Perchè ho scelto il rock di Roblol (/viewuser.php?uid=408384)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Torre canne ***
Capitolo 2: *** La cena ***
Capitolo 3: *** Mary ***
Capitolo 4: *** Il canto ***
Capitolo 5: *** Cuore infranto ***
Capitolo 6: *** Il ritorno del figliol prodigo ***
Capitolo 7: *** Iniziazione ***
Capitolo 8: *** Lussuria ***
Capitolo 9: *** E se fosse lei? ***
Capitolo 10: *** The Tie Band ***
Capitolo 11: *** Anima gemella ***
Capitolo 12: *** Amore doloroso ***
Capitolo 13: *** La musica ***
Capitolo 14: *** La vita del musicista ***
Capitolo 1 *** Torre canne ***
Mi chiamo Roberto per gli
amici Rob, attualmente ho 19 anni e sono un cantante in una rock band,
i Memes. Non avrei mai pensato tre anni fa di essere il cantante di un
gruppo rock perchè anche io, come moltissima gente nella
città in cui vivo, avevo pregiudizi sul genere musicale in
questione. Quando si parla di rock, la gente pensa all' estremo, alla
pazzia, follia, fino ad arrivare addirittura ad accostarlo ad un genere
per l' adorazione del diavolo. La gente non capisce. Il rock
è per chi ha dentro ha forti emozioni, chi ha qualcosa da
dire in modo forte e deciso, chi ha bisogno di tirare fuori dolori
indescrivibili facendoli diventare una vera arte, una vera canzone, una
musica seria. Bè io ho trovato la mia pace nel rock e vi
racconterò come ho fatto, mettendo a nudo aspetti
imbarazzanti della mia vita ma del resto, per una giusta causa.
Estate 2009, come ogni
anno, quando arriva il mese di Luglio, i miei cugini Claudio e Beppe
invitano me e mio fratello Carlo a passare qualche giorno nella loro
villa a Torre canne. Torre canne, un posto da sogno, un posto dove
essere felici, spensierati, tranquilli, a volte anche troppo. Quell'
anno però, ci andai solo io e in quella prima settimana
stetti solo con Claudio e i suoi genitori, i miei zii, che considero i
miei secondi genitori, Enzo e Annamaria.
La villa dove stavamo
all' esterno, era molto accogliente con un grande spazio per giocare a
pallone magari, con la solita doccia all' aperto e un muro di siepi che
veniva usato come porta da calcio. All' interno era piccola ma carina;
l' ingresso era praticamente il soggiorno, c' erano due camere da
letto, un bagno molto angusto e una piccolissima cucina la cui ha
partecipato a molte "battaglie". Mio zio Enzo è un tipo
pieno di vita a cui piace mangiare cibo di ottima qualità,
non si accontenta mai di un semplice panino del McDonald o di un fast
food, no, lui per il suo palato vuole sempre il meglio,
perciò nella villa il cibo non mancava mai.
Mia zia Annamaria, che io
chiamo semplicemente zia Anna, è una cuoca pazzesca, persino
i piatti che non mi piacciono lei li fa diventare deliziosi. Ama
cucinare e ama soddisfare la gente con la sua cucina, soprattutto mio
zio, insomma, una coppia perfetta.
Purtoppo il residence
dove era situata la villa non era molto divertente e di giovani della
nostra età ce n' erano ben pochi, perciò in
quella prima settimana eravamo sempre e solo io e mio cugino. Non c'
era molto da fare e il divertimento si riduceva a poco come giocare ai
videogames, fare qualche tuffo a mare e giocare un pò a
pallone. Fare solo queste cose non è il massimo del
divertimento. Così, un pò annoiato, speravo di
tornare presto a casa mia, a Torre a mare, dove avevo tutti i miei
amici.
Arrivò l'
ultima sera della settimana, il giorno dopo sarei dovuto tornare a casa
ma prima dovevo superare un' ostacolo molto duro per il carattere che
avevo allora. Una cena in compagnia di amici di parenti dei miei zii.
Ero totalmente sicuro che sarei stato nell' imbarazzo totale tutta la
sera e io odio essere in imbarazzo ma non avevo scelta, mi feci
coraggio e andai alla cena con il pensiero che il giorno dopo sarei
tornato a casa.
Quando arrivai nel
residence dove si doveva tenere la cena, respirai già all'
entrata un' aria diversa da quella del nostro residence. Vedevo bambini
sulle biciclette che giocavano felici, gente che comunicava da una
villa all' altra come buoni vicini ma anche qui di coetanei, neanche l'
ombra. Il fatto che tutti si conoscevano ed erano gentili tra loro
poteva essere una buona cosa, ma per me la vedevo ancora più
dura. C' era da aspettarsi di partecipare ad una cena con miglioni di
sconosciuti. Probabilmente non avrei neanche avuto il tempo per farmi
gli affari miei, perchè dovevo essere troppo impegnato per
dare l' immagine del ragazzo educato. Le mie aspettative furono
premiate. La villa dove si cenava era stracolma di gente che rideva con
il cibo in bocca, che gridava in dialetti incomprensibili e che si
preparava per una gara a chi mangiasse di più. Mi sembrava
di stare nell' inferno Dantesco nel girone dei golosi, tuttavia
sembravano tutti molto simpatici. Temevo per la mia
incolumità quella sera quando all' improvviso, una visione
quasi angelica cambiò la mia prospettiva.
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Capitolo 2 *** La cena ***
In quel momento non ci
credevo molto ma presto mi accorsi che era reale. Una ragazza, ma non
una qualunque, era una ragazza bellissima. Aveva due occhi che
luccicavano come se piangesse, un visino così dolce che
avrei potuto guardarlo per tutto il giorno, capelli castani, un profumo
quasi afrodisiaco per l' uomo e un sorriso che non ti togli
difficilmente dalla testa, ma soprattutto era una coetania.
Quando arrivò
il momento di sederci al tavolo, io ebbi la fortuna di trovare il posto
proprio accanto a lei ma mia zia inspiegabilmente disse rivolgendosi a
mio cugino " Claudio mettiti tu vicino a Manu perchè Rob non
la conosce " . Avrei potuto avere una crisi epilettica in quel momento,
pensai che non avrei mai avuto modo di rivolgerle la parola, ero
spaventato.
Si chiamava Manu, un nome
più dolce e carino non poteva averlo, era adatto a lei.
Vicino a lei quasi come fosse la sua sorella siamese, per quanto le
stava attaccata, c' era una sua amica particolarmente bruttina. Si
chiamava Giuly e apparentemente sembrava la classica secchiona depressa
con occhiali molto vistosi, un naso abbastanza lungo, apparecchio fisso
per denti che metteva ancora di più in mostra il suo sorriso
un pò da cavallo a causa della gengiva troppo visibile.
Mio cugino sembrava
conoscerle bene, così tanto da permettersi di fare battute a
doppio senso rivolgendosi al cibo in tavola, la salsiccia. Sparava
frasi del tipo " eh Manu ti piace la salsiccia! " oppure " e Giuly hai
visto com' è lunga e succosa?? " o anche " volete la mia
salsiccia?? ". Claudio stava riuscendo a mettermi a mio agio con la sua
ironia così, cominciai anche io a parlare facendo domande
per conoscere meglio le ragazze ma soprattutto, per conoscere meglio
Manu, di Giuly me ne fregava poco.
Noi avevamo un tavolo a
parte dagli adulti e questo ci consenstiva di parlare abbastanza
liberamente. Noi ragazzi finimmo di mangiare, ci alzammo e uscimmo
dalla villa per andare sul viale dove c' era meno caos. Con le due ero
entrato già in confidenza anche grazie alla mia simpatia
scoperta solo quella sera da me stesso, perchè prima di quel
giorno, difficilmente riuscivo a far ridere delle ragazze con delle
battute di merda a cui, neanche a un bambino di sei anni sarebbero
piaciute, ma mi stava andando alla grande.
Sul viale Manu mi disse "
ti devo far conoscere la nostra amica, Mary ", non ero molto felice di
quella notizia perchè mi toccava di entrare in confidenza
anche con lei e quindi, dovevo lavorare ancora.
Arrivò Mary e
a primo impatto mi sembrava Paris Hilton da giovane e bruna. Era una
bella ragazza ma io preferivo di granlunga Manu. " Mary lui
è Rob " e lei in modo quasi signorile " piacere, Mary " e io
replicai " piacere, Rob ". Mi accorsi subito che Mary era una ragazza
di mondo, grazie alla sua enorme capacità di socializzare e
infatti allo stesso modo riuscì ad entrare in confidenza
anche con lei. Nel viale cupo, illuminato in parte giusto da qualche
lampione, Manu propose " giochiamo a obbligo, giudizio o
verità? ", ovviamente la cosa mi allettava molto,
così prima che qualcuno potesse dare una risposta negativa
mi affrettai a dire " certo, vediamo chi ha le palle ". Cominciammo a
giocare, il giro iniziò dalle ragazze e tutte non
azzardavano mai all' obbligo ma solo alla verità. Il giro
arrivò a Claudio e scelse anch' egli verità. La
domanda gliela fece Giuly e gli chiese " ti piace Manu? " e Claudio in
maniera ironica " si me la farei volentieri ", ma era evidente che gli
piaceva davvero. Il giro arrivò anche a me e scelsi giudizio
così, Giuly mi chiese " Dai un giudizio da 1 a 10 a Mary ",
Io ero ossessionato da Manu così, li per li, risposi " sette
". Probabilmente non lo pensavo sul serio.
La serata
continuò mentre io continuai ad intrattenere con le mie
cazzate le ragazze, mi sentivo una persona famosa. Le attenzioni che le
tre ragazze mi davano erano come una droga e non riuscivo a fermarmi.
Quella sera c' era anche
il fratello di Giuly, Mario, un tipo bizzarro ma molto simpatico, un
ragazzo con una pancia così grossa che sembrava facesse
fatica a camminare.
Arrivammo quasi alla fine
della serata, e avvicinai Claudio dicendogli in maniera euforica " ma
queste ragazze da dove sono uscite? Perchè non me le hai
presentate prima? " e lui non sapendo che dire, mi accennò
giusto con dispiacere " non sapevo ti sarebbero piaciute " e io "
vabbè ti perdono, ma probabilmente resto qui un altra
settimana ". Ora l' idea che il giorno dopo sarei dovuto tornare a
casa, quasi mi spaventava.
La serata finì
e noi tornammo nella nostra realtà, nel nostro residence
dimenticato da Dio, nella nostra bella villa ma così triste
in quel momento. Io quella notte, non riuscivo a smettere di pensare a
lei, Manu, avevo impressi nella testa i suoi occhi così
belli, il suo sorriso così pieno di vita e nel naso impresso
il suo profumo così intenso.
Il mattino seguente stavo
per preparare la mia roba quando si affacciò nella camere
mio zio e disse " che fai rimani un altra settimana? ". Mio zio ha il
potere di leggere nel pensiero, fa sempre le domande giuste al momento
giusto e io con gioia trattenuta risposi " si, certo " e lui " allora
lascia qui le robe, non vale la pena che te le riporti a casa ". In
reltà seremmo dovuti rientrare tutti in città
perchè mio cugino Beppe doveva festeggiare il suo 18 anni e
dopo la festa saremmo dovuti tornare a Torre canne.
Arrivai a casa mia a
Torre a Mare, e rivedere dinuovo la mia stanza, il mio letto, il mio
armadio era di una tristezza devastante. Non c' era momento che non
pensassi alla serata passata il giorno prima e così
cominciai a tirare le ore perchè non vedevo l' ora di
tornare li.
Arrivò la
festa dei 18 anni di mio cugino consumata in una sala di ricevimento un
tantino abbattuta. Lo staff della sala non era granchè e il
cibo lasciava un pò a desiderare. L' unica cosa che
compensava tutto era il posto molto accogliente. La zia di Claudio e
Beppe, zia Maddalena, mi avvicinò subito quella sera
dicendomi " Hai fatto colpo sulle ragazzine del mio viale " io ero
allibito e chiesi " in che senso? " e lei " sono rimaste interessate a
te, e mi hanno chiesto se saresti tornato ", io non sapevo se essere
felice o sorpreso, e probabilmente ero sia una cosa che l' altra. Io le
chiesi " ma come mai sai queste cose? " e lei con aria soddisfatta " io
sono la zia grande li, loro mi dicono tutto ", non sapevo bene se
questa sarebbe stata una bella cosa. Mia madre era sorpresa anche
perchè non ho mai parlato con lei della mia vita privata,
quindi per lei, queste erano novità e probabilmente anche
per me. Non avevo mai fatto colpo su tre ragazze in una sola volta, ero
orgoglioso di me stesso.
Mia madre era titubande
sul fatto che io sarei dovuto tornare li, ma come al solito suo
fratello, mio zio Enzo, riuscì a convincerla . Per me si
prospettava un avventura interessante.
Mia madre, i miei zii e
la zia Maddalena mi guardavano come per chiedersi come facesse un
ragazzo di 15 anni come me, ad essere così popolare in una
sola serata.
Ovviamente oltre le
ragazze anche i rispettivi genitori seppero di me, e su questa cosa, io
ero molto nervoso. Pensavo che magari qualche padre mi avrebbe tirato
per orecchie quando sarei tornato li.
Il giorno seguente ero
impaziente che arrivasse la sera perchè sarei dovuto andare
a Torre canne ma nel pomeriggio di quel giorno, mi venne la febbre. Ero
nervoso e sudavo freddo, ma non per la febbre, ma perchè
avevo paura che non sarei potuto andare con i miei cugini nella villa.
Il pensiero di rimanere a casa era straziante, così, mi
ombottì di farmaci, anche quelli che con la febbre non
centravano niente, e mi misi a riposare.
Al mio risveglio
miracolosamente stavo bene, mi alzai barcollante dal divano ma l'
euforia mi aiutava a stere in piedi, mi dicevo tra me e me che non
dovevo mollare.
Alla fine, la sera,
riuscì a partire con i miei zii e raggiungere Torre canne.
Ce l' avevo fatta e mi sentivo benissimo, sentivo già il
profumo di Manu ancora prima di arrivare nel paese, quasi mi
lacrimavano gli occhi per la gioia. La mia estate era iniziata.
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Capitolo 3 *** Mary ***
( Caro zio, la vita qui
ora è molto difficile, la nostra situazione famigliare
peggiora di giorno in giorno. Da quando te ne sei andato tutto
è andato a rotoli e le cose sono cambiate drasticamente.
certo cerchiamo di andare avanti con quello che ci resta, ma
è dura, molto dura. Guardo mio fratello e spero di vederlo
sempre felice, è così piccolo ma certe cose le
nota anche lui, fortunatamente però non gli da peso. Ho
giurato di portare avanti il mio obbiettivo e nonostante le cose siano
difficili anche per me, tengo duro e vado avanti. Se dovessi mollare
anche io come ho già fatto con la scuola, potrei deludere
molte persone che credono sul serio in me e deluderei ancora una volta
mia madre che per me e i miei fratelli, si fa in quattro. Ti
scriverò ancora in futuro. Con affetto il tuo
Cafù. )
Mi svegliai presto quella
mattina, l' adrenalina era alle stelle e restare a dormire era una
missione impossibile. Le mattine d' estate a Torre canne sono
fantastiche, il cielo non è sporcato neanche da un cirro e
il sole sembra abbracciare la terra.
Da quel giorno c' era
anche mio cugino Beppe diventato maggiorenne da poco, quindi l' aria,
era molto più divertente dato che avevamo più
compagnia. Io e i miei cugini ci preparammo per andare al mare, il
vento quel giorno era praticamente pari a zero quindi, il mare sarebbe
stato una tavola. La spiaggia era fantastica, sabbia pulita, mare
cristallino e profumato e faceva talmente caldo che rimanere fuori
dall' acqua sarebbe significato morire.
Stavo per farmi il bagno
quando notai che nell' acqua c' erano già le tre ragazze,
Manu, Giuly e Mary. Come un ragazzo stupido per l' euforia di aver
visto le ragazze entrai nel mare correndo e, arrivato dove stavano
loro, feci una capriola. Sfortunatamente, il livello dell' acqua era
basso quindi, mi feci abbastanza male al fondo schiena.
Tutte mi riconobbero dopo
e mi salutarono con aria sorpresa e felice, era evidente che la mia
presenza era parecchio gradita. Con loro e i miei cugini cominciammo a
giocare a pallavolo. Beppe sapeva dell' interessa delle ragazze nei
miei confronti e ogni tanto, sparava frecciatine del tipo " eh Mary ho
saputo che l' altra sera ci stavi provando con mio cugino ". A dirla
tutta la sera prima Claudio mi confessò che gli piaceva
Manu, la cosa era evidente, io quindi per rispetto a mio cugino,
lasciai perdere Manu con grande dispiacere e cercai di pensare a Mary
che era un pò la seconda scelta. Probabilmente a Manu
piaceva Caludio perchè la sera della cena, quando giocammo a
obbligo, giuizio o verità, Giuly chiese a Claudio se gli
piacesse Manu. Era evidente che fosse tutto programmato.
Quel giorno
arrivò la nipote di Zia Maddalena, Angela, io già
la conoscevo quando era un pò più piccola ma lei
non conosceva me, almeno non di persona. Era amiche delle altre ragazze
e anche lei come tutti gli altri, aveva sentito parlare di me come
fossi una leggenda quindi, anche lei era ansiosa di conoscermi. Angela
fisicamente sembrava una bambina; era molto magra, un viso infantile e
molto spesso sebrava che non sapesse parlare ma probabilmente, era
quella che sapeva sempre tutto e più tardi capì
che era proprio così.
Dopo pranzo quello stesso
giorno io e Claudio non perdemmo tempo, ci preparammo, prendemmo le
biciclette e raggiungemmo il viale dove c' erano le ragazze. Passammo
un bel pomeriggio tutti insieme, si scherzava, si giocava e soprattutto
si dicevano frasi che lasciavano intendere cose piccanti, alludendo al
fatto che Manu e Claudio si piacevano.
Le ragazze volevano
sapere sempre di più su di me, così mi facevano
domande sulla mia vita, sulla mia scuola, i miei amici e le mie
passioni. Loro restavano affascinate ad ascoltarmi anche
perchè nei miei racconti, ci mettevo sempre la cornice. In
quel periodo non facevo una vita particolarmente interessante, ma non
capisco perchè, le ragazze la trovavano particolare.
Mentre si giocava io
cercavo in tutti modi di crearmi la situazione ideale per provarci con
Mary, ma senza successo. Lei sembrava interessata a me, eppure era una
ragazza con una famiglia benestante, cosa mai ci avrà
trovato di interessante nella mia vita?
La sera stessa
capì che il suo intersse era concreto. Cenammo nella villa
di zia Maddalena e di suo marito zio Filippo, un tipo troppo simpatico.
Mio zio Enzo e zio Filippo a volte sembravano fratelli. Avevano la
stessa stazza molto robusta, gli stessi gusti in fatto di cibo e tutti
e due avevano una passione per il gioco del burraco.
Mangiare da loro era
sempre un piacere, non si restava mai a bocca asciutta o con lo stomaco
vuoto, si finiva di mangiare sempre con il sorriso.
Quella cena fu
particolarmente interessante perchè Angela mi
avvicinò e mi disse " Rob hai presente Mary? " e io " si
certo, Perchè? " lei rispose " Bè mi ha
confessato di volerti conoscere meglio " e io soddisfatto le dissi "
conoscermi meglio è un pò riduttivo " e lei " no
no, fidati, ha detto che vuole semplicemente conoscerti meglio " e io
cercando di tirarle le parole di bocca dissi " su avanti Angela,
è chiaro che Mary è interessata a me, altrimenti
non mi avresti neanche detto questa cosa. Facciamo così, me
la vedo io con lei, va bene? " e lei rispose " come vuoi, ma non tirare
troppo la corda ". Era chiaro che Mary avesse detto così ad
Angela perchè sapeva che poi me l' avrebbe riferito ma,
essendo troppo orgogliosa, non voleva fare credere che fosse lei quella
a fare il primo passo, quindi si era accertata che Angela avesse chiaro
il discorso che voleva solo conoscermi meglio.
Finimmo di cenare e
tornammo con le altre. Angela si avvicinò subito a Mary,
sicuramente per riferirle ciò che avevo detto io e Mary,
assicurandosi che la stessi ascoltando, disse ad angela " Ma cosa vai
dicendo alla gente? ". Capì che era tutta una messa in scena
la sua così, decisi di stare al gioco e quella sera molte
volte ci scambiavamo sguardi decisi, piccanti, lussoriosi e dicevo
frasi del tipo " mi piacerebbe avere un flirt con una fasanese ", Mary
era di Fasano.
Volevo avere il suo
numero per riuscire a parlarle in privato e ci riuscì con
una scusa dicendo a tutti " bè siamo un gruppo
sarà meglio scambiarci i numeri di cellulare per essere
sempre in contatto ". Ci cascarono tutti e io ebbi il numero di Mary.
I giorni seguenti io Mary
messaggiavamo moltissimo, lei in questo modo si apriva di
più, era meno timida e tutti e due, per messaggio, ci
dichiarammo. L' unico problema è che lei dal vivo era troppo
timida e non faceva mai quello che diceva per messaggio, ad esempio; se
lei scriveva che oggi mi avrebbe baciato, in quel giorno
neanche mi salutava, se diceva che ci saremmo appartati per darci
dentro, lei stava lontano da me. Io tentavo disperatamente di tirarla
ma lei era veramente timida e quasi finiva per arrabbiarsi.
Non andavano tanto meglio
Manu e Claudio che si dichiararono prima di noi ma anche loro, non
quagliavano niente per lo stesso motivo.
Dopo cinque giorni di
prendi e molla, si fece coraggio e ci dichiarammo dal vivo. Fu davvero
imbarazzante perchè li per li dopo non sapevamo cosa dirci,
e lei era ancora molto timida e non ci provava neanche a darmi un
semplice bacio a stampo.
quando stavo con lei ero
in imbarazzo ma comunque felice, sapevo che presto ci saremmo sbloccati
e ci saremmo lasciati andare ma per questo, dovetti aspettare perecchio.
Le domeniche era
consuetudine che in villa venivano a pranzare i nostri nonni, ma la
domenica di metà mese fu la più importante.
Mia nonna mi disse che
mia madre mi rivoleva a casa ma Claudio, prima che io potessi dire
qualcosa, disse che mi voleva per una altra settimana. In quel momento
volevo pomiciarmi mio cugino. Mia nonna non potè replicare.
La sera metre stavamo con
le ragazze, mi chiamò mia madre al telefono e mi disse " Rob
perchè non sei tornato a casa sta sera? " e io " Claudio mi
ha invitato a stare un altra settimana " e lei arrabbiata disse " no,
tu saresti dovuto tornare a casa sta sera con i nonni " io le chiesi "
Perchè? " e lei rispose " perchè si e basta, la
settimana prossima torni a casa ". Ero molto triste così
uscì dalla villa dove stavamo e me ne andai nel viale per
non far vedere agli altri che stavo male.
Dopo un pò
vidi Mary uscire e venire verso di me chiedendomi " cosa è
successo? " e io " mia madre mi rivuole a casa, ma io non voglio
tornare, non posso lasciarti ora che ti ho con me, e poi qui sto bene
". Lei rimase in silenzio, mi abbracciò e mi
baciò. Ero al settimo cielo e questo bastò per
darmi forza e cercare di convincere mia madre che dovevo rimanere li.
Probabilmente tra me e Mary stava nascendo qualcosa di serio e
personalmente, mi piaceva molto.
Quella sera
servì per far rompere il ghiaccio tra me e lei e
più stavamo insieme, più ci davamo dentro.
Arrivammo ad essere
sempre appicicati, ogni giorno ci baciavamo come due indiavolati e una
sera in particolare, ci appartammo per osare di più. Quei
giorni ero praticamente sempre eccitato e anche Claudio, che poco tempo
dopo, riuscì ad accaparrarsi Manu. Ogni sera i ci ritiravamo
a casa piegati dal dolore perchè, ci davamo alla pazza gioia
senza però concludere, e questo fa molto male alla salute.
Nel viale ormai tutti,
compresi i genitori, erano a conoscenza di questi piccoli amori che
avevamo e la cosa comincò ad essere divertente dal mio punto
di vista, ma Claudio era evidentemente imbarazzato, tanto da
arrabbiarsi con i suoi quando scherzavano del suo rapporto con Manu.
Mary aveva un fratello
più grande che al dire il vero, era un mezzo teppistello. Io
ero più piccolo di lui e molte volte avevo paura che
scoprisse di me e lei e conseguentemente mi caricasse. A quanto pare
però se ne fregava della sorella e nella loro villa non c'
era mai.
Un giorno Mary aveva la
villa libera e mi fece entrare. Eravamo soli, completamente soli, e
cominciammo a darci dentro. Lei si tolse la maglia e mi chiese
slacciarle il reggiseno. Avevo un bellissimo seno e il solo pensiero mi
faceva impazzire. Sul più bello però Manu da
fuori gridò " Mary tuo fratello!! ". Sentì il suo
motore che si avvicinava sempre di più. Mary si rimise la
maglia in un lampo, e quando uscimmo lui era appena arrivato.
Fortunatamente stava ancora fuori dal cancello, perciò non
ci vide uscire soli.
Avevo il cuore a mille e
non riuscivo a credere di averla scampata. Dopo quell' esperienza
capì di amare sul serio Mary e lei, provava la stessa cosa
per me.
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Capitolo 4 *** Il canto ***
In quel periodo ero
totalmente un fan sfegatato di Tiziano Ferro, le sue canzoni le sapevo
a memoria e l' album che pubblicò in quel periodo, divenne
il mio secondo preferito, il primo è thriller di Micheal
Jackson. Alle ragazze e a Mary non avevo mai parlato del fetto che
fossi un pianista anche perchè non suonavo molto in quel
periodo e quindi, mi sfuggì completamente il particolare.
Alcuni giorni dopo quella
meravigliosa Domenica, nel residence arrivò un altra
ragazza, un altra loro amica, Vale. La conobbi mentre eravamo in
spiaggia, intenti come sempre a fare arte tra coppiette amorose. Lei
aveva i capelli coastano scuro molto lunghi, un seno molto prorompente
e degli occhi favolosi quasi a mandorla. Giuro che in quel momento
pensai solo che sarebbe stato bello farci del sesso perchè
lei, era veramente sexy. Una ragazza come Vale non ti capita di vederla
tutti i giorni, magra, quarta di seno, e glutei sodi.
Quando la vidi arrivare
quasi mi scordai di stare con Mary ma, fortunatamente, mi resi conto
che era una tipo molto lunatico e poi avevo mary. Lasciai perdere.
Quella fantastica
settimana finì e arrivò come ogni anno il
compleanno di mio zio Enzo. Era abitudine che lo festeggiasse nella sua
villa e invitò anche i miei genitori. Mio fratello Carlo,
diventato Dj da qualche tempo, portò la sua strumentazione
per animare un pò la festa.
Mia madre quando mi vide
disse " divertito? Pronto per tornare a casa? " e ovviamente io non
sapevo cosa rispondere ma la mia faccia diceva tutto perciò,
mia madre a quella mia espressione, arrossì la faccia ancora
di piu' del normale per la rabbia, però, riconobbe che c'
era altra gente e mi lasciò perdere.
Montata la stumentazione
e accesa la musica iniziò la festa. C' erano tutti nello
spiazzale della nostra villa, le ragazze, i genitori, gli zii di
Claudio, i miei nonni e altri amici dei miei zii.
Io volevo cercare di
impressionnare Mary ancora di più quella sera, e mi venne in
mente di dedicarle una canzone. Scelsi " indietro " di Tiziano Ferro.
Forse qualcuno si sarebbe
aspettato che avessi detto che avrei dedicato quella canzone a Mary, ma
ero abbastanza timido per fare una cosa così e poi era
presente sua madre.
Cominciai a cantare.
Molti furono sorpresi nel vedere che me la cavassi e infatti non
andò tanto male, certo non ero Tiziano Ferro, ma ero
comunque piacevole da ascoltare. Mentre cantavo vedevo Mary che mi
guardava come se non avesse mai vissuto un momento del genere e
probabilmente era proprio così. Farla così felice
mi faceva stare veramente bene ma nella testa cominciava a dar fastidio
il pensiero che dopo qualche giorno, sarebbe finito tutto, e tutti a
casa propria. Non so se avremmo avuto modo di vederci ancora.
Finito di cantare anche
le altre ragazze oltre Mary, mi fecero i complimenti e non solo loro.
Genitori, parenti e nonni erano tutti contenti della mia performance,
mi sentivo un Dio tra loro.
Sapevo di cavarmela a
cantare ma non so perchè, anche questo perticolare mi
sfuggì. Bè non importava, ormai avevo messo a
nudo probabilmente la mia qualità più importante,
e avevo sicuramente colpito Mary nel centro del suo cuore, e non solo
il suo.
Finì la festa
e come premeditato, mia madre mi invitò a prendere le mie
cose e a tornare a casa. Era chiaro che non era quello che volevo. Come
al solito mio zio, che ha il potere di leggere nel pensiero, disse a
mia madre di non preoccuparsi e che sarei potuto rimanere li fino alla
fine del mese. I miei zii li erano in affitto e pagavano solo per il
mese di luglio. Volevo molto bene a mio zio come fosse mio padre. Mia
madre, alle parole di mio zio, rimase in silenzio e non
replicò. La festa finì e i miei se ne andarono.
Ancora una volta ero riuscito a scamparla per un soffio. Ora ero
tranquillo perchè sapevo che sarei rimasto li fino alla fine
del mese, e non avrei avuto altre rotture da mia madre.
Il giorno dopo la gente
si congratulava ancora con me della performance del giorno prima. Io e
Claudio raggiungemmo il viale delle ragazze come al solito con le
nostre biciclette un pò arruginite. Il residence era come al
solito, la gente sempre simpatica come al solito, e i bambini giocavano
tutti come al solito ma qualcosa era cambiato. Mary in quel giorni era
fredda, distaccata e mi baciava a stento. Capì subito che
qualcosa non andava e così ne parlammo. " Mary c'
è qualcosa che non va? " e lei " tra poco te ne vai e questo
meraviglioso sogno finisce " e io " lo so ma perchè ci devi
pensare proprio ora? " e lei disse " non faccio che pensare ad altro da
giorni " e io " non passerò i miei ultimi giorni qui ad
essere triste, quindi per favore pensiamo al prensente ". Aveva
ragione, tutto sarebbe finito presto e l' idea, spaventava anche me. "
non so se potrò andare avanti così " disse lei e
io irritato dissi " si che ce la farai, ce la faremo insieme per sempre
" e lei " speriamo bene! ". Ero davvero pazzo di lei e le promisi una
cosa; " Scriverò una canzone di questo momento " e lei "
cioè" e io le risposi " di questo momento di paura, di
questo momento che non avevo mai provato in vita mia " e lei
evidentemente dispiaciuta mi baciò. La felicità e
la tristezza insieme sono un arma letale per chi le prova, è
come essere in attesa di un bambino; sei felice e l' attimo dopo sei
triste. Se questo era l' effetto dell' amore allora, stavo cominciando
ad odiarlo.
Sapevo suonare il piano e
conoscevo gli accordi quindi pensai che per creare una canzone, sarebbe
bastato mettere degli accordi in sucessione a tempo. Più
avanti capì che mi sbagliai e anche molto.
Il fatto che Mary
riconobbe un talento canoro in me, mi svegliò una possibile
passione che avevo infatti, decisi che quando sarei tornato a casa, per
distrarmi dalla tristezza che evidentemente avrei provato, mi sarei
dedicato al canto. Cantare mi piaceva moltissimo. E' stato grazie a mio
fratello, cantante anche lui, che mi ha fatto scoprire di avere un
qualche talento nascosto. Amavo la musica sin da piccolo, tanto che
già dall' età di quattro anni ascoltavo MJJ nelle
cuffie cantando e ballando come lui. Anche vedere mio fratello fare
delle esibizioni su grandi palchi con la sua scuola di canto, mi
divertiva molto e mi immaginavo li anche io.
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Capitolo 5 *** Cuore infranto ***
Gli ultimi giorni furono
davvero disastrosi. Claudio con Manu era sempre più
distaccato, probabilmente per il fatto che i genitori e il fratello lo
sfottevano troppo. Fatto sta che Manu veniva sempre da me a piangere e
a chiedermi il motivo del suo comportamento ma sarò sincero,
non lo sapevo neanche io con certezza.
Intanto girava la voce
nel viale che io ero stato la causa della scossa delle ragazze,
soprattutto di Manu. La madre era molto possessiva con lei e prima di
allora, Manu non le aveva mai risposto male. Purtroppo un giorno
capitò in litigio tra lei e la madre e Manu, sembrava quasi
soddisfatta di aver risposto male come, infondo, non aveva mai fatto.
Probabilmente si era
lasciata affascinare dal mio carattere un pò da strada,
pieno di orgoglio che ha inluenzato il suo essere.
La madre però
non fu mai cattiva con me a differenza del padre che mi guardava sempre
come se mi volesse morto. Una mia impressione? Assolutamente no. Lo
sentì con le mie orecchie parlare male di me con qualcuno,
ma questo, mi riempì ancora di più di autostima
perchè, ineffetti, avevo risvegliato la vera Manu soffocata
dentro essa. Ormai litigava spesso con il padre e con la madre e
più accadeva, più si avvicinava a me. Eravamo
completamente diventati migliori amici.
Lo stesso fu per Giuly.
Lei era sempre la più timida, la più impacciata
ma lo stare con me la svegliò. Cominciò anche lei
a non ubbidire più al padre e spesso e volentieri,
commentava ad alta voce quando c' erano dei ragazzi sulla spiaggia di
suo gradimento, a volte anche in modo volgare.
Vale a volte pensavo che
mi odiasse. Quell' estate credo che non si divertì
particolarmente, dato che le sue amiche erano impegnate a fare felici
me e Claudio. Molto spesso le venivano le crisi di nervi tanto che le
diedi il soprannome di elctragirl e questo, la mandava ancora di
più su di giri. Io la trovavo cmq simpatica.
L' unica che rimase
uguale fu Angela. Lei era simile a me, famiglia normale, carattere da
strada e orgogliosa, in parte, di alcuni suoi aspetti, ciò
nonostante anche lei a volte aveva le sue crisi, infonodo era una
femmina.
La voce che fui io ad
essere la causa di questi cambiamenti arrivò alle orecchie
della madre di Mary e questo cambiò le cose. Venne il giorno
dell' ultima tristissima sera. Tutti noi ci stavamo preparando ai
saluti e cercammo di goderci quegli attimi nel modo migliore possibile.
Il divertimento durò poco però. Mentre io e Mary
ci stavamo per dare gli ultimi saluti la madre di Mary uscì
dalla villa e obbligò la figlia a rientrare gridando in modo
quasi incompensibile " Mary torna dentro. è tardi ", erano
appena le nove e mezza di sera.
La madre
continuò " Mary rientra o mi arrabbio " e Mary cercando di
prenderla in giro disse " si ora vengo ". La madre però non
ci cascò e si avvicinò verso di noi prendendo per
il braccio Mary. " Lasciami stare, cosa vuoi? " e la madre cercando di
trovare una scusa disse " è tardi devi rientrare " e lei
irritata " non è tardi ti prego, perchè fai
così? ".
Tutti cercarono di
convincere sua madre a lasciarla dicendo " Dai è l' ultima
sera, poi non si vedranno più " ma quelle parole la madre
neanche le sentiva.
Io ero arrabbiato ma non
potevo fare niente, avrei peggiorato solo le cose e, probabilmente, i
miei zii ci sarebbero andati di mezzo. La madre la tirò
dentro la villa, chiuse il cancello ed entrarono nella casa.
Mi avvicinai al cancello
sperando in una sua pazzia e così fu. Lei uscì di
casa e si avvicinò al cancello che era l' unica cosa che ci
divideva. Tra le sbarre del cancello ci baciammo e quello, fu il bacio
più bello che ci demmo da sempre, anche se durò
poco. Mi salutò e tornò dentro.
Quando vidi chiudersi la
porta mi girai, appoggiai la schiena al cancello e scivolai
giù fino a sedermi sull' asfalto. Tutti intorno cercarono di
consolarmi dicendo " dai vedrai che la rivedrai presto " e io
" avanti siate reali, lei è di Fasano, io di Torre a mare,
ci separano anni luce, come potrei rivederla? ". Manu mi
abbracciò e cercò di tirarmi su invogliadomi a
venire a dormire da lei, nella sua villa. L' idea era alettante ma suo
padre molto meno, non avrebbe mai funzionato. Tutti salutarono me e
Claudio quasi piangendo, persino Vale, rimasta affascinata dalla
passione che avvolgeva me e Mary, mi salutò con molto
dispiacere. Io dissi a tutti " ragazze voi siete riuscite a farmi stare
bene, a farmi provare quell' affetto che prima ignoravo totalmente, non
me ne andrò per sempre, tornerò, e per
dimostrarvi che non mento vi do i miei bracciali ". Diedi dei bracciali
che avevo da molto a tutte loro, con la promessa che sarei tornato a
riprenderli. " ci vediamo presto " e ci salutammo forse per l' ultima
volta. Le ragazze abitavano tutte lontano da me quindi rivedere loro d'
inverno, sarebbe stato impossibile.
Io e mio cugino prendemmo
le biciclette e cominciammo a pedalare. Durante il tragitto buio e
fresco d' estate, mi chiese " tutto ok? " e io" si certo e tu? " e lui
" certo, tutto tranquillo ". Dette quelle frasi non accennammo altro.
Sembravamo due ciclisti arrivati ultimi al giro d' Italia. Il tragitto
quella sera non finiva mai e più pedalavo, più mi
sentivo stanco e ogni momento era buono per pensare all' ultimo bacio
che mi diede Mary ma soprattutto, non mi toglievo dalla testa il suo
viso rattristato così dolce.
Affaticati arrivammo
nella nostra villa e ci mettemmo a dormire in quei letti per l' ultima
volta.
Prima che mi addormentai
mi arrivò un messaggio, era Mary. Quando cliccai per
aprirlo, il caricamento fù un pò lungo come se mi
avesse scritto molte cose e infatti, mi aveva scritto tutto il testo
della canzone di Tiziano Ferro che gli dedicai, " indietro ", e alla
fine del testo aggiunse un " ti amo ". Quel suo messaggio mi diede un
pò di tranquillità, e così chiusi gli
occhi.
( Caro zio, ricordare
tutto questo ora, sinceramente mi fa ridere. Certo a Mary devo molto ma
davvero sono stato capace quasi di morire per una ragazza? Al solo
pensiero mi viene il vomito. Se tornassi indetro non nego che mi
rimetterei con Mary ma la madre, la manderei volentieri a fare in culo,
e non solo lei.
Vedere come è
diventata ora Mary un pò mi rattrista, non è
più la ragazza di cui mi innamorai. Lei era così
innocente, dolce, ingenua, era la mia dolce bambina come dicono i Guns.
Ora ha quello che voleva e spero sia contenta.
Con affetto, il tuo
Cafù )
Tornai a casa triste e
sconsolato. Mia madre mi vide e ironicamente mi disse " ma sei mi
figlio? " e io " ciao mamma, scusami ma non è proprio aria
". Mio fratello piccolo, Andry, la mascotte della nostre famiglia, fu
molto felice di vedermi perchè io ero il suo compagno di
giochi. Forse fu l' unico che al ritorno mi mise un pò di
allegria. Mio padre, Mic, come al solito scherzando, mi disse " vuoi
che ti compriamo una villa per stare li? " e io feci una risata finta.
Mi chiusi nella mia camera, presi il cellulare e chiamai Mary; "
Pronto! ", io risposi " Ehi, come stai? " e lei disse " tu che dici? "
e io, " mi manchi tanto " e lei con la voce un pò tremante
mi rispose " ti devo parlare, però di persona " io un
pò sorpreso le dissi " come di persona sai che non
potrò venire " e lei mi fermò subito dicendomi "
Elly deve festeggiare il suo compleanno qui, quindi ci vedremo". Elly
è la sorella piccola di Claudio, la mia adorata cuginetta,
una bambina stupenda, molto intelligente.
Fui felice della notizia
che mi diede Mary, ma ero un pò preoccupato su quello che
doveva dirmi. Cominciai a tirare i giorni e presto arrivò il
compleanno di Elly. Con la mia famiglia raggiungemmo Torre canne.
Appena imbocammo il famoso viale, scesi dall' auto e subito un ondata
di ragazze mi assalì. Tutte erano felicissime di vedermi e
me lo dimostrarono abbastanza avidamente. " Dov' è Mary? "
chiesi a Manu, che aveva il sorriso che le arrivava sino alle tempie, e
mi rispose " è infono al viale, vai, ti aspetta! ".
La trovai seduta su un
marciapiede con una strana espressione. Mi avvicinai per baciarla ma
girò il capo all' ultimo, e le presi la guancia. " c'
è qualcosa che non va? " chiesi io e lei " si, ma non sei
tu, sono io " e io impaziente le dissi " dimmi " e lei rispose " vedi,
ho pensato molto e mi dispiace tanto, ma non posso stare
così male a 14 anni e soprattutto non voglio vietarmi di
andare a divertirmi per te, forse è meglio che la finiamo
qui " e io molto arrabbiato le dissi " se mi stai lasciando solo
perchè non puoi divertirti sappi che stai sbagliando, stai
dando un immagine bruttissima di te in questo momento " e lei sorpresa
mi chiese " cosa stai insinuando? " " che sei una puttana! ecco! ".
A quel mio insulto lei
rimase senza parole e scappò via piangendo. Non so se era
quello che voletti fare ma lo feci,glielo dissi e non ebbi torto. Il
motivo era sul serio che voleva divertirsi perchè quando me
ne andai, scoprì che lei uscì con il fratello e
baciò un ragazzo. Lei tutta timida com' era. Cambiai anche
Mary da cima a fondo e la cosa non mi piaceva affatto.
Tornai dove stavano le
altre e l' unica che sospettava dell' accaduto fu Giuly, che sapeva
già di quello che Mary doveva parlarmi. Non passai una bella
serata e chi mi toccava, rischiava di perdere la mano. Manu
cercò di consolarmi e di farmi ragionare, cercando di
convincermi a fare pace con Mary e rimanere amici. La cosa era
impossibile, la odiavo così tanto in quel momento che avrei
potuto ucciderla, perciò, me ne stetti per i fatti miei
tutta la sera.
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Capitolo 6 *** Il ritorno del figliol prodigo ***
Due mesi dopo. La scuola
ormai era alle porte. Mi ero lasciato alle spalle l' accaduto con Mary
e mi abituai alla vita di tutti giorni, a casa mia, nel mio paese,
nella mia famiglia.
Mia madre fu
particolarmente contenta del mio ritorno, motivo? In quel periodo Mio
fratello e la sua fidanzata, Tania, riempivano le giornate, a casa mia,
cantando ogni giorno canzoni di Gigi D' alessio. Tania è la
ragazza più strana che abbia mai conosciuto. Lei dice di
essere una Napoletana doc. e forse lo è sul serio, ma sta di
fatto, che è nata a Bari e ha vissuto gran parte della sua
vita a San benedetto, nelle Marche. Comunque apparte il suo carattere
un pò lunatico, che a volte faceva impazzire mio fratello,
Tania era una bellissima ragazza, una bellezza rara, una bellezza che
non si vede tutti i giorni, la classica bellezza meridionale, capelli neri,
occhi scuri, carnagione molto scura ed espressione decisa.
Tutto ciò che
è Napoli per lei è oro colato e, in quel periodo
specialmente, lei era totalmente attaccata a Gigi D' alessio,
influenzando purtroppo, anche mio fratello.
Al mio ritorno le cose
cambiarono totalmente. Mia madre ricominciava a sentire le canzoni di
Tizano Ferro, uno dei suoi cantanti preferiti e cercai di raddrizzare
in qualche modo anche mio frratello. Cavolo era un Dj, se non ne capiva
lui di buona musica, chi altro poteva capirne.
Un giorno di Settembre,
mio fratello si mise d' accordo con un altro nostro zio, Paolo, per
registrare alcuni pezzi che lui suonava insieme ad un suo amico
chitarrista. Il rapporto che avevo con questo mio zio era fantastico,
lui vedeva sempre in me una persona con delle grandi
potenzialità e, molte volte, mi spronava a uscirle fuori.
Fisicamente è un pò bizzarro, basso, pochi
capelli, voce squillante, quasi insopportabile e uno stile unico nel
suo genere.
Quando arrivarono, ai
miei occhi importava solo di vedere una cosa, la sua tastiera. Era un
modello vecchio di una marca apprezzabile, io la trovavo stupenda
perchè le stregonerie di cui era capace, mi affascinavano
molto, mi davano gli stimoli giusti che servono per suonare felici.
Montarono tutto insieme a
mio fratello. La chitarra del suo amico, Tony, un sessantenne, era
molto bella, non capitava spesso di vedere una chitarra elettrica da
vicino e quindi, ne restai parecchio affascinato.
Comiciarono a suonare. Il
pezzo che stavano registrando era " And I love her " dei Beatles, non
era proprio il cavallo di battaglia della band londinese, tuttavia era
piacevole da ascoltare. Allora conoscevo molto poco dei Beatles quindi,
giudicai la band su quell' unico pezzo che sentì, non
particolarmente bello rispetto a molto altro.
Si vedeva che mio zio e
l' amico suonavano da tanto insieme, tra loro l' intesa era perfetta e
il pezzo, era strumentalmente preparato in modo discreto. La passione
che ci mettevano nel fare detta attività era ispiratrice e
più suonavano, più mi veniva voglia di suonare.
La registrazione
andò molto bene, nonostante il programma un pò
spartano usato da mio fratello per il recording. La testiera faceva la
base strumentale e la chitarra, la melodia vocale originale, tutto
amalgamato in modo concreto. Quando finirono io mi avvicinai alla
tastiera, toccai i tasti, studiai i numerosi bottoni che ne
fabbricavano la magia, contai tutti gli effetti di cui era capace.
Rimasi per molto tempo a guardarla, così tanto che mio zio
se ne accorse e mi disse " vuoi che te la lascio per un pò?
così magari ti eserciti ", al momento avrei risposto
positivamente, non desideravo altro ma feci il modesto dicendo " no
serve a te " " tranquillo per ora non mi serve, te la lascio e tra
qualche giorno torno a riprenderla " e io risposi contento " ok, va
bene, grazie ".
Vedendo suonare mio zio,
imparai ad usare le funzioni più importanti di cui
disponeva, a scegliere gli effetti, a selezionari i tipi di ritmi
corrispondenti ai generi e a rimembrare qualche costruzione di accordo.
Per molti gli accordi sono difficili da imparare tutti ma non lo
è affatto, basta conoscere la teoria di ognuno di essi e il
resto li trovi da te.
In quei giorni che avevo
la tastiera, mi esercitai con l' aiuto di un canzoniere, dove erano
presenti molte conzoni Italiane. Suonavo, suonavo e ancora suonavo e
molte volte mia madre restava li a sentirmi. La passione per il piano a
poco a poco mi stava tornando e questo lasciava molto soddisfatta mia
madre.
Qualche anno prima
prendevo lezioni private da una maestra di musica, a casa sua. Un
pò fù il programma che mi fece seguire non di mio
gradimento, un pò fù che la tastiera che avevo
simile a quella dei bambini, lasciai tutto con grande dispiacere di mia
madre.
Purtroppo quel mio
abbandono al piano deluse oltre che mia madre, anche la mia maestra di
musica alla scuola media, che vedeva in me delle qualità
maggiori rispetto a quelle dei miei compagni e forse, aveva ragione. Mi
disse una frase che mi motivò a provarci ancora, " uno su
mille ce la fà ", aveva ragione? Probabilmente si.
Fatto stà che
credevo di avere tutte le competenze che servono per cercare di creare
una canzone, così, ci provai. Sapevo che avrei scritto il
testo riferendomi alla sera in cui Mary mi lasciò, dovevo
liberarmi di quella rabbia e il modo migliore, era sfogarlo nella
musica. Feci alcuni ragionamenti prima di iniziare, ad esempio; dovevo
scrivere una canzone triste, allora avrei cominciato con un accordo
minore, ma creare dal nulla sarebbe stato troppo difficile per un
novellino, così mi ispirai al genere di Tiziano Ferro,
ritenuto il cantante più vicino alla mia timbrica vocale.
Cominciai a suonare. Do
minore, Mi minore, Do minore, Mi minore, accordi che insieme fanno la
musica più deprimente che ci sia ma probabilmente, era
così che io la volevo. Il ritornello prendeva praticamente
tutti gli accordi sulla scala del do maggiore. La minore, Sol maggiore,
Fa maggiore, Mi minore e Re minore. Una musica più stupida
non potevo farla ma, infonfo, era solo la mia prima creazione.
Chiamai la canzone " zero
", come quello che valeva Mary in quel momento per me. Il testo era
paurasamente schifoso ma li per li, non me ne accorsi, ero accecato
dalla rabbia da non accorgermi che stessi scrivendo un testo vuoto, una
musica straziante e una melodia vocale orribile.
Completai la canzone e
decisi di registrarla. Il programma spartano lo sapevo usare anche io,
così feci tutto da solo. Registrai la base dalla tastiera
per prima e poi ci cantai sopra. Ammetto che fui seriamente soddisfatto
del mio lavoro, nonostante era un pericolo per le orecchie di tutti.
Mia madre però, senza aver ascoltato la canzone, era felice
che mi stavo applicando a questo tipo di attività e,
convinto che potesse funzionare, inviai la registrazione a tutti i miei
amici. Le conseguenti critiche voglio evitare di raccontarle.
L' unica cosa di cui mi
importava seriamente, era vedere mia madre felice del mio interesse a
prescindere della qualità del mio operato.
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Capitolo 7 *** Iniziazione ***
Oltre la canzone che
dedicai a Mary, feci altri progetti sempre molto superficiali, mi
divertivo a comporre, ma molto meno a registrare. Ogni volta che facevo
una registrazione e la riascoltavo sucessivamente, mi accorgevo che
stonavo molto, e inoltre, la mia voce non era come la sentivo quando
cantavo normalmente. Quasi abbandonai il pensiero di poter cantare
ancora.
Dopo una settimana circa
di composizioni e schifezze, mio zio Paolo tornò per
riprendersi la tastiera ma insieme a lui portò una proposta
alettante.
" ciao Rob, divertito con
il mostro " riferendosi alla tastiera, e io risposi " si certo,
è fantastica, quasi mi dispiace ridartela " " senti sto
pensando di fare una cosa, io ho un locale vicino il centro, forse
potresti venire a dare un' occhiata " " in che senso? " chiesi io, e
lui " c' è mio figlio, Jaiky che suona la batteria e due
suoi amici, Paky e Duff che suonano chitarra e basso ma c' è
bisogno di un cantante ". Ero un pò titubante all' idea di
dover cantare ma ero curioso, così accettai.
Jaiky era l' altro mio
cugino, statura bassa come suo padre, espressione insicura e fisico
invidiabile. Jaiky è sempre stato un tipo strano sin da
piccolo, lui è un ragazzo genuino che non farebbe mai niente
di male, molto timido con le ragazze, di fatti, non credo che abbia mai
avuto una storia. Io sono il suo cugino preferito e ricordo che da
piccolo, mi stimava così tanto da scrivere un tema su di me
alla scuola elementare. Certe cose favoriscono molto la tua autostima.
Gennaio 2010.
Arrivò il
giorno in cui sarei dovuto andare da mio zio per fare una specie di
prova, così da casa mia, presi l' autobus e mi misi in
viaggio. Nell' autobus pensavo continuamente che non sarebbe andata
molto bene, magari avrei stonato, magari la mia voce non sarebbe
piaciuta affatto, ma non potevo tornare più indietro. Ero
evidentemente preoccupato. Di fronte a me nel bus, c'era un ragazzo con
una maglia che raffigurava i beatles, giubotto di pelle, capelli a
caschetto che quasi coprivano gli occhi e una chitarra tra le mani. Ero
incuriosito da questo ragazzo così, mi avvicinai per
conoscerlo. " ciao " e lui sorpreso rispose " ciao " " mi chiamo Rob "
" piacere, Easy " " vai da qualche parte? " chiesi io, e lui " al dire
il vero, sto tornando a casa, ho appena fatto una lezione di chitarra "
" io sto andando a fare delle prove con un gruppo, c' è solo
un chitarrista, vorresti venire anche tu? " " si mi piacerebbe ma come
mai lo chiedi a me? " " sinceramente sono un pò nervoso
perchè è la prima volta che ci vado anche io
quindi, volevo avere qualcuno che mi facesse compagnia " e lui ancora
più sorpreso rispose " ah, strano, va bene ".
Easy si
dimostrò subito cortese con me ingannando le apparenze. Il
suo aspetto un pò misterioso probabilmente disturbava un
pò gli occhi della gente comune, le persone guardavano
sempre la pettinatura dei suoi capelli, il suo stile da rocker convinto
e il suo modo di vestire molto vistoso.
In quei tempi vedere uno
come me, rasato a zero, jeans normali e giubotto economico con uno come
lui, era una novità. Lui suonava la chitarra da un anno
circa, abitava vicino il centro della città e frequentava il
primo anno di scuola superiore.
Arrivammo nella caocatica
stazione centrale dove sono concetrati per gran parte, gente di basso
livello, extracomunitari, ubriachi e drogati. I bus da li arrivano e
vanno e la puzza dello smog è sempre asfissiante. Da li
imoboccammo la lunga via dove ci sarebbe dovuto essere il locale dove
fare le prove. Anche quella strada era parecchio caotica. C' erano
sempre auto boloccate, doppie file di parcheggio e la solita gente di
basso livello che gridava senza un motivo preciso.
Faticammo molto per
trovare il locale ma alla fine arrivammo.
Era praticamente una
stanza molto piccola, pareti bianche, lieve puzza di fogna che
fuoriusciva dal bagno molto piccolo e amplificatori per chitarre
disposti qua e la. Nell' angolo sinistro, opposto all' entrata, c' era
la batteria di Jaiky, bianca molto bella e lui era seduto dietro essa
pronto per suonare. Alla sinistra dell' ingresso c' era la tastiera di
mio zio e dalla parte opposta con i loro amplificatori c' erano Duff e
Paky. Duff era molto bizzarro, basso di statura, spalle strette, viso
da comico pugliese e lessico limitato a venti parole, mentre Paky, era
alto, corporatura robusta, fondo schiena ingombrante e braccia da
muratore, tutto sembrava tranne che un chitarrista.
" benevenuto Rob, chi
è il tuo amico? " " si chiama Easy, è un
chitarrista, ho pensato che magari sarebbe stato utile " e mio zio
rispose " vedremo, vedremo, monta la chitarra e attaccati a un
amplificatore ". Io mi posizionai alla tastiera dove era sistemato
anche un microfono su un supporto all' alteza di chi suonasse il piano.
" Easy, conosci gli
accordi? " chiese mio zio, e Easy senza battere ciglio rispose " certo
non c' è problema " " bene oggi facciamo una prova di gruppo
per vedere come va, suoniamo qualcosa di semplice, Pregherò
di Adriano Celentano ". Una scelta strana da parte di mio zio,
conoscevo la canzone anche se preferivo la versione in inglese " stand
by me ". Cominciammo a suonare. I due chitarristi, Easy e Paky,
facevano praticamente la stessa cosa, accordi di sol maggiore, mi
minore, do maggiore e re maggiore. Duff suonava la sua linea di basso
come se la facesse da tanto tempo e mio cugino, suonava il ritmo di
batteria in maniera trascinante. La base c' era tutta sotto
così mancavo solo io e, con il testo davanti, cominciai a
cantare.
Ovviamente all' inizio la
canzone era un pò piatta, aprivamo in un modo e chiudevamo
nello stesso modo. Mentre cantavo, accennavo qualche accordo al piano,
tanto per essere più partecipe e nel momento dell' assolo
strumentale mio zio, si mise a suonare anche lui sulle note alte della
tastiera.
Easy era evidentemente
felice di essere li in quel momento e non solo lui. Quello
più preparato tra di noi era sicurmente Duff che suonava il
basso con una semplicità imbarazzante, invece, Paky era un
pò impacciato, costruiva gli accordi troppo lentamente e
parecchie volte sbagliava anche, Easy aveva le dita molto sciolte
rispetto a Paky e costruiva gli accordi sempre a tempo e azzeccando
sempre le note giuste.
La chitarra di Easy era
una sottomarca della Gibson, una Epiphone Les paul marrone legno nel
centro, sfumata al nero nei bordi, invece, quella di Paky era un Ibanez
tutta nera con il battipenna bianco. Duff aveva un basso Yamaha marrone
di bassa qualità.
Al termine della prova,
mio zio ci disse una cosa; " ragazzi, a Giugno di quest' anno, Jaiky fa
il suo saggio di batteria e probabilmente porterà voi a
suonare, quindi prepariamo due pezzi, uno lo abbiamo fatto stasera. Vi
avviserò quando dovremmo fare altre prove ".
Forse quella sera, in
quel locale era sbocciato qualcosa? Solo il tempo avrebbe dato la
risposta. Ero eccitato di quella notizia e immaginarmi su un palco con
band alle mie spalle era una bella emozione.
Uscimmo dal locale. Easy
e io tornammo nella stazione e prendemmo lo stesso autobus per tornare
a casa. " ti ringrazio di avermi dato questa opportunità,
non avevo mai suonato in gruppo prima d' ora " disse Easy e io gli
risposi " figurati, anzi ringrazio te che hai accettato di venire ".
Easy arrivò alla sua fermata; " allora ci sentiamo " disse
lui, e io " si ti chiamo io, magari ci esercitiamo solo tu ed io nell'
attesa di farw altre prove con il gruppo ". Rimase molto soddisfatto
quella sera e scese dall' autobus con il sorriso. Io invece, prima di
arrivare a casa, avevo molta strada da fare ancora e durante il
tragitto cantavo " pregherò " nella testa.
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Capitolo 8 *** Lussuria ***
Il mattino seguente mi
alzai particolarmente felice perchè, il pensiero di far
parte di una band, ti dava quella sensazione di essere utile a
qualcosa. Prima di quel giorno pensavo sempre che una volta finita la
scuola, sarei diventato capitano di una nave. Io frequento l' istituto
tecnico nautico e sto teoricamente al quinto anno. Quello era il mio
secondo anno scolastico in quella scuola. Andavo discretamente,
nonostante le difficoltà elevate dei programmi didattici e
mi piaceva, non avevo altri programmi per la mia vita, così
mi immaginai un futuro da marinaio. Quella mattina, invece, pensavo e
ripensavo quanto sarebbe stato bello fare il cantante, quanta fama
magari, avrei potuto conquistare, quante ragazze avrei potuto avere,
quindi, in dieci secondi, riprogrammai la mia vita mettendo, come
obbiettivo primario, la musica e se non sarei riuscito a sfondare in
quel mondo, mi sarei imbarcato. La facevo troppo facile.
C' era una ragazza del
primo anno che, in quel periodo, cercava di rimorchiarmi e quella
mattina fù abbastanza spudorata, il suo nome era Lory.
Arrivai all' entrata della scuola e Lory mi balzò davanti
quasi spaventandomi, e mi salutò " ciao Rob, come va
stamattina? " e io " molto bene, a te? " " non c' è male a
parte il fatto che devo essere interrogata in storia " " sei preparata?
", chiesi io, e lei " non molto, ieri non ho avuto tempo per studiare "
" si certo, bella scusa " " non ci credi? " " no e neanche la
professoressa ci crederà " " fidati ci crederà ".
Lory era molto graziosa, capelli castano chiaro lunghi, occhi scuri,
fisico normale e atteggiamento sicuro di sè. Il punto forte
di Lory, che mandava i ragazzi in euforia, era il suo bel sedere,
poteva mettersi di tutto e rimaneva sempre ben visibile e provocante.
Lei mi chiese " hai da
fare sta sera? " " al dire il vero no perchè " " vuoi venire
in centro con me, voglio parlarti " " certo, non c' è
problema ". Sapevo di piacerle, ma non avrei mai immaginato che si
facesse avanti.
Arrivò il
pomeriggio di quel giorno, io e Lory ci incontrammo in un bar, e le
chiesi " allora di cosa vuoi parlarmi? " e lei senza mostrare neanche
un pò di timidezza, mi disse " Rob, sarò sincera,
tu mi piaci molto, e probabilmente te ne sarai accorto ".
Già, me ne accorsi immediatamente, lei non era tipo da
nascondersi. Quando stavamo a scuola faceva cose parecchio provocanti
ogni volta che mi vedeva, ad esempio; quando capitava che ci
incrociavamo per i corridoi della scuola, lei si piegava sul tavolo del
bidello mettendo in mostra il suo sedere, quando mi vedeva si
aggiustava il reggiseno cercando di scoprire un pò il petto,
mi faceva occhiolini e lanciava frasi del timpo " come sei carino sta
mattina! ". Da precisare che la mattina avevo sempre la faccia di un
cinese brutto, per via della stanchezza.
E io le risposi "
sarò sincero anche io, me ne sono accorto e come " " e io ti
piaccio? " mi chiese " sei una bella ragazza, certo che mi piaci ", lei
tirò un sospiro di sollievo e sucessivamente, mi fece una
domanda inaspettata " tu, ecco, sei vergine? ". A quella domanda, nell'
età adolescenziale, non si sa mai come rispondere
perchè alcune ragazze, che sono caste, preferiscono i
ragazzi ancora vergini per paura di trovare quello esperto che, magari,
potrebbe voler troppo, mentre, ci sono le ragazze, caste o meno, che
preferiscono il ragazzo esperto per il timore di fare sesso con un
novellino e finire nell' imbarazzo. Io non ero più vergine
ormai da tempo, ma non risposi subito. Fortunatamente arrivò
il cameriere a interromperci e io, ebbi il tempo per capire come
rispondere.
Finite le ordinazione, le
chiesi " perchè vuoi saperlo? " e lei mi disse " vedi, poco
tempo fa lo feci con un ragazzo che non lo era più e pretese
un pò troppo da me, io non ero vergine ma cmq non ero
esperta " " capisco, non è piacevole, posso capire " lei
insistì " allora? " e io presi tempo schiarendomi la voce
prima di rispondere, e infine le dissi " ti dirò la
verità, sono vergine " e lei tirando un altro sospiro di
sollievo mi disse " menomale, non volevo avere un altra delusione ".
Mentiì e solo dopo, però, mi accorsi che avrei
potuto risponderle diversamente, tipo che non lo ero ma ci sarei andato
piano con lei, oppure che non lo ero ma solo da poco e quindi non ero
un grande esperto in materia, ma ebbi paura che mi rifiutasse e non
volevo perdermi una scopata gratuita.
Dopo la chiacchierata mi
diede un bacio sulle labbra e mi disse " vuoi venire a casa mia? " e,
io " intendi ora? " " si certo, ora " " va bene, andiamo ".
Non immaginavo che lory
fosse una ragazza tanto facile.
Arrivammo a casa sua, non
c' era nessuno. L' ingresso era molto cupo, non mi metteva proprio a
mio agio, alla sinstra si entrava in una bella cucina di ultima
generazione con un bancone al centro quasi stile americano, invece,
sulla destra c' era il soggiorno molto spazioso, due divani in un
angolo, televisore al plasma e diversi tipi di piante, di fronte all'
ingresso un lungo corridoio che portava alle camere da letto e al
bagno. Lory mi portò, prendendomi per mano, nella sua
camera. Avevo un letto singolo con delle lenzuola rosa, una scrivania
incasinata da libri di scuola che io riconobbi, un grande
armadio che faticava a sostenere il gran numero di indumenti che Lory
possedeva, e di fronte all' ingresso, un piano forte a muro. Mi
avvicinai al piano e le chiesi " sai suonare? " " e lei rispose " si,
musica classica, da quattro anni ". Mi sedetti sullo sgabello e
cominciai a suonare qualcosa, in particolare, " Earth song " di MJJ. I
tasti, rispetto alla tastiera di mio zio, erano pesati e facevo un
pò fatica a mantenere il tempo, ma alla fine,
andò bene. Lei mi disse " bravo, non sapevo sapessi suonare
" e io soddisfatto le risposi " si, bè sono entrato in una
band da poco, quindi, mi sto dilettando con la musica ". Ci
fù un attimo di silenzio e improvvisamente lei mi
baciò. Le stavo per slacciarle la cinta dei jeans, quando
ricordai di averle detto che ero un novellino, quindi faci la parte
dell' impacciato. Lei mi fece sedere sul suo letto e si tolse il
maglione nero che aveva addoso e si liberò del reggiseno.
Vederla così mezza nuda solo con i jeans, faceva impazzire
il mio amico nelle mutande che si svegliò in un lampo. Mi
prese le mani e le mise sul suo seno, la sua temperatura corporea era
molto alta e la mia altrettanto, stavo cominciando a sudare ma dovevo
stare calmo e ricordarmi che ero vergine. Lei mi diede una spinta
facendomi stendere sul letto, si slacciò la cinta e si
liberò dei jeans, salì sul letto a cavallo su di
me, e slacciò la mia cinta.
Quel giorno fuori, forse,
c' erano due gradi ma dentro quella stanza, era un altra storia.
L' amplesso
durò dieci minuti, un pò troppo per un novellino
ma credetti di essere stato convincente, infondo, fece tutto lei.
Sdraiati sul letto, un pò sudati mi disse esplicite parole "
ora puoi anche smetterla di far finta di essere un novellino, tanto non
ci crede nessuno ". Come fece a scoprirmi ancora non lo so, ma ormai la
frittata l' avevo, ed era anche molto buona. Lory era davvero brava, ma
c' era da aspettarselo, pochissime ragazze invitano un ragazzo nella
loro casa al primo appuntamento e lei, sicuramente, non era nuova a
questo tipo di rapporti.
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Capitolo 9 *** E se fosse lei? ***
( E' la mia vita
é ora o mai
più
non vivrò per
sempre
e voglio viverla
finchè sono vivo
è la mia vita
il mio cuore è
come un autostrada aperta
come ha detto Frankie ho
fatto a modo mio
e voglio vivere
finchè sono
vivo.
Bon Jovi )
Dopo quel giorno, Lory mi
stava sempre appiccicata e, molte volte, ci incontravamo nel bagno
della scuola per fare cose sconce, aveva sempre un chiodo fisso, amava
fare sesso e non aveva paura di dimostrarlo. Tuttavia, alcune persone
che la conoscevano, mi dissero di non affezionarmi troppo a lei, mi
dissero che era una poco di buono e che mi avrebbe lasciato non appena
avesse trovato qualcuno più interessante. La
verità è che a me importava poco di lei, ma le
sue attenzioni morbose erano piacevoli, quindi non la fermai e lei non
si fermava.
Una volta entrammo tutti
e due nel bagno delle ragazze ( si fa per dire delle ragazze ), e ci
appartammo in uno scompartimento per darci dentro. Ero quasi con i
pantaloni abbassati, quando la porta cigolante dello scompartimento, si
aprì. Era la bidella e ci vide. Come se fosse impazzita, si
mise ad urlare frasi in arabo dandomi uno scappellotto in testa, mentre
Lory, spingendola, scappò. Io rimasi li come lo scemo con la
bidella ma, fortunatamente, mi comandò solo di lasciare il
bagno e di tornare in classe, senza sanzionarmi.
Quei " giochini " tra me
e Lory durarono per molto quasi fino a Maggio di quell' anno quando,
una chiacchierata con Easy mi fece cambiare pensiero.
Dopo Gennaio, Easy veniva
spesso a casa mia, provavamo insieme, cercavamo di imparare nuove
canzoni e molto spesso lui, mi mostrava i progressi che faceva con la
chitarra. Era molto portato Easy, me ne accorsi subito e la passione
che ci metteva, era ispiratrice.
Facemmo altre prove con
il gruppo, convinsi mio zio a fare " pregherò " in inglese,
la versione originale e infatti, risultava molto più
orecchiabile e più adatta per ragazzi come noi. Easy
imparò presto a fare l' assolo della canzone con l' aiuto di
Tony, l' amico di mio zio, e fece si che quell' assolo diventasse suo,
anche aggiungendo qualche nota, che secondo lui, poteva funzionare. Gli
piaceva moltissimo sperimentare e cercare di ricreare gli assoli il
più fluidi possibile. Quando suonava la chitarra, essa
diventava parte del suo corpo tanto, che a volte, sembrava che ci
godeva a toccarla.
Oltre " Stand by me "
preparammo un altra canzone che aveva gli stessi accordi, ma ritmo
differente e molto più demenziale della prima, " speedy
gonzales ". Cantare quella canzone non mi rassicurava molto,
immaginarmi su un palco a ballare il twist non era il massimo,
però, se mio zio diceva che funzionava, allora andava bene,
si sperava.
Un giorno di fine Maggio,
Easy venne a casa mia per provare qualcosa ma, non sapendo con
precisione cosa fare, parlammo un pò.
Io gli chiesi " Allora,
sei fidanzato? " " esco con una ragazza niente di ufficiale, mi piace
ma è un pò stravagante " "
cioè? " " non lo so ti è mai capitato di parlare
con una persona, e avere la sensazione che quella persona non capisca
quello che tu dica? " io, ridendo, risposi " fortunatamente no, sarebbe
davvero imbarazzante " " ecco infatti " rispose lui, e
continuò dicendomi " quando sto con lei parlo solo io, e a
volte finisco il repertorio, quindi ci sono quei momenti di silenzio in
cui vorresti stare a casa tua a giocare alla playstation " " e lei non
dice proprio niente? " gli chiesi io " al dire il vero gli faccio delle
domande che possano riguardare la sua vita, ma indovina cosa risponde
lei? " sarei potuto stare ore a indovinare cosa rispondesse quella
ragazza alle domande di Easy, ma non ci sarei mai riuscito dato la
semplicità della risposta, così gli dissi " mi
arrendo, come ti risponde? " e lui un pò irritato disse " mi
dice solo SI o NO! E' esasperante ". La sua espressione irritata era
troppo simpatica e mi piegai in due dalle risate. Io ironizzando gli
dissi " ti va proprio alla grande allora, ti ritiri a casa senza saliva
e con il mal di gola e forse anche inutilmente, ma di cosa le parli di
solito? " e lui rispose " cominciai con la scuola, poi la musica, poi
la famiglia, insomma discorsi sempre più semplici possibili
per vedere se mi capiva quando parlavo ", a quel punto ero morto dalle
risate.
Lui poi, ormai divertito
dalla sua stessa storia mi fece la stessa domanda " tu invece con le
ragazze?", non gli parlai certo di Lory, non volevo che pensasse male,
così gli raccontai della mia passata storia con Mary,
facendogli vedere alcune foto delle ragazze di Torre canne su Facebook.
Easy rimase abbastanza rattristato di come la storia andò a
finire, poi disse una cosa interessante " bè sei passato su
Mary perchè ora non ci provi con Vale? ".
Poco tempo prima parlai
con Vale e mi disse che Mary vendette la villa, e che l' estate 2010
non sarebbe stata presente. Alla domanda di Easy un treno di idee mi
trapassò il cervello, " perchè non ci ho pensato
prima, Vale è fantastica anche se iperattiva e tra l' altro
Mary non ci sarà, avrò vita facile " " vedo che
stai diventando uomo " mi disse ironico Easy. Poi ripensandoci dissi "
però Vale ha un padre che ti incute terrore, già
non ho proprio una bella nomea da quelle parti " e Easy disse " hai la
coscenza pulita? allora che problema c' è, se fai vedere che
sei un bravo ragazzo, magari potresti conquistare la fiducia del padre
" " non so se ci riuscirei mai, a volte ti guarda come se stessi sotto
esame, mi facevano meno paura i professori delle medie quando faci gli
orali " " dai non puoi lasciar perdere una ragazza come Vale solo
perchè il padre è il fratello minore di Adolph
Hitler ", poi guardando le foto di Vale e ricordando il suo carattere
stravagante, decisi che dovevo tentare, così dissi " va bene
Easy mi hai convinto, ci proverò ma la vedo difficile con
lei, è particolare ".
Al mio sedicesimo
compleanno mia madre e mio padre, mi regalarono la mia prima tastiera
Yamah. E' un mostro, molto superiore a quella di mio zio dato che,
oltre i numerosi ritmi ed effetti in chiave strumentale, è
praticamente un computer, ingrado di memorizzare composizioni create da
te, scrivere spartiti suonando e persino navigare in internet.
Costò un bel pò, ma fu il regalo più
bello che abbia mai avuto.
Con l' ausilio di quel
capolavoro di ingenieria, scrissi altre canzoni, una in particolare
molto profonda, anche se tecnicamente ancora un pò
meccanica, ma giocò un ruolo molto importante.
La canzone si chiamava "
guarda oltre " e il testo, è il seguente;
Come mi sento adesso io
sveglio di notte a
cercare di
immaginare il mio futuro
vivendo il presente
perchè ho
bisogno di amor
sento le voci nella mia
testa
parlano di una storia che
sogno
sogno da un pò
o da tutta la vita
ma all' improvviso
mi sveglio e mi dico
guarda oltre
i confinini della terra
sono vicini
resta sveglio
non fermarti, corri avanti
corri più che
puoi
sento la nostalgia di te
sempre insieme ora non
più
sento l' odore dei tuoi
capelli
vedo la vita ormai senza
te
stare da solo non fa per
me
le mie emozioni le scrivo
per te
spero che il canto ti
arrivi dentro
al tuo cuore ferito
alza la testa e dai
guarda oltre
i confinini della terra
sono vicini
resta sveglio
non fermarti, corri avanti
corri più che
puoi
raggiungerò i
confini per ritrovare te
sulle mie mani
traccerò la strada verso te
ti troverò e
non ti lascerò
dammi la mano e insieme
andiamo dove non si può.
Ora ammetto che questo
è il testo più deprimente che abbia mai scritto,
tuttavia non posso pentirmi di averlo creato, più tardi si
capirà il motivo.
La canzone era
evidentemente dedicata a Mary e parlava di quanto lei mi mancasse,
nonostante quello che successe. Mi sentivo spesso con Manu, Vale e
Giuly e li ripetevo spesso a tutte loro che ero ancora con la testa a
lei e Manu diceva la stessa cosa a me, riguardo Claudio. Ebbene si, mio
cugino dopo l' estate la lasciò, mi disse che si era
stancato e lei arrabbiata, si metteva con tutti i ragazzi che gli
capitavano a tiro, per cercare di farlo ingelosire.
Comunque gli amici
servono sempre, Easy mi aprì gli occhi, mettendo sotto i
riflettori Vale. In due secondi mi dimenticai dell' accaduto con Mary e
di Lory. Ormai avevo il chiodo fisso. E se fosse lei quella giusta, se
il suo carattere stravagante mi facesse aprire gli occhi, se fosse la
mia anima gemella? per rispondere a queste domande, dovevo tenatare di
conquistarla.
Il giorno seguente a
scuola, con la testa ancora a quello che mi disse Easy, mi avvicinai a
Lory e le dissi " ciao, ti devo parlare " " dimmi " e io cercando, di
trovare le giuste parole, le dissi " senti forse è meglio
farla finita, vedi io ho un altra, e non voglio prenderti in giro " e
lei, con mia grande sorpresa, mi disse " ok non c' è
problema, anche io ho un altro, è stato bello
finchè è durato ". Quegli amici avevano ragione,
Lory era un poco di buono.
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Capitolo 10 *** The Tie Band ***
Passava il tempo sempre
più velocemente, il giorno della nostra esibizione si
avvicinava e la scuola era ormai al termine. Come tutti, alla fine
dell' anno scolastico, ero in ansia di sapere al più presto
se avessi passato l' anno senza debiti perchè, anche un solo
debito, mi avrebbe impedito di tornare a Torre canne quell' anno, e
Vale sarebbe stato solo un punto interrogativo.
Era tutto pronto per l'
esibizione che avrebbe dato vita al nostro esordio, ma qualcosa mancava
ancora. Io e gli altri ragazzi della band, ci cervellammo tutto un
pomeriggio, nel locale di mio zio dove facevamo le prove, per cercare
di trovare un nome adatto alla band, da presentare quel giorno. Trovare
un nome dal niente è molto difficile, e la maggior parte dei
nomi che sparavamo erano tutti indecenti. Di solito per una band, il
nome è uno e uno solo e, quando qualcuno ha l'
illuminazione, tutti i membri lo capiscono, ma quel giorno in mente,
non ci veniva assolutamente niente.
Stavamo per cadere nell'
ironia totale, sparando nomi tipo; i cugini di città, i
maghi di hogwarts, i pornostar e tante altre scemenze,
finchè mio zio ci diede l' illuminazione dicendoci "
ragazzi, il nome l' ho pensato con Tony. La band si chiamerà
TIE BAND ". Giuro che all' inizio eravamo un pò tutti
titubanti all' idea di portare quel nome, ma quando mio zio ce ne
spiegò il significato e il motivo, ci sembrò una
genialata. Ci disse " Tie band significa band della cravatta e infatti,
tutti voi durante i concerti porterete una cravatta come simbolo del
gruppo " e in quel momento mi sembrava un idea da anni ottanta, ma in
quel modo, nel 2010, potevamo distinguerci, forse. Tutti quanti
accettarono il nome, le motivazioni consivensero tutti, solo Easy era
un pò titubante. L' idea gli piaceva ma continuava a dire
che il nome non era molto figo, ma vedendoci tutti d' accordo, non
potè fare a meno di accettare. Ormai con i ragazzi della
band stringemmo un bel rapporto, la sera capitava spesso di uscire
insieme, andare a mangiare qualcosa, chiacchierare e altre cose
così.
Duff, musicalmente, era
un pò confuso, non sapeva ancora con certezza quale fosse il
suo genere, però, suonava di tutto, forse persino il
waltzer. A volte, durante le prove, se ne usciva dicendo di voler fare
canzoni di Renato Zero, con tutto rispetto al grande artista, ma non
era assolutamente per noi. Suo padre era un musicista e, per di
più, suonava musica leggera. Duff ci disse che il padre che
suonò proprio per Renato Zero qualche anno indietro, lui era
musicista Jazz, a volte faceva il Rock, a volte si trovava a suonare
musica popolare e altre cose. Da qui si può capire la
confusione di Duff.
Paky, aveva una famiglia
benestante, sembrava essere un pò viziato, suonava la
chitarra da quattro anni e pure non sembrava, molto spesso alle prove,
era Easy a dire come doveva prendere certe note, come costruire l'
accordo in maniera veloce o addirittura fargli vedere come si
fa un accordo. Easy suonava solo da un anno, ma sembrava che con la
chitarra ci fosse nato. La cultura musicale che aveva era
impressionante, i termini tecnici che utilizzava li poteva capire solo
chi davvero era nel campo della musica, e Paky, chitarrista anche lui,
faticava a stargli dietro e, molte volte, a causa del suo orgoglio, se
la prendeva con Easy quando cercava di correggerlo. Paky prima che
arrivasse Easy, nella band, aveva il ruolo del primo chitarrista, il
solista. Tony cercava di strgli dietro ma a volte, si vedeva
chiaramente che anche lui perdeva un pò la pazienza, invece,
con Easy, sembrava che fosse suo nonno. Gli dava tante attenzioni, era
evidentemente sorpreso del fatto che un ragazzo della sua
età, possedesse una tecnica che si aquisisce in
più anni di studio. Tony era sempre felice di suonare con
Easy e imparargli qualcosa, a volte, Paky, si dimostrava geloso di
questa affinità che c' era tra il vecchio e Easy.
Jaiky, in quel periodo
che era anche lui un novellino, portava il tempo in maniera perfetta,
era un pò meccanico ma per il momento, ci bastò
che che sapesse portare il tempo con regolarità. Lui era
amico stretto di Paky e quando lo vedeva evidentemente arrabbiato delle
attenzioni che un pò tutti davano ad Easy, lo spronava ad
esercitarsi di più, a metterci più passione, ad
essere più partecipe, ma Paky era solo accecato dall'
orgoglio. Persino Duff, che suonava con loro da prima,
costruì con Easy un affinità importante,
conoscevano le stesse canzoni, la sapevano suonare tutte e a volte ci
davano un assaggio di pezzi famosi improvvisati. Erano sicuramente i
migliori della band, e io avevo solo da imparare da loro. La loro
sicurezza, il loro carisma mi motivava sempre di più, volevo
arrivare al loro livello, a tutti i costi.
Suonando ed
esercitandoci, la scuola finì, l' unico ostacolo che mi
divideva da un estate serena, erano i quadri. Il giorno che dovevo
andare a vedere i miei risultati, ero in ansia, ero sicuro di aver
preso almeno un debito in chimica o in matematica, tremavo tutto.
Ero con mia madre e
arrivammo all' entrata della scuola, dove c' era una fila di ragazzi
tutti ansiosi di vedere i propri voti. Il caldo era insopportabile quel
giorno e di certo non mi aiutava a superare quello stato d' ansia che
avevo, stavo sudando a cascate, avevo il fiato corto e le farfalle
nello stomaco.
Trovai alcuni amici e
chiesi loro " bè avete visto i quadri? " e uno di loro
ansioso come me, rispose " ci hanno detto che li affiggono tra cinque
minuti, non ce la faccio più! ". Quei cinque minuti
sembravano ore, poi all' improvviso, un urlo. Qualcuno della mia classe
esultò nel vedere che era stato promosso. Io non stavo nella
pelle, così mi feci spazio tra gli altri ragazzi per vedere
il mio risultato. Qualcuno cercava di uscire dalla mischia di studenti
tutto sconsolato, anche un mio amico di classe me lo trovai davanti con
una faccia triste, così gli chiesi " bè come sei
andato? " e lui rispose " ho avuto due debiti " e io, che non stavo
più nella pelle gli chiesi " hai per caso visto il mio
risultato? " " si, promosso senza debiti " " stai scherzando? " dissi
euforico io, e lui " e vai a vedere tu stesso se non mi credi ".
Nonostante le parole del mio amico, io ancora non ci credevo. Arrivai
vicino il mio quadro e con il dito cercai il mio cognome. Aveva
ragione, fui promosso senza debiti, la gioia in quel momento era
enorme, mia madre fù molto fiera di me, tirai un sospiro di
sollievo sapendo che davanti a me, ora, c' era un intera estate senza
scocciature.
( Portami giù
nella città
paradiso
dove l' erba è
verde
e le ragazze sono carine
per favore portami a casa
Guns n Roses )
21 Giugno 2010.
Arrivò la data
dell' esizione. Il locale dove dovevamo suonare, era un posto molto
grande, quasi come se fosse una sala ricevimento, in stile agriturismo.
Il palco era parecchio grande, sopra c' erano già gli
strumenti di altri e la batteria microfonata messa in bella vista.
Nella scaletta eravamo più o meno a metà.
Cominciò il
saggio.
I primi musicisti erano
praticamente tutti jazz, tutti suonavano pezzi solo strumentali,
nessuna voce ma erano molto, molto bravi. Ero seduto sul mio posto con
gli altri della band, avevo un ansia tremenda, non riuscivo a stare
tranquillo e ripetevo frasi a Easy del tipo " Easy, mi sto cacando
sotto!! " e lui " sai una cosa, anche io!! ". Era bello sapere che non
ero solo io ad essere in ansia.
Eravamo vestiti tutti e
cinque uguali, camicia bianca, cravatta e pantaloni scuri, qualcuno
aveva la giaccia, qualcuno il gillet, ma la cravatta era d' obbligo.
Le cravatte che
indossavamo non erano le solite semplici, erano abbastanza simpatiche,
per lo più erano cravatte raffiguranti la musica.
La mia era bianca con
disegnati sopra i tasti di un piano tutti stilizzati, e un
pò di note musicali colorate, sparse un pò da per
tutto. Quella cravatta fù una fedele compagna di viaggio.
L' unica cravatta brutta,
era quella di Duff, rossa, sottile, cafona, antica, tutto meno che
carina. Fortunatamente le nostre erano belle, quindi la sua,
passò in secondo piano.
I gruppi che suonavano
prima di noi cominciarono a stufare un pò, lo stesso genere
per quasi un' ora che fa quasi sempre lo stesso identico ritmo,
è scocciante e io stavo cominciando a tranqulizzarmi. A quel
punto non vedevo l' ora di suonare, l' idea di rimanere li seduto
ancora per molto ad ascoltare Jazz, mi terrorizzava.
Dopo circa cinque band,
arrivò il nostro turno.
Il maestro di batteria di
Jaiky, imporovvisato presentatore, ci chiamò sul palco
gridando " e ora la Tie Band!!! ".
Ci alzammo tutti insieme,
la gente ci guardava incuriosita ma anche compiaciuta, eravamo fighi,
tutti vestiti bene alla stessa maniera, mi sentivo un musicista famoso.
Salimmo sul palco e io presi il mio posto davanti con l' asta del
microfono e il micorofono, avanti a me. Vedere la gente da quella
visuale è un' emozione indescrivibile, tutti aspettano un
tuo gesto, una tua parola, la tua voce e in quel momento, il confine
tra la figuraccia e il figurone è quasi inesistente, ogni
gesto può essere decisivo.
Ero abbastanza nervoso
mentre aspettavo che dietro di me, gli altri preparassero gli
strumenti. Il maestro di Jaiky, un pò fuori di testa, si
avvicinò a lui e gli chiese " allora, cosa ci suonerete? " e
Jaiky tutto emozionato rispose " proporremo una nostra versione di
Stand By Me e chiuderemo con Speedy gonzales ". La gente stranamente
sembrava gradire la scelta dei pezzi, tutti ci guardavano con il
sorriso a mezza bocca, quasi per dire " come sono carini! ".
Nell' attesa, il maestro
intratteneva il pubblico dicendo cose quasi senza senso che
inspiegabilmente, venivano gradite dalla gente, io trovavo squallido
quello che diceva, mi faceva ridere solo il suo aspetto; testa pelata,
occhiali, mento alla superman e una maglia intima nera che metteva in
mostra i suoi addominali da tavola.
Dopo due interminabili
minuti d' attesa, eravamo pronti per suonare.
Il maestro ci
presentò un altra volta prima di cominciare e ripetava
sempre a gran voce " dai, vai, dai andate, via ", li stavo per lanciare
il microfono in testa.
Alla fine Jaiky
partì " one, two, three, four, " e il riff di stand by me,
suonato da Easy, prese vita. A quelle prima note la gente sembrava
gradire molto, l' adrenailina mi stava attraversando il corpo come
sangue nelle vene, la sensazione di panico svanì all'
improvviso e iniziai a cantare " when the night, has come, and land is
dark.... ". Il pubblico pendeva dalle mie labbra mentre cantavo, ero la
persone più felice della terra,e gli altri, Easy, Paky, Duff
e Jaiky, in quel momento erano tutti miei fratelli.
Mentre cantavo mi
ritornava in mente Mary, e tutto l' accaduto che ci ha visti vittime, e
subito dopo, pensavo a Vale e come fare per conquistarla. Quell'
esibizione fù davvero il modo migliore per aprire l' estate.
Anche Easy, che mi
assillava su come doveva fare l' assolo, come doveva mettersi e quale
effetto usare, ebbe il suo momento di gloria. Suonò un
assolo bellissimo che emozionò tutti e raggiunse il suo
primo obbiettivo di vita, fare un assolo davanti ad un pubblico.
Il maestro, ogni tanto
faceva urli di compiacimento, tipo " eeeeeeeeeeeeeeeeeeeehh!! ", tutti
fatti al microfono. Finita la prima canzone, attaccammo la seconda.
Quasi ballavo sul palco
per l' adrenalina, ormai ero li e non me ne volevo più
andare. Tutte le paure, tutte le fisse sul canto, sulla mia
voce, tutta l' invidia che Paky aveva nei confronti di Easy, tutti i
dubbi sul nome della band in quella sera, svanirono tutti, come per
magia, perchè l' unica magia di cui l' uomo è
capace, è proprio la musica. Eravamo in gioco ora, la nostra
avventura era iniziata.
Mio zio che era quello
più nervoso di tutti, si tranquilizzò e venne
chiamato sul palco a spiegare al pubblico la nostra nascita.
Alla fine fummo assaliti
dai complimenti, qualcuno voleva che rimanessimo a suonare, altri ci
chiedevano addirittura l' autografo. Fù un giorno davvero
memorabile che rimase e rimarrà impressa nelle menti delle
persone per molto tempo.
La Tie Band era nata, ed
era forte, molto forte.
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Capitolo 11 *** Anima gemella ***
Quella sera, quel
concertino, quella musica e quel pubblico, svegliarono in me stimoli
nuovi, emozioni nuove che non tutti i comuni mortali, potranno avere l'
onore di provare, furono dieci minuti, certo, ma dieci minuti di vita
surreale, un mondo parallelo difficile da immaginare. Mi ritengo molto
fortunato per aver avuto il piacere di provere dette emozioni.
Mio zio dopo la nostra
sprizzante esibizione, si convinse che, probabilmente, non era un
gioco, e che la cosa poteva rivelarsi seria, così ci disse "
ragazzi sono fiero di voi, il vostro esordio è stato
impeccabile, non potevate iniziare meglio la vostra avventura, ora
prendetevi un' estate di pausa e a Settembre, ricominceremo a suonare ".
Al dire il vero non fummo
così felici di aspettare tutta un' estate per fare un' altra
esibizione, ma sicurmente, dopo, saremmo tornati a suonare,
più motivati che mai.
L' adrenalina, quella
sera, rimase allungo nella testa, fui come posseduto da un'
entità sovranaturale, e mi piaceva, era come una droga
mortale.
Easy era come impazzito,
non smetteva di riascoltare il video che sua madre registrò
mentre suonavamo e in particolare, il momento del suo assolo.
Nonostante lo fece perfetto, era ancora tutubante sulle note, ripeteva
spesso che avrebbe potuto usare delle note invece che altre per rendere
l' assolo più emozionante.
Il carattere di Easy era
quello che serviva per andare avanti, mettere in discussione se stessi,
fino ad ottenere il risultato perfetto.
Duff non ci credeva di
aver suonato con una band su un palco, era il suo sogno, ed era
riuscito ad incoronarlo. Quella sera Duff abbracciava tutti quasi in
lacrime, diceva frasi così sdolcinate, da far venire il
volta stomaco, da fuori era un ragazzo rozzo e marcio ma all' interno,
un petalo di rosa molto fragile.
Quella sera per la prima
volta, vidi Paky e Easy andare d' accordo, farsi complimenti, gli vidi
parlare con toni amichevoli, a differenza delle altre volte.
Jaiky, dato che
fù il suo saggio, venne da noi dicendo " ragazzi vi devo
ringraziare tutti, se non fosse stato per voi questo saggio non lo
avrei mai fatto ", Easy si avvicinò a lui mettendogli le
mani sulle spalle e gli disse " siamo noi che dobbiamo ringraziare te,
probabilmente la nostra vita da oggi è cambiata, non siamo
più dei ragazzi mocciosi, di strada, con in testa solo l'
organo genitale femminile ( non disse proprio così ), no, da
ora oltre quello, abbiamo nuovi obbiettivi, nuovi confini da oltre
passare, abbiamo da scoprire dei nuovi noi ".
Non poteva usare parole
migliori Easy mettendoci anche quel rock che aveva in corpo, solo lui
poteva insegnarci ad insorgere e far uscire dalle nostre teste i nostri
veri " io ". La mia vita ora cominciava ad avere un senso, cominciava a
prendere la giusta strada e non dovevo mollare per nessun motivo o
sarei tornato a percorrere una vita vuota, ad essere un ragazzo come
tutti gli altri, a fare cazzate e niente di utile a questo schifo di
mondo. Quella sera qualcosa si accese in me e solo io potevo scoprire
cos' era, e farlo uscire allo scoperto, con l' aiuto della musica e dei
miei fratelli musicisti.
( Io sento solo la musica
e odio tanto quella
relatà
che divide la mia vita
tra due parti
Musica o Morte
TheMEMES )
Quella magica serata
giunse al termine e ognuno tornò a casa propria, con in
mente ancora quei momenti fantastici.
Dieci giorni dopo.
La mattina del primo
Luglio, ricevetti una chiamata, " ciao Rob, vuoi venire a farti qualche
giorno a Torre canne? ", era mio zio Enzo che come ogni anno, mi
invitava ad andare nella sua villa, non aspettavo altro da giorni
così gli dissi " si, si ma come faccio a venire? " " prendi
il treno o l' autobus e vieni " " e come prendo il treno, qui a Torre a
mare la stazione è lontana da dove abito io " " allora
prendi l' autobus, ce ne uno che passa da vicino il centro e arriva
direttamente a Torre canne " " va bene vedrò come fare ".
Dovevo assolutamente riuscire ad arrivare a Torre canne, non dovevo
perdere tempo, ogni giorno sarebbe stato prezioso.
Era sabato quel giorno,
dopo pranzo presi l' autobus e raggiunsi il centro, seguì le
indicazioni che mi diede mio zio per prendere un mezzo che mi avrebbe
portato a Torre canne. Arrivai alla fermata ma dell' autobus neanche l'
ombra. Faceva un caldo pazzesco quel giorno e lo smog era asfissiante
come sempre, aspettai quasi un' ora e mezza l' arrivo dell' autobus, ma
in quella fermata non si vedeva nessun mezzo di trasporto.
Chiamai mio zio, " zio
qui non si vede nessun autobus " " strano, vabbè c'
è un' altra fermata a Japigia ( quartiere di Bari ), l'
autobus dovrebbe passare alle 18:00 ".
Raggiunsi Japigia a
piedi, e dal centro, è parecchio lontano. Grondavo di sudore
e il borsone con le numerose robe che mi portai, cominciava a pesare
tonellate.
Arrivai alla fermata
indicatami, mancava un quarto d' ora alle 18:00, aspettai. Un' ora, un'
ora e mezza, due ore, non si vedeva nessuno, mi sentivo come Harry
Potter quando non riusciva a raggiungere Hogwarts nel secondo film.
Ancora una volta chiamai
mio zio " zio!! qui non si vede ancora nessun autobus!! ", e lui " e
non lo so Rob, qui mi dice che dovevano passare gli autobus, non
sò che dirti ". Ero disperato, non sapevo cosa fare, un
intero pomeriggio perso per niente.
Rimanemmo che sarei
dovuto andare la settimana prossima, approfittando del fatto che mio
zio sarebbe tornato in città per lavoro, quando mia madre mi
chiamò dandomi la notizai più bella di tutte; mi
disse " Rob, andiamo noi a Torre canne sta sera quindi ti accompagnamo
noi " io le dissi " mamma sei sicura? " " si tuo padre vuole andare li
a cenare, quindi ti accompagnamo noi ". Ero praticamente al settimo
cielo, ricordo che per strada, buttai un urlo di felicità e
la gente mi guardò come un malato di mente.
Era strano che mio padre
prendesse una decisione così, non era stato tanto felice di
passare del tempo con mio zio per motivi che, in quel periodo, ignoravo
totalmente.
Andammo in un paese
vicino Torre canne dove i miei zii, le ragazze, i miei cugini e altri,
dovevano cenare. La cena era all' aperto, c' era una tavolata enorme
con tutti gli amici dei miei zii e alla fine del tavolo c' erano le
ragazze. Manu quando mi vide mi saltò addosso dalla
felicità, le volevo davvero bene e stare con lei, mi rendeva
sempre molto felice. C' erano tutti, Vale, Giuly, il fratello di Giuly
e Angela. Quando vidi Vale un brivido mi attraversò la
schiena, non la vedevo da moltissimo tempo, era diventata bellissima,
sapevo che non avrei staccato gli occhi da lei neanche un secondo
quella sera.
Tutti mi ripetevano a
gran voce " da quanto tempo che non ci vediamo! ", volevano sapere cosa
avessi fatto di bello durante l' inverno e raccontai loro dell'
esibizione fatta dieci giorni prima.
Mentre parlavamo e
scherzavamo, io ammiravo Vale con sguardi non indifferenti, pensavo e
ripensavo a come avrei potuto conquistarla, quale sarebbe stato il suo
punto debole, cosa avrei detto per incantarla, ma non mi veniva niente
in mente. Vale era una ragazza speciale, piena di sentimenti,
intelligente, sorprenderla con quattro parole sarebbe stato troppo
complicato, non si sarebbe lasciata affascinare facilmente.
Il fratello di Giuly,
Mario, notò il mio interesse per Vale e mi disse " si vede
che ti piace, è evidente " e io, neagando, dissi " ma cosa
stai dicendo, sono chiacchiere " e lui ironico " si, si certo , hai
ragione ". Anche un animale si sarebbe accorto del mio accanito
interesse.
Claudio e Manu non erano
ancora tornati insieme, ma era evidente che Manu era ancora innamorata
di lui e mio cugino provava ancora qualcosa per lei, ma nessuno di
loro, quella sera , si azzardava a fare qualche passo, a parlare un
pò, a rivelare i propri sentimenti, ma spevo che prima o poi
lo avrebbero fatto.
Manu continuava a
ripetere il nome del ragazzo con cui stette insieme durante l' inverno,
faceva vedere le foto alle sue amiche cercando di far ingelosire
Claudio, ma lui, fu totalmente impassibile alle sue provocazioni.
Mi sentivo bene tra di
loro, mi sentivo importante, l' amicizia tra di noi era affiatata, un
gruppo praticamente perfetto, ma il pensiero di non riuscire a rivelare
il mio interesse a Vale, mi faceva stare in ansia.
Finì la cena,
i miei presero l' auto e se ne andarono e io, con i miei zii e Claudio,
raggiunsi Torre canne, nella nostra villa.
Torre canne era
esattamente come l' avevo lasciata, calda, accogliente, fresca di sera
e cielo paradisiaco. Quella prima notte la passai senza chiudere
occhio, dovevo approfittare di quell' attimo di tranquillità
per trovare un modo di approcciarmi con Vale, così, pensavo
e ripensavo e solo alle quattro di notte, ebbi un possibile metodo che
l' avrebbe probabilmente colpita, la mia qualità
più importante, la mia arma segreta, il canto. Si, forse
sarebbe stato il modo migliore, magari avrei tirato fuori qualcosa di
mio, qualche canzone che scrissi l' inverno prima, magari qualcosa di
azzeccato, senza però accennare alla mia storia con Mary.
L' unica canzone che
però ritenevo un tantino emozionante, era " Guarda oltre " (
testo a capitolo 9 ) anche se il testo parlava completamente di Mary.
Speravo che Vale non avesse badato più di tanto al testo, ma
di più alla musicalità orecchiabile della canzone.
In quei primi giorni
cercavo di aprire il discorso delle mie canzoni, così magari
loro mi avrebbero chiesto se avessi fatto qualche altra canzone e io,
ne avrei approfittato per far ascoltare loro la canzone. Non ci misi
molto. Un giorno eravamo in spiaggia, chiesi a Vale se avesse ascoltato
la canzone che dedicai a Mary, " zero ", e mi rispose criticandomi
molto, infondo aveva ragione, faceva schifo, e sucessivamente mi chiese
se avessi scritto un' altra canzone.
Fui fortunato, mi chiese
esattamente quello che volevo, ma del resto in queste cose sono sempre
stato un asso, con un giro di parole e racconti, la portai a farmi la
domanda fatidica. Non persi tempo, a cappella cominciai a cantare. La
melodia era carina, il testo lo stesso, Vale restò ad
ascoltarmi compiaciuta, probabilmente rismase sorpresa, forse si
aspettava una canzone simile alla mia prima in assoluto, ma quella che
le stavo facendo sentire, aveva un ritmo diverso, dava più
di canzone, però, il testo era molto chiaro, non potevo
nasconderlo e, a una come Vale, queste cose non si possono nascondere,
e infatti subito dopo che finì di cantare, mi chiese " l'
hai dedicata a Mary questa canzone? ", in quel momento non so come, in
due nano secondi, mi venne un colpo di genio e le dissi " no, non
è dedicata a Mary " " e a chi allora? il testo sembra
parlare di lei e della vostra storia. Un' altra ragazza? " " si un'
altra ragazza " " la conosco? " " si, la conosci molto bene ". La
ragazza a cui mi riferivo, ovviamente, era lei ma volevo che lo
scoprisse, il problema però era cercare di cambiare il
significato delle parole della canzone, quasi come se fosse un
significato nascosto, metaforico e non letterale perchè
altrimenti, non avrebbe combaciato per niente con lei.
Così lei
continuò a chiedermi a chi fosse dedicata la canzone " Manu?
" " no " " Giuly? " assolutamente no " " Angela? " " neanche " " le ho
dette tutte, chi altro c' è? " e io le risposi " qualcun'
altra c' è, basta cercare bene ". Dopo quella conversazione,
Vale mi chiese di darle il testo della canzone per analizzarlo affondo
e cercare di capire chi fosse la ragazza misteriosa. Secondo me faceva
finta di non sapere che fosse lei, le aveva nominate tutte le ragazze,
mancava solamente lei, era chiaro.
Ci mise quasi tutto il
giorno per arrivarci, continuando a dirmi per messaggio che
letteralmente la canzone, sembrava proprio dedicata a Mary, aveva
ragione certo, ma io le ripetevo di vedere la canzone da un lato
più metaforico, giustamente, era incomprensibile sotto
questo punto di vista, ma vidi l' occasione di poter approcciare il
rapporto che cercavo, e la colsi al balzo.
La sera come al solito,
io e Claudio raggiungemmo il viale delle ragazze, Vale non aspettava
altro che parlare con me. Quando mi vide entrare nel residence, mi
bloccò la bicicletta e mi disse " è dedicata a
me? " e io le risposi con tono accattivante " si, hai indovinato
finalmente " " ma non ha senso, insomma come puoi sentire la mia
nostalgia, non siamo stati insieme, come posso mancarti più
della tua ex ragazza? ". Mi aspettavo quelle domande, fortunatamente il
testo era molto vago quindi ci avrei potuto benissimo giocarci,
così le dissi una piccola bugia a fin di bene, " la canzone
parla di una storia e dice esplicitamente di una storia che sogno e in
particolare, una storia con te. L' estate scorsa, eri sempre davanti
agli occhi, il profumo dei tuoi lunghi capelli è molto forte
da non poterlo ignorare, stavo con Mary certo ma guardavo te ". Forse
non era del tutto falso quello che gli stavo dicendo, la guardavo
spesso l' estate prima, lei mi piaceva già allora, ma non ci
feci molto caso.
Vale alle mie parole
cambiò espressione, da felice, divenne preoccupata, da
spensierata, divenne pensierosa e all' improvviso si
dimostrò fredda e distaccata. Le dissi anche chiaramente che
mi piaceva, e sarei stato molto felice se mi avesse dato la
possibilità di avere un rapporto. Vale, a quel punto, se ne
andò completamente nel pallone, non era la stessa di sempre
e io temevo di averla ferita con quelle parole, ma non potevo capire
neanche io con certezza cosa le passasse nella testa in quel momento.
Fu una serata strana
quella, Lei non rivolse la parola più a nessuno, se
andò nella sua villa a pensare e io, pensavo continuamente a
lei.
Da quella sera mi
tartassava di messaggi dicendomi spesso che secondo lei non sarebbe
stata una buona idea, che fosse stato solo uno sfizio, pensava che io
fossi ancora innamorato di Mary e altre cose che secondo lei, vietavano
il nostro rapporto. Io, però, avevo sempre la risposta per
tutto, mettevo sempre in discussione quello che lei diceva e,
così facendo, mettevo in discussione se stessa.
I giorni seguenti, Vale
era sempre pensierosa, nervosa, preoccupata quasi finiva per stare
male, tanto che una sera suo padre la portò al pronto
soccorso per vedere cosa avesse. Giuro che non ero a conoscenza del
motivo del suo star male, ma mi preoccupava, e pian piano lei mi stava
facendo capire che non era propiro decisa a darmi una
possibilità, ma sapevo che non era quello che realmente
voleva.
Manu e le altre sapevano
del mio flirt con Vale, lei parlava spesso con loro, e tutte erano a
conoscenza della sua decisione, ma non mi accennavano nulla,
continuavano a dire che sarebbe dovuta essere lei a dirmi tutto.
Passarono cinque fottuti
giorni di ansia piena, fù come stare sulle spine per tanto
tempo senza sapere se ne saresti mai sceso, poi, finalmente, mi rispose
ad un sms che mi fece capire tutto, io per primo le chiesi se avesse
maturato una decisione e lei, mi rispose che me l' avrebbe detto non
appena avessimo giocato a nascondino ( il nascondino era una scusa per
appartarsi e fare qualcosa di concreto, l' anno prima con Mary
fù il modo ideale per nascondersi da tutti e darci dentro ).
A quel messaggio il sangue mi salì in testa come uno tzunami
per la felicità e il mio sorriso arrivava alle tempie.
Quella sera non persi
assolutamente alcun secondo, con Claudio, prendemmo le biciclette e ci
avviammo. Il tragitto era infinitamente dritto, non vedevo l' ora di
arrivare, faceva molto caldo e avevo paura di arrivare fradicio di
sudore e, conseguentemente, puzzare.
Arrivammo nel viale, le
ragazze erano tutte dentro la villa di Manu ad aspettarci, guardai
subito Vale ma nessuno di noi due muoveva un dito. Ero nervoso, non ero
mai stato bravo a crearmi la situazione ideale. Stavamo passando la
serata come tutte le altre a chiacchierare e io non stavo concludendo
nulla, ero nel pallone totale.
Ogni tanto cercavo di
persuadere il gruppo a giocare a nascondino, ma i bambini quella sera
non c' erano a saremmo risultati degli scemi, mi stava andando tutto
male.
Fortunatamente poi Vale
mi chiamò e mi disse " Rob vieni con me ", la
seguì e ci allontammo dagli altri, e continuò "
ho pensato molto a questa cosa tra noi due, ci sono stata perfino male,
quasi non dormivo la notte, già è per questo che
sono stata così male ", io non potevo credere alle sue
parole, in quell' istante capì quanto fosse speciale quella
persona che mi stava di fronte. Continuò " ti voglio
chiedere ancora una cosa, non pensi che finirà come con
Mary? te ne andrai e tutto finirà? " e io le risposi " non
mi importa di quello che sarà, se avessimo paura delle
nostre scelte nella vita non faremmo niente, nessuno può
prevedere il futuro ma bisogna fare sempre le scelte che si ritengono
giuste, forse finirà, ma avremmo imparato molto allora, dopo
tutto, è questa la vita ". Non potè replicare
alle mie parole così mi disse semplicemente " allora ti dico
si, proviamoci ", rimasi immobile in quel momento, quasi come se non
avessi ancora ancora capito che ci sarebbe stata, al punto tale che lei
mi chiese " non sei contento? ", a quella frase mi avvicinai e la
baciai.
Forse sarà
stata solo una mia impressione, forse ero troppo felice, ma in quel
bacio c' era tutto, riuscì a capire che sarebbe stata la mia
ragazza ideale, che sarebbe stata lei la mia " Beatrice ", la ragazza
dei miei sogni, sarebbe stata lei il mio futuro e il motivo dei miei
successi, in quel piccolo istante, capì che se anche sarebbe
finita quella storia per vari motivi, tutto quello che averei fatto da
quel bacio in poi, sarebbe stato solo per raggiungerla, per stare con
lei, par farla felice. Le avrei dedicato le mie passioni, avrei messo
sotto il mondo per lei, ma quello di cui avevo paura, è che
non sarei stato abbastanza maturo per mantere la fiamma accesa.
Forse era quella la
sensazione di quando qualcuno trova la propria anima gemella e presto,
capì che non mi sbagliavo.
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Capitolo 12 *** Amore doloroso ***
( il
subconscio è la nostra parte più trasgressiva, la
nostra parte artista che è inizalmente è
sovrastata dalla nostra coscienza. Se tutti noi facessimo esplodere il
nostro subconscio impareremmo a vedere il mondo com' è
realmente, a capire meglio la gente, a comprendere perfettamente noi
stessi. )
Non
solo fui felice del fatto che Vale mi disse si, ma anche del fatto che
fossi riuscito a ragionare con la testa e non con il mio membro.
Perchè dico questo?
Quell'
estate venne in vacanza un' altra ragazza, Titty, Fiorentina, una
ragazza strana con una mentalità completamente differente
dalle altre. Prima che mi misi con Vale, un giorno, nel residence venne
Mary, io ebbi appena conosciuto Titty. Manu, che la trovava molto
simpatica, la mise al corrente della mia storia con Mary,
così, quando vide la mia ex, mi prese per mano e mi
baciò, facendo finta di essere la mia ragazza. Si accertava
che Mary la stesse guardando e al momento opportuno, mi abbracciava e
mi baciava dicendo sempre, " ti amo amore mio! Sei la mia vita ". Lei
mi faceva ridere, ma non era mia intenzione far ingelosire Mary, certo
se lo meritava, ma non mi interessava più di tanto, l' unica
soddisfazione era quello di baciare una ragazza carina come titty,
capelli biondi, occhi chiari, carnagione chiara, fisico invidiabile e
animo rockettaro, senza dovermi sforzare eccessivamente.
L'
unico problema è che non era solo Mary ad ingelosirsi. Con
quella finta facevo innervosire anche Vale che, ancora sul punto di
decidere cosa fare con me, prese quell' episodio come un prestesto per
rifiutarmi. Sarò sincero, stavo cominciando a perdere le
speranze con Vale, perchè molto spesso mi faceva capire che
non sarebbe stata propensa ad avere una relazione con me, quindi, io
non mi feci problemi a spassarmela con Titty.
La
sera stessa del giorno che conobbi la bionda fiorentina, Manu venne da
me e mi disse " Rob, lo sai che piaci a Titty ", io sospettavo di
questo, ma con lei sarebbe stata solo una toccata e fuga,
così le dissi " si l' avevo capito, ma lo sai che a me
interessa un' altra persona " e lei, con un mezzo sorriso mi disse "
allora vorrà dire che perderai l' occasione ".
Titty
mi attirava e parecchio, il fatto che fosse così facile, mi
intrigava ma mi sarei giocato la mia possibilità di avere
una relazione con Vale. Titty era parecchio appicicosa, mi stava sempre
addosso, voleva darmi i baci, prendermi le mani, mancava solo che
finissimo a letto, alla fine però, cominciò a
stancarmi, così molte volte mi allontanavo scocciato.
Sicuramente
avrei potuto finalizzare qualcosa di eccitante con lei, e non sarebbe
stato male, ma l' idea di perdere la mia unica possibilità
con Vale, mi faceva impazzire, ero molto confuso, gli ormoni mi non mi
facevano ragionare come si deve.
Poi
però ripensai ad una cosa. Prima di andare a Torre canne,
feci una piccola promessa a Easy, dicendogli che sarei riuscito a tutti
i costi a conquistare Vale e che avrei dedicato il successo a lui,
quindi non potevo assolutamente fallire.
Fortunatamente
quel momento di indecisione finì il giorno che
riuscì a convincere Vale a darmi una possibilità,
e a farle capire che ero seriamente pronto a renderla felice. Titty,
stranamente la prese bene quella storia, quasi si congratulò
con me per il successo senza rimpianto, probabilmente anche da parte
sua sarei stato solo una bella scopata. La sera del mio successo con
Vale, scrissi un sms a Easy dicendogli " missione compiuta, ti ho detto
che l' avrei conquistata e l' ho fatto, ti ringrazio per avermi
motivato a farlo ".
I
primi giorni insieme a Vale non furono proprio facili da vivere, ci
mettemmo un pò a rompere il ghiaccio e a dimenticare la
timidezza, ci baciavamo molto ma facevamo solo quello, lei mi faceva
eccitare solo a guardarla e volevo di più da lei.
Una
sera, ad una festa fatta nella villa della zia Maddalena, lei mi chiese
" ci sono parti del tuo corpo che toccandole ti ecciti? ", inizialmente
pensai di non averne, però colsi la palla al balzo e le
dissi " si, mi fanno impazzire i baci sul collo ", era una frottola, ma
forse sarebbe servito per darci dentro finalmente, " allora quando ci
appartiamo provo a farti eccitare " e io già eccitato, le
dissi " non vedo l' ora! ".
Claudio
e Manu si rimisero insieme, la cosa era premeditata, ma quell' anno
Claudio fù esplicito con me, mi disse che stava con lei solo
per divertirsi e forse, era proprio così, Claudio non era
mai affettuoso con lei e le dava retta solo per fare determinate cose,
ma a Manu, accecata dall' amore, non le interessava, le bastava stare
con lui.
Io,
Vale, Claudio e Manu, ci allontanammo dalla festa e ci appartammo. Ci
nascondemmo infondo al lungo viale, dove c' era una zona di vasta
campagna, era buio e li non ci avrebbe potuto vedere nessuno. C' era un
muretto di cemento che divideva l' asfalto della strada dalla campagna
e li, si sedette Vale, io mi avvicinai a lei prendendola dai fianchi e
ci baciammo. La situazione era davvero alettante, lei
cominciò a baciarmi il collo in modo molto sensuale, mi
faceva venire i brividi lungo la schiena, poi si fermava e mi chiedeva
" bè è successo qualcosa li giù? " "
non ancora ", a questa mia risposta ripartiva. Appena ci mettemmo
insieme fù categorica, non mi sarei dovuto spingere oltre la
pomiciata, non so se avrei resistito al dono che madre natura gli aveva
dato, così, mi dovetti inventare una strategìa.
Quella del collo, forse stava funzionando.
Dopo
un pò mi richiese, " cambiato qualcosa? " e io, risposi "
non ancora " " come mai? non avevi detto ce ti facevano impazzire i
baci sul collo? ", così mi inventai qualcosa per che l'
avrebbe convinta, forse, a sbloccarsi di più e le dissi " si
ma il problema e che io non faccio niente, come pretendi che mi ecciti
senza che tocco niente? ", lei fù un pò titubante
all' idea, però poi si decise e mi disse in modo troppo
dolce " ok, va bene, puoi toccare ". In quel momento nella mia testa
ridevo diabolicamente, come se avessi portato a termine un piano
diabolico.
Non
persi un attimo di tempo, la baciai toccandole il suo seno prosperoso,
era davvero bello, sarebbe stato un enorme peccato non provare certe
sensazioni, mi sembrò di essere tornato sul palco.
Il
suo odore era delizioso, difficile da dimenticare, il modo in cui
baciava era così dolce da esserne dipendente, e il suo
fisico così caldo da volerle stare sempre attacato. Non mi
sono mai sentito così, in poco tempo capì che lei
mi piaceva sul serio, che provavo delle emozioni nuove, che mi
interessava veramente.
Come
al solito, il troppo eccitamento, mi portò ad avere il
testosterone in eccesso, e non potendo finalizzare l' opera, mi piegai
dal dolore.
Vale
fù un pò preoccupata la prima volta che mi vide
in quello stato, quasi si sentiva responsabile delle mie sofferenze, e
probabilmente lo era.
Quella
ragazza era diversa da tutte le altre che conobbi anni prima, in poco
tempo mi fece andare fuori di testa, riusciva sempre a farmi essere
felice e tutte le ore di tutti giorni, erano buone per pensare solo a
lei. Ero davvero preso de lei e capì che anche lei provava
qualcosa di importante nei miei confronti.
Anche
Vale, come Mary, era una ragazza benestante, tanto che i miei zii, mi
consigliarono di tenermela stretta, ma a me, non interessava per niente
della sua famiglia, di suo padre, sua madre, a me importava solo lei,
sarebbe potuta essere la ragazza più sfigata di tutte, ma
quello che aveva dentro era qualcosa di speciale, qulcosa che era
ingrado di parlare al mio " IO " interiore, che risvegliava qualcosa in
me che probabilmente non sapevo neanche di avere.
Quell'
anno, trascurai parecchio mio cugino per via di Vale, stavo sempre con
lei, eravamo sempre nascosti da qualche parte a fare i piccioncini, non
ci staccavamo neanche un secondo, lei era anche pronta a fare sesso.
Vale era vergine e mi disse chiaramente che avrebbe voluto perdere la
sua verginità con me. Quando mi disse questo,
capì che io ero davvero molto importante per lei, un fuoco
si accese dentro di me e un senso di orgoglio mi invase la mente non
fancendomi ragionare più, mi sentivo un mentecatto.
Probabilmente
era amore quello che c' era tra noi due, forse ossessione, passione
estrema, un senso di isolamento da tutto e da tutti, solo io e lei nel
mondo dove uno non poteva fare a meno dell' altro. Stava diventando
quasi una malattia, un ritardo mentale e a volte dimenticavo la mia
vita, totalmente.
Spesso
però Vale mi chiedeva se quello che c' era tra me e Mary
fosse stato più bello o se provavo ancora qualcosa per lei,
se dentro mi era rimasto un segno della nostra storia, ma la mia
risposta era sempre la stessa, non mi importava niente di Mary e
sicuramente quello che provavo per Vale era una cosa che provavo per la
prima volta in assoluto, un' emozione inspiegabile.
In
quei giorni, il padre di Vale, non ci mise molto a capire che io e la
figlia ci davamo da fare e, con mia grande sorpresa, mi
trattò apparentemente bene anche se a volte, sembrava quasi
che volesse parlarmi per mettermi in guardia, e probabilmente non era
solo una mia impressione.
Sua
madre invece restava impassibile a quel nostro rapporto, mi salutava a
stento quasi come se non esistessi, non so ancora se chiedeva qualcosa
alla figlia riguardo me, ma di sicuro non gli risultai molto simpatico,
credo più che altro per i pregiudizi che si accesero in quel
residence ai danni della mia persona.
Perciò,
a causa di questo coportamente ambiguo da parte dei genitori, io e Vale
eravamo costretti a nasconderci per stare insieme, lei aveva molta
paura di essere scoperta ad amoreggiare con me, temeva che il padre non
l' avrebbe più fatta uscire di casa, ma io credevo che fosse
solo una sua fissa. Anche quando andavamo in spiaggia cercavamo sempre
un luogo riparato dove poter amoreggiare, non riuscivamo mai a stare
staccati l' uno dall' altro neanche per cinque minuti, ce l' avevo
sempre duro e quando questo succedeva nel mare, ero sempre l' ultimo ad
uscire dall' acqua, se ne può capire il motivo. Dio come mi
faceva impazzire, i suoi occhi, la sua voce, il suo sorriso, il suo
profumo, il suo bel fisico provocante, un mix perfetto di sostanze
stupefacenti capace di ridurti il cervello in cenere. Giuro che chiusi
le porte al mondo intero, non mi importava più di niente,
volevo solo stare con lei, e viceversa.
A
volte pensava persino al futuro con me, mi diceva spesso che sarei
dovuto riuscire a sfondare come cantante, così che la nostra
vita insieme sarebbe stata riempita dal benessere economico,
già, per lei era importante avere una buona situazione
economica, una ragazza come lei che ha vissuto nel benessere da quando
è nata, non riuscirebbe neanche ad immaginare una vita
normale come la mia. A quelle sue parole, io non sapevo se sarei stato
ingrado di soddisfarla, certo ero ottimista, ma davvero le sarebbero
bastati tanti soldi per vivere felici, davvero mi disse di sfondare
come cantante solo per avere una situazione economica adagiata, era
davvero lei quella persona, al momento non ci pensai molto alle sue
parole, l' amavo così tanto e feci l' errore di darle corda
a cose non belle come queste, certo era ancora molto giovane e viziata,
si potevano capire i suoi capricci, ma sicuramente, più
tardi se ne sarebbe resa conto che non saremmo stati felici solo avendo
tanti soldi.
Quello
che mi faceva stare in ansia ogni volta, è che io non sarei
stato alla sua altezza, che non sarei riuscito a darle di
più di quello che già avevo fatto, come avrebbe
fatto un ragazzo di strada come me, a rendere felice una ragazza nobile
come lei, io, che quando andavo a Torre canne, i genitori delle ragazze
mi facevano sentire come il contadino di un feudo che corteggia le
figlia del fudatario, gli sguardi critici che tutti appoggiavano
pesantemente su di me, non mi aiutavano ad essere ottimista e la mia
paura più grande, era che che Vale mi avrebbe lasciato
dicendomi che non sarei mai stato ingrado di avere una storia con una
ragazza come lei. Molte volte cadevo nel pallone pensando e ripensando
a dette cose.
D'
altro canto però, lei era pura, una ragazza acqua e sapone,
e io per questo, avevo una terribile paura che l' avrei rovinata come
Mary, che una volta essersi sbloccata con me, sarebbe stata meno
impacciata anche con i suoi altri corteggiatori, il pensiero mi
terrorizzava, così non le detti mai tutto me
stesso, non ci provai mai a portarla a letto, non volevo farle del
male, lo avrei fatto solo quando lei mi avrebbe dato la prova certa di
non essere come le altre ragazze del viale.
( Non
voglio chiudere i miei occhi
Non
mi voglio addormentare
Perchè
mi mancheresti Baby
e non
voglio perdermi niente
Perchè
persino quando ti sogno
Il
sono più bello non basterebbe
Mi
mancheresti ancora Baby
E non
voglio perdermi niente
Aerosmith
)
Le
giornate passarono velocemente, così tanto di dimenticarci
di viverle fino infondo, il fatidico mese era al termine e quella
fù la sola unica sensazione che provai anche con Mary, con
un briciolo di disperazione in più.
Vale
era spaventata all' idea di rimanere sola e spesso mi abbracciava
così forte come se non volesse mai lasciarmi andare. Io
cercavo sempre di rassicurarla dicendole che sarei andato a trovarla
ogni volta che lei lo desiderava, che le avrei lasciato qualsiasi cosa
di me purchè non si sentisse sola, che l' avrei chiamata
ogni giorno per dirle cose che la tirassero su. Come potevo mantenere
certe promesse, avevo solo sedici anni.
Vale
mi chiese di scriverle una canzone perchè in quel modo si
sarebbe data forza e io, non persi tempo.
Una
notte mentre ero sul mio letto, con la base di una musica che
già composi precedentemente, scrissi la canzone. Era
interamente dedicata a lei, a quanto l' amassi a quanto ancora potevo
amarla, cercai di farle capire le mie paure nella canzone
perchè non sarei riuscito a dirgliele di persona, ma non fui
tanto bravo a scrivere oppure lei fù accecata dall' amore,
ma il vero senso della canzone non credo lo comprese a pieno.
Mio
cugino mi ripeteva spesso che avevo perso la testa, io negavo sempre ma
aveva ragione, avevo completamente perso la testa, non riuscivo
più pensare a niente meno che a Vale, era diventata il
centro del mio mondo.
Senza
preavviso, arrivò l' ultimo giorno del mese. Ero in spiaggia
quando dovetti dare gli ultimi saluti dolorosi a Vale, le dissi "
ricordati, non me ne vado per sempre, tornerò e staremo
ancora insieme, nessuno potrà dividerci " e lei "
promettimelo! " " te lo prometto, te lo prometterò sempre,
non ti lascerò mai " e lei con aria triste disse sotto voce
" ti amo, per sempre " e io ripetetti " per sempre ".
Non
so dire cosa provavo in quel momento, il caldo e il battere forte del
sole erano come carezze in confronto a quello che avevo dentro, sentivo
che una parte di me si stava allontanando con lei, quando la vidi
allontanarsi, mi sentì all' improvviso vuoto come se non
potetti fare più niente, incapace di reagire e di pensare,
per la testa mi passavano solo domande del tipo; chi sono davvero io,
cosa farò ora che lei non sarà più con
me, con cosa riempirò il mio vuoto, quale sarà il
mio scopo. Mi sentivo tremendamente disorientato su quella spiaggia, mi
sembrava di stare in un deserto e odiavo qualsiasi voce sentissi.
Arrivai
dove stava mio cugino con Manu e le altre, mi guardarono e notarono il
mio sguardo evidentemente perso nel vuoto e mi abbracciarono, peggio di
così non poteva andare, mancavano solo le condoglianze.
Il
pomeriggio di quel giorno mio zio mi disse " bè adesso ci
aiuti con il trasloco ", era il minimo che potessi fare per
ringraziargli di avermi ospitato tutto il mese, e poi poteva essere un
modo per distrarmi da quell' orribile sensazione di vuoto che provavo.
Fù
abbastanza pesante il trasloco e quando finimmo, fui stanco morto,
ringraziai di cuore i miei adorati zii per avermi ospitato e dopo me ne
tornai a casa, triste e sconsolato.
Pensai
che non mi sarei mai più dovuto innamorare dopo quella
storia, anche perchè trovare qualcuna migliore di Vale,
sarebbe stato parecchio difficile, ma non volevo cadere di nuovo nella
morsa intricata dell' amore, è una cosa che fa male al
cuore, al cervello, allo stomaco, è una malattia incurabile
di cui potresti rimanerci secco, giurai a me stesso che a poco a poco
avrei mollato la corda con Vale perchè l' amavo troppo,
avremmo sofferto troppo sia io che lei, ma non l' avrei lasciata,
sarebbe stato un macigno per lei se l' avessi fatto, così
decisi che sarei stato freddo e distaccato finchè non mi
avrebbe sopportato più e non avesse capito anche lei che
finirla sarebbe stata la cosa migliore. Per la seconda volta, ragionai
con il cervello.
( L'
amore è un contratto con il diavolo ).
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Capitolo 13 *** La musica ***
Alcune
settimane dopo il mese passato a Torre canne, per alcuni eventi
fortuiti riuscì a vedere Vale ancora molte volte, ogni volta
che lei era davanti ai miei occhi, non riuscivo a starle lontano, non
riuscivo mai a fare il freddo quando stavo con lei, il suo viso
così dolce ogni volta, mi faceva sciogliere come neve al
sole e tutti i progressi che facevo durate il tempo che stavamo
lontani, li buttavo nel cesso.
Manu,
che stava con Vale per la maggiorparte del tempo, mi contattava spesso
dicendomi che Vale non stava bene, era sempre chiusa in casa, sempre
triste e si deprimeva a causa mia. La cosa non mi aiutava, ma dovevo
riuscire a pensare che dovevo agire per il suo bene, solo per il suo
bene.
Molte
volte mi chiamava Vale stessa, per dirmi di persona che non stava bene,
che per lei vedere Manu e mio cugino stare sempre insieme, la faceva
sentire ancora più sola e abbandonata. Molte volte io non
sapevo cosa dirle e ripetevo spesso che doveva essere forte, che doveva
pensare in maniera ottimista e cose così. Cos' altro avrei
potuto fare. Nonostante le mie parole però, lei si
intestardiva sul fatto che non ci sarebbe mai riuscita, che le avrebbe
fatto ancora più male. Tutte le sue parole, le sue chiamate,
i suoi messaggi cominciavano davvero a risultarmi pesanti, io spesso
cercavo di essere felice, di non pensare al fatto che anche lei mi
mancasse da morire, ma lei era così ossessionante, era molto
pressante e non avrei resistito ancora allungo.
Mi
chiedevo spesso se stessi facendo la scelta giusta.
Però
a volte, avevo l' impressione che il mio comportamento stesse dando dei
frutti. Spesso Vale mi implorava chiedendomi di andare li da lei, avrei
potuto farlo senza problemi, ma trovavo sempre mille scuse per non
andarci, e lei, ogni volta, risultava sempre più seccata
della situazione.
A
malincuore ogni giorno, speravo che quel martirio per me finisse
presto, speravo che sarei riuscito fino alla fine a rimanere coerente,
speravo ogni notte che prima o poi Vale si sarebbe rassegnata.
Uno
di quei difficili giorni mi vedevo spesso con Easy per provare
qualcosa, e lui mi chiedeva spesso come andassero le cose con Vale. Io
non gli ho mai detto che avrei voluto finirla, non volevo che egli
pensasse che fossi uno sciocco, che la mia fosse stata solo una cotta
estiva però gli accennai che le cose non andavano tanto bene
a causa della distanza, infondo era un motivo reale. Easy fù
titubante alla mia spiegazione, mi ripeteva spesso che non sarebbe
durata ancora molto con quella condizione, eravamo giovani e non
saremmo mai riusciti a mantenere un rapporto a distanza, certo, aveva
ragione, come avrei mai potuto pretendere di mantenere una storia con
una ragazza lontana anni luce. Le parole di Easy mi convinsero e mi
motivarono ancora di più, dovevo assolutamente continuare a
fare come stavo facendo
Arrivò
Settembre e Vale, Manu, Claudio e le altre ragazze del viale, finiti i
mesi di villeggiatura, tornarono nelle rispettive case. Decidemmo di
uscire in centro un giorno e quel giorno, fù molto
importante.
Quando
rividi Vale, ella non era la stessa persona, quasi non
sembrò felice di rivedermi, probabilmente riuscì
nel mio intento e ne volevo avere la certezza. Ci salutammo a stento
quella sera e lei mi guardava sempre come se mi volesse dire qualcosa,
così molte volte, le chiedevo " c' è qualcosa che
non va? ", faceva finta di non sentirmi. Durante la serata fui molto
distaccato, finchè non mi stancai le andai vicino
guardandola negli occhi e le chiesi nuovamente " Vale, c' è
qualcosa che non va? " " vieni con me ", disse lei , io la
seguì. Ci allontanammo dagli altri per parlare in privato e
mi disse " senti, io non so se ce la faccio a continuare " " spiegati
meglio " le dissi io e lei rispose " sono stanca di stare male, poi
siamo troppo lontani, non ci vediamo mai, non avrebbe senso continuare
". Sarò sincero, non provai neanche un pò di
felicità in quel momento, anzi, stetti per mettermi a
piangere, riuscì a trattenermi per miracolo.
Io
però non volevo farle sapere che mi ero comportato
così di proposito, temevo una sua reazione negativa,
così mi comportai normalmente e le dissi " ti posso capire,
mi dispiace molto però, ti credevo una persona diversa, ma
sei come tutte le altre ", non lo pensavo sul serio, ma fù
l' unica cosa che mi venne in mente di dirle in quel momento. Mi venne
un mal di stomaco pazzesco per la tristezza, lei ci teneva davvero a me
ed era evidentemente dispiaciuta di aver preso quella decisione e il
suo dispiacere, era il mio malessere. Non ci dicemmo altro, io mi girai
per andarmene, lei mi prese la mano per fermarmi, mi
abbracciò e mi baciò, forse per l' ultima volta.
Con quel gesto, una parte di me, che più tardi
capì quale, rimase con lei senza più tornare
indietro, e quel senso di vuoto e di disorientamento, tornò
a farmi visita. In quel momento, capì che amavo Vale in un
modo inimmaginabile, quasi mi pentì di aver fatto tutto quel
casino, sarei benissimo tornato indietro, ma il valore delle cose, lo
capisci sempre troppo tardi, è così.
Cominciò
il nuovo anno scolastico. Non ebbi la minima intenzione di deprimermi
per la rottura con Vale, non dedicai nessun mio progetto musicale per
lei, cercai di non pensare neanche un istante alla nostra storia, era
difficile certo, ma fortunatamente c' era chi fù disposto ad
aiutarmi.
Io e
Lory, dimenticata la scappatella, diventammo ottimi amici e spesso le
parlavo di Vale. Lory era l' unica persona che riusciva a farmela quasi
odiare, forse sarebbe stata l' unica maniera per dimenticarla del
tutto, mi ripeteva spesso che mi ha fatto del male, che mi ha fatto
rincretinire, che mi ha privato della capacità di ragionare
e altre cose poco carine. Poco a poco, mi convinsi delle sue parole
anche se infondo sapevo che non erano vere, forse. Lory spesso si
offriva di consolarmi in maniera ererotica, ma stranamente, non provavo
nessun tipo di attrazione verso di lei, e non ero per niente
interessato a rimorchiare altre ragazze, era come se ne avessi la
nausea, non avevo alcuna intenzione di innamorarmi o forse, innamorato,
lo ero ancora. Probabilmente fù proprio per questo che
rifiutai Lory e il pensiero di uscire con altre, ebbi paura di scoprire
che il mio cuore, appartenesse ancora a Vale. Psicologicamente ero
davvero confuso.
Avevo
bisogno di un amico vero che mi aiutasse a rimettere le idee a posto,
anche non direttamente, ma la presenza di un vero amico, sarebbe stata
sufficiente.
Sicuramente,
Easy sarebbe stata la persona giusta, ormai io e lui entrammo in
confidenza, parlavamo spesso e non ci nascondevamo quasi niente.
In
quei giorni, mi chiamò mio cugino, Jaiky e mi disse " ciao
Rob, senti domani potete venire tu e Easy al locale, mio padre ci vuole
parlare " " certo non c' è nessun problema ". Fui molto
felice alla chiamata di Jaiky, come uno stupido quasi mi dimenticai di
avere una band e che avrei potuto distrarmi con la musica. Avvisai Easy
della notizia, lui fù ancora più impaziente di
tornare a suonare, voleva tornare sul palco e provare le stesse
emozioni del saggio di batteria.
L'
indomani raggiungemmo il locale di mio zio Paolo.
Fummo
tutti felici di vederci, ci salutammo tutti con affetto, l' estate di
quell' anno non passammo proprio tanto tempo insieme, quindi revederci,
fù una bella sensazione. Mio zio dissa " ben ritrovati
ragazzi, vi ho convocato oggi qui per proporvi un porgetto interessante
", io pendevo dalle labbra di mio zio, lui aveva la bravura di fare un'
introduzione interssante al suo discorso, in cui attirava l' attenzione
di tutti, a volte era meglio del fatto stesso. Mio zio
continuò " questo Dicembre c' è la
possibilità di fare un concerto tutto nostro allo stesso
locale dove abbiamo fatto il saggio ". A quella sua notizia impazzimmo
letteralmente, l' euforia di Easy fù devastante, il mio
sorriso arrivò alle tempie, Duff fece i suoi strani versi di
felicità, a volte molto bizzarri, Jaiky sembrò un
tantino spaventato all' idea. l' unico che sembrò essere
impassibile alla notizia, fù Paky. Fin da subito con Paky
non c' era la complicità musicale che avevo con gli altri,
sicuramente lui era quello meno bravo nel gruppo ma mio zio gli dava
fiducia o forse, gli conveniva dargli fiducia. Mio zio lavorava in
questura in quel periodo e la madre di Paky era sua collega,
sicuramente questo fù un motivo in più per dare
qualche possibilità al ragazzo. Nonostante tutto
però, con Paky feci il mio esordio da cantante quindi gli
volevo cmq bene, le convinzioni che mio zio aveva su di lui mi
motivarono, perciò, aspettai prima di giudicarlo male, forse
un giorno sarebbe cambiato.
Dopo
che mio zio ci dette la favolosa notiza, ci presentò altre
possibili canzoni che avremmo potuto fare quel giorno, eravamo davvero
alle prime armi, quindi, una scaletta di otto canzoni, sarebbe stata
più che sufficiente. Oltre " Stand By Me " e " Speedy
Gonzales ", ci propose " Be Bop a Lula " di Gene Vincent, classico
blues anni 50 - 60, e " Unchain My Heart " di Joe Cocker. Erano pezzi
storici, io li conoscevo molto poco quasi per niente, so che sarebbe
stata un' esperienza totalmente nuova per me, buttarmi in un genere che
ignoravo completamente, non sarebbe stato così semplice.
Easy,
rockettaro di natura, mi diceva spesso che avrebbe voluto fare qualcosa
di più giovanile, ma il fatto che mio zio fosse una persona
d' esperienza, che sicuramente avrebbe scelto in maniera mirata per la
serata determinati pezzi, lo convinse e decise di imparare le canzoni.
Musicalmente non erano difficilissime, quindi per qualcuno come Easy o
Duff, non ci sarebbero stati problemi.
Alcuni
giorni dopo quell' incontro, cominciai ad imparare le canzoni proposte.
" Be Bop a Lula " non mi sembrò molto difficile, anche
perchè avrei dovuto solo cantarla, mentre " Unchain My Heart
" quando la sentì, pensai che non ci sarei mai riuscito a
fare determinate cose con il piano. Suonare e cantare lo sapevo
già fare, o meglio accompagnarmi con gli accordi, ma suonare
una linea di note durante la canzone cantando anche, cavolo se mi
risultò difficile.
Ci
servivano altre canzoni però, solo quattro non sarebbero
bastate, così, girando tra le mie conoscenze musicali e
valutando i possibili pezzi abbordabili per la nostra band, raggiunsi
la conclusione che la canzone capostipite di quella serata, sarebbe
stata " Come Together " dei Beatles. Di quella canzone io conoscevo la
versione di Michael Jackson, molto più forte rispetto all'
originale, certo compresi subito che non sarebbe stata una passeggiata
quella canzone, tecnicamente era completa, aveva un riff, una linea di
basso, power chords, assolo, non farla sarebbe stato un insulto.
Fù provando a cantare " Come together " che capì
che vocalmente avevo moltissima strada da fare ancora, la mia
estensione era perecchio limitata e farla nella tonalità di
MJJ sarebbe stato impossibile, così tentai la versione
originale, e andò decisamente meglio.
Mi
esercitai moltissimo in quei giorni e " Unchain My Heart " veniva
sempre meglio, presto però, capì che mancava
qualcosa di importante in quella canzone, il coro.
Già,
delle coriste che mi davano manforte non sarebbe stata una cattiva
idea, avrebbero riempito di più alcuni pezzi, avrebbero dato
un' immagine piacevole sul palco.
Dopo
tante esercitazioni, non vedevo l' ora di testare il mio duro lavoro
alle prove con gli altri, vedere quanto di buono potevo dare alla band,
rendere soddisfatto mio zio per il lavoro che avevo fatto in una
settimana.
Il
giorno delle prove, Easy decise di portare un suo amico chitarrista con
il quale suonava spesso, mi disse che gli voleva far vedere il lavoro
che faceva una band. Alle sue parole mi sentiì quasi una
persona d' esperienza.
Ci
vedemmo sotto casa di Easy prima di andare alle prove e li, mi
presentò il suo amico " Rob, lui è Gilby, Gilby,
Rob ". Era particolare quel ragazzo, aveva i capelli lunghi neri,
portava una t -shirt bianca con una giacca di pelle, jeans blu e
parecchi bracciali, era bassino, il suo viso mi risultò
già molto simpatico. Easy e Gilby sembravano conoscersi da
tempo, lungo il tragitto per raggiungere il locale delle prove, non
facevano che parlare di chitarre, termini tecnici e ostrogoti per le
mie orecchie però, la loro passione era invidiabile.
Arivammo
a destinazione, Gilby si presentò a tutti e si mise comodo
in un angolo per ascoltare le prove. Ci sistemammo e cominciammo a
suonare. A quanto pare non fui l' unico ad esercitarmi duramente
durante la settimana, tutti sembravano molto preparati, i pezzi ci
riuscivano con una facilità incredibile e la soddisfazione
fù evidente sugli occhi di mio zio. Gilby sembrò
essere molto compiaciuto e quasi fremeva per suonare anche lui.
Mio
zio, essendo un tipo coinvolgente, lo invitò a prendere una
chitarra e a suonare. Gilby si sentì subito a suo agio e
suonava con noi come se lo facesse da sempre, sembrava bravo e il suo
entusiasmo convinse tutti, dava l' impressione di essere una persona
che aveva molto da esprimere, sentì all' istante che con lui
c' era affinità, così, gli diedi una
possibilità e gli dissi " sei assunto Gilby, puoi cominciare
a far parte di questa band ". Furono tutti entusiasti all' idea, l'
unico che sembrò un pò preoccupato, fù
Paky. Probabilmente il suo timore era quello di perdere il posto di
chitarrista ritmico, e per quello che Gilby mi trasmise alle prove,
Paky fece bene a preoccuparsi, sotto i lunghi capelli, si nascondeva un
ragazzo con delle qualità enormi. Probabilmente, era l'
elemento che mancava.
Al
termine delle prove dissi a mio zio " ho trovato il pezzo forte della
serata " " cioè? " mi chiese lui, e io risposi " Come
Together " " caspita, non è un pezzo semplice " " si ma
è favoloso, abbiamo tempo ancora, vedrai che riusciremo a
farlo ". La mia determinazione convinse mio zio, " Come Together " ci
sarebbe stata nella scaletta e sarebbe stato il nostro cavallo di
battaglia. Quel giorno gli accennai anche delle coriste e lui, sembrava
aver già pensato a questo particolare dicendomi che si era
già attivato, speravo comunque in un colpo di
qualità, sia scenicamente che vocalmente.
Gilby
era praticamente il chitarrista ritmico di Easy, si intendevano alla
perfezione, la loro complicità e affinità erano
perfette, si aiutavano a vicenda e avevano praticamene gli stessi gusti
in fatto di musica, avevano entrambi la fissa per i capelli e l' amore
per i " Guns N Roses ", avevano una forza tale da convincere
mio zio a fare un pezzo particolare, " knocking on heavens door " nella
versione proprio dei " Guns N Roses ". Per me era vocalmente
impossibile reinterpretarla come Axl Rose così dovetti farla
a modo mio. Già dalle prime volte che la provammo,
fù evidente che Easy nel suonarla, si trovava a suo agio,
era il suo genere, il suo mondo, e come interpretava quella canzone,
era emozionante. La scaletta cominciava ad essere sempre più
consitente.
Il
concerto era sempre più vicino e più provavamo,
più eravamo convinti che avremmo fatto una porca figura.
Un
pomeriggio andammo a fare le prove, quella volta però, ci
fù una novità. Quando io, Easy e Gilby, arrivammo
nel locale, la porta era aperta e all' interno c' era già
mio zio con due ragazze. Una era molto robusta parecchio brutta,
occhiali da vista, carnagione molto chiara e una pelle talmente grassa
che sembrava sudasse sempre, l' altra ragazza invece era decisamente
meglio, bassina, bruna, fisico normale, occhi verdi e sorriso
piacevole. Mio zio ci fece entrare e ci disse " ragazzi loro sono Fede
e Lucy ", Fede era quella brutta, Lucy l' altra. Mio zio
continuò " sono venute qui perchè probabilmente
ci presteranno la loro voce per il coro ". Io e gli altri sospettammo
già prima che loro fossero li per quel motivo, ma Fede era
talmente impresentabile che l' idea spaventò tutti.
Mio
zio diede un microfono a Fede e le disse di cantare delle parti che
probabilmente avrebbe fatto la sera del concerto. Io, Easy e Gilby in
quel momento avevamo la stessa espressione, speravamo tutti e tre che
Fede almeno, sapesse cantare. Mio zio, le fece provare " tintarella di
luna " che si collegava bene a " speedy gonzales ", l' idea del
collegamento era buona, ma Fede sarebbe stata capace di cantare?
Mio
zio con la tastiera fece il solito giro di accordi per introdurre il
brano, Fede cominciò a cantare il primo verso, " tintarella
di luna, tintarella color latte... ".
Un
disastro tremendo, un disastro da attentato terroristico, un disastro
per le mie povere orecchie, non che avesse una voce particolarmente
potente, quasi sussurrava sul microfono, ma quei piccoli spicchi di
voce che ogni tanto uscivano fuori, erano delle pugnalate dolorose. Se
Fede quel giorno si trovò in quella situazione,
fù perchè mio zio era amico della madre, stessa
identica storia di Paky.
Fosse
stato per me, Easy e Gilby, Fede sarebbe stata scartata senza neanche
che incominciasse a cantare ma mio zio, si ostinò a darle
coraggio e fiducia, così quell' errore della natura,
entrò a far parte della band.
Lucy
non volette cantare, era parecchio timida e continuava a ripetere che
era li solo per far compagnia a Fede, peccato perchè almeno
lei, sarebbe stata accettabile dal punto di vista scenico. Pazienza,
avremmo dovuto dare mezzo palco solo a Fede per le sue ingombranti
forme.
Comunque,
non sarebbe stata lei a toglierci l' entusiasmo di fare il nostro primo
concerto, io per primo non stavo più nella pelle, cominciavo
a tirare i giorni uno ad uno sperando di risalire presto sul palco.
Involontariamente, Easy e Gilby in quei mesi di prove, riuscirono a
farmi dimenticare della mia rottura con Vale e a farmi guardare avanti,
la musica curò la mia confusione. Quello che all' inizio
ritenevo solo un gioco, alla fine si trasformò in qualcosa
di più serio, in qualcosa per cui valeva la pena crederci,
in qualcosa per cui mettere in gioco la propria vita. Se tutto questo,
fosse stato un motivo per cui essere felici, allora al diavolo tutto il
resto, infondo, cos' è la vita senza la felicità
o cosa saremmo se non provassimo a cercarcela la nostra
felicità, perchè è questo, che spinge
noi comuni mortali a fare qualcosa, la ricerca della
felicità. Ognuno di noi, deve provare di tutto
finchè non trova quella cosa che lo rende felice, anche a
costo di mettere la propria vita in gioco. Non importa quante persone
potresti deludere, a quante persone potresti fare dei torti o quante
persone potresti perdere, alla fine, i frutti del duro lavoro, ci
saranno, sempre. Ormai Easy era diventato un fratello per me, Gilby lo
conoscevo da poco ma entrammo subito in confidenza, ero sicuro che
più in la, seremmo diventati migliori amici. Con loro, l'
idea di band era molto più presente che con gli altri, l'
affinità che avevamo noi tre, superava ogni ostacolo
portandoci a diventare la colonna portante della band, tutti gli altri,
traevano forza, coraggio e qualcuno purtroppo, era anche invidioso.
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Capitolo 14 *** La vita del musicista ***
( La vita
senza la musica sarebbe un errore.
F.
Nietzshche )
Ormai
l' esibizione tanto attesa era sempre più vicina, l' euforia
di quei giorni era indescrivibile, io e Easy non facevamo che parlare
di musica e di come ci saremmo comportati sul palco. Easy era molto
fissato sul suo comportamento sul palco, sul modo di vestire e sulla
sua pettinatura, voleva che lo spazio intorno ad egli sul palco fosse
praticamente sotto il suo comando. Era il più bravo all'
interno del gruppo e certi ragionamenti, a mio giudizio, poteva
permetterseli, anche se molte volte, dovette contrastarsi con le idee
di mio zio. Easy era molto giovane in quel periodo e contro una persona
di una certa età, non si permetteva di mettere in
discussione un suo giudizio o una sua idea, quindi molte volte, metteva
da parte i suoi desideri, anche quelli più profondi e si
atteneva alle regole di mio zio, certo non sarebbe durato molto sotto
il controllo di un altro.
Gilby,
l' ultimo chitarrista arrivato, all' inizio si sentì come in
esame davanti a tutti ma presto, si integrò perfettamente
nel gruppo, l' unica persona che era evidendemente infelice dell'
arrivo di Gilby, nonostante la sua perfetta integrazione, era Paky.
Paky sapeva di essere il componente meno dotato all' interno del gruppo
e qualunque chitarrista avrebbe potuto rimpiazzarlo, quindi si sentva
spesso in discussione. A parte questi piccoli problemi, si andava
avanti, si contnuava a provare, a suonare e si attendeva sempre con
più euforia di arrivare al giorno dell' esibizione.
Fede
era praticamente un disastro, non era per niente una cantante, le
mancava tutto, aveva un timbro orribile, una tecnica del tutto assente,
un' estensione limitatissima, per non parlare della scarsissima
presenza scenica. Se il giorno dell' esibizione, avessimo fatto una
porca figura, sicuramente il pelo nell' uovo sarebbe stato Fede.
La
scaletta era completa, certo le canzoni erano davvero poche
così mio zio, per riempire un pò la serata, si
inventò una sorta di storia musicale. Avremmo dovuto
introdurre ogni canzone con una lettura di un testo dove spiegava la
nascita della canzone, un' idea azzardata a mio giudizio ma a quanto
pare, era l' unica soluzione, altrimenti la serata sarebbe durata solo
mezz' ora.
Un
giorno nel locale delle prove, al termine delle stesse, ero seduto alla
tastiera di mio zio e mi misi a strimpellare una canzone troppo famosa
per non essere riconosciuta, " Heal The World " di MJJ. Feci un grosso
errore a strimpellarla. Mio zio la sentì, la riconobbe e
decise di inserirla nella serata. Io non credevo alle mie orecchie, non
mancava molto all' esibizione e non ce l' avremmo mai fatta a
completare una canzone come quella, sarebbe stato letteralmente
impossibile.
Io
ripetevo a mio zio " è inutile, gli accordi sono moltissimi,
l' arrangiamento è complicato, la melodia vocale
è difficile e anche se riuscissimo ad arrangiarla a modo
nostro verrebbe comunque uno schifo ", tutto inutile, quando mio zio si
metteva qualcosa in testa, non c' era niente in grado di smuoverla. Gli
altri erano abbastanza preoccupati di quella situazione e facevano
bene, conoscevo la canzone e sapevo con certezza che alcuni come Paky o
Duff non l' avrebbero imparata tutta come si deve, non erano abituati a
ricordarsi gli accordi a memoria e questa era una grande mancanza.
Spesso alle prove succedeva che mentre suonavamo una canzone, doveva
esserci mio zio a chiamare gli accordi, altrimenti qualcuno si sarebbe
perso. Una cosa al quanto fastidiosa da vedere, mio zio non poteva di
certo mettersi dietro di noi sul palco a gridare gli accordi, oppure
davanti a noi, che razza di figura ci avremmo fatto.
In
seguito, oltre questi dubbi che mi riempivano la testa, c' era anche il
tasto dolente, Fede, non ci sarebbe mai riuscita a sostenere un pezzo
come " Heal The World ". Per mio zio sarebbe dovuto essere il pezzo di
chiusura, ma io lo vedevo come il pezzo che avrebbe chiuso la nostra
carriera musicale, ero davvero impaurito.
Una
delle cose positive di quel periodo era che, oltre essere una rock
band, eravamo anche amici, una comitiva, con altre persone che ci
giravano intorno. Uscivamo spesso insieme e facevamo le solite cazzate.
Gilby in quel periodo si avvicinò molto a Lucy, l' amica
timida di Fede, tanto che si misero insieme quasi inaspettatamente.
C'
era anche un' altra ragazza che usciva con noi, la cugina di Fede,
Maria, una persona vuota, anche non paricolarmente di bell' aspetto,
sorrideva di rado ed era molto irritante stare alla sua presenza.
Tuttavia
però mi sentivo bene, uscire con la propria band era diverso
di quando si usciva con i soliti amici, Lo stato d' animo era
completamente differente, migliore naturalmente.
I
nostri discorsi coinvolgevano tutti, quindi nessuno si sentiva escluso,
certo c' era chi si affezzionava di più a qualcun' altro,
era normale, ma finchè nessuno aveva dei grossi problemi con
qualcun' altro, come di solito succede in un gruppo, potevamo stare
tranquilli.
Per
le strade della città succedeva spesso che ci mettevamo a
cantare in modo armonico, giusto per vedere se saremmo riusciti a fare
determinate cose il giorno del concerto. Le persone ci guardavano in
modo sorpreso quando cantavamo, ma a me non importava niente, l' idea
di far parte di un gruppo, mi faceva sentire diverso dalla massa di
ragazzi che vivevano la propria vita in modo del tutto vuoto e privo di
emozioni.
Più
passava il tempo e più l' amicizia tra me, Easy e Gilby
cresceva, entrammo in confedenza tanto che Gilby ci confessò
il suo forte intersse per lucy. Un giorno eravamo in un autobus per
uscire, Gilby cominciò a parlare di Lucy " ragazzi mi piace
davvero Lucy, credo di amarla . Lucy e Gilby stavano insieme da sole
due settimane circa ma Gilby, sembrava sul essere uscito fuori di
senno. Gli dissi " Gilby sono felice che tu ti sia innamorato, ma sei
davvero sicuro di esserlo? " e lui rispose " certo che lo sono, lei
è quella giusta, probabilmente ci sposeremo ". A quelle
parole io e Easy ci guardammo in faccia e sucessivamente scoppiammo
dalle risate, Gilby però era serio e non capì a
fondo il motivo delle nostre risate. " parli sul serio? Insomma stai
davvero pensando a sole due settimane che state insieme, di poterla
sposare? " e Gilby mi rispose " e perchè no, se ci amiamo e
durerà, non vedo perchè non dovremmo sposarci ".
Easy, sorpreso dal comportamento di Gilby, gli disse " a questo punto
spero che tra voi non finirà, altrimenti ci rimarrai davvero
male " e Gilby rispose " tranquillo non finirà, ne sono
certo ".
Il
giorno dopo si lasciarono per motivi che ancora oggi mi sono ignoti, ma
la cosa positiva, è che Gilby ci mise poco a dimenticarsi di
lei, tra l' altro, Gilby non era proprio conosciuto per essere un tipo
da relazioni serie e comunque, aveva solo 15 anni.
La
vita, quando si ha un impegno così importante come una band,
diventa particolare, concigliare gli impegni scolastici con la musica
diventa complicato, perchè la musica ti invade la testa e
diventa come una sostanza stupefacente che ti da piacere, quindi
è impossibile farne a meno, ma ti porta a trascurare la
scuola in maniera concreta. Quindi, dal momento che entrai a far parte
della band, il mio rendimento scolastico calò parecchio, ma
rimase fortunatamente comunque sufficiente. Gli altri ragazzi del
gruppo, dovevano affrontare il loro primo anno di scuola superiore,
perciò quell' anno per loro fù ancora
più particolare. Easy era molto bravo a scuola, voti sempre
molto alti, a differenza di Gilby, che agli inizi di quell' anno,
già si muoveva sull' astrico. Duff, a causa del suo poco
intelletto, risultava essere l' alunno da bocciare a prescindere, gli
altri invece erano più o meno tutti sulla norma.
E
dopo tante prove, uscite con amici e storielle d' amore finite,
arrivò Dicembre, il nostro esordio era ormai ad un passo. L'
evento fu organizzato per il meglio, ci furono tanti invitati, per la
gran maggioranza parenti e amici, ma all' inizio si sa che è
sempre così. I nostri amici, i miei genitori e quelli degli
altri membri del gruppo, non stavano più nella pelle, anche
loro erano curiosi di ascoltarci, le aspettative erano grandi dato che
al saggio mostrammo di essere all' altezza, noi eravamo pronti ormai,
anche se avevo ancora parecchi dubbi sulla riuscita di " Heal the world
". Per suonare quella canzone, decidemmo di mettere dei fogli sul palco
con gli accordi scritti, almeno ci saremmo facilitati un pò
la cosa. Mio zio Paolo cercava già di trovare una
sistemazione adeguata sul palco per riuscire a dare una bella immagine,
la difficoltà stava indubbiamente nel trovare dove collocare
Fede, in modo che non coprisse troppo gli altri membri del gruppo, gli
spazi erano limitati quindi, ci saremmo dovuti adeguare. Mio fratello,
Carlo, ci avrebbe aiutato con l' impianto di amplificazione, non
avevamo un grande impianto quindi, ci saremmo arrangiati con quello che
avevamo.
Al
mio sedicesimo compleanno, ebbi in regalo dai miei una cosa che
desidervo da moltissimo tempo, un tastiera tutta per me. La tastiera
che ricevetti era davvero un capolavoro dell' elettronica, uno
strumento incredibile con milioni di funzionalità, sarebbe
stato complicato saperla usarla in tutte le sue parti in maniera
ottimale, ma una volta averla compresa per bene, sarebbe sicuramente
diventata un oggetto di cui non si sarebbe potuto farne a meno. Persi
quasi tutto quell' anno per capirla, ma alla fine, almeno le funzioni
più importanti, imparai ad usarle splendidamente. Il
concerto di Dicembre, sarebbe stato anche l' esordio della mia tastiera.
Più
si avvicinava la data prevista, più la tensione saliva e di
certo mio zio, non facilitava le nostre condizioni dandoci a volte
alcune notizie forti, come quella che la scuola di musica di Jaiky, una
delle migliori nella mia città, avrebbe sponsorizzato il
nostro evento. A carico avevamo una bella responsabilità,
questo però, mi accresceva maggiormente la tensione.
Quella
sensazione di paura, nasceva soprattutto dal fatto che alle prove, mi
ero accorto che non eravamo proprio pronti al 100%, " Heal the world "
non usciva bene, Fede era un disastro in quasi tutte le canzoni, ma a
quei tempi ero ingenuo, così lasciai fare al caso, errore
gravissimo.
Poi
c' era anche il clima che non era di certo dalla mia parte. In quel
periodo era facile prendersi un raffreddore e perdere la voce, alcuni
membri della band, infatti, furono colpiti dall' influenza, ma io non
potevo permettere che accadesse, non potevo assolutamente arrivare
senza voce al concerto, non avrei potuto cantare e avrei mandato all'
aria tutto. Avevo troppo ansia di svegliarmi il giorno dell' evento, e
accorgermi di essere raffreddato e senza un filo di voce, avevo
talmente tanta paura di questo, che la notte facevo gli incubi. Mi
chiedevo, è così che si sente un cantante ogni
volta prima di fare un concerto? Non è proprio una bella
sensazione. Posso dire a questo punto, che la voce è lo
strumento più delicato e va trattato con molta cura e
attenzione.
Easy
spesso mi accennava il suo abbigliamento per l' esibizione, lui era
molto attento a queste cose, la sua immagine dovava essere perfetta,
anche se l' idea di indossare la cravatta per richiamare il nostro
simbolo, gli era molto di peso, non si piaceva con la cravatta,
ripeteva spesso che sarebbe sembrato un damerino. Mi faceva sorridere
quando parlava così, ma quando gli dicevo che avere un
sibolo nell' abbigliamento ci avrebbe distinto, lui si convinceva e
prendeva l' idea della cravatta più in simpatia.
Easy
e Gilby uscivano spesso insieme per attrezzarsi al meglio per la buona
riuscita dell' esibizione. Compravano corde su corde, molti cavi e
infiniti plettri, con loro si imparava parecchio. Piano piano, riuscii
ad apprendere le componenti tecniche di una chitarra elettrica,
riuscivo a capire meglio cosa intendeva Easy quando cercava un tipo di
suono perfetto per una canzone. Già, all' inizio pensavo che
quando perdeva del tempo a cercare degli effetti sulla sua pedaliera,
era solo per questioni tecniche, ma mi sbagliavo, lui cercava l'
effetto che poteva trasmettere più emozione, che poteva
rendere di più. E' davvero molto sottile la differenza tra
tecnica ed emozione, una non può fare a meno dell' altra, e
se si sanno usare entrambe, allora dalle proprie mani si può
produrre una vera e propria magia.
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