Phoenix Tears, or Hermione Granger and the DH

di grangerous
(/viewuser.php?uid=428108)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Felix Felicis ***
Capitolo 2: *** Charming Memories ***
Capitolo 3: *** Home, Sweet Home ***
Capitolo 4: *** Disobeying Orders ***
Capitolo 5: *** Acting Alone ***
Capitolo 6: *** Pursued ***
Capitolo 7: *** The Headmaster of Hogwarts ***
Capitolo 8: *** The Muggleborn Register Commission ***
Capitolo 9: *** The Idiot Boy ***
Capitolo 10: *** In the Bleak Midwinter ***
Capitolo 11: *** Special Delivery ***
Capitolo 12: *** Logical Solutions ***
Capitolo 13: *** Distance and Magnitude ***
Capitolo 14: *** Restoring Order ***
Capitolo 15: *** Passing Information ***
Capitolo 16: *** Malfoy Manor ***
Capitolo 17: *** Hide Tide ***
Capitolo 18: *** Heist ***
Capitolo 19: *** Dumbledore's Army ***
Capitolo 20: *** The Chamber of Secrets ***
Capitolo 21: *** Flight ***
Capitolo 22: *** Hermione's Task ***
Capitolo 23: *** Phoenix Song ***
Capitolo 24: *** Scoop ***
Capitolo 25: *** The Daily Prophet ***



Capitolo 1
*** Felix Felicis ***


2x01

NdT: rieccoci con la seconda parte. Ricordo, a chi è capitato qui per la prima volta, che questo è il seguito di Phoenix Song, or Hermione Granger and the HBP. Trovate il testo originale della nuova storia qui.

Benvenuti ai nuovi lettori e bentornati ai vecchi :). Non ringrazierò mai abbastanza grangerous, per avermi permesso di tradurre questa meravigliosa storia, e non so se troverò nuovi modi per ringraziare silviabella per la beta (o per metterla in imbarazzo ;)). Buona lettura!

Anne London



Capitolo 1

Felix Felicis





Severus Snape fissò la piccola fiala che gli aveva messo in mano. Riconobbe il contenuto immediatamente. “Felix Felicis?” chiese. “Dove l'hai presa?”

“È di Harry,” replicò Hermione Granger. “È una lunga storia. Ce la siamo divisi stasera. ”

Ne rimaneva soltanto una scarsa sorsata. “Questa è la tua parte,” disse, colpito da un'improvvisa certezza. Spinse indietro la fiala, ma lei si allontanò da lui, scuotendo la testa e mettendo le mani dietro la schiena in segno di rifiuto.

“No,” mentì lei, quindi aggiunse con onestà: “Ne ha bisogno più di me, signore.”

Severus non aveva bisogno di usare la Legilimanzia per leggere la sincerità dietro al gesto della Granger. La sua lealtà sfavillava. Guardò la piccola fiala nelle sue mani. Il cuore gli doleva. Felix Felicis, fortuna liquida. Non c'era un modo più chiaro per mostrarle la decisione che aveva preso, doveva fare in fretta: i Mangiamorte avevano fatto breccia fra le difese di Hogwarts, doveva trovare Dumbledore ed ucciderlo prima che lo facesse qualcun altro e Luna Lovegood era lontana solo pochi metri, separata da Severus e dalla Granger dalla porta del suo ufficio. Non era questo il momento per fissare una studentessa e pensare di baciarla.

O lo era? Con solo una piccolissima fitta di senso di colpa, Severus tolse il tappo alla bottiglietta nella sua mano e spinse indietro la testa, rovesciando il contenuto nella sua bocca.

La risposta della Granger fu immediata. Gli sorrise con piacere: le sue labbra si aprirono leggermente mentre il sorriso si diffondeva sul viso. Severus colpì immediatamente. Spostando la bottiglietta vuota nella mano che teneva la bacchetta, liberò la mano sinistra e annullò la distanza che li separava. Prese con fermezza il suo mento. La punta delle dita scavarono nella soffice carne della guancia, forzandola ad aprire la mandibola. Mentre si avvicinava ancora e abbassava la testa, il suo profumo lo investì. La Felix Felicis formicolava contro la sua lingua. Il suo calore si diffuse all'esterno – giù per la gola e su verso le cavità nasali – anche se aveva fatto molta attenzione a non berla. Schiacciò la sua bocca contro quella di lei e non appena riuscì a inserire il suo labbro inferiore in mezzo a quelle di lei, aprì la bocca, trasferendo il contenuto liquido da una persona all'altra. Lei lottò leggermente: le sue mani afferrarono senza effetto le dita di lui e la lingua spinse contro la sua in un futile tentativo di spingere la Felix Felicis indietro nella sua bocca.

Gli occhi di Severus erano chiusi e stretti, la sua concentrazione limitata al punto del contatto fisico. Le labbra della Granger erano esageratamente soffici. Pochi secondi dopo, lei fu costretta ad ingoiare e la sua lotta finì. Severus non trovò nessuna giustificazione per prolungare il suo comportamento, ma si tirò indietro riluttante, prolungando fino all'ultimo secondo il contatto fra le loro labbra.

I suoi occhi si aprirono di scatto quasi immediatamente e fissò il viso di fronte a sé: le ciglia arricciate, la curva delle labbra, il soffice incavo tra il naso e la bocca. La sua mano sinistra scivolò dal suo mento, scorrendo lungo il bordo della mandibola e lungo la gola per fermarsi con la punta delle dita nell'incavo alla base del collo. Riusciva a sentire il battito irregolare del suo cuore e il saliscendi del suo respiro. Voleva baciarla ancora.

“Hermione!” La Lovegood infranse il momento, il panico evidente nel tono della voce. “Vieni, presto!”

L'interruzione riportò Severus immediatamente in sé. Si allontanò dalla giovane donna di fronte e le rivolse un'ultima occhiata prima di voltarsi sui tacchi e correre.

Corse incolume in mezzo al caos dei piani superiori, incerto se fosse per gli effetti residui della Felix Felicis, che aveva assorbito attraverso le membrane della bocca, la pulsione del Voto Infrangibile che prendeva il sopravvento o mera coincidenza. Il corridoio che conduceva su alla Torre di Astronomia scintillò distintamente e Severus riconobbe la barriera che avrebbe ammesso solo coloro al servizio del Signore Oscuro. Oltrepassando un irriconoscibile corpo caduto, corse su per le scale.

Severus aprì la porta in cima con il tipo di colpo che normalmente riservava per la classe di Pozioni. Mentre entrava, una folata di aria gelida spostò indietro i capelli dal suo viso e increspò i vestiti delle persone che componevano l'improbabile scena bloccata di fronte a sé: Dumbledore appoggiato contro la ringhiera, tremendamente pallido e che si reggeva a malapena in piedi. Due manici di scopa giacevano abbandonati dietro i suoi piedi: la bacchetta non si vedeva da nessuna parte. È così disposto a morire da non preoccuparsi nemmeno di estrarre la sua bacchetta? Draco era pallido come il preside e la mano che stringeva la bacchetta tremava in modo allarmante. Anche Yaxley e i Carrow avevano le loro bacchette sguainate; Greyback era stato scagliato da un lato. Il Marchio Nero era sospeso sulla scena e lanciava un'infausta luce verde sui partecipanti.

Abbiamo un problema, Snape.” Era stato Amicus Carrow a parlare. Severus sentì le sue parole come se provenissero da una grande distanza. “Il ragazzo non sembra in grado-

Severus...” La voce di Albus era a malapena un sussurro, ma catturò l'attenzione di tutti.

Severus andò avanti a lui, spingendo rudemente Draco lontano da una parte, con gli occhi fissi su Albus. Il sollievo sul viso di Albus gli fece contorcere il petto in modo spiacevole.

Severus... per favore...

L'odio che Severus sentiva sembrava iniziare a diffondersi nel profondo nel suo corpo, avanzava impetuoso su per il petto e la gola come nausea, stringendogli i muscoli della mandibola e delle braccia. Si deve arrivare a questo. Dumbledore sembrava vecchio. Sembrava debole. Si teneva in piedi in modo precario, come se un'altra folata di vento potesse farlo cadere dalla torre, come se le ginocchia potessero cedere e mandarlo disteso ai piedi del nemico. Come si permette? Questo era l'uomo a cui Severus aveva dato la sua fiducia per salvarlo e proteggerlo, l'uomo che aveva pensato potesse salvare il mondo magico dal cancro maligno dell'insaziabile desiderio di potere del Signore Oscuro. Ed eccolo lì, sul punto di morire. Come si permette di apparire così vulnerabile? Come si permette di pregarmi? Severus sollevò la bacchetta e la puntò in modo infallibile sul viso impossibilmente caro di fronte a sé. Albus – che tu sia maledetto! - sorrise.

Avada Kedavra!Urlò Severus. La sua voce gli sembrò estranea: la luce verde dalla sua bacchetta si mosse lentamente come un tentacolo. La guardò distendersi attraverso la distanza tra loro prima di – troppo velocemente – colpire con un tonfo il petto di Dumbledore. Pensò di sentire il vecchio sospirare delicatamente per l'impatto della maledizione. Privo del brillante luccichio che lo caratterizzava in vita, il corpo spezzato di Albus fu sollevato dalla forza della Maledizione che Uccide. Rimase sospeso nell'aria per un secondo infinito, poi cadde fuori dalla vista. Severus girò sui tacchi. “Fuori di qui, presto,” ordinò, afferrando il colletto di Draco e spingendo il ragazzo davanti a sé verso la scalinata.



*



Severus si Smaterializzò non appena arrivato ai cancelli di Hogwarts. Solo pochi secondi dopo, apparve sul pavimento piastrellato di bianco e nero nel Foyer di Materializzazione a Malfoy Manor. Draco stazionava di fianco alla porta, in attesa del suo arrivo. Il ragazzo, sempre pallido, aveva una sfumatura verdognola.

Con un enorme sforzo, Severus allontanò dalla mente il suo ultimo alterco con Potter: aveva bisogno di mantenere il controllo. Con la mano sinistra si tastò la scapola destra. L'ippogrifo gli aveva lasciato un largo taglio: stava scorrendo del sangue, ma non abbastanza da dover prestare attenzione immediata.

“Non dobbiamo far aspettare il Signore Oscuro, Draco,” scattò, ancora una volta afferrando il ragazzo per la collottola e spingendolo davanti a sé. La breve camminata verso il salotto fu fin troppo veloce.

“Signore,” annaspò Draco, incerto prima di entrare.

“Tieni la bocca chiusa,” ringhiò di rimando.

Severus aprì la porta del salotto e spinse Draco dentro. Molti mobili erano stati spostati contro i muri della stanza, fatta eccezione per la poltrona alata su cui sedeva il Signore Oscuro. I Mangiamorte erano in piedi in un circolo sciolto, con la loro attenzione focalizzata sui nuovi arrivati. Il senso di attesa era palpabile. Severus camminò verso Voldemort, mettendo un ginocchio a terra e tirando Draco con lui, finché la testa del ragazzo non fu premuta contro il pavimento.

“Mio Signore,” disse Severus, chinando la testa.

“Ah, Severus. La notizia della tua impresa ti precede. Credo che tu abbia qualcosa d'importante da raccontare.”

“Sì, mio Signore.”

“Avvicinati, Severus.”

Severus lasciò Draco dov'era e strisciò in ginocchio verso il Signore Oscuro.

“Allora?”

“Sono felice d'informarti della morte di Albus Dumbledore.” Severus non riuscì a trattenersi, ma si sentì impressionato dal tono colloquiale della sua stessa voce. In qualche modo, era sempre più facile fronteggiare il Signore Oscuro di quanto anticipato. Alzò la testa verso i tratti distorti da serpente del quasi uomo che incombeva su di lui.

Voldemort sorrise. “Questa è infatti una buona notizia, mia spia. Devi sentirti rincuorato.”

Severus abbassò la testa con deferenza verso il padrone, ma il Signore Oscuro si sporse in avanti e gli sollevò il mento con due dita pallide.

“Dimmi, Severus,” sibilò. “È vero che il vecchio ti ha implorato di avere pietà?”

“Sì, mio Signore.”

“E dimmi, Severus,” gli occhi di Voldemort lampeggiarono di rosso, “come ti ha fatto sentire?”

Fu quasi troppo facile ghignare verso il viso disumanizzato che incombeva sopra di lui e dire la verità: “Sembrava un momento appropriato per dimostrare la mia lealtà, mio Signore.”

Severus spinse avanti il ricordo di ciò che era successo in cima alla Torre di Astronomia, sapendo che il Signore Oscuro voleva vederlo lui stesso. In pochi secondi, sentì Voldemort farsi largo dentro a spallate. Il Signore Oscuro era così intento nella sua visione che dimenticò di causare quel tipo di sofferenza mentale che era tipico delle incursioni dentro la mente di Severus. L'assenza di dolore dell'esperienza lo lasciò stranamente spiazzato.

“Alzati, Severus!” Voldemort afferrò la toga di Severus da davanti e i due si alzarono insieme. Voldemort fece girare Severus per guardare i Mangiamorte assemblati con una mano fredda appoggiata sulla spalla – per fortuna non quella maltrattata dall'ippogrifo. “Questa sera hai dimostrato di essere il mio seguace più leale! Sarai ricompensato!”

Severus non disse niente, lasciando che il suo sguardo scorresse lungo i visi dei Mangiamorte disposti in circolo intorno a lui. Nessuno sembrava lieto dalla dichiarazione del Signore Oscuro, anche se solo Bellatrix lo guardò con puro e genuino odio.

“Mentre il giovane signor Malfoy, tuttavia,” iniziò Voldemort, volgendo la sua attenzione verso la figura che rimaneva prostrata nel mezzo del pavimento, “sarà punito.”

“NO!” La parola scappò a Narcissa come un singhiozzo spezzato e si lanciò in avanti, coprendo il corpo del figlio con il proprio. “Per favore!” Implorò. “Per favore!”

“Levati di mezzo!” Urlò Voldemort. Con un bang il corpo di Narcissa venne scagliato indietro contro il muro. Continuò a singhiozzare, anche se il Signore Oscuro la ignorò, sollevando la sua bacchetta, puntandola su Draco.

Severus parlò prima che colpisse.

“Mio Signore,” disse con tono deferente. Solo perché era Severus, e solo perché Severus aveva appena ucciso Dumbledore, il Signore Oscuro esitò. Senza abbassare la bacchetta si voltò verso Severus. Severus alzò le spalle, come per puntualizzare un impedimento da nulla. “Ho promesso di proteggere il ragazzo,” disse quasi con tono di scusa.

“Il Voto Infrangibile?”

Severus piegò la testa in segno d'intesa.

L'attenzione di Voldemort scattò brevemente dal ragazzo tremante ai suoi piedi verso gli altri, lungo la stanza, verso Bellatrix.

“Bellatrix,” cantilenò con una cadenza minacciosa nella voce. “Mi viene da pensare al perché non lo hai puntualizzato tu stessa. Sicuramente vorrai proteggere il tuo prezioso nipote? E sicuramente non vorrai che a Severus venga fatto del male?”

“Mio Signore!” Bellatrix cadde sulle ginocchia. “Non ci ho pensato!”

“Rimuovi il Voto Infrangibile!”

Bellatrix si affannò ad estrarre la bacchetta. “Cissy!” sibilò, guardando verso la sorella che cercò di barcollare sui suoi piedi, spingendosi lontano dal muro contro cui era caduta e muovendosi attraverso la stanza verso Severus. Il bellissimo viso di Narcissa era striato dalla lacrime mentre afferrava la mano di Severus come se fosse un'ancora di salvezza.

“Severus...” lo implorò. “Ti prego...”

Nessuno ha la dignità di non supplicare? Severus la fissò, senza battere ciglio, col viso impassibile. Bellatrix prese la sua bacchetta per puntarla sopra alle loro mani congiunte.

Come vostro Suggello, voglio ricordarvi i termini del Voto Infrangibile.” Con le parole di Bellatrix, le luminose linee magiche del Voto brillarono alla vista. Severus notò che Draco aveva alzato la testa. L'attenzione del ragazzo era fissa sull'evidenza della promessa che Severus aveva fatto per proteggerlo. Sembrava terrorizzato.

Narcissa fece un sospiro tremolante. “Io, Narcissa, dichiaro che sei sollevato dai termini del tuo voto. Non hai più bisogno di controllare, proteggere o assistere mio figlio, Draco.” – un singhiozzo interruppe le parole formali della dissoluzione e per un momento sembrò come se potesse essere completamente dominata dalla lacrime – “per te che hai abilmente e adeguatamente servito come desideravo.”

Mentre parlava, il legame si ruppe e si dissolse, lasciando soltanto l'ombra della sua luminescenza a sbiadire lentamente nella retina delle persone presenti. Quando l'ultimo barlume della pulsione magica sparì, Narcissa si ripiegò su sé stessa, nascondendo il viso contro il tappeto. Severus si alzò in piedi e si allontanò: Voldemort rise con un suono secco e acuto.

“Ora, Draco,” esclamò Voldemort con evidente piacere, “inizierà la tua punizione.”

“No.” Ancora una volta fu Severus ad interrompere e, malgrado il tono di voce fosse debole, il suo contributo fu così inaspettato da scioccare persino Narcissa che tacque. Gli altri Mangiamorte rimasero cautamente pietrificati, ovviamente preoccupati che Severus stesse per far scattare la rabbia che avrebbe visto il Signore Oscuro punire chiunque presente. Severus camminò al centro del circolo. Si abbassò e chiuse una mano sulla toga di Draco, sollevando il ragazzo dalla collottola mentre rimaneva in una posizione inginocchiata, con la testa sospesa sul fianco di Severus. “Ti do la mia parola, mio Signore,” disse Severus dando a Draco un leggero scossone e guardando senza paura nelle strette pupille sul pallido viso di Voldemort. “Ci sono alcuni qui che dovrebbero ben imparare che mantengo la mia parola, a prescindere dalla presenza di un Voto Infrangibile.”

Voldemort lo guardò valutandolo per un lungo momento, prima che le sue labbra si contorcessero in un sottile sorriso, completamente senza divertimento. “Vuoi proteggere il ragazzo, ancora?” Chiese genuinamente curioso.

Severus annuì. “Può essermi utile. I suoi voti in pozioni sono adeguati, o lo erano, quando ero il suo professore. Ci sono dei compiti che può portare a termine.” Severus aspettò, non lasciando registrare nessun segno della sua tensione sul viso o nell'atteggiamento del corpo.

Finalmente, Voldemort parlò. “Molto bene, Severus,” disse, piegando le dita altezzosamente verso il corpo floscio di Draco. “Il ragazzo è tuo, fanne ciò che vuoi.”

Severus s'inchinò profondamente. “Il mio Signore è generoso.” Diede a Draco un altro leggero scossone. “Di' grazie, Draco,” disse in modo strascicato, suonando a tutti come un padre indulgente con un figlio negligente.

Draco alzò la testa verso Severus, poi velocemente verso il Signore Oscuro, prima di abbassare la testa ancora una volta: il viso era cinereo. “Grazie, mio Signore,” riuscì a dire.

Voldemort rise allo scambio. “Che adorabile animaletto, Severus,” disse in modo colloquiale. “Fammi sapere quando la novità si esaurisce – non è mai troppo tardi per darlo da mangiare a Nagini.”

L'istinto perfezionato dagli anni di lavoro con sostanze volatili lo avvisò giusto in tempo e Severus allontanò il corpo di Draco. Il ragazzo svuotò il suo stomaco sul lussuoso tappeto del salotto dei suoi genitori.

Evanesco,” ringhiò velocemente Severus, rimuovendo l'offensiva sostanza. Si voltò in segno di scusa verso il Signore Oscuro, “Mio Signore–”

Voldemort lo interruppe con un gesto della mano. “Portalo via, Severus. Tu ed io parleremo presto.”

“Molto bene, mio Signore, grazie.” Severus s'inchinò ancora una volta prima di tirare Draco abbastanza rudemente in piedi e spostandolo velocemente verso il Foyer di Apparizione. Non aveva alcun desiderio di rimanere ed essere ringraziato ad nauseam da Narcissa Malfoy.




*



Severus si Materializzò direttamente nel soggiorno di Spinner's End con il collo di Draco stretto in una mano. All'arrivo spinse il ragazzo gentilmente, ma fermamente, verso la poltrona più vicina e richiamò del Whisky Incendiario con due bicchieri dalla credenza. Ne versò un generoso bicchierino ad entrambi.

“Bevi questo,” disse inutilmente premendo il bicchiere di alcol nella mano del ragazzo.

Draco bevve immediatamente, col bicchiere che sbatteva contro i denti e il corpo che tremava. Severus bevve la sua parte con facilità, apprezzando l'intenso bruciore mentre scendeva per la gola e il confortante calore che si formò nel suo stomaco. Facendo sparire la bottiglia sulla mensola del camino s'inginocchiò per aprire le ante di finto mogano dell'armadietto sotto al vecchio televisore. Cercando all'interno, tirò fuori un unguento e diversi pezzi di garza. Mentre sbottonava la giacca, il gilè e la camicia, si girò. In pochissimo tempo aveva tirato fuori il braccio destro fuori dai vestiti e guardava sopra la spalla per esaminare la ferita. La maggior parte era fuori dalla sua linea visiva.

“Draco,” ordinò. Il ragazzo alzò il viso dalle sue mani e guardò verso di lui, restando sorpreso per la vista. “Vieni qui,” disse Severus bruscamente, porgendogli i quadrati di garza e l'unguento. “Pulisci la ferita con un Tergeo e passacelo sopra,” lo istruì.

Draco brancolò in cerca della bacchetta e si mise in ginocchio dietro il padrone di casa. Prima di voltarsi Severus vide il suo viso colpito.

“Non mi ero accorto che fossi ferito.” Draco sembrava genuinamente turbato dalla scoperta. “Tergeo”. Lasciò la bacchetta sul tavolo da caffè e afferrò l'unguento. Inizialmente esitante iniziò a spargerlo sui bordi irregolari del lungo taglio. Fece un profondo respiro. “Mi hai salvato la vita.”

“Sì.” Un leggero sospiro sibilò attraverso i denti mentre Draco premeva in un'area particolarmente dolorosa. “Ho cercato di salvarti la vita per tutto l'anno.”

“Io pensavo,” –Severus poté sentire il tremito della mano di Draco intensificarsi– “Pensavo volessi approfittarti del mio fallimento. Zia Bella pensava addirittura che potessi tradirmi con Dumbledore.”

Severus digrignò i denti alla menzione di Bellatrix, ma fu abbastanza scaltro da riconoscere le implicazioni positive nel tentativo di onestà di Draco. “È tempo che impari a pensare per te stesso Draco. Tradirti con Dumbledore avrebbe salvato la tua vita molto più facilmente e, dalla tua prospettiva, in modo molto più piacevole di com'è stato questa sera. Albus Dumbledore, a differenza del Signore Oscuro, era un fermo sostenitore del potere del perdono. Delle scuse contrite sarebbero state sufficienti per guadagnarti la sua protezione. Avrebbe messo te e tua madre molto lontano dalla portata del Signore Oscuro e dai suoi gesti punitivi.” Severus era di fronte al televisore e riuscì a vedere l'espressione di Draco riflessa nel vetro scuro dello schermo. Il ragazzo si era paralizzato mentre parlava.

“Ha detto così,” sussurrò Draco, “in cima alla torre prima che gli altri arrivassero.”

“È un peccato che tu non abbia accettato l'offerta,” replicò Severus con un tono di voce completamente incurante, girandosi per guardare oltre la spalla e ciò che poteva vedere della ferita sulla scapola. “Ora che ho ucciso il preside, con Potter come testimone, non vedo come l'Ordine della Fenice possa accoglierci entrambi a braccia aperte–”

“Potter come testimone? Ma–”

Severus si voltò per guardare Draco direttamente in faccia. “C'erano due manici di scopa in cima alla torre. A meno che uno non fosse tuo, dobbiamo assumere che Potter fosse presente, nascosto sotto al Mantello dell'Invisibilità.” Severus alzò un sopracciglio derisorio. “Presumibilmente è anche al corrente della tua conversazione con Dumbledore a proposito del tuo perdono. Sembra che la tua migliore scommessa sia di salvare in qualche modo la sua vita nell'imminente conflitto. Se giochi bene le tue carte potresti ancora riuscire a cambiare fazione e vivere per raccontare la storia.”

La bocca di Draco si aprì per la sorpresa, con la garza dimenticata in mano. “Da che parte stai tu, comunque?” Balbettò.

“Povero me,” sogghignò Severus, voltandosi per cercare nell'armadietto sotto al televisore ancora una volta, “che stupido sono stato a credere che le mie azioni di stasera avessero risposto alla domanda una volta per tutte.” Avendo trovato una scatola di cerotti a farfalla, Severus si girò e aprì il contenuto sul tavolino da caffè. “Non stiamo parlando di me, Draco, stiamo parlando di te.” Guardò direttamente il ragazzo che stava tremando ancora una volta. “Non sei un assassino, Draco, e non hai il favore del Signore Oscuro. Per guadagnartelo dovresti diventare un omicida – o peggio. Persino se lui, o la prova cui ti sottoporrà, non ti ucciderà direttamente, il processo distruggerà una parte di te che ti rende ciò che sei. E per quanto irritante, ingrato e ossessionato da te stesso su sia stato per gran parte della tua vita, i tuoi genitori sembrano molto affezionati a te.” Severus alzò le spalle. “Chissà perché?” Chiese sarcastico.

Draco era bianco come un lenzuolo e sembrava incapace di processare l'informazione che Severus aveva appena articolato. “Che cosa stai dicendo?” Chiese con voce spezzata.

Severus alzò la testa dai cerotti a farfalla che stava contando sul tavolino e mettendoli nel palmo aperto della sua mano sinistra. “Non sono sicuro di poterla mettere in modo più chiaro senza ricorrere ad un linguaggio crudo o parole di una sillaba. Cosa non capisci esattamente? Il Signore Oscuro non è un tipo indulgente. Hai fatto una cazzata. La tua vita sarà miserabile nel prossimo futuro. La tua miglior speranza è che Potter vinca e che tu gli salvi la vita durante il processo. Sono stato abbastanza chiaro?”

“Sì, signore,” disse Draco meccanicamente, con l'abitudine ingranata nei suoi sei anni ad Hogwarts che si faceva avanti quando il potere delle parole lo aveva diversamente abbandonato.

“Bene,” disse Severus, prendendo la mano di Draco e appoggiandovi i cerotti a farfalla. “Usa questi per chiudere la ferita sulla schiena.” Mentre Draco fissava le strisce bianche adesive con un'espressione completamente vuota, Severus spiegò ancora. “Devi togliere la striscia, la parte esposta è appiccicosa. Usali per avvicinare i bordi del taglio. È primo soccorso Babbano: francamente non mi fido dei tuoi incantesimi nello stato in cui sei.”

Arrivò la comprensione e Severus ruotò per dare a Draco libero accesso alla sua spalla. Il ragazzo fece un paio di tentativi per imparare a togliere la strisce dalla plastica, ma presto il taglio fu cautamente premuto insieme al suo posto.

“Signore?” Si avventurò a chiedere quando aveva quasi finito.

Severus guardò verso il televisore, ma la testa di Draco era abbassata, intento nel suo lavoro, e il riflesso mostrava solo un accenno di capelli biondi, stranamente distorti dalla curva sul bordo dello schermo.

“Sì?”

“Perché ha ucciso Dumbledore?”

“Perché, Draco,” replicò, all'improvviso sopraffatto dalla spossatezza, “il mio padrone mi ha chiesto di farlo: ho avuto l'impressione che il Signore Oscuro fosse soddisfatto.”

*

*

*



Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Charming Memories ***


2x02

NdT: la scorsa settimana ho dimenticato di dirvi che, come Phoenix Song, aggiornerò la storia ogni venerdì...tranne il prossimo. La vita reale in questi giorni incalza e, per evitare di fare le cose di corsa a discapito della traduzione, preferisco andare con un po' più di calma (ed evitare a silviabella le corse dell'ultimo minuto, penso che anche lei apprezzerà :))

Anne London



Capitolo 2

Charming Memories


Hermione sentì il campanello suonare puntuale alle 11, ma non riuscì a battere in tempo la madre nell'aprire la porta. Scivolando nel corridoio con le calze, udì per caso lo scambio.

Buongior – tu!

Mamma! No!” Urlò Hermione quando la madre sbatté la porta in faccia al suo inaspettato visitatore. Non era un inizio felice per ciò che si era appena rivelata essere una conversazione difficile. La settimana che Hermione aveva passato a casa era stata piacevole, anche se melanconica. Nessuno aveva direttamente menzionato la morte di Dumbledore – i suoi genitori erano stati comprensivi senza chiedere che lei ne parlasse, e visto che aveva mandato loro un gufo dove diceva loro tutto quello di cui si sentiva a proprio agio a parlare prima di lasciare Hogwarts, non aveva molto altro da dire. Il tempo era passato troppo velocemente, tuttavia, e ogni momento era stato segnato dall'agrodolce piacevole qualità in compagnia dei suoi genitori e la paura per il loro futuro.

Sua madre stava urlando. “Terry! Dobbiamo–”

Mamma!” Interruppe Hermione. “Non è come sembra! Dobbiamo parlare a te e a papà. Lasciami aprire la porta.” Tentò di girare intorno alla madre e mettere una mano sulla maniglia, ma la donna aveva la schiena contro la porta e le braccia allargate in un drammatico gesto di protezione.

Hermione! È un assassino! Se apri la porta ci ucciderà tutti!”

Hermione si portò entrambe la mani nei capelli per la frustrazione. Ogni secondo che lui passava esposto sulla soglia era pericoloso. “Non essere ridicola! È un mago straordinariamente potente. Potrebbe far saltare la porta senza pensarci. Lascialo entrare così possiamo parlare.”

Cosa sta succedendo?” Chiese suo padre, Terry, apparendo nella porta del soggiorno.

È Snape!” Esclamò sua madre, vicina all'isteria.

Ascolta,” disse Hermione, lottando per rimanere composta ed estraendo la bacchetta. “Sto per lasciarlo entrare, dobbiamo parlare con voi. Non è come sembra.”

Metti via quella cosa, signorina!” Urlò Terry nel momento esatto in cui sua madre urlava, “Come osi puntare quella cosa contro di me?”

Mamma,” replicò lei, “allontanati dalla porta. Non appena saremo tutti seduti in soggiorno a discutere le cose con calma con una tazza di tè, allora metterò via la bacchetta. Ora spostati.”

Fissando Hermione come se non la riconoscesse, sua madre l'assecondò, con una mano premuta contro il cuore e la bocca aperta per lo shock. Hermione aprì subito la porta.

Buongiorno, professore,” disse nel modo più educato che riuscì con il petto pesante per lo sforzo emozionale degli ultimi minuti. “Per favore entri e si accomodi.”

Devi controllare che sia veramente io e non un imitatore con la Polisucco,” disse lui con tono strascicato e con un sopracciglio alzato.

Il professor Severus Snape era vestito come un Babbano: jeans neri, una maglietta grigio chiaro e una malconcia giacca di pelle nera che sembrava quasi vecchia quanto lui. Un sopracciglio di Hermione si alzò mentre lo guardava. Stava bene. “Allora,” pensò per un breve secondo, “come l'ho chiamata nell'Infermeria quando deliravo?”

Fenice,” replicò con un leggero ghigno, facendo un passo avanti per entrare in casa.

Aspetti, non intende fare una domanda anche a me?”

Lui sollevò un sopracciglio. “Da ciò che ho sentito prima di aprire la porta, Granger, puoi essere solo tu.”

Hermione arrossì e fece un passo indietro per lasciarlo entrare. I suoi genitori rimanevano in piedi cautamente alcuni metri lontani dalla porta, le braccia di suo padre avvolte in modo protettivo intorno alle spalle della madre. Nel momento in cui la porta si chiuse dietro Snape, lui sollevò la bacchetta verso il suo vestiario e lo Trasfigurò nella abituale foggia. Hermione sentì un'immediata fitta di disapprovazione e una ventata di sollievo – la situazione era già abbastanza tesa senza avere Snape vestito come una vecchia rock star.

Professor Snape,” disse lei, “mi piacerebbe presentarle i miei genitori: Dottoressa Susan Granger e Dottor Terry Granger, sono entrambi dentisti. Mamma, Papà, questo è il professor Snape.” Lei si voltò verso il professore in segno di scusa. “È saltato fuori che prendono La Gazzetta del Profeta, ma solo di sabato.” Dopo quella mattina aveva pensato che fosse la sua lettera la sola fonte delle recenti notizie sul mondo magico. Fu solo quando era tranquillamente scesa per la colazione che aveva scoperto – troppo tardi per avvertire il professore – che i suoi genitori sapevano qualcosa delle sue azioni e delle accuse contro di lui. Sollevò una mano in direzione del soggiorno. “Sediamoci e prendiamo del tè.”

La situazione nel soggiorno era incredibilmente imbarazzante. I Granger sedettero sul divano, lasciando le due poltrone ad Hermione e Snape.

Faccio del tè,” si offrì Hermione, spostandosi verso la cucina.

Sua madre si alzò subito, l'orrore all'idea di rimanere nel soggiorno con solo suo marito e il sanguinario professore chiaramente visibile. “No,” scattò. “Faccio io. Tu rimani qui e vedi di metter quella tua bacchetta sul tavolo dove possiamo vederla tutti.”

Hermione si sedette con un tonfo, leggermente nauseata dalla pronta diffidenza dei suoi genitori e strofinò nervosamente i palmi sulle cosce. Pose attentamente la sua bacchetta sul tavolino da caffè, facendo una lieve smorfia mentre la metteva giù. Anche se poteva afferrarla con facilità se ne avesse avuto bisogno, senza si sentiva scoperta. Gli occhi di Terry Granger oscillarono dalla bacchetta di Hermione al viso del loro visitatore e di nuovo verso la sottile striscia di legno di vite. Hermione si morse il labbro inferiore e si arrischiò a dare un'occhiata a Snape. Era seduto con le gambe incrociate e le punte delle dita premute insieme. I suoi capelli pendevano sul viso e sembrava molto più rilassato di quanto dovrebbe esserlo un uomo ricercato. Senza spostare lo sguardo dal viso di Terry, Snape prese la sua bacchetta e, con infinita lentezza, l'appoggiò sul tavolo da caffè non lontana da quella di Hermione.

Mamma?” Chiamò Hermione all'improvviso, balzando di nuovo in piedi e andando verso la porta della cucina. “Puoi passarmi il telefono?” Lanciandole uno sguardo irritato la madre lo fece, prendendo il cordless dal sostegno sul banco. Hermione si voltò verso suo padre. “Papà? Puoi darmi il tuo cellulare?” Lui lo fece con maggior grazia di quanto mostrato dalla madre ed Hermione allineò entrambi i telefoni sul tavolo da caffè di fianco alle bacchette. La faceva sentire più sicura.

Sembrò ci volesse una vita per far bollire l'acqua e sua madre riapparisse con il vassoio da tè.

Come lo prende il suo tè, signore?” Chiese Hermione, mortificata dal comportamento della madre: le sue braccia e gambe erano incrociate e stava lanciando sguardi furiosi a Snape.

Nero, niente zucchero.”

La mano di Hermione tremò leggermente e la tazza sbatacchiò contro il piattino mentre la passava verso di lui. Quando la prese, i loro occhi s'incontrarono ed Hermione lasciò andare un breve sospiro rassicurante.

Sputa il rospo allora,” ringhiò la madre. “Perché è qui?” Stava ancora fissando Snape, ma la domanda era rivolta a sua figlia.

È qui perché gliel'ho chiesto io. Perché siete in pericolo.”

Siamo in pericolo perché lui è qui, Hermione, non il contrario.”

Hermione soffocò un sospiro di frustrazione. Sua madre era testarda tanto quanto lei e, nelle rare occasioni in cui litigavano, Hermione tendeva ad affidarsi al padre per spianare le cose. Una veloce occhiata verso di lui, e la rassicurante mano dietro alla schiena della madre, furono abbastanza indicativi del fatto che questa volta erano uniti contro di lei. Hermione cercò nella tasca posteriore dei jeans e tirò fuori un mucchio spesso di pergamena. Aprendola lo stese contro la coscia. “Vi ricordate quando vi ho spiegato l'Aritmanzia?” Chiese lei, puntando verso un tono meno polemico possibile.

Sua madre non rispose, le lanciò soltanto uno sguardo sprezzante prima di riportare il suo sguardo di disapprovazione verso il viso di Snape. Terry, d'altro canto, annuì incerto.

È un misto di probabilità avanzate, studi attuariali, matrici multi-dimensionali e calcoli derivati magici. Sostanzialmente possono essere usati per predire il futuro,” spiegò Hermione. “Lo so che sapete che sono coinvolta nella guerra contro Lord Volde...” s'interruppe, sapendo che a Snape non piaceva che lei usasse il suo nome. “Comunque, ho fatto alcuni calcoli che riguardano la vostra sicurezza durante il prossimo anno. Se rimanete qui, quasi sicuramente diventerete un bersaglio. A causa mia.” Un'ondata di senso di colpa l'assalì. “Sono terribilmente dispiaciuta,” aggiunse.

Stai dicendo che le nostre vite sono in pericolo?” Chiese Terry.

È esattamente quello che sta dicendo,” confermò Snape, entrando nella conversazione per la prima volta. La sua voce era così profonda che mandò dei piccoli brividi lungo la spina dorsale di Hermione.

Le nostre vite sono state in pericolo dal momento in cui lui è apparso sulla nostra soglia!” Scattò Susan.

No, mamma! Il pericolo non ha niente a che fare col professor Snape!” Hermione si sporse in avanti e spinse il foglio di calcoli più in avanti verso i genitori. “Date solo un'occhiata alle predizioni.”

Terry lo prese e diede un'occhiata lungo la colonna dei numeri. Le sopracciglia si alzarono. “Ecco qui tesoro,” disse una volta trovata la fine della pagina, offrendo il foglio a sua moglie.

Leggilo per me,” replicò lei bruscamente, in apparenza convinta che Snape potesse essere controllato dalla sola forza del suo sguardo.

Terry si schiarì la gola, lanciando ad Hermione una lunga occhiata prima d'iniziare: “Possibilità di morte sotto queste circostanze 98.9%, lo stesso se mandati da Viktor Krum in Bulgaria, 76%.”

Viktor sta per provvedere ad un rifugio per streghe e maghi Nati Babbani,” interruppe Hermione. “Scusa, vai avanti,” aggiunse.

Idem ovunque in Europa,” continuò suo padre, “84.3%...” La lista andò avanti.

Dopo un minuto, Susan interruppe l'elenco di Terry. “Per l'amor di Dio, non ci sono delle opzioni che mettano le nostre possibilità di morte al di sotto del 50%?”

Solo una,” replicò Terry mentre Hermione si mordeva il labbro inferiore, “Il suddetto con la modifica dei ricordi e trasferimento in Australia, 1.4%.”

1.4? Fammelo vedere!” Susan finalmente allontanò la sua attenzione da Snape e afferrò il foglio di pergamena che suo marito reggeva, controllando la lista con la fronte aggrottata.

È per questo che il professor Snape è qui,” commentò nervosamente Hermione, “per aiutarci a modificare i vostri ricordi. Non sono abbastanza esperta per farlo da sola.”

Come possiamo perfino sapere se questi calcoli sono accurati?” Chiese acidamente Susan. “Potrebbero essere completamente inventati.”

Snape parlò per la seconda volta da quando si era seduto. “Posso assicurarle, signora, che non avrei corso il rischio di venire qui se non fossi stato certo che quei calcoli fossero accurati.”

Tu sei un criminale,” esclamò Susan, facendo cadere la pergamena sul suo grembo e fissando Snape ancora una volta. “Perché la tua opinione dovrebbe contare affatto?”

A questo punto, lui è un sospettato della morte di Dumbledore, niente di più!” Saltò fuori Hermione. Aveva appena omesso un'enorme bugia, anche se quello che aveva detto era tecnicamente vero. Hermione non rischiò un'occhiata verso Snape, fissando invece i suoi genitori e cercando di farsi credere da loro.

Cosa speravi di ottenere esattamente oggi?” Intervenne Terry con voce gentile, ponendo la domanda a sua figlia.

Le sue parole lasciarono Hermione leggermente sollevata. “In sostanza,” iniziò, prendendo un profondo respiro, “sarebbe come un programma di protezione testimoni, voi potreste entrambi avere nuove identità e nuove vite. L'unica differenza sarebbe che invece di far finta di avere nuove identità, noi – cioè, il professor Snape ed io – creeremo le nuove identità per voi dentro la vostra testa. In questo modo non sarete in grado di rivelare per sbaglio la verità. Una volta che la guerra sarà finita verrò a prendervi.”

Tu vuoi che lasci entrare lui dentro la mia testa?” Chiese Susan, solo col tono di un decibel o due più basso di un urlo. Terry le mise una mano sulla coscia in modo rassicurante.

Mamma, mi fido di lui. La Gazzetta del Profeta è una fonte per nulla affidabile: vorrei che vi fidaste del mio giudizio.” Hermione fece un sospiro tremolante e lanciò un'occhiata depressa verso il professor Snape. Era preoccupata che si fosse offeso per ciò che avrebbe detto dopo. “Inoltre,” continuò implacabile, dispiegando il secondo foglio di pergamena che teneva e porgendolo lungo il tavolino da caffè verso i suoi genitori, “ho fatto dei calcoli per ogni eventualità. In realtà non fa una grossa differenza.”

Suo padre prese la carta ed entrambi, lui e Susan, diedero un'occhiata.

Stai suggerendo,” chiese lui, “che persino se il professor Snape qui stesse lavorando per l'altra parte, modificherebbe i nostri ricordi in maniera accurata?”

Hermione portò il suo sguardo ancora una volta verso il suo professore, sussultando nell'attesa della sua reazione alle parole di suo padre. Con sua sorpresa lui la stava guardando curiosamente e le fece un breve cenno di approvazione vagamente percettibile mentre incontrava il suo sguardo. Rassicurata, riportò l'attenzione verso i genitori.

Sì,” replicò lei. “Il professor Snape lavora come spia che fa il doppio gioco da tanto tempo. Le proiezioni Aritmantiche suggeriscono che o è dalla nostra parte, e lo è sempre stato, o che vorrebbe mantenere una tale facciata con me il più a lungo possibile.”Alzò le spalle. “Visto che lo farebbe salvandovi la vita senza contraddire direttamente un ordine di Vol – dell'altra parte, avrebbe completamente senso farlo.”

Terry sembrava pensoso alle sue parole, Susan sembrava solo angosciata. “Ed esattamente, cosa farai tu mentre la guerra è in corso, signorina?” Chiese con voce dura e accusatoria.

Hermione aveva temuto questa domanda. Non riusciva a pensare a nessun modo per rispondere che non suonasse melodrammatico. “Combatterò.”

Sei una bambina!”

Mamma, ho diciassette anni. Nel mondo magico questo fa di me un'adulta. Persino nel mondo Babbano si può entrare nell'esercito a sedici anni.”

Susan Granger era senza parole per la frustrazione. Si portò le mani fra le ciocche di capelli, un gesto che Hermione riconobbe come uno da lei ereditato.

Mamma, ” provò ancora Hermione. “Questa è una guerra magica. Contro il potere che hanno queste persone, tu – e papà – siete indifesi.” La voce le si spezzò e le lacrime contro cui stava lottando per l'intera conversazione traboccarono traditrici lungo le guance. “Se la nostra posizione fosse invertita, e potreste salvarmi la vita mandandomi via, cosa fareste?”

Fu come se il regresso di Hermione alle lacrime cancellasse la rabbia dal viso della madre. Susan lasciò cadere le spalle e riportò i suoi occhi verso il foglio di pergamena che teneva in grembo.

E se tu fossi uccisa, Hermione? Allora cosa succederà?” Chiese Susan con una vocina intensamente infelice.

Hermione deglutì e nuove lacrime scorsero sul viso. Le asciugò in modo grossolano con la base del palmo della mano. “Almeno non lo sapreste,” sussurrò.

Susan emise un suono soffocato. “Negheresti ad una madre la possibilità di piangere il proprio figlio?” Chiese col viso girato e una mano che gesticolava inconsapevolmente.

Hermione non sapeva cosa dire. “Io–” S'interruppe prima di continuare. “Lo farei piuttosto che piangerti sapendo che avrei potuto salvarti eppure non ho fatto niente.”

Granger.” All'intervento di Snape tutti e tre gli altri occupanti della stanza si voltarono verso di lui: stava guardando Hermione. “Deve essere una loro scelta.”

Ma–”

Granger,” la avvertì – e qualcosa nel tono della voce attirò la sua immediata attenzione – “ci sono alcune persone in questa guerra che non credono che i Babbani meritino di avere autonomia nelle loro stesse vite.”

Hermione arrossì. “Non è quello che intendo,” protestò lei, con il senso di colpa che si congelava sullo stomaco. Entrambi i suoi genitori stavano osservando lo scambio con interesse, le lacrime sul viso della madre momentaneamente dimenticate.

Nell'intento forse no, ma le conseguenze potrebbero essere le stesse.” Lui sostenne il suo sguardo finché lei non abbassò gli occhi. “Vieni,” le spiegò alzandosi in piedi con un movimento fluido. “Dovremo dar loro un po' di tempo da soli per pensarci. Dottori Granger, se volete scusarci.”

Hermione lo seguì in corridoio con un ultimo riluttante sguardo verso i genitori. Suo padre aveva attirato sua madre vicina ed ora lei stava piangendo su una sua spalla. Solo una volta che Hermione ebbe chiuso la porta dietro di sé pensò a tirar fuori un fazzoletto dalla tasca e asciugare le sue stesse lacrime. Snape, che si stava appoggiando contro il muro con le braccia incrociate, diede al fazzoletto uno sguardo divertito.

È mio?”

Mi ha detto che potevo tenerlo,” replicò Hermione un po' sulla difensiva. Colse l'opportunità per soffiarsi il naso, indovinando che lui sarebbe stato poco incline a chiederlo indietro se era sporco.

Snape si limitò ad alzare gli occhi al cielo.

Per diversi minuti rimasero in piedi senza parlare. Il silenzio era imbarazzante. Senza averne l'intenzione, lo sguardo di Hermione vagò sulle labbra di Snape. Non riuscì a non pensare al loro ultimo incontro e di riflesso rafforzò le sue difese Occlumantiche. Sapeva che non era un bacio vero: lui aveva colto l'opportunità per costringerla a prendere la Felix Felicis e nient'altro. Ma le era sembrato comunque un bacio. Voleva fosse stato un bacio vero.

Si sentiva mortificata al pensiero dello scherno che il professor Snape le avrebbe rivolto se avesse saputo che pensava una cosa simile: se avesse capito l'estensione della cotta l'avrebbe considerata una stupida. Si sforzò di guardare altrove, cercando intorno qualcosa d'innocuo eppure d'interessante da dire.

Voleva chiedere come si sentiva dopo gli eventi nella Torre di Astronomia. Voleva chiedergli cos'era successo una volta tornato da Lord Voldemort. Voleva persino chiedere se Draco stava bene. Ma non lo fece.

C'era un altro argomento, uno che voleva disperatamente affrontare, ma il momento non sembrava quello giusto. Allo stesso tempo era preoccupata che potesse essere la sua ultima possibilità di parlargli da solo. Infilò il fazzoletto nella tasca, lasciando lì la mano e armeggiando con il contenuto, girando un piccolo pezzo di metallo ripetutamente tra le dita. Proprio nel momento in cui era pronta psicologicamente a parlare, la porta del soggiorno si aprì.

Hermione,” disse Terry, “tua madre vorrebbe parlarti.”

Grazie papà,” mormorò, lanciando un'occhiata al viso imperturbabile di Snape mentre si voltava per entrare nella stanza, lasciando i due uomini nel corridoio. Sua madre sembrava molto più calma. Non c'erano più lacrime e gli occhi erano solo leggermente rossi. Aveva i calcoli aperti di fronte a sé sul tavolino da caffè. Hermione esitò per un momento e quindi si sedette di fianco a Susan sul divano. Si morsicò nervosamente il labbro inferiore.

Hai fatto i calcoli dannatamente bene,” osservò Susan guardando la pergamena davanti a sé e non la figlia.

Hermione fece una smorfia, anche se sua madre non la stava guardando per notarlo.

Questa battaglia che credi di dover combattere,” iniziò sua madre, “quanto ha a che fare con Harry Potter come Prescelto?”

Hermione esalò un involontario respiro e lo lasciò sibilare tra i denti. I suoi genitori dovevano aver letto Il Sabato della Gazzetta del Profeta molto più a lungo di quanto avesse immaginato. Come spiegarlo senza mentire o venir meno alla promessa di segretezza?

Dumbledore una volta ha detto che, che Harry sia o meno il Prescelto, non è veramente importante. Ciò che è importante è che Voldemort e alcuni membri dell'opinione pubblica pensino che lo sia. Harry non ha davvero molta scelta: Voldemort gli darà la caccia se cercherà di nascondersi, deve combattere a qualunque costo. È meglio essere pronti il più possibile.”

Non credo che qualunque cosa possa dire ti convincerà che non hai bisogno di essere lì per lui, vero?” Per la prima volta da quando Hermione era tornata nella stanza, Susan la stava guardando direttamente ed Hermione sentì il debole tentativo di umorismo alla domanda e colse la leggerla curva che sollevò un lato della bocca di sua madre.

No.” Hermione fece a sua madre un sorriso tremolante, con le lacrime che pizzicavano ancora una volta dietro agli occhi. “Harry è il mio migliore amico. Ha bisogno di me. Inoltre, non è solo questo. Ciò che il professor Snape ha detto è vero: la linea ideologica di questa battaglia si estende ad una questione di sangue – sangue magico. Io sono una Nata Babbana o, come direbbe un Purosangue, una Sanguesporco. Nel mondo che desiderano non dovrei esistere. Devo resistergli anche per il mio bene.”

E che cosa farai se tuo padre ed io decideremo di rimanere?”

Il sangue si ritirò dal viso di Hermione. “Il professor Snape ha ragione,” sussurrò, “deve essere una vostra scelta.”

Ma tu suggeriresti diversamente?”

Hermione cercò nel viso di sua madre un qualunque segno su dove si stava spingendo la conversazione. “Sì,” replicò.

Ho un'altra domanda per quel tuo professore, sarà meglio che li chiami dentro.”

Hermione andò velocemente verso la porta e la aprì. Suo padre e Snape stavano parlando intenti a bassa voce e s'interruppero nel momento in cui la porta si aprì. Hermione desiderò sapere di che cosa stavano parlando, ma le loro facce non svelavano niente. Tenne la porta aperta per loro senza dire niente mentre loro rientravano: suo padre e Snape si sedettero nelle poltrone, come se Hermione e sua madre avessero reclamato il divano. Era una sistemazione migliore, meno conflittuale.

Professor Snape,” chiese Susan con un piacevole tono non aggressivo, “negli ultimi anni ho sentito un bel po' da Hermione sulla sua propensione a proteggere gli studenti.” Hermione arrossì leggermente e rubò un'occhiata verso Snape con la coda dell'occhio. La sua testa era inclinata di lato abbastanza perché le ali scure dei capelli nascondessero gli occhi. “Posso supporre che un tale comportamento continuerà?”

Al meglio delle mie capacità,” replicò Snape. Da parte di un uomo da poco poteva sembrare evasivo, anche se Hermione sapeva quanto fossero onnicomprensive le sue abilità.

E,” continuò Susan, “se Hermione dovesse morire, verrà a cercarci, ristabilirà la nostra memoria e ce lo dirà?”

Nella remota possibilità che io sopravviva e vostra figlia no, verrò e vi farò sapere non appena sarà sicuro farlo.”

Hermione si sentì inspiegabilmente sollevata che i suoi genitori non fossero dei tipi da chiedere un Voto Infrangibile, perché era certa che Snape avrebbe accettato. L'uomo mostrava un desiderio compulsivo di prendersi responsabilità per missioni impossibili e l'ultima cosa di cui aveva bisogno adesso era un altro obbligo magico vincolante.

Va bene allora,” disse Susan dopo un lungo scambio con suo padre, “modifichi la nostra memoria. È meglio che lo faccia immediatamente perché non credo di poter sopportare qualche ritardo.”

Snape sollevò la testa con sorpresa, voltandosi per guardare Hermione. Si sentì scioccata proprio come lo sembrava lui.

Sei sicura, mamma?” Chiese.

Fatelo e basta e siate veloci,” era una risposta leggermente irritata.

Snape sollevò la mano destra, stringendo e aprendo il pugno per richiamare silenziosamente la bacchetta dal tavolino da caffè sul suo palmo. Si alzò agevolmente.

Dottoressa Granger,” affermò, “sua figlia ed io stiamo per entrare nella sua mente usando la Legilimanzia. Sto per nascondere i suoi ricordi di Hermione e lei sta per inventare una storia falsa sui mancanti elementi della sua vita. I due verranno intrecciati insieme e attivati da una frase.” Spostò il suo sguardo verso Hermione e pose anche a lei il seguente commento. “Immagino che 'Sono la figlia che avete sempre voluto' possa essere adeguato. Dopodiché vi faremo dormire. Quando vi sveglierete al mattino vostra figlia sarà andata via. Lei e il dottor Granger crederete di essere altre persone–”

Wendell e Monica Wilkins,” completò Hermione.

Stai scherzando?” Intervenne Terry con uno sguardo disgustato.

Un nome particolare renderà più semplice ritrovarvi,” rispose fermamente Hermione, con il mento inclinato in un'angolazione che non tollerava discussioni.

Se posso continuare,” disse Snape lentamente, sollevando un sopracciglio verso Hermione che, obbediente, fece silenzio. “Per l'intero processo serviranno quarantacinque minuti. Devo chiedervi di non essere interrotti durante quel periodo.”

Entrambi i dottori Granger annuirono molto determinati.

Mamma,” si avventurò Hermione imbarazzata mentre si alzava in piedi dietro al professor Snape e prendeva la sua bacchetta, “ti voglio davvero bene.”

Susan Granger si sporse in avanti e prese il viso di Hermione a coppa con una mano. “Lo so tesoro,” replicò lei, “ti voglio bene anch'io.”

Va bene,” affermò Hermione, strofinandosi la mano sinistra nervosamente sui jeans. “Sono pronta.” Guardò Snape.

Si rilassi sul divano, dottoressa Granger,” le indicò lui con gli occhi fissi sul viso di Susan. Senza voltarsi verso Hermione, sollevò la mano sinistra con il palmo sollevato rivolto verso l'alto e lei la coprì con la sua, le dita che si intrecciavano fermamente nella sua mano. Entrambi tesero in avanti le loro bacchette, estendendo le braccia e ponendo la punta sulla tempia di Susan. La donna sembrava terrorizzata, ma determinata: la relazione famigliare con sua figlia era sembrata raramente più evidente.

Hermione fece un profondo respiro. “Legilimens,” mormorò, sentendo Snape fare lo stesso.

Dentro la testa di sua madre, Hermione poteva sentire sé stessa e Snape in piedi di fronte alla sua linea visiva, nel cambio dislocato di prospettiva; riusciva anche a sentire Snape di fianco e dentro la mente della madre. La doppia consapevolezza era sconcertante. Controllati, Granger, sentì dire a Snape nel suo caratteristico tono. Sapeva che aveva parlato a voce alta, ma la sua intrusione risuonò dentro di lei come se fosse stato un pensiero suo. La prospettiva si alterò e le immagini della settimana prima iniziarono a tremolare di fronte a sé: Snape stava riunendo i ricordi di sua madre su di lei, iniziando con i più recenti. Afferrando il ricordo del soggiorno, Hermione iniziò a tessere una ragnatela per contenerli. Monica Wilkins, pensò, legando un pensiero ad un altro, era felicemente sposata – anche se aveva sempre desiderato un figlio. Lei e suo marito erano dentisti e lavoravano insieme nel loro studio. Avevano guadagnato abbastanza soldi per ritirarsi presto e decidere di trasferirsi da qualche parte in un posto più caldo...

*


*


*

-----------------------------------------------------

Disincanto294: Stiamo cercando di mantenere lo stesso linguaggio dell'originale, cercando di non distanziarci dall'atmosfera generale che caratterizza la storia. Sono contenta che, malgrado tu lo abbia letto in inglese, sia tornata a leggerlo in italiano :).

Titinina: Una neofita di HP! Benvenuta nel fandom e in questa storia in particolare. L'intento di grangerous è quello di cercare di coprire i buchi di trama della storia (con un what if, ovviamente) e posso assicurarti che l'evolversi del racconto risponderà in maniera idonea anche a diverse domande, che ci siamo posti leggendo i romanzi, di cui non abbiamo avuto risposta.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Home, Sweet Home ***


2x03

NdT: dopo questa breve pausa di una settimana, dove sono riuscita a rimpossessarmi della mia vita, si torna col punto di vista di Snape. Come sempre un mega grazie a silviabella per la beta.

Anne London


Capitolo 3

Home, Sweet Home




Quando ebbero finito di modificare la memoria di entrambi, Susan e Terry Granger, erano le tre passate del pomeriggio. Severus si sentiva messo a dura prova dalla sua stessa magia e poteva dire, dalle ombre scure sotto i suoi occhi, che anche Hermione Granger era esausta. Seguendo le indicazioni della Granger, Severus fece levitare i corpi addormentati dei suoi genitori e li trasportò di sopra nella loro stanza. Granger rimase indietro, seduta china sul divano, con la fronte appoggiata sui palmi e i gomiti a sostenersi sulle ginocchia.

Per cambiare i vestiti dei Granger nei loro pigiami, presi da sotto i cuscini, ci vollero solo pochi secondi, con l'aiuto del relativo incantesimo. Severus rimboccò le coperte sopra di loro con la bacchetta e si diresse al piano di sotto. Trovò la Granger in cucina che stava frugando in frigorifero.

Fame?” Chiese lei stancamente, tirando fuori una ciotola in plastica per insalate di un orribile color blu, piena di penne al ragù avanzate. Severus grugnì il suo assenso e Granger fece due porzioni di pasta, scaldandoli con un incantesimo non verbale. Versò due bicchieri d'acqua da una caraffa con filtro e fece levitare il tutto verso il tavolo della cucina. Mangiarono in silenzio. “Caffè?” Chiese una volta finito di mangiare.

Nero, niente zucchero.”

La Granger si alzò in piedi, dandosi da fare con la teiera elettrica e una pressa francese Bodum*. Si aggirò intorno finché la teiera non bollì e si spense, poi riempì la caffettiera e la portò in tavola. Sembrava livida.

I Serpeverde mi criticavano sempre per le mie scelte eticamente sbagliate,” affermò improvvisamente.

Il passaggio dal mondano al personale colse Severus alla sprovvista. Alzò un sopracciglio in modo interrogativo. L'aveva criticata diverse volte, certamente, ma aveva detto “Serpeverde” al plurale.

Anche Jocelyn mi ha fatto notare i miei errori.” Hermione abbassò il pistone della pressa.

I Grifondoro spesso si lasciano trascinare dall'arroganza,” replicò Severus, mantenendo la voce più neutra possibile.

Vero.” Mentre la Granger versava il caffè il suo labbro inferiore tremava.

Non voleva proprio farla piangere.

Granger,” disse all'improvviso, cercando nella tasca della sua toga. “Ho qualcosa per te.” Tirò fuori una piccola fiala, riempita con un liquido di un violento colore verde, con il tappo sigillato di ceralacca. La pose sul tavolo di fianco alle tazze da caffè.

Gli occhi della Granger si allargarono per la sorpresa. Prese la bottiglietta e la voltò curiosamente in mano, tenendola in alto verso la luce per valutare il colore e la consistenza. “Che cos'è?”

L'antidoto per il veleno di Nagini.”

Dove l'ha trovato?” Sembrava stupita.

L'ho distillato io, Granger. Ho qualche piccola abilità con le pozioni.” Lei lo guardò in modo così assente che lui dovette cedere e provvedere ad una spiegazione più esplicita. “Quando Arthur è stato morso, un anno e mezzo fa, ho cercato di procurarmi un po' di veleno e, alla fine, formulare un antidoto. Da allora l'animaletto domestico del Signore Oscuro è diventato una specie di rischio del mestiere, una quotidiana minaccia per la mia salute. L'ho distillata regolarmente e me la sono somministrata ogni giorno. Non posso dartene abbastanza per mantenere te e Potter immuni per un anno, infatti posso darvi solo questa dose di riserva. Date le circostanze attuali non è chiaro quando avrò l'opportunità di farne dell'altro. Una volta che la bottiglia sarà aperta l'antidoto si degraderà molto in fretta: avrete solo un'ora per usarlo. Può essere applicato localmente o ingerito. Se tutto va bene, ne avrete bisogno una volta sola.”

Grazie,” sussurrò lei, con l'accenno di lacrime evaporato. “In realtà ho anch'io qualcosa per lei.” Si appoggiò alla sedia, torcendo i fianchi leggermente per raggiungere la tasca dei jeans senza alzarsi. Tirò fuori un bottone piatto e glielo porse tenendolo sul palmo.

Severus lo riconobbe subito, ma non poté dar mostra di sapere cos'era senza rivelare che l'aveva spiata nella sua conversazione privata con Krum. Saggiamente la fissò senza dire niente.

È una Passaporta che si attiva con la voce,” spiegò Granger. “Per impostarla deve metterla in bocca e dire una frase che non possa dire per sbaglio.”

Ne hai bisogno molto più di me,” riuscì a dire Severus con la lingua pesante in bocca.

La bocca della Granger si contorse amaramente. “La Passaporta è programmata per riportarla a casa. Da oggi non ne ho una. E visto che il motivo per cui stiamo mandando via i miei genitori è la possibilità che i Mangiamorte possano venire qui, improvvisamente tornare non sembra un'idea ragionevole.” Rigirò diverse volte la Passaporta tra le dita. “Lei, invece, potrebbe trovarsi in una situazione difficile ed aver bisogno di scappare.” Lo guardò, senza nessun bisogno di elencare le possibilità: il Signore Oscuro poteva scoprire il suo tradimento o persino stancarsi di lui; o l'Ordine poteva trovarlo. “Funziona persino attraverso le barriere anti-Materializzazione,” aggiunse, “o se perde la bacchetta.”

Gli stava offrendo una via di fuga.

Lentamente, con aria incredula, Severus si sporse in avanti e prese la Passaporta in mano. Era calda per essere stata nella tasca. “Come devo impostarla?” Chiese, anche se sapeva già la risposta.

La metta in bocca con l'occhiello tra i molari e la parte piatta contro l'interno della guancia. Uhm,” esitò, “posso lavarla prima, se vuole.”

Severus ignorò l'offerta tardiva di pulirla e la infilò in bocca. Cercò, e fallì, di non pensare al fatto che l'aveva messa nella sua bocca e poi nella tasca.

Ora dica la frase di attivazione,” gl'indicò, con gli occhi castani fissi risolutamente in quelli di lui.

Severus respirò dal naso. Per un momento considerò di usare il verso di una poesia, ma la parte ragionevole del suo cervello decise di no. In un'emergenza avrebbe avuto bisogno di qualcosa di veloce, eppure doveva essere una parola che non poteva usare per sbaglio. Decise per una in italiano.

Fenice,” disse chiaramente. Poi tolse la Passaporta dalla bocca con pollice e indice. Era bagnata di saliva e si sentiva leggermente stupido.

Fenice?” Chiese Granger.

Sì,” rispose lui, prendendo il fazzoletto e fastidiosamente asciugando il piatto disco d'argento. Evitò il suo sguardo.

Prendendo la bacchetta, Granger si procurò ago e filo e si mosse intorno al tavolo davanti a lui. Appoggiò la bacchetta e prese la Passaporta dalle sue mani. Lui si sentì enormemente sollevato per averla asciugata. “Rimanga fermo,” disse lei mentre staccava il primo bottone in alto della sua giacca e infilava un paio di dita dentro il suo colletto.

Lui si bloccò. “Cosa stai facendo?” Sibilò. La voce era bassa, ma la furia era palpabile.

Cucio la Passaporta così che rimanga in contatto con la sua pelle.” La Granger aveva temporaneamente fissato l'ago tra le labbra e parlò con un lato della bocca. “Non so quante giacche lei abbia, ma le suggerisco di indossare sempre questa e fare uso frequente di incantesimi di pulizia. Altrimenti la Passaporta sarà inutilizzabile.”

Lui sentì il leggero freddo del metallo della Passaporta contro la gola mentre lei la sistemava al suo posto.

Non si muova,” l'avvertì mentre rimuoveva l'ago dalla bocca e iniziava a cucire il tessuto della sua giacca. Riusciva a vedere l'ago con la visione periferica alla fine di ogni punto mentre tendeva il filo. Poteva sentire tutte e quattro le dita della mano contro il collo mentre teneva il bottone al suo posto. Avvertiva il respiro di lei leggero contro la sua guancia, mentre lei si sporgeva in avanti, intenta nel suo lavoro: una delle ciocche gli sfiorava il viso.

Qualcosa si risvegliò, in modo quasi doloroso, nel suo petto. Pensò che sarebbe svanito una volta che la Granger si fosse spostata dalle immediate vicinanze, ma non accadde. Rimase per il resto del pomeriggio, mentre la guardava ordinare gli averi accumulati nella vita dei suoi genitori, facendo le loro valige per il viaggio in Australia e nascondendo tutti i segni della sua stessa presenza nel corso degli ultimi diciotto anni. Rimase mentre vagava per le corsie del piccolo supermercato a due isolati dalla casa, in cerca di qualcosa da cucinare per la cena. Semmai peggiorò mentre guardava con la fronte aggrottata la pentola fumante di zuppa di pesce, con semi di finocchio e farina di nocciole, e realizzò che stava cercando d'impressionare Granger con la sua cucina.

Granger, come risultò poi, fu molto impressionata. Sospirò con ammirazione mentre ripuliva il resto della sua seconda porzione con un pezzo di pane, “Era assolutamente delizioso.”

Severus cambiò argomento. “Cosa rimane da fare?”

Non molto. Solo il cibo in cucina, penso.”

Era tardi. Avevano iniziato a mangiare alle undici, ma se la Granger aveva davvero solo la cucina da fare, c'era abbastanza tempo. I dottori Granger si sarebbero svegliati alle cinque e partiti per l'aeroporto subito dopo. I loro passaporti, magicamente modificati per mostrare le loro nuove identità e due biglietti internazionali, erano pronti sul bordo del bancone. La Granger aveva svuotato il suo conto d'infanzia e speso molti dei suoi soldi per il volo. Incontrando il suo sguardo lungo il tavolo, Severus incoraggiò la sua compagna a tornare al compito con un singolo sopracciglio sollevato.

Va bene,” disse sbuffando, poggiando le mani sulla superficie del tavolo da pranzo e sollevandosi in piedi.

Severus aveva lasciato alla Granger la privacy per cercare fra gli effetti dei suoi genitori, ma non sentiva la stessa riluttanza nei riguardi dei contenuti delle mensole della cucina – dopotutto vi aveva cercato dentro già durante il processo di preparazione della cena. Con le energie di entrambi focalizzate sul progetto ci volle ben poco lavoro per separare il deperibile dal cibo che poteva rimanere come provvista.

Porterò questi con me alla Tana,” osservò la Granger mentre sistemava il primo di diversi sacchetti di carta pieni di cibo in una piccola borsa con le perline. “Molly non dirà di no a del cibo extra.” Diede un'ultima occhiata alla stanza e gli occhi le si posarono momentaneamente sui passaporti e biglietti. “Penso che abbiamo finito.”

Bene,” replicò Severus, piegando il polso per confrontare l'ora nel suo orologio con quello della cucina. “C'è abbastanza tempo perché tu possa dormire qualche ora prima di andare.”

Granger inspirò profondamente. “Non credo che ci riuscirò. Ora che ho svuotato la mia stanza...” S'interruppe.

Dormi sul divano allora,” rispose lui, allontanandosi dal suo viso desolato e dirigendosi su per i pochi gradini che separavano la cucina dall'ingresso.

Pochi secondi dopo la Granger lo seguì. Appoggiando la sua borsa di perline sul tavolino da caffè, con un tonfo sproporzionatamente forte, si sedette sul bordo di una poltrona. “Cosa farà lei?” Chiese.

Severus tirò fuori l'ultima copia di Ars Alchemica dall'interno di una tasca mentre incrociava le sue lunghe gambe su una delle poltrone. “Intendevo leggerti una favola” disse in modo strascicato.

Il suo sarcasmo strappò una riluttante risatina alla sua compagna e, come se il breve scoppio di risate l'avesse fatta decidere, finalmente si voltò e si sdraiò sul divano, con un cuscino sotto la testa. Le luci principali erano spente, lasciando solo la lampada da lettura di fianco alla poltrona dove sedeva Severus. Riusciva a sentire che guardava verso di lui e si sforzò di tenere gli occhi sulla pagina come se stesse leggendo, anche se non recepiva niente.

Vorrei che lo facesse,” disse lei all'improvviso, interrompendo l'imbarazzante silenzio.

Vorresti che facessi cosa, Granger?” Replicò irritato, girando una pagina.

La sua risposta fu appena più forte di un sussurro: “Leggermi una favola della buonanotte.”

Ci vollero diversi secondi prima che Severus potesse respirare, ma quando lo fece il fiato uscì come un lungo sospiro. Volgendo gli occhi al cielo tornò indietro di diverse pagine per trovare l'inizio dell'articolo. Alzò la testa e colse brevemente il suo sguardo, prima di riportare risoluto gli occhi sulle parole davanti a sé. Fece un profondo respiro.

Teoria della Ricezione: le Pozioni e la Magia del Recipiente,” iniziò lui, “di Tamberlina Tatters. Vecchie superstizioni, miti e aneddoti riferiscono frequenti episodi di immunità involontaria alle pozioni applicate con intenti malevoli, eppure, fuori dal reame della finzione e delle favole, il fenomeno è difficile da tracciare con accuratezza. Dove il fenomeno esiste potrebbe, per definizione, resistere alla ripetibilità necessaria per l'applicazione del metodo scientifico. Come si può costruire una categoria controllata contro le pozioni applicate in modo malevolo? Come fa una persona a categorizzare un 'intento malevolo'? Come, in effetti, si può ritenere che un soggetto agisca 'involontariamente'...”

In pochi minuti la Granger fu subito addormentata. Una volta che Severus fu sicuro che lei non si sarebbe svegliata chiuse la rivista, con un dito infilato tra le pagine per tenere il segno. Lasciò che i suoi occhi rimanessero sulla figura addormentata della Granger, notando il leggero movimento del suo respiro, la fievole sfumatura delle sue ciocche nella luce bassa, l'angolo di un piede mentre penzolava dal divano: non avrebbe perso un momento della sua nottata a leggere.

*

Alle cinque meno un quarto la svegliò. Si mosse lentamente, confusa dal sonno, ma raccolse le scarpe e la sua borsa di perline senza agitarsi inutilmente. Infilandosi le scarpe lo seguì alla porta d'ingresso. Più silenziosamente possibile, Severus e la Granger scivolarono fuori. Attraversando la strada camminarono verso la fine dell'isolato, dove si bloccarono ad una conveniente fermata dell'autobus. Da lì potevano vedere la casa senza sollevare sospetti.

In pochi momenti le luci si accesero. Conoscendo l'impostazione della casa, Severus poté immaginare i Dottori Granger – o più accuratamente ora, Wendell e Monica Wilkins – completare le loro abluzioni mattutine, facendo colazione, stringendo saldamente in mano i biglietti insieme alle borse. L'attenzione della Granger si fissò sulle finestre, mentre, con le braccia incrociate fermamente intorno al petto, un lieve tremore la scuoteva nell'aria fredda del primo mattino. Sapeva che probabilmente stava immaginando lo stesso scenario. Quasi troppo in fretta un taxi si fermò davanti alla casa, suonando il clacson una volta per annunciare il suo arrivo.

La porta d'ingresso fu spalancata e una luce dorata inondò gli scalini dell'ingresso. Wendell, una volta Terry, portò giù le borse lungo la breve rampa di scale e dentro il cofano del taxi in attesa. Monica, una volta Susan, chiuse la porta a chiave. Poteva sentire le loro risate, eccitati mentre salivano in macchina. Quando il taxi passò di fianco al posto dove stavano lui e la Granger, colse un lampo di due visi sorridenti.

Granger sembrava triste. “Bene,” disse con voce piatta, “è fatta. Andiamo.”

Aspetta,” disse improvvisamente, con le lunghe dita che si chiudevano intorno all'avambraccio per tenerla indietro. Lei alzò gli occhi per fissarlo, con le pupille enormi nella poca luce del primo mattino. Era così vicina che la sua attenzione fu attirata dal modo in cui il ciuffo delle sopracciglia s'inarcava sopra le palpebre.

Come ultima vera risorsa,” disse lui, “puoi trovare la mia casa a Spinner's End. Modificherò le barriere così che tu possa Materializzarti direttamente dentro, ma fa attenzione: alcuni Mangiamorte sono visitatori frequenti. Non sarebbe opportuno arrivare lì, a meno che tu non abbia davvero altre opzioni. Sono stato chiaro?”

Granger annuì. “Gr-grazie signore,” balbettò. Sembrava sinceramente presa in contropiede.

Bene.” Severus fece un gesto verso la casa dei genitori con il mento. “Seguimi allora.”

Senza parlare, camminarono di nuovo indietro per la strada, fermandosi solo per lasciare che la Granger imbucasse una lettera per sua cugina, poi li condusse per la porta d'ingresso. Salirono le scale verso la camera da letto padronale ed entrarono. La Granger toccò la mensola del camino con la bacchetta, facendo apparire una ciotola Disillusa di Metropolvere.

Lei si voltò e allora guardò verso di lui, con entrambe le mani che tenevano strette la borsa di perline, tanto forte da avere le nocche bianche. “Grazie, professore, per tutto,” disse imbarazzata. Brevemente si morse il labbro inferiore prima di porgere una mano in avanti. “Buona fortuna,” aggiunse.

Severus le prese la mano. “Anche a te,” replicò e stupidamente immaginò di premere la sua bocca contro la soffice mano stretta fra le sue: immaginò di baciarla sulle labbra. Improvvisamente la lasciò andare. “Sbrigati,” le ordinò, facendo un gesto col capo verso il camino con un gesto inequivocabile di congedo.

Granger annuì, con le labbra strette in una linea sottile. Assomigliava proprio a sua madre prima che le modificassero la memoria: preoccupata, eppure determinata. Si voltò e afferrò una manciata di polvere, mentre Severus accendeva il fuoco.

Arrivederci,” disse lei nel momento prima di buttare la polvere, poi “La Tana!”

Entrò dentro e sparì. Severus rifiutò di lasciarsi andare a pensare se l'avrebbe vista di nuovo. Invece si tenne occupato smantellando la connessione con la Metropolvere. Quindi si Smaterializzò.

*

Il lieve pop di Severus, che riappariva nel suo soggiorno a Spinner's End, svegliò Draco di colpo. Il ragazzo era completamente vestito e le luci erano tutte accese: si era chiaramente addormentato ad un certo punto della notte.

Calmati, Draco,disse in modo strascicato Severus, mentre il ragazzo assonnato cercava la sua bacchetta e sbatteva gli occhi di fronte alla forte luce, nel tentativo di vedere chi era appena arrivato.

Severus,sospirò di sollievo, affondando indietro nella poltrona e massaggiandosi il retro del collo con una mano. “Ero preoccupato per te.”

Severus ghignò in segno di risposta, ma gli occhi di Draco erano di nuovo chiusi e sicuramente non lo aveva notato. Forse c'è ancora speranza per il ragazzo, pensò Severus.

C'è una lettera per te,” aggiunse improvvisamente Draco, sedendosi dritto e aprendo gli occhi. “Da mia madre.”

Stava puntando verso il tavolino da caffè e Severus attirò senza fretta il rotolo di pergamena che giaceva dove il ragazzo aveva indicato. Ruppe il sigillo di ceralacca, impresso con il blasone dei Malfoy, e controllò la missiva. Da quando aveva salvato la vita di Draco la settimana prima aveva ricevuto delle lettere simili tutti i giorni. Narcissa si sforzava di dimostrare la continuamente la portata della sua gratitudine. Questa volta era stata abbastanza premurosa da includere l'informazione che l'incontro era fissato per le tre del pomeriggio.

Uomo avvisato è mezzo salvato, pensò. Gli dava a disposizione tutta la mattinata per recuperare il sonno.

L'attento sguardo di attesa sul viso di Draco gli fece controllare il messaggio un'altra volta. Sicuramente avrà avuto anche lui una lettera? Non starà aspettando delle informazioni da questa... Alla seconda lettura la sua mente stanca colse i sottili riferimenti nella prosa di Narcissa: lo ringraziava per il suo continuo supporto per l'intera famiglia. Senza dubbio, allora, l'evasione da Azkaban era fissata per quel pomeriggio. Visto che il fallimento di Draco non aveva fatto nulla per accattivarsi le simpatie del Signore Oscuro, Lucius sarebbe sicuramente diventato il nuovo capro espiatorio con cui sfogarsi. Severus trattenne l'impulso di sospirare. Avrebbe mangiato qualcosa e sarebbe andato a dormire.


*


Severus si concentrò sul rumore prodotto dai tacchi degli stivali contro il pavimento di pietra (che, in un certo melanconico modo, gli ricordava Hogwarts) e sulle sue difese Occlumantiche: il numero di Dissennatori che volava intorno all'edificio era opprimente e non poteva evocare il suo Patronus nella presente compagnia. Una delle poche guardie umane si mosse freneticamente vicino a lui con una lista scarabocchiata di Mangiamorte che presto sarebbero stati liberati – non che la guardia sapesse davvero che stavano per essere liberati. Stava lavorando con l'impressione che Severus li avrebbe scortati al Ministero per andare di fronte al Wizengamot. Idiota, rifletté Severus pigramente, come se un solo ufficiale potesse scortare undici prigionieri.

“Eccoci qui, signore,” ansimò la guardia, dando un'occhiata alla lista. “Qui c'è il prossimo: Stanley Shunpike.**

Stanley Shunpike non è un Mangiamorte,” replicò sprezzante.

Beh, non lo pensavo neanch'io. Piangeva chiamando la mamma quando lo hanno portato dentro. Ma è nella lista. Tutti i Mangiamorte, ha detto. Non può scegliere.”

Severus fece una pausa per un lungo secondo, considerando le opzioni. “Va bene.”

La guardia aprì la porta con una chiave dal pesante anello appeso alla vita. Una volta che la porta fu aperta, due Dissennatori volarono dentro e spinsero il detenuto fuori in corridoio per raggiungere il gruppo di prigionieri, che stavano pazientemente dietro Severus.

Prossimo?” Chiese Severus irritabile una volta che Shunpike raggiunse la posizione.

Lucius Malfoy,” fu la replica. “Porta successiva.”

Andrò dentro questa volta,” rispose Severus, sorprendendo persino sé stesso con la proposta.

La guarda sembrava scettica, ma si limitò ad alzare le spalle. “È lei il capo,” commentò mentre apriva la porta.

Automaticamente Severus lanciò un Muffliato mentre entrava nella stanza. Non voleva che né la guardia né gli altri Mangiamorte sentissero la loro conversazione. Lucius era curvato contro il muro e quasi irriconoscibile. I suoi capelli erano così sporchi e arruffati che il colore naturale era indistinguibile: la tunica della prigione così informe che la sua distinta figura slanciata era nascosta alla vista. Mentre Severus si avvicinava, il prigioniero alzò lo sguardo.

Severus,” disse Lucius, con una sbiadita approssimazione del suo solito tono disinvolto. “Che bello da parte tua passare di nuovo da queste parti."

Di nuovo?” Chiese Severus con i lati della bocca che si contraevano. Così Lucius ha avuto allucinazioni della mia presenza?

Ci stai davvero prendendo l'abitudine a passare di qui. Mi dispiace non poterti offrire qualcosa da bere stavolta: dovresti davvero venire di martedì.”

Severus sentì una fitta di pietà per il suo amico di lunga data. “Sono venuto per portarti a casa, Lucius.”

È quello che dici sempre,” Lucius si tirò indietro i capelli arruffati dal viso in una parodia del suo tipico gesto. “Spero che tu sia venuto da solo stavolta. Davvero, non apprezzo la presenza di Potter.”

Potter? Cosa diamine stava facendo qui?”

Non chiederlo a me, Severus, eri tu quello che lo portava qui.” Lucius sembrava seccato. “E poi hai avuto l'ardire di dirmi che ci hai traditi per l'Ordine.”

Severus rise all'affermazione, con l'eco del suono che risuonava incongruo contro i muri di pietra. “Per favore, Lucius. Sono un Serpeverde. Se avessi voluto tradirti non te lo avrei detto. Sicuramente riconosci che è una tua immaginazione?”

Posso solo sperarlo.”

Severus gli porse una mano. “Vieni, Lucius,” lo esortò, “andiamo.”

Lucius colpì la mano protesa di Severus come se potesse passargli attraverso. Quando, invece, si unirono con uno schiocco reagì a scoppio ritardato, fissando Severus con degli occhi innaturalmente grandi.

Vieni,” disse di nuovo Severus, “ho promesso a Narcissa che saresti stato a casa per il tè.”

Sei–” Lucius s'interruppe. Provò ancora. “Sei reale.”

Come sempre.”

Con un tentativo Lucius si sporse in avanti e afferrò la mano di Severus. Rimase leggermente sbalordito quando Severus tirò in piedi la sua forma emaciata. Esitò sulla porta, girandosi a metà verso l'altro in piedi di fianco a lui.

Spero tu abbia programmato una doccia prima del tè: non ho nessuna intenzione d'intrattenere Narcissa in questo stato.”

Severus sollevò un sopracciglio. “Dovrai iniziare con l'incontrare il Signore Oscuro, ma secondo la mia opinione sarà felice come la persona di fianco a te, se ti darai un ripulita: sei ben lontano dall'essere profumato, amico mio.

Lucius si mise un po' più dritto prima di muoversi di nuovo in avanti ed uscire nel corridoio.

*


*


*

* Serve per fare il caffè  americano

** Stan Picchetto

--------------------------------------------

Disincanto294: caspita, non pensavo che potessimo creare ansia con l'aggiornamento di una storia! Speriamo di poter andare più spedite e non dover fare più pause. Per il finale, ovviamente, non dico nulla ;-)

Aniron: Benvenuta anche nel seguito! In realtà, andando avanti, non è poi così un lavoraccio, sto scoprendo cose dell'inglese che non conoscevo e per fortuna ho un ottimo aiuto. :-)

 

Titinina: Io sono una grande fan di Jocelyn. E' proprio un bel personaggio e ha un'evoluzione molto logica, con l'andare avanti nella storia. E' una vera serpeverde, senza le caratteristiche della Mary Sue (noto problema con i nuovi personaggi). Presto sentiremo parlare di lei :))

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Disobeying Orders ***


2x04

NdT: si torna, al freddo e al gelo, con un nuovo capitolo. Suonino le campane a festa per silviabella che, malgrado sia sommersa di cose da fare, immancabilmente beta in modo eccelso il capitolo. ^_^

Anne London



Capitolo 4

Disobeying Orders



Anche se non erano ancora le sei quando Hermione saltò fuori dalla Metropolvere nella cucina della Tana, Molly Weasley era già in piedi, occupata a preparare la colazione. Il fruscio della Metropolvere che si attivava l'aveva allertata del suo imminente arrivo ed Hermione si trovò a fissare la punta della bacchetta di Molly. Per essere una strega di mezz'età, i cui fianchi larghi testimoniavano i sette figli che aveva partorito, assunse e mantenne la posizione di duello con un'accuratezza e velocità terrificante.

Hermione!” Esclamò Molly. “Non ti aspettavo così presto.” Sorridendo distrattamente rimise la bacchetta nella tasca del grembiule.

Mi dispiace,” replicò Hermione, con il cuore che martellava per il confronto inaspettato. “Non volevo che qualcuno si alzasse solo per me.”

Molly si era voltata di nuovo verso il bancone, dove fece sì che diversi coltelli iniziassero ad affettare un'alta pila di funghi. “Tè?” Chiese sollecita.

Sì, grazie.”

Molly puntò la bacchetta verso il bollitore, che iniziò a fremere subito, per sporgersi autonomamente in avanti per versare l'acqua nella teiera. La cucina di Molly sembrava riprodurre un'elaborata coreografia, con ingredienti e utensili che volavano nell'aria, mentre lei sistemava piatti e pentole senza sforzo nella loro posizione, con impeccabile precisione.

Oh,” esclamò Hermione, ricordandosi delle scatole nella borsa. “Le ho portato questi.”

Molly non batté ciglio alla vista delle larghe scatole che emergevano dalla piccola borsa di Hermione, ma fu sorpresa quando guardò all'interno.

Cos'è questo? Devi aver portato mezza cucina dei tuoi genitori.”

Ehm... sì. È esattamente quello che ho fatto.” Cogliendo lo sguardo sul viso di Molly, Hermione fece un profondo respiro e le diede una spiegazione quasi completa. “Si sono trasferiti in Australia. Ero preoccupata che potessero diventare un bersaglio.”

Oh, Hermione,” sospirò Molly. Inaspettatamente la donna strinse Hermione in un forte abbraccio, con una mano che si muoveva in piccoli cerchi sulla schiena.

Dopo un secondo di sorpresa ed esitazione, Hermione ricambiò l'abbraccio. Si sentiva improvvisamente sopraffatta dagli eventi della serata. Premuta contro il petto di Molly, le lacrime, che non si era accorta fossero così vicine alla superficie, scesero sul suo viso; il respiro divenne un forte singhiozzo soffocato.

Su, su,” cantilenò Molly.

A differenza di Harry, Hermione si ritrovava a ricevere la materna preoccupazione di Molly in modo meno frequente, ma questa volta non se ne lamentò. Ci vollero diversi minuti per sfogarsi del tutto. Dopo si ritrovò seduta al tavolo con una tazza di tè in una mano e un biscotto nell'altra. La sua offerta di aiuto per preparare la colazione venne declinata con un cenno perciò si sedette a bere il suo tè con apprezzamento. Sperava solo che, nel momento in cui gli altri si fossero presentati per la colazione, i segni del pianto si sarebbero ulteriormente attenuati, in modo che nessuno potesse notarli.



*



Più tardi quel giorno, quando Hermione spiegò a Ron il pericolo che la loro partenza con Harry avrebbe portato alla sua famiglia, lui capì al volo.

Hai ragione, 'Mione. Nel momento in cui non ci presenteremo a King's Cross sapranno che noi tre siamo insieme da qualche parte.”

Credo che i miei genitori saranno al sicuro in Australia, ma non possiamo esattamente costringere la tua famiglia a fuggire. Primo, sono troppi e inoltre hanno del lavoro da fare, incluso quello per l'Ordine.”

Erano nella stanza di Ron, essendo sgattaiolati via dagli altri per poter parlare in privato. Hermione aveva lanciato diversi incantesimi di Silenzio e messo un Incantesimo Imperturbabile sulla porta, come precauzione in più: amava l'intera famiglia Weasley, ma vivere nella casa in cui le Orecchie Oblunghe erano state inventate aveva i suoi svantaggi.

Forse possono far finta che io sia malato o qualcosa del genere?” Suggerì Ron dalla sua posizione, stravaccato sul letto con la testa che ciondolava fuori dal bordo del materasso.

Il Ministero è costretto a verificare una scusa simile.” Hermione stava districando dei vestiti dall'armadio di Ron e li piegava per metterli via nella borsa di perline. Sembrava che lui avesse mescolato il contenuto dell'armadio con un grosso bastone.

Non se dovessi avere qualcosa di veramente contagioso.”

Così contagioso che il Ministero non rischierebbe di mandare qualcuno per controllare, ma non così pericoloso da dover essere mandato al San Mungo?” Hermione sembrava scettica.

Mmm. Credo tu abbia ragione.” Ron rimase silenzioso per un momento. “Ci sono!” Esclamò, rotolando sulla pancia e puntando un dito verso di lei euforico. “Dobbiamo trovare qualcuno che faccia finta di essere me usando la Polisucco! In questo modo non sapranno mai che me ne sono andato!”

Hermione alzò gli occhi al cielo. “E chi lo farà?”

Fred o George potrebbero, diamine, possono fare a turno. Immagino che prenderebbero come un enorme scherzo il tornare ad Hogwarts travestiti da qualcun altro.”

Ron, Fred e George hanno un'attività da portare avanti, non ce li vedo a voler passare il loro tempo ad Hogwarts ed andare di nuovo a lezione. Sarebbe un lavoro a tempo pieno: dovrebbero dormire lì, fare i compiti–”

Naa, non se fanno finta di essere me, non devono fare i compiti. Se facessero finta di essere te, allora, sarebbe tutta un'altra storia!”

Hermione lanciò un paio di calzini arrotolati verso la faccia di Ron, ma lui li afferrò con facilità e li rilanciò indietro.

Inoltre,” aggiunse, “questo tipo di piano richiederebbe litri di Polisucco.”

Mad-Eye aveva una fiaschetta.”

Perfetto, Ron,” replicò Hermione, con voce carica di sarcasmo. “Perché non rubi la Polisucco a Mad-Eye e, una volta fatto, non vai avanti con il piano, eh?”

Vigilanza costante!” Urlò Ron, ridendo all'idea. “Va bene, allora niente Polisucco.” Si ributtò di nuovo nel letto, lasciando un braccio oltre il bordo. “Comunque la mamma ha un libro di malattie magiche,” commentò, tornando al suo precedente suggerimento. “Dovremmo controllare e vedere se troviamo qualcosa che posso fingere di avere.”



*

Ron sgraffignò La Guida del Guaritore dalla mensola del secondo pianerottolo ed Hermione la controllò quella notte, dopo essere andata a letto. Ginny guardò il titolo con aria molto dubbiosa mentre andava in bagno.

Ti sei beccata qualcosa, Hermione?” Chiese. Il tono di voce indicava che chiaramente non lo pensava.

Hermione alzò subito la testa, con uno sguardo serio sul viso, ed incontrò quello della più giovane amica. Da quando Harry l'aveva lasciata in un gesto di nobiltà e dedizione alla causa, le cose tra Hermione e Ginny erano diventate un po' tese. Non poterle raccontare l'intera storia non aiutava. Per un lungo momento, Hermione esitò per trovare la cosa migliore da dire.

Questi incantesimi di guarigione di base sono così utili. Mi chiedo, perché non ce li insegnano a scuola? Ci sono così tante cose che i bambini cresciuti nel mondo magico danno per scontato...”

Ginny interruppe il suo blaterare appoggiandosi al letto e girando il libro per vedere cosa stesse leggendo Hermione esattamente.

Spruzzolosi?” Chiese Ginny con voce falsamente dolce. “Non credevo che esistesse una cura per la Spuzzolosi.”

Hermione deglutì con difficoltà. “Beh, esatto! È proprio questo. Non avevo mai sentito parlare della Spruzzolosi prima di aprire questo libro.”

Va tutto bene, Hermione,” sospirò Ginny, tornando verso il suo letto e spostando le coperte. “Non sei costretta a dirmelo,” aggiunse con amarezza. “So che Harry ha un piano, e so che qualunque sia e dovunque lo porti ci sarai anche tu.” Ginny si arrampicò sul letto e tirò su le coperte. Rimase stesa sulla schiena, fissando il soffitto, con le braccia incrociate sul petto.

Hermione lasciò che il libro le cadesse dalle dita, dove rimase aperto sul piumone. Dopo un secondo di esitazione spostò le coperte e scese dal letto. Andando verso quello di Ginny si sedette sul bordo. Le sue stesse braccia erano incrociate e fissò Ginny per un lungo momento.

Ginevra Weasley,” iniziò finalmente, “se sei gelosa della mia amicizia con Harry sarà bene che lo sputi fuori.”

Ginny sbuffò irritata e si girò verso il muro.

Lo sei, non è vero?” Insistette Hermione. Ginny non disse ancora nulla. “Ginny,” provò di nuovo, questa volta cercando di chiamare a raccolta un tono meno accusatorio. “Harry ama te. È mio amico, ma ama te. Harry è come... un fratello per me. Lo giuro. Non ho mai pensato a lui in un modo diverso. Se pensi che stia progettando di, non so... rubartelo allora hai preso un grosso abbaglio.”

Quasi con riluttanza, Ginny girò gli occhi per guardare Hermione, anche se il viso era ancora voltato verso il muro. “Non penso che tu stia cercando di rubarmelo!” Sospirò esasperata. “So che non ti piace in quel senso. È perfettamente ovvio ed è stato così da sempre.” Lei fece una pausa, quindi continuò, “Ma sono gelosa, mi sento tagliata fuori. Per tutta la vita mi è stato detto che sono troppo giovane, sono solo una ragazza, che devo comportarmi bene... e ora c'è una guerra in corso e sono sempre troppo giovane, troppo ragazza. Non è giusto!”

Spostati,” le disse Hermione all'improvviso. Ginny si contorse obbediente ed Hermione s'infilò sotto le coperte con lei. “Hai ragione,” disse una volta che lei e Ginny furono l'una di fronte all'altra, con le teste appoggiate allo stesso cuscino. “Ogni singolo altro membro della tua famiglia è nell'Ordine, ufficialmente o no, eppure si aspettano che tu lasci la stanza ogni volta che c'è una discussione importante.”

Ron è sempre stato dietro ad Harry, anche quando era più giovane di quanto non lo sia io adesso! E nessuno gli dice che dovrebbe smetterla di giocare all'adulto!”

È come la questione del volare, ancora una volta,” sottolineò Hermione. I fratelli di Ginny non l'avevano lasciata giocare a Quidditch quand'era più giovane – perché era una ragazza. Aveva dovuto imparare da sola, volando quando nessuno era in casa.

Già, beh. Pensa quanto sarei stata più brava a Quidditch se mi avessero lasciata giocare!”

Non è quello il mio punto, Ginny.” Hermione pungolò la spalla di Ginny con un dito. “Sei una giocatrice eccellente ed uno dei migliori membri della squadra, malgrado non ti abbiano aiutata. Ti dimostrerai necessaria anche tu in questa guerra, vedrai.”

Ginny fece una smorfia. “Vorrei poterti credere. Mamma probabilmente mi chiuderà in camera quando ci sarà la battaglia finale.”

Se ci sarà una battaglia... chi lo sa come finirà? Inoltre, senza Dumbledore, non sono convinta che Hogwarts sarà ancora sicura. Dovrai fare attenzione a te e agli altri Grifondoro.”

Voi sul serio non ci sarete, non è vero?”

No.” Hermione si morse il labbro. “Sai che non posso dirti cosa faremo.”

Sì, lo so.”

Ginny,” disse Hermione, volendo superare in fretta il momento imbarazzante e prolungare la fragile tregua che avevano appena negoziato. “Sei l'unica amica ragazza che ho. Perderti perché sei gelosa della mia amicizia con Harry sarebbe come non parlarti più perché sono gelosa che tu conosci Ron da più tempo di me.”

Ginny storse il naso, poi fece una risatina. “Non ti sei persa molto,” scherzò lei. “Persino quando aveva undici anni, Ron era già un idiota e prima era anche peggio.”

Rimasero distese tranquillamente in silenzio per un momento. “Harry ti ha lasciata tanto per la sua sicurezza quanto per la tua,” disse Hermione all'improvviso.

Cretino,” replicò Ginny, senza troppo calore.

Seriamente, è lui quello che non regge lo stress di avere qualcun altro a morire con lui: averti lasciato non significa averti reso meno un bersaglio.”

È felice di portarsi dietro Ron!” Esclamò Ginny, con tono di voce di nuovo ferito.

Giiin-nyyy,” gemette Hermione, allungando ogni sillaba. “È bloccato con noi. Non vuoi davvero che Harry ti metta nella stessa categoria in cui raggruppa Ron e me! Vuoi che pensi a te in maniera diversa; vuoi essere in una categoria speciale da sola!”

Non se significa mettermi in un angolo!” Rispose a tono Ginny, ma Hermione capì dall'intonazione che Ginny sostanzialmente era d'accordo con quello che aveva detto.

Ascolta,” promise Hermione, “se dovesse anche solo guardare ad un'altra ragazza quando saremo via, gli lancerò contro dei canarini.”

Affare fatto,” replicò prontamente Ginny.

Io e te siamo a posto?”

Sì, Hermione. Amici come prima.

Hermione sorrise di sollievo e Ginny le sorrise a sua volta. Vivere alla Tana sarebbe stato piuttosto problematico se lei e Ginny non fossero riuscite a sistemare le cose. Dopo alcuni minuti di conversazione più spicciola, Hermione tornò al suo letto. La Guida del Guaritore era in cima alle coperte, aperta sull'introduzione alla Spruzzolosi. Facendo apparire un segnalibro, Hermione lo mise nella pagina e pose il volume sul comodino. La Spruzzolosi era una chiara possibilità.



*



Urgh,” disse Ron. “Questa dev'essere la malattia più disgustosa di sempre! Non solo ci sono orribili pustole rosse e viola ovunque sul corpo, ma, ascolta – hai letto questo? 'I funghi iniziano a crescere nel canale auricolare, diffondendosi nelle cavità sinusali e da lì verso la gola, il naso e, in diversi casi, persino nei condotti lacrimali.'”

Sì, Ron, ho letto.” Hermione alzò gli occhi al cielo e appoggiò la testa indietro contro il materasso del letto di Ron. Ancora una volta erano sgattaiolati nella sua stanza per discutere il problema di come nascondere la partenza di Ron. Hermione era seduta sul pavimento con la schiena contro il letto, Ron era seduto sul letto stesso.

Accidenti, l'hai vista questa foto?”

Onestamente, Ron, sì! Credi che abbia semplicemente aperto a caso la pagina prima di passarti il libro e chiederti la tua opinione?”

Bene, ti ho già dato la mia opinione: questa dev'essere la peggior malattia mai esistita!”

Grazie Ron. Molto bene. Devo dare per certo che ciò che intendi dalla tua affermazione è il tuo accordo che possa passare come una scusa plausibile.”

Beh... non ho mai usato le parole 'passare' e 'plausibile', ma, a parte ciò, il concetto era quello.”

Hermione sospirò esasperata e lasciò cadere di nuovo la testa in avanti. Aveva mal di testa e il demone aveva scelto quel giorno per un particolare spettacolo di battitura di tubature. In più, Ron la stava facendo diventare matta.

Hey, 'Mione, non arrabbiarti.” Ron rotolò sullo stomaco e si precipitò sul bordo del letto, posando una mano sulla sua spalla. “Ho smesso di fissare la foto e ora hai la mia piena attenzione.”

Quello che ho, Ronald Weasley, è un'accecante mal di testa. Persino se pensiamo alla Spruzzolosi non siamo vicini ad un piano. Il Ministero deve per forza mandare qualcuno per verificare una verità così improbabile e, a meno che non pensiamo ad una soluzione, stiamo solo ritardando il pericolo per la tua famiglia – oh.” Hermione s'interruppe quando le forti mani da portiere da Quidditch di Ron iniziarono a massaggiarle le spalle, i pollici che frizionavano il soffice tessuto ad entrambi i lati della spina dorsale. “Non fermarti.” Lo incoraggiò.

Ron rise al suo improvviso cambio d'atteggiamento. Trascinando i piedi fuori dal letto, pose una gamba su entrambi i lati della schiena e iniziò ad applicarsi al massaggio. “Troveremo i dettagli, Hermione, lo facciamo sempre,” disse incoraggiante. “Troverai qualcosa, sai che lo farai.”

Le sue parole erano calmanti quanto il massaggio e dieci minuti dopo Hermione era di un umore migliore.

Ok,” disse lei, “troviamo delle possibilità.”

Polisucco,” replicò Ron prontamente, spostando la sua attenzione verso il collo, premendo decisamente la pelle dietro alle orecchie.

Non va abbastanza bene. Persino se ci fosse abbastanza preavviso per l'arrivo dal Ministero, e qualcuno fosse qui per prenderla, si potrebbero convincere che sei tu, ma non apparirebbe con la Spruzzolosi.”

Scommetto che Fred e George potrebbero creare una Caramella Spruzzolosi che possa ricreare i sintomi...” rimarcò Ron pensoso.

Hai ragione!” Hermione sentì una momentanea ondata di entusiasmo, ma svanì quasi immediatamente. “C'è voluta una vita per perfezionare le altre, però, e non abbiamo così tanto tempo.” Entrambi rimasero in silenzio per qualche minuto. Ron continuava a massaggiare scendendo dal collo di Hermione, verso le spalle e iniziò a strofinare le braccia. “Forse possiamo trasfigurare qualcosa per farlo assomigliare a te,” suggerì Hermione alla fine. “Non si muoverebbe, ovviamente, ma non devono avvicinarsi troppo per notarlo. Non vorranno entrare nel raggio d'azione.”

Scommetto che controlleranno se è vivo, però. Ci sono un sacco d'incantesimi che possono verificarlo senza che chi lo usa debba entrare nella stanza.” Ron aveva ragione. “Forse se trasfiguriamo qualcosa di vivente,” aggiunse, “come uno dei polli di papà.”

Un pollo?” Hermione iniziò a ridere. “Non essere ridicolo, Ron. T'immagini il casino che farebbe? Non puoi esattamente spiegare ad un pollo cosa vuoi che faccia per dei mesi senza fine.”

Giusta osservazione,” puntualizzò Ron, ridendo anche lui. “Probabilmente non riuscirebbe neanche a capire come mangiare con la bocca e le mani.”

Mentre entrambi ridevano, le sue mani si spostarono gentilmente lungo le spalle, fermandosi contro il collo. Sentiva la punta delle dita premere leggermente contro la clavicola e il respiro le si fermò in gola. Tutto ad un tratto l'atmosfera della stanza cambiò. Il pollice destro della mano di Ron accarezzò la base del collo di lei con piccoli circoli. Hermione lasciò andare il fiato con un leggero sospiro e si rilassò contro l'interno delle gambe di Ron.

Pochi secondi dopo, tuttavia, si sedette di colpo dritta quando dalla soffitta provenne un forte schianto che interruppe il momento. Hermione trattenne uno sbuffo esasperato.

Non sta mai buono quel demone?” Chiese con l'irritazione che colorava la voce.

Naa,” sospirò Ron, facendo cadere la mani delle spalle, riconoscendo il fatto che il momento era sparito. “Ascolta solo papà. Lui crede che voglia solo attenzione o qualcosa...” S'interruppe nello stesso momento in cui Hermione si girava di colpo per fissarlo con uno sguardo fermo sul viso.

Non ho mai visto un demone,” disse piano. “Quanto è grande il vostro?”

Più o meno della taglia giusta,” replicò Ron con un bagliore calcolatore negli occhi. “Puzza terribilmente, comunque.”

È perfetto. La Spruzzolosi puzza.”

Dobbiamo dirlo a Papà, ma quello sarebbe successo presto o tardi.”

Potresti non riavere più indietro la tua stanza,” l'avvertì Hermione.

Ron alzò le spalle. “Chi lo sa quando torneremo. Inoltre, posso sempre spostarmi nella stanza di Fred e George.”

Hermione si morse il labbro inferiore. “La trasfigurazione non farà del male al demone,” valutò lei, “ma è meglio se controllo in Trasfigurazione Avanzata...” Proprio in quel momento Ron sbiancò. “Cosa c'è?” Chiese lei, un po' preoccupata.

Ron ricadde indietro sul letto con un gemito. “Mamma andrà su tutte le furie!”



*



Ron colse l'occasione d'informare i suoi genitori a cena quella stessa sera. Tonks, Fred e George avevano raggiunto gli abitanti della casa per il pasto della sera e la stanza sembrava più affollata del solito, come conseguenza degli scoppi di risa che i tre invitati strappavano ai commensali.”.

Ehi!” Esclamò Fred ad un certo punto, tirando via un piatto da portata lontano da Ron. “Se questo qui mangia ancora non entrerà più nei nostri vecchi vestiti di scuola!”

Il che mi ricorda,” commentò Molly, “dove sono i vostri vecchi vestiti scolastici? Li stavo cercando apposta perché Ron ne avrà bisogno.”

Hermione trovò il piede di Ron e lo premette fermamente. Ron colse il suggerimento e appoggiò il coltello sul tavolo con risolutezza.

In realtà, mamma,” disse, “non sarà necessario. Non tornerò ad Hogwarts per il prossimo anno.”

Non essere ridicolo, Ron,” replicò Molly con noncuranza, “è l'anno dei tuoi MAGO. Ovvio che tornerai ad Hogwarts.”

Sono serio, mamma,” disse Ron col tono che corrispondeva all'affermazione.

Arthur!” Molly si appellò all'altra autorità. “Di' qualcosa!”

Arthur si schiarì la gola: gli altri occupanti della stanza guardavano la scena avidamente. “Ron,” rispose Arthur obbediente, “quale ragione puoi mai avere per non finire i tuoi studi?”

Ron lanciò un'occhiata apprensiva verso Hermione, che annuì incoraggiante. Si morse la lingua: meglio se lo diceva lui.

Beh,” disse lui con un po' di riluttanza, “Harry ha un compito da portare a termine e io ed Hermione lo aiuteremo.”

Hermione ed io, pensò automaticamente lei, ma non disse nulla.

Assolutamente no!” Esclamò Molly. “Tutti e tre tornerete ad Hogwarts dov'è sicuro e non voglio sentire un'altra parola!”

Perché?” Protestò Ron con un po' del tono petulante da bambino che si faceva sentire nella voce. “Fred e George hanno lasciato la scuola senza i loro MAGO!”

Ehi!” Fred e George parlarono in coro.

Tienici fuori!”

Avevamo un piano industriale–”

E l'economia–”

E il posto–”

E l'inventario–”

E una base di clientela coscienziosa–”

Prima di lasciare la scuola!”

Non ero felice che Fred e George lasciassero la scuola, ma non potevo–” iniziò Molly.

Non potevi cosa?” L'interruppe Ron. “Non potervi fermarli? Beh, sono maggiorenne, mamma, e non puoi fermare neanche me. Andrò con Harry ed è definitivo.” Incrociò le braccia, ma in qualche modo riuscì a portare a termine il discorso, sembrando determinato piuttosto che imbronciato.

Hermione si era aspettata un'esplosione da Molly, ma la donna appariva sorprendentemente sgonfiata dalla piega che la conversazione aveva preso. Inaspettatamente, fu Tonks che venne in difesa di Molly.

Hai pensato a cosa la tua sparizione potrà significare per la tua famiglia?” Chiese, arricciando il naso con disapprovazione. Non per la prima volta, Hermione si chiese come fosse Tonks da Auror, anche se questa volta lo fece con maggior rispetto che le occasioni precedenti.

Certo che lo abbiamo fatto.” Ron sospirò e sciolse le braccia. “Hermione ed io abbiamo lavorato ad un piano, ma abbiamo bisogno di aiuto.”

Non ci mise molto ad elaborare i dettagli. Mentre lo faceva, Hermione colse lo sguardo di Ginny lungo il tavolo. Ginny sollevò un sopracciglio, ma per fortuna non sembrava arrabbiata man mano che la ricerca sulla Spruzzolosi diventava chiara.

Possiamo aiutare a trasfigurare il demone,” si offrì Fred per la sorpresa di Hermione.

Sì, abbiamo un certo dono nel farlo,” aggiunse George.

Era indicativo di quanto fosse grande l'angoscia di Molly il fatto che neanche pensò a dove e come i gemelli potessero essere diventati esperti in trasfigurazione di demoni.



*



Hermione stava facendo stretching ai polpacci nella veranda posteriore dopo una intensiva e veloce corsa di circa cinque chilometri quando Molly aprì la porta.

Hermione,” disse, tenendo viso e voce neutri, “Penso sia meglio se vieni dentro.”

Hermione si mise dritta, sollevando la coda sopra al collo sudato con una mano. Non erano ancora le sette del mattino e non pensava che qualcuno l'avrebbe cercata. Una leggera increspatura fra le sopracciglia tradiva la sua preoccupazione, mentre correva a passo leggero su per le scale ed entrava in casa.

La cucina era inaspettatamente affollata: la professoressa McGonagall, Mad-Eye Moody, Kingsley e Arthur erano tutti seduti al tavolo con i visi scuri. Molly rimase alla porta, tenendola aperta con una mano.

Signorina Granger,” sottolineò la professoressa McGonagall educatamente, ma senza entusiasmo, “vorremmo parlarti in soggiorno, se non ti dispiace.” Mentre parlava tutti e quattro i membri dell'Ordine che erano seduti si alzarono in piedi. Si voltarono e iniziarono a passare nel corridoio, la gamba di legno di Mad-Eye che faceva dei suoni sinistri sul pavimento.

Hermione si sentiva terribilmente consapevole di quanto corti fossero i pantaloncini da corsa e del sottile strato di sudore che ricopriva la sua pelle. Lanciò un'occhiata a Molly – che non si era mossa – con la coda dell'occhio. Le labbra della donna erano strette fermamente con disapprovazione. Hermione si domandò vagamente se criticasse lei o l'incontro che stava per avere luogo. Ricomponiti, Granger, si rimproverò. Facendo un profondo respiro si affidò in fretta al più efficiente fra gli esercizi calmanti che Snape le aveva insegnato e prese la bacchetta dalla cintura dove di solito la poneva quando correva. Per cancellare il sudore dalla pelle e trasfigurare i vestiti da corsa in qualcosa di più consono ci vollero pochi secondi. Poi si affrettò dietro agli altri dentro al soggiorno.

La McGonagall, Kingsley ed Arthur sedevano sul divano, mostrando diversi gradi di comodità. Mad-Eye era in piedi su un lato, con le braccia incrociate ed entrambi gli occhi fissi su di lei. Di fronte al divano c'era un sedia dall'aspetto poco invitante, così fuori luogo con il resto dell'arredamento degli Weasley che doveva essere stata creata. Hermione avrebbe scommesso dei soldi che la McGonagall ne fosse la responsabile.

Siedi,” ordinò la professoressa con espressione diretta, puntando verso la sedia in questione.

Sentendosi grata per aver avuto la prontezza di spirito di trasfigurare i suoi vestiti, Hermione obbedì.

Cos'è questa storia di Potter, te e Weasley che lasciate la scuola?” Abbaiò nel momento in cui lei fu seduta.

È la verità,” replicò Hermione nel modo più calmo possibile. “Il professor Dumbledore ha lasciato ad Harry una missione e Ron ed io lo aiuteremo.”

Signorina Granger,” intervenne la McGonagall, “sono sicura che sei abbastanza intelligente da capire che dalla morte del professor Dumbledore” –uno spasmo di dolore ed emozioni soppresse venne registrato in tutte e quattro le facce di fronte ad Hermione– “i piani sono cambiati. Non è possibile per noi lasciare che il signor Potter s'imbarchi in un comportamento così stupido senza l'aiuto dell'intero Ordine.”

Hermione fece un profondo respiro. “I vostri piani possono essere cambiati,” iniziò, cercando di rivolgersi a tutti e quattro i suoi interlocutori e non solo alla professoressa McGonagall, “ma quelli di Harry no. E neppure i miei.”

Kingsley fu il successivo ad entrare nella conversazione. “Hermione,” si arrischiò nella sua voce profonda e rimbombante, “so che tu sola, fra i tuoi amici, hai fatto un giuramento di lealtà all'ordine.”

Hermione annuì il suo assenso. Ho capito Dumbledore correttamente? Pensò. Questo poteva essere il momento della verità.

Dalla morte di Dumbledore,” continuò lui e questa volta tutti e quattro riuscirono a mantenere i loro visi impassibili, “noi quattro abbiamo preso la leadership dell'Ordine. È in questo ruolo che ci siamo incontrati questa mattina ed è come tuoi superiori che dobbiamo chiederti le intenzioni di Harry. Dobbiamo inoltre assicurarci la tua promessa di aiutarci a convincerlo a tornare ad Hogwarts, dove sarà al sicuro.”

Temo di non potervi aiutare,” replicò Hermione. Mentre parlava controllò le sensazioni del suo corpo: si sentiva veramente nervosa, ma non avvertiva nessun indizio della costrizione magica legata al giuramento di lealtà. Sentiva con improvvisa certezza di aver capito la precisa scelta di parole di Dumbledore.

Signorina Granger!” Annaspò la McGonagall. “Questo è un ordine diretto!”

Il giuramento fatto al professor Dumbledore era abbastanza specifico,” disse Hermione in tono di scusa. Le parole erano così fresche nella mente che poteva citarle direttamente: “'Io, Hermione Jane Granger, prometto la mia lealtà all'Ordine della Fenice, sotto la guida di Albus Percival Wulfric Brian Dumbledore.' Inoltre,” elaborò, “il compito che Dumbledore mi ha dato è di proteggere Harry ed aiutarlo con la sua missione.”

In altre circostanze, lo sguardo di sorpresa sul viso della McGonagall sarebbe stato comico. Arthur, che non aveva ancora detto nulla, aveva la fronte leggermente aggrottata. Mentre Mad-Eye sembrava furioso, Kingsley stava sorridendo – anche se l'espressione era fugace e la cambiò con uno sguardo di leggero divertimento.

Bene,” disse strascicato Kingsley, “è così allora.” Si sporse in avanti sulla sedia, come se stesse per alzarsi.

Non lo è per niente!” Protestò la McGonagall.

Andiamo, Minerva,” replicò Kingsley, rilassandosi indietro sul divano e voltandosi verso la McGonagall, “malgrado abbia rifiutato la nostra richiesta, la ragazza non ha mostrato i sintomi dell'aver spezzato il suo giuramento. Possiamo solo dire che ha detto la verità.”

Ma noi abbiamo a cuore l'interesse di Potter!”

Davvero?” Chiese Hermione, con la voce che venne fuori un po' più dura di quanto intendesse. “Li amministratori della scuola hanno già deciso chi sarà il nuovo preside?” Il silenzio che accolse la domanda fu la conferma che non l'avevano ancora fatto. “Non appena il Ministero cadrà,” continuò, “Hogwarts potrebbe diventare il posto più pericoloso per Harry in cui stare.”

Mad-Eye fece diversi e rumorosi passi avanti, abbassandosi verso di lei, con l'occhio magico che vorticava follemente. “E come sai che il Ministero sta per cadere, ragazza?” Chiese aggressivo.

Lascia perdere, Alastor,” intervenne Kingsley mellifluo, “chiunque con un po' di cervello sa che il Ministero non durerà ancora a lungo. Ed Hermione ha molto più che una giusta parte di cervello.”

Hermione colse l'occhiata di Kingsley e, con sua sorpresa, le fece l'occhiolino. Mad-eye, in contrasto, strinse il suo occhio vero dubbiosamente, sembrando ben lontano dall'essere convinto, anche se si raddrizzò per allontanarsi.

Credo,” continuò Kingsley, “che dovremmo fare i nostri saluti e lasciare Hermione ad una doccia e alla colazione in pace.” Si alzò e fece ad Hermione un mezzo inchino. “Grazie per il tuo tempo, signorina Granger,” disse formalmente.

Hermione si alzò a sua volta e restituì l'inchino. “Prego, Kingsley, mi dispiace di non poter essere stata di maggior aiuto.”

Le labbra della McGonagall si strinsero per l'irritazione e Mad-Eye non sembrava affatto ammorbidito, ma, per insistenza di Kingsley, decisero di andare via, mettendosi in fila per la Metropolvere in cucina.

Una volta che se ne furono andati, Arthur si alzò in piedi e camminò verso Hermione. Dopo una breve occhiata alla porta, per assicurarsi che fossero soli, si chinò verso di lei, prendendola per l'avambraccio. “Vi aiuterò con il demone,” le sussurrò in un orecchio. Dopo un'altra occhiata alla porta, aggiunse come corollario: “Solo non dirlo a Molly.”

*

*

*

---------------------------------------

Titinina: Per quanto riguarda Jocelyn stai allerta nei prossimi capitoli ;). Io ho scoperto questa coppia pochi anni fa, prima cercavo Snape con nuovi personaggi, che immancabilmente finivano per essere delle Mary Sue nella maggior parte dei casi. Una mia amica mi ha lanciato l'idea, e mi ha linkato una delle migliori fanfiction mai scritte. Mi sono resa conto che la coppia è perfetta!

Disincanto294: Grazie per essere tornata, malgrado tu l'avessi già letto in inglese :)). L'antidoto beh, è una di quelle cose che avrei molto apprezzato anche nei romanzi originali: a nessuno viene in mente di cercare un antidoto al veleno di un serpentone così pericoloso, che tra l'altro ha già ferito quasi mortalmente Arthur Weasley??? -.-






Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Acting Alone ***


Capitolo 5

NdT: Siamo già al quinto! I miei ringraziamenti a silviabella che mi ha aiutato come sempre per la beta, ma il grazie si centuplica per questo capitolo, particolarmente complesso. Non ringrazierò mai abbastanza grangerous per avermi fatto tradurre le sue storie, rileggendole in questo modo mi fa apprezzare alcuni passaggi che in inglese mi erano sembrati meno particolari.

Come sempre, i dialoghi sottolineati sono presi direttamente dai romanzi originali.

Anne London



Capitolo 5

Acting Alone



Severusss, che bello vederti.

Severus poteva dire, da come Voldemort pronunciava il suo nome allungando le sibilanti e dal giornale spiegazzato nella sua mano, che il Signore Oscuro era ben lontano dall'essere felice. Inclinò la testa in segno di rispetto. “Saluti, mio Signore,” disse.

Voldemort fece un gesto con la copia maltrattata della Gazzetta del Profeta. “Uno dei tuoi inestimabili colleghi ha pensato bene di abbassare i già deplorevoli standard del giornalismo magico.”

Miei colleghi? L'uso del pronome possessivo non prometteva bene. Severus sollevò educatamente un sopracciglio. “Mi par di capire che ti riferisci alla Barbona Burbage, mio Signore.”

Un lungo, significativo silenzio accolse la sua blanda arguzia. Finalmente il Signore Oscuro buttò indietro la testa e rise. Snape:1, Serpente: 0, notò irriverente Severus.

Burbage garbage,” fece eco Voldemort divertito. “Sapevo di poter contare su di te, caro Severus, per riportare le cose nella giusta prospettiva.”

Severus s'inchinò.

Siediti,” ordinò Voldemort, facendo apparire una sedia e posizionandola proprio alla sua sinistra. Alla destra del Signore Oscuro giaceva Nagini, arrotolata in grosse spire. Severus sedette.

Questo è un abominio,” iniziò Voldemort, facendo ancora una volta un gesto verso il giornale, “m'incoraggia solo ad andare avanti con il mio piano di eliminare ogni insegnante Nato Babbano da Hogwarts.”

Charity Burbage è un'idiota,” rispose Severus. “La sua visione dei Babbani è entusiastica quanto inaccurata, così come quella sostenuta da Arthur Weasley.”

Dovremo occuparci di lei,” dichiarò Voldemort, “come anche di Septima Vector.” Fece una pausa, con un lungo dito che tamburellava sul labbro in meditazione. “Una alla volta, direi,” concluse, “così che Nagini possa godersele completamente.” Voldemort si sporse in avanti con un piede e accarezzò gentilmente il corpo del serpente. “Tu, Severus, prenderai il posto di preside – così recentemente lasciato vuoto dal nostro defunto, compianto amico.”

Severus sentiva la compiaciuta felicità e l'implicito elogio che scaturivano dalle parole di Voldemort. Occluse ogni idea incriminante a proposito di Dumbledore, riempiendo di pensieri i libri della biblioteca immaginaria di Hogwarts nel suo cervello. Si concentrò sulla soddisfazione per aver giocato il suo ruolo in modo ammirabile: soddisfazione era ciò che Voldemort avrebbe sentito delle sue emozioni.

Per il posto di Babbanologia,” continuò Voldemort, “credo che Alecto possa essere un'apprezzabile candidata, e lascerebbe Amycus ad insegnare Arti Oscure.”

Il terrore scorse lungo la schiena di Severus come una piuma. I Carrow erano stupidi e brutali, come era loro congenito. Mentre per la posizione di Babbanologia non avrebbe sempre saputo cosa dire, Severus aveva avuto qualche speranza per quella di Arti Oscure. “Amycus?” chiese, attento a mantenere la voce più neutrale possibile.

Disapprovi, Severus?” Rispose Voldemort.

Severus alzò le spalle. “Il suo metodo manca di acume,” replicò. “Avevo pensato magari, Lucius?” Amycus Carrow non era un insegnante. Le sue capacità erano esaltate dai particolari effetti della Cruciatus: niente di più complicato di così. Lucius, almeno, sarebbe stato più interessato ad insegnare agli studenti, piuttosto che torturarli, e il suo talento per le Arti Oscure era formidabile.

No.Il diniego fu espresso con una nota di finalità. “Non voglio Lucius libero di placare le paure del suo figlio buono a nulla. Preferisco tenerlo qui sotto il mio controllo.”

'Qui' era Malfoy Manor, dove il Signore Oscuro continuava a risiedere. Se inizialmente Voldemort aveva manipolato Draco per punire Lucius per i suoi errori all'Ufficio Misteri, le parti erano ora invertite: Lucius – rilasciato recentemente da Azkaban – era stato punito per l'inadeguatezza di Draco di portare a termine il suo compito. Ad aggiungere insulto ad ingiuria, Voldemort aveva esteso le barriere anti-Materializzazione oltre il perimetro della proprietà. Affermando che era troppo sospetto per Lucius mostrare il suo viso immediatamente fuori dai cancelli di famiglia paterni, Voldemort lo teneva al sicuro nascosto dentro le mura del maniero: Lucius era effettivamente agli arresti domiciliari.

Lucius stava subendo la degradazione dalla posizione di favorito che una volta aveva cercato di mantenere ad ogni costo. Severus aveva persino osato sperare che, una volta liberato dalla venefica e soffocante condizione della continua presenza di Voldemort, il senso di auto preservazione ben sviluppato di Lucius potesse manifestarsi. Il suggerimento dello scambio di parti che Severus aveva piantato nella mente di Draco aveva dato i suoi frutti nelle azioni di Lucius.

Di fronte al brusco rifiuto del Signore Oscuro, Severus aveva lasciato appassire quella speranza senza ulteriori proteste. “Molto bene, mio Signore,” commento obbediente. Una volta, anni addietro, Lucius aveva agito per salvare Severus da una vita in prigione. Data l'opportunità, Severus avrebbe restituito il favore – non, tuttavia, al costo di perdere la guerra.



*



Severus si concentrò così intensamente sulla sua destinazione che il rumore della Materializzazione fu leggero – non più rumoroso del crack di un piccolo rametto. Subito si Disilluse e fece un brusco passo di lato. Rimase immobile, con i sensi allerta. Nulla si muoveva. Nessuno, sembrava, aveva notato il suo arrivo. Inconsciamente i suoi occhi si allontanarono verso il posto da cui, in altre circostanze, un gatto grigio soriano avrebbe osservato la sua apparizione. Quella sera il posto era vuoto.

Aggiungendo un incantesimo di Silenzio agli stivali, Severus si diresse verso i cancelli. Un successore al posto di Dumbledore doveva ancora essere nominato. Se tutto andava bene, significava che nessuno era stato in grado di cambiare le barriere del castello. Ovviamente, Hogwarts era l'ultimo posto in cui ci si aspettava di vedere Severus Snape, sospetto omicida, e questo sicuramente avrebbe giocato a suo favore. Ai cancelli i suoi sospetti si rivelarono giusti: il lucchetto si aprì al tocco della mano contro il freddo metallo.

Severus lasciò andare un sospiro di sollievo. Scivolò all'interno del terreno, tenendo i cancelli aperti il meno possibile, e con attenzione li richiuse dietro di sé. Una volta dentro si bloccò di nuovo, verificando che la sua presenza fosse rimasta nascosta.

Era strano intrufolarsi dentro Hogwarts – il posto dove aveva vissuto per così larga parte della sua vita – ma anche un sollievo. Come la visita alla casa dei genitori della Granger, le sue azioni erano una consolazione: fare fisicamente qualcosa per indebolire il Signore Oscuro rendeva le lunghe ore in compagnia dei Mangiamorte più facili da sopportare.

Severus si mosse sul terreno silenziosamente. Costeggiò il campo da Quidditch, scegliendo deliberatamente una strada diversa da quella che faceva di solito. Non aveva intenzione di entrare nel castello dalle sue stanze e puntò, invece, completamente verso l'ala opposta, dove passò per un'entrata di servizio raramente utilizzata. Anche lì le barriere lo lasciarono passare senza problemi. Una volta dentro raddoppiò la Disillusione e l'incantesimo di Silenzio – essere beccato nei corridoi era molto in basso nella sua lista di priorità.

Miracolosamente arrivò ai gargoyle fuori dall'ufficio del preside senza incontrare nessuno. Anche se erano le vacanze estive e tarda notte, aveva immaginato d'incontrare almeno uno dei fantasmi del castello, se non la stessa Minerva che si aggirava furtivamente. Con un'ultima occhiata in entrambe le direzioni, per essere sicuro che la via fosse libera, pose le labbra vicino all'orecchio del gargoyle.

Piperille,” sussurrò. Il gargoyle si spostò di lato accondiscendente e Severus salì sulla scala mobile, lasciandosi portare alla porta dell'ufficio. Ascoltò alla porta per pochi secondi prima di aprirla, poi entrò velocemente.

Al suo arrivo le torce si accesero immediatamente. La stanza, notò con sollievo, era vuota. Aveva l'aspetto di sempre, con due eccezioni: Fawkes era assente e un nuovo ritratto era appeso sopra la scrivania. Armandosi di coraggio, Severus fece cadere l'incantesimo di Disillusione.

L'occupante del ritratto si alzò in piedi, sporgendosi in avanti con le mani premute contro il piano del quadro. “Severus,” disse. “Sono felice di vederti.”

Albus,” replicò Severus, inclinando la testa garbatamente. Si voltò di colpo e si diresse verso la credenza dov'era conservato normalmente il Pensatoio. Tirò fuori un enorme tomo dalla mensola bassa e, tenendola attentamente con entrambe le mani, lo portò alla scrivania del preside.

Severus,” disse di nuovo il ritratto di Albus, parlando da dietro rispetto a dov'era ora Severus. “Sta andando tutto secondo i piani?”

Severus fece una pausa nell'atto di aprire il vecchio libro. L'intero gruppo di precedenti presidi lo fissava dall'alto con interesse, aspettando avidamente una risposta. Raddrizzò la schiena, ma non si voltò. “Sono vivo per combattere un nuovo giorno, Albus. Tu, d'altro canto, non lo sei. Questo, almeno, è chiaro?”

E il ragazzo Malfoy?”

Draco,” replicò Severus, ponendo enfasi sul nome proprio, “sta bene.”

Ben fatto, Severus.” Il calore nel tono di Dumbledore fece poco per placare il suo interlocutore. “Sapevo di poter contare su di te.”

Se lo sapevi, avrebbe voluto chiedere, perché mi hai pregato? Severus aveva promesso di fare l'inimmaginabile. Aveva dato la sua parola solo per scoprire, alla fine, che Albus non era del tutto convinto che sarebbe andato fino in fondo. Voleva arrabbiarsi. Voleva urlare la verità emotiva del tradimento con tutta la sua voce. Ma non lo fece. Questo non è Albus, ricordò a sé stesso. É a malapena un suo eco, catturato in un sottile strato di vernice magica. Come al solito, Severus nascose le sue emozioni e cambiò argomento.

Albus,” commentò, “c'è un favore che puoi farmi.” Finalmente si voltò per guardare completamente il ritratto, notando l'espressione disponibile nel viso famigliare del quadro. “Avverti Charity e Septima: le loro vite sono in grande pericolo.”

Quindi,” replicò il simulacro di Albus, “Voldemort pianifica di rimpiazzare solo gli insegnanti Nati Babbani?”

Severus annuì in segno di conferma.

Chi li sostituirà?”

Alecto Carrow insegnerà Babbanologia,” la bocca di Severus si contorse amaramente, “che diventerà obbligatoria e verrà insegnata in accordo con il nuovo testo approvato. Il Signore Oscuro non vede nessun bisogno d'insegnare Aritmanzia sotto il nuovo ordine.”

Il preside sembrò pensieroso. “Diventerai preside?” Chiese.

Sembra possibile.”

E Difesa Contro le Arti Oscure?”

Severus esitò, solo per un secondo: “Amycus.”

Entrambi i Carrow?” Il biasimo nel tono di Dumbledore era inequivocabile.

Gli occhi di Severus si chiusero per un secondo. Poi girò la schiena verso il quadro e riportò la sua attenzione al libro sulla scrivania. “Sentiti libero si mandare qualcun altro a negoziare, se trovi i miei tentativi inadeguati,” commentò. Non ho intenzione di litigare con il suo ritratto, disse severamente a sé stesso.

Aprendo la copertina rigida del registro degli studenti, Severus andò avanti e indietro verso la sezione centrale, finché non trovò i registri degli studenti che avrebbero dovuto iniziare il settimo anno. L'anno di Granger, disse una piccola voce che schiacciò immediatamente. I maghi e le streghe adulti della Gran Bretagna avrebbero dovuto cavarsela da soli, ma Severus intendeva assicurarsi che i bambini e i giovani adulti non qualificati di Hogwarts fossero allontanati dal pericolo.

Spostando la sedia del preside, Severus si sedette e pescò diversi pezzi di pergamena, una penna e una bottiglietta d'inchiostro dalla tasca. Un semplice incantesimo avrebbe copiato i nomi rilevanti e gli indirizzi in pochi secondi; tuttavia, Severus era un uomo ricercato e anche troppo attento a lasciare la sua firma magica su niente che dovesse rimanere nelle mura del castello. A differenza delle guardie della prigione di Azkaban, le pietre di Hogwarts erano immuni persino al più potente Incantesimo Confundus.

Con attenzione e metodo, Severus iniziò a copiare la lista a mano, trascrivendo i nomi e l'indirizzo di tutti gli studenti Nati Babbani. I mezzosangue, così aveva compreso, sarebbero stati al sicuro. Il processo non prese troppo tempo visto che c'erano solo una mezza dozzina di studenti Nati Babbani in ogni anno. Quando arrivò a Jocelyn Smith esitò. Dopo un momento di considerazione, scrisse il suo nome in un foglio separato. Era il penultimo del suo anno e Severus copiò l'ultimo nella lista originale. Completò il processo dei i Nati Babbani con quelli in arrivo del primo.

Studenti Nati Babbani,” scrisse in alto, “divisi dal più vecchio al più giovane. Sarebbe meglio se lavorassi per ordine inverso.” Arrotolando la pergamena la sigillò con la ceralacca che giaceva pronta sulla scrivania di Dumbledore. “Torvik Murk,” scrisse all'esterno, “Bulgaria.” Mise il pezzo di pergamena su cui aveva scritto il nome e indirizzo di Jocelyn dentro una tasca interna.

Alzandosi in piedi, Severus chiuse il pesante registro e lo portò nella credenza. Prendendo la pergamena, sigillata e indirizzata, si voltò per andarsene. Dedicò al ritratto di Albus una breve smorfia che, ad un osservatore attento, poteva sembrare un saluto.

Aspetta, Severus,” lo interruppe il quadro.

Severus si voltò con uno sguardo educatamente interrogativo sul viso.

C'è un'ulteriore missione che ho bisogno tu compia: devi dire a Voldemort la data esatta della partenza di Harry dalla casa dei suoi zii,” spiegò Dumbledore. “Non farlo solleverebbe dei sospetti quando Voldemort ti crede così bene informato. Tuttavia, dovresti impiantare l'idea dell'esca: quello assicurerebbe la salvezza di Harry. Prova con Mundungus Fletcher.” Severus doveva essere sembrato molto poco impressionato perché il ritratto continuò con aria di rimprovero. “E Severus, se dovessi essere costretto a prendere parte alla caccia, cerca di fare la tua parte in modo convincente... Conto su di te per rimanere nelle grazie di Lord Voldemort il più a lungo possibile, o Hogwarts sarà lasciata alla mercè dei Carrow.

Severus sentì un'ondata d'irritazione scorrere dentro di lui quando capì che non era stato lasciato un piano chiaro per far partire Potter dai Dursley. Con l'arrivo del diciassettesimo compleanno di Potter, il posto diventava più pericoloso e più una trappola mortale ogni minuto che passava. Non litigherò con un ritratto, ripeté a sé stesso. Sembrava – a discapito di Potter – che Dumbledore avesse ottenuto meno da Severus di quanto Severus aveva anticipato.

Molto bene,” replicò, “C'è qualcos'altro?”

No.”

Severus si voltò ancora per andarsene. Questa volta riuscì ad arrivare alla porta prima che Albus parlasse.

Buona fortuna, Severus.”

Severus non si sforzò di replicare. Si Disilluse, Silenziò gli stivali e avanzò lentamente verso la guferia. Una volta che la sua lista fu in volo verso Viktor Krum e la Bulgaria, si sentì un po' più calmo. Aveva fatto del suo meglio.

Attraversò il castello deserto e il terreno dirigendosi verso il punto di Materializzazione. Mundungus era un uomo difficile da trovare, ma Severus era una spia di talento: lo avrebbe scovato e c'erano pochi dubbi a riguardo.



*



Severus scelse la mattina presto come il momento migliore per trovare la famiglia Smith a casa. Diversi giorni erano passati da quando aveva copiato l'indirizzo di Jocelyn e spedito il resto a Krum: abbastanza tempo per Severus per trovare Mundungus e Confonderlo, abbastanza perché Charity Burbage fosse scovata e uccisa – malgrado il suo avvertimento a Dumbledore che non + aver fatto niente a riguardo – e abbastanza per informare Voldemort esattamente quando l'Ordine pianificava di liberare Potter.

Il piano di Dumbledore sembrava ridicolo e Severus non era proprio sicuro del perché avesse continuato a seguire gli ordini malamente concepiti datigli da un ritratto. Quindi, ci sarebbero stati diversi identici Potter con la Polisucco, ma era comunque un rischio terribile. Con un intera orda di Mangiamorte di guardia, c'era una possibilità molto reale che Potter potesse venire ucciso – per non parlare anche di qualunque altro membro dell'Ordine che poteva morire.

Come piano rivaleggiava con alcuni altri suggeriti da Dumbledore per completa idiozia, non ultimo la ridicola insistenza del vecchio che fosse Severus a informare Potter del suo cruciale bisogno di morire. Severus doveva agire quando Voldemort avrebbe messo Nagini sotto protezione magica – assumendo di vivere così a lungo e che Voldemort lo facesse in modo che si potesse notare ad occhio nudo. Quindi doveva trovare Potter – malgrado fosse tagliato fuori dall'Ordine e non avesse alcun modo per poter parlare con qualcuno di loro. E infine doveva convincere in qualche modo Potter a sacrificare la sua vita – dando per scontato che Potter potesse credergli, che non lo prendesse come un inganno del Signore Oscuro per assicurarsi la vittoria, e che Potter non lo uccidesse a vista. Nel complesso, un piano particolarmente idiota: la situazione lo lasciava con una sensazione di nauseante disperazione.

La realizzazione che entrambi i suoi capi erano pazzi rendeva comunque facile per Severus l'agire indipendentemente quando ne aveva la possibilità. Da qui, la sua presenza in vestiti babbani, in un tetro sobborgo dell'est di Londra in un martedì mattina presto. Per l'ultima volta controllò l'indirizzo nel foglio fra le mani.

Il palazzo era visibilmente in rovina, così tanto che i jeans logori di Severus e la giacca di pelle sembravano perfettamente intonati all'ambiente, e aveva dovuto fare dodici piani di scale a piedi perché l'ascensore non funzionava. Appartamento 1215. Era arrivato. Severus sollevò il pugno e bussò bruscamente alla porta.

Le mura erano così sottili che poteva chiaramente sentire la conversazione che i suoi colpi avevano fatto iniziare.

Chi diavolo è?” Urlò una voce di uomo.

Jocelyn!” Urlò una donna. “Vai a vedere alla porta.”

Severus sentì il cuore alleggerirsi quando udì che era a casa, anche se ebbe un tracollo nell'istante in cui vide il suo viso. La porta si aprì sferragliando, per quanto la catena lo permetteva, e un sottile frammento del viso e del corpo di Jocelyn apparvero nell'apertura. Aveva dimenticato quanto abbandonata e infelice fosse apparsa la prima volta quando era arrivata ad Hogwarts: il suo aspetto era tornato indietro all'improvviso.

Sembrava sbalordita di vederlo e i suoi occhi si allargarono per la sorpresa. Per un lungo momento nessuno dei due parlò.

Jocelyn!” Urlò la stessa donna di prima. “Chi è?”

Jocelyn,” si avventurò Severus il più gentilmente possibile, “posso entrare?”

Jocelyn deglutì pesantemente e chiuse la porta. Gli occhi di Severus si chiusero per tornare spalancati quando sentì il suono della catena grattare nel suo alloggiamento. Pochi secondi dopo Jocelyn aprì la porta e si spostò per farlo entrare.

Grazie.”

Jocelyn non disse niente. Sbatté la porta e la chiuse a chiave, poi mise la catena. Con un cenno della testa fece un gesto verso lo stretto corridoio da cui venivano le voci e presumibilmente la cucina. Severus alzò una mano perché andasse avanti, poi la seguì lungo il corridoio. Jocelyn era vestita con un pigiama che era almeno di una taglia più piccolo, le gambe e i polsi uscivano in modo strano dai pantaloni e dalle maniche. Era scalza. La tenuta la faceva apparire più piccola dei suoi dodici anni.

Questa casa, pensò Severus amaramente, non è posto per un bambino.

Jocelyn? Chi era?” Severus riconobbe la donna come la madre di Jocelyn dalle sue numerose incursioni nei ricordi della ragazzina.

Signora Smith,disse in modo mellifluo, porgendo la mano per farsela stringere, “sono il professor Snape: insegno alla scuola di Jocelyn.”

La mano rimase tra loro, completamente ignorata. Gli occhi della signora Smith erano spalancati e urlò dietro di sé senza allontanare gli occhi dal suo viso. “Jake! Vieni qui! Ora!”

Che cazzo c'è?” Mormorò una voce maschile dalla stanza vicina. Il commento fu seguito dal rumore di qualcuno che scendeva dal letto e indossava dei vestiti.

Cos'hai fatto?” Sibilò la madre di Jocelyn alla ragazza. Jocelyn sussultò leggermente, ma non disse nulla.

La differenza tra la casa di Jocelyn e quella della Granger era desolante.

Jake apparve nella porta, allacciando la cintura e sistemando i jeans mentre arrivava. Severus giudicò che non poteva essere più vecchio di 25 anni, la madre forse aveva qualche anno di più. La camicia di Jake rimase aperta, rivelando un petto leggermente muscoloso e un tatuaggio abbastanza decente di una motocicletta: sembrava uno che aveva passato molto del suo tempo libero ad allenarsi in palestra. “Chi cazzo sei tu?” Chiese aggressivo, puntando il mento verso Snape.

Professor Severus Snape, sono un insegnante della scuola di Jocelyn.”

Non è più la sua scuola, proprio no. Scusa per averti disturbato. Meglio che vai.”

La madre di Jocelyn stava annuendo alle parole di Jake. Severus si voltò verso Jocelyn. Sembrava cupa, con gli occhi fissi sullo spazio vuoto tra i tre adulti.

Jocelyn,” chiese Severus, sollevato quando lei guardò verso di lui, “qual è la tua opinione sulla faccenda?”

Jake interruppe prima che lei potesse rispondere. “C'entra niente lei con sta cosa. Dove va a scuola lo decide sua mamma.” Attraversò la stanza verso la ragazzina. Jocelyn rimase ferma, ma ancora una volta sussultò.

Temo che ti sbagli a riguardo,” replicò Severus. “La decisione è di Jocelyn quanto di chiunque altro.”

Il piccolo mostro,” sibilò Jake, l'attenzione focalizzata sulla ragazzina, “chiuderà quella cazzo di bocca se dirà cosa va bene per lei.” Sollevò la mano sinistra, pronto a schiaffeggiarla.

Non lo farei, se fossi in te,” puntualizzò Severus. Persino qualcuno che non lo aveva mai incontrato prima avrebbe riconosciuto il tono mortale nella voce.

O cosa?” ghignò Jake. “Mi fermi tu?”

Severus si mosse prima che la mano di Jake si scontrasse con Jocelyn. Prima che l'arrogante giovane delinquente potesse capire cosa stava succedendo, il suo corpo venne sbattuto contro il muro. La mano sinistra di Severus si scontrò contro la sua gola. Severus era almeno quindici centimetri più alto e stava usando la sua altezza per incombere minacciosamente. Aveva preso la bacchetta e premeva la punta contro l'interno del polso di Jake, trascinandolo sul muro finché Jake rimase fermo con un braccio allargato all'altezza della spalla. Malgrado si dimenasse, Severus lo aveva bloccato contro il muro. Era bloccato dov'era, incapace di spostarsi.

La madre di Jocelyn stava urlando, ma Severus la Silenziò con un movimento della bacchetta.

Muovendosi con gran precisione, Severus puntò la bacchetta contro l'interno del braccio di Jake, tagliando la camicia dal polso fino all'interno del gomito. Il tessuto si spalancò, esponendo la pelle pallida dell'avambraccio. Premendo la bacchetta contro la pelle esposta Severus aggrottò la fronte. Dalla punta della bacchetta uscirono dei filamenti d'inchiostro, che si torcevano e scrivevano uno sopra l'altro mentre formavano un elaborato tatuaggio con una scrittura raffinata, completo di riccioli decorativi. “Picchio i bambini,” diceva.

Severus fece un passo indietro, con la testa piegata su un lato per apprezzare meglio il suo lavoro, lasciando Jake attaccato al muro.

Un anno e un giorno,” commentò con tono di conversazione, spezzando l'innaturale silenzio che il suo incantesimo aveva ottenuto. “Questo è quanto durerà il tatuaggio. A meno che ovviamente,” aggiunse, “tu non lo faccia di nuovo. In quel caso rimarrà per tutta la vita.”

Le labbra di Jake erano tirate tanto da mostrare i denti, in un esagerato ostentazione di terrore. Gli occhi scattavano avanti e indietro, da Severus al suo braccio.

Severus riportò la sua attenzione alla madre di Jocelyn che indietreggiò.

Per la sua sicurezza,” la informò, “Jocelyn deve lasciare questa casa. Non potrà tornare per il prossimo anno o più. Ho il suo permesso?” Sollevò la bacchetta per rilasciarla dell'incantesimo che l'aveva resa muta, anche se mantenne quello che teneva buono Jake.

Finalmente,” urlò.

Severus digrignò i denti. “Non meriti una figlia come Jocelyn,” replicò.

Hai ragione, signore,” rispose la madre. “Vorrei non fosse mai nata.”

Severus stesso sentì le parole come un colpo fisico: poteva solo immaginare quanto terribili fossero per Jocelyn. Si voltò verso di lei. “Jocelyn,” chiese, con la voce che ribolliva e che a malapena conteneva l'ira, “sto per portarti via. Ti dispiacerebbe molto se non vedessi più questa donna?”

Jocelyn era pallida, persino per una con la sua carnagione, con gli occhi azzurri enormi sul viso. Lentamente guardò da sua madre a Severus, poi di nuovo indietro.

Non le farò del male,” sussurrò Severus. “Andremo solo via.”

Risolutamente Jocelyn annuì il suo permesso.

Severus registrò un rabbioso lampo di trionfo nel petto. “'Jocelyn Claire Smith non è mia figlia',” recitò per la madre. “Forza, ripeti,” l'incalzò, tenendo la bacchetta verso di lei, puntandola come una daga.

Esitante, ma con aria di sfida, lei gli fece eco: “Jocelyn Claire Smith non è mia figlia.”

Lei ha figli, professor Snape?” Le parole del dr. Terry Granger nel corridoio riecheggiarono nella sua mente.

Dillo di nuovo,” le disse, ringhiando verso la madre di Jocelyn.

Jocelyn Claire Smith non è mia figlia.” C'era una dura sfumatura di rabbia nella sua voce.

È incredibile... impossibile da descrivere. Quando tieni stretto qualcosa di così prezioso, così fragile, e affronti questa responsabilità...”

Ancora una volta.”

La terza volta lo disse di fretta, il nervosismo evidente, “Jocelyn Claire Smith non è mia figlia!”

La bacchetta si accese di una luce rosso sangue che proiettò ombre da far accapponare la pelle per pochi secondi, poi la luce iniziò a svanire.

La signora Smith – non più la madre di Jocelyn – annaspò, “Co-cos'è successo?”

Jocelyn Claire Smith,” Severus sogghignò, irritato oltre misura dalla sua stupidità, “non è tua figlia.”

E capisci che farai qualunque cosa, qualunque cosa per tenerli al sicuro.”

Si girò lontano da lei, verso Jocelyn, ignorando Jake che rimaneva magicamente incollato al muro. Si abbassò, così che il suo viso fosse allo stesso livello del suo. “Prendi la tua bacchetta e qualunque altra cosa vuoi portare con te. Poi andremo via.” Lei non si mosse. Le lacrime fecero capolino nei suoi occhi. “Jocelyn?” Chiese, sporgendosi in avanti e prendendola per il braccio.

La bocca fece una smorfia e, invece di rispondere, cercò nella tasca e tirò fuori i pezzi della sua bacchetta. Era spezzata in due. Severus deglutì, il pomo d'Adamo che faceva dolorosamente su e giù. “Chi ti ha fatto questo?” Sussurrò. Le labbra di lei si assottigliarono mentre guardava verso Jake. “C'è qualcos'altro che vuoi portare con te?” Lei scosse la testa. “Libri? Vestiti?”

Spariti.” Erano le prime parole che pronunciava da quando era arrivato e lo colpirono sul vivo.

Andiamocene di qui,” replicò, tendendole le braccia. Jocelyn fece un passo verso di lui e gli avvolse le braccia intorno al collo. Quando la sollevò mentre si alzava in piedi, lei avvolse le gambe strette contro la vita. Severus diede un'ultima occhiata ai due adulti che si stavano lasciando dietro. Il nuovo tatuaggio di Jake sembrava proprio fatto bene da lontano. Sollevando la bacchetta impostò l'incantesimo che teneva il giovane uomo bloccato al muro in modo che terminasse dieci minuti dopo che se ne fossero andati. Quindi, senza un'altra parola, si Smaterializzò portando via Jocelyn.



*



Pochi secondi dopo, riapparvero in una strada deserta della Londra Babbana, non lontano dal Paiolo Magico. Severus posò Jocelyn a terra gentilmente.

Rimani ferma,” le disse, puntando la bacchetta su di lei e trasfigurando il pigiama troppo piccolo in un più confortevole vestito. Quindi si dedicò ai suoi stessi vestiti, trasfigurando il completo Babbano nei suo tradizionale nero. Mentre lo faceva, la sua mente correva. Non si era aspettato che a Jocelyn potesse servire una nuova bacchetta e, nell'attuale situazione, questa si rivelava una difficoltà molto grossa: con Ollivander chiuso nei sotterranei di Malfoy Manor, e Severus un criminale ricercato, non poteva semplicemente andare a Diagon Alley e comprarne una nuova. Jocelyn aveva anche bisogno di vestiti perché quelli trasfigurati andavano bene solo per emergenza. Dato ciò, riusciva a vedere una sola soluzione.

Siediti,” le ordinò all'improvviso, prendendola per le spalle e facendola arretrare di diversi passi, finché non la fece sedere in una cassa di legno da frutta. Una volta seduta si accovacciò davanti a lei. “Stiamo per visitare Diagon Alley,” la informò, “ma è imperativo che nessuno mi riconosca. Sono stato chiaro?”

Lei rispose con una domanda delle sue: “È vero che ha ucciso Dumbledore?”

Severus esitò. “Sì.” Jocelyn lo fissò senza sbattere le palpebre. “Ricorda questo,” le ordinò, con voce dura, ma tranquilla. “Una volta fatto giuramento di fedeltà a qualcuno, Jocelyn, perdi il controllo di alcuni elementi della tua vita.”

Non era sicuro di quale risposta stesse aspettando, ma sicuramente non che lei si sporgesse in avanti e prendesse saldamente uno dei suoi tanti bottoni.

Va bene,” replicò calma. “Grazie per essere stato onesto. Se nessuno deve riconoscerla a Diagon Alley, come devo chiamarla?”

Se e quando mi rivelerò a qualcuno, chiamami professor Snape. Di fronte agli estranei, tuttavia,” disse Severus, la sua stessa voce che sembrava grave alle sue stesse orecchie, “chiamami papà. Sono stato chiaro?”

Jocelyn sorrise, sembrando adesso la vecchia se stessa più di quanto mai lo era sembrata da quando aveva aperto la porta. “Perfettamente, papà,” affermò.

Severus dimostrò la contentezza con un sopracciglio alzato.

E capisci che farai qualunque cosa, qualunque cosa per tenerli al sicuro...”

Mi servono un po' dei tuoi capelli,” la informò, allungando una mano. Obbediente lei staccò una delle sue ciocche biondo pallido e la pose nel suo palmo. Cercando in una tasca interna, Severus tirò fuori una fiala di Plurisucco e fece cadere i suoi capelli dentro. Frizzò per un secondo, cambiando diversi colori prima di fermarsi su un chiaro azzurro cielo.

Severus ne ingoiò metà. Il processo era simile alla Polisucco, ma piuttosto che operare un cambiamento fisico che lo lasciava uguale a Jocelyn, la Plurisucco cambiava i connotati in un'approssimazione dei suoi senza cambiarne sesso, altezza o struttura base fisica. Come risultato appariva come se fosse suo padre – con capelli biondi, occhi azzurri e un naso molto, molto più piccolo.

Si alzò in piedi e allungò la mano. “Andiamo, piccola.” Con un sorriso lei obbedì.

Al Paiolo le ordinò una colazione decente e la tormentò finché non spazzolò anche l'ultimo boccone. Da Madama Malkin, le comprò diversi tipi di vestiti e insisté perché prendesse anche un'intera provvista di biancheria. Jocelyn si atteggiò a piccola-figlia-di-papà in ogni posto e nessuno sano di mente avrebbe sospettato che fosse Severus Snape nel ruolo dell'indulgente padre.

Finalmente, preso un altro sorso fortificante di Plurisucco, Severus decise che era arrivato il momento di entrare di nascosto dentro al Ministero. Passarono dall'ingresso dei visitatori e Severus, Confuse furtivamente la guardia che aspettava di controllare le loro bacchette: fu quasi troppo facile. Severus conosceva la strada abbastanza bene e gli ci vollero pochi minuti per trovare l'ufficio di Runcorn. La fortuna continuò a essere dalla loro perché Runcorn non era impegnato.

Posso aiutarla?” Chiese irritabile, guardando lo sconosciuto visitatore biondo.

Albert,” rispose Severus in modo mellifluo, chiudendo la porta e lanciando un Muffliato per precauzione. Una volta entrati, lasciò la mano di Jocelyn e sollevò la manica per rivelare il Marchio Nero. “Malgrado il mio aspetto sono Severus Snape.”

Severus!” L'uomo bardato replicò immediatamente, con il tono più accogliente possibile. “Chi è la tua giovane amica?”

Lei è Jocelyn Smith: le serve una bacchetta.”

Le sopracciglia di Runcorn si unirono. “Jocelyn Smith?” Chiese, sembrando dubbioso. “Non è per caso...” Runcorn spostò il peso da un piede all'altro. “È solo che, ehm, conosco gli Smith e non ricordo di aver mai incontrato... Ho delle istruzioni molto severe per chi deve aver accesso alla riserva di Ollivander.” Severus ricopriva una posizione così prestigiosa nella cerchia di Voldemort che Runcorn era riluttante a contraddirlo, eppure l'uomo era abbastanza intelligente da pensare di avere il diritto di prendere un po' d'iniziativa, piuttosto che seguire ordini alla cieca. Avrebbe dovuto cambiare atteggiamento se sperava di prendere il Marchio Nero.

Severus abbassò una mano e sollevò una ciocca dei capelli biondo pallido di Jocelyn, facendoli passare sulle dita e voltandoli verso la luce. “È un colore tanto distintivo,” meditò. “Lo vedi raramente questa sfumatura di biondo, vero Albert?”

Runcorn si gelò, le rotelle delle sue facoltà mentali che chiaramente funzionavano appena.

Severus si spinse un po' più in là. “Eppure, mi sembra di ricordare... sì, ho visto questo particolare colore abbastanza di recente.” Andiamo Albert, pensò urgentemente in silenzio. La reputazione piuttosto immeritata di Lucius come donnaiolo era così ben pubblicizzata che i suggerimenti che Severus stava avanzando non richiedevano un miracolo di logica deduttiva.

Finalmente ci arrivò. “Come se la cava Lucius in questo periodo?” Chiese Runcorn mellifluo.

Severus sorrise. “Dedica le sue energie all'intrattenimento del nostro Signore,” replicò.

Cosa facciamo per la bacchetta, allora?” Chiese Runcorn, rivolgendosi a Jocelyn in un imbarazzante tono da zio.

Il sorriso di Severus si allargò.



*



Riuscirono ad uscire dal Ministero solo una mezzora più tardi, con un'ottima bacchetta. Severus aveva pensato di mandare Jocelyn in Bulgaria alla prima occasione, ma il successo della sua messinscena con Runcorn gli aveva dato un'idea migliore. Se Severus avesse giocato bene le sue carte, avrebbe potuto tenere Jocelyn al sicuro sotto gli occhi del Signore Oscuro. E Draco era la prima persona con cui aveva bisogno di parlare. Prendendo Jocelyn fermamente per mano Materializzò entrambi a Spinner's End.

*


*


*

-----------------------------------------------

Disincanto294: quando non crollo cerco di pubblicare alla mezzanotte: sono impegnata spesso la mattina presto e non sempre mi è possibile farlo prima di uscire. Ti ringrazio ancora per essere tornata a rileggere in italiano; se noti qualcosa che ti è sembrato diverso nella lettura inglese fammi sapere (così come chiunque altro stesse provando le due letture), così da correggere eventuali errori. Grazie ancora ^_^

Titinina: Sei fortunata, se sei ancora sveglia lo leggi subito. Anche a me è piaciuto come Hermione ha tenuto testa all'Ordine (e sono contenta non l'abbia fatto in calzoncini ;)). E sì, ora Ron ed Hermione passeranno più tempo insieme... La pianto qua sennò spoilero troppo ;-P

Anne

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Pursued ***


2x06

NdT: scusate il ritardo, ma siamo state battute dalla vita reale... Un grazie gigante a silviabella che, malgrado le mille cose da fare, ha betato il capitolo in modo eccellente :).

Anne London



Capitolo 6

Pursued



Hermione non riusciva a capire perché l'Ordine avesse rimandato Harry dai Dursley. Considerando le poche settimane di protezione che aveva guadagnato dall'espediente, il rischio che correvano nel farlo uscire era enorme. Non che lei avesse sollevato la questione durante l'incontro – Mad Eye era ancora furioso per la sua palese disobbedienza. L'occhio magico la seguiva ogni volta che era in casa, lanciandole occhiate e vorticando verso di lei ad ogni opportunità possibile. Di conseguenza, Hermione teneva la testa bassa e la bocca chiusa

Quindi eccola lì, in piedi nella cucina dei Dursley, con il corpo di Harry. Era strano essere un ragazzo. Quando si era spogliata per indossare qualcosa di una taglia più adatta, si era spontaneamente trovata a mettere un braccio sul petto, imbarazzata, dove avrebbe dovuto essere il seno, anche se Harry-che-in-realtà-era-Fleur non aveva avuto lo stesso istinto. Probabilmente non si è mai sentita imbarazzata per il suo aspetto in tutta la vita, pensò Hermione un po' amaramente.

Gli Harry-che-in-realtà-erano-i-gemelli stavano facendo i buffoni ed Hermione si trovò a pensare. Cercò d'ignorare il senso di malessere causato dal nervosismo: sapere di essere un'esca era snervante. Le faceva pensare a come si sentisse Harry ad esserlo tutti i giorni. Spese anche un momento per domandarsi in quale casa di Hogwarts fosse stato Mundungus. Certamente non stava mostrando la tradizionale dose di coraggio Grifondoro.

Finalmente fu ora di andare ed Hermione fu sollevata di essere associata a Kingsley. Lui aveva continuato a trattarla con calore e rispetto, persino dopo il fiasco dell'incontro con i capi dell'Ordine.

Davanti o dietro?” Le chiese mentre gentilmente metteva le mani sul corpo del Thestral. Sarebbe stata bene una volta in sella, ma visto che ancora non vedeva l'animale magico, aveva bisogno di un po' d'assistenza per le effettive procedure di salita.

Come preferisci tu,” rispose.

Kingsley considerò la domanda per qualche momento. “Davanti,” decise, sollevandola facilmente – malgrado il peso extra del corpo di Harry – e la depose sulla schiena del Thestral. Sentiva le giunture delle ali contro le gambe. “Dopotutto,” aggiunse lui, “se venissimo attaccati sarai più sicura così.” Kingsley saltò sopra subito dopo di lei. Il petto e le cosce erano premute contro la sua schiena e le braccia la circondavano, afferrando una manciata di niente che immaginò essere le briglie del Thestral. “Che rimanga tra noi, signorina Granger,” le sussurrò in un orecchio, “non ho nessuna obiezione ad abbracciare un po' di Harry Potter.”

Il profondo borbottio baritonale del suo sussurro e la risatina che ne seguì mandò un formicolio lungo il collo di Hermione e direttamente al suo inguine. La strana sensazione di palle (che non si era resa conto di avere) si strinsero per l'eccitazione e la fece gemere e, mentre si lanciarono nell'aria con un balzo di energia, stava ridendo. Chiuse gli occhi contro il freddo colpo d'aria della sera, stranamente disorientata dalla mancanza dei maledetti ciuffi che in normali circostanze si sarebbero sollevati e rigonfiati con un tale vento.

Pochi momenti dopo, tuttavia, i suoi capelli e l'inclinazione sessuale di Kingsley erano l'ultima cosa che aveva in mente. Le sette strane coppie del gruppo di fuga di Harry erano volate dritte in un cerchio di Mangiamorte, che non persero tempo a sfruttare il vantaggio della sorpresa. Le traiettorie dei loro incantesimi di attacco accesero la serata di vivide luci verdi: da terra sarebbero sembrati dei fuochi d'artificio.

Per il culo rotto di Ganimede,” imprecò Kingsley a bassa voce, anche se distintamente, nel suo orecchio mentre voltava il Thestral verso lo spazio tra i due vicini Mangiamorte. Quindi urlò, più forte che poté, “Tieniti forte, Harry!”

Uomo intelligente, notò Hermione attraverso lo shock. Sarebbe stata un'esca molto poco utile se quelli a portata d'orecchio avessero saputo chi realmente fosse. Nell'improvvisa confusione era difficile capire cosa stava succedendo: era tutto un scoppio d'incantesimi, il cui suono le riecheggiava nelle orecchie. Qualcuno era caduto dalla scopa, anche se Hermione non riusciva a capire chi fosse, neanche se era qualcuno dell'Ordine oppure un Mangiamorte. Sapeva che lei o lui era morto. La prova si materializzò improvvisamente tra le sue gambe, con il Thestral su cui stava viaggiando che prima vibrò e poi comparveorribile, senza alcun dubbio – in piena vista.

La vista delle briglie di peli scuri del Thestral intrecciate tra le dita di Kingsley riportò l'attuale situazione immediatamente a fuoco. Lui aveva tramortito il Mangiamorte più vicino e fatto saltare un altro di lato, per uscire dal circolo e passare in uno spazio più libero.

Entrambi Kinglsey ed Hermione erano destrorsi e la loro mano sinistra era saldamente attaccata tra i peli alla base del collo del Thestral. Hermione avvolse il braccio sinistro stretto intorno al collo dell'animale e piegò il corpo contro di esso, rivolgendo la propria spalla sinistra al nemico. Lanciò l'incantesimo di protezione più forte di cui era capace e fu gratificata nel vedere diversi incantesimi rimbalzare contro i loro inseguitori.

Quattro Mangiamorte si erano staccati dal gruppo per inseguirli. Anche se il Thestral aveva impostato un passo estenuante, Kingsley cercava di schivare e svicolare nel tentativo di evitare di essere colpito.

Ben fatto, Her-arry,” urlò, controllandosi prima di tradirsi. “Io mantengo la barriera e guido, tu cerca di resistere.”

Hermione era troppo brillante per urlare gli incantesimi e dare agli avversari il vantaggio di sapere cos'erano, ma era ancora preoccupata che uno degli inseguitori potesse essere Snape sotto copertura. Non avrebbe dovuto importare, visto che i bersagli in movimento si dimostravano difficili da colpire dalla sella di un imprevedibile zigzagante cavallo volante, ma Hermione si limitò a incantesimi non verbali per disarmare. Stordire qualcuno a quell'altezza avrebbe significato morte certa.

Kingsley!” Urlò lei all'improvviso, con l'ansia che faceva incrinare la voce di Harry come non aveva fatto per anni. “È Voldemort!”

Sapeva di non poterlo uccidere, ma, in qualche modo, la logica di questa premessa fallì nel bloccare l'istintiva reazione del suo corpo alla sua vicinanza, ed Hermione lanciò l'incantesimo più sgradevole ed oscuro che conosceva. Sectumsempra, pensò malvagiamente con la bacchetta puntata direttamente verso Voldemort. In modo terrificante, lui rise – un orribile, acuto suono che non aveva nessuna relazione con l'umorismo – e allontanò la maledizione con un gesto quasi noncurante.

Harry aveva descritto ad Hermione le fattezze da serpente del viso di Voldemort, ma la sua descrizione aveva fallito nel catturare la totale inumanità della faccia bianca dai lineamenti distorti. Crede che io sia Harry, pensò Hermione, il panico che diventava pesante nello stomaco. Era facile per Mad Eye rassicurarli che gli “Harry” sarebbero stati in minor pericolo rispetto ai protettori – per la semplice ragione che Voldemort voleva uccidere Harry lui stesso – perché ora era lei a sembrare Harry e a guardare Voldemort.

Kingsley scelse quel momento per gettare il Thestral in un tuffo.

Tieniti stretta,” urlò attraverso il violento colpo d'aria. Le parole erano a malapena udibili.

Voldemort li seguì da vicino, il corpo che attraversava l'aria senza l'aiuto di alcun supporto, tenendo senza sforzo il passo rapidissimo del Thestral, mentre velocemente si lasciavano indietro i Mangiamorte sulle scope. Hermione lanciò delle maledizioni verso di lui più veloce che poté, una dopo l'altra, ma Voldemort continuò a stare al loro fianco. Rideva mentre volava, chiaramente convinto di aver messo Harry in un angolo. Poi, improvvisamente com'era apparso, si voltò e sparì.

È sparito,” urlò Hermione a Kingsley, nel panico per l'inaspettata sparizione di Voldemort quasi quanto lo era stata per il suo arrivo. Kingsley rallentò il passo, facendo trottare il Thestral in un veloce circolo, in modo da controllare i dintorni con attenzione. Voldemort non si vedeva da nessuna parte. Il momento di esitazione, tuttavia, aveva permesso ai Mangiamorte che li inseguivano di arrivare a distanza d'incantesimo, ed Hermione lanciò un altro incantesimo di barriera.

Con voce chiara, il più vicino Mangiamorte urlò Avada Kedavra. Fortunatamente mancò il bersaglio, perché Hermione era certa che la barriera fosse insufficiente per contrastare una Senza Perdono. Le provò che con certezza non c'era Snape sotto quel particolare cappuccio, tuttavia, e prese la mira con attenzione. Esultò quando il suo Schiantesimo colpì il bersaglio e rimase inorridita quando il corpo cadde verso il terreno molto in basso, con la scopa ancora stretta tra le cosce.

Ho appena ucciso qualcuno.

Un secondo Mangiamorte si lanciò per seguire il corpo in caduta.

O forse no.

Il suo corpo continuò a respirare, a sbattere le palpebre e a lanciare maledizioni, anche se la sua mente sembrava fissa sul Mangiamorte che avrebbe potuto morire anche se probabilmente era stato salvato, che lei aveva Schiantato.

Ma hai cercato di uccidere qualcuno, anche se è sopravvissuto.

Prese la mira verso uno dei due rimanenti Mangiamorte, ma il suo incantesimo mancò il bersaglio.

Manca poco,” urlò Kinglsey poco prima che il rumore degli incantesimi della caccia svanisse improvvisamente.

I Mangiamorte non era più visibili e, in meno di un minuto, il Thestral planò di colpo, arrivando ad atterrare gentilmente in un piccolo spiazzo di prato. Luci calde si riversavano sul giardino, mettendo in risalto un letto di rose. Kingsley scese subito e sollevò Hermione dal Thestral per metterla a terra. Le ginocchia tremarono sotto il suo peso.

Tutto bene?” Chiese lui, con una mano sulle spalle mentre le faceva voltare il viso verso la casa per guardarla più da vicino grazie alla luce forte che usciva dai grandi vetri delle finestre della cucina. Hermione si ritrasse e prontamente rigettò ciò che rimaneva della deliziosa cucina di Molly in un'aiuola adiacente. Kingsley le diede qualche pacca premurosa sulla schiena. “Vieni dentro,” disse, “ preparo una tazza di tè.”

Hermione si voltò sui tacchi e si passò il dorso della mano sulla bocca. Fece sparire la piccola pozza di vomito e pulì la bocca con un Aguamenti. Dopo altri trenta secondi, o giù di lì, passati a ricomporsi, e cercando disperatamente di riporre le sue preoccupazioni al sicuro nella sua mente, Hermione si alzò e seguì Kingsley su per il pendio del giardino posteriore e dentro casa.

La cucina era inaspettatamente moderna: le superfici erano tutte di acciaio senza macchie, con grandi finestre che corrispondevano malamente all'esperienza che aveva Hermione del mondo magico.

Benvenuta nella mia casa, Hermione,” le disse Kingsley. “Beh,” si corresse, “casa mia e di mia sorella, anche se abita negli Stati Uniti. Siediti.”

Indicò un lungo tavolo di legno chiaro, che non sarebbe sembrato fuori luogo sulle pagine patinate di un giornale di design. Hermione diede per assodato che il cappotto color ruggine appoggiato come un centrotavola sul piano del tavolo, altrimenti vuoto, fosse la Passaporta che li avrebbe riportati alla Tana. Sedette, sorpresa dalla notizia che Kingsley avesse una sorella e ancora traumatizzata dall'esperienza della battaglia.

Abbiamo quindici minuti,” disse Kingsley mentre prendeva due tazze dalla credenza sotto il piano di lavoro.

Quindici minuti non sembravano sufficienti per preparare e bere un tè, ma Hermione non aveva considerato che Kingsley poteva far apparire l'acqua, bollirla istantaneamente, usare una bustina e applicare un incantesimo di raffreddamento così che la bevanda fosse immediatamente bevibile.

Bustine di tè?” Chiese lei, momentaneamente distratta. Non pensava di aver mai visto un mago usare una bustina prima.

Scusa,” Kingsley fece una smorfia. “Ho preso l'abitudine a Downing Street. Non che il Primo Ministro abbia mai usato bustine ovviamente, ma diverse persone dello staff lo fanno. Bevi,” aggiunse, spingendo una tazza nelle sue mani.

Con le mani di Harry, Hermione bevve una sorsata di tè. “Kingsley,” chiese, “perché lui è improvvisamente sparito?” Non aveva bisogno di specificare chi fosse “lui.”

Kingsley si sedette di fronte a lei, con la Passaporta tra loro. Sembrava arcigno. “Non lo so. È possibile che abbia capito che non eri Harry? Anche se non ho idea di come avrebbe fatto.” Fece una pausa e, come niente, la sua espressione divenne feroce. “Qualcuno ci ha traditi.”

Pensi che gli altri stiano bene?”

Lo sapremo presto,” fu la tetra risposta.

Entrambi guardarono la Passaporta di fronte a loro. Per un momento, Hermione pensò di stare per svenire, mentre la luminosa, chiara cucina di Kinglsey si annebbiava orrendamente. Poi capì che la Polisucco stava svanendo. Si tolse gli occhiali di Harry e la stanza tornò a fuoco. Passò una mano tra le lunghe ciocche dei capelli, rassicurata.

Ho provato ad uccidere qualcuno,” disse con la sua voce, che sembrava strana dopo aver parlato come Harry.

La feroce piega nel cipiglio di Kingsley sparì. “Stavano cercando di ucciderti, Hermione. Non hai fatto niente di sbagliato. In effetti, ti sei comportata eccezionalmente bene sotto pressione.”

Eppure...”

"Ci sei riuscita?” La interruppe Kingsley.

Ho Schiantato qualcuno che poi è caduto, ma qualcun altro è andato a prenderlo.”

Peccato,” rispose Kingsley con un'alzata di spalle. “Incantesimo di Levitazione, di Chiamata e Protezione... ci sono un sacco di modi per salvare qualcuno in quella situazione. Dobbiamo presumere che tu non abbia avuto successo. Ne ho sicuramente Schiantato uno non appena entrati nel circolo. Spero sia morto: l'unico Mangiamorte buono è un Mangiamorte morto.”

Hermione fissò il suo tè. “Non sapevo potesse volare,” disse all'improvviso. “Non sapevo fosse possibile.”

Neanch'io,” replicò Kingsley. Guardò il suo orologio e prosciugò la sua tazza. “Ascolta, Hermione,” iniziò, “so che Harry ha un qualche compito da portare a termine, con l'aiuto tuo e di Ron. Non sono infastidito dal fatto che debba essere tenuto segreto – anche a me. Fa capire esattamente quanto sia importante che Voldemort non sappia cosa state per fare e, adesso che sappiamo che c'è un traditore tra le nostre fila, la segretezza è più importante che mai. Voglio che tu sappia che farò il possibile per tenere l'attenzione di Tu-Sai-Chi focalizzata altrove. Ma se ci fosse niente che possa servirvi – qualunque cosa che io o l'Ordine possiamo fare – voglio che ci contattiate immediatamente. Solo perché quello che dovete fare è segreto, non significa che siete da soli. Capisci?”

Hermione annuì senza interrompere il contatto visivo. Trovava le parole di Kingsley rassicuranti, così come lui intendeva che fossero.

Tutto quello che ti serve è mandare un Patronus: lancia l'incantesimo, tieni la bacchetta sulla gola e detta il messaggio. Ora, finisci il tè velocemente e afferra la Passaporta. Vediamo se riusciamo a capire cosa per Merlino è andato storto.”



*



Snape aveva tagliato via l'orecchio di George. Snape aveva tagliato via l'orecchio di George. Snape aveva tagliato via l'orecchio di George. Hermione non riusciva a smettere di pensarci e la faceva star male. Moody era morto, ma quel pensiero la lasciava vuota e spenta. Senza un corpo, non riusciva a non sperare che potesse entrare con passo pesante dalla porta in un altro momento: non sembrava proprio reale. Ma l'orecchio di George – e l'orribile, visibile evidenza della sua assenza – la colpì terribilmente.

Non importa quante volte aveva voltato la parte fredda del cuscino contro il viso e risolutamente chiuso gli occhi, il sonno rimaneva elusivo. Che stava pensando? Per quanto elevata fosse la stima di Hermione per il talento di Snape, neanche lei poteva immaginarlo capace di controllare un Sectumsempra su una scopa in movimento: era arrivato così vicino ad uccidere George.

Non sorprendentemente, George stesso aveva preso la sua ferita senza grossi problemi. Anche se la ferita si era dimostrata resistente a tutti i tentativi di trasfigurarla in un orecchio di riserva, Fred e George avevano sperimentato una serie di incantesimi. Di conseguenza, uno o entrambi potevano essere visti frequentemente ostentare diverse orecchie umanoidi o animali. Gli Weasley avevano, tutti quanti, trovato la cosa divertente: Hermione si sentiva solo male.

Per la maggior parte, stava sfogando la sua irritazione su Ron ed Harry. Non che non lo meritino, pensò offesa. Il miglior suggerimento di Ron era stato, riguardo la ricerca degli Horcrux che andava profilandosi, di rubare ciò che rimaneva della Polisucco di Mad-Eye, lasciando a lei i dettagli. Come si scoprì, Mad-Eye era rimasto con così poca pozione che Hermione aveva dovuto rifornire la riserva con la sua per assicurarsi che Harry potesse trasformarsi per il matrimonio, ma alla fine aveva un alibi per mostrare quella che aveva già.

Hermione era anche stupita che Ron ed Harry si fossero bevuti la la bugia sui libri degli Horcrux. Lasciando da parte il fatto che il tono di voce di entrambi era salito in modo drammatico quando aveva propinato la spiegazione completamente inventata su come li aveva ottenuti, la bugia in sé era tra le peggiori a cui avesse mai pensato. Primo, Accio semplicemente non funzionava così e, se i ragazzi si fossero sforzati di prestare attenzione durante le parti più teoriche delle lezioni di Flitwick, lo avrebbero notato subito. In più, non erano esattamente “libri sugli Horcrux,” ma semplici libri che li nominavano. Ma eccoli qui, Harry e Ron non hanno battuto ciglio.

Pensare ai libri degli Horcrux l'aveva riportata direttamente a riflettere su Snape. Si voltò, allontanandolo dalla mente ancora una volta.

Nella tenue luce della camera da letto della Tana, i suoi occhi trovarono la forma addormentata di Ginny. La ragazza stava cercando di non prendersela con Hermione per essere stata lasciata indietro, anche se Ron era stato meno fortunato. Specialmente dopo che entrato durante il bacio di compleanno di lei per Harry.

Quel bacio.

Erano sembrati così... passionali. Hermione si era sentita in colpa quando Ron li aveva interrotti, ma anche gelosa. E stranamente, il ricordo del bacio tra Ginny ed Harry le riportò alla mente lei e Snape.

Basta. Hermione decise che il sonno era una causa persa e si sedette, appoggiando il cuscino contro la testata del letto. Silenziosamente, fece apparire uno schermo per proteggere Ginny dalla luce e, per ulteriore sicurezza, lanciò un incantesimo di Silenzio. Hermione prese la borsa di perline da sotto al cuscino – in quei giorni non era mai troppo lontana – ed estrasse le sue note di Aritmanzia. Con il lavoro in più che Molly aveva chiesto loro in coincidenza con il matrimonio del giorno successivo, aveva poco tempo da dedicare ai calcoli: tutte buone ragioni in più per sfruttare le notti insonni.

Quarantacinque minuti dopo, Hermione si arrese anche alle equazioni. Non importava quanto controllasse i numeri, non riusciva ad immaginare Godric's Hollow come niente se non un totale disastro, anche se i numeri mostravano Snape impegnato per l'Ordine, il che, pure, contava qualcosa. Con un pesante sospiro, spinse via i calcoli riponendoli nella borsa di perline e tirò fuori al loro posto I Racconti di Beadle il Bardo. Forse, se avesse letto “Babbitty Rabbitty e il Cerchio Ghignante” con attenzione, avrebbe scoperto il messaggio segreto di Dumbledore.



*



Solo i rigidi tentativi di bloccare tutti i pettegolezzi di Molly e Fleur sul matrimonio avevano lasciato Hermione nell'ignoranza sull'arrivo di Viktor e vederlo fu una piacevole sorpresa. Il bagliore di gelosia di Ron fu altrettanto piacevole – anche se forse non era ammirevole il pensarlo – ed era divertente vedere Ron improvvisamente pronto a ballare invece che stare sul bordo della pista da ballo con il muso come aveva fatto ad ogni ballo di Hogwarts a cui avevano partecipato.

Hermione era rientrata in casa solo per pochi minuti per usare il bagno quando Viktor riuscì a trovarla da sola. Le concesse un debole sorriso.

Ho fisto che il tuo amico Ronald è finalmente riuscito a notare cos'è proprio sotto al suo naso,” scherzò, sporgendosi in avanti per sussurrarle all'orecchio.

Sei dispiaciuto?” Chiese, arrossendo.

Ero speranzoso, offiamente, ma sono felice per te.” Con galanteria le prese la mano e le posò un leggero bacio all'interno del polso. Mandò un brivido lungo la schiena. “Sarei stato un cattifo amico se mi fossi risentito della tua felicità. Dopo tutto, non sono stato...”

Fedele?” Lo prese in giro quando lui s'interruppe. “Spero proprio di no!”

Fai,” le disse, facendo un gesto indulgente verso la pista da ballo. “Sarà meglio che tu balli di più con lui. Se fuoi che lo faccia ingelosire dopo, fammi sapere.” Viktor puntualizzò la sua offerta con un'alzata di spalle noncurante.

Hermione sorrise, rassicurata che la sua amicizia con Viktor andasse ancora bene come sempre. Afferrò la sua mano e la voltò, facendo il suo stesso gesto e premendo le labbra contro la soffice pelle del polso. “Grazie, non esiterò a chiedere se ci sarà bisogno.”

Esaurite le cordialità, voleva chiedergli del suo lavoro per l'Ordine. “Ehi,” aggiunse “a proposito del Ministero–”

Viktor la fece tacere con un dito.

Scusate? È questa la fila per il bagno?”

Ah, no,” rispose, arrossendo leggermente mentre si voltava verso il nuovo arrivo. “Ho appena finito, vada pure.”

Un'imponente donna tarchiata, con un seno abbastanza largo da bilanciare tre piatti da portata, si strizzò tra Hermione e Viktor e si diresse verso il bagno più vicino.

Oops, rifletté. C'è mancato poco.

Dopo,” mosse le labbra Krum, senza parlare, dandole una gentile spinta nella direzione della scale. Con un sorriso triste, lei andò avanti.

Non molto dopo, passò vicino a Viktor che conversava con Arthur Weasley. Viktor stava esponendo le differenze culturali tra il suo paese e la Gran Bretagna.

...sì, in particolare sono impressionato dal mix di culture che afete qui,” sentì lei. “Ci sono tanti infitati Nati Babbani, no?”

Mentre si allontanava, Arthur – cortesemente – iniziò ad indicarli.

Hermione riuscì a strappare diversi altri balli a Ron prima che il suo stesso entusiasmo svanisse. Mentre ballava osservava Krum parlare con un numero diverso di persone; spesso scambiava biglietti da visita. Interagì con tutte le persone presenti nella stanza con facilità ad eccezione, cioè quando andò a parlare con il signor Lovegood. Non poteva incolpare Viktor, davvero. L'uomo era persino più esasperante di quanto potesse esserlo sua figlia.

Mandando il suo accompagnatore dalla testa rossa in cerca di qualcosa da bere, afferrò l'opportunità di sprofondare in una sedia di fianco ad Harry, facendo scivolar via una delle scarpe a tacco alto e toccando con attenzione una vescica che iniziava a formarsi.

Non posso più ballare,” gemette. “Ron è andato a cercare della Burrobirra. È un po' strano, ho appena visto Viktor allontanarsi infuriato dal padre di Luna, sembrava che stessero discutendo–” Hermione s'interruppe quando notò lo strano sguardo sul viso di Harry. “Harry,” chiese preoccupata, “stai bene?

Qualunque risposta lui volesse dare fu interrotta da una familiare striscia di luce argentata. Hermione rimase senza fiato quando riconobbe la lince argentea del Patronus di Kingsley e afferrò di riflesso la borsa di perline. Spinse il piede dolorante nella scarpa: non potevano essere altro che brutte notizie.

Quando quello aprì la bocca e parlò con la voce sicura e profonda di Kingsley, le sue paure furono confermate: Il Ministero è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno arrivando.

Entrambi Harry ed Hermione avevano le bacchette pronte prima che il Patronus avesse finito di parlare, ed Hermione si guardò intorno in cerca di Ron. Lei ed Harry si allontanarono dal tavolo, verso il bar dove le bevande erano state poste. Afferrò il vestito di Harry, ma il movimento della folla le fece perdere la presa in pochi secondi.

Ron!” Urlò disperata. “Ron, dove sei?

Delle figure mascherate e incappucciare apparirono intorno a lei – almeno vuol dire che non ci sono barriere anti-Materializzazione, pensò razionalmente – mentre le sue urla diventavano più frenetiche.

Quando la mano di Harry l'afferrò, singhiozzò di sollievo. Poco dopo, Ron si fece largo a spallate tra due invitati nel panico e le afferrò l'altro braccio. Hermione intrecciò le dita intorno al più vicino lembo di vestito di Ron e sentì la borsa di perline rassicurante contro il polso. Strinse la presa su entrambi i suoi ragazzi e vorticarono nel nulla. Si Materializzò nel primo posto che le venne in mente: Tottenahm Court Road.



*



Meno di venti minuti dopo, tuttavia, furono scoperti un'altra volta.

Petrificus Totalus!Urlò Hermione, mentre l'esplosione del tavolo in cui si era nascosta le dava una chiara visuale sul rimanente Mangiamorte. Cadde con un nauseante, ma rassicurante, tonfo, con la faccia nel bel mezzo della battaglia.

Il silenzio successivo era pesante di pericolo. Come diavolo ci hanno trovato? Hermione era più spaventata dall'improvvisa apparizione dei Mangiamorte nella Londra Babbana di quanto non lo era stata al loro arrivo in massa al matrimonio. Come diavolo ci hanno trovato?

Strisciò fuori dal bancone della colazione distrutto, il vestito elegante e civettuolo da festa rovinato. Le mani tremavano così violentemente che al suo primo tentativo di liberare Ron dalle corde gli fece un taglio nella gamba per sbaglio. Come diavolo ci hanno trovato? La sua mente era un disco rotto e solo Ron che si interrogava sulla necessità di uccidere i loro assalitori la riportò alla conversazione.

Dobbiamo solo cancellare loro la memoria,” rispose Harry, con gran sollievo di Hermione. “È meglio così, li allontanerà dalla pista. Se li uccidiamo sarà ovvio che siamo stati qui.

Sei tu il capo,” disse Ron con tono arguto, l'abbassamento delle spalle e il suo improvviso tono più allegro segnalavano che era sollevato quanto Hermione. “Ma non ho mai usato un incantesimo di Memoria.

Neanch'io,” disse Hermione, “ma conosco la teoria.” Comprese di aver fatto una cazzata nel momento in cui le parole lasciarono la sua bocca. Harry sembrava non essersene accorto, ma Ron la stava osservando con uno strano sguardo indagatore.

Mentre Harry si voltava verso la finestra, le dita di Ron si chiusero intorno al suo braccio. “Chi ha Obliviato i tuoi genitori allora?” Sibilò.

Hermione sollevò gli occhi al cielo in modo aggressivo. “Onestamente, Ron,” sibilò anche lei. “Non li ho Obliviati, ho modificato i loro ricordi.” Tirò via il braccio dalla sua stretta e riportò lo sguardo verso il Mangiamorte stravaccato ai suoi piedi. Era Dolohov e, in modo convulsivo, Hermione si grattò la cicatrice. Fortunatamente, Ron sembrava convinto dalla sua spiegazione e si era spostato. Facendo un profondo respiro, Hermione sollevò le sue barriere Occlumantiche e creò un'oasi interna di calma. Non sarebbe durata a lungo, ma era sufficiente per usare il nuovo incantesimo senza intoppi. Oblivion,esclamò con voce chiara, muovendo la bacchetta con tecnica perfetta.

A giudicare dall'improvviso sguardo stupefatto e sognante sul viso di Dolohov, l'incantesimo aveva funzionato.

Grande!” Harry le diede un colpetto sulla schiena con approvazione. “Occupati anche dell'altro e della cameriera mentre io e Ron diamo una ripulita.

Ripulita?” Chiese Ron, guardandosi intorno in modo assente. “Perché?

Hermione portò gli occhi al cielo per davvero questa volta e lasciò i ragazzi al loro lavoro, attraversando il caffè buio verso la panca dove giaceva il corpo di Thorfinn Rowle. Con la magia a loro disposizione occorse poco tempo ai ragazzi per rimettere in ordine e lo stesso ad Hermione per Obliviare i ricordi di Rowle e della cameriera, ma Hermione si sentiva senza fiato dalla paura per tutto il tempo. Se i due Mangiamorte li avevano trovati così in fretta, allora dov'erano gli altri? Cosa avrebbe loro impedito di comparire da un momento all'altro? Hermione si sentiva come una farfalla, fissata ad una lastra per campioni, orribilmente esposta.

Harry e Ron si sentivano chiaramente in allerta. L'ansia di decidere dove andare e la considerazione su cosa aveva portato i Mangiamorte a loro così in fretta. Avevano iniziato a litigare quando Harry riuscì a interrompere il discorso.

Grimmauld Place,” disse fermamente, sollevando il mento spavaldo verso gli sguardi scioccati di Hermione e Ron.

Hermione si riprese per prima. “Non essere sciocco, Harry, Snape può entrare!Snape aveva tagliato via l'orecchio di George. Doveva considerare più attentamente la possibilità che potesse essere un traditore. No. Sì. No. Hermione era combattuta. Istintivamente era convinta che Snape fosse dalla loro parte. Aritmeticamente era altrettanto convinta, eppure aveva tagliato via l'orecchio di George. Andare a Grimmauld Place sembrava stupido all'estremo. Se mi sono sbagliata su Snape... il pensiero era troppo orribile per finirlo. Forse gli importa meno ferire qualcuno piuttosto che mantenere la sua copertura. Dopotutto, è riuscito ad uccidere Dumbledore. Anche quel pensiero la lasciò nauseata.

Il padre di Ron ha detto che hanno messo delle maledizioni contro di lui – e persino se non avessero funzionato, allora? Lo giuro, niente mi piacerebbe di più che incontrare Snape!” Harry sembrava feroce.

Ma–

Hermione, quale altro posto c'è?” Interruppe Harry. “È l'opportunità migliore che abbiamo. Snape è un solo Mangiamorte. Se avessi ancora la Traccia, avremmo un'intera folla su di noi ovunque andiamo.

C'erano un milione di obiezioni che le venivano in mente, ma Hermione se le rimangiò. Per essere completamente onesta, non c'era niente che volesse di più che incontrare Snape stesso: aveva un sacco di cui rispondere. Malgrado il suo ultimo comportamento, non poteva fare a meno di pensare che avesse una spiegazione – le sarebbe solo piaciuto sapere qual'era.

*


*


*

---------------------------------------------

xX__Eli_Sev__Xx: Grazie! Sì, Jocelyn non ha avuto affatto una vita facile e chissà come andrà adesso con lo stratagemma di Snape ;)

Disincanto294: Spero di non averti fatto passare la giornata ad aggiornare la pagina, ieri... Quanto a regalo di Natale posso solo dire che potrei provarci, ma non assicuro e prometto niente, forse la cosa è un po' complessa :)

Titinina: Da quello che avevi scritto su Jocelyn sapevo che avresti apprezzato questo capitolo L'idea di Snape è affettivamente buona, può tenere Jocelyn vicina senza che si ritrovi in pericolo per colpa della sua origine... Sarà interessante vedere come va, intanto il tuo lucido commento rende appieno anche il mio pensiero (io avrei avuto difficoltà a spiegarlo così bene...)

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** The Headmaster of Hogwarts ***


2x07 NdT: di nuovo in ritardo, scusate. Settimana prossima non solo non ci sarà il capitolo doppio, ma saltiamo proprio: i capitoli sono molto lunghi e particolarmente complicati, senza contare che non riusciamo a trovare il tempo per mantenere le scadenze. Intanto vi auguriamo Buone Feste, ci si rilegge per capodanno :).

Anne London


Capitolo 7

The Headmaster of Hogwarts





Quando il suo incantesimo intenzionalmente lanciato per non colpire il bersaglio aveva tagliato la carne amica, scioccò tanto Severus che perse di altitudine. Pochi secondi dopo, riuscì a riportare la sua scopa di nuovo in alto, tentando disperatamente di tenere il passo con Lupin e deviando con scaltrezza diverse brutte maledizioni che minacciavano di far cadere i due membri dell'Ordine dalle loro scope. Il sangue era ovunque: copriva il viso del finto Potter.

Dando per scontato che fosse un'esca.

Severus era disperatamente, vigliaccamente preoccupato di aver colpito Hermione. Era terrorizzato che fosse morta.

Nel momento in cui Lupin e il suo sconosciuto compagno attraversarono il confine e sparirono dietro alle barriere protettive elastiche e multiple, Severus voltò la scopa verso il terreno e scappò, indifferente alla probabile reazione di Voldemort. Conosceva solo un posto in cui i Mangiamorte non potevano seguirlo e i membri dell'Ordine difficilmente si sarebbero presentati: Grimmauld Place e, non appena i suoi piedi toccarono terra, si Materializzò con destinazione Londra.

La familiare piazza sembrava minacciosa alla poca luce dei lampioni stradali. Sebbene il suo comportamento finora fosse qualificabile come incauto sotto ogni aspetto, Severus si fidava del suo istinto di auto preservazione, mentre premeva la schiena contro un albero disadorno e controllava la zona per ogni segno di movimento. Non vide nessuno. Severus colse l'opportunità d'indulgere in diversi respiri profondi, sforzandosi di allontanare la nausea che minacciava di sopraffarlo.

Fa' che Granger stia bene, pensò, tenendo gli occhi chiusi per un istante. Fa' che non fosse lei.

Guardandosi intorno ancora una volta, Severus si diresse verso le scale del numero dodici e toccò la porta con una bacchetta. Sentì lo scricchiolio metallico come un ticchettio di tanti lucchetti che si aprivano e una catena che si ritirava, mentre la porta di apriva. Entrò subito dentro, tirandosi la porta dietro di sé e fermandosi per un momento nell'ingresso. Nella luce delle tremolanti lampade a gas di casa dei Black, tutto sembrava come era sempre stato. La fila di teste decapitate degli elfi domestici era piena di ragnatele come sempre; la gamba del troll-portaombrelli stava da una parte, ospitando un ombrello che ricordava molto nel gusto uno degli accessori di Dumbledore.

Homenum revelio,” mormorò. Niente. Incoraggiato, fece un passo avanti.

"Severus Snape?"

Severus riconobbe l'odio nella voce di Mad-Eye e per un secondo quasi credette che l'uomo pieno di cicatrici fosse davvero lì, prima che la maledizione passasse attraverso di lui come una brezza fredda e la lingua gli si arrotolasse nella bocca. Una maledizione Incolla Lingua. La sensazione era spiacevole, ma anche una che aveva sopportato in precedenza: ci sarebbero volute ventiquattr'ore prima che potesse parlare di nuovo e, se non si sbagliava, la sua abilità di rivelare il luogo in cui si trovava Grimmauld Place sarebbe stata compromessa per sempre. Nel complesso la cosa poteva andare a suo favore.

Fece un altro passo avanti. Quando il piede toccò il pavimento, una pozzanghera indistinta alla fine del corridoio volò verso di lui, ricomponendosi in una figura grigia e magra. Un orribile eco di Albus Dumbledore volò verso di lui, con la bacchetta puntata minacciosamente in avanti. Anche se Severus non poteva parlare, sferzò la bacchetta contro l'essere. La sua magia era irregolare, eppure efficace, e lo spettro esplose in un milione di frammenti che gradualmente caddero verso il pavimento. Severus deglutì pesantemente e si sforzò di andare avanti ed esaminare ciò che rimaneva dell'incantesimo, toccandolo con la sua bacchetta. Idioti. Chiunque avesse posto la maledizione aveva richiamato non solo la figura di Dumbledore, ma anche il suo desiderio di vendetta. Avessero usato chiunque altro come modello non sarebbe sopravvissuto così facilmente.

Raddrizzandosi, diede un feroce calcio al porta-ombrello a forma di gamba di troll. Il colpo svegliò la Signora Black che iniziò ad urlare – finché non colse lo sguardo di Severus, al che tirò le tende chiuse e rimase fortunatamente silenziosa. Severus andò su per le scale ed entrò nel salotto. Sembrava che l'Ordine se ne fosse andato in fretta: molto del contenuto della casa era rimasto uguale. Trovò subito una bottiglia di Whisky Incendiario e bevve alcune generose sorsate direttamente dalla bottiglia. Quasi tossì quando gli arrivò in gola, ma velocemente riuscì a capire come inghiottire con il moncone raggrinzito che era la sua lingua. Decise di portarsi dietro la bottiglia.

Fa che Granger stia bene. Il terrore nauseante che lo aveva spinto alla fuga continuava a non dargli tregua. Per un momento fu tentato di scagliare la bottiglia di Whisky contro il muro, ma il forte desiderio di oblio che prometteva lo trattenne. Invece, spazzò via una fila di soprammobili polverosi dalla mensola del camino: fecero un rumore soddisfacente mentre si rompevano contro il focolare. Severus prese un altro sorso di alcol bruciante, mentre si lanciava fuori dalla porta. Poteva cercare nell'intera casa: i ricordi avrebbero spiegato a sufficienza come aveva impiegato il suo tempo a Voldemort e l'energia agitata che lo consumava avrebbe potuto alleviare la sua coscienza sporca e stancare i nervi.

Fa che Granger stia bene, recitò il suo cuore ancora una volta. Severus fece del suo meglio per allontanare il pensiero, ma sembrava essersi ancorato al suo battito cardiaco, riecheggiando nel suo corpo, malgrado i tentativi contrari.

Diversi piani più su, con una scia di distruzione lasciata dietro di sè, Severus entrò nella stanza che ricordava essere della Granger e della ragazza Weasley. I letti erano in ordine, i pochi effetti personali erano ancora allineati perfettamente sulle mensole.

Il movimento delle foto magiche colse la sua attenzione e afferrò una cornice. Potter, Weasley e Granger erano in piedi su una riva del lago di Hogwarts, con le braccia intrecciate l'uno intorno all'altro in un'eccessiva ed imbarazzante intimità tipica da fotografia, sorridendo ad intermittenza e salutando verso la macchina fotografica.

Concentrandosi intensamente, bilanciò la bottiglia di whisky sulla mensola del camino. Era alquanto ubriaco e aveva bisogno di concentrarsi, ma non così ubriaco da rischiare di cadere per terra. Ci vollero alcuni minuti per districare la foto dalla cornice. Con la lingua arrotolata nella bocca persino la sua magia non verbale era meno controllata di quanto gli piacesse e non voleva danneggiare l'oggetto della sua attenzione. Una volta che la foto fu fuori al sicuro, diede a Potter un colpetto maligno con il dito indice, facendo arrabbiare il ragazzo che alzò il pugno. Severus lo ignorò, concentrandosi sulla Granger, e si buttò sul letto più vicino.

Fa che Granger stia bene. Con gli occhi della mente la vide con il viso sfregiato, il sangue che le colava sul collo. Fa che Granger stia bene. Vide il suo corpo morto sdraiato nel soggiorno degli Weasley. La vide da adulta, molti anni in avanti, voltarsi verso di lui. Il lato della testa era orrendamente sfigurato e lo sguardo che gli lanciò era pieno di rancore. Fa che Granger stia bene.

Il Potter fotografico e il suo compare avevano notato l'attenzione che Severus stava prestando alla Granger e avevano allungato un braccio protettivo intorno a lei, lanciando occhiatacce al loro professore di Pozioni, per quello che valeva. Scacciando una lacrima non richiesta, Severus lanciò loro un'occhiataccia, dando a Potter un altro colpo per sicurezza. Vedendo l'immagine abbassarsi fuori tiro e lanciarsi di nuovo verso la Granger, Severus fu colpito da un'idea. Mise la fotografia in equilibrio su una gamba e usò otto delle sue dita per spostare Potter e Weasley da una parte, lasciando Granger dall'altro. La sua controparte quindicenne lo guardò con un po' d'apprensione, il mento alzato in un gesto dolorosamente famigliare. Poi, mantenendo Potter e Weasley di lato con il bordo della mano sinistra, strappò la foto con attenzione al centro e fece cadere l'altra metà con i ragazzi per terra. Passò leggermente un dito sui capelli crespi della Granger. Con esitazione, la ragazza nella foto gli sorrise: il suo cuore si strinse dolorosamente. Ti prego, ti prego, ti prego, fa che Granger stia bene.

Severus avrebbe portato la foto con sé. Guardò la stanza con una nuova intenzione. Doveva coprire le sue tracce. Doveva frugare l'intera casa. Non doveva esserci ragione per nessuno di sospettare che avesse trovato qualcosa d'importante in quella stanza. Mettendo teneramente la fotografia in una tasca interna per tenerla al sicuro, tirò via le coperte e le lenzuola dai due letti. Buttò il contenuto delle mensole sul pavimento. Per sicurezza, raccolse alcuni dei testi abbandonati – di Ginevra Weasley, notò: Granger probabilmente teneva i suoi a portata di mano – e li scosse violentemente. Quindi raccolse la sua bottiglia di whisky e continuò di sotto.

Nel momento in cui raggiunse il piano terra, il Marchio Nero faceva male. Non il dolore agonizzante degli anni passati, ma quel dolore sordo che comunicava il desiderio di Voldemort di vederlo quando gli era più opportuno, quindi indicava che Severus aveva mantenuto la sua posizione tra i favoriti. Non c'era motivo di andare prima di aver riacquistato la capacità di parola, quindi Severus lo ignorò, bevendo altro Whisky Incendiario nel tentativo di annebbiare i sensi ancora di più.

La stanza di Regulus riportò alla mente un esercito di svenevoli ricordi: era un così dolce ragazzo di buon cuore, con un comportamento molto migliore del problematico fratello. Il disinvolto bell'aspetto ereditato dalla famiglia Black, e l'atteggiamento sottomesso, l'avevano reso uno stabile favorito del Signore Oscuro che, nella sua precedente incarnazione, molto più avvenente e umanoide, si era completamente immerso in Regulus – amo, lenza e piombo. Come Severus aveva compreso, Regulus si era suicidato per l'angosciante consapevolezza che essere un Mangiamorte era molto più che retorica Purosangue e selvaggi, sadomasochistici incontri sessuali.

In verità, questo giro non era successo niente del genere. Severus era immensamente sollevato che la deriva sessuale di Voldemort fosse morta con la sua originale forma umana.

A questo punto, Severus era inequivocabilmente ubriaco. L'impudente bravata da Grifondoro nella stanza di Sirius risvegliò una riserva profondamente sopita di risentimento adolescenziale e si buttò sul contenuto con selvaggio abbandono. Solo lo shock nel riconoscere la scrittura di Lily placò la rabbia. Cadendo in ginocchio, Severus prese la pagina della lettera e la foto che l'accompagnava con dita tremanti. La lettera era indirizzata a Black e Severus la lesse dall'inizio alla fine, anche se le parole in sé significavano quasi niente per lui. Persino dopo così tanti anni, i caratteri familiari della sua scrittura riportarono indietro la colpa e il dolore della loro relazione spezzata con un'intensità quasi spaventosa.

L'ha scritta dalla casa sicura, pensò Severus, solo pochi mesi prima di morire. Le lacrime scesero lungo il viso, colando fino alla fine del suo lungo naso. Avrei voluto riuscire a salvarti, Lily, si rammaricò mentre tornava alla foto. Passò un dito fra i capelli di lei come aveva fatto con la foto della Granger. Ti prego, ti prego, ti prego, fa che Granger stia bene. Durante la prima guerra era come se avesse ucciso la donna che amava: in questa, probabilmente, aveva commesso l'atto di persona.

Che modo di tradire la fiducia dei suoi genitori.

Severus lanciò la prima pagina della lettera sul pavimento. Non aveva alcun desiderio di tenere i commenti sulle precoci abilità di Potter su una scopa e non poteva sopportare di rileggere i commenti su Wormtail, sapendo che il verme l'aveva tradita, ma la firma di Lily e le sue amorevoli parole di saluto erano un'altra storia: quelle le avrebbe tenute. Tagliando la foto in due fece cadere il piccolo Harry sul pavimento. Poi mise Lily e la seconda pagina della lettera di fianco a quella della Granger. Fa che Granger stia bene. Fa che stia bene e questa volta – lo giuro – farò in modo che sopravviva alla guerra.

Fosse l'ultima cosa che faccio.

Severus si sfregò gli occhi con la manica e si guardò intorno. La stanza era un disastro. Prese la bottiglia di Whisky mezza vuota e, con esitazione, si alzò in piedi. Muovendosi con la cautela di un ubriaco, si spostò di sotto verso il soggiorno, dove si buttò su un divano per dormire. Prima che i suoi occhi si chiudessero, tirò fuori le due mezze fotografie dalla tasca per esaminarle, poi le ripose al sicuro. Cadde addormentato con una mano premuta sul cuore, la tasca e il suo contenuto stretta tra il palmo e il petto.



*



Dal momento in cui Severus riacquistò l'uso della lingua, il peggio della sua sbornia era passato, anche se tutto il braccio faceva male per il dolore del Marchio Nero e si sentiva ancora un coglione. Storcendo la bocca si nascose tra la rada vegetazione della piazza di Grimmauld Place e premette la bacchetta sul tatuaggio pulsante. Si Smaterializzò, non sorpreso di trovarsi fuori dai cancelli di Malfoy Manor.

Mentre camminava si trovò davanti Lucius. I suoi occhi sporgevano in modo prominente, il bianco in mostra più del solito, e catturò l'attenzione di Severus.

Severus,” esclamò Lucius. Il suo nome uscì in fretta, come se Lucius avesse trattenuto il respiro.

Lucius,” replicò.

Lucius si avvicinò afferrando Severus per un braccio. La pressione della mano amplificò il dolore e Severus si ritrasse. Lucius sembrò non notarlo e si avvicinò ancora.

Ha rotto la mia bacchetta,” sussurrò con urgenza.

Severus si bloccò, il dolore momentaneamente dimenticato per la sorpresa. “Chi? Il Signore Oscuro?”

No. Potter.”

Come?” Severus era genuinamente scioccato.

Lui... io... davvero, non lo so.” Lucius fece una pausa, lo strazio era evidente. “Il Signore Oscuro non è contento.”

Severus respirò forte dal naso, le narici allargate. “Olivander?”

Vivrà, ma solo per un pelo.” Lucius fissò oltre la spalla di Severus per un lungo secondo prima di continuare. “Il Signore Oscuro lo ha fatto fare a Draco.”

Severus tirò fuori un piccolo rotolo da una della tasche interne del vestito ed estrasse diverse fiale di medicinali. Il movimento risvegliò il dolore al braccio e chiuse gli occhi per un istante. Lanciò le fiale contro il petto di Lucius. “Pozioni di guarigione,” spiegò. “Essere senza bacchetta ti è di incontestabile incentivo a mantenere Olivander in vita.”

Lucius afferrò il dono offertogli come un uomo sul punto di affogare afferra un salvagente. Annuì vigorosamente.

Dobbiamo anche parlare con Runcorn – è possibile che sia in grado di darti un rimpiazzo.” Severus batté sulle spalle di Lucius in modo rassicurante. “I Serpeverde si aiutano fra loro,” commentò. “Una volta che sarà ripresa la scuola, Draco sarà ad una certa distanza.”

Lucius annuì ancora e Severus si voltò per andare avanti.

Grazie,” urlò tardivamente Lucius.

Severus gli fece un segno con la mano. Con così pochi amici, rifletté mentre si avvicinava al maniero, proteggere quelli che ho è diventata una priorità.

Quando Severus entrò nel salotto dove sedeva il Signore Oscuro, il dolore al braccio finalmente si sopì. Fu con un sospiro di sollievo che mise un ginocchio a terra in segno di saluto.

Severusss!” Esclamò Voldemort. “Dove sei stato?”

Dopo che il clone di Potter che stavo inseguendo ha superato le barriere di sicurezza della casa sicura, mio Signore, sono andato immediatamente al quartier generale dell'Ordine con la speranza di trovare qualcuno, o qualche informazione su dove fosse diretto l'irritante ragazzo.” Severus guardò Voldemort negli occhi, sottolineando attentamente la verità del suo racconto. “Sfortunatamente, il palazzo era stato maledetto e sono stato colpito da una maledizione Incolla Lingua.” Severus puntualizzò la sua storia con un'eloquente alzata di spalle. “Ho usato il tempo altrimenti inutile per setacciare il posto con attenzione, anche se non ho trovato niente d'interessante per la causa.”

Voldemort sembrava placato. “Siediti Severus,” ordinò, indicando verso una sedia adiacente. “Ti sei comportato bene. Anche se adesso, persino se dovessimo uccidere il Custode Segreto, non sarai in grado di rivelarci il posto.” Fece una pausa. “Non ha importanza. È un peccato che non fosse Dumbledore il Custode Segreto,” rispose Severus con tono neutro, “sarei stato in grado di dirti la località nel momento in cui l'ho ucciso.”

Lo so, lo so,” sospirò Voldemort. “Sono molto soddisfatto di te, Severus,” aggiunse con un tono di voce diverso. “Solo tu sei riuscito a ferire uno dei finti Potter. Nessuno dei miei inutili Mangiamorte è stato abbastanza capace da rischiare l'impresa.”

Questa era cosa nuova per Severus e si concesse di sembrare sorpreso, sollevando un sopracciglio. “Sicuramente tu, mio Signore...?” Lasciò la domanda in sospeso.

Oh, sì. Ho ucciso Moody, e Rabastan e Bellatrix si sono goduti i suoi resti. Ma gli altri sono scappati – Potter incluso.”

Mad-Eye, morto. Ti prego, ti prego, ti prego, fa che Granger stia bene.

E se non lo era, sarebbe stata tutta colpa sua.

Lucius continua ad irritarmi,” continuò Voldemort, sporgendosi in avanti e sollevando un coperchio d'argento decorato da un tavolino vicino mentre parlava. Sul sottostante vassoio c'era disteso un coniglio bianco, decisamente morto, anche se ancora intatto. Sollevò l'animale morto e lo posò sul grembo. “Bellatrix mi ha detto che ha adottato una bastarda Sanguesporco.”

Dal corridoio si sentì il suono strisciante di Nagini che si avvicinava. Il suo lungo corpo ondeggiò lungo lo stretto passaggio della porta semiaperta e si avvicinò alla sedia di Voldemort come un cane impaziente.

È vero: ho redatto le carte io stesso.” Severus cercò di non fare smorfie, mentre Voldemort spezzava in due il corpo del coniglio a mani nude. Il sangue schizzò sul grembo del Signore Oscuro e sul pavimento. La lingua biforcuta di Nagini guizzò fuori e leccò il liquido rosso. “Avrebbe dovuto essere il primo ad ucciderla se si fosse rivelata una Babbana. Ma sembra che il codice d'onore dei Malfoy includa legittimare il reclamo della famiglia se l'alternativa è di mandarla ad Azkaban.”

Voldemort sollevò un pezzetto sanguinante di carne, facendo dei versi al suo animale domestico mentre lei spalancava la bocca, quasi orizzontalmente infatti, in attesa che l'offerta fosse abbassato nella sua cavità in attesa.

La bambina è intelligente, una Mezzosangue, una Serpeverde.” Severus non voleva tentare ulteriormente la sua fortuna.

Mmm.” Voldemort mugugnò la sua comprensione alle parole di Severus mentre dava da mangiare la seconda metà del coniglio a Nagini e accarezzava la pelle schiacciata con meno scaglie sotto al mento. “Credi che sia veramente sua?”

I suoi capelli sono di una caratteristica sfumatura di biondo, mio Signore.”

Voldemort sorrise, una sgradevole smorfia che sollevò le labbra sui denti. La stanza puzzava dell'odore leggermente fetido del coniglio mutilato. “Credi che lui tenga a lei, Severus?” Sibilò.

Severus alzò le spalle. “Non credo l'abbia mai incontrata.”

Mmm.” Voldemort sembrava deluso.

Ad essere onesto, mio Signore, credo che la continua presenza della mezzosangue nella sua vita sarà una punizione sufficiente. Ammettere la sua predilezione per le donne Babbane a Bellatrix e Narcissa non dev'essere stato piacevole. E in questo modo la ragazza completerà la sua educazione.”

Vero.”

Nagini, la sua forma cilindrica distorta dai due larghi bozzi del coniglio che aveva consumato, strisciò sul grembo di Voldemort, attorcigliandosi in uno stretto nodo. Il Signore Oscuro accarezzò la testa con affetto.

Ancora una volta il tuo suggerimento è stato valido, Severus. Sarà molto più utile per me quando sarà adulta.”

Severus arricciò le labbra e cercò di rilassarsi contro la sedia. Lui si sforzò di non pensare a Draco e Jocelyn che, ancora una volta, stavano passando la giornata a Spinner's end. Cercò di non pensare alla Granger e alla ferita aperta che probabilmente, ora, stava prosciugando la sua vita.



*



La prima volta in cui Severus entrò nell'ufficio del preside come il preside designato, i quadri applaudirono. Lui si paralizzò per la sorpresa. L'iniziale paura di un attacco svanì velocemente e fu sostituita da una forte preoccupazione di essere preso in giro. Albus Dumbledore era in piedi, sorridendo con orgoglio: Phineas Nigellus Black stava praticamente facendo le capriole di gioia e diversi altri urlavano, “Serpeverde!” sopra al rumore.

Basta,” disse Severus, sollevando una mano. I ritratti fecero silenzio di colpo. “Grazie,” aggiunse educatamente, una leggera incertezza che tradiva le parole. Di colpo camminò verso la scrivania, sostando in piedi dietro di essa e passando una mano sul tampone di carta assorbente.

Sono molto fiero di te, Severus,” disse Albus piano da dietro di lui. “Hai giocato la tua parte in modo ammirevole.”

Per un lungo momento Severus non disse nulla. Poi sollevò la testa. “Phineas,” disse, di nuovo con la voce in rigido controllo, “c'è qualcosa che puoi fare per me.”

Phineas si sporse in avanti sul bordo della sedia, il suo entusiasmo palpabile. “Qualunque cosa!” Esclamò.

Voglio che tu tenga d'occhio Grimmauld Place. Fammi sapere se qualcuno si fa vedere lì e cosa vuole.”

I mocciosi sono lì proprio adesso,” replicò Phineas. “Facendo rumore e lamentandosi del caos che ti sei lasciato dietro.”

Alle sue parole Severus afferrò la superficie della scrivania, le nocche bianchissime. “Devo quindi presumere che hai visto la signorina Granger? E Potter e Weasley?”

È così.” Phineas confermò, stringendo le labbra come se la presenza del trio nella sua casa di famiglia lo addolorasse.

Che aspetto hanno?” Chiese Severus con urgenza. “Le loro facce? Le teste?”

Phineas lo guardò sospettosamente, le sopracciglia sollevate per la sorpresa. “Non sembravano pettinati meglio delle precedenti occasioni,” replicò. “Dove vuoi arrivare, Severus?”

Era George,” s'inserì gentilmente Dumbledore. Severus si voltò verso di lui. “Ha perso un orecchio, ma per il resto sta bene.”

La spalla di Severus si curvò in avanti con sollievo e portò una mano rudemente sul viso. “È stato un incidente,” offrì debolmente. Sta bene. Il sollievo che lo assalì minacciò di sopraffarlo e la sua gola si stinse di lacrime non versate.

Ti sei comportato bene, Severus,” replicò Dumbledore. “Hai mantenuto la copertura.”

Ci volle un momento per riprendersi, ma alla fine si raddrizzò ancora una volta, il viso impassibile. Si voltò di nuovo verso Phineas. “Tieni sotto attento controllo la signorina Granger, Phineas,” gli disse. “Qualunque cosa tu possa raccogliere potrebbe rivelarsi d'importanza vitale.”

Phineas fu felice di ottemperare.

E per il resto di voi,” continuò Severus, “Ho bisogno che comunichiate con gli altri ritratti del castello per mio conto. É imperativo che io sappia il più possibile sui movimenti dei Carrow e di ogni studente che possa mettersi in pericolo. Allo stesso tempo, i ritratti non devono sapere del mio interesse – ci sono troppi di loro di cui non possiamo fidarci per tenere le mie intenzioni segrete.”



*



Dentro di sé, Severus temeva la prima riunione con i professori. Finora era riuscito ad evitare tutti i suoi precedenti colleghi, ma, con la scuola che iniziava il giorno dopo, la cosa non era più un'opzione.

Severus spalancò la porta della sala professori con un soddisfacente tonfo. I Carrow sedevano su un lato, isolati dagli altri, ma i suoi occhi furono inevitabilmente attirati da Minerva. Si alzò in tutta la sua altezza, con le braccia incrociate sul petto. Il suo viso bruciava di rabbia e le labbra erano ridotte ad una sottile linea per la disapprovazione. Era magnifica. Hooch era in piedi proprio di fianco a lei e, come Minerva, teneva le braccia incrociate. Poppy era seduta non lontano: il suo viso era lugubre.

Severus si era aspettato che la vista dei suoi amici avrebbe fatto male come una ferita. Era vero. Non si era aspettato di sentirsi contento del loro disprezzo. In una stanza di facce cupe, dove il linguaggio del corpo urlava una strana deferenza e paura, la rabbia di Minerva brillava come un faro. Poteva farlo: discutere con Minerva era uno dei suoi passatempi preferiti e, con le loro spietate interazioni come punto focale, poteva mantenere il resto dello staff distratto.

Minerva,” disse in modo strascicato, “che piacere vederti.”

Minerva aggrottò la fronte. “Sarebbe mio piacere vederti ad Azkaban, Snape,” replicò.

Eppure sembra così improbabile: che delusione!” Snape sorrise. Il suo sguardo si spostò lungo la stanza, notando quanto pochi dei suoi colleghi incrociassero il suo sguardo. “Vedo che hai colto l'opportunità di diventare amica dei nuovi membri del nostro staff: Alecto e Amicus Carrow insegneranno Babbanologia e Difesa Contro le Arti Oscure.”

I Carrow salutarono allegri ed Amicus ridacchiò.

Non credo molto nelle tue scelte dello staff, Snape,” esclamò Minerva. “Visti i loro voti a scuola, credo che i Carrow siano sotto-qualificati.”

Ehi! Sta' zitta!” Ringhiò Amycus, alzandosi dalla sedia.

Severus fece segno ad Amycus di stare fermo con una mano tranquillamente sollevata. “Ma come, Minerva,” punzecchiò, “non è da te essere schizzinosa sul gruppo insegnanti – dopotutto,” fece una pausa per creare effetto, “un Mangiamorte ha insegnato qui negli ultimi sedici anni.”

Hooch afferrò il braccio di Minerva in segno di avvertimento, anche se l'insegnante di volo sembrava controllarsi a malapena lei stessa. Severus sorrise e si voltò, dando inizio all'incontro con gli insegnanti con entusiasmo. Aveva poca voglia di allungare le procedure e cercò di fare un sommario dei cambiamenti dei testi scolastici più in fretta di quanto Dumbledore avesse mai fatto. Mentre si avvicinava alla fine, onorò il pubblico di un sorriso cattivo. “Se avete qualunque preoccupazione o domanda, non dovrete esitare a venire a parlarne con me. Mi troverete nell'ufficio del preside: la mia porta è sempre aperta.”

Sapeva che una tale oltraggiosa dichiarazione avrebbe tirato fuori qualche commento a Minerva e non fu deluso.

Che idiozia,” grugnì.

Chiedo scusa?” Chiese, un modello di civiltà.

L'ufficio non si è aperto per la Umbridge, Snape, e non si aprirà per te.” Minerva aveva uno sguardo vendicativo.

Ti piacerebbe provare questa possibilità?” Chiese, facendo un gesto verso la porta della sala insegnanti con tutto il braccio.

Assolutamente!” Replicò, gli occhi che dardeggiavano.

Snape fece un inchino di scherno mentre lei lo oltrepassava dirigendosi verso la porta. Hooch e Poppy andarono con lei e, dopo essersi scambiati diversi sguardi incerti, anche il resto degli insegnanti li seguì. Severus attraversò la porta e camminò di fianco rispetto a tutti. Flitwick gli lanciò uno sguardo apprensivo da sopra la spalla, le gambe corte che si affrettavano a mantenersi avanti.

Il gruppo si fermò stranamente nel corridoio davanti al gargoyle del preside. Molti degli insegnanti assemblati cercarono di stare alla larga da Severus e dai Carrow, eppure allo stesso tempo tentando di dare l'impressione che non stessero cercando di farlo. Minerva stava dritta di fianco alla statua, con le braccia incrociate, con Hooch e Poppy che le stavano di fianco come delle guardie del corpo.

Severus venne avanti. “Fai largo al legittimo preside di Hogwarts,” disse al gargoyle, che si fece da parte, obbediente. Si voltò e sollevò un sopracciglio verso Minerva che, per la prima volta, sembrò vinta. Andiamo, Minerva, si disse con urgenza silenziosamente, combatti. Severus si grattò il mento, fissandola con scherno. “Dovrei mettere una nuova password,” disse pensoso a voce alta, “qualcosa di facile... così che tutti possano ricordarla. Forse... ah, sì: Dumbledore.”

Minerva sembrava essere stata fisicamente schiaffeggiata. Sentì Alecto e Amycus ridere quasi istericamente.

Stronzo,” mormorò Hooch, dondolando leggermente sui talloni.

Severus vide cosa stava arrivando con sufficiente anticipo per piegare leggermente la testa, così che il pugno di Hooch si schiantasse contro la guancia e il lato dell'orbita dell'occhio, piuttosto che sul naso.

No!” Urlò Poppy, lanciandosi in avanti e gettando le braccia intorno ad Hooch, afferrando la schiena stretta, lontano da Snape.

Severus aveva tirato fuori la bacchetta in un istante, ma la puntò ai Carrow, e non ad Hooch. “Mettetela via,” sibilò loro. Riluttanti, misero via le bacchette, anche se entrambi aggrottarono a fronte. “Posso combattere le mie battaglie,” li ammonì. Entrambi si voltarono verso Hooch. Aveva ancora il pugno sollevato, ma non si stava più divincolando da Poppy e le nocche con cui lo aveva colpito erano rosse e gonfie. Minerva le teneva una mano su una spalla, come pronta a trattenerla. Tutte e tre le donne erano arrossate e spossate, con il respiro leggermente faticoso.

Severus si toccò gentilmente la guancia con le dita della mano sinistra. L'occhio era già gonfio e ridotto ad una fessura, ma era abbastanza sicuro che niente fosse rotto. Lasciò scorrere lo sguardo sul corpo della Hooch, dalla testa ai piedi. “Ho colpito un uomo, una volta,” rimarcò.

Poppy trasalì, Minerva rimase senza fiato ed Hooch rimase impassibile. Severus era abbastanza sicuro che tutti i presenti sapessero dell'avvenimento a cui si riferiva. Poppy, ovviamente, aveva testimoniato al suo processo per omicidio colposo. Poppy ed Hooch si scambiarono un'occhiata senza parlare. Alla fine Hooch si arrese all'altra donna, abbassando leggermente la testa e rilassando il pugno. Poppy, di conseguenza, lasciò andare la sua amata e rimise a posto la bacchetta.

Severus,” disse lei, con la bocca leggermente distorta mentre il nome passava sulle labbra, “lascia che te lo curi.”

Severus ghignò verso di lei, “Non ho bisogno de tuo aiuto, Poppy.”

La madama s'irrigidì. “Va bene,” replicò e si voltò verso Hooch, muovendo la bacchetta verso le nocche malconce dell'altra donna.

Hooch tirò via la mano. “No, grazie Poppy,” disse, con gli occhi su Severus. “Preferisco tenermi il ricordo di questo momento piuttosto soddisfacente.”

Ma pensa,” disse strascicato, “che ammirevole sentimento Babbano.”

Hooch lo guardò freddamente. “Sono Babbana quanto lo sei tu, Snape.”

Snape si limitò a sorridere, cosa che sembrò innervosire gli altri membri del corpo insegnanti in modo persino più soddisfacente di quanto avesse fatto il commento sarcastico. “Non vedo l'ora di avere la vostra compagnia a cena,” commentò con la sua migliore imitazione delle buone maniere dei Malfoy. “Non dimenticate, la mia porta è sempre aperta.”

Con questo si voltò e se ne andò via. Come Hooch, scelse di non curare le sue ferite, anche se fece apparire una borsa del ghiaccio una volta che fu sparito fuori dalla vista sulla scala. Durante le successive settimane, i lividi ebbero l'utile effetto di distrarre e mettere a disagio gli altri membri del corpo insegnanti, così come gli studenti, e il dolore fu un inaspettato balsamo per la sua colpevole, colpevole coscienza.



*



Severus!” Urlò Phineas con eccitazione mentre saltava dentro il ritratto di Hogwarts.

Severus sollevò lo sguardo da una pila di carte e sbirciò Phineas attraverso la fessura gonfia del suo occhio nero.

La ragazza ha messo il mio ritratto nella sua borsa!”

Un'ondata di trionfo gli attraversò il corpo e Severus si appoggiò contro lo schienale sedia per un momento e fissò il soffitto. Gran bel lavoro, Granger.

Eccellente, Phineas,” replicò. “Continua con l'ottimo lavoro. Potrebbe cercare di mandare un messaggio: se sì, fa' in modo di essere nei dintorni per riceverlo.”

Severus?” Chiese Dumbledore in tono significativo, il luccichio negli occhi completamente assente. “Cosa sa esattamente la signorina Granger su di te?”

Severus sospirò. Aveva evitato la domanda. “Sa solo quello che è riuscita a scoprire da sola.”

Glielo hai detto,” affermò piattamente Dumbledore. “Pensavo fossimo d'accordo che non avresti dovuto.”

Severus si girò sulla sedia e fissò il suo irritante capo. “Non le ho detto niente del genere: quello che sa lo ha capito da sola. La signorina Granger è ben lontana dall'essere stupida.”

Che cosa le hai detto allora?” Insistette Dumbledore. “Devi averle detto qualcosa.”

Severus lasciò andare un lungo sospiro dal naso. “Le ho detto,” ammise finalmente, “come distruggere gli Horcrux.” Guardò Dumbledore con aria di sfida. Il vecchio era scioccato e ammutolito dalla risposta e, con una smorfia caustica, Severus si voltò per terminare di compilare le scartoffie del nuovo anno accademico.

*

*


*

------------------------------------------

Disincanto294: Oddio, spero tu non abbia passato la mattinata ad aggiornare ;). 

xX__Eli_Sev__Xx: Non preoccuparti della brevità, come vedi questa volta rispondo telegraficamente...così pubblico prima il capitolo :)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** The Muggleborn Register Commission ***


2x08

NdT: Sì, non avete le allucinazioni, sto davvero aggiornando con un nuovo capitolo. Colpa mia, ho sottovalutato il mio tempo a disposizione (e l'influenza). Oggi più che mai dovete ringraziare silviabella, non avete idea degli orrori che traduco quando ho la febbre ù_ù

Anne London

Capitolo 8

The Muggleborn Register Commission





Quella sera, Hermione andò a letto più tardi rispetto ai ragazzi, anche se erano rimasti tutti in piedi per sistemare il piano per la mattina seguente. Una volta che Harry e Ron furono crollati, tirò fuori i calcoli Aritmantici per lavorarci. Le probabilità di successo su ciò che i tre stavano per fare al Ministero erano sorprendentemente buone ed Hermione decise di dedicarsi alla serie di equazioni che riguardavano Godric's Hollow. Le probabilità lì, tuttavia, rimanevano basse come sempre.

Gli ulteriori venti minuti passati con la fronte aggrottata sulla distribuzione della curva di conoscenza la lasciarono persino più frustrata. Non importava quanto riesaminasse i numeri, i calcoli gli dicevano che Harry doveva capire da solo la soluzione ai vari enigmi e problemi che li attendevano in futuro. Hermione si trovò incapace di sopprimere un'ondata di gelosia. Era il suo compito risolvere problemi. Era il compito di Harry buttarsi in mezzo al pericolo senza un piano solido, ed era il compito di Ron seguirlo e assicurarsi una via di fuga – la Camera dei Segreti era l'esempio perfetto. Hermione lasciò andare un pesante sospiro di fastidio. Apparentemente, ora, Harry era sia l'eroe che il cervello: lei doveva limitarsi a tenerlo in vita.

Cercando senza successo di non prenderla sul personale, Hermione spinse le equazioni Aritmantiche dentro alla borsa di perline. Prima di chiuderla tirò fuori la mezza foto di Harry e Ron che aveva trovato nella sua stanza. Non per la prima volta si chiese dove fosse l'altra metà: era tagliata così perfettamente nel mezzo. La più logica possibilità vorticava dentro di lei. Voleva così tanto che fosse vero che si astenne dal dirlo a voce alta, incapace di sopportare la delusione se avesse provato in seguito di essersi sbagliata. Aveva cercato a lungo e con impegno l'altro pezzo, ma neppure un Accio puntato verso i sacchi di spazzatura che lei e Kreacher avevano ammassato durante la ripulitura aveva funzionato. Non essere un'idiota, Granger, si rimproverò, buttando la fotografia spezzata nella borsa. Non c'è nessuna ragione perché Snape possa volere una tua fotografia.

Nel mese che era passato da quando erano scappati dai Mangiamorte al matrimonio di Bill e Fleur, l'opinione di Hermione sul suo imbronciato, permaloso, brillante, eppure inscrutabile ex professore era passata dal dubbio alla fiducia e viceversa così tante volte da non volerlo sapere. Eppure, alla fine, la costante presenza di Mangiamorte nella piazza al di fuori di Grimmauld Place, e la loro evidente incapacità di vedere il palazzo o entrarci, aveva consolidato i suoi pensieri: doveva credere in lui. Inoltre, non importava quante ragioni logiche potesse elencare contro di lui, nel profondo sapeva che quel vortice di dubbi e paure era indicativo della situazione in cui lei e i ragazzi si trovavano, e non di quella di lui, non realmente. Così, aveva dubitato di lui: e quindi? Credeva in lui più che in Minerva McGonagall o Kingsley Shacklebolt. Se Snape le avesse detto di saltare, lei lo avrebbe fatto subito e senza fare domande dopo. In quel momento dubitava di tutti, persino di sé stessa. E lo avrebbe fatto finché Voldemort non fosse morto e tutto fosse tornato alla normalità.

Dio, cos'avrebbe dato per essere preoccupata per i M.A.G.O. in quel momento, piuttosto che per il folle piano di penetrare nel Ministero della Magia per rubare un Horcrux da un funzionario pericoloso e molto in alto nella gerarchia!

Stava per chiudere la borsa di perline quando lo scintillio di un movimento in profondità catturò la sua attenzione. Hermione si paralizzò, con le orecchie in allerta per ogni suono prodotto dai ragazzi nella vecchia casa. Agendo per un impulso che trovò impossibile da/in forza di un impulso a cui trovò impossibile resistere, lanciò un incantesimo di silenzio sulla stanza e sigillò magicamente la porta. Quindi tirò fuori il ritratto di Phineas dalla borsa e lo pose sulla sedia di fianco a lei.

Phineas?” Chiamò piano. “Phineas Nigellus? É lì?”

Ma guarda, se non è proprio la signorina Granger in persona,” replicò derisorio, scivolando dentro alla cornice e appoggiandosi con disinvoltura contro il bordo. “Un certo numero di persone ti sta cercando, lo sai?” Gli occhi guizzarono per la stanza, notando i dettagli di dove si trovavano. “Dov'è il signor Potter?”

Non è qui,” rispose fermamente Hermione. “Ci sono solo io.”

Tutta sola?” la canzonò.

Sì,” rispose causticamente, incrociando le braccia.

Molto bene, allora, ho un messaggio per te.”

Dal professor Snape?” Hermione si sentì senza fiato.

Dal preside Snape,” puntualizzò con tono di rimprovero Phineas. Hermione fece un gesto verso di lui per affrettarsi e lui lanciò un'occhiata. “State molto attenti a non pronunciare il nome del Signore Oscuro.”

Hermione guardò il ritratto con perplessità per un momento. “Cosa?” Chiese. “Ma perché Dumbedore diceva sempre–”

Perché, perché, perché?” Fece eco Phineas, interrompendola con un tono oltraggiato. “Il problema con voi adolescenti è che non avete nessun rispetto. Ti è stata data un'informazione importante. Usala. Non hai bisogno di sapere perché!”

Hermione si trattenne dal replicare a tono.

Hai un messaggio per il preside Snape?” Chiese Phineas.

Io–” Hermione s'interruppe mentre pensava a tutte le cose che voleva dire a Snape e quindi s'immaginò mentre le trasmetteva attraverso l'irritabile e burbero ritratto di Phineas Nigellus Black. “No,” replicò alla fine, “niente.”

Bene,” scattò Phineas e andò via dalla cornice, lasciandosi indietro niente se non uno sfondo nudo e confuso.

Hermione si sentì tristemente priva di qualcosa e sedette fissando il vuoto quadrato di tela per diversi minuti, prima di riporlo nella borsa e cancellare l'incantesimo che aveva messo. Infilò un polso in uno dei manici della borsa di perline e si diresse di sopra nella stanza che una volta aveva condiviso con Ginny e che adesso divideva con Ron.

Harry, dal canto suo, aveva deciso di dormire nella vecchia camera da letto di Sirius. Sin da quando aveva scoperto che continuava a condividere dello spazio mentale con Voldemort, Harry era stato permaloso e un po' distaccato, anche se irremovibile. Hermione trovò la decisione di dormire da solo difficile da capire. La scricchiolante, inquietante vecchia casa le dava sui nervi.

Alla fine, dopo diverse ore passate a tergiversare, e una imbarazzante prima notte, Hermione e Ron si erano sistemati nei due letti singoli di quella che era stata la stanza delle ragazze, trovando che il conforto della compagnia superava di gran lunga l'imbarazzo di perdere la loro privacy. Di conseguenza, dopo essersi lavata i denti e aver fissato il soffitto per un certo periodo pensando a Snape, fu con il lieve russare di Ron che Hermione finalmente si addormentò. Alla fine il proposito di entrare al Ministero si allontanò dalla sua mente.



*



I calcoli di Hermione non si erano sbagliati e lei, Ron ed Harry erano passati attraverso le varie difese del Ministero della Magia senza grandi incidenti. Uscirne vivi, tuttavia, iniziava a sembrare un po' più difficile. Hermione non aveva previsto che Ron – completamente travestito da Reg Cattermole – sarebbe stato forzato a riparare degli incantesimi meteorologici rotti, e meno ancora a difendere la vita di una donna innocente in un processo. Così, quando le porte dell'ascensore si aprirono al primo livello, Hermione era ancora concentrata su Ron e le sue difficoltà, un piano sotto. La vista della Umbridge la colse completamente di sorpresa.

Ah, Mafalda!” Esclamò la Umbridge nel suo caratteristico tono da ragazzina. “Ti ha chiamata Travers, vero?”

Realizzando in ritardo che era effettivamente lei Mafalda Hopkirk, Hermione riuscì ad articolare una risposta. “S-Sì.” Annuì per sicurezza.

Bene, andrai benissimo.” La Umbridge si voltò e parlò con l'uomo dietro di lei. Hermione lo riconobbe da La Gazzetta del Profeta come Pius Thicknesse, il nuovo Ministro della Magia. “Il problema è risolto, Ministro, se possiamo usare Mafalda come cancelliera possiamo iniziare subito. Dieci persone oggi,” dichiarò, assumendo un'espressione moraleggiante, “e una è la moglie di un dipendente del Ministero! Suvvia... persino qui, nel cuore del Ministero!

Hermione stava ora andando nel panico non solo per Ron, che era bloccato a fare il lavoro di Reg Cattermole (senza dubbio molto male), e per la moglie di Reg ancora senza nome che stava per essere portata davanti alla Commissione, ma anche per la possibilità di essere catturata dalla stessa Umbridge e dalla ora possibile prospettiva che potesse essere separata da Harry. Allo stesso tempo, si chiese se ci fossero davvero così pochi Nati Babbani da poter essere così insolito che un dipendente del Ministero ne avesse sposata una e sperò che Harry si rendesse conto dell'opportunità di cercare nell'ufficio della Umbridge senza ostacoli. Guardò verso la Umbridge, due maghi sconosciuti entrarono nell'ascensore e colse lo sguardo di Harry. Cercò di comunicargli tutto quello che stava pensando, ma fu abbastanza certa che Harry ignorasse completamente i fini dettagli del processo dei suoi pensieri.

Andiamo direttamente di sotto, Mafalda,” aggiunse la Umbridge, attirando l'attenzione di Hermione lontano da Harry. “Troverai tutto quello di cui hai bisogno in aula.” La Umbridge lanciò ad Harry uno strano sguardo. “Buona giornata, Albert,” sorrise in modo affettato, “non sei arrivato?

Sì, certo,” rispose Harry con i toni bassi di Runcorn.

Mentre lui usciva dall'ascensore, le griglie dorate della porta si richiusero dietro di lui. Hermione colse un'ultima occhiata sul suo viso, spento per lo shock, mentre veniva meno alla vista.

Hermione non era stata nelle profondità del Ministero sin dalla notte in cui era stata tesa l'imboscata al DA nella Sala delle Profezie. Mentre usciva dall'ascensore al livello più basso, quella notte tornò alla sua mente in un lampo.

I maghi che erano scesi in basso con la Umbridge ed Hermione entrarono dritti per la porta nera e sinistra nel corridoio dell'Ufficio Misteri. Fortunatamente, la Umbridge girò a sinistra, piuttosto che a destra, prendendo la rampa di scale per un ulteriore livello inferiore. Il sollievo che Hermione sentì per aver lasciato l'orribile scenario al piano precedente svanì in fretta. Più in basso scendeva la scala, più cresceva la sua disperazione e angoscia.

Solo quando la Umbridge urlò, “Expecto patronum!” Hermione capì che c'erano dei Dissennatori nel corridoio sottostante. L'aspetto innaturale del senso di orrore di Hermione svanì immediatamente, anche se ciò che vide fu abbastanza disturbante di per sé. La sala era affollata dalle forme minacciose dei Dissennatori incappucciati. Gli sfortunati Nati Babbani chiamati a fronteggiare l'interrogatorio della Umbridge erano raggruppati in una sorta di recinto, e sedevano rannicchiati su una panca di legno dall'aspetto scomodo. La disperazione era palpabile. La Umbridge si stava facendo strada lungo la folla ed Hermione fece attenzione a stare vicina all'orrida donna così da non perdere i benefici del suo Patronus.

Non voglio davvero sapere cosa rende la Umbridge abbastanza felice da lanciare un Patronus, pensò Hermione, fissando il soffice gatto d'argento mentre camminava con disinvoltura lungo il corridoio affollato. Camminava con piccoli passi, il posteriore che si muoveva nello stesso modo in cui si muoveva la Umbridge. Condividevano anche la stessa espressione schiacciata e compiaciuta. Vorrei vedere Crookshanks* mentre ti affronta, pensò Hermione selvaggiamente. Mentre il Patronus superava i Nati Babbani prigionieri, questi sollevarono le facce, voltandosi con gli occhi verso di lui come i girasoli seguono il sole.

Hermione vibrava di una fredda rabbia furiosa. Sentire della Commissione per il Censimento dei Nati Babbani da Lupin e leggerlo ne La Gazzetta del Profeta era stato sconvolgente, ma lo immaginava anche distante. Vederlo in azione, tuttavia, la riempì di una rabbia come nient'altro precedentemente sperimentato. Questi erano maghi e streghe come lei, e le loro bacchette erano state confiscate. Rischiavano un periodo ad Azkaban, o peggio, a causa delle loro origini. Era razzismo. Era genocidio.

Harry deve vincere, pensò con rinnovata convinzione. Solo allora questa farsa di governo avrebbe avuto fine. Harry deve vincere. E una volta fatto, farò in modo che la Umbridge paghi e che qualcosa del genere non succeda mai più. Hermione ricordò la lista pubblicata di coloro che non si erano presentati per l'interrogatorio – il suo nome era apparso, così come quello della professoressa Vector e degli altri compagni di classe Nati Babbani. Dovunque fossero, li sperava al sicuro. Il sollievo che fossero riusciti ad andarsene da questo particolare incubo era così forte da essere palpabile.

Andiamo, Mafalda,” trillò la Umbridge, interrompendo interrompendo le sue fantasticherie per indicarle una porta aperta.

Hermione entrò nella stanza. Era chiaramente un'aula di tribunale, anche se il soffitto era sproporzionatamente alto, e lo spazio sembrava stranamente tronco. C'erano lunghe panche lungo un lato, arredato con diverse sedie e sollevate su un'imponente piattaforma. La sedia all'estrema destra del banco era occupata da un uomo alto dai capelli neri.

Dolores, cara,” disse in modo strascicato, con uno spiacevole sorriso sinistro.

Mangiamorte, notò Hermione, reprimendo un brivido. Riconobbe una fotografia del giornale.

Guarda guarda, signor Yaxley, è un piacere lavorare con lei, come sempre!” Sorrise affettata la Umbridge, puntualizzando il suo saluto con una risatina acuta. Fece un gesto verso la sedia all'estrema sinistra. “Mafalda, i documenti sono laggiù: hai qualche minuto per organizzarti prima d'iniziare.”

Hermione si affrettò verso la panca. Passando, superò una sedia singola, isolata dal centro della stanza. I braccioli erano legati con pesanti catene che si contorcevano quasi con desiderio verso di lei.

Dopo che la Umbridge ed Hermione furono entrate, due Dissennatori erano scivolati nell'aula e volavano in alto per fare da sentinelle nell'angolo più lontano della stanza. La Umbridge aveva messo il Patronus a controllare i bordi della piattaforma, così che Hermione non potesse sentirli, anche se le davano ancora disagio.

Hermione salutò educatamente Yaxley, che sapeva essere a capo dell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia, poi sfogliò velocemente i documenti di cui doveva occuparsi. C'erano un certo numero di nomi elencati, in ordine alfabetico. Molti contenevano questionari, insieme a certificati di nascita, risultati ad Hogwarts, certificati di matrimonio, attestati di famiglia e altri documenti personali. Scoprì anche dei fasci di moduli che erano chiaramente lì per registrare i processi della Commissione. C'era inchiostro, ma non penne, ed Hermione immediatamente ne fece apparire una. Cercò di sistemare la sua area di lavoro così che la Umbridge non avesse una chiara visione delle note che avrebbe preso – la Polisucco non aveva effetto sulla scrittura ed era imperativo che la Umbridge non notasse qualcosa d'insolito. Dopotutto, aveva corretto i compiti di Hermione per un intero anno accademico.

Una volta che iniziarono, il processo fu orribile come Hermione aveva immaginato. Il procedimento era di parte in modo quasi ridicolo ed Hermione fu costretta a nascondere le sue emozioni sotto le sue barriere Occlumantiche in modo da poter funzionare con facilità. Ogni volta che la Umbridge ridacchiava o screditava qualcuno o mentiva oltraggiosamente sulla trasmissione del potenziale magico, Hermione giurava una vendetta silenziosa. Cercò di memorizzare ogni dettaglio con feroce intensità. Un giorno, giurò, sarai seduta su quella sedia, Umbridge, stretta dalle catene, ed elencherò la lista dei tuoi crimini. Devi solo aspettare. A ogni richiesta della Umbridge rispondeva con prontezza ed esteriormente sorrideva graziosamente come Mafalda Hopkirk.

Hermione era così concentrata sui suoi sogni di vendetta che l'arrivo di Harry la sorprese. Nell'orrore dei processi del Comitato, la ricerca del ciondolo le era passata di mente. Merda, pensò mentre controllava l'orologio e calcolava il tempo che avevano trascorso trasformati. Avevano meno di venticinque minuti prima che la Polisucco svanisse.

Come se la presenza invisibile di Harry avesse indotto il ciondolo all'aperto, esso oscillò avanti e indietro quando la Umbridge si sporse per gongolare verso Mary Cattermole. Bingo, pensò Hermione irriverente. “Che – quello è carino, Dolores,” le disse, indicando il ciondolo.

Cosa?” disse la Umbridge, scocciata per essere stata distratta dalla contemplazione della strega in lacrime davanti a sé. “Oh, sì,” continuò con un tono più amichevole mentre si rendeva conto dell'oggetto dell'interesse di Hermione, “un vecchio cimelio di famiglia. La S sta per Selwyn...

Hermione non ascoltò il resto della bugia, l'attenzione catturata da un tremolante movimento mentre vedeva la bacchetta di Harry con la coda dell'occhio. Cosa sta–

La risposta, anche se non riuscì a placare la sua ansia, arrivò quando Harry gridò “Stupeficium!” e un lampo di luce rossa colpì la Umbridge alla spalla; Hermione udì con soddisfazione lo scricchiolio della testa della Umbridge contro la balaustra della piattaforma, ma la sua attenzione era rivolta a Yaxley. L'uomo, usando la mole del corpo della Umbridge come scudo, tirò fuori la sua bacchetta, anche se Harry lo abbatté prima che lei avesse bisogno di usarla.

Harry!” Esclamò, esasperata e sollevata allo stesso tempo. Lasciò che la sua risposta le scivolasse addosso mentre controllava che la Umbridge e Yaxley fossero completamente fuori dal gioco. Fu quando si voltò che si accorse dei Dissennatori. “Harry!” Urlò. “La signora Cattermole!

Hermione tirò fuori la sua bacchetta, ma non riuscì a riportare alla mente un pensiero felice. “Expecto Patronum!” urlò senza successo. Non accadde nulla. Hermione cercò di raccogliere la sensazione delle risate con Harry e Ron, ma la vista dei Dissennatori che incombevano sulla signora Cattermole, con una mano squamosa che le tirava indietro la testa, uccise ogni spiraglio di gioia.

Quando il cervo di Harry la superò, Hermione singhiozzò quasi di sollievo. Un reale piacere le accese il viso.

Prendi l'Horcrux,” le disse Harry mentre tirava fuori il suo mantello e correva verso la signora Cattermole.

Hermione si sporse in avanti tra il colletto e il collo della Umbridge, facendo una smorfia mentre toccava l'orrida pelle gonfia della donna. Trovò la fibbia e le ci volle poco ad aprirla, ma dovette far levitare il corpo della Umbridge per tirar fuori lo stesso ciondolo da sotto. Pesante e a forma d'uovo penzolò nella sua mano, mentre lo guardava con la fronte aggrottata.

Hermione?” Chiamo Harry. “Come faccio a far sparire queste catene?

Aspetta, sto cercando di fare qualcosa qui–

Hermione, siamo circondati da Dissennatori!” Harry sembrava un po' agitato.

Lo so, Harry,” rispose distrattamente, “ma se si sveglia e non trova il ciondolo – devo duplicarlo – Geminio! Ecco... dovrebbe ingannarla...” Hermione sistemò bene il falso ciondolo nel collo della Umbridge e fece cadere il corpo della donna sulla scrivania senza riguardo per la sua comodità. Sistemò l'Horcrux nella tasca del vestito, chiudendola con un incantesimo per sicurezza. Harry stava tirando manualmente le catene che imprigionavano la signora Cattermole alla sedia. “Fammi vedere,” disse Hermione, spostando le mani di lui, “Relascio!” Disse e fu felice quando le catene si spostarono.

La signora Cattermole sembrava giustamente terrorizzata. Harry-Runcorn stava cercando di calmarla.

Come facciamo a uscire da qui con tutti quei Dissennatori alla porta?” Chiese Hermione. La loro quantità la stava facendo diventare nervosa.

Con i Patronus,” rispose Harry, come se la risposta fosse evidente. Facile da dire per lui.Quanti riusciamo a gestirne: fai il tuo Hermione.

Hermione strinse i denti con determinazione. “Expec–Expecto patronum! ” Come prima, non successe nulla.

È l'unico incantesimo con cui ha difficoltà,” puntualizzò Harry alla signora Cattermole, il divertimento che tinteggiava la sua voce innaturalmente profonda. “Una sfortuna, davvero... Forza, Hermione...

Non è l'unico incantesimo, pensò Hermione tristemente, scossa dalla sua stessa inadeguatezza. Ho dei problemi con le barriere e Difesa in generale. Il pensiero delle barriere la fece pensare a Snape e alla sua figura rilassata nella Stanza delle Necessità: il petto coperto da una maglietta, le braccia incrociate. Sentì la soddisfazione nella sua voce mentre elencava le differenze fra incantesimi e barriere.

Expecto patronum!” Urlò di nuovo con maggior certezza. Questa volta la lontra argentata saltò fuori dalla bacchetta e nuotò nella stanza, dove ruzzolò intorno alle gambe del cervo di Harry.

Risoluta, Hermione seguì Harry e la signora Cattermole fuori nel corridoio. Alla vista dei due Patronus, i Nati Babbani accusati e le loro famiglie ondeggiarono in avanti, istintivamente spingendosi verso la pozzanghera argentata di buoni sentimenti e lontano dai Dissennatori. Questi si ritrassero, sparendo nei meandri più oscuri dei corridoi.

Mentre Harry stava facendo un discorso, Hermione si occupò di esortare in avanti gli individui esitanti. “Una volta usciti, scappate. Lasciate il paese. Contattate Torvik Murk tramite gufo, vi aiuterà.” Ripeté le istruzioni orecchio dopo orecchio sperando che ascoltassero e obbedissero. Quando l'ascensore si aprì con un rumore metallico e spinse fuori Ron-Reg il suo cuore fece un balzo. Forse possiamo farcela. Guardò il suo orologio: dieci minuti.

Harry,” disse Ron con urgenza, “sanno che ci sono intrusi al Ministero, qualcosa a che fare con un buco nella porta dell'ufficio della Umbridge, credo che abbiamo cinque minuti se quel–

La speranza nel cuore di Hermione sparì all'istante, insieme al suo Patronus. “Harry, se restiamo intrappolati qui–

Non lo saremo, se ci muoviamo in fretta,” replicò Harry. “Chi ha la bacchetta?” Chiese, indirizzando la domanda al gruppo terrorizzato intorno a loro.

Non più di metà, notò Hermione.

Ok,” continuò lui con tono profondo e di comando con il suo aspetto dato dalla Polisucco, “tutti quelli che non hanno la bacchetta hanno bisogno di rimanere vicini a qualcuno che ce l'ha. Dobbiamo essere veloci prima che ci blocchino. Andiamo.

Hermione si accalcò nell'ascensore con Ron – che aveva fatto apparire il suo Patronus dalla forma di un Jack Russell – e almeno metà della folla di fuggitivi. Harry, con il suo cervo, ne prese un altro. Nell'Atrio, una volta arrivati, c'era il caos. Gli ufficiali del Ministero si affrettavano a sigillare i camini e lo spazio si stava riempiendo del traffico che altrimenti sarebbe defluito attraverso di essi.

Harry, fu immediatamente chiaro, stava impersonando qualcuno d'importante e, oltretutto, lo aveva capito lui stesso. Aveva iniziato ad atteggiarsi e a fare lo spaccone, distraendo notevolmente gli ufficiali quando in diversi avevano interrotto i loro esagitati tentativi di chiudere le connessioni, ingaggiandolo in una conversazione.

Andiamo!” Incoraggiò Hermione, voltandosi verso i Nati Babbani in panico e le loro famiglie. Li spinse verso il più vicino caminetto e iniziò a farceli passare attraverso il più in fretta possibile. “Ricordate, Torvik Murk, lasciate il paese,” lo ripeté ancora e ancora.

Mary!

Merda,” imprecò Ron, facendo voltare Hermione di colpo. Il vero Reg Cattermole stava correndo verso di loro, gettando sua moglie in una visibile confusione. Avrebbero potuto comunque riuscire ad andarsene indenni, se Yaxley non fosse saltato fuori dall'ascensore in quel momento.

Sigillare le uscite! SIGILLATELE!” Urlò.

La confusione nell'Atrio raggiunse il punto di puro pandemonio. Harry diede un pugno all'ufficiale del Ministero stempiato con cui stava discutendo, urlando frasi contraddittorie a voce alta. Ron afferrò la signora Cattermole e la spinse nel più vicino caminetto. Guardandosi intorno, Hermione vide che tutti i Nati Babbani erano scomparsi – sperava verso la salvezza.

Mia moglie!” Urlò il vero Reg nel panico. “Chi era quello con mia moglie? Cosa sta succedendo?

Un ufficiale del Ministero più sveglio degli altri cercò di afferrare Hermione, ma lei lo schiantò e si contorse tra due curiosi per raggiungere il fianco di Harry.

Andiamo!” Urlò Harry mentre le afferrava la mano. I due saltarono del camino e si lanciarono verso l'alto. Hermione sentì una maledizione schiantarsi contro la mensola del camino mentre vorticavano.

Pochi secondi dopo uscirono fuori dalla tazza del bagno pubblico che serviva da portale per il Ministero. Harry aprì con violenza la porta del cubicolo. Ron-Reg stava cercando di districarsi dall'ansiosa presa della signora Cattermole, che era ancora convinta che Ron fosse suo marito.

Accio Ron!” Urlò Hermione. L'incantesimo strappò Ron dalla presa della signora Cattermole ed Harry lo afferrò non appena arrivò abbastanza vicino, afferrando la mano di Hermione allo stesso tempo. Hermione sentì un suono dietro di sé e si contorse per vedere Yaxley alle spalle uscire dal bagno dietro di loro.

ANDIAMO!” Urlò Harry e scomparvero nel nulla.

Hermione scomparve con lui, ma non sentì nessun sollievo. Al momento della partenza, una mano sgradita si strinse sulla sua spalla: Yaxley stava viaggiando con loro. Hermione sentiva la pressione delle dita sulla spalla persino mentre la pressione dell'Apparizione la comprimeva su tutti i lati. Era forte ed Hermione dovette contorcersi per tenere saldamente la mano di Harry. Non voleva sapere cosa sarebbe successo se Yaxley fosse riuscito a tirarla via e facendole perdere la presa di Harry da qualche parte negli interstizi magici dell'Apparizione.

Nel momento in cui i suoi piedi toccarono la scalinata del numero 12 di Grimmauld Place, Hermione colpì Yaxley con un Controincantesimo per il Malocchio. Il sollievo sulla sua spalla fu immediato. “Tenetevi forte!” Urlò, anche se non era sicura che qualcuno dei suoi amici potesse sentirla. Doveva fidarsi che Harry avesse una presa forte su Ron e scomparve ancora una volta, questa volta dirigendosi verso il primo posto che le venne in mente.



*



Hermione era sdraiata sulla branda, fissando le assi di legno sopra di lei, sommersa da altissime ondate di auto-recriminazione. Inutile. Brutta. Stupida. Una lacrima calda fece capolino nel bordo dell'occhio e restò lì per diversi secondi prima di scorrere e tracciare il suo passaggio verso l'orecchio.

Non importa a nessuno del tuo compleanno.

Arrabbiata, Hermione si strofinò grossolanamente la faccia bagnata con il palmo della mano.

All'improvviso movimento, l'Horcrux, che era sopra al suo pigiama, scivolò dal petto e rimase nell'incavo del collo, il metallo pesante, freddo e umido contro la pelle. Disgustata, Hermione lo tirò di colpo lontano dal suo corpo, torcendo il ciondolo di lato così che giacesse sul cuscino di fianco alla testa. Per Merlino, Granger, imprecò a sé stessa, non riesci a star ferma?

Dando un'occhiata all'orologio, calcolò il tempo che mancava per passare l'Horcrux: un'ora e quarantasette minuti. Hermione sospirò.

Cos'è peggio? Pensò, indossarlo io stessa o cercare di sopportare Ron quando lo indossa lui? Ron più Horcrux era una combinazione veramente pessima. Hermione cercò d'immaginare un'equazione integrata di terzo grado, dove la derivata della curva avrebbe rappresentato il cambiamento del suo comportamento, e l'integrale definito la varietà di effetti sugli altri. In quel caso, teorizzò, devo lavorare la giusta integrazione numenale e potrei farlo tornare normale... Oh, stai zitta Granger. Nemmeno io sopporto di sentirti.

Voltando gli occhi di traverso riportò l'attenzione sull'Horcrux. Lo odiava. C'era qualcosa d'inquietante in esso, qualcosa di maligno. Con un'occhiata veloce verso l'entrata della tenda, dove Harry sedeva, non visto mentre faceva la guardia, Hermione allentò la catena intorno al collo. Il sollievo fu immediato. Non riusciva a capire perché Harry insistesse di dover indossare quella cosa . Chi si crede di essere? Frodo Baggins? Con un senso di colpa arrotolò la catena intorno a un dito. Ecco. Era praticamente lo stesso che indossarlo...no?

Hermione riusciva a sentire l'insidiosa, pulsante presenza dell'Horcrux mentre giaceva di fianco a lei, ma riusciva a pensare più chiaramente. Dobbiamo distruggerlo. Avevano passato giornate intere a discutere su come trovare gli altri Horcrux – senza fortuna – ma molto meno tempo a capire come distruggerli una volta che li avessero trovati. É come se il ciondolo non ci facesse pensare a quello molto a lungo: siamo troppo distratti.

Come a conferma del suo pensiero, il suo cervello deviò ancora una volta: Ron certamente non sembra pensare ad altro che al cibo. Lo giuro, la prossima volta che scappo, mi porterò dietro un ragazzo che sappia cucinare... Il ricordo della zuppa di pesce di Snape le tornò in bocca e ingoiò istintivamente. No! Hermione avvolse il ricordo e lo ripose via forzatamente. Non avrebbe pensato a Snape mentre indossava l'Horcrux, neanche quando era solo avvolto intorno a un dito. Si sentiva sicura che l'Horcrux la stesse spiando. Il suo peso era un'insopportabile tristezza per il suo cervello. La faceva sentire come puro male.

Gradualmente, infine, gli interminabili minuti del suo cambio di ciondolo si esaurirono. Precisamente dodici ore dopo averlo indossato, Hermione scosse Ron per svegliarlo e gli lasciò l'Horcrux sul palmo.

Cos-?” Chiese con occhi appannati, strofinandosi gli occhi con l'altra mano. Strizzò gli occhi verso di lei nella fioca luce che penetrava attraverso le mura di tessuto della tenda. “Dove stai andando?”

A cercare legna per il fuoco,” rispose, voltandosi.

Con i vestiti da corsa?”

Hermione lo ignorò.

Torno in meno di un'ora,” informò Harry mentre lo superava, seduto davanti all'entrata.

Okay.”

Hermione si sentiva goffa all'inizio della corsa – una scoordinata massa di braccia e gambe e polmoni e capelli – ma dopo venti minuti trovò il ritmo. Il fiato divenne più uniforme e il corpo sembrò distendersi, ogni giuntura che si scioglieva e il passo che si allungava. Mentre il suo corpo si rilassava l'ansia evaporava. Per la prima volta da quando aveva rubato l'Horcrux si sentiva contenta.

Attenta alle lezioni che aveva imparato con Snape, liberò i ricordi che aveva messo via. Lasciarli nascosti per periodi troppo lunghi dentro la sua testa poteva provocare danni permanenti e lì fuori, lontano dall'Horcrux, non aveva bisogno di nascondere il ricordo di Snape. La distanza aveva mitigato la disperata e illogica preoccupazione che il ciondolo stesse spiando i suoi pensieri, che di poter inavvertitamente tradire Snape con quell'orrida ennesima parte dell'orribile anima di Voldemort.

Devo trovare il tempo di correre tutti i giorni, decise. E devo trovare un metodo più efficiente per proteggermi dall'Horcrux.

Hermione corse quasi per tutto il percorso indietro verso la tenda, fermandosi in una radura e raccogliendo della legna prima del ritorno. La corsa l'aveva aiutata a prendere alcune decisioni. Primo, doveva mantenere le barriere Occlumantiche attive ogni volta in cui si trovava vicina all'Horcrux. A differenza di Snape, non aveva a che fare con lo stesso Voldemort e non aveva bisogno di ingannarlo facendogli credere di non poter Occludere. Non c'era ragione di usare forme più subdole di Occlumanzia quando delle difese più dirette potevano funzionare.

Secondo, doveva fare molta attenzione all'usare il nome del Signore Oscuro. Malgrado il suggerimento che aveva ricevuto dal ritratto di Phineas, Hermione era arrivata molto vicina ad usare il suo nome diverse volte. Molte volte si era bloccata a metà parola, ma in una occasione era stata solo l'improvvisa paranoia di Ron a prevenire la sua scivolata. Vorrei che Phineas mi avesse detto perché, pensò, con le sopracciglia increspate. Sarebbe più facile da ricordare.

Terzo, doveva cercare di essere più gentile con Harry e Ron. Se lei stava trovando dura la storia dell'Horcrux, sicuramente per loro era lo stesso. E la cosa più importante di tutte per loro era rimanere uniti. Harry aveva bisogno di entrambi, altrimenti non osava pensare alle probabilità Aritmantiche di successo.

Hermione ripensò a dove sapeva essere la tenda, mentre con una mano guidava il fascio di ramoscelli che stava facendo levitare all'altezza della vita. Anche se la tenda stessa era nascosta dietro alla barriere, Hermione aveva scoperto che se si sforzava e tendeva la sua consapevolezza verso le barriere magiche, poteva sentire le stesse barriere abbastanza facilmente. Aveva iniziato a distinguere fra quelle che aveva lanciato lei stessa e quelle fatte da Harry. Concentrandosi si spinse in avanti, mettendosi in comunicazione con la sua mente e andando a tentoni con la mano della bacchetta. Ecco. La forza delle sue barriere vibrò leggermente sotto il suo palmo: la sua energia protettiva la confortò e rassicurò.

Sorridendo tra sé fece un passo avanti. Ron sedeva dov'era Harry prima della sua partenza, con le ginocchia sollevate contro il petto e un cipiglio scuro sul viso. Il bagliore della catena del ciondolo era visibile intorno al collo.

Buongiorno, Ron.”

Lo è?”

Hermione resistette all'impulso di voltare gli occhi al cielo. “Sto per preparare del tè, ne vuoi una tazza?”

Credo di sì.”

Ci fu una pausa quando Hermione appoggiò la legna e fece apparire un fuoco azzurro per accenderla. Rimase sorpresa quando Ron interruppe il silenzio.

Pensavo avesse più di un piano. Cosa diavolo stiamo facendo qui fuori?”

Hermione si bloccò. “Dov'è adesso?” Chiese.

Dorme.” Ron sollevò una mano in modo sprezzante in direzione della tenda.

Anch'io pensavo avesse più di un piano,” disse lei. Il suo tono era conciliatore, ma credeva sinceramente in quello che diceva. “Pensavo che Dumbledore gli avesse dato molto di più per andare avanti, ma anche così sarei venuta lo stesso. Dobbiamo aiutarlo: ha bisogno di noi.”

Ha bisogno di un bel ceffone sull'orecchio,” mormorò Ron.

Si preannunciava un'altra difficile giornata.

*

*

*

-------------------------------------

*Grattastinchi



Disincanto294: la scena con la McGonagall è tra le mie preferite dell'intera storia :)

Izzy: ti ringrazio. Per quanto riguarda Severus, il dover apparire un traditore, fa parte del gioco, ma in certi punti è veramente una carogna ;)

Titinina: magari può essere che non ti sei accorta del fatto che sono due settimane che non aggiorno...ehm... Per quanto riguarda Lily direi meno male, le storie dove lui si strugge fino all'ultimo le trovo sempre un po' forzate...


Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** The Idiot Boy ***


2x09

NdT: come sempre, i miei ringraziamenti a silviabella per la beta :))





Capitolo 9

The Idiot Boy





L'idiota si è Spaccato,puntualizzò casualmente Phineas, dopo essere tornato camminando nella sua cornice e aver controllato che il preside fosse l'unica persona presente.

Quale?Chiese Severus assente, non alzando la testa dalle carte che stava esaminando.

Quello idiota, non quello insolente,rispose Phineas.

E la ragazza?Se non altro, Severus sembrava annoiato, come se non gli importasse nulla

“Stressata, piena di sensi di colpa,” Phineas alzò le spalle. “Hanno lasciato Grimmauld Place perché Yaxley li ha in qualche modo sorpresi, si è aggrappato a lei mentre si Smaterializzava ed è entrato dentro ai confini del Fidelius.”

Severus alzò la testa di scatto. “Credo che tu debba iniziare dal principio, Phineas. Dov'erano per trovarsi così vicino a Yaxley?”

“Non posso davvero dirlo con certezza... Ho solo sentito questo perché Potter ha lasciato la borsa aperta tra che richiamava il Dittamo – per la ferita di Weasley – e cercava la tenda. Ha accennato qualcosa a proposito dell'“Ufficio della Umbridge”, da cui posso solo desumere che siano andati al Ministero.”

Per i sette livelli dell'Inferno, che cosa stavano facendo al Ministero? Severus fece un lungo respiro dal naso. “Dove sono adesso?” Chiese.

“Non ne ho idea,” rispose Phineas, puntualizzando la sua risposta con un'altra alzata di spalle.

“Allora è meglio che tu torni nella borsa e ti apposti finché non lo scopri.” Severus sollevò un sopracciglio autoritario e lanciò un'occhiataccia a Phineas finché, con un sospiro rassegnato, l'altro unico preside Serpeverde di Hogwarts girò sui tacchi e sparì alla vista.



*



Severus era nella sala comune di Serpeverde quando registrò che degli intrusi erano entrati nel suo ufficio. Facendo vagare lo sguardo per la stanza mentre la lasciava, notò che Draco e la nuova “sorellastra” appena riconosciuta erano seduti vicino al camino: si sbrigò per la sua strada.

Narcissa era stata più che disposta a ripagare il debito che aveva con Severus – persino se le richiedeva di riconoscere come sua una bambina che era il frutto dei lombi di Lucius tanto quanto lo erano i gemelli Weasley Lei, in cambio, aveva convinto Lucius.

Bacchetta in mano, e i sensi che formicolavano di dati magici dalle barriere del suo ufficio, Severus corse attraverso il castello più in fretta che poté. Incontrò i potenziali ladri sulla scala mobile e li disarmò facilmente.

“NO!” Urlò Longbottom. Anche senza bacchetta, si lanciò selvaggiamente verso Severus con nientemeno che la spada di Grifondoro.

Con un ringhio Severus puntò ancora una volta la bacchetta verso l'irritante ragazzo, spingendolo indietro contro il muro. La spada scivolò dalla presa di Longbottom e, per la forza dell'impatto, rimbalzò giù per diversi gradini fino a cadere ai piedi di Severus. Saltando facilmente su un lato per assicurarsi che la lama evitasse le dita dei piedi, Severus fece apparire delle spesse corde per legare i tre oppositori minorenni. Per sicurezza li imbavagliò. L'intera lotta finì così in fretta che la Lovegood e la ragazza Weasley, che erano entrambe più in alto nelle scale dietro Longbottom, si erano appena mosse.

Severus era arrabbiato con questi particolari studenti da così tanto tempo che dovette fare diversi respiri per spingere le idee inutilmente aggressive di punizione nei meandri più nascosti della sua mente.

“Signorina Lovegood, signorina Weasley, signor Longbottom,” riuscì a dire alla fine, con la voce che grondava il suo solito sarcasmo. “Che cosa prevedibile che voi tre possiate fare pasticci con un semplice furto.” Rivolse loro un ghigno, poi indicò il suo ufficio con cenno della testa. “Andiamo?” Chiese.

Dal momento che le tre canaglie non potevano né parlare né muoversi, era una domanda futile e Severus ignorò le furiose smorfie mentre faceva levitare i loro corpi dentro allo studio, con la spada di Grifondoro tenuta con noncuranza nella mano sinistra.

Tenne i suoi prigionieri sospesi nell'aria davanti alla scrivania, mentre girava per controllare il caos che avevano combinato nel mobile di vetro. Con un sospiro e un gesto della bacchetta riparò il danno, posizionando la spada all'interno, rafforzando l'inutilità del gesto del trio. Fatto questo, camminò indietro verso la sua sedia dove si sedette comodo, appoggiando i gomiti sui braccioli e intrecciando le mani. Guardò gli studenti legati di fronte a sé con un'espressione deliberatamente pensosa. Vide i loro occhi guizzare da lui al ritratto di Dumbledore.

Dannata testardaggine Grifondoro.

Severus non aveva intenzione di darli in mano ai Carrow, ma visto che questo loro non potevano – e non dovevano – saperlo, si prese un maligno piacere nel prolungare il loro ovvio malessere mentre meditava sul loro futuro. Quando finalmente parlò sembrarono quasi sollevati.

“Posso solo presumere che la Cruciatus a cui siete stati tutti soggetti stia iniziando a mostrare effetti duraturi,” ghignò. “Avrei pensato che tu in particolare, Longbottom, che hai così poche riserve d'intelligenza già in partenza, cercassi di avere cura e conservare quel poco che ti rimane.” A queste parole Longbottom si contorse convulsamente contro le corde: Severus lo guardò con un leggero ghigno. Quanto ci metterà il conglioncello ad afferrare il pericolo reale che accompagna i suoi atti eroici?

“E per te, Lovegood,” continuò, portando la sua attenzione verso la successiva vittima, “devo avvertirti di riconsiderare le compagnie che frequenti. Avrei sperato qualcosa in più da un Corvonero e faresti meglio a passare il messaggio anche a tuo padre. Se non impara a controllarsi potrebbero esserci conseguenze per entrambi.” Severus aveva poche speranze che qualcuno di loro potesse ascoltare i suoi avvertimenti, ma era dannato a provarci, come Sisifo, che spingeva all'infinito il suo macigno su per la collina. Onorò la terza colpevole con un sorriso particolarmente cattivo.

“Povero me, signorina Weasley, stai ancora cercando di espiare le tue azioni del primo anno? Il proprio passato può essere un tale doloroso peso. Avrei pensato, tuttavia, che ti saresti comportata con maggior riguardo per i sentimenti della tua famiglia: sembrano così turbati di poter perdere alcuni dei propri figli, pensa quanto triste potrebbe essere per loro perdere la loro unica figlia.”

“Visto che punizioni interminabili e dolore fisico non sembrano servire da deterrente, devo pensare a qualcosa di più creativo... la Foresta Proibita, ad esempio?” Doveva essere, ovviamente, una punizione che i Carrow avrebbero approvato. Si strofinò il mento pensoso, come se stesse ponderando le possibilità. Poi, con un languido gesto della bacchetta, rimosse le corde e le lasciò cadere sul pavimento, a breve distanza. Gli studenti incespicarono atterrando, ma nessuno di loro cadde. “Per adesso,” ringhiò, “fuori!”

E fuori andarono, troppo presi alla sprovvista dalla loro improvvisa libertà per protestare. Una volta andati via, Severus appoggiò la testa sulla scrivania. Era così stanco.

“Non rimarrà segreto, Severus,” puntualizzò Dumbledore. “I ragazzi parleranno. Devi nascondere la spada prima che Voldemort decida di riporla al sicuro da qualche altra parte.” Severus non si mosse, né rispose. “Se farai un incantesimo come si deve, un semplice Geminio dovrebbe bastare, associato ad una Incantesimo-non-guardarmi dovrebbe ingannare tutti, tranne gli occhi più esperti. Puoi nascondere l'originale nella cavità segreta dietro al mio ritratto.”

La cavità segreta dietro al ritratto? Severus sollevò la testa alla fine. Cos'altro stai nascondendo, Albus? Pensò. Tuttavia, obbediente come sempre verso il suo padrone, fece com'era stato invitato a fare.



*



Severus decise di riportare il tentato furto della spada lui stesso, piuttosto che Voldemort lo scoprisse da qualcun altro.

Ti sei comportato bene con me, Severuss.Voldemort aveva lo sguardo fisso e distante, gli occhi rossi velati sovrappensiero, una mano che pigramente accarezzava il retro della testa di Nagini. “Se Hogwarts non è più un posto sicuro per la spada, dovrò metterla alla Gringott. Devo informare Bellatrix in tarda serata.” Sorrise quindi a Severus, stirando la pelle dura della sua faccia in modo osceno sulle guance e cambiò argomento. “Sembri stanco, Severus.”

Io... Lo sono, mio Signore.

“La Commissione per il Censimento dei Nati Babbani sta andando molto bene, Severus, malgrado il leggero contrattempo all'inizio di settembre.”

L'apparente conclusione illogica colse Severus alla sprovvista.

“Infatti, mio Signore. Sono contento di sentirlo.”

“Un gran numero di Sanguesporco sono stati trovati e mandati ad Azkaban.” Voldemort fece una pausa. “Voglio ricompensarti, Severuss,” spiegò, sporgendosi in avanti verso la mano per coprire quella di Severus, che giaceva sul bracciolo della sedia. “Una volta desideravi una Sanguesporco, pensavo che forse potrebbe piacertene una adesso.”

Severus si sentì nauseato. “È stato molto tempo fa, mio Signore! Ero giovane. Ci sono state altre donne da allora, donne più pure... più meritevoli...” S'interruppe, ingoiando pesantemente, incerto se le barriere Occlumantiche erano fossero abbastanza forti da nascondere la sua reazione agli occhi ridotti a fessure del Signore Oscuro.

Il Signore Oscuro fece un leggero mormorio. “Stavo pensando ai Mezzosangue, Severus. Dopotutto, tu ed io abbiamo molto in comune – tanto per dirne una, abbiamo ucciso entrambi nostro padre.”

Severus non era sicuro del perché Voldemort avesse in effetti cambiato discorso: aveva i sensi all'erta.

“Così tanti servitori Purosangue mi hanno deluso, Severus. Ma non tu.”

“Mio Signore, tu mi ono–” Severus s'interruppe immediatamente alla vista della mano alzata di Voldemort.

“Sembra logico reclutare più Mezzosangue.”

Voldemort fece una pausa, le lunga dita che strofinavano leggermente il retro della mano di Severus Il silenzio si protrasse così a lungo che Severus decise di parlare: era pronto a menzionare che anche Dumbledore era stato un Mezzosangue, quando il Signore Oscuro parlò di nuovo.

“Così, te lo chiedo ancora: sei sicuro, Severus? Non c'è nessuna – nessuna Sanguesporco – che desideri?” Voldemort sembrava deluso, come se il rifiuto di Severus gli avesse negato una speciale delizia.

Oddio, cosa sono diventato?

Facendosi largo tra il disgusto, una tremenda, potente idea s'insinuò tra i pensieri di Severus. Potrei osare? Lasciò che un po' del suo nervosismo si mostrasse sul suo viso. “Beh,” iniziò, poi s'interruppe.

“Sì?” Il Signore Oscuro sembrava ansioso, impaziente in modo terrificante. Il peso della mano premeva quella di Severus.

“C'è una... ma non oserei presumere...”

“Vai avanti, Severus!”

Severus si bagnò le labbra prima di parlare. “Hermione Granger.”

“La Sanguesporco di Potter?” Voldemort sembrava sia senza parole che deliziato. “La desideri?”

Severus alzò le spalle e, involontariamente, si colorò un poco. “La ragazza è molto intelligente,” rispose sulla difensiva. “Potrebbe essermi molto utile dentro e fuori la camera da letto.”

“Grandioso!” Ansimò Voldemort, tirando indietro la testa e ridendo con un piacere leggermente folle. “Ancora una volta pianifichi di essere un mezzo per ricompensarmi!”

Schiarendosi la gola imbarazzato, Severus spinse via la forte nausea. “C'è ancora un'altra cosa, mio Signore,” si avventurò. Severus si ritrovò sotto l'attenzione dell'intenso sguardo di Voldemort. “Non sono il tipo d'uomo che accetta volentieri gli avanzi degli altri. Vorrei che mi fosse recapitata... illesa.”

Voldemort annuì in segno di consenso. “Una richiesta ragionevole, Severus. Vedrò che sia fatto.”

Severus sorrise e ringraziò Voldemort cortesemente: non diede nessuna indicazione di quanto desolato si sentisse.



*



Phineas scivolò dentro al suo ritratto. “Grazie, Merlino!Urlò. “Posso vedere di nuovo!”

Severus alzò la testa dall'infinita pila di carte amministrative. Nel tentativo di tenere gli studenti fuori dalle grinfie dei Carrow, aveva re-instaurato i decreti educativi della Umbridge. Gli altri insegnanti, tuttavia, avevano colto l'occasione dei cambiamenti di linea educativa per fargli perdere tempo. Riferivano ogni singola decisione che riuscivano a riesumare dalle loro attività quotidiane perché fosse approvata dal preside prima di metterla in atto.

Quella miserabile ragazza mi ha bendato! A me!... Ma, ma non è questo che dovevo dire, Severus: l'idiota se n'è andato!

“Lui. cosa?” Severus era onestamente sorpreso. Shock, rabbia e disperazione scorsero attraverso di lui in rapida successione. “Perché? Hanno bisogno di lui.”

“Hanno litigato.” Phineas alzò le spalle. “Adolescenti.”

Albus sospirò. “Temevo che potesse accadere,” sottolineò, scuotendo la testa gentilmente.

Severus gli lanciò un'occhiata irritata. “Inizia dal principio, Phineas,” scattò. Si era alzato in piedi, le carte messe da parte, e stava passeggiando avanti e indietro.

“Beh,” Phineas fece un profondo respiro, “è stata la Sanguesporco che–”

“Non usare quella parola!” Ringhiò Severus, ruotando sui tacchi e incombendo minacciosamente sulla cornice in cui era appeso Phineas.

Lui sembrò preso alla sprovvista. “Va bene, non c'è bisogno di essere così scortese... la ragazza allora...” Il ritratto increspò la fronte distrattamente per un momento, poi ritrovò il filo del discorso. “É stata la ragazza a chiamarmi, abbastanza sgarbatamente infatti, e ha avuto la temerarietà di bendarmi.”

Severus strinse i denti per la frustrazione e riprese a camminare. Arriva al punto, Phineas! Voleva urlare.

“Ma mi sembra che ci fossero tutti e tre. In qualche modo hanno saputo del piccolo incidente disciplinare a proposito della spada di Grifondoro: sembravano preoccupati per i loro amichetti.”

“Hanno litigato per questo?”

“In un certo senso. Prima hanno posto diverse domande esplicite sulla spada–”

Dumbledore interruppe, “Hanno scoperto perché ne avevano bisogno?”

“Ci sto arrivando, ma prima qualcuno (presumo la ragazza, sembra fare la maggior parte del lavoro) mi ha lanciato indietro nella borsa – abbastanza sommariamente, aggiungerei–”

A questo punto a Severus non importava nulla, neanche se la Granger avesse affettato la tela di Phineas in piccole striscioline con un coltello da trancio: voleva solo che il ritratto andasse avanti con la storia.

“–e poi ha messo via la borsa! Se fosse stata più attenta, invece, la fibbia non sarebbe rimasta slacciata e non avrei sentito niente di più.”

“Per il figlio Tassorosso illegittimo di Salazar! Arriva al punto, Phineas!” Esplose Severus, spinto oltre il limite di sopportazione.

“Va bene, va bene!” Phineas incrociò le braccia offeso, ma fece come era stato invitato a fare. “Potter e la ragazza erano eccitati nello scoprire che la spada poteva distruggere gli Horcrux, ma Weasley era preoccupato per sua sorella e, per qualche ragione,” Phineas sembrava momentaneamente confuso, “gli altri membri della sua famiglia. Il risultato è che se n'è andato via infuriato. Ha chiesto alla ragazza di andare con lui, ma lei ha rifiutato.”

“Lei... Dov'è andato?”

“Non ne ho idea.”

Severus sbatté le palpebre in direzione del ritratto diverse volte, finché l'ondata di furia sopraffece i suoi sensi con vuota incredulità. “Il ragazzo è completamente stupido? Ci sono Ghermidori ovunque! Se lo portano dal Signore Oscuro, o se persino lo rispediscono qui, le conseguenze sarebbero enormi!” Si voltò di nuovo sui tacchi, attraversando la stanza in una direzione, solo per girarsi velocemente davanti al muro, con la toga che si gonfiava sensibilmente, e di nuovo indietro: ripeté il disegno ancora una volta. Per diversi minuti nessuno disse nulla. “Senza la Granger a tenerlo al sicuro, sarà catturato a giorni. Potrebbe anche essere già stato catturato.” Interruppe il suo andirivieni davanti alla finestra, fissando attraverso il suo stesso riflesso nell'oscurità. Quindi tornò rivolse lo sguardo di nuovo alla stanza infiammato da un improvviso scopo. “Devo trovare prima lui.”

Come poteva farlo era ancora problematico. Diversi ritratti nella stanza iniziarono a borbottare, proponendo suggerimenti su come rintracciare il ragazzo.

Tuttavia, quasi immediatamente Dumbledore si schiarì la gola e la stanza divenne silenziosa. “Se il signor Weasley possiede ancora un Deluminatore, trovarlo non sarà un problema.”

Lentamente Severus sollevò la testa e indirizzò lo sguardo per incontrare quello di Dumbledore. Il ritratto ebbe la grazia di apparire a disagio. “Stai dicendo, Albus, che tu avevi il modo di rintracciarli per tutto questo tempo e ti sei deciso a dirmelo solo ora?”

“Non era ancora il momento giusto.”

La rabbia aumentò improvvisamente d'intensità nel corpo di Severus e, contro il suo volere, la voce crebbe marcatamente di volume e il tono divenne più acuto. “Avremmo potuto dar loro la spada tempo fa!” Urlò.

“Finché non si fossero resi conto di cosa farne, non c'era motivo di dargliela,” replicò Albus in modo ragionevole.

Severus allargò le braccia per la frustrazione. “Bene, ora lo sanno, ed è troppo tardi! Weasley ha abbandonato i suoi amici, lasciandoci incapaci di rintracciarli! Non solo si è messo in pericolo, ma ha privato Potter del mezzo che gli serve per completare il suo compito. Se tu, Albus, ti fossi degnato di condividere prima l'informazione, non saremmo in questa situazione!”

“Basta, Severus! Avevo le mie ragioni.” Il ritratto poteva gestire solo una piccola parte della giusta rabbia di cui l'uomo era capace, anche se rimaneva impressionato. “Vuoi trovare il signor Weasley o no?”

Severus prese diversi respiri tremolanti, stringendo e aprendo i pugni. Non per la prima volta, ricordò a sé stesso che litigare con un ritratto era indegno di lui. “Molto bene,” affermò alla fine.

Albus sorrise. “Per nostra fortuna, ho avuto l'accortezza di dipingere il gemello del Deluminatore nel mio ritratto.” Mentre parlava, il dipinto cercò nella tasca della veste e tirò fuori un piccolo cilindro d'argento della grandezza di un accendino. I suoi occhi scintillarono felici. “Tutto quello che devi fare, Severus, è fornire la magia.” Tenendo il Deluminatore nella mano sinistra, Dumbledore premette il palmo della mano destra contro il piano del ritratto, appiattendola contro la superficie come se ci fosse un vetro. “Prendi la bacchetta e metti l'altra mano sulla mia,” istruì.

Severus fece come gli era stato detto senza commentare, premendo la mano sinistra contro la tela del ritratto di Dumbledore ed estendendo la bacchetta con l'altra mano.

“Ora, pensa intensamente a Ronald Weasley... sei pronto?

Quando Severus annuì, Albus fece scattare il Deluminatore che teneva nel ritratto. Severus sentì la sorgente di energia magica scorrere dalla bacchetta, attraverso il punto di contatto con la tela e dentro al dipinto. Tutte le luci nella stanza – le candele del candeliere e le torce sui muri – volarono dai loro alloggiamenti e si condensarono in una pulsante palla bluastra di luce che volteggiava vicino alla punta della bacchetta di Severus. Nei colori era simile ad una Passaporta attivata e lanciava una serie di inquietanti ombre, donando un improvviso sollievo alle linee stanche del viso di Severus.

Severus riportò lo sguardo verso Albus, che annuì incoraggiante. Lentamente, quasi con apprensione, spostò la mano sinistra dalla tela e si allungò verso la luce. Si era aspettato di essere trasportato via, ma invece la stessa luce sembrò filtrare tra le sue dita. La sentì scorrere su per il braccio e sistemarsi da qualche parte nel petto, lasciando la stanza quasi al buio, con le finestre che facevano entrare un pezzetto di leggera luce grigia. Con la luce della stanza piantata nel petto, Severus sapeva cosa fare. In qualche modo sapeva di potersi Materializzare dov'era Weasley – in maniera non dissimile da come poteva Materializzarsi dov'era Voldemort quando il Marchio nero veniva attivato, anche se la sensazione di quella consapevolezza era diversa. La luce del Deluminatore era leggera – sia luminosa che senza peso. Il Marchio Nero faceva male: era pesante di dolore.

Lumos,” sussurrò, e un nuovo bagliore si sprigionò dalla punta della bacchetta. Severus iniziò ad aggirare la scrivania dirigendosi verso la porta.

“Ricorda, Severus,” disse Albus in tono d'avvertimento, “non deve vederti o sapere che lo hai aiutato! È imperativo che Harry non capisca da che parte stai.”

“Non temere,” rispose Severus. “M'inventerò qualcosa.”

Severus si mosse velocemente e sicuro attraverso i corridoi di Hogwarts, arrivando al punto di Materializzazione in pochi momenti. Una volta là prese pochi secondi per ricomporsi, poi si Materializzò con precisione, attento a fare meno rumore possibile.

Apparve in una foresta da qualche parte. La luce di un vicino fuoco da campo evidenziava alberi e cespuglicon un tremolante bagliore dorato. Severus si Disilluse immediatamente, non per la prima volta desiderando che fosse possibile Materializzarsi con quell'incantesimo, poi si diresse verso il fuoco.

La sua preoccupazione, sembrava, era ben fondata: Weasley era incappato dritto nelle mani di una banda di Ghermidori. Cinque dei teppisti erano visibili intorno al fuoco. Nessun prigioniero era in vista, anche se avrebbero potuto, ragionò Severus, essere nascosti altrove. Weasley, da parte sua, era stato disarmato e un uomo massiccio lo teneva con entrambe le braccia. Due di loro sembravano aver avuto un alterco.

“Dimmi di nuovo chi dici di essere?” Chiese uno degli altri. Severus notò che aveva due bacchette – probabilmente una era di Weasley.

“Stan Shunpike,” replicò Weasley belligerante. “Posso sembrarti giovane, ma sono fuori da scuola da diversi anni.”

Severus alzò gli occhi al cielo e girò intorno a diversi altri alberi per prendere meglio la mira verso l'uomo che stava parlando.

“Oh, sì? È che i tuoi capelli rossi sono molto distintivi...” S'interruppe quando l'Incantesimo di Confusione di Severus lo colpì alla spalla. L'uomo scosse la testa un po' frastornato, come se stesse cercando di togliere l'acqua dai capelli. “Shunpike, dici? Dev'esserci qualcosa di vero.”

Severus Confuse anche l'uomo che teneva il braccio di Weasley, poi fece levitare un piccolo ciottolo e lo lanciò ad uno dei due Ghermidori dall'altra parte del campo.

“Ohi!” Esclamò l'uomo colpito, voltandosi e colpendo sul braccio il suo compagno. “Per cos'era quello?” I due si ritrovarono presto a lottare sul pavimento e i cinque uomini corsero verso di loro preoccupati. I due Ghermidori Confusi aggrottarono la fronte disorientati e si voltarono brevemente verso il caos.

In quel momento, Weasley colse la sua occasione. Diede una gomitata nello stomaco al suo carceriere e liberò le braccia. Afferrando la bacchetta dell'uomo, si voltò verso quello con cui aveva parlato, anche se era al momento troppo fuori di testa per lottare.

Expelliarmus!” Urlò Weasley, puntando la bacchetta rubata verso la mano che teneva la sua preziosa striscia di legno e peli di unicorno. Quella, servizievole, volò nell'aria e lui l'afferrò con cura. Senza esitazione, Weasley si Smaterializzò.

Severus lasciò andare un silenzioso sospiro di sollievo prima di Schiantare prontamente i cinque Ghermidori: dopodiché ci volle molto poco per Obliviarli. Severus controllò velocemente che i Ghermidori non avessero altri prigionieri da liberare poi, anche lui, sparì nell'oscurità della Smaterializzazione.



*



Veloce, Phineas,chiamò mentre entrava nell'ufficio. “Controlla se l'idiota è tornato.”

Ci vollero diversi minuti per Phineas, ma la risposta che riportò era negativa.

Va bene,rispose Severus cupamente, muovendosi verso il ritratto di Dumbledore e premendo la mano contro la tela, “di nuovo, Albus.”

Ancora una volta, la luce blu del Deluminatore lo portò in una foresta, anche se questa volta l'unica luce era il sottile fascio del Lumos di Weasley. Anche senza la conferma visiva della posizione di Weasley, Severus avrebbe saputo precisamente dove trovare il ragazzo, visto che mormorava una costante sequela di volgarità. Severus si Disilluse e applicò con attenzione un Incantesimo di Silenzio agli stivali. Anche con queste precauzioni avrebbe dovuto fare attenzione al fruscio delle foglie e agli scricchiolii dei rametti che lo avrebbero potuto far scoprire.

Weasley si stava spostando lungo la sponda del fiume con qualche difficoltà. Dopo averlo seguito per almeno mezzora, Severus si rese conto che il ragazzo doveva essersi ferito una mano: la stava tenendo stretta contro il petto. Severus non poteva esserne sicuro nella fioca luce, ma sembrava che Weasley l'avesse avvolta in un fazzoletto.

Presto iniziò a piovere. Grosse, pesanti gocce resero il terreno scivoloso e pericoloso. Severus non si azzardò a rischiare un incantesimo di scudo e fu presto bagnato fradicio. I capelli rimasero piatti e bagnati intorno al viso. Eppure, malgrado il fastidio, era grato al tempo. La luce argentata dello scudo di Weasley lo rendeva facile da seguire e il rumore della pioggia picchiettava contro le foglie, producendo un tonfo sulla superficie del fiume coprendo alla perfezione il rumore dello stesso passaggio di Severus attraverso il sottobosco.

La grigia, miserabile alba piovosa era arrivata e passata, anche se il sole fece poco per penetrare la pesante coperta di nuvole, prima che Weasley raggiungesse la sua destinazione. Fu chiaro ad entrambi che la Granger e Potter erano già partiti. L'area di terreno calpestato indicava esattamente dov'era stata la tenda, anche se l'acqua che si sollevava dal fiume avrebbe presto cancellato i segni del campo.

Di fronte all'evidente mancanza della tenda, l'incantesimo di scudo di Weasley s'infiacchì e lui cadde sulle ginocchia nel fango. Il ragazzo sembrava genuinamente sconvolto, anche se Severus, che si era fermato sotto i rami di un vicino albero per osservarlo, non riusciva a provare molta simpatia. Dopo diversi minuti con la testa abbassata, le spalle scosse da pesanti singhiozzi, Weasley si alzò in piedi. Si passò il dorso della mano grossolanamente sul viso e spinse i capelli bagnati indietro sulla fronte. Poi si Smaterializzò.

Questo, pensò Severus irritato, non è il modo più efficiente di rintracciare i movimenti di qualcuno. Con un sospiro si Materializzò ad Hogwarts ancora una volta e ripeté la procedura – facendo una pausa il tempo necessario giusto per asciugare i vestiti con un veloce Incantesimo di Riscaldamento

Quando apparve dopo la terza Materializzazione condotta dal Deluminatore, ebbe un momento di panico. Severus era apparso in cima ad una scogliera colpita dal vento in piena luce del giorno: il terreno aperto significava che il suo arrivo poteva essere stato notato da chiunque. Si Disilluse immediatamente e si abbassò. Quindi attese, sollevando la testa per guardarsi intorno, con il cuore che batteva quasi dolorosamente. Con suo iniziale stupore non vide nessuno e nessun luogo in cui Weasley poteva essersi nascosto. Ci vollero diversi minuti perché si rendesse conto di cos'era accaduto: l'Incanto Fidelius.

Severus fece apparire una pergamena, poi si alzò su un ginocchio, posizionando il foglio per terra. Prendendo una manciata di terra, la dispose con attenzione sulla pergamena con linee sottili. Posizionando la bacchetta in un angolo compì una complicata variante dell'incantesimo Guidami che fece vibrare la carta. I grani di terra tremarono e si mossero sulla superficie, assemblandosi in una serie di numeri, specificando la longitudine e latitudine dell'attuale posizione. Poi, richiamò una penna e copiò le coordinate. Con quest'informazione si Smaterializzò verso Hogwarts.

Pochi minuti dopo esser tornato nel suo ufficio, Severus aveva controllato le coordinate in un atlante malconcio che era una volta appartenuto ad Albus: Villa Conchiglia, proprio fuori Tinworth, attualmente la casa di William e Fleur Weasley.

*



*



*

---------------------------------------------

crissy: Grazie per essere tornata e anche per il suggerimento della dimensione del carattere, con le impostazioni che ho io non me n'ero accorta :). In effetti ci sono molte frasi difficili da rendere in italiano, ma per fortuna silviabella riprende le mie frasi assurde e le ribalta con un senso ;))

boddina: Grazie anche a te per essere tornata :). La caratterizzazione dei personaggi e la mancanza di forzature sono proprio alcuni dei motivi che mi hanno spinto a tradurla. In italiano ho avuto difficoltà a trovare delle storie così, ma mi rendo conto che a volte, leggere in inglese, rende comunque difficile apprezzare appieno la storia in sé.

Titinina: Sì, ora si passa a un bel po' di campeggio, con qualcosina interessante in più ;). Per quanto riguarda Hermione e Snape...non aggiungo niente, ma credo ti piacerà :))


Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** In the Bleak Midwinter ***


2x10

NdT: per una volta che stavo per pubblicare stamattina, non sono riuscita a entrare nel sito... ma essendo sempre venerdì posso dirmi puntuale ;). Vi ricordo che le parti sottolineate sono prese dall'originale. Un evviva in coro a silviabella per la beta :)

Anne London



10.

In the Bleak Midwinter





L'Occlumanzia di Hermione applicata all'Horcrux risultò inutile contro la nera depressione che la avvolse una volta che Ron se ne fu andato. Ad Hogwarts – che adesso sentiva così distante da sembrare più una vita passata che la sua storia vissuta – Hermione si sarebbe immersa nella seduttiva logica e nel sottile piacere dei calcoli Aritmantici per rallegrarsi. Con Ron lontano, comunque, il risultato della matrice che la Vector aveva iniziato era così poco promettente che il mero pensiero dell'Aritmanzia faceva stare Hermione peggio del solito. Si sforzò di controllare i calcoli una volta al giorno, sperando che qualcosa del mondo esterno avrebbe avuto abbastanza effetto sui risultati da mostrarle come andare avanti: il resto del tempo cercava un'altra distrazione.

Aveva iniziato a leggere Le fiabe di Beda il Bardo in modo ossessivo. Aveva passato le storie al setaccio, cercando attentamente la traduzione di ogni runa nel suo libro di testo – anche quelle che conosceva bene – sperando di scoprire qualche significato segreto nascosto, ma ogni suo sforzo era risultato vano.

I tentativi di Hermione ed Harry di scoprire i movimenti della spada di Grifondoro erano stati allo stesso modo inutili. L'iniziale ondata di eccitazione – accesa dalla scoperta che la spada era rimasta intrisa del veleno del Basilisco e quindi poteva distruggere gli Horcrux – non era durata una sera. Infatti, un paio di volte Hermione si era chiesta se la piuttosto improvvisa partenza di Ron fosse stata messa in scena dallo stesso Horcrux. Aveva spesso sospettato che potesse essere responsabile del problema che avevano nel distruggerlo e Ron stava indossando l'Horcrux quando avevano finalmente trovato una risposta. Se n'era quasi andato via con l'Horcrux addosso e forse quello era stato l'obiettivo dell'orribile ciondolo.

Eppure, a parte i motivi per cui se n'era andato, lo aveva fatto. E il fatto era che la sua assenza rendeva tutto brutto, peggiore.

Mentre ogni interminabile giorno passava, i pensieri di Hermione su Albus Dumbledore diventavano sensibilmente più amari. Come si era permesso di lasciarli con così poche informazioni su cui lavorare? Non era come se non sapesse che la sua morte si stava avvicinando. Avrebbe potuto dirglielo, per esempio, cosa fare con la loro ricerca, piuttosto che credere nel fatto che avrebbero scoperto le cose da soli.

Aveva sempre avuto questa propensione a lasciar loro suggerimenti e indizi – Hermione non riusciva a non pensare all'incidente con la Giratempo al loro terzo anno. Dumbledore si era limitato a suggerire che, con abbastanza tempo, due vite innocenti avrebbero potuto essere salvate quella notte. In quel momento si era sentita elettrizzata dalla sua abilità di comprendere quello che intendeva; a posteriori, avrebbe voluto che la sua versione più giovane gli avesse detto di essere più specifico in futuro.

Hermione sviluppò l'abitudine di tirar fuori il ritratto di Phineas fuori dalla borsa a intervalli regolari e di metterlo su una delle sedie da pranzo. Era quasi come avere una persona in più in giro, anche se quello che voleva (più di quanto le piacesse ammettere) era vedere Snape.

Cosa che in sé era straordinariamente improbabile – se l'avesse visto avrebbe senza dubbio significato che era stata catturata dai Mangiamorte – ma parlare con Phineas era quasi una sostituzione tollerabile. Era felice di parlare a lungo delle attività di Snape – fin quando Harry poteva tenere a freno la lingua e non dire niente di offensivo – e sapere che era ancora vivo, che né gli Auror né i Mangiamorte lo avevano preso in ostaggio, era l'unico spiraglio di speranza nell'esistenza piuttosto miserabile di Hermione.

Mentre Phineas parlava delle attività di Snape in termini radiosi, enfatizzando la sua stessa delizia che un altro Serpeverde avesse ottenuto l'ambita posizione di preside, aveva anche riportato sottili riferimenti riguardanti le difficoltà e lo stress che il suo lavoro comportava. Per un verso, una parte della mente di Hermione era entusiasta al sapere che gli studenti resistevano al regime dei Mangiamorte, ma era ugualmente preoccupata che i suoi amici potesse mettersi in pericolo e inquieta per le conseguenze che le loro azioni potevano comportare su Snape e sul suo doppio ruolo.

La mattina in cui le probabilità Aritmantiche che succedesse qualcosa diventarono così basse, che andare a Godric's Hollow sembrava un'opzione sicura, era la stessa in cui lei trovò finalmente qualcosa di notevole nel libro di Beda il Bardo.

Harry,” chiese, un leggero sprazzo di eccitazione che le arricciava lo stomaco e rendeva il fiato corto, “puoi aiutarmi con una cosa?” Voltò la sua copia de Le fiabe di Beda il Bardo e la spinse verso di lui. “Guarda questo simbolo,” indicò, puntando un piccolo triangolo, sovrascritto in un cerchio e tagliato a metà da una linea verticale.

Non ho mai fatto Antiche Rune, Hermione,protestò, ma obbediente guardò dove puntava il dito.

Questo lo so,Seriamente, crede che lo abbia dimenticato? – “ma non è una runa e non è neppure nel libro di testo. Per tutto il tempo ho pensato che fosse il disegno di un occhio, ma non credo che lo sia! Guarda, è stato fatto con l'inchiostro, qualcuno lo ha disegnato, non è veramente parte del libro. Pensaci, lo hai mai visto prima?

Harry si avvicinò, la fronte aggrottata in modo quasi comico, come se si stesse concentrando sullo strano simbolo. “No... No, aspetta un attimo.” L'entusiasmo si formò nella gola di Hermione e si dimenticò di respirare. “Non è lo stesso simbolo che il padre di Luna portava al collo?

Hermione lasciò andare il respiro tutto ad un tratto e sorrise per la prima volta in una settimana. “Beh, è quello che pensavo anch'io!” Esclamò.

Allora è il marchio di Grindelwald.

Cosa?

Persino dopo che Harry ebbe elaborato i dettagli della storia che Krum gli aveva detto al matrimonio – a proposito di Grindelwald che aveva inciso il marchio nelle mura di Durmstrang e degli altri studenti che lo copiavano in una contorta forma di emulazione – Hermione trovò difficile credere che il marchio di uno dei peggiori Maghi Oscuri del ventesimo secolo avesse passato la censura del Ministero senza essere notato. I doni che Dumbledore aveva lasciato erano stati controllati ripetutamente prima che Scrimgeour li desse loro con riluttanza.

Hermione?” Chiese Harry, interrompendo i suoi pensieri.

Mmm?

Stavo pensando. Io – voglio andare a Godric's Hollow.

Hermione alzò gli occhi dallo strano simbolo e lanciò ad Harry un'espressione nervosa, ma determinata.

Sì,” replicò. “Sì, ci stavo pensando anch'io. Penso davvero che dovremmo andarci.



*



Harry sarebbe voluto andare di corsa a Godric's Hollow il giorno successivo, ma Hermione non era preparata per contenere un tale comportamento azzardato. Godric's Hollow era pericoloso – era molto evidente da quello che era una volta il suo finto progetto di Aritmanzia. Onestamente, se non avesse trovato presto qualche altra informazione su cosa stava succedendo nel mondo, tutti i suoi calcoli sarebbero presto diventati inutili.

Hermione aveva insistito perché facessero pratica di Materializzazione e Smaterializzazione sotto il mantello dell'invisibilità e perché ottenessero dei capelli da un paio di sconosciuti, per prendere anche la Polisucco. Harry la credeva paranoica. Era andato avanti con i suoi elaborati preparativi solo per prenderla in giro: era così desideroso di visitare la sua casa di famiglia che avrebbe acconsentito a tingersi i capelli o pitturarsi le unghie per mantenere Hermione disposta a seguire il piano. Eppure, se il doloroso stupore ispirato dalla vista della casa semi distrutta dei Potter divenne ansia, l'ingenuità delle attente precauzioni di Hermione divenne presto evidente. La donna anziana sapeva esattamente chi fossero, Hermione ne era sicura. Non avrebbe dovuto essere in grado di vederli affatto, ma li stava fissando direttamente.

Istintivamente, Hermione si mosse vicina ad Harry – la casa danneggiata, il cancello e la placca murale con una corona di fiori e scritte di cordoglio, momentaneamente dimenticata. La donna era sottile, piegata su sé stessa e raggrinzita dall'età: i suoi movimenti erano goffi e strani. Le ci vollero due tentativi per liberare una mano dalle pieghe del cappotto per far loro cenno di avvicinarsi.

Come fa a saperlo?” Sussurrò Hermione, ma Harry si limitò s scuotere la testa.

La donna si mosse di nuovo.

Sei Bathida?” Chiese Harry all'improvviso, la voce che risuonava nel silenzio attutito dalla neve nella periferia della città.

La donna vecchia e sottile all'improvviso annuì a scatti e fece un cenno verso di loro, ancora una volta. Hermione sentì il panico, ma allo sguardo apprensivo di Harry lei annuì minuziosamente. Era andati lì per incontrare Bathilda ed eccola lì. Non sarebbe servito scappare adesso.

Nel momento in cui lei ed Harry si furono avvicinati, Bathilda si voltò e barcollò lungo il percorso da cui erano venuti. Hermione e Harry la seguirono, scivolando con attenzione sul ghiaccio compatto. Anche se la donna anziana sembrava instabile sui suoi piedi, si muoveva straordinariamente veloce.

Harry ed Hermione avevano passato così tanto tempo in fuga che camminare per la cittadina di Godric's Hollow liberi dal Mantello dell'Invisibilità era sembrato incauto. Hermione si era preparata a vedersi piombare addosso i Mangiamorte ad ogni momento, come se la loro presenza fosse un segnale lampeggiante. La sensazione era svanita in qualche modo nel cimitero protetto dietro alla chiesa. Illogicamente, la forte luce colorata che si riversava sul cimitero imbiancato dalle finestre di vetro sporche della chiesa, e il suono dei parrocchiani che cantavano canzoni di Natale, dava alla scena serenità e sicurezza. Le avevano ricordato il coro in cui cantava quando era bambina e i Natali con i suoi genitori nella chiesa locale.

In contrasto a come si sentiva adesso, tuttavia, Hermione avvertiva il precedente timore come una sussurrata premonizione: era terrorizzata. Come fa questa donna a vederci? Come fa a sapere chi siamo?

La strana donna anziana li condusse attraverso il cancello di una delle case vicine e su per il sentiero del giardino. Questi era trascurato, messo male quasi quanto la casa che era stata una volta la casa di Harry, e la costruzione aveva un disperato bisogno di riparazione. Hermione arricciò il naso per l'aria fetida quando lei e Harry entrarono nel corridoio camminando quatti quatti dietro Bathilda. Forse era la vecchia donna che puzzava, oltre alla casa?

Una volta dentro, Harry tolse il Mantello e colse l'opportunità di fissare in viso la vecchia. Hermione diede un'occhiata in giro per la stanza. Tutte le superfici orizzontali a disposizione, incluso il pavimento, erano coperte da uno spesso strato di polvere. Non sembrava che Bathilda uscisse molto e il loro arrivo sollevò nuvole di sporco.

Bathilda?” Chiese di nuovo Harry, e la voce poco famigliare nella sua forma data dalla Polisucco aggiunse stranezza alla situazione.

La donna anziana annuì soltanto in risposta, poi si voltò. Mentre si dirigeva verso quello che era presumibilmente il soggiorno, diede una spallata ad Hermione per allontanarla. Hermione sobbalzò indietro al tocco: c'era qualcosa di stranamente attaccaticcio e leggermente repellente nel corpo della vecchia donna. Solo l'odore fece rivoltare lo stomaco di Hermione.

Harry,” sussurrò quando Bathila sparì oltre la porta. “Non sono sicura di questa cosa.

Guarda com'è piccola,” protestò sottovoce*. “Dovremmo riuscire a sopraffarla se fosse necessario.” Vide che Hermione era ancora apprensiva. “Ascolta, avrei dovuto dirtelo, sapevo che non era proprio a posto. Muriel la chiamava 'fuori di testa'

Un calorifero sibilò improvvisamente nella stanza adiacente e il suono inaspettato fece sobbalzare Hermione. Istintivamente afferrò il braccio di Harry.

Va tutto bene,” disse, togliendo gentilmente le dita dal braccio e dirigendosi nella stanza dietro Bathilda.

La donna anziana era impegnata ad accendere le candele. Piccoli monconi erano in bilico in ogni sorta di posti precari, assicurati da pozze di cera in cima ad un cassettone e piattini rotti. Era fortunata a non essersi bruciata tempo prima. Hermione si strofinò la parte alta del braccio nel tentativo d'interrompere un brivido che non era completamente dato dal freddo.

Questa donna avrebbe dovuto essere messa in una casa di cura tempo fa, pensò con un improvviso senso di pietà. Sapeva che le case di cura potevano essere dei posti senz'anima, ma Bathilda chiaramente aveva bisogno di aiuto. Non se la cavava bene.

Lasci fare a me,” disse Harry, attraversando la stanza dov'era Bathilda e prendendo i fiammiferi.

Hermione accese il fuoco nella grata. Il posto era così sporco che, prima che potesse farlo, dovette togliere una gran quantità di cenere, usando un incantesimo di pulizia nel camino per sicurezza.

Signora – signorina – Bagshot?” Chiese Harry all'improvviso. La sua voce era leggermente scossa ed Hermione si voltò di colpo per vedere cosa l'aveva colpito così tanto. “Chi è questo?

La fiamma azzurra di Hermione accese il legno asciutto che aveva fatto apparire e una luce dorata si diffuse per la stanza quando Harry lo chiese di nuovo.

Signorina Bagshot? Chi è questa persona?

Stava tenendo una fotografia incorniciata e la vecchia donna strabuzzò gli occhi verso di essa cortesemente, ma non disse nulla.

Sa chi è questo?” Chiese Harry, pronunciando ogni parola chiaramente e distintamente. “Quest'uomo? Lo conosce? Come si chiama?” Bathilda non rispondeva. “Chi è quest'uomo?” Ripeté Harry con evidente frustrazione.

Harry, cosa stai facendo?” Hermione si sporse in avanti per toccargli il braccio con esitazione.

Questa foto, Hermione, è quella del ladro che ha derubato Gregorovitch!” Si voltò di scatto di nuovo verso Bathilda, fissandola in viso e invitandola a rispondere, “Per favore!” La pregò. “Chi è?

Il suo continuo silenzio era inquietante. Perché non parla? C'è qualcosa che non va in lei? Perché ci ha chiesto di venire con lei signora – signorina – Bagshot?” Chiese Hermione nervosamente. “C'è qualcosa che vuole dirci?

La vecchia signora ignorò completamente Hermione. Guardava fissa il viso di Harry, la testa piegata con una strana angolazione per compensare la postura curva. Guardandolo intensamente, fece un cenno con la testa verso la porta.

Vuole che ce ne andiamo?” Chiese Harry sorpreso. Hermione era presa alla sprovvista allo stesso modo. Erano appena arrivati. “Oh, giusto...” La comprensione si accese in Harry mentre Bathilda faceva un altro segno con la testa, questa volta puntando al suo petto, poi a sé stessa, quindi al soffitto. “Hermione,” disse Harry, “credo che voglia che vada con lei di sopra.

Va bene, andiamo.” Hermione voleva vagare per la casa quanto pugnalarsi con una zanna di Basilisco, ma erano andati lì con uno scopo. Avevano bisogno di trovare la spada di Grifondoro.

Anche Bathilda, comunque, non aveva nessun desiderio di avere la compagnia di Hermione. Scosse la testa in modo quasi violento e indicò invece Harry, poi sé stessa. Non indicò Hermione.

Vuole che vada solo io con lei, da solo,” puntualizzò Harry senza necessità.

Perché?” L'ansia martellava dentro Hermione. Non voleva assolutamente essere separata da Harry.

Forse Dumbledore le ha detto di dare la spada a me e solo a me?” Harry sembrava così speranzoso.

Credi davvero che sappia chi sei?Tutta questa faccenda potrebbe essere una falsa pista. Questa donna è chiaramente fuori di testa: per quale ragione dovremmo fidarci di lei?

“Sì,” rispose Harry, dando un'occhiata al viso di Bathilda. “Credo lo sappia.

Contro ogni buon senso, Hermione acconsentì. “Bene, d'accordo allora, ma fai in fretta Harry.

Harry le lanciò un veloce sorriso prima di voltarsi verso Bathilda. “Mi faccia strada,” disse Harry con galanteria e fece un gesto verso la porta. La vecchia donna si mosse immediatamente, con Harry subito dietro: Hermione fu lasciata da sola.

Istintivamente, le braccia si chiusero contro la parte superiore del corpo mentre guardava intorno alla stanza umida e fetida. Harry aveva trovato – e rubato, notò – la fotografia del ladro di bacchette: era più che probabile che qualcun altro avesse risolto il mistero.

Nella testa di Hermione, la libreria si presentava come il posto più probabile in cui cercare – ed inoltre, anche se Bathilda Bagshot aveva probabilmente passato il suo periodo migliore, era stata una volta una formidabile storica. Potevano anche esserci dei libri che potevano aiutarli nella ricerca degli Horcrux, che forse elencavano qualche oggetto ricollegabile ai fondatori di Hogwarts.

Lumos,” mormorò mentre attraversava la stanza, puntando la bacchetta per illuminare la cavità oscurata della libreria. Le candele sfrigolanti offrivano molto poca assistenza.

Molti dei libri erano coperti da uno strato di polvere così spesso da impedire ad Hermione di capirne il titolo. Ci fu un'eccezione che colpì la sua attenzione: La vita e le bugie di Albus Dumbledore di Rita Skeeter. Il libro era stato buttando malamente nella libreria e giaceva in cima a diversi altri titoli. Quando lo prese per esaminare la copertina, Hermione notò che la copia era nuova di stampa, la rilegatura rigida. Probabilmente non era mai stato aperto.

Una singola nota su carta era scivolata dall'interno della copertina ed Hermione riconobbe le famigliari curve e il colore acido della scrittura di Rita.

Cara Batty, lesse, Grazie per l'aiuto. Qui c'è una copia del libro, spero ti piaccia. Mi hai detto tutto, anche se non lo ricordi. Rita.

Per trenta infiniti secondi, Hermione fissò la fotografia di Dumbledore che adornava la copertina. L'immagine si abbassò gli occhiali con una mano e la guardò curiosamente da sopra le lenti. Sapeva – dal momento in cui la mano si era chiusa attorno al libro – cosa avrebbe fatto, ma le ci vollero diversi secondi per attenuare il senso di colpa del rubare qualcosa ad una vecchia signora che soffriva di demenza.

Non che sia in grado di leggerlo, ragionò tra sé e sé. Inoltre questo libro potrebbe essere proprio ciò di cui io e Harry abbiamo bisogno! Forse contiene un indizio essenziale sulla personalità di Dumbledore che può aiutarci a risolvere il mistero! La parola “Bugie,” isolata dal resto del titolo del libro, sembrava lampeggiare davanti ai suoi occhi. Improvvisamente sentì l'eco di Snape e Jocelyn che la richiamavano alle sue scelte morali. Sii onesta, Granger, si fece la predica, vuoi leggere il libro perché sei arrabbiata con Dumbledore, niente di più, niente di meno. Riconoscere la verità aiutava. Non significa che non sto per prenderlo, ma almeno posso ammettere perché. Dando un'occhiata alle sue spalle per controllare che né Harry né Bathilda fossero riapparsi, Hermione afferrò la sua borsa di perline dall'interno del cappotto e fece scivolare dentro il libro di Rita. Fu solo quando rimise a posto la borsa al sicuro nella tasca che sentì uno schianto dal piano di sopra.

Harry?” Urlò, già in movimento verso il corridoio mentre la domanda usciva dalle sue labbra. Girò intorno al tavolo da caffè e si spinse verso la porta d'ingresso. Si lanciò su per le scale.

A metà dello stretto pianerottolo vide il loro aggressore. Un serpente enorme – Nagini! Realizzò – era pronto a colpire, il corpo possente che torreggiava su di lei in una manifestazione oscena di potenza, e orribili zanne, luccicarono nella luce della sua bacchetta. L'istinto la fece muovere, aiutato da ore passate a esercitarsi con Severus Snape, e lei lanciò una maledizione esplosiva mentre si spostava di lato, il corpo che si piegava automaticamente per attutire la caduta, le ginocchia piegate mentre rotolava per ritrovare equilibrio.

Mentre atterrava colpì il comò con la gamba, ma ignorò il dolore. La sua maledizione, sfortunatamente, mancò il serpente, colpendo la finestra e inondandola di schegge di vetri rotti. Diverse la colpirono al braccio facendola urlare di dolore.

Il serpente non era pronto per la veloce reazione di Hermione e le zanne di Nagini erano affondate nel telaio della porta vicino a dove Hermione si trovava prima. Con un terribile sibilo, Nagini si liberò. Mentre ruotava per trovare Hermione, la coda sferzò indietro e colpì la gamba già dolorante di Hermione.

Hermione cadde all'indietro, colpendo una sedia esile, che si ruppe per il suo peso. Il serpente strisciò all'indietro, incombendo sempre sopra di lei. Liberando il braccio con la bacchetta lanciò uno Schiantesimo direttamente contro la testa del serpente. Con un grosso colpo e un lampo di luce rossa, il serpente fu lanciato indietro nella stanza. Hermione fece un respiro ansimante e si alzò in piedi. Non aveva sentito alcun rumore da parte di Harry, ma si rifiutava di considerare la possibilità che potesse essere troppo tardi. Con suo estremo sollievo, lui urlò proprio in quel momento.

Sta arrivando! Hermione, lui sta arrivando!” Dal panico nella voce di Harry era evidente chi fosse quel “lui”: Voldemort.

Anche se Hermione era riuscita a colpire il serpente, era ben lontano dall'essere Schiantato. Mentre l'animale faceva un tonfo nel pavimento, sibilò pazzamente. Harry si buttò di traverso al letto, afferrando Hermione di peso e portandola indietro con lui. Lei urlò quando un pezzo di scheggia di sedia le si conficcò nel fianco. Anche se l'uomo di mezz'età in cui Harry si era trasformato era sicuramente più debole dello stesso Harry, riuscì a sollevare la sottile figura che Hermione aveva scelto e si lanciò verso la finestra. Il serpente s'impennò di nuovo, balzando verso di loro.

Confringo!” Urlò Hermione. Lanciare maledizioni mentre si era fisicamente trascinati attraverso un materasso a molle dal proprio migliore amico era un'impresa difficile e l'incantesimo andò a vuoto, rimbalzando selvaggiamente per la stanza.

Harry saltò dal letto verso la toeletta e si lanciò verso la finestra. Hermione urlò quando un pezzo di vetro le tagliò il tallone. Le dita si chiusero contro la spalla di Harry mentre cadevano, le esercitazioni pratiche per cui Snape aveva insistito la ripagarono di nuovo: distraendosi dal suo stesso dolore, Hermione fece sparire entrambi nel nulla.

Colpirono il terreno in modo terribile, atterrando in un pendio pieno di neve. Hermione ci mise alcuni secondi per capire che non era più lei ad urlare: era Harry. Si districò dalle sue braccia – cosa non facile visto che lui si contorceva al suolo – e si spinse sulle ginocchia. La prima cosa che vide fu la bacchetta rotta di Harry, stretta fra le sue mani: la seconda cosa furono i profondi segni del morso del serpente sul suo avambraccio. La paura le attanagliò il cuore.

Per diversi secondi Hermione rimase lì inginocchiata, bloccata per lo shock. Non riusciva a decidere cosa dovesse fare per prima cosa.

Le barriere, realizzò all'improvviso. Non potevano permettersi che Voldemort o i suoi Mangiamorte li trovassero ora. Si alzò in piedi, vacillando per il dolore alle gambe, e lanciò un incantesimo di protezione per tenere il luogo nascosto. Per il processo ci volle meno di un minuto e, allo stesso tempo, riuscì a tirar fuori la borsa di perline con l'altra mano.

Accio antidoto!” Urlò, con una mano inserita nell'apertura della borsa. Niente era mai sembrato più bello della piccola fiala sottile di pozione verde. Con mani tremanti Hermione ruppe il sigillo di ceralacca e stappò la bottiglia. Applicato localmente o ingerito, ricordò.

Harry stava ancora urlando, quindi era da escludere l'applicazione orale. Facendo una smorfia per doverlo fare, Hermione lo Silenziò: l'improvvisa quiete fu un balsamo per le sue orecchie. Immobilizzandolo con un incantesimo, versò metà della dose che aveva in ognuno dei due buchi nel suo braccio. L'antidoto venne assorbito così in fretta che, quando sbatté le palpebre, pensava di averlo immaginato scomparire.

Fatto questo, Hermione lasciò andare un lungo sospiro. Richiamò e preparò la tenda e fece levitare il corpo di Harry, muovendolo all'interno e facendolo giacere su una della brande più in basso. Mise la sua bacchetta rotta sul pavimento di fianco al letto. Poi trattò il punto in cui era stato morso dal serpente con del Dittamo, pensando che Snape le avrebbe detto se avesse interagito male con l'antidoto. Quando ebbe finito, la Polisucco era svanita e i dolorosi, famigliari contorni del viso di Harry apparvero, tirati e contratti dal dolore.

Una volta che fu certa di aver sistemato abbastanza cuscini per ammortizzare la sua testa contro i solidi interni della tenda e della testiera del letto, Hermione rimosse l'Incantesimo di Immobilità. Una volta libero, Harry riprese ad agitarsi di nuovo, con le mani che artigliavano il collo e il viso contorto dalle sue nuove urla silenziose.

L'Horcrux. Accesa da un nuovo panico, Hermione strappò i vestiti di Harry, aprendoli per rivelare il ciondolo, che pulsava orrendamente contro il petto. Dopo pochi secondi in cui cercò di afferrare l'Horcrux, Hermione immobilizzò di nuovo Harry. La catena si sollevò abbastanza facilmente, ma, con un nuovo senso d'orrore, si rese conto che lo stesso ciondolo era fuso con la pelle. Togliendo la catena dalla sua testa, Hermione tirò. Non si staccava.

Cosa faccio? Cosa faccio? L'Horcrux stava ovviamente ferendo Harry e, per di più, l'idea che fosse attaccato a lui – unito a lui – faceva impazzire Hermione. Devo toglierlo.

Chiudendo gli occhi, premette entrambi i palmi contro la pelle calda del petto di Harry. Torna in te, Granger, s'istruì, sforzandosi di fare diversi respiri profondi. Sono calma, si disse. Quando aprì gli occhi, le mani smisero di tremare ed Hermione utilizzò un complicato Diffindo, tagliando la parte superficiale della pelle di Harry. Quando l'Horcrux finalmente si sollevò nelle sue mani, il sollievo l'assalì. Buttò l'Horcrux dentro alla borsa di perline. Fintanto che poteva andare, nessuno l'avrebbe indossato di nuovo.

Applicò dell'altro Dittamo alla ferita che aveva procurato. Quasi certamente Harry avrebbe portato la cicatrice per il resto della sua vita – anche se, si confortò cupamente, almeno avrà una vita.

Prima di rimuovere l'incantesimo di Silenzio e quello di Immobilità per la seconda volta, Hermione controllò il resto del corpo di Harry. Aveva diversi lividi e un paio di piccoli tagli causati dal vetro. I tagli erano abbastanza facili da curare e ai lividi serviva tempo. Solo allora rimosse gli incantesimi, trattenendo il respiro, sperando che Harry sarebbe stato calmo e tranquillo.

Senza l'Horcrux non si stava più contorcendo allo stesso modo, ma era ben lontano dal risposare. Il suo corpo si scuoteva nervosamente e la fronte era febbricitante. Mentre lo guardava, lui borbottava in modo incomprensibile e torceva la testa contro il cuscino. Gli occhi erano serrati.

Hermione non era sicura di cosa fare: non sapeva come aiutarlo. Mentre affondava sui talloni, la disperazione le riempì gli occhi di lacrime, mentre gli acciacchi e i dolori del suo stesso corpo reclamavano attenzione. Tenendo la maggior parte della concentrazione su Harry, catalogò le sue ferite: c'erano una serie di tagli da vetro – la peggiore era lo squarcio nella gamba – una gamba graffiata, un fianco tagliato e una serie sparsa di tagli e lividi.

L'attenta applicazione del Dittamo sistemò molti dei suoi problemi e, ironicamente, usò un incantesimo appreso dall'intima lettura della copia di Molly de La Guida del Guaritore per curare la sua gamba. Ben ti sta, Ginny Weasley, commentò, ma il suo tentativo fu così sgonfio che desiderò che non le fosse importato.

Persino dopo che Hermione ebbe curato le sue stesse ferite, Harry era ancora delirante e febbricitante. Hermione prese una ciotola poco profonda dalla borsa e la riempì con l'acqua. Facendo apparire un telo di flanella iniziò a tamponargli il viso.

“Andiamo Harry,” mormorò mentre lavorava. “Aprì gli occhi, parlami.”

Gli stava lavando il braccio destro quando le dita di lui si strinsero contro le sue e le afferrarono gentilmente una mano. Gli occhi di lei scattarono verso il suo viso, felice di vederlo ricambiare l'occhiata.

“Harry!” Esclamò.

“Hermione,” replicò stupito. Si guardò intorno e la confusione si diffuse in una piega tra gli occhi. “Dove siamo?” Chiese.

Il sollievo sparì in fretta com'era apparso. “Siamo,” s'interruppe e dovette deglutire prima di poter continuare. “Siamo nella tenda, Harry. Sei stato attaccato dal serpente di Tu-Sai-Chi.”

“Ah,” Harry annuì con accortezza. “Ha senso.” La fronte si distese.

Involontariamente la più pressante fra le domande di Hermione fece capolino dalle sue labbra. “Come faceva a sapere che eravamo lì, Harry?” Chiese, non aspettandosi una risposta coerente.

Harry guardo il suo viso implorante con un'espressione comprensiva. “Lui e il serpente,” disse piano, toccandosi la fronte con la mano libera, “possono parlare tra loro con la mente.”

“Possono?” Chiese Hermione, sedendosi dritta per le sorpresa. “Beh, questo prova che il serpente è–” S'interruppe, inorridita. Senza parole guardò Harry mentre gli occhi gli si rivoltavano indietro nella testa, lasciandolo di nuovo incosciente. Questo prova che il serpente è un Horcrux, stava per dire, ma la logica conclusione a questa premessa l'aveva afferrata allo stomaco come ghiaccio e le aveva bloccato le parole in bocca.

L'unica altra cosa viva che può parlare con Voldemort con la mente... è Harry.

Il resto di quella lunga, orribile veglia, Hermione la passò seduta di fianco al suo miglio amico ammalato. Gli teneva la mano quando urlava, gli bagnava la fronte febbricitante, gli teneva il corpo fermo quando si dimenava e rischiava di ferirsi. Ogni tanto, lei piangeva. Per tutto il tempo, Hermione rimase fissa sulla sua scoperta, rivoltandola ancora e ancora nella mente. Voleva dubitare della sua intuizione, ma la logica le diceva che aveva ragione: dava troppo senso alle cose che erano sempre apparse strane.

Doveva solo lavorare ad un modo per risolvere la cosa – un modo per tenere Harry vivo... senza dare a Voldemort un'altra via per scappare alla morte.


*


*


*

* In italiano nel testo

----------------------------------------

Fink: Bene, quindi non ti sei accorta che ho saltato un paio di settimane ^_^'. Grazie dei complimenti!

Disincanto294: Hermione via gufo mi ha provocato quest'immagine tipo cicogna+bebè...ok, ci vorrà un po' per togliermela dalla testa... ;)

Titinina: con me sfondi una porta aperta. Come penso di aver scritto in passato, per me Dumbledore è un po' come Voldemort: muove le pedine come vuole e non importa chi ci rimane secco è_é



Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Special Delivery ***


2x11

NdT: penso che questa volta, più di tutti, dobbiate ringraziare silviabella della beta, stavate per leggere degli orrori da urlo di Munch... Vi ricordo che le parti sottolineate sono prese dal romanzo originale.

Anne London



Capitolo 11

Special Delivery




Basta, Alecto,ringhiò Severus, forzando verso l'alto la bacchetta dell'insegnante di Babbanologia con un languido gesto della sua. “Evidentemente il più profondo desiderio del ragazzo è seguire le orme dei suoi poco famosi genitori: devi punirlo in modo più sottile per negargli l'opportunità.”

Da dove giaceva, steso al suolo, Neville Longbottom lanciò a Severus Snape uno sguardo di puro odio.

Cosa?Urlò Alecto. “Non punirlo affatto?”

“Ti suggerisco di dargli delle frasi da scrivere,” replicò secco Severus. “È difficile sentirsi un eroe scrivendo frasi.”

“Non c'è abbastanza divertimento per me, però,” brontolò scontrosa Alecto.

“Neppure per lui – credo che sia proprio questo il punto.” Severus puntualizzò la frase con un sopracciglio sollevato. Passando oltre il corpo ancora prono di Longbottom si allontanò. “È meglio se lo mandi in Infermeria, prima,” disse da sopra la spalla. “Altrimenti lascerà delle macchie di sangue sulle pagine.”

Severus stava contando le ore che mancavano prima l'Hogwarts Express partisse per Natale e diede un'occhiata all'orologio: diciotto ore, quarantatré minuti e quindici secondi. Non sarebbe arrivato mai troppo in fretta.

*


In modo abbastanza prevedibile, il Signore Oscuro lo chiamò la sera in cui gli studenti partirono. E per quanto Severus avesse avuto poche speranze in un incontro gioioso e festoso, la riunione si dimostrò peggio di quanto anticipato.

Per iniziare, Lucius si lanciò verso di lui pochi minuti dopo essere entrato nel maniero.

“Voglio parlarti, Severus,” gli disse da un'entrata nell'ombra, facendo un cenno dispotico.

“Lucius,” rispose Severus, spingendosi verso quello che si dimostrò essere uno stretto passaggio.

Lucius chiuse fermamente la porta dietro di sé, chiudendo fuori ogni fonte di luce. Nell'oscurità rimase molto vicino a Severus e si sporse in avanti per afferrargli stretto il braccio.

Severus sospirò dal naso e tirò fuori la bacchetta. “Lumos,” disse piano.

Nella poca luce del fascio della bacchetta, i capelli biondo platino di Lucius brillarono in modo lugubre e il suo cipiglio lanciò linee scure sul viso.

“Come facevi a sapere che era mia?”

Jocelyn. Lo stomaco di Severus si contrasse. “Non lo è,” rispose in modo secco.

“Per il nome di Salazar, cos'hai in mente Severus?”

“I Serpeverde,” rispose Severus senza apparente consequenzialità, “si danno una mano tra loro.”

“Questa non è proprio una spiegazione.”

“L'anno scorso una strega bionda, Nata Babbana, è stata smistata a Serpeverde. Prima che la legge sui Nati Babbani avesse effetto, ho deciso che aveva bisogno di una nuova identità. Aveva inoltre bisogno di una bacchetta e dovevo convincere Runcorn.” Severus alzò le spalle.

“Quindi gli hai detto che era una mia bastarda.”

“Lucius, ho semplicemente fatto un commento sul colore dei suoi capelli.”

“Mi somiglia.” Era un'affermazione, non una domanda. Severus capì che Lucius aveva incontrato per la prima volta Jocelyn quel pomeriggio alla discesa dall'Hogwarts Express.

“È bionda, Lucius, niente di più.”

“Potrebbe essere mia.” Lucius sembrava stranamente belligerante. “Che aspetto ha sua madre?” Chiese con urgenza. “Hai incontrato il presunto padre? Sono serio, Severus, potrebbe essere mia.”

La gola di Severus era arida. Cos'aveva fatto? Avrebbe dovuto mandarla via con Krum e gli altri Nati Babbani. Si era comportato da idiota.

“Voglio fare un test di paternità,” insisté Lucius.

“Se lo fai,” rispose Severus, “il risultato sarà automaticamente mandato al Ministero. Se non è tua...” Lasciò che la frase rimanesse a metà.

Non è tua! Non poteva essere la figlia di Lucius: non sarebbe stato giusto.

“Dopo allora,” rispose Lucius dopo un lungo momento, concedendo che avrebbe aspettato.

Draco sarebbe stato così viziato se non fosse stato figlio unico? Si chiese Severus. Controvoglia annuì il suo assenso al suggerimento di Lucius. Dopo cosa, poi? È questa la domanda.

“Mi prenderò cura di lei, Severus,” promise Lucius, ma le sue parole non diedero nessun conforto a Severus.

“Dov'è adesso?”

“Nella stanza dei bambini, con diversi elfi domestici. Non volevo che attirasse l'attenzione del Signore Oscuro.”

“Molto bene.”

Dopo diversi secondi di attento scrutinio da parte di Lucius, a Severus fu permesso di uscire. Se ne andò con una sensazione inaspettata di disperazione: malgrado le sue intenzioni, sentiva di aver tradito Jocelyn.

Quando entrò nel salotto dove il Signore Oscuro attendeva, la figura legata di Luna Lovegood lo colpì come uno schiaffo improvviso. Con un leggero ghigno, sollevò la toga con aria infastidita e superò la ragazza stesa in terra, camminando direttamente verso Voldemort e inginocchiandosi su una gamba sola.

“Buonasera, mio Signore,” disse, ignorando non solo la Lovegood, ma anche la manciata di Mangiamorte in attesa.

“Ah, Severus, mio caro ragazzo. Che piacere vederti... Non ho bisogno di presentarti la nostra ospite, ovviamente. Bellatrix stava cercando di decidere quale pezzo della povera ragazza mandare come monito per Lovegood senior.”

Bellatrix ridacchiò malvagiamente. “E una decisione così piacevole! Forse un dito?”

Severus portò gli occhi al cielo mentre si alzava in piedi e si ergeva in tutta la sua statura. “Non sei mai stata brava con i sotterfugi, Bella. Una ciocca di capelli sarebbe molto più d'effetto.”

“Sei debole, Snape,” ghignò Bellatrix, punzecchiandolo malignamente con la bacchetta per puntualizzare la sua frase. Scintille verdi volarono dalla punta, mancando Snape di pochi millimetri.

Severus sollevò un sopracciglio con disprezzo. “Se mantieni l'illusione che possa riavere la ragazza illesa, sarà molto più disposto a compiacere alle nostre richieste con buona grazia. Spingendolo al punto da farlo temere che sia già morta rischi un oltraggioso rifiuto all'obbedienza.”

Voldemort rise di fronte allo spasmo d'ira che marcò il viso un tempo bello di Bellatrix. “Sseverusss è un Ssserpeverde consssumato,” sibilò. “Sssaranno i capelli.”

“Per favore, mio Signore,” sottolineò Severus, fingendo un leggero disgusto e sollevando una mano nella vaga direzione della Corvonero legata, “Vedo già abbastanza piccole canaglie durante il periodo scolastico... Avrei sperato di esserne risparmiato questa sera.”

Voldemort rise una seconda volta. “Draco!” Ordinò. “Mettila con l'altro. Questa sera,” continuò, volgendosi alla folla riunita, “abbiamo molto da festeggiare: il nuovo anno si avvicina e quest'anno, questo anno, la vittoria sarà mia!”

*



Preside!Urlò Phineas, scattando dentro al suo quadro. “Si sono accampati nella Foresta di Dean! La Sanguesporco–

Non usare quella parola!Ringhiò Severus, interrompendo Phineas anche se si era alzato dalla sedia in risposta all'informazione che il ritratto aveva riferito.

la ragazza Granger, allora, ha menzionato il posto mentre apriva la borsa e l'ho sentita!

Bel lavoro Granger.

Bene. Molto bene!” Esclamò Dumbledore eccitato. Anche lui si era alzato dalla sedia. “Ora, Severus, la spada! Non dimenticare che deve essere presa in una condizione di necessità e valore – e non deve sapere che sei stato tu a dargliela! Se Voldemort dovesse leggere la mente di Harry e vedere che lo stai aiutando–

Lo so,” rispose Severus in modo irritabile, facendo tacere Dumbledore afferrando la cornice del suo ritratto e aprendola. Da una cavità interna interna tirò fuori la spada di Grifondoro e la sollevò con la mano. Rimise a posto il ritratto di Dumbledore con un udibile click.

E Severus, fa' attenzione,” –Dumbledore continuò a elencare a Severus le istruzioni mentre raccoglieva la sua scopa e attraversava la stanza verso la porta – “potrebbero non essere felici di vederti dopo l'incidente con George Weasley–

Non preoccuparti, Dumbledore,” rispose dalla soglia. “Ho un piano...

Uno che non comporta il farmi vedere da Potter, aggiunse in modo irritabile mentre correva giù per le scale.

*



La Foresta di Dean copriva circa 110 chilometri quadrati di terreni demaniali nella parte ovest del Gloucestershire, una circostanza che rendeva piuttosto difficile imbattersi in una tenda piccola, nascosta magicamente. Fortunatamente per lui, Severus aveva, in effetti, un piano – anche se non importa quanto esattamente Dumbledore avrebbe immaginato il modo in cui avrebbe trovato i fuggitivi, la cosa sarebbe rimasto un mistero.

Scopa e spada in mano, Severus si Materializzò più vicino possibile al centro della foresta. Arrivò, si Disilluse, lanciò un veloce Hominum Revelio per assicurarsi di essere da solo, poi mise immediatamente in azione la scopa, spazzando un piccolo spiazzo dalla neve. Con un incantesimo di scavo controllato, raschiò un po' di terra dal terreno ghiacciato.

Fatto ciò, Severus fece grande attenzione a estrarre due pezzi di carta dalla tasca interna: una fotografia, tagliata nettamente su un lato, e una piccola nota scritta a mano su un pezzo di pergamena. Severus mise la fotografia di Hermione Granger e la nota – il suo nome scritto di suo pugno – sul pavimento, ognuna su ogni lato della piccola pila di terra. Avesse avuto anche un po' dei suoi capelli o un po' di saliva, Severus avrebbe potuto trovarla ovunque. Con solo due dei tre ingredienti necessari, l'incantesimo sarebbe stato molto meno efficace, ma sperava fosse forte abbastanza perché potesse adattarsi ai limiti geografici dell'intera foresta.

Severus si sporse verso lo strano assembramento di cose e lasciò cadere un po' di saliva dalla bocca sulla pila di terra, mischiandole insieme in una pasta densa con la punta della bacchetta . Dopo tutto l'aveva baciata – una volta – e poteva essere abbastanza per attivare la magia in suo favore. Una volta che il fango creato fu omogeneo, lo usò per tracciare le rune di protezione sul terreno sopra la foto e la runa della domanda sopra la nota. Nel mezzo scrisse la runa per la risposta.

Ostendo mihi via,” declamò. Sentì la bacchetta tirare quasi immediatamente. Riprese la fotografia e la lettera e le rimise a posto dentro al mantello. Facendo apparire una spessa cintura di pelle, la allacciò e infilò la spada in mezzo, con la parte superiore a croce a supportarne il peso. Poi salì sulla scopa.

L'aria della notte era frizzante e chiara e, sopra le cime degli alberi, le stelle brillavano luminose. Severus lasciò che la bacchetta lo guidasse, tenendola premuta piatta contro il manico della scopa, così che la parte che tirava fosse puntata verso la Granger e lo attirasse nella giusta direzione.

Quell'anno, le sue opportunità di volare erano state poche e con lunghi intervalli nel mezzo, e Severus si godette l'aria pulita che gli riempì i polmoni, le folate di vento tra i capelli, la gioiosa giustezza dell'agire contro Voldemort.

Dopo circa venti minuti la velocità diminuì leggermente, prima che la scopa si fermasse in uno stretto anello sopra ad una piccola radura. Guardando in basso Severus non vide segni della tenda, ma c'era solo da aspettarselo. Tirando fuori la bacchetta dal manico della scopa si voltò, atterrando ad una distanza di circa 400 metri, dove i rumori non voluti del suo arrivo sarebbero passati inosservati.

La presenza della Granger continuava ad essere registrata dal compulsivo tirare della punta della bacchetta e Severus lasciò che quella guidasse i suoi passi, tornando indietro verso la piccola radura. Con i sensi alla massima allerta, Severus sentì le barriere prima di attivarle. Delicatamente, il più delicatamente possibile, appoggiò una mano contro la barriera magica difensiva. Il famigliare sfrigolio della magia della Granger lo avvolse: si sentì come un tossico di fronte alla prima dose della droga a lungo negata.

Solo con un grande sforzo riuscì a costringere le palpebre a rimanere aperte e allontanare la sua mano. Non essere sciocco Snivellus, si rimbrottò. Voltando risolutamente la schiena, Snape si mise al lavoro cercando un posto dove nascondere la spada.

A poca distanza dalla tenda trovò il luogo perfetto: uno stagno profondo, coperto da un sottile strato di ghiaccio, e diversi punti da cui poter tenere d'occhio lo svolgersi degli eventi senza essere visto. Ci volle veramente poco tempo per buttare la scopa dietro ad un albero, rompere la superficie di ghiaccio dello stagno con la spada di Grifondoro e lasciare che la pesante spada scivolasse sotto al ghiaccio. Fece un incantesimo allo stagno per respingere ogni tentativo di recuperare la spada con la magia e rimosse ogni traccia d'impronte. Prendendo posizione dietro ad un albero lanciò il Patronus.

La cerva argentata schizzò dalla bacchetta con uno svolazzo. Si voltò verso di lui per guardarlo da sopra le spalle, sbattendo gli occhioni. Poi sparì, balzando attraverso gli alberi. Severus chiuse gli occhi e appoggiò la fronte contro l'albero più vicino. Il bagliore argentato del suo Patronus rimase nella retina. Ti prego, incitò l'universo, fa che sia Granger a ricevere il messaggio.

Ci vollero dieci minuti prima che il bagliore argentato del ritorno della cerva fosse visibile tra gli alberi e, a quel punto, Severus era teso di aspettativa. I delicati movimenti della cerva divennero più vicini e chiari, ma la luminescenza delle sue forme bloccava ancora la figura che la seguiva. Solo quando raggiunse lo stagno e fece dietrofront, Severus riuscì a intravedere il viso pallido di Potter e il disastro dei suoi capelli arruffati.

La delusione aveva il sapore di fango, che gli riempì la bocca di un sapore amaro, e il suo luccicante, speranzoso Patronus tremolò e sparì.

Lumos!” Urlò Potter all'improvviso, con evidente paura nella voce.

Severus si tenne il commento caustico che era nato spontaneo nelle labbra. Avrebbe fatto meglio a Disilludersi silenziosamente, piuttosto che annunciare la sua posizione a chiunque stesse guardando. Imparerà mai il ragazzo?

Potter alzò la bacchetta, guardandosi intorno nervosamente. Quando notò la spada, brillante alla luce della bacchetta, fece uno scatto e si volse per guardare meglio. Diede un'occhiata alla spada, poi cadde sulle ginocchia di fianco allo stagno. Per un lungo momento rimase sospeso lì, apparentemente paralizzato, prima di dirigere la luce della bacchetta verso il perimetro degli alberi. Severus socchiuse gli occhi di fronte alla luce, indifferente alla possibilità che Potter potesse vederlo attraverso il suo incantesimo di Disillusione.

Accio spada!” Mormorò Potter. Quando non ebbe fortuna con l'incantesimo di Appello, si spinse in piedi e iniziò a camminare intorno al lago.

Per quanto tempo? Pensò Severus, permettendosi il lusso di portare gli occhi al cielo. Un rumore dietro di lui catturò la sua attenzione e girò improvvisamente il collo. Dopo la luce brillante della bacchetta di Potter, l'oscurità era impenetrabile. Severus chiuse gli occhi e si sforzò di contare fino a quindici, aprendoli solo una volta che le pupille si furono adattate. C'era qualcun altro che vagava per la foresta e l'improvviso panico gli afferrò lo stomaco come una mano ghiacciata. Granger?

Severus tornò a guardare Potter che si era spogliato, fino a rimanere in mutande e stava tremando indeciso sul bordo dello stagno. Slip – chi l'avrebbe detto? Notò Severus, sorridendo automaticamente. Facendosi visibilmente forza, il ragazzo saltò.

“NO! Aspetta!”

L'urlo – una voce maschile – arrivò da quindici metri e la bacchetta di Severus fu puntata verso la fonte in pochi secondi. Non sarebbe stato responsabile della morte di Potter a questo stato avanzato dei giochi.

Lo shock dell'acqua fredda sembrò aver deviato l'attenzione di Potter. Per diversi secondi la sua testa fu visibile sopra l'acqua, cercando disperatamente di respirare. Qualcosa alla sua destra stava muovendo gli arbusti o qualcuno si stava muovendo lì vicino: Potter non lo notò. Invece tuffò la testa sott'acqua.

Pochi secondi dopo, Ronald Weasley apparve, facendosi strada a spallate attraverso una macchia particolarmente densa di sottobosco, con qualche difficoltà. “Non saltare nello stagno, idiota!” Continuò, chiaramente inconsapevole del fatto che Harry non era in condizione di sentirlo. “Avresti potuto spezzarti la schiena!”

Severus poté solo presumere che la misteriosa funzione secondaria del Deluminatore aveva portato l'idiota lì in un'occasione così opportuna.

Weasley corse verso la radura mentre parlava. “Harry?” Si stava sporgendo nello stagno. “Harry?” Chiese con più urgenza. “Cosa diavolo stai facendo?” Nel momento in cui aveva posto l'ultima domanda aveva appoggiato lo zaino da montagna. “Sei un completo idiota!” Dichiarò forte mentre si metteva sulle ginocchia e si toglieva una scarpa. La seconda scarpa fece la stessa fine. Rannicchiandosi sul bordo dello stagno e ponendo il peso su un braccio, Ronald Weasley si calò nell'acqua.

Di malavoglia, Severus considerò la possibilità che Ronald Weasley non fosse così stupido come aveva sempre pensato.

Per dieci secondi la radura fu silenziosa in modo lugubre.

Con un enorme splash e il respiro affannoso, Weasley tornò alla superficie dello stagno. Grugnendo e sputacchiando, sollevò Potter oltre il bordo. Prendendo un altro respiro, Weasley sparì di nuovo. La seconda volta fu più breve e in pochi secondi stava lanciando la spada di Grifondoro sulla riva, sollevandosi subito dopo. Ancora sulle ginocchia scosse la spalla di Potter. Il ragazzo-che-è-sopravvissuto-una-volta sembrava stesse soffocando.

“Forza, amico,” Weasley lo spronò attraverso i denti che battevano. Afferrando la spada sollevò la lama in modo strano, segando qualunque cosa fosse che Potter era riuscito ad attorcigliarsi intorno al collo.

Severus trattenne il respiro.

“Grazie, cazzo!” imprecò Weasley, quando la spada fece il suo lavoro. Spingendosi in piedi, Weasley si mise gli scarponi, tossendo e saltellando nel tentativo di scaldarsi. Diversi pezzi di catena e un ciondolo pendevano da una mano, la spada che dondolava nell'altra.

Non ha mai sentito parla di Incantesimi di Riscaldamento? Pensò Severus, ignorando con attenzione il suo sollievo, mentre Potter vomitava nella neve.

Notando che Potter aveva completamente ripreso i sensi, Weasley conficcò con cattiveria la punta della spada su un offensivo pezzo di neve.

Ma – sei – pazzo?” Chiese in modo aggressivo.

Tempo di fare la mia mossa, decise Severus. Potter era vivo, aveva la spada, e Weasley era tornato. Il terribile duo ci avrebbe probabilmente messo parecchio sia per superare lo shock della loro riunione, sia nella ricerca del loro misterioso benefattore, ma era comunque necessario che Severus si muovesse subito. Inoltre con quei due impegnati a render conto l'uno all'altro di quel che avevano fatto.

Mentre Severus montava sulla scopa e si spingeva verso l'alto, una folle idea germogliò in lui. Contro ogni logica, contro i suoi migliori propositi, volò indietro verso la tenda. Librandosi in alto oltre gli alberi calcolò che doveva avere almeno dieci minuti di vantaggio sui due ragazzi.

Trovò la radura con facilità. Sollevando il manico della scopa atterrò agevolmente in uno spiazzo di terra e si diresse verso il bordo delle barriere, vicino a una radice d'albero, attento a non lasciare impronte. Poi si appoggiò contro le barriere, lasciando che la loro forza ronzasse contro la pelle

Non si può insegnare ad una persona per sei anni, incluso un anno di intense lezioni private, senza conoscere la sua firma magica intimamente. Percepiva il percorso attraverso i diversi livelli di protezione che aveva usato: nessuna avrebbe bloccato un amico e, in modo aggiuntivo, avevano nascosto la tenda alla vista. Muovendosi con attenzione afferrò le barriere e le attraversò.

Una lunga falcata fu abbastanza per muoversi dalla radice su cui era rimasto in bilico verso un mucchio di terra calpestata vicino la porta. Non c'era bisogno di nascondere le impronte qui. Alla porta della tenda, Severus Snape esitò: stava per fare qualcosa di veramente stupido e veramente egoista. Se Potter fosse tornato indietro e l'avesse colto sul fatto... Mettendo da parte il sussurro della sua coscienza – che assomigliava sospettosamente alla voce di Albus Dumbledore – Severus abbassò la testa ed entrò nella tenda.

“Granger?” Disse piano. Non ci fu risposta.

Severus lanciò una cauta occhiata dietro le spalle nella direzione da cui era venuto. Ancora nessun segno di Potter o Weasley. Gettando le cautele al vento, scivolò all'interno.

L'interno della tenda era deliziosamente caldo e illuminato da una piccola ciotola con dentro una fiamma azzurra. Severus scorse la Granger quasi immediatamente – profondamente addormentata in un letto a castello contro il muro più lontano – e arrivò vicino a lei senza fare un suono. Facendo levitare la scopa in aria si acquattò vicino al letto, abbassando il viso al suo livello.

Hermione Granger continuò a dormire. I capelli erano sciolti, a coprire il cuscino in un caos di riccioli. Le labbra erano leggermente aperte e c'erano ombre scure sotto agli occhi, visibili persino nel sonno. Severus allargò le narici, inspirando l'inebriante profumo della sua forma addormentata.

Sembrava così fragile che all'improvviso sembrò disperatamente importante non svegliarla. Severus non voleva vedere la sua pacifica espressione sostituita dallo spavento. Sporgendosi in avanti – con grande attenzione – passò leggermente le dita di una mano lungo i suoi capelli.

Lei non si mosse.

Incoraggiato, Severus spinse le dita in mezzo alla soffice massa di riccioli, avvolgendone uno intorno a un dito, assaporandone la soffice elasticità e la scivolosa scorrevolezza – così diversa dalla sensazione delle sue stesse ciocche.

I suoi capelli.

L'idea gli strinse la gola. Poteva osare? Sì. Muovendosi ora più in fretta, ma sempre attento a non svegliarla, districò un ricciolo dalla nuvola della massa, scegliendone uno dal centro, dove non avrebbe notato la perdita. Con un incantesimo non verbale lo tagliò di netto e rimise la ciocca improvvisamente più corta in mezzo alle altre. Oscillò indietro sui talloni.

Devo andare. Era ancora piegato lì, incapace di andarsene. Severus, si avvertì. Riluttante, si alzò. La mano si chiuse intorno al manico della scopa, il ricciolo della Granger cullato contro il petto con l'altra mano. Subito, Severus, subito!

Se ne andò.

Una volta fuori dalla tenda si lanciò nel cielo, attento a mettere abbastanza distanza tra sé e i tre Grifondoro, così che il suono della Smaterializzazione fosse udito solo dalle creature selvagge della Foresta di Dean.

*

*

*

-------------------------------------------

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Logical Solutions ***


2x12

NdT: Come sempre, dei gigaringraziamenti a silviabella per la beta :)

Anne London


12.

Logical Solutions




Hermione?”

Per un lungo momento considerò di ignorarlo, ma dopo diversi secondi passati con lo sguardo corrucciato su La Vita e le Bugie di Albus Dumbledore, Hermione mise la punta di un dito nella pagina per tenere il segno e alzò la testa. Anche se gli occhi misero a fuoco il viso lentigginoso di lui, stava pensando ad altro.

Come ha potuto avvicinarsi così tanto senza preoccuparsi di parlare con me?

“Sì, Ron?” Chiese con tono esasperato, fissandolo in modo enfatico e sollevando entrambe le sopracciglia. Sapeva che non stava proprio giocando correttamente, non era veramente arrabbiata con il suo amico dalla testa rossa, ma non era facile perdonarlo.

“Ehm, tazza di tè?”

Hermione sbatté le palpebre. La parte imbronciata, quella più grande, voleva dire no per principio – ma allora non avrebbe avuto il tè. Più a lungo fissava Ron, più lui sembrava nervoso.

“Va bene,” cedette alla fine, volgendo gli occhi al cielo per il sollievo che si diffuse sul viso di Ron, e ritornò immediatamente al suo libro. Rita Skeeter era una vacca totale, non c'era dubbio in proposito, ma il libro era affascinante. Persino sapendo che almeno metà delle osservazioni che Rita aveva strappato erano evidentemente false, tutto quello che aveva scritto aveva una tale forza distruttiva che Hermione non poteva fare a meno di essere impressionata.

Prendiamo la sessualità di Dumbledore, ad esempio. Se Hermione ci avesse pensato (non che lo avesse fatto), le sarebbe apparso ovvio che l'uomo era gay. Rita, tuttavia, era molto lontana dal centrare il punto se pensava seriamente che ci fosse stato qualcosa di deplorevole nella relazione fra Dumbledore e Harry. L'idea stessa faceva ridere. Eppure, sperava che Harry non leggesse quel capitolo – soprattutto visto che Hermione lo aveva rassicurato per mesi che il maledetto vecchio gli voleva bene. Harry non avrebbe afferrato le sensazionali menzogne nella prosa di Rita, e neanche l'amore sottinteso che l'avrebbe aiutato a elaborare l'informazione contenuta all'interno.

Poi c'era un capitolo su Snape: Hermione sospirò al pensiero. In quel momento, Ron tornò con la tazza di tè. La posizionò sul tavolo vicino al suo gomito e provò a sorridere.

“Tutto bene, Hermione?” Chiese.

Hermione gli lanciò un'occhiata.

Sapeva come trovarci per tutto questo tempo?

Inaspettatamente chiuse il libro con un colpo, buttandolo sul tavolo con leggermente troppa forza. Il suo tè oscillò pericolosamente vicino al bordo della tazza.

“Tu,” ordinò, puntando imperiosamente il dito contro Ron, “siediti.”

Lui si sedette immediatamente, con le ginocchia piegate e il corpo collassato contro una sedia per la forza del suo comando, come un cane obbediente. La somiglianza fu enfatizzata quando adeguò l'espressione del suo viso all'azione, fissandola con gli occhi spalancati e uno sguardo da cucciolo speranzoso-ma-ansioso.

“Sei stato una fonte di notizie nella tua conversazione con Harry,” commentò lei un po' petulante. “Ho alcune domande da porti.”

“Ok,” rispose Ron con l'apprensione che vinceva sulla speranza.

“Puoi iniziare con la Commissione per il Censimento dei Nati Babbani: è ancora attiva? Quante persone sono state mandate ad Azkaban? Cos'è successo a quelli che li hanno aiutati a scappare?”

Ron si schiarì la gola e si passò nervosamente una mano tra i capelli. “La Commissione è ancora attiva,” iniziò. Nel suo desiderio di compiacere, la voce assunse il tono cantilenante che aveva sviluppato per i suoi esami di G.U.F.O.: Hermione dovette sopprimere un sorriso. “La Umbridge ne è ancora a capo, anche se non ci sono più così tanti processi. Molti dei Nati Babbani di cui l'Ordine era a conoscenza sono spariti. Nessuno sa veramente dove siano – Bill pensa che neanche i Mangiamorte lo sappiano.”

“Quindi non sono ad Azkaban?” Hermione prese un lungo sorso di tè, il calore che la aiutava a combattere i brividi che il pensiero di Azkaban provocava.

“Beh... all'inizio l'Ordine pensava che lo fossero, ma papà è riuscito a dare un'occhiata ad alcuni registri. Non sembra stiano tenendo abbastanza prigionieri per spiegare la loro sparizione.”

“Come sanno che non sono morti?” Perché Voldemort tiene dei Sanguesporco vivi poi? Perché non risparmiarsi il disturbo di radunarli e sfamarli?

“Certo, è sempre una possibilità.” Ron sembrava preoccupato, ma non così tanto quanto l'argomento in questione meritasse. “Ma, a meno che non abbiano trovato un modo per circonvenire il Registro Ufficiale delle Nascite, Morte e Matrimoni, non è molto probabile.”

Hermione era sicura che Ron stesse ripetendo delle conversazioni udite dal fratello più vecchio. Quando mai Ron aveva usato la parola “circonvenire”?

“Bill dice che gli ufficiali corrotti del Ministero e i Mangiamorte stanno sempre cercando di avere, dalla Gringott, il permesso di aprire le camere dei Nati Babbani incarcerati e quelli in lista come sospettati o scomparsi – i goblin rifiutano sempre, ovviamente, sono rimasti neutrali.”

“Come la Svizzera,” commentò Hermione aggiungendo, “non importa,” di fronte allo sguardo di vuota confusione sul viso di Ron. Lei fece vorticare quello che restava del suo tè prima di piegare indietro la testa e ingoiarlo.

“Comunque,” continuò Ron, “da quello che Bill è riuscito a capire, la seconda lista è più lunga della prima. In più, il Ministero ha smesso di pubblicare la lista dei Nati Babbani sospettati che dovevano essere interrogati tempo fa. Papà crede che stia diventando lunga in modo imbarazzante. La lista esiste ancora, ovviamente, è solo che non viene più pubblicata ne La Gazzetta del Profeta.

“Bill non sa dove siano spariti?” Chiese Hermione pensando a Viktor. Doveva proprio essere così paranoico, Dumbledore? La mano destra non sa cosa stia facendo la sinistra?

Ron fece una smorfia e scosse la testa. “Potrebbe saltar fuori che sono ad Azkaban, dopotutto, o tenuti in prigione da qualche altra parte.”

“Quindi nessuno nell'Ordine sta aiutando i Nati Babbani a scappare?” In un certo senso, la deliberata disinvoltura con cui Hermione aveva posto la domanda, la faceva sembrare ancora più offensiva.

“Lo stava facendo Kingsley!” Rispose Ron, un po' indignato. “Li faceva scappare attraverso l'ufficio del Primo Ministro, nella società Babbana. Ma, come ho detto prima, è stato catturato attraverso il Tabù molto presto: è in fuga proprio come noi.”

“Mmm.” Hermione incrociò le braccia. “E quelli che abbiamo aiutato noi a scappare?”

“Da quello che sa Bill, sembra che la maggior parte se ne sia andata.” Ron fece una pausa imbarazzata. “Non è rimasto molto colpito dal fatto che siamo stati al Ministero, comunque.”

Hermione strinse le labbra e non diede una risposta immediata. A posteriori, pensava fosse stata un'idea davvero stupida. Se avessero osato fidarsi di Arthur Weasley sarebbe stato in grado di scoprire – se non recuperare – il medaglione in maniera molto più sicura di quanto non avessero fatto loro. C'erano elementi piuttosto pericolosi sull'insistenza di Dumbledore di fare la cosa da soli. Cosa diavolo stava pensando? Si domandò per l'ennesima volta. Cos'è che si suppone che noi capiamo?

Il pensiero di Dumbledore le fece voltare inevitabilmente lo sguardo verso il libro di Rita e allungò una mano per tirarlo verso di sé. “Andrò a leggere a letto,” annunciò, non parlando proprio con Ron, ma piuttosto in generale. Le spalle di lui si abbassarono leggermente nella consapevolezza che la conversazione era finita.

“Ok. Io andrò a lavare queste.” Ron afferrò le tazze vuote e si diresse verso la cucina.

Una volta sistematasi a letto, Hermione fissò le pagine di La Vita e le Bugie di Albus Dumbledore senza vederle davvero. Porre domande sugli eventi al di fuori delle sottili mura della loro tenda le aveva riportato alla mente pensieri sull'unica persona che stava cercando d'ignorare: Snape.

Come ha potuto essere così vicino a me e non venire a parlarmi?

Calde lacrime fecero capolino nei suoi occhi. Datti una regolata Granger, si rimproverò senza successo. Cosa ti aspettavi che facesse? Che si fermasse per una tazza di tè? Ti svegliasse e ti baciasse con la bocca piena di Felix Felicis? Hermione si vergognava di quanto fossero egoisti i suoi sentimenti. Mettendosi sul fianco, con la schiena verso la stanza e il libro di Rita appoggiato di fronte alla sua faccia, Hermione lasciò che diverse lacrime di autocommiserazione cadessero sul cuscino.

Voleva parlare con lui più di quanto avesse pensato fosse possibile.

E l'altra notte era così vicino. Il disappunto e la solitudine avevano un sapore acido in gola e si morse il labbro per trattenere un singhiozzo. Una litania di domande senza risposta le pesava nella testa: Cos'avrebbe fatto Snape se avessi visto io il Patronus e l'avessi seguito, al posto di Harry? Quanto tempo è rimasto a guardare, poi? Giorni o ore?

Forse mi ha visto durante la serata e mi ha evitata deliberatamente.

Hermione si sforzò di mantenere basso il rumore del suo pianto. Ron era tornato nella stanza e, dopo diversi secondi in cui era rimasto a giocherellare con lo zaino, si era sistemato sulla porta della tenda – abbastanza vicino, così da poter parlare con Harry, che aveva il turno di guardia. Ron stava tamburellando su una radio di legno senza fili del mondo magico e mormorava tra sé mentre muoveva la scala parlante*: la radio emetteva sprazzi occasionali di musica intervallata da un confuso rumore bianco. La sua gentilezza penitente continuava, tuttavia, e aveva messo il volume al minimo.

Snape è una spia, Hermione ricordò a sé stessa, arrabbiata. Era qui per una ragione, non per una visita di cortesia. Mettendo la mano sotto al cuscino trovò il fazzoletto che le aveva dato e si soffiò il naso con ferocia. Forza, Granger. Usando un angolo pulito si asciugò gli occhi.

La Vita e le Bugie era scivolato vicino a lei, ad un certo punto durante il pianto, e Hermione lo afferrò con nuova determinazione. Esatto, Granger, si disse fermamente, stai per leggere un capitolo intero senza pensare a Snape. Aprì il libro e saltellò indietro di diverse pagine, cercando il punto in cui si era fermata.

Quando la riproduzione a colori della principale fonte di Rita catturò i suoi occhi, si fermò. Hermione passò pensosamente un dito sulla foto di una lettera di Dumbledore. Era strano immaginare il solenne mago che aveva incontrato la prima volta, e il manipolatore che aveva imparato a conoscere, come un ragazzo della sua età. Strano pensare a lui innamorato di un giovane uomo che sarebbe diventato un mostro. Era bizzarro vedere la sua non caratteristica opinione sui Babbani spiegata in uno scritto presentato faziosamente come suo – anche se i riccioli delle lettere erano in qualche modo più morbide di quelle che avrebbe usato un centinaio d'anni dopo. Fermò un dito sulla firma, indugiando sulle distinte linee del suo nome: così simile alla firma da adulto, eppure non proprio identica.

Sarà l'angolazione? Pensò, inclinando leggermente il libro. Il riconoscimento la colpì come l'assenza di ossigeno. Tremando, disperatamente, si sforzò di respirare. Di nuovo? Il cuore di Hermione iniziò a battere in fretta per l'eccitamento intellettuale. Lo strano simbolo sarà qualche altra cosa che Grindelwald ha copiato da Dumbledore? Aspetta, Granger.

La sua mente stava correndo veloce come il suo cuore: doveva pensarci con chiarezza. Facendo apparire un pezzo di pergamena e una matita, Hermione fece una lista dei posti in cui era apparso il simbolo, cercando di farlo in ordine cronologico.

La tomba di Ignotus Peverell.

Il muro di Durmstrang (fatto da Grindelwald? O, almeno, Viktor lo crede)

La lettera/firma di Dumbledore

Il libro di Beda il Bardo (? potrebbe essere stato scritto in ogni momento)

Il ciondolo di Xenophilius Lovegood

Dopo un momento di contemplazione, Hermione usò la punta della bacchetta per sollevare la voce numero quattro dalla pagina, reinserendola tra le voci uno e due. Un piccolo colpo secco del polso fece muovere la punta della bacchetta e rinumerò la lista. Dopotutto, razionalizzò, il libro è vecchio ed era in possesso di Dumbledore. Potrebbe averlo imparato dal libro... il che vuol dire che Grindelwald ci è arrivato separatamente. Aggrottò la fronte pensierosa. Significa che il simbolo ha qualcosa a che fare con “La Storia dei tre fratelli”? Potrebbe fornire, ragionò, esprimendo una speranza crescente, una risposta alla domanda su come distruggere l'Horcrux senza distruggere Harry?

Hermione riusciva a pensare ad una sola soluzione. Prendendo La Vita e le Bugie, scese dal letto e si diresse verso i ragazzi.

Ron si bloccò immediatamente, la bacchetta stesa verso la radio. “Se ti da fastidio la spengo!” Esclamò nervosamente.

Hermione lo ignorò. “Dobbiamo parlare,” disse fermamente, rivolgendosi ad Harry che era ancora seduto all'entrata della tenda.

Cosa?” Chiese, con gli occhi sospettosamente fissi sul libro tra le sue mani.

Voglio andare a trovare Xenophilius Lovegood,” rispose.


*


Hermione si diede una vigorosa scrollata mentale. Era così arrabbiata per i commenti di Xenophilius sulla sua intelligenza limitata da non riuscire a pensare nel modo giusto: l'infernale sferragliare della macchina tipografica non aiutava. Come si permetteva quel pazzo di chiamare lei limitata? Era lui quello con del Materiale Commerciale di Classe B appeso al muro! Era lui quello che si dava della arie con una camicia da notte sudicia e parlava di Gorgosprizzi!

Lovegood senior si era seduto calmo e stava raccontando loro una stupida storia, una che considerava le favole come verità, mischiandole con un guazzabuglio di fatti storici riciclati. I Doni della Morte, ma per piacere!

Senza la sua logica e “limitata” intelligenza, Harry non sarebbe mai andato oltre il muro di fuoco di Snape al primo anno; non avrebbe catturato Quirrell** e Voldemort sarebbe tornato al potere anni prima. Erano stati la logica e l'utilizzo della Giratempo – permessa solo grazie alla sua “limitata” intelligenza – che aveva salvato la vita di Sirius; logica e fredda, pura, abilità Aritmantica aveva riconosciuto il pericolo nel piano di Dumbledore l'anno prima con Snape e salvato il possibile futuro del mondo magico; era stata la sua logica e AFFATTO LIMITATA intelligenza che aveva tenuto Harry vivo fino a quel momento!

Eppure eccola lì, in piedi nello studio di Xenophilius, la gola amara per il sapore del suo orribile infuso di Radigorda, discutendo sottovoce con Harry e Ron quale dei tre Doni valeva la pena avere. Qual'era il punto? Non esistevano nemmeno!

Come poteva essere stata così stupida da pensare che lo strambo padre di Lunatica Luna avrebbe potuto rispondere al suo dilemma sugli Horcrux?

Dando un'occhiata alle proprie spalle, vide Harry sparire su per le scale al piano di sopra. “Harry,” esclamò, “cosa stai facendo? Non credo dovresti guardare in giro quando lui non c'è!

Harry, comunque, la ignorò. Rabbrividendo leggermente, Hermione si strinse le braccia intorno al corpo, grattando distrattamente la cicatrice con una mano. Il corno di Erumpent le faceva accapponare la pelle. In modo premuroso, Ron le accarezzò la schiena in mezzo alle spalle. Era confortante, una reminiscenza del rapporto facile che avevano avuto prima che l'Horcrux avvelenasse le loro interazioni: Hermione sospirò piano.

Harry tornò giù solo pochi secondi prima che Xenophilius risalisse dalla cucina al piano di sotto, con diverse tazze in bilico su di un vassoio. Un'occhiata al viso di Harry fu sufficiente per far capire ad Hermione che c'era qualcosa che non andava.

Cosa c'è che non va?

Signor Lovegood, dov'è Luna?” Chiese Harry, ignorandola. Hermione si girò, gli occhi che si stringevano mentre notava l'espressione di panico sul viso di Xenophilius.

Ve – ve l'ho già detto. È giù al Ponte Basso a pescare Plimpi.

Allora perché ha preparato il vassoio solo per quattro?

Vagamente Hermione pensò a quanti telefilm polizieschi Harry fosse riuscito a guardare mentre era dai Dursley: il suo accurato stile di interrogatorio le ricordava Metropolitan Police*** – e sembrò funzionare altrettanto efficacemente.

Credo che Luna non sia qui da settimane,” continuò Harry. “I vestiti sono spariti, il letto è intatto. Dov'è? E perché continua a guardare fuori dalla finestra?

Hermione tirò fuori la bacchetta in pochi secondi e fu contenta di notare che i ragazzi fecero altrettanto. È una trappola: non possiamo fidarci di nessuno – neppure quelli che proclamano a voce alta il loro supporto. Tenendo la bacchetta puntata sul loro ospite, Hermione diede un'occhiata fuori dalla finestra: la sua linea visiva, tuttavia, fu interrotta dalla macchina tipografica. Come se avesse notato la sua attenzione, la macchina si agitò visibilmente e rimase silenziosa con un ultimo botto. Diversi numeri della rivista caddero oltre il bordo della telo che li copriva. Cosa, pensò con un'ansia improvvisa, sperava di nascondere, Xenophilius? Hermione si piegò e raccolse la copia più vicina: stampata sulla faccia famigliare del suo migliore amico c'era la scritta “Indesiderabile Numero Uno.”

Harry,” disse, la sua voce che riecheggiava nel silenzio mentre sollevava la copia verso di lui, “guarda qui.

Harry si mosse immediatamente e diede un'occhiata al giornale, sul viso una smorfia amara. Il Cavillo ha cambiato linea editoriale, allora?” Chiese in modo retorico. “È questo che stava facendo quando è andato in giardino, signor Lovegood? Ha spedito un gufo al Ministero?

Hanno preso la mia Luna, per colpa di quello che ho scritto.” Sussurrò Xenophilius, con il viso contorto da linee di una disperazione così personale che Hermione avrebbe voluto voltarsi. “Hanno preso la mia Luna e non so dove sia o cosa le hanno fatto. Ma potrebbero restituirmela se io – se io–

Consegnasse Harry?” Concluse lei.

Non se ne parla,” rispose Ron. “Si tolga di mezzo, noi ce ne andiamo.” Spinse di lato Hermione e si fermò minacciosamente davanti a Xenophilius.

Saranno qui a momenti,” rispose l'uomo, allargando le braccia ossute per bloccare il passaggio. “Devo salvare Luna. Non posso perdere Luna. Non dovete andarvene.

Non ci costringa a farle del male,” lo avvisò Harry. “Si tolga di mezzo, signor Lovegood.

Hermione si voltò per guardare fuori. Quello che vide riempì il suo corpo di adrenalina: due figure su delle scope passarono davanti alla finestra. “HARRY!” Urlò.

Automaticamente, Harry e Ron si voltarono verso di lei e Xenophilius colse la sua occasione. Il tentativo tardivo di Hermione di usare un incantesimo scudo deragliò quando il corpo di Harry finì addosso a lei, spingendola per terra: lo Schiantesimo di Xenophilius finì direttamente nel punto in cui c'era prima Ron e colpì il corno di Erumpent appeso al muro.

La stanza esplose: rumori, polvere, detriti e corpi vennero scagliati verso l'esterno. Hermione urlò mentre il suo corpo si piegava indietro e di traverso, scivolava per la lunghezza del pavimento e colpiva la curvatura del muro. La testa pulsava. Sopra al suo urlo sentì Ron gridare: Harry, cosa che la spaventò a morte, non fece alcun suono.

Muovendosi con attenzione, Hermione si spinse in piedi. Polvere bianca le copriva tutto il corpo: mani, vestiti, capelli. Ok, sembra che funzioni tutto. Con suo completo e totale sollievo, la bacchetta era intatta.

Passando oltre diversi pezzi rotti della macchina tipografica, Hermione vide che la scala che portava alla cucina era completamente coperta di detriti – e lì, contorcendosi fuori da sotto un cumulo di Cavillo distrutti, c'era Harry.

Forse riusciremo anche ad andarcene, pensò, con la speranza che rifioriva vedendolo.

E con questo, la benedetta lucidità logica tornò. Hermione si guardò intorno, catalogando rapidamente la loro situazione. Quando incontrò lo sguardo di Harry, gli fece cenno di rimanere zitto. Anche Ron doveva averla vista, perché smise di mormorare imprecazioni al mobilio che teneva il suo corpo prono sul pavimento, e si bloccò.

Di sotto, la porta fu spalancata violentemente.

Non ti avevo detto che non c'era bisogno di correre, Travers?” Brontolò una voce sconosciuta. “Non ti avevo detto che questo svitato farneticava come al solito?

I colpi e le urla che seguirono indicavano che i due Mangiamorte non erano affatto gentili con il loro ospite. Quando i lamenti di dolore di Xenophilius arrivarono su per le scale, Hermione strisciò verso Ron. Stava pensando in fretta. Non possiamo andarcene ancora: dobbiamo sapere esattamente cosa Xenophilius dirà loro. Dando per scontato che i Mangiamorte non gli crederanno, possiamo aspettare finché non se ne saranno andati, sopraffare Xenophilius e Obliviarlo, poi andar via. Nella peggiore delle ipotesi, dovremo Obliviare tutti e tre.

Hermione aveva percorso metà dello spazio che la separava da Ron quando la situazione peggiorò: mentre il Mangiamorte che lei aveva classificato come quello stupido aveva l'equivoca impressione che Xenophilius li avesse adescati a casa sua nel tentativo di ucciderli, l'altro – quello calmo – aveva usato un Hominum Revelio. Diavolo, imprecò silenziosamente. Rimase immobile, con un piede in equilibrio a mezz'aria.

La sensazione era particolare, come se una sottile striscia di luce fredda le avesse scannerizzato il corpo.

C'è davvero qualcuno lassù, Selwin,” notò l'altro Mangiamorte, con una nuova eccitazione che increspava la sua voce calma.

È Potter, ve lo dico io, è Potter!” Pianse Xenophilius. “Vi prego...” li implorò, “vi prego... ridatemi Luna, lasciatemi solo riavere Luna...

Troppo pigro – e non completamente convinto che non facesse parte di un agguato – il Mangiamorte mise Xenophilius a dare una pulita alla scala. Hermione usò i singhiozzi di panico e i rumori delle sue fatiche per coprire i propri movimenti, mentre si arrampicava velocemente sul pietrisco verso Ron. Dopo un Incantesimo di Levitazione non verbale le sue gambe furono libere.

Andiamo,” disse Harry con urgenza, tirando Ron in piedi, “dobbiamo uscire di qui.

Hermione stava cercando dentro alla borsa di perline e sospirò di sollievo quando tirò fuori il mantello dell'Invisibilità di Harry. “Va bene.” Diede un'occhiata al di sopra delle spalle in cime alle scale. Il resto della macchina tipografica era in bilico sulla soglia. Mentre osservava iniziò a dondolare: Xenophilius era quasi entrato.

Ti fidi di me, Harry?” Chiese con urgenza. I suoi occhi erano spalancati e tondi, enfatizzati dalla polvere bianca appoggiata sopra alle ciglia e lungo le guance.

Lui annuì, sporgendosi in avanti per prendere il Mantello. Hermione, tuttavia, non lo mollò.

Ok, allora.” La mente di Hermione stava ancora correndo. “Dammi il Mantello dell'Invisibilità,” lo istruì, tirandolo gentilmente dalla sua presa. “Ron, mettitelo.

Io? Ma Harry–

Ti prego, Ron!” Hermione fu tentata di puntualizzare il rimprovero con un'oscenità poco da lei, ma se la tenne e sollevò invece un sopracciglio. Maledizione, funziona per Snape. Harry, tieniti stretto alla mia mano, Ron, afferra la mia spalla.

Obbedienti i due ragazzi fecero come gli fu detto. Harry sollevò la mano sinistra, chiaramente – e assennatamente – non disposto ad afferrare nulla con la destra, se non la bacchetta presa in prestito e, dopo averci pensato un secondo, Hermione gli offrì il gomito. Lui l'afferrò fermamente. Riusciva a sentire entrambe le mani di Ron, nascosto sotto al Mantello, chiuse intorno al braccio sinistro.

Tenetevi forte,” mormorò, concentrata sullo spiraglio in cima alle scale. La macchina tipografica stava tremando violentemente. “Tenetevi forte... ci siamo quasi...

Harry le lanciò uno sguardo preoccupato, ma scosse la testa con attenzione, le palpebre che non sbattevano nemmeno. Ecco!

Il momento in cui Xenophilius apparve, Hermione urlò, “Oblivion!” L'incantesimo lo colpì dritto in faccia: non ebbe nessuna possibilità. Senza esitazione, Hermione puntò la bacchetta al piano di sotto. “Deprimo!” Urlò.

Sfortunatamente, il buco che aprì nel pavimento mancò entrambi i Mangiamorte, ma le offrì la memorabile lieve visione – anche se fugace – delle loro facce stupefatte mentre lei, Ron e Harry cadevano come massi.

Prima di Smaterializzare i suoi amici in salvo, un ignobile pensiero le attraversò la mente: Un calmo ragionamento ti ha appena salvato la vita, Xenophilius: non dimenticarlo.

*



Più tardi, quella notte, Hermione sedeva fuori e fissava le tenebre mentre all'interno ribolliva di rabbia. Dopo una serie completamente inaspettata di eventi, era ora ben disposta nei confronti di Ron (i suoi ripetuti commenti riguardo al suo genio e intelligenza dopo essere scappati dai Lovegood avevano solo aiutato a cementare la loro riconciliazione) e furiosa con Harry.

Harry.

Harry le stava dando la pelle d'oca. Ogni volta che parlava di risvegliare i morti una strana luce disturbante accendeva i suoi occhi.

Se i Doni esistessero Dumbledore glielo avrebbe detto, vero?

Le cose erano così complicate che Hermione stava impazzendo per trovare una soluzione. La storia era vera? Ad un certo punto Harry aveva distorto i fatti in un modo tale che aveva quasi dubitato della propria sanità mentale – ma poi lui aveva deciso che la cosiddetta Pietra della Resurrezione fosse nascosta nel Boccino.

Balle. Solo perchè il Boccino è piccolo all'esterno non significa che sia piccolo anche all'interno. Poteva esserci qualunque cosa dentro.

Sicuramente Dumbledore poteva usare un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile bene quanto lei. Il pensiero da solo era confortante.

Ci deve essere una ragione se Dumbledore non ha detto a Harry dei Doni... era preoccupato che ne venisse distratto? Preoccupato che potesse abbandonare la ricerca degli Horcrux?

Hermione masticava senza pietà il labbro inferiore.

Allora perché mi ha dato il libro? Voleva che trovassimo il simbolo?

La risposta che le venne in mente era ovvia:

Ti ha dato il libro precisamente perché sapessimo che non era nient'altro che una favola! Dumbledore sapeva – proprio come sapeva che Ron se ne sarebbe andato – che Harry avrebbe trovato i Doni seducenti. Ha fatto in modo che sapessi la verità per essere sicuro che lo tenessi concentrato sugli Horcrux. Dopotutto, è questo il mio lavoro: mantenere Harry vivo!

Il conforto di quella scoperta durò poco, tuttavia, perché il pensiero di mantenere Harry vivo riportò la sua attenzione verso l'altro problema, in apparenza insormontabile: come distruggere l'Horcrux dentro Harry senza ucciderlo nel processo. Dai termini del compito che aveva accettato da Dumbledore, Hermione sapeva che sarebbe stato il suo dovere – suo e suo soltanto.

*


*


*



* Era una componente delle radio d'epoca

** Raptor

*** in originale è The Bill, una serie inglese poliziesca di 26 stagioni, dall'84 al 2010.

-------------------------------------------

Titinina: E' stata la mia stessa reazione quando ho letto il capitolo: salto nella sedia, disappunto perché non abbiamo visto la reazione di lei e poi non vedevo l'ora di vedere cosa sarebbe successo in un incontro vero. La questione Jocelyn, ah... Avrei qualcosa da dire in proposito, ma sarebbe spoiler -__-'. Mi pronuncerò più avanti :-))

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Distance and Magnitude ***


2x13

NdT: Siamo di già circa a metà storia! Evviva silviabella per la beta :)

Anne London



13.

Distance and Magnitude





Il giorno dopo che Severus ebbe portato la spada al trio, e due giorni dopo Natale, fu convocato da Voldemort.

“Tu solo, Severus, fra tutti i miei Mangiamorte, devi ancora deludermi...” Voldemort s'interruppe, mentre con una mano accarezzava Nagini in mezzo agli occhi. Il serpente sibilò gentilmente e appoggiò la testa nel suo palmo.

“Tu mi onori, mio Signore.”

Varianti di questa conversazione erano diventate abituali.

Per diversi minuti, nessuno dei due uomini parlò. Facendo girare il gambo del bicchiere in modo assente con una mano, Severus fissò il fuoco e assaporò uno dei vini più raffinati di Lucius. La pazienza, ricordò a sé stesso, è una virtù.

“Il maestro di Pozioni da cui hai studiato in Germania, Severus, dov'è adesso?”

“Theophrastus Zelenogorski?” Chiese Severus, sorpreso: la domanda era inaspettata. “Si è ritirato tempo fa. So che è tornato nella natia Bulgaria. Non ho sue notizie da anni.”

“Ma potresti trovarlo?”

“Ho il suo indirizzo da qualche parte,” Severus osservò il Signore Oscuro con curiosità. Dove vuole arrivare? Pensò.

Voldemort sospirò. “C'è qualcosa che voglio tu faccia, Severus: va' in Bulgaria e trova l'anziano maestro di Pozioni.” Pescando dalla tasca, il Signore Oscuro tirò fuori un frammento di fotografia e la passò a Severus. “Ho bisogno di sapere chi è questo. Zelenogorski è abbastanza vecchio e con le giuste conoscenze da poterlo sapere. Soprattutto, Severus, dovrai essere discreto.”

Severus esaminò il giovane sorridente ritratto nella foto. Era in piedi sotto il sole, con i capelli biondi che scendevano oltre le spalle, le mani sui fianchi. Con un colpo della bacchetta, Severus duplicò l'immagine, passando l'originale a Voldemort e mettendo la copia al sicuro nei vestiti.

“Molto bene, mio Signore,” concesse, finendo il vino e alzandosi in piedi. Fece a Voldemort un piccolo inchino. “Partirò questa sera.”

“Eccellente.” Voldemort sollevò una mano languida in segno di congedo. “Crea una Passaporta. Dirò a Runcorn di soprassedere all'infrazione per lo scopo: visto che la Bulgaria è notoriamente rilassata non dovresti avere problemi all'arrivo.”

Severus s'inchinò ancora, girando sui tacchi e dirigendosi alla porta.



*



Zelenogorski viveva in una cittadina, sulle montagne di Rila, vicino all'infausto posto chiamato Ledeno Ezero o “Lago Ghiacciato”. Severus indossò i suoi vestiti più caldi e un pesante mantello da viaggio per prepararsi al tempo. Dopo aver controllato le coordinate dell'indirizzo di Zelenogorski nel vecchio atlante di Dumbledore, la Passaporta fu abbastanza semplice da preparare.

Il ritratto del preside, da parte sua, era stato stranamente zitto sull'argomento del nuovo incarico assegnato a Severus. Lui lo prese come una benedizione.

“Fa' attenzione,” puntualizzò Dumbledore alla fine, mentre Severus finiva di chiudere l'ultimo bottone e afferrava saldamente il tagliacarte, che avrebbe trasformato in una Passaporta.

“Come sempre, Albus,” rispose Severus e premette la punta della bacchetta sulla striscia d'avorio nell'altra mano. “Portus.

Con un lampo di luce blu, una brusca sensazione di essere tirato dall'ombelico e un un movimento improvviso spiacevolmente prolungato, Severus fu trasportato dal calore del suo ufficio nel bel mezzo di una bufera. Un vento pungente gli frustava il viso con la neve e si sforzò per mantenersi in piedi. Quando pensò di avere trovato la casa, Severus poté fare molto poco. Certamente, non c'era alcun accogliente fascio di luce, nessuna finestra illuminata, nessuna promessa di un fuoco vivace.

Facendo forza in avanti contro gli elementi, Severus capì che era presente un edificio solo quando la sua mole bloccò il vento e lui vi si appoggiò, improvvisamente libero di muoversi con meno difficoltà.

Lumos,” mormorò, illuminando una cortina di fiocchi di neve. Dietro di lui, la neve era spinta quasi orizzontalmente dalla forza del vento; di fronte, si ammucchiava dolcemente in un cortile protetto. La casa, appena visibile malgrado la sua vicinanza, era chiaramente abbandonata. La finestra più vicina era chiusa con delle assi e i grossi mucchi di neve testimoniavano che nessuno era stato lì di recente. Severus inspirò irritato e lasciò fuoriuscire il respiro dai denti serrati.

Voltandosi lentamente, controllò la sua limitata linea visiva attraverso gli occhi socchiusi. Da ciò che aveva visto nella mappa, il villaggio non era molto lontano. Con quel tempo, tuttavia, un chilometro o poco più a piedi sarebbe stata la sua morte. Controllando la sua posizione rispetto a com'era sistemata la casa, si mise in cerca dalla strada e fu sollevato in modo esagerato quando la trovò solo pochi minuti dopo.

Ad un certo punto di quella giornata, la strada era stata spazzata e su entrambi lati c'erano cumuli di neve alti quasi quanto lo stesso Severus. I cumuli provvedevano ad una certa protezione dal vento e la neve sulla stessa carreggiata era alta solo un paio di centimetri. Rassicurato, Severus s'incamminò verso la città.

Venti minuti – e innumerevoli Incantesimi di Riscaldamento – dopo, le luci apparvero attraverso la neve. Severus non sapeva leggere il bulgaro, ma persino lui riuscì a decifrare la cigolante insegna vecchio stile della taverna e riconoscerla – con gioia – per quello che era.

Nox,” sussurrò, mettendo la bacchetta dentro la manica e fuori dalla vista. Aprendo la pesante porta, entrò in una piccola anticamera dove sbatté via la neve dagli stivali e tolse il grosso dalle spalle. Solo allora aprì la porta interna ed entrò nel benedetto, graditissimo calore del pub ben illuminato.

Il barista lo accolse con qualcosa di completamente incomprensibile.

“Entschuldigung bitte?” rispose Severus.

“Ho detto che è una bella serata per una passeggiata,” rispose il barista laconico, questa volta in tedesco.

A Severus scappò un forte grugnito di risate. “Ben detto,” rispose, strizzando leggermente gli occhi mentre si abituavano alla forte luce e si muoveva verso il bar.

La taverna era quasi vuota: due uomini anziani sedevano nell'angolo più lontano, giocando a domino su un tavolo di legno consumato, e una donna dai capelli neri sedeva al bar con le spalle verso la porta. Il barista era l'unico altro occupante e, mentre Severus si avvicinava, prese un bicchierino da sotto al bancone.

“Questo la scalderà,” informò Severus, riempiendo il bicchiere con un liquido cristallino e spingendolo verso di lui.

Riconoscente, chiuse le dita intorno al bicchiere. Per abitudine, Severus soffiò leggermente sulla superficie del liquido, controllando se c'erano tracce di veleno con un incantesimo non verbale, poi lo mandò giù. L'alcol bruciò lungo il percorso verso lo stomaco come una boccata di acciaio fuso; pochi secondi dopo il calore si sprigionò nel suo ventre e dilagò, come un formicolante fuoco scoppiettante, fino alla punta delle sue estremità. Le dita dei piedi si arricciarono con apprezzamento.

“Un altro?” Chiese il barista con la bottiglia tesa verso di lui.

“Ja!” Rispose Severus, annuendo vigorosamente.

Il barista sembrò perplesso per un momento, poi scoppiò a ridere mentre gli riempiva il bicchiere. Sollevando un dito, ammonì Severus gentilmente. “Sei in Bulgaria adesso: annuisci per dire 'no', scuoti la testa per dire 'sì'. Capito?”

Essendo uno che imparava in fretta come sempre, Severus scosse la testa.

“Molto bene.”

Il secondo bicchierino andò giù bene come il primo.

“Ora,” aggiunse il barista, “devi farmi la tua domanda. Nessuno arriva a Ledeno ezero a dicembre senza una buona ragione.”

“Sto cercando un mio vecchio amico,” rispose Severus, “Theophrastus Zelenogorski. Ho una richiesta urgente per una ricerca che penso possa essere in grado di risolvere.”

“Aye,” sospirò il barista, scuotendo la testa. “Il vecchio è morto due anni fa. Temo tu sia arrivato troppo tardi.”

Con la coda dell'occhio, Severus colse un accenno di movimento mentre la donna dai capelli neri in fondo al bancone si girava verso di lui. Si volse verso di lei automaticamente, mentre lei iniziava a parlare.

“Meglio tardi che mai, Severus,” sottolineò in inglese. La sua voce accentata marcava il suo nome in un modo fin troppo riconoscibile.

La sua bacchetta fu fuori prima che lei avesse finito di parlare, tenuta sotto al bancone e nascosta dal suo corpo così che solo lei potesse vederla. Incredulo, i suoi occhi riconobbero il viso famigliare. Come sempre, stava sorridendo. “Vector,” disse, pronunciando il suo nome non proprio come un saluto.

“Qui sono conosciuta come Ana,” rispose. “Ana Sedenova.”

“Vecchi amici?” Chiese il barista, parlando sempre in tedesco.

Septima Vector, una volta Anastasia, ora Ana, si voltò e parlò in bulgaro. Sempre sorridendo si rivolse di nuovo a Severus. “Prendi un bicchiere di vino.”

É una trappola? Cosa sta facendo qui? Severus aveva infilato la mano sinistra nella tasca e la chiuse stretta intorno alla Passaporta. Poteva attivarla ed essere fuori di lì in un secondo.

“Metti via la bacchetta,” gli disse Ana. “È sinonimo di brutte maniere agitarla in un pub.”

Il barista si era allontanato per tornare con un bicchiere pulito e una bottiglia di vino. Versò a Severus una generosa quantità e rabboccò il bicchiere di Ana. Severus non si mosse.

“So cos'hai fatto,” mormorò Ana, “e so perché lo hai fatto.”

Severus deglutì. La gola era stranamente asciutta. “Di cosa stai parlando?” Riuscì a dire con voce appena più forte di un sussurro.

Spiegando il suo tovagliolo, Ana lo distese sul bancone. Stringendo due dita, le premette sul tessuto morbido della carta e poi le aprì completamente. Lo spazio che aveva segnato si aprì come una finestra, rivelando i fili mutevoli della matrice grafica. Toccando e pungolando con l'indice, la ingrandì e cambiò la prospettiva finché solo due linee rimasero visibili: una nera e una dello stesso rosso del vino che riempiva il suo bicchiere. Partendo dalla cornice in opposte direzioni, le due linee s'incrociavano e intrecciavano nel centro, prima di ruotare nella direzione da cui arrivavano.

“La matrice non mente mai,” replicò lei, spingendo il tovagliolo lungo il bancone così che lui potesse vedere l'immagine più chiaramente. “Ti stavo aspettando da un po'.”

Per un lungo momento, Severus non disse nulla, con gli occhi fissi sull'inaspettato diagramma. Poi, impercettibilmente, le spalle si rilassarono. Prendendo posto nello sgabello di fianco ad Ana si sedette, infilando la bacchetta al suo posto nella manica, ma tenendo il braccio appoggiato così che la punta fosse indirizzata dov'era seduta lei. Se fosse stato necessario, l'avrebbe avuta a disposizione in un batter d'occhio.

“Che cosa vuoi?” Chiese.

“Parlare.” Vector – Ana – sorrise. “Ti confesso, con un certo imbarazzo, che Hermione Granger è diversi passi avanti a me. Sono riuscita a capire cos'è successo solo dopo gli eventi. A quel punto, quindi, ho fatto due più due... e, come potrai immaginare, una così semplice operazione aritmetica non pone problemi ad una matematica come me.”

Severus inclinò la testa con un gesto di riconoscimento che non rivelava nulla e prese un sorso del suo vino. Era aspro, ma manteneva un certo fascino rustico – ben lontano dalla dolce bevanda che aveva degustato con Voldemort in precedenza quella sera.

“Cosa stai facendo qui?” Chiese poi. Tra tutti i tuguri del mondo... pensò sarcasticamente.

“Oh, sono venuta qui con Viktor. Una volta che i bambini hanno iniziato ad arrivare en masse, abbiamo pensato che le montagne fossero più sicure della periferia di Sofia.”

Krum. “Allora” – il battito del suo cuore accelerò – “gli studenti sono con te?”

“Sì, infatti. Trentotto di loro, insieme ad un bel po' di maghi adulti Nati Babbani. Abbiamo così tanti bambini qui che è diventato facile iniziare la scuola. In questo modo rimangono occupati. Di maggior importanza adesso, tuttavia,” continuò Ana, “è la matrice. Ho calcolato quello che ho potuto sulle/con le informazioni che avevo, speravo che fossi in grado di aiutarmi a correggere alcune omissioni.”

Fornire informazioni? Severus fece girare il liquido del suo bicchiere e guardò le increspature muoversi sulla superficie. Un piccolo senso di esultanza si distese nello stomaco. Per mesi era rimasto isolato, con solo il ritratto leggermente pazzo del suo ex preside come compagnia. Aveva litigato con Minerva, sorriso di scherno agli studenti e rischiato la vita lasciando cadere piccoli indizi di pericolo che tutti ignoravano. Aveva passato ore a conversare con dei Mangiamorte che detestava. Era stato costretto a vedere i suoi amici e colleghi torturati e uccisi davanti ai suoi occhi. Ora, per la prima volta dalla morte di Dumbledore, aveva di fronte qualcuno che era interessato a conoscere le informazioni che aveva raccolto in modo così terribile e doloroso. Non c'era niente che gli piacesse di più che passare a qualcuno quello che sapeva.

“Credo di poter sopravvivere all'interrogatorio,” ghignò, “ma ho bisogno di un altro bicchiere di vino.”

Ana, per la sorpresa di nessuno, sorrise.

Gli ci volle un'ora e mezza per rispondere a tutte le domande a cui lei riuscì a pensare. Raccontò tutto quello che sapeva sui Mangiamorte e sui loro spostamenti, i piani di Voldemort, la situazione al Ministero, le circostanze a Hogwarts, i reclusi ad Azkaban, i movimenti dei membri dell'Ordine sopravvissuti, la Commissione per il Censimento dei Nati Babbani e la più ampia scena politica britannica. Le passò addirittura i dettagli che aveva congetturato sul compito di Harry Potter e i suoi attuali movimenti: Ana sapeva molto di più su alcune cose di quanto Severus avesse immaginato.

“Se dovesse rivelarsi necessario,” chiese lei quando la conversazione si avviava verso la fine, “potresti contattare Hermione?”

La presenza dei capelli di Hermione, imbottigliati al sicuro dentro ai suoi vestiti, pesavano sulla coscienza di Severus mentre considerava la domanda. Il ritratto di Phineas e il Deluminatore di Dumbledore gli vennero come aiuto mentale. Annuì.

“Bene. L'hai vista recentemente,” affermò Ana. “Come ti è sembrata?”

“Se... sembrava stesse bene.” Severus fece momentaneamente una pausa, poi aggiunse. “Dormiva, comunque, quindi non posso parlare per il suo stato mentale.”

“Oh,” Ana alzò la testa dalle sue note – un misto indecifrabile di lettere greche, frammenti Aritmantici, numeri arabi e abbreviazioni. “È un peccato. Immagino le sarebbe piaciuto parlare con te. In ogni caso, grazie. Sei stato di grande aiuto.”

“Forse puoi rispondere ad una domanda per me,” rispose Severus seguendo un improvviso impulso e tirando fuori la foto incorniciata di Voldemort dai vestiti. “Sai chi è questo?”

Ana prese la cornice dalle mani, inclinandola verso di lei per vedere la foto più chiaramente. Le sue sopracciglia scattarono verso l'alto. “Presumo che la storia contemporanea non sia il tuo forte,” commentò.

Severus aggrottò la fronte.

“Davvero, Severus,” continuò Ana, scuotendo la testa con una finta disperazione, “è Gellert Grindelwald.”

Grindelwald – Albus – la Bacchetta di Sambuco. Le sinapsi di Severus lavorarono in fretta e con un sobbalzo realizzò l'importanza della foto per le sue aspettative di vita. Se il Signore Oscuro scopre che Dumbledore è finito per avere la bacchetta, la mia vita potrebbe essere perduta. Malgrado diversi bicchieri di vino, e due bicchierini di liquore bruciante, riuscì a mantenere un'espressione educatamente interessata.

“Davvero?” Disse in modo secco. “Grazie.” Rimise la fotografia nella tasca e si alzò per andarsene.

“Seriamente, Severus,” disse Ana, facendo un gesto verso il taccuino, “grazie per tutto questo. Potrebbe rivelarsi inestimabile. Se dovesse venirti qualcos'altro in mente non esitare a scrivermi. Ana Sedenova – non dimenticarlo.”

“Ho dei soldi,” osservò, ignorando i suoi ringraziamenti e prendendo dalla tasca degli Eurogaleoni.

“Lascia stare, ho ordinato io e ho più che abbastanza Leva. Prenditi cura di te, Severus: quest'anno orribile non è ancora finito.”

Incontrando il suo sguardo, Severus lo resse per un lungo momento. “Prenditi cura degli studenti,” rispose alla fine.

Ana sorrise.

Severus si avvolse il mantello da viaggio intorno alle spalle e si diresse verso la fredda notte della montagna. La neve aveva smesso di cadere, ma il vento era sempre forte e Severus rabbrividì nei pochi secondi che gli ci vollero per tirare fuori la bacchetta e la Passaporta. Sbirciando attraverso la finestra diede un'ultima occhiata all'interno, dove Ana stava ridendo mentre pagava il barista, quindi premette la bacchetta sull'avorio liscio del suo tagliacarte. “Portus,” mormorò, e con un violento colpo nel centro del suo torso, fu trascinato via.



*



Il Signore Oscuro prese la notizia della morte di Zelenogorski con inaspettata tranquillità: la buona posizione di Severus era ancora in piedi. Come prova di ciò, avrebbe passato la maggior parte dell'ultima settimana di vacanze osservando i festeggiamenti a Malfoy Manor. Anche se trovò un maligno conforto nel fatto che Travers e Selwyn fossero puniti per la loro incapacità di catturare Potter, l'esperienza generale fu terribile.

Lucius era imbronciato, Draco intimidito, Bellatrix maniacale come sempre, Jocelyn, notò con dolore, era ancora la silenziosa e obbediente bambina con occhi attenti che era stata nell'estate con la sua ex madre. L'amichevole, insolente ragazza che aveva conosciuto l'anno prima era stata sostituita dal questo nuovo modello di comportamento Serpeverde. E visto che le sue vacanze a Malfoy Manor erano state strutturate per colpire l'attenzione di Voldemort il meno possibile, si era anche guadagnata una completa e tipica educazione dell'infanzia purosangue: confinata nella stanza dei bambini e accudita dagli elfi domestici.

Una volta, quando Severus non c'era, il Signore Oscuro aveva chiesto d'incontrare la nuova Malfoy. Secondo quello che Severus aveva sentito da Draco, l'incontro era stato tranquillo: Jocelyn aveva tenuto gli occhi bassi e la mente chiusa, aveva risposto educatamente alle domande di Voldemort e lo stesso Signore Oscuro aveva mostrato l'ombra del fascino che aveva avuto nella precedente incarnazione. Eppure a Severus, l'idea stessa, faceva venire la pelle d'oca: voleva Jocelyn al sicuro, lontana dal maniero e di nuovo ad Hogwarts.

Severus non riusciva a sentirsi propriamente felice che il periodo scolastico riprendesse, che i Carrow tornassero ad Hogwarts con un rinnovato senso e scopo, con uno zelo completo verso le punizioni degli studenti recalcitranti. Come se non fosse abbastanza brutto, Rita Skeeter gli aveva spedito un inatteso regalo di Natale che consisteva in una copia di La Vita e le Bugie di Albus Dumbledore, firmata con un messaggio personale.

Caro Snapino, aveva scritto nel risvolto con un aggressivo inchiostro verde, penso che apprezzerai particolarmente il capitolo diciotto!

Aveva sfogliato il libro velocemente, in cerca del capitolo diciotto, con la pancia e i denti serrati dalla furia e paura. Ecco: “Politica o Pedagogia? Il Caso di Severus Snape.”

Ovviamente, iniziava il capitolo, la propensione di Dumbledore verso giovani uomini nei guai non s'interrompe con Grindelwald...

Aveva raccolto i dettagli del suo omicidio preterintenzionale, ovviamente, e ogni sordido dettaglio della sua giovinezza era a disposizione come un pubblico dato di fatto: gli abusi di suo padre, la depressione di sua madre, il proprio comportamento da ubriaco e il colpo che aveva accidentalmente abbreviato la vita di suo padre. Il processo, implicava, era manipolato, con l'innocenza di Severus in dubbio e il suo perdono acquistato solo attraverso l'influenza di Dumbledore. Aveva enfatizzato il rifiuto di Slughorn a parlare in sua difesa, fatto la lista di ogni pettegolezzo sui suoi svaghi con le Arti Oscure e ogni connessione con i membri della cerchia di Voldemort. L'insieme era carico dell'implicazione che Severus avesse passato buona parte della sua vita in ginocchio con la bocca intorno al pene di Dumbledore.

Severus stava tremando quando raggiunse la fine del capitolo. Buttando rudemente il libro sul pavimento prese la bacchetta per distruggerlo. Solo allora notò le foto. Due facce giovani e fresche lo fissavano da dove il libro rimaneva aperto sul pavimento: Albus Dumbledore e Gellert Grindelwald.

Il Signore Oscuro lo avrà visto? Pensò, bloccato in posizione di duello, con la bacchetta puntata al libro. No, ovviamente no. Il Signore Oscuro era impegnato nell'est europeo, in cerca di risposte, quando la verità poteva essere trovata vicino a casa.

Severus si abbassò e prese il libro, passando una mano in modo riflessivo lungo la rilegatura danneggiata. Non poteva distruggere ogni copia del libro di Rita, il che voleva dire che presto o tardi il Signore Oscuro avrebbe incrociato l'immagine. Meglio che la scoperta arrivasse dallo stesso Severus. La cosa in sé poteva essere abbastanza per assicurare la sua sopravvivenza.

“Tutto bene, Severus?” Chiese il ritratto di Dumbledore, svegliato dal suo sonnellino dalla violenza delle azioni di Severus.

Severus lo ignorò. Per quanto posso tirarla per le lunghe?

“Severus?”

La preoccupazione nella voce di Albus attirò Severus dalle sue elucubrazioni e alzò la testa. “Niente d'importante, Albus. Stavo solo esprimendo il mio apprezzamento per il nuovo libro di Rita.” Alzò la copertina così che Albus potesse leggere.

La faccia del ritratto cadde. “Ah.” L'uomo anziano esitò. “Che cosa dice?” Chiese cercando, e fallendo, di avere un tono noncurante.

“Beh, Albus,” rispose Severus, puntando ad ottenere una deliberata scortesia, “se sei interessato posso sempre leggertelo.”

E, cosa abbastanza divertente, lo fece. Il libro era lungo più di novecento pagine e l'impresa gli occupò buona parte del periodo scolastico. L'ora circa che trascorreva leggendo a Dumbledore, presto divenne il momento più rilassante della giornata. Visto che la maggior parte del tempo era passata a frenarsi per mantenere il controllo sui Carrow – che si erano nominati responsabili per le punizioni di tutti gli studenti – la “miglior” parte della giornata era puramente relativa.

Con sua sorpresa, l'esperienza condivisa con il libro di Rita, lo portò a diverse conversazioni rivelatrici. Dumbledore non negò nulla, contraddicendo solo le conclusioni di Rita e non i fatti su cui si basava. Alla fine del “L'Infanzia di Dumbledore”, Severus sentì di conoscere il suo stravagante vecchio mentore molto meglio di quanto avesse fatto prima. Avevano condiviso discussioni a proposito dell'attrazione del potere, parlato degli errori di Dumbledore (chi lo sapeva che ne avesse mai fatto uno!) e si erano sentiti legati dopo una discussione sul blocco di Ariana.

“Allora è per questo che ti sei comportato in modo così strano quando hai sentito di Jocelyn?”

Albus abbassò la testa per confermare.

“Ad essere onesto,” rispose Severus, visto che i due uomini erano molto più onesti l'uno verso l'altro di quanto non lo fossero stati durante la vita di Albus, “pensavo che stessi mostrando segnali di senilità–”

Albus gli rivolse un sorriso obliquo. “Chi può biasimarti?” Chiese. “Non c'erano altre spiegazioni ovvie.”

A sé stesso, Severus ammise che le chiacchierate con Dumbledore si erano rivelate più preziose del sapere della sua morte imminente: fu solo a quel punto che dovette smettere di rimandare e informare Voldemort sull'identità del ladro sorridente. L'unico lato positivo, sull'orribile nuvola nera, era la certezza che Voldemort avrebbe considerato Severus come la vera minaccia. Finché Severus avesse tenuto la bocca e la mente chiuse, il Signore Oscuro non avrebbe mai sospettato Draco e quindi, anche nella morte, Severus poteva mantenere la promessa fatta ad Albus e Narcissa.

*



*


*

------------------------------------------------

xX__Eli_Sev__Xx: La questione della ciocca è molto romantica...ma se ci pensi potrebbe avere dei risvolti che romantici non sono. Mi fermo qua che sennò spoilero ;)



Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Restoring Order ***


2x14

NdT: un evviva a silviabella per la beta :)



14.

Restoring Order





Hermione era turbata dal fatto che nessuno tranne lei, Snape e la Vector sembrasse sapere del coinvolgimento di Viktor Krum nella lotta contro Voldemort. Nel grande schema delle cose, era una delle faccende meno importanti, eppure, mentre gennaio si avviava alla conclusione e lei, Ron e Harry non erano vicini a nessuno dei loro obbiettivi, la cosa le pesava sulla coscienza.

La sua più grande preoccupazione era comunque Harry: il Ragazzo-che-è-sopravvissuto faceva poco se non essere depresso e avere negli occhi uno sguardo distante, ma fanatico, mentre si soffermava sui Doni della Morte; effettivamente, aveva mollato la ricerca degli Horcrux. Il nuovo Harry era vagamente disturbante e Hermione non riusciva a non pensare: quanto il suo interesse per i Doni era alimentato dalla sua personalità e quanto era guidato da quel poco di lui che era una parte di Voldemort? Il suo Harry non era il tipo da ignorare il consiglio di Dumbledore.

Ron, d'altro canto, era un campione. Senza un pezzo di Signore Oscuro intorno al collo, Ronald Weasley era un uomo nuovo. E va bene così, riconobbe Hermione, visto che non ha né la famigliarità di Harry con l'anima di Voldemort, né la mia capacità con l'Occlumazia a proteggerlo.

Fin dal suo ritorno, Ron era stato risolutamente allegro, impegnato a lavorare instancabilmente su una lista di insediamenti di maghi in tutto il paese e visitandone uno ogni volta. Non avevano avuto fortuna e segretamente Hermione ammetteva che non era possibile averne. Se la grotta e il lago erano un precedente significativo, Voldemort aveva nascosto bene gli Horcrux – tre adolescenti non si sarebbero semplicemente imbattuti in essi. Non stavano per trovare la coppa d'oro di Tosca Tassorosso da qualche parte montata su un piedistallo, non importava quanto lo volessero.

Un'ulteriore preoccupazione era lo stato dei suoi calcoli Aritmantici. Hermione era stata tagliata fuori dal mondo al di fuori della tenda per così lungo tempo che molte equazioni si rifiutavano di risolversi: le mancavano così tante informazioni necessarie che le possibili predizioni da poter calcolare erano tanto vaghe da essere quasi inutili. Senza di loro si sentiva persa. Voleva disperatamente poter visitare l'ufficio della Vector, bere da una tazzina il suo caffè greco amaro e pianificare i passi necessari in questa interminabile guerra.

Pensare alla Vector, ovviamente, le fece pensare di nuovo a Viktor, il che la riportava al fatto che nessuno nell'Ordine sembrava sapere cosa facevano gli altri. Hermione non era convinta che fosse la soluzione migliore. Ancora una volta, rimuginò sulla poca manciata di informazioni che Ron aveva portato indietro con sé.

Kingsley – con le sue bustine da tè, il suo lavoro a Downing Street e la sua super brillante cucina moderna – stava aiutando i Nati Babbani. Era anche il più comprensivo a proposito della posizione di Hermione. Da quello che diceva Ron, comunque, era in fuga... qualunque cosa significasse. Poteva azzardarsi a contattarlo? Era una questione che ponderò a lungo e intensamente. Dando per scontato che lui, come loro, fosse continuamente in movimento, non poteva mandare un gufo. E persino se avesse avuto il materiale necessario per un Incantesimo di Tracciamento, non avrebbe funzionato particolarmente bene – avrebbe dato alle sue azioni una pericolosa prevedibilità e probabilmente condotto altri su Kingsley, insieme a lei. Un Patronus, invece, era una distinta possibilità.

Un Patronus non poteva essere né ingannato, né imitato – in più lui le aveva detto di mandargliene uno se avesse avuto bisogno di aiuto. Doveva solo trovare un modo per farlo senza che Harry o Ron notassero cos'aveva in mente: Harry, nel suo attuale stato depressivo, avrebbe condonato meno del solito un contatto con altri membri dell'Ordine.

“Vado a fare una corsa,” annunciò all'intera tenda una mattina piovosa, durante gli ultimi giorni di gennaio.

“Meglio tu che io,” rispose Ron, sembrando dubbioso sulla sua sanità mentale. “C'è un tempo abbastanza orribile là fuori.”

Hermione chiuse la zip della giacca con un colpo secco e non rispose. Aggrottando leggermente la fronte tra sé, uscì fuori.

Il tempo era, in effetti, orribile: una pioggerellina persistente aveva reso scivolosi i campi intorno alla loro attuale collocazione, ed Hermione prese una strada lungo il recinto più vicino, verso una strada di ghiaia mal tenuta. Corse abbastanza a lungo, così che fosse difficile per i ragazzi rintracciarla, poi scelse un punto nella siepe particolarmente cespuglioso per il piccolo riparo che offriva.

Aveva tenuto la bacchetta fuori mentre correva e, una volta fermatasi, la mise in uso: lanciò tutte le barriere protettive che aveva imparato da Snape. Con un altro movimento della bacchetta deviò la pioggia ancora di più e asciugò i vestiti da corsa come misura ulteriore.

Va bene Granger. Falla finita. Brandendo la bacchetta, esclamò a gran voce, “Expecto patronum!

Un sottile filo di fumo incorporeo uscì dalla bacchetta e sparì. Hermione si morse il labbro inferiore per la frustrazione. Perché mi è così difficile? Si domandò. Pensa a qualcosa di felice. Stringendo gli occhi per la concentrazione, cercò un ricordo felice.

Non le venne immediatamente in mente nulla ed Hermione iniziò a sentirsi un po' disperata. Sentì la voce di Harry risuonarle nella testa, “È l'unico incantesimo con cui abbia mai avuto problemi... Un vero peccato, direi...” L'auto compatimento rischiò di sopraffarla.

Ma aspetta! Ci sono riuscita allora, ci sono riuscita al Ministero anche con l'Horcrux in tasca! A che cosa diavolo avevo pensato? La risposta arrivò all'improvviso: Snape. Aveva pensato a Snape.

D'accordo allora.

Turbata perché non aveva parlato con lei, Hermione aveva evitato ogni pensiero riguardante il suo sarcastico mentore. Ora, invece, aggrottando la fronte per la sua stessa stupidità, pensò a lui nel modo più concentrato che poté. Pensò alle lezioni nel suo ufficio e quelle nella Stanza delle Necessità. Pensò ai momenti in cui le aveva insegnato a usare le barriere, al suo aiuto nel modificare i ricordi dei genitori, alle scuse che le aveva rivolto dopo il loro orribile litigio. Pensò al bacio con la Felix Felicis.

Non tutti erano esattamente pensieri felici. Ma erano... forti. Concentrandosi su di loro, si sentì forte e fiera, protetta e potente. Si adagiò sulla sensazione.

Expecto patronum!” Urlò e l'enorme forza argentata scaturì dalla sua bacchetta. Socchiudendo gli occhi per la luminosità, le sembrò all'inizio come se la lontra argentata fosse stata sostituita da un animale più grosso. Quando gli occhi si adattarono, invece, capì che era solo più grande e più luminosa di quanto non lo fosse mai stata prima. Si sporse per toccarla e quella rotolò nell'aria, mostrando la sua lunga pancia pelosa.

Mentre accarezzava il Patronus le scappò un inaspettato gorgoglio di risate.

“Puoi portare un messaggio?” Chiese.

La lontra si rimise dritta e girò intorno a lei con una lenta capriola. La guardò attentamente.

“Ho bisogno che trovi Kingsley Shacklebolt e gli consegni il seguente messaggio: Sono Hermione Granger. Stiamo bene tutti e tre. Ho un'informazione che penso possa servirti. Se conosci un modo migliore per comunicare, o un posto sicuro in cui incontrarci, fammelo sapere. Per favore, rispondi nella mezzora che segue, altrimenti aspetta un altro messaggio.

Il Patronus sembrò capire che aveva finito. Dopo un ultimo salto, ed essersi avvolto intorno alle sue gambe, sparì alla vista. Hermione fece apparire una sedia e si mise ad aspettare.

Non fu lasciata ad attendere a lungo. Meno di quindici minuti dopo una striscia argentea volò dalle nuvole grigie del cielo di gennaio del Devonshire, diventando la lince di Kingsley.

Le parlò con il caratteristico tono di lui, “Il quartier generale dell'Ordine della Fenice si trova al numero 12 di Grimmauld Place.

Hermione fu colpita e aprì la bocca per protestare, ma il Patronus non aveva finito.

Prima che tu vada nel panico, Hermione, lascia che ti rassicuri sul fatto che abbiamo messo un nuovo Incanto Fidelio sulla palazzina e io ne sono il Custode Segreto. La casa è più al sicuro che mai. Vieni quando vuoi – anche se devo avvisarti di Materializzarti sulla porta posteriore perché i Mangiamorte stanno spesso a controllare la piazza.” Quando ebbe finito di parlare, la lince sparì.

Per diversi secondi, Hermione rimase immobile, con la bocca ancora aperta dal suo impulso d'interrompere.

Il Patronus era vero, di questo era certa. Il che significava, senza dubbio alcuno, che Kingsley aveva ricevuto il messaggio e aveva risposto lui stesso. Così, davvero, restava una solo domanda: si fidava abbastanza da andare a visitare di nuovo Grimmauld Place?

Si fidava? . Accesa dalla certezza lanciò un secondo Patronus: questa volta fu più facile. “Di' a Kingsley che verrò domani o il giorno dopo, verso quest'ora.”

La lontra fece un saltello brillante e sparì lontano. Solo leggermente in ansia, Hermione rimosse le barriere e corse indietro verso la tenda sotto la pioggia.



*



La mattina successiva, Hermione andò di nuovo a “correre”. Questa volta fece attenzione a mettere più distanza tra sé e la tenda, prima di fermarsi. Voleva essere assolutamente sicura che né Ron né Harry potessero sentire il suono eloquente della Smaterializzazione. Dopo una breve pausa per riprendere fiato, Hermione sparì nel nulla, Materializzandosi davanti alla porta posteriore del numero dodici di Grimmauld Place.

Il tetro cortile sembrava lo stesso di sempre e la porta si aprì – come al solito – al tocco della bacchetta. Facendosi forza, la spalancò ed entrò nella cucina. Non aveva escluso la possibilità che potesse essere una trappola.

Kingsley era lì, insieme ad una mezza dozzina di altre persone che non riusciva a riconoscere. Erano seduti al tavolo da cucina e un ragazzo stava lavando i piatti nel lavandino, con entrambe le braccia immerse fino ai gomiti nella schiuma. Al suo arrivo alzarono tutti la testa.

“Hermione!” Esclamò Kingsley con un reale calore, alzandosi in piedi.

Hermione aveva la bacchetta puntata contro di lui, tuttavia, e fallì nel rispondere gentilmente.

“Nessuno si muova!” Comandò. “Svelto, Kingsley, quale battuta hai fatto prima che cavalcassimo insieme il Thestral?”

Per un momento la fronte di Kingsley si aggrottò per la concentrazione, poi gli angoli degli occhi s'incresparono e sorrise. “Se ricordo correttamente,” disse con voce strascicata, “ho fatto un commento su quanto apprezzassi il tuo fisico piuttosto mascolino.”

Hermione si rilassò leggermente, ma non abbassò la bacchetta. “Lancia un Patronus,” comandò.

Kingsley ottemperò, mandando la sua aggraziata lince in giro per la stanza. “Come membro dell'Ordine, Hermione” commentò sarcasticamente, “elogio la tua minuziosità. Come tuo amico, invece, credo sia il momento che tu mi abbracci.”

Stese le braccia in avanti e, con un piccolo sorriso al suo imperturbabile buon umore, Hermione attraversò la stanza gettandosi dentro il suo abbraccio.

Un leggero mormorio di chiacchiericcio e risate si sollevò mentre quelli intorno a loro si rilassavano e iniziavano a parlare.

“Tutto bene?” Chiese lui piano, stringendola forte contro la sua figura corpulenta.

“Io – sì. Va tutto bene.” Hermione lasciò andare un enorme sospiro.

“Anno duro?”

“Già, puoi dirlo forte.” Lei rise e si tirò indietro, passandosi la mano libera fra i capelli.

“Va bene, gente,” indicò Kingsley, facendo un gesto verso gli altri occupanti della stanza e poi verso la porta, “cambiate aria: Hermione e io abbiamo solo poco tempo.”

Le tre donne e i due uomini uscirono obbedienti. Diversi lanciarono occhiate curiose a Hermione e il ragazzo del lavandino insistette per stringerle la mano in un'entusiasta, e molto bagnata, stretta.

“Signorina Granger,” disse entusiasta, “sono molto, molto fiero di fare la tua conoscenza!”

“Tazza di tè?” Chiese Kingsley una volta che i due furono rimasti finalmente soli. “Ne faccio una teiera.”

“Grazie,” Hermione si sedette al tavolo e diede un'occhiata in giro. A parte l'inaspettata compagnia, la stanza era cambiata poco da quando l'aveva vista l'ultima volta, c'era ancora persino la pila di giornali sparsi alla fine del tavolo. Mentre lei e i ragazzi avevano usato lo spazio per tenere gli appunti sul Ministero, ora invece c'era ammassata una varietà di documenti.

“Chi erano quelle persone?” Chiese lei curiosamente, mentre Kingsley tirava fuori delle tazze dalla credenza della cucina.

“Nati Babbani, prevalentemente. Da quando abbiamo rioccupato Grimmauld Place, e fatto nuovamente l'Incanto Fidelio, abbiamo ripreso a usarlo come quartier generale.”

“Cos'è successo alla casa?” Chiese lei. “Ce ne siamo andati perché Yaxley è riuscito ad avere un passaggio attraverso gli incantesimi protettivi afferrandomi il braccio mentre mi Smaterializzavo.”

Kingsley ridacchiò. “Sfortunatamente per lui,” rispose, aggiungendo le foglie di tè nella teiera calda, “Yaxley è arrivato direttamente dentro prima che potesse portare i suoi amici. Kreacher ha capito abbastanza in fretta che non era arrivato come ospite di 'Padron Harry'. Gli elfi domestici hanno un certo potere quando c'è da difendere le loro case: Kreacher lo ha Obliviato ed espulso dall'edificio.”

Se solo lo avessimo saputo! Per un desolato momento, Hermione si permise di indugiare sulla mancata opportunità di rimanere in una casa e mangiare del cibo vero. “Dov'è Kreacher adesso?” Chiese.

“È a Hogwarts. Viene più o meno a distanza di un paio di giorni, pulisce il posto, fa qualche torta di melassa. Sarà dispiaciuto di averti mancato: chiede sempre se ci sono notizie del Padrone e dei suoi piccoli amici.” Kingsley riempì la teiera con l'acqua bollente e la fece levitare sul tavolo, insieme ad un paio di tazze. “Il Primo Ministro ha in mente di far saltare in aria Voldemort. Cosa ne pensi?”

Hermione fissò Kingsley per diversi secondi con la bocca aperta. “Lui cosa?”

Kingsley si passò una mano sulla testa pelata e fece una smorfia. “Mi par di capire che non lo vedi come un buon suggerimento, allora?”

“N – no! Ovvio che no.” Molto più calma aggiunse. “Se provate ad ucciderlo adesso non morirebbe, nel vero senso della cosa. Sarebbe come l'ultima volta e alla fine tornerebbe. Dobbiamo essere certi che quando lo uccideremo, sarà per davvero.”

“Mi hai convinto, Hermione, e farò in modo di convincere anche il Primo Ministro.” Kingsley sollevò una mano. “So che qualunque cosa tu e Harry stiate facendo, è per essere sicuri che Voldemort muoia davvero. E puoi essere certa che non ti chiederò ulteriori dettagli. Fammi solo sapere come posso aiutare.”

“In realtà sono venuta per darti qualche informazione,” rispose Hermione. “Viktor Krum sta lavorando per l'Ordine.”

“Lui – cosa?” Era chiaramente una novità per Kingsley.

“Ho organizzato la cosa l'anno scorso, dietro istruzioni di Dumbledore.” Hermione non pensò che inserire Snape nella storia potesse rivelarsi produttivo. “Il piano era di contrabbandare i Nati Babbani fuori dal paese usando delle Passaporte attivabili tramite voce. Non ho contatti con lui da quando Harry, Ron e io siamo in fuga, ma dalla breve conversazione che ho avuto con Viktor al matrimonio di Bill e Fleur, so che il piano era in atto già da allora.”

“Hermione! Queste sono notizie eccellenti... ci sono state così tante sparizioni inspiegabili. Se anche una minima parte di loro risulta essere con Krum, allora dobbiamo esserne grati! Come posso–”

Hermione anticipò la domanda. “Manda solo un gufo a Torvik Murk, Bulgaria,” gli disse. Facendo apparire un pezzo di pergamena scrisse il nome. Come un ripensamento, scrisse una nota per Viktor:

Caro Viktor, puoi fidarti di Kinglsey Shacklebolt – lavora per l'Ordine. Baci, Hermione.

Il compito successivo di Hermione fu quello di tirar fuori più informazioni possibile da Kingsley prima di tornare dai ragazzi. In questo modo poteva aggiornare i calcoli Aritmantici e forse cavar fuori cosa fare dopo. Prese un profondo respiro, poi fece una pausa, incerta da dove iniziare.

“Ehm, Kingsley?”

“Sì?”

“Cos'è tutto questo?” Fece un gesto verso la pila di appunti e documenti sparsi alla fine del tavolo.

Kingsley fece una smorfia. “Senza offesa, Hermione, ma come non farò domande sui dettagli di cosa tu, Ron ed Harry state facendo, credo sia bene che tu non sappia cosa noi stiamo facendo.”

Hermione trattenne i lamenti e le proteste che le saltarono alle labbra. Con il cuore che batteva e la mente che ronzava, si attaccò al sollievo dell'unica soluzione a cui riuscì a pensare che non comportava di discutere con Kingsley.

“Bene,” rispose, guardandolo intensamente, “ma c'è qualcos'altro: a un certo punto la professoressa Vector stava pianificando di scappare in Europa con l'aiuto di Viktor. Non so quanto tu sappia in proposito, ma era solita lavorare per Dumbledore come Aritmante dell'Ordine. Se puoi entrare in contatto con lei e convincerla ad aiutare ancora una volta, potrebbe fare la differenza.”

Kingsley annuì vigorosamente. Era acceso d'eccitazione per l'informazione ricevuta e tamburellò le dita contro il piano del tavolo. “Pensavamo fosse stata uccisa. Ti fidi di lei, vero?”

“Assolutamente,” rispose Hermione. “Se puoi trovarla, dille tutto. Più dettagli ha, più accurati saranno i suoi calcoli.” Hermione sperava solo che funzionasse e quindi di riuscire a capire come contattare la Vector più avanti e aggiornare la matrice.

Finì il resto del tè e si alzò in piedi. “Dovrei andare prima che i ragazzi si preoccupino. Non dire a nessuno che mi hai visto.”

Kingsley giurò che le sue labbra erano sigillate e lei fece la sua promessa di contattarlo se avesse avuto bisogno di qualcos'altro. Sfortunatamente, le cose di cui ho bisogno, pensò in modo afflitto, sono fuori dal controllo di chiunque. Eppure, mentre Hermione si preparava a Materializzarsi verso i ragazzi, si sentì più positiva di quanto non lo fosse stata in tanto tempo.



*



Mentre febbraio passava e le giornate sfumavano verso marzo, la situazione di Hermione rimaneva invariata: Harry continuava ad essere ossessionato dai Doni e lei e Ron continuavano a cercare gli Horcrux in ogni angolo più improbabile. In diverse occasioni, Hermione fu tentata di far di nuovo visita a Kingsley, ma il pensiero che potesse succedere qualcosa a Harry, mentre non c'era per poterlo salvare, la teneva vicina a casa. Prendersi del tempo per andare a correre era abbastanza difficile con le parole di Dumbledore che le riecheggiavano nel cervello: “... la tua missione è di mantenere Harry vivo.

Con marzo quasi finito, il loro itinerario deliberatamente imprevedibile consentì al trio delle occasionali giornate di bel tempo. Approfittando di alcune ore di pallido sole, Hermione si concesse il lusso di correre per quasi un'ora. Descrivendo un lungo cerchio intorno alla tenda corse tenendo i ragazzi a distanza di orecchio. Mentre correva, sognava ad occhi aperti l'opportunità di correre senza preoccuparsi, percorrere una linea dritta da qualche parte senza pensare a Mangiamorte, o Voldemort, o di come distruggere un Horcrux senza uccidere il suo portatore umano. Come sempre, la corsa l'aiutò a schiarirsi le idee mentre sfiancava il suo corpo: a rasserenarsi mentre si stancava.

Quando tornò alla tenda trovò Ron seduto al tavolo da solo.

“Dov'è Harry?” Chiese automaticamente.

“Fuori per una passeggiata.”

“Sta bene?” L'ansia si risvegliò immediatamente.

“Sì, è solo di malumore. È uscito solo dieci minuti fa: non andrà lontano.”

“Va bene.” Hermione affondò nella sedia opposta a Ron. Sembrava abbastanza di malumore anche lui. “Stai bene?” Chiese.

“Sì. Stavo solo pensando.” Ron diede un colpetto a una scheggia sul bordo del tavolo e aggrottò la fronte.

“Credo bene che sembri così messo male: devi iniziare piano e aumentare man mano che vai avanti.”

“Ah, ah.” Non era veramente divertente, ma Ron le fece un sorriso con riluttanza “Stavo pensando a chiunque ci abbia lasciato la spada.”

Questo era uno degli argomenti preferiti di Ron. “Seriamente, Ron, non puoi ancora pensare che sia stato Hagrid! Te l'ho detto l'ultima volta che persino se avesse avuto sotto mano una vera bacchetta, e conoscesse abbastanza magia da lanciare l'incantesimo, non riesco ad immaginare il suo Patronus come qualcosa con così pochi denti!”

“Va bene, va bene. Quindi non Hagrid. Hai mai pensato...” S'interruppe e fece una smorfia prima di continuare. “Questo sembrerà veramente stupido.”

“Più stupido di Hagrid?” Chiese Hermione in modo impertinente, ma malgrado il suo tono era interessata. Ron aveva considerato quasi ogni possibilità, eccetto la verità: lei aveva giocato il ruolo di quella che spara sui suoi suggerimenti con disdegno.

“Beh... forse.” Ron fece un profondo respiro. “Non prenderla nel modo sbagliato, ma c'è qualcuno che avrebbe avuto accesso alla spada, qualcuno che poteva sicuramente lanciare un Patronus, qualcuno che non abbiamo realmente considerato.”

“Chi?” Hermione era mortalmente seria adesso. Si rese conto di aver afferrato i bordi del tavolo. “Ron, chi?”

“Snape!” Esclamò alla fine, tirando indietro le mani mentre lo diceva, così da distanziarsi dall'idea in sé. “Voglio dire, è un coglione, lo è sempre stato, ma ha mandato Ginny in punizione con Hagrid! Doveva saperlo che non sarebbe stata granché come punizione e poteva spedirla ad Azkaban come hanno fatto con Luna. In più, è come se non avesse neanche mai detto a Tu-Sai-Chi del quartier generale!”

Ron guardò Hermione con aspettativa. Alla sua dichiarazione, il sollievo che l'aveva attraversata era una forza così palpabile e potente che si sentì debole per l'adrenalina. Aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì nulla.

Le spalle di Ron caddero. “Te l'ho detto che era stupido. Dimentica quello che ho detto.”

“No! Voglio dire, sono d'accordo. Ho ragionato su Snape per tanto tempo.”

Il viso di Ron s'illuminò ed Hermione sentì un improvviso calore accendersi nel petto. Se il tavolo non li avesse separati, lo avrebbe abbracciato. Invece si sporse e gli afferrò la mano. “Le cose non tornerebbero altrimenti,” commentò.

“Già.” Ron annuì, sembrando pensieroso e afferrando stretta la mano di lei. “E a proposito di Dumbledore allora? Harry...” S'interruppe ancora una volta.

“Sai, Ron,” rispose Hermione. “Non dubito di quello che Harry ha visto in cima alle Torre di Astronomia, ma non riesco a togliermi l'idea che Dumbledore non sembrasse proprio al meglio negli ultimi mesi di vita. Non sono sicura che conosciamo l'intera storia.”

Gli occhi di Ron si allargarono. “Ma... vorrebbe dire... pensi che l'abbiano pianificato?”

“Io...” Hermione all'improvviso andò nel panico, temendo di essersi spinta troppo in là. “Non lo so. Non so cosa pensare. Credo solo che non conosciamo l'intera storia.” Ron annuì mentre parlava. “Non dirlo a Harry!” Aggiunse con urgenza.

“Nah, non riesco a vedermelo prenderla bene.

Hermione si rilassò e sorrise al suo amico. Gentilmente tirò fuori la mano dalla sua stretta. “Andrò a farmi una doccia,” affermò, passandosi una mano dietro al collo e tirando via i capelli da dove si erano appiccicati per il sudore.

“Era ora.”

“Ah, ah.”

Erano passate due settimane da quando Ron era finalmente riuscito a trovare Radio Potter.


*

*

*


-------------------------------------

severus89: Ti ringrazio a nome dell'autrice e benvenuta :))

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Passing Information ***


2x15

NdT: Ringrazio come sempre silviabella per la beta...e grangerous per questo meraviglioso capitolo, uno tra i miei preferiti :))

Anne London



15.

Passing Information





Severus si stava dirigendo verso la Guferia, con una lettera cifrata ricca d'informazioni per Anastasia Vector-in-realtà-Sedenova, protetta e messa al sicuro in una delle sue tante tasche interne. Aveva organizzato la passeggiata nei corridoi durante l'intervallo tra le lezioni, cosa che gli dava l'opportunità di dare un'occhiata agli studenti affidatigli, mentre allontanava i sospetti sulla sua attività.

In confronto agli anni precedenti, i corridoi erano silenziosi. L'esclusione degli studenti Nati Babbani aveva tagliato le iscrizioni di quasi un quinto e il piccolo numero di ex studenti che prima si preparava da casa aveva fatto poco per aumentarne il numero. Ancora più acuto era il sentimento generale: i bambini non si divertivano più. Gli studenti si spostavano di classe in classe in gruppi stretti. I prefetti controllavano gruppi di studenti più piccoli, proteggendoli da un punto all'altro. Tutti tenevano d'occhio i Carrow o altri pericoli: mentre Severus passava, abbassavano la testa, non volendo incontrare il suo sguardo.

C'erano, ovviamente delle eccezioni – bulli di tutte e quattro le case avevano ora una nuova spavalderia nella loro camminata, sotto la tutela delle attente istruzioni dei Carrow. La maggior parte di loro, cosa deludente, erano i nuovi prepotenti saltati fuori tra i suoi Serpeverde, anche se lì, almeno, avevano delle scuse: studenti che venivano evitati ed erano stati presi in giro per anni, avevano trovato ora un nuovo senso d'autorità. Severus si era rifiutato di rassegnare la sua posizione di Capo Casa, ma non aveva avuto l'opportunità di passare abbastanza tempo dietro ai suoi Serpeverde come avrebbe preferito. Il suo rifiuto aveva, comunque, prevenuto che uno dei Carrow prendesse il suo posto. In ogni caso, davano agli studenti con le cravatte verdi dei privilegi automatici e gonfiavano i voti. Proprio il giorno prima, la cosa aveva fatto lamentare Minerva a gran voce.

Girando l'angolo del corridoio del terzo piano, con il suo solito mantello che si gonfiava, Severus arrivò a scontrarsi per un pelo con Tracey Davis. Lei si fermò, sorpresa, e si tirò indietro.

“Buon pomeriggio, Preside,” disse educatamente, abbassando la testa con deferenza.

“Signorina Davis,” rispose, con la lettera per la Vector improvvisamente pesante nella tasca, mentre notava la paura che traspariva dal corpo della Davis. Il sentimento era così forte che poteva leggere le sue emozioni persino senza contatto visivo. “Dev'essere strano per te,” aggiunse all'improvviso, “fare i M.A.G.O. senza Aritmanzia.”

Visto che l'Aritmanzia era stata proibita – come ogni studente del settimo anno di Serpeverde sapeva – dal Signore Oscuro, era un'affermazione pesante e Severus poteva sentirla nel panico e in cerca della cosa giusta da dire. Con sua sorpresa, lei optò per un insolito seppure intelligente approccio diretto e, in linea con la caratteristica abitudine Serpeverde, puntò alla verità.

“Spero non si sia offeso, signore,” balbettò, “per il mio tentativo di togliere la maledizione, l'anno scorso. Avevo in mente solo i suoi interessi.”

“Lo so, questo,” rispose Severus. È stata preoccupata per tutto questo tempo che potessi rivelare la sua indifferenza alla causa del Signore Oscuro? Quanto si sbaglia. “I Serpeverde si aiutano tra loro.”

Lei si rilassò leggermente alle famigliari parole e si azzardò perfino, per un secondo, a sollevare gli occhi per guardarlo in faccia. Fu abbastanza perché Severus notasse il graffio sulla guancia e allungò una mano per sollevarle di nuovo il viso.

“Cos'è successo?” Chiese con una voce che non tollerava disobbedienza.

“Sono” –deglutì– “Sono caduta.”

“Qualcuno ti ha fatto cadere,” corresse. La sua rabbia, che si risvegliava continuamente in quei giorni, iniziò a ribollire.

Solo il Dumbledore's Army avrebbe fatto cadere in trappola una Serpeverde del settimo anno. Nessun dubbio sul fatto che gli arroganti cretini avevano aspettato di sorprendere qualcuno da solo e, nel processo, avevano teso un'imboscata alla giovane donna che era ora in piedi davanti a lui. La sua riluttanza a denunciarli persino adesso era la prova di cui aveva bisogno per essere certo che le sue simpatie andavano ai ribelli, e non ai Mangiamorte. Ancora una volta i Grifondoro erano troppo accecati dai pregiudizi fra Case per riconoscere i loro potenziali alleati.

“Va' in Infermeria,” le ordinò: la Davis sembrò sollevata dalla sospensione di ulteriori domande e si affrettò a fare come gli era stato ordinato.

Una volta che la Davis fu sparita dietro l'angolo, Severus fece apparire un pezzo di pergamena e, toccandolo con la punta della bacchetta, lo trasfigurò nell'orario di lezione di Neville Longbottom. Trasfigurazione, notò con irritazione, la lettera momentaneamente dimenticata.

La lezione era in corso, nel momento in cui attraversò il castello per apparire alla porta di Minerva. La aprì con un colpo.

Il rumore e il suo arrivo inaspettato catturarono l'attenzione di tutti i presenti.

“Severus Snape!” Esclamò Minerva. “Cosa significa tutto questo?”

“Longbottom,” ringhiò, ignorandola, “due parole nel corridoio, adesso!”

“Assolutamente no!” Urlò Minerva oltraggiata, con le mani sui fianchi. “Risiediti, Neville. Questa è la mia classe, Snape, e i miei studenti hanno del lavoro da fare. Puoi parlare con il signor Longbottom nei tuoi orari.”

“Temo, Minerva,” sogghignò Severus, “che persino qui la mia autorità prevalga sulla tua.” Tirando fuori la bacchetta, sollevò Longbottom dalla sedia e lo spinse fuori dalla stanza. Si girò sui tacchi, lasciando che la toga svolazzasse dietro di lui e se ne andò, lasciando Minerva a farfugliare dietro di lui.

Longbottom era stato spinto contro la finestra all'estremità del corridoio dalla forza della Fattura a Propulsione di Severus. Colse l'opportunità di sovrastarlo.

“Signor Longbottom,” iniziò, ma non andò avanti, essendo interrotto dalla riapparizione di Minerva.

“Preside Snape,” sibilò con giusta rabbia. “Non permetto che gli studenti siano minacciati durante le mie lezioni!”

“Professoressa McGonagall,” rispose, mettendo nel nome più veleno possibile. “Ti suggerisco di controllare gli studenti che ti rimangono: non credo tu voglia venir meno ai tuoi doveri. Longbottom,” continuò, girandosi, “nel mio ufficio, adesso!”

Una volta là, mise Longbottom a scrivere frasi – con una penna oltremodo ordinaria: “I miei puerili tentativi di fare l'eroe non fanno altro che mettere in pericolo i miei amici e i miei compagni.”

Sfortunatamente, a giudicare dai precedenti, sembrava difficile che l'idiota arrivasse a comprendere il punto, persino con una tattica così spudoratamente esplicita.



*



Dopo aver consegnato in sicurezza la spada di Grifondoro a Harry Potter, Severus sapeva che la distruzione degli Horcrux di Voldemort doveva essere – finalmente – in corso. Di conseguenza, Severus aveva iniziato a pensare a come portare a termine l'onerosa operazione del convincere Harry a dar via la sua vita.

Se avesse avuto occasione di confrontarsi direttamente con il ragazzo, immaginava che la faccenda si sarebbe rivelata molto semplice: era sempre stato facile trascinarlo in una discussione e alcuni rimproveri ben scelti potevano fare al caso suo.

E se invece non ne avesse avuto l'opportunità? Trovare il ragazzo al momento giusto sarebbe stato abbastanza difficile – anche se non impossibile ora che si era assicurato un campione dei capelli della Granger – ma trasmettere uno specifico e complicato messaggio sarebbe stato comunque difficoltoso.

In una tale situazione, decise, Granger doveva essere la chiave. Lei, lo sapeva, si sarebbe fidata di lui. Gli avrebbe creduto. Il trucco sarebbe stato portare prove abbastanza convincenti così che Harry, di rimando, le avrebbe creduto – e avrebbe creduto anche che lei non fosse stata ingannata.

Un Patronus era una distinta possibilità. Poteva dettare il messaggio e mandarlo da lei. Il suo Patronus poteva trovare Potter in ogni momento e, visto che la strana, eterea creatura non poteva mentire, il figlio arrogante ed esasperante di Lily non avrebbe avuto ragione per dubitare di lui. In più, la cerva aveva realmente dimostrato la sua valenza nel recapitare la spada.

Eppure, l'unica volta in cui Severus ne aveva parlato con Dumbledore, il ritratto era stato insistente in modo irritante sul fatto che lo facesse di persona, proibendo l'idea del Patronus.

Perché? Pensò Severus. Ha erroneamente immaginato che Potter ed io potremmo riconciliarci? Che conoscere il suo incombente e necessario sacrificio potrebbe aiutarlo a vedere attraverso i miei inganni? Grugnì al pensiero. Col cavolo che è possibile.

Ovviamente, poteva sempre lanciare un Patronus con Potter presente. Questo avrebbe potuto catturare a sufficienza la sua attenzione, così che il ragazzo potesse ascoltarlo – anche se fare così sarebbe richiesto altrettanto tempo che un confronto e in quel caso avrebbe fatto meglio ad affidarsi a perfide derisioni. Era più probabile che Potter avrebbe creduto alle sue parole, se non avesse dovuto completamente riassestare l'impressione che aveva di Severus Snape, cattivo Mangiamorte.

Legilimanzia, decise Severus alla fine. Se non avesse avuto l'opportunità di provocare Potter con lo spettro del suo inevitabile futuro, e l'orribile destino a cui il persistere della sua sopravvivenza poteva consegnare il mondo, avrebbe potuto scambiare i ricordi e le informazioni pertinenti con la Granger. Se avesse preparato i ricordi in precedenza, consegnarli sarebbe stato un lavoro di pochi secondi e contatto visivo; nel peggiore delle ipotesi poteva semplicemente riversarli fuori. Senza problemi, Severus poteva contare sulla Granger perché abbassasse le difese a richiesta o radunasse le stringhe di ricordi; poteva anche esser sicuro che lei avrebbe saputo cosa fare con l'informazione una volta avuta. Rimaneva sempre la domanda, tuttavia, su quanti dettagli di antefatto avrebbe avuto bisogno per convincere Potter.

Con questo in mente, Severus passò diverse lunghe sessioni curvo sul Pensatoio di Albus, costruendo un racconto molto editato dei ricordi che avrebbero, per sua opinione, convinto meglio Potter. Fece anche particolare attenzione che nessun dettaglio dei suoi sentimenti più-che-professionali per la Granger fossero evidenti. Chi poteva prevedere quanto disgusto poteva causarle l'idea? Chi poteva garantire che non sarebbe stato abbastanza per fargli trascurare la parte vitale dell'informazione? Inoltre era meglio, alla fine, se pensava a lui come a un nobile innamorato o un amico attento – molto meglio del vecchio raccapricciante.





*



Una sera, quando mancavano solo poche settimane alle vacanze di Pasqua, Severus sedeva nel suo ufficio e conversava con Dumbledore. Aveva la sua copia del libro di Rita, ma giaceva aperta sul grembo, senza essere toccata.

“Non hanno idea dei rischi che stanno correndo!” Esclamò. Severus si controllò dall'urgenza di alzarsi di nuovo e camminare lungo la stanza, ma Dumbledore gli aveva appena detto di sedersi.

“Sanno cosa stanno facendo, Severus: hanno tutto il diritto di partecipare,” rispose Dumbledore calmo.

Severus ringhiò per la frustrazione e lanciò La Vita e le Bugie di Albus Dumbledore sulla scrivania con un violento colpo. Dumbledore fece una smorfia. “Il diritto?” Chiese. “Sono bambini! E pensano che se si chiamano 'esercito' e agiscono come gang di canaglie del ghetto possano vincere una guerra contro il più pericoloso mago oscuro del secolo! L'intera situazione è ridicola in modo evidente.”

“Calmati Severus. Hai solo bisogno di usare la situazione a tuo vantaggio.”

“Calmarmi?” Farfugliò.

“Andiamo, devi ammettere che il Dumbledore's Army è un'utile distrazione. Ogni volta che richiamano l'attenzione dei Carrow sulle loro azioni, altri studenti camminano più sicuri.”

“Sciocchezze, Albus! La tua logica è pretestuosa. Ti comporti come se i Carrow avessero una controllata quota di aggressività da distribuire ogni giorno. In realtà, quegli idioti di studenti incitano la loro collera fino a livelli mai immaginati!”

“Rimango dell'idea che tu sia esagerando, Severus!” Dumbledore fece una pausa e si portò due dita alla radice del naso. “Stai facendo un lavoro eccellente, lo sai. Dovresti essere fiero di te.”

“Chiedo scusa? Tu non hai visto in che stato era Micheal Corner dopo che i Carrow avevano finito con lui! Lo hanno picchiato! Lo hanno reso incosciente e sbattuto il suo corpo ripetutamente contro le pietre del corridoio! Quando l'ho portato in Infermeria pensavo che Poppy stesse per farmi a pezzetti e lasciare che venissi dilaniato dalle bestie selvagge della Foresta–”

Severus s'interruppe all'improvviso. Grazie al suo collegamento con le barriere, sentì qualcuno passare oltre il gargoyle e salire le scale mobili del suo ufficio. Muovendosi in fretta, nascose la copia del libro di Rita nella mensola superiore della sua scrivania e tirò a sé la pila più vicina di carte amministrative. Nel momento in cui risuonarono i colpi alla porta, aveva una piuma in mano e un ghigno plastificato sul viso.

“Avanti,” disse.

“Buonasera,” commentò Hooch mentre apriva la porta. Chiudendola dietro di sé si diresse verso la sedia dalla parte opposta della scrivania. Lì si sedette comoda, allacciando le dita sullo stomaco e appoggiando i piedi sulla scrivania.

La totale famigliarità del suo atteggiamento attraversò Severus come un coltello caldo nella carne. Chiaramente, il piacere della novità di picchiarlo e ignorarlo era svanito: ora aveva deciso di sbattergli in faccia il ricordo della loro precedente amicizia.

“Tira giù i tuoi piedi sporchi dalla mia scrivania,” ringhiò con le labbra arricciate sui denti gialli, con una rabbia appena controllata.

“Mio Dio, Snape, per qualcuno la cui porta dovrebbe essere sempre aperta stai facendo ben poca cosa per accogliere il tuo unico ospite.” Non aveva spostato i piedi.

Severus sbatté la piuma abbastanza malamente nel suo supporto del calamaio d'acciaio e incrociò le braccia. “Che cosa vuoi, Hooch?” Chiese. “Fa' in fretta e vattene.”

“Mi sembra,” rispose in tono colloquiale, “che tu spenda un'enorme quantità di energie nel proteggere le persone. ”

Ci volle tutto l'addestramento di Severus per tenere il viso impassibile. Lo stomaco sembrava diventato di ghiaccio. Dopo un lungo momento riuscì a rispondere. “Non sai di cosa stai parlando.

Hooch sollevò le sopracciglia – non aveva mai imparato l'arte di sollevarne solo uno. “Come giocatrice di Quidditch,” continuò imperturbabile, “impari a guardare oltre le superficiali distrazioni nel comportamento dei tuoi avversari e ti concentri sui loro movimenti. Impari a pensare in modo tattico, oppure perdi. ”

“Quanta saggezza!” Esclamò Severus sarcastico, portando gli occhi al cielo. “Sono convinto ci siano studenti che penderebbero dalle tue labbra per ogni parola: non credi sia meglio andare a cercarli piuttosto che farmi perdere tempo?” Aveva un disperato bisogno di bere. In effetti, voleva disperatamente condividere un bicchiere con Hooch. Si maledì per una tale debolezza.

“Sei un astuto e sporco bastardo, Severus Snape, e lo sei sempre stato. Volevo solo farti sapere che io, per quanto mi riguarda, ho prestato attenzione.” Lui fece per parlare, ma lei sollevò una mano per fermarlo e si morse la lingua. “Non so cos'è successo nella torre quella notte, ma so che Albus stava morendo.”

Da quel momento Severus non sarebbe riuscito a parlare, neanche se l'avesse voluto.

“Oh, poteva essere in grado d'ingannare me, e persino Minerva, ma Poppy è troppo qualificata per la posizione che mantiene qui! Lo sai bene quanto me che l'unica ragione per cui rimane è il costante afflusso di ragazzi che in qualche modo compensa al fatto di aver mai avuto figli suoi, e la promessa fatta ad Albus tanto tempo fa, che sarebbe rimasta finché Tu-Sai-Chi sarebbe sparito per sempre. Fatto il punto, Poppy sapeva che non aveva più di poche settimane prima di essere inabile in modo permanente.”

“In sostanza,” continuò lei, “riesco a vedere tre possibilità. Sono completamente in torto e tu sei un Mangiamorte fino in fondo. Fosse questo il caso, t'immagino abbastanza sveglio da mandarmi via senza punizione, facendo tua la consapevolezza che potrei rivelarmi ben disposta verso di te più avanti, nel caso ne avessi bisogno. O, al contrario, tu e Albus avete messo in piedi l'intero piano tra voi. Conoscendovi come un tempo, la possibilità non è completamente oltraggiosa.”

Severus si sforzò di accentuare un po' di più il ghigno, ma non disse niente. Hooch, notò, non aveva lanciato neanche un'occhiata al ritratto di Albus: gli occhi erano fissi sul suo viso.

“In questa situazione, immagino possa significare qualcosa sapere che un tale gesto non è completamente incompreso. La terza, e devo ammettere, la possibilità più probabile, è che Severus Snape, da Serpeverde consumato, stia solo cercando di salvarsi la pelle.” Finalmente s'interruppe.

“Nessuna analisi tagliente per questo scenario, allora?” Severus fu sollevato che la voce sembrasse sarcastica come sempre.

“Oh,” sbuffò Hooch, sollevando una mano per enfatizzare la sua mancanza di preoccupazione, “immaginavo mi avresti incoraggiata nella mia convinzione, così che possa tornare utile sul lungo periodo.”

Hooch, l'unico incoraggiamento di cui hai bisogno è di lasciare gli allucinogeni su cui stai chiaramente indulgendo e prendere invece una Pozione Aguzzaingegno. Non m'interessa metterti in guardia sul fatto che ogni tentativo di convincere la mia legione di ammiratori, che c'è un cuore d'oro nascosto dietro l'aspetto da pipistrello, ti farebbe confinare nel reparto Janus Thickey prima le parole possano lasciare la tua bocca!”

“Non preoccuparti, Snape, il tuo segreto è al sicuro con me.” Hooch si toccò il petto sopra al cuore. “Non ne ho parlato neanche con Poppy.”

“La cosa è abbastanza evidente!” Rispose Severus. “Avessi provato ti avrebbe immediatamente curato per i segnali di pazzia ed evidenziato le voragini della tua argomentazione!”

Hooch sorrise alla sua veemenza. Tolse le gambe dalla scrivania e si sporse in avanti, una mano sul ginocchio. Con l'altra mimò il gesto di chiudere la bocca con una zip e buttare la chiave dietro alle spalle. “Come ho detto, Severus, il tuo segreto è al sicuro con me. Volevo solo fartelo sapere.” Con questo si alzò in piedi. “Ci si vede, preside,” disse al di sopra delle spalle mentre usciva. Chiuse la porta con un gesto plateale e sparì.

Da dietro la schiena, Severus sentì Albus schiarirsi la gola. Severus sollevò una mano.

“Non una parola!” Ordinò. Richiamando a sé il Whisky Incendiario si alzò in piedi e si diresse verso la porta opposta a quella presa da Hooch, entrando nelle stanze private del preside. Era profondamente scosso dall'incontro e non poteva sopportare di ascoltare gli inevitabili stimoli di Albus a essere più cauto in futuro – quelli avrebbero dovuto aspettare un altro giorno.



*



Mentre il trimestre si apprestava a finire, Severus prese una decisione. Gli studenti non avevano quasi neanche finito di andare a prendere l'Hogwarts Express che premette il dito sul Marchio nero, convocando il Signore Oscuro al suo fianco.

Prendendo tempo, s'incamminò fuori dall'ufficio, fuori dalla scuola e lungo il terreno. Lì Amycus Carrow lo incontrò.

“Allora, l'hai trovato?” ansimò, senza fiato per aver corso.

“No,” rispose Severus senza fermarsi. Amycus rimase diversi passi indietro.

“Sei pazzo? Se non hai Potter ti ucciderà!”

“Allora consiglio a te di mantenere la distanza.”

Amycus lo prese in parola, correndo a cercare sua sorella. Nessun dubbio che avrebbero passato ore a speculare sulla sanità mentale di Severus e le sue possibilità di sopravvivenza.

Al punto di Materializzazione, Severus si sedette ad aspettare su un tronco caduto: ci volle un po' prima che Voldemort arrivasse a Hogwarts da dove si trovava, lontano nell'est europeo. Quando il Signore Oscuro si materializzò davanti a lui, Severus si alzò e si riabbassò su un ginocchio, chinando la testa.

“Severus!” Esclamò Voldemort in modo impaziente. “Lo hai trovato!”

“No, mio Signore.” Severus rimase in posizione ossequiosa.

Ci fu una breve pausa, prima che Voldemort parlasse di nuovo. “Allora cosa significa questa tua chiamata, Severus?” Chiese, con voce minacciosamente neutrale.

“Ho trovato questo,” rispose, tirando fuori la copia di La Vita e le Opere da una tasca interna della toga. Tenne la faccia abbassata, così che Voldemort potesse leggere il titolo.

“Sono deluso da te, Severusss,” sibilò Voldemort, gli occhi rossi che brillavano di rabbia. Estrasse la sua bacchetta, frustando l'aria mentre lo faceva, e tagliando del fogliame vicino a dove Severus era in ginocchio.

In modo calmo, Severus aprì il libro sulla foto di Grindelwald e Dumbledore e lo offrì di nuovo a Voldemort. Abbassò gli occhi. Il silenzio era assordante. Solo dopo un lungo momento Severus si azzardò ad alzare la testa.

Voldemort era rimasto bloccato dall'immagine inaspettata. La mano che teneva a mezz'aria tremava visibilmente.

“Mio Signore?” Chiese Severus in modo sollecito.

Voldemort incontrò il suo sguardo per un breve secondo, riabbassandolo immediatamente verso il libro. Quasi esitante, lo afferrò dalla presa di Severus. “Gellert Grindelwald,” sussurrò.

“Temo,” commentò Severus in tono di scuse, “di aver avuto il libro sottomano per un po' di tempo. All'inizio non avevo intenzione di leggerlo; ho iniziato a farlo solo nella speranza d'irritare il ritratto di Dumbledore.” La verità può essere uno strumento utile.

“Hai fatto bene, Severus!” Esclamò Voldemort. Un eccitamento febbrile prese il posto dello shock iniziale. “Ancora una volta ti sei dimostrato il mio servo più leale. Dovresti essere ricompensato!”

“Non sono in cerca di una ricompensa, ma della tua approvazione, mio Signore.”

“La conoscenza, Severus,” rispose Voldemort in modo inaspettato. Severus lo guardò, trasalendo, per trovare il Signore Oscuro che lo fissava con uno strano sorriso che stirava le guance piatte della sua faccia serpentina. “Non potresti volere una ricompensa fisica, ma hai sempre voluto la conoscenza.”

“Mio Signore,” balbettò Severus, “mi conosci troppo bene.”

“Hai mai desiderato di volare, Severus? Non con una scopa, ma solo tu contro gli elementi? Vieni, te lo insegnerò!”

Voldemort sollevò imperiosamente una mano e, reprimendo ogni manifestazione fisica del suo disgusto, Severus l'afferrò. Mano nella mano con il Signore Oscuro, si alzò in piedi. Con una forte, strana risata, Voldemort si sollevò verso il cielo, tirando Severus con sé. Severus si sentì senza peso, galleggiando stranamente, eppure sapendo che se l'altro mago avesse voluto lasciarlo andare, sarebbe caduto subito.

La frase è Magister aerum,” commentò Voldemort, portando entrambi ancora più in alto, “ma non funziona se dici solo le parole. Devi crederci. Devi dominare l'elemento: solo così potrai volare.”

Voldemort li stava portando sempre più su e Hogwarts presto rimase molto in basso, un castello giocattolo inserito in un tappeto di foresta. Erano più in alto di quanto ogni ragionevole mago avrebbe portato una scopa e stava diventando difficile respirare per Severus.

“Se dovessi lasciar andare la tua mano adesso, cadresti verso la morte,” sottolineò Voldemort, il suo sorriso che si allargava a un livello molto più grottesco. “A meno che, ovviamente, tu non riesca a padroneggiare l'incantesimo prima di toccare terra.”

O potrei Smaterializzarmi. Quel pensiero fu abbastanza da reprimere il peggio del panico di Severus, che riuscì a incontrare lo sguardo del Signore Oscuro e rispondere al suo sorriso da pazzo con un sorrisetto. E poi, subito dopo, quando Voldemort lasciò la sua mano, Severus non ne fu sorpreso.

Iniziò subito a cadere. Precipitando con le braccia aperte nel cielo, il vento nella sua traiettoria sottostante frustava i capelli e la toga, spingendoli indietro e avanti nel suo percorso. Era terrificante, ma anche esilarante. Mentre il terreno, molto in basso, scorreva verso di lui con una violenta e feroce velocità, la mancanza di oggetti nelle sue immediate vicinanze gli diede una strana sensazione di stasi, come se fosse appeso senza muoversi, schiaffeggiato da un vento terribile.

Magister aerum, pensò tra sé. Non sentì nulla. Concentrati, Severus. Prendendo contatto con il suo io interiore e il suo corpo sentì la forza del vento contro il viso. Lo sentì tirare e spingere i suoi vestiti. Sentì la pressione dell'aria contro il suo corpo. Magister aerum, pensò di nuovo e questa volta vibrò dalla consapevolezza dell'elemento intorno a lui. Aprendo la bocca respirò l'ossigeno nei polmoni, anche se era pesante e difficile da fare. Magister aerum! Urlò silenziosamente, e sapeva che poteva volare. Mettendosi dritto, la caduta libera divenne un volo e si librò in un arco, esultando per l'incredibile sensazione del suo corpo che si muoveva nell'aria.

Sopra di lui spiò Voldemort, mentre piombava verso di lui. Il Signore Oscuro rise deliziato. Come allodole, come draghi, i due volarono a doppia elica a grandi altezze, con i corpi che si curvavano l'un l'altro nel cielo.

“Sapevo che potevi farlo, Severus!” Urlò Voldemort.

Severus si fece nota mentale di distillare dell'altro antidoto.

A volte essere nelle grazie del Signore Oscuro è terrificante quanto avere la sua disapprovazione.

*



*



*

----------------------------------------

flopi: Ti ringrazio per i complimenti alla traduzione :). Per quanto riguarda la storia, ci sono molte cose che avrei voluto leggere nell'originale (e vedendo recenti affermazioni sarebbe stato proprio bello se JKR avesse avuto il coraggio di non far finire insieme Hermione e Ron...), soprattutto il retroscena di Snape e la resistenza a Hogwarts: che spreco non averlo inserito nel settimo, al posto di tutto quell'inutile campeggio...

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Malfoy Manor ***


2x16

NdT: mi è parso di capire che alcune di voi aspettavano Malfoy Manor :). Un grazie, come sempre, a silviabella per la beta. Vi ricordo che i dialoghi sottolineati sono presi dall'originale.

Anne London



Capitolo 16

Malfoy Manor





Bello, eh?” Chiese Ron mentre Potterwatch si avviava alla conclusione.

Sentire le voci di così tanti amici aveva riempito Hermione di gioia.

Geniale,rispose Harry.

Sono così coraggiosi,” esclamò Hermione felice. “Se li trovassero...

Beh, continuano a spostarsi, no? Come noi.” Ron sembrava assurdamente contento. Sentire il fratello, in particolare, doveva aver significato molto.

Ma avete sentito cos'ha detto Fred? È all'estero!” La luce fanatica tornò negli occhi di Harry e il cuore di Hermione ebbe un sussulto. Né lei né Ron avevano bisogno di chiedere di chi stesse parlando. “Sta ancora cercando la bacchetta, lo sapevo!

Harry–

Andiamo, Hermione, perché non vuoi ammetterlo? Vol–

“HARRY, NO!” Urlò sopra di lui, cercando d'interromperlo senza successo.

–demort sta cercando la Bacchetta di Sambuco!

Nel momento in cui Harry disse il nome del Signore Oscuro un forte boato arrivò dall'esterno della tenda: le barriere erano state abbattute.

Il suo nome è Tabù!” Urlò Ron, con forte rimprovero nella voce. “Te l'avevo detto, Harry, te l'avevo detto, non possiamo più pronunciarlo... dobbiamo imporre di nuovo la protezione... presto... è così che trovano...

Hermione si era alzata in piedi, bacchetta alla mano, ma mentre lo Spioscopio iniziava a girare e fischiare, e le luci colorate iniziavano a oscillare nella stanza, lei si bloccò e Ron si zittì improvvisamente. I loro occhi s'incontrarono e i due si scambiarono uno sguardo di panico. Tirando fuori il Deluminatore dalla tasca Ron lo fece scattare, facendo piombare la tenda nell'oscurità.

Venite fuori con le mani in alto!” Urlò una stridula voce maschile dall'esterno. “Sappiamo che siete lì dentro!Avete sei bacchette puntate addosso e non ci importa chi colpiamo!

Con un solo secondo per pensare, Hermione puntò la bacchetta verso Harry e gli lanciò un Incantesimo Pungente direttamente in faccia. Lui strillò per il dolore e lei si morse in colpa il labbro inferiore. Ti prego, fa che sia abbastanza! Implorò lei, continuando a sperare di poter uscire dalla loro attuale situazione, parlando o combattendo.



*



Per un lungo momento – persino mentre la sua pelle si accapponava al tocco delle dita sporche di Fenrir e le lunghe unghie gialle, persino mentre la sua mente pensava a orribili immagini dei suoi denti appuntiti contro di lei – Hermione si azzardò a sperare che lei, Ron e Harry potessero fuggire via. L'Incantesimo Pungente era stato, in effetti, sufficiente per nascondere Harry e, se i Ghermidori non l'avessero riconosciuto, se la sarebbero cavata bene.

Ma nel momento in cui si Materializzarono dall'altra parte del paese, e mentre veniva portata di peso su per il sentiero del giardino di Malfoy Manor, qualunque speranza nutrita fino a quel momento evaporò. Dopo l'oscurità della tenuta, la luce dell'interno fu abbagliante. Per i primi metri, Hermione non riuscì a distinguere niente se non il forte bianco e nero del pavimento a scacchiera del corridoio d'ingresso. Persino dopo che raggiunsero il salotto lei continuò a strizzare gli occhi, combattendo sia il bagliore del fuoco nel vasto camino che lo scintillio dell'enorme lampadario.

Da quello che riusciva a vedere, la stanza era orrendamente vistosa, con uno spesso tappeto felpato e le pareti color melanzana. Il fuoco bruciava in un camino elaborato, affiancato da due splendide ninfe di marmo, una per lato del caminetto, entrambe legate mani e piedi da serpenti striscianti, e si contorcevano come se sentissero dolore.

I Ghermidori spinsero i prigionieri al centro della stanza preoccupandosi poco della loro comodità; solo le corde strette che la tenevano legata ai suoi amici impedirono a Hermione di cadere sulle ginocchia.

Cosa succede?” Chiese Lucius Malfoy con tutto l'oltraggio di un gentiluomo il cui inizio di serata era stato appena disturbato da una banda di sudici contadini. L'espressione sul suo viso faceva il paio con il tono di voce.

Dicono di aver preso Potter,” rispose Narcissa con tono sprezzante. “Draco, vieni qui.

Draco arrivò, anche se la sua riluttanza a farlo era evidente dalla postura delle spalle e dall'espressione inquieta sul viso. Per un breve secondo incontrò lo sguardo di Hermione, ma gli occhi scattarono immediatamente di lato.

Con uno strattone, Greyback tirò il gruppo di prigionieri verso la parte più illuminata della stanza, direttamente sotto al lampadario. Hermione non riuscì più a vedere Draco e suo padre, ma mentre Draco si avvicinava tornò di nuovo in vista.

Allora, Draco?” Chiese Lucius con urgenza. “È lui? È Harry Potter?

Curiosamente, Draco era anche poco propenso a guardare direttamente Harry, e il suo sguardo sembrava fisso verso un punto circa quindici centimetri a sinistra rispetto a dove avrebbe dovuto guardare.

Non... non sono sicuro,” disse titubante.

A questo punto, Hermione desiderava che Draco la guardasse negli occhi. Harry in effetti aveva uno strano aspetto. L'incantesimo Pungente aveva gonfiato i suoi connotati in una parodia quasi irriconoscibile del suo viso e i capelli erano più lunghi di prima. Eppure non c'era nessun modo perché Draco non riuscisse a riconoscere lui, Ron o Hermione – in particolare non tutti e tre insieme quando gli ultimi due non avevano nessun incantesimo per mascherare i loro visi. Che cosa starà tramando?

Anche senza l'aiuto di Draco, Lucius si stava convincendo in fretta dell'esattezza dell'identificazione. Non ci volle molto prima che Greyback e Malfoy senior rivolgessero la loro attenzione su di lei.

E la Sanguesporco, allora?” Chiese Greyback ringhiando l'insulto dalle profondità della sua gola.

Hermione rabbrividì mentre il licantropo faceva girare il gruppo di prigionieri sull'asse. Si trovò forzata nella zona luminosa, con lo sguardo su entrambi i nemici che la controllavano in viso.

Aspetta,” esclamò Narcissa, sollevando una mano con un gesto teatrale di sorpresa. “Sì – sì, era da Madam Malkin con Potter! Ho visto la sua fotografia nel Profeta! Guarda, Draco, non è la Granger, quella?

Durante il microsecondo in cui Draco obbediva a sua madre e girava lo sguardo verso Hermione, la sua espressione era angosciata. “Io... forse... sì.” Ogni parola della sua affermazione poco convinta suonava più incerta della precedente.

Ma allora,” urlò Lucius, la voce che si sollevava per l'eccitazione, “questo è il ragazzo Weasley! Sono loro, gli amici di Potter – Draco, guardalo, non è il figlio di Arthur Weasley, come si chiama–?

Sì,” rispose Draco evasivo, girandosi e facendo qualche passo in direzione del camino, “potrebbe essere.

La speranza si accese nel cuore di Hermione. Draco era sicuramente infelice di consegnarli. E nella sua attuale situazione era pronta ad afferrare la presa. Quando la porta a sinistra si aprì, tuttavia, il piccolo bocciolo di speranza si appassì all'istante.

Bellatrix Lestrange, pazza omicida, era in piedi nel corridoio: la sua bellezza devastata colpì Hermione con un bolide nello stomaco.

Che cosa c'è? Cos'è successo, Cissy?” Marciando verso i prigionieri li guardò con disprezzo. Quando arrivò davanti a Hermione, invece, si fermò con la fronte aggrottata dalla sorpresa. “Ma questa,” commentò con crescente piacere, “è la ragazza Sanguesporco... la Granger?”

Sulle labbra di Bellatrix, l'uso del solo patronimico di Hermione era un insulto, ma riportò alla mente diversi vividi ricordi di Snape: Snape che la chiamava “Granger”, Snape che scherzava nell'Infermeria sulla cattiveria di Bellatrix. Portarono con sé un filo di speranza e un lampo di ansia. Automaticamente, Hermione chiuse con forza le barriere Occlumantiche. In qualche modo, per qualche ragione, si ricordò che Bellatrix aveva una certa abilità con la Legilimanzia. Come? La risposta arrivò in fretta: Harry aveva origliato Draco e Snape che ne discutevano. Alla festa di Natale di Slughorn, notò Hermione stupidamente. Maledizione, concentrati, Granger! Si rimbrottò subito, costringendosi a rivolgere di nuovo la sua attenzione alla baruffa che era scoppiata tra Lucius e Bellatrix, entrambi con l'intenzione di chiamare il Signore Oscuro loro stessi.

Dovrei chiamarlo io, Bella!” Stava urlando Lucius.

Hermione riportò di nuovo l'attenzione verso Draco, ora vicino al fuoco, che osservava nervosamente il trambusto. Ancora una volta, cercò d'invitarlo a incontrare il suo sguardo. Andiamo, Draco. Se l'aveva vista fissarlo, l'aveva ignorata con successo.

Bellatrix aveva raggiunto dei picchi di voce striduli, come la sensazione di unghie su una lavagna. “...cosa me ne faccio dell'oro? Io cerco solo l'onore della sua... della...

S'interruppe così all'improvviso che sembrò essere stata colpita da un Incantesimo di Silenzio. Hermione voltò di scatto la testa di lato, per vedere cos'era successo. Lo sguardo da maniaca di Bellatrix era fisso su un punto dov'erano in piedi i Ghermidori. Con Lucius in posa nel chiamare Lord Voldemort – la manica sollevata e lo scioccante contrasto tra il Marchio Nero e la sua pelle candida, visibile da tutta la stanza – Bellatrix fece un respiro tremante e iniziò a urlare ancora una volta.

FERMO!” Urlò. “Non toccarlo, moriremmo se il Signore Oscuro arrivasse ora!

Il suo urlo era così feroce che Lucius si fermò per la sorpresa. Bellatrix marciò verso lo sfortunato ragazzo che aveva attirato la sua attenzione. Stava tenendo in mano, notò Hermione con crescente comprensione, la spada.

Che cos'è questa?” Chiese minacciosamente Bellatrix, enfatizzando ogni parola.

Il Ghermidore non era abbastanza sveglio da obbedire in fretta, e subito tutti i Ghermidori, eccetto Greyback, furono resi incoscienti da Bellatrix e portati fuori da Draco Malfoy. Bellatrix aveva la spada, insieme alla bacchetta di Greyback, e stava mormorando tra sé e sé mentre rivoltava l'arma di Grifondoro tra le mani. “Se è veramente Potter, non deve essere ferito.

Hermione cercò di afferrare la mano di Harry e stringerla in modo confortante. Era legata così stretta a Ron, Harry e Dean, tuttavia, che poteva essere la mano di chiunque.

Il Signore Oscuro desidera provvedere a Potter di persona...” Continuò Bellatrix. “Ma se scopre... devo... devo sapere...

Che cosa deve sapere? Cosa non deve scoprire? Hermione cercò di analizzare le parole della donna pazza, ma non aveva abbastanza informazioni per dare ad esse un senso. Fece vagare lo sguardo su ciò che riusciva a scorgere della stanza: nessun altro sembrava sapere di cosa stesse parlando Bellatrix.

I prigionieri devono essere portati nelle celle,” ordinò improvvisamente Bellatrix, “mentre decido cosa fare!

Questa è casa mia, Bella,” ritorse Lucius, “non dai ordini nella mia–

Fallo!” Urlò lei, interrompendo suo cognato. “Non hai idea del pericolo in cui ci troviamo!” Era così vicina al limite che delle scintille partirono dalla bacchetta, segnando il tappeto in modo abbastanza sgradevole. Lucius rimase a fissare la bruciatura, inorridito.

Fu Narcissa che finalmente interruppe lo stallo. “Porta questi prigionieri nelle celle, Greyback,” comandò con la sua voce esile e fredda.

Aspetta!” Aggiunse Bellatrix. “Tutti eccetto... eccetto la Sanguesporco.

Un'ondata di nausea travolse Hermione.

No!” Urlò Ron. “Potete avere me, prendete me!

Hermione si stava ansiosamente agitando per afferrare la sua mano, ma non ci riuscì. Le si strinse il cuore di fronte alla sua disponibilità a prendere il suo posto, ma era meglio che fosse lei. Almeno poteva usare l'Occlumanzia. Bellatrix colse l'opportunità di schiaffeggiare Ron sul viso – marcando i lividi che i Ghermidori gli avevano fatto prima.

Se muore durante l'interrogatorio, sarai il prossimo,” promise malignamente. “I traditori di sangue vengono subito dopo i Sanguesporco, per quanto mi riguarda.

Hermione non riuscì a sentire il resto di ciò che Bellatrix stava dicendo: le parole “muore durante l'interrogatorio” riecheggiavano terribilmente nella sua testa. Non poté fare a meno di notare, tuttavia, quando Bellatrix tirò fuori un delicato stiletto d'argento da sotto ai vestiti. Quanto sarebbe strano se mi uccidesse con un oggetto così ben fatto. Hermione capì che stava soffrendo lo shock. Devi riprendere il controllo, Granger, si rimproverò. Mentre Bellatrix tagliava le corde che la tenevano legata agli altri prigionieri, Hermione rafforzò le sue barriere Occlumantiche.

Greyback costrinse gli altri prigionieri a uscire dalla stanza e Bellatrix afferrò con violenza i cappelli di Hermione e la strattonò, portandola direttamente sotto al lampadario. Il panico assalì Hermione, anche se fece del suo meglio per incanalare l'energia verso le barriere. Draco, notò improvvisamente, aveva preso suo padre per un braccio e gli stava sussurrando qualcosa all'orecchio con urgenza. Un'espressione di leggera preoccupazione oscillò sul viso di Lucius, ma solo per un momento. Tirò via il braccio e si girò lontano dal figlio. Hermione non sapeva se sentirsi meglio o peggio per il coinvolgimento di Draco – meglio perché qualcuno nella stanza sembrava essere dalla sua parte, o peggio perché se Draco era preoccupato gli eventi promettevano di essere piuttosto terribili.

Hermione sentiva Ron urlare il suo nome ancora e ancora; mentre spariva lungo il corridoio il volume diminuì, anche se il tormento di lui cresceva.

“Il tuo fidanzato sembra un po' angosciato,” cantilenò Bellatrix in un orecchio di Hermione, strofinando la lama piatta dello stiletto lungo la sua guancia. “E ha ragione. Di sicuro, una volta che avrò finito con te, non vorrà scoparti mai più.”

Hermione non riuscì a reprimere un brivido mentre la lama fredda del coltello di Bellatrix veniva premuta contro la sua guancia.

“Sto per farti una domanda, piccola Sanguesporco: ti suggerisco di rispondere onestamente. Dove avete preso questa spada?”

Hermione deglutì e si tenne forte, anche se non riusciva a controllare il tremore della voce. “La-l'abbiamo trovata,” balbettò.

“Risposta sbagliata!” Ringhiò Bellatrix. Diede un leggero colpetto al lobo di Hermione con lo stiletto mentre si tirava indietro, solo per puntarle addosso, invece, la bacchetta. “Questo, piccola Sanguesporco, è quello che si prova per la mia disapprovazione: Crucio!

Anche se Bellatrix sussurrò appena la parola, il fuoco che divampò nelle terminazioni nervose di Hermione minacciò si spezzarla. Mai prima aveva sentito un tale dolore e le sue barriere Occlumantiche, che aveva tenuto pronte in attesa dell'attacco, non fecero niente per alleviare il tormento: il suo corpo andava a fuoco.

Solo una volta che il dolore cessò Hermione si rese conto che stava urlando. La gola era arida e le membra tremavano. Andiamo, Granger, alzati! S'incoraggiò, spingendosi contro il pavimento e riuscendo a mettersi sulle ginocchia. Bellatrix non l'avrebbe spezzata.

“Zia Bella!” Esclamò Draco, che si era avvicinato. Hermione dovette trattenere l'urgenza isterica di ridacchiare quando notò il tono famigliare nel lamento di Malfoy. “Se questa è quella Granger, allora Snape–”

“Si fotta Snape,” rispose Bellatrix, silenziandolo con un braccio teso. Non si preoccupò di voltarsi verso di lui. “Se sei schizzinoso, guarda da un'altra parte.”

Il riferimento a Snape fece battere il cuore di Hermione. Schiacciò brutalmente tutte le sue reazioni.

Anche se le sue barriere Occlumantiche erano rimaste in piedi, seppellì ogni riferimento a Snape che le tornò alla mente nei libri della biblioteca del suo cervello. Non c'era assolutamente modo che potesse tradire Snape con quella pazza: nessun indizio delle sue attività di spionaggio sarebbe arrivato a Bellatrix da lei, neppure alcun segno della sua disperata necessità di vederlo.

Dopo aver respinto Draco, Bellatrix abbassò la testa vicino a quella di Hermione. “Te lo chiederò di nuovo!” Urlò e l'improvviso alto volume e furia spaventarono la sua vittima. “Dove avete preso la spada? Dove?

“L'abbiamo trovata–” ansimò Hermione. Bellatrix la stava guardando direttamente negli occhi ed Hermione era acutamente consapevole della crescente pressione Legilimantica contro le sue barriere. “L'abbiamo trovata – PER FAVORE! BASTA!”

Crucio!” Urlò Bellatrix arrabbiata e, per i successivi due minuti, Hermione non conobbe altro che dolore indescrivibile.

Mentre il dolore si attenuava, e l'ambiente circostante tornava a fuoco, Hermione sentì una piccola, fiera, vampata di trionfo. Bellatrix doveva ancora irrompere attraverso le sue difese e l'irritazione della pazza iniziava a essere evidente.

Stai mentendo, lurida Sanguesporco, lo so!” Urlò. Hermione sapeva che Bellatrix non poteva esserne sicura che stesse mentendo, ma la stessa presenza delle sue barriere Occlumantiche era abbastanza per farle sorgere dubbi sulle sue parole. “Siete stati dentro la mia camera blindata alla Gringott! Dimmi la verità, dimmi la verità!

“È la verità,” mentì Hermione con un piacere quasi selvaggio per la sua abilità nel farlo. Prima di soccombere di nuovo al dolore che si andava sviluppando nel suo sistema nervoso, cercò invano di associare il tono squillante e lo strano fraseggio declamatorio delle parole finali di Bellatrix. Per qualche strana ragione le ricordava Harry.

Questa volta ci volle più tempo per tornare pienamente cosciente. Il dolore, se possibile, era peggiore e non ce la faceva a rialzarsi da terra. Il meglio che poteva fare era strofinarsi in modo inefficace la sottile linea di saliva che le pendeva dalla bocca. Sia lei che Bellatrix erano consapevoli che le barriere Occlumantiche di Hermione erano troppo forti per essere spezzate facilmente, anche se a quel punto Hermione aveva iniziato a preoccuparsi di quanto potesse sopportare il suo corpo. Risolutamente allontanò il pensiero dei genitori di Neville: sarebbe morta piuttosto che rimanere col cervello danneggiato. Stai calma, Granger. Tenendo gli occhi ben chiusi per un momento indagò a fondo. Aveva delle risorse che Bellatrix non poteva toccare.

Quando finalmente riuscì a riaprire gli occhi, Hermione si bloccò per lo shock. In piedi sulla soglia – vestita solo con una lunga camicia da notte bianca, ricamata a nido d'ape e decorata con dei livelli d'increspatura – c'era Jocelyn Smith. La bocca era aperta per la sorpresa e una mano era ferma davanti alla faccia, sospesa nel gesto di sfregarsi gli occhi annebbiati. Nel lungo secondo in cui i loro sguardi s'incontrarono Hermione comprese che Jocelyn era sconvolta. Sapeva che Jocelyn stava per urlare il suo nome e correre verso di lei, ma Draco si mosse prima.

Con due falcate arrivò alla porta. Coprendo la bocca di Jocelyn con una mano, allontanò la ragazza. Anche se si dimenava, lui l'allontanò dalla stanza, resistendo al suo agitarsi di membra e riuscendo nel tentativo di allontanare le sue gambe da sotto alle proprie.

Intanto la forza d'animo di Hermione stava spingendo Bellatrix ancora più nell'incoerenza e, nella sua furia, sembrava inconsapevole della breve apparizione della seconda strega Nata Babbana.

Cos'altro avete preso?” Sbraitò. “Cos'altro avete? Dimmi la verità o giuro che t'infilzo con questo pugnale!

Come a enfatizzare la cosa, si chinò e spinse la punta dello stiletto contro lo sterno di Hermione. Per fortuna incappò nel ferretto del reggiseno, invece di tagliare la pelle già sfregiata del petto.

“Sto dicendo la verità,” Hermione insistette, guardando direttamente in viso Bellatrix e schiarendosi con forza la mente.

“Non sta funzionando, Bella!” Esclamò Draco, tornando nella stanza – da solo.

Hermione osservò il ringhio sul viso di Bellatrix intensificarsi malignamente. Si girò sul posto e guardò Lucius Malfoy.

“Quanto devi essere deluso da Draco,” ghignò. “Tiene più agli interessi del suo professore di quanto non tenga alla sua famiglia.”

“Draco sa da che parte stare!” Ritorse Lucius velocemente, anche se una punta d'incertezza rendeva esitanti le sue parole.

“Severus mi ha salvato la vita!” Rispose Draco sulla difensiva. “L'onore della famiglia richiede che io rispetti–”

Fu interrotto da un incantesimo di silenzio lanciato da sua zia.

“Una volta consegnato Potter,” affermò Bellatrix, “la posizione di Snape non significherà nulla.” Sollevò di nuovo la bacchetta verso Draco e il ragazzo trasalì.

“Essere un Mangiamorte non sembra calzarti bene, Malfoy,” pensò Hermione.

Solo quando tutti gli occupanti della stanza spostarono lo sguardo verso di lei Hermione realizzò di aver parlato ad alta voce. Merda. Stava perdendo il controllo. Stai calma, Granger! Con un incredibile sforzo, rafforzò le sue difese ancora una volta. Non poteva non notare che l'implicazione del suo errore era evidente anche a Bellatrix, perché la pazza puntò la bacchetta ancora una volta direttamente verso di lei.

Cos'altro avete preso?” strillò. “Cos'altro? RISPONDIMI! CRUCIO!

Il dolore fu così terribile che, quando finalmente cessò, Hermione si trovò a singhiozzare per il sollievo. Attraverso le lacrime pensò di poter sentire Ron che continuava a urlare il suo nome.

E dove, pensò, dove diavolo è Jocelyn e cosa ci fa qui?

Come siete entrati nella mia camera blindata?” Ringhiò Bellatrix, prendendo i capelli di Hermione con un pugno e girandole il collo maldestramente così che, ancora un volta, Hermione potesse fissare le pupille folli della sua tormentatrice. “Quel sudicio folletto in cantina vi ha aiutato?

Lo abbiamo incontrato solo stasera!” Annaspò Hermione, cercando di lasciare che la sincerità di quella particolare affermazione trasparisse, senza effettivamente abbassasse le sue difese mentali. “Non siamo mai stati dentro alla camera...non è la vera spada! È una copia, solo una copia!

Una copia?” Bellatrix lasciò andare la testa di Hermione che batté dolorosamente al suolo. “Oh, che bella scusa!

Ma che possiamo verificare subito!” Interruppe Lucius. “Draco, porta qua il goblin, ci dirà lui se la spada è vera oppure no!

La sottile speranza di Hermione che Bellatrix potesse lasciarla in pace mentre Draco andava a prendere Griphook si rivelò infondata. Quasi svogliatamente, l'orribile donna la Cruciò ripetutamente, senza darle quasi il tempo di recuperare il senso di calma tra gli strazianti intervalli di dolore. Nel profondo, Hermione iniziò a domandarsi quanto le ci sarebbe voluto per morire.

Che cos'era?” Hermione non aveva sentito nulla, ma Lucius sembrava genuinamente preoccupato. “Lo hai sentito? Cos'era quel rumore dalla cantina? Draco – no, chiama Wormtail! Fallo andare a controllare!

Draco era appena tornato dai sotterranei, semi trascinando il goblin dietro di sé. Mentre Wormtail si precipitava, Bellatrix sollevò la bacchetta ancora una volta. Hermione avrebbe baciato gli stivali di Lucius Malfoy quando afferrò la sua mano per bloccarla.

“Aspetta una momento,” ordinò, “Voglio ascoltare.”

Nessuno nella stanza parlò, per diversi benedetti minuti privi di dolore. Hermione usò il tempo per fare un inventario dei dolori fisici. Ho già dei danni al cervello? Si domandò. Come potrei saperlo?

Ci furono diversi colpi attutiti dal piano di sotto, rispetto a dov'era sdraiata. Fa' che Harry e Ron stiano bene, pregò Hermione, preoccupata dai rumori.

Cosa c'è, Wormtail?” Urlò Lucius immediatamente.

Niente! Tutto bene!” Arrivò come risposta.

Le spalle di Lucius si abbassarono visibilmente per il sollievo; Bellatrix fece una smorfia e tirò via la mano dalla presa di Lucius. In modo vendicativo, Cruciò Hermione non appena la mano fu libera.

Questa volta, Hermione quasi non riuscì a tornare cosciente. Per lunghi momenti, combatté contro le tenebre che minacciavano di sommergerla. Le palpebre sembravano impossibilmente pesanti. Vagamente, Hermione diventò consapevole che Bellatrix aveva iniziato a interrogare Griphook. La stanza intorno a lei stava andando fuori fuoco e sentiva uno strano rumore rombante nelle orecchie.

Allora?” Chiese Bellatrix. “È la vera spada?

Hermione fece del suo meglio per concentrarsi sul goblin, sperando che confermasse la sua storia. Stava voltando la spada tra le mani, esaminando l'elsa con attenzione.

No,” rispose Griphook alla fine. “È un falso.

Il sollievo travolse Hermione, gli occhi le si rivoltarono all'indietro. Si sforzò di combattere la sensazione. Devi stare sveglia. Devi aprire gli occhi. Nel momento in cui riuscì a mettere a fuoco la scena che si svolgeva sopra al suo corpo sdraiato, anche Griphook era stato gettato al suolo. Bellatrix lanciò gridolini felici mentre chiamava il suo padrone.

Uno stivale di cuoio appuntito colpì costole doloranti di Hermione, mentre Bellatrix onorava la sua malconcia vittima con un ultimo compiaciuto saluto: “E credo che possiamo sbarazzarci della Sanguesporco. Greyback, prendila se la vuoi.

L'orrore le attanagliò le viscere. Hermione voleva urlare, strillare, colpire, raggomitolarsi – ma il suo corpo maltrattato era incapace di qualunque cosa, oltre alla nausea che la travolse. Stranamente, comunque, il suono del suo urlo silenzioso risuonò nella stanza. Solo in ritardo Hermione si rese contro che proveniva da Ron.

NOOOOOOOOOOOO!

Mentre Ron si precipitava nella stanza, con la bacchetta in pugno e urlando di rabbia, accaddero diverse cose. Gli incantesimi volarono in tutte le direzioni: uno disarmò Bellatrix, uno schiantò Luna, un altro fece cadere Greyback, mandandolo a terra. L'ultimo pensiero che Hermione ebbe, prima di perdere conoscenza, fu lo stupore che Draco avesse potuto mancare Harry con così tanto margine, al punto che il suo Incantesimo d'Inciampo aveva colpito il licantropo per sbaglio.

*



*



*

---------------------------------------

xX__Eli_Sev__Xx: Io adoro Hooch in questa storia :). Capisco la voglia di dare una sbirciatina, grazie comunque per tornare da queste parti ^__^

biancalupin: Quando ho letto questo capitolo ho pensato che, in effetti, non ci voleva poi tanto a capire che Snape era dalla parte dei buoni. Nell'originale non ho creduto neanche per un istante che non fosse stato Dumbledore a organizzare tutto... Grazie ^__^

severus89: ti ringrazio da parte di entrambe :) Chissà cosa farà Minerva quando scoprirà la verità...

Titinina: stai parlando ad un'altra serpeverde nell'animo (riconosciuta pure da pottermore ;)). Anch'io sono d'accordo su Neville: per quanto crei dei problemi a Severus, lui comunque è praticamente a capo della resistenza, che per fortuna c'è!

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Hide Tide ***


2x17

NdT: come sempre, un milione di grazie a silviabella per la beta :)



Capitolo 17

High Tide





Severus fu svegliato nel bel mezzo della notte dal Marchio Nero che bruciava – non il doloroso, selvaggio segnale di un'immediata convocazione, ma lo strano dolore di un altro Mangiamorte che comunicava con il Signore Oscuro. Il panico che ne seguì lo rese quasi incapace di muoversi.

Severus si vestì in fretta. La sua uscita, tramite l'ufficio del preside, scatenò una sequenza di domande dai ritratti presenti.

“Severus?”

“Cos'è successo?”

“Dove stai andando?”

“Sembra che qualcuno abbia catturato Potter,” rispose dalla porta, poi corse con facilità lungo i corridoi vuoti, diretto all'esterno. Era così di fretta che se ne andò prima che il gufo dei Malfoy arrivasse portando un messaggio personale e urgente.

Senza sapere esattamente chi avesse attivato il marchio, si Materializzò a Malfoy Manor. C'erano buone possibilità che lì qualcuno sapesse cosa stava succedendo.

Una sottile figura vestita di bianco gli si lanciò contro a metà del sentiero del giardino e lui sollevò la bacchetta, solo per realizzare che era premuta contro la gola di Jocelyn.

“Sei arrivato!” Singhiozzò con evidente sollievo. “Hanno preso Hermione e zia Bellatrix–”

Severus non aspettò di sentire altro. La sollevò di peso e volò nell'aria, coprendo il terreno che li separava dalla porta principale nel minor tempo possibile.

“Dove?” Chiese mentre toccavano terra.

“Salotto!” Rispose lei, senza fiato e con gli occhi sbarrati.

“Va' di sopra e vestiti il più in fretta possibile; aspettami sulle scale.”

Jocelyn annuì obbediente e corse subito via, i piedi scalzi che facevano capolino da sotto la vestaglia che svolazzava dietro di lei. La scena che si ritrovò davanti era caos puro: Lucius, Bellatrix e Fenrir urlavano l'uno contro l'altro in mezzo a schegge di vetri rotti. Il lampadario aveva rovinato l'arredamento: Granger non si vedeva da nessuna parte.

“Tu!” Urlò Bellatrix all'apparizione di Snape. “Questa è colpa tua!”

“Chiedo scusa?” Disse Severus strascicato, sollevando un sopracciglio derisorio. Tenne a freno la rabbia sotto una fredda barriera di autocontrollo.

“Hai mandato Dobby! So che lavora a Hogwarts!” Degli sputi volarono dalla bocca di Bellatrix.

Dobby?

“Basta, Bella!” Narcissa si diresse verso l'isterica sorella.

“Lasciami andare! Ancora una volta Snape si manifesta al momento più opportuno: ancora una volta Potter è scappato!”

“Sono venuto perché tu hai chiamato,” sogghignò Severus, stendendo leggermente il braccio per evidenziare le parole. “Posso assicurarti che la preoccupazione per la salvezza di Potter è ben lontana dai miei pensieri.”

“Ho detto basta!” Narcissa parlò aspramente. “Il Signore Oscuro arriverà a momenti! Abbiamo bisogno di calmarci.”

Con un'occhiata vendicativa e un po' impaurita verso Severus, Bellatrix si voltò verso Lucius, lasciando a Draco l'opportunità di spingere il suo Capo Casa da parte.

Era un sollievo sentire che tutti e tre i membri del trio erano riusciti a scappare, e quando Lucius scoprì che erano in qualche modo riusciti a portare con loro Ollivander e la Lovegood, lasciando Wormtail morto sulle scale del sotterraneo, Severus provò l'inattesa e improvvisa urgenza di esultare. Fece poco, tuttavia, per alleviare la furia che sentiva verso gli altri eventi della serata.

Bellatrix. Fenrir.

Severus voleva ucciderla. Voleva strappare le membra del licantropo pezzo per pezzo.

Dietro alle sue barriere Occlumantiche giurò di portare vendetta in ogni modo possibile. Bellatrix avrebbe rimpianto le sue azioni e lasciarla allo scontento del Signore Oscuro era il primo ragionevole passo. Il suo arrivo, atteso con terrore, non giunse mai abbastanza in fretta. Senza alcuna sorpresa, Voldemort era furibondo per essere stato chiamato senza ragione e Severus si sforzò di far sì che il suo arrivo tardivo venisse notato – contestando la gestione della situazione da parte di Bellatrix senza esitare

“Ancora una volta la famiglia Black mi ha deluso!” Esclamò Voldemort, gli occhi che brillavano di un terrificante rosso per la rabbia. “La tua presenza qui, Severus, non serve più. Torna a Hogwarts, verrò a trovarti quando avrò finito.”

Severus s'inchinò deferente. “Porterò i ragazzi con me,” commentò. “Seguimi, Draco.”

Era una mossa audace, ma riuscì. Con un'angosciata occhiata verso i suoi genitori, il ragazzo obbedì, seguendo Severus da vicino. Lucius li chiamò entrambi disperatamente mentre se ne andavano, ma Severus non sentì nessuna pietà per l'amico. Per quanto la cosa lo preoccupasse, se Lucius era preparato a ignorare il dichiarato desiderio di Severus nei confronti della Granger, si meritava qualunque punizione il Signore Oscuro potesse dispensare.

Jocelyn, come da istruzioni, stava aspettando nella scalinata di marmo dell'ingresso e Severus Materializzò sia lei che Draco a Hogwarts. Li spinse verso i sotterranei nell'istante in cui arrivarono a scuola. Jocelyn teneva la testa china e si muoveva obbediente. Il ragazzo, invece, esitava.

“Mi hai salvato... di nuovo.”

Severus ghignò. “Sì. Confesso che sta diventando un po' noioso. Cerca di prenderti cura di te stesso in futuro.”

“Non... non li ucciderà, vero?”

“È improbabile.” Aggiunse più gentilmente: “Vai a letto, Draco. Il Signore Oscuro sta arrivando e non voglio vederti fino alla cena di domani.”

“Sì, signore. Grazie, signore.”

Jocelyn gli lanciò una lunga occhiata, seguita da un rigido segno di assenso, poi tirò Draco dietro di sé verso i sotterranei. Severus si diresse verso l'ufficio più in fretta possibile. Lì trovò il gufo dei Malfoy e, troppo tardi per qualunque utilità, lesse la breve lettera.

Venga dai Malfoy immediatamente, Jocelyn, Malfoy-Smith.

Le lettere apertamente infantili della sua scrittura lo colpirono al cuore e, una volta rimandato indietro il gufo, iniziò a camminare nell'ufficio con il piccolo pezzo di pergamena stretto tra le dita. Mandò Phineas da un suo ritratto all'altro; a ogni riapparizione, a Severus scattava il cuore in gola nella speranza di avere notizie, ma non c'era ancora niente. In riposta alle tante domande di Dumbledore, Severus rispose solo che Potter era scappato. Non riusciva a esprimere nient'altro.

La sua mente rilanciava, immagine dopo immagine, Bellatrix che torturava una continua sequenza di vittime, con il viso della Granger sovrapposto a quello del ricordo. Bellatrix tendeva ad essere brutalmente creativa: provava un'indecente, sadica gioia nell'infliggere dolore. Snape immaginò uno dei suoi coltelli attraversare la soffice carne, marchiandola con indelebili, dolorose rune. Vide le mani di Bellatrix strappare i vestiti ed esporre parti private per una pubblica umiliazione. Pensò, troppo vividamente, ai denti gialli di Fenrir e immaginò il respiro fetido del licantropo contro il collo della Granger, prima di mordere la pelle e i muscoli e i tendini, contaminando il suo sangue per sempre.

Neppure la sicura conoscenza che Voldemort stesse punendo i responsabili fu abbastanza per bloccare la marea di immagini orribili. Lo sapeva. Lo aveva visto prima: non c'era una via possibile per negare quanto orribile, quanto dannosa, quanto degradante doveva essere stata l'esperienza.

Severus si sentì male.

Voleva solo tenerla al sicuro: ma ancora una volta aveva fallito.

Era quasi l'alba quando il Marchio Nero bruciò ancora.



*



Severus non era un idiota. Da quando aveva detto – pochi giorni prima – a Voldemort di Grindelwald, sapeva che era solo questione di tempo prima che il Signore Oscuro comparisse per reclamare la bacchetta di Dumbledore. Sperava solo di sopravvivere all'incontro.

Avvalendosi di una torcia dal muro vicino alla porta del castello, Severus camminò verso il cancello e lasciò entrare Voldemort. Tornando su, lungo il terreno e oltre il lago, camminarono insieme. Quando Voldemort lo congedò, Severus tenne il suo sollievo sotto silenzio. Inchinandosi profondamente, voltò la schiena alla terrificante parodia di uomo che Voldemort era diventato e se ne andò.

La novità di non essere ancora morto sostenne Severus durante le diverse ore in compagnia del Signore Oscuro. Dopo aver profanato la tomba di Dumbledore, Voldemort si unì a Severus nell'ufficio del preside e sfoggiò la sua nuova bacchetta davanti al ritratto del vecchio. In altre circostanze, Severus avrebbe trovato un certo macabro umorismo di fronte alla strana farsa che lui e il ritratto erano costretti a recitare, ma con ogni pensiero dietro alle barriere Occlumantiche focalizzato sulla Granger e il suo attuale, sconosciuto, stato di salute, non vedeva l'ora di scoprire qualcosa e si preoccupò per tutto il tempo.

Per quello che ne sapeva, lei stava sanguinando a morte mentre il sole sorgeva, con i due idioti a pasticciare con gli incantesimi di guarigione sul suo corpo disperatamente ferito – mentre lui beveva Whisky Incendiario con il Signore Oscuro.

In seguito non riuscì a capire come aveva fatto ad andare avanti senza rimettere quello che restava della sua cena.



*



Nello stesso momento in cui il Signore Oscuro si Smaterializzò, Severus girò sui tacchi e corse. Fece uno scatto lungo il percorso verso il castello, sotto alla luce del sole del mattino presto, con la toga che si gonfiava dietro di sé. Si precipitò davanti alla scala e rimbalzò sugli avampiedi impaziente, mentre aspettava che il gargoyle all'ingresso del suo ufficio si spostasse. Fece le scale mobili due alla volta. Spalancò la porta con il suo solito botto e attraversò di corsa la stanza. Girando l'ultimo angolo della scrivania scivolò, fermandosi di fronte al ritratto di Dumbledore, la mano sinistra premuta contro la tela.

“Ora, Albus,” ordinò, il respiro affannoso per lo sforzo della folle corsa. “Usa il Deluminatore.”

“Ehm, Severus,” rispose Dumbledore senza muoversi per assecondarlo, “non credo proprio che sia una buona idea.”

“Dico davvero, Albus! Fallo ora!” Rintracciare Hermione avrebbe richiesto ore. Il Deluminatore sarebbe stato molto, molto più veloce.

Dumbledore si tirò indietro leggermente, le sopracciglia unite con una dubbiosa espressione sul viso. “Davvero, Severus! É vitale che non ti vedano o sappiano che stai agendo per conto mio! Nel tuo attuale stato potrebbe essere disastroso!”

Severus afferrò la cornice del quadro di Dumbledore con l'altra mano e la scosse per la frustrazione. Ruggì di rabbia.

“Non ti servirebbe a molto neanche se usasse il Deluminatore,” interruppe Phineas in modo mellifluo. Severus rivolse immediatamente l'attenzione verso di lui. “Sono andati a Shell Cottage e, come sai, è sotto l'Incanto Fidelio.”

“Come lo sai?” Chiese Severus, attraversando la stanza verso la cornice di Phineas. “Cos'hai sentito?”

Phineas alzò le spalle. “L'ho saputo dalla ragazza.”

“Come sta?” C'era un pericoloso tono di disperazione nella voce di Severus.

“Mi sembra stia bene,” rispose Phineas affatto preoccupato. “Sembra sia andata fuori per una passeggiata lungo la spiaggia.”

“Quando?” Teneva stretta la cornice di Phineas e stava stringendo entrambi i bordi saldamente.

“Oh, circa dieci minuti fa–”

Senza aspettare ulteriori informazioni, Severus si mise a correre. Sentì Dumbledore urlare qualcosa dietro di lui, ma non gli diede importanza. Quando raggiunse la scala principale, Severus saltò la balaustra, elevandosi in aria e verso il pavimento. Atterrò solo per aprire la porta principale, poi spiccò il volo un'altra volta.

Nel punto di Materializzazione sparì nel nulla, solo per riapparire sulla spiaggia sotto Shell Cottage. La casa in sé era nascosta alla vista dalle alte scogliere. Severus si Disilluse. Troppo teso per sedersi, troppo accorto per camminare – e forse rischiando di rivelarsi dai conseguenti sbuffi di sabbia – rimase in piedi paralizzato, gli occhi che scattavano da un lato all'altro della spiaggia deserta.

Ci vollero dei lunghi dieci minuti perché la Granger girasse l'angolo. Era fortunatamente da sola e fortunatamente si reggeva in piedi sulle sue stesse gambe. Fece svanire l'incantesimo che lo teneva nascosto, mentre aspettava che la Granger lo notasse. Le viscere si contorsero con un nuovo tipo di ansia.

Lei alzò la testa e lo vide in pochi secondi: quando i loro sguardi s'incontrarono, lei si Smaterializzò.

L'improvviso rumore della sua Smaterializzazione colpì Severus come uno schiaffo e gli occhi si chiusero di colpo. Che cosa ti aspettavi? Si rimproverò Severus. È appena stata torturata dai Mangiamorte. Perché dovrebbe voler parlare con te? La bacchetta contro la sua gola forzò la sua attenzione sul presente facendogli spalancare gli occhi.

Hermione Granger era in piedi di fronte a lui, la bacchetta puntata e un'espressione seria sul viso. La ragazza entusiasta e ingenua, che gli aveva volentieri aperto la porta il giugno precedente, era sparita: al suo posto c'era una solida e sottile guerriera, tutta riflessi e spigoli. Era ancora da sola.

“Granger,” si arrischiò, facendo attenzione che le braccia fossero immobili al suo fianco.

“Snape,” rispose lei. “Mi dia una buona ragione per credere che sia quello che sembra.”

Severus deglutì, facendo scontrare il pomo d'Adamo scomodamente contro la punta della bacchetta. “Nell'Infermeria mi hai chiamato fenice.”

“Non è abbastanza: è quello che ho chiesto l'ultima volta.”

Dopo un momento per pensarci rispose, “Fammi una domanda allora.”

Granger non esitò. “Dove si trova il quartier generale dell'Ordine della Fenice?”

Era una domanda intelligente: nessun dubbio allora che lei fosse chi sembrava essere.

“Il quartier generale dell'Ordine della Fenice,” iniziò, arrivando fino a “si trova,” prima che la Maledizione Incollalingua di Mad-Eye si attivasse e farfugliasse fino a interrompersi, momentaneamente strozzato e incapace di continuare.

Nel momento in cui aveva recuperato il controllo della bocca e del respiro, Granger aveva rinfoderato la sua bacchetta – no, non la sua bacchetta: quella di Bellatrix. La realizzazione fece rabbrividire Severus, anche se fortunatamente la reazione fu nascosta dai movimenti piuttosto violenti generati dalla Maledizione Incollalingua.

“Cosa vuole, Snape?” Chiese con le braccia incrociate.

Da qualche parte negli ultimi mesi aveva perso l'onorifico “professore”. Severus scoprì che non gl'importava affatto.

Per diversi secondi cercò le parole giuste.

Avevo bisogno di vederti.

Volevo essere sicuro che stessi bene.

Io... io... io...

Quanto era ridicolo essere bloccato nella prima persona singolare quando era di lei che era preoccupato.

“Sei stata torturata da Bellatrix,” disse alla fine.

Granger alzò le spalle, con un'espressione dura sul viso. “Quindi?” Chiese.

“E da Fenrir Greyback?”

“Mi ha minacciato,” rispose sprezzante. “Mi ha toccato la guancia, niente di più.”

“Bellatrix,” disse lui ancora, la punta della lingua che scattò fuori per inumidire le labbra, “ti ha tagliata? Ti ha...?” S'interruppe, troppo preso dalla risposta per dar voce alla domanda.

Granger tirò il girocollo della giacca per mostrare una sottile cicatrice rossa, appena guarita. “Mi ha tagliata qui, mi ha graffiato l'orecchio, per il resto Cruciatus.”

Il sollievo ammorbidì subito ogni muscolo del suo corpo e le spalle si abbassarono percettibilmente. Inaspettatamente, il palpabile alleviamento della sua ansia stimolò la rabbia della Granger.

“Pensa che con questo vada tutto bene?” Chiese indignata. Fece un passo verso di lui e gli diede una brusca spinta.

Severus fece un passo indietro per la sorpresa.

“Pensa che non senta la mano di Greyback sulla guancia ogni volta che chiudo gli occhi e cerco di dormire?” Lo spinse ancora, facendo un passo avanti per diminuire la distanza fra loro ancora una volta. “Che non immagini quei denti giallastri affondare nella mia pelle? Non senta il suo alito fetido? Non immagini come sarebbe l'essere violentata? O fatta a pezzi?” Ad ogni domanda lo spingeva e, alla fine, lui inciampò, cadendo all'indietro sulla sabbia.

Lei lo seguì, colpendolo con i pugni contro il petto: le sue domande divennero sempre meno coerenti.

“Non veda l'orribile faccia di Bellatrix dietro le palpebre?” Riuscì a dire, ansimando. “Non mi chieda–”

Severus fu in grado di afferrarle una mano, immobilizzandola contro di lui dove, con suo sgomento, scoppiò a piangere, il viso nascosto tra i vestiti.

Automaticamente, il braccio libero si chiuse intorno a lei. Liberando l'altro, riuscì a fare leva su di sé, così che la Granger gli sedesse sul grembo, piuttosto che rimanere rannicchiata sopra di lui. Una volta che furono in equilibrio, avvolse attorno a lei anche il secondo braccio.

Lei pianse finché le lacrime non passarono attraverso i diversi strati di lana, per raggiungere il suo petto e la tenne stretta senza lamentarsi. Con una mano affondata tra i capelli, e l'altra avvolta intorno alle sue spalle, respirò il suo odore e, in silenzio, la desiderò sana e felice. La gola gli fece male per il senso di colpa.

Dopo quindici minuti buoni, Granger tirò su col naso in modo marcato, le spalle che non tremavano più per i singhiozzi. Le gambe di Severus erano leggermente intorpidite dal suo peso, ma non voleva farla alzare – non prima che avesse detto quello che intendeva dire. Una volta che l'incontrollabile sfogo di lacrime fu terminato, ci fu un improvviso imbarazzo nella loro posizione e Severus fu colpito da un nuovo panico.

“Ti devo delle scuse, Granger.” Aveva la gola chiusa per i lunghi minuti di muta disperazione, ma era in qualche modo facile confessare con la testa di lei sepolta nel petto e i suoi grandi occhi, troppo famigliari, nascosti; mentre si stringeva contro di lei, sopraffatto dalla sua vicinanza e aggrappandosi a lei come a un dono prezioso, fu facile tenersi saldo alla speranza che potesse perdonarlo ancora una volta.

Dalla posa ancora innaturale delle spalle di lei, sapeva che stava ascoltando, anche se non aveva risposto né alzato la testa. Immaginò che i suoi occhi fossero serrati; poteva sentirela tensione dei suoi pugni chiusi, avvolti nelle pieghe della toga.

Si schiarì la gola, fissando la superficie ondulata del mare, e andò avanti. “Diversi Mangiamorte si sono approfittati delle donne imprigionate sotto il regime della legislazione anti-Nati-Babbani.”

Granger non si mosse, eppure sembrò a Severus che si fosse tirata indietro: la sua risposta quasi impercettibile fece contorcere il dolore che aveva nel petto, rendendolo più solido.

“Il Signore Oscuro voleva... voleva ricompensarmi: mi ha offerto una 'Sanguesporco' propria mia. Ho rifiutato.”

Uno dei pugni della Granger si rilassò e appoggiò un palmo fermamente contro il suo petto. Lui lo prese come un segno di sollievo e il suo cuore si afflisse per quello che stava per arrivare.

“Gli ho detto–” Severus deglutì con difficoltà e, quando riuscì a continuare, la sua voce venne fuori come un sussurro. “Gli ho detto che desideravo te.”

Granger trasalì. Tutto il corpo si contorse verso l'interno, le mani, che erano prima distese, si chiusero a pugno e il viso si nascose ancora di più nello sterno di lui. Severus avvertì l'involontario spasmo del suo corpo, fisicamente e psichicamente. Si sentì oltremodo sollevato di non dover assistere alla repulsione che sicuramente le contraeva il viso, come appariva così chiaramente dagli gli altri muscoli.

“Se chiunque altro a parte Bellatrix ti avesse catturata,” continuò lui, determinato a finire il sordido racconto, “sarebbe stato abbastanza per garantire la tua sopravvivenza... Bellatrix, tuttavia, ha poco desiderio di fare qualcosa di buono per me. Temo che tu abbia sofferto l'impatto di una punizione che era contemporaneamente intesa per me.”

Granger si mosse, spingendosi leggermente indietro con le mani, anche se con attenzione cercò di non incontrare il suo sguardo.

“È stata una cosa molto nobile da parte sua, Snape. Grazie.” La voce era resa profonda dalle recenti lacrime. “Davvero, è stata una fortuna che abbia scelto me da interrogare. Ha usato la Legilimanzia nel tentativo di scoprire dove avevamo preso la spada e, se avesse preso uno dei ragazzi, avrebbero opposto poca resistenza a quel tipo d'interrogatorio. Avrebbero potuto o tradirla inavvertitamente.”

Severus non riuscì a districare la mente dall'implicazione delle sue parole: ancora una volta voleva vedere il suo lato migliore.

Senza effetto, lei passò una mano lungo l'area bagnata e spiegazzata che aveva lasciato sui vestiti di lui. “Mi dispiace di aver sfogato la rabbia,” aggiunse, prima che lui potesse riuscire a formulare una risposta al suo primo commento, “ e le mie – mie paure su di lei. Non lo farò più.”

Cercò di alzarsi, goffamente. Severus le porse una mano e lui si alzò in piedi. Mentre il sangue scorreva senza impedimenti verso le gambe, queste gli bruciarono come aghi e spilli. Si sentiva svuotato. Non riusciva a trovare le parole per dirle quanto le sue lacrime e la sua rabbia avevano significato per lui.

“Hai bisogno di un fazzoletto?” Chiese rigidamente.

“No, ehm, ne ho uno dei suoi da qualche parte.” Dopo essere andata a tentoni per un secondo, tirò fuori il suo fazzoletto da una tasca e si soffiò meticolosamente il naso. Guardandosi intorno, imbarazzata, si sedette con una certa attenzione su una delle grandi rocce allineate alla base della scogliera.

Dopo un momento di esitazione Severus si sedette anche lui su una pietra di poco al di sopra. Poteva sentire il vento contro la zona umida lasciata dalle lacrime di lei, ma decise di non asciugarle. Le sue emozioni erano in un tale subbuglio che si sentiva frastornato. Avrebbe dovuto lasciarla tornare al cottage al sicuro, invece afferrò avidamente la possibilità di qualche secondo in più in sua compagnia.

Granger stava piegando il fazzoletto – il suo – in un goffo tentativo di tenere la parte inzuppata all'interno. Aveva il viso rosso e gonfio, ma, ora che gli era visibile, Severus non riusciva a smettere di guardarla: inclinò la testa di lato e la osservò attraverso i capelli.

“La prego, mi dica che la presenza di Jocelyn a Malfoy Manor non ha niente a che fare con il suo essere la... Sanguesporco di qualcuno,” chiese alla fine, fissando l'orizzonte.

“No!” Severus vide le spalle della Granger rilassarsi leggermente di fronte alla sua esplosiva negazione. “Al contrario, ho detto a tutti che era una bastarda di Malfoy e mi hanno creduto – al punto che sono stato in grado di cambiare il suo status di sangue. Al momento sembrava un buon modo per tenerla al sicuro, nascondendola in piena vista nel grembo di una famiglia Mangiamorte...”

Severus prese un profondo respiro.

“Ma mi sbagliavo,” aggiunse con una nuova certezza. “È fin troppo... dannoso per lei avere intorno quel tipo di comportamento. Più tardi scriverò alla Vector e mi farò mandare una Passaporta. Avrei dovuto mandare Jocelyn da Krum dal primo momento.”

“È in contatto con la Vector?” C'era una certa urgenza nella domanda della Granger e Severus sentì un'inconfondibile gelosia di fronte all'interesse che Granger mostrava verso l'altra professoressa.

“Sì. È in Bulgaria con Krum.”

“Sta ancora lavorando alla matrice?”

“Sì, certo.”

“Come posso averne una copia?” La Granger si stava sporgendo ora verso di lui e, capendo cosa aveva acceso il suo interesse, sentì il cuore più leggero.

“In realtà,” disse lui, “sono abbastanza sicuro che intenda darti le informazioni quando riterrà che ne avrai bisogno.” Il ricordo delle sue domande su come contattare la Granger erano fresche nella sua mente.

“Ah,” rispose lei, appoggiandosi di nuovo all'indietro e passandosi in modo assente un'unghia contro al cucitura esterna dei jeans. La sua domanda successiva fu completamente inaspettata. “Riesce a Occludere durante la Cruciatus?”

“No,” rispose lui. “Anche se puoi usare l'Occlumanzia per nascondere pensieri che altrimenti potrebbero essere rivelati.”

La Granger annuì. “È esattamente quello che ho fatto.”

Severus riusciva a capire che c'erano altre domande in ballo e aspettò pazientemente.

“Quanto ci vuole prima prima che i danni... diventino permanenti?”

“Le tue barriere sono cadute?” Chiese in risposta. La Granger scosse la testa. “Allora va tutto bene. Le barriere sono la prima linea di difesa.”

Granger lasciò andare un lungo sospiro e Severus sapeva che l'aveva appena sollevata da una terribile ansia. Qualcosa dentro di lui si contorse dolorosamente.

“Granger,” disse con urgenza. “È cruciale che non usi l'Occlumanzia per nascondere gli eventi di ieri sera.”

Lei girò la testa per guardarlo direttamente.

“Affrontare il ricordo potrebbe essere doloroso, ma se lo nascondi rischi che diventi permanente e potenzialmente pericoloso per un blocco. Anche se dovessi fare dei sogni, non cercare di bloccarli: usa la Pozione Sonno Senza-Sogni se devi – anche se mai per più di una volta alla settimana.”

Sapeva che lei aveva letto il Cvetkovich, ma sotto la pressione di eventi traumatici persino il teorizzatore più informato poteva agire d'impulso.

“Lo so,” disse lei alla fine, voltando lo sguardo per fissare l'oceano. Ci fu un lungo silenzio, interrotto solo dal continuo sciabordio delle onde, dal leggero gorgoglio che facevano mentre si ritiravano dai ciottoli e dalla sabbia sulla battigia.

Severus tirò fuori la bacchetta. “Fammi fare un controllo,” disse. Venne fuori a metà tra un ordine e una richiesta.

“Ne ha fatto uno Fleur–” Di fronte al suo sopracciglio sollevato, il fantasma di un sorriso fece capolino agli angoli della bocca di lei. “Vada avanti, allora, sono sicura che pensa di poter fare un lavoro migliore.”

Severus agitò la bacchetta su di lei, controllando le risultanti linee e colori che ebbero origine brillando, con occhio esperto.

“Cosa diavolo ti è successo alla schiena?” La domanda gli scappò all'improvviso, ma Granger sembrò impassibile di fronte al tono selvaggio della voce.

“Oh, Dobby ha fatto cadere il lampadario sopra di me. Ero incosciente al momento, quindi non me ne sono neanche accorta. Fleur ha rimosso tutti i vetri e trattato le ferite con il dittamo.”

Severus si limitò a grugnire. Era ovvio dalla lettura dell'incantesimo che stava dicendo la verità, ma fece poco per calmare il suo umore agitato. Rinfoderando la bacchetta rovistò in una tasca interna, estraendo diverse fiale di pozioni. “Ecco,” disse con poca grazia, passandole alla Granger.

Lei le prese e diede un'occhiata alle etichette. C'erano un paio di bottigliette di Pozione Sonno Senza-Sogni– “Questa è la forma concentrata,” l'avvertì – una pozione di guarigione generica e un antidoto per i veleni di un verde molto forte. Gli occhi le si spalancarono quando riconobbe l'ultima.

“Grazie,” mormorò. “Allora lo sapeva?”

Lui annuì, guardandola mentre riponeva con attenzione i contenitori di vetro nella tasca della giacca. La domanda successiva fu inaspettata.

“È mai stato,” esitò momentaneamente, lo sguardo appena voltato lontano da lui e perso nell'orizzonte, “è mai stato sotto la Cruciatus?”

“Sì.” Gli occhi di lei scattarono verso di lui per un solo secondo, poi tornarono verso la vista. “Molte volte,” continuò. “A volte persino per mano della stessa Bellatrix.”

“È per questo che ha imparato l'Occlumanzia?”La sua voce aveva una strana intonazione, come se volesse fingere disinvoltura, eppure ogni domanda saltava fuori dalla sua bocca come se non potesse trattenerla.

Era facile rispondere a domande così personali mentre lei non lo guardava direttamente. Era così sottile, si rese conto all'improvviso, e anche se il viso era gonfio per la prolungata sessione di pianto, le linee affilate del viso le rendevano gli occhi troppo grandi rispetto alle ossa delle guance.

“No. Mia madre mi ha insegnato l'Occlumanzia prima d'incontrare Bellatrix.” Stirando le lunghe gambe, mise in bilico il tacco di uno stivale sulla punta dell'altro: la sua circolazione era tornata normale. “Mio padre non era un uomo gentile.”

Granger inalò bruscamente. “Mi spiace,” rispose imbarazzata.

“Non essere ridicola,” scattò. Lei gli rivolse il fantasma di un pallido sorriso.

“Dovrei tornare indietro prima che qualcuno venga a cercarmi,” disse lei.

Severus si alzò subito in piedi. La Granger si alzò più lentamente.

“Probabilmente staremo allo Shell Cottage per qualche settimana,” commentò lei, lo sguardo fisso verso l'orizzonte. Quando Severus non rispose, lei continuò. “Una volta che mi sarò sentita meglio, può darsi che venga a correre qui nella spiaggia la mattina presto.”

Severus aprì la bocca, ma non ne uscì alcun suono.

“Diciamo, sei e mezza. Non credo domani o il giorno dopo, ma poi credo di poter provare a correre tutti i giorni.”

“Nella tua situazione non ti consiglio di correre da sola,” rispose alla fine.

Granger si girò verso di lui. Le braccia erano incrociate ben strette sopra al petto e una ciocca di capelli ricci volò sul suo viso. “Grazie,” – fece una pausa prima di aggiungere impulsivamente, – “grazie Snape, per tutto.”

“Muoviti,” rispose bruscamente, facendo un gesto con la testa verso la scogliera e Shell Cottage. Con un altro fugace, pallido sorriso, se ne andò. Severus la guardò camminare lungo la stretta scala sulla scogliera con uno spiacevole senso di oppressione nel petto. Non si meritava un così facile perdono.

Avrebbe dovuto impegnarsi di più per meritarlo davvero.

*


*


*

---------------------------------------------------

xX__Eli_Sev__Xx: Leggerla dal punto di vista di Hermione è tutta un'altra cosa, qui è descritta veramente in modo molto credibile.

Severus89: Per il cosa succederà quando lo rivedrà penso sarai stata contenta di leggere questo capitolo 17 ;).

Titinina : Sto rivedendo anch'io i film il sabato (per fortuna che è possibile mettere l'audio in inglese!) e sabato ho avuto un po' la stessa reazione. Il modo in cui tutto s'incastra bene con il libro è forse una delle cose migliori, davvero, soprattutto quando le migliora! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Heist ***


2x18

NdT: Inizio a ringraziarvi da qui per i gentili commenti che lasciate e vorrei anche dire un grazie a tutti quei lettori silenziosi che sono veramente tanti! Penso che grangerous sia contenta di come va la storia da queste parti :) E, ovviamente, un milione di grazie a silviabella per le correzioni ^___^

Capitolo18

Heist





Hermione si costrinse a non guardare indietro finché non ebbe raggiunto la cima della scala. A quel punto era esausta e senza fiato e le rocce, su cui lei e Snape di erano seduti, erano per fortuna nascoste alla vista dalla cima della scogliera. Non aveva voluto girarsi e scoprire che lui era già andato via, non dopo che era stato così comprensivo su tutto quanto.

Gl'importa, disse tra sé. Gl'importa abbastanza da scoprire dove sono da Phineas e venire a controllare.

Tornando furtivamente indietro verso Shell Cottage, la fortuna di Hermione si esaurì e incrociò Fleur in cucina. La donna francese rimase sgomenta nello scoprire che Hermione non era a letto come supposto. Riversò su Hermione una maccheronica sequela di rimproveri mentre la mandava su per le scale, nella stanza che divideva con Luna. L'altra ragazza era profondamente addormentata: i capelli pallidi, sparsi sul cuscino, erano l'unica parte visibile di lei.

Fleur la sorvegliò, le braccia sui fianchi, finché Hermione non si fu cambiata e fu entrata sotto le coperte. Quindi lasciò la stanza, mormorando ancora in modo seccato. Hermione la sentì bloccare la porta per assicurarsi che questa volta rimanesse in camera.

Mentre i passi di Fleur si allontanavano, Hermione mise il cuscino in posizione verticale contro la testata e rotolò sul fianco, il viso premuto contro le lenzuola. Afferrando le coperte su entrambi i lati, le avvolse strettamente contro di sé e le sistemò sotto al mento. Se strizzava gli occhi chiusi, riusciva a immaginare che la pressione contro le spalle fosse il confortante calore delle braccia di lui, le lenzuola la sua veste.

Gl'importa.

A differenza delle orribili ore che aveva passato prima nel letto, cercando disperatamente di dormire e assediata da visioni di Malfoy Manor, ora si sentiva al sicuro. Stanca, esausta, ma al sicuro.

Mentre si lasciava andare al sonno, la sua infida mente la riportò al momento a cui stava deliberatamente cercando di non pensare: “Gli ho detto... gli ho detto che desideravo te.” Mentre la voce di lui le sussurrava nell'orecchio della mente il suo ricordo, il desiderio la fece tremare.

Se solo fosse vero.

Caso mai, Hermione aveva immaginato che passare del tempo separati avrebbe alleviato la cotta per il professor Snape, ma gli eventi del mattino dimostravano diversamente. Doveva averlo notato anche lui – la sua reazione alla confessione era stata tutto fuorché sottile e, prima di quello, gli si era praticamente lanciata addosso ed era scoppiata a piangere. Per forza che si era sentito imbarazzato per ciò che aveva detto a Voldemort.

Non era una stupida, comunque. Sapeva che lui avrebbe detto qualunque cosa per proteggere uno degli studenti sotto la propria protezione. Non significava che la desiderava veramente.

Gl'importa, tuttavia, abbastanza da preoccuparsi per me.

E sul serio, quello era molto di più di quanto avesse sperato. Doveva solo funzionare. Non voleva metterlo in imbarazzo rendendo la sua cotta più evidente di quanto non lo fosse già. Dopo tutto quello che aveva fatto per lei, l'ultima cosa che si meritava era una stupida scolaretta che non vedeva la differenza tra le cose che doveva dire come spia e i suoi veri sentimenti. Si fidava di lei, gli importava di lei e Hermione Granger non avrebbe tradito la sua fiducia per nulla al mondo.

*



I giorni successivi a Shell Cottage furono una trattativa senza fine tra Fleur e Harry. La prima voleva trattarli come bambini e avvolgerli nell'ovatta, mentre l'altro aveva raggiunto una sorta di rivelazione durante l'esperienza traumatica di Malfoy Manor e sembrava esser maturato drammaticamente durante la notte. Lasciò che Fleur gli tagliasse i capelli e, il ritorno al suo solito stile, servì solo a enfatizzare le differenze sul suo viso: sembrava più vecchio. La privazione di cibo degli ultimi sei mesi aveva scavato le sue guance, ma c'era anche qualcosa di più. Qualcosa nel mento e la calma, rispettosa espressione con la quale ascoltava le lamentele di Fleur, cedendo solo sui punti rispetto ai quali aveva chiaramente deciso di assentire dal principio.

Hermione era impressionata e stressata dalle informazioni che Harry aveva dedotto sui Doni della Morte e sul caveau bancario di Bellatrix. La matrice Aritmantica, così sembrava, aveva ragione: Harry doveva trovare le informazioni da solo. Il che significava, ovviamente, che era sempre suo compito mantenerlo in vita – non che fosse possibile per lei dimenticarlo.

Se Harry sembrava diverso, così lo era anche Ron. Il ragazzo non riusciva a distogliere lo sguardo da Hermione. Ogni volta che lei si avvicinava abbastanza, le braccia di lui le scivolavano intorno e la trattava come se fosse fragile. Hermione trovava la cosa alternativamente rassicurante e frustrante.

“Quando ti stavano torturando,” si avventurò a dire la prima volta che si trovarono da soli, con un'espressione angosciata sul viso, “non riuscivo a sopportarlo. Avrei fatto qualunque cosa per tirarti fuori.”

Trattenendo un meschino desiderio di sbottare e dirgli che non aveva sofferto niente in confronto a lei, Hermione cercò di pensare a come si sarebbe sentita se la situazione fosse stata invertita. Cercò d'immaginare di ascoltare il suono di Ron che veniva torturato e si ricordò il suo urlo quando era corso nel salotto dei Malfoy – aveva pensato che l'urlo fosse il proprio. Dev'essere stato orribile, suppose e attirò la testa di lui in avanti sul grembo, accarezzandolo con circoli rassicuranti sulla schiena mentre lui piangeva.

“Andrà tutto bene, Ron, lo prometto,” sussurrò.

Il ricordo della tortura tornò alla mente con dei flash e, con il consiglio di Snape che le riecheggiava nelle orecchie, Hermione fece attenzione a non Occluderlo. Invece, si concentrò sul fatto che non aveva rivelato niente e si confortò con la consapevolezza che a Snape era importato abbastanza da andare a cercarla. Era ancora molto dura, ma la stava superando.

Luna, al contrario, sembrava completamente imperturbata dai diversi mesi passati nel sotterraneo.

“Oh, non è stato così brutto,” rispose quando Hermione la sollecitò sull'argomento, mentre si preparavano per andare a letto. “È per Draco che veramente mi dispiace.”

La cosa peggiore fra tutte, dal punto di vista di Hermione, era la perdita della bacchetta. Non solo la bacchetta di Bellatrix era meno reattiva nelle sue mani, la sentiva malvagia. Ogni volta che la usava, immaginava l'orribile donna da qualche parte, con la bacchetta di Hermione tra le mani, mentre la usava per fare cose terribili.



*



Il luogo in cui si trovava la bacchetta attualmente fu la prima cosa che chiese a Snape, al loro incontro successivo. Non si sentiva ancora abbastanza bene per correre, così fecero una passeggiata di prima mattina lungo la spiaggia. Lui rimase Disilluso per quasi tutto il tempo, ma lei riusciva a stabilire approssimativamente dove si trovava dal suono della voce.

“Probabilmente ce l'ha Bellatrix. Se è stata lei a torturarti, è possibile che sia riuscita a costringerla a una forma di sottomissione. Vuoi che cerchi di riprendertela?”

“No,” rispose velocemente, col viso contorto dal disgusto. Non solo era una bacchetta “costretta alla sottomissione” da Bellatrix, una che Hermione considerava persa oltre il punto di non ritorno, ma ogni tentativo di riprenderla avrebbero messo Snape e la sua copertura tra i Mangiamorte in gran pericolo.

Hermione trovò la compagnia di Snape incredibilmente confortante, anche se non poteva vederlo. Sebbene in pratica lui riuscì a incontrarla solo un paio di volte, e anche se il disappunto di lei nei giorni in cui non si presentava era tremendo, continuò a camminare alla stessa ora, apprezzando molto il sapere che lui avrebbe potuto essere lì.

Una mattina tornò al cottage per trovare Ron in piedi inaspettatamente presto. Era seduto al tavolo della cucina in pigiama, i capelli sconvolti dal sonno, con la scacchiera preparata di fronte a lui. Quando lei entrò, afferrò improvvisamente uno dei pezzi.

“Oh, ciao, Hermione,” disse quando capì che era lei. In modo impacciato, rimise il pezzo degli scacchi al suo posto.

Hermione lo guardò curiosamente. Era un cavaliere nero, ma per qualche ragione Ron aveva messo un triangolo di carta attorcigliato sulla testa: sembrava stesse indossando un baldanzoso berretto.

“Ron, cosa stai facendo?”

“Non riuscivo a dormire,” rispose lui, facendo una smorfia e dando un colpetto al cavaliere col cappello con la punta di un dito. Il cavallo nero s'impennò e il piccolo cavaliere scosse la lancia verso Ron. Lui alzò la testa e incontrò lo sguardo di lei. “Stavo pensando a un po' di cose.”

“A cosa serve il cappello?” Chiese lei. La curiosità stava avendo la meglio su di lei, così scivolò nella sedia opposta a lui.

“Hai mai pensato,” chiese di contro lui, “come sarebbe giocare a scacchi se uno dei giocatori controllasse uno dei pezzi dell'altra squadra, senza che l'altro giocatore lo sappia?”

La comprensione arrivò: il cavaliere col cappello bianco era Snape. Un forte affetto per Ron le crebbe improvvisamente nel petto.

“Cambia l'intero gioco,” disse Ron, rispondendo alla sua stessa domanda. Diede al cavaliere un altro colpetto sconsolato.

“Sei il migliore, Ron,” disse Hermione. Si alzò dal tavolo e si diresse verso la doccia. Mentre passava dietro alla sua sedia si sporse e gli diede un veloce abbraccio, premendo un bacio sulla guancia. Quando raggiunse la soglia, diede un'occhiata indietro per vederlo muovere il cavaliere dal cappello bianco lungo la scacchiera, con uno stupido sorriso affettuoso stampato sul viso.



*



Ci volle un mese intero prima che il trio, con l'aiuto di Griphook*, si ritenesse pronto a entrare alla Gringott. Malgrado le settimane di preparazione, e le ore passate chiusi con il goblin in una stanza in penombra ad affinare la strategia, tutto l'avvenimento fu una totale buffonata dall'inizio alla fine.

Prima s'imbatterono in un Mangiamorte (Travers), poi i goblin sapevano (come Hermione aveva previsto) che la bacchetta di Bellatrix era stata rubata, e Harry aveva usato le Maledizioni senza Perdono su due persone diverse (non solo Travers, ma anche il cassiere, Bogrod). Una volta dentro al tunnel, la Cascata del Ladro era caduta su loro quattro, cancellando il travestimento con la Polisucco di Hermione e la trasfigurazione piuttosto ingegnosa che aveva fatto su Ron, e poi lei, Ron e Harry furono gravemente bruciati dall'oro nel caveau di Bellatrix. Al culmine di ciò che si era dimostrato un piano mal congegnato, Griphook se l'era svignata con la spada, lasciando il trio in balia degli altri goblin, e i tre amici erano riusciti a scappare solo facendosi dare un passaggio da un drago sconvolto dal dolore e mezzo cieco – distruggendo gran parte della banca nel processo.

Hermione sapeva che avrebbe dovuto sentirsi più arrabbiata per la situazione, ma mentre prendevano il volo, in senso letterale e figurato, e l'aria fredda soffiava contro la sua pelle bruciata, sentì solo, con un sollievo quasi incapacitante, che erano riusciti – contro tutte le previsioni – a sopravvivere. Mentre il drago percorreva goffamente il suo percorso nel cielo, Hermione afferrò le spine dure della schiena e singhiozzò. Dopo qualche momento, sentì Ron muoversi vicino a lei. Le avvolse intorno entrambe le braccia, afferrando un nodo della pelle del drago con una mano e tirando lei contro il petto con l'altra. Stava urlando imprecazioni a casaccio con voce piuttosto alta, ma la sua presenza era profondamente rassicurante.

Hermione mosse con esitazione una delle mani, intrecciando le dita in quelle di lui, senza mollare la sua presa mortale sul drago. La manica del vestito di lui, come la sua, era strappata e riusciva a vedere i brillanti segni rossi di bruciature sul suo braccio. Lui premette un bacio sulla testa di lei.

“Cazzo!” Urlò nel vento. “Aspetta solo che Fred e George lo sappiano!”

Il commento generò un gorgoglio di risate nelle labbra di Hermione – una singhiozzante, balbettante, breve risata, ma il pianto iniziò ad attenuarsi.

Secondo te cosa sta cercando?” Chiese Ron dopo un po', urlando nel vento.

Non ne ho idea,” gridò Harry in risposta.

Hermione si guardò intorno nervosamente. Non vedeva segni d'inseguimento. Nel momento in cui li avrebbe visti, decise, avrebbe afferrato la spalla di Harry e Smaterializzato tutti e tre. Per adesso, anche se il drago era terrificante, c'era qualcosa di stranamente calmo nel loro volo. Sembrava che fossero intoccabili, protetti dall'enorme corpo del loro ospite potenzialmente mortale. Le sue grandi ali sbattevano, il corpo fluttuava e Harry, Ron e Hermione veleggiavano nell'aria, oscillando gentilmente avanti e indietro in una maniera stranamente calmante.

Diverse ore dopo, ancora in volo, Hermione si svegliò di colpo al suono della voce di Ron. Le bruciature le facevano un male terribile e continuava a sentirsi emozionalmente esausta per aver impersonato Bellatrix Lestrange.

È la mia immaginazione,” urlò Ron, “o stiamo perdendo quota?

Rimproverandosi silenziosamente per aver lasciato che la sua attenzione vagasse, Hermione lanciò un'occhiata in giro. Ron aveva ragione, il terreno era significativamente più vicino e, persino mentre guardava, il drago abbassò la punta dell'ala, girando in circolo intorno alla brillante superficie del lago di montagna. Mentre il drago s'inclinava, Hermione afferrò convulsamente le spine del dorso. Aveva la schiena indolenzita e le mani le facevano male. Non riusciva a credere di essere riuscita a dormire in quella posizione.

Io dico di saltare quando è abbastanza basso!” Suggerì Harry, urlando oltre la spalla agli altri. “Dritti verso l'acqua, prima che si accorga che siamo qui!

“Dì solo quando, amico!” Rispose Ron. Aveva ancora un braccio intorno a Hermione e le diede una stretta rassicurante.

Hermione concordò con molto meno entusiasmo, anche se era più che felice di lasciarsi indietro il drago. Afferrando il manico della bacchetta di Bellatrix lanciò un incantesimo Acqua-Resistente sulla borsa di perline: sul serio, odiava quella bacchetta.

ORA!” Urlò Harry mentre si lanciava di lato.

Hermione trattene il respiro. Sentì Ron far leva sulla gamba destra e lo osservò mentre si lasciava andare. Si sentì troppo debole per sollevare la gamba, quindi si lasciò andare di lato. Mentre spostava il peso, scivolò e iniziò a cadere: l'acqua ruotò verso l'alto in direzione della faccia con terrificante velocità. Istintivamente Hermione spinse le braccia in avanti e si tuffò sotto la superficie.

L'acqua era fredda in modo scioccante e l'aria abbandonò i polmoni con un doloroso colpo. Ma era anche beatamente lenitiva contro la pelle bruciata. Hermione si lanciò velocemente verso la superficie, attenta a non toccare il fondo. Torcendosi nell'acqua verde, cercò di distinguere nella confusione dov'erano caduti Harry e Ron, ma i capelli galleggiavano davanti alla faccia in un groviglio di ricci. Iniziò a menare colpi con le braccia per risalire in superficie.

Quando uscì all'aria, annaspò per respirare. Le costole erano ancora limitate dal freddo improvviso e ansimò per far entrare l'ossigeno nel corpo che così disperatamente lo necessitava. Harry e Ron non erano molto lontani e sentì il drago continuare a volare, ignaro della loro partenza.

I tre amici nuotarono verso la costa più lontani dal drago. Conservando la poca forza che aveva Hermione nuotò a rana, anche se sfortunatamente il lago non era particolarmente profondo e, dopo un po', le canne e il fango divennero così fitti, e l'acqua così bassa, che Hermione fu costretta a farsi strada a piedi.

“Andiamo,” la incoraggiò gentilmente Ron, afferrandola per le ascelle. Un po' spingendola e un po' trascinandola, le fece fare gli ultimi metri verso il terreno asciutto.

Con un singhiozzo di sollievo, Hermione collassò al suolo. Strinse gli occhi chiusi nel futile tentativo di trattenere il fastidio delle lacrime.

“Andiamo,” ripeté Ron. “Dov'è la borsa di perline?”

Hermione riuscì a dare un colpetto alla tasca giusta e Ron la districò dai suoi vestiti.

Accio dittamo,” mormorò con la bacchetta infilata nell'apertura. “Ci siamo.

Dopo qualche secondo Hermione sobbalzò e spalancò gli occhi. Ron era in ginocchio sopra di lei, tamponando con il dittamo le bruciature più marcate, con uno sguardo preoccupato sul viso.

“Tutto bene, Hermione?” Chiese.

“Sì.” Uno sguardo genuinamente felice incurvò il suo viso e si sporse in avanti per afferrargli una mano. Tirandola verso di sé gli diede un bacio gentile sulle nocche. Lui arrossì – in modo adorabile. “Lascia fare a me,” disse lei, prendendo il panno dalle sue mani. “Tu bada alle tue.”

La preoccupazione di Ron instillò in Hermione una nuova energia. Nel momento in cui Harry finì di sistemare le barriere, lei era pronta a mettere il dittamo nelle mani di lui. Rovistò dentro alla borsa di perline, in cerca della bottiglia di succo di zucca che aveva preso a Shell Cottage e di vestiti puliti e asciutti.

Mentre il dittamo faceva il suo dovere, la pelle prudeva e pizzicava. Riusciva a vedere letteralmente il nuovo strato di pelle crescere sopra alle bruciature.

Beh, il lato positivo è che abbiamo l'Horcrux,” disse Ron, “Quello negativo–

–niente spada,” finì Harry, facendo una smorfia mentre trattava una bruciatura particolarmente brutta sul ginocchio.

Niente spada,” fece eco Ron. “Quel piccolo rognoso doppiogiochista...

Hermione gli diede un colpo sulle spalle e lui s'interruppe con un sorriso imbarazzato. Visto che il suo piano e quello di Harry era di fare il doppio gioco con Griphook, non era un argomento molto valido.

Harry districò la coppa dorata dai vestiti bagnati e la mise sull'erba. Sembrava così innocente. Mentre il ciondolo aveva una certa bellezza macabra – non diversamente da certi cimeli di famiglia indossati dalle ragazze Serpeverde allo Yule ball** – la coppa sembrava innocua, quasi carina. Come se potesse essere data a un bambino piccolo per berci dentro.

Almeno non dobbiamo indossarla stavolta,” notò Ron, “sarebbe un po' strano averla appesa al collo.

Hermione voltò gli occhi al cielo e osservò il lago. Il drago era accovacciato nella riva più lontana, bevendo quantità in apparenza infinite d'acqua attraverso le labbra socchiuse. Hermione si chiese quando lui o lei aveva avuto l'ultima opportunità di fare il pieno bevendo.

Cosa pensate gli succederà?” Chiese all'improvviso. “Starà bene?

Ron sorrise e si girò verso di lei. “Sembri Hagrid,” scherzò. “È un drago, Hermione, può badare a sé stesso. È di noi che dobbiamo preoccuparci.

Cosa vuoi dire?” Chiese lei indignata.

Beh,” –sembrava il suo vecchio sé stesso: scherzoso, felice– “Non so come spiegartelo, ma credo che possano aver notato che abbiamo fatto irruzione alla Gringott.

Le risate scaturirono da qualche parte nel profondo di Hermione. Anche Harry stava ridendo, così come Ron. Lo sguardo negli occhi dei ragazzi era in sé così comico che la risata di Hermione divenne più forte. Rise finché lo stomaco non le fece male e le lacrime scendevano sul viso. Ron era diventato così rosso per il ridere da farla ridere ancora di più.

“Che cosa facciamo allora?” Riuscì alla fine a dire lei, asciugandosi le lacrime con il dorso delle dita. “Lui lo sa, non è vero? Tu-Sai-Chi scoprirà che siamo in cerca degli Horcrux!

Forse avranno troppa paura di dirglielo?” Suggerì Ron. “Forse faranno finta–

Il drammatico grido di Harry interruppe Ron. Era collassato all'indietro, afferrandosi la cicatrice. Ron e Hermione si alzarono in piedi.

“Harry? Amico?” Ron era in ginocchio di fianco a lui, afferrando il davanti dei vestiti.

“È la cicatrice!” Esclamò Hermione. Ron afferrò i polsi di Harry ed Hermione pose una mano sulla sua fronte, solo per tirarla via di colpo. La cicatrice di Harry palpitava in modo orribile. Pulsava con un'energia nauseante che le ricordava il ciondolo. È la cicatrice. La cicatrice è l'Horcrux, – non Harry. Era una distinzione minore, ma riempì Hermione della speranza che potesse essere in grado di fare qualcosa. Cosa sarebbe successo se l'avesse tagliata via? O se avesse cercato di aprirla? Poteva separare la cicatrice dalla testa di Harry?

“Harry? Harry? Hermione! Fa' qualcosa!”

Le parole insistenti di Ron riportarono Hermione nel presente con un tonfo e scoprì che stava fissando il vuoto con aria assente.

“Ecco,” ordinò lei, sporgendosi in avanti e afferrando i vestiti bagnati che Harry aveva messo da parte. Li asciugò con un incantesimo non verbale e li mise sotto la sua testa. “Dobbiamo aspettare finché non passa. L'unica cosa che possiamo fare è far sì che non si faccia male nel frattempo.”

Ron ed Hermione si appoggiarono indietro sui talloni e, fortunatamente, non dovettero aspettare a lungo. Il corpo di Harry tornò immobile dopo pochi minuti e, solo poco dopo, spalancò gli occhi. Sembrava ansioso. Lo sguardo passò da Ron a Hermione e viceversa, poi si alzò in posizione seduta e si passò bruscamente una mano in viso.

Lo sa,” disse, fissando la coppa e nessuno dei suoi amici. “Lo sa e sta per controllare dove sono gli altri e,” aggiunse, spingendosi in piedi con un improvvisa luce, piuttosto selvaggia, negli occhi, “l'ultimo è a Hogwarts. Lo sapevo. Lo sapevo.

Cosa?” Esclamò Ron, sempre in ginocchio e fissandolo, strizzando gli occhi per il tramonto.

Ma cos'hai visto?” Chiese Hermione. “Come lo sai?

L'ho visto scoprire della coppa,” rispose Harry, fissando l'acqua. “Ero – ero nella sua testa, è – è veramente arrabbiato, e anche spaventato, non riesce a capire come possiamo saperlo, e ora sta per controllare che gli altri siano in salvo, per primo l'anello. Pensa che quello a Hogwarts sia più al sicuro perché lì c'è Snape, perché è troppo difficile non essere catturati se andiamo lì, credo che controllerà quello per l'ultimo, ma potrebbe essere lì entro poche ore–

Mentre Harry parlava, Ron si era alzato in piedi. “Hai visto dov'è a Hogwarts?” Chiese.

No, era concentrato nell'avvertire Snape, non ha pensato a dov'era esattamente–

Harry aveva tirato fuori il Mantello dell'Invisibilità dalla borsa di perline e Ron si era chinato per agguantare l'Horcrux. Le cose si stavano muovendo troppo in fretta e Hermione si sentì sopraffatta. Non potevano affrontare Voldemort finché Hermione non riusciva a scoprire come separare Harry dall'Horcrux.

Un momento, un momento!” Urlò Hermione. “Non possiamo semplicemente andare, non abbiamo un piano, abbiamo bisogno di–

Dobbiamo muoverci,” rispose Harry. Proprio come lo era stato con Fleur, aveva parlato in modo calmo, ma con un tono che non ammetteva discussioni. “Riuscite a immaginare cosa farà una volta scoperto che l'anello e il ciondolo sono spariti? E se sposta l'Horcrux da Hogwarts, se decide che non è abbastanza al sicuro?

Ma come faremo a entrare?

Andremo a Hogsmeade,” decise Harry, “e cercheremo di inventarci qualcosa una volta che vedremo che protezioni ci sono intorno alla scuola. Vieni sotto al Mantello, Hermione, voglio che restiamo uniti questa volta.

Ma non ci stiamo–

Harry parlò sopra alle sue proteste. “Sarà buio, nessuno noterà i nostri piedi.”

Hermione aveva una brutta sensazione sull'andare di corsa a Hogwarts. Una sensazione di disperata urgenza le afferrò il petto. È troppo presto, non ho ancora risolto il problema! Harry e Ron si erano già avvolti il mantello intorno alle spalle e Harry mise un braccio imperioso intorno a lei. Per un lungo secondo i tre rimasero in piedi senza muoversi; solo il suono del drago che si alzava in volo ancora una volta interruppe la loro scena congelata.

Hermione si volse verso il loro improbabile salvatore e lo guardò mentre la sua enorme sagoma volava verso di loro, macchiando il cielo che diventava sempre più scuro, e poi sparendo all'orizzonte. Lei non aveva davvero molta scelta, si rese conto: era una decisione che doveva prendere Harry.

Con cuore pesante fece un passo avanti e sentì i ragazzi afferrarle le braccia. Harry strinse il Mantello per bene intorno a lei e, muovendosi insieme, sparirono nel nulla.

*



*



*


* Unci Unci

** E' il Ballo del Ceppo. Scusate, ma è una di quelle traduzioni che mi fa storcere di molto il naso...

-------------------------------------------------

boddina: grazie ancora a te per essere tornata a leggerlo in italiano ^_^

flopi: per quanto riguarda Silente mi trovi d'accordo, penso di aver ampiamente sparlato del 'caro' preside ;))

severus89: grangerous ci cuoce a fuoco lento e, ti dirò, è una delle cose che mi è piaciuta molto del suo modo di scrivere.

silviabella: è esattamente così: Hermione e Snape sono troppo IC per cedere così di colpo a una situazione che non è nelle loro personalità (e soprattutto, diciamocelo, non è proprio il momento...). Draco e Jocelyn sono un po' sacrificati nell'economia della storia, ma torneranno presto :))

Titinina: hai colto una delle cose difficili della traduzione: grangerous è sempre molto specifica nel descrivere qualunque gesto, qualunque espressione, in un modo che praticamente rende visiva la scena...anche con nomi del corpo umano che ci fanno fare un sacco di ricerche per capire come rendere in italiano :-)

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Dumbledore's Army ***


2x19

NdT: cercherò di non blaterare, limitandomi a ringraziare silviabella per la beta. Poi buttatevi sul capitolo che è decisamente ricco :))

Anne London



Capitolo 19

Dumbledore's Army





Severus riuscì a uscire di soppiatto, per camminare sulla spiaggia con la Granger, solo due volte, ma entrambi gl'incontri sembrarono carichi d'intensità emozionale. Per ragioni di sicurezza si era Disilluso eppure, per essere completamente onesto, la cosa non gli era importata: era stato in grado di osservarla senza doversi preoccupare che la stesse fissando.

“È stato difficile,” disse lei durante la sua seconda visita, “sapere di essere inerme, di non poter fare nulla. Bellatrix aveva tutto il potere–”

“Sciocchezze,” disse bruscamente, interrompendola. Lei si voltò verso la voce, ma gli occhi guardarono attraverso il punto in cui lui si trovava. “Avevi le informazioni che voleva, perciò il potere era in mano tua.”

“Ma non ho potuto fare nulla!” Insisté lei.

“Stai veramente insinuando che non avevi scelta?” Severus pose la domanda con il suo tono scettico da insegnante, quello che faceva dubitare degli ingredienti che stavano per aggiungere al calderone anche gli studenti più sicuri di sé, e li spingeva a controllare di nuovo le istruzioni.

“Cos'altro sta suggerendo che avrei potuto fare?” La Granger sembrava arrabbiata e un po' come se stesse per piangere. Non stava più cercando di guardarlo, ma si era fermata a fissare la leggera luce verde-oro del sole che gradualmente si alzava all'orizzonte. Le braccia erano incrociate e aveva un'espressione aggressiva.

“Non sto suggerendo nulla,” rispose Severus. “Ma avresti potuto crollare. Avresti potuto tradire i tuoi amici e ideali soltanto per far cessare il dolore. Avresti potuto rivelare ogni segreto che ti è stato rivelato. Ma non lo hai fatto. Hai scelto di non farlo. Invece hai sopportato.” S'interruppe, consapevole di aver alzato la voce con l'ultima frase..

Dopo un lungo momento, Granger lasciò andare il sospiro che stava trattenendo. “Credo che abbia ragione,” concesse, prima di girare sui tacchi e riprendere a camminare. Scelse la direzione così a caso che quasi si scontrò con lui.

Quella stessa mattina, durante colazione, gli eventi a Hogwarts andarono completamente fuori controllo.



*



Seduto sullo scranno riccamente e ridicolmente ornato che una volta era stato di Dumbledore, Severus prese un sorso del suo primo espresso della giornata. Mentre deglutiva, lasciò che le palpebre si chiudessero per un breve secondo, deliziandosi della sottile sensazione del suo cervello che si rilassava, delle sinapsi essenziali che si connettevano. Avrebbe persino sospirato.

L'arrivo della posta, pochi momenti dopo, riportò la sua attenzione verso la scena intorno a lui: Severus non poteva permettersi d'indugiare in qualcosa che non fosse il livello di vigilanza che Mad-Eye amava. Il cielo, come riflesso nel soffitto incantato, era disseminato di soffici nuvole bianche e il sole della mattina entrava nella stanza in fiotti di pulviscolo dorato, che illuminavano alcuni studenti e ne lasciavano in ombra altri. Mentre i gufi della posta volavano in circolo, si libravano dentro e fuori i fasci di luce, e i colori delle loro piume risplendevano in modo più luminoso e scuro di conseguenza.

Quando Severus notò la caratteristica sagoma del gufo reale di Lucius volare verso di lui, strinse gli occhi. L'uccello atterrò sul tavolo degli insegnanti, piegando elegantemente le larghe ali per evitare la caraffa di latte, e porse la zampa. Offrendo al gufo un pezzo di bacon dalla punta della forchetta, Severus distese il rotolo che gli porgeva. I Carrow, notò, stavano avidamente controllando ogni sua mossa.

Severus aspettò finché il gufo non volò verso il tavolo di Serpeverde – dove poteva contare su Draco per essere riempito di delizie – prima che srotolasse la sua lettera. Ne approfittò per passare lo sguardo sulla stanza. C'erano meno studenti di quanti ce ne fossero in un anno normale e i tavoli delle case si erano rimpiccioliti di conseguenza: gli studenti erano così raggruppati nello spazio direttamente sotto agli occhi dei docenti.

Trovò l'oggetto della sua attenzione senza difficoltà: anche Longbottom aveva una lettera. Mentre gli occhi del ragazzo si abbassavano per leggere, Severus diede un'occhiata alla propria missiva.



Severus,

La vecchia signora si è rivelata essere un osso duro per Dawlish: lo ha reso completamente inabile e abbiamo dovuto portarlo al San Mungo. Lei è sparita. Fai quello che vuoi con il ragazzo.

Lucius



Tenendo la testa abbassata, con i capelli che cadevano in avanti a coprire gli occhi, Severus osservò Longbottom. Mentre lo guardava, il ragazzo strinse i pugni convulsamente, accartocciando la sua lettera. Gli occhi di Longbottom vagarono sul Tavolo degli Insegnanti e, per un secondo, i loro sguardi s'incontrarono. Severus colse un lampo di ansia e fiero, forte orgoglio, prima che Longbottom si alzasse in piedi. Dando un colpetto sulle spalle al suo compagno più vicino, Longbottom salutò con apparenza gioviale, girò sui tacchi e camminò in direzione della porta della Sala Grande. Solo Severus riusciva a cogliere la tensione nelle spalle del ragazzo?

“Severus?” Alecto aveva notato la partenza piuttosto improvvisa di Longbottom dal tavolo della colazione ed era ansiosa di sapere il contenuto della lettera di Severus.

Con un gesto della mano, Severus mandò la pergamena in volo sul tavolo verso la Carrow, che ora sedeva nel posto che era legittimamente di Hagrid. Amicus afferrò la lettera al volo e i due fratelli abbassarono immediatamente la testa su di essa. Severus sedeva mezzo voltato, così che un occhio osservava il lento progresso noncurante di Longbottom verso la porta, mentre l'altro era fisso sui Carrow.

“Fermatelo!” Urlò Alecto all'improvviso, lanciandosi in piedi e puntando un ingiallito dito accusatorio verso la schiena di Longbottom.

Amycus tirò fuori la bacchetta, Longbottom si mise a correre e Severus si lanciò in azione. Sollevandosi con i braccioli della sedia mise i piedi sulla seduta e, da lì, salì sul tavolo. Fece un passo e saltò, superando il tavolo, e la piattaforma sopraelevata sui cui poggiava, per atterrare sul pavimento. Le vesti erano ancora mezze gonfie quando si mise a correre, sfrecciando nello spazio tra i tavoli di Corvonero e Tassorosso.

La scorciatoia lo aveva portato avanti ai Carrow, ma non erano molto lontani. Poteva sentirli affannarsi a scendere per la scala adiacente al tavolo dei Serpeverde, urlando agli studenti di aiutarli mentre passavano.

Longbottom era solo a pochi metri dalla porta. Si muoveva in fretta, ma Severus stava guadagnando terreno. Se solo lo avesse preso per primo, lo avrebbe portato nel suo ufficio: avrebbe potuto in qualche modo salvare la situazione.

Mentre alcuni dei Serpeverde si alzavano per aiutare i Carrow, Severus vide anche altri studenti mettersi in piedi – per la maggior parte Grifondoro, ma anche Corvonero e Tassorosso. Dumbledore's Army. La stanza era un putiferio. Minerva stava urlando e Severus si rese conto di essere a pochi secondi dalla guerriglia aperta e dal completo disastro. Mentre Longbottom spariva attraverso la porta, Severus abbandonò il piano A.

Si fermò, girandosi allo stesso tempo, e spalancò entrambe le braccia, con la bacchetta stretta in una mano e la veste che si allargava teatralmente dietro di lui.

“Silenzio!” Comandò. Gli occupanti della Sala Grande si paralizzarono.

“Ma, Severus!” Obbiettò Amycus, ritrovando per primo la voce.

Severus fece un cenno ai due Mangiamorte di avvicinarsi con un gesto della testa. “Sicuramente due maghi pienamente qualificati possono occuparsi di un mago minorenne senza assistenza, vero? ” Commentò beffardamente sottovoce.

“Ma sta scappando!” Si lagnò Alecto.

Severus la guardò dall'alto in basso senza parlare, finché lei non strisciò i piedi imbarazzata.

“Allora sarà meglio che iniziate, non credi?” Disse alle fine. Con un'esclamazione di sorpresa – da parte di Alecto – e irritazione da quella di Amycus, si voltarono e corsero dietro Longbottom. Severus poteva solo sperare che il ragazzo avesse abbastanza vantaggio.

“Rimettetevi seduti!” Tuonò, riportando l'attenzione sugli altri studenti. Quelli che erano in piedi si sedettero di colpo, altri tornarono di soppiatto ai loro posti, muovendosi più delicatamente possibile per non attirare l'attenzione.

“Signore?” Chiese una voce tranquilla dietro al suo gomito. Severus si girò per scoprire che Draco Malfoy era in piedi di fianco a lui. “Posso andare a dare una mano, se vuole.”

Severus fissò con apprensione il ragazzo di fronte a sé. Poi, quasi in modo impercettibile, scosse la testa. “Vai a sederti,” ordinò. Con un mezzo inchino formale, che ricordò a Severus Lucius, Draco fece come gli era stato detto.

“Finite la colazione!” Abbaiò alla stanza. Molti studenti obbedirono meccanicamente, mettendo ubbidienti del cibo in bocca, masticando e ingoiando. Non una sola persona parlò. Severus pattugliò in lungo e in largo le quattro mura, con le braccia incrociate e un magistrale cipiglio piantato sul viso.

Neanche Longbottom può essere così stupido da essere catturato dai Carrow, vero?

Nella successiva svolta, controllò la fila dei docenti seduti al tavolo dei professori. Hooch – sia dannata – incontrò il suo sguardo e gli fece l'occhiolino. Le sue proclamazioni d'interesse per la sua causa avevano dato a Severus poco conforto. A prescindere dalla predica infinita che aveva scatenato in Dumbledore, che era preoccupato che Severus fosse stato poco attento, Severus trovava difficile mantenere la farsa di Mangiamorte intorno a lei. Aveva paura che Hooch potesse dirlo a Minerva o Poppy, ed era preoccupato che anche altre persone potessero iniziare a vedere dietro la sua maschera.

Severus sentì i Carrow litigare prima che fossero visibili.

“In classe! ORA!” Ordinò e fu immediatamente premiato da uno spostarsi indietro di sedie e il famigliare rumore di una stanza piena di studenti congedati. Girando sui tacchi, Severus uscì nel corridoio d'ingresso, dove prese Alecto e Amycus per la collottola e li spinse su verso il suo ufficio.

Loro si lamentarono per tutto il tempo, ma li ignorò, lasciandoli con poche cerimonie di fronte alla scrivania. Severus si sedette. “Quindi? Cos'è successo?” Chiese.

“È scappato,” rispose Amycus con aria imbronciata.

“È andato nella stanza-che-va-e-viene,” aggiunse Alecto. “Non siamo riusciti a seguirlo.”

Severus fece un profondo respiro e lo lasciò uscire lentamente. Grazie tante, Signor Longbottom.

“Bene, allora,” rispose. “È solo una questione di tempo. Non può rimanere per sempre lì dentro e alla fine avrà bisogno di mangiare. Andrò adesso e piazzerò delle barriere per farci sapere se esce. Voi due, invece, avete delle lezione da tenere. Non penso vogliate arrivare in ritardo.”

Questo lavoro, rifletté quando i Carrow se ne furono andati, diventa più difficile ogni giorno che passa.

Subito dopo pranzo arrivò un secondo gufo – questa volta dalla Bulgaria e portava solo un bottone d'argento con un pezzo di pergamena che diceva “Ledeno ezero.”



*



Il rintanarsi di Longbottom segnò l'inizio di una nuova, e particolarmente pericolosa, fase delle tattiche di guerriglia del Dumbledore's Army. Segnava anche, con sorpresa, un nuovo capitolo della relazione tra Severus e Draco. Il ragazzo tornò la sera stessa, bussando alla porta di Severus subito dopo la fine della cena. Quando entrò sembrava ansioso.

“Draco, cosa posso fare per te?”

“Io, ehm,” – gli occhi di Draco scattarono verso il ritratto di Dumbledore, che faceva finta di dormire, e di nuovo verso Severus –“vorrei parlare con lei.”

“Vieni,” rispose Severus, alzandosi in piedi e aprendo la porta delle sue stanze private. Fece cenno a Draco di entrare. Dopo un momento di esitazione richiamò una bottiglia di Whisky Incendiario e se la portò dietro.

Le stanze private del preside erano in cima a una stretta scalinata. Un soggiorno – per fortuna privo di ritratti – occupava lo spazio direttamente sopra l'ufficio; una camera da letto e un bagno erano poste al piano di sopra.

“Siediti Draco,” ordinò Severus, facendo un cenno verso la poltrona più vicina con un cenno della testa. Versò a entrambi una generosa dose di liquore ambrato e fumoso, e si sedette sulla poltrona opposta. Aspettò che Draco parlasse.

“Severus, signore,” Draco s'interruppe un po' imbarazzato.

Il contrastante appellativo era stranamente affettuoso, ma Severus non disse nulla, limitandosi a sollevare un sopracciglio e sorseggiare il suo drink.

“Signore,” iniziò Draco ancora una volta, “non so cosa fare.”

“Se vuoi il mio aiuto, Draco, dovrai essere più specifico.”

Draco fece alcuni respiri profondi. “Continuo a pensare a quello che mi ha detto la sera che... la sera che eravamo nel suo soggiorno e le stavo curando la schiena.” Si passò una mano tra la frangia floscia e color biondo chiaro.

“Ah, sì.” L'ansia del ragazzo era dolorosamente evidente. “Ho promesso di prendermi cura di te, Draco, e dicevo sul serio.”

“Le credo,” rispose velocemente. “Davvero. Onestamente, non riesco a capire cosa pensa di tutto il resto, ma credo che abbia a cuore il mio bene.”

“I Serpeverde si guardano le spalle a vicenda.”

Le famigliari parole funzionarono nel modo atteso e un po' della tensione sembrò scivolare via dalle spalle di Draco. Prese un altro sorso di whisky. “Certamente a nessun altro sembra importare qualcosa di loro,” rispose.

Severus fece una smorfia. Draco aveva fatto centro. Aveva articolato adeguatamente la ragione principale del perché così tanti Serpeverde avevano scelto la parte sbagliata della battaglia ideologica – questo e la pura retorica sui purosangue, ovviamente; ma nel profondo, per Voldemort, l'idea della supremazia dei purosangue non era niente più che un grido di guerra e una giustificazione per il parricidio.

Draco fece un sospiro tremolante. “Essere un Mangiamorte non fa per me,” disse di colpo. “Lo ha detto lei e... e lo ha detto la Granger. Non voglio uccidere le persone,” il labbro inferiore di Draco tremò. “Non voglio vedere persone che vengono uccise e non voglio vedere che viene fatto loro del male.” Fece ruotare il Whisky Incendiario nel bicchiere e mandò giù un altro sorso. “A volte,” confessò senza guardare Severus, “quando ero a casa durante le vacanze, sono stato mandato nelle celle per Cruciare i prigionieri io stesso. Solo che non riuscivo a farlo. Ho fatto... Luna... l'ho fatta urlare, ma non le ho davvero fatto del male. È orribile sapere cosa puoi fare a qualcuno, quanto male puoi far loro quando non possono reagire.”

Draco si era sporto in avanti, con gli avambracci appoggiati sulle cosce, e la testa tenuta bassa così che il viso rimaneva nascosto. Severus era abbastanza certo che il ragazzo stesse piangendo. Parlare, tuttavia, sembrava aiutarlo e Severus lo lasciò continuare senza interrompere.

“Quando hanno catturato Potter e la Granger e Weasley, però, è stata la cosa peggiore. Ci ho provato!” Draco s'interruppe per passarsi una mano in viso. “Ho provato a convincere mio padre che non erano loro e ho provato a farli smettere di torturare la Granger – gli ho detto che a lei non avrebbe fatto piacere.” Ora stava apertamente piangendo: gli tremavano spalle e le parole diventarono meno tangibili. “Ho solo... non potevo... e poi Jocelyn... ero così preoccupato!” Facendo un profondo e tremante sospiro sembrò riprendere il controllo di sé in qualche modo. “Cosa dovrei fare?” Chiese.

“Primo,” puntualizzò Severus seccamente, “dovresti asciugare le lacrime e calmarti.” Passò a Draco un fazzoletto e diede al ragazzo un po' di tempo per ricomporsi.

“Ti rendi conto, vero, che se la tua lealtà cambia, il resto della tua famiglia ne soffrirà?” Chiese Severus, con voce deliberatamente neutrale.

Draco sussultò e fissò Severus con gli occhi grigi spalancati. “Io–” Iniziò, ma Severus lo interruppe con una mano alzata.

“È possibile che riesca a portar via Jocelyn.” Molto più che possibile, a essere onesto, visto che la Passaporta che Vector gli aveva mandato giaceva ancora inutilizzata nella sua tasca. Draco non aveva bisogno di saperlo, comunque: era una situazione che richiedeva di essere maneggiata con cura. “Finché le lezioni saranno in corso è improbabile che il Signore Oscuro noti la sua sparizione. Tu, invece, sei marchiato. I tuoi genitori verrebbero puniti.” Severus catalogò la risposta di Draco attraverso gli occhi leggermente socchiusi.

“Salvi Jocelyn,” rispose in fretta il giovane. “Per favore.”

“Dipenderà in gran parte da te,” rispose Severus. “Dovrai scrivere a casa e far finta che lei sia ancora a scuola.”

Draco annuì, determinato. “Farò qualunque cosa mi dirà, signore.”

“Bevi il tuo whisky,” rispose Severus.

Obbediente, il ragazzo bevve: il bicchiere sbatté leggermente contro i denti.

“Draco,” disse Severus, piegandosi leggermente in avanti sulla sedia e guardando l'erede di Malfoy direttamente in viso. “Farò il possibile per proteggerti e farò il possibile per proteggere Jocelyn. Come farei per qualunque altro studente.”

Draco annuì di nuovo. “È quello che ha sempre fatto, non è vero signore? Tutti quei discorsi ai Serpeverde sul prendere la decisione giusta per noi e non seguire ciecamente gli altri.”

Fu il turno di Severus di annuire. Sollevato dal fatto che Draco avesse letto tra le righe della conversazione, Severus sentì l'onere di una pesante sconfitta sullo stomaco. Quanti degli studenti Serpeverde avevano imparato la lezione che stava cercando d'insegnar loro? Quanto sarebbe stato recepito di più se avesse avuto un approccio diverso?

“Farò quello che posso per dare una mano,” promise Draco. Sembrava più calmo. “Grazie.”

Severus annuì ancora. Si alzò e accompagnò Draco giù per le scale e fuori dall'ufficio, fino alla scala mobile.

“Buonanotte, signore,” disse Draco, mentre la scala si metteva in movimento. “Grazie.”

“Buonanotte, Draco,” Severus chiuse la porta e aspettò, senza voltarsi, l'interrogatorio che sapeva essere imminente.

“Severus?” Chiese Albus, proprio in quel momento.

Severus si voltò verso il ritratto e considerò la cosa per un lungo momento con le labbra contratte. “Ho promesso di proteggere Draco,” sottolineò un po' belligerante. “Il ragazzo rimpiange molto la decisione di essersi unito ai Mangiamorte. Se non dovessi uscire vivo da questo caos, Albus, ti affido la responsabilità di salvarlo.”

Con queste parole, Severus attraversò la stanza verso la scala per il piano superiore. Si versò un altro bicchiere.



*



La mattina successiva Severus prese Jocelyn da parte dopo colazione per parlarle. Aprendo la porta più vicina, la invitò in una classe chiusa e abbandonata, mettendo delle protezioni e un incantesimo di Silenzio alla porta dietro di loro. Gli ci vollero alcuni minuti per spiegarle l'utilizzo di una Passaporta, l'esistenza della scuola in Bulgaria e cosa doveva aspettarsi dalla Vector e da Krum.

Severus la fece sedere in uno dei banchi mentre parlava e, una volta che ebbe finito, lei fissò la Passaporta tra le sue mani per un lungo momento, con un espressione nervosa.

“Non l'ho detto a Draco,” disse alla fine, lanciandogli un'occhiata triste.

“Che cosa non hai detto a Draco?” Gli chiese subito con voce neutra, ma con tutti i sensi all'erta.

“Voleva sapere da che parte penso che lei stia, ma non gliel'ho detto!” Una lacrima scappò da un occhio e scivolò lungo la guancia, lasciando una scia lucida dietro di sé. “Per favore, non mi mandi via!”

Sporgendosi in avanti, Severus le prese il mento e la guardò direttamente negli occhi.

Lei ha figli, professor Snape?”

“E da che parte pensi che stia, signorina?” Chiese con un tono freddo e imperioso.

Jocelyn respirò sussultando; il labbro inferiore le tremava. “Credo che stia dalla parte che protegge le persone,” si avventurò. “Non da quella che fa loro del male.”

“Jocelyn,” disse con insistenza, “ti sto mandando in Bulgaria per la tua sicurezza. Avrei dovuto farlo tempo fa.”

“Ma quando la rivedrò di nuovo?”

Presto,mentì. Le cose erano così incerte a Hogwarts in quei giorni che non dubitava di poter fallire a un certo punto. Sia Minerva che Amycus Carrow erano a un pelo dall'ucciderlo per la frustrazione e il Signore Oscuro era, come sempre, un pericoloso principale.

“Una volta che sarà finita, verrà a prendermi?” Jocelyn lo fissava con gli stessi occhi spalancati e con lo stesso sguardo pieno di fiducia, e totalmente irrefutabile, che la Granger aveva perfezionato. Severus si trovò ad annuire il suo assenso. “Allora va bene,” disse Jocelyn fermamente mentre stringeva la mano intorno al sottile disco di metallo argentato. “Saluti Draco per me.” Quando lui annuì, lei strinse leggermente le labbra. “Attivi la Passaporta,” gli disse.

Severus le lasciò andare il mento e si raddrizzò. “Ledeno ezero,” disse.

Strizzando gli occhi per la forte luce blu, vide Jocelyn sparire nel nulla.



*



Poco dopo il tramonto del primo di maggio, Severus sedeva ancora una volta nella Sala Grande, osservando gli studenti che entravano per il pasto serale. Il numero era calato ancora di più ora che la maggior parte del Dumbledore's Army viveva nella Stanza delle Necessità e, non per la prima volta, Severus si chiese che cosa stessero mangiando i poveri mocciosi. Amycus Carrow – inaspettatamente – aveva avuto la perspicacia di proibire agli elfi di Hogwarts di approvvigionare i delinquenti con il cibo.

In quella particolare sera gli studenti erano più inquieti del solito. Voci selvagge erano volate per tutto il giorno, suggerendo che Potter aveva fatto irruzione alla Gringott e che era scappato su un drago. Severus sospirò. La storia era offensivamente abbastanza Grifondoro per essere vera. Alecto, che sembrava pensare di essere capace di reprimere i pettegolezzi da sola, si era messa e perlustrare il salone da pranzo e controllava perfino i corridoi. Il silenzio la seguiva lungo il suo percorso: al suo avvicinarsi gli studenti diventavano silenziosi e, mentre andava via con la sua andatura da papera, i sussurri si scatenavano ancora una volta.

Gli ultimi studenti si stavano recando al loro posto e tra di essi c'era anche, Severus notò con sorpresa, Terry Boot. Il ragazzo era sparito diversi giorni prima, perciò aveva presumibilmente dimostrato la sua lealtà al gruppo di vigilantes messo insieme alla buona da Longbottom. Quella sera si era dato una ripulita e si stava dirigendo verso il tavolo di Corvonero come se non avesse un solo pensiero al mondo.

Una veloce occhiata verso Alecto fu abbastanza per essere certo che lei non aveva ancora notato l'intruso, un'altra occhiata lungo il tavolo gli disse un storia leggermente diversa. Minerva aveva gettato la bacchetta sul tavolo, ma chiaramente la stringeva in mano, e gli occhi scattavano da Alecto a Boot.

Potrei usare Minerva a mio vantaggio? Si chiese.

Boot scivolò nella sua sedia al tavolo di Corvonero e tirò a sé un vassoio di cibo. La sua apparizione aveva scatenato un mormorio di trepidazione nel corpo studentesco. Persino al tavolo dei Serpeverde il senso di attesa era palpabile. Quando Pansy Parkinson diede una gomitata a Gregory Goyle, Severus non riuscì a trattenere una smorfia. Assaporò in bocca il gusto metallico della delusione. I suoi Serpeverde stavano per tradirlo ancora una volta.

Goyle si tese attraverso la stanza verso Boot. Pochi secondi dopo stava guardando verso Alecto.

“Ehi, professoressa Carrow!” La chiamò.

Boot si rese conto che il gioco era iniziato immediatamente e, mentre Alecto si girava verso il tavolo dei Serpeverde, si alzò in piedi e si arrampicò sulla sedia.

“POTTER HA FATTO IRRUZIONE ALLA GRINGOTT ED È SCAPPATO IN SELLA A UN DRAGO!” Rombò.

Esplose il pandemonio. L'incantesimo scudo di Minerva bloccò la maledizione crudele che Alecto aveva lanciato contro Boot, ma un Incantesimo Tagliuzzante partito da Amycus mancò completamente il bersaglio e colpì Mandy Brocklehurst che iniziò a piangere miserevolmente.

“Basta!” Urlò Severus alla folla. Per sicurezza, spazzò via l'incantesimo scudo di Minerva e immobilizzò Boot: questo avrebbe impedito ai Carrow un attacco prolungato. “Signorina Li,” ordinò, “porta la signorina Brocklehurst in Infermeria immediatamente.” Non ebbe bisogno di voltarsi per sentire Poppy alzarsi dal tavolo dietro di lui e uscire di corsa dalla porta riservata agli insegnanti. “In futuro,” continuò, rivolgendosi all'intera sala, “non ci sarà magia non autorizzata durante l'ora dei pasti – e questo vale per tutti i membri della comunità di Hogwarts. Sono stato chiaro?”

Mentre parlava, Alecto si era avvicinata alla figura immobile di Terry Boot.

“Perfettamente Severus,” ringhiò, sollevando un calice largo dal tavolo e soppesandolo in una mano. “Nessuna magia non autorizzata!” Gridò mentre faceva oscillare il calice, spargendo succo di zucca con schizzi arancioni. Quando si abbatté contro la guancia di Boot fece un rumore orribile e il ragazzo si rovesciò al suolo. Nel suo stato magicamente costretto, il ragazzo era incapace di difendersi.

“No!” Urlò Minerva.

Mentre Severus praticamente si lanciava verso il trambusto, notò con sollievo che Hooch aveva trattenuto Minerva. Sperava, per il suo stesso bene, che tenesse d'occhio anche Filius.

Alecto aveva piegato il braccio all'indietro per colpire il povero ragazzo ancora una volta, ma Severus colpì il calice con una Maledizione Flagrante e lei lo lasciò andare con un urlo di dolore, afferrandosi la mano ferita. Una volta che fu abbastanza vicino, Severus l'afferrò per la veste e l'attirò verso di sé. Abbassando la testa le mormorò in un orecchio.

“Non voglio vederti mai più usare punizioni Babbane. Sono stato chiaro?”

Alecto annuì e la spinse via. Con la bacchetta fece levitare Boot di nuovo in piedi.

“Severus.” Era Amycus ad aver parlato. Il Carrow maschio lo aveva seguito giù dal tavolo dei docenti. “Dobbiamo punire il ragazzo in qualche modo.”

“Non lo farai nella Sala Grande,” rispose seccamente.

“Va bene, lo porterò nel nostro ufficio.”

“No,” rispose Severus, dandosi un'occhiata intorno. “Non possiamo permetterci la tua assenza – chi manterrà il controllo qui?” Persino Amycus non era abbastanza stupido da perdersi il sarcasmo di quell'affermazione. “Lo manderò nel mio ufficio con uno studente e sistemerò io stesso le cose con lui dopo cena. Puoi renderti utile e curare la mano di Alecto.”

Dando un'occhiata al tavolo degli studenti Serpeverde, l'occhio di Severus cadde prima su Draco. Il ragazzo annuì prontamente, segnalando la sua disponibilità, ma Severus scosse la testa leggermente e si girò gli studenti seduti di fianco a lui. Senza dubbio c'erano diversi membri del cosiddetto Dumbledore's Army che stazionavano fuori, pronti a liberare il loro commilitone. Draco non meritava questo, ma Gregory Goyle sì.

“Signor Goyle, signor Crabbe, portate il signor Boot nel mio ufficio. Poi tornate qui.” I due buffoni si alzarono pesantemente in piedi. Con una mano su ogni bicipite di Boot, lo sollevarono facilmente e lo portarono via.

“Mangiate la vostra cena,” ringhiò Severus agli studenti che lo fissavano mentre tornava indietro al tavolo degli insegnanti. Salendo le scale di fianco al tavolo dei Serpeverde, passò oltre diversi suoi colleghi insegnanti sulla via per la ridicola sedia di Dumbledore. Filius, notò cupamente, aveva il tovagliolo stretto nei pugni e stava mormorando acute imprecazioni sottovoce.

Era ora che mostrassi della preoccupazione per i tuoi studenti, pensò Severus piuttosto amaramente mentre si risedeva. “Buon appetito,” disse all'intero tavolo, infondendo nella frase il maggior sarcasmo possibile. Sistemando il suo stesso tovagliolo in grembo, Severus iniziò a mangiare.

Meno di quindici minuti dopo, un inaspettato fastidio al Marchio nero lo informò che il Signore Oscuro era profondamente turbato. Chiaramente, anche Amycus, Alecto e Draco lo avevano notato perché i Carrow si stavano agitando sulle sedie e Draco sedeva fermo in modo innaturale. I suoi occhi cercarono Severus. Lui sbatté le palpebre e guardò da un'altra parte, concentrandosi sul suo pasto.

Una parte della mente di Severus esaminava i possibili scenari che causavano l'attuale dispiacere del Signore Oscuro: Voldemort non aveva richiamato i suoi servi da Hogwarts, tuttavia, il che significava che potevano avere la fortuna di evitare le ripercussioni più immediate. L'altra parte rimuginava su Draco.

La cena era quasi terminata, e un certo numero di studenti aveva già lasciato la Sala Grande, quando un singolo gufo reale volò attraverso l'apertura della posta, sorvolando la sala per tutta la sua lunghezza. Mentre planava sul tavolo dei docenti, catturò l'attenzione di molti dei presenti e un gran numero di occhi silenziosi l'osservarono atterrare nello spazio vuoto di fronte al piatto di Severus. Staccando un acino d'uva da un grappolo che stava consumando, Severus lo offrì al gufo dei Malfoy e srotolò velocemente la sua lettera. Con il rotolo in una mano si alzò, lanciando un'occhiata a Draco. Nel tempo di un batter di ciglia, Severus mostrò una chiara immagine mentale del suo ufficio, poi si voltò è uscì attraverso la porta degli insegnanti. I Carrow lo seguirono immediatamente.

“Severus?” Lo chiamò Alecto dall'anticamera piena di ritratti, mentre Severus spariva attraverso la porta.

Lui si girò verso di lei prima di rispondere. “Nel mio ufficio, Alecto, e non prima.”

Ci vollero solo pochi minuti per raggiungere l'ufficio del preside – prevedibilmente libero da qualunque traccia di Terry Boot – con Draco non lontano dietro di loro. Severus fece apparire una sedia per il ragazzo, con visibile fastidio di Amycus. Alecto si era seduta in quella che normalmente si trovava di fronte alla scrivania, lasciando il fratello in piedi. Ringhiando irritato, Amycus fece apparire da solo qualcosa su cui sedersi – un blocco deforme che solo un'anima generosa poteva definire “mobile”. Severus ghignò.

“Facciamola finita, Severus, apri la lettera,” disse Alecto.

Severus sospirò e fece come lei aveva chiesto. Ancora una volta, la lettera era da parte di Lucius.

Caro Severus,

Potter ha fatto irruzione alla Gringott e rubato qualcosa di una certa importanza dal caveau di famiglia dei Lestrange. Il nostro Signore ha ragione di credere che Potter possa arrivare a Hogwarts a breve: in particolare, potrebbe cercare di entrare nella sala comune di Corvonero. Il nostro Signore ha molta fiducia nella tua abilità di catturare il ragazzo, dovesse presentarsi l'occasione. Per favore, fa' sapere immediatamente al Signore Oscuro se dovesse essere così. Il nostro Signore in persona arriverà a Hogwarts più tardi in serata e non vede l'ora di godere del piacere della tua compagnia.

Ti prego di porgere i miei saluti e quelli di sua madre a nostro figlio, Draco e a mia figlia Jocelyn.

Sinceramente tuo,

Lucius

Sollievo e tensione lottarono per prevalere sul viso di Draco. L'ultima frase metteva in chiaro che né Lucius né Narcissa erano stati feriti irreparabilmente dal dispiacere del Signore Oscuro, ma il contenuto del messaggio era ben lontano dall'essere rassicurante.

“Molto bene,” disse Severus. “Alecto e Amycus, lascio nelle vostre capaci mani la supervisione della sala comune di Corvonero. Draco, torna a Serpeverde". Ti suggerisco di dare un'occhiata lungo la via al signor Goyle e al signor Crabbe. Tutti voi, fate attenzione a qualunque cosa insolita e tenetemi informato.”

“Ma cosa farai tu?” Chiese Amycus.

Severus sollevò un sopracciglio. “Ho intenzione di rivolgere la mia attenzione alle barriere nella speranza di catturare quel dannato Potter nell'istante in cui mette piede nel territorio di Hogwarts.”

“Oh, giusto.”

Severus si alzò e aprì la porta per sollecitare l'uscita dei visitatori dal suo ufficio. Una volta andati via, la richiuse.

“Fa' attenzione, Severus,” sottolineò inutilmente il ritratto di Albus. “Stai camminando su un terreno pericoloso.”


*


*


*

-----------------------------------------

Severus89: Un po' Hermione la capisco, anch'io non penserei mai che lui abbia detto quelle cose perché le crede davvero, ma sotto sotto ci spererei :). Grazie mille per i complimenti ^___^

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** The Chamber of Secrets ***


2x20

NdT: questa è una di quelle volte in cui, se non ci fosse stata silviabella, probabilmente avreste letto un capitolo con delle robe che non avevano niente a che vedere l'una con l'altra... Ringraziamo silviabella!!!

Vi ricordo inoltre che i dialoghi sottolineati sono presi dall'originale.

Anne London



Capitolo 20

The Chamber of Secrets





Non fu fino a quando il trio si trovò al sicuro al piano superiore della Testa di Porco, ed Hermione ebbe mangiato il doppio di quello che faceva normalmente in una sola volta, che iniziò a sentirsi meglio. Così è stato Aberforth a mandare Dobby? Il fratello di Dumbledore ci stava tenendo d'occhio! Con l'aiuto del pane, del formaggio e dell'idromele che aveva consumato, il cervello di Hermione era tornato in azione.

Posso usare il bagno?Chiese al loro ospite. Aberforth si limitò a grugnire e fece un gesto col pollice alle sue spalle. Il bagno era sudicio, ma a Hermione non importò, facendo quello che doveva velocemente, sistemando quello che era visibile delle sue vesti e quello che era un nido di capelli nel piccolo specchio sopra al lavandino. Lontano dallo sguardo dei ragazzi, prese la borsa di perline dalla tasca e lanciò un Incantesimo di Silenzio alla porta.

Se c'era una qualunque possibilità che Harry affrontasse Voldemort nelle successive ventiquattr'ore, c'erano un paio di cose che poteva fare.

Ci volle molto poco a Hermione per trovare il ritratto di Phineas, dopodiché lo mise in bilico sul coperchio del gabinetto.

“Phineas?” Lo chiamò, infondendo nella voce più cortesia possibile.

Lui saltò alla vista, come se fosse in attesa. “Nessuna benda?” Esclamò subito, guardando avidamente lo spazio angusto. “Dove siamo? COME TI PERMETTI di mettere il mio ritratto in questa lurida latrina! Cosa–”

“Phineas!” Lo interruppe lei. “È importante! Ho bisogno che porti un messaggio.”

“Fa' attenzione, ragazza,” le ringhiò contro, incrociando le braccia sul petto e issandosi in piedi in tutta la sua altezza, “i Black non 'portano messaggi'! Potrei farmi convincere a consegnare i tuoi saluti, ma dovrai essere molto più educata di quanto credo tu possa essere capace!”

Hermione soppresse una smorfia. “Per favore, signore,” si avventurò dolcemente a denti stretti. “È terribilmente importante.”

Phineas la guardò per diversi secondi con le labbra strette. “Molto bene, lo prenderò in considerazione.”

Hermione trattenne un brusco sospiro e si sforzò di sorridergli. “Grazie,” articolò. “Per favore, dica a Snape–”

“PRESIDE SNAPE!”

“Scusi! Preside Snape!” Si rimproverò per lo scivolone. Non era proprio possibile spiegare a Phineas che il suo errore era indicativo di quanto fosse cresciuto il suo rispetto nei confronti dell'uomo, così andò avanti. “Per favore, dica al preside Snape di fare attenzione agli intrusi.”

“Tutto qua?” Phineas sembrava veramente poco impressionato dal contenuto del suo messaggio.

“Sì.” Hermione si sentiva abbastanza sicura che Snape avrebbe compreso.“Oh,” aggiunse, “e gli dica di tenere a portata di mano dell'antidoto contro i veleni.”

“Beh,” sogghignò, “se capita di vederlo passare per l'ufficio cercherò di ricordarmelo.”

Con questo se ne andò con aria tranquilla fuori dalla cornice. Hermione si prese la sua vendetta in modo molto infantile: facendo una smorfia e tirando fuori la lingua. Poi spinse il ritratto incorniciato di nuovo dentro la borsa.

Accio Antidoto,” mormorò, afferrando la bottiglietta di liquido verde e sistemando la manica in modo che cadesse sopra la mano e coprisse cosa stava stringendo. Anche se una piccola parte di lei era preoccupata di sprecarla inutilmente, Hermione si consolò con la possibilità di avene dell'altra da Snape.

Fu con una nuova sicurezza che Hermione rimosse l'Incantesimo di Silenzio, tirò lo sciacquone, si lavò il viso e tornò indietro nell'altra stanza.

“Tè?” Chiese in modo innocente, trafficando con le tazze nella credenza. Tutti, incluso Harry, accettarono una tazza ed Hermione riuscì a dosare un po' di antidoto a Harry senza che lo notasse. Si sentì fremere di trionfo quando lui lo bevve tutto.

Quando le tazze vuote tintinnarono nei loro piattini, Aberforth iniziò a parlare di come far allontanare il trio da Hogsmeade e farlo tornare a nascondersi. Diversamente da molte persone, quest'uomo sembrava indifferente alla nuova serietà di Harry. E, diversamente da molte persone, i suoi argomenti sembravano funzionare. Aveva messo Harry profondamente a disagio e il suo giudizio sull'indole del fratello Albus, pensò Hermione, era allo stesso tempo affascinante e allarmante.

Conoscevo mio fratello, Potter,” concluse Aberforth, fissando l'unico ornamento della stanza – un ritratto con una ragazza dall'aspetto mite e malinconico. “Ha imparato la segretezza fin da quando sedeva in braccio a nostra madre. Segreti e bugie, ecco come siamo cresciuti, e Albus... aveva un talento naturale.

Signor Dumbledore?” Si arrischiò Hermione, la curiosità che aveva la meglio su di lei. “Quella è sua sorella? Ariana?

La storia che la sua domanda innescò aveva un triste e orribile senso. Sembrava più credibile delle ipotesi che Rita Skeeter aveva rattoppato insieme e lasciò Hermione con le lacrime che scendevano sulle guance. Ariana era Bloccata – proprio come lo era stata Jocelyn.

“Mi... mi spiace tanto,” sussurrò Hermione. Non riusciva a non pensare a come avrebbe potuto essere la vita di Ariana Dumbledore se avesse avuto a disposizione le tecniche di Snape un centinaio d'anni prima, o come avrebbe potuto essere l'aspetto di Ariana – una donna adulta, forse una strega con il tipo di potere che aveva avuto il fratello. Espresse una silenziosa preghiera di ringraziamento per il fatto che a Jocelyn fosse stato risparmiato l'orribile destino della sorella di Aberforth.

La discussione tra Harry e Aberforth proseguì con un botta e risposta finché finalmente – e inaspettatamente, da punto di vista di Hermione – l'uomo più anziano capitolò all'improvviso. Con un grugnito infastidito alzò lo sguardo verso il volto vacuo e sorridente di Ariana Dumbledore.

Sai cosa fare,” affermò col tono di uno che vuole lavarsi le mani da ogni responsabilità.



*



Vedere Neville fu uno shock. Da quel poco che aveva sentito da Snape, Hermione sapeva che le cose a Hogwarts erano problematiche, ma la vista delle ferite di Neville le fece comprendere la questione a livello fisico.

Dopo essere stati in fuga per così tanto tempo, l'amichevole coda di studenti che riempì la Stanza delle Necessità fu completamente travolgente. L'intera cosa fu piuttosto confusa. Hermione non riusciva a credere che così tanti studenti si fossero nascosti; sembrava impossibile che il “gruppo di studenti” creato da Harry dietro suo incitamento non più di due anni prima si fosse evoluto in questo. Dando un'occhiata in giro per la stanza, notò con una fitta di rimorso che non c'erano simboli Serpeverde. Cosa direbbe Jocelyn? Pensò.

Una volta che Harry e Luna furono spariti verso la Sala comune di Corvonero, non ci fu altro che caos. Sempre più persone iniziarono ad apparire dal buco del ritratto e molte di esse sommersero Hermione e Ron di domande.

A Hermione faceva male la testa. Tutto ciò che voleva era un momento di pace per cercare di capire cosa fare dopo. Stava seriamente considerando la possibilità di andare di nascosto in biblioteca quando Ron la tirò da parte.

“Tutto bene, Hermione?” Chiese.

Lei fece una smorfia. “È solo che trovare l'Horcrux non sarà di grande aiuto, a meno che non lo distruggiamo,” mormorò, girandosi verso di lui così che nessun altro potesse sentire per caso la loro conversazione.

“Dobbiamo solo prendere dell'altro veleno di basilisco, allora,” rispose lui calmo.

“Oh, certo Ronald,” rispose in modo piuttosto irritato. “Ma a meno che tu non creda che Neville possa chiedere alla Stanza delle Necessità–”

Lui la prese per un braccio e la scosse, interrompendola. “No, Hermione, dobbiamo solo andare a prenderne dell'altro,” rispose Ron, sollevando le sopracciglia con aria di attesa.

“La Camera?” Chiese incredula. “Ma–”

“Ma cosa? Harry ha ucciso il Basilisco, dovrebbe essere sicura.”

“Ti ricordi come entrare?”

“Credo di sì. Andiamo! Ci serve una scopa, poi dobbiamo arrivare al bagno...”

Dopo essersi consultati a bassa voce con Neville sgattaiolarono del corridoio, lasciandosi il sempre più chiassoso Dumbledore's Army alle spalle. Non potevano beneficiare del Mantello di Harry o della Mappa, ma Hermione eseguì due Incantesimi di Disillusione davvero notevole e quelli da soli alzarono le possibilità di un occultamento di successo. La Stanza delle Necessita fu anche tanto gentile da farli uscire al terzo piano – rimaneva solo una scalinata e un breve corridoio per arrivare al bagno di Myrtle. Hermione fu quasi delusa di non aver incontrato Snape sulla via.

“È da questa parte,” mormorò Ron quando entrarono nella stanza, strattonando Hermione verso un lavandino in fondo al bagno. Per non perdersi mentre erano Disillusi, si tenevano per mano: fu piuttosto piacevole.

“Chi c'è?” Era la voce di Myrtle, penetrante e accusatoria.

Hermione si bloccò.

“Ho da fare qui stasera, Myrtle,” intonò inaspettatamente Ron, in una passabile imitazione del Barone Sanguinario.

Con uno stridio terrorizzato, Myrtle si tuffò dentro la sua tazza e sparì con un gorgoglio.

“Grande Ron!” Sussurrò Hermione, strizzandogli la mano. Non poteva vedere il viso di Ron, ma avrebbe giurato che era arrossito.

La tirò di nuovo per la mano. “È proprio qui, vedi?”

Dato che Hermione non poteva vedere quale punto lui stesse indicando, sospirò e annullò riluttante l'incantesimo. Una volta che Ron divenne visibile, vide che aveva la punta di un dito premuto contro un piccolo serpente, intagliato su uno dei rubinetti di rame.

“Tutto quello che dobbiamo fare,” continuò, “è dirgli 'apriti' in Serpentese.”

Le speranze di Hermione colarono a picco, ma trattenne ogni biasimo che le salì alle labbra. Ron aveva uno sguardo immobile e determinato.

“Spksssssmsk,” sputacchiò all'improvviso.

“Ron?”

“Lasciami provare, Hermione,” rispose senza guardarla. “Ho sentito Harry farlo un paio di volte ormai, e scommetto di potercela fare.”

Provò una seconda volta senza riuscirci. Al terzo tentativo, Hermione trattenne il respiro. La terza è la volta buona, pensò tra sé. Ron fallì ancora una volta. Non fu fino alla quinta volta, e a quel punto Hermione si era completamente arresa, che il rubinetto s'illuminò di bianco e iniziò a girare.

Hermione afferrò il braccio di Ron. Il lavandino stesso iniziò a muoversi e scivolò indietro nel muro e fuori vista, lasciando solo un enorme buco e il luccicante ingresso di una larga tubatura.

“Sì!” Esclamò Ron, buttando i pugni in aria in segno di trionfo.

Semmai, Hermione strinse ancora di più il suo braccio. A essere completamente onesti, l'idea di entrare in quel tunnel la terrorizzava: il suo ultimo incontro col Basilisco le aveva rubato un mese di vita. Quello in sé non era un grosso problema, ma non aveva dimenticato il momento quando aveva spiato la creatura nello specchietto compatto di Penelope Clearwater. Deglutì pesantemente.

“Vado prima io – è un lungo tunnel scorrevole. Si appiana verso la fine, quindi non devi preoccuparti dell'arrivo. Va bene?”

Hermione si sforzò di mostrare un sorriso di incoraggiamento e gli fece cenno di andare avanti. Ron abbassò le gambe nel buco e, dopo aver sollevato per un attimo il pollice, si lasciò andare e sparì dalla vista. Hermione contò fino a dieci. Poi contò fino a dieci di nuovo. Grifondoro? Significa niente per te? Si sgridò. Con un sospiro teatrale salì all'imboccatura del tunnel e si lasciò andare.

La discesa fu lunga e viscida. Dopo un po', Hermione si limitò a chiudere gli occhi e a stringere forte la bacchetta di Bellatrix: non c'era molto altro che potesse fare. Alla fine, come Ron aveva promesso, il tunnel si appianò e la velocità diminuì drasticamente, prima di fermarsi sbandando. Aprì gli occhi per trovare Ron chino su di lei, con la bacchetta accesa e la mano tesa per aiutarla ad alzarsi.

Si rese conto che erano in un largo tunnel di pietra che doveva essere collocato molto più in basso delle parti normalmente abitabili della scuola.

“Da questa parte,” indicò Ron, appoggiando un braccio intorno alle sue spalle e dandole una stretta. “Se mi ricordo bene, la roccia che ha fatto cadere Lockhart non è così lontana. Dovremo tornare indietro dalla stessa strada: lascerò qui la scopa.”

Hermione si tenne vicina dietro di lui, i passi che che scricchiolavano lungo ciò che rimaneva degli scarti di un certo numero di piccoli animali. Alla roccia crollata si fermarono.

“Accidenti,” commentò Ron. “È difficile credere che fossimo piccoli abbastanza da passare attraverso questo!”

A Hermione occorsero comunque solo pochi secondi per allargare il piccolo buco e non ci volle molto prima che Ron riuscisse ad attraversarlo.

“Oh, già," la chiamò dall'altra parte. “Avevo dimenticato che c'era una muta di pelle qui. Non è un vero serpente, non ti spaventare!”

Rincuorata dalla sua preoccupazione, Hermione lo seguì. Strisciarono oltre le orribili larghe spire di pelle abbandonata e proseguirono nel corridoio. Ci volle un po', ma alla fine si fermarono di nuovo. Questa volta il problema era un enorme solido muro, decorato con due serpenti intagliati. I loro occhi erano gemme che brillavano sinistramente nella fioca luce delle loro bacchette.

“E ora?” Chiese Hermione.

“Non so, lo stesso di prima, non credi?”

Hermione annuì e Ron ripeté la sua sputacchiante trafila di prima. Questa volta azzeccò la giusta serie di suoni la seconda volta e il muro si spalancò. Le due metà della grande porta scivolarono nel muro.

La stanza all'interno era enorme, stretta e debolmente illuminata da una fonte sconosciuta. Era fiancheggiata da colonne e decorata con un numero eccessivo di serpenti. Anche se in fondo era molto in ombra, c'era sicuramente qualcosa ammassato sul pavimento.

“È quello?” Chiese a Ron, con la voce che riecheggiava in modo strano nello spazio cavernoso.

“Credo,” rispose. “Non ero qui durante questa parte, ma credo sia quello.”

Mentre si avvicinavano, l'ansia di Hermione crebbe. Piccoli roditori scapparono mentre si avvicinavano: i loro squittii e il grattare dei loro artigli sul pavimento di pietra la innervosivano. La carcassa, videro alla fine, era stata mangiata. Non rimaneva altro che la pelle e le ossa. Le sue dimensioni erano scioccanti: Hermione non riusciva a immaginare di combattere davvero contro il mostro – tanto meno non riusciva a pensare che l'avesse fatto Harry alla tenera età di dodici anni. Non per la prima volta, si chiese a che gioco stesse giocando Dumbledore. Preparava Harry, fu la pronta risposta. Che, in sé, la faceva rabbrividire più di quanto avessero fatto i ratti.

Davanti alla testa della bestia, Ron ed Hermione si fermarono. Molte delle zanne erano ancora attaccate alla bocca scheletrica del serpente, anche se una – probabilmente quella con cui Harry aveva pugnalato il diario – era buttata da una parte. Giaceva in una pozza di sangue secco. Hermione scavò nel cervello per ricordare se poteva essere di Harry o di qualcun altro.

“Quante ce ne servono?” Chiese, fissando la mandibola del basilisco. Sarebbe potuta stare tranquillamente in piedi dentro allo spazio che occupava.

Quella cosa mi ha quasi uccisa.

“Tutte quelle che riusciamo a portare, suppongo.” Ron sembrava così certo che lo guardò per una spiegazione. Lui alzò le spalle. “Non sappiamo che cosa stiamo cercando e non sappiamo quanta gente starà a guardare. Più possibilità abbiamo di distruggerlo e meglio sarà.”

“Giusto.” Hermione annuì. Controllati, Granger. Si diede una scrollata mentale. “Allontanati,” ordinò. Lanciando un Incantesimo di Difesa sulla superficie di ogni zanna, separò una dozzina degli enormi denti sporchi e gialli dalla mandibola in cui erano inseriti, ammortizzando ognuno di essi così che cadessero gentilmente sul pavimento e non rimbalzassero in giro. “Andiamo,” concluse, facendosi avanti e raccogliendo le zanne più vicine a lei.

“Aspetta,” disse Ron. “Dov'è la coppa?”

“È nella borsa di... Vuoi distruggerla ora?”

“Non c'è momento migliore di adesso. E penso dovresti farlo tu.”

“Io?”

“Già. Harry e io ne abbiamo distrutto entrambi uno. Credo sia il tuo turno.”

Era completamente serio, realizzò Hermione. Lei sarebbe piuttosto andata via il prima possibile, ma concordava sul fatto che non ci fosse motivo di rimandare. Qualunque cosa potesse avere effetti negativi sul potere di Voldemort, valeva la pena farla subito.

“Va bene,” acconsentì, aprendo di scatto la borsa e cercando all'interno per tirar fuori la coppa. Le ci vollero alcuni momenti per afferrare il manico: la coppa sembrava muoversi rapidamente nelle fessure tra le sue altre cose, nel tentativo di stare fuori portata. Quando la mano finalmente si chiuse intorno al freddo metallo, lo sentì appiccicaticcio contro la pelle. Riusciva a sentire l'Horcrux all'interno pulsare come una brutta ferita.

“Dammela qui,” le disse Ron. Prese la coppa e la posizionò sottosopra al centro di una lastra di pietra. “Pugnalala e basta. Ignora qualunque cosa dica e colpiscila.”

Hermione s'inginocchiò di fronte alla coppa e rimosse l'Incantesimo di Difesa dalla zanna che teneva in mano. Con esitazione la sollevò sopra la testa. All'apice dell'oscillazione notò un liquido scuro fuoriuscire da sotto la coppa. Si bloccò, gli occhi fissi sulla macchia dilagante. La coppa era vuota, vero?

Hermione osservò con orrore mentre il liquido viscoso si staccava dal pavimento e iniziava a vorticare verso l'alto. Un paio di occhi rossi comparvero in mezzo alla conseguente nuvola scura.

“Credi di poterli salvare, non è vero?”

La voce sibilò da sotto alla coppa: gorgogliava fuori insieme allo spesso liquido sciropposo. È sangue? Hermione deglutì e, senza neanche pensarci, strisciò indietro.

“Tutto quello che vuoi fare,” continuò la voce, “è mantenere i ragazzi vivi. Eppure lo sai, vero, che li ucciderò?”

La nebbia scura iniziò a vorticare e trasformarsi in una figura riconoscibile. Una strana parodia di Ronald Weasley stava a mezz'aria davanti a lei, anche se il mento era a malapena rappresentato e il labbro inferiore tremava con un'espressione di paura che Hermione non aveva mai visto nel vero Ron.

“Hermione!” Chiamò il finto Ron. Anche se non sembrava più giovane di diciassette anni, parlava con la voce che Ron aveva da ragazzino. “Sta per uccidermi ed è tutta colpa tua!”

Il respiro di Hermione era strozzato e poteva sentire le lacrime minacciare di sopraffarla. Nel profondo, sapeva che era un inganno dell'Horcrux. Cercò di sollevare la zanna del Basilisco per pugnalarlo e fermarlo, ma le mani erano sudate e le scivolò dalla presa.

La figura stava mutando. I colori stavano cambiando ed Hermione riconobbe gli occhi verdi e gli occhiali storti di Harry. Come con Ron, questo Harry sembrava debole.

“Hermione,” sussurrò, colpito dal terrore. “Ha ucciso i miei genitori. Ha ucciso Cedric. Ora sta venendo a uccidere anche me!”

Le scappò un singhiozzo. Sapeva che non era reale, ma le faceva comunque male nel profondo. Un secondo dopo, anche l'immagine di Harry iniziò a cambiare. I capelli iniziarono a crescere e il naso ad allungarsi. Vero panico crebbe nel petto di Hermione. Non poteva, non doveva lasciare che Ron vedesse.

“No!” Urlò. Con tutta la forza che riuscì a raccogliere, scagliò la zanna contro l'Horcrux che urlò. Prima che l'apparizione di Snape fosse completamente riconoscibile, si frammentò, disperdendosi in sbuffi di nebbia leggera che andava svanendo. Dove la zanna aveva colpito la coppa c'era solo un buco fumante.

Ron avrà capito? Pensò nel panico. Avrà riconosciuto chi era?

Mentre il suono dell'urlo dell'Horcrux spariva, Hermione notò che le lacrime scorrevano senza che lei se ne fosse accorta. Ron era in ginocchio dietro di lei e le sue braccia forti la cullavano. Il suo corpo era caldo.

“Ce l'hai fatta, 'Mione,” mormorò con tono confortante. “Va tutto bene.”

Hermione si girò e affondò il viso nel petto di lui. Con una mano Ron le massaggiò la zona tra le scapole.

“Sente le tue paure,” disse lui, con il mento appoggiato sopra la testa, “ma non ti conosce veramente.”

Hermione trovò le sue parole incredibilmente confortanti. Spingendosi indietro lo guardò e lo onorò di un sorriso lacrimoso.

“Grazie, Ron,” disse.

“Di niente,” rispose, mentre le asciugava una lacrima dalla guancia con con il polpastrello del pollice. “Andiamo, prendiamo il resto di queste zanne e cerchiamo Harry.”

“Buona idea. Probabilmente si starà chiedendo dove siamo.” Hermione si spinse in piedi e raccolse diversi denti lunghi e gialli.

“Forse ha già trovato l'altro Horcrux!” Puntualizzò Ron speranzoso.

Mentre Hermione dava un'ultima occhiata alla minacciosa mole dello scheletro del basilisco, e raggruppava ciò che rimaneva dell'Horcrux, una gioia piuttosto violenta le scaturì nel petto. Forse sarebbero usciti vivi da quel caos.



*



L'entusiasmo era come una massa dura, quasi dolorosa, dietro alle costole di Hermione mentre volavano su, fuori dalla Camera dei Segreti. Hermione aveva fatto apparire una rete, con cui avevano legato le zanne nella parte inferiore del manico della scopa: lei stava dietro, con le braccia avvolte strettamente intorno alla parte superiore del corpo di Ron.

Ron, si rese conto con grande orgoglio, era stato magnifico: l'idea era brillante e lui stesso era riuscito a gestire la situazione con competenza e generosità. Fece un profondo respiro con la faccia premuta tra le spalle di lui. Forse, ripeté a sé stessa, Harry ha già trovato l'altro Horcrux!

Mentre schizzavano fuori dal bagno di Myrtle e tagliavano per i corridoi marchiati dai segni della battaglia – finestre rotte, un'armatura crollata perforata da alcune daghe, un gruppo di vecchi studenti e un membro dell'ordine che si precipitava con un'espressione tetra e spaventata – il sentimento nel suo petto crebbe. Si sentiva esplodere.

Trovarono velocemente Harry e le sue notizie erano buone: sapeva dov'era l'Horcrux e sapeva dove trovarlo. Dalla descrizione, Hermione realizzò di averlo visto anche lei: quando si era intrufolata nella Stanza delle Necessità per tirar fuori il libro di pozioni di livello M.A.G.O. di Snape, aveva visto la tiara rotta, vecchia e dall'aspetto malconcio.

Erano così vicini al loro obiettivo che Hermione sentiva quella consapevolezza ribollirle nelle sue vene. Lo sentì espandersi verso le estremità; pensò che l'orgoglio per entrambi i ragazzi avrebbe potuto schizzarle fuori dalla punta delle dita.

Quando Ron espresse il desiderio di avvisare gli elfi domestici, si lanciò su di lui, facendo cadere la bracciata di zanne di Basilisco per stritolarlo in un forte abbraccio. Prima che anche solo potesse pensare cosa stava succedendo, lo stava baciando e lui, con sorpresa, la stava baciando a sua volta. Anche il suo carico di zanne e il manico di scopa ruzzolarono ignorati al suolo e le sue braccia si avvolsero intorno a lei, sollevandola da terra.

Il suo bacio fu caldo e gentile. Era felice e disperato. Hermione sapeva – come anche Ron – che uno di loro due o entrambi potevano morire: avevano passato il peggiore anno delle loro vite e non era ancora finita. Il bacio era una promessa e il bacio era un balsamo per il terrore che contaminava il suo senso di determinazione. Il tempo di agire era adesso e non si sarebbe guardata alle spalle.

Lo amava, ovviamente. Lo aveva sempre saputo, più o meno. Proprio come amava Harry, anche non lo avrebbe mai baciato, non così. E quando si staccarono, sapeva esattamente cosa significava: la amava ed era lì con lei. Entrambi erano impegnati nell'impresa che li attendeva. Entrambi avrebbero seguito Harry: entrambi avrebbero aiutato a distruggere Voldemort, non importava quello che sarebbe costato.



*



Una volta dentro alla Stanza delle Necessità il trio si separò. Anche se sia Harry che Hermione erano già stati lì prima, la torreggiante navata di rifiuti era disorientante.

Come ha potuto Voldemort pensare seriamente che nessun altro sarebbe potuto entrare? Pensò Hermione. C'è fin troppa roba qui dentro perché sia possibile.

Hermione era convinta che Harry avesse preso una svolta sbagliata non lontano dall'ingresso. Decise di tornare indietro e ripercorrere i suoi passi.

Guidami,sussurrò alla bacchetta, controllando due volte dov'era il nord e poi tornando indietro da dov'era arrivata. Non ci volle molto per raggiungere punto in cui pensava avessero sbagliato e fu lì che sentirono delle voci.

Harry?” Sentì Ron chiamare. “Stai parlando con qualcuno?

Comunque, non erano Ron e Harry. Hermione udì le voci lanciare delle maledizioni, e Harry chiamò Ron con insistenza. Un'enorme pila di cianfrusaglie traballò pericolosamente, sbattendo contro una catasta e facendo crollare una grossa quantità di oggetti sul pavimento. Le scappò un grido strangolato di panico ed Hermione iniziò a correre nella direzione del trambusto. Mentre correva, il litigio continuava, e identificò Vincent Crabbe e Draco Malfoy. Presumibilmente Gregory Goyle non era molto lontano.

Crucio!” Urlò Crabbe con cattiveria lì vicino.

Hermione si fermò a una biforcazione, insicura su dove andare. Le faceva male il petto per lo sforzo di scattare attraverso gli stretti passaggi nel labirinto di oggetti abbandonati.

FERMO!

L'altra voce era con certezza quella di Malfoy e arrivava sicuramente dalla biforcazione a sinistra. Hermione corse in avanti ancora una volta.

Cosa diavolo hai in mente, Malfoy? Dal suono, stava ancora cercando di proteggere il trio, ma allora perché si era portato i suoi tirapiedi dietro?

Il Signore Oscuro lo vuole vivo–

Quindi? Non lo sto uccidendo, no? Ma se potessi lo farei, il Signore Oscuro lo vuole morto comunque, dov'è la diff–?

Hermione girò l'ultimo angolo e lanciò uno Schiantesimo non verbale a Crabbe: lo mancò solo perché Malfoy lo tirò via dalla traiettoria.

È la Sanguesporco!” Ringhiò Crabbe, con rabbia e sorpresa che gli contorsero il viso in un orribile ghigno. “Avada Kedavra!

Brividi di paura la attraversarono da capo a piedi mentre si spostava di lato. Il lampo verde della maledizione impattò contro un cavallo a dondolo di legno sbiadito, decapitando la povera creatura. Hermione sentì Harry urlare e lo scoppio di altre diverse maledizioni.

Non ucciderlo!” Urlò Malfoy. “NON UCCIDERLO!”

Hermione strisciò sotto a un tavolo traballante, riemergendo nella stessa navata di Harry. Entrambi Crabbe e Goyle avevano le bacchette puntate contro il Ragazzo-Che-È-Sopravvissuto, anche se sembrava che le urla di Malfoy avessero fatto guadagnare ad Harry qualche secondo di esitazione. Harry disarmò Goyle mentre Hermione lanciava uno Schiantesimo a Crabbe. Ron riapparve da dietro l'angolo lontano e lanciò un Petrificus Totalus a Malfoy. Sia Hermione che Ron mancarono il bersaglio.

Crabbe si voltò verso Ron e lanciò un'altra maledizione che uccide. Hermione vide rosso. Si spinse dal pavimento in una corsa accovacciata e si lanciò in avanti. Mentre correva, Schiantò Goyle che era senza bacchetta e saltellava su e giù sul posto nel futile tentativo di riprendere la sua arma. Hermione ignorò Malfoy, intenta a neutralizzare Crabbe prima che prendesse ancora la mira contro uno dei suoi amici.

È qui da qualche parte!” Urlò Harry mentre scattava verso l'angolo dove Ron e Crabbe erano stati visti l'ultima volta “Controlla, mentre vado ad aiutare R–

All'angolo, Hermione si trovò di fronte a una visione terrificante. Crabbe sembrava un maniaco e rideva orribilmente, mentre faceva apparire una fiamma su una pila di appunti scolastici buttati. Le fiamme si sollevarono immediatamente, lasciando il profilo di Crabbe a stagliarsi contro la loro luce – un'ombra scura con un braccio sollevato.

HARRY!” Urlò lei.

“Idiota!” Urlò Ron che era in qualche modo riuscito – per fortuna – a finire nella parte più vicina a lei rispetto alle fiamme.

Il fuoco si stava espandendo velocemente ed Hermione riusciva a sentire il muro di calore che emetteva. Hermione puntò la bacchetta contro le fiamme e le colpì con diversi incantesimi per umidificare e produrre acqua. Non funzionava nulla.

Ron e Crabbe stavano correndo lungo il corridoio verso di lei, lontano dalle fiamme. Crabbe stava ancora ridendo, ma Ron sembrava terrorizzato. La afferrò per l'avambraccio mentre passava, tirandola indietro con lui.

“Ti piace il caldo, feccia?” Urlò Crabbe.

Le fiamme erano innaturali – impossibilmente calde e orribilmente veloci. Formavano una figura animalesca e sembravano muoversi con un'intelligenza da creatura, puntando infallibilmente verso il caldo corpo umano di Hermione, i suoi amici e i loro compagni di classe Serpeverde.

CORRI!Urlò Ron.

Crabbe era già sparito svoltando intorno a una testata di letto capovolta e Malfoy afferrò il corpo schiantato di Goyle da sotto le braccia, correndo sgraziato verso Crabbe a una velocità notevole. Ron, con la mano stretta intorno al braccio di Hermione, la tirò di fianco a Harry.

Le fiamme stavano ancora guadagnando terreno.

Che cosa possiamo fare?” Urlò Hermione disperata. “Cosa possiamo fare?

“Ecco!” Urlò Harry, afferrando due scope dall'aria scomoda e datata. Ne lanciò una a Ron, che la afferrò con abilità.

Ron mise la gamba sul manico in pochi secondi ed Hermione si mise dietro di lui. Per la seconda volta in quella giornata premette la faccia tra le scapole di lui, eppure questa volta sentiva più panico che esultanza. Ron partì e si levò in volo verso gli alti archi e verso il soffitto. Il calore lì non era meno intenso e il fumo rendeva difficile respirare

“Dei, Hermione,” annaspò Ron, con la voce tesa per la disperazione. “Non riesco a vedere la porta.”

Guidami!” Sussurrò Hermione con urgenza. La bacchetta girò nella mano, puntando attraverso il fumo uniforme verso nord. “La porta dev'essere alla nostra sinistra!” Esclamò.

Senza fare domande, Ron seguì le sue istruzioni.

Harry,” Urlò. “Andiamo via, andiamo via!

Ma qualcuno, in fondo nel fuoco, stava urlando. Un sottile suono orribile che fece sollevare i peli dietro al collo di Hermione. Harry si era già girato, puntando verso il suono.

“È–troppo–pericoloso–!” Annaspò Ron, tossendo per il fumo, eppure, malgrado le sue parole, non era meno Grifondoro del suo amico e aveva già girato la scopa per andargli dietro.

Seguirono il suono delle urla, immergendosi dietro Harry nel fumo spesso. Le fiamme scattanti e crepitanti producevano un calore intollerabile.

Malfoy aveva in qualche modo trascinato il corpo di Goyle in cima a una montagna di mobili rotti, ma le fiamme ne stavano già ghermendo i lati. Il fumo si gonfiò intorno a lui ed Hermione lo vide alzare una mano verso Harry in un gesto di supplica.

SE MUORIAMO PER COLPA LORO, TI UCCIDERÒ HARRY!” Urlò Ron, mentre Harry riusciva a far salire Malfoy dietro di sé sulla scopa.

“Io guido, tu afferra Goyle,” ordinò Hermione. Non c'era modo che riuscisse a gestire il peso morto del ragazzo. Ron afferrò i vestiti di Goyle e lo sollevò sul manico della scopa, mentre un enorme Basilisco di fiamme balzava verso di loro, la mandibola spalancata e zanne mortali accentuate dalle fiamme arancioni. La scopa s'inclinò per il peso aggiuntivo, ma Hermione, che aveva afferrato il manico davanti alle cosce di Ron si tirò indietro con forza e lontano dalle fiamme. La bacchetta stava ancora dando strattoni nella direzione del nord ed Hermione fece girare tutti per trovarsi di fronte a dove si trovava la porta.

Buon Dio, fa che la porta sia aperta.

Hermione volò più veloce di quanto non avesse mai fatto prima, il terrore del fuoco e il fumo nero soffocante superavano la sua paura delle altezze. Dopo diversi infiniti secondi, con il rumore del fuoco che premeva da tutte le parti, Hermione vide una zona rettangolare nel fumo grigio.

“Eccola!” Urlò Ron.

Si abbassarono, puntando verso la porta, e improvvisamente la attraversarono. Finirono contro il muro dall'altra parte del corridoio e caddero con poca grazia sul pavimento. Hermione atterrò su Goyle – cosa non piacevole per lui, ma che la salvò dalla maggior parte dei lividi. L'ossigeno inondò i suoi polmoni come una droga.

Poco dopo, Harry e Malfoy uscirono a razzo in salvo e la porta sparì all'improvviso.

C-Crabbe,” annaspò Malfoy, con una certa angoscia, gli occhi che frugavano il muro vuoto dove una volta c'era stata la porta, come se potesse riapparire. “C-Crabbe...

È morto,” rispose Ron, con voce rigida e roca. Poi ci fu silenzio.

*


*


*

-------------------------------------

severus89: Minerva, per quanto come personaggio non mi dispiaccia, è veramente cieca: neanche i decenni a lavorare per Dumbledore le hanno fatto venire in mente la possibilità che fosse stato tutto organizzato e non si accorge nemmeno di come Snape tenti di proteggere in tutti i modi gli studenti -__-'

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Flight ***


2x21

NdT: siamo quasi alla fine... Ringrazio silviabella per aver reso il testo leggibile ^__^.
Vi ricordo che i dialoghi sottolineati sono presi dal romanzo originale.
Anne London



Capitolo 21

Flight





Severus non si era preoccupato di spiegare ai suoi Mangiamorte che non c'era quasi nessuna speranza che Harry Potter potesse essere registrato dalla barriere del castello. Potter sarebbe apparso alla scuola come una presenza benigna: le sue motivazioni si allineavano precisamente con la concezione di Hogwarts di Bene Superiore. Dumbledore si era trovato nella stessa situazione quando Sirius Black aveva cercato di irrompere, diversi anni prima.

Così, dopo averli mandati per la loro strada, iniziò a pattugliare i corridoi, i sensi in estrema allerta, mentre si lambiccava il cervello sui diversi possibili modi in cui Potter poteva essere scoperto nel tentativo di entrare.

Potter, ragionò, ha rubato qualcosa d'importante. Qualcosa per cui vale la pena d'irrompere alla Gringott per ottenerla. Vista la grandezza del rischio, c'era solo una reale possibilità: un Horcrux.

Severus uscì dalla porta principale della scuola e strizzò gli occhi verso l'oscurità in cui era immerso il Platano Picchiatore. Potter saprà quale tunnel è effettivamente bloccato? O passerà da lì lo stesso? Lui aveva certamente usato quel tunnel qualche volta in passato. Giusto per stare sul sicuro, Severus decise di smantellare le maledizioni che bloccavano l'entrata. Attraversò intenzionalmente il terreno verso il vecchio albero.

Ipotizzando che Potter riesca a distruggere l'Horcrux della Gringott – e la rabbia del Signore Oscuro indica che c'è riuscito – allora la sua anticipata presenza a Hogwarts suggerisce che un ulteriore Horcrux si trova a scuola.

No, realizzò improvvisamente Severus, la forza del lampo di logica che lo portava a fermarsi improvvisamente. Il Signore Oscuro lo aspetta qui, il che significa che l'Horcrux è qui, non significa necessariamente che Potter sa dove può essere trovato.

Dopo un secondo d'indecisione, Severus scattò in avanti verso il Platano Picchiatore. Dal momento che aveva piazzato le barriere-trappola lui stesso, gli ci vollero solo un paio di minuti d'intensivo lavoro per ripulire il passaggio. Poi si girò e si librò nell'aria. Volò verso le Grandi Porte, gioendo della velocità che riuscì a toccare e della sensazione di volare senza una scopa.

Una volta dentro, tornò nel suo ufficio.

“Phineas!” Chiamò, mentre saltava gli ultimi gradini della scala mobile e spalancava la porta.

“Non c'è bisogno di urlare, Severus, sono proprio qui.”

“Ho bisogno che porti un messaggio,” continuò Severus, ignorando la beffarda risposta del ritratto.

“Buffo, è quello che ha detto lei,” rispose Phineas, guardandosi le unghie con la fronte aggrottata. Con una smorfia di disgusto, tirò fuori una limetta per le unghie e iniziò a sagomare quelle della mano sinistra.

“Cosa? Che cos'ha detto?”

“Ha detto,” – Phineas fece una pausa e alzò gli occhi al cielo, poi continuò il suo racconto nel falsetto cantilenante della sua mediocre imitazione – “Per favore, dica al preside Snape di fare attenzione agli intrusi.”

Intrusi. Quindi dopotutto lo sanno. Stanno arrivando.

“Oh,” aggiunse Phineas, “e vuole che tu abbia dell'antidoto a portata di mano”

Quello non era un problema. In quei giorni Severus Snape aveva sempre dell'antidoto a portata di mano.

“Phineas,” disse alla fine, “è importante. Ho bisogno che torni nell'altro ritratto. Se riesci a parlarle di nuovo, fa' in modo di dirle che il passaggio attraverso la Stamberga Strillante è libero. E dille che a meno che non conosca un posto migliore, la sala comune di Corvonero è un buon posto per iniziare a cercare.”

Phineas sospirò in tono teatrale. “È un messaggio ridicolo, lo sai?”

“Phineas, fallo e basta. Adesso.”

Con un altro sospiro, se ne andò. Severus fece un profondo respiro. Ignorando le domande che fuoriuscivano da almeno un dozzina di ritratti diversi – Albus incluso – salì la scalinata verso le sue stanze private. Da una piccola credenza di fianco al divano prese una manciata di pozioni. Suddividendole rapidamente, nascose nelle tasche interne della sua veste alcune fiale di antidoto, una di Pozione Rimpolpasangue e, dopo un momento di esitazione, una Soluzione Corroborante. Non guastava mai essere pronti.

La cosa successiva che aveva bisogno di fare era allontanare i Carrow dalla sala comune di Corvonero. Tornò sui suoi passi, attraverso l'ufficio – non prestando attenzione ai vari ritratti che chiedevano a gran voce la sua attenzione – e fuori nei corridoi di Hogwarts.



*



Quando Severus sentì il Marchio Nero attivarsi, accelerò il passo. Era ancora diversi piani lontano dalla torre di Corvonero quando individuò Minerva McGonagall camminare impettita verso di lui, con espressione fiera. Istintivamente si fermò di lato, nell'ombra di una porta. Quando passò notò qualcos'altro: vedeva una donna (arrabbiata), ma sentiva tre paia di passi.

Potter, capì. Sotto al suo lenzuolo.

Non riuscì a controllare lo spiacevole balzo del suo cuore quando si rese conto che Granger poteva essere il terzo membro del gruppo. Di nascosto iniziò a seguirli, tuffandosi da un nascondiglio all'altro. In pochi minuti venne notato.

Chi c'è?” Chiese Minerva cautamente. La bacchetta era sollevata in posizione di duello.

Sono io,” rispose, uscendo da dietro a un'armatura. Tenne la sua stessa bacchetta pronta. Minerva si bloccò. Severus esaminò con lo sguardo l'aria intorno a lei, in cerca di qualche traccia di movimento, qualche indicazione della posizione di Potter. Visto che Minerva non faceva e non diceva niente, le rivolse una domanda. “Dove sono i Carrow?

Ovunque tu gli abbia detto di andare, immagino, Severus,” rispose Minerva. Sputò il nome come se fosse veleno.

Avevo avuto l'impressione che Alecto avesse preso un intruso,” continuò, con gli occhi ancora in cerca di qualunque segno di Potter.

Davvero?” Sogghignò Minerva. “E cosa ti ha dato questa impressione?

Involontariamente, Severus strinse la mano sinistra e il suo braccio si contrasse leggermente. Il ghigno di Minerva s'intensificò in risposta.

Oh, ma naturalmente,” esclamò. “Voi Mangiamorte avete i vostri modi privati per comunicare, l'avevo dimenticato.

I giorni in cui Minerva l'aveva rassicurato che, nel suo caso, il titolo non si applicava più, erano passati da tempo. Severus spinse il dolore dello scherno in profondità in uno dei libri della biblioteca del suo cervello. Fece un passo verso di lei.

Non sapevo che stanotte fosse il tuo turno di sorvegliare i corridoi, Minerva.

“Hai qualche obiezione?”

Mi chiedevo... cosa ti ha portata fuori dal letto a quest'ora tarda?

Stavano conversando per domande. Era irritante.

“Pensavo di aver sentito confusione,” rispose Minerva, interrompendo alla fine lo stallo.

“Davvero?” Rispose. “Ma sembra tutto così calmo.” Avvicinandosi ancora una volta, Severus si arrese al tentativo di trovare Potter con la vista e decise di provare altri modi. Guardando direttamente negli occhi di Minerva fece pressione contro le sue difese. “Hai visto Harry Potter, Minerva?” Chiese. Minerva non era un'Occlumante, ma l'assoluta forza e rigidità della sua personalità le davano qualche difesa. “Perché se sì,” continuò, “devo insistere–

Severus s'interruppe quando lei lo attaccò, richiamando un Incantesimo di Scudo giusto in tempo per proteggersi. La forza di questo sbilanciò Minerva, ma la strega si riprese velocemente e fece volare via dal supporto nel muro la torcia più vicina. Le fiamme si allungarono e arricciarono come una gigantesca corda, inanellandosi in un lazo che cercò di stringerlo.

Le poche mosse successive si svolsero con la precisione di un libro di testo: Severus trasformò il fuoco in un serpente, che Minerva mutò in vapore e rimandò verso di lui in una nuvola di pugnali. Piuttosto che rigirarli di nuovo contro di lei, Potter e gli sconosciuti compagni, Severus fece levitare l'armatura mettendola sulla traiettoria delle armi. Sprofondarono dentro al metallo con un acuto rumore squillante.

“Minerva!” Urlò inaspettatamente Filius da lontano. Severus alzò lo sguardo per vedere il piccolo professore d'Incantesimi correre verso di lui, con Pomona e Horace che seguivano a ruota.

È il momento del Piano B, decise.

“No!” Urlò Filius mentre correva. “Non ucciderai più nessuno a Hogwarts!”

Buffo la vista di Minerva in difficoltà l'abbia spinto all'azione mentre la situazione dei suoi studenti non l'ha fatto, notò amaramente Severus mentre si sforzava di liberarsi dalla presa dell'armatura. Filius l'aveva colpita con un qualche incantesimo che faceva in modo di tenerlo fermo. Un Malocchio Repellente servì allo scopo e spedì la sferragliante struttura metallica lungo il corridoio nella direzione del suo assalitore.

Severus Snape si voltò e si mise a correre, le vesti nere che si gonfiavano dietro di lui. Girò di scatto per entrare nella classe più vicina e corse verso la finestra. Con la bacchetta fece esplodere il vetro nel telaio e, senza rallentare il passo, si lanciò nell'apertura.

L'aria lo accolse come un soffice cuscino e strinse gli occhi contro il vento e si librò in volo. Da lontano sentì Minerva urlargli contro.

Codardo!” Urlò. “CODARDO!

I Grifondoro dicono sempre così quando sono quattro contro uno, si rassicurò. Non fu di grande aiuto.



*



Per caso, il volo portò Severus verso la Foresta Proibita, e lui continuò in quella direzione per ridurre al minimo il tempo, prima di toccare il perimetro delle barriere di anti-Materializzazione. Visto che era ancora il preside di Hogwarts, era in grado di modificare le barriere perché lo lasciassero passare senza dover rallentare.

Una volta oltre il confine, iniziò a cercare un posto dove atterrare. Strane forme si muovevano nella foresta. Erano così grosse che Severus ci mise un po' per capire cosa stava vedendo. Solo quando capì che stava osservando dei giganti comprese quanto fossero vicini alla fine: Voldemort si stava preparando alla battaglia. Quella era guerra.

Sfrecciando sopra all'adunata di mostri, Severus trovò presto il posto in cui si trovavano i Mangiamorte e iniziò a scendere di quota. Lo stesso Voldemort, venne a sapere, era appena arrivato. In più, aveva portato con sé il serpente – che era avvolto in una luminosa e cangiante barriera, protetto dalle minacce esterne dalla straordinaria magia del Signore Oscuro.

Se arriva un tempo” – le parole di Dumbledore gli riecheggiarono nella mente – “in cui Lord Voldemort smette di mandare il serpente in avanti per suo ordine, ma lo tiene al sicuro indietro e sotto la sua protezione magica, allora credo sia il momento di dirlo ad Harry.

Con le barriere Occlumantiche fermamente al loro posto, Severus fece rapporto al Signore Oscuro, passando l'informazione che Potter era arrivato e che i professori della scuola si stavano preparando alla battaglia. Il Signore Oscuro non sembrò turbato dal fatto che la notizia del suo arrivo lo avesse preceduto.

“Ti voglio vicino, Severus,” sottolineò concludendo. “Non allontanarti troppo.”



*



Aspettare nelle retrovie mentre il Signore Oscuro mandava Mangiamorte e mostri ad attaccare i suoi studenti e i suoi amici era quasi al limite di quello che Severus riusciva a sopportare. Camminò avanti e indietro sui confini della Foresta Proibita, iniziando un irrisolvibile litigio con sé stesso.

Ripetutamente, Severus aveva promesso ad Albus che avrebbe mantenuto la sua copertura – non importava quello che sarebbe costato. Eppure aveva anche promesso d'informare Potter dell'orribile lascito che portava nel suo corpo.

Per la prima volta dopo tanto tempo, Severus non sapeva cosa fare.

Valeva la pena buttar via la sua posizione di leccapiedi favorito di Voldemort? O sarebbe riuscito in qualche modo a trovare Potter, dargli la notizia, comunque continuando a fare il doppio gioco?

Non che potesse proteggere ancora gli studenti, eppure, intanto che Voldemort si nascondeva nella foresta, il bisogno d'informare Potter era pressante, ma non ancora urgente. Forse aveva ancora tempo. Finché rimaneva al fianco di Voldemort, poteva intervenire nell'inevitabile resa dei conti del Signore Oscuro con il ragazzo. Poteva rivelare l'informazione cruciale di fronte a diversi testimoni – nessuno sarebbe stato in grado di dubitare della validità della sua affermazione. Lo stesso Voldemort lo avrebbe considerato un trionfo. Severus poteva mantenere entrambe le promesse in un colpo solo.

Eppure, il rumore della battaglia lontana forniva un orribile immagine all'immaginazione iperattiva di Severus. E se Potter fosse stato ucciso accidentalmente da qualcun altro? Severus raggiunse la fine della sua traiettoria verso est, girò sui tacchi e tornò indietro.

Fu lì che Lucius lo trovò.

Gli ultimi anni non erano stati gentili con Lucius Malfoy e l'ultima settimana era stata la peggiore tra tutte. Il suo viso era segnato e tirato dalla preoccupazione e i lividi, che evidenziavano il più recente attacco di scontento del Signore Oscuro, erano chiaramente visibili.

“Severus!” Lo chiamò, mentre si fermava sotto a un albero.

“Lucius,” rispose bruscamente Severus.

“Il nostro Signore richiede la tua presenza. Lo troverai nella Stamberga Strillante.”

“Va bene.” Per un momento nessuno dei due uomini parlò. Entrambi erano fermi in piedi, fissando il castello lontano, che divampava con un costante luccichio di vari incantesimi multicolori.

“Non – non hai visto Draco, vero?”

“Questa sera presto, quando ho ricevuto la tua lettera, era vivo e stava bene. Ma non so niente di più.”

“E Jocelyn?”

“Jocelyn è al sicuro.” Severus parlò con convinzione.

“Come puoi esserne così certo?”

Severus si voltò verso l'uomo stanco che una volta era stato un amico così stretto. “Perché l'ho mandata via: ho usato una Passaporta per trasportarla in un posto sicuro.”

Lucius lasciò andare un brusco respiro. “Grazie, Severus. Sei sempre stato buono con la mia famiglia.”

Severus lanciò un'ultima occhiata alla scuola. “Dovrei andare,” rispose. Posò una mano sulla spalla di Lucius, in un gesto che era inteso sia come saluto, sia come consolazione. Poi si allontanò attraverso gli alberi.



*



Severus odiava la Stamberga Strillante. L'esterno fatiscente era deprimente, ma l'interno brutalmente danneggiato era una testimonianza inevitabile dell'orrore a cui il suo più giovane se stesso era scampato per poco. Perfino dopo tutti quegli anni, Severus immaginava che le proprie narici sensibili potessero cogliere il marchio stomachevole di cane selvatico.

Stando in piedi davanti a Voldemort, strinse la veste intorno al corpo, riluttante a sporcarla con la polvere e i detriti di quel particolare posto. Fece del suo meglio per convincere il Signore Oscuro a lasciarlo andare.

...mio Signore,” lo implorò, “le loro resistenze si stanno sgretolando–

–e lo stanno facendo senza il tuo aiuto. Per quanto tu sia un mago capace, Severus, non credo tu possa fare la differenza adesso. Ci siamo quasi... quasi.

Lasciami trovare il ragazzo. Lascia che ti porti Potter. Posso trovarlo, mio Signore. Ti prego.

Snape si trovò a camminare di nuovo, come aveva fatto all'esterno, il movimento ripetitivo era l'unica liberazione che poteva permettersi nell'ansia tremenda che sentiva.

Ho un problema, Severus,” commentò Voldemort in tono colloquiale. Aveva la sua bacchetta – no, quella di Dumbledore – in mano e stava passando la punta contro la curva della guancia serpentina, come sovrappensiero.

Mio Signore?

Perché non funziona non me, Severus?

Il cuore di Severus stava battendo forte nel petto. Sicuramente no! Non ora che la fine è così vicina! Non intende uccidermi adesso – non prima che io riesca a passare l'informazione a Potter!

Mio – mio Signore?” Riuscì a dire, tenendo il viso impassibile e la voce piatta e neutrale. “Non capisco. Hai – hai compiuto della magia straordinaria con quella bacchetta.

No.” Voldemort lo contraddisse direttamente. “Ho compiuto la mia solita magia. Sono io straordinario, ma questa bacchetta... no. Non ha rivelato le meraviglie che aveva promesso.” Il Signore Oscuro si grattò il mento, tenendo la bacchetta in una mano per contemplarla da lontano. “Non sento nessuna differenza tra questa bacchetta,” continuò, “e quella che ho preso da Ollivander tanti anni fa. Nessuna differenza.

Severus deglutì, pesantemente. Non c'era niente che poteva dire. Si è accorto? Si chiese. Mi ha chiamato per uccidermi o per chiedere il mio consiglio? L'istinto gli diceva che la prima ipotesi fosse la più probabile. Almeno significava che Draco era al sicuro.

Ho riflettuto a lungo e a fondo, Severus... Sai perché ti ho tenuto lontano dalla battaglia?

Sì.

Severus fissò Nagini. Il suo corpo avvolto a spirale su sé stesso mentre si dimenava nella sua bolla incantata.Se arriva un tempo...

No, mio Signore,” rispose alla fine. Obbediente al suo padrone fino alla morte, provò di nuovo. “Ma ti prego di farmi tornare. Lasciami trovare Potter.

Sembri Lucius,” scattò Voldemort sprezzante. “Nessuno di voi capisce Potter come me. Non ha bisogno di essere trovato. Potter verrà da me. Conosco le sue debolezze, sai, il suo grande difetto. Non sopporterà di vedere gli altri morire intorno a lui, sapere che è per causa sua. Vorrà porvi fine a ogni costo. Verrà.

Ma mio Signore,” protestò Severus, “potrebbe essere ucciso accidentalmente da altri che non sia tu–

Le mie istruzioni ai miei Mangiamorte sono state perfettamente chiare. Catturare Potter. Uccidere i suoi amici – più sono, meglio è – ma non lui.” Voldemort s'interruppe per un momento. La sua noncuranza per le vite di onesti cittadini lo congelò fino alle ossa. “Ma è di te che voglio parlare, Severus, non Harry Potter. Mi sei stato molto prezioso. Molto prezioso.

Le parole riempirono di terrore il cuore di Severus e, ancora una volta, sentì le parole di Dumbledore: “...in cui Lord Voldemort smette di mandare il serpente in avanscoperta per suo ordine...

Il mio Signore sa che desidero solo servirlo,” farfugliò. “Ma – lasciami trovare il ragazzo, mio Signore. Lascia che lo porti da te, so di poter–

Ti ho detto di no!” Ringhiò Voldemort, girandosi. “La mia preoccupazione al momento, Severus, è cosa accadrà quando finalmente incontrerò il ragazzo!

Mio Signore, sicuramente non può esserci nessun dubbio –?

– ma un dubbio c'è, Severus. C'è.

Che cosa ridicola. Per la prima e unica volta questa sera gli ho detto la piena e completa verità. E rifiuta di credermi, pensando che reagisca per servilismo. Quella consapevolezza lasciò Severus con la lingua legata. Come imbellettare la verità in modo convincente e simile alle sue solite menzogne?

Voldemort fece roteare la sottile lunghezza della Bacchetta di Sambuco tra le dita scheletriche.

Perché entrambe le bacchette che ho usato hanno fallito quando le ho puntate su Harry Potter?” Chiese.

Non – non sono in grado di rispondere a questo, mio Signore.” Severus si sentì sopraffatto dalla disperazione.

Non sei in grado?” Ci fu una lunga e piena pausa. “La mia bacchetta di tasso fa tutto quello che le chiedo, Severus, eccetto uccidere Harry Potter. Ho fallito due volte. Ollivander mi ha parlato sotto tortura dei nuclei gemelli, mi ha detto di prendere un'altra bacchetta. Così ho fatto, ma la bacchetta di Lucius si è sgretolata dopo l'incontro con quella di Potter.

Severus aveva gli occhi fissi sul Serpente rotolante e serpeggiante.

...ma lo tiene al sicuro indietro e sotto la sua protezione magica...

Non – non so spiegarlo mio Signore.” Il sapore del fallimento aveva un sapore pesante sulla lingua di Severus.

Ho cercato una terza bacchetta, Severus. La Bacchetta di Sambuco, la Bacchetta del Destino, la Stecca della Morte. L'ho presa dal suo precedente padrone. L'ho presa dalla tomba di Albus Dumbledore.

...allora credo sia il momento di dirlo ad Harry.

Mio Signore–” Severus girò gli occhi con fare implorante sul viso del Signore Oscuro. Cercò di lasciare che la sua fede nel fatto che Voldemort avrebbe e sarebbe in effetti, riuscito a uccidere il ragazzo, brillasse nei suoi occhi. “–lasciami andare dal ragazzo–

Per tutta questa lunga notte,” continuò Voldemort, ignaro dell'angoscia di Severus, “vicino ormai alla vittoria, sono stato qui a riflettere, riflettere perché la Bacchetta di Sambuco rifiuta di essere ciò che dovrebbe, di comportarsi come la leggenda dice che dovrebbe fare nelle mani del suo legittimo proprietario... e penso di avere la risposta.

Così vicino, eppure ho fallito.

Forse tu lo sai già? Sei un uomo intelligente, dopotutto, Severus. Sei stato un buono e fedele servitore e mi dispiace di ciò che deve accadere.

Il serpente, per favore. Per favore, se deve succedere, fa' che sia il serpente. Severus immaginò l'antidoto scivolare nel suo flusso sanguigno.

Mio Signore–” balbettò, maledicendo il tremore nella sua voce.

Forse il ritratto di Albus potrà portare il messaggio a Potter? Ma saprà che c'è bisogno di farlo? Può Albus spingersi a cambiare tattica e lasciare che diventi lui il portatore di cattive notizie?

La Bacchetta di Sambuco non può servirmi in modo adeguato, Severus, perché non sono il suo legittimo proprietario. La Bacchetta di Sambuco appartiene al mago che ha ucciso il suo precedente proprietario. Tu hai ucciso Albus Dumbledore. Finché vivi, Severus, la Bacchetta di Sambuco non potrà essere veramente mia.

Mio Signore!” Automaticamente Severus sollevò la bacchetta.

Non può essere diversamente,” rispose Voldemort con una fitta di dispiacere nella voce. “Devo essere il padrone della bacchetta, Severus. Se domino la bacchetta, allora finalmente dominerò Potter.

Mentre il Signore Oscuro fendeva l'aria con la sua bacchetta, puro terrore attanagliò Severus. La sua stessa bacchetta si alzò ancora di più, in un radicato movimento di autodifesa, anche se, quando la bolla di Nagini iniziò a muoversi verso di lui, le parole del suo Incantesimo di Difesa gli morirono sulle labbra.

Una gioia esultante gli esplose nel petto, così forte che non riuscì a mantenere il sollievo lontano dal suo viso. Ha scelto il serpente!

La sua gioia ebbe vita breve, tuttavia, perché il serpente attaccò, affondando nella carne del suo collo e riempiendo il suo corpo di violento dolore. Gli occhi di Severus si girarono all'indietro nella testa e sentì la sua stessa voce urlare da lontano. Neppure la Cruciatus lo aveva fatto sentire così.

Il dolore partì dalla gola e giù fino all'addome. Si diffuse nelle vene e gli bruciò la vista. Come una foschia rossa, spinse fino ai confini della sua coscienza. Senza esserne consapevole, Severus era caduto sul pavimento. Le mani strette senza successo contro il proprio collo, cercando di bloccare il sangue prezioso che stava fuoriuscendo in quantità terrificante. Il suo calore, mentre filtrava attraverso le dita, rese molto reale la possibilità di morire.

Controllati, Severus.

Severus sentì le vibrazioni della partenza di Voldemort più chiaramente di quanto avesse sentito il suono delle scarpe del Signore Oscuro contro le assi del pavimento.

Fu a quel punto che lo sentì. Nel punto in cui si teneva stretta la gola, il freddo metallo della Passaporta della Granger era fissata strettamente contro il suo collo.

Concentrati.

Severus era solo. Tutto quello che doveva fare era pronunciare la parola giusta e sarebbe stato trasportato subito in salvo. A Spinner's End aveva scorte di medicine più che sufficienti per curare le sue ferite. Se lo avesse fatto abbastanza in fretta sarebbe stato in grado di tornare e avvertire Potter in tempo. Il destino della società magica dipendeva da quello.

Severus si sforzò di fare diversi respiri per calmarsi. Il dolore gli offuscava la vista, minacciando di sopraffarlo. Si concentrò sul soffitto.

Tutto a un tratto, Harry Potter apparve di fronte a lui: Severus si chiese se stesse diventando matto.

“Harry!” Sentì la voce della Granger, insistente e irritata. Si rese conto che gli era stato offerto un miracolo.

Severus sapeva cosa doveva fare. Cercando nel profondo dentro di sé la forza per mantenere il controllo, afferrò il davanti dei vestiti di Potter. Cercò di parlare, ma riuscì solo a produrre un basso rumore gorgogliante. Il suono lo spaventò.

Concentrandosi profondamente, Severus scavò e trovò il gruppo di ricordi che aveva preparato per la Granger e li fece stillare dalle tempie. Un piccolo senso di orgoglio si dimenò nella pancia quando capì di poter controllare senza bacchetta magia di quella portata, malgrado la perdita di sangue e la straordinaria battaglia tra il veleno e l'antidoto che infuriava nel suo corpo.

Prendi...” annaspò. “Prendi...

Granger era lì – ovviamente – procurando una boccetta e assicurandosi che Potter raccogliesse fino all'ultimo filamento di ricordo.

Severus si rese conto che il non essere in grado di controllare la propria voce rendeva palese l'imperfezione del suo piano: se avesse aspettato fino a che il trio se ne fosse andato, non sarebbe stato in grado di attivare la Passaporta. Non era capace di curare il buco nel proprio collo.

Alla fine riuscì a passare il messaggio. Avrebbe mantenuto la promessa fatta ad Albus, la promessa fatta a Lily.

Guar...da...mi...” ansimò.

Potter – accidenti al ragazzo – sembrò pensare che Severus stesse parlando a lui e abbassò la testa su Severus, fissandolo negli occhi e bloccando la visione di Severus sul resto della stanza.

Severus lasciò andare la maglietta di Potter e la mano colpì pesantemente il pavimento. Per un secondo, sentì delle mani calde e famigliari su di lui e qualcuno – Granger – avvolgere le dita di lui intorno alla sottile impugnatura di legno della sua bacchetta.

Forza Granger, guardami, è importante.

Mentre Potter – finalmente – si spostava indietro abbastanza, il viso di Granger apparve nella linea visiva di Severus. Aveva un aspetto terribile: bruciata, sporca, stanca e preoccupata. Severus non aveva mai visto niente di più bello. L'ansia aveva reso più marcate le linee che si allungavano dal suo naso, oltre i bordi della bocca e lungo il mento.

Con gli occhi che affondavano in quelli di lei, spinse in avanti un frammento di ricordo. Era uno di quelli che condividevano: l'ufficio del preside comparve alla vista, con Dumbledore sistemato dietro alla scrivania e Severus e la Granger seduti dal lato dei visitatori. “La tua missione,” diceva il suo ricordo dell'uomo più anziano, “è mantenere Harry vivo.”

Granger sbatté gli occhi e fece una smorfia mentre interrompeva il ricordo. Sapeva che lei aveva capito: sarebbe andata avanti senza di lui. Il suo viso era paralizzato in un'espressione amara, la bocca piegata per il disappunto. Si spinse sui talloni, pronta ad alzarsi, ma si bloccò quando la voce acuta e chiara di Voldemort risuonò nella stanza devastata.

Severus la osservò mentre si guardava intorno in fretta, poi all'improvviso si stava chinando nuovamente su di lui, spingendo dentro alla sua mente. Lui la lasciò entrare senza ripensamenti, anche se non aveva idea di che cosa stesse cercando. Si mosse in fretta, rovistando nei suoi ricordi più recenti. Colse dei brevi flash della propria conversazione con Voldemort, della lunga agonia dell'attesa e del volo dalla scuola. Granger si fermò al ricordo della sua conversazione con Phineas. Lo vide ricevere il messaggio e passare uno dei suoi, lo vide correre su per le scale nella sua stanza e prendere diverse bottigliette di pozioni e metterle nella stanca interna. Quindi si ritrasse.

L'avvenimento aveva occupato solo pochi secondi e Voldemort stava ancora parlando. Granger lo ignorò.

Guidata dai ricordi di Severus, passò una mano lungo il petto di lui e dentro le tasche interne. Infallibile, tirò fuori tre bottiglie di liquido: una di un forte colore verde, una rosso scuro e l'altra di un viola intenso.

Muovendosi con la precisione che ricordava nella classe di Pozioni, Granger tolse il tappo alla prima bottiglietta e la tenne contro le sue labbra. Passò una mano sotto il collo e gli inclinò la testa così che potesse bere senza strozzarsi.

Severus la vide dare un'occhiata ai ragazzi, ma erano ancora in piedi e fissavano l'esterno verso la fonte della voce di Voldemort, e non badavano agli attenti movimenti della Granger. In meno di trenta secondi gli aveva somministrato un'altra dose di antidoto, una di Pozione Rimpolpasangue e una necessaria Pozione Corroborante. Con la punta del pollice raccolse una goccia di liquido sfuggito dai bordi della bocca e la spinse tra le sue labbra. Gli occhi di lei incontrarono i suoi in una domanda silenziosa e lui annuì impercettibilmente.

Severus sentì la Pozione Corroborante fare effetto e stringere i bordi della ferita sul suo collo. Se solo fosse riuscito a evitare che tutto il sangue del suo corpo pompasse fuori lungo il pavimento della stamberga prima di arrivare a Spinner's end, sarebbe stato molto meglio. Gli occhi della Granger erano stretti mentre lo fissava: sapeva che aveva notato il cambiamento di colore che le pozioni avevano attivato.

Non ascoltarlo!

La voce di Weasley s'inserì e la Granger si sollevò e si allontanò senza girarsi indietro.

Andrà tutto bene,” aggiunse la Granger con urgenza. “Torniamo – torniamo al castello: se è andato nella foresta abbiamo bisogno di pensare a un piano.

Si girò allora verso Severus e gli rivolse un sguardo eloquente. Lui quasi rise: si sentiva frastornato dal sollievo. Hermione Granger avrebbe mantenuto Potter vivo, ma questo non significava che aveva finito con Severus Snape.

Granger si sbrigò verso l'ingresso del tunnel e fece un gesto ai i suoi amici per far sì che la seguissero rapidamente. In pochi secondi, Severus fu lasciato solo.

Severus fece un profondo e tremolante respiro. Una parola, era tutto quello di cui aveva bisogno. Attingendo alle risorse della Pozione Corroborante, si bagnò le labbra con la punta della lingua.

“Fenice,*” stridette.

Severus Snape vide la brillante luce blu e sentì il freddo disco di metallo, viscido per il sangue, tirare la pelle dov'era premuto contro il collo. Con uno strattone, fu trasportato di peso via dalla Stamberga Strillante e sparì nel nulla. Atterrò, con un tonfo, sul divano del soggiorno di Spinner's End.

*



*



*

*In italiano nel testo.

-------------------------------------------

severus89: Questo capitolo ha risposto alla tua prima domanda, mentre per la seconda...ehm... diciamo che grangerous in fondo sta usando l'originale come base :)

Mitsuki91: Conosco bene le cose scritte sul cellulare che si perdono nell'etere, le mie email penso finiscano a Hogwarts U_U'. Anch'io alla prima lettura ho interpretato il bacio in quel senso...non dirò se è l'interpretazione giusta ;). Grazie per i complimenti!

two_writrers_one_heart: Anche qui, questo capitolo risponde alla tua prima domanda. Alla seconda, come con severus89, temo di non poterti rispondere causa spoiler :). Grazie anche a te per i complimenti ^__^

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Hermione's Task ***


2x22 NdT: scusate, pensavo di riuscire proprio a terminare per la settimana scorsa, ma non c'è stato verso... Sempre lode a silviabella per la beta di questo capitolo lunghiiiiisssssimo.
Anne London



Capitolo 22

Hermione's Task






Mentre Hermione risaliva il tunnel la sua mente correva. Gli eventi delle ultime ore si accavallavano tra i ricordi in un ordine confuso e affatto logico: Snape – sdraiato in una pozza del suo sangue, la morte di Fred la morte di Crabbe, la Camera dei Segreti, il bacio tra lei e Ron, l'Ardemonio, Fenrir Greyback che attaccava Lavender, Draco Malfoy, il caos e i rumori della battaglia.

Ci serve un piano.

In qualche modo doveva trovare ordine nella situazione: doveva capire cosa fare dopo.

Il serpente, la cicatrice di Harry.

Avevano ancora due Horcrux da distruggere e, ancora una volta, i mezzi per farlo erano limitati – : le zanne di Basilisco che aveva preso erano andate distrutte nella Stanza delle Necessità, insieme a qualunque altra cosa.

L'aria fresca dell'esterno di Hogwarts arrivò come un sollievo ed Hermione si fermò per fare dei respiri profondi. La breve pausa la fece poi correre dietro ai ragazzi mentre si affrettavano verso i gradini di pietra dell'entrata principale. Tutto era silenzioso in modo sinistro e il cielo era nero come la pece. Non si vedeva neppure il brillare di una stella. Nel sottile fascio di luce scaturito dalla loro bacchette Hermione vide che l'erba morbida dei terreni di Hogwarts era strappata e danneggiata. C'erano ammassi disseminati tutt'attorno – e con un sobbalzo d'orrore si rese conto che alcuni di essi erano corpi.

Le Grandi Porte si spalancarono ruotando sui cardini e lei, Ron e Harry si affrettarono su per le scale di pietra che davano sull'ingresso. I loro passi scricchiolarono sopra le gemme cadute delle clessidre distrutte, sulla polvere, sui mattoni e altri detriti. Non c'era nessuno in vista.

Dove sono tutti?” Sussurrò.

Ron le prese la mano e la strinse in modo rassicurante. Quindi la condusse verso la Sala Grande: si fermarono all'ingresso.

I tavoli erano spariti e la stanza era piena di gente. Quelli che potevano stare in piedi erano riuniti in piccoli gruppi, le braccia gettate gli uni intorno agli altri, traendo conforto dalla vicinanza fisica di altre persone. Una lunga fila di corpi erano distesi al centro della stanza e, all'altro lato, nella piattaforma dove c'era normalmente il tavolo dei docenti, Madam Pomfrey stava curando quelli disperatamente feriti.

Senza pensare, senza sapere cos'altro fare, Hermione s'incamminò verso la famiglia Weasley. Le sue braccia si mossero intorno a Ginny, attirando la ragazza contro il petto. Oltre le spalle di lei, Hermione fissò il corpo steso e senza vita di Fred, con le lacrime che scendevano lungo la faccia.

In una silenziosa e orribile coreografia si mosse da un membro della famiglia all'altro, abbracciando tutti a turno.

“Grazie, Hermione,” sussurrò Percy. I suoi occhiali erano spinti sulla testa e aveva gli occhi rossi per il pianto.

Hermione si sforzò di guardare gli altri morti: Lupin e Tonks. Pensò che il cuore le sarebbe scoppiato. Mentre camminava lungo la linea dei corpi riconobbe molti tra loro come amici, altri come studenti. Altri, si rese conto osservando chi era inginocchiato accanto a loro o li piangeva, erano familiari e pensò, improvvisamente, ai suoi genitori – mandati al sicuro quasi malgrado loro stessi. Non tutti avevano avuto quel lusso.

Alla fine della fila alzò lo sguardo e incontrò un viso inaspettatamente famigliare. Tracey Davis era seduta contro la piattaforma degli insegnanti, soffrendo visibilmente. Le labbra erano strette e aveva del sudore sul labbro superiore. Teneva le mani premute contro l'addome e c'era del sangue – molto sangue – che le filtrava dalle dita.

“Davis – Tracey!” Esclamò cadendo sulle ginocchia di fianco alla ragazza. “Cosa c'è?”

“Maledizione Tagliente,” grugnì Tracey in risposta. Chiaramente non aveva molte energie per parlare.

Ancor prima che le parole avessero lasciato la bocca di Tracey, Hermione stava cercando a tentoni nella borsa di perline.

Accio Dittamo!” Urlò disperata, respirando per il sollievo quando la bottiglietta volò nel palmo teso. Non ce n'era molto, ma Hermione versò quello che rimaneva nella ferita di Tracey.

L'altra ragazza ansimò mentre la sua carne sussultava e iniziava a ricongiungersi. Un minuto dopo, si passò una mano incerta sulla cicatrice, nel punto in cui la pelle era stata aperta fino a così poco tempo prima. Tracey deglutì e alzò lo sguardo verso Hermione con una strana espressione sul viso.

“Grazie,” disse alla fine. Hermione non aveva mai sentito prima Tracey sembrare così sincera.

Hermione fece un gesto con la mano sollevata. “Probabilmente sarà meglio se ti fai vedere lo stesso da Madam Pomfrey: io non sono una Medimaga.” Hermione si guardò intorno. “Dove sono gli altri Serpeverde?” Chiese.

Il viso di Tracey s'indurì.

“La McGonagall li ha mandati via,” rispose. Il vecchio tono antagonista era tornato nella sua voce.

La bocca di Hermione si spalancò per la sorpresa. “Perché accidenti l'ha fatto?” Chiese con sguardo assente.

“Secondo te perché?” Rispose Tracey. “Perché i Serpeverde sono traditori.”

“Ma–” balbettò Hermione, “ma – Snape – oh...” S'interruppe. Nessuno sapeva, ovviamente. Solo perché lei e Ron lo avevano capito non significava che tutti lo avessero fatto. “Come mai sei qui, allora?” Chiese dopo un momento.

“La Vector mi ha tirata fuori dalla coda di studenti che andavano via e mi ha detto di fare quello che volevo, non quello che altri pensavano dovessi fare,” rispose Tracey con un'alzata di spalle.

“La Vector?” Hermione si sedette dritta e si guardò intorno ancora una volta.

“È qui da qualche parte,” rispose Tracey, facendo un cenno con la testa verso il muro adiacente.

“Andiamo, allora,” disse Hermione con una nuova determinazione. Tese la mano verso Tracey. “Se ti aiuto pensi di poter camminare?”

Tracey fissò la mano di Hermione con un'espressione confusa. “Sei una strana Grifondoro, lo sai?” Chiese.

Hermione si limitò a volgere gli occhi al cielo e si rifiutò di abbassare la mano. Dopo un secondo, Tracey l'afferrò.

Hermione aiutò l'altra ragazza a mettersi in piedi e le fece mettere un braccio sulle proprie spalle. Con uno intorno alla vita di Tracey si mossero pesantemente verso l'altro lato della stanza. Lì trovarono non solo la professoressa Vector, ma anche Viktor, Jocelyn, Dennis Creevey e un'inaspettata quantità di altri studenti Nati-Babbani.

I saluti e gli abbracci occuparono diversi minuti. Viktor strinse forte Hermione con un braccio e le premette un bacio sull'attaccatura dei capelli.

“Ma,” chiese Hermione alla Vector non appena ne ebbe la possibilità, “come diamine siete arrivati qui?”

“Oh, Viktor ci ha fatto usare una Passaporta – ha un certo talento, sai.”

“E lei sapeva di dover venire perché lo ha visto nei calcoli?”

“Non esattamente. Sapevo che lo scontro era imminente, ma è stato il contatto tramite i galeoni di Colin e Dennis che ci ha avvertiti esattamente su quando arrivare.” Vector si guardò improvvisamente in giro, in cerca di qualcosa. “Dov'è Harry?” Chiese inaspettatamente.

“È...” Anche Hermione si guardò intorno, un improvviso panico che rimbombava nelle vene. “Era qui solo un minuto fa.” Disperatamente Hermione cercò di ricordare se aveva visto Harry da quando erano arrivati nella Sala Grande.

“Hermione!” Era strano sentire il rimprovero nella voce normalmente rilassata della Vector. “È il tuo compito mantenerlo in vita!”

“Lo so!” Esclamò Hermione, stressata e improvvisamente frustrata. Afferrò un lembo della veste della Vector, sopraffatta dall'intera situazione. “Lo so questo! Solo che non so come fare!”

La Vector si guardò in giro, poi tirò da parte Hermione un paio di passi lontano dalla folla di studenti che parlavano, e usò un Incantesimo di Silenzio. Tirò fuori un rotolo di pergamena dalla veste e, con un colpetto del polso, lo fece srotolare. La pergamena era così lunga che toccò il pavimento. Era così lunga che sarebbe rotolata per tutto il pavimento se la Vector non l'avesse bloccata con un piede. La superficie era coperta di calcoli Aritmantici e la professoressa la stava scorrendo in fretta, cercando una particolare sezione.

“Qui,” disse all'improvviso, spingendo la pergamena verso Hermione e indicando una formula specifica. “In sostanza, il tuo compito non è cambiato: devi continuare a mantenere Harry vivo.”

“Sì,” rispose Hermione, scansionando la formula, sperando di poter trovare una risposta. Non sembrava aver decodificato niente oltre a quello che già sapeva. “Ma,” – il momento della segretezza era passato, decise. Hermione aveva bisogno d'aiuto e la Vector poteva essere l'unica persona che poteva dirle cosa fare – “ma, lui è un Horcrux. Non so come distruggere l'Horcrux senza uccidere Harry nel processo.”

“Oh,” sospirò la Vector con sollievo. Sorrise nel suo modo famigliare. “Non è necessario che tu distrugga l'Horcrux, Hermione, quella parte la farà Tom Riddle. Devi solo mantenere Harry in vita.”

Hermione fissò la Vector con la bocca aperta. Solo mantenerlo in vita... La mente stava pulsando per le nuove possibilità.

“Gli ho dato dell'antidoto!” Esclamò. “Basterà?”

“Forse,” rispose la Vector ansiosamente, cercando di nuovo nella pergamena un'altra sezione di calcoli. Facendo apparire una piuma, mise la pergamena in bilico sul nulla e iniziò a scrivere aggiunte ad alcune equazioni. “Se Riddle decide di usare il serpente potrebbe andare bene. È molto probabile, tuttavia, che userà l'Avada Kedavra.”

“Ma,” balbettò Hermione di nuovo disperata, “allora cosa posso fare io?”

“Non preoccuparti della sua anima,” rispose la Vector fiduciosamente, “preoccupati solo del suo corpo.”

“Ma comunque–”

“Ascolta Hermione: sei una Nata Babbana, questo concetto dovrebbe esserti famigliare. Mantenere un corpo vivo dopo la morte è una semplice questione di tecniche di rianimazione. Normalmente, certo, senza un'anima un corpo vivo è inutile, ma questo caso non è ordinario. Tutto quello che devi fare è applicare la Respirazione Artificiale e l'Incantesimo Comprimi-Petto finché la sua anima non torna. È più facile con due persone, ti suggerisco di portare con te Ronald Weasley. Avrai comunque bisogno di lui per trovare Harry.”

Hermione fissò la Vector. La sua mente ronzava per processare la nuova informazione.

“Non possiamo semplicemente chinarci sul corpo di Harry e rianimarlo nel bel mezzo di una battaglia o di un gruppo di Mangiamorte! Ci bloccherebbero in pochi secondi.”

“Puoi pensarla così, ma i miei calcoli suggeriscono che, purché tu usi un Incantesimo di Disillusione e, te ne vada immediatamente una volta certo che Harry è tornato cosciente, le tue probabilità di successo sono notevolmente alte. Dovete andarvene subito dopo – quella parte è cruciale.”

Hermione fece diversi respiri profondi. Guardandosi intorno vide Ron ancora in piedi vicino al corpo del fratello. C'erano anche Molly e Arthur, ma gli altri erano andati da un'altra parte. Analizzò il piano un'altra volta.

“Okay,” disse alla fine. “Mi insegni gli incantesimi.”



*



Ron diede un'occhiata all'espressione di Hermione e si alzò senza parlare. La seguì fuori nell'ingresso. Lei spiegò la situazione più concisamente che poté e si assicurò che lui riuscisse a fare l'incantesimo.

Il movimento della bacchetta era un semplice colpetto e Ron mormorò, “Batti, batti, batti*” per qualche tempo.

“Nonverbale sarebbe meglio, ovviamente, ma fai in modo di essere il più silenzioso possibile. Questo è il caso in cui non vogliamo essere scoperti.”

Ron annuì, comprensivo. “E una volta fatto questo dobbiamo semplicemente lasciarlo?” Chiarì dubbioso.

“Sì, Ron. Quella parte è cruciale.” Hermione sentì le parole della Vector farle da eco alle sue: Mi prometti che te ne andrai al momento opportuno?”

“Ti fidi di questi calcoli?”

“Completamente.”

Ron sospirò, poi raddrizzò le spalle. “Okay, lo prometto.” Era pallido, ma determinato. “Sei pronta, allora?” Chiese.

Hermione annuì. “Hai con te il Deluminatore?”

Ron lo tirò fuori dalla tasca dei jeans. “Pensa intensamente a Harry,” disse, poi premette il pulsante. La luce delle torce vicine volò verso di loro, facendo piombare la stanza nel buio e si sollevò davanti a loro brillando di un forte blu innaturale.

Hermione diede un'occhiata al viso di Ron.

“Tocchiamola insieme,” decise. “Al tre: uno, due, tre!”

Hermione e Ron toccarono nello stesso istante il brillante globo di luce blu. Sembrò filtrare nelle loro dita e Hermione sentì il suo calore scorrere fino al cuore. Rimase dentro di lei, come se fosse sospeso dentro il petto.

Nel buio dell'ingresso che precedeva l'alba, si avvicinò a Ron e gli avvolse strettamente le braccia intorno alla vita.

“Sei pronto?” Chiese.

“Hermione!” C'era della sorpresa e un certo rimprovero nella voce di Ron, e lei lo guardò in viso. “Non puoi Materializzarti nel territorio di Hogwarts! Dovresti saperlo!”

Le scappò un gorgoglio si risate di fronte alla sua espressione indignata.

“Ron,” rispose fermamente. “Le barriere sono abbassate – se non lo fossero state, i Mangiamorte non sarebbero riusciti a entrare.”

“Oh,” disse lui impacciato. “Beh, allora andiamo?”

Hermione strinse la presa e quindi sparì nel nulla della Materializzazione, confidando che la calda bolla blu dentro al petto la portasse da Harry.



*



Riapparirono da qualche parte nel mezzo della foresta, nascosti al sicuro dietro a un albero. Hermione non perse tempo e usò un potente Incantesimo di Disillusione su entrambi, poi andò a tentoni in cerca della mano di Ron e gli diede una stretta.

Harry Potter.

Voldemort parlò piano, ma la sua sottile voce acuta venne trasportata dall'aria tranquilla della notte. Non poteva essere troppo lontano. Hermione sbirciò da dietro il tronco dell'albero e sentì Ron fare altrettanto.

Vide una larga radura, piena di silenziosi e attenti Mangiamorte e illuminata da un fuoco tremolante. Voldemort e Harry si fissavano l'un l'altro dai due lati opposti. Harry stesso si trovava solo a pochi metri rispetto a dov'erano lei e Ron.

C'era anche Nagini, luccicante e strisciante dietro le sbarre brillanti della gabbia magica. Hermione vide anche le enormi forme dei giganti sul bordo del circolo di luce.

Il Ragazzo Che È sopravvissuto.

Mentre Voldemort parlava ancora, Hermione sentì la stretta di Ron sulla sua mano intensificarsi convulsamente. Era difficile vedere Harry, in piedi da solo in mezzo si suoi nemici, e non poter andare ad aiutarlo. Strinse la mano di rimando.

Harry non si era mosso, persino quando Voldemort aveva alzato la bacchetta. Voleva urlargli di proteggersi, ma si morse la lingua. Sentì il sapore metallico del suo stesso sangue.

Avada Kedavra!” Urlò Voldemort e, con un'accecante luce verde, il suo caro, caro amico Harry si accasciò al suolo.

Le gambe stesse di Hermione vacillarono, e sarebbe caduta se Ron non l'avesse afferrata. Qualcuno – non lei – urlò.

“Forza, Hermione, adesso,” le sussurrò nell'orecchio. “Puoi farcela.”

Facendo un respiro profondo, Hermione annuì prima di rendersi conto che Ron non poteva in realtà vederla. “Andiamo!” mormorò in riposta. Tirando la mano di Ron portò entrambi più vicini – così vicini da riuscire a vedere il viso di Harry steso a terra. Aveva gli occhiali rotti.

Calmati, Granger.

Puntando la bacchetta direttamente sulla bocca di Harry, Hermione lanciò l'incantesimo. Soffio della vita!* Pensò, roteando la bacchetta in modo complicato.

Di fianco a lei, sentì Ron mormorare piano: “Batti! Batti! Batti!”

In modo quasi impercettibile, il petto di Harry si stava muovendo. Stava funzionando! Soffio della vita! Pensò. Pausa. Soffio della vita!

I Mangiamorte, si rese conto all'improvviso, erano chini sul corpo di Voldemort, che sembrava essere collassato. Urla di panico e frammenti di litigi volarono nella radura verso di loro. Bellatrix stava urlando a tutti di stare indietro e, quando qualcuno di loro si spostò, Hermione vide di sfuggita la figura sdraiata di Voldemort. Con sua completa sorpresa, Bellatrix era china sul viso di Voldemort, eseguendo la rianimazione manuale bocca a bocca. Dal suono che si sentiva, qualcun altro stava usando lo stesso incantesimo Batti che Ron stava mormorando sottovoce.

Hermione fu tentata di correre lì, momentaneamente distratta dal suo compito, e colpirli tutti prima che potessero salvare il Signore Oscuro. E lasciare Harry? Ricordò aspramente a se stessa, raddoppiando la sua attenzione sull'incantesimo di respirazione. Soffio della vita! Soffio della vita!

Un'ultima occhiata al gruppo dall'altro lato della radura e lo sguardo le cadde sui Malfoy. Erano in piedi leggermente lontani dal trambusto, i visi girati verso Harry e i due invisibili amici con un sguardo neutro e senza espressione su entrambi i visi. Lucius era in piedi dietro sua moglie, entrambe le mani sui bicipiti, come se la tenesse sotto controllo, eppure il corpo di lei era immobile quanto quello di lui. I loro visi pietrificati diedero i brividi a Hermione e, mentre riportava gli occhi su Harry, notando il modo in cui la sua guancia era schiacciata sul terreno della foresta, concentrandosi sui piccoli movimenti dell'erba vicino alla sua bocca.

Dopo un'eternità, il viso di Harry si contrasse. Il movimento era impercettibile, ma c'era. Anche Ron lo aveva visto e si strinsero le mani l'un l'altro. Si bloccarono. Anche se avevano interrotto l'incantesimo, il minuscolo alzarsi e abbassarsi, difficile da vedere, del petto di Harry continuava.

Funziona.

Mio Signore... mio Signore...

La voce cantilenante di Bellatrix riuscì a superare lo stupore di Hermione, facendola trasalire. Hermione si rese conto che avrebbe potuto marciare fin laggiù e ucciderla ora. Ne sarebbe valsa la pena.

Fu Ron a bloccarla. Inesorabilmente, la stava tirando di nuovo dietro l'albero. Si dimenò per un momento, ma lo lasciò vincere.

Mio Signore...

Basta così.” La stridente, ruvida voce di Voldemort riportò Hermione in sé. Lei e Ron dovevano andarsene. Lui la stava ancora strattonando per un braccio e lei lo seguì ancora più indietro nei cespugli.

“Dobbiamo allontanarci ancora di più prima di Materializzarci,” le sussurrò all'orecchio.

Si erano spostati di un centinaio di metri quando un rauco grido di esultanza celebrativa si levò dalla foresta dietro di loro.

“Ora,” disse Hermione e strinse la presa su Ron ancora una volta, poi sparirono del nulla.





*



Tornarono nell'ingresso buio del castello, scossi, ma salvi.

Non posso credere che lo abbiamo lasciato lì,” sussurrò Ron.

Abbiamo dovuto,” rispose fermamente Hermione. “Seguire i calcoli della Vector è l'unica speranza che abbiamo.”

Ron ristabilì la luce dell'ingresso nei portalampada del muro e andarono a cercare gli altri. Hermione sembrava non riuscire a fermare il tremito delle sue mani, non importava quanto si stringesse a Ron.

I momenti successivi passarono in una nebbia confusa. Hermione era alternativamente colpita dalla convinzione di aver fatto la cosa sbagliata, che Harry era veramente morto, ed eccitata dalla certezza che avessero ingannato Voldemort, che a momenti Harry sarebbe scattato in piedi e avrebbe ucciso la bestia cattiva in un batter d'occhio.

Quando Hagrid apparve portando il corpo di Harry, Hermione urlò insieme agli altri. Non riusciva a guardarlo e non chiamarlo. Non riusciva a gestire di vederlo apparentemente morto e continuare a sperare che fosse ancora vivo.

Poi, nel giro di un momento, Voldemort diede fuoco a Neville, un'orda di maghi, streghe e centauri accorse in aiuto per la battaglia, Grawp sopraggiunse e si lanciò in difesa di Hagrid, e Harry, quando Hermione si girò per controllare il suo corpo, era sparito.

Con un grido selvaggio sulle labbra, Hermione si buttò nella mischia. Vide Neville togliersi il cappello bruciato dalla testa ed estrarre la famigliare forma della spada di Grifondoro. Lo vide lanciarsi verso il collo di Nagini e una gioia violenta le scosse tutte le membra.

Serpente: andato! Cicatrice: andata!

Voldemort era di nuovo mortale e quella consapevolezza era come Whisky Incendiario che pompava nelle vene di Hermione, era come la Felix Felicis che cantava nel suo corpo. Hermione puntò la bacchetta che aveva ereditato da Bellatrix verso il Mangiamorte più vicino.

Expelliarmus!” Urlò, afferrando la nuova bacchetta in aria mentre volava verso di lei. Infilò la bacchetta di Bellatrix nella tasca. Con la nuova arma – una che era in grado di padroneggiare facilmente – Hermione lanciò Schiantesimi a tutti i nemici che riusciva a raggiungere. Voleva farsi strada nella battaglia fino a raggiungere Voldemort. Voleva ucciderlo lei stessa.

I giganti, tuttavia, spingevano il combattimento nella direzione opposta. Thestral e ippogrifi volavano sopra le loro teste, puntando e artigliando i loro occhi. Eppure, mentre le mostruose bestie spingevano in avanti, i giganti spingevano la folla indietro. Trascinata dalla pressione dei corpi, Hermione si ritrovò dentro Hogwarts, di nuovo nella Sala Grande.

Hermione vide Kreacher trafiggere un Mangiamorte con un lungo coltello ricurvo. Vide Charlie Weasley saltare sopra un gargoyle caduto per squarciare la faccia di Fenrir Greyback con una maledizione ben piazzata.

“Questo è per Bill, animale!” Lo sentì urlare.

Vide Hooch sulla sua scopa, con la mazza da battitore, piombare su un Mangiamorte mascherato e colpirlo come un giocatore di polo che si abbassa dal cavallo. Ron e Neville urlavano mentre correvano ad aiutare Charlie, Neville che brandiva al spada di Grifondoro. Hermione vide Tracey Davis, fianco a fianco con Justin Finch-Fletchley, abbattere Alecto Carrow.

Nella Sala Grande Hermione vide Poppy Pomfrey sollevare i corpi allineati al centro della stanza e spostarli sulla piattaforma degli insegnanti al sicuro. Vide Luna Lovegood duellare con un Mangiamorte mascherato e lo schiantò da dietro.

“Grazie, Hermione,” disse Luna in tono calmo. “Fai attenzione anche tu.”

Luna lanciò una maledizione oltre le spalle di Hermione e lei si voltò per vedere il pericolo. Si trovò faccia a faccia con Bellatrix.

“Oooh, piccola Sanguesporco!” Cantilenò la malvagia donna. “Che bello trovarti qui. Ora posso ucciderti con la tua stessa bacchetta!”

Hermione lanciò uno Schiantesimo non verbale, ma Bellatrix si limitò a ridere istericamente e lo deviò senza problemi. Al fianco di Hermione, anche Luna stava sparando maledizioni, ma le due insieme non erano un problema per la folle seguace del Signore Oscuro. Non importa quanto velocemente attaccassero, lei bloccava tutto e aveva anche il tempo di rispondere. Hermione dovette spostarsi di lato per evitare un Avada Kedavra.

Nella sua visione periferica, Hermione vide Ginny farsi strada a spallate fuori dalla folla.

“Ti copro le spalle!” Urlò Ginny mentre si univa alla mischia.

Hermione si sentiva fredda e dura mentre combatteva contro Bellatrix, ma per quanto cercasse non riusciva a trovare una via attraverso le difese dell'orribile donna. Un'altra maledizione che uccide mancò Ginny per un pelo.

NON MIA FIGLIA, CAGNA!

Bellatrix si voltò per vedere il nuovo assalitore, ridendo entusiasticamente alla vista di Molly Weasley che correva verso di lei. Molly si tolse il mantello mentre correva, gettandolo con poche cerimonie verso Hermione. Istintivamente lei lo afferrò prima che toccasse il pavimento.

TOGLIETEVI DI MEZZO!” Urlò Molly con l'autorità di chi viene sempre obbedita.

Hermione si spostò indietro di diversi passi e afferrò il braccio di Ginny. La ragazza stava ansimando per lo sforzo e fissava la madre con stupore. Molly, dal canto suo, combatteva come una furia. Gli incantesimi volavano così fittamente e velocemente tra le due donne che l'aria crepitava e il pavimento brillava. Dall'altro lato della stanza, Voldemort era bloccato in un duello a tre – con la professoressa McGonagall, il professor Slughorn e Kingsley Shacklebolt.

“Non ho mai visto mia madre così!” Sussurrò Ginny.

Diversi altri membri del DA si spingevano in avanti, pronti ad aiutare, ma Molly faceva loro cenno di allontanarsi senza abbassare la guardia.

No!” urlò. “State indietro. State indietro. Lei è mia!

Cosa succederà ai tuoi figli quando ti avrò uccisa?” Urlò Bellatrix in modo crudele, praticamente danzando mentre saltava e si spostava per evitare la pioggia di maledizioni che Molly le stava lanciando. “Quando mammina se ne andrà proprio come Freddy?

Hermione strinse la presa sul braccio di Ginny.

Non–toccherai–mai–più–i–nostri–figli!” Urlò Molly e, mentre Bellatrix tirava indietro la testa per ridere in riposta, Molly aggiunse, “Avada Kedavra!

Il lampo di luce verde passò oltre le difese di Bellatrix e la colpì direttamente nel petto. Rimase immobile e poi si accasciò. Quando la folla emise grida di felicità, Hermione si voltò. Solo allora si rese conto di quante persone erano stipate nella stanza.

Voldemort, pensò, e si lanciò in avanti, pronta a finire la creatura ora mortale, ma mentre lo faceva lui urlò. La rabbia per la morte di Bellatrix esplose fuori da lui come forza pura ed Hermione, come tutti nella stanza, fu spinta contro il muro. McGonagall, Kingsley e Slughorn, che erano al momento i più vicini a lui, furono scagliati all'indietro, braccia e gambe aperte per la forza della rabbia del Signore Oscuro. Molly Weasley finì a terra in ginocchio.

Gli occhi rossi di Voldemort brillarono per la furia e si lanciò nel punto in cui Molly cercava, barcollando, di rialzarsi in piedi.

Protego!

La voce era quella di Harry e, mentre il suo Incantesimo Scudo si sviluppava al centro della stanza, proteggendo Molly da Voldemort, si tolse il Mantello dell'Invisibilità e si voltò per affrontare il nemico.

“SI!” Urlò Hermione. Spostò gli occhi dalla forma dritta e fiera di Harry abbastanza per trovare Ron nella folla. Lui incontrò il suo sguardo con un sorriso e alzò un pugno in segno di trionfo. Hermione stava sorridendo così tanto che pensò il suo viso potesse spaccarsi in due.

Non voglio che qualcun altro cerchi di aiutarmi,” ordinò Harry. La sua voce sembrava più profonda e molto più sicura di quanto Hermione avesse mai sentito. “Deve essere così. Devo essere io.

Potter non intende questo,” ghignò Voldemort in risposta, anche se la sua voce mancava della sicurezza del suo giovane avversario. “Non è così che funziona, vero? Chi userai come scudo oggi, Potter?

Nessuno,” rispose freddamente Harry. “Non ci sono più Horcrux. Siamo solo io e te. Nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive e uno di noi sta per andarsene per sempre...

Uno di noi?” Esclamò Voldemort. “Credi che sarai tu, vero, il ragazzo che è sopravvissuto per sbaglio e solo perché Dumbledore stava muovendo i fili?

Sta dando fuori di testa, pensò Hermione, osservando i due con attenzione mentre camminavano in circolo. Cosa sta aspettando Harry?

Harry continuò a deridere Voldemort, sostenendo di avere armi e conoscenze che l'uomo serpente non aveva.

Tu credi di conoscere la magia più di me?” Urlò Voldemort. “Di me, di Lord Voldemort, che ha compiuto magie che neanche Dumbledore stesso hai mai sognato di fare?

Oh, lo ha sognato,” rispose Harry, “ma lui ne sapeva più di te, sapeva abbastanza per non fare quello che hai fatto tu.

Vuoi dire che era un debole!” Fu la stridula risposta. “Troppo debole per osare, troppo debole per prendere quello che poteva essere suo, quello che sarà mio!

No, era più intelligente di te: un mago migliore e un uomo migliore.

Io ho causato la morte di Albus Dumbledore!” Urlò Voldemort, con gli sputi che volavano dalle sue labbra.

Pensavi di averlo fatto, ma ti sbagliavi.”

Hermione sentì la folla intorno col fiato mozzo per la sorpresa. I ricordi, pensò con improvvisa certezza. Si morse le labbra. Di' a tutti la verità, Harry, desiderò Hermione. Di' loro la verità adesso, mentre tutti prestano attenzione.

Dumbledore è morto!” Urlò Voldemort. “Il suo corpo sta marcendo nella tomba di marmo nei terreni di questo castello, l'ho visto Potter, e non tornerà!

Harry scosse la testa leggermente e sorrise. “Sì,” disse e la sua voce era addolorata, “Dumbledore è morto, ma non lo hai fatto uccidere tu. Ha scelto la sua maniera di morire, l'ha scelta mesi prima che morisse, ha pianificato tutto con l'uomo che credevi il tuo servitore.

Che sogno infantile!” Le parole di Voldemort erano sprezzanti, ma il tono era esitante.

Severus Snape non era tuo,” disse Harry ed Hermione esultò.

Qualcuno dietro di lei barcollò e afferrò la sua spalla per bilanciarsi. Hermione guardò indietro verso il viso sbalordito della professoressa McGonagall.

“Per Merlino, Severus!” Sussurrò la donna.

La bocca di Hermione si aprì per la sorpresa, ma si voltò di nuovo verso Harry e Voldemort.

Snape era di Dumbledore, di Dumbledore dal momento in cui hai iniziato a dare la caccia a mia madre. E non te ne sei mai accorto perché c'è una cosa che non puoi capire. Non hai mai visto Snape lanciare un Patronus, vero Riddle?

Il cuore di Hermione batteva in modo poco piacevole. Cosa c'entrava il Patronus di Snape con tutto questo?

“Il Patronus di Snape era una cerva,” continuò Harry, “come quello di mia madre perché l'ha amata per quasi tutta la sua vita, da quando erano bambini. Avresti dovuto capirlo, ti aveva chiesto di risparmiarle la vita, vero?

Voldemort sogghignò. “La desiderava, questo è tutto, ma quando lei morì, lui convenne che c'erano altre donne, e di un sangue più puro, più degne di lui–

Qualcuno che aveva appena baciato il suo migliore amico non aveva il diritto di sentirsi così colpita com'era Hermione dallo scoprire che il suo insegnante una volta aveva amata la madre dell'altro suo migliore amico. Eppure Hermione sentiva la verità nelle parole di Harry scivolare nel petto e verso il cuore.

Controllati, Granger.

Solo quando si accorse che Harry stava urlando verso Voldemort, riuscì a riportare la sua attenzione alla scena davanti a lei.

Non stai ascoltando?” Urlò. “Snape non ha mai sconfitto Dumbledore! La morte di Dumbledore era pianificata tra loro! Dumbledore intendeva morire imbattuto, l'ultimo vero padrone della bacchetta! Se tutto fosse andato come pianificato, il potere della bacchetta sarebbe morto con lui, perché non gli sarebbe mai stata vinta!

Harry non stava raccontando i fatti in modo lineare, ma non era esattamente il momento di correggerlo.

Ma allora, Potter,” rispose Voldemort, il viso contorto dalla soddisfazione, “è come se Dumbledore mi avesse dato la bacchetta! L'ho rubata dalla tomba del suo ultimo padrone! L'ho tolta contro il volere del suo ultimo padrone! Il potere è mio!

Ancora non ci arrivi, vero Riddle? Possedere la bacchetta non è abbastanza! Tenerla, usarla, non la rende realmente tua. Non hai prestato ascolto a Ollivander? La bacchetta sceglie il mago... La Bacchetta di Sambuco ha riconosciuto un nuovo padrone prima della morte di Dumbledore, qualcuno che non ha neanche posato un dito su di essa. Il nuovo padrone ha tolto la bacchetta a Dumbledore contro il suo volere, senza neanche capire cos'avesse fatto, o che la bacchetta più pericolosa del mondo gli avesse dato la sua lealtà...

Hermione capì dove voleva arrivare Harry e si elettrizzò per la genialità della sua logica, la sua inspiegabile tristezza momentaneamente dimenticata.

Il vero padrone della Bacchetta di Sambuco,” esclamò a voce alta, “era Draco Malfoy.

Per un lungo momento, Voldemort non disse niente, il viso come una maschera neutra per lo shock.

Ma cosa importa?” Sussurrò alla fine. “Anche se hai ragione, Potter, non fa nessuna differenza tra me e te. Non hai più la bacchetta con la piuma di fenice: combattiamo solo con il talento... e dopo che ti avrò ucciso, posso occuparmi di Draco Malfoy...

Ma arrivi troppo tardi,” rispose Harry, sollevando un angolo della bocca. “Hai perso la tua occasione. Sono arrivato prima io. Ho sconfitto Draco settimane fa. Gli ho preso la bacchetta.” Harry fece un gesto con il polso per indicare che la bacchetta di biancospino che teneva era quella a qui si riferiva. “Quindi tutto torna, non è vero?” Sussurrò. “La bacchetta che hai in mano lo sa che il suo ultimo padrone è stato disarmato? Perché se lo sa... sono io il vero padrone della Bacchetta di Sambuco.

Ogni persona nella stanza trattenne il fiato, ogni atomo sembrava essere sospeso di fronte all'ultima proclamazione di Harry. Mentre il silenzio si tendeva al massimo fra i due nemici, il sole si alzò all'orizzonte e il soffitto incantato riflesse un improvviso bagliore di luce.

In quel preciso momento, Voldemort urlò, “Avada Kedavra!” e Harry urlò il suo costantemente preferito, “Expelliarmus!

Gli incantesimi si scontrarono a mezz'aria con un assordante rumore e un'esplosione di fiamme dorate. La bacchetta di Voldemort volò in aria, vorticando come un boomerang verso Harry, che l'afferrò con le mani infallibili di un Cercatore nato. Nello stesso momento, il corpo di Voldemort si raggrinzì su sé stesso e cadde all'indietro.

Per un altro secondo, l'intera stanza rimase immobile in quello stesso momento di suspense, poi tutti urlarono di gioia. Hermione si lanciò in avanti, le gambe che spingevano e le braccia che pompavano. Percorse la poca distanza tra lei e Harry, nello stesso momento di Ron, e i tre furono improvvisamente avviluppati così stretti l'uno intorno all'altro da non riuscire a dire quale guancia stesse baciando, a quale spalla stesse dando delle pacche, su quale braccio stesse versando le lacrime. Tutto quello che sapeva era l'incoerente sentimento di gioia e felicità mentre urlava la vittoria di Harry verso il brillante soffitto della Sala Grande.



*



Quasi un'ora dopo, Hermione era in piedi con Ron nell'ufficio del preside e guardava Harry riparare la sua bacchetta e spiegare il suo piano per i Doni della Morte. Aveva iniziato ad avere fretta di andare da Snape, ma sapeva che in qualche modo era importante non andarsene prima che tutto fosse sistemato e Harry fosse andato a letto.

Sei sicuro?” Chiese Ron. Chiaramente non riusciva ad accettare l'idea di abbandonare la Bacchetta di Sambuco.

Credo che Harry abbia ragione,” rispose tranquillamente. Dumbledore le sorrise.

La bacchetta dà più problemi di quanto ne valga la pena,” sospirò Harry. “Ho avuto abbastanza problemi da bastare per una vita intera.

Ron rise e diede una pacca all'avambraccio di Harry. “Entro un mese sarai annoiato,” scherzò. “Segnati queste parole.”

Harry fece una smorfia, ma improvvisamente fu di nuovo serio mentre osservava il Pensatoio sulla scrivania. Ron notò la direzione del suo sguardo.

“Cosa dovremmo farne, Harry?” Chiese.

“Veramente vorrei che voi due li vedeste. Eravate lì per tutto quanto, è giusto che voi capiate le ragioni che c'erano dietro.”

Ron sembrava imbarazzato dal suggerimento proprio come si sentiva Hermione.

“Non credo che Snape vorrebbe–” iniziò.

“Senti,” interruppe Ron, “non è che abbiamo bisogno di essere convinti. Abbiamo capito una vita fa che l'unto coglione era dalla nostra parte.”

Hermione colpì Ron sull'avambraccio per la sua rozzezza, ma Harry spalancò la bocca per la sorpresa.

“Voi – cosa? Perché non me l'avete detto?”

“Oh, sì, certo,” rispose Ron. “Sarebbe andata proprio bene. Sei sempre stato un così grande fan del suo lavoro.”

“Il punto è,” disse Hermione, interrompendo la discussione, “Non credo ci sia bisogno di vedere i suoi ricordi.”

Harry sembrava sconsolato.

“Io, d'altro canto,” sottolineò il ritratto di Dumbledore, “sono d'accordo con Harry. Credo sia una buona idea per entrambi sapere da dove deriva la conoscenza di Harry. Sul lungo periodo, potrebbe rivelarsi straordinariamente utile.”

Persino nella sua forma dipinta era difficile disobbedire a Dumbledore e in breve Hermione si ritrovò piegata sullo strano recipiente e sul suo scintillante contenuto. Toccò la superficie del liquido con la punta del naso si sporse in avanti, per cadde dentro ai ricordi di Snape.

Veder sbocciare l'amore di Snape per Lily Evans fu molto più doloroso che sentirne parlare, eppure, quando Dumbledore costrinse Snape a promettere di mandare Harry a morire, Hermione inglobò ogni altra emozione in una bruciante palla di rabbia impetuosa. Allontanò il tentativo di Ron di confortarla con un abbraccio ed era ancora furiosa quando riemerse nello studio.

Hermione si voltò immediatamente e fissò il ritratto.

“Bastardo,” esclamò.

Ron e Harry la fissarono entrambi scioccati per l'inconsueta imprecazione.

“Hermione? Stai bene?”

Hermione era già alla porta quando si girò per guardare Ron.

“Tieni d'occhio Harry,” gli disse. Lui annuì obbediente. “E anche tua madre.”

Hermione corse giù per la scala e fuori nel corridoio, saltando diversi pezzi di muratura rotta e altri ostacoli. Era già fuori dalla porta e correva all'esterno, quando si ricordò che le barriere Anti-Materializzazione erano sempre abbassate. A quel punto era quasi al confine della scuola e la corsa le aveva fatto bene.

Al punto di Materializzazione fece diversi respiri profondi per controllarsi. Fissò le parole “Spinner's End” con attenzione nella mente e si Smaterializzò.



*



Hermione emerse dalla presa strizzante della Materializzazione in un soggiorno sudicio, coperto di libri. Una sottile luce grigia entrava da una finestra così sporca che molta dell'illuminazione della stanza arrivava da una lampadina appesa al soffitto. Stesa sul divano c'era la figura allampanata di quello che una volta era il suo professore di Pozioni. Numerose fiale di pozioni medicinali erano posate sul tavolino da caffè vicino alla testa: alcune erano piene, altre vuote. Non si era mosso al suo arrivo.

“Snape?” Chiamò. La sua voce suonava stranamente nella stanza tranquilla.

Lui non si mosse.

Hermione si avvicinò. Mentre notava il sangue sui vestiti, e sparso ovunque sul divano, il suo cuore batté dolorosamente e lo stomaco le divenne di ghiaccio.

“Snape!” Ora stava urlando il suo nome e si era chinata su di lui, affondando i pugni sul davanti della veste. C'era sangue dappertutto e le sue mani si macchiarono con uno strato sottile di orribile rosso. “Snape! Non morire! Non puoi! Non adesso! Non adesso!”

*


*


*

---------------------------------

severus89: Infatti, è bellissimo come prende l'originale e lo adegua a questa storia, soprattutto coprendo tutti quei buchi di trama che a me avevano fatto storcere parecchio il naso...

two_writers_one_heart: ahahah, hai fatto bene :-D. Io non sarei in grado di aspettare la traduzione, sapendo che c'è una storia per intero praticamente conclusa. Ti ringrazio per essere tornata anche per la traduzione ;)

Titinina: guarda, io ho iniziato a dare Snape definitivamente per spacciato al quinto libro e col sesto ho avuto la conferma che sarebbe finita male. Tenere aperta la traduzione dei dialoghi originale in italiano mi ha un po' intristita...

flopi: sì, stiamo per concludere...ma è una trilogia, quindi, se avrai pazienza, ci sarà ancora parecchio da leggere ^___^

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Phoenix Song ***


2x23

NdT: mi sa che ho già accennato al fatto che la vita vera ogni tanto si mette di traverso. Scusate per aver ritardato proprio su un cliffangher. Tanti saltelli felici per silviabella.
Anne London



Capitolo 23

Phoenix Song





Snape! Non morire! Non puoi! Non adesso! Non adesso!”

Debolmente le parole penetrarono attraverso lo spesso banco di nebbia che offuscava il cervello di Severus. Granger, pensò. Sentì le mani di lei sul petto e lottò per aprire gli occhi e guardarla. Voleva vederla.

Una volta lasciatosi alle spalle l'oblio in cui era sprofondato, il dolore tornò.

“Granger,” gemette, strizzando gli occhi mentre lei mentre si inginocchiava di fianco a lui. Lo strano suono raschiante della sua voce lo aiutò a ritornare cosciente. “Stai parlando a vanvera.”

“O mio dio,” ansimò. “Non avrei–pensavo–”

“Pozione... Rimpolpasangue.”

Lei si bloccò per un secondo, poi si voltò verso il tavolo e cercò a tastoni in mezzo alle bottigliette.

“Quante ne ha già prese? No, non risponda!”

Granger tornò subito verso di lui con una fiala aperta in mano. Teneva il labbro inferiore stretto tra i denti mentre appoggiava la fiala sulla sua bocca, inclinandola con attenzione. Con difficoltà, Severus riuscì a deglutire.

Sentì il supplemento di sangue extra che si diffondeva nel suo sistema sanguigno e, dall'improvviso sbarrarsi degli occhi di Granger, seppe che la quantità di sangue che scorreva dalla ferita aperta nel collo era aumentata drasticamente. Gli occhi di lei scattarono verso quelli di lui.

“E adesso?” Chiese con urgenza.

“Ho bisogno... che tu... guarisca... la ferita.” Parlare era difficile.

“Ma perché, l'antidoto non–” s'interruppe all'improvviso, stringendo le labbra e chiudendo gli occhi. “Mi dispiace,” continuò, aprendoli di nuovo. Brillavano di lacrime. “Mi dica solo cosa fare, lascerò le domande a dopo.”

“Canzone... della... fenice...”

Granger sbiancò. Il colorito improvvisamente pallido della pelle mise in evidenza le macchie fuligginose e i segni di bruciatura sul suo viso sporco.

“Ma non ho mai–”

“Posso... mostrartelo.”

Lei annuì: sul suo viso tirato gli occhi sembravano enormi.

“Il trucco...” Severus s'interruppe e cercò di deglutire. Un'enorme lacrima sembrava sul punto di traboccare dall'orlo delle ciglia della Granger, ma lei sbatté gli occhi per allontanarla.

“Sì?” Sussurrò,impaziente di sapere di più.

“...Soluzione...”

Prima che Severus riuscisse a finire l'istruzione, Granger aveva una bottiglietta di Soluzione Corroborante spinta contro la bocca. Lui la buttò giù.

“Antidoto?” Chiese.

Lui scosse prontamente la testa. Diede alla Soluzione Corroborante alcuni istanti per agire, poi provò di nuovo.

“Il trucco è che devi volerlo davvero.” La sua voce era ruvida e rauca, ma la Soluzione Corroborante gli diede la forza di parlare attraverso l'agonia che devastava il suo corpo. “Devi far vibrare la carne con il tuo canto, entrare in sintonia con essa e sentire il suo dolore. Anche se il corpo è stato lacerato violentemente in due, devi credere nella sua totalità più che nella sua divisione.”

Granger sembrava terrorizzata, ma annuì obbediente.

“Potrebbe non funzionare,” l'avvertì gentilmente.

“Ma mi lascerà provare?”

Severus non l'aveva mai sentita così sconfortata. Annuì.

“Hai una bacchetta?” Chiese.

“Ne ho tre, ma non mi fido di nessuna.” Granger cercò nella tasca e tirò fuori una manciata di bacchette. “Ho quella di Bellatrix, la mia – che non funziona più come prima ora che l'ho riavuta – e quella di un Mangiamorte sconosciuto.”

Il dolore stava pulsando nuovamente contro la difesa piuttosto temporanea della pozione.

“Usa la mia,” riuscì a dire Severus, facendo un leggero gesto con la mano della bacchetta così che Granger capisse che era nascosta nella manica.

Con gli occhi sbarrati la tirò fuori. La sua lunghezza sembrava goffamente sproporzionata rispetto al suo corpo.

“Guardami,” la istruì. Mentre Hermione Granger lo fissava negli occhi, lui richiamò alla mente il ricordo di quando l'aveva curata dalla ferita infertale da Dolohov. Si concentrò sui dettagli dei movimenti della bacchetta e sugli strani balzi della spigolosa melodia. Sentì Granger canticchiare a bocca chiusa.

“Quando sei pronta,” disse attraverso i denti digrignati. Il dolore stava ancora una volta raggiungendo picchi insopportabili.

Delicatamente, con esitazione, Granger iniziò a cantare. All'inizio la sua voce era troppo debole per essere d'effetto, ma alla seconda ripetizione divenne più sicura. Prese un profondo respiro e cantò più forte. Severus sentì il proprio corpo tremare. Al giro successivo, lei ci riuscì e, soprattutto, se ne rese conto. Lui sentì la sua sicurezza crescere e Severus sentì la musica rispondere a lei.

La sua voce si librò, avviluppandolo, confortandolo. Il cuore di lui sembrò gonfiarsi e il dolore nel suo corpo fu allontanato, lasciando nient'altro che un sottile filo dorato di rammarico: il suo attuale stato di piacere era soltanto temporaneo. Severus sentì la musica, non solo nella sua carne, che vibrava in perfetta assonanza con la canzone di Hermione, ma anche nelle ossa, che si fondevano verso il suono come cera soffice.

La gola, si accorse all'improvviso mentre fissava Granger negli occhi, si stava realmente fondendo. La pelle si muoveva, i tendini s'intrecciavano insieme e cantavano con la gioia della loro interezza, con il suo corpo risuonava di delizia.

Con la lama affilata di un doloroso auto-disprezzo, Severus rifletté che i suoi desideri erano così sintonizzati con quella particolare donna che non c'era da sorprendersi se il corpo si muoveva al suo comando. Senza dubbio, lei avrebbe potuto comandare al suo collo di unirsi o di guarire con la sola forza della sua determinata volontà.

Si sentì sospeso nel tempo – strappato dal suo ambiente, eppure cercava di afferrare il momento presente che scivolava inesorabilmente via. Quando Granger smise infine di cantare, lui sentì la mancanza come un dolore.

Gradualmente la stanza intorno agli occhi di lei tornò a fuoco, ma lui continuò a fissarla.

“Ha funzionato?” Granger parlò con un sussurro.

Il dolore, si rese conto all'improvviso, era sparito, anche se il suo corpo si sentiva debole ed esausto. Lentamente, quasi con apprensione, lui alzò una mano incerta verso la gola. La pelle sotto le dita era liscia e compatta. Spinse contro di essa con forza, facendo pressione. Sembrava pelle: flessibile, calda e reale sotto il suo attacco. La sentiva completamente normale.

“Ha...” Severus fece una pausa, schiarendosi la gola. “Ha funzionato,” disse finalmente. Anche la sua voce era tornata normale.

A quelle parole, il labbro inferiore di Granger tremò. La lacrima che prima aveva minacciato di traboccare, ruppe gli argini e corse lungo la faccia, tracciando una scia tra lo sporco e la polvere.

“Cos'è questa?” Chiese gentilmente lui, sporgendosi con la mano più vicina e rimuovendo la striscia umida con il polpastrello del pollice. “Lacrima di fenice?”

Con un singhiozzo, Granger nascose la testa sul fianco di lui e pianse sul tessuto pesantemente macchiato della sua veste. Severus si concesse di far scorrere una mano attraverso i riccioli sulla sua testa e la massaggiò gentilmente dietro le orecchie.

Lui fece quasi una battuta di fronte all'evidente felicità per il suo ritorno dalle porte della morte, ma se la rimangiò al pensiero di quello che doveva aver passato nelle ultime ore. Aspettò finché le lacrime si attenuarono, prima di azzardarsi a parlare.

“Mi dispiace,” disse alla fine. “Mi dispiace per Potter.”

La testa di Granger scattò su. Il viso era un disastro di lacrime e sporco: era striato del sangue di lui.

“Non è morto,” disse fermamente.

Le sopracciglia di Severus si avvicinarono di scatto per la confusione. “Ma è–”

“–un Horcrux, lo so. O almeno, era un Horcrux.” Granger fece un profondo respiro e continuò. “Dumbledore le ha mentito,” spiegò. “Per questo ha chiuso gli occhi.”

Severus ci mise un momento per mettere insieme le implicazioni della sua affermazione.

“Quindi hai visto i ricordi?” Significava che sapeva di Lily. Sentì il suo cuore contorcersi al pensiero.

“Non volevo,” rispose in fretta, evidentemente preoccupata per la sua reazione. “Dumbledore e Harry hanno insistito.”

“Li ho messi insieme con te in mente,” rispose. “Non ho mai avuto molte aspettative che Potter potesse credermi, ma pensavo che tu avresti potuto.”

Granger sbatté gli occhi per un momento. Per un secondo pensò che potesse mettersi a piangere di nuovo.

“Quindi,” disse immediatamente, “Dumbledore mi ha mentito. Hai ragione: ha chiuso gli occhi. Ero troppo sconvolto al momento per accorgermene. Potter pensava di dover morire, ma non l'ha fatto?”

“Voldemort doveva ucciderlo, ma poi Ron e io abbiamo tenuto in vita il suo corpo usando la Respirazione Artificiale e l'Incantesimo Comprimi-Petto. Harry stesso ha fatto qualcosa alla sua anima – sostiene di essere andato alla stazione di King's Cross e di aver parlato con Dumbledore.” Granger arricciò il naso: chiaramente era una spiegazione fin troppo eccentrica per i suoi gusti. “Comunque, è sopravvissuto all'esperienza.”

“Quindi Potter ha ucciso Voldemort.”

“Sì – dopo aver fatto finta per un po' di essere morto ed esser saltato fuori dal nulla da sotto al Mantello dell'Invisibilità.”

“Sembra uno spasso,” sottolineò Severus asciutto.

Granger inspirò in un modo che era un mezzo rantolo e un mezzo grugnito di risata. “In realtà lo è stato. Non indovinerà mai quale incantesimo ha usato Harry,” lo sfidò.

Severus sollevò un sopracciglio. “La Maledizione Espelli Visceri?”

“No!”

Il modo in cui il suo inaspettato sorriso tirava contro il viso gonfio di lacrime spezzava il cuore.

“Un Incantesimo d'Inciampo?”

“No!”

“Mi arrendo.”

“Provi a indovinare di nuovo.”

“Mmm,” Severus si passò un dito lungo il labbro inferiore. “Avada Kedavra?”

“No! E–e–ex–” Granger stava stava soffocando per le risate leggermente isteriche e non riusciva a pronunciare la parola, ma Severus conosceva Potter abbastanza bene per estrapolare la risposta dalle prime lettere.

“Expelliarmus?” Chiese, onestamente incredulo. Granger riuscì solo ad annuire. Si teneva i fianchi mentre un tipo completamente diverso di lacrima le scendeva lungo il viso.

“Per gli dei.” Severus scosse la testa, fissando un punto in lontananza.

Quindi, Potter non è morto. Era un po' strano scoprire quanto si sentisse sollevato al pensiero.

La risata della Granger s'interruppe all'improvviso com'era iniziata.

“Molte persone sono morte,” disse, in tono colpevole.

Sembrava inorridita da sé stessa per aver riso in una tale circostanza: Severus sentì una fitta di rimorso. I morti potrebbero invidiare la tua risata? Pensò. Sentì le parole sulla punta della lingua, ma non riuscì a spingersi a pronunciarle. Suonavano trite e stupide.

“Chi?” Chiese invece.

“Fred. Tonks. Remus.”

Ce n'erano anche altri: la lista era più lunga di quanto fosse tollerabile. Brave persone erano morte. Persone ordinarie, innocenti, eppure lui – Severus Tobias Snape – aveva imbrogliato la morte.

Severus si sentì colpevole e disperato e spaventato e riconoscente. Ed era successo perché Granger lo aveva salvato due volte. Prima con la Passaporta, che gli aveva dato accesso alle medicine che avevano prolungato la sua agonia; poi perché era andata a cercarlo e aveva cantato per rimetterlo insieme.

Il silenzio che seguì l'elenco dei nomi era pesante.

“Dopo una tale litania credo che ci sia bisogno di un brindisi.”

Granger sembrò sollevata dal suggerimento. Severus prese la sua bacchetta e sentì il formicolio della magia scorrere attraverso di lui. Richiamò a sé la bottiglia di Whisky Incendiario dalla mensola del camino e fece apparire due bicchieri puliti. Versò a entrambi un dito scarso del fumoso liquido ambrato e pose la bottiglia sul pavimento.

“A quelli che hanno sacrificato le loro vite per eliminare il male dal mondo,” dichiarò, sollevando il bicchiere.

“E che chi rimane non dimentichi mai quant'è costata la vittoria,” aggiunse Granger.

Entrambi bevvero.

“Snape?” Chiese lei dopo un momento, passando un dito lungo la cucitura del divano. Era ancora inginocchiata lì, il whisky appoggiato contro il viso e un gomito vicino al fianco di lui. “Perché l'antidoto non ha funzionato?”

“Non essere stupida,” rispose sprezzante. “Certo che ha funzionato. Altrimenti sarei morto.”

“Allora perché,” insistette, “la ferita non è guarita?”

“L'antidoto non guarisce la ferita, neutralizza solo il veleno.”

“Sì, ma –” Granger s'interruppe per sbadigliare – un enorme aspirazione d'aria che mostrò le tonsille e il retro dei denti.

“Tu,” la informò, cogliendo prontamente l'opportunità, visto che la conversazione lo aveva messo distintamente a disagio, “hai bisogno di dormire.”

“Sono d'accordo,” rispose, fissandosi le mani impregnate di sangue. “Anche se prima è meglio che mi dia una ripulita.

Cercando in una tasca interna tirò fuori la malconcia borsa di perline rosa chiaro. Ciò che rimaneva di un'intricata guarnizione di perline pendeva da un lato. Aprendola, Granger inserì il braccio fino alla spalla, districando una bacinella rigida e un paio di salviette.

“Posso?” Chiese con la mano sopra alla bacchetta di lui.

Confuso, Severus annuì, poi osservò mentre Granger riempiva la bacinella facendo apparire dell'acqua calda saponosa e iniziava a lavarsi faccia e mani.

“Credo sia meglio che usi la doccia,” sottolineò seccamente. “Ne ho una di sopra.”

“Alla fine sì,” rispose. “Ora sono così sudicia che sporcherei l'intera casa solo spostandomi per raggiungere la doccia.”

Granger fece apparire un paio di morbidi asciugamani azzurro chiaro e iniziò meticolosamente ad asciugarsi mani e faccia.

“Bene,” disse lei, riportando l'attenzione su di lui. “Temo che quella veste ne abbia avuto abbastanza.”

Severus fu costretto ad annuire.

“Se volessi essere così gentile da restituirmi la bacchetta, richiamerei qualcosa di pulito da mettere.”

Docilmente, Granger la restituì. Severus era totalmente e completamente esausto e ancora coperto di copiose quantità di sangue secco, ma malgrado tutto si sentiva bene. Era tentato di alzarsi, ma nel momento in cui provò, Granger lo respinse indietro.

“Non ci pensi nemmeno,” lo avvertì. “Potrebbe anche sentirsi guarito, ma il suo corpo ha bisogno di un po' di tempo per abituarsi all'idea.”

Sapeva che aveva ragione. Anche il minimo sforzo di pensare ad alzarsi gli aveva fatto tremare le gambe. Non si sentiva di ammetterlo, tuttavia, così la ignorò, estendendo la bacchetta e Richiamando un nuovo cambio di vestiti – esattamente uguali a quelli che indossava sempre. Atterrarono, perfettamente piegati, sul bordo del tavolino da caffè.

Quando guardò nuovamente Granger, lei era in piedi. Aveva le braccia incrociate sul petto e il colore della sua faccia si era leggermente intensificato.

“Cosa c'è?” Chiese sospettoso.

“Io, ehm, dovrei toglierle il sangue dal collo e dalle spalle,” rispose, fissando intensamente un punto a una decina di centimetri dal suo viso.

“Cos'è Granger? Giustizia divina?”

“Non so di cosa stia parlando.”

“Quando ho cantato per rimetterti insieme, hai dovuto toglierti i vestiti. Ora che hai cantato tu per rimettere insieme me vuoi equilibrare del tutto il piano di gioco?”

Granger grugnì. “Se si fosse tolto i vestiti prima che il serpente la mordesse, non avrebbe avuto un intero completo totalmente distrutto.”

Il bordo della bocca di Severus si contrasse, ma riuscì a coprirlo con un ghigno. Con un gesto della bacchetta e un incantesimo mormorato, mandò la parte superiore dei vestiti – veste, giacca, gilè e camicia – a contorcersi sbottonandosi da sotto al suo corpo, volando per la stanza e piegandosi con cura sul pavimento.

“Non buttarli via,” l'avvertì, “ci sono alcune cose che mi servono nelle tasche.” Per coprire l'imbarazzo cambiò completamente discorso. “Per favore, dimmi che qualcuno ha ucciso il serpente,” commentò. Ogni sua terminazione nervosa era in attesa. Si chiese se lei si fosse accorta che il Marchio Nero era sparito.

“Certamente,” rispose con sfacciataggine. “Qualcuno ha ucciso il serpente.”

“Potter?” Chiese, insistendo sulla distrazione mentre Granger gli passava una salvietta calda e bagnata su una spalla e lungo il petto.

“Peggio.” Lei passò una mano sui capelli per spostarli e poter strofinare un lato del collo. “Neville.”

Gli occhi di Severus erano serrati e cercò di concentrarsi sul ricordo di Neville Longbottom. Non aiutava. Ogni fibra del suo corpo traditore si tendeva verso il tocco di lei. Figuriamoci se Granger non aveva letto abbastanza di medicina magica da sapere che non si doveva usare Gratta e Netta o Tergeo sulla pelle appena guarita. Non poteva lasciarlo a dopo?

“Snape?” Il tono scherzoso era sparito dalla voce di Granger. Sembrava completamente seria.

“Che c'è adesso?” Non osava aprire gli occhi.

Sentì la sua mano nuda scorrere sul collo. Rabbrividì.

“Credo debba vedere questo,” rispose.

Solo quando tolse la mano aprì gli occhi. La spalla era bagnata e un rivolo solitario colava sul petto e sul divano. Vide Granger prendere la bacchetta di Bellatrix, fare una smorfia e poi far apparire uno specchietto. Lo tenne verso di lui.

Severus prese lo specchio e lo inclinò. Intravide un lampo del petto pallido, della spalla – ora prevalentemente pulita dal sangue che la copriva, e quindi il collo. Lo fissò e, dopo un minuto, sollevò l'altra mano per lasciare che la punta delle dita scorressero sulla pelle appena guarita.

C'era una cicatrice, ma bisognava guardare attentamente per trovarla: sottile come il bordo di un foglio di carta, la minuscola linea tracciava due segni a tre punte. Anche i polpastrelli riuscivano a sentirli a malapena.

“Snape?” Granger indugiava ansiosamente.

Lentamente, Severus spostò gli occhi dalla vista nello specchio verso di lei. Che cosa vuole? Si chiese. Sicuramente riesce a vedere il suo lavoro chiaramente quanto me!

Il risultato visibile del suo tentativo completamente riuscito di cantare per il suo corpo lo lasciò scosso. È lei o sono io? Si chiese. Il livello di completezza era testimonianza della sua abilità magica o era l'innegabile risposta fisica che la sola presenza di lei richiamava nel suo corpo? Aveva aiutato l'aver usato la sua bacchetta? Aveva influito il fatto che lui aveva usato in precedenza la stessa tecnica su di lei?

Così tante domande e nessun metodo scientifico per catalogare le possibili risposte.

“Va tutto bene?”

“Tutto è come dovrebbe essere.”

Lei lasciò andare un sospiro di sollievo e sorrise con esitazione.

“Bene, finirò qui allora,” disse rapidamente.

Granger fece del suo meglio per fare in fretta e pulire il resto del suo corpo. Per Severus ci volle fin troppo e non abbastanza. Sedeva con i denti digrignati e le mani serrate. A un certo punto, lei gli aveva passato una mano tra i capelli, schioccando la lingua con aria di rimprovero: del sangue secco incollava insieme le sottili ciocche in un intrico raggrumato. Con il cuore in gola, Severus aveva pensato che Granger glieli avrebbe lavati – che le sue dita sottili gli avrebbero massaggiato la il cuoio capelluto. Quando pronunciò l'incantesimo per pulirli, l'ondata di sollievo mescolata a delusione lo lasciò leggermente nauseato.

Quando ebbe finito, era pulito e asciutto, sul divano era stato usato il Gratta e Netta, e lui era vestito con i suoi soliti vestiti. Granger stava rimettendo a posto le cose, dividendo le bottigliette vuote da quelle piene e sistemandole in file ordinate sul tavolino da caffè.

“Cos'è questo?” Chiese all'improvviso, tenendo sollevata una bottiglietta con del denso liquido nero e inclinandola verso la luce.

“Fa' attenzione,” l'avvertì, porgendo il palmo. Granger gliela passò subito. La bottiglietta era fredda al tocco e sembrava pulsare leggermente nella mano. Non riuscì a trattenere la leggera smorfia di disgusto che gli contorse la bocca. “L'ultima volta che il Signore Oscuro è caduto,” spiegò, “il Marchio Nero è sbiadito, ma non è sparito del tutto. Questa volta è diverso. Ho sentito un forte dolore e, quando ho sollevato la manica, il liquido stava ribollendo fuori dal mio braccio. Bruciava come acido. Sono riuscito a stillarlo in una delle bottigliette vuote che avevo a portata di mano, ma, alla fine, credo sia meglio distruggerlo.”

“Ho visto che il Marchio Nero è sparito,” affermò lei.

Lui annuì, senza guardarla. “Si può ancora vedere dov'era.” Impulsivamente sollevò la manica della veste, sbottonando il polsino della giaccia e della camicia, e sollevandole entrambe. Fissò la pelle chiara dell'interno del braccio. Dove c'era stato il Marchio Nero, la pelle era leggermente diversa. Non era propriamente il colore, ma più la consistenza della stessa pelle che era cambiata. Se inclinava il braccio verso la luce, riusciva a vederlo.

“È così che ha capito che avevamo vinto?”

Severus annuì. Guardò verso Granger, dov'era appoggiata al tavolino da caffè. I suoi sforzi per pulirsi il viso enfatizzavano solo i cerchi neri sotto agli occhi. I capelli erano un folto caos, ingarbugliati e annodati dietro alla testa: erano ancora luridi come i vestiti.

“Basta,” disse lui all'improvviso. “Hai bisogno di lavarti e di dormire. Va' di sopra. Ci sono solo tre stanze: un bagno e due camere da letto. Ti suggerisco di dormire nella stanza più grande, dove dormo io di solito. L'altra stanza ha ospitato un genere diverso di persone, più recentemente Wormtail e Draco. Vai!”

Puntando la bacchetta verso la libreria che nascondeva la scala, diede un colpetto al dorso del Principe di Machiavelli e la fece spalancare.

Obbediente, lei raccolse la borsa e una delle tante bacchette e sparì su per le scale. Severus si trovò ad ascoltare i suoi movimenti, mappando la sua posizione dai famigliari cigolii e lamenti della vecchia casa. Cercò, e fallì, di non immaginarla nuda nella doccia: si chiese come avrebbe fatto ad addormentarsi pensandola nel suo letto.

Non dovette preoccuparsi su quel fronte. Venti minuti dopo, Granger era di ritorno nel soggiorno. Era vestita con un pigiama a strisce e una vestaglia di spugna decisamente poco sexy. I capelli – puliti e asciutti – erano intrecciati con cura dietro la schiena e teneva un paio di cuscini e la trapunta del suo letto ammucchiati di fronte a sé.

“Snape?” Chiese con esitazione, fermandosi subito all'interno della soglia.

“Granger?” Rispose stancamente.

Contraendo le labbra, Granger camminò verso la poltrona e buttò la pila di biancheria da letto. Districando un cuscino usò il Gemino sulla coperta e ne porse una a lui.

“Si sollevi,” ordinò e gli sistemò il cuscino sotto alla testa. Poi spiegò la coperta sopra di lui.

“Cosa stai facendo, Granger?” Chiese con aria di rimprovero.

“Se, ehm, se va bene anche a lei, pensavo di dormire qui... è che non dormo da sola dalle ultime notti a casa dei miei genitori un anno fa e non credo che stanotte sia il momento migliore per provarci. Trasfigurerò la poltrona – prometto di non disturbarla.”

“Fa' come fossi a casa tua.” Lo pensava sul serio, ma pronunciò le parole con il suo solito sarcasmo.

Granger sembrava inspiegabilmente sollevata. Di colpo, si sedette vicino al bordo del tavolino da caffè.

“Inoltre,” iniziò nervosamente, “voglio mostrarle questo.”

Con dita che andavano a tentoni, sbottonò la maglietta del pigiama e spinse il colletto di lato e in basso per rivelare la spalla.

“Guardi,” disse senza necessità, perché Severus non avrebbe potuto guardare altrove neanche se ci avesse provato.

La cicatrice che gli aveva procurato era ancora visibile – ma a malapena. Piuttosto che la spessa linea filamentosa rosso scuro che aveva avuto all'inizio, o persino la sbiadita cicatrice grumosa che aveva visto alla festa di Slughorn, non rimaneva altro che una sottile linea argentata. Mentre guardava lei ci passò sopra le dita come stupita.

“Non era così prima,” aggiunse.

La mente di Snape vorticò. Non aveva mai visto niente del genere. Lo aveva fatto lei? Lo aveva fatto lui, in qualche modo? Non lo sapeva.

“Beh,” riuscì a dire alla fine, “è un miglioramento rispetto all'originale.”

“Non m'importava prima,” commentò Granger, piegando il collo per guardare in basso verso la spalla.

“Va' a dormire,” disse lui.

Con suo estremo sollievo, lei fece come le era stato detto, riabbottonandosi la maglietta e allontanandosi da lui verso la poltrona. La trasfigurò in una sedia a sdraio, spegnendo la luce in alto e mettendosi comoda.

Sdraiato lì, a fissarla, nella tenue luce che passava dalle finestre sudicie, a Severus ci volle diverso tempo per seguirla nel sonno.

*

*

*

--------------------------------------------

xX__Eli_Sev__Xx: Ahah, hai visto però, si riprende subito dalla svista. Devo dire che è complicato rendere queste cose in italiano...

two_writers_one_heart: DH significa Deathly Hallow, ovvero Doni della Morte. Ti ringrazio, a me cascano sempre le braccia quando leggo qualcosa che mi piace e che poi viene abbandonato di botto. :-/

Chiaraaa: Ma sai che io ho fatto lo stesso errore? Ne avevo parecchie sul kindle e avevo confuso l'intro di una fanfiction che non m'ispirava con questa. Quando alla fine mi sono accorta e ho iniziato a leggere mi sono mangiata le mani per non averla iniziata prima! Concordo con le osservazioni sul lavoro di grangerous :)

severus89: Sì, anche secondo me nel film si perde qualcosa, per quanto molte cose siano rese bene. A me è mancata molto l'esultanza finale dopo aver sconfitto Voldemort: reagiscono tutti come se avessero appena finito di uccidere un ragnetto in casa...

Rem_Lupin: Devo dire che qui il merito della storia è tutto di grangerous, io mi limito ad adattare in italiano :-D. Spero che questo capitolo ti abbia tolto i dubbi ;)

Titinina: Penso di averlo già scritto prima (pure troppo, mi sa ;)), ma il fatto che Dumbledore sia messo sotto la stessa luce con cui lo immaginavo io è stato appagante. Le storie dove il preside viene mostrato solo come il vecchietto a cui luccicano gli occhi e fa cose strambe mi lasciano perplessa...

flopi: Confermo la terza parte, dove grangerous finalmente va a ruota libera, senza dover star dietro agli eventi di un romanzo.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Scoop ***


2x24

NdT: siamo quasi agli sgoccioli! Come sempre, grazie a silviabella per la beta :)

Anne London



Capitolo 24

Scoop





Erano le nove o le dieci del mattino quando Hermione si era addormentata. Quando si svegliò, alcune ore dopo, si sentì al sicuro e più riposata di quanto si fosse sentita per tanto tempo. Persino prima di aprire gli occhi, ricordò gli eventi della notte precedente e quelli del primo mattino, e si svegliò con un senso molto chiaro di ciò che sarebbe accaduto dopo.

La prima missione riguardava il cibo. Seguendo le istruzioni di Snape, trovò una pagnotta nel portapane di coccio tenuta sotto un Incantesimo di Stasi. Tostata e spalmata di Marmite* era perfettamente commestibile.

Snape era ancora troppo debole ed esausto per muoversi. Gli chiese a che livello fosse il dolore, ma ricevette solo risposte vaghe o sgarbate per la sua preoccupazione. Non era troppo preoccupata: far vedere Snape da un guaritore più qualificato era al terzo o quarto posto nella lista di cose importanti della giornata.

Dopo aver mangiato, essersi cambiata e lavata i denti, aver trasfigurato nuovamente la sedia a sdraio in una sedia normale ed essersi preoccupata inutilmente per Snape, erano quasi le cinque del pomeriggio. Hermione era pronta per affrontare la seconda missione – e per compierla aveva bisogno dell'aiuto di Harry e Ron.

Hogwarts sembrava il posto più logico per trovarli ed Hermione si Materializzò direttamente lì dal soggiorno di Spinner's End. Passare dall'entrata principale nella tarda luce del pomeriggio le diede abbastanza tempo per vedere la piena entità dei danni arrecati alla scuola. Dal muro mancavano grossi pezzi di pietra lavorata e tutte le finestre visibili erano frantumate. Il terreno era segnato da profondi solchi e segni di bruciature e diversi alberi erano stati strappati dal terreno direttamente dalle radici.

Le Grandi Porte oscillavano ancora sui cardini, proprio come durante la notte, ma Hermione era sollevata nel vedere che era stato messo un po' d'impegno per pulire l'ingresso: qualcuno aveva spostato i rottami su un lato e, anche se non era molto, il gesto rallegrò immensamente Hermione.

Sentì dei rumori provenire dalla Sala Grande e sbirciò oltre la porta. La stanza era piena di gente che mangiava: sembrava che molti dei partecipanti alla battaglia fossero rimasti. Come nella prima mattinata, la gente era sparsa a caso per tutti e quattro i tavoli, piuttosto che rispettare la divisione fra case; persino i professori, notò contenta, erano seduti ai tavoli degli studenti.

Controllando le file non vide segni di Harry o Ron. Quasi per caso incontrò lo sguardo di Neville, che si alzò con un sorriso per avvicinarsi e salutarla. Camminava con una sicurezza che non aveva mai notato in lui e il suo sorriso quando la vide era ampio e semplice.

“Ehi, Hermione!” Disse, avvolgendola in un abbraccio.

“Ehi, Neville. Hai visto Harry e Ron, per caso?”

“Per quanto ne so, passano il tempo nella sala comune. Credo abbiamo bisogno di un po' di spazio.”

“Grazie, Neville.”

“Ci si vede in giro, Hermione,” rispose, salutandola con la mano e un altro sorriso.

Ci volle un po' prima che Hermione riuscisse a farsi strada verso la torre di Grifondoro. A volte doveva scavalcare cumuli di pietra rotta o armature cadute. Una volta dovette tornare indietro e scegliere completamente una nuova strada perché il corridoio era totalmente crollato.

Molti ritratti erano danneggiati e vide i loro occupanti accalcarsi inseme dentro alle cornici meno danneggiate. La Signora Grassa invece era al suo solito posto, accompagnata, come spesso lo era stata prima, dalla sua amica Violet.

“Uhm,” disse Hermione, “In realtà non sono sicura di quale sia la password...”

“Non importa, tesoro,” disse la Signora Grassa in modo molto più amichevole di quanto lo fosse stata in passato. “Sarebbe una cosa molto triste se rifiutassi di far entrare un eroe di guerra, non è vero?”

Hermione arrossì, ma si arrampicò all'interno senza lamentarsi. Con suo sollievo, la sala comune era più o meno come sempre e lì, nell'angolo più lontano, c'erano Ron e Harry. Erano seduti nelle loro poltrone preferite, sporti in avanti su un tavolino basso su cui erano sparsi i resti di una colazione all'inglese completa e sembrava stessero discutendo di qualcosa: Ron stava agitando una saliera con enfasi.

Entrambi i ragazzi si girarono al suo arrivo ed Hermione si sentì improvvisamente imbarazzata. Ron si aspettava di essere salutato con un bacio? Si sentì scomodamente in colpa per i pensieri che aveva avuto su Snape nelle poche ore da quando aveva visto Ron l'ultima volta. Non significa niente, si rassicurò. È innamorato della mamma di Harry e così sarà sempre. Gli ho solo salvato la vita.

“Ehi, 'Mione,” osservò Ron un po' assente, “stavo proprio spiegando qualcosa d'importante a Harry, qui.”

Harry, per la sorpresa di Hermione, si alzò mentre lei si avvicinava e l'attirò in un forte abbraccio.

“Ehi,” disse lei, contenta per il suo gesto, “stai bene?” Gli batté una mano sulla schiena.

“Sì, sono solo contento di vederti. Ron mi ha detto cos'avete fatto quando ero... ehm, morto.”

“Già, beh, non morire di nuovo davanti a noi, okay? Una volta è stato abbastanza.” Sporgendosi in avanti, Hermione gli arruffò i capelli e gli sorrise.

“Prendi una sedia,” le disse Ron. “Riprendo da capo.”

Hermione avvicinò una terza sedia e si rese conto che Ron stava usando la saliera per aiutarsi nella spiegazione. Sperò di non dover ascoltare i dettagli di una complicata manovra di Quidditch.

“Quindi,” disse Ron, tenendo sollevata la saliera, “questo è Dumbledore e questa,” indicò uno stuzzicadenti che aveva infilato in uno dei buchi in cima, “è la Bacchetta di Sambuco.”

Ron ripulì uno spazio al centro del tavolo e appoggiò “Dumbledore”. Hermione si sedette un po' più dritta con interesse risvegliato in modo genuino.

“Quindi, Dumbledore è il padrone della bacchetta più potente, che risulta essere uno dei Doni della morte. Il secondo dei tre Doni è inoltre documentato: un incredibile Mantello dell'Invisibilità!” Ron prese un tovagliolo e lo lasciò cadere di peso vicino alla saliera in rappresentazione di Albus Dumbledore. “Allora, un giorno Dumbledore, sai, ha voglia di passeggiare” – per il divertimento di Hermione Ron prese la saliera e imitò una camminata lungo il tavolo fin sopra alla scodella dello zucchero – “e trova proprio la Pietra della Resurrezione.”

Ron prese un cubetto di zucchero e lo mise di fianco alla saliera-Dumbledore al centro del tavolo.

“Per la prima volta a memoria d'uomo, qualcuno sa dove si trovano tutti e tre i Doni! Tuttavia, stupidamente Dumbledore indossa l'anello – senza sapere che era stato maledetto da Lord Voldymold.”

Ron afferrò la pepiera e l'aggiunse alla scena.

“Ma non è morto, perché Snape gli ha salvato la vita,” interruppe Harry.

“Giusto!” Confermò Ron. “E fortunatamente, anche, perché se Dumbledore fosse morto a quel punto, la maestria della bacchetta sarebbe passata a Sua Signoria Pepiera, molto prima che Dumbledore potesse avere la possibilità di passarti qualunque informazione su come sconfiggere il bastardo. Stai seguendo?”

Ron lanciò un'occhiata a Harry che stava guardando il procedimento intensamente. Harry annuì.

“Bene. Dumbledore è un uomo intelligente, comunque, ed è arrivato a un piano astuto. Ciò che davvero vuole fare è passare la bacchetta al nostro giovane eroe–”

Harry fece un suono strangolato, ma Ron lo placò con un'occhiata. Capendo che la mano di Ron stava sorvolando il tavolo indeciso mentre cercava di scegliere uno strumento per rappresentare Harry, Hermione afferrò la sua forchetta. Voltandola la toccò con la bacchetta rubata al Mangiamorte, riproducendo una piccola saetta e, in più, torcendo i rebbi insieme in una rappresentazione piuttosto accurata dei capelli in disordine di Harry.

“Grande, Hermione!” Ron le sorrise ed Hermione non poté fare a meno di arrossire un po' per il piacere. “Allora, così Harry qui ha già uno dei Doni della Morte” –Ron bilanciò la forchetta-Harry Potter in cima alla pila di tovaglioli– “ma Dumbledore voleva che li avesse tutti e tre. In questo modo, quando fosse andato contro l'oscuro e terribile signore per l'ultima volta, Harry sarebbe stato il padrone della morte. Il fatto è che Harry doveva morire temporaneamente nel processo, quindi essere il padrone della morte diventava una cosa utile.”

Harry cercò d'interrompere, ma Ron lo bloccò.

“Sta zitto amico, non ho ancora finito. Fatto il punto, Dumbledore non poteva contare sul fatto che Harry lo uccidesse – il che sarebbe stato il modo più veloce per prevenire allo stesso tempo che la proprietà della bacchetta passasse a Lord V ed essere sicuri che Harry fosse invece il padrone.”

“Certo, è pieno di Mangiamorte che sarebbero felici di uccidere Dumbledore, ma questo significa dare la bacchetta più pericolosa del mondo in mano al lato sbagliato della guerra. Ciò di cui ha veramente bisogno è di qualcuno leale a Dumbledore, ma che non necessariamente lo sembri: qualcuno che Harry odia.”

Infallibilmente, Ron afferrò dal tavolo l'affilato coltello da carne e lo tenne sollevato.

“Severus Snape,” annunciò. “Dumbledore fa promettere a Snape di ucciderlo prima che lo faccia la maledizione. Snape fa quello che gli si chiede.”

Quasi allegramente, Ron piombò con il coltello e fece finta di pugnalare la saliera. Quindi rovesciò la saliera su di un lato, tirò fuori lo stuzzicadenti e lo lasciò insieme al coltello su tavolo, fianco a fianco.

“Ma–” protestò Harry.

“Lo so amico, non è andata così, ma non sto parlando di quello che è successo, sto parlando del piano di Dumbledore.”

“Stai dicendo che quando Snape ha ucciso Dumbledore, mi ha salvato la vita, ho capito.” Harry sembrava stanco.

“Non ho ancora finito. Non avere fretta.” Ron tenne sollevato il palmo della mano in modo supplichevole ed Harry si calmò con riluttanza. “Va bene, quindi metà del problema è a posto, ma Dumbledore voleva anche essere sicuro che Harry avesse tutti e tre i Doni. L'anello è facile: lo lascia nel testamento, accuratamente nascosto dentro al boccino.”

Ron fece scivolare la Pietra della Resurrezione-cubetto di zucchero dal posto di fianco a “Dumbledore” per metterlo di fianco a “Harry Potter”. Il vero Harry Potter, notò Hermione, aveva afferrato il bordo del tavolo così forte che gli erano sbiancate le nocche. Lei si meravigliò della genialità di Ron. In qualche modo, riducendo la discussione a un livello di uomini alle prese con la regola del fuorigioco, stava rendendo qualcosa di molto complicato molto chiaro.

“Ma,” Ron continuò, “Dumbledore deve ancora fare in modo che Harry e Snape s'incontrino esattamente al momento giusto, quindi, prima di morire, fa sì che Snape prometta qualcos'altro: fa promettere a Snape che quando il serpente sarà protetto dovrà andare a cercare Harry.”

“Pensaci, Harry,” aggiunse Hermione, entrando di colpo nella conversazione. “Non ha senso l'aver lasciato a Snape quel compito – Dumbledore avrebbe potuto chiedere a chiunque di darti l'informazione. Me, o Ron, o la McGonagall.”

“Già,” confermò Ron. “Chiunque in grado di vederti più facilmente e con meno pericoli di essere ucciso sarebbe stato più al sicuro e una scelta più logica.”

Harry portò lo sguardo da un amico all'altro con uno sguardo inorridito e apprensivo.

“Dumbledore ha dovuto persino mentire a Snape a proposito di quello che ti è accaduto,” disse Hermione nel modo più gentile che poté. “È per questo che aveva la mano sugli occhi nel ricordo: perché Snape è un Legilimante di talento. Se fosse stato in contato visivo con Dumbledore al momento avrebbe capito che Dumbledore non stava dicendo la verità.”

“Già, se il piano di Dumbledore avesse funzionato, Snape sarebbe venuto a cercarti e tu... beh, tu probabilmente lo avresti ucciso, o qualcosa del genere.”

Ron mise il dito sullo stuzzicadenti e lo spinse sulla superficie del tavolo per metterlo di fianco a Harry Potter-forchetta.

“Harry Potter, padrone dei Doni della Morte, è il padrone della morte. Persino con la pepiera qui, alias lui, l'anima di Harry è a posto e il pezzo di Voldy che si sta portando dietro invece muore. Harry batte Voldy – che non ha più nessun Horcrux.”

Ron fece di nuovo una pausa, afferrò Voldemort-pepiera e mise anche lui sdraiato sul fianco.

“Game over,” pronunciò.

Harry era terribilmente pallido. In modo convulso spinse la sedia leggermente indietro dal tavolo e appoggiò la testa alle nocche delle mani, che ancora afferravano il bordo del tavolo. Senza sollevare la testa fece diversi respiri profondi.

“E – e l'avrei anche fatto,” sussurrò. “Volevo davvero uccidere Snape.” Harry sembrava assolutamente sconvolto.

“Ma non l'hai fatto, amico. Non è andata in quel modo.”

“Dumbledore era molto bravo a convincere la gente a fare cose che altrimenti non avrebbero fatto,” rispose Hermione in modo confortante. Si sporse in avanti e appoggiò una mano tra le scapole di Harry. Stavano tremando e si rese conto che stava piangendo.

“Ma è comunque morto!” Esplose Harry. “È morto e non abbiamo fatto niente per impedirlo!”

Ron tossì ed Hermione alzò lo sguardo verso di lui per scoprire che la stava guardando, un po' scettico e un po' curioso.

“Hermione?” Chiese apertamente. “Hai niente da aggiungere?”

Hermione fece un profondo respiro.

“Harry, Ron,” iniziò. “Severus Snape è ancora vivo.”

Harry scattò immediatamente dritto. C'erano delle lacrime che striavano il suo viso ed era così pallido che la cicatrice spiccava, anche se non aveva più il colore rosso vivo dell'Horcrux di una volta.

“Co–cosa? Dov'è? Devo vederlo!”

“Ti porterò da lui – ma prima, c'è qualcos'altro che dobbiamo fare.”

Entrambi i ragazzi la stavano guardando, Ron con attento interesse ed Harry con disperata urgenza.

“Alla fine dell'ultima guerra, Dumbledore è riuscito a far sì che Snape non venisse condannato come Mangiamorte. Questa volta dobbiamo essere noi. Prima qualcuno – e credo che tu sia la scelta migliore, Harry – deve andare a parlare con Kingsley. Non conosco quali accuse ci fossero contro Snape prima che i Mangiamorte prendessero il Ministero, ma devi fare in modo che le facciano cadere tutte e che nessuna venga sollevata di nuovo. Devi anche far sì che non venga perseguito per nessuna delle cose che è stato costretto a fare per mantenere la copertura durante la guerra fino al ritorno di Tu-Sai-Chi.”

Harry stava annuendo mentre lei parlava, con uno sguardo fisso e quasi selvaggio.

“Dovresti probabilmente prendere i ricordi di Snape e mostrarli a Kingsley – quello confermerebbe che era dalla parte giusta.”

“Già, non le mostrerei a nessun altro, ma,” aggiunse Ron, “non riesco a immaginarmi Snape particolarmente colpito.” Ron puntualizzò l'avvertimento infilzando una fetta di bacon e mordendola.

“Vero.” Harry annuì ancora una volta.

“C'è anche un'altra cosa,” aggiunse Hermione. “Tu, Harry, hai fatto un importante passo avanti annunciando la lealtà di Snape a Dumbledore di fronte a tutte quelle persone ieri sera, ma dobbiamo fare in modo che nessuno la faccia passare come una storia inventata per punzecchiare Tu-Sai-Chi. Dobbiamo essere certi che sia la nostra versione della storia che tutti sappiano, la nostra versione quella di cui si parlerà a colazione.”

“Il piano di Dumbledore è andato così,” continuò, “perché tutti erano pronti a credere il peggio di Snape. C'era un sacco di gente che pensava che Snape stesse lavorando su entrambi i fronti per tutto il tempo e adesso crederà che sia riuscito in qualche modo riuscito a ingannarti per salvarsi la pelle.”

“Ma cosa–?”

“–Rita Skeeter.”

“Precisamente.”

Il viso di Harry si schiarì. “Giusto! Tu, Hermione, puoi farle scrivere quello che vuoi!”

“Posso, certo, ma se ne risentirebbe. Credo sarebbe un lavoro migliore se le offrissimo qualcosa per il disturbo: suggerisco di offrirle la nostra storia in cambio di quella su Snape.”

“Il bastone e la carota,” concordò Ron tra un boccone di bacon e l'altro.

“Le offro un'esclusiva della mia storia a condizione che scriva anche quella di Snape?

“Precisamente. È una situazione vantaggiosa per lei, davvero. Possiamo insistere che avranno una vendita uguale del Profeta e che controlleremo entrambe le storie prima che vengano stampate. Credo anche che più persone portiamo pubblicamente in difesa di Snape, meglio sarà. Possiamo procurarle una lista di persone che sarebbero disponibili a farsi intervistare: noi tre, ovviamente, la professoressa McGonagall, la professoressa Vector, Madama Pomfrey e la Hooch, magari?”

“Il ritratto di Dumbledore.”

“Anche quello di Phineas.”

“Viktor, Jocelyn Smith–”

“Chi?”

“Mmm...? Oh, Jocelyn è una studentessa di Serpeverde, una Nata Babbana. Era al primo anno l'anno scorso. Va bene. Inizierò a fare la lista ora e, se trovate altre persone da aggiungere, fatemelo sapere. Una volta che la verità inizierà a uscire, la gente inizierà a vedere le cose che ha fatto in una luce diversa e sarà propensa a parlare in suo favore.”

“Già, come Ginny, Luna e Neville e la loro punizione con Hagrid.”

Hermione aveva fatto apparire un pezzo di carta e stava scrivendo furiosamente.

“Poi c'è la questione di Draco Malfoy,” disse Harry.

Hermione alzò la testa. Il colore era tornato sul viso di lui e sembrava stare molto meglio.

“Credi parlerà di Snape per il Profeta?” Chiese Hermione.

“Probabile, sì. Ma non è quello che intendo. Voglio dire, è anche lui un Mangiamorte, ma ha cercato di salvarci la vita.”

“Due volte,” confermò Hermione. “Mi chiedevo se te ne fossi accorto.”

“Cosa?” Chiese Ron. “Quando?”

“Prima al Maniero e poi nella Stanza delle Necessità.”

“Stai scherzando? Ci ha quasi fatti uccidere!”

“Non esattamente,” rispose Harry. “Crabbe e Goyle stavano cercando di ucciderci, ma Draco era diverso. Stava cercando di fermarli.”

“Non ha fatto un gran lavoro,” rispose Ron disgustato.

“No, eppure sua madre ha mentito a Vol...” – nessuno era veramente sicuro se il tabù fosse stato ancora tolto ed Harry ingoiò maldestramente l'ultima parte della parola – “in mia difesa. Non avremmo vinto altrimenti.” Harry sembrava determinato. “Parlerò con Kingsley anche a proposito dei Malfoy.”

Ron stava ancora facendo delle facce poco convinte all'idea di Draco come alleato, ma mentre Hermione guardava dall'uno all'altro si sentiva straordinariamente fiera dei suoi due migliori amici.

“Va bene,” disse in modo spiccio. “Harry, credo tu debba andare a trovare Kingsley subito. Il nuovo Ministero sarà probabilmente incline a fare tutto quello che chiederai adesso: sarà meglio che ne tragga il meglio. Ron, credo tu debba andare a passare la serata con la tua famiglia. Anche se mi chiedevo se potevi trovare Rita lungo la strada e concordare un momento per incontrarla insieme domani.”

“Consideralo fatto.”

“Ron–” disse lei, sporgendosi per prendergli la mano. “Mi dispiace così tanto per Fred.”

Lui annuì e le strinse la mano rassicurante. Le lacrime minacciarono pericolosamente di tornare negli occhi di lei.

“Va bene,” disse lei, cambiando argomento, “troviamoci di nuovo qui domani mattina – diciamo alle nove?”

“Le nove vanno bene.”

Con un'ultima occhiata alla scena con le posate di Ron, Hermione seguì i ragazzi oltre il buco del ritratto e saltò giù. Poi si diressero in direzioni separate.



*



Quando Hermione entrò nell'Infermeria fu sorpresa di trovarci Luna.

“Tutto bene?” Chiese preoccupata.

“Oh, sì, sto bene,” rispose Luna. “Sto solo aiutando dove posso. Se stai cercando Madama Pomfrey è nel suo ufficio.”

“Grazie, Luna.” Hermione toccò leggermente il braccio dell'altra ragazza mentre passava. Luna era vestita con lo stesso vestito giallo brillante che aveva indossato al matrimonio di Bill e Fleur, con abbinato un fiore dietro l'orecchio. Mentre Hermione s'incamminava, Luna iniziò a mormorare sottovoce e riprese a impilare bende pulite.

La porta dell'ufficio di Madama Pomfrey era leggermente accostata, ma Hermione bussò ugualmente prima di entrare.

“Avanti!” Fu la risposta.

Hermione entrò e trovò non solo Madama Pomfrey, ma anche la Hooch. La Pomfrey sedeva dietro alla scrivania, la testa appoggiata contro le mani; la Hooch passeggiava su e giù, anche se si bloccò per un secondo alla vista di Hermione.

“Dove diavolo è?” Ringhiò la Hooch inaspettatamente, attraversando la stanza e afferrando Hermione per le spalle.

Hermione tirò fuori la bacchetta e la puntò alla gola della Hooch, senza neanche pensarci.

“Mi lasci andare,” ordinò.

La Hooch ignorò sia le istruzioni che l'arma puntata contro il collo. Invece diede a Hermione un lieve scossone.

“Dov'è il corpo di Snape?” Chiese.

“Oh.” La tensione defluì da Hermione e mise via la bacchetta. “Mi lasci andare e glielo dirò,” disse.

Riluttante, la Hooch fece un passo indietro. Incrociò le braccia sul petto.

“Signorina Granger?” Chiese gentilmente Madama Pomfrey. “Sai dove possiamo trovare il corpo di Severus?”

Hermione chiuse la porta e lanciò un Incantesimo di Silenzio per sicurezza.

“Sì,” rispose alla fine. “Sono infatti venuta per portarvi lì.”

“Andiamo allora,” disse la Hooch immediatamente. La Pomfrey si stava già alzando in piedi.

“Ma prima di farlo, devo essere sicura delle vostre intenzioni. So che siete state sue amiche una volta, ma l'ultimo anno è stato difficile per tutti.”

“Siamo andati alla Stamberga, signorina,” ringhiò la Hooch. “E il suo corpo era sparito. C'era sangue ovunque. Severus Snape è un dannato eroe e il suo corpo merita il rispetto che le persone gli hanno negato in vita.”

“Madama Pomfrey?” Chiese Hermione, portando l'attenzione sull'altra donna.

“Desidero solo il meglio per Severus – in qualunque posto sia finita l'anima del pover'uomo.”

“Molto bene, allora,” rispose Hermione fermamente. “Madama Pomfrey, dovrebbe portare alcune provviste di medicinali.”

Entrambe le teste delle donne scattarono verso Hermione per la sorpresa.

“É vivo,” sussurrò la Hooch, speranza e stupore che lottavano per avere la supremazia sul suo viso.

“Lo spero,” rispose Hermione. “Almeno, lo era un'ora fa circa.”

Armate di quella consapevolezza, le due donne si preparano incredibilmente in fretta e seguirono Hermione fuori attraverso la scuola e il terreno, verso il punto di Materializzazione senza ulteriori domande.

Tenendo un ferma stretta sull'avambraccio di entrambe le donne, Hermione sparì nel nulla con i due passeggeri.



*



Come prima, Hermione si Materializzò nel soggiorno a Spinner's End. Se Snape era sorpreso per l'improvvisa apparizione delle tre donne non diede nessuna indicazione del fatto.

“Severus!” Esclamò la Pomfrey con palpabile sollievo.

Con un elaborato sospiro, Snape pose il giornale che stava leggendo sul tavolino da caffè.

“Avrei dovuto saperlo che la pace e la calma erano troppo belle per durare,” commentò.

“Ascolta, bastardo,” rispose a tono la Hooch, “la prossima volta che fingi la tua morte, non aspettarti che venga a cercare il tuo corpo!”

“Non ho 'finto la mia morte' – come l'hai poco elegantemente posta – ho semplicemente rimosso il mio corpo ferito da una situazione pericolosa per riprendermi.”

“Oh, tacete ora, voi due,” ordinò la Pomfrey mentre appoggiava una mano sulla fronte di Snape. Aveva già la bacchetta in mano e stava usando delle complicate letture diagnostiche.

La Hooch incrociò le braccia e rivolse l'attenzione alle bottiglie di pozioni sistemate sul tavolo.

“Quante di queste Pozioni Rimpolpasangue hai preso? Cosa diavolo è successo, Severus?”

“Il serpente mi ha morso,” rispose Snape con voce piatta e regolare.

“Dove?” Chiese la Pomfrey, aggrottando la fronte davanti alla brillante esibizione di luce dell'incantesimo che aveva usato lungo il suo corpo.

Senza parlare, Snape voltò la testa e indicò la pelle esposta del collo. Hermione camminava ansiosamente con il labbro inferiore stretto tra i denti.

La Pomfrey puntò la bacchetta direttamente al collo di Snape e, da quello che Hermione riuscì a capire, ripeté la stessa serie d'incantesimi – diverse volte. Il silenzio si protrasse mentre la Hooch e Hermione aspettavano che l'altra maga chiarisse la situazione.

“Spiega, Severus,” disse finalmente la Pomfrey, sembrando confusa, “la diagnostica dice che sei completamente guarito.”

Hermione lasciò andare il respiro che non si era resa conto di trattenere. Una calda ondata di soddisfazione e sollievo si diffuse dalla testa alla punta dei piedi.

“La signorina Granger mi ha curato,” rispose Severus con lo stesso tono neutrale, gli occhi fissi direttamente davanti a lui. “Ha cantato per unire insieme la carne.” Sospirò. “Sarà meglio che controlli anche la sua cicatrice.”

L'attenzione della Pomfrey scattò verso Hermione.

“Vieni qui, signorina,” ordinò, brandendo la bacchetta.

Hermione si avvicinò e osservò, con interesse, la Pomfrey che faceva apparire la stessa serie di luci vibranti per tutta la lunghezza del suo corpo.

“Mmm, dov'è la cicatrice?”

Quando Hermione indicò il petto, la Pomfrey fece apparire un paravento e lo mise tra loro e gli altri due occupanti.

“Togli la maglietta,” ordinò.

Hermione si spogliò e rimase in reggiseno e jeans e guardò il viso della Pomfrey mentre esaminava la cicatrice. Dall'altro lato dello schermo, sentiva brandelli di mormorii mentre Snape e la Hooch conversavano.

“Questa è la stessa cicatrice che Severus ha rimesso insieme cantando nell'Infermeria due anni fa? Chiese la Pomfrey.”

Hermione annuì.

“E immagino che abbia iniziato ad apparire così solo dopo aver restituito il favore cantando alla ferita di Severus?”

Hermione annuì di nuovo. “Non so se fa la differenza,” offrì, “ma ho usato la stessa bacchetta di Snape per fare l'incantesimo. Forse ha avuto più effetto perché era abituata al suo corpo?”

“Mmm, forse. Rivestiti.”

Hermione si vestì in fretta prima che la Pomfrey facesse sparire lo schermo.

La Hooch, vide, era seduta in una delle poltrone e aveva i piedi sul tavolino da caffè.

“Siedi,” disse la Pomfrey, spingendo gentilmente Hermione verso l'altra poltrona. La capoinfermiera fece apparire uno sgabello per sé e si sedette vicino alla testa di Snape. Tutto la guardavano in attesa. “La magia compassionevole,” iniziò, “che include il cantare è difficile e imprevedibile. Poche persone sono capaci di empatizzare in modo abbastanza affidabile con altri da poter dare per certi i risultati di una tale magia.”

“Potrebbe essere che la signorina Granger qui sia una di quelle persone. Più probabile, la circostanza altamente improbabile di sapere come si sentiva Severus nel cantare per richiudere la sua ferita ha reso più semplice per la signorina Granger cantare per lui. Nessun dubbio che la bacchetta abbia aiutato e, quasi certamente, la situazione molto stressante della battaglia ha avuto peso. Stavate lavorando entrambi per lo stesso fine, dopotutto, e quello ha probabilmente aiutato a mettervi in sintonia.

“Il risultato, comunque, è eccezionale. Infatti,” fece una pausa per un momento con uno strano sguardo confuso, “non ho mai visto niente del genere.”



*



Quando Hermione incontrò Harry e Ron la mattina successiva, Harry esplodeva di notizie.

“Indovina?” Esclamò. “Fawkes è tornata! Non appena ho iniziato a spiegare le cose a Kingsley c'è stato un forte scoppio e Fawkes è apparsa dal nulla. Ha fatto cadere un rotolo di pergamena e una piuma sulla scrivania di Kingsley ed è subito sparita!”

“Accidenti! Dumbledore!”

“Esattamente. Dumbledore ha scritto una lettera prima di morire – spiega tutto della promessa di Snape di ucciderlo.”

“Quindi immagino che Kingsley ti creda, allora?”

“Assolutamente. Giura che sotto nessuna circostanza lascerà che Snape venga condannato per qualcosa.”

“Eccellente!” Hermione gli sorrise.

“In più, indovina? Ha offerto a tutti e tre un lavoro come Auror! A partire da subito! Non dobbiamo neanche finire i M.A.G.O. o simili!”

“Sul serio? Ma questo è più che fantastico!” Esclamò Ron. “Niente più scuola! E saremmo insieme–”

“Parla per te, Ron,” interruppe Hermione. “Primo, io non ho intenzione di diventare un Auror e, secondo, credo sarebbe stupido – per tutti e tre – non finire i M.A.G.O.”

“Ma Hermione,” insisté Harry, “c'è un campo intensivo di due mesi durante l'estate. Quando l'avremo finito saremo allo stesso livello dei novizi – M.A.G.O. o non M.A.G.O. E non è che il nostro ultimo anno non conti qualcosa!”

Hermione sollevò le sopracciglia e strinse le labbra in disapprovazione.

“La decisione è tua, Harry, ma ricorda che è la stessa organizzazione che non ha fatto niente per fermare la Commissione per il Censimento dei Nati Babbani: abbiamo avuto un'esperienza di prima mano su quanto possa essere mutevole il Ministero. Vuoi davvero accettare un'offerta di lavoro ricevuta solo perché sei Harry Potter? Avrai sempre delle persone che si risentiranno della tua fama insinuando che hai avuto il lavoro come favore. ”

“Ehi! Non è giusto! Non ho chiesto io di essere famoso!”

“Lo so! Ma se accetti un lavoro per cui non sei qualificato, non rendi molto chiaro quel punto agli altri, vero?”

Harry aveva l'aria di essere appena stato schiaffeggiato.

“Ron?” Chiese lui all'improvviso, chiamando una terza opinione. “Che cosa ne pensi?”

Ron si passò una mano tra i capelli, gli occhi che scattavano da un amico all'altro.

“Io, ehm, credo che entrambi abbiate centrato il punto. Sono per entrare negli Auror, e sono per accettare il lavoro offerto. Ma... forse dovremmo pensarci per qualche giorno prima di accettare qualunque cosa. Non dobbiamo decidere ora, giusto?”

“Giusto,” disse Harry lentamente. Sembrava turbato.

“Bene,” scattò Hermione.

“Ascoltate.” Ron si sporse e pose una mano sulle spalle di entrambi. “Qualunque cosa succeda, noi tre dobbiamo rimanere uniti. La cosa importante è che siamo ancora qui, non cosa faremo dopo.”

Non c'era bisogno che menzionasse effettivamente la morte di Fred: il fatto aleggiava pesantemente tra loro.

“Una delle cose più stupide che abbia mai fatto,” aggiunse, “è stata di andare via da quella tenda. Ho lasciato che le mie stupide insicurezze avessero la meglio sulla nostra amicizia. E ritengo che nessuno di noi dovrebbe fare di nuovo lo stesso errore.”

Ron era riuscito a far sentire Hermione disperatamente vergognosa del suo comportamento. Guardò Harry e vide che aveva un'espressione imbarazzata che sicuramente s'intonava a come si sentiva lei.

“Andiamo, allora,” incoraggiò Ron, “facciamo questo imbarazzante abbraccio a tre e andiamo ai Tre Manici di Scopa, pronti a mostrare un fronte unito alla giornalista più cattiva del mondo.”

Hermione rise e lasciò che Ron spingesse in avanti lei e Harry. Passò un braccio intorno alla vita di ogni ragazzo e li strinse.

“Voglio solo ciò che è meglio per voi,” sussurrò.

Harry e Ron si limitarono ad abbracciarla più forte in risposta.

“Cosa pensi che dovremmo dire a Rita?” Chiese Harry, prima di staccarsi.

“La verità,” rispose Ron.

“Lo credo anch'io,” aggiunse Hermione.

“Già,” sospirò Harry. Hermione sentì la testa di lui annuire di fianco alla sua. “Credo che ne abbiamo avuto abbastanza di 'segreti e bugie' per il resto delle nostre vite.”

*



*



*

* Crema spalmabile a base di lievito che viene mangiata in nord Europa a colazione.

----------------------------------------

severus89: Ehm, chi sono Skye e Coulson?

Disincanto294: E' il capitolo dei 'finalmente'. Niente più padroni, niente più costrizioni, niente più “E' probabile che morirò.”

xX_Eli_Sev_Xx: Sì, anche Hermione può finalmente rilassarsi ^__^

two_writers_one_heart: Più che altro, i complimenti vanno assolutamente a grangerous! Io mi limito a rendere in italiano quello che lei ha scritto e silviabella fa un lavorone sugli strafalcioni (non lo dico per attirare più complimenti su di me, sia chiaro, riportò il merito dove dovrebbe stare ;))

Titinina: Mi ricordavo che anche tu era del club “strozziamolo con la barba” XD. Grazie per gli urletti :-P

Anne

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** The Daily Prophet ***


2x25

NdT: Ultimo capitolo!! Io e silviabella siamo molto felici di essere arrivate alla fine della seconda parte. Ancora una volta ringrazio grangerous per avermi dato il permesso di tradurre la sua trilogia :)

Anne London



Capitolo 25

The Daily Prophet





Severus era ben consapevole che Poppy e Granger stavano collaborando a qualche elaborato piano per tenerlo bloccato in casa per il prossimo futuro. Eppure, visto che non aveva nessun desiderio effettivo di lasciare la casa, non si preoccupò di protestare. Anche se non l'avrebbe mai ammesso, passare del tempo con la Granger e i propri amici era l'unica cosa che voleva fare.

Sembrava avessero tenuto la sua sopravvivenza sotto silenzio – o almeno il posto in cui si trovava, visto che non c'erano state visite da parte di Rita Skeeter, nessuna folla di genitori in cerca di vendetta che lanciava mattoni contro le finestre, nessun Auror a trascinarlo ad Azkaban.

Colse la Granger a piangere solo una volta, quando pensava che lui stesse dormendo. Aveva aperto gli occhi per vederla seduta lì, china su La Gazzetta del Profeta, con le lacrime che le colavano sul viso. Non erano i violenti singhiozzi della mattina dopo la battaglia, ma lacrime gentili che cadevano incontrollate e volontarie: aveva il giornale aperto sulla lista dei morti.

Severus si era sentito imbarazzato a guardarla e aveva abbassato subito le palpebre, osservandola attraverso uno spiraglio più stretto possibile e sotto alla copertura dei capelli. Voleva confortarla, ma non riusciva a pensare a nulla se non alle frasi più sdolcinate. Invece tenne la bocca chiusa.

Per il resto del tempo, la Granger passava da un esausto e triste silenzio a un provvisorio e troppo allegro ottimismo, contrassegnato da un'attività frenetica – fare liste, mettere in ordine, preparare complicati piani per il futuro. A lui piaceva di più quando gli diceva ciò che aveva in mente – un'occorrenza piuttosto rara –, quando dormiva e la testa cadeva contro il fianco della sua vecchia poltrona malconcia, il libro o gli appunti dimenticati sul grembo. In quelle circostanze riusciva a osservarla senza interruzioni, facendo scorte di ricordi della sua vicinanza per il momento – che sarebbe giunto fin troppo presto – in cui lei avrebbe smesso di accudirlo per tornare alla sua vita.

In altri momenti portava un regolare flusso di visitatori in casa, scelti attentamente tra quelle poche persone che effettivamente gli piacevano e magistralmente distribuiti per sfiancarlo, tenerlo occupato in una conversazione, lasciarlo riposare e altrimenti dissuaderlo dal lasciare il divano. Poppy e la Granger erano frequenti bambinaie e alla Hooch sembrava fosse stato assegnato il compito di badare a lui ogni qualvolta qualcun altro fosse impegnato.

Il secondo giorno, la Granger arrivò con Jocelyn. La ragazzina aveva il braccio fasciato, ma per il resto sembrava stare bene. Era cresciuta di diversi centimetri nell'ultimo anno, notò all'improvviso, e qualcuno aveva provveduto a darle dei vestiti Babbani.

“Professor Snape!” Esclamò vedendolo, con evidente felicità.

“Cos'è successo al tuo braccio?” Chiese in risposta.

“Oh, una maledizione vagante durante la battaglia. Madama Pomfrey dice che sarà a posto in pochi giorni.” Parlò con tono irriverente, ma in un modo che evidenziava un certo nervosismo: sembrava in tutto e per tutto la tredicenne che era.

Le sopracciglia scattarono insieme per la sorpresa e la realizzazione del pericolo a cui era stata esposta lo inondò di una tardiva ansia.

“Per favore, spiegami cosa pensavi di fare partecipando a una battaglia, signorina Malfoy. Avevo l'impressione di averti mandata in Bulgaria!”

“Non mi chiami così!”

“Legalmente è il tuo nome,” Draco, Lucius e Narcissa, aveva sentito dalla Granger, erano agli arresti domiciliari. Si chiese come stesse influendo su di loro l'associazione con Jocelyn e come essa stesse colpendo lei. Non per la prima volta si pentì di aver creato quel legame.

“Non per molto,” rispose Jocelyn in modo ribelle, incrociando le braccia. “La professoressa McGonagall dice che un semplice test di paternità sarà sufficiente per annullare le loro rivendicazioni su di me. Dice che lei potrà preparare la pozione non appena starà meglio.”

“E lo farò.” Severus ricordò la promessa fatta a Lucius sulla stessa questione. Non c'è modo che possano essere imparentati, si rassicurò. Aveva inventato la storia lui stesso: i sospetti di Lucius che la storia potesse essere vera non erano altro che il frutto del desiderio di Malfoy di avere altri figli. “Ma stai evitando di rispondere alla domanda sulla battaglia.”

Jocelyn sbuffò prima di rispondere. “Beh,” iniziò, sembrando un po' sulla difensiva, “quando abbiamo avuto il messaggio dal Dumbledore's Army che la battaglia stava per cominciare, tutti quelli che volevano partecipare sono tornati. Non credo che qualcuno sia rimasto indietro, in realtà.”

“Siedi!” Ordinò Severus, indicando uno sgabello di fianco al divano. “Sarà meglio che inizi dal principio.” La sua furia verso la Vector e Krum (e anche marginalmente verso Lucius) stava montando in maniera costante, ma fece del suo meglio per mantenerla sotto controllo – non desiderava sfogare la sua rabbia su Jocelyn.

Jocelyn sedette obbediente. La Granger si allontanò in cucina, senza dubbio per preparare qualcosa per pranzo, ma lasciò la porta accostata, chiaramente per ascoltare l'intera conversazione.

“Beh, come dice lei, la Passaporta mi ha portata a Ledeno ezero e i professori Krum e Sedenova sono stati molto gentili.”

Professor Krum?

“Anche se sono stata lì solo per l'ultimo mese, sono andata a scuola con altri studenti. Il professor Krum insegnava Trasfigurazione, Difesa Contro le Arti Oscure e Incantesimi, la professoressa Sedenova insegnava Aritmanzia, Astronomia e Storia della Magia. Abbiamo anche imparato delle pozioni da un ragazzo chiamato signor Zelenogorski. Non era abbastanza vecchio per essere un insegnante, ma era davvero bravo in pozioni. A quanto pare ha imparato dal suo bisnonno.”

“Mmm.” Severus sapeva precisamente chi doveva essere il bisnonno del ragazzo. “Non mi hai ancora spiegato della battaglia.”

Jocelyn lo guardò con un'espressione molto seria.

“Eravamo tutti Sanguesporco, professore. Noi siamo dovuti scappare; molti degli altri hanno lasciato le loro famiglie indietro. Significa che tutti abbiamo preso le lezioni di Difesa molto seriamente. Spesso ci esercitavamo due volte al giorno e quando è arrivato il momento abbiamo voluto partecipare tutti.”

Quindi la Vector e Krum hanno addestrato un esercito di Nati Babbani.

“Hai la minima idea del pericolo a cui vi siete esposti?”

“Certo che lo sapevamo!” Ripose. “Alcuni di noi sono morti. Ma la professoressa Sedenova diceva che come perseguitati avevamo il diritto di combattere se lo volevamo. Non eravamo solo studenti, sa: c'erano anche genitori e altri rifugiati.”

Severus intendeva avere una discussione seria con Sedenova-Vector la prossima volta che l'avesse vista.

“Quindi credi di essere capace di combattere dopo un mese di allenamento?”

“Veramente, professore,” rispose con un sorriso luminoso, “Draco mi ha allenata per la battaglia quasi dall'inizio dell'anno.”

Severus sbatté le palpebre. Avrebbe avuto una discussione anche con Draco.



*



Dopo che Jocelyn se ne fu andata rimasero solo lui e la Granger. Sapeva che quello era il momento che lei e Poppy avevano segnato come “tranquillo riposo”, perché lei si adagiò in una poltrona e si nascose dietro a un libro. Anche se cercava di mantenere l'attenzione sul giornale, si trovò a posizionarlo in modo da poter tenere un occhio su di lei allo stesso tempo. Non riuscì a fare a meno di notare che continuava a controllare l'ora sul suo orologio. Stava pianificando di svignarsela?

“Cosa c'è Granger?” Disse dopo più o meno quindici minuti. “Ti prego, dimmi che non stai organizzando una festa a sorpresa.”

“No!” Rispose, con i bordi della bocca che si contraevano verso l'alto all'idea. “Io certamente no. Ma ho un appuntamento alle diciassette e non voglio arrivare in ritardo.”

Severus aggrottò le sopracciglia per coprire la fitta di dispiacere per il fatto che andasse via così presto.

Così, alle diciassette in punto, lei sparì per tornare solo pochi secondi dopo con un altro visitatore. Anche questo era qualcuno che voleva disperatamente vedere, ma era anche nervoso. Severus si trovò a deglutire pesantemente, nell'inutile tentativo di bagnarsi la gola.

Il suo ospite lo fissò, con una mano tenuta sul petto e un'espressione piuttosto angosciata.

“Severus,” ansimò alla fine.

“Minerva,” rispose rigido. “Mi perdonerai, spero, se non mi alzo a salutarti. Mi trovo piuttosto indisposto. ”

“Severus,” disse di nuovo lei. Muovendosi a scatti si avvicinò a lui e cadde sulle ginocchia di fianco al divano. Gli prese una mano tra le sue e se la portò al petto. “Mi dispiace,” sussurrò. Una lacrima solitaria cadde da un occhio. “Mio povero, povero ragazzo, mi dispiace. Sono stata... orribile. Davvero orribile.”

“Non dispiacerti.” Severus sentì le lacrime pizzicare anche dietro ai suoi occhi. “Onestamente, il tuo comportamento mi ha aiutato. Dopotutto, Minerva, discutere con te è uno dei veri piaceri della mia vita.”

Minerva alzò la testa per guardarlo, con gli occhi pieni di lacrime, e ansimò. Il suono era così vicino a un piccolo miagolio che lui sbatté gli occhi per la sorpresa. Proprio in quel momento lei si trasformò, balzando con agilità sul divano in forma felina. Miagolò di nuovo – con più effetto questa volta – e iniziò a impastare lo stomaco di lui.

“Dannata gatta,” affermò Severus burberamente. Con una mano allungò una mano e la passò sulla schiena di lei. Infallibilmente le sue lunghe dita trovarono quel particolare punto dietro all'orecchio che a lei piaceva tanto. In poco tempo gli si era raggomitolata in grembo, facendo le fusa.

Solo allora Severus si ricordò che la Granger era presente.

“Non fate caso a me,” disse lei imbarazzata quando lui la guardò. “Andrò a fare del tè.”



*



Diverse ore dopo, Poppy e la Hooch tornarono portando un cestino di cibo, per gentile concessione degli elfi di Hogwarts. Tutti loro – Severus, Poppy, la Hooch, Minerva e la Granger – sedettero in soggiorno e mangiarono a sazietà. Nel profondo del petto Severus sentiva una piccola gioia. Circondato dai suoi migliori amici e la Granger, e ancora vivo mentre Voldemort era morto: non riusciva ancora a comprendere la sua fortuna.

“Ora, Severus,” disse Minerva con un'infausta voce efficiente, dopo aver finalmente appoggiato il piatto sul pavimento e tamponato la bocca con il suo tovagliolo. “Spero non mi troverai presuntuosa, ma sarebbe molto molto utile per me sapere se intendi tornare il prossimo anno come preside.”

Severus quasi si strozzò con la torta di melassa. Si sforzò d'ingoiare e fare un respiro profondo prima di risponderle.

“Piuttosto mi faccio mordere dal velenoso animale domestico di un pazzo megalomane e aspetto la morte nel rifugio abbandonato di un licantropo canaglia, disse freddamente.

“Mmm,”rispose Minerva. “Quello è già successo una volta e mi sembri star bene: era un sì o un no?”

“Quello, Minerva, era un fragoroso no. Se c'è qualche possibilità che possa ancora reclamare la posizione, lascia che sia chiaro: mi dimetto.”

“Molto bene, Severus. Mi dispiace dover accettare le tue dimissioni. Ti sei comportato bene di fronte a delle circostanze difficili e se avrai bisogno di referenze ti prego di non esitare a chiedere. Spero, tuttavia, di poter avere la meglio e farti tornare a insegnare a Hogwarts. Ho bisogno sia di un professore di Pozioni che di Difesa contro le Arti Oscure. Ti considero estremamente qualificato per entrambe le posizioni e sono contenta di poterti lasciare la scelta.”

Il viso neutro di Severus non diede nessuna indicazione del subbuglio che si era scatenato interiormente. Insegnare? A Hogwarts? Dal momento in cui aveva promesso di uccidere Albus non si era azzardato a considerare la possibilità che la sua vita potesse tornare un giorno a una così piena normalità.

Ma era esattamente questa la questione: il pensiero di Albus era come una secchiata d'acqua gelida su una fiamma che bruciava di speranza.

“Non essere ridicola, Minerva. Anche ipotizzando che il mio ruolo nella guerra diventi di pubblico dominio, nessun genitore con la testa a posto manderebbe volentieri il proprio figlio a studiare nel posto in cui c'è l'uomo che ha ucciso Albus Dumbledore!”

“Sei tu a essere ridicolo, Severus,” rispose a tono la Hooch. “Ho procurato danni al cervello a un mago colpendolo con un bolide nel campionato del 1973. Non hanno avuto problemi a lasciarmi insegnare il Quidditch ai loro figli!”

Minerva placò la risposta sulle labbra di Severus con un solo palmo sollevato.

“Basta,” disse inflessibile. “La scelta dei docenti è responsabilità della o del preside del momento e ti ho offerto il posto. Per favore, fammi sapere entro una settimana quale delle due posizioni vorresti assumere: avrò bisogno di più tempo possibile per coprire l'altro posto.” Sospirò pesantemente. “In particolare dal momento che devo trovare anche un nuovo professore di Trasfigurazione e qualcuno che insegni Babbanologia.”

Con un movimento della bacchetta, Minerva mandò i piatti e i bicchieri sporchi all'interno del cesto da picnic con cui erano arrivati.

“In realtà, Severus,” aggiunse come colpita da un'idea improvvisa, “una possibilità che potresti considerare è quella d'insegnare alle classi più avanzate entrambe le materie: potremmo trovare qualcuno più giovane e con meno esperienza per insegnare ai primi anni.”

“Assolutamente no!” Esclamò Severus al solo pensiero. “Per i profani i primi anni di Pozioni potranno sembrare noiosi e ripetitivi, ma le possibilità di errore sono infinite! È particolarmente importante che ai bambini venga insegnato il metodo corretto fin dal principio!”

Minerva gli sorrise compiaciuta, come un gatto a cui è stata data della panna.

“Molto bene, Severus,” notò astutamente, “ti considero per Pozioni, allora?”

“Non ho ancora accettato nulla!”

“No, caro, no,” concordò, sempre sorridendo.

Lui la guardò accigliato. Voleva insegnare. Voleva tornare a Hogwarts. Voleva camminare per i corridoi senza pensare a dove fossero i Carrow e cosa stessero facendo. Voleva stare di fronte a un classe piena di calderoni e fermarsi dietro agli studenti che stavano per fare qualche danno e spaventarli. Voleva proteggere la Casa di Serpeverde senza dover fingere lealtà verso un pazzo che teneva in ostaggio le menti e i giochi di potere dei genitori degli studenti. Hogwarts era la sua casa e voleva tornarci.

Ma non osava credere che potesse essere veramente possibile.

“Dovrai comunque tornare almeno una volta, credo,” commentò calma Poppy. Quando lui la guardò, lei si spiegò meglio. “I Mangiamorte hanno distrutto gli Incantesimi dei Fondatori e dobbiamo rinnovarli.”

“Non pensavo potessero essere rinnovati,” osservò la Granger con gli occhi spalancati all'idea di quella possibilità.

“Beh, non è una cosa semplice, Hermione,” rispose Minerva. “Abbiamo bisogno di quattro potenti maghi o streghe, uno per ogni casa, e se i quattro non sono legati da una solida amicizia le barriere non terranno.”

Severus osservò la Granger guardare da Minerva a lui. Riusciva letteralmente a vedere il suo cervello mettere insieme i pezzi. Lei si voltò verso la Hooch.

“Tassorosso,” confermò la donna.

“Corvonero?” Chiese la Granger, voltandosi verso Poppy.

Poppy annuì.

Severus cercò di non soffermarcisi, ma le parole “solida amicizia” sembravano essersi bloccate in una ripetizione infinita nel suo cervello.



*



La Granger sparì per un non meglio specificato incontro subito dopo cena, anche se le altre rimasero a giocare a poker per diverse ore. Perciò, quando la Granger ricomparve, gioiosa e di prima mattina il giorno dopo, Severus non era del tutto preparato.

“Snape! Si svegli, è importante!”

Severus strizzò gli occhi contro la luce del mattino che lei aveva appena fatto entrare.

“A meno che tu non stia portando un doppio espresso,” grugnì, “non voglio parlare con te.”

“Fortunatamente per lei l'ho portato.”

Lui si sedette un po' più dritto e prese con entusiasmo la bevanda offerta.

“Mi hai portato l'espresso in una tazza di carta?”

“A caval donato non si guarda in bocca, Snape. Le ho anche portato il giornale.”

Glielo porse con un'eccitazione talmente mal nascosta che Severus sentì un brivido di panico nel profondo delle viscere. Con crescente trepidazione bevve l'espresso – aveva la strana sensazione di averne bisogno. Facendo sparire la tazza, prese il giornale e lo aprì.

ESCLUSIVA! Urlava il titolo, SEVERUS SNAPE: SPIA

Con un carattere leggermente più piccolo, la riga sotto diceva:

L'UOMO DI DUMBLEDORE”

Poi, con un carattere ancora più piccolo:

Reportage di Rita sulla vera storia di Severus Snape, p. 3.

La strada verso la vittoria di Harry Potter, di Rita Skeeter, p. 5.

Severus si sentiva stordito. Solo dopo un lungo momento osò alzare gli occhi verso il viso della Granger, in attesa.

“Sei tu la responsabile di questo?” Chiese. Lei sorrise in risposta.

“Assolutamente no,” mentì. “Poi magari suggerirà che una volta ho tenuto prigioniera Rita Skeeter per mesi per liberarla solo alla condizione che scriva delle storie secondo le mie istruzioni.”

Severus era sicuro di essersi perso la chiave di quella particolare battuta.

“Infatti,” rispose.

“Senta, tornerò entro poche ore, con degli ospiti. Fino ad allora, si goda il giornale!”

Con un ultimo sorriso, lei sparì. Severus fissò di nuovo il giornale tra le mani, sopraffatto. Hermione Granger – perennemente sopra la media – aveva appena fatto il suo massimo per ristabilire la sua reputazione: non aveva quasi la forza di leggere.

L'articolo di Rita conteneva le stesse assolute sciocchezze che scriveva di solito, anche se i fatti nudi e crudi erano giusti. Molto del materiale era quello che aveva messo insieme per il suo libro, anche se la sua infanzia era rappresentata sì come terribile e sfortunata, ma lo faceva apparire come se lui fosse la vittima in difficoltà, non il delinquente in divenire. Fece una smorfia quando lesse la melensa descrizione del suo duraturo e immortale amore per Lily Potter, nata Evans. Aveva ampiamente esagerato nella sezione in cui parlava del suo coraggio nel “rendersi conto degli errori sul suo cammino,” blaterato sul suo “pentimento” e messo troppa enfasi sul pericolo giornaliero della sua posizione di spia. Aveva l'impulso di attaccare l'articolo con una penna rossa anche se, a essere onesto, avrebbe dovuto segnare solo le iperboli.

Era l'intervista che in realtà lo scombussolò. In qualche modo Rita – o più precisamente, concluse, la Granger – aveva messo insieme una straordinaria lista di membri dell'Ordine, studenti e altri professori per parlare di lui. C'era persino una lettera dallo stesso Dumbledore consegnata – così affermavano – da Fawkes dopo la caduta di Voldemort.

Potter – Harry-dannato-Potter – lo aveva chiamato “l'uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto”. Kingsley si “rifiutava di confermare” eppure “insinuava pesantemente” il conferimento di un Ordine di Merlino, Prima Classe. E la Granger, era citata per aver detto, “Non importa quanto la scelta potesse essere difficile: Severus Snape ha sempre fatto la cosa giusta.”

Severus lesse le interviste diverse volte. Sentiva il sangue nelle vene pompare di energia emozionale: mai prima si era sentito così a suo agio. Non poteva fare a meno di pensare ai genitori in tutta la Gran Bretagna magica che facevano colazione seduti a tavola, ai pendolari per strada verso il Ministero, ai suoi colleghi a Hogwarts – tutti che leggevano di Severus Snape, eroe.

Realizzò di poter insegnare a Hogwarts. Infatti, con lo straordinario racconto pubblico degli eventi, poteva finalmente essere libero dai sospetti e dall'ostilità che avevano caratterizzato ogni momento della sua vita. Le possibilità erano quasi terrificanti.

Con questo stato d'animo stranamente ottimista, girò pagina, curioso di leggere la versione “ufficiale” di Potter del suo anno in fuga. Se Rita non avesse iniziato con una descrizione per filo e per segno della resa dei conti con Lord Voldemort, il buon umore di Severus sarebbe durato un po' più a lungo. Così ogni speranza si dissolse rapidamente e al punto dell'Expelliarmus di Potter, ora leggendario, la rabbia di Severus aveva raggiunto livelli altissimi.

E non si era calmato affatto quando Hermione Granger si Materializzò nel soggiorno, tenendo per una mano Ronald Weasley e per l'altra Harry Potter.

“Sei un completo e assoluto idiota,” ringhiò a Potter, gesticolando verso La Gazzetta del Profeta, enfatizzando la sua invettiva, e facendo ruotare le gambe giù dal divano così che potesse sporgersi in avanti.

“Oops,” disse Weasley. “Ve l'avevo detto che non gli sarebbe piaciuto.”

Il viso della Granger si raggelò.

“Avete la minima idea di quello che avete fatto?” Chiese, parlando ancora direttamente verso Potter.

“L'ho – l'ho fatto per lei,” rispose Potter sulla difensiva. “Hermione ha detto che dovevamo essere sicuri che –”

“Non sto parlando dell'articolo su di me, testa di legno, sto parlando di questo!”

Girando il giornale, Severus puntò direttamente all'oltraggioso paragrafo. Granger fece un passo avanti e prese il giornale dalle sue mani. I due ragazzi si sporsero sopra alla sua spalla, con la confusione stampata in faccia. Tutti e tre sembravano ansiosi.

“Suppongo creda che l'Expelliarmus sia un segno di debolezza–”

“Harry James Potter,” sbraitò Severus, “sei sempre stato lento di comprendonio, ma questa ostentazione di lampante stupidità fa impallidire ogni precedente tentativo.” Spingendosi sul divano, Severus si alzò in piedi per la prima volta dopo diversi giorni. Oscillò leggermente, ma si sentì bene a stare in piedi. Era meraviglioso incombere sugli altri.

“Mi stai davvero dicendo che non hai idea di cosa c'è di sbagliato in questa scena?” Insistette, avvicinandosi al ragazzo. Gli occhiali di Potter, notò con irritazione, erano sbilenchi.

“Ehm, no,” rispose Potter, tentando di mostrare sicurezza.

Granger stava leggendo e rileggendo il paragrafo, chiaramente cercando in maniera disperata di risolvere il rompicapo che aveva posto.

“Quale imbecille,” chiese, pronto a segnare il punto, “dichiara di essere padrone di una bacchetta invincibile davanti a una folla in una stanza gremita?”

Potter sbiancò e spalancò gli occhi per lo shock.

“Quale idiota,” urlò Severus, chinandosi sul viso di Potter con enfasi, “fa sapere che un semplice incantesimo di disarmo è sufficiente per padroneggiare la suddetta bacchetta?”

Granger e Weasley si erano posizionati di fianco a Potter come guardie del corpo, ognuno con una mano sul suo bicipite. Il panico era evidente sui loro giovani visi.

“Quale completo e totale stupido pubblica la storia in un giornale nazionale e va a dire questo – E CITO!! – 'La bacchetta è stata riposta nuovamente al suo posto per il giusto riposo?'”

“Oh, merda,” sussurrò Harry: la sua espressione di comprensione era indistinguibile da quella di terrore.

“Capisci, vero, che chiunque voglia diventare il nuovo Signore Oscuro nel mondo verrà a bussare alla tua porta? Che ogni più piccolo malvivente tenterà un'imboscata? Che la tomba di Dumbledore sarà il bersaglio delle menti criminali più pericolose del mondo magico?”

Severus fece una pausa per respirare e fare un passo indietro.

“La tua vita potrebbe rivelarsi breve, Potter,” lo schernì, “ma alla fine non sarà noiosa.”

“S–signore?” Balbettò Potter. “Cosa dovrei fare?”

La domanda inaspettata fece sgonfiare Severus. Si sentì inaspettatamente esausto e si voltò di nuovo indietro verso il divano, senza il suo solito scatto e rigonfiamento della veste. Facendo attenzione a non collassare completamente, sprofondò nei cuscini.

“Sedete,” ordinò alla fine.

Potter appariva paralizzato dallo shock, ma la Granger lo spinse indietro nella poltrona. Weasley e la Granger si strinsero l'uno all'altro. La vista dei tre strizzati l'uno contro l'altro diede un ultimo colpetto alle fiamme morenti della rabbia di Severus.

“La prima cosa da fare,” disse, riflettendo su quanto fosse strano avere Potter che per una volta lo ascoltava, “è recuperare la bacchetta e riporla al sicuro da qualche parte. Dobbiamo anche studiare un piano per tenerti in salvo, Potter. Potrebbe servire l'aiuto degli Auror: dovrai ricostituire l'Ordine della Fenice.”

Mentre Severus finiva di parlare, ci fu un sonoro boato. L'istinto affinato dagli anni della guerra fece sì che tutti e quattro avessero subito le bacchette pronte. Con un battito di ciglia, si trovarono a puntare la bacchetta verso Fawkes che attraversò con calma la stanza.

La scena era surreale: l'enorme uccello rosso e oro sembrava completamente fuori luogo nel soggiorno tappezzato di libri di Spinner's End. Brillava così intensamente che Severus dovette strizzare gli occhi.

Albus! Pensò automaticamente, per poi maledirsi per la sua debolezza.

L'enorme apertura alare di Fawkes era scomoda nella piccola stanza e la fenice sbandò leggermente mentre scendeva in picchiata sul grembo di Severus. Alla fine del volo fece cadere qualcosa, poi si agitò avanti e indietro per atterrare su un'antenna scadente sopra al vecchio televisore. Lì, Fawkes si mise comoda, chiocciando due volte e mettendosi al lavoro per strigliarsi le piume del petto.

Dove diavolo sarà stata? Si chiese Severus.

Solo allora abbassò la testa sulla sottile striscia di legno che Fawkes aveva fatto cadere sul suo grembo: l'uccello gli aveva consegnato la Bacchetta di Sambuco.

*

*

*

-------------------------------------------

Vi lascio con una piccola nota. Dai prossimi venerdì pubblicheremo la traduzione della terza parte, “Phoenix Fire, or Hermione Granger and the Elder Wand”. Per impegni vari non posso garantirsi la cadenza settimanale, fermo restando che comunque la giornata rimane quella del venerdì. Posso anche garantirvi che non lascerò la traduzione a metà, nel caso vedeste passare un po' troppo tempo tra un capitolo e l'altro.

severus89: La parte dove Ron spiega ha fatto molto ridere anche me :-D. Agent of shield mi manca ancora da vedere...

two_writers_one_heart: se può consolarti anch'io ho scoperto delle cose traducendo che in effetti non avevo compreso bene alla prima lettura...Fa tutto un altro effetto leggerlo così, capitolo per capitolo e soffermandosi su ogni parola.

xX__Eli_Sev__Xx: siamo sempre sul 'no spoiler', quindi mi limito a ringraziarti per i complimenti ;-D.

flopi: Ron è uno dei tanti motivi per cui amo questa storia. Non mi piace quando viene descritto come un cretino che fa da spalla inutile e si lamenta soltanto. Qui ha un cervello e lo usa, senza diventare per forza di cose super-intelligente (tant'è che in effetti qualcosa è sfuggita pure a lui...)

Anne

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2252887