ancora di più gli piaceva vincere.



Minho e Taemin camminavano lungo il perimetro del cortile in silenzio.
Nessuno dei due aveva voglia di parlare ma Taemin si costrinse a farlo, poichè poteva essere comunque una buona occasione per scoprire qualcosa.
«Perchè te ne sei andato così arrabbiato?» disse girandosi per guardarlo.
L'altro aspettò qualche secondo prima di rispondere, poi fece una smorfia con la bocca.
«Il fatto è che ogni volta io gli dico che dovrebbe smetterla e che dovrebbe lasciar perdere quelle persone. Lui non mi dà mai retta. Quello schifo è veleno per il suo corpo» calciò una lattina che gli intralciava il passaggio «E poi stava cercando di rifilare pure a te quella robaccia».
Taemin continuò a fare silenzio.
«Mi stai ascoltando?»
«Sì, stavo solo pensando che è molto carino che ti preoccupi per lui, dopotutto è il tuo ragazzo» Minho sorrise.
«Lui non è il mio ragazzo»
«Ma come? Io vi ho visto, insomma..»
«Baciarci? E' una specie di copertura..» lo anticipò. Taemin drizzò le orecchie.
«..per le ragazze. Sai, sia a me che a Kibum danno molto fastidio quelle ochette che ci stanno sempre addosso, quindi abbiamo trovato un modo per tenerle lontano».
Senza un motivo Taemin si sentì come sollevato e si diede dello stupido.
Come mai dava così tanta importanza a quel ragazzo che a malapena conosceva e con il quale aveva parlato solamente qualche volta?
Erano i suoi occhi? Era la sua gentilezza? Oppure era il suo corpo ad attrarlo?
Lo guardò per bene in volto. Oh, era davvero bello.
Rimasero per un altro po' in silenzio, mentre il biondo teneva la testa bassa, vergognandosi dei pensieri che stava avendo sull'altro.
«Come hai detto che ti chiami?»
«Lee Taemin» sussurrò.
Minho si chinò per guardarlo meglio.
«Sei veramente carino, Lee Taemin» disse scompigliandogli i capelli mossi.
L'altro avvampò e nascose nuovamente il viso per non darlo a vedere. Non gli era mai stato detto nulla del genere.
«Come mai i tuoi ti hanno sbattuto in collegio?» chiese il più grande. 
«Io non ho i genitori..»
«Oh» esclamò l'altro assumendo un'espressione malinconica e pentendosi della sua domanda «quindi con chi vivi?»
«Prima stavo insieme ai miei nonni, poi probabilmente si sono stancati di cambiarmi scuola ogni semestre e mi hanno affidato alla famiglia di Jonghyun» mentì.
«E perché dovevi cambiare scuola così spesso?»
Taemin ci pensò un'attimo ed optò per la frase più idonea al suo personaggio.
«Mi picchiavano»
«Chi?»
Il biondo non rispose. In quei dieci minuti di conversazione aveva ben inquadrato l'altro ragazzo e decise che non sarebbe stato necessario dire altro. Minho pensò infatti che non voleva parlarne e non insistette. Tutto d'un tratto si sentì così grande e forte in confronto a quello scricchiolo di ragazzo e gli venne l'istinto di proteggerlo.
Era sempre stato molto sensibile verso situazioni simili ma quella sera iniziò a vedere Taemin come una persona da difendere. Si sentì in dovere di prenderlo sotto la sua ala.

Era così piccolo e indifeso, nessuno gli avrebbe più fatto del male.



 
Buonasera≈
Scusatemi se aggiorno in ''ritardo'' ma non ho avuto proprio tempo. Innanzitutto mi sento in dovere di informarvi che ho comprato il lightstick di Taemin al Romics e mi sento veramente su di giri perché non ne avevo mai avuto uno (sto dando più importanza a quello più che a tutte le altre cose che ho comprato ahahaha) ma dato che non vi interessa sapere che cosa ho comprato e non ho comprato, inizio a parlare della fanfiction. Dovevo solo dirlo al mondo.
Allora, questo capitolo non mi piace ma non so come modificarlo ulteriormente, quindi eccolo.
Mi scuso in anticipo per tutti i salti di umore che avranno i personaggi (anche in seguito, e soprattutto il povero Jong) ma senza accorgermene li ho trasformati in dei mestruati perenni, quindi niente. 
Ringrazio annya, EvBlazeFnsrlieamhk_Jiyu_Banglo che hanno recensito, e tutti gli altri/le altre ragazze che seguono♥♥
Spero di aggiornare presto e mi raccomando, fatemi sapere che cosa ne pensate! Ciao ciao

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Capitolo 5
*** Capitolo quinto ***


Il giorno dopo Jonghyun si risvegliò con gli occhi lucidi e la bocca asciutta.
Si sentiva davvero umiliato da quel ragazzo biondo che lo aveva trattato come spazzatura. 
Si alzò scostando violentemente le coperte, dirigendosi a petto nudo verso il bagno.
Chiuse la porta sbattendola, svegliando il suo compagno di stanza che per tutta risposta urlò un ''YAAH'' mezzo addormentato.
Si guardò allo specchio e si sentì come la prima volta che aveva dovuto servire un cliente, cosa che ormai era abituato a fare. Sporco e rotto.
Si sfiorò il labbro inferiore con il dito.
Sentì nuovamente le labbra di Kibum sulle sue e scosse velocemente la testa.
Si sfregò il dorso della mano sulla bocca e aprì il rubinetto, buttandosi dell'acqua gelida in faccia per svegliarsi.
«Questo può bastare, troietta»
Gli avrebbe fatto vedere lui chi portava i pantaloni tra i due.
Uscì dal bagno, sbattendo di nuovo la porta e si mise una maglietta a caso pescata dalla sedia più vicina. Percorse i corridoi che portavano al cortile lasciando Taemin a urlare scocciato di non sbattere le porte.
Appena l'aria fresca lo investì notò subito Kibum ed i due tipi strani della scorsa notte seduti sulla solita panchina a fumare una sigaretta.
Pur essendo mattina presto il ragazzo caramella si era vestito curando, come sempre, ogni singolo particolare. 
Kibum strabuzzò gli occhi appena vide il moro avvicinarsi al gruppo.
»Yo» disse Jonghyun fermandosi davanti a loro.
«Hei Jonghie, ti piace la mia nuova giacca?» disse Kibum aprendola.
«Fa cagare» sputò Jonghyun lanciando un'occhiata lasciva all'altro, che sorprendendosi ancora di più, si levò la giacca e la gettò a terra con stizza. La giacca cadde ai piedi di Jonghyun che non la degnò neanche di uno sguardo.
«Allora te la regalo!»
«Adesso che te la sei levata sembri quasi una persona» sorrise in segno di sfida.
Il ragazzo lo guardò ancora qualche secondo e poi fece cenno ai compagni di andarsene e si allontanò con loro. 
Jonghyun si sedette sulla panchina al posto del biondo, ancora caldo grazie al suo culo.
Un culo che era sicuro avrebbe sfondato presto.
Appena sentì la campanella suonare si mise in piedi e raccolse la giacca. La osservò per bene e sentenziò che non era poi così male. 
Beh, peggio per lui.
Se la mise in spalla e andò in classe.


 
 *  *  *



Al cambio dell'ora Taemin si diresse come suo solito in cortile.
«Hey» disse qualcuno alle sue spalle «bel bambino».
Taemin si girò lentamente appena si sentì punzecchiare la schiena.
A quel contatto il suo corpo si irrigidì e cercò di assumere un'espressione spaventata.
Davanti a lui si erano raggruppati cinque o sei ragazzi dall'aria poco rassicurante, poco più alti di lui e probabilmente di un anno più grandi che lo guardavano truci.
«Quanti soldi hai nel portafoglio?»
«Io... nessuno»
«Ah sì? Fammi vedere!» 
Quelli che si erano posizionati intorno a lui gli presero lo zaino.
Constatarono anche loro che effettivamente dentro lo zaino non c'erano soldi e rivolsero tutti lo sguardo a Taemin, che stava perfettamente fingendo di essere spaventato.
«Fammi vedere nei pantaloni»
Il biondo continuò con la recita del bambino innocente e si svuotò le tasche senza opporre resistenza, cercando di non rispondere allo sguardo scontroso del bullo.
«Hai qualcosa nelle mutande, ci scommetto. Su, coraggio. Abbassateli!» 
A quell'incitazione si irritò e non fece niente.
«ABBASSATELI HO DETTO!» ringhiò avventandosi su di lui e cercando di abbassarglieli da solo. 
Taemin lo prese prontamente per il colletto, piantando il proprio sguardo negli occhi a pochi centimetri dai suoi e spaventandolo notevolmente.
«Io non lo farei se fossi in te» gli soffiò sulla bocca.
Una figura più alta apparì dietro le spalle del ragazzo, facendolo sobbalzare e costringendolo a mollare la presa.
«Taemin, ti stanno infastidendo?» disse Minho osservando la scena.
Il biondo non rispose e pregò con tutto il cuore che non avesse notato che era stato lui a prendere in mano la situazione e che adesso era il gruppo di bulli ad essere spaventato.
«Noi ce ne andiamo!» farfugliò il presunto 'capo' della banda, allontanandosi insieme agli altri con aria spavalda nonostante la strizza di pochi secondi prima.
Minho li osservò e fece spallucce. Prese Taemin per il polso e lo portò sotto un'albero. Parlarono a lungo ed il più piccolo si sentì sollevato perché per tutto il giorno l'altro non fece parola su quello che era successo. Pensò che non si fosse accorto di nulla, quindi si rasserenò.
Eppure Minho se ne era accorto, altrochè, ma preferì non parlarne, pensando di essersi solo immaginato la scena.
Dopotutto come poteva quel bambino tirare fuori quello sguardo?
Osservò il suo profilo e si convinse che non poteva essere. 
Sorrise e tornò a guardarsi intorno.
Quella mattina non aveva parlato con Kibum e non aveva intenzione di farlo.
Lo scorse da lontano nel suo solito posto, con accanto quei tipacci di Bang Yongguk e Woo Ji Ho al fianco. Notò che anche Jonghyun stava con loro ma si teneva un po' in disparte; lui e Kibum non avevano fatto altro che guardarsi in cagnesco per tutto il tempo. 
Jonghyun tentò una mossa disperata.
«Carino il tuo amico» disse.
L'altro lo guardò interrogativo.
«Choi Minho intendo».
«Stai lontano. da. lui.» soffiò Kibum sottolineando ogni parola.
«Mh, vedremo» 
Gli sguardi di Jonghyun e Minho si incontrarono e il primo lo salutò con un cenno della mano, per poi rilanciare subito un'occhiata maliziosa al biondino davanti a lui.
Forse aveva trovato il suo punto debole. Jonghyun decise di giocare sporco.




 
Salve fanciulli, fanciulle o chicchessia. 
Mi scuso per l'attesa ma non trovo mai il tempo per aggiornare, perdonatemi çç
Non ve la prendete nemmeno con me perché questi capitoli fanno schifo, vi giuro che più avanti diventeranno più carini (spero). Ringrazio la mia cuginetta Flavia Cat, al mio grande amore EvBlazeRainie_YaNG che sono stati gli ultimi a recensire. Grazie mille.♥♥ 

Mi raccomando, continuate a seguirmi e a recensirmi (non è una minaccia, non proprio). Ciao ciao~

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Capitolo 6
*** Capitolo sesto ***


Kibum si sentiva vulnerabile e quella sensazione non gli piaceva affatto.
Decise di dover parlare con Minho, che era ancora arrabbiato per la sera prima.
Quest'ultimo era sempre stato molto protettivo nei suoi confronti.
Anzi, lo era un po' con tutti. 
La loro amicizia si basava sul guardarsi le spalle a vicenda. Era così da quando si erano conosciuti.
Quello che lo irritava era il fatto che un pivello, arrivato da chissà quale scuola 'del cazzo', si permetteva di mettere in dubbio la sua autorità e voleva anche mettere le mani sul suo amico. Non andava affatto bene. Per prima cosa avrebbe pensato a rimettere a posto le cose con Minho, solo dopo avrebbe sistemato il nanetto strafottente.
Si avvicinò all'amico e gli punzecchiò la spalla con un dito.
L'altro si girò e non disse niente.
«Mi dispiace» esordì il biondo.
«Dici così ogni volta»
«Perché è la verità!» replicò alzando un poco la voce.
«Dici anche questo ogni volta».
Gli occhi di Kibum si arrossarono e si velarono di un sottile strato di lacrime.
Non sapeva veramente che dire. Quella con cui stava parlando era l'unica persona con cui non riusciva a reggere il confronto. 
Kibum la sentiva.
La smorfia da bambino che stava affiorando sul suo viso.
Arricciò le labbra e cercò di trattenere i singhiozzi.
«Non capisco come mai ti fai così tanti problemi se ogni tanto mi faccio di qualcosa» disse infine, mordendosi il labbro inferiore.
Ogni tanto? Era incocepibile.
Kibum si faceva di quella roba tutto il giorno e offrendo la droga anche a Taemin aveva superato veramente il limite per Minho.
Minho si poggiò stremato al muro dietro a sè, sospirando pensantemente. Lo squadrò e sospirò di nuovo: non voleva dargliela vinta anche questa volta quindi lo lasciò lì da solo, dirigendosi verso gli altri che intanto se ne erano andati.
Si allontanò con la consapevolezza che non avrebbe resistito ancora a lungo e che presto Kibum e lui avrebbero raggiunto un'accordo che poco dopo sarebbe stato violato, come al solito.
Il biondo strinse forte i pugni continuando a mordersi a sangue il labbro inferiore.
Iniziò a tremare e si mise le mani nei capelli, andandosi ad accasciare contro il muro su cui era poco prima appoggiato Minho.
Si sentiva sempre così male quando litigavano e questa volta sentiva di non poter fare nulla per rimettere le cose a posto. 
Forse era solo lo stress che lo fece crollare così tutto di un colpo, ma si convinse che la colpa era tutta di una sola persona.
Kim Jonghyun.
Gliel'avrebbe fatta pagare.
Si strinse tra le ginocchia e cercò di calmarsi.
Sarebbe stato il momento perfetto per un'altra cannetta.
In fondo, perchè no?

 
*   *   *



Kibum rimase con la testa tra le ginocchia per poco tempo. Le lacrime gli rigavano ancora le guancie quando alzò la testa per capire cosa fosse quel rumore ai suoi piedi. Appena capì che Kim Jonghyun, il ragazzo oggetto del suo odio più profondo lo stava guardando piangere, si asciugò le lacrime e si alzò in piedi.
Cercò di assumere lo sguardo più intimidatorio possibile, ma non risultò molto credibile a causa degli occhi arrossati ed il fondotinta rovinato.
Il moro lo fissò per un po' con un sorrisetto soddisfatto, poi cambiò improvvisamente espressione, sputando tra i denti un 'che schifo'.
«Cosa vuoi!?» rispose Kibum piccato.
«Niente, è veramente divertente osservarti mentre cerchi di fare il duro dopo un lungo pianto. Però, al contrario, non lo è sapendo che non sono stato io a farti piangere» sorrise di nuovo «ma mi accontenterò. Tanto succederà molto presto».
Il biondo continuò a guardarlo con astio. Non sapeva cosa dire e si sentiva troppo fragile in quel momento. Non aveva la forza di sostenere una discussione, per di più con quel gran bastardo che era il suo avversario. 
«Non sei più tanto forte senza il tuo bell'amichetto, neh? Non fai più il gradasso, sei solo una femminuccia in crisi ormonale senza di lui».
Kibum sentì riaffiorare le lacrime ma le ricacciò indietro.
«E tu, invece? Neanche lo hai un amico, e questo è il motivo per cui sei tanto fissato con me».
Jonghyun sembrò essere colpito su un tasto dolente e fece una smorfia, ma le sue labbra si ricurvano in un sorriso «E' molto carino. Minho intendo. Potrei farci qualche pensierino».
«Ti ho già detto di tenerti alla larga da lui!» sbottò il biondo, alzando la voce.
«E chi sei per dirmelo? Non siete più amici, o sbaglio?» continuò canzonandolo.
«Tu non sei suo amico e mai lo diventerai, lui odia i tipi come te».
«Non ne sarei tanto sicuro, le cose cambieranno presto».
Jonghyun si avviò convinto lungo la strada, cercando di raggiungere Minho, che non si era ancora allontanato troppo dopo aver abbandonato Kibum alla sua crisi di pianto.
«Byebye-buu» disse Jonghyun girandosi e lanciando un bacio al biondo che osservò la sua figura correre verso Minho.
Vide Jonghyun passare una mano sulla schiena dell'altro, per poi accarezzare il fianco e portare la mano fino al fondoschiena, dove rimase. 
L'ultima cosa che scorse furono i due ragazzi girare l'angolo e sparire dalla sua visuale. Kibum chinò la testa e si appoggiò con la schiena al muro.
Le lacrime ripresero a scorrere. 
Aveva ragione Jonghyun, era proprio una femminuccia.

 
*   *   *

 
Minho si girò appena sentì Jonghyun urlare una parola in inglese.
Notò subito Kibum, piangente, vicino al muretto e si sentì in colpa, consapevole di essere la causa del suo pianto. Tuttavia si convinse a tenere il broncio ancora per un po'.
Appena Jonghyun lo raggiunse lo salutò con un sorriso e si lasciò mettere la mano sul fianco. Girarono l'angolo e notò che Jonghyun era sceso più in basso, andando a toccare il suo bellissimo fondoschiena.
A quel punto lo scostò, un po' bruscamente. 
«Mh, che palle. Due mestruati siete, tu ed il tuo amichetto».
Minho lo guardò interrogativo.
«Io e chi?»
«Quello che hai lasciato a piangere accanto al muretto. Dovete aver fatto proprio una bella litigata, da come era ridotto. Ha reagito in modo diverso dal solito ai miei insulti».
«Hai infierito ulteriormente!» lo accusò Minho.
«Solo un pochino» sorrise.
«Tu non mi piaci Jonghyun, non mi piaci per niente»
Il più basso lo guardò interdetto e vacillò.
«E cosa me lo dici a fare?»
«Volevo solo che lo sapessi»
L'infima vittoria che aveva ottenuto pochi minuti prima gli sembrò irrilevante e si sentì di nuovo vinto. Non era abituato ad essere scavalcato così da gente comune come questi due. Era sempre stato un tipo molto emotivo, anche se non lo dava a vedere. Era impulsivo, spontaneo, e le sue emozioni si riflettevano totalmente nelle sue azioni. Per questo non era molto apprezzato dai superiori e tanto meno dai suoi coetanei. Si guardò intorno come per cercare una risposta per avere l'ultima parola. Non trovandola, azzardò la prima cosa che gli venne in mente per ferire Minho. E sbagliò imperdonabilmente.
«Pure tu, ti senti tanto grosso ma in realtà non sai niente! NIENTE! Tutte le persone che ti stanno intorno ti mentono e tu non le vedi. Credi che Taemin sia chi dice di essere? Povero illuso. Non è il tuo bambolotto è sol-»
«Zitto! Basta! Vattene!» gli urlò contro Minho, bloccandolo a metà frase.
Jonghyun alzò le mani in segno di resa.
«Ok capo, ma poi non ti lamentare. Io ti ho avvertito»
Un dubbio si insinuò nella mente di Minho e Jonghyun uscì nuovamente vincitore. Ma non era abbastanza. Si sentiva frustrato e non sapeva come rimediare a questo disagio. Maledisse la sua boccaccia, si era lasciato sfuggire troppo sul conto di Taemin. Quando era arrabbiato non riusciva a tenerla chiusa. 
Come quando era triste. 
Come quando era felice. 
Cercava di negare a sè stesso che tutto questo lo facesse per la Caramella.
Ma aveva ragione Kibum, era veramente fissato con lui.


 


Buooongiorno~
Mi sono resa conto oggi di aver fatto passare dieci giorni, quindi mi sono affrettata ad aggiornare. 
Ringrazio tantissimo Rainie_YaNG che ha recensito e mi scuso per il ritardo çç 
Non ho molto da dire, quindi alla prossima
 ♥♥

Ps. Mi sono resa conto rileggendo che i tre ragazzuoli hanno avuto molti sbalzi d'umore in soli cinque minuti, il che li fa passare un po' per nevrotici, e oddio non credo fosse quello l'effetto che volevo dare (o forse sì?), ma d'altronde saranno così un po' tutti fino alla fine (e poi, come già detto, questa parte l'ho scritta molto tempo fa quindi boh).
E mi sento un sacco di colpa per aver lasciato nostro caro Dubu molto, anzi moltissimo da parte. Io non so come giustificarmi, spero che nessuna maledizione divina si abbatta su di me.


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