The Black Fear

di YlariaJongIn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Paradise Day ***
Capitolo 2: *** Despair ***
Capitolo 3: *** Crazy Psycho ***
Capitolo 4: *** Hurt ***
Capitolo 5: *** Fear ***
Capitolo 6: *** Secret ***
Capitolo 7: *** Deejavù ***
Capitolo 8: *** The White Man ***
Capitolo 9: *** Claustrophobia ***
Capitolo 10: *** Eisotropfobia (Paura degli specchi) ***
Capitolo 11: *** Adrenalina ***
Capitolo 12: *** Agateofobia (Paura di diventare pazzi) ***
Capitolo 13: *** Smile ***
Capitolo 14: *** Darkness ***
Capitolo 15: *** Tanatofobia (Paura di morire) ***
Capitolo 16: *** Bones ***
Capitolo 17: *** Blood ***
Capitolo 18: *** Perception ***
Capitolo 19: *** The Room ***
Capitolo 20: *** Trypanophobia (Fobia degli oggetti affilati) ***
Capitolo 21: *** The Talk ***
Capitolo 22: *** Weak Assassin ***
Capitolo 23: *** The key of the victory ***
Capitolo 24: *** Overgrown Grass ***
Capitolo 25: *** Ofidiofobia (Fobia dei serpenti) ***
Capitolo 26: *** Waiting ***
Capitolo 27: *** The knife in the skin of the Snake ***
Capitolo 28: *** The Dominat Fear ***
Capitolo 29: *** The Deepest Thoughts ***
Capitolo 30: *** Trailer The Black Fear :) ***
Capitolo 31: *** The kiss illuminated by the light ***
Capitolo 32: *** Glacial Choice ***
Capitolo 33: *** Hydrophobia (Paura di affogare) ***
Capitolo 34: *** Force Of The Water ***
Capitolo 35: *** The Devil Cannibal ***
Capitolo 36: *** The Reply ***
Capitolo 37: *** ARACNOFOBIA VIDEO ;) ***
Capitolo 38: *** Acluophobia (Paura del Buio) ***
Capitolo 39: *** The flavor of the fire ***
Capitolo 40: *** Swallow of the flames ***
Capitolo 41: *** The Darkness is your name? ***
Capitolo 42: *** The Previous Meeting ***
Capitolo 43: *** The Bloody Kiss ***
Capitolo 44: *** Aracnophobia (Fobia dei ragni) ***



Capitolo 1
*** Paradise Day ***


 
The Black Fear


 






Chapter 1
Paradise Day

 
“Dai Hyllary muoviti! Lo so che non è facile…Credimi, non lo è nemmeno per me! Ma datti una mossa altrimenti rimaniamo indietro. Hai bisogno di una mano?” 
Chiese gentilmente la mia migliore amica Mckenna, con la mano già protesa per aiutarmi.
“No tranquilla, posso farcela” 
Mentì spudoratamente. In realtà avevo bisogno di un’enorme aiuto, dato che si trattava  della mia prima esperienza tra la natura, ma l’imbarazzo superava di gran lunga la verità. 
Così che, aspettai che si voltasse, per adagiare le mani come ventose in ogni albero del bosco, cercando di allontanarmi il più possibile da tutta l’erba incolta che punzecchiava i miei piedi tremolanti, pensando fosse qualche insetto velenoso pronto a pungermi. 
A causa della troppa attenzione prestata ad evitare la paura, continuavo a sudare disperatamente sperando di trovare un luogo più sicuro e rilassante. 
La ricompensa a tutto ciò si fece presto sentire, quando la guida Siwon pronunciò a gran voce: “Bene ragazzi! Ora facciamo una piccola pausa. In cima a questa salita troverete un bel posticino per mangiare e riposarci dalla lunga giornata che abbiamo affrontato. Ancora un piccolo sforzo e siamo arrivati!”.
La sua voce era alquanto stanca e mi fece rendere conto di quanto sentiero avevamo trascorso in quelle pochissime ore di viaggio, ma soprattutto mi fece tornare in mente tutte le scorciatoie per evitare quei rivoltanti insetti che svolazzavano felici vicino al mio corpo. 
Per un istante spuntò una piccola risata.
Ero talmente felice di aver dimostrato il mio coraggio, nonostante sia una persona timorosa, che il mio cuore sprizzava di felicità da tutti i pori.

Attraversata l’ultima salita, guardai ansiosamente il luogo preparato dall’addetto della prevenzione e protezione dagli infortuni della nostra squadra, Lay, che affrontava quest’avventura quasi ogni settimana per lavoro.
 Ricordo ancora quel preciso istante: 
C’erano sei tende da campeggio abbastanza grandi perfettamente allineate, munite di attrezzature da viaggio, come luce, acqua, cibo, coperte o sacchi a pelo per i più freddolosi. Queste circondavano alcuni legnetti che ardevano sul fuoco, preparato per la cucina e per il riscaldamento. 
Ma qualcos’altro in particolare mi fece incantare davanti a quell’immagine: 
L’aria fresca e leggermente umida sulla pelle, accompagnata dal vento che trasportava l’insieme dei profumi del bosco ed il fruscio delle foglie in cima a quegli enormi alberi dal fusto possente che cadevano lentamente nel ruscello che continuava a scorrere trasportandole con sé. 
Riuscivo addirittura a sentire la semplice melodia della cascata ancora lontana, che appena mi accarezzava il viso, andando a riscuotersi all’interno del corpo.
“Non è meraviglioso?”
Disse una voce delicata e coinvolgente che si confondeva tra il rumore delle onde spumeggianti dell’immensa e sovrastante cascata e del vento che scompigliava poco a poco i miei lunghi capelli biondi.
“Il paradiso” 
Pronunciai stringendo le labbra formando una linea sottile, evitando di far esternare le forti emozioni che stavano fiorendo dentro di me.
Poco dopo fece sentire una piccola smorfia e mi dette un colpetto sulla spalla come segno di comprensione. 
Successivamente se ne andò.

§§§

“Che fai lì impalata? Stai contemplando per caso? A me piace la tenda blu notte, ma soprattutto sono sicura che piaccia molto anche a te Signorina Jenkins.”
Disse Mckenna esplorando il mio viso con interesse.
A quelle parole mi soffermai su codesta tenda tanto ammirata, comprendendo subito il suo pensiero. Oltre ad avere quel bellissimo colore scuro che rendeva il tutto più in privacy, alcune guide descrivevano che essa lasciava traspirare in modo eccellente l’aria pulita e sana della natura al suo interno pur essendo impermeabile, avendo, difatti, qualche posto in più, utile anche per gli zaini e bagagli. 
Inoltre per mia grande fortuna era fornita di doppio telo e zanzariera per essere ben protetti dalla pioggia e dalle infiltrazioni solari accompagnati da materassini per isolarsi dall’umidità e per non ritrovarsi le chiappe quadrate, come molto spesso succedeva.
“So che mi conosci” 
Risposi con un sorriso compiaciuto e soddisfatto.
“Andiamo dai, altrimenti qualcuno ce la soffierà”
Annuì velocemente e con passo felpato ci dirigemmo verso di essa.

§§§

Finalmente era tutta nostra. 
Decidemmo di non avvertire la guida per usufruire delle loro attrezzature, dato che erano tutti molto impegnati a descrivere le altre tende.
 Arrivammo proprio di fronte ad essa.
Immediatamente diressi lo sguardo dritto verso la mia compagna, così che Mckenna capì al volo ciò che intendevo fare. 
Si voltò e l’ aprì la zip a forma circolare ed entrammo, silenziosamente, per evitare spiacevoli incontri. 
Appoggiammo tutte le nostre borse e ci sedemmo nei morbidissimi materassini preparati adeguatamente per la splendida nottata all’aperto.
“Dici che qualcuno ci scoprirà?” 
Commentò Mckenna, con un filo di preoccupazione.
“Non credo, sono troppo impegnati per accorgersene. Se lo faranno sarà ormai troppo tardi, credimi” 
Risposi emettendo un ghigno soddisfatto, mentre finivo di sistemare gli zaini.
“Si hai ragione. Basta pensarci, altrimenti non dormiamo più”
“Infatti” dissi concludendo il discorso. “Andiamo a dormire. Notte”
“Notte”
….

..
.
“Non riesco a dormire” disse interrompendo il silenzio.
“Ah!”
“Ma tu hai sonno?” continuò mettendosi seduta
“No, ma cerco di dormire, dato che domani avremo una giornata stancante.”
“Si, è vero. Comunque come ti è sembrato Lay?”
“Oh, ancora con questo Lay?!”
Avevo ancora in mente il flashback del preciso momento in cui la mia migliore amica, mi chiese di affrontare un’avventura del genere con me, solamente per farmi conoscere il ragazzo di cui era innamorata da circa quattro anni, grazie ad un campeggio a cui aveva partecipato molto tempo a dietro.
Lay era un ragazzo abbastanza riservato, quindi più di tanto non sono riuscita a comprenderlo, ma si vedeva che era particolarmente soddisfatto del suo lavoro. Era una persona altruista e questo tipo di impiego non faceva altro che fargli evidenziare quella sua stupenda qualità. Sembrava una persona con la testa sulle spalle, difatti nonostante i ripetuti e insistenti complimenti di Mckenna continuò ad essere gentile ed educato, con inchini vari come segno di ringraziamento.
“Dai! Dai! Cosa ne pensi? È carino vero?” Domandò disturbando il mio pensiero.
“Si, è carino e gentile. Ti dispiacerebbe lasciarmi dormire, ora?” Risposi appoggiandomi nel fianco della parte opposta al letto.
“D’accordo. So che non ti interessa. Notte” Concluse con il broncio.
“Notte”

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Capitolo 2
*** Despair ***


Chapter 2
Despair

 
 
Tutto d’un tratto, sentì il mio corpo agitarsi verso davanti, sveglia ma ancora del tutto intontita.
Non avevo nessuna intenzione di alzarmi dal letto ed affrontare la prossima giornata in mezzo alla tundra universale, ma il mio cervello continuava a mandarmi segnali di spinte continue verso l’avambraccio sinistro.
Decisi quindi, di mettermi a gambe incrociate, strofinando un pochino gli occhi ancora del tutto chiusi.
Vedevo solamente tutto annebbiato, perciò, l’unica cosa che riuscivo a descrivere in quel momento, era una maglietta a scollo a  V di color grigio chiaro e un pantalone di color rosso bordò con delle presunte sfumature più scure in alcuni punti.
Dei capelli castani con un ciuffo che ricadeva nel viso, con una mano adagiata dolcemente, come simbolo d’aspettazione.
Inclinai leggermente la testa per capire chi fosse il personaggio seduto di fonte a me, con la fronte corrugata quasi per fargli capire che stavo cercando di mettere a fuoco nel mio cervello ciò che avevo appena visto.
Solo a quel punto diressi lo sguardo verso l’interessato, notando che i suoi occhi erano puntati verso me, con un’espressione persa ma dannatamente carina, che per un attimo mi fece sobbalzare,  perdendo completamente l’equilibrio.
Normalmente, riuscivo addirittura a chiudere gli occhi, evitando di guardare ciò che stava succedendo, ma sfortunatamente non ci riuscì. Forse preferì rimanere immobile tra le sue braccia, che sembravano così esili e deboli, ma che in realtà erano così forti e protettive da riuscire a stringermi perfettamente al suo torace, lasciandomi pietrificata.
Inoltre il mio sguardo era diretto verso le sue divine clavicole, leggermente inclinate e molto sporgenti, che facevano scivolare la maglietta creando un’eccellente ondulazione, che respirando si notava maggiormente.
Ma quello che mi lasciò completamente a bocca aperta, era la sensazione che stesse abbassando il suo viso verso il mio, con molta sicurezza, anche se il battito accelerato del suo cuore non riusciva ad ingannare i suoi sentimenti.
Fortunatamente si bloccò, comprendo in modo chiaro che stava verificando lo stato della mia salute, per questo motivo, decisi di alzarmi di scatto.
“Mi mi mi…mi dispiace davvero, scusa” Pronunciai con filo di voce
“Tranquilla.”
Rispose molto velocemente, sorridendo e accarezzandosi la nuca dall’imbarazzo.
“Veramente ero venuto qui per avvertirti che stiamo per partire e che mancheresti solo tu a prepararti”
Continuò ancora un pochino scioccato
“C-C-C-Cosa?”
Mi espressi mortificata dall’accaduto
Solamente grazie a Lay, riuscì a notare tutta la tenda in disordine per colpa di Mckenna che, quella mattina,  aveva rovistato dappertutto per trovare le sue cose.
Ma, anche se avrei preferito fermare il tempo, continuai a fissare tutti gli oggetti per aria e successivamente il ragazzo di fronte a me.
 
Gli oggetti e il ragazzo
 
Gli oggetti e il ragazzo
 
Gli oggetti e il ragazzo
 
Feci un sussulto improvvisato afferrando bruscamente lo zainetto, cominciando a  riporre il tutto al suo interno, implorandolo di aiutarmi.
“Ti dispiacerebbe darmi una mano ora? Scusami tanto”
Dissi facendo gli occhietti dolci
“Non ti preoccupare”
Rispose, in piedi, impalato con a braccio alcuni dei miei vestiti, tra cui qualche pezzo di biancheria intima e con in mano uno snack al cioccolato che stava precedentemente sgranocchiando.
“Mi dispiace moltissimo di aver interrotto la tua merenda mattutina in questo modo” Mi espressi cercando di deviare il più possibile il suo sguardo dai miei vestiti.
“Mi dispiace di aver interrotto il tuo sogno”
 Disse scherzosamente, guardandosi intorno, evitando di mettermi in imbarazzo.
Non so come ma in pochi minuti mi preparai per il viaggio, riuscendo addirittura a controllare se avevo preso tutto il necessario, sempre con il mio assistente.
 
§§§
 
Finito il tutto, lo ringraziai sbalordita dalla sua organizzazione meticolosa
 “Di nulla, figurati”
Disse con uno splendido sorriso, facendomi segno di mettermi in cammino con la squadra.
Io non esitai e lo seguì.
 
§§§
 
Il viaggio, si rivelò molto interessante, dopo aver avvistato varie specie animali, che fino a quel giorno non avevo mai visto personalmente, come ad esempio, le lepri selvatiche, alcuni scoiattoli e le alci da lontano.
Mi ritenevo una persona che amava particolarmente il mondo animale, tanto da aver effettuato molte ricerche che descrivessero la loro vita e la loro costituzione fisica.
Rimanevo così tanto affascinata dal poter vedere più dettagliatamente quei animali, che potevo considerarlo come un ottimo rimedio per evitare le mie costanti paure, che non ero mai riuscita ad abbandonare.
Tutto sembrava procedere secondo i miei piani, quando improvvisamente mi accorsi di aver percorso una strada differente da quella dei miei compagni.
Evidentemente dovevo essermi persa a causa di qualche insetto che mi fece perdere del tempo prezioso.
Non persi la calma, ma decisi piuttosto di continuare a seguire la piccola stradina in cui ero casualmente capitata, sperando si potesse trovare un croci via.
 Ma tutto ad un tratto, mi fermai vicino ad un albero per riprendere fiato, dopo aver attraversato molti kilometri, cominciando a sentirmi un po’ abbattuta.
Appoggiai al suolo la sacca con il cibo, per far rifornimento d’acqua, dato che ormai mi sentivo molto dissetata.  
Non riuscì nemmeno a terminare gli ultimi sorsi freschi, che sentì un rumore simile allo scricchiolio di foglie calpestate proprio dietro di me.
Senza riflettere, con i battiti del cuore accelerati a causa dello spavento e della sorpresa, decisi di voltarmi per vedere chi fosse costui, riuscendo ad intravedere di sfuggita l’immagine di un ragazzo dai capelli castani di media lunghezza con una maglia nera, una giacca jeans di color rosso intenso e un jeans nero con degli anfibi.
L’espressione nel suo volto era parecchio divertita, visibile dal sorriso sghembo e dai suoi occhi dorati e perfidi, tanto da farmi spaventare.
Così  che voltai la testa verso la mia spalla sinistra, spezzando il contatto diretto con essi.
Per pochi secondi trovai conforto, ma la percezione di avere un qualcosa appoggiato su di essa mi fece sospettare.
 Si muoveva in vari sensi e sembrava non volesse andarsene.
 Al momento rimasi con gli occhi chiusi per lo spavento, come mi era di mio solito fare, credendo fosse solamente un brutto sogno.
Ma le zampe lunghe persistevano, toccando ripetutamente vari punti del mio corpo.
Non sembrava essere immenso, ma per essere un probabile insetto era abbastanza grande.
Inoltre non era per nessun motivo rumoroso, difatti alcune volte riuscivo quasi a non sentirlo addosso.
La curiosità però, cominciava a prendere il soppravvento, tanto da incoraggiarmi ad aprire gli occhi rivolti verso l’essere, per attestare se era  l’animale che mi ero immaginata.
Spalancai gli occhi, avendo una nitida visione della spalla
Si trattava di un ragno, di color bruno, con le zampe molto lunghe conosciuto con il nome di Eremita (Loxosceles Reclusa).
Non ero al corrente di tutte le specie degli aracnidi, ma ne avevo sentito parlare dalla guida Choi, quando stava trattando l’argomento delle varie specie pericolose che si potessero incontrare nel bosco.
Mi mancava il respiro
La sensazione che provavo era inimmaginabile
 I miei occhi rimasero sbarrati, come se stessi fissando un punto vuoto.
 I battiti che avevano pervaso il mio corpo, quasi non riuscivo più a percepirli, assieme al movimento dei miei polmoni, che rallentò, a causa della poca produzione d’ ossigeno.
Non trovavo la forza necessaria per respirare
Eliminare quella creatura, che continuava a vagare felicemente, con quel suo corpo sudicio e appiccicoso, mi fece venire i brividi, tanto da non riuscire a farlo.
Dato che sfiorarlo non era possibile, mi venne in mente una seconda azione, forse quella più logica.
Incominciare ad agitarmi il più che potevo
 Ricordo che non stavo urlando, ma mi accorsi che il respiro si fece particolarmente ansioso, ritrovandomi nel panico più assoluto.
 Data la situazione, perciò, decisi di pronunciare qualche parola d’aiuto, ma persino la gola, dalla situazione raccapricciante, tremava fin tanto da non far uscire nessuna frase.
Emisi solamente un piccolo mormorio, ancora concentrata a liberarmi dall’animale, sperando che qualcuno lo avesse sentito
 Si dice che la speranza è l’ultima a morire, per questo motivo, anche se completamente distrutta da quella lotta, non persi mai la forza di provare a staccarlo di dosso.
Improvvisamente, sentì che qualcuno lo afferrò, gettandolo a terra con violenza in un punto più lontano possibile.
Le sue mani poi, andarono a ricoprire i miei bicipiti, trattenendo la presa, riuscendo a sbollire pian piano la mia agitazione
 

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Capitolo 3
*** Crazy Psycho ***


 Chapter 3
Crazy Psycho

 
Il suo gesto originò una terza reazione
La pulsazione del cuore riprese a funzionare correttamente assieme alla respirazione che si presentò nuovamente calma e ripetitiva.
Le mani non risultarono più agitate, ma definitivamente stabili e gli occhi ancora un pochino nervosi cercarono di incrociare i suoi, per assicurarsi che fosse veramente venuto a salvarmi.
“Come ti senti?” Chiese pietrificato fissandomi con i suoi occhi profondi di color nocciola
“Meglio, Grazie.” Risposi toccando la parte vittimizzata assicurandomi della completa evaporazione dell’essere.
“Hey! Potevi dirmi che sei aracnofobica”
“Si, hai ragione. Dovevo rivelare prima tutte le mie paure, scusami”
“Non preoccuparti, Dopotutto ti ho salvato la vita, giusto?”
“Giusto. Grazie infinite, davvero”
“Di nulla, figurati. Se hai bisogno di me, sono sempre disponibile …”
Disse Lay, un po’ a disagio.
“Altrimenti che squadra saremo?” Chiesi tutta radiante
“Esatto”
Concluse, mostrando un sorriso irresistibile
“VOI DUE, SE NON STATE AL PASSO VI PERDERETE!”
Gridò animosamente la guida
 “Andiamo dai” Disse rivolgendosi a me
Annuì  velocemente, prima di dirigere lo sguardo verso la zona in cui si trovava il ragazzo, che precedentemente mi aveva terrorizzata.
Provai a cercarlo, prestando attenzione ad ogni piccolo spostamento,
Ma di lui non ce n’era più traccia.
“Hai dimenticato qualcosa?”
Domandò interrompendo la mia concentrazione
“Ehm..no tranquillo”
Terminai ancora un po’ confusa
 
§§§
 
Anche se mi era sembrato una persona con la testa apposto, non ero sicura di quello che avrebbe potuto dire al riguardo, perciò gentilmente gli chiesi:
“Non dirai nulla di quello che è accaduto?”
“Certo che no, non voglio metterti in imbarazzo davanti a tutti”
Disse come se fosse stata una cosa ovvia.
“Beh Grazie”
Risposi tirando un lungo sospiro, che fece attirare la sua attenzione
“Ah..era ora che i due piccioncini si degnassero di venire. Che cos’era successo di così tanto importante da fare una pausa?” Commentò ironicamente Choi, guardandomi dalla testa ai piedi.
Non avrei mai creduto che si fosse rivolto a me
Purtroppo non avevo idea di cosa inventarmi, anche perché non ero una persona abbastanza convincente, perciò si sarebbe visto subito se avessi mentito.
Avevo i suoi occhi puntati addosso e dall’ espressione che fece si comprendeva che non aveva intenzione di aspettare ancora per molto.
Così che vidi Lay fare un passo in avanti e precedermi dicendo:
“E’ colpa mia.”
A quel punto, sia la guida che tutta la squadra si voltò verso la sua direzione
“Ho chiesto a Hyllary di farmi delle foto, ecco la motivazione.”
Chiuse il discorso osservando uno per uno.
“Manca ancora parecchia strada, perciò sarebbe meglio che continuaste a seguirci, non abbiamo bisogno di persone che ci rallentino.”
“Anche voi allora. Se avreste scelto il sentiero più stretto, a quest’ora saremo stati molto più vicini di quanto pensiate. Io qui ci vengo ogni anno, perciò lo conosco molto meglio di tutti voi. Specialmente della nostra cara guida che ci lavora solo da un mese e mezzo.
Meglio che continuate a camminare se volete essere a metà del percorso per le otto.”
Disse con quelle poche e semplici parole, facendogli zittire tutti.
“Continuiamo, forza” Disse rompendo il silenzio, Han,l’assistente di Choi.
Così che tutti ripresero a camminare, stanchi e affaticati.
Lay invece, rimase per qualche secondo immobile, aspettando di riprendere il passo dopo poco che ripartissero, per stargli il più lontano possibile.
Allungò, poi, la mano verso di me, ricercando la mia, ritornando ad avere l’espressione di sempre, impacciata e un po’ buffa.
“Lasciali perdere, vieni”
Senza troppe questioni, accettai la sua mano e lo seguì, continuando ad avventurarmi.
Tutto d’un tratto, vidi che la mia amica Mckenna guardò attentamente la scena, lasciandomi un’occhiata di disapprovazione, che per un attimo mi fece congelare.
 
§§§
 
Trascorsa qualche ora, decidemmo di fermarci ed accamparci per la notte.
Dato che erano le nove di sera, il buio ormai ricopriva maggior parte del cielo, perciò decisero di accendere un falò, in modo che tutti potessero sedersi attorno.
Cominciammo così, a cenare, divorando le proprie provviste, che iniziavano con qualcosa di semplice, come assaggi facili da digerire, a vere e proprie prelibatezze con tanto di spezie.
Io, decisi di mangiare solamente un pacchetto di TUC, dato che non avevo molta fame.
Improvvisamente, vidi sbucare da chissà dove, il premuroso Lay, che si avvicinò, scaraventandosi addosso a me.
“Solo un pacchetto di creaker?” Domandò inarcando il sopracciglio destro
“Si, non ho molto appetito”
“Mi sento un ghiottone”
“Perché?”
“Ho ingerito una cucina intera rispetto a te!” Disse sbalordito
“Wow! Complimenti…Comunque se non ci fossi stato tu oggi, non so se sarei stata capace di liberarmi da quel prepotente”
“Mah si dai, non ti preoccupare”
 Disse alzandosi in piedi e dirigendosi verso la parte opposta
Per un attimo ripensai al modo in cui mi aveva salvata per la prima volta.
Il suo coraggio, la sua determinazione e il suo altruismo mi fecero sentire talmente protetta, da riuscire a percepire ancora quel brivido che percorse la mia schiena, subito dopo aver sentito le lue braccia avvolgermi delicatamente.
Per colpa del pensiero, feci una piccolo sorriso, che riuscì a controllare, senza dare nell’occhio.
Ma, al contrario, ebbi la sensazione che qualcuno se ne accorse, sentendo che il suo sguardo freddo e possessivo era indirizzato verso di me.  
Da tutto il giorno, Mckenna, non mi rivolgeva più la parola.
Rimase seria per tutto il tragitto e non fece altro che guardarmi in modo maligno.
Non sopportavo l’idea di vederla in quello stato, ma avevo capito che quello non era il momento migliore per discutere sulla faccenda
Perciò anche se ci tenevo molto alla nostra amicizia, non volevo essere una persona fastidiosa. Quindi preferì lasciarla riflettere.  
 
“Possiamo parlare per un secondo”
Sentì la sua voce seccata affianco a me
Dato che era impaziente, scelsi di alzarmi in piedi e di seguirla lentamente, attraversando qualche passo, verso la parte in cui era meno illuminata.
Di colpo, si fermò, voltandosi nervosamente verso la mia direzione.
“Dimmi la verità, che cosa è successo prima tra te e Lay?”
“Niente, lo ha già detto.”  
 “Allora perché vi prendete per mano? Perché ti trattieni dal ridere?”
“Beh questi non sono affari tuoi. Tra noi due non c’è nulla, credimi”
Mi espressi cercando di essere convincente.
“Non sono affari miei? Io lo amo follemente, l’ho sempre amato, ma ora un amica che consideravo speciale, me lo sta impedendo. Che cosa dovrei fare?”
Domandò alzando la voce.
“Non c’è nulla fra di noi! Quante volte te lo devo dire! E’ solo frutto della tua immaginazione!”
Continuai determinata
“NON VOGLIO VEDERTI ASSIEME A LUI! NON VOGLIO VEDERTI SFIORARLO NEMMENO DI UN MILLIMETRO!”
Disse persistente, piangendo e digrignando i denti dalla rabbia.
“E’ lui che si avvicina a me. Non sto facendo nulla per incitarlo, ho sempre tenuto le giuste distanze. Sta cercando solamente di aiutarmi, tutto qui.”
Dissi indietreggiando un pochino
“TU MENTI! TI HO VISTA BENISSIMO…HO VISTO COME LO GUARDI”
“Mckenna, non voglio perdere la tua amicizia per una situazione sciocca come questa, lasciami spiegare, ti dirò com’è andata se vuoi, ma non serve che ti agiti, mi fai paura.”
“Non mi serve la tua spiegazione, ho già capito!”
Concluse il discorso, voltandomi le spalle.
Immediatamente la mia attenzione si rivolse verso gli altri, sentendo la voce di Lay chiamarmi.
“Dai, andiam…”
“Vedi? S’interessa sempre di te..”
Osservò, sospendendo le mie parole.
Inaspettatamente, si mise a ridacchiare spezzando anche il silenzio.
“Ti prego, ritorniamo indietro…Mi dispiace”
Mi espressi, avvicinandomi sempre di più con passo deciso.
“BASTA!”
Urlò agitando le sue braccia, facendomi cadere a terra.
“LE MIE ORECCHIE BRUCIANO A CAUSA DELLE CA***TE CHE ESCONO DALLA TUA BOCCA. NON VOGLIO, NON VOGLIO, NON VOGLIO!”
Disse ripetutamente, graffiandosi la testa con le sue unghie ed emettendo versi di dolore.
L’unica cosa che potei fare in quel momento, era quello di andarsene a gambe elevate, sperando di arrivare in tempo, anche se ci voleva qualche minuto.
Eppure, proprio quando decisi di farlo, sentì un forte dolore alla nuca, che mi fece cadere ancora una volta.
Mckenna si accucciò disponendosi di fronte a me.
Il solo ricordo che ho di quell’attimo di secondo, era il sasso che teneva stretto nel pugno e il suo atteggiamento da omicida psicopatica.
Subito dopo non vidi più nulla.

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Capitolo 4
*** Hurt ***


Chapter 4
Mckenna Pov: Hurt
 
In seguito al tonfo che provocò la cascata di Hyllary, restai per qualche minuto, seduta dinanzi a quella scena disgustosa e imperdonabile.
I miei occhi insistettero a lacrimare, facendo scivolare lievemente le gocce sulla mia pelle, sentendo in cuor mio il rimorso più intollerabile che abbia mai potuto provare.
Quella che potrebbe esser stata interpretata come pazzia, in realtà era uno scatto d’ira importante che per poco divenne incontrollabile, ma che cambiò completamente la situazione.
Mi sentivo talmente impotente, da trovar difficoltà a pensare su ciò che avevo appena fatto.
Non credevo che l’omicidio si trovasse nelle mie abilità.
Di certo, non sarei mai riuscita ad accettarlo.
La mia vita avrebbe avuto una svolta, che avrebbe lasciato un segno profondo, che non avrei mai potuto cancellare.
Ero finita.
La voce di Lay, improvvisamente, si fece sempre più chiara e vicina.
Sicuramente avevo già sofferto abbastanza, perciò, decisi di non rivelare la verità.
Nascosi il corpo leggermente sanguinante in una buca poco infossata, vicino alle radici di un albero, e la ricoprì con foglie, strappandole da vari rami, tentando in tutti i modi di non renderla visibile.
Trovavo la cosa più complessa di quanto avrei pensato.
Da quel momento avrei dovuto gestire la morte della mia migliore amica, sperando che nessuno scoprisse il mio segreto.
Sentì ormai che i suoi passi si erano avvicinati particolarmente, talmente tanto, da potermi vedere perfettamente, senza nessun ostacolo.
“Ma che diavolo! Vi stavo cercando da un bel pezzo! Perché siete sparite improvvisamente?! Avevamo il terrore che vi foste fate male, dato che sono le dieci passate. Oh, vi ho trovate. Pensa, Mckenna che ti ho riconosciuta dal bracciale fluorescente che indossi!”
Disse con il fiatone, ancora un po’ sconvolto.
Già, proprio quel bracciale, che mi aveva regalato Hyllary, due giorni prima di venire qui.
Diceva che si sentiva molto più sicura vedendomi indossare qualcosa di appariscente.
Non mi sarei persa.
Almeno era quello che pensava.
Quello che aveva pensato.
“Scusa, mi dispiace tantissimo, vengo subito”
“Bene. Ma Hyllary dov’è?”
Avrei voluto raccontargli tutto.
Avrei voluto sfogarmi con tutto il mio cuore.
Ma un errore così, lo avrebbe fatto soffrire per l’eternità.
“Non lo so. Prima era con me, ma poi ha detto che voleva tornare a casa a tutti i costi. Ho provato a fermarla, ma non mi ha dato retta.”
“Cosa? Se n’è andata?”
Disse facendo risuonare la sua voce tuonante dalla furia all’interno del mio corpo.
“Ha paura”
“Paura? No..non è da lei! Avanti…è arrivata fin qui e ora ha deciso di tornare indietro?  Beh..pensandoci non dev’essere molto lontana. Potrei raggiungerla facilmente”
Concluse velocemente, cominciando a camminare verso una direzione ignota.
“Aspetta! Ti perderai li’ dentro. E poi non hai nulla per sopravvivere. Non ho intenzione di perdere un’altra persona”
“Ma che razza di amica sei?!
Non ti stai preoccupando minimamente della sua salute?!
Non faresti di tutto per salvarla?! Non metteresti la tua vita in pericolo?!”
“Ehm..Io..”
 
“Io si”
Affermò, lasciandomi paralizzata.
Il rimorso dell’uccisione continuava a mangiarmi lo stomaco e il mio cuore, già difettato, non avrebbe mai sopportato l’idea di aver ammazzato un innocente e di aver perso in modo definitivo il favore del proprio amato.
Non avevo nessuna voglia di continuare la discussione, ma la curiosità di sapere se l’amasse, mi aveva pervaso il pensiero.
“La ami?”
Chiesi abbassando il capo
“Ti importa davvero così tanto?”
“Si”
Dopo quella affermazione, puntai gli occhi dritti verso le sue labbra, potendo notare che le singole lettere che pronunciò furono scandite e sottolineate dal suo timbro di voce tenero e dispiaciuto.
“La amo”
 Il vuoto che mi si era formato, diventò addirittura una voragine profonda difficile da cicatrizzarsi
Udire quella parola non rivolta a me era peggio di un coltello affondato nella carne
Era tutto vero.
Stupidamente avevo seguito il mio istinto, non riflettendo sulla sua personalità prima d’agire
Come potevo averla dimenticata per colpa di un amore non corrisposto?
Mi sentivo totalmente in colpa
Lei non era mai stata brava a raccontare bugie, come avrebbe mai potuto farlo in una circostanza come questa?
Non avevo solamente concluso una vita, odiandola a fondo, ma avevo sfracellato il cuore di colui che invece, amavo con tutta me stessa
Non avevo rispetto per niente e nessuno, specialmente per la vita
La forza necessaria per riferirgli la veridicità non era sufficiente principalmente per me, ma anche per Lay, dato che, in quell’occasione non era in grado di accettarmi
Quindi, ancora una volta, lasciai perdere, tenendolo per me
“Hai ragione. Bisogna cercare a tutti i costi”
“Sono davvero grato di ciò che hai detto, ma le tue parole non bastano. Dobbiamo agire.”
Concordai senza fiatare, considerandolo come un comando da eseguire
“Quando cominceremo?”
“Beh non voglio cercarla a quest’ora. Sarebbe troppo pericoloso.
Domani mattina prendiamo le jeep, dato che ormai sarà già piuttosto lontana
Andremo tutti insieme, in modo che possiamo dividerci a coppie e trovarla in luoghi più difficili
Per il resto delle attrezzature ci organizzeremo meglio domani “
“D’accordo, Signore”
Sbraitai a voce alta, sdrammatizzando la situazione
Lay, rimase immobile per qualche attimo di secondo, poi si voltò, donando un leggero sorriso fiducioso, con la speranza di poterla rivedere.

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Capitolo 5
*** Fear ***


Chapter 5
Mckenna Pov: Fear
 
Mi svegliai di colpo, a causa di un incubo breve ma particolarmente intenso, da lasciarne il segno per il resto della mattinata.
Per qualche secondo, difatti, rimasi distesa nel sacco a pelo, con lo sguardo perso nel vuoto, cercando di focalizzare il sogno.
Subito dopo, mi resi conto di aver rivissuto la serata precedente, raccontando a Lay, che cosa era realmente successo filo per segno.
La mia espressione sembrava alquanto mortificata e addolorata, ma quella del mio amato divenne piena d’odio e rabbia, arrivando a rimproverarmi e ad umiliarmi, esattamente come meritavo.
Provavo talmente dolore che piansi amaramente, credendo di potermi salvare, gettandomi nel nulla.
In quel momento mi svegliai in un bagno di sudore, con il respiro affannoso e con il cuore a mille.
Il peggio era fortunatamente passato, anche se ancora ne era rimasta qualche traccia.
 
§§§
 
Appena ripresa, riordinai la tenda, piegandola e riponendola nello zaino, assieme a tutti gli altri oggetti necessari, terminando con la pulizia personale e il vestiario.
Successivamente, vidi Lay, a pochi metri di distanza, impegnarsi nel viaggio di ritrovamento.
Decisi così di ascoltare la conversazione aggiungendomi con altri componenti della squadra, concentrandomi sulle varie direzioni da perlustrare.
“Bene, ora passiamo alle varie direttive d’ ispezione.
Squadra n°1, voglio che cerchiate nella zona sud
Squadra n°2, voi preoccupatevi della nord,
n°3 Est, e n° 4 insieme a me ad Ovest.
Buon lavoro”
Tutti quanti, ubbidirono alle sue disposizioni, riempiendo le jeep del loro materiale e prendendo le proprie postazioni nei sedili.
Rimasi in piedi, impalata, ripensando alle sue parole.
Lay e Siwon ad ovest?
Incominciando esattamente nello stesso punto dove Hyllary era nascosta?
Non gli avrei mai permesso di controllare quel luogo.
La mia reputazione sarebbe stata spacciata.
Per questo motivo, mi avvicinai a Lay, con tutto il dovuto per attraversare il bosco
“Voglio venire con voi”
Dissi respirando affondo prima di aprir bocca
“Le donne non sono accette.”
Commentò cercando di chiudere la conversazione
“Non lo hai detto tu stesso che le amiche dovrebbero accettare il pericolo, pur di salvare la persona a cui vogliono bene?”
Chiesi, facendolo riflettere
La guida Choi, affianco a lui, lo fissò in silenzio, attendendo la sua risposta
“D’accordo”
“Cosa? Sei pazzo? Non è nel regolamento!”
Lo Interruppe, trattenendolo dall’avambraccio
“Io me ne frego di quello che dice. Questa è una situazione seria.
Lei viene con noi.”
Concluse, accompagnandomi nella sua jeep.
“Sempre il solito”
Commentai prima di salire
Lay, mi dette solamente un’occhiata fulminea, che fece catturare l’attenzione della guida, appena piombato nell’auto.
 
§§§
 
“Perfetto. Per prima cosa perlustriamo tutti gli alberi e le piccole fosse laggiù, poi, proseguiremo in avanti facendo il giro del fiume.”
“Va bene capo”
Disse Choi roteando gli occhi, prima di aprire la porta
Dopo esser scesi tutti, Lay, rimase per qualche secondo ghiacciato in posizione eretta
A quel punto, mi avvicinai un pochino, cercando di capire che cosa stesse facendo
Ancora protesa, mi accorsi che stava contemplando la natura, proprio come aveva fatto Hyllary, il primo giorno del nostro viaggio
“Anche lei lo faceva sempre”
Dissi cercando di comprendere i suoi sentimenti
“Lo so”
Concluse voltando lo sguardo in un punto vuoto
“Forza. Andiamo”
 “Mi scusi comandante Lay dei miei stivali, potrei controllare la zona più ad est?”
Chiese Choi, annoiato, continuando a passeggiare qua e la
“Si vai che meglio”
Rispose accennando un segno con la testa
A quel punto, si allontanò, lasciandoci da soli.
Lay, riprese a parlare solamente quando non lo vide più nei paraggi.
“Iniziamo”
 
§§§
 
Erano trascorsi ormai 20 minuti e ancora non avevo intenzione di toccar nulla
Conoscevo alla perfezione quel posto
Non avrei mai potuto dimenticarlo
Ma il solo pensiero di poter toccare il terreno sporco del suo sangue e del suo DNA, mi faceva ribrezzo.
Non avrei mai voluto rivedere quel posto, ma purtroppo ero stata costretta dalla mia persistente paura di poter finire nello stesso modo della mia migliore amica.
Andiamo! Chi non lo avrebbe fatto al posto mio?!
La paura di morire
Era questo che mi soffocava
 La Paura
“Che cavolo fai ancora lì impalata? Muoviti!
Sei venuta qui per fare la bella statuina?
Se non hai voglia di darmi una mano, allora puoi benissimo tornare indietro
Tanto non ho bisogno del tuo aiuto”
Disse Lay, scioccato e adirato
“Scusami”
Pronunciai a bassa voce, sapendo che avevo sbagliato
Così che, mi accasciai sulle ginocchia, affianco al ragazzo, adorando tutta la passione che ci metteva per poterla trovare.
Inoltre, il suo profilo, era talmente vicino, da potermi soffermare sulle caratteristiche della sua pelle che mettevano in evidenzia gli zigomi abbastanza pronunciati che definivano la forma V del suo viso, leggermente interrotta dalle fossette un po’ distanti dalle labbra carnose dalla struttura esile e delicata.
Vidi, però che i suoi occhi, puntati verso il basso, voltarono appena verso di me, facendomi comprendere che stava cominciando a intuire il mio interesse verso i suoi confronti.
Forse lo stavo fissando da troppo tempo, perciò, proseguì con il mio lavoro.
Era davvero molto bello
Concentrarsi in quello che stavo facendo, risultò parecchio difficoltoso, tanto da non accorgermi di star scavando proprio nel suo luogo di sepoltura.
Difatti, dopo aver afferrato una manciata di terra, scoprì di aver sfiorato appena la sua caviglia.







 
Spazio Autore:
 
Buona Giornata / Buona serata :D
Innanzitutto, volevo dire a tutti gli utenti che stanno seguendo la mia fan fiction, che aggiornerò i capitoli una volta alla settimana, più precisamente, il giovedì.
 
Volevo inoltre ringraziare coloro che mi seguono e che mi recensiscono i capitoli:
-H O R A N
-Kia_Diggio
-ParkSeulSung
-Consu_Maknae
-Buing Buing
-_Lolli910
Naturalmente anche la mia famiglia che mi sostiene in questo progetto :D
 
Sono davvero contenta di aver ricevuto:
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GRAZIE MILLE :) Vi prego, continuate a recensire, darmi consigli e a seguire la mia fan fiction :D Spero che i prossimi capitoli siano di vostro gradimento :)
Al prossimo capitolo :D






 
 

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Capitolo 6
*** Secret ***


Chapter 6
Mckenna Pov: Secret
 
“Ca**o!”
Strillai, gettando un po’ di terra e foglie sopra di essa
“Che succede?
Stai bene?”
Mi chiese Lay, bloccandomi il polso
“Si, tutto bene. Mi ha punto soltanto un insetto”
Risposi, in tono pacato
“Quale insetto? Lo hai visto?
Fammi vedere”
Disse portando la mia mano verso di lui, per verificare lo stato della “ferita”
Senza che glie lo permettessi, la trattenni, chiudendola stretta in un pugno
“Non è niente”
Commentai acidamente.
“D’accordo, come vuoi”
Si espresse spostandosi nel mio lato di ricerca
            In quel preciso istante, capì, che avrebbe scoperto tutto quanto, se non fossi intervenuta.
Non gli avrei mai permesso di rovinarli la giornata
Nemmeno se fosse stata lei a farlo
Capivo quanto fosse importante ritrovarla, ma avrei preferito che non lo scoprisse mai.
“No! Lì non c’è niente. Ho già visto prima”
Gli dissi alzando un pochino la voce per lo spavento
“Ma come hai fatto? Fino la infondo?
Io non ti ho vista”
Replicò, guardandomi sospettosamente
 
Mi aveva in trappola.
Cosa avrei potuto dire?
“L’ho fatto. Comunque è assurdo che sia ancora qua, se è scappata via.
Non è qui vicino.”
“Perché?
Sai dov’è andata?”
Domandò severamente
“Ehm..
Ho solo detto che non c’è”
Risposi grattandomi nervosamente la nuca
 
Ero fritta
 
Difatti, come mi aspettavo, lo vidi avvicinarsi sempre di più, con dei passi lenti ma energici, arrivando a farmi sbattere la schiena contro la farnia*,che si trovava proprio dietro di me.
Mi guardò attentamente da testa a piedi e successivamente scaraventò violentemente il suo palmo, vicinissimo alla mia testa, tirando accidentalmente una ciocca dei miei capelli castana - rossiccia
“Vorresti tanto che creda alle tue parole vero?
Ma si nota benissimo che stai nascondendo qualcosa
La tua felpa ormai si sta disintegrando, a causa delle unghie che la stanno ripetutamente infilzando”
Commentò, facendomi un sorrisetto maligno
“Non mi sento a mio agio”
Dissi, ritirando le dita
“DOV’E’?!”
Urlò, distruggendo la serenità della natura
“NON LO SO!
LA SMETTI DI TORMENTARMI!
TI HO DETTO CHE NON LO SO!”
 
“Lei è tutto per me.
Ti conviene dirmelo.”
 
“Tutto per te?
Ma se la conosci da soli due giorni?
Come fai a dire che la ami?”
Domandai, spingendolo frustrata
In pochi secondi, lo vidi allontanarsi di qualche passo, voltandomi le spalle.
“Non lo sapevi?”
“Tu la conoscevi già?”
Gli chiesi abbassando gli occhi, evitando di mostrargli le mie emozioni
“Frequentavamo la stessa classe alle superiori.
Inizialmente non mi dava molta importanza, ma poi divenimmo grandi amici.
Purtroppo, questa bella amicizia s’interruppe quando lei si trasferì in un altro paese.
Ma io non la dimenticai mai, nonostante la lontananza.
Ci sentivamo quasi ogni giorno per telefono,
poi, ogni mese,
una volta all’anno,
arrivando a non sentirci più.
Lei impegnata con la scuola, forse si dimenticò di me
Ma io no
Non smisi mai di amarla…”
Raccontò immedesimandosi perfettamente nel ricordo
“…Poi, quando lei tornò, arrivasti tu.
La sua migliore amica che rovinò nuovamente il nostro rapporto
Ed ora eccomi qui, a cercarla per la millesima volta, sperando di non poterla perdere mai più.”
Concluse fissandomi per pochi secondi
“Lei non mi ha mai rivelato niente del genere.
Credevo che non vi conoscevate.”
Aggiunsi, subito dopo che terminò.
“Adesso lo sai” – Disse lasciando una piccola pausa,
Poi riprese fiato dicendo – “Continuiamo a cercare verso Nord”
Così che dette quelle parole, mi avviai verso l’avventura.
“Per ora non voglio metterti oppressione, ma se mi stai mentendo, la prossima volta la sposto direttamente nella tua faccia. D’accordo?
Si espresse, trattenendomi ancora una volta dal polso.
“Va bene”
Conclusi, abbandonando quel luogo insieme a Lay.
 
§§§
 
*Farnia – Tipologia di albero che si trova nei boschi
 
   §§§

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Capitolo 7
*** Deejavù ***


Chapter 7
Hyllary Pov: Deejavù
 
Il ticchettio dell’orologio stava diventando sempre più assordante
Era l’unico rumore che sentivo alla perfezione
Decisi, così di spostarmi di lato, dato che quel pezzo d’acciaio era proprio attaccato al mio orecchio, ma quando realizzai la cosa, mi sentì asfissiare.
Mi mancava il respiro
Del materiale solido era appoggiato sulla mia pelle, in parte morbido e in parte pungente, che mi stava ricoprendo sempre di più.
Non potevo assolutamente aprire gli occhi, dato che quella cosa me lo stava impedendo.
Così, utilizzai le dita per sentirne la consistenza.
Non sembrava pesante,
Anzi, era soffice e un po’ fredda, anche se qualcosa di graffiante dalla temperatura più che tiepida andava a mescolarsi assieme.
Capì dalla loro struttura e dall’odore simile al legno, che si trattava di foglie e di terra da non molto sollevata
Mi resi conto di esser stata sepolta viva, in un piccolo fosso.
Improvvisamente, il mio corpo divenne bollente a causa dalla disperazione
Voleva uscire da quel sudicio disgusto
A quel punto, cedette al suo desiderio.
Una grande energia lo innacquò completamente
Iniziai a dimenarmi ferocemente, spingendo gran parte della materia verso l’alto, muovendola in varie direzioni.
Dopo vari tentativi, riuscì ad venirne fuori con l’aiuto di una piccola radice, strappata bruscamente dall’albero più vicino.
 
§§§
 
Subito dopo, mi distesi, ritrovandomi in un letto di foglie
Finalmente, riuscì ad assaporare l’aria fresca di quella bellissima giornata estiva
Il sole che penetrava da quell’immenso Larice,
Il vento che andava ad accarezzare nuovamente i miei capelli,
e il rumore dei ruscelli lì accanto,
che mi illuminarono il cuore.
Le chiome degli alberi accanto, cadevano al suolo, appoggiandosi appena.
Mi chiusi in me stessa, ripensando ai bei momenti di quel viaggio
Ma una forte pulsazione alla tempia, mi fece deviare,
cominciando a provare un dolore particolarmente intenso ed ossessivo.
A quel punto, mi alzai in piedi, toccandomi ripetutamente la zona addolorante.
Una sostanza liquida, di odore sgradevole stava uscendo da essa
La scrutai attentamente.
“Ma questo è sangue!”
Pensai tra me e me
Proprio quando feci crollare il mio braccio disperatamente, appoggiandolo nella mia coscia,
Notai che il cielo invaso dai raggi del sole, incominciò a trasformarsi, divenendo una cupola grigiastra che tratteneva degli impetuosi lampi.
La pioggia iniziò ad abbattersi poco dopo, attraversando quei fusti verdi che mi stavano proteggendo dalle nuvole.
Bagnata fradicia, intrapresi un’altra avventura per trovar riparo, sperando di incontralo velocemente
 
§§§
 
Era da parecchie ore che stavo correndo
Mi sentivo davvero molto debole
Non riuscivo nemmeno a concentrarmi su ciò che dovevo fare
Anche se, non c’era traccia di struttura in pietra che mi potesse proteggere.   
 Le abrasioni che devastavano la mia epidermide, mi creavano molto dolore,
Per questo motivo avevo bisogno di un riparo eccellente.
Camminavo
Camminavo
Camminavo
Ma i passi si fecero sempre più pesanti
Sempre più difficili
Tanto da farmi perdere l’equilibrio, successivamente aver calpestato una pietra dalle dimensioni medie, per lo più appuntita.
Scivolai, impedendo la caduta, con le mani protese in avanti,
ritrovandomi in una posizione atletica, come se stessi facendo le flessioni.
Immediatamente, presi in mano la stessa pietra, maledicendola con varie parole poco gentili.
Tutto d’un tratto il ricordo sorpassò tutte quelle offese,
avendo un deejavù
 
§§§
 
“Mckenna fermati, ti prego!”
Gridai supplicandola
Per pochi istanti vidi la sua espressione piena d’odio e di crudeltà.
Poi, si voltò, afferrando una pietra, non molto grande, ma sufficientemente pericolosa.
La strinse aggressivamente, ammirandola con invidia.
Un urlò acuto, penetrò nelle mie orecchie, facendomi perdere l’attenzione.
In seguito, terminò, abbandonandomi ad un lungo sonno.
 
§§§
 
“Mckenna”
“Lay”
“La squadra”
“Dove mi trovo?”
Mi espressi bisbigliando a me stessa. 



Spazio Autore:
 
Buona Giornata / Buona serata :D
Come state? :D
Scusate se non mi sono presentata, ma non sono ancora molto abile con lo Spazio Autore :D
Mi chiamo Ylaria e vivo in provincia di Venezia :D
Come avrete visto, sono una fan del mondo K-pop, in praticolare degli Exo,Infinite,Vixx,DBSK,Bap,BTOB :D
Ma ho molti altri gruppi preferiti :D Comunque parliamo della fan fiction :)
Siamo arrivati al 7 capitolo e vedo che tutti i consigli e le recensioni sono positive J Di questo sono davvero molto contenta XD *Sprizza di felicità*
Come al mio solito, ringrazio coloro che mi seguono e che mi recensiscono i capitoli:
 
-H O R A N
-Kia_Diggio
-ParkSeulSung
-Consu_Maknae
-Buing Buing
-_Lolli910
--MonkeyCrys
-Starfire Moonlight
-ImAdreamer99
-KpopBieber_
-Kim_Pil_Suk
 
Sono davvero contenta di aver ricevuto:
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GRAZIE MILLE J Vi prego, continuate a recensire, darmi consigli e a seguire la mia fan fiction :D Spero che i prossimi capitoli siano di vostro gradimento J
Al prossimo capitolo :D
 
 

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Capitolo 8
*** The White Man ***


Chapter 8
The White Man

 
La pioggia stava diventando sempre più fitta, sbattendo con irruenza sulla pelle.
La ferita più preoccupante alla testa per il momento venne assecondata dai ricordi dei miei compagni, anche se veniva insistentemente pizzicata da essa.
Il poco sangue che scorreva, veniva eliminato immediatamente, ripulendo così il mio volto, dandomi una leggera soddisfazione
A quel punto, con determinazione, gettai  “l’oggetto del passato” scaraventandolo contro un resistente fusto, lì vicino
Provavo un’ intensa delusione per i suoi confronti.
Mckenna, la mia migliore amica, era cambiata
Era troppo tardi, per rivivere quell’istante, agendo secondo l’istinto
Avrei dovuto difendermi dal suo attacco, ma il bene che continuavo a trasmettergli, con i gesti e le parole, non me lo fece permettere.
Volevo aiutarla a ragionare
Ma non compresi che la gelosia la stava divorando poco a poco
Un sentimento molto complicato
Impossibile da correggere
Impossibile da fermare
Rimasi, ancora, nella stessa posizione, cercando di scorgere qualcosa di utile
Puntai le mie pupille frontalmente, inquadrando meglio l’area
Quelle maledette gocce mi impedivano la visuale, ma qualcosa attirò lo stesso la mia attenzione
Pareva d’esser un rifugio, particolarmente fondato
Con nessuna titubanza, scelsi di alzarmi e di proseguire per quei pochi metri di distanza
Camminando lentamente, sostenendomi in vari punti, sperando di esser riuscita a trovare la giusta struttura, che mi potesse proteggere
 
§§§
 
Giunta davanti ad essa, rimasi colpita della sua bellezza e profondità particolarmente importante:
Si trattava di una grotta naturale derivata dalla corrosione ed erosione di rocce,
in questo caso, costituita dal gesso.
Non era molto alta, ma abbastanza fonda
Inoltre era principalmente strutturata da questo tipo di roccia chiara, quasi trasparente, che la ricopriva interamente, creando una luce decisamente soffusa.
Per pochi attimi rimasi impalata, osservandola come se stessi guardando l’oceano.
Ero incantata dalla sua forma pungente, impetuosa e suggestiva, tanto da volerla assaporare con la vista e il tatto.
Difatti, la sfiorai appena, percependone la temperatura stabile e la conformazione  ruvida e spezzata
Trovavo fosse perfettamente accogliente, adatta all’uomo
Perciò, decisi di sedermi nel bordo d’essa, avendo così, la giusta quantità d’ossigeno e la possibilità di raggiungere più facilmente le piante che la circondavano, necessarie per la cura delle lesioni.
In pochissimo tempo, le usai, grazie ai consigli dati da Lay, dopo che mi salvò dal pericoloso accaduto.
Mi aveva supplicato di applicare quelle tecniche appena mi fossi trovata in una situazione simile
Fortunatamente era proprio quello che feci
Presi vari tipi di vegetazione, scegliendo quelli adatti alla problematica, adoperandoli con molta precisione.
Appena ebbi concluso, entrai maggiormente nella grotta, per avere un riparo più sicuro, aspettando che il dolore svanisse con calma
Mi tolsi successivamente la felpa, ranicchiandomi su me stessa, aspettando l’arrivo di qualcuno. 
 
§§§
 
Il paesaggio, nonostante fosse completamente innacquato da quella terribile giornata, risultò rilassante ed accogliente.
Forse, grazie a quel splendido rifugio, che gli dava un’immagine più intrigante e misteriosa
Insomma, ero davvero felice di aver passato quelle ore all’interno d’essa, ma il desiderio di tornare a casa, rivedendo la propria famiglia e gli amici era di gran lunga maggiore.
Studiavo la natura da moltissimo tempo, e ne andavo davvero fiera, ma non ero il tipo di persona da affrontare delle eventualità improvvise.
Guardare ma non toccare
Osservare ma non viverci
Era questo l’esatto concetto che racchiudeva la mia vita
Per questo motivo, sarebbe dovuto venire qualcuno a portarmi via
Non perché non era di mio gusto, anzi tutt’altro, lo era
Bensì, perché il coraggio non era il mio punto forte
Al contrario, per Lay, questo era il suo mondo
Lo conosceva in modo eccezionale e soppratutto sapeva come orientarsi.
Difatti, quel lavoro gli piaceva particolarmente
Anche se Mckenna non ne aveva la consapevolezza
Non gli avevo ancora spiegato che noi due ci conoscevamo già da molto tempo
Questo mi turbava per il semplice fatto che aveva degli interessi per lui
Appena lo conobbe ne rimase folgorata
Ma ora la situazione era peggiorata , non avendo più la possibilità di nasconderlo
L’uniche persone che non avrei voluto rivelare ciò, erano la squadra
Prima di tutto perché non centravano nulla, soprattutto quel ficcanaso della guida, Siwon
Sicuramente mi avrebbe presa in giro per tutto il viaggio
Quel buffone non avrebbe mai capito niente
Su questo eravamo tutti d’accordo
Sia io,Lay e Mckenna e anche qualche altro presente, come Han…
 
Intanto che meditai su di loro, mi soffermai con lo sguardo davanti quell’immagine che continuava  a non cambiare
Perché non c’era almeno uno di loro lì fuori?
Perché nessuno era soccorso?
Magari era troppo presto per dirlo?
 
Improvvisamente scorsi qualcosa di chiaro accanto ad un albero, parecchio distante da me
Non sembrava un’animale
Pareva fosse umano
“Il mio desiderio si è avverato!”
Pensai ansiosamente, alzando le braccia in aria
Lo guardai meglio, ancora un po’ incredula, osservandolo da cima a fondo:
Era immobile, e mi stava fissando da qualche minuto
Non dava l’impressione che mi stesse spiando, ma piuttosto che mi stesse proteggendo
A quel punto, sbalordita, decisi di alzarmi in piedi, uscendo dalla grotta con passo deciso
“HEY!”
Pronunciai a voce alta
“SEI LAY?
SONO HYLLARY!
HEY”
Gridai più che potevo, sperando si avvicinasse
Ma dopo pochi attimi, lo vidi svanire nel nulla, ritirandosi nel bosco
“NO NON ANDARTENE!”
 Conclusi, perdendo fiato
Non ero sicura fosse stato davvero lui, ma credevo fermamente nella speranza di poterlo incontrare nuovamente
Quando si voltò leggermente, i capelli sembravano esser di color biondo, assieme alle vesti, che parevano bianche di tinta unita.
 A quel riguardo, mi venne subito in mente che Lay odiava moltissimo quella tonalità, tanto da non indossarla mai.
Inoltre, i suoi capelli non erano biondi, ma castani
Perciò, l’ipotesi che poteva esser stato lui, venne eliminata completamente
Riflettei su altre persone, ma nemmeno la squadra…nessuno indossava vesti bianche nel bosco
Sarebbe stato insensato
 
La spiegazione iniziale della Guida, diceva che oltre al nostro gruppo, non ci sarebbe stato nessuno, dato che era un giorno feriale
Ma qui, la situazione mi stava cominciando a puzzare
Chi era allora?
Se invece, non fossimo i soli?
Se ci vivessero altre persone?
I dubbi stavano iniziando a crescere
 
§§§
 
Dopo aver ritrovato la posizione assunta precedentemente, rimasi per un bel po’ con lo sguardo nel vuoto, in cerca di un pensiero, che non si riferisse ancora al ragazzo, soffermandomi piuttosto ai bei ricordi del passato, che mi avrebbero senz’altro aiutata a superare quel brutto momento.
 
Continuai a pensarci per tutta la notte, mentre i lampi si fecero sempre più frequenti e assordanti, attendendo che il cielo smettesse di piangere per me
 
Dopodiché caddi nel sonno più profondo

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Capitolo 9
*** Claustrophobia ***


Chapter 9
Claustrophobia
 
Mi svegliai molto lentamente, sgranocchiandomi le ossa delle braccia e delle gambe, dato che mi ero addormentata con una postura molto scomoda e rigida
Il dolore persistente delle ferite pareva esser calato moltissimo, così sostituì le foglie del giorno precedente con delle nuove.
Finita la medicazione, mi alzai in piedi per uscire dalla grotta, proseguendo imbattendomi duramente nell’avventura
Ma proprio quando decisi di farlo, mi chiesi come mai la luce del cielo non mi avesse abbagliato, facendomi risvegliare, dato che ero adiacente all’uscita
Quando scelsi di verificare ciò, mi accorsi di ritrovarmi nel buio totale
Voltarsi e guardare in quella direzione mi fece rabbrividire
Davanti a me, un’armatura di roccia che ricopriva interamente l’entrata
Anch’esse erano appuntite e ben incastrate una con’altra, offrendo una sensazione davvero spregevole, simile alla claustrofobia
Forse, per colpa, della loro forma ad artiglio e della loro proiezione verso l’interno, era come se ti stessero assalendo, non permettendoti di evadere in alcuna maniera
Esse gocciolavano insistentemente, facendo rinfrescare il suolo su cui i miei piedi si appoggiavano, componendo un’estesa macchia che molto quietamente si disperdeva lungo la grotta,
componendone un percorso ben analizzato
In quel preciso istante, sentì le mie calzature intrappolate nella corrente d’acqua che scorreva caoticamente verso l’interno, tanto da farmi strascinare assieme a lei
Prima che fosse troppo tardi, mi aggrappai nella parte più protesa della roccia, facendomi sollevare da terra con molta facilità, anche se dava l’impressione di trattenermi con sé
Provai, così, ad sollevare le gambe, ma parevano appesantiti da una forza superiore alla mia, come se i miei muscoli contenessero una grande quantità di mattoni
Dopo vari tentativi, allungai il collo, porgendomi verso il basso, per osservare cosa mi stesse accadendo
Avevo difficoltà a comprendere che razza di scherzo della natura potesse compiere un’azione simile
Il liquido ,posandosi sulle mie caviglie, le comprimeva con potenza, cercando di trasportarle con sé
Rimasi completamente meravigliata dalla scena
Era una tortura, rimanere in quello stato, provando costantemente ad allacciarsi nella roccia, iniziando a tremare per colpa della forza impartita per proteggersi da tale fenomeno
Sentivo che le mie unghie strisciavano ripetutamente nello stesso punto, raschiando la pietra con lunula* , ormai schiacciata e sfaldata dall’eccessiva pressione
Non avevo scelta
La sostanza mi stava divorando sempre più
Avrei dovuto fermarla
Ma come?
Quella domanda continuava a ripetersi e a ripetersi più volte
Aspettando che potesse essermi d’aiuto
Il mio corpo non avrebbe resistito ancora per moltissimo tempo,infatti persi la presa da una mano
Ancora pochi secondi e sarei scivolata nella trappola
No, non volevo permetterglielo
“Che cosa combatte l’acqua?”
Pensai ansiosamente
“Il fuoco no,
la terra no,
il masso nemmeno..
Non doveva essere qualcosa di solido
Doveva essere anch’esso liquido”
Mi scervellai agitandomi come un cagnolino
Diventava sempre più sudicia e fastidiosa, tanto da farmi innervosire come una matta
“SMETTILA! VATTENE!”
Gridai con accanimento, scacciandola di dosso con la mano libera
Non era in sé per sé spaventosa, ma la sensazione di non poter scappare mi dava alla testa, non facendomi riflettere
Essa cominciò ad abbandonare la presa, salendo di più, invadendo i miei polpacci e i miei stinchi
Improvvisamente ebbi un’illuminazione!
“L’acqua vince contro l’acqua!”
Dissi tra me e me, spalancando le palpebre
Senza troppa esitazione, afferrai la piccola bottiglietta d’acqua minerale che mi ero portata per la sopravvivenza, in caso di smarrimento, ruotando il tappo con i denti
Lo trattenni in bocca per qualche millesimo di secondo per poi sputarlo in aria
Con la mano sinistra la rovesciai del tutto verso la sua direzione, sperando potesse funzionare
Il mio respiro riprese a funzionare correttamente, rallentando come doveva
La mente invece, rimase ferma e incrollabile alla vittoria
Dopo pochi secondi, tutto terminò, tornando ad aderire al suolo come stava precedentemente facendo
Fortunatamente quel brutto momento era terminato
La fissai ancora per qualche minuto, restando in silenzio
L’unico rumore che sentì, era il ripetuto scorrersi del liquido circostante
Solamente quando ne fui del tutto certa, mollai la stretta, effettuando un leggero salto in avanti
 
§§§
 
Intanto, le rocce che governavano “ la porta d’ingresso” insistettero a solidificarsi, impedendo di poterle distruggere
Divennero troppo resistenti e ponderose da poterle abbatterle
Lo compresi, principalmente dallo scricchiolio che emettevano, costruendo la forza
Per questo motivo, lasciai perdere l’idea di poterlo fare,
proseguendo con il cammino, verso l’ignoto,
Sperando che potessi trovare aiuto
 
§§§
 
Lunula: Parte bianca dell’unghia
 
§§§

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Capitolo 10
*** Eisotropfobia (Paura degli specchi) ***


Chapter 10
Eisotropfobia (Paura degli specchi)

 
 
Soffrivo di molte fobie già da parecchi anni e il solo pensiero di essere rinchiusa da sola in una grotta simile, per un secondo, mi fece rabbrividire
Era davvero incantevole, una delle migliori che avessi mai visto,
ma l’aria calda al suo interno la rendeva molto tetra e suggestiva
Inoltre, era male illuminata, tanto da trasmettere una grande inquietudine
Avevo il terrore della solitudine
Speravo che qualcuno mi venisse a salvare
Provavo difatti, a percepire dei passi, ma l’unica cosa che riuscivo ad udire, nonostante la lontananza,  erano le gocce che cadevano a terra
Quel ripetitivo “plink” diventò parecchio assordante, come se stessi avanzando all’interno di un lavandino
Era molto fastidioso e metteva parecchia ansia

§§§

Dopo aver attraversato l’ennesimo angolo, avevo il presentimento che la situazione stesse peggiorando
Infatti, quando decisi di osservare meglio il percorso, mi accorsi che la sua larghezza e la sua altezza, stava aumentando sempre di più
Per pochi istanti, rimasi immobile, percependo solamente la mia gola deglutire dal timore di poter incontrare qualcosa di spaventoso
Capì in quel momento che dovevo agire per poter sopravvivere
Se avessi visto qualcuno oltre a qualcosa, come mi sarei comportata?
Non di certo rimanendo impalata, non facendo nulla
Quindi, piuttosto che continuare a lamentarmi sulle mie paure, detti priorità a ciò che stava per accadermi, concentrandomi molto bene su ciò che avrei potuto fare
Ormai, dovevo andare avanti da sola, difendendomi da possibili attacchi, cercando in tutti i modi di salvarmi
Purtroppo non avevo altra scelta
continuare o fermarmi
proseguire o morire
Successivamente essermi fatta la predica mentale, camminai in avanti, cominciando ad intravedere qualcosa di luccicante che attirò la mia attenzione
Mi avvicinai sempre di più, finché non mi ritrovai di fronte a tale cosa
Il passaggio si fece particolarmente difficile con tutti quegli specchi che la caratterizzavano
C’erano specchi ovunque
Di varia grandezza e di vario tipo
Iniziando da piccoli cerchi aderenti ai lati, proseguendo con ampi vetri dalle forme classiche  arrivando addirittura a quelle più bizzarre
Ricoprivano interamente il tratto, disponendosi in modo allineato, potendo costruire un eccellente labirinto, luminoso e del tutto confuso
Ricordai che esitai un pochino ad entrarci, per la paura di non poterci più uscire
 Ma alla fine chiusi gli occhi, facendo un lungo respiro che mi fece ritrovare il coraggio, precedentemente rinchiuso in uno dei molti cassetti che avevo nel mio cervello
Non mi feci sopraffare dal panico, ma anzi per prima cosa, mi orientai, cercando di costruirmi la corretta strada da seguire
Mi mantenni controllata e iniziai ad avanzare, infilandomi tra gli specchi
 I miei piedi si muovevano in modo lento e costante, evitando di rompere quel delicato cristallo che andava a circondarmi il corpo
Più proseguivo e più avevo la sensazione che il percorso si stringeva, avendo a mala pena la possibilità di muoversi
Il mio cuore cominciò a sentirsi oppresso e rinchiuso da una grande immagine che si ripeteva all’infinito, senza fermarsi nemmeno per un secondo
Anche i miei polmoni concordavano con esso, facendo mutare il respiro veloce e affannoso, ad uno lento e discontinuo, che appannava tutti i vetri per colpa della loro aderenza
Improvvisamente, una delle tanti cornici che racchiudevano quelle lastre,
fece apparire una piccola incisione d’oro, scritta in corsivo
Visto che nessuno si presentò da quelle parti, scorsi il mio volto verso destra, notando immediatamente cosa c’era soscritto:
Minho
Senza indugiare troppo, capì che si trattava di un Nome
Ma chi era costui?
Ma soprattutto perché non ce n’era traccia?
Avevo troppe domande che stavano fiorendo, perciò decisi di chiederle al presunto uomo
“CHI DIAVOLO SEI?
CHI SEI, MINHO?”
Gridai severamente, rimanendo bloccata per qualche secondo
Sperando in una sua risposta

§§§

All’improvviso sentì uno specchio frantumarsi a terra, abbastanza distante da me, facendomi ritrarre e sussultare per lo spavento
Rimasi abbastanza scioccata e dubbiosa del fatto, perché intuì che qualcuno lo avesse scaraventato, non che si fosse rotto accidentalmente
Perciò, mi voltai in vari sensi, roteando proprio come una marionetta, cercando di individuare il presunto Signor Minho
Difatti, dopo pochi istanti, osservai la scena da una superficie di vetro al centro d’esso, particolarmente estesa, potendo così, scrutare il ragazzo riflesso
Anche lui come me era fermo, in piedi, davanti ad una mia immagine ritratta da un pezzo di vetro rotto alla sua sinistra
Riusciva ad esaminarmi per bene, abbassando appena lo sguardo penetrante dritto verso di me e serrando leggermente le sue labbra carnose, lasciandoti a bocca aperta
Solo dopo quegli interminabili secondi, mi resi conto di quanto era dannatamente perfetto:
I suoi capelli erano di una tonalità bruna di media lunghezza che accennavano una forma ad onda, un pochino mossa, che gli davano un tocco di movimento al suo viso regolare
Ogni ciocca rifletteva in modo stupefacente le intense luci che dominavano la scena, rendendolo ancor più attraente
Inoltre, il trench nero, con il colletto rialzato e la cintura sulla vita, assecondava la sua chioma, mettendogli in evidenza le sue spalle larghe e il suo fisico slanciato e atletico
Il jeans chiaro, con dei dettagli più scuri nell’interno coscia e dagli ginocchi in giù, facevano ben notare la loro costituzione ben definita, impossibile da non soffermarsi
Esse formavano una linea equilibrata, che continuava fino alla punta dei suoi anfibi molto scuri
Ad un certo punto, lo vidi proseguire, aumentando sempre di più il passo, accorgendomi che stava correndo verso di me
Per questo motivo, decisi di fare altrettanto, vista la sua espressione minacciosa
Mi afferrai agli specchi, trascinandomi in avanti il più possibile, credendo che prima o poi, sarei rimasta incastrata all’interno di essi
Ma non ero intenzionata a farmi catturare tanto facilmente,
perciò non mollai nemmeno per un briciolo di secondo
Mi spingevo sempre più in la, incastrandomi più volte, ma riuscendo in un modo o nell’altro a passarci per poco
Molte volte mi voltai verso la sua direzione, notando che mi stava comunicando con il suo sorriso, che la persona tanto attesa era proprio lui
Quel ragazzo bellissimo, da cui traspariva un tale carisma irresistibile, da farti venire voglia di vederlo davanti ai tuoi occhi
Anche se solamente dalla sua postura eretta e controllata,
ti faceva cambiare pensiero
Il suo fascino era eccessivamente determinato ad essere autoritario e prepotente per i miei gusti
Per di più, quel suo essere “serio” mi imbarazzava parecchio, tanto da farmi impaurire
Improvvisamente riuscì, persino ad udire lo sfrusciarsi dell’impermeabile, a causa del suo ripetuto agitarsi, indirizzandosi verso il mio percorso
Provai ancora a soffermarmi sulla sua immagine, sta volta, costatando che si stava facendo sempre più limpida e vicina, avvertendo il pericolo in cui mi stavo imbattendo
Praticamente, la mia schiena si scontrò contro varie cornici stracolme di chiodi che tentavano di perforarmi la pelle
Sentivo un forte dolore alla spina dorsale ogni qual volta che scappavo insistentemente dalla sua macabra figura

§§§

Dopo vari tentativi, mi ritrovai di fronte a ben tre differenti vie d’uscita
Due erano abbastanza spaziose, mentre l’ultima era quella più stretta e più difficoltosa da prendere
Quale sarebbe stata la via corretta?
Qual’era la loro differenza?
Se avessi sbagliato che cosa mi sarebbe successo?
Purtroppo, non avevo tempo per riflettere, ormai i suoi passi si fecero sempre più vivi e reali
Non avevo scelta
Avrei dovuto concludere in fretta
Altrimenti mi avrebbe presa
Al contrario suo, non ero una ragazza molto atletica, ma dato che ero impaziente e desiderosa ad ottenere la vittoria, non mi stancai di correre nemmeno per un attimo
Quei minuti sembrava interminabili, ma specialmente il labirinto
Infinito e angoscioso
Terrificante e violento
Sembrava trattenerti con sé
“Che cavolo faccio?”
Mi domandai, girando nervosamente gli occhi in vari punti
Le mie dita, cominciarono a spazientirsi, sentendole vibrare appoggiate al vetro che avevo proprio dietro di me
Il problema era la scelta
Se non era quella giusta?
In che cosa mi sarei imbattuta poi?
La sua presenza si fece presto sentire, quando scelsi di buttare un’occhiata verso i lati dello specchio in cui ero ancora adagiata e vidi le sue mani che,molto delicatamente, pervasero tutta la struttura.
Il movimento silenzioso delle sue dita non bastava, visto che gli anelli d’argento e le catene che indossava, provocavano un leggero tintinnio che si riscontrava perfettamente nella superficie
E’ per questo semplice motivo, che abbandonai la posizione , precipitandomi verso la seconda uscita
Il tempo sembrava essersi fermato
Addirittura, sembrava che lo avessi programmato
Era come se lo avessi lasciato in modalità STOP
Mi sentì finalmente soddisfatta, anche se stavo cadendo nel nulla
Era come lasciarsi andare tra le braccia di qualcuno
Se ne avevi fiducia non ti importava
Ed era proprio quello che stavo pensando
“Lasciarsi andare”



Spazio Autore:
 
Buona Giornata / Buona serata :D
Finalmente siamo arrivati al 10 capitolo :D
Non immaginate neanche da quanto tempo volevo farvelo leggere :D
Comunque, giustamente volevo scrivere due paroline su di esso
Credo sia una delle migliori parti della fanfiction, l’incontro con il primo personaggio.
Con le prime frasi, volevo riprendere l’immagine della grotta, utilizzando uno dei nostri sensi, l’udito, forse uno dei più importanti per l’uomo.
Più avanti invece, parlando della “predica mentale”, rendo la protagonista titubante, a causa della paura dell’avvenimento successivo. Non intendo che il suo fisico sia debole, ma piuttosto che il suo pensiero lo sia.
“qualcosa di luccicante che attirò la mia attenzione” – Ho iniziato in questo modo, facendogli perdere la concentrazione, attirandola quindi, a qualcosa di visibile. Volevo far immaginare al lettore, qualcosa che gli colpisse all’occhio.
“Il coraggio racchiuso in uno dei molti cassetti del mio cervello”- Significa che chiudendo gli occhi, Hyllary è riuscita a “ritrovare” mettendo in primo piano il suo coraggio.
“evitando di rompere quel delicato cristallo”- La protagonista aveva il terrore che ci fosse qualcuno nella grotta e che la potesse sentire.
“intuì che qualcuno lo avesse scaraventato”- Riesce a capirlo dalla potenza data all’oggetto
“avvertendo il pericolo in cui mi stavo imbattendo”- Il pericolo di stargli vicino
“ottenere la vittoria”- Non essere presa dal personaggio
“il tempo sembrava essersi fermato”- Con questo voglio indicare che la protagonista sia già sospesa nel nulla. Che stia immaginando la scena successiva, assecondando quindi, quello che precedentemente era di primaria importanza, la paura.

Ringrazio moltissimo, tutti i miei lettori, coloro che mi sostengono e che mi seguono:
- H O R A N
- Kia_Diggio
- ParkSeulSung
- Consu_Maknae
- Buing Buing
- _Lolli910
- MonkeyCrys
- Starfire Moonlight
- ImAdreamer99
- KpopBieber_
- Kim_Pil_Suk
- TheshiningSofia
- amentuccia
- FrancescaLovatic27
- _Mary99_
- Kpop_seb
- Min_Jee Sun

Sono davvero contenta di aver ricevuto:
-21 Recensioni
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GRAZIE MILLE: Vi prego, continuate a recensire, darmi consigli e a seguire la mia fan fiction :D Spero che i prossimi capitoli siano di vostro gradimento 
Al prossimo capitolo :D


 

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Capitolo 11
*** Adrenalina ***


Chapter 11
Adrenalina
 
La schiena finì per schiantarsi a terra, sbattendo talmente forte, tanto da strapparmi oltre alla canotta, alcuni dei strati superficiali della pelle, provocandomi una leggera sfregatura in tutta l’estensione
A causa del colpo, sentì un ulteriore senso di bruciore nella parte urtata, sussurrando un gelido grido, che racchiuse la mia sofferenza
Le mie mani cercarono di attutire la caduta, ma purtroppo erano troppo fragili per reggere tutto il mio peso
Difatti, i palmi divennero completamente arrossati, rendendoli maggiormente sensibili al tatto
Il bruciore era costantemente presente
Era da pochi minuti che mi trovavo nella stessa posizione, sperando che potesse svanire in fretta
Invece, cominciò a congiungersi agli arti superiori e inferiori
Sentì il battito del mio cuore aumentare di velocità ancora una volta, le mie labbra seccarsi, grazie al clima caldo infernale, che prosciugava la mia saliva e la fatica che mi assaliva ripetutamente, provando a farmi perdere la pazienza
Ma con scarsi risultati
 Subito dopo mi accorsi che il peggio stava passando
L’infiammazione sembrava stesse calando
Il caldo ardente che provavo in quegli attimi si stava ristabilendo, iniziando ad avere la situazione sotto controllo
Riuscì addirittura ad alzarmi dal suolo, per verificare il mio stato attuale
Voltai il mio collo, indirizzando la testa verso le ferite più gravi sul dorso della schiena, notando che erano poco danneggiate
Non c’era nemmeno il bisogno di curarle
Sarebbero guarite in fretta
 Quelle piccole abrasioni che si erano andate a formare, mi lasciarono solamente un leggero pizzicchio, un pochino irritante ma che si poteva assecondare con facilità
Un sospiro di sollievo si fece sentire, rassicurandomi immediatamente
Decisi così di proseguire con il cammino, alzandomi in piedi, reggiendomi dagli angoli della grotta
Sollevai gli occhi, dirigendo lo sguardo oltre il ciuffo biondo che lo copriva appena, guardando per l’ultima volta la porta da cui ero uscita
Davanti a me, l’immagine identica che avevo vissuto precedentemente:
Il labirinto ricoperto di specchi, che pian piano si concludeva, con microscopici pezzetti di vetro, che segnavano la fine di quella terrificante esperienza
Ogni cornice sembrava essere al suo posto, anche se qualche vetro rotto, oltrepassò la struttura,riempiendo il fondo di piccolissimi cristalli che luccicavano come brillantini
Era davvero una visione meravigliosa
Di fronte a me, avevo il sogno di ogni donna
Essere circondate da una lastra di micro vetri che risplendevano, creando un’atmosfera incantevole, donando un effetto fatato
Purtroppo, il pizzico d’immaginazione sparì in fretta
Il grande spavento tornò alla mente con immagini che potevo solamente accantonare, lasciando che il mio pensiero le potesse eliminare
La visione della sua mano agitata, che muoveva nervosamente, persistentemente, cercando di distruggere i specchi nei suoi lati, sperando che l’angoscia mi prendesse il soppravvento, mi creava un certo timore, ma non abbastanza da farmi perdere la testa
Avevo compreso il trucco per riscontrarlo
Anche se inconsciamente, era stato lui a farlo
Il silenzio che cominciò a regnare, quando rimase sorpreso dalla mia istintiva scelta
Ero una ragazza che amava i dettagli,
un’ aspetto del genere sicuramente non mi poteva sfuggire
Non udivo più nulla
Non vedevo nulla
Ma l’attenzione diventò una priorità
Rimase scioccato dalla mia determinazione e dal mio coraggio di aver affrontato quella paura
Proprio per questo motivo, non cercò più di seguirmi
Almeno era quello che avevo velocemente elaborato
Non provavo le emozioni che avevo mostrato precedentemente
Il cuore fece nascere un miscuglio d’emozioni che prese immediatamente il soppravvento
L’adrenalina che avevo accumulato durante il percorso
L’atteggiamento irragionevole e istintivo che pervase il mio stato d’animo
Per una qualche ragione, la paura svanì, non riuscendo più ad impadronirsi di me
Non mi metteva più sottopressione, esaminare il buco da cui violentemente uscivano le sue dita
Mi ero abituata psicologicamente
Tra l’altro, non c’era nient’altro che specchi rigati e rotti
Di lui non ce n’era più traccia
A quel punto, voltai le spalle, continuando ad infrangermi nel pericolo, abbandonando ciò che era accaduto, non dimenticando ciò che era successo
Per noi umani è impossibile farlo
 
§§§
 
 Il cammino si fece assai impetuoso e angosciante
L’aria mutò in qualcosa di freddo e ansioso, che congelava le mie ossa
Il mio aspetto pesante, crebbe ancor di più, mostrando i primi sintomi di stanchezza:
I miei piedi iniziarono a strisciare con la poca energia che gli era rimasta, sperando di poter trovare un po’ di sollievo
Ma non era l’unico indizio, si trattava di un bisogno di tutto il corpo
Anche la mente non ce la faceva più
Avevo assoluta voglia di riposo
Dopo quella affermazione, decisi di controllare l’orario, ripulendo il quadrante dalla sporcizia che lo ricopriva
“9.30 del mattino”
Sussurrai a me stessa, alzando lo sguardo verso l’alto
Erano passate due ore e mezza da quando iniziai ad imbattermi in questo maledetto buco
Ma quanto avrei ancora dovuto rimanerci?
Questa schifosa, oltre a stringersi, sembrava interminabile
Era infinita
Ma soprattutto diventava sempre più stressante e faticoso attraversarla
Ormai ero davvero distrutta
Avevo il disperato bisogno di riprendere il fiato perso e acquistare la forza necessaria per proseguire
Non mi resi nemmeno conto, che mi accasciai a terra, appoggiando il viso tra le mie ginocchia, trattenendomi con le mie braccia
Consideravo la posizione ottima per ricaricarsi in tutti i sensi
Non vedevo l’ora di trovarmi in quella postura
Lo desideravo da quasi un giorno intero
Più precisamente, da quando fui etichettata scomparsa
In realtà ero totalmente preoccupata per il peggio
Se mi avessero considerata morta?
Quella domanda, mi aveva lasciata letteralmente in sospance
 
Con molta facilità, lasciai cedere il peso del  mio cranio verso il basso, rimanendo immobile, come se fossi stata spenta da qualcuno
I ricordi, le sensazioni e le emozioni scorrevano velocemente nel mio pensiero, come delle immagini proiettate in un arco di 2 secondi
Troppo corte da ricordare, ma talmente intense da non scordare
Persi addirittura la condizione di tutto ciò che mi stava attorno
Tutti i miei sensi non connettevano più con il presente
Navigavano nel passato e nel futuro, cercando un appiglio per ritrovare il tempo corretto
Prima che lo trovassero, una luce potente abbagliò la mia vista, facendomi ritornare nella realtà
Sollevai la mia mano, coprendo in gran parte quel raggio, in modo da utilizzare la giusta quantità che mi era necessaria per vedere
Spalancai gli occhi, sorpresa dalla visione di due occhi grigi, un po’ allungati che mi stavano fissando incuriositi

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Capitolo 12
*** Agateofobia (Paura di diventare pazzi) ***


Chapter 12
Agateofobia (Paura di diventare pazzi)

 

 
La luminosità proveniva da dei sottili e lunghi neon, disposti nel soffitto simmetricamente, uno accanto all’altro, andando a formare delle file costanti e ben definite
Alcune di esse lampeggiavano assiduamente, creando una visione distaccata e ripetitiva, che disturbava l’occhio umano
Difatti, aprì e chiusi le palpebre più volte, cercando di mettere a fuoco ogni piccolo dettaglio, anche se era difficile da catturare con una sola occhiata
Ripetendo l’operazione mi accorsi della presenza di un tavolino con di fronte a sé due sedie vecchie e traballanti di legno nel centro della via, che non facevano altro che accrescere il mio dubbio
A che cosa gli servivano due sedie?
E il banco?
Lo trovavo davvero strano e insolito
Ma quello che più mi preoccupava erano gli oggetti scaraventati in tutto il perimetro del luogo
Non sembravano essere utensili pericolosi, ma solamente un ammasso di barbie di vario tipo
Da quelle super bionde dai vestiti di color rosa, a quelle con la testa più grande con la tonalità di pelle più scura, rispetto alle precedenti
“Da matti” pensai tra me e me, mentre m’ innalzai, rimanendo paralizzata davanti a tale scena
 
“Come ti chiami?”
Domandò il ragazzo di fronte a me, inclinando leggermente la testa verso sinistra
“Mi chiamo Hyllary, ma tu chi sei?”
Chiesi, guardandolo incredula
“Kim Jaejoong”
Rispose, perlustrando ogni mia singola parte del corpo, come mai nessuno aveva fatto prima d’ora
Mentre lo faceva, il suo sguardo non appariva cattivo o prepotente, ma solamente interessato a conoscermi meglio
“Mi potresti spiegare il motivo di tutto questo?”
 Domandai, corrugando la fronte
Tutto d’un tratto si bloccò, rimanendo con lo sguardo fisso in un punto vuoto
Anche io cambiai espressione, ritornando ad avere quella iniziale
Allarmata e intimorita
“Vuoi giocare con me?”
Sollecitò, spalancando eccessivamente gli occhi, puntandoli verso di me
“Giocare con te? No, mi dispiace”
Conclusi, dandogli una spinta sulla spalla, tentando di toglierlo di mezzo
Questo chi si credeva di essere?
Dove caspita ero finita?
In una gabbia di matti!
 
Non riflettei nemmeno per un secondo,
proseguì anteriormente, senza rimpiangere la mia scelta
Ero stufa di quei giochetti
Volevo andarmene punto e basta
Nulla me lo poteva impedire
Ben presto però, venni a contatto con la sua pelle
Le sue dita stritolarono il mio polso, interrompendo lo scorrersi del sangue
Difatti, persi la sensibilità della mia mano, avendo una forte sensazione di calore che la caratterizzava
“Che fai? LASCIAMI!”
Esclamai, tentando di liberarmi dalla sua presa
Mi stavo agitando nervosamente, cercando di eliminare quella cosa fredda e sudicia di dosso
Ma niente da fare
Non ci riuscivo
 
Improvvisamente, mi sentì attirare verso di sé, ritrovandomi adiacente al suo petto
Anche i miei capelli gli finirono addosso, coprendogli il collo e una parte della sua mascella
Non vedevo molto bene, ma sotto quell’ondata di ciocche, mi soffermai nuovamente nei suoi occhi, verificando il loro stato
Perché erano così crudeli e glaciali?
Perché il suo sguardo mi stava minacciando?
Una persona potrebbe mai cambiare in un momento all’altro?
 
Quella situazione, stava facendo affievolire il ricordo di Mckenna:
“Il solo ricordo che ho di quell’attimo di secondo, era il sasso che teneva stretto nel pugno e il suo atteggiamento da omicida psicopatica.” (Chapter 4)
Si comportava esattamente uguale a lei
Era uguale a lei
 
Quel pensiero, per qualche secondo mi tormentò, cercando di invadere il mio cuore
 
“Adesso vieni con me”
Si espresse, avvicinando il suo viso a pochi centimetri dal mio
“Pazzo psicopatico”
Gli sussurrai appena, indirizzando le mie pupille in un’altra direzione
“NO!”
Gridò, cercando di attirare la mia attenzione
Sentì la sua mano, pervadere la mia schiena, afferrando la zona strappata della mia maglia
Deglutì, con la paura della sua prossima mossa
Era davvero spaventoso e arrogante
Troppo per i miei gusti
In pochi istanti, mi sentì lanciare verso la sedia che avevo proprio dietro di me
 
“Siediti”
Disse, rimanendo a fissarmi dall’alto, attendendo finché non lo facessi
Sconvolta e un po’ frustrata, mi trascinai verso la sedia, aggrappandomi alle sue gambe
“Fantastico
Un’altra botta”
Borbottai, stringendo i denti
“SIEDITI!”
Esclamò di nuovo Jaejoong, facendo cadere a terra il neon che stringeva nell’altra mano
Esso si ruppe in mille pezzi, creando un’ atmosfera angosciante e sconfortante, che metteva soggezione
A quel punto, molto lentamente mi sedetti, provocando un cigolio totalmente fastidioso, da coprirmi le orecchie, cercando di attutirne il rumore
Lui mi guardò impassibile, come se non fosse successo nulla,
successivamente andò a sedersi nel suo posto, frontalmente al mio
Da quella prospettiva, riuscivo a descriverlo molto meglio:
Una maglia cascante, con lo scollo a barca molto accentuato, di color ghiaccio ricopriva il suo addome e i suoi arti superiori, lasciandoli intravedere leggermente
Le maniche eccessivamente lunghe, gli ricoprivano tutto il palmo della mano, lasciando fuori le sue dita, abbellite da anelli d’argento, dalle forme bizzarre e stravaganti, uniche nel suo genere
Inoltre, indossava un jeans blu scuro aderente, accidentalmente strappato all’altezza delle ginocchia
Non indossava scarpe,
era completamente scalzo
Uno dei tanti aspetti che mi fece maggiormente preoccupare riguardo la sua personalità.
Ed infine, i suoi capelli di lunghezza media, tonalità biondo cenere, un po’ scompigliati, come lo erano in quel momento anche i miei, andavano a nascondere i suoi piccoli orecchini neri, insignificanti ma che su di lui lo rendevano ancor più perfetto
L’aspetto di quel ragazzo non era per niente avvicinabile, ma la sua bellezza superava di gran limite quel suo aspetto negativo
Bello da toglierti il fiato
 
“Osserva gli oggetti nel tavolo e dimmi con cosa vorresti giocare”
Disse facendomi distogliere lo sguardo dalla sua bocca carnosa
Lo ascoltai, guardando il tavolo con attenzione:
C’erano tre giocattoli, posizionati in modo da formare un triangolo perfetto
Uno di questi era un orsacchiotto con la testa mozzata, che pendeva verso il basso
Una barbie bionda con degli spilli neri infilati in vari punti
E quello più in alto, un vecchio carillon pieno zeppo di polvere, con un ballerina al centro senza il braccio destro
“Sono tutti brutti”
Conclusi, alzando un pochino il labbro superiore dal disgusto
“Io scelgo il carillon”
Disse afferrandolo impazientemente
“Che cosa vuoi da me?”
Commentai, prima che aprisse bocca
Kim incominciò a sorridere
Mantenne quella risata profonda e spontanea per qualche minuto,
poi, ritornò serio, incantato da quella ballerina
“Lei mi ricorda molto te”
Si espresse, iniziando a toccarla dal basso verso l’alto
La stava quasi accarezzando, finché non arrivò nella parte più in alto, la testa
Un movimento brusco fece tremare la superficie del tavolo, creando un’onda che si ripercosse fino nel lato in cui mi trovavo
Alzai lo sguardo verso il suo, notando che il sorriso di Kim diventò più ampio, forzandolo, facendolo diventare sghembo, esagerato e pieno di inquietudine
A quel punto, capì che le sue intenzioni non erano buone come avrei voluto che fossero
Perciò, dopo un attenta considerazione, sfrecciai dalla sedia, correndo il più velocemente possibile, cercando di sfuggire dalla sua pazzia
 



 
Spazio Autore:
 
Buona Giornata / Buona serata :D
Volevo, per prima cosa, scusarmi con tutte voi, dato che la scorsa settimana non ho aggiornato come avevo promesso, ma purtroppo ho avuto vari problemi con la fanfiction, per questo motivo ho dovuto allungare la data di aggiornamento.
Comunque, come di mio solito, esprimo due paroline sui due capitoletti.
 
Chapter 11:
 
“Il bruciore era costantemente presente”- A causa della raschiatura al suolo
“Cominciò a congiungersi con gli arti superiori e inferiori”- Nel senso che non solo la schiena venne colpita dal dolore, ma invece, vennero prese in causa anche quelle parti
“Subito mi accorsi che il peggio stava passando”- La raschiatura inizialmente provoca molto dolore, ma pian piano cala d’intensità, specialmente se non la si tocca
“Di fronte a me avevo il sogno di ogni donna”- Ho voluto far immaginare al lettore, qualcosa di meraviglioso, in modo che successivamente potesse vedere la situazione più positivamente
Subito dopo inizio spiegando come la protagonista è riuscita ad affrontare la paura. In poche parole, l’adrenalina e l’istinto l’ha aiutata a vincerla, facendo distogliere il suo pensiero sulle proprie emozioni. “Non dimenticando ciò che era successo. Per noi umani è difficile farlo”- La protagonista non riesce a dimenticare ciò che gli è successo, ma gli era possibile vincere quella situazione.
Subito dopo la pausa §§§, inizio a descrivere la stanchezza che la sta dilaniando, mettendola in evidenzia. Comincia, poi, ad immaginare molti ricordi, cercando di non dare troppa importanza alla stanchezza.
 
Chapter 12:
 
Inizio con il dire, che questo capitolo, penso che sia uno dei migliori che abbia mai scritto. Mi è uscito davvero bene :D Credo sia più interessante e coinvolgente del 10. Anche se come primo impatto è molto significativo il primo. Comunque penso che si sia compreso abbastanza bene, perciò aggiungo solo questo piccolo particolare, che credo si sia compreso perfettamente dopo averlo letto. Ma in ogni caso, ho voluto confermare.
 
“Un movimento brusco fece tremare la superficie del tavolo”- Intendo che Kim Jaejoong rompe la testa della bambola, facendole intuire la situazione pericolosa in cui si trovava la protagonista in quel momento.
 
 
Ringrazio moltissimo, tutti i miei lettori, coloro che mi sostengono e che mi seguono:
 
-H O R A N
-Kia_Diggio
-ParkSeulSung
-Consu_Maknae
-Buing Buing
-_Lolli910
-MonkeyCrys
-Starfire Moonlight
-ImAdreamer99
-KpopBieber_
-Kim_Pil_Suk
-TheshiningSofia
-amentuccia
-FrancescaLovatic27
-_Mary99_
-Kpop_seb
-Min_Jee Sun
-bellaisa34
-Kim Lia
-_NisrineKook
 
Sono davvero contenta di aver ricevuto:
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GRAZIE MILLE :) Vi prego, continuate a recensire, darmi consigli e a seguire la mia fan fiction :D Spero che i prossimi capitoli siano di vostro gradimento :D
Al prossimo capitolo :D

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Capitolo 13
*** Smile ***


Chapter 13
Smile :D
Io ero il suo avversario
Un avversario con l’anima terrorizzata, ma con un cuore d’acciaio
Indistruttibile e possente
Troppo potente da farlo spaventare
Troppo intelligente da ingannare
Non avevo nessuna intenzione di farmi uccidere per la seconda volta da un essere come quello
“Il folle” era un malato mentale, esattamente come Mckenna
Con quelle persone non c’era da discutere,
Bisognava tenerle il più lontane possibile, senza nemmeno degnarle di un saluto
Ed era proprio ciò che feci:
 
Il passo iniziò ad accelerare, facendo aumentare la distanza tra me e lui
Lo stavo sforzando con tutta me stessa, anche se in realtà avevo un dolore infernale, dopo tutte quelle ferite che mi ero procurata e l’affaticamento raggiunto
Per non parlare del nodo che avevo in gola
Me lo sentivo costantemente incastrato
Come se qualcosa mi stesse impedendo di respirare
Provai più volte a far scendere della saliva, tentando di toglierlo,
ma il freddo,
le gocce di sudore che mi pizzicavano gli occhi
e l’aria maledetta che mi schiacciava, non lo rendeva possibile
Era difficoltoso proseguire, non sapendo se ci fosse una vera e propria via d’uscita, ma non avrei mai permesso di farmi prendere, senza prima aver lottato
Preferivo scappare da quel psicopatico irascibile,  
Avanzare sempre più velocemente, evitando di farmi vedere
Evitando di far vedere persino la mia ombra
Di me non ci doveva essere traccia
 
Improvvisamente, la sensazione di essere inseguite e i rumori indistinti provenienti dall’esterno, non bastavano più a governare l’atmosfera angosciante
Iniziarono delle intense risate, riprodotte da una persona da me familiare, che tormentavano le mie orecchie, facendo perdermi l’orientamento
Erano bastati pochi secondi a infettare il mio cervello
Mi stava rovinando
Me lo stava impedendo ancora una volta
La mia mente sembrò esplodere in tanti piccoli pezzetti, facendo divenire l’avventura ancor più problematica del previsto
Dovevo resistere
Dovevo svignarmela
Non dovevo perdere
 
Continuavo a ripetermi, per non perdere il controllo delle mie facoltà
Un insieme di sofferenza, conflitto e paura, devastava il mio circolo sanguineo, facendo aumentare il panico e l’adrenalina, già presente
Avevo la testa che stava bollendo
Il calore prese il soppravvento, schiacciando tutte le mie idee
Per quanto avrebbe riso in quel modo?
Perché non la smetteva?
Mi dava fastidio quel suo persistente lamentarsi
Si può essere così matti?
 
Quelle domande, non facevano altro che aggravare il timore di diventare pazza,
Perciò, decisi di allungare le braccia verso le mie orecchie, tappandole con i polpastrelli delle mie dita, sperando che quel brutto momento potesse svanire
 
Fortunatamente, tutto ciò che stavo udendo, sembrava calare d’intensità:
Il frastuono sparì completamente
Mentre i suoi schiamazzi erano ancora presenti, anche se avevano un ruolo meno importante, rispetto a quello precedente
Dominavano i colpi del mio cuore, lo stress e il mio intelletto
 
A quel punto, chiamai in causa la mia intelligenza,
cominciando a pensare a come intraprendere un percorso differente
 
Guardai attentamente ogni angolo della grotta, cercando di scorgere qualche piccola stradina, che mi potesse far uscire da quel buco, talmente complicato da assomigliare ad un labirinto
 
Per colpa del nervosismo, continuavo a mordermi il labbro inferiore, sperando in un’ illuminazione
 
“Pensa..Pensa..Pensa”
Pronunciai ad alta voce
Perché non riuscivo a farlo?
D’accordo che erano presenti moltissime probabilità,
ma come avrei potuto trovare quella corretta?
 
“Dai, non c’è più tempo, avanti”
Sospirai, mentre camminavo avanti in dietro
 
I suoi passi erano molto vicini,
abbastanza da farmi partire un colpo al cuore
 
“Pensa!”
Continuai persistente
Arrivando persino al punto di far nascere una piccola lacrima
 
La sua ombra poco lontana, rifletteva nella parete di roccia, donandogli un colorito grigiastro
 
“Oddio”
Mi espressi, sprigionando un lungo e profondo respiro, che in pochi secondi mi fece trovare la calma e la tranquillità
 
“Trovato”
 

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Capitolo 14
*** Darkness ***


Chapter 14
Darkness
 
Scorsi un passaggio, abbastanza stretto, nella parte laterale del percorso:
Non era molto spaziosa,
anzi, era molto basso e scomodo da attraversare
Ma in quel momento, era l’unica via di fuga che si presentava
Come potevo perdere quell’occasione?
No, non me la sarei certo fatta scappare
 
Prima che l’ombra di Kim si trasformasse in realtà,
mi avvicinai ad esso furtivamente, tentando di costruire un piano per la fuga
Naturalmente, se avessi intrapreso quella direzione, non avrei potuto effettuare il minimo rumore,
Altrimenti mi avrebbe sicuramente beccata in flagranza
 
“So che sei qui, Hyllary”
Asserì il pazzo, ridacchiando, avvicinandosi sempre più
 
Non potevo meditare ancora
Dovevo agire
Non c’era più tempo
 
A quel punto, mi detti coraggio
 Entrai all’interno d’essa
Lo feci, senza esitazione, senza alcun rimpianto
Quello che stavo facendo era la scelta corretta, e nessuno me lo poteva impedire
 
Voltai il mio senso, cominciando a camminare verso l’indietro,
Potendo, così, osservare ogni sua mossa e allo stesso tempo aumentare o diminuire il passo, a seconda della sua posizione
Se si avvicinava maggiormente, avrei eseguito un passo più leggero e prudente
Mentre, se fosse stato lontano, avrei esteso la mia gamba,
avendo quindi la possibilità di raggiungere l’altro lato in pochi secondi, non essendo più inseguita
Speravo di poterlo fare con molta cautela, anche se era davvero difficile prestare attenzione, non contando sul proprio istinto
Sentivo il cuore affondare ripetutamente nella carne
Sentivo gli occhi pesanti, stracolmi di stanchezza
Ero sul punto di crollare dal nervosismo
Ma niente, mi avrebbe fatta cambiare idea
Proseguivo, rimanendo fissa nell’obbiettivo che mi ero posta:
Attraversare quel maledetto buco, non provocando alcun rumore
 
Tutto d’un tratto, vidi la sua figura
Finalmente si presentò davanti ai miei occhi
Insistevo a vederlo, non avevo paura che i nostri sguardi si incrociassero
Tremavo,
Sudavo,
Indietreggiavo senza sosta
 
Volevo porre fine a quella corsa. Non avevo altri interessi.
Si guardò intorno più volte, cercando di captare ogni piccolo rumore
Ma più lo faceva
E più mi avvicinavo alla via d’uscita
 
Si presentò, una forte emozione sprigionata all’interno dell’oscuro tunnel, che fece cambiare il corso della mia vita in qualcosa di migliore
Il cuore batteva a mille dalla felicità e dalla vitalità di aver raggiunto la conclusione di tutto
 
Dopo pochi attimi, sparì, ripercorrendo la strada al contrario
 
Tutto si concluse per il meglio.
 
§§§
 
Ultimai la mia missione, uscendo da quell’orribile luogo, che odorava di fogna sudicia, compiendo un misero salto, a causa della differenza d’altezza con il percorso opposto
Precedentemente aver messo piede nel differente suolo, mi accertai che non fosse presente alcuna “persona indecente” come quella che avevo appena incontrato
Allungai, quindi, il mio collo come una giraffa, riuscendo a scorgere meglio ogni dettaglio sospettoso
Lo effettuai più volte, per individuare meglio ogni minuscolo e insignificante movimento, che mi avrebbe messa all’erta in pochi istanti
Ma non vidi nessun strano individuo
La situazione sembrava esser tranquilla e serena
Toccai del tutto terra, anche se mi mantenevo costantemente dubbiosa
Vista la situazione, approfittai per riposare mentalmente, rimanendo concentrata in un punto fisso
Mi accorsi, di essermi bloccata, proprio di fronte ad una grande lastra di roccia
Dello stesso materiale da cui era costituita la grotta
Esso interrompeva la continuità della via, avendo quasi la sensazione di essere rimasti intrappolati, facendoti per un secondo prenderti dal panico
Ormai, ci avevo fatto l’abitudine, perciò non mi ci soffermai più di tanto
Bastava girarsi in avanti, per procedere con l’evasione
Pareva davvero sciocco, sentirti spaventato da una cretinata come quella, però avevo la sensazione che qualcuno lo avesse fatto
Difatti, qualcosa di più serio attirò la mia attenzione
Sembrava la prima lettera di un nome
A quel punto, soffiai insistentemente, cercando di eliminare l’eccessiva polvere andata ad distendersi su di esso, aiutandomi poi con le dita
Guardai molto attentamente, prestando attenzione ad ogni minimo segnale
Si trattava di un nome:
Zelo”  
Dopo essermi accertata di aver individuato il nome corretto,
lo pronunciai ad alta voce,
rimanendone sconcertata
“Zelo? Ma che razza di nome è?”
 

 
Spazio Autore:
 
Buona Giornata / Buona serata :D
Mi scusa ancora una volta.
Purtroppo per vari impegni e problematiche sono costretta ad aggiornare in modo discontinuo.
Appena avrò terminato alcuni compiti da svolgere, scriverò capitoli il più possibile.
Purtroppo è un periodaccio :(
Vi lascio comunque la mia solita spiegazione dei capitoli 13 e 14 :D
Vi prego continuate a recensire e ad seguire la mia fanfiction :D
Grazie per l’attenzione :D
 
 
Chapter 13:
 
Intanto volevo confermare che questo capitolo è stato scritto con l’intento di farvi capire l’opinione e il pensiero della protagonista. Vorrei comunque sottolineare il fatto che il capitolo riguarda ancora Jaejoong.
Con le prime 5 frasi intendo dire che la Protagonista ha compreso le intenzioni del “Pazzo”, ma continua nonostante tutto a rimanere fredda alla situazione.
“Uccidere per la seconda volta”- La prima viene considerata quella di Mckenna.
Principalmente è il dolore che non riesce ad eliminare, perciò, quando scrivo il nodo in gola, intendo anche questa inizialmente questa emozione.
Risate- Vengono prodotte da Jaejoong
Famigliare- Ormai la protagonista le conosce molto bene, dato che le aveva già sentite precedentemente con il primo incontro.
In che modo cerca di vincere la Paura?- Lo fa trattenendo la sua fobia, non ascoltando i rumori provocati da Jaejoong. Se avesse prestato troppa attenzione, evidentemente l’ansia sarebbe salita alle stelle.
Successivamente, continuo a ripetere il concetto, per far entrare il lettore nel personaggio, cercando di fargli “vivere” in prima persona, la paura e il terrore che prova.
 
Chapter 14:
 
Il capitolo spiega com’è riuscita ad evadere dalla situazione.
“Vidi la sua figura”- Non nel senso che era affianco a lui, ma che lo vedeva comunque anche se era più lontano.
“Sguardi si incrociassero”- Se Jaejoong guardava in quella direzione l’avrebbe sicuramente vista.
“Forte emozione sprigionata”- In questo caso si parla della felicità, per aver raggiunto la fine del percorso.
“Interrompeva la via” Non intendo che si trova al centro, ma che chiudeva un lato della via. Quasi come se fosse stata interrotta apposta.
“Pareva davvero sciocco, sentirti spaventato da una cretinata come quella, però avevo la sensazione che qualcuno lo avesse fatto” - La situazione, poi, pareva troppo semplice, andare avanti facendo il dietro front,  pareva troppo strano dopo tutto ciò che era successo. La protagonista intuisce che qualcosa non andava.
 
 
 
 
Ringrazio moltissimo, tutti i miei lettori, coloro che mi sostengono e che mi seguono:
 
-H O R A N
-Kia_Diggio
-ParkSeulSung
-Consu_Maknae
-Buing Buing
-_Lolli910
-MonkeyCrys
-Starfire Moonlight
-ImAdreamer99
-KpopBieber_
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Sono davvero contenta di aver ricevuto:
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GRAZIE MILLE :D Vi prego, continuate a recensire, darmi consigli e a seguire la mia fan fiction :D Spero che i prossimi capitoli siano di vostro gradimento. Se la fanfiction non vi sembra molto coinvolgente o trovate degli errori grammaticali, basta che me lo dite.
Al prossimo capitolo :D
 

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Capitolo 15
*** Tanatofobia (Paura di morire) ***


Chapter 15
Tanatofobia (Paura di morire)

 
 
Subito dopo aver detto quella parola,
percepì una fitta allo stomaco, che andò a ripercuotersi nell’intera massa corporea,
sfiorando appena la mia pelle, provocando un leggero brivido.
Esso terminò dopo pochi attimi di secondi,
Facendomi capire che un nuovo personaggio, di lì a poco mi stava attendendo.
Non mi sentivo affatto spaventata,
mi aspettavo che quell’oscurità mi avrebbe ancora una volta intrappolata in quel mondo.
Chissà se avrei sopportato quelle presenze forti e incontrollabili
Chi sarebbe stato il prossimo?
Che cosa mi avrebbe fatto?
Molte domande significative,
 ma nessuna risposta soddisfacente.
Solamente quella banale denominazione.
“Tutto qui?” chiesi sbuffando, portandomi le dita tra i capelli, sottolineando la mia impazienza.
Lo stavo leggendo insistentemente da un paio di minuti, ma con nessun risultato.
Non otteni nulla
Forse non mi stavo impegnando abbastanza?
Riprovai ancora, tentando di meditare,
sforzandomi di studiare ogni singola lettera.
“Cavolo! Da quanto tempo è che non studio?!” Dissi accennando un piccolo sorriso
A quel punto, mi resi conto, che il pensiero, divenne sempre più suadente e invitante.
Il mistero era uno degli aspetti che più mi affascinava
Per questo motivo, non riuscivo a smettere di “vedere” ogni immagine che rivelava
Più continuavo a farlo, più il lato malvagio di quelle lettere si fece presente.
Si stava evolvendo molto velocemente,
iniziando a farmi avvertire delle forti emozioni,
che a mio parere, erano inquietanti e perfide.
ESSERI SOVRANATURALI
ANSIA, PAURA, SANGUE, DOLORE.
Questo era ciò che stavo intravedendo.
 
Tutto d’un tratto distolsi lo sguardo da esso,
indirizzando la concentrazione in un punto differente
Anche se non riuscivo a vedermi, la mia mente riuscì a leggere i miei occhi,
accorgendosi della loro preoccupazione, che tentai di nascondere sgranando gli occhi ripetutamente.
Dovevo distogliere l’espressione da quella lastra maledetta, ritornando nella realtà.
 
§§§
 
 La poca luce che mi stava avvolgendo, venne improvvisamente coperta da un’ ulteriore ombra, particolarmente imponente.
Fortunatamente, prima che mi accorgersi di ciò, mi risvegliai da quel nome, che aveva stravolto il mio modo di vedere le cose.
Successe a causa di un profumo dolce e penetrante, che andai ad inalare dopo poco,
facendomi voltare verso la direzione della scia.
Ma proprio quando decisi di farlo,
scorsi colui che nascose il piccolo tratto di luce
Non era molto vicino, ma già da quella distanza, riuscì a notarlo senza alcuna difficoltà:
Il piede sinistro era adagiato su uno skateboard, dalle fantasie vivaci, che andava ad evidenziare la tuta di color prevalentemente grigio che indossava.
Il colletto e le maniche di essa erano rialzati.
Per questa ragione, davano una sensazione di potenza e aggressività ai suoi movimenti
Inoltre, non riuscivo a notargli la sua bocca, per colpa di una maschera bianca e nera, con tanto di catena che la ricopriva
Ma proprio grazie ad essa, i suoi occhi di tonalità marrone scuro, risaltati da una linea nera,
apparivano maggiormente oppressivi e coinvolgenti
Mentre, i suoi capelli spettinati di nuance rosso intenso, producevano delle leggere sfumature di color grigio chiaro, che ti facevano soffermare nella sua determinazione e nella frustrazione che in quel preciso istante lo stava dilaniando.
Ancora un pochino scossa, decisi di rimanere immobile, sperando che quel suo atteggiamento non prese il soppravvento.
Piuttosto che agitarmi come un’idiota,
non distolsi lo sguardo dalla sua figura alta e snella,
esattamente allo stesso livello delle mie pupille
Perché stava aspettando?
Eravamo io e lui, non c’era nessun altro dopotutto.
Attesi, ancora per qualche secondo, tenendo gli occhi fissi, puntati verso di lui.
Non sentivo nient’altro che il mio respiro e il mio cuore, che fornivano pochi respiri e pochi battiti decisi e preparati alla successiva situazione.
Dopo poco, notai che aveva sollevato la sua Adidas, effettuando un lieve spostamento verso l’alto, che aiutava l’aggeggio a proseguire in avanti
Successivamente, dette una spinta con il piede destro, aumentando notevolmente di velocità.
Il ragazzo si stava avvicinando cautamente verso di me
“E adesso che faccio?” pronunciai a bassa voce
Strinsi le mani in un pugno, trattenendolo con forza, intanto che indietreggiavo eseguendo dei piccoli passi, cercando di evadere dalla sua trappola.
Chiusi gli occhi, effettuando un lungo respiro, che per un momento mi fece dimenticare il suo aspetto suggestivo e persuasivo
 
§§§
 
Divenne un problema, quando decisi di aprire nuovamente gli occhi:
Quelle iridi scurissime e lucide si trovavano a pochi centimetri dal miei
Il suo respiro solleticava il mio labbro superiore
E il suo profumo divenne sempre più invitante
 
“Ti chiami Zelo vero?” Dissi sbattendo insistentemente le palpebre, cercando di rompere il silenzio che si era andato a creare
Il ragazzo, quindi, abbassò la maschera che nascondeva gran parte del suo viso.
Notai oltre alle rifiniture in acciaio,
l’illustrazione povera di tonalità.
Si trattava di una stampa bianca e nera di uno scheletro
Dal suo atteggiamento si poteva constatare che ci teneva moltissimo
Quel oggetto sembrava quasi una parte del suo corpo
 
“Ci tieni davvero tanto a quella maschera non è così?” Domandai ammirando ogni sua caratteristica
“Si” Rispose, rimanendo impassibile, con la sua solita espressione profonda
Non potevo non notare, i tratti del suo viso, che parevano essere molto giovani:
Le sue labbra poco estese, rosee, erano abbastanza carnose,
Il suo naso proporzionato al viso dalla forma delicata e unica,
e infine i suoi occhi che avevano quella insopportabile capacità di ucciderti in pochi minuti
 
Iniziai, così, a mordermi il labbro inferiore, cercando di schivare il suo contatto visivo
Nessuno mi era mai stato così vicino prima d’ora
Non sapevo cosa fare
Quel ragazzino era la morte

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Capitolo 16
*** Bones ***


Chapter 16
Bones
 
Quanti anni poteva avere?
Ma soprattutto, come diavolo riusciva ad imbambolarti in quella maniera?
Non era un mostro, nemmeno un diavolo. Allora chi era?
 
Senza nemmeno accorgermente,
mi sentì stringere il polso con parecchia furia
Gettandola pericolosamente in aria
 
“Che cosa stai facendo?!” Urlai, ritirandola aggressivamente
“Perché mi fai del male?” Gli chiesi, totalmente scioccata
 
Senza dire una parola, Zelo puntò il suo sguardo verso una zona del suolo, alzando leggermente il labbro superiore, come se fosse disgustato.
Ormai, cominciai ad interpretare ciò che intendeva dire in base all’espressione dei suoi occhi e di come sollevava le labbra.
Perciò, non mi ci volle molto per comprendere i suoi gesti
Così, incuriosita,guardai in quella direzione, seguendo la sua presunta indicazione
 
“Un guanto di pelle mi dovrebbe spaventare?”
 Dissi alzando entrambe le sopracciglia
 
“ Non era esattamente ciò che intendevo”
Concluse, portando la sua mano adiacente al suo splendido viso
 
“Ma quella…”
Non trovavo il coraggio per esprimermi
Com’era possibile?
Quale persona poteva trovarsi in quelle condizioni?
 
Il suo avambraccio e la sua mano, erano interamente costituiti da ossa
Non c’era traccia di muscoli,
né carne né di sangue
Solamente di struttura ossea
 
Ricordo che in quel preciso istante, mosse le dita, facendole sbattere una contro l’altra, provocando un forte rumore, forse tentando di spaventarmi
Rimasi ancora una volta, immobile davanti a tale apparenza
Come facevano le sue mani ad essere delle ossa?
Anche se precedentemente mi aveva afferrata,
non c’era niente che me lo facesse capire
La sensazione al tatto che provai fu positiva.
Era calda e sembrava fosse costituita da pelle, come lo erano tutte quante
Ero pietrificata
Ferma come il ghiaccio
 
“Adesso tocca a te”
Si espresse interrompendo la mia riflessione
“Cosa significa? … CHE COSA HAI FATTO?!?”
Gridai, avvicinandomi maggiormente al ragazzo, cercando di trarne una spiegazione logica
 
A quel punto, decisi di abbassare lo sguardo, verso il mio braccio
Volsi il palmo verso l’alto, aprendo molto delicatamente il pugno, rimasto ancora stretto:
Esaminai attentamente la zona in cui avevo inserito le mie unghie, avvistando delle lesioni, causate dalla pressione precedentemente utilizzata.
Al momento, non sembravano essere gravi.
Non ci detti importanza
Avevo sopportato fin troppe ferite
Un graffietto del genere non mi avrebbe mai potuto distogliere
Difatti, alzai la testa, verso la sua direzione.
 
“Mi spieghi che cosa…”
Non riuscì nemmeno a terminare la frase, che lo vidi voltarmi le spalle
“Hey! Aspetta!”
Gridai aggressivamente, sperando in una sua risposta
 
A quel punto, inclinò leggermente il capo.
Mi osservò per pochi istanti, mostrandomi un perfido sorrisetto,   
che mi fece zittire immediatamente
Prese il suo skateboard, adagiandoselo sulle spalle e sparì, incamminandosi nella via opposta
 
“Vai al diavolo!”
Pronunciai ad alta voce, tirando un calcio contro una delle pareti che mi affiancava
Per colpa della forza impartitegli, ruppi l’estremità dell’anfibio, formando uno strappo al tessuto
Non bastava la situazione di m**a in cui mi trovavo, pure questo mi doveva succedere? Perfetto.
Adesso cosa avrei dovuto fare?
La rabbia e la disperazione stava sovrastando il mio cuore e la mia mente, per questo motivo non riuscì a trattenere le mie emozioni
 
“Non ne posso più!”
Ero completamente fuori di me
 
Respiravo ansiosamente
A mala pena ricordavo ciò che avrei dovuto fare
che razza di persona sarebbe mai stata capace di fare una cosa simile?
Ma soprattutto che cosa mi aveva fatto?
Diventare come lui?
Ma perché lo avrebbe mai dovuto fare?
 
Avevo male alla testa,
Le tempie pulsavano incessantemente.
Ero stanca di pensare
Ero stanca di pormi tutte quelle domande, tanto la risposta non l’avrei mai avuta.
Forse dovevo trovare un modo differente per comprenderlo
 
Abbassando le palpebre verso il suolo, mi resi conto di avere le sue tracce davanti agli occhi
Che idiota! Perché non ci ho pensato prima?
Se sapeva cosa mi sarebbe accaduto, come faceva a non conoscere la via d’uscita di quella grotta?
Furibonda, stanca e addolorata,
decisi di proseguire con il percorso, seguendo le sue orme come riferimento alla prossima impresa




Spazio Autore:
 
Buona Giornata / Buona serata :D
Vi lascio con i nuovi chapter 15 e 16 :D
Spero vi sia piaciuto Zelo :D
Ma soprattutto spero che vi piacciano anche i prossimi capitoli con i futuri personaggi :D
Vi prego continuate a recensire e ad seguire la mia fanfiction :D
Grazie per l’attenzione :D
 
 
Chapter 15:
 

Questo capitolo riguarda principalmente Zelo e le sue caratteristiche sia fisiche che non.
Quando ho pensato a questo capitolo, ho voluto mettere in evidenzia aspetti differenti, prestando attenzione su dettagli fisici che forse molte persone non avrebbero notato.
Ho iniziato esprimendo la sensazione che poteva dare quel nome.
“Non mi sentivo spaventata” – La protagonista aveva un presentimento. Immaginava che il percorso non sarebbe terminato così facilmente.
“Forti e incontrollabili”- Aveva compreso dagli atteggiamenti e dai loro movimenti aggressivi, che in loro non c’era semplicemente della carne umana. Erano più forti fisicamente.
“leggendo insistentemente”- Non significa che la legge ripetutamente, ma che ci medita su.
“vedere” – Viene messo fra parentesi, per indicare una frase ipotetica. Le stanno passando per la mente. E’ solamente un’illusione, non la realtà.
“Ritornando nella realtà” – Cercando di non farsi prendere dall’ansia per il prossimo personaggio.
“Frustrazione e determinazione lo stavano dilaniando” – Hyllary lo intuisce principalmente dall’espressione degli occhi e dai suoi movimenti.
“Quel ragazzo era la morte” – Era un personaggio che colpiva particolarmente. Era bello, ma allo stesso tempo faceva paura.
 
Chapter 16:
 
“Non era un mostro” – Non aveva delle caratteristiche fisiche che lo facessero capire
“Diavolo”- Non era esageratamente cattivo. Era pericoloso.
“Forte rumore” – Un forte tocco tra due ossa.
 
 
Ringrazio moltissimo, tutti i miei lettori, coloro che mi sostengono e che mi seguono:
 
-H O R A N
-Kia_Diggio
-ParkSeulSung
-Consu_Maknae
-Buing Buing
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-MonkeyCrys
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GRAZIE MILLE :D Vi prego, continuate a recensire, darmi consigli e a seguire la mia fan fiction :D Spero che i prossimi capitoli siano di vostro gradimento. Se la fanfiction non vi sembra molto coinvolgente o trovate degli errori grammaticali, basta che me lo dite.
Al prossimo capitolo :D

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Capitolo 17
*** Blood ***


Chapter 17
Blood
La situazione risultò semplice
Fin troppo banale
Seguendo le sue tracce, sarei davvero uscita da quella grotta?
Oppure Zelo aveva in mente qualcos’altro?
 
Tali interrogativi iniziarono ad intrufolarsi nella mia mente, provocandomi molti dubbi sulla mia scelta di proseguire autonomamente oppure con la sua guida
Non ero mai certa di seguire il mio istinto,
perché in quel luogo tutto era possibile
Sbaglio.
In realtà c’era qualcosa di impossibile
L’uscita.
Quella sì, che era veramente difficile da incontrare,
specialmente se si trattava di una grotta infinita
 
Dopo tale considerazione, mi risvegliai dai pensieri che persistentemente mi stavano invadendo, rendendomi conto che la necessità di uscire avanzò ad un livello più alto
Avevo bisogno urgentemente di uscire,
annusare l’aria di montagna,
sfiorare l’erba e le foglie con le dita,
percepire la luce del sole che inonda la pelle,
donando quella splendida sensazione di calore.
 
Per un attimo sentì l’intero corpo irrigidirsi,  
schiacciata dai mille brividi che attraversavano il mio corpo
Volevo evadere da quell’inferno
Ed entrare nuovamente nel paradiso
Ma per fare che ciò si avverasse, non dovevo arrendermi
Non dovevo perdere la speranza di poter rivedere quella parte del mondo.
 
§§§
 
Anche se non ero consapevole del tremendo pericolo che mi stavo imbattendo, scelsi di avanzare,
proseguendo nella via opposta
Esatto.
Preferii seguire la mia incertezza, piuttosto delle mie emozioni
Non mi avrebbero portata in un luogo sicuro,
ma solamente in una trappola
 
Anche se per pochi secondi, titubai sulla mia decisione,
non mi lasciai dimezzare l’anima, come se non valesse nulla
Non volevo morire internamente, dopo aver utilizzato ripetutamente la mia determinazione
Ero molto di più di un anima morta
Anche se ero umana, non significa che non valessi quanto loro
Ed è proprio per questo motivo, che volevo completare il mio percorso
Per la certezza di avere un cuore e un’anima molto più potente di quelle creature soprannaturali
 
§§§
 
Percepì un sorriso,
che andò finalmente a ridisegnarsi sulle mie labbra
Ora
 ero io che ridevo della loro faccia
Ma nonostante aver assaporato quel prezioso momento,
il calore che creò un’invitante atmosfera si trasmutò nel freddo glaciale.
Capii senza soffermandomi,
che ogni ente di quella maledetta caverna, era contro di me
In poche parole, ero coinvolta in uno scontro
1 contro tutto.
Il problema principale era il mio numero
Decisamente inferiore alla media
 
“Ah!”
Esclamai con tono gelido
Un bruciore acuto di grande intensità, si presentò nel mio avambraccio precedentemente colpito
In poco tempo, mi ritrovai a stringerlo fortemente
In particolare premetti sulla zona, cercando di alleviare il dolore lacerante
Mi accorsi però, che quello che stavo facendo, non serviva a molto
Esso si aggravò.
Trafitta dalla sofferenza, decisi di dare un’occhiata al palmo della mano, per comprendere ciò che stava succedendo
Qualche minuto fa, la mia mano stava bene
L’avevo vista e ne ero certa
Ma adesso che cosa stava succedendo?
Alzai la mano sinistra che ricopriva la ferita,
 notando immediatamente che era ricoperta dal mio sangue
Rimasi a fissarlo ad occhi sgranati, iniziando a tremare dal male e dalla paura di ciò che mi stava accadendo in così pochi secondi
La sostanza rossa bordò, continuava a fuoriuscire molto velocemente, causando una grande perdita
Il mio corpo iniziò ad indebolirsi, facendomi cadere in ginocchio
Solamente in quel preciso istante, mi accorsi che il suolo della caverna, si rivestì di quel liquido
Che cosa significa tutto questo?
Per quale motivo stavo sanguinando?
 
§§§
 
Déjà-vu:
“Un guanto di pelle mi dovrebbe spaventare?”
“Non era esattamente ciò che intendevo”
 
§§§
 
Allora a che cosa si riferiva?
Mi voleva uccidere?

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Capitolo 18
*** Perception ***


Chapter 18
Perception
 
Comunque, mi alzai da terra, rinunciando al dolore alle ginocchia,
provocato precedentemente dalla caduta
Volevo andarmene da quel posto
Non aspettavo altro
Tentai di proseguire, aiutandomi con le immense pareti rocciose,
riuscendo a percorrere metà via, malgrado le gocce di sudore inondavano il mio viso, accecando la mia vista per pochi istanti
Deglutì e ripresi fiato fin troppe volte,
ma purtroppo era l’unico incoraggiamento che avevo a disposizione per superare la disperazione
Perciò non me lo lasciai scappare.
Lo feci.
“Ancora pochi passi Hyllary…”
Pronunciai a bassa voce
“Coraggio”
Subito dopo aver pronunciato quella parola, la mia vista si annebbiò,
facendomi perdere la concentrazione
Il mio respiro rallentò notevolmente
Il mio cuore perse un battito
Prima che me ne rendessi conto, mi ritrovarmi accasciata a terra sovrastata dal dolore
 
§§§
 
Aprì gli occhi poco dopo, accorgendomi immediatamente della mia posizione impotente
Era assolutamente ovvio, che ormai non avessi più l’energia necessaria per camminare
Ma fortunatamente ero ancora in grado di strisciare
Difatti, alzai il mio sguardo verso le due vie, in parte ricoperte dal mio avambraccio ferito
Cercai di evitare il contatto con esso
Era davvero un’immagine ripugnante
Oltre al sangue che colava,
il taglio talmente profondo andato a formatasi, consumò gran parte della pelle che la circondava, crepandola e spezzandola, esattamente come una mina di una matita
Debole e altamente delicata.
Ero incapace di riprendere fiato
I miei polmoni e il mio stomaco divennero affaticati e oppressi dalla stanchezza e dal disgusto di aver sotto gli occhi quel intenso colore rosso scuro
Di certo non era una nuance che faceva rilassare,
Anzi, traspariva distrazione, rabbia e nervosismo
Elementi, che in quel momento non erano necessari
 
Così, decisi di trascinare il mio braccio destro, adiacente al mio busto,
 in modo che non lo potessi più vedere
Poi, alzai leggermente la mia spalla sinistra, trasportando l’altro arto davanti ai miei occhi.
Con questo metodo, avrei potuto afferrare il suolo con le dita, aiutandomi con un movimento brusco e costante, trascinandomi il più possibile verso la direzione che mi ero preposta
Ed era proprio ciò che effettuai
 
§§§
 
Ripetendo il movimento per più di venti minuti,
mi ritrovai nell’esatto punto in cui le due vie si incontravano
Avevo veramente faticato per arrivare fino a quel tratto della grotta,
tanto che mi trascinai ancora un pochino, verso la parete di sinistra, cercando di riprendere il poco fiato che mi ero rimasto
Prima di tutto mi avvicinai con le dita di entrambi le mie mani, che si presentarono ormai maggiormente costituite da ossa, pasticciate da sangue
Successivamente utilizzai anche i miei piedi, spingendo il corpo, con varie spinte, arrivando finalmente a destinazione
Pian piano alzai il mio busto del tutto instabile, cercando di congiungerlo alla roccia più sporgente
Dopo vari tentativi, ci riuscì, potendo così, appoggiare anche la mia testa,
sistemandola un pochino, per farla stare nella posizione più comoda possibile
Da quel momento, sarei riuscita a riposare, rivolgendo il pensiero nel vuoto più totale
 
§§§
 
Mi ero rassegnata
Se era davvero questa la mia fine, decisi di mettermi il cuore in pace
cercando di proiettare la mia mente verso qualcosa di positivo,
che mi potesse far deviare il mio sguardo e il mio cuore dalla morte
Ormai, ero consapevole della mia fine, perciò, preoccuparsi troppo per questo, non faceva altro che accrescere la paura
Fino a che non sarei morta, avrei creduto che tutto questo non fosse mai successo
Ero quasi certa che sarei vissuta ancora
L’importante era crederci con tutto sé stessi
 
§§§
 
L’ultimo rumore che sentì, prima di chiudere completamente gli occhi,
era la carne della mia guancia che cominciò a scomporsi.
 
§§§
 
Dopo pochi minuti, dei passi catturarono la mia attenzione,
facendomi sobbalzare dallo spavento
“Chi è?” Domandai a me stessa incuriosita, ma ancora del tutto dolorante
Rimasi immobile, alzando solamente le palpebre,
evitando di muovere un muscolo
Speravo che qualcuno fosse venuto a salvarmi,
ma immaginavo che fosse un sogno irrealizzabile
Così, decisi di proiettare lo sguardo verso colui:
Indossava un lungo cappotto di tonalità grigio chiaro,
non particolarmente elaborato,
ma con dei piccoli dettagli che lo caratterizzavano,
come quei evidenti bottoni neri
e quelle cuciture che definivano il modello, rendendolo ancor più affascinante
Si intravedeva un dolcevita nero fuoriuscire da una camicia bianca, sbottonata,
che faceva indirizzare lo sguardo verso il suo meraviglioso viso
La sua andatura decisa e coinvolgente, rendeva la grotta un luogo particolarmente attraente e spettacolare per l’occhio umano
Per un attimo di secondo, misi in secondo piano il dolore, potendo così, concentrarmi sul suo invitante aspetto
Finché, non caddi nuovamente nel sonno
 
§§§
 
Il mio stomaco in subbuglio
Il cuore che batteva così forte da far male
Il sudore che mi stava avvolgendo da ore
E quella dannata sensazione, che mi accompagnava costantemente e ripetutamente,
non mi lasciava vivere quei ultimi atti in santa pace
No, dovevo per forza morire in questa maniera così subdola e agonizzante
Le mie forze non avevano più importanza
Non valevano più nulla
Dopo tutto quel dolore
Non c’era più molto da fare
Era tutto perduto,
fino a quando non sentì una mano appoggiarsi sulla mia spalla
Quel tocco suadente e dolce, appena sfiorandomi con le dita,
mi fece provare un miscuglio d’emozioni,
facendomi risvegliare da quei inquietanti pensieri
Difatti, riuscì a socchiudere delicatamente i miei occhi,
solo quando mi accorsi che un suo sospiro, mi solleticò le labbra
 
Rimasi sorpresa, paralizzata da ciò che avevo davanti agli occhi
Fissandolo ad occhi sgranati,
 realizzando che a pochi centimetri dal mio viso c’era quel ragazzo:
I suoi capelli di una tonalità castana scura naturale,
con il ciuffo, non perfettamente rialzato,
che faceva scivolare nel viso, alcune ciocche,
andando a toccare appena i suoi occhi dalla forma asiatica,
delicati ma imponenti
Le sue labbra abbastanza carnose, morbide e soffici,
caratterizzavano il suo viso,
rendendolo speciale e unico
 
Mi stava ipnotizzando da minuti,
con quel suo sguardo gelido, ma allo stesso tempo caldo,
da metterti quasi una certa sicurezza,
nonostante la sua espressione non fosse molto positiva
 
“Stai attenta”
Disse, alzando un pochino il sopracciglio sinistro,
indicando fosse una cosa ovvia
“Perch…”
Risposi, non riuscendo a concludere la parola
Senza troppe parole, proiettai il mio sguardo verso le mie mani:
Notai che ritornarono ad essere come lo erano
Nessuna ferita
Nessuna lacerazione
La mia carne si era ricostruita, come se non fosse successo nulla
Proprio come speravo sin dall’inizio
Subito dopo, verificai lo stato della mia guancia,
riuscendo a percepire il suo ricrearsi
 
Ancora un po’ incredula, tentai di alzarmi in piedi,
riuscendo a farlo, esattamente come lo facevo precedentemente
 
“Perché lo hai fatto?”
Chiesi, continuando ad accarezzarmi il viso.
Senza dire una parola, lo vidi avvicinarsi verso di me
Io rimasi immobile, non riuscendo a staccargli gli occhi di dosso
“Ehm..” Dissi, sospirando un pochino
Il suo corpo era talmente vicino al mio, che in un attimo solo riuscì a persuadermi,
creando un’invitante atmosfera, impossibile da evitare
Totalmente incantata, mi sentì cadere in un sentimento improvviso,
facendomi perdere la mia facoltà di ragionare
Non capivo cosa stesse cercando di fare,
ma sentire il suo petto adiacente,
mi dava l’impressione che mi stesse proteggendo,
anche se non ero sicura che lo stesse facendo seriamente.
Credevo piuttosto, che fosse un modo per distogliermi,
ma la sensazione era davvero piacevole
Ero una persona positiva, perciò speravo che tutto quello che stava succedendo,
fosse frutto di una buona causa
Convinta che fosse questo il gran problema, non mi preparai al peggio.
Però, non avevo calcolato che il tempo non proseguiva all’indietro o a rallentatore, perciò prima o poi la mossa successiva sarebbe arrivata
Difatti, nel giro di pochi secondi,
lo vidi avvicinarsi ulteriormente,
sfiorando quasi le mie labbra
Mi accorsi del pericolo, subito dopo che deglutì una piccola quantità di saliva
Ero terrorizzata o semplicemente spaventata all’idea che mi potesse baciare da un momento all’altro?
Fortunatamente, senza dire una parola, indietreggiò la testa, lasciando qualche centimetro di distanza dal mio viso, successivamente, sospirò, guardando altrove.
Quando ritornò a fissarmi, mi guardò da testa a piedi, con un pizzico d’ orgoglio:
“Voi umani non siete capaci di ascoltarci, vero?”
“Cos..?” Risposi, del tutto sconvolta dalla sua domanda
“Voi umani? Significa che non siete umani?”
Chiesi, spalancando gli occhi, al sol pensiero di cosa potessero essere.
A quel punto, lo vidi stringere i denti, a causa del movimento della mascella
L’ansia cresceva sempre di più,
non vedevo l’ora che rispondesse al mio interrogativo
Il suo sguardo perso nel vuoto, si tramutò in rabbia e aggressività,
prese con forza il mio avambraccio destro, 
agitandolo pericolosamente in aria
Il mio cervello però, era già preparato ad una mossa simile.
Sarebbe stata perfetta, se non fosse arrivato troppo tardi,
Perciò senza esitazione, tirai fuori il meglio di me.
Sapevo cosa dovevo fare.
Con il braccio sinistro, afferrai la sua mano, spingendola in tutt’altra direzione
“Pensi che non presti attenzione? Ti sbagli” Dissi, fissandolo con sguardo minaccioso
“Credi che sia così cretina, da non aver capito che mossa stavi per fare?”
Continuai, mostrando un ghigno pienamente soddisfatto.
Decisi così di indietreggiare un pochino, cercando di inoltrarmi in una piccola via più scura, proprio a pochi passi dietro di me, guardandolo per l’ultima volta.
Ma quando cercai di farlo, vidi che il suo volto, era tutt’altro che furioso ed irritato,
anzi, sembrava piuttosto rilassato e tranquillo.
Strano
Pensai tra me e me
Questa proprio non me l’aspettavo
Camminavo ripetutamente verso le mie spalle,
quando, tutto d’un tratto, ebbi la sensazione che qualcuno mi stesse attendendo.
Così, mi fermai, cominciando a mordermi il labbro inferiore dalla sorpresa.
Gli occhi del ragazzo si iniettarono di sangue,
non essendo più attraenti come lo erano,
divennero freddi e agghiaccianti.
Sprizzavano di cattiveria.
Erano esageratamente spaventosi.
Non riuscivo a sconfiggerli.
Trafitta con un solo sguardo, tentai di proseguire,
sperando fosse solamente un modo per farmi allarmare.
In verità non lo era.
Ne fui certa, subito dopo aver toccato accidentalmente con la mia scarpa una differente
“Che diavolo..?” Pronunciai a bassa voce
“Che cosa sta succedendo?”
Il ragazzo non rispose. Si limitò solamente ad ammirare la scena, con molta disinvoltura
Ma nonostante sapessi che in quel luogo tutto poteva succedere,
non ci credetti.
Preferì capire con le mie mani se era vero.
Difatti, con un filo di preoccupazione, proiettai le mie braccia dietro di me,
cercando di capire se ciò che avevo intuito poco prima fosse la realtà dei fatti
Speravo non ci fosse nessuno.
Speravo per il meglio.
Mi sentì il cuore affondare,
quando percepì della stoffa morbida e alquanto calda aderire in un corpo invitante, proprio a pochi centimetri dalla mia figura.
In quel momento, riposi le braccia al proprio posto, rimanendone completamente scioccata
La paura si fece sentire ben presto
Quella brutta sensazione colpì di nuovo la mia mente
Aumentò notevolmente, quando vidi avvicinarsi il primo ragazzo
Si fermò esattamente ad un metro di distanza:
“Io penso che per sta volta non vincerai”
Disse come se fossero le sue ultime parole
L’ultima sensazione che ebbi,
fu una mano calda e ruvida che premette con molta forza la mia testa verso un lato,
e la percezione di un ago che perforò la mia pelle,
facendomi cadere in un sonno profondo.


 
Spazio Autore:
HO AGGIUNTO DELLE FOTO AL CAPITOLO 1, 10, 12 E 15 !!!!!!!!!!!!!!!!!
Buona Giornata / Buona serata :D
Ci inoltriamo finalmente nei capitoli 17 e 18, che riguardano Il dolore.
In questi due capitoli, ho voluto dare un’immagine differente alla protagonista, rendendola maggiormente coraggiosa e forte, dato che ormai aveva “imparato” a stare in quella grotta.
Beh che dire, non vi anticipo niente O.O Altrimenti non ci sarebbe sospance :D HAHAXD
Vi lascio alle spiegazioni ;)
 
Chapter 17:
 
“Entrare nuovamente nel paradiso” Indica l’uscita dalla grotta.
Subito dopo la protagonista ha capito che seguendo Zelo, l’avrebbe solamente portata in una trappola. Perciò scelse di seguire la via che non avrebbe scelto istintivamente.
Titubò perché era molto più semplice seguire la via più semplice, quella che per lei era la più sicura. Ma nonostante la sua debolezza fisica (visto che questi personaggi erano più forti di lei), proseguì nel percorso più pericoloso, su ciò che non conosceva bene.
“Un sorriso che andò a ridisegnarsi sulle labbra” lo fece perché era contenta della sua scelta. Capì che era quella giusta. Si sentiva più forte, visto che non lo aveva seguito, come avrebbero fatto molti dalla disperazione.
“1 contro tutti” Fa capire che anche se in quel momento si sentiva più forte e sicura di sé, sapeva che doveva cavarsela da sola, anche se tutti quei personaggi erano contro di lei, e visto che erano in molti qui nella FF li descrive come “tutti” per indicare che erano troppi da sconfiggere.
 
Chapter 18:
 
Sono davvero stupefatta dall’esempio della mina della matita, che con un piccolo movimento leggero si può rompere. Questo da l’idea dello stato in cui si trovava la sua pelle in quel momento.
Anche l’esempio del colore mi ha colpito tantissimo, credo che faccia riflettere al lettore.
Da questa colorazione rossa, traspare rabbia e nervosismo, ottimi aggettivi per la descrizione della vista del sangue. La protagonista cerca di mettere in secondo piano la ferita “nascondendola per così dire” abbassando il braccio, ma poco dopo si accorge che ciò che stava facendo era inutile, dato che ormai entrambe le braccia erano completamente “mangiucchiate”.
Hyllary, vince la paura in un modo quasi sciocco. Fino alla fine crede che ciò che li stava succedendo potesse terminare. Fino alla fine aveva la speranza di poter continuare, ma soprattutto la convinzione di poter vivere ancora. Da quel momento non ebbe più paura di morire.
Viene descritto molte volte che cade nel sonno. Significa che la sua condizione fisica era davvero drastica e che per poco non moriva.
“Stai attenta” Ho preso spunto dal video Somenthing dei Tvxq.
Non so se nella parte finale si era compreso bene questo aspetto. A parte il personaggio con il cappotto grigio, ne vediamo un altro proprio dietro di lei, che proprio alle ultime parole le inserisce l’ago nel suo collo.  
 
 
 
Ringrazio moltissimo, tutti i miei LETTORI, coloro che mi sostengono, che mi seguono e che mi recensiscono:
 
-H O R A N
-Kia_Diggio
-ParkSeulSung
-Consu_Maknae
-Buing Buing
-_Lolli910
-MonkeyCrys
-Starfire Moonlight
-ImAdreamer99
-KpopBieber_
-Kim_Pil_Suk
-TheshiningSofia
-amentuccia
-FrancescaLovatic27
-_Mary99_
-Kpop_seb
-Min_Jee Sun
-bellaisa34
-Kim Lia
-_NisrineKook
-_JESTY_
-Channie
-debby87
-Smomo
-luinil
 
Sono davvero contenta di aver ricevuto:
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GRAZIE MILLE :D Vi prego, continuate a recensire, darmi consigli e a seguire la mia fan fiction :D Spero che i prossimi capitoli siano di vostro gradimento. Se la fanfiction non vi sembra molto coinvolgente o trovate degli errori grammaticali, basta che me lo dite.
Al prossimo capitolo :D

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Capitolo 19
*** The Room ***


Chapter 19
The Room
 
“L'odore è un'emanazione trasmessa principalmente dall'aria, percepita dall'apparato olfattivo dell'uomo e degli animali in generale, che può fungere da stimolo, conscio o inconscio, per richiamare ricordi, emozioni, bisogni o necessità.”
 
 Prima di aprire gli occhi, lasciaii che l’ossigeno andasse a riempire le mie cavità nasali,
avendo così, la possibilità di percepire l’odore dell’atmosfera in cui mi trovavo.
Quando inspiraii molto lentamente, riuscii ad assaporare quell’aroma.
Fresco, Legnoso e leggermente Chimico.
Non riuscivo ad intuire da quale oggetto provenisse,
ma capivo da quale direzione arrivasse.
 La sensazione di freschezza inondava le mie spalle,
La fragranza legnosa iniziava dal suolo
Quella chimica, invece, sembrava arrivasse da una zona più distante,
anche se  ricopriva gli altri odori
Forte e pungente
Eccessivamente acido per le mie narici sensibili
 
Di certo, non faceva altro che di sminuire la voglia di spalancare le palpebre stanche e appesantite,
a causa di quella sostanza iniettata nel circolo sanguineo
A quelle parole, sentii un brivido percorrermi lungo tutta la spina dorsale
Ricordavo quel momento.
Mi venne il nodo in gola, ripensando al suo tocco caldo e avvolgente
Una sensazione piacevole, finché quell’ago non oltrepassò la superficie della mia pelle
“NO!”
Improvvisamente urlai, agitandomi di soprassalto
Il mio corpo s’irrigidì, cercando di mantenere l’anima ghiacciata
Non avevo intenzione di cedere nuovamente nella mia memoria,
ritornando ad essere in una fase di totale stordimento
No.
Preferì aprire gli occhi e affrontare faccia a faccia la realtà
 
§§§
 
Un’ondata di curiosità bagnò con molta accuratezza il mio viso,
mostrandomi finalmente quei tre odori:
Il tutto veniva racchiusa in una sola parola.
Stanza.
Conoscevo perlomeno di che cosa si trattava
“Mmm..Fortunata”
Pronunciai con un filo di voce, mostrando un ghigno poco incoraggiante.
Successivamente, cominciai a perlustrarla, soffermandomi su ogni dettaglio.
Il pavimento era principalmente costituito da un Parquet di Rovere ossidato dalla tonalità dorata,
anche se per colpa dell’illuminazione tendente al color arancio/rossiccio,
trasmetteva delle riflessature di color marrone chiaro nella zona più profonda della stanza e rossa intensa nella parte più esterna.
Le pareti che mi circondavano, invece, parevano notevolmente vecchie.
Difatti, in molti punti, presentava varie crepe abbastanza profonde,
che provocavano ripetute sfaldature dell’intonaco grigio chiaro e un costante cedimento della struttura
Ciò proseguiva fino al soffitto, rivestendolo di macchie più scure agli angoli e maggiormente chiare nella parte centrale, dove si poteva notare benissimo un classico lampadario,
che non produceva una grande quantità di luce.
Tutt’altro, era quasi inutile.
Inutile, proprio come quel tavolo al lato della stanza,
imbandito di frutta marcia e carne cruda, ancora ricoperta di sangue
Ma uno dei tanti aspetti che mi fece più preoccupare erano gli oggetti che circondavano il cibo.
Manette, coltelli di metallo di varie dimensioni, Siringhe, persino un’accetta e pinze dalla consistenza abbastanza resistente e sofisticata.
Tutti elementi dalla forma appuntita, che solo alla vista donavano una sensazione acuta e molto fastidiosa.
Essi erano sterilizzati da una sostanza liquida, che pizzicava assiduamente le narici,
causando un’intensa acidità cominciando dalla area più esterna a quella più interna.
Ma non era niente al confronto con quello che pendeva dal soffitto da delle corde di color nero, particolarmente resistenti, adatte al peso che dovevano sopportare.
Si trattava di parti del corpo umane sezionate,
Mani, Gambe e Braccia di persone differenti.
Ancora non riuscivo a credere che fossero veri
Era possibile che solo in questo momento stavo cominciando a rendermi conto che la situazione stava peggiorando?
Ma soprattutto, essere a conoscenza in questo modo così crudele e disgustoso, che non ero stata l’unica ad essere entrata in quella grotta?
Quelle domande mi provocavano una forte ansia, che per poco non iniziò a soffocarmi il respiro.
Sapevo che non sarebbe stato semplice affrontare anche questa “paura”,
dato che era stata la prima ad avermi mostrato la vera realtà.
Non quella che cercavo di intuire, ma quella che si nascondeva sotto ad una maschera.
Ero totalmente a disposizione per comprendere qual era la ragione per cui mi trovavo in quel luogo, perciò avrei voluto approfondire meglio l’argomento con coloro che mi avevano intrappolata in quella rivoltante stanza insanguinata.
Ma il problema era che non li conoscevo per nulla, per questo motivo avrei voluto cercare di trovare una via di fuga, piuttosto che scontrarmi con un assassino.
Così, iniziai a girare lo sguardo verso il mio corpo, verificando la mia postura:
Avevo le ginocchia sbucciate adiacenti a terra,
La mia testa, invece, era rivolta verso il pavimento, penzolante e priva di movimenti,
per la semplice ragione che le mie mani erano bloccate da delle manette di ferro antiche,
che ricoprivano l’intero polso, riuscendo a stringerlo per bene.
Esse erano fissate al suolo, grazie ad una lunga catena, formata da anelli dal spessore importante.
Era un materiale molto resistente e difficile da togliere,
dato che gli utensili antiquati erano maggiormente robusti e duri.
Per cui scappare non era un gioco da ragazzi.
Si era rivelato impossibile, dato che la speranza di poter trovare la chiave era scarsa.
Dovevo assolutamente riflettere su ciò che dovevo fare.
Se non era possibile trovare la chiave, dovevo farlo in altro modo.
Non mi detti per vinta. Tentai di trovare una soluzione.

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Capitolo 20
*** Trypanophobia (Fobia degli oggetti affilati) ***


Chapter 20
Trypanophobia (Fobia degli oggetti affilati)

 
 

Vi sareste domandati in che modo sarei riuscita a squagliarmela, dato che la situazione pareva troppo complicata.
Beh…
Non fu molto semplice.
L’unica cosa che verrebbe subito in mente credo sia:
 Urlare, agitarsi o cercare di afferrare un’oggetto. Vero?
Ma per me non fu così.
Preferì aspettare.
Perché?
Mmmh…
Avevo bisogno di più risposte.
Non volevo essere una persona prevedibile, altrimenti alcune parti del mio corpo sarebbero sicuramente finite per essere appese.
Esattamente come le altre.
 
Improvvisamente una luce chiara illuminò la mia figura per pochi attimi di secondi.
Subito dopo si spense, lasciando che un rumore cigolante prese il sopravvento.
In quel momento, allungai gli occhi verso la fonte del rumore,
scorgendo appena la parte più esterna di una porta di color bianco,
vecchia e piena di impronte e strisce di sangue umano.
Per un attimo il mio cuore si paralizzò per tale immagine,
ma fortunatamente chiusi gli occhi, emettendo un respiro profondo,
che si dilagò per tutta la stanza.
Ero spaventata.
Qualcuno era entrato.
Non sapevo chi fosse, e per colpa della posizione delle catene, non riuscivo più di tanto a voltare la mia testa verso la sua direzione.
Era davvero irritante e frustante non riuscire a farlo.
Ero certa che dietro di me ci fosse qualcuno,
qualcuno che mi stesse osservando tacitamente, immobile.
Che cosa aspettava allora?
Non ne avevo la più pallida idea.
Provai a chiudere gli occhi facendo finta di essermi addormentata.
Almeno, se avessi dovuto morire, avrei preferito farlo rimanendo in pace con me stessa, non avendo quella vista disgustante davanti agli occhi.
Ma prima ancora che riuscissi a volgere il mio viso verso il pavimento,
sentì delle mani che accarezzarono molto delicatamente le mie spalle,
lasciandomi pietrificata.
Quel suo tocco era talmente intenso e delicato, che quasi lo interpretai come una dimostrazione d’affetto. Era spaventosamente piacevole e rilassante, che per un attimo pensai che provasse qualcosa nei miei confronti.
Volevo vedere chi fosse.
Volevo scoprire la sua identità.
Ma, rimasi ancora nella stessa posizione, attendendo con impazienza la sua futura reazione.
Così, dopo pochi secondi, ebbi l’onore di sentirla.
Alzò la sua mano destra, per poi, appoggiarla delicatamente sul mio mento.
“Ah!” Esclamai dopo pochi secondi.
Con un movimento deciso e diretto sollevò la mia testa verso l’alto, disturbando il mio “sonno”
In quel istante, temetti il peggio.
Ma nonostante tutto, lasciai ancora i miei occhi chiusi.
Anche se non serviva a molto, riusciva a mantenermi più tranquilla.
Deglutì e strinsi i denti cercando di darmi ancora più forza.
 
“Di la verità. Non stai dormendo.”
Commentò una voce maschile, suadente e delicata, allo stesso tempo corposa
A causa di quell’affermazione, spalancai gli occhi,
 abbandonando il mio sguardo verso un punto a caso.
Preferì non rispondere, lasciando che se ne accorgesse da solo.
Non doveva essere un ragazzo molto paziente,
difatti, senza alcune esitazione, avvicinò il suo viso vicino al mio collo.
Lo percepì grazie al suo respiro che solleticò la mia pelle,
e grazie alla pressione data alle mani, che stringevano ancora una volta le mie spalle.
Per la prima volta, il mio cuore batteva all’impazzata, tanto da farmi sentire ancora peggio.
Non ero sicura se stessi provando odio e paura.
Più che altro ero preoccupata e scioccata, anche se era piacevole sentirsi avvolte da un corpo caldo
Ci si sentiva protette, nonostante tutto.
 
“Non rispondi, perché non mi vedi?”
Chiese perplesso.
“Si” Risposi delicatamente
“Mmmh. D’accordo”
Concluse, alzandosi da terra.
“Le vostre capacità sono così povere”
Affermò, cominciando a camminare in avanti.
“Perché? Chi siete? Spiegamelo.”
“Una lunga storia..”
“Ho tutto il tempo che vuoi.”
Lo interruppi, guardandolo.
Il ragazzo, di fronte a me, si fece più serio.
Sembrava quasi infastidito dalla mia affermazione.
“Vedremo se hai davvero tutto questo tempo”
Disse, voltando lo sguardo verso il mio.
Malgrado i suoi occhi fossero molto scuri e caldi, divennero così freddi e forti,
da riuscire a comandare le mie attenzioni e le emozioni.
Per un attimo, regnò un gran silenzio.
“Intanto comincia”
Commentai, emettendo un lungo sospiro
“Io non comincio un bel niente. Scoprilo da sola.”
Mi avvertì, voltandomi le spalle.
Decisi così di tacere.
Forse non era il momento più opportuno per chiederglielo,
oppure non poteva dirmelo.
Subito dopo, lo vidi avvicinarsi al tavolo con a mano un coltello non molto grande,
dall’impugnatura di color nero con dei dettagli, costituiti da del ferro.
Su di esso, sembrava quasi ci fosse incisa una lettera.
Non riuscivo a vederla molto bene, visto che il suo palmo la ricopriva
 Quando si avvicinò ad esso, lo accarezzò appena con le dita, lasciando che il legno lo trasportasse fino al corpo che era lì vicino a lui, adagiato su quel tavolo.
Non ero del tutto certa se fosse un uomo o una donna, dato che la mia prospettiva non me lo poteva permettere.
Per un secondo, rimase lì, immobile, a guardare il corpo.
Quali erano le sue intenzioni?
Era già morto dopotutto.
Senza nemmeno avere il tempo per riprendere fiato,
vidi la sua mano trattenere il pugnale con molta forza, infilzandolo contro il suo petto.
Trascinò la lama leggermente più in basso,
per poi rialzarla in alto.
Una piccola quantità di sangue schizzò verso sé stesso, sporcando di striscio una  zona del suo viso e dei suoi vestiti.
Di scatto, voltai la mia testa verso il lato destro della stanza, anche se ormai era troppo tardi.
“Guardami, è questo quello che sono”
Disse, disponendosi frontalmente a me.
Solamente grazie alla luce della lampadina vicino a lui,
riuscivo a notare il suo aspetto:
Un lato del suo viso era ombreggiato,
mentre l’altra parte era completamente illuminata.
La forma del viso era ovale, ben delineata,
I suoi occhi abbastanza allungati, lasciavano intravedere della matita nera verso la parte finale dell’occhio. Essi riflettevano l’oscurità diventando maggiormente scuri.
La sua pupilla divenne nera, con delle piccole riflessature più marroni, della parte laterale.
Il suo sguardo era sempre lo stesso, penetrante, caldo e letale.
Odiavo il modo in cui mi fissava.
Mi penetrava l’anima scatenando una pericolosa tempesta nel mio cuore.
Seguiva poi, il suo collo, particolarmente lungo per la sua corporatura,
ma che lo caratterizzava. Era una parte del suo fascino.
Non era perfetto, ma era di grande importanza nella sua corporatura.
Magro, slanciato, dolce.
Eppure donava una sensazione di forza e potenza, che non si poteva notare immediatamente.
Inoltre, indossava una maglia nera a scollo rotondo, con le maniche molto lunghe.
Difatti esse ricoprivano tutto il palmo della sua mano, lasciando scoperte solamente le sue dita.
Essa cascava delicatamente sulle sue braccia e sul suo addome, permettendo di focalizzarsi sulla loro forma magra, unica nel suo genere.
La forma delle sue gambe era proprio ideale,
Il suo jeans stretto di una tonalità grigio tortora, evidenziava il muscolo dei suoi polpacci,
molto evidenti, che rendevano la forma della sua gamba ancora più invitante e sensuale.
Quei due colori combaciavano in modo eccellente,
facendoti attirare l’attenzione alla sua tipologia di carnagione.
La sua pelle bronzea, rifletteva in modo eccellente quella luce rossiccia che dominava la camera.
Il ragazzo era al centro di tutto.
Non poteva essere evitato in alcun modo.
 
“Non importa chi sei. Puoi decidere chi essere.”
Risposi, leggermente intimorita alla sua immagine.
“Sbagli. Non è così semplice come credi.”
Replicò, pulendo il pugnale con uno straccio bianco.
“Sono stato addestrato per far questo.”
Continuò, guardandomi con la coda dell’occhio.
“Potresti cambiare.”
Conclusi, con un’espressione dispiaciuta.
In quel preciso attimo, vidi alzare il suo sguardo davanti a sé.
Sembrava stesse riflettendo su ciò che gli avevo appena detto.
Quelle poche parole, forse avrebbero potuto cambiare qualcosa.
Voltò i suoi occhi a destra e a sinistra molto velocemente,
poi, in un batter d’occhio, afferrò nuovamente il suo pugnale,
cominciando a camminare nella mia direzione.
Molto lentamente i suoi passi si fecero sempre più vicini,
sempre più rumorosi.
Strinsi i denti, continuando a guardare la sua espressione glaciale, ma un pochino incerta.
Arrivato di fronte a me, si accasciò con le ginocchia, imitando la mia posizione.
Poi, allungò una mano verso la mia nuca, trattenendola con forza,
e con l’altra, puntò la lama nel mio collo, provocando una leggera incisione.
“Mai. Non lo farei per nessuno motivo.”
Pronunciò a bassa voce.
Non vedevo nient’altro che il suo viso nell’openombra e la struttura delle sue dita molto simili a quelle che avevo visto precedentemente al mio risveglio.
“Quindi sei tu, quello che mi ha conficcato quella siringa..”- Proprio in quel momento abbassai lo sguardo verso l’impugnatura del coltello.
“…N..”
Il ragazzo, abbassò lo sguardo, facendo travedere maggiormente la sua rabbia nei miei confronti.
“Lasciala stare Hakyeon. Ci penso io”
 


 
Spazio Autore:
 
Buona Giornata / Buona serata :D
Finalmente siamo arrivati ai capitoli 19 e 20 :D
Credo siano stati scritti con molta emozione e forza mentale, visto che questo periodo è stato molto adatto a ciò che dovevo scrivere in questa parte della fanfiction.
Come avrete visto, ho iniziato ad aggiungere foto ad alcuni capitoli, come avrete visto il 20° :D e delle brevi frasi all’inizio di qualche capitolo inventate dalla scrittrice oppure definizioni e significati copiate da qualche sito consigliato :D
Vorrei proprio conoscere il vostro punto di vista al riguardo :D
Vi lascio alle spiegazioni ;)
 
Chapter 19:
 
“Ritornando ad essere in una fase di totale stordimento” – Ritornando ad essere addormentata.
“Affrontare faccia a faccia la realtà” – Rimanendo sveglia.
Volevo aggiungere riguardo alla camera in cui si trovava, che ho preso ispirazione dalla stanza principale in cui è stato svolto il video “Voodoo Doll” dei Vixx. La parte Dance Version del video.
Le domande successive alla descrizione della camera, indicano che in quella grotta non era stata solamente la protagonista, ma anche altre persone.
“La prima paura ad avermi mostrato la realtà” – In sostanza significa che da quel momento, cominciò a comprendere meglio la situazione e le intenzioni di quei personaggi.
“Che si nascondeva sotto ad una maschera”- Difficile da capire.
Successivamente, Hyllary, spiega che aveva deciso di proseguire, cercando di approfondire meglio questa situazione, evitando in tutti i modi possibili di entrare in contatto con questi esseri, per paura di essere uccisa. Voleva scappare. Ma sfortunatamente si trovò in una posizione decisamente difficoltosa.
 
Chapter 20:
 
FINALMENTE SIAMO GIUNTI ALLA FOTO RAPPRESENTATIVA DELLA PAURA :D SPERO CON TUTTO IL CUORE CHE SIA DI VOSTRO GRADIMENTO :D
Il primo tratto del capitolo, sta a indicare che Hyllary, aveva compreso perfettamente il modo per evadere dalla stanza. Ma aveva bisogno di tempo per farlo, ma soprattutto non vedeva l’ora di conoscere delle risposte alle sue domande.
“Odio e Paura” – Odio, si sentiva sconfitta con una sola frase. Paura, di che cosa le potesse fare.
Nella conversazione con Hakyeon si comprende che da una parte è dispiaciuto di fare quello che gli stava per fare, ma qualcosa di più forte in lui, non gli permetteva di evitare quello che doveva fare.
Forte di lui, non solo una persona più potente che lo dominava, ma anche dentro di sé.
Nella descrizione, metto in evidenzia quattro aspetti che mi hanno colpito:
Il suo collo lungo, i suoi polpacci ben delineati, il colore della sua pelle e sottolineo il fatto che sia una persona al centro di tutto. Impossibile da non vedere. Aspetti ispirati dal personaggio reale.
“voltò gli occhi a destra e a sinistra” – effettuato nel giro di pochi secondi. Quindi niente di strano :)
 
Ringrazio moltissimo, tutti i miei lettori, coloro che mi sostengono e che mi seguono:
 

-H O R A N, Kia_Diggio ParkSeulSung Consu_Maknae Buing Buing _Lolli910 MonkeyCrys Starfire Moonlight ImAdreamer99 KpopBieber_ Kim_Pil_Suk TheshiningSofia amentuccia FrancescaLovatic27 _Mary99_ Kpop_seb Min_Jee Sun bellaisa34 Kim Lia _NisrineKook _JESTY_ Channie debby87 Smomo.
 
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GRAZIE MILLE :) Vi prego, continuate a recensire, darmi consigli e a seguire la mia fan fiction. Se la fanfiction non vi sembra molto coinvolgente o trovate degli errori grammaticali, basta che me lo dite. Al prossimo capitolo :D
 

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Capitolo 21
*** The Talk ***


Chapter 21
The Talk 
 “Lasciala stare Hakyeon. Ci penso io.”
Quelle parole produssero un’eco nel mio corpo, lasciandomi sbalordita.
Anche lui era lì.
 
N, ancora in preda alla frustrazione, ritirò il suo coltello, abbandonando improvvisamente la presa.
Sospirai per la seconda volta, vedendo il suo sguardo da sfida impossessarsi del mio.
Non smetteva di guardarmi nemmeno per un secondo.
Continuava a farlo, nonostante si fosse alzato in piedi.
Ma non mi lasciai sopraffare,
mi mostrai forte e decisa.
Nei miei occhi traspariva potenza ed energia.
Difatti, il nostro comportamento si poteva tradurre come una battaglia.
Nessuno mi avrebbe comandato.
 
Dopo pochi attimi, si stancò, regalandomi la vittoria,
voltò lo sguardo verso il ragazzo che le stava accanto,
avvicinandosi con prepotenza.
“Ti ci metti pure tu adesso, Eh?”
“Non provare a metterti contro di me.
Sai cosa posso farti.”
Rispose il ragazzo dal lungo cappotto grigio chiaro.
 
Senza dire una parola, si allontanò,
 indirizzandosi verso la parte del tavolo dove c’era la frutta guasta.
Lo vidi afferrare una mela di color rosso intenso.
Poi, si appoggiò al muro, incominciando ad addentarla aggressivamente,
come era il suo solito fare.
Il ragazzo gli lanciò un’occhiata disprezzante, prima di togliersi il cappotto.
Sembrava essere infastidito dal suo comportamento.
 
“Oh, scusami non mi sono presentato.
Mi chiamo Max Changmin.”
Aprì il discorso, guardandomi dall’alto in basso.
“E lui è Hakyeon.”
“Quello che..”- “Si proprio lui” Mi interruppe.
“Perché mi hai salvata?” Chiesi incuriosita.
“Io non ho fatto nulla.” Ribatté, prendendo a mano dei guanti di lattice.
“Mi stai mentendo.”
“Perché dovrei farlo?” Mi guardò per un secondo, alzando il sopracciglio destro.
“Me lo spieghi il motivo. Non ho intenzione di stare qui dentro ancora per molto.
Questa stanza è davvero rivoltante” Commentai infastidita.
In quel momento, percepì l’attenzione di Hakyeon su di me.
“Goditeli questi ultimi attimi di vita, invece di sprecare fiato per niente”
Disse N, terminando gli ultimi bocconi.
“Non m’interessa, bastardi”
“Anche maleducata” Commentò Max, lasciandosi sfuggire una piccola risata.
“Tanto dovrei morire, no?”
A quella domanda, appoggiò tutto d’un tratto le mani al tavolo.
“D’accordo. Mi hai davvero stancato adesso.” – “ Ti stanco? Bene.” Risposi subito dopo che ebbe terminato la frase.
“Bene? Che cosa vuoi?” Chiese abbassando lo sguardo verso di me.
Fino a quel momento non l’aveva mai fatto.
“Voglio delle risposte. Voglio capire che cosa sta succedendo.”
“Anche se te lo dico, la situazione non cambierebbe.”
“Beh, prova almeno.” Continuai.
“Non siamo umani come te.
Siamo ciò che vedi. Facciamo ciò che vedi.
Paure.”
“Aspetta. Paure. Vuoi dire che ce ne sono più di una?”
“Esatto. Anche quelli che hai incontrato precedentemente lo erano.”
Rispose come se fosse ovvio.
“Perché lo fate?”
“Lo dice la parola stessa. Paura.”
“Ok. Ti riformulo la domanda che ti ho fatto precedentemente.
Per quale motivo una Paura, dovrebbe salvarmi?”
“Io non ti ho salvata. Sei stata tu ad aver sconfitto quella paura.
Chissà, forse era quella successiva la giusta.” Terminò velocemente.
Subito dopo, fece segno al ragazzo di uscire.
Hakyeon lanciò i resti della mela nello stesso piatto da cui lo avevo preso,
poi si alzò leggermente la maglia, lasciando intravedere una parte della sua schiena.
Era talmente perfetta e invitante che per un attimo non riuscì a distogliere lo sguardo.
Immediatamente, infilò il suo pugnale nei pantaloni, coprendolo leggermente con la maglietta.
Cominciò ad incamminarsi verso la porta, fissandomi per alcuni attimi di secondo.
Dopo poco, se ne uscì, lasciandoci soli.
 
“Bene. La conversazione ora è terminata. Grazie, ma ho delle cose più importanti da fare.”
Disse, ammirando con attenzione gli strumenti di tortura nel tavolo.
“Cioè?” Domandai un pochino spaventata.
Lo vidi avvicinarsi sempre di più, con a mano due coltelli dalle dimensioni differenti e qualche altro piccolo oggetto che dava all’occhio.
Si accucciò davanti a me, appoggiando i suoi gomiti nelle ginocchia.
Sospirò un pochino, mi mostrò uno sguardo di pietà e comprensione nei miei confronti, 
“Quello per cui sono venuto qui.
Uccidere.”
 

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Capitolo 22
*** Weak Assassin ***


Chapter 22
Weak Assassin

 
“Un’assassino è incapace di provare compassione.
E’ costituito solamente dall’ingiustizia e dalla crudeltà.
Caratteristiche povere di potere.” (Azzolin Ylaria)
 
Non ci eravamo mai trovati così vicini per più di due secondi.
Sentire nuovamente il suo respiro addosso, mi metteva sempre più a disagio.
“Pensavi che non sarei tornato, non è così?”
Chiese, mostrandomi un mezzo sorrisetto.
“Puoi allontanarti, per favore?”
Commentai, deglutendo nervosamente.
“Perché? Mi piaci.”
Rispose, fissandomi come solo lui sapeva fare.
“Mi dispiace, ma non sono interessata.”
 Rifiutai la sua proposta, spostandomi leggermente più indietro.
“Peccato.” -  “Non credo” Controbattei immediatamente.
Rimasi sorpresa dalla mia abilità di mentire.
Da quando ero diventata così brava a farlo?
In realtà, ogni volta che lo guardavo mi partiva un colpo al cuore.
Quello sguardo mi faceva andare fuori di testa.
“Scusa, volevo essere gentile, contrariamente di qualcun altro”
Disse, accarezzando dolcemente la mia guancia sinistra.
“Non mi toccare.”
Affermai in tono gelido.
I suoi occhi rimasero fissi nei miei, lasciandosi trasportare dalle mie emozioni.
“Che cosa vuoi?”
Domandai, incuriosita dalla sua reazione.
“Ho la sensazione che il tuo cuore non rifletta ciò che pensi.
Vuoi mentirmi, ma non ne sei capace, vero? ”
Non gli risposi. Aveva ragione, ma non era il momento per rivelarglielo.
“Non vuoi dirmelo. Ti capisco…” Commentò, facendomi il broncio.
“Li vedi questi? Sono ottimi strumenti di tortura.”
Fece una piccola pausa, che durò pochissimi attimi, anche se per me sembrava quasi infinita.
“Quelli a destra sono degli aghi comuni.
Se vengono infilati con molta delicatezza, sarà difficile poi toglierli.
Non sottovalutarli mai, sono molto precisi e se vengono utilizzati come si deve,
potrebbero uccidere diverse persone in un colpo solo.
Quelli a sinistra invece, sono coltelli dalla lama molto fina.
Sono costituiti da metallo e vengono usati dai dottori.
Provocano un intenso bruciore.”
Spiegò, evidenziando l’ultima frase.
Inoltre, si fece più serio, ricercando la mia attenzione.
“Con che cosa preferisci iniziare?
Lama o ago?”
Chiese, guardando gli strumenti con ammirazione, attendendo una mia risposta.
“Io credo che…” Non mi lasciò terminare nemmeno la frase.
“ La lama è troppo interessante per essere presa subito in considerazione. Teniamola per ultima.”
“Rispondi da solo alle tue domande. Non mi hai nemmeno lasciata decidere”
Protestai, stringendo i denti.
“Tanto non mi rispondi lo stesso.”
“Faccio come fate tutti voi.”
Ribattei senza esitazione.
 
Tutto d’un tratto, molto velocemente, vidi la sua mano destra agitarsi verso la mia direzione.
“Adesso stai zitta?!!”
Esclamò, facendomi sobbalzare.
I suoi occhi, improvvisamente, si fecero cupi e crudeli.
Le sue labbra socchiuse tremavano leggermente, notando in lui un forte nervosismo.
Solo dopo pochi attimi di secondo,
mi resi conto di che cosa aveva in mano.
Tre Aghi.
Me lo aveva appena detto, ma non volevo crederci ancora.
Sentivo che una parte del mio braccio stava pungendo insistentemente.
Me li aveva impiantatati nella carne.
Non riuscivo nemmeno a muovere tre dita della mano, a causa di quei maledetti pezzi di metallo appuntito che mi stavano bloccando alcuni nervi.
“Levameli!” Gridai, spingendomi verso di lui.
 “Non sto zitta” Continuai, abbassando il tono della voce.
“Odio quando mi tratti in quella maniera.”
            “Io odio quando mi fai del male invece. Ah.” Mi lamentai con voce sommessa.
Lo vidi voltarsi di scatto nella mia direzione.
“Fa male? Consideralo come un assaggio”
Quelle parole penetrarono nel mio cuore come una lama tagliente.
Facevano male, sia fisicamente che mentalmente,
per questo motivo avvertì una forte debolezza.
Tremavo. Sudavo. Avevo paura.
Ma non perdevo mai la fiducia in me stessa.
 
Tutto d’un tratto, ritornò nella posizione assunta inizialmente.
“Non sono importante per te, vero? Ho provato a mostrare la mia compassione, ma non l’hai minimamente considerata.” Disse con le lacrime agli occhi.
“Un’assassino come te, è incapace di provare compassione.
È costituito solamente dall’ingiustizia e dalla crudeltà.
Caratteristiche prive di potere. Meriti di essere trattato come tu tratti le altre persone”
Risposi, soffermandomi su ogni parte del corpo appesa nella stanza.
Max, rimase lì, a ridere, da solo. Non facendo altro che risollevare la sofferenza.
Non si espresse, si limitò solamente ad afferrare il coltello che aveva momentaneamente adagiato sul pavimento, affianco a lui.
“Questa lama è bollente. Sai cosa significa?”
Domandò, interrompendo ciò che stava per fare.
Nel giro di qualche secondo, senza nemmeno che me ne accorgessi, vidi la sua mano stringermi fortemente la spalla destra, in modo da tenermela bloccata.
Non volevo che peggiorasse la situazione, ma dopotutto se mi fossi ribellata, non avrei fatto altro che peggiorarla. Perciò, lasciai che proseguisse.
La lama andò a perforare la pelle, formando un taglio profondo che iniziava dalla scapola, terminando nella clavicola.
Fu difficile controllarmi. Gridai, per colpa di quel dolore lacerante. Bruciava. Bruciava da morire.
Il sangue colava dalla ferita, cominciando a bagnare la pelle circostante.
“Significa che brucia molto di più.”
Risposi, chiudendo gli occhi, cercando di trattenermi.
“Finalmente la signorina si è degnata di rispondermi.” Fece nuovamente una piccola pausa.
Dopodiché, mi voltò le spalle, dirigendosi verso il tavolo con gli strumenti.
“Avevo pensato di collezionare alcune parti del tuo corpo.
 Ad esempio, quei tuoi occhi grandi e infiniti, che mi trasportano in profondità. Vorrei intrufolarmi con lo sguardo, per arrivare nella tua mente. Ma proprio quando decido di farlo, non riesco mai a capire ciò che pensi. Forse vedono una realtà differente dalla mia”
 Qualcosa cambiò, quando si fece presente un sorriso, facendolo uscire dalla realtà, dove anche la finzione si fece incerta e confusa.
Per un attimo non ebbi il coraggio di farlo.
Non mi sarei mai aspettata quella reazione.
Ma purtroppo sapevo che era l’unica cosa da fare, l’unico modo per mettere fine a quella situazione.
 
Con molta cautela, feci scivolare la mia mano sinistra fuori dalla manetta che mi stava circondando il polso, spingendola all’esterno con l’aiuto dell’altra mano.
Avevo progettato sin dall’inizio il modo per uscire da quella stanza.
Ora che la sua posizione non gli permetteva di vedermi,
dovevo agire al meglio.
Mi alzai in piedi, molto silenziosamente per poi avvicinarmi sempre di più all’assassino.
Trattenni la manetta sinistra, aspettando il momento migliore per porre fine a quella tortura.


 
 
Spazio Autore:
 
Buona Giornata / Buona serata :D
Questa settimana, penso sia una speciale :D
Ho deciso di mettere un altro capitolo, in modo da aiutare il lettore a proseguire con la lettura e per aiutare me stessa ad avere una marcia in più, continuando ad scrivere dei nuovi capitoli.
Volevo solamente informarvi che ho aggiunto una foto al capitolo 8, in cui si possono notare le caratteristiche fisiche della protagonista, Hyllary.
Comunque, nei capitoli futuri, introdurrò le foto di Mckenna e Lay,
così finalmente potrete dargli un immagine :D Se non lo avete già fatto :D
Scusate se per questa settimana non ci sono le varie spiegazioni del capitoli, ma rileggendoli ho avuto la sensazione che non servisse, visto che c’è molta conversazione.
Vi lascio al prossimo capitolo :D
 

 
Ringrazio moltissimo, tutti i miei lettori, coloro che mi sostengono e che mi seguono:
 

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Capitolo 23
*** The key of the victory ***


Chapter 23
The Key of victory

 
Proprio quando pensi di aver perso ogni speranza.
Proprio quando credi che la tua vita stia per terminare,
quello è il momento per ritrovare la forza che hai nascosto.
È vero che ti sembrerà un utopia riuscire a sconfiggere un essere molto più potente delle tue capacità, ma con la riflessione, la concentrazione e l’attenzione ci si può riuscire.
Semplice dirlo a parole, ma i fatti?
Forse voi non l’avreste fatto, ma io sì.
 
§§§
 
Finalmente quel momento era arrivato.
Molto lentamente arrivai di fronte alle spalle dell’assassino, con il cuore che batteva all’impazzata.
Esitai un pochino prima di aprir bocca, visto che ero totalmente agitata.
“Esatto. Proprio due realtà differenti” Dissi tutto d’un fiato.
In arco di due secondi, strinsi la manetta sinistra, mantenendo così in tensione la catena centrale, che collegava i due polsi alle manette.
Successivamente alzai le braccia, ponendo la catena al collo di Max,
effettuando una trazione verso di me.
A causa della rabbia repressa e del dolore alle ferite, la tenetti talmente stretta, che per un attimo temetti che lo avessi ucciso.
Difatti, appena mi accorsi che perse i sensi, lo lasciai cadere al suolo a peso morto, provocando un forte tonfo.
Quando successe, una lacrima incomincio a rigarmi il viso, sentendomi piangere il cuore per ciò che gli avevo fatto.
In quella circostanza mi rispecchiai a Mckenna.
Sapevo che lei era stata un mostro, mentre io no, ma facevo ancora fatica a crederci.
 Avevo fatto la cosa giusta dopotutto.
Non mi ero vendicata, semplicemente mi ero difesa da una persona senza cuore.
Perciò lo avevo fatto per una buona ragione.
Subito dopo l’atto, mi accasciai a terra, del tutto tremolante e preoccupata per la sua condizione.
Così, senza esitazione, mi avvicinai al suo corpo, controllando se fosse ancora vivo.
Premetti le dita nel suo collo, provando a percepire il battito del suo cuore.
Fortunatamente, riuscii a intuire che era ancora in vita.
Sospirai profondamente quando compresi che il peggio era passato.
Non mi ero mai sentita talmente libera, come lo ero in quel preciso istante.
Percepivo il mio corpo più deciso ed energico a proseguire con la grotta, nonostante avessi quei dolori che mi affaticavano.
Ancora con una manetta al polso, mi venne improvvisamente un’illuminazione.
“Le chiavi” Mi ripetei a me stessa.
Non avevo idea di dove si trovassero, ma provai a intuirlo.
Per prima cosa, frugai fra le tasche del suo pantalone, trovandole subito dopo.
“Vi ho trovate” Dissi mostrando un piccolo sorrisetto.
Senza nemmeno guardare che tipo di chiavi fossero, la inserii nella fessura adiacente alla manetta, liberandomene in un batti baleno.
Successivamente le gettai verso un angolo della stanza,
lasciandomi alle spalle tutti quei brutti ricordi.
A quel punto, mi alzai in piedi, avvicinandomi alla porta principale, piena di sangue.
Mi voltai verso Changmin, guardandolo per l’ultima volta, mostrando la compassione che lui non era riuscito a fare.
Subito dopo me ne uscì di corsa.
 
§§§
 
 Appena uscita, mi ritrovai in tutt’altra via da quella che stavo precedentemente percorrendo.
Era abbastanza spaziosa contrariamente a tutte le altre.
Inoltre si concludeva con un angolo molto ampio, ottimo per proseguire.
Ormai ero stufa di guardarmi sempre alle spalle, per controllare che non stesse succedendo nulla di male, perciò decisi di precipitarmi con determinazione verso quella direzione, mantenendo un passo continuo e affrettato, cercando di proseguire il più possibile.
Forse, in quella maniera, sarei riuscita ad arrivare all’uscita molto più facilmente.
Ma proprio quando cominciai ad effettuare i primi passi,
percepì una presenza dietro di me che stava correndo.
I suoi passi erano pesanti e molto veloci, come se non stesse aspettando altro.
Di quelli che credono che l’aspettazione non esista.
Non avrei voluto voltarmi verso colui che mi stava inseguendo, ma non riuscii a resistere.
Ero curiosa di vedere chi fosse.
Quando lo vidii i miei occhi si spalancarono.
Erano pieni di sorpresa e preoccupazione.
“Se n’e accorto quindi” Commentai sotto voce.
Esatto, quel pazzo di Hakyeon mi stava seguendo.
Subito dopo averlo intravisto di sfuggita, aumentai il passo, sperando mi potesse perdere di vista.
Ma più continuavo a crederci, e più mi teneva in pugno.
 
 
§§§
 
Hakyeon Pov:
 
Stavo per inoltrarmi in una via differente,
quando mi accorsi che la biondona stava uscendo di fretta dalla stanza.
C’era bisogno di correre? Tanto non ce l’avrebbe mai fatta.
Non riuscivo proprio a capire che cosa pensava quella ragazza.
Era assurdo cercare di svignarsela in un ambiente come quello, ma soprattutto con gente come noi.
Inoltre, conoscendo Max, ero sicuro che non l’avrebbe lasciata vivere per nessuno motivo,
per cui la situazione mi parve insolita e strana,
Così, andai immediatamente da Changmin, cercando di trovare una spiegazione logica.
 
Subito dopo essermi precipitato, però, lo vidii sdraiato a terra privo di sensi.
Immaginai cosa potesse essergli successo, dato che poco distante dal suo corpo, c’erano delle manette aperte con le chiavi inserite nella serratura.
Non poteva essere nessun altro che quella biondina bastarda.
Quelli che erano riusciti a scappare furono davvero in pochi,
anche se dopo pochi passi avevano ceduto.
Ricordavo ancora il numero esatto delle povere vittime,
entrate casualmente all’interno della grotta.
59
La ragazza era la 60°
Appuntavo il loro numero nei loro corpi.
Ma fu davvero snervante non averli tutti.
Contrariamente da Max, non mi piaceva collezionare pezzi di corpo umano,
amavo sentirmi più forte di un umano.
Farli provare sulla propria pelle il gusto della nostra potenza.
Eravamo esseri sovrannaturali più potenti di un esercito militare ben addestrato.
E questo non faceva altro che accrescere la voglia di ucciderli.
La voglia di incontrarne altri.
 
Subito dopo essermi fatto un’idea, mi voltai di scatto verso la porta.
Anche se la ragazza aveva affrontato questa prova,
ebbi ancora il sapore della sua paura sotto il naso
Capì che non l’aveva ancora combattuta,
perciò senza alcuna insicurezza, uscì, dirigendomi verso di lei.
 
§§§
 
Mentre camminai con passo affrettato,
la vidi girarsi verso di me, aumentando improvvisamente la sua corsa.
“Hai paura adesso vero? Lo percepisco, non puoi mentirmi.” Pensai fra me e me, non perdendola di vista nemmeno per un secondo.
La mia attenzione ora era tutta su di lei.
Sentivo addirittura il suo respiro affannoso, stanco e spaventato.
Era come se l’avessi a pochi centimetri da me.
Che spettacolo entusiasmante.
Finalmente era tutta per me.
Ancora pochissimi passi e l’avrei raggiunta.
Pian piano che avanzavo, riuscivo ad udire perfettamente il suo ripetuto lamentarsi a causa delle ferite che Max gli aveva procurato.
Non ero per niente contrario alla tortura, ma avrei preferito ucciderla all’istante.
In questa maniera non avrebbe potuto far del male al mio Maestro
E non avrebbe potuto scappare.
 
Quei pensieri però cominciarono a far rallentare il mio passo.
Difatti, non mi resi nemmeno conto che la via stava per terminare.
La ragazza stava quasi per voltare l’angolo.
A quel punto, non avevo altra scelta.
Visto che non sarei mai riuscita a prenderla, afferrai molto velocemente il coltello che avevo infilato poco prima all’interno dei pantaloni.
Con determinazione lo gettai in aria, facendo in modo che prendesse la potenza necessaria per spedirlo verso la sua testa.
Subito dopo lo agguantai, lanciandolo con tutta l’energia che avevo.
Riuscivo ad essere molto preciso,
ma sfortunatamente persi una piccola percentuale di concentrazione, ottima per perforarli il cranio.
Effettivamente s’ incastrò tra due grandi rocce che costituivano quel lato della via, sfiorandogli appena gli occhi.
“Dannazione” Gridai, rimanendo immobile.
La biondina, dopo pochi secondi, sfilò la lama con molta facilità, portandosela con sé, inoltrandosi in quel maledetto angolo del percorso.
Ero furioso, solo all’idea che una donna come lei mi avesse battuto.
Troppo coraggiosa per i miei gusti.
Sembrava così ansiosa di affrontare il futuro, utilizzando un misero coltello.
Un oggetto esile come quello, a che cosa gli sarebbe stato utile?
Per battere chi? La prossima paura?
Ah.. non credo proprio si aspettasse un incontro ravvicinato con dei serpenti.

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Capitolo 24
*** Overgrown Grass ***


Chapter 24
Hyllary Pov: Overgrown Grass
 
“L’aggressività è la migliore amica del veleno” (Azzolin Ylaria)
 
Subito dopo aver afferrato il coltello di Hakyeon, scappai a gambe elevate lungo la nuova via proprio a pochi passi da me.
Pareva ancor più accogliente della precedente, visto che la temperatura era salita di parecchi gradi.
Faceva abbastanza caldo, e dato che non sopportavo il freddo, per me era molto positivo.
Mi ero stancata di percepire quell’aria gelida sulla pelle,
avevo proprio bisogno del calore.
Ma non stavo ricercando ciò che già stavo provando,
quella sensazione che proveniva dal mio corpo per la paura di essere presa da un assassino.
Intendevo quella brezza calda che accarezzava appena la superficie della cute,
scivolando dolcemente sulle ferite, rimarginando il dolore che penetrava nel petto, ogni volta che sfioravi appena il suolo con il piede.
Quello che produceva una fiamma ardente a pochi centimetri dalla tua figura.
Calore Intenso.
Una sensazione perfetta, ma che prima o poi avrebbe portato all’aggressività.
Colpa dell’eccessiva temperatura ambientale o per il semplice senso che emetteva.
Ma era quello che ci si aspettava dopotutto, no?
Ed era proprio quello che avrebbe caratterizzato il prossimo personaggio.
Da che cosa l’ho avevo capito?
Ve l’ho detto quanto era importante saper osservare e percepire il luogo circostante?
Le risposte si potevano trovare anche da piccoli suoni, colori, sensazioni, emozioni e strutture.
Non c’era bisogno di troppe conversazioni,
parole dirette e significative, che non facevano perdere ciò che si doveva affrontare, una buona attenzione e un’arma che in situazioni esageratamente violente poteva dare una mano.
Quell’aggeggio mi faceva sentire molto più sicura, visto che potevo difendermi infilzando quella lama, facendo indebolire l’avversario, o addirittura ucciderlo.
Ma se la ferita non bastava, avrei potuto immedesimarmi in una persona malvagia e priva di rimorso come lo erano stati Max e Hakyeon?
Insomma, sarei riuscita a comprendere le intenzioni di Mckenna?
Sarei riuscita a comprenderla anche solo per autodifesa?
Avevo paura di come sarebbe andata a concludersi, visto che in preda allo spavento avrei potuto fare qualsiasi cosa per fermarlo.
Per qualsiasi cosa intendo anche porre fine alla sua vita.
Speravo fino all’ultimo di poter essere seguita dal coraggio.
L’unica cosa che riusciva a trattenere la fiducia
 di poter incontrare la luce che indicava la fine del tunnel.  
Non vedevo l’ora di incontrare il bosco.
 
Improvvisamente il mio piede destro avvertii un materiale soffice e fresco, che si adagiò sulla scarpa, ricoprendola teneramente.
Era davvero talmente leggera da non riuscire quasi ad accorgersene.
Ma appena abbassai lo sguardo, era impossibile non comprendere con che cosa si aveva a che fare.
“Erba?” Domandai a me stessa, spalancando eccessivamente gli occhi per la sorpresa, tanto da lasciarmi con la bocca aperta.
Da quanto ne sapevo, era assurdo trovare un ciuffo d’erba all’interno di una grotta.
Le rocce erano troppo consistenti e unite tra di loro per lasciar passare anche solo una piccola quantità di vegetazione.
Non mi sembrava un aspetto da sottovalutare, visto tutto quello che mi era capitato.
Perciò, proseguii, analizzando per bene ogni singolo cambiamento.
 
Difatti, poco dopo, alzando gli occhi, mi accorsi di che cosa si trattasse realmente.
Un piccolo mazzo di filamenti verdi non erano tutto, come avevo immaginato.
Da quel punto, iniziava la vera difficoltà.
Erba che pian piano ricopriva il suolo e le pareti della via, crescendo sempre di più, diventando così da intralcio per l’avanzare.
Era troppo alta, anche solo per scorgere qualcosa traverso,
inoltre era talmente folta da non riuscire nemmeno a vedere dove mettere piede.
 
Esitai un’ attimo prima di entrare all’interno di quella sovrastante erba incolta.
Ancora non ero sicura che fossi riuscita ad uscirne viva, ma anche se mi girai attorno più volte, non c’era traccia di alcuna scorciatoia.
Questa volta avrei dovuto seriamente inoltrarmi affrontando in prima persona quella agghiacciante situazione che metteva in confusione la vista e il tatto.
Era il momento di intuire le mosse, riflettendo profondamente sulla calma, permettendo al pensiero di prendere il sopravvento.
 Non ero certa di nulla, ma puntavo completamente nella mia forza interiore e nella mia arma, che tenevo stretta, non permettendo che alcuna situazione ci separasse.
 
§§§
 
Come presumevo, quei filamenti pizzicarono la mia pelle.
Iniziai così ad grattarmi in vari punti delle braccia e gambe,
visto che erano a diretto contatto con l’epidermide.
Ero totalmente infastidita da quel tocco così sottile e delicato, tanto da provocarne un’irritazione.
Molto probabilmente, colpa delle mie unghie lunghe che sfregavano ripetutamente su di essa.
Almeno ne ero consapevole, per questo motivo me ne feci una ragione.
Andai avanti, senza soffermarmi su quelle trappole,
finché un leggero sibilo non catturò la mia attenzione.
Per un secondo rimasi affascinata da ciò, ma ormai era troppo tardi per aspettare.
“Tre e cinquanta” Segnava il mio orologio.
Le ore erano trascorse troppo velocemente, avrei dovuto far presto.
Non volevo proseguire nel bosco in ore così tarde.
Sarebbe stato troppo pericoloso per la mia salute, visto che si aggiravano molti animali poco raccomandabili.
Perciò, guardai di fronte a me, senza rimpianti.
Sapevo ciò che volevo fare.
 
§§§
 
Dopo pochi minuti, una nuova sorpresa.
Questa volta un essere ancora non identificato strisciò proprio al di sopra delle mie dita, interrompendo il mio cammino.
Poi, di nuovo quel sibilo.
Leggero ma davvero invitante.
Credevo fosse stato solamente frutto della mia immaginazione, visto che tutte quelle piante avrebbe potuto giocare dei brutti scherzi.
Ma nonostante fossi rimasta immobile, la percepii per una seconda volta.
L’ultimo strusciarsi risultò quasi più deciso e dalla durata più lunga.
“E ora che cosa c’è?” Pensai tra me e me, spezzando quella stressante attesa.
Un sorriso poco incoraggiante uscì dal mio volto sconvolto e privo di emozioni.
Ero spaventa all’idea di conoscere la loro specie.
Anche se chiunque sarebbe riuscito a riconoscerlo, io in quel preciso istante, non me ne resi nemmeno conto.
Il tipico sibilo dei serpenti.
La tipica sensazione fredda e viscida del contatto diretto con un serpente.
Semplicemente dei serpenti.
Ma quando si trattava dell’ansia e della poca visualizzazione,
 nemmeno la perfezione avrebbe potuto sconfiggerli.
Così, molto lentamente ripresi fiato, avanzando ancor di più.
Perché era così difficile controllarsi?
Non avevo mai incontrato degli animali nella grotta, ma c’era una prima volta per tutto.
Lo sapevo. Lo immaginavo sin dalla prima volta che avevo messo piede in quella situazione.
Perché avevo scelto di addentrarmi da sola in quel buco enorme?
Non avevo rimorsi riguardo le mie scelte all’interno d’essa,
ma mi resi conto solo in quel momento del mio grande errore di entrare.
Non volevo che mi venisse in mente, ma ero talmente disperata da aver perso per un istante la concentrazione.
 
Agitando ossessivamente i miei piedi in varie direzioni, cercando di trovare una via d’uscita,
non mi accorsi che un serpente dalle dimensioni maggiori cominciò a stritolarmi la caviglia sinistra, non permettendo il normale flusso sanguineo.
A quel punto, persi la facoltà di ragionare.
Frustrazione e Rabbia dilaniarono ogni parte del mio corpo,
permettendomi di agire in maniera immediata.
Sollevai la gamba vittimizzata, per poi voltare il mio busto,
quasi come se stessi facendo una piroetta.
Con tutta la forza che avevo scaraventai la serpe contro una delle pareti,
provocandogli una serie di ferite che gli fece perdere i sensi.
Fortunatamente, ogni rumore presente cessò in un batti baleno, divenendo un silenzio assoluto.
Capì, che tutti gli altri serpenti si rifugiarono per la paura di essere uccisi.
Facevo ancora fatica a credere che ce l’avevo fatta.
Difatti, un piccolo sorriso mi scappò, lasciando trasparire un breve suono spontaneo.
“Chi ti ha dato il permesso di anche solo sfiorare i miei serpenti?!?”
Gridò furiosamente una voce maschile proprio dietro di me.

 
Spazio Autore: 
Ringrazio moltissimo, tutti i miei lettori, coloro che mi sostengono e che mi seguono:
 

-H O R A N, Kia_Diggio ParkSeulSung Consu_Maknae Buing Buing _Lolli910 MonkeyCrys Starfire Moonlight ImAdreamer99 KpopBieber_ Kim_Pil_Suk TheshiningSofia amentuccia FrancescaLovatic27 _Mary99_ Kpop_seb Min_Jee Sun bellaisa34 Kim Lia _NisrineKook _JESTY_ Channie debby87 Smomo.
 
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GRAZIE MILLE :D Vi prego, continuate a recensire, darmi consigli e a seguire la mia fan fiction. Se la FF non vi sembra molto coinvolgente o trovate degli errori grammaticali, basta che me lo dite. Al prossimo capitolo :D
 

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Capitolo 25
*** Ofidiofobia (Fobia dei serpenti) ***


Chapter 25:
Ofidiofobia (Fobia dei serpenti)
 

“Chi ti ha dato il permesso di toccare i MIEI serpenti?!?”
Domandò, alzando la voce per farsi sentire.
Lo chiese con un pizzico di divertimento nella voce, come se non stesse aspettando altro.
In pochi attimi mi ritrovai sconvolta esattamente come il mare in burrasca.
Speravo con tutta me stessa che avessi superato quella paura, ma come al solito, il mio difetto era quello di pensare di poter risolvere i problemi e le difficoltà con molta semplicità.
Invece, ci voleva tempo ed energie e tanta forza sia mentale che fisica per superarli.
Fino alla fine avevo creduto al meglio,
ma dopotutto immaginavo che un altro ragazzo mi avrebbe sorpresa.
Avevo avuto ragione sin dall’inizio.
Non ero sola nemmeno qui.
Ma per capire se fosse  davvero aggressivo come avevo predetto,
avrei dovuto conoscerlo meglio.
 
“Mi dispiace, ma il tuo serpente mi stava facendo del male.
Dovevo difendermi in qualche modo, non credi?”
Chiesi, guardandomi attorno, sperando di poterlo vedere.
Quel maledetto “prato”, però, non mi permetteva di notare il suo fisico.
Non sopportavo più tutta quell’erba davanti agli occhi,
che faceva prudere in ogni angolo della pelle.
Stava diventando davvero fastidioso e claustrofobico
rimanere intrappolata lì dentro.
L’aria era talmente calda, che diventò irrespirabile,
tanto da far crescere l’ansia e la voglia di uscire.
Inoltre, non sapevo nemmeno da che lato si trovasse.
Dato che ero molto ansiosa, non riuscì a comprendere da dove provenisse.
Così, speravo che potendo domandargli qualcosa, avrei potuto vederlo.
Ma senza nemmeno il tempo di aprir bocca,
sentii una risata rumorosa, che rimbombò nelle pareti della grotta.
Per un secondo, mi spaventò, abbandonandomi alla tensione.
“Questa era la sua risposta.” Pensai, continuando a ricercarlo. “Davvero patetica”.
“Voglio vederti! Chi sei?”
 Commentai a voce alta, respirando affannosamente.
Così, chiusi le palpebre degli occhi, lasciandomi sopraffare dal desiderio di incontrarlo.
Ero allerta ogni volta che percepivo
con la vista o con l’udito un piccolo movimento.
Inizialmente, credevo fossero quei maledetti serpenti che mi distraevano già da un bel pezzo, ma poco dopo, mi accorsi che si trattava di un ragazzo a pochi metri di distanza.
Era girato di spalle, perciò già da lì riuscivo a scorgere,
ma non ero ancora soddisfatta.
Difatti, senza esitare, allungai il passo verso di lui,
tenendo il braccio proteso in avanti, tentando di afferrarlo.
 
Ma proprio quando il mio braccio lo sfiorò appena,
mi ritrovai fuori da quell’ondata di percorso incolto.
Ancora non credevo ai miei occhi!
Di fronte a me, solamente il proseguimento delle pareti rocciose.
Non c’era più nulla, oltre quel tratto.
La solita via.
Tutto era tornato alla normalità, per così dire.
 
§§§
 
Ancora un pochino sconvolta, mi guardai attorno, controllando se fosse veramente tornato tutto alla normalità come credevo.
Ma soprattutto dove si trovava ora quel ragazzo?
Doveva pur essere lì attorno.
In un attimo, l’ambiente si fece inquietante  e pieno di tensione.
diventò un silenzio insopportabile, tanto da trasmettere quella brutta sensazione,
che mi stava accompagnando sin dall’inizio di questa esperienza.
La Paura.
 Ormai quella parola era diventata un must.
Finché, dopo quella piccola tregua, sentii lo stesso sibilo precedente udito.
Quei serpenti maledetti erano ancora lì vicino.
Sembravano talmente vicini, da quasi avere la sensazione di sentirseli addosso.
Così, nonostante tutta quell’ansia accumulata, ingoiai l’aria, aspettando che accadesse qualcosa.
Ma restando immobile, non avrei fatto altro che aumentare la mia incertezza.
Non potevo continuare a scappare dal pericolo,
dovevo affrontarlo faccia a faccia.
Non avevo molto tempo per decidermi.
Dovevo agire molto velocemente.
 
“Vuoi uscire da qui?” Domandai a me stessa.
“Allora voltati e affrontalo.” Conclusi, stringendo gli occhi, tentando di darmi coraggio.
 A quel punto, con un’espressione affaticata e piena di preoccupazione,
volsi tutto il mio corpo verso la fonte del rumore.
Proprio alle mie spalle, avevo colui che avrei voluto incontrare da un bel po’.
“Sei contenta ora?” Chiese il ragazzo, lasciandomi intorpidita.
Quelle parole vennero pronunciate da delle labbra rosee appena carnose,
che alla prima lettera apparivano innocue,
fino a quando non arrivarono a chiudersi completamente.
Da lì, trasparì un piccolo sorriso amaro,
che in un attimo solo penetrò dentro di me,
nella stessa velocità di un morso velenoso provocato da un serpente.
Erano talmente potenti e subdole,
che quasi ebbi l’impressione che fosse stato lui ad effettuare quel sibilo leggero. 
  La mia attenzione, però, non si soffermò solo nel messaggio che davano le sue labbra,
ma anche da quello che percepii dai suoi occhi macabri e attraenti, completamente neri.
La sua pupilla lucida era nascosta dal colorito esageratamente scuro delle sue iridi,
in modo da mettere in evidenzia il bianco pallido della sua cornea.
Questo permetteva all’occhio di costituire una certa espressione,
che fino a quel momento non avevo mai visto.
Non riuscivo a descriverla con esattezza,
 ricordo solamente che non trasmetteva alcun dolore,  
nessun rimpianto e alcun rimorso.
Non era vuoto, ma deciso e pienamente convinto di ciò che stava progettando di farmi.
 
Inoltre, i suoi capelli sottili e alquanto soffici, costituiti da un ciuffo e un taglio rasato in un lato della testa, riflettendo l’ombra dell’erba che li accarezzava appena, causa della poca distanza.
Donavano quasi delle riflessature di color viola, andando così, a completare il suo fascino letale.
Per non parlare del suo gilet jeans, per metà di un blu scuro,
e per metà rifinito da dei dettagli dalla fantasia simile alla pelle di un serpente.
Esso andava a ricoprire una maglietta senza maniche dallo scollo rotondo molto profondo, che evidenziava le sue braccia possenti e allenate.
La sua corporatura e la sua altezza, faceva pensare ad un militare, ma allo stesso tempo ad un pratico con le arti marziali.
Forse, grazie ad una cintura che rendeva ancor più aggressivo il suo fisico slanciato e forte, formata principalmente da pallottole d’oro e proiettili pesanti.
Si  notava benissimo la loro qualità, dato che bilanciavano in avanti,
perciò era impossibile dire che non fossero vere.
Sicuramente non avrebbero pesato in quella maniera.
Dopotutto il suo fisico era molto possente,
 sarebbe stato un gioco da ragazzi trattenere delle pallottole false.
Compresi subito che l’illusione non faceva parte della sua personalità.
Voleva che tutto fosse realtà.
L’ultimo oggetto sulla quale mi soffermai, fu una collana d’argento attorno al suo collo.
Il pendente mostrava un serpente di circa 10 centimetri.
Era strutturato da un materiale insolito.
 Non si trattava di oro, argento o pietra,
 ma di una sostanza molto particolare e indescrivibile, da sembrare quasi reale.
Credevo fosse frutto di mia immaginazione,
ma in quella collana sembrava esserci rinchiuso un serpente.
Credo si chiamasse, Cobra Reale, visto il suo colore e la sua dimensione estesa.
Mi stava incantando profondamente da minuti ormai,
tanto che non riuscii a trattenermi all’idea di afferrarlo.
Volevo scoprire la sensazione di averlo sulla mia pelle.
Ogni secondo in più mi soffocava.
Volevo prenderlo.
Così, decisi di alzare la mano verso di esso, lasciandomi trasportare dal suo fascino.
“Avanti. Prova a toccarlo.”
Disse, avvicinandosi di un passo verso di me.
“Mah.. Posso?” Domandai con voce tremante.
“Certo.” Rispose, talmente coinvolgente.
Quella voglia divenne troppo importante.
Difatti, portai una mano al suo collo, iniziando a toccargli per prima cosa la sua pelle, accertandomi delle sue parole.
Pelle liscia e fredda.
Era davvero strano che non fosse calda,
dopotutto quel caldo che faceva in quel tratto.
Decisi comunque di proseguire, avvicinandomi sempre di più al ciondolo.
Fortunatamente, mi resi conto di ciò che stavo facendo,
subito dopo aver colto il suo sguardo autorevole in cui dominava la paura.
Ma la situazione si fece preoccupante, quando intravidi dei serpenti di colori differenti pervadergli una parte della schiena e delle spalle.
E degl’ occhi freddi e surreali, fissarmi con inquietudine.

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Capitolo 26
*** Waiting ***


Chapter 26:
Waiting

 
“ Uno di quelli che l’aspettazione gli è indifferente, che non gli provoca agitazione né turbamento.” _ Azzolin Ylaria
 
Finché, non ebbi il piacere di vederli per bene,
quando si sollevarono molto lentamente dalle sue spalle.
Si trattavano di tre serpenti, molto differenti tra loro:
Cobra Sputatore Rosso, un piccolo serpente dai colori vistosi
Vipera Soffiante, di cui il suo veleno provoca dei seri problemi
e il Crotalo dei boschi, se a contatto con il veleno, data la sua tossicità può causare la morte.
Quei animali erano molto pericolosi.
Essi strisciavano ripetutamente intorno al suo busto, cambiando continuamente posizione,
donandogli un’immagine molto più imponente e crudele.
Animali subdoli dalla pelle fredda e viscida erano a contatto con quella del ragazzo.
Solo l’idea mi veniva da rimettere.
Era un’immagine rivoltante.
Oltre a farmi ribrezzo, sentivo di avere una paura allucinante che attanagliava il mio cuore e il mio corpo, non riuscendo nemmeno a comprendere da dove derivasse.
Ero davvero impaurita da quelle bestie,
ma soprattutto da che cosa mi sarebbe potuto capitare in seguito.
Subito dopo che quel silenzio opprimente prese prevalenza,
incominciai a sentirmi girare la testa, tanto da farmi perdere l’equilibrio.
Così, indietreggiai d’istinto di qualche passo,
sbattendo accidentalmente contro la parete più vicina.
Fortunatamente non mi procurai alcuna ferita, ma per colpa del colpo dato, rimasi appoggiata sulla parete, sperando mi potesse venire in mente qualche idea, che mi avrebbe potuto salvare la vita.
La circostanza risultò troppo complicata.
Non avrei mai potuto sconfiggerlo scappando come avevo fatto precedentemente.
Era troppo potente per un essere umano.
Avevo bisogno di un aiuto.
Immediatamente, alzai gli occhi verso il ragazzo,
 scoprendo che la sua posizione non era cambiata.  
Era la stessa identica posa.
La interpretai come un avvertimento.
Dopotutto, si comprendeva benissimo che era uno di quelli che l’aspettazione gli era indifferente, che non gli provocava né agitazione né turbamento.
Non gli faceva effetto,
 anzi, sembrava essere in perfetta armonia con essa.
Ma come era venuta, si era anche volatilizzata.
Difatti, quando vidi che le sue creature scesero dal suo corpo, rientrando fra l’erba alta,
mi venne un dubbio incrollabile.
In pochi attimi, si voltò verso di me, chiedendomi con un piccolo accenno di divertimento, avvicinandosi:
“ Mi spieghi, come hai fatto ad arrivare fin qui?”
Ormai, non sapevo se rispondergli,
così, mi morsi il labbro inferiore, strappando accidentalmente un pezzo di pelle.
“Sei così prevedibile.”
Concluse il ragazzo, arrivandomi a pochi centimetri di distanza.
Nonostante tutto, continuai a non rispondergli, lasciando che il silenzio lo facesse per me.
“Forse non ci siamo capiti, ti ho fatto una domanda!”
Disse, facendo sbattere le mani contro la parete che mi sosteneva.
Percepì una certa aggressività nella sua voce, tanto da farmi prendere un colpo.
Così, dopo una piccola pausa, decisi di rompere quella situazione terrificante:
“Lo vedi questo coltello?” Gli domandai, guardandolo dritto negli occhi.
“Non pensare che io non lo utilizzi.” Continuai, fingendomi coraggiosa.
A quel punto, tornò serio, cominciando la sua risposta annuendo:
“Non credi che sia giunto il momento di porre fine a questa tortura?
La smetti di darti coraggio? Tanto non uscirai mai di qui.”
“Io non voglio mollare. Proseguirò finché non troverò l’uscita di questa grotta”
Replicai, stringendo l’impugnatura, cercando di darmi forza.
“D’accordo. Allora preparati a questa lotta. Vediamo chi vince. Sono proprio curioso”
Concluse, guardandomi da testa a piedi con disprezzo.
“Lotta?” Pensai tra me e me.
Dopo quelle parole, sentii la stanchezza bucarmi lo stomaco.
Infatti, mi aggrappai forte alla struttura della parete rocciosa,
talmente tanto che le nocche delle mani divennero bianche.
Successivamente, vidi l’estraneo allontanarsi un pochino da me,
lasciandomi la possibilità di respirare più liberamente.
Mi sentivo meglio, ma non ancora del tutto bene.
Qualcosa nei suoi occhi faceva intendere ben altro.
Improvvisamente, senza poter battere ciglio,
vidi la sua gamba alzarsi e indirizzarsi verso il mio busto.
Tremai dalla paura, ma in pochi attimi,
rotolai dal mio posto, scivolando in avanti, adiacente alla parete che mi assistii.
Non so in quale velocità riuscii a farlo, ma almeno fui sicura di aver superato quel colpo.
Per me fu già un eccellente traguardo.
Decisi, così di voltarmi verso di lui, provando a capire che cosa avrebbe fatto subito dopo.
Ma proprio quando lo feci,
vidi che tentò ancora una volta di calpestarmi con violenza contro la parete,
sperando che ripetendo quell’azione costantemente, sarebbe potuto servire a qualcosa.
Risultò però, una perdita di tempo, visto che nonostante la sua precisione, non riuscì a colpirmi.
Ero davvero troppo agile per un essere come lui?
Beh..in realtà stavo facendo una fatica mostruosa a schivare ogni sua botta,
ma mi sentii davvero sollevata quando seppi che il mio sforzo non era stato vano.
Anche se il fiatone e la paura furono in primo piano, non mi detti per vinta.
Proseguii, fino a quando non ebbe terminato.
Proprio quando lo pensai, il ragazzo concluse con quel tipo di minaccia,
lasciandomi cadere a terra dallo stordimento, a causa delle torsioni che effettuavo.
Un suono profondo e spontaneo uscii dalle mie labbra,
aiutandomi a tranquillizzarmi, per colpa dello sforzo.
 
Pareva tutto così perfetto, fino a quando non percepii la sua figura davanti ai miei occhi.
Ricordo che si accucciò leggermente, stritolando aggressivamente i miei polsi, per poi spingerli furiosamente contro la parete opposta, poco distante da dove mi trovavo.
In quel modo, riuscì a sollevarmi da terra, facendomi ritornare ad avere una posizione eretta.
Subito dopo, mi strinse fortemente il collo,
non lasciandomi la possibilità di ribellarmi in alcuna maniera.
Per poco, non mi sembrava quasi di volare da quanto mi aveva sollevata,
ma soprattutto, dopo quella presa riuscivo a malapena ad avere dell’ ossigeno.
L’unica cosa rimasta fu l’ossigeno, che era tutto per me, e quella lama che portavo appresso.
Avrei dovuto usarla?  Era quello il momento adatto per difendermi?
L’angoscia mi stava uccidendo, pur di non morire avrei dovuto far qualcosa.
Così, senza nemmeno guardarlo di striscio, agì secondo il mio istinto.
“Devi capire che c’è in gioco la mia vita.
Non avrei mai voluto arrivare a questo punto, ma credo che con voi, non ci sia nulla da fare.”
Terminai con la poca voce che mi era rimasta, accorgendomi dell’oggetto che mi aveva accompagnato per tutto quel tragitto.
Il coltello di Hakyeon.
Con quell’arma avrei potuto ferirlo, in modo da fargli perdere l’attenzione su di me.
Ma sarebbe bastato?
Oltre alla ferita, avrei dovuto porre fine a quel battito del cuore, adiacente al mio petto?
 Mi sentivo davvero in colpa, ed ero spaventata all’idea di dovermi immedesimarmi in una certa maniera a Mckenna, anche se lo avrei fatto per una giusta motivazione.
Ancora stentavo a crederci. Sarei riuscita?
Purtroppo, non avrei mai potuto saperlo, se non avessi provato a farlo,
perciò, strinsi gli occhi per un secondo, cercando di non farmi distrarre dalla sua paura.
Dopo ciò, proiettai la lama verso la sua cosca, sperando di poterlo spaventare in qualche maniera.
L’avvicinai sempre di più, molto lentamente, sperando che con un colpo deciso fossi riuscita a conficcargliela nella carne.
Mi dispiaceva solo al pensiero, nonostante fosse violento, mi attirava parecchio e averlo così vicino mi rendeva contenta e mi faceva sentire protetta.
Se solo, le sue mani non stessero tentando di uccidermi, bloccando il mio respiro,
avrei sicuramente cambiato idea.
Anzi, credo che non mi sarebbe passato nemmeno per la mente di agire così.
Ma percepivo che la sua decisione non era cambiata,
no, mi stringeva così tanto il collo che quello fu il vero istante che non mi permetteva di respirare.
Con determinazione non mi lasciai sopraffare da ciò,
ormai sentivo nel mio cuore che avevo superato quella sensazione attraverso quel pugnale.
Puntavo tutta la mia vita attraverso quell’oggetto.
Anche se nella realtà, avevo il terrore di ucciderlo.
Quel tipo di paura era passata in primo piano.
Non erano più i serpenti a preoccuparmi, ma quell’insignificante arma, che potevo usare per mettere fine a quella prova.
Non avevo la forza di alzare un muscolo, ma proiettare quell’oggetto sì.
Fu talmente surreale, che per un attimo non me ne resi conto.
Potevo eliminare quel genere di paura,
 avendone un’altra più forte che stava prendendo il sopravvento?
Fino a quel preciso istante non ci avevo creduto,
ma ora che mi trovavo in una situazione simile,
ci avrei creduto?
Sarebbe stato possibile?
Evidentemente, solo l’attesa avrebbe prodotto qualcosa.
Grazie a quel ragazzo, avevo imparato ad essere paziente.
Aspettando ciò che mi ero proposta di avere.
Un aiuto.


 
Spazio Autore: 
Ringrazio moltissimo, tutti i miei lettori, coloro che mi sostengono e che mi seguono:
 
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GRAZIE MILLE :D Vi prego, continuate a recensire, darmi consigli e a seguire la mia fan fiction. Se la FF non vi sembra molto coinvolgente o trovate degli errori grammaticali, basta che me lo dite. 
Al prossimo capitolo :D
 

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Capitolo 27
*** The knife in the skin of the Snake ***


Chapter 27
The knife in the skin of the snake
 
“ Il pensiero è l'attività della mente, un processo che si esplica nella formazione delle idee, dei concetti, della coscienza, dell'immaginazione, dei desideri, della critica, del giudizio, e di ogni raffigurazione del mondo; può essere sia conscio che inconscio.
 
“Un aiuto”
Tenni a mente quella parola per qualche secondo,
fino a quando non decisi di aprire gli occhi.
Volevo tanto che ciò che desideravo, si potesse avverare in un secondo solo.
Ma forse non ero stata abbastanza decisa.
Forse, ancora una volta stavo scappando dal mio pensiero, senza nemmeno rendermene conto.
Sapevo, però, che non dovevo ripetere ancora una volta quell’azione.
Non sarebbe servita a nulla.
Solamente a perdere quella prova.
No. Io dovevo cambiare.
Dovevo controllare i miei difetti e le mie paure, per riuscire a sconfiggerla.
 
Anche se a stento riuscivo a stare con gli occhi aperti,
intravedevo comunque colui che avevo di fronte a me.
Il ragazzo, molto vicino al mio corpo, che trattenne la sua presa al mio collo,
talmente forte che per un attimo non mi sembrò il solo a farlo.
Difatti, per verificare che la mia affermazione fosse corretta,
indirizzai il mio sguardo verso le sue braccia,
accorgendomi immediatamente dell’unica cosa che non ero riuscita a scorgere.
Avevo ragione.
Non era il solo a stringermi il collo.
Le sue braccia, infatti, erano ricoperte da due dei serpenti che avevo visto precedentemente.
Essi, continuavano ad attorcigliarsi, arrivando ad avere un contatto con la mia pelle, arrivando a strozzarmi con le loro viscose e ruvide squame, che li caratterizzavano.
Stavano iniziando a chiudere le mie cavità respiratorie,
non permettendomi di far passare almeno una piccola quantità d’ossigeno necessaria.
Ormai la mia visione si fece sempre più offuscata,
impedendomi di concentrarmi su ciò che avevo progettato di fare.
Evidentemente, se fossi stata alla loro altezza, sarei riuscita a farlo,
ma dopotutto, ai loro occhi era un essere inutile e privo di significato.
Perciò, compresi che se fossi davvero riuscita, sarebbe stato per opera di un miracolo.
Nient’altro che un miracolo.
 
La mia lama era a pochi centimetri dalla sua gamba,
ma proprio per colpa di quegli attimi,
non ero riuscita a colpirla, ma solamente a sfiorarla appena.
La mia mano tremava.
Non riuscivo più a sostenere l’arma.
Così tanto debole, da far scivolare dalle dita il pugnale,
perdendo quel briciolo di speranza che mi era rimasto.
 
 “Credi di riuscire a sopravvivere senza respiro?
Ti avevo avvertito. Questa è la tua fine”
Terminò ridacchiando.
“Aiut-“
Tentai di pronunciare, lasciando che la paura di ciò che avrei dovuto fare,
 sorpassasse quella dei serpenti che mi stavano soffocando.
Decisi così, di abbassare la testa, a causa del sonno che stava prendendo il sopravvento , lasciando sprofondare molto lentamente anche le mie palpebre.
 
“Le mie Idee
Le mie Immaginazioni
E i Desideri
Avrebbero avuto un giudizio.”
 
Tutto d’un tratto, ebbi la sensazione che il ragazzo voltò lo sguardo di lato,
schiarendosi appena la voce.
Subito dopo, fuoriuscì un suono sommesso, quasi come se fosse divertito,
dimenticando per un attimo la stretta al mio collo.
I due serpenti velenosi, scivolarono velocemente a terra, disponendosi frontalmente al giovane,
come se lo stessero proteggendo da un avversario.
 
Senza dire una parola, mi accasciai al suolo,
respirando molto lentamente e profondamente, per riprendere fiato.
Poi, accarezzai il mio collo, cercando di togliere il dolore che aveva causato la presa.
Ma perché mi aveva lasciata andare?
Non era così sicuro di quello che mi stava facendo?
E perché i suoi serpenti lo stavano difendendo?
Le risposte alle mie domande, si fecero presto presenti,
quando anche io decisi di guardare nella stessa direzione del ragazzo.
 
Dall’erba incolta si poteva intravvedere un’ombra ancora poco definita,
ma che in quel preciso istante mi diede una grande speranza.
Data la situazione, decisi di rimanere immobile, prestando attenzione ad ogni minimo spostamento, cercando di captare qualsiasi segnale sospetto che provenisse da quell’ombra.
Ma prima, avrei proprio voluto vedere la reazione del ragazzo bruno a un metro di distanza da me:
In lui, non era più visibile quel sorrisetto perfido,
sembrava, invece, alquanto spaventato da quell’essere.
Così, appena quell’ombra si fece maggiormente vicina, chiamò due serpenti,
che in un attimo solo pervadero  le sue mani.
Il ragazzo, spaventato si guardò attorno,
stringendo talmente tanto i due serpenti, che iniziò a tremare.
 
Uno spettacolo imperdibile.
Una paura terrorizzata da un altro essere più potente.
Non avevo mai visto una scena del genere.
Ma da una parte, provavo anche io timore.
Ero solo una povera umana.
Avrei dovuto come minimo provare paura nei suoi confronti.
 
Improvvisamente, il ragazzo vicino a me, indietreggiò di qualche passo,
tentando di prendere lo slancio.
Poco dopo, prese la rincorsa, per sollevarsi da terra con molta precisione,
effettuando una torsione con tutto il corpo, che gli diede la spinta necessaria per lanciare i serpenti che aveva a mano contro l’avversario, che in quell’attimo si fece presente riuscendo a sorpassare il tratto pieno di vegetazione.
A quel punto, il ragazzo rimase immobile, sperando ad una reazione scadente al suo attacco.
Poco prima che si fece vedere, il giovane di fronte a me,
voltò il suo sguardo verso il mio, accorgendomi della sua preoccupazione e della sua frustrazione.
“Che cosa hai fatto?” 
Domandò lievemente sconvolto, facendomi sentire colpevole del pericolo che incombeva.
“Io non ho fatto nulla”
Risposi, completamente ignara.
Per un attimo rimase a fissarmi, come se stesse credendo alle mie parole, ma senza dire nulla, si voltò continuando a prestare attenzione all’erba incolta.
Così, lo feci anche io, aspettando la reazione dell’altro.
 
In un arco di tre secondi, vidi uscire Hakyeon, con in mano due coltelli dalle dimensioni simili, maggiormente consistenti da quelli che avevo conosciuto.
In particolare, rimasi affascinata dalla sua splendida abilità di saperli maneggiare con molta precisione e disinvoltura, ruotandoli e sollevandoli come se fosse semplicissimo.
È vero, anche poco prima lo avevo visto scaraventare il coltello che ora era di mio possesso,
ma non mi ci ero soffermata molto, a causa della frenesia e della voglia di proseguire.
Perciò, solo ora, mi resi conto di quanto fosse capace.
Di quanto fosse dannatamente perfetto con quel tipo di arma.
 
In pochi attimi, i serpenti arrivarono davanti ai suoi occhi,
 schizzando una piccola quantità di veleno verso il suo viso.
 Con molto charm, riuscii a schivarlo, proteggendosi con la mano.
Successivamente, lo vidi uccidere gli animali, utilizzando i due coltelli come difesa personale.
Solo poco dopo aver effettuato l’azione, mi accorsi che li sezionò in due.
Una grande quantità di sangue schizzò nell’erba, colorandola di una tonalità rossa scura,
mentre il restante si adagiò al suolo, creando un’atmosfera macabra, che incuteva inquietudine.
Fu davvero un’immagine disgustosa e ripugnante.
“Finiscila Tao”
Disse al ragazzo, fermandosi a pochi metri da lui.
“Far finita di cosa? Non ho nemmeno iniziato” Rispose, furibondo.
“Guarda che non era una domanda, ma un’affermazione. Non dovresti nemmeno controbattere.
Mah si sa, sei il solito che non ascolta mai e agisce sempre di testa propria.”
Replicò immediatamente, arrotolando gli occhi.
“Veramente sei tu quello che ha ucciso i miei serpenti.
 Come minimo dovresti scusarti. Ma si può sapere che cosa sei venuto a fare?”
Chiese, con sguardo curioso.
In quel momento, Hakyeon si voltò verso di me, fissandomi per pochi istanti.
“Mi ha chiamato lei”
“Non m’interessa nulla! Tu qui non sei il benvenuto, perciò sposta il tuo sedere da qui e torna a sezionare i tuoi amati corpi, invece che distruggere la vita di poveri animali.”
“Poveri animali? Non credo siano così tanto innocenti, come credi tu”
“Se vengono minacciati è logico che si difendano, giusto?”
Domandò, incitando i serpenti a farsi avanti.
“Non credo che siano una minaccia per me. Non hai visto?
Credo che dovresti avere più attenzione.
Non so se te ne sei accorto, ma siamo già 1 a zero.”
Replicò, iniziando ad alimentare la sua rabbia.
“Vattene N, potresti pentirti di ciò che hai detto.
Subito dopo che ti avrò fatto ingoiare i miei serpenti vivi”
Continuò, tremando dall’ira che provava.
“Mhh il solito..” Si espresse con maggiore autorità.
“Vattene!” Gridò improvvisamente Tao.
“Io non me ne vado.”
“Allora vuoi la guerra?!” Esclamò il ragazzo bruno.
“No, sto solo eseguendo ciò che mi è stato richiesto.”
“Cioè aiutare un umana?”
Chiese ridendo in modo perfido.
“Non lo farei mai.
Ma, percepisco la mia paura nel suo cuore.
Ecco perché sono qui.”
 

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Capitolo 28
*** The Dominat Fear ***


Chapter 28:
The dominant Fear
 
“Questa grotta assomiglia ad un coltello affilato,
in ogni angolo in cui  lo si può incontrare
si rischia sempre di tagliarsi.” (Azzolin Ylaria)
 
“Cioè aiutare un umana?”
Chiese ridendo, divertito.
“Non lo farei mai.
Ma, percepisco la mia paura nel suo cuore.
Ecco perché sono qui.”
Concluse, guardando nella mia direzione incuriosito.
“Cosa? È impossibile che non glielo abbia percepito”
Continuò il ragazzo, voltandosi anch’esso verso di me.
Era talmente imbarazzante e suggestivo,
percepire i loro occhi puntati addosso,
come se ti stessero scrutando fino in fondo.
“Ora che lo sai, smettila.”
Disse Hakyeon, interrompendo il nostro contatto visivo.
Il presunto avversario, lo sguardò con fare di sfida, prima di lasciarlo proseguire.
Non sembrava particolarmente convinto delle sue parole.
Difatti, continuò a guardarlo ancora un po’ sconvolto dalle sue affermazioni.
Subito dopo, vidi N raggiungermi con passo deciso, sfiorando appena la spalla di Tao.
In questo modo si poteva notare la sottomissione nei suoi confronti.
La sottolineava di gran lunga, facendolo intravedere persino ad un umana in pericolo,
incitandolo a provare una grande ira nei suo confronti.
 
Mentre si avvicinava, fissavo il ragazzo con grande timore,
sentendo un groppo in gola e le lacrime di disperazione voler uscire dagli occhi.
Cominciavo a preoccuparmi sul serio, tanto da agitarmi come una foglia trasportata dal vento.
Hakyeon in quel momento, alzò un sopracciglio,
e sorrise scuotendo la testa, soddisfatto della mia reazione.
In maniera immediata, i muscoli mi s’ irrigidirono,
sentendo un calore soffocante pervadermi ogni parte del corpo.
Ero veramente stata io ad averlo chiamato?
Ma come caspita ero riuscita a farlo, se nemmeno me ne ero resa conto?
Stavo iniziando a stufarmi di questa situazione.
Volevo delle risposte.
Ma avrei dovuto pensare a come averle.
Non davo nulla per scontato, ci sarebbe voluto impegno.
Però, ero sicura che le avrei trovate.
“Non sei felice di rivedermi?”
Chiese Hakyeon, guardandomi dall’alto.
“A dir la verità ho dei dubbi al riguardo.”
Risposi, afferrando il coltello che mi era scivolato pochi minuti prima.
A quel punto, vidi un sorriso sulle labbra del ragazzo,
“Ricorda che sei stata tu ad avermi chiamato”
Controbatté, accucciandosi molto lentamente davanti a me.
“Sei solamente una paura. Non credo che mi saresti d’aiuto.”
Terminai, distogliendo lo sguardo da quello sguardo coinvolgente.
 
Tutto d’un tratto, due serpenti ai lati della via,
strisciarono verso di me, non lasciandomi la possibilità di scappare.
Inoltre, davanti a me c’era N.
Non ci sarebbe stata nemmeno una possibilità di evadere,
dato che ero circondata dalle paure.
Una grande quantità di lacrime riempì i miei occhi, inondando completamente la mia vista.
Sì, stavo piangendo per la paura della mia prossima reazione.
Questa volta sarei riuscita a sopravvivere senza nemmeno un aiuto?
 In quel preciso istante, abbassai lo sguardo, stringendo gli occhi,
facendo così fuoriuscire delle lacrime di sconfitta,
 ma che per ancora una volta credevano in una speranza futura.
L’umano sarà anche impotente,
ma loro non sarebbero mai riusciti ad avere una speranza.
Era come se stessi chiedendo una mano in silenzio,
solamente con una lacrima.
Ma proprio quando decisi di aprirli, vidi il ragazzo ancora immobile.
“Voglio vedere che cosa fai ora”
Gridò Tao, facendo agitare gli animali.
Essi, difatti, si avvicinarono molto di più,
arrivando al punto di saltare verso la mia direzione.
Percepì persino lo sibilo dei serpenti, pronti ad attaccare la loro preda.
 
Senza dire una parola, trattenni fortemente l’impugnatura,
 proiettando la lama verso uno dei due serpenti.
Almeno se avessi dovuto morire, l’ avrei fatto lottato con tutta me stessa.
Provando a metter fine a quelle paure che mi stava impedendo d’agire secondo il mio istinto.
Ma proprio quando mi accorsi che la lama perforò uno dei due serpenti,
vidi Hakyeon, voltato nella parte opposta che trattenne con la mano il secondo serpente che avrebbe dovuto uccidermi.
Per colpa della sua azione, rimasi a fissarlo con occhi sgranati,
chiedendomi per quale motivo non gli avessi dato retta precedentemente.
“Ma come-?”
Domandai, non riuscendo nemmeno a concludere la frase.
Lui, si limitò a rispondermi abbassando leggermente la testa, effettuando così un cenno consenso.
Con quel gesto, intuì che era dalla mia parte.
Improvvisamente però, sentì i passi di Tao, farsi a pochi centimetri da N.
Così, capendo le sue intenzioni, avvertii il ragazzo:
“Attento N!” Urlai, cercando di avere la sua attenzione.
Ma dalla sua espressione, si poteva notare benissimo che ne era già a conoscenza.
Difatti, strinse maggiormente la sua mano, stritolando l’animale,
con alcuna difficoltà.
Lo schiacciò così tanto che gli spaccò le sue interiora, facendolo morire all’istante.
Appena concluso, mi guardò dritto negli occhi, facendomi l’occhiolino.
“Ma-Io..”
Dissi, interrompendomi immediatamente, quando mi accorsi che il ragazzo si accucciò molto velocemente, abbassando la testa.
Non ne comprendevo la motivazione, finché non vidi la gamba di Tao, sollevarsi da terra, scaraventandola con molta forza verso la sua testa.
Fortunatamente riuscì ad evitarla, abbassandosi di scatto,
 permettendogli di fare una capovolta verso un punto differente.
  Subito dopo, si alzò in piedi, voltandosi verso il ragazzo dai capelli neri.
“Non provare ad avvicinarti a me”
Disse, passandosi il dorso della mano sulla bocca,
tentando di togliere il sangue dell’animale che era andato ad adagiarsi su di essa.
Rimanendo con la sua solita espressione seria, si avvicinò ugualmente a lui,
spingendolo contro la parete proprio dietro di lui.
Ma proprio quando cercò di bloccarlo, trattenendo dal suo collo,
Hakyeon interruppe la sua presa, prendendogli il suo polso e
successivamente tirandogli un calcio nell’addome,
facendolo indietreggiare di qualche passo.
Poi, sfrecciò un pugno dritto verso la sua guancia,
donandogli una bella rottura alla mandibola.
Tao, con molta determinazione continuò la lotta, sistemandosi l’osso rotto,
con un movimento diretto e forte.
Caspita, persino le ossa si mettevano apposto?
Pensai tra me e me, ancora confusa dall’intera situazione.
 
Ricordo che il combattimento proseguì ancora per una bella manciata di minuti,
fin quando non rimasi particolarmente colpita da una scena:
Si fecero avanti, tre serpenti, dalla lunghezza e dalla grandezza notevoli,
andando a circondare Hakyeon e Tao, mentre si stavano tirando pugni e calci.
Era davvero così violenti e aggressivi che persero parecchio sangue da varie parti del corpo.
Specialmente nel viso, come le labbra e nella zona intorno alle sopracciglia.
 Il ragazzo che dominava le lame, cercò in tutti i modi di evitare il contatto con quei serpenti,
ma l’avversario lo spinse varie volte verso la loro direzione,
sperando di poter mettere fine alla sua vita.
Infatti, quando perse l’equilibrio, andando a schiantarsi a terra, quelle maledetti serpi si disposero lungo il suo corpo, tentando di stritolarlo, avendo così la vedetta.
Ma nonostante tutto ciò, riuscì ad eliminare due serpenti, scaraventandoli, calpestandoli e uccidendoli con le proprie mani.
Quando però si accorse che un terzo gli stava impedendo di muovere la gamba destra,
esso lo morse, provocandogli una ferita importante e molto pericolosa.
 
Mi aspettai di vederlo sofferente e in preda al dolore lacerante causato dal veleno che gli avevi iniettato, ma non gli fece alcun effetto.
Afferrò anche l’ultimo essere vivente, decapitandolo con una delle sue lame, completamente ricoperte dal sangue di Tao e delle sue bestie.
A quel punto, iniziò a fissare il ragazzo dai capelli neri, con uno sguardo di potere, dimostrandosi deciso e risoluto, senza minimamente avere paura del prossimo scontro.
L’avversario precedentemente irascibile,
abbassò lo sguardo, rimanendo con gli occhi fissi al vuoto.
Che cosa stava facendo? In quella maniera Hakyeon avrebbe vinto?
Perché si comportava in quel modo? Perché non reagiva?
N senza esitare nemmeno per un secondo, lo spinse violentemente verso la parete, schiacciando la sua gola con l’avambraccio destro, permettendogli a mala pena di effettuare qualche respiro.
Era davvero così forte la sua presa che per poco non pensai che lo stesse ammazzando.
Immediatamente, lo vidi voltarsi, subito dopo, verso di me,
notando che in un millesimo di secondo le sue iridi divennero bianche.
Ma proprio quando si colorano di quella colorazione stupenda,
ritornarono ad avere le sembianze precedenti, colorandole nuovamente di marrone scuro.
“Prosegui ancora per un po’, finché non troverai una via più stretta alla tua sinistra che ti farà ritrovare in un nuovo percorso. Appena l’avrai superata, attendi fino alle 4:13.
Il coltello ti sarà molto utile. Ora vattene.”
Mi spiegò molto velocemente, continuando a trattenere il ragazzo, che per un attimo tentò di interrompere la nostra conversazione.
“Grazie”
Risposi voltandogli le spalle, ubbidendo alle sue direttive.
 
Avrei voluto chiedergli il motivo della sua protezione,
il motivo del suo aiuto e di quella forza che si era andata a creare all’interno di esso,
ma sapevo che non era il momento.
In più avevo la sensazione che non era lui colui che mi avrebbe dato quella risposta.
Forse sarebbe stato quello che lo avrebbe succeduto.
Non sapevo che cosa aspettarmi a quell’ora,
però, ormai immaginavo che fosse un’altra paura.
Mi chiedevo solamente quando sarebbe terminato il tempo.



 
Spazio Autore: 
Ringrazio moltissimo, tutti i miei lettori, coloro che mi sostengono e che mi seguono:
 
-H O R A N, Kia_Diggio ParkSeulSung Consu_Maknae Buing Buing _Lolli910 MonkeyCrys Starfire Moonlight ImAdreamer99 KpopBieber_ Kim_Pil_Suk TheshiningSofia amentuccia FrancescaLovatic27 _Mary99_ Kpop_seb Min_Jee Sun bellaisa34 Kim Lia _NisrineKook _JESTY_ Channie debby87 Smomo.
 
Sono davvero contenta di aver ricevuto:
- 76 Recensioni
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GRAZIE MILLE :D Vi prego, continuate a recensire, darmi consigli e a seguire la mia fan fiction. Se la FF non vi sembra molto coinvolgente o trovate degli errori grammaticali, basta che me lo dite. 
Al prossimo capitolo :D

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Capitolo 29
*** The Deepest Thoughts ***


Chapter 29
Lay Pov: The deepest Thoughts
 
“Non ho mai nascosto tutto l’amore della quale avevi bisogno” (Afraid by Lay)
http://www.youtube.com/watch?v=bFn2tNxyur8
 
 Hyllary, il tuo nome mi è entrato nel cuore
e ora che non sei qui affianco a me, percepisco una tristezza profonda,
che non ero sicuro di aver conosciuto in vita mia.
Sono trascorsi quasi due giorni dalla tua presunta scomparsa,
ma nonostante tutte le ricerche approfondite,
non siamo riusciti a trovare tua traccia.
Puoi spiegarmi, per quale motivo sto ancora credendo di poterti ritrovare?
Ogni minuto che passa perde di significato
e di speranza poterti abbracciare come avevo sempre immaginato.
Sto forse chiedendo troppo?
Voglio solamente starti accanto e poterti amare come avevo sempre desiderato.
Ma come posso farlo se ho paura?
Se ho paura di averti persa per sempre.
Credi alle mie parole?
Credi alle parole di un ragazzo innamorato?
Non vedo nient’altro che il tuo sorriso meraviglioso
e la luce nei tuoi occhi che ammaliava i miei ogni volta che li incontrava.
Ma ora credo che quella luce si sta spegnendo,
rendendo ogni passo oscuro e vano.
Anche il resto della squadra si sta spegnendo.
Non crede più di poterti trovare.
Ma io no. Sento che questo incubo terminerà.
Ricordalo sempre. Io sono qui, sto aspettando il tuo ritorno.
 
“Possiamo fare una pausa?”
Chiese Choi, totalmente affaticato.
“No, in verità avevo intenzione di proseguire per ancora qualche ora.”
Risposi, ancora in preda al pensiero.
“Lay, abbiamo capito che per te è una persona importante,
ma ormai devi rassegnarti.
Abbiamo fatto del nostro meglio per ritrovarla,
non c’è nulla da fare però.
Non lo dico solo perché dobbiamo tornare a casa fra qualche giorno,
ma anche per avere almeno una piccola tregua.
Siamo tutti sottopressione e stanchi. Dobbiamo riposare.
Se andiamo avanti in questo stato, non credo che sia molto utile.
Credo che ormai le parole di Mckenna siano vere.
Se fosse realmente tornata a casa?”
Disse Luhan, un ragazzo della squadra, indicando Mckenna.
“D’accordo. Facciamo una pausa. Fra due ore ci incamminiamo per il ritorno.”
Risposi, con il cuore a pezzi- “In te però, vedo una grande menzogna.
Gli occhi non mentono mai.”- continuai avvicinandomi alla strega.
“Un amica non si sarebbe mai comportata in questo modo. Perciò, smettila di darle retta”
Conclusi, rivolgendo l’attenzione a Luhan.
Non risposero. Si limitarono solamente a guardarmi.
Seri e privi della conoscenza del dolore che mi stava distruggendo l’anima.
“In ogni caso, andrò nuovamente a dare un’occhiata nell’ultimo punto in cui Mckenna l’ha vista.
Se anche lì non si troverà nulla, allora non la cercherò più.”
Commentai, avendo la sensazione che il cuore affondasse nel abisso più profondo.
 
 
Mckenna Pov:
 
“In ogni caso, andrò nuovamente a dare un’occhiata nell’ultimo punto in cui Mckenna l’ha vista.
Se anche lì non si troverà nulla, allora non la cercherò più.”
Disse Lay, facendo notare la sua infelicità.
Come aveva detto precedentemente, gli occhi non mentono.
Difatti, nei suoi rispecchiava la negatività e la paura di non poterla rivedere.
“D’accordo. Ora possiamo riposare?”
Chiesi, tenendo lo sguardo rivolto verso di lui,
il ragazzo per cui ho perso completamente la testa.
Quel ragazzo per cui ho ucciso.
“Si. Qualcuno mi aiuti ad accendere il fuoco, per favore”
Rispose, non degnandomi di uno sguardo.
 
Per un momento, avrei voluto raccontargli tutto,
ma avevo il terrore di dover soffrire ancora una volta.
Ero già abbastanza triste per questa situazione. Non avrei mai voluto peggiorarla.
Per questo motivo, la mia mano non andò a toccare la sua spalla.
Non avrei mai avuto la forza di chiamarlo.
Nemmeno questo era il momento più opportuno.
Sapevo che era arrabbiato.
E sapevo che non mi avrebbe mai ascoltata.
Così, senza dire una parola, mi allontanai dal mini campeggio che si era andato a formare,
inoltrandomi molto velocemente nel bosco.
Non volevo che la trovasse. Lei era andata via. Lei non era qui.
Ancora una volta ero spaventata e disgustata all’idea di dover spostare il corpo da un’altra parte.
Ma per sopravvivere avrei dovuto farlo.
Doveva essere destino. Dovevo stare con lui a tutti i costi.
Avevo sempre voluto averlo. Lay doveva essere mio.
“Mckenna!” – Sentii una voce familiare chiamarmi.
A quel punto mi voltai verso la sua direzione, accorgendomi immediatamente che era Luhan.
“Ti serve una mano per caso?” – Domandai un pochino agitata.
“No, tranquilla. Volevo solo sapere dove stessi andando.” – Rispose sorridendo nervosamente.
“Da nessuna parte, stavo solamente cercando una cosa che avevo perso.”
“Se vuoi ti do una mano.”- Disse avvicinandosi sempre di più.
“No tranquillo. Faccio da sola. Dovrei averlo perso qua vicino.”- Lo interruppi immediatamente.
“Va bene. Come vuoi. Basta che rientri entro le sette.”
“Certo, non c’è problema”
Conclusi, mostrando un sorriso falso.
Rimasi per qualche secondo a guardarlo, notando che si voltò dirigendosi verso il campeggio.
Superata anche quell’obiezione, impaniata e preoccupata, decisi di avanzare sempre di più,
cercando di ritornare prima possibile, nel luogo in cui era avvenuta la sepoltura.
 
§§§
 
Molto velocemente mi precipitai verso quella maledetta buca, accasciandomi con le ginocchia nella terra che la stava circondando.
A causa dell’eccessiva premura, dimenticai di accedere la torcia che avevo nello zaino,
che in quel preciso istante sarebbe stata di importanza vitale, visto che ormai si era fatto buio.
Così, arrotolai gli occhi, indirizzando la mano verso la tasca destra di esso,
 tentando di prendere quell’aggeggio.  
Naturalmente ci riuscii, afferrandola come se fosse la cosa più preziosa.
Successivamente, l’accesi proiettandola direttamente verso la buca.
“Cosa?!?! Non è possibile!” Urlai immediatamente, facendola scivolare dalla mia mano.
 
Avete presente quando il cuore perde la sua regolarità, effettuando un unico e solo battito che descrive in un arco di un secondo quella brutta sensazione chiamata, Paura?
Ecco, io lo stavo provando proprio in quel momento.
Perché, quando pensi di aver vinto,
quel giorno, la sconfitta appare davanti ai tuoi occhi.
“Hyllary.”
Quel nome stava punzecchiando il mio cuore.
“Dove sei?!”
Gridai, completamente scioccata.
“Perché non sei qui?!” Continuai, iniziando a far scendere una lacrima nel mio viso.
 
“Che cosa hai fatto??”
Chiese una voce delicata ma allo stesso tempo decisa.
 

 
Spazio Autore:
Scusatemi tanto per il ritardo, ma il mio computer ha avuto delle problematiche (colpa del maledetto temporale di una settimana fa che me lo ha fulminato allegramente -.-) perciò non ho potuto postare il nuovo capitolo :( Spero vi piaccia sentir finalmente parlare di Lay e Mckenna :D Grazie a tutti :D
Continuate a recensire e a leggere la mia FF :D Al prossimo capitolo :D

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Capitolo 30
*** Trailer The Black Fear :) ***


https://www.youtube.com/watch?v=aNrQoDddQko&feature=youtu.be

THE BLACK FEAR TRAILER!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


 

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Capitolo 31
*** The kiss illuminated by the light ***


Chapter 30:
Mckenna Pov: The kiss illuminated by the light
 
 
“Che cosa hai fatto??”
Domandò una voce suadente e delicata ma allo stesso tempo determinata.
La lacrima che precedentemente cominciò a rigarmi il viso, si lasciò trasportare,
cadendo al suolo, sottolineando così la mia preoccupazione.
“Rispondimi! Perché stai piangendo?”
Chiese illuminandomi con la torcia.
A quel punto, decisi di alzare lo sguardo in alto, percependo immediatamente un forte bruciore agli occhi, causato dall’ eccessiva forza della luce che mi stava abbagliando.
“Ah! Abbassa quella pila! Mi sta facendo male agli occhi!”
Esclamai, coprendomi lo sguardo con il palmo della mano, cercando di proteggermi.
 
Qualche secondo di silenzio riempirono i nostri pensieri,
prima che il ragazzo prese in mano la situazione.
“Ti ho chiesto che cosa stai facendo?!?”
Ripeté, sentendomi stringere le spalle con una mossa ferrea, facendomi così alzare in piedi.
Sfortunatamente, anche se tentai in tutti i modi di farlo,
non riuscii a capire chi fosse, visto che teneva la torcia nella mano con cui mi afferrò.
Vedevo solamente un’ombra poco definita davanti a me.
“Stavo cercando degli indizi”
Risposi, cercando di coprire la mia voce singhiozzante.
Improvvisamente mi sentii stringere maggiormente, non avendo la possibilità di ribellarmi.
“No Mckenna! Stai mentendo ancora una volta!”
Disse, alzando il tono della voce, facendomi sobbalzare per lo spavento.
“Lei non c’è.” Continuai abbassando lo sguardo. “Chissà dove sarà finita adesso”
Terminai con quelle parole, sentendomi il cuore sprofondare nel terrore. 
Stavo iniziando a diventare un libro aperto?
 Se quella frase fosse stata un po’ troppo?
Si, mi stavo agitando.
Dovevo esserlo, specialmente, quando percepii che le sue mani abbandonarono la stretta presa,
 lasciando indirizzare la torcia verso il suolo.
Poco dopo, indietreggiò con due passi, fermandosi ad un metro di distanza da me.
“Bene. Finalmente ti sei decisa a dire la verità.
Era questo quello che volevo sentirmi dire.”
Concluse, lasciando che un lungo respiro lo precedette.
“Mi dispiace…”
Dissi, allungando le ultime lettere della parola, sperando di poterla completare con il suo nome.
Tutto d’un tratto lo vidi sollevare la pila, facendo proiettare la luce proprio accanto al suo viso,
mostrando finalmente la sua identità.
“L…Lay? Sei t-tu?” Domandai con un grande groppo in gola.
Fui pienamente sconvolta dalla sua apparizione, ma soprattutto dalla sua espressione cupa e piatta,
che per un attimo non mi fece cadere una successiva lacrima dagli occhi.
Avevo paura di lui.
Della sua reazione.
Della mia fine.
“Esatto” Replicò uccidendomi con il suo sguardo freddo che fino ad ora non avevo visto.
Ero bloccata. Non sapevo che cosa dire e che cosa fare.
Ogni gesto ed ogni parola poteva diventare tagliente come una spada,
perciò avrei dovuto prestare attenzione alla mia prossima mossa,
anche se ormai avevo rivelato quello che non avrei mai voluto che dicessi.
In quel modo avevo fregato me stessa, senza nemmeno che me ne accorgessi.
“Intendevo che lei era qu-qui vicino.” Continuai trattenendomi per un secondo. “Ma ora anche io ho perso completamente le sue tracce” Proseguì con una maggiore sicurezza.
“E’ tutto così assurdo. Come hai fatto a perdere le sue tracce, me lo spieghi?”
Chiese, facendo scoprire un sorriso poco incoraggiante,
che andò a disegnare una fossetta sul suo volto.
Subito dopo, cominciò ad avvicinarsi nuovamente.
Ricordo che ogni passo che faceva,
 era un motivo in più per guardarmi sempre più intensamente,
non lasciandomi altra scelta che rispondere sinceramente.
“Io..” Aprii bocca, facendo uscire quelle due lettere che parevano insignificanti,
ma che in realtà era come se avessero detto tutto ciò che era successo.
“Io..?” Domandò, arrivando vicinissimo al mio viso.
Solamente un centimetro ci divideva.
“Non mi guardare così, Lay. Ti prego.” Commentai con un filo di voce.
Lay, immediatamente decise di arrivare talmente vicino,
che persi completamente il controllo di me stessa.
Avrei dovuto rivelare il tutto, ma come potevo rovinare quel splendido momento
che inizialmente pareva inquietante e macabro, ma che cambiò diventando un evento imperdibile?
Decisi dopotutto di lasciar perdere, cercando di trovare il modo migliore per distoglierlo da quelle lettere che avevo appena pronunciato.
Ero incerta sul da farsi, finché la mia vista non si soffermò sulla sua bellezza:
Indossava una canotta nera abbastanza aderente ed una camicia jeans di tonalità media, con delle piccole sfumature più scure nelle maniche di essa, completamente sbottonata,
lasciando così intravedere tutta la struttura del suo torace.
Inoltre, il suo ciuffo castano scompigliato andava a sottolineare la lucidità del suo sguardo stanco ma allo stesso tempo dolce e penetrante, che ti metteva in imbarazzo.
    Ma la decisione divenne chiara, quando mi resi conto della poca distanza con le sue labbra.
Leggermente più carnose nella parte inferiore rispetto a quella superiore.
Rosee e assolutamente soffici.
Non riuscivo a staccargli gli occhi da quella bocca
così attraente e perfetta nemmeno per un secondo.
Cercavo di evitare quel contatto, ma non ci riuscii per molto.
Difatti, molto velocemente portai la mia mano verso la sua nuca, accarezzandogliela per pochi attimi, fino a quando non mi morsi lievemente il mio labbro inferiore,
dandomi così la spinta e il coraggio che ci voleva per posare le mie labbra sulle sue.
Feci un respiro profondo, per poi trattenerlo con tutta la forza che avevo.
Un bacio diretto e pieno di paura.
Non fu esattamente quello che desideravo che fosse.
Infatti, anche se tentai di distrarlo, afferrandogli la sua giacca, in un arco di qualche attimo di secondo abbandonò il contatto con le mie labbra, spostando il suo viso in una direzione differente.
Rimasi, comunque adagiata al suo petto, aspettando una sua risposta che speravo fosse positiva.
“Tu non meriti un bacio” Terminò, facendo cambiare la sua espressione.
Persino il suo respiro divenne freddo e deciso.
Per questo motivo, dato che era completamente d’accordo con ciò che aveva detto,
mi allontanò con un colpo sicuro.
   “Aspetta…” Dissi, accorgendomi che le mie emozioni cominciarono ad essere maggiormente calde alla situazione che ero andata a crearmi.
Quel bacio non era stato profondo, ma avrei tanto voluto rifarlo un’altra volta.
Non avrei mai dovuto darglielo, ma ormai era troppo tardi per oppormi a quell’idea.
Era successo tutto per caso. Era successo a causa di una forza che avevo percepito dentro di me.
Essa mi aveva spinta ad agire in quel modo.
Non so per quale motivo lo abbia fatto.
Ma in ogni caso ero riuscita a farlo.
Immediatamente spostò la torcia in un punto differente,
facendo capire che non stava dando retta alle mie parole.
Ma senza nemmeno avere il tempo di fermarlo, per dargli le mie scuse, lo vidi avvicinarsi con curiosità ad un albero che si trovava a pochi passi da lui.
Notai che la luce illuminava gran parte del tronco,
 in particolare nel lato destro, in cui si riusciva ad intravedere qualcosa.
A quel punto lo vidi allungare il suo braccio verso uno dei tanti rami
che costituivano quel grande albero, afferrando quell’oggetto.
Successivamente si voltò verso di me dicendo:
“Abbiamo trovato un suo indizio”
I suoi occhi brillarono dalla felicità. Era come se fosse rinato.
Invidiavo amaramente quella ragazza.
Nonostante lo avessi baciato e gli avessi fatto capire quanto ci tenevo a lui,
pensava sempre a Hyllary.
Sapevo che dovevo rassegnarmi
Che dovevo farla finita a questo amore non corrisposto,
 ma vederlo ogni giorno mi faceva star male.
Mi faceva credere che fosse mio.
Ma anche se lei non era qui, percepivo sempre la sua presenza, e questo non facevo altro che accrescere il mio odio verso di lei.
Ora chi mi preoccupava non era Lay ma Hyllary.
A lei piaceva Lay ? Era una domanda che mi ero posta sin dall’inizio.
Avevo capito che lui era innamorato pazzo, ma lei lo era davvero?
Durante questa riflessione, notai che Lay stava guardando attentamente il pezzo di stoffa, con quelle macchie di sangue adagiate su di essa.
Al momento non capivo che cosa stesse cercando di comprendere,
ma alla fine me ne resi conto.
“Il sangue non si è ancora asciugato del tutto.
Sai che cosa significa?” Domandò facendomi intuire la risposta.
“Significa che non è lì da molto tempo.”
Conclusi, rimanendone scioccata.

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Capitolo 32
*** Glacial Choice ***


Chapter 31
Hyllary Pov: Glacial Choice
 
“Mi chiedevo solamente quando sarebbe terminato il tempo.”- Azzolin Ylaria-
 
Prosegui ancora per un po’, finché non troverai una via più stretta alla tua sinistra che ti farà ritrovare in un nuovo percorso. Appena l’avrai superata, attendi fino alle 4:13.
Il coltello ti sarà molto utile. Ora vattene.”
-Hakyeon (Capitolo 28)
“Si tratta di un comando?”
Commentai, guardandolo interrogativo.
“Vuoi scappare o vuoi morire?
A te la scelta.”
Concluse, premendo ulteriormente la presa,
facendomi capire che quella mossa non avrebbe resistito ancora per molto.
 
Non avevo abbastanza tempo per prendere una decisione.
Avrei dovuto agire più velocemente possibile.
Dopotutto aveva ragione, no?
Ero quasi certa che avrei abbandonato quelle paure, lasciando che si sbranassero a vicenda.
Perciò, avrei fatto esattamente ciò che mi era stato suggerito di fare.
Lo sapevamo entrambi,
quella situazione sarebbe proseguita in quel modo,
avrei continuato ad affrontare la successiva paura,
fino a quando non avrei visto quella dannata luce adagiarsi in gran parte di quella maledetta grotta.
No, non avrei potuto definirlo come un comando,
ma come una mia scelta.
Nonostante ricercassi il modo migliore per dare retta alla mia istintiva idea,
mi resi conto che quel pensiero era scorretto.
Se non volevo morire avrei dovuto togliermi di mezzo.
Non esisteva altra via d’uscita.
Avrei dovuto lasciare la vittoria nelle sue mani.
 
Subito dopo, abbassai lo sguardo, avendo così,
un’ intenzione differente da quella che avevo avuto solitamente: “Grazie”
Risposi voltandogli le spalle, ubbidendo, così, alle sue parole.
 
Avrei voluto chiedergli il motivo della sua protezione,
il motivo del suo aiuto e di quella forza che si era andata a creare all’interno di esso,
ma sapevo che non era il momento migliore per farlo.
 
Non sapevo che cosa aspettarmi,
ma immaginai di imbattermi con qualche altra paura.
Mi chiedevo solamente quando sarebbe terminato il tempo.
Quando sarebbe terminato quel unico e solo attimo di pace.
 
§§§
 
Martellante, come una pugnalata,
la mia mente ripetutamente si ostinava a comprendere
quella strana circostanza che si era andata a creare, non riuscendo a collegare le ultime azioni prodotte da quel schizofrenico furioso amante di serpenti e da Hakyeon, un killer affascinato dalle lame, possibilmente più efficienti possibili.
Ero stata realmente io a combinare quel combattimento?
Sarebbe stato possibile sconfiggere una paura utilizzandone un’altra?
Questo era forse il motivo del suo aiuto?
Quindi il coltello mi sarebbe servito ancora una volta?
Sarebbe spuntato nuovamente?
Più tentavo di dare delle risposte alle mie domande, più se ne formavano di nuove.
   Colpa della mia impazienza oppure era davvero arrivato il momento di conoscerle?
Ma proprio quando il mio pensiero iniziò ad espandersi, pervadendo gran parte della mia attenzione, percepii dell’aria sfiorarmi appena il viso.
Così, molto velocemente abbandonai il mio ragionamento,
voltando il mio sguardo verso la mia sinistra.
Rimasi completamente scioccata, quando scoprii che quella brezza proveniva da una via parallela da quella in cui mi trovavo in quel preciso istante.
“Ti ho trovata” Commentai soddisfatta.
Difatti, con molta sicurezza, decisi di inoltrarmi in quella piccola via che andava a collegare quella a cui era maggiormente interessata.
 
§§§
 
4:10
Le lancette del mio orologio non sbagliavano mai.
Mancavano ancora altri tre minuti all’arrivo di quel qualcuno o di quella qualcosa di tanto sconvolgente da seguire gli ordini di una persona.
Data l’attesa, decisi che quei miseri minuti sarebbero stati ottimi per un piccolo riposo che mi avrebbe ridato la carica necessaria per affrontare la prossima creatura.
Mi adagiai a terra molto delicatamente e subito dopo, mi appoggiai alla parete adiacente,
chiudendo gli occhi per un istante.
 
§§§
 
Come avevo ben immaginato, quando riaprii le palpebre molto lentamente,
mi trovai ancora nello stesso posto nella quale non volevo essere.
Nella Grotta.
In un attimo solo mi ritrovai a sbuffare a me stessa,
rimarginando tutto ciò che mi era accaduto in una sola mattinata.
Tutto ciò che poteva essere racchiuso in una sola parola:
“Paura”
A quella parola, riuscivo ancora ad avvertire quella brutta sensazione ritornarmi a scorrere nelle vene, lasciandone un retrogusto amaro e del tutto acido.
Per questo motivo, ancora disgustata, controllai nuovamente l’orario,
per assicurarmi effettivamente che non fossi ceduta eccessivamente al sonno.
4:33
Ero rimasta in quello stato per ben venti minuti?
In quel momento, un formicolio si estese lungo tutto il corpo,
 paralizzandomi per alcuni istanti.
Sapevo che il mio risveglio sarebbe stato brusco e diretto,
contro la mia forza di volontà, ma non credevo che mi sarei addormentata profondamente,
senza nemmeno accorgermi del tempo trascorso.
Improvvisamente, decisi di guardarmi attorno,
sperando che non mi fosse successo nulla durante il mio stato “catatonico”.
Per prima cosa, verificai il lato alla mia sinistra,
accorgendomi in pochi secondi che era rimasto tutto al proprio posto,
in cui regnava ancora una volta il silenzio.
Ma quando tentai di voltarmi verso destra,
 vidi due occhi di color ghiaccio fissarmi all’altezza del mio sguardo.

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Capitolo 33
*** Hydrophobia (Paura di affogare) ***


Chapter 32:
Hydrophobia (Paura di affogare)
 
 
“Sei in ritardo”
A quelle parole un ghigno si estese sulle labbra dello sconosciuto,
provocando un’improbabile senso di inquietudine che pervase le pareti del mio cuore.
 “Sei tu allora…”
Sussurrai appena, a causa della voce ancora addormentata.
 
 “Il mio nome è Yook Sungjae,
dominatore dell’acqua.
Con chi ho il piacere di presentarmi? ”
Domandò, riuscendo a scorgere solamente il colore dei suoi occhi.
Azzurri, impetuosi come il mare in burrasca.
“Mi chiamo Hyllary.” - Risposi velocemente.
“Mi piace il tuo nome, Hyllary.”
Pronunciò con una voce coinvolgente ed espressiva a pochi centimetri dal mio viso,
facendomi persino sentire il suo freddo respiro pizzicarmi le labbra.
“Quindi, anche tu sei uno di loro, vero?”
Chiesi, tentando di allontanarmi il più possibile, evitando così, il contatto con il suo corpo.
“Esattamente” Rispose, guardandomi dritta negli occhi,
tentando di farmi ipnotizzare dal colore delle sue iridi, impossibili da non notare.
Decisi, però, di non aprir bocca.
Mi limitai solamente a scostare il viso di lato,
 facendogli intuire che con me non sarebbe stato così semplice come immaginava.
 
“D’accordo, Hyllary.” Commentò improvvisamente, abbassando lo sguardo.
Subito dopo, cambiò la sua posizione,
mantenendo ugualmente quella strana tensione tra la nostra conversazione.
“Ma dimmi, che cosa ti ha spinto ad arrivare fin qui?
Non è una cosa da tutti. Non ci sono stati molti sopravvissuti,
per non dire nessuno.”
Domandò, con quel pizzico di curiosità,
che fino a quel momento mi aveva messa alla prova.
Per un istante, temetti che ciò che stavo per pronunciare fossero solamente delle parole insignificanti che non mi avrebbero mai potuta aiutare.
“Coraggio e Speranza”
Dissi, facendogli notare la loro importanza, grazie alla convinzione con cui le pronunciai.
È vero che mi mettevano grande nostalgia,
 ma dopotutto era l’unico modo per sopportare la paura che ricopriva ogni emozione.
Sarebbe servito a qualcosa?
Non lo sapevo. Ma almeno ebbi la certezza di averci provato.
Fortunatamente, il ragazzo rimase sorpreso dalle mie parole. Non se le aspettava.
Era convinto che avessi dato una risposta molto intuitiva e facilmente discutibile.
Ma appena se ne rese conto, deglutì e subito dopo si espresse: “Bene.”
Affermò con tono gelido, mostrandomi un sorriso minaccioso.
 “Vorrà dire che finalmente, per la prima volta dopo tanti anni,
avrò il piacere di incontrare un’ umana.”
Proseguì, intravedendo dal buio dei passi.
Si stava avvicinando.
Ancora una volta, non ero sicura di ciò che stavo per fare, ma con molta determinazione capii che quello era il modo migliore di affrontare quel momento.
Non appena Sungjae eseguiva un piccolo tratto di cammino verso di me,
retrocedevo sempre di più, molto lentamente, cercando di evadere dalla situazione.
Mi rendevo conto che in quel momento ero totalmente impotente difronte a quella figura possente.
Tanto che la sua ombra riempiva la mia, sovrastandola come se fosse niente.
Sì, ancora una volta avevo paura della loro forza, anche se l’ammiravo moltissimo.
Yook, vedendomi in preda al timore, sogghignò al solo pensiero,
facendolo sentire maggiormente importante e forte.
“Stai tranquilla. Non ti farei mai del male.”
Asserì, indirizzando appena il suo corpo verso il mio.
Quella frase però, non fece altro che ripetersi mille volte nella mia mente,
facendomi spaventare, invece che mantenermi tranquilla.
Difatti, proprio a causa di ciò, le mie mani
che precedentemente tremavano incessantemente non avendo una posizione stabile,
si bloccarono nel lato posteriore che mi stava circondando,
provando a ricercare qualsiasi oggetto da una certa consistenza che fosse utile a fermarlo.
Sfortunatamente però, non riuscii a percepire nulla del genere.
Solamente una sostanza liquida che mi stava sbarrando la strada.
“Ma che cos-?”
Domandai, scioccata da ciò che avevo appena sfiorato con le dita.
Ma senza nemmeno avere il tempo di terminare quell’interrogativo, vidii quel mostro adagiare le sue mani nelle mie spalle, per poi spingermi all’interno di quella lastra bagnata.
 
§§§
 
In pochi instanti mi ritrovai all’interno di una grande e profonda vasca, circondata da uno strato d’acqua, che per un secondo, precedentemente, mi rinfrescò il corpo,
 lasciandomi la pelle leggermente umida.
Essa però, non era ancora stata riempita. Era vuota.
Tentai così di uscire, ripercorrendo la stessa strada che avevo fatto per entrare in essa,
ma nonostante cercassi di rompere quello “strato” molto simile alla struttura del vetro,
con pugni e calci, non ci riuscii.
Ci voleva ben altro per distruggere quella parete.
Sicuramente la mia debole forza non sarebbe bastata a farlo.
Perciò, tentai di gridare più forte che potevo,
sperando che potesse sentire tutte quelle imprecazioni e quegli insulti:
“Aprila! APRILA TI HO DETTO!
APRILA LURIDO BASTARDO”
“Mi dispiace molto Hyllary, credimi.
Ma prima di tutto, devi vincere questa prova.”
Rispose subito, non lasciando un minuto in più a quei urli.
A quel punto, mi resi conto che stava mettendo alla prova il mio temperamento,
perciò decisi di smetterla di punto in bianco,
effettuando un lungo respiro in quel unico attimo di completo silenzio,
che mi avrebbe dato la calma necessaria.
Inoltre, le nocche delle mie mani, cominciarono a colorarsi di una tonalità rossa scura.
Sicuramente non avrei mai voluto che diventasse così anche il resto del mio corpo.
Controllai la mia rabbia per una seconda volta, trattenendo un bel respiro.
Successivamente, abbassai il mio diaframma, svuotando l’ossigeno dai miei polmoni.
Solo in quella maniera, mi venne un’idea.
“Facciamo un patto. Se vinco questa prova mi dirai che cosa è successo precedentemente con Hakyeon e Tao. Mentre se perdo, ovviamente non mi dirai nulla.”
Proposi, ripensando a quello che era successo poco prima.
Una cosa del tutto inaspettata,
che mi aveva fatta riflettere così tanto, da farmi impazzire.
 Ci fu un attimo di silenzio. Una piccola pausa.
Intuii che ci stesse pensando.
Perciò, non abbandonai la speranza ancora una volta.
Aspettai. Aspettai, finché non sentii la sua voce:
“Va bene, signorina. Accetto la sua proposta.
Che il patto abbia inizio.”
Confermò il ragazzo, facendo fuoriuscire un suono sommesso,
quasi fosse divertito dal suo maligno giochetto.
Solo a quel punto, mi accorsi che da vari punti della “vasca”,
 entrarono getti d’acqua consistenti,
che in pochissimo tempo avrebbero riempito l’intero involucro,
mettendomi finalmente alla prova.
 

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Capitolo 34
*** Force Of The Water ***


Chapter 33
Force of the water
“L’acqua non ha paura di nulla.
Essa scorre veloce, impetuosa accarezza il mio corpo
con particolare dolcezza, trasportandomi completamente con sé.” -Azzolin Ylaria-
 
“Va bene, signorina. Accetto la sua proposta.
Che il patto abbia inizio.”
Affermò Yook, prendendo postazione a pochi metri di distanza dalla lastra d’acqua.
Successivamente, incrociò le mani molto delicatamente,
 avendo così un’ottima visione delle mie azioni.
A quel punto, compresi ciò che aveva in mente di fare.
Alzai lo sguardo da terra, rivolgendolo lungo le pareti della struttura,
 cercando di captare ogni minimo movimento sospetto.
Sapevo che quel silenzio assoluto sarebbe durato per poco tempo.
 
“Boom”
Disse il ragazzo con un filo di voce.
A quell’avviso, fissai il soggetto ad occhi sgranati,
avendo ben in chiaro come si sarebbe svolto il giochetto:
Una piccola scossa elettrica percorse un giro circolare
lungo tutte le pareti di vetro che mi stavano racchiudendo,
provocando così delle piccole crepe da cui fuoriusciva una grande quantità di acqua.
Ben presto, il liquido cominciò ad avvolgermi le ginocchia,
percependo così, la temperatura molto fredda di essa.
Per un secondo temetti il peggio.
Sicuramente avrebbe raggiunto l’altezza dell’intera vasca,
lasciandomi completamente in apnea,
o forse con un briciolo di ossigeno a disposizione.
In ogni caso, non sarei resistita a lungo.
Dovevo pensare al più presto ad una via d’uscita.
Non avrei di certo voluto morire in una maniera totalmente subdola, con il corpo inumidito dalla disperazione e il cuore congelato dall’acqua che mi avrebbe penetrato ogni organo vitale, lasciando solamente il vuoto e il nulla.
Era la prima volta che provavo davvero molta paura.
L’acqua era sempre stata una delle mie più grandi fobie.
Ma non la peggiore.
Fin dove sarei dovuta arrivare?
Alla mia più grande fobia?
Decisi di lasciarmi trasportare dai pensieri più profondi
e contorti con cui il mio cervello riusciva a ragionare.
Non volevo ricordare quella sostanza crescere a dismisura,
arrivando addirittura a ricoprirmi l’intero corpo.
L’unica cosa che percepivo era la forza dell’acqua
che si imbatteva sulla superfice della mia pelle,
andando così a sollevarmi sempre più in alto.
In quel momento, avrei solamente voluto ringraziarla,
visto che in quella maniera sarei riuscita a respirare ancora per un po’.
 
§§§
 
Molto presto però, mi ritrovai completamente immersa nell’acqua,
con a diposizione un sussurro carico d’ira, che mi avrebbe accompagnato fino a quando non sarei riuscita ad uscire da quella situazione soffocante.
Decisamente soffocante, visto che quella maledetta forza di gravità mi attirava verso il basso,
 invece di farmi galleggiare come avrei voluto.
Avrei dovuto respirare in qualche modo, no?
Non potevo rimanere in apnea per un’eternità!
Al diamine anche il Principio di Archimede!
Questo non faceva altro che far accrescere la mia rabbia,
facendomi perdere il controllo.
            Avrei dovuto escogitare qualcosa nel più presto possibile.
Ma in questo momento, l’aspetto più importante era quello di riuscire a trattenermi ancora per un po’, cercando di non affogare, nonostante quel liquido continuasse a “strozzare” la mia gola.
Gli ultimi respiri che forse mi avrebbero salvato la vita.
 
§§§
 
Quel pizzico di luce che evidenziava la mia figura e qualche metro di spazio che avevo intorno,
si affievolì, dandomi il benvenuto all’oscurità.
Solamente quella via elettrica da cui ebbe iniziò il tutto, rimase intatta,
illuminando le intere pareti per pochi attimi di secondi.
Secondi che mi sarebbero stati molto utili.
Così, mi concentrai su di essa, cercando di intravedere i più intensi spostamenti nell’acqua.
Difatti, tentavo di fare dei movimenti ben disegnati, adiacenti al mio corpo,
in modo da essere certa che fossi realmente io ad effettuarli.
Solo in quel modo, riuscii pian piano ad avvicinarmi alle pareti della struttura.
Adagiai le mani su di essa, e subito dopo mi lasciai trasportare lungo tutto il perimetro della “stanza”, seguendo la linea elettrica di luce.
Non ero certa di poter trovare una soluzione facendo ciò,
ma almeno ci provai con tutte le mie forze.
Chissà, forse avrei trovato quello che cercavo da molto.
La vittoria.
Ma nonostante la mia speranza, avevo il terrore di riuscire a superare la prova.
E se in seguito avrei trovato di peggio?
La paura continuava a sovrastarmi sempre più intensamente.
Sempre più profondamente.
Sarebbe riuscita a rovinarmi la vittoria?
Quella sensazione per me era un vero e proprio tormento,
che per poco non mi avrebbe uccisa.
 
Ma quello che in quell’istante sembrava essere una nube nera di disperazione,
non era nulla al confronto di quello che presto mi avrebbe accolto a braccia aperte.
 
Infatti, poco dopo, riuscii a captare un rumore violento
provenire da non molto lontano da me.
Nell’acqua si aggirava qualcosa di molto più suggestivo e inquietante.
Qualcosa che non sarebbe stato facile da sconfiggere.
Una fugace occhiata era tutto quello che mi avrebbe fatto rivelare con chi avessi a che fare.
Non mossi nemmeno un muscolo. Rimasi immobile.
In preda all’aspettazione.
La curiosità però, prese il sopravvento, facendomi far andare in tilt il cervello.
Di scatto voltai la testa nel mio lato sinistro,
individuando immediatamente tre piranha
venirmi incontro dalla velocità supersonica.
SPAZIO AUTORE:
Ringrazio moltissimo, tutti i miei lettori, coloro che mi sostengono e che mi seguono:
 

-1 - bellaisa34 
2 - H O R A N 
3 - I Hate_MySelf15
4 - IFollowyou 
5 - Scarlettpearl 
6 - trendyv 
7 - yuki_hana 
8 - _Lolli910 
9 - _MaryMangiaBiscotti_ 
10 - - 
Alija_Lux 
11 - MonkeyCrys 
12 - the_Black_Star 
13 -  
amentuccia 
14 - blackjoker94 
15 - FrancescaLovatic27 
16 - Kim Lia 
17 - kpop_seb
18 - LittleBaozi 
19 - Martae7
20 - ParkSeulSung_ 
21 - Starfire Moonlight 
22 - yuki_hana 
23 - _JESTY_ 
24 - _Lolli910
25 - _NisrineKook 
26 -  Channie
27 - foxymoon21
28 - Smomo 
29 - the_Black_Star 
30 - yuki_hana
31 - _Lolli910 

Sono davvero contenta di aver ricevuto:
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GRAZIE MILLE :) Vi prego, continuate a recensire, darmi consigli e a seguire la mia fan fiction. Se la fanfiction non vi sembra molto coinvolgente o trovate degli errori grammaticali, basta che me lo dite. Al prossimo capitolo :D
 

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Capitolo 35
*** The Devil Cannibal ***


Chapter 34
The Devil Cannibal
 
Il primo morso di un piranha provoca il sangue;
il sangue richiama il branco.”

 
Non rimasi a riflettere per molto tempo, di scatto voltai la testa nel lato sinistro,
intravedendo immediatamente tre piranha venirmi incontro.
Creature complesse e oscure, appassionate di carne umana, con quei disgustosi denti aguzzi che gli caratterizzavano, pronti ad azzannare la loro preda da un momento all’altro.
La conoscevano in maniera eccellente, tanto da accorgersi della mia preoccupazione,
solamente attraverso il mio sguardo.
Sconvolta e sottopressione.
Comprendevano che in quel preciso istante, potevano avere il controllo,
senza alcuna difficoltà.
Erano talmente felici e soddisfatti di aver trovato della carne così appetibile,
che non si soffermarono molto all’attesa.
Non vedevano l’ora di poter saziare il loro palato affamato,
con tutta quella carne a disposizione a pochi centimetri di distanza.
Mi circondarono molto velocemente,
e subito dopo iniziarono ad avvicinarsi furtivamente.
L’unica cosa che riuscivo a intravedere sotto quell’immensa quantità di acqua,
erano i loro occhi rossicci e la gran parte delle loro branchie inzuppate di sangue,
che pian piano cominciarono ad accarezzare le mie braccia.
Davvero molto disgustante,
visto che quel liquido rosso si trasportò lungo tutta la superfice della mia pelle.
Ma, nonostante tutto, non era ancora arrivato l’aspetto più inquietante e ripugnante
che avessi visto in quella prova.
No. C’era qualcosa di più preoccupante.
E non era solo il sangue.
Persino la loro struttura, si presentava talmente dura e resistente, che per un attimo pensai che ciò che gli costituiva fosse una materiale simile all’acciaio.
Qualcosa d’inimmaginabile.  
Assurdo e fuori dal comune.
Una delle cose che avevo sempre più temuto.
Essere sconfitti in acqua da delle presenze molto più esili e piccole del proprio corpo,
ma molto più potenti e malvagie di qualsiasi altro essere che avessi mai incontrato.
Animali addestrati per fare del male a qualsiasi essere vivente che avesse la capacità di respirare che fosse dotato di organi e di vita.
A quel punto, capì con che forza avrei avuto a che fare.
Mi risvegliai dal mio stato ansioso e prestai attenzione ad ogni mossa futura, cercando di mantenere la calma, provando a mostrare maggior attenzione a ciò che avrei dovuto fare,
avendo a disposizione solamente il mio coraggio e la lama che mi era stata donata.
Che cosa mi aveva portato in quella zona?
Come avrei dovuto utilizzare quella lama?
 
Avrei dovuto pensare al più presto ad una risposta,
prima che quei tre cannibali mi avrebbero consumata del tutto.
“Una lama in una vasca…Una lama..”
Utilizzai la mia mente oltrepassandola di idee, probabilità e soluzioni,
che fossero più soddisfacenti possibili.
Che mi avessero potuto aiutare a sconfiggere quel mondo di oscurità marina, che ormai stava prendendo possesso del mio ossigeno.
Esattamente come stavano facendo quella specie di piranha.
Strutture, comportamenti e identità completamente differenti,
ma entrambe con delle grandi potenzialità,
che messe insieme potevano arrivare a distruggere migliaia di individui in un colpo solo.
 
Intuivo che c’era una risposta.
Avrei solamente dovuto darmi una mossa a trovarla.
 
E’ vero, la velocità non era mai stata il mio punto forte,
ma in quell’occasione sarebbe stato l’aspetto principale,
che mi avrebbe dato la vittoria.
 
Senza nemmeno avere il tempo necessario per eseguire ciò che mi ero prefissata di fare,
uno dei mostri, nuotando ancor più adiacente alla mia pelle, mi fece distrarre, tanto da farmi perdere l’ossigeno che stavo mantenendo all’interno della mia bocca.
Lo abbandonai in una frazione di secondo.
 
Subito dopo, cercai di boccheggiare per riaverlo,
ma non riuscì che immettere altro che acqua.
Mi sentivo soffocare.
Non stavo respirando.
A quel punto, nel mio cuore si scatenò la rovina.
Aumentò notevolmente di battiti cardiaci provocandomi ancora una volta paura e terrore,
il mio corpo, di conseguenza, iniziò ad agitarsi ferocemente,
tentando in ogni maniera di riprendere ciò che avevo perso. La vita.
 
“Hai paura adesso?”
Chiese una voce famigliare, in tono sarcastico.
“NO!” Gridai selvaggiamente,
 spingendomi di lato verso il vetro più vicino al mio fisico.
Il mio sguardo divenne carico d’intensità, le labbra secche e pallide e la pelle del mio viso si rinsecchì esageratamente, da farla sembrare sottile e indebolita.
Mi mancava l’ossigeno.
Il mio corpo ormai si stava riempiendo di quella sostanza.
Di quella paura, che stava inoltrando all’interno del mio corpo.
Essa prima o poi avrebbe ricoperto e pervaso l’intero corpo.
Persino la mia anima e la mia speranza.
 
Sentivo che sarei  potuta morire da un momento all’altro.
Che tutto questo ben presto si sarebbe concluso così.
Ma non volevo.
Non volevo che finisse presto.
Io volevo vivere.
Volevo rivedere la vita davanti ai miei occhi.
Volevo che il coraggio mi pervadesse il cuore.
Ben presto, difatti, notai che di fronte ai miei occhi si intravedeva quella scossa elettrica che circondava l’intera costruzione, accorgendomi del suo percorso perfettamente delineato e preciso.
Per un momento, rimasi immobile a fissarla.
Non riuscivo a vederla molto bene,
visto che la mia vista iniziò a offuscarsi sempre di più,
ma era impossibile non vedere la sua colorazione.
Precedentemente si presentò di color azzurro/blu,
eppure quando mi avvicinai maggiormente ad essa divenne di un rosso intenso.
Ero incredula difronte a tale immagine.
Totalmente affascinata dal suo cambiamento improvviso.
Se fosse stato un segno?
Se fosse stato un aiuto?
Decisi di non toccarla subito,
 dato che avevo paura di che cosa potesse succedere se lo avessi fatto.
 Essa non era solamente disegnata.
Stava quasi incidendo la struttura.
Dava quasi l’idea che la stesse dividendo in due parti per orizzontale.
 
Allora, senza esitare, strinsi l’impugnatura del coltello,
percependo una parte del metallo accarezzarmi le dita delle mani, molto delicatamente.
Quando però decisi di alzare la lama verso la direzione della linea tratteggiante,
uno dei piranha mi sorprese addentandomi il polso e una parte della mano.
Il morso si presentò profondo e alquanto pericoloso.
Non mancavano molte azioni per eliminarla completamente.
Se avessi mosso il pollice di solo pochi millimetri, ero sicura che si sarebbe spezzato,
lasciandomi pochi possibilità di infilare la lama.
Il sangue scorreva continuamente dalla ferita, colorando l’acqua di rosso,
rendendo così, la vista maggiormente difficoltosa.
Subito dopo, anche un secondo piranha,
con una velocità improbabile, scagliò i suoi denti nel mio polso,
provocandomi una successiva ferita grave,
che ben presto mi avrebbe portato a perdere del tutto la mano.
  Si, in quel momento stavo morendo.
Soffrivo come una bestia.
Non respiravo e percepivo un dolore lacerante pervadermi tutto il braccio,
ma nonostante tutto ciò non avrei mollato.
Essi tentarono più volte di avvicinarsi, per mordere in varie parti del corpo,
continuamente e assiduamente.
Non riuscivo nemmeno a reggermi in piedi, fin tanto da tremare lungo tutto il perimetro del vetro.
 
Ma, anche se tutto sembrava perduto, mi resi conto che era arrivato il momento di riempirmi d’adrenalina e d’energia necessarie a tagliare quella maledetta incisione.
 
 Potei solamente sentire un dolore lacerante alla testa,
e successivamente, accorsi di avere davanti agli occhi la lama di Hakyeon,
proiettata verso l’ignoto e ebbi la sensazione di essere trasportata dalla forza incrollabile dell’acqua in una direzione alquanto sconosciuta.
 

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Capitolo 36
*** The Reply ***


Chapter 35
The Reply
4.46
Ero rimasta dentro quella grande struttura per circa un quarto d’ora.
Uno dei quarti d’ora più interminabili che avessi vissuto in apnea.
 
Per la prima volta, però, sentii una grande forza interiore,
che mi fece comprendere che ero riuscita a sconfiggerlo.
Nonostante fossi sdraiata a terra, ricoperta da un numero interminabile di vetri,
che mi perforarono varie zone della superfice cutanea,
con il labbro spaccato e il naso sanguinante,
riuscii a trovare la potenza di alzarmi da terra.
Iniziai dandomi la spinta con le braccia
e successivamente, dandomi potenza con le ginocchia.
Esse sanguinavano e scivolarono più volte, dato che il suolo era ricoperto da quei cristalli che brillavano a causa dell’acqua che si adagiava su di essi.
Percepivo un bruciore lacerante,
ma la cosa più importante in quel momento era la possibilità di poter respirare normalmente.
Difatti, sputai l’ acqua ormai rossiccia dalla bocca più volte,
cercando di eliminarla del tutto dal mio corpo.
Aveva un sapore particolarmente metallico in gola,
andando a disgustare il mio palato in preda all’ossigeno.
Davvero insopportabile.
 
Qualche secondo prima di dirigermi verso Yook, però,
vidi a poca distanza da me, il coltello che mi aveva salvato per ben due volte.
Lo afferrai molto velocemente, e dopodiché, mi alzai del tutto,
indirizzandomi verso la sua figura, immobile e scioccata dalla mia perseveranza.
A quel punto presi la rincorsa, e come una pazza
tentai di infilzare la lama nella sua spalla.
Non volevo ucciderlo, ma volevo solamente fargli capire
che anche un’umana era dotata di potenza.
Quella potenza che loro non avrebbero mai potuto usufruire.
Quella che veniva dal cuore e dai sentimenti più profondi,
che solo persone deboli come noi, sarebbero riusciti ad avere.
 
Ma nonostante tentai di ferirlo,
la lama oltrepasso solamente la sua spalla,
per poi cadere a terra gocciolante d’acqua.
In lui si era formato un buco pieno zeppo di liquido trasparente,
per poi cicatrizzarsi con una sostanza
che gli creava un corpo simile ad un essere vivente.
 Al momento rimasi senza parole,
in preda ad un lungo sospiro di sollievo.
 
“E’ evidente che tu non lo possa fare, Signorina.
Come le ho già detto, rappresento l’acqua.
E come ciò, anche il mio corpo ne è costituito.”
 Commentò improvvisamente Sungjae, inclinando leggermente il viso di lato,
per riuscire a scorgere i miei occhi inumiditi dalla disperazione.
Visto l’accaduto, mi avvicinai di qualche passo,
disponendomi frontalmente al ragazzo:
“Eravamo rimasti a quando mi spiegavi
il motivo di quello che mi è successo, se non ricordo male.”
Asserì, ancora interamente inzuppata d’acqua.
Per un istante Yook non rispose,
rimanendo fisso con lo sguardo a vuoto.
“Perché?”
Chiesi, avvicinandomi ulteriormente al suo viso
particolarmente in alto rispetto al mio.
 
A quel punto, lo vidi portarsi la mano alla bocca,
massaggiandola un pochino con le dita,
subito dopo fece un bel respiro
che andò a rinfrescare le mie guance bagnate.
“Quella lama che stai ripetutamente trattenendo, è l’aiuto più riconosciuto da un umano.
Essa ti da’ la sicurezza e la forza di poter proseguire con le paure, ma purtroppo se ci si trova in un momento di massima difficoltà in cui non si può ribellarsi, essa ha poco valore alla nostra potenza.
In più, in quel preciso istante, avevi paura di poterlo uccidere, e questo non ha fatto altro che accrescere la Trypanophobia. Paura che avevi già superato, ma che in quel momento ti avrebbe potuto dare una mano per sconfiggerlo. Ecco perché quella Paura si è fatta avanti per aiutarti.
E’ come se avessi utilizzato una Paura per eliminare un’altra.”
 
“Per quale motivo allora, i suoi occhi per pochissimi secondi gli sono diventati bianchi?”
Domandai, incuriosita dalle sue affermazioni veritiere.
 
“In questo caso, Hakyeon, sconfiggendo Tao ha il pieno controllo della sua paura.
Di conseguenza Tao è impotente nei suo confronti, perché tutta la nostra forza è basata su un'unica paura. Nel momento in cui Hakyeon riesce a dominarla, non ha nessun’altra arma da utilizzare.
Perciò, il colore bianco degli occhi ha indicato
 che sconfiggendolo, la sua potenza diventa maggiore.”
Dichiarò, mostrandomi un anello completamente nero di pelle,
costituito da delle borchie disposte frontalmente una con l’altra,
che si congiungeva al polso con tre catene di medio spessore,
che proseguivano lungo il polso, rivestito da un braccialetto di pelle,
con una piccola lastra di metallo adagiata nella parte superiore.
 
“A me non si sono illuminati gli occhi,
ma la grande goccia di vetro con all’interno uno scheletro,
che vede al centro del dorso della mano,
è diventata ormai parte della mia costituzione fisica.”
Proseguì, guardandola attentamente.
 
“Quindi, anche tu hai sconfitto qualcuno?”
Chiesi, sfiorandogli appena con le dita,
la goccia incastonata nella pelle.
 
“Si”
Concluse, facendo scivolare la mano nel suo lungo trench nero,
definito da delle rose azzurre verso la parte finale delle maniche e della parte inferiore di esso.
 
“E’ tutto talmente impossibile, che è quasi difficile a crederci”
Commentai improvvisamente, fissandolo sbalordita.
“Nulla è impossibile per noi”
Terminò, facendomi soffermare particolarmente sulla sua pelle bianca latte,
quasi trasparente e rilassante come l’acqua, che sotto quella luce soffusa
risplendeva sempre di più.
“Anche per noi quindi, non è impossibile batterle, vero?”
Chiesi, sperando mi potesse dare un ulteriore risposta.
“Impegnati al massimo e spera di riuscire a rimanere in vita.
Io non posso aiutarti in questo aspetto.
E’ tutta una questione di autocontrollo personale.
Se ce la farai ben per te.”
Disse, voltandomi le sue possenti spalle, suggestive ma allo stesso tempo protettrici.
“Aspetta! Quale sarà la prossima sfida?
Con chi avrò a che fare adesso?”
Domandai, completamente immersa nella discussione.
 
In quell’istante, si voltò per un secondo verso di me,
facendo spostare leggermente il suo ciuffo di color nero corvino nel viso,
lasciando trasparire solamente quel meraviglioso colore degli occhi,
che mi aveva conquistata sin dall’inizio.
Non disse nulla.
Si limitò a guardare verso la direzione del cammino,
aspettando che anche io facessi la stessa cosa.
Così, senza esitare, osservai attentamente ciò che mi stava dinanzi:
Una vecchia porta di legno completamente oscurata,
con una maniglia di color oro al centro di essa,
tremolante e spaventosamente cigolante.
Una piccola lanterna pendeva dal soffitto, esattamente al centro di essa,
rotta e penzolante, che per poco non sarebbe caduta a terra.
“Ma che cos-?”
Interruppi il silenzio, cercando di scorgere la figura del ragazzo.
 
Ma senza nemmeno avere il tempo di una maggiore spiegazione,
notai che era sparito nel nulla.
E ora? Che cosa mi aspettava al di la della porta?
Che prova avrei dovuto affrontare?
 
Con il cuore in gola, e una grande paura di ciò che mi potesse capitare,
mi avvicinai cautamente alla struttura,
accorgendomi che pian piano l’intensità della luce diminuiva sempre più,
fino a che non si spense completamente lasciando solamente un filo di luce
risplendere dalla lampadina scintillante all’interno della lanterna.
 
A quel punto, decisi di fare il passo più pericoloso.
Girare la manopola della porta, che già stava tremando da minuti.
Terrorizzante e inaspettato.
Stavo tremando e allo stesso tempo sudando continuamente senza sosta.
 
Quando finalmente appoggiai la mano, essa si fermò, lasciandomi la possibilità di aprila.
A quel punto lo feci. Aprii quella maledetta porta oscura. 

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Capitolo 37
*** ARACNOFOBIA VIDEO ;) ***


Buon Giorno a tutti ^^
Eccoci qui :D 
Per prima cosa, mi scusa nuovamente per questa lunga pausa che mi sono concessa, ma ripeto ultimamente ho molto da fare e purtroppo non ho avuto il tempo necessario per proseguirla, in più credetemi, ho il cosidetto "blocco dello scrittore" perciò al momento sono a corto con le idee. Spero vivamente di farmela ritornare :) 
Per farmi perdonare, ho concluso un video che ero tentata di costruire già da un bel po' di tempo, che riguarda l'ultima paura della nostra fanfiction "The Black Fear", cioè l'ARACNOFOBIA, ovvero la fobia dei ragni. 
Vi lascio intanto gustare questo video :D 
Spero vivamente che vi possa piacere ^^ 
Se vi va, lasciate un commentino al video opppure al "capitolo" :D
Grazie ancora per l'attenzione :D

https://www.youtube.com/watch?v=oYSp6LHCIXo&feature=autoshare 

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Capitolo 38
*** Acluophobia (Paura del Buio) ***


Chapter 36
Acluophobia (Paura del buio)

 
 
E’ possibile che l’oscurità abbia un nome?”
-L
“Mi dispiace confessartelo,
ma per me l’oscurità equivale al nulla.”
-Hyllary
“Ti senti sola, mmh?
Perdere la cognizione del tempo…dello spazio..
Come ci si sente ad essere tormentati da ciò che non si può vedere?”
-L
 
 
Quando decisi finalmente di aprire la porta,
avanzai di qualche passo tentando di entrare in quella misteriosa stanza.
Credetemi, non avrei mai voluto conoscere ciò che quella porta mi stava nascondendo,
ma quando il cuore iniziò a pompare sangue molto velocemente,
ebbi quella sensazione che mi stavo portando sin dall’inizio.
Ormai, il mio fisico non avrebbe resistito a lungo
e di certo non sarei riuscita proseguire ancora per molto.
Che fosse angoscia oppure l’adrenalina,
tutto ciò non mi era bastato.
Che cosa volevo oltre a quello che mi era successo in quelle ore?
Che c’era di altro importante da dover sconfiggere?
 
Non ebbi nemmeno il tempo di riflettere sulle mie parole,
che una nube completamente priva di colore, iniziò ad avvolgermi sempre di più.
Una nube priva di sensazioni, di profumi e rumori,
che solo la mente sarebbe riuscita a scolpirne un’immagine.
Tutto susseguito da un imponente tuono di temporale, il fruscio del mio anfibio,
un deciso battito del cuore e un crudele senso del vuoto.
Sarebbe stato semplice disorientarsi subito dopo che la lanterna avrebbe deciso di abbandonarmi?
Nemmeno un filo di luce.
Nemmeno un pizzico di colore.
Nemmeno un briciolo di speranza.
Sarei realmente arrivata a quel punto?
 
§§§
 
I minuti che costituivano la via, scorrevano inarrestabili, veloci e decisi,
attimi di una parte di te che vivono in pochi battiti, che toccano il tempo.
Quei pensieri che vorresti che svanissero, ma che non se ne vanno, non si cancellano e rimangono nel profondo del tuo cuore, nell’attesa che arrivi quel momento.
“Aprila Hyllary”
Commentai, completamente sconvolta, in preda al sudore freddo,
che iniziò a bagnare le mie guance.  
Non avevo scelta.
Come prima cosa, percepii il freddo metallo della maniglia a contatto con la mia pelle
e la tensione che avevo dato ad essa per inoltrare all’interno di quella porta.
Quella struttura che sin dall’inizio mi stava trattenendo,
come se avessi realmente timore di quello che mi stava aspettando.
 
§§§
 
Ben presto però, mi accorsi di essere all’interno di una stanza
ambigua e crudelmente lunga.
Essa era completamente bianca, talmente bianca da farti bruciare gli occhi.
Pavimento, pareti, soffitto,
 non c’era nulla in tutto questo che fosse caratterizzato da un colore differente.
Costituita quasi a forma di un rettangolo,
dava l’impressione che non potesse mai terminare.
Infinita, fredda e priva di personalità.
L’unica cosa che dava un forte distacco,
era una sedia di metallo verso la parte finale della struttura
e dei libri gettati a terra interamente bruciati che percorrevano lungo la stanza,
segnando quasi una via d’attraversare.
In poche parole, questo era quel poco arrendamento che era stato capace di contenere in uno spazio talmente vasto che non avete nemmeno idea di quanto potesse contenere.
Ma dopotutto, per la prima volta non avrei potuto dire di aver provato disgusto.
Non c’era nulla di sanguinoso e animalesco,
come avrei potuto pensare.
Nulla di scioccante.
Niente di spaventoso.
 
L’aria che scorreva per la stanza non era esattamente come quella precedente.
Non era distaccata e furiosa,
Non era orgogliosa e pazza, nemmeno soffocante e crudele.
Essa invece, mi avvolgeva in un mondo nuovo stracolmo di pace e serenità,
possibilmente paragonabile ad un profumo fresco e genuino,
che ti dava uno slancio, una spinta, un sostegno.
 
Fino a quando, qualcosa o per dirla meglio, qualcuno,
fece assecondare questa perfetta e incomparabile sensazione,
 con la sua propria immagine.
 
“E’ possibile che l’oscurità abbia un nome?”
Chiese tutto d’un tratto, un giovane ragazzo,
seduto in quell’unica struttura di metallo in fondo alla camera.
 
“Mi dispiace confessartelo così apertamente,
ma per me l’oscurità equivale al nulla.”
Risposi, guardando verso la sua direzione,
pienamente convinta ma allo stesso tempo preoccupata
per ciò che avrebbe detto in seguito.
 
Prima che me ne potessi accorgere, notai un ghigno sulle sue labbra,
e successivamente riuscii a percepire un respiro corto fuoriuscire dalla sua bocca.
“Ti senti sola, mmh?”
Perdere la cognizione del tempo…dello spazio..
Dimmi…
Come ci si sente ad essere tormentati da ciò che non si può vedere?”
 
“A dir la verità, non lo so.” Affermai con tutto il fiato che avevo in corpo.
“Non ho mai visto l’oscurità da questo punto di vista.”
Proseguii, iniziando ad agitarmi molto velocemente.
 
“Beh, sarebbe arrivato il momento di conoscere meglio questo aspetto,
non credi?” Concluse, indirizzando il suo soffocante e penetrante sguardo verso il mio, esattamente qualche secondo prima di guardarsi le sue dita
che tamburellavano impazientemente lungo i braccioli della sedia.
Un po’ di rumore, giusto per rompere quel dannato silenzio
a cui non era evidentemente abituato a percepire.
Cosa voleva fare?
 
Un attimo dopo, mi accorsi che tutto quello che mi sembrava essere definito dal bianco,
divenne completamente rivestito da qualcosa di molto più scuro,
che inizialmente si presentò a tratti, ma che in un batter d’occhio si trasformò definitivamente nel buio intenso e profondo, che ti faceva sentire disorientato e timoroso da quello che doveva esserci realmente sotto quel lungo telo che copriva la vista.
Uno dei sensi principali, più utili e più difficili da non prendere in considerazione.

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Capitolo 39
*** The flavor of the fire ***


Chapter 37
The flavor of the fire
 

Tutto cambia quando ti rendi conto che i tuoi occhi non vedono altro che un unico colore.
E’ buio pesto e stenti a restare in equilibrio. Ti senti disorientato e quello che vorresti aver voluto fare, non sembra così facile come lo era un attimo prima.
Una vera e propria esperienza illuminante, vero?
Camminare nel buio, mentre tenti di trovare una parete su cui adagiare le tue mani, timorosa e curiosa da tutto ciò che avresti potuto trovare più avanti.
Ma dopotutto, non è nient’altro che la realtà.
L’oscurità nella maggior parte dei casi viene descritta come un luogo cupo e tetro,
pronto a spaventarti e a rendersi soffocante.
Ma a questo punto posso negare il tutto.
Semplicemente, credo che faccia parte del frutto dell’immaginazione di ogni umano.
Sempre pronti a giudicare per le sue sembianze.
Ma, avevano realmente provato quella sensazione?
Erano mai riusciti ad abbracciare l’oscurità?
Per me non si trattava di sola illusione,
stavo per essere inghiottita da quel caos.
Non mi stava mettendo in quelle condizioni,
più che altro mi stava mettendo ansia e parecchia rabbia.
Non vedere nulla.
Più precisamente, come se fossi tutto d’un tratto privo della vista,
senza nemmeno avere il tempo per accorgertene.
 
Ecco come fare mandare in tilt un essere umano in pochi secondi.
 
“Privalo di uno dei sensi principali che lo costituisce e poi vedi come impazzisce.”
Interruppe, i miei pensieri, riuscendo a immedesimarsi per bene nella mia mente.
“Non di certo perché si ha paura.” Risposi, che fino ad ora ero rimasta in silenzio.
“E’ tutta una brutta illusione.” Commentò, percependo che la sua voce si fece più adiacente.
“Grazie, ma questo lo avevo già intuito”
Dissi, cercando di voltarmi in varie direzioni, tentando di evitarlo.
“Come puoi trovarmi?” Domandò, iniziando a gettare in vari punti della camera degli oggetti.
“Riuscirò a farlo, bastardo. Dammi solamente qualche minuto.”
Affermai, subito dopo essermi abbassata a terra,
cercando di trovare a tastoni qualcosa che mi fosse utile per farlo distogliere.
Sfortunatamente nel giro di pochi istanti,
 non riuscii a trovare nulla che potesse soddisfare le mie esigenze,
solo poche pagine di libri che mi invadevano il viso,
sfiorandolo appena, prima che si adagiassero al suolo.
Ero rimasta in quella posizione per qualche istante, aspettando di riuscire ad orientarmi,
nonostante avessi cambiato posizione.
Ma avevo paura di rimanere adagiata a terra.
Mi sentivo impotente.
 
“Hai paura?”
Sentii quelle parole fuoriuscire dalla sua bocca,
assieme al respiro che mi pervase la guancia.
 
Con le lacrime agli occhi e il respiro pesante, mi voltai dalla direzione opposta,
trascinandomi con ginocchia e mani verso uno dei lati della camera.
Mi mancava il respiro, e l’agitazione non faceva altro che peggiorare quella mancanza d’ossigeno.
Avevo dolore ovunque e a stento riuscivo ad avere la forza necessaria per proseguire il cammino.
Volevo che smettesse di torturarmi.
Volevo che tutto potesse finire.
Ero continuamente tormentata dai miei pensieri e dalle mie emozioni,
che non avevo nemmeno il tempo per riprendere fiato dovutamente.
Non potete nemmeno immaginare quanto sia stato difficile per me
superare questa maledetta prova.
Una di quelle che ricorderesti per tutta la tua vita.
Una di quelle che ha cambiato il corso della tua vita.
Una di quelle però che non avrebbe mai più potuto farti ingannare.
 
“Ti prego. Non mi piace l’oscurità”
Me ne uscì con questa stupida frase, credendo di potergli fare cambiare idea,
data la mia eccessiva disperazione.
Difatti, i miei erano lamenti soffocati, significanti e imbrattati di sangue,
che a stento uscivano dalle mie labbra.
Il modo più gentile per dire che mi sentivo uno schifo, una fallita di fronte a quel personaggio.
Non capivo quale sarebbe stata la sua mossa successiva.
Poteva farmi quello che voleva.
Poteva distruggermi in qualsiasi maniera.
In ogni caso non avrei potuto vederlo,
perciò per quale motivo avrei dovuto sprecare le mie energie.
 
Senza dire una parola,
percepii le sue dite addentrarsi tra le mie ciocche di capelli,
quasi come se me li stesse assaporando con la superficie della pelle.
Quel movimento delicato, non faceva altro che farmi dimenticare per un secondo la mia tensione,
facendo così rilassare tutto il mio corpo.
Un tocco soffice da sembrare una piuma andata ad incastrarsi fra alcuni capelli.
Una mano totalmente coinvolgente che riusciva a fare miracoli.
Fino a quando non sentii premere notevolmente i suoi polpastrelli nella mia testa,
per poi, trattenere con sé una grande quantità di cuoio cappelluto.
Mi stava tirando i capelli verso di sé talmente forte,
che per un momento mi sentii strappare delle spesse quantità
 
“FA MALE!”
Gridai più forte che potevo, cercando di liberarmi da quella presa poco definita.
Persino, riuscii a proiettare le mie braccia verso il suo polso,
tentando in tutti i modi di afferrarglielo,
anche se si presentò parecchio difficoltoso,
visto che con l’altra mano me la spingeva altrove con grande violenza.
Ecco perché, riuscivo solamente a graffiarlo con le mie unghie,
al momento poco curate, in parte spezzate.
Si rivelarono però, molto utili, visto che essendo aguzze penetravano per bene nella carne se indirizzati nel modo corretto.
 
“MA IO ADORO L’OSCURITA’ INVECE!”
Urlò tutto d’un tratto, proiettando il mio viso a pochi centimetri da una fiamma che si era appena andata a creare grazie agli accendini che aveva scaravento precedentemente a terra.
Si erano accesi, e la fiamma aveva iniziato a bruciare mano a mano le pagine dei libri che percorrevano lungo tutta la stanza.
 
Ed ecco cosa mi fece comprendere che la mia frase non era stata minimamente ascoltata.
Beh, da una parte non avrei dovuto sorprendermi visto che nessuno fino ad ora lo aveva fatto.
 
“Cosa succederà ora mmh?
Speri di poter vedere di nuovo la luce?”
Tentò di minacciarmi, premendo ulteriormente la testa verso il basso, adiacente alle fiamme che continuavano ad ardere incessantemente.
Il mio viso era talmente vicino ad esse che se solo avessi inclinato di pochi centimetri il capo,
il fuoco avrebbe potuto inoltrarsi nella superfice cutanea con alcun impedimento.
Solamente per farvi intuire in quale pericolo mi stavo cimentando.
 
“CREDI DI RIUSCIRE AD UCCIDERMI
 PERCHE’ NON RIESCO A VEDERTI!?
Io non ho intenzione di mollare.”
Alzai il tono della voce, facendogli capire le mie intenzioni.
 
Non m’importava nulla della mia posizione, della situazione che sarebbe potuta crearsi
e delle mie scarse capacità fisiche.
Credevo in me stessa, nonostante provassi un forte timore di fronte quel personaggio.
Era maligno, crudele ed era completamente innamorato del buio.
Così tanto che nessuno avrebbe mai potuto fargli cambiare idea.
Lui lo amava profondamente.
Persino, avrebbe potuto uccidermi se sarebbe stato necessario.
Voleva rimanere devoto alle sue capacità.
E così fece, spingendo prepotentemente il mio volto tra le fiamme.
 
 

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Capitolo 40
*** Swallow of the flames ***


Chapter 38
Swallow of the flames
 
“È meglio ardere tra le fiamme,
 oppure venir inghiottiti dal buio?” - Azzolin Ylaria-
 
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per far accontentare l’oscurità,
per cui metter fine alla mia vita sarebbe stato un gioco da ragazzi.
 
Non credo che sia stato il suo primo pensiero appena mi aveva vista,
ma il contatto con il buio voleva farlo rimanere devoto alle sue abilità,
mettendole quindi al primo posto.
Ed è proprio quello che fece.
 
In pochissimi istanti mi ritrovai avvolta dalle fiamme:
Da allora in poi, tutto ciò in cui credevo si era volatilizzato,
morendo assieme al calore bollente che accarezzava le mie guance,
persino arrivando a percepire l’aria scostarmi leggermente i capelli dal viso
e successivamente una cascata di odore da bruciato inondarmi le narici.
 
Non potevo descriverla come una grande liberazione dal mondo comune,
ma come un’esperienza soffocante, ambigua e crudelmente lunga
che sarebbe stato difficile farla terminare.
Iniziare a vedere davanti ai propri occhi una luce dorata tingere l’intera anima di colori troppo accesi e intensi, avrebbe reso molto semplice il socchiudersi delle palpebre,
abbandonandomi alla realtà dei fatti.
Alla morte, semplicemente.
Provocata da una paura esageratamente potente che ormai era entrata nel mio cuore e non aveva nessuna intenzione di uscire.
Si, ero stata condannata a questa soluzione
e non avrei potuto far altro che accettarne le conseguenze.
Ormai ero sicura delle sue intenzioni.
Quel mostro non mi avrebbe lasciata andare per nessun motivo al mondo.
No, questa volta non mi avrebbe dato la possibilità di vivere.
 
Colori caldi, come l’arancione, il rosso e il giallo
che mi avrebbero costretta a giacere lì per l’eternità.
 
“Con te non è divertente”- Si espresse improvvisamente in tono ostile,
per poi esplodere dalla rabbia, facendolo diventare estremamente violento.
Al ché, tralasciò le mie ciocche di capelli,
cessando così, la tensione esercitata alla cute,
lasciandomi cadere tra il mucchio di fiamme,
nella speranza che potessi perdere ogni traccia di coraggio
che era sopravvissuta in queste ore piene di dolore.
 
Non feci più nulla per oppormi alla sua disperata reazione di potermi spaventare.
Ormai, conoscevo fin troppo bene il suo stato d’animo,
perciò non avrei voluto farglielo pesare ulteriormente.
 
 
Senza aprire bocca, difatti, mi lasciai trasportare dalla forza di gravità,
andando così ad inoltrami all’interno della fonte di calore.
 
Ma esattamente un attimo prima che decisi di farlo, 
percepì un grosso grido fuoriuscire dalla sua gola,
forse per esprimere la sua vittoria
o forse semplicemente per far intuire la sua immensa forza.
 
Insomma, per lui sembrava tutto così semplice
e non c’era modo migliore per vincere.
 Eppure, la troppa sicurezza alle volte porta al dubbio
e successivamente alla sconfitta.
 
Tutto d’un tratto, ricordo che la mia mano schiacciò il calore ardente,
provocandosi una grossa bruciatura, dolorosa e letale,
che poco dopo però, si presentò una salvezza.
Essa, infatti, si adagiò al suolo ardente,
dandomi la possibilità di darmi la spinta di oltrepassare
la linea di fuoco che si era andata a creare,
dato che aveva pervaso ogni oggetto adiacente ad esso.
 
“Com’è caspita ho fatto a farlo?”
Domandai a me stessa con un filo di voce,
subito dopo essermi scaraventata con forza al suolo freddo e maledettamente oscuro,
 che proseguiva subito dopo quella zona rovente.
 
Ancora non credevo ai miei occhi,
ero riuscita a continuare quella lotta senza alcun aiuto.
Chissà se avessi avuto le loro capacità fisiche,
forse lo avrei battuto in un batti baleno.
 
Ero felice.
Finalmente avrei potuto dirlo per la prima volta.
 
Ma subito dopo essermi riposata per alcuni minuti, incominciai a guardarmi attorno,
 rendendomi conto che il ragazzo non si trovava più vicino alle fiamme,
ma lo vidii allontanarsi poco a poco ritirandosi nell’oscurità.
 
A quel punto, compresi che avrei dovuto proseguire con il cammino,
cercando di dimenticare per un momento tutto quello che sarebbe potuto succedere senza riuscire a vedere nulla, oltre che al buio pesto.
Mi alzai da terra, effettuando uno dei tanti respiri profondi che fino a quel punto mi avevano fatto nascere in me un coraggio immenso e per un attimo mi lasciai coinvolgere dalla mia stessa ombra.

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Capitolo 41
*** The Darkness is your name? ***


Chapter 39
The Darkness is your name?
 
Più che essere arrabbiata, parevo esasperata,
più che infastidita, mi sentivo affranta.
Insomma, sapevo benissimo che avrei potuto perdere
molto facilmente la strada in cui mi ero proposta di passare.
Si, solo a pensarci mi avrebbe fatto aumentare di grado
l’odio verso quella dannata stanza buia.
Ma se avrei continuato a pensarla in questo modo,
sarei potuta morire dall’ansia in pochi minuti,
perciò anche se era la cosa più ovvia da pensare,
preferii rinchiudere questa negatività in una parte del mio cervello,
dimenticandola per un momento.
 
Ma esattamente quando tentai di lasciarmi alle spalle tutto ciò,
mi accorsi del gran silenzio che si era andato a creare in pochi attimi.
Qualche minuto prima si sentivano dei strani rumori che provenivano da ogni direzione,
mentre in quel preciso istante tutto scomparve,
aumentando così il rischio di non riuscire nel mio intento.
Ma, qualsiasi sarebbe stata la situazione,
avrei dovuto proseguire con determinazione,
senza fermarmi nemmeno per un secondo,
se non avrei voluto finire male come era successo precedentemente.
Ecco per quale motivo decisi di aumentare leggermente il passo,
deglutendo più volte a causa della gran paura che stava prendendo il sopravvento.
Per la prima volta iniziai a provare grande terrore
sia per il personaggio che per la prova in sé per sé.
Cominciava ad essere davvero demoralizzante e stressante,
tanto da farmi perdere il controllo della situazione.
Difatti, subito dopo poco, persi l’equilibrio,
andando a scontrarmi addosso ad una costruzione in metallo
a pochi centimetri di distanza dal mio corpo.
A causa dello spavento e del gran dolore che mi provocò al mio fianco destro,
retrocessi di qualche passo, cercando di allontanarmi da quella zona,
trattenendomi leggermente la parte vittimizzata.
Di sicuro, non avrei mai più voluto incontrarlo così da vicino,
non avrei voluto farmi nuovamente male.
Ma proprio quando lo feci, mi passai il dorso della mano sulla fronte,
accorgendomi che la superfice cutanea risultò poco liscia e particolarmente secca.
Immediatamente, la accarezzai lentamente
provando a capire di che cosa si trattasse.
 Ricordo che al momento non riuscii a comprenderlo,
visto che il tatto non era il punto su cui facevo grande affidamento.
Così, lasciai perdere. Non mi ci soffermai più di tanto.
Provocava un dolore intenso,
ma sapevo che avrei dovuto continuare a concentrarmi.
Abbandonai la mano nel vuoto,
e cercai di effettuare qualche passo in avanti,
allontanandomi il più possibile dalle pareti,
visto che adiacenti ad essi ricordai di aver avvistato molti oggetti.
Eppure nonostante la mia attenzione fosse ottima,
percepii delle dita solleticarmi in vari punti del collo:
 
“Pensi ancora che l’oscurità non possa avere un nome?”
 Il personaggio si espresse con voce soave e velenosa.
 
Senza rendermene conto, appena percepii il suo tatto,
cominciai ad allontanarmi molto velocemente,
continuando a voltarmi in varie direzioni,
confusa ed estremamente spaventata dalla sua reazione.
 
Ma non retrocessi.
Non avevo intenzione di tornare indietro.
Se lo avessi fatto, non sarei mai stata capace di uscirne.
Perciò, piuttosto che perdere il controllo e tentare di scappare dalla paura,
avrei voluto tentare fino alla fine di riuscire ad evadere da quella maledetta stanza,
aprendo la porta che si trovava posta di fronte alla mia direzione,
avvistata qualche secondo prima che il luogo fosse ancora illuminato.
 
Dopotutto il dolore alle ginocchia e la mano dolorante
decisi di iniziare ad accelerare il passo,
mantenendomi in equilibrio e proiettando i passi sempre diritti.
 
Respiravo affannosamente e ormai le mie energie stavano per scarseggiare,
perciò avrei dovuto fare una pausa il primo possibile.
Allo stesso tempo, però, avrei dovuto muovermi,
altrimenti non ce l’avrei fatta.
 
Il ragazzo però, non me la diede per vinta,
proseguii con il suo sfiorarmi la pelle delle braccia, delle gambe e persino del viso.
Inoltre, più volte mi spinse aggressivamente verso l’ignoto,
facendomi perdere il senso dell’orientamento più volte.
 
Anche se tentai ripetutamente di fermarlo,
il mio svantaggio mi portava ogni volta alla sconfitta,
facendomi prendere e pizzicare molte volte.
 
Quella schifosa sensazione di percepire le sue mani lungo il mio corpo,
mi metteva ribrezzo e mi faceva sentire inutile e impotente,
così tanto da iniziare a farmi impazzire letteralmente:
 
“Smettila!”
Gridai improvvisamente,
agitando le braccia esattamente come una bambina viziata,
subito dopo essermi accorta di aver preso un forte spavento,
per colpa della mia stessa ombra.
 
“Che stupida! Quando avrai perso la strada,
verrai consumata da te stessa”
Riempii immediatamente l’oscurità con quelle parole,
che non fecero altro che solleticare ulteriormente la mia paura.
 
Finché tutto d’un tratto svanì nel nulla, proprio come aveva fatto precedentemente,
lasciandomi sola al centro di quella stanza.
Successe tutto così velocemente, esattamente come aveva fatto prima,
solo che questa volta sembrava essersi allontano sul serio.
 
È vero, i miei occhi non avrebbero potuto vedere nulla,
ma il cuore riusciva a farlo,
perciò nonostante potevo considerarlo solamente come un sogno,
la mia mente non perse la ragione di vita.
Ancora una volta proseguii,
effettuando dei movimenti decisi e ben costruiti.
 
§§§
 
Beh, a questo punto avrei dovuto rendermi conto
che il buio non era l’unica cosa da cui poteva essere formata l’oscurità.
Avevo capito che aveva un nome.
 
Bruscamente, mi resi conto che il mio cammino si allentò,
cominciando a percepire dei rumori pesanti a pochi metri di distanza.
Non ero a conoscenza dell’oggetto in questione,
ma di sicuro non si trattava di soli passi.
Dopo pochi secondi, infatti quel suono divenne quasi assordante,
fin tanto da farmi perdere la concentrazione.
Tutto ciò accadde a causa di una lanterna gettata pesantemente al suolo,
che per poco non sfigurò la mia guancia destra.
Immediatamente mi accasai a terra proteggendomi,
portando le mani al volto.
Subito dopo essermi assicurata dello stato della mia pelle,
fissai l’oggetto sorpresa ma allo stesso tempo spaventata,
notando che il vetro da cui era costruito si era rotto in mille pezzi,
facendo così, fuoriuscire la fiamma
che comincio a pervadere una parte ben delineata del pavimento.
Impossibile direte,
invece era proprio così.
Quel calore si fece trasportare da alcuni segmenti tracciati profondamente al suolo,
adiacenti alla lanterna, che costituivano una lettera dell’alfabeto:
“L”  
Pronunciai a bassa voce,
rimanendo affascinata dalla fiamma che continuava ad ardere intensamente
lungo la linea verticale e quella orizzontale che formavano quel simbolo.
 
“Si, L è il nome”
Commentò il presunto ragazzo alla mia sinistra
che fino a quel momento non aveva aperto bocca.
 
A quelle parole, non avevo intenzione di voltarmi per guardarlo,
visto che la luce che trasmetteva il fuoco lo rendeva molto visibile.
Decisi invece di chiudere gli occhi
e abbandonarmi al vento che coinvolgeva le fiamme ardenti.
“E’ così che pensi di non aver paura?”
Domandò la sua voce incredula.
“Io non credo che sia una buona idea”
Pronunciò quelle parole con un tono intenso e tremendamente seducente,
che sfiorarono appena le mie guance, lasciandone un segno fondo.
Successivamente, decise di cominciare a farle scivolare lungo la mia pelle,
tentando di arrivare molto lentamente alla mia bocca.
Ma sfortunatamente, prima che lo facesse,
lo fermai, proiettando il mio braccio sinistro verso il suo torace,
cercando di spingerlo altrove.
Ma, come avevo già immaginato,
lo bloccò, stringendo violentemente il mio polso,
non lasciandomi la possibilità di muoverlo.
 
“Che diavolo stai facendo! Lasciami andare!”
Gridai con tutto il fiato che riuscivo ad aver in corpo.
Mi dimenavo insistentemente,
cercando di trovare una via d’uscita,
nonostante tutta quella forza mi stasse rompendo ormai le ossa della mano.
 
“Stai ferma!”
Disse digrignando i denti con far autoritario,
stritolando maggiormente la presa.
 
Quella sua aggressiva autorità non fece altro
che farmi stare peggio,
aumentando di grado la mia voglia di allontanarmi dal suo torace.
 
Ma proprio quando tutto sembrava fin troppo perfetto per essere vero,
notai per la prima volta i suoi occhi neri che divennero evidenziati ancor di più
dalle fiamme che non avevano intenzione di smettere di fermarsi,
lasciando intravedere il suo sguardo felino e altamente attraente,
che era quasi impossibile non fermarsi ad ammirarlo.
Inoltre la luce appena accentuata metteva in primo piano la linea delle sue labbra,
non esageratamente carnose, ma particolarmente espressive,
esattamente come la comunicazione che trasmettevano i suoi occhi,
impazienti ed estremamente ossessivi,
che rappresentavano eccellentemente la sua personalità.
In secondo piano invece, trasparì ciò che indossava:
Una giacca di pelle, una canotta, dei pantaloni jeans e degli anfibi completamente di colore nero,
che mettevano ben in evidenzia quel suo lato combattivo e prepotente.
Qualsiasi cosa che faceva parte del suo corpo faceva intravedere ciò che era realmente,
senza nessuna paura di mostrarlo.
Quel ragazzo era sicuro si sé, ma non era un aspetto che mi infastidiva,
anzi, in quel momento aveva cominciato a far parte anche della mia persona,
perciò non avrei potuto controbattere sulla questione.
Faceva bene ad esserlo, fin quando non mi avesse coinvolta nella sua potenza.
Purtroppo, lo aveva fatto e questo non potevo permetterglielo ancora per molto.
 
Come era sicuro del suo amore verso quella paura,
anche io ero decisa a voler proseguire con la prossima prova.
Avevo paura di lui, di ciò che mi avrebbe potuto fare,
ma non di certo per il motivo principale per cui non riuscivo a vedere.
L’oscurità non avrebbe mai potuto vincere contro di me.
 
“Tu non mi fai paura.
Se manca poco all’uscita, lasciami proseguire.”
Risposi alla sua esclamazione soffocata, pochi secondi dopo
essermi pietrificata davanti a tale magnificenza.
 
Tutto d’un tratto decise di stringere fortemente le mie spalle,
e di scaraventarle contro una struttura piatta in legno,
proprio di fronte a me, che quasi andò a sfregare un pochino la mia pelle adiacente ad essa.
 
Presi un gran spavento,
a causa della precedente fiamma che invadeva quella zona,
che per poco non bruciò la superficie cutanea dei miei polpacci.
Esse, difatti si spensero poco prima che L mi spinse in quella direzione.
 
Successivamente, rimase per circa un minuto immobile,
senza che i suoi occhi si staccassero dai miei,
mettendomi immediatamente in soggezione e sotto pressione.
Tentai in tutti i modi quindi di retrocedere,
sperando che ci fosse una fine a quella struttura,
ma in realtà mi resi conto che non c’era
e che molto probabilmente si trattava di una porta,
almeno da come ero riuscita a percepirla.
Perciò, non avrei potuto fare molto per evadere da quella situazione.
In poche parole, dovevo attendere ed escogitare un piano,
in modo che non mi potesse più avere in pugno.
Di sorpresa intravidi che sotto la sua giacca il suo petto si alzava e abbassava lentamente,
facendomi intuire il suo stato infastidito e stanco:
“Non lascerò mai che tu possa vincere in questo modo.”
Asserì, accarezzandosi le labbra con la lingua.
 
Solo a quel punto compresi ciò che aveva realmente in mente di fare.
Quella per me sarebbe stata una prigione,
in cui tutti quelli che vi entravano non potevano più uscirne.
Per nessun motivo al mondo.
Nemmeno se avessi vinto quella paura.
Questo però non era ragionevole e non faceva parte del loro gioco.
No. Il ragazzo stava imbrogliando.
 
In quel momento però,
sentii la porta aprirsi dall’esterno,
facendomi trasferire verso la via che oltrepassava
quel lungo corridoio per lo più oscuro in cui mi trovavo.
Tutto ciò che successe in pochi attimi
mi fece perdere il senso dell’orientamento,
ma allo stesso tempo mi salvò da quella brutta esperienza. 

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Capitolo 42
*** The Previous Meeting ***


 Chapter 40
The previous meeting
 
“Silenzio, altrimenti ci sentirà”
Sussurrò una voce maschile e soffice,
non lasciandomi la possibilità di fiatare.
La sua mano destra tratteneva la mia bocca,
formando per così dire una barriera,
in modo da non lasciarmi svolgere alcun altra azione di ribellione
che avesse a che fare con quella zona.
Inoltre, con l’altra mano mi cingeva la vita,
facendomi adagiare delicatamente sul suo torace,
avendo pienamente il controllo del mio corpo.                           
 Persino il suo soave e dolce odore
riuscii a riempirmi i polmoni,
tralasciando una tale tranquillità e sicurezza
che non mi fece opporre in alcun modo.
Ecco perché decisi di non agitarmi
e di fare ciò che mi era stato detto,
fino a quando l’ombra di L sarebbe svanita del tutto,
lasciando che il vero colore della fessura sottostante alla porta
 ritornasse come in origine.
Difatti, solo dopo pochi istanti
senza che effettuassimo alcun movimento,
si allontanò, rendendosi conto che ormai
non aveva nessuna probabilità di vincere.
 
Finalmente avrei potuto essere soddisfatta del mio coraggio,
tant’è che il mio cuore riprese la sua normale regolarità
e un’ intenso respiro si caricò del sapore della vittoria.
Non ero mai riuscita ad avere quella reazione,
ma dato che mi faceva sentire bene,
come potevo considerarla sbagliata.
Ma questa sensazione non terminò immediatamente,
come avrei potuto immaginare.
Proseguii, notando che il palmo della mano del ragazzo
non soffocò più le mie labbra.
Non trattenne nemmeno la mia vita,
ma anzi allentò man mano la presa,
facendo terminare il nostro contatto fisico.
Però, il suo odore continuò a inebriarmi le narici,
aggravando notevolmente la voglia di poterlo vedere.
Per me era totalmente invitante e coinvolgente
che non mi trattenni un minuto in più.
“Mi chiedo come tale sapore possa farmi impazzire?”
Domandai di getto, voltandomi molto lentamente
verso la sua direzione, tentando di avere un contatto visivo.
Ma pochi secondi bastarono per fermarmi.
Avevo oppure non avevo il coraggio di farmi avanti?
Il mio cuore temeva per la sua reazione?
 
“Hai paura di me.”
Affermò, avvicinando le sue labbra al mio collo,
abbandonando il suo respiro caldo sulla pelle,
iniziando a provocarmi con il suo morbido tocco.
“Sbagli. Io non ho paura di nulla.”
Proseguii, trovando quel leggero soffio davvero attraente,
ma particolarmente assetato del mio spavento.
Per lui, al contrario lo interpretava come un forte piacere,
cominciando a prenderci davvero gusto.
Tant’è che insinuò la sua mano verso la mia guancia destra,
prolungandola in una ciocca dei miei capelli.
“Non mi toccare!”
Urlai, con tutto il fiato che avevo in gola,
chiudendo gli occhi molto velocemente,
per paura della mia prossima azione.
Ormai non trovavo nemmeno il metodo più efficace
per governare il mio corpo.
Avevo iniziato a mettere l’istinto al primo posto,
assecondando quello che poche ore prima mi assaliva.
 L’ansia e la Paura di poter perdere ogni speranza.
Per questo motivo mi addentrai nel coraggio,
necessario a far volgere il mio sguardo verso colui
che stava giocando con la mia mente.
“Chi diavolo sei?!”
Gridai ancor più forte,
facendo fuoriuscire il mio lato aggressivo.
Effettuai un agile scatto,
che mi fece proiettare verso la sua direzione
e in pochissimi secondi decisi di sferrargli un pugno alla mandibola.
 
A quel punto fissai la mia mano,
incredula e sorpresa da tale movimento.
Comprendevo un’ importante rabbia repressa
essersi impossessata della mia forza.
 Ma non avrei mai creduto di avere quel lato eroico in me.
 
Immersa esageratamente nella mia azione,
non mi resi conto che il ragazzo era rimasto immobile,
con i capelli neri scompigliati davanti al suo viso.
Non sembrava essere contento di tale azione,
anche perché non sembrava esserselo aspettato.
 
Il mio corpo tremava e la pelle cominciò ad irrigidirsi,
gelida a causa dell’insolito atteggiamento del ragazzo.
 Non sapevo cosa fare.
Avevo paura di toccarlo nuovamente,
ma senza esitare provai ad avvicinarmi al suo viso,
proiettando la mia mano nei suoi capelli,
sperando di poter vedere i suoi occhi.
 
Quando lo feci però,
mi afferrò violentemente entrambi i polsi
e successivamente mi scaraventò lungo la parete alle mie spalle.
 
Non sarebbe stato necessario lamentarsi ulteriormente.
Ora riuscivo a riconoscerlo perfettamente,
visto che i nostri sguardi si erano incontrati.
“I tuoi occhi…sono dorati.”
Commentai, continuando a fissare quel loro colorito,
spaventata e terrorizzata.
“Allora ti ricordi del nostro primo incontro.”
Affermò mostrando quel suo sorrisetto sghembo tanto letale,
che aveva il giorno prima di averlo visto in questa circostanza.
“Come faccio a dimenticarmi di te?”
Conclusi, lasciando la domanda in sospeso.
 
Subito dopo, il ragazzo allentò la presa,
lasciandomi allontanare dalla sua figura poco a poco.
 
Dopodiché mi avviai lungo la grande e spaziosa via,
che rappresentava quella zona della grotta,
abbandonando quella piccola e oscura
in cui mi trovavo precedentemente.
 
Proseguii di qualche passo,
facendo così aumentare notevolmente
la quantità dei miei passi, decidendo di lasciare quella via.
Ma più la distanza si faceva maggiore,
più grande era la sensazione che i miei anfibi
riflettessero una certa luce proveniente dalla parte frontale del percorso.
Non mi resi conto immediatamente,
che non l’avevo mai vista prima d’ora.
Mi parve quasi un’illusione ottica per la forte stanchezza.
Ma nonostante tentassi di eliminarla dalla mia mente,
essa appariva ripetutamente.
Ancora una volta percepivo il mio stomaco in subbuglio
ed una strana sensazione che aveva iniziato ad accompagnarmi.
Ed ecco che un sorriso smagliante si formò sulle mie labbra,
con la grande certezza che il meglio stava per farsi avanti.
Ancora pochissimi metri e avrei potuto assaporare quella luce,
uscendo da quella macraba grotta.
 
Spazio Autore:
 
Buona Giornata / Buona serata :D
Scusate se non ho più potuto aggiornare la mia fanfiction, ma per vari impegni e problematiche non avevo più potuto farlo.
Volevo solamente complimentarmi con la vostra pazienza, e rendervi possibilmente la lettura più piacevole del solito :D
Ecco a voi un nuovo capitolo, dedicato a Kai degli EXO se non lo avevate capito nel contesto.
Comunque, il ragazzo dagli occhi dorati, è quel strano tipo che la nostra protagonista ha incontrato per la prima volta al capitolo due della storia :D
Per renderci più chiari, quello che aveva a che fare con il ragno :D
Scusate se non lo ho descritto dettagliatamente ma per me in questo caso non serviva, visto che si era già detto precedentemente :D
Se volete rileggetevi pure il capitolo due :D
Riuscirà finalmente ad uscire dalla grotta?
A voi la lettura :D

 GRAZIE MILLE :D Vi prego, continuate a recensire, darmi consigli e a seguire la mia fan fiction. Se la FF non vi sembra molto coinvolgente o trovate degli errori grammaticali, basta che me lo dite. Al prossimo capitolo :D

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Capitolo 43
*** The Bloody Kiss ***


Chapter 41
The Bloody Kiss
 
 
Words of Hyllary:
 
Non avrei voluto proseguire queste parole esponendo la realtà dell’accaduto,
ma la scena con cui ho terminato il capitolo precedente ha fatto susseguire molti avvenimenti avvincenti che non voglio tralasciare.
 
§§§
 
Un sogno che non sarebbe mai potuto morire.
Meraviglioso, quanto una carezza rassicurante
e Melodico quanto la canzone che porta il ricordo della voce più dolce.
Un ricordo dal sapore molto vicino alla realtà dalle
sensazioni piccole e brevi che apparentemente non hanno valore,
ma che per me in quel preciso istante contavano più della mia vita.  
 
L’aria fresca e appena umida che sfiorava la pelle,
seguita da una folata di vento rappresentata
da una varietà di aromi, tra cui quello delle foglie
che mano a mano cadevano lentamente nel ruscello,
trasportandole con sé
.” (Chapter 1)
 
 Non riuscivo a scorgere ancora nulla di simile,
ma bastava solamente assaporarne il profumo,
per almeno avere la possibilità di immaginarlo.
Anche in quel momento, con quella poca luce che accarezzava le mie mani,
non smettevo di sperare che presto sarebbe finita.
Il buio soffocante, l’energia quasi esaurita e la schiena massacrata…
            Eppure il mio cuore non smetteva di cercare la vittoria.
 
“Ma pensi davvero di andartene così?”
 
Una domanda che risultò priva di senso, assurda e del tutto illogica.
Non sarebbe dovuto concludersi in questo modo,
ormai mancava così poco per assaggiare il sole.
Perché me lo stava impedendo?
Non riuscivo a far altro che fissare il vuoto, seccata,
la mano tremolante che accompagnava i battiti sorpresi del mio cuore.
Lì, con le dita sospese in aria alla ricerca di quello che non potevo avere.
Poi una spinta contro una delle due pareti che ci stava circondando,
che suonò come una richiesta d’attenzione, un obbligo che non potevo ignorare:
Quegli occhi dorati, a pochi centimetri dai miei, con un’espressione curiosa
con la quale riusciva a farmi aumentare il battito cardiaco.
Pretendeva la massima attenzione.
E per me ignorarlo non fu facile.
 
 
“Che fai adesso? Non mi rispondi?!”
Una spinta. Un'altra ancora. Le sue iridi gialle penetranti che continuavano quasi a illuminarsi,
ed una strana sensazione che iniziò a farsi presente.
Stargli così vicino, non mi faceva star male come avrei potuto pensare.
In quell’attimo di silenzio si fece presente un lato di me che rispondeva in modo differente.
Ero infastidita, davanti a tale mostro.
Ma stupita, appena compreso il motivo per il quale il mio cuore batteva all’impazzata.
Bloccata dalle sue forti braccia, la poca luce che filtrava che intensificava quel pizzico d’inquietudine, mi resi conto di provare una forte attrazione fisica per quel ragazzo.
Provai a meditarci su ancora una volta, una seconda,
ma era tutto inutile visto che la risposta me la ero già data.
Perciò ascoltai per almeno una volta ciò che il mio corpo voleva che facessi.
La presa ai polsi che mi stava imponendo, ormai, stava cominciando a divenire insopportabile.
Probabilmente stavo esagerando,
ormai avrei dovuto dargli una risposta:
Un attimo d’incertezza; prima che i nostri sguardi si potessero incontrare ancora una volta.
Subito dopo, feci insinuare la mia mano tra i capelli adiacenti alla sua nuca,
per poi mordermi prepotentemente il labbro inferiore,
avvicinandomi in un secondo alle sue labbra.
Per un momento si fece distaccato,
rimanendone quasi sorpreso.
Ma poco dopo le nostre labbra iniziarono a sfiorarsi appena,
percependone in pochissimi secondi il contatto.
Probabilmente non fu una mossa che si aspettava da una persona spaventata,
proprio per questo motivo non comprese immediatamente le mie intenzioni.
Forse mi avrebbe rigettata, ma sinceramente non me ne importava.
 
Successivamente, il leggero contatto delle nostre labbra tramutò molto presto in una vera e propria ventosa calda impossibile da staccare.
Cominciammo a prenderci davvero gusto,
tanto che anche lui si lasciò trasportare dal piacere,
 allungando le sue mani verso le mie gambe
 percorrendone delicatamente la lunghezza.
A quel punto, abbassai leggermente la mia mano,
continuando a solleticargli la pelle del suo collo,
per poi adagiarla al suo torace.
Riuscivo addirittura a percepire il suo respiro,
che si fece sempre più profondo e affannoso.
Ed ecco che in un attimo afferrò pesantemente le mie cosce,
provocandomi un piccolo dolore che mi fece morsicare il suo labbro inferiore.
   Come se potesse essere sufficiente a farlo sottomettere ad una donna.
Umana precisamente, che pareva non avere la sua stessa forza.
Anche se insistevo nel farlo mio,
 il ragazzo non aveva nessuna intenzione di lasciarmi governare.
Scaraventò una seconda volta la mia schiena contro la parete,
avventandosi nuovamente sul mio corpo,
rinfacciandomi un mezzo sorriso malvagio e affaticato,
per poi proseguire il suo velenoso tocco.
 
Non mi lasciò nemmeno uno spiraglio,
non mi concesse nulla di più che il respiro.
Difatti, non risultò abbastanza per poterlo fermare.
Ero innamorata delle sue attenzioni,
ma come poteva soffocarmi in questa maniera?
Volevo trovare un modo per affrontarlo,
ma tutto ciò non lo faceva altro che divertire.
Ancora una volta, le sue mani si insinuarono al di sotto della mia canottiera,
mentre le nostre labbra assunsero un sapore strano.
Qualunque cosa fosse, aveva una consistenza liquida e calda.
 Liquido e caldo. Un pensiero la paralizzò gettandola in mezzo al gelo e al disgusto.
Quell’orrore, insopportabile e tremendo che gli fece ritornare in mente
il motivo per cui precedentemente si sentiva spaventata da quegli esseri.
Il sangue.
Apparve, così, in un momento diverso,
massacrandola per bene.
Lui è la mia distruzione, la mia rovina, il diavolo…
 
“Kai”
 
E fu la fine. Essere a conoscenza del suo nome.
Un piatto di emozioni forti, talmente potenti che formarono un nodo in gola.
Il corpo tremolante, sconvolto e schiacciato da pensieri agghiaccianti,
che violentavano il mio cuore come nulla fosse.
Quanto avrei voluto aprire gli occhi e avere la forza di poterlo combattere,
ma il suo  persuadermi me lo stava impedendo.
Si trattavano di minuti interminabili.
Momenti in cui il nervosismo e la rabbia presero il sopravvento,
ma che terminarono poco dopo,
visto che tutto d’un tratto decisi di porre fine alla sofferenza.
Aprì gli occhi, proiettandoli immediatamente su me stessa.
E poi quella scoperta, nuova, che non ero sicura fosse realtà.
 La superfice cutanea ricoperta da altri esseri viventi.
Kai mi aveva presa in pugno. Tarantole.

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Capitolo 44
*** Aracnophobia (Fobia dei ragni) ***


 Chapter 42
Aracnophobia (Fobia dei ragni)


“L’ansia non termina, respiri ma è quello che non vorresti fare, i tuoi occhi vedono ma è quello che non vorresti guardare, non c’è ragione in tutto questo ma nonostante tutto speri che quel ragno non voglia nutrirsi della tua paura”
(Ylaria Azzolin)
 
 
Part.1
 
Quella dannata consapevolezza emerse nei miei occhi,
mettendomi immediatamente alla prova.
 Il terrore di poter perdere tutto ciò per la quale avevo combattuto…
Tutto questo non mi piaceva affatto. Non era quello che avrei voluto.
 
“Togli quei sudici animali dal mio corpo”
Insistetti con quella poca voce rimasta,
spingendo i ragni verso il suolo.
 
“Ora!”
Conclusi decisa, sputandogli quel liquido appiccicoso
che ricopriva la superficie delle mie labbra.
 
Ma non ottenni altro che un bacio profondo che gioiva per la facile vittoria;
infinito e sadico, mentre faceva sentire importanti quegli esseri ripugnati.
Non erano altro che tarantole.
Aracnidi privi di logica, troppo piccoli per essere considerati letali.
Eppure non riuscivo a far altro che fissarli, terrorizzata, intrappolata da una figura maggiormente possente che tratteneva le mie emozioni alla perfezione.
 
Quel sangue, quel sapore rivoltante non faceva altro che farmi capire che la situazione ormai stava degenerando e che avrei dovuto scappare il prima possibile.
Ecco che molto lentamente trascinai il mio braccio destro,
allungandolo il più possibile verso un appiglio necessario a svoltare il mio corpo
lasciandomi un pizzico di libertà.
 Tasto dopo tasto, ebbi finalmente ciò che stavo cercando:
Ruvido, appuntito e sgretolante. Non era per nulla strano,
e fu proprio questo uno dei motivi per cui non persi la speranza.
Ancora quella brutta sensazione, ma con quella voglia interminabile di potermi staccare di dosso tutto ciò che mi fece dubitare della mia vittoria.
Era dannatamente attraente, Kai: massacrante, ambiguo e pieno di sfaccettature incomprensibili. Perfetto. Ma per me quel gioco non avrebbe dovuto proseguire.  
 
Trattenni un respiro profondo. Ed ecco che tutto terminò.
Spintonai il suo torace lontano dal mio corpo,
facendolo perdere l’equilibrio per un istante.
Ottimo per riuscire a inoltrarmi verso la via che mi affiancava:
Un attimo breve e meraviglioso, un secondo in cui credetti finalmente di avercela fatta.
Di essere salva. Sola. Senza alcun pericolo.
Ma invece…si accesero delle lanterne di fuoco lungo tutta la via, all’improvviso,
dandomi la consapevolezza del tipo di luogo che avrei dovuto attraversare. Un labirinto.
 
Part.2
 
Pochi istanti? No.
Quei minuti sembravano ore, giorni, mesi; tremendamente ossessionata da quella voglia di porre fine a quell’incubo che divenne sempre più potente e indomabile.   
Correvo, con il respiro fiacco e stanco,
il cuore gettato in un’ attesa straziante che per poco mi fece accasciare a terra.
E quella promessa posta, che non mi fece perdere la testa per quella paura incontrollabile che molto probabilmente mi avrebbe stravolta.
Paura che da un momento all’altro sarebbe potuta apparire dal nulla.
Ed ecco che ancora una volta l’odore del mio terrore cresceva e mi divorava, forte mentre immaginavo le zampe nere e lunghe di quei ragni avventarsi sul mio corpo iniziando ad avvelenarlo e ad torturarlo come non avrei mai voluto che accadesse.
Era una fissazione o forse solamente la mia fobia?
 Una trappola?
Mentre i brividi, il panico e l’impotenza cominciarono a prendere il sopravvento ebbi la netta sensazione che quei dannati animali fossero molto più vicini di quanto pensassi.
Di scatto girai lo sguardo verso le mie spalle,
proiettando il mio sguardo verso le due pareti che mi circondarono.
Erano completamente invase da quegli aracnidi
che pian piano avanzavano verso di me senza alcuna pietà.
A quel punto non pensai. Non mi soffermai un minuto di più.
A guidarmi fu il panico fuori controllo che mi stava sbranando l’anima,
gettandomi addosso una follia impensabile.
Continuai a correre molto velocemente, precipitandomi verso l’unica possibilità di salvezza.
Mi infilai sotto una piccola struttura sotterranea costituita dello stesso materiale della grotta.
Era un luogo abbastanza all’oscuro e difficilmente visibile. Una sorta di nascondiglio.
Forse un po’ troppo buio per i miei gusti, per questo motivo allungai la mia mano verso l’alto, gettando all’aria un piccolo pezzo di roccia, in modo da poterci sbirciare.
Non ero sicura che mi fosse bastato per sfuggire ai suoi attacchi,
ma questa era una delle mie uniche speranze
e avrei assolutamente tentato fino alla fine di potercela fare.
E quando iniziai a percepire dei rumori in lontananza, di passi avventati e pieni di rabbia…
 
“è vi-cino…trop-po vicino…” balbettai, tremando spaventosamente.
 
Ed ecco che il mio sguardo confermò ciò che pensai.
Lui era lì fuori. Mi stava aspettando.
 
In nemmeno cinque secondi, notai l’ombra del suo corpo voltare direzione verso l’esatto spiraglio che mi ero costruita poco prima.
Si appostò per pochi attimi, le luci si spensero,
e quell’odioso silenzio mi fece comprendere che ormai ero nelle sue mani.
Afferrò violentemente il principale masso che mi stava proteggendo,
scaraventandolo a terra con prepotenza.
  Io con bocca spalancata dalla paura, non avevo nemmeno la forza di muovermi.
Ero in attesa dell’orrore che mi stava per aggredire, terrorizzata dal suo viso pieno di ragni che gli entravano e gli uscivano dalla bocca.
 

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Scusate per l'enorme ritardo, ma in questo periodo sono stata poco bene di salute e spero vivamente che non vi siate dimenticati della mia fanfiction. Ormai la conclusione è molto vicina perciò abbiate ancora un po' di pazienza e vedrete il termine della storia. Spero che l'abbiate trovata interessante e spero tanto di poter continuare a scrivere fanfiction, anche se più brevi a causa del tempo e dei problemi che purtroppo ogni giorno ci affliggono. Grazie per l'attenzione e al prossimo capitolo :D


 

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