Seven days on the sea

di alix katlice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Primo Capitolo - Primo giorno. ***
Capitolo 3: *** Secondo Capitolo - Secondo Giorno. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 

Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, purtroppo, sono di Susane Collins. La fan fiction non è scritta a scopo di lucro.




Seven days on the sea.
Prologo.
 
 
 
 


 
 
- Sei un deficiente!
Clove, che fino a quel momento era rimasta piuttosto tranquilla, aveva deciso di riversare tutta la sua rabbia verso Cato, che era seduto sul cofano rosso della macchina.
Erano lì fermi da circa venti minuti, e nessuno aveva trovato un modo per risolvere quella scomoda situazione: perché sì, ritrovarsi a kilometri di distanza dalla città più vicina, persi su una spiaggia sconosciuta e abbandonata, era una scomoda situazione.
- Tu, quell’oca della tua amica, e Marvel! Siete dei deficienti! Ma ci si può perdere seguendo una cartina?
Cato continuava a fissare il mare, la sabbia dorata che sembrava brillare sotto i raggi del sole: mentre Clove continuava a sbraitare, lui pensava.
Pensava a quello che si erano portati dietro: due macchine, acqua per due settimane bastante per quattro, cibo a sufficienza per tre settimane.
Il loro intento era quello di andare in campeggio, inizialmente, ma qualcosa era andato decisamente storto.
- La smetti di urlarmi contro? Non serve a risolvere la situazione, cazzo! – esclamò, rivolgendosi alla ragazza.
Lei si azzittì, dando a Cato il tempo di osservarla: i capelli perennemente legati, gli occhi marroni chiaro, il corpo minuto. Era vestita con un paio di jeans e una maglietta troppo larga per lei, delle ciocche di capelli le erano sfuggite dalla coda.
- Cosa dovrei fare, allora? – riprese lei, innervosita da quell’esame visivo a cui era appena stata sottoposta.
- Startene zitta e lasciarmi riflettere, magari? – chiese retoricamente.
Clove decise di assecondarlo, e chiuse la bocca.
Da lontano, decise di osservare Marvel e Glimmer, che si erano seduti su una roccia verso la fine della spiaggia.
 
- Cosa ne pensi? – chiese Glimmer, le gambe stese sulla roccia e le braccia tese, le mani poggiate dietro la schiena.
Guardò Marvel mentre si accendeva una sigaretta, la fiamma dell’accendino che tremolava per il vento, che le scompigliava i capelli.
Lo fissò, la camicia e i pantaloni arrotolati, i capelli e gli occhi dello stesso colore, scuro.
Marvel le piaceva.
- Cosa ne pensi? – ripeté, non avendo ricevuto prima una risposta.
Il ragazzo si tolse la sigaretta dalla bocca e voltò la testa verso di lei.
- Penso che siamo nella merda.

 



 
 
 


  
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Alice’s Space:
Salve a tutti :D
Questo è il prologo di una nuova storia: è un AU!Modern, percui i personaggi non sono nel mondo di Hunger Games, ma nel nostro.
Il Prologo è corto, me ne rendo conto, ma è un Prologo :’)
I prossimi capitoli saranno mooolto più lunghi.
Sarà una mini-long, credo di arrivare al massimo ai quindici capitoli.
Insomma, mille grazie a te che sei arrivato fino a qui.
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate ^^
Baci, e al prossimo aggiornamento!

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Capitolo 2
*** Primo Capitolo - Primo giorno. ***


 

Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, purtroppo, sono di Susane Collins. La fan fiction non è scritta a scopo di lucro.




Seven days on the sea.
Primo Capitolo - Primo giorno.






 
Quando ci si ritrova soli, con la compagnia sola di tre persone quasi completamente estranee e odiate, bisogna un attimino adattarsi.
Clove lo sapeva, ma più guardava Cato, Glimmer e Marvel che discutevano, più non riusciva a convincersene.
Insomma, a lei che gliene fregava della tecnologia GPS? Certo, se fossero riusciti a capire perché non funzionasse, sarebbero potuti facilmente tornare a casa, ma niente di più.
Inoltre, Clove trovava particolarmente sgradevole quella situazione.
Sapeva benissimo che lei, con quei tre, non aveva niente da spartire.
Cato e Glimmer erano due dei ragazzi più popolari dell’intero istituto: erano belli, e questo bastava. L’unico che avrebbe potuto capire Clove era Marvel, che non aveva nessuna posizione di rilievo, se non quella di essere un amico degli altri due.
E pensare che lei, invece, non era nemmeno loro amica.
 
 
***
 
 
- Clove, non fare la ragazzina capricciosa!
Sua madre è in piedi davanti alla porta di camera sua: di solito non si azzarda a venirla chiamare nemmeno in casi estremi, e Clove si chiede cosa possa essere successo di tanto tragico.
- C’è di sotto il figlio dei vicini, dai, non farlo aspettare!
Ecco.
Il figlio dei vicini.
Sua madre ha una vera e propria cotta per il figlio dei vicini, e, se non fosse così giovane, Clove è più che sicura che gli salterebbe addosso.
Per fortuna però –o per sfortuna, dipende dai punti di vista- Cato è solamente un sedicenne dai dubbi gusti nella scelta delle compagnie e delle persone da frequentare.
Quando Clove sente le minacce di sua madre provenire dal piano inferiore, si alza dal letto e si dirige verso l’ingresso: è pronta ad affrontare il suo destino.
- Ehi, vicina, ti trovo bene oggi!
Lancia uno sguardo di disprezzo a Cato, che è in piedi appoggiato allo stipite della porta.
- Che vuoi?
- Che tu venga con me in campeggio – dice, sorridente.
Ed è qui che sono iniziati tutti i suoi problemi.
 
 
***
 
 
La giornata era iniziata decisamente bene, per Glimmer.
Era riuscita a scroccare una vacanza gratis, e in più con le sole tre persone che, in tutta la scuola, fossero mai riuscite a suscitare il suo interesse.
Cato era il classico tipo figo della situazione: viveva perennemente circondato da ragazzine starnazzanti e da ragazzi in cerca di popolarità. Era bello, carismatico, simpatico e anche un bel po’ stronzo.
Poi c’era Clove, la ragazzina mezza andata.
In realtà lei non faceva parte dei popolari: non era un’emarginata sociale, il suo gruppo di amici ce l’aveva, ma non rientrava comunque nella famosa cerchia.
Glimmer l’aveva trovata interessante dalla prima volta in cui l’aveva vista.
Forse per la strana luce che aveva negli occhi, o forse per i suoi modi di fare sempre scontrosi.
Infine, la ciliegina sulla torta.
Marvel.
Marvel era il migliore amico di Cato, ma non era né nella squadra di football, né nel corso di recitazione, né fra le Cheerleaders.
Era un normale ragazzo di diciassette anni con un amico più che popolare.
L’aveva trovato interessante da subito: non era come gli altri ragazzi, sempre a fare qualche battuta sconcia o cose del genere.
Stava spesso da solo, per essere una persona che aveva un più che sviluppato senso dell’umorismo.
Glimmer decise che quell’imprevisto era capitato giusto a proposito: l’avrebbe aiutata a raggiungere i suoi scopi.
 
 
***
 
 
Cato e Marvel, dopo aver lasciato Clove e Glimmer alla macchina, raccomandando loro di rimanere lì per controllare le loro cose, avevano deciso di partire per una breve esplorazione.
Si erano diretti verso il mare e avevano cominciato a camminare sul bagnasciuga, i pantaloni arrotolati e i piedi bagnati dalle onde del mare.
Avevano camminato a lungo, con il vento che scompigliava loro i capelli, ma più andavano avanti più il paesaggio si faceva desolato.
- Credi che continuando a camminare troveremo qualcosa? – chiese Marvel, fermandosi improvvisamente.
Cato, davanti a lui, fece lo stesso: si voltò verso l’amico e sbuffò, scuotendo la testa.
- Non penso proprio.
Si guardarono per qualche secondo: poi, si incamminarono per tornare indietro.
 
- Pensi che Glimmer e Clove si siano uccise a vicenda?
- Può essere.
Marvel tirò fuori dalla tasca il suo adorato pacchetto di sigarette, e ne tirò fuori una, mettendosela velocemente in bocca e accendendola.
Chiuse gli occhi per qualche secondo, cercando di godersi la sensazione del fumo in gola.
- Perché hai invitato quella ragazzina? – chiese il ragazzo.
Se lo chiedeva da quando erano partiti, in realtà, ma aveva avuto il coraggio di palesare i suoi dubbi solo in quel momento.
Perché Clove era una ragazzina isterica, e Cato non aveva mai voluto avere a che fare con le ragazzine isteriche.
- Perché è la mia vicina rompipalle – rispose lui, sorridendo appena.
- Se è una rompipalle non capisco perché tu l’abbia invitata – disse Marvel, in tono irritato.
- Dai, Marvel, sembra quasi che tu abbia una cotta segreta per lei!
Il ragazzo arrossì improvvisamente, cosa che non sfuggì all’amico.
- Tu –cominciò, ghignando –tu tu sei preso una cotta per la mia vicina rompipalle?
Non si trattenne, e scoppiò a ridergli in faccia.
Marvel, intanto, cercava in tutta calma di continuare a fumare la sua sigaretta, ma gli risultava sempre più difficile.
Dopo almeno cinque minuti in cui Cato non aveva smesso un secondo di ridere, Marvel sbottò.
- Cazzo Cato, è solo una sbandata, me la farò passare! – esclamò il moro.
- Tu… tu… oddio, non ci posso credere! Clove, stiamo parlando di Clove! La ragazzina mora e bassa, quella che porta a malapena una prima, quella che se le rispondi male ti spacca il braccio e ti ci mena!
- Quando la smetterai?
- Mai!
 
 
***
 
 
- Quando la smetterai? – chiese Clove, seduta accanto ad un’entusiasta Glimmer.
- Di fare cosa? – chiese la bionda, sorridendo.
- Di rompere le palle. Cosa vuoi?
In un primo momento, Glimmer fu piuttosto scossa da quell’approccio così maleducato. Poi, si ricordò con chi avesse a che fare, e non ci fece caso.
- Siamo bloccate qui, e non si sa per quanto tempo lo saremo: dobbiamo allearci, siamo le uniche donne – disse la più anziana, come se la cosa fosse più che ovvia.
Clove sbuffò.
- Bene, allora cosa intendi fare? – chiese, decidendo che la cosa migliore che potesse fare era assecondarla.
Glimmer sorrise, un sorriso che non prometteva niente di buono.
- Non ti preoccupare, tesoro. Ci divertiremo.
 
 
***
 
 
Quando Cato e Marvel tornarono alla loro base, Clove e Glimmer erano, inspiegabilmente insieme.
I due ragazzi si guardarono, sapendo di star pensando la stessa identica cosa: che l’unione delle due non avrebbe portato a qualcosa di buono.
Si avvicinarono cautamente alle due, cercando di capire cosa stessero facendo…
E tirarono un sospiro di sollievo.
Stavano solamente cucinando.
- Ehi ragazze, che fate? – chiese Marvel, ancora sospettoso, anche se cucinare non poteva considerarsi come qualcosa di potenzialmente pericoloso.
- Facciamo il pranzo – disse una sorridente Clove.
Cato alzò gli occhi al cielo.
- Che c’è, Cato? Sono le tre, dovremmo pur mangiare – dichiarò Glimmer, strizzando l’occhio verso Clove.
Per un momento, il ragazzo notò uno sguardo… schifato, quasi, da parte della più piccola, e si tranquillizzò anche quando lei ricambiò il gesto, e fece l’occhiolino a sua volta.
Almeno era sicuro che sotto quello strato di ochaggine inspiegabile, c’era ancora la cinica Clove, e che nessun alieno l’avesse rapita.
Si sedettero sulle rocce ai confini della spiaggia per mangiare: in seguito, si dedicarono ad un’attività piuttosto stressante.
Il famigerato riposino pomeridiano.
 
 
***
 
 
- Allora: qui ci serve un piano d’azione.
Era la prima cosa normale che Cato aveva sentito dire da Clove in quella delirante mattinata.
Si erano risvegliati dall’attività molto stressante quando ormai il sole era già calato, e avevano deciso di indire una riunione per capire il da farsi.
- Ha ragione – disse, sovrappensiero.
Clove si girò verso di lui per guardarlo sorpresa.
- Col cavolo che lo ripeto.
- Col cavolo che ti dico la mia idea se non lo ripeti.
- Stronza.
- Idiota.
- Acida.
- Come fai a vivere senza avere un cervello?
- E tu come fai…
- Ragazzi! – esclamò Glimmer, indignata.
I due smisero immediatamente.
- Allora, Cato, chiedi scusa a Clove che poi ci dirà il suo fantomatico piano. Avanti.
- Scusa.
- Okay. Allora, il piano è che aspettiamo che qualcuno ci venga a cercare.
- Clove, lasciatelo dire, il tuo piano è una merda.
- Allora pianifica tu un piano migliore, vediamo cosa sei capace di fare.
- Il mio piano è…
- Non ci interessa, il mio va bene.
- Clove cara, mi hai appena chiesto di pianificare un piano.
- STOP!
I due ragazzi si voltarono verso Marvel.
Riprese fiato, e poi parlò.
- Il piano di Clove è ragionevole. Diamoci una settimana. Se non arriva nessuno, ci inventiamo qualcos’altro.
I quattro si guardarono annuendo.
Glimmer aveva proprio ragione… si sarebbero divertiti.
 



 
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 Alice’s Space:
Yuuuu.
Sono qui con il Primo vero Capitolo :')
Spero vi piaccia xD
RIngrazio le quattro persone che hanno recensito (quattro *-*) e chi ricorda, segue o preferisce.
Anche chi legge in silenzio :3
Solo una cosa: i caratteri dei personaggi sono un po' OOC, perchè mi sono dovuta adattare al tipo di mondo in cui si trovano.
Baci a tutti e al prossimo capitolo :*

 

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Capitolo 3
*** Secondo Capitolo - Secondo Giorno. ***


 

Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, purtroppo, sono di Susane Collins. La fan fiction non è scritta a scopo di lucro.
 



Seven days on the sea.
Secondo Capitolo – Secondo Giorno.
 
 
 
 
 

 




Clove si stropicciò gli occhi, e si stiracchiò nell’angusto spazio di quella minuscola macchina rossa.
Minuscola macchina… rossa?
- EHI! – urlò, tirandosi seduta di scatto e urtando con il braccio un assonnato Cato accanto a
lei –che grazie alla più che stupida mossa cadde dai sedili posteriori dell’aiuto sul pavimento di essa.
- Cosa cazzo fai, deficiente! – esclamò Cato, massaggiandosi la testa per la botta presa.
Clove aprì lo sportello della macchina e si precipitò fuori, decisa a mettere quanti più metri possibili di distanza fra lei e l’individuo sdraiato dentro.
Era… inconcepibile! Aveva dormito con quell’idiota, era stata a stretto contatto con il suo corpo per ore!
In realtà, al pensiero del contatto con il suo corpo lo stomaco di Clove fece le capriole, ma cercò velocemente di mascherare quella sensazione, e la interpretò come voglia di vomitare.
Perché, poi, l’idea di aver dormito con il suo vicino rompipalle e straviziato e montato avrebbe dovuto farle sentire qualcosa al di fuori della nausea?
Non era di certo uno strafigo assurdo con capelli stupendi e sorriso da mozz-…
Clove scosse la testa, perché quel pensiero era assurdo.
E no, non doveva farsi strane idee sulle posizioni in cui avevano dormito quella notte, perché quei sedili erano a mala pena sufficienti per una persona sola.
- Tu sei mezzo matto! Come ti è venuto in mente di farmi dormire con te? Tu sei completamente andato!
- Mezzo matto e poi completamente andato, la tua indecisione mi destabilizza.
- Fanculo, lo sai cosa intendevo! Cosa ti è passato per la testa?
- Sei tu che mi hai chiesto  di dormire con te, esaurita.
- Non è vero, io mi sono addormentata sulla spiaggia!
- E quello non era un chiaro invito a portarti a letto?
- Che deplorevole scelta di parole*(1)
- Ma voi non sapete fare altro che litigare?
I due ragazzi si voltarono.
Marvel era in piedi davanti a loro, con gli occhi semichiusi a causa del sonno.
- Io e Glimmer stiamo cercando di dormire.
Lo osservarono mentre se ne tornava nella sua macchina, e entrava al posto guida, con Glimmer sdraiata sui sedili posteriori.
- Ecco. Potevi fare come ha fatto lui, no?
- Poi dormivo scomodo.
- RAGAZZI STOP.
 
 
***
 
 
Quel secondo giorno, per Glimmer, era iniziato piuttosto male.
Si era svegliata alle otto di mattina per colpa di Cato e Clove, che non si era capito perché avevano dovuto fare quella scenata isterica solamente per aver dormito insieme.
Poi, aveva finto di dormire per circa due ore solamente per restare in macchina con Marvel, il quale dormiva davvero.
Infine, aveva dovuto subirsi di nuovo una sfuriata fra Clove e Cato, tanto che avrebbe voluto uscire dalla macchina a gridarli di prendersi una camera.
Perché fra quei due c’era troppa tensione sessuale, di questo Glimmer se n’era accorta: non era stupida, come la maggior parte delle persone pensavano.
Aveva capito che fra quei due c’era qualcosa… e sarebbe riuscita a far venire allo scoperto quel qualcosa, ne era certa.
E, magari, sarebbe riuscita anche a conquistare Marvel.
Chissà.
 
 
***
 
 
Marvel e Cato, quella mattina, avevano deciso di andare ad esplorare camminando dall’altro lato rispetto verso dove si erano diretti la mattina prima.
La scelta era sembrata ad entrambi la più saggia, considerato che non avevano affatto voglia di restare ad assistere alla sfuriata di Clove, che era iniziata alle otto e, alle undici, non era ancora finita.
- Secondo te perché se l’è presa così tanto?
- Perché ti odia?
Marvel aveva risposto con tutta sincerità a quella domanda, e non fu sorpreso nel constatare che lo sguardo di Cato si incupì.
- Le donne mi amano, non è possibile che una di loro mi odi.
- Forse è lesbica.
- Forse mi ama segretamente.
- Certo.
Marvel prese a calci un sasso, l’unico presente in mezzo a tanta sabbia.
In realtà, quel discorso avrebbe dovuto dargli fastidio: a lui piaceva Clove. Ma in pratica non era così.
Sì, era sicuro che quella ragazzina gli piacesse, ma il fatto che ci fosse la possibilità che fosse innamorata di Cato… non lo turbava. Forse era per il fatto che, quella notte, era stato così a suo agio a osservare Glimmer dormire sui sedili posteriori della sua auto… forse era così.
Perciò, visto che era molto indeciso sui suoi sentimenti, decise che la cosa migliore era sfruttare Cato per capire a chi teneva davvero, se a Clove o a Glimmer.
- Non ti si filerebbe mai – disse, sicuro che il suo migliore amico abboccasse all’amo.
Infatti così fu: Cato non era tipo da tirarsi indietro davanti ad una così aperta sfida.
- Scommettiamo che alla fine di questa settimana Clove sbaverà ai miei piedi?
- Scommettiamo.
 
 
***
 
 
Mentre i due ragazzi erano andati ad esplorare il resto della spiaggia, Glimmer e Clove si preoccuparono del pranzo, come il giorno prima.
La loro momentanea alleanza era ancora duratura, anche se Clove non capiva ancora bene a cosa servisse… e per questo fu sul punto di mandarla all’area quando Glimmer chiese:
- Clove, la prossima volta potresti cercare di non iniziare a sclerare come una gallina alle otto di mattina? Stavo dormendo.
La più piccola annuì, anche se avrebbe voluto darle una padellata in testa.
Non lo fece, ma solo perché quella situazione la attraeva, e considerando che avrebbero dovuto passare una settimana nel nulla qualche divertimento non era da escludere.
- Allora, ma con precisione, in cosa consiste la nostra alleanza? – domandò.
- Qual è il nostro scopo? – chiese Glimmer per chiarimenti.
Clove annuì, e Glimmer sorrise in modo decisamente inquietante, un sorriso che era stranamente intonato al suo viso contornato da boccoli biondi.
- Ci serve a conquistare.
Per un momento Clove iniziò a ridere, sicura di aver capito male: guardando il viso della compagna però si azzittì.
- COSA???
- Conquistare, Clove, conquistare! Siamo rimase sole con due gran pezzi di manzi e tu non vuoi approfittarne? Ma che razza di adolescente sei?
- Cato lo odio e Marvel non lo conosco!
- Primo: Marvel è mio anche se lo conoscessi. Secondo: tu non odi Cato. E te lo dimostrerò.
 
 
***
 
 
Il pranzo proseguì in silenzio.
Cato e Marvel ogni tanto si lanciavano occhiate complici, così come Glimmer e Clove: nessuno osò parlare finché non finirono.
Poi, come ormai di tradizione, ci fu il solito pisolino pomeridiano che si prolungò per gran parte del pomeriggio.
Infine, arrivò la sera.
 
 
***
 
 
- Dovremmo fare una specie di programma… tipo quello nei villaggi vacanza, sapete?
Marvel, Cato e Clove si voltarono verso Glimmer: pensarono che, quello che aveva detto, era giusto.
- Mi sembra una buona idea – disse Marvel, guadagnandosi un timido sguardo di felicità da parte di Glimmer.
- Sì, anche a me – si aggiunse Cato.
- Il problema è: che cosa organizziamo? – domandò Clove.
Ci fu qualche secondo di silenzio dove tutti pensarono a cosa avrebbero potuto organizzare, poi Clove parlò.
- Bagno al mare la sera?
- Buona idea! – disse entusiasta Cato, guadagnandosi un’occhiataccia dalla ragazza – e poi? – continuò.
- E poi… partite di calcio? Ce l’abbiamo una palla? – disse Glimmer, anche lei molto felice che la sua richiesta fosse stata accolta con così tanta velocità.
- Sì, ce l’abbiamo, uno da calcio e uno da pallavolo – la confortò ancora una volta Marvel.
- Grandi, quindi: bagno al mare, partite di calcio e pallavolo, e poi?
- E poi potremmo organizzare gare di corsa…
- Mi sembra una grande idea!
- Siamo dei geni!
E, in quel momento, si sentirono legati come non lo erano mai stati.
 
 
***
 
 
Durante la cena non successe niente di eclatante, se non l’insolita gentilezza di Cato nei confronti di Clove e l’ancor più strano interessamento di Marvel nei confronti di Glimmer.
Si addormentarono sulla spiaggia.
 
 
 


 
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 Alice’s Space:
Yuuuu.

Scusate tantissimo il ritardo! Non era mia intenzione, ma la scuola mi tiene un sacco occupata...
IERI HO INCONTRATO CASSANDRA CLARE.
E sono un po' sovraeccitata, percui fatemi notare se ci sono errori nel capitolo, sono sicura che ce ne siano tanti ma non riesco a concentrarmi bene xD
Questo capitolo è un po' di passaggio... le cose iniziano a concretizzarsi nel prossimo capitolo :3
Beh, spero vi sia piaciuto e ciao a tutti, alla prossima!

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