Una vita per molte

di Kimmy_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 01 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 02 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 03 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 04 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 01 ***


                                                                               Capitolo 1

Scritto dal punto di vista della Signorina Martini Alice

Quando entrai nella stanza d'ospedale sentii il telegiornale che trasmetteva le ultime notizie.

"E' stato comunicato dalle autorità che il tratto dell'autostrada Salerno - Napoli è bloccato temporaneamente.
Questa notte verso l'una un tir e due macchine, un SUV e una Fiesta, si sono scontrati; si presume che la causa dell'incidente sia stata la poca visibilità dovuta alla forte pioggia che continua imperterrita da ormai 3 giorni.
La polizia ha ricostruito la scena dell'incidente grazie alla testimonianza del conducente del tir che ha riportato solo qualche graffio.
Il tir procedeva ad una velocità di circa 100 km orari, fino a quando le ruote non hanno più aderito bene all'asfalto facendo così slittare il mezzo. L'autista, cercando di riprendere il controllo del camion, riesce a fermarsi ma si pone di traverso, occupando così tutta la strada. Dopo pochi istanti dall'arresto della corsa si sentono due schianti; il conducente ,pur essendo frastornato a causa del colpo, apre la portiera e cerca di guardare cosa abbia provocato quei rumori, anche se la visibilità è minima riesce a intravedere qualcosa...due macchine si sono scontrate contro il container.
Il camionista chiama immediatamente il 118.
Le persone rimaste coinvolte sono 5, di cui un bambino di 12 anni morto sul colpo. Tutti gli altri sono stati portati d'urgenza al Cardarelli ed ora sono in prognosi riservata." 

-Povero piccolo. Così giovane e la sua vita ha già trovato fine..- mia madre, che stava parlando, si sporse verso il comodino alla sua destra per prendere il telecomando che era a pochi centimetri dalla sua mano.
-Mamma non ti affaticare ; ci sono io per ogni cosa, lo sai bene. Io sono qui per te- esclamai. 
Presi il telecomando e domandai -Vuoi che cambi canale?Sono quasi le 16, sta per iniziare il tuo programma preferito, te lo metto?!-
-Sì, sì! Me ne ero quasi dimenticata-
Erano ormai passati 8 mesi dalla diagnosi della malattia di mamma. Era sempre più debole e in quei giorni  iniziava anche a sputare sangue. Avevo paura. Non eravamo molto in alto nella lista dei riceventi e non so come sarei sopravissuta se lei mi avesse abbandonata: è sempre stata la mia ancora di salvezza, è sempre stata accanto a me in ogni momento a sostenermi e non ero ancora pronta a stare senza di lei. Sì, avrò pure avuto 25 anni, ma non ero ancora pronta. No. Non volevo! 
Ti prego mamma resisti! Non mi abbandonare!
Stavo per scoppiare, così corsi fuori dicendo -Mamma, mi sono dimenticata una cosa in macchina, vado e torno-
Fuori dall'ospedale esplosi in un fiume di lacrime. Non riuscivo a trattenermi, a volte mi allontanavo per piangere per non farmi vedere da lei perchè sapevo che si sarebbe sentita in colpa, ma la colpa non era affatto la sua: ero io che ero troppo debole e dovevo trovare la forza per sopportare di vederla in quello stato. Avrei voluto che tornasse ad essere la donna felice e piena di energie di sempre. Invece da quando aveva scoperto della sua malattia sul suo volto c'era sempre un sorriso triste.

Quando tornai nella camera la mamma tremava.
-Mamma, senti freddo?!Vuoi una coperta in più?!- dissi avvicinandomi a lei.
-Sì, effettivamente sento un po' freddo. Mi prendi, per favore, quella coperta che sta sulla poltrona?Quella blu-
-Certo-presi la coperta di pail e gliela poggiai sulle lenzuola bianche dell'ospedale. 
-Sei gentile a stare con me per quasi tutto il giorno, ma dovresti uscire con gli amici, vivere, figlia mia. Solo perchè io sono legata a questo letto d'ospedale non significa che lo sia anche tu- esclamò con quel poco di forze che le rimanevano.
-Mamma, se tu sei qui, il mio posto è accanto a te. Mi fa piacere starti vicina; se vuoi che me ne vada però....- 
-Oh, piccola mia!- mia madre mi strinse tra le sue braccia calde.
Assaporai il dolce tepore, che mi diede quel suo caldo abbraccio, per qualche minuto.
Quando mi staccai da quel contatto, mi scostai di qualche centimetro da lei per poterla veder meglio in volto. 
La sua pelle era giallastra, aveva delle pesanti borse sotto gli occhi, i suoi morbidi capelli corvini erano sciolti e le arrivavano alle spalle, portava lo stesso pigiama da giorni... era ora di cambiarlo.
-Su piccola è ora che cambiamo il pigiama- 
-Devo proprio mamma?! Ma non mi va!- rispose sorridendo e facendo la bambina piccola. 
Era fantastica!Riusciva a mantenere  il suo sorriso anche in situazioni come questa. Nemmeno l'epatite B la riusciva a buttare giù, anche se avevo sentito una volta che diceva alla sua ex compagna di stanza che credeva di non farcela, credeva di non riuscire a superare tutto questo, e non voleva che io sopportassi tanto dolore nella mia vita. Aveva più volte cercato di mandarmi via, ma io ero rimasta. Volevo che combattesse e sapevo che se io fossi tornata alla mia "solita vita", lei si sarebbe arresa.
-Su, su! Non fare la bambina, ormai sei adulta sai?!Mettiamo il pigiamino pulito- risposi sorridendo.

Dopo aver cambiato il pigiama e averla sistemata nuovamente nel letto caldo, le iniziai a parlare della mia giornata all'università come facevo tutte le sere.
-La lezione di scienze umane: storia della medicina è stata interessante come sempre; ma la lezione è stata interrotta a causa di un impegno improvviso del professore. Poi sono stata per un'oretta buona in biblioteca a vagare per gli scaffali, sai quanto amo le biblioteche grandi. Lì, ho incontrato un ragazzo alto, moro, con gli occhi verdi; per un istante le nostre dita si sono sfiorate perchè entrambi siamo andati per prendere "Oltre la siepe" ma lui ha lasciato a me il libro ed è andato via senza dire niente. Era molto affascinante, chissà quale corso segue... L'ora successiva avevo diagnostica, mi sono ricordata tutti gli esempi che avevamo studiato insieme. Ricordi?!-
-Quali cara?- rispose con voce fioca mamma.
-Quei foglietti che ti avevo dato per dirmi i sintomi di un paziente e io dovevo indovinare cosa avesse. Va bene, se non te lo ricordi non importa- dissi cercando di sembrare che non m'interessasse che non ricordava che mi aveva dato una mano nei miei studi come faceva sempre.
-Aho...- la mamma sbadigliò.
-Sei stanca?!Dormiamo va!Domani mi aspettano delle lezioni un po’ pesanti; è meglio se dormo anche io, vado a prendere la borsa in macchina e torno- finii di pronunciare l'ultima parola e senza aspettare una risposta uscii dalla stanza.
Mentre passavo per il corridoio vidi il dottore che seguiva la mamma, il Dottor Alander, e lo fermai -Dottore!-
-Oh, Signorina Martini. Come sta? Le serve qualcosa?!- rispose fermandosi.
-Salve. Volevo sapere se c'era qualche novità- chiesi ansiosa.
-Mi spiace ma per ora niente. Stia tranquilla e abbia speranza- 
-Speranza... ormai è l'unica cosa che mi dà la forza per tirare avanti...- risposi angosciata.
-Lo so che non è facile; ma non posso farci niente, non ci sono fegati compatibili con quello di sua madre per ora. E c'è anche un grande calo di donatori da un po’ di anni; come ben le ho detto già tempo fa. Perciò non so che dirle più di aver fede e pregare. Mi scusi ma ora devo andare a visitare dei pazienti- rispose prima di andarsene.

Corsi in macchina, presi la borsa e tornai in camera.
Per quella notte avevo  preparato, come quasi ogni notte, una brandina vicino al letto di mia madre; era un po’ scomoda ma l'importante è che fossi lì, accanto a lei..



Angolino di Kimmy_chan 
So che di utilizza il POV quando si parla dal punto di vista di una persona ma io ho preferito scrivere ogni volta "Scritto dal punto di vista ecc..." 
Spero che la storia vi piaccia. Per favore ditemi cosa ne pensate (sia in negativo che in positivo).


Ho scritto questa storia per un progetto spero di non aver fatto la figura della stupida mandando questa storia :/ perciò per favore è fondamentale che mi diciate i vostri pareri.
OGNI RECENSIONE PER ME E' IMPORTANTISSIMA PER FAVORE DITEMI COSA NE PENSATE <3
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 02 ***


                                                                                       Capitolo 02
Scritto dal punto di vista del Signor Franchi Marco

Aprii gli occhi, non vedevo bene, era tutto appannato. Sbattei le palpebre più volte fino a quando non riuscii a vedere lucidamente. Cercai di muovere le gambe per mettermi seduto ma non ci riuscivo, forse si erano addormentate, chissà da quanto tempo ero fermo lì.
Guardai intorno a me e quello che vidi fu una semplice stanza grigia di 50 m quadrati. Io ero disteso su di un letto con fodere e coperte bianche inamidate, alla mia destra c'era un comodino e su di esso c'era un bicchiere d'acqua e alcune pasticche; davanti al letto attaccato al soffitto c'era una piccola televisione, in un angolo a destra vidi una poltrona marrone di pelle e a sinistra c'era un piccolo armadietto. 
Dove mi trovavo!? Dov'erano Marta e Josh?! Cos'era successo?! Mi stava prendendo il panico, così iniziai ad urlare il nome di mia moglie e mio figlio, e continuai, e continuai, anche quando furono entrate nella stanza delle donne in camice bianco; cercavano di calmarmi, ma io continuai a chiamarli fino a quando non sprofondai nuovamente nel buio più totale a causa di un'iniezione, che un'anziana donna mi aveva fatto al braccio sinistro.

Quando mi svegliai per la seconda volta mi guardai in torno, chiusi gli occhi e cercai di ricostruire i ricordi più recenti nella mia mente...

Io, Marta e Josh stavamo tornando a casa dopo una festa nuziale di un nostro amico; non eravamo rimasti in albergo a dormire perchè il nostro J aveva la febbre e voleva tornare a casa. Vennero via con noi altri due invitati mi sembra...Silvia e Giovanni Martelli credo. 
Avevamo preso l'autostrada per Napoli, da quel paesino che si trovava tra le montagne nei pressi di Salerno, di cui non ricordavo il nome; io ero seduto dietro e tenevo Josh tra le braccia, tremava, e Marta guidava. La pioggia era fitta ma non potevamo fermarci ad aspettare che diminuisse perchè ormai continuava così da giorni; visto che era inutile attendere che l'acqua si attenuasse continuammo il tragitto. 
Poi da lì in poi era tutto più confuso...ad un certo punto Marta si girò per dirmi qualcosa, chissà cosa, d'un tratto vediamo spuntare dal nulla un grosso container davanti a noi; è troppo tardi per frenare, anche se fossimo stati sull'asciutto sarebbe stato impossibile evitare di scontrarci con quel tir, ma comunque Marta ci provò. Inchiodò e cercò in qualche modo di fermarsi, ma il risultato fu quello di ritrovarci a girare vorticosamente su noi stessi avanzando sempre più velocemente verso quel muro d'acciaio. 
Era finita. 
Le probabilità che sopravvivessimo ad un incidente simile erano basissime, ma volevo proteggere almeno il nostro bambino, così lo strinsi tra le braccia e lo coprii con il mio corpo e poi il nulla...
Non ricordavo più niente.

Riaprii gli occhi e cercai intorno a me un bottone, un qualcosa per chiamare qualcuno; ma niente.
La porta della stanza era chiusa.

-Marta!Josh! Voglio sapere dov'è la mia famiglia! Qualcuno mi risponda!!- urlai con tutto il fiato che avevo in corpo. 
Nessuna risposta...

Non riuscivo ancora a muovere la gambe, ma dovevo alzarmi; così cercai di abbassare le sbarre di protezione e dopo qualche minuto ci riuscii, presi tra le mani la gamba destra e la misi di lato sul bordo del letto poi feci lo stesso con la sinistra. Erano pesanti, mi sentivo debole e confuso ma sapevo una cosa...dovevo trovare la mia famiglia.
Mi feci coraggio e mi tirai su con le braccia. Rimasi in piedi per qualche istante poi caddi per terra. 
Cosa era successo alle mie gambe?! 
Dovevo trovare qualcuno; assolutamente! Perciò iniziai a trascinarmi, con i gomiti cercai di avanzare, ma era faticoso. La mia fronte grondava di sudore, ma non mi fermai e raggiunsi la porta. 
Quando fui davanti alla soglia, mi misi di lato e cercai di arrivare alla maniglia; quando ci fui arrivato tirai la porta e così riuscii ad uscire.

-Aiuto! Qualcuno mi aiuti!- cercai di urlare con quel poco fiato che mi restava.

Qualcuno finalmente udì le mie grida ed accorse.
-Signore, perchè si è alzato dal letto!- esclamò una donna sulla trentina.
-Dov'è la mia famiglia?! E dove mi trovo ora?! Cosa è successo alle mie gambe?! Non me le sento più!- domandai angosciato, ero sull'orlo della pazzia. Cosa era successo?!
-Signore si calmi. Aspetti un attimo qui, torno immediatamente- rispose la donna gentilmente.
Dopo pochi istanti l'infermiera tornò con una sedia a rotelle.
-Venga. Le do una mano a sedersi- disse la trentenne facendomi cenno di appoggiarmi a lei per riuscire a sedermi sulla carrozzella.
Quando fui seduto su di essa la donna mi spinse vicino al letto e poi mi aiutò a sdraiarmi sul materasso.
-Ora che è di nuovo sul suo letto mi prometta che non cercherà più di muoversi da solo; si potrebbe far male la prossima volta- disse la donna preoccupata.
-Voglio sapere dov'è la mia famiglia e cosa è successo. Dove sono?!- insistetti.
-Signore si calmi. Si trova all'ospedale Cardarelli di Napoli. Chiamo subito un dottore che risponderà a tutte le sue domande; ma fino al suo arrivo deve aspettare e stare calmo. Va bene?- rispose con dolcezza l'infermiera prima di uscire dalla stanza.
Ero rimasto di nuovo solo e quella strana sensazione che sentivo al cuore, simile ad una fitta era sempre più forte.
D'un tratto però la porta si aprì ed entrò un uomo alto con i capelli brizzolati e gli occhiali a mezza luna.
Salve sono il Dottor Moretti, mi spiace che mi abbia atteso. Lei e la sua famigli ha avuto un brutto incidente sull'autostrada...-
-Dove sono Marta e Josh!? Cioè dove sono mia moglie e mio figlio?! Stanno bene vero?!- lo interruppi ansioso.
-Signor Franchi, suo figlio...mi dispiace...- iniziò a dire l'uomo con voce affranta.
-No! No! Non può essere! Mi dica che non è vero! Mi dica che è tutto un sogno! Non può essere! Il mio bambino!- urlai disperato.
Cercavo di trattenere le lacrime ma non sapevo quanto avrei retto.
-Mi dispiace. Ma deve farsi coraggio-
-E Marta?!Lei come sta? Dov'è? Voglio vederla!- dissi con fermezza.
-Sua moglie è in condizioni critiche. E' in terapia intensiva... devo dirle la verità; non sappiamo se riuscirà a superare le 24 ore...-
No, non poteva essere. In un secondo il mondo mi stava cadendo adosso; mia moglie era in condizioni gravi e mio figlio era morto. Il mio adorato bambino era scomparso...
-Ed io? Perchè non riesco più a muovere le gambe? Sono rimasto paralizzato vero!? Dottore mi dica la verità. Non potrò più camminare giusto!? - 
-C'è una possibilità su cento che lei possa tornare a camminare dopo la riabilitazione-
-Capisco... grazie per essere stato franco con me dottore; ma ora vorrei rimanere da solo per favore- dissi abbattuto.
-Si, certo. Se ha bisogno di qualcosa prema il pulsante giallo che si trova alla sua destra sul muro, verrà da lei un'infermiera- rispose il dottore e dopo di che uscì dalla stanza.
Appena la porta si chiuse scoppiai in lacrime.
Non potevo crederci, la mia vita era andata in frantumi. Cosa avrei dovuto fare?! 
Avevo così tanta voglia di lasciarmi andare, di rimanere lì immobile e lasciarmi morire; avrei raggiunto il mio figliolo. L'idea mi affascinava. Ma d'un tratto mi ricordai una cosa...Marta aveva ancora una possibilità, dovevo starle accanto, non potevo abbandonarla ora. Le sarei stato vicino e insieme avremmo affrontato la morte di Josh...
Così con un veloce gesto premetti il pulsante giallo e dopo qualche minuto sulla soglia della porta apparse un'infermiera -Ha chiamato Signor Franchi?- 
-Sì, vorrei andare da mia moglie- dissi con tono deciso.
-Non credo sia una buona idea per lei andare a trovarla; è sotto sedativi, non si renderebbe nemmeno conto della sua presenza. Dorme -
-Non mi importa; devo starle accanto. Voglio starle accanto!- risposi con più decisione.
-Va bene, aspetti che lo comunico alla capo sala e la porto immediatamente da sua moglie in terapia intensiva- rispose l'infermiera prima di riuscire dalla stanza.
"Marta sto arrivando; aspettami e tieni duro." pensai...



Angolino di Kimmy_chan
Non mi dite niente sul fatto che ho scritto "scritto dal punto di vista ecc.." e non con il POV è voluto 
Ci tengo molto a questa storia e vorrei sapre cosa ne pensate. 
Per favore ditemi cosa ne pensate se non ci saranno Recensione penserò che la storia non sia di vostro gradimento e ci rimarrei male :((((

RECENSITE PLEASEEE 

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Capitolo 3
*** Capitolo 03 ***


                                                                                               Capitolo 03

Scritto dal punto di vista del Signor Franchi Marco

Quando fui accanto al suo letto e vidi in che stato era sentii una stretta al cuore. Era pallida e attaccata a tanti macchinari. Non poteva lasciarmi anche lei; no non poteva.
Mi avvicinai al suo volto e le dissi sotto voce -Amore, sono qui. Non mi abbandonare. Lotta per tornare da me, per favore. Non lasciarmi. Non saprei come andare avanti senza di te; tu sei sempre stata la mia forza, mi hai sempre spronato ad andare avanti. Ora lo farò io con te. Lotta! Lotta, con tutte le tue forze! Torna da me!-

Rimasi lì per 4 ore a tenerle la mano, fino a quando un'infermiera mi riportò nella mia stanza perchè dovevano farle degli esami e sarei stato solo d'intralcio.

Nella mia stanza sì c'era la televisione, ma chissà perchè li telecomando era scomparso e gli unici canali che prendeva non li avevo mai visti. Insomma alla fine feci spengere la tv all'infermiera che mi aveva aiutata a rimettermi a letto.
-Mi scusi...- iniziai.
-Sì?- rispose l'infermiera avvicinandosi al letto.
-Sa per caso se sono stati ricoverati qui due ragazzi di nome Silvia e Giovanni Martelli?- chiesi
-Sì- rispose un po’ incerta al donna.
-E come stanno?!-
-La signora ha avuto bisogno di un intervento ora dorme. Il signore mi spiace...è morto per arresto cardiaco- 
-Ah...- 
Anche loro...
-Mi scusi ora vado. Se le serve qualcos'altro sa cosa fare. Per passare il tempo può leggere quelle riviste sul comodino-
-La ringrazio- risposi cortesemente.
La donna infine uscì dalla stanza.
Finalmente ero rimasto di nuovo solo.
Marta non stava affatto bene. Anche Giovanni era morto; chissà come stava Silvia..
Non sapevo cosa fare. Se Marta mi avesse abbandonato non avevo la più pallida idea di come avrei fatto.
Non volevo pensarci. 
All'improvviso la porta si spalancò ed entrò con passo deciso il Dottor Moretti.
-Signore, mi dispiace...ma...sua moglie...abbiamo veramente fatto il possibile-
-No! No! No! La mia Marta no! Non anche lei!- a quel punto scoppiai in lacrime. Non potevo sopportare la  notizia della morte di mio figlio e di mia moglie nello stesso giorno; cioè non potevo sopportare questo tipo di notizia mai! 
Io e Marta saremmo dovuti invecchiare insieme. Avremmo dovuto vedere i nostri nipotini crescere. 
Josh avrebbe dovuto incontrare una brava ragazza, innamorarsi, sposarla e avere dei bambini. Invece era tutto così sbagliato!
Cosa avrei dovuto fare d'ora in poi?! 
L'idea della morte ora mi affascinava più che mai...
Loro, erano tutto per me. La mia vita non aveva più senso senza.
Mi ero dimenticato che il dottore fosse ancora lì di fronte a me, mentre la mia mente vagava e prendeva in seria considerazione il suicidio. Così mi asciugai le lacrime con il bordo del pigiama e guardai in faccia il medico.
-So che può sembrarle insensibile da parte mia in questo momento, ma vorrei che prendesse in considerazione l'idea di donare gli organi di sua moglie. E' una difficile decisione da prendere me ne rendo conto, ma vorrei che ci pensasse. La scomparsa di sua moglie potrebbe salvare molte vite- disse il Signor Moretti.
-Ma cosa sta dicendo?- chiesi stupito.
-Sua moglie è morta per arresto cardiaco ma siamo riusciti a mantenere le funzioni vitali attive così che gli organi continuino a funzionare per alcune ore-
Non capivo cosa stesse dicendo.
-Ma allora non è morta?!- dissi speranzoso.
-Signore, la moglie è effettivamente morta; le sue funzioni vitali sono attive solo grazie alle macchine se le spegnessimo gli organi cesserebbero di funzionare ed inizierebbero a degradarsi...Vorremmo che lei acconsentisse all'asportazione dei suoi organi. Le lascio del tempo per pensarci, ma posso darle un'ora, non di più- disse il dottore.
-E se la lasciassimo attaccata alle macchine un giorno si potrebbe risvegliare?-
-Signore, l'attività cerebrale di sua moglie è piatta. Lei non c'è più; non si potrà mai più risvegliare. Mi dispiace. Le lascio un'ora; ci pensi bene. Se ci lasciasse asportare gli organi la morte di sua moglie salverebbe altre vite...- rispose tristemente il Signor Moretti prima di avvicinarsi alla porta aspettando una risposta. 
Una mia risposta.
-Ci penserò- risposi.
Il dottore uscì dalla stanza senza far alcun rumore.

Tutto taceva...il silenzio più totale.

Cosa avrei dovuto fare?!

Io non volevo che delle parti integranti di Marta venissero asportate e date a persone di cui non sapevo niente; potevano essere assassini, oppure molestatori. 
Gli organi di mia moglie dovevano rimanere lì, nel suo corpo! Al loro posto. 
Gli organi di Marta erano di Marta. 
Dio aveva donato degli organi sani a mia moglie perciò dovevano rimanere a lei. E non dovevano essere trapiantati in chissà quali soggetti; che poi li avrebbe distrutti con alcol, fumo o altre cose così.
No! Nessuno avrebbe toccato il corpo di mia moglie!

Quando il dottore tornò a chiedermi se avessi scelto se donare gli organi di Marta, gli dissi che prima di comunicargli la mia decisione dovevo vedere mia moglie; così venni portato da lei.
Il dottore mi mise vicino al letto di Marta e ci lasciò soli; io mi sporsi avanti per prenderle la mano. Era calda, il suo colorito era roseo come sempre; sembrava che stesse dormendo... Con l'altra mano iniziai a toccarle delicatamente i capelli neri corvino che tanto amavo, erano soffici come sempre. Tutto mi faceva pensare che lei fosse ancora li, che stesse semplicemente dormendo e che da un momento all'altro si sarebbe svegliata... 
Sapevo bene che ormai il suo spirito non c'era più, ma ugualmente mi sporsi verso di lei e la baciai sulle labbra.
-Non permetterò che ti tocchino, te lo prometto. Non voglio che una parte di te viva in qualcun'altro- d'un tratto dai miei occhi iniziarono ad uscire delle lacrime...
-No! No! No! Non puoi avermi abbandonato veramente! Svegliati! Su, Marta, svegliati! Dai ti comprerò quelle scarpe costosissime che tanto desideravi; ti comprerò tutto, ti darò tutto, ma ti prego torna da me! Quando ci siamo sposati mi avevi giurato che saresti rimasta con me per sempre! Per sempre!- le lacrime continuarono ad uscire e non riuscivo neanche più a vedere bene il volto di Marta.
Non poteva avermi lasciato veramente!
Rimasi lì, a piangere, per un po'....
All'improvviso la porta della camera si spalancò e sulla soglia c'era il Dottor Moretti.
-Signore, ha preso una scelta?!-
-Sì. Non acconsento alla donazione- dissi con tono fermo e deciso. Pur avendo le lacrime che ancora uscivano, speravo di sembrare un uomo convinto della propria scelta; perchè lo ero.


-Ma Signor Franchi, si rende conto che lei con questa sua decisione ha condannato a morte delle persone?! Sua moglie e suo figlio non saranno le uniche vittime di questa tragedia- replicò l'uomo.
-Non mi interessa degli altri! Ora sto pensando al bene di mia moglie; non posso immaginare che le leviate gli organi per poi trapiantarli a gente di cui non so niente. Potrebbero essere assassini! Tossicomani! Ladri!- urlai al dottore.
La mia rabbia cresceva...
-Ho capito. Come vuole..- rispose il Signor Moretti con tono affranto prima di andarsene e chiudere la porta dietro di sè.
Io tornai a tenere per mano la mia amata e continuai a piangere la sua scomparsa...

Dopo all'incirca 30 minuti la porta si aprì di nuovo ma questa volta sulla soglia c'era la madre di Marta, Carla.
Era una donna anziana ma ancora in buona salute.
Aveva gli occhi lucidi; probabilmente stava piangendo la morte dei suoi cari scomparsi come me...
-Ciao, Marco.- 
-Ciao Carla.-
-Come stai?-
-Come vuoi che stia?! La mia famiglia è distrutta; quello che avevo creato negli anni è volato via in un attimo. Mia moglie...mio figlio...sono scomparsi. Mi hanno lasciato da solo...- le lacrime che avevano smesso di uscire tornarono a farsi vedere sul mio volto.
Carla si avvicinò e mi posò una mano sulla spalla -Marco. Come tu hai perso una moglie e un figlio io ho perso una figlia e un nipote. Anche io sono distrutta per questo; ma ricordati una cosa. Marta non ha mai sopportato chi si arrendeva. Non ha senso arrabbiarti e negare ai medici di trapiantare gli organi di Marta in persone che grazie a lei potrebbero continuare a vivere...-
-Ma cosa dici?! Voi che tua figlia venga tagliata e i suoi organi dati a persone che neanche conosci?!- risposi infuriato.
-Marco, non credere che per me sia facile. Però pensa ad una cosa, Marta è sempre stata una ragazza di buon cuore...credo che avrebbe acconsentito alla donazione. Rifletti su cosa avrebbe fatto lei se avesse potuto scegliere. Puoi donare una vita migliore a tante madri e a tanti padri che senza il trapianto lascerebbero i loro cari come è successo a noi. Tu puoi cambiare le vite di tante persone con un semplice sì. Farai la differenza, e Marta sarà fiera di te- 
Le lacrime che prima uscivano a goccioline esplosero in un fiume. Presi il mio volto tra le mani e continuai a piangere sperando che prima o poi finissero. Mi sentivo così solo senza di loro...
D'un tratto Carla mi strinse tra le sue braccia calde.
Con quell'abbraccio sentii: tristezza, dolore, coraggio, forza e affetto.
Quando si ritirò per guardarmi in volto per capire quale fosse stata la mia decisione; vidi che anche lei stava piangendo... 
Si era trattenuta per darmi coraggio. Era venuta a parlarmi per farmi comprendere quale scelta fosse la migliore.
-Allora, cosa farai? - mi chiese Carla, guardandomi fisso negli occhi.
-Acconsentirò alla donazione. E combatterò per continuare a vivere senza di loro. Così quando li raggiungerò saranno fieri di me- risposi con decisione; quando l'ultima lacrima di dolore toccò i miei pantaloni mostrai alla donna un sorriso amaro..
-Hai fatto la scelta giusta. Sono sicura che Josh e Marta siano già fieri di te- disse Carla ricambiando con un sorriso dolce ma triste.

Dopo aver parlato con il medico venni portato nella mia stanza così che i medici potessero fare il loro lavoro e prendere gli organi di Marta per poi portarli ai riceventi.

Quando mi ritrovai nel letto, della mia camera d'ospedale, ripensai agli avvenimenti successi.

Avevo deciso di non donare gli organi di mia moglie e suicidarmi per raggiungerli; ma poi Carla, la madre di Marta, mi ha fatto ragionare.
Quando dissi "Sì" alla donazione era l'una. 
Erano passate 24 ore dall'incidente e tutto era cambiato...

L'intervento venne eseguito all'istante.

Spero che le persone che riceveranno gli organi di mia moglie vivranno una vita felice con i loro cari; voglio che possano fare quello che Marta non ha potuto realizzare.
Io andrò avanti e cercherò di vivere questa vita che mi è rimasta al meglio. Ho deciso. Aprirò un'associazione dove le persone come me, che hanno perso i loro cari in incidenti automobilistici, possano trovare conforto.




Angolino di Kimmy_chan
Tengo particolarmente a questa storia. 
Vorrei che qualcuno mi dicesse cosa ne pensa per favoreeeeeeeeeeeeeeeeee

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Capitolo 4
*** Capitolo 04 ***


                                                                                                Capitolo 04

Scritto dal punto di vista della Signorina Martini Alice
 
Quella mattina verso l'una e mezza venni svegliata da un'infermiera che mi disse che c'erano novità sullo stato di salute di mia madre.
Mi allarmai all'istante. Negli ultimi giorni vomitava sangue sempre più frequentemente; si stava aggravando.
Venni invitata dal Dottor Alander nel suo ufficio.
 
La stanza era più piccola della camera di mia madre; le pareti erano arancioni, il pavimento era coperto da moquette nera, all'angolo destro c'era un appendi abiti in legno, a ridosso del muro che dava ad est c'era un divanetto nero di pelle, al lato opposto ad esso c'era una grande scrivania di quercia e seduto dietro di essa c'era il dottore.
-Mi scusi, posso entrare?- chiesi sulla soglia della porta.
-Certo venga pure- rispose il medico.
-Come mai mi ha fatta venire nel suo ufficio? Ci sono notizie gravi? Mia madre sta peggiorando vero?- chiesi ansiosamente.
-Sì, sua madre è peggiorata. Ma c'è una speranza; un donatore compatibile-
-Davvero?- riposi speranzosa.
Sembrava che finalmente tutto stesse andando bene. Mamma sarebbe tornata ad essere la donna allegra e piena di via di sempre.
-Sì. Ma dobbiamo aspettare l'ok dal centro di coordinamento nazionale per prendere il fegato e darlo a sua madre-
-Cioè non è ancora stato destinato a lei? Potrebbe non ottenerlo?- chiesi ansimante. 
No, non potevamo andarci così vicine e poi farcelo sfuggire dalle mani...No!
-Ci sono buone probabilità che venga destinato a sua madre; nelle condizioni in cui è ora non so se ce la farà a reggere se non avrà al più presto un trapianto di fegato...-
-Dottore la prego chiami il centro di coordinamento e si faccia dire al più presto cosa hanno deciso. La scongiuro. Salvi mia madre!- esclamai con le lacrime che cadevano una dopo l'altra sulle mie mani strette a pugni chiusi.
-Farò il possibile lo sa bene Signorina Alice. Posso solo dirle di pregare e sperare-
 
Tornai a passi leggeri nella camera; quando fui in prossimità della stanza sentii qualcuno parlare con mia madre...
-Sa che dovrebbe dire a sua figlia che sta peggiorando vero?- disse la voce sconosciuta.
-Come se non se ne fosse accorta; fa medicina ed è intelligente sicuramente se n’è accor...- mamma non riuscì a  finire la frase a causa del vomito. 
Stava peggiorando era evidente. Ed io lo sapevo bene.
Aspettai che finisse di parlare con quella donna e poi entrai.
-Mamma, come stai? Perchè ti sei svegliata a quest'ora? Non ti senti bene? Hai bisogno di qualcosa?- chiesi dirigendomi verso di lei.
-Oh, Alice. Tranquilla sto bene. E' solo che avevo voglia di un bicchiere d'acqua e l'infermiera qui.- rispose facendo cenno alla donna che era accanto a lei di passarle un'altro bicchiere d'acqua e dopo aver bevuto un sorso aggiunse -Tu più che altro, che ci fai in giro a quest'ora?-
-Ero andata a prendere un bicchiere di cioccolata calda al distributore, ma era finita- mentii.
-Ah, dai domani ce ne prenderemo uno per uno.- rispose con un sorriso dolce sul volto la donna.
-Ok. Però ora dormiamo un po' va bene?-
L'infermiera si diresse verso la soglia della porta e disse -Io ora vado; se vi servisse altro sapete dov'è il pulsante-
-Va bene, la ringrazio- rispose mia madre prima di raggomitolarsi nuovamente tra le calde coperte del letto.
 
Dopo poco la mamma si addormentò ma io non ce la facevo, avevo troppi pensieri nella mente; così decisi di mettermi a leggere un libro.
Alle 3 ero ancora sveglia quando un'infermiera passò per il controllo; dopo pochi minuti dalla prima ronda passò un'altra infermiera che mi disse di svegliare mia madre e comunicarle che era arrivato un fegato per lei...
 
 
Finalmente era arrivato il momento. 
Mia madre stava per essere portata in sala operatoria; era stata preparata e tutte le formalità erano state eseguite. 
 
-Alice, ti ringrazio per essermi stata accanto in ogni momento. Sai che tua madre ti ama vero? Non vorrei lasciarti, ma se per caso succedesse qualcosa ricordati queste mie parole...Tu sei la cosa più bella che mi sia capitata nella mia vita. Ricordalo- disse un istante prima di essere portata via. Non ebbi nemmeno il tempo di risponderle...
-Ti voglio tanto bene anche io, mamma...- sussurrai davanti alla porta che si era chiusa di fronte ai miei occhi. Ora lei era lì dentro e stavano per trapiantarle un fegato funzionante. Speravo e pregavo per la buona riuscita dell'intervento.
L'operazione durò 10 ore. Tutto era andato come previsto. Ora si sperava soltanto che il corpo non lo rigettasse...
 
 
                                                                                                          *   *   *
 
 
6 mesi dopo...
 
-Ospedale Cardarelli, buongiorno, come posso esserle utile?- rispose al telefono della reception, una giovane infermiera.
-Buongiorno, sono il Signor Franchi Marco. 6 mesi fa, all'incirca, sono stati donati gli organi di mia moglie. Marta Franchi–Linati . Vorrei sapere come stanno i riceventi- 
-Attenda un momento che apro il file-
-Aspetto-
-Stanno tutti bene, svolgono tutti una vita serena e normale, per fortuna-
-C'è stata qualche complicanza per qualcuno?-
-No, è andato tutto nel migliore dei modi-
-La ringrazio. Sono felice che almeno loro stiano bene e vivano una vita felice-
-Signore...lei come sta?- chiese un po’ in pensiero per l'uomo la giovane; ricordava la storia della sua famiglia raccontata dal telegiornale mesi prima.
 
-Beh... io cerco di andare avanti; cerco di non buttarmi giù. Dopo mesi di preparazione due settimane fa ho aperto un'associazione per le persone che come me, hanno perso un loro caro in un incidente d'auto; mi aiuta stare con persone che capiscono il mio dolore. Almeno mi rincuoro un po' pensando che dalla morte di mia moglie è nato qualcosa di buono. Da una cosa cosi distruttiva è nata la vita... Sono fiero di aver acconsentito alla donazione e penso che mia moglie sia felice per la scelta che ho preso. Se no poi si vedrà. Chissà che quando giunga il mio momento la trovi lì su una nuvoletta, che mi vuole fare una bella ramanzina- aggiunse con tono spiritoso venato di malinconia.
-Ha fatto un gesto molto nobile. Tutte quelle persone la ringraziano ogni giorno; se ne ricordi... Lei ha cambiato le loro vite-
-Grazie per queste belle parole e buon proseguimento della giornata- rispose cortesemente Marco.
 
-Come mai sei rimasta così tanto al telefono? Di solito è solo uno smistamento di telefonate o controllo delle visite quando chiamano...- chiese un'infermiera sulla quarantina.
-Ti  ricordi quell'incidente di qualche mese fa, in cui due macchine si sono scontrate contro un tir, in una notte di pioggia?- chiese la giovane infermiera.
-Sì, come dimenticarselo. Il bambino di 12 anni è morto sul colpo, il padre è rimasto paralizzato dalla vita in giù perchè ha provato a proteggere il figlio e la madre è morta a causa delle gravi ferite. Una storia molto triste...-
-Ebbene, il signore che ha appena chiamato era l'uomo che ha perso figlio e moglie pochi mesi fa... Dopo la morte cerebrale della moglie ha deciso di donare gli organi ed ha chiamato per sapere come stessero i riceventi e come andasse la loro vita...-
-Ah... e come stanno? Chi ha ricevuto gli organi?-
-Stanno tutti bene. Quell'uomo acconsentendo alla donazione ha salvato innumerevoli vite...Ad esempio il pancreas è andato ad una madre single, rimasta vedova da meno di un anno, con 3 figli a carico. Un rene ad una donna di Brescia e l'altro ad una che vive a Modena. I polmoni ad donna malata di cancro che era rimasta attaccata ai macchinari per mesi. Il fegato ad una malata di Epatite B a Roma che aspettava da tempo un donatore compatibile; il suo tempo era quasi scaduto, ma grazie al trapianto ora vive con la figlia che sta studiando medicina-
 
-Io non so come reagirei se mi chiedessero di donare gli organi di mio marito, per carità non gliela sto tirando; ma non so se sarei cosi lucida dal riuscire a pensare che con la scomparsa di Gaspare potrei risparmiare a tante altre famiglie il dolore che mi affligge. Quell'uomo è stato forte- aggiunse la più anziana.
-Sai, penso che chi riesce a compiere un gesto come questo, così grande e di buon cuore, può essere solo una persona buona, coraggiosa e che pensa al prossimo; non egoisticamente come fanno tutti ormai...- concluse la giovane donna -Prima o poi la gente capirà che un semplice "Sì" alla donazione può cambiare molte vite...O almeno, lo spero...-
 
 
 
 
 
 
Angolino di Kimmy_chan
Ok, siamo alla fine T_T 
Amo questa storia... non ditemi che sono l'unica :(
L'ho fatta leggere ad un'amica e si è commossa... per caso, ha pianto per quanto è brutta? ^^" ditemi voi <3 
Non ho messo il POV perchè è voluto (lo ripeto non si sa mai) 
Considerazioni e giudizi?!
 
 
                                                                                         

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