In bilico

di KikiWhiteFly
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Big Damn Table ***
Capitolo 2: *** Prompt 03 - Tramonto ***
Capitolo 3: *** Prompt 83 - Errore ***
Capitolo 4: *** Prompt 92 - Scusa ***
Capitolo 5: *** Prompt 88 - Desiderio ***
Capitolo 6: *** Prompt 11, 12, 13, 14, 15 - Un senso di te ***
Capitolo 7: *** Prompt 36, 37, 38, 39 - Thank you for loving me ***
Capitolo 8: *** Prompt 17 - Pioggia ***
Capitolo 9: *** Prompt 07 - Male ***
Capitolo 10: *** Prompt 06 - Bene ***
Capitolo 11: *** Prompt 21-30 ***
Capitolo 12: *** Prompt 71, 72, 73, 75, 77 ***
Capitolo 13: *** Prompt 74, 76, 78, 79, 80 ***
Capitolo 14: *** Prompt 08-09 ***
Capitolo 15: *** Prompt 01, 02, 04, 05 - Missing moments ***
Capitolo 16: *** Prompt 91 - Grazie ***
Capitolo 17: *** Prompt 20 - Tempesta ***
Capitolo 18: *** Prompt 46 - Cuore ***
Capitolo 19: *** Prompt 56, 57, 58 (Passato, Presente, Futuro) ***
Capitolo 20: *** Prompt 10 - Opposti. ***
Capitolo 21: *** Prompts 60 - 70. ***
Capitolo 22: *** Prompt 49, 52, 51, 43, 44, 42, 50, 45, 16, 47, 48. ***
Capitolo 23: *** Prompt 40, 34, 32, 41, 35, 53, 31, 54, 33, 55. ***
Capitolo 24: *** Prompts 90, 86, 59, 87, 81, 85, 82, 89, 84, 93. ***



Capitolo 1
*** Big Damn Table ***



In bilico





The One Hundred Prompt Project





Big Damn Table:





01. Alba

02. Pomeriggio

03. Tramonto

04. Sera

05. Notte

06. Bene

07. Male

08. Luce

09. Oscurità

10. Opposti

11. Vista

12. Udito

13. Tatto

14. Gusto

15. Olfatto

16. Sole

17. Pioggia

18. Neve

19. Nuvole

20. Tempesta

21. Giallo

22. Arancione

23. Rosso

24. Viola

25. Blu

26. Verde

27. Marrone

28. Nero

29. Grigio

30. Bianco

31. Sole

32. Stelle

33. Luna

34. Pianeta

35. Universo

36. Autunno

37. Inverno

38. Primavera

39. Estate

40. Nessuna stagione

41. Temperatura

42. Freddo

43. Caldo

44. Gelo

45. Piacevole

46. Cuore

47. Emozioni

48. Sensazioni

49. Apatia

50. Empatia

51. Caos

52. Anarchia

53. Disordine

54. Ordine

55. Libertà

56. Passato

57. Presente

58. Futuro

59. Tempo

60. Senza Tempo

61. Origine

62. Nascita

63. Crescita

64. Vita

65. Morte

66. Acqua

67. Fuoco

68. Terra

69. Aria

70. Fulmine

71. Orgoglio

72. Insensibilità

73. Gelosia

74. Timidezza

75. Impulsività

76. Pigrizia

77. Collera

78. Vanità

79. Invidia

80. Insaziabilità

81. Addio

82. Bugie

83. Errore

84. Rimpianto

85. Vendetta

86. Sorte

87. Destino

88. Desiderio

89. Sogno

90. Incubo

91. Grazie

92. Scusa

93. Giustificazioni

94. Perdono

95. Scelte

96. Tema libero

97. Tema libero

98. Tema libero

99. Tema libero

100. Tema libero






La BDT originale è americana. Inserisco il copyright:

Progetto originale della Big Damn Table:

© http://community.livejournal.com/fanfic100/ | http://community.livejournal.com/fanfic100_ita/






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Capitolo 2
*** Prompt 03 - Tramonto ***



Prompt # 03 - Tramonto




Alla vista di un tramonto così denso di colori, Bulma impallidì.

Si strinse nel maglioncino di cashmere lilla, mentre osservava la volta celeste perdere il fulgente colore e iniziare a sfumare in un arancio sempre più pronunciato, fino a divenir di un vermiglio quasi accecante. Si trattava di un cielo di finta speranza, accartocciato in un mondo di finta bontà.

Eppure Bulma quella sera stava respirando a pieni polmoni una sana ventata d'ottimismo, mettendo da parte – per una volta – il dolore, la sofferenza, la triste consapevolezza di un destino designato da tempo. Ma lei non avrebbe perso la speranza, nonostante tutto: avrebbe confidato nel cielo che le era solo debitore di lacrime, speranze ed illusioni – quanto poteva far male, il silenzio?

Bulma voleva ancora sorridere, desiderava ancora sperare.




***






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Capitolo 3
*** Prompt 83 - Errore ***




Prompt # 83 – Errore.


Tanto per passare il tempo”, ti eri detto, allungando la visuale sino alla sua vertiginosa scollatura. Poi avevi adocchiato gli shorts di jeans, troppo aderenti per i tuoi gusti. E, da essi, quel centimetro di stoffa che ne usciva - poi il passo era stato breve. 

Allora ti eri addentrato nel suo umile antro, ti eri infilato sotto le sue lenzuola e le avevi soffiato qualche parola che la facesse morire sotto il tuo tocco, facendole credere che le tue dita erano fili che si muovevano come marionette. Ti eri buttato di peso sul suo letto quando lei ti aveva accolto, affrontandoti con lo sguardo. 

Errore. Errore. Errore.

Con il passare del tempo quell'atto era diventato sin troppo abituale: ti infilavi nel suo letto, la scoprivi ogni giorno di più, dentro e fuori, e ne ammiravi la bellezza, il bagliore che luccicava all'interno dei suoi occhi oltreoceano. Le moine della donna sulla tua pelle ti davano fastidio, poiché lei era insopportabile: eppure il caramello delle sue labbra, l'avorio della sua pelle, lo zaffiro dei suoi diamanti era diventato una dipendenza per te, sommo Principe.


Non sei niente per me, donna”, un giorno ti eri espresso in modo diretto e incisivo, come avresti dovuto fare tempo addietro.

Le sue stupide lacrime non ti ammorbidirono, anzi, lasciasti che quell'assurda lagna continuasse in isolamento e ti eri rintanato nella Capsule Corporation. 

La menzogna era un grossolano errore, il Principe lo sapeva bene. Eppure lo faceva per una ragione ben precisa, quasi umana – umana?

Non avresti mai accettato tale insulto o, almeno, non ad alta voce.


***




Questa scena è collocata nella saga dei Cyborg, all'incirca. A parlare è la coscienza di Vegeta, che qui inizia a rendersi conto di possedere una parte umana - anche se non lo vuole ammettere.


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Capitolo 4
*** Prompt 92 - Scusa ***


Prompt 92# Scusa.





Quando aveva provato a dimenticare Vegeta, uscendo un paio di volte con Yamcha, i suoi tentativi erano valsi veramente a poco: Yamcha le accarezzava i polpastrelli con fare docile, le sussurrava nei timpani parole che credeva seppellite, eppure in quelle frasi rivedeva lui, sognava lui, impazziva per lui.

«Scusa Yamcha, non ce la faccio».

Bulma l'aveva scostato un po' da sé, lasciando che una lacrima ballerina danzasse sulla sua guancia, distruggendo la perfetta barriera di cristallo che fino a quel momento aveva posto davanti a tutto e tutti. Perché, anche nel succinto abito in seta pregiatissima, i tacchi a spillo cacciati fuori da chissà quale armadio impolverato e la scollatura generosa, Bulma continuava ad essere la stessa donna. Come ingannare i suoi sentimenti, come tendere un tranello al suo cuore?

Aveva riflettuto a lungo riguardo una probabile strategia – e pareva averla trovata, scegliendo un uomo che sapesse il significato della parola famiglia – ma, alla fine, aveva dovuto scendere a patti con quella decisione.

«Scusa...», altra lacrima paziente.

Lo sguardo dell'uomo si rabbuiò e le sue mani cascarono a penzoloni sui fianchi, abbandonando le spalle di Bulma. Dopodiché, con tono di rimprovero, sentenziò: «Meriti di meglio».

Bulma si era alzata, afferrando la borsa in tinta col peccaminoso vestito, e aveva voltato i tacchi; poi, agile come una gazzella, si era defilata dalla stanza di Yamcha.

Corse di notte, sotto la luce tenue dei lampioni, un sol nome vibrava sulla punta della lingua e un unico pensiero indugiava nella sua mente come un tarlo.




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Capitolo 5
*** Prompt 88 - Desiderio ***


88# Desiderio.




Le mani di Vegeta avevano perlustrato ogni centimetro della sua pelle, soffermandosi in particolar modo sui seni rotondi e indugiando con lo sguardo sul pizzo del reggiseno bianco, incapace di resistere ai suoi stessi desideri. Lei, succube del suo stesso corpo, ormai si limitava ad annuire alle richieste di Vegeta e a lanciare, di tanto in tanto, qualche grido a vuoto.

Yamcha non le aveva mai fatto provare una simile emozione, non aveva mai scoperto il suo corpo così. Vegeta non era delicato, bensì rude, violento e aggressivo. Non conosceva riguardo verso le donne, invero. Ma lei era diversa, o almeno così si illudeva, era l'essenza di tutto ciò che era giusto al mondo   e, talvolta, persino di ciò che non lo era. 

Erano così ebbri di passione che, talvolta, trainavano i loro corpi stanchi verso una posizione più comoda della precedente: era il desiderio il loro padrone, esso raggirava la razionalità quanto più gli confaceva.

Erano succubi della passione, ormai lo sapevano, ma non avevano né l'intenzione né il desiderio di cedervi.

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Capitolo 6
*** Prompt 11, 12, 13, 14, 15 - Un senso di te ***






Note: torno dopo molto tempo, sì. Mi mancava scrivere su Bulma e Vegeta però *_*

Vi presento una mini-raccolta comprendente un unico argomento: “I sensi”. Nella seguente fan fiction viene raccontata la notte di Bulma e Vegeta attraverso la vista, l'udito, il tatto, il gusto e l'olfatto. Ho alzato il rating all'arancione, lo ritenevo più opportuno ^^

A presto, Kiki.



Un senso di te.








  1. Vista.


L'aveva vista, bella come non mai: casualmente aveva incrociato il suo passo, di notte fonda. Lei era scesa perché non riusciva a dormire, lui di ritorno dagli estenuanti allenamenti.

Adesso se ne stava fermo sulle scale, il piede sospeso a mezz'aria e il gomito poggiato sul corrimano di mogano: fasciata in una veste che mal copriva le sue prosperose forme, una seta pregiata probabilmente. L'aveva vista per la prima volta, quella notte.

E poi arrivò anche il momento in cui non la vide più, riuscì a percepirne solo il profumo e i battiti cardiaci accelerati: all'interno della sua camera stava spogliando le vesti dell'angelo, possedendone ogni minima parte.



  1. Udito.



Era arrivato il momento in cui i sospiri erano incontrollabili, il momento di massimo piacere, l'apice della gloria assoluta.

La donna aveva messo alla prova il suo discreto auto-controllo, aveva ridotto a brandelli la sua ragione come nessuna concubina su Namek era riuscita mai a fare. Bulma si stava lasciando accarezzare, anche adesso che le sue dita correvano con più malizia nelle zone più remote del suo essere, arrivando in profondità.

Un urlo di assoluta esultanza, uscì dalla sua bocca. La vide mordersi le labbra, stringere le dita al lenzuolo di lino, strizzare gli occhi e poi indagare nelle sue iridi ossidiana, cercando di risucchiargli tutta l'anima.

Un altro urlo s'elevò in aria: due grida all'unisono.

Entrambi, udirono il sospiro dell'amore.



  1. Tatto.



E avevano esplorato reciprocamente i loro corpi, per la prima volta. Ora era lei ad aver preso il possesso del principe, piuttosto magistralmente. Le sue dita scavavano nel suo corpo, esultando quando trovavano l'apice del piacere; i respiri rallentarono quando, osservandosi negli occhi, si accorsero che qualcosa era cambiato tra di loro.

Le prime luci dell'alba s'alzavano dietro le verdeggianti colline, i primi raggi stavano entrando tempestivamente nella camera, illuminando ambedue i volti delle figure, che erano distese prone sul materasso.

Quasi per istinto, Bulma provò a sfiorargli le nocche, e, anche se a primo acchito le sembrarono contratte, con sua somma sorpresa sentì la stretta del principe, la sua mano combaciava perfettamente a quella di Bulma. La donna adagiò il capo sull'ampio sterno di Vegeta, affrontando con un sorriso sulle labbra le poche ore che la separavano dal giorno, ormai.



  1. Gusto



Da quel giorno,Vegeta aveva cercato di evitarla, presentandosi a tavola quando più gli faceva comodo, possibilmente nelle ore in cui lei usciva o lavorava. Bulma d'altronde si era accorta della situazione, del sottile velo d'imbarazzo e della tensione che c'era quando, anche solo per sbaglio, i loro occhi s'incrociavano.

Era tornata, stanca, stremata in cerca di una nuova tecnologia, più efficace e più moderna di quelle che già c'erano. Aveva lanciato il cappotto sul divano, le chiavi sul mobiletto d'ingresso e adesso anche le scarpe, rimanendo a piedi nudi; con una mano sul volto, visibilmente affaticata, aveva ciondolato, fino ad arrivare al proprio letto. Sgranò le iridi, quando vi vide il principe – la sua sagoma perfetta, un misero bagliore lunare colpiva le sue sopracciglia. Steso su un fianco, sul suo letto... Balbettò qualcosa che non si curò di ripetere e, quasi sconfitta da un polo d'attrazione, caracollò direttamente sopra di lui. Un bacio in quel momento li unì: gustarono rispettivamente le loro labbra, un contatto che durò per un tempo irragionevole, ma i due amanti della notte approfittavano di quel che il giorno impediva di fare. E lui... le sembrava così diverso; forse era solo una fantasia, probabilmente la voleva solo come concubina, schiava.

Perché pensare a queste cose?

Abbracciò l'innocenza, troppo ingenuamente forse. Ma il suo principe era là con lei, nonostante tutto era corso nella sua camera, forse in modo poco usuale, però era ciò che voleva.

«Stupido! Mi sei mancato... stupido

Lo rimbeccò, dandogli qualche colpetto sullo sterno. Il principe abbozzò un ghigno di sarcasmo, inumidì le labbra, per poi lasciarle cozzare nuovamente con quelle della donna.

«E non puoi tentarmi cos--»

Ma le parole le furono sottratte dalla bocca: troppo tardi.



  1. Olfatto




La osservava, fasciata in un lenzuolo di lino, le forme prorompenti ma mai volgari e la bocca che, di tanto in tanto, si contorceva in uno strano modo, mimando espressioni di disgusto o di piacere. Le gambe si muovevano appena, un attimo, e poi cambiava posizione, stravaccandosi come più le faceva comodo. Vegeta non sapeva quale istinto, forza, polo d'attrazione lo spingeva ad entrare clandestinamente nella sua camera, ma doveva ammettere che, in fondo, la razza umana non era poi così raccapricciante come aveva pensato. Si alzò, era stato fin troppo tempo a fissare la sagoma della donna muoversi nella notte, fino ad osservare sul muro le ombre che proiettavano la sua figura angelica, come un emerito idiota. La consapevolezza e l'orgoglio del Sayan presero il sopravvento e, con un grande slancio, saltò fuori dal letto; si vestì frettolosamente, presto si sarebbe svegliata tutta la casa. Tamburellò le dita sulla porta, l'osservò un istante e, digrignando i denti, le si avvicinò, annusando il suo profumo – un'essenza che non avrebbe mai potuto catalogare, ma, dopotutto, gradevole.

Dannazione, era veramente impazzito.


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Capitolo 7
*** Prompt 36, 37, 38, 39 - Thank you for loving me ***



T
hank you for loving me






Thank you for loving me
For being my eyes
When I couldn't see
For parting my lips
When I couldn't breathe
Thank you for loving me
Thank you for loving me”






36. Autunno



Bulma avverte una lievissima folata di vento incespicare clandestinamente alle sue spalle ed è in quel momento che l'autunno si palesa di fronte i suoi stessi occhi. Sfila la pesante montatura dal setto nasale e sbircia un po' fuori, quel tanto che basta per vedere un mucchio di foglie dei più variopinti colori.

Per un attimo in testa le è balenata un'idea davvero assurda: ha avuto la sensazione che Vegeta la stesse spiando, che fosse dietro le sue spalle. È solo mera illusione, accanto a lei c'è solo il silenzioso e inestinguibile vuoto.

L'autunno ha qualcosa di elegante in sé: uno stormo di foglie accarezza gli alberi, galleggia nell'aria, per poi andare a cozzare direttamente al suolo... Così com'è stato per le foglie, altrettanto è stato per lei. Il brivido del momento l'aveva fatta volare parecchi metri dal suolo, poi, in una monotona giornata come tante, Vegeta l'aveva semplicemente abbandonata, curandosi solamente dei propri interessi.

Adesso si limita a commiserare la fine di una relazione e l'inizio di un'altra: Bulma sfiora il grembo materno, l'unica cosa che può legarla a Vegeta, ora e per sempre, è quell'inaspettata gravidanza.



37. Inverno



Deve far attenzione, le ha detto il dottore, se si strapazza troppo finirà per far del male anche al suo bambino. Bulma cammina sulla strada appena asfaltata, di ritorno dalla sua prima ecografia.

Il medico ha confermato ciò che già sapeva: è incinta.

Signorina, congratulazioni. Corra a dirlo a suo marito!”.

Il dottore non si è fatto troppi problemi, per lui è un concetto pleonastico che una donna in stato interessante sia automaticamente sposata. Quando si è limitata a far cenno che un padre quel bambino non l'avrebbe avuto mai il medico ha sbarrato gli occhi, provando a mugugnare qualcosa. Alla fine ha tirato giù le lenti, scusandosi per la poca delicatezza.

In seguito, l'aveva trattata come una donna sedotta ed abbandonata. Purtroppo è una verità universalmente riconosciuta: nel mondo di oggi una donna priva di marito è la metà di ciò che dovrebbe essere una donna vera. Bulma non dà troppo peso a certe dicerie, si limita a contemplare la romantica caduta della neve al suolo. Mentre rivolge lo sguardo verso il cielo qualcosa usurpa i lineamenti del suo volto... E non è la neve.



38. Primavera



Alla fine l'aveva detto ai suoi genitori. Sua madre aveva accettato la verità di buon grado, ammettendo che in fondo se lo aspettava – non voleva sapere il velato significato di quelle parole, vi leggeva una certa malizia –, mentre suo padre inizialmente era rimasto inebetito, iniziando a farle le solite domande di rito. Le aveva anche chiesto se non fosse davvero Yamcha il padre, ma Bulma aveva risposto che certe cose una madre le sentiva... E come poteva darle torto la signora Brief?

Ora, arrivata al sesto mese di gravidanza, beve una tisana alle erbe, limitandosi a volgere lo sguardo verso il cielo infinito e contemplando la grandezza dei suoi sentimenti.

Una donna arriva ad umiliarsi fino a tal punto, se è davvero innamorata.

Tra qualche mese sarebbe nato il frutto di quel che, ingenuamente, Bulma aveva definito amore: ora attende quel momento con ansia, ma in cuor suo spera ancora di vedere Vegeta, non tanto per lei quanto per il bene dell'umanità o per sfidare il suo amico Son Goku. Insomma, non spera certamente di occupare un posto così importante – forse nessuno l'aveva mai occupato. Come poteva lei, infimo essere umano che non era altro? 



39. Estate



Non riesce ancora a crederci: tra le sue braccia dimora un piccolo fagotto, che ora dorme beatamente, ignaro di ogni cosa. Ogni tanto sbadiglia rumorosamente e Bulma non può fare a meno di emozionarsi, anche per atteggiamenti così abituali come quello.

È notte, solo un lieve fruscio filtra tra le tapparelle scure dell'ospedale locale. Sua madre e suo padre sono usciti alcuni minuti per prenderle qualcosa da mangiare, rifiutano di nutrirla con il cibo dell'ospedale.

Appena è nato Trunks – alla fine ha optato per quel nome, è poco usato in Giappone e le piace il suono che ha mentre lo pronuncia – sua madre ha esclamato: «Tutto suo padre! Eccezion fatta per i capelli, chissà cosa penserebbe Vegeta!»

Non si è curata molto della sua sensibilità, ma non importa. In effetti, l'affermazione di sua madre non è del tutto campata in aria: ci sono molti lineamenti che rimandano alla stirpe Sayan, anche volendo Trunks sarebbe stato sempre il legittimo erede di suo padre.

Sospira timorosamente Bulma e stavolta avverte un altro rumore, più forte del precedente. Non ne è del tutto sicura, ma le sembra di vedere un'ombra sospetta.

«Vegeta?!».

Il cuore viene meno ai propri doveri, sente che ha appena mancato un battito. Capisce che è lui, veramente, nel momento stesso in cui si avvicina, mostrando la sua figura alla luce riflessa della luna. Anche così, è bello... Graffi e cicatrici gli usurpano il volto, ma negli occhi conserva quella regalità che un principe non potrebbe mai perdere, nemmeno dopo una macabra sconfitta.

«Che colore assurdo».

Obbietta semplicemente, limitandosi a ghignare schifato di fronte a quella curiosa tinta lilla-violetto. Poi il suo sguardo cerca repentinamente quello di Bulma, ma non sa cosa dirle di preciso.

Di sicuro, da parte sua, la donna capisce che davanti a sé c'è un principe forgiato dall'orgoglio Sayan, il quale gli impedirà qualunque tipo di costrizione familiare.

«Va bene così. Vai pure, se devi andartene».

Prende un po' di coraggio e gli accarezza la guancia destra, toccando una ad una le sue cicatrici... E per ogni cicatrice sul volto di Vegeta, se ne moltiplicano altre cento nel suo cuore.

«L'ho detto, forse?».

Bulma spalanca visibilmente gli occhi, ma non riesce né a contraddirlo, né a dargli ragione. Suonerebbe tutto così melenso, conoscendolo.

«Dormi insieme a noi?».

Si sposta un po', cercando di non svegliare Trunks, non sopporterebbe ancora un latito così acuto per le sue orecchie sensibili. Vegeta, senza troppi indugi, si siede accanto a loro... Si siede e contempla: la bellezza della vita è tutta davanti a lui, in quattro buffi capelli lilla e un paio di occhi cristallini.
E si sente così infimo per averlo capito solo in quel momento.




Fine.




Sono tre pagine ma sono state impegnative, ve lo assicuro!

È difficile raccontare la storia di questi due senza cadere nel melenso, nell'ooc o nel già letto/già visto. Spero vivamente di non avervi dato quest'impressione >-<. Questa raccolta si può considerare il seguito della precedente volendo, probabilmente molto spesso ricorrerò a questo tipo di schema: raccolta di cinque prompt *-*.

Vedrete aggiornamenti più veloci d'ora in poi, non temete... Purtroppo ultimamente ho avuto parecchi problemi ._.

Ringrazio kikky per aver commentato lo scorso capitolo, sempre gentilissima : D

E grazie a tutti i lettori silenziosi, davvero *-*.

In ultimo, vi lascio la traduzione della strofa iniziale:


Ti ringrazio per amarmi
Per essere stata i miei occhi
Quando non ho potuto vedere
Per aver aperto le mie labbra
Quando non potevo respirare
Ti ringrazio per amarmi
Ti ringrazio per amarmi


(Thank you for loving me – Bon Jovi)


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Capitolo 8
*** Prompt 17 - Pioggia ***




17. Pioggia




Bulma strinse forte i pugni, facendo quasi arrossare le nocche. L'alba era appena sorta, dietro una timida collina verdeggiante, il suo principe invece era stato meno restio ad andarsene.

Era stata la notte prima, dopo averla amata l'ennesima volta, che se n'era andato, non prendendosi nemmeno la briga di salutarla – dirle addio?

Era stata mera casualità se si erano incrociati tra le scale: lei stava scendendo al piano di sotto, vestita solamente di una tunica di seta, lui stava scappando.

Era troppo tardi per fermarlo, lo sapeva. Aveva paura di ascoltare le sue ragioni, aveva paura di non conoscere le proprie – stupida, si era innamorata. Stupida, perché non poteva più usare la ragione da quel momento in avanti.

Non rispose, Vegeta. Fu lei ad affacciarsi alla finestra, osservando la monumentale struttura della navicella spaziale proprio nel bel mezzo del giardino, pronta a decollare alla volta di pianeti ignoti. Provò ad entrare, ma fu prontamente scacciata.

«Vattene»

Mormorò con l'intento di minacciarla con le cattive, qualora non gli avesse voluto dar retta.

«Perché?»

Brevi istanti di silenzio e di sgomento. Gli occhi di Vegeta cercavano di dirle qualcosa, ma non doveva essere compito di Bulma capirlo.

«Piove.»

Annunciò, sfregando le proprie mani contro le sue spalle per darle calore – ma non aveva capito che solo il suo respiro riusciva a donarle vero calore?

Poi, fu solo silenzio: ci pensò la pioggia a riempire quel baratro di vuoto che c'era tra loro due. Né parole, né abbracci erano sufficienti a separarli, tuttavia qualcosa avrebbe potuto unirli.


Bulma, ora, piangeva ancora sotto la pioggia che, tempestosa, s'ostentava a battere su di lei. Le labbra biascicavano qualcosa di incomprensibile, la mano andava a sfiorare cautamente il ventre piatto.

«Potevamo essere noi





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Capitolo 9
*** Prompt 07 - Male ***










07. Male




Si era fatta del male, nel momento stesso in cui aveva accettato di diventare la sua schiava. Il caratterino indomabile ed incorreggibile ancora non l'aveva perso, ma non poteva evitare di soccombere al suo volere – soprattutto la notte, quando era più volubile e le sue difese erano meno restie – distruggendosi per l'ennesima volta.

C'era una cosa che aveva imparato nell'amore: non c'erano lezioni da imparare, perché ogni volta se ne presentava una nuova, sempre diversa. E, qualora, per mera casualità, si fosse presentato un precedente, non poteva dire di aver imparato una lezione. No.

Era una scalata così repentina e, al contempo, così lenta quella dell'amore che non poteva nemmeno chiedersi la ragione, che scopriva di doversi una spiegazione.

Un'ombra entrò di soppiatto nella sua camera, un'invisibile ritaglio di luce lo illuminava; anche quella sera si sarebbe fatta del male, ma almeno sapeva che non sarebbe stata l'unica a peccare.

Non arrivare in paradiso con me, Vegeta, arriva all'Inferno... Ti seguirò.




~





Non credo di dover spiegare granché, sono i pensieri di Bulma.

La prossima sarà “Bene”, la medesima scena vista dal punto di Vegeta.

Ringrazio Phantasia per la bellissima recensione (*_*) e tutti i lettori ovviamente :)).

Adesso che la scuola finisce – domani, yeah! ** - conto di poter aggiornare un po' più velocemente, meno discontinuamente in pratica XD.


A presto, Kiki!

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Capitolo 10
*** Prompt 06 - Bene ***










06. Bene





Era stata un'estenuante giornata, gli doleva ammetterlo.

Vegeta si stava passando il panno di spugna sulle spalle, dopo aver fatto una doccia fredda; senza volerlo, la coda dell'occhio spiò la camera di fronte a lui, sorprendendosi quasi che quest'ultima fosse socchiusa.

Non che di solito badasse a queste inerzie – non avrebbe perso il suo tempo in tal maniera – tuttavia l'immagine della terreste che gli rammentava ogni giorno che non doveva ficcanasare nelle sue cose, in sua assenza, era impossibile da dimenticare – come se poi ci fosse qualcosa di interessante, ridicolo.

Sbuffò, poi lanciò il panno di spugna sul materasso; avanzò alcuni passi e, quasi per istinto, entrò nella camera della donna. Era vuota, tutto era oscurato dalle tapparelle, solo un debole venticello faceva filtrare l'aria e, di tanto in tanto, rigonfiare le tende.

Si guardò un momento in giro, rinnegando il pensiero della donna nella sua mente: era assolutamente ridicolo che lui fosse attratto da un essere umano tanto stolto.

«Vegeta?»

Avvertì un debole tono di voce chiamare il suo nome; poi, l'uomo vide uno schizzo meno oscuro in mezzo a tutto quel buio, una sagoma familiare.

E, ragionando d'istinto, s'avvicinò: le mani la spinsero automaticamente sul letto, mentre le gambe già si adoperavano per bloccarle il resto del corpo.

Probabilmente era la cosa più sbagliata del mondo, ma aveva come l'impressione che solo Bulma fosse in grado di fargli bene.




****






Vorrei puntualizzare l'attinenza al prompt: nell'ultima riga, i pensieri più reconditi di Vegeta. Ebbene, lui pensa che nonostante lui sia un essere maligno, crudele e spietato, in qualche modo Bulma suscita in lui qualcosa, che non sa definire – ricordiamolo: è sempre un sayan XD –, e quindi si azzarda a chiamarlo bene.

Vi avevo detto nel precedente capitolo che questa è la stessa scena di “Male”, però vista da Vegeta. Quindi, sì, sono collegate.

Ora, ringrazio:


Phantasia: grazie mille per la bellissima recensione *_*. Infatti, quello su cui volevo insistere maggiormente era appunto l'aspetto psicologico, il male interiore come dici tu.

Non ci sono lezioni da imparare”... Mh, sì, di solito si dice il contrario, io però mi sono fatta un discorso un po' complicato (sempre perché sono io XD): non ci sono lezioni da imparare in amore, perché ogni volta può accaderti la medesima cosa e se ti prometti di comportarti in un certo modo, non è detto che se ti ritrovi davanti una cosa lo farai veramente... probabilmente perché la razionalità andrà a farsi friggere, dal momento che ragionerai di cuore. Sì, sostanzialmente il significato era questo.

Grazie ancora ^^


Globulo rosso: ahimè Aury conosco troppo bene questo fandom, dal momento che prima di approdare su Naruto ero fissa qui XD. Grazie mille per i complimenti tesoro :*... E sì, aggiorno con molta lentezza, ma quest'estate ho intenzione di portare a termine la BDT *_*. Ragion per cui, mi velocizzerò XD.

Un bacio e grazie *_*


The_Black_Moon: grazie mille, miro sempre alla cura stilistica delle drabble – che, per quanto brevi sono difficili comunque XD – e il significato che c'è all'interno sono felice che sia stato colto da voi lettori. Adesso sarò molto più veloce ad aggiornare, non temere : D

Baci, grazie mille!



Alla prossima, d'ora in poi sarò più rapida u-u.


Kiki.


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Capitolo 11
*** Prompt 21-30 ***







The colours of our life









25. Blu





La prima volta che la vide con occhi diversi era una calda sera d'estate.

Bulma indossava un tubino attillato, di un colore piuttosto sgargiante: un blu elettrico, che dava nell'occhio da qualunque prospettiva lo si guardasse.

«Dimmi se non toglie il fiato, Vegeta!»

Esclamò con vivacità la madre di Bulma, mentre esortava la figlia a fare una piroetta su se stessa.

Il sayan trasalì, fingendosi indifferente, poi commentò: «Orrendo.»

In sottofondo la risata isterica della signora Brief e lo sguardo di Bulma che si preparava a contrattaccare. Nel momento stesso in cui la donna gli puntò il dito contro, il campanello suonò.

«Questo dev'essere Yamcha!»

Saltellò sul posto la donna, controllandosi per un microscopico secondo allo specchio.

Vegeta si voltò annoiato dall'altra parte, ignorando il fatto che improvvisamente si fosse sentito irritato alla vista di quell'individuo.



29. Grigio



Il giorno dopo si preannunciava burrasca.

Persino Vegeta aveva rinunciato ai suoi allenamenti – per un attimo Bulma credette che stesse arrivando un Apocalisse, tant'era la sorpresa – ora vegetava al piano di sotto, fissando un punto impreciso da parecchie ore.

Bulma si era alzata di tarda mattinata – a dir la verità era rientrata a casa da due ore, ma averebbe fatto meglio a trascurare quel dettaglio – era scesa di sotto a bere una tazza di caffè. Indossava una semplice maglia, abbastanza lunga da poter essere usata come vestaglia, aveva i capelli tutti spettinati e un'espressione piuttosto cadaverica in volto.

«Buongiorno»

Mugugnò, non ricevendo risposta. «Sempre molto eloquente.»

Commentò alla fine, versandosi da bere. Era ancora persa nei suoi pensieri quando, d'un tratto, uno scossone enorme la fece imprecare.

«Kami-sama!»

Indietreggiò, fino a perdere l'equilibrio. Un secondo dopo,+ Vegeta era dietro di lei e l'aveva afferrata per le spalle.

«Che miseri gli esseri umani.»

Commentò, con aria di sufficienza. Bulma avrebbe voluto rispondergli di rimando, ma il suo cuore non smetteva di battere. In quel momento realizzò qualcosa d'importante: era Vegeta la scossa che l'aveva fatta tremare, non quel tuono... Mille volte più elettricamente.




30. Bianco



Fu in un'anonima serata d'estate che decise di fare i conti con il suo cuore; lasciò Yamcha quel giorno, poiché sentiva di averlo tradito pur senza averlo fatto realmente.

«Vegeta, vero?»

Non gli rispose, ma aveva come l'impressione che lui avesse già capito tutto. Bulma nascose il volto tra le mani, con la voglia di piangere e strapparsi i capelli. Poteva aspirare ad una vita perfetta, ma la stava lasciando per una disastrosa. Semmai fosse riuscita a fare breccia nel cuore del sayan, certo.

Sentiva che come amava Vegeta, non sarebbe mai riuscita ad amare nessun altro al mondo: si sarebbe anche accontentata di un pensiero, non era necessario ch'egli l'amasse.

A cosa poteva ridursi pur di averlo, ancora non se lo sapeva spiegare.

«Buona fortuna.»

Le baciò castamente la fronte Yamcha.

Bulma, in quel momento, sentì di aver appena lasciato una mano sicura per cercare un altro appiglio: era come se un nodo perfetto le fosse appena scivolato dalle dita.

«Addio.»

Lo distanziò un po' da sé, un abbraccio era l'ultima cosa che le serviva.

Quella notte pianse, era come se avvertisse un vuoto all'interno: una pagina bianca la stava aspettando.



27. Marrone




I giorni a seguire furono di grande riflessione.

Quando confessò ai suoi genitori di aver lasciato Yamcha, non ne parvero molti stupiti. Allorché, un pensiero le balenò in mente: che tutti avessero capito che fosse innamorata di Vegeta, tranne lei?

Anche in quel momento Bulma stava riflettendo: erano all'incirca le due di mattina, stava mescolando la cioccolata in un pentolino – fidata amica di ogni cuore turbato – piuttosto sovrappensiero. Poco dopo versò il contenuto all'interno di una ciotola di modica proporzione, dicendosi tra sé e sé che non avrebbe dovuto badare molto alla linea, dal momento si era rassegnata a rimanere zitella a vita.

Sobbalzò, invece, quando vide dietro di sé l'austera sagoma del principe dei Sayan: «Cioccolata?»

Chiese, esibendo il miglior sorriso. L'uomo scrollò le spalle con noncuranza, Bulma allora iniziò a capirlo almeno un po': i suoi silenzi erano risposte.



28. Nero



Il mondo di Vegeta era sempre stato nero: ragion per cui tutto quel turchese gli dava alla testa. Era un colore troppo sgargiante per i suoi gusti, ne aveva sin troppo di quella tinta assurda.

«Non riesci a dormire?»

Vegeta sorseggiò la cioccolata, schifandola con lo sguardo. Poi, osservò meglio il profilo della donna: ora, a ben vedere, quelle ciocche non scendevano così orrendamente sulle sue spalle. Indossava una vestaglia leggera, una scollatura che culminava sull'incavo dei suoi seni e... stava esagerando, quella notte.

Quale fosse il potere della cioccolata non lo sapeva, ma doveva stare lontano dalla donna che sembrava procurargli solo guai. Così, si alzò di scatto e cercò di ignorare ogni sua supplica.

Fu solo quando si sentì strattonare la manica della camicia, che iniziò a perdere l'ausilio della ragione.

Sulle sue labbra leggeva una sola parola: «Amami




23. Rosso



Da quel giorno, grazie a quell'unica parola, aveva firmato la sua condanna a morte. Eppure, aveva l'impressione che le loro vite si fossero intrecciati molto prima... Il filo rosso del destino, lo chiamavano.

«E' troppo bello pensare che sarà per tutta la vita, vero?»

Chiese Bulma, rabbuiando lo sguardo. Alla fine aveva detto tutto a Chichi – più che altro, aveva bisogno di confidarsi con qualcuno – e, sebbene si prendesse la briga di sognare una vita con Vegeta, doveva far ritorno alla realtà, rendendosi conto che andare a letto con il nemico era davvero sconveniente.

«Chissà. Magari, riuscirai ad adescarlo in qualche modo. Ci dovrà pur essere qualcosa che vi tenga uniti.»

Bulma la guardò un sol istante, poi disse: «Ti confiderò un segreto...» l'amica si avvicinò, tutta eccitata.

«... Sono incinta.»

Da quel momento il filo rosso del destino li avrebbe uniti, indissolubilmente.



24. Viola



Scoppiò in un pianto liberatorio quando scoprì gli occhi del bambino che cullava tra le braccia. Si chiesero tutti il motivo di tale reazione, eppure sentivano nel profondo un'angosciosa malinconia. La stessa che la donna sentiva dentro, ogni volta che osservava quei lineamenti così familiari.

«Di chi è questo bel bambino?»

Le domandarono in molti, cercando d'individuare una vaga somiglianza nei tratti di Yamcha. Tuttavia, la risposta che potevano aspettarsi era sempre e solo una: «Questo bambino, non ha padre.»

Bulma evitava una lacrima, costringendosi a sorridere.

«Saremo forti. Vero, piccolino?»

Vegeta se n'era andato, com'era prevedibile: non si era fatta illusioni, sapeva che quel giorno sarebbe arrivato; eppure, per quanto volesse odiarlo, non riusciva proprio a fare a meno di amarlo così ardentemente.




22. Arancione




Erano passati esattamente due anni dalla nascita di Trunks.

«Buon compleanno!»

Esordirono tutti insieme, rivolti al bambino. Quest'ultimo, poi, ancora non riusciva a comprendere bene quella ricorrenza, ragion per cui si sentiva piuttosto spaesato.

Bulma lo stava aiutando ad ergersi sulle sue gambe, aveva imparato da poco a camminare e ciondolava ancora un po'.

«Tanti auguri, Trunks!»

Sorrise Chichi, porgendo un pacchettino al festeggiato. Bulma lo prese, poi lo scartò.

«Oh, una tutina... arancione

Sgranò piuttosto visibilmente gli occhi Bulma, alla vista di un colore così sgargiante.

«Che c'è? E' di moda!»

Si difese la donna. Bulma sorrise, dopodiché levò il volto verso il cielo: «Il tuo papà l'avrebbe odiata.»




21. Giallo


Poi, un mattino, Bulma lo rivide. Dopo la battaglia contro Cell non aveva avuto più sue notizie e, ora, dopo quattro anni si presentava davanti a lei come se nulla fosse. Tra l'altro non si era nemmeno preso la briga di entrare dalla porta; Bulma l'aveva trovato sul terrazzo, di spalle.

«Cosa ci fai qui?»

Domandò, ignorando lo scalpitare all'interno. Vegeta si voltò – non era cambiato di una virgola, dall'ultima volta che l'aveva visto – poi mugugnò: «Indovina.»

La donna lasciò cadere la borsa da lavoro a terra, dopodiché si avvicinò al corpo dell'amato. «Per rovinarmi la vita.»

Gli assestò un colpo tra una costola e l'altra, facendosi solo del male. Il Sayan ghignò di tutta risposta, poi le rispose: «O per farmela rovinare.»

Bulma ebbe come l'impressione che quel sole mattutino si stesse abbattendo proprio su di loro: i raggi colpivano con una tale potenza i capelli e il volto di Vegeta, che quasi faticava a conservare la sua espressione nella sua mente.

Aveva il sospetto che lui fosse tornato davvero quella volta: forse meritava una seconda possibilità.


26. Verde



Bulma non credeva che sarebbe arrivato mai un simile giorno, eppure la realtà era tangibile: Vegeta era proprio ad una spanna dal suo volto.

Qualche anno fa non avrebbe mai scommesso circa una relazione tra lei e il sayan ma, evidentemente, le probabilità non erano il loro forte.


«Vegeta...»

Mormorò, poggiando il capo sopra il suo petto.

Quella sera Bulma aveva deciso di passarla distesa sul prato al di fuori della propria abitazione e Vegeta l'aveva seguita, di sua spontanea volontà.

«Uhm?»

«Non credevo che saresti tornato.»

Bisbigliò, intimidita.

«Nemmeno io.»

Come al solito, Vegeta le parlava a monosillabi. Tuttavia Bulma riuscì a leggere tra le righe, comprendendo che dietro quelle parole se ne nascondevano ben altre.

«Rimani, allora. Rimani qui.» supplicò, accorgendosi solo un secondo dopo di avergli strattonato la camicia. «Amami.»

Quell'ultima parola li riportò ambedue al primo vero incontro: quando due anime s'incontrarono, fingendosi ostili l'una con l'altra.

Vegeta si riscosse, poi le mormorò sottovoce: «Ci proverò.»

Pianse di felicità, per una volta: Vegeta era al suo fianco, non c'era nulla che potesse eguagliare tale gioia.

«No. Ci proveremo





Note:

spiegazioni velocissime perché devo scappare – e posso connettermi via rete wireless molto raramente XD. Ho narrato la storia di Bulma e Vegeta fin dall'inizio *^*... o, almeno, come l'ho immaginata io. Molto presto vedrete altre due raccolte di questo tipo! La prossima sarà: “Cinque fasi per innamorarsi [Lui]” e, in seguito, “Cinque fasi per innamorarsi [Lei]” <3

A presto!


Kiki.

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Capitolo 12
*** Prompt 71, 72, 73, 75, 77 ***





Cinque fasi per innamorarsi!



[Lui]








72. Insensibilità



Non era mai stato troppo cortese con la terrestre, ma da un mese a quella parte c'era qualcosa in lei che lo irritava terribilmente.

«Razza di scimmione insensibile!»

Lo aveva insultato per l'ennesima volta: le discussioni erano all'ordine del giorno, come al solito.

«Sgualdrina terrestre.»

Quella volta, Bulma non rispose; gli diede volutamente le spalle, gli parve che avesse stretto i pugni e, addirittura, adesso stava fremendo di rabbia.

Eppure, non ricordava che le concubine su Namek fossero così sensibili: anzi, queste ultime mostravano la loro sottomissione inchinandosi ai suoi piedi.

Evidentemente, quella donna era diversa.



73. Gelosia



Quando il mollusco entrò in casa sentì le dita fremere nervosamente. Aveva avuto perfino il coraggio di salutarlo, allegando uno di quei sorrisi falsi; Bulma l'aveva affiancato poco dopo, baciandolo passionalmente.

La donna non lo degnò di uno sguardo, probabilmente era ancora arrabbiata per ciò che era successo poco prima. Vegeta non se ne curò molto: d'altro canto, cosa doveva importargliene?

Già, lui alloggiava alla Capsule Corporation solamente per comodità: a breve sarebbe partito, avrebbe preso le sue cose e ne se sarebbe andato. L'avrebbero rivisto solamente quando avrebbe ridotto in poltiglia quel loro insulso pianeta.

Diede volutamente le spalle ai due, con la voglia di assestare un paio di colpi a quel mollusco... Aveva solamente voglia di battersi, nient'altro.


77. Collera



Poi, si sentì stranamente in collera: erano le due di mattina, la donna doveva ancora far ritorno a casa. Si ripeteva che le era completamente indifferente, ma più cercava di convincersene più si sentiva sempre più irritato. Fu solo quando sentì due mandate di porta e intravide una luce accendersi al piano inferiore, che l'ira d'un tratto si spense.

La donna canticchiava un assurdo motivetto, si lamentava per i tacchi troppo alti e sembrava veramente di buon umore. Vegeta decise di non farsi vedere, ma intravide dallo spiraglio della porta semi-aperta, una lampo che scendeva improvvisamente giù, dopodiché si adagiò a terra.

Il sayan trasalì, improvvisamente insicuro.



75. Impulsività



La donna urlò in preda all'isteria, quando lo vide sulla soglia della porta. D'un tratto cercò di coprirsi, afferrando una vestaglia e infilandosela velocemente.

«A voi sayan non le insegnano le buone maniere?!»

Gridò, cercando di distanziarlo il più possibile da sé. Vegeta fu molto più scaltro, arrivò persino a bloccarle i polsi, inchiodandola al muro.

Il respiro della donna sopra il suo collo era una sensazione tutt'altro che spiacevole: sentire il suo affanno lo eccitava solamente.

«Cosa c'è... Ora non sono più una sgualdrina?»

Lo sfidò lei con lo sguardo, come mai aveva osato nessuno prima d'allora.

Sentiva che quella terrestre gli avrebbe arrecato molti più problemi di quanto potesse immaginare.



71. Orgoglio



Quando i deboli raggi solari filtrarono tra le tapparelle, Vegeta vide la realtà in tutt'altra maniera: l'orgoglio prevalse, impedendogli di fare i conti con il cuore.

Si alzò, afferrò i primi indumenti ed uscì fuori. Davanti a lui, una camera che gli era piuttosto familiare: spiò all'interno, trovandovi la donna. Stava semplicemente riposando, ignara delle attenzioni che il principe le stava rivolgendo.

Dannazione, era persino arrivato a sognarla di notte. Eppure, tutto sembrava così reale... Anche i rumori erano amplificati – persino i silenzi, si trovò a commentare con stupore tra sé e sé – tutto era ancora vivido nella sua mente.

Se ne sarebbe dovuto andare presto, non poteva continuare ancora per molto in quelle condizioni.






Note:



Sì, alla fine Vegeta ha immaginato la penultima scena: un vero peccato, direte voi, ma in fondo quello che doveva comprendere davvero il principe dei sayan l'ha compreso bene. Tant'è che vuole andarsene, alla fine.

La prossima sarà una mini-raccolta dal punto di vista di Bulma ^^.

Ringrazio Maia74 e GIULZ87 per i commenti *_*. Non vi preoccupate – o forse sì XD – ne avrete per parecchio di me, devo arrivare a 100 prompt XD.

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Capitolo 13
*** Prompt 74, 76, 78, 79, 80 ***






Cinque fasi per innamorarsi!



[Lei]











74. Timidezza




Era quando Vegeta circolava intorno a lei, che le sue difese venivano meno. Persino in quel momento, mentre stava affondando le mani nell'acqua per lavare i piatti, si sentiva improvvisamente elettrizzata. Misurava ogni suo gesto, aveva paura di sembrare una sciocca ai suoi occhi, un'infima terrestre – come più volte aveva sottolineato lui. L'ultima volta che si era comportata così era stato con Yamcha e, all'epoca, era un'adolescente.

«Che c'è?!»

Domandò il sayan, piuttosto infastidito. Bulma osservò per un momento lo sterno ampio del sayan – aveva appena concluso i suoi allenamenti – poi fece un cenno di diniego con il capo. Avrebbe fatto meglio a smetterla di fare certi pensieri, soprattutto per un innocente attrazione.

Dopotutto lei era già impegnata, no?



79. Invidia



Non poteva fare a meno di crogiolarsi la notte, prima di essere abbracciata da Morfeo; Bulma pensava quanto fossero state fortunate le concubine di Vegeta su Namek. Poter stringere Vegeta tra le loro braccia, denudarlo dei suoi indumenti, accarezzarlo senza aver paura di nulla e... Diamine, doveva darci un taglio!

S'accorse solo in quel momento quanto stesse invidiando delle sciocche civettuole, prive di dignità. Bulma avvampò, poi nascose il volto sotto le coperte.

Forse addormentandosi avrebbe smesso di pensarlo; chissà, magari l'indomani avrebbe visto la realtà in maniera diversa.



80. Insaziabilità



Vegeta la stringeva tra le sue braccia: le sue dita erano lame affilate, doveva stare sempre in allerta perché poteva spingersi dentro di lei in qualsiasi momento.

Il suo respiro e quello di Vegeta insieme, in sincrono: le sembrava di aver raggiunto l'apice della felicità.

Lui era un sayan, lei un'infima umana: nessuno avrebbe scommesso su di loro, men che meno circa una loro relazione a lunga durata. Bulma, però, in quei momenti non riusciva a pensare alla razionalità oppure alla morale.

Sentire Vegeta dentro di sé era il miracolo più grande che la natura avesse mai conosciuto: erano preziosi quegli attimi poiché sembrava che entrambi necessitassero dell'uno e dell'altra, quasi avessero il diritto di vivere reciprocamente dei loro respiri, il bisogno di sfamarsi.

Inappetenti, continuamente... Avevano semplicemente bisogno di saziarsi a vicenda.

Bulma si svegliò, madida di sudore.

Accanto a sé non c'era proprio nessuno e, inoltre, indossava la sua vestaglia: insomma, aveva sognato. Già, per l'ennesima volta.




76. Pigrizia



Le scuse ufficiali con le quali aveva liquidato Yamcha erano state diverse, durante la settimana: “Non ho tempo” era stata la più gettonata, forse perché si avvicinava maggiormente alla realtà. In fondo lavorava parecchie ore in laboratorio e quando non lo faceva i suoi pensieri correvano subito a Vegeta.

Insomma, in poco tempo Bulma aveva rinunciato alla propria vita sociale: andare in giro con Yamcha non le sembrava più una necessità, vederlo non era la sua priorità. Da quanto tempo erano fermentati simili sentimenti non lo sapeva, ma era certa di una cosa: non poteva più essere fedele alla promessa che lei e Yamcha si erano fatti da ragazzini, appena avevano deciso di stare insieme.

«Ci renderemo felici a vicenda!»

D'un tratto quelle parole le sembravano distanti anni luce: in cuor suo, ora, non vedeva più la felicità... Né con Yamcha, né con Vegeta.

L'ultima cosa alla quale aspirava era una vita con Vegeta ma, d'altro canto, anche ingannare il proprio cuore non le sembrava leale da parte sua.



78. Vanità



«Sei tornata in carreggiata, cara!»

C'era poco da vantarsi sul fatto che era nuovamente single, ma a quanto pare le sue amiche – aveva persino il buongusto di definirle tali – lo trovavano un grande onore. Ironia della sorte erano quasi tutte maritate e le raccontavano sempre le loro fallimentari relazioni.

Anche lei arrivò a credere che l'amore con meno anticipo arrivava, meglio era per il suo cuore: tuttavia, doveva riconoscere che gli anni passavano e Bulma desiderava qualcosa di concreto.

«Mai chiedere ad un uomo di farsi una famiglia!»

Già, una famiglia.

Bulma sorrise, pensando quanto avrebbe potuto essere felice in quel modo; in fondo, non le sembrava di chiedere tanto. La sua non voleva essere una rinuncia alla libertà, ma un inno all'amore: il completamento vero e proprio di un rapporto, un figlio.

«Guarda, non è quello il motivo.»

Precisò Bulma, fermando le chiacchiere delle amiche. Queste parvero d'un tratto intristite, come se tutti i loro discorsi fossero stati vani fino a quel momento.

Poi la porta si aprì e vi entrò il sayan: guardò in cagnesco tutte le donne che, d'altro canto, badarono più che altro ai pettorali dell'uomo. La donna si incantò, lo guardò di sfuggita negli occhi e cercò di distarsi.

«Allora c'è qualcun altro Bulma?»

Inveì contro un'amica, scuotendola. Fece un cenno di diniego con il capo, prima di avvampare all'istante: diamine, doveva essersi presa seriamente una sbandata per Vegeta. Avrebbe dovuto liberarsene, prima che diventasse... No – si corresse mentalmente – era troppo tardi.





Note:


Vi dirò, è stato molto più difficile scrivere dal punto di vista di Bulma, che da quello di Vegeta. Anche lei ha sognato di stare con lui, come avete letto. Nella penultima drabble la frase “Ci renderemo felici a vicenda” è di mia inventiva, palesemente; forse la drabble più importante perché spiega l'evoluzione di Bulma, il fatto che lei si sia resa conto che è Vegeta colui che ama.

Anche se non vi sembrerà un traguardo importante... Ad oggi ho scritto e postato 35 drabble/flash! *^*. Bene, bene... l'obbiettivo è portare a termine la tabella entro settembre, sfida personale u__u.

Perché sono di un masochismo e di una determinazione rarissimi dovete sapere XD.

A presto con i prompt:

08 - Luce

09 – Oscurità

(è una mini-raccolta anche questa. S'intitolerà “Before and after”)


Kiki.

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Capitolo 14
*** Prompt 08-09 ***





Before and after;







09. Oscurità



Fin da piccolo gli era stata impartita un educazione tutt'altro che ordinaria: Vegeta era nato con lo scopo di distruggere, sterminare, far esplodere qualunque ostacolo gli si presentasse davanti.

Non aveva tenuto in conto, però, il più grande nemico della sua vita: non poteva combatterlo, non c'era modo di vincere o perdere; al massimo, poteva soccombere.

D'altro canto, le tenebre oscuravano i suoi sentimenti facendo prevalere l'orgoglio: ecco perché per lungo tempo era fuggito – nessuno gliel'aveva detto, ma davanti ai sentimenti non si poteva scappare – perdendo per l'ennesima volta.

«Vegeta?»

La donna l'aveva fissato sbalordita quando aveva fatto ritorno a casa. Poi, si era avvicinata a lui e gli aveva mormorato: «Ti insegno io ad amare.»



08. Luce





Aveva visto la luce nel momento stesso in cui aveva scoperto la vita. Già, perché aveva cominciato a viverla dopo tanti anni, a causa di qualche imprevisto.

Un equivoco che gli fece scoprire tante cose: Vegeta era cambiato, questo lo doveva ammettere.

«Papi!»

Il merito di tutto ciò andava in larga parte ad una donna, che aveva trovato nelle tenebre la luce. Ora, una curiosa birbante di pochi anni gli strattonava i pantaloni e, per quanto irritante, non l'avrebbe cambiata per nulla al mondo.

Da lontano, Bulma sorrideva: un sorriso illuminante, che riusciva a penetrare fin dentro la sua anima.








***



Bene, due momenti importanti: Vegeta fa ritorno a casa dopo esser stato via a lungo (Oscurità) e Vegeta molti anni dopo, per una volta ho voluto inserire Bra – superando la mia preferenza per Trunks, cosa ci posso fare... lo adoro troppo *_*.

Ringrazio GIULZ87 e Maia74 *^*.

Alla prossima, ritornerò con i momenti della giornata :DD

Kiki.

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Capitolo 15
*** Prompt 01, 02, 04, 05 - Missing moments ***



~ Missing moments









01. Alba




Bulma si dondolava sulla vecchia sedia, fissando con lo sguardo fin dove l'occhio riusciva ad arrivare. Lei aspettava, ma a volte si chiedeva se davvero valesse la pena attenderlo; si sentiva una povera illusa, ma erano proprio quei sogni che la cullavano la notte.

Speranza, in una sola parola.

Era un filo sottilissimo che vincolava i rapporti umani; talvolta, era l'unica cosa per cui valeva la pena andare avanti.

Bulma levò lo sguardo in alto, accorgendosi che era l'alba: un altro giorno stava nascendo, presto avrebbe dovuto consumare le lacrime e fabbricare il sorriso più indifferente che avesse mai fatto.




***




02. Pomeriggio




Era un caldo pomeriggio estivo, Vegeta se ne stava seduto sull'erba fresca e Trunks se ne stava buono da una parte a svolgere diligentemente i propri compiti.

Bulma li osservava da lontano, sorridendo: era passato così tanto tempo, eppure le sembrava solo ieri che lei e Vegeta battibeccavano.

Fece un profondo respiro, poi andò incontro all'uomo.

«Dimmi una cosa...» mormorò, attirando la sua attenzione. «... Non c'è più nulla che ti stupisca?»

Vegeta fece un cenno di diniego con il capo, piuttosto infastidito. La donna, allora, subito lo rimbeccò; allorché ritornarono ai vecchi tempi, quando lui la provocava e lei rispondeva.

«Diamine! Spero che tua figlia non diventi come te!»

Esclamò, accorgendosi solo un secondo dopo di aver parlato troppo. Anche Trunks – fino ad allora totalmente indifferente – prestò attenzione alle parole del genitore, piuttosto incredulo.

«Come al solito, parli a sproposito.»

Commentò il sayan, riuscendo solo a provocarla. «Comunque, lo sapevo.»

«Lo sapevi?»

Ripeté la donna, confusa.

«Lo sentivo.»

Poi il suo sguardo andò verso il grembo materno: probabilmente Vegeta aveva avvertito una debole aura al suo interno.

«Comunque, penso sia troppo tardi.» stavolta Vegeta alzò un cipiglio e Bulma gli sorrise, di tutta risposta. «Diventerà proprio come te.»

Vegeta avrebbe voluto risponderle, ma sentiva che in quelle parole c'era un fondo di verità.



***



04. Sera




Al termine di una lunga giornata di lavoro, quando ormai il sole era calato e ogni cosa sembrava volgere al termine, Bulma si fermava a riflettere.

Pensare, però, non era sempre qualcosa di positivo: talvolta i pensieri riuscivano a sopraffarla, cancellando l'illusione di felicità che si era costruita. Sì, perché Vegeta era un illusione.

Per quanto ancora si sarebbe presa in giro?

Eppure più si allontanava da lui, più si convinceva di non amarlo e tanto più si ritrovava in astinenza. Già, perché ormai Vegeta era diventato una droga per lei.

Sentì alcuni passi, solo un attimo dopo la porta s'aprì: ecco, la sua dipendenza preferita.



***




05. Notte




Il petto di Vegeta si muoveva regolarmente, in alto e in basso. Bulma lo stava osservando da minuti, ormai, commentando tra sé e sé ogni particolare: quando dormiva sembrava aver abbandonato tutto ciò per cui lottava da anni.

Orgoglio, avidità, potere, forza... cos'erano?

Di notte vedeva la realtà da un'altra prospettiva: dimenticava l'identità del principe dei sayan, iniziava a pensare romanticamente che lui fosse il suo principe azzurro.

Probabilmente quelli erano i pensieri frivoli di una donna che nutriva troppa speranza; eppure, non voleva rinunciare a quell'illusione. Bulma gli sfiorò i capelli, sentendo tra le dita i fili di un destino che ormai si era intrecciato a quello di Vegeta.

Poi s'addormentò, tenendosi stretti i sogni.




***

Note:

All'inizio non dovevo mettere tutti i momenti della giornata insieme (ne manca solo uno, il prompt 3, che ho già trattato) ma erano tutte flash/drabble così corte  <3. Comunque ci tengo a precisare che le storie non sono legate le une con le altre, sono tutte a sé stanti.

La maggior parte delle drabble/flash sono ambientate poco prima della venuta di Trunks o, ancor prima, post-saga di Freezer (tranne "Pomeriggio" ambientata dopo molti anni XD), comunque spero vi siano piaciute. 

Ringrazio sese87 (non ti preoccupare, sapere che hai letto mi ha fatto ugualmente piacere *_*. Sì, l'obbiettivo era quello di riuscire a far capire il cambiamento di Vegeta, ci tenevo molto a quel "casa" in corsivo <3). GIULZ87 (sì, Bra che gli strattona i pantaloni è un immagine tenera in effetti. Ogni tanto inserirò anche lei XD. Grazie mille!), Maia74 (grazie, ci tenevo molto alla contrapposizione dei due elementi. Grazie come sempre della bella recensione ^^)

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Capitolo 16
*** Prompt 91 - Grazie ***




91. Grazie




Bulma lo sente, anche se sottovoce.

Tra le mani stringe Bra, mentre accanto a lei Trunks dorme esausto; la piccola è nata pressappoco da un paio di ore, Bulma si trova all'ospedale ed è completamente stremata.

Però riesce a sentirle le parole di Vegeta, forti e chiare: «Grazie.»

Bisbiglia, prima di voltare il capo dall'altra parte; sulle labbra di Bulma indugia un piccolo ovale di stupore, che scompare un attimo dopo, quando trova la forza di rispondergli.

Lo strattona per la manica della camicia, poi lo avvicina a sé: «Grazie a te.»

Risponde, sorridendogli.

In quel momento, le labbra di Vegeta sembrano piegarsi cortesemente, così come le sopracciglia; è un attimo, solamente uno, ma è tutto per loro.

È l'attimo in cui si ringraziano a vicenda, nulla di più.




***






Vorrei che non giudicaste Vegeta OOC, poiché questa è la mia versione dei fatti: insomma, da lui certamente non ci si aspetta un grande gesto romantico ma penso che quell'unica parola – così difficile da dire al giorno d'oggi – esprima tutto. Inoltre qui abbiamo un Vegeta post-saga di Majin Bu, un bel cambiamento rispetto alla saga di Freezer :).

Grazie per il sostegno morale!

Alla prossima *^*

Kiki.








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Capitolo 17
*** Prompt 20 - Tempesta ***





20. Tempesta




Aveva avuto paura, quel giorno.

Fin da piccola le tempeste l'avevano spaventata; ragion per cui, appena ne avvertiva una correva a nascondersi sotto le coperte.

Vegeta non aveva perso tempo, l'aveva subito presa in giro per quella sua assurda abitudine: “Gli esseri umani sono miseri”, aveva commentato.

Tuttavia, quel giorno, Bulma era al suo fianco.

Si erano amati per l'ennesima volta, Vegeta era in dormiveglia, lei invece tremava come un pulcino accanto a lui: si aggrappava al suo braccio ma non si sentiva protetta.

D'un tratto, Vegeta mollò la presa – l'aveva infastidito troppo, probabilmente – e, con sua somma sorpresa, le abbracciò le spalle. Bulma arrossì per un millesimo di secondo, poi si strinse maggiormente a lui.

Non sentì più la tempesta, improvvisamente.

Non l'avvertì più, se non all'interno.





*






Sì, piuttosto breve.

Sto postando una serie di flash corte, poiché ben presto voglio dedicarmi al “vecchio metodo” di una mini-long fic con un set di cinque prompt.

Comunque, spero abbiate gradito... per un essere umano normale questo potrebbe essere un gesto insignificante, ma se si parla di Vegeta e Bulma ogni piccolo gesto è da considerare importante. O, almeno, questo è quello che penso io :).

Ringrazio GIULZ87 (grazie mille! Sì, ho specificato perché non volevo che suonasse come un Vegeta diverso da quello che siamo abituati a vedere. Rimane il solito burbero ed orgoglioso principe dei sayan, ma quando è con Bulma e quando, soprattutto, si tratta dei suoi figli si ammorbidisce un po' :). Sono d'accordo, anche io ho amato la parte dell'abbraccio... Mi ha commossa tantissimo ç_ç. Un bacione!) e LeftEye ( grazie mille per avermi commentata *0*. Sì, come dicevo prima se prendiamo in considerazione Vegeta e Bulma ogni gesto o atteggiamento è importante <3. Aw, adoro la loro storia *sospira, un po' invidiosa XD*, un bacio **).


Alla prossima: Prompt 10 – Opposti.

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Capitolo 18
*** Prompt 46 - Cuore ***






46. Cuore




Vegeta era stato molto chiaro: tra di loro ci poteva essere solamente un legame di tipo sessuale, lei non doveva mai superare la linea di demarcazione. Bulma aveva stretto di buon grado quel patto, accettando di mettersi sullo stesso piano delle concubine del principe su Namek.

Mesi fa poteva andare pure bene quella proposta, ma adesso non era più così: aveva bisogno di qualcosa di più, di risposte, di concretezza.

Bulma gli aveva offerto il suo cuore su un vassoio d'argento, senza chiedere nulla in cambio; ora, invece, lo avrebbe voluto volentieri indietro. D'altro canto, conosceva il loro patto: io ti offro il mio cuore, tu mi offri il tuo corpo.

Aveva come l'impressione che Vegeta avesse stretto il suo cuore tra le dita: ogni volta che le sue parole la ferivano, ogni volta che la trattava male, ogni volta che si prometteva di odiarla.

E, per qualche strano motivo, lei lo amava ogni giorno di più.




***





Ambientata nel periodo post-saga di di Freezer. È molto introspettiva, non ci sono troppi dialoghi... E' semplicemente l'inizio di un rapporto che poi si trasformerà in amore. Solo il tempo saprà dir loro quando :). La prossima storia sarà una mini long-fic, userò i prompt 56, 57, 58. Ringrazio GIULZ87, sempre gentilissima *-*... Sì, comunque la tempesta doveva render bene il legame che si stava pian piano venendo a creare tra Bulma e Vegeta. Grazie mille!


Kiki.

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Capitolo 19
*** Prompt 56, 57, 58 (Passato, Presente, Futuro) ***






L i f e











56. Passato




Il suo passato era una voragine. Non voleva nemmeno rammentarlo perché, a distanza di anni, comprendeva tutti gli errori che aveva commesso.

I suoi figli non sarebbero stati fieri di lui, tutta quell'ammirazione nei loro sguardi appena Bulma raccontava loro le avventure del “principe dei sayan” – meritava davvero tale appellativo? – sarebbe venuta meno, se avessero conosciuto la vera storia che c'era dietro.

Ragion per cui, alla domanda: «Mi racconti il tuo passato, papà?», egli rispondeva sempre e solo in un modo: «Non esiste.»

Allorché Bra ammutoliva, comprendendo che il genitore preferiva non rammentare alcune cose. Non poteva cancellare il passato ma poteva fare ammenda vivendo il presente.




57. Presente




Quello che c'è davanti a lui è il presente, solamente un minuscolo frammento di umanità. È inutile pensare al passato, quel che resta da fare è camminare evitando di inciampare.

È ironico che a farlo capitolare sia stato una terrestre – un soldato della peggior specie, della più bassa categoria mai esistita –, pur folle che sia, Vegeta è costretto ad accettare la realtà. Dopotutto, però, si è abituato.

Già, con gli anni è riuscito a convivere con il “buongiorno” allegro e festoso di Bulma, con i suoi abbracci improvvisi, con quella vita monotona ed un po' noiosa che mai si sarebbe aspettato di poter condurre. Ma, più di ogni altra cosa, Vegeta ha imparato a convivere con il proprio orgoglio... A star bene con se stesso, finalmente. E, si sa, star bene con il proprio io vuol dire prima di tutto riuscire a convivere anche con gli altri.

Vegeta si issa in piedi, il sole sorge alto nel cielo... E' solo un altro giorno, è solo un altro passo avanti.

«Buongiorno tesoro!», ecco, a conti fatti la sua vita trascorre tranquilla e monotona.

Vegeta grugnisce – è il suo modo di rispondere, nulla più –, eppure, volente o meno, ha imparato ad accettare il presente.





58. Futuro




Una volta il futuro sembrava lontano, ora non più.

Ben presto invecchieranno, i loro figli prenderanno il loro posto e avranno una famiglia propria, magari con gli stessi problemi e gli stessi battibecchi quotidiani della loro – è una ruota che gira, si sa.

Vegeta osserva da lontano un misto di capelli scuri come la notte, lilla e turchese acceso... Una strana combinazione, è vero, ma in quel momento non sembrano stonare così tanto l'uno accanto all'altro. Dopotutto, quello è il futuro che sono riusciti a creare lui e Bulma: è stato difficile, spesso in discesa, molte volte in salita, ma alla fine possono vederlo.

Ecco, quella è una... famiglia.

Vegeta fatica persino a concepire tale concetto nella propria mente, ma a quanto pare deve adeguarsi a quella parola; è difficile svegliarsi ogni mattina e ricordarsi di non essere più la persona di un tempo, difficile quanto impossibile.

Esiste davvero l'impossibile?

Forse molti anni prima avrebbe risposto con fermezza ma, adesso, stando a guardare quella strana combinazione di colori, non ne è più così certo.

«Nonno, nonno!», esclama con vivacità una birbante di pochi anni.

Ha gli occhi azzurri come sua figlia – come sua madre, a sua volta –, li sbatte con una tale semplicità che non può nemmeno detestarla.

«Va' al diavolo, marmocchia.»

Grugnisce l'uomo, tenendo conserte le braccia. La bambina però non molla, poiché lo esorta a seguirla, strattonandogli la parte finale dei pantaloni, fin dove le è possibile arrivare; Vegeta borbotta qualcosa sottovoce ma, in un angolo della bocca, indugia un invisibile sorriso.







*




Scusate il ritardo, causa scuola .w.

Purtroppo questa cosa infame esiste, mi ha praticamente costretto a rallentare il mio ritmo di aggiornamento in ogni fandom. Comunque, queste tre storielle sono una legata all'altra... E potranno sembrare semplici, banali, ma io spero si percepisca quanto sia cambiato Vegeta negli anni.

La prima è scritta volutamente al passato, la seconda al presento e l'ultima alterna presente e futuro :D.

Ringrazio, come sempre, coloro che hanno commentato... Grazie mille, è sempre un piacere leggere le vostre recensioni <3.

A presto, Kiki.

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Capitolo 20
*** Prompt 10 - Opposti. ***



#10.
Opposti





Se Vegeta era l'oscurità, Bulma era colei che avrebbe sempre cercato, pur contro ogni aspettativa, un bagliore di luce nelle tenebre.

Se Bulma rappresentava la luce, reale o artificiale che fosse, Vegeta avrebbe sempre scavato a fondo per scorgerne il principio.

Se Vegeta incarnava la conclusione vera e propria dell'umanità insita nell'essere vivente, allora Bulma designava l'inizio di ogni speranza.

Quindi, se Bulma riusciva ad addentrarsi all'interno di quell'oasi di oscurità, andava da sé che nel cuore del Saiyan potesse ancora esistere una fragile fiammella di speranza: se lei era l'umanità, la quale si muoveva a passi lenti e cadenzati al suo fianco, pur incespicando talvolta, allora lui non avrebbe più dovuto incamminarsi da solo in quella selva infinita di malvagità.



___________________________________






Sì, torno dopo tanto tempo e con questa cosa no sense. Avrei potuto scrivere dei soliti battibecchi, ma quest'idea mi ronzava in mente da troppo tempo. È volutamente così, un po' in sospeso, la dovete leggere in questo modo: “Se Bulma è così... allora Vegeta sarà l'esatto opposto”. Alla fine si dovrebbe collegare tutto per analogia. In pratica, se Bulma riesce a “penetrare” nel cuore di Vegeta, allora questo non è del tutto oscuro. E quindi esiste una speranza anche per lui, ecco tutto. Vi prometto che le prossime avranno un senso più pragmatico!
Ho deciso che aggiornerò questa raccolta una volta a settimana, prossimi prompt: dal 60 al 70, aspettatevi dieci storie collegate tra loro cronologicamente. E niente... grazie per esservi soffermati a leggere questa flash inconcludente, alla prossima! u_u

Kì.



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Capitolo 21
*** Prompts 60 - 70. ***


Family Brief moments


{Vegeta, Bulma, Trunk e Bra}.









66. Acqua


Vegeta non proferisce parola, solo i suoi passi echeggiano sul pavimento e tanto basta per risvegliare il piccolo Trunks; Bulma accorre qualche secondo dopo, prendendo il piccolo dalla culla e dondolandolo tra le sue braccia.
«Immagino che non abbia senso chiederti perché sei qui», afferma Bulma, dirigendosi verso il seggiolone. «Se non hai nulla da dire, mi piacerebbe che uscissi fuori da questa casa».
Vegeta sarebbe quasi sul punto di prendere ordini, per la prima volta nella sua vita, da una donna ma la sua attenzione viene catturata da una reazione inaspettata.
«A-Acqua», Trunks mugugna quella parola e Vegeta, senza alcun motivo apparente, ne rimane pietrificato.
«Tesoro, è la tua prima parola!», esclama Bulma, mentre il piccolino allunga l'indice in direzione dell'oggetto desiderato.
Vegeta si volta in loro direzione, Bulma incrocia per qualche secondo il suo sguardo: che il destino lo voglia o meno, le loro strade finiranno sempre per incrociarsi
– non sarebbe meglio se finissero per incontrarsi?


67. Fuoco


Vegeta osserva con cipiglio severo suo figlio, commentando a debita distanza i suoi allenamenti. Poco lontano, infatti, Trunks e Goten si lanciano delle sfere di energia alquanto potenti, ridisegnando il campo circostante.
«Papino!», esclama con voce inaudita Bra, la quale ha preso parte a quel viaggio del tutto spontaneamente.
Averla attorno non è affatto necessario, eppure lei si è voluta infilare in macchina – con il solito proposito di infastidirlo, probabilmente aiutata da sua madre.
«Cosa vuoi, mocciosa?», tuona Vegeta, cercando di allontanare quel piccolo batuffolo da sé.
Bra strattona ancora una volta i suoi pantaloni, dopodiché chiede: «Perché Trunks e Goten si lanciano il fuoco?».
È una domanda innocente, proveniente da una bambina di pressappoco cinque anni: «Quello non è fuoco, mocciosetta, sono sfere di energia. Tutti i Saiyan sono in grado di lanciarle».
«Anche io, papino?», Bra si volta in direzione del genitore, mostrandogli i grandi occhioni blu.
Vegeta incrocia le braccia al petto, poi afferma con indifferenza: «Forse».



70. Fulmine


Sebbene suo padre continui a ripetergli quanto siano importanti i suoi allenamenti, in quei giorni la mente di Trunks è occupata da ben altri pensieri. Ultimamente ogni cosa gli ricorda Marion, è come se si fosse infilata in ogni singola vena e ne avesse il completo possesso.
Bulma bussa alla porta della camera un paio di volte, poi si fa timidamente avanti:
«Tesoro, non importa quanto gli allenamenti siano fondamentali. Ci sono altre cose ben più importanti nella vita».
Trunks alza di scatto il capo, in direzione del genitore: «E tu come fai a saperlo?».
Bulma poggia una mano sul petto e, con tono saccente, sentenzia: «Le madri sanno e basta, Trunks».
In quella frase c'è molto di più di quanto sua madre voglia far intendere, Trunks lo sa bene, eppure il tarlo del dubbio si è annidato nella sua mente e non riesce a rifuggirgli:
«Importanti... Quanto?».
Sua madre non sembra affatto sorpresa, tant'è che proferisce una frase che non ammette repliche: «Quanto Marion che ti aspetta di sotto, tesoro».



68. Terra


Trunks ingoia un pesante groppo in gola, dopodiché si fa strada all'interno della stanza ove suo padre svolge gli allenamenti quotidiani. Abbassa la manopola che regola la gravità nella stanza, così da catturare l'attenzione del genitore: Vegeta, infatti, si volta immediatamente in direzione di suo figlio, biascicando qualcosa come: “Hai interrotto i miei allenamenti”.
Trunks si sente mancare la terra sotto i piedi, solo per un attimo, pur tuttavia cerca di non lasciarsi intimorire: d'altro canto, ciò che sta per dire a suo padre è molto più importante di qualsiasi esercizio in vista.
Trunks è quasi sul punto di proferir parola, quando alle sue spalle compare la figura alta e slanciata di Marion e, potrebbe giurarlo, il volto di suo padre assume gradazioni alquanto singolari. Marion intreccia le sue dita in quelle di Trunks, sorridendo in sua direzione solo come una donna innamorata può fare, poi ammette:
«Non sarai solo in questo».
Vegeta assume una espressione interrogativa, invece, dopotutto la pazienza non è mai stato uno dei suoi punti forti; ma, ancor prima che egli possa chieder loro il motivo di tanta solennità, è Trunks a parlare: «Papà... Marion potrebbe essere incinta».
«Cosa?», tuona con un tono imperioso Vegeta, osservando dall'alto verso il basso la ragazza.
«Potrebbe... È... », Trunks appare titubante per qualche secondo, poi ammette: «Incinta, sai?».
Vegeta potrebbe decantare le lodi dei Saiyan finché suo figlio e, con tutta probabilità, la sua futura nuora non ne avranno abbastanza, ma invece preferisce chiudere quel discorso con una semplice espressione: «Da quanto tempo
la donna sa tutto ciò?».
«Da sempre».



60. Senza tempo


Bulma osserva a debita distanza la sua bambina, per quanto debba ricordarsi di non usare tale epiteto di fronte a lei, le sembra che il tempo sia trascorso troppo in fretta.
Ormai Bra si trova davanti allo specchio da ben venti minuti, quanto basta a Bulma per capire che sua figlia è davvero cresciuta: per quanto fatichi ad accettarlo la vita procede con rapidità, ma l'amore di una madre è una fonte inesauribile e
senza tempo.
«Mamma, potresti uscire da lì dietro?».
Bra si volta in sua direzione e Bulma, colta in flagrante, può solo ammettere le sue colpe e avvicinarsi alla figura di una se stessa da giovane: «Scusa, tesoro, è solo che...
sei così bella».
Bulma le riavvia i capelli all'indietro, lasciando che i suoi grandi occhi azzurri risaltino di più; sulle guance di Bra indugia un principio di rossore, invece, il quale viene mascherato con sorprendente rapidità.
«Un po' di trucco, però, lo toglierei. Non vorrei che tuo padre rovinasse i tuoi piani, non facendoti uscire...».
«O seguendomi», aggiunge Bra, porgendo al genitore un batuffolo di ovatta.


61. Origine


Vegeta osserva la creaturina, sin troppo umana per i suoi gusti, che spunta oltre la vetrata e non riesce proprio ad ignorare l'orribile sensazione che lo pervade. È qualcosa che non sa bene come definire, eppure esiste: si rende conto, proprio in quel momento, che gli anni trascorrono senza tregua e la vita si dimostra un ciclo che si ripete all'infinito.
Bulma si appoggia al suo braccio, osservando con occhi lucidi oltre la vetrata che li separa:
«Mi sembra ieri che Trunks è nato e ora...», si interrompe per qualche secondo, poi recupera le forze. «E ora anche lui è un padre. E tu sarai...».
«Non osare, donna».
Vegeta interrompe bruscamente lo sproloquio di Bulma, ma non può fare a meno di pensare a quanto siano vere le cose che ha detto – d'altro canto, sua moglie riesce sempre a tradurre a parole ciò che i suoi pensieri non oserebbero mai.



62. Nascita


Sono i primi giorni di vita della nuova Saiyan venuta al mondo, tutta la famiglia si è raccolta intorno alla nuova arrivata. Nonostante l'indifferenza di Vegeta, i dissidi tra quest'ultimo e Crilin e la freddezza di C-18, Bulma pensa che siano davvero un quadretto perfetto. A dir la verità la cosa più bella, in quel momento, è l'espressione distesa e serena dei neo-genitori, i quali sembrano le persone più felici sulla Terra. Una sensazione che Bulma, in qualità di genitore, ben conosce: così, senza alcun indugio, prende tra le braccia la nipotina e la osserva dimenarsi vivacemente. Poi, voltandosi verso il principe dei Saiyan, esclama con convinzione: «Oh, ti fa venir voglia di avere un altro bambino!».
Vegeta potrebbe aver biascicato una parola o due in merito all'argomento, ma Bulma è riuscita a catturare per un solo secondo il suo mezzo sorriso e tanto basta per renderla felice.


63. Crescita


Bra attraversa il corridoio, seguita a ruota da suo padre, per poi arrivare in cucina e sbraitare contro il genitore: «Papà, ho sedici anni. Sono grande. Esco con chi voglio io!».
Sulla tempia di Vegeta pulsa insistentemente una vena, sebbene voglia negarlo deve ammettere che Bra ha ereditato il suo brusco caratterino.
«Non finché sarai qui dentro», bandisce Vegeta, grugnendo subito dopo per aver proferito quella frase terribilmente
umana.
«Mamma!».
Bulma si sfila la montatura dal naso, poggia il giornale sul tavolo e si volta in direzione di sua figlia; poi, dopo un tacito scambio di sguardi con il coniuge, sentenzia: «Tesoro, tuo padre ha ragione. Quando io avevo la tua età... oh, cambiamo argomento».
Bulma abbassa le spalle, ricordando per un sol momento i tempi ormai andati, dopodiché ritorna con la mente al presente: «E chi sarebbe il fortunato?».
«Son Goten».
Le labbra di Bulma si aprono in un ovale di stupore, mentre la vena che indugia sulla fronte di Vegeta rischia pericolosamente di esplodere da un momento all'altro.



69. Aria


«Oh, tesoro... non puoi fissarli per sempre».
Bulma si avvicina alla finestra della cucina, osservando l'espressione quanto mai imperiosa di Vegeta. Quel giorno Bra ha deciso di invitare per la prima volta a pranzo Son Goten e quello è un affronto che il principe dei Saiyan non può proprio sopportare: preferirebbe la decapitazione, piuttosto che avere in linea di successione la famiglia del suo peggior nemico.
«Mi dovrò trovare un altro mollusco in famiglia», proferisce Vegeta, incrociando le braccia al petto.
Bulma inclina il capo di lato, volta ad osservare l'espressione completamente diversa di sua figlia quando i suoi occhi si dirigono in quelli di Goten. Poi, dopo un'attenta considerazione, afferma: «Beh, meglio Son Goten, che già conosciamo, piuttosto che altri...».
Vegeta si sofferma per un attimo a riflettere, dopodiché lascia cadere le braccia lungo i fianchi e si arrende alla crudele realtà; Bulma, allora, prende il suo viso tra le dita e, voltandolo in sua direzione, indugia sulle labbra del Saiyan per qualche secondo. In quel preciso momento Vegeta immagina che i suoi piani siano ormai infranti e che le sue attenzioni debbano essere rivolte altrove: ma, ancora una volta, è la neo coppia a catturare la loro attenzione.
Bra tossisce, alquanto imbarazzata per aver colto i suoi genitori in fallo, in modo tale da richiedere la loro attenzione: «Mamma... P-Papà», mugugna con un pizzico di insicurezza. «Io e Goten abbiamo deciso di sposarci!»
Bra mostra un anello di diamanti in direzione di sua madre, Vegeta borbotta ripetutamente qualcosa che suona come un'accusa: «Avrei dovuto osservarli di più».


64. Vita


Vegeta potrebbe sopportare di esser stato vestito come un pinguino, persino di dover incontrare una marea di volti sconosciuti, ma dover accompagnare sua figlia all'altare lo ritiene un vero sdegno per la razza a cui appartiene.
«Oh, papino...», Bra abbassa il tono di un'ottava, in tono supplichevole. «Non ti farò fare alcun discorso imbarazzante al momento del brindisi, almeno questo!».
Vegeta grugnisce qualcosa tra i denti, poi si infila le mani in tasca e si volta in direzione della finestra: Son Goku e sua moglie Chichi diventeranno ufficialmente parte della famiglia, mai nella vita avrebbe potuto immaginare un simile risvolto.
«E poi questo sarà il tuo ultimo matrimonio», continua Bra, sistemandosi il velo.
«Speriamo», osserva Bulma, lisciando le pieghe dell'abito di sua figlia.
«Mamma! Tra tutte le persone che avrebbero potuto dirmi una cosa del genere... pensavo che tu saresti stata l'ultima!».
Vegeta si volta nuovamente in direzione di Bra, ammettendo per la prima volta di essere d'accordo con lei; Bulma sospira per un secondo, poi riprende: «È stato semplicemente tutto così improvviso, tesoro. Vi frequentate solo da un paio di mesi, ecco».
Bra osserva la sua immagine di fronte allo specchio per qualche secondo, poi si volta in direzione di entrambi i genitori e afferma: «Quando senti di aver trovato la persona giusta, tutto il tempo del mondo valso a cercarla sembra uno spreco. La vita è breve, sapete, ogni cosa va vissuta prima che scompaia per sempre», Bra si ferma un breve istante, sfiorando nervosamente l'anello di fidanzamento. «E poi... quella sensazione che tutto andrà bene, nonostante tutti gli ostacoli da affrontare, l'avete mai provata?».
Bulma si volta in direzione di suo marito, scambiando un tacito segno d'assenso: pensano entrambi a quanto la vita scorra velocemente e che, nonostante tutto, la meta sia ancora lontana.



65. Morte


Le grandi gioie della vita non sembrano dover avere mai fine, paiono inossidabili e senza tempo, mentre i dolori si insediano senza alcuna fatica nell'animo umano e lì vi rimangono.
Bra si stringe tra le braccia del fratello, affondando il viso nella sua spalla; Vegeta, invece, se ne sta fermo di fronte al volto ormai smunto, eppur bellissimo, di sua moglie e lo contempla silenziosamente. Vegeta le ha voluto tenere la mano, fino all'ultimo respiro, come per eternare quel gesto – Bulma ha dovuto aspettare la fine della sua vita affinché Vegeta compiesse uno sforzo come quello, incredibile.
Bra appare improvvisamente alle sue spalle, stringendolo in un abbraccio che sembra voler contenere un vuoto ormai incolmabile.
O forse è proprio quel vuoto, per quanto insopportabile, a rendere gli esseri umani così inclini ai sentimenti?
Vegeta alza il capo con vigore, ringraziando mentalmente l'unica donna che gli ha permesso di vivere quella grande avventura e si promette che porterà tutto ciò dentro di sé, molto più di qualsiasi fardello o trionfo subito in battaglia.



___________________________________________




Dunque, potrei intitolare queste brevi flashfic collegate tra loro: “il ciclo vitale”. Dalla nascita alla morte, praticamente, l'ho voluta incentrare sulla famiglia come nucleo centrale. La numero #70, Fulmine, si riferisce al “colpo di fulmine” di Trunks nei confronti di Marion.
I vari accenni Trunks/Marion sono dedicati alla mia amica HamletRedDiablo, che in questo momento si trova dall'altra parte del mondo
(love you, sister! :3).
Il titolo gioca su un gioco di parole (perdonate la ripetizione): significa sia “Brevi momenti di famiglia” sia “I momenti della famiglia Brief”.
Aggiornerò la prossima settimana, con i moments dal #
42 al #52!


Kì.






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Capitolo 22
*** Prompt 49, 52, 51, 43, 44, 42, 50, 45, 16, 47, 48. ***




49.
Apatia

Quando Vegeta atterra con la sua navicella sul pianeta chiamato Terra, prova sin da subito una terribile sensazione di estraneità. La prima cosa che balza ai suoi occhi è una distesa verdeggiante, popolata di piante e specie di più vario genere. Vegeta grugnisce tra sé e sé, calpestando con disumana crudeltà il suolo erboso sotto i suoi piedi: la Terra è un luogo troppo colorato, lindo e chiassoso, eppure risulta essere il pianeta più abitato dell'universo.
Il suo pianeta natale era decisamente differente: non era costretto a camminare su un terriccio così debole, bensì su dei crateri ardenti. D'altro canto, la razza dei Saiyan era la più forte che l'universo avesse mai conosciuto, ma la loro epoca d'oro ormai era solo un graffito appartenente al passato.


52. Anarchia


La Terra è stata conquistata in pochi mesi, si è inchinata di fronte al flagello a dir poco epocale che si è rivelato l'arrivo dei Saiyan. Eppure Vegeta, per quanto voglia negarlo, deve ammettere che Son Goku si è dimostrato più forte di quanto previsto: forse, per la prima volta nella sua vita, ha trovato un avversario con il quale battersi.

Vegeta dà una veloce occhiata alla città ormai in fiamme, compiacendosi tra sé e sé per aver dato il giusto lustro all'eredità tramandata dai Saiyan.


51. Caos


Vegeta è atterrato su Namecc al solo scopo di ottenere l'immortalità, così da confrontarsi con Freezer e ottenere finalmente la vittoria; Son Goku, poi, si sarebbe dimostrato un avversario alquanto debole di fronte ad una tale potenza.
Vegeta odia quel pianeta, poiché lo trova caotico e gli abitanti che lo ospitano sono degli esseri così deboli da non valere nemmeno l'orgoglio di una vittoria.
Quando lo scontro con Freezer si fa più vicino sa benissimo di non poter vincere, ma per la prima volta nella sua vita ripone la speranza in Son Goku e si chiede se non sarà proprio la sua componente umana a condurlo alla vittoria.
Poi, esala un ultimo respiro e lascia che la sua anima venga stretta dalle ampie braccia della morte.


43. Caldo


Accettando l'offerta di quell'insistente terrestre, Vegeta non avrebbe mai pensato di doversi abituare a quegli sporchi costumi umani. Per quanto si sforzi, Vegeta non riesce proprio a capire il motivo per cui la donna si mostra tanto disponibile nei suoi confronti: qual è il suo scopo ultimo, a che pro l'avrebbe usato?
Quando Vegeta esprime, con molto poco riguardo alla cortesia, quei dubbi, Bulma risponde con un semplice:
«Sei pur sempre un essere... marziano».
«Non sono un marziano, donna!», esclama Vegeta, stringendo le nocche.
Bulma lo osserva da capo a piedi, dopodiché proclama: «Sì, sì. Hai capito ciò che volevo dire»
.
Vegeta potrebbe inveirle contro e farle notare che quella non è la maniera con la quale ci si rivolge ad un principe; ma, nonostante tutto, quella sciocca terrestre gli provoca una reazione che va ben oltre lo sdegno. E la sua temperatura corporea, ogni volta che realizza nella sua mente quel pensiero, aumenta a vista d'occhio.


44. Gelo


Non è certo un mistero che Bulma sia un essere umano estremamente attraente, per quanto stremante, e non è un enigma ciò che provi nei suoi confronti. Vegeta ne ha semplicemente approfittato, come qualsiasi alieno della sua razza avrebbe fatto, conducendola notte dopo notte nella sua camera da letto.
Alcune volte Vegeta le concede delle ore, altre volte solo pochi minuti: i suoi allenamenti vengono prima di ogni altra cosa, ciò che condividono sono solo brevi momenti di straordinaria intensità.
Bulma non resta mai troppo a lungo nella sua camera, poiché è una donna indaffarata e non vuole che i suoi genitori scoprano quel che, ormai, è diventato palese.
Eppure, quella notte le braccia di Bulma si allungano in direzione del suo torace e lo stringono in qualcosa che sembrerebbe avere le sembianze di un...
abbraccio, forse?
Vegeta potrebbe scostarla da sé con l'ausilio del mignolo se volesse, ma le parole di Bulma frenano ogni suo tentativo di scostamento:
«In questa camera si gela, Vegeta».


42. Freddo

Sulla Terra è arrivato il tempo di quel che, comunemente, viene denominato inverno: lunghe distese gelate, frangiflutti innevati, atmosfera natalizia nell'aria. A Vegeta tutto ciò non interessa minimamente, poiché il suo sguardo si dirige in direzione del ventre di Bulma: le sue mani lo accarezzano più e più volte, sulle sue labbra indugia un sorriso che non le aveva mai visto prima.
«Aspetto un bambino, Vegeta. Hai sentito?».
Oh, Vegeta ha sentito benissimo. È una sensazione strana quella che prova, però: qualcosa che oscilla tra l'impotenza e il disagio, per poi fluire nella rabbia.
«Dovrei rallegrarmi, donna? Sei...
un essere umano, dovrò avere sulla coscienza l'ennesimo terrestre».
Le labbra di Bulma tremano, ma non demordono: non si aspettava di certo una reazione positiva, pur tuttavia quelle parole sono un terribile macigno da sostenere.
«Potrà benissimo vivere da terrestre, non da Saiyan. E...», Bulma avanza, tanto quanto basta per guardarlo direttamente negli occhi. «... non ti azzardare mai più a parlare così a
mio figlio».


50. Empatia


Distruggere pianeti, causare massacri e vincere in battaglia non gli sortiscono alcun effetto rispetto alle parole che Trunks gli ha appena rivolto. È un ragazzo adulto quello che ha di fronte, con un bizzarro colore dei capelli, ma con il medesimo sguardo sostenuto.
Oh, Vegeta lo conosce bene quello sguardo: è lo stesso che rivolge agli esseri umani che lo circondano, ogni qual volta incrociano il suo cammino – Trunks, però, lo concede solo a lui.
Bulma, poco lontano, osserva la scena e prova una terribile sensazione: il piccolo Trunks, tra le sue braccia materne, esprime il suo disappunto scoppiando in un pianto fragoroso.
Bulma lo avvicina di più a sé, rivolgendo uno sguardo al
suo ragazzo e Vegeta, per la prima volta nella sua vita, prova qualcosa di diverso dall'usuale indifferenza.


45. Piacevole


Vegeta non è mai stato un uomo di parole, Bulma ha dovuto sempre captare i suoi segnali: ecco perché non la stupisce molto che abbia deciso, di sua spontanea volontà, di addentrarsi all'interno della sua camera. Se ne sta semplicemente immobile, con le tende che filtrano davanti alla sua figura, ma non sembrano sfiorarlo affatto. Gli occhi di Vegeta hanno il potere di paralizzarla, ogni tanto, se li fissa troppo a lungo potrebbero condurla in luoghi sconosciuti.
«Trunks è qui, se devi parlare con lui. Trunks grande, intendo», Bulma gesticola nervosamente, puntualizzando l'ovvio.
Vegeta scrolla le spalle, dopodiché commenta: «Non mi interessa al momento».
Bulma sa benissimo dove andrà a parare quella conversazione, se tale si può definire, per cui frena le sue azioni sul nascere: «Al momento? Vegeta, non ci provare».
I passi di Vegeta avanzano lenti, si sente solo l'eco dei suoi scarponi: «Non è giusto...
non così», sussurra Bulma, con un fil di voce, mentre gli occhi di Vegeta indagano la sua esile figura.
«E allora come?».
Quella è la pronta risposta del principe dei Saiyan, il quale senza permesso alcuno si permette di sfilare il fiocco che lega la sua vestaglia da notte. Bulma vorrebbe davvero allontanarlo da sé in quel momento, poiché la loro situazione non sarà mai qualcosa di definitivo e lei è una donna che merita di più, molto di più. Tutti quei pensieri volano nell'aria, così come i loro indumenti, quando le labbra del Saiyan umettano il suo collo con un bacio che Bulma potrebbe quasi definire piacevole.


16. Sole


Vegeta quel giorno vede solo una luce, una grande e luminosissima luce, di fronte a sé: per un essere come lui, che ha sempre vissuto nelle tenebre, tale bagliore potrebbe avere le sembianze del sole stesso. E invece è solo una gigantesca esplosione, il suo ultimo sacrificio, fatto in nome della razza umana: il
se stesso del passato si sarebbe fatto grosse risate di fronte a tale possibilità, ma il padre, il marito e il guerriero – esattamente in quest'ordine – che dimorano in lui possono lasciare questo mondo con un sorriso. Un piccolo, invisibile e abbozzato sorriso di felicità: da quando ha messo piede sulla Terra gli sono accadute le cose più inimmaginabili ma, a conti fatti, le avventure più grandi sono quelle che ha condiviso con coloro che un tempo aveva definito nemici.
«Addio Trunks. Addio Bulma».
Per chi ha conosciuto solo le tenebre, il sole non appare mai abbastanza vicino – e Vegeta si lascia travolgere da tanta potenza, con il capo alto e lo sguardo fiero.



47. Emozioni


Quando Bulma rivede Vegeta, in carne e ossa, deve sforzarsi con ogni fibra del suo corpo per mantenere un contegno adeguato. Sa benissimo che Vegeta non glielo perdonerebbe mai, esternare tali emozioni non sarebbe degno di un Principe e men che meno della sua compagna.
Per cui si limita a osservarlo da lontano, affinché capti i suoi messaggi e le mandi dei segnali inconfondibili: Vegeta ascolta con disinteresse le parole di Son Goku, il quale spiega agli altri il suo nuovo piano d'attacco, lanciandole di tanto in tanto uno sguardo.
Bulma, allora, si avvicina al folto gruppo di persone e cerca di infilarsi nella folla, ma la sua è sola una giustificazione per intrecciare le sue dita a quelle di Vegeta, senza che se ne accorga nessuno.
È un piano infantile, semplice e sciocco, ma è ingegnoso quanto basta affinché la presa di Vegeta stringa forte la sua.


48. Sensazioni


Il nemico finalmente è stato annientato e l'intera Terra quel giorno può festeggiare: Kid Bu è stato sconfitto, il merito va solo ai guerrieri. Hanno fatto
tutti la loro parte, sono tutti eroi quel giorno.
Son Goku viene acclamato dalla folla, Vegeta preferisce invece distaccarsi dalla stessa; Bulma se ne accorge subito e, imitando il gesto di suo marito, lo raggiunge a qualche passo di distanza.
«Non devi mica essere così asociale, Vegeta», tuona Bulma, sbucando alle sue spalle.
Vegeta sbuffa tra sé e sé, dopodiché proclama: «Non voglio mischiarmi ai terrestri».
«Oh, temo sia troppo tardi. Ti sei mischiato ai cosiddetti
“terrestri” parecchio tempo fa».
Bulma ridacchia, alludendo a una situazione sin troppo familiare, Vegeta non può proprio controbattere. Così la loro strada procede in silenzio per alcuni minuti – a volte, Bulma lo ha imparato a sue spese, alcuni silenzi dicono più di tante parole –, osservando il sole imbrunire all'orizzonte.
«Per quel che vale, sarai sempre il mio eroe», afferma Bulma, sfiorando la punta delle sue dita.

Vegeta osserva quella donna per un sol istante, abbozzando lo stesso sorriso che tempo prima si era concesso – Bulma non ha bisogno di parole, o sciocche frasi melense, interpreta quell'espressione sul suo volto e tanto le basta.



____________________________________



Queste flash, cronologicamente collegate tra di loro, sono tutte viste dal POV di Vegeta. E partono dalla saga dei Saiyan, con l'arrivo di Vegeta sulla Terra, per passare a quella di Freezer e in seguito a quella di Cell, per poi concludersi con l'ultima, la saga di Majin Bu. Ho voluto inserire anche alcuni elementi, come il fatto che Vegeta senta continuamente quell'essere inferiore a Son Goku, nonché la diffidenza che Trunks prova nei suoi confronti... insomma, ho cercato di renderla il più completa possibile. Anche perché caratterizzare Vegeta è così difficile, spero di non essere andata OOC.
Aggiornerò presto con altri dieci prompt, see you soon! :D

Kì.



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Capitolo 23
*** Prompt 40, 34, 32, 41, 35, 53, 31, 54, 33, 55. ***




40.
Nessuna stagione


Vegeta uscì dalla doccia con il solito grugnito ben stampato in faccia, ad alimentar ancor più la sua rabbia era la donna che si era introdotta senza alcun riguardo nella camera dedicata ai suoi allenamenti.
«Cosa diavolo ci fai qui, donna?».
Bulma levò gli occhi al soffitto per un sol attimo, poi si voltò verso il suo interlocutore: «Evito che tu possa morire. Anche se in questo momento la tentazione contraria è davvero forte».
Bulma lo liquidò con un sorriso sarcastico, tornando a fissare lo schermo del computer; quello era un affronto che, ovviamente, un principe di nobile stirpe come lui non poteva tollerare, per cui sentenziò: «Non ho bisogno del tuo misero aiuto».
«Vorrei ricordarti che questo è il mio pianeta, Vegeta. Questa è la mia casa, questa è la mia abitazione. E questo, al momento, è il mio studio».
Vegeta odiava ammetterlo, ma la donna aveva ragione da un certo punto di vista; per cui, si limitò a sbuffare qualcosa tra sé e sé, chiedendosi a quale razza di livello si fossero abbassate le donne del pianeta sul quale si trovava.
«Dimmi, Vegeta, hai mai desiderato vedere il tuo pianeta da quando è scomparso?».


34. Pianeta


«Dobbiamo fare conversazione? Io avrei da fare», disse Vegeta, incrociando le braccia al petto.
Bulma si aggiustò la montatura, la quale le era scesa sul setto nasale, dopodiché obiettò: «Si trattava di una domanda di tipo scientifico. Sai, stando ai miei calcoli, potrei aver trovato l'esatta posizione del tuo pianeta».
Vegeta sbuffò, come al solito, eppure nella sua espressione c'era qualcosa di incuriosito, che Bulma notò sin da subito; quindi, continuò: «Se ti interessa stasera sarò ancora qui, con il mio telescopio».
Da qualche tempo Bulma aveva come la strana sensazione che Vegeta sentisse una certa malinconia – non che lo desse a vedere, ovviamente, ma ogni tanto le capitava di vederlo levare gli occhi in direzione del cielo –, così si era subito premunita nei suoi confronti.
Perché si dimostrava così gentile nei suoi confronti? Vegeta non l'aveva mai ripagata con la stessa moneta e, con tutta probabilità, non l'avrebbe mai fatto. Non voleva darsi una risposta, almeno non in quel momento, ingannare il proprio cuore era meno doloroso della verità stessa.
Vegeta cacciò le mani dalle tasche, sul suo volto indugiava la solita espressione contrita: «Come ti pare, donna».


32. Stelle


Talvolta Bulma osservava le stelle per ore intere, lasciando da parte la sua formazione da scienziata, al fine di ammirare la luminosa bellezza del firmamento. Vegeta, invece, non aveva mai guardato oltre il proprio naso e stupì persino se stesso quando accettò l'invito della donna.
Sulle labbra di Bulma indugiava un piccolo ovale di stupore, eppure preferì evitare ogni commento; si limitò a guidarlo sino al telescopio, a qualche passo di distanza.
«Credo che queste siano le coordinate giuste», disse, facendogli spazio.
Vegeta osservò per un sol attimo all'interno del telescopio, poi alzò le spalle, sbuffò tra sé e sé e commentò: «Per quale motivo fai tutto questo, donna?».
Bulma si soffermò sulla volta illuminata, forse in cerca delle parole più adatte, dopodiché affermò: «Perché anche le stelle sono sole».



41. Temperatura


Vegeta aggrottò le sopracciglia, osservando la donna con una espressione di disappunto; Bulma tradusse i suoi pensieri in parole, ormai si era abituata a decifrare persino i suoi grugniti.
«Intendo dire che è normale che tu ti senta solo, in questo enorme pianeta».
Vegeta sbuffò, poi alzò il tono di voce:
«Sono nato solo, donna. E non è questo il motivo per cui ho deciso di restare sulla Terra».
Le parole di Vegeta erano aspre sentenze, talvolta le provocavano un dolore acuto: non che Bulma si aspettasse di più dal principe dei Saiyan, beninteso, ma in fondo sperava che un giorno o l'altro potesse adattarsi al suo pianeta. Ogni volta che si chiedeva il motivo di tanto affanno nei suoi riguardi non riusciva ad arrivare al nocciolo del problema – o, forse, non voleva porsi la domanda adeguata.
I pensieri di Bulma furono interrotti dall'inaspettato arrivo di un'altra presenza, la quale incrociava la sua direzione con una coperta tra le mani.
«Ho pensato che avessi freddo, tesoro».



35. Universo


Negli ultimi tempi Yamcha le rivolgeva delle premure particolari, come se una strana sensazione si fosse impadronita di lui: Bulma se ne era accorta da qualche settimana, in concomitanza con l'arrivo di Vegeta. Più volte, infatti, Yamcha le aveva ricordato la natura istintiva di
“quello scimmione”, come lo chiamava lui, ma Bulma non aveva voluto dargli retta.
«Cosa stavate facendo?», chiese Yamcha, con tono sospettoso.
Bulma boccheggiò per un paio di secondi – per quale motivo, poi? Non aveva nulla da nascondere –, Vegeta lo tartagliò con una battuta sprezzante: «Rilassati, umano».
Yamcha strinse le nocche, mentre Vegeta lanciò un'occhiata alla donna e fece dietrofront; non si trattava di una situazione imbarazzante, ma Bulma aveva come l'impressione che dovesse vergognarsi di qualcosa.
«Finalmente siamo da soli», disse Yamcha, passandole un braccio attorno alle spalle. «Tutto l'universo per noi, eh?».
«Come?», chiese Bulma, sbattendo un paio di volte le palpebre.

«Ti trovo un po' distratta stasera, Bulma».


53. Disordine


La vita di Bulma non era mai sprofondata nel più profondo caos come dall'arrivo di Vegeta – e la maggior della sua vita l'aveva vissuta alla ricerca di avventure, principalmente insieme a Goku.
Non solo il suo cuore era un enorme armadio in disordine, ma anche il suo stomaco e gli organi confinanti e la testa e tutto quello che c'era all'interno.
«Cosa diavolo ti ha fatto...», affermò Yamcha, come se avesse appena letto nella sua mente.
Bulma si voltò di scatto, in quel momento prese consapevolezza del fatto che la sua attenzione fosse ancora rivolta altrove. Non poteva certamente negare l'evidenza, così si limito a bisbigliare un brevissimo
“Scusa”, biascicato con disumana vergogna.


31. Sole


Il giorno successivo Bulma si svegliò con un terribile malessere interiore, aggravato ancora di più dal fatto che Yamcha se ne fosse andato sbuffando. Non che avesse tutti i torti, dopotutto nemmeno lei era a conoscenza dei propri sentimenti.
Si infilò velocemente la vestaglia, giunse in cucina sbadigliando e la prima cosa che vide fu la figura altera e composta del Saiyan di fronte a lei, il quale sembrava essersi alzato molto prima. Vegeta si passò un panno sulla fronte, probabilmente si stava prendendo una breve pausa dagli allenamenti, così Bulma evitò qualsiasi conversazione imbarazzante.
Eppure una parte di sé, non sapeva definire bene quale, prese il sopravvento e, senza nemmeno accorgersene, chiese:
«Stasera guarderai ancora le stelle?».


54. Ordine


Bulma si tappò letteralmente la bocca qualche secondo dopo, quando ormai era troppo tardi.
Cosa le era preso all'improvviso? Non si era promessa di evitare qualsiasi tipo di conversazione, giusto qualche secondo prima?
Vegeta non era certamente un tipo eloquente, fortunatamente per lei, per cui si limitò a borbottare qualcosa sottovoce e a liquidarla così, come una perfetta ebete.
Eppure, nonostante l'imbarazzo e nonostante fosse ormai da cinque minuti buoni in piedi e con una ciotola di latte tra le mani, Bulma si sentì come sollevata. Era come se tutta la tempesta, il caos ed i terremoti che la sera precedente si erano scatenati in lei, si fossero improvvisamente acuiti.


33. Luna


La luna dominava alta nel cielo, neppure una nuvola la copriva, Bulma si era persa da innumerevoli minuti in quell'immensità. Gli occhi della scienziata vedevano millenni e millenni di storia nel cielo, ma quelli più fragili della donna vi trovavano una moltitudine di domande. E il cielo sembrava un tappeto creato appositamente per accrescere i suoi dubbi e provocare ancor più tumulto nel suo cuore.
Da quando Bulma era diventata così romantica?
Non era mai stata così in preda alle paure, alle insicurezze e ai dubbi come in quel periodo della sua vita: sapeva benissimo qual era la strada da scegliere, peccato che la mente non ne volesse sapere di ragionare e il cuore non volesse proprio quietarsi.
Vegeta aveva deciso di non farle compagnia quella sera, nonostante Bulma fosse rimasta ad aspettarlo diverse ore – dopotutto, se le stelle erano sole c'era un motivo: nella loro infinita moltitudine non necessitavano di compagnia, erano abbastanza per se stesse.


55. Libertà.


Anche lei avrebbe dovuto ragionare così: era una donna intelligente, capace e avventurosa. Sarebbe stata per se stessa ciò che altri non sarebbero mai stati per lei, né Yamcha, né tantomeno Vegeta.
Bulma indugiò ancora per un attimo, prima di voltarsi in direzione della porta e salire velocemente la rampa di scale. Assaporò l'immensa sensazione di libertà che sembrava essersi fatta larga nel suo cuore, almeno finché non intercettò con la coda dell'occhio il Saiyan: Vegeta se ne stava sullo stipite della porta, a braccia conserte, incollato al suo sguardo.
Bulma annaspò per qualche secondo, dopodiché disse:
«Non ti aspettavo».
«Certo che no. Altrimenti perché avresti dovuto fissare per due ore il vuoto?».
Vegeta sapeva sempre dove colpire, ma Bulma aveva imparato a difendersi: «Immagino di poter dire la stessa cosa», obiettò, con un'alzata di spalle. «Non proprio, aspetta: non fissavi il vuoto, fissavi me».
E, guadagnandosi una brusca occhiata, Bulma si avviò nella sua camera e assaporò una brevissima sensazione di vittoria – se le stelle erano sole, erano
tutte insieme: Bulma sarebbe semplicemente stata il suo tutto, nulla più.


__________________________



In queste dieci flash ho voluto narrare
“gli inizi” della storia tra Vegeta e Bulma. E l'ho fatto sottoforma di una breve mini long-fic, ho voluto focalizzare l'attenzione sulla Bulma scienziata e su come, attraverso i suoi occhi, Vegeta potesse apprendere tante cose nuove. Diciamo che è un “prequel” della loro storia, ecco.
La prossima mini long-fic sarà una “What If”. Sarà ambientata in un mondo parallelo, nel quale Bulma sarà la concubina di Vegeta. Vi avviso sin da ora perché saranno presenti contenuti forti e un linguaggio scurrile. Probabilmente aggiornerò in questi giorni, poiché son rimasti due capitoli e vorrei terminare la raccolta al massimo entro gli inizi della prossima settimana. :)




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Capitolo 24
*** Prompts 90, 86, 59, 87, 81, 85, 82, 89, 84, 93. ***



90.
Incubo


Ogni notte Bulma aveva un incubo, talmente tangibile da riuscire quasi a confondersi con la realtà: sognava di essere avvolta da tante spire oscure, le quali la trasportavano all'interno di una voragine. Non era certo un sogno anomalo, pur tuttavia al suo risveglio Bulma ne era così terrorizzata da non riuscire a muoversi. Ricordava anche una voce, seguita da una spiacevole sensazione, ma non riusciva ad afferrare le parole.
Bulma si alzò con molta fatica, poi si guardò allo specchio: quel giorno doveva rendersi più presentabile del solito, il principe dei Saiyan avrebbe scelto una concubina con la quale appartarsi. Non che coltivasse tali speranze, i suoi buffi capelli e la sua conformazione fisica generalmente diversa non erano di certo un incentivo su quel pianeta.


86. Sorte


Vegeta aveva dovuto scegliere tra più concubine, per sommo volere di suo padre: si trattava di una prassi ormai riconosciuta nel regno, disonorarla sarebbe stata considerata una cosa disdiscevole. Per cui si guardò attentamente attorno, esaminando le minute figure che gli comparivano davanti. Bastava un solo cenno di mano e comprendevano all'istante, come tanti soldati ligi al proprio dovere e bastava uno schiocco di dita affinché loro si prostrassero ai suoi piedi.
La visuale di Vegeta, per quanto spaziasse, non trovava alcunché di suo gusto: ai suoi occhi erano tutte uguali, ma lui era il principe dei Saiyan e voleva qualcosa di unico. Oppure raro, quasi quanto il capo turchese che spuntava attraverso più e più file monocolori.
«Tu, donna, fatti avanti. Sei stata scelta».


59. Tempo


Bulma si chiese per un sol momento se il principe si riferisse davvero a lei, dal momento che – eccezion fatta per il buffo colore dei suoi capelli – possedeva un volto assolutamente anonimo: difatti, nella maggior parte dei casi, veniva destinata come concubina dei guerrieri minori. Non sperava in alcun modo in una tale fortuna, se tale si poteva definire, per cui fece un passo avanti e si mostrò al suo futuro padrone. Vegeta la esaminò per qualche istante, poi le fece segno di inginocchiarsi. Bulma obbedì immediatamente, per quanto odiasse quei cerimoniali, ascoltando attentamente le parole del principe:
«Resterai per tutto il tempo necessario. Se vorrò liberarmi di te non dirai una parola».


87. Destino


Bulma osservò la propria immagine riflessa nello specchio, curandosi di apparire al meglio: il destino le era venuto incontro e forse, armandosi di un'eccessiva fiducia e di una buona dose di fortuna, avrebbe ricevuto la tanto agognata libertà.
Ma, in fin dei conti, era davvero questo che voleva?
I pensieri di Bulma furono interrotti dalla voce del suo padrone, profonda e impaziente, il quale reclamava i suoi servigi: Bulma si avvicinò al lenzuolo entro il quale era fasciato il suo corpo, poi lasciò cadere con uno schiocco di dita la propria veste. Il principe contemplò per qualche attimo la sua figura, prima di avvicinarla rudemente a sé: Bulma si lasciò trasportare, poiché aveva imparato a conoscere in minima parte le esigenze del principe, abbassandosi fin sotto la sua vita e prendendo a massaggiargli il membro. Non era mai stata la concubina di un personaggio di tale rango, temeva di sbagliare sempre qualcosa, ma lottava con se stessa per non darlo a vedere: cosa avrebbe pensato di lei Vegeta, altrimenti?
Dopo aver ricevuto l'assenso del principe, il quale avevo posto le mani sul suo capo, affinché compiesse il suo dovere, entrambi godettero e morirono del piacere che ne derivava.


81. Addio


Bulma si lasciò cadere sul giaciglio, ormai piuttosto stremata, prendendo a respirare con affanno. Vegeta non si alzò, preferì riposare un po', non era mai successo prima: solitamente la sua presenza era pressoché invisibile, tranne nei momenti di passione, quando il suo dovere era compiuto tornava a svolgere i suoi compiti regali.
«Tu non sei di questo pianeta, donna», dichiarò Vegeta, lapidario.
Bulma ingoiò un pesante groppo in gola, chiedendosi come avesse intuito tale caratteristica: poi, pensò, il suo raro colorito e altre caratteristiche fisiche non potevano passare inosservate.
«Provengo dalla Terra, principe».
Vegeta grugnì, con un moto di disgusto, dopodiché proclamò: «E come saresti finita qui, donna?».
Bulma si strinse nel lenzuolo, come a volervisi accucciare all'interno, dopo qualche attimo di silenzio ritrovò la facoltà di parola: «Dovete sapere che provengo da una famiglia specializzata nell'alta tecnologia. Molto tempo fa decisi che mi sarebbe piaciuto esplorare l'universo con i miei amici, partimmo alla volta di molti pianeti. Finché non finimmo in questo e...».
«E...?», incalzò Vegeta, stranamente incuriosito.
«E dissi loro addio», sentenziò con un fil di voce Bulma, come se avesse appena emesso una condanna.


85. Vendetta


I ricordi erano inevitabilmente tornati a galla e, con essi, le lacrime: Bulma si era sforzata di non apparire debole di fronte ai glaciali occhi del principe, ma la sua
umanità aveva avuto la meglio.

Quando aveva deciso di partire con Son Goku, Crilin e Yamcha non avrebbe mai immaginato cosa sarebbe potuto accadere: i suoi amici avevano combattuto valorosamente contro i guerrieri mascherati – almeno così era parso a Bulma dalla distanza che la separava da loro, Yamcha aveva a lungo insistito affinché rimanesse al sicuro nella navicella –, ma stavano affrontando la sorte, in realtà.
Bulma li aveva visti cadere uno ad uno, aveva dovuto tapparsi la bocca e soffocare le urla, altrimenti sarebbe stata scoperta. Poi, a passi lenti e cadenzati, si era intrufolata all'interno di una folle informe e lì aveva conosciuto le concubine – il resto era solo storia presente, nulla più.
Dopo tanto patimento, Bulma desiderava una cosa sola: la meritata vendetta, in nome dei suoi amici.


82. Bugie


Il giorno successivo Vegeta oltrepassò la soglia della porta in maniera particolarmente burbera, più del solito, lanciando l'armeria nel vuoto. Bulma accorse immediatamente, lasciando da parte qualsiasi officio stesse svolgendo, lanciando le braccia attorno al collo del principe. Vegeta se ne liberò in maniera frettolosa, imprecando tra sé e sé. Poi, qualche secondo dopo, proclamò: «Non vi voglio più qui, donna».
Bulma sbattè le palpebre un paio di volte, dopodiché trovò il coraggio di domandare: «Per quale motivo, se posso chiedere, principe?».

Vegeta la berciò con lo sguardo, poi si avvicinò alla sua figura – Bulma era avvolta in più e più strati d'organza, i quali cadevano morbidamente sui suoi fianchi –, sfiorando la punta delle sue dita. Fu un gesto avventato, fin troppo delicato per i suoi gusti, così ritornò in se stesso e strinse crudelmente la presa. Dopodiché, guidato dal barbaro istinto, le strappò di dosso i veli che tenevano prigioniero il suo corpo e la fece avidamente sua. Bulma non riusciva a comprendere quell'atteggiamento, eppure doveva sottostare al volere del principe, per cui lasciò che la guidasse all'interno della camera senza battere ciglio.
Poi, tra i mugugni, riuscì solo a udire:
«Perché sei solo una femmina umana».


89. Sogno


Le luci e le tenebre avevano iniziato a confondersi, Bulma si trovava in una fase intermedia tra il sonno e la veglia: eppure riusciva a sentire lo sguardo di Vegeta, lapidario e freddo, fin sotto le vene. Ciò la metteva in soggezione, lo doveva ammettere, ma in quel momento non le sembrava il caso di apparire titubante: il suo padrone quel giorno era di pessimo umore, chissà per quale motivo, per cui cercò di non dar troppo peso ad alcuni atteggiamenti ambigui.
Chiuse pian piano gli occhi, lasciandosi trasportare dal flusso indistinto dei suoi pensieri, sognando nuovamente quella malvagia voragine. Eppure stavolta c'era qualcosa di diverso, la voce indistinta e scostante che perdeva ogni notte ora sembrava materializzarsi nella sua mente. Doveva aguzzare le orecchie, metaforicamente parlando, per codificare quei suoni indistinti in frasi compiute.
Il suo cuore ebbe un incredibile balzo, tale da portarla ad una presa di coscienza, quando riuscì ad udire:
«Morirete in ginocchio, patetici esseri umani, al cospetto del principe dei Saiyan».



84. Rimpianto


Vegeta la svegliò con un paio di forti scossoni, intimandole di prendere le sue cose e farsi guidare dalla guardia all'esterno del palazzo. Bulma non aveva ancora ben realizzato ciò che le sarebbe spettato, presa com'era a dare un significato concreto al suo sogno, si limitò a obbedire a quanto richiesto.
Poi, dal momento che non aveva più nulla da perdere, chiese al principe:
«Mi state cacciando perché sono stata l'ultima umana che non avete ucciso quel giorno, non è vero?».
Vegeta issò lo sguardo in alto, evitando ogni contatto visivo, ma le sue intenzioni erano alquanto limpide; frenò con un cenno le intenzioni della guardia, dopodiché sentenziò: «Che razza di
principe sarei, se permettessi tali insolenze?».
Bulma sostenne lo sguardo crudele del suo padrone, poi proclamò a pieni polmoni: «Che razza di
uomo permetterebbe ai suoi nemici di perire in battaglia in ginocchio?»
Il principe alzò un sopracciglio, probabilmente soffermandosi a riflettere sulla sua insolenza, finché non decise che fosse giunto il momento di concludere quella breve ma intensa chiacchierata.
«Hai detto tutto ciò che volevi dire, donna?», grugnì, sprezzante.
«No, molto poco in verità».
Bulma sostenne ancora una volta lo sguardo di Vegeta, fieramente e senza alcun rimpianto.



93. Giustificazioni


Non era certo un mistero che, dopo tale conversazione, il suo destino fosse ormai stato segnato: nel peggiore dei casi le sarebbe stata destinata la morte, nel migliore l'eterna prigione. Vegeta sarebbe andato avanti con la sua vita, lasciandosi sulla scia solo l'ennesima vittima, lei non sarebbe stata altro che un ricordo. Forse spiacevole, a giudicare dagli ultimi istanti che avevano trascorso insieme; pur tuttavia, Bulma aveva parlato di fronte al principe come nessuno prima d'allora e aveva vendicato a modo suo la morte degli amici più cari.
Di tanto in tanto Bulma sentiva il rumore dell'incudine spingere contro la sua schiena, come a volerle intimare di affrettare il passo, scala dopo scala. Sembrava un labirinto infinito, abissale, per un momento pensò che si trattasse della sua punizione.
Finché si trovò a dover oltrepassare un'immensa porta, la quale portava ad una piattaforma che dava all'esterno. Bulma si voltò verso la guardia, la quale le indicò un punto in lontananza: Bulma si voltò, riconoscendo una navicella quantomai familiare.
Poi, si udì un colpo di tosse che conquistò la sua attenzione:
«Ordini del principe: nessuna interferenza con questo pianeta, prenda e se ne vada con l'astrusa tecnologia con la quale è arrivata».
Sulle labbra di Bulma indugiò un ovale di stupore, dopodiché si avvicinò alla navicella in titanio e poggiò una mano su un lato del veicolo: ricordava bene quando l'aveva progettata, arrivata a quel punto non avrebbe mai pensato che potesse traerla in salvo. Eppure, a quanto sembrava, le giustificazioni del principe erano nulla a confronto del rimpianto che non avrebbe mai ammesso di poter provare per una
stupida femmina umana.
«Ora siamo pari, principe».



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Sognavo di scrivere questa "What If" da tempo, l'argomento è un po' delicato, ma Bulma e Vegeta mi sembravano più adatti. Un momento di attenzione: il prossimo blocco di flashfic è l'ultimo! Vorrei aggiornare molto presto, se non domani se ne parla martedì. Mancano solo i prompt 94-100 e 18-19. Le flashfic successive saranno legate da un unico tema: il bacio. Ebbene sì, concluderò con un po' di fluff. :)
Grazie a tutti per aver letto!


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