Arriverà la fine, ma non sarà la fine.

di PsychoKiller
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

I raggi di sole che attraversavano il vetro della finestra arrivarono copiosi alle palpebre ancora chiuse di Pan. La ragazza dai capelli corvini fece un piccolo sbadiglio e aprì gli occhioni neri. Controllò l'ora sulla sveglia accanto al letto: erano le 10. Fece un piccolo sbadiglio e si stiracchiò le braccia. Si liberò delle coperte e scese dal letto.
Rapidamente si diresse in cucina dove, a prepararle la colazione, c'era sua madre Videl.
«Buongiorno tesoro» disse, continuando ad armeggiare tra i fornelli.
«Buongiorno mamma» rispose, sbadigliando ancora una volta. Pan si sedette al suo posto e Videl poggiò davanti a lei un vassoio con un cornetto al cioccolato e un bicchiere di latte caldo. «Grazie» mormorò mentre si infilava in bocca un morso del cornetto.
«Buongiorno sgorbietto!» la squillante voce dello zio Goten arrivò alle orecchie della ragazza con un tono ancora più irritante del solito. Passò accanto alla ragazzina e le scompigliò i capelli con una mano.
Fece una smorfia di disapprovazione, infilando in bocca un altro morso accompagnato da un bicchiere di latte.
Finito di fare colazione, Pan si alzò dalla tavola e si diresse in bagno. Aprì la maniglia della doccia e lasciò che il getto d'acqua calda scivolasse lungo il suo corpo, accarezzando le sue sinuose curve. Pur avendo solo 16 anni, Pan dimostrava di avere un corpo molto più maturo e formoso per la sua giovane età. In soli due anni era cresciuta molto trasformandosi in una meravigliosa donna.
Uscì dalla doccia e si avvolse in un asciugamano, poi si diresse nuovamente in camera sua. Aprì le ante del suo armadio e afferrò i primi capi che si trovò davanti. Dopo aver indossato la biancheria intima, s'infilò un top rosa aderente e un paio di pantaloncini corti di jeans. Per le scarpe optò per un paio di converse blu.
Si avvicinò allo specchio e ammirò la sua immagine riflessa. Di fronte a lei c'era una ragazza bella, alta e formosa. Pan quasi non si riconosceva in quell'immagine. Aveva dei lunghi capelli corvini che le ricadevano sulle spalle incorniciando i suo bel visino dai tratti sottili e leggeri e i suoi grossi occhioni neri. Decise però di legarli in una coda di cavallo alta. Quella afosa mattina di giugno era decisamente troppo calda.
Finito di prepararsi, recuperò il suo MP3 e le cuffiette, dispersi nel disordine di quella stanza, e le infilò nelle orecchie. Andò nella sua playlist e fece partire la prima canzone.
Scese rapidamente le scale, che portavano al piano di sotto, e raggiunse la porta.
«Mamma io esco!» esclamò, aprendola e poi richiudendosela alle spalle.
Era una bellissima giornata estiva. Il sole batteva sull'asfalto, rendendolo bollente. Le persone si accerchiavano intorno alle fontane per cercare un piccolo rinfresco per il troppo caldo. I bambini pieni zuppi di sudore giocavano a pallone nel parco. Gli anziani erano seduti sulle panchine sotto a grandi siepi a leggere un giornale. Tutto era apparentemente normale.
La ragazza camminava sul marciapiede canticchiando la canzone che veniva riprodotta dall'MP3. Si rigirava tra le sottili dita una ciocca dei suoi lunghi capelli ripensando a quando, due anni prima, li aveva corti fino alle spalle.
«Ehi bambola!» esclamò improvvisamente una voce, seguita poi da qualche fischio, dall'altra parte della strada.
Mentre continuava a camminare, la sedicenne si voltò curiosa di scoprire chi fosse.
Vide un gruppetto di ragazzini poco più grandi di lei che parlavano e le facevano cenno di raggiungerli. La ragazza li ignorò, ma non fece in tempo a girarsi nuovamente che sbattè contro qualcosa. Stava per cadere a terra, il suo bel sederino era solo pochi centimetri distante dal cocente asfalto, quando due possenti braccia le cinsero i fianchi e la afferrarono, riportandola in piedi.
Pan alzò i suoi occhioni neri e ne incontrò altri due di un intenso colore azzurro. Ne rimase letteralmente rapita.
Osservava semplicemente quelle due gemme azzurre, senza guardare il resto del volto. Erano due occhi intensi, profondi. Le ricordavano qualcuno, ma non sapeva ancora chi. Il suo sguardo scese leggermente più giù, posandosi questa volta sulle sottili labbra che si allargavano in un enorme sorriso. Due piccole rughette d'espressione contornavano ai lati quella bellissima bocca.
“Quel sorriso... Dove l'ho già visto?“ si chiese mentalmente la ragazza. Poi capì. Quelle labbra e quei due occhi così belli non potevano che appartenere a una persona speciale: il suo Trunks.
«T-Trunks?» balbettò la sedicenne, arrossendo violentemente.
«Si, sono io» quell'abbagliante sorriso era ancora stampato sulle sue labbra. «Wow» esclamò, «sei, sei così... Diversa.»
«Diversa in senso buono o in senso cattivo?» chiese Pan, sperando in una risposta positiva.
«Oh, in senso più che buono.» I suoi grossi occhioni azzurri erano puntati su di lei e le sue possenti braccia le cingevano ancora i fianchi.
«Anche tu sei diverso» disse la ragazza. Trunks alzò un sopracciglio e per un attimo Pan lo invidiò. Avrebbe tanto voluto saperlo fare anche lei. «In senso buono, ovviamente» aggiunse.
«Ti ringrazio» le rivolse di nuovo quel sorriso, «Sei cambiata tanto che per un momento non ti ho neanche riconosciuta.»
«No» rispose, «sono sempre la solita Pan.»
Più Trunks osservava quella ragazzina di fronte a lui e più stentava a crederci che era la sua piccola Pan. Ma qualcosa di lei per fortuna non era cambiato per niente: quelle due pozze nere incastonate nel suo dolce visino. Quelle erano ancora le stesse, sincere e dolci come se le ricordava.
«E invece sei cambiata» ribattè il lilla, «e anche molto.»
La ragazza alzò gli occhi al cielo. Non amava particolarmente ricevere complimenti.
«Ma tu che ci fai qui?» chiese, cercando di cambiare argomento.
«Avevo una riunione di lavoro.»
«E come è andata?»
«Abbastanza bene.»
«Mi fa piacere.»
Dopo quel breve dialogo, il silenzio calò tra i due. La ragazza osservava senza proferi parola i lineamente dell'uomo che aveva di fronte. I tratti del viso sembravano essere stati scolpiti da uno scultore e impreziositi con due grosse gemme azzurre incorniciate da lunghi capelli color lilla. Trunks doveva ormai avere trent'anni, ma non ne dimostrava altrettanti. Se non avrebbe saputo la sua età, Pan gliene avrebbe dati a stento 25.
L'esatto opposto succedeva al bel presidente della Capsule Corporation, che non pensava affatto che Pan avesse 16 anni, ma un po' di più. Le curve del suo corpo erano troppo perfette per appartenere a una ragazzina.
«Come sta Goten?» chiese il trentenne, interrompendo quell'imbarazzante silenzio.
«Bene» rispose, «è sempre il solito rompiscatole. Dovresti andare a trovarlo qualche volta, parla spesso di te e gli manchi tanto.»
«Lo so» affermò il lilla, «ma ho così tanti impegni di lavoro che non riesco a trovare neanche il tempo per far visita a un vecchio amico.»
«Un salto ogni tanto potresti comunque farlo» bofonchiò la ragazza.
«Hai ragione, scusami.» Le sue labbra si contrassero in un'espressione triste, dispiaciuta. Le mani smiero di stringere i suoi fianchi e la lasciarono libera. «Mi ha fatto molto piacere averti incontrato stamattina» disse e la sua bocca riprese a sorridere.
«Anche a me.»
«Che ne dici se magari ci fermiamo in un bar a prendere qualcosa? Sarebbe davvero bello poter parlare ancora un po' insieme. Sono molto curioso di sapere cosa hai combinato in questi due lunghi anni senza di me.»
“Come potrei mai dirti di no?“ pensò Pan. «È una buona idea» rispose sorridendogli.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

I due si diressero a piedi verso il bar più vicino. Mentre gli camminava accanto, Pan potè ammirare quell'uomo in tutto il suo splendore. Indossava una stretta camicina bianca che metteva ben in risalto i perfetti muscoli dell'addome e un pantalone classico nero. Una cravatta grigia gli accarezzava il petto e una giacca nera gli copriva le spalle. Accanto a lui, nel suo abbigliamento casual, la ragazza dai capelli corvini si sentì così inappropiata.
«Che ne dici di quel bar?» Il lilla indicò un edificio di fronte a loro. «Perfetto» rispose la sedicenne.
Entrarono nel bar prescelto e si accomodarono a uno dei tavolini in legno disposti all'interno della sala.
«Cosa vuoi ordinare?» le chiese il bel presidente.
«Un semplice caffè può andare più che bene» rispose, «ho fatto colazione poco fa.»
«D'accordo» disse, «Due caffè» aggiunse poi rivolgendosi al cameriere che li aveva appena raggiunti. Il ragazzo scrisse su un taccuino l'ordinazione e poi si allontanò.
«Allora» iniziò Trunks, «cosa hai fatto in tutto questo tempo?»
«Niente di che. Ho ripreso la mia solita e noiosa vita e ho iniziato la nuova scuola, tutto qui. Non c'è molto da sapere su di me.»
«Trovi la tua vita noiosa?» La voce di quell'uomo era calda e vellutata.
«Si, molto» rispose, «mi mancano tanto i bei vecchi tempi passati a salvare la terra.»
«Anche a me, ma preferisco di gran lunga la pace.»
«Ecco a voi signori» disse il cameriere - arrivato con un vassoio in mano -, porgendo ai due la loro ordinazione.
«Grazie» riaspose gentilmente Trunks. Prese il suo caffè e se lo portò alla bocca.
“Oh, è davvero molto sexy“ disse una vocina nella testolina della ragazza. In un primo momento assecondò quella sua strana vocina, ma poi si rese conto di quello che stava pensando e ricacciò via quei pensieri. Non poteva trovare ’sexy’ il suo migliore amico, “nonchè affascinante miliardario“ le ricordò ancora quella vocina.
Scosse la testa, sforzandosi di dimenticare quei pensieri, ma fu tutto inutile. Doveva ammetterlo, quell'uomo era davvero molto attraente.
Trunks si accorse degli sguardi della ragazza e, mentre lei sembrava rimurginare su qualcosa, le fece un altro grosso sorriso. Pan abbassò la testa per nascondere il rossore che stava avvampando sulle sue guancie e prese la sua tazza. Se la portò alla bocca sorseggiando un goccio di caffè.
«Tu invece cosa hai fatto?» chiese, cercando di nascondere il suo purtroppo visibile imbarazzo.
«Come credo che tu già sappia» rispose, «ho preso i comandi della Capsule Corporation. Adesso sono il nuovo presidente e ciò mi lascia poco tempo libero. Sono sempre indaffarato e ogni giorno ci sono centinaia di scartoffie da firmare. Certe volte ho l'impulso di lasciare tutto e volare via il più lontano possibile da qui.» Quando pronunciò quelle parole, la sedicenne notò un tono molto formale e elegante nella sua voce, ben diverso da quello che usava qualche anno fa. Evidentemente in questo periodo anche Trunks era cresciuto e diventato molto più responsabile e professionale. Era davvero un uomo adesso. Ma, come aveva detto anche lui, la voglia di scappare da quel mondo che non gli apparteneva c'era ancora. Anche se ormai era cresciuto, in fondo aveva ancora quel suo spirito libero e spensierato da ragazzino.
«Neanche tu sembri tanto contento della tua vita» osservò la ragazza.
«No, non lo sono» disse, «te l'ho detto, anche a me piacerebbe tornare ai bei vecchi tempi, ma se ciò vuol dire pericolo per la terra, preferiso di certo la pace.»
«Giusto» disse Pan, iniziando a sorseggiare il suo caffè.
«Immagino che una bella ragazza come te abbia un fidanzato.»
Sentendo quella frase, la ragazza dai capelli d'ebano rischiò quasi di strozzarsi con il caffè. “Sei capace di strozzarti anche con il caffè... Che figura di merda!“ quella vocina era tornata mentre tossiva per la goccia di caffè scesa male. “Oh aspetta un attimo... Ha detto che sono una bella ragazza?“ Pan represse quella strana e fastidiosa vocina prima che le mettesse qualche strana idea in testa.
«No» rispose, «non sono fidanzata.»
«Ah» sembrava quasi sorpreso e anche un po' sollevato, «strano, sei davvero bellissima.»
“Allora non ho capito male, ha detto davvero che sono bella e lo ha appena ripetuto“ quella stupida vocina stava facendo i salti di gioia nella sua testa mentre Pan cercava in tutti i modi di calmare il suo alter ego leggermente esaltato.
«Tu, invece, sei fidanzato?» chiese.
«No, non ho trovato ancora la donna giusta.» Mentre parlava il ragazzo aveva lo sguardo basso e giocherellava con le dita sulla tavola.
“Non ha trovato la donna giusta... Molto bene.“ Quella vocina continuava a fare commentini sul bel presidente e, anche se tentava di cacciarla via, era ancora lì nella sua testa ad infastidirla.
Il silenzio calò nuovamente tra di loro e fu spezzato solo dallo squillo del cellulare di Trunks. Il lilla portò una mano nella tasca destra del pantalone e tirò fuori un cellulare. Controllò il numero sul display e, accertatosi di non poter assolutamente rifiutare la chiamata, disse: «Devo rispondere, scusami.» Si alzò dal tavolo e si allontanò di qualche passo, poi rispose. Anche se era un po' lontano, la ragazza riuscì a sentire ugualmente tutto.
«Pronto... No, non è ancora completata... La riunione è andata abbastanza bene... Si, sono ancora lì... La pratica la consegno domani...» Doveva essere una telefonata di lavoro, suppose Pan.
Mentre il bel presidente parlava a telefono gesticolando con le mani, la sedicenne lo squadrava dalla testa ai piedi. «Cosa?... No, non è possibile» il lilla si passò disperato una mano tra i morbidi capelli. “Mhmhm... È davvero affascinante“ il suo alter ego aveva l'acqualina in bocca.
“Non hai voglia di toccarli tu quei deliziosi capelli color glicine?“ Scosse ancora una volta la testa. Quella vocina doveva smetterla di confonderla. Trunks era solo il suo migliore amico e poi, tra l'altro, aveva quasi il doppio dei suoi anni. “Ma è sexy e ricco“ replicò la sua ’amata’ vocina, “e poi, si sa', l'amore non ha età.“
Quando Trunks finì la chiamata, trovò Pan pensierosa mentre si mordicchiava il labbro inferiore. Trovava quel gesto estremamente irritante, ma non perchè non gli piacesse, bensì perchè guardandola gli veniva voglia di mordicchiarglielo lui. Aveva delle labbra sottili ma ben delineate, perfette per essere baciate e assaporate. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse quasi subito poichè dalle sue labbra non ne uscì alcun suono. Era così bella mentre pensava che non voleva interromperla, così rimase a fissarla per un po', finchè la ragazza non si accorse dello sguardo di Trunks.
Alzò gli occhi neri e ne incontrò altri due di un intenso color cielo. Il ragazzo inclinò un po' la testa di lato e le sorrise.
«A cosa stavi pensando?» le chiese.
La sedicenne rimase alcuni secondi in silenzio, non sapendo cosa dire. «Stavo pensando... Ehm...» le serviva una scusa, «a Bra» esordì infine.
«A Bra?» Dal tono con cui le aveva posto quella domanda sembrava piuttosto sorpreso.
«Si» rispose, «è da tanto che non la vedo e mi manca molto.» “Pessima scusa“ le disse ancora il suo alter ego, “potevi trovare di meglio.“
«Ah» si passò di nuovo una mano tra i capelli lilla, «e io ti sono mancato?»
La ragazza dai capelli d'ebano arrossì di botto, il che era molto strano poichè, almeno fino a due anni prima, con Trunks non le era mai capitato. Era il suo migliore amico, e lei le voleva bene. Con lui si sentiva a suo agio. Ma, quel giorno, non era così. Si sentiva... Attratta da quel bellissimo uomo che aveva di fronte.
«S-Si» riuscì a balbettare, «molto.»
Il sorriso già presente sulle sue labbra si allargò ancora di più. «Anche tu mi...» disse, ma non riuscì a finire la frase perchè fu interrotto da una voce che gli parlò in mente.
«Pan! Trunks!» li chiamò. I due si guardarono negli occhi, confusi. Quella voce la sentivano entrambi. «Sono io, Dende. Vi sto contattando perchè sta per succedere qualcosa che potrebbe compromettere la pace sulla terra.»
«Dende?» chiese agitato il lilla, «Cosa sta succedendo?»
«Dovete venire subito al mio palazzo. I vostri genitori e i vostri amici sono già tutti qui» li informò, dopodichè interruppe il contatto.
«A quanto pare da oggi la nostra vita non sarà più tanto noiosa» disse Trunks con un velo di angoscia nella sua voce, ma anche eccitazione per la nuova avventura.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Trunks afferrò la mano di Pan e la strinse nella sua. A quel contatto così inaspettato il cuoricino della della ragazza dai capelli d'ebano perse un battito. La sua mano era liscia e le dita si richiudevano perfettamente su quella piccola e minuta di Pan.
«Dobbiamo sbrigarci» disse, trascinando la ragazza con se fuori dal bar. «Sono già tutti lì, stanno aspettando solo noi.»
Il bel trentenne si alzò in volo e la ragazza lo seguì. Mentre sfrecciavano tra le nuvole, Pan si perse ancora una volta nei suoi pensieri. Non era ancora riuscita a focalizzare la situazione. Sapeva solo che era in volo con Trunks al suo fianco verso il palazzo del supremo e che qualcosa di malvagio incombeva sulla Terra.
Dopo soli pochi minuti, i due ragazzi arrivarono a destinazione. Atterrarono sul pavimento bianco e immenso del palazzo guardandosi intorno. I loro amici erano tutti ammucchiati a qualche metro da loro. Sembravano piuttosto preoccupati.
Solo Dende parve accorgersi del loro arrivo. Si girò verso di loro e fece cenno ai due ragazzi di avvicinarsi.
«Ciao ragazzi» disse, sforzandosi di fare un piccolo sorriso. Ma l'espressione del suo viso tradiva la sua preoccupazione.
«Ciao» lo salutarono entrambi all'unisono. Anche gli altri si accorsero della loro presenza e li salutarono. Pan osservò i suoi amici: c'erano proprio tutti, da Goten, che aveva visto solo qualche ora prima, a Marron e Bra, che invece non vedeva da anni. C'era anche Vegeta, che col suo sguardo torbido guardava un punto indefinito del pavimento senza degnare i due ragazzi della minima attenzione. Affianco a lui c'era suo padre Goahn, intento a scambiare qualche parola con... Ub! Anche lui non lo vedeva da due anni. Era rimasto quello di un tempo, non era cambiato minimamente. La sua pelle olivastra, i suoi tratti esotici e quell'altissima cresta erano proprio come se li ricordava la ragazza.
Infine c'erano anche Crillin e sua moglie C-18, che stavano discutendo, come sempre, su qualcosa.
«Allora» cominciò il namecciano, «adesso che ci siete tutti vi informerò su ciò che sta accadendo senza troppi giri di parole. Un nuovo e potente nemico è diretto verso la terra. Sono venuto a conoscenza che sta viaggiando nello spazio andando di pianeta in pianeta semplicemente per disrruggerlo uno ad uno. È una cosa orribile e adesso la sua prossima meta è proprio la Terra. Adam, questo è il suo nome, ha un livello di potenza davvero notevole, molto più elevato del vostro...»
«Impossibile!» esclamò Vegeta interrompendolo. Incrociò le braccia al petto, lo sguardo diffidente. «Adesso che Khaarot se ne è andato, io sono il guerriero più potente dell'intero universo.» Il tono della sua voce era calmo, pacato, anche se era comunque presente un filo della sua solita arroganza.
«Vegeta io so quello che dico. Sei un guerriero di livello altissimo senza dubbio, ma Adam ha una forza nettamente superiore della vostra» ribattè Dende, «al tuo livello attuale non avresti molte chance contro di lui.»
«Sta zitto stupido namecciano!» Vegeta si scostò dal muro sul quale era appoggiato, «IO SONO IL GUERRIERO PIÙ FORTE DELL'INTERO UNIVERSO!» esclamò. Sul suo volto si dipinse un'espressione di rabbia e disprezzo. Lui era convinto di essere il più potente, nessuno doveva osare contraddirlo.
Lanciò un'occhiata di sfida a Dende che voleva dire esattamente “Non m'importa di quanto sia forte questo Adam, io sono superiore“ e poi si alzò in volo, scomparendo come un puntino nel cielo azzurro.
«Dende perdona mio padre» si scusò Trunks al suo posto, «l'orgoglio dei sayan...»
«Non c'è bisogno di scusarti per Vegeta, lo conosco bene e so quanto possa essere superbo e irrascibile».
«Se davvero è più forte di Vegeta» intervenne Goten, «allora questo Adam è un grosso problema.»
«Purtroppo» riprese a spiegare Dende, «Adam non è nè un sayan nè un normale terrestre. Proviene da una specie di guerrieri del pianeta Syrus. Questi combattenti erano molto noti per la loro forza, ma erano nettamente inferiori al grande potere dei sayan. Sono venuto a conoscenza che Adam ha seguito un allenamento speciale sul suo pianeta per poter superare chiunque altro e, a quanto pare, ci è riuscito. Non so a che livelli arriva la sua forza, so solo che in queste condizioni nessuno, e ripeto nessuno, potrebbe riuscire a fronteggiarlo.»
«Quindi siamo tutti spacciati?» chiese Bra. Pan si voltò verso di lei e la scrutò con i suoi grossi occhioni neri. Non la vedeva da troppo tempo. I capelli turchini erano cresciuti e percorrevano lisci e perfettamente stirati tutta la schiena della ragazza, per poi terminare appena sopra il suo bel sederino. Le sue forme, già perfette qualche anno prima, erano diventate ancora più sinuose e prorompenti. Indossava un vestitino corto color rosso scarlatto e un paio di scarpe con i tacchi nere. Era semplicemente meravigliosi. E gli occhi di Pan non erano gli unici ad essersene accorti.
Sulla turchina erano puntati altri due occhi neri, quelli di Goten. La stava letteralmente mangiando con lo sguardo.
«Non esattamente» rispose il namecciano, «Adam arriverà sulla Terra tra una decina di giorni, c'è tutto il tempo perchè voi possiate allenarvi nella Stanza dello Spirito e del Tempo.»
«Ma l'entrata è stata distrutta...» disse Goahn.
«Si, ma io e Popo l'abbiamo riparata.»
«Allora dobbiamo avvisare mio padre e dirgli che può allenarsi nella...» Trunks non riuscì a finire la frase poichè la voce di Dende lo interruppe.
«No» disse, «lui si è allenato già due volte in quella stanza.»
«Quindi noi siamo gli unici che possono allenarsi» sentenziò Trunks.
«Esatto. Abbiamo dieci giorni di tempo e nella stanza possono entrarci solo due persone alla volta per un massimo di due giorni. Io proporrei di iniziare da domani con la prima coppia, scegliete voi con chi entrare, quando e quanto tempo restare.»
«Il primo voglio essere io» disse Gohan alzando una mano.
«E io potrei entrare insieme a te» a parlare era la voce di Ub.
«E dopo di voi voglio entrarci io» disse Bra. «Pan vuoi venire insieme a me?»
«S...» cercò di rispondere, ma fu interrotta da Dende, che disse: «Forse sarebbe meglio che Pan si allenasse insieme a Trunks, lui potrebbe aiutarla molto a migliorare il suo livello. Pan ha una grande forza dentro di se, deve solo imparare a esternarla e Trunks mi sembra adatto per questo compito.»
«E io con chi vado?» si lamentò la ragazza dai capelli turchini. Incrociò le braccia al petto e mise il broncio.
«Con Goten.»
«Cosa?!» esclamò, «Assolutamente no. Non vado in quella stanza per un anno con quel terza classe.»
«A me sembra un'ottima idea» disse Goten, facendo l'occhiolino a Bra.
«No! Preferisco andarci da sola piuttosto che con te!»
«Bra, ti prego, smettila di fare storie. È per il bene della Terra, non per divertimento» la rimproverò Dende.
«D'accordo» si arrese la turchina. «Ma sia chiaro che dovrai starmi lontano di almeno dieci metri.»
Goten le sorrise e le fece un occhiolino, facendo andare su tutte le furie la turchina che iniziò ad imprecare contro di lui.
Nel frattempo, Ub si avvicinò a Pan e Trunks e li salutò con un cenno della mano.
«Ehi Pan! Come stai?» le chiese il ragazzo con la cresta.
«Abbastanza bene» rispose, «tu?»
«Anche io.»
Ub osservava con i suoi grossi occhioni scuri la ragazza che le era di fronte. Non riusciva a credere che quel maschiaccio si fosse trasformata in un bellissimo cigno in così poco tempo. Era davvero bellissima. Non era la classica biondina dagli occhi azzurri che sembrava una di quelle bambole plastificate e senza cervello come Marron, anzi era l'esatto contrario. E gli piaceva, davvero.
Ma così come dice il vecchio detto, parlando - in questo caso pensando - del diavolo spuntano le corna, così Marron spuntò improvvisamente al fianco di Ub.
«Ciao» li salutò con un grosso sorriso sulle labbra. Ovviamente la biondina già stava addocchiando il bel trentenne che le era di fronte.
«Ciao» risposero Pan e Trunks all'unisono. Al sentire le loro voci fondersi insieme, il lilla ridacchiò, mentre la sedicenne arrossì.
«Ma voi due siete fidanzati?» chiese sfacciata la biondina.
Trunks fece una breve risatina, poi si affrettò a rispondere con un “No“ categorico. La sedicenne - o meglio il suo esuberante alter ego - ci rimase un po' male da quella risposta che sembrava volerle dire: “Abbandona ogni speranza, per quel meraviglioso uomo non sarai mai più di una semplice amica.“ E, in fondo, lo capiva. Quattordici anni di differenza non erano pochi. E poi, come un uomo così bello e perfetto potrebbe essere solamente attratto da un maschiaccio come lei?
La ragazza abbandonò quei pensieri, mentre il suo alter ego si nascondeva in un piccolo angolo dentro di lei e pensava a quanto si fosse illusa.
«Hai ragione» disse Marron, «come ho potuto solamente pensare che tu potessi essere fidanzato con una bambina?» L'irritante tono della sua voce fu accompagnato da una fragorosa risata e per un secondo Pan dovette lottare con se stessa per non perdere la pazienza e sferrarle un potente pugno sul suo bel faccino.
«Innanzitutto Pan non è una bambina» ribattè Ub, «e non parlare più di lei con quel tono!»
«Oh...» la biondina era letteralmente senza parole, Ub non le aveva mai detto niente che andasse contro di lei, ma evidentemente quella ragazzina gli piaceva. “A quanto pare il tuo piccolo regno immaginario si sta a poco a poco sgretolando“ l'alter ego di Pan ferce eco dentro di lei, “non hai tutti ai tuoi piedi mia cara biondina ossigenata.“
«E adesso scusati subito con lei» aggiunse. Pan pensò a quanto quel ragazzo fosse dolce nel difenderla, “No, no e no!“ s'intromise quella stupida vocina nei suoi pensieri, “a te piace Trunks, capito? È lui che devi conquistare, non Ub...“ tentò di dire, ma Pan la mise a tacere prima che continuasse. Questo nuovo lato di lei le dava troppo fastidio, doveva trovare il modo di cancellarlo prima che influisse sui suoi sentimenti e le facesse perdere per davvero la testa per quel meraviglioso trentenne. “Tu sei già innamorata di lui, solo che non lo sai.“
«Ma... Ub... Io...» Marron non sapeva che dire, «Scusami Pan» bofonchiò infine, abbassando la testa e arrossendo un po'.
Un rumore assordante di qualcuno che si schiantava violentemente contro qualcosa attirò l'attenzione dei ragazzi. Si voltarono tutti nella direzione dalla quale proveniva quel rumore e videro Goten appoggiato al muoro che si massaggiava la testa.
«Ahi!» esclamò con una smorfia di dolore dipinta sul suo volto, «Mi hai fatto male.»
«L'hai voluto tu!» ringhiò Bra contro di lui, «Ti avevo detto di starmi lontano di almeno dieci metri non di toccarmi il culo!»
«Ma non l'ho fatto a posta» si giustificò il sayan, «è successo casualmente...»
«Casualmente? Te lo faccio vedere io il casualmente se solo mi sfiori di nuovo» Dal tono della sua voce si intuiva quanto la turchina fosse furiosa. Aveva sempre provato un odio profondo per quel sayan.
Trunks si staccò dal gruppo per andare a calmare la sorella, seguito a ruota, ovviamente, da quella leccapiedi di Marron.
«Sarebbero una bella coppia però» disse Ub, l'unico che era rimasto insieme a lei. Aveva gli occhi rivolti verso Bra e Goten, ancora intenti a stuzzicarsi l'un l'altro.
«Cosa?» chiese la ragazza dai capelli corvini non capendo cosa volesse dire l'amico.
«Goten e Bra» rispose, «starebbero davvero bene insieme.»
«Loro due insieme?» Pan indicò la scena davanti a loro, «Impossibile!» sentenziò.
«Pan ricorda che tutto è possibile.» Gli occhi del ragazzo con la cresta si erano spostati ora su di lei. Li teneva fissi nei suoi, mentre le sue labbra erano dominate da un dolce sorriso.
La sedicenne abbassò la testa per nascondere nuovamente l'imbarazzo, «Ma sono due esatti opposti...» disse.
«Beh, gli opposti si attraggono! Lo dice anche la scienza.» Ub scoppiò in una fragorosa risata che contaggiò anche la piccola Pan.
«Ma loro due sono l'eccezione che conferma la regola.»
«Comunque» portò una mano sulla nuca e iniziò a grattarla imbarazzato, «sei diventata davvero molto... Ehm... Bella» disse, cambiando completamente discorso.
«Oh...» la sedicenne, anche se ultimamente aveva dovuto abituarsi a ricevere complimenti, sembrava ancor più imbarazzata del ragazzo, «Grazie.»
«Di niente» riapose, «è semplicemente la verità.»

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Pan era seduta sull'argine del palazzo del supremo. Guardava verso il basso, ripensando a quello che stava per succedere. La Terra era in pericolo, di nuovo. Questa aspettativa la allettava, ma la spaventava anche. Una nuova avventura era quello che la ragazza desiderava, ma aveva paura di non farcela. Se davvero quell'Adam era tanto forte, lei di certo non avrebbe mai potuto sconfiggerlo, anzi probabilmente sarebbe stata solo un inutile peso per gli altri. Non era neanche mai riuscita a trasformarsi in super sayan, quindi le possibilità di riuscire anche solo a fronteggiare un avversario tanto potente erano pari a zero.
E, in tutto questo, c'era anche il problema “Trunks“. Resistere un anno insieme a lui nella stanza dello spirito e del tempo era praticamente impossibile. Il suo povero cuoricino non sarebbe mai riuscito ad uscirne indenne dopo aver passato 365 giorni con quel super sexy e ricco trentenne.
I suoi occhi, rivolti verso il vuoto sotto di lei, osservavano le flebili lucine delle città che si intravedevano dalle soffici nuvole.
Uno spostamento di aria fece capire alla ragazza che lì, su quella sporgenza, accanto a lei si era seduto qualcuno. Alzò lo sguardo e lo girò leggermete di lato. Era Ub. Era stata così assorta nei suoi pensieri che non aveva neanche sentito la sua aura avvicinarsi.
«Ehi» disse il ragazzo.
«Ehi.»
«Che fai qui tutta sola?» le chiese.
«Rifletto.»
«Su cosa?»
“Su come farò a sopravvivere un anno da sola con il mio bel sexy ricco trentenne.“ «Su Adam» mentì.
«Non devi preoccuparti» disse sorridendole, «io lo batterò.»
«Lo spero.» Abbassò nuovamente lo sguardo. Non era preoccupata solo per questo.
Ub, vedendola ancora giù di morale, portò due dita sotto il mento della ragazza e lo sollevò leggermente, costringendola a guardarlo negli occhi, e, con un enorme sorriso a 32 denti sulle labbra, disse: «E se sarai in pericolo sarò io a salvarti.»
Pan girò un po' il capo, sottraendosi allo sguardo del ragazzo.
«So' difendermi benissimo da sola» brontolò.
«Non intendevo dire questo» si alzò in piedi, «sai benissimo a cosa mi riferivo» si chinò sulle ginocchia per arrivare all'altezza dell'orecchio di Pan, «Ti ho già salvata una volta» sussurrò, «e non mi dispiacerebbe farlo di nuovo... Soprattutto per la ricompensa che poi ho ricevuto.»
Le gote della ragazza presero letteralmente fuoco. Si era completamente dimenticata di quell'episodio.

L'aveva salvata. Le aveva salvato la vita. Era tutto merito di quel ragazzo se suo padre Goahn, sotto il controllo di Baby, non l'aveva uccisa.
Quando le braccia del ragazzino con la cresta si erano strette intorno al suo corpo e l'avevano trascinata rapidamente via, in modo da schivare il colpo, aveva sentito il cuore fermarsi per un attimo. Per qualche istante restò fermo, in bilico tra la vita e la morte. Ma non per la paura, bensì perchè era tra le braccia forti e possenti di quel ragazzo. Lui era il suo eroe. Ed ora era lì davanti a lei, sorridendo e scherzando con il suo amico Trunks.
Il lilla si allontanò per qualche minuto da loro. Nella stanza rimasero da soli. Ub stava parlando di qualcosa, ma la ragazzina dai capelli d'ebano non lo stava ascoltando. Era troppo impegnata ad osservarlo.
Quando il ragazzo se ne accorse, sventolò una mano davanti agli occhi di Pan per attirare la sua attenzione. La ragazzina si riprese dalla sua momentanea trance e scosse la testa per risvegliarsi. Ub rise. Quella risata in quel momento le sembrava avere un suono meraviglioso. Una melodia speciale ed unica.
Le sottili labbra del ragazzo, incurvate in un grosso sorriso, erano una tentazione troppo forte per la quattordicenne, che ne fu letteralmente attratta. Si avvicinò rapida alla bocca del ragazzo e la unì alla sua in un dolce bacio. Ub ricambiò, ma il bacio fu comunque troppo corto, poichè interrotto dal tossire di Trunks, che era ritornato nella stanza.
I due velocemente si allontanarono l'uno dall'altro, arrossendo visibilmente entrambi.
Trunks fece qualche battutina sulla scena che si era ritrovato davanti, sfottendo i due “piccioncini“, poi tutto tornò ad essere normale, il bacio venne dimenticato, o almeno messo da parte come un errore per il momento, in attesa che qualcuno lo ricordasse come qualcosa di significativo.


«Ero solo una bambina» bofonchiò. Lei consderava Ub come un caro amico, nulla di più. Quell'episodio non aveva significato niente per entrambi, o almeno questo era ciò che credeva.
Ub, ancora inginocchiato, si alzò. «Una bambina che bacia piuttosto bene» disse prima di allontanarsi da lei.

Trunks era appoggiato ad un muro a pochi metri di distanza da loro e aveva assistito a tutta la scena. Accanto a lui c'era Marron che si accingeva a parlare con lui di qualcosa, ma il lilla era troppo occupato a riflettere su quello che poteva esserci tra Pan e Ub. Si ricordò quando, due anni prima, li aveva visti baciarsi. A quei tempi non gli importava più di tanto, anzi sarebbe stato felice se i due si fossero messi insieme. Ma ora ripensarci gli dava leggermente fastidio.
«Trunks mi stai ascoltando?» chiese la biondina, notando la distrazione del ragazzo.
Trunks annuì, come faceva ogni volta che Marron gli rivolgeva qualche domanda.
«Bene, allora di cosa stavo parlando?» Il bel presidente annuì ancora, non sapendo neanche cosa gli avesse chiesto la biondina. Marron, furiosa, si girò e lo lasciò da solo. Quel ragazzo non sa' cosa si perde, pensò, scuotendo la testa indignata. Nessun ragazzo le era rimasto mai indifferente. Avrà sicuramente seri problemi mentali, si convinse infine, non trovando altra spiegazione.

***

«Ciao Pan» la salutò Ub, «ci vediamo tra un anno.» Si girò ed entrò nell'immensa porta che portava nella stanza in cui il ragazzo avrebbe dovuto passere 365 lunghi giorni tra duri combattimenti e intensi allenamenti.
La porta si richiuse dopo che anche Goahn la varcò.
Trunks e Pan si guardarono per alcuni interminabili secondi. Il giorno dopo sarebbe toccato a loro. Ma entrambi sapevano che non sarebbero usciti da quella stanza senza che qualcosa dentro di loro cambiasse. Era inevitabile, stava già succedendo. Quindi non restava altro da fare che aspettare che quello che entrambi avevano celato in fondo al loro cuore venisse a galla.

Quando ne uscirono, Goahn e Ub avevano un aspetto pessimo. Le loro tute da combattimento erano lacerate e la loro pelle piena di lividi e graffi. Ub, nonostante ciò, aveva un sorriso sornione stampato sulle labbra, mentre Goahn era letteralmente distrutto.
Pan e Trunks erano già pronti per entrare in quella che loro non sapevano sarebbe stata la stanza della loro distruzione. Sarebbero stati schiacciati da qualcosa troppo forte per entrambi, qualcosa che era superiore al pericoloso nemico che dovevano fronteggiare. Si, perchè Adam con un po' di allenamento avrebbero potuto facilmente sconfiggerlo, ma ciò contro cui i due ragazzi avrebbero dovuto lottare era troppo persino per due sayan forti come loro, perchè in quel caso non sarebbe servita a nulla la forza fisica.
Il primo ad entrare fu Trunks, seguito a ruota da Pan, che però fu bloccata da un braccio che si strinse intorno al suo polso e la fermò prima che potesse varcare l'ingresso.
«È stato l'anno più lungo della mia vita» le disse Ub, «mi sei mancata tantissimo. Ci vediamo tra un giorno, Pan.» Detto questo la liberò dalla sua stretta e la lasciò libera di inoltrarsi in quella nuova, terribile avventura.
Quando fu dentro, la ragazza iniziò a guardarsi intorno e ad esplorare con lo sguardo ciò che la circondava. Era circondata dal nulla. Tutto era completamente bianco. C'era solo la piccola stanza dentro la quale i due avrebbero alloggiato. Il resto era solo vuoto.
La sedicenne deglutì al pensiero che avrebbe dovuto passare un anno in quell'angusto luogo, ma il pensiero di con chi lo avrebbe passato la rincuorò un po'.
“Passare 365 giorni con un sexy e ricco trentenne... Cosa può esserci di meglio?“ ecco che quella fastidiosa vocina era tornata nei suoi pensieri.
«Tra un'ora inizieremo ad allenarci» disse il ragazzo dai capelli lilla, «Dobbiamo cominciare subito, non abbiamo tempo da perdere.»
«D'accordo.»

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Un'ora dopo erano l'uno di fronte all'altra in posizione di combattimento. Si guardavano negli occhi con aria di sfida. Grossi occhioni color ebano in due profonde iridi color zaffiro.
«A te la prima mossa» le disse il bel trentenne.
La ragazza si scagliò velocemente contro Trunks. Strinse la mano destra in un pugno e la sferrò contro il volto del lilla. Il ragazzo fece una piccola smorfia di dolore, poi passò al contrattacco. Si susseguirono una serie di pugni, calci, colpi e sfere energetiche, ma anche alcune occhiatine fugaci. Spesso Pan si trovava intrappolata in quelle due pozze color mare che la attiravano come se fossero la più potente calamita.
Ogni volta che Trunks la colpiva sperava di non averle fatto troppo male e cercava di contenere la sua forza.
«Questo è tutto quello che sai fare?» lo provocò la ragazza, «Sei una delusione mio caro Trunks.»
«In realtà» disse il trentenne, «sto usando solo una minima parte della mia forza, ma da adesso comincerò a fare sul serio.» “O almeno ci proverò.“
«Davvero? Voglio vedere ciò che sai fare.»
«Potrei farti molto male se solo volessi...»
«Smettila con le parole e mostrami la tua vera forza» lo ammonì la ragazza, «per riuscire a diventare una super sayan ho bisogno che tu usi tutta la tua forza contro di me.»
«Beh... Io ti ho avvisato...» Partì all'attacco e sferrò un pungo verso il volto della ragazza, che però riuscì a schivare. Le lanciò contro diverse sfere energetiche, due delle quali la colpirono e le provocarono lievi escorazioni sulla candida e morbida pelle. Quasi si sentì in colpa per aver colpito una tale perfezione.
Pan contrattaccò e riuscì a colpire il bel trentenne con un forte calcio, che però non sembrò neanche scalfire il suo corpo.
Il bel presidente ricambiò con un altro calcio, che affondò dritto nella pancia della ragazza. La sedicenne si piegò in due dal dolore con le braccia strette intorno allo stomaco. Forse aveva usato un po' troppa forza.
«S-Scusami Pan...» borbottò il trentenne avvicinandosi alla ragazza, «Ho esagerato... M-Mi dispiace.» Si chinò su di lei e la strinse forte tra le sue possenti braccia. Gli sembrava così fragile, indifesa. E lui aveva fatto del male a quel tenero fiorellino.
«N-Non p-preoccuparti...» disse Pan, cercando di mascherare il dolore, «Non è n-niente.»
«Non volevo farti del male... Io...»
Ma non riuscì a finire la frase poichè la ragazza, che fino a quel momento aveva tenuto il capo chino, alzò la testa e incastonò lo sguardo nel suo. I due volti si trovarono inevitabilmente a pochi millimetri di distanza, i loro nasi si toccavano, le loro labbra quasi si sfioravano. Il respiro, già abbastanza irregolare, di Pan si fece ancora più affannoso. Il suo viso era pericolosamente troppo vicino. E da una distanza così ravvicinata la ragazza non potè far altro che ammirare l'estrema perfezione di quel trentenne. Era meraviglioso. Una tale bellezza sarebbe dovuta essere vietata perchè abbagliava gli occhi di chiunque lo guardasse. Era pericoloso, troppo pericoloso.
La ragazza sentì i battiti del cuore aumentare man mano che i secondi passavano e loro due continuavano a guardarsi negli occhi senza muoversi di un centimetro. Il dolore allo stomaco provocato dal pugno del ragazzo era improvvisamente scomparso per lasciare il posto a un turbine di emozioni diverse.
Negli occhioni neri di Pan, Trunks riusciva persino a perdersi. Erano due pozzi senza fondo, due buchi neri infiniti nei quali avrebbe voluto immergersi e vedere dove portassero. Sentiva il suo respiro affannoso sulla pelle. Un respiro caldo e soffice, ma allo stesso tempo irregolare e troppo veloce.
Le sue sottili labbra quasi toccavano le sue. Bastava davvero poco. Solo pochi millimetri dividevano le loro bocche.
Da un lato era tentato di seguire il suo istinto e baciarla, ma dall'altro la ragione glielo impediva. Lui non poteva baciare quella ragazzina. Aveva solo 16 anni, mentre lui ormai era un uomo adulto. Sarebbe stato uno sbaglio. Solo un enorme sbaglio.
Eppure la voglia di assaggiare quelle morbide labbra era ancora lì...

Nel frattempo, fuori dalla stanza dello spirito e del tempo, Ub stava raccontando agli altri ragazzi dell'esperienza vissuta. Stava raccontando i suoi progressi, le mille difficoltà incontrate, dei giorni trascorsi solamente a combattere. Era stato un anno duro, ma alla fine aveva dato i suoi buoni risultati. Il livello di potenza di Ub era salito, e non poco.
«Credo che con i progressi che ho fatto potrei anche sconfiggere Adam» disse, pavoneggiandosi della sua nuova enorme aura.
«Eh no» intervenne Goten, «sarò io a batterlo.»
Bra, che era al suo fianco, scoppiò in una sonora risata. «Tu non saresti capace di resitere neanche un secondo contro di lui.»
«Dolcezza mi stai sottovalutando» alzò un braccio e lo piegò in modo da indurire i muscoli, «io sono molto più forte di quanto tu possa neanche solamente immaginare.»
«Se vabbè, convinto tu...»
«Vedrai dolcezza, ti stupirò» disse, facendole l'occhiolino.
«Punto primo: non permetterti di chiamarmi più dolcezza» esclamò Bra irritata, «Punto secondo: smettila di farmi sempre l'occhiolino e punto terzo: un rammollito come te non riuscirebbe a mettere al tappeto neanche una mosca.»
«Lo vedrai con i tuoi occhi, piccola, ciò che questi muscoli sono capaci di fare.»
«Ah, punto quarto: non usare nessun nomignolo con me! Per te sono solamente Bra, punto.»
«D'accordo principessina Bra» alzò gli occhi al cielo. Quella ragazza a volte riusciva ad essere così stressante. E lui avrebbe dovuto passare un intero anno in compagnia di quella sexy turchina acida?! Questa si che sarebbe stata una bella sfida. Ci avrebbe rinchiuso Adam in quella stanza con Bra, neanche lui probabilmente sarebbe riuscito a resistere più di un giorno con lei.
«Ecco, così già va meglio.»
Il ragazzo in risposta le fece la liguaccia.
«E...» cercò di dire la turchina, ma fu interrotta dalle parole di Goten, che disse: «Già so cosa stai per dire... Punto quinto: non osare mai più farmi la linguaccia.»
Tutti coloro che erano lì scoppiarono a ridere. Quei due erano nati per punzecchiarsi a vicenda. Guardarli mentre litigavano era un vero spasso. Almeno loro stavano ridendo e scherzando, mentre, invece, i due ragazzi nella stanza dello spirito e del tempo lottavano con i loro stessi sentimenti.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

Poteva essere solo uno sbaglio una cosa che Trunks desiderava così tanto? Quelle labbra erano una tentazione troppo forte. Era come un alcolista quando vede una bottiglia piena del suo vino preferito. Era una cosa che voleva a tutti i costi, ma era una cosa sbagliata. Se l'alcolista avrebbe ceduto alla tentazione di bere quel buon vino, non avrebbe fatto altro che peggiorare la sua situazione. La sua dipendenza sarebbe aumentata ancora di più e per lui non ci sarebbe stata più via d'uscita.
Ed era per questo che Trunks, suo malgrado, non doveva cedere a quella tentazione. Era sicuro che dopo non sarebbe più riuscito ad uscirne.
Così, raccogliendo tutte le sue forze, riuscì a distogliere lo sguardo dal viso della ragazza, ruotando un po' la testa di lato. Abbassò gli occhi a terra e disse: «Mi dispiace Pan, non volevo colpirti così forte.»
Liberò la sedicenne dal suo abbraccio e si allontanò di qualche passo da lei.
Per qualche istante Pan non riuscì a focalizzare bene la situazione. Si sentiva un po' spaesata. La vicinanza eccessiva di quel meraviglioso uomo le aveva letteralmente mandato in tilt il cervello. Era stata così vicina alle sue labbra, troppo vicina.
«Per oggi può bastare» disse il bel presidente dai capelli glicine, «continuiamo domani.» Il tono della sua voce era freddo, severo. Aveva forse sbagliato qualcosa?
«D'accordo» rispose Pan, abbassando la testa. Si sentiva in colpa, anche se non sapeva bene per cosa.
Trunks si ritirò nell'unica stanza presente in quel luogo tanto angusto. Si gettò sul letto, immergendo la testa nel cuscino. Era solo il primo giorno e aveva già rischiato di cedere a un qualcosa che poteva portarlo solo alla rovina.
Pan, invece, rimase fuori e iniziò a girovagare senza meta in quell'immensa stanza bianca. Aveva solo bisogno di riprendere le facoltà mentali che le erano venute meno a causa della troppa vicinanza di quel meraviglioso trentenne.
Dopo aver girato un po' in lungo e in largo senza avere una meta precisa - soprattutto perchè in quel luogo non c'era assolutamente nulla - ritornò in quell'unica stanzetta immarsa in quell'infinita distesa bianca. Aprì la porta e, prima di entrare, diede un'occhiata furtiva per vedere se il ragazzo fosse lì. Lo vide sdraiato su un letto, con i lunghi capelli viola sparpagliati sul cuscino e le palpebre chiuse. Stava dormendo. Ed era decisamente troppo bello anche così.
Quell'uomo, qualunque cosa facesse, era una sfida per l'autocontrollo della sedicenne che, ogni volta che lo vedeva, rischiava di perdere. Avanzò di qualche passo verso di lui, attratta come una calamita da tanta perfezione. Si fermò a pochi centimetri dal letto e restò immobile ad osservarlo. Era meraviglioso.

I giorni nella stanza dello spirito e del tempo passavano veloci, gli allenamenti proseguivano, ma non c'erano notevoli miglioramenti. Tra Trunks e Pan, inoltre, non si poteva dire che girava buon aria. Sembravano due nemici costretti a vivere sotto lo stesso tetto. Da quel giorno Trunks si era limitato semplicemente ad allenare la piccola Pan, senza sbilanciarsi troppo e cercando tenersi il più lontano possibile dalla ragazza.
Pan aveva notato questo suo atteggiamento piuttosto distaccato e ci stava male. Non riusciva a capire cosa avesse fatto di male per meritare un simile trattamento. Pensò spesso di abbandonare gli allenamenti, ormai quell'atteggiamento non riusciva più a reggerlo, ma poi ripensava ad Adam e al fatto che la Terra era in pericolo e si convinceva che doveva resistere per poter dare almeno qualche contributo alla lotta contro il male.
Era il decimo giorno nella stanza dello spirito e del tempo e, come ormai erano soliti fare, dopo un abbondante colazione, cominciarono i loro allenamenti.
Il supersexy e arrogante Trunks era già in posizione di combattimento. La ragazza lo raggiunse e lo guardò con aria di sfida, ma ciò che ricevette in risposta fu solo uno sguardo freddo e amaro. Quei due occhioni azzurri sembravano due immense lastre di ghiaccio. Non trasparivano emozioni, sembravano appartenere a un robot senza sentimenti. E le faceva male sapere che probabilmente era colpa sua, anche se ancora non riusciva a capirne il perché.
L'allenamento cominciò. Trunks, come suo solito, cercò di colpire la ragazza con la maggiore delicatezza possibile. Aveva sempre paura di colpirla troppo forte. Pan, invece, cercava di mettere nei suoi pugni tutta la forza che c'era in lei. Ma, ovviamente, i suoi colpi erano sempre schivati o, al massimo, se riuscivano ad arrivare al volto del ragazzo, riuscivano solo a fargli piccoli graffi superficiali. Era troppo debole e Trunks non la stava aiutando per niente con quel suo atteggiamento freddo e distaccato.
Dopo due ore di intenso allenamento, la ragazza era sfinita. Quel giorno ci aveva messo davvero tutta se stessa per dare il meglio. Si piegò sulle ginocchie e respirò affannosamente.
«Hai bisogno di una pausa?» chiese il bel trentenne. La voce gelida, lo sguardo assente fisso su di lei.
Pan scosse la testa e si rialzò. «No, so bene» disse, asciugandosi con una mano le gocce di sudore che scorrevano copiose sul suo volto.
«Sicura? Forse sarebbe meglio se...» cercò di dire, ma la sua voce fu bloccata da quella della ragazza.
«Trunks smettila per favore con questo tuo atteggiamento iperprotettivo da psicopatico» lo schernì, «prima non mi parli per giorni interi e sembri arrabbiato a morte con me per una ragione che solo tu conosci, poi, invece, sembra importanti qualcosa di me e cerchi di controllare i tuoi colpi per non farmi del male oppure ti preoccupi per due gocce di sudore» si stava sfogando. Tutta la rabbia repressa in quei giorni, tutte le parole pensate e non dette, vennero fuori insieme, come un ciclone di inaudita potenza. «Ma adesso dimmi, Trunks, cosa hai intenzione di fare? Vuoi mantenermi il broncio per il resto della tua vita o vuoi finalmente deciderti ad allenarmi decentemente?»
Trunks rimase spiazzato. Il "discorso" di Pan lo aveva sorpreso. La guardava con i suoi grossi diamanti azzurri senza dire nulla. Aprì la bocca per parlare, ma la rinchiuse quasi subito, non sapendo cosa dire. In fondo, Pan aveva ragione. Quel suo comportamento lunatico non stava giovando a nessuno dei due.
In quel momento la ragazza che gli era davanti sembrava la trentenne autoritaria e razionale, mentre lui sembrava un adolescente confuso e irrazionale, incapace di tener testa ai suoi stessi sentimenti. I ruoli sembravano essersi invertiti. Ma cos'altro poteva fare? Se si avvicinava troppo a quella ragazza rischiava di scottarsi, mentre se si allontanava sentiva di aver bisogno di lei per riscaldarsi. Era come un fuoco. Troppo vicino faceva male, ma anche troppo lontano non era un bene.
«Quando vorrai degnarmi di una risposta, sei pregato di farmelo sapere... Attenderò con ansia la tua decisione.» E detto questo, girò sui tacchi e se ne andò, allontanandosi dal ragazzo che, in quel momento, era lacerato in due da decisioni opposte che, in qualsiasi caso, non avrebbero portato a nulla di buono.



Ciao carissimi lettori,
Innanzitutto volevo scusarmi per il mio enorme ritardo, sono più di due settimane che non aggiorno la storia, ma ho avuto alcuni problemi con la scuola (troppi compiti u.u) e poi sono stata anche influenzata, ma, alla fine, sono riuscita a buttare giù questo capitolo (anche se non ne sono molto convinta >.<)
Comunque questo è solamente un "capitolo di passaggio" in cui non succede nulla di importante (a parte il fatto che Trunks inizia a capire di provare qualcosina per la nostra Pan u.u) mentre il prossimo sarà ricco di colpi di scena.
A presto (almeno credo)
PS: Vorrei ringraziare tutte le persone che leggono e recensiscono questa storia .. Siete davvero importanti per la mia ispirazione, che, grazie ai vostri commenti positivi, continua ad elaborare questi capitoli :)

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