Perchè ho scelto il rock

di Roblol
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Torre canne ***
Capitolo 2: *** La cena ***
Capitolo 3: *** Mary ***
Capitolo 4: *** Il canto ***
Capitolo 5: *** Cuore infranto ***
Capitolo 6: *** Il ritorno del figliol prodigo ***
Capitolo 7: *** Iniziazione ***
Capitolo 8: *** Lussuria ***
Capitolo 9: *** E se fosse lei? ***
Capitolo 10: *** The Tie Band ***
Capitolo 11: *** Anima gemella ***
Capitolo 12: *** Amore doloroso ***
Capitolo 13: *** La musica ***
Capitolo 14: *** La vita del musicista ***



Capitolo 1
*** Torre canne ***


Mi chiamo Roberto per gli amici Rob, attualmente ho 19 anni e sono un cantante in una rock band, i Memes. Non avrei mai pensato tre anni fa di essere il cantante di un gruppo rock perchè anche io, come moltissima gente nella città in cui vivo, avevo pregiudizi sul genere musicale in questione. Quando si parla di rock, la gente pensa all' estremo, alla pazzia, follia, fino ad arrivare addirittura ad accostarlo ad un genere per l' adorazione del diavolo. La gente non capisce. Il rock è per chi ha dentro ha forti emozioni, chi ha qualcosa da dire in modo forte e deciso, chi ha bisogno di tirare fuori dolori indescrivibili facendoli diventare una vera arte, una vera canzone, una musica seria. Bè io ho trovato la mia pace nel rock e vi racconterò come ho fatto, mettendo a nudo aspetti imbarazzanti della mia vita ma del resto, per una giusta causa.
Estate 2009, come ogni anno, quando arriva il mese di Luglio, i miei cugini Claudio e Beppe invitano me e mio fratello Carlo a passare qualche giorno nella loro villa a Torre canne. Torre canne, un posto da sogno, un posto dove essere felici, spensierati, tranquilli, a volte anche troppo. Quell' anno però, ci andai solo io e in quella prima settimana stetti solo con Claudio e i suoi genitori, i miei zii, che considero i miei secondi genitori, Enzo e Annamaria.
La villa dove stavamo all' esterno, era molto accogliente con un grande spazio per giocare a pallone magari, con la solita doccia all' aperto e un muro di siepi che veniva usato come porta da calcio. All' interno era piccola ma carina; l' ingresso era praticamente il soggiorno, c' erano due camere da letto, un bagno molto angusto e una piccolissima cucina la cui ha partecipato a molte "battaglie". Mio zio Enzo è un tipo pieno di vita a cui piace mangiare cibo di ottima qualità, non si accontenta mai di un semplice panino del McDonald o di un fast food, no, lui per il suo palato vuole sempre il meglio, perciò nella villa il cibo non mancava mai.
Mia zia Annamaria, che io chiamo semplicemente zia Anna, è una cuoca pazzesca, persino i piatti che non mi piacciono lei li fa diventare deliziosi. Ama cucinare e ama soddisfare la gente con la sua cucina, soprattutto mio zio, insomma, una coppia perfetta.
Purtoppo il residence dove era situata la villa non era molto divertente e di giovani della nostra età ce n' erano ben pochi, perciò in quella prima settimana eravamo sempre e solo io e mio cugino. Non c' era molto da fare e il divertimento si riduceva a poco come giocare ai videogames, fare qualche tuffo a mare e giocare un pò a pallone. Fare solo queste cose non è il massimo del divertimento. Così, un pò annoiato, speravo di tornare presto a casa mia, a Torre a mare, dove avevo tutti i miei amici.
Arrivò l' ultima sera della settimana, il giorno dopo sarei dovuto tornare a casa ma prima dovevo superare un' ostacolo molto duro per il carattere che avevo allora. Una cena in compagnia di amici di parenti dei miei zii. Ero totalmente sicuro che sarei stato nell' imbarazzo totale tutta la sera e io odio essere in imbarazzo ma non avevo scelta, mi feci coraggio e andai alla cena con il pensiero che il giorno dopo sarei tornato a casa.
Quando arrivai nel residence dove si doveva tenere la cena, respirai già all' entrata un' aria diversa da quella del nostro residence. Vedevo bambini sulle biciclette che giocavano felici, gente che comunicava da una villa all' altra come buoni vicini ma anche qui di coetanei, neanche l' ombra. Il fatto che tutti si conoscevano ed erano gentili tra loro poteva essere una buona cosa, ma per me la vedevo ancora più dura. C' era da aspettarsi di partecipare ad una cena con miglioni di sconosciuti. Probabilmente non avrei neanche avuto il tempo per farmi gli affari miei, perchè dovevo essere troppo impegnato per dare l' immagine del ragazzo educato. Le mie aspettative furono premiate. La villa dove si cenava era stracolma di gente che rideva con il cibo in bocca, che gridava in dialetti incomprensibili e che si preparava per una gara a chi mangiasse di più. Mi sembrava di stare nell' inferno Dantesco nel girone dei golosi, tuttavia sembravano tutti molto simpatici. Temevo per la mia incolumità quella sera quando all' improvviso, una visione quasi angelica cambiò la mia prospettiva.

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Capitolo 2
*** La cena ***


In quel momento non ci credevo molto ma presto mi accorsi che era reale. Una ragazza, ma non una qualunque, era una ragazza bellissima. Aveva due occhi che luccicavano come se piangesse, un visino così dolce che avrei potuto guardarlo per tutto il giorno, capelli castani, un profumo quasi afrodisiaco per l' uomo e un sorriso che non ti togli difficilmente dalla testa, ma soprattutto era una coetania.
Quando arrivò il momento di sederci al tavolo, io ebbi la fortuna di trovare il posto proprio accanto a lei ma mia zia inspiegabilmente disse rivolgendosi a mio cugino " Claudio mettiti tu vicino a Manu perchè Rob non la conosce " . Avrei potuto avere una crisi epilettica in quel momento, pensai che non avrei mai avuto modo di rivolgerle la parola, ero spaventato.
Si chiamava Manu, un nome più dolce e carino non poteva averlo, era adatto a lei. Vicino a lei quasi come fosse la sua sorella siamese, per quanto le stava attaccata, c' era una sua amica particolarmente bruttina. Si chiamava Giuly e apparentemente sembrava la classica secchiona depressa con occhiali molto vistosi, un naso abbastanza lungo, apparecchio fisso per denti che metteva ancora di più in mostra il suo sorriso un pò da cavallo a causa della gengiva troppo visibile.
Mio cugino sembrava conoscerle bene, così tanto da permettersi di fare battute a doppio senso rivolgendosi al cibo in tavola, la salsiccia. Sparava frasi del tipo " eh Manu ti piace la salsiccia! " oppure " e Giuly hai visto com' è lunga e succosa?? " o anche " volete la mia salsiccia?? ". Claudio stava riuscendo a mettermi a mio agio con la sua ironia così, cominciai anche io a parlare facendo domande per conoscere meglio le ragazze ma soprattutto, per conoscere meglio Manu, di Giuly me ne fregava poco.
Noi avevamo un tavolo a parte dagli adulti e questo ci consenstiva di parlare abbastanza liberamente. Noi ragazzi finimmo di mangiare, ci alzammo e uscimmo dalla villa per andare sul viale dove c' era meno caos. Con le due ero entrato già in confidenza anche grazie alla mia simpatia scoperta solo quella sera da me stesso, perchè prima di quel giorno, difficilmente riuscivo a far ridere delle ragazze con delle battute di merda a cui, neanche a un bambino di sei anni sarebbero piaciute, ma mi stava andando alla grande.
Sul viale Manu mi disse " ti devo far conoscere la nostra amica, Mary ", non ero molto felice di quella notizia perchè mi toccava di entrare in confidenza anche con lei e quindi, dovevo lavorare ancora.
Arrivò Mary e a primo impatto mi sembrava Paris Hilton da giovane e bruna. Era una bella ragazza ma io preferivo di granlunga Manu. " Mary lui è Rob " e lei in modo quasi signorile " piacere, Mary " e io replicai " piacere, Rob ". Mi accorsi subito che Mary era una ragazza di mondo, grazie alla sua enorme capacità di socializzare e infatti allo stesso modo riuscì ad entrare in confidenza anche con lei. Nel viale cupo, illuminato in parte giusto da qualche lampione, Manu propose " giochiamo a obbligo, giudizio o verità? ", ovviamente la cosa mi allettava molto, così prima che qualcuno potesse dare una risposta negativa mi affrettai a dire " certo, vediamo chi ha le palle ". Cominciammo a giocare, il giro iniziò dalle ragazze e tutte non azzardavano mai all' obbligo ma solo alla verità. Il giro arrivò a Claudio e scelse anch' egli verità. La domanda gliela fece Giuly e gli chiese " ti piace Manu? " e Claudio in maniera ironica " si me la farei volentieri ", ma era evidente che gli piaceva davvero. Il giro arrivò anche a me e scelsi giudizio così, Giuly mi chiese " Dai un giudizio da 1 a 10 a Mary ", Io ero ossessionato da Manu così, li per li, risposi " sette ". Probabilmente non lo pensavo sul serio.
La serata continuò mentre io continuai ad intrattenere con le mie cazzate le ragazze, mi sentivo una persona famosa. Le attenzioni che le tre ragazze mi davano erano come una droga e non riuscivo a fermarmi.
Quella sera c' era anche il fratello di Giuly, Mario, un tipo bizzarro ma molto simpatico, un ragazzo con una pancia così grossa che sembrava facesse fatica a camminare.
Arrivammo quasi alla fine della serata, e avvicinai Claudio dicendogli in maniera euforica " ma queste ragazze da dove sono uscite? Perchè non me le hai presentate prima? " e lui non sapendo che dire, mi accennò giusto con dispiacere " non sapevo ti sarebbero piaciute " e io " vabbè ti perdono, ma probabilmente resto qui un altra settimana ". Ora l' idea che il giorno dopo sarei dovuto tornare a casa, quasi mi spaventava.
La serata finì e noi tornammo nella nostra realtà, nel nostro residence dimenticato da Dio, nella nostra bella villa ma così triste in quel momento. Io quella notte, non riuscivo a smettere di pensare a lei, Manu, avevo impressi nella testa i suoi occhi così belli, il suo sorriso così pieno di vita e nel naso impresso il suo profumo così intenso.
Il mattino seguente stavo per preparare la mia roba quando si affacciò nella camere mio zio e disse " che fai rimani un altra settimana? ". Mio zio ha il potere di leggere nel pensiero, fa sempre le domande giuste al momento giusto e io con gioia trattenuta risposi " si, certo " e lui " allora lascia qui le robe, non vale la pena che te le riporti a casa ". In reltà seremmo dovuti rientrare tutti in città perchè mio cugino Beppe doveva festeggiare il suo 18 anni e dopo la festa saremmo dovuti tornare a Torre canne.
Arrivai a casa mia a Torre a Mare, e rivedere dinuovo la mia stanza, il mio letto, il mio armadio era di una tristezza devastante. Non c' era momento che non pensassi alla serata passata il giorno prima e così cominciai a tirare le ore perchè non vedevo l' ora di tornare li.
Arrivò la festa dei 18 anni di mio cugino consumata in una sala di ricevimento un tantino abbattuta. Lo staff della sala non era granchè e il cibo lasciava un pò a desiderare. L' unica cosa che compensava tutto era il posto molto accogliente. La zia di Claudio e Beppe, zia Maddalena, mi avvicinò subito quella sera dicendomi " Hai fatto colpo sulle ragazzine del mio viale " io ero allibito e chiesi " in che senso? " e lei " sono rimaste interessate a te, e mi hanno chiesto se saresti tornato ", io non sapevo se essere felice o sorpreso, e probabilmente ero sia una cosa che l' altra. Io le chiesi " ma come mai sai queste cose? " e lei con aria soddisfatta " io sono la zia grande li, loro mi dicono tutto ", non sapevo bene se questa sarebbe stata una bella cosa. Mia madre era sorpresa anche perchè non ho mai parlato con lei della mia vita privata, quindi per lei, queste erano novità e probabilmente anche per me. Non avevo mai fatto colpo su tre ragazze in una sola volta, ero orgoglioso di me stesso.
Mia madre era titubande sul fatto che io sarei dovuto tornare li, ma come al solito suo fratello, mio zio Enzo, riuscì a convincerla . Per me si prospettava un avventura interessante.
Mia madre, i miei zii e la zia Maddalena mi guardavano come per chiedersi come facesse un ragazzo di 15 anni come me, ad essere così popolare in una sola serata.
Ovviamente oltre le ragazze anche i rispettivi genitori seppero di me, e su questa cosa, io ero molto nervoso. Pensavo che magari qualche padre mi avrebbe tirato per orecchie quando sarei tornato li.
Il giorno seguente ero impaziente che arrivasse la sera perchè sarei dovuto andare a Torre canne ma nel pomeriggio di quel giorno, mi venne la febbre. Ero nervoso e sudavo freddo, ma non per la febbre, ma perchè avevo paura che non sarei potuto andare con i miei cugini nella villa. Il pensiero di rimanere a casa era straziante, così, mi ombottì di farmaci, anche quelli che con la febbre non centravano niente, e mi misi a riposare.
Al mio risveglio miracolosamente stavo bene, mi alzai barcollante dal divano ma l' euforia mi aiutava a stere in piedi, mi dicevo tra me e me che non dovevo mollare.
Alla fine, la sera, riuscì a partire con i miei zii e raggiungere Torre canne. Ce l' avevo fatta e mi sentivo benissimo, sentivo già il profumo di Manu ancora prima di arrivare nel paese, quasi mi lacrimavano gli occhi per la gioia. La mia estate era iniziata.

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Capitolo 3
*** Mary ***


( Caro zio, la vita qui ora è molto difficile, la nostra situazione famigliare peggiora di giorno in giorno. Da quando te ne sei andato tutto è andato a rotoli e le cose sono cambiate drasticamente. certo cerchiamo di andare avanti con quello che ci resta, ma è dura, molto dura. Guardo mio fratello e spero di vederlo sempre felice, è così piccolo ma certe cose le nota anche lui, fortunatamente però non gli da peso. Ho giurato di portare avanti il mio obbiettivo e nonostante le cose siano difficili anche per me, tengo duro e vado avanti. Se dovessi mollare anche io come ho già fatto con la scuola, potrei deludere molte persone che credono sul serio in me e deluderei ancora una volta mia madre che per me e i miei fratelli, si fa in quattro. Ti scriverò ancora in futuro. Con affetto il tuo Cafù. )

Mi svegliai presto quella mattina, l' adrenalina era alle stelle e restare a dormire era una missione impossibile. Le mattine d' estate a Torre canne sono fantastiche, il cielo non è sporcato neanche da un cirro e il sole sembra abbracciare la terra.
Da quel giorno c' era anche mio cugino Beppe diventato maggiorenne da poco, quindi l' aria, era molto più divertente dato che avevamo più compagnia. Io e i miei cugini ci preparammo per andare al mare, il vento quel giorno era praticamente pari a zero quindi, il mare sarebbe stato una tavola. La spiaggia era fantastica, sabbia pulita, mare cristallino e profumato e faceva talmente caldo che rimanere fuori dall' acqua sarebbe significato morire.
Stavo per farmi il bagno quando notai che nell' acqua c' erano già le tre ragazze, Manu, Giuly e Mary. Come un ragazzo stupido per l' euforia di aver visto le ragazze entrai nel mare correndo e, arrivato dove stavano loro, feci una capriola. Sfortunatamente, il livello dell' acqua era basso quindi, mi feci abbastanza male al fondo schiena.
Tutte mi riconobbero dopo e mi salutarono con aria sorpresa e felice, era evidente che la mia presenza era parecchio gradita. Con loro e i miei cugini cominciammo a giocare a pallavolo. Beppe sapeva dell' interessa delle ragazze nei miei confronti e ogni tanto, sparava frecciatine del tipo " eh Mary ho saputo che l' altra sera ci stavi provando con mio cugino ". A dirla tutta la sera prima Claudio mi confessò che gli piaceva Manu, la cosa era evidente, io quindi per rispetto a mio cugino, lasciai perdere Manu con grande dispiacere e cercai di pensare a Mary che era un pò la seconda scelta. Probabilmente a Manu piaceva Caludio perchè la sera della cena, quando giocammo a obbligo, giuizio o verità, Giuly chiese a Claudio se gli piacesse Manu. Era evidente che fosse tutto programmato.
Quel giorno arrivò la nipote di Zia Maddalena, Angela, io già la conoscevo quando era un pò più piccola ma lei non conosceva me, almeno non di persona. Era amiche delle altre ragazze e anche lei come tutti gli altri, aveva sentito parlare di me come fossi una leggenda quindi, anche lei era ansiosa di conoscermi. Angela fisicamente sembrava una bambina; era molto magra, un viso infantile e molto spesso sebrava che non sapesse parlare ma probabilmente, era quella che sapeva sempre tutto e più tardi capì che era proprio così.
Dopo pranzo quello stesso giorno io e Claudio non perdemmo tempo, ci preparammo, prendemmo le biciclette e raggiungemmo il viale dove c' erano le ragazze. Passammo un bel pomeriggio tutti insieme, si scherzava, si giocava e soprattutto si dicevano frasi che lasciavano intendere cose piccanti, alludendo al fatto che Manu e Claudio si piacevano.
Le ragazze volevano sapere sempre di più su di me, così mi facevano domande sulla mia vita, sulla mia scuola, i miei amici e le mie passioni. Loro restavano affascinate ad ascoltarmi anche perchè nei miei racconti, ci mettevo sempre la cornice. In quel periodo non facevo una vita particolarmente interessante, ma non capisco perchè, le ragazze la trovavano particolare.
Mentre si giocava io cercavo in tutti modi di crearmi la situazione ideale per provarci con Mary, ma senza successo. Lei sembrava interessata a me, eppure era una ragazza con una famiglia benestante, cosa mai ci avrà trovato di interessante nella mia vita?
La sera stessa capì che il suo intersse era concreto. Cenammo nella villa di zia Maddalena e di suo marito zio Filippo, un tipo troppo simpatico. Mio zio Enzo e zio Filippo a volte sembravano fratelli. Avevano la stessa stazza molto robusta, gli stessi gusti in fatto di cibo e tutti e due avevano una passione per il gioco del burraco.
Mangiare da loro era sempre un piacere, non si restava mai a bocca asciutta o con lo stomaco vuoto, si finiva di mangiare sempre con il sorriso.
Quella cena fu particolarmente interessante perchè Angela mi avvicinò e mi disse " Rob hai presente Mary? " e io " si certo, Perchè? " lei rispose " Bè mi ha confessato di volerti conoscere meglio " e io soddisfatto le dissi " conoscermi meglio è un pò riduttivo " e lei " no no, fidati, ha detto che vuole semplicemente conoscerti meglio " e io cercando di tirarle le parole di bocca dissi " su avanti Angela, è chiaro che Mary è interessata a me, altrimenti non mi avresti neanche detto questa cosa. Facciamo così, me la vedo io con lei, va bene? " e lei rispose " come vuoi, ma non tirare troppo la corda ". Era chiaro che Mary avesse detto così ad Angela perchè sapeva che poi me l' avrebbe riferito ma, essendo troppo orgogliosa, non voleva fare credere che fosse lei quella a fare il primo passo, quindi si era accertata che Angela avesse chiaro il discorso che voleva solo conoscermi meglio.
Finimmo di cenare e tornammo con le altre. Angela si avvicinò subito a Mary, sicuramente per riferirle ciò che avevo detto io e Mary, assicurandosi che la stessi ascoltando, disse ad angela " Ma cosa vai dicendo alla gente? ". Capì che era tutta una messa in scena la sua così, decisi di stare al gioco e quella sera molte volte ci scambiavamo sguardi decisi, piccanti, lussoriosi e dicevo frasi del tipo " mi piacerebbe avere un flirt con una fasanese ", Mary era di Fasano.
Volevo avere il suo numero per riuscire a parlarle in privato e ci riuscì con una scusa dicendo a tutti " bè siamo un gruppo sarà meglio scambiarci i numeri di cellulare per essere sempre in contatto ". Ci cascarono tutti e io ebbi il numero di Mary.
I giorni seguenti io Mary messaggiavamo moltissimo, lei in questo modo si apriva di più, era meno timida e tutti e due, per messaggio, ci dichiarammo. L' unico problema è che lei dal vivo era troppo timida e non faceva mai quello che diceva per messaggio, ad esempio; se lei scriveva che oggi mi avrebbe baciato, in  quel giorno neanche mi salutava, se diceva che ci saremmo appartati per darci dentro, lei stava lontano da me. Io tentavo disperatamente di tirarla ma lei era veramente timida e quasi finiva per arrabbiarsi.
Non andavano tanto meglio Manu e Claudio che si dichiararono prima di noi ma anche loro, non quagliavano niente per lo stesso motivo.
Dopo cinque giorni di prendi e molla, si fece coraggio e ci dichiarammo dal vivo. Fu davvero imbarazzante perchè li per li dopo non sapevamo cosa dirci, e lei era ancora molto timida e non ci provava neanche a darmi un semplice bacio a stampo.
quando stavo con lei ero in imbarazzo ma comunque felice, sapevo che presto ci saremmo sbloccati e ci saremmo lasciati andare ma per questo, dovetti aspettare perecchio.
Le domeniche era consuetudine che in villa venivano a pranzare i nostri nonni, ma la domenica di metà mese fu la più importante.
Mia nonna mi disse che mia madre mi rivoleva a casa ma Claudio, prima che io potessi dire qualcosa, disse che mi voleva per una altra settimana. In quel momento volevo pomiciarmi mio cugino. Mia nonna non potè replicare.
La sera metre stavamo con le ragazze, mi chiamò mia madre al telefono e mi disse " Rob perchè non sei tornato a casa sta sera? " e io " Claudio mi ha invitato a stare un altra settimana " e lei arrabbiata disse " no, tu saresti dovuto tornare a casa sta sera con i nonni " io le chiesi " Perchè? " e lei rispose " perchè si e basta, la settimana prossima torni a casa ". Ero molto triste così uscì dalla villa dove stavamo e me ne andai nel viale per non far vedere agli altri che stavo male.
Dopo un pò vidi Mary uscire e venire verso di me chiedendomi " cosa è successo? " e io " mia madre mi rivuole a casa, ma io non voglio tornare, non posso lasciarti ora che ti ho con me, e poi qui sto bene ". Lei rimase in silenzio, mi abbracciò e mi baciò. Ero al settimo cielo e questo bastò per darmi forza e cercare di convincere mia madre che dovevo rimanere li. Probabilmente tra me e Mary stava nascendo qualcosa di serio e personalmente, mi piaceva molto.
Quella sera servì per far rompere il ghiaccio tra me e lei e più stavamo insieme, più ci davamo dentro.
Arrivammo ad essere sempre appicicati, ogni giorno ci baciavamo come due indiavolati e una sera in particolare, ci appartammo per osare di più. Quei giorni ero praticamente sempre eccitato e anche Claudio, che poco tempo dopo, riuscì ad accaparrarsi Manu. Ogni sera i ci ritiravamo a casa piegati dal dolore perchè, ci davamo alla pazza gioia senza però concludere, e questo fa molto male alla salute.
Nel viale ormai tutti, compresi i genitori, erano a conoscenza di questi piccoli amori che avevamo e la cosa comincò ad essere divertente dal mio punto di vista, ma Claudio era evidentemente imbarazzato, tanto da arrabbiarsi con i suoi quando scherzavano del suo rapporto con Manu.
Mary aveva un fratello più grande che al dire il vero, era un mezzo teppistello. Io ero più piccolo di lui e molte volte avevo paura che scoprisse di me e lei e conseguentemente mi caricasse. A quanto pare però se ne fregava della sorella e nella loro villa non c' era mai.
Un giorno Mary aveva la villa libera e mi fece entrare. Eravamo soli, completamente soli, e cominciammo a darci dentro. Lei si tolse la maglia e mi chiese slacciarle il reggiseno. Avevo un bellissimo seno e il solo pensiero mi faceva impazzire. Sul più bello però Manu da fuori gridò " Mary tuo fratello!! ". Sentì il suo motore che si avvicinava sempre di più. Mary si rimise la maglia in un lampo, e quando uscimmo lui era appena arrivato. Fortunatamente stava ancora fuori dal cancello, perciò non ci vide uscire soli.
Avevo il cuore a mille e non riuscivo a credere di averla scampata. Dopo quell' esperienza capì di amare sul serio Mary e lei, provava la stessa cosa per me.

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Capitolo 4
*** Il canto ***


In quel periodo ero totalmente un fan sfegatato di Tiziano Ferro, le sue canzoni le sapevo a memoria e l' album che pubblicò in quel periodo, divenne il mio secondo preferito, il primo è thriller di Micheal Jackson. Alle ragazze e a Mary non avevo mai parlato del fetto che fossi un pianista anche perchè non suonavo molto in quel periodo e quindi, mi sfuggì completamente il particolare.
Alcuni giorni dopo quella meravigliosa Domenica, nel residence arrivò un altra ragazza, un altra loro amica, Vale. La conobbi mentre eravamo in spiaggia, intenti come sempre a fare arte tra coppiette amorose. Lei aveva i capelli coastano scuro molto lunghi, un seno molto prorompente e degli occhi favolosi quasi a mandorla. Giuro che in quel momento pensai solo che sarebbe stato bello farci del sesso perchè lei, era veramente sexy. Una ragazza come Vale non ti capita di vederla tutti i giorni, magra, quarta di seno, e glutei sodi.
Quando la vidi arrivare quasi mi scordai di stare con Mary ma, fortunatamente, mi resi conto che era una tipo molto lunatico e poi avevo mary. Lasciai perdere.
Quella fantastica settimana finì e arrivò come ogni anno il compleanno di mio zio Enzo. Era abitudine che lo festeggiasse nella sua villa e invitò anche i miei genitori. Mio fratello Carlo, diventato Dj da qualche tempo, portò la sua strumentazione per animare un pò la festa.
Mia madre quando mi vide disse " divertito? Pronto per tornare a casa? " e ovviamente io non sapevo cosa rispondere ma la mia faccia diceva tutto perciò, mia madre a quella mia espressione, arrossì la faccia ancora di piu' del normale per la rabbia, però, riconobbe che c' era altra gente e mi lasciò perdere.
Montata la stumentazione e accesa la musica iniziò la festa. C' erano tutti nello spiazzale della nostra villa, le ragazze, i genitori, gli zii di Claudio, i miei nonni e altri amici dei miei zii.
Io volevo cercare di impressionnare Mary ancora di più quella sera, e mi venne in mente di dedicarle una canzone. Scelsi " indietro " di Tiziano Ferro.
Forse qualcuno si sarebbe aspettato che avessi detto che avrei dedicato quella canzone a Mary, ma ero abbastanza timido per fare una cosa così e poi era presente sua madre.
Cominciai a cantare. Molti furono sorpresi nel vedere che me la cavassi e infatti non andò tanto male, certo non ero Tiziano Ferro, ma ero comunque piacevole da ascoltare. Mentre cantavo vedevo Mary che mi guardava come se non avesse mai vissuto un momento del genere e probabilmente era proprio così. Farla così felice mi faceva stare veramente bene ma nella testa cominciava a dar fastidio il pensiero che dopo qualche giorno, sarebbe finito tutto, e tutti a casa propria. Non so se avremmo avuto modo di vederci ancora.
Finito di cantare anche le altre ragazze oltre Mary, mi fecero i complimenti e non solo loro. Genitori, parenti e nonni erano tutti contenti della mia performance, mi sentivo un Dio tra loro.
Sapevo di cavarmela a cantare ma non so perchè, anche questo perticolare mi sfuggì. Bè non importava, ormai avevo messo a nudo probabilmente la mia qualità più importante, e avevo sicuramente colpito Mary nel centro del suo cuore, e non solo il suo.
Finì la festa e come premeditato, mia madre mi invitò a prendere le mie cose e a tornare a casa. Era chiaro che non era quello che volevo. Come al solito mio zio, che ha il potere di leggere nel pensiero, disse a mia madre di non preoccuparsi e che sarei potuto rimanere li fino alla fine del mese. I miei zii li erano in affitto e pagavano solo per il mese di luglio. Volevo molto bene a mio zio come fosse mio padre. Mia madre, alle parole di mio zio, rimase in silenzio e non replicò. La festa finì e i miei se ne andarono. Ancora una volta ero riuscito a scamparla per un soffio. Ora ero tranquillo perchè sapevo che sarei rimasto li fino alla fine del mese, e non avrei avuto altre rotture da mia madre.
Il giorno dopo la gente si congratulava ancora con me della performance del giorno prima. Io e Claudio raggiungemmo il viale delle ragazze come al solito con le nostre biciclette un pò arruginite. Il residence era come al solito, la gente sempre simpatica come al solito, e i bambini giocavano tutti come al solito ma qualcosa era cambiato. Mary in quel giorni era fredda, distaccata e mi baciava a stento. Capì subito che qualcosa non andava e così ne parlammo. " Mary c' è qualcosa che non va? " e lei " tra poco te ne vai e questo meraviglioso sogno finisce " e io " lo so ma perchè ci devi pensare proprio ora? " e lei disse " non faccio che pensare ad altro da giorni " e io " non passerò i miei ultimi giorni qui ad essere triste, quindi per favore pensiamo al prensente ". Aveva ragione, tutto sarebbe finito presto e l' idea, spaventava anche me. " non so se potrò andare avanti così " disse lei e io irritato dissi " si che ce la farai, ce la faremo insieme per sempre " e lei " speriamo bene! ". Ero davvero pazzo di lei e le promisi una cosa; " Scriverò una canzone di questo momento " e lei " cioè" e io le risposi " di questo momento di paura, di questo momento che non avevo mai provato in vita mia " e lei evidentemente dispiaciuta mi baciò. La felicità e la tristezza insieme sono un arma letale per chi le prova, è come essere in attesa di un bambino; sei felice e l' attimo dopo sei triste. Se questo era l' effetto dell' amore allora, stavo cominciando ad odiarlo.
Sapevo suonare il piano e conoscevo gli accordi quindi pensai che per creare una canzone, sarebbe bastato mettere degli accordi in sucessione a tempo. Più avanti capì che mi sbagliai e anche molto.
Il fatto che Mary riconobbe un talento canoro in me, mi svegliò una possibile passione che avevo infatti, decisi che quando sarei tornato a casa, per distrarmi dalla tristezza che evidentemente avrei provato, mi sarei dedicato al canto. Cantare mi piaceva moltissimo. E' stato grazie a mio fratello, cantante anche lui, che mi ha fatto scoprire di avere un qualche talento nascosto. Amavo la musica sin da piccolo, tanto che già dall' età di quattro anni ascoltavo MJJ nelle cuffie cantando e ballando come lui. Anche vedere mio fratello fare delle esibizioni su grandi palchi con la sua scuola di canto, mi divertiva molto e mi immaginavo li anche io.

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Capitolo 5
*** Cuore infranto ***


Gli ultimi giorni furono davvero disastrosi. Claudio con Manu era sempre più distaccato, probabilmente per il fatto che i genitori e il fratello lo sfottevano troppo. Fatto sta che Manu veniva sempre da me a piangere e a chiedermi il motivo del suo comportamento ma sarò sincero, non lo sapevo neanche io con certezza.
Intanto girava la voce nel viale che io ero stato la causa della scossa delle ragazze, soprattutto di Manu. La madre era molto possessiva con lei e prima di allora, Manu non le aveva mai risposto male. Purtroppo un giorno capitò in litigio tra lei e la madre e Manu, sembrava quasi soddisfatta di aver risposto male come, infondo, non aveva mai fatto.
Probabilmente si era lasciata affascinare dal mio carattere un pò da strada, pieno di orgoglio che ha inluenzato il suo essere.
La madre però non fu mai cattiva con me a differenza del padre che mi guardava sempre come se mi volesse morto. Una mia impressione? Assolutamente no. Lo sentì con le mie orecchie parlare male di me con qualcuno, ma questo, mi riempì ancora di più di autostima perchè, ineffetti, avevo risvegliato la vera Manu soffocata dentro essa. Ormai litigava spesso con il padre e con la madre e più accadeva, più si avvicinava a me. Eravamo completamente diventati migliori amici.
Lo stesso fu per Giuly. Lei era sempre la più timida, la più impacciata ma lo stare con me la svegliò. Cominciò anche lei a non ubbidire più al padre e spesso e volentieri, commentava ad alta voce quando c' erano dei ragazzi sulla spiaggia di suo gradimento, a volte anche in modo volgare.
Vale a volte pensavo che mi odiasse. Quell' estate credo che non si divertì particolarmente, dato che le sue amiche erano impegnate a fare felici me e Claudio. Molto spesso le venivano le crisi di nervi tanto che le diedi il soprannome di elctragirl e questo, la mandava ancora di più su di giri. Io la trovavo cmq simpatica.
L' unica che rimase uguale fu Angela. Lei era simile a me, famiglia normale, carattere da strada e orgogliosa, in parte, di alcuni suoi aspetti, ciò nonostante anche lei a volte aveva le sue crisi, infonodo era una femmina.
La voce che fui io ad essere la causa di questi cambiamenti arrivò alle orecchie della madre di Mary e questo cambiò le cose. Venne il giorno dell' ultima tristissima sera. Tutti noi ci stavamo preparando ai saluti e cercammo di goderci quegli attimi nel modo migliore possibile. Il divertimento durò poco però. Mentre io e Mary ci stavamo per dare gli ultimi saluti la madre di Mary uscì dalla villa e obbligò la figlia a rientrare gridando in modo quasi incompensibile " Mary torna dentro. è tardi ", erano appena le nove e mezza di sera.
La madre continuò " Mary rientra o mi arrabbio " e Mary cercando di prenderla in giro disse " si ora vengo ". La madre però non ci cascò e si avvicinò verso di noi prendendo per il braccio Mary. " Lasciami stare, cosa vuoi? " e la madre cercando di trovare una scusa disse " è tardi devi rientrare " e lei irritata " non è tardi ti prego, perchè fai così? ".
Tutti cercarono di convincere sua madre a lasciarla dicendo " Dai è l' ultima sera, poi non si vedranno più " ma quelle parole la madre neanche le sentiva.
Io ero arrabbiato ma non potevo fare niente, avrei peggiorato solo le cose e, probabilmente, i miei zii ci sarebbero andati di mezzo. La madre la tirò dentro la villa, chiuse il cancello ed entrarono nella casa.
Mi avvicinai al cancello sperando in una sua pazzia e così fu. Lei uscì di casa e si avvicinò al cancello che era l' unica cosa che ci divideva. Tra le sbarre del cancello ci baciammo e quello, fu il bacio più bello che ci demmo da sempre, anche se durò poco. Mi salutò e tornò dentro.
Quando vidi chiudersi la porta mi girai, appoggiai la schiena al cancello e scivolai giù fino a sedermi sull' asfalto. Tutti intorno cercarono di consolarmi dicendo " dai vedrai che la rivedrai presto "  e io " avanti siate reali, lei è di Fasano, io di Torre a mare, ci separano anni luce, come potrei rivederla? ". Manu mi abbracciò e cercò di tirarmi su invogliadomi a venire a dormire da lei, nella sua villa. L' idea era alettante ma suo padre molto meno, non avrebbe mai funzionato. Tutti salutarono me e Claudio quasi piangendo, persino Vale, rimasta affascinata dalla passione che avvolgeva me e Mary, mi salutò con molto dispiacere. Io dissi a tutti " ragazze voi siete riuscite a farmi stare bene, a farmi provare quell' affetto che prima ignoravo totalmente, non me ne andrò per sempre, tornerò, e per dimostrarvi che non mento vi do i miei bracciali ". Diedi dei bracciali che avevo da molto a tutte loro, con la promessa che sarei tornato a riprenderli. " ci vediamo presto " e ci salutammo forse per l' ultima volta. Le ragazze abitavano tutte lontano da me quindi rivedere loro d' inverno, sarebbe stato impossibile.
Io e mio cugino prendemmo le biciclette e cominciammo a pedalare. Durante il tragitto buio e fresco d' estate, mi chiese " tutto ok? " e io" si certo e tu? " e lui " certo, tutto tranquillo ". Dette quelle frasi non accennammo altro. Sembravamo due ciclisti arrivati ultimi al giro d' Italia. Il tragitto quella sera non finiva mai e più pedalavo, più mi sentivo stanco e ogni momento era buono per pensare all' ultimo bacio che mi diede Mary ma soprattutto, non mi toglievo dalla testa il suo viso rattristato così dolce.
Affaticati arrivammo nella nostra villa e ci mettemmo a dormire in quei letti per l' ultima volta.
Prima che mi addormentai mi arrivò un messaggio, era Mary. Quando cliccai per aprirlo, il caricamento fù un pò lungo come se mi avesse scritto molte cose e infatti, mi aveva scritto tutto il testo della canzone di Tiziano Ferro che gli dedicai, " indietro ", e alla fine del testo aggiunse un " ti amo ". Quel suo messaggio mi diede un pò di tranquillità, e così chiusi gli occhi.

( Caro zio, ricordare tutto questo ora, sinceramente mi fa ridere. Certo a Mary devo molto ma davvero sono stato capace quasi di morire per una ragazza? Al solo pensiero mi viene il vomito. Se tornassi indetro non nego che mi rimetterei con Mary ma la madre, la manderei volentieri a fare in culo, e non solo lei.
Vedere come è diventata ora Mary un pò mi rattrista, non è più la ragazza di cui mi innamorai. Lei era così innocente, dolce, ingenua, era la mia dolce bambina come dicono i Guns. Ora ha quello che voleva e spero sia contenta.
Con affetto, il tuo Cafù )

Tornai a casa triste e sconsolato. Mia madre mi vide e ironicamente mi disse " ma sei mi figlio? " e io " ciao mamma, scusami ma non è proprio aria ". Mio fratello piccolo, Andry, la mascotte della nostre famiglia, fu molto felice di vedermi perchè io ero il suo compagno di giochi. Forse fu l' unico che al ritorno mi mise un pò di allegria. Mio padre, Mic, come al solito scherzando, mi disse " vuoi che ti compriamo una villa per stare li? " e io feci una risata finta. Mi chiusi nella mia camera, presi il cellulare e chiamai Mary; " Pronto! ", io risposi " Ehi, come stai? " e lei disse " tu che dici? " e io, " mi manchi tanto " e lei con la voce un pò tremante mi rispose " ti devo parlare, però di persona " io un pò sorpreso le dissi " come di persona sai che non potrò venire " e lei mi fermò subito dicendomi " Elly deve festeggiare il suo compleanno qui, quindi ci vedremo". Elly è la sorella piccola di Claudio, la mia adorata cuginetta, una bambina stupenda, molto intelligente.
Fui felice della notizia che mi diede Mary, ma ero un pò preoccupato su quello che doveva dirmi. Cominciai a tirare i giorni e presto arrivò il compleanno di Elly. Con la mia famiglia raggiungemmo Torre canne. Appena imbocammo il famoso viale, scesi dall' auto e subito un ondata di ragazze mi assalì. Tutte erano felicissime di vedermi e me lo dimostrarono abbastanza avidamente. " Dov' è Mary? " chiesi a Manu, che aveva il sorriso che le arrivava sino alle tempie, e mi rispose " è infono al viale, vai, ti aspetta! ".
La trovai seduta su un marciapiede con una strana espressione. Mi avvicinai per baciarla ma girò il capo all' ultimo, e le presi la guancia. " c' è qualcosa che non va? " chiesi io e lei " si, ma non sei tu, sono io " e io impaziente le dissi " dimmi " e lei rispose " vedi, ho pensato molto e mi dispiace tanto, ma non posso stare così male a 14 anni e soprattutto non voglio vietarmi di andare a divertirmi per te, forse è meglio che la finiamo qui " e io molto arrabbiato le dissi " se mi stai lasciando solo perchè non puoi divertirti sappi che stai sbagliando, stai dando un immagine bruttissima di te in questo momento " e lei sorpresa mi chiese " cosa stai insinuando? " " che sei una puttana! ecco! ".
A quel mio insulto lei rimase senza parole e scappò via piangendo. Non so se era quello che voletti fare ma lo feci,glielo dissi e non ebbi torto. Il motivo era sul serio che voleva divertirsi perchè quando me ne andai, scoprì che lei uscì con il fratello e baciò un ragazzo. Lei tutta timida com' era. Cambiai anche Mary da cima a fondo e la cosa non mi piaceva affatto.
Tornai dove stavano le altre e l' unica che sospettava dell' accaduto fu Giuly, che sapeva già di quello che Mary doveva parlarmi. Non passai una bella serata e chi mi toccava, rischiava di perdere la mano. Manu cercò di consolarmi e di farmi ragionare, cercando di convincermi a fare pace con Mary e rimanere amici. La cosa era impossibile, la odiavo così tanto in quel momento che avrei potuto ucciderla, perciò, me ne stetti per i fatti miei tutta la sera.



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Capitolo 6
*** Il ritorno del figliol prodigo ***


Due mesi dopo. La scuola ormai era alle porte. Mi ero lasciato alle spalle l' accaduto con Mary e mi abituai alla vita di tutti giorni, a casa mia, nel mio paese, nella mia famiglia.
Mia madre fu particolarmente contenta del mio ritorno, motivo? In quel periodo Mio fratello e la sua fidanzata, Tania, riempivano le giornate, a casa mia, cantando ogni giorno canzoni di Gigi D' alessio. Tania è la ragazza più strana che abbia mai conosciuto. Lei dice di essere una Napoletana doc. e forse lo è sul serio, ma sta di fatto, che è nata a Bari e ha vissuto gran parte della sua vita a San benedetto, nelle Marche. Comunque apparte il suo carattere un pò lunatico, che a volte faceva impazzire mio fratello, Tania era una bellissima ragazza, una bellezza rara, una bellezza che non si vede tutti i giorni, la classica bellezza meridionale, capelli neri, occhi scuri, carnagione molto scura ed espressione decisa.
Tutto ciò che è Napoli per lei è oro colato e, in quel periodo specialmente, lei era totalmente attaccata a Gigi D' alessio, influenzando purtroppo, anche mio fratello.
Al mio ritorno le cose cambiarono totalmente. Mia madre ricominciava a sentire le canzoni di Tizano Ferro, uno dei suoi cantanti preferiti e cercai di raddrizzare in qualche modo anche mio frratello. Cavolo era un Dj, se non ne capiva lui di buona musica, chi altro poteva capirne.
Un giorno di Settembre, mio fratello si mise d' accordo con un altro nostro zio, Paolo, per registrare alcuni pezzi che lui suonava insieme ad un suo amico chitarrista. Il rapporto che avevo con questo mio zio era fantastico, lui vedeva sempre in me una persona con delle grandi potenzialità e, molte volte, mi spronava a uscirle fuori. Fisicamente è un pò bizzarro, basso, pochi capelli, voce squillante, quasi insopportabile e uno stile unico nel suo genere.
Quando arrivarono, ai miei occhi importava solo di vedere una cosa, la sua tastiera. Era un modello vecchio di una marca apprezzabile, io la trovavo stupenda perchè le stregonerie di cui era capace, mi affascinavano molto, mi davano gli stimoli giusti che servono per suonare felici.
Montarono tutto insieme a mio fratello. La chitarra del suo amico, Tony, un sessantenne, era molto bella, non capitava spesso di vedere una chitarra elettrica da vicino e quindi, ne restai parecchio affascinato.
Comiciarono a suonare. Il pezzo che stavano registrando era " And I love her " dei Beatles, non era proprio il cavallo di battaglia della band londinese, tuttavia era piacevole da ascoltare. Allora conoscevo molto poco dei Beatles quindi, giudicai la band su quell' unico pezzo che sentì, non particolarmente bello rispetto a molto altro.
Si vedeva che mio zio e l' amico suonavano da tanto insieme, tra loro l' intesa era perfetta e il pezzo, era strumentalmente preparato in modo discreto. La passione che ci mettevano nel fare detta attività era ispiratrice e più suonavano, più mi veniva voglia di suonare.
La registrazione andò molto bene, nonostante il programma un pò spartano usato da mio fratello per il recording. La testiera faceva la base strumentale e la chitarra, la melodia vocale originale, tutto amalgamato in modo concreto. Quando finirono io mi avvicinai alla tastiera, toccai i tasti, studiai i numerosi bottoni che ne fabbricavano la magia, contai tutti gli effetti di cui era capace. Rimasi per molto tempo a guardarla, così tanto che mio zio se ne accorse e mi disse " vuoi che te la lascio per un pò? così magari ti eserciti ", al momento avrei risposto positivamente, non desideravo altro ma feci il modesto dicendo " no serve a te " " tranquillo per ora non mi serve, te la lascio e tra qualche giorno torno a riprenderla " e io risposi contento " ok, va bene, grazie ".
Vedendo suonare mio zio, imparai ad usare le funzioni più importanti di cui disponeva, a scegliere gli effetti, a selezionari i tipi di ritmi corrispondenti ai generi e a rimembrare qualche costruzione di accordo. Per molti gli accordi sono difficili da imparare tutti ma non lo è affatto, basta conoscere la teoria di ognuno di essi e il resto li trovi da te.
In quei giorni che avevo la tastiera, mi esercitai con l' aiuto di un canzoniere, dove erano presenti molte conzoni Italiane. Suonavo, suonavo e ancora suonavo e molte volte mia madre restava li a sentirmi. La passione per il piano a poco a poco mi stava tornando e questo lasciava molto soddisfatta mia madre.
Qualche anno prima prendevo lezioni private da una maestra di musica, a casa sua. Un pò fù il programma che mi fece seguire non di mio gradimento, un pò fù che la tastiera che avevo simile a quella dei bambini, lasciai tutto con grande dispiacere di mia madre.
Purtroppo quel mio abbandono al piano deluse oltre che mia madre, anche la mia maestra di musica alla scuola media, che vedeva in me delle qualità maggiori rispetto a quelle dei miei compagni e forse, aveva ragione. Mi disse una frase che mi motivò a provarci ancora, " uno su mille ce la fà ", aveva ragione? Probabilmente si.
Fatto stà che credevo di avere tutte le competenze che servono per cercare di creare una canzone, così, ci provai. Sapevo che avrei scritto il testo riferendomi alla sera in cui Mary mi lasciò, dovevo liberarmi di quella rabbia e il modo migliore, era sfogarlo nella musica. Feci alcuni ragionamenti prima di iniziare, ad esempio; dovevo scrivere una canzone triste, allora avrei cominciato con un accordo minore, ma creare dal nulla sarebbe stato troppo difficile per un novellino, così mi ispirai al genere di Tiziano Ferro, ritenuto il cantante più vicino alla mia timbrica vocale.
Cominciai a suonare. Do minore, Mi minore, Do minore, Mi minore, accordi che insieme fanno la musica più deprimente che ci sia ma probabilmente, era così che io la volevo. Il ritornello prendeva praticamente tutti gli accordi sulla scala del do maggiore. La minore, Sol maggiore, Fa maggiore, Mi minore e Re minore. Una musica più stupida non potevo farla ma, infonfo, era solo la mia prima creazione.
Chiamai la canzone " zero ", come quello che valeva Mary in quel momento per me. Il testo era paurasamente schifoso ma li per li, non me ne accorsi, ero accecato dalla rabbia da non accorgermi che stessi scrivendo un testo vuoto, una musica straziante e una melodia vocale orribile.
Completai la canzone e decisi di registrarla. Il programma spartano lo sapevo usare anche io, così feci tutto da solo. Registrai la base dalla tastiera per prima e poi ci cantai sopra. Ammetto che fui seriamente soddisfatto del mio lavoro, nonostante era un pericolo per le orecchie di tutti. Mia madre però, senza aver ascoltato la canzone, era felice che mi stavo applicando a questo tipo di attività e, convinto che potesse funzionare, inviai la registrazione a tutti i miei amici. Le conseguenti critiche voglio evitare di raccontarle.
L' unica cosa di cui mi importava seriamente, era vedere mia madre felice del mio interesse a prescindere della qualità del mio operato.

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Capitolo 7
*** Iniziazione ***


Oltre la canzone che dedicai a Mary, feci altri progetti sempre molto superficiali, mi divertivo a comporre, ma molto meno a registrare. Ogni volta che facevo una registrazione e la riascoltavo sucessivamente, mi accorgevo che stonavo molto, e inoltre, la mia voce non era come la sentivo quando cantavo normalmente. Quasi abbandonai il pensiero di poter cantare ancora.
Dopo una settimana circa di composizioni e schifezze, mio zio Paolo tornò per riprendersi la tastiera ma insieme a lui portò una proposta alettante.
" ciao Rob, divertito con il mostro " riferendosi alla tastiera, e io risposi " si certo, è fantastica, quasi mi dispiace ridartela " " senti sto pensando di fare una cosa, io ho un locale vicino il centro, forse potresti venire a dare un' occhiata " " in che senso? " chiesi io, e lui " c' è mio figlio, Jaiky che suona la batteria e due suoi amici, Paky e Duff che suonano chitarra e basso ma c' è bisogno di un cantante ". Ero un pò titubante all' idea di dover cantare ma ero curioso, così accettai.
Jaiky era l' altro mio cugino, statura bassa come suo padre, espressione insicura e fisico invidiabile. Jaiky è sempre stato un tipo strano sin da piccolo, lui è un ragazzo genuino che non farebbe mai niente di male, molto timido con le ragazze, di fatti, non credo che abbia mai avuto una storia. Io sono il suo cugino preferito e ricordo che da piccolo, mi stimava così tanto da scrivere un tema su di me alla scuola elementare. Certe cose favoriscono molto la tua autostima.
Gennaio 2010.
Arrivò il giorno in cui sarei dovuto andare da mio zio per fare una specie di prova, così da casa mia, presi l' autobus e mi misi in viaggio. Nell' autobus pensavo continuamente che non sarebbe andata molto bene, magari avrei stonato, magari la mia voce non sarebbe piaciuta affatto, ma non potevo tornare più indietro. Ero evidentemente preoccupato. Di fronte a me nel bus, c'era un ragazzo con una maglia che raffigurava i beatles, giubotto di pelle, capelli a caschetto che quasi coprivano gli occhi e una chitarra tra le mani. Ero incuriosito da questo ragazzo così, mi avvicinai per conoscerlo. " ciao " e lui sorpreso rispose " ciao " " mi chiamo Rob " " piacere, Easy " " vai da qualche parte? " chiesi io, e lui " al dire il vero, sto tornando a casa, ho appena fatto una lezione di chitarra " " io sto andando a fare delle prove con un gruppo, c' è solo un chitarrista, vorresti venire anche tu? " " si mi piacerebbe ma come mai lo chiedi a me? " " sinceramente sono un pò nervoso perchè è la prima volta che ci vado anche io quindi, volevo avere qualcuno che mi facesse compagnia " e lui ancora più sorpreso rispose " ah, strano, va bene ".
Easy si dimostrò subito cortese con me ingannando le apparenze. Il suo aspetto un pò misterioso probabilmente disturbava un pò gli occhi della gente comune, le persone guardavano sempre la pettinatura dei suoi capelli, il suo stile da rocker convinto e il suo modo di vestire molto vistoso.
In quei tempi vedere uno come me, rasato a zero, jeans normali e giubotto economico con uno come lui, era una novità. Lui suonava la chitarra da un anno circa, abitava vicino il centro della città e frequentava il primo anno di scuola superiore.
Arrivammo nella caocatica stazione centrale dove sono concetrati per gran parte, gente di basso livello, extracomunitari, ubriachi e drogati. I bus da li arrivano e vanno e la puzza dello smog è sempre asfissiante. Da li imoboccammo la lunga via dove ci sarebbe dovuto essere il locale dove fare le prove. Anche quella strada era parecchio caotica. C' erano sempre auto boloccate, doppie file di parcheggio e la solita gente di basso livello che gridava senza un motivo preciso.
Faticammo molto per trovare il locale ma alla fine arrivammo.
Era praticamente una stanza molto piccola, pareti bianche, lieve puzza di fogna che fuoriusciva dal bagno molto piccolo e amplificatori per chitarre disposti qua e la. Nell' angolo sinistro, opposto all' entrata, c' era la batteria di Jaiky, bianca molto bella e lui era seduto dietro essa pronto per suonare. Alla sinistra dell' ingresso c' era la tastiera di mio zio e dalla parte opposta con i loro amplificatori c' erano Duff e Paky. Duff era molto bizzarro, basso di statura, spalle strette, viso da comico pugliese e lessico limitato a venti parole, mentre Paky, era alto, corporatura robusta, fondo schiena ingombrante e braccia da muratore, tutto sembrava tranne che un chitarrista.
" benevenuto Rob, chi è il tuo amico? " " si chiama Easy, è un chitarrista, ho pensato che magari sarebbe stato utile " e mio zio rispose " vedremo, vedremo, monta la chitarra e attaccati a un amplificatore ". Io mi posizionai alla tastiera dove era sistemato anche un microfono su un supporto all' alteza di chi suonasse il piano.
" Easy, conosci gli accordi? " chiese mio zio, e Easy senza battere ciglio rispose " certo non c' è problema " " bene oggi facciamo una prova di gruppo per vedere come va, suoniamo qualcosa di semplice, Pregherò di Adriano Celentano ". Una scelta strana da parte di mio zio, conoscevo la canzone anche se preferivo la versione in inglese " stand by me ". Cominciammo a suonare. I due chitarristi, Easy e Paky, facevano praticamente la stessa cosa, accordi di sol maggiore, mi minore, do maggiore e re maggiore. Duff suonava la sua linea di basso come se la facesse da tanto tempo e mio cugino, suonava il ritmo di batteria in maniera trascinante. La base c' era tutta sotto così mancavo solo io e, con il testo davanti, cominciai a cantare.
Ovviamente all' inizio la canzone era un pò piatta, aprivamo in un modo e chiudevamo nello stesso modo. Mentre cantavo, accennavo qualche accordo al piano, tanto per essere più partecipe e nel momento dell' assolo strumentale mio zio, si mise a suonare anche lui sulle note alte della tastiera.
Easy era evidentemente felice di essere li in quel momento e non solo lui. Quello più preparato tra di noi era sicurmente Duff che suonava il basso con una semplicità imbarazzante, invece, Paky era un pò impacciato, costruiva gli accordi troppo lentamente e parecchie volte sbagliava anche, Easy aveva le dita molto sciolte rispetto a Paky e costruiva gli accordi sempre a tempo e azzeccando sempre le note giuste.
La chitarra di Easy era una sottomarca della Gibson, una Epiphone Les paul marrone legno nel centro, sfumata al nero nei bordi, invece, quella di Paky era un Ibanez tutta nera con il battipenna bianco. Duff aveva un basso Yamaha marrone di bassa qualità.
Al termine della prova, mio zio ci disse una cosa; " ragazzi, a Giugno di quest' anno, Jaiky fa il suo saggio di batteria e probabilmente porterà voi a suonare, quindi prepariamo due pezzi, uno lo abbiamo fatto stasera. Vi avviserò quando dovremmo fare altre prove ".
Forse quella sera, in quel locale era sbocciato qualcosa? Solo il tempo avrebbe dato la risposta. Ero eccitato di quella notizia e immaginarmi su un palco con band alle mie spalle era una bella emozione.
Uscimmo dal locale. Easy e io tornammo nella stazione e prendemmo lo stesso autobus per tornare a casa. " ti ringrazio di avermi dato questa opportunità, non avevo mai suonato in gruppo prima d' ora " disse Easy e io gli risposi " figurati, anzi ringrazio te che hai accettato di venire ". Easy arrivò alla sua fermata; " allora ci sentiamo " disse lui, e io " si ti chiamo io, magari ci esercitiamo solo tu ed io nell' attesa di farw altre prove con il gruppo ". Rimase molto soddisfatto quella sera e scese dall' autobus con il sorriso. Io invece, prima di arrivare a casa, avevo molta strada da fare ancora e durante il tragitto cantavo " pregherò " nella testa.
 

 

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Capitolo 8
*** Lussuria ***


Il mattino seguente mi alzai particolarmente felice perchè, il pensiero di far parte di una band, ti dava quella sensazione di essere utile a qualcosa. Prima di quel giorno pensavo sempre che una volta finita la scuola, sarei diventato capitano di una nave. Io frequento l' istituto tecnico nautico e sto teoricamente al quinto anno. Quello era il mio secondo anno scolastico in quella scuola. Andavo discretamente, nonostante le difficoltà elevate dei programmi didattici e mi piaceva, non avevo altri programmi per la mia vita, così mi immaginai un futuro da marinaio. Quella mattina, invece, pensavo e ripensavo quanto sarebbe stato bello fare il cantante, quanta fama magari, avrei potuto conquistare, quante ragazze avrei potuto avere, quindi, in dieci secondi, riprogrammai la mia vita mettendo, come obbiettivo primario, la musica e se non sarei riuscito a sfondare in quel mondo, mi sarei imbarcato. La facevo troppo facile.
C' era una ragazza del primo anno che, in quel periodo, cercava di rimorchiarmi e quella mattina fù abbastanza spudorata, il suo nome era Lory. Arrivai all' entrata della scuola e Lory mi balzò davanti quasi spaventandomi, e mi salutò " ciao Rob, come va stamattina? " e io " molto bene, a te? " " non c' è male a parte il fatto che devo essere interrogata in storia " " sei preparata? ", chiesi io, e lei " non molto, ieri non ho avuto tempo per studiare " " si certo, bella scusa " " non ci credi? " " no e neanche la professoressa ci crederà " " fidati ci crederà ". Lory era molto graziosa, capelli castano chiaro lunghi, occhi scuri, fisico normale e atteggiamento sicuro di sè. Il punto forte di Lory, che mandava i ragazzi in euforia, era il suo bel sedere, poteva mettersi di tutto e rimaneva sempre ben visibile e provocante.
Lei mi chiese " hai da fare sta sera? " " al dire il vero no perchè " " vuoi venire in centro con me, voglio parlarti " " certo, non c' è problema ". Sapevo di piacerle, ma non avrei mai immaginato che si facesse avanti.
Arrivò il pomeriggio di quel giorno, io e Lory ci incontrammo in un bar, e le chiesi " allora di cosa vuoi parlarmi? " e lei senza mostrare neanche un pò di timidezza, mi disse " Rob, sarò sincera, tu mi piaci molto, e probabilmente te ne sarai accorto ". Già, me ne accorsi immediatamente, lei non era tipo da nascondersi. Quando stavamo a scuola faceva cose parecchio provocanti ogni volta che mi vedeva, ad esempio; quando capitava che ci incrociavamo per i corridoi della scuola, lei si piegava sul tavolo del bidello mettendo in mostra il suo sedere, quando mi vedeva si aggiustava il reggiseno cercando di scoprire un pò il petto, mi faceva occhiolini e lanciava frasi del timpo " come sei carino sta mattina! ". Da precisare che la mattina avevo sempre la faccia di un cinese brutto, per via della stanchezza.
E io le risposi " sarò sincero anche io, me ne sono accorto e come " " e io ti piaccio? " mi chiese " sei una bella ragazza, certo che mi piaci ", lei tirò un sospiro di sollievo e sucessivamente, mi fece una domanda inaspettata " tu, ecco, sei vergine? ". A quella domanda, nell' età adolescenziale, non si sa mai come rispondere perchè alcune ragazze, che sono caste, preferiscono i ragazzi ancora vergini per paura di trovare quello esperto che, magari, potrebbe voler troppo, mentre, ci sono le ragazze, caste o meno, che preferiscono il ragazzo esperto per il timore di fare sesso con un novellino e finire nell' imbarazzo. Io non ero più vergine ormai da tempo, ma non risposi subito. Fortunatamente arrivò il cameriere a interromperci e io, ebbi il tempo per capire come rispondere.
Finite le ordinazione, le chiesi " perchè vuoi saperlo? " e lei mi disse " vedi, poco tempo fa lo feci con un ragazzo che non lo era più e pretese un pò troppo da me, io non ero vergine ma cmq non ero esperta " " capisco, non è piacevole, posso capire " lei insistì " allora? " e io presi tempo schiarendomi la voce prima di rispondere, e infine le dissi " ti dirò la verità, sono vergine " e lei tirando un altro sospiro di sollievo mi disse " menomale, non volevo avere un altra delusione ". Mentiì e solo dopo, però, mi accorsi che avrei potuto risponderle diversamente, tipo che non lo ero ma ci sarei andato piano con lei, oppure che non lo ero ma solo da poco e quindi non ero un grande esperto in materia, ma ebbi paura che mi rifiutasse e non volevo perdermi una scopata gratuita.
Dopo la chiacchierata mi diede un bacio sulle labbra e mi disse " vuoi venire a casa mia? " e, io " intendi ora? " " si certo, ora " " va bene, andiamo ".
Non immaginavo che lory fosse una ragazza tanto facile.
Arrivammo a casa sua, non c' era nessuno. L' ingresso era molto cupo, non mi metteva proprio a mio agio, alla sinstra si entrava in una bella cucina di ultima generazione con un bancone al centro quasi stile americano, invece, sulla destra c' era il soggiorno molto spazioso, due divani in un angolo, televisore al plasma e diversi tipi di piante, di fronte all' ingresso un lungo corridoio che portava alle camere da letto e al bagno. Lory mi portò, prendendomi per mano, nella sua camera. Avevo un letto singolo con delle lenzuola rosa, una scrivania incasinata da libri di scuola che io riconobbi,  un grande armadio che faticava a sostenere il gran numero di indumenti che Lory possedeva, e di fronte all' ingresso, un piano forte a muro. Mi avvicinai al piano e le chiesi " sai suonare? " " e lei rispose " si, musica classica, da quattro anni ". Mi sedetti sullo sgabello e cominciai a suonare qualcosa, in particolare, " Earth song " di MJJ. I tasti, rispetto alla tastiera di mio zio, erano pesati e facevo un pò fatica a mantenere il tempo, ma alla fine, andò bene. Lei mi disse " bravo, non sapevo sapessi suonare " e io soddisfatto le risposi " si, bè sono entrato in una band da poco, quindi, mi sto dilettando con la musica ". Ci fù un attimo di silenzio e improvvisamente lei mi baciò. Le stavo per slacciarle la cinta dei jeans, quando ricordai di averle detto che ero un novellino, quindi faci la parte dell' impacciato. Lei mi fece sedere sul suo letto e si tolse il maglione nero che aveva addoso e si liberò del reggiseno. Vederla così mezza nuda solo con i jeans, faceva impazzire il mio amico nelle mutande che si svegliò in un lampo. Mi prese le mani e le mise sul suo seno, la sua temperatura corporea era molto alta e la mia altrettanto, stavo cominciando a sudare ma dovevo stare calmo e ricordarmi che ero vergine. Lei mi diede una spinta facendomi stendere sul letto, si slacciò la cinta e si liberò dei jeans, salì sul letto a cavallo su di me, e slacciò la mia cinta.
Quel giorno fuori, forse, c' erano due gradi ma dentro quella stanza, era un altra storia.
L' amplesso durò dieci minuti, un pò troppo per un novellino ma credetti di essere stato convincente, infondo, fece tutto lei. Sdraiati sul letto, un pò sudati mi disse esplicite parole " ora puoi anche smetterla di far finta di essere un novellino, tanto non ci crede nessuno ". Come fece a scoprirmi ancora non lo so, ma ormai la frittata l' avevo, ed era anche molto buona. Lory era davvero brava, ma c' era da aspettarselo, pochissime ragazze invitano un ragazzo nella loro casa al primo appuntamento e lei, sicuramente, non era nuova a questo tipo di rapporti.

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Capitolo 9
*** E se fosse lei? ***


( E' la mia vita
é ora o mai più
non vivrò per sempre
e voglio viverla finchè sono vivo
è la mia vita
il mio cuore è come un autostrada aperta
come ha detto Frankie ho fatto a modo mio
e voglio vivere finchè sono vivo.         
Bon Jovi )

Dopo quel giorno, Lory mi stava sempre appiccicata e, molte volte, ci incontravamo nel bagno della scuola per fare cose sconce, aveva sempre un chiodo fisso, amava fare sesso e non aveva paura di dimostrarlo. Tuttavia, alcune persone che la conoscevano, mi dissero di non affezionarmi troppo a lei, mi dissero che era una poco di buono e che mi avrebbe lasciato non appena avesse trovato qualcuno più interessante. La verità è che a me importava poco di lei, ma le sue attenzioni morbose erano piacevoli, quindi non la fermai e lei non si fermava.
Una volta entrammo tutti e due nel bagno delle ragazze ( si fa per dire delle ragazze ), e ci appartammo in uno scompartimento per darci dentro. Ero quasi con i pantaloni abbassati, quando la porta cigolante dello scompartimento, si aprì. Era la bidella e ci vide. Come se fosse impazzita, si mise ad urlare frasi in arabo dandomi uno scappellotto in testa, mentre Lory, spingendola, scappò. Io rimasi li come lo scemo con la bidella ma, fortunatamente, mi comandò solo di lasciare il bagno e di tornare in classe, senza sanzionarmi.
Quei " giochini " tra me e Lory durarono per molto quasi fino a Maggio di quell' anno quando, una chiacchierata con Easy mi fece cambiare pensiero.
Dopo Gennaio, Easy veniva spesso a casa mia, provavamo insieme, cercavamo di imparare nuove canzoni e molto spesso lui, mi mostrava i progressi che faceva con la chitarra. Era molto portato Easy, me ne accorsi subito e la passione che ci metteva, era ispiratrice.
Facemmo altre prove con il gruppo, convinsi mio zio a fare " pregherò " in inglese, la versione originale e infatti, risultava molto più orecchiabile e più adatta per ragazzi come noi. Easy imparò presto a fare l' assolo della canzone con l' aiuto di Tony, l' amico di mio zio, e fece si che quell' assolo diventasse suo, anche aggiungendo qualche nota, che secondo lui, poteva funzionare. Gli piaceva moltissimo sperimentare e cercare di ricreare gli assoli il più fluidi possibile. Quando suonava la chitarra, essa diventava parte del suo corpo tanto, che a volte, sembrava che ci godeva a toccarla.
Oltre " Stand by me " preparammo un altra canzone che aveva gli stessi accordi, ma ritmo differente e molto più demenziale della prima, " speedy gonzales ". Cantare quella canzone non mi rassicurava molto, immaginarmi su un palco a ballare il twist non era il massimo, però, se mio zio diceva che funzionava, allora andava bene, si sperava.
Un giorno di fine Maggio, Easy venne a casa mia per provare qualcosa ma, non sapendo con precisione cosa fare, parlammo un pò.
Io gli chiesi " Allora, sei fidanzato? " " esco con una ragazza niente di ufficiale, mi piace ma è un pò stravagante "  " cioè? " " non lo so ti è mai capitato di parlare con una persona, e avere la sensazione che quella persona non capisca quello che tu dica? " io, ridendo, risposi " fortunatamente no, sarebbe davvero imbarazzante " " ecco infatti " rispose lui, e continuò dicendomi " quando sto con lei parlo solo io, e a volte finisco il repertorio, quindi ci sono quei momenti di silenzio in cui vorresti stare a casa tua a giocare alla playstation " " e lei non dice proprio niente? " gli chiesi io " al dire il vero gli faccio delle domande che possano riguardare la sua vita, ma indovina cosa risponde lei? " sarei potuto stare ore a indovinare cosa rispondesse quella ragazza alle domande di Easy, ma non ci sarei mai riuscito dato la semplicità della risposta, così gli dissi " mi arrendo, come ti risponde? " e lui un pò irritato disse " mi dice solo SI o NO! E' esasperante ". La sua espressione irritata era troppo simpatica e mi piegai in due dalle risate. Io ironizzando gli dissi " ti va proprio alla grande allora, ti ritiri a casa senza saliva e con il mal di gola e forse anche inutilmente, ma di cosa le parli di solito? " e lui rispose " cominciai con la scuola, poi la musica, poi la famiglia, insomma discorsi sempre più semplici possibili per vedere se mi capiva quando parlavo ", a quel punto ero morto dalle risate.
Lui poi, ormai divertito dalla sua stessa storia mi fece la stessa domanda " tu invece con le ragazze?", non gli parlai certo di Lory, non volevo che pensasse male, così gli raccontai della mia passata storia con Mary, facendogli vedere alcune foto delle ragazze di Torre canne su Facebook. Easy rimase abbastanza rattristato di come la storia andò a finire, poi disse una cosa interessante " bè sei passato su Mary perchè ora non ci provi con Vale? ".
Poco tempo prima parlai con Vale e mi disse che Mary vendette la villa, e che l' estate 2010 non sarebbe stata presente. Alla domanda di Easy un treno di idee mi trapassò il cervello, " perchè non ci ho pensato prima, Vale è fantastica anche se iperattiva e tra l' altro Mary non ci sarà, avrò vita facile " " vedo che stai diventando uomo " mi disse ironico Easy. Poi ripensandoci dissi " però Vale ha un padre che ti incute terrore, già non ho proprio una bella nomea da quelle parti " e Easy disse " hai la coscenza pulita? allora che problema c' è, se fai vedere che sei un bravo ragazzo, magari potresti conquistare la fiducia del padre " " non so se ci riuscirei mai, a volte ti guarda come se stessi sotto esame, mi facevano meno paura i professori delle medie quando faci gli orali " " dai non puoi lasciar perdere una ragazza come Vale solo perchè il padre è il fratello minore di Adolph Hitler ", poi guardando le foto di Vale e ricordando il suo carattere stravagante, decisi che dovevo tentare, così dissi " va bene Easy mi hai convinto, ci proverò ma la vedo difficile con lei, è particolare ".
Al mio sedicesimo compleanno mia madre e mio padre, mi regalarono la mia prima tastiera Yamah. E' un mostro, molto superiore a quella di mio zio dato che, oltre i numerosi ritmi ed effetti in chiave strumentale, è praticamente un computer, ingrado di memorizzare composizioni create da te, scrivere spartiti suonando e persino navigare in internet. Costò un bel pò, ma fu il regalo più bello che abbia mai avuto.
Con l' ausilio di quel capolavoro di ingenieria, scrissi altre canzoni, una in particolare molto profonda, anche se tecnicamente ancora un pò meccanica, ma giocò un ruolo molto importante.
La canzone si chiamava " guarda oltre " e il testo, è il seguente;

Come mi sento adesso io
sveglio di notte a cercare di
immaginare il mio futuro
vivendo il presente
perchè ho bisogno di amor
sento le voci nella mia testa
parlano di una storia che sogno
sogno da un pò o da tutta la vita
ma all' improvviso
mi sveglio e mi dico
guarda oltre
i confinini della terra
sono vicini
resta sveglio
non fermarti, corri avanti
corri più che puoi
sento la nostalgia di te
sempre insieme ora non più
sento l' odore dei tuoi capelli
vedo la vita ormai senza te
stare da solo non fa per me
le mie emozioni le scrivo per te
spero che il canto ti arrivi dentro
al tuo cuore ferito
alza la testa e dai
 guarda oltre
i confinini della terra
sono vicini
resta sveglio
non fermarti, corri avanti
corri più che puoi
raggiungerò i confini per ritrovare te
sulle mie mani traccerò la strada verso te
ti troverò e non ti lascerò
dammi la mano e insieme andiamo dove non si può.

Ora ammetto che questo è il testo più deprimente che abbia mai scritto, tuttavia non posso pentirmi di averlo creato, più tardi si capirà il motivo.
La canzone era evidentemente dedicata a Mary e parlava di quanto lei mi mancasse, nonostante quello che successe. Mi sentivo spesso con Manu, Vale e Giuly e li ripetevo spesso a tutte loro che ero ancora con la testa a lei e Manu diceva la stessa cosa a me, riguardo Claudio. Ebbene si, mio cugino dopo l' estate la lasciò, mi disse che si era stancato e lei arrabbiata, si metteva con tutti i ragazzi che gli capitavano a tiro, per cercare di farlo ingelosire.
Comunque gli amici servono sempre, Easy mi aprì gli occhi, mettendo sotto i riflettori Vale. In due secondi mi dimenticai dell' accaduto con Mary e di Lory. Ormai avevo il chiodo fisso. E se fosse lei quella giusta, se il suo carattere stravagante mi facesse aprire gli occhi, se fosse la mia anima gemella? per rispondere a queste domande, dovevo tenatare di conquistarla.
Il giorno seguente a scuola, con la testa ancora a quello che mi disse Easy, mi avvicinai a Lory e le dissi " ciao, ti devo parlare " " dimmi " e io cercando, di trovare le giuste parole, le dissi " senti forse è meglio farla finita, vedi io ho un altra, e non voglio prenderti in giro " e lei, con mia grande sorpresa, mi disse " ok non c' è problema, anche io ho un altro, è stato bello finchè è durato ". Quegli amici avevano ragione, Lory era un poco di buono.

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Capitolo 10
*** The Tie Band ***


Passava il tempo sempre più velocemente, il giorno della nostra esibizione si avvicinava e la scuola era ormai al termine. Come tutti, alla fine dell' anno scolastico, ero in ansia di sapere al più presto se avessi passato l' anno senza debiti perchè, anche un solo debito, mi avrebbe impedito di tornare a Torre canne quell' anno, e Vale sarebbe stato solo un punto interrogativo.
Era tutto pronto per l' esibizione che avrebbe dato vita al nostro esordio, ma qualcosa mancava ancora. Io e gli altri ragazzi della band, ci cervellammo tutto un pomeriggio, nel locale di mio zio dove facevamo le prove, per cercare di trovare un nome adatto alla band, da presentare quel giorno. Trovare un nome dal niente è molto difficile, e la maggior parte dei nomi che sparavamo erano tutti indecenti. Di solito per una band, il nome è uno e uno solo e, quando qualcuno ha l' illuminazione, tutti i membri lo capiscono, ma quel giorno in mente, non ci veniva assolutamente niente.
Stavamo per cadere nell' ironia totale, sparando nomi tipo; i cugini di città, i maghi di hogwarts, i pornostar e tante altre scemenze, finchè mio zio ci diede l' illuminazione dicendoci " ragazzi, il nome l' ho pensato con Tony. La band si chiamerà TIE BAND ". Giuro che all' inizio eravamo un pò tutti titubanti all' idea di portare quel nome, ma quando mio zio ce ne spiegò il significato e il motivo, ci sembrò una genialata. Ci disse " Tie band significa band della cravatta e infatti, tutti voi durante i concerti porterete una cravatta come simbolo del gruppo " e in quel momento mi sembrava un idea da anni ottanta, ma in quel modo, nel 2010, potevamo distinguerci, forse. Tutti quanti accettarono il nome, le motivazioni consivensero tutti, solo Easy era un pò titubante. L' idea gli piaceva ma continuava a dire che il nome non era molto figo, ma vedendoci tutti d' accordo, non potè fare a meno di accettare. Ormai con i ragazzi della band stringemmo un bel rapporto, la sera capitava spesso di uscire insieme, andare a mangiare qualcosa, chiacchierare e altre cose così.
Duff, musicalmente, era un pò confuso, non sapeva ancora con certezza quale fosse il suo genere, però, suonava di tutto, forse persino il waltzer. A volte, durante le prove, se ne usciva dicendo di voler fare canzoni di Renato Zero, con tutto rispetto al grande artista, ma non era assolutamente per noi. Suo padre era un musicista e, per di più, suonava musica leggera. Duff ci disse che il padre che suonò proprio per Renato Zero qualche anno indietro, lui era musicista Jazz, a volte faceva il Rock, a volte si trovava a suonare musica popolare e altre cose. Da qui si può capire la confusione di Duff.
Paky, aveva una famiglia benestante, sembrava essere un pò viziato, suonava la chitarra da quattro anni e pure non sembrava, molto spesso alle prove, era Easy a dire come doveva prendere certe note, come costruire l' accordo in  maniera veloce o addirittura fargli vedere come si fa un accordo. Easy suonava solo da un anno, ma sembrava che con la chitarra ci fosse nato. La cultura musicale che aveva era impressionante, i termini tecnici che utilizzava li poteva capire solo chi davvero era nel campo della musica, e Paky, chitarrista anche lui, faticava a stargli dietro e, molte volte, a causa del suo orgoglio, se la prendeva con Easy quando cercava di correggerlo. Paky prima che arrivasse Easy, nella band, aveva il ruolo del primo chitarrista, il solista. Tony cercava di strgli dietro ma a volte, si vedeva chiaramente che anche lui perdeva un pò la pazienza, invece, con Easy, sembrava che fosse suo nonno. Gli dava tante attenzioni, era evidentemente sorpreso del fatto che un ragazzo della sua età, possedesse una tecnica che si aquisisce in più anni di studio. Tony era sempre felice di suonare con Easy e imparargli qualcosa, a volte, Paky, si dimostrava geloso di questa affinità che c' era tra il vecchio e Easy.
Jaiky, in quel periodo che era anche lui un novellino, portava il tempo in maniera perfetta, era un pò meccanico ma per il momento, ci bastò che che sapesse portare il tempo con regolarità. Lui era amico stretto di Paky e quando lo vedeva evidentemente arrabbiato delle attenzioni che un pò tutti davano ad Easy, lo spronava ad esercitarsi di più, a metterci più passione, ad essere più partecipe, ma Paky era solo accecato dall' orgoglio. Persino Duff, che suonava con loro da prima, costruì con Easy un affinità importante, conoscevano le stesse canzoni, la sapevano suonare tutte e a volte ci davano un assaggio di pezzi famosi improvvisati. Erano sicuramente i migliori della band, e io avevo solo da imparare da loro. La loro sicurezza, il loro carisma mi motivava sempre di più, volevo arrivare al loro livello, a tutti i costi.
Suonando ed esercitandoci, la scuola finì, l' unico ostacolo che mi divideva da un estate serena, erano i quadri. Il giorno che dovevo andare a vedere i miei risultati, ero in ansia, ero sicuro di aver preso almeno un debito in chimica o in matematica, tremavo tutto.
Ero con mia madre e arrivammo all' entrata della scuola, dove c' era una fila di ragazzi tutti ansiosi di vedere i propri voti. Il caldo era insopportabile quel giorno e di certo non mi aiutava a superare quello stato d' ansia che avevo, stavo sudando a cascate, avevo il fiato corto e le farfalle nello stomaco.
Trovai alcuni amici e chiesi loro " bè avete visto i quadri? " e uno di loro ansioso come me, rispose " ci hanno detto che li affiggono tra cinque minuti, non ce la faccio più! ". Quei cinque minuti sembravano ore, poi all' improvviso, un urlo. Qualcuno della mia classe esultò nel vedere che era stato promosso. Io non stavo nella pelle, così mi feci spazio tra gli altri ragazzi per vedere il mio risultato. Qualcuno cercava di uscire dalla mischia di studenti tutto sconsolato, anche un mio amico di classe me lo trovai davanti con una faccia triste, così gli chiesi " bè come sei andato? " e lui rispose " ho avuto due debiti " e io, che non stavo più nella pelle gli chiesi " hai per caso visto il mio risultato? " " si, promosso senza debiti " " stai scherzando? " dissi euforico io, e lui " e vai a vedere tu stesso se non mi credi ". Nonostante le parole del mio amico, io ancora non ci credevo. Arrivai vicino il mio quadro e con il dito cercai il mio cognome. Aveva ragione, fui promosso senza debiti, la gioia in quel momento era enorme, mia madre fù molto fiera di me, tirai un sospiro di sollievo sapendo che davanti a me, ora, c' era un intera estate senza scocciature.

( Portami giù
nella città paradiso
dove l' erba è verde
e le ragazze sono carine
per favore portami a casa
Guns n Roses )

21 Giugno 2010.
Arrivò la data dell' esizione. Il locale dove dovevamo suonare, era un posto molto grande, quasi come se fosse una sala ricevimento, in stile agriturismo. Il palco era parecchio grande, sopra c' erano già gli strumenti di altri e la batteria microfonata messa in bella vista. Nella scaletta eravamo più o meno a metà.
Cominciò il saggio.
I primi musicisti erano praticamente tutti jazz, tutti suonavano pezzi solo strumentali, nessuna voce ma erano molto, molto bravi. Ero seduto sul mio posto con gli altri della band, avevo un ansia tremenda, non riuscivo a stare tranquillo e ripetevo frasi a Easy del tipo " Easy, mi sto cacando sotto!! " e lui " sai una cosa, anche io!! ". Era bello sapere che non ero solo io ad essere in ansia.
Eravamo vestiti tutti e cinque uguali, camicia bianca, cravatta e pantaloni scuri, qualcuno aveva la giaccia, qualcuno il gillet, ma la cravatta era d' obbligo.
Le cravatte che indossavamo non erano le solite semplici, erano abbastanza simpatiche, per lo più erano cravatte raffiguranti la musica.
La mia era bianca con disegnati sopra i tasti di un piano tutti stilizzati, e un pò di note musicali colorate, sparse un pò da per tutto. Quella cravatta fù una fedele compagna di viaggio.
L' unica cravatta brutta, era quella di Duff, rossa, sottile, cafona, antica, tutto meno che carina. Fortunatamente le nostre erano belle, quindi la sua, passò in secondo piano.
I gruppi che suonavano prima di noi cominciarono a stufare un pò, lo stesso genere per quasi un' ora che fa quasi sempre lo stesso identico ritmo, è scocciante e io stavo cominciando a tranqulizzarmi. A quel punto non vedevo l' ora di suonare, l' idea di rimanere li seduto ancora per molto ad ascoltare Jazz, mi terrorizzava.
Dopo circa cinque band, arrivò il nostro turno.
Il maestro di batteria di Jaiky, imporovvisato presentatore, ci chiamò sul palco gridando " e ora la Tie Band!!! ".
Ci alzammo tutti insieme, la gente ci guardava incuriosita ma anche compiaciuta, eravamo fighi, tutti vestiti bene alla stessa maniera, mi sentivo un musicista famoso. Salimmo sul palco e io presi il mio posto davanti con l' asta del microfono e il micorofono, avanti a me. Vedere la gente da quella visuale è un' emozione indescrivibile, tutti aspettano un tuo gesto, una tua parola, la tua voce e in quel momento, il confine tra la figuraccia e il figurone è quasi inesistente, ogni gesto può essere decisivo.
Ero abbastanza nervoso mentre aspettavo che dietro di me, gli altri preparassero gli strumenti. Il maestro di Jaiky, un pò fuori di testa, si avvicinò a lui e gli chiese " allora, cosa ci suonerete? " e Jaiky tutto emozionato rispose " proporremo una nostra versione di Stand By Me e chiuderemo con Speedy gonzales ". La gente stranamente sembrava gradire la scelta dei pezzi, tutti ci guardavano con il sorriso a mezza bocca, quasi per dire " come sono carini! ".
Nell' attesa, il maestro intratteneva il pubblico dicendo cose quasi senza senso che inspiegabilmente, venivano gradite dalla gente, io trovavo squallido quello che diceva, mi faceva ridere solo il suo aspetto; testa pelata, occhiali, mento alla superman e una maglia intima nera che metteva in mostra i suoi addominali da tavola.
Dopo due interminabili minuti d' attesa, eravamo pronti per suonare.
Il maestro ci presentò un altra volta prima di cominciare e ripetava sempre a gran voce " dai, vai, dai andate, via ", li stavo per lanciare il microfono in testa.
Alla fine Jaiky partì " one, two, three, four, " e il riff di stand by me, suonato da Easy, prese vita. A quelle prima note la gente sembrava gradire molto, l' adrenailina mi stava attraversando il corpo come sangue nelle vene, la sensazione di panico svanì all' improvviso e iniziai a cantare " when the night, has come, and land is dark.... ". Il pubblico pendeva dalle mie labbra mentre cantavo, ero la persone più felice della terra,e gli altri, Easy, Paky, Duff e Jaiky, in quel momento erano tutti miei fratelli.
Mentre cantavo mi ritornava in mente Mary, e tutto l' accaduto che ci ha visti vittime, e subito dopo, pensavo a Vale e come fare per conquistarla. Quell' esibizione fù davvero il modo migliore per aprire l' estate.
Anche Easy, che mi assillava su come doveva fare l' assolo, come doveva mettersi e quale effetto usare, ebbe il suo momento di gloria. Suonò un assolo bellissimo che emozionò tutti e raggiunse il suo primo obbiettivo di vita, fare un assolo davanti ad un pubblico.
Il maestro, ogni tanto faceva urli di compiacimento, tipo " eeeeeeeeeeeeeeeeeeeehh!! ", tutti fatti al microfono. Finita la prima canzone, attaccammo la seconda.
Quasi ballavo sul palco per l' adrenalina, ormai ero li e non me ne volevo più andare.  Tutte le paure, tutte le fisse sul canto, sulla mia voce, tutta l' invidia che Paky aveva nei confronti di Easy, tutti i dubbi sul nome della band in quella sera, svanirono tutti, come per magia, perchè l' unica magia di cui l' uomo è capace, è proprio la musica. Eravamo in gioco ora, la nostra avventura era iniziata.
Mio zio che era quello più nervoso di tutti, si tranquilizzò e venne chiamato sul palco a spiegare al pubblico la nostra nascita.
Alla fine fummo assaliti dai complimenti, qualcuno voleva che rimanessimo a suonare, altri ci chiedevano addirittura l' autografo. Fù un giorno davvero memorabile che rimase e rimarrà impressa nelle menti delle persone per molto tempo.
La Tie Band era nata, ed era forte, molto forte.

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Capitolo 11
*** Anima gemella ***


Quella sera, quel concertino, quella musica e quel pubblico, svegliarono in me stimoli nuovi, emozioni nuove che non tutti i comuni mortali, potranno avere l' onore di provare, furono dieci minuti, certo, ma dieci minuti di vita surreale, un mondo parallelo difficile da immaginare. Mi ritengo molto fortunato per aver avuto il piacere di provere dette emozioni.
Mio zio dopo la nostra sprizzante esibizione, si convinse che, probabilmente, non era un gioco, e che la cosa poteva rivelarsi seria, così ci disse " ragazzi sono fiero di voi, il vostro esordio è stato impeccabile, non potevate iniziare meglio la vostra avventura, ora prendetevi un' estate di pausa e a Settembre, ricominceremo a suonare ".
Al dire il vero non fummo così felici di aspettare tutta un' estate per fare un' altra esibizione, ma sicurmente, dopo, saremmo tornati a suonare, più motivati che mai.
L' adrenalina, quella sera, rimase allungo nella testa, fui come posseduto da un' entità sovranaturale, e mi piaceva, era come una droga mortale.
Easy era come impazzito, non smetteva di riascoltare il video che sua madre registrò mentre suonavamo e in particolare, il momento del suo assolo. Nonostante lo fece perfetto, era ancora tutubante sulle note, ripeteva spesso che avrebbe potuto usare delle note invece che altre per rendere l' assolo più emozionante.
Il carattere di Easy era quello che serviva per andare avanti, mettere in discussione se stessi, fino ad ottenere il risultato perfetto.
Duff non ci credeva di aver suonato con una band su un palco, era il suo sogno, ed era riuscito ad incoronarlo. Quella sera Duff abbracciava tutti quasi in lacrime, diceva frasi così sdolcinate, da far venire il volta stomaco, da fuori era un ragazzo rozzo e marcio ma all' interno, un petalo di rosa molto fragile.
Quella sera per la prima volta, vidi Paky e Easy andare d' accordo, farsi complimenti, gli vidi parlare con toni amichevoli, a differenza delle altre volte.
Jaiky, dato che fù il suo saggio, venne da noi dicendo " ragazzi vi devo ringraziare tutti, se non fosse stato per voi questo saggio non lo avrei mai fatto ", Easy si avvicinò a lui mettendogli le mani sulle spalle e gli disse " siamo noi che dobbiamo ringraziare te, probabilmente la nostra vita da oggi è cambiata, non siamo più dei ragazzi mocciosi, di strada, con in testa solo l' organo genitale femminile ( non disse proprio così ), no, da ora oltre quello, abbiamo nuovi obbiettivi, nuovi confini da oltre passare, abbiamo da scoprire dei nuovi noi ".
Non poteva usare parole migliori Easy mettendoci anche quel rock che aveva in corpo, solo lui poteva insegnarci ad insorgere e far uscire dalle nostre teste i nostri veri " io ". La mia vita ora cominciava ad avere un senso, cominciava a prendere la giusta strada e non dovevo mollare per nessun motivo o sarei tornato a percorrere una vita vuota, ad essere un ragazzo come tutti gli altri, a fare cazzate e niente di utile a questo schifo di mondo. Quella sera qualcosa si accese in me e solo io potevo scoprire cos' era, e farlo uscire allo scoperto, con l' aiuto della musica e dei miei fratelli musicisti.

( Io sento solo la musica
e odio tanto quella relatà
che divide la mia vita tra due parti
Musica o Morte
TheMEMES )

Quella magica serata giunse al termine e ognuno tornò a casa propria, con in mente ancora quei momenti fantastici.
Dieci giorni dopo.
La mattina del primo Luglio, ricevetti una chiamata, " ciao Rob, vuoi venire a farti qualche giorno a Torre canne? ", era mio zio Enzo che come ogni anno, mi invitava ad andare nella sua villa, non aspettavo altro da giorni così gli dissi " si, si ma come faccio a venire? " " prendi il treno o l' autobus e vieni " " e come prendo il treno, qui a Torre a mare la stazione è lontana da dove abito io " " allora prendi l' autobus, ce ne uno che passa da vicino il centro e arriva direttamente a Torre canne " " va bene vedrò come fare ". Dovevo assolutamente riuscire ad arrivare a Torre canne, non dovevo perdere tempo, ogni giorno sarebbe stato prezioso.
Era sabato quel giorno, dopo pranzo presi l' autobus e raggiunsi il centro, seguì le indicazioni che mi diede mio zio per prendere un mezzo che mi avrebbe portato a Torre canne. Arrivai alla fermata ma dell' autobus neanche l' ombra. Faceva un caldo pazzesco quel giorno e lo smog era asfissiante come sempre, aspettai quasi un' ora e mezza l' arrivo dell' autobus, ma in quella fermata non si vedeva nessun mezzo di trasporto.
Chiamai mio zio, " zio qui non si vede nessun autobus " " strano, vabbè c' è un' altra fermata a Japigia ( quartiere di Bari ), l' autobus dovrebbe passare alle 18:00 ".
Raggiunsi Japigia a piedi, e dal centro, è parecchio lontano. Grondavo di sudore e il borsone con le numerose robe che mi portai, cominciava a pesare tonellate.
Arrivai alla fermata indicatami, mancava un quarto d' ora alle 18:00, aspettai. Un' ora, un' ora e mezza, due ore, non si vedeva nessuno, mi sentivo come Harry Potter quando non riusciva a raggiungere Hogwarts nel secondo film.
Ancora una volta chiamai mio zio " zio!! qui non si vede ancora nessun autobus!! ", e lui " e non lo so Rob, qui mi dice che dovevano passare gli autobus, non sò che dirti ". Ero disperato, non sapevo cosa fare, un intero pomeriggio perso per niente.
Rimanemmo che sarei dovuto andare la settimana prossima, approfittando del fatto che mio zio sarebbe tornato in città per lavoro, quando mia madre mi chiamò dandomi la notizai più bella di tutte; mi disse " Rob, andiamo noi a Torre canne sta sera quindi ti accompagnamo noi " io le dissi " mamma sei sicura? " " si tuo padre vuole andare li a cenare, quindi ti accompagnamo noi ". Ero praticamente al settimo cielo, ricordo che per strada, buttai un urlo di felicità e la gente mi guardò come un malato di mente.
Era strano che mio padre prendesse una decisione così, non era stato tanto felice di passare del tempo con mio zio per motivi che, in quel periodo, ignoravo totalmente.
Andammo in un paese vicino Torre canne dove i miei zii, le ragazze, i miei cugini e altri, dovevano cenare. La cena era all' aperto, c' era una tavolata enorme con tutti gli amici dei miei zii e alla fine del tavolo c' erano le ragazze. Manu quando mi vide mi saltò addosso dalla felicità, le volevo davvero bene e stare con lei, mi rendeva sempre molto felice. C' erano tutti, Vale, Giuly, il fratello di Giuly e Angela. Quando vidi Vale un brivido mi attraversò la schiena, non la vedevo da moltissimo tempo, era diventata bellissima, sapevo che non avrei staccato gli occhi da lei neanche un secondo quella sera.
Tutti mi ripetevano a gran voce " da quanto tempo che non ci vediamo! ", volevano sapere cosa avessi fatto di bello durante l' inverno e raccontai loro dell' esibizione fatta dieci giorni prima.
Mentre parlavamo e scherzavamo, io ammiravo Vale con sguardi non indifferenti, pensavo e ripensavo a come avrei potuto conquistarla, quale sarebbe stato il suo punto debole, cosa avrei detto per incantarla, ma non mi veniva niente in mente. Vale era una ragazza speciale, piena di sentimenti, intelligente, sorprenderla con quattro parole sarebbe stato troppo complicato, non si sarebbe lasciata affascinare facilmente.
Il fratello di Giuly, Mario, notò il mio interesse per Vale e mi disse " si vede che ti piace, è evidente " e io, neagando, dissi " ma cosa stai dicendo, sono chiacchiere " e lui ironico " si, si certo , hai ragione ". Anche un animale si sarebbe accorto del mio accanito interesse.
Claudio e Manu non erano ancora tornati insieme, ma era evidente che Manu era ancora innamorata di lui e mio cugino provava ancora qualcosa per lei, ma nessuno di loro, quella sera , si azzardava a fare qualche passo, a parlare un pò, a rivelare i propri sentimenti, ma spevo che prima o poi lo avrebbero fatto.
Manu continuava a ripetere il nome del ragazzo con cui stette insieme durante l' inverno, faceva vedere le foto alle sue amiche cercando di far ingelosire Claudio, ma lui, fu totalmente impassibile alle sue provocazioni.
Mi sentivo bene tra di loro, mi sentivo importante, l' amicizia tra di noi era affiatata, un gruppo praticamente perfetto, ma il pensiero di non riuscire a rivelare il mio interesse a Vale, mi faceva stare in ansia.
Finì la cena, i miei presero l' auto e se ne andarono e io, con i miei zii e Claudio, raggiunsi Torre canne, nella nostra villa.
Torre canne era esattamente come l' avevo lasciata, calda, accogliente, fresca di sera e cielo paradisiaco. Quella prima notte la passai senza chiudere occhio, dovevo approfittare di quell' attimo di tranquillità per trovare un modo di approcciarmi con Vale, così, pensavo e ripensavo e solo alle quattro di notte, ebbi un possibile metodo che l' avrebbe probabilmente colpita, la mia qualità più importante, la mia arma segreta, il canto. Si, forse sarebbe stato il modo migliore, magari avrei tirato fuori qualcosa di mio, qualche canzone che scrissi l' inverno prima, magari qualcosa di azzeccato, senza però accennare alla mia storia con Mary.
L' unica canzone che però ritenevo un tantino emozionante, era " Guarda oltre " ( testo a capitolo 9 ) anche se il testo parlava completamente di Mary. Speravo che Vale non avesse badato più di tanto al testo, ma di più alla musicalità orecchiabile della canzone.
In quei primi giorni cercavo di aprire il discorso delle mie canzoni, così magari loro mi avrebbero chiesto se avessi fatto qualche altra canzone e io, ne avrei approfittato per far ascoltare loro la canzone. Non ci misi molto. Un giorno eravamo in spiaggia, chiesi a Vale se avesse ascoltato la canzone che dedicai a Mary, " zero ", e mi rispose criticandomi molto, infondo aveva ragione, faceva schifo, e sucessivamente mi chiese se avessi scritto un' altra canzone.
Fui fortunato, mi chiese esattamente quello che volevo, ma del resto in queste cose sono sempre stato un asso, con un giro di parole e racconti, la portai a farmi la domanda fatidica. Non persi tempo, a cappella cominciai a cantare. La melodia era carina, il testo lo stesso, Vale restò ad ascoltarmi compiaciuta, probabilmente rismase sorpresa, forse si aspettava una canzone simile alla mia prima in assoluto, ma quella che le stavo facendo sentire, aveva un ritmo diverso, dava più di canzone, però, il testo era molto chiaro, non potevo nasconderlo e, a una come Vale, queste cose non si possono nascondere, e infatti subito dopo che finì di cantare, mi chiese " l' hai dedicata a Mary questa canzone? ", in quel momento non so come, in due nano secondi, mi venne un colpo di genio e le dissi " no, non è dedicata a Mary " " e a chi allora? il testo sembra parlare di lei e della vostra storia. Un' altra ragazza? " " si un' altra ragazza " " la conosco? " " si, la conosci molto bene ". La ragazza a cui mi riferivo, ovviamente, era lei ma volevo che lo scoprisse, il problema però era cercare di cambiare il significato delle parole della canzone, quasi come se fosse un significato nascosto, metaforico e non letterale perchè altrimenti, non avrebbe combaciato per niente con lei.
Così lei continuò a chiedermi a chi fosse dedicata la canzone " Manu? " " no " " Giuly? " assolutamente no " " Angela? " " neanche " " le ho dette tutte, chi altro c' è? " e io le risposi " qualcun' altra c' è, basta cercare bene ". Dopo quella conversazione, Vale mi chiese di darle il testo della canzone per analizzarlo affondo e cercare di capire chi fosse la ragazza misteriosa. Secondo me faceva finta di non sapere che fosse lei, le aveva nominate tutte le ragazze, mancava solamente lei, era chiaro.
Ci mise quasi tutto il giorno per arrivarci, continuando a dirmi per messaggio che letteralmente la canzone, sembrava proprio dedicata a Mary, aveva ragione certo, ma io le ripetevo di vedere la canzone da un lato più metaforico, giustamente, era incomprensibile sotto questo punto di vista, ma vidi l' occasione di poter approcciare il rapporto che cercavo, e la colsi al balzo.
La sera come al solito, io e Claudio raggiungemmo il viale delle ragazze, Vale non aspettava altro che parlare con me. Quando mi vide entrare nel residence, mi bloccò la bicicletta e mi disse " è dedicata a me? " e io le risposi con tono accattivante " si, hai indovinato finalmente " " ma non ha senso, insomma come puoi sentire la mia nostalgia, non siamo stati insieme, come posso mancarti più della tua ex ragazza? ". Mi aspettavo quelle domande, fortunatamente il testo era molto vago quindi ci avrei potuto benissimo giocarci, così le dissi una piccola bugia a fin di bene, " la canzone parla di una storia e dice esplicitamente di una storia che sogno e in particolare, una storia con te. L' estate scorsa, eri sempre davanti agli occhi, il profumo dei tuoi lunghi capelli è molto forte da non poterlo ignorare, stavo con Mary certo ma guardavo te ". Forse non era del tutto falso quello che gli stavo dicendo, la guardavo spesso l' estate prima, lei mi piaceva già allora, ma non ci feci molto caso.
Vale alle mie parole cambiò espressione, da felice, divenne preoccupata, da spensierata, divenne pensierosa e all' improvviso si dimostrò fredda e distaccata. Le dissi anche chiaramente che mi piaceva, e sarei stato molto felice se mi avesse dato la possibilità di avere un rapporto. Vale, a quel punto, se ne andò completamente nel pallone, non era la stessa di sempre e io temevo di averla ferita con quelle parole, ma non potevo capire neanche io con certezza cosa le passasse nella testa in quel momento.
Fu una serata strana quella, Lei non rivolse la parola più a nessuno, se andò nella sua villa a pensare e io, pensavo continuamente a lei.
Da quella sera mi tartassava di messaggi dicendomi spesso che secondo lei non sarebbe stata una buona idea, che fosse stato solo uno sfizio, pensava che io fossi ancora innamorato di Mary e altre cose che secondo lei, vietavano il nostro rapporto. Io, però, avevo sempre la risposta per tutto, mettevo sempre in discussione quello che lei diceva e, così facendo, mettevo in discussione se stessa.
I giorni seguenti, Vale era sempre pensierosa, nervosa, preoccupata quasi finiva per stare male, tanto che una sera suo padre la portò al pronto soccorso per vedere cosa avesse. Giuro che non ero a conoscenza del motivo del suo star male, ma mi preoccupava, e pian piano lei mi stava facendo capire che non era propiro decisa a darmi una possibilità, ma sapevo che non era quello che realmente voleva.
Manu e le altre sapevano del mio flirt con Vale, lei parlava spesso con loro, e tutte erano a conoscenza della sua decisione, ma non mi accennavano nulla, continuavano a dire che sarebbe dovuta essere lei a dirmi tutto.
Passarono cinque fottuti giorni di ansia piena, fù come stare sulle spine per tanto tempo senza sapere se ne saresti mai sceso, poi, finalmente, mi rispose ad un sms che mi fece capire tutto, io per primo le chiesi se avesse maturato una decisione e lei, mi rispose che me l' avrebbe detto non appena avessimo giocato a nascondino ( il nascondino era una scusa per appartarsi e fare qualcosa di concreto, l' anno prima con Mary fù il modo ideale per nascondersi da tutti e darci dentro ). A quel messaggio il sangue mi salì in testa come uno tzunami per la felicità e il mio sorriso arrivava alle tempie.
Quella sera non persi assolutamente alcun secondo, con Claudio, prendemmo le biciclette e ci avviammo. Il tragitto era infinitamente dritto, non vedevo l' ora di arrivare, faceva molto caldo e avevo paura di arrivare fradicio di sudore e, conseguentemente, puzzare.
Arrivammo nel viale, le ragazze erano tutte dentro la villa di Manu ad aspettarci, guardai subito Vale ma nessuno di noi due muoveva un dito. Ero nervoso, non ero mai stato bravo a crearmi la situazione ideale. Stavamo passando la serata come tutte le altre a chiacchierare e io non stavo concludendo nulla, ero nel pallone totale.
Ogni tanto cercavo di persuadere il gruppo a giocare a nascondino, ma i bambini quella sera non c' erano a saremmo risultati degli scemi, mi stava andando tutto male.
Fortunatamente poi Vale mi chiamò e mi disse " Rob vieni con me ", la seguì e ci allontammo dagli altri, e continuò " ho pensato molto a questa cosa tra noi due, ci sono stata perfino male, quasi non dormivo la notte, già è per questo che sono stata così male ", io non potevo credere alle sue parole, in quell' istante capì quanto fosse speciale quella persona che mi stava di fronte. Continuò " ti voglio chiedere ancora una cosa, non pensi che finirà come con Mary? te ne andrai e tutto finirà? " e io le risposi " non mi importa di quello che sarà, se avessimo paura delle nostre scelte nella vita non faremmo niente, nessuno può prevedere il futuro ma bisogna fare sempre le scelte che si ritengono giuste, forse finirà, ma avremmo imparato molto allora, dopo tutto, è questa la vita ". Non potè replicare alle mie parole così mi disse semplicemente " allora ti dico si, proviamoci ", rimasi immobile in quel momento, quasi come se non avessi ancora ancora capito che ci sarebbe stata, al punto tale che lei mi chiese " non sei contento? ", a quella frase mi avvicinai e la baciai.
Forse sarà stata solo una mia impressione, forse ero troppo felice, ma in quel bacio c' era tutto, riuscì a capire che sarebbe stata la mia ragazza ideale, che sarebbe stata lei la mia " Beatrice ", la ragazza dei miei sogni, sarebbe stata lei il mio futuro e il motivo dei miei successi, in quel piccolo istante, capì che se anche sarebbe finita quella storia per vari motivi, tutto quello che averei fatto da quel bacio in poi, sarebbe stato solo per raggiungerla, per stare con lei, par farla felice. Le avrei dedicato le mie passioni, avrei messo sotto il mondo per lei, ma quello di cui avevo paura, è che non sarei stato abbastanza maturo per mantere la fiamma accesa.
Forse era quella la sensazione di quando qualcuno trova la propria anima gemella e presto, capì che non mi sbagliavo.


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Capitolo 12
*** Amore doloroso ***


( il subconscio è la nostra parte più trasgressiva, la nostra parte artista che è inizalmente è sovrastata dalla nostra coscienza. Se tutti noi facessimo esplodere il nostro subconscio impareremmo a vedere il mondo com' è realmente, a capire meglio la gente, a comprendere perfettamente noi stessi. )

Non solo fui felice del fatto che Vale mi disse si, ma anche del fatto che fossi riuscito a ragionare con la testa e non con il mio membro. Perchè dico questo?
Quell' estate venne in vacanza un' altra ragazza, Titty, Fiorentina, una ragazza strana con una mentalità completamente differente dalle altre. Prima che mi misi con Vale, un giorno, nel residence venne Mary, io ebbi appena conosciuto Titty. Manu, che la trovava molto simpatica, la mise al corrente della mia storia con Mary, così, quando vide la mia ex, mi prese per mano e mi baciò, facendo finta di essere la mia ragazza. Si accertava che Mary la stesse guardando e al momento opportuno, mi abbracciava e mi baciava dicendo sempre, " ti amo amore mio! Sei la mia vita ". Lei mi faceva ridere, ma non era mia intenzione far ingelosire Mary, certo se lo meritava, ma non mi interessava più di tanto, l' unica soddisfazione era quello di baciare una ragazza carina come titty, capelli biondi, occhi chiari, carnagione chiara, fisico invidiabile e animo rockettaro, senza dovermi sforzare eccessivamente.
L' unico problema è che non era solo Mary ad ingelosirsi. Con quella finta facevo innervosire anche Vale che, ancora sul punto di decidere cosa fare con me, prese quell' episodio come un prestesto per rifiutarmi. Sarò sincero, stavo cominciando a perdere le speranze con Vale, perchè molto spesso mi faceva capire che non sarebbe stata propensa ad avere una relazione con me, quindi, io non mi feci problemi a spassarmela con Titty.
La sera stessa del giorno che conobbi la bionda fiorentina, Manu venne da me e mi disse " Rob, lo sai che piaci a Titty ", io sospettavo di questo, ma con lei sarebbe stata solo una toccata e fuga, così le dissi " si l' avevo capito, ma lo sai che a me interessa un' altra persona " e lei, con un mezzo sorriso mi disse " allora vorrà dire che perderai l' occasione ".
Titty mi attirava e parecchio, il fatto che fosse così facile, mi intrigava ma mi sarei giocato la mia possibilità di avere una relazione con Vale. Titty era parecchio appicicosa, mi stava sempre addosso, voleva darmi i baci, prendermi le mani, mancava solo che finissimo a letto, alla fine però, cominciò a stancarmi, così molte volte mi allontanavo scocciato.
Sicuramente avrei potuto finalizzare qualcosa di eccitante con lei, e non sarebbe stato male, ma l' idea di perdere la mia unica possibilità con Vale, mi faceva impazzire, ero molto confuso, gli ormoni mi non mi facevano ragionare come si deve.
Poi però ripensai ad una cosa. Prima di andare a Torre canne, feci una piccola promessa a Easy, dicendogli che sarei riuscito a tutti i costi a conquistare Vale e che avrei dedicato il successo a lui, quindi non potevo assolutamente fallire.
Fortunatamente quel momento di indecisione finì il giorno che riuscì a convincere Vale a darmi una possibilità, e a farle capire che ero seriamente pronto a renderla felice. Titty, stranamente la prese bene quella storia, quasi si congratulò con me per il successo senza rimpianto, probabilmente anche da parte sua sarei stato solo una bella scopata. La sera del mio successo con Vale, scrissi un sms a Easy dicendogli " missione compiuta, ti ho detto che l' avrei conquistata e l' ho fatto, ti ringrazio per avermi motivato a farlo ".
I primi giorni insieme a Vale non furono proprio facili da vivere, ci mettemmo un pò a rompere il ghiaccio e a dimenticare la timidezza, ci baciavamo molto ma facevamo solo quello, lei mi faceva eccitare solo a guardarla e volevo di più da lei.
Una sera, ad una festa fatta nella villa della zia Maddalena, lei mi chiese " ci sono parti del tuo corpo che toccandole ti ecciti? ", inizialmente pensai di non averne, però colsi la palla al balzo e le dissi " si, mi fanno impazzire i baci sul collo ", era una frottola, ma forse sarebbe servito per darci dentro finalmente, " allora quando ci appartiamo provo a farti eccitare " e io già eccitato, le dissi " non vedo l' ora! ".
Claudio e Manu si rimisero insieme, la cosa era premeditata, ma quell' anno Claudio fù esplicito con me, mi disse che stava con lei solo per divertirsi e forse, era proprio così, Claudio non era mai affettuoso con lei e le dava retta solo per fare determinate cose, ma a Manu, accecata dall' amore, non le interessava, le bastava stare con lui.
Io, Vale, Claudio e Manu, ci allontanammo dalla festa e ci appartammo. Ci nascondemmo infondo al lungo viale, dove c' era una zona di vasta campagna, era buio e li non ci avrebbe potuto vedere nessuno. C' era un muretto di cemento che divideva l' asfalto della strada dalla campagna e li, si sedette Vale, io mi avvicinai a lei prendendola dai fianchi e ci baciammo. La situazione era davvero alettante, lei cominciò a baciarmi il collo in modo molto sensuale, mi faceva venire i brividi lungo la schiena, poi si fermava e mi chiedeva " bè è successo qualcosa li giù? " " non ancora ", a questa mia risposta ripartiva. Appena ci mettemmo insieme fù categorica, non mi sarei dovuto spingere oltre la pomiciata, non so se avrei resistito al dono che madre natura gli aveva dato, così, mi dovetti inventare una strategìa. Quella del collo, forse stava funzionando.
Dopo un pò mi richiese, " cambiato qualcosa? " e io, risposi " non ancora " " come mai? non avevi detto ce ti facevano impazzire i baci sul collo? ", così mi inventai qualcosa per che l' avrebbe convinta, forse, a sbloccarsi di più e le dissi " si ma il problema e che io non faccio niente, come pretendi che mi ecciti senza che tocco niente? ", lei fù un pò titubante all' idea, però poi si decise e mi disse in modo troppo dolce " ok, va bene, puoi toccare ". In quel momento nella mia testa ridevo diabolicamente, come se avessi portato a termine un piano diabolico.
Non persi un attimo di tempo, la baciai toccandole il suo seno prosperoso, era davvero bello, sarebbe stato un enorme peccato non provare certe sensazioni, mi sembrò di essere tornato sul palco.
Il suo odore era delizioso, difficile da dimenticare, il modo in cui baciava era così dolce da esserne dipendente, e il suo fisico così caldo da volerle stare sempre attacato. Non mi sono mai sentito così, in poco tempo capì che lei mi piaceva sul serio, che provavo delle emozioni nuove, che mi interessava veramente.
Come al solito, il troppo eccitamento, mi portò ad avere il testosterone in eccesso, e non potendo finalizzare l' opera, mi piegai dal dolore.
Vale fù un pò preoccupata la prima volta che mi vide in quello stato, quasi si sentiva responsabile delle mie sofferenze, e probabilmente lo era.
Quella ragazza era diversa da tutte le altre che conobbi anni prima, in poco tempo mi fece andare fuori di testa, riusciva sempre a farmi essere felice e tutte le ore di tutti giorni, erano buone per pensare solo a lei. Ero davvero preso de lei e capì che anche lei provava qualcosa di importante nei miei confronti.
Anche Vale, come Mary, era una ragazza benestante, tanto che i miei zii, mi consigliarono di tenermela stretta, ma a me, non interessava per niente della sua famiglia, di suo padre, sua madre, a me importava solo lei, sarebbe potuta essere la ragazza più sfigata di tutte, ma quello che aveva dentro era qualcosa di speciale, qulcosa che era ingrado di parlare al mio " IO " interiore, che risvegliava qualcosa in me che probabilmente non sapevo neanche di avere.
Quell' anno, trascurai parecchio mio cugino per via di Vale, stavo sempre con lei, eravamo sempre nascosti da qualche parte a fare i piccioncini, non ci staccavamo neanche un secondo, lei era anche pronta a fare sesso. Vale era vergine e mi disse chiaramente che avrebbe voluto perdere la sua verginità con me. Quando mi disse questo, capì che io ero davvero molto importante per lei, un fuoco si accese dentro di me e un senso di orgoglio mi invase la mente non fancendomi ragionare più, mi sentivo un mentecatto.
Probabilmente era amore quello che c' era tra noi due, forse ossessione, passione estrema, un senso di isolamento da tutto e da tutti, solo io e lei nel mondo dove uno non poteva fare a meno dell' altro. Stava diventando quasi una malattia, un ritardo mentale e a volte dimenticavo la mia vita, totalmente.
Spesso però Vale mi chiedeva se quello che c' era tra me e Mary fosse stato più bello o se provavo ancora qualcosa per lei, se dentro mi era rimasto un segno della nostra storia, ma la mia risposta era sempre la stessa, non mi importava niente di Mary e sicuramente quello che provavo per Vale era una cosa che provavo per la prima volta in assoluto, un' emozione inspiegabile.
In quei giorni, il padre di Vale, non ci mise molto a capire che io e la figlia ci davamo da fare e, con mia grande sorpresa, mi trattò apparentemente bene anche se a volte, sembrava quasi che volesse parlarmi per mettermi in guardia, e probabilmente non era solo una mia impressione.
Sua madre invece restava impassibile a quel nostro rapporto, mi salutava a stento quasi come se non esistessi, non so ancora se chiedeva qualcosa alla figlia riguardo me, ma di sicuro non gli risultai molto simpatico, credo più che altro per i pregiudizi che si accesero in quel residence ai danni della mia persona.
Perciò, a causa di questo coportamente ambiguo da parte dei genitori, io e Vale eravamo costretti a nasconderci per stare insieme, lei aveva molta paura di essere scoperta ad amoreggiare con me, temeva che il padre non l' avrebbe più fatta uscire di casa, ma io credevo che fosse solo una sua fissa. Anche quando andavamo in spiaggia cercavamo sempre un luogo riparato dove poter amoreggiare, non riuscivamo mai a stare staccati l' uno dall' altro neanche per cinque minuti, ce l' avevo sempre duro e quando questo succedeva nel mare, ero sempre l' ultimo ad uscire dall' acqua, se ne può capire il motivo. Dio come mi faceva impazzire, i suoi occhi, la sua voce, il suo sorriso, il suo profumo, il suo bel fisico provocante, un mix perfetto di sostanze stupefacenti capace di ridurti il cervello in cenere. Giuro che chiusi le porte al mondo intero, non mi importava più di niente, volevo solo stare con lei, e viceversa.
A volte pensava persino al futuro con me, mi diceva spesso che sarei dovuto riuscire a sfondare come cantante, così che la nostra vita insieme sarebbe stata riempita dal benessere economico, già, per lei era importante avere una buona situazione economica, una ragazza come lei che ha vissuto nel benessere da quando è nata, non riuscirebbe neanche ad immaginare una vita normale come la mia. A quelle sue parole, io non sapevo se sarei stato ingrado di soddisfarla, certo ero ottimista, ma davvero le sarebbero bastati tanti soldi per vivere felici, davvero mi disse di sfondare come cantante solo per avere una situazione economica adagiata, era davvero lei quella persona, al momento non ci pensai molto alle sue parole, l' amavo così tanto e feci l' errore di darle corda a cose non belle come queste, certo era ancora molto giovane e viziata, si potevano capire i suoi capricci, ma sicuramente, più tardi se ne sarebbe resa conto che non saremmo stati felici solo avendo tanti soldi.
Quello che mi faceva stare in ansia ogni volta, è che io non sarei stato alla sua altezza, che non sarei riuscito a darle di più di quello che già avevo fatto, come avrebbe fatto un ragazzo di strada come me, a rendere felice una ragazza nobile come lei, io, che quando andavo a Torre canne, i genitori delle ragazze mi facevano sentire come il contadino di un feudo che corteggia le figlia del fudatario, gli sguardi critici che tutti appoggiavano pesantemente su di me, non mi aiutavano ad essere ottimista e la mia paura più grande, era che che Vale mi avrebbe lasciato dicendomi che non sarei mai stato ingrado di avere una storia con una ragazza come lei. Molte volte cadevo nel pallone pensando e ripensando a dette cose.
D' altro canto però, lei era pura, una ragazza acqua e sapone, e io per questo, avevo una terribile paura che l' avrei rovinata come Mary, che una volta essersi sbloccata con me, sarebbe stata meno impacciata anche con i suoi altri corteggiatori, il pensiero mi terrorizzava, così non  le detti mai tutto me stesso, non ci provai mai a portarla a letto, non volevo farle del male, lo avrei fatto solo quando lei mi avrebbe dato la prova certa di non essere come le altre ragazze del viale.

( Non voglio chiudere i miei occhi
Non mi voglio addormentare
Perchè mi mancheresti Baby
e non voglio perdermi niente
Perchè persino quando ti sogno
Il sono più bello non basterebbe
Mi mancheresti ancora Baby
E non voglio perdermi niente
Aerosmith )

Le giornate passarono velocemente, così tanto di dimenticarci di viverle fino infondo, il fatidico mese era al termine e quella fù la sola unica sensazione che provai anche con Mary, con un briciolo di disperazione in più.
Vale era spaventata all' idea di rimanere sola e spesso mi abbracciava così forte come se non volesse mai lasciarmi andare. Io cercavo sempre di rassicurarla dicendole che sarei andato a trovarla ogni volta che lei lo desiderava, che le avrei lasciato qualsiasi cosa di me purchè non si sentisse sola, che l' avrei chiamata ogni giorno per dirle cose che la tirassero su. Come potevo mantenere certe promesse, avevo solo sedici anni.
Vale mi chiese di scriverle una canzone perchè in quel modo si sarebbe data forza e io, non persi tempo.
Una notte mentre ero sul mio letto, con la base di una musica che già composi precedentemente, scrissi la canzone. Era interamente dedicata a lei, a quanto l' amassi a quanto ancora potevo amarla, cercai di farle capire le mie paure nella canzone perchè non sarei riuscito a dirgliele di persona, ma non fui tanto bravo a scrivere oppure lei fù accecata dall' amore, ma il vero senso della canzone non credo lo comprese a pieno.
Mio cugino mi ripeteva spesso che avevo perso la testa, io negavo sempre ma aveva ragione, avevo completamente perso la testa, non riuscivo più pensare a niente meno che a Vale, era diventata il centro del mio mondo.
Senza preavviso, arrivò l' ultimo giorno del mese. Ero in spiaggia quando dovetti dare gli ultimi saluti dolorosi a Vale, le dissi " ricordati, non me ne vado per sempre, tornerò e staremo ancora insieme, nessuno potrà dividerci " e lei " promettimelo! " " te lo prometto, te lo prometterò sempre, non ti lascerò mai " e lei con aria triste disse sotto voce " ti amo, per sempre " e io ripetetti " per sempre ".
Non so dire cosa provavo in quel momento, il caldo e il battere forte del sole erano come carezze in confronto a quello che avevo dentro, sentivo che una parte di me si stava allontanando con lei, quando la vidi allontanarsi, mi sentì all' improvviso vuoto come se non potetti fare più niente, incapace di reagire e di pensare, per la testa mi passavano solo domande del tipo; chi sono davvero io, cosa farò ora che lei non sarà più con me, con cosa riempirò il mio vuoto, quale sarà il mio scopo. Mi sentivo tremendamente disorientato su quella spiaggia, mi sembrava di stare in un deserto e odiavo qualsiasi voce sentissi.
Arrivai dove stava mio cugino con Manu e le altre, mi guardarono e notarono il mio sguardo evidentemente perso nel vuoto e mi abbracciarono, peggio di così non poteva andare, mancavano solo le condoglianze.
Il pomeriggio di quel giorno mio zio mi disse " bè adesso ci aiuti con il trasloco ", era il minimo che potessi fare per ringraziargli di avermi ospitato tutto il mese, e poi poteva essere un modo per distrarmi da quell' orribile sensazione di vuoto che provavo.
Fù abbastanza pesante il trasloco e quando finimmo, fui stanco morto, ringraziai di cuore i miei adorati zii per avermi ospitato e dopo me ne tornai a casa, triste e sconsolato.
Pensai che non mi sarei mai più dovuto innamorare dopo quella storia, anche perchè trovare qualcuna migliore di Vale, sarebbe stato parecchio difficile, ma non volevo cadere di nuovo nella morsa intricata dell' amore, è una cosa che fa male al cuore, al cervello, allo stomaco, è una malattia incurabile di cui potresti rimanerci secco, giurai a me stesso che a poco a poco avrei mollato la corda con Vale perchè l' amavo troppo, avremmo sofferto troppo sia io che lei, ma non l' avrei lasciata, sarebbe stato un macigno per lei se l' avessi fatto, così decisi che sarei stato freddo e distaccato finchè non mi avrebbe sopportato più e non avesse capito anche lei che finirla sarebbe stata la cosa migliore. Per la seconda volta, ragionai con il cervello.

( L' amore è un contratto con il diavolo ).







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Capitolo 13
*** La musica ***


Alcune settimane dopo il mese passato a Torre canne, per alcuni eventi fortuiti riuscì a vedere Vale ancora molte volte, ogni volta che lei era davanti ai miei occhi, non riuscivo a starle lontano, non riuscivo mai a fare il freddo quando stavo con lei, il suo viso così dolce ogni volta, mi faceva sciogliere come neve al sole e tutti i progressi che facevo durate il tempo che stavamo lontani, li buttavo nel cesso.
Manu, che stava con Vale per la maggiorparte del tempo, mi contattava spesso dicendomi che Vale non stava bene, era sempre chiusa in casa, sempre triste e si deprimeva a causa mia. La cosa non mi aiutava, ma dovevo riuscire a pensare che dovevo agire per il suo bene, solo per il suo bene.
Molte volte mi chiamava Vale stessa, per dirmi di persona che non stava bene, che per lei vedere Manu e mio cugino stare sempre insieme, la faceva sentire ancora più sola e abbandonata. Molte volte io non sapevo cosa dirle e ripetevo spesso che doveva essere forte, che doveva pensare in maniera ottimista e cose così. Cos' altro avrei potuto fare. Nonostante le mie parole però, lei si intestardiva sul fatto che non ci sarebbe mai riuscita, che le avrebbe fatto ancora più male. Tutte le sue parole, le sue chiamate, i suoi messaggi cominciavano davvero a risultarmi pesanti, io spesso cercavo di essere felice, di non pensare al fatto che anche lei mi mancasse da morire, ma lei era così ossessionante, era molto pressante e non avrei resistito ancora allungo.
Mi chiedevo spesso se stessi facendo la scelta giusta.
Però a volte, avevo l' impressione che il mio comportamento stesse dando dei frutti. Spesso Vale mi implorava chiedendomi di andare li da lei, avrei potuto farlo senza problemi, ma trovavo sempre mille scuse per non andarci, e lei, ogni volta, risultava sempre più seccata della situazione.
A malincuore ogni giorno, speravo che quel martirio per me finisse presto, speravo che sarei riuscito fino alla fine a rimanere coerente, speravo ogni notte che prima o poi Vale si sarebbe rassegnata.
Uno di quei difficili giorni mi vedevo spesso con Easy per provare qualcosa, e lui mi chiedeva spesso come andassero le cose con Vale. Io non gli ho mai detto che avrei voluto finirla, non volevo che egli pensasse che fossi uno sciocco, che la mia fosse stata solo una cotta estiva però gli accennai che le cose non andavano tanto bene a causa della distanza, infondo era un motivo reale. Easy fù titubante alla mia spiegazione, mi ripeteva spesso che non sarebbe durata ancora molto con quella condizione, eravamo giovani e non saremmo mai riusciti a mantenere un rapporto a distanza, certo, aveva ragione, come avrei mai potuto pretendere di mantenere una storia con una ragazza lontana anni luce. Le parole di Easy mi convinsero e mi motivarono ancora di più, dovevo assolutamente continuare a fare come stavo facendo
Arrivò Settembre e Vale, Manu, Claudio e le altre ragazze del viale, finiti i mesi di villeggiatura, tornarono nelle rispettive case. Decidemmo di uscire in centro un giorno e quel giorno, fù molto importante.
Quando rividi Vale, ella non era la stessa persona, quasi non sembrò felice di rivedermi, probabilmente riuscì nel mio intento e ne volevo avere la certezza. Ci salutammo a stento quella sera e lei mi guardava sempre come se mi volesse dire qualcosa, così molte volte, le chiedevo " c' è qualcosa che non va? ", faceva finta di non sentirmi. Durante la serata fui molto distaccato, finchè non mi stancai le andai vicino guardandola negli occhi e le chiesi nuovamente " Vale, c' è qualcosa che non va? " " vieni con me ", disse lei , io la seguì. Ci allontanammo dagli altri per parlare in privato e mi disse " senti, io non so se ce la faccio a continuare " " spiegati meglio " le dissi io e lei rispose " sono stanca di stare male, poi siamo troppo lontani, non ci vediamo mai, non avrebbe senso continuare ". Sarò sincero, non provai neanche un pò di felicità in quel momento, anzi, stetti per mettermi a piangere, riuscì a trattenermi per miracolo.
Io però non volevo farle sapere che mi ero comportato così di proposito, temevo una sua reazione negativa, così mi comportai normalmente e le dissi " ti posso capire, mi dispiace molto però, ti credevo una persona diversa, ma sei come tutte le altre ", non lo pensavo sul serio, ma fù l' unica cosa che mi venne in mente di dirle in quel momento. Mi venne un mal di stomaco pazzesco per la tristezza, lei ci teneva davvero a me ed era evidentemente dispiaciuta di aver preso quella decisione e il suo dispiacere, era il mio malessere. Non ci dicemmo altro, io mi girai per andarmene, lei mi prese la mano per fermarmi, mi abbracciò e mi baciò, forse per l' ultima volta. Con quel gesto, una parte di me, che più tardi capì quale, rimase con lei senza più tornare indietro, e quel senso di vuoto e di disorientamento, tornò a farmi visita. In quel momento, capì che amavo Vale in un modo inimmaginabile, quasi mi pentì di aver fatto tutto quel casino, sarei benissimo tornato indietro, ma il valore delle cose, lo capisci sempre troppo tardi, è così.
Cominciò il nuovo anno scolastico. Non ebbi la minima intenzione di deprimermi per la rottura con Vale, non dedicai nessun mio progetto musicale per lei, cercai di non pensare neanche un istante alla nostra storia, era difficile certo, ma fortunatamente c' era chi fù disposto ad aiutarmi.
Io e Lory, dimenticata la scappatella, diventammo ottimi amici e spesso le parlavo di Vale. Lory era l' unica persona che riusciva a farmela quasi odiare, forse sarebbe stata l' unica maniera per dimenticarla del tutto, mi ripeteva spesso che mi ha fatto del male, che mi ha fatto rincretinire, che mi ha privato della capacità di ragionare e altre cose poco carine. Poco a poco, mi convinsi delle sue parole anche se infondo sapevo che non erano vere, forse. Lory spesso si offriva di consolarmi in maniera ererotica, ma stranamente, non provavo nessun tipo di attrazione verso di lei, e non ero per niente interessato a rimorchiare altre ragazze, era come se ne avessi la nausea, non avevo alcuna intenzione di innamorarmi o forse, innamorato, lo ero ancora. Probabilmente fù proprio per questo che rifiutai Lory e il pensiero di uscire con altre, ebbi paura di scoprire che il mio cuore, appartenesse ancora a Vale. Psicologicamente ero davvero confuso.
Avevo bisogno di un amico vero che mi aiutasse a rimettere le idee a posto, anche non direttamente, ma la presenza di un vero amico, sarebbe stata sufficiente.
Sicuramente, Easy sarebbe stata la persona giusta, ormai io e lui entrammo in confidenza, parlavamo spesso e non ci nascondevamo quasi niente.
In quei giorni, mi chiamò mio cugino, Jaiky e mi disse " ciao Rob, senti domani potete venire tu e Easy al locale, mio padre ci vuole parlare " " certo non c' è nessun problema ". Fui molto felice alla chiamata di Jaiky, come uno stupido quasi mi dimenticai di avere una band e che avrei potuto distrarmi con la musica. Avvisai Easy della notizia, lui fù ancora più impaziente di tornare a suonare, voleva tornare sul palco e provare le stesse emozioni del saggio di batteria.
L' indomani raggiungemmo il locale di mio zio Paolo.
Fummo tutti felici di vederci, ci salutammo tutti con affetto, l' estate di quell' anno non passammo proprio tanto tempo insieme, quindi revederci, fù una bella sensazione. Mio zio dissa " ben ritrovati ragazzi, vi ho convocato oggi qui per proporvi un porgetto interessante ", io pendevo dalle labbra di mio zio, lui aveva la bravura di fare un' introduzione interssante al suo discorso, in cui attirava l' attenzione di tutti, a volte era meglio del fatto stesso. Mio zio continuò " questo Dicembre c' è la possibilità di fare un concerto tutto nostro allo stesso locale dove abbiamo fatto il saggio ". A quella sua notizia impazzimmo letteralmente, l' euforia di Easy fù devastante, il mio sorriso arrivò alle tempie, Duff fece i suoi strani versi di felicità, a volte molto bizzarri, Jaiky sembrò un tantino spaventato all' idea. l' unico che sembrò essere impassibile alla notizia, fù Paky. Fin da subito con Paky non c' era la complicità musicale che avevo con gli altri, sicuramente lui era quello meno bravo nel gruppo ma mio zio gli dava fiducia o forse, gli conveniva dargli fiducia. Mio zio lavorava in questura in quel periodo e la madre di Paky era sua collega, sicuramente questo fù un motivo in più per dare qualche possibilità al ragazzo. Nonostante tutto però, con Paky feci il mio esordio da cantante quindi gli volevo cmq bene, le convinzioni che mio zio aveva su di lui mi motivarono, perciò, aspettai prima di giudicarlo male, forse un giorno sarebbe cambiato.
Dopo che mio zio ci dette la favolosa notiza, ci presentò altre possibili canzoni che avremmo potuto fare quel giorno, eravamo davvero alle prime armi, quindi, una scaletta di otto canzoni, sarebbe stata più che sufficiente. Oltre " Stand By Me " e " Speedy Gonzales ", ci propose " Be Bop a Lula " di Gene Vincent, classico blues anni 50 - 60, e " Unchain My Heart " di Joe Cocker. Erano pezzi storici, io li conoscevo molto poco quasi per niente, so che sarebbe stata un' esperienza totalmente nuova per me, buttarmi in un genere che ignoravo completamente, non sarebbe stato così semplice.
Easy, rockettaro di natura, mi diceva spesso che avrebbe voluto fare qualcosa di più giovanile, ma il fatto che mio zio fosse una persona d' esperienza, che sicuramente avrebbe scelto in maniera mirata per la serata determinati pezzi, lo convinse e decise di imparare le canzoni. Musicalmente non erano difficilissime, quindi per qualcuno come Easy o Duff, non ci sarebbero stati problemi.
Alcuni giorni dopo quell' incontro, cominciai ad imparare le canzoni proposte. " Be Bop a Lula " non mi sembrò molto difficile, anche perchè avrei dovuto solo cantarla, mentre " Unchain My Heart " quando la sentì, pensai che non ci sarei mai riuscito a fare determinate cose con il piano. Suonare e cantare lo sapevo già fare, o meglio accompagnarmi con gli accordi, ma suonare una linea di note durante la canzone cantando anche, cavolo se mi risultò difficile.
Ci servivano altre canzoni però, solo quattro non sarebbero bastate, così, girando tra le mie conoscenze musicali e valutando i possibili pezzi abbordabili per la nostra band, raggiunsi la conclusione che la canzone capostipite di quella serata, sarebbe stata " Come Together " dei Beatles. Di quella canzone io conoscevo la versione di Michael Jackson, molto più forte rispetto all' originale, certo compresi subito che non sarebbe stata una passeggiata quella canzone, tecnicamente era completa, aveva un riff, una linea di basso, power chords, assolo, non farla sarebbe stato un insulto. Fù provando a cantare " Come together " che capì che vocalmente avevo moltissima strada da fare ancora, la mia estensione era perecchio limitata e farla nella tonalità di MJJ sarebbe stato impossibile, così tentai la versione originale, e andò decisamente meglio.
Mi esercitai moltissimo in quei giorni e " Unchain My Heart " veniva sempre meglio, presto però, capì che mancava qualcosa di importante in quella canzone, il coro.
Già, delle coriste che mi davano manforte non sarebbe stata una cattiva idea, avrebbero riempito di più alcuni pezzi, avrebbero dato un' immagine piacevole sul palco.
Dopo tante esercitazioni, non vedevo l' ora di testare il mio duro lavoro alle prove con gli altri, vedere quanto di buono potevo dare alla band, rendere soddisfatto mio zio per il lavoro che avevo fatto in una settimana.
Il giorno delle prove, Easy decise di portare un suo amico chitarrista con il quale suonava spesso, mi disse che gli voleva far vedere il lavoro che faceva una band. Alle sue parole mi sentiì quasi una persona d' esperienza.
Ci vedemmo sotto casa di Easy prima di andare alle prove e li, mi presentò il suo amico " Rob, lui è Gilby, Gilby, Rob ". Era particolare quel ragazzo, aveva i capelli lunghi neri, portava una t -shirt bianca con una giacca di pelle, jeans blu e parecchi bracciali, era bassino, il suo viso mi risultò già molto simpatico. Easy e Gilby sembravano conoscersi da tempo, lungo il tragitto per raggiungere il locale delle prove, non facevano che parlare di chitarre, termini tecnici e ostrogoti per le mie orecchie però, la loro passione era invidiabile.
Arivammo a destinazione, Gilby si presentò a tutti e si mise comodo in un angolo per ascoltare le prove. Ci sistemammo e cominciammo a suonare. A quanto pare non fui l' unico ad esercitarmi duramente durante la settimana, tutti sembravano molto preparati, i pezzi ci riuscivano con una facilità incredibile e la soddisfazione fù evidente sugli occhi di mio zio. Gilby sembrò essere molto compiaciuto e quasi fremeva per suonare anche lui.
Mio zio, essendo un tipo coinvolgente, lo invitò a prendere una chitarra e a suonare. Gilby si sentì subito a suo agio e suonava con noi come se lo facesse da sempre, sembrava bravo e il suo entusiasmo convinse tutti, dava l' impressione di essere una persona che aveva molto da esprimere, sentì all' istante che con lui c' era affinità, così, gli diedi una possibilità e gli dissi " sei assunto Gilby, puoi cominciare a far parte di questa band ". Furono tutti entusiasti all' idea, l' unico che sembrò un pò preoccupato, fù Paky. Probabilmente il suo timore era quello di perdere il posto di chitarrista ritmico, e per quello che Gilby mi trasmise alle prove, Paky fece bene a preoccuparsi, sotto i lunghi capelli, si nascondeva un ragazzo con delle qualità enormi. Probabilmente, era l' elemento che mancava.
Al termine delle prove dissi a mio zio " ho trovato il pezzo forte della serata " " cioè? " mi chiese lui, e io risposi " Come Together " " caspita, non è un pezzo semplice " " si ma è favoloso, abbiamo tempo ancora, vedrai che riusciremo a farlo ". La mia determinazione convinse mio zio, " Come Together " ci sarebbe stata nella scaletta e sarebbe stato il nostro cavallo di battaglia. Quel giorno gli accennai anche delle coriste e lui, sembrava aver già pensato a questo particolare dicendomi che si era già attivato, speravo comunque in un colpo di qualità, sia scenicamente che vocalmente.
Gilby era praticamente il chitarrista ritmico di Easy, si intendevano alla perfezione, la loro complicità e affinità erano perfette, si aiutavano a vicenda e avevano praticamene gli stessi gusti in fatto di musica, avevano entrambi la fissa per i capelli e l' amore per i  " Guns N Roses ", avevano una forza tale da convincere mio zio a fare un pezzo particolare, " knocking on heavens door " nella versione proprio dei " Guns N Roses ". Per me era vocalmente impossibile reinterpretarla come Axl Rose così dovetti farla a modo mio. Già dalle prime volte che la provammo, fù evidente che Easy nel suonarla, si trovava a suo agio, era il suo genere, il suo mondo, e come interpretava quella canzone, era emozionante. La scaletta cominciava ad essere sempre più consitente.
Il concerto era sempre più vicino e più provavamo, più eravamo convinti che avremmo fatto una porca figura.
Un pomeriggio andammo a fare le prove, quella volta però, ci fù una novità. Quando io, Easy e Gilby, arrivammo nel locale, la porta era aperta e all' interno c' era già mio zio con due ragazze. Una era molto robusta parecchio brutta, occhiali da vista, carnagione molto chiara e una pelle talmente grassa che sembrava sudasse sempre, l' altra ragazza invece era decisamente meglio, bassina, bruna, fisico normale, occhi verdi e sorriso piacevole. Mio zio ci fece entrare e ci disse " ragazzi loro sono Fede e Lucy ", Fede era quella brutta, Lucy l' altra. Mio zio continuò " sono venute qui perchè probabilmente ci presteranno la loro voce per il coro ". Io e gli altri sospettammo già prima che loro fossero li per quel motivo, ma Fede era talmente impresentabile che l' idea spaventò tutti.
Mio zio diede un microfono a Fede e le disse di cantare delle parti che probabilmente avrebbe fatto la sera del concerto. Io, Easy e Gilby in quel momento avevamo la stessa espressione, speravamo tutti e tre che Fede almeno, sapesse cantare. Mio zio, le fece provare " tintarella di luna " che si collegava bene a " speedy gonzales ", l' idea del collegamento era buona, ma Fede sarebbe stata capace di cantare?
Mio zio con la tastiera fece il solito giro di accordi per introdurre il brano, Fede cominciò a cantare il primo verso, " tintarella di luna, tintarella color latte... ".
Un disastro tremendo, un disastro da attentato terroristico, un disastro per le mie povere orecchie, non che avesse una voce particolarmente potente, quasi sussurrava sul microfono, ma quei piccoli spicchi di voce che ogni tanto uscivano fuori, erano delle pugnalate dolorose. Se Fede quel giorno si trovò in quella situazione, fù perchè mio zio era amico della madre, stessa identica storia di Paky.
Fosse stato per me, Easy e Gilby, Fede sarebbe stata scartata senza neanche che incominciasse a cantare ma mio zio, si ostinò a darle coraggio e fiducia, così quell' errore della natura, entrò a far parte della band.
Lucy non volette cantare, era parecchio timida e continuava a ripetere che era li solo per far compagnia a Fede, peccato perchè almeno lei, sarebbe stata accettabile dal punto di vista scenico. Pazienza, avremmo dovuto dare mezzo palco solo a Fede per le sue ingombranti forme.
Comunque, non sarebbe stata lei a toglierci l' entusiasmo di fare il nostro primo concerto, io per primo non stavo più nella pelle, cominciavo a tirare i giorni uno ad uno sperando di risalire presto sul palco. Involontariamente, Easy e Gilby in quei mesi di prove, riuscirono a farmi dimenticare della mia rottura con Vale e a farmi guardare avanti, la musica curò la mia confusione. Quello che all' inizio ritenevo solo un gioco, alla fine si trasformò in qualcosa di più serio, in qualcosa per cui valeva la pena crederci, in qualcosa per cui mettere in gioco la propria vita. Se tutto questo, fosse stato un motivo per cui essere felici, allora al diavolo tutto il resto, infondo, cos' è la vita senza la felicità o cosa saremmo se non provassimo a cercarcela la nostra felicità, perchè è questo, che spinge noi comuni mortali a fare qualcosa, la ricerca della felicità. Ognuno di noi, deve provare di tutto finchè non trova quella cosa che lo rende felice, anche a costo di mettere la propria vita in gioco. Non importa quante persone potresti deludere, a quante persone potresti fare dei torti o quante persone potresti perdere, alla fine, i frutti del duro lavoro, ci saranno, sempre. Ormai Easy era diventato un fratello per me, Gilby lo conoscevo da poco ma entrammo subito in confidenza, ero sicuro che più in la, seremmo diventati migliori amici. Con loro, l' idea di band era molto più presente che con gli altri, l' affinità che avevamo noi tre, superava ogni ostacolo portandoci a diventare la colonna portante della band, tutti gli altri, traevano forza, coraggio e qualcuno purtroppo, era anche invidioso.



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Capitolo 14
*** La vita del musicista ***


( La vita senza la musica sarebbe un errore.
F. Nietzshche )

Ormai l' esibizione tanto attesa era sempre più vicina, l' euforia di quei giorni era indescrivibile, io e Easy non facevamo che parlare di musica e di come ci saremmo comportati sul palco. Easy era molto fissato sul suo comportamento sul palco, sul modo di vestire e sulla sua pettinatura, voleva che lo spazio intorno ad egli sul palco fosse praticamente sotto il suo comando. Era il più bravo all' interno del gruppo e certi ragionamenti, a mio giudizio, poteva permetterseli, anche se molte volte, dovette contrastarsi con le idee di mio zio. Easy era molto giovane in quel periodo e contro una persona di una certa età, non si permetteva di mettere in discussione un suo giudizio o una sua idea, quindi molte volte, metteva da parte i suoi desideri, anche quelli più profondi e si atteneva alle regole di mio zio, certo non sarebbe durato molto sotto il controllo di un altro.
Gilby, l' ultimo chitarrista arrivato, all' inizio si sentì come in esame davanti a tutti ma presto, si integrò perfettamente nel gruppo, l' unica persona che era evidendemente infelice dell' arrivo di Gilby, nonostante la sua perfetta integrazione, era Paky. Paky sapeva di essere il componente meno dotato all' interno del gruppo e qualunque chitarrista avrebbe potuto rimpiazzarlo, quindi si sentva spesso in discussione. A parte questi piccoli problemi, si andava avanti, si contnuava a provare, a suonare e si attendeva sempre con più euforia di arrivare al giorno dell' esibizione.
Fede era praticamente un disastro, non era per niente una cantante, le mancava tutto, aveva un timbro orribile, una tecnica del tutto assente, un' estensione limitatissima, per non parlare della scarsissima presenza scenica. Se il giorno dell' esibizione, avessimo fatto una porca figura, sicuramente il pelo nell' uovo sarebbe stato Fede.
La scaletta era completa, certo le canzoni erano davvero poche così mio zio, per riempire un pò la serata, si inventò una sorta di storia musicale. Avremmo dovuto introdurre ogni canzone con una lettura di un testo dove spiegava la nascita della canzone, un' idea azzardata a mio giudizio ma a quanto pare, era l' unica soluzione, altrimenti la serata sarebbe durata solo mezz' ora.
Un giorno nel locale delle prove, al termine delle stesse, ero seduto alla tastiera di mio zio e mi misi a strimpellare una canzone troppo famosa per non essere riconosciuta, " Heal The World " di MJJ. Feci un grosso errore a strimpellarla. Mio zio la sentì, la riconobbe e decise di inserirla nella serata. Io non credevo alle mie orecchie, non mancava molto all' esibizione e non ce l' avremmo mai fatta a completare una canzone come quella, sarebbe stato letteralmente impossibile.
Io ripetevo a mio zio " è inutile, gli accordi sono moltissimi, l' arrangiamento è complicato, la melodia vocale è difficile e anche se riuscissimo ad arrangiarla a modo nostro verrebbe comunque uno schifo ", tutto inutile, quando mio zio si metteva qualcosa in testa, non c' era niente in grado di smuoverla. Gli altri erano abbastanza preoccupati di quella situazione e facevano bene, conoscevo la canzone e sapevo con certezza che alcuni come Paky o Duff non l' avrebbero imparata tutta come si deve, non erano abituati a ricordarsi gli accordi a memoria e questa era una grande mancanza. Spesso alle prove succedeva che mentre suonavamo una canzone, doveva esserci mio zio a chiamare gli accordi, altrimenti qualcuno si sarebbe perso. Una cosa al quanto fastidiosa da vedere, mio zio non poteva di certo mettersi dietro di noi sul palco a gridare gli accordi, oppure davanti a noi, che razza di figura ci avremmo fatto.
In seguito, oltre questi dubbi che mi riempivano la testa, c' era anche il tasto dolente, Fede, non ci sarebbe mai riuscita a sostenere un pezzo come " Heal The World ". Per mio zio sarebbe dovuto essere il pezzo di chiusura, ma io lo vedevo come il pezzo che avrebbe chiuso la nostra carriera musicale, ero davvero impaurito.
Una delle cose positive di quel periodo era che, oltre essere una rock band, eravamo anche amici, una comitiva, con altre persone che ci giravano intorno. Uscivamo spesso insieme e facevamo le solite cazzate. Gilby in quel periodo si avvicinò molto a Lucy, l' amica timida di Fede, tanto che si misero insieme quasi inaspettatamente.
C' era anche un' altra ragazza che usciva con noi, la cugina di Fede, Maria, una persona vuota, anche non paricolarmente di bell' aspetto, sorrideva di rado ed era molto irritante stare alla sua presenza.
Tuttavia però mi sentivo bene, uscire con la propria band era diverso di quando si usciva con i soliti amici, Lo stato d' animo era completamente differente, migliore naturalmente.
I nostri discorsi coinvolgevano tutti, quindi nessuno si sentiva escluso, certo c' era chi si affezzionava di più a qualcun' altro, era normale, ma finchè nessuno aveva dei grossi problemi con qualcun' altro, come di solito succede in un gruppo, potevamo stare tranquilli.
Per le strade della città succedeva spesso che ci mettevamo a cantare in modo armonico, giusto per vedere se saremmo riusciti a fare determinate cose il giorno del concerto. Le persone ci guardavano in modo sorpreso quando cantavamo, ma a me non importava niente, l' idea di far parte di un gruppo, mi faceva sentire diverso dalla massa di ragazzi che vivevano la propria vita in modo del tutto vuoto e privo di emozioni.
Più passava il tempo e più l' amicizia tra me, Easy e Gilby cresceva, entrammo in confedenza tanto che Gilby ci confessò il suo forte intersse per lucy. Un giorno eravamo in un autobus per uscire, Gilby cominciò a parlare di Lucy " ragazzi mi piace davvero Lucy, credo di amarla . Lucy e Gilby stavano insieme da sole due settimane circa ma Gilby, sembrava sul essere uscito fuori di senno. Gli dissi " Gilby sono felice che tu ti sia innamorato, ma sei davvero sicuro di esserlo? " e lui rispose " certo che lo sono, lei è quella giusta, probabilmente ci sposeremo ". A quelle parole io e Easy ci guardammo in faccia e sucessivamente scoppiammo dalle risate, Gilby però era serio e non capì a fondo il motivo delle nostre risate. " parli sul serio? Insomma stai davvero pensando a sole due settimane che state insieme, di poterla sposare? " e Gilby mi rispose " e perchè no, se ci amiamo e durerà, non vedo perchè non dovremmo sposarci ". Easy, sorpreso dal comportamento di Gilby, gli disse " a questo punto spero che tra voi non finirà, altrimenti ci rimarrai davvero male " e Gilby rispose " tranquillo non finirà, ne sono certo ".
Il giorno dopo si lasciarono per motivi che ancora oggi mi sono ignoti, ma la cosa positiva, è che Gilby ci mise poco a dimenticarsi di lei, tra l' altro, Gilby non era proprio conosciuto per essere un tipo da relazioni serie e comunque, aveva solo 15 anni.
La vita, quando si ha un impegno così importante come una band, diventa particolare, concigliare gli impegni scolastici con la musica diventa complicato, perchè la musica ti invade la testa e diventa come una sostanza stupefacente che ti da piacere, quindi è impossibile farne a meno, ma ti porta a trascurare la scuola in maniera concreta. Quindi, dal momento che entrai a far parte della band, il mio rendimento scolastico calò parecchio, ma rimase fortunatamente comunque sufficiente. Gli altri ragazzi del gruppo, dovevano affrontare il loro primo anno di scuola superiore, perciò quell' anno per loro fù ancora più particolare. Easy era molto bravo a scuola, voti sempre molto alti, a differenza di Gilby, che agli inizi di quell' anno, già si muoveva sull' astrico. Duff, a causa del suo poco intelletto, risultava essere l' alunno da bocciare a prescindere, gli altri invece erano più o meno tutti sulla norma.
E dopo tante prove, uscite con amici e storielle d' amore finite, arrivò Dicembre, il nostro esordio era ormai ad un passo. L' evento fu organizzato per il meglio, ci furono tanti invitati, per la gran maggioranza parenti e amici, ma all' inizio si sa che è sempre così. I nostri amici, i miei genitori e quelli degli altri membri del gruppo, non stavano più nella pelle, anche loro erano curiosi di ascoltarci, le aspettative erano grandi dato che al saggio mostrammo di essere all' altezza, noi eravamo pronti ormai, anche se avevo ancora parecchi dubbi sulla riuscita di " Heal the world ". Per suonare quella canzone, decidemmo di mettere dei fogli sul palco con gli accordi scritti, almeno ci saremmo facilitati un pò la cosa. Mio zio Paolo cercava già di trovare una sistemazione adeguata sul palco per riuscire a dare una bella immagine, la difficoltà stava indubbiamente nel trovare dove collocare Fede, in modo che non coprisse troppo gli altri membri del gruppo, gli spazi erano limitati quindi, ci saremmo dovuti adeguare. Mio fratello, Carlo, ci avrebbe aiutato con l' impianto di amplificazione, non avevamo un grande impianto quindi, ci saremmo arrangiati con quello che avevamo.
Al mio sedicesimo compleanno, ebbi in regalo dai miei una cosa che desidervo da moltissimo tempo, un tastiera tutta per me. La tastiera che ricevetti era davvero un capolavoro dell' elettronica, uno strumento incredibile con milioni di funzionalità, sarebbe stato complicato saperla usarla in tutte le sue parti in maniera ottimale, ma una volta averla compresa per bene, sarebbe sicuramente diventata un oggetto di cui non si sarebbe potuto farne a meno. Persi quasi tutto quell' anno per capirla, ma alla fine, almeno le funzioni più importanti, imparai ad usarle splendidamente. Il concerto di Dicembre, sarebbe stato anche l' esordio della mia tastiera.
Più si avvicinava la data prevista, più la tensione saliva e di certo mio zio, non facilitava le nostre condizioni dandoci a volte alcune notizie forti, come quella che la scuola di musica di Jaiky, una delle migliori nella mia città, avrebbe sponsorizzato il nostro evento. A carico avevamo una bella responsabilità, questo però, mi accresceva maggiormente la tensione.
Quella sensazione di paura, nasceva soprattutto dal fatto che alle prove, mi ero accorto che non eravamo proprio pronti al 100%, " Heal the world " non usciva bene, Fede era un disastro in quasi tutte le canzoni, ma a quei tempi ero ingenuo, così lasciai fare al caso, errore gravissimo.
Poi c' era anche il clima che non era di certo dalla mia parte. In quel periodo era facile prendersi un raffreddore e perdere la voce, alcuni membri della band, infatti, furono colpiti dall' influenza, ma io non potevo permettere che accadesse, non potevo assolutamente arrivare senza voce al concerto, non avrei potuto cantare e avrei mandato all' aria tutto. Avevo troppo ansia di svegliarmi il giorno dell' evento, e accorgermi di essere raffreddato e senza un filo di voce, avevo talmente tanta paura di questo, che la notte facevo gli incubi. Mi chiedevo, è così che si sente un cantante ogni volta prima di fare un concerto? Non è proprio una bella sensazione. Posso dire a questo punto, che la voce è lo strumento più delicato e va trattato con molta cura e attenzione.
Easy spesso mi accennava il suo abbigliamento per l' esibizione, lui era molto attento a queste cose, la sua immagine dovava essere perfetta, anche se l' idea di indossare la cravatta per richiamare il nostro simbolo, gli era molto di peso, non si piaceva con la cravatta, ripeteva spesso che sarebbe sembrato un damerino. Mi faceva sorridere quando parlava così, ma quando gli dicevo che avere un sibolo nell' abbigliamento ci avrebbe distinto, lui si convinceva e prendeva l' idea della cravatta più in simpatia.
Easy e Gilby uscivano spesso insieme per attrezzarsi al meglio per la buona riuscita dell' esibizione. Compravano corde su corde, molti cavi e infiniti plettri, con loro si imparava parecchio. Piano piano, riuscii ad apprendere le componenti tecniche di una chitarra elettrica, riuscivo a capire meglio cosa intendeva Easy quando cercava un tipo di suono perfetto per una canzone. Già, all' inizio pensavo che quando perdeva del tempo a cercare degli effetti sulla sua pedaliera, era solo per questioni tecniche, ma mi sbagliavo, lui cercava l' effetto che poteva trasmettere più emozione, che poteva rendere di più. E' davvero molto sottile la differenza tra tecnica ed emozione, una non può fare a meno dell' altra, e se si sanno usare entrambe, allora dalle proprie mani si può produrre una vera e propria magia.



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