Southern California's breeding mommy's little monster.

di DeliciousApplePie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1-Strani incontri tra strani soggetti. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2-10:30 p.m. Halloween Party ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3-Mento a culo ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4-Paura e delirio al SOMA ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5-Quello che non ti saresti mai aspettato ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1-Strani incontri tra strani soggetti. ***


Capitolo uno.
Strani incontri tra strani soggetti.

 
 
Tutti pensano che a 17 anni non si abbia ne uno scopo e ne una direzione. I ragazzi pensano solo a scopare e a divertirsi con gli amici bevendo birra e guardando le partite di football e le cheerleader che saltano da una parte all’altra del campo sballottando le loro tette a ritmo di musica. Le ragazze, invece, passano il loro tempo a fare shopping, comprando cose totalmente inutili, a spettegolare, e soprattutto a criticarsi a vicenda, e a parlare di chi ha la tartaruga più bella o il pitone più lungo. Beh, per me non è affatto così. Io so qual è il mio scopo, e di sicuro non è quello di diventare una stupida oca che si fa mantenere dal marito. No di certo. Anche se i miei genitori sono un po’ titubanti, io, una volta finito il liceo andrò alla UC (University of California) a studiare medicina. Sono indecisa tra la sede di San Diego o quella di Los Angeles. Ovviamente io punto a quella di Los Angeles. Vivere da sola, essere indipendente, fare nuove conoscenze, e poi, Los Angeles è Los Angeles! C’è Hollywood! È bellissima. Come fai a dirle di no? I miei invece vogliono che vada alla sede di San Diego, ma non mi ispira molto. Vorrei allontanarmi il più possibile da Poway, e San Diego non me lo permetterebbe, è a 30 minuti da qui, non credo sia il massimo per incominciare una nuova vita. Già principalmente è questo il mio obbiettivo. Cominciare una nuova vita.

Oggi è il 27 ottobre, la scuola è iniziata da circa due mesi, e ovviamente, tutto va splendidamente. Tra poco più di una settimana è il mio compleanno, e finalmente farò 18 anni. Sono così impaziente che conto i giorni al lieto evento.
Mi alzo senza energie dal letto, vado in bagno superando lo specchio -non voglio traumatizzare i miei occhi a prima mattina con una visione poco carina di uno zombie- Mi fiondo sotto la doccia. Dopo una mezzoretta, passata a restaurare la mia faccia e a renderla “carina”- per evitare che qualcuno mi denunci per  tentato omicidio tanto che sono mostruosa- mi fiondo verso l’armadio con sguardo serio. Ovviamente non ho mai niente da mettere, allora opto per un jeans a stampa scozzese rosso, la mia maglia degli Exploited e gli anfibi alti, neri con i lacci rossi. Cinta con i proiettili (un classico) e collarino con le borchie al collo. Mi preparo psicologicamente per affrontare i miei capelli. Inizio a cotonarli, a riempirli di lacca, a fonarli e a insultarli finché non sono soddisfatta del mio deathhawk verde. Sono terribilmente in ritardo, scendo veloce le scale e mi fiondo in cucina dando il buongiorno a tutti prendendo un muffin e addentandolo.
“Come pensi che le persone ti prendano sul serio se ti conci così? Se non ti conoscessi penserei che a scuola manco ci vai”
Dice mia madre versandomi del caffè.
“Mh, non preoccuparti,a me basta e avanza che lo sapete voi che sono brava a scuola”
Dico con fare angelico mentre mio fratello mi compare alle spalle.
“Dovreste preoccuparvi per lui. Ha 21 anni, non ha ancora un lavoro, non sa che farsi della sua vita, esce ancora con i diciassettenni! Giuro di averlo visto con uno del mio corso di biologia!”
Mia madre guarda incuriosita Nate che cerca di discolparsi.
“Matt ha 21 anni, è solo stato bocciato un paio di volte!”
Mia madre continua a fissarlo.
“Lo dici con una certa nonchalance che quasi quasi mi lascio convincere che sia una cosa normale. Bocciato un paio di volte, che sarà mai?” Interviene mio padre cacciando fuori il naso dal giornale.
“Jonathan!” Mia madre riprende mio padre dandogli una gomitata. “Alla fine è grande, grosso e vaccinato, prenderà le sue decisioni a tempo debito”
Mio padre rotea gli occhi continuando a leggere il suo giornale mentre io, finito di bere il mio caffè trascino mio fratello fuori casa – Deve accompagnarmi lui a scuola, la mia macchina per puro caso si è suicidata contro un palo- prendendo la mia giacca di pelle.

“Cocco della mamma” Dico non appena ingrana la marcia.
“Sam.”
“Si?”
“Finiscila”
Io rido di gusto mettendo gli auricolari. Dopo qualche minuto mi ritrovo davanti al cancello della scuola, saluto il mio fratellone, e mi preparo ad affrontare le facce delle persone e i loro commenti poco carini riguardo al mio nuovo colore di capelli. Da lontano vedo un ragazzo che si sbraccia per farsi notare: Alex, il mio migliore amico. Mi avvicino velocemente, notando che non è da solo, ma con un altro tizio alto una decina di centimetri in più di lui che non appena si accorge della mia presenza si dissolve raggiungendo un altro gruppetto poco più distante.
“Vedo che hai fatto comunella con i popolari”
Rido indicando il gruppo dietro di lui.
“Io sono popolare!” risponde con enfasi.
“Da quando?” Continuo io strafottente.
“Da sempre! Sono il capitano della squadra di calcio!”
“Appunto Alex, appunto, nessuno si fila la squadra di calcio. Quindi è scientificamente provato che la tua popolarità oscilla tra quella di Carlotta la mignotta, e il tecnico dell’aula di informatica.”
Il mio amico fa una strana smorfia.
“ Mi stai dicendo che sono tra una puttana brutta e puzzolente, e un uomo di cinquant’anni grasso con i capelli da metallaro, ricci, grigi, oleosi e perennemente legati?”
Io gli sorrido angelica.
“Hai afferrato il concetto ragazzo mio!Ora entriamo, non voglio sorbirmi una predica da Peace!”
Lui mi avvolge la spalla con un braccio e ci avviamo verso l’entrata.
“Hai fisica alla prima ora?”
Io annuisco pensierosa.
“Allora ti lascio al tuo destino! Io ho letteratura, devo girare qui. Ci vediamo a pranzo!”
Mi saluta con una mano e sparisce nella folla.
Mi avvio verso il mio armadietto sistemando i libri e prendendo quello di fisica e con un sorrisone arrivo nell’aula 21. Ovviamente il mio solito posticino in fondo  è lib- “Ma che?” dico a bassa voce non appena mi accorgo che il mio posto è occupato da Skye Everly , bionda, occhi verdi, oca.
“C’è qualcosa che non va Cooper?”Il professore mi chiama per cognome non capendo il mio sconforto. Faccio cenno di no con la testa. “Bella chioma, comunque!”
Io ringrazio e mi siedo in seconda fila, avanti a quel tizio che oggi parlava con Alex. Il professore inizia a spiegare quando alcuni si lamentano dalla mia cresta dicendo che copre la visuale della lavagna.
“Secondo voi perché mi metto sempre dietro? Non è colpa pia che. ..Quella.. ha occupato il MIO posto!”
Alcuni ridono, altri osservano Skye.
“Potresti evitare di conciarti così” Risponde pacata lei mentre si attorciglia una ciocca di capelli.
“Oh, Everly, ora ti concio per le feste!”
Con uno scatto mi alzo e raggiungo il banco in questione buttando a terra tutto quello che c’era sopra.
“Cooper! Per l’amor del cielo! Ti sei meritata un’ora in sala punizioni alla fine delle lezioni, lo sai?”
Io mi calmo e annuisco ritornando al mio posto. Sento qualcuno sbuffare alle mie spalle. Mi giro con aria truce e il tizio di oggi alza le mani leggermente impaurito. Io ritorno nella mia posizione cercando di seguire la lezione.
Arriva la pausa pranzo.
Oggi il menù offre un qualcosa di non indefinito simile a un purè.
Mi siedo al mio solito tavolo, da sola, aspettando che il mio compagno d’avventure arrivi. Faccio scorrere lo sguardo tra gli altri tavoli e mi accorgo che una figura magra e snella, appartenente ad Alex si muove al tavolo di quel tipo di oggi, insieme a Skye, e altri tizi con delle chiome colorate.
Sicuramente skater punk.
Punk e skater punk dovrebbero andare d’accordo, ma a quanto pare per me non vale.
Skye mi becca mentre li osservo e richiama sempre il tizio di oggi ridendo e indicandomi. “Fanculo” esclamo cacciando il telefono dalla tasca per avvisare Clare, la mia migliore amica -una tizia stramba anche lei- Che oggi non ci saremmo viste.
Finisco di parlarle e osservo cupa il purè, lo agito un po’ con la forchetta e poi schifata lo butto nel cestino. Una voce mi chiama. Alex .Io alzo il medio e me ne ritorno al mio tavolo aspettando la campanella.
Passano altre e quattro ore, e quando finalmente la tortura finisce mi aspetta un'altra ora in sala punizioni. Non sono l’unica ad essere li, c’è anche il tipo di oggi –me lo ritrovo ovunque- e un suo amico, con i capelli di uno strano colore. Molto probabilmente, prima che scaricassero dovevano essere fucsia, ora invece sono di un rosa pallido, a chiazze. Strano. Oltre a loro ci sono due ragazze della squadra femminile di lacrosse,  da quanto ho capito, hanno fatto una rissa in campo. Mi siedo in un banco in prima fila, tentando di strare il più possibile lontano da quei due tizi. Caccio il mio blocco e inizio a fare qualche schizzo per il progetto di arte. Sento qualcosa colpirmi la testa e delle risatine provenire dagli amici di Everly.
Mi giro torva e scocciata, loro ridono sotto i baffi. Abbasso lo sguardo e noto delle palline di carta a terra. Scuoto la testa facendo cadere una decina di palline che erano rimaste intrappolate nella cresta. Sono incazzatissima, non solo la loro amichetta deve rompere il ciufolo, ma anche loro!
Decido di reagire, ma non esageratamente.
Raccolgo qualche pallina da terra, e con la mia super mira colpisco il tizio con i capelli rosa in un occhio e l’altro in testa, che a loro volta si mettono a ridere.
“Se mi spiegate cosa ci trovate di così divertente magari posso ridere anche io” Sputo acida.
“Mh,capelli verde acido.. quindi per rispettare i tuoi capelli fai anche tu l’acida.. Giusto?”
 Alzo un sopracciglio.
“Tu per rispettare i tuoi capelli color mestruo di gatto non oso chiedere cosa fai!”
Mi giro tornando ai miei disegni. L’altro ride di gusto mentre quello con i capelli strani rimane imbambolato non sapendo cosa rispondere.
“ Ahahahah, Mark, mi sa che ha un bel caratterino questa qui.”
“Oh zitto Tom. Secondo te mi odia?”
Io sto per rispondere di si quando la campanella interrompe quello strano incontro. Raccatto la mia roba e mi preparo a sorbirmi la predica da mio padre non appena sarò a casa.
Esco dalla struttura e quei due tizi sono ancora dietro di me.
Si, son sicurissima che li odio.
Mi accendo una sigaretta e metto gli auricolari.
Mi giro ancora una volta indietro giusto in tempo per vedere questo presunto Mark sbaciucchiarsi con Skye Leigh Everly.
Che schifo.
Avrei preferito vedere un muflone in calore che una scena del genere. Ancora schifata esco dal cancello verde dalla scuola e affretto il passo.
 
“Vai bene in tutte le materie, se non fosse per il tuo caratterino saresti la migliore della scuola”
Mi riprende papà con dolcezza. Io abbasso il capo.
“E se non fosse per il suo caratterino avrebbe sicuramente più amici, invece di quei due tizi che ti porti dietro”
Io sbuffo e gli do uno spintone per poi salire in camera giusto in temo per rispondere al telefono.
“Pronto?”
“Ciao Sam.”
“Alex. Dimmi.”
“Perché oggi mi hai mandato a fanculo?”
“Perché mi hai lasciata da sola forse?”
lui tentenna un secondo.
“Mi hanno chiesto di pranzare al loro tavolo. Che potevo dirgli?”
“Di no forse? Ah, ma che parlo a fare. Ci vediamo domani.”
Spengo il telefono per poi buttarmi sotto le coperte. Domani sarà una lunga giornata.
 

ECCOMI.

Non so perché l’ho scritta, ma mi andava da un po’ . Ditemi come vi sembra, se vedo che interessa continuo C:

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Capitolo 2
*** Capitolo 2-10:30 p.m. Halloween Party ***


 

Capitolo 2
10:30 p.m. Halloween Party

 
 
Halloween.
Amo Halloween.
Non c’é niente di meglio di Halloween.
Teschi, scheletri, zombie, fantasmi, streghe, zucche. Il giro per i locali di Poway a fare dolcetto o cicchetto. Mmmh, è davvero la festa perfetta. È quasi meglio del Natale. Poi, soprattutto, c’è l’annuale festa in maschera e il classico after party a casa di Clare con Andrew, Richard e Josh, rispettivamente il fratello di Clare, il migliore amico del fratello di Clare, e il fratello di Alex, che dovrebbe venire anche lui, se tutto va bene.
Mi sa mi sa che anche oggi ci da buca, lo ha fatto negli ultimi giorni, perché oggi non dovrebbe farlo? Sicuramente lui non verrà, di conseguenza anche Josh non viene, e se non viene Josh non viene Andrew quindi, se non viene lui non viene neanche Richard.
In conclusione saremo solo io e Clare, e lei non farà altro che parlare di quanto è bello Luke o di quanto i suoi dread siano meravigliosamente meravigliosi.
Fantastico.
L’eccitazione di questa mattina è andata a farsi fottere. Sono ancora le 8 e già ho l’umore sotto i piedi. Ho appena girato l’angolo e davanti a me compare la facciata della Rancho Bernardo High School addobbata per le feste.
Davanti all’entrata, per terra, ci sono delle zucche intagliate, invece proprio sopra il grande portone c’è un grande cartellone arancione con su scritto “10:30 p.m. Halloween Party”.
Scendo dalla macchina, saluto Nate per poi entrare nel parcheggio della scuola. Mi accendo una sigaretta e piano girovago aspettando l’inizio delle lezioni.
Supero un paio di persone e appoggiati ad una “macchina”-o meglio, un catorcio- Trovo Alex, lo spilungone e il tizio con i capelli “rosa”.
Quest’ultimo da una gomitata ad Alex, che subito mi si avvicina. Io alzo un sopracciglio portandomi la sigaretta alle labbra.
“Ehilà” Mi dice con mezzo sorriso sul volto.
“Andiamo Alex, saltiamo i convenevoli. Cosa ti serve? Dei soldi? Una sigaretta? Un aiuto in chimica?” Lui sbuffa alzando le spalle.
“Cosa ti fa pensare che io voglia per forza qualcosa?”
“Uhm, vediamo.. Forse il fatto che non ti fai sentire da giorni o che quasi sempre quando mi vedi passare non mi saluti?Queste motivazioni sono abbastanza valide, non credi?” Lui abbassa il capo grattandosi una guancia pensieroso. Dopo qualche secondo, come se scosso da qualcosa sobbalza portando le mani in aria.
“Oggi mi farò perdonare!” Io sorrido apprezzando l’idea.
“Come?”
“Ricordi i pre-festa a casa tua passati a guardare film horror e abbuffandoci di dolci che tua madre compra per i bambini che fanno dolcetto o scherzetto?” Io annuisco.
“Bene, allora oggi sono da te, sul presto. Ah, stasera faremo anche dolcetto o cicchetto! È un classico” Io abbraccio il mio amico. Finalmente è rinsavito.
“Vieni alla festa oggi, giusto?”Annuisco, lui percepisce il mio movimento sulla spalla e continua.
“Verrai con qualcuno?”
“No. Quest’anno non ci ha provato nessuno a chiederm-“
Vengo interrotta da lui che mi stacca tenendomi per le spalle. Poi velocemente si gira verso i due tizi vicino al catorcio e alza i pollici. Io osservo il mio amico scettica per poi spostare lo sguardo verso gli altri due notando quello con i capelli strani –Credo si chiami Mark, non ricordo- che porta una mano in fronte, mentre lo spilungone ride.
“Cazzo ride quel beota?” Chiedo ad Alex che ancora teneva i pollici alzati.
“Lascia stare.”
“Abbassa quei pollici o rischi di perderli” Lui ficca le mani in tasca temendo per la sua incolumità.
“Acidina oggi?” Mi chiede mentre con un cenno saluta i due tizi portando un braccio intorno alle mie spalle.
“La mia cresta oggi non ne voleva sapere di stare in piedi, è per questo che sono nervosa” Rispondo scocciata mentre noto che ci stiamo dirigendo verso l’entrata dell’istituto.
“Uhm, oggi riuscirai a farla tenere su.” Mi dice con leggerezza mentre varchiamo la soglia per poi dividerci e raggiungere ognuno i propri armadietti.

Dopo 5 ore di lezione il mio umore non è migliorato di certo. Soprattutto quando ho saputo che Clare non potrà venire alla festa perché quella sconsiderata si è presa la febbre, di conseguenza anche l’after è andato a farsi fottere.
Meraviglioso.
Inizio ad affrettare il passo,sono già in ritardo, oggi a mensa c’è il pollo, ed è una cosa più unica che rara, e non posso perdermela.
Arrivo nella grande sala e noto che c’è pochissima fila –brutto segno- mi avvicino e noto che il pollo è completamente finito.
“Fanculo” esclamo prendendo un vassoio riempiendolo con una mela, del succo di frutta e un muffin. Mi dirigo verso il mio solito tavolino isolato. Mi siedo e con pacatezza inizio a mangiare la mia succulenta mela.
“Possiamo sederci?” la voce di Alex mi fa sobbalzare. Lui, e i suoi compari di fianco, con dei vassoi stracolmi sono in piedi davanti a me. Non rispondo nemmeno che prendono posto.
“Lo prendo come un si” Si giustifica il mio amico.
“Fa come ti pare” Rispondo acida.
“Ancora scazzata per la cresta che non si tiene su?”
“Fantastico, almeno oggi vedrò qualcosa alla lavagna durante fisica” Si intromette lo spilungone.
Lo guardo in cagnesco per poi rispondere ad Alex.
“No, non è per questo. Clare ha la febbre, non verrà alla festa, e ci dovevamo andare insieme, e poi non faremo l’after a casa sua.” Affranta abbasso lo sguardo sistemando la mela nel vassoio.
“Qual è il problema? Ci vieni con Mark, si è appena lasciato con Skye, magari lo consoli un po’ come sai fare tu eh?” Alzo lo sguardo appena in tempo per vedere Alex piegato in due dal dolore. Credo che il tizio dai capelli strani abbia già fatto quello che avrei voluto fare io, cioè assestargli un bel pugno sulla spalla.
“Mark fanculo. Mi hai distrutto una spalla. Che ti prende?” Mark risponde con uno sguardo intimidatorio che fa zittire subito Alex.
“Oh andiamo Mark, hai vent’anni, non puoi prendertela con i più piccoli, non è equo” Interviene lo spilungone ridendo. Il soggetto in questione si rilassa e sorride.
“Non vi ho ancora presentato. Sam, loro sono Tom” Dice indicando lo spilungone alla sua sinistra “E Mark” Conclude indicando l’altro sulla destra. “Lei invece ragazzi, è Sam, la mia migliore amica.”
I due mi tendono la mano e io la stringo con energia.
“Allora Sam, verrai alla festa con Mark?” Mi chiede ancora il mio migliore amico con un sorriso beffardo mentre Mark mi guarda ancora sorridendo.
“Assolutamente no, Skye Everly potrebbe fraintendere e io non voglio rischiare di finire in prigione per omicidio alla tenera età di 17 anni.” Mi alzo dal tavolo salutando tutti con un segno della mano, e dopo aver buttato quello che rimaneva nel vassoio esco nel cortile accendendo una sigaretta e aspettando il suono della campanella.
 
Le lezioni pomeridiane si sono concluse prima perché quei poveri sfigati del comitato, che si occupa dell’organizzare le feste a scuola, devono addobbare la palestra -dove si terrà il ballo- e l’intero istituto.  Arrivo a casa verso le 3 e mezza.
Entro, lancio lo zaino in cucina e poi mi spaparanzo in salotto lanciando le scarpe chissà dove.
“Sam” alzo lievemente la testa giusto per vedere chi mi sta d fronte. Mia madre. “Com’è andata la giornata?”
“Come al solito. Ah, tra poco dovrebbe venire Alex a casa.” Le annuisce.
“Allora se avete fame potete mangiare la torta che ha fatto la nonna. Non mangiate i dolci da dare ai bambini.”
I miei occhi si fanno come fessure e sogghignando annuisco mentre lei ritorna al piano di sopra. Proprio quando mia madre sparisce in cima alle scale il campanello inizia a suonare.
È Alex.
Lo faccio accomodare sul divano e lui felice mi porge due cassette.
“Che film sono?”
“E no, non ti dico i titoli. Scegli a caso.” Io alzo un sopracciglio scettica e indico la cassetta di sinistra. Ovviamente è un film horror.
I primi minuti  sono tranquilli, ma poi iniziano i massacri, sangue ovunque, budella sui muri. 
“Oh Alex,io amo gli splatter!” Lui ride.
“Lo so” Rido anch'io e lo abbraccio.
Finito il film iniziamo a imbottirci di schifezze, non solo ci finiamo la torta, ma dimezziamo i dolci da dare ai bambini, mia madre ci ucciderà. Si sono fatte le 7 e alcuni bambini iniziano ad arrivare.
“Dolcetto o scherzetto?” Io apro la porta, giro gli occhi indietro e caccio la lingua emettendo strani versi. I bambini spaventati scappano, io mi accascio a terra ridendo tenendomi la pancia.
“Sei crudele” Mi dice Alex raggiungendomi.
“Oddio.. è stato bellissimo, non hai visto le loro facce!”
“Oh, si che le ho viste. Devo dire che hanno ragione i tuoi genitori, sei inquietante a volte. Non c’è bisogno che ti travesti stasera” Io mi rialzo in piedi e gli do un buffetto in testa.
“Simpatico il ragazzo!” Lui annuisce fiero. Poi si alza e mi trascina con lui sul divano.
“Io mi vesto da vampiro.”
“Che fantasia. Con chi andrai alla festa?” Lui si schiarisce la voce e si sistema bene sul divano.
“Signori e signore, il sottoscritto, Alexander Straw, va alla festa di  Halloween con… rullo di tamburi… Holly Barry!” Io scuoto il capo ridendo.
“Che schifo. È.. è un mostro”
“A me piace. La trovo interessante.” Dice alzandosi dal divano.
“Son gusti, son gusti di merda, ma son sempre gusti”
“Sam, aaah, come devo fare con te? Sei sempre la solita. Ora io devo tornare a casa. Grazie per i dolci e la torta. Ci vediamo stasera alla festa!” Mi lascia un bacio in fronte, si guarda in torno tastandosi le tasche, e dopo essersi accertato di aver preso tutto esce di casa.
 
Sono le dieci e mezza e mi ritrovo davanti allo specchio. Indosso delle calze rotte, un pantaloncino nero, una maglia nera con dei buchi qua e là che lasciano intravedere la carne e i miei anfibi. La cresta è bella alta –grazie e Dio- e in faccia mamma mi ha disegnato uno scheletro alla perfezione. In torno al collo indosso il mio solito collarino con le borchie.
“Come siamo belle!” Mio padre mi abbraccia lasciandomi un bacio sulla guancia.
“Mica tanto” Io sorrido.
“Finiscila di sminuirti Sam. Dici che sei brutta e nessuno ti vuole. Invece non è così. Sei una bellissima ragazza, hai dei bellissimi occhi, un sorriso stupendo, e un fisico che farebbe invidia a chiunque!”
“No, pà, i miei occhi sono color merda, sono alta un metro e uno sputo, e non ho tette.” Mi padre arrossisce.
“Beh cresceranno.”
“Papà, ho quasi diciotto anni. Se non sono cresciute fino ad ora non cresceranno più” Le guance gli sono diventate paonazze. Mi diverte vederlo in imbarazzo.
“Ehm, cambiamo discorso. Perché dici che nessuno ti vuole?”
“Perché è la verità”
“Allora perché un ragazzo, abbastanza carino, è al piano di sotto aspettando che tu scenda?” Io lo guardo cercando spiegazioni. “Mh, è arrivato qualche minuto fa . Dice che andrete al ballo insieme.” Io continuo a fissare mio padre incredula.
“Papà. Non so di chi tu stia parlando!”
“Come no? Alto, occhi blu, capelli biondo platino? Ti dice niente?” Io scuoto il capo e mi catapulto al piano di sotto trovandomi un tizio di spalle, vestito da zombie –deduco dai vestiti rovinati- che parla con mia madre.
“Oh eccola.” Il tizio misterioso si gira mostrando la sua identità.
“Mark?” Chiedo incredula.
Non avevo notato che avesse gli occhi blu.
Mia madre mi osserva incuriosita. Non posso incazzarmi con mamma davanti -e papà dietro- “Ehm ehm, ti sei rifatto il colore?” Lui ride e annuisce.
“Non perdiamoci in chiacchiere. Vieni Sam, vieni di fianco a Mark che vi faccio una foto! Mi raccomando, immedesimatevi nella parte”
Mi accosto al biondo e faccio uno sguardo cupo, mentre lui si mette con le mani protese in avanti con lo sguardo assente, proprio da zombie. Finiti i convenevoli finalmente usciamo di casa, arriviamo  alla fine del vialetto dove ci aspetta il catorcio che ho visto stamattina.
“Che ci fai qui?” Gli dico con un lieve tono di incazzatura.
“Mi ha detto Alex di venirti a prendere.” Io scuoto il capo.
“Ovviamente non si chiede più alla diretta interessata, ma all’amico. Oh, Skye mi ucciderà” Lui mi poggia una mano sulla spalla cercando di calmarmi.
“Sam, non è un appuntamento. Ti  sto solo dando un passaggio. Prendila così. Poi con noi viene pure Tom.” Con il pollice indica dietro di lui, e nei sedili posteriori noto Tom, anche lui biondo platino, che mi fa ciao con la mano. Faccio un respiro profondo e ricambio il saluto.
“Va bene." Mi sorride e mi apre la portierea della macchina facendomi entrare.
“Ma vi siete messi d’accordo?” Vedo Tom inclinare la testa nello specchietto. “Per i capelli, dico.”
“Ah, si. Non siamo amorevoli?” Dice e non appena Mark si siede al posto del guidatore lo tira a se sbaciucchiandogli la guancia. “Uhm, si..” Tom si ricompone lasciando accendere il motore all’amico.
“Da che ti sei vestito?” Chiedo allo spilungone.
“Dottore zombie infettato dallo zombie” Dice indicando Mark e poi il presunto morso sul collo.
“Carino.” Il nostro autista finalmente ingrana la marcia.
Destinazione: Palestra della Rancho Bernardo High School. 


Heilà, spero che questo capitolo vi piaccia. L'ho riscritto un sacco di volte, e alla fine la mia mente ha partorito ciò. Fatemi sapere cosa ne pensate. Lasciate una recensione se volete c: Alla prossima :3

Vorrei ringraziale Layla e staywith_me per aver recensito lo scorso capitolo :D

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3-Mento a culo ***


Capitolo 3
Mento a culo.

 
 “Oh andiamo Sam. Non fare i capricci, Skye non ti ucciderà, e nemmeno Jennifer lo farà.” Dice Tom cercando di calmarmi.
“Chi... chi è Jennifer?”
 “Solo l’ex di Tom” Risponde allegro Mark mentre la mia espressione si fa via via più disperata.
“Perfetto. Ora mi spiegate perché ho accettato di venire con voi alla festa?”
“Tecnicamente hai accettato di venire con me” Risponde velocemente Mark.
“Io ho solo usufruito del passaggio” Precisa lo spilungone.
“Allora con Jennifer non ci dovrebbero essere problemi?”
“Non so. Dovrebbe. Ma non è sicuro. Sai com’è Jennifer.” Io roteo gli occhi sbuffando.
“No, non so com’è, e ne chi è! Non voglio morire per mano di una sconosciuta e di una papera.” Mi passo una mano sulla fonte per poi tornare indietro verso la macchina, ma dopo nemmeno un metro mi sento sollevare.
Tom e Mark mi tengono a braccetto sollevandomi, mentre tranquilli si dirigono verso l’entrata della palestra.
“Ehi Sam, ma non eri tu quella che ha affrontato Skye durante l’ora di fisica andando a finire in aula punizioni? Allora perché fai così casino per niente? Fai la seria e non fare la bambina.” Mi dice Mark dopo avermi lasciato poggiare di nuovo i piedi a terra.
Io annuisco e insieme varchiamo la soglia della grande porta.
Mi sento un po’ fuori luogo. Tutte sono “vestite” da diavoletta, da coniglietta, da infermierina, da suora sporcacciona. “Mi sento in un video porno amatoriale” Sentenzio facendo scaturire la risata di Tom. “Beh ragazzi. Io vado.. a fare un giro di perlustrazione” Dice poi facendo l’occhiolino al suo amico. “HotPants, usa precauzioni!” Gli urla Mark prima che potesse sparire nella folla.
“Hot…Pants?”
“Lunga storia” ridacchia addentrandosi anche lui nella folla.
Nel giro di qualche secondo già è scomparso. “Perfetto.” Sibilo per poi avvicinarmi al tavolino  dove c’è il punch. Riempio un bicchiere e me lo finisco al volo andandomi a sedere su una panca accostata al muro su cui erano seduti degli sfigati.
Questa si che è una serata perfetta.
Ovviamente sono ironica.
Il tempo di tre o quattro canzoni e mi alzo dirigendomi verso l’uscita.
“Dove pensi di andare?” Una mano ci ferma per il polso.
“Me ne sto andando Tom. Dove pensi che vada? A ballare con la porta?” Lui ride e mi cinge le spalle con il braccio.
“Mark?” Mi chiede. Io faccio spallucce.
“Strano che non sia con te! Alla fine siete venuti insieme al ballo.”
“Era solo un passaggio. Non un invito.”
“Allora non credo si arrabbierà se ti chiedo di ballare. Dolce donzella” Dice inchinandosi e tendendomi una mano.
“Non credo, messere!” Accetto la sua mano e come due bambini balliamo una danza improvvisata tra tango e valzer che fa totalmente a pugni con la musica di sottofondo. Tutta la sala ci guarda stupita. Ma sinceramente non mi frega. È l’unico momento divertente della serata fino ad ora, e non voglio rovinarlo. Tom si ferma di botto prendendomi per le spalle. “Ciao Mark. Tieni!” Dice per poi buttarmi letteralmente addosso al suo amico dietro di noi che imbarazzato cerca di non farmi cadere.
La musica, neanche a farlo a posta, è appena cambiata.
“Uh, un lento.” Dico per sdrammatizzare allontanandomi.
“Vuoi ballare?” Dice sorridendo. Mi guardo in torno, e noto che tutti sono accoppiati, e che un Tom poco discreto mi manda diecimila occhiolini e pollici in su per farmi accettare la proposta dell’amico.
Che strambi questi due.
Io annuisco. Lui mi cinge i fianchi con delicatezza mentre io imbarazzata allaccio le braccia al suo collo tenendo la testa bassa.
“Vedo che hai fatto amicizia con Tom” mi sussurra in un orecchio.
“Mh, mi ha solo chiesto di ballare.” Lui annuisce e fa degli strani grugniti.
Alzo leggermente la testa e osservo bene il ragazzo di fronte a me, che ha lo sguardo perso da qualche parte della sala. Ha i lineamenti marcati. Non faccio a meno di notare il suo mento.
“Mento a culo..” Sussurro. Lui abbassa lo sguardo.
“Cosa?”
“Oh niente. Dicevo che hai il mento a culo.” Dico ridendo mentre accenna un sorriso.
“A me non piace il mio mento..  proprio perché è a culo”
“Oh, ma non solo il mento è a culo.”
“Cooper, stai insinuando che ho la faccia da culo?” Io annuisco convinta mentre lui mette il broncio. “A me piacciono i culi”
Mi pento subito di ciò che ho detto non appena vedo allargarsi un sorriso sul suo volto.
“Ehi piccioncini”
Ecco, perfetto. Non solo ho fatto una supermega figura di non so quale merda di cavallo, ora ci si mette anche Alex. Stupendo.
“Come va?” Io lo guardo in cagnesco. Sto per aggredirlo ma Mark mi precede.
“Bene. A te?Con Holly?” Ammicca. Alex gli sorride malizioso per poi lasciarmi un bacio nei capelli e sparire tra la folla.
“Dicevamo. Ti piacciono i culi allora?”
“Ehm, uhm, si. A chi non piacciono?” lui ridacchia.
Ha una risata strana, coinvolgente. In fatti non faccio a meno di ridere anche io. Il lento finisce, e riparte la musica movimentate e già tutte le ragazzine hanno iniziato di nuovo a strusciarsi su qualsiasi cosa scopabile. Mi allontano in un po’ imbarazzata guardandomi i piedi.
“Andiamo fuori” Mi dice prendendomi per il polso. “Così parliamo.”
Io annuisco e insieme ci dirigiamo sul retro della palestra. Lui mi indica un muretto, ancora tenendomi per il polso mi trascina fin li per poi sederci.
“Che fai dopo la festa?” Mi chiede accendendosi una sigaretta.
“Niente in particolare. Me ne offri una?” Chiedo aspettandomi il solito no come risposta. Lui senza neanche batter ciglio ne estrae un’altra dal pacchetto e me la porge.
“Grazie” Dico sorpresa.
“Si. Ma dopo la festa verrai con noi!”
“Dove?”
“Prima dovremmo passere da Tom. Ho dimenticato il mio basso da lui, e poi andiamo a casa mia dato che i miei non sono a Poway e mia sorella va a dormire da una sua amica.”
“Tu suoni?” Gli chiedo ignorando completamente la seconda parte della frase. Lui annuisce fiero.
“E ho anche una band! Tom è il chitarrista! E il nostro batterista si chiama Scott Raynor!” Io sgrano gli occhi.
“E’ il mio vicino.”
“E’ piccola Poway!” Annuisco.
“Non pensavo che quel primato fosse in grado di suonare!” Lui ridacchia ancora una volta.
“Tu suoni qualcosa?”
“Suono anche io il basso” Lui si ferma un attimo a fissarmi.
“Davvero? Che basso hai?”
“Un Fender Precision! Rosa acceso. Me lo ha regalato papà al compleanno l’anno scorso! Tu?”
“Un Ernie Ball Music Man Bass, nero. Anche a me l’ha regalato mio padre, perché ho aiutato a imbiancare casa.” Dice fiero.
“Un bassista imbianchino col mento a culo è sempre utile!” Lui gonfia il petto.
“E anche figo, non dimenticarlo.”
“Zitto Hoppus. Sono allergica alle stronzate io.”
Un colpo di vento stranamente gelido mi fa stringere nelle spalle. “Hai freddo?” Mi chiede premuroso. Non faccio in tempo a rispondere che qualcuno, alle mie spalle, mi inizia a scuotere facendomi dondolare a destra e a sinistra tenendomi per le braccia.
“Uhhhuhhh hai freddo?? Uhhhh uhhhh amooooooooreeee hai freddo  uhhuhh”
È Tom che fa il verso a Mark.
“Tom, sto per vomitare la colazione di un mese fa se continui a shakerarmi così!” Si allontana schifato alzando le baccia per poi rubarmi un tiro alla sigaretta.
“Mark, dobbiamo andare. La festa è quasi finita, e poi non voglio farmi scappare le due cheerleader! Hanno detto che vengono con noi.” Si pavoneggia Tom mentre da dietro spunta Alex, con il suo mantello da vampiro e Holly, con la sua chioma riccia.
“Allora? Andiamo?”
“Ehm, si, viene anche Sam!” Annuncia Mark mentre sul volto di Alex si allarga un sorriso.
Ma che hanno tutti oggi?
Mi avvicino al mio migliore amico allontanandolo dall’arpia con i ricci.
“Sono felice che vieni con noi!” Mi precede scrutandomi per bene con i suoi occhi neri. Io scuoto il capo infastidita.
“Alex, tutto questo è strano. Io.. non capisco tutta questa attenzione da parte di …. Mark... ecco. È strano.” Lui passa una mano sulla rasatura arrivando a toccare l’orecchio e a giocare con il mio lobo dilatato.
“Lo capirai presto”
Mh, ripeto, tutto questo è strano. Non sarà mica che…
“Oh no no no no e no! No Alex” Gli dico mentre si allontana. Lui ritorna indietro alzando le braccia. “Cosa?”
“Lo sai benissimo cosa. Ti dico già di no.” Lui continua a guardarmi facendo il finto tonto. La mia pazienza ha un limite.
“A me non piace!” Inizio ad alzare leggermente il tono della voce. Tipico di quando sono arrabbiata. “Chi? Non ti capisco.” Il solito comportamento di Alex. Fingere di non sapere niente quando sa tutto, ma non è capace di nasconderlo come si deve e si fa sgamare non appena apre bocca.
“Lo sai!” Il tono della mia voce si fa sempre più alto.
“No che non lo so!” Mi da altamente hai nervi.
“MARK.. NON MI PIACE. È INUTILE CHE CONTINUATE CON QUESTA FARSA. POI NON E’ IL MIO TIPO. E’ BANALE. NON E’ INTERESSANTE.”
“Stupida cogliona deficiente! Cazzo ti urli?” Mi dice con rabbia. Mi guardo in torno e noto Tom, Holly, ma soprattutto Mark che mi osservano, e l’espressione di mento a culo non è delle migliori.
Cazzo.
Sono una stupida cogliona deficiente.
Ha ragione Alex.
Mark mi fissa, ma non sembra arrabbiato.. sembra solo un po'.. dispiaciuto, ecco.
Mentre sul volto di Tom si dipinge una strana smorfia. Lo spilungone si avvicina con grandi falcate. “Alex, dobbiamo andare.” Il mio amico annuisce allontanandosi. “Ci vediamo, Sam.” Mi dice poi Tom.
Alex nemmeno mi saluta, e Mark si limita al alzare la mano.
Fantastico. Ho il tatto di un elefante.  
Devo scusarmi. Non posso fare la stronza. Generalmente la faccio, ma questa volta non posso. Lui è stato carino con me.
Aaah, che nervi.  Brutta cosa i sensi di colpa!
Quando decido di andarmi a scusare loro sono già spariti dietro l’angolo, affretto il passo. Arrivo giusto in tempo per fermare Tom che stava per chiudere la portiera.
“Tooom!” Urlo, lui si affaccia e riconoscendomi fa una faccia interrogativa. Io mi avvicino velocemente, e entro nell’auto sedendomi su di lui  ignorando completamente le sue lamentele, chiudendo la portiera. Mark mi guarda intensamente chiedendo spiegazione mentre lo spilungone si lamenta del fatto che gli sto schiacciando le sue Vans nuove.
“Che si fottano le Vans!” Gli dico a un palmo dal naso per poi tornare a guardare Mark e avvicinarmi al suo orecchio. Questa volta voglio essere discreta.
“Uhm, ecco, io.. mi dispiace.. Sono una cogliona. Io.. non.. dovevo..”
“Non devi scusarti. Alla fine hai capito da sola le nostre, cioè, le loro intenzioni. E non ti piaccio, non mi trovi interessante. Posso capirlo. Sono gusti. Non posso incolparti per questo.” Io abbasso il capo appoggiando la fronte sulla sua spalla.
“Si ma ho urlato, e hanno sentito tutti.. e ..”
“Ed è stato imbarazzante sentirsi rifiutato in questo modo. Nessuna mi aveva mia rifiutato! Poi non è che tu mi piaci da impazzire, eh, ero solo interessato alla tua personalità. Mi ha stupito il fatto che hai affrontato Skye. Solo questo.” Io alzo lo sguardo incrociandolo con i suoi occhioni blu.
“Sono la tua prima volta allora, no? Il tuo primo due di picche!” Lui ridacchia.
“Amici?” Annuisco mentre gli stampo un bacio sulla guancia.
Tutta la macchina fa un “Uuuuuuuuuuuuuuuuh” generale, ma mento a culo smentisce tutto mettendo in chiaro la situazione. Sto per aprire la portiera quando il bassista mette in moto.
“Mark.. ?”
“Vieni lo stesso con noi. Alla fine siamo amici, no?”
“Si ma posso mettermi dietro? Sono stanca delle lamentele di Tom” Dico con sbuffando. “Se non te ne sei accorta dietro ci sono Alex, Holly, Karen e Samantha!” Mi giro e noto Alex praticamente spalmato contro il finestrino che mi saluta.
“Bene Tom. Allora dovrai sorbirmi per un po’ di tempo!”
 

Mi trovo in una macchina troppo piccola per sette persone, un basso e una chitarra,che ovviamente devo portare io perché Tom è troppo geloso del suo “tesorino” per lasciarlo nelle mani di quelle tre papere dietro (e come dargli torto), per non parlare di Mark che ogni due secondi mi da raccomandazioni o mi chiede dello stato del suo strumento nonostante sia a pochi centimetri da lui. “Perché hai voluto portare anche la tua chitarra?” Chiedo disperata allo spilungone che si limita a sbuffare. Sento il suo fiato sul collo.
Dopo pochi minuti finalmente arriviamo a casa Hoppus.
Grazie Gesù.
Scendo dall’auto seguita da Tom.
“Finalmente mi sento le gambe” Urla con voce stridula.
“Mi stai insultando indirettamente. Ti ricordo che ho io il tuo gioiellino!” Neanche finisco di parlare che mi sfila dalle mani la chitarra aprendo la custodia e controllando la sua integrità.
È davvero scemo secondo me.
Nel frattempo tutti sono scesi, e Mark si avvicina prendendo con delicatezza il suo basso. Entriamo dentro casa.
Tutto è curato nei minimi particolari, è tutto molto confortevole.
C’è anche un camino carinissimo. Gli altri hanno già preso posto sul divano.
“Fate come a casa vostra eh!” Urla ironico Mark in cima alle scale, poi mi fa cenno di seguirlo.
Io titubante lo assecondo, e mentre salgo noto delle foto appese, e in una c’è un bambino biondo al mare.
Sorrido.
Sicuramente sarà mento a culo.
Mi affretto a salire per poi entrare nella prima camera a destra.
“Scusa il disordine” Mi guardo in torno. Le pareti sono azzurre come le tende, l’armadio è di un legno chiaro e su una mensola ci sono delle cassette di Star Wars, le sfioro con un dito leggendo i titoli. Il letto, su cui è seduto il proprietario è ricoperto di vestiti appallottolati e da una chitarra acustica. Sulla scrivania di fianco al letto ci sono dei libri e dei fumetti.
“Tutto sommato non è molto disordinata. Non hai ancora visto la mia” Rido. “Cosa facciamo qui?” Lui si alza e mi porge il suo basso nero e un plettro.
“Fammi sentire come suoni!” Dal piano inferiore qualcuno ci chiama.
“Sarà per la prossima volta” Dico voltandogli le spalle uscendo dalla stanza mentre lui si affretta a raggiungermi.
Non appena arriviamo a destinazione troviamo Tom con due bottiglie di vodka, una liscia e una alla pesca, in mano e una di rum in mezzo alle gambe.
“Che beviamo prima?” Chiede all’amico che si limita ad alzare un sopracciglio. Io mi avvicino sfilandogli dalle gambe il rum. Sotto gli occhi dei due lo apro e gli do un lungo sorso per poi allontanarmi con la bottiglia.
“Mi sa che ha già scelto lei” Ride Mark seguendomi.
La serata passa tra rum e vodka, musica punk a palla, Alex che si fa Holly nel cesso, Tom e Mark che suonano cose insensate, cantando di scopare cani o di pompini, e successivamente, per rimanere in tema, Tom, spudoratamente si scopa sul divano Samantha mentre Karen ci prova con Mark, io invece me ne sto buona buona nel mio angolino a finirmi la seconda bottiglia di vodka osservano le strane facce di Tom.
“Che stai facendo?” Sobbalzo non appena il faccione di Mark mi compare davanti.
“Osservo le facce di Tom mentre scopa. Dovrei fargli un album fotografico, sono epiche! E Karen?” “Era troppo ubriaca ed è svenuta.” Mi volto verso l’altro divano e la vedo li, accasciata a terra, con la faccia nel suo vomito. Mi scappa una risata.
“Lo trovi divertente?”
“Molto”
“Non lo è. Mi sono giocato una scopata” Do l'ultimo sorso alla bottiglia, ormai vuota, per poi mostrargliela.
“A me non capita mai di giocarmi le scopate. Lo reggo perfettamente l’alcol!” Lui ridacchia prendendo la bottiglia e appoggiandola a terra.
Mi alzo barcollando e accendo lo stereo improvvisando una curiosa danza per poi ricadere a terra ridendo.
“Ok Billy Elliot* , è ora di andare a dormire!”
“Noo! Voglio ballare e voglio vedere la faccia di Tom-“ non faccio in tempo a finire la frase che mi sento sollevare di peso e mi ritrovo in posizione eretta per poi coinvolgere Mark in uno stranissimo pogo, tra me lui, il muro e il divano cercando di evitare il vomito e Karen.
Dopo di che, il nulla.

*So che Billy Elliot è starto girato nel 2000 e la storia è anbientata nel 1992, ma boh, sono scema. AHHHAA
 

EHEHEHEH

Eccomi qui con un altro capitolo.
Spero vi piaccia. L'ho scritto mentre avevo la febbre a la mia testa ha partorito ciò!
Se volete recensite. Mi farebbe piacere c:

Ringrazio Layla e LonelyGirl_ per aver recensito lo scorso capitolo c: Grazie molte.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4-Paura e delirio al SOMA ***


Capitolo 4
Paura e delirio al SOMA.



Mi trovo in un letto, credo sia quello di Mark –riconosco la mensola con le cassette di Star Wars- avvolta nelle lenzuola, con un occhio semi aperto e l’altro chiuso. La testa mi scoppia. -Dannato Rum.. e dannata vodka!- A pochi centimetri dalla mia faccia c’è una Skye Everly che mi urla parole incomprensibili per la mia povera mente atrofizzata dal sonno e dall’alcol.
“Skye, calmati per favore!” è l’unica cosa che riesco a percepire prima di rigirarmi nel letto e infilare la testa sotto il cuscino.
Vorrei tornare a dormire ma con tutto quel casino non riesco, il mio cervello si sta attivando. Non posso rimanere impassibile. Devo sistemare la situazione, per poi tornare a dormire. Si.
Caccio la testa dal cuscino e mi siedo sul letto stropicciandomi gli occhi. La testa pulsa.
“Zittisciti oca, o ti faccio ingoiare la lingua.” Skye si blocca di colpo. Io la osservo attentamente. Sta per iniziare nuovamente. “Sono seria. Apri un’altra volta quel covo ciuccia peni e finisce male.”
A qualcuno dietro la bionda scappa una risatina. Inclino leggermente il capo per osservare meglio. È Mark.
“Allora” Dico cercando di sistemare alla ben meglio la mia povera cresta. “Cosa vuoi? Parla, non urlare. Mi fa male la testa”
Lei si schiarisce la voce per poi appoggiare le mani sui fianchi.
“Chi ti ha dato il diritto di andare alla festa con Mark? Come ti permetti a dormire nel suo letto?”
“Uno, Mark mi ha solo dato un passaggio. Due, non so nemmeno io cosa ci faccio qui!”
Mark alza una mano. “Ehm, ti ho portato io. Ti eri addormentata sul tappeto del salotto. Io ho dormito li per terra” Dice indicando un cuscino e una coperta di fianco al letto.
“Grazie” Sorrido.
“Allora perché hai ballato il lento con lui se non siete venuti insieme alla festa?”
“Skye, giusto per curiosità, sei ancora la sua ragazza?” Lei scuote il capo. “E allora vaffanculo. Non rompere le palle e fammi dormire”
“Facci!” Precisa Mark.
“Sei proprio una troia Cooper. Una troia.”
Questo è troppo. E quando io dico che troppo significa che sono guai.
Mi alzo in piedi. Non mi frega che mi gira la testa, qui bisogna reagire.
“BRUTTA SUCCHIA CAZZI A TRADIMENTO. QUA L’UNICA TROIA SEI TU. TI SEI SBATTUTA MEZZO LICEO. SE NON FOSSE CHE L’ALTRA META’ E’ COMPOSTA DA RAGAZZE TE LO SARESTI SBATUTTO TUTTO.”
Skye mi si avvicina pericolosamente. Mi guarda negli occhi e poi si fa il segno della croce, guarda in alto e poi SBAM. Mi sento la guancia pizzicare.
“EVERLY. SEI MORTA.”
Sto per attuare la mia speciale combo –Che generalmente riservo ai ragazzi- cioè destro, sinistro, gancio e montante quando un Tom appare davanti la porta. Completamente nudo. Mentre si gratta una chiappa.
“Ehi ragazze, che succede? Mica starete litigando per me? Tranquille, c’è né per tutte!“
“DELONGE COPRITI PER L’AMOR DI DIO!”
Il mio livello di incazzatura è al limite. DeLonge se ne va ancora grattandosi il culo come se nulla fosse. Se non metto mano su Skye scoppio. Sicuro. Sto per avventarmi contro di lei quando una figura mi travolge abbracciandomi. È Mark. “Ti prego, ti prego.” Mi sussurra nell’orecchio. Odora di buono. Quasi di dolce.“Sono le quattro di mattina. Non urlare anche tu o il mio vicino mi fa una bella denuncia. Ti prego. E non far male a Skye, è pur sempre mia amica.”
Inspiro profondamente per poi tirare fuori tutta l’aria con calma per rilassarmi. Rilasso le spalle e deglutisco.
“Sembro davvero così pericolosa?” Lui annuisce.
Mi sporgo leggermente e oltre mento a culo noto Skye non molto felice di vedere il suo principe azzurro avvinghiato alla strega cattiva. Questo mi basta per cambiare idea e non volerla più massacrare –Per il momento- Poi si sa, la vendetta è un piatto che va servito freddo!
“Va bene, protettore dei deboli, hai vinto tu. Ora puoi anche lasciarmi andare, non ci saranno inutili spargimenti di sangue per stasera. Poi, credo sia meglio che io vada.” Dico sciogliendo quell’abbraccio. “Cosa? Perché?”
“Ho già combinato abbastanza casini. Non credo che io sia fatta per stare con voi. Sai, preferisco rimanere nel mio angolino buio, non dar fastidio a nessuno. Poi odio essere circondata da oche..” Dico riferendomi a Skye.
“Ecco, esatto Cooper, è meglio che vai!” Metto i miei anfibi lasciandoli slacciati e con un cenno della testa saluto mento a culo che mi guarda con una strana smorfia. Esco dalla stanza e scendo velocemente le scale.
“Dove vai?”
“Torno a casa Alex. Lo sai che odio litigare, ed essere circondata da oche, e credo che svegliarsi con Skye che mi urla in faccia non era previsto nei miei programmi.” Lui ridacchia per poi alzarsi prendendo il suo mantello da vampiro.                                                                                                               
“Ti accompagno và” Io lo abbraccio.
“Sei il migliore”
“Lo so lo so!” Si pavoneggia lui.
“Ora sbrighiamoci. Non voglio che si svegli Holly. È una rompipalle quella.” Mi dice mentre usciamo dalla struttura.
“Che ti avevo detto?” Lui mi passa una mano intorno alle spalle.
“Si, ma scopa bene” Roteo gli occhi.
“Solo a quello pensi? Che palle che sei.” Lui ride e lentamente camminiamo per la strade di Poway.
 
 


“Buongiorno” Dico sbadigliando.
Mio fratello mi sorride.
“Giorno. Pronta per la scuola?"
Lo fulmino con lo sguardo.
“Come immaginavo”
Ridacchio sedendomi su una sedia. Oggi è lunedì, e sono passati due giorni dalla festa. Alex non si è fatto sentire –ovvio, no?- e Clair sta ancora male. Fantastico. Mi verso i cereali nella coppa e li mangio svogliatamente.
“Buongiorno tesoro” è mia madre. Ha sempre l’aria allegra, anche il lunedì mattina. È la classica casalinga felice stile anni sessanta. Quasi non la sopporto. Finisco il mio latte per poi salire e andare in bagno per lavarmi. Metto dei pantaloni neri con delle toppe di varie band, la mia maglia dei The Cure e la mia felpa nera. La cresta è bassa oggi, non ho voglia di perdere altro tempo. Metto lo zaino in spalla e svogliatamente arrivo alla mia macchina che finalmente il meccanico ha riparato. Nel giro di qualche minuto arrivo a scuola.
La giornata passa in fretta. È tutto così tranquillo. Non c’è niente di nuovo. È tutto molto noioso. A parte qualche occhiataccia da parte di Skye e qualche sorrisi sfuggevoli da parte di Tom non accade niente.
Hanno assecondato la mia richiesta di stare da sola, ma quasi me ne pento. Forse mi manca la loro presenza. Oddio, non è che ci ho passato molto tempo, ma almeno mi sentivo parte di un gruppo. Mi sentivo partecipe, quasi accettata..
Mh, ma che cazzo dico.
Oh ti stai rammollendo Sam. Non hai mai avuto bisogno di queste cose. Tu hai la scorza dura. Puoi star bene anche da sola!
Scrollo le spalle e apro la porta di casa. Non c’è nessuno. Mi fiondo in cucina e mi preparo un panino che divoro in pochi minuti. Squilla il telefono. È Alex. Mi dice che oggi dobbiamo vederci in un certo locale chissà dove. Mi verrà a prendere lui alle 9 e mezza. Accetto. In fondo cos’ho da perdere?

Passo il pomeriggio studiando. Si fanno le 9 e in pochissimo sono già pronta. Ho indosso una semplice gonna a stampa scozzese rossa, le calze a rete stracciate, gli anfibi, un top semplice nero, la mia collana con le borchie e il mio chiodo. Sento il clacson suonare. È Alex. Percorro il vialetto stringendomi nella giacca. Saluto il mio amico non appena salgo e poi subito il silenzio cala. Non so perché, ma è tutto moto noioso in questo periodo. Non ho voglia di fare niente. Mi sembra quasi inutile andare avanti. Mi sembra inutile tutto a dir la verità.
Siamo arrivati. 
Il locale si chiama SOMA, e da fuori si sente già il frastuono della musica.
“Cos’è?”
“Un locale dove suonano delle band.. stasera suonano delle band punk!” Io alzo un sopracciglio.
“A te non piace il punk!”
“Infatti lo sto facendo per te.. ti vedo un po’ .. spenta ecco.”
“Di la verità”
Lui fa finta di non sentirmi per poi allungare il passo e superarmi. Sono così stanca, in un certo senso, che mi secca perfino fermarlo per dirgliene quattro. Non sembro nemmeno più io.
Entro nel locale con la mia bella cresta tirata su e mi aggiro tra i punkettoni seguendo Alex che scende al piano inferiore.
“Questo è il dungeon” Mi dice fiero.
Arrivati al piano di sotto mi accorgo che la sala è persino più piccola di quella superiore. È quasi soffocante. C’è un casino di gente che balla e poga. Quasi quasi non è stata proprio una brutta idea venire qui. Osservo il “palco” –o meglio, un piccolo ripiano sollevato- E noto dei ragazzi sistemare l’attrezzature, e una chitarra rossa piena di stikers. Mi piace.
Un ragazzino, biondo, simile ad un furetto si aggira eccitato per il palco aggiustando e collegando cavi. Mi addentro nella folla insieme ad Alex. Una volta abbastanza vicini alla piattaforma lui si gira sorridendomi. Abbasso lo sguardo e noto che ho un anfibio slacciato. Mi abbasso per sistemarlo e una voce mi blocca. “Buonasera stronzi, noi siamo i BLINK!” E un riff di chitarra irrompe nelle mie orecchie. Mi rialzo subito e con grande sorpresa noto un Tom DeLonge impegnato a suonare quella chitarra rossa, il ragazzo furetto a suonare la batteria e.. Mark con il suo basso nero. È proprio davanti a me. Mi riconosce e mi sorride. Non riesco a reggere quello sguardo. Abbasso la testa.
Mi sento una stronza. Mi sono comportata proprio di merda con lui.
Suonano qualche pezzo per poi lasciare posto alla vera e propria band.
Raccattano le loro cose e poi ci raggiungono. O meglio raggiungono Alex.
“Ehi amico!” Dice Tom battendo il pugno ad Alex.
“Andiamo a prendere qualcosa da bere.” Propone il furetto. Alex si illumina. Si dimentica completamente della mia presenza e trotterellando come una ragazzina si allontana sparendo dalla folla.
C’è troppa gente in torno a me, e il locale è troppo piccolo.
Mi sento soffocare. Dei ragazzi mi sballottano a destra e a sinistra. Cerco di divincolarmi tra la folla ma è impossibile, mi trovo in un pogo di punk incazzati e ubriachi. È un vero suicidio. L’ansia sale. Quasi fatico a respirare. Mi alzo sulle punte cercando la figura di Alex, ma niente. è praticamente impossibile. Qualcuno mi spinge, finisco tra le braccia di un ragazzo che mi guarda stranito. Mi scosto velocemente. Non riesco a respirare, ho il respiro affannato, sento un nodo in gola. Tremo. L’ansia sale. Mi trovo tra persone estranee, ho quasi paura. La testa mi inizia a girare. E non so come scoppio in un pianto isterico. Inizio a correre facendomi spazio tra la folla. Provo solo terrore e panico. Il respiro è sempre più affannato. Raggiungo le scale,le salgo velocemente, e finalmente dopo aver attraversato la sala superiore riesco ad uscire dal locale. Anche se mi trovo all’aria aperta mi sento comunque in trappola. Mi sento stretta in una morsa. Nella mia testa rimbombano risate isteriche, anche se fuori c’è il più assoluto silenzio. Le lacrime continuano a rigare il mio volto. Appoggio le mani sulle orecchie cercando di attutire la confusione nel mio cervello. L’angoscia mi sovrasta. Vorrei morire. Vorrei finirla qui, ora. In questo momento. Scendo il marciapiede sistemandomi in mezzo alla strada per poi scoppiare in un urlo. “FATELE SMETTERE” Piango stingendo la testa fra le mani. Il caos nella mia testa mi uccide. Le macchine mi passano di fianco scostandomi suonando il clacson. Sento due braccia trascinarmi di nuovo sul marciapiede. Ho paura di chi possa essere. Il mio pianto si fa ancora più forte, mi lascio cadere sull’asfalto rannicchiandomi. “LASCIAMI ANDARE” Urlo disperata. Non sento nessuna risposta. Solo due braccia che mi sollevano abbracciandomi. “Sono io, Lillian, calmati, sono io, Alex. Tranquilla.” Appena sento la sua voce mi sento subito al sicuro. Lo abbraccio forte continuando a piangere, e al suo fianco scorgo Mark e Tom che mi guardano shockati. Poco mi importa. Il respiro inizia a farsi più regolare.
“Alex, sono stanca.” Dico tremando.
“Ora ti porto a casa. Non preoccuparti”
Mi passa un braccio sulle spalle tirandomi a se raggiungendo la macchina. Dietro di noi ci seguono gli altri due. Alex apre la portiera e mi fa stendere sui sedili posteriori dandomi una coperta. Poco dopo entra Mark che fa una cosa strana. Mi alza leggermente facendomi appoggiare la testa sulle sue gambe per poi accarezzarmi una guancia. Di fianco ad Alex si sistema Tom. Non appena la macchina parte sento le palpebre farsi più pesanti.

Mark P.O.V.
 
Le faccio appoggiare la testa sulle mie gambe. Ha in trucco sciolto. Le accarezzo una guancia. Ho quasi paura di toccarla, sembra così fragile in questo momento. Non l’avevo mai vista così. L’ho sempre vista come una ragazza dura, forte, ma oggi le mie convinzioni sono andate a farsi fottere direi. Non appena la macchina parte lei si addormenta, e Tom interrompe il silenzio.
“Si può sapere che Cristo è successo? E soprattutto chi è Lillian?”
Alex scuote il capo afflitto.
“Sono un coglione”
“Oh, Straw, puoi essere quello che cazzo ti pare, ma voglio sapere cosa è successo a Sam, o Lillian, o come cazzo si chiama. Se devo picchiare qualcuno, se-“
“Non devi picchiare nessuno Tom. Non è colpa di nessuno, o almeno è solo la mia”
Tom alza le braccia.
“ Si, ma spiegami cosa diavolo è successo! Quando l’ho vista in mezzo alla strada mi è venuto un colpo. Per non parlare di quando Mark ha cercato di spostarla e lei si è messa ad urlare. È per caso stata rapita dagli alieni e Lillian è il suo nome in codice?” L’altro fa un respiro profondo.
“Lillian è i suo secondo nome.”
Tom sbuffa.
“Che palle, e io che pensavo di aver trovato qualcosa di interessante. Comunque, ciò non toglie che voglio sapere perché era ridotta così male.”
“Soffre di attacchi di panico.”
“Attacchi di che?”
“Attacchi di panico. Prova un senso immenso di terrore, paura.”
Io abbasso lo sguardo su di lei. “Perché?” Gli chiedo.
“Non lo so. Non me l’ha mai voluto dire. Ma non credo ci sia una vera è propria causa” Io annuisco.
Il suo respiro ora è calmo. Sembra quasi rilassata.
“Ehi ciccio bello, non guardarla troppo che me la consumi.” Io sobbalzo. Mi sento leggermente in imbarazzo.
“Pensa a guidare tu.” Alex si ammutolisce.
Tom ti amo. Si ti amo. Spari stronzate a non finire ma quando te ne esci così ti amo tanto.
Passa qualche minuto e la macchina si ferma.
“Dorme” Dico. Alex annuisce scendendo, io lo seguo spostandola delicatamente cercando di non svegliarla.
“Vieni con me” Annuisco e attraversiamo il vialetto. Il mio amico bussa alla porta e ci apre la donna che mi ha accolto la sera di Halloween,è carina, è bionda, occhi azzurri, labbra sottili.
 “Alex, ma che piacere. E anche a te Mark, ciao! Sam non è qui.”
“Si, lo so, Sheila.. Sam è in macchina, sta dormendo, ha avuto.. sai..” La donna si porta una mano alla bocca voltandosi preoccupata.
“Nate. Nate. Vieni.” Davanti alla soglia si presenta un ragazzo alto più o meno quanto Tom, forse un po più alto, totalmente identico a Sam. Sicuramente è suo fratello. Gli è bastato guardare Alex in faccia per capire.
“è in macchina?”
Io annuisco e Nate ci supera preoccupato. Ci avviciniamo di poco. Vedo che dolcemente la sveglia facendola uscire dalla macchina e lei in dormi veglia si avvinghia al fratello che poi la solleva prendendola in braccio.
“La porta su.” Mi passa di fianco. Si è addormentata di nuovo. Mi fa tenerezza. La donna ci ringrazia preoccupata per poi richiudere la porta.
“Non succedeva da molto.” Dice Alex con voce amara.
Io non so cosa rispondere. Mi sento quasi in appropriato. In certe situazioni non so proprio come comportarmi. Saliamo in macchina e Tom chiede spiegazioni, che le arrivano quasi subito. Torno a casa stanco e ancora traumatizzato da ciò che è successo poco prima. Mi chiudo in camera, e mentre rielaboro tutta la serata mi prefisso un obbiettivo in testa. Devo starle accanto. Come amico, come persona.. Ma sento il bisogno di starle accanto. 

 

Va bene, ecco a voi il capitolo. L'ho riscritto 5 o 6 volte, e spero vi piaccia perchè ci ho lavorato molto. Fatemi sapere cosa ne pensate lasciando una recensione se vi va. Mi farebbe molto piacere. Grazie per aver letto il quarto capitolo.

Ringrazio Layla, staywith_me e LonelyGirl__ per aver recensito lo scorso capitolo :3

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Capitolo 5
*** Capitolo 5-Quello che non ti saresti mai aspettato ***


Capitolo 5
Quello che non ti saresti mai aspettato. 

Ci sono quei giorni che ti sembrano grigi anche se il sole splende alto nel cielo, quei giorni in cui senti un macigno gravare sulle tue spalle, quei giorni dove tutto sembra irrilevante, e non sai nemmeno perché. Oggi per me è uno di questi giorni, e come ho già detto, non so nemmeno il perché. Mi alzo svogliatamente dal letto, è passata quasi una settimana da quel maledetto giorno dove sono crollata, dove tutta la mia sicurezza e la mia forza sono crollate davanti a quei due cazzoni di Mark Hoppus e Tom DeLonge. Bello schifo. Scendo al piano di sotto strisciando i piedi e non appena arrivo in cucina mia madre mi scruta attentamente per poi avvicinarsi e baciarmi sulla fronte. “Siamo mattiniere quest’oggi!”
Il mio sguardo si posa sull’orologio che segna le 8 e mezza. Sono le 8 e mezza di sabato mattina e io sono già in piedi. Fantastico. Dopo l’ultimo attacco mamma è ansiosa, è preoccupata, è comprensibile ciò, ma non è comprensibile il fatto che mi tiene chiusa in casa. Posso uscire solo per andare a scuola –e ovviamente mi accompagna e mi viene a riprendere manco fossi un pacco postale- A scuola riesco a passare un po’ di tempo con Alex, anche lui è preoccupato per me, ma non può raggiungere i livelli di DeLonge e Hoppus che quando mi incontrano per i corridoi fanno un esame accurato delle mie funzioni vitali, è imbarazzante.
“Buongiorno comunque.” Lei mi sorride passandomi una mano tra i capelli.
“Giorno”
Magio svogliatamente i miei cereali senza finirli per poi risalire al piano superiore e mi dirigo in bagno aprendo il rubinetto della vasca. Aspetto che si riempia e mi immergo nell’acqua calda e profumata accendendomi una sigaretta. Questo si che si chiama relax. Perdo la cognizione del tempo e decido di uscire solo quando mio fratello bussa incessantemente alla porta pregandomi in norvegese. Mi copro con una salvietta annodandola.
“Si può sapere perché ci metti tanto?”
Sbuffo aprendo la porta e superandolo. Entro in camera e un mi sento travolgere dal vento, che pur non essendo eccessivamente freddo, mi da i brividi.  Le finestra è spalancata.
“Ho aperto io per far arieggiare!” Mamma  passa leggiadra per il corridoio canticchiando qualcosa. Ho già detto che mi sa troppo di casalinga felice stile anni 60? Chiudo sia la finestra che la porta e lentamente mi vesto. Un pantalone nero, una maglia dei Ramones nera, una felpa nera e i miei anfibi neri. Non mi preoccupo di asciugare la cresta, il sole e il vento faranno il loro lavoro. Scendo furtivamente le scale, raggiungo la porta di casa e senza che nessuno se ne accorga esco. Il dolce sapore della libertà. Affretto il passo ed oltrepasso il piccolo cancelletto. Accendo una sigaretta e con una mano in tasca raggiungo un parco poco distante da casa mia. Mi poggio ad un macchina e osservo le persone passare ed il fumo intrecciarsi con l’aria. È tutto molto tranquillo finché due teste bionde fanno capolino alle mie spalle facendomi sobbalzare.
“Un giorno di questi mi farai venire un infarto DeLonge.”
Lo spilungone ridacchia per poi osservarmi bene, mi squadra da capo a piedi per poi mettermi una mano in fronte mentre il suo amico mi tasta la pancia con un dito
“Sto bene ragazzi, sto bene.”
Tom alza un sopracciglio.
“Meglio esserne certi. Comunque buongiorno Sam. È strano che tu sia in giro, tua madre oggi è stata clemente?”
Io ridacchio aspirando profondamente per poi buttare la sigaretta ormai consumata a terra.  
“Buongiorno Thomas, e buongiorno anche a te mento a culo.” Lui sobbalza sorridendomi.
“Giorno Sam”
“Comunque, no, mia madre non sa di questa mia uscita, sono sgattaiolata fuori senza destare sospetti!”
Tom alza la mano in aria.
“Alla grande sorella!” Io gliela batto ridendo. In questi ultimi giorni io e Tom ci siamo molto uniti, e da quanto mi dice Alex, gli è preso un infarto quando sono stata male quella sera al SOMA, ma secondo le mie ipotesi lui vuole sono studiarmi ed analizzarmi –sostiene persino che sono stata rapita dagli alieni- che buffo.
“Allora ragazzi, che fate da queste parti?”
“Stiamo andando da Scott, per provare!” Tom mi mostra elettrizzato la custodia della sua chitarra.
“Vuoi venire a vederci?”
Annuisco lievemente mentre lui e il suo compare mi superano. Dopo poco arriviamo a casa del mio vicino. Scott Raynor, ha la faccia da furetto. Un tipo un po’ ambiguo a cui piace il metal, strano che sia il batterista di una band pop punk, ma la cosa più strana è che io non l’abbia riconosciuto quella sera al SOMA. Saliamo al piano superiore e ci fa accomodare nella sua “camera”. È letteralmente un buco. Le pareti sono ricoperte da scatole di uova vuote per insonorizzarla. Hanno mangiato uova per settimane intere a quanto pare.
“Ebbene si. Questo è il nostro covo. Carino no?” Io annuisco incerta. “Prego Sam, accomodati pure. Hai un posto in prima fila ad un concerto privato dei Blink! Non sei fuori di te dall’emozione?”
“Oh si Tom, troppo. Ti prego, fammi un autografo sulle tette!” Scoppio a ridere portandomi una mano sulla pancia seguita a ruota dal piccolo Raynor e da Tom che mi indica di sedermi sotto il letto a castello del proprietario della camera a cui manca il letto di sotto.
“Scott” È  Tom a parlare. O meglio, il suo stomaco, dato che non appena il furetto si gira il suo addome emette un suono non molto rassicurante.
“Va bene Tom, ho capito. Vieni con me in cucina, mamma ha appena fatto la torta di mele” Lo spilungone si massaggia lo stomaco sorridendo.
“Pancia mia fatti capanna!” Dice per poi sparire insieme all’altro. In camera rimaniamo solo io e Mark che è seduto su uno sgabello con il suo basso in mano. Lo sta accordando.
“Ehi mento a culo!” Lui mugugna qualcosa per poi rivolgere la sua attenzione alla sottoscritta.
“Smettila di chiamarmi così” rido alzandomi ed avvicinandomi.
“Eddai mento a culo non fare così.” Rotea gli occhi per poi puntarli dritti nei miei.
“Sam, lo so che sei una ninfomane ossessionata dai culi, ma non c’è bisogno di ricordarmi ogni volta che il mio mento assomiglia vagamente ad un deretano!” “Assomiglia vagamente?” Mi avvicino furtiva appoggiandogli una mano sulla faccia. “Guarda, se copro il naso e gli occhi sembra proprio il culo di mio nonno. Giuro!” Mi afferra per il polso spostando la mano e con forza mi avvicina al suo viso.
“Cosa hai detto?” Ridacchia e mette il finto broncio.
“Che il tuo mento assomiglia al culo di mio nonno, Hoppus. Ehi, mio nonno è un bell’uomo, sai?”
“Ehi piccioncini”
E’ quella patata ossigenata di Tom a parlare. Aspetta aspetta aspetta.. com’è che ci ha chiamati?
“Fanculo Tom. Ringrazia il cielo che non ho voglia di far niente oggi sennò ti avrei già castrato” Mi allontano da Mark ritornando alla mia postazione mentre Tom copre i suoi gioiellini.
“Sei un bastia”
Faccio spallucce.
“Che dici latin lover, possiamo iniziare o devi fare ancora gli occhi dolci alla punkettona?” Sgrano gli occhi e acciuffando la prima cosa che mi trovo di fianco e la lancio contro il malcapitato. Lo prendo in pieno sul naso.
“1000 punti” Esclamo atona.
“Ma no, fai pure, era solo la nostra cassetta, e ora, beh, non lo è più” Raynor sembra affranto.
“Faceva comunque schifo” Esclama Mark alzandosi.
“E certo. Se lo avessi fatto io mi avresti come minino ammazzato la sorella, la mamma, il cane, mi avresti incendiato casa e le mie riviste per poi impalarmi nudo davanti a scuola , ma dato che è Sam allora faceva schifo!”
“Tom, non ti è bastata la cassetta, vuoi anche un destro sul muso?” Dico ringhiando.
“Oooook ragazzi, direi che sia ora di iniziare a suonare”
Il furetto ha ragione, meglio lasciar perdere, con Tom è una causa persa. Un minuto di silenzio e poi in quella minuscola camera si riempie di suoni assordanti e duri. Tom non sembra un maestro della chitarra ma ci sa fare. Scott è davvero molto bravo. Mark, beh, non so come catalogare Mark. È strano. Ho sempre pronto un giudizio per qualsiasi persona io abbia mai incontrato, ma questa volta proprio non ci riesco. Ed è strano. Molto strano. La cosa più strana è che generalmente capisco fin da subito le persone, ad esempio, la prima volta che incontrai Alex già capii che tipo era, e fin da subito mi piacque, la stessa cosa per Clare –A proposito, dovrei chiamarla-. Le persone se mi sono simpatiche al primo impatto mi saranno simpatiche per sempre, ma se la simpatia che provo nei loro confronti è paragonabile a quella che prova Hitler nei confronti degli ebrei allora è solo una causa persa. E la cosa ancora più strana è che Mark all’inizio non è che mi stava proprio simpatico, lo trovavo noioso, quasi stupido, invece ora… “Saaaam”
Quel trans polacco di Tom mai una volta che si sta zitto, oh!
“Dimmi”
“Allora? Come ti siamo sembrati?”
Ah, come mi sono sembrati eh? Peccato che nell’ultimo quarto d’ora non li ho cagati di striscio e mi sono fatto un monologo interiore degno di un nobel.
“Suoni come mia nonna Tom. E mia nonna ha l’artrosi.”
“Ah ah, simpatica come sempre”
Ridacchio. Povero Tom, mai na soddisfazione. Mi alzo facendomi spazio tra fili e chitarre per poi avvicinarmi alle sue spalle e saltargli addosso.
“Eddai Tom lo sai che scherzo, sei una bomba!”
Gli lascio un bacio sulla guancia per poi liberarlo dal mio peso. 
“Una bomba sexy, mia cara”
“Si DeLonge, tutto quello che vuoi”
“Oh, scusa. Giusto. Per te la bomba sexy qui è solo…” Lo guardo con occhi di fuoco. “Va bene, ho capito, sto zitto che è meglio”
“Una cosa buona ogni tanto la fai Matthew!” è Mark a parlare. Tom mette il broncio incrociando le braccia al petto.
“Amore, ti prego, perdonami. Come farò senza il tuo per culetto da inchiappettare?”
Mh?
“Va bene mia stella. Ti perdono. Ora vieni qui e fammi tuo.”
Mento a culo senza farselo ripetere due volte salta letteralmente in braccio allo spilungone emettendo i tipici versi di un film porno.
 



Sono le nove e mezza di sera, e sono in salotto raccattando le chiavi della macchina abbandonate sul tavolino di legno scuro in mezzo alla sala.
“Mi stai coprendo la visuale"Dice mio fratello per poi cacciarsi una patatina in bocca. Sposto lo sguardo verso la tv. Sta guardando uno stupido reality.
“Faresti meglio a spegnere. Tutte queste stronzate ti bruciano il cervello”
Lui fa spallucce spostando lo sguardo dalla mia figura a quella della tv.
“Come non detto” sbotto non curante.
Prendo la mia giacca di pelle dall’appendi abiti ed esco di casa. Salgo in macchina uscendo dal vialetto e dopo neanche dieci minuti il sedile di fianco al mio è occupato da una figura alta e snella: Clare. Si passa una mano tra i capelli blu fissando fuori dal finestrino.
“Dove mi stai portando, Sam?” Le mie mani sono strette al volante e di tanto in tanto si muovono tamburellando a ritmo di musica.
“Clare, fidati di me. Ti farò divertire stasera. Sono settimane che non esci. Prima sei impegnata a scuola, poi sei malata. Ora ci penso io a te!”
“Questo mi preoccupa” Ridacchia per poi schiarirsi la voce.
“Comunque, giusto per precisare, non è che sono stata male tutta la settimana. Ieri sono uscita, ma con Luke” Il mio sguardo si sposta velocemente dalla strada ai suoi occhi che cercano comprensione. “Santo cielo McLeod, non ti è bastata la bastardata di due mesi fa? Continui ad andare dietro a quel carciofo con i dread? Io.. io non ti capisco.” Le si corruccia per poi rilassarsi nuovamente. “Lo sai che mi piace, ma ci sto lavorando, vorrei trovare qualcuno che potesse rendermidavvero felice, e poi io non sono come te. Quando una persona entra a far parte della mia vita non ne esce facilmente. Tu sei menefreghista, e non ti attacchi a chiunque, per affezionarti ti ci vuole una vita e per dimenticare una persona cinque minuti.”
Mi scappa un sorriso. Aveva ragione.
“Sto cercando di migliorare su questo fronte.” La sua espressione assume un’aria interrogativa. Era da molto che non la aggiornavo sui fatti.
“Alex mi ha fatto conoscere due ragazzi, due tipi un po’ strani. E.. credo che siamo … amici?”
La sua bocca è semi aperta. Sembra sorpresa. Come biasimarla d’altronde?
“Sam Cooper che fa amicizia con qualcuno? Santo Cielo, questa si che mi è nuova. Non credevo ci fossero altre persone oltre me e Alex che potessero piacerti.”
“Alex mi sta piacendo sempre meno. Si fa sentire sempre meno. E sembra sempre meno il mio migliore amico. Per questo motivo credo di essermi legata particolarmente ad uno di questi due ragazzi, come amico intendo. L’altro, non so.”
Lei sbuffa
“Sam, tutti sappiamo che tu non sai mai niente. Scusa il gioco di parole, ma è la verità. Ogni volta che qualcosa di nuovo si intromette nella tua vita tu ti senti disorientata, e non sia mai niente.”
Colpita e affondata.
“Allora, stasera mi porti a conosce questi due tipi?” Annuisco.
Oggi, da Scott, mi era sfuggita l’intenzione di uscire con Clare stasera e Tom si era subito fatto avanti per organizzare qualcosa, quindi ora mi trovo in macchina con la mia migliore amica guidando verso il Sombrero. Arrivo nel parcheggio e dopo aver sistemato la macchina mi do un ultima occhiata nello specchietto e scendo sistemandomi la mini di pelle nera. Da lontano scorgo delle figure famigliari che sembrano non aver notato il nostro arrivo. Lo spilungone si dimena gesticolando animatamente parlando ad una ragazza bionda che sembra molto divertita. Anche Mark e Scott parlano, ma molto più pacatamente. Di fianco a quel’ultimo ci sono due ragazzi mai visti prima. Mi avvicino noncurante del fatto che Clare forre rimasta indietro e sfodero uno dei miei sorrisi migliori e Mark si accorge della mia presenta abbozzando un sorriso imbarazzato.
“Sam!” Si avvicina squadrandomi come sempre.
“Prima che tu possa chiederlo sto bene! Niente attacchi, niente ansia, niente di niente.” Lui ridacchia.
“Va bene, ci credo.”
“Lillian!”
Da quando Tom aveva scoperto il mio secondo nome lo utilizzava quasi sempre. Distolgo lo sguardo e mi butto a capofitto verso Tom battendogli il pugno e subito dopo gli do una pacca sulla spalla. Saluto Scott con un cenno.
“Ah, questa è Anne, comunque.”
Mi dice il furetto indicando la bionda che aveva preso posto di fianco a lui. Sorrido. È una bella ragazza. Mark le si avvicina passandole una mano sulle spalle. Qualcosa dentro di me freme. Ma che diavolo succede?
“Anne è mia sorella!” Mi rilasso non appena riesco ad elaborale le parole dell’Hoppus rimanendo confusa dalla mia reazione di qualche istante fa.
“E questi due tipi sono Josh e Matty” Continua Tom sorridente.
“E la tua amica chi è?”Mi chiede ancora Mark. Sono rimasta così sorpresa da quello che è successo che non mi sono accorda della presenza di Clare alle mie spalle.
“Lei è Clare, la mia migliore amica! E Clare, loro sono Scott” Il furetto alzò la mano in segno di saluto.
“Mark , sua sorella Anne” Mark sorrise allungando la mano e lo stesso fece la sorella.
“Tom”
“Piacere!”
“E loro due” Faccio una pausa sospirando cercando di ricordare i loro nomi. “Ah si, sono Josh e Matty!”
Una volta dentro io e Clare ordiniamo due burrito sistemandoci ad un tavolo insieme agli altri. Arrivate le nostre ordinazioni e notiamo gli abbondanti piatti pieni di prelibatezze messicane di Tom, Mark e Matty, Josh si tiene sul leggero. In pochissimo tempo i vassoi sono vuoti e Tom si tasta la pancia con aria soddisfatta.
“Che ne dite di un gelato?” Propone poi.
Sgrano gli occhi. Come fa a mangiare così tanto e ad essere così magro? È assurdo. A me basta respirare per prendere cinque kili. Mi passo una mano tra la cresta floscia scuotendo il capo. Nessuno pare interessato alla sua proposta e sconsolato si rassegna aggiustandosi il cappellino arancione. “Ragazzi, sono ancora le 10 e mezza, che vogliamo fare?” È Matty a parlare. Io alzo le spalle.
“Non so. Per ora vorrei solo fumarmi una sigaretta!” Dico ridacchiando.
“Sai cosa? Ti accompagno fuori, anche io voglio fumare!”
Ci alziamo dal tavolo in contemporanea, do un ultimo sguardo a Clare, sta parlando con Anne. Si è subito ambientata. Qualche secondo prima di voltarmi intercetto lo sguardo di Mark su di me. Esco dal locale accendendomi una sigaretta. Matty si posiziona davanti a me porgendomi l’accendino. “Grazie” dico sorridente. Si sposta un ricciolo ricaduto sugli occhi verdi.
“Di niente.”
“Vieni alla Rancho?” Lui annuisce.
“Non ti ho mai notato!” Dico pensierosa cercando di ricordare il suo volto.
“Beh, non posso dire lo stesso di te. Sai, una come te” Dice indicando la mia cresta. “Non passa di certo inosservata” Faccio spallucce.
“Ehi Sam, che ne dici di andare a fare un giro?” Mark è comparso letteralmente dal nulla ponendosi tra me e il mio interlocutore.
“Mark.. non vedi che sto parlando con Matty?”
“E allora? Ti ho chiesto di fare un giro.” Sbuffo sonoramente.
“Non puoi aspettare?”
“Oh Sam, non fa nulla, va pure con lui.” Matty mi sorride dolcemente buttando la cicca a terra raggiungendo gli altri al tavolo.
“Si può sapere che ti prende Mark?” Lui non risponde affondando le mani nei pantaloni larghi ruotando gli occhi. “Allora?” Prende un bel respiro. “Credo che mi interessi la tua amica, Clare. Mi chiedevo che tu avresti potuto aiutarmi.. magari”
“No”
Il suo volto assume una strana espressione ma mai quanto la mia. Non so nemmeno perché gli abbia risposto di no, e non so nemmeno perché mi sento estremamente delusa. Mi sento come se un muro fosse comparo dal nulla e io ci fossi andata a sbattere dritta dritta col naso.
“Ci.. Cioè… v..volevo dire di si, scusami.” Abbozzo un sorriso.
“Sam, non mi dire che ora balbetti pure?”
“Ehm, no Clare. Io non balbetto!” Lei alza un sopracciglio.
“Certo, tu non balbetti mai, non piangi mai, non sta mai male.Tutte stronzate che cerchi di rifilarmi ogni giorno.”
Noto Mark osservarla attentamente soffermandosi soprattutto sul suo viso. Di nuovo quella strana sensazione freme dentro di me, ma questa volta sento il sangue ribollire. Che cazzo mi succede?
“Io torno a casa” Dico con una vocina stridula che non so nemmeno da dove sia uscita.
“Come? Ma è prestissimo?” Alzo le spalle.
“Sono stanca. Voglio tornare a casa. Se non vuoi venire puoi rimanere con loro. Ti riaccompagnerà Mark a casa. Vero, mento a culo?”
I suoi occhi si illuminano.
“Certo che posso!”
“Bene, allora io vado. Salutatemi Tom.”
“Aspetta, ti accompagno alla macchina.” Mi dice Mark mentre Clare entra nuovamente nel locale.
“Grazie Sam. Grazie. Sapevo di poter contare su di te. Sei la migliore!” Mi fermo davanti alla portiera e lo guardo sorridendo, ma più che un sorriso sembra una smorfia di ribrezzo. Credo di essere alquanto inquietante.
“Abbracciami!” Dice sovrastandomi con la sua altezza. Ricambio l’abbraccio per poi entrare in macchina e avviarmi verso casa. La radio è spenta ma le mani continuano a tamburellare nervosamente il volante. “Fanculo” Mormoro. Sono estremamente confusa. Devo pensare bene a cosa mi sta succedendo. Ma non ora. Torno a casa e dopo una doccia veloce sono già a letto. La notte porta consiglio, no?

 

Scusate per il ritardo, ma in questo periodo sono stata impegnatissima. Scusatemi di nuovo ç.ç

Ringrazio staywith_me e Layla per aver recensito lo scorso capitolo C:

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