Limit: la grande (dis)avventura

di OmonimiaCasuale
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Il primo incontro con Ayame ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Ayame e le altre ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Il primo incontro con Ayame ***


Ayame Saito arrivò nella sezione quattro al secondo anno.
L’anno della disgrazia.
Il primo giorno di scuola il professore dopo aver fatto sedere tutti la chiamò e lei si mise davanti alla classe. Il suo aspetto era un po’ fuori dalla norma. I capelli lunghi, scurissimi, la pelle “più chiara del dovuto”, gli occhi particolarmente espressivi che in quel momento osservavano tutti in maniera indagatrice. Era più alta rispetto a tutte le sue compagne e aveva le braccia forti.
“Questa è Saito Ayame, la vostra nuova compagna. Ha superato il test con novantotto punti e quindi siamo stati lieti di ammetterla nella nostra scuola dove speriamo rimanga fino al diploma. Saito vuoi dire qualcosa ai tuoi compagni?”
“No.”
La risposta suonò gelida. E per il professore fu come una pallottola. Alcuni maschietti si misero a ridere.
“Ehm…. Molto bene, in questo caso puoi andare a sederti così inizieremo la lezione.”
Lei andò a sistemarsi nell’ultimo banco a fianco alla finestra. Poggiò i gomiti sulla scrivania e mise la testa a riposare sulle mani.
Konno l’aveva osservata attentamente. Era molto bella tutto sommato e sembrava anche intelligente. Però quella risposta tanto violenta… Forse a Sakura non era piaciuta.
“Peccato” pensò “Non mi sarebbe dispiaciuto parlarle.”
Le lezioni sembrano sempre durare un’eternità a scuola ma alla fine arriva sempre l’ora del pasto.
Mizuki Konno, Haru Ichinose, Sakura Imezawa e Megumi Iwase come al solito si riunirono tutte assime. Sakura era la più bella, Haru sua amica fin dalle medie aveva invece un aspetto più maschiaccio soprattutto per via dei capelli corti, Megumi era la giullare del gruppo dalla battuta facile, Konno era entrata ufficialmente nel gruppo a metà del primo anno dopo essere riuscita a ‘fare colpo’ su Sakura con una media altissima di voti.
“Sai cosa serve per essere perfetti Konno? Buoni voti e tanto make up. Il mondo è crudele solo con le persone brutte e quelle stupide.”
Questa era la filosofia di vita di Sakura. E Konno si sentiva molto al sicuro con questa idea.
“Non posso credere che si mettono a dare compiti dal primo giorno!” si lamentò Iwase.
“Nemmeno io. E’ veramente una noia.” Attaccò Konno.
Poi si girò per vedere che faceva la nuova arrivata. Stava mangiando da sola.
“Che c’è Konno?” domandò Haru.
“Quella nuova. Non so voi ma a me è piaciuto come ha risposto al professor Kendo. Lui si impiccia sempre troppo.”
“Sì è vero!” esclamò Iwase “Vi ricordate quando sono arrivata a metà anno l’anno scorso? Era una vera palla, non la smetteva più.”
Sakura messaggiava al cellulare ma le amiche sapevano che le stava comunque a sentire. Dopo un po’ fece: “Secondo me lo ha fatto solo per attirare l’attenzione.”
Intanto la ragazza si era messa a parlare con uno dei maschi. Endo per essere precisi. Anche lui si stava complimentando per la risposta e le spiegava alcune cose della classe.
“E’ possibile che sia come dici tu Sakura.” Fece Konno  subito.
“Però ha l’aria intelligente.” Fece Haru.
“E sembra saperci fare con i ragazzi.” Aggiunse Iwase, segretamente in caccia per trovare un uomo da un po’.
“E’ vero.” Sakura sfoggiò il suo sorriso d’approvazione.
“Perché non la invitiamo?” propose allegramente Konno.
“Mi sembra una buona idea. Oggi quando usciremo da scuola le chiederemo di unirsi a noi.”
Si sentì il rumore di qualcosa che cadeva. Era Morisoge Arisa, che aveva rovesciato l’astuccio. Era l’outsider della classe. Sempre sola al suo banco a scribacchiare o disegnare. Molto tetra d’espressione era evitata da tutti.
“Cosa ci fa ancora qui? Credevo non avesse raggiunto la sufficienza.” Disse Sakura seccata.
“Evidentemente ce l’ha fatta.” Disse Iwase.
“Maledetta cozza.”
“Via Sakura lascia perdere, proprio perché è una cozza non deve mica rovinarci la giornata.”
“Sì, giusto.” Riprese a messaggiare. “dalle mie parti si è trasferita una storpia.”
“Come?”
“Una in sedia a rotelle. E’ pure venuta a suonare alla mia porta. Non ho capito cosa voleva.”
“Forse voleva solo fare amicizia…”
A parlare era stata la seconda outsider della classe: Chieko Kamiya, occhialuta e silenziosa. Non apparteneva a nessun gruppo e aveva sempre quell’aria gelida di chi tende a darsi un sacco di arie. L’altezza dei suoi voti aveva spinto un paio di volte Sakura a cercare di attaccare bottone. Ma lei le aveva sempre risposto a monosillabi tanto che tutti nel suo gruppo si erano praticamente dimenticati della sua esistenza. Mentre Morisoge veniva solitamente presa in giro, Kamiya era attaccata pochissimo. La forma di ostracismo utilizzata con lei era quella di ignorarla, non importa cosa facesse o dicesse. E così decisero di fare anche quella volta.
“Comunque mi da proprio fastidio.” Proseguì Sakura. “E’ una fortuna che qui in Giappone le scuole siano separate: i malati da un lato i sani dall’altro.”
“Dovrebbero rinchiuderci anche Morshige.”
“Ben detto Haru!”
“Perché, ha ucciso qualcuno?”
Sakura fece un salto sulla sedia.
Ayame era comparsa davanti al loro banco ma probabilmente stava lì già da un po’ e loro non ci avevano fatto caso.
Vista da vicino sembrava molto più alta forse anche per la magrezza.
“Dunque… Sakura giusto? Questa persona esattamente cosa ti ha fatto di tanto dannoso?”
“Ecco…” Sakura si sentì stranamente in soggezione “Secondo me non è una persona sana di mente ecco tutto.”
Ayame fece le spallucce.
“Tutto qui? Da come ne parlavi sembra chissà cosa ti avesse fatto.”
“Bhè vedrai che quando la conoscerai penserai anche tu la stessa cosa.”
“Non lo escludo.” Disse. E fece per andarsene.
“Aspetta!” disse Haru “volevi… pranzare con noi?”
“Veramente ho già finito.”
“Oh… così presto?”
“Ho mangiato solo quattro pezzi di salmone e un po’ di riso.”
“Ah, e adesso dove vai?”
“A prendermi da bere.”
“Ti piacerebbe fare la strada con noi a ritorno?” disse all’improvviso Sakura, ma dal tono si capiva che la domanda era retorica nella sua testa: si aspettava un no.
Invece la nuova arrivata le stupì si nuovo. Dopo averci pensato un momento su disse: “Sì… Sì perché no, in fondo non conosco ancora nessuno e non mi dispiacerebbe incominciare…”
Sakura e lei si fissarono per un po’.
“Ora scusatemi ma devo andare prima che finisca il tempo.”
Si voltò e se ne andò via.
“Strana quella…” disse Haru.
“Chissà come fa a sopravvivere con così poco.” Si chiese Iwase.
“Comunque ha una splendida linea.” Commentò secca Sakura massaggiando al telefono.
“Chissà come si comporterà con noi.” Pensò Konno.
 
Kamiya si sciacquò le mani e pulì la bocca dalle briciole. Mentre si asciugava vide allo specchio Ayame che le compariva alle spalle.
“Fratelli piccoli vero?” disse.
Kamiya si girò per osservarla con aria interrogativa.
“Prego?”
“Hai fratelli più piccoli vero?”
“…Sì.”
“Quanti?”
“Quattro.”
Ayame si morse il labro e guardò per terra con fare pensieroso.
“Perché me lo chiedi?”
“Avrei detto due.” Disse Ayame facendo di nuovo le spallucce “Pazienza.”
Se ne andò in bagno e chiuse la porta.
Kamiya rimase interdetta per qualche secondo domandandosi se dovesse attaccare bottone ulteriormente oppure lasciar perdere. Alla fine optò per la seconda e se ne tornò in classe a sedere sola e silenziosa.
 
Continua…


(Il nome Ayame significa in Giapponese Iris. Vi linko il significato del fiore. In futuro capirete perchè ho scelto proprio quello. http://www.giardinaggio.net/fiori/significato-dei-fiori/iris.asp il cognome Saito invece è stato scelto perchè so che è abbastanza comunque in Giappone.)
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Ayame e le altre ***


Ayame viveva in un bel quartiere, non troppo lontano da quello di Sakura e Konno. Segno di uno status monetario alto, una ragione in più per averla nel gruppo. Megumi e Haru le lasciarono invece un po’ prima.
Erano abituate a fare la strada del ritorno tutte e quattro assieme. All’andata Megumi e Haru andavano in metro, Konno a piedi, Sakura in macchina, accompagnata dal padre e dall’autista di lui.
L’uscita era stata organizzata per conoscere meglio Ayame. Ma lei non disse una parola per buona parte del tragitto. Ascoltò tutti i discorsi delle altre ma non intervenne mai. Rispose soltanto alle domande che le erano state rivolte.
“Tu come vai a scuola Ayame?” aveva chiesto Megumi mentre uscivano dal cancello della scuola.
“A piedi. Preferirei in macchina ma l’abbiamo dovuta lasciare a casa.”
“Quale casa?”
“Quella dove abitavamo prima. E’ in un villaggio sulla costa, vicino a Fukushima.”
“Oh! La casa al mare che bello!”
“Sì… Sì una volta era bello.”
Poi si era zittita. Tutte si aspettavano che avrebbe continuato il discorso ma non fu così. Dato che a Sakura non importava gran che il discorso cadde e iniziarono a parlare d’altro.
“E tu che fai nel tempo libero Ayame?” chiese Haru poco prima di lasciare Konno, Sakura e lei da sole.
“Io? Oh di solito passeggio.”
“Passeggi?”
“Sì. Se trovo qualcosa di carino lo compro, altrimenti niente.”
Non avrebbe potuto essere più evasiva di così. Di nuovo la conversazione filò altrove.
“Sakura…” chiese all’improvviso Ayame. “Haru abita per caso vicino alla scuola Shimizu?”
“La scuola dei matti? Sì perché?”
“Niente. Nei prossimi giorni potrei avere delle commissioni da fare da quelle parti. Credo che farò un pezzo di strada con lei e Megumi.”
“Di un po’…” Chiese Sakura sospettosa “Come mai ti sei trasferita da un paesino in città?”
“Ci hanno costretto.”
“Come?”
“Hanno promosso mio padre come ingegnere dirigente in una sede qui a Tokyo. Non avevamo ampia scelta. Se diceva di no l’avrebbero licenziato.”
“Oh… Strano…”
“Bhè mi fa piacere che te ne sia accorta. Di solito quando lo dico o non mi credono o non fanno caso alla cosa.”
Konno ancora più di Sakura si rese conto che effettivamente la situazione era strana. Anche al suo papà molti anni prima avevano proposto una promozione con trasferimento. Ma quando lui aveva rifiutato non l’avevano mica licenziato! Stava per chiedergli perché quando nella sua testa partì il suggerimento di non chiedere qual’ora Sakura non avesse continuato il discorso. In fondo non erano fatti suoi.
“Bhè in città è più bello! Ci sono più cose!” si limitò a dire.
Ayame annuì.
“Ma manca il mare…”
“Tornerai mai nel tuo villaggio?”
“Forse… e non mi dispiacerebbe. Ancora mi sento con la mia classe.”
“Ah sì? Avevi un gruppo?”
“Certo, la classe è un gruppo.”
“Ma… Tu intendi tutta la classe?”
“Ovvio.”
“E quanti eravate?”
“In tutto venticinque. Più altri sei che però stavano alla ‘scuola per matti’.”
Si fermò all’improvviso.
“Ho detto venticinque?”
“Sì.”
“Ventiquattro. Adesso siamo ventiquattro.”
Si infilò le mani nelle tasche delle gonne e fece le spallucce. “Così è la vita.”
Konno si domandò cosa fosse successo ma saltò alle conclusioni per fatti suoi. Forse qualche ragazzo era morto oppure si era trasferito e aveva chiuso i contatti con tutti.
“E cosa facevate tutti assieme?” chiese Sakura.
“Tante cose. Una volta abbiamo marinato tutti assieme la scuola per andarcene a Kyoto ad un luna park.”
“Devvero?”
“Sì. Ma dato che avevamo solo dieci anni non abbiamo capito che bisognava pagare il biglietto prima di salire sul treno e non dopo così c’hanno riportato a casa.”
“Accidenti!”
Ci fu un po’ di silenzio.
“Endo ti piace?” chiese Sakura all’improvviso.
“Chi scusa?”
“Endo…”
“…”
“Quello con cui ai parlato oggi.”
“Ah quello! Non mi ricordavo il suo nome. Non lo conosco mica, che domanda è?”
“Bhè sai…”
“Sei innamorata di lui?”
“C-Cosa? No!”
“Non ci sarebbe niente di male. Non mi sembra uno cattivo.”
Konno ridacchiò e Sakura sorrise.
“Bhè… Io non ho voglia di pensare ai ragazzi adesso.” Mise un braccio attorno alle spalle di Konno “Ho le mie amiche e mi basta per ora.”
Konno sorrise gioiosa. Era sempre felice quando Sakura ribadiva la cosa.
“Mi sembra giusto.” Disse Ayame sorridendo  “Comunque se anche mi piacesse non penso che andremmo d’accordo.”
“Perché no?”
“Non lo credo e basta.”
“La piccola Konno qui è cotta.” Disse Sakura girandosi verso di lei e facendole l’occhiolino “E io so anche di chi!”
Konno arrossì di colpo e si divincolò dal braccio.
“Non vale!” si lamentò Sakura ridacchiò.
“Non preoccuparti, non penso che ad Ayame interessi dei tuoi dolori d’amore.”
A sorpresa Ayame rispose: “In effetti credo che le storie d’amore siano la cosa che più al mondo andrebbe mantenuta strettamente privata.”
Si fermò e virò verso destra.
“Il mio palazzo è lì. Ci si vede.”
“Ok ciao!”
“Ciao!”
 
Sakura non si era fatta una buona impressione di Ayame, ma aveva deciso che era un elemento troppo importante per poterla escludere dal gruppo. Il giorno dopo e quello dopo ancora continuò a fare la strada con loro. Come sempre parlava molto poco.
A metà aprile venne stabilita la data per un consiglio di classe in cui si doveva decidere la persona per estrarre il numero ad una lotteria. Quel giorno Ayame non era a scuola, la cosa le venne comunicata da Endo il mattino dopo.
“E a cosa serve questa lotteria?”
“E’ per un tradizionale viaggio che fanno tutti quelli del secondo anno. Dovrebbe essere un’esperienza spirituale a contatto con la natura, ma credimi è solo un modo per pregustare le vacanze e fare un po’ di casino tutti assieme.”
“Bene…” Lei sorrise “Mi ricorda i tempi delle medie.”
“E’ vera questa storia che una volta tu e la tua classe ha organizzato un viaggio per Kyoto?”
“Ah, già si è sparsa la voce?”
“Sì. Sakura ha commentato la cosa ad alta voce ieri.”
“Proprio quando mancavo io… Oh bhè non che mi aspettassi di meglio comunque.”
“Io lo trovo forte!”
“Ah sì? Non hai visto la punizione che ci hanno dato quando c’hanno ripescato.”
“Tanto dura?”
“Non più del dovuto in realtà però li abbiamo fatti arrabbiare parecchio.”
Lei sistemò sul banco le sue cose.
“Tu hai fratelli grandi vero Endo?”
“Eh?”
“Hai fratelli grandi, due almeno, vero?”
“Ahahah! Esatto proprio due! Come l’hai capito?”
“Intuito femminile. Maschi?”
“Sì!”
“Tuo padre sarà contento.”
“Come?”
“Niente era una battuta stupida.”
“E tu Ayame? Hai fratelli?”
Lei ci mise un po’ a rispondere.
“Un gemello.”
“Un fratello gemello?”
“Sì.”
“Come mai non è in questa classe?”
Ancora una volta fece una pausa prima di rispondere.
“Non era la scuola per lui e poi i gemelli di solito si dice che vadano divisi.”
“Anche questo è vero. Hinata lì ha un gemello e ha fatto il test per entrare al Nishidate.”
“Pessima scelta…”
“Come?”
“Lascia stare.” Gli sorrise. “Anche io volevo andare al Nishidate ma alla fine ho scelto questa scuola perché giravano meno voci brutte. Però… Ho il dubbio di aver preso un bel granchio.”
“Che vuoi dire?”
In quel momento entrò il professore e il discorso si chiuse con il punto interrogativo.
 
Continua…


Note importanti:
Ho voluto inserire un piccolo finto 'crossover' con il manga Life della stessa autrice: il Nishidate è il liceo che frequenta Ayumu, protaqgonista di tale manga. Soppongo per tanto che entrambe le storie (Life e Limit) siano ambientate a Tokyo, ma potrei anche sbagliarmi. Nel quinto volume di Limit compare per poche vignette il fratello di Hinata, uguale a lui solo con gli occhiali. Ho pertanto provato a supporre che i due siano gemelli ma la cosa non è confermata. Spero che perdonerete queste due libertà.

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