A boy like that.

di Tods
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** II ***
Capitolo 3: *** III ***
Capitolo 4: *** IV ***
Capitolo 5: *** V ***
Capitolo 6: *** VII ***
Capitolo 7: *** VI ***
Capitolo 8: *** VIII ***
Capitolo 9: *** IX ***
Capitolo 10: *** X. ***
Capitolo 11: *** XI ***
Capitolo 12: *** XII ***
Capitolo 13: *** XIII ***
Capitolo 14: *** XIV ***
Capitolo 15: *** XV ***
Capitolo 16: *** XVI ***
Capitolo 17: *** XVII ***
Capitolo 18: *** XVIII ***
Capitolo 19: *** XIX ***



Capitolo 1
*** I ***



Capitolo Primo.

E’ andata malissimo, ne sono certa. E’ stato un completo disastro. E’ pure stupido andare a controllare, no? Ho fatto innervosire l’esaminatore, che c’è di peggio? Ho criticato il suo parrucchino, che idiota! Era davvero fatto male, però. Sembrava avesse in testa un gatto morto. Poco importa, Christa! Poco importa. Non avresti dovuto farglielo notare, visto che da quel esame dipendeva tutto il tuo futuro…
Oh be’, vada come vada, diamo un’occhiata a queste liste…
Mentre con una mano mi coprivo la faccia per evitare che qualcuno potesse riconoscermi, con l’altra cercavo a tastoni il mio telefono nella borsa. Dovevo chiamare mia madre. Dovevo chiamarla e fingermi sconvolta e sbigottita per non aver passato l’esame di ammissione a quella scuola privata tanto prestigiosa per cui avevo, o meglio, aveva, fatto domanda. Preparai anche qualche lacrimuccia finta, giusto per sciogliere il mascara e per farmi sembrare ancora più sconvolta.
“Oh, mamma! Mamma non ce l’ho fatta!” no, no, aspetta, meglio: “Oh, mamma, non ci crederai mai, non mi hanno presa!” no, no…”Oh, oddio…mamma…mamma non mi hanno presa! Mamma non riesco a crederci! Ero sicura di avercela fatta…ci ho messo anima e corpo…” Dio sì, perfetto.
Urtai un paio di ragazze con i capelli biondo barbie e la pelle lattea. Tsè. Brutte oche stupide. Sorridevano. Merda, scema e più scema erano passate ed io no? Mi coprii la faccia anche con la borsa.
Quando fui davanti alla lista, feci scorrere l’indice sui nomi in elenco alfabetico. Niente, come pensavo. Cara mamma, dicevam...ritornai sui miei passi e rilessi con più attenzione.
Quella che avevo stampata sulla faccia era una smorfia di puro terrore. Oh, santissima merda. Il mio nome era lì, nero su bianco, impossibile sbagliarsi. Non avevo omonimi in tutto il paese. Oserei dire in tutto il mondo. 
Rilessi il mio nome più e più volte. No, cazzo. No, merda. Se il mio nome è lì significa che sono passata. E se sono passata significa che tra due settimane partirò per andare in quella schifosa scuola del cavolo. E se vado in quella schifosa scuola del cavolo è sicuro come la morte che troverò mio fratello…
No, dovete capirmi, io detesto mio fratello. Lo detesto sul serio. Nonostante abbia solo due anni più di me gioca a fare il padre (sì, quello che ho non è sufficiente, secondo lui) e mi comanda a bacchetta. O meglio, questo era ciò che faceva due anni fa, prima di partire per andare in quella prestigiosa scuola del cavolo.
Ecco perché lo odiavo. Era troppo intelligente. E per questo, agli occhi dei miei genitori, io ero uno schifo completo. Ma ero passata, giusto? Non dovevo fare così schifo, se ero passata.
Le belle notizie potevano aspettare. Ributtai il cellulare nella borsa. Se non mi davo una mossa avrei fatto tardi all’esame che avrebbe condizionato davvero il mio futuro…
 
Due successi in un giorno.
Oh, Dio. Ci sto prendendo gusto, accidenti. Questa deve proprio essere la mia giornata.
Strinsi la patente tra le mani. Questa sì che era una bella notizia. Patente. Auto, presto. Libertà, finalmente. Tornai a casa felice come una Pasqua, così tanto che per un pelo mi dimenticai che dovevo tener conto alla Squadra-Di-Inquisizione-Familiare-Ovvero-Mia-Madre. Stavo già salendo in camera, pronta a chiamare la mia migliore amica Becky per dirle della patente, quando la mamma mi bloccò sulle scale con un:-Allora?
Feci una smorfia, e prima di voltarmi mi chiesi quale atteggiamento avrei dovuto adottare. Entusiasta? Disperata? Decisi di far finta di ignorare a cosa alludesse. Non una gran bella mossa, Christa, devi ammetterlo.
Mi voltai:-Allora cosa?
Come previsto, s’innervosì. Amavo farla innervosire. Mi piaceva guardarla accigliarsi come se non capissi qualcosa di ovvio. Mi veniva da sorridere ogni volta che, nell’istante prima che si accorgesse che la prendevo in giro, si grattava la testa cercando di capire dove aveva sbagliato. Sì, la mamma ha ragione. Sono uno schifo, e per quanto mio fratello possa essere odioso, messo in confronto con me è un angelo sceso dal cielo.
-L’esame.
-Oh, ho preso la patente.-Dio, le fumava il cervello. Se avessi avuto la vista a raggi-X sono sicura che avrei potuto vederlo prendersi a schiaffi. Le schiumava la bocca dalla rabbia(manco fosse un pitbull inferocito).
-Bene. Ne parleremo dopo. Voglio sapere dell’esame di ammissione.-mi ammonì, severa.-non fingere di averlo dimenticato.
Mi trattenni dal farle la linguaccia (cosa che non mi avrebbe giovato molto, vista la situazione) e mi limitai ad un’alzatina di spalle.
-Mi hanno presa.-prima che potesse elaborare la notizia mi voltai e salii le scale di corsa. Avevo paura, suppongo, che mi abbracciasse in lacrime. No, non fraintendetemi non la odio, e le non mi odia, ne sono consapevole. Così come sono consapevole che per lei, da tutta la vita, sono un’incredibile delusione. A lei non sembrava di chiedermi molto. Essere brava a scuola, fare danza classica tre ore al giorno, esercitarmi con il violino due ore al pomeriggio, e magari imparare una lingua. Cose da niente, insomma. Io, dal canto mio, non sapevo suonare nemmeno il triangolo, detestavo ballare ed a scuola mi sospendevano spesso e volentieri. Ero brava, per carità, almeno quello, ma rispondevo a tono ai professori (senza pentirmene mai, nemmeno dopo ore ed ore passate in Aula-Punizioni) e mi ‘distraevo con facilità disarmante’ (cito testuale la mia professoressa di letteratura).
Immaginai la mamma sola nel salotto sorridere come un’ebete. Per una volta, una, accidenti, avevo fatto ciò che desiderava. L’avevo resa orgogliosa di me.
Considerando che mio fratello non faceva altro da quando era su questo pianeta non era niente male come risultato. Era intelligente, spigliato, sportivo, bellissimo e perfetto. Dannazione…era…adorabile. 
E per questo, lo detestavo con tutta me stessa.
Mi buttai a peso morto sul letto e composi il numero di Becky. Bel lavoro, Christa. Complimenti. Attesi in linea qualche secondo.
-Pronto?
-Becks! Sono io.
-Woho!-sentii la sua voce alzarsi di due toni.-Allooora? Patente sì? Patente no?-Ehm, in realtà non era proprio tutta la vita che ne parlavamo (anche se lo sembrava, a sentirci). In realtà non eravamo amiche da tutta la vita, io e Becky. La conoscevo da un paio di anni, ed era la mia migliore amica perché…be’, in sostanza era l’unica persona che mi conosceva da più di due minuti e non mi detestava. Questo perché è la persona più straordinaria del mondo. Becks è una santa, sul serio. Ma una santa fica, non una di quelle ragazze sciapite tutte Casa-e-Chiesa. Becks si sa divertire alla grande, ma ha quel visino d’angelo, quella pagella innamorata, quella voce così dolce…Becky è perfetta quasi quanto mio fratello. Forse è per questo che le piace così tanto.
-Patente sì!-dissi con orgoglio. Lunga serie di strilli acutissimi che avrebbero messo a dura prova l’udito di mio nonno (che è praticamente sordo, per la cronaca)
-Oddio Christa è un sogno!-strillò ancora.-E la macchina?
Già, la macchina. Aspetta e spera.
-Mmh, in teoria ancora non ce l’ho. Ma credo che arriverà presto, perché, ehm…-breve pausa-..sai…
Me la figurai mentalmente contrarre il volto in un’espressione corrucciata.
-Oddio Christa-ripeté, ma con un tono completamente diverso.-Oddio Christa, no, non dirmi che…
Sospirai:-Sì, mi hanno presa.
Di quello sì, di quello parlavamo spesso, da un po’ di mesi. Dal giorno in cui mia madre mi aveva annunciato che aveva spedito la domanda per la scuola. Dal giorno in cui avevo cercato di scappare di casa in bicicletta e mi ero persa. Becky detestava l’idea di separarsi da me, ed io altrettanto, ma lei aveva scelto un’altra scuola privata, appena fuori città. 
-Oddio Christa, no…-aveva la voce rotta dal pianto. 
-No Becks, non piangere, dai. Ci sentiremo tuuutti i giorni, e ci vedremo tuuuutte le settimane.-Veniva da piangere anche a me. Nooo, Christa, ricaccia tutto dentro, da brava. Se piangi tu, chi le tirerà su il morale? Chi le dirà che è tutto okay?-Passo a casa tua verso le sei.
Chiusi la chiamata e mi girai sulla schiena. Il soffitto della mia stanza era tappezzato di post-it colorati. (Altra cosa che la mamma detestava e che perciò io adoravo)
“Ritirare camicetta dalla tintoria”, “Restituire calzini portafortuna a Becks”, “Scrivere relazione sulle guerre di secessione”, “Chiamare Jad”, “Consegnare ricerca sulla famiglia reale”..
Si accumulavano, giorno per giorno, gli uni sugli altri. Ero una procrastinatrice nata. Ciò che potevo evitare, lo evitavo. Ciò che non potevo evitare, lo rimandavo. E ciò che non potevo rimandare, be’ accidenti, quello ero costretta a farlo, ma lo facevo in maniera così superficiale e squallida che era quasi come se non l’avessi fatto. Ottima filosofia Christa, ottima davvero.
“Chiamare Jad” era su quel muro da settimane, sul serio. Era la cosa che rimandavo con più facilità ed assiduità. Roba che avrei preferito una sessione di shopping-coccole-pettegolezzi con mia madre, piuttosto che fare quella telefonata.
Giacché avevo il telefono in mano, però, tanto valeva che lo chiamassi, no? Così mi sarei tolta il pensiero. Giusto un: “Sono viva, sei vivo?” e poi non l’avrei sentito per almeno due settimane. Un piccoliiissimo sforzo Christa, dai. Credo in te. Ce la puoi fare.
Proprio prima che componessi il numero, sentii suonare il campanello. Papà!
-Allora? Dov’è la meravigliosa ragazza con la patente che tra due settimane va a…
Lanciai il telefono e corsi giù dalle scale urlando:-Papà!!
Sì, sono una cocca di papà, problemi? 
Mio padre era una forza, sul serio. Tutto il contrario della mamma. Papà era felice per la scuola, ma non come lei. A lui importava, ma non quanto a lei. E , cosa più importante, a lui interessava anche della patente. 
-Oh, bambina mia, sono così fiero di te...-mi scompigliò i capelli con una mano.
Sorrisi come una stupida. Quand’ero con mio padre ero così diversa…Christa la ribelle, Christa la pecora nera, Christa che non-vale-un-fico-spiaccicato, era Jamila.
Era bella. Bellissima. Jamila.
-Oh, Jamila…-sussurrò papà. Credo che sarei rimasta a farmi coccolare ancora un bel po’se, per purissimo caso, mentre papà mi faceva volteggiare tra le sue braccia, non avessi visto di sfuggita l’orologio. Le sei e cinque. 
Dannazione, ero in ritardo.
Come sempre.
E Becky si sarebbe infuriata.
Come sempre.
-Papà!! Mettimi giù, dai! Devo andare.
Lui non sembrò molto contento di lasciarmi andare, ma sapeva bene che Becky era l’unica amica che avessi, perciò in un certo senso doveva lasciarmi andare. 
-Ceno da Becky!-strillai, afferrando il cappotto, ed uscendo dalla porta d’ingresso che sbatté con un tonfo. 
*
Spazio autrice(lalala)
Et voilà! Eccomi qui, tornata con questa nuova FanFiction
appena cominciata (non preoccupatevi, intendo finire quella che già
scrivevo) 
Spero che questa storia non vi abbia delusi, perchè è completamente
diversa dalla precedente!! (inoltre questa è completamente
inedita a chiunque) 
Bene, è ancora all'inizio, e quindi non ho molto da dirvi, 
tranne che aggiornerò solo dopo aver ricevuto
almeno 4 recensioni (dato che l'altra FF la recensiscono
sempre le solite u.u) 
Credo molto in questa storia e voglio sapere cosa ne 
pensate.
:)
Els
p.s. il meraviglioso banner è stato gentilmente offerto da @ehitommo lalala

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Capitolo 2
*** II ***



Capitolo Secondo

Due settimane dopo, non era cambiato niente. Dopo la “terribile notizia” (per Becky sembrava peggio di una minaccia di morte, ve l’assicuro) tutto sembrava tornato alla normalità. Anzi, avevamo addirittura smesso di parlarne. Come se non fosse vero.
Alla stazione, il giorno della partenza,  c’erano tutti (mamma, papà, Becky, e la vicina rompiscatole vedova a cui era morto un figlio, sempre che l’avesse avuto davvero e non se lo fosse inventato). La scuola distava un paio d’ore da casa, ed era praticamente a ridosso della ferrovia. Anche con due fette di prosciutto davanti agli occhi, una volta scesa dal treno, sarebbe stato impossibile perdermi. E poi la mamma sapeva (era scaltra e subdola, quella donna, ed in più sapeva ricattarti come nessuno) che non sarei scappata. Aveva detto che se l’avessi fatto non mi avrebbe comprato l’auto. Così io e Becky avevamo convenuto che l’auto fosse una priorità (veniva addirittura prima della mia felicità/salute mentale).
-Dai Becks, non vado in guerra, vado a scuola.-le dissi per la millesima volta, asciugandole le lacrime. Un altoparlante richiamò la mia attenzione. Annunciavano per l’ultima volta che il mio treno stava per partire.
-Buon viaggio, Christa!-disse la mamma, anche lei in lacrime, sventolando un Kleenex. Sembrava uno di quegli addii ultrafinti di quei vecchi film drammatici. Una roba di cattivo, oserei dire pessimo, gusto. Papà mi aiutò a issare la valigia sul treno. Salii le scale di corsa.
-Au revoir, mes amis!- urlai, sventolando la mano con fare teatrale. Papà mi salutò con un cenno del capo. Mentre il treno partiva con uno strattone, mi sedetti al mio posto ed incollai il viso al vetro del treno. Vidi Becky piangere, ancora, e lessi il labiale di mio padre. “Buon viaggio, Jamila”.
Rimasi con la faccia contro il vetro praticamente finchè la stazione non fu che un puntolino all’orizzonte. Poi mi rilassai sul sedile, e mi addormentai.
 
Fui risvegliata dalla voce del capotreno (un uomo di età indefinita con una pancia innaturalmente tonda e degli occhiali spaventosamente brutti) che annunciava che saremmo arrivati a destinazione nel giro di cinque minuti. Spalancai la bocca in un immenso sbadiglio, poi mi rassettai i capelli con un gesto. Vidi il mio riflesso nel finestrino opposto: avevo un aspetto terribile. Dovevo aver pianto nel sonno, perché il mascara mi si era sciolto sulla faccia. Tra le mani stringevo ancora la compilation che mi aveva fatto Becky, stracolma di canzoni di cui mezzo paese ignorava l’esistenza (cosa che a noi faceva più che piacere) ma che erano diventate ormai colonna sonora della nostra amicizia. Roba melensa. Roba da Becks.
Il treno si fermò dolcemente, e vidi la stazione, ed alle spalle, la mia nuova scuola. Fui colta da una forte nausea. Non ero mai stata così lontana da casa. Quasi quasi mi mancava la mam…
I miei occhi si posarono sul ragazzo che faceva ciao-ciao con la manina appena fuori dal treno. Feci una smorfia. Fantastico. Cominciamo bene.
-Hai bisogno di aiuto con i bagagli, Christa?-mi chiese, avvicinandosi alla scaletta. Il mio bagaglio pesava più o meno come un’elefantessa incinta, ma non gli avrei mai dato quella soddisfazione.
-No, so badare a me stessa.-trascinai la valigia giù dal treno con stizza.
-Non saluti nemmeno il tuo fratellino?
Mandai gli occhi al cielo. Diamine, che spaccone. Ma non gli faceva male al cervello essere così stupido? Ignorai completamente le sue braccia aperte ed il suo sorriso a 32 denti. Lui aggrottò le sopracciglia e sbuffò.
-Okay, Miss Cimitero Infestato, come vuoi. Mi sei mancata anche tu in questi,ehm, anni.
Detestavo il suo finto sarcasmo. Era solo un modo per mascherare la sua prepotenza. Ci mancava solo che passasse dalla modalità fratello maggiore alla modalità nonnina orba…
-Dio, Christa, come sei cresciuta…!-disse, portando una mano alla bocca. Oh no. No, No.-E guarda che culone che hai messo su!
Ecco, volevo ben dire. Gli avrei volentieri spaccato quel suo brutto muso, ma la valigia mi aveva messo k.o. entrambe le mani.
-Bene, ho la schiena a pezzi, ci muoviamo, o aspettiamo che nasca l’elefantino?-mio fratello fece una faccia stranissima. Oh, giusto. Quella dell’elefantessa incinta l’avevo solo pensata. Pff. Poco male.
Presi a trascinare la valigia (la mamma diceva che il trolley non era abbastanza di classe per una signorina come me) in direzione della scuola. Lui mi sfilò il manico dalle mani, con un sorriso:-Dai, stupida, smettila. Lo so che mi vuoi bene.
Feci una smorfia:-Se ne sei convinto…-cercai di restare seria, ma mi veniva da ridere, in realtà. Mmm. Non farlo. Non ridere. Accidenti, Christa! No. No. Non ridere. Dai. Troppo tardi.
Mi scompigliò i capelli con una mano.
-Aah, la mia sorellina…
 
Il ventilatore ronzava fastidioso, mentre la segretaria ossuta dall’aria nevrotica cercava nel cassetto la chiave della mia camera e l’orario delle lezioni. Mio fratello mi stava addosso come un’ombra. Ed io che avrei voluto fingere di non conoscerlo!
-Oh, signorina, deve scusarmi.-aveva una nocetta flebile e tremolante-ma la sua chiave non è al momento reperibile, dovrebbe ripassare per l’ora di cena, se non le spiace.- No, guardi, preferisco dormire nel refettorio. O nei corridoi. Ho sentito che non cambiano la moquette da trentasei anni.
Mi porse l’orario delle lezioni, e poi rimise il naso nelle sue scartoffie, aggiustandosi una ciocca di capelli che le ricadeva sulla fronte.
Guardai l’orologio: le dodici e un quarto. Bene, perfetto. Il mio stomaco brontolò.
-Adesso poggi le tue cose nella mia camera, e poi andiamo a pranzo.-disse lui, risoluto. Dato che non avevo opzioni migliori (a dire il vero sistemarmi nel corridoio non mi sembrava più un’idea così malvagia) lo seguii nei dormitori dei ragazzi del terzo anno. Brulicava di gente che correva verso la sala mensa. Un sacco di tipi dall’aria odiosamente snob (ovvero la stessa che aveva lui) salutarono mio fratello. Camminammo un bel po’, fino ad arrivare nel corridoio D, dove c’era la sua camera.
-Accidenti Jad, ma sei sicuro che la tua camera sia in questa dannatissima scuola?-avevo mormorato.
Bussò piano, ed un ragazzo piuttosto carino venne ad aprirci.
-Oh, eccoti, finalmente. E tu devi essere Christa…-mi sorrise, e ricambiai, arrossendo lievemente. Oh, Jad, ma chi è questo figone?
Mi tese la mano e l’afferrai subito, forse troppo in fretta (non volevo sembrare una sgualdrina/gatta morta al primo figone che mi si parava davanti!)
-Piacere, sono Liam.-mi fece l’occhiolino. Oh, merda. Cari ormoni, smettetela, vi prego, ho una certa dignità. All’improvviso spuntò un altro ragazzo, molto diverso da Liam. Era biondo, con gli occhi azzurri, ed aveva un sorriso abbacinante. Mio dio, Jad, ma conosci tutti i figoni del pianeta, o è una mia impressione? Mah, mi fa piacere, fratellino.
Lui però sembrava alquanto scocciato.
-Loro sono i miei amici. Niall è irlandese, ed è il mio nuovo compagno di stanza, mentre Liam lo è stato fino allo scorso anno…-non prestai minimamente attenzione alle sue parole, persa nei sorrisi di quei due ragazzi stupefacenti.
-Andiamo a pranzo?-fece Niall ed io mi ritrovai ad annuire come una deficiente.
-Per di qua.-disse mio fratello, con aria scocciata. Gli dava fastidio che familiarizzassi troppo con i suoi amici? Oh, che meraviglia. Non potevo chiedere di meglio.
-Arrivo, Jad.-era strano, quel soprannome. Solo io lo chiamano così. In teoria ‘Jad’ non era nemmeno una parola. Era solo una sillaba, l’unica che riuscissi a pronunciare quando avevo si e no due anni. Aveva un nome troppo difficile, per la miseria. Così, da ormai tutta la mia vita, lo chiamavo Jad. Era come un alter ego per lui. In fondo non l’odiavo. In fondo era sempre e comunque mio fratello, in fondo…
-Christa, smettila di sbavare, torna tra noi! Il mondo è qui. Occhio, altrimenti inciampi, non guardare il culo a quello lì, non ti avvicinare a quello là, non accettare caramelle gommose da quell’altro lì, non…-aspetta, rimangio tutto. Jad è un pezzo di merda, caso chiuso.
-Ehi! Per di qua!-disse Liam a mio fratello, che era rimasto indietro. Si era fermato a salutare un mucchio di persone sorridenti. Sentii una fitta di bruciante invidia. Jad frequentava i ‘tipi giusti’, per così dire. Quelli con cui io non avevo mai avuto a che fare nella mia vita ( e con cui intendevo non parlare più dello stretto necessario, sia chiaro) e che qualunque altra ragazza della mia età avrebbe considerato una chiave per il successo (io non sono un’arrivista arrampicatrice sociale, per mia fortuna). La cosa che mi urtava i nervi, quindi, non erano i suoi amici in sé e per sé, ma il semplice fatto che perfino in quel caso, mio fratello era migliore di me.
Misi la mano in tasca e strinsi la patente. Jad l’auto non l’aveva. (Okay, in teoria al momento non l’avevo nemmeno io, ma almeno i miei me l’avevano promessa)
Con quella magra consolazione, mi sedetti attorno al piccolo tavolo che gli amici di mio fratello avevano occupato. Sentivo gli sguardi di tutti addosso. Soprattutto quelli delle ragazze del primo e del secondo anno. Tipo le barbie della mia città, Shandi e Mandi, che in due racimolavano a stento mezzo cervello. Mandi era un anno avanti a me, capelli biondi, lunghi e lisci, occhi azzurri, sorriso smagliante. Shandi aveva la mia età, ed era la versione con gli occhi verdi di Mandi. A guardarle sembravano gemelle, ma non erano nemmeno parenti. Frequentavano solo lo stesso corso di danza classica al quale la mamma aveva sempre desiderato che partecipassi. Temo desiderasse diventassi la versione olivastra di Mandi-e-Shandi. Roba da brivido.
Un ragazzo fischiò al mio passaggio, e mio fratello, non fosse stato per Fig-Liam e Fig-Niall gli avrebbe fatto saltare tutti i denti. Capite? Con un fratello così sarebbe stato a dir poco impossibile uscire con un ragazzo (forse perfino più difficile che trovarlo).A dir poco. Mandai gli occhi al cielo.
Al tavolo ci aspettava già una ragazza, con i capelli rossi e gli occhi scuri. Era davvero molto graziosa, ed aveva il viso cosparso di lentiggini. Sembrava…simpatica. Le ultime parole famose.
-ZAYN!-trillò-Oh, orsacchiotto…-sotto il mio sguardo orripilato (orripilato è limitativo, in realtà)ficcò la lingua in gola a Jad. Bene.

*
Spazio autrice (lalala)
Eccomii!
E' passato parecchio, lo so, ma sono stata davvero
occupatissima, e poi volevo che fosse assolutamente 
perfetto <3
Suppongo vi foste fatti un idea di chi era il fratellino di
Christa...ahaha il caro vecchio Zayn!!
Detesto le cose banali, perciò dato che tutti fanno FF sulle sorelle di
Lou o di Liam, io ho deciso di variare (?) 
ahahah  lo ammetto, Christa mi fa scompisciare!
Cosa ne pensate? voglio commenti su tutto!
Cosa vorreste che succedesse?
C:
'The rest is still unwritten'
Len.

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Capitolo 3
*** III ***



Capitolo Terzo

Oddio. Salvatemi. Vi prego, prego, preghissimo. Mamma, lo so che non sono stata una brava figlia, ma ti prego, ti scongiuro, salvami. Non lo chiederei se non ne avessi disperatamente bisogno, e lo sai.
Roxanne, però, era la Testa-Vuota più vuota che avessi mai conosciuto (appena un gradino in basso a Shandi-e-Mandi, per intenderci). Tipo che sarebbe stata capace di rispondere con un risolino a qualsiasi domanda (2+2? Quando scade lo yogurt? Sei vergine? Accidenti ma cos’hai in quella testa, aria compressa??). per un precisino ultra intellettuale come mio fratello, mi sarei immaginato una ragazza completamente diversa. Tipo una di quelle studentesse modello che sembrano avere tutto dalla vita, una tipo Becky, dico. Non il Terzo-Clone-Mal-Riuscito-Di-Shandi-E-Mandi.
Seduta a quel tavolo, ero seriamente tentata dal tagliarmi le vene con le posate di plastica, o al massimo avvelenarmi con il succo d’arancia inaciditio.
In effetti la mamma mi aveva accennato che la cosa meno ultra-mega-stra-fantastica della scuola era la cucina ma, giuro, io non credevo che il cibo avrebbe fatto così tanto schifo. Se riusciva a nauseare me doveva essere sul serio tossico.
-Orsacchiotto, mi passi il succo?-gli mormorò Roxanne all’orecchio, sbattendo le ciglia. Zayn  le sorrise e glielo passò, facendole l’occhiolino. Ma ti prego, vado a vomitare.
Se non fosse stato per Liam e Niall, credo, mi sarei uccisa davvero. ( o quanto meno avrei vomitato davvero anche l’anima sulle scarpe Prada di Roxanne, così palesemente non-coordinate con la divisa).
-Zayn ci ha parlato molto di te.-disse Liam, infilando in bocca una forchettata di quella che azzardavano definire “pasta”. Detestavo quando chiamavano mio fratello “Zayn” . Okay, era il suo nome. Ma lo odiavo.
Becky dice che è perché significa “bellissimo”, mentre Jamila significa soltanto “bella”. Dice che soffro di inferiorità cronica nei suoi confronti. Becky è solo un’impicciona.
-Davvero?-volevo suonare sarcastica, ma non sarebbe servito a molto, anche perché Jad era terribilmente occupato nell’esplorare la gola della sua Tanto-Amata-Fidanzata-Testa-Vuota. Niall annuì.
-Sì, dovevi sentirlo! Era tutto un “attenti qui, mi raccomando là…” manco dovessimo diventare le tue personali guardie del corpo…
Arrossii di botto:-Già. Jad crede che io non possa avere relazioni interpersonali con nessuno che non sia lui. E’ terribilmente geloso e spaventato dal fatto che la mia vita possa non essere uno schifo completo. Fosse per lui potrei passare il resto della mia inutile esistenza chiusa in una torre. Io, un mucchio di piantine rachitiche….magari un pesce rosso…
Niall rise. Aveva una risata…Wow. Era la cosa più indescrivibilmente sexy che avessi mai sentito. E la cosa più assurda era che lui non sembrava accorgersi dell’effetto che avva!
-Dai!-disse-Lo dice per te! Lo fa perché..è…un fratello…pre…pre…premur…-non riusciva nemmeno a dirlo. Non riusciva più nemmeno a smettere di ridere. Già, premuroso. Lui era tutto, eccetto che premuroso. Poco, ma sicuro.
Jad si staccò un momento dalla Piovra Umana e diede uno schiaffo sulla nuca all’irlandese.
-Occhio, che ti controllo!
Liam nascose il volto tra le mani, senza smettere di ridere:-Adesso si mette a controllare pure te!!-Zayn gli rifilò un dito medio mentre palpeggiava il didietro di Roxanne con l’altra mano. Impegnativa, la vita di mio fratello.
Mandai avanti il mio piatto intonso, con un’espressione abbastanza schifata.
-Bene.-esordii, osservando il mio orario delle lezioni.-Ho storia con la Moxey, e non arrivare tardi alla mia prima lezione…
Sperai che Jad non badasse troppo a ciò che avevo detto, e continuasse a baciare Roxanne, in modo da lasciarmi sgattaiolare via verso la libertà con nonchalance, ma purtroppo aveva già impostato la modalità Opprimente-Fratello-Maggiore.
-Andiamo, ti accompagno.-scansò delicatamente l’ochetta giuliva e piantò in asso i due ragazzi fighissimi, che si rimpinzavano ancora come se fosse la prima volta che mangiavano dopo secoli di digiuno. Niall mi salutò con un cenno del capo, Liam mi sorrise a bocca piena. Roxanne trillò:-Ciao Christa!
Raccolsi tutta la mia forza di volontà per non tirarle un pugno sul naso. Tu, brutta bambina odiosa, come osi pronunciare il mio nome…?
Zayn mi spintonò attraverso una fila di corridoi tutti uguali. Mi sembrava di giocare a mosca cieca. Brancolavo nel buio, e lui si prendeva gioco di me come un bulletto. Tipico. Tipicissimo di lui.
-Posso cavarmela da sola!-dissi, puntando i piedi-Non ho bisogno di una fottutissima scorta!
Lui tirò su le sopracciglia facendo un sorrisetto canzonatorio:-Ah, davvero? Ammettilo, Christa, non hai idea di dove siamo, né di dove stiamo andando.
Mi misi le mani sui fianchi e sbuffai:-Ovvio che non lo so, Jad, accidenti! E’ la prima volta che metto piede in questo labirinto del cazzo. Ma questo non significa che io abbia bisogno di una scorta per trovare la mia maledettissima aula!
Lui mi strattonò, ed alzò le mani in segno di resa:-Sai che ti dico?-sbuffò.-Bene!Va bene. Come vuoi tu, Trista, come vuoi tu! Diamine quanto sei insopportabile!-si allontanò di qualche passo, infuriato.-Non succederà più! Merda, te lo giuro, Christa, non ti aiuterò più!
Mi girai verso di lui e con quanto fiato avevo in corpo urlai:-Ti prego, Promettimelo.
-BENE!-urlò.
-BENE!-ripetei, e poi sbuffai. Ehm. Piccolo problema: ero nella merda. Come sarei arrivata alla mia classe? Brancolavo ancora nel buio. Certo, adesso il bulletto era sparito, ma almeno lui avrebbe potuto aiutarmi a non mettermi nei guai con la Moxey il primo giorno. Paradossale, dato che lui era la causa del 90% di tutti i miei problemi, ma purtroppo dannatamente vero. Ma perché sei sempre così stronza, Christa? Perché ti rovini con le tue mani?
-Corridoio H, secondo piano, Aula 3.-degluitii. Accidenti. Non poteva essere così difficile, giusto?
Sbagliato.
Camminai a vuoto per un bel po’. Io ed il senso dell’orientamento non andiamo proprio a braccetto, se devo ammetterlo. Aguzzai la vista e vidi una ragazzetta bassa, con una massa informe di capelli che teneva il naso dritto in quella che aveva tutta l’aria d’essere una… piantina! Gli occhi mi si illuminarono. Quella piantina doveva essere mia. Anche a costo di rubare, pregare, piangere o supplicare.
Per un momento, pensai a cosa dire, a come convincerla a prestarmela, a…al diavolo! Senza tanti complimenti gliela strappai dalle mani, lasciandola sbigottita. I suoi occhi miopi mi fissarono senza capire. Portava l’apparecchio, ed una spilla con su scritto “Jillian”. Ci mancava solo il freccione luminoso per i bulli con su scritto: “Eccomi, sono una sfigata cronica. Picchiatemi”. Suvvia Christa, non fare così. Finirai per somigliare a tuo fratello.
Be’, di sicuro non mi stavo facendo proprio tantissime amiche, ma almeno così avrei evitato di far imbestialire una professoressa dal nome agghiacciante che nemmeno conoscevo. Un buon compromesso, suppongo.
Girai l’angolo, cercando di destreggiarmi in quell’intreccio di scale e corridoi. Secondo me pure Harry Potter si sarebbe perso. Figurati io.
L’orologio correva veloce. Mancavano meno di cinque minuti. Cazzo. Cazzo. Oh, cazzo.
Stavo per entrare nel panico, quando notai di aver raggiunto il corridoio giusto del piano giusto. Un miracolo, forse, la mia buona stella. Aula, 6,7,8…mi voltai di scatto, andando a sbattere contro… oh, cielo, che apparizione. Respira Christa, su. Altrimenti muori.
Il ragazzo che avevo di fronte era decisamente troppo bello per essere vero. Occhi grandi e chiari, sorriso accattivante, fossette, ricci morbidi e impeccabili. Tecnicamente, perfetto. E, perciò, detestabile. Ah, caro ragazzo, solo non fossi stato così dannatamente bello, e consapevole d’esserlo, avrei potuto addirittura darti una mezza possibilità!
Così, invece di dire qualcosa di orrendamente squallido tipo: “oddio scusa, sono così maldestra” gli sputai in faccia un:-Ehi, idiota, sta’ attento!-mi sistemai la divisa e mi misi i capelli dietro l’orecchio, nervosa. Lui fece gli occhi dolci e spalancò la bocca in un immenso sorriso, capace di far sembrare una stella meno luminosa. Oh. Hai scelto la ragazza sbagliata con cui fare il cascamorto, bello. Sono cresciuta con uno così, e conosco tutti i vostri trucchetti…
L’avrei lasciato a bocca asciutta. Così in fretta che, come Jillian, non avrebbe avuto nemmeno il tempo di obiettare.
-Oh, accidenti, mi dispiace…-prima che ponesse fine alle sue falsissime scuse, mi voltai nuovamente e presi a camminare in direzione della mia classe. Famigerata Aula 3, eccoti finalmente.
-Aspetta…-mi afferrò per il polso. Ma guarda questo, guarda! Senti, ragazzino, non so come funziona da te, ma da me se uno se ne va senza salutare significa che non gliene frega un cazzo dell’interlocutore. Bene. Sarai anche un figo, ma già ti detesto.
-Lascia almeno che io mi presenti…-mi misi le mani sui fianchi, socciata. Ti sei messo a confronto con una troppo scorbutica, tizio che io non conosco.
-Sentiamo.-wow. Acida.
Mi porse la mano:-Harry, Harry Styles.
Mi accigliai:-Oh, interessante. Ti chiamerò quando me ne importerà qualcosa.-feci un piccolo sorriso sarcastico.-Bene, “Harry”, adesso io avrei lezione. Non so se tu hai meglio da fare, tipo importunare vecchine o deflorare vergini, ma io mi sa che passo.
Harry rimase davvero interdetto, così tanto che mi lasciò andare senza una parola.
-…almeno il tuo nome…
Dirglielo? A che pro? Mah. Dai, su, premio di consolazione.
-Christa.
Harry sorrise e disse:-Ciao, Christa.-detto questo tornò in mezzo ad un gruppo di spocchiosi ragazzi più in là, che lo accolsero a braccia aperte. Erano del secondo anno. La barbie-capo, quella che doveva essere Mandi (ma non ci giurerei) gli prese un braccio e rise come un’ochetta starnazzante.
Ovvio. Con chi poteva stare? Patetico. Si completavano a vicenda.
Varcai la porta dell’aula con gli occhi serrati, seguita a ruota dalla professoressa. Per un pelo. Quando riaprii gli occhi, vidi che i posti nell’aula erano tutti occupati. Tutti, eccetto uno, in fondo all’aula, proprio sotto la finestra. Mi ci avvicinai a testa bassa.
Accanto a me, una ragazza dai capelli lunghi e scuri pasticciava sul suo quaderno.
-Uhm. Ciao.-dissi. Di solito non attacco bottone con nessuno. Socializzare non è il mio forte.Ma dopo essermi comportata da-Christa con ben due persone, magari avrei potuto farmi almeno un’amica.
-Uhm.-non si girò nemmeno a guardarmi. M’incuriosì.
-Sono Christa.-precisai, e lei finalmente mi guardò negli occhi.
-Scarlett.-fece in tempo a dire, prima che la Moxey gridasse:-Buongiorno, ragazzi. Sono Dianne Moxey, vi insegnerò storia, e sarò il vostro incubo peggiore…-Oh, bene. Molto rassicurante

*
Spazio autrice(lalala)
Eccomi, dopo taaanto tempo! 
Questo capitolo mi piace, anche se non mi convince
molto, che dite? 
E' davvero davvero lungo per i miei standard u.u
Che ne pensate dei nuovi personaggi?
Qualcuno che vi ispira? 
Lo ammetto, è stato tremendamente difficile 
non scrivere mai "Zayn" nei due capitoli precedenti, 
ma volevo lasciarvi sulle spine (?)
LOL
Vi ringrazio da morire per le recensioni, passate
dalla mia altra storia, se ancora non la seguite
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1023498&i=1
<3
Aggiorno dopo quattro recensioni, giusto per capire 
se vi piace :)
PARERI, SU SU!

Lenny

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Capitolo 4
*** IV ***



Capitolo Quarto

Le due ore che seguirono furono tra le peggiori della mia esistenza. La professoressa Moxey era la serpe più viscida con cui avessi mai avuto a che fare. Aveva un’antipatia spiccata, e modestamente sembrava nutrire per me un odio particolarmente profondo. La mia solita fortuna.
Due file avanti a me, Jillian prendeva appunti diligentemente, spingendosi su gli occhiali con l’indice, ma la Moxey sembrava disgustata perfino dalla docile sottomissione di quella sottospecie di ragazza. Non brillo di simpatia, okay, lo ammetto, ma la Moxey era tutt’altra cosa. Era estremamente stronza. Disumana.
Seduta davanti a Scarlett (che, tra parentesi, continuava a disegnare conigli e uccellini sul suo quaderno) c’era Shandi-Sono-Stupida-Tyler, che controllava il suo trucco zuccheroso con uno specchietto a forma di cuore nascosto tra le matite.
-Mrs Tyler, vuole accomodarsi fuori dall’aula?-disse improvvisamente la professoressa, aprendo la bocca in un sorriso cattivo. Era dalla parte opposta dell’aula. Vidi SHandi boccheggiare, atterrita dallo sguardo penetrante di quell’arpia.-Allora?
Come un chihuahua tremolante, Shandi si avviò verso il corridoio, lo specchietto ancora stretto tra le unghie laccate di rosa. Quella ragazza è un vero spreco di ossigeno per l’umanità.
-Qualcuno vuole farle compagnia?-poi puntò i suoi occhi fiammeggianti nei miei. Sostenni lo sguardo, sentendomi montare dentro una rabbia ingiustificata. Era come una belva feroce: se sentiva che avevi paura, era la fine.
-Mrs. Blaine?-Scarlett era troppo impegnata a disegnare i denti aguzzi a quella che somigliava pericolosamente alla professoressa-lì-presente, per accorgersi di essere stata ripresa. Decisi che la tecnica del “pss” non era una grande idea. La professoressa mosse pochi passi verso di noi e ripeté:-Mrs Blaine?-Scarlett alzò appena lo sguardo, senza smettere di disegnare, ma dubito che avesse voglia di sentire una sola parola:-MRS BLAINE!
Aveva urlato così forte che per lo spavento la mia compagna di banco aveva in pratica lanciato in aria quaderno e matita. Arrossì di botto.
-Grazie.-scandì la professoressa, recuperando la calma. Scarlett si chiuse la porta alle spalle, e Dianne Moxey puntò i suoi occhi nei miei ancora una volta. Adesso eravamo tremendamente vicine, ed avevo una visuale completa del suo sorrisaccio cattivo e del suo neo abnorme. La fiera degli orrori.
-Qualcun altro?
C’era un silenzio spaventoso. Il cuore mi batteva così forte che temevo riuscisse a sentirlo. Qualcosa mi diceva che essere cacciata fuori dalla Moxey equivaleva a mettersi un cappio attorno al collo.
Forse è per questo che con tranquillità (apparente tranquillità, vorrei precisare) folle, mi alzai in piedi spingendo indietro la sedia.
-Posso?
SEE! FAGLIELA VEDERE, CHRISTA! Mi sembrava di guardare un’altra. In un certo senso lo desideravo. Mettermi nei guai, il primo giorno, era tipico di me ad essere onesti.
Uscii dall’aula con spavalderia, buttando nel cestino il plico di appunti di Jillian, en passent come direbbero i francesi. Tsè. Francesi del cavolo.
Ottimo lavoro, Christa, hai buttato nel cesso la tua vita. Sarai bocciata. Cacciata da quella dannata scuola. E non avrai l’auto. Complimenti.
Ma, nonostante tutto, non riuscivo a pentirmi di ciò che avevo fatto. Ma proprio per niente.
Christa 1, Moxey 0
 
-Christa?-una voce spiacevolmente nota mi solleticò l’orecchio. Storsi il naso.
Mi raggiunse e mi trattenne per le spalle:-Che ci fai qui?
-Potrei chiederti lo stesso! Mi stai perseguitando!-suonavo un po’ troppo lamentosa e un po’ troppo poco decisa. Harry-Sono-Un-Fico-E-Tutti-Lo-Sanno ridacchiò.
-Mi sgranchivo le gambe. Non ti sto perseguitando, semmai sei tu che mi capiti sempre tra i piedi…-lo disse con un tono che non mi piacque per niente.-Ma non hai risposto alla mia domanda.
Con la coda dell’occhio vidi Scarlett seduta sul pavimento, con la schiena contro il muro, intenta a giocherellare con il suo cellulare e, poco più in là, Shandi, di ritorno dal bagno delle ragazze. Inizialmente disinteressata, non appena Harry entrò nel suo campo visivo, Shandi tese le orecchie circospetta. Giusto. Harry era l’amichetto di Sono-Stupida-Mandi. Fico.
-Non m’interessava la lezione.-arricciai il naso infastidita. Harry si protese verso di me e mi lanciò uno sguardo quasi languido. Che viscido! Se Jad avesse potuto vederci gli avrebbe già fatto passare la voglia di flirtare. Ma dove accidenti sono i fratelli iper protettivi quando servono?? Perché, per quanto cercassi di non badarci, sapevo che ci stava provando. E a te fa piacere, Christa! Zitta stupida coscienza. Taci che è meglio.
-Ohh, ti sei fatta sbattere fuori?-cosa c’era nella sua voce? Appena un pizzico di ammirazione.
-Me ne sono andata io.-dissi alzando le spalle. Sembrava la cosa più normale del mondo.
Mi sorrise sornione:-Sono una ragazza cattiva.
Mi voltai e presi a camminare lungo un corridoio che non avevo mai visto, con le guance paonazze. Non potevo crederci. Avevo cominciato a provarci anche io. Che schifo Christa, riprenditi. Non abbassarti al suo livello. Mmm.
Sentii il cellulare vibrarmi. Lo presi con una punta di timore, nonostante sapessi, in un certo senso, che non avrebbe mai potuto essere Harry, dato che non gli avevo mai dato il mio numero.
Quello che vidi, però, non mi piacque molto comunque. Zayn.
“Sei viva? Ho un’ora libera, se ti va possiamo studiare insieme”
Ma non mi aveva detto che non mi avrebbe più aiutata? Ci avevo quasi sperato. Non potevo avere un fratello normale, uno di quelli che a scuola fa finta di non averti mai visto in vita sua? Giusto io mi dovevo beccare quello maniaco del controllo? Uffa, che strazio.
Stavo per rispondergli che, se proprio voleva, poteva schiaffarsi il suo invito su per quelle sue chiappe da pakistano, quando il telefono vibrò di nuovo. Zayn, ancora. Questo è matto. Sul serio.
“ Ci saranno anche Liam e Niall”
Mmm. La cosa si faceva più interessante, decisamente. La campanella suonò, e i corridoi si fecero man mano più affollati. Dove si va in un’ora libera? In biblioteca. Dov’è la biblioteca? Bella domanda.
Ma certo! La piantina. Mi tastai le tasche della gonna: vuote. Perfetto, l’avevo lasciata sotto il banco.
All’improvviso mi sentii persa, e presi a svoltare senza meta più e più volte. Non so come, mi ritrovai nel corridoio B. Completamente persa. Dall’altro lato del mondo. Bene. Così sarei stata costretta a chiamare quell’angelo di Jad. Destino crudele…! Ammettilo, l’hai fatto perché stai dalla sua parte, eh? Vaffanculo.
Piena di rabbia digitai in fretta:
“Sono nel corridoio B, mi vieni a prendere?”
Non feci nemmeno in tempo ad inviare l’sms che sentii due mani coprirmi gli occhi. Accidenti Harry ma come cavolo hai fatto a trovarmi, se nemmeno io so dove sono? Ammettilo, mi stai pedinando.
-Uffa, ma allora è vero che mi perseguiti! Senti…-le mani allentarono la presa tutt’un tratto.
-Ma dai! Abbiamo solo pranzato assieme!-mi voltai e mi trovai davanti l’ultima persona che credevo di vedere. Sorrisi imbarazzata.
-Non pensavo fossi tu, Niall.
Lui ridacchiò e mi sentii avvampare.: -Che ci fai da queste parti?
Ignorai la domanda:-Ti ha mandato Jad?
Aggrottò le sopracciglia.
-Zayn.-dissi, spicciola. Appunto mentale: non chiamarlo ‘Jad’.
Scosse piano la testa, con un sorriso:-No, ho appena finito inglese con Murray-indicò l’aula alle sue spalle, dalla quale dopo poco uscì Liam, che mi salutò con enfasi.
Per un po’ ci fu quel silenzio imbarazzante che ci può essere solo tra tre persone non molto estroverse che non si conoscono bene. Io non facevo altro che fissarmi la punta delle converse(‘Scarpe a scelta’, per l’appunto, l’unica cosa libera di tutto il guardaroba).
Per fortuna (giuro, sul momento mi è sembrata davvero una fortuna, ma per non più di tre secondi) mio fratello ci raggiunse in fretta, tutto trafelato, in compagnia di Roxanne-Testa-Vuota.
Lei mi buttò le braccia al collo:-Ciao Christa! Com’è andata la tua prima lezione?
Avevo una voglia inconfessabile di prenderla per i capelli e di urlarle in faccia che me n’ero andata perché la professoressa era un pezzo di stronza, e che diceva più boiate di lei, ma mi trattenni, perché non volevo che Jad sapesse che mi ero già cacciata nei guai. Dirglielo equivaleva a scavarsi una fossa profonda duecento metri, su per giù.
-Bene. Noiosa, ma bene.-feci un sorriso falsissimo.
-Tanti compiti?-fece eco Zayn, ed io rimasi letteralmente impalata. Compiti? Ehm, avrei dovuto chiederli a qualcuno. Peccato che l’unica persona che non detestavo fosse stata cacciata giusto tre secondi prima di me. Tirai l’orario fuori dalla tasca.
-Ho tempo per farli.-indietreggiai.-tra mezz’ora ho ginnastica con Blake, e non voglio arrivare tardi…e poi devo anche cambiarmi…
Feci per indietreggiare ancora, ma l’espressione scettica di mio fratello mi confusa. Liam trattenne a stento un risolino, puntando alle sue spalle con il pollice:-La camera di Zayn è da quella parte.
Mi sbattei una mano sulla fronte:-Giusto, giusto, che sbadata!-merda Christa, ma che ti prende? Sai mentire molto molto meglio di così! Tutto quell’omettere, nascondere, e fare la dura mi avevano mandato in corto circuito il cervello.
-Ti accompagno io.-disse Niall risoluto, poi si rivolse agli altri.-Voi andate, io cercherò di impedirle di perdersi ancora e poi vi raggiungo.
Mio fratello annuì, abbastanza convinto. Doveva fidarsi parecchio del biondo, perché altrimenti non mi avrebbe mai e poi mai lasciata sola con lui.
Quando avemmo girato l’angolo, a sorpresa Niall disse:-Ti hanno buttata fuori, vero?
EH? Per un momento rimasi in silenzio, zittita da tutta quella franchezza e complicità. Niall riprese a parlare senza aspettare la mia risposta. Il mio silenzio in quel caso, valeva più di mille parole, era tipo un freccione luminoso che mi aleggiava sulla testa.
-Non preoccuparti, anche a me è successo il primo giorno. Devo ancora abituarmi. Qui i professori sono tutti esigenti e parecchio stronzi. Insomma, in Irlanda è..
Ritrovai la voce chissà dove:-Me ne sono andata io.
Si accigliò:-Come, scusa?
Risi piano:-Me ne sono andata.-feci spallucce, ripetendo semplicemente ciò che avevo già detto. Niall sgranò gli occhi.-Sai, ho fama di essere una ragazza difficile.
Niall mi guardò di sottecchi:-A me non sembra affatto.
 
-Ehm…io aspetto fuori..-disse, non appena arrivammo davanti alla camera di mio fratello.
-Come vuoi.-nella mia voce non c’era alcuna malizia. Era un amico, niente di più. Mi allungò la chiave e l’afferrai.
Mi preparai controllando ogni due secondi l’orologio. Cos’era tutta quella voglia di arrivare in orario? Faccio schifo a ginnastica. E poi il nome del professore mi ispirava antipatia. E poi, ammettiamolo, sapevo che mi sarei fatta odiare piuttosto in fretta. Ops.
Quando, dieci minuti prima della lezione, uscii nel corridoio per farmi accompagnare in palestra, trovai l’irlandese seduto di spalle contro la porta, intento a mangiucchiare una merendina. Quando mi vide in tuta ginnica per un pelo non si strozzò.
-Il panna mi sbatte così tanto?
Niall rise, e quel suono cristallino mi accompagnò per tutta la lezione, mentre quel matto di Blake ci faceva sudare come matti.
-Le gocce di sudore sono le lacrime del grasso!-Ehm, prof, cambi spacciatore, se non le spiace.

*
Spazio autrice (lalala)
RIECCOMI, finalmente!!
Era da un secolo che non aggiornavo, ma
non potevo lasciarvi così!!
Questo capitolo mi piace, perchè finalmente Christa
comincia a interagire con un po' di persone invece che
fare la Signorina-Me-Ne-Sto-Per-Cazzi-Miei
<3
Spero vi sia piaciuto :)
Grazie mille per tutto!!

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1201017&i=1
(
qui trovate la mia One Shot) 

Tanto amooore
Tods

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Capitolo 5
*** V ***



Capitolo Quinto

Finite le lezioni, mi era rimasto ancora qualche desiderio suicida, ma ero così stanca che probabilmente non avrei avuto la forza nemmeno per ammazzarmi. Sudata all’inverosimile, mi ero trascinata in segreteria, dove la connetta nervosa di quella mattina mi aveva allungato le chiavi della mia camera con un sorriso di circostanza. Che schifo di primo giorno.
I professori erano degli stronzi con le rotelle fuori posto, le ragazze tutte oche stupide e senza cervello e i ragazzi tutti fighi e snob (eccetto Niall e Liam tutti gli altri sarebbero da buttare, mio fratello compreso). Merda, merda che scuola d’élite.
Ma che ci facevo lì? Non era un posto per me. Era tutto così serioso e noioso…tutto così…
Mi fermai un attimo di fronte alla bacheca degli annunci che troneggiava sulla parete destra del corridoio. Era l’unica macchia di colore in tutto quel bordeaux-marroncino-panna: fogli gialli, turchesi, verdi e fucsia indicavano qualcuno che cercava ripetizioni, qualcuno che vendeva un cellulare o qualcuno che impartiva lezioni di cockney. Mi ricordavano i miei post-it.
Il mio sguardo si perse in mezzo ai recapiti telefonici e alle indicazioni di corridoi e stanze: cominciai a vederci doppio. All’improvviso, un foglio parecchio spiegazzato catturò il mio sguardo. Sembrava una locandina, quasi, e al centro troneggiava la scritta “West Side Story”. Era uno dei miei musical preferiti: da bambina avevo costretto Jad non so quante volte a fare Tony, e spesso lui fingeva di annoiarsi, e diceva che non c’era gusto a giocare con una mocciosa come me, ma io sapevo che si divertiva da matti. A noi è sempre piaciuto quel genere di cosa.
Mi avvicinai e cominciai a leggere il contenuto di quella specie di locandina. Le audizioni si sarebbero tenute la settimana seguente, dopo di che ci sarebbero state circa 10 ore di prove settimanali fino alla fine della scuola, ovvero quando si sarebbe tenuto lo spettacolo. La professoressa di riferimento era una certa Katherine Wright. Firmai con il mio nome (ed accanto misi anche corridoio e stanza, dato che molti avevano fatto così) appena sotto il foglio, e poi mi diressi verso la mia camera con il morale un po’ risollevato. Forse quel musical era proprio ciò che ci voleva per rendere il mio ‘soggiorno’ ( o prigionia, fate un po’ voi) un po’ più sopportabile.
Avrei tanto voluto gettarmi di peso sul letto, ma purtroppo mi accorsi subito di non essere sola. Seduta sul letto accanto al mio, intenta a limarsi le unghie laccate di rosa, c’era la quintessenza della stupidità femminile. Oh, cara vecchia Shandi.
Non alzò nemmeno lo sguardo. Pff. Patetica. Odiosa. Pessima.
Mi lasciai cadere sul letto e chiamai mio fratello, per ricordargli di portare la mia valigia nella mia stanza. Mi rispose al primo squillo, dicendomi che era troppo occupato (era insieme a Roxanne, ne ero più che certa) e che mi avrebbe mandato Niall.
Involontariamente, assunsi una posizione più rigida, e mi sistemai i capelli con un gesto nervoso della mano. Per quello che mi sembrò un secolo aspettai tamburellando con le dita sulle ginocchia, cambiando posizione ogni tre secondi, ed ignorando la presenza di Shandi. Quando bussarono alla porta respirai profondamente e saltai su come una molla.
-Niall ti ring…-davanti a me, con la valigia caricata in spalla, non c’era il biondo, bensì Liam, l’ex compagno di stanza di mio fratello. Strano. Perché era venuto lui?
-No, Niall stava facendo una telefonata importante.-disse con semplicità-Così sono venuto io.
Sorrisi, e lo invitai ad entrare. Liam poggiò la valigia sul pavimento, e poi fece un  cenno di saluto a Shandi, che lo guardò come una vera e propria predatrice.
Quando chiesi a Liam se per caso avesse voglia di restare un po’ per farmi compagnia, accettò con troppo slancio, e prese a scambiarsi lunghe occhiatine con la bionda ossigenata accanto a noi. Lei, dal canto suo, sembrava una porno star in erba, e non faceva altro che leccarsi le labbra e sbattere le ciglia, e lanciargli occhiate perverse.
-Com’è stato il primo giorno?-occhiatina a Shandi.
-Benissimo!- non ero stata io a rispondere, ma quella specie di essere mononeuronale di Shandi, che arrossì dall’imbarazzo. Bellissimo semmai.
-Così così.-dissi poi, mentre Liam si sedeva su una sedia girandola al contrario, in modo da poter poggiare il mento sullo schienale (ed osservare meglio Shandi, mi permetterei di aggiungere).-La Moxey è una matta. Blake altrettanto. La segretaria fa paura.
Liam ridacchiò:-E’ questione di abitudine. Vedrai che con il tempo ti sembrerà tutto normale.
“Le gocce di sudore sono le lacrime del grasso”? E’ questo il tuo concetto di “normale”? Liam questo non può sembrare normale. A nessuno. Mai. Di sicuro.
-Speriamo!-ancora Shandi. Dio, ti prego. Uccidetela con il gas, sparatele in bocca, fucilatela, ma non vi azzardate a lasciarla qui con me un altro secondo. Liam le sorrise.
Scattai in piedi così in fretta che per poco non cascò dalla sedia. Lo presi per le spalle e cominciai a spingerlo verso la porta:-Be’, grazie. E’ stato molto intenso. Ciaooo!
Cavolo, che figura di merda. Epica. Colossale. Complimenti, Christa, hai appena azzerato tutte le possibilità che avevi con un ragazzo fic...No, aspetta, frena, rettifico. Non ne avresti avute comunque, visto che Liam è così palesemente interessato dalle regina dei Tampax…
-Simpatico il tuo amico…-mi disse lei con tono affabile, sbattendo le ciglia.
-Mai quanto te.-borbottai, e mi chiusi in bagno. Giuro, gli arredi sanitari sono una compagnia più stimolante di Shandi. In tutti i sensi.
 
Verso ora di cena, il clone numero 1 e il clone numero 2 vennero ricongiunti, in una sfavillante e galmour esplosione di trucchi e profumi rigorosamente griffati. Un sogno, per me.
Rimasi chiusa in bagno ad ascoltare tutte le loro chiacchiere insulse, fino a che, dopo aver lungamente discusso su che cosa fosse più fashion tra lo smalto semipermanente e un robe-manteaux, Mandi disse qualcosa che mi fece drizzare le orecchie.
-Io ed Harryno pensavamo di svignarcela stasera!-risatine.-Dopo cena, nel ripostiglio della palestra, io e lui da soli… sarà divertente..
La mia espressione si contrasse involontariamente in una smorfia di disgusto. Su “Harryno” potevo anche passarci, volendo, ma…il ripostiglio della palestra! Dio, che squallore! Tra i materassini e le funi? In mezzo alle palle e alle racchette? Andiamo, che caduta di stile! Nemmeno Jad ci porterebbe Roxanne. Credo. O almeno spero.
Scacciai quel pensiero rivoltante e prestai ancora attenzione, perché Shandi confermava tutti i miei peggiori sospetti:-Quel Liam del terzo anno è…woh…-risatine.
No, okay. Magari avrei potuto accettare che lui le sbavasse dietro, se solo lei si fosse interessata a qualcun altro. O magari avrei preferito che lei lo adorasse e lui non la calcolasse, ma… Dio, riusciva impossibile da credere. Si piacevano. Frenai un conato di vomito.
Perfino i manichini mutilati delle vetrine hanno più ammiratori di me. Mi accoccolai attorno al lavandino e dormii, con la testa affollata da orribili incubi in cui Liam e Shandi decidevano di comprare una casa di pan di zenzero sul fiume degli arcobaleni e chiamavano i loro figli Chanel, Tiffany, Jimmy e Buzz.
 
L’indomani, praticamente sembravo l’uomo di latta del mago di Oz con le giunture cigolanti. Riuscivo a stento a camminare e mi faceva male tutto. La giornata si prospettava lunga: inglese, spagnolo (che, a proposito non conoscevo affatto), matematica, pranzo, arte e…storia, di nuovo.
La voglia di affrontarla si riduceva sempre più.
Fuori dalla porta della mia stanza, trovai Zayn e la sua tonta-metà, ambedue sorridenti, come se avessero passato la notte nel lago della felicità anziché sul pavimento del bagno come la sottoscritta.
-Ehi Trista, come va la vita?-ah, dolce Roxanne. Shandi, che sì è scema, ma non è mica sorda, cominciò a trillare quel nomignolo orribile. Ahh! Ma perché tutti non fanno altro che darmi ai nervi? Perché? Vorrei morissero tutti. Tutti quanti.
-Benissimo, ghaby*.-Jad mi assestò una sonora gomitata nello stomaco, che mi spezzò il fiato. A metà strada dalla mensa, Roxanne si congedò con un bacio e si diresse nel bagno delle ragazze.
-Non l’aspettiamo?-chiesi a mio fratello, ma lui scosse il capo.
-Volevo stare un po’ solo con la mia cara sorellina…
Mandai gli occhi al cielo. Sì, certo, e a pranzo servono stinco di unicorno rosa caramellato.
-Ma smettila!-Zayn rise e mi circondò le spalle con un braccio.-Perché mi stai così appiccicato? Non temi che ti reputino un perdente se vai in giro con una del primo anno?
Scosse la testa allargando il suo sorriso:-Ma scherzi? Voglio che tutti vedano quant’è fica la mia sorellina, e poi devo assicurarmi che tu ti tenga alla larga da certe persone…
La cosa non fece altro che irritarmi ancora di più. Ah, tipo scorta. Bodyguard. Balia.
-Hai conosciuto qualcuno? Ti sei fatta qualche amico?-gli leggevo in faccia che quella ‘o’ era puramente formale. Che sperava solo che io gli dicessi che no, eccetto Niall, Liam e Roxanne mi sembravano tutti odiosi. Il che era abbastanza vero, se toglievamo Roxanne.
Rimasi sul vago:-Qualcuna del primo anno, ma niente di che.-sospirò di sollievo. Qualcuna. E mi venne un’idea. Okay, so di essere bugiarda, e vagamente sadica, ma la mia idea era troppo allettante per essere ignorata.
-…e poi c’è un ragazzo…-Zayn strabuzzò gli occhi, e mi strinse forte le spalle, fino a farmi male. Proprio come pensavo.-E’ del secondo anno, credo.
Potevo vedere la rabbia che gli montava dentro, a dire il vero mi faceva un po’ paura. E se andava a spaccargli la faccia? Oh be’, tanto meglio, così magari si sarebbe liberato di quel sorrisetto fastidioso.
-Si chiama Harry…lo conosci?-ingenua al punto giusto. Bel lavoro tesoro, sono così fiera di te!
Zayn si fermò all’improvviso in mezzo al corridoio.
-Sta lontana da quel ragazzo, Christa! Credimi, non fa per te. E’ proprio il genere di ragazzo che cerco di tenere alla larga da te, intesi?-sembrava serissimo, e qualcosa mi diceva che lo era davvero. Si morse un labbro:-Ti ha baciata, o cose del genere?
Mi tradii:-No, che schifo Jad! Non ci pensare nemmeno! È fidanzato con Mandi…
La sua espressione si distese e riprese a respirare:-La tua compagna di stanza?
Riprendemmo a camminare verso la sala mensa:-No, la sua amichetta. Difficile distinguerle, ma non impossibile.
Rise, e raggiungemmo gli altri. Liam non aveva toccato una singola briciola della sua colazione, mentre Niall ammonticchiava ciotole vuote le une sulle altre, ed era nascosto in mezzo ad una quantità di cibo che avrebbe sfamato un esercito. Roxanne si stava mettendo il lucidalabbra, e per la prima volta notai che aveva le unghie laccate di rosso intenso. Mi avvicinai e sussurrai all’orecchio di Zayn:-Io consiglierei a te di mollare quella specie di ornitorinco con la parrucca, non fa per te.
La sua espressione si indurì:-Non sono affari tuoi!-abbracciò la rossa da dietro:-Ehi, splendida…-e la baciò.
Disgustata, mi lasciai cadere accanto a lui, proprio di fronte a Niall, che mi sorrise al di sopra della tazza di cereali. Mi sentii arrossire.
Addentai timidamente un pezzo di pane imburrato, sotto il suo sguardo amichevole.
-Buon giorno, Christa.
Posai il pane. Non avrei potuto mangiarne altro:-Buon giorno, Niall.
Sono sicurissima che mi avrebbe detto qualcosa di dolcissimo, se solo mio fratello non avesse detto:-Allora, Niall, come va con Elyse? 

*
Spazio autrice (lalala)
Ormai era un po' che non aggiornavo questa FF
così ho rimediato, non siete contente??
Personalmente adoro questo capitolo,
mi veniva da ridere perfino a scriverlo!!
West side story avrà un ruolo abbastanza
importante in questa FF, come si capisce
dal titolo, :)
Domande, dubbi, perplessità?
Im right here babe!
Grazie per l'attenzione!
:*
Mila

 

*gheby:stupida, in arabo

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Capitolo 6
*** VII ***



Capitolo Settimo

Mentre io e Scarlett ci dirigevamo verso l’aula di storia, le parole di Pam continuavano a rimbombarmi nella testa. “Elyse? Non c’è nessuna Elyse, in questa scuola”. Centinaia, migliaia di studenti, e nessuna Elyse. Possibile? Via, non era poi un nome così strano, anzi, era piuttosto comune. Nella mia vecchia scuola c’erano tre Elyse, e solo nel mio corso. E poi scusa, se qui a scuola non c’era alcuna Elyse, chi era la ragazza di Niall? Ma soprattutto, dov’era?
La lezione con la Moxey fu una tortura atroce. Mi fece scrivere alla lavagna “Non sarò mai più così impertinente” roba come mille volte, sotto gli occhi di tutti. Ero troppo distratta per obiettare, ma nel mio sguardo c’era già una minaccia: non finisce qui, brutta stronza. E non sarebbe affatto finita lì, quant’è vero che mi chiamo Jamila.
Inoltre, mi diede da svolgere anche quattro progetti extra da terminare da sola entro due settimane. Come secondo giorno era un bello schifo, a quanto pareva. A Shandi e Scarlett era toccata semplicemente una nota, coerenza a parte.
Alla fine dell’ora, nonostante i divieti della professoressa, Scarlett mi invitò nella sua stanza per aiutarmi un po’ con le ricerche. La ringraziai di cuore: ci conoscevamo da pochissimo, ma aveva fatto più lei per me in un giorno, che Jad in sedici anni.
È la stessa cosa che avrebbe fatto Becky, pensai. Becky non faceva altro che salvarmi il culo da quando mi aveva conosciuta, continuamente. All’inizio, quando eravamo più piccoli, e Zayn veniva ancora a scuola a Bradford, non avevo mai avuto problemi di alcun tipo. I bulli mi lasciavano in pace, le ragazze popolari cercavano di entrare nelle mie grazie, illudendosi di avere una chance con lui, e i miei voti a scuola erano decisamente alti. Mezza scuola avrebbe voluto essere me. Il problema era che io, non volevo essere me. Per questo avevo cominciato ad essere irrispettosa, maleducata e aggressiva. Forse così mi avrebbero lasciata in pace. Forse così Zayn mi avrebbe lasciata in pace. Invece avevo sortito l’effetto opposto: non facevano che riempirmi di attenzioni, tutti non facevano altro che parlare di me.
Il giorno che mio fratello aveva lasciato la scuola, avevo deciso di dare fuoco allo striscione che aveva dipinto durante quell’anno. Era una cosa meravigliosa: appeso all’entrata della scuola, sospeso in aria. Un disegno incredibile. Aveva ricevuto non so quanti crediti extra per quel lavoro. Okay, probabilmente non era l’idea del secolo,e molto probabilmente l’avrei pagata cara, ma era l’unica che avessi e poi non m’importava un cavolo di essere espulsa. Anzi.
L’avevo fatto la mattina presto, poco prima che gli inservienti entrassero in servizio: guardarlo bruciare mi aveva dato una soddisfazione quasi perversa. Il lavoro di mesi di mio fratello, distrutto in pochi secondi.
Ed è in questo momento, che entra in scena Becky.
In realtà all’inizio nemmeno l’avevo vista: stava rincantucciata in un angolino a leggere. Quando però mi ero voltata, appena dopo che l’ultimo angolino di striscione si fu disintegrato, incrociai i suoi occhi. In quell’esatto istante, Miss Jenkins varcò la soglia, e strillò di terrore. Beccata.
-Oh, signore buono, signorina Malik! Lei! Avrei dovuto aspettarmelo!-Espulsa.
E invece no. Quel piccolo scricciolo con i capelli scuri seduto nell’angolo si alzò in piedi.
-No, Miss. Lei non c’entra nulla, è appena arrivata.
Miss Jenkins si voltò verso di me, come per trovare conferma nelle parole di quella ragazza che nemmeno conoscevo.
Scossi le spalle:-Miss, davvero, non c’entro nulla. Non avrei mai potuto. Ho visto quanto impegno ci abbia messo Zayn lo scorso semestre…- che recita impeccabile. Se non gli avessi dato fuoco con le mie stesse mani, avrei creduto anche io che ero innocente.
Quando Miss Jenkins era entrata a scuola, mi ero rivolta verso la ragazza misteriosa.
-Grazie. Ma…perché lo hai fatto? Perché mi hai coperta?
Lei aveva sorriso:-Mi stai simpatica.- poi aveva teso la mano.-Io sono Becky.
-Christa.-e poi eravamo entrate anche noi.
Io la mia migliore, pardon, la mia unica amica l’ho conosciuta così.
 
Scarlett mi afferrò per un braccio, distogliendomi dai miei ricordi: la sua camera era due corridoi dopo la mia, attaccata al corridoio che conduceva nel dormitorio dei ragazzi del primo anno.
Bussò più volte, e solo dopo molti tentativi, una ragazza venne ad aprirci.
Rimasi a bocca aperta: non era bella, no. Era…mozzafiato. Una di quelle ragazze che può spingerti a buttarti giù da un ponte: capelli biondissimi, lunghi fino a metà della schiena, occhi grandi e bocca carnosa a forma di cuore. Alta e magra, con un fisico da urlo. Stentavo a credere che avesse sedici anni e che non fosse una modella.
Aveva smesso la divisa e indossava un maglione grigio oversize e dei calzettoni scuri: perfino così fuori posto sembrava uscita da un servizio fotografico.
Ero talmente distratta dalla sue bellezza, che non mi ero resa conto dell’imbarazzante silenzio che si era creato. Ma Scarlett sì.
-Kimberly, Christa. Christa, Kimberly.- la ragazza si fece da parte, ed entrammo nella camera.
Poteva sembrare del tutto identica alla mia, ma Scarlett aveva apportato alcune modifiche parecchio interessanti: innanzitutto, nella parte che doveva essere la sua, la parete era tappezzata di disegni, e in secondo luogo aveva cambiato le coperte marroni e bianche della scuola con delle lenzuola a motivi hawaiani. Era una stanza che metteva allegria.
La mia compagna calciò via le scarpe e mi invitò a fare altrettanto.
Kimberly dal canto suo, si cacciò gli auricolari nelle orecchie e si immerse nella lettura del suo interessantissimo manuale di…applicazione tecnica!
Scarlett si legò i capelli e con fare confidenziale mi disse:-Miss Splendore non parla molto nemmeno con me, non preoccuparti. Credo che si senta superiore, ma l’hai vista? Sembra uscita direttamente dalla copertina di Vogue.-mandò gli occhi al cielo.-è certo che con questo atteggiano si farà odiare da tutti quanti…vedessi come la guardano i ragazzi! Allora, c’è Matt, quello che viene a spagnolo, che sta nella stanza accanto alla nostra, ed ogni volta che la vede…
Ma non la stavo ascoltando: guardavo Kimberly, con le nocche bianche lungo il dorso scuro del libro. Qualcosa mi diceva che ci aveva sentite.
 
Quando tornai nella mia stanza, fui accolta da una scoperta agghiacciante. Seduta sul suo letto, c’era Shandi, intenta a parlare con…Liam! Il linguaggio del corpo della ragazza lasciava ben intendere che on parlassero del tempo. Ma guarda che putt…
Mi annunciai con un sonoro colpo di tosse, poco prima che si baciassero. Liam fece un salto di mezzo metro dal letto, con gli occhi fuori dalle orbite, colto con le mani nel sacco. La mia espressione disgustata parlò per me. Ero allibita. Liam ! Shandi! Nella mia stanza! E se avessero…? Oh mio Dio.
-Liam era venuto qui per…-cominciò Shandi.
-…per salutarti, in realtà..-sorrise imbarazzato, aggiustandosi la camicia spiegazzata. Sì, salutarmi. Certo. E magari anche per aiutarmi a disfare le valige, vero? Ma fammi il piacere.
-Allora ciao.-ero tutt’altro che amichevole, e Liam uscì fuori con l’aria di un cane bastonato. Aspetta che mio fratello lo venga a sapere. Shandi corse a chiudersi in bagno. Povera regina dei Tampax, vai in bagno a cercare i pezzi della tua dignità andata in frantumi? Fa’ con comodo, hai tutto il tempo del mondo.
All’improvviso però, mi sentii in colpa. Sì, anche io mi sento in colpa, certe volte. Avete presente quella stretta allo stomaco? Quella sensazione di nausea? Quella là. Aprii la porta e chiamai:-Liam?
Lui, poco più avanti, si girò. Uscii dalla stanza ed aspettai che tornasse indietro.
Respirò a fondo:-Christa, senti, scusa. Mi dispiace, io…
Lo bloccai con un gesto:-Io non sono mio fratello, Liam. A me non devi dare conto di niente.-abbozzò un sorriso.-Ma non ti aspettare che mi faccia piacere! È…Shandi! Hai mai provato a chiederle quanto fa due più due?
Incrociò le braccia e mise il muso:-Christa…ma non hai appena detto che..
-Lo so bene quello che ho detto!-arrossii, spazientita. Liam rise.
-Senti, lo so che tu Shandi la detesti, ma a me piace, e non voglio litigare per questo.
Annuii, mormorando un ‘vabbè, come vuoi’.
Ma possibile che tutti gli amici fighi di Zayn fossero fidanzati? Impegnati? Innamorati? Possibile che Liam amasse Shandi? Che Niall stesse con quell’Elyse? Possibile che l’unico ragazzo che si fosse interessato a me fosse Harry-Sono-Un-Fico-E-So-Di-Esserlo? Con l’umore più nero del cielo in tempesta andai in biblioteca. I drammi adolescenziali potevano aspettare. Avevo una canzone da preparare.
 
Quando avevo detto a Zayn che avevo fatto il provino per “West Side Story”, lui aveva sorriso radioso, e mi aveva detto che di sicuro mi avrebbero presa per fare Maria, che potevo farcela, che credeva in me e che…che se per caso avevo bisogno di una mano per preparare la parte, la canzone, insomma, se per caso avevo bisogno di qualsiasi cosa, lui magari poteva aiutarmi. Gli avevo urlato contro una marea di ingiurie e me ne ero andata via sbuffando. Possibile che non riuscisse a mantenere nemmeno una promessa facile facile? Lasciarmi in pace e farmi vivere la mia vita era chiedere troppo, forse?
Lui, ne ero certa, non aveva partecipato solo perché temeva il giudizio degli altri. Zayn si faceva condizionare troppo, per i miei gusti.
Effettivamente però ben presto mi ero resa conto di avere bisogno d’aiuto, e di non sapere davvero a chi chiederlo. Zayn era fuori discussione. Roxanne idem. Becks era troppo lontana. Liam troppo occupato con Shandi. Avevo pensato a Scarlett, ma era stonata come una campana, per la miseria. E poi, l’ultima spiaggia: Niall.
Effettivamente non avevo proprio voglia di parlargli, figuriamoci di chiedergli un mano per aiutarmi con l’audizione, ma che alternative avevo?
Quel pomeriggio, dopo essermi assicurata che Shandi non fosse nei paraggi, lo invitai ad entrare. Tra noi c’era un bel po’ di imbarazzo, a causa di quello che era successo, e la cosa mi infastidiva. Mi stava davvero molto simpatico, e avevo la sensazione di potermi fidare di lui. O almeno, l’avevo sempre avuta.
Cominciammo a provare la canzone, ma subito dopo un paio di accordi, Niall poggiò la chitarra sulla mia scrivania, e mi guardò. Per un po’ ci fu silenzio.
-Elyse è la mia ragazza.-che bel cazzotto nello stomaco. Provare con Scarlett avrebbe fatto meno male (forse). Una cosa era saperlo, un’altra era sentirselo dire. Dovette accorgersi all’improvviso di non essere stato propriamente delicato, nei miei confronti, perché subito dopo si avvicinò e mi posò una mano sulla spalla:-Elyse è la mia ragazza, e mi dispiace, se…se magari…
Fissai i miei occhi scuri nei suoi, azzurri. Di nuovo silenzio.
-Tu mi piaci Christa, dico davvero. Ma io sto con Elyse, e…-portai una mano avanti, mi scossi la sua mano dalla spalla. Tante scuse, poco lavoro. Il nodo alla mia gola si sciolse, e le lacrime che minacciavano di versarsi, risalirono. La mia voce era quasi robotica quando parlai di nuovo:-Bene. Benissimo. Per oggi basta così.-lo fulminai con lo sguardo.
Raccolse la chitarra e si scosse i capelli con un gesto:-Come vuoi.
A fanculo tutti. Potevo prepararmela da sola, quella canzone di merda! E lo feci.
 
I feel charming,
Oh, so charming,
It’s alarming how charming I feel
And so pretty
That I hardly can believe I’m real
 
Il giorno dell’audizione ero un fascio di nervi. Cercavo in ogni modo di visualizzare la lista sulla quale avevo firmato. C’era per caso quale ‘Harry’? Non riuscivo a ricordarlo. Sembrava proprio il genere di cosa che succede solo nei film, e che quindi uno pensa che non gli possa succedere, mai e poi mai. E poi invece, indovina, ti succede proprio quello.
Nell’aula magna c’erano una trentina di studenti concentrati sulle loro parti. Qualcuno cantava, qualcuno leggeva, qualcuno faceva esercizi di recitazione. Qualcuno sembrava essere lì per puro caso.
Una donnetta sorridente, con i capelli corti e scuri, e con indosso vestiti a dir poco scioccanti nella loro mostruosità, battè le mani per attirare la nostra attenzione.
-Buon pomeriggio, ragazzi, io sono Mrs Wright…la vostra…regista! Dovete immaginare il vostro spettacolo come un autentico numero di Broadway, quello è il segreto del successo!-battè di nuovo le mani, con espressione estatica.-Oggi vi sentirò tutti, nessuno escluso, e poi affiggerò i risultati sulla bacheca nell’ingresso. Non siete eccitati?
Non volava una mosca.
-Bene, bene, bene. Chi vuole cominciare?
Dentro di me, cominciai a sperare. “Ti prego, non Harry, ti prego, non lui”. Ma nessuna chioma riccia fece capolino dalla folla, e sospirai di sollievo. Quella spina nel fianco almeno aveva avuto la decenza di non presentarsi.
Fu in quel momento che lo vidi per la prima volta. Doveva essere dell’ultimo anno, perché aveva già un accenno di barbetta, e poi aveva un luminosissimo paio di occhi azzurri. Non era sconvolgenti come quelli di Niall, ma in contrapposizione con i capelli scuri spiccavano ancora di più.
-Posso cominciare io, Miss?-sfoderò un enorme sorriso. In due passi si ritrovò davanti al palco, e senza la minima esitazione si issò su con la sola forza delle braccia.
La professoressa sorrise, abbagliata dal suo carisma:-Lei è?
Il ragazzo le fece l’occhiolino:-Louis Tomlinson, Miss. Ma lei può chiamarmi Mr. T.
Spalancai la bocca, involontariamente. Allora era quello in ragazzo di Pam! Era…be’, non riuscivo nemmeno a trovare le parole per descriverlo. Di certo per Zayn l’unica parola possibile sarebbe stata ‘off-limits’.
E così, Louis attaccò l’assolo di Tony, e sbaragliò la concorrenza. Vidi gli altri quattro disperati che si erano presentati per la stessa parte, mettersi le mani nei capelli. Non avevano la minima possibilità. Li aveva oscurati.
Alla fine dell’esibizione mi ritrovai a battere le mani e a lanciare fischi di approvazione. Era stata un’esibizione perfetta. Lui era spaccone abbastanza.
Notai che mi guardava. Sembrava dirmi: “Adesso va’, va’ e fa di meglio.”
E, come immagino avrete ormai capito, non sono decisamente il tipo di persona che se lo fa ripetere due volte:-Miss Wright?
-Sì?-disse lei voltandosi verso di me.
-Adesso tocca a me.

*
Spazio autrice (lalala)
Quello che si suol dire, un ritorno con il botto!
Non sono proprio convinta di tutto il capitolo
ma devo ammettere che la parte finale
mi è venuta proprio bene!
In questo capitolo entrano in scena due personaggi
davvero molto importanti: Lou e Kim.
Cosa ne pensate?
Inoltre, dovete ammettere che per i miei
standard è un capitolo dalla lunghezza esorbitante!
Be', non voglio allungarlo troppo, con questi spazi autrice
sclerati, à bientòt!
YO-mina.

p.s. il capitolo è dedicato a Ylenia, che oggi compie gli anni.
Vai babe, sei una forza!
p.p.s. la canzone è 'I feel pretty'
p.p.p.s. Grazie mille per recensire e leggere i miei capitoli
anche se deprimenti/privi di senso. VI AMO! 

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Capitolo 7
*** VI ***



Capitolo Sesto
 
Elyse, Elyse, Elyse,…niente. Non mi diceva decisamente niente. Ma ero in quella scuola da due giorni, non ero proprio la ragazza più informata del mondo. Tuttavia Niall arrossì vistosamente, in modo da non lasciare alcun dubbio. Lo stesso tono che aveva usato mio fratello, faceva ben intendere che tra Niall e questa ‘Elyse’ ci fosse del tenero. FF. Fantastico. Mi sentii sprofondare.
Lanciai una rapida occhiata a Zayn, ma lui non sembrava essersi accorto della mia reazione. Niall, invece, sì. 
-Bene. Benissimo.-fu breve. Poi abbassò gli occhi e spinse avanti la tazza.-Per oggi basta così.-non disse altro.
Nessuno tornò più sull’argomento, ed io mi alzai, mascherando la mia espressione afflitta con un sorriso. Li salutai brevemente, con la testa affollata da pensieri contrastanti, e raggiunsi l’aula di inglese quasi al primo colpo. Quasi. 
Arrivai con anticipo spropositato. Del professore non c’era traccia. Che fosse Murray? O qualcun altro? L’unica anima presente nella classe, eccetto me ovviamente, era Jillian. C’era da aspettarselo. Era seduta al primo banco, di fronte alla cattedra, con quaderni e libri già sul banco. Con gli occhialetti calcati sul naso e i piedi che dondolavano nervosi avanti e indietro.
-Ciao.-mi azzardai a dire. Lei mi guardò, e fece un cenno. Mi sedetti nel punto più lontano da lei che riuscii a trovare.
Era più o meno da sempre che mi sentivo addosso quel certo non so che, quella sensazione di inadeguatezza…come si chiama quella sensazione di essere di troppo? Di non essere ben accetti? Non sono certo un vocabolario vivente e, per la miseria!, si vede. Sono… sola. Inadeguata, anzi, completamente sbagliata. Sempre e comunque. In ogni modo, e dovunque.
Afferrai il cellulare e mandai un sms a Becky: c’erano il 90% delle possibilità che fosse già a lezione, ma onestamente non m’importava. Sapevo che sarebbe riuscita comunque a rispondermi e a farla franca. Insomma, lei era Becky. Chi sospettava di quel suo bel faccino da brava ragazza?, di quegli occhioni scuri e di quel sorriso angelico? Nessuno. 
Diciamo che Becks avrebbe potuto copiare indisturbata a qualsiasi compito in classe, senza che i professori si accorgessero di nulla. Solo che non lo faceva. Non aveva bisogno di copiare, lei.
Io, invece, avrei potuto benissimo essere incolpata di qualsiasi cosa. Jeans strappati, camice e bracciali e ti prendono per una terrorista! Sembravo una cattiva ragazza, io. E lo ero, in un certo qual modo. Non quanto volevo far credere, ma di certo abbastanza da farmi odiare perfino da un lecca sederi come Jillian.
Becks mi rispose quasi subito. ‘Compito di matematica. Per niente preoccupata! Mi manchi tanto tanto. Ti obbligo a sorridere. Capito che ho detto? Obbligo.’ Un secondo dopo, il professore entrò, e feci giusto in tempo a buttare il cellulare sotto il banco. 
Il tal soggetto, capelli rossicci, radi e vagamente posticci, cardigan scozzese, mocassini di pelle e cartella coordinata, non ci degnò di uno sguardo. Si diresse subito verso la lavagna, e scrisse semplicemente il suo nome. E sotto, una frase. 
‘Il professore ha sempre ragione, non bisogna far ondeggiare la barca’.
Jillian prese appunti. Non bisogna far ondeggiare la barca. Cosa significa? Pensare e tenersi le cose per sé? Il professore ha sempre ragione. Cosa significa? Che se ho un’idea la devo cambiare per forza? Alzai la mano. C’eravamo solo noi tre.
-Secondo me non è così.- Murray si girò di scatto, come se non avesse capito bene. Il suo sguardo mi perforò. Lo sostenni, con gli occhi ridotti quasi ad una fessura. 
-Voglio dire…-l’imbarazzo si stava impossessando di me, ma dovevo restare concentrata.-Voglio dire, che per imparare qualcosa uno dovrebbe avere le proprie idee. Insomma…Dire a qualcuno che qualsiasi cosa pensa è sbagliata, solo perché il professore la pensa diversamente secondo me è…
Mi pentii subito di averlo detto. Ma perché per me tenere a freno la lingua era così dannatamente difficile? Ma Murray sorrise, inaspettatamente.
E sono così dannatamente certa che avrebbe detto qualcosa di gentile sulla mia osservazione, se solo non fossero entrati in massa in quel preciso istante, che cominciai a chiedermi se non ci fosse per caso qualche cattiva congiunzione degli astri per il mio segno zodiacale, quella mattina. Quante fastidiose interruzioni avrei dovuto ancora sopportare? Mi davano sui nervi. Qualcosa che non mi desse ai nervi? Niall. Murray. Il cioccolato. Lo smalto blu. Becky. Ieri a quest’ora avrei detto anche Liam, ma per il semplice fatto che è innamorato di Sono-Stupida-Shandi, per me potrebbe ammazzarsi. Dico sul serio.
La lezione non fu così noiosa come pensavo, e quando la campanella suonò mi riscossi come da un sogno.
Mentre uscivo dalla classe, Murray mi fermò.
-Signorina Malik?-mi voltai tremante. Cosa avevo combinato? Murray era quel tipo di professore? Quello che se per purissimo caso contraddici una volta, ti perseguiterà per tutta la tua vita, ed anche oltre? Deglutii a stento.
-Sì?-avevo il cuore in gola, ma la mia voce era ferma. Saldissima. Quasi annoiata.
-Che scuola ha frequentato l’anno scorso?
-La scuola pubblica di Bradford, signore.-sembrò sinceramente colpito.-La mia insegnate di inglese era Miss Cross.-aggiunsi, anticipandolo.-Buona giornata, professore.
-La mia era solo una provocazione, signorina Malik. Lieto che se ne sia accorta.-mormorò, mentre varcavo la soglia. Non mi fermò, né alzò la voce per farsi sentire, ma a pochi passi dall’aula sentii distintamente che diceva:-Complimenti.
E non sembrava sarcastico. Con il sorriso stampato sulle labbra, attraversai i corridoi animata da una forza completamente nuova. A qualcuno piacevo. Qualcuno credeva in me. Forse non mi avrebbero espulsa, questa volta. Forse.
Qualcosa mi afferrò la mano.
Mi girai di scatto: non qualcosa. Qualcuno.  
-Ehi, come mai così di buon umore, oggi?-lo scossi via con uno strappo deciso.
Mi misi le mani sui fianchi e sbuffai. Come rovinarmi una giornata decente? Lo stai facendo nella maniera giusta. 
-Come non detto.
Non gli diedi nemmeno il tempo di attaccare con le sue domande stupide. Sentivo ancora nelle orecchie Mandi che spiegava dettagliatamente a Shandi tutte le meravigliose cose che avrebbe provato con il caro vecchio Harryno. La rabbia mi pulsava nelle tempie. Accidenti, ma che voleva da me quel maniaco? Quella sotto specie di Rimorchiatore Ambulante? Perché non stava assieme a Pomic-Mandi? 
-Ehi, ma si può sapere di preciso cosa cazzo vuoi, scusa?- finezza, addio per sempre. Ottimo tono però. Ben riuscito. Peccato per quello ‘scusa’. Sarebbe suonato meglio, senza.
Harry sgranò gli occhi, sorpreso: -N..niente. Io volevo solo…
-Cosa?- e tanti cari saluti al buon umore, all’ottimismo e a tutto il resto. Grazie mille, Harry. Grazie per rovinarmi l’esistenza, giuro, come posso sdebitarmi? Il calcio nei coglioni te lo do ora tutto insieme, o preferisci a rate? 
-Non posso parlare con una mia amica?-sorrise sornione. E cominciai a pensare che forse un calcio lì dove non batte il sole non sarebbe stato così soddisfacente come uno sui suoi bei denti perfetti.
-Harry, io e te non siamo amici.-fredda come un iceberg. 
Mi fece l’occhiolino:-Allora…più che amici?
-Conoscenti, direi. Conoscenti lontani. Conoscenti impropri. Estranei. Sì. Estranei è meglio.-e lo lasciai lì come uno stupido, senza un’altra parola. Era carino però, con quei ricci morbidi che gli incorniciavano il volto. Non decisamente un fico come credeva lui, ma era carino. O forse no? Mah.
E misi tutta la distanza possibile tra lui e me. Come avevo fatto con Jillian. Come facevo con ogni persona che conoscevo.
 
A spagnolo, vicino a me c’era un volto piacevolmente conosciuto: Scarlett Blaine.
Quel giorno aveva un’aria particolarmente interessata, ed invece di pasticciare il suo quaderno, sfogliava il libro di spagnolo, ripassando chissà quali regole a me ignote.
-Ciao.-le sorrisi.
-Hola, que haches?-sgranai gli occhi. Scarlett rise, aggiustandosi i capelli dietro l’orecchio.
-Scusa, non capisco un’acca di spagnolo.-arrossii.
-E allora cosa ti ci sei iscritta a fare?-sai, cominciavo a chiedermelo anche io, se non fosse che la scelta dei corsi supplementari era stata tra spagnolo ed applicazione tecnica. Ma insomma, mi ci vedete a costruire casette per uccelli? Ho la manualità di un ottantenne con l’artrosi. Credo che avrei più che altro trasformato l’aula nel setti di “Non aprire quella porta!”. Già le lezioni di arte mi terrorizzavano…
-Sempre meglio di seghe e martelli…-Scarlett ridacchiò, e mi passò i suoi appunti: pagine e pagine dense di scritte e pasticci. Anni e anni di spagnolo. Li fissai on astio: non mi restava che piangere. Non avrei mai imparato tutte quelle cose!
Mentre aspettavamo che arrivasse la professoressa, mi venne in mente che forse Scarlett poteva conoscere “Elyse”, così glielo chiesi.
Lei si strinse nelle spalle:-Non ne ho idea. Però possiamo chiedere a mia cugina Pam. Lei conosce tutti qui, è all’ultimo anno.
E, quando la campanella suonò, andammo alla ricerca di questa certa Pam Blaine, che per quanto diceva Scarlett rasentava la figura mitologica. Capelli tinti di viola intenso, svariati piercing, un tatuaggio a forma di lacrima sotto l’occhio. Non sembrava poi tutto questo granché, comunque. Forse era anche stata carina, prima di diventare un’icona dark con gli occhi offuscati dal fumo delle canne. Dimmi chi è il tuo idolo e ti dirò chi sei. Scarlett, devo preoccuparmi??
Comunque fosse, sembrava sapere tutto di tutti qui a scuola. Era fidanzato con uno dei ragazzi più popolari dell’ultimo anno, Mr. ‘T’. Uno che giocava a calcio, a quanto pareva. Presumo dovesse essere uno di quelli in cima alla lista nera di Zayn. Anzi, leva il presumo.
Nonostante l’aria da drogata, non riuscivo a farmi stare antipatica Pam. Mi sembrava impossibile. Ecco, sono sempre stata quel tipo di bambina che si innamora sempre del giocattolo più malconcio e del cagnolino più rognoso. Solo che, in quanto ad amicizie, non ero mai riuscita a trovare nessuno più rognoso e malconcio di me. Insomma, se Becky è una specie di bambola di porcellana, io sono una bambola di pezza senza un occhio. Se Becky è una sorta di auto di lusso, io sono un catorcio del dopoguerra con il motore grippato. 
Sono sempre stata io, quella mutilata. Ma Pam lo era più di me. Pam era il mio cucciolo rognoso, il mio giochino scassato. Così, come Scarlett, mi ritrovai ad adorarla, e nonostante l’avessi cercata per un motivo particolare, una questione che mi premeva di risolvere, mi soffermai comunque a sentire i suoi aneddoti, le sue storie. Ero come stregata.
Alla fine, però, mi ricordai. Elyse. Fui costretta, in un certo senso.
-Senti, Pam, la mia amica voleva sapere se conosci una persona…-attaccò la mia compagna di corso.
Pam aspirò il fumo della sua sigaretta.
-La tua amica ha un nome?
Aguzzai lo sguardo:-Chirsta. Mi chiamo così. Ma se vuoi puoi chiamarmi Jamila.-non l’avevo detto mai a nessuno. Quello era il mio nome segreto. Lo sapevano solo Becky e Jad. Solo loro.
Pam sorrise e mi strinse la mano. Anche lei affilò il suo sguardo, e notai l’eye-liner nero ripassato mille e mille volte. Sembrava avere degli occhi al di sopra degli occhi. Inquietante.-Piacere, Jamila. Allora, chi cerchi?
-So solo che si chiama Elyse.-mi morsi la lingua. Era un po’ poco. Nessun cognome, anno, stanza.
Pam alzò entrambe le sopracciglia, sopresa:-In questa scuola non c’è nessuna Elyse. 
 

*
Spazio autrice (lalala)
Sarò breve.
Mi piace questo capitolo, davvero tanto
ma non penso lo cagherete molto
visto che oggi è uscito LWWY!
jksdfghsad
L'ultima frase mi fa venire da ridere
...
Idee su chi sia Elyse?
Christa è cattiva con Harry secondo voi?

Non ho granchè altro da dire.
See u soon 
Yomo 
(promised to Har)

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Capitolo 8
*** VIII ***



Capitolo Ottavo

Era tipo…quanto? Tutta la vita? Che cantavo quella canzone. Probabilmente se me lo avessero chiesto avrei potuto anche cantarla al contrario o in swahili, all’occorrenza. La mia voce era calda, sicura. I miei occhi irremovibilmente fissati in quelli di Louis. Cantavo a pieni polmoni, come se fosse l’ultima volta. Quando la canzone terminò, per un secondo ci fu silenzio. Fu un secondo davvero terrificante, durante il quale la colazione minacciò di tornare a farmi visita. Poi arrivarono gli applausi, tra cui quello di Mr T che, non posso giurarlo, sembrò farmi un occhiolino. Lo sguardo di Mrs Wright invece era imperscrutabile, e non faceva altro che spostarsi da me a Louis e viceversa.
Quando scesi dal palco arrossii in fretta. Sentivo lo sguardo di tutti addosso, e non era una cosa alla quale ero abituata. Al di fuori del palcoscenico ero più che altro abituata ad essere quella ragazza mediocre e problematica che tutti cercano di non guardare troppo manco potesse rubargli l’anima.
Ma ora mi guardavo tutti, e gran parte di loro lo fece anche dopo che una certa Jasmine salì sul palco per la sua audizione. La cosa non fece altro che infastidirmi ancora di più. Volevo solo alzarmi ed urlare a tutti di smetterla di fissarmi. Cosa avevo fatto di così eccezionale?
Alla fine lo feci. Mentre un certo Jason provava timidamente ad imitare Louis, mi alzai in piedi e mi rivolsi sgarbatamente alla signora Wright .
-Miss?-Jason stava per attaccare con la prima strofa. La donna girò appena il capo verso di me.-C’è qualche motivo per cui io debba trattenermi?
Non sembrò darmi retta. Mi alzai in piedi e mi diressi verso di lei:-Miss? Dobbiamo fare altro?
Jason aveva appena attaccato. La sua non era che una labile imitazione.
Dopo essere stata ignorata dalla professoressa, uscii dalla stanza il più rumorosamente possibile, sbattendomi la porta alle spalle con un semplice:-Allora mi sa che vado!
Camminai spedita lungo l’intero corridoio, con la sensazione di essere seguita. Ma esisteva, in tutto l’universo conosciuto, una persona capace di capirmi? Non chiedo la luna, mi sembra. Solo professori che non giochino alle belle statuine e compagni di corso che non ti fissino come un animaletto morto.
Una voce mi riscosse:-Bella mossa.-nient’altro. Mi voltai, ma non c’era nessuno. Quando mi girai di nuovo, mi ritrovai faccia a faccia con Louis Tomlinson, un metro e Dio solo sa cosa di sfacciataggine e talento.
-Vuoi darmi noia?-diretta, chiara, concisa. Odiosa.
-Certo, voglio infastidirti fino alla morte. Anzi, anche oltre. Ti perseguiterò anche dopo…-strinsi gli occhi, ma luccicavano. Avevo un’espressione scettica, ma i miei occhi, puntati nei suoi, sorridevano. Fidati, dicevano. Fidati. Ma non sono di certo una sprovveduta.
-No, a parte gli scherzi, bella performance.-il suo sorriso sembrava sincero. Fidati.
-Mm, grazie. Anche la tua non era malaccio.-bugiarda. Era stato in pratica perfetto. La parte era stata sua sin dal ‘Posso cominciare io?’.
Lui rise di gusto, picchiandosi il palmo della mano sul ginocchio:-Non parlavo di quella performance, comunque!-soffocò una risata, ed indicò la porta in fondo al corridoio.-Io dicevo la tua uscita di scena. In grande stile.
Mi sentii salire il rossore alle guance, questa volta sul serio.
-Grazie.-la voce era ancora salda, per fortuna.-Si da il caso che io non abbia potuto vedere la tua, però…
Fece spallucce:-Nah, niente di che. Sono sgattaiolato fuori come un debole, mentre Jason dava a tutti il colpo di grazia…magari Mrs Wright avrà pensato che sono dovuto correre in bagno a vomitare…sai, Jason fa questo effetto a quanto pare…-poi tese la mano.-Louis, se non l’avessi capito. Ma se vuoi puoi chiamarmi…
Lo interruppi:-Credo che mi farò andare bene Louis.-afferrai la sua mano e la strinsi con forza.-Christa, Christa Malik. Se vuoi puoi chiamarmi Christa, o in alternativa non chiamarmi affatto.-strinsi gli occhi, e lui mi sorrise. Il suo sguardo era strano, ma anche i suoi occhi sembravano sorridere. Cosa dovevo pensare di quel ragazzo?
-Allora mi sa che vado.-ripetei, e mi accorsi solo in quel momento che le nostre mani erano ancora allacciate. Lui annuì, disinvolto.
-Ci si vede, ehm, Tony.
Mi salutò portando la mano alla tempia:-A presto, Maria.
Maria. Io? Io? Non sarei mai stata presa come Maria! C’erano almeno tre ragazze molto più brave di me, ed almeno altrettante mille e mille volte più belle. Maria? Una mera speranza. Anzi, illusione.
Quando voltai l’angolo, notai che Louis era ancora lì, e non mi staccava gli occhi di dosso.
 
La mia camera sembrava ospitare una di quelle fastidiosissime riunioni organizzate da aziende cosmetiche per attirare nuove clienti. Seduta sul mio letto c’era una ragazza dai capelli scuri e il sorriso falsissimo che tirava fuori ombretti e struccanti miracolosi dalla sua valigetta di pelle fucsia. Attorno a lei, una dozzina di ragazze, truccate peggio delle Drag Queen, tra cui Shandi, Mandi e, oh signore buono, Roxanne. Appena prima che Miss-Sorriso-Falsissimo mi proponesse un nuovo tipo di mascara waterproof, mi sbattei la porta alle spalle e mi diressi a passo spedito verso la camera di Scarlett.
Sulla porta c’era appeso un cartello che diceva:”Scarlett Blaine è al momento assente. Nella camera potrete trovare Kimberly Edwards, a vostro rischio e pericolo…”
Non potei fare a meno che ripensare a Kimberly. Quei capelli biondi, quegli occhi intensi..  sbigottita mi resi conto che effettivamente io l’avevo vista da qualche parte. Proprio lì, sulla poltrona più distante, nell’aula magna. E quell’ombra che mi aveva seguito quatta quatta, sicura che fosse Louis?
Assalita da quei dubbi corrosivi, mi ritrovai a camminare in direzione della camera di Zayn. Come si suol dire: l’ultima spiaggia, nel vero senso della parola.
Jad venne ad aprirmi ancora prima che avessi finito di bussare. Mi sorrise raggiante e mi chiese come fosse andata l’audizione.
-Bene.-mentii.-Bene.
Quando entrai, mi accorsi subito che non eravamo soli. Sulla scrivania, c’era Liam, seduto a gambe incrociate, con un sorriso idiota sulla faccia. Guardai mio fratello, poi Liam, poi di nuovo mio fratello. Perfetto, stesso sorriso finto da Non-Stiamo-Facendo-Nulla-Di-Male-Davvero. Li guardai scettica, e chiesi a Zayn se per caso potessi usare il bagno.
Con la porta socchiusa, e le orecchie tese allo spasimo, per quanto quei due cercassero di non farsi sentire, udii chiaramente quello che si dicevano:
-Sarà uno scherzo epico, amico, lo giuro.-diceva Jad.
-Ancora non ho capito cosa vuoi combinare.-immaginai l’espressione contrariata di Liam.
-E’ semplice Liam, io ne ho piene le palle di questa storia del ragazzetto fedele. Niall non può continuare a fare la bella statuina alle feste, si deve divertire! E poi, se non si trova una fidanzata qui a scuola, la gente comincerà a pensare che…che sia..hai capito, no?
Pausa. Silenzio totale. Uno scherzo a Niall. Uno di quelli pesanti. E c’entra Elyse. Elyse che non viene in questa scuola. Elyse che nessuno ha mai visto.
Quando sento una voce, so che è quella di Liam:-Già..è così scomodo lasciare una fidanzata a casa…poi è normale che certe cose si incasinino…e quindi…quale sarebbe la tua ides?
Appiccicai l’occhio alla fessura, e vidi gli occhi di mio fratello luccicare:-Hai presente Edwards? Quella bomba sexy del corso di applicazione tecnica? Le ho fatto un favore, ed è in debito con me…
Una spia d’allarme si accese in me.
-…faremo perdere la testa a Niall, e lui sarà costretto a tradire Elyse. Costretto. Non ce la farà mai a rifiutare.
Vidi Liam sorridere:-Venerdì, alla festa di Paul.
-Venerdì.
Spalancai la bocca, sorpresa. Nella mia testa si fece strada un ricordo confuso, recentissimo, archiviato da poco. Edwards. Assieme a quel nome, nella mia testa riaffiorò l’immagine della porta della camera di Scarlett.”Scarlett Blaine è al momento assente. Nella camera potrete trovare Kimberly Edwards, a vostro rischio e pericolo…”
“Quella bomba sexy del corso di applicazione tecnica”. Mi tornò in mente il libro sui sospensori in legno che aveva Kimberly, e tutto fu chiaro. Chiarissimo.
Liam e Zayn avrebbero convinto Kimberly a gettarsi tra le braccia di Niall, per fargli mollare Elyse. Tutto, quel venerdì.
Ormai era un po’ che mancavo, perciò per non destare sospetti, dovetti costringermi ad uscire dal bagno sorridendo:-Allora,che succede venerdì?
Jad si ricompose:-Una festa.
-Posso venire?-non ne avevo voglia. Forse solo per proteggere Niall da mio fratello.
-Non credo proprio.-rispose lui come al solito. Liam mi sorrise. In quel momento ricordai un particolare che inizialmente mi era sfuggito. “Lasciare una fidanzata a casa” aveva detto.
Sorrisi. Elyse non veniva in quella scuola perché non era inglese. Elyse era in Irlanda. 

*
Spazio autrice (lalala)
ALLORA? ALLORA, ditemi, ditemi
se vi aspettavate una roba del genere!
Ammetto di essermi scervellata ben bene per risolvere
il dramma di Elyse, ma alla fine ne sono uscita 
in piedi.
E Louis? dai, come si fa a non amare Lou?
Scusate se è esageratamente corto, ma 
ESIGEVO che terminasse così.
<3
Grazie mille a tutti, 
siete la mia forza. 

-Todless 

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Capitolo 9
*** IX ***



Capitolo Nono 

Ci misi un po’ a digerire quell’informazione. Era così…perché non ci avevo pensato prima? Era la cosa più ovvia del mondo. Niall era un bel ragazzo, e lui ed Elyse stavano insieme da chissà quanto, poi lui era stato ammesso in questa scuola e…
Cominciai a comprendere nuovi, inquietanti, risvolti del piano malvagio di mio fratello, tra cui il secondo fine puramente egoistico che lo aveva spinto a progettarlo. Innanzitutto, ovviamente, il puro gusto di fare uno scherzo cattivo. In secondo luogo, cosa più raccapricciante, Niall aveva un dialogo pressoché inesistente con le ragazze, e con una fidanzata in un’altra nazione, cos’era che faceva di lui un…o meglio, cos’era che non faceva di lui un…
…diciamo solo che Jad voleva non ci fossero fraintendimenti. Il suo amico non era uno sfigato. Il suo amico era fidanzato con una sventola del primo anno. Con Kimberly Edwards. Il suo amico era un tipo giusto, uno a posto.
Con me Niall si era trattenuto. Mi aveva detto che Elyse era la sua ragazza, che non poteva. Ma con Kimberly? Quella ragazza era decisamente più bella di me. Sarebbe stato mille e mille volte più complicato resisterle.
Un dubbio mi si affacciò alla mente. Zayn aveva detto che Kimberly era in debito con lui. Ma in debito di cosa? Perché? Cosa poteva aver fatto Figlio-Modello-Malik per quella ragazza? Kimberly non sembrava proprio quel genere di ragazza che ha bisogno di aiuto, anzi. Ci avrei messo la mano sul fuoco che oltre ad essere una specie di modella di intimo era pure la più brava del suo corso. Pff.
Ma la vera domanda era: fino a che punto si sarebbe spinta con Niall? Un innocuo bacetto o altro? Cosa avrebbe fatto lui? Avrebbe mollato Elyse e poi cosa? Si sarebbe messo con Kimberly? Per quanto? Quanto sarebbe durato quel giochetto? Quando avrebbe scoperto che era tutto uno scherzo?
Jawaad, non si scherza con il fuoco. Potresti rovinare molte cose.
Dovevo dirlo a Niall, subito. Immediatamente, urgentemente. Dovevo trovarlo e spiegargli tutto: forse così le cose tra noi sarebbero tornate come prima. Prima che sapessi di Elyse.
Ma, per quanto io dica il contrario, mio fratello non era così stupido da non accorgersene.
-Mila?-mi prese per il braccio, e mi costrinse a guardarlo. Il suo occhi erano seri, puntati nei miei-Mila, guai a te se ti azzardi a dire qualcosa a Niall, intesi?-distolsi lo sguardo. Non poteva chiedermi una cosa del genere:-Jamila, guardami.-raggiunse il mio sguardo:-Jamila, non puoi dirglielo, lo sai.
E nei suoi occhi, lessi il sottointeso:”Mr-Cuddle-Me”.
Sempre colpa sua, accidenti. Da circa dieci anni, quei trenta centimetri di pelliccia viola al profumo di more, morbidezza e coccolosità, era oggetto di comunissimi e frequentissimi ricatti. Cosa ci posso fare io? Era il mio peluche preferito.
All’improvviso mi resi conto che non potevo dire niente a Niall, nossignore, erano anni che cercavo di nascondere Mr-Cuddle-Me al mondo. Christa-Cattiva-Malik non può dormire con un peluche profumato! No. Non a quindici anni, per lo meno.
Sì, era già un anno che la relazione tra me e Mr-Cuddle-Me era conclusa, ma per mia sfortuna Zayn era in possesso di prove schiaccianti e del pupazzo in pelliccia-plastica-e-nylon.
Avevo le mani legate. Una parola con Niall, e Zayn mi avrebbe umiliata davanti all’intera scuola. Non sono il tipo che cede ai ricatti, ma quando c’è di mezzo Mr-Cuddle-Me non c’è obiezione che tenga. Devo agire per il suo bene: Zayn potrebbe anche decidere di fargli del male, e non posso rischiare. Non su questo.
Così Zayn capì che aveva vinto di nuovo.
Uscii dalla stanza a larghi passi. Mi ero fatta fregare di nuovo! Maledetto tu sia Mr-Cuddle-Me! E maledetto sia il giorno in cui quel grassone ubriaco di Babbo Natale ti ha portato nella mia vita!
Liam fece per dire qualcosa, ma Zayn scosse la testa.
Prima di svoltare l’angolo sentii solo che gli diceva:-Non preoccuparti, non parlerà.
Mettersi contro mio fratello era pericoloso, e anche Kimberly doveva saperlo. Da che parte stava? Come aveva comprato il suo silenzio? Be’, stavo per scoprirlo. Ancora tre svolte e due piani di sale e l’avrei chiesto a lei in persona.
 
Bussai numerose volte prima che Kimberly si decidesse ad aprire la porta. L’aggredii all’istante:-Ehi, ehi, sì, dico proprio a te.-puntai il mio indice accusatore contro il suo petto. Nei miei occhi c’era il gelo più totale:-Guai a te se fai soffrire Niall, brutta stronza, ti rovino!
Fece per sbattermi la porta in faccia (che lampante ammissione di colpa!) ma con il piede riuscii a bloccarla. Sembravo sul serio posseduta. Avrei potuto ucciderla con le mie stesse mani tant’ero incazzata. Forse avevo scelto l’approccio sbagliato, ma ormai era troppo tardi.
-Fammi entrare. Fammi entrare, muovi quel culo.-se mi avessero beccata ad urlare improperi nel corridoio mi avrebbero di sicuro sospesa. Il che non sarebbe stata una novità, questo mi tocca ammetterlo.
Kimberly mi fece entrare, e si chiuse circospetta la porta alle spalle. Cercai di far rallentare i miei battiti accelerati, ma l’adrenalina era ancora in circolo. Zayn mi aveva impedito di avvertire Niall, non di minacciare Kimberly. In realtà non ero in condizione di trattare, in fondo aveva lui le carte in mano, ma dovevo provarci per lo meno.
-Io non…-Kimberly fece per parlare, ma la zittii.
-Taci, okay? Questa storia non piace a me come non piace a te. –quando sono nervosa parlo a macchinetta, non mi ferma nessuno-Mio fratello mi ha ricattata, e presumo lo abbia fatto anche con te perché è una persona orribile, e sa fare solo quello…
-Non parlare di cose che non ti riguardano.-mormorò lei seccata. Sembrava non aver gradito il mio commento. Spalancai la bocca, sorpresa.
-Tu non sai niente.
Tenni a freno l’impulso omicida:-Non so cosa stiate tramando, okay? Ti dico solo: non ti azzardare a fare del male a Niall, o non risponderò delle mie azioni. Sei avvisata.
Avevo dato per scontato che Zayn l’avesse ricattata pesantemente, ma non sembrava così. All’improvviso la mia presenza non aveva più senso.
La porta si aprì di scatto.
Scarlett entrò nella stanza con aria sconvolta. Si sedette sulla punta del letto della bionda e guardò il muro di fronte a sé per qualche istante senza dire niente.
-Scarlett?-la faccenda di Niall poteva aspettare. Anzi, sai cosa? Ne avevo già fin sopra i capelli. Se prima potevo almeno sperare nell’aiuto di Kimberly, adesso potevo direttamente lasciar perdere. Che si fottessero tutti quanti. Non era e non sarebbe più stato un mio problema.
-Scarlett sembra che tu abbia visto un fantasma…-la sua compagna di stanza intanto aveva preso le sue cose ed era uscita dalla camera. Forse temeva che ci coalizzassimo contro di lei.
Scarlett aprì la bocca senza dire niente. La richiuse.
-Comincio a spaventarmi sul serio. È tutto okay?
Tirò su una mano:-Dammi solo un minuto.-contai mentalmente fino a sessanta, pur sapendo che non sarebbe servito a niente, mentre lei cominciava a respirare più normalmente. Era visibilmente scossa.
-Quel ragazzo…io…! Cioè non che non fosse bello, era bellissimo, e simpatico anche…davvero una botta di vita, lo so, era popolarissimo e ..ma io, io dovevo saperlo, dovevo aspettarmelo. Proprio per questo!…magari avrei potuto impedirlo, e adesso lei è andata via, e…-aveva gli occhi pieni di lacrime. Ed io ero più confusa che mai.
La presi per le spalle e cominciai a scuoterla:-La smetti di vaneggiare per favore? Mi sta venendo mal di testa. Vuoi dirmi che cosa è successo?
-L’ha lasciata. Ha cambiato scuola.
Aggrottai le sopracciglia. Era passata dal vomitare parole a caso al silenzio mistico. Mah. Scarlett mi fissò per un po’, ancora in trance.
-Chi? Chi ha cambiato scuola?
-Pam.
Pam? La ragazza anticonformista che fumava nei bagni della scuola? Lei? Non capivo.
-Perché?-chiesi ingenuamente.
Scarlett si strinse nelle spalle:-Non so, non me lo ha detto. Credo che l’abbia lasciata.-e poi non disse nient’altro. Ma non servì. L’aveva lasciata? C’era solo una persona che poteva averlo fatto. Il suo ragazzo. Mr. T. Louis Tomlinson.
In altre parole, il mio Tony.
 
Mentre mi dirigevo verso la mia stanza, con la mente annebbiata, un pensiero piuttosto singolare mi si affacciò alla mente. Erano almeno quattro, forse addirittura cinque giorni che non vedevo Harry. Che fine aveva fatto?
Distratta com’ero, non ci volle molto a perdermi. Dopo due settimane, quella scuola mi sembrava ancora un labirinto, e senza Zayn a farmi da Cane-Guida-Per-Ciechi ero persa.
Dieci minuti, e parecchie svolte sbagliate dopo, m’imbattei in una figura slanciata che usciva dall’aula di musica in tutta fretta. Un’intera scuola e centinaia di studenti, e chi vado a beccare io? Niall.
No! No, accidenti! Non ero pronta a parlagli, a nascondergli tutto. Ero in pericolo, anzi, Mr-Cuddle-Me era in pericolo. Fa che non mi veda, ti prego, fa che non mi veda…
Alzò lo sguardo e mi riservò un sorriso timido:-Ciao.
Muta. Maledizione dì qualcosa, dai! Una cosa qualsiasi. Ciao, ad esempio. C-I-A-O. Quattro lettere: una consonante e due vocali. Non è così difficile, mi sembra.
-Bei calzini!-mi sarei schiaffeggiata da sola. Ma che mi veniva in mente? Erano ridicoli, però. Azzurri con i disegnini di Superman rossi. Roba da bambini dell’asilo.
Niall arrossì:-S..sì, erano gli unici puliti.
Alzai le sopracciglia:-Wow.
-Di solito mando tutto a mia madre, di solito lava tutto lei, io…non so davvero come fare, questa volta…-era in evidente imbarazzo. Gli erano diventate le orecchie viola.
-Vuoi una mano con il bucato?-stupida, ma che fai? Dei tenere le distanze!
I suoi occhi si illuminarono e il suo sorriso mi confuse: come potevo deluderlo?
-Oh, Christa, ti sarei infinitamente grato se solo…
Alzai gli occhi al cielo:-Andiamo, prima che cambi idea..
Mi guidò prima nella sua stanza (Zayn per fortuna doveva essere nella stanza della sua scopamica Roxanne) dove prendemmo due enormi ceste piene di vestiti (aimè) puzzolenti, e poi nella lavanderia, che negli ultimi giorni avevo visitato roba come sei o sette volte, per fare il mio bucato e quello di Zayn. Era incredibile quanti vestiti avesse mio fratello. Il suo armadio era il mio, moltiplicato per cento.
Mentre infilavo i vestiti nella lavatrice cercavo di non pensare che erano boxer, e che non erano di mio fratello. Io riempii due lavatrici, Niall una. Probabilmente c’era tutto il suo armadio lì dentro, sapientemente diviso camicie bianche, uniformi e vesti normali. Erano settimane che accumulava vestiti sporchi su vestiti sporchi. Non mi domandai nemmeno da quanto tempo portasse quella camicia.
Bleah. Zayn almeno era pulito. Esageratamente, e non scherzo.
-Be’, è stata così dura?-chiesi al biondo con un sorriso.
Lui scosse le spalle, e poggiò un flacone sulla mensola sopra le asciugatrici.
-Sarà tutto pronto tra poco.-dissi, e aguzzai la vista per sforzarmi di leggere l’etichetta della bottiglia.
-Niall? Ma cos’hai usato per lavare le uniformi?-la mia voce era a metà tra il divertito e il terrorizzato.
-Quello che hai usato per le camicie…-l’irlandese mi porse il flacone che aveva appena posato.
Spalancai la bocca in un urlo di sorpresa:-Niall, Niall..ma questa è…candeggina!
Sembrò non capire.
Corsi verso la sua lavatrice ed interruppi a metà il lavaggio. Aspettai che l’acqua si ritirasse e aprii lo sportello. I cardigan, le giacche e i maglioncini rossi si erano irrimediabilmente rovinati e chiazzati di bianco. I pantaloni stinti sul cavallo e striati sulle gambe. Un vero e proprio disastro.
Niall sgranò gli occhi:-Oh-mio-Dio.-non disse altro.
-Sono le parole giuste, amico.-e chiusi con un colpo lo sportello.

*
Spazio autrice (lalala)
ultimamente non sono per nulla ispirata, e questo capitolo ne è 
la prova. 
E' uno dei capitoli più lunghi, ma in realtà non succede 
niente di che...
Nella prima parte ho cercato di pormi le domande che
credo vi facciate anche voi riguardo
a tutta la faccenda, che si incasina sempre di più.
Lou lascia Pam, Pam cambia scuola, Kimberly sembra
stare dalla parte di Zayn e...
Niall si rovina i vestiti!
Dai, in qualche modo dovevo sdrammatizzare ;)
Spero vi sia piaciuto il capitolo, e spero di riuscire ad aggiornare 
prestiiiissimo.

-Ele

ps inutile dire che il mio personaggio preferito in assoluto è 
Mr Cuddle Me. COCCOLOSO.

 

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Capitolo 10
*** X. ***



Capitolo Decimo

E fu così che Niall Horan girò per almeno un mese con le uniformi stinte e colorate a macchia di leopardo, ma questa è un’altra storia. La personale storia di Niall, che forse un giorno lui stesso racconterà. Ma questa che scrivo è la storia di Christa, che poco ha a che fare con un cattivo uso della candeggina.
Per fortuna avevo lavato io tutti i suoi vestiti normali, così venerdì alla festa di Paul per lo meno non sembrò un barbone che ha trovato i vestiti nel bidone dei rifiuti.
Le feste nei college sono una prerogativa americana, che tutti pensano inimmaginabili nei college qui in Inghilterra, ma si sbagliano. In pieno. Qui sono infinitamente più rigidi, e se beccano una festa in pieno svolgimento puoi anche considerarti morto ( o peggio, espulso) ma ciò non impedisce assolutamente che ci siano casino, musica e birra come se piovesse. Giusto per puntualizzare e per mettere in luce il perché Zayn fosse così contrario alla mia partecipazione. Nella sua immaginazione perversa mi vedeva ubriaca fradicia in piedi su una scrivania, con la gonna tirata su, a ballare fingendo di essere la cugina bella di Jennifer Lopez. Io l’ho detto che quel ragazzo ha qualche problema mentale. Secondo me ha battuto la testa quand’era piccolo e la mamma non vuole ammetterlo.
Nonostante i suoi divieti, ovviamente, non mancai alla festa di Paul. Dopo tutta la faccenda di Pam, a Scarlett serviva assolutamente un qualsiasi tipo di distrazione, e a meno che non volesse passare la serata a guardare le repliche delle soap nella sala professori dell’ala Est, con Mrs Cartwright che piange commossa, la festa di Paul era l’alternativa ideale.
Io non pensai davvero a cosa mettermi. Eravamo a scuola! Infilai vestiti a caso, in pratica. Dopo giorni e giorni con l’uniforme, valeva la pena mettere qualsiasi vestito. Quando Scarlett mi aveva vista in jeans e pullover aveva lanciato un urlo terrorizzato, e mi aveva trascinato nella sua stanza. Quando aveva aperto il suo armadio mi ero sentita una specie di Cenerentola mediorientale.
Entrata nella sua camera, ero semplicemente Christa, ma uscita da questa, ero la versione anglo-pakistana di Christina Aguilera, con tanto di mascara colorato e rossetto rosso acceso. Una puttana da quattro soldi? No, una strafica, giuro. Non sembravo nemmeno io, avvolta in quel vestito di seta bianco e verde acqua. Jad mi avrebbe segregata in casa a vita.
Scarlett d’altro canto, sembrava uscita da uno di quei film per teenagers di pessima qualità in cui la ragazza sfigata diventa la più desiderata della scuola e si sbaciucchia col belloccio di turno. Quasi sembravamo ridicole, tra i corridoi della scuola, conciate così.
Avermi trasformata in quella maniera, aveva già tirato molto su il morale della mia amica, e così pensai di concentrarmi sull’obiettivo principale della serata: salvare Niall da Kimberly. Da Kimberly e da mio fratello.
Bussammo; dalla porta proveniva già un leggero sottofondo. Un ragazzone alto e robusto venne ad aprirci. Ci squadrò e ci lasciò entrare.
-Salve, bellezza.
-Ciao.-disse Scarlett, con superiorità. Io lo ignorai semplicemente. Fischiò al mio passaggio. Lurido.
I dormitori dei ragazzi dell’ultimo anno erano immensi, rispetto ai nostri, e nonostante ci fossero due ambienti separati, la casa era stipata di persone chiassose e festanti, vestite con abiti succinti da discoteca. Un ragazzo all’entrata ci allungò due birre. Scarlett vide il mio braccio teso e mi imitò. Facemmo cin-cin. Avevo cominciato a bere a quattordici anni, più che altro perché Jad diceva che l’alcol faceva male alla salute e cazzate varie. Cazzate da figlio modello, per intenderci. Speravo che mi vedesse.
Eccolo lì, lui e la sua tonta metà, che gli reggeva la bottiglia e rideva come una scema. Mi sarei giocata le mutande che era già più che ubriaca.
Zayn alzò lo sguardo e mi vide. Alzai la bottiglia in segno di saluto: perse dieci anni di vita. Si scollò la seppia di dosso e mi raggiunse in pochi passi.
-Christa? Cosa ci fai qui? Ti avevo espressamente detto di…-lo bloccai con il braccio che reggeva la birra.-E bevi anche!
Bevvi un sorso:-Dai, non vorrai mica essere davvero così maleducato! Un bel brindisi?
Feci tintinnare la mia bottiglia contro la sua. Non seppe che ribattere.
Accanto a me, sentivo Scarlett Blaine fremere. Possibile che tutte le mie amiche venissero abbagliate dalla bellezza e dall’immenso ego di mio fratello? Mah.
Finsi di essermene semplicemente dimenticata.
-Oh, Scarlett, questo è mio fratello, Zayn. È al terzo anno.-lei sorrise ebete, lui ricambiò.-Lei è Scarlett Blaine, una mia compagna del corso di storia e spagnolo.
-…e biologia.-aggiunse lei trasognata.
-E biologia.-l’assecondai. Per un po’ si guardarono e basta, cosa che mi mise molto più che a disagio, poi Zayn lanciò un’occhiata ad un incavolatissima Roxanne, e si congedò con un ‘è stato un piacere’.
Dopo che se ne fu andato, Scarlett si lasciò sfuggire un:-Per me senz’altro.
Mandai gli occhi al cielo. Sempre la stessa storia. Prendi il numerino e mettiti in coda, dolcezza. La fila per Malik Senior è lunga.
Subito dopo, venimmo inghiottite dalla folla, dalla confusione e dalla festa. In pochi attimi persi di vista Scarlett e mi ritrovai da sola. Dov’era Niall? Prima ancora che potessi cominciare a cercarlo, qualcuno mi chiamò.
-Ehi, ehi splendore!- per un microsecondo rimasi congelata. Ecco, erano almeno dieci giorni che Harry Styles non mi rompeva l’anima. Che fosse tornato? Una mano si posò sulla mia spalla, ed un paio di occhi azzurri mi sciolsero la smorfia in un sorriso.
-Ehi, Louis!
Aveva un paio di pantaloni blu ed una maglietta aderente. Era davvero molto figo. Su, su, asciuga la bava dolcezza, sii presentabile. Mi sorrise cordiale.
-Anche tu qui? Non credevo fossi tipo da…
-…feste? Rapporti sociali? Credevi fossi una di quelle da sette sataniche nei cimiteri abbandonati?-mi schermii, ma stranamente il mio tono non era difensivo. Anzi, era autoironico.
Louis ridacchiò:-Sì,sì. Guarda, saresti perfetta con una di quelle tuniche lunghe fino a terra, sai…-gli diedi un pugno sulla spalla.
-Ehi.
Mise le mani avanti:-Scherzavo, scherzavo. Sei proprio uno schianto stasera.
Piroettai su me stessa, per nascondere l’imbarazzo. Conclusi con un occhiolino.
Sgranò gli occhi e mi avvicinò a sé tirandomi dalla vita:-Woh.-il cuore mi palpitava all’ennesima potenza. Non avevo mai provato nulla del genere, mai. Eravamo davvero vicini: le sue mani aderite ai miei fianchi, il mio braccio sulla sua spalla, la mia mano sul suo petto.
-Christa?!-Oh cazzo. Oh santissimo cazzo.
Ruotai su me stessa lentamente, scansando con la bottiglia la testa di Tomlinson. Il volto di mio fratello era sfigurato dalla rabbia. Era perfino più arrabbiato di quando gli avevo detto di Harry. Mi prese per un braccio, stringendo forte il polso. La bottiglia mi cadde dalle mani, e finì in pezzi per terra.
-Zayn…-cominciai a dire, ma non mi lasciò continuare.
-Christa, sta’ lontana da lui. Non fa per te, fidati. Questo stronzo è meglio che stia lontano dalle persone per bene.-si rivolse a lui.-Come cazzo ti è venuto, Tomlinson? Come-cazzo-ti-è-venuto? Hai problemi con me, lascia stare mia sorella. Va’ a mettere incinta qualcun'altra.-tutti si erano girati a guardarci. Il mio polso era violaceo e dolorante, e il viso di Zayn arrossato dalla rabbia. Louis lo scrutava quasi divertito, con una smorfia sul viso.
-Problemi, Malik? Che tipo di problemi? Io dico che te li fai solo tu. Io e Christa stavamo semplicemente parlando, e…oh, comunque Christa, volevo informarti che, come tutti si aspettavano, hai avuto il ruolo di Maria.-i suoi occhi scintillavano. Tirò su la sua bottiglia a mo’ di brindisi. Poi si voltò-Ehi, ma questa festa è un mortorio, chi ha un CD di musica decente?
Mi venne da sorridere. Louis Tomlinson mi incuriosiva sul serio. Qualsiasi cosa dicesse o facesse era sempre inaspettata e assurda. Era esattamente il genere di persona che piaceva a me. Imprevedibile e lunatico. Con le palle di affrontare mio fratello, per giunta. Più Zayn lo detestava, più io me ne innamoravo.
Jad mi riportò alla realtà con un sonoro schiaffo:-Tomlinson? Christa tu mi vuoi morto, cavolo. Prima Styles, poi Tomlinson. Ma cosa c’è che non va nei miei amici? Speravo ti innamorassi di Niall, o meglio ancora di Liam, perché me lo aspettavo, sai, che i tuoi ormoni impazzissero. Sei una ragazza, accidenti, e poi adori farmi dare i numeri. Ma a questo punto?-sussurrava, e sembrava davvero un pazzo squinternato.-E poi, mi spieghi perché Liam era sempre nella tua stanza se…
Mi liberai dalla sua presa e sbottai:-Sta’ con quel puttanone di Shandi Taylor, Jad. Sveglia! –e corsi via, mescolandomi alla folla. Troppi, per uno spazio così piccolo.
Arrivai di fronte alla porta del bagno, con la sensazione di aver dimenticato una cosa essenziale. Dall’interno provenivano alcuni rumori, ma non ci badai più di tanto. Ovunque era il delirio. Provai ad aprire la porta. Sembrava bloccata. Ci misi un po’ di forza in più, e cedette. Dio, quanto vorrei che non l’avesse mai fatto.
C’era qualcosa di tremendamente sbagliato. Dietro alla porta, esattamente di fronte a me, c’era Niall, di spalle. Niall senza camicia. Niall che ansimava. Niall che si stava scopando Kimberly Edwards contro il muro. Per un secondo o due rimasi in silenzio, a fissare inorridita la scena. Per terra, il tubino nero di lei e la camicia chiara di lui. Trattenni lo schifo e il disgusto più che potei, ma assieme all’alcol, tutto mi tornò su, e mi ritrovai piegata in due a vomitare anche l’anima sulla soglia. Niall si voltò un attimo, ed incrociai il suo sguardo. Chiedeva perdono.
Una mano mi si poggiò sulla spalla:-Abbiamo esagerato un po’ stasera? Su, dai, tirati su. 

*
Spazio autrice (lalala)
ho deliberatamente ignorato la richiesta di Federica.
NON potevo NON aggiornare ABLT proprio adesso.
Questo capitolo lo adoro, mi sono
sempre piaciute le feste.
Chi pensate abbia detto l'ultima frase?
Cosa ne pensate di Christa e Lou? 
E della questione Kim-Niall?
Sono aperta alle vostre domande!
Alla prossima :)

Elena

ps. vorrei farvi notare all'inzio del capitolo il cammeo di Hermione Granger, tra parentesi :)

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Capitolo 11
*** XI ***



Capitolo Undicesimo

Onestamente non m’importava chi fosse. In quel momento avrebbe anche potuto essere un assassino, un pedofilo, la strega cattiva di Hansel e Gretel…qualsiasi cosa, ma non mi sarebbe importato. Volevo solo andarmene di lì alla svelta. Andarmene e dimenticare, anche se dubitavo fortemente che quelle immagini si sarebbero mai cancellate dalla mia memoria.
Le sue braccia mi tirarono su senza sforzo e mi prese la mano, si avvicinò al mio orecchio e disse un soffio:-Dove ti porto?
-Ovunque, solo non qui.-biascicai.
Nel frattempo un piccolo capannello di persone di era avvicinato, e mezza scuola aveva potuto ammirare le tette do Kimberly Edwards, che non era stata svelta come Niall a rivestirsi. Poco prima che uscissi dalla stanza, vidi il biondo corrermi incontro:-Christa, aspetta, io..-non ci fermammo. Avevo gli occhi appannati dalle lacrime, il cuore in frantumi. Perché? poteva fare quello che voleva, era libero. Non eravamo mica fidanzati! Ed io non ero nemmeno innamorata di lui, in realtà. Come poteva fare così male, allora? Il problema era che mi sentivo… rifiutata. Con me lui si era fatto mille scrupoli, aveva la ragazza, lui!, ma con Kimberly no, eh? Per lei la sua stupida ragazza avrebbe potuto anche lasciarla! Il problema era che mi aveva deluso. Niall era esattamente come tutti gli altri, se non peggio.
Quasi non mi ero accorta che ci eravamo fermati. Eravamo in una zona che non conoscevo bene, forse nel corridoio dell’infermeria nell’ala Nord. Ci eravamo bloccati di fronte ad una rampa di scale.
-Tutto bene?
Mi lasciai cadere sul primo gradino. Sentivo un peso sul petto. Respirare mi veniva davvero difficile.
-Tutto bene?-si sedette accanto a me, e mi strinse forte la mano. Per un po’ piansi in silenzio, poi posai la testa sulla sua spalla e non dissi niente.
Non so quanto tempo restammo così: mi parve un’infinità e al contempo un solo istante. Non passò nessuno da quelle scale. C’era un silenzio di tomba, e lui lo spezzò per primo:-Ti senti meglio?- la sua voce mi metteva i brividi. Le sue labbra erano decisamente troppo vicine al mio orecchio. Annuii piano.
Fece per dire qualcosa, ma gli misi l’indice sulle labbra imponendogli il silenzio. Dopo un po’ mi alzai, ancora un po’ malferma sulle gambe, e lui corse a sorreggermi.
Mi guidò tra i corridoi deserti: doveva essere davvero molto tardi. In pochi minuti raggiungemmo i dormitori delle ragazze del primo anno: sapeva esattamente dove fosse la mia camera. Mi arrestai davanti alla porta. Ed ora, il momento magico. Ragazzo salva ragazza. Ragazzo riporta a casa ragazza. Ragazzo si avvicina, ragazza non resiste. Ragazzo bacia ragazza. Ragazza si innamora.
Eravamo davvero molto vicini. Notai che mi teneva ancora per mano. Mi liberai con delicatezza, e feci per aprire la porta della camera. Lui non accennava a volersene andare, così mi fermai. Si piegò fino a raggiungere le mie labbra, e si fermò quando praticamente quasi si sfioravano.
-Dimentica quello che è successo stanotte, Harry.-gli soffiai sulle labbra, ed aprii la porta con un gesto. Me la chiusi alle spalle guardando il ragazzo riccio fermo sulla soglia, con gli occhi socchiusi e con il volto contratto in una smorfia di disappunto.
 
Quello che non potevo prevedere era che Liam e Shandi avessero scelto la nostra camera come location per il loro scoppiettante dopo serata, che non consisteva certo in un film o una partita a briscola.
Una volta accesa la luce, l’occhio mi cadde subito sui vestiti appallottolati alla bell’e meglio sul pavimento; poi passò al letto di Shandi, dove lei e Liam si erano assopiti l’uno tra le braccia dell’altra. Ne avevo abbastanza.
Zayn pensava che con i suoi amici sarei stata al sicuro? Bell’acquisto, non c’è che dire. A Niall erano bastate una birra ed un po’ di moine per finire a palpeggiare Kim nel bagno puzzolente di Paul, e a Liam, quant’era servito per ritrovarsi a letto con quella specie di pornostar? Anche se in questo caso non era da escludere che l’avesse fatto da sobrio. Liam, incredibile a dirsi, amava Shandi.
Mi coprii gli occhi con entrambe le mani per impedirmi di guardare, ma poi sbirciai dalle fessure delle dita. Era come un film horror: più cercavi di non guardare, più ti riusciva impossibile. Sbirciai l’orario: erano quasi le tre. Cercando di non fare rumore, mi infilai sotto le coperte completamente vestita, e mi tirai le lenzuola fin sotto agli occhi. Non avevo per niente sonno, così chiamai Becky. Mi rispose dopo tre squilli:-Mm, sì?-sbadiglio.
-Becks?
-Christa!-la sua voce tornò pimpante come al solito.
-Ehi, come va? Ti prego parla piano, se ti dico chi c’è a mezzo metro da me non mi credi…
La sua voce era un sussurro:-Bene, bene, ehi…dimmi dai sono curiosa!
Le raccontai tutto quello che era successo. Le dissi di Liam, Niall, Louis, Zayn. Perfino di Harry. Mi chiese perché non l’avessi baciato, e lì per lì non seppi cosa risponderle. Non l’avevo baciato perché…era Harry, no? Non l’avevo baciato per un milione di motivi. Non l’avevo fatto perché lui era odioso, e opprimente, perché mi seguiva, m’inquietava ed era un dannatissimo maniaco accentratore. Le dissi che non l’avevo fatto perché non mi andava.
Passammo buona parte della notte a parlare del più e del meno, come se non fosse cambiato nulla. Come se fossi ancora a Bradford nella mia camera con i post-it sul soffitto. Quando, alle cinque del mattino, la salutai, mi ritrovai a rigirarmi nel letto nervosa. Perché non avevo lasciato che mi baciasse? Perché gli avevo detto di dimenticare? Era stato gentile con me. Non aveva fatto domande, mi aveva raccolta e trascinata in salvo. Mi aveva lasciato piangere sulla sua spalla, e mi aveva sorretta per impedirmi di cadere. E cosa aveva chiesto in cambio? Un misero bacio. Ma non gli avevo dato nemmeno quello. Chissà quanto gli sarò sembrata stronza. Chissà…
 
La mattina successiva, a colazione, fui tentata di non entrare affatto in sala mensa. Tuttavia il mio stomaco non sembrava poi essere tanto d’accordo, così strinsi i denti ed entrai. Al mio solito tavolo c’era un silenzio che faceva accapponare la pelle. C’era Niall che non aveva nemmeno il coraggio di guardarmi. C’era Liam rosso come un peperone. C’era Zayn, che non rivolgeva la parola a Liam, ma soprattutto c’era Roxanne, che si limava le unghie con concentrazione. Nessuno aveva ancora toccato nulla della propria colazione, né spiccicava parola, evitando gli sguardi degli altri.
Quando poco prima avevo visto Liam in boxer che si rivestiva di fronte al mio letto, avevo avuto l’impulso opposto a quello della sera precedente. All’inzio ero rimasta quatta quatta ad osservare il suo fisico mozzafiato, ma poi mi ero vergognata, ed avevo distolto lo sguardo. Se ne era accorto comunque.
Due tavoli più a destra, Shandi gli mandava bacini focosi, mentre Mandi sedeva a cavalcioni su Harry, che…mi stava fissando. Distogliemmo lo sguardo all’unisono.
Portai il primo boccone alla bocca. Inghiottii, ma stentava a scendere giù, e mi sentivo molto a disagio. All’improvviso non avevo più niente da dire a quelle persone.
Mi alzai, e me ne andai senza una parola, alla ricerca di un altro tavolo. Sentii Zayn che ,mi chiamava, ma ero diventata sorda alle sue lamentele. Non mi fermai finchè non individuai il tavolo di Scarlett, vicino alle uscite di sicurezza.
-Ehi, ti spiace se mi siedo qui?-lei sorrise, ed annuì con un cenno.
-Non mangi al tavolo di Zayn, oggi?-mi chiese, fingendo noncuranza.
Scossi le spalle:-Oggi no, magari.
Mi accomodai, e pensai che forse la giornata poteva prendere una piega migliore.
-Tuo fratello è simpatico.-che doccia fredda. Temevo sarebbe arrivato il giorno in cui avrei dovuto ripetere il famoso discorsetto da Sorella ad Amica, che feci a Becky anni prima.
“Non parlare con mio fratello, non parlare di mio fratello. Non guardarlo, non pensarci, non immaginarlo nemmeno, ma soprattutto non innamorarti di lui. Ti spezzerebbe il cuore”
Zayn sa fare solo quello: rovinare tutte le sue relazioni. È troppo geloso, troppo appiccicoso, lunatico e dispettoso, ma soprattutto tende a comportarsi da padre. Zayn è opprimente: ha quel visino carino che ti fa impazzire, ma alla fine è così insopportabile che sei costretto ad allontanartene. Lo dico per esperienza personale. Lo conosco da sedici anni, ormai non ha più segreti per me.
Effettivamente però mica aveva detto che voleva sposarselo e averci dieci figli. Forse era un po’ prematuro parlare di queste cose, e mi avrebbe presa per una pazza. Sarebbe stato meglio tagliare il male dalla radice per impedirgli di espandersi, ma mi limitai ad alzare le sopracciglia e a fare un commento acido:-Se lo dici tu…
Non sembrò però comprendere che non le conveniva insistere su quella linea. Anzi, il mio commento sembrava averle sciolto la lingua.
-Non capisco come tu faccia a odiarlo, se io avessi un fratello così…a me sono toccati due Hooligans alti un metro e venti, che sbavano, fanno puzzette e mi nascondono topi morti nel cassetto della biancheria…
-Guarda che tutte queste cose le fa anche Zayn…-ma Scarlett non mi aveva ascoltata minimamente, ed aveva attaccato a parlare di quanto fosse talentuoso, e fantastico, e bellissimo Zayn Jawaad Malik, e di quanto culo avesse Roxanne ad essere la sua ragazza.
Forse avevo sottovalutato il problema, era più grave di quanto immaginassi, dovevo assolutamente intervenire subito. Feci per attaccare con il mio discorso quando sentii due mani coprirmi gli occhi.
Mi ritrovai spaesata, e posai le mie mani sulle sue. Chi poteva fare quello scherzetto coglione? Conoscevo solo due persone con il cervello abbastanza piccolo, ed una era troppo giù di morale per farlo. Mi liberai e ruotai su me stessa, già pronta a dare addosso ad Harry, quando mi ritrovai davanti un Louis Tomlinson con un sorriso da un orecchio all’altro.
-Ehi splendore, come va?-calciò la sedia e si sedette accanto a me. Mi accorsi di avere un sorriso demente stampato in faccia. Lui sembrava tranquillo come sempre.
-Bene, credo, e tu?-intravidi l’espressione a dir poco disgustata di Scarlett. Sembrava che stessi parlando con il diavolo in persona, con tanto di corna e forcone. Oh, giusto, lei lo odiava perché aveva spezzato il cuore al suo idolo di sempre, la cara buon vecchia cugina Pam. Onestamente? Non m’importava.
-Fresco come una rosa!-mi sorrise.-Volevo dirti che Mrs Wright ha affisso il calendario delle prove del musical. La prima è oggi alle sei, ci sarai, vero?
Mi ero completamente dimenticata del musical. L’annuncio che aveva fatto alla festa di Paul mi raggiunse come un’eco distante. Maria! Oh signore buono. Maria! Non stiamo parlando di un ruolo marginale, ma di quello da protagonista!
Gli occhi cominciarono a brillarmi:-Come potrei mancare? Sono Maria, giusto?
Il ragazzo dagli occhi splendenti mi fece l’occhiolino, e sentii un formicolio all’altezza dello stomaco. Oh mio Dio, che mi stessi…no, Christa, suvvia. Quelle sono cose da Becky. Tu non sei fatta per struggerti per un ragazzetto qualunque.
Louis non è uno qualunque infatti” stupida vocina interiore.
-Scusa, per mio fratello, alla festa.-dissi, come per darmi un tono.-E’ un guastafeste nato.
-Già, un vero peccato.-disse, alzandosi.-magari sarà per un’altra volta, eh? Ci rifaremo presto, vedrai.-detto questo se ne andò fischiettando, sparendo tra la folla.
-Cosa vuol dire “ci rifaremo presto”? Cosa avete combinato alla festa? Devo ricordarti che era il ragazzo di mia cugina? Devo ricordarti che l’ha lasciata nemmeno una settimana fa? Devo..-le chiusi la bocca a forza con due mani.
-Scarlett, ti prego, dacci un taglio.
Per quanto fosse orribile, assurdo, e da non augurare a nessuno, cominciavo a credere che Scarlett fosse la ragazza perfetta per mio fratello.

*
Spazio autrice(lalala)
Scusate il ritardo, davvero! Ma ho avuto 342987489234
impegni, e volevo che questo capitolo fosse all'altezza 
degli altri. Risultato?
Io sono molto soddisfatta in realtà, ma siete voi
che dovete giudicare, giusto? 
Alla fine era Harry :3
Soddisfatti della reazione di Christa? 
Preferite Siam/Shiam o Rayn?
Cosa ne dite di Zayn con Scarlett?
Ditemi TUTTO.

vostra, 
Elena

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Capitolo 12
*** XII ***



Capitolo Dodicesimo 

Mentre mi dirigevo verso l’aula di arte, fischiettavo allegra ‘I feel pretty’. Non mi sembrava vero che sarei passata dall’anonimato della mia stanzetta…all’anonimato del club di teatro di un collegio (ah ah ah, questa sì che è una gran cosa). Per quanto non fosse Brodway per lo meno sarebbe stato un vero spettacolo, e come pubblico non avrei avuto solo mia madre Tricia che non fa altro che dire: “Come sono talentuosi i miei piccoli!” E questa di per sé era una gran conquista.
Mentre imboccavo il corridoio, due mani mi coprirono gli occhi. Fremetti dentro:Louis…
Mi spuntò un sorriso idiota sulla faccia: mi faceva esattamente quell’effetto. Con espressione imbambolata ruotai su me stessa, tenendo gli occhi socchiusi.
Intravidi Harry ridere di me.
-Oh, Harry, come sono felice di vederti!-sarcasmo di prima mattina.
-Lo sapevo, lo sapevo.-disse, lisciandosi la giacchetta. Per un po’ mi guardò e basta poi, sorrise e si indicò:-Nessuno resiste a questo…
Corrugai la fronte:-Hai appena indicato tutto te stesso!
Rise, e si inumidì le labbra:-Appunto.-mi prese la mano e mi attirò a sé. Non recalcitrai nemmeno: prese il mio mento tra le sue mani, ma gli impedii di proseguire.
-Come puoi provarci ancora dopo quello che è successo ieri?-Acida. Mi erano salite le lacrime agli occhi. Mi lasciò andare subito, così all’improvviso che quasi caddi all’indietro.
Mi guardò confuso:-Avevi detto di dimenticare.-e sparì tra la folla.
 
“Avevi detto di dimenticare, dimenticare, dimenticare”
“Harry, dimentica quello che è successo stanotte”
Perché io non ci ero riuscita? Perché le labbra di Harry mi ritornavano sempre in mente? Uno di quegli assurdi scherzi del destino. Mi avrebbe perseguitata per sempre? Mah.
E quella non era l’unica cosa della notte precedente che non riuscivo a dimenticare. Magari. Bene impresse nella mente avevo le immagini di Kimberly avvinghiata a Niall, e di Liam stretto a Shandi. Una delle due cose mi avrebbe infastidita, ma entrambe…entrambe andavano oltre il limite massimo di sopportazione umana. Ma la mia non era gelosia: la mia era rabbia.
Niall si era fatto infinocchiare da quella cricca di svitati criminali che lui considerava i suoi migliori amici, e Liam? Liam aveva ceduto alle avances della troia più troia di tutta la stirpe delle troie. E pensare che mi avevano fatto una buona impressione…
La parte cattiva della mia coscienza mi sussurrò:-E’ perché non c’eri tu con loro…è perché hanno preferito altre a te.-e per quanto mi dicessi che era falso, che non era per quello, in cuor mio sapevo la verità.
La verità mi perseguitò anche nell’aula di arte, e in quella dell’ora successiva, e in quella dell’ora successiva ancora. La verità mi stava così appiccicata che temevo non me la sarei mi scollata di dosso. E la cosa mi faceva dannatamente paura.
 
Sulla soglia della mia camera, Shandi baciava Liam con foga, guidando le sue mani sui suoi fianchi. Non sembravano aver fretta di smettere di ispezionarsi, così tossicchiai per annunciarmi. Liam mi vide con la coda dell’occhio e si staccò, visibilmente a malincuore. Varcai la soglia disgustata.
Sentii una presa salda che mi impediva di muovermi. Sleale da parte tua, Payne.
-Chirsta..-scossi la testa, facendo segno di non dire niente. Non avevo la minima intenzione di ascoltare le sue scuse: ero già troppo impegnata a nascondermi da Niall.
-Sono affari tuoi, Liam. A me non interessa.-avevo un tono davvero cattivo. Cosa mi aspettavo? Ero cattiva, lo ero sempre stata. Inutile illudersi di essere cambiata.
Lui non si giustificò come credevo che avrebbe fatto: mi guardò, piuttosto serio, e fece un sorriso strano, per niente amichevole:-Sì che sono affari miei, Christa. E sarei curioso di sapere perché lo hai detto a Zayn, allora.-incrociò le braccia, e mi osservò brancolare nel buio.
Scosse la testa:-Come pensavo.-si voltò di spalle e fece per andarsene. Lo bloccai, mentre l’adrenalina entrava in circolo.
-Come sarebbe a dire “come pensavo”?-il cuore mi martellava nel petto. Le cose si mettevano male.
Si girò:-E’ chiaro, Christa. Anche se dici che non ti interessa non riesci ad accettarlo. L’hai detto a Zayn perché sapevi che si sarebbe incazzato e che non mi avrebbe più parlato. Ammettilo, speravi che lasciassi Shandi, ma sai che c’è? Zayn può anche andare a fanculo, per quello che mi riguarda.
Aspettai che avesse finito, prima di attaccarlo di nuovo, puntandogli l’indice contro il petto:-Ti reputi così importante? Ti conosco da nemmeno un mese e pensi che mi faccia tutti sti film mentali? Liam, cresci. Il mondo non gira intorno a te.-stavo alzando la voce e sentivo le guance scottarmi:-L’ho detto solo perché credeva che io fossi interessata a te.
Strinse gli occhi:-E non è così?
-No, purtroppo per te.-ero stata davvero tagliente: non avrei mai pensato di litigare con Liam. Lo vidi annuire piano, ed allontanarsi con le mani intrecciate dietro la testa. Era così dolce, tenero, comprensivo. Era davvero un buon amico, e non mi sembrò vero di averlo perso. Solo perché non sapevo tenere chiusa la mia boccaccia, per giunta!
Mi chiusi la porta alle spalle.
-Non le lo merita.-disse la bionda, inaspettatamente, sedendosi a gambe incrociate sul suo letto, ed afferrando una copia di Seventeen. La guardai, incuriosita.-Non si merita di essere trattato così.-ripeté lei, inarcando le sopracciglia. Lei? Lei che cambiava ragazzo più spesso delle mutande mi veniva a dire cosa potevo e cosa non potevo fare? Mi veniva a fare la moralista?
-Non credo tu sia nelle condizioni di giudicarmi.- le feci notare, sorridendo affabile.
Shandi fece finta di non sentirmi, e rise di me sotto i baffi.
Sull’orlo di una crisi di nervi presi il suo insulso giornale da quattro soldi e lo cestinai con rabbia.
-Buona giornata!-strillai.-E Vaffanculo!-corsi fuori sbattendomi la porta alle spalle.
 
Tre, due, uno. Cominciai a piangere.
 
Certo, mi dispiaceva per Liam e tutto il resto, ma quelle erano lacrime di rabbia, non di dolore. Ero solo…frustrata. Da tutto e da tutti. Volevo solo andare via, andare via ed essere un’altra persona. Una persona felice, con tanti amici. Una di quelle che tutti vogliono avere intorno. Una persona che non ero mai stata, e che al momento, non avrei mai potuto essere.
I miei piedi mi portarono nell’unico posto dove avrei voluto stare in quel momento, l’unico dove non mi sarei sentita fuori posto.
Mi rannicchiai sui gradini della rampa di scale del corridoio semi vuoto dell’infermeria: incurante delle lezioni che stavo saltando, delle persone che mi stavano cercando.. inconsapevole di spazio e tempo. 
Le associazioni logiche che crea il nostro subconscio sono assai singolari. Prendi la mia, ad esempio. Ero triste, frustrata, sola. Esattamente come la notte prima, alla festa di Paul. Ed il mio inconscio mi aveva portata nel posto in cui mi aveva condotta Harry, nonostante non fossi ben sicura di ricordare dove fosse. La verità era che io non lo ricordavo, ma la mia mente sì.
Ora, perché proprio lì, direte voi? Per un semplicissimo ed umiliantissimo motivo: speravo di trovarci Harry. Per un po’ rimasi sola, a guardarmi la punta delle scarpe, carica di aspettative.
-Sei venuta al mio posto preferito!-fece poi una voce alle mie spalle, con tono di scherno.
Mi voltai verso Harry, e non appena mi guardò negli occhi, cambiò immediatamente atteggiamento. Si sedette accanto a me e fece segno di poggiare la mia testa sul suo petto. Inizialmente restia, lo feci, e piansi un altro po’. Poi, più niente, come la sera della festa. Ascoltai il respiro regolare di Harry, ed il suo cuore che batteva stranamente veloce.
Su quei gradini non eravamo Harry e Christa: io ero debole e fragile, lui desideroso di aggiustarmi. Harry non fu mai così gentile con me come su quella rampa di scale.
Mi asciugai le lacrime con l’indice, e mi voltai verso di lui. Feci per parlare, ma mi precedette. Il suo tono era dolorosamente duro.
-Fammi indovinare, devo dimenticare anche questo? Non preoccuparti, già fatto. Durante queste ore sono stato in bagno ad eccitarmi con le foto in costume di Mandi, e tu…be’, immagino che perché non sarà difficile trovare una scusa.-mi stava dando della bugiarda. Mi. Stava. Dando. Della. Bugiarda. Ci aveva preso in pieno, cazzo.-La cosa importante è che io e te non ci siamo mai visti, né incrociati, né parlati, oggi. Bene?-non aspettò nemmeno che rispondessi, ed andò via, con le mani in tasca, lo sguardo basso. Non sembrava arrabbiato. Aveva un tono tranquillo, anche se nella sua voce era facile distinguere una nota di…delusione si può chiamare così? Come mai Harry era ferito dal mio comportamento? Non lo stavo illudendo né niente. Anzi. Era solo la mia spalla su cui piangere.
Ecco. Lo stavo usando. E ciò faceva di me una persona perfino più orribile di quanto già mi sentissi.
 
L’auditorium era mezzo vuoto, e Mrs Wright si aggirava tra i pochi ragazzi presenti chiedendo se qualcuno per caso mi aveva vista. Mi tirai su le maniche della camicia ed attirai l’attenzione della professoressa sventolando la mano.
-Oh, ecco qui Maria! Possiamo cominciare!-sembrava sovreccitata e la sua nocetta fastidiosa somigliava sempre di più allo squittio di un topo. Allungai il collo, cercando il sorriso rassicurante di Louis Tomlinson: era l’unica cosa che mi avrebbe aiutata a staccarmi di dosso l’amarezza che mi aveva lasciato il riccio.
-Cercavi qualcuno in particolare?-sentii una voce sussurrarmi all’orecchio, poi una risata. L’avrei riconosciuta tra mille.
Mi ritrovai a sorridere come una deficiente: questa volta non potevo sbagliarmi. Ci conoscevamo a stento, eppure flirtavamo senza ritegno alla prima occasione. Zayn aveva ragione:ero cattiva, arrivista e pure un po’ troia. Il peggio del peggio. E Louis non era da meno. Eravamo fatti l’uno per l’altra.
-No, nessuno in particolare.-strinsi gli occhi, senza smettere di sorridere.
Mrs Wright battè le mani, e a malincuore staccai il mio sguardo da quello di Louis, che mi afferrò dalla vita e poggiò il mento sulla mia testa. La professoressa finse di non vederci, e richiamò gli altri all’attenzione.
-Ragazzi! Abbiamo una marea di lavoro da fare, ma vi prometto che ne varrà la pena!-ridacchiò da sola, (che tristezza) e poi indicò con un gesto ampio una ragazza dai capelli rossicci tagliati cortissimi.-Johannah vi distribuirà la mia personale revisione del copione integrale del Musical. Ci ho messo ben tre mesi per scriverlo, perciò abbiatene cura! NON SIETE IMPAZIENTI?!-si aggiustò il foulard che portava legato al collo a mo’ di cappio e cominciò a leggere la prima pagina introduttiva con lentezza disarmante. Louis si stiracchiò e finse uno sbadiglio.
-Sono proprio ansioso di cominciare, guarda, rischio di svenire dall’eccitazione.-stavolta fui io a dovermi impedire di ridere. Cercai di prestare attenzione, ma Lou mi scostò i capelli e prese a darmi bacetti sul collo che mi facevano rabbrividire da capo a piedi. Mi uscì una risata di gola. Mr T gongolò al mio fianco.
-Tomlinson, Malik, cosa c’è da ridere??-mi morsi un labbro, mentre la professoressa si sistemava gli occhiali fucsia sul naso.-Se siete così incapaci di ascoltare spero che almeno sappiate leggere. Sul palco!
Con la testa bassa, sempre ridacchiando, io e Louis salimmo sul palco, e Johannah ci porse una copia della battute. Saranno state almeno duemila pagine. Pesava quanto un vocabolario, anzi, peggio. Con la mia famosa delicatezza elefantesca feci per girarlo e lo strappai a metà. ‘Abbiatene cura’,eh? Ah ah ah.
-Signorina!-arrossii vistosamente e tentai di far combaciare le parole, strappandolo ancora di più.
-Tomlinson, dalle la tua copia!-sembrava infinitamente seccata.
-Ai suoi ordini, Miss!-vidi la professoressa sorridere imbarazzata, accecata dallo charme di Mr. T. Anche io facevo quella faccia ogni volta che mi rivolgeva la parola? Un motivo in più per il resto del mondo per considerarmi una ritardata mentale irrecuperabile. Perfetto.
-Comincia a leggere.-sembrava trasognata. Alzai gli occhi al cielo.
Credo di non aver mai fatto prove più esasperanti di quelle del mio primo giorno come Maria: non faceva che correggermi la dizione, dirmi che dovevo essere un po’ più così e un po’ meno cosà, mandare gli occhi al cielo e borbottare. L’avrei ammazzata.
-Fa’ così perché le piaci.-disse Lou.
-Louis, Mrs Wright non è un cane.-risposi, sospirando, e prendendo il mio zaino.
Mi lanciò un’occhiata misteriosa:-Sei proprio sicura?-indicò la professoressa che annusava l’aria.
-Forse lo era in una vita precedente.-ridacchiai.
-Forse.-si passò la lingua sulle labbra. Ogni volta che io e Louis parlavamo, finiva per esserci quello strano silenzio, e finivamo per osservarci e basta, guardinghi. Mi somigliava più di quanto avrei voluto ammettere, e mi chiesi come mai Zayn non mi odiasse come faceva con lui. “Sei sua sorella” pensai. Non mi sforzai nemmeno di capire se la cosa mi consolasse o meno.
Piano piano, come alla festa, io e Lou ci ritrovammo appiccicati, senza sapere bene come. Sentii le sue braccia aderire ai miei fianchi, e la mia testa incastrarsi perfettamente nell’incavo del suo collo.
-Sei una ragazza strana, Christa.-sussurrò.
-Potrei dire lo stesso di te, Tomlinson.-dissi di rimando. Alzai la testa, ed i miei occhi cercarono i suoi: mi persi per un attimo in quel sorriso accogliente, e vidi i suoi occhi lampeggiare.
-E’ un gioco pericoloso quello a cui stai giocando, te ne rendi conto?-le sue parole mi intrigavano: il mio cuore non aveva mai battuto così forte. Ormai eravamo soli. Io, Louis e Mrs Wright intenta a ritagliare coupon da una rivista. Soli, come stavo dicendo.
Sorrisi, per fargli capire che non avevo paura, e con una mano gli accarezzai i capelli.
-Oh, ingenuo, povero, Louis…-sempre più vicini. Tre, due, uno. Dai, forza, ancora un secondo ed è fatta. Ancora un secondo ed avrai il tuo primo bacio, Christa Malik. Ancora un secondo ed il ragazzo dei tuoi sogni dirà che sei sua, e poi…
Stavo per sfiorare le sue labbra, giuro, ne sentivo quasi il sapore, quando una chioma rosso fuoco mi corse incontro urlando:-Tuu! Tu, puttana!

*
Spazio autrice (Shalala)
Ecco a voi!
Questo capitolo è molto frammentato, in realtà
non è molto importante, ma volevo trasmettervi
un po' ciò che sente e vede Christa (?)
A questo punto la domanda è d'obbligo:
Carry o Chrouis? (Chrouis come Tom Cruise AHAHHA)
La rossa, la rossa ricordate chi è?
Immagino di sì, è indimenticabile.
Liam?
Shandi?
Mrs Wright?
A voi! Scusate il ritardo ;)
Baci, Ele

 

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Capitolo 13
*** XIII ***



Capitolo Tredicesimo

A mezzo centimetro dalla bocca di Louis fu davvero difficile fermarsi. Indugiai un po’, respirando piano il suo odore, finché Roxanne non prese a tirarmi dai capelli. A quel punto, mi voltai.
-Scusa Louis, puoi darmi un attimo?-lui alzò le mani in segno di resa, ed andò a sedersi su una delle sedie di plastica sotto il palco.
-Tu, puttana io ti faccio fuori! Ti elimino dalla faccia della Terra!-mi prese per le spalle e feci altrettanto, aveva uno sguardo indemoniato. Si dice che le streghe avessero tutte i capelli rossi: Roxanne in quel momento sembrava decisamente una strega.
Cosa voleva quell’idiota? Pensavo ci odiassimo cordialmente per il bene di mio fratello. Mio fratello. Oh santa madre, vuoi vedere che…
Cominciammo a spintonarci, e le sue mani corsero al mio collo. Ehi stronza, con Jamila Malik non si scherza. La sbattei contro il muro con tutta la forza che avevo, e le bloccai le braccia a mo’ di croce: rimase senza fiato. Per un attimo ci guardammo negli occhi, poi lei cominciò a piangere come una bambina, e il trucco le si sciolse giù per le guance. Aveva i capelli  così arruffati che davano l’idea di una palla di fuoco.
-Tu….brutta…puttana.-biascicò tra le lacrime, smettendo a poco a poco di divincolarsi.-E’ tutta colpa tua…
Ero ancora confusa, ma cominciavo a capire. Zayn era l’unica cosa che legava me e Roxanne, quindi supponevo che centrasse lui. Mi voltai un attimo e Louis mi mostrò il pollice. “Perfetto” mimò con le labbra. Gli sorrisi, poi mi voltai verso la rossa con fare risoluto.
-Vuoi cortesemente dirmi che è successo? Magari senza cercare di strangolarmi.-l’aggredii.
-Non fare la finta tonta!-tirò su col naso rumorosamente. –Non farmi credere che non sei stata tu a dire a Zayn di mollarmi!-e riprese a singhiozzare blaterando frasi senza senso. Zayn l’aveva lasciata. Zayn l’aveva lasciata? Zayn aveva lasciato la sua Tonta Metà! Ma aspetta, com’era possibile? Sembrava che l’amasse davvero. Erano tutti ‘amore’- ‘tesoro’- ‘splendore’, bacini bacetti, e tutto ciò che c’è di più vomitevole al mondo. Perché Zayn l’aveva lasciata?
Mi lambiccai il cervello a lungo, poi lasciai andare le braccia di Roxanne. Se le massaggiò per riattivare la circolazione, guardandomi con odio puro.
-Non ho idea di cosa tu stia dicendo, Roxanne. Io non ci parlo con mio fratello.-dissi tra i denti. Lei si allontanò dall’auditorium con passo tremante. Arrivata sulla soglia si voltò un attimo e mi mostrò il medio: aveva l’unghia laccata di rosso scheggiata, ed uno sguardo sprezzante. Non mi credeva? A chi importava? Zayn e Roxanne si erano lasciati. Il loro idillio si era concluso, finito, cancellato, caput. Niente più ciance, niente più bacetti, niente più situazioni scomode, scopate last minute e snervanti conversazioni con quella testa di rapa. Sprizzavo gioia da tutti i pori, avrei voluto urlare dalla felicità. Oh Zayn, sai che ti amo?
Quando la chioma rossa svoltò all’ultima deviazione sulla sinistra, la mano di Louis si posò sulla mia spalla e mi fece voltare. Gli saltai al collo, ridendo. Dignità? Addio. Questa è la volta buona che mi prende per una rincoglionita.
-Sei stata grandissima.-mi fece l’occhiolino.
Non potei evitare di sorridere, sciogliendo l’abbraccio, e minimizzai con un gesto:-Mah, non era niente di che…potevo fare di meglio.
Sorrise anche lui:-Ricordami di non farti mai arrabbiare. Rischierei di perdere un braccio.-il mio sguardo scese un po’ più in basso.
-Fossi in te non mi preoccuperei di quello…-indietreggiò di un passo.
-Scherzavo, scherzavo.-lo guardai di sottecchi. Di nuovo quel silenzio…
I miei ormoni stavano facendo un corso accelerato di zumba. Ballavano salsa, jive, merengue e chachacha. Se non mi sbrigavo avrebbero cominciato a dilettarsi con la bachata, ed avrei preferito evitare.
Louis mi prese per i fianchi e mi strinse a lui. Il mio cuore batteva ad un ritmo insostenibile, e mi affrettai ad interrompere quel supplizio:-Devo andare a cena.-dissi di getto.-Scarlett mi aspetta. Vieni con me?
Fece il labbruccio, ed allentò la presa:-Ti accompagno.-uscimmo dall’auditorium camminando appiccicati. Le sue mani sfioravano le mie, e sembravano desiderose di stringerle. Sentivo il suo fiato sul collo:-E’ davvero così tardi?
Mi accigliai e gli indicai l’orologio:-Le sette e venti.
Si passò una mano tra i capelli, in difficoltà:-Cazzo, sono in ritardo! Harry mi aspetta. Ci vediamo dopo okay? Magari ti chiamo!
Sparì tra i corridoi prima che potessi ricordargli che non aveva il mio numero. Non poteva averlo, giusto? O forse sì? E poi perché tutta quella fretta, così all’improvviso?
Piuttosto delusa vagabondai per un po’. Arrivai in sala mensa venti minuti dopo, con l’affanno e gli occhi spiritati. Perché Zayn aveva lasciato Roxanne? Perché Louis se n’era andato senza darmi spiegazioni?
Sentii due voci distinte che pronunciavano il mio nome, e mi si gelò il sangue nelle vene. Stupida, stupida, stupida. Avevo sempre avuto sotto gli occhi le due risposte, sin dal principio. Come potevo essere stato così cieca? Le risposte erano due nomi. Due semplicissimi nomi.
Perché Zayn ha lasciato Roxanne? Scarlett.
Perché Louis è scappato di corsa?
Harry.
 
Una morsa mi si avvinghiò alla bocca dello stomaco. L…Louis…Louis conosceva harry! Louis era amico di Harry! Abbastanza improbabile, no? Come potevo anche solo sospettarlo?
Mi sentii mancare. Forse era anche perché con tutto il nervosismo della giornata non avevo ancora mangiato nulla, o forse no. Possibile che…aggrottai le sopracciglia. Prima che potessi anche solo pensare a cosa sarebbe stato più opportuno fare, Scarlett mi fu accanto e mi trascinò nella sua personale spirale di follia.
-Ma dov’eri finita?-balbettai due paroline a mo’ di scusa, e la seguii verso il solito tavolo. Non appena mi aveva vista, la mia unica amica del collegio aveva cominciato a riempirmi la testa di chiacchiere inutili, alle quali io non prestai la minima attenzione. Ero ancora atterrita per ciò che avevo scoperto. Ero così persa nei miei ragionamenti che mi lasciai scappare una parola di troppo.
-Zayn e Roxanne si sono lasciati.-mi era uscita così, senza preavviso. Mi era sfuggita di bocca mentre mi sedevo di fronte al vassoio che Scarlett mi aveva preparato. Vidi i suoi occhi accendersi di pura felicità. Mi abbracciò strettissima, ed io rimasi rigida come una tavola.
-Ma davvero?! Ma come lo sai? Ma chi te l’ha detto? Oddio che notizia!!-cominciò a battere le mani saltellando sulla sedia. Mi maledissi per non aver saputo tenere chiusa la mia boccaccia. Io e Zayn non eravamo per niente in buoni rapporti, e sentirla parlare di quanto sarebbe stato figo fidanzarsi con lui mi dava allo stomaco.
Cosa ancora peggiore, la notizia l’aveva messa così di buon umore che quando Kimberly si era avvicinata al nostro tavolo ed aveva chiesto:-E’ libero qui?-Scarlett aveva dimenticato di fare l’antipatica e le aveva detto di sì.
No, ma dico, ma scherzi? Hai idea di cos’ha fatto quella stronza? Sentii la rabbia montarmi dentro, assieme al disgusto. La fulminai con lo sguardo, e lei si fece da parte, mostrandomi la figura alle sue spalle.
Se Kimberly mi era sembrata un problema, la figura dietro di lei era a dir poco una catastrofe. Una catastrofe in blazer mezzo stinto, capelli biondi ed occhi azzurri.
-Christa…-l’avevo evitato ovunque. L’avevo evitato nei corridoi, in biblioteca, in  lavanderia, l’avevo evitato perfino in camera di Scarlett. Avevo fatto di tutto per non incappare in quella conversazione, per non ascoltare le sue scuse. Non solo si era scopato Kimberly, ma aveva anche preso a portarsela dietro ovunque, come un’ombra. Le teneva la mano, a volte.
Kimberly in due giorni era riuscita a fare quello che non mi era riuscito in più di un mese; stare con Niall. Stare con Niall nonostante….com’è che si chiamava? Ah, sì. Elyse.
All’inizio l’avevo odiata, ma ormai mi faceva solo pena. Povera Elyse: credevi che Niall fosse un ragazzo d’oro ed invece guarda, ti sei voltata un attimo e ti ha tradita con la prima sciacquetta di turno.
-Christa, Christa ascoltami almeno…-mi mise una mano sulla spalla, e me la scossi via con stizza. Ed io che lo volevo pure salvare! Ah ah ah. Pensa che scema. Se lo meritava, quello scherzo di merda. Se lo meritava eccome! All’improvviso mi venne voglia di vedere la faccia che avrebbe fatto quando Zayn e Liam gli avrebbero detto che era tutta una balla, che se non fosse stato per loro una come Kim non l’avrebbe nemmeno guardato. Volevo che soffrisse come avevo sofferto io.
Mi alzai di scatto, rovesciando la sedia, e cercai con gli occhi un posto ancora libero. Non che avessi molta scelta: due tavoli più in là mio fratello mangiava insieme a dei tizi che non avevo mai visto, dall’aria molto poco raccomandabile, e poco più dietro c’era il gruppo peggio assortito di tutta la mensa: Liam, Shandi, Mandi, Harry, Roxanne e Louis, che si sbracciava facendomi segno di sedermi con lui. Ingoiai l’orgoglio e feci per deserti di nuovo con Scarlett, pronta a sorbirmi ore ed ore di ‘mi dispiace’, ma le mie gambe non rispondevano ai comandi. Cosa fate, deficienti? Mi portate nel covo delle serpi! Mandi, Shandi…Roxanne! Tre delle peggiori persone che avessi mai conosciuto, insieme.
Raggiunsi il tavolo in silenzio, sotto lo sguardo di tutti. Mio fratello lasciò cadere rumorosamente il cucchiaio nel piatto quando gli passai accanto, ed un paio di ragazzi si scostarono per permettermi di raggiungere il posto. Manco fossi Mosè che separa le acque, oh.
-Ehi Christa! Unisciti a noi!-disse Lou, indicando tutti gli altri:-Loro sono Mandi, Shandi, Liam…
Shandi afferrò la mano dell’ex migliore amico di Zayn e si alzò di scatto:-LouLou, io e Lee stavamo andando via.-mi lanciò un’occhiata sprezzante, e si allontanò, seguita da Liam.
Rimasi ferma un attimo. Era come se avessi appena ricevuto un pugno nello stomaco. Nemmeno mi aveva guardata. Ingoiai la delusione e mi sforzai di sorridere. Il mio sguardo incrociò quello di Louis, che mi strizzò l’occhio:-Roxanne già la conosci.-lei arrossì guardando da un’altra parte.-E lui è…
Guardai il riccio. Sedeva scomposto, tenendo le braccia incrociate al petto, con aria di sfida. Sembrava chiedermi “E adesso che farai?”
-Harry.-lo salutai con un cenno del mento, e mi sedetti. Louis si girò verso di me, con espressione confusa.
-Voi…vi...come?...-sembrava stranamente contrariato. Harry si aggiustò i capelli e puntò i suoi occhi verdi nei miei. Scosse impercettibilmente la testa, e senza chiedermi il perché risposi:-ci siamo conosciuti il primo giorno di scuola. Nei corridoi, niente di che.-finsi distrazione.
Perché lo stavo coprendo? Non avevamo fatto niente di male. Eccetto quasi baciarci. Abbassò lo sguardo.
Louis sembrava contrariato:-Non mi avevi detto che la conoscevi, Harry.-disse stringendo i denti.
Ci fu silenzio. Forse sarebbe stato meglio sentire Niall snocciolarmi tutti i motivi per cui non avevo alcun diritto di tenergli il muso. O forse no.
-Devo andare un momento in bagno, Man. Vieni con me?-sussurrò Roxanne alla bionda. Lei fece scorrere la mano sulla coscia del riccio, per fermarsi ad un niente dal suo inguine.
-Torno presto.-annunciò con un sorriso malizioso, e lei e la rossa si allontanarono. Harry aveva fatto un piccolo sorriso, a denti stretti, ma ora era tornato serio. Il tavolo circolare era decisamente troppo grande per tre persone: io sedevo accanto a Louis, ed Harry di fronte a noi. Era una situazione davvero imbarazzante. Almeno per me. Sentivo le guance andarmi a fuoco ed avevo lo stomaco rivoltato come un calzino. Sedevo allo stesso tavolo con il ragazzo che mi piaceva e con quello a cui piacevo. Che si conoscevano. Che erano amici. Che c’è di peggio? Avrei preferito sparire.
-Oggi abbiamo fatto delle prove sfiancanti, vero Christa? Dopo le lezioni non ci voleva proprio.-disse Lou, che sembrava l’unico in vena di chiacchiere.
-Già. È stata proprio una giornataccia.-e non potei fare a meno di lanciare una fugace occhiata ad Harry. Rimestai la minestra con gli occhi che viaggiavano tra brodaglia e pezzi di verdura gommosa. Deglutii rumorosamente: tutto quel movimento mi stava dando la nausea.
Guardai di nuovo verso Harry, e lo vidi sinceramente preoccupato.
Per cosa? Difficile a dirsi. Era stata proprio una giornataccia e senza il suo aiuto probabilmente a quell’ora mi avrebbero trovata morta in lavanderia con la testa nel cestello di una lavatrice. Che brutta fine..
-Oh! Sembra di essere ad un funerale, mamma mia come siete loquaci!
-Scusa Lou.-dicemmo in coro-Sono solo molto stanco/a.
Accennai un sorriso, e lui mi strizzò l’occhio, mettendomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Con la coda dell’occhio vidi la mascella del riccio contrarsi.
Ormai dovevo essere livida:-Forse è meglio che vada a letto, Louis. Non mi sento molto bene.
Vidi accendersi l’apprensione nei suoi ochi. Mi mise una mano sulla fronte.
-Sei calda. Vuoi che ti porti in in…-lo bloccai scuotendo il capo. Volevo solo andarmene da lì.
-Non preoccupati. Sto bene.-mi contraddicevo da sola? Mah. Stavo andando proprio alla grande.-A domani. Gli sorrisi e mi alzai, malferma sulle gambe.
Con il cuore in gola contai i passi che mi separavano dall’uscita. Una volta fuori dalla mensa, il mondo prese a girare come un trottola. I contorni delle cose tremolavano, le scale vorticavano. Arrancai per i corridoi deserti, e su una rampa di scale mi cedettero e mi ritrovai in ginocchio. Avevo il fiato corto, e la fronte imperlata di sudore.
Per un istante pensai che sarei morta lì, in silenzio. Da sola.

*
Spazio autrice (lalala)
Scusate per il ritardo, ma ho 894675765 compiti in classe,
e sto davvero impazzendo...
Perdono perdono!
Perdono per l'ultima frase ahahah non sapevo come concludere...
che ne dite dell'atmosfera?
Roxanne e Zayn si sono lasciati, allelujaaa **
Lou ed Harry sono amici (colpo di sceMa ahah)
Ma...volevo porvi una domanda...
vi interessa davvero questa storia?
Ci sono poche visualizzazioni ed in pratica recensiscono solo
Fede ed Har, non so se abbia senso
continuare.
Ditemi voi, baci
Ele

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Capitolo 14
*** XIV ***



Capitolo Quattordicesimo

Fluttuavo nel nulla più assoluto, in una specie di limbo immateriale. Avanzavo a balzoni morbidi ed attutiti, senza mai sfiorare la terra con i piedi. La testa mi ciondolava, premuta contro una superficie soffice e rassicurante. Ero morta davvero?
Esagerata? Può darsi, a volte sono davvero troppo pessimista. Una volta, ricordo, mi ero tagliata un dito usando le forbici da giardinaggio di Becky, e visto che il sangue continuava a scorrere copioso avevo cominciato a dire che sarei morta dissanguata. Quella volta mi ero salvata, ma questa? Non ne ero poi così sicura.
Le tempie mi pulsavano ferocemente, e sentivo i muscoli indolenziti: morire non poteva essere così doloroso, o forse sì? Forse non ero ancora morta, ma ero lì lì per morire, ancora un attimo, un istante soltanto…
Stavo quasi per farmene una ragione, sentivo quasi le campane, quando mi accorsi di percepire sensazioni reali: l’aria aveva un profumo strano, ad esempio. Sapeva di buono e di dopobarba. E le campane? Non erano campane, era una voce.
-Andiamo, Christa, non farmi questi scherzi del cavolo.-sibilava ad un niente dal mio orecchio. Sbattei le palpebre, confusa. Oh, mi ero sbagliata di nuovo. Ero viva.
Prima ancora che potessi capire dove mi trovassi, incrociai un paio di occhi. I suoi occhi. Sorrise, ma sembrava ancora molto preoccupato.
-Tutto bene?-si era fermato. Solo allora mi accorsi che non camminavo sulle mie gambe: mi stringeva tra le sue braccia, e teneva la mia testa premuta contro il suo petto. Feci per liberarmi dalla sua stretta, infastidita, ma la testa ancora mi girava. Avevo le vertigini, e la nausea mi era tornata: lasciai che mi guidasse ancora per qualche metro.
L’infermiera era una donna sulla cinquantina, con i capelli rossicci striati di grigio ed i denti macchiati: aveva un sorriso inquietante, ma sembrava gentile, con quegli occhietti piccoli e le guance paffute. Mi venne voglia di fidarmi.
Quando da piccola stavo male, mi accoccolavo tra le braccia di mio padre, con una tazza di tè bollente in mano, ed insieme guardavamo i talk show in televisione. Avevo dei ricordi stupendi di quei pomeriggi d’inverno in cui lui era tutto per me, me soltanto, e mio fratello se ne stava chiuso in camera da solo a studiare, per ingraziarsi nostra madre.
Sorrisi, coccolata dal ricordo del calore di mio padre e del suo odore.
-Come posso aiutarvi?-chiese la donna, riportandomi con i piedi per terra.
-E’ svenuta, l’ho trovata sulla rampa di scale dietro…-indicò qualcosa dietro di sé, poi mise le mani in tasca, ed evitò il mio guardo.
La donna si avvicinò per toccarmi la fronte e lessi la targhetta che aveva appuntata sul camice: Mrs Fincher. Fincher. Fincher non so, mi stava antipatico. Finch-Fincher. Mi faceva venire in mente le unghie laccate di Roxanne, le estension di Mandi e Shandi, o al limite gli occhialetti spigolosi della segretaria, ma non riuscivo per nulla a farlo combaciare con la donna rotonda e gioviale che mi stava misurando la febbre con un termometro a contatto.
-38.5°? Oh, tesoro, nulla di grave, hai solo un po’ di febbre. Aspirina per il mal di testa ed un po’ di riposo. Non ti serve altro.-nemmeno mia madre sarebbe stata così gentile. Lanciai uno sguardo ad Harry, mentre l’infermiera metteva mano alla sua personale scorta di farmaci nella teca a vetro sulla parete di fronte a me. Lui mi guardava a denti stretti, con un’espressione illeggibile.
-Ecco qui! Massimo due al giorno, finchè la febbre non scende.-disse Mrs Fincher, rivolta più al riccio che a me.-Possibilmente a stomaco pieno.
Solo al pensiero del cibo lo stomaco mi fece una capriola. Mm, meglio di no, grazie tante, ma sta volta mi sa che passo.
Mi misi a sedere, e mi alzai, un po’ più sicura sulle gambe. Vidi l’infermiera porgere due flaconi ad Harry, che l’in infilò rapidamente nella tasca del blazer. Poi lo salutò con un sorriso tirato, come se le fosse appena venuto in mentre qualcosa, un dettaglio che aveva trascurato.
Appena fummo soli nel corridoio, Harry scoppiò a ridere. Dopo un po’ cominciò a diventare inquietante, era piegato in due, si teneva la pancia, non la smetteva più. Un po’ confusa gli chiesi cosa ci fosse di così divertente.
Mi guardò con gli occhi colmi di una tristezza profonda, placando lentamente la risata:-Niente, Christa, niente. È solo che, permetti, è dannatamente ridicolo che sia io a dovermi prendere cura di te!
Nel tragitto verso la mia stanza non tornammo più sull’argomento, nonostante quella frase mi avesse messo addosso un’inquietudine spaventosa. Chi si sarebbe dovuto prendere cura di me? Zayn? Louis?
La camera era deserta, l’orologio segnava le dieci e venticinque e Shandi probabilmente era in camera di Liam a pomiciare.
Mi distesi sul letto lentamente, sfilandomi le scarpe, serrando le palpebre per scacciare il mal di testa.
-Non funziona, sai?-disse Harry, chiudendosi la porta alle spalle e sedendosi sul bordo del mio letto.
-Eh?
-Stringere gli occhi non aiuta affatto. Prova piuttosto a tenerli chiusi e a rilassarti un p…
-Io faccio quello che mi pare e piace, capito?!-sbottai seccata, e mi premetti il cuscino sulla faccia. Detestavo Harry perché era come mio fratello: un egocentrico, narcisista, bastardo maniaco del controllo. Come poteva pretendere di sapere cosa fosse meglio per me? Chi era lui? Perché stava lì con me? Ma, soprattutto, chi gliel’aveva chiesto?
Quando mi tolsi il cuscino dalla faccia, Harry era in piedi vicino alla scrivania, e trafficava con un bicchiere e una bottiglietta d’acqua. Si girò verso di me, gettando la pillola effervescente nell’acqua.
-Dai, bevi questo.-strinsi le labbra.
-No, non credo.-incrociai le labbra e mi girai di lato.
-Chista, non fare la bambina!-aggrottò le sopracciglia infastidito.
-Non mi va, ho detto! NON.MI.VA.-Per chimi aveva presa? Per una bambina? Sapevo prendermi cura di me stessa anche da sola. Non mi serviva lo stupido aiuto di uno stupido ragazzo con una stupida vita insulsa in una stupida scuola insensata. Ero Jamila, io. Non avevo bisogno di nessuno. Non ne avevo mai avuto, e non ne avrei mai avuto.
Fece per dire qualcos’altro, ma vista la mia espressione battagliera pensò bene di lasciar perdere, e posò il bicchiere sul comodino.
-Bene, dato che “Non-le-va”, signorina, cosa posso fare per lei? Vuole che le rimbocchi le coperte, che le aggiusti il cuscino, che le faccia da spalla su cui piangere, da punchin’ ball su cui sfogarsi?
Non ci vidi più.
-Voglio che tu vada via!-avevo le lacrime agli occhi.-Va’ via accidenti! Esci dalla mia vita!
Harry annuì piano, e si alzò, portando in alto le mani. Si tolse fuori un flacone dal blazer e lo sbatté rumorosamente sul tavolo. prese il bicchiere e lo vuotò per terra, afferrò un foglietto e lo accartocciò, lanciandolo verso il cestino. Lo mancò, e si mise le mani dietro la testa imprecando.
Poco prima di varcare la soglia si girò e mi guardò, deluso ed arrabbiato:-Grazie harry, non dovevi disturbarti a raccogliermi ed a portarmi in infermeria, Harry. Grazie per essermi stato vicino e tutto quanto, Harry. Proprio non dovevi. Non c’è di che Christa, non c’è di che.-e si sbatté la porta alle spalle.
Irata lanciai il cuscino contro la parete, ed il bicchiere vuoto lo seguì ben presto, andando in pezzi sul pavimento. Mi distesi con il cuore in gola, e le tempie pulsanti. Mi tolsi l’impiccio della gonna e delle calze, e lasciai che le lacrime rigassero il mio volto.
Il mal di testa mi era esploso in tutta la sua potenza. Chiusi gli occhi e provai piano a rilassarmi. Dopo dieci minuti in silenzio andava già meglio. Lanciai l’abat-jour contro il muro per la frustrazione. Non poteva essere, aveva pure ragione!
Lo odiavo. Lo odiavo. Lo odiavo con tutta me stessa. Esisteva al mondo qualcuno di più insopportabile? Jad sembrava un angelo, in confronto.
Osservai l’orologio, erano più o meno le undici, e di Shandi non c’era ancora l’ombra.
Indecisa sul da farsi restai distesa un altro po’, poi mi alzai piano e corsi a prendere un altro bicchiere, evitando i cocci del primo.
Mentre lo riempivo d’acqua, la mia attenzione fu catturata dal bigliettino accartocciato vicino al cestino. Posai il bicchiere e mi accovacciai lì vicino. Lo presi in mano e lo dispiegai per leggerne il contenuto:
“Per qualsiasi cosa, sottolineo, qualsiasi cosa, chiamami e verrò da te in un lampo. Io ci sono, Harry” ed a seguire il suo numero di telefono.
Rilessi quelle due frasi più volte, con qualcosa che premeva vicino allo stomaco. Senso di colpa? Dopo la scenata che avevo fatto serviva a ben poco sentirmi in colpa.
Presi il flacone delle pillole effervescenti e ne disciolsi una nell’acqua, girandola con un bastoncino di plastica. Infilai il bigliettino nel cassetto e mi misi a letto. Mentre sorseggiavo la mia aspirina, con la coda dell’occhio mi ritrovai a leggere le indicazioni sul flacone.
L’ultimo sorso mi andò di traverso: non era un’aspirina. Quello che avevo appena preso era un sonnifero.
Prima di scivolare nell’incoscienza mi chiesi cosa ci facesse Harry con un sonnifero.
 
Al mi risveglio le forze mi mancavano talmente: non era stato quello che si suol dire un sonno ristoratore, anzi, a me pareva d essere alla fine di una lunga ed estenuante giornata di lavoro sotto il sole.
Della sera precedente avevo molte lacune, ricordi piuttosto nebbiosi, inconsistenti, più che altro sensazioni. L’unica cosa che ricordavo con lucidità era il flacone di sonnifero. Allungai il braccio e lo afferrai, come per assicurarmi di non averlo sognato. Le pillole erano lì: venti cerchietti rotondi.
L’orologio segnava le dodici, ed a quanto pareva Shandi non aveva passato la notte lì. Avevo dormito dodici ore, quella roba doveva essere forte sul serio.
Presi il telefono: sedici chiamate perse. Due di mamma, una di Niall, due di Scarlett…undici di Zayn.
Il mio sguardo corse al cassetto del comodino, dove sapevo esserci il numero di harry. Avevo paura di chiamarlo, avevo una brutta sensazione, come se fosse successo qualcosa di sgradevole tra noi, e non faticavo a crederci, vista la sgradevolezza della persona stessa di Harry.
Valutai un attimo le mie opzioni.
Potevo chiamarlo, dirgli dello scambio, magari litigarci, avere le mie pillole e stare bene.
Oppure potevo ignorarlo, stare a letto e soffrire per giorni.
Composi il numero. Mi rispose al terzo squillo.
-Sì?
-Harry?Sono Christa.-mi chiuse il telefono in faccia, e rimasi immobile per un istante, chiedendomi perché lo avesse fatto. Poi vidi i cocci, la macchia sul tappeto, l’abat-jour. Immaginai cos’era successo. Ingoiai l’orgoglio e chiamai ancora, ed ancora, ed ancora. Non rispose.
Avevo voglia di lanciare il cellulare contro il muro, di piangere, di urlare, di ucciderlo, anche. Lo avevo chiamato quindici volte. O sedici, o diciassette. Avevo smesso di contarle.
Alla fine, con gli occhi che pizzicavano, gli inviai un semplice sms, quattro parole in croce, volevo solo liberarmi di quei sonniferi, e poi non avere più nulla a che fare con lui.
“Mi hai dato la scatola sbagliata, vieniti a prendere i tuoi dannati sonniferi”
Ed aspettai.
Mi sembrò di aspettare un secolo, quando finalmente qualcuno bussò alla porta della mia stanza.
Arruffata, stanca e debole aprii piano la porta, con il mio cipiglio più acido e determinato.
Ma, ancora una volta, rimasi sorpresa. Alla porta non c’era quel bastardo cinico narcisista egocentrico di Harry Styles, ma il suo favoloso, bellissimo, atletico e simpatico amico, Mr. Louis T, per il quale, guarda caso, avevo un debole.
-Louis, che sorpresa.-mi coprii le gambe con la maglietta, con nonchalance.
Lui mi riservò il suo sorriso più luminoso, ed io mi sciolsi. Accidenti, era perfetto.
Mi lasciai cullare dall’idea che fosse venuto per sapere come stavo, perché Harry gli aveva detto che ero malata, perché non mi aveva vista a lezione, e fantasticai su quanto fosse dolce e premuroso. La febbre doveva essermi salita, stavo delirando, parlavo come quella disperata della mia migliore amica!
-Come va?-mi chiese, e visto che non lo invitavo ad entrare si fece strada da solo, ammirano la meravigliosa vista della mia stanza, che per metà (quella di Shandi) sembrava disabitata, e per metà (la mia) presa d’assalto da bande di teppisti di strada.
-Io…-tossicchiai.-Sì, bene. Sì, ehm. Meglio.
Puntò i suoi occhi azzurri nei miei, si avvicinò fino a toccarmi e premette forte le sue labbra sulla mia fronte. Rimasi imbambolata, ferma come una stupida, aspettando non so cosa.
-La febbre si è abbassata.-si allontanò, e presi aria. Mi sedetti sul letto si Shandi con le gambe incrociate, e lo osservai mordersi il labbro, nervoso.
-Christa, devo essere sincero. Non sono qui per una visita di cortesia.-mandò in frantumi il mio povero cuore, ed anche il mio ego, assieme a lui. Ed io che credevo che fosse venuto per sapere come stavo! Ah ah ah. Che illusa. Benvenuta nelle scuole private, Chista, qui sono tutti spocchiosi figli di papà che fanno ogni cosa per il proprio tornaconto.
-…mi manda Harry.-tirò fuori dalla tasca dei suoi pantaloni un flacone identico a quello che c’era sul mio comodino, e me lo perse. Indicai il sonnifero con un gesto del mento, e lui scambiò le scatole con un gesto.
Dov’era tutto il suo charme, adesso? Sembrava dannatamente serio. Quasi non riuscivo ad odiarlo.
-E’ tutto?-Louis annuì, grave.-Puoi anche dire al tuo amichetto di andare a fanculo, allora.

*
Spazio autrice (lalala)
Perdono l'immenso ritardo, ma per un motivo o per l'altro
non riuscivo mai ad aggiornare!
La storia prende sviluppi interessanti, anche se ammetto
che questo capitolo non mi convince tanto.
Sono in un momento di blocco!
A breve aggiornerò anche UDS, per l'ultima volta, ahimè!
Baci a tutti, 
grazie mille
Elena

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Capitolo 15
*** XV ***



Capitolo Quindicesimo

Louis non commentò minimamente le mie parole, e si avviò invece verso la porta.
-Non giudicarlo male, è un bravo ragazzo.-nel dirlo, il suo tono assunse una strana sfumatura che non riuscii ad identificare. Le sue parole non fecero altro che urtarmi i nervi. Fui sul punto di sibilare qualcosa di estremamente cattivo, quando Louis aggiunse:-In ogni caso sei splendida, anche così.
Nonostante fosse di spalle riuscii facilmente ad immaginare un bianchissimo sorriso distendersi sul suo volto, e malgrado la rabbia accumulata mi ritrovai ad arrossire di quel piccolo complimento.
Indugiò qualche istante sulla soglia, come se fosse indeciso sul da farsi. Mise la mano sulla maniglia e disse soltanto:-Rimettiti presto, Maria.
Senza aspettar risposta uscì dalla stanza, lasciandomi ferma in mezzo ai miei cocci, con le aspirine ancora strette convulsamente in pugno, uno strano vuoto allo stomaco ed in testa ancora i sonniferi di Harry e il loro misterioso utilizzo. Visto il mal di testa titanico da barbiturici, accantonai l’idea di lambiccarmi il cervello per trovare una risposta, ingoiai un paio di pillole e mi buttai sul letto a peso morto. Ero terribilmente stanca, nonostante avessi dormito dodici ore, e per un istante, prima di scivolare per una seconda volta nell’incoscienza, mi domandai se per caso non avessi preso un altro sonnifero, o se magari Harry per vendicarsi non m’avesse sostituito le aspirine con veleno per topi.
Nell’atmosfera brumosa del dormiveglia, la seconda ipotesi mi sembrò la più verosimile.
 
Nei quattro giorni che seguirono, Scarlett e Zayn fecero a turno per vegliare sul mio capezzale. Fu inutile tentare di fargli capire che avevo bisogno di riposare e che probabilmente mi avrebbe fatto meglio stare un po’ da sola. Si rivelarono sordi a qualsiasi mio tentativo di protesta.
Scarlett mi passava i compiti e si lasciava andare in deliranti elogi a Jad, mentre lui mi aiutava con la parte del musical  e si assicurava che prendessi le aspirine con precisione cronometrica. Effettivamente non riuscivo più a capire chi dei due mi desse più sui nervi.
L’unica nota positiva di tutta la mia permanenza a letto fu il fatto che (per fortuna) non dovetti mai sorbirmi Shandi per più di dieci minuti, visto che passava tutto il suo tempo libero appiccicata al suo caro Lee, il quale, da bravo stronzo patentato, non era nemmeno venuto a vedere come stavo.
Non accennai mai a mio fratello del mio incontro/scontro in stile tekken con quella psicopatica della sua Tonta Metà, pardon, Ex Tonta Metà, e dentro di me cominciò a farsi strada il terribile sospetto che se non avessi trovato presto una sostituta alla suddetta, Jad avrebbe concentrato tutte le sue maniacali e asfissianti attenzioni su di me, spingendomi all’implosione o al suicidio (o al suicidio tramite implosione).
E se c’era una persona, nel raggio di 200 km, disposta a sopportare quel bacchettone idiota e narcisista di mio fratello (che avesse il quoziente intellettivo superiore a quello di una patata lessa, mi viene da aggiungere), quella persona era Scarlett.
Se Zayn aveva lasciato la ragazza con cui stava, senza spiegazioni, proprio il giorno dopo aver conosciuto la mia amica, evidentemente non gli era indifferente. E se si piacevano, il grosso del lavoro era già fatto. Ora dovevo soltanto trovare il modo di metterli insieme. Dio, non avrei mai pensato che mi sarei ritrovata a dire una cosa del genere. Zayn non lo augurerei nemmeno alla mia peggior nemica, ma a mali estremi, estremi rimedi. Per il mio quieto vivere dovevo andare contro a tutte le mie convinzioni. Per il mio quieto vivere dovevo distruggere quello dell’unica amica che avessi a scuola. D’altra parte Scarlett era si era beatamente convinta della perfezione mistica di mio fratello, e non toccava mica a me disilluderla, giusto? Detto così nemmeno sembrava che mi sarei ritrovata a far la parte di Cupido…
 
Ripresi le lezioni un noioso mercoledì di pioggia, senza ancora saper cosa fare coi miei due Bacchettoni Del Cuore, e mi sembrò di non essere stata assente nemmeno per un giorno. Avevo ripreso subito a muovermi frenetica per i corridoi che ormai non avevano più segreti per me. (Eccetto un paio, ma giusto due, ognuno ha i suoi segreti, suvvia)
Quella scuola era stata capace di assorbirmi completamente in nemmeno due mesi. Un record per me. Nemmeno una sospensione in cinquanta giorni. Non m’era mai capitato. Che stessi diventando un’alunna modello? Mi ripromisi che non sarebbe accaduto mai e poi mai.
La mamma mi chiamava con frequenza esasperante, informandosi sui miei voti e sulla mia condotta, che sperava fosse, cito testuale, “rientrata nei canoni della buona educazione”.
Il fatto che fossi stata ammessa in quella prestigiosa scuola privata aveva fatto schizzare alle stelle le sue aspettative, che a mio avviso non aspettavano altro che essere deluse. A rendere orgogliosa la mamma bastava Jad, io non ero fatta per quel genere di cose, non ero fatta per autocompiacerla. Io ero fatta per mandare a fuoco le scuole e per far andare in analisi i professori. Ero fatta per rispondere a tono e per far grandi uscite di scena.
Interruppi il filo dei miei pensieri quando vidi una figura alta e slanciata con le spalle contro al muro, alla fine del corridoio che stavo percorrendo. Dopo quello che era successo (e che non era successo, soprattutto, considerato che non ricordavo niente) nella mia stanza, non avevo più avuto modo di parlare con Harry. Ti sei liberata dello scocciatore, bel colpo Christa! Eppure non riuscivo più a guardarlo con gli stessi occhi di prima. Era vero, s’era preso cura di me quando non c’era nessun altro. Mi aveva offerto la sua completa disponibilità ed io me ne ero approfittata alla grande. Avrei dovuto aspettarmi che m’avrebbe ignorata, eppure la cosa ferì ugualmente il mio ego già discretamente ammaccato.
Gli passai accanto guardando dritta davanti a me: la dignità restava intatta. Il mio orgoglio prima di tutto. Che si fottesse, che si fottessero tutti quanti. Mi sbattei rumorosamente la porta dell’auditorium alle spalle, e mi preparai psicologicamente ad un’altra sfiancante sessione di prove.
-Tutti pronti?-frinì Mrs Wright, che quel giorno era avvolta in un grottesco caftano color senape che la faceva somigliare preoccupantemente ad un pollo arrosto avariato. Batté le mani una quindicina di volte per ottenere la nostra attenzione, e poi strillò:-Scena quattro!
Sfogliai rapidamente il copione, tentando di sopire la cocente delusione di non aver trovato lì l’unica persona che avrei avuto davvero voglia di vedere.
Dopo il giorno dello scambio, Lou non si era più fatto né vedere né sentire, e la cosa (anche se non l’avrei ammesso nemmeno con un piegaciglia puntato alla carotide) mi aveva buttata profondamente giù di morale. Ma che combinavamo io e Lou? Stavamo insieme? Ci piacevamo? Perché si comportava da stronzo con me? Nessuno ha il diritto di comportarsi da stronzo con la Regina delle Regine delle stronze.
Quando finalmente riuscii a trovare la pagina giusta, rimasi un po’ perplessa. Poi, una voce che conoscevo benissimo, attaccò a cantare.
Alzai gli occhi e riconobbi Mr T in tutto il suo splendore, mentre era intento a compiere la magia. Si muoveva sul palco con sicurezza disarmante, e nel bel mezzo della sua esecuzione impeccabile i nostri sguardi si intrecciarono, e senza che ci fosse bisogno di altre parole, sentii ch’era arrivato il momento. Dopo tre battute, dalla terza fila sulla sinistra, attaccai con il mio pezzo. Tutti si scansarono per permettermi di raggiungerlo, e quando me lo ritrovai di fronte, mi tese la mano e mi tirò sul palco.
Mrs Wright sembrava in preda ad un’estasi talmente profonda che credo non avrebbe avuto la forza di fermarci nemmeno se avesse immaginato cosa stava per succedere.
“One hand, one heart” cantammo in coro.
Ci guardammo negli occhi per un lungo secondo, smettemmo di cantare, la musica sfumò, e senza dare agli altri il tempo di applaudire, con le mani intrecciate all’altezza del cuore, Louis si chinò verso di me, e mi baciò.
E non fu il bacio casto che prevedeva il copione. Non fu un bacio finto da due secondi. Non fu il bacio di Tony e Maria. Quello fu un gran bel bacio. Il mio primo bacio. Quelli eravamo noi, i veri noi. Christa e Louis. Era il nostro momento, era il suo modo per dirmi: “mi piaci, proviamoci, ti va?”
Fu una scarica di adrenalina pazzesca. Una sensazione di benessere totale. Di completezza.
Un momento che, sentivo, avrei ricordato per sempre.
Ci staccammo piano, senza mai smettere di guardarci negli occhi. I suoi due piccoli pezzi di cielo scintillavano perfetti, e il suo luminosissimo sorriso era l’esatto specchio del mio.
Ci furono una decina di secondi di imbarazzantissimo silenzio. Credo che per una persona come me, che se ne sta sempre per conto suo, avere gli occhi di tutti puntati addosso in un momento così privato sia la cosa peggiore del mondo. In realtà quello che accadde subito dopo, fu paradossalmente perfino peggio. Mentre il mio viso assumeva le texture di una pira accesa, partì una standing ovation con applauso a scroscio accompagnato da fischi di approvazione, di quelle che a Broadway si sognano soltanto. Il tutto accompagnato dalle mortificanti esclamazioni di gioia della professoressa, che sembrava entrata in modalità Adolescente-In-Piena-Tempesta-Ormonale.
-Meraviglioso!
-Unico!
-Che spettacolo, ragazzi!
-Questo sì che è entertainment!
-Per fet ti!
Che stavo dicendo? Il mio momento perfetto, rovinato per sempre.
E, come ci si poteva aspettare da me, andai di matto.
Mi divincolai dall’abbraccio affettuoso di Louis, feci un inchino stracolmo di stizza e me ne andai dall’auditorium fumante come una locomotiva a carbone.
Lui mi seguì a ruota.
-Maria, Maria, vieni qui!-rideva.-Ma dove scappi?
-Smettila!-piantai i piedi mettendo le mani sui fianchi.-Smettila e basta!
-Di far cosa?-mi mise con le spalle al muro, costringendomi a sostenere il suo sguardo.
-Di chiamarmi Maria! Di fare come cazzo ti pare! Di fare il bello e il cattivo tempo!-gli sputai in faccia.-Non sei un fottutissimo dio, Louis Tomlinson, Mr. T, o come diavolo vuoi essere chiamato. La verità è che non sei nessuno.-gli urlai contro con quello che mi parve odio.
Non riuscivo nemmeno io a capire perché avessi reagito in quella maniera. Mi era andato in tilt il sistema nervoso.
Soppesò a lungo le mie parole, e mi rispose con tono divertito:-Fammi indovinare, io non posso ma tu sì, vero? E’ stressante non avere il controllo, non trovi?
La sua tranquillità mi mise al tappeto. Louis 1, Christa 0.
-Io nemmeno ti piaccio, vero? Volevi solo fare la tua scenetta davanti a tutti, volevi solo farti applaudire. Vuoi questo, no? Applausi, ammirazione.-chiusi gli occhi, cercando parole abbastanza taglienti.-Ti crogioli nella luce che emani tu stesso. Tu, protagonista assoluto, e noi altri povere comparse. Ci stavo quasi cascando, lo ammetto, mi affasc…
Le sue labbra si adagiarono sulle mie senza trovare alcuna resistenza, e sentii lacrime di frustrazione scivolarmi giù per le guance. Louis 2, Christa 0. Colpita e affondata.
-E tu sei la regina del melodramma! Voi ragazze siete tutte uguali. Un bacio e non capite più niente. Vi fate film mentali che nemmeno Spielberg si sognerebbe mai. Vi fate venire mille complessi e paturnie e, Gesù, parlate davvero troppo…
Mi strinse tra le sue braccia e respirai a fondo il suo odore. Sapeva di bucato fresco e dopobarba. Avevo sparato a zero su di lui e non si era minimamente scomposto, anzi, mi aveva baciata di nuovo. Più avevo a che fare con lui, meno lo capivo, e la cosa, dovevo proprio ammetterlo, mi piaceva parecchio.
-Io sono Louis Tomlinson, ragazza. E tu sei Christa Malik. Siamo due tosti, noi. Gente seria. Ci serviva un esordio col botto in questa società così selettiva, uno di quelli che la gente vede e SBAM! Non si scorda più. Dovranno pur sapere che stiamo insieme, io e te, no? Ci vedranno insieme così a lungo…come dice la canzone? “Even death won’t part us now!” Nemmeno la morte ci separerà, adesso.
Forse era un po’ prematuro, ma non avrei mai potuto immaginare quanto si stesse sbagliando.
Sorrisi, ancora confusa, ancora stordita, ancora in preda all’Effetto-Tomlinson.
-In fondo hai ragione, perché no. Perché essere quegli innamorati clandestini che si nascondono dietro le rampe di scale? Se ci sono due che hanno le palle di far tutto alla luce del sole, quelli siamo noi.
Louis fece una faccia serissima e alzò le sopracciglia:-Noi? Stiamo insieme da quindici minuti e già parli di noi? Tra un’ora cosa vorrai, l’anello di fidanzamento?
-Quattro carati in oro bianco e platino, se non ti spiace.
-Lo preferisci con o senza vetro antiproiettile intorno? No, sai, se rubo una cosa che ti piace la rubo per bene. Magari vuoi anche un collier abbinato, un baciamano, una parure…
Scoppiai a ridere, scuotendo la testa piano.
-Ma che diavolo dici, Lou? Tu sei completamente pazzo.
Mi spinse con una gamba le ginocchia indietro, mi afferrò al volo e concluse con un casquet.
-E la cosa ti eccita da morire, non è così?-disse, e i suoi occhi scintillarono.
-Oh, ragazzaccio, mi hai proprio scoperta!-esclamai, portandomi una mano sulla fronte.
E ridemmo entrambi di gusto, attraversando il corridoio all’inverso e allontanandoci dal resto del mondo. Forse era davvero la cazzata più grande che potessi fare. Louis Tomlinson era decisamente il ragazzo più sbagliato che potessi trovarmi. Forse me ne sarei pentita. Forse mi avrebbe spinto giù dalle scale e sarei morta. Forse mi avrebbe legata, bendata, rinchiusa in una scatola coi buchi e spedita a fare la prostituta nei bordelli malesi.
O forse, per una volta nella vita, mettendo da parte i precedenti e le dannate statistiche che fregano sempre, sarebbe andata bene. Sarei stata felice.
Mi concessi di sperare. A fanculo Niall. A fanculo Liam. A fanculo Zayn, Harry, Elyse, Shandi, Mandi, e tutti quanti.
“Make of our hands, one hand
Make of our hearts, one heart
Make of our vows, one vow
Only death will part us now
Make of our lives, one life
Day after day, one life
Now it begins
Now we start
Even death won’t part us now”
Percorremmo l’ultimo tratto del corridoio cantando a squarciagola quella che ormai era la nostra canzone.
Un ultimo sguardo, prima di svoltare l’angolo, e mi resi conto che Harry era ancora lì, esattamente dov’era quand’ero arrivata, e che probabilmente c’era sempre stato.
I nostri sguardi si incrociarono e trovai i suoi occhi chiari pieni di lacrime.
Poi, com’era solito fare, sparì.
*
Spazio autrice (lalala)
Per la serie "a volte ritornano"
Ed in effetti eccomi qua, sono tornata!
Lasciare le cose a metà è davvero da me,
ma questa storia mi piaceva troppo per accantonarla,
così mi sono rimboccata le maniche ed ho provato
a continuarla, dopo ben otto mesi di pausa!
Ho visto This is us, e mi è scattato qualcosa dentro,
ho capito che dovevo riprendere ABLT e dovevo finirla.
Detto ciò, è stato davvero difficilissimo riprendere
il filo, e questo disastroso capitolo ne è la prova!
Spero non faccia così schifo come sembra a me,
ci vediamo PRESTO!
Tod
ps recensite, vi prego! Ho bisogno di sapere se a qualcuno interessa ancora!
pps Tada! Finally Chrouis *-* 
ppps spazio autrice davvero troppo lungo, sorry ahahahah


Ancora mille grazie ad @ehitommo per il banner stu-pen-do
 

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Capitolo 16
*** XVI ***



Capitolo Sedicesimo

Mi accorsi subito che la mia relazione con Louis non fosse propriamente un segreto.
Certo, l’avevo saputo fin dal momento in cui ci eravamo baciati la prima volta, ma la prova del nove mi si presentò davanti appena il giorno dopo, in blazer, pantaloni e mocassini scuri, con un umore più nero del cielo in tempesta ed il viso ambrato contratto in una smorfia di disappunto.
Mi mise spalle al muro:-Da quando mia sorella va in giro a fare la troia?
Gli assestai un fortissimo spintone:-Troia? Ma che razza di cazzate spari, Jad? Troia sarà stata la tua adorabile Ex Ragazza, ma forse questo già lo sapevi.
Le mie parole sembrarono colpirlo con la forza di uno schiaffo. Anche se sapevo di averlo ferito, cercò di mascherare la rabbia, e mi puntò contro un indice accusatore.
-Invece a quanto pare sei tu la nuova amica di scopate di Tomlinson, non è vero, sorellina?
-Tu ti fai in vena Jawaad! Il crack ti ha fottuto il cervello! Hai qualche serio problema.-stavo praticamente urlando.-Io scoparmi Tommo? Ma per chi cazzo mi hai presa? Ci siamo messi insieme ieri, emerita testa di cazzo, dove lo trovavo il tempo di guadagnarmi la fama di troia?!
Livido di rabbia mi premette ancora più forte le spalle contro il muro:-Ascoltami per una volta. Quel ragazzo non fa per te, Christa, è una cattiva compagnia, e…
-Oh, ecco che ci risiamo! Qui l’unica cattiva compagnia sei tu, Zayn! Smettila di giocare a fare il padre.
Colpito, affondato, K.O., bye bye. Vittoria schiacciante.
-Con permesso…-feci per spostarlo di lato e andarmene, quando un’altra figura, più esile ma se possibile ancora più agguerrita, mi si parò davanti.
-Come puoi…!Dopo quello che ha fatto a Pam…! Tu non ti rendi conto…! Quel ragazzo non fa per te, Chr…
-Quel ragazzo fa proprio per te, invece!-gridai esasperata, indicando mio fratello.
Scarlett arrossì di botto, e lui tossicchiò, aggiustandosi la giacca. Evitò il mio sguardo e la mia amica ripartì all’attacco.
-Io non credevo…!Louis Tomlinson…!Andiamo Christa ma che ti è saltato in mente?!
E poi anche Jad, come se avesse ricaricato le batterie, riprese a darmi addosso. Sì che sono una tosta e sì che non permetto a nessuno di mettermi i piedi in testa, ma affrontare la furia di Zarlett era troppo perfino per me.
Deglutii rumorosamente e fui sul punto di dire qualcosa, quando all’improvviso comparve Liam, con quella sua andatura tranquilla e quel sorriso pacifico, e (stranamente) senza quell’appendice ossigenata al seguito.
Non appena lo vide, mio fratello diede di matto:-TU! Dio non ci posso credere, dopo tutto questo tempo?! Questi anni?! Prima ti metti con Shandi e nemmeno me lo dici! Poi ti siedi al tavolo di Tomlinson e Styles ed ora vieni pure a difendere Christa? Ma che accidenti ti è successo? Hai battuto la testa? Hai fatto bungee jumping con l’elastico delle mutande?
Liam si avvicinò a mio fratello molto cautamente:-Zayn, sembra che ti manchi qualche rotella. Ci stanno fissando tutti.-sussurrò piano.-E dalle un po’ di aria, santo cielo, non è una bambina!
Con gli occhi iniettati di sangue ed in preda ad uno strano tic nervoso, Jad sparì dal corridoio, e Scarlett lo seguì a ruota.
Io e Liam ci ritrovammo soli per la prima volta dopo tanto tempo. Era un secolo che non parlavamo, e le cose tra noi erano in un certo qual modo incrinate. Prima che potessi anche solo aprir bocca, sfoderò uno dei suoi sorrisi migliori e disse:-Non c’è bisogno che tu mi ringrazi.
-Invece sì.- bofonchiai.-Grazie Liam. E mi spiace se…-mi bloccò.
-No, almeno su questo devo essere sincero. Non dispiacerti. A te non piace Shandi, a me non piace Louis. A me sembra che siamo pari, no?
Sorrisi, raggiante:-E il salvataggio?-indicai la direzione in cui si era diretto mio fratello.
-Consideralo un tentativo di farmi perdonare per non esserti venuto a trovare nemmeno una volta…-detto questo mi abbracciò, stringendomi forte. Mi abbandonai a quel contatto, felice di aver ritrovato in Liam l’amico e l’alleato che per me era stato. Felice di non dover più combattere da sola contro quel tiranno bacchettone di mio fratello.
-Pace?-mi sussurrò all’orecchio.
-Se proprio sono costretta…-risi, con una smorfia, e Liam scosse piano la testa con un sospiro. Mi era mancato davvero. E poco importava dei litigi titanici con mio fratello e delle incomprensioni dolorose tra me e Niall. Con Lou al mio fianco e con l’appoggio di Liam, sentivo che la mia vita, finalmente, stava andando a posto.
 
Ci vediamo alle cinque e mezza in auditorium, ho una sorpresa per te.”
Così mi aveva sussurrato Louis all’orecchio prima di dirigersi verso la sua classe, ed ero talmente nervosa e sovreccitata che quando mi ritrovai davanti alle porte dell’auditorium, erano a malapena le cinque. Stupivo me stessa. Ma che razza di effetto aveva quel ragazzo su di me?
Sbuffai, a metà tra il divertito e il rassegnato, e spalancai le porte della grande sala.
Non mi accorsi immediatamente di non essere sola, e per una manciata di secondi percorsi avanti e indietro il corridoio dietro l’ultima fila di sedili, facendo scorrere l’indice su di essi. Fui quasi sul punto di mettermi a fischiettare.
Poi una, anzi, due voci.
Individuai subito da dove provenivano: quarta fila sulla destra, gli ultimi due posti vicino al corridoio laterale.
Con tutta probabilità non mi avevano sentita. Feci per voltarmi e andarmene, quando sentii una risatina nervosa spiacevolmente conosciuta. Trattenni il respiro e mi avvicinai quatta quatta.
-E’ solo che…wow, sembri così…non saprei.
Mio fratello sogghignò:-Stronzo? Dai, so che posso sembrarlo, non mi offendo mica.
Scarlett scosse piano la testa:-Noo! Assolutamente!-arrossì tutta.-Dico solo che sembri…diverso.
Zayn rise, ed indovinai facilmente il perché. Quando parlò di nuovo assunse un tono di voce accondiscendente, lo stesso che si usa quando si cerca di aiutare un bambino a capire qualcosa.
-Diverso nel senso di stronzo? Sono meno stronzo di quanto tu pensassi? Di quanto Christa ti dicesse?
A sentirgli fare il mio nome, mi acquattai tra le poltroncine e non mossi nemmeno un muscolo. Avevo il terrore di essere scoperta, ma quella era una conversazione che non potevo fare a meno di origliare. Era più forte di me.
Nonostante i nostri pareri così divergenti riguardo Louis, Scarlett fu molto indulgente con me. Molto più di quanto io sarei stata con lei, questo è certo.
-Christa non mi parla male di te.-si affrettò infatti ad aggiungere.-Mi parla di te come me ne parlano tutti. Non hai una cattiva fama, è solo che tutti ti vedono in maniera diversa. Vedono come ti comporti, come ti atteggi. Non come sei.
Zayn la fissò intensamente.
-E tu? Tu come mai mi vedi?-lei lo guardò senza capire.-Voglio dire…come fai a vedere come sono davvero? E, soprattutto, come fai a sapere che sono davvero come mi vedi tu?
Scarlett si strinse nelle spalle, mordendosi il labbro:-Forse perché disegno. Osservi le cose in maniera diversa, quando disegni.
Din din din! Parole magiche! Simsalabim! Apriti sesamo! Abracadabra! Salacadulamagicabula! Risposta corretta!
Gli occhi di Jad si illuminarono:-Disegni?
Jad ha una specie di fissazione con il disegno da quando aveva qualcosa come cinque anni. A casa aveva decine e decine di album pieni di sue personali creazioni, e a dodici anni aveva convinto nostra madre a fargli dipingere un fantastico tramonto sul mare direttamente sui muri della sua stanza. Mentre ero in gita, aveva dipinto anche la mia. Tutta rosa, tappezzata di fiori e unicorni arcobaleno. Avevo pianto fino allo svenimento, e mi ero rifiutata di entrarci. Avevo addirittura preparato le valige, decisa ad andare via di casa e non metterci piede mai più. Mamma e papà erano stati costretti a ritinteggiare le pareti, e quella credo sia stata l’unica vittoria che sono mai riuscita ad ottenere su mio fratello.
Tra i tanti successi della sua carriera artistica, Jad vantava fedelissime riproduzioni di Vangogh e Matisse e la rinuncia ad una meritatissima borsa di studio di una scuola d’arte da qualche parte vicino Glasgow. Ricordo ancora l’espressione di pura felicità che gli si era dipinta sul volto leggendo la lettera di ammissione, e la tristezza subentrata subito dopo aver dato a mia madre la notizia.
L’arte era il sogno segreto di Jad, il sogno che era stato costretto a rimettere nel cassetto, pur di accontentare la mamma.
-Me la cavo. Più che altro pasticcio. Paesaggi, soprattutto, ma sì, disegno.-poi ci fu silenzio.
Zayn e Scarlett si guardarono negli occhi a lungo, e si sorrisero l’un l’altra.
-Tu invece sei esattamente come sembri.-disse lui dopo un po’, ruotando verso di lei tutto il busto.
La ragazza storse il naso, stringendo piano gli occhi scuri:-Ovvero?
-Semplicemente fantastica.-detto ciò si chinò verso di lei e la baciò piano, infilandole dolcemente una mano tra i capelli, e sorridendo leggermente tra un bacio e l’altro.
Nel mentre, trattenevo i conati di vomito. Dico, si può essere più mielosi di così? Dammi tre parole sole, cuore, amore! Stomachevole. Mio fratello era proprio un Animale-Da-Rimorchio.
In ogni caso, missione compiuta, no? Tadaaa! Due piccioni con una fava. O meglio, due piccioncini con un pastello. Oppure no, eh. Teniamoci sul classico.
Speravo solo che mi avrebbero lasciato in pace. Non chiedevo altro.
Dopo poco si alzarono sempre cicalecciando di cavolate mielose e sbaciucchiandosi bavosamente, ed io mi appiattii sul pavimento per non essere vista.
Finalmente si chiusero la porta alle spalle d io uscii dal mio nascondiglio sospirando di sollievo. 007, GoldenEye.
Mi ricomposi: Louis sarebbe arrivato a momenti. Infatti, meno di venti secondi dopo, la porta si riaprì. Solo che, invece di Louis, mi ritrovai davanti Scarlett.
-Christa? E tu che ci fai qui?-strabuzzai gli occhi, colta il fallo.
-Potrei farti la stessa domanda.-risposi, cercando di cadere in piedi.
-Ho perso il mio bracciale portafortuna.
Scarlett poteva vantare il possesso di una intera collezione di bracciali portafortuna, tutti pressoché identici, per altro. Non mi sembrò il caso di polemizzare, perciò cercai un altro modo di eludere la domanda.
Mentre la scimmietta nella mia testa batteva i piatti a passo di carica, anche Zayn fece dietrofront e mi guardò piuttosto confuso:-E tu che ci fai qui?
-Aspetto una persona.-dissi, con tono pacato ed innocente. Forse ci credettero anche.
-E da quant’è che aspetteresti questa…”persona”? –accidenti. Odio dover ammettere che mio fratello non sia un perfetto idiota. Mi becca sempre.
-Minut…secondi.-mi corressi, ma lui già mandava gli occhi al cielo.-No eh?
-Accidenti Trista, ci stavi spiando!-disse con tono lamentoso, ed io misi su la mia migliore espressione sconvolta, ma ero cosciente di sguazzare nella merda fino al collo. Pochi istanti e ci sarei letteralmente affogata dentro.
Poi la porta dell’auditorium si spalancò, e Louis proruppe con un:-Ti sei portata l’allegra famigliola al seguito, a quanto vedo!
Risi forte, ringraziandolo mentalmente:-Aspettavo lui, paranoico squilibrato.
Mio fratello fece una smorfia, storcendo il naso:-Oh, ora sì che sono più tranquillo.-gli fece un sorriso corrosivo e poi si rivolse a Scarlett, che nel frattempo era rimasta in stato vegetativo alla sua destra.-Andiamo, Car.
I due uscirono senza nemmeno salutare.
-Andiamo, Car.-scimmiottai a bassa voce. Stavano insieme da due minuti e già le aveva trovato un nomignolo disgustoso.
Tommo finse disappunto:-Terribilmente maleducato da parte loro, non trovi?-poi ridemmo e basta.
Ci guardammo a lungo senza dire nulla, poi mi lasciò sulle labbra un bacio leggero, che mi stordì.
-Allora, questa sorpresa?-dissi, per rompere la tensione. Lou sfoderò uno dei suoi sorrisi più luminosi e si diresse verso lo stereo dell’auditorium a passo di danza.
-Non vedevo l’ora che me lo chiedessi. Vieni.-inserì un CD e mise in pausa. Lo raggiunsi, ancora piuttosto confusa. Non capivo dove volesse andare a parare.
-Schiaccia play.-sorrise, tronfio, sicuro di sé e dell’effetto che avrebbe avuto su di me.
Riconobbi immediatamente la sigla di Grease, e un sorriso sincero mi spuntò sul volto. Guardai Louis di sottecchi.
-Ami West Side Story, sai ogni canzone a memoria. Come potevi non amare Grease?-aggiunse, a mo’ di spiegazione, tendendomi la mano.
-E ora cosa vorresti?-chiesi, sorridendo.
-Balla con me!-e fece una piroetta.-Stavolta non ci ferma nessuno. Balla con me e sii la mia Sandy, per una sera.
-E tu saresti Danny? Ahahah, ma fammi il piacere.- feci una faccia buffa, accennando qualche movimento sul posto.
-Fammi contento per una cazzo di volta! Sei proprio una stronza!
E con la musichino idiota di sottofondo, che era stata colonna sonora dei miei giochi di bambina con Jad, baciai Louis e ballai con lui.
 
You’re the one that I want
Oh, oh, oh Honey!
You’re the one that I want
Oh, oh, oh Honey!
You’re the one that I want
Oh, oh, oh Honey!
The one I need, oh yes indeed!
 
E sorrisi. Era il ragazzo che volevo. Il ragazzo che mi piaceva. E mi aveva dedicato quella canzone. Come potevo sentirmi più completa?
*
Spazio autrice (lalala)
Ri-eccomi qui con il sedicesimo capitolo!
Che ne dite? A me onestamente non piace tantissimo, 
anche se comincia a vedersi il primo momento Zarlett *u*
e la storia tra Lou e Christa sembra andare a gonfie vele
contro ogni aspettativa!
Domande, dubbi, perplessità?
Sono aperta a tutto.
Devo informarvi però che se anche il prossimo capitolo
non riceverà alcuna recensione 
SOSPENDERO' LA STORIA IN VIA DEFINITIVA.
A me dispiacerebbe un sacco, perché
non avete idea di cosa ho in mente per il seguito, ma
la decisione spetta a voi.

Besosss
TTD

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Capitolo 17
*** XVII ***



Capitolo Diciassettesimo

“La giornata dei genitori si avvicina…indovina un po’ chi ti viene a trovare?”
Con tutti i preparativi per lo spettacolo, i test, con tutti gli impegni che avevo avuto mi ero completamente dimenticata della “giornata dei genitori”.
Come suggeriva appunto il nome, era l’unica giornata dell’anno in cui i genitori potevano accedere al college e venire a trovare i propri figli. Solitamente era una mera formalità, visto che cadeva quasi sempre a ridosso delle vacanze di Natale, quando la maggior parte degli studenti tornava a casa per due settimane.
In due anni, Jad non era mai tornato a casa per le vacanze, e probabilmente non sarebbe tornato nemmeno quest’anno. Credo che il fatto che i nostri genitori lo vedessero così poco spesso non facesse altro che migliorare l’idea che si erano fatti di lui. Si comportava da ragazzo per bene per mezza giornata e pensavano che fosse un gentleman fatto e finito. Beata ignoranza.
Io non sapevo ancora cosa avrei fatto. Lou non sarebbe tornato a casa, ma Liam sì, ed onestamente avevo una voglia incredibile di riabbracciare la mia migliore amica. La notizia che sarebbe venuta a trovarmi per la giornata dei genitori mi rianimò come una ventata d’aria fresca. Cominciai a contare i giorni.
Le avevo raccontato ogni particolare di quello che mi era successo, e Louis non vedeva l’ora di conoscerla. “Se piace a te deve essere davvero una persona speciale!” aveva detto, indicandosi. Eccerto. Modestia a parte, eh.
Non avevo avuto il coraggio di dirle di Zayn e Scarlett, però.
Becky era totalmente ed irrimediabilmente innamorata di mio fratello praticamente da sempre. Erano anche stati insieme (teenage dream!*) per un po’. Due settimane, più o meno, l’estate prima che Zayn partisse per il college. Non so di preciso cosa non avesse funzionato. Lui l’aveva lasciata in tronco un paio di giorni prima di partire, né un messaggio, né una chiamata. Aveva semplicemente preso ad evitarla e, quando non poteva, ad ignorarla. Poi era partito, e lei non l’aveva più visto. Ero talmente incazzata con lui da non essere mai andata a trovarlo. Gli avevo telefonato a mala pena tre volte, da quando era andato via. Aveva ferito la mia Becks a morte, e non gliel’avrei ami perdonato.
Lei si era ripresa molto in fretta, con un sorriso, com’era da Becky. Spesso scherzava su “quella faccia di culo di Jawaad” e sulla loro storia, e mi riprendeva quando parlavo male di lui. Non avevo mai avuto il coraggio di introdurre l’argomento: era una cosa che avrebbe dovuto fare lei, se solo avesse voluto, ma non l’aveva mai fatto, ed io ero rimasta zitta.
Certo, sembrava averlo superato, ma chi me ne dava la certezza? Temevo la sua reazione più di ogni altra cosa. A distanza di due anni la ferita sfrigolava ancora, e l’idillio di Zayn e Scarlett l’avrebbe fatta di sicuro soffrire ancora.
In meno di due mesi di relazione, Zayn e Scarlett avevano stomacato l’intero college. Erano tutti cuoricini, sguardi languidi, carezze segrete, moine, bacetti, sorrisini ebeti e messaggini iperglicemizzanti.
Scarlett Blaine mi era sembrata una ragazza a posto, ma a quanto pare l’amore rende decisamente scemi.
Io e Louis ne ridevamo da morire, ci divertivamo a chiamarli Fidanzatini Bacchettoni o Bigottanzati, e in loro presenza diventavamo molto più intimi del normale, solo per osservare i loro volti indignati, ridicolmente simmetrici, passare da “Oh-Mio-Dio” a “Oh-Mio-Dio-Non-Ci-Credo-Proprio-Davanti-A-Noi!”
Purtroppo ancora non si rassegnavano al fatto che io e Louis stessimo insieme, e continuavano ad ignorarlo manco fosse stato il cugino bello del fantasmino Casper.
Ci capitava anche di pranzare e cenare insieme, tutti e quattro allo stesso tavolo (un paio di volte si erano anche aggiunti Liam e Shandi) e sia Zayn, sia Scarlett ignoravano qualsiasi domanda e tentativo di conversazione di Louis.
Tutto ciò mi faceva schiumare di rabbia, e mi rendeva una vera e propria bomba ad orologeria: se la situazione fosse persistita ancora a lungo, i due Piccioncini avrebbero passato un brutto, anzi pessimo, quarto d’ora.
Dovevano solo ficcarsi in testa che non avevo alcuna intenzione di lasciare Louis, e che avrebbero fatto bene a farselo piacere, perché saremmo rimasti insieme per tanto, tanto tempo.
Louis Tomlinson non è quello che si suol dire un ragazzo premuroso: è pessimo con le date, non è tipo da regali o dichiarazioni smielate, ma bisogna ammettere che con le ragazze ci sa proprio fare. Con lui c’è sempre la giusta atmosfera, riesce a far sembrare ogni momento perfetto e speciale. Credo abbia un dono. Ti fa sentire amata davvero. Come se tutto l’amore del mondo si concentrasse su di te, senza scadere nell’impostato e nel banale. Come se tu non potessi davvero essere amata più di così.
Più passava il tempo più mi accorgevo di quanto mi facesse stare bene e di quanto mi rendesse felice. Condividevamo non poche passioni, ridevamo per le stesse cose, non ci prendevamo mai sul serio, ci spronavamo l’un l’altro a dare sempre il massimo.
Ovviamente però c’era anche un grosso “ma”. Tra le fughe dal college e le ore di lezione saltate, rischiavo che i miei voti colassero a picco, insieme a quell’insignificante possibilità di essere accettata dalla mamma e di ricevere un auto per il mio compleanno. Di notte studiavo gli appunti di Jillian per restare al passo e finivo i miei compiti. Spesso mi addormentavo appena un paio d’ore prima dell’alba, oppure non dormivo affatto.
Mi rendeva felice, okay, ma cominciavo a pensare che la relazione con Tommo mi avrebbe anche fottuto il sistema nervoso.
 
La “Giornata dei genitori” era stata fissata per il ventidue dicembre.
Mancavano solo una manciata di giorni, ed onestamente non vedevo l’ora che passassero: quella sera stessa, Shandi sarebbe tornata a Bradford insieme a Mandi e al povero Liam, che era stato crudelmente strappato alla sua famiglia per passare due settimane a casa di quest’ultima, meglio conosciuta come la Fabbrica-Di-Conigliette-Ossigenate.
Ad ogni modo, la partenza di Shandi poteva significare una cosa sola: una camera tutta per me. E nonostante chiunque avrebbe potuto trovare in tutto ciò una miriade di significati diversi, per me voleva dire solo una cosa: Becky si sarebbe potuta fermare qualche giorno da me. E non avrei potuto chiedere regalo migliore.
Teoricamente solo gli iscritti potevano alloggiare nell’istituto, ma nelle vacanze di primavera Danny, un vecchio amico di Jad, si era fermato da lui una settimana. Serviva solo un letto libero e la tessera di qualcun altro. A sentire lui, nel periodo delle vacanze, la scuola si svuotava completamente, e dei suoi 326 studenti, ce ne erano al massimo una quarantina. Nessuno avrebbe fatto caso a Becks. E poi lei era il mio regalo di Natale, che senso aveva poterla vedere solo un paio d’ore?
Di pari passo alla giornata dei genitori, si avvicinava anche il compleanno di Louis, che cadeva appena due giorni dopo. Lui era un’amante delle feste in grande stile, quelle in cui si balla tutta la notte e ci si ubriaca così tanto da non riuscire nemmeno a stare in piedi, ma capitava in un periodo dell’anno davvero sfortunato. Chi sarebbe venuto? Mi organizzai con alcuni dei suoi compagni di corso, Doug, Miles e Jesse, e con due suoi amici: sarebbero partiti il giorno stesso di Natale per aiutarmi a preparare la festa di Lou. Dovetti ammettere di confidare moltissimo in Becks: quello non era il genere di cose che facevo io, era lei l’esperta di Cose-Da-Persone-Con-Vita-Sociale, e non vedevo l’ora che arrivasse a darmi una mano come ai bei vecchi tempi di Bradford.
 
Il sorriso era sempre lo stesso.
E anche gli occhi. E il maglione di lana grossa con le zip.
Becky trascinava una valigia rossa che aveva visto tempi migliori, e precedeva i miei genitori di almeno una trentina di passi. Ci corremmo incontro come nei film.
Quando mancavano sì e no tre metri fui sul punto di inciampare nei miei stessi piedi, tanta era la foga.
Poi, finalmente, mi ritrovai al sicuro tra le braccia di Becky. Lasciai che mi conficcasse le unghie nella carne attraverso il maglione leggero, che comprimesse la mia cassa toracica contro il suo petto ossuto. Mi abbandonai a quel contatto quasi doloroso, ma assolutamente perfetto. Respirai a fondo l’odore di lavanda che si portava addosso, e per un secondo mi sembrò di essere seduta sul divano di pelle chiara nel salotto di casa sua, a guardare uno di quei film stupidi con Julia Stiles. Come se non fossi mai partita. Come se non l’avessi mai lasciata.
Quando, molti minuti dopo, sciogliemmo l’abbraccio, mi accorsi che stava piangendo.
Piccola, dolce, tenera Becky. Adesso che la guardavo meglio mi sembrava ridicolmente piccola e gracile. Spariva nel cappotto blu con le cerniere metalliche, nei jeans a vita bassa e negli stivaletti di pelliccia. Non dimostrava i suoi sedici anni, a vederla così gliene davi al massimo tredici.
-Ehi.-sussurrai, sorridendole.
-Ehi.-ripeté lei, tirando su col naso.-Ehi.
I miei genitori ci raggiunsero piano, con discrezione.
Mio padre mi strizzò l’occhio e non riuscii a trattenermi dal fiondarmi tra le sue braccia. Solo in quel momento mi resi davvero conto di quanto mi fossero mancati, e di quanto mi mancasse tutta la mia stupida, squallida e inutile vita a Bradford. Le giornate nebbiose in giardino, la pioggerellina sottile alla fermata del bus, le passeggiate a Lister Park, i pomeriggi in biblioteca, le notti passate a guardare le stelle dallo studio di papà. E, soprattutto, le mattinate invernali sul divano davanti alla televisione, con il nostro the e la famiglia Addams.
Sta volta fui sul punto di piangere anche io, ma mi trattenni. Christa non piange. Piangere è per le femminucce. Piangere è per Becky. Per Christa no. Christa è forte.
Mi manchi, papà.
La mamma piangeva senza ritegno tirando rumorosamente su col naso per impedire al muco di andarle giù per il viso tipo pioggia, come aveva già fatto il suo intero trucco. Si scuoteva tutta, tremolando come un budino di semolino, e tossiva forte, manco le fosse andata una tonsilla di traverso.
La abbracciai distrattamente, un po’ rigida, più per dovere che per altro. Lei mi strinse in una morsa d’acciaio da cui mi fu impossibile divincolarmi. Ad essere onesta, non mi era mancata poi così tanto. Non avevo un gran rapporto con la mamma, nemmeno a Bradford. Starle lontana mi aveva reso un po’ più tranquilla, ma mi fece tenerezza vederla in quello stato. “Allora le sono mancata”, pensai. La cosa mi fece sorridere.
-Ohmiodio. ZAYN!-i suoi occhi si spostarono su una figura alle mie spalle e sciolse l’abbraccio frettolosamente.
Te pareva. Zayn Jawaad Malik. Alias luce dei suoi occhi. Nour, dicono gli arabi. Credo di averlo letto da qualche parte. Saranno stati gli appunti di Jillian. Oppure un libro. Oppure non lo so.
-Tesoro della mamma, come sei cresciuto! Diventi sempre più bello, amore mio, sempre più bello! Bravo, bello, intelligente, ah! Che gioiello, che figlio! Fatti abbracciare! –e se lo sbaciucchiò tutto, con un sorriso ebete in volto manco avesse tirato una dose di borotalco. La faccia della completa beatitudine.
-Lasciala perdere, sai com’è la mamma.-disse papà, regalandomi uno dei suoi sorrisi più rassicuranti.
Lo imitai timidamente, poi guardai Becky, che si era girata in direzione della stazione. Aveva l’aria un po’ assente.
-Adesso vi lascio alle vostre Cose-Da-Ragazze. Mi raccomando, Jamila.-aggiunse, voltandosi in direzione di Jad.-Fate le brave.
Mi avvicinai a Becky, e notai con piacere che aveva smesso di piangere. Si stringeva infreddolita nel cappotto, guardandosi la punta dei piedi.
-Allora? Pronta per vedere questa meraviglia di scuola?-cercai di suonare allegra e non troppo malinconica. Lei alzò lo sguardo ed annuì con un accenno di sorriso.
Mi seguì per le scale che portavano all’ingresso con la fedele valigia sfondata al seguito. Lanciò uno sguardo spento a mio fratello, che non lo considerò minimamente. Sembrò fare un grande sforzo per non mettersi di nuovo a piangere.
E poi, all’improvviso, cominciò a nevicare.
 
All’ingresso dei dormitori dei ragazzi del primo anno ci aspettava un Louis Tomlinson in forma smagliante, con un cardigan blu con delle toppe sui gomiti. Gli aderiva addosso così bene che veniva voglia di vedere cosa c’era sotto. Non appena ci vide, ci venne incontro e prese la valigia di Becky, distogliendomi dai miei pensieri.
-Tu devi essere Rebecca.-esordì.
-Tu devi essere Louis.
-Preferisco Mr.T.-la corresse, stringendo gli occhi chiari.
-Preferisco Becky.-gli fece eco lei.
Dopo una pausa preoccupante, ridemmo tutti e tre, ed ebbi la piacevole sensazione che sarebbero andati molto d’accordo.
Oh sì! Ah-ah! Finalmente” Era pure ora, eh. Lou sembrava stare sul cazzo a tutti.
-Trattamela bene.-fece Becks, assestandogli un pugno giocoso sulla spalla.
-La valigia o la ragazza?-ribatté lui, con un sorriso sornione.
-Entrambe.
Arrivammo davanti alla porta della mia stanza e sperai che Shandi fosse in camera di Liam per una delle loro sessioni di stretching estremo.
Le sue valige Burberry erano già perfettamente allineate di fianco al suo letto. Lei non c’era. Sospirai di sollievo.
-Ehi, splendore, Maria, nour dei miei occhi.-fece Lou dopo qualche attimo.-Sai che starei qui tutto il santo giorno a spettegolare con voi, ma ora devo proprio andare. C’è Jo nell’atrio che mi aspetta. È appena arrivata.
-Jo?-fece Becky, curiosa.
-Mia madre.-spiegò Louis, prima di baciarmi piano sulle labbra.-E’ stato un piacere, Rebecca.
-Piacere mio, Louis.
Uscendo mandò piccoli bacetti e sventolò la mano a destra e a manca.
Quando ci ritrovammo sole, la mia migliore amica si lasciò cadere sull’immacolato letto di Shandi Tyler, sempre perfettamente rifatto e pronto ad accogliere chiunque volesse provar le brezza di cavalcare un unicorno con la 38 e la parrucca di Hannah Montana. Con il piede urtò casualmente le valigie lì poggiate, che caddero rovinosamente a terra ad effetto domino. Non se ne curò minimamente.
-Il tuo ragazzo è proprio forte.
Non capii bene a cosa alludesse, ma annuii per farla contenta.
Rebecca si stiracchiò leggermente e si tirò di nuovo su, dirigendosi verso la porta, che Tommo aveva lasciato praticamente spalancata.
Sembrò sul punto di dirmi qualcosa, ma all’improvviso si bloccò, con la mano destra sulla maniglia e la porta socchiusa.
-Becky?-la chiamai, leggermente allarmata. Si voltò e mi zittì con uno “Sst!” perentorio. Ritornò al suo punto di osservazione, e mossi qualche passo verso di lei.
Sembrava una spia di Scotland Yard, era immobile e non respirava quasi.
-Becky mi puoi gentilmente spiegare cosa cazzo stai facendo?-aggiunsi, contrariata, e già un po’ stufa di quel giochetto stupido.
Stavolta non disse niente, ma con l’indice indicò un punto alla nostra sinistra, attraverso lo spiraglio di luce che proveniva dal corridoio.
-Voglio presentarti a mia madre, ti troverà deliziosa!
-Non credo, Zayn, Christa mi ha detto che…-lui la interruppe, sorridendo.
-Ma ancora badi a quello che dice quella tonta di mia sorella? Vuole solo separarci. Fidati di me, Car, ti adorerà.
Scarlett si aggiustò la felpa scura, ed esibì un enorme sorriso, uno di quelli che non faceva mai.
-Pronta!-squittì. Jad la spinse dolcemente contro il muro e la baciò profondamente, facendo aderire i loro corpi alla perfezione.
-Andiamo.-curvò le labbra in un sorriso luminoso, la prese per mano, e sparirono dalla nostra vista.
Anche con le loro risatine civettuole di sottofondo, riuscii a sentire distintamente il cuore di Becks andare in pezzi. 

*
Spazio autrice (lalala)
Eccomi quaaa! Di nuovo, puntuale come sempre (?)
Mi ha fatto piacere leggere le vostre recensioni, anche se
erano un po' pochine rispetto al numero che ricevevo prima,
ma pazienza! Spero ci siano taaante lettrici silenziose...
Ad ogni modo, questo capitolo lo adoro! Finalmente 
conosciamo un po' meglio Becks, e la sua storia
cosa pensate che succederà?
Momento preferito? Perplessità?
Il prossimo capitolo deve ancora nascere (?) Ma so già 
cosa scrivere muahahah

Prima di andare vi faccio notare anche che
il riferimento alla parola "nour" non è casuale. 
Ho recentemente letto "Il cacciatore di aquiloni"
e ve lo consiglio vivamente.
Inoltre è il nome di una mia amica, quindi yo (?)
Un'ultima cosa, aggiornerò solo dopo tre recensioni,
questa volta, quindi se vi interessa schiacciate anche solo
i tasti abc, battete un colpo, ditemi se ci siete e se vi interessa.
Besos, 
Tobs

 
*teenage dream: fidanzarsi con il ragazzo dei propri sogni, dovevo citare per forza Katy, sorry ahaha

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Capitolo 18
*** XVIII ***


Capitolo Diciottesimo

-Ti va di parlarne?
Non mi guardava nemmeno. Se ne stava stesa sul letto e mi dava le spalle.
Piangeva in assoluto silenzio, non si sentiva quasi.
Dentro di me cominciava lentamente a farsi strada un sottile senso di colpa, che mi bloccava la voce e mi faceva salire in bocca un forte sapore di bile. Come se fosse stata colpa mia. Ma non lo era, giusto?
-Becks, mi dispiace.-ammisi infine, sospirando. Dal mio tono non sembrava che fossi davvero dispiaciuta.-Dico sul serio.-aggiunsi, come se volessi convincerla del contrario.
Non disse nulla, non si mosse, né diede segno di avermi sentita.
-Non sapevo come dirtelo.-suonava come una scusa. Disse qualcosa, ma la voce impastata dalle lacrime mi arrivò incomprensibile.
-“Becky, Zayn sta con una”. “Becky, mio fratello si è messo con la mia amica Scarlett”. “Becky, quello stronzo s’è trovato un’altra oca”. E’ facile.
Feci il giro della stanza e mi inginocchiai davanti al letto, in modo da poterla guardare in volto. Becky crollava per tutto, non dimenticava mai niente. Becky sarebbe stata capace di piangere ancora per la morte di Blanket, il coniglietto che aveva a sette anni. Troppo dolce, troppo gentile, troppo fragile per tutto.
-Becky, andiamo, dopo tutto questo tempo?
-Sempre, Christa, sempre! Ogni giorno, ogni ora, orni minuto, ogni dannato istante della mia vita!
La solita melodrammatica. Dio li fa e poi li accoppia. Si dice così, no? Becks poteva sembrare l’Anti-Christa, ma in realtà era esattamente uguale a me. Conoscevo molto bene quell’atteggiamento tragico e delirante, e sapevo per esperienza personale che sarebbe stato impossibile tenerle testa.
Mi pentii anche di averla stuzzicata. Probabilmente si sarebbe lanciata in una scrupolosa analisi delle mie mancanze, seguita e intramezzata da crisi di pianto isterico e follia omicida.
-Come hai potuto nascondermi una cosa del genere? Ma che razza di amica sei?
-Un’amica che ha a cuore la tua salute mentale, idiota! Mio fratello porta solo rogne, è una vita che te lo dico, ma a quanto pare non ti si ficca ancora in testa. Becky sono passati due anni ed è ora di voltare pagina, non credi? Zayn non tornerà mai in ginocchio a chiederti di perdonarlo, anzi, credo che non se lo ricordi nemmeno, se devo essere sincera. Ha una pessima memoria.
Avvampò tutta:-Ma io…io non voglio! Cioè, io non voglio lui, ma solo…oh, al diavolo. Cosa ha lei che io non ho?-aveva assunto un tono lamentoso, e si era tirata su, poggiando il mento sulle ginocchia.
Mi sedetti vicino a lei, intrecciando le gambe. Il peggio era passato.
-Disegna.-mi tenni sul vago, e guardai di sottecchi il suo volto, attenta a scorgere anche il minimo cambiamento dell’espressione.-E’ brava.-aggiunsi, sbilanciandomi leggermente. Temetti un’accusa di alto tradimento, ma Becky si limitò a dire:-O sei Dalì o via da qui, no?
Doveva essere una battuta, ma lo disse con un’espressione così seria che non seppi cosa rispondere.
-Vabbe’. Chi se ne frega. È un coglione.-si asciugò le lacrime e sorrise, raggiante.-Altro che dovrei sapere?
Sospirai, disorientata. Becky era assurda, straordinaria. Forte come un uragano, come mille tempeste. Dove lo trovasse il coraggio di mettere una pietra sopra a tutto e di superare tutte le difficoltà restava per me ancora un mistero. Si salvava sempre da sola. Probabilmente sarebbe spettato a me il compiuto di aiutarla, ma non ero in grado di farlo con me stessa, figuriamoci con lei. Improvvisamente il mio goffo tentativo di proteggerla mi parve ridicolo. Probabilmente avrebbe borbottato qualcosa al telefono e poi avrebbe buttato lì un “Bravo, sapessi quanto me ne frega!” ridacchiando, per poi passare ore ed ore distesa sul suo letto a chiedersi perché lui l’avesse lasciata.
Non potevo farci nulla. Becky era quello, Becky era così. Non voleva che la vedessi soffrire. Voleva sembrare perfetta, voleva soffrire da sola. E chi ero io per giudicare? Io facevo tutto da sola.
Così cambiammo argomento. Facemmo finta di niente. Come se non fosse successo nulla. Come se non avesse pianto in silenzio per quasi un’ora. Come se si potesse semplicemente far finta di niente.
 
Mamma e papà tornarono a Bradford con l’espresso delle quattro, ed insieme a loro partirono i tre quarti dei miei compagni. Nella loro carrozza c’erano anche Mandi e Shandi, entrambe coi musi lunghi fino a terra. Di Liam non c’era traccia. Che se la fosse svignata? Non potevo biasimarlo. Due settimane tra lustrini, cosmetici e creme idratanti al profumo di fragola avrebbero fatto scappare a gambe levate chiunque.
Alla fermata c’era anche Zayn, nel suo giubbotto di pelle nera, che accompagnava Scarlett al suo treno per Manchester. Non appena Becky la vide, mi lanciò un’occhiata eloquente e gli diede le spalle.
Jad venne verso di noi con la faccia un po’ sbattuta di uno che aveva tutt’altri programmi per le vacanze.
-Ehi testa di cazzo.-lo salutai.
-Trista.-rispose lui con un cenno del capo. Poi i suoi occhi si posarono distrattamente su Becky, come se la conoscesse appena:-Ciao.
Lei rispose con un grugnito, seguito da un sorriso falsissimo che le andava da un orecchio all’altro.
-Da quanto tempo.-la sua voce era allegra, come se vedesse un caro amico, ma i suoi occhi erano infuocati, e il suo cuore un pezzo di ghiaccio.
Jad non sembrò cogliere l’allusione, e rispose con una strizzata di spalle:-Scuola. Sono stato occupato.
-Oh, sì.-annuì lei, fingendo comprensione.-Terribilmente occupato.
Sperai che il Tonto-Dell’-Anno ci arrivasse da solo, ma a quanto pareva la lampadina stentava ad accendersi, e nel suo cervello regnava il buio cosmico. Avete presente quando dicevo che non era poi tanto stupido? Mi rimangio tutto, fino all’ultima sillaba. La scatola cranica di mio fratello è Terra di Nessuno.
La lingua però sembrava esserglisi sciolta:-Eh, questo posto è così. Una volta che ci entri ci resti dentro.
Becky fece un grande sorriso, stringendo appena gli occhi:-E tu stai dentro a tante cose, non è così?
Lui fece per parlare, ma all’improvviso si bloccò, con la bocca semiaperta. Evidentemente il piccolo cricetino nella sua testa doveva aver cominciato a correre sulla ruota.
-Non credo siano affari tuoi.-il suo sguardo si fece duro, e la sua voce assunse un tono serioso. Ecco Zayn Jawaad Malik. Uomo serio, ligio e razionale. Emerita testa di cazzo part-time.
Lei da parte sua non smise mai di sorridere, e il suo tono non sembrò mai incrinarsi. Ero stata una brava maestra.
-No, no, infatti.-ammise.-Tu non sei affar mio da un sacco di tempo.
Silenzio imbarazzato. Guardai l’orologio e mi strinsi nel maglione color crema. Era una situazione a dir poco ridicola. Avremmo potuto passare ore così: lei a ferirlo con le sue sfrecciatine e lui a ferirla ancora di più coi suoi silenzi. Era un inutile martirio.
-Becks, andiamo. Lou ci aspetta.-inventai sul momento. Lei fece segno di aspettare un momento, ma schioccai la lingua impazientemente e lei si arrese. La battaglia con l’egoismo di Zayn era una causa persa. Non aveva più forze, si sentiva svuotata. Sembrava di nuovo sul punto di piangere.
Quell’aborto mancato il mio fratello però non sembrò cogliere il mio suggerimento di darci un taglio e diede di nuovo aria alla sua bocca inutilmente:-Spero tu la faccia ragionare, Becky, spero tu le faccia capire che Louis Tomlinson non è il genere di ragazzo che dovrebbe frequentare…
Becks trattenne una risata, e lo guardò con un misto di rabbia e compassione.
-E chi dovrebbe frequentare? Quelli come te?
-Piuttosto la morte.-aggiunsi, tirandola via e incamminandomi verso la scuola.-Piuttosto la morte.
Credevo sarebbe stato impossibile soffrire più di così. Credevo che il destino non avrebbe mai potuto essere più cattivo. Avrei solo voluto non aver detto “piuttosto la morte”.
 
-Christa, smettila di fare la misteriosa. So cosa hai fatto. Cosa avete fatto tutte e due.-puntò un indice accusatore contro Becky, che era intenta a mettersi lo smalto blu elettrico seduta alla scrivania di Shandi. Lei si voltò fingendo di non capire.
Io mi nascosi con la testa nell’armadio, lanciandomi vestiti alle spalle. Lo ignorai completamente.
-Becky dove cazzo è la mia felpa azzurra? L’avevo ieri.-la mia voce la raggiunse attutita dalle ante dell’armadio.
-Cazzo.-borbottò lei tra i denti.
-Cazzo cosa?-riemersi senza posare lo sguardo né su Louis né sulla scia di distruzione ai miei piedi.
Si era solo sbavata lo smalto. Mandai gli occhi al cielo, e soffocai un urlo di stizza mordendomi il labbro inferiore.
-Niente. Ho fatto un casino.-disse, mostrandomi l’unghia colorata per metà.
La ricerca non diede frutti: non c’era da nessuna parte.
-Accidenti ma che diavolo di fine ha fatto?-strillai, inginocchiandomi nel pantano di jeans e maglioni e rimestando il tutto con foga. Louis mi posò una mano sulla spalla, accovacciandosi accanto a me.
Becks agitava le mani come per scacciare le mosche, per far asciugare lo smalto.
-Christa, forse è meglio che tu ci dia un taglio.-commentò lui, sghignazzando.-Non puoi mettere qualcos’altro?
-Ma assolutamente no!-sbottai, senza smettere di rovistare nel gran mucchio. Sembrava una puntata inedita di Sepolti in casa.-Devo averla lasciata in palestra…
Louis saltò su:-Ah-ah! Lo sapevo! Christa, sei troppo prevedibile, devi ammetterlo. Lo so che mi hai organizzato una festa a sorpresa.
Mandai nuovamente gli occhi al cielo, le mani sui fianchi:-Non vorrei deludere le tue aspettative, Mr. T, ma sono partiti tutti, chi avrei dovuto invitare? Liam e mio fratello? Niall e Peter? Sii realista, Lou.
Uscii dal mucchio calpestando un paio di pantaloni neri e mi avviai verso la porta. Lou e Becky mi seguirono a ruota.
-Allora perché non andiamo a vedere anche nell’aula di scenografia? Ieri eravamo anche lì.-disse, ripartendo all’attacco.
-Noo! Cazzo, andiamo prima in palestra, sono sicura che è lì.
Durante il tragitto non fece altro che assillarmi con le sue idee complottistiche, e quando entrammo in palestra chiuse gli occhi, quasi aspettandosi un’esplosione.
Ma non successe nulla. La palestra era deserta. Era tutto completamente vuoto e silenzioso.
-Adesso ci credi?-gli feci, acida.-Non c’è un cane. E non c’è nemmeno la mia felpa. Che merda.
Lui rimase un po’ interdetto, poi si strinse nelle spalle e mi seguì lungo lo stretto corridoio.
-Potevi almeno farmi una torta.-mi sussurrò all’orecchio.-Nemmeno un regalo, sei proprio maleducata…
-Il regalo te lo do dopo.-mormorai, sorridendo con aria maliziosa, poco prima di svoltare l’angolo. Al solo pensiero di cosa avevo intenzione di fare il cuore mi balzava in gola. Una cosa alla volta, Jamila, una cosa alla volta.
L’aula di scenografia era l’ultima aula del corridoio D al terzo piano, in una zona piuttosto isolata. La porta era socchiusa, e Louis mi guardò sospettoso.
-Non ci credi? Come sei paranoico, dio mio! Vado prima io.-Becky spinse la porta e non successe nulla.
Io e Louis la seguimmo a ruota e vi fu uno scoppio di voci all’improvviso.
SORPREEEEESA!”
La sala era gremita di persone. Avevamo invitato tutti quelli che non erano tornati a casa per le vacanze. Compresi quelli che non si poteva definire esattamente “amici di Louis”. In pidi davanti alla finestra c’erano Zayn e Peter, un ragazzo ossuto con un neo orribile sotto il mento, e dall’altro lato della stanza c’erano Liam, Niall e Kimberly, che ormai sembravano essere diventati un organismo unico. Tutta la comitiva di Tommo invece si raccoglieva attorno ad un lungo tavolo di mogano, su cui avevano già allineato quindici bicchieri colmi per metà.
-Accidenti, c’ero quasi cascato!-mi urlò in un orecchio, ridendo. Il suono della sua risata mi solleticò piacevolmente l’orecchio, e mi ritrovai a sorridere quasi senza motivo.
-Grazie mille, piccola.-mi baciò a lungo e profondamente, causando applausi e fischi di approvazione. Immaginai Jad che si copriva il volto con le mani, disgustato, e mi venne da ridere. Le nostre labbra si dischiusero all’unisono in un sorriso immenso. Mi strinse forte tra le sue braccia e sentii il cuore andarmi in gola.
Poi qualcuno fece partire la musica.
Ballammo un paio di canzoni, avvinghiati, senza scollare mai lo sguardo l’uno dagli occhi dell’altra. Louis non era semplicemente il mio ragazzo. Louis era piuttosto un’estensione di me stessa. Era la parte di me che le persone amavano, era la parte di me che avevo sempre tenuto nascosta. Era la compagnia migliore che potessi desiderare. Quella che si avvicinava di più a me stessa.
Mi sembrò che non esistesse al mondo ragazzo più bello. E mi sentii potente perché era mio.
Becky, che fino a tre secondi prima era intenta a parlare con Miles, sembrava sparita nel nulla, e non mi sembrò un problema almeno fino a quando Doug, Paul e Miles stesso non trascinarono Louis dinanzi al tavolo con le bevande urlando “Giù, giù! Tutto giù! Mandi giù, non pensi più!”
Una folla immane si accalcò attorno a lui, sottraendolo al mio campo visivo. Mi guardai attorno, e mi riconobbi sola. Era stato bello fino a che era durato.
Con un sospiro dovetti ammettere che avrei dovuto aspettarmelo. Louis Tomlinson era quello che era, e non potevo di certo pretendere di averlo tutto per me. Era stato stupido anche solo sperarci. Sarebbe stato come appendermi la Monna Lisa nell’armadio. Louis era patrimonio dell’umanità, praticamente.
Tutta la gioia e l’euforia defluirono dal mio corpo sul pavimento. Mi pentii quasi di aver organizzato quella festa. Avrei dovuto tenerlo tutto per me. Il mio piccolo spettacolo personale.
Presi una birra e mi sedetti su uno sgabello a forma circolare, accanto alla porta. Ma dove era finita Becky? E Liam?
Ad un paio di metri da me Niall e Kimberly si baciavano in maniera semplicemente disgustosa. Lui sembrava Mamma-Uccello che mastica il cibo per gli uccellini e glielo vomita in bocca. Da bloccare la crescita.
Burn” di Ellie Goulding mi rimbombava nelle orecchie, ricordandomi ciò che era successo alla festa di Paul, pochi mesi prima. Quando era ancora amica di Scarlett, quando ancora non stavo con Louis, quando avevo visto Niall scoparsi la suo scherzo di cattivo gusto contro il muro del bagno, quando ero scappata con…
-Ma sei proprio una musona, eh.-alzai lo sguardo, stupita. Parli del diavolo…

*
Spazio autrice (lalala)
Tadaaaaan! 
Scusate per il ritardo e per il capitolo obrobrioso, ma 
ho avuto un saaaaacco di compiti (davvero davvero tanti, non scherzo)
e in più sono malata, quindi il mio è stato uno sforzo sovrumano.
Inizialmente il capitolo doveva continuare ancora per dieci-venti righe,
ma ho deciso di inglobarle con il prossimo che sarà,
lo prometto, mooooolto più bello.
In origine dovevo aggiornare il primo ottobre, per il compleanno
di Ylenia, ma purtroppo non mi è stato possibile.
Chiedo umilmeeeeente perdono!
Come al solito aggiornerò solo dopo 3 recensioni, perchè
sennò non ha senso.
Anyway, in questo capitolo si parla molto di Becky e dei suoi
sentimenti, ma abbiamo anche un bel po' di Chrouis!
Secondo voi chi dice l'ultima frase?
Let me know
Elena 

ps. grazie Fede per dedicarmi del tempo, nonostante l'Università,
per me è importantissimo <3

 

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Capitolo 19
*** XIX ***



Capitolo Diciannovesimo

Immediatamente cancellai tutti i miei propositi di essere gentile con lui.
-Oh, sei tu.-suonai seccata, quasi delusa. La sua sola vicinanza mi innervosiva:-Che fine avevi fatto? Non che mi interessi, sia chiaro.
-In giro con mio padre.-i suoi occhi scintillarono, e vi intravidi un’ombra di sarcasmo.
-Non posso dire tu mi sia mancato.-imitai il suo sorriso fastidioso, inclinando la testa verso destra. Dov’è che eri, Styles? Girati di culo e tornaci alla velocità della luce.
La musica forte mi rimbombava nelle orecchie, e mi faceva pulsare il cuore nella carotide. Harry aveva una camicia a quadri ed un jeans stinto. Stava davvero bene. Dannato Styles.
-Oh, andiamo, so che sei felicissima di vedermi!
-Non ricordo di averti invitato a questa festa, coglione.-lo interruppi, sgarbata.
Harry sorrise con naturalezza:-Non lo hai fatto, infatti. Ma mi pare di aver visto quella faccia di culo di tuo fratello, che Louis odia a morte, e anche quel povero sfigato che ti ha mandato il cervello a puttane alla festa di Paul, perciò non vedo perché io non dovrei trovarmi qui. Sono il migliore amico di L…
-Non ricordo di averti invitato a questa festa, coglione.-ripetei, alzandomi e gettandomi nella mischia.
Harry mi seguì a ruota. Non era certo quello che si suol definire un ragazzo perspicace.
-Lezione di vita, Styles,-dissi, senza nemmeno voltarmi-se una ragazza si alza nel mezzo di una conversazione con te, probabilmente non è interessata. E seguirla non è precisamente una buona idea.
Non lo sentii ridere, ma sentii il suo corpo vibrare dietro di me. Aveva le mani attorno alla mia vita.
Arrossii di botto, e presto il mio rossore si trasformò in rabbia livida. In mezzo a tutti quei corpi che ballavano e mi ignoravano, sentivo che c’era Lou, ubriaco fradicio, che faceva quello che sapeva fare meglio: dar spettacolo, intrattenere la gente.
-Andiamo, Chris, non fare la sostenuta.
-Levami. Quelle. Manacce. Di. Dosso.-mi divincolai dalla sua presa con un colpo secco.-Sto con Louis accidenti. Sto con Louis! Levami quelle manacce luride di dosso!-strillai.
Il remix di “Somebody that I used to know” ovattò la mia voce, ed anche se qualcuno mi sentì, nessuno si voltò a guardarmi.
Perfino Harry mi ignorò totalmente, e cominciò a ballarmi davanti:-Era solo sesso con Mandi, comunque.
-Eh?-feci una faccia schifata. Un po’ non avevo capito dove volesse andare a parare, un po’ speravo di aver sentito male.
-Era solo sesso con Mandi, l’ho lasciata.-disse di nuovo lui, con leggerezza.
-Solo sesso.-ripetei, annuendo comprensiva.-Ma certo.
Sfoderò il suo sorriso migliore, credendo probabilmente di avermi in pugno.
-Harry ma…perché?-storsi il naso, mentre lui assumeva un’espressione confusa.
-Perché cosa?
-Perché diamine pensi che me ne freghi qualcosa! Poteva essere solo sesso o l’amore della tua vita, ma perché cazzo me lo dici, non m’importa un cadavere di pantegana spiaccicato. Non sono affari miei.-risposi, dando voce ai miei pensieri ed infarcendoli di parolacce (che non guasta mai, eh).
Sembrò ferito dalle mie parole.
Nemmeno io riuscivo a capire perché mi accanissi così tanto contro di lui. Alla fine non faceva niente di male, eccetto respirare la mia stessa aria. E poi compariva sempre nei momenti peggiori, quelli in cui avrei voluto piangere o fracassare qualcosa, e con la sua noncuranza mi urtava ancora di più i nervi. Non era colpa sua, evidentemente non era destino. Qualcuno non voleva che io ed Harry fossimo amici. Né niente. Ma lui non voleva rassegnarsi. Era come uno di quei maledettissimi piccioni che sbattono contro i vetri delle finestre, perché non li vedono, e dopo essersi ripresi dalla botta, ci sbattono contro di nuovo, giusto per essere sicuri. E lo fanno due, tre, quattro volte. Fino a che non precipitano al suolo morti stecchiti.
-Abbiamo cominciato con il piede sbagliato, secondo me.-Ma no, che occhio.-Io voglio…
-Non diventerai il mio amichetto superspeciale, Styles. Nemmeno tra un milione di anni.
Qualcosa di Rihanna cominciò a riscaldare l’atmosfera, e tutti attorno a noi cominciarono a strusciarsi piuttosto eloquentemente, ed i miei occhi corsero a Niall e Kimberly, che per l’occasione indossava un mini dress corallo che le copriva appena il culo, i quali sembravano sul punto di spogliarsi lì in mezzo alla stanza. Ebbi un tuffo al cuore.
Mi ero talmente distratta da non essermi accorta di quanto Harry si fosse avvicinato. I nostri nasi quasi si sfioravano. Abbassa la testa, Christa! Dai, stupida, muoviti! Se tu non vuoi non può costringerti. O sì? Cominciai a sudare freddo alla base della schiena. Ero praticamente sicura che mi avrebbe baciata. Era il momento perfetto. Il clichè dei clichè per l’uomo dei clichè. Il cuore andava a mille, e la cosa mi terrorizzava ed eccitava al tempo stesso. Pensavo già alle parole con cui lo avrei apostrofato, e al sonorissimo schiaffo che gli avrei assestato su quelle guance pallide e smunte. Chiusi gli occhi.
Cause I may be bad but I’m perfectly good at it
-Possiamo essere amici, Christa.-il suo sussurro mi fece rabbrividire da capo a piedi. Il cuore mi batteva così forte che praticamente non batteva più.
Ah, amici eh? Di Maria De Filippi. Deglutii, aprendo prima un occhio e poi l’altro.
-Sei stata stronza con me.-Vero.-Ma possiamo ricominciare da zero, se ti va. Posso dimenticare.
Cercò i miei occhi, ridicolmente serio:-Ho già dimenticato.
Non sapevo se sentirmi ferita o sollevata. Sentii le guance riscaldarsi, e provai il desiderio di prenderlo a schiaffi, di prendermi a schiaffi, di prendere a schiaffi tutti quanti.
Mi resi conto che non valeva la pena fare la sostenuta. Aveva vinto.
-Harry, io…mi dispiace per quello che tu pensi…onestamente non ricordo molto di quella sera. Non volevo ferirti ma…-mi bloccai a metà della frase con la bocca aperta, e il sangue che mi defluiva dal volto.
Poco più in là Brava-Ragazza-Becky strusciava il suo sodo didietro sul pacco di Zayn, che aveva una faccia a metà tra l’inebetito e il confuso, a testimoniare l’elevato tasso alcolico della sua serata.
-Vuoi essere mio amico, Harry?-gli feci, con urgenza, mentre cercavo di formulare un piano sensato nell’arco di 1/299 792 458 secondi. Vidi il suo viso illuminarsi nella penombra della stanza. Pensai che non mi fosse mai sembrato tanto piccolo. All’improvviso tutto era sbagliato. I capelli portati in quella maniera, i vestiti chiari, le fossette, i denti perfetti. Sembrava un bambino.
-Certo, musona. È quello che cerco di dirti da mezz’ora.-mi riservò un piccolo sorriso di scherno.
-Gli amici si aiutano nel momento del bisogno, giusto?-l’urgenza nella mia voce cresceva man mano che Becky si girava verso mio fratello e premeva il suo seno contro il suo petto. Ma cosa diavolo stava combinando? Sperai per lei che fosse ubriaca.
-Certo, Christa. Lo sai. Per te ci sono sempre.-Alla faccia della disponibilità. Spariva ogni due per tre.
-Allora guarda là.-lo voltai verso mio fratello prendendolo dai bicipiti.-Quella è la mia migliore amica. È nei casini. Seri casini. Vai e salvala. Portala via da lui.
Non se lo fece ripetere due volte. Si lisciò la giacchetta e si diresse a passo di carica verso Becky. Aveva la faccia spavalda di chi sa di andare a colpo sicuro. Come se lo avesse fatto miliardi di volte. Come se per lui fosse un’abitudine.
Qualcosa nella sua andatura, non saprei dire precisamente cosa, tradiva un certo entusiasmo, come se avesse ricevuto un complimento e stesse andando a ritirare la sua medaglia scintillante.
Lo immaginai prendere Becky per mano e farla piroettare su sé stessa. Lo vidi sorriderle nella mia testa, con quel sorriso puro e candido che faceva impazzire tutti. Provai una lieve fitta di gelosia, che repressi subito con estrema forza.
Egoista, Jamila. Sei un’egoista. Vuoi che muoia per te mentre tu muori per un altro.
Lou, ma dove sei?
Il centro della festa sembrava essersi spostato attorno ad un finto modellino di cartone di un’auto d’epoca, che probabilmente era stata usata per Grease, Hair Spray, ed una montagna di altri spettacoli teatrali.
Louis era seduto dal lato del passeggero, e fingeva di guidare con estrema nonchalance, versandosi addosso una bevanda trasparente che tutto poteva essere tranne che acqua. Con un colpo secco all’acceleratore la macchina andò letteralmente in pezzi, e Lou si ritrovò seduto su uno gabellino circolare, a ridere come un’idiota. Doug gli assestò un paccone sulla spalla, causando una risata generale.
La serata stava andando bene. erano tutti ubriachi da fare schifo, e perfino io, dopo tre birre, mi sentivo un po’ spaesata.
Louis abbracciò Paul gridando:-T’ho sempre amato!
Ancora risate. Fui sul punto di andare a dare un’occhiata più da vicino, ma all’improvviso mi ricordai che avevo altre questioni in sospeso.
Quanto sei bravo a rimorchiare da uno a dieci Styles? Qual è la tua capacità di persuasione? Quanti cuori infranti fai con un litro?
Mi aspettai di vederlo con le mani sul culo di Becks, ma quello che vidi mi sconvolse molto di più.
Da una parte c’era Harry, dall’altra c’era Becky e nel mezzo…c’era Liam, che gonfiava il petto cercando di farsi grande e di…proteggere Becky (?) (!) (?!)
Aspetta, aspetta, aspetta ma…cosa? Che? EH? Ho capito che abbiamo tutti alzato un po’ il gomito, ma adesso qualcuno comincia proprio ad esagerare.
Possibile che debba sempre mettermi in mezzo io? Calmini, eh, io stavolta non alzo un dito. Me ne lavo le mani. Ponzia Pilata. Guardare e non toccare.
Sarebbe stato divertente. In fondo, cosa poteva succedere di così terribile?
 
-Lasciala in pace, Styles.-il petto di Liam si alzava ed abbassava a ritmo frenetico. Sembrava agitato.
-Non sto facendo niente di male, Liam.-sembrava stesse parlando con un suo vecchio amico. Il suo tono era pacato, gioviale. Capelli a posto, sorriso impeccabile, solita faccia da schiaffi.
Liam gli puntò l’indice sul petto:-Te lo ripeto solo un’altra volta. Vattene.
Becky, dal canto suo, sembrava sul punto di scoppiare in lacrime. O vomitare. Aveva gli occhi lucidi e si teneva lo stomaco. Jad invece era sparito. Puff. Dileguossi. Desaparesidos. Tipico di mio fratello, sparire nei momenti clou. Tipo smacchiatutto. Vanish e il pakistano svanisce.
Harry scosse la testa senza smettere di sorridere:-Volevo solo ballare con lei.
-Non mi pare che lei abbia voglia di ballare con te.
La cosa più ridicola era che Harry era davvero più altro di Liam, nonostante questi cercasse in ogni modo di darsi un tono portando su le spalle e il petto in fuori.
-Andiamo, amico, la fai sembrare una cosa drammatica.-ridacchiò.
-Non chiamarmi “amico”, Styles. Io e te non siamo amici.-Touché. Liam lanciò una breve occhiata a Becky, poi ripartì:-Non avevi una ragazza?
-Potrei farti la stessa domanda.-Boom. Uno a zero per Styles. Questa ci sta tutta. Aspetta, ma tu da che parte stai??
Liam strinse gli occhi:-Non sono affari tuoi quello che succede tra me e Shandi.
-Non sono affari tuoi quello che non succede tra me e Mandi.
Qualcuno mi fece Toc-toc sulla spalla, e per un istante temessi fosse Niall, venuto a propormi di fare una cosa a tre con lui e Kimberly. Invece mi si parò davanti Miles, con un sorriso imbarazzato, per la serie “Houston-Abbiamo-Un-Problema”.
-Abbiamo un problema.-esordì. E te pareva. Non fa una piega. Indicò qualcosa alle sue spalle, e tutto ciò che vidi fu Louis abbracciato ad un finto palo della luce con tanto di lampadina di plastica, steso per terra con la faccia contro il pavimento.
-La festa è finita.-provai a dire, ma s’era già dileguato. Nessuno badava più al festeggiato.
Mi inginocchiai davanti a Louis. Era sveglio, e farfugliava qualcosa in qualche lingua sconosciuta.
-Ehi, Tommo. Sono io. Alzati. Sono Christa.-mi guardò senza vedermi.-Ecco, ti aiuto.
Gli porsi la mano, e mi feci girare il suo braccio attorno alle spalle.
Qualcuno gli assestò pacche sulla spalla mentre uscivamo dall’aula di scenografia, e ci perdevamo nel silenzio ovattato dei corridoi bui del college.
-Sei proprio andato, eh?-gli dissi, sorridendo, mentre metteva un piede davanti all’altro con estrema difficoltà. Inciampò e cademmo rovinosamente per terra. Cominciò a ridere forte, così tanto che temevo avrebbe svegliato tutti.
-Stt! Smettila, stupido, ci farai beccare!-nella mia voce, strano ma vero, non c’era rimprovero, ma solo complicità.
-E stai calma.-si chinò a baciarmi e finì per leccarmi la fossetta del mento.
Mi tirai su senza lasciargli mai le mani.
-Andiamo, su. Dai Lou, manca poco. Davvero.
Girammo in tondo per non so quanto tempo, ed a pochi passi dalla porta della sua stanza, mi vomitò addosso una poltiglia biancastra, che mi impiastricciò tutti i capelli. L’odore mi rivoltò lo stomaco come un calzino. Se non mi fossi tolta quella robaccia di dosso all’istante avrei vomitato anch’io.
Rovistai velocemente nella tasca posteriore dei suoi pantaloni, infilai la chiave nella toppa, e fummo dentro.
La camera era stranamente in ordine, le lenzuola pulite e tirate, senza una piega. Sulla scrivania una scatola di cartone aperta, e per terra file di candele perlate accese e consumate per metà.
Petali di rosa scarlatti un po’ ovunque, perfino dove Louis era inginocchiato a vomitare in quel momento stesso, fecero scattare dentro di me la scintilla di un sospetto. Forse per la stanchezza, forse per l’alcool, forse per la puzza di vomito che mi sentivo addosso, o magari per tutte e tre le cose assieme, non compresi subito le intenzioni di Louis.
Gli sfilai velocemente i vestiti sporchi e lo aiutai ad adagiarsi sul letto, e solo allora il mio sguardo cadde sul comodino.
La confezione diceva “So usare il birillo anche da brillo”. E allora capii. Non che lasciasse troppo spazio all’immaginazione, comunque.
All’improvviso la cura dei particolari e la penombra artificiale mi sembrarono segnali lampanti, e mi diedi la stupida per non essermene resa conto prima.
Mentre rimboccavo le coperte a Louis, che praticamente stava più di là che di qua, mi portò le mani al seno, cercando la mia bocca con foga.
Allungò la mano sinistra verso il comodino, che si trovava dal lato destro, e tastò l’aria con insistenza per svariati istanti.
-Puzzi da morire.-dissi, scostandomi, un po’ a disagio.
-Anche tu.-borbottò lui, poco prima di ripartire all’attacco.
-Lou, no.-ripetei, con più convinzione, schivando l’insulto.
Regalo di compleanno rovinato.
Faccio proprio schifo con le sorprese.
Possibile che mi avesse anticipata anche su questo? Volevo davvero Louis, lo volevo in quel senso. Volevo andare a letto con lui, quella sera stessa. Lo volevo da tanto. Ci pensavo praticamente da quando lo avevo conosciuto. Lo avrei fatto. Ero decisa a farlo. Ma non così. Non con lui ubriaco ed io annebbiata, non con la puzza di sudore e il vomito tra i capelli.
Mi sarebbe piaciuto farlo anche solo per far indiavolate Jad  e fargli partire un embolo, ma non così. Non così. Così era squallido, degradante. Così era proprio da disperati.
-Buon compleanno Lou.-dissi, posandogli un bacio leggero sulla fronte.
Come avevo previsto, dormiva già.
Con un sospiro scivolai in bagno, chiudendomi rapida la porta alle spalle.
Il riflesso nello specchio mi spaventò. Quella ragazza di fronte a me poteva davvero essere desiderata e desiderabile? Con l’eyeliner sbavato sulle guance, il rossetto rosso agli angoli della bocca ed i capelli scompigliati ed incrostati di vomito a me non sembrava proprio.
Respinsi con forza un conato, assieme al disgusto, e cominciai a spogliarmi. In fretta, senza indugiare troppo sul mio corpo.
Sciacquai i vestiti nel lavandino, e li posai sul ripiano dello specchio. La puzza era asfissiante.
Mi infilai nella doccia, e lasciai che l’acqua mi scorresse sul viso. Rimasi a lungo sotto il getto caldo, con gli occhi chiusi ed il cuore che batteva forte.
Louis, il mio Louis, era a pochi metri da me. Mi faceva sempre lo stesso effetto, pensare a lui. Era da brividi e pelle d’oca.
Presi il suo bagnoschiuma e lo annusai. Era un odore fresco e delicato. Sapeva di buono. Sapeva di lui.
Me ne misi una noce nel palmo, e fui percorsa da un fremito. Cominciai ad insaponarmi, sotto il getto costante. Sentivo il mio corpo teso e carico di elettricità.
Sentii la vergogna montarmi dentro quasi subito, e il pudore impossessarsi di me. Abbandonai tutti i miei propositi. Mi sciacquai velocemente ed uscii dalla doccia ancora gocciolante, come se stessi cercando di sfuggire ad un mostro assassino. Ed in realtà il mostro c’era davvero. Il mostro era la Christa sfacciata, la Christa maliziosa, la Christa che ero a disagio all’idea di portare dentro.
L’ambiente risultava umido, lo specchio completamente appannato.
Afferrai uno degli asciugamani bianchi impilati sul ripiano in alto sperando fossero puliti, o che per lo meno non fossero del compagno di stanza di Louis, e mi asciugai in fretta.
Se Lou non fosse stato così ubriaco sarebbe stata la situazione perfetta. Petali, candele. Lui sotto le lenzuola, io nuda. La pelle mi formicolava dalla fronte alla punta dei piedi al solo pensiero. Da dove veniva tutta quella paura, quell’insicurezza?
Per una che ha la fama di cattiva ragazza, non è proprio il massimo, aver paura del sesso. Ma è tutta colpa di Becky, mi ha fatta diventare una sentimentale.
Christa era spavalda, Christa era eccessiva, impudente, strafottente. E se pure era un momento di debolezza, avrei sistemato tutto. Mi servivano solo venti secondi di coraggio. Anche se Louis mi avesse vista nuda (cosa improbabile, visto che il suo sonno era più pesante di quello di Biancaneve in stato comatoso da mela avvelenata) che cosa c’era poi di male? Mi amava, lo amavo. Prima o poi sarebbe successo. Più prima che poi di sicuro.
Lanciai un’occhiata ai miei vestiti umidi, che emanavano un fetore assassino, lasciai cadere l’asciugamano per terra, ed uscii dal bagno.
Louis, immediatamente dopo di me, era la persona più disordinata del mondo. Non era raro che perdesse qualcosa, e spesso aveva la cattiva abitudine di lasciare le cose un po’ dove capitava, seminando una scia di caos micidiale. Doveva essersi impegnato molto, per rendere la sua stanza presentabile.
Aprii l’armadio e mi piovve in testa una montagna di vestiti. Presi una maglia a caso, dal mucchio, e la rivoltai dal lato stampato.
Mi chinai sulle candele, e le spensi una ad una, prima che bruciassero la moquette mandando a fuoco tutto l’istituto. Il buio divenne completo.
Poi, successe una cosa che non dimenticherò mai.
La luce si accese, all’improvviso, e venni flashata come un cervo abbagliato dai fari di un’auto in autostrada.
Rimasi così, con le braccia alzate e la maglietta al livello delle spalle, nuda come un verme, troppo sorpresa per muovere un muscolo.
Fu un momento di panico assoluto. Ci guardammo immobili, senza dire niente.
Mi passò tutta la vita davanti.
E poi Harry disse solo:-Wow.
*
Spazio autrice (lalala)
Cucù (?) scusate per il ritardo estreeeeeemo, ma
ho avuto una MONTAGNA di compiti da fare.
Quest'anno i professori mi vogliono morta, sks
Ad ogni modo so che avrei potuto scriverlo meglio, ma 
adoro questo capitolo!
Ovviamente era Harry, all'inizio, era piuttosto scontato.
Spero il finale non lo sia stato, per me è stato un vero e proprio
colpo di genio, visto che non avevo idea di come concludere!
Mi piacerebbe taaaaaanto sapere cosa ne pensate, 
muovete i vostri culi e recensite, lol
Alla prossima, 
grazie mille a tutti per l'attenzione
Toddddd

p.s. quella frazione luuuunga all'inizio del capitolo (1/299 792 458)
è testimonianza del mio duro studio, ed è il tempo impiegato
dalla luce per percorrere un metro nel vuoto (?) 
AHHAHAHAHAHA sono fuori, lo so 

p.p.s. ho scritto una nuova os, riferita alla mia vecchia ff UDS, 
che spero di riuscire a pubblicare presto, confido che
vi farà piangere almeno la metà di quanto ha fatto piangere me.

p.p.p.s. per qualsiasi domanda, dubblio, perplessità, sono a vostra
disposizione, e sarei felice di leggere le vostre storie, nei ritagli di tempo!

Vi amo.

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