Swallowtail on the death valley.

di JiJensen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Strani avvenimenti. ***
Capitolo 2: *** Nella tana del lupo. ***
Capitolo 3: *** Vita nella giungla. ***
Capitolo 4: *** Gli occhi del lupo. ***
Capitolo 5: *** La sensualità delle bugie. ***



Capitolo 1
*** Strani avvenimenti. ***


 

 

Il famoso cantante e ballerino Lee Tae Il, stava percorrendo l'aeroporto in fretta.

Il passo risultava un po' goffo, tutto lo infastidiva:

le urla delle fan, quelle del manager e persino quel dannato borsone che gli impediva di camminare come essere umano deve.

Il giaccone lo tirava, aveva caldo e si sentiva soffocare dalle mille sciarpe.

Gli occhiali scuri impedivano alla gente di vedere lo sguardo perso e stanco.

Si assentò prima di prendere l'ennesimo volo, e pensare che all'inizio li piaceva pure.

Appoggiò non troppo dolcemente il borsone a terra, nel ennesimo bagno sporco che trovava.

Fu' li che accadde tutto:

Un momento vedeva tutto tranquillamente, l'altro no.

 

Si svegliò dolorante, con la testa che gli pulsava. Il suo cervello li mandò l'impulso di toccare la nuca dolorante con la mano. Ma non ci riusciva.

Doveva essere legato. Provava senza successo ad aprire gli occhi, ma essi erano bendati.

La mente che provava a ricostruire tutto, ma la sua testa si opponeva lanciandoli delle fitte di dolore. Successivamente, il panico si impossessò di lui, il cuore li martellava forte nel petto.

Cercò di calmarsi, di provare a sentire rumori che magari lo avrebbero tranquillizzato.

Tutto faceva pensare ad un furgoncino, mal concio, che attraversava una stradina di campagna non battuta.

Il furgoncino si fermò, dando sollievo al povero deretano di Taeil che sobbalzava ad ogni buca.

Qualcuno aprì uno sportello, parlando con un forte accentò Messicano.

<< C chi s siete? P pa parlate! >> disse Taeil con la voce tutta un tremito.

Dalla bocca dei due aguzzini uscì una fragorosa risata.

Uno dei due salì sul camioncino, prese Taeil per il braccio in malo modo, e lo trascinò fuori dal velivolo.

I due ridevano e chiacchieravano divertiti, mentre portavano il piccolo Taeil ancora bendato, dentro un capannone abbandonato.

Lo buttarono senza cura e senza gentilezza, facendolo sbattere un po' da per tutto, nel pavimento di una cella.

In quella cella c'era l'impianto di aerazione, il quale rumore stordiva le orecchie per via delle grosse ventole.

La cella puzzava di muffa, feci, e odori dei quali Taeil non riusciva ad abituarsene che subito ne arrivavano di nuovi è più pungenti.

Strisciò con le mani legate e gli occhi bendati, fino ad un angolo della cella. Tutto il viscido e lercio del "pavimento" gli era finito persino in bocca.

Messo finalmente seduto e con la schiena appoggiata al muro, provò a parlare, ma la gola gli risultava arida:

chissà da quanto tempo non beveva!

Si diede alle lacrime più disperate, non sapeva più cosa fare.

 

<< Ahahahaha! >> uno dei due aguzzini rise potentemente sbattendo con forza la mano sul tavolo.

<< E' stato facile come rubare le caramelle ad un bambino!! >> disse l'altro.

I due aguzzini, si trovavano a chiacchierare sul piano ben riuscito, in una stanza piuttosto luminosa e calda.

<< Comunque.. >> annunciò il primo

<< Speriamo valga un sacco di soldi come ci dicevano! >> concluse dubbioso, indicando in modo svelto la stanza dove si trovava Taeil.

<< Non ti preoccupare, Micael, amico mio! Sento che questa volta ci è andata proprio bene. Ma... >> disse il secondo ancora un poco divertito.

<< Ah si! Hai ragione... ma così magro? A che gli potrà mai servire? Non è buono nemmeno per farci il brodo! se sai cosa intendo.. hehe.. >> si grattò il mento pensoso, sfoggiando poi un sorriso, da dove compariva un dente metallico. La pelle abbronzata, e rovinata dal tempo. Il volto sudicio e la barba trascurata.

Per il resto superava l'1 e 85 di altezza, ed era assai robusto, di sicuro era il braccio del operazione.

Il secondo, era si robusto, ma più basso, pareva un ratto per la mimica del viso. Ma era di sicuro la mente:

più furbo è scaltro di Micael.

<< Non ci dobbiamo preoccupare.. Ha detto che li serve per altri... mm... "lavori"! >> i due scoppiarono in un altra risata di gola. Poi tornarono seri, colui che pareva un ratto fece un cenno con il capo in direzione della cella di Taeil.

<< Dobbiamo.. vedere come sta. Come dici tu, e come un ramoscello, speriamo non si sia rotto niente; varrebbe meno denaro. E con tutta la fatica fatta! >>

l'altro arricciò il viso

<< Fanculo! Fatica fatta! Non sei stato che dovevi intrufolarti, ma io! Chi gli ha dato un colpo in testa? Io! >> si puntò il petto con la mano possente, poi continuò

<< Voglio che tu... riconosca anche i miei meriti! >> il topo roteò gli occhi

<< Ahh! e va bene.. ne puoi avere un pezzo, ma grosso come sei, finirai per lasciarli qualche livido! Ricorda: dobbiamo fare il possibile per farlo valere di più! Non di meno! >> il topo si avvicinò al compagno, con un ghigno nel viso

<< Suvvia, amico mio! Non eri forse tu che dicevi che era troppo, esile? Io penso anche per te! Che gusto troveresti nello sbattertelo! >> Micael, dubbioso ci pensò su', poi disse divertito

<< Non è una fanciulla, ma è da tanto che non vado in città, andrà bene anche lui. >>

Tutti e due ghignarono insieme.

Poi, decisi, si recarono verso l'entrata della cella dove si trovava Taeil.

 

Taeil, rannicchiato nel suo angolo singhiozzava ancora finché, non senti la porta che si apriva sbattendo fragorosamente. I suoi due aguzzini erano lì, sghignazzanti e sorridenti.

In un Inglese decisamente pessimo è pesante, iniziò il topo

<< Non urlare. Risparmia energie. Hai sete? >> Micael rise sotto i baffi folti neri.

Taeil non capiva bene quelle frasi poco articolate e sconnesse tra di loro, ma interpretò ciò che gli stava chiedendo il topo, e fece di "sì" con la testa, anche se con gli occhi ancora bendati, non sapeva se era la direzione giusta.

Il topo diede delle indicazioni nella loro lingua a Micael, che a passo deciso andò verso l'esile corpicino di Taeil. Gli portò la bottiglia alla bocca, e lo fece bere. Senza però aspettare che finisse, gliela levò di bocca, facendolo sporgere in avanti. Rovesciò l'acqua restante sulla testa di Taeil, che rabbrividiva. Poi, con un gesto deciso buttò la bottiglia, seguito tutto il tempo con il sottofondo delle risa del topo.

<< Bevi! >> disse tra una risata è l'altra il topo in Inglese.

Il colpo che avevano inferto a Taeil gli aveva scombussolato le idee. Non riusciva a capire il loro gioco.

Il topo smise di ridere. Mentre Micael si abbassava su di un ignaro Taeil. Gli afferrò le gambe sotto le ginocchia con le mani possenti e venose. Lo tirò verso di se, facendolo scivolare sul suolo muschioso. La testa gli cadde per terra, facendolo gridare ancora di più dal dolore che si aggiungeva. I morbidi capelli a contatto con il suolo sudicio si incrostarono di sporco.

Micael gli aprì le gambe, è si abbassò su di lui.

Con quella bocca sudicia, tentò di baciare il povero Taeil, che cercava di divincolarsi. Ma invano.

Percepiva il suo alito pesante e puzzolente, non lo sopportava.

Micael lo baciò sul collo, ancora più eccitato dalle vane proteste del ragazzo.

Il resto accadde tutto di colpo: nessuno se lo aspettava.

Il topo, ancora sulla soglia della porta gridò nella sua lingua

<< E tu chi diavolo saresti? Eh? Sparisci! >> la comodità è il ghigno che aveva poco prima sul ciglio della porta svanirono, all'arrivo dello straniero.

Lo straniero atterrò con un colpo il topo, che cadde a terra con il collo rotto.

Micael non ebbe il tempo di girarsi, che lo straniero aveva preso pure lui.

Tirandolo per la maglietta, questa volta però non fù facile come la prima;

Era evidente che anche lo straniero si trovava in difficoltà contro quel grosso bestione.

Ma non si fece attendere il suo asso nella manica.

Partì un colpo di pistola.

Quello era l'ultimo ricordo di Taeil prima di svenire per la troppa paura.

 

Taeil aprì gli occhi, che subito si dovettero abituare al trauma della luce del giorno.

Se li stropiccio' un poco, e finalmente ebbe un poco più chiara l'immagine davanti a lui.

Era sdraiato per terra, è si sentiva mancare le energie per potersi alzare e fuggire.

Ma evidentemente, aveva capito che chiunque fosse intervenuto, giusto in tempo, prima non gli voleva fare male. Infatti aveva i polsi slegati e gli occhi senza la benda.

Ancora un po' intorpidito, sentì un dolore lancinante provenire dalle parti del piede.

Lanciò un urlo di disperazione, ormai aveva dolori da per tutto, non sapeva se stava gridando per il piede o per altro.

Alla fine, ricorrendo alla buona volontà si mise seduto, per sfocare quanto era grave la situazione.

Ai suoi piedi, il dolore passava gradualmente, mentre ringraziava uno ad uno tutti i santi.

Fece per massaggiare il piede, ancora nel mondo delle nuvole, ma una mano gli afferrò saldamente il polso.

<< Tu no dovere toccare ferita. >> Disse un giovane sulla ventina, accucciato che gli medicava il piede.

A Taeil quasi non venne un colpo.

<< Huuuaaaaaaa!! E tu chi seiii!! >> il giovane non sembrava capire ciò che Taeil gli diceva.

Continuò a medicare il piede del ragazzo con foglie e bacche.

<< F fe fermo! Che fai! >> esclamò con una voce squillante Taeil. Il giovane lo guardò incuriosito, come se non avesse mai visto un comportamento simile.

Lo straniero, si alzò. Taeil si fece non poche domande sul perché quel tipo non avesse niente a dosso se non degli stracci che coprivano il punto giusto. Arrossì.

Lo straniero aveva i capelli scuri, gli occhi a mandorla nocciola. E sebbene non fosse mister pulito e perfezione, aveva i lineamenti aguzzi ma gentili;

Un viso che a Taeil non pareva cattivo o subdolo. Il corpo era muscoloso, ma non troppo. Avrebbe detto che viveva nella giungla, per i graffi riportati sui forti pettorali. Ma quello era ridicolo! 

Lo straniero mirava le nuvole minacciose.

<< Noi dovere andare. Tu alzare! >> Disse lo straniero, in un Inglese davvero poco convincente.

<< Dove mi porti? Ho fame e freddo! E mi fa' male tutto! Non posso.. Anzi! Non voglio camminare... Ho subito un trauma, io! E dove siamo! Voglio tornare in Core- >> guardò male lo straniero che aveva già imboccato una stradina per la foresta, incurante delle lamentele del ragazzo.

Lo straniero si girò per vedere dove era Taeil, era da un po' che non sentiva la sua voce stridula dietro di lui.

Vide che era in procinto di alzarsi e zoppicante lo raggiungeva, lamentandosi per ogni cosa vedesse o incontrasse.

<< Stiamo andando in città? No perché io devo tornare a casa! Il mio manager sarà in pensiero per me! Camminiamo da ore.. è non mi sembra di vedere nemmeno un pezzo di città! Nemmeno un anima viva, oltre a noi due! Ehy! Ma mi ascolti? >> chiese Taeil allo straniero che lo precedeva.

Ma lo straniero continuò spedito.

Dopo quelle che a Taeil erano sembrate ore di cammino, lo straniero si fermò. Anche perché cominciavano a farli male le orecchie, dal momento che Taeil non aveva smesso un secondo di parlare e lamentarsi.

Si voltò verso Taeil, con la faccia inespressiva.

<< Finalmente ti fermi! Non mi dirai che hai sbagliato strada.. oh! E' così vero? Io te lo dicev- >>

Lo straniero gli mise un dito sulle labbra per farlo tacere, poi nel solito inglese poco corretto, parlo con evidente sforzo

<< Tu peggio di un piccolo di scimmia. Stare zitto, o sveglierai la foresta. >>

Taeil fece un balzo indietro, stette zitto per elaborare le parole e capire ciò che lo straniero cercava di dirli con una vena, d'ironia se cosi si può dire.

ripete tra se e se la parola "foresta", mentre lo straniero continuava a camminare.

<< Hey! >> lo fermò di nuovo Taeil con la sua voce squillante. Ma lui non accennava a fermarsi. Continuava imperterrito.

<< Hey! >> lo chiamò di nuovo Taeil, impuntando i piedi. Fu' costretto a girarsi, poiché l'altro non accennava più a seguirlo, figuriamoci in silenzio, ma neanche lamentandosi.

Si girò e gli fece un vago cenno di continuare

<< Hai per caso detto "foresta"? Siamo in una... foresta?? Quando pensavi di dirmelo che eravamo in una... foresta?? E io che mi chiedevo perché non raggiungevamo una città! Perché  qui non ci sono città, vero?? Perché siamo dentro... ad una... FORESTA! >> prese un lungo respiro affannoso. Lo straniero lo guardava con occhietti curiosi, probabilmente perché Taeil era così arrabbiato da aver parlato quasi senza accorgersene, in coreano. Ma lo straniero non voleva stare a sentire le sue chiacchiere. Quando Taeil cantava tutti si scioglievano per la bellezza della sua voce, ma quando era arrabbiato... la voce gli diventava talmente stridula

da non essere umanamente sopportabile.

A tutta risposta lo straniero si girò e ricominciò a camminare.

<< Dove vai? Rispondimi! >> gli urlò Taeil. Ma la sua risposta fu' quella di scomparire dietro le foglie. Man mano che scompariva Taeil veniva preso dal panico. Non voleva rimanere da solo.

Sbatte i piedi a terra, e poi con una corsetta raggiunse lo straniero.

<< Potevi aspettarmi! Dove mi stai portando? Nella tua "caverna"? Ho famee! >> le ultime parole, più che di accusa sembrarono di supplica.

Camminarono ancora, introducendosi ancora di più nella natura.

Taeil si lasciò cadere a terra per la stanchezza. Volente o nolente.. non ce la faceva più a camminare.

Lo straniero si girò verso di lui.

<< No. Non mi alzo. Sono stanco e ho fame. >>

Disse Taeil allo straniero.

Lo straniero diede dei colpetti contro un tronco. Non contento, ne diede altri ad un altro albero. Sta volta, si fermò, staccò una parte della corteccia dalla quale uscirono delle viscide larve bianche. Ne prese alcune e le mangio. Poi ne prese altre e allungò la mano verso Taeil.

Le larve si contorcevano nella sua mano. A Taeil quasi non venne un infarto, lo aveva visto in tv tante volte. Ma ora che ci si trovava di persona.. Non sapeva come comportarsi.

<< Io non mangio quelle cose. Mi rifiuto categoricamente! >> ma lui continuò a porgergli la mano.

<< Mangia. Servono energie. >> cercò di dirgli per convincerlo a mangiare. Lo straniero ne prese uno in mano e glielo avvicinò alla bocca.

Con riluttanza Taeil lo mangio. Se complice la troppa fame o altro, gli sembrò addirittura che quella larva fosse buona. Così ne mangiò altri. Alla fine lo straniero lo aiutò a rialzarsi. Continuarono a camminare, finché non trovarono una piccola radura sprovvista di alberi.





Fine del primo capitoloo ^-^ 
Finalmente c'è l'ho fatta, spero in un prossimo capitolo u.u
Chi lo avesse mai letto, spero che mi farà avere un suo parere,
Un bacio,
JI
(P.S. prima di andare, un pensierino per il caro Zico ^_^)


   

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Capitolo 2
*** Nella tana del lupo. ***



                                                                              



 

 Al lato c'era una grotta, da dove ai lati della stessa verso l'interno, sgorgava, proprio come in una doccia, dell'acqua. La radura era circondata da fitti alberi. Ormai era scesa la notte, e gli animali del bosco iniziavano a parlare tra di loro. 

Taeil aveva indosso solo le sue fedeli sneackers, un paio di jeans scuri ed un t-shirt smanicata. Quando era uscito da quel orribile posto, faceva caldo. Ma ora il giorno era finito, e con esso anche quel caldo soffocante, lasciando spazio alla gelida notte. 

Con le mani incrociate si strofinava le braccia, seduto a gambe conserte, dondolando per il troppo freddo. 

Da dietro, lo straniero che se ne era accorto, lo copri con una pelliccia. In un momentaneo segno di gentilezza.

Taeil si girò per ringraziarlo, ma ormai lui aveva già distolto lo sguardo. Guardarlo dal basso, faceva imbarazzare Taeil, che vedendolo a torso nudo, coperto solo da quei soli stracci.. lo faceva arrossire. Insomma, gli si vedeva tutto. Distolse subito lo sguardo. 

Di sottecchi, quasi come se stesse facendo qualcosa di male rialzò lo sguardo di poco. Lo guardò camminare verso gli alberi che circondavano la radura, la sua schiena sexy vista muoversi da dietro, lo sforzo dei muscoli.. il fisico tonico in movimento, ben fatto e proporzionato. 

Tutto rosso in volto distolse lo sguardo di nuovo, imbarazzato dei suoi stessi pensieri.

Come poteva pensare, si disse, a quelle cose in un momento come quello?

Taeil senti un rumore, non curante alzò la testa, immerso nei suoi pensieri. 

Strabuzzò gli occhi per vedere meglio cosa stasse facendo lo straniero. 

Quando lo vide meglio, trattene a stento un urlo. 

Lo straniero, come se fosse la cosa più naturale del mondo, stava accarezzando un grosso orso bruno. 

Tutto contento mentre coccolava l'orso come se fosse un micetto, si giro sorridente. Forse si aspettava un sorriso di Taeil per tutta risposta, ma ciò che incontrò fu' solo il suo sguardo terrorizzato mentre stringeva ancora più forte la pelliccia tra le mani.

L'orso sfuggì alle mani carezzevoli dello straniero e si avviò nella direzione di Taeil. 

Un Taeil che già faticava a trattenere un urlo, non avrebbe sopportato di più;

Figuriamoci un orso che gli veniva in contro, che poteva fare? Abbracciarlo?

L'orso faceva piccoli passi stanchi, conciliatori d'amicizia. Ma Taeil non la vedeva di certo così. 

Cacciò un urlo che risuonò per tutta la foresta, si sentirono gli uccelli che per la paura abbandonavano i loro comodi giacigli. 

Si rannicchio' ancora di più contro la parete rocciosa della grotta, mentre l'orso spaventato per l'urlo emesso da Taeil, si alzava sulle zampe. Lo straniero, che per accarezzare l'orso, poco prima, si era inginocchiato si alzò di soprassalto per tranquillizzare l'animale. 

Una volta fatto, rivolse uno sguardo truce a Taeil. 

<< Perché tu gridare così tanto! Hai spaventato lei.. >> 

Taeil strisciò più lontano, per sfuggire a quello sguardo, all'orsa, e al fatto che stava trattenendo un altro urlo. Con la voce soffocata provò a spiegarsi

<< Ma è stato l'orso! Non è colpa mia se mi voleva mangiare! >> 

Lo straniero si girò per rivolgergli uno sguardo tutto corrugato. 

<< Lei buona. Animali sono più buoni delle persone. >> Taeil non aveva niente da ridire. 

Si guardò le mani che gli bruciavano, erano sporche di terra, questo gli fece girare la testa. 

<< Devo lavarmi le mani! Le mani! >> in un modo convulsivo si contorceva le mani tra di loro. 

Lo straniero che ormai Taeil considerava un selvaggio della giungla, lo guardava con la bocca semi-aperta e la testa un poco inclinata. 

Il buon selvaggio, seduto vicino all'orsa, si alzò un ennesima volta, prese per il polso un Taeil piagnucolante, e  gli fece strada attraverso il fogliame, fino ad un piccolo fiume che passava li vicino. 

Gli lasciò il polso. 

Taeil si inginocchio sulla riva del fiumiciattolo. Altezzoso come era, non avrebbe mai messo a mollo le mani in quel acqua.

<< Quest'acqua non mi piace. E' addirittura più sporca delle mie mani. Non le lavo di certo qui. >>     

Il selvaggio non capiva cosa avesse quel acqua di sbagliato. 

<< Allora non lavare. >> disse il selvaggio, alle spalle di Taeil. 

Solo allora Taeil si rese conto che era tutto sporco, che i suoi capelli erano incrostati di fango, che i suoi vestiti erano sporchi, è che puzzava come non sapeva cosa. 

La cosa lo faceva impazzire. 

<< Devo lavarmi! Qui non c'è un bagno! Non c'è niente! C'è solo terra, fango, foglie!! >> 

Mentre il selvaggio tornava indietro, prima di raggiungere la sua caverna, si soffermò per dirgli

<< Lava vestiti in fiume, potrai lavare te, dentro la caverna >> poi scomparve, prima che Taeil potesse protestare.

"Oh si certo, Taeil, sporca i vestiti ancora di più dentro questo fiume! Come pretende che mi lavi con l'acqua fredda, poi!" pensava Taeil, mentre si lavava accuratamente i panni e le mani.

Stese sui rami degli alberi gli abiti bagnati, rimanendo indosso con il solo intimo dei boxer. 

Man mano che tornava alla grotta, sentiva la mancanza delle sue adorate all stars visto che ogni volta che faceva un passo i suoi piedi affondavano nella terra umidiccia. 

<< Che schifo.. >> borbotto facendo ritorno nella radura. 

Il selvaggio alzò la testa, non curante delle sue continue lamentele. 

Era circondato da un branco di lupi. 

Taeil infreddolito, spazientito e chi più ne ha più ne metta, cacciò un altro urlo indicando i lupi "famelici".

I lupi lo guardarono infastiditi. Sta volta il selvaggio si alzò, intimandoli di stare zitto.

<< Tu spaventi loro! Loro sono mia famiglia.. >> Taeil cacciò un altro urlo. 

Non potendolo sopportare il selvaggio si fiondò su di lui. Bloccandoli la bocca con una mano. 

<< Non urlare! Tu dare fastidio a miei amici! >> Taeil trovò la forza di dargli retta. Voleva scappare da li. Ma anche se fosse, dove andava? Poi se solo li c'erano tutti quei animali selvaggi, figuriamoci se c'erano una volta addentrati nella foresta. 

In fin dei conti si sentiva al sicuro con il buon selvaggio al suo fianco. 

E per quanto non volesse ammetterlo, gli piaceva avere le sue attenzioni. Ma non gli piaceva quando la gente lo toccava. 

Il selvaggio levò la mano. 

<< Certo.. Loro sono la tua famiglia.. è l'orsa chi sarebbe? Tua zia? >> disse Taeil più disperato che ironico. Il selvaggio gli fece un cenno con la mano verso l'interno della grotta, da cui sgorgava l'acqua.

Andò vicino all'acqua che scendeva con un suono piacevole. Era cristallina, a rispetto di quella del fiume.. Chissà perché il selvaggio non gliela aveva indicata prima. 

"Deve essere gelida.." pensò Taeil prima di tendere la mano verso l'acqua che scendeva. 

Si dovette ricredere, l'acqua era piacevolmente calda. 

Salì sulla rocce da dove l'acqua cadeva, e scompariva in seguito. Lasciando la grotta all'asciutto e al caldo.

Andò sotto al getto d'acqua, provando piacere mentre essa gli sgorgava sul corpo. Una volta bagnato si accorse di vergognarsi di togliere i boxer. 

Sapeva che lui era lì e lo stava osservando.

Anche se pieno di vergogna, si sfilò pure i boxer, resistendo alla voglia di cercare il selvaggio; 

Voleva confermare la sua teoria, sul fatto che il selvaggio lo stesse guardando o meno.  

Una volta finito di lavarsi e pulirsi, non sapeva come asciugarsi. Un problema dopo l'altro. 

Si girò con la testa rivolta verso il basso; 

Non voleva correre il rischio di incontrare lo sguardo del selvaggio. 

Si vergognava di stare nudo davanti a qualcun altro, non poteva sopportarlo. 

Guardando in basso, vide i piedi del selvaggio che si era avvicinato. Alzò lo sguardo verso il selvaggio, che gli stava porgendo una sorta di coperta per potersi coprire. 

Ennesimo suo gesto che lo fece avvampare. Le guance porpora, parlavano per lui;

Ma visto che aveva a che fare con un selvaggio, non pretendeva di sicuro che capisse. 

Piano piano il selvaggio gli avvolse la coperta tutto intorno, per coprirlo. 

E con la lentezza di poco prima lo fece appoggiare al suo forte petto. 

Circondandolo con le braccia. 

Taeil si lasciò andare contro il suo petto, e si rilassò chiudendo gli occhi. 

Rimasero così per un istante. 

Finché intimorito da quel attimo di intimità, Taeil non lo spinse via. Prese la coperta, e a passi traballanti si diresse fuori dalla caverna. Si appoggiò contro uno dei muri della grotta. 

Uno dei lupi, gli si avvicinò. 

Dopotutto era tale e quale ad un cane docile. 

Taeil gli diede una carezza sul muso.

Il lupo rispose con dei gorgogli di piacere, e gli si rannicchio' vicino. 

Dopo tutta la stanchezza del giorno, Taeil si addormentò.

Il selvaggio lo vide, e prendendolo delicatamente in braccio, lo sollevò. 

Delicatamente lo trasporto' al interno caldo della grotta.

Il selvaggio, prima di sdraiarglisi vicino, sorrise malignosamente.





                                                                            
Ciaoooo ^_^ intanto ringrazio chi ha recensito, messo tra preferite ecc.. *-*
 (continuate così... kihihihi)
Poi, ringrazio i miei amati "the GazettE" che hanno dato il titolo a questa FF :D 
Eppoi... Dunque dunque... mmm... Si x°D non ho resistito xD
dovevo mettere questa foto di Tarzan xD il quale mi ricorda il nostro "Selvaggio"!!! 
Per quanto riguarda alla parlata da selvaggio del Selvaggio, mi scuso xD
ma deve rendere l'idea di 'selvaggio'
(si sarà capito?), ma non lo farò parlare tanto,
quindi lo storpio della lingua Italiana non durerà ancora a lungo!!
Mi dileguo *swwwm*
Un bacioo,

JI 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Vita nella giungla. ***







Taeil dormiva ancora, si sveglio e piegò le sue coperte. 

Ormai erano quasi passati quattro giorni da quando aveva incontrato il selvaggio, è... da quando ci viveva insieme nella grotta.

Ormai condividevano molte cose. 

Ormai in piedi uscì dalla grotta alla luce del giorno. 

Il lupo era li a farli da guardia fuori dalla grotta. 

Gli si avvicinò, e il lupo mosse felice la coda. Gli fece delle carezze 

<< E stato lui a lasciarti qui vero.. huh? Che carino che sei a farmi la guardia.. >> 

Si lasciò quei pensieri alle spalle.

Con uno slancio, tornò di nuovo su'. Si diresse verso il fiume per lavarsi le mani e il viso. 

Una volta fatto guardò il suo riflesso nello specchio del acqua. Gli mancavano i suoi amici, Ji Ho più di tutti. 

Si sentiva malinconico quando il selvaggio lo lasciava solo, per le sue solite passeggiate mattutine.

Si tirò su', voltandosi vide uno scimmiotto giocherellare su un ramo. 

Gli sguardi di Taeil e dello scimmiotto si incontrarono. 

 

Il selvaggio stava portando i frutti raccolti durante la giornata nella radura. 

Così ché, pensò, anche Taeil potrà mangiare.

Ormai il selvaggio cominciava a considerare Taeil un po' come il suo "cucciolo", poiché aveva sempre bisogno di cure e di attenzioni. 

Fischio' al lupo che aveva lasciato nella radura, come una sorta di "guardia del corpo", mentre lui era via. 

Appoggiò i frutti, e mentre si rialzava, sentì il suo "cucciolo" che piangeva ancora.

Infatti, Taeil, urlava terrorizzato. 

Il selvaggio corse allarmato nella direzione del fiume. 

Ma si dovette fermare vedendolo spuntare da dietro gli alberi, urlante e sbracciante. 

Taeil gli si fiondò sopra, e il selvaggio lo prese per la vita, tenendolo ben saldo con entrambe le mani forti. 

<< Cosa..? >> alla domanda postali, Taeil cominciò a delirare parole senza senso. 

<< Lui, li, mi stava fissando! Oh.. sapessi! Era così terribile.. mi inseguiva, no no, mi sta inseguendo! >> 

Taeil girò la testa ed indicò gli alberi con il braccio tremolante. 

Dal canto suo, anche il selvaggio guardò, ma non vide nulla di tanto spaventoso. 

Fin ché uno scimmiotto non uscì dal fogliame di un ramo.

Nel vederlo, Taeil cacciò un altro urlo, si coprì il volto con ambe due le mani; 

Si girò verso il selvaggio, è appoggio' la testa contro il suo petto. 

Ancora rannicchiato contro il suo petto, Taeil borbottò

<< E terribile... hai visto? è arrivato addirittura fino a qui... >> 

Non poteva, no, il selvaggio non poteva trattenere oltre una risata. 

Scoppiò a ridere, è Taeil con la faccia viola di rabbia lo guardo' leso e ferito dalle sue risate.

 << Lui terribile?.. >> disse nel affanno delle risate il selvaggio. 

Taeil incrociò le braccia imbronciato, dimenticandosi per un attimo dello scimmiotto. 

Scimmiotto ché, a piccole zampettate gli veniva vicino. 

Taeil se ne rese conto solo quando gli si era avvicinato alla gamba. Fece un salto, correndo a nascondersi dietro alla schiena del selvaggio. 

Tranquillamente, il selvaggio, si piegò sullo scimmiotto che gli sali sul braccio. Si girò per far vedere a Taeil che era innocuo. 

<< Lui è amico. >> a quella affermazione Taeil guardò il cielo. 

<< Ma ceeerto. >> disse Taeil con voce rassegnata, okay i lupi, forse forse anche l'orsa se gli stava lontana mille leghe, ma la scimmia! Non poteva accettarlo. 

Vide lo sguardo illuminato del selvaggio che con un dito coccolava il musetto dello scimmiotto. 

<< Tu Tarzan, lui Chita... >> disse con un soffio di voce Taeil. 

Il selvaggio lo guardò incuriosito, tipo per dire "Hey bello, parli con me?", Taeil scosse la testa per sbarazzarsi di lui. Si giro' è vide i frutti posati nella grotta. Gli indicò, e pur sapendolo quasi per certo, chiese

<< Sono per me? >> il selvaggio annui. 

A Taeil quei frutti non piacevano. Gli mancavano gli hamburger, il Mc, ed anche il suo ristorante Coreano preferito dove il manager lo portava dopo.. 

dopo quelle che lui chiamava "prove", davanti agli altri. 

Un brivido freddo lo percorse tutto,

 tremava ogni volta che gli rivenivano in mente quelle immagini,

 ogni volta gli veniva da vomitare pensando a quando lo toccava.. 

si coprì la bocca con una mano. 

Prese alcuni dei frutti e gli guardò, per niente interessato.

<< Selvaggio. >> Si voltò per vedere se l'altro lo avesse sentito. Trasalì ritrovandoselo dietro, con gli occhi puntati su di lui. 

<< Si? >> gli rispose egli. Ormai Taeil aveva preso l'abitudine di chiamarlo "selvaggio", non gli era nemmeno lontanamente passato in testa il pensiero che potesse avere un nome suo, e nemmeno di chiederglielo. 

Si imbarazzava talmente tanto in sua presenza, che se non fosse stato abituato a controllare la voce, avrebbe balbettato. 

<< Dove, dove trovi questi frutti? >> chiese Taeil con una punta d'incertezza.

Con un cenno della mano il selvaggio indicò il territorio circostante, lo scimmiotto era ancora sulla sua spalla.

Taeil non poteva allontanarsi per andare in cerca di frutti, si sarebbe di sicuro perso!

Guardando i frutti che aveva in mano, Taeil si incamminò verso il fiume. 

Lavò i frutti è gli consumò, sedendosi vicino alla riva. 

Una volta finito, si addentro' di nuovo attraverso il passaggio tra gli alberi. 

Incontrò lo sguardo dello selvaggio che lo stava aspettando. 

Taeil guardò subito in un altra direzione. Ogni volta che succedeva si agitava e diventava tutto rosso in faccia. 

Taeil si sedette su una mattonella intorno allo spazio dedicato al focolare. 

Una mano scivolò sulla spalla, il selvaggio piegato su di lui, gli chiese

<< Tu stai male? Sei tutto rosso... >> quelle parole poco coordinate tra loro, fecero comunque strozzare Taeil con la sua stessa saliva. 

Oltre che un brutto selvaggio, rozzo, era anche indelicato. 

Taeil cercò di liberarsene con una mano. 

<< Sto.. Sto bene! >> abbassò la testa, per non farsi guardare. 

<< Sicuro.. >> cercò di insistere in selvaggio, ma Taeil non poteva sopportare quella situazione. 

Si alzò di scatto, facendo spaventare l'uomo alle sue spalle. 

Provò ad andarsene non curante, ma il selvaggio lo fece girare verso di lui, tenendolo con le mani salde sulle spalle. 

Il selvaggio gli si avvicinò a gradi, Taeil non riusciva a respingerlo; 

Aveva le gambe come burro. 

Impensabile come il selvaggio stesse tentando ancora di baciarlo, ci aveva provato anche per tutta la scorsa giornata.

<< Ehm.. ascolta.. non so' come ti sei abituato qui nella giungla.. mi rendo conto che è difficile stare da soli, ma.. >> cerco' di dire al selvaggio, che sembrava non capire.

Il selvaggio cerco' di portare a termine l'attacco, provando a finire un poco impacciato, ciò che aveva iniziato. 

Taeil cerco' di divincolarsi dal suo abbraccio; Proprio un secondo prima che le loro labbra si sfiorassero, sposto' la testa facendo in modo che il bacio non andasse a termine. 

Sguscio' fuori dal abbraccio del selvaggio, strofinando in un modo quasi morboso il braccio.

Il selvaggio appoggio' le mani sui fianchi, con il solito sguardo privo di emozioni captabili. 

<< Perché tu non mi vuoi baciare! Noi amici... >>

"Prova a spiegare ad un cieco il colore del cielo! Per quanto tu ti sforzi, nessuno la vedrà mai come te.." penso' in un momento di crisi, un Taeil che, non aveva mai baciato nessuno, se non quando il manager non lo costringeva per i suoi giochi perversi.. 

Semplicemente lui non poteva, non poteva nemmeno cercare di accontentarlo e basta. 

Era tutto contro di lui:

Il selvaggio gli piaceva; Ma si sentiva stupido a provare questo sentimento un po' troppo prematuro. 

Non gli andava di abbandonarglisi completamente, ma ormai si stava facendo strada dentro di lui, era inevitabile.

Cercare di ignorarlo era del tutto inutile, erano solo loro due. 

Infondo con lui era sempre gentile, cercava di proteggerlo, lo sopportava.. 

Se proprio voleva un bacio, che costava a Taeil darglielo? 

<< Gli amici non fanno queste cose! >> rispose Taeil alle sue "avance", se così si potevano definire, ma probabilmente quella frase gli uscì più acida del desiderato.

 

Il selvaggio non gli parlo' da lì a tutto il resto della giornata, finché Taeil non provo' ad addolcirlo un po'. 

<< Senti.. mi dispiace.. ma non è forse vero che per avere la fiducia di un amico ci vuole un po' 

di tempo? >> Taeil fece una pausa e sorrise amaramente 

<< Probabilmente non hai capito un cavolo di quello che ti ho detto, huh? >> non ricevette risposta, quindi si voltò per raggiungere la grotta.

<< Aspetta.. >> il selvaggio gli strinse il polso.

Taeil lo guardo' con gli occhioni riconoscenti

<< Quindi.. mi parli ancora? >> per la prima volta da quando erano soli nella foresta, il selvaggio gli sorrise. 

Per tutto quel tempo non aveva fatto altro che proteggere Taeil, gli si era affezionato.

 

Taeil si svegliò presto quel giorno. Non riusciva a dormire. Per prima cosa andò a lavarsi, tutto quello sporco lo faceva impazzire. 

Ormai aveva perso il conto di quanto tempo avesse passato dentro la giungla, da solo, con lui. 

Dopo quella volta che lo aveva sgridato, non gli si era più avvicinato. 

Questo lo feriva in un modo insopportabile. 

Aveva forse iniziato a provare qualcosa di veramente serio per lui?

Si lavò più energicamente la faccia, non voleva nemmeno pensarci.

Passare il tempo nella foresta lo annoiava, soprattutto quando il selvaggio lo lasciava da solo.

Si sedette su di una pietra fuori dalla grotta; 

Guardandosi circospetto intorno. Bene, non c'era nulla in vista. 

Così cominciò a cantare, l'unica cosa che lo risollevava dandoli un pizzico di speranza in più.

Il canto era la sua grande passione, gli piaceva così tanto che ne aveva fatto il suo lavoro. 

Pensò prima alle cose brutte che gli erano successe, come il rapimento, o come il suo manager. Poi, alle cose belle... gli amici che aveva incontrato, l'orgoglio dei suoi parenti quando era riuscito nel suo obbiettivo. 

Sentì un rumore che proveniva da dietro le foglie. Smise subito di cantare, e si mise sull'attenti. 

Ma nessuno comparve da dietro le foglie. 

<< C'è qualcuno? >> chiese Taeil con il cuore che batteva a mille.

Guardò ancora sporgendosi in avanti. 




Holaaa :D 
Nuovo capitolo u.u 

Devo dirvi una cosa importantissimissima!!! Allora, se state seguendo la fic, presto o tardi diventerà di rating ROSSO fuoco e non sarà più ARANCIONE clementino ( : 

volevo solo avvertire nel caso uno si fosse interessato alla storia, e che gli dasse noia e/o non riuscisse o non volesse leggere le f. di rating rosso x°°°D (lo dico così nessuno se la prenda a mele, eh!)

Non introdurrò chissà che cosa... Ma vorrei più libertà nelle future scene "Hot" ^_^ Tutto qua. :*D

Per quanto riguarda il capitolo.... :O fatemi sapere che ne pensate nei commenti, sono curiosa! *-*

Approposito! Grazie a tutti/e per like, dislike, comment ecc.. un kiss a tutti/e :-*****

JI 

ROTOLACAMPO!
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V

    

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Capitolo 4
*** Gli occhi del lupo. ***


 

                                     




Da dietro le foglie spuntarono le pelose orecchie grigie della lupa. Taeil fece un balzo.

Ma alla fine si calmo'. 

<< Ah.. sei tu.. >> sorrise. Chissà cosa si aspettava.

La lupa gli si avvicinò ai piedi, strusciandosi contro di lui. 

Taeil gli diede qualche carezza. Almeno non era da solo. Non sapeva perché, ma credeva che ci fosse qualcun altro a spiarlo. Non riusciva a scrollarsi di dosso quella sensazione.

Inspirò profondamente, alzandosi. 

Camminò verso il fiume. 

Seguito zampettante dalla lupa. 

Si fermò per prendere i frutti che gli aveva lasciato, come al solito. 

Si accucciò per lavarli. 

La prospettiva di quella giornata era: 

Lunga e noiosa, come tutte le altre giornate.

Si mise i frutti in bocca e si alzò poggiando le mani sulle ginocchia. 

Un brivido lo scosse, gli pizzicò tutta la spina dorsale. 

Camminò velocemente in direzione della grotta; 

Il vento stava iniziando a soffiare più forte, era meglio correre al riparo. 

La lupa era sempre dietro di lui a farli la veglia. 

Era arrivato giusto in tempo dentro alla grotta, perché proprio in quel momento la pioggia aveva iniziato timidamente a scendere. Una volta seduto con le gambe incrociate e la pelliccia sulle spalle, mirò il cielo che si macchiava di grossi nuvoloni scuri, preannunciando la tempesta. 

Taeil sbuffò. 

La lupa nel frattempo gli si sdraio' affianco. Anche lei, guardava pensosa il cielo da cui piano piano la pioggia cadeva più forte accompagnata da lampi e fulmini.

 

Ormai era scesa la sera, e la pioggia aveva cessato di cadere. Lasciando pozze di fango e acqua da per tutto nella radura. 

A Taeil cominciava formicolarli il sedere, da quando aveva iniziato a piovere non si era mosso di un solo passo. Complice anche il fatto che nella grotta non c'era più nemmeno un buco. Tutto il branco dei lupi era venuto a rifugiarsi dentro la grotta, circondandolo. 

Fuori era tutto buio. 

"Chissà se il selvaggio starà bene.." pensò Taeil, che iniziava preoccuparsi, non lo aveva mai lasciato solo per così tanto tempo. 

Sarebbe almeno venuto a fare un salto per vedere se stava bene. 

Sfiorò un orecchio della lupa, che lo mosse come fanno i cani di solito. 

<< Lui dove è? Tu lo sai? Eh? >> la lupa alzò il muso, per poi ribassarlo. 

"Devo essere impazzito, parlo con un lupo" sospirò, ma il sospiro gli si fermò in gola quando la lupa iniziò ad ululare, seguita in gran coro dal suo branco.  

Anche se ci si era abituato, la paura non gli era mai passata. 

Era tutto dolorante, aveva bisogno di sgranchirsi un poco, ma con quel fango là fuori, proprio non se la sentiva. 

La lupa smise di ululare, e così fecero anche gli altri, sentendo con le loro orecchie delicate, un urlo lontano in risposta. 

Si sentirono dei passi che si avvicinavano di fretta, poi dalle foglie comparve il selvaggio tutto bagnato e sporco. Il corpo possente affaticato dallo sforzo della corsa e di chi sa' cosa altro. 

Era rigorosamente a torso nudo, col solito drappo che gli copriva l'intimo.

Ancora sconvolto in volto, si calmò e assunse una posa più rilassata. 

La lupa si alzò ed andò nella sua direzione, ricevendo una carezza in risposta. 

Poi il selvaggio guardò Taeil, con uno sguardo fulminante. 

I lupi si alzarono tutti, passandoli di fianco e sparendo dietro il fogliame. 

Il selvaggio si avvicino' di un passo nella direzione di Taeil, che slittò un po' più indietro nella grotta;

Il suo corpo gli si rivoltava, era tutto formicolante.

Ma il selvaggio lo raggiunse subito, appena gli arrivò vicino, Taeil si alzò di scatto. 

Non fu' una brillante idea: 

Tutto il suo corpo era un dolore, visto che era stato rannicchiato tutto quel tempo.

Non riuscì a reggersi in piedi, un po' perché gli girava la testa, un po' perché le gambe erano diventate di gelatina, e non lo reggevano più.

Ma il selvaggio non lo lasciò cadere per terra, lo sorresse con una mano dietro la schiena. Affondando gli occhi negli occhi dell'altro. La pelliccia cadde per terra, facendo rabbrividire Taeil.

Il contatto con il corpo tonico del selvaggio, lo emozionava, facendolo avvampare. 

Finché non sentì che il petto dell'altro lo stava sporcando di fango. 

Non poteva sopportare di più, tutti i batteri che gli salivano piano piano sul suo corpo.. Avrebbe cacciato un urlo, ma non ci riuscì, aveva il cervello in palla. 

La mano libera del selvaggio gli prese il mento provando a baciarlo. Con la mano poggiata per tenere fermo il viso di Taeil, il selvaggio gli sporcò il viso. 

Taeil aveva gli occhi sbarrati, raccolse tutta la sua energia per lanciare uno schiaffo al selvaggio. Appena ricevuto la sberla, il selvaggio si toccò la guancia lesa dal colpo. Taeil si portò una mano sulla bocca, si sentiva violato, la sua testa non elaborava più niente se non che doveva lavarsi. 

Ma ciò che lo salvò dal buio dei suoi pensieri, fu' l'ultima cosa che si aspettava 

<< Perché? >> gli chiese il selvaggio, con la mano poggiata ancora sulla guancia.

Taeil si guardò in torno, voleva scappare lontano da quella situazione. 

Cerco' di aggirare l'ostacolo per andarsene, di solito il selvaggio lo lasciava andare, ma quella volta no. 

Lo fermò stringendoli il braccio. 

<< Perché? >> ripete' la domanda, strattonando ancora Taeil. 

<< Mi fai male.. >> disse in un soffio Taeil, provando a farlo sentire in colpa, in modo ché cosi facendo gli lasciasse il braccio. 

Ma non lo fece, ripete' di nuovo la domanda 

<< Perché?? >> sta volta voleva una risposta, non avrebbe accettato nient'altro.

Ormai era da tempo che gli chiedeva perché non voleva nemmeno lasciarsi toccare. 

Taeil si strofinò morbosamente il braccio, che ormai il selvaggio gli aveva lasciato. 

Stavolta il selvaggio alzò gli occhi al cielo

<< PERCHE'? >> la sua voce da arrabbiato, fece scuotere Taeil che gli rispose di getto rimandandoli lo stesso tono di voce

<< Sono germofobico! >> ecco fatto. 

L'aveva detto. 

Ciò che non aveva mai detto a voce nemmeno a se stesso. 

L'aveva detto davanti ad altri. Era terrorizzato dai germi.

Gli faceva schifo quando gli altri gli stringevano la mano in modo formale. Gli piaceva essere toccato dal selvaggio, solo per questo lo lasciava fare. Ma unire le loro due bocche... era fuori questione.

Non poteva permetterselo. La sua 'malattia' non glielo permetteva. 

Ignorò la faccia corrugata del selvaggio, che stupido come era di sicuro non aveva capito. 

Scappò dando una spallata al suo compagno, che era rimasto immobile. Non poteva andare chissà dove, complice il fatto che poteva perdersi, e il fango dove affondava ogni passo. 

Si fermò boccheggiante in ginocchio alla riva del fiume, non poteva andare tanto lontano. 

Stava addirittura piangendo, per lo sforzo che aveva fatto a trattarlo cosi. 

Si lavò, finché non si sentì di nuovo al sicuro. 

Una volta che il respiro gli era tornato regolare, si tirò su'. Mentre si girò, vide il selvaggio appoggiato contro il tronco di un albero, ad aspettarlo. 

Taeil fece baciare i suoi diti indici tra di loro, guardandoli goffo. 

<< Guarda che non era una scusa... io non stavo scherzando... >> provò a farsi perdonare Taeil. 

Il selvaggio inarcò un sopracciglio.

<< Forse non sai nemmeno cosa significa.. ho paura dello sporco, fango, cose sporche, eccetera.. >> non riusciva a guardarlo in faccia mentre cercava di spiegarli la sua 'malattia'.

Il selvaggio gli si avvicinò piano, cingendoli la vita. 

Taeil si sentiva talmente in colpa che pensò di accontentarlo. Voleva baciarlo, così, tanto per fargli piacere. 

Lo guardò, e anche il selvaggio ricambiò il suo sguardo, fissandolo intensamente. Poi Taeil, tutto tremante, gli tocco le labbra con le proprie. 

Fu' quello il massimo che si azzardò a fare, e non pensava che il selvaggio gli avrebbe richiesto di più. Che ne avrebbe potuto sapere, insomma, uno come lui, dei baci? 

Ma prima che si ritrasse, il selvaggio catturò le labbra di Taeil, con un abilità che egli non credeva possibile.

Il leggero tocco dolce e zuccherino che Taeil gli aveva dato, non era niente in confronto a quello che gli aveva dato lui. 

Qualcosa di incredibilmente eccitante, gli prendeva il labbro inferiore e si impadroniva della bocca del altro come se gli appartenesse, poi introdusse la sua lingua dentro la rosea bocca di Taeil, facendogliela schiudere in tutta la sua bellezza. 

In quel momento, Taeil non riusciva a pensare che a lui, la sua mente era svuotata. 

Tutto era diventato meccanico, come se già sapesse cosa doveva fare. 

Ma quando il selvaggio si staccò, una fitta lo pervase come se mille spine lo avessero trafitto. 

D'improvviso si sentì solo, abbandonato, triste. 

Poi, tutto il resto si offuscò, la sera già buia, si oscurò ancora di più. 

 

Il selvaggio vide crollare Taeil ai suoi piedi. Lo trattene giusto al ultimo momento, per evitare che si facesse male. 

I capelli di Taeil e anche la sua faccia erano incrostati di fango. 

Ci era voluto un po' per ottenere la sua fiducia, ma alla fine ci era riuscito. 

Lo prese in braccio, e piano piano raggiunse l'orso che lo aspettava nella radura, poggiò Taeil sulla schiena dell'orso. 

<< Vieni bello, andiamo. >> disse dando una pacca sul ventre peloso dell'orso. Controllò un ultima volta che il sonnifero che gli aveva somministrato stesse facendo effetto nel modo dovuto. 

Tutto in regola, Taeil dormiva profondamente. 

Camminarono lungo molti sentieri lungo le stradine del fitto bosco. Non si vedeva da un palmo del naso per via del buio della notte. Ma lui, sapeva esattamente dove stava andando, aveva studiato quel piano in ogni suo minimo dettaglio. 

Non avrebbe potuto sbagliare, non lui. 

Arrivarono al posto che aveva pianificato, tolse alcune foglie che aveva poggiato sull'enorme pick-up nero nascosto dietro le foglie. Prese Taeil e lo sdraio' con cura nel sedile posteriore della macchina, lo copri con una coperta, sapendo quanto soffriva il freddo. 

Salutò con una calorosa carezza l'orso. 

<< Se andrà tutto bene, ci vediamo presto, amico mio. >> poggiò la fronte su quella del animale. 

Anche la lupa spuntò dal fogliame. 

La guardò sorridente e riconoscente al tempo stesso

<< Bada tu alla foresta mentre io non ci sono, tornerò, te lo prometto. >> la lupa chinò la testa, e sparì di nuovo. Anche lui la salutò con un cenno' della testa. Tornò di nuovo serio. 

Non poteva perdersi in convenevoli, era arrivato a un buon punto del suo piano, doveva andare fino in fondo. 

Sali alla guida del pick-up, mettendo in moto. 

Mentre andava via, il branco gli dava l'ultimo saluto ululando insieme. 

<< Addio. >> disse a denti stretti. 

 


 

Ciao a tutte :) 

come vi và? x°D   allora, quarto capitolo, un po'  per prepararvi
a ciò che accadrà nel quinto! ^^' eeeh.. nulla... 

*tra poco saprete chi è il selvaggio!! -tana tanaaaah,  parte la musichetta-*
Ringrazio per like, dislike ecc... :D
Il mio umore è sotto le scarpe, quindi fatemi sapere che ne pensate!
Mega cwhiuuuu :)
JI

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Capitolo 5
*** La sensualità delle bugie. ***


 

5. La sensualità delle bugie.

 
Il profumo di plum-cake alla vaniglia gli fece aprire gli occhi a mala voglia. 
La testa gli scoppiava, e il viso gli faceva male. 
Si toccò il viso, quasi non urlò vedendo che la sua rosea pelle era stata 'inquinata' dallo sporco del fango. 
Non solo il suo viso, ma anche i suoi capelli erano sporchi. 
Alzò la testa in balia del vomito e di altri mali che non sapeva descrivere. 
Si sentiva in scatola. 
Guardandosi intorno si rese conto che forse stava sognando. Era seduto su un comodo sedile beje di pelle morbidissima. 
Voleva darsi uno schiaffo per svegliarsi da quel sogno che sembrava troppo reale. 
Ci volle davvero poco per rendersi conto che non era un sogno. 
Era su di un aereo. Forse un jet, ma non era importante, si affacciò ai finestrini, era su di un dannato aereo che stava volando. All'orrizonte solo bianche nuvole spumose. 
Si alzò dal sedile in preda al panico, scorazzando da una parte all'altra del jet. 
Sedendosi su di ogni sedile. 
Alla fine si arrese, sfinito si lasciò cadere su di un sedile, sfinito. 
Alla fine, per liberarsi dallo stress che lo opprimeva, cacciò un urlo. 
Sentendosi un po' meglio chiuse gli occhi. 
Dalla cabina, l'unico posto in cui non aveva pensato di guardare, si aprì la porta. 
Rimase bloccato sull'attenti nel sedile dove stava, proprio davanti a quella porta. 
Ne uscì il selvaggio. 
E per un momento stette per fiondarglisi sopra. Improvvisamente pervaso da un senso di protezione. 
Poi però, aprì gli occhi e lo guardò meglio.
Anche se erano la fotocopia l'uno dell'altro, non era mezzo nudo e non portava la braghetta da tarzan.
Portava un elegante smoking di armani, che gli calzava a pennello. I primi bottoni della camicietta lasciati a loro stessi, la cravatta messa un po' larga. Ma non era lasciato niente al caso, era elegante nella sua semplicità.
<< Ciao, Taeil >> disse in perfetto coreano, giocando con il colletto della giacca. Lo sguardo malizioso e sfrontato. No, non era il suo selvaggio. 
<< C-come sai il mio nome? >> chiese Taeil balbettando
<< So' tutto di te, Lee Tae Il. >> disse con la solita smorfia, scandendo bene il nome. 
<< Ma chi diavolo s-sei? >> Taeil era agitato, si chiedeva chi diavolo era questo. 
<< Ma come? Non mi riconosci? Mi chiamo Ahn Jae Hyo. >> disse facendo il finto sconsolato. 
<< No che non ti conosco! >> gli uscì come un urlo soffocato
<< Sono il tuo caro 'selvaggio' >> nel vedere la reazione di Taeil a quel affermazione, un ghigno gli si dipinse sull'viso. 
Non riusciva ad accettare quello che gli stava dicendo. 
<< Ma che.. Pe-perché? >> scosse la testa guardando a terra.
<< NO! Tu.. e lui non potete essere la stessa persona! >> aggiunse Taeil con la voce da cui era palpabile l'evidente isteria. 
Jaehyo sbuffò. 
<< Vediamo se tutto coincide.. mmh, ti ho salvato dai banditi, dico bene? >> la sua era una domanda retorica, a cui non occoreva risposta. 
<< Poi, ti ho portato in salvo nella foresta, ti ho nutrito, protetto e... baciato. Ho sbagliato qualcosa? >> 
Il solito sorriso spavaldo. 
Taeil lo guardò con gli occhi pieni di lacrime. 
<< No.. sono.. sono io che ho sbagliato i calcoli. >> doveva fare i conti con se stesso. 
Almeno lo stava portando a casa.. poi un fulmine a ciel sereno squarciò i suoi pensieri. 
Lo guardò in preda al panico.
<< Dove stiamo andando? >> urlò. 
Jaehyo alzò le braccia in segno di protesta
<< Per favore! Calma, non urlare. Stiamo andando in Scozia, a casa mia. >> 
<< Cosaa?? Appena mi troveranno, TU, farai una brutt- >> Jaehyo lo interuppe
<< Credi che un paio di stolti possano riuscire a rapire un artista del tuo calibro? No, certo che non possono. Gli ho ingaggiati io, gli ho spediti diretti in Corea e ti hanno portato dritto dritto in Messico. Dove come sai, c'è ben poco di legale. >> fece una pausa per sfiorare con un dito la guancia di Taeil da dove scendeva una lacrima. La persona per cui aveva iniziato a provare un profondo sentimento, non era che un impostore.
<< Non te la prendere. Era tutto organizzato, tu non hai sbagliato niente. >> gli sfuggì una risata
<< Sono io, troppo bravo a recitare. >> tornò serio, ma sempre con una punta d'ironia. 
<< Ma gli animali? Loro... >> Taeil non glielo voleva chiedere veramente, ma era come se il suo pensiero avesse preso da solo il possesso sul da farsi. 
<< Forse quella era l'unica cosa vera che ti ho mostrato. Sono andato a vivere nella giungla, per studiare meglio gli animali. Ci ho vissuto per un paio di anni. >> 
Non gli importava se aveva vissuto nella giungla per un eperiodo, ciò che gli premeva sapere era ben altro.
<< Ma io ti ho baciato! >> la sua voce lasciava trasparire un po' troppo la sofferenza che provava pronunciando quella frase. 
<< Già.. secondo te, come ho fatto a trasportarti fino all'aereo? Ti ho trasmesso del sonnifero tramite 
il bacio. Non fraintendermi, è stato molto bello. >> 
Jaehyo, guardò attraverso i finestrini, poi annunciò ad un incredulo Taeil
<< Siamo quasi arrivati. Tra poco il mio jet attererà. >> 
Lo guardò assente, come faceva sempre quando Taeil lo conosceva come il 'selvaggio'.
<< Ti conviene sederti, e chiudi la bocca non è educato! >> Taeil fece come aveva detto. Era ancora sconvolto. Una volta che Taeil si sedette, Jaehyo sparì di nuovo dietro la porta della cabina. 

Il jet atterrò, e per tutto il tempo Taeil non si mosse dalla sedia, fissando la parete d'acciaio lucido davanti a lui. Le immagini gli scorrevano in mente una dopo l'altra, come un film. 
Se ci pensava, gli venivano dei colpi al cuore.. ma come era possibile! 
Ma nessuno lo avrebbe fermato una volta sceso da quel jet, avrebbe chiamato il suo manager.. e lui sarebbe corso a prenderlo. Non voleva chiamare proprio lui per primo, ma doveva, voleva andarsene da li. 
Il jet si fermò, e dopo che si furono spenti i motori, si aprì anche la porta. 
Un tizio, vestito da maggiordomo, gli passò davanti, gli accennò un inchino, ed infine si fermò con degli ascugamani ed una bibita in mano. 
Jaehyo uscì di nuovo dalla cabina, presa la bibita, e si mise uno degli asciguamani intorno al collo.
Scese senza degnare Taeil di uno sguardo. 
Il tizio reggeva in mano ancora un altro asciugamano che, porse a Taeil. 
<< Mi scuso se non le ho portato anche una bibita, ma non sapevo cosa le potesse piacere o meno. >> 
Taeil non si era ancora alzato dalla poltrona, accettò l'asciugamano. 
E provò a ripulirsi la faccia un poco con esso. 
La sua attenzione fu' catturata dallo stemma inciso sull'asciugamano. 
Lo stemma era piuttosto carino. Un aquila che portava nel becco una rosa e nelle zampe una spada a cui era attorcigliato un gelsomino. 
Sotto l'aquila, una corona a sette punte, con scritto il nome della casata. 
<< Signorino? >> si preoccupo' il tizio che probabilmente era davvero un maggiordomo.
<< Eh? >> lo guardò assorto Taeil. 
<< Dovrebbe scendere. La accompagno. >> disse il maggiordomo molto educatamente. 
Taeil si alzò e scese, per poi guardare il panorama davanti a lui. Il maggiordomo alle sue spalle. 
Il sole picchiava sulle loro teste.  
<< Ma dove siamo?! >> si girò verso il maggiordomo, guardandolo a bocca aperta. Non aspettò, però, che egli gli rispondesse, e ritornò a guardare davanti a lui. 
<< Siamo, nel castello del signor Ahn, in Scozia >> Taeil si girò di nuovo verso il maggiordomo, guardandolo con la bocca a penzoloni. 
<< Un c- un castello?! >> 
<< Si. >> disse il maggiordomo benevolmente.
<< Signorino, però ora deve proprio sbrigarsi, il Sig. Ahn la aspetta. >> aggiunse il maggiordomo.

Percorsa l'entrata della tenuta in macchina, si diresse dentro il castello.
Una volta dentro, fu' diretto da Jesmund, il maggiordomo, in un ala della reggia.
Jesmund camminava svelto e impettito davanti a lui, svoltando di corridoio in corridoio.
A Taeil quel posto ricordava un labirinto.
Era sicuro di non aver mai visto nulla di più bello, quadri da collezione, giardini perfetti, lampadari di cristallo, le decorazioni dei muri.
Jesmund si fermò di colpo, poi si girò verso Taeil. 
<< Signorino, in questa stanza troverà le doccie, abiti puliti ed asciugamani. >> fece una breve pausa. 
<< Si ricorda come è arrivato fino a qui? >> A quella domanda Taeil voleva tanto rispondere di si, ma non ne era sicuro, quindi scosse la testa. 
<< Bene. Allora suona uno dei campanelli, ed io verrò a farti strada fino allo studio >> Taeil non ebbe il tempo di chiedere il perché, visto ché Jesmund era già sparito dietro ad uno dei muri.
Si lavò, puli e vesti. 
Una volta uscito dal bagno e suonato il campanello, era tranquillo e rilassato. Con l'acqua della doccia anche alcuni dei suoi pensieri negativi erano scivolati via. 
Era sicuro ormai, che una volta trovato un telefono, avrebbe telefonato al suo manager che sarebbe accorso subito.
Jesmund apparì di nuovo. Espressione seria e sguardo fiero. 
<< Bene, mi segua, il signorino la sta aspettando. >> un moto d'insicurezza invase Taeil.
Giunsero davanti ad una porta di scuro legno di acero. 
Jesmund gli fece un cenno con il capo per farlo entrare. 
Poi gli apri la porta, fece un leggero inchino a Jaehyo, che si trovava dentro, poi annunciò
<< Signorino, lui è qui. >> 
Jaehyo, imperturbabile, guardava fuori dalla finestra, senza voltarsi rispose
<< Bene, fallo entrare e lasciaci soli. Torna solo quando ti chiamo io. >>
Un altro inchino al suo padrone e Jesmund se ne andò sotto gli occhi disperati di Taeil. 
Taeil non accennava ad entrare, i suoi piedi non gli rispondevano più.
<< Allora che fai? Rimani lì a reggere la porta? Entra! >>
Ancora fissava fuori dalla finestra, dando le spalle a Taeil.
Un ultima frase mentale d'incoraggiamento 
"Forza, Taeil, ce la puoi fare, non farti spiazzare da uno come lui." 
Taeil deglutì, poi entrò e chiuse la porta.
In quel momento Jaehyo si voltò, il viso contratto in una smorfia. 
<< Ce ne hai messo di tempo! La prossima volta, sarà bene che tu sappia che io non perdono nessuno che manca i miei ordini. >> la rabbia che gli attanagliava il viso, lasciò un poco la sua presa.
<< Siedi. >> a quel ordine Taeil non si mosse. 
<< Siedi. >> questa volta indicò anche l'elegante poltrona di camoscio nero, con un altrettanto elegante gesto della mano.
Nel vedere che Taeil non obbediva, perse la pazienza 
<< Ho detto siediti!!! >> questa volta l'urlo si librò scuotendo l'immenso studio. 
Taeil sobbalzò d'impulso, e si sedette di conseguenza. 
Si posò le mani sudaticcie sulle ginocchia. 
Ammirò lo studio, il soffitto altissimo decorato, i muri che lo reggevano ornati da quadri maestosi e davanti a lui una parete su cui si estendeva una libreria colma di libri posti ordinatamente. 
Davanti alla libreria, c'era la sua scrivania di elegante legno intagliato, dove c'erano parecchi plichi di fogli e cartelle, penne ed un pc portatile.
Tutto messo in un perfetto ordine. 
Alla destra di Taeil una parete semi-vetrata che dava su uno dei splendidi giardini che circondavano la reggia. 
Divanetti dietro di lui, tavolini ed un piccolo bar dove c'erano parecchie bibite alcoliche. 
Il tutto era pieno di piante qua è la, ricordando a Taeil la passione che il suo selvaggio aveva per la natura. 
<< Bene. >> Jaehyo si passò una mano tra i capelli. 
Ammirò il suo studio, canzonando Taeil
<< Bello, vero? Era lo studio di mio padre, ed ora è il mio. Mi piace trascorrere il tempo qui. Ad ogni 
modo.. >> passò davanti alla scrivania e si appoggiò sopra.
Era faccia a faccia con Taeil. 
<< Noi due, dobbiamo discutere di affari. >>
Taeil deglutì di nuovo, poi trovò il coraggio di parlare
<< Quali affari? >>


 


OHMMIODDIO. Sono tornata! Ahahaha...
Okay, forse nessuno se ne accorgerà, ma ho avuto il coraggio di ingoiare il rospo e caricare questo capitolo. :D
Graciiiia a tutte se siete arrivate fin qui! 
Veramente grazie! :D Un caloroso bacione,
JI

 

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