Taste of Nightmare

di LovleySev394
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sapore di Arancia ***
Capitolo 2: *** Doveva essere un incubo ***
Capitolo 3: *** Di nuovo ***
Capitolo 4: *** L'appuntamento ***
Capitolo 5: *** Un tranquillo film tra amici... forse... ***
Capitolo 6: *** Pensieri ***
Capitolo 7: *** Too lost in you ***
Capitolo 8: *** Pronto? ***
Capitolo 9: *** Sapore di lacrime ***
Capitolo 10: *** Sette minuti in paradiso ***
Capitolo 11: *** Solo un sogno? ***
Capitolo 12: *** In tutta la sua bellezza ***
Capitolo 13: *** Il ricatto ***
Capitolo 14: *** L'ultimo momento ***
Capitolo 15: *** La risposta a tutte le sue domande ***
Capitolo 16: *** Sangue ***
Capitolo 17: *** Dolore ***
Capitolo 18: *** INTERMEZZO ***
Capitolo 19: *** Non poteva essere vero ***
Capitolo 20: *** Verità ***
Capitolo 21: *** We can learn to love again ***
Capitolo 22: *** Angeli Caduti ***
Capitolo 23: *** Don't you remember? ***
Capitolo 24: *** Nei fumi dell’alcool ***
Capitolo 25: *** Confessioni ***
Capitolo 26: *** Non mi vuoi baciare? ***
Capitolo 27: *** Baciami sulle labbra ***



Capitolo 1
*** Sapore di Arancia ***


Ciao a tutti!!
Questa Fanfiction è ambiantata nella prima stagione di Glee... spero vi piaccia...




“Ciao Finn!”,
Kurt lasciò cadere la sua sacca da football vicino a quella di Finn che era intento ad allacciarsi le scarpe dopo la partita.
“Ah Kurt, ottima partita oggi…”.
L’altro si immobilizzò e balbettò:
“Lo-lo dici davvero Finn?”.
“Certo amico!”, rispose lui con una pacca sulla spalla che fece leggermente barcollare Kurt, molto più basso e mingherlino di lui.
Kurt si sedette vicino a Finn e mentre si asciugava la faccia con un panno, si ritrovò a fissare l’amico… era davvero… davvero…. davvero bello.
“Che c’è Kurt?”, disse Finn alquanto imbarazzato notando l’insistenza con cui lo stava fissando.
Kurt riprese a balbettare (evidentemente Finn aveva quell’effetto su di lui):
“Ecco io… io pensavo che ti ci vorrebbe una crema idratante per il viso…”.
“D’accordo… chiederò a mia madre di passare in farmacia”.
“No aspetta!”, esclamò Kurt cominciando a frugare nella sua trousse, “te ne do una delle mie, non lascerò che mandi tua madre in farmacia e poi torni con dei prodotti scadenti”, finalmente estrasse un flaconcino rosa, “Questa! Questa è fantastica! Tieni…”, disse allungandogli la crema.
Finn la prese molto imbarazzato:
“Em, grazie allora…”.
“Figurati!”, rispose Kurt sorridendo.
Finn armeggiò un po’ con il tubetto non avendo assolutamente idea di come si mettesse una crema per il viso.
“Aspetta ti faccio vedere!”, disse Kurt alzandosi e prendendo il tubetto.
Cercò di inginocchiarsi, ma pensò che avrebbe sporcato i pantaloni bianchi attillati, da dietro non sarebbe riuscito a mettere bene la crema così chiese:
“Finn ti dispiace aprire un po’ le gambe”.
Quest’ultimo strabuzzò gli occhi e allontanò un po’ le ginocchia mentre Kurt si posizionava a cavalcioni sul suo ginocchio.
La posizione non era di certo una delle più comode e per Finn era anche alquanto imbarazzante, ma Kurt pareva quasi non ci facesse caso e si affretto a confermare che in quel modo avrebbe messo meglio la crema.
Strinse il tubetto e fece andare un po’ di crema sul dito mentre diceva a Finn:
“Ora chiudi gli occhi e creca di rilassarti se no la pelle è troppo tirata”.
Finn chiuse gli occhi incerto, anche se era veramente difficile rilassarsi quando avevi un maschio molto probabilmente gay a cavalcioni sulle tue gambe che ti faceva da estetista:
“Kurt…”, disse calmo, “non è che potresti metterti in ginocchio perché non è che poi sembra che noi…”.
“Ma che cosa dici Finn!”, esclamò Kurt, “Mica sono gay!”, disse più piano con un lieve tremito nella voce che Finn non percepì.
“No no, si si, cioè…”.
“Stai zitto Finn!”, lo ammonì Kurt dolcemente.
Intanto aveva iniziato a spalmargli la crema sul viso facendo più attenzione possibile, distendendola in modo omogeneo e massaggiando il viso di Finn mentre si chiedeva che cosa ci trovasse di tanto attraente in Rachel, che era alquanto sgraziata, non si vestiva elegante come lui, non aveva gusto e di certo non sarebbe mai riuscita a spalmare così bene la crema idratante:
“Sai Finn”, avrebbe voluto dire, “potrei fartelo tutti giorni se vuoi, io sono bravissimo nei trattamenti di bellezza e tu potresti aiutarmi a farmi qualche muscolo mentre io ti do una mano con il look e tutto il resto”, ma non lo disse perché si accorse di quanto sarebbe suonato stupido.
“Mmmm”, disse Finn un po’ per rompere il ghiaccio, “sei bravo hai fatto un corso di make-up?”, solo dopo si accorse di quanto fosse stupida la domanda e del fatto che se l’avessero fatta a lui si sarebbe offeso a morte.
“STAI SCHERANDO??!!”, esclamò Kurt (‘Ok’, si disse Finn, ‘Ho combinato un casino’), “Ma mi hai fatto un complimento stupendo!! Mi piacerebbe così tanto fare un corso di make-up, ma mio padre mi ha detto che è meglio di no… anche perché non avrei nessuno su cui provare ciò che imparo…”.
“Bé se lo fai e impari ancora meglio come mettere le creme potresti metterne a me!”, mentre parlava per sbaglio Kurt gli appoggiò un dito pieno di crema sulla bocca, stava per ritirarlo, ma Finn aveva tirato fuori la lingua e lo aveva leccato:
“Ummm, buonissima questa crema, ha anche sapore di arancia”.
Kurt fissava prima il suo dito poi Finn senza parole… no… non poteva averlo fatto veramente… lo aveva… lo aveva toccato con la lingua?
Ok.
Forse tornando indietro nel tempo Kurt non avrebbe mai fatto quello che stava per fare in quel momento.
Ma senza neanche riflettere sulle conseguenze si avvicinò di più a Finn e appoggiò le sue labbra su quelle del ragazzo che spalancò improvvisamente gli occhi tentando di allontanare Kurt o di dire qualcosa, ma lui dopo pochi secondi si staccò da solo.
Era rosso in viso, ma gli occhi gli brillavano:
“Oh mio dio…”, mormorò, “Ho dato il mio primo bacio!!!”.
Finn che fino a quel momento era rimasto assolutamente sbigottito aprì la bocca per dire qualcosa, ma venne interrotto da delle urla e dei fischi.
L’intera, l’INTERA, squadra di foootball, compreso Puck, erano fermi sulla porta con gli occhi sbarrati mentre gridavano:
“Finn è gay!!! Finn è gay con il ragazzo donna!! EHI RAGAZZI VENIE!! FINN E IL RAGAZZO DONNA SI STAVANO BACIANDO!!”.
In quel momento Finn avrebbe voluto scomparire, sprofondare nel pavimento. Tentò di replicare:
“Ma dai no ragazzi!! Io non sono gay! Ma figuriamoci…non sono stato io… è questo finocchio che mi ha baciato! Ma guardatelo!”, disse indicando Kurt, che lo fissava con la bocca spalancata mentre gli occhi gli si velano di lacrime:
“Co-come mi hai chiamato?”, mormorò trattenendosi dallo scoppiare a piangere.
Finn tentò di rimediare:
“Ma no Kurt stavo solo…”.
“SEI UNO STRONZO!!”, gridò con un acuto, “SEI UNO STRONZO FINN!!”, dicendo così corse fuori dalla stanza piangendo mentre il resto della squadra rideva a crepapelle:
“Ahahahhahaha FInn! Il tuo fidanzatino si è un po’ incazzato! Poverino! Aahahahaha!”.
Era in un casino.
Un grande e terribile casino.
E tutto per colpa di quella stupida crema idratante.


Ed ecco qua!! 
Primo capitolo di questa fanfiction su Finn e Kurt...
allora cosa ne pensate?
Mi raccomando fatemi sapere perchè io non sono molto convinta, ma se vedo che piace metterò presto il prossimo capitolo... Inoltre vorrei dire che dedico questa FF alla mia amica Benni <3 che mi ha fatto conoscere Glee <3
un bacio
LovleySev394
 

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Capitolo 2
*** Doveva essere un incubo ***


“Finn non ci posso credere!”, la voce di Rachel dietro l’anta dell’armadietto di Finn lo fece sobbalzare… ora era spacciato.
“Che c’è Rachel?”, chiese Finn tentando di sorridere.
“Credevo che noi due stessimo insieme!”.
“Ah… ah si?”, chiese lui guardando Quinn. Ancora non riusciva a crederci che gli aveva mentito su quella storia della bambina.
“Ehi Finn, pronto? Sto parlando con te!”, esclamò Rachel incrociando le braccia e guardandolo infuriata.
“D’accordo Rachel stiamo insieme, cos’è che non va?”.
“Cos’è che non va?”, esclamò lei, “Finn tutta la scuola ne sta parlando… tu e Kurt… VI SIETE BACIATI!! Non che io abbia qualcosa contro i gay dato che vengo da una famiglia di omosessuali, ma credevo che tu…”.
“RACHEL!”, gridò Finn dato che era ormai la centesima persona che li diceva la stessa cosa e dire che era successo neanche un ora prima, già lo sapeva praticamente tutta la scuola, “Rachel! O santo cielo, basta! Me lo stanno dicendo tutti! Io non amo Kurt! Io sono etero capisci? Sono etero mi piacciono le ragazze ed è stato Kurt a baciarmi, non so neanche come… oh insomma Rachel ti prego almeno tu credimi!”.
Lo sguardo di Rachel si addolcì:
“Stai dicendo la verità Finn? Guarda non me la prendo se tu…”.
“Si Rachel, si ti sto dicendo la verità ALMENO TU CREDIMI!”.
La ragazza stette un po’ in silenzio, ma dopo poco disse scandendo ogni sillaba:
“D’accordo… ti credo…”.
“Ah grazie Rachel!”, esclamò Finn abbracciandola.
“Ehi Hudson!”, gridò qualcuno che stava passando in corridoio la cui voce era molto familiare, “Non starai mica tradendo Hummell con la Berry?”.
Finn si voltò di scatto verso il ragazzo che stava  parlando e si trovò davanti… Puck! Come poteva essere?
“Puck non ti metterai anche tu a ripetere questa stupida storia! Io e Rachel stiamo insieme…”.
“Oh certo”, disse in tono scherzoso l’altro, “Oppure è solo una stupida copertura? Aahahahah”.
Finn si trattenne dall’iniziare a fare a pugni.
Non poteva essere vero tutto quello.
Non andavano già abbastanza male le cose e si doveva anche incastrare in quella storia.
Doveva essere un incubo.
 
 
Kurt Hummell tirò per l’ennesima volta il suo fazzoletto di stoffa fuori dall’taschino della giacca per asciugarsi gli occhi che non volevano saperne di smettere di piangere.
Che cosa aveva combinato?
Come aveva potuto fare una cosa del genere? Come?
Dopo che era uscito di corsa dallo spogliatoio era corso nei bagni delle ragazze perché aveva paura che se fosse andato in quello dei maschi avrebbe potuto essere picchiato, ritrovarsi con la testa infilata nel cesso o, peggio ancora, incontrare Finn.
E da quel momento era stato rifugiato dentro lo stretto cubicolo a piangere disperato.
Perché lo aveva fatto? Perché aveva baciato Finn? Non aveva pensato al casino in cui si sarebbe cacciato non lui, ma più che altro Finn? Ora tutta la scuola probabilmente era già al corrente del fatto che Kurt Hummell e Finn Hudson erano dei finocchi… e Finn lo avrebbe odiato, lo avrebbe odiato per questo. Già la sua reputazione era in bilico per la storia con Quinn e ci voleva solo questo per farlo crollare completamente.
E poi che bisogno c’era? Che bisogno c’era di illudersi del fatto che baciandolo gli avrebbe fatto capire che lo amava? Tanto lui non avrebbe mai potuto amarlo in nessun modo… perché… perché… perché si, dannazione, per quanto poteva vestirsi meglio che poteva, usare i maglioni lunghi come vestitini, ogni tanto segretamente provarsi a mettere un po’ di trucco, lui rimaneva un maschio, e i maschi devono amare le femmine… ma lui amava Finn… e non sapeva il perché, non sapeva perché proprio lui dovesse essere diverso in quel modo… perché proprio lui amava una persona che non sarebbe mai potuto essere sua. E non è che non poteva essere suo perché le loro famiglie volevano tenerli lontani o chissà cosa… non poteva essere suo per il semplice fatto che Finn amava le ragazze… e lui, come si era già ripetuto centinaia di volte... era un maschio.
 

 
 
:') snif snif devo ammettere che mentre scrivevo ascoltandomi 'A House is not a Home' cantata da Kurt mi sono commossa :3
Questo era un capitolo un po' di passaggio diciamo, ma spero vi sia piaciuto lo stesso <3
 

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Capitolo 3
*** Di nuovo ***


Finn prese un profondo respiro e aprì la porta dell’aula.
Tutti perfino il Prof. Schuester si voltarono verso di lui.
E’ no cavolo ora non ci si potevano mettere anche quelli del Glee club.
Con grande sorpresa di Finn, nessuno disse nulla e tornarono a guardare lo sparito di una canzone.
‘Per fortuna’, pensò Finn sospirando.
Si guardò meglio in torno: Kurt non c’era.
Ok forse era decisamente meglio così anche se sapeva che avrebbe dovuto parlargli per farli capire che… insomma che lui non era gay e chiedergli perché cavolo gli era venuto in mente di baciarlo, sapendo benissimo che lui aveva una storia con Rachel!
“Bene ragazzi ci siamo tutti?”, disse Will guardandosi intorno, “Aspettate ma dov’è Kurt?”.
Nessuno rispose.
Solo Puck si schiarì la voce guardando verso Finn, ma non disse nulla.
“Ragazzi avete visto Kurt oggi?”.
“Io si prof…”, disse piano Mercedes.
“Bene, vuoi dirci per favore che cosa gli è successo?”.
Mercedes balbettò:
“Mi… mi ha detto di dirvi che non sa se continuerà a venire alle prove del Glee… Dice che deve studiare…”.
“Come?”, chiese Will subito seguito da tutti gli altri che cominciarono a borbottare.
“Ragazzi mi ha detto solo questo, non so nient’altro”, disse velocemente Mercedes.
Tutti tacquero abbastanza stupiti alla notizia.
“Ok va bene ragazzi, per oggi proviamo senza di lui”, disse William.
Alla fine della lezione che passarono praticamente tutta a fare vocalizzi e scale il prof Schu disse:
“Il compito che vi do lo voglio fatto bene da tutti, quindi vi do due settimane di tempo ed è di portare una canzone da dedicare a un membro del Glee a vostra scelta, non ci dovrete a chi la state dedicando, ma dovranno indovinarlo gli altri… D’accordo?”.
 
Finn stava uscendo dall’aula quando gli si affiancò Rachel:
“Finn! Hai già in mente che canzone dedicarmi?”, chiese sorridente.
“Ah…. emmm… si, ma è una sorpresa…”, rispose lui impacciato poi si voltò verso Mercedes:
“Ehi Mercedes… mi puoi dire dove posso trovare Kurt? Devo parlargli”.
La ragazza sopirò:
“Ok mi ha detto che non dovevo dirtelo, ma quando lo visto io era in biblioteca che faceva finta di studiare mentre cercava di non piangere”.
Questa volta fu Finn a sospirare: se c’era qualcuno che doveva piangere era lui che ora per colpa di Kurt era lo zimbello della scuola!
 
“Ti posso parlare?”.
 Kurt teneva un libro di scuola davanti agli occhi ancora un po’ arrossati:
“Ciao Finn Hudson…”, mormorò.
Finn perse una sedia e si sedette aprì la bocca per parlare, ma Kurt disse velocemente:
“Mi dispiace”.
“Si…”.
“No Finn, mi dispiace davvero è stata tutta colpa mia”.
“Kurt…. So cosa ti ha portato a farlo, ma io non…”.
“No Finn non è come credi”, disse Kurt secco, “E’ stato solo per colpa di… di…”, in quel momento si sentiva così stupido così imbarazzato che disse la prima cosa che gli venne in mente, “Era una scommessa”.
Finn spalancò gli occhi:
“Una scommessa?”.
“Si…”.
“E… e… con chi hai fatto una scommessa simile?”.
“Con… con la mia ragazza”, ma che cavolo stava dicendo? Si stava solo mettendo in un altro casino!.
“HAI UNA RAGAZZA?”.
“Si…”.
“E chi??”.
“Emmm….. è Mercedes!”.
Fu come se a Finn fosse stato gettato un secchio d’acqua fredda in faccia: ma come era possibile? Aveva sempre creduto che Kurt fosse gay! E quindi l’aveva mandato in tutto quel casino facendolo diventare lo zimbello dello scuola solo per una stupida scommessa? E lui che si era già fatto tutti i viaggi di come avrebbe potuto dirgli che era etero senza spezzargli il cuore! Per pochi secdoni si era anche posto il problema che Kurt fosse innamorato di lui anche se lui non lo poteva ricambiare e gli era sembrato anche romantico… MA ROMANTICO UN CAVOLO!!!
“D’accordo”, disse lentamente, ma poi si alzò urlando, “MA SAPPI UNA COSA NON è STATA DI CERTO UNA BELLA SCOMMESSA QUINDI SARA’ MAGLIO CHE RIMEDI IN FRETTA!!”.
Così dicendo Finn uscì furioso dalla biblioteca ancora prima che la bibliotecaria potesse scacciarlo e ancora prima di vedere gli occhi di Kurt chi si riempivano di lacrime. Di nuovo.
 
 
 

Eeeeeee eccomi!!!!!! ;)
Ok perdonatemi vi pergo ci ho messo un po' a pubblicare questo capitolo che non è neanche un gran che :/
Vi prego di perdonarmi perché vi prometto che ho delle nuove idee per questa FF... <3
grazie a tutti quelli che la seguono <3 <3 <3

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Capitolo 4
*** L'appuntamento ***


“Fare finta di essere la tua ragazza?”.
Kurt e Mercedes erano nel bagno delle ragazze in un angolo per non farsi trovare da nessuno.
“Oh si ti prego Mercedes!”, la implorò Kurt.
“In che casino ti sei messo Kurt?”, chiese lei sospirando, “Non ti devi vergognare di quello che sei!”.
“Lo Mercedes, ma io sono…”, prese un profondo respiro, “Io sono innamorato di Finn”.
Mercedes si mise le mani sulla bocca:
“Ma… ma Kurt lui non…”.
“Lo so! Ed è per questo che mi sono inventato la scusa che era una scommessa con te che sei la mia ragazza per il fatto di averlo baciato…”.
“Kurt…”, mormorò Mercedes in tono amorevole abbracciandolo, “Non puoi negare quello che sei e che senti veramente”.
“Mercedes… lo so, ma ti prego aiutami. Almeno finché la situazione non si sarà ristabilizzata”.
Mercedes sospirò di nuovo:
“Eh va bene, ma a una condizione: non te ne andrai dal Glee club”.
“D’accordo accetto…grazie… sei una vera amica”.
 
Così alle prove del Glee club il giorno dopo si presentò anche Kurt.
“KURT!”, dissero tutti correndogli in contro: “Credevamo che non saresti venuto!”.
“E come avrei potuto lasciarvi? Siete persi senza di me!”, rispose lui ridendo, “Mmmm questo discorso mi sa molto di Rachel!”.
Rachel scoppiò a ridere e lo abbracciò anche lei.
L’unico che non si fece avanti fu naturalmente Finn che si limitò a fargli un cenno di saluto dato che Puck lo stava fissando come se da un momento all’altro sarebbe potuto correre in contro a Kurt e baciarlo.
“Che bello averti di nuovo dei nostri Kurt!”, esclamò Will, “Eravamo tutti seriamente preoccupati che non venissi più! per questo anche se vi ho già dato un altro compito da portare tra due settimane, ti faccio scegliere la prossima cosa su cui lavoreremo”.
“D-Davvero signor Schu?”, chiese incredulo.
“Certo! Avanti dicci un po’!”.
Kurt ci pensò un po’ poi disse:
“E’ da tanto che mi piacerebbe lavorare su i duetti dei musical quindi pensavo che potremo fare un lavoro a coppie in cui ogni a ogni coppia viene assegnato un musical e devono scegliere un duetto da cantare assieme, tipo io e Mercedes potremo…”.
“D’accordo Kurt!”, esclamò Schuster, “Sarà anche un modo per avvicinarvi un po’ ai musical anche meno famosi, però non vorrei le solite coppie di sempre… che ne dite di fare a estrazione come l’altra volta?”.
“Ah no prof Schuster!”, esclamarono tutti.
“Se finisco di nuovo con Puck mi vado a buttare in un fiume!”, disse scherzando Mercedes, “E poi io e Kurt abbiamo già una canzone!”.
“Mi dispiace ragazzi”, disse William, “Troppo facile lavorare sempre con le stesse persone i veri artisti si sanno anche adattare a persone differenti, quindi scrivete il vostro nome su un foglietto e si fa a estrazione”.
Con vari borbottii ognuno scrisse il proprio nome e lo misero nella scatola che il professore teneva in mano.
“Bene!”, disse lui pescando due biglietti, “La prima coppia è: Santana e Rachel!”.
Rachel si voltò verso Finn:
“Oh no Finn avevo già in mente una decina di duetti che avremo potuto fare assieme!”.
“La seconda coppia: Artie e Mercedes!”.
“Evvai”, esclamò Mercedes dando il cinque ad Artie poi si sporse vero Kurt mormorando:
“Mi dispiace Kurt…”.
“Va bè non importa basta che non finisca con Puck per il resto i va bene tutto…”.
“Terza coppia”, disse Schu, “Quinn e Mike!”.
Quinn sorrise a Mike.
“Quarta coppia”, continuò William, “Finn e Kurt”.
Sulla stanza calò il più completo silenzio.
“Che succede ragazzi?”, chiese il prof, “Ho detto qualcosa che non va?”.
“No nulla professore”, disse velocemente Kurt, “Sono solo un po’ deluso perché avrei voluto farlo con Mercedes e immagino anche Finn che avrebbe voluto cantare con Rachel piuttosto che con me quindi magari potremo…”.
“Va tutto bene Kurt”, intervenne Finn, “Lasciamo le coppie così troveremo comunque una bella canzone”.
Il prof Schu andò avanti a leggere, ma Kurt non capiva più nulla.
Non riusciva a staccare gli occhi da Finn che era seduto di fronte a lui, aveva veramente detto che gli andava bene stare in coppia con lui?
“Bene ragazzi”, concluse alla fine Shuster, “Ora ogni coppia scelga un Musical che nessuno dei due conosca, ve lo guardate e poi scegliete una canzone e la preparate per quando volete visto che avete già l’altro compito”.
 
Alla fine della lezione Kurt raccolse la sua borsa e si avvicinò a Finn:
“Allora che Musical vuoi fare?”, gli chiese.
“Non so io non ne conosco molti quindi mi va bene tutto”.
“Ummm… che ne dici di ‘Muolin Rouge’? Ti sembrerà strano, ma non l’ho mai visto…”.
“Ok… ma dici che ci troviamo una canzone per un duetto tra maschi? Mi sembra un po’ sdolcinata come storia…”.
“E se facessimo Les Miserables?”, chiese Kurt entusiasta.
“Ecco quello va già meglio, però tu lo consci già bene mi pare…”.
“Si, ma possiamo sempre dire che in realtà non lo conoscevamo bene… Se vuoi io a casa ho il DVD della versione del musical di Broadway ce lo possiamo vedere insieme!”.
Finn che non si era mai sentito così imbarazzato acconsentì a bassa voce:
“Ok…”.
“Va bene”, disse Kurt entusiasta, “Che ne dici di domani pomeriggio verso le 6 a casa mia? Così se vuoi puoi restare a cena, mio padre non è un cuoco eccellente, ma io me la cavo!”.
“Allora a domani!”.
“A domani Finn!”.
Appena Kurt voltò l’angolo un sorriso grandissimo si dipinse sulla sua faccia anche mentre alcuni della squadra di football che passavano lo sbattevano contro gli armadietti non smetteva di sorridere… non ci poteva credere… il suo primo appuntamento.
 
 
 

Eccomi!!!!!! *-*
Dunque dunque ecco il nuovo capitolo.... scommetto che siete tutti impazienti di sapere che cosa succederà tra Kurt e Finn a casa di Kurt.... noooooo stop con i film mentali ok?? Ahahaaahaha vedrete vedrete, ma per ora nulla di troppo scandalizzante XD
Se lasciate una recensione mi fa un'immenso piacere <3

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Capitolo 5
*** Un tranquillo film tra amici... forse... ***


Finn esitò un attimo pensando di fare dietro front e risalire sulla macchina di sua madre per tornare a casa.
Invece era li davanti alla porta di casa di Kurt con un mazzo di fiori in mano che sua madre lo aveva convinto a portare come ‘omaggio alla casa’, un modo, secondo sua madre, per ringraziare gli Hummel della loro ospitalità, un modo, secondo Finn, per rendersi ancora più ridicolo.
Si decise e suonò.
Dopo nenache un secondo la porta di aprì (evidentemente Kurt era proprio li dietro ad aspettare che Finn suonassse):
“Ciao Finn Hudson”, disse sorridendo e lanciando un’occhiata ai fiori arrossì violentemente:
“Sono… sono per me?”.
“Emm… no! Cioè si sono da parte di mia madre che ti ringrazia per l’ospitalità…”.
“Oh mio dio adoro i garofani! Grazie mille Finn!”.
Finn gli passò impacciato i fiori e Kurt andò a prendere un vaso dove metterli mentre Finn rimaneva impalato sull’uscio:
“Entra pure fai come se fossi a casa tua!”, esclamò Kurt.
Finn osservò l’amico, sembrava che dovesse andare a cena fuori per come era elegante: indossava dei pantaloni aderenti bianchi, con una cintura argentata, camicia nera strettissima e cravatta sottile intonata con i pantaloni. Finn lanciando un’occhiata a uno specchio pensò che forse anche lui si sarebbe dovuto mettere un po’ più carino, dato che i jeans consunti , le scarpe da ginnastica e la maglietta larga a righe li davano l’aria un po’ da cretino.
“Prego accomodati!”, esclamò Kurt facendo un cenno verso il grande divano.
Finn si sedette, mentre Kurt si dirigeva verso la televisione:
“Allora abbiamo detto ‘Les Miserables’ no?”.
“Aspetta!”, lo interruppe Finn estraendo un dvd da un sacchetto, “Quando ho detto a mia madre che avevi proposto ‘Moulin Rouge’ mi ha fatto una testa così su quanto fosse bello il film e quanto fossero stupende tutte le canzoni… così mi ha convinto a portare il dvd, ora decidi tu che cosa preferisci…”.
“DAVVERO POSSIAMO FARE MOULIN ROUGE ALLORA???”, gridò Kurt afferrando il dvd, “Che bello! Di a tua madre che l’adoro! Ok, allora lo metto subito….”.
Mentre Kurt armeggiava con la televisione Finn chiese:
“Quindi mentre vediamo il film possiamo scegliere una canzone?”.
“Esattamente! Ti dico subito che io posso anche fare le parti da donna”.
Finn annuì e si immaginò come sarebbe stato duettare una canzone di quelle romantiche dei musical con Kurt. Subito dopo però scacciò questa idea vergognandosi di se stesso.
Kurt fece partire il film e si andò a sedere sulla poltrona vicino al divano, tipo a 5 metri di distanza da Finn.
Finn naturalmente se ne accorse e sospirò dicendo:
“Kurt… non c’è bisogno che ti metti a 1 kilometro di distanza puoi anche venire sul divano…”.
“Dici davvero Finn?”, chiese Kurt stupito, “Non ti da fastidio?”.
“Perché dovrebbe darmi fastidio? Vieni pure”.
Kurt si alzò e si sedette sul divano esattamente dalla parte opposta di dove era Finn.
intanto il film era iniziato e non ostante Finn cercasse di stare attento a ciò che accadeva non riusciva a non sentirsi inspiegabilmente a disagio:
“Kurt…”, disse.
“Si?”.
“Non è che devi per forza stare dall’altra parte del divano, possiamo anche sederci a fianco come buoni amici”.
Sorridendo Kurt si avvicinò a Finn scivolando verso di lui mentre diceva:
“D’accordo così possiamo anche commentare le canzoni senza dovere usare il megafono per farci sentire!”.
Finn rise mentre nel film un tipo di cui non aveva capito bene il nome, un certo Zi qualcosa (Zidler come gli fece notare Kurt) cantava una canzone mentre le ballerine dal Muolin Rouge ballavano all’impazzata finché non arrivava Santine che cantava una canzone che gli sembrava di conscere:
“Ma che canzone è questa?”, chiese infatti e Kurt rispose pronto:
“E’’Diamonds are a girl's best friend’, famosa perché è stata cantata da Marilyn Monore… a me piace tantissimo!”, e così dicendo si mise a canticchiare a bassa voce.
Il film andò avanti per un po’ finché arrivò la canzone che Kurt stava aspettando con trepidazione dato che era una delle sue preferite ‘Your Song’.
My gift is my song

And this one's for you

And you can tell everybody
 
That this is your song“.
Ecco infatti che Ewan McGregor  aveva iniziato a cantare la bellissima canzone:
“Finn ascolta!”, disse Kurt di slancio, “Questa secondo me è bellissima!”.
It maybe quite simple
 
But now that it's done

Hope you don't mind
 
I hope you don't mind

That I put down in words….”.
“Peccato che non sia un duetto, però”, disse Finn.


”So excuse me for forgetting

But these things I do
 
You see I've forgotten 
If they're green or they're blue
 
Anyway the thing
 is what I really mean
 
Yours are the sweetest eyes I've ever seen”
In effetti anche Finn non ricordava esattamente di che colore fossero gli occhi di Kurt, così si voltò verso di lui… si… erano verdi… anche se sembravano azzurri… azzurro acqua ecco… proprio in quel momento si accorse che anche Kurt lo stava guardando sorridendo:
“Cos’hai da guardare Finn, ho il mascara sbavato?”.
“Emmm no…”, balbettò Finn, “Stavo cercando di capire di che colore sono i tuoi occhi…”.
Kurt sorrise ancora di più mormorando:
Yours are the sweetest eyes I’ve ever  seen…”.
La canzone era finita e sui due calò un’imbarazzante silenzio dato che i due protagonisti erano in pozione pronti a sfornare uno di quei baci super romantici che si vedono nei film.
“Come va con Mercedes?”, chiese Finn tanto per rompere il ghiaccio.
“Ah… emm… si… bene… tu con Rachel?”.
Dopo un minuto di silenzio Finn rispose:
“Non lo so… e che lei è un po’ troppo apprensiva per i miei gusti e… ecco non so se la amo veramente…”.
“Devi ascoltare il tuo cuore Finn”, disse Kurt rendendosi conto solo dopo della stupidità della frase, dato che lui era il primo che mascherava tutto ciò che li diceva il suo cuore.
“Finn….”, disse Kurt dopo un bel po’, “Potrei… ecco mi chiedevo se ti da fastidio se mi appoggio a te dato che mi è venuto un po’ di mal di testa e dovrei stendermi”.
Finn rimase fulminato. Porca miseria che cosa aveva intenzione di fare?
Ok, basta questi pensieri non avrebbero mai più dovuto passare nella sua mente e poi perché farsi dei problemi Kurt era anche fidanzato con una femmina eh. Non c’era da preoccuparsi! Forse…
“Ok”, rispose Finn pur pentendosi di ciò che aveva detto appena Kurt tirò le gambe su le appoggiò sulla spalliera del divano e lasciò cadere la testa contro il fianco di Finn, dato che era troppo basso per arrivare alla spalla.
Stettero così per un po’ anche un po’ troppo dato che Finn iniziò a sudare per quanto si sentiva imbarazzato e non aveva neanche il coraggio di muoversi di un centimetro: sentiva un penetrate profumo di pesca che proveniva dai capelli di Kurt così  gli chiese che shampoo usasasse e Kurt gli rispose che era un balsamo, anche se Finn non aveva idea di cosa fosse un balsamo… e come se non bastassero tutte quelle cose a stordirlo, avere Kurt così vicino a lui li veniva voglia di abbracciarlo come fosse stato un bambino per proteggerlo, non capiva perché ma si sentiva in dovere di proteggerlo come un padre, mentre dentro di lui passavano come in un flash tutte le volte che lo aveva buttato dentro il bidone o che lo aveva visto sbattuto contro gli armadietti o  tremante con la granita che gli colava in faccia… era così coraggioso lui… come faceva a vivere tutti i giorni un inferno così? E il bello che anche lui aveva contribuito a offenderlo e umiliarlo con Puck… ma d’ora in poi non l’avrebbe più fatto, giurò a se stesso, d’ora in poi lo avrebbe protetto:
“Kurt…”, disse piano, “Mi dispiace….”.
“Ti dispiace per cosa?”.
“Mi dispiace per tutte le volte che ti ho offeso o buttato dentro il cassonetto”.
Kurt sorrise:
“Ti avevo già perdonato il momento dopo che l’avevi fatto”.
Anche Finn sorrise:
“Kurt…”.
“Dimmi…”.
“Stai capendo qualcosa del film?”.
Dopo un momento Kurt rispose:
“No…”.
e Finn subito:
“Neanche io…”, mormorò e senza rendersene conto proseguì: “Sono troppo concentrato su di te…”.
Per tutta risposta Kurt strofinò il naso contro la maglietta di Finn sorridendo dolcemente.

 
 
AGJFRJDFHHJ *-* Scusate ma scrivere questa scena mi è piaciuto troppo è dolciiiiissssiiiima <3 <3
E poi come avrei potuto non inserire Moulin Rouge che è davvero uno dei miei musical preferiti?? xD
Spero tanto che l capitolo vi sia piaciuto anche perché, come potete vedere, il nostro CARO Finn si sta un po' facendo coccoloso *parte un'ovazione*
Al prossima capitolo!!
 

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Capitolo 6
*** Pensieri ***


Kurt si gettò sul letto.
Inutile non riusciva a togliersi qual sorriso cretino dalla faccia.
Era stata una serata non bella, bellissima, ancora meglio di come se l’era immaginata.
Lui e Finn avevano visto tutto ‘Moulin Rouge’ e avevano preso i nomi di due o tre canzoni tra cui scegliere ‘E’, pensò Kurt, ‘Tra quelle naturalmente c’era anche Come what may, che aveva proposto lui..’.
Poi Finn era rimasto a mangiare con lui e suo padre e lui si era tutto impegnato a cucinare, mentre sentiva Finn e suo padre che chiacchieravano allegramente.
E per tutta la serata Finn era stato incredibilmente gentile con lui… e gli era sembrato anche molto dolce… o forse se lo era solo immaginato…
Si era salutati come due veri amici e quando Finn se ne era andato Burt aveva chiesto:
“Tu e Finn siete solo amici oppure… “.
“No, no papà solo amici…”, aveva risposto Kurt con un sorrisetto, immaginando che evidentemente anche suo padre aveva notato il fatto che Finn era stato molto premuroso nei suoi confronti nel corso della serata.
Kurt decise di sollevarsi dal letto per iniziare i vari trattamenti di bellezza, e così si diresse verso lo specchio e mentre cercava di pensare alla crema migliore da mettersi la sua testa diceva una sola cosa:
Finn.
iniziò con applicarsi una leggere maschera e non poté che cominciare a pensare a quanto sarebbe stato bello Finn, che già lo era, se avesse anche lui fatto questi trattamenti.
Mentre si metteva la crema idratante per il viso riconobbe l’odore di arancia: oh cavolo era la crema che aveva messo a Finn prima di baciarlo.
Di nuovo si immerse nel ricordo di quando aveva allungato le sue labbra verso quelle di Finn che avevano ancora il sapore di arancia della crema che aveva leccato dal suo dito.
Era durato un secondo, ma aveva provato una sensazione che non aveva mia provato, un brivido nuovo per lui.
Finn.
Baby, I'm too lost in you…”, disse questa frase senza nemmeno pensarci.
Ei un secondo, quella era la frase di una canzone… una canzone che conosceva bene.. e l'aveva associata a Finn.
Si catapultò verso il computer e digitò la frase che gli era venuta in mente per scoprire che era un canzone che aveva sentito un paio di volte ‘Too Lost in you’.
Se la riascoltò e si accorse che riusciva a immedesimarsi in ogni singola parola di quella canzone… era perfetta, assolutamente perfetta per esprimere quello che provava in quel momento per Finn:
“Ecco”, pensò, “Professor Schuster ho travato la mia canzone per il compito della settimana”.
 
Finn si gettò sul letto.
La sua mente bolliva.
Nel tragitto di ritorno sua madre non aveva fatto altro che chiedergli all’infinito com’era andata e se erano gente carina gli Hummel.
E continuava, continuava a dirgli che lui e Kurt si sarebbero dovuto frequentare, dato che da quanto aveva sentito lui aveva perso la madre e quindi avrebbe potuto trovare un amico che avesse un po’ di solidarietà e di certo un po’ più sensibile di Puck, che non gli andava proprio a genio.
“Mamma basta piantala! Che cosa vuoi adesso che mi ci fidanzi con Kurt?”, gridò Finn facendo sobbalzare sua madre, “E poi è fidanzato con Mercedes…”, borbottò.
“Santo cielo Finn, ma che ti prende! Stavo semplicemente dicendo che sarebbe potuto essere un buon amico tutto qui…”.
Finn prese un profondo respiro:
“Si scusami mamma, è solo che sono un po’ stanco”.
E così ora era li, steso sul suo letto, che rifletteva sugli avvenimenti della giornata.
La sua mente scoppiava di pensieri molti dei quali non si riusciva nemmeno spiegare.
Perché aveva lasciato che Kurt si prendesse tanta confidenza con lui?
Non erano mai stati particolarmente amici, ma lui era capace di farlo sentire così inspiegabilmente a disagio ogni volta che gli era vicino…
Di nuovo ebbe la visione di Kurt con i suoi pantaloni bianchi aderenti che aveva notato gli stavano così maledettamente bene, che appoggiava la testa contro il suo fianco provocandogli un’improvvisa scossa di calore.
Prese il cellulare e vide due nuovi messaggi… il primo era di Rachel:
Buonanotte Finn, mi manchi tanto… ti amo <3
Rachel’
Il secondo era di…
Ciao Finn, si ho il tuo numero… volevo solo ringraziarti per la bella serata…
ci vediamo domani…
Kurt’
Finn sospirò e rispose prima a Recel:
Buonanotte a domani’, dato che non aveva voglia di tirare fuori qualche frase sdolcinata.
E poi rispose a Kurt.
in effetti passarono ben dieci minuti in cui pensò a come formulare la frase, per non sembrare troppo confidenziale, troppo distaccato, troppo appiccicoso, troppo contento, troppo indifferente…
Alla fine scrisse:
Ciao Kurt, grazie a te per l’invito, mi sono divertito…”.
Poi aggiunse senza neanche rendersene conto:
… sei speciale”.
Solo dopo avere inviato il messaggio e riletto si accorse che l’ultima frase non centrava proprio un tubo e che non avrebbe dovuto scriverla.
Pregò che Kurt non rispondesse, ma dopo pochi secondi ricevette un altro messaggio:
Anche tu sei speciale Finn… credo che potremo diventare grandi amici!”.
Ok, per fortuna Kurt non aveva troppo frainteso il suo messaggio e l’aveva semplicemente preso come un messaggio come tutti gli altri.
per fortuna.
 
“OH SANTO CIELO!!!!”, Kurt era in piedi sul letto con il cellulare ancora in mano, “MI HA DETTO CHE SONO SPECIALE!!! Oh mio dio, allora forse… forse… oh no no non voglio neanche pensarlo… ma…. AAAAAAAHH NON CI POSSO CREDERE!!”, così dicendo prese a saltellare sul letto stringendo il cellulare ancora aperto sul messaggio di Finn, “Si si si si!! Si è divertito e poi quel ‘sei speciale’ cioè no parliamone… mia detto che sono speciale! Oh dio!!!! SIIII!!! YEHHHH!!!”.
 
Ripensandoci Finn concluse che se conosceva almeno un po’ Kurt, il suo messaggio non l’aveva di certo preso come un messaggio come tutti gli altri.
 
Proprio no.
 
 

Buona sera a tutti!!! Che ne dite di questo nuovo capitolo?
Noiosetto vero??
Non lo so io non sono troppo convinta, ma lascio giudicare a voi e comunque vi prometto che aggiornerò presto anche se direi già che si capisce in che direzione sta andando la storia... muahahahahha FURT!!!!! FUURT!!!! <3 <3 <3
Grazie grazie mille a tutti quelli che recensiscono o che avranno voglia di recensire è grazie a voi che lo storia va avanti :')
 
 

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Capitolo 7
*** Too lost in you ***


O SANTISSIMA GAGA!”.
“Che?”, chiese Mercedes ridendo.
“’O santissima Gaga’, famossisma esclamazione delle persone normali come me”, rispose Kurt anche lui ridendo mentre lui e Mercedes uscivano dall’aula dell’ultima ora per dirigersi verso l’auditorium dove si sarebbe tenuta la prova del Glee, dato che da quel giorno avrebbero dovuto portare le canzoni da dedicare a qualcuno.
“Comunque”, disse Mercedes, “Di cosa sei tanto impressionato da arrivare a dire ‘O santissima Gaga’?”.
Kurt ritornò serio:
“Ecco Mercedes… è per la canzone che devo cantare… sono un po’ agitato….”.
“Ma avanti! Sei Patti Loupon al maschile praticamente! Sarai grande!”.
“No, in realtà sono agitato per come potrebbero reagire gli altri alla mia canzone, che volevo dedicare a…”, poi si guardò intorno per controllare che nessuno gli stesse ascoltando, “… a Finn…”:
“O SANTISSAMA GAGA!”, esclamò questa volta Mercedes”, non ci posso credere! Ma sei sicuro? Che canzone vuoi porte? Non dirmi ‘Touch-a touch-a touch me’  del Rocky Horror? Ti ci vedo proprio con Finn che fai ‘Toucha toucha toucha touch me, I wanna be dirty!!!!”.
Kurt alzò gli occhi al cielo:
“Non scherzare Mercedes, davvero è una questiona seria… Volevo cantargli ‘Too lost in you’, ma non so…. se poi lui non ricambia, cosa al novantanove per cento probabile, ci faccio la figura del deficiente…”.
“Hai ragione anche tu…”, sospirò Mercedes, “Se no potresti sempre dire che in realtà è per me dato che gli hai detto che sono la tua fidanzata”.
“Si… si è vero potrei fare così…”.
Mercedes si fermò e lo guardò negli occhi:
“Sei veramente coraggioso Kurt, io non so se riuscirai nemmeno neanche a pensare a fare una cosa del genere, pensando alle conseguenze”.
“Mica voglio rimanere vergine per tutta la vita! Prima o poi ci dovrò provare con qualcuno!”, disse Kurt in tono scherzoso.
“Aahahahaahha ma dov’è finito il Kurt romanticone di sempre?”.
“Lo vedrai tra molto poco”, disse lui facendogli l’occhiolino, “ Speriamo che Rachel non mi uccida, temo lei più di tutto il resto…”
“Vedrai che andrà benissimo….”.
“Si”, si ripetè Kurt, “Si andrà benissimo…”.
 
“Allora ragazzi chi vuole iniziare a cantare? Qualcuno è già pronto”.
Kurt chiuse gli occhi un secondo: doveva farlo, doveva farlo per Finn, poteva anche sembrare un maschio non molto virile, ma il coraggio ce l’aveva, il coraggio con il quale tutte le mattine si vestiva come piaceva a lui senza badare al fatto se gli altri l’avrebbero preso in giro, sbattuto contro gli armadietti, se tutti i maschi al suo passaggio si sarebbero ritratti come se fosse potuto saltare loro addosso da un momento all’altro mentre le femmine lo guardavano ridacchiando. Pensò a suo padre che gli diceva sempre che qualsiasi cosa fosse successo, di non vergognarsi di quello che era, di quello che provava. E lui amava Finn. E avrebbe cantato quella canzone. E l’avrebbe cantata per lui. Al diavolo tutto il resto.
“Professor Shu”, esclamò alzando la mano, “Sono pronto con una canzone!”.
“Ah molto bene Kurt! Allora tutti attenti adesso, Kurt ci canterà la sua canzone e dovrà cercare di far capire la persona a cui la sta dedicando e perché… e poi sentiamo se riuscite a indovinare… d’accordo?”.
Tutti annuirono.
Kurt salì sul palco e scambiò qualche parola con l’ormai storico pianista per accordarsi su alcuni punti della canzone.
Intanto Rachel aveva preso la mano di Finn:
“Vedrai la canzone che ho preparato per te…”, mormorò, “esprime esattamente perché io e te siamo la coppia perfetta…”.
Kurt intanto era arrivato al centro del palco e tutti tacquero.
Kurt chiuse di nuovo gli occhi e incominciò:
“You look into my eyes
I go out of my mind
I can't see anything
Cos this love's got me blind
I can't help myself
I can't break the spell
I can't even try…”.
Aveva cantato piano con la voce quasi sussurata mentre il pianoforte faceva sotto i suoi accordi, si figurava gli occhi di Finn che lo guardavano così penetranti, e così aprì gli occhi e gli spostò subito su quelli di Finn:
“I'm in over my head

You got under skin 

I got no strength at all

In the state that I'm in 


And my knees are weak
 
And my mouth can't speak 

Fell too far this time ...”.
Finn non ci poteva credere… Kurt stava guardando lui. Lo stava guardando mentre cantava quella canzone, con la sua voce che in quel momento non era come sempre, ma era più bassa, più avvolgente, più….

Baby, I'm too lost in you
 
Caught in you
 
Lost in everything about you 

So deep,
 I can't sleep

I can't think
 
I just think about the things that you do
I'm too lost in you”.
E Kurt pensava a tutte le volte che nel mezzo della notte era sveglio, con le lacrime agli occhi mentre abbracciava il cuscino così desideroso di ricevere un po’ di calore, di sentirsi meno solo, che ci fosse qualcuno che gli sussurava parole dolci per rassicurarlo, che gli dicesse che lo amava. E desiderava sempre così disperatamente che quel qualcuno fosse Finn.

ooh 
Well you whispered to me

And I shiver inside
 
You undo me and move
me 
In ways undefined
 
And you're all I see
 
And you're all I need
 
Help me baby
Help me baby “.
Finn non cercò neanche di guardare gli altri per vedere se anche loro si erano accorti del fatto che Kurt stava guardando proprio lui, sentì solo che la stretta di Rachel alla sua mano si faceva sempre più fioca, ma non se ne rese neanche tanto conto tanto era impegnato ad assorbire ogni parola che diceva Kurt… era la prima volta che qualcuno li dedicava una canzone d’amore ed era… bellissimo.
“
Cos I'm slipping away
Like the sand to the tide
 
Falling into your arms
 
Falling into your eyes
 
If you get too near
 
I might disappear
 I might lose my mind
Kurt si accorse che gli occhi li bruciavano e già si riempivano con le prime lacrime, mentre sentiva tutti gli occhi su di lui, tutti i respiri mozzati, l’aria che si faceva calda e soffocante e i suoi occhi dentro quelli di Finn e quelli di Finn dentro i suoi.

”Baby, I'm too lost in you
 
Caught in you

Lost in everything about you
 
So deep, I can't sleep
 
I can't think 

I just think about the things that you do

I'm too lost in you
Ed ecco di nuovo il ritornello, quelle maledette parole che si imprimevano dentro di lui, che lo facevano quasi tremare all’idea che qualcuno… non qualcuno, ma Kurt…. le stava cantando per lui. E non ostante tutto, non ostante il disagio, l’imbarazzo, il desiderio che finisse presto per vedere cosa sarebbe successo dopo… Finn Hudson non riusciva a staccare gli occhi da Kurt Hummel.


”I'm going in crazy in love for you baby

I'm going down like a stone in the sea 

Yeah, no one can mess with me
Oooh, my baby

Oooh, baby, baby”.
Ecco si ora Kurt ne era sicuro stava piangendo, sentiva i rivoli caldi sulle guancie, non sapeva bene neanche perché lo stesse facendo, forse per paura di quello che sarebbe potuto succedere dopo, perché cantare quella canzone li davanti a tutti rivolta a Finn era come gettarsi nel vuoto ad occhi chiusi:
Baby, I'm too lost in you

Caught in you
 
Lost in everything about you
 
So deep, I can't sleep
 
I can't think

I just think about the things that you do
I'm too lost in you


I'm lost in you

I'm lost in you
 
I'm lost in everything about you
 
So deep
I can't sleep

I can't think

I just think about the things that you do

I'm too lost in you 

Too lost in you.”.
Appena la musica finì nessuno disse nulla per qualche secondo.
Poi piano piano partì un discreto applauso.
Anche Shuster si sentiva dato che Kurt stava praticamente piangendo e tutti si erano voltati a guardare Finn che era più immobile di una mummia imbalsamata.
“Em… ragazzi?”, disse William schiarendosi la voce, “Dunque, allora cosa ci vuole trasmettere Kurt con questa canzone?”.
Puck rispose pronto:
“Che è un fottuto finocchio che ci prova con Finn!”.
Finn aprì la bocca per dire qualcosa, ma non ne uscì alcun suono.
“PUCK!”, gridò invece Schu, “Ti sembra questo il modo di esprimerti?”.
Santana ridacchiò:
“Bhe prof, quello che voleva dire Noa è chiaro e direi che siamo tutti d’accordo sul fatto che Porcellana Hummel ha cantato una dolce serenata a Balena Hudson”.
“No!”, intervenne Mercedes perché vedendo la faccia di Kurt e le lacrime che continuavano a scendere dai suoi occhi sentiva di dover difendere Kurt, “No… io so che non è vero…. giusto Kurt?”.
Kurt per un secondo pensò a cosa dire e poi boccheggiò:
“Eh no…. Mercedes a no… in realtà l’ho dedicata a lei… ci siamo fidanzati…”.
“COSA?”, chiesero tutti in coro.
“E’ vero!”, si affrettò a confermare Mercedes.
Nessuno disse nulla.
“Ok… emmm”, tentò William vedendo che la tensione era alle stelle, “va bene per oggi basta eh, vedremo chi canta la prossima volta….”.
 
 
Mentre tutti uscivano Kurt rimase come un palo da solo in mezzo al palco:
“Ehi Kurt…”, disse Schuster non appena tutti fossero usciti, “C’è qualcosa che mi vuoi dire…”.
“Ho fatto la peggior cretinata della mia vita,  professore…”, disse lui mettendosi a piangere definitivamente.
“Kurt…”, disse Will passandogli un fazzoletto, “Sai cosa ti dico? Sei stato davvero bravo e credo invece che tu abbia fatto la cosa più giusta… a parte alla fine… Dopo tutto quello che hai fatto e il coraggio che hai avuto perché mentire? Si capisce cosa provi per lui, Kurt… e non te ne devi vergognare… non te ne dovrai mai vergognare…”.
“Grazie professor Schu… magari riesco a becccarlo in corridoio se mi sbrigo”, e così uscì di corsa e attraversò la scuola ancora con le lacrime agli occhi, ma un sorriso sulle labbra.
 
“Finn!”, finalmente Kurt era arrivato davanti al armadietto di Finn, che stava armeggiando per chiuderlo. Il corridoio era vuoto.
“Finn ti devo parlare…”.
“Si anche io ti devo parlare…”, disse veloce Finn.
“Dimmi…”, disse piano Kurt.
“No prima tu…”, ribattè Finn.
Kurt annuì senza però dire nulla.
“Finn… ti volevo solo dire che…”, tirò il respiro e disse tutto d’un fiato, “Non ho detto la verità la canzone che ho cantato prima era per te”.
“Si…”, mormorò Finn, “Si… bhe non è stato molto difficile capirlo…”.
“Che stupido che sono, direi di no: ti ho fissato per tutto il tempo! Scusa… ti ho messo in imbarazzo probabilmente…”.
“No”, ribattè Finn, “No è stato… è stato bello…”.
Kurt annuì:
“Cosa volevi dirmi?”, chiese.
“Ecco io volevo… volevo dirti che si, la canzone era… era molto bella… sei stato proprio bravo…”.
“Grazie”, disse Kurt arrossendo leggermente e abbassando la testa, “l’ho scelta, perché…”.
Ma non poté finire la frase perché sentì le labbra di Finn improvvisamente sopra le sue e sentì il tonfo degli spartiti che teneva in mano che cadevano per terra spargendosi per tutto il pavimento.
Durò solo un secondo Finn si staccò subito, aveva il viso sconvolto le labbra umide:
“Io…”, mormorò, “io non so cosa mia sia preso… scusami ora devo andare”.
E corse fuori dal corridoio lasciando Kurt di fronte al suo armadietto, con la bocca spalancata e tutti gli spartiti sparsi intorno a lui.
Era stato così dannatamente romantico.



Come credo che la persona a cui mi sto riferendo abbia capito fin dalll'inizio ;)  (tu e e i tuoi 'O SANTISSIMA GAGA' <3) Dedico questo capitolo alla fantastica e gentilissima Tallutina *-* (grazie davvero per tutti i complimenti che mi fai sempre, ti adoro!!!) 
Sepero che a lei sia piaciuto dato che mi ha dato l'idea di enserire la canzone 'Too Lost in you' e spero che sia piaciuto anche agli altri..
eeeee... colpo di scena... taattatatatataaaaa... FINN HA BACIATO KURT!!!! ma vedrete, vedrete....
un bacio a tutti e grazie per il vostro supporto *-*
 
 

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Capitolo 8
*** Pronto? ***


Finn compose per quella che sarebbe potuta essere la ventesima volta il numero di Kurt.
Ormai lo sapeva praticamente a memoria.
Rimase a lungo a fissare il numero.
Non si era mai sentito così in difficoltà in vita sua.
Dopo tutto la sua routine quotidiana, non era mai stata nulla di terribile: scuola, Glee, Footbal, mangiare, dormire, scuola, Glee…
Insomma non c’erano mai ‘grandi calamità’ che scuotessero la sua vita assolutamente ordinaria.
Ok, qualche cotta per qualche ragazza, un brutto voto, la paura per un interrogazione… di certo cerano quelle piccole cose che ogni tanto lo sconvolgevano.
Ma questa… questa era indubbiamente la peggiore.
Schiacciò il testo della chiamata senza nemmeno accorgersene.
Il telefono squillò e dopo poco rispose una voce virile:
“Pronto casa Hummel?”.
“Salve signor Hummel”, disse Finn pronto capendo subito che non poteva trattarsi della voce di Kurt, “Sono Finn un amico di Kurt… mi chiedevo se potrei parlargli?”.
“Certo”, rispose Burt iniziando a scendere la scale per andare nella camera di Kurt, “Un secondo solo”.
Finn sentiva i pesanti passi di Burt e a un certo punto sentì anche una leggere musica di sottofondo… la musica di un pianoforte che suonava una melodia che gli sembrava di conscere…
“Kurt è per te”, sentì che Burt diceva.
Il pianoforte si interruppe.
“Chi è?”, chiese quella che senza ombra di dubbio era la voce di Kurt.
“Un tuo amico: Fil, mi sembra”.
“Ah… Finn…”.
A Finn venne quasi in mente di buttare giù la cornetta, perché solo in quel momento gli attraversò la mente il pensiero di cosa diavolo avrebbe detto a Kurt:
“Ciao Finn Hudson”, Finn dovette riprendersi perché Kurt aveva risposto:
“Ciao Kurt… emmm …. che musica ascoltavi”.
“Ah no stavo suonando il pianoforte”.
“Suoni il pianoforte davvero?”.
“Si…”.
“Em… Figo! Che cosa suonavi?”.
“My Heart will go’, da Titanic”.
“Ah si…”, Finn aveva una vaga idea di quel film, se ne ricordava solo alcune scene intervallate da lui che si addormentava mentre una tipa coi capelli rossi e un biondino facevano lunghissimi e noiosissimi dialoghi.
“Sai almeno cosa sia Titanic? Almeno una vaga idea?”, chiese Kurt in tono scherzoso.
“Ma certo… emm… è quello su cui su Facebook ci fanno tutte le parodie con Voldemort di Harry Potter che dice ‘Sto volando, sto volando’?”.
“Emm…”, disse Kurt ridacchiando, “Si è quello”.
“Ah… emmm… figo… Perché mi hai chiamato?”.
“Veramente sei tu che mi hai chiamato Finn…”.
“Ah già… allora perché ti ho chiamato?”.
“Perché?”.
“Cosa?”.
“Perché cosa?”.
“Ho detto ‘cosa’?”.
“Si…”.
“Davvero?”.
“Davvero…”.
“Ma guarda… buffo vero?”.
“Buffo…”.
La conversazione non aveva alcun senso ed entrambi ne erano più che consapevoli.
“Scusa”, disse a un certo punto Finn.
“Scusa per cosa?”.
“Scusa perché ti ho chiamato inutilmente… non so neanche io bene cosa dirti”.
“Be non so abbiamo tanti argomenti di conversazione… ad esempio: hai visto la nuova copertina di Vougue?”.
“Accidenti me la sono persa!”, esclamò Finn cercando di sembrare veramente deluso, “Magari me ne puoi dare una copia…”:
“Ero ironico Finn Hudson, lo so bene che di moda te ne importata tanto quanto a me importa di Footbal”.
Di nuovo calò il silenzio:
“Allora…. ci vediamo domani…”.
“Ok… d’accordo…”.
Finn mise giù il telefono.
Perfetto.
Figura di merda.
Kurt mise giù il telefono.
Perfetto.
Non era mai stato così innamorato in vita sua.
 
Ed ecco che dopo pochi secondi che avevano messo giù, il telefono di casa Hummell suonò di nuovo:
“Rispondo io papà!”, gridò Kurt.
“Pronto?”, disse sollevando la cornetta.
“Ciao Kurt… sono di nuovo io…”.
“Ciao Finn, da quanto tempo!”.
“Si lo so, scusami, ma mi sono ricordato che devo dirti una cosa…”.
“Dimmi pure”.
Per un po’ Finn non disse nulla, ma poi iniziò a parlare tutto d’un fiato:
“Io non riesco più a capire cosa provo Kurt… non ho idea del perché io ti abbia baciato e… mi dispiace… Ma io amo Rachel”.
“E’ tutto a posto Finn. Lo sapevo. Me ne farò una ragione”.
“Mi dispiace davvero Kurt…”.
“E’ tutto a posto”, ripeté Kurt mentre gli occhi iniziavano a bruciarli, “Non che mi sia mai fatto troppe illusioni, so benissimo che per… per quelli come me è sempre difficile, che prima o poi ci capita di innamorarci degli etero… ma mi passerà Finn vedrai, tu… non pensarci va bene? Se preferisci possiamo anche tenere le distanze per un po’, così non ti potrei sentire in imbarazzo. Stai pure con Rachel, siete una coppia bellissima, state benissimo assieme… tu sei… sei così bello e alto e lei è una cantate bravissima… vi auguro tutta la felicità del mondo”, disse questo piangendo.
“Kurt…”, disse Finn che non trovava altre parole, “Kurt… Kurt … Kurt smetti di piangere per favore… ascolta: domani… alla fine delle lezioni… di fianco allo stanzino dei bidelli… devo parlarti faccia a faccia eh? Ok?”.
“Ok”, mormorò Kurt con un filo di voce.
“Ok”, ripeté Finn, “A domani”.
“Finn Hudson…”, disse Kurt in un singhiozzo, “Io ti amo”.
“Lo so…”, mormorò Finn prima di attaccare.
 
 
 

RISE EVERYWHERE I'M NOT DEAD! (ok non so perché ho scritto questa frase)
Ecco il nuovo aggiornamento proprio oggi in onore della 'giornata nazionale contro l'omofobia', vi rispiarmo tutta la pappardella in cui esprimo tutto il mio disprezzo per le persone che odiano e prendono in giro i gay, credo che i miei amici di Facebook mi odino perché ho postato un post lungo 10 kilometri in cui difendevo i gay e disprezzavo gli omofobi...
coomunque spero che il capitolo vi sia piaciuto ;)
Alla prossima dunque e non dimentico di ringraziare sempre tanto tutti coloro che recensiscono o seguono la storia *-*

 
 

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Capitolo 9
*** Sapore di lacrime ***


“Kurt Hummel”.
Kurt sobbalzò.
“Kurt Hummel stai ascoltando? Qual era la morale che Oscar Wilde voleva trasmettere nel ‘Principe felice’?.
“Emmm…”, disse Kurt spostando gli occhi su Mercedes che gli stava cercando di suggerire, “Che…. che il principe era felice?”.
La prof alzò gli occhi al cielo:
“Hummel smettila di distrarti che cosa succede oggi? Non chiacchieri, però te lo leggo negli occhi che stai pensando ad altro… Concentrati sulla lezione!”.
“Scusi”, mormorò Kurt.
In effetti la sua mente fin dalla prima ora stava decisamente pensando ad altro… o meglio a qualcun altro… che non era di certo Oscar Wilde …
 
“Finn Hudson!”.
La voce della prof di Scienze risuonò metallica nell’laboratorio.
“Hudson ma che diavolo sta combinando!”.
In effetti Finn, già impacciato di suo, si era distratto un attimo e la provetta che teneva in mano si era rovesciata sul banco.
“Mi scusi prof…”, disse mentre cercava goffamente di pulire.
“Ti voglio qui con la testa Hudson! Quando si fa un esperimento non si può stare a pensare ad altro!”.
Finn non fece in tempo a scusarsi di nuovo che la campanella della ultima ora suonò.
Ok.
Il momento di affrontare ciò a cui stava pensando dal istentante in cui aveva messo giù il telefono: parlare con Kurt.
 
 
“Sembri un medico”.
“Che?”.
“Sembri un medico…. per il camice intendo”.
Kurt e Finn erano davanti allo stanzino dei bidelli dove si erano dati appuntamento perché era una delle zone meno popolate della scuola (infatti il corridoio era vuoto).
“Ah si torno ora dall’laboratorio di scienze… abbiamo versato acido sulle rane morte per vederne la reazione… interessante davvero!”.
“Bello…”, disse Kurt con lo sguardo vacuo troppo impeganto a osservare le sfumature degli occhi di Finn.
“Bene!”, disse Finn così forte che praticamente sputò in faccia a Kurt.
In effetti non se ne erano resi conto, ma si erano entrambi avvicinati molto.
“Oddio scusa!”, disse impacciato vedendo che Kurt aveva strizzato gli occhi probabilemnte per evirare gli schizzi della bava dell’altro.
“Ma no fa niente…”, disse Kurt sorridendo.
Si guardarono in silenzio.
“Allora…”, iniziò Kurt.
“No aspetta”, lo fermò Finn, “ti ho chiamato qui perché sono io che ti devo parlare quindi folletto stai zitto per un paio di minuti ok? Finché non ho finito…”.
“Perché mi chiami ‘folletto’?”, disse Kurt arrossendo.
“Allora folletto! Mi deludi! Due minuti in silenzio ok?”.
Kurt annuì sospirando.
“Bene…”, disse Finn questa volta con meno foga per non sputarli di nuovo in faccia, “Kurt davvero non so come dirtelo… io NON sono gay, ok? Non mi sono mai piaciuti i maschi, insomma è assurdo anche solo pensarlo per me.. mi sembra… strano”.
Kurt continuava ad annuire… era così che pensava allora che fosse? Strano? Come se l’avesse deciso lui di diventare ‘strano’ a quel modo.
“No… no scusami lo so che ti da fastidio se dico che è ‘strano’, ma devi capirmi Kurt davvero… io.. non… so.. perché…”, Finn balbettava mentre gli occhi iniziavano a riempirsi di lacrime, “E.. che è davvero così strano per me sai Kurt? Perché io non sono gay… te lo giuro non lo sono… ma… tu.. tu sei così… così perfetto…”.
Kurt non fece in tempo a stupirsi che le labbra di Finn si erano premute sulle sue e sentì le braccia tremanti del ragazzo che lo tiravano verso di se e le lacrime calde dell’altro che gli bagnavano le labbra. Kurt non riusciva neanche a respirare neanche a pensare. Stava sospeso come nel vuoto aggrappato a Finn i loro visi vicinissime la lacrime di uno che si mischiavano insieme a quelle dell’altro.
Ma di improvviso Fnn fece un passo indietro e si voltò di spalle respirando velocemente:
“E ora…”, mormorò Kurt, “E ora cosa farai? … te ne andrai di nuovo lasciandomi da solo e fingendo che sia stato tutto uno stupido incidente?... Ti prego… non farlo… ho bisogno di sentirti dire che mi potrai amare…”.
Finn senza rispondere aprì la porta dello stanzino dei bidelli e prese per mano Kurt:
“Vieni…”, disse veloce, “Voglio che nessuno ci veda...”.
“Che cosa…”, tentò di dire Kurt, ma Finn rispose secco:
“Zitto folletto. Sette minuti in paradiso. Ora. Solo io e te”.
E se Kurt non svenne sul momento fu davvero un miracolo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 


E WALAAAAAA!!!!
Innanzitutto: AUGURI CHRIS!!!!!! <3 <3 <3
Eeeesatto il nuovo aggiornamento è proprio in onore del compleanno del nostro amato Chris Colfer <3 (quanto lo adoro io quell'attore)
Scusate per la mia 'piccola' assenza, ma la scuola è molto pensate ora che si sta avvicinando la fine...
cooomunque passando al capitolo... ummm finale mooolto aperto.. ho come il sospetto che la prossima scena sarà divertente da scrivere... xD
Ancora auguri per Chrisss!!!! <3 <3
Grazie a tutti voi vi adoro :3

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Capitolo 10
*** Sette minuti in paradiso ***


Lo stanzino dei bidelli era piccolo e angusto.
Praticamente buio a parte per una piccola finestrella vicino all’armadio con tutte le scope.
Finn dopo aver chiuso bene la porto si voltò in cerca di Kurt ma inciampò in qualcosa e cadde travolgendo una serie di oggetti probabilmente usati per le pulizie delle bidelle.
Kurt non poté fare a meno di scoppiare a ridere mentre si chinava per aiutare Finn a rialzarsi:
“Hai mai pensato di andare allo show delle persone più impacciate sulla faccia della terra?”.
Per tutta risposta Finn invece di alzarsi in piedi si mise a sedere tra le scope e i detersivi e tirò Kurt per il colletto facendolo sedere a cavalcioni sopra di lui e mormorando:
“E tu hai mai pensato di andare allo show per la persona più dannatamente sexy sulla faccia della terra?”.
“Stupido…”, sussurrò Kurt prima di sporgersi verso Finn e premere la sua bocca su quella del ragazzo.
Istintivamente Finn tirò Kurt ancora più contro di se e contribuì anche lui al bacio facendo scivolare la sua lingua nella bocca dell’altro.
L’aria si fece calda intorno a loro. Kurt gemeva lievemente tra un bacio e l’altro mentre Finn si accorgeva di quanto sentire i sospiri di Kurt e il suo respiro che si stava facendo ansimante lo stessero facendo impazzire. Così scese più in basso e cominciò a baciare il collo di Kurt che stava immobile con gli occhi chiusi, le labbra semi aperte ancora calde e rosse per il bacio.
La pelle del ragazzo era così morbida e così vellutata, aveva un odore e un sapore perfetto
‘Chissà quanti litri di crema idratante deve usare’, pensò Finn cominciando a mordicchiare la pelle del collo di Kurt che non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un gemito più forte degli altri e aggrapparsi al compagno.
Dopo un po’ che lavorava sul collo Finn si distaccò un poco per ammirare la chiazza rossa che aveva lasciato, Kurt lo stava guardando e sussurrò con il poco fiato che aveva:
“Maledizione Hudson domani dovrò giare con dieci strati di sciarpe…”.
Finn rise e Kurt strofinò il naso contro quello dell’altro per poi scendere con le labbra verso il collo.
“Non ci provare nemmeno folletto, non potrai mai essere bravo come me…”, sogghignò Finn.
Kurt si fermò alzando un sopraciglio:
“Lo credi veramente?”.
“Ovvio!”.
“Stai per scommettere sulle capacità seduttive di Kurt Hummel, ne sei consapevole vero Hudson?”.
“Vediamo di cosa sei capace piccolo…”, disse Finn sempre sogghignando.
Kurt lo fulminò con lo sguardo, poi invece di avventarsi sul suo collo, lo fece alzare e lo sbatté contro una delle pareti e si schiacciò contro di lui baciandolo con foga.
Finn era alquanto stupito di questa improvvisa svolta, ma si lasciò andare.
Kurt intanto stava passando una mano tra i capelli di Finn e la fece scorrere sul viso, sul collo, fino ad iniziare a percorrere il torace.
Finn se ne accorse e sperò che Kurt si fermasse, ma la sua mano stava lentamente andando sempre più giù… sempre più fino a che…
OH PORCA MISERIA!
“Kurt…”, disse Finn tra le labbra dell’altro mentre il suo respiro si faceva affannoso, “Kurt…. non è giusto mica è… mica è valido questo!”.
Kurt lo guardava trionfante mentre la sua mano accarezzava la parte alta dei pantaloni di Finn:
“Allora ti arrendi e ho vinto io?”.
Finn si avventò su di Kurt baciandolo affannosamente e mormorando:
“Ok, ok hai vinto tu… ora non ti fermare…”.
Kurt sorrise contento della vittoria, mentre sentiva questa volta Finn gemere sotto di lui e stringerlo contro di se.
E in quel momento…
Proprio in quel momento…
Mentre Kurt era completamente addosso a Finn e entrambi staccavano le loro lingue solo per riprendere fiato.
In quel momento…
La porta si aperse.
Entrambi se ne accorsero perché vennero invasi da un fascio di luce.
Kurt si girò lentamente sperando con tutto se stesso che non fosse qualcuno del Glee, o peggio ancora Sue Sylvester o il prof Schu….
Tirò un sospiro di solievo quando vide sulla porta la figura massiccia della bidella.
La poveraccia li guardava a bocca spalancata, in mano secchio e strofinaccio.
Ci furono alcuni secondi che Finn e Kurt (e anche la povera bidella) ricordarono come i più imbarazzanti della loro vita.
Finché la donna aprì la bocca per parlare ma riuscì solo a dire:
“Ma che diavolo…”, poi riconobbe Finn, “HUDSON! Ma tu sei Finn Hudson della squadra di footbal!”.
“Emm… salve...”, disse Finn facendo un passo avanti e tentando di uscire.
“E tu sei Kurt Hummel!”, proseguì la bidella, “Sicuro! Il tipo che se ne va in giro vestito in quel modo assurdo e che tiriamo sempre fuori dai bidoni della spazzatura!”.
Kurt degluttì:
“Si sono io…”.
La donna li guardò di nuovo costernata:
“Che cosa diavolo stavate facendo?”.
“Emm…”, mormorò Kurt, “non… non si capiva?”.
“Ma certo che si capi….”, esclamò la bidella poi, però, sospirò scuotendo la testa, “Lo sanno i vostri genitori?”.
Entrambi scossero la testa all’unisono.
“I vostri amici?”.
Di nuovo tutti e due scossero la testa, Finn con più convinzione.
“Qualcuno lo sa?”.
“No…”, mormorò Kurt.
La bidella sospirò di nuovo e dopo poco disse:
“Sentite ragazzi… ora vi lascio andare e non dirò niente al preside né a nessun’altro.. posso capire che sia difficile per voi e che vogliate dirlo a tutti solo quando ve la sentite… ma non voglio più beccarvi qui a fare queste cose d’accordo? “.
Entrambi annuirono:
“Grazie signora…”, disse Kurt piano.
“Si grazie…”, ripeté Finn.
“Bravi… e ora andate! Forza!”.
Kurt e Finn si avviarono a testa bassa per il corridoio.
Arrivati in fondo Finn guardò l’orologio si avvicinò a Kurt e gli sussurrò mordicchiandoli l’orecchio:
“Mi devi ancora due minuti Hummel”.
E così dicendo voltò a destra e cominciò a scendere le scale mentre Kurt rimaneva fermo a guardarlo andarsene, ancora un po’ intontito.
 
 
 

*si schiarisce la voce*
Em em em..... Salve a tutti!!!!
Devo dire che la parte più difficile nella scrittura di questo capitolo è stata quella di aprire altri file tutte le volte che entrava mio padre... xD
Coooomunque questo è forse il primo capitolo degno del rating arancione che ho messo... golm spero di averlo scritto bene, non mi sento molto 'pratica' in queste cose...
Ahahahaah va be dai lascerò giudicare a voi!!! :)
E se mi lasciate una recensione mi fa davvero piacere <3 (intanto ringrazio per la 1000 volta coloro che me le mandando sempre... vi adoro!) <3

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Capitolo 11
*** Solo un sogno? ***


 
Freddo.
L’unica cosa che Kurt riusciva a sentire era il freddo.
Freddo dei pezzi di granita che gli scendevano giù per il collo.
Risate.
Risate di tutte le persone intorno a lui.
Non osava aprire gli occhi.
Odiava i pezzi di ghiaccio che gli si infilavano negli occhi.
Odiava quella sensazione di impotenza.
Odiava le voci concitate dei ragazzi del footbal che lo prendevano in giro.
Odiava essere umiliato a quel modo davanti a tutti.
Ma quella era la sua vita.
Lo era da quando se ne ricordava.
“Smettetela”.
Una voce forte e decisa risuonò in mezzo alle altre, ma pochi l’udirono.
“VI HO DETTO DI SMETTERLA!”, ecco che la voce si era fatta un urlo e tutti tacquero.
Kurt non aveva bisogno di aprire gli occhi per riconoscere…
“Finn…”, esclamò cerando di pulirsi.
“Aspetta lascia fare a me”, disse la voce di Finn mentre sentiva le sue mani che gli ripulivano il viso, “Che cosa avete da guardare voi?”, disse Finn con violenza, “C’è qualcosa di male? qualcosa di male se aiuto Kurt a pulirsi? Lasciatevelo dire siete solo tutti spaventati, troppo spaventati per accettare che esista qualcosa di diverso da quello che è sotto il vostro naso. Ma sapete cosa vi dico? Io AMO Kurt! (si udì un brusio) Stupiti? Sete già pronti a girare per i corridoio gridando che Finn Hudosn è gay, ma sapete cosa vi dico? BENE! Fatelo! Vi renderete solo più ridicoli! A me non darà mai fastidio, perché non me ne vergogno! Non mi vergogno di amare qualcuno, non me ne sono mai vergognato e non me vergognerò mai anche se ora quel qualcuno è un maschio! Siete patetici… siete veramente patetici con quelle facce spaventate… ma ve lo dico io, siete solo impauriti dal amore, perché è qualcosa che non riuscirete mai a capire completamente!”.
E Kurt sentì le labbra di Finn che si premevano sulle sue e tutte le voci intorno a loro che si facevano sempre più forti e tra quelle sentì anche… la voce di suo padre?
“Kurt! Kurt svegliati avanti!”.
Kurt sbattè le palpebre e invece di trovarsi nel corridoio del McKingley come credeva, era semplicemente in camera sua mentre suo padre tirava le tende per fare entrare la luce e convincerlo ad alzarsi.
 
Kurt era in cucina la tazza di cereali davanti la testa che gli ronzava.
Le immagini del sogno erano ancora vivide dentro di lui.
La granita.
La voce di Finn.
Il bacio.
Possibile che fosse stato solo un sogno?
Solo un sogno.
E se anche tutto quello prima fosse stato solo un sogno?
Se in realtà Finn e lui non si fossero mai baciati nello stanzino dei bidelli e lui si fosse immaginato tutto?
No.
Non poteva pensare una cosa del genere!
Ma una terribile ansia cominciò ad agitarsi dentro di lui.
Dopo tutto che prove aveva?
Avrebbe dovuto parlare con Finn.
Si così avrebbe capito tutto.
Si preparò in fretta (cosa inusuale per lui che passava almeno un tre quarti d’ora ad abbinare i pantaloni con le scarpe e le scarpe con la maglia).
Ed uscì di casa quasi di corsa.
 
Finn era intento a tirar fuori le cose dall’armadietto quando Kurt gli si parò davanti e scandì:
“Dobbiamo paralare”.
Finn quasi non si prese un colpo e dopo che si fu ripreso sorrise un po’ imbarazzato:
“Buongiorno eh!”, poi estrasse una lista dalla tasca e cominciò a scrutare Kurt, “Molto bella la tua maglietta…. di…. Ah si eccola di Gucci! E poi i tuoi pantaloni… aspetta… il cavallino cos’era pure… ah ecco: della burberry!”.
“Che cos’è quella?”, chiese Kurt stupito indicando la lista.
“Ah si… be ieri sera o litigato con la mia stampante per riuscire a stampare a colori questo, è un elenco dei loghi di tutte le marce, così… così posso farti i complimenti su come ti vesti! Ehi belle scarpe di… del Dr Marens!”.
“Martens”, lo corresse automaticamente Kurt arrossendo.
“Ah si la ‘T’ non si vedeva”, commentò Finn.
Kurt arrossì ancora di più:
“Finn… sei così… dolce”.
“Si…”, rispose Finn ancora più imbarazzato lanciando poi un sguardo al collo di Kurt e sobbalzando:
“Cavolo Kurt non avevi detto che avresti girato con uno sciarpone enorme? non vorrei dire, ma si vede un po’ tanto”.
Kurt balbettò:
“Allora… allora è vero? Abbiamo veramente….?”.
“Shhhh Kurt non gridare!”, disse Fin guardandosi intorno preoccupato, “Comunque certo che è vero, cosa credevi?”.
“Ah no nulla… Comunque, vado a mettermi una sciarpa che meglio!”.
“Ecco bravo”.
“Maledetto te Finn Hudson che mi fai prendere il mal di gola”, disse lui facendoli l’occhiolino prima di allontanarsi.
“Che cosa vi stavate dicendo tu e Kurt?”.
Finn non fece in tempo a riprendersi che Rachel gli era davanti.
“Niente di speciale, perché?”, rispose fingendo indifferenza.
“E’ strano dato che non vi parlate praticamente mai…”.
“Ecco…”, balbettò Finn, “Ci stavamo mettendo d’accordo per la canzone che porteremo dal Musical”.
“Bene…”, disse Rachel ma continuò a guardarlo con aria offesa.
“Senti Rachel…”, cominciò Finn cercando di fare un bel discorso, “Io…. io ti voglio lasciare”, concluse tutto di un fiato.
“Che… che cosa?”, chiese lei dopo un minuto di silenzio. L’aveva completamente spiazzata.
“Ti voglio lasciare”, disse Finn di nuovo.
Gli occhi di Rachel si stavano già iniziando a riempire di lacrime:
“Ma… ma perché?”.
“Perché non credo di amarti…”.
“Ma Finn, cosa stai dicendo? Io…”.
“Ti prego Rachel”, la fermò Finn che odiava vederla stare così male, “Mi dispiace, ma per ora è meglio se ci prendiamo entrambi una pausa”, e così dicendo si avviò per il corridoio, ma udì comunque le ultime parole di Rachel:
“Sei solo confuso Finn! E te lo leggo negli occhi! Comunque sia io sarò sempre ad aspettarti, perché ti amo”.
E Rachel aveva ragione.
Era confuso, la sua mente non capiva più nulla, gli sembrava di nuovo di stare vivendo in un incubo in cui non riusciva a capire ciò che provava veramente.
Aveva bisogno di parlare con qualcuno.
Qualcuno che potesse capirlo.
E dargli un consiglio.
 
 
 

Scusate la mia lentezza nell'arggiornare, ma nel frattempo sono impegnata a scrivere un altra Furt e rating rosso :3 che pubblicherò tra poco...
Ma finalmente la scuola è finita e ora avrò molto più tempo per scrivere!!!
Quindi ecco il capitolo che essendo dopo quello dello stanzino dei bidelli, doveva essere un po' di passagggio diciamo, però mi sono comunque impegnata per renderlo un minimo divertente lo stesso xD
Spero vi sia piaciuto... e ora che la scuola è finita... HAPPY DAYS ARE HERE AGAIN YEHHH!!!! :3
Grazie a tutti voi che segiute la storia <3
 

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Capitolo 12
*** In tutta la sua bellezza ***


“Finn!”, il professor Schuester sollevò lo sguardo dal compito di spagnolo che aveva sotto, “A cosa devo questa tua visita?”.
“Mi chiedevo se ha qualche minuto per me professore…”, disse Finn imbarazzato, fermo sulla porta.
“Ma certo! Vieni, siediti, qualsiasi cosa pur di distrarmi un attimo da questi terribili compiti di spagnolo”.
Finn si sedette dopo aver chiuso bene la porta alle sue spalle e dopo essersi guardato intorno con fare sospettoso come assicurandosi che nessuno ascoltasse la loro conversazione.
“Allora dimmi pure Finn”, lo incoraggiò William.
“Mi promette che non farà parola con nessuno di quello che lo so per dire?”.
Schuester annuì.
“…. In particolare non dica nulla a Rachel…e a nessun’altro del Glee. Cavolo! Davvero se lo viene a sapere qualcuno sono…”.
“Finn calmati”, gli disse l’altro rassicurandolo, “Non dirò nulla a nessuno. Lo prometto”.
Finn esitò ancora titubante e iniziò a parlare il più piano possibile, ancora convinto che qualcuno gli potesse sentire:
“Vede, vorrei parlargli di Kurt… ecco, non so come dirlo, ma… Kurt…. E....”.
Schuester annuì:
“Ho capito che Kurt ha una cotta per te, e capisco che per te sia difficile respingerlo senza ferire i suoi sentimenti, ma se tu provi a…”.
“Ma io non lo voglio respingere”, lo interruppe Finn.
“Cosa?”, chiese Schuester sorpreso.
“No… prof Schu è proprio per questo che sono da lei… io non lo voglio respingere”.
“Mi stai dicendo che sei innamorato di Kurt?”.
“No! Cioè no!”.
“Ma Finn mi hai appena detto che…”.
“Be non lo so mi ha solo baciato! E poi l’ho baciato io… e poi abbiamo pompicciato nello stanzio dei bidelli…”.
La faccia di Schuester si faceva più stupita ad ogni parola e balbettò:
“Oddio Finn, ma io non pensavo che…”.
“NEANCHE IO! Cioè io non sono gay, chiaro? Non sono assolutamente gay!”.
“Veramente da quello che mi hai detto…”.
“Ma è proprio questo che mi confonde! Chiaro io non sono gay! Intendo non che mi spaventi il fatto di esserlo, è che se mi dicessero che dovrei baciare un maschio, insomma io non lo farei mai! Non mi sono mai sentito attratto da altri maschi! Se giro per strada o se guardo un film non è che penso ai maschi in… in quel modo! Ma per Kurt è diverso. Non so perché ma in parte sono sempre stato… attratto da lui e  mentre ci baciavamo io mi sentivo… mi sentivo bene! Sentivo che avrei voluto che continuassimo all’infinito, sentivo che avrei potuto amarlo, che VOLEVO amarlo e non mi importava che fosse un ragazzo o che…”, la voce di Finn si spense perché non riuscendo a controllarsi cominciò a singhiozzare.
Will gli passò un fazzoletto in silenzio e gli poggiò una mano sul braccio, accarezzandolo e cercando di farlo calmare.
“E’ tutto a posto Finn… tutto a posto…”, mormorò dopo che si fu un po’ calmato, “Sei molto confuso e io non posso dare una risposta alle tue domande perché la potrai trovare solo in n posto… nel tuo cuore. Devi capire bene cosa provi nei confronti di Kurt… Vedi Finn, Kurt è un ragazzo davvero coraggioso… tu non sei come lui, anche se è strano da dire tu sei molto più debole, hai auto tanti problemi quest’anno, tra Quinn, Rachel… ma devi trovare il coraggio: devi trovare il coraggio per guardare dentro di te e capire cosa ti sta dicendo il tuo cuore, perché lui sa sempre cosa fare! E se per caso capisci di amare Kurt, non devi essere spaventato Finn… perché sarà dura non posso negarlo, e forse all’inizio sarà difficile, ma poi potreste essere felici… davvero Finn! Non è un male. Trovare l’amore non sarà mai un male per nessuno, senza importanza di dove lo troviamo e in chi”.
Finn annuì e poi chiese:
“E ora come faccio? Con il Glee? Se scoprissero qualcosa sarebbe la fine…”.
“Per adesso è meglio che la voce non si sparga, anche se credo che dovrai tenere Kurt a bada non poco, conoscendolo. Digli la verità: che sei molto confuso e devi prenderti il tuo tempo per riflettere”.
“Si… Grazie professore… grazie davvero”, disse abbracciandolo.
“Forza  ecoraggio eh? Vedrai che tutto si sistema, e se hai bisogno di altri consigli o qualche dritta io ci sono sempre. Ok?”.
Finn annuì di nuovo asciugandosi le lacrime.
 
 
 
Poco dopo tutto il Glee era riunito nell’aula di coro.
Nell’aria non si respirava di sicuro un’aria rilassata.
Rachel a braccia conserte stava seduta in un angolo della stanza e stranamente non parlava a macchinetta come sempre, ma si limitava a borbottare qualcosa a Quinn che era seduta vicino a lei in uno dei suoi momenti ‘io-e-Rachel-siamo-migliori-amiche’, che poi serviva solo a fare ingelosire Santana con cui aveva litigato poco prima e che la guardava torva mentre Puck gli mostrava i bicipiti cercando di attrarre la sua attenzione.
Kurt era seduto al suo solito posto vicino a Mercedes e faceva finta di interessarsi a quello che l’amica gli diceva mentre non faceva altro che guardare verso Finn e lanciarli sorisetti a intermittenza, mentre quest’ultimo cercava di non farci troppo caso e tentava di sprofondare  nella sedia o sembrare interessato a Brittany che cercava i folletti della musica dentro il pianoforte.
“Salve Glee club!”, declamò Schester senza però ricevere alcun’entusiasmo da parte di nessuno, “Cosa sono tutti quei musi lunghi, ragazzi?”.
“E ce lo chiede anche?”, sbottò Santana, “Io e Quinn abbiamo litigato, Finn e Rachel si sono lasciati, Brittany è depressa perché i folletti della musica non vengono più a farle  visita e Kurt è peggio di un gatto in calore e non fa altro che lanciare occhiolini a Hudson che pare imbarazzato quanto eccitato, quindi no so veda un po’  lei…”.
Tutti (compreso William) erano rimasti senza parole, Kurt era diventato paonazzo come Finn e Brittany era scoppiata a piangere:
“S… Santana e tu come fai a…”, balbettò Rachel.
“Sapere che tu e Mr Balena vi siete lasciati? Chiamalo sesto senso alla Santana Lopez, ma mi è bastato entrare in questa stanza per capire tutto di tutti voi ”.
Finn era molto più sconvolto dall’ultima affermazione di Santana… come cavolo aveva fatto a capire che...
“Ragazzi calmatevi ora!”, intervenne Schuester vedendo che presto tutti si sarebbero messi a litigare con tutti, “E tu Brittany, smetti di piangere per favore! Capisco che questa è una giornata NO per molti, quindi vi lascio l’ora libera in cui vi metterete nelle coppie che abbiamo scelto e farete un po’ di prove per la canzone dal Musical che avete scelto, ricordate? Naturalmente Brad e gli altri della band, sono a vostra completa disposizione. Prendetela come un ora di studio musicale diciamo e se avete bisogno di consigli o altro io sono qui”.
Rachel si avvicinò a Santana di malavoglia e dopo poco erano già a discutere se quale canzone di Burlesque, mettesse meglio in risalto il loro talento eccezionale.
Mike illustrava a Quinn i passi della coreografia iniziale di Chicago, mentre Quinn canticchiava la melodia.
Artie e Mercedes, accompagnati dal fedele Brad intonavano un brano da Sister Act mentre Brittany, Puck e Tina sfogliavano gli spartiti di Hairspray per scegliere un pezzo.
Kurt e Finn si erano messi un po’ in disparte e facendo finta di niente, ma ancora con un leggero rossore sulle guancie Kurt aveva iniziato a parlare:
“Dunque, Moulin Rouge è ricco di splendidi duetti quindi non sarà difficile trovarne uno adatto a noi due, anche perché io posso fare benissimo le parti della donna!”.
“D’accordo”, disse Finn poi si avvicinò a Kurt e li disse piano, “però Kurt ti chiederei se potessimo scegliere un duetto che non ci comprometta troppo, dato che per ora vorrei che non si sapesse nulla di… be di quello che è successo nello stanzino dei bidelli”.
“Va bene”, mormorò Kurt mordendosi il labbro (cosa che Finn trovò adorabile), “E scusa per prima”, proseguì, “Non mi sembrava così evidente che stavamo flirtando, ma Santana l’ha capito subito…”, disse arrossendo subito.
“Cosa? Davvero stavamo flirtando?”, chiese Finn stupito.
L’altro ridacchiò:
“Dai lascia stare…”.
“No davvero Kurt, dammi dei segni più evidenti se no mica lo capisco che stiamo flirtando”.
“Cosa dovrei fare di più che guardandoti come se da un momento all’altro potessi strapparti i vestiti di dosso e scopare?”.
Finn strabuzzò gli occhi:
“Vuoi strapparmi i vestiti di dosso e scopare?”.
“Era in senso ironico Finn Hudson…”, disse Kurt alzando il sopracciglio.
“Ah… ok”.
Un silenzio imbarazzato calò sulla coppia finché non scoppiarono tutti e due a ridere sempre più forte finché non si accorsero che stavano praticamente cadendo dalle sedie dal ridere e tutto il Glee li guardava anche perché la risata di Kurt era particolarmente acuta e si sarebbe sentita anche dall’altra parte della scuola.
Così cercarono di calmarsi, mentre tutti tornavano al proprio lavoro.
Finn vide Rachel e Santana che li fissavano, mentre Santana mormorava qualcosa all’orecchio di Rachel continuando a guardarli.
“Non mi piace il modo in cui Santana parla di noi senza neanche curarsi di non farcelo notare”, esordì Kurt lanciando un occhiataccia alla mora.
Già, neanche a Finn piaceva molto.
Ma in quel era troppo impegnato a vedere quanto fosse bello Kurt quando rideva e si promise che d’ora in poi avrebbe cercato di farlo ridere.
Per ammirare quell’angelo in tutta la sua bellezza.
 


Soooo here I am!
Come va in vancanza????
Io sto benissimo sto avendo tante idee, per nuove fanfiction, ma intanto non dimentico questa che devo dire mi sta prendendo molto anche nello scrivere *-*
Inoltre sono felicissima perché sono riuscita a procurarmi i biglietti per il Meet and Greet con Naya Rivera quest'estate (YEHHHHHH!!!!!) e voi siete riusciti???
Vi saluto tutti e grazie mille per chi segue/recensisce questa storia, il vostro supporto è fondamentale per me <3
ADIOS u.u 

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Capitolo 13
*** Il ricatto ***


 “Ok Finn”, disse Kurt ancora ridacchiando, “Forse è meglio che cerchiamo di smettere di ridere e ci concentriamo sulla canzone!”.
“Va bene”, disse Finn sorridendo, “Allora hai pensato a cosa potremo portare che non sia troppo…”.
“Be si io avevo pensato a Roxanne, è bellissima ed è una specie di duetto tra l’Argentino e il protagonista, quindi potrebbe andare, anche se dovremo chiedere a Brittany di aiutarci con le coreografie, visto che sarebbe bello fare una specie di tango a tre: io, te e Brittany”.
“Grande, mi sembra una bella idea, anche se sai che io ballo con la grazia di un orso polare, quindi Brittany dovrà fare un gran lavoro!”.
“Se ti va possiamo vederci a casa mia, a mio padre va bene se porto degli amici e…”.
“No”, lo interruppe Finn, “Facciamo a casa mia: mia madre non c’è per un paio di giorni e se volete rimanere anche a mangiare, sperimenterai  l’ottima cucina di Finn Hudson!”.
“Non ci credo sai anche cucinare! Che ragazzo dalle mille risorse!”.
“Ovvio”, disse Finn ridacchiando, “Il cibo già pronto come lo scaldo io al micro-onde, non lo scalda nessuno!”.
Kurt assunse un’aria stupita:
“Accidenti sei capace di scaldare le cose al micro-onde! C’è qualcosa che tu non sappia fare?”
“Oh certo: ballare ad esempio!”.
“Oppure riuscire a fare con me una conversazione sensata!”.
“Ecco appunto lo vedi che non sono perfetto?”.
“Oh ma è proprio questo che invece ti rende perfetto…”.
Dopo questa frase Finn arrossì di colpo e dovette trattenersi dallo sporgersi verso Kurt e rubargli un bacio davanti a tutti.
 
Alla fine della lezione Kurt stava uscendo dalla stanza, mentre Finn si era diretto verso Brittany per chiederle se era disponibile a unirsi a loro il giorno seguente.
Kurt non fece in tempo a raggiungere il suo armadietto che si sentì preso da un forte stretta e in un batter d’occhio era dentro il bagno delle ragazze, schiacciato contro una porta dalla presa ferrea di Santana che lo guardava con occhi fiammanti.
“Bene Hummel, ora che siamo soli ho proprio bisogno di fare una chiaccheratina con te…”.
“V… va bene”, balbettò Kurt, “Ma intanto non potresti lasciarmi”.
“Voglio essere sicura che non scappi come un coniglietto impaurito”.
“Ok… che cosa vuoi sapere?”.
“Che cosa c’è tra te e Hudson?”.
“Ma che cosa…?”.
“Non fare il finto tonto con me Kurt, sai mi sono risparmiata di renderlo ancora più evidente davanti a tutti, ma oltre al fatto che anche un cieco noterebbe come tu te lo mangi con gli occhi, voglio sapere… Finn… ricambia?”.
Kurt era deciso a non dire nulla, perché sapeva benissimo che Finn voleva tenere tutto segreto per il momento:
“D’accordo  Santana lo ammetto, ho una cotta per Finn, ma come sai lui è etero… magari ricambiasse!”.
Gli occhi della mora si ridussero a due fessure e sibilò:
“Non mentire a me, Kurt Hummel”.
“Non hai alcuna prova per dire che mento e non mi fai paura Santana”.
La ragazza scoppiò in una fragorosa risata:
“Non ho alcuna  prova dici? E se ti dicessi che vi ho visti?”.
“Cosa…?”.
“Si! Ieri. Credevate di essere da soli nel corridoio vicino allo stanzino dei bidelli, ma quando ho imboccato quello stesso corridoio non ve ne siete nemmeno accorti… eravate troppo impegnati a BACIARVI”.
Kurt degluttì.
“E per fortuna che me ne sono andata dopo avere visto Finn trascinarti nello stanzino dei bidelli, non ho idea dei SUONI che avrei potuto sentire mentre facevate le vostre porcherie!”.
Kurt riuscì a balbettare:
“Ti prego… ti prego Santana non dire niente… Finn non vuole che lo sappia nessuno e…”.
“Ma tu credi che non l’avrei già detto a tutto il Glee se non avessi potuto? Sai quante risate si sarebbero fatti! Ma poi ho pensate che se volevi che io tenessi la bocca chiusa, dovevo chiederti qualcosa in cambio…”.
“Sentiamo”, disse Kurt sicuro, “Dimmi qualsiasi cosa e io la faccio, basta che non dici niente a nessuno! Finn è già… così debole… se la notizia venisse diffuse sarebbe la fine per lui… e io non posso permetterlo perché lo amo”.
“Ma come siamo sentimentali”, piagnucolò la mora, “Se vuoi che non dica niente devi fare ciò che ti dico ok?”.
“Sentiamo…”.
“Voglio che tu convinca Finn a rimettersi con Rachel e a troncare il rapporto con te”.
Fu come se a Kurt fosse stata tirata una secchiata d’acqua in faccia, sentì la rabbia che gli saliva in corpo e strinse i denti sibilando:
“E me lo chiedi anche? Dopo tutto quello che ho sofferto per trovare qualcuno che mi amasse ora devo mandare tutto all’aria per quella nasona che si crede chissà chi? Una parola Santana: SCORDATELO”.
“Come vuoi”, disse lei alzando le spalle, “Tempo fino domani e non solo il Glee club, ma TUTTA la scuola saprà di te e Finn… e poi pensaci Kurt: Finn sarà così spezzato dall’umiliazione e dal dolore che o proverà a suicidarsi o di sicuro, per smentire le voci, non ti si avvicinerà più e ricomincerà a trattarti come un estraneo”.
“Non mi importa! Supereremo questa cosa insieme!", disse Kurt deciso anche se la voce gli tremava.
“Kurt… Finn non è come te… lui è debole e lo sai benissimo! E poi io ovviamente dirò che tu sapevi che io sapevo, o magari potrò anche dire che me lo hai detto tu vantandoti della tua prima ‘preda etero’ e di certo i ragazzi di tutta la scuola crederanno di più a una popolare come me, che a uno come te! E Finn si sentirà tradito da te e umiliato e ti lascerà comunque, soffrirà tantissimo e si porterà avanti questo peso per tutta la vita! E pensa, poverino, se scoprisse di non essere gay, verrebbe etichettato da tutti come IL GAY e non sarà mai felice… ora Kurt… vedi il punto non è trovare il lieto fine per la tua storiella d’amore, ma trovare la via per fare soffrire Finn di meno…”, Santana concluse il suo discorso con un sorrisetto vittorioso.
Kurt aveva già la visione di tutta la scuola che guardava lui e Finn in corridoio che parlavano e sentiva già le risate, le battute, vedeva già Finn che perdeva la testa, che cominciava a picchiare gli altri ragazzi o ancora peggio iniziava di nuovo a chiamarlo con quelle parole orribili mentre il dolore lo divorava.
“D’accordo”, disse quasi piangendo, “Se non c’è altra scelta farò come dici”.
“Va bene, ti do tempo una settimana per spassartela ancora: ma tempo la prossima settimana e voglio vedere Finn e Rachel di nuovo insieme e non voglio più vederti sbavare per lui, è chiaro?”.
Kurt annuì che piangeva quasi singhiozzando:
“Puoi andare”, gli disse Santana aprendo la porta del bagno e lasciandolo uscire.
Kurt stava per uscire di corsa tra le lacrime, ma si fermò sulla porta e chiese:
“Santana…. Tu cosa ci ricavi da tutto questo?”.
“Non sono affari tuoi”, rispose secca la mora prima di spingere Kurt fuori e sbattere la porta.
E Kurt poté quasi giurare di averla sentita piangere oltre la porta del bagno.
 
E infatti Santana era piegata sopra il lavandino le lacrime che scendevano rapide e i singhiozzi che le spezzavano il respiro.
Una delle porte dei gabinetti si aprì e la ragazza che ne uscì si avvicinò a Santana posandogli una mano sulla spalla:
“Perché piangi? Credevo fossi specializzata in queste cose”.
“Io sono tutto quello che vuoi: sono una bastarda, sono una diva, sono una puttana, sono una gran stronza, ma non sono cattiva… e quello che mi hai appena fatto è veramente cattivo…”.
“E’ per una buona causa, Santana”.
La mora si voltò verso la ragazza dietro di lei e la squadrò.
Ogni tanto la stupiva.
“Non riuscirai proprio mai a smetterla di ferire le persone Quinn”.
La bionda sorrise anche lei piangendo silenziosamente:
“Mi sto solo prendendo la mia rivincita”.
 



*entrara in scena spettacolare*
TA TA TAAAAA!!!! Immagino che siate rimasi tutti colpitissimi da questo colpo di scena!!! *la guardano alzando il sopraciglio* Dai almeno colpiti!!! *la guardano sempre peggio* almeno un pochino pochino supiti?..... Va be insomma la smetto di parlare da sola e torniamo alla realtà: dunque ecco un capitolo che ho scritto ieri sera mentre mio padre e mio fratello guardavano la partita Italia-Giappone (vinta 4 a 3, signori e signore :DD) cooomunque, l'idea di questo ricatto l'avevo già da un po' e quindi l'ho solo messa in pratica anche se restano ancora mooolte cose da scoprire su il perché di tutto questo.... spero solo che almeno un po' non ve lo aspettavate xD
Siete MERAVIGLIOSI *-*

 

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Capitolo 14
*** L'ultimo momento ***


Kurt prese un profondo respiro.
Aveva passato l’intera notte insonne a pensare a come avrebbe potuto convincere Finn a tornare con Rachel dato che dentro di se lo amava ancora con tutto se stesso e l’idea di vederlo di nuovo in giro per mano con quella ragazza, ma questa volta con la consapevolezza che loro due sarebbero potuti stare insieme, lo distruggeva.
Infine  concluse che quella sera non gli avrebbe detto nulla, per non rovinare l’atmosfera, ma avrebbe cercato di essere un po’ più distaccato (anche se solo il pensarlo li faceva sentire una fitta al cuore).
Così suonò il campanello sentendo già il respiro che gli si faceva più veloce per l’agitazione.
“Si?”, disse la voce di Finn dall’interno.
“Sono Kurt”.
La porta si aprì velocemente.
Finn era in piedi sul uscio, con un paio di jeans e una camicia bianca abbinata a una giacca. Incredibile Finn Hudson aveva provato a vestirsi elegante.
“Salve”, disse allegramente facendo entrare Kurt, “Sei proprio… bellissimo”, disse arrossendo violentemente e girandosi per riporre la giacca di Kurt.
Se Kurt si era ripromesso di essere un po’ distaccato, dopo aver notato i goffi tentavi di Finn di mettersi qualcosa di decente e il suo dirgli che era ‘bellissimo’, perse completamente ogni speranza di sembrare distaccato.
Così rise nervosamente dicendo:
“Eh eh grazie Finn, anche tu vedo che ti sei impegnato a vestirti! Anche se ti faccio notare che quei pantaloni non si abbinano alla camicia”, non poté fare a meno di sottolineare.
“Ah già”, disse Finn impacciato, “Vuoi aiutarmi a sceglierne un altro paio?”.
Questa volta fu il turno di Kurt per arrossire, che si immaginò come doveva essere assistere alla vista di Finn che si cambiava i pantaloni:
“Emm…. Ok!”, disse cercando di non mostrare troppo interesse.
“Vieni di sopra”, disse Finn indicando le scale.
“E Brittany quando arriva?”, chiese Kurt mentre salivano.
“Oh… e… aveva un impegno e mi ha detto che riusciva ad arrivare solo più tardi”.
Kurt sorrise annuendo mentre la sua mente analizzava la situazione: lui e Finn, da soli in casa, Finn lo stava portando in camera sua e li aveva detto che era ‘bellissimo’. Perfetto direi.
 
“Ok... allora meglio questi neri, quelli blu o quelli bianchi che però non ho mai messo”, disse Finn sorreggendo tre paia di pantaloni.
Erano nella piccola camera di Finn che Kurt aveva subito classificato come ‘la camera più disordinata che avesse mai visto’,  mentre Finn si arrabattava faticosamente per fare un po’ di ordine e libere la poltroncina dalla catasta di vestiti per fare sedere Kut.
“Oppure ho anche questi verdi, ma direi che…”.
“No Finn ! Non ci siamo! Quei pantaloni verdi con quella giacca sono come un pugno nell’occhio!”.
“Si…”, disse Finn riponendoli ridacchiando, “Sapevo che non ti sarebbero piaciuti…”.
“Io direi quelli blu scuro anche per fare un po’ di contrasto…”.
“Grande! Ottima scelta”, disse Finn riponendo gli altri.
 
Ecco si.
E ora la situazione si faceva veramente imbarazzante.
Finn rimase qualche secondo fermo in mezzo alla stanza con i pantaloni in mano, mentre Kurt fingeva di essere interessato alle foto appese alla parete:
“Carina questa! Quanti anni avevi?”.
“Kurt…”, disse Finn invece di rispondere, “Ok affrontiamo la questione prima che diventi ancora più imbarazzante: mi posso cambiare davanti a te?”.
Kurt tentò di rispondere normalmente, ma si ritrovò a balbettare:
“Ma… ma certo… perché non dovresti...?”.
“Non lo so, magari ti imbarazzava e poteva farti credere che ti sto facendo delle avance! Ok, non ti sto facendo delle avance, va bene?”.
Kurt annuì, mentre Finn si sedeva sul letto e si sfilava i jeans per poi mettersi velocemente i pantaloni blu, ma si ritrovò ad armeggiare un po’ con la chiusura:
“Accidenti!”, esclamò a un certo punto.
 “Che è accaduto?”, chiese Kurt girandosi cercando di guardarlo in faccia.
“Si è rotto il bottone dei pantaloni e io non ho idea di come ricucirlo! Mi sa che mi devo mettere gli altr…”.
“Altolà! Piuttosto che vederti con quei pantaloni verdi te lo cucio io il bottone,
hai ago e filo?”.
Finn rovistò un po’ in un cassetto fino a tirare fuori un ago e un rotolo di filo e porgerlo a Kurt.
Il ragazzo si abbassò tentando di mostrare indifferenza e mormorando:
“Ok però non ti sto facendo delle avance, eh?”.
Finn rise divertito e disse:
“Ok folletto, ma forse è meglio che mi tolga i pantaloni se no non è proprio il massimo della comodità se me li tengo addosso!”.
“Per fare cosa?”, disse Kurt spalancando gli occhi.
“Non volevi cucirmi il bottone?”.
“Ah si che stupido, chissà perché avevo pensato… va be non importa!”.
Dopo poco Kurt esclamò:
“Ecco fatto!”, e porse vittorioso i pantaloni a Finn che l’aveva osservato affascinato da ogni suo movimento: non avrebbe mai pensato che guardare una persona cucire fosse così affascinante!
“Senti Kurt…”, disse prendendo i pantaloni, “Smettiamola di prenderci in giro, ok? E’ dal primo momento che sei entrato in questa casa che lo sto pensando…. Non è che…. Ecco… posso baciarti?”.
Un sorriso si dipinse sul volto dell’altro:
“Stavo pensando la stessa cosa”, mormorò prima che Finn lo appoggiasse dolcemente sul letto, infilando le mani nei suoi capelli e lasciando che le loro labbra si unissero e i loro corpi si rilassassero uno contro l’altro, mentre le mani di Kurt gli accarezzavano dolcemente la schiena.
Fu come se avessero finalmente visto il sole dopo anni di buio, entrambi cercavano di aggrapparsi a quel momento, alle migliaia di sensazioni che stavano provando, per imprimerli nella loro memoria per sempre, per ricordarsi per tutta la vita quel momento di perfezione.
“Ti amo così tanto”, mormorò Kurt con un sussurrò caldo e avvolgente, baciando Finn ancora più a fondo percependo il calore del suo corpo contro il suo, i loro respiri che si mescolavano.
“Ti devo dire una cosa…”, mormorò Finn, “In realtà sono io che ho detto a Brittany di venire un po’ dopo… volevo passare un po’ di tempo da solo con te”.
“E’ molto romantico, Finn”, rispose Kurt dandogli un bacio sul naso.
“Davvero?”.
Kurt annuì.
“E’ che io non riesco proprio a starti lontano”, disse Finn cambiando le posizioni e facendo stendere Kurt sopra di lui per poi cominciare a baciare ogni parte del suo viso con immensa dolcezza.
D’improvviso la mente di Kurt fu attraversata dall’immagine di Finn e Rachel insieme a baciarsi sul letto come facevano ora loro due e il pensiero che lui…. Lui avrebbe dovuto convincere Finn a rimettersi con Rachel… quel pensiero gli fece bruciare gli occhi e dovete concentrarsi per trattenere le lacrime.
“Stai piangendo?”, gli chiese Finn stupito.
“No… cioè si… è che ho passato tutti questi anni aspettando questo momento che be…”.
Finn lo baciò di nuovo prima di mormorare:
“Kurt Hummel dove sei stato per tutto questo tempo?”.
“Oh io… sempre qui a sbavare dietro di te, Finn Hudson”.
“Dovevo proprio avere gli occhi foderati di prosciutto”, ridacchiò Finn.
I baci da lenti e passionali che erano si fecero via via più veloci e più intensi, le mani di Finn scesero fino alla cintura dei pantaloni di Kurt che dopo poco finirono anch’essi sul pavimento come quelli di Finn.
Kurt cominciò a strusciarsi contro di Finn aggrappandosi al colletto della sua camicia e dandogli dei caldi baci sul collo.
“Sarebbe bello che adesso entra qualcuno”, ansimò Finn.
Kurt quasi scoppiò a ridere:
“Che figura di merda….” e si premette di nuovo contro di Finn facendo scorre le sue mani sul petto dell’altro.
“Kurt stiamo per fare sesso?”, chiese Finn dopo poco.
Kurt si fermò di colpo fissando Finn negli occhi:
“Non lo so… cioè…”.
“No, perché ti avviso che io sono totalmente impreparato su come si faccia tra maschi…”.
“Oh…”, disse Kurt arrossendo, “Allora cosa vuoi che…”.
Finn invece di lasciarli finire la frase lo baciò e da sotto cominciò a strusciarsi su di lui premendogli la sua erezione contro la coscia:
“D’accordo”, disse Kurt mordendosi il labbro maliziosamente, “Allora ti mostro io come funziona”, così dicendo si abbassò togliendo lentamente i boxer a Finn che gemette infilando le mani tra i suoi capelli.
 
Poco dopo Finn era disteso sul letto e Kurt aveva la testa appoggiata sul suo petto con gli occhi chiusi e un sorriso sulle labbra.
Finn gli accarezzò la testa mormorando:
“E’ stato grandioso, folletto”.
Kurt si puntellò sui gomiti per guardarlo in faccia e sussurrò:
“Noisiamo grandiosi”.
Finn sorrise:
“A momenti arriva Brittany meglio che ci facciamo trovare vestiti…”.
“Peccato mi stavo affezionando alla vista dei tuoi pettorali”, brontolò Kurt mordicchiandoli un capezzolo.
“Ehi ehi piccolo, vedi di andarci piano e di non farmi eccitare di nuovo se no poi lo vedi come sentiamo Brittany che suona alla porta!”.
“Be possiamo sempre dirgli che noi unicorni ogni tanto abbiamo bisogno di stare in camera da soli per ricaricare i nostri poteri… di sicuro ci crederà e ci lascerà in pace!”.
“Hai dimenticato un particolare: per Brittany sei tu l’unicorno, a me una volta mi ha detto che al massimo sono un povero folletto deforme che è diventato più grande del previsto”.
Kurt rise mentre si rimetteva la camicia, dando un ultimo bacio a Finn prima che Brittany suonasse alla porta.
Quello era probabilmente l’ultimo momento in cui avrebbero potuto essere felici.
 
 
Quinn Fabray osservò il suo riflesso nello specchio.
‘Sei bellissima…’, si disse facendo scorrere la spazzola tra i suoi sottili capelli biondi.
Si stava chiedendo se tutto quello che stava facendo aveva veramente un senso: vedere Santana piangere l’aveva veramente scossa… non l’aveva mai vista piangere.
Ed era strano. Era strano vedere qualcuno piangere, anche perché in un certo senso le dava anche una piccola soddisfazione , perché vedeva che non era lei l’unica a soffrire e forse il far soffrire le persone la faceva sentire meno sola.
Si rivide che guardava la scena dallo spiraglio della porta del gabinetto, vedendo Kurt con la faccia sconvolta e le lacrime che scendevano a fiotti, e poi Santana china sul lavandino che singhiozzava e poi lei in camera sua davanti allo specchio con la spazzola in mano che guardava il suo riflesso e le lacrime che le scendevano sulle guancie.
E si disse che infondo non aveva che una sola cosa in comune con le altre persone… quelle dannatissime lacrime.



Mi accorgo veramente di come ora che io sia in vacanza abbia più tempo per scrivere n.n
Ecco infatti questo nuovo capitolo... diciamo che la dolcezza di Finn e Kurt insieme mi uccide :3 e Quindi per me sarà veramente terribile scrivere di qundo Kurt dovrà convincere Finn a lasciarlo... :((( Come vedete però ho deciso anche di mettere in parallelo un po' anche una piccola visone della vita di Quinn... l'ultima parte può sembarare inutile, ma avevo bisogno di scriverla anche perché devo ammettere che un po' riesco a immedesimarmi in Quinn....
Cooomunque vedrete più avanti ;3
Grazie a tutti voi che seguite/recensite la storia <3
FURT GOT THE POWER!!!!! 

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Capitolo 15
*** La risposta a tutte le sue domande ***


“E’ stata proprio una bella serata!”.
Brittany era sull’uscio della casa di Finn insieme a Kurt.
Avevano provato a lungo il pezzo e alla fine era venuto anche abbastanza bene e si erano divertiti molto.
Finn aveva tentato di cucinare qualcosa e tralasciando il fatto che aveva quasi fatto esplodere il micro-onde, alla fine anche la cena non era stata male.
Per Finn e Kurt era stato difficile fingere indifferenza sul fatto che tra loro fosse successo quel che era successo, ma si limitarono a scambiarsi qualche sguardo d’intesa e a fare intrecciare segretamente le loro dita dietro a un cuscino del divano.
“Kurt tu come torni a casa?”, chiese Brittany salendo sulla sua bicicletta , “Se vuoi ti do un passaggio visto che sei un unicorno e la mia bicicletta è viola, forse potresti dargli un po’ della tua magia e potremo volare fino a casa”.
“No grazie Brittany, torno a piedi volentieri mi faccio una passeggiata…”.
“Va be”, disse Brittany alzando le spalle, “Vorrà dire che io e Violettina torneremo a casa da sole e lei volerà dopo quando è in garage! Ciao Finn, ciao Kurt grazie per l’invito!”, così dicendo inforcò la sua bicicletta viola e se andò canticchiando.
“Vive proprio in un mondo tutto suo eh?”, disse Finn mentre si allontanava.
“Eh già… Allora io vado Finn… non vorrei arrivare a casa troppo tardi”.
“Ok”, disse Finn un po’ imbarazzato, “Non so vuoi che ti accompagni e poi ti dia il bacio della buonanotte davanti a casa come si vede nei film?”.
Kurt rise soddisfatto:
“Vedo che stai diventando mielosamente romantico, la mia vicinanza ha un brutto effetto eh?”.
“Allora vuoi che ti accompagni o no?”.
“No, no… non ti preoccupare vado da solo”.
“Ok allora ciao”.
“Ciao….”.
Finn rimase impalato davanti a Kurt, finché lui non disse:
“Ora me lo puoi anche dare il bacio della buonanotte”.
“Ah si, giusto”.
Finn si guardò intorno per assicurarsi che fossero soli, poi prese Kurt e gli diede un lieve bacio sulla bocca sorridendo.
“Buonanotte allora”, mormorò Kurt prima di iniziare a incamminarsi.
Stava già percorrendo il marciapiede quando sentì la voce di Finn chiamarlo da dietro:
“KURT! KURT!”, il ragazzo era uscito nel giardinetto della casa e si stava sbracciando nella sua direzione.
“COSA C’E’?”, gridò Kurt ridendo.
“TI AMO TANTISSIMO KURT HUMMEL!”, disse semplicemente Finn sempre continuando a sbracciarsi.
“TI AMO ANCHE IO FINN HUDOSON !”.
“CI AVRA’ SENTITO TUTTO IL QUARTIERE MA CHISSENE FREGA!”, gridò di nuovo Finn, “BUONANOTTE CI VEDIAMO DOMANI!”
Kurt agitò la mano nella sua direzione per poi girarsi e tornare verso casa camminando lentamente le lacrime che gli scorrevano sulle guancie.
Era contento che Finn gli aveva detto che lo amava adesso, e non quando lui gli avrebbe detto che non voleva che stessero più assieme come succedeva sempre nei film.
Era contento di averglielo sentito dire con quella felicità nella voce.
“Ti amo anche io Finn Hudson”, mormorò di nuovo mentre una fitta di dolore gli squarciava lo stomaco.
 
Il telefono squillo per la terza volta rimbombando in tutta la casa.
Rachel uscì dal bagno avvolta nell’asciugamano giallo con i capelli ancora bagnati.
“Pronto?”, disse alzando la cornetta e reggendola con la spalla mentre si asciugava i capelli.
“E’ la terza volta che ti chiamo”, rispose una voce secca dall’altro lato.
“Oh scusami ero sotto la doccia! Chi parla? “.
“Rachel sono Quinn”.
Silenzio.
“Che vuoi?”, chiese Rachel secca cambiando il tono di voce e diventando improvvisamente aggressiva.
Quinn sospirò dall’altro lato della cornetta
“Come stai?”.
“Come vuoi che stia?”.
Silenzio.
“Ripeto la domanda e ora rispondi come si deve: come stai?”.
“Uno schifo”.
Silenzio
“Non è colpa mia Rachel”.
“Si certo come no”.
“Te lo ripeto, io voglio solo che siamo amiche”.
 “Smettila di prendermi in giro Quinn”, disse Rachel con le lacrime agli occhi, “E’ colpa tua se Finn mi ha lasciato, lo so che è ancora innamorato di te!”.
“Non è vero Rachel!”.
“Si che è vero e non mentire! So che ora si rimetterà con te e tu avrai tutto quello che hai sempre voluto: il bel ragazzo, il titolo di reginetta, la popolarità e tutto il resto”, Rachel aveva iniziato a singhiozzare, “E io? Io cosa avrò invece? Nulla. Come sempre tra l’altro. Non avrò nulla, ma soprattutto non avrò Finn! E… e io amo Finn sai? Lo amo!”.
“Rachel… io voglio solo essere tua amica non c’entra Finn”.
“NON E’ VERO STAI ZITTA!”, gridò Rachel tremando.
Silenzio.
“Sei così sicura che Finn si rimetterà con me? E se tornasse da te? Se tornasse da te Rachel mi crederesti? Crederesti che a me non importa più di lui e che voglio solo essere tua amica?”.
Silenzio.
“Rachel?”.
“Si… si se lui tornasse da me si…. Ma non succederà perché so che è colpa tua se mi ha lasciato! Amiamo lo stesso ragazzo Quinn non potremo mai essere amiche!”.
Silenzio.
“Spero che Finn torni con te”, mormorò Quinn.
“NON MENTIRE!”.
“E’ vero Rachel… farei di tutto purché torni con te e tu non sia arrabbiata con me!”.
Silenzio.
“Perché Quinn?”.
Silenzio.
“Perché voglio che noi due siamo amiche Rachel! Ma non possiamo perché c’è Finn tra di noi! E io vorrei solo che Finn tornasse da te e che tu possa…”.
“Si ho capito…. Allora vedremo… ma so di avere ragione: che non succederà nulla e che fai tutto questo per prendermi in giro… perché mi odi…. Perché noi due ci odiamo!”.
“No. Non è vero”, disse Quinn prima di mettere giù il telefono in modo che Rachel non la sentisse piangere.
 
Il ricordo di quella telefonata che aveva avuto il giorno in cui Finn e Rachel si erano lasciati era ancora vivo in Quinn.
Dopo aver messo giù il telefono aveva passato ore a pensare a come convincere Finn a rimettersi con Rachel.
Non sapeva perché, ma aveva un terribile bisogno che Rachel non fosse arrabbiata con  lei.
Si sentiva sempre così sola, ora che era incinta: tutta la scuola le rideva dietro ed era lo zimbello anche delle sue amiche.
Rachel era l’unica che sentiva avrebbe potuto, avrebbe voluto avere vicino in quel momento.
E avrebbe fatto di tutto, di tutto purché lei avrebbe potuto non vederla più come la sua rivale nella disperata lotta per aggiudicarsi Finn.
Così quando Santana tutta eccitata le aveva raccontato di aver visto Finn e Kurt baciarsi in un corridoio tutta la sua situazione si fece più chiara ai suoi occhi: ecco la ragion di tutto! Ecco perché Finn aveva rifiutato Rachel! Fece giurare a Santana di non dire nulla a nessuno di ciò che aveva visto e per un po’ valutò l’idea di dire tutto a Rachel, ma poi pensò che magari non le avrebbe creduto e se Finn e Kurt avessero smentito a tutti i costi, non aveva alcuna prova quindi no. Era meglio ricorrerre a qualcosa di più irreversibile: il ricatto.
Dopo aver pianificato tutto aveva spiegato a Santana e le aveva promesso che se l’avesse aiutata le avrebbe lasciato Puck tutto per lei quando voleva.
Ovviamente spiegando non aveva specificato il perché stesse facendo tutto quello, ma Santana non ebbe bisogno di molte spiegazioni dicendo che tanto lei non ci avrebbe rimesso nulla, anzi, ci avrebbe guadagnato campo libero con Pukerman! Quindi non le importava per quale contorta ragione Quinn volesse che Rachel si rimettesse con Finn.
Così si spiegava tutto.
E Quinn poteva ritenersi soddisfatta.
Insomma: fino ad ora tutta andava come desiderava.
E forse, tempo una settimana, Rachel l’avrebbe perdonata e le avrebbe creduto.
L’idea la fece sorridere.
Forse aveva trovato la risposta a tutte le sue domande proprio in Rachel Berry.



Hola!
Dunque NON uccidetemi vi prego!
Sono consapevole del fatto che questo capitolo sia una noia mortale, ma ci voleva un capitolo in cui spiegassi perché Quinn si sta muovendo in questo modo... devo dire che la Faberry non ce la sto mettendo dentro volentariamente, diciamo che lascio che ognuno di voi possa immaginare per conto suo se Quinn provi qualcosa per Rachel, oppure è semplicemente come ha detto... poi deciderò più avanti se approfondire la faccenda o no! ;)
Comuque perdonatemi per questo capitolo noioso e preparatevi a soffrire nei prossimi capitoli perché la Furt sarà messa a dura prova...
Quindi insomma... yehh che bella prospettiva D:
Graaaaaazie per tutto quello che fate le vostre recensioni sono fanstiche!!! <3
 

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Capitolo 16
*** Sangue ***


Kurt lanciò uno sguardo fuori dal finestrino della macchina.
Le nuvole si stavano addensando in una sola, grande, massa grigia e pareva proprio che sarebbe venuto a piovere.
“Devi essere interrogato in Inglese questa settimana vero?”.
“Si papà”, disse chiudendo gli occhi e massaggiandosi le tempie. Era troppo agitato.
“Mmmm… studia bene mi raccomando, non farti trovare impreparato!”.
“Si papà”, ripeté Kurt.
Le poche volte che suo padre riusciva ad accompagnarlo a scuola in macchina, si sentiva sempre inspiegabilmente a disagio e chiedeva sempre al padre di lasciarlo un po’ prima della scuola con la scusa ‘ho appuntamento alla fermata dell’autobus con Mercedes’ anche se in verità era per non fare assistere alla sua tortura giornaliera del essere gettato nel cassonetto.
“Ti lascio qua come sempre?”, chiese Burt quindi non appena si accostarono alla fermata del bus.
Kurt era talmente preso dai suoi pensieri che quasi non se ne era accorto.
“Si papà grazie”,disse velocemente prima di scendere.
 
“Ehi Lady Hummel!”.
Una voce dietro di lui.
Kurt chiuse gli occhi prendendo un profondo respiro e affrettando il passo.
Forse oggi sarebbe riuscito ad arrivare all’entrata prima che lo raggiungessero.
Forse.
Come non detto: dopo pochi secondo si sentì preso di forza da due giocatori di footbal:
“Forza principessa c’è il suo rito giornaliero che l’aspetta!”.
“Lasciatemi!”, tentò di protestare Kurt divincolandosi, “Basta vi ho detto di lasciarmi!”.
Non ce la faceva più, non poteva più sopportare tutto quello.
Dentro di lui cominciò a salire una rabbia sempre più forte, fino a che non si divincolò con maggior decisione tirando un forte calcio a uno dei due giocatori e gridando con quanto fiato aveva in gola:
“LASCIATEMI ANDARE STRONZI!”.
I giocatori di footbal si ritrassero stupiti da quella reazione, ma dopo poco scoppiarono tutti a ridere:
“Ahahaha cosa succede oggi a Lady Hummel che è così scorbutica? Non avrai mica le tue cose tesoro? Ahahahah”.
Kurt invece di rispondere corse più velocemente che poteva verso l’entrata con gli occhi che gli bruciavano. Era un codardo. Ma non voleva essere sottoposto a un’ulteriore umiliazione. Non quel giorno.
“Kurt”, una voce lo chiamò da dietro non appena fu entrato. Si voltò: era Finn.
Gli fece segno di avvicinarsi e entrarono in una aula vuota.
“Ho visto quello che è successo fuori”, mormorò Finn, “Mi dispiace, avrei voluto intervenire, ma…”.
“Ma cosa?”, disse Kurt brusco, “Ma non vuoi fare vedere a tutti che difendi Kurt-Hummel-il-gay?”.
Finn era senza parole. Balbettò:
“Ma cosa dici Kurt lo sai benissimo che… che…”.
“Che cosa?”, disse Kurt quasi gridando, “Che per te la tua reputazione è più importante di tutto il resto? Che se tu, ma che dico tu, chiunque provasse mai a difendermi verrebbe subito eticchettato come ‘quello strano’! Vuoi che non lo veda io? Vuoi che non veda tutti quelli che fanno finta di non vedere? Tutti quelli che assistono al pietoso spettacolo di me che vengo umiliato in questo modo? E cosa pensano di fare? Eh cosa pensano di fare? NULLA! Non fanno niente per aiutarmi, capisci? Nessuno fa niente! Io non sono importante per nessuna di quelle persone! Almeno non abbastanza importante per cui valga la pena di compromettere la propria reputazione!”, Kurt non riusciva più a parlare ormai. Singhiozzava disperato, interrompendosi tra un parola e l’altra per riprendere fiato, “Io… io sai Finn non ce la faccio più! Mi sento sempre così solo. Così…. Così inutile!”.
Finn ancora non riusciva a parlare, lo guardava con la bocca spalancata quasi incapace di respirare:
“Kurt…”, tentò di dire avvicinandosi a lui per abbracciarlo, “Io ti…”.
“NO!”, gridò Kurt questa volta più forte, “NON DIRMI NULLA! Non… non voglio…”, di nuovo cominciò a singhiozzare questa volta più forte, quasi come se li mancasse il respiro, “S-Scusa…. Io devo andare”.
Uscì dalla stanza coprendosi il viso con il braccio tentando di fermare le lacrime che non ne volevano sapere di fermarsi.
 
“Dobbiamo parlare”.
Kurt lesse il bigliettino di Finn che gli aveva mandato durante l’ora di storia.
“No. Non ce ne è ho bisogno”.
Rispose velocemente.
“Kurt dobbiamo parlare!
Ci vediamo dopo in auditorium”.
Avrebbe dovuto affrontare la situazione comunque, in fondo.
“Va bene”.
 
“Kurt mi dispiace”.
L’auditorium era vuoto.
“Ti dispiace per cosa?”.
“Per tutto. Per non essere intervenuto prima e in tutti questi anni. Mi dispiace per come ti ho trattano, ma ti prometto che d’ora in poi nessuno e ti giuro nessuno ti farà più del male!”.
Kurt scosse la testa:
“No Finn. Non c’è nessun ‘d’ora in poi’. Per me è finita”.
Quelle parole furono una pugnalata.
Una pugnalata per entrambi.
Kurt sentì come se si fosse appena sparato un colpo alla tempia da solo e sentiva come il sangue che fluiva lento fuori dalla sua testa, rosso e denso, che gli bagnava le labbra, che gli scendeva giù per il collo portandoli via la vita per sempre, portandoli via ogni residuo di felicità, lasciando solo lo scheletro della sua anima.
“Cosa?”, chiese Finn credendo di aver capito male.
“Finn per me è finita. Non siamo più insieme”.
Un altro colpo dritto alla tempia. Dritto all’anima. Dritto a quello che rimaneva del suo cuore.
Il vuoto.
Come se si fosse gettato nel vuoto, così si sentiva Finn: vuoto.
Un vuoto incolmabile.
“Perché? Perché Kurt? Io non capisco…”, disse Finn ancora incapace di piangere.
“Ti prego”, disse Kurt che invece già piangeva, “Non mi chiedere nulla! Solo rassegnati Finn. Io non voglio più che stiamo assieme”.
“DEVI DARMI UNA RAGIONE!”, gridò Finn tremando, “Ti prego! Dimmi cosa ho fatto? Dimmelo Kurt! Dimmelo!”.
“Tu… tu…”, un'altra pugnalata, un altro sparo, altro sangue, “Tu non hai fatto nulla. E’ che non ti amo più. Preferisco stare da solo”.
Sangue.
Non era possibile.
Non poteva, non poteva essere vero.
“Kurt… ma cosa stai dicendo? Io ti amo, NOI ci amiamo!”.
Sangue.
Aveva male, aveva male dovunque.
Voleva finirla, finirla per sempre con questa tortura.
Sangue.
“Non più”, disse mentre il suo cuore gli scoppiava petto, “Cerchiamo di ricominciare le nostre vite, ok? Come se nulla fosse successo. Tu torna con Rachel… andrà bene Finn, cerchiamo di dimenticare”.
“IO NON POSSO!”, disse Finn disperato”, Non posso dimenticare Kurt! Io ti amo!”.
Sangue.
Altro sangue.
“Non sai quello che dici. Se vuoi farmi felice torna con Rachel. E fai come se non fosse successo nulla. Torna con Rachel Finn ti scongiuro. Noi non possiamo più amarci”.
Rimasero in silenzio.
Un silenzio infinito
Finn cominciò a piangere silenziosamente.
A Kurt girava la testa.
Non capiva più nulla.
C’era sangue.
Sangue ovunque.
Sangue che usciva dal suo cuore.
Dolore che si spargeva in ogni parte della sua anima.
Solo sangue.
Kurt non resisteva più.
Corse via soffocando un singhiozzo.
Finn si sentiva lentamente svanire mentre la sua mente non riusciva più a ragionare.
Si lasciò scivolare per terra lasciando che le lacrime gli inondassero il viso togliendoli il respiro.
Kurt raggiunse il bagno e entrò veloce, frugando nella sua borsa finché non ne estrasse quello che cercava: una piccola lametta.
Si accasciò in un angolo passando la lama argentata sul suo braccio e stringendo gli occhi per il dolore.
Voleva provare quella sensazione.
Aveva bisogno di vederlo.
Infatti ora si che c’era… scorreva davanti ai suoi occhi, rosso e denso: sangue.
Sangue ovunque.
 


*si asciuga gli occhi dalle lacrime*
Voi non sapete nemmeno quanto è stata dura per me la scrittura di questo capitolo... ieri sera sono stata sveglia fino all'una per finirlo... Vi giuro ci sono stata troppo male... ANYWAY alla fine ce l'ho fatta! :D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e sopratutto che non vi abbia troppo depresso, perché a me mi ha depresso parecchio devo dire...xD
Alla prossima e grazie a tutti come sempre <3

p.s
Volevo avverire Darkaeonifirt (oddio non so se l'ho scritto bene xD) che ho una sorpresa per lui... ebbene si: sto scrivendo una Kurtbastian in tuo onore dato che so che sono la tua OTP ;) Appena la pubblico ti faccio sapere <3
 

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Capitolo 17
*** Dolore ***


E’ strano notare come le persone reagiscano differentemente al dolore.
E’ strano vedere come siamo portati a creare un dolore ancora più grande per combatterne uno.
Ed era così che faceva Kurt: pur di non sentire il dolore mentale era disposto a crearne uno fisico, uno che li riempiesse il corpo e il cervello con una sola acuta nota lacerante che gli facesse dimenticare tutto il resto .
E’ strano vedere come le persone reagiscano differentemente al dolore.
E’ strano vedere come gli eventi si susseguano l’uno all’altro, come una persona pensando di colmare un proprio vuoto interiore, lo possa colmare facendo soffrire altre persone senza nemmeno rendersene conto. O almeno fingendo di non rendersene conto.
Che poi quello che ci domandiamo alla fine è: chi di loro meritava veramente di soffrire? Chi di noi merita veramente di soffrire?
“Di sicuro non io… non IO mi merito tutto questo”, pensò Kurt.
“Cosa ho fatto? Cosa ho fatto IO per meritarmi questo?”, si chiedeva Finn.
“Non capisco perché devo sempre provarlo IO questo dolore, questo vuoto”, si ripeteva Quinn.
Forse veramente nessuno di loro si meritava quel dolore.
Ma chi di noi allora merita veramente di soffrire?
E chi è in grado di giudicarlo?
 
“Finn….”.
Ormai quasi tutti erano usciti dalla scuola e Finn stava stancamente rimettendo i suoi libri nell’armadietto con gli occhi ancora un arrossati dal pianto.
“Rachel non sono proprio dell’umore per parlare ora”, mormorò il ragazzo.
“Cosa è successo Finn? E’ tutto il giorno che ti vedo così e mi dispiace! Sai che con me puoi parlare e anche se non stiamo più insieme rimango tua amica”, replicò Rachel guardandolo preoccupata.
Finn tentò di dire qualcosa, ma le lacrime ripresero a scenderli a rivoli sul viso:
“Rachel… ti prego non… oddio non so come….”.
“Calma Finn, calma”, disse Rachel interrompendolo e accarezzandogli la guancia, “Facciamo che ora ti calmi, se vuoi ti accompagno in bagno che ti sciacqui la faccia e poi mi dici tutto eh?”.
“Rachel non sono un bambino posso anche fare da solo”, tentò di dire Finn.
“Invece no, ora ti fai aiutare da me”, disse Rachel premurosa prendendolo sotto braccio e portandolo verso il bagno.
Finn trascinava i piedi stancamente aggrappandosi a lei e sentendosi come protetto.
 
“Allora va un po’ meglio?”, gli chiese Rachel dopo che il ragazzo ebbe bevuto e si fosse rinfrescato il viso.
“Si, meglio”, mormorò Finn sedendosi sul termosifone del bagno accanto a Rachel che gli teneva la mano accarezzandola con dolcezza.
“Finn ti va di dirmi cosa è successo?”.
Il ragazzo scosse la testa.
“Come vuoi”, mormorò Rachel, “Non è colpa mia però, vero?”.
Finn scossa la testa.
“Va bene allora, capisco se non hai voglia di parlarne. Ora prendi dei bei respiri e cerca di smettere di piangere ok? Pensa a tutte le cose belle che hai fatto, era così che mi dicevano i miei papà per farmi smettere di piangere”.
Finn tentò di calmarsi e si concentrò sul suo respiro che si faceva via via più calmo e al calore della mano di Rachel sulla sua.
La strinse più forte.
Dentro di lui risuonavano ancora le parole di Kurt e li sembrava ancora di vederlo andarsene di corsa.
Io non ti amo più.
Era così che gli aveva detto: non lo amava più.
Forse non l’aveva mai amato.
Forse l’aveva solo preso in giro.
Non poteva essere vero.
Non poteva essere vero che i baci di Kurt, le sue labbra calde che cercavano le sue, il suo corpicino così esile che si stringeva contro di lui sussurrandoli  quanto lo amava… non poteva essere che tutto quello era stato solo uno scherzo. Una presa in giro. Che loro due non si erano mai amati.
Perché Finn quando aveva Kurt vicino capiva quanto fino a quel momento non avesse mai amato nessuno.
Sentì Rachel che si stringeva a lui e istintivamente la abbracciò.
Forse non l’aveva mai amata, ma le voleva bene.
Di questo ne era sicuro: voleva bene a Rachel era la persona che sentiva più vicina perché sapeva che lei gli avrebbe sempre voluto bene, sempre. E come aveva detto lei, qualsiasi cosa sarebbe successa lei sarebbe stata ad aspettarlo pronta a dargli tutto il suo amore.
Era sicuro: non l’avrebbe mai amata a fondo, non l’avrebbe mai amata come amava Kurt, non avrebbe mai amato nessuno come amava Kurt.
Ma ora aveva bisogno di lei, pensò Finn stringendola a se per sentire i loro cuori battere uno assieme all’altro.
 
Kurt era steso sul letto di camera sua le tende tirate, gli occhi chiusi.
Di sottofondo risuonava una canzone di Taylor Swift proveniente dal lettore CD.
In genere quando si sentiva triste gli bastava mettere un po’ di musica e perdersi in essa eliminando ogni pensiero che subito si sentiva già meglio.
Ma in quel momento era diverso: il quel momento la musica non riusciva nemmeno a raggiungerlo.
Cercava di non piangere, voleva fare in modo che stringendo gli occhi le lacrime si fossero potute fermare così come quella montagna di dolore che lo stava schiacciando.
Ma avrebbe dovuto imparare a convincerci, lo sapeva, avrebbe dovuto imparare a tirare avanti non ostante quella scura montagna di dolore aleggiasse su di lui, portato solo avanti dal pensiero che forse un giorno dalla punta della montagna avrebbe potuto vedere spuntare il sole.
Aveva imparato a convivere con le lacrime, ormai da tempo, solo ultimamente aveva imparato a convivere con il dolore corporeo, pensò passando un dito sulla ferita ancora aperta che aveva sul bracco e inspirando a fondo l’odore del sangue sperando che almeno quello potesse farlo sentire bene. Senza speranze.
 
Il telefono di Santana squillava con insistenza.
La ragazza, lo sentì dal salotto dove stava facendo ginnastica e corse in camera sua per rispondere.
Non lesse nemmeno il nome sul display e rispose veloce:
“Pronto chi è che mi rompe le palle mentre faccio ginnastica?”.
“Scusa non volevo disturbarti”, rispose una voce sarcastica dall’altro lato.
“Sei tu Quinn?”, chiese sedendosi per riprendere fiato.
“No… sono Kurt”.
Santana era stupita:
“Ciao Kurt cosa vuoi?”.
Kurt non rispondeva.
 Santana sentiva solo il suo respiro dall’altra parte della cornetta che si faceva sempre più pensate, la ragazza vacillo:
“Stai bene?”.
“No”, rispose Kurt con la voce rotta, “Ma di sicuro a te non importa”.
Santana non sapeva cosa dire:
“E’… per la cosa di Finn…?”, borbottò
Non ebbe neanche bisogno che Kurt le rispondesse per capire che era per quello perché appena pronunciò l nome di Finn, Kurt emise un singhiozzo più forte degli altri. Non le piaceva sentirlo così, dopotutto lui non le aveva mai fatto nulla di male.
“Lo hai lasciato?”, chiese cercando di mostrare indifferenza, ma con un tremito nella voce.
“Si come volevi tu”, disse Kurt veloce.
“Bene”, disse Santana esitando mentre udiva Kurt piangere ancora più forte, “Bravo. C’è qualcos’altro che volevi dirmi?”.
“Si…”, mormorò Kurt, “Perché? Perché Santana? Perché vuoi tutto questo? Cosa ti ho fatto io? Ti prego dimmelo… io… io… non capisco”, la sua voce si spezzò di nuovo.
Santana invece di rispondere si affrettò a dire:
“Scusa devo andare”, chiudendo velocemente il telefono.
Era sconvolta. Non pensava che quella faccenda avesse potuto sconvolgerla così tanto. Quando Quinn le aveva proposto di aiutarla in quel piano assurdo, aveva accettato pensando che sarebbe stata una cosa da nulla, visto che lei era abituata a ricattare le persone e in genere era indifferente ai sentimenti altrui. Ma in quel momento si sentiva colpevole, profondamene colpevole. Forse perché aveva strappato l’amore a una persona per cui sarebbe sempre stato difficilissimo trovarlo o forse perché in fondo lei e Kurt non erano così diversi… proprio perché forse entrambi si sentivano ‘diversi’ allo stesso modo.



*Entrata in scena spettacolare*
SALVE MONDO!!!!!!!
Dunque questo capitolo è stato un po' tosro da scrivere, non solo perché era tutto un scrivoduerighe-mideprimo-scrivoduerighe-midreprimo ma anche perché è un capitolo che si può considerare come un po' filosofico' sopratutto l'inizio visto che quello che ho scritto è qualcosa che penso e che mi chiedo spesso.. e poi bo, era in tema, visto che per conto mio ho appena finito di scrivere un monologo sul suicidio (come potete vedere sono un persona allegra e positiva xD)
Cooomunque non vi preoccupata prima di uccidermi devo finire questa fanfiction!!! xD 
Però ora volevo chiedervi una cosa: mi piacerebbe sapere cosa vi piacerebbe che succeda ora? Vorresete un lieto fine o no? Volete che io finisca questa fanfiction ancora in un paio di capitoli oppure che la faccia più lunga?
Così volevo sapre un po' cosa ne pensate perché come sapete il vostri pareri per me sono importantissimi... ;)

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Capitolo 18
*** INTERMEZZO ***


PER FAVORE CHIUNQUE STIA SEGUENDO LA STORIA LEGGA

Non è un nuovo capitolo, ma una cosa che ho scritto ieri sera dopo aver passato una delle peggiori giornate della mia vita.


14-07-13
 
Oggi è successa una cosa che non mi sarei mai aspettata succedesse in questo momento della mia vita: uno dei miei idoli è morto.
Ancora non ci credo mentre lo scrivo, ancora non posso credere che se mi domandassi ‘Che cosa starà facendo, che cosa starà pensando Cory in questo momento?’, la mia risposta non potrà che essere una sola: Cory non starà facendo o pensando nulla. Perché è morto.
E ho così sofferto, ho pianto così tanto, che ora che è sera non ho più lacrime ormai da piangere e il mio cuore è stato così massacrato da ogni genere di pensiero che ormai non sento più nulla. Solo un vuoto, e il sentore che tutto questo non può essere successo veramente, non può.
E devo dire che quando ho saputo la notizia, mentre iniziavo a piangere sempre più forte il mio primo pensiero è stato: ‘Io non potrò più, non potrò mai più scrivere di Finn. Perché Finn deve morire con lui. Io non posso più scrivere di lui. Sarebbe troppo doloroso’ perché quelli che scrivono mi capiscono: quando scrivi di una persona è come se questa persona entrasse piano piano a fare parte di te, e in un certo senso ti appartiene. Ed è proprio attraverso la scrittura che ho imparato ad affezionarmi a questa persona. Quindi no. Io non pensavo che avrei mai più continuato questa fanfiction, perché sarebbe stato tutto diverso ora. E speravo che voi avreste capito.
Poi però ho pensato, ho pensato che quello che dobbiamo fare noi non è di piangere Cory e pensare che nulla avrà più senso senza di lui: ma dobbiamo mantenere vivo il suo ricordo, non dobbiamo abbatterci, ma dobbiamo ringraziarlo e ricordarlo per quello che ci ha dato, per le risate e le lacrime che ci ha donato, per aver reso speciale Glee, per aver reso speciale le nostre vite.
E’ questo il nostro compito. Dobbiamo sostenere gli altri del cast in questa terribile perdita, ma non facendo i pessimisti, ma cercando di vedere la luce anche in queste situazioni. Lo so che è difficile perché pure per me è impossibile non piangere ora, ma dobbiamo farcela.
Ed è per questo che continuerò questa fanfiction e la porterò al termine ve lo giuro. E dopo di queste ne verranno altre, ma tutte avranno un solo obbiettivo: non dimenticare. Tenere vivo il ricordo di tutto quello che Cory ci ha lasciato.
Quindi faccio tutto questo per lui.
Per fargli sentire che la sua stella qua sulla terra non si spegnerà mai.
Perché io e tutti noi faremo di tutto per mantenere vivo il suo ricordo e la sua luce.
Ci mancherai Cory, ma sorrideremo e andremo avanti, ora. Proprio come avresti fatto tu.
Grazie per aver reso la mia, le nostre vite speciali.
E forse dal paradiso nelle giornate di sole, si potrà ancora scorgere nel cielo… il tuo sorriso.
 
 

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Capitolo 19
*** Non poteva essere vero ***


“Quinn!”.
“Ciao Rachel”.
La mora salutò con la mano la bionda andandole incontro.
“Sono stupita da questo invito”, commentò Quinn mentre si avviavano assieme sul tratto di marciapiede che le separava dall’entrata del ‘Bel Grissino’.
“Be si, ma avevo bisogno di scusarmi in qualche modo con te per come ti ho trattato in questi giorni, quindi volevo trovare il modo giusto per sdebitarmi”.
Quinn sorrise.
“E poi non hai anche tu detto che vuoi che ci conosciamo meglio? Penavo che una serata assieme al ‘Bel Grissino’ potesse unire le due cose”.
Appena entrate si accomodarono al tavolo.
“Allora”, disse Quinn mentre scrutavano i menù, “Che cosa ti ha fatto cambiare idea così velocemente sul mio conto? Sei stata così misteriosa al telefono…”, commentò scoccandole un occhiata d’intesa.
“Be ecco vedi Quinn…”, disse Rachel iniziando il discorso che si era già preparata per fare bella figura, “Io e te non siamo partite col piede giusto e di certo per una serie di ragioni abbiamo avuto dei problemi ad avvicinarci. Io amo Finn davvero, e so che lo amavi anche tu. Ed è di sicuro questo che ci ha sempre tenute lontane e io ti ho sempre visto come quella che alla prima occasione avrebbe potuto fregarmi il ragazzo, quindi quando Finn mi ha lasciata così senza una ragione precisa, ho subito pensato che ci fossi di mezzo tu… ma mi sbagliavo”.
Quinn esultò mentalmente pensando ‘E’ fatta!’.
“Vedi ieri io e Finn abbiamo parlato molto, non so perché ma lo vedevo veramente sconvolto, così mi sono fatta spiegare e lui mi ha detto tutto: mi ha detto che mi aveva lasciato perché si sentiva confuso, ma che ora li mancavo tantissimo. Non mi ha detto nulla sul fatto di ritornare assieme, ma ho capito che tu non c’entravi davvero e soprattutto che lui mi ama ancora come io amo lui… Quindi scusa Quinn, scusa se ho pensato che ci fossi di mezzo tu e che il tuo volere diventare mia amica fosse solo una presa in giro…”.
Quinn cercò di non fare notare all’altra che aveva le lacrime agli occhi, così prima di risponderle chiamò il cameriere per ordinare.
Appena si fu allontanato con le ordinazioni, Quinn guardò Rachel sorridendo:
“Sono contenta che tu la pensi così e scusa anche me, se ti ho fatto credere che ti odiavo perché… ti assicuro che non è così … sei una persona fantastica Rachel, davvero…”.
Rachel era stupita:
“Grazie…”, mormorò, “Dopotutto chi non può apprezzare il mio talento” disse velocemente un po’ in imbarazzo.
Quinn allungò la mano verso quella dell’altra e la strinse senza staccare il contatto visivo:
“Sono contenta che possiamo essere amiche”, concluse sfoggiando la sua espressione più angelica.
 
“Papà dove stai andando?”.
Era quasi mezzanotte.
Erano passati tre giorni dall’ultima volta che Finn e Kurt si erano parlati.
A scuola era stata dura, ogni volta che i loro sguardi anche per sbaglio si incrociavano, Kurt abbassava gli occhi veloce.
Finn aveva fatto di tutto per provare a parlare con Kurt, ma il ragazzo pareva evitarlo e intanto lui  stava iniziando di nuovo a passare tantissimo tempo con Rachel che lo seguiva ovunque e  lo trattava come se fossero ancora fidanzati. Non riusciva ancora capire se gli faceva piacere o no.
“Papà dove stai andando?”, ripeté Kurt correndo verso la porta d’ingresso doveva aveva visto il padre armeggiare con le chiavi.
“Kurt”, disse Burt voltandosi verso di lui: aveva il viso sconvolto e si vedeva che si era vestito di fretta, “Torna a letto! Perché ti sei alzato?”.
“Non prima che tu mi abbia detto cosa sta succedendo e perché esci a quest’ora!”, esclamò Kurt tra lo stupito e il preoccupato.
“Devo andare da Carole…”.
“Cosa?”, disse Kurt mentre l’ansia incominciava a prendere il sopravvento, “Cosa gli è capitato?”.
“Non a lei…”, disse Burt veloce aprendo la porta, “A Finn”.
Kurt vacillò:
“Cosa è successo a Finn?”, gridò isterico correndo verso il padre e afferrandolo per impedirgli di uscire, “Cosa? DIMMELO!”.
“KURT LASCIAMI!”, gridò Burt strattonandolo, “Non lo so nemmeno io!  Mi ha appena chiamato Carole dall’ospedale, piangeva e non ho capito. Mi ha detto di venire, di venire assolutamente era per Finn”.
Kurt era così sconvolto che urlò facendo sobbalzare il padre:
“E TU PERCHE’ CAZZO NON MI DICI NIENTE?”.
“Kurt calmati! E non mi parlare in questo modo! Non volevo svegliarti domani c’è scuola!”.
Kurt senza nemmeno rispondere si infilò il primo paio di scarpe che gli capitarono sotto mano, e aprì la porta con foga correndo fuori verso la macchina:
“Kurt cosa fai? Torna in casa!”, gli urlò Burt correndogli dietro.
“NO! NO IO DEVO ANDARE DA LUI!”, gridò Kurt cominciando a singhiozzare accasciandosi contro un lato della macchina e cominciando a piangere più forte. Burt lo raggiunse e lo aiutò a rialzarsi, abbracciandolo e facendolo sedere in macchina:
“Va bene Kurt, va bene, stai calmo però! Magari non è successo niente di grave”.
“STAVA PIANGENDO, CAZZO!”, gridò Kurt che non riusciva a controllarsi, “STAVA PIANGENDO E’ CHIARO CHE E’ SUCCESO QUALCOSA DI GRAVE! Spero solo che non…”, ma la sua voce si spense perché strozzata da un singhiozzo.
Burt mise in moto la macchina e partì più velocemente che poteva. Anche lui era molto preoccupato ora. Non conosceva bene Finn, ma lui e Carole si erano conosciuti da poco, ma erano già diventati molto amici.  E poi a sentire come piangeva Kurt doveva proprio tenerci a Finn.
Per tutto il tragitto nessuno dei due ebbe il coraggio di parlare. Burt cercava di concentrarsi sulla guida, mentre Kurt si ripeteva che doveva stare tranquillo, che non era nulla di grave… nulla di grave… nulla di grave…
 
“Siamo qui per vedere Finn Hudosn”, disse affannato Burt all’infermiera del banco informazioni.
“Finn Hudosn…”, disse la donna con aria impassibile scrutando una lunga lista, “E’ al terzo piano, corridoio A, porta n 5. Ma non penso vi faranno entrare”.
“Ci ha chiamati sua madre”, disse Kurt di slancio, “Io DEVO vederlo!”, ripeté rimettersi a piangere.
“La prego…”, disse Burt abbracciando il figlio.
“Io vi mando, ma poi dovete vedervela con il medico. In quelle condizioni è pure difficile che facciano entrare i parenti”.
Quelle parole furono come una pugnalata per Kurt che si avviò di corsa verso le scale seguito a ruota dal padre. Doveva sapere cosa era successo. Doveva vederlo.
Kurt sbucò per primo nel corridoio e vide Carole seduta su una sedia, gli occhi chiusi le labbra contratte, le mani congiunte sul petto.
“Che cosa gli è successo?”, disse Kurt senza nemmeno salutarla correndo verso di lei e facendola sobbalzare, “Cosa è successo a Finn?”, ripeté aggrappandosi a Carole e ricominciando a piangere.
“Scusa Carole!”, disse Burt raggiungendoli con il fiato corto, “Ho cercato di farlo rimanere a casa, ma voleva venire a tutti i costi”.
Carole abbracciò Kurt e Burt e cominciò a parlare lentamente con la voce stanca:
“Questa sera l’avevo visto un po’ stanco, un po’ più pallido del solito, ma è da un po’ di giorni che era così e mi aveva assicurato che andava tutto bene, che era solo un po’ stanco perché la notte non dormiva bene. Così quando si è chiuso in camera così presto non mi sono stupita. Verso le dieci sono andata per dargli la buonanotte ho aperto la porta e…”, la voce gli mancò per qualche secondo, “Era steso per terra con in mano il mio pacco di sonniferi e… aveva la testa ricoperta di sangue…. Era caduto e aveva sbattuto contro lo spigolo del letto”.
Kurt urlò stringendosi contro il padre e sentendosi svenire… non poteva essere… non poteva essere…
“Ero disperata”, continuò Carole sempre con meno forze, “Gli parlavo, ma non mi rispondeva. Aveva gli occhi aperti ma pareva morto. Ho chiamato l’ambulanza il prima che ho potuto… ho pensato di averlo perso per sempre”, concluse scoppiando a piangere a dirotto.
“E’ vivo?”, riuscì a dire Kurt con un filo di voce, “Ti prego dimmi che è vivo!”.
 “Si…”, disse Carole in un soffio, “Mi hanno detto che la ferita non è grave, ma si è imbottito di sonniferi ed è collassato. Ora stanno facendo di tutto per rianimarlo, ancora non si è svegliato, ma almeno il cuore batte e pare che tutto il resto funzioni”.
“Devo vederlo”, disse Kurt alzandosi e cercando di reggersi in piedi.
“No Kurt!”, lo fermò Carole, “Hanno impedito anche a me di vederlo. Hanno detto che finché non si sveglia è meglio che non entri nessuno”.
“E tra quanto si sveglia?”, disse Kurt con il respiro corto, “Quanto dobbiamo ancora aspettare? Vi prego lasciatemi entrare… ha bisogno di me!”.
Carole appoggiò la testa sulla spalla di Burt chiudendo gli occhi mentre lui la rassicurava, dicendole che sarebbe andato tutto bene, che Finn si sarebbe svegliato presto.
Kurt non riusciva a stare fermo, camminava avanti e indietro mentre in testa lo martoriava la vista, di Finn steso in camera sua, il sangue intorno al viso. Forse non l’avrebbe visto mai più. Forse non si sarebbe mai più svegliato. Forse aveva preso quei sonniferi proprio perché voleva farla finita. Forse era colpa sua se era morto. Forse… forse…. Non ne poteva più di tutte quelle domande, voleva delle risposte e voleva vedere Finn.
Nessuno dei tre seppe dire con precisione quanto tempo passò. Forse un ora, forse due… ma un certo punto la porta si aprì e ne uscì il medico. Era serio in volto.
Tutti e tre si voltarono di scatto e Burt aiutò Carole ad alzarsi.
“Ha parlato”, disse semplicemente il medico, “In genere è un buon segno quando i malati chiedono di qualcuno”.
“Quindi ora è cosciente?”, chiese Kurt di slancio.
“Non possiamo dirlo con precisione”, proseguì il medico, “Ma già il fatto che abbia chiesto di qualcuno è un bel passo avanti”.
“Ha chiesto di me?”, chiese Carole tremante, ma già sollevata per la notizia.
“No. Ha detto che voleva Kurt. Chi è il padre?”.
Tutti e tre si immobilizzarono.
Gli occhi di Kurt si riempirono di lacrime.
“Sono io”, mormorò guardando il medico pensando non stesse dicendo sul serio.
“Finn è un tuo amico?”, chiese il medico mentre li faceva strada verso la stanza.
“No”, riuscì a dire Kurt in un sussurro, “E’ il ragazzo di cui sono innamorato”.
 
La porta si aperse sulla scena più dolorosa che Kurt avesse mai visto.
Finn era nell’letto collegato a un macchinario che misurava i battiti del suo cuore.
La flebo nel braccio, la testa fasciata.
Era pallido, gli occhi socchiusi cerchiati di nero, le labbra screpolate e scolorite.
“Finn…”, mormorò Kurt avvicinandosi e inginocchiandosi accanto a lui. Gli mancava il respiro. “Finn…”, ripeté allungando una mano verso la sua guancia per accarezzarla. Era gelata.
Finn ruotò gli occhi verso di lui e lo fissò. Lo fissò a lungo, ma pareva non lo vedesse. Il suo sguardo era vacuo e vitreo.
“Dove sono?”, ed ecco la sua voce, roca e strascicata. Non pareva nemmeno più lui.
“Finn, riesci a vedermi? Riesci a sentirmi?”, implorò Kurt stringendogli la mano.
“Chi sei?”, chiese Finn in un sussurro.
“Sono io, Kurt. Sono Kurt Hummel, Finn! Non mi riconosci?”.
“Chi sei?”, ripeté sempre più debole.
“Sono Kurt! Sono Kurt e ti amo e tu mi ami! Finn ti prego!”.
“Rachel…”, mormorò, “Rachel… la mia fidanzata… sei tu Rachel?”.
“No Finn! Ti prego riconoscimi! Sono Kurt! Kurt, ti ricordi?”.
“Kurt…”, disse Finn come se piano piano iniziasse a ricordare, “Si… tu sei Kurt… vieni nella mia scuola… ma perché sei qui? Dov’è Rachel?”.
Kurt gli lasciò la mano tremando.
No.
Non poteva essere vero.
Non poteva aver dimenticato tutto.



Ecco si... non ostante io stia passando delle giornate veramente terribili, in cui non riesco a passare 5 minuti senza scoppire a piangere sono riusciata a scrivere questo... non so se ve lo aspettavate, o forse no, ma io NON sarei riuscita ascrivere di Finn normalmente, quindi DOVEVO far succedere qualcosa.... Questo però allunga molto la storia quindi in un certo senso è anche positivo anche se molto molto triste.
E poi non so voi, ma io per tirarmi su sapete che canzone mi ascolto in questi giorni? 'Just the way you are', la canzone della Furt... non so perché, sarà perché è da quella canzone che per me è iniziato tutto, ma mentre la ascolto tra le lacrime riesco sempre a sorridere....
Ah giusto.... visto che io vi ADORO perché siete davvero delle persone speciali, se volete mandarmi la richiesta d'amicizia su Facebook mi chiamo Viola Diana Burton..... fatelo perché mi piacerebbe tantissimo conoscervi anche un po' meglio... e poi credo che capirete subito che sono io dalla mia immagine di copertina... ebbene si, ho proprio i nostri due amori :3

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Capitolo 20
*** Verità ***


Kurt fissava le parti bianche della stanza dove lui, Carole e Burt stavano aspettando l’arrivo del medico.

Intanto stringeva il labbro con i denti quasi facendosi sanguinare.

Non sopportava più quell’attesa.

Non sopportava più nulla.

Si sentiva la testa pulsare, come se ogni muscolo del suo corpo fosse teso per la terribile ansia che lo stava divorando.

Il medico entrò, con i mano i risultati degli esami. Si sedette alla scrivania mentre i tre gli si facevano intorno speranzosi.

“Allora?”, chiese Kurt pensando che se avesse dovuto aspettare un minuto di più sarebbe scoppiato.

“Effettivamente ci sono stati dei danni anche al cervello di cui non ci eravamo accorti”, iniziò il medico con voce fredda, “E’ stata danneggiata una zona sensibile che creato dei problemi alla memoria. Fortunatamente i danni non sono troppo gravi e si tratta di quella che noi chiamiamo una ‘perdita di memoria recente’. Il ragazzo per la forte botta ha completamente perso la memoria di un arco di tempo che comprende circa l’ultimo mese. Fortunatamente tutto il resto è stato mantenuto”.

“Ma è una cosa temporanea?”, chiese di slancio Kurt, “Intendo: si potrà ricordare di nuovo quello che ora non ricorda?”.

“Non possiamo dirlo con precisione”, rispose il medico, “Abbiamo avuto casi in cui la memoria è stata ripristinata in poche ore, altri in alcuni giorni o alcuni mesi. In altri casi invece non è mai stata recuperata. Comunque terremo il ragazzo per qualche giorno in osservazione per sicurezza, anche se ora si è quasi ristabilito. Quindi potete stare tranquilli”.

Poi squadrando Carole proseguì:

“Lei è la madre vero? Noi le consigliamo anche di esporre suo figlio a un occhio più esperto come quello di uno psichiatra. Potrebbe aiutare. E inoltre la ragione che ha spinto il ragazzo a ingerire tutti qui sonniferi potrebbe anche trattarsi di un tentato suicido, quindi sarebbe meglio conoscerne bene la causa per salvaguardarlo anche in futuro”.

 

Dopo poco Burt e Kurt stavano salutando Carole che sarebbe rimasta ancora un po’: ormai era quasi l’alba.

“Vi farò avere di certo sue notizie”, stava dicendo Carole abbracciandoli, “Kurt vuoi che gli dica qualcosa da parte tua quando me lo faranno vedere?”.

Kurt stava per dirle che avrebbe voluto che Finn sapesse che lui lo amava ancora, che lo amava, lo amava tantissimo e sarebbe stato vicino a lui qualsiasi cosa succedesse. Ma poi si ricordò: si ricordò che il cervello di Finn aveva eliminato ogni loro memoria, quindi disse velocemente:

“No Carole, non dirgli nulla”.

 

Non ostante fossero tornati davvero tardi Burt insistette perché il figlio il giorno seguente andasse a scuola.

Così il giorno dopo, Kurt pallido e con le borse agli occhi attraversava il corridoio del McKingley diretto al suo armadietto.

“Buongiorno Kurt”, Rachel lo salutò allegramente passandogli vicino, “Che brutta cera che hai…”, commentò squadrandolo.

“Questa notte non ho dormito”, borbottò lui in risposta.

“Io invece mi sono veramente divertita! Sono stata al ‘Bel Grissino’ con Quinn sai? E’ stata una serata davvero piacevole, non mi aspettavo che io e lei potessimo trovarci così bene, invece… lo vedi quante sorprese ci riserva la vita?”.

“Rachel, Finn è in ospedale”, disse Kurt interrompendola che non ne poteva più di sentirla parlare così spensierata.

“Cosa?!”, esclamò lei strabuzzando gli occhi.

“Mio padre è amico di sua madre e questa notte lo ha chiamato per dirgli che…. Che Finn era caduto e aveva sbattuto la testa perdendo i sensi”.

“Cosa? Ma come?”, balbettava Rachel.

“Non si sa bene come sia caduto. Fattostà che ora sta un po’ meglio, ma avuto una perdita della memoria: non ricorda più quello che è successo nell’ultimo mese”.

“Ah be per fortuna nulla di molto grave”, sospirò Rachel, “Anche meglio! Così non si ricorderà nemmeno della nostra rottura e potremo ricominciare veramente ‘come se nulla fosse successo’”.

“Non riesci che pensare a quello tu eh?”, disse Kurt cercando di non mostrare la rabbia montante che stava salendo dentro di lui.

“Ma… no! Non volevo essere indelicata”.

“Lascia perdere”, sbottò l’altro andandosene sbattendo l’armadietto. Non poteva credere che Finn stesse con una ragazza così. Non ci poteva credere.

E la cosa peggiore è che nessuno sapeva di lui e Finn e quindi nessuno avrebbe mai potuto confermare a Finn che Kurt non si stava inventando tutto su di loro se mai avesse avuto il coraggio di dirglielo. Nessuno, nessuno tranne uno… o meglio una.

 

“Ciao Santana”.

“Ciao Quinn”, disse la mora senza alzare lo sguardo dal libro che aveva davanti.

Quinn si sedette vicino all’amica mentre aspettavano che arrivasse il prof della prima ora.

“Allora il tuo piano sta andando bene? Stai riuscendo a infischiartene abbastanza dei sentimenti degli altri perché troppo concentrata sui tuoi?”, le disse secca Santana, “La regina Quinn Fabray è sempre la stella che risucchia tutta la luce degli altri pur di fare risplendere la sua?”.

“Buongiorno anche a te Santana”, disse Quinn fredda invece di rispondere. Ripensava alla sera prima. E di come Rachel fosse stata carina con lei, e di come si fosse finalmente sentita di mostrare lei l’altra Quinn: la stella splendente spaventata dalla sua stessa luce.

 

 

Appena uscito da scuola Kurt compose velocemente il numero di Carole.

Aveva passato l’intera giornata a scuola a pensare a Finn, a pensare che poteva anche trattarsi di un suicido ed era un miracolo che lui fosse vivo e… che era tutta colpa sua… era lui che non aveva più voluto parlare con Finn perché così gli aveva detto Santana era lui che, pur con il cuore spezzato, l’aveva evitato. Era stato un idiota. Non si sarebbe mai perdonato una cosa del genere.

“Kurt sei tu”, Carole aveva risposto.

“Ciao Carole. Scusa ma non riuscivo più ad aspettare. Come sta Finn?”.

“Bene Kurt bene. Sono qui con lui”.

“Chi è mamma?”, era una voce flebile che veniva da lontano.

Kurt si immobilizzò: era lui. Le lacrime cominciarono a scendergli sulle guancie.

“E’ Kurt, tesoro”, rispose Carole mentre Kurt mormorava:

“Ciao Finn…”.

Sentì che Finn diceva:

“Che cosa vuole? Perché ti chiama? Sa che io sono qui? Dov’è Rachel?”.

“Finn calma! Scusa Kurt”, era di nuovo la voce di Carole, “Ma non è il momento Finn è un po’ agitato. Ora sta meglio non preoccuparti, ti richiamo più tardi. Scusami ancora, ma devo andare”, e mise giù il telefono.

Kurt rimase qualche secondo ad ascoltare il ‘tu tu tu’ della linea interrotta. Non aveva nemmeno chiesto di parlare con lui. Per Finn ora era solo come uno dei tanti compagni che lo chiamavano per sapere come stava. Lo sapeva già, ma in quel momento la realtà gli si parò davanti completamente: lui tornava a essere quello che per Finn era sempre stato… nessuno… e lui tornava ad amarlo… but only on his own.


 


Sono di ritornooooooooo!!!!!!!
Come avevo detto ad alcuni sono stata in campagna dove PENSAVO avrei avuto tempo per scrivere... putroppo non avevo calcolato il fatto che c'era anche il mio migliore amico che non faceva che distarmi ogni 2 secondi mentre provavo a scrivere... e per questo sono arrivata a due conclusoni: 1- il mio migliore amico è un deficente 2- Questo capitolo fa schifo.
Anche se un po' devo dire che era necessario un capitolo così per preparare a quello che voglio mettere dopo...
Comunque per farmi perdonare ho scritto per voi una Monfer.... si una Mofer che pubblico ora... se volete passare a leggere, è corta ma sentivo il bisogno di scriverla....

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Capitolo 21
*** We can learn to love again ***


 

Nell’aula di musica c’era un insolito silenzio.

Era la prima volta che si riunivano senza Finn ed era davvero strano non doversi contorcersi sulla sedia per cercare di vedere oltre la sua testa perché, non ostante fosse altissimo, si ostinava a mettersi davanti impedendo così, la visuale a quelli dietro .

Rachel cercava di parlare con Kurt, ma il ragazzo la ignorava completamente, gli occhi puntati nel vuoto.

Quinn guardava Rachel da lontano perché non si era azzardata a sedersi vicino a lei per non sembrare troppo opprimente.

Il professor Schuester era entrato e senza dire una parola era andato alla lavagna e aveva scritto col solito pennarello nero ‘Finn’. Tutti si erano zittiti.

“Ragazzi come ben tutti sapete, uno di noi in questo momento è in ospedale. So che tutti voi siete molto in pensiero per lui, ma ho parlato con sua madre e mi ha detto che in una settimana lo dimetteranno”, fece una pausa, “Come ancora sapete però, ha avuto una perdita di memoria ed è qui che voglio che noi agiamo. Voglio che tutti voi gli stiate vicino e non che cercaste di fargli ricordare quello che non si ricorda perché per lui sarà veramente difficile e lo farete solo sentire in difficoltà. Quello che dovete fare è invece fargli riprovare i sentimenti che ha dimenticato”, e disse questo lasciando una lunga pausa e guardando Kurt che si immobilizzò: possibile che anche Scuhester sapesse?, “Quindi fatelo sentire a suo agio e stategli vicino. E in più vorrei che ognuno di voi scegliesse una canzone in cui dica quello che non ha mai avuto il coraggio di dire. Lo vedete come siamo stati sul punto di perdere Finn? E così poteva trattarsi di chiunque tra voi… e se ci fosse stato qualcosa che avreste sempre voluto dire a questa persona e non avete mai avuto il coraggio di dirglielo? Come vi sentireste ora? Il compito è questo quando tornerà Finn: dire a lui o a qualcun altro qualcosa che non avete mai detto, ma che è importante per voi… e dirlo con una canzone”.

Tutti erano zitti gli occhi abbassati ognuno che rifletteva su quanto fosse vero quello che Will aveva detto.

 

Alla fine della lezione mentre tutti uscivano parlottando fra di loro, mettendosi d’accordo per andare a trovare Finn tutti assieme, Kurt si avvicinò a Schuester:

“Professore le posso parlare?”, chiese timoroso.

“Kurt! Se non fossi venuto tu sarei venuto a cercarti io…”.

Schuester lo fece sedere e i loro occhi si incontrarono un attimo e bastò quello sguardo per cui Kurt scoppiò improvvisamente a piangere liberando finalmente tutta la tensione di quei giorni. Appoggiando la testa contro il petto del professore, cominciando a singhiozzare sempre più forte mentre lui gli accarezzava i capelli senza dire niente. Kurt non ebbe bisogno di spiegargli nulla. Sapeva che aveva già capito tutto.

“E’ stato tutto inutile”, riuscì a dire Kurt dopo un po’, “Per una volta che credevo di aver trovato finalmente qualcuno in grado di amarmi… sa una cosa professore? Ieri sono andato a trovarlo e oltre a essersi stupito del fatto che venissi da solo e non con Rachel, quando gli ho chiesto per la terza volta se non si ricordasse proprio niente di niente mi ha detto che ero troppo insistente e non capiva perché fossi così interessato visto che noi due non eravamo tanto amici. Capisce… guardarlo e pensare a quando mi diceva che mi amava e mi ricopriva di baci fino a togliermi il respiro e vederlo ora con gli occhi che mi trapassano come fossi invisibile è… è troppo doloroso”, così dicendo con un altro singhiozzo si lasciò di nuovo andare contro Schuester.

“Kurt…”, iniziò Will, ma Kurt o interruppe:

“Lei non capisce! Lui non mi amerà mai più! Ho avuto la mia occasione di essere felice, ma me la sono distrutta da solo… è colpa mia… è colpa mia…”.

“KURT! Kurt tu tralasci una cosa fondamentale. La ragione per cui tu ora ti senti così: tu e Finn eravate innamorati! Tu eri innamorato di lui e lui, LUI era innamorato di te, Kurt. Ti amava davvero! Quando è venuto da me a raccontarmi tutto, dovevi vedere i suoi occhi ogni volta che pronunciava il tuo nome: brillavano, Kurt! E brillavano di una luce che non è facile da dimenticare”.

Kurt aveva smesso di piangere e lo ascoltava attentamente.

“Lo hai fatto innamorare una volta. Se come pensi tu voi due non potreste che essere l’uno con l’altro allora è destino che sia così e sarà così. Non prenderla come una fine questa, ma prendila come una prova per vedere se è vero che il vostro amore è irreversibile: che ovunque andrete qualsiasi cosa farete voi due siete legati da un filo invisibile che vi porterà comunque vada uno nelle braccia dell’altro”.

Kurt lo guardava con gli occhi lucidi dilatati. Non riusciva nemmeno a parlare. Dopo qualche secondo lo abbracciò di slancio facendolo vacillare leggermente.

“Grazie professore”, disse tra le lacrime, “Lei è il miglior insegnante di sempre”.

Kurt aveva capito: non doveva continuare a crogiolarsi sul fatto che Finn ricordava più nulla, ma doveva fare solo una cosa… farlo di nuovo innamorare e non gli importava quanto tempo ci avrebbe messo e quanto tempo avrebbe dovuto aspettare. Perché come aveva detto Schuester lui e Finn erano destinati l’uno all’altro. E questo lo sapeva benissimo.

 

La settimana senza di Finn passò con una lentezza esasperante. Kurt lo andò a trovare solo due volte per non sembrare davvero troppo insistente e quando andava non lo assillava con mille domande su se ricordasse qualcosa, ma lasciava che fosse lui a parlagli e a raccontargli delle partite di football che aveva visto in TV e nonostante a Kurt non importasse nulla, lo ascoltava comunque contento anche semplicemente del fatto che stavano parlando. E poi c’erano dei momenti… momenti in cui Finn si zittiva e entrambi si scrutavano per un po’ e una volta Finn gli aveva detto una cosa che lo aveva fatto sobbalzare ‘In uno dei ricordi che ho perso dovevi centrare tu, perché ci sono dei momenti in cui ti guardo e mi sembra che manchi qualcosa’. Punto. Aveva detto questa frase e poi si era subito messo a parlare di altro. Mentre Kurt era rimasto col cuore bloccato le lacrime che sarebbero potute uscire da un momento all’altro…lui sapeva cosa mancava… il loro amore.

Così quando quella mattina Finn varcò le porte del McKingley, mentre una folla festosa di cheerios e giocatori di football gli si faceva intorno, Kurt sorrise dal altra parte del corridoio agitando la mano nella sua direzione e non si offese nemmeno per il fatto che Finn non ricambiò neanche il suo saluto. Era deciso a non farsi abbattere per nessuna ragione al mondo: era troppo felice che finalmente lui si era ristabilito.

“Ed ecco il nostro Finn!”, gridarono tutti quando il ragazzo un po’ impacciato entrò nell’aula del Gle,e accompagnato dalle urla di tutti, persino Scuester si lasciò prendere dall’entusiasmo!

Si abbracciarono commossi e Finn e Rachel passarono anche una buona manciata di secondi a baciarsi, momento in cui Kurt si voltò da un'altra parte per non saltare addosso a Rachel e prenderla a mazzate e in cui Quinn prese a fissarli con insistenza anche lei con piani omicidi in mente.

“Bene, bene ragazzi è bello vedervi così euforici!”, esclamò William quando tutti si furono seduti, “E Finn: è meraviglioso averti di nuovo tra noi!”, tutti applaudirono e Rachel ne approfittò per rubargli un altro bacio con un sorrisetto compiaciuto.

Il professore rispiegò a Finn il compito della settimana e lui ne fu entusiasta.

“Allora qualcuno ha già una canzone pronta?”, sulla sala calò il silenzio.

Tutti si guardarono in attesa che qualcuno si facesse avanti. Gli occhi di Schuester si spostarono su Kurt che però abbassò velocemente lo sguardo. Ancora non si sentiva pronto, anche se ogni volta che si voltava verso Finn la tentazione di alzarsi e dirgli tutto era fin troppo forte. Ma la poi l’imbarazzo e la paura della sua reazione gli facevano cambiare idea.

“Io professore”.

Tutti si voltarono: Quinn si era alzata in piedi.

Era strano vedere lei che si offriva per prima dato che era spesso silenziosa e di solito era Rachel a esibirsi prima degli altri, anche se in quel momento era troppo impegnata a strapazzarsi Finn.

“D’accordo Quinn”, disse Schuester anche lui stupito.

Quinn si posizionò al centro della stanza sistemandosi il vestito giallo girasole e dando lo spartito al pianista:

“E’ veramente difficile per me…”, iniziò guardandosi intorno con aria seria, “Ma per una volta vorrei provare a fare vedere a tutti voi la vera persona che sono… vorrei provare a non mascherare più i miei sentimenti. Non sono brava a dir queste cose quindi preferirei cantare… Rachel….”, gli occhi delle due ragazze si incatenarono, “… ascolta ogni parola… lo faccio per te”.

E Rachel lasciò di scatto la mano di Finn mentre Kurt guardò Santana per vedere che stava guardando a bocca spalancata Quinn e Rachel che si guardavano come ipnotizzate mentre risuonavano le prime note della canzone.

 


Popolooooooo!!!
Non sono morta, ero sempilcemente andata al mare, sono tornata oggi (e mi ha accolto un caldo pazzasco) e domani riparto.....
Però NON potevo lasciarvi senza un aggiornamento così ecco un nuovo capitolo che ho scritto proprio questa settimana al mare... Anche li non avevo molto tempo, ma lo spazio per questo l'ho trovato.... che ne dite?
Ora vorrei un attimo attirare la vostra attenzione sulla parte finale: come vedete Quinn sta per cantare una canzone a Rachel e nel prossimo capitolo volevo fare quella scena... il problema è che non riesco a trovare una cenzone che si adatti bene alla situazione. In realtà ne ho trovate 2, ma non sono sicuri... quindi ditemi voi, si vi viene in mente qualche canzone adatta a questa situazione ditemi pure....
mi siete mancati, comunque!!!! <3

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Capitolo 22
*** Angeli Caduti ***


Quinn iniziò a cantare con la sua voce dolce e delicata, abbassando lo sguardo:

I know how this all must look

Like a picture ripped from a story book

I've got it easy

I've got it made”.

Rachel la guardava senza capire, le pupille dilatate le labbra socchiuse, Quinn sollevò lo sguardo gli occhi che brillavano e sorrise, il suo solito sorriso, pieno di altezzosità e distacco, con il mento sollevato e la voce più sicura:

There's a golden road laid out before me

And everyone how they adore me

Like a diamond

In the sun”.

Ma dopo questa frase in cui tutti vedevano la solita, lei cambiò: il sorriso sulla sua faccia si spense, era come se tutte le cicatrici del suo dolore fossero finalmente visibili. La sua voce tremò:

Did you just waste your breath

Asking me how I feel today

Or do you really want to know”,

Disse l’ultima frase sorridendo a Rachel, un sorriso malinconico e rassegnato. Incominciò il ritornello insicura, come spaventata:

I'm completely unconnected

Constantly rejected

Like everything I've ever loved is coming down

I'm drowning in emotion

In the middle of the ocean

Never knowing when it's over and I'm going down”.

Rachel stava trattenendo a stento qualche lacrima, a vedere lei, Quinn Fabrey, capitana delle cheerios, quella ragazza che aveva visto sempre così splendete sopra a tutti, davanti a lei che la guardava, con lo sguardo tremante, facendole vedere quando anche lei, che aveva sempre visto la ragazza più sicura, fiera di se al mondo, fosse così devastata, così sofferente, così…

That's how I feel”.

E Quinn iniziò la seconda strofa, anche se sembrava che ogni parola che dicesse diventasse sempre più fragile, sempre più sul procinto di lasciare uscire quell’emozione montante, che saliva dentro di lei

I know I signed up for this game

Where everybody knows my name

Now they own a little piece of me

My happiness fell off the track

And I'd do anything to get it back

Give this all, I'd give this all away”.

Pensava a tutte quelle volte che camminava in corridoio, tutti che le facevano strada, i maschi che la guardavano sogghignando e dandosi gomitate, e come, anche se non lo desse a vedere, non sopportava tutto quello. Non sopportava che tutte quelle persone sapessero tutto di lei, ma nello stesso tempo non sapessero nulla di lei, nulla.

 

Did you just waste your breath

Asking me how I feel today

Is that a place you wanna go”.

L’unica persona che avrebbe voluto davvero sapesse tutto di lei, che avrebbe dovuto davvero sapere ciò che provava, era li davanti a lei…

I'm completely unconnected

Constantly rejected

Like everything I've ever loved is coming down

I'm drowning in emotion

In the middle of the ocean

Never knowing when it's over and I'm going down”.

Si sentì improvvisamente piccola, improvvisamente sconosciuta a tutte le persone in quella stanza… tranne che a lei.

Then you see me

You say you don't even know me

Couldn't pick me out of a line now

The girl you know is so far-gone

And I'm in hiding

Living life undercover

Smiling face for the camera

I'm not long for this world”.

Perché era pronta a sorridere al mondo, in quel modo in cui solo lei sapeva fare, in ogni momento, ma non riusciva a fingere con Rachel, non riusciva a nasconderle niente, ma non lo stesso tempo c’erano tante cose che avrebbe voluto dirle, trasmetterle… ed ora era li che provava a farlo:

I'm completely unconnected

Constantly rejected

Like everything I've ever loved is coming down

I'm drowning in emotion

In the middle of the ocean

Never knowing when it's over and I'm going down”.

La canzone era quasi finita e Quinn abbassò di nuovo lo sguardo:

That's how I feel”.

‘Rachel’, disse dentro di se, ‘Ti amo’

Then you see me

Say you don't even know me”.

Quinn smise di cantare.

Il suo sguardo traballava e la sua solita aria orgogliosa e sicura si scioglieva nei suoi occhi.

Della capitana delle cheerios, con il sorriso leggero e malizioso sempre stampato sulla faccia non ne rimaneva più traccia.

C’era solo una ragazza bionda, vestita di giallo, gli occhi verdi velati dal pianto. Una ragazza reduce da un battaglia con se stesse e uscita vincitrice.

“Rachel”, scandì con voce chiara, ma dolce, “Spero che tu abbia capito”.

Senza dire altro si sedette, mentre tutto il Glee applaudiva sommessamente lanciandosi occhiate interrogative.

Era proprio vero che tutto era possibile in quell’aula.

Fu Brittany a interrompere il silenzio esclamando:

“Ragazzi siamo sicuri che Quinn e Finn non siano la stessa persona? I nomi così simili ogni tanto mi confondono…”.

Nessuno ovviamente ribatté ciò che aveva detto Brittany, ma tutti si voltarono verso Rachel aspettando che fosse lei a dire qualcosa.

La ragazza si agitava nervosamente sulla sedia e disse secca:

“Che avete tutti da guardare?”, così dicendo arpionò il braccio di Finn che vacillò leggermente.

Kurt guardava ancora incredulo Quinn… come era possibile? Poteva davvero essere che anche lei fosse….?

Il prof Schuester balbettò qualcosa sull’autore della canzone, ma anche lui era sconvolto: questi ragazzi non smettevano mai di stupirlo.

Alla fine della lezione Rachel corse via come un razzo portandosi dietro Finn.

Quinn stava raccogliendo le sue cose quando gli si parò davanti Kurt:

“Quinn…”, mormorò mentre la sua mente pensava frenetica a cosa dire.

“Ciao Kurt, che bello che stiamo parlando non parliamo mai”.

Kurt esitò:

“Quinn ti va se andiamo assieme a prenderci qualcosa al Lima Bean? Vorrei parlare un po’ con te… in privato….”.

“Va bene Kurt”, rispose lei sorridendo e avviandosi con lui per il corridoio.

“Quello che ti sto per dire”, cominciò Kurt mentre uscivano dalla scuola, “E’ molto, molto segreto d’accordo? Non lo devi dire a nessuno. Non so perché mi sto fidando così tanto di te, ma”, la fissò negli occhi, “da quello che ho visto oggi so che non sarà così difficile per te capire”.

“Tu e Finn vi amate, si lo so”, disse Quinn annuendo.

“Cosa?!”, gridò Kurt, “Come… come fai a saperlo? Ci sono coinvolte più persone di quanto pensassi in questa storia!”.

“Ecco vedi Kurt… forse si può dire che è colpa mia se è cominciato tutto… colpa mia se tu hai dovuto lasciare Finn, colpa mia se lui probabilmente è caduto in depressione, colpa mia se ha preso quei sonniferi, se è finito in ospedale, se ha rischiato di morire e se ora ha perso la memoria”, più parlava e più i suoi occhi si riempivano di lacrime e più Kurt era stupito, “Tu non puoi neanche immaginare come io mi senta ora. Come mi senta responsabile di tutta questa sofferenza. Di quanto sia consapevole del fatto che tutte le persone che mi ruotano attorno prima o poi saranno destinate a soffrire per causa mia. Ma ho fatto tutto Kurt per cercare di tirare fuori qualcosa che ho dentro da tanto tempo, come un groppo alla gola che mi impedisce di respirare da anni, e non ostante io ho cercato di ignorarlo lui era sempre lì, questo sentimento pronto a travolgermi… l’amore”.

Quinn non riuscì più a parlare perché aveva iniziato a piangere. Era starno vederla piangere. Perché non era come vedere piangere Rachel perché non aveva l’assolo, o Tina che si commuoveva o Brittany perché Lord Tumbigton la ignorava. Quinn non piangeva mai. Quinn quando sentiva le lacrime salirle in gola le ributtava giù con una determinazione sovraumana. E invece ora era li, le lacrime che le rigavano il viso, i singhiozzi che la scuotevano. Kurt istintivamente la abbracciò, sedendosi su un muretto e tenendola stretta contro di se, mentre lei piangeva senza sosta mormorando tra i singhiozzi:

“Scusami Kurt… è tutta colpa mia… è tutta colpa mia…”.

“Shhhhhh”, la calmò Kurt carezzandole i capelli, avrebbe dovuto odiarla, ma non riusciva, sentiva solo che quella ragazza aveva un gran bisogno di un amico, “Calmati Quinn, va tutto bene. Ci sono io adesso, ci sono io”.

Dopo che si fu un po’ calmata Quinn trovò la forza e raccontò tutto a Kurt, per filo e per segno com’erano andate le cose e Kurt fece lo stesso raccontando la sua versione dei fatti.

Kurt le prese la mano, accarezzandola con dolcezza:

“Io ti perdono Quinn. Ti perdono perché non voglio più che tu soffra e non voglio che io e te spargiamo altro dolore. Siamo come degli angeli feriti, e stiamo trascinando le nostre ali, sporcando di sangue ovunque e travolgendo tanta gente nel nostro dolore, ma dobbiamo smetterla. Dobbiamo spiegare queste ali e volarcene via”.

“Sei proprio un poeta…”, mormorò Quinn sorridendo.

Anche Kurt sorrise:

“E’ venuto davvero il momento che gli angeli caduti si rimettano in volo. Quindi io inizierò la mia lotta per riavere Finn e tu…”, gli si avvicinò sussurrando, “… devi fare di tutto per avere Rachel”.

Quinn si rabbuiò:

“Ma come posso fare? Non hai visto oggi dopo le prove del Glee? Non mi ha nemmeno detto nulla… Finn dopo che tu gli hai dedicato una canzone d’amore di ha baciato!”.

Kurt arrossì al ricordo:

“Abbi pazienza… io sono sicuro che qualcosa ti dirà e qualsiasi cosa sia, non lasciarti abbattere eh? Andiamo tu sei Quinn Fabrey? Quale ragazzo o ragazza al mondo non vorrebbe volare via con te non appena avrai spiegato le tue ali?”.

Quinn strinse la mano di Kurt:

“Spero davvero sia come tu dici… e spero anche che tu riesca a riconquistare Finn… te lo meriti più di chiunque altro”.

Kurt annuì commosso.

“E se vuoi…”, disse Quinn complice, “Visto che la prima volta ha avuto così successo… avrei già una canzone in mente che potresti cantargli…”.

Kurt sorrise: finalmente aveva trovato una perfetta alleata e non solo…. Finalmente aveva trovato un amica….

 

 

 


Sono di ritorno! Intanto mi metto ai vostri piedi per chiedere umilmente perdono per avervi fatto aspettare così tanto, e spero che nel frattempo non abbiate deciso di non seguire più questa storia, perché ora sono qui pronta a scrivere con ancora più grinta il finale di questa fanfiction (non vi allarmate dico ‘finale’, ma mancano ancora almeno 5 o 6 capitoli) Questo capitolo spero riusciate ad apprezzarlo lo stesso nonostante siate stati un po’ staccati dalla storia, visto che non aggiorno da tanto! (tra vacanze e tutto non sono riuscita a farlo prima)

Ah si, volevo anche dirvi che sto lavorando a una seconda Furt ROSSA che arriverà presto per voi sostenitori della Furt (siamo in pochi ma buoni! Yaiiii!!) Finisco il monologo dicendo che mi siete mancati tantissimo!!! Perdonate la mia solita prolissità…

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Capitolo 23
*** Don't you remember? ***


Kurt rientrò in casa sul tardi, dato che aveva passato il pomeriggio insieme a Quinn.
Gettò la sua borsa sul letto e preso l’ultimo numero di ‘Vouge’ si stese sul divano per distarsi un po’.
Subito però la sua quiete fu turbata: difatti la porta di camera sua venne aperta e sulla soglia comparve Burt con indosso un lungo grembiule e un espressione confusa dipinta sulla faccia:
“Kurt! Era ora che tornassi a casa! Mi vuoi spiegare che diavolo vuol dire ‘sbattere le uova’? Devo rigirare la scodella?”, chiese additando il libro di cucina che teneva in mano.
Kurt abbassò la sua rivista alzando un sopracciglio:
“Come mai questo spirito culinario? Perché non ti limiti al solito hamburger con l’insalata?”.
Burt rispose con enfasi:
“Questa sera ho invitato Carole a cena, è un po’ giù in questi giorni e mi è sembrato carino…”.
“HAI INVITATO CAROLE A CENA?!”, sobbalzò Kurt, “QUINDI VIENE ANCHE FINN?!”.
“Certo”, disse Burt stupito della richiesta, “Comunque, sto cercando di cucinare questa frittata con le verdure e…”, ma Kurt non  lo stava già ascoltando perché era schizzato in bagno gridando:
“E tu me lo dici solo con tre ore di anticipo?!! Mi devo preparare!!”.
“Ma Kurt pensavo volessi aiutarmi in cucina”, piagnucolò Burt.
“Non c’è tempo ora!”, esclamò Kurt uscendo dal bagno solo per prendere gli asciugamani della doccia e la quantità esorbitante di creme, shampi e balsami, “E comunque… sbattere un uovo significa rigirarlo con la frusta!”.
Burt stava per dire qualcosa, ma Kurt lo precedette:
“La frusta è quella cosa che l’altro giorno volevi usare per sturare il water!”.
“Aaaaaaa ok”, disse Burt finalmente convinto dirigendosi in cucina.
Kurt si fece la doccia più velocemente che poteva e cercò di limitare il numero si shampi, facendosene SOLO tre. Un record per lui. Uscì dalla doccia e passò una mezzora facendo avanti e indietro dalla cabina armadio a camera sua, uscendo con un outfit, ma poi ritornare dentro per prendere altri vestiti.
Alla fine si guardò allo specchio mentre passava un leggero strato di gel tra i capelli: pantaloni grigi, maglietta sempre grigia e giacca stile militare. Aveva provato a vestirsi un po’ meno eccentrico del solito… anche se non era facile!
Dopo poco qualcuno suonò alla porta. Kurt corse nel soggiorno, facendo una giravolta senza nemmeno accorgersene da quanto era felice e eccitato.
Aprì la porta forse con un po’ troppo foga, esibendo un sorriso a trentadue denti e esclamando ‘Benvenuti!’ con una voce che risultò incredibilmente stridula.
Finn sbatté le palpebre un po’ di volte per riprendesi dallo shock, poi abbozzo un sorriso, mentre sua madre era entrata e aveva abbracciato prima Kurt poi Burt, che intanto gli aveva raggiunti, e aveva iniziato a fare i convenevoli complimenti per la casa.
Finn restò un po’ imbambolato sulla porta, finché non si decise ad entrare e quasi senza accorgersene fu portato da una forza più forte di lui, a portare un braccio dietro la schiena di Kurt e avvicinarlo dandogli un bacio sulla guancia, per poi subito, imbarazzatissimo, lasciarlo andare per rivolgersi a Burt. Che diavolo gli era successo? Da quando dava ai suoi amici baci sulla guancia? Da quando dava baci sulla guancia a Kurt?
Da parte sua Kurt era alquanto sconcertato di questa iniziativa così poco naturale e nello stesso tempo così incredibilmente naturale dell’altro, tanto che vacillò leggermente passando imbarazzato da un piede all’altro, mentre suo padre invitava Finn e Carole ad accomodarsi.
“Kurt che ne dici di portare Finn in camera tua così gli fai vedere un po’ la casa, mentre io offro un aperitivo a Carole?”, esclamò Burt mentre Carole si sedeva sul divano.
“Ok papi!”, annuì Kurt battendo le mani, “Vieni Finn, da questa parte!”.
 
“WOW KURT!”, esclamò Finn un po’ spaesato, “Com’è grande camera tua! A confronto la mia è una tana per topi!”.
“Eh si mi ricordo…”, commentò Kurt ridacchiando.
“Cosa?”, chiese Finn stupito, “Tu non sei mai stato in camera mia….”.
Kurt spalancò gli occhi, si era quasi dimenticato che Finn non ricordava nulla… neanche quello che avevano fatto mentre erano in camera sua probabilmente…
“Non ti ricordi, ma per un compito del Glee abbiamo fatto un lavoro assieme e sono venuto a casa tua”.
“Ah”, disse Finn poco convinto, “E perché eravamo in camera mia?”.
Kurt iniziava a essere davvero imbarazzato, così balbetto armeggiando con i bottoni della sua giacca:
“Ah… emm… aspettavamo Brittany per iniziare la coreografia e abbiamo… umm…. ascoltato della musica dal tuo computer”, concluse sollevando lo sguardo, ma senza riuscire a nascondere il rossore del suo viso.
Finn si sedette vicino a lui sul piccolo divanetto con aria concentrata:
“E’ davvero strana questa cosa che non mi ricordi nulla, davvero. Sento qualcosa, sento che questi ricordi sono dentro di me, ma non riesco a… metterli a fuoco”, mentre parlava non si era accorto che la sua mano era scivolata verso quella di Kurt, ma appena le loro dita si erano toccate, l’aveva ritratta come spaventato.
Nessuno dei due aveva il coraggio di parlare.
“Cosa ne pensi di quello che ha cantato oggi Quinn al Glee?”, chiese Finn così dal nulla, lo sguardo fisso sul tavolino che avevano davanti.
“Oh”, disse Kurt, “Credo che lei sia innamorata”.
“Di Rachel?”.
“Si. Penso di si”.
“Pazzesco”, disse Finn sconcertato.
“Cosa? Che una ragazza ami una ragazza?”.
“No”, disse Finn scuotendo la teta, “Che si possa amare con la consapevolezza di non poter mai essere ricambiati”.
Rimasero un po’ in silenzio finché Kurt non disse:
“Non si perde mai la speranza…”.
“Piangi?”, chiese Finn guardandolo.
“Si”.
“Perché?”.
“Non lo so”, ripose Kurt asciugandosi gli occhi con la manica della giacca, “Comunque, chi te lo dice?”.
“Cosa?”.
“Che non verrà mai ricambiata?”.
Finn sospirò:
“Non lo so”.
“Tu hai mai amato qualcuno sapendo che non sarai mai ricambiato?”, chiese Kurt guardando Finn.
“No. O forse è meglio dire che non ho mai amato davvero in generale”.
A Kurt gli si spaccò il cuore in due, ‘no Finn io e te ci siamo amati davvero’.
“E tu?”, disse Finn prendendolo di sprovvista e finalmente incrociando lo sguardo di Kurt.
“Si”, disse Kurt ‘Si, ho amato te’, ripeté dentro di se.
La conversazione si stava facendo molto profonda e personale e entrambi erano molto in imbarazzo. Fortunatamente in quel momento entrò Burt che gli avvertì che era pronta la cena.
 
A tavola Kurt si sedette vicino a Carole di fronte a Finn che stava vicino a Burt.
I loro genitori chiacchieravano amabilmente e parevano anche molto affiatati, Finn non aveva mia visto sua madre ridere in quel modo dopo che il padre era morto, e Kurt non aveva mai visto suo padre che si sforzava così tanto di animare la situazione, non lo aveva mai visto così sorridente e, a dire il vero, non aveva mai mangiato qualcosa di così ‘mangiabile’ cucinato da lui.
“Non sono un asso in cucina”, aveva infatti iniziato a dire Burt mentre serviva la frittata, “Ma mi sono impegnato un bel po’ e questa volta ho fatto tutto senza Kurt!”.
Kurt sorrise vago, mentre Carole lodava il fatto che la frittata fosse proprio cotta al punto giusto.
“Mamma è brava in cucina”, aveva detto Finn, “Da noi e l’incontrario: sono io quello assolutamente negato!”.
“Be allora io e te Finn dovremo prendere lezioni da Kurt e Carole!”, aveva esclamato Burt dando a Finn una pacca sulla spalla.
La cena andò avanti, Burt entusiasta sfornava un argomento dietro l’altro, Finn e Kurt erano più silenziosi, mangiavano e ogni tanto si ritrovavano a fissarsi tanto che Kurt era costretto ad abbassare la testa sul piatto per nascondere il rossore del suo viso. Stava ancora ripensando a ciò che aveva detto Finn: come si può amare una persona con la consapevolezza di non essere mai ricambiati? E si disse che ora la domanda che si stava ponendo era un'altra: come si fa ad amare una persona con la consapevolezza che potresti venire ricambiato anche se non sai in che modo farlo capire all’altro?
“E’ stata proprio un ottima cena, Burt!”, aveva detto Carole soddisfatta, dopo aver appoggiato il cucchiaino della musse al cioccolato.
“Si tutto buonissimo!”, aveva ribadito Finn servendosi un'altra porzione di musse.
“ E’ bello avere qualche soddisfazione in cucina!”, commentò Burt entusiasta.
Dopo poco Kurt si alzò e iniziò a sparecchiare, ma Carole lo fermò:
“Non ti preoccupare Kurt, ci pensiamo io e Burt tu e Finn andate pure in camera”, e così dicendo aveva fatto un sorrisetto d’intesa a Kurt.
 
“Ok non mi piace il modo in cui mia madre e tuo padre si guardano”, aveva iniziato a dire Finn mentre scendevano le scale.
“Che c’è di male Finn? A me sembra si trovino molto bene assieme…”.
“Si appunto questo!”, proseguì Finn, “Sai io non ho mai sopportato quando qualcuno cerca di mettersi al posto di mio padre…”.
“Nessuno sta cercando di prendere il posto di tuo padre, come nessuno sta cercando di prendere quello di mia madre! Solo lasciamo che avvenga quello che deve avvenire…”, aveva detto Kurt.
“Immagina se diventassimo fratelli!”, disse Finn ridendo, “Be fratellastri…”.
“Wow…”, mormorò Kurt immaginandosi come sarebbe stato bello vivere con Finn.
“A me piacerebbe essere tuo fratello”, disse Finn in tono affettuoso scompigliandogli i capelli.
“Ummm si anche a me”, mormorò Kurt.
Finalmente entrarono in camera.
“Kurt ti dispiace se uso il bagno?”, chiese Finn.
“No vai pure!”, esclamò Kurt.
Mentre aspettava Finn, si sedette al pianoforte e cominciò a suonare il pezzo che aveva appena finito di studiare con il suo insegnante di paino ‘My heart will go on’.
E proprio mentre suonava l’introduzione si ricordò: si ricordò che quando Finn l’aveva chiamato a casa per la prima volta dopo il loro bacio, lui stava suonando quel pezzo! In un momento si rifece mentalmente tutto il dialogo che avevano avuto: Finn gli aveva detto…
“Suoni il pianoforte?”, Kurt sobbalzò: Finn era uscito dal bagno ed era in piedi dietro di lui.
“Si…”, mormorò.
“Ah… emm… figo! Che cosa suonavi?”.
“ ‘My heart will go on’ da Titanic…”, disse Kurt senza parole: non ci poteva credere che stavano avendo la stessa conversazione.
Finn stava per dire qualcosa, ma si fermò:
“Ma tu me l’hai già detto…”.
“Si Finn ti ricordi?”, disse Kurt speranzoso, “Mi hai chiamato e io stavo suonando questo pezzo…”.
“Non lo so”, disse Finn tornando confuso, “Non so…”, ripeté sedendosi sullo sgabello del pianoforte di fianco a Kurt.
Lui lo guardò: guardò Finn che fissava i tasti del pianoforte come se potessero dargli la risposta a tutte quelle domande che aveva in testa.
Era bello, era bellissimo, e Kurt aveva una gran voglia di dirgli tutto e di poterlo baciare, di poter sentire il suo caldo abbraccio, di potersi stringere contro il suo petto e di potere baciarlo, baciarlo fino a….
“Ti va di cantare?”, Kurt si riscosse sbattendo le palpebre e svegliandosi da quel sogno ad occhi aperti.
“Cosa?”, chiese confuso.
“Cantiamo! Qua hai lo spartito, tu suoni e poi cantiamo una strofa a testa e il ritornello insieme! Come facciamo al Glee! Io e te non abbiamo mai duettato…”.
“D’accordo”, disse Kurt stupito appoggiando le dita sui tasti e iniziando a suonare.
Finn lanciò uno sguardo a Kurt per fargli capire che doveva iniziare lui, così cominciò con la voce tremante:
“Every night in my dreams
I see you. I feel you.
That is how I know you go on.”, Kurt smise di cantare si concentrava al massimo per non sbagliare qualche nota con il pianoforte e non fare brutta figura con Finn .
“Far across the distance
And spaces between us
You have come to show you go on.”, Finn cantava con la voce più bassa e sommessa seguendo il testo della canzone sullo spartito.
“Near, far, wherever you are
I believe that the heart does go on”, avevano cantato la prima strofa del ritornello esattamente assieme, Finn che faceva una parte più bassa e Kurt le note sopra…. Non avevano mai duettato assieme prima, ma le loro voci si fondevano perfettamente.
“Once more you open the door
And you're here in my heart
And my heart will go on and on”, con grande sorpresa di Kurt, Finn mise le mani sul pianoforte e cominciò a suonare gli accordi sotto, facendo qualche errore, ma cercando di stare dietro a Kurt. Si voltò verso di lui lanciandoli un sorriso sghembo, mentre Kurt iniziava a cantare:
“Love can touch us one time
And last for a lifetime
And never let go till we're gone”, mentre Kurt cantava la mano di Finn e la sua si sfiorarono leggermente sul pianoforte e Finn sollevò di nuovo lo sguardo verso di lui, ma questa volta lo guardò in un modo stranissimo che Kurt non riuscì a decifrare, prima di mettersi lui a cantare:
“Love was when I loved you
One true time I hold to
In my life we'll always go on”, Kurt non poteva credere che quelle parole che Finn cantava erano infondo così vere, perché loro le avevano davvero vissute.
“Near, far, wherever you are
I believe that the heart does go on
Once more you open the door
And you're here in my heart
And my heart will go on and on”, Finn si fermò di colpo. Improvvisamente finito il ritornello, nonostante la canzone non fosse finita tolse le mani dal pianoforte voltandosi verso Kurt. Anche quest’ultimo smise di suonare alquanto stupito.
“Kurt”, mormorò Finn, “Non me ne ero mai accorto….”, fece una pausa fissandolo… a Kurt in cuore sobbalzò in petto… “Sei veramente bravo a cantare! Davvero! WOW! Sembri quasi un professionista!”, esclamò Finn con enfasi.
Kurt rimase un po’ deluso, dato che forse si aspettava una dichiarazione d’amore improvvisa o chissà cosa come accade nei film… comunque sorrise:
“Grazie Finn, anche tu sei bravo… comunque…”, proseguì mettendo le dita sui tasti del pianoforte, “Come sai detesto lasciare le cose a metà, quindi:
“You're here, there's nothing I fear,
And I know that my heart will go on”, riprese a cantare con la voce soffiata le dita che leggermente tremavano sul pianoforte.
Finn si unì a lui per cantare le ultime strofe della canzone, appoggiando le mani sul pianoforte sopra quelle di Kurt e suonando in contemporanea a lui
“We'll stay forever this way
You are safe in my heart
And my heart will go on and on...”
“Will go on and on…”, ripeté Kurt prima di suonare la cascata finale di note con estrema dolcezza.
Finn e Kurt rimasero a guardarsi in silenzio per un po’, finché Finn non esclamò:
“Bhe… è stato bello!”.
“Si….”, mormorò Kurt.
“Dovremo rifarlo!”, esclamò Finn alzandosi e dandogli un amichevole pacca sulla spalla.
Kurt sorrise accarezzandosi il palmo della mano dove Finn aveva poggiato la sua poco prima per suonare il pianoforte.
 
 

Aggiorno ora perché domani comincierò la scuola, quindi poi CIAO ci si vede alle vacanze di Natel... no ok ovviamente scherzo, vi giuro che anche se sarò impegnata con la scuola farò minimo un aggiornamento a settimana... Coooomunque era da un po' che volevo scrivere un capitolo tipo questo e... che ne dite? Volevo un po' riprendere lo stile iniziale della fanfiction e metterci un po' di Furt (che ci vuole sempre) un po' di Fluff e un po' di comicità che era da un po' che non se ne vedeva nemmeno l'ombra... io sono abbastanza soddisfatta però dai ^^ (cosa strana dato che sono sempre iper-critica) Fatemi sapere!!! 
 
 

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Capitolo 24
*** Nei fumi dell’alcool ***


Kurt ansimò.
Finn aveva infilato la mano sotto la cintura dei suoi pantaloni, mentre attorno a loro si alzavano una serie di risatine e di urletti.
“Ok, può bastare”, disse Kurt mentre il respiro gli si faceva affannoso e i boxer che lo fasciavano diventavano fin troppo stretti.
Ma come diavolo erano finiti in una situazione del genere?
Già, questa è proprio una bella domanda e per dare una risposta dobbiamo tornare indietro all’incirca di una settimana, esattamente al momento in cui Santana aveva esclamato:
“Ragazzi avete programmi per sabato sera?”.
Erano nell’aula ad aspettare di iniziare le prove del Glee. Rachel la guardò stupita:
“Che cosa hai mente Santana?”.
“Ho notato che in questo periodo ci sono stati un po’ di scombussolamenti al Glee e quindi pensavo che quello che ci vorrebbe qui è… un bel party alla Santana Lopez! Con musica, alcool e un letto matrimoniale a disposizione. Questo week-end i miei non ci sono e ho la casa libera, questa potrebbe essere l’occasione per rappacificarci l’un l’altro”.
“Mai annegare i problemi nel alcool!”, esclamò Rachel indignata, “E tantomeno nel sesso!”.
“E dai Rachel potrebbe essere divertente”, intervenne Finn, “Non dico che ci dobbiamo ubriacare e finire per fare un orgia, ma un po’ di divertimento non farebbe male a nessuno!”.
“Fatemi capire bene”, intervenne Puck, “Una festa come si deve a casa di Santana? Lopez, puoi aggiungere il mio nome alla lista dei ‘SI’ e soprattutto puoi contare su di me per qualche ‘rifornimento speciale’”.
“Chi altro è favorevole?”, chiese Santana.
Finn e Puck alzarono la mano, subito seguiti a ruota da Kurt e da Quinn che, dopo aver confabulato un pochino tra di loro, avevano concluso che non era una cattiva idea.
“Artie possiamo contare anche su di te ,vero?”, aveva chiesto Finn.
“Ummm non lo so, non sono uno molto da…”
“Eh dai fratello, sarà uno sballo!”, intervenne Puck, “Sai quante di queste belle ragazze ti potrai limo…”.
“Grazie Puck sei stato fin troppo esplicito!”, intervenne Tina, “Verrò assieme ad Artie in modo che potrò tenerlo d’occhio come si deve”.
“Bene!”, esclamò Santana, “Mercedes, Mike, Brittany voi che ne dite?”.
“Ci saremo”, risposero in coro.
“Posso portare il mio maglione con le renne? Odia rimanere da solo a casa”, chiese Brittany.
“Certo che puoi!”, disse dolcemente Santana poi si rivolse con aria scocciata verso Rachel:
“Allora nasona? In teoria mancheresti solo tu…”.
Tutti gli occhi si puntarono su Rachel che cominciò ad agitarsi nervosamente sulla sedia:
“I miei papà non mi lascerebbero mai venire a una festa del genere quindi no, grazie”, rispose secca.
“Tanto meglio”, esclamò Santana proprio prima che entrasse il professore.
 
“Allora sei proprio sicura di non voler venire sabato?”.
Quinn e Rachel erano nel bagno delle ragazze, Quinn si stava mettendo il lucida-labbra mentre Rachel si pettinava i capelli.
“Più che sicura!”, aveva detto in tono solenne quest’ultima.
“Cosa ti spaventa tanto?”, le chiese Quinn con dolcezza, “Ci potremo divertire”.
Rachel appoggiò la spazzola e mise entrambe le mani ai bordi del lavandino fissando il suo riflesso nello specchio.
“Sono spaventata a morte del essere inadeguata alla situazione”, mormorò stringendo la mascella per non fare uscire le lacrime, “Sembro sempre così sicura e così piena di esperienza, ma non è vero niente. Sono solo una ragazzina viziata dalle aspettative dei suoi genitori, ma non conosco nulla del mondo che c’è la fuori. Non so neanche come ci si debba comportare alle feste! Ad esempio: come dovrei vestirmi, cosa dovrei dire, cosa dovrei fare, cosa…”.
“Rachel…”, Quinn aveva passato le mani intorno ai suoi fianchi a l’aveva abbracciata portandola verso di se e fissando il loro riflesso nello specchio, “Guardati: tu sei perfetta così come sei. Non devi comportati in nessun modo strano o vestirti in modo diverso dal solito per essere amata. Il Glee ti vuole bene proprio per le tue stramberie e non devi cambiare per sembrare più come tutti gli altri”, così dicendo la girò verso di se fissandola negli occhi, “Tu verrai a quella festa, indosserai i tuoi soliti vestiti, magari quella gonna gialla con i calzettoni a quadri e la camicia bianca, perché no? Farai le tue solite scenate per aggiudicarti l’assolo della serata e sarai assolutamente accettata da noi perché questo è quello che sei e non devi cambiare per sentirti accettata a una stupida festa, ok?”.
Rachel annuì con le lacrime agli occhi:
“Promettimi che mi starai vicina e se sbaglio qualcosa me lo farai notare”, mormorò.
“D’accordo”, sussurrò Quinn, “Non ti perderò di vista un solo secondo Mrs Rachel Berry”.
“Ti voglio bene”, disse Rachel abbracciandola, mentre Quinn ricambiava  l’abbraccio immergendosi nel suo profumo.
“E se dovessi”, mormorò Rachel con il viso appoggiato sulla spalla dell’altra, “Di nuovo essere sgarbata, competitiva, antipatica con te…. Ti prego tirami uno schiaffone!”.
Quinn rise intrecciando le sue dita con quelle della mora.
 
Così quel sabato sera Santana stava dando gli ultimi ritocchi alla casa prima che arrivassero tutti.
Aveva spostato il tavolo del salone, dove aveva creato, con delle luci colorate e una palla di specchi, un atmosfera molto da discoteca. Per terra aveva messo dei cuscini in modo che avrebbero potuto sedersi anche sul tappeto e in un angolo c’era un piccolo frigo-bar già semi pieno, ma che Puck avrebbe incrementato con qualcosina portato da lui.
L’Ipod era già collegato alle grandi casse per la musica e aveva già selezionato la playlist con i pezzi selezionati per la festa.
Indossava un mini-abito rosso molto sexy e proprio mentre dava l’ultima sistemata al buffet suonarono alla porta.
I primi ad arrivare furono Artie e Tina che rimasero a bocca aperta davanti alla trasformazione di casa di Santana che l’ultima volta che vi erano stati, pareva un posto tranquillo e accogliente, mentre ora sembrava una delle più malfamate discoteche di Los Angeles.
Subito dopo arrivarono Puck e Finn con i rifornimenti e dopo circa venti minuti erano arrivati tutti ad eccezione di Kurt.
“Ragazzi qualcuno sa che fine a fatto Hummel?”, chiese Santana lanciando un’occhiata all’orologio.
Proprio in quel momento il campanello suonò e sulla soglia comparì un affannato Kurt con i capelli cosparsi di brillantina:
“Scusate ragazzi, ma ci ho messo un po’ a scegliere cosa mettermi”, si scusò frettolosamente.
“Sempre il solito eh?!”, esclamò Puck passandogli di fianco a battendogli una pacca sul sedere.
“Ahi! Ma questo è già ubriaco ancora prima di cominciare?”, si lamentò Kurt, ma subito le sue lamentele furono interrotte, perché Finn praticamente gli ficcò una bottiglia di qualcosa in bocca incitandolo a smetterla di fare l’acido e di lasciarsi andare.
Così la festa cominciò.
Al di fuori delle aspettative di tutti a metà serata quella più sbronza era Tina, che aveva cominciato a litigare con una delle piante del soggiorno, urlandole contro che doveva smettere di fissarla.
“Ragazzi!”, aveva esclamato Puck salendo sopra il divano mentre di fianco Brittany saltava da una poltrona all’altra gridando ‘Sono un unicorno! Sono un unicorno!’, “Che ne dite se facciamo il gioco degli obblighi?!!”.
“SI!!!”, esclamarono tutti in coro sollevando i propri bicchieri.
“Muoio dalla voglia di vedere Puck e Finn baciarsi!”, urlò Artie, subito ricevendo una serie di cuscinate e insulti da parte di entrambi i soggetti.
Quinn e Rachel stavano sedute per terra contro uno dei muri della stanza entrambe erano un po’ brille e ridevano guardando gli altri e scambiandosi qualche battuta.
Tutti si misero in cerchio sul tappeto.
“Chi inizia?!”, chiese Mercedes eccitata, “Chi si offre come prima cavia?”.
“Io!”, esclamò Santana alzandosi in piedi e mettendosi al centro del cerchio, “Cosa devo fare?”.
Tutti si misero a confabulare finché Rachel non esclamò:
“Devi baciare la persona più bella in questa stanza!”.
Santana in modo solenne si diede un sonoro bacio sulla mano.
“Eh no non vale!”, esclamò Tina.
“Cosa c’è? Mi avete chiesto di baciare la persona ‘più bella’ e direi che sapete bene tutti che la più figa qua sono io”.
“Puf! Santana gioca scorretto!”, si lamentò Quinn.
“Bene allora voglio vedere te Quinn!”, esclamò Santana, “Voglio che bevi tutto di un sorso due lattina di birra una dietro l’altra!”.
Quinn eseguì  e si staccò con la testa che le girava, gli effetti dell’alcool che si facevano sentire. Si appoggiò a Rachel lasciando cadere la testa sulla sua spalla e guardandola con gli occhi dilatai mormorò:
“Ma te l’ho mai detto che sei davvero bella…”.
“E tu sei davvero ubriaca”, rispose Rachel con dolcezza scuotendo la testa.
“Puck ne voglio fare uno a te!”, esclamò Finn con un sorrisetto sadico, “Voglio che baci Artie con la lingua, visto che prima parlava tanto di noi due!”.
“Finn ma che cavolo è!!”, esclamò Puck mentre Artie tentava di scappare indietreggiando con la sedia a rotelle esordendo, “Eh no! Questo proprio no! MI RIFIURTO. ENNE O. NO.”.
Tutti si misero a gridare che era un obbligo e che non potevano sottrarsi, così Puck si avvicinò ad Artie con aria disgustata:
“Vedi di non eccitarti troppo”, disse ridendo prima di chinarsi su Artie e premere le sue labbra sulle sue dischiudendole per passare dentro la lingua.
“Che bastardo”, mormorò Artie sputacchiandogli in bocca.
Dopo pochi secondi si staccarono con facce inorridite:
“Questa me la paghi”, esclamò Puck scoccando un occhiataccia a Finn.
“Questa CE la paghi!”, puntualizzò Artie pulendosi le labbra con la manica della camicia.
“Non fate tanto gli schizzinosi lo so che vi è piaciuto”, sogghignò Finn.
Il gioco andò avanti: Brittany fu costretta a girare per la casa in groppa a Mercedes gridando ‘Forza cavallino! Forza!’ mentre la poveraccia doveva gattonare e nitrire come un cavallo. E naturalmente gli altri fecero un video che finì dritto dritto su facebook.
A Tina toccò lavarsi i denti con il sapone da bucato e infatti passò il resto della serata a sputacchiare in giro bolle di sapone e a lamentarsi del saporaccio del sapone misto alla birra.
Rachel e Mike si trovarono coinvolti in un imbarazzante scambio di vestiti in cui per un quarto d’ora tutti si dovevano comportare come se Mike fosse Rachel e viceversa, cosa che portò Rachel a esibirsi in una coreografia di danza in cui era completamente negata e Mike a esibirsi in ‘On my own’ facendo abbaiare tutti i cani del vicinato.
Stavano per finire di giocare e mettersi a ballare quando Mercedes esclamò:
“Un momento! Finn e Kurt non hanno ancora fatto nulla!”.
Tutti gli occhi si puntarono su entrambi: Kurt avrebbe voluto svanire in quello stesso istante.
“Ragazzi!”, esclamò Puck, “Voglio un finale da fuochi d’artificio qua!”.
“Ora te la facciamo pagare, Finn!”, esordì Artie e tutti si misero a confabulare fra di loro finché non giunsero a una conclusione.
“Ok Finn ti conviene bere un bel bicchierone di sta roba prima di sentire ciò che ti aspetta!”, esclamò Puck versandogli in bocca l’intero contenuto di un bicchiere, “Allora quello che devi fare ora è… fare eccitare Kurt!!!”.
Dopo queste parole ci fu una pausa di silenzio, subito seguita da tutti che scoppiarono in una fragorosa risata. Tutti tranne Kurt e Finn, ovviamente. Finn era molto stordito così si guardò intorno con un sorriso ebete senza capire cosa c’era tanto da ridere, mentre Kurt aveva già iniziato a protestare:
“Ma no dai ragazzi! Vi sembra? Non è il caso di…”.
“Niente scuse Kurt”, disse Puck facendo di no con il dito, “Dovresti sentirti onorato invece, chissà quante belle fantasie ti sei fatto su Finn…”, concluse facendogli l’occhiolino.
Di nuovo tutti scoppiarono a ridere e spinsero Finn verso Kurt, che stava seduto con le gambe stese in avanti, gli occhi spalancati, stupito da quanto erano idioti quelli la, mentre cercava di controbattere, ma si ritrovò solo a balbettare “Ma… ma… ma…”.
Tutti improvvisamente si zittirono cercando di trattenere le risate.
Finn era chiaramente ubriaco e forse proprio per questo la sua mente non rispondeva più e faceva solo quello che ‘sentiva’, come se sapesse già ciò che avrebbe dovuto fare.
Così appoggiò una mano sul ginocchio di Kurt e piantò gli occhi nei suoi con uno sguardo estremamente penetrante. Con molta lentezza cominciò a passare la mano intorno al ginocchio di Kurt facendo dei piccoli cerchi concentrici con le unghie.
A Kurt si annebbiò la vista: la mano di Finn si era già spostata leggermente più in alto e continuava ad accarezzare con malizia la sua gamba,  mentre Finn non staccava gli occhi dai suoi, guardandolo attraverso i fumi dell’alcol, ma dietro i quali Kurt sapeva, si celava il ragazzo di cui era innamorato.
Gli altri assistevano a bocca spalancata, stupiti dalla serietà e nello stesso tempo grande sensualità con cui Finn accarezzava la gamba di Kurt e il modo in cui i due si stavano guardando, come se in quel momento stessero avendo un dialogo muto, come se si stessero parlando in una lingua che non capivano e non avrebbero mai potuto capire.
Sempre continuando a tracciare dei cerchi concentrici la mano di Finn salì ancora più su con dolcezza, fino a che con tre dita non sfiorò il cavallo dei pantaloni di Kurt.
Quest’ultimo soffocò un gemito mentre una familiare ondata di calore si spostava verso il basso.
Ormai era palese il fatto che fosse eccitato, infatti era ormai più che evidente il rigonfiamento dei suoi pantaloni, ma Finn non si fermò e continuò finché non arrivò con la mano sopra la sua cintura.
Finn fissò Kurt.
Gli altri erano più che senza parole e li guardavano indecisi se trovare la scena esilarante o inquietante.
Kurt ansimò.
Finn aveva infilato la mano sotto la cintura dei suoi pantaloni, mentre attorno a loro si alzavano una serie di risatine e di urletti.
“Ok, può bastare”, disse Kurt mentre il respiro gli si faceva affannoso e i boxer che lo fasciavano diventavano fin troppo stretti.
Finn come se si fosse appena svegliato da uno stato di trance, tolse la mano frettoloso diventando improvvisamente rosso come un peperone.
Tutti a quel punto si misero a urlare, a ridere e a battere le mani e Puck esclamò:
“Finn avevamo detto che dovevi eccitare Kurt, non che ti dovessi eccitare tu!”.
Così dicendo gli mollò una pacca sulla spalla mentre rideva a crepapelle insieme agli altri.
Kurt rimase ancora qualche minuto ansimante seduto per terra, mentre osservava Finn che veniva bonariamente preso in giro dagli altri.
Lo voleva di nuovo indietro, lo voleva di nuovo suo più di qualsiasi altra cosa. Ed ora avrebbe fatto di tutto, di tutto pur di poterlo tirare verso di se, per fargli finire ciò che aveva cominciato.
 

*esce da un angolino*
Lasciate che vi spieghi:
era da un po' che volevo aggiornare questa fanfiction e il problema è che il mio livello di ispirazione era uguale a 0.
Ieri sera trono dal cinema e mi trovo sotto gli occhi il viedo di 'Not the boy next door' la versione di Kurt e... devo dire è stato profondamente ILLUMINANTE (per capire perché vi consiglio di riguardarlo xD)  e sono partita a scrivere come un lampo e ho scritto per due ore di seguito! Ecco il risultato finale... che ne dite? Faberry molto fluff e questa volta qualche accenno di p0rn che, ammettetelo, ci mancava! 

 

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Capitolo 25
*** Confessioni ***


Erano quasi le due di notte.
Piano piano tutti avevano cominciato ad andarsene da casa di Santana chiamando dei taxi perché erano evidentemente troppo ubriachi per guidare.
“Qualcuno torna a casa a piedi?”, chiese Kurt infilandosi il cappotto: era quello meno sbronzo, ma un leggero mal di testa cominciava a sentirlo anche lui.
“Io”, disse Rachel alzando un braccio con un sorriso ebete: era spalmata sul divano abbracciata a Quinn che aveva chiamato il taxi per tornare a casa con Tina, Artie e Mercedes e lo stavano aspettando.
“Si anche io”, borbottò Finn avviandosi anche lui verso la porta “Complimenti Santana una festa da sballo!”, esclamò passando di fianco a Brittany e dandole una pacca  sulla spalla.
“Ehi Frankenstein sono qui!”, disse Santana voltandolo dall’altra parte, “Kurt, Rachel è meglio se lo accompagnate fino a casa, questo è messo male”.
“Perché?”, chiese Finn sognante, “Mi sento benissimo! Mai sentito così bene…. Ehi Kurt che belle le tue scarpe rosse… sembrano vere….”.
“Sono gialle Finn, gialle!”, lo corresse Kurt, “Sei proprio ubriaco fradicio eh?”.
“Rachel perché non vieni in taxi con noi?”, aveva chiesto Quinn sollevando la testa e guardando la mora con occhi languidi.
“Si…”, disse Rachel confusa, “Si forse i miei papà preferirebbero”.
“Bene, allora vado solo io con Finn”, disse Kurt aprendo la porta, “Spero solo di riuscire a portarlo vivo fino a casa”, commentò prendendolo sotto braccio per condurlo verso l’uscita.
“Lo sappiamo che vi rintanerete in una stradina secondaria e ci darete dentro come conigli in calore!”, esclamò Puck guardando Kurt in tono di sfida.
Kurt era costernato:
“Oh… Puck… come puoi solo anche… oh”, ma non riusciva a trovare le parole per commentare ciò che aveva detto l’altro.
“Io non voglio essere un coniglio, io sono un giaguaro”, disse Finn appoggiandosi a Kurt, “E’ vero che sono un giaguaro? E’ vero Kurt?”.
“Si Finn si”, disse Kurt battendogli una mano sulla spalla.
“GUARRRRRR”, disse Finn cercando di imitare il verso del giaguaro ma risultando alquanto ridicolo.
“Forza vieni ti riporto allo zoo”, disse Kurt prendendolo sotto braccio e, dopo aver lanciato un ultima occhiataccia a Puck, salutò tutti uscì insieme a Finn.
 
“Ti dispiacerebbe cercare di camminare da solo?”, ansimò Kurt dato che stavano camminando da cinque minuti e Finn era appoggiato a peso morto sopra di lui e si lasciava praticamente trascinare.
“Sei comodo…”, borbottò Finn sprofondando ancora di più verso di Kurt.
“Si, ma tu sei pesante!”, replicò l’altro, ma senza riuscire a farlo spostare di un centimetro.
“Non mi sento molto bene”, si lamentò Finn dopo poco, “Ci possiamo fermare un attimo su quella panchina?”.
“Ma Finn così non arriveremo mai a casa e…”.
“Ti prego solo un minuto”, lo implorò Finn.
“Va bene”, acconsentì Kurt, “Forza ancora pochi passi”, così dicendo lo condusse sulla panchina e lo fece adagiare sedendosi di un lato.
Stettero qualche secondo in silenzio Kurt che riprendeva fiato e Finn che faceva degli ampi respiri.
“Finn…”, iniziò Kurt, “Sono sicuro che tu sia sbronzo e che quindi domani mattina l’unico ricordo che avrai sarà un penetrante mal di testa, quindi te lo voglio chiedere ora…”.
“Che cosa mal di testa?”, chiese Finn confuso.
“Cosa mi diresti se ti dicessi che sono innamorato di te?”.
Finn scosse la testa senza capire borbottando:
“Innamorato… vuol dire che mi ami…. Tu mi ami…”.
“E cosa mi diresti se ti dicessi che anche tu eri innamorato e sei innamorato di me?”.
Finn non capiva:
“Scusa Kurt sono confuso, chi è innamorato di te?”.
“Tu”, disse Kurt fissandolo.
“Io… ti amo… io ti amo… chi te lo ha detto?”.
“Me lo hai detto tu”, disse Kurt avvicinando le labbra al suo orecchio e baciandogli la tempia.
“Ma come fai ad essere innamorato di me?”, chiese Finn fissandolo.
Kurt rimase con la testa appoggiata contro il lato del suo viso inebriato dal suo profumo e sussurrò :
“Perché me lo chiedi?”.
“Perché proprio io?”, disse Finn.
“Perché”, soffiò sulla pelle, “ Perché amo il modo in cui riesci a coinvolgere tutti nel tuo buon umore, amo quando fai quel tuo sorriso, sai no? Quando sollevi un lato del labbro e ti brillano gli occhi che quasi mi viene da piangere a guardarti. Perché amo il modo in cui sei impacciato, questa tua dolce insicurezza, ma nello stesso tempo tua grande, grande voglia di metterti in gioco. Il tuo abbraccio goffo, le tue battute stupide, il profumo dei tuoi capelli e il rumore delle tue scarpe da ginnastica sul pavimento della scuola quando giri per i corridoi insieme agli altri della squadra di football. Amo la tua gentilezza, il tuo altruismo senza rancori, senza invidie senza nulla… ti amo perché non sei assolutamente il mio ideale, ma…. Questo non mi impedisce di pensare che sia tutta la tua imperfezione e perfezione a renderti l’unica persona con cui vorrò passare la mia vita”.
Finn guardava davanti a se lo sguardo perso.
Rimasero in silenzio per qualche secondo.
“Inizio ad avere freddo”, borbottò Finn.
“Si”, disse Kurt riscuotendosi, “Si dai è ora di andare”, così dicendo alzò Finn in piedi e si avviarono verso casa.
 
 
 
Fortunatamente il giorno dopo era domenica questo significava che ognuno avrebbe potuto dormire fino a tardi.
Kurt stava infatti facendo colazione con aria assonnata verso le 11 e 30 le occhiaie alquanto evidenti e  i capelli arruffati, cosa insolita per lui, quando suonò il telefono.
“Pronto?”, rispose dopo essersi trascinato faticosamente in salone.
“Kurt”, rispose una voce che pareva venire dall’oltretomba dall’altro lato.
“Chi è?”, chiese Kurt stropicciandosi gli occhi.
“Sono Finn”.
“Ah ciao”, disse Kurt gettandosi sul divano, “Già sveglio?”.
“Non sai neanche che mal di testa! Comunque rimettendo i vestiti di ieri a posto ho trovato un biglietto con scritto ‘domattina appena ti svegli chiama Kurt’, il fatto è che non ho idea di come ci sia finito”.
“Ah si ce l’ho messo io ieri sera quando ci siamo salutati…”.
Ci fu una pausa.
“Finn ci sei?”.
“Si si, sto solo cercando di ricordarmi. La mia testa sta scoppiando!”.
“Posso capire ieri sera eri ubriaco fradicio. Ed è proprio per questo che ti ho scritto di chiamarmi per vedere se ti ricordavi qualcosa di ieri sera”.
“Ummmm se devo dire la verità i miei ricordi si fermano a quando Quinn ha chiamato il taxi, poi Puck ha detto qualcosa riguardo a dei giaguari”.
“Conigli, Finn. Tu eri un giaguaro”.
“Cosa?”, chiese l’altro confuso.
“Niente, niente”, rispose sbrigativo Kurt, “Oltre quello non ricordi nulla?”.
“Ummmm…. No… mi sembra che dopo mi sono ritrovato nel letto di casa mia e basta”.
Kurt tirò un sospiro: sapeva che non si sarebbe ricordato nulla ma almeno un po’ ci aveva sperato…
“Mi sono perso qualcosa di cruciale?”, chiese Finn preoccupato.
“No…”, disse Kurt con una morsa al cuore, “Niente… tranne che…”.
Ma la voce gli si bloccò: perché aveva paura? Perché aveva paura? Era il momento giusto per dirgli tutto. Ma se poi lui non ci avesse creduto? Se avesse pensato male di lui? Se davvero non avesse ricambiato? Se…
“Tranne che cosa?”, chiese Finn curioso.
“Tranne che ti sei perso la faccia di tua madre quando ti ha visto rientrare in casa”, rispose veloce Kurt.
“Ah si… però in compenso ho visto quella con cui mi ha accolto questa mattina, quindi diciamo che ho compensato”.
Kurt fece una risatina nervosa: si sentiva stupido incredibilmente stupido per quello che aveva fatto la notte prima, per avergli detto tutte quelle cose solo nell’unico momento in cui non avrebbe potuto ne capirle ne ricordarle.
“Kurt… c’è una cosa di ieri sera di cui vorrei parlare”.
Kurt sobbalzò:
“Cosa?”, chiese di scatto: magari qualcosa si ricordava.
“Eh sarebbe… ecco è un po’ imbarazzante da dire aspetta che vado a chiudere la porta”, così si sentì una pausa finché di nuovo la voce di Finn risuonò nella cornetta, “Ecco, allora volevo parlarti dell’obbligo che ci hanno fatto fare”.
Kurt deglutì, aveva immaginato che la conversazione sarebbe ricaduta su quello:
“Ahhhhh che stronzo Puck vero? Penso anche io che dovremo proprio fargliela pagare”.
“Si sono d’accordo”, si affrettò a dire Finn, “Però ti volevo dire che… c’è stato un momento ieri sera ecco, esattamente in quel momento, in cui mi è quasi sembrato che stavo agendo come se il mio corpo non rispondesse al cervello. Capisci? Ero cosciente perché mi ricordo tutto, ma sarà stato il bere, la musica, l’atmosfera… tu… non lo so, ma qualcosa mi ha reso completamente  non responsabile delle mie azioni e volevo chiederti… ecco si ,è davvero imbarazzante, ma… tu quando hai capito di essere gay?”.
Kurt sbatté le palpebre un paio di volte. In questo momento era lui a sentirsi quasi più in imbarazzo:
“Credo… credo di averlo sempre saputo, intendo fin da quando ero piccolo,  guardavo ‘Cenerentola’ e mi innamoravo del principe azzurro invece che della protagonista e poi ho avuto conferma di questa cosa negli anni e nulla così… perché me lo chiedi?”, chiese anche se conosceva benissimo la risposta.
“Perché… vedi in quel momento penso di aver desiderato di… ecco diciamo di ‘proseguire con ciò che stavo facendo’ non so se capisci cosa intendo…”.
“Si si capito”.
“Ed è così strano, perché ti giuro che non mi era mai capitato, ma in quel momento mi è sembrato così naturale che…”, sospirò rumorosamente, “Kurt ma che diavolo mi sta succedendo? Già quando sono venuto a casa tua e abbiamo cantato assieme credo di avere provato attrazione per te, e poi ogni tanto mi ritrovo a guardarti come dovrei guardare Rachel o che so io ed è come se… fosse successo qualcosa… quando… oddio non lo so…”.
“Ehi Finn”, disse Kurt cercando di calmarlo, “Ok, capisco che sei confuso, ma ora rilassati. Non mi sembrano cose di cui possiamo parlare al telefono quindi propongo di vederci”.
“Ok ok”, mormorò Finn dall’altro lato.
“Quanto vuoi che facciamo?”.
“Anche subito se vuoi”, disse Finn di slancio, “Ci incontriamo davanti a scuola, visto che oggi è chiusa, in modo di essere lontani da occhi indiscreti. Ok?”.
“Bene. Mi vesto e arrivo”, rispose Kurt prima di attaccare.
Era fatta: era arrivato il momento della verità.
 
Finn era seduto su un muretto la tuta da ginnastica addosso, i capelli spettinati e il viso pallido.
Kurt si sedette di fianco a lui nel più assoluto silenzio.
Si sentiva solo il fruscio delle foglie secche del giardino che si muovevano sull’asfalto.
“E’ tutta colpa mia”, disse Kurt rompendo il silenzio, “Avrei dovuto dirtelo prima, ma ho pensato che fosse meglio aspettare”.
Finn non disse nulla, avevo lo sguardo fisso a terra le labbra contratte in un espressione seria.
Kurt prese un profondo respiro e disse:
“Finn, io ero innamorato di te. Lo sono sempre stato. E tu… e noi… ”, la voce gli si spense in gola, “… Noi siamo stati insieme”.
 
 

Su su avanti potete dirmelo che sono una stronza, giuro che non me la predo! Scusate, ma provo un certo gusto perverso a lasciarvi con la voglia di sapere cosa succederà adesso è DAVVERO più forte di me. 
Oggi in America uscirà la puntata su Cory e io me la vedrò domani mattina e ho una paura e una tristezza indescrivibile. Credo che quando inquadreranno Kurt comincierò a piangere come una fontana e non smetterò fino alla fine... ci sto troppo male davvero... forse per scaricare il dolore scriverò una One-Shot.  Vi farò sapere!

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Capitolo 26
*** Non mi vuoi baciare? ***


Finn aveva la testa china.
Le sopracciglia corrugate.
Kurt smise di parlare con il fiato corto: non si era fermato nemmeno un secondo, continuando per almeno dieci minuti, per raccontare a Finn tutto quello che era successo: dal giorno della crema idratante al sapore di arancia, fino alla notte in cui era corso da lui in ospedale.
 E durante tutto quel tempo….Finn non aveva detto nulla.
E questo spaventò Kurt enormemente: non riusciva nemmeno a guardarlo mentre parlava, fissava un punto imprecisato della strada mentre sentiva solo il respiro di Finn di fianco a lui e ogni tanto lo strusciarsi delle sue scarpe da ginnastica sull’asfalto. Non una parola, un commento assolutamente nulla.
E ancora adesso non stava dicendo nulla.
Kurt lo guardò titubante, scrutando i suoi lineamenti: le labbra contratte, gli occhi fissi davanti a se, l’espressione indecifrabile.
“Ti prego ora dì qualcosa”, mormorò allungando una mano verso la sua spalla, ma Finn  si alzò di scatto in piedi guardandolo, fronteggiandolo con uno sguardo di fuoco. Si guardarono a lungo, Kurt gli occhi alzati sospeso nell’ansia e nell’attesa, Finn aprì la bocca una paio di volte per parlare, ma era come se non riuscisse a trovare le parole giuste.
Si voltò di scatto: non riusciva più a sopportare lo sguardo di Kurt così acuto e penetrate:
“Perché ti stai inventando tutto questo eh? PERCHE’?”,  sibilò trafiggendo Kurt con quelle parole dure e decise.
“Non ti sto mentendo, Finn! E’ la verità”.
“Verità…”, commentò Finn mentre la voce gli si inaspriva.
“Ti assicuro, io…”, ma Kurt non poté finire di parlare perché Finn si voltò verso di lui con rabbia gridando:
“Allora perché non mi hai detto tutto prima eh? Perché non mi hai raccontato tutto appena possibile in modo che io sarei ritornato a sbavare dietro di te come un cane? Perché è solo questo che vuoi eh? Ammettilo dai! Vuoi solo che ci sia io a scoparti!”, Finn  era quasi irriconoscibile: aveva gli occhi dilatati, le tempie che pulsavano le mani che tremavano dalla rabbia.
Kurt si alzò anche lui fronteggiandolo ferito, ma contemporaneamente animato dalla cattiveria con qui Finn gli si stava rivolgendo:
“Ecco lo vedi? E’ per questo che non ti volevo dir niente! Per non farti pensare che mi stavo inventando tutto! Mi illudevo, vedi? Mi illudevo che avresti potuto capire, che non mi avresti visto come il solito gay che tenta di rimorchiare l’amico etero! Ma evidentemente sei solo un gran…”.
“Hai detto la parola magia Kurt”, gridò Finn facendo un altro passo verso Kurt e facendo quest’ultimo indietreggiare, “ETERO. Io sono ETERO. Qui sei l’unico frocio, sei l’unico a cui piace prenderlo in…”, ma non poté finire la frase perché Kurt improvvisamente aveva sollevato il braccio con uno slancio incredibile e gli aveva dato un pugno sui denti con una tale forza da fargli voltare la testa di un lato e farlo accasciare al suolo con entrambe le mani premute sulla bocca.
Sentì un dolore fortissimo subito seguito dal sapore acido del sangue.
Kurt lo guardava con il respiro affannato, il pugno dolorante, ma un espressione dura e furiosa:
“Non osare mai più dire queste cose di me. MAI PIU’!”.
Finn si teneva le mani sulla bocca: fortunatamente era solo stata una forte botta che gli aveva ferito il labbro internamente, ma faceva comunque male e non smetteva più di perdere sangue.
“Mi hai fatto male”, disse con la voce spezzata.
“Devi capire”, disse Kurt ancora con il respiro affannato, “Che non sono più quello che si fa buttare nei cassonetti, che si prende le granite in faccia, che si fa chiamare ‘finocchio’ o ‘frocio’ senza dire nulla. Ora so come reagire”.
Rimase in piedi ancora un po’, massaggiandosi il palmo della mano e pian piano che la rabbia sbolliva sentendosi un pochino in colpa, così si chinò verso Finn e proseguì:
“E sai grazie a chi l’ho imparato questo? Grazie a te. Grazie a te ho capito che quegli stronzi a scuola non hanno alcuna ragione per prendermi in giro perché non ho nulla di cui vergognarmi per il mio amore, assolutamente nulla. E tu ne sei la prova”.
Finn si tolse la mano dalla bocca pulendosi con la manica della felpa:
“Belle parole, ma queste non basteranno a farmi cambiare idea”, così dicendo lo fisso negli occhi, “Kurt, prima ti ho parlato male e mi dispiace. Ma ero solo così confuso, così arrabbiato di essere confuso. Io non ho nulla contro di te Kurt, ma devi solo capire che… io non sono come te e inventarti questa storia non mi cambierà”.
“Io. Non. Mi. Sto. Inventando. Nulla”, ripeté Kurt digrignando i denti.
“Dimostramelo”, disse Finn in tono di sfida alzanosi, “Dimostrami che è tutto vero”.
Kurt si alzò pure lui e stette a pensare qualche secondo poi sbottò:
“Be ci sono tante persone che ti potrebbero dire che…”.
“Non voglio persone”, disse Finn secco, “Potresti sempre averle convinte a raccontare la tua versione dei fatti”.
“Perché?”, disse Kurt incredulo, “Perché dovrei fare tutto questo? Addirittura ricattare le persone!”.
“Perché sei innamorato di me lo hai detto tu stesso”, disse Finn semplicemente.
“Appunto!”, ripose Kurt, “Appunto perché sono innamorato di te non potrei mai inventarmi tutto, con la speranza di cosa poi? Che raccontandoti una storiellina avrei potuto convertirti? Come se la sessualità di una persona potesse cambiare così da un momento all’altro con un paio di frottole? Pensi che sia davvero così idiota da aver architettato una cosa simile?”.
Finn non disse più nulla: stava riflettendo su ciò che gli aveva detto Kurt.
Quest’ultimo gli diede la mano aiutandolo a sedersi di nuovo sul muretto:
“Scusa per il pugno. Ero assolutamente fuori di me”, disse Kurt fissano la manica ancora un po’ insanguinata, “Ti fa molto male?”.
“No, non tanto ora”, mormorò Finn tastandosi il labbro, “Hai un futuro nella box, sai?”.
Kurt sorrise abbassando la testa:
“Questo non me lo aveva ancora mai detto nessuno”.
“Be se come dici te ora hai imparato a difendersi ti auguro te lo dicano più spesso. Ah e se posso un consiglio”, disse prendendogli velocemente la mano e con il dito facendo il contorno della parte che si era arrossata per l’impatto, “Colpisci con la parte più in avanti e in modo più orizzontale, se no rischi di farti male più tu che altro”.
Kurt non si lasciò scappare l’occasione immediatamente prese la mano di Finn incatenando le loro dita e con una mossa rapida si avvicinò a lui, fermandolo dietro con il braccio libero e facendo in modo che tra i loro visi non ci fosse che qualche millimetro di distanza:
“Non hai bisogno di prove”, soffiò facendo in modo che mentre parlava le loro labbra si sfiorassero leggermente, “Trova il coraggio di dirmi, che in questo momento non mi vorresti baciare”.
Finn fissava i suoi occhi specchiati in quelli di Kurt, quell’azzurro così penetrate, il suo respiro caldo, il soffio della sua voce che si insinuava nella sua bocca, le sue labbra bollenti e vellutate che si strisciavano sulle sue, le sue guancie leggermente arrossate, le piccole lentiggini sulla sua pelle marmorea, la mano delicata, ma forte di Kurt che stringeva la sua, i loro corpi vicinissimi, l’aria che gli circondava calda e invitante.
“Non vuoi baciarmi?”, ripeté Kurt più piano con una vocina avvolgente e sensuale.
Le labbra di Finn si avvicinarono di più quasi senza che lui se ne rendesse conto, aderirono perfettamente con quelle di Kurt, ma improvvisamente Finn con uno scatto si tirò indietro alzandosi in piedi, il viso sconvolto:
“No”, disse scuotendo la testa agitato, “No, non voglio. Non voglio”.
“Sei solo spaventato Finn!”, tentò Kurt prendendolo per la manica della felpa, “Fidati di me, ti prego”.
“No, no, no”, ripeté Finn strattonando la sua manica per far mollare la presa a Kurt, “Io non ho bisogno di te”, così dicendo si voltò correndo via più veloce che poteva, mentre dietro di lui sentiva ancora la voce di Kurt che lo implorava “Ti sbagli! Devi credermi Finn! Tu potrai non aver bisogno di me ora, ma io ne ho di te, ti prego…”, la voce gli si smorzò in gola. Finn era già sparito.
Aspettò qualche secondo paralizzato dal dolore, poi si alzò in piedi e si incamminò per tornare a casa, tirando fuori il cellulare e facendo il numero di Quinn.
E mentre il telefono suonava con un singhiozzo strozzato cominciò a piangere.
“Pronto?”, rispose Quinn con la sua voce angelica.
“Quinn…”, riuscì solo a mormorare Kurt tra i singhiozzi.
“Kurt? Cosa succede stai bene?”.
“No…”, disse Kurt con un gemito, “Non sto bene”.
 
 
 

AMATEMI E ODIATEMI.
Amatemi perchè vi ho quasi dato un bacio Furt, odiatemi per quel quasi.
Va bene a parte questo, CIAO A TUTTI! Ecco un capitolo di cui devo dire ne vado abbastanza fiera perchè è una delle poche volte che rileggo un capitolo e non penso che dovrebbero chiudermi in galera al più presto.... Vi do la buona/cattiva notizia che ancora tre massimo quattoro capitoli questa fanfiction avrà fine... *tira un sospiro* giuro che non so proprio se essere felice o depressa per questa cosa. Lascio a voi il giudizio!
 
 

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Capitolo 27
*** Baciami sulle labbra ***


“Dammi la mano”.
“Così?”.
“Chiudi gli occhi”.
“Perché?”, chiese ridendo.
“Chiudi gli occhi”, sussurrò di nuovo con voce dolce e avvolgente.
Rimasero un po’ in silenzio.
“E ora?”.
 “Che cosa senti?”, chiese.
“La tua mano. E’ morbida e calda”.
“E ora? Cosa senti?”, chiese  di nuovo dopo una pausa.
“Mi hai appena dato un bacio sulla guancia”, ripose sorridendo mentre le sue guance si tingevano lievemente di rosso.
“Ora non ti muovere”, disse e appoggiò le labbra sulle sue, morbide e vellutate per solo un secondo, “Che cosa senti?”, mormorò sulla sua pelle.
Aprì gli occhi e si fissarono come di fronte a uno specchio, scrutando la propria anima.
Cercava una risposta alla sua domanda ‘che cosa sentiva?’.
“Fallo di nuovo”, sussurrò chiudendo gli occhi e avvicinandosi di più.
Di nuovo le loro labbra si unirono questa volta per qualche secondo di più.
Riaprì gli occhi:
“Non me lo sarei mai aspettato”.
“Che cosa senti?”.
“Baciami di nuovo”, ripeté intrecciando le loro dita.
E ancora.
E poi ancora.
E di nuovo.
“Che cosa senti?”, chiese titubante fermandosi per fare di nuovo incatenare i loro sguardi.
Sorrise:
“Sento… come se stessi sopra una nuvola assieme a te”.
Le loro mani si strinsero più forte.
“Sei bellissima”, mormorò Quinn.
“Stai zitta”, disse Rachel sorridendo prima di affondare nelle sue labbra.
 
“FAMMI CAPIRE VI SIETE BACIATE PER VENTI MINUTI DI FILA?!”, gridò Kurt dall’altra parte della cornetta.
Quinn allontanò il telefono dall’orecchio assordata dal suo acuto:
“Kurt calmati!”, disse ridendo.
Erano stati al telefono per più di un ora e nel frattempo Kurt era tornato a casa e si era rifugiato in camera sua:
“CALMATI NIENTE!”, gridò ancora, “RACHEL TI HA BACIATA!!! RACHEL BERRY TI HA BACIATA!!!!”.
“Lo so!”, disse Quinn ridendo.
“NON CI CREDO, NON CI CREDO”, continuava a ripetere Kurt, “Quinn ti rendi conto che mi sto per mettere a piangere dalla felicità per te?!”.
“Oh Kurt davvero?”, disse Quinn sorridendo e avvicinando il telefono come ad abbracciarlo, “Tesoro quanto sei dolce!”.
“Come ti senti?”, disse Kurt con enfasi, “Non è, non è la sensazione più bella del mondo? Quella adrenalina dentro, quella gioia infinita. Per noi è così difficile trovare l’amore che quando succede è come se qualcuno ci avesse fatto fare un salto fino al paradiso, come se fossimo planati sul mondo gettandoci da una nuvola, come se…”.
“Come se tutto finalmente venisse illuminato da una luce calda e nuova”, continuò Quinn con le lacrime agli occhi, “Come se tutte le lacrime, tutte le sofferenze, non fossero che una goccia nell’oceano, confronto a questa felicità. La amo Kurt! Io sono innamorata di lei e lei mi ama. E’ proprio vero che questo è il sentimento più bello del mondo, è proprio vero che se qualche mese fa sentissi tutto il mondo contro di me, ora non vorrei nessuna vita oltre che la mia. Perché io ho lei ora, capisci? E non mi serve più nulla, non mi serve più nulla! Lei è il mio infinito! Lei è la mia felicità!”.
“… sto piangendo”, disse Kurt tirando su col naso.
“Pure io”, disse Quinn tra le lacrime, “Grazie Kurt. Grazie se è successo è solo merito tuo”.
“Sono tanto felice per te Quinn”, disse Kurt senza riuscire a dire altro, “Te lo meriti più ti chiunque altro”.
“Non più di te”, disse Quinn con dolcezza.
“Ti ho già detto come la pensa Finn”, disse Kurt tornando serio, “Ho rovinato tutto, non ho più speranze con lui. Io non avrò mai un lieto fine… non con Finn”.
“Kurt Hummel”, esordì Quinn, “Ti ho sentito dire tante cose senza senso: ma questa è proprio la più grande in assoluto! Voi avrete un lieto fine, dovete averlo!”.
“Vorrei sapere come”, disse Kurt alzando le spalle, sorridendo malinconico.
“Io ho un idea”.
Kurt si illuminò:
“Dimmi tutto”.
 
Rachel Berry stava camminando per andare nell’aula del Glee club.
Se si fosse vista da fuori solo per un secondo non avrebbe mai detto di essere proprio lei, di essere davvero Rachel Berry.
Camminava nel solito modo impettito, ma anche un po’ goffo, ma questa volta, di fianco a lei camminava lei: che poco tempo prima era stata  la sua peggior nemica, ma di cui ormai non avrebbe mai potuto fare a meno. Non sapeva se considerarsi propriamente lesbica o meno: sapeva solo che tutto ciò che voleva in quel momento era stare con Quinn, camminare di fianco a lei in corridoio, facendo sfiorare le loro mani e scambiandosi dolci sorrisi quando si incontravano a mensa.
“La lezione di oggi ci riserverà molte sorprese”, le disse Quinn avvicinandosi leggermente e sfiorandole l’orecchio con il labbro mentre scansavano quelli che andavano nel verso contrario.
“E come fai tu a saperlo?”, chiese Rachel lanciandole un occhiata sospettosa.
“Me lo ha detto un uccellino....”, disse Quinn facendole l’occhiolino.
“Quinn…”, disse Rachel scoccandole un occhiata severa.
“Mi spiace Rachel, ma ho promesso che non dirò nulla… Più che altro spero per lui che vada tutto bene…”.
“Ah speri per lui!”, esclamò Rachel, “Quindi c’è di mezzo uno dei ragazzi!”.
“Ti avevo detto che me lo aveva detto un ‘uccellino’, no?”, rise Quinn.
“Ma che…?”, balbettò Rachel prima di mettersi anche lei  ridere e dare un buffetto sulla guancia a Quinn, “Non me lo sarei aspettata da te Fabrey!”, la apostrofò lanciandole un occhiata severa, ma divertita.
“Non sai allora nemmeno tutte le tante altre cose di me che potrai scoprire domani alle sei e mezza a casa mia…”, sussurrò Quinn avvicinandosi.
“E’ un appuntamento ufficiale?”, chiese Rachel battendo le mani.
“Si prendilo come vuoi…”, disse Quinn soddisfatta lanciandole un sorriso prima che varcassero assieme la soglia della porta del Glee club.
“Puoi contare su di me!”, rispose Rachel stringendole la mano prima da andarsi a sedere nel suo solito posto davanti, mentre Quinn si accomodava vicino a Kurt.
Finn non era ancora arrivato.
La sera prima Rachel dopo aver passato il pomeriggio con Quinn lo aveva chiamato per spiegargli tutto, ma lo aveva sentito così sconvolto che conoscendo i suoi precedenti non gli aveva detto nulla,  intenzionata a spiegargli tutto meglio faccia a faccia quel giorno dopo scuola.
Ma Finn ancora non si faceva vedere.
“Agitato?”, chiese Quinn stringendo il braccio di Kurt.
“Non sai quanto”, rispose lui muovendosi sulla sedia, “Ho paura che lui possa non venire… è come se questo incubo stesse ricominciando tutto dall’inizio ancora una volta”.
“Puoi anche stare vivendo il tuo peggiore incubo”, gli disse Quinn, “Ma ricordi cosa ci dicevano sempre da quando eravamo piccoli? C’è un modo per sfuggire a tutti gli  incubi: svegliarsi. Aprire gli occhi e trovare il coraggio di affrontare la vita reale. L’unico e il solo che può uscire da questo incubo sei tu, perché è qualcosa creato da te stesso: devi solo decidere tu quando hai trovato la forza per distruggerlo”.
“Bene ragazzi!”, aveva esclamato Will lasciando la sua borsa sul pianoforte, “Direi che ci siamo tutti, manca solo….”.
“Mi scusi per il ritardo”, esclamò Finn entrando trafelato nella stanza, era un po’ spettinato con il fiatone e un mazzo di spartiti in mano.
“Ok Finn, vai pure a sederti allora”, Finn rimase fermo per qualche minuto in palato al centro della stanza guardando tutti uno per uno, poi si sedette scompostamente nella sua solita sedia, ma senza smettere di guardare gli spartiti che aveva in mano per poi girarsi intorno nervosamente come a controllare se qualcuno stesse sbirciando tra le sue carte.
“Chi si vuole esibire oggi?”, chiese il prof Schuester.
Dopo un ultimo sguardo prima a Quinn poi a Finn, Kurt alzò la mano:
“Io”, disse con decisione.
Finn sollevò di scatto la testa dai suoi spartiti e fissò Kurt stupito e come se fosse sul punto di dire qualcosa.
Kurt si alzò nel silenzio generale e prese posto al centro della stanza.
“Bene la canzone che…”.
“No”, una voce risoluta lo interruppe.
Finn si era alzato in piedi.
“Vai a sederti Kurt”, gli disse facendogli cenno con il capo.
Tutti erano alquanto sconvolti: non era mai capitato che qualcuno venisse fermato prima di un esibizione.
Kurt rimase immobile fissando Finn.
“Kurt”, disse quest’ultimo alzandosi e arrivandogli di fronte. Gli appoggiò una mano sulla schiena sospingendolo verso il suo posto, “Vai a sederti”.
Nemmeno Will diceva nulla: voleva vedere cosa sarebbe successo.
A questo punto Kurt spaventato a morte si avviò come un automa verso il suo posto.
Finn prese il centro della stanza e passò da un piede all’altro agitato passando qualche minuto a ripetere dei ‘Bene’ e ‘Allora’ e ancora ‘Bene’.
Guardò gli spartiti per quella che sarebbe potuta essere la millesima volta e finalmente si decise:
“Scusate lo so che forse avreste preferito tutti sentire cantare Kurt, ma... questa è la settimana in cui diciamo ciò che non abbiamo mai avuto il coraggio di ammettere no? C’è qualcosa di molto importante che vorrei dire qua davanti a tutti voi, che tutti possano sentire”, abbassò la testa aggrottando le sopracciglia, “Ci ho pensato tanto e credo sia venuto il momento di farlo. Spero solo che possiate capire e poi…. C’è una canzone che vorrei cantare….”, si fermò di nuovo, “… per te”, disse finalmente sollevando gli occhi verso la seconda fila.
Tutti si voltarono.




 
Buon post-Halloweeen a tutti! :3
E' da un po' che non aggiornavo e mi siete mancati, ma sto avendo molto da fare e ho poco tempo per scrivere....
Anyway come potete notare sono riuscita a dare un happy-ending alle nostre ragazze... è stato strano per me scrivere quella scena, perchè vi faccio una confessione: è la prima volta che scrivo del fem-slash quindi sono un po' titubante... lascio a voi il compito di giudicare!
Ansiosi di sapere cose vuol dire Finn? E di ascoltare la canzone?
Vi dico solo che ho trovato una canzone che sembra proprio scritta apposta per questa ff... ;)
Yeiiii a presto!!!
 

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