La Cacciatrice di Stelle

di Merlina97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Pensieri ***
Capitolo 3: *** Silenzi ***
Capitolo 4: *** Acidità ***
Capitolo 5: *** Palle di neve ***
Capitolo 6: *** Quell'albero ***
Capitolo 7: *** Chiusura ***
Capitolo 8: *** Sorrisi ***
Capitolo 9: *** Agnese ***
Capitolo 10: *** L'apprendista ***
Capitolo 11: *** La ghirlanda ***
Capitolo 12: *** La quarta lettera ***
Capitolo 13: *** Lucciole ***
Capitolo 14: *** Insensatezza ***
Capitolo 15: *** Lettera ***
Capitolo 16: *** Compleanno ***
Capitolo 17: *** La Cacciatrice di Stelle ***
Capitolo 18: *** Io, Anna ***



Capitolo 1
*** Introduzione ***


    
Introduzione…
 
Avevano commesso un errore, un terribile errore.Erano stati ospitali e gentili aprendo così la porta a quello che si sarebbe poi rivelato il nemico. Avevano pagato cara la loro stupidità: molti avevano perso la vita, il paese era irriconoscibile e vi era disperazione ovunque.Si, avevano vinto alla fine, erano riusciti a metterli in fuga, ma la ferita ancora sanguinante che avevano lasciato gli invasori negli animi del popolo era troppo profonda, non si sarebbe mai rimarginata del tutto, perfino i loro nipoti lo avrebbero ricordato. Mai più si sarebbero fidati e mai più si sarebbero lanciati in imprese nuove senza conoscerne con certezza le conseguenze.
L’unica cosa ancora bella erano le stelle: brillavano tantissimo, come se la luce che emanavano venisse dalla passione che il popolo aveva messo per vincere la loro battaglia. E con quelle come compagne il popolo s’ incamminò in mezzo ai boschi per fondare un nuovo paese dove ricominciare  a vivere, questa volta prestando più attenzione.
 
 
Spazio autrice: Ok, so che al momento non dice più di tanto... Non aspettatevi qualcosa con battaglie epiche tra elfi e maghi ecc. È la prima volta che mi cimento con una storia a capitoli e, sopratutto, con un’originale. Però voglio provarci... Anche se, per adesso, non c’è molto da dire mi piacerebbe avere un vostro commento (anche negativo). Mi scuso in anticipo per eventuali errori di punteggiatura,sintassi, ortografia ecc. Comunque,basta ,sto parlando fin troppo,grazie per l’attenzione
Baci

ila

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Capitolo 2
*** Pensieri ***


  

 Pensieri
 

- Ma dobbiamo continuare a leggere questa roba ancora per molto!?-
 

-  Ma se saranno cinque minuti che la stai leggendo!- Erano Anna ed Elisabetta a discutere, Adele,invece stava zitta; queste cose erano all’ordine del giorno tra le due amiche. Loro tre si conoscevano da un sacco di tempo, vivevano tutte a Starland, ovvio, altrimenti non si sarebbero mai incontrate. Starland era circondata dai boschi, un paesello insignificante dove le persone vi nascevano e, nella maggior parte dei casi, vi morivano.
Elisabetta chiuse con uno scatto secco il libro:
- Sentite gente, invece di riempirci la testa con tutta sta cultura non potremo, per esempio, fare qualcosa di più normale per delle ragazze della nostra età?-
- Tipo?-  Anna si fingeva leggermente irritata, usava un finto tono provocatorio per stuzzicare l’amica. Tanto sapeva cos’ avrebbe tirato fuori :avrebbe proposto di spettegolare o qualcosa del genere e , Anna ne era sicura, dieci minuti dopo si sarebbero                                                    
ritrovate a discutere di quanto era carino questo o quel ragazzo, le solite cose di sempre...
 
- Adele, ma sei proprio sicura che non ti piaccia nessuno?- Ora Anna ne era sicura: era guerra aperta tra le due amiche
- Dovresti imparare a farti gli affari tuoi,sai?-
- È un sì?-
- Non ho detto questo!-
-  Però non hai neppure negato...-
- Ehy voi due, la volete piantare!- se Elisabetta era la pettegola e Adele la riservata, Anna era quella matura e di solito toccava a lei fermare i litigi delle due amiche, come questa volta.
      Il cielo si stava tingendo pian piano di sfumature rosse, in seguito sarebbero diventate rosa, poi il cielo avrebbe assunto un colorito bluastro che sarebbe andato via via più scurendosi...In altre parole, stava calando la sera.
-Meglio se andiamo a casa.-
-Sì... – risposero Elisabetta e Adele, poi ,tutte e tre si avviarono verso le rispettive case.
 

 

***

Quella sera Anna non aveva mangiato tanto ; non c’era un  motivo particolare, quella sera era così e basta. Si sentiva anche un pò malinconica, le capitava ogni tanto e ,anche se di solito non lo  ammetteva, non le dispiaceva poi così tanto: essere malinconica l’aiutava a pensare. Nelle storie del suo popolo (ammesso che si possano chiamare “popolo” poche centinaia di persone) figuravano sempre le stelle, gli anziani raccontavano che un tempo le stelle brillavano intensamente su Starland, a ben guardarci, ad Anna non sembravano poi così luminose, le sembravano normali, anche se non aveva mai visto le stelle fuori da Starland e ,forse, non aveva neanche il senso della normalità da questo punto di vista. Amava stare seduta sul largo davanzale della finestra di camera sua, lì poteva perdersi nei suoi pensieri e riflettere su tante cose. In quel momento pensava alla gente: quella mattina aveva sentito i discorsi di due ragazzi, lavoravano per il proprietario della bottega del paese, dovevano andare in chissà quale città a reperire chissà quale merce, uno di loro, il più giovane, aveva chiesto a l’altro quale strada avrebbero preso per tagliare la foresta che circondava Starland, la risposta era stata:
-Prenderemo il sentiero dell’anno scorso.-
Anna avrebbe anche aggiunto un “come sempre” a quella frase,era da tempo che ci rifletteva, le cose in quel paese non cambiavano mai, da anni, forse secoli.
L’aria si era fatta più fredda, Anna aveva perso la cognizione del tempo e non aveva idea di quanto ne fosse passato, con le gambe intorpidite dal  freddo rientrò,chiuse la finestra e andò a dormire, mentre su Starland iniziava a fioccare la prima neve che, pian piano, iniziava a ricoprire i tetti del paese.
 
Spazio Autrice: allora, in questo capitolo non è successo nulla di particolarmente interessante, diciamo che è servito più che altro a presentarvi qualche personaggio. La mia versione originale prevedeva l’entrata dell’ “elemento sorpresa” (se così si può chiamare) in questo capitolo,ma ho preferito aspettare. Non è che sono troppo frettolosa nello scrivere? Io ho quest’impressione e il capitolo non mi convince tantissimo... Comunque mi lasciate un commentino? Dai, vi ho anche inquadrato la protagonista...
Baci
Ila

 

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Capitolo 3
*** Silenzi ***


  

 Silenzi

 
 
All’ inizio, Anna credette di essersi svegliata a causa della luce che filtrava dalle imposte di legno, poi, si accorse di una voce che giungeva da fuori e la chiamava incessantemente : -Anna! Anna,ma ti vuoi degnare di rispondere?!- la diretta interessata riuscì a capire a chi apparteneva la voce , così, corse ad aprire la finestra prima che Elisabetta ( si,era lei la voce in questione) si mettesse a lanciare sassi o simili nel tentativo di svegliarla:
-Eli, ma cosa c’e da urla...- Anna rimase bloccata a metà alla vista del manto bianco che ricopriva il prato dietro casa sua, si era dimenticata che quella notte aveva nevicato,ora, l’aria fredda faceva condensare il suo respiro, il luccichio del sole sulla neve l’accecava,si, era una di quelle straordinarie giornate in cui nonostante la neve c’era anche il Sole e la felicità era nell’aria. Anna si riscosse e si ricordò di Elisabetta.
-Cosa c’è?-
-Ti volevo solo dire che io e Adele usciamo ,ci trovi al solito posto, ciao!-
Tipico di Elisabetta: sembrava sempre che ti dovesse dire qualcosa d’importanza capitale per la salvezza del mondo per poi liquidarti in fretta. Anna sorrise al pensiero dell’ esuberanza dell’amica. Rabbrividendo si sfilò la camicia da notte e si vestì: Un semplicissimo vestito di lana sotto il quale indosso delle calze spesse del medesimo materiale, faceva freddo e Anna pensava più a coprirsi piuttosto che vestirsi elegante. Si sciacquò il viso e si spazzolò i lunghi capelli neri come la notte. Scese e fece colazione : una fetta di pane,miele e latte, nulla di più. Infine,afferrò un libro:lo stesso del giorno prima e uscì. Prese  un piccolo sentiero che conduceva verso il bosco con il libro sotto braccio, a Starland non c’era una scuola e Anna era una delle poche persone che riuscivano a leggere e scrivere, sua madre, era l’ altra persona. Sua madre non era di Starland : veniva da una città fuori dalla cintura di boschi che circondavano il villaggio, suo padre si era recato in quella città per cercare fortuna, dare sfogo alle sue curiosità e alla sua intraprendenza, uscire da quel villaggio che gli stava troppo stretto. Poi,però, si fermò un attimo a pensare: quella non era la sua terra, così,tornò sui suoi passi. Non da solo questa volta, ma in compagnia di Giulia, figlia di due signori benestanti. Era stata lei a trattenerlo in quella città tanto a lungo, era lei l’ancora che lo aveva tenuto per mesi a girare intorno a case signorili nella speranza di poterla incontrare. Poi lei aveva compreso il desiderio di tornare a casa dell’amato e gli aveva detto che era pronta a seguirlo. Poco dopo, partirono insieme alla volta di Starland. Giulia era stata istruita e aveva a sua volta insegnato ad Anna che a sua volta era riuscita ad insegnare qualcosina anche ad Adele ed ad Elisabetta, con risultati mediocri con quest’ultima. Per questo portava un libro: per provare,con le sue amiche, a trarne qualcosa, di libri ne aveva ereditati molti dalla casa dei suoi nonni materni, non li aveva mai visti, non avevano accettato lo spostamento e il successivo matrimonio della figlia, ma ogni anno, per il compleanno di Anna, venivano recapitati pacchi lussuosi, colorati ed estranei all’ umile Starland.
Anna arrivò nei pressi del “solito posto”, un piccolo spiazzo non lontano dal sentiero che s’inoltrava nel bosco al riparo da occhi indiscreti. Quello non era “ solito” per via di una routine che veniva ripetuta per paura di cambiarla o per pigrizia, era una ripetizione dovuta al legame affettivo ed emotivo che le tre ragazze avevano nei confronti di quel luogo.  Anna arrivò e trovò una ragazza bionda e una castana immerse in un’accesa conversazione, più che altro era Elisabetta a parlare ,mentre Adele seguiva il suo discorso con un leggero sorriso divertito. Anna si schiarì la voce:
-Ciao Anna !- la salutò allegramente Adele
-Non dirmi che hai portato di nuovo quel libro...- fu, invece, il saluto di Elisabetta
-Sai com’è, ieri , per merito di qualcuno non l’ho abbiamo neanche aperto...-
-Senti, non è colpa mia se a differenza tua io sono giovane.-
-No,scusa, io che cosa sarei?-
-Una vecchia intrappolata in un corpo da quindicenne!-                                                            a quel uscita Anna e Adele si scambiarono una veloce occhiata che stava al posto di “ È meglio se lasciamo perdere” per poi sedersi e aprire il libro, mente Elisabetta, con un piccolo sbuffo, le raggiungeva e si sedeva vicino a loro.
Anna leggeva ad alta voce, ogni tanto s’interrompeva per sistemarsi un ciuffo di capelli che le era andato davanti agli occhi  oppure per commentare con Adele o per ripetere un passaggio ad Elisabetta che ora sembrava più interessata, infatti, il libro era un romanzo non troppo impegnativo , scorrevole e facile da seguire.
Anna si fermò:  avevano letto molto e ora anche lei si era stancata.
 
-A me è piaciuto- fu il commento di Elisabetta,poi rimasero in silenzio, un silenzio privo di ostilità, ma che nessuno aveva voglia di spezzare,forse per la pigrizia di dover intraprendere una nuova conversazione o perchè, semplicemente, si stava bene così. Un usignolo cantava da qualche parte nel bosco.
-Adele, canta qualcosa- propose Elisabetta
-Si, canta- disse Anna
Adele si strinse le ginocchia al petto e scosse la testa
-Dai,che proposta è... Lo sapete che mi vergogno.-
-Ti pregoo...- fu il coretto supplicante delle altre due
-Niente da fare. E poi non sentite le campane? È ora di pranzo,torniamo- e si avviò seguita dalle altre due che si guardavano scuotendo la testa.
Mangiarono a casa di Elisabetta, non si sedettero neanche, mangiando ciò che trovavano nella credenza. Erano sole, entrambi i genitori di Elisabetta stavano lavorando nel piccolo orto dietro casa. Poi passarono il pomeriggio chiaccherando del più e del meno, per passare il tempo e riempire il silenzio. Non che ci fosse qualcosa di turbato tra le tre, infatti, è con gli estranei che il galateo impone di evitare silenzi imbarazzanti,ma tra veri amici non si da importanza a questa regola.
Il sole stava tramontando, Elisabetta stava accompagnando le amiche a casa, uscirono di casa,svoltarono l’angolo e si ritrovarono nella piccola piazza del villaggio, vi si era riunita una piccola folla di persone, le tre amiche si avvicinarono e ciò che videro le sconcertò non poco. A Starland non vi era nulla d’importante, esclusa la madre di Anna le persone lasciavano Starland,ma quasi nessuno vi veniva e, in quei rari casi, il visitatore era sempre atteso. Lì, in mezzo alla folla, sedeva una straniera, non attesa.
 
 
Spazio autrice:
Mi scuso enormemente per l’immenso ritardo, ma questa storia è stata più volte in pericolo di sospensione.Vorrei dire “grazie” a Fanny Lestrange, Geffa97 e Ilary98 per aver recensito e a tutti gli anonimi che l’ hanno semplicemente letta, oltretutto volevo dire che sono graditissime le recensioni e i consigli  che,spero, mi aiuteranno a migliorare. Un’ ultima cosa: ci tengo a precisare che (vista la piega che prenderà la storia) non si tratta assolutamente di un inno di lode alla scuola (sebbene io reputi la cultura importante). Grazie per l’attenzione
Baci
Ila

 

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Capitolo 4
*** Acidità ***


  
 

Acidità

 
Le voci si accavallavano l’una sull’altra in un vociare basso e continuo di ipotesi,commenti , supposizioni,ma, soprattutto domande: da dove veniva? Chi era? C’era chi guardava in silenzio, chi con curiosità,chi con diffidenza, e c’era chi azzardava ipotesi:
-Si è persa...-
-... Un incendio,sicuro...-
Anna guardava la ragazza senza proferire parola: era inginocchiata, lo sguardo basso, difficile dire se impaurito o imbarazzato da tutta quell’attenzione. Era avvolta in un larghissimo mantello che non permetteva di scorgere altri indumenti. Aveva dei lunghi e lisci capelli biondi e ,pensò Anna, doveva aver all’incirca la sua età.
Dopo qualche minuto, la folla inizio a disgregarsi e le persone incominciarono ad andarsene, infatti, continuare a stare lì significava,in un certo senso, dichiararsi disposti  ad essere resonsabili del destino della straniera. C’era la curiosità, ma nessuno era tanto stupido da prendersi una sconosciuta in casa, non dopo l’ultima volta...
-Ehy,tu! Come ti chiami?- la domanda proveniva da una signora, capelli
scuri, portamento elegante e spigliata.
-Mia madre?!-  disse Anna guardando le altre  due che le restituirono una lunga occhiata silenziosa.  Quali intenzioni aveva sua madre? Anna non era sicura di voler conoscere la risposta: conosceva sua madre e non presagiva grandi notizie.
- Selene...- la voce della straniera, seppure bassa,appariva chiara e limpida come u un ruscello di montagna nei pressi della foce. Riguardo al nome, sì, era insolito, ma la signora Giulia rimase impassibile.
- Alzati Selene, tu vieni a casa con me.- detto questo, la donna aiutò la straniera di cui ora era noto il nome ad alzarsi  e , risoluta, fece per incamminarsi verso casa con Selene al seguito,  quando...
-Aspettate  Giulia!- era stata la signora Berta a parlare, la vecchia sarta del paese, assidua frequentatrice della piazza dove si recava con la scusa di dover comprare qualcosa, ma tutti, a Starland, sapevano che ,in realtà, la signora Berta voleva solo vedersi con le altre vecchiette sue amiche per parlare di questa o di quell’altra persona, assolutamente ovvio.
- Non starete facendo sul serio?-
-Prego? –
- Portarvi in casa questa ragazza, non lo trovate sconveniente? Non so come siate stata abituata, ma fidarvi ciecamente di una perfetta sconosciuta mai vista prima e che compare così all’improvviso... Ne siete sicura?-
- Dovrei avere paura di una ragazzina che dimostrerà sedici o diciassette anni? Vi ringrazio per le vostre premure nei miei confronti, ma so quello che faccio e credo che passerò indenne la notte. Vieni, Selene.- La signora Giulia si voltò e s’incamminò per la strada di casa.
- Non ci siamo, abbiamo toccato il fondo.-
- Ma no, dai. Tua madre è un’adulta saprà quello fa...-
- Per favore Adele, sai benissimo che se fosse a casa tua diresti la stessa identica cosa, finiamola con il perbenismo.-
- Scusa.-
Elisabetta s’intromise nella conversazione:
-Chissà chi è...-
- Mi piacerebbe saperlo- fu la risposta acida di Anna, non che avesse avuto brutte esperienze con gli estranei, ma il solo fatto di avere una ragazza sconosciuta in casa la rendeva nervosa: possibile che sua madre, la responsabilità in persona, avesse avuto questo colpo di testa? Dov’era finita la vecchia , ma sempre in piedi, regola “ Mai fidarsi degli estranei”? Anna non lo sapeva, Anna non capiva, forse gli adulti non lo sapevano, ma anche una persona giovane può essere pericolosa.
- Anna, io devo andare- Adele interruppe il filo dei pensieri di Anna, poi la guardò e sorrise, ovviamente Elisabetta prese la palla al balzo, sembravano coordinate:
- Sono sicura che sopravviverai, l’ha detto anche tua madre!- Anna rispose con un occhiata acida come il limone dopo la cioccolata e le altre due fecero una risatina per poi salutarla, ma si che facessero pure dell’ironia, loro. Forse,se fosse stato qualcun’ altro ci avrebbe riso su anche lei. Potevano ridere delle sue reazioni, ma sapeva che, in realtà, quella era finzione; non le erano sfuggiti gli sguardi curiosi con un pizzico di diffidenza.
***
-Hai ancora fame ? –
- No, grazie signora –
- Chiamami Giulia. – disse la madre di Anna ,mentre si sedeva su una sedia di fronte alla ragazza.
-Dormirai in camera di mia figlia, spero non ti dispiaccia. Ho un vecchio, ma largo divano che apparteneva a mia nonna , ma non l’ho mai usato perchè il colore stonava terribilmente con l’arredamento, puoi dormire lì.-  Giulia si alzò e precedette la giovane su per le strette scale, fino alla camera di Anna: lo stile era lo stesso di tutta la casa, semplice e adatto ai suoi abitanti, pareti bianche e mobili in legno. A sinistra, vicino a una finestra, vi era un letto ,poi un piccolo tavolo con una sedia, un piccolo armadio e ,infine, un divano blu elettrico che, come aveva già detto la signora Giulia, faceva a pugni con il resto della casa.
- Puoi usarla per posarci gli abiti- disse Giulia indicando una sedia posta vicino al divano.
-Sei stanca?- la ragazza annuì.
-Bene,ti lascio dormire,a domani.- e se ne andò.
***
-Sono qui...- disse Anna entrando in casa.
-Finalmente, stavamo per metterci a tavola. Dove sei stata?-
- Mamma ,lei dov’è?-
- Ti ho fatto una domanda...-
-In giro con Adele ed Elisabetta. Allora?
- È di sopra che dorme . Era molto stanca.-
- Di sopra dove?- chiese Anna,anche se conosceva già la risposta.
- In camera tua- rispose ,con noncuranza, la madre
-Cosa?!-
- Andiamo Anna ,dove pensavi che avrebbe dormito?-
Anna non rispose.
-Sicuramente stanotte non la posso mettere da nessun’altra parte,quindi è inutile parlarne- continuò la madre- Ora siediti e mangia- concluse.
Anna si sedette scoccando un’occhiata acida verso sua madre,l’ennesima di quella giornata, ma non disse niente di più: era,sì, un pò arrabbiata, ma ,allo stesso tempo, la sua coscienza le sussurrava parole piene di perbenismo che le impedivano di aggiungere altro.
 
Spazio Autrice: Scusatemi ,scusatemi e scusatemi un’altra volta per il ritardo, ma ormai avrete capito che gli aggiornamenti-lampo non sono proprio il mio pane... La giovane straniera rimane ancora un personaggio misterioso soggetto alla diffidenza del villaggio e di Anna stessa, ma il capitolo ci ha dato la possibilità di conoscere meglio un altro personaggio:la madre di Anna. Cosa succederà nel prossimo capitolo? Ringrazio come sempre le persone che mi seguono come Fanny Lestrange, Geffa97,Ilary98, Whitemoon e anche quelle mie amiche che non sono sul sito,ma si sono prese la briga di venire a dare un’occhiata :Lisa, Sara e Aurora.
Baci
Ila

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Capitolo 5
*** Palle di neve ***


  

Palle di Neve

Anna socchiuse gli occhi e si mise seduta sul letto, dove si stiracchiò con uno sbadiglio. Aveva dormito piuttosto bene, era riposata e di buon umore, merito anche  del risveglio che era avvenuto senza nessuna Elisabetta urlante alla finestra. Si  voltò e tutto il suo buon umore si eclissò: se ne era totalmente dimenticata. Era completamente avvolta nella coperta e girata verso la parete opposta, l’unica cosa visibile ad Anna erano i lunghi capelli biondi. La ragazza iniziò a muoversi e poco dopo si svegliò:
-Buon giorno, eh?- ad Anna il saluto uscì più acido del previsto.
-‘Giorno...- rispose la straniera ( Selene, si corresse mentalmente Anna) con quella sua voce chiara e limpida, non era neanche un pò rauca dopo la dormita.
Anna la guardò in attesa che facesse qualcosa di normale,del tipo alzarsi. Non lo fece. Fu Anna a prendere l’iniziativa sgusciando fuori dal letto e dicendo
-Ehm.. Se vuoi ti faccio vedere dov’è il bagno...-
La bionda si riscosse- Oh,si. Certo!- si alzò e segui Anna fino al bagno, subito dopo la camera di Anna, a sinistra. Anna la lascciò lì e torno in camera: si vestì, avrebbe pensato a darsi una sciaquata dopo. Non si poteva dire che fosse incominciata nel migliore dei modi: non c’era quasi dialogo tra di loro,ma cosa poteve rimproverarsi Anna? A parer suo proprio nulla, non era di certo un problema suo, nutriva la speranza che entro la fine della giornata tutto si sarebbe risolto,tutto o quasi, non sapevano ancora da dove provenisse la ragazza e dubitava che sarebbe tornata a casa in giornata,ma forse avrebbero scoperto qualcosa in più. Selene ritornò dal bagno già vestita
-Ti aspetto qui- disse,sedendosi sul letto
Anna fece con calma:ogni momento passato lontano da quella ragazza era come un respiro, non sapeva che fare, non sapeva cosa dirle,cosa chiederle,come comportarsi... “ Che casino”, si ritrovò a pensare, era la prima volta che si faceva così tanti problemi con una persona. Anna ritornò in camera.
-Andiamo giù a fare colazione, se vuoi seguirmi...- Selene annuì e seguì Anna.
-Buongiorno!!- esclamò la madre di Anna, appogiando sul tavolo due tazze di tè.
-Selene,va bene il tè,vero? Non so magari preferivi un pò di latte...-
-Oh,no,grazie! Il tè va benissimo.-
-  Anna, oggi ti trovi con Elisabetta e Adele?-
- Probabile...- Anna rimase sul vago, ma sapeva già che quella domanda non era disinteressata.
- Porta Selene con te! Le presenti le tue amiche,le fai vedere il villaggio...-
-Ehm..Ok. Ti va di venire?-
-Certamente.-

***

-Ma cosa fanno?-
-Chi?- Anna si girò, Selene si era fermata è fissava un gruppo di ragazzi
-Loro.- rispose, indicando il gruppo. Quando Anna capì a cosa si riferiva Selene rimase,leggermente spiazzata,possibile che non lo sapesse?
-Giocano a palle di neve.-
- E che gioco è?-
- consiste nel tirarsi della neve addosso, niente di che...- oddio, gli stava chiedendo il regolamento?
- E c’è un vincitore?-  era ufficiale: viveva fuori dal mondo. Pensò Anna
- Dipende: può esserci come non.-
-Ho capito.- conluse,continuando a fissare incantata il gruppo di ragazzi. Anna non capì cosa fu a farle compiere l’azione che seguì il dialogo, forse quell’espressione immobile,incantata, quasi scolpita nel ghiaccio, ma sta di fatto che ,mentre Selene era assorta nei suoi pensieri, Anna raccolse  una manciata di neve da terra e con una risata la tirò addosso a Selene. La ragazza si riscosse e guardò Anna,stupita.
-Ora sai cosa vuol dire giocare a palle di neve.- disse Anna, ridendo sotto i baffi
-È fredda...- osservò
- Dove abiti non viene la neve? Non l’hai mai vista?-
- Oh, si. L’ho vista molte volte,ma non l’ho mai toccata!- spiegò Selene,come se fosse la cosa più normale del mondo, vedere sempre una cosa,ma non averla mai toccata, certo che ne aveva di stranezze quella ragazza.
Le due ricominciarono a camminare, finchè non scorsero un bivio, a destra si raggiungeva il centro del villaggio, a sinistra la srada s’inoltrava nel bosco. Esattamente a metà  vi erano due figure, di cui una ,appena vide le due ragazze, iniziò a sbracciarsi saltellando e gridando:
-Anna!Anna! Siamo qui!- Anna sospirò sorridendo: come se non le avesse viste con tutto quel casino che Una delle due persone faceva. Intanto,Anna e Selene avevano raggiunto Adele ed Elisabetta.
-Ciao!-
- Ciao. Ehm... Vi presento Selene.- mentre lo diceva, Anna mandava occhiate complici alle altre due, come a dire: “ Occhio,questa mi ha appena chiesto come si gioca a palle di neve!”
Le tre si strinsero la mano, poi Elisabetta disse, per smorzare il silenzio e la tensione che si erano creati:
-Non hai portato ancora quel super-pallosissimo libro,vero?-
-Ieri non lo giudicavi così palloso!- le rispose,pronta,Anna. Era incredibile quella ragazzina, cambiava parere da un momento all’altro!
-Bà.non ero in me...-
-Un attimo,voi leggete?- s’intromise Selene
-lei legge.-
-Eli, sta zitta! Si, ci ha insegnato Anna- rispose educatamente Adele
-Ti piacerebbe imparare?- chiese Anna
-Oh,si.-
-allora se vuoi domani ti insegno.-
 
 
Spazio Autrice: ed eccomi qui! Scusatemi per il super-ritardo,sono circa due mesi che non aggiorno,ma ho avuto poco tempo. Finalmente abbiamo il piacere di sentire Selene dire qualcosa che superi le tre parole e abbiamo smesso di apostrofarla come “straniera”. Il capitolo è abbastanza statico e piuttosto corto, ma spero vi piaccia ugualmente. Ringrazio,come sempre, chi ha recensito o chi l’ha semplicemente letta. Alla prossima
Baci
Ila

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Capitolo 6
*** Quell'albero ***


  

Quell’albero

 

-Così?-

-Non andava male,continua.- annuì Anna, mentre si sistemava sulla sedia, pronta ad ascoltare la sua nuova alunna. Aveva mantenuto la sua parola e stava insegnando a Selene a leggere e a scrivere. La ragazza imparava in fretta, era appena un giorno e mezzo che Anna aveva messo sotto gli occhi della ragazza una pagina piena di segni,di cui Selene aveva già capito il meccanismo,sebbene leggesse ancora in modo stentato.Ma quella era solo questione di abitudine,Anna  lo sapeva. Quell’attività aveva aiutato le due ragazze a conoscersi: Anna aveva smesso di considerare Selene potenzialmente pericolosa e aveva smesso di guardarla con diffidenza, anche se trovava ancora difficile rapportarsi con lei.
- Allora mi porti a fare un giro?-
Anna rispose mugugnando un “vedremo”. A parte Adele ed Elisabetta ,Selene non aveva ancora conosciuto nessun altro,era uscita svariate volte, ma Anna l’aveva sempre spronata a non trattenersi più del dovuto, perchè Selene era differente per certi aspetti. Sembrava possedere una conoscienza teorica del mondo infinita, che si riduceva a praticamente nulla quando si trattava di vedere da vicino,toccare o fare una cosa. Sembrava quasi che fosse stata educata trammite immagini.Ma doveva portarla fuori, prima che sua madre protestasse.

-Ehm... Devo andare a comprare alcune cose per la mamma,vieni con me?-

-Con piacere!-

***
 

-Ci mancano l’insalata,i pomodori e poi siamo a posto.Puoi tenermi Il pane?- disse Anna porgendo il pacchetto a Selene e cercando di ignorare il rumoroso bisbiglio della signora del pane con l’ennesima vecchietta pettegola:
- Si... E pensa: Giulia l’ha presa in casa...-
Anna fece cenno a Selene ,per niente turbata, di proseguire.
-È normale. Io sono una “Cosa Nuova” e loro non ci sono abituati.Anche tu facevi così,due giorni fà.-
Anna non riuscì a darle torto e ,d’altronde,non aveva cambiato idea completamente.
Le due ragazze tornarono a casa.

-Ehm...Io esco!- annunciò Anna. Sperava che Selene capisse, capisse che voleva andare da sola, senza un motivo particolare. Certe volte si desidera solo il rumore dei propri pensieri. Fortunatamente, Selene capì.

Anna si ritrovò a percorrere una piccola stradina a lei familiare,la faceva spesso da piccola: allora aveva un senso di mistero,portava un rumore di risate,raccontava di mirabolanti avventure immaginarie e aveva il sapore delle mele mature. Ora non era chiaro il suo senso: Anna la percorreva vittima di un’antica abitudine, insieme ad un barlume di speranza che fingeva di non vedere. Arrivò in prossimità del albero, ci girò un po attorno e poi si sedette su un ramo largo e robusto.
Dopo un pò si girò e la vide:avevano avuto la stessa idea.

-Ciao Agnese!-

-Oh, Anna!-

Si avvicinarono. Non si erano viste recentemente. Negli anni, aevano preso le distanze, ma quell’albero c’era stato , alto ed imponente ,unico pilastro rimanente di quell’amicizia. All’inizio era un giocarci attorno, poi un sedersi e parlare.
Con il tempo si erano allontanate, ma quel albero era rimasto: a ricordare loro le ore passate sotto di esso e, in alcuni casi, a farle rincontrare.
-Tutto bene?-
- Si, Tu?-
- Idem. Ho saputo che hai una nuova coinquilina in casa...-
-Già. Non è così male.Ti ricordi? Qui ti sedevi tu.- disse Anna, picchiettando il ramo su cui era seduta.
- Si,è vero. Allora mi sembrava più alto.- Agnese fece una pausa. Si scostò i capelli biondo cenere dal viso.
- Ora devo andare- continuò- alla prossima, Anna.-
-Ciao-
Passarono alcuni secondi in cui Anna vide Agnese allontanarsi, poi scese dal ramo ed iniziò ad incamminarsi verso casa. Sorrise. Voleva bene ad Agnese.

***

Anna si rigirò sotto le coperte:
-Selene, tu da dove vieni?-
- Da un posto vicino e lontano allo stesso tempo,dipende da come vuoi vederla.-
- Ma che razza di risposta è?!-
-Quella che ti meriti per avermi svegliata a quest’ora.-
Anna soffocò una risata: non era ancora del tutto certa della sanità mentale di Selene.
Spazio Autrice:
Sii! Questa volta ci ho messo di meno ad aggiornare! Probabilmente vi starete chiedendo che razza di piega sta prendendo questa storia, effettivamente è cambiata un pò dall’idea originale, ma spero vi piaccia comunque. Diciamo che è un capitolo un pò strambo: alterna situazioni diverse in cui compaiono personaggi diversi.Dimenticavo! Mille volte grazie a chi ha recensito!! Mi scusa per la dimensione modesta del capitolo,ma è uscito così. Alla prossima
Baci
Ila

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Capitolo 7
*** Chiusura ***


 Chiusura

 
Anna si svegliò: inutile dire che Selene già lo era. Era appoggiata alla finestra e fissava un punto lontano,oltre gli alberi che circondavano Starland.. Anna si schiarì la voce:
-Ma buongiorno...-
- Oh! ‘Giorno. Dormito bene?- rispose la bionda
-Uhm,non c’è male... Che stai fissando?-
Selene scosse la testa e strizzò gli occhi, come a voler dimostrare a parole un concetto ben definito nella sua testa. Più tardi Anna l’ avrebbe definita (con un pò di simpatia) un’ espressione alla “ Sto per tirare fuori un’incomprensibile perla di saggezza”,tipica di Selene. Anna continuava a fissare Selene che eluse la domanda e ne pose un’altra:

-Ti sei mai chiesta cosa c’è oltre quegli alberi?-

-Sinceramente no. Altri alberi?- rispose Anna, che non aveva voglia di mettersi a fare discorsi complicati di prima mattina.
Selene dal canto suo non rispose ed Anna si affrettò a sviare il discorso prima che l’altra tirasse fuori altre questioni sfoggiando la sua aria sospesa e trasognata:
-Meglio scendere a mangiare.-
Selene annuì.
Quando le ragazze si avvicinarono alla cucina sentirono provenire da essa un chiacchiericcio più rumoroso del solito ed intuirono la presenza di ospiti.
-Adele, vuoi un altro  pò di té?-
- No grazie ,signora, va bene così-
- Chiamami Giulia.- disse sorridente, la madre di Anna,per poi rivolgersi al marito –Lorenzo! Ti ricordi a che ora doveva passare il falegname? Sai,per quella sedia che balla..-
- Nel primo pomeriggio, direi... Come sta tuo padre,Elisabetta? Ho saputo  che non è stato molto bene,ultimamente.-
- Oh,si è tutto risolto! Grazie comunque per l’interessamento!-
Grande confusione nella cucina della casa di Anna,quella mattina: Giulia stava offrendo la colazione alle migliori amiche di Anna che erano passate a trovarla,intanto,discutevano del più e del meno.
Finalmente,Selene ed Anna raggiunsero la fonte di tutto quel rumore:

-Oh,finalmente! Stavo venendo a chiamarvi.-

-Giorno mamma,papà.- disse stampando un bacio sulla guancia del padre

-Sempre a dormire,vero Anna? Sei peggio di un ghiro...-

-Ciao Eli,mi limiterò ad ignorare la tua ironia mattutina. ‘Giorno Adele.-

Finito il cerimoniale dei saluti, Anna e Selene si apprestarono a fare colazione,mentre Elisabetta continuava a sparare cavolate che avevano quasi fatto affogare Adele con il té di Giulia che,alla fine,era riuscita ad offrirle. In seguito in cucina rimasero solo le ragazze, visto che i genitori si erano ritirati per andare a sbrigare ognuno le proprie faccende: Lorenzo,il padre di Anna, lavorava con suo fratello in un campo, mentre Giulia era uscita per qualche commissione.
-Che facciamo oggi?- chiese Adele
-Non lo so...- disse Anna,pensierosa,- Qualche idea?- chiese guardando Elisabetta; Selene non poteva risponderle, era a Starland da poco tempo e sembrava avere poca confidenza con alcune delle azioni più comuni; il che ricordò ad Anna che il caso “Da dove viene Selene? Appena lo sappiamo la rimandiamo a casa.” era ancora aperto,non che le dispiacesse tenersela in casa,non come all’inizio e ,in certi casi, sapeva perfino essere simpatica ed era,senza dubbio,interessante,però...
- Oggi c’è il mercato!- esclamò Elisabetta
-Se per questo quello c’è tutti i giorni...-ossservò Adele
-Ma no! Che hai capito! Non il mercato degli alimentari, o meglio, non solo quello! Oggi ci sono tutte lle bancarelle con i gingilli vari! E ho sentito che potrebbe anche esserci qualcuno che viene da fuori...-
-Qualcuno è venuto di sua spontanea volontà a Starland?- chiese Anna,curiosa.
- Penso siano stati invitati da altri commercianti del paese,comunque stanno solo oggi.-
-Non sembrate dispiaciute.- osservò Selene,con un tono che non le avevano mai sentito usare: c’era una punta intenzionale di qualcosa,nella sua voce. Quel qualcosa provocò un leggero fastidio ad Anna, un fastidio che sfiorava la pelle, uun fastidio consapevole. Provocazione. Ecco cos’era,quella punta.
-Selene...-
- No,tranquille.- rispose,tornando al solito sorriso
Nessuno disse niente: erano tutte troppo imbarazzate. Alla fine fu Adele a riprendere il discorso:
-Comunque di cosa dovremo essere dispiaciute?- chiese,con naturalezza.
. Del fatto che vengono persone esterne al villaggio.-
-Vedi...- Adele si sforzò di trovare una giustificazione.
-Loro sono attesi.-
Di nuovo nessuno commentò: non c’era nulla da dire. La risposta era quella, non voleva essere cattiva, era semplicemente quella giusta. Spaventava il non conoscere,il non sapere. Le ragazze non sapevano esattamente il perchè: era una cosa innata, un qualcosa che comunicava il villaggio stesso; con quella sua aria addormentata e chiusa. Nessuno gli aveva mai detto “ Tutto ciò che non conosci è malvagio”,ma lo si intuiva dalle persone e le ragazze trovavano inconsciamente le risposte a tale atteggiamento dai racconti dei vecchi durante le sere estive.
-Forse dovrebbe aprirsi un pò di più.- disse,a bassa voce, Selene. Non specificò nessun soggetto,ma si capiva che intendeva Starland.
Fu Elisabetta e spezzare il silenzio e a sciogliere quell’aria densa e pesante che si respirava in cucina:
-Allora? Oggi andiamo si o no a ‘sto mercato?-
“Grazie a Dio” pensò Anna,prima di rispondere:
-Va bene,andiamoci. Prima ,però, dobbiamo rifare i letti.- “ Il letto e il divano”,si corresse.
Detto questo; le ragazze si avviarono al piano di sopra,nella camera di Anna e di Selene, dove queste due rifecero i letti per poi uscire. Durante il tragitto fino alla piazza Selene continuò i suoi apprezzamenti sul bosco che circondava Starland,ma senza ritirare fuori l’argomento affrontato poco prima, sembrava semplicemente interessata:
-Quanti alberi! Voi li sapete tutti i nomi? Capita mai che qualche animale entri nel villaggio?-
- Oddio,ma t’interessano gli alberi?! Comunque bò.-
- Selene ignorala. Non lo sò bene neanche io: ci saranno di sicuro pini e abeti. E ,francamente,non ricordo animali più feroci di qualche scoiattolo.-
-Però: Lele è informata!- Aggiunse,Anna, prima di essere fulminata dalla “Lele”
- Comunque parla per te: mio nonno mi ha raccontato di un puma, quando aveva dodici anni...-
- Si,Eli,sicuro... Sei certa di non essertelo sognato?-
-Ti dico che me lo ha raccontato il nonno!-
- E quanti anni ha tuo nonno?-
- Anna, mio nonno non è rimbambito come pensi...- Elisabetta sfoggiò un’aria offesa.
-Forse Anna intendeva dire che ,visto che sono passati tanti anni, tuo nonno potrebbe aver ingigantito un pò la cosa: magari era solo un gatto selvatico- suggerì Selene,mentre Anna le sillabava un “ti ringrazio” e Elisabetta borbottava “ puma...” suscitando le risate delle altre tre.
-Dai Eli, che ti vogliamo bene!-
-Ahahahah. Simpatiche...- ma non riuscì a trattenere un sorriso.

***

-Belli questi orecchini! –esclamò Elisabetta -Secondo me starebbero bene ad Adele,s’intonano con i capelli biondi...-
-Oppure a Selene.- aggiunse Anna
-Tu hai i buchi,Selene?-
- No,Adele.-
-Puoi chiamarmi Lele,come le altre due.-
Selene sorrise.
-Potresti farteli fare, scommetto che la madre di Anna è capace!-
- Eli,penso che debba decidere lei se bucarsi un orecchio,francamente...-
-Si faceva per ridere. Comunque,viste le circostanze, quelli sono tuoi,Lele.-
-Ma io non avevo intenzione di comprarli! E poi quando me li metto?-
-Daiii.. ti starebbero benissimo. Te li metti a qualche festa di paese,magari c’è pure Nicola...-
- Elisabetta stai zitta!!!-
- Chi è Nicola? Lele ha una nuova fiamma e non mi dice niente?- 
-Anna non  ti ci mettere anche tu.- ringhiò Adele.
- magari siete fatti l’uno per l’altra...- disse una voce chiara e limpida,una voce che nessuna si sarebbe aspettata di udire in quel contesto. Adele si girò basita verso Selene, che accennava un sorriso,anzi no! Se la rideva sotto i baffi!
-Selene,sei grande!- disse Anna, guardando Adele ancora ammutolita dall’uscita “stronzetta” dell’altra bionda, l’aveva presa alla sprovvista.
-Non volevo offenderti,era per dire...- si scusò Selene, riprendendo il suo solito atteggiamento.
-nono,non ti preoccupare...-
Alla fine Adele comprò quei santissimi orecchini, con grande divertimento di Elisabetta che scherzava con Anna riguardo al possibile futuro fidanzato di Adele. Selene,intanto,parlava con il commerciante:
-Da dove venite voi?-
- Da una città appena fuori il bosco.-
-È grande?-
-Abbastanza. Sicuramente più di questo paese,una bella città: molto pittoresca.-
-Mi piacerebbe vederla,avete famiglia?-
-Si,mia moglie è incinta.- sorrise,lui. Un sorriso a trentadue denti.
-Oh,congratulazioni!-
- Grazie! Magari ci rivedremo,se mai verrai.-
- Chissà. passate una buona giornata!-
-Anche te,ciao!-
Selene raggiunse le altre ragazze:
-Ma ti sei messa a parlare con il tipo?-  chiese Anna.
- Si,ce qualcosa che non va?-
-No,è solo che nessuno qui chiede mai niente.- aggiunse Adele- A me non è mai venuto in mente di chiedere informazioni circa la vita degli altri.-
-A me piace parlare con la gente. Affermò Selene- E mi piace scoprire cose nuove.-
- Sel, tu sei forte!- Esclamò,dopo un attimo di silenzio,Elisabetta. Per poi chiedere:
-Posso chiamarti “Sel”,vero?-
La risposta di “Sel” fu un sorriso sincero.

***

Il  giorno dopo Anna si svegliò, si girò di lato, sicura di trovare Selene già sveglia. Ma questo non successe. La cercò per tutta la stanza: ma di lei non c’era traccia.
Spazio autrice: Ciao,sono tornata!
Il capitolo è nettamente più lungo del precedente e posso dire di non averci messo 2 mesi ad aggiornare (grandissima prestazione ), abbiamo visto le ragazze i vesti più mondane e Selene si è integrata di più nel gruppo, dimostrando un caratterino niente male! Spero vivamente che il capitolo vi piaccia e mi scuso in anticipo per eventuali errori di punteggiatura,ortografia,ecc. Colgo l’occasione per ringraziare Fanny Lestrange, ( per tutte le recensioni), Geffa97 ( che,con mia grande gioia,è tornata) e la new-entry Pendragon of the Elves. Alla prossima
baci
Ila

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Capitolo 8
*** Sorrisi ***


Sorrisi

 

Anna si guardò intorno: le coperte sul divano di Selene erano ancora in disordine e ,nella stanza,nulla sembrava cambiato. Anna,però,notò un particolare: sulla sedia accanto al divano di Selene vi era appoggiato solo il vestito che aveva addosso quand’era arrivata; una veste in tessuto grezzo, un dettaglio apparentemente inisignificante.Invece no. Non in quella circostanza,non per Anna che viveva con Selene ormai da qualche giorno. Selene aveva indossato la camicia e i pantaloni che Anna le aveva prestato,lasciando il suo vestito.Conclusione: non poteva essersene andata definitivamente, non era da Selene rubare una cosa,anche una semplice camicia. Anna rimase stupita della propria reazione: da quando faceva simili ragionamenti? Comunque, si apprestò a cercare la compagna di stanza: bussò alla porta del bagno e non ottenne risposta,allora aprì la porta ma rimase delusa: Selene non c’era.

Si affacciò dalle scale,ma sentì solo il canticchiare della madre che preparava la colazione e suo padre che si lamentava del tempo instabile.

“Meglio non allarmarli inutilmente” pensò Anna anche se stava iniziando a preoccuparsi leggermente. Dov’era andata? In casa non c’era,poco ma sicuro. Anna sospirò e tornò in camera, iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza fino a fermarsi al centro, di spalle al suo letto e alla finestra. Teneva gli occhi chiusi nel tentativo di farsi venire un illuminazione,ma sentiva solo un fastidioso ronzio che attribuiva al suo cervello.

-Ciao Anna!!!-

Anna cacciò un urletto stridulo dallo spavento e si girò, per poi riconoscere la proprietaria della voce che l’aveva quasi uccisa per lo spavento.

-Dio mio! Selene non.Farlo.Mai.Più.- scandì Anna,ancora scossa.

-Mi hai praticamente fatto prendere un colpo!-

-Scusa,non volevo spaventarti.-

Anna guardò Selene: poteva giurare di non averla sentita salire le scale.

-Non ti ho sentita entrare...- buttò lì- Dove sei stata?-

-Niente di che,solo una passeggiata mattutina... Probabilmente non mi hai sentita perchè eri troppo presa dai tuoi pensieri.-

-Probabile.-

***

Nei giorni seguenti Anna non si era dimenticata di quel’episodio.

“Era andata solo a fare una passeggiata” si ripeteva,ma quella spiegazione non la convinceva.Tuttavia,non aveva più fatto domande e non aveva più menzionato l’accaduto. Anche se continuava a pensarci.

Erano sedute sul divano,quel pomeriggio: Selene era intenta e leggere uno dei libri di Anna e quest’ultima guardava con sguardo perso fuori dalla finestra: la neve si era ormai sciolta da tempo ed iniziavano a spuntare i primi fiori sui prati verdi.

-Anna?-

-Si,mamma?-

-Mi potresti fare un favore? O meglio: lo potresti fare a Ludovica?-

- Mmm... Prima rinfrescami una cosa: chi è Ludovica?-

- Ma come chi è? È la madre di Antonio!-

- Aaaah.... Tutto chiaro.-

Antonio era uno dei “piccoli” di Starland , aveva cinque anni ed Anna aveva anche già visto la madre, in piazza,intenta a tenere la manina del figlio che ,esuberante com’era, saebbe potuto scappare da un momento all’altro.

-Comunque,questo favore?-

-Te lo faccio,dimmi di cosa si tratta.-

- Dovresti badare ad Antonio per un paio d’ore.-

-Perchè,scusa?-

-Io e Ludovica andiamo a trovare una nostra amica che ha appena partorito e un bimbo di cinque anni potrebbe risultare involontariamente molesto.-

- Va bene. A te non crea problemi, vero Sel?-

Selene scosse la testa.

-Perfetto!! –esclamò la signora Giulia- in due ve la caverete splendidamente! Tra poco arriva qui Ludovica con Antonio.-

-Se lo dici tu.- fu la risposta di Anna,mantre Selene accennò un timido sorriso.

Era la pima volta che Anna si ritrovava a dover fare la baby-sitter: non ne aveva mai avuto l’occasione, essendo figlia unica. Certo,ora viveva con Selene,ma lei non aveva certo bisogno di essere sorvegliata!

-Tu hai esperienza?-

-No.- rispose Selene,per poi continuare intuendo i pensieri di Anna- Anna,è un bambino di cinque anni, non un neonato! Mica è così impegnativo.-

Anna rise,seguita da Selene.

***

-E così tu saresti Antonio...- incomiciò Anna,mentre veniva scrutata dall’occhio attento del bambino, che la fissava insistentemente.

- Già.- rispose

Imbarazzo totale. Cosa doveva dire?

-Io mi chiamo Selene e lei Anna.-le corse incontro Sel. Presentarsi risultava ovvio quanto opportuno.

-Hai fame?-

-No,ho già fatto merenda a casa.- rispose,quello,mitragliando le parole una dietro l’altra.

-Bene.- Anna, risvegliatasi dalla catalessi,prese la parola- che cosa ti piacerebbe fare?-

-Giochiamo.-

-A che cosa vuoi giocare?-

-Giochimo  a nascondino.- Anna sospirò, fortunatamente un gioco normale. Si,normale per lei,ma... Anna si voltò verso Selene che le rivolse un sorrisone a trentadue denti. Anna scrollò le spalle,manco a nascondino sapeva giocare... Poco male: tanto ormai si era abituata a tali rivelazioni e non la lasciavano più basita come prima.

-Antonio, potresti iniziare tu a contare?-

-Uffa! A me non piace contare!-

-È che Selene non sa fare a giocare e dobbiamo farle vedere come si fa...-

-Va bene.-

-Bravo. Prima,però, stabiliamo delle regole:  giocheremo nel piccolo giardino sul retro,onde evitare di rompere qualcosa ed è assolutamente vietato uscire in strada,intesi?-

Il bambino annuì per poi uscire dalla porticina sul retro e strillare:

-La tana è quell’albero là!!- strillò Antonio, per poi raggiungerlo e cominciare a contare:

-Uno,due...-

-Dai,Sel, vieni!-

-Ma... Dove andiamo?!-

-A nasconderci.-

-Ah! Ecco perchè si chiama “nascondino”!-

Anna non seppe se ridere o piangere davanti a quell’affermazione. Comunque, tirò Selene per un braccio e la scaraventò dietro un cespuglio.

-Oh, gurda: Antonio ha finito!-

- Selene, taci!- rispose Anna, che anche se cresciuta, non aveva voglia di farsi mettere sotto da un bambino di cinque anni.

Sebbene Antonio fosse un bambino piuttosto sveglio per la sua età,  il primo turno finì,prevedibilmente,con la vittoria di Anna e di Selene che comunque si turnarono le volte dopo a contare per non scontentare il bambino.

Anna presumeva che Antonio si sarebbe stancato dopo qualche turno e sperava che poi sarebbe passato d una attività più tranquilla. Ebbene, presumeva male: Antonio,infatti, era più attivo che mai e non sembrava per niente stanco, a differenza di Anna,che era sudata fradicia.

Anna guardò Selene, anche lei col fiatone, che le rispose con uno sguardo implorante.  

-Antonio,che ne dici se andiamo dentro a fare qualcos’altro?-

-Perchè?-

-Io e Sel incominciamo ad essere stanche e tu sei tutto sudato. Dai, andiamo dentro,lo vuoi un biscotto?-

-Si,mi piacciono i biscotti!-

- Dai,allora vieni.-

- Va bene.-

I tre rientrarono ed un volta che Anna ebbe dato ad Antonio il biscotto promesso, le ragazze si gettarono sul divano, mentre Antonio curiosava nel salotto; a un certo punto si avvicinò al tavolino di fronte al divano ed afferrò il libro che Selene stava leggendo prima che arrivasse.

-Che cosa dice?- chiese il bambino

-Racconta una storia.-  Rispose Selene,sorridendo ad Anna.

-E voi lo sapete leggere?-

Le ragazze annuirono.

-Io ho imparato da Anna.-

- È divertente? Voglio saperlo fare anch’io!-

Anna annuì e lo prese in braccio e poi,accarezzandoli la testolina castana disse:

-Prima devi imparare l’alfabeto.-

-Scusa Anna, ma non è un pò piccolo?-

-No,cinque anni, ha l’età giusta. Mia madre ha iniziato ad insegnarmi quando ne avevo sei.-

Le ragazze riuscirono a fargli imparare, nei minuti successivi, la forma ed il suono delle prime tre lettere dell’alfabeto, poi Antonio si addormentò sul divano, stanco anche per la giocata di prima.

-Anna?- disse Selene a bassa voce

-Sì?-

-Prima fcevi sul serio?-

- In che senso?-

- Cioè: pensi che se lo ricorderà? L’hai fatto solo per far passare il tempo oppure pensavi di portare la cosa fino in fondo?-

- Chissà: in un certo senso sta a lui . Poi, sempre se si ripete l’occasione.-

- Che c’è,Selene? Perchè continui a fissarmi?-

-Niente. Pensavo solo che saresti un buona insegnante.-

Poi sorrise, un’altra volta.

 

Spazio Autrice: ed eccomi qui con il nuovo capitolo!! Questo non so come sia uscito, ma spero lo apprezziate. Volevo anche scusarmi per i miei tempi lenti, anche se ormai ci avrete fatto l’abitudineJ. Volevo anche dirvi che tra questo e il prossimo capitolo ci sarà un salto temporale: un mesetto circa

Per quanto riguarda tutte le varie sviste grammaticali, perdonatemi. Come sempre un “grazie” a chi mi segue e  a Sara, che si sorbisce tutte le mie discussioni sui personaggi e continua a credere in me, Grazie mille!!!

Bene,dovrei aver detto tutto,alla prossima

Ila

 

 

 

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Capitolo 9
*** Agnese ***



Agnese

Quel “pensavo che saresti una brava insegnante” era tornato a frullare, qualche volta,nella testa di Anna: le tornava in mente la sera, quando guardava il sole scomparire dietro la corte di alberi che circondavano Starland, la notte,quando faceva fatica ad addormentarsi, la mattina, quando (raramente) si svegliava prima di Selene e rimaneva a rimuginare e in altri piccoli momenti: come quello. Era seduta sul divano di casa sua, in attesa di dare un parere a Sel. Era venuta la sarta,in casa loro.

Qualche sera prima,infatti, la signora Giulia si era schiarita la voce e aveva detto, a Selene:

-Tu vuoi rimanere qui,vero?-

La ragazza non aveva risposto, era rimasta in silenzio con lo sguardo fisso a terra, come quando l’avevano trovata.

Giulia allora continuò, con un tono di voce caldo e un sorriso rassicurante:

-Si che vuoi rimanere qui,altrimenti saresti già partita.Non hai nessuno a casa?-

- No.- rispose, con un filo di voce. Si sentì spaesata,colpita, sembrava quasi che si fossero invertiti i ruoli.

- A noi fa piacere che resti, non è vero?-

- Ma certo.- disse Anna,che ormai considerava Selene un’amica.

- Si a noi va più che bene, ormai ti sentiamo vicina come una figlia.- aggiunse Lorenzo.

- Quindi vuoi restare?-

-Se per voi non è un problema...- rispose Selene, troppo in imbarazzo per dire un sì esplicito, poi continuò:

- Però non voglio diventare un peso: posso rendermi utile.-

- Non più di quanto non lo sia Anna: basta solo che ogni tanto dai una mano in casa.- rispose Giulia, che mai avrebbe mandato Selene a lavorare, sebbene in altre case l’ipotesi sarebbe stata valutata molto più a lungo.

- Quindi, a meno che, tu non voglia continuare ad indossare la roba di Anna, domani chiamo la sarta.- concluse Giulia e così fu.

Anna era quindi intenta a dare un parere più oggettivo di quello che avrebbe dato Sel al vestito che Giulia le aveva fatto fare per le occasioni speciali.  Per la biancheria e gli ordinari capi d’abbigliamento non c’era bisogno di una sarta.

Selene uscì: l’abito era blu notte, a maniche corte e con la gonna abbastanza ampia, che arrivava sopra il ginocchio: era un abito estivo, visto che si stava andando in quella direzione.

Anna osservò l’abito ostentando un’ espressione seria, ma la verità era si stava divertendo da matti: una roba del genere le toccava solo quando le altre due, sopratutto Adele,si preparavano per una festa di paese, si divertiva a vedere le sue amiche crucciarsi nell’attesa di un suo verdetto, poi tutto finiva sempre con una risata. Comunque, Anna diede un giudizio positivo a Selene e torn; ai suoi pensieri: sebbene l’osservazione di Sel sembrasse del tutto disinteressata,Anna avvertiva , nella sua testa una vocina che le diceva che non era così. Ma non avrebbe saputo spiegare il perchè aveva quel sospetto, forse perchè quando glielo aveva detto Selene l’aveva guardata soppesandola con attenzione, un’attenzione nascosta quasi ad arte dietro i grandi occhi  azzurri. Era durata un attimo, quell’occhiata. Giusto il tempo di pronunciare quella frase insignificante, ma Annasi era accorta di qualcosa. Lo sbattere della porta da cui era uscita la signora Giulia che stava                         accompagnado la sarta alla porta, aveva ridestato Anna  da i suoi pensieri.

           Selene si buttò sul divano di fianco ad Anna:

-Allora è ufficiale, eh? Stai qui con noi.-

-A quanto pare... Sono sollevata!-

-Perchè?-

Selene abbassò gli occhi e arrossì leggermente.

-Temevo che prima o poi mi avreste mandato via...-

-Ma dai,non lo avremo mai fatto!-

Anna ricevette un’occhiata alquanto scettica come risposta.

-Va bene, all’ inizio io lo avrei fatto, ma ora le cose sono cambiate e siamo diventate amiche,no?-

- Si.- rispose Selene per poi sorridere,come suo solito. Un sorriso leggermente più scuro. Per poi chiedere:

-Perchè tanta titubanza all’inizio?-

Anna alzò le spalle e si affrettò a sviare il discorso:

-Andiamo a dire a quelle due che rimani con noi- disse, accennando ad Adele e a Elisabetta.

Quando le trovarono,entrambe a casa di Elisabetta, Adele abbracciò  Selene ,mentre Elisabetta si mise a schiamazzare.

-Qui bisogna festeggiare!- disse conducendole in cucina e riempendo tre bicchieri di succo a cui affiancò uno dei grossi e succulenti biscotti che aveva sfornato sua madre la sera prima.

Le ragazze si appoggiarono al bancne della cucina mentre Adele chiedeva a Selene:

-Quindi ora starai a casa di Anna,giusto?-

-Sì. Loro si sono dichiarati disponibili a continuare ad ospitarni, quindi...-

- Ne sono contenta! Così potremo continuare a vederci.-

-Sicuro!-

-Una volta dovete venire tutte a cena da me!-

-Eli,sei molto gentile,me non credo che tua madre possa cucinare per così tante persone.- rispose Anna

- Ma no, a lei farebbe piacere. Una volta di queste venite.- dichiarò convinta Elisabetta.

Le ragazze passarono il resto del pomeriggio tranquille, tra chiacchiere varie, tipiche della loro età.

-Eli,io devo andare. Dov’è la mia borsa?- chiese Adele

-Mmh...Dovrebbe essere su una sedia in salotto,se non erro...-

-Ah,eccola! Ciao ragazze,io vado,ci vediamo presto!-

-Ciao Lele!- le dissero di rimando le altre.

-Ehm... Dobbiamo andare anche noi.- disse Anna.

-Di già? Ma ve ne andate tutti?-

-È quasi sera, poi sentili tu i miei.- rispose Anna,ridendo.

-Ciao Eli, grazie di tutto!- questa volta parlò Selene.

-Va bene, Ciao Anna,ciao Sel!-

Le due ragazze uscirono e s’incamminarono nell’aria fresca e nella luce rossastra del crepuscolo su per una stradina in ciotoli lievemente in salita; svoltarono poi a destra passando davanti al panificio dove Anna notò,intenta a parlare con il proprietario della panetteria che abitava proprio sopra di essa, Agnese.

Lei non l’aveva vista, concentrata sul suo discorso e Anna si chiese se doveva salutarla. Sì,che doveva, le disse una vocina nella sua testa,ma Anna si sentiva in qualche modo bloccata: erano anni che non si frequentavano e se non avesse risposto al saluto? La superarono e giunsero al bivio poco distante, ma improvvisamente Selene, invece di girare a sinistra, curvò bruscamente a destra, trascinando con sè Anna e bloccandosi appena dietro l’angolo.

-Quella era Agnese?- chiese.

Come facesse a conoscere il nome della ragazza Anna non lo sapeva, ci pensò solo in seguito.

-Sì.- si limitò a rispondere.

- Non siete in buoni rapporti?-

-No. Perchè?-

-Ho visto che non vi siete salutate...-

-Lei non mi ha visto.- si giustificò Anna.

-Perchè non l’hai salutata tu?-

- Perchè...-

-Perchè?- incalzò Selene

- Bo, mi vergogno...-

-Ti verogni a salutare una tua amica?-

- Non ci frequentiamo più, eravamo molto amiche da piccole.-

-Perchè avete smesso?-

- Non lo so, è successo e basta.- disse Anna

-Bè,lei t’interessa? Riallaccia i rapporti! Non devi temere Anna, non è chi si dimostra disponibile e cortese ad essere in torto,in ogni caso.-

- Ma...-

-Anna, se ne sta andando. Vai ora se t’interessa.-

Anna si sporse dal loro nascondiglio e vide che effettivamente Agnese aveva salutato il signore e ora si dirigeva a piedi verso la direzione opposta. Ad Anna interessava, altrochè. Le era  mancata la sua amica e decise di far cessare quella separazione che si era venuta a creare negli anni. Decise di andare e Selene comprese le sue intenzioni:

           -Dico io a tua madre che ritardi un pò.- disse Sel,facendole l’occhiolino.

           Anna annuì e s’incamminò verso Agnese, che intanto si stava allontanando. Si ritrovò ad affrettare il                   passo e poi a correre,per non perderla.

            -Agnese!- urlò

            La ragazza si girò sorpresa verso Anna:

-Anna!- esclamò ,mentre la diretta interessata la raggiungeva e si fermava.

-Ciao! Tutto bene?-

***

Nella direzione opposta una ragazza bionda cammminava verso casa, sorrideva ed era soddisfatta.

 

Spazio Autrice: ed eccomi qua!!! Lenta come sempre...-_-“

Vi è piaciuto il capitolo? Agnese è proprio uno di quei personaggi che all’inizio non avevo neanche ideato, è comparsa all’ultimo . Forse faccio un pò troppi “botta e risposta”, ma secondo me non ci stanno così male.... Voi cosa ne pensate? Un bacione a chi recensisce e  a chi legge :-*

Alla prossima

Ila

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** L'apprendista ***


 

L’apprendista.

 

Un mattina Anna era andata  da sua madre e si era dichiarata disponibile a fare da bambinaia ancora, se l’occasione si fosse ripresentata. Giulia non chiese il perchè, forse lo immaginava. Semplicemente annuì e disse che se fosse ricapitato,l’avrebbe chiamata.

***

Quel giorno Giulia aveva chiesto ad Anna di passare dalla sarta, Berta, per ritirare il vestito di Selene, a cui avevano fatto sistemare due punti. Anna sapeva perchè sua madre lo aveva chiesto esclusivamente a lei, ricordava quella sera, quando era arrivata Sel: ricordava anche quello sguardo ostile ed inquisitore che lampeggiava negli occhi della vecchia sarta, quello sguardo con cui si era prontamente schierata lei stessa, allora. Ora se ne era pentita. Decise che anche gli altri dovevano cambiare parere su Selene e smettere di bisbigliarle alle spalle,così non trovò persona migliore per cominciare dalla sarta,in un certo senso,ma non completamente, la sorgente di quell’ostilità.

Andò a chiamare Sel, che si trovava in cucina a lavare i piatti insieme a sua madre. Sembravano felici. Sua madre era stata l’unica a non vedere in Selene qualcosa di spaventoso e aveva avuto ragione. Anna non era gelosa, era troppo matura per questo, ma era contenta anche lei perchè, ormai doveva ammetterlo anche la parte più orgogliosa e diffidente di lei, a Selene si era abiutata e la considerava di casa.  Picchiettò sullo stipite della porta,facendo girare le altre due:

-Sel,vieni con me?-

Anna sapeva che non averebbe detto di no, a Selene piaceva andare in giro con Anna e quando poteva veniva sempre, era curiosa,la ragazza e amava fare domande, teneva gli occhi aperti e lo stava insegnando anche ad Anna.

-Si,va bene.- La risposta arrivò chiara e scontata.

-Mi vado a vestire e poi andiamo.- continuò.

Un quarto d’ora dopo Anna e Selene percorrevano i famigliari acciotolati del villaggio per raggiungere la piccola bottega della sarta. Ad Anna quel negozio era sempre piaciuto,fin da piccola: era accogliente e regalava una sensazione di calore a chi entrava, specie d’Inverno, forse per la presenza di tanta stoffa. Era un tripudio di colori: i gomitoli di lana che sporgevano dagli scaffali,i rocchetti di filo appoggiati sul bancone insieme a svariati ricami ancora incompiuti e i vestiti già pronti,poggiati su dei manichini di legno. Ad Anna, infondo,piaceva anche la sarta: non era una donna cattiva, era solo come tutti gli altri. Era gentile e quando Anna da piccola veniva in bottega con la mamma le regalava sempre un ricamino raffigurante un gattino o qualche altro animale oppure un fiocchetto per capelli. Eppure,si era dimostrata colei che aveva più di tutti rifiutato  Sel ed Anna voleva che fosse la prima a ricredersi. Sorrise,mentre camminava per le strade illuminate dal sole e rese scivolose dal temporale della sera precedente.

Le due ragazze arrivarono nei pressi dalla bottega,potevano scorgerne l’insegna in legno colorata, si avvicinarono ed aprirono la porta. E fu allora. Fu allora che Anna si rese conto di non avere un piano. Era come se una vocina nella sua testa, rimasta sedata fino a quel momento dal suo entusiasmo mattutino avesse deciso di risvegliarsi e chiederle:” E come faresti a far cambiare opinione alla sarta?” “Fantastico”,pensò Anna. Le ragazze entrarono; al bancone non trovarono nessuno.

-Buongiorno!- provò Selene.

- Signora?- Anna alzò di poco la voce ed aspettò una risposta che,finalmente,arrivò.

-Oh eccomi! Scusate è che stavo cercando un ago ed ero così assorta che non vi ho sentito arriva...- la signora Berta si bloccò vedendo chi era entrato. La verità è che la signora ormai aveva smesso di definire Selene potenzialmente pericolosa (anche perchè,ovviamente,non lo era),ma era troppo orgogliosa per ammetterlo e scusarsi;quindi preferiva non cambiare il proprio atteggiamento verso l’ultima arrivata. Così fece anche quella volta: si rivolse ad Anna, non considerando Selene se non per lanciarle delle occhiate sprezzanti e inquisitorie.

-Ciao.-disse sbrigativa e fredda,tutto il calore di poco prima improvvisamente sparito nel giro di pochi secondi.

-Buongiorno.-Anna, leggermente spiazzata dal cambio repentino di umore della sarta,che non si aspettava,ripetè il suo saluto.

-Ti serve qualcosa?-

-Si, sono venuta a ritirare un vestito.-

-Quello blu scuro?-

-Sì.-

La signora Berta si avviò velocemente verso la stanza dove teneva gli abiti pronti;velocemente si fa per dire, visto che la sarta ,oltre ad avere una certa età e ad essere un pò sovrappeso, aveva la gamba sinistra zoppicante a causa di un chissà quale brutto incidente, di cui a Strarland più nessuno parlava ormai da tempo.Comunque la sarta sparì il più velocemente possibile dietro alla porta e prese a rovistare tra le buste contenenti i vari abiti già sistemati. Anna,dal canto suo,non solo vedeva il suo piano sfumare,ma quel silenzio e quella freddezza la mettevano anche in imbarazzo e la portavano a vagare con lo sguardo per il negozio,in cerca di un soggetto a cui rivolgere la sua attenzione,prima che lo sguardo gelido della sarta le ricomparisse davanti. In tutto questo Selene,che era la causa di tutto, non pareva più di tanto turbata e si limitava a gironzolare per la stanza, soffermandosi qua e là a guardare un vestito particolarmente bello ou cuscino dal ricamo complicato. Sembrava assolutamente incosciente di ciò che c’era intorno a lei ma Anna non era così sicura che lo fosse veramente.

Dopo qualche minuto in cui nessuno parlò,la sarta emerse finalmente dal suo magazzino e, affaticata dalla lunga ricerca,si dimenticò per un attimo della parte che stava recitando e si rivolse ad Anna bonariamente:

-Scusa se ti ho fatto attendere tanto,cara,ma avevo messo l’abito proprio sotto una pila di vestiti in fondo al magazzino e non riuscivo proprio a trovarlo! La memoria non è più quella di un tempo,si sa!- la sarta sorrise ad Anna,ma subito dopo aver sentito ciò che aveva appena detto si raggelò immediatamente e rivolse un’altra occhiataccia a Selene,che continuava a farsi i fatti suoi. Le rivolse quell’occhiata per due motivi ben distinti:il primo,per controllare che non si fosse accorta della sua uscita amichevole e il secondo, per controllare che non le rovinasse o addirittura rubasse qualche cosa. Dopo aver controllato,si rivolse di nuovo verso Anna ,che le stava allungando i soldi del vestito e non vedeva l’ora di andarsene.

-Che bello!!- trillò la voce squillante di Sel,proprio mentre Anna si accingeva ad afferrare la busta dal bancone.

Il tono che Sel aveva usato era stato troppo alto per non esigere una qualche forma di risposta e,visto che la sarta sembrava infastidita e priva di una anche minima intenzione di dialogo,decise di pensarci Anna:

-Che cosa?- chiese semplicemente.

-Questo.-rispose Selene,indicando un ricamo poggiato su un mobile in legno affollato di gomitoli e pezzi di stoffa.

-Lo avete fatto voi,signora?- chiese Selene. Una domanda ovvia,forse volutamente.

- Sì. Grazie.- disse a bassa voce la sarta, a cui infondo aveva fatto piacere il complimento, solo che non voleva darlo a vedere.

- Deve essere complicatissimo...  Quanto tempo ci avete messo?- continuò Selene.

Ecco, ora la copertura della sarta era definitivamente saltata. Le domende della ragazza, il suo interesse, le ricordavano l’unica apprendista che aveva mai avuto . Quando venne a bussare per la prima volta alla sua porta doveva avere più meno l’età delle ragazze che si trovava davanti ora, Berta lo ricordava, era timida e le aveva chiesto sussurrando se poteva insegnarle a cucire e ricamare, con il viso abbassato circondato da una folta di capelli rossi e ricci. La ragazza si dimostrò fin da subito attena,diligente e di buona compagnia ,così la signora Berta finì irrimediabilmente per affezzionarsi a lei. Aveva un però un difetto: la salute cagionevole. Infatti il fato volle che un inverno più rigido degli altri se la portasse via, velocemente, in una decina di giorni.

Quindi la signora Berta non potè non ingentilirsi. Si alzò e prese il piccolo ricamo tra le mani. Tracciò con le dita il contorno della Rosa che vi era ricamata e parlò:

-Non è così difficile come sembra,sai? Bisogna solo stare attenti a tirare bene il filo e non combinare pasticci.- sorrise la vecchia sarta, memore dei suoi primi tentativi, e continuò –Io ci ho messo solo un giorno, ma d’altronde non faccio altro. Mi ero dimenticata di questo qui.-

- Bè, quello che fate lo fate bene.-

La sarta perse definitivamente la sua maschera e rispose:

-Grazie,cara. Puoi tenerlo, se vuoi.- disse alludendo al ricamo.

-Grazie mille,signora!- fu la risposta di Selene, che accettò con gioia il regalo.

Le due ragazze si diressero finalmente verso l’uscita, ma proprio sulla soglia Selene si fermò.

-Che c’è ora?- domandò Anna,che era già fuori.

- Mi sono dimenticata di dirvi una cosa!- esclamò Selene, rivolta verso la sarta.

- Beatrice vi voleva bene come voi ne volevate a lei!- poi chiuse la porta ed uscì.

Berta rimase per qualche secondo immobile a fissare la porta con sguardo sorpreso ed incredulo, poi diede una forte risata e scosse la testa, non seppe mai il perchè, ma in quel momento le venne da reagire così. La sarta smise di parlare male di Sel e un giorno ,mentre cuciva, si sfilò il ditale e lo appoggiò sul tavolo, poi aprì un cassetto lì vicino e dal fondo ne estrasse un altro con cui cominciò a cucire nuovamente. Inciso sul bordino c’era un scritta,un nome: “Beatrice”.

 

Spazio autrice: ci ho messo un pò, ma alla fine ce l’ho fatta! Capitolo un pò triste,eh? Comunque, diciamo che il cambio d’opinione di Berta simboleggia un pò un’ apertura a Selene da parte di Starland. Non so se mi spiego...

Grazie mille alle mie tre recensitrici fisse e a tutti i lettori anonimi!! E scusate per gli eventuali errori...-.-

Alla prossima

Baci

Ila

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Capitolo 11
*** La ghirlanda ***


 

La ghirlanda

Anna camminava spedita lungo la stretta stradina che portava ai campi , cercando di tenersi all’ombra il più possibile e scostandosi di tanto in tanto i capelli dal collo, rimpiangendo di non esserseli legati.

“I campi”. Sorrise pensando a quel nome. Starland non era sorta in una comoda pianura su cui il piccolo agglomerato aveva potuto adagiarsi ed espandersi, ma al centro di una piccola valle ricoperta dai boschi, dove i primi abitanti avevano dovuto lottare contro la vegetazione per ricavare pian piano i propri spazi. “i campi”, quindi non erano altro che uno spazio strappato alla flora locale più o meno vasto destinato alla coltivazione di ciò che si poteva coltivare.

Comunque era lì che Anna si stava dirigendo. Si fermò un attimo a spolverarsi la gonna del vestitino leggero che indossava e ad accomodare meglio sul avambraccio il manico del cestino in vimini che si era portata da casa. A detta sua, sembrava pronta per un picnic sull’erba, cosa infondo non molto diversa da quello che doveva realmente fare. Portare il pranzo a suo padre e, di conseguenza, mangiare con lui. Non che le dispiacesse: Anna aveva sempre avuto un ottimo rapporto con il padre e qualche volta riusciva anche a parlarci più facilmente che con la madre: sempre vivace e presa da i suoi pensieri. Suo padre teneva comunque una mente aperta ma era più calmo e riflessivo; un uomo che soppesava le parole prima di pronunciarle.

Anna si fece coraggio e tirò un sospiro pronta a percorrere l’ultimo breve tratto di strada al sole prima del raggiungimento della meta. Incominciò a camminare sfiorando pigramente con la mano il muretto di pietre che costeggiava la strada, fino a che esso non s’interruppe; lasciando spazio ad un passaggio da cui si accedeva all’area in cui i pochi e piccoli proprietari terrieri lavoravano. Anna si guardò un pò intorno finchè non avvistò suo padre.

-Papà!!!!- gridò, agitando una mano in aria per farsi riconoscere.

Il padre di Anna, vedendo la figlia sbracciarsi, le sorrise e le si avvicinò, rimandando a più tardi il lavoro in corso.

-Ehy! Com’è andata oggi?-

-Tutto al solito, non è successo niente di particolare... Tu?-

- Eh! Diciamo che è stata una mattinata tosta: il terreno è un pantano in questi giorni. Infatti è meglio se ci spostiamo lì giù.- disse indicado un angolo con l’indice – Qui ci sporchiamo.-  precisò infine.

Raggiunsero il punto indicato da Lorenzo e si sedetterò sull’erba al riparo sotto un grosso albero dal tronco nodoso.

-Che ti ha dato la mamma?-

-Mmm... Fa vedere.- rispose Anna, iniziando a frugare nel cestino –Del pane, delle uova, del formaggio, della frutta e una bottiglia di succo al lampone.-

-Ottimo! Vedo che la mamma si è data da fare,eh? Sel?-

- Sel è rimasta a casa con la mamma.-

- Davvero una brava ragazza... Vi state più simpatiche adesso?-

-Altrochè! Lo rivalutata molto negli ultimi tempi, anche se rimane comunque un soggetto abbastanza particolare!- dissa Anna ridendo.

- Bè, strana è strana! Anche io ero un pò scettico sul prenderla in casa, ma quando tua madre si mette in testa qualcosa... È peggio di un mulo!-

- Come? Tu eri scettico? Ma non condividevi le idee ottimiste e aperte della mamma? Andiamo, stai sempre lì a pavoneggiarti per il fatto che ti sei dovuto attraversare un’intera foresta con il rischio di rimanerci stecchito per arrivare dalla mamma! E ora mi dici così?!-

- Frena,frena! Guarda che è tutto vero! Quand’ero giovane ero molto intrapendente, forse anche per merito della mia irresponsabilità che faceva sempre strillare tua nonna. Poi,Anna, s’invecchia e si inizia a pensare a tutti i rischi, a tutte le conseguenze che derivano dalle nostre azioni.-

- Vuoi dire che si diventa responsabili?-

- Si, ma non solo: certe volte si diventa addirittura esagerati.-

Quest’affermazione venne seguita da un momento di silenzio interrotto solo dal rumore di Anna che spezzava il pane e di suo padre che si versava il succo.

-Sai, – riprese Lorenzo- certe volte penso che sia un bene che Selene sia arrivata, un bene per te e per chi di giovane rimane in questo paese. Trovo che ti, anzi, vi abbia cambiato, seppur non di molto, ma quel tanto che potrebbe bastare in futuro a forgiare una generazione adulta migliore di quella di oggi.-

- Sinceramente non saprei.- disse Anna, soppesando realmente per la prima volta una questione che in realtà le frullava per la mente già da tempo.

- Forse hai ragione, forse un poco ci ha cambiato.-

- Sicuramente qualcosa ha fatto: si è fatta accettare. Ci vorrà del tempo prima che a Starland gli stranieri vengano accolti come un tempo, ma sicuramente la prossima volta le persone si conterranno.-

- Ma non potranno ,invece, modificare fin da subito il loro comportamento?-

- Ne dubito, forse perchè non sarebbe umano o forse semplicemente perchè Starland è fatta così: ha bisogno dei suoi tempi e teme ciò che non può prevedere.-

-Perchè lo teme?-

- Probabilmete a causa di ciò che successe moltissimi anni fa... Fu un brutto colpo che si ripercosse su la mentalità comune.-

- Già.- disse solo, Anna.

Ormai avevano finito di mangiare e  stavano l’una di fronte all’altro.

Ad un certo punto il padre di Anna iniziò a fare una ghirlanda di Margerite che in seguito legò al polso della figlia, a mò di braccialetto.

-Queste da piccola ti facevano impazzire! Le avresti chieste tutto il tempo, anche d’Inverno, quando non cresce nessuna Margerita.-

- Sì, me lo ricordo. Comunque mi piacciono ancora!- commentò Anna, mentre si rigirava il braccialetto improvvisato intorno al polso.

- Bisogna ammettere che eri una bambina davvero economica,però! Bastava poco per farti contenta.-

- Lieta che la cosa ti renda felice, papà...-

- Guarda che era un complimento!-

- Si,ma sinceramente non mi esalta più di tanto... Comunque grazie per la ghirlanda, questa mi prende di più!-

Poi si avvicinò per dare un bacio sulla guancia del padre.

-Ora devo andare, altrimenti sai meglio di me che la mamma si preoccupa e diventa apprensiva!-

- Già, meglio non farla agitare. Fai attenzione a tornare!-

-Attenzione a cosa? Quanti malintenzionati vuoi che ci siano in giro alle due del pomeriggio?- chiese Anna ironicamente.

- Attenzione in generale, Anna. Sai quante cose potrebbero succeder...-

- Va bene, basta così!- si affrettò ad interromperlo la figlia – farò attenzione.-

- Brava. Ti voglio bene.- Le disse suo padre.

- Anche io papà!-

Poi Anna si avviò lungo la strada per la quale era arrivata, fermandosi qualche volta a controllare che la ghirlanda fosse ben legata al suo polso, per paura di perderla.

 

Spazio autrice: ed eccomi tornata con un nuovo capitolo un pò particolare;) Prima di tutto occorre dire che l’ho immaginato come un capitolo a sè stante, non fondamentale per lo svolgimento della storia. Diciamo che serve più che altro a farvi capire qualche cosina sul passato di Starland (in questo caso vuole richiamare l’introduzione) e per incentrare per un attimo l’attenzione sul padre di Anna, Lorenzo, che mi dispiaceva non approfondire! Detto questo, spero che abbiate apprezzato il capitolo (che a me personalmente convince meno degli altri) e... Niente! Alla prossima! E scusate per il capitolo corto...

Baci

Ila

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** La quarta lettera ***


 

La quarta lettera

L’occasione, quella che Anna si era dichiarata disponibile ad accogliere a braccia aperte non appena si fosse ripresentata, arrivò. Probabilmente prima di quanto Anna si fosse aspettata, ammesso che ci avesse seriamente sperato.

Una mattina piovosa di Maggio, Giulia aveva fatto capolino dalla porta della camera della figlia, dove questa stava parlando e ridendo con le amiche della questione “Nicola” ( con sommo disappunto di Adele che era arrossita) e aveva comunicato ad Anna la grande notizia:

-Domani Ludovica mi ha chiesto se ti va di tenere ancora Antonio, le aveva detto che si era divertito. Io non ci sarò, però; la mattina devo andare a guardare con papà per un letto: sono mesi che Selene è in casa con noi e dorme ancora su un divano!- esclamò infine, in uno scatto emotivo.

- Ma a me va benissi...- provò a ribattere Sel, che si bloccò ad un’occhiata truce della signora Giulia, che per nessuna ragione al mondo voleva essere ostacolata.

Anna si rivolse a sua madre ignorando Elisabetta e Adele che se la ridevano prendendo in giro Selene:

-Per me va bene.- si limitò a dire, un pò sorpresa per la verità: non aveva sul serio immaginato che le sarebbe ricapitato di tenere Antonio.

La signora Giulia annuì soddisfatta e ridiscese le scale, intenta ad andare in giardino a stendere il bucato.

-Dimmi: da quand’è che vi siete date a quest’attività?- chiese Elisabetta.

- Oh, è successo solo un’altra volta.E il bambino si era divertito, quindi...- rispose Sel

- Io la trovo una bella esperienza!-

- Dici davvero, Lele? Effettivamente devo ammettere che l’ultima volta ci  siamo divertite anche noi,no?- Anna si rivolse verso Selene in cerca di conferma.

-Oh sì! E ho anche avuto modo di imparare quel fantastico gioco che fate qui! Come si chiama? “Birichino”?-

- No Sel, nascondino, si chiama nascondino.- la corresse Anna, mantre Adele annuiva per non si sa quale ragione ed Elisabetta  rideva distesa a pancia in giù sul letto e con la faccia spiattellata sul cuscino.

La giornata era passata in fretta, tanto che Anna non riusciva a sentirsi provata da essa e faceva più fatica del solito ad addormentarsi, forse in preda ad uno dei suoi momenti “pensosi” che, prima dell’arrivo di Sel, la spingevano ad andare a sedersi sul davanzale. “Perchè no?” si chiese mentalmente, d’altronde Selene sembrava dormire e, se avesse fatto piano, non l’avrebbe svegliata. E fu così che Anna sgusciò fuori dalle coperte e, lasciando le gambe  a penzoloni, si sedette sul suo davanzale. La vista era sempre la stessa, ma non stancava mai Anna che la guardava con un senso di familiarità che la portava ad accarezzarsi pigramente un braccio, mentre rabbrivideva per il fresco della notte. Per la prima volta non si limitò a percorrere con lo  sguardo il confine segnato dagli alberi, ma spinse lo sguardo oltre, tentando di superare con gli occhi quell’immensa coltre scura. Cosa cercava? Non lo sapeva neanche lei. Forse del fumo, che indicasse la presenza di qualcuno nella foresta o un bagliore oltre gli alberi, proveniente da una qualche città. Magari proprio quella del mercante con cui aveva parlato una volta Sel. Suo figlio doveva essere nato. Oppure, chissà, forse Anna non cercava niente di tutto questo, forse faceva così solo per provare, per trovare un passatempo che l’accompagnasse in quella notte.

Poi Anna trassalì avvertendo un’ombra scivolarle di fianco, ma si riprese poco dopo; era solo Selene. La ragazza si sistemò vicino ad Anna accomodando la camicia con movimenti eleganti e posati per poi fermarsi a guardare nella stessa direzione che Anna aveva percorso con gli occhi poco prima. Anna invece la osservò: i capelli biondi facevano da contrasto con il buio notturno e sembravano quasi bianchi, lo sguardo era perso ma maturo, diverso da quello che le aveva visto spesso di giorno e che aveva definito segretamente un pò ingenuo e quasi infantile. Sembrava più adulta, millenaria. Ed Anna ebbe la sensazione di sentire qualcosa che si rompeva momentaneamente, solo per quella notte. Forse una specie di maschera.

Selene rivolse il viso verso Anna.

-Non riesci a dormire?- le chiese.

- Faccio un pò fatica a prendere sonno, quindi ho pensato di...-

-...Venire un pò qua?- completò Selene per lei.

-Esatto.-

-Ci vieni spesso?-

-Ogni tanto.-

- È un bel posto.- commentò Selene – sembra tranquillo ed adatto per pensare.-

-Lo è.- Anna sorrise nell’oscurità.

- Oh, guarda: si vede il grande carro.-

- Il grande carro?-

-Sì, è una costellazione. Un gruppo di stelle in cui gli antichi hanno visto un disegno e a cui hanno dato un nome.-

-Ne ho sentito parlare. C’erano tanti osservatori di questo tipo tra le radici del popolo di Starland, così mi hanno raccontato.-

-Adesso non c’è più nessuno?-

- Chissà; forse qualcuno lo fa come passatempo e non lo dice ,oppure è molto probebile che non sia rimasto nessuno.-

-Peccato. Tenevano d’occhio le stelle.-

-Tenevano d’occhio?- chiese Anna, senza ricevere una riposta.

-Mi piacciono.- affermò semplicemente Selene, ammirando il cielo con il viso rivolto verso di esso.

-Le stelle?- chiese Anna.

Selene annuì.

-Si,sono belle.- disse poi.

Rimasero qualche secondo così e poi Selene parlò, spazzando via tutta l’atmosfera che si era creata, come se non fosse stata altro che un mucchietto di polvere.

-Meglio andare a letto, domani abbiamo Antonio da guardare. Non vorrai mica essere distrutta,spero! Le lettere non sono ancora finite!-

Anna non sapeva se Selene stesse dicendo così per dire o se stesse facendo sul serio. Comunque accennò ad un sorriso.

-Buonanotte Sel.-

-Buonanotte Anna.-

E rientratono.

***

La mattina dopo le ragazze si alzarono con calma e, di conseguenza, l’energica scampanellata di Ludovica le colse mentre erano ancora intente a fare colazione.

-Ciao!- Antonio irruppe nella cucina seguito dalla madre.

-Mi raccomando, non far diventare matte queste due ragazze!- si premurò di dire Ludovica.

- Buongiorno!- salutarono le ragazze.

-Non si preoccupi- aggiunse Anna- se si comporta come l’altra volta non c’è nessun problema, vero Antonio?-

-Sì!-

-Va bene. Io vado e fai il bravo, intesi?-

- Io sono bravo!!- si spazientì il bambino.

Ludovica rise ed uscì.

Una volta finita la colazione Anna e Selene si adoperarono per cercare di far passare il tempo ad Antonio e a loro stesse, per poi cedere alle richieste del bambino, ovvio. A fare gli occhi dolci era un mito.

Erano appunto nella stanza di Anna e di Sel, perchè Antonio aveva voluto vedere che giochi avevano. La richiesta era stata tanto innoqua ed innocente che le due avevano acconsentito, sebbene sapessero che era un giro inutile visto che, a parte qualche bambola o pupazzo, i giochi di Anna erano tutti stipati in mansarda e quanto a Selene... Bè, quand’era arrivata  lei aveva solo quello che aveva addosso: un vestito, un mantello, una piccola saccoccia rossa che al suo arrivo aveva legata in vita e delle scarpe, tutto qui.

In ogni caso, Antonio si era ripreso in fretta dalla delusione causata dalla mancanza di giocattoli trovandosi un altro passatempo:

-Antonio, smettila di saltare sul letto! Ti spaccherai una gamba!- disse Anna, esasperata.

Antonio continuava a saltare, non curandosi dei continui richiami. Continuava imperterrito ad andare su e giù dandosi lo slancio con i piedi, finchè non si  stancò e prese a rimbalzare da seduto atterrando sul sedere. Uno,due, tre rimbalzi e si ritrovò fermo, seduto sel letto, con la testa poco sotto una mensola lì vicino; alzò una mano ed iniziò a frugare sulla superficie di legno fino a quando non incontro un oggetto rigido e spigoloso. Un libro.

-È quello dell’altra volta!- esclamò, tirandolo giù.

- Ah, vedo che te lo ricordi.- commentò Anna, lieta che avesse smesso di saltare, mentre Selene osservava.

Il bambino prese a sfogliare malamente  le pagine per poi fermarsi ed esclamare, con il dito puntato sulla pagina:

-Questa è una “A”!-

Anna ne fu sorpresa, non pensava che avrebbe ricordato fino a quel punto, Selene sorrideva gentile.

Le due ragazze si avvicinarono ad Antonio, che teneva ancora il dito sopra la maiuscola che segnava il primo capoverso del libro, e Selene gli prese il libro sfogliando un pò le pagine.

-E questa?- gli chiese , indicando un’altra maiuscola.

-Quella è la ...- provò a rispondere il bambino.

- Dai, è facile.- s’intromise Anna- È quella che non ha una sola pancia,ma bensì due.-

- È la “B”!-

-Bravo Antonio! Ti ricordi com’è fatta la “C”?- chiese Anna.

Antonio annuì e disegnò nell’aria la forma della “C” con il dito. Le ragazze si guardarono.

-Senti,Antonio, ma ti piacerebbe davvero imparare?- chiese Selene.

-Sì, mi piacciono le lettere! E quando sarò diventato bravissimissimo leggerò anche io quel librone!-

- Ve bene, Antonio.- decretò Anna.- Allora andiamo avanti: devi sapere che non è finita qui; infatti ci sono altre lettere e una di queste è una signora grassissima, che però ha una sola pancia tutta intera. Si chiama “D”.

Spazio autrice: buonasera!! Ed eccomi qui con un nuovo capitolo dove è tornato, più carico che mai, Antonio! Dunque, diciamo che considero il capitolo come parte della “svolta”, perchè capiamo che l’idea della lettura non è stato solo un passatempo momentaneo. Ma non voglio dirvi troppo! Che ne dite della parte “notturna” del capitolo?Ancora una volta mi ritrovo a ringraziare Fanny Lestrange, Pendragon of the Elves e Geffa97 (che sono certa arriverà fin qui).

Alla prossima

Ila

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Capitolo 13
*** Lucciole ***


 

 

                

 

 

                      Lucciole

-Mamma!!-

- Ciao, tesoro!- esclamò Ludovica, che era venuta a prendere il figlio.

- Abbiamo già pranzato e si è comportato benissimo!- la informò Anna, con un sorriso a trentadue denti compiaciuto e rassicurante allo stesso tempo. Nel frattempo, il piccolo gruppo fu raggiunto da Sel, che era andata a recuperare le scarpe di Antonio che erano state appoggiate in un piccolo ripostiglio nel sottoscala; le porse alla madre che aiutò il figlio a mettersele, mentre gli chiedeva amorevolmente che cosa avesse fatto durante la mattinata. Anna impallidì; non le sembrava una buona idea far sapere a Ludovica che suo figlio aveva passato buona parte del tempo a saltare sul letto e a correre per la casa, rischiando seriamente di rompersi qualcosa. Ma non fu questo, quello che riportò Antonio alla madre. Si trattò di ben altro.

- Anna e Sel hanno iniziato ad insegnarmi a leggere.- disse, tutto compiaciuto.

- Bè, ad Antonio piaceva come idea...- aggiunse Anna che, senza sapere il motivo esatto, temeva che Ludovica si arrabbiasse. Lei, dal canto suo non si adirò, ma non mostrò neanche compiacimento. La verità era che si trovava un pò spiazzata: non aveva mai pensato di fare in modo che suo figlio fosse in grado di leggere e non aveva neanche contemplato l’idea di essere lei stessa ad imparare. Era un pensiero che non l’aveva mai sfiorata e che, francamente, le sembrava anche un pò assurdo. Leggere? A che sarebbe servito a Starland? “Ragazzate” si ritrovò a pensare. La cosa la irritava leggermente: la madre di Antonio era lei e quelle ragazzine avevano di due tronfie per aver insegnato qualcosa al bambino che lei non avrebbe neanche potuto comprendere.

Fece un sorriso di circostanza e si apprestò ad andarsene con il figlio, ma prima che lo potesse fare intervenne Anna:

-Io non mi voglio sostituire a lei.- dichiarò – Ma secondo me è importante, non precluda la cosa a priori. Ci pensi.-

- Va bene.- disse Ludovica, per niente convinta, ma con una gran voglia di andarsene.

Una volta che la porta si richiuse dietro alle spalle di Ludovica, Anna sospirò sconsolata; per un momento aveva pensato che la madre di Antonio si sarebbe trovata d’accordo con la sua idea,sbagliandosi di grosso. Come chi si avvicina ad accarezzare un gattino mansueto che poi, all’ultimo, alza la zampa per aria e conficca i suoi artigli nella mano della persona in questione.

Si sentiva come una straniera che ignorava la lingua e le usanze del posto in cui era capitata. Un pò come Selene si doveva essere sentita i primi tempi a Starland. Dal canto suo, anche Sel si era ritrovata a pensare che in quel modo non era più sufficiente. Doveva agire, perchè la sua influenza non era evidentemente abbastanza. E così fu.

***

Quella sera l’aria era limpida, si ritrovò a pensare la ragazza, mentre si fermava un attimo a ragionare sulla strada da prendere. Era incredibile come fosse complicato quel paesino così piccolo: era tutto una scaletta, una viuzza, un ponticello... Un vero labirinto per chi non lo conosceva bene. Si augurò che la scusa che aveva precedentemente propinato ad Anna e a sua madre reggesse e proseguì per una stretta stradina costeggiata dai muri delle case. Riprese il suo filo di pensieri e decretò che era una scusa abbastanza credibile; d’altronde l’aveva pescata dal suo immenso bagaglio. Non ricordava nemmeno bene con chi l’aveva usata la prima volta. Ricordava solo che era un vecchio mezzo cieco e che le stava simpatico, niente di più.

Comunque, si avvicinò ad una piccola casetta e, stando ben attenta a non farsi vedere, spiò l’interno da una delle finestre illuminate: doveva trattarsi della cucina, a giudicare dal tavolo posto al centro della stanza e del fornello a destra. Dovevano aver appena concluso la cena, dedusse Sel, notando il tavolo ancora ingombro di stoviglie e Ludovica che si apprestava a sparecchiare e pulire, ad un certo punto scorse anche Antonio. Come fare? Di certo non poteva bussare e mettersi a fare un bel discorso moralistico, le avrebbero sbattuto la porta in faccia. Non poteva giustificare la sua presenza, ammise infine. Si sforzò di pensare.

Poi s’illuminò. Aveva trovato un buon appiglio: poteva sfruttare Antonio, quel bambino aveva una buona capacità istintiva di comprendere le situazioni.

Si affacciò all’angolo della finestra e, attenta a non farsi notare da Ludovica, aspettò il momento buono per farsi scorgere dal bambino premurandosi di portare un dito davanti alla bocca subito dopo per intimargli il silenzio. Aprì di poco la finestra e ci fece passare sotto il libro che stavano leggendo la mattina, non prima però di avergli infilato dentro un foglietto ripiegato in due a cui aveva poco prima aggiunto qualche frase, giusto per adattarlo al contesto. Poi si riportò il dito alla bocca e sussurrò un “Leggi” ad Antonio. Chissà come fece a sentirla! Lui si era avvicinato un poco, ma il vetro era abbassato e lei aveva parlato a bassa voce. All’epoca non le chiese nulla in merito, ma nel corso degli anni a venire...

All’interno della casa, intanto, un bambino leggeva incespicando nelle parole alla sua mamma, che da prima corrucciata ora accennava un lieve sorriso. Poi dal libro cadde un foglietto su cui Ludovica riconobbe il suo nome, l’unica cosa che sapeva leggere. Allora fermò il figlio e lo pregò di leggerle quella lettera inaspettatamente destinata a lei. Alla fine, la giovane donna alzò gli occhi al cielo, con un sorriso bonario e poi annuì. Chissà se sapeva che qualcuno la stava guardando.

Selene si avviò lungo la strada del ritorno, segretamente compiaciuta. Sebbene lei dovesse puntare ad agire in modo evidente, ma scontato, qualche volta un piccolo stratagemma serviva anche a lei.

Riattraversò il villaggio con più calma, guardandosi intorno. Infatti, nonostante il suo stato di chiusura che impediva a forestieri e al progresso di entrare, quel posto le piaceva: lo definiva dentro di sè romantico, forse proprio a causa della sua solitudine che rappresentava allo stesso tempo il suo problema. Quindi? Secondo Selene sarebbe bastata una piccolissima breccia per mantenere l’uno e risolvere l’altro. Una piccolissima breccia serpeggiante per quel bosco, un piccolo compromesso... Sel agitò le spalle per riscuotersi dai suoi pensieri e proseguì, conscia del fatto che a casa dovevano essere tutti in pensiero, così prima affrettò il passo e poi si ritrovò a correre finchè, nei pressi di casa, non si scontro con un altra figura nascosta nel buio.

-Aaaaaaah!!!- Anna, cacciò un urlo spaventata, mentre Selene lo represse quasi a stento; era quasi riuscita a cogliere di sorpresa perfino  una come lei.

- Ma dov’eri finita?!- sbraitò Anna, che aveva riconosciuto Sel.

- Diciamo che me la sono presa con calma.-

- Con calma? Per andare a svuotare la pattummiera non ci vuole c così tanto tempo... Avanti, dove sei stata?- incalzò Anna.

Selene non rispose, come sempre in quelle situazioni, facendo così in modo che, dopo un paio di secondi, si venisse a formare nella testa di Anna un’idea ben chiara e che, in seguito, lei capisse. Quella volta non fu diverso.

-Sei stata da loro, vero?-

A Selene sarebbe bastato tacere, per confermare l’ipotesi di Anna, ma in quel caso preferì parlare:

-Sì.- disse semplicemente.

Anna annuì e non aggiunse altro, sarebbe stato inutile; in quei mesi aveva dovuto riconoscere che Selene era una di quelle persone impossibili da conoscere completamente, ma da quel poco che aveva capito, sapeva per certo che se avesse domandato qualcos’altro non avrebbe ricevuto altro che una risposta chiara come lei. Come Selene. Che alcune volte sembrava tanto ingenua da essere uscita da una favola di un libro per bambini, altre una saggia millenaria e altre ancora sfoggiava un’espressione indecifrabile, che lasciava intravedere qualche volta e sempre per poco, l’ombra tratteggiata di un disegno.

-Guarda là!- disse a un tratto Sel, indicando un punto nel buio.

Anna strinse gli occhi e riuscì, con sua sorpresa, a distinguere una moltitudine di piccole lucine che si muovevano in ordine sparso.

-Lucciole!- esclamò Selene, con tono che voleva esprimere ovvietà, almeno per lei. Anna ne aveva solo sentito parlare e le aveva sempre classificate come animali atipici della sua zona. E a quanto pare si sbagliava. Di lucciole ce ne erano migliaia, era solo lei che non ci aveva mai fatto caso, a differenza di Sel.

Sel faceva sempre caso alle cose, anche a quelle più insignificanti. Questa era un’altra cosa che Anna aveva imparato.

-Sono belle.- commenò Anna, sorridendo. Le piacevano sul serio.

-Già. Sembrano stelle; delle piccole stelle in terra che nelle notti buie illuminano i boschi.-

 

Spazio autrice:ok... Scusate per l’immenso ritardo!! Ma, siate comprensivi, trala  scuola, un contest, la palestra e un’improvvisa mancanza d’ispirazione per questo capitolo non sono proprio riuscita a pubblicare prima. Spero comunque che, nonostante questo piccolo “blocco dello scrittore”, il capitolo non risulti deludente per qualcuno e in tal caso... Siate liberi di segnalarmi qualsiasi cosa!

Alla prossima

Ila

 

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Capitolo 14
*** Insensatezza ***


 

Insensatezza

Quel pomeriggio, in casa di Anna, aleggiava un’aria annoiata e pesante. C’era un silenzio assoluto, a parte quel fastidioso ronzio tipico di tutte le case. Giulia e Lorenzo erano andati a ritirare quel famoso letto per Sel che teneva compagnia ad Anna che era a letto con ... L’influenza.

Sel teneva compagnia ad Anna per  modo di dire, più che altro le faceva qualche piccolo favore e presenziava nella stanza stando seduta sul suo divano-letto, che presto avrebbe ricoprito solo il ruolo di divano, e guardando fuori dalla finestra verso il bosco, come ormai faceva spesso.

Sel sbadigliò annoiata. Non ce la faceva più. A far niente le pareva di perdere la giornata e poi... Detestava non avere niente da fare ed erano già diverse ore che si trovava in quello stato di nullafacenza.

Si rigirò a guardare fuori dalla finestra: era una bellissima giornata e il non poterne approfittare la infastidiva ancora di più. Voleva godersi ciò che di buono poteva offrire quel posto sperduto, perchè sapeva che non ci sarebbe potuta rimanere per sempre.

Si voltò a guardare Anna e constatò che dormiva pesantemente, per poi pensare che così non le avrebbe di certo tenuto molta compagnia. E se si fosse allontanta un pochino, giusto per uscire un pò? Pensò che non c’era niente di male, anche perchè l’amica non aveva niente di grave e non era certo una bambina. Poi c’era l’eventualità che non si svegliasse neanche.

“Ma quanti problemi!” pensò Sel, troncando tutti i pensieri che le si affollavano in testa e alzandosi, intenta a scovare qualcosa di decente per uscire, dato che era ancora in vestaglia. Aprì l’armadio per dare un’occhiata e si ritrovò a fissare il vestitino blu notte che Giulia le aveva fatto fare un pò di tempo prima. Chissà se avrebbe mai avuto l’occasione di indossarlo, riflettè, mentre accarezzava la stoffa morbida della gonna. Scosse la testa. Basta, si disse, non era lì per quello. Alla fine ripiegò su un altro vestito estivo abbastanza semplice e veloce da indossare, poi raccolse i capelli e uscì.

Fuori dalla casa il paese sembrava pullulare di vita, rispetto a molte altre volte. Infatti le strade erano piene di gente che si recava a fare commissioni o di bambini che giocavano a Campana; un altro gioco dal nome strano che Selene aveva scoperto a Starland.  Poco più avanti, un uomo tirava per le briglie un asino attaccato ad un carro, che evidentemente non aveva la minima intenzione di procedere. Sel rise leggermente sotto i baffi a vedere quella scena.

Ad un certo punto una voce la chiamò; si trattava di Adele, che l’aveva riconosciuta.

-Ciao Sel! È da qualche giorno che non vi vedo in giro, ma mi ha detto Giulia che Anna è stata male...  Spero che ora stia meglio.-

- Diciamo che si sta riprendendo.- Sel strizzò l’occhio all’ amica –Tu che ci fai qui tutta sola? Devi andare da qualche parte?-

-Vengo dalla casa di Elisabetta e stavo andando a casa, solo che visto che era una così bella giornata ho deciso di allungare un pò il tragitto, mi piace passeggiare!-

-Ma davvero? Sembra che siamo in due ad aver avuto la stessa idea, allora...-

Così, le due ragazze passarono oltre affiancate.

Mentre camminavano Selene osservò Adele: le piaceva come persona, mentre camminavano sembrava osservare tutto con un misto di attenzione e spensieratezza; sorrideva vedendo i bambini rincorrersi, guardava ammirata i colori di alcuni fiori e rivolgeva, in modo educato e caloroso, saluti alle persone che conosceva. Non dava per scontate le cose, decisamente.Straland aveva bisogno di persone come lei, decretò Selene nella sua testa. L’unico problema di Lele, infondo, era solo che andava spronata a causa della sua timidezza, ma nulla di più.

Bè, per Sel il momento di testare questa sua tesi arrivò prima del previsto.

Stavano camminando lungo una stradina interna, mentre Lele raccontava a Sel del vecchio ciliegio nel suo giardino, un albero sotto il quale era abituata a giocare da bambina, che ora era malato e tristemente prossimo alla morte, con grande dispiacere di Lele, che vi aveva legati tanti ricordi. Ma, ad un tratto, nel mentre del discorso, gli occhi di Adele avevano avuto un guizzo verso un’altra strada laterale che s’incrociava con la via delle ragazze; quel guizzo fulmineo non era per nulla sfuggito a Selene, che lo aveva seguito fino a raggiungerne con lo sguardo alla causa.C’era un ragazzo in quella via. C’era Nicola.

Sel si fermò di botto.

-Ma che fai?!- chiese Lele

-Non è lui?-

- Chi?-

- Quello di cui parlavi con Elisabetta.-

Adele guardò di striscio all’interno della viottola e accennò un’espressione che doveva simulare una lieve sorpresa.

-Ah, sì.- si limitò a dire.

-Bè, allora ci si vede.-

- Come,scusa?- Lele iniziava a sentire puzza di bruciato...

-Lo vai a salutare, no?- Sel non era sicura come lo era di solito e non aveva neanche una completa percezione dell’utilità delle sue azioni, in quel momento, tuttavia non si diede per vinta:

-Se vuoi diventare sua amica devi almeno iniziare a salutarlo.- suggerì

Adele si morsicò il labbro inferiore, era tentata.

-Ma...- provò a dire.

Ma niente.

Lo sguardo di Sel non ammetteva repliche.

***

Dieci minuti dopo Selene si era ritrovata, ancora, a camminare da sola per la strada, dopo aver lasciato Adele e la sua timidezza alle prese con Nicola. Sorrise beffarda; divertita dal ricordo ancora vivido della scena, ma convinta che, chissà, quella stessa avrebbe potuto esserle d’aiuto. Qualcosa aveva combinato, alla fine, quel giorno.

Selene pensò quindi di tornare a casa: magari Anna si era svegliata e Giulia era tornata e aveva bisogno di una mano con la cena...

Presa da questi pensieri girò bruscamente a sinistra, verso una strada che le permetteva di invertire il senso di marcia senza però ripetere il percorso precedente. Poco più avanti s’inoltrò in una via fiancheggiata da botteghe di tutti i tipi: c’erano la sarta, il fornaio, un negozio che vendeva un pò di tutto e molti altri. Proprio da quest’ ultimo uscirono due ragazzi seguiti da un signore alto e con i capelli grigi, Selene se ne accorse perchè fecero tintinnare il campanello sulla porta.

Il signora più anziano si raccomandava con i due ragazzi, dedusse Sel, origliando di striscio qualche brandello di conversazione:

-      State attenti... Non lasciate mai il sentiero... Accampatevi di notte...- e così via.

Probabilmente quei due ragazzi erano “gli addetti” al viaggio che spettava ai garzoni delle botteghe come quella, il cui compito era quello di raggiungere il resto del mondo e portare le merci a Starland. Anna gliene aveva parlato, una volta.

Sel sapeva, in realtà, che il “sentiero” non era altro che una semplice, stretta e poco visibile traccia nel sottobosco. L’aveva vista.

Sel sapeva che si dirigeva verso Sud per poi piegare verso Ovest. E Sel sapeva anche che questo allungava in modo non indifferente il percorso; infatti, se solo fossero partiti direttamente dall’estremità occidentale del villaggio, invece che dal centro, e avessero mutato il percorso, avrebbero risparmiato quasi un giorno di viaggio. Ne era certa.

Ma era anche conscia del fatto che le teste di quel villaggio erano più dure del legno rinsecchito e... Con tutti i dubbi che si faceva, avrebbero finito per contagiare anche lei, pensò sorridendo. Si decise.

Tornò indietro e si piazzò davanti ai tre uomini:

-Partite dal campo, a Ovest. Fate meglio i vostri calcoli.- poi si voltò e , senza dar loro il tempo di replicare, corse via.

“Che insensatezza” pensava la bionda, mentre correva. Riconosceva che sul momento non sarebbe servito a nulla, ma chissà che in futuro... Quell’insensatezza non avrebbe potuto acquisire un significato chiaro e limpido, come il cielo di quella giornata.

E Selene correva verso casa, per una volta priva di una coscienza perfetta.

Spazio autrice:ed eccomi qui! Per prima cosa volevo scusarmi per il mio ritardo nell’aggiornare, ma tra vacanze, scuola, palestra, ecc. non ho avuto molto tempo;) Che dire... In questo capitolo ho voluto concentrarmi di più sulla figura di Sel, vista come un’entità separata da Anna, far ricomparire Lele ed Elisabetta (anche se è solo citata) e dimostrare che neppure il nosto “personaggio misterioso” è perfetto. Ci sono riuscita? A voi il giudizio! Alla prossima

Ila

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Capitolo 15
*** Lettera ***


 

Lettera

La stagione avanzava sempre di più e l’aria si faceva sempre più calda e afosa, perfino in un posto come Starland;

Anna era ormai guarita e anche gli ultimi rimasugli del suo malanno l’avevano abbandonata con sua somma gioia, visto che non ne poteva più di rimanere sotto le coperte a non far nulla, sotto lo sguardo compassionevole di Sel che le faceva da dama di compagnia.

Così, per fortuna o sfortuna che sia, la ragazza aveva ripreso la solita routine, con la differenza che però, come sempre in quel periodo dell’anno, stava all’erta: infatti, a breve avrebbe compiuto sedici anni e, di conseguenza, in quei giorni sarebbe arrivato un regalo dai nonni materni e ,sebbene odiasse ammetterlo a se stessa, lo attendeva con ansia. Ma  non era il regalo ad interessarle. Ciò che le importava era che quel pacchetto così colorato e ben avvolto in carta lucida  insieme ad un bigliettino che recitava sempre “Auguri” costituivano l’unico collegamento che aveva con quelle persone sconosciute e di cui non si parlava quasi mai in casa. Di loro, Anna sapeva solo che non avevano preso bene il trasferimento della figlia e che erano due persone agiate e colte, come la madre. Non molto, ammetteva a se stessa. Avrebbe voluto sapere qualche cosa di più, per decidere da che parte stare, visto che ora come ora non sapeva se dare retta alla parte di lei che le diceva di provare affetto, visto che erano suoi parenti che trovavano il tempo di farle gli auguri, o sentirsi irritata perchè non si erano mai fatti vivi, nè di persona, nè trammite lettere più lunghe. Proprio non sapeva come comportarsi.

I suoi pensieri riguardanti la propria situazione famigliare vennero però interrotti dall’entrata di una figura esile e decisa allo stesso tempo e bionda. Biondo platinato, per la precisione.

Attraversò la stanza e si lasciò cadere sul letto di fianco a quello di Anna, che aveva finalmente sostituito il divano, che ora giaceva in fondo alla stanza.

-Sai, quel divano era ultracomodo, ma questo letto... È la fine del mondo!- esclamò Selene.

- Bè, era ora. Hai dormito sul divano per mesi... –

Per un attimo Anna si chiese come mai fosse così tanto esaltata, poi, però, decise che era più saggio non porre domande a riguardo per evitare strane risposte.

-Macchè letto o divano!- salto sù Sel – Mica è la differenza che mi esalta! È Il gesto d’amore!- mentre lo diceva gli occhi le si illuminarono.

Già, un gesto d’amore.

Anna rimase stupita dal collegemento che aveva fatto la sua testa; non perchè fosse nuovo, ma perchè per la prima volta ci fece realmente attenzione. Non pensava che per lei stessa fosse così importante e, ad essere sinceri, neanche la capiva la ragione di tutta questa importanza. Sapeva solo che c’era.

Tanto valeva togliersi il callo:

-Stamattina il corriere ha portato qualcosa?- chiese

- Non direi... Aspettavi qualcosa?-

Anna annuì e attese un attimo prima di rispondere: - Sì, in questi giorni dovrebbe arrivare un pacco da fuori, o almeno credo.-

Poi, vedendo lo sguardo confuso di Sel, aggiunse: - Sai, per la storia del compleanno...-

Una luce attraverso gli ocche della bionda, che rispose: -Già, tra poco compi sedici anni, me lo stavo quasi dimenticando! Mi chiedo se ci sia il modo di convincerti a festeggiare in un qualche modo... Comunque, da chi lo aspetti questo pacco, o meglio regalo?-

-Dai miei nonni, i genitori della mamma. Di norma mi fanno il regalo tutti gli anni...-

-Allora capisco che tu sia ansiosa! Anche se non li senti spesso si ricordano del tuo compleanno, che carini!-

- In realtà non ci ho neanche mai parlato, Sel. Non so neanche chi siano...-

-Quindi vorresti sentirli?-

- Non lo so.-

Sel si tese leggermente verso Anna e il suo sguardo corrucciato e basso, come se questo l’aiutasse a trovare una possibile traduzione a quelle tre semplici parole che sembravano, apparentemente, voler mettere la parola “Fine” al discorso. Fece un altro tentativo:

-Se ti mandano un regalo vorrà pur dire che un minimo a te ci tengono, no?-

- Sel, non si sono mai fatti sentire! Mandano solo un bigliettino di circostanza firmato e un pacchetto... Sono praticamente due sconosciuti che non saprei distinguere se me li trovassi davanti!

Non so neanche il perchè lo mandano quel regalo: sembra che non gliene freghi niente per tutto l’anno e poi...-

Selene dovette capire che l’amica era davvero frustrata dal tono di voce e dagli occhi leggermente lucidi, così le mise una mano sulla spalla in segno di conforto.

Passò qualche secondo, poi Sel buttò lì:

-      Prova a farti viva tu.-

Anna non rispose. Non subito, almeno. Non era stata così sciocca da non contemplare la soluzione di Sel, davvero, era venuta in mente anche a lei, però sentirselo confermare pure da altri, oltra alla propria coscienza... La verità era che Anna aveva paura anche se non era sicura riguardo al cosa le faceva paura. Forse temeva di venire ignorata, di non ricevere una risposta, o forse il contrario; forse temeva di riceverla e di stravolgere il sottile e fragile equilibrio che la teneva unita a quelle persone.

Non diede una risposta a Sel.

Sul momento quella proposta non aveva fatto  altro che chiuderla ancora di più in se stessa.

Dunque Anna rimase lì, seduta con le gambe al petto sul letto, senza la convinzione per tentare e senza essere capace di dimenticare l’idea che le frullava in testa.Immobilizzata a rimuginarci. Dopo un tempo indefinito passato in quella posizione, si alzò, lasciando la questione in sospeso, tentando di mandarla a calci nel dimenticatoio. Peccato che il tentativo risultò alquanto inutile: quella notte, mentre provava a prendere sonno, ci pensava ancora.

Scosse la testa.

No, non poteva.

***

La mattina dopo, verso le undici, Anna si sedette di fronte alla scrivania con un foglio e una penna in mano. Si mordicchiò il labbro inferiore, incerta su cosa scrivere; un “Come state?” le sembrava poco appropiato,tenendo conto che non si erano mai visti o perlomeno sentiti. Forse era meglio se partiva da se stessa, dalla sua vita, se presentava loro la nipote. Partì dalle cose meno personali della sua vita: scrisse di Starland, dei suoi genitori poi scavò sempre di più nel profondo, iniziò a prenderci gusto.

 Gli raccontò di Adele e di Elisabetta, accennò a Nicola, parlò della sua passione per la lettura, di come aveva insegnato a leggere ad altre persone. Parlò di Antonio, di Ludovica, della sarta, dell’odore del pane appena sfornato, dei dubbi che l’assalivano, del mercante straniero, del davanzale sul quale amava passare le notti insonni.

Raccontò delle stelle, di Selene,degli ultimi eventi, ma presa dalla foga della scrittura non vide subito ciò che c’era da vedere.

L’ultima cosa che scrisse, la più incerta e spontanea al tempo stesso, fu un “Vi voglio bene” seguito dalla sua firma.

Poggiò la penna sul tavolo e fece un respiro profondo. Ecco, l’aveva scritta,ora doveva solamente consegnarla ad un cavolo di corriere che, chissà tra quanto, forse sarebbe riuscito a portarla a destinazione. Doveva solo sperare in meglio.

Non si aspettava una risposta, dal canto suo, sentiva di essere in pace con il mondo, ora. O se non con il mondo intero, almeno con sè stessa. Dovette ammettere di sentirsi meglio.

Sorrise spontaneamente davanti a quel foglio, prima di ripiegarlo con cura. Doveva ricordarsi di ringraziare Sel, doveva assolutamente farlo in giornata.

Spazio autrice: finalmente sono riuscita a pubblicare il capitolo! In realtà era un pò che era pronto, ma ra una cosa e l’altra...

Mi rendo conto che non è dei più lunghi e che in certi punti è un pò sconnesso, ma che ci volete fare... Mi è uscito così;). Comunque,il prossimo potrebbe essere al 99% il capitolo della “Grande Verità”.

Grazie mille e alla prossima

Ila

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Compleanno ***


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Compleanno

Quando Anna riemerse dal mondo dei sogni, quella mattina, non realizzò subito; aprì gli occhi come qualsiasi altro giorno e, prima che potesse anche solo pensare di connettere il cervello al mondo reale, venne bloccata nell’atto di alzarsi da una figura che le si buttò letteralmente addosso di peso, gridando:

-Auguriiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!-

Questo fu l’imput che fece venire in mente ad Anna la data del giorno, dopo i primi momenti di stordimento. Per il mondo quello era un giorno normalissimo,in cui non era accaduto nulla di speciale, ma per Starland, o almeno per la sua casa, quello era il compleanno di Anna.

La ragazza in questione si alzò con calma e, dopo un’ordinaria cappata in bagno, raggiunse la famiglia in cucina, dove ringraziò i suoi per gli auguri e per il regalo: un diario, davvero graditissimo per Anna, visto che aveva maturato l’idea di tenerne uno,e si sottopose alle varie tirate di orecchie, fingendo di protestare, ovviamente. Il tutto con un sorrisino che esprimeva una felicità moderata dalla consuetudine. L’espressione di chi sa perfettamente cos’arriverà dopo e non ne è dispiaciuto, anche se, chissà, magari non si negherebbe una sorpresa anche minima. Ma questo lo poteva sapere solo Anna, ovvio.

E questa fu la spinta della mattinata, che si trascinò pigra in un vortice di auguri, sorrisi, frasi convenzionali... A pranzo vennero Adele ed Elisabetta, che non smisero un attimo di punzecchiare Anna per tutta la durata del paato sul fatto che stesse diventando vecchia durata. Era incredibile quanto fosse insistente Elisabetta! Continuava anche se una le dava ragione! Lele, invece, si limitava ad assalire Anna solo a tratti, perchè troppo timorosa  di dare fastidio a Giulia e Lorenzo, che comu nque non sembravano concentrati su altro che il piatto di carne e verdure che avevano davanti.

Solo verso la fine, quando Giulia si alzò e con un bellissimo sorriso ordinò alle ragazze di non alzarsi, iniziando a sparecchiare, la cucina divenne per un pò silenziosa, probabilmente a causa della splendida (e buonissima!) torta con le fragole che aveva preparato la madre di Anna per il compleanno della figlia.

In seguito, la piccola comitiva di ragazze si eclissò nella camera della festeggiata,per sbrigare la feccenda dei regali e poter parlare indisturbate di questioni “urgenti”.

Così, appena varcata la soglia,Elisabetta si buttò di peso sul letto di Anna, Lele e la proprietaria del letto mirecolosamente non ancora sfondato sul letto di Sel, che invece si raggomitolò sul suo affezzionato divano blu. Seguì un momento di calma piatta che durò qualche secondo, pronta a preannunciare la tempesta.

-Lele, dove cavolo hai messo il regalo!!!- strillò Elisabetta.

-Stai calma, ce l’ho qui. Non penso che muoia se non lo vede entro cinque secondi.- le rispose Adele, riferendosi ad Anna che rideva insieme a Sel; A ben guardarle avevano un modo simile di ridere: composto,pulito,educato ma gioioso. Un bel modo di ridere, insomma.

Ad ogni modo, Adele estrasse un sacchettino di stoffa verde mela da una tasca del vestito e lo mise nel palmo della mano di Anna, che riconobbe il suo contenuto già dalla forma: si trattava di due bracciali in legno colorato con motivi floreali, davvero molto belli ed estivi. Inoltre, Eli e Lele dovevano aver faticato per trovarli (o farseli fare?) e averci pensato con grande anticipo, visto che quel genere di articoli non erano sempre  reperibili e a Starland. Quindi Anna apprezzò sinceramente, ripromettendosi di indossarli appena l’occasione fosse capitata.  Poi l’attenzione virò su un argomento originalissimo: le questioni sentimentali! Ebbene sì, le cose si erano evolute. Lele e Nicola ormai si salutavano regolarmente e avevano anche avuto modo di parlare in una manciata di occasioni giustificate da Lele come “semplici atti di cortesia” (- Visto che la nonna si era ripresa dopo quella brutta influenza, abbiamo fatto loro una semplicissima torta e io mi sono solo offerta di consegnarla.- aveva detto. Sicuro, come darle torto?!) a cui ovviamente Elisabetta non aveva creduto. La stessa Eli si era poi trovata a scambiare battute da prima acide e poi sempre più amichevoli con il biondissimo Tommaso, che era tra l’altro il migliore amico del cugino di Nicola. Quanto ad Anna, sosteneva che non ci fosse assolutamente nessuno, ma le altre due indagavano su un Dario il nipote della cognata della madre di Lele, a cui probabilmente lei piaceva. Insomma, da parlare ne avevano e, certo, punzecchiarono anche Sel, ma senza successo.

Il pomeriggio andò avanti così; in mezzo a quell’immensa serie di cose senza senso tra amici che si vorrebbero rinnegare già il giorno seguente, oppure che rimarranno sempre dei segreti, ma che fanno sempre bene agli adolescenti in cerca di certezze.

Le due ragazze se ne andarono nel tardo pomeriggio, quando Anna e Sel si richiusero la porta alle spalle e si ritrovarono a giocare una partita a dama che risultava noiosa per entrambe.

Sel, sorrise, mangiando la pedina bianca di Anna con la sua nera, un sorriso così per fare, spontaneo, senza pretese,ma a cui Anna decise ugualmente di rispondere, se non altro per cortesia.

Nel tardo pomeriggio, quando il caldo non fu più così allucinante,  decisero di uscire e di andare verso il centro del paese, se non altro  per vedere di incontrare qualcuno e magari di concedersi qualche piccolo vizio, cosa per cui si premurarono di portare qualche moneta proveniente dai loro risparmi. La piazzetta lastricata di Starland, quella dove si teneva il mercato quando c’era, era occupata da alcuni bambini che giocavano con una palla marroncina e malconcia, probabilmente reduce da chissà quali avventure nelle mani di quei marmocchi scalmanati. A ben guardare Anna riconobbe anche una piccola chioma castana che non stava ferma un attimo: Antonio. Anna si scossè un attimo; le era piaciuto  dare lezioni al bambino e le dispiaceva aver dovuto smettere. Era sicura che anche Sel l’avesse visto, ma questa non lo diede a vedere e fu un sollievo per Anna: di fare una discussione profonda stile “saggia Sel” non le andava, in quel momento.

Continuarono il loro giro, fermandosi qualche volta a causa di qualche conoscente che faceva gli auguri ad Anna, ma a parte quasto, non incontrarono nessuno di particolare.

Poi si fermarono davanti ad un negozio dove Anna aveva visto degli orecchini perfetti per i bracciali delle sue amiche. Così varcarono la soglia intente a fare acquisti.

Anna si fermò a contemplare gli orecchini che aveva visto in vetrina, mentre Sel iniziò a gironzolare per il negozio, guardandosi attorno. Finchè non si fermò davanti a qualcosa che doveva essere particolarmente interessante; poco dopo se ne accorse anche Anna, che la raggiunse per scoprire la fonte di tutto quel interesse. Erano degli altri orecchini, molto belli a dire il vero: erano semplici e piccoli, ma molto eleganti, a forma di farfalla con le ali spiegate ed impreziositi da una piccola pietra cangiante posta al centro.

-Ti piacciono?- chiese, retoricamente, Anna all’amica.

-Sì, sono molto belli.- ammise

-Se vuoi li compriamo.- propose Anna.

-Ma no! Oggi è il tuo compleanno, mica il mio... Poi non ho nemmeno i buchi.-

- Allora fatteli. Scommetto che qui li fanno... Sempre se vuoi, ovvio.-

Altrochè se le sarebbe piaciuto, pensò Sel, non lo aveva mai provato e non era sicura che il futuro le avrebbe riservato un’altra possibilità come quella. E poi aveva voglia di concedersi un piccolo vizio. Tanta voglia che pure Anna se ne accorse e così, prima che Selene avesse il tempo di dire qualcosa, si avviò al bancone.

-Mi scusi, - chiese alla commessa – qui fate i buchi per le orecchie?-

La signora annuì e un minuto dopo Sel si ritrovò con un ago a due millimetri dal orecchio, pronto per trafiggerlo, con Anna che le assicurava che era un’autentica cavolata e che neppure le bambine piccole sentivano male.  A quel punto Sel si ripromise perlomeno di fingere di crederci.

Strinse i denti, deglutì e poi sentì una lieve puntura; un attimo dopo la signora stava bloccando l’orecchino. Selene sorrise uscendo dal negozio: era stato un bel fuori programma. E un’autentica cavolata, doveva dare ragione ad Anna.

Al rientro in casa, Giulia le accolse in cucina, alle prese con lo stufato.

-Selene, ma hai gli orecchini!- disse sorpresa

Selene abbassò gli occhi e arrossì, intimidita, anche se alla fine i genitori di Anna fecero solo finta di arrabbiarsi, solo per mantenere alto il loro onore in quella casa, avrebbe aggiunto Anna, poi le mandarono al piano di sopra a cambiarsi.

***

Anna adorava l’atmosfera che si creava dopocena, nelle sere d’estate; le piacevano il fresco ed il canto dei grilli che penetravano dalle finestre aperte e si andavano a fondere con  rumori più casalinghi e altrettanto amati come il parlottare dei suoi genitori in salotto, mentre stavano abbracciati sul divano, il canticchiare lieve di Selene in bagno... Il tutto assumeva un fascino ancora maggiore nella penombra della sua stanza illuminata solo dalla luce della Luna e delle stelle.

Anna mosse alcuni passi verso la finestra, arrivando a sfiorare il davanzale sopra il quale aveva passato tante ore insonni, ferma a rimuginare. Si chiese se i suoi sapessero di quella sua abitudine... Ridacchiò sommessamente pensando a suo padre che la vedeva con le gambe a penzoloni dalla finestra, gli sarebbe venuto un colpo! Poi, però, ci ripensò; dopotutto i genitori sanno sempre più  cose di quante i loro figli immaginino e, chissà, magari avevano deciso di lasciarla fare.

Fu il rumore della porta che si apriva a distoglierla dalle sue riflessioni; Sel seguì la porta e, non appena ci fu spazio, scivolò nella stanza elegante come un cerbiatto e svelta come un gatto allo stesso tempo.

-         Momento del davanzale?- ridacchiò

-         Forse, ci stavo pensando.- ammise Anna.

-Passato un bel compleanno?-

Anna fece spallucce:- Sì, dai.- dichiarò infine.

-La lettera dei tuoi nonni?-

-Non è arrivato niente.-

-Secondo me arriverà; bisogna aver pazienza. E poi sperare non costa nulla, anzi, ci si guadagna.- affermò Sel, convinta.

-Che cosa?- chiese Anna, con tono lievemente divertito.

- La luce nel buio.-

-Cosa?-

-Sì, quando si spera, quando ci s’impegna per raggiungere qualcosa, la notte è meno buio, meno paurosa. Più dolce e romantica, se vogliamo.-

Sel sembrava immensamente convinta della sua tesi ed incredibilmente seria. Anna, invece, non riusciva ancora a capire dove volesse andare a parare l’amica e si augurava, per la salute mentale di Sel, che si trattasse solo di un altro discorso, strano e astratto. Molto strano e astratto.

-Ma ti sei bevuta il cervello?!- sbottò, un pò divertita e un pò perchè aveva la sensazione di non riuscire a cogliere qualcosa.

Selene, dal canto suo, si limitò a scuotere la testa in silenzio e si avviò verso la finestra, aperta, precedendo Anna sul davanzale.

Si sedette, per poi rimanere qualche secondo in contemplazione.

-Di che cosa sono fatte?- chiese ad Anna.

-Cosa?-

-Le stelle.-

Anna rimase in silenzio per un pò; non ci aveva mai pensato e non sapeva che risposta dare.

-Non lo so.- ammise infine. – So solo che ci sono.-

Selene annuì con la testa: il discorso stava andando dove voleva lei.

 

-Però se ci sono vuol dire che di qualcosa sono fatte.- insistette

- Forse sono fatte di luce.- azzardò Anna

-Esatto.-

-Tu come fai a saperlo?- chiese Anna.

- Io le ho viste,da vicino.- tagliò Sel, per poi continuare: - Sai di cos’è fatta la luce?-

No che Anna non lo sapeva, così scosse la testa.

-La luce la creiamo noi, Anna. La creiamo con una risata sincera, con l’energia che utilizziamo, con i nostro sogni... Tutti i nostri sogni alimentano la luce delle stelle, così come l’impegno che ci mettiamo per realizzarli.-

Anna non fece alcun commento di critica du quella spiegazione. Il fatto che Sel glielo stesse raccontando metteva a posto vari tasselli: la sua apparizione improvvisa, la sua sparizione, quella mattina di qualche mese prima, il fatto che sapesse tante cose inspiegabilmente, il suo “essere fuori dal mondo”... E lo doveva essere sul serio.

Anna decise di credere a quella spiegazione, ma le sorse comunque una domanda:

-Perchè lo stai dicendo a me?-

-Perchè sei la persona giusta. Sono arrivata qui perchè da Starland proveniva poca energia, poi tua madre mi ha presa in casa e ho conosciuto te, per puro caso, non c’è una ragione. O forse era destino.-

- Non ci hai detto subito del pericolo che correvamo, però.-

- Brava Anna, è un pericolo.- Selene sorrise – Comunque, pensaci: mi avreste forse creduto? E poi dovevi, anzi, dovevate arrivarci voi. Sei una persona dal carattere forte, Anna, e ora che la rotta si sta invertendo tu puoi indirizzarla verso la direzione giusta.-

Anna rimase in silenzio: non sapeva cosa dire.

-Ti ho fatto un regalo, per il compleanno.- disse Selene , assumendo un tono più leggero,  per poi mettere una mano nella saccoccia che teneva attaccata alla cintura ed estrarne una piccola cosa, tutta avvolta in un fazzoletto rosso scuro, da quel che si poteva capire nella penombra. Anna lo afferrò:

-Grazie, non dovevi.-

-Non c’è di che. Il regalo è all’interno.- spiegò Sel.

Anna tolse il fazzoletto che avvolgeva il regalo, scoprendone un oggetto luminoso e leggero. Anzi! Anna si accorse che non aveva peso e che emanava un lieve calore. Non aveva contorni. Era solo luce, un piccola matassa di sogni intrecciati fra loro.

 

Spazio autrice: allora, prima di tutto... SCUSATEEEE!!!!!!!!!!!! So di essere in enorme ritardo, ma a mia dascolpa, vorrei aggiungere che l’ultimo mese di scuola è sempre incasinatissimo, ma penso lo sappiate.

Dunque, questo è il penultimo capitolo prima dell’epilogo ed è un pò la chiave della storia, il succo, se vogliamo. Di Selene non è ancora chiaro tutto e ci tengo a precisare che mai lo sarà, lascio spazio all’immaginazione e, anzi, sarei curiosa di sapere cosa ne pensate voi! Solo, spero di non avervi deluso con la spiegazione della storia... Ora vi saluto e, a presto (spero!)

Ila

 

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Capitolo 17
*** La Cacciatrice di Stelle ***


La Cacciatrice di Stelle

Negli istanti che seguirono quel momento, Anna rimase interdetta ad osservare ciò che si trovava in mano. Non c’erano trucchi e quella non era una favola: quella cosa luminosa nel suo palmo era una stella, come quelle che si vedono a miliardi nel cielo notturno. Semplice. Dopo i primi attimi di stordimento, Anna non si mise ad urlare, ne chiamò qualcuno o iniziò a bombardare Selene di domande. Non fece nulla di tutto questo, semplicemente, rimise la stella nel suo involto e lo posò in un cassetto, dove intendeva custodirla. Poi andò a letto, come ogni sera. Non che non avesse nulla a cui pensare, sia chiaro, ma non le andava di fare tanto rumore. In quel regalo vedeva una confidenza e forse, si era accorta che non tutte le rivelazioni straordinarie cambiano istantaneamente la nostra vita; a volte la accompagnano parallelamente senza mischiarsi con essa, altre volte s’infilano nel quotidiano senza stravolgerlo del tutto, diventando parte di esso. Poi ci sono volte in cui la rivelazione è solo la fine di un cambiamento naturale, la conferma, la somma finale. Così era per Anna: quella stella di fatto non aveva fatto assolutamente nulla, era solo la conferma di una qualche forma di atipicità in Sel, che aveva imparato a conoscere bene, nel quotidiano.Così si addormentò.

***

Un mattino, mentre erano al mercato in compagnia di Giulia, le due ragazze incontrarono Adele e Nicola, che ormai facevano coppia fissa. Dopo essersi salutati, i due posero alle due ragazze la domanda che da due settimane serpeggiava tra gli abitanti di Starland:

-Ci siete stasera?-

Tale domanda, ormai diventata di routine, si sentiva fin da fuori dai negozi, dove le signore s’incontravano facendo la spesa, veniva urlata tra un giardino e una strada dai ragazzini, chiesta sotto forma di domanda retorica a tavola dai genitori ai figli... E la risposta? Quella era in quasi tutti i casi affermativa, eccetto per quanto riguardava i signori più in là con gli anni che sostenevano davanti alle mogli, fino al pomeriggio del giorno stesso, di non voler proprio andare alla Festa di Fine Estate, detta anche semplicemente Festa, che era roba da giovani, tutti gli anni sempre uguale!

Salvo poi presentarsi la sera con il loro abito migliore e con un gran sorriso stampato in faccia.

Comunque sia, la Festa di Fine Estate, chiamata così in assenza di un nome specifico, era vecchia di generazioni e si diceva fosse presente tra gli usi di quel popolo ancor prima che decidesse di stabilirsi  in quella vallata circondata da monti alti e difficilmente accessibili. Non si sapeva con certezza a cosa fosse legata: c’era chi ipotizzava un antico culto pagano, chi una celebrazione legata all’agricoltura, visto che si celebrava a Settembre. In ogni caso, veniva ancora celebrata con entusiasmo e la gente vi accorreva numerosa, visto che era l’unica festività pubblica presente nel villaggio.

-Certo.- assicurarono Selene ed Anna, entrambe leggermente esaltate, la prima per la possibilità di fare qualcosa di nuovo e, doveva ammetterlo, anche per avere la possibilità di indossare il suo abitino nuovo, mentre la seconda... Bè, lei probabilmente provava più gusto ad andarci quell’anno, ci andava con una mente più aperta alle sorprese, chissà perché...

Lo stesso gusto lo provò quella sera, mentre si preparava davanti allo specchio, facendo tutto con un pizzico di attenzione in più. Anna aveva scelto il suo vestito la settimana prima, insieme alle sue amiche (tra cui anche Agnese, che si era un po’ inserita nel gruppo), che l’avevano spronata caldamente a comprarlo. Era rosso brillante, con una gonna a palloncino che terminava sopra le ginocchia e le spalline sottili. I capelli, invece, li raccolse in una crocchia volutamente disordinata, lasciando solo un paio di ciuffi neri come la pece ad incorniciarle il viso e gli occhi verdi.  Sorrise soddisfatta allo specchio: quella sera si piaceva sul serio. Si girò verso Selene, che era già pronta per uscire e l’aspettava seduta sul letto, avvolta nel suo vestito blu notte (in tinta col divano!) privo di spalline e con i capelli biondi lasciati liberi di scendere oltre la metà della schiena. Erano entrambe belle e si complimentarono a vicenda, con sincerità.

Le due ragazze uscirono da sole, visto che Lorenzo avrebbe aspettato la moglie che doveva finire di sistemare delle cose in cucina, per poi uscire insieme.

Attraversarono le stradine buie e straordinariamente silenziose, probabilmente perché non c’era anima viva, per poi avvicinarsi sempre di più alla piazza, dove s’intravedeva un bagliore fin in lontananza e dalla quale provenivano alcuni rumori e schiamazzi che le ragazze incominciavano a sentire.

Man mano che si avvicinavano la luce diventata sempre più forte fino ad esplodere in un insieme di luci e suoni che contrastava di netto con l’atmosfera al di fuori della piazza.

Anna si guardò intorno: c’erano proprio tutti! Dai bambini che si rincorrevano tra il palchetto dei musicisti e i tavoli, o meglio, passandoci sotto in barba ai pochi richiami di alcuni genitori ancora speranzosi di avere una qualche forma di controllo sul figlio, ai famigerati “non più giovani” che buttavano giù un bicchierino dopo l’altro, raccontandosi tutte le loro vicende giovanili... C’era perfino quello scapolo di Ernesto, ormai settantenne, che faceva ancora la corte a quella zitella di Elvira, che lo aveva rifiutato fin da quando aveva vent’anni e lo aveva incontrato la prima volta ed ora continuava a rispondergli in maniera acida e a minacciarlo di chiamare aiuto, se avesse continuato ad importunarla. Ma c’era chi era pronto a giurare che quella era solo una sceneggiata e che i due fossero stati insieme, al di fuori del matrimonio, e che si fossero divertiti eccome. Le due ragazze guardarono il gruppetto ridendo e facendo commentini divertiti, per poi passare oltre.  

Poco dopo trovarono Elisabetta, in un abito verde scuro, impegnata a parlare animatamente di chissà quale questione con... Agnese. Già, la vecchia amica di Anna non aveva faticato, una volta presa l’iniziativa, ad entrare in quel gruppetto e sembrava proprio che anche Eli e Lele si stessero veramente attaccando a lei. Anna picchiettò con un dito la spalla dell amica, per richiamare la sua attenzione, invano, era troppo presa dal suo discorso, nonostante Agnese si fosse perfettamente accorta di Selene ed Anna e cercasse di trattenere una risata allla scena. Anna decise di provare più  insistentemente e tornò alla carica contro la spalla di Elisabetta:

-CHE C’È?!- gridò questa, esasperata, prima di riconoscere le amiche.

-Oh siete voi... Scusate, ma Anna, lo sai benissimo che odio questo tuo modo di richiamare la mia attenzione!-

Eh già, praticamente questa particolarità di Elisabetta era nota a tutti, ma Anna amava fingere puntualmente di dimenticarselo, per vedere la reazione dell’amica. Che non era mai delle migliori, poteva assicurarlo.

Comunque, Anna fece spallucce per poi chiedere alle amiche:

-Dov’è Lele?-

-A ballare con il signor sonobelloeperfetto Nicola.-

- Ma dai, che carini!- commentò Sel

-Erano insieme anche quando siamo arrivate noi, molto vicini, ma...- disse Agnese

-Ma?- incalzarono le due appena arrivate

- Sono andata a chiederle se eravate già arrivate, non facciamone una tragedia.-

-ELI!-  seguì un coro di protesta generale.

-Che sarà mai, se la voleva baciare l’avrà fatto anche dopo.- si difese la diretta interessata, con fare ovvio.

-Complimenti, sei davvero romantica. Quanto una serata passata sotto un acquazzone.- la prese in giro Anna.

Elisabetta le fece la linguaccia.

Poi sentì qualcosa che le toccava la spalla. O meglio, che le picchiettava la spalla. Si girò di scatto:

-QUEL DITO TE LO MANGIO, CHIUNQUE TU SI... Oh, ciao Tommaso.-

Seguì un momento di gelo in cui Elisabetta si augurò di venire inghiottita dalla terra, le altre tre si sforzarono di trattenere le risate, rischiando letteralmente di affogarsi, mentre il ragazzo osservava la scena, o meglio, più che altro osservava Elisbetta, con un sopracciglio alzato e un sorrisino divertito.

-Ti da così fastidio?- le chiese

-Ehm... Leggermente.- ammise Elisabetta, anche se “leggermente” era un eufemismo.

Tommaso fece una bassa e piccola risata, per poi porgerle una mano:

-Vieni a ballare?-

Arrossì leggermente, Elisabetta che arrossiva?, per poi rispondere:

-Non sono molto brava.-

-Ti guido io.- il ragazzo sorrise e la condusse verso il centro della piazza.

Anna e Agnese si guardarono con la bocca a forma di O, come due pesci lessi, mentra Sel sorrideva.

-Wow,un po’ di romanticismo sembra presente anche in lei.- osservò  Agnese.

-Già...-

-Andiamo a ballare anche noi!- Propose, allora, sempre Agnese. Selene cambiò per un nano secondo espressione, mentre Anna chiese, in modo davvero poco credibile:

-E con chi?-

-C’è Dario là.- rispose l’amica convinta.

-Sì,ma...-

-Ha pure un paio di amici carini che sembrano simpatici e parecchio annoiati, quindi anche io e Selene abbiamo un occupazione, non è vero?- le chiese con un occhiolino.

-Va bene...- rispose Sel, con un sorriso di circostanza, mentre Anna annuiva rassegnata, d’altronde la maggioranza vince in democrazia.

Però c’è da dire che la scena fu molto meno imbarazzante di quanto Anna si apettasse, anzi, praticamente non lo fu, visto che lei e Dario passarono dal saluto alla pista da ballo in davvero pochissimo tempo. Infondo, era quello che volevano entrambi dall’inizio della serata. Dario piaceva ad Anna; era un ragazzo assolutamente normale, con difetti a cui però Anna riusciva a passare tranquillamente sopra grazie ai pregi del ragazzo su cui si concentrava. Come nel caso del suo nome: “Dario”, decisamente le suonava troppo aspro, ma gli occhi castani da cerbiatto del ragazzo riuscivano ad addolcirlo, secondo Anna, che sorrise guardandoli.

Selene, invece, se ne stava dal bordo della piazza, dove aveva esortato Agnese ad andare a ballare con l’amico di Dario, a guardare tutte quelle coppiette carine ballare. Però ad un certo punto venne distratta da una mano stesa a mo’ di invito da un altro degli amici del ragazzo, rimasto anche lui un po’ in disparte. Guardandolo, Selene si concesse di pensare che fosse un bel ragazzo dai lineamenti forti e dolci allo stesso tempo, prima di afferrare quella mano e concedergli un sorriso. Un sorriso di circostanza, che poi mutò, mentre ballavano, in un sorriso dalla duplice funzione: quella di distruggere tutte le speranze del ragazzo e quella di scusarsi.

La serata fu piacevole per tutti e, probabilmente, lo fu per Anna più di tutti gli altri, che l’avrebbe ricordata molto bene negli anni, per vari motivi.

Quella sera, anche se probabilmente non lo era, vedeva tutto più colorato, più sereno, più felice. Si sentiva più ottimista e anche più responsabile e le sembrava di capire che anche le sue amiche lo stavano diventando inconsciamente. E forse non solo loro; vide in un angolo, intenta a parlare con delle signore, la sarta del paese. Era da anni che non veniva e Anna sorrise istintivamente.

Fu allora, subito dopo che ebbe girato di nuovo la testa verso la sua compagnia che notò che mancava Selene.

-L’avete vista da qualche parte?- provò a chiedere alle amiche, che però scossero tutte la testa.

Dunque, Anna decise di cercarla nella piazza, girandoci attorno per più volte, per poi prendere atto del fatto che non fosse lì. Forse era andata verso casa, si ritrovò a pensare, prendendo quella direzione. Se la trovò, si ritrovò a pensare in seguito, fu più che altro per pura fortuna: Anna non si era allontanata poi così tanto dalla piazza, tant’è  che riusciva ancora a distinguerne i rumori e a vederne il bagliore, quando, arrivata in una zona caratterizzata dalla vicinanza  con la foresta e da case più larghe tra loro, la vide. Lì, al margine della radura,  nel  buio, dove col suo vestito scuro non l’avrebbe mai vista se non fosse stato per i capelli biondi che risplendevano illuminati dalla luna.

Anna si avvicinò sbuffando

-Sel! Mi hai fatto prendere un colpo, non ti abbiamo più vista!- le urlò, per attirare la sua attenzione ed anche per rimproverarla.

-Anna...- l’altrà si girò, ma senza accennare a muoversi.

-Non volevo farvi spaventare, è solo che, nonostante  mi sia divertita, queste feste rumorose a lungo andare non fanno per me.- continuò, una volta che l’amica l’ebbe raggiunta.

Anna stette un attimo in silenzio e, guardando quel bosco scuro, le venne in mente per un attimo il mercante con cui una volta aveva parlato Sel, che abitava al di là di esso con la sua famiglia...

Avrebbe voluto chiederle un “vuoi andare a casa?, ma invece venne totalmente fregata dal suo subsconscio che chiese a Selene:

-Cosa ci fai qui?-

Altro silenzio.

Poi, però, la risposta scivolò lentamente fuori dalle labbra di Selene:

-Pensavo di andare a caccia di stelle.- disse all’amica, strizzandole l’occhio, per poi aggiungere: - stasera sono così belle e luminose.-

Anna sorrise.

-Allora ci vediamo domani.- disse

L’altra sorrise di rimando, per poi abbracciare Anna, colta di sorpresa: Sel aveva regalato milioni di sorrisi bellissimi, ma aveva abbracciato di rado qualcuno, quasi mai, solo quando l’educazione lo rendeva necessario, a ben pensarci.

Poi si staccò, guardò Anna e scomparve in un attimo, nel buio.

Anna non tornò alla festa, ma a casa sua, rimuginando sui suoi pensieri. Infondo, sebbene uno strano tipo di tristezza si stesse facendo largo dentro di lei, era serena e... consapevole; a  quella storia del domani non ci credeva realmente, anche se stava tentando di fingere nel modo più convincente possibile con sè stessa.  E forse, fu proprio per questo che, una volta rientrata nella casa ancora vuota, si chiuse la porta della loro cameretta e si mise dul divano, davanti alla finestra aperta, ad aspettarla.

E lì si addormentò, il resto, realtà compresa, lo avrebbe affrontato domani.

Spazio autrice: vi prego non picchiatemi, so di averci messo veramente troppo ad aggiornare, solo che quest’estate sono stata catapultata da una parte all’altra e sono stata veramente pochissimo a casa. Comunque... Siamo giunti finalmente all’ultimo capitolo! Spero davvero che la fine non vi abbia deluso, ma ho sempre immaginato Sel come una specie di aiutante, più che come la risolutrice di tutto, non so se mi spiego... Riguardo alla decisione di mandarla via, invece, mi è sembrata opportuna, visto che Sel non appartiene al mondo degli umani.

Vorrei ringraziare Fanny e Pendragon per essere arrivate fin qui, senza di voi non sarei mai riuscita a finirla e questo capitolo è tutto dedicato a voi! Un altro ringraziamento va a tutti i lettori anonimi. In ogni caso, anche se ho già fatto il “Discorso finale”, ci leggiamo all’EPILOGO

Ila  

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Capitolo 18
*** Io, Anna ***


 

Io, Anna

Quando mi sono sposata ed ho lasciato la casa dei miei genitori, ho voluto far costruire qui la mia, vicino al bosco, che ora ci fa meno paura, proprio in questo punto.  È stata una casa felice, la nostra: vi ho vissuto tanti anni in compagnia di mio marito e dei miei due figli,  lui se ne è andato qualche anno fa, mentre i miei “bambini”... Bhè, loro vengono a trovarmi ogni tanto, anche se non abitano in questo  villaggio. Però non mi sento poi così sola. Spesso alla sera o all’alba mi siedo nel patio davanti a casa e guardo quel punto, rivivendo l’ultimo momento in cui l’ho vista di notte ed immaginando di vederla tornare al mattino. Pura immaginazione, non si è più fatta vedere per anni e non mi sono mai aspettata che lo facesse, d’altronde lei non è come noi, non è del nostro mondo e sono sicura che in questo momento sia impegnata da qualche altra parte, a tentare di salvare noi poveri esseri umani da una notte fin  troppo buia. Certe volte, guardando le stelle più brillanti che mai, me la rivedo al mio fianco, bellissima, come quand’eravamo due ragazze che parlavano su un davanzale, ed è in quei momenti che sono sicura che sia esistita davvero. Di lei non si è più parlato, almeno non concretamente, anche se qualche strano aneddoto che ricorda lei circola ancora. Proprio per questo mi sono più volte chiesta se non fosse semplicemente stata un’allucinazione collettiva, o un sogno,una fantasia... E tutte quelle volte mi sono sempre convinta della sua esistenza guardando le stelle brillanti e, nei momenti più difficili, la mia stella personale.  Me la immagino ancora con i capelli biondissimi, gli occhi azzuri e la risata cristallina, che aveva quando l’ho conosciuta io. So che è  ancora così; per me,almeno, resterà sempre tale. Ha dato una spinta a tutti, anche se non ce ne siamo accorti subito: io sono diventata la prima insegnante di questo paese e la gente, pian piano, ha incominciato ad aprirsi, ad imparare nuove lingue, a viaggiare, a farsi fregare da mercanti affascinanti che ti vogliono propinare la roba più assurda ed esotica, a sperimentare piatti nuovi nelle cucine, a difendersi dagli aspetti peggiori dell’uomo e ad ammirarne la parte migliore. Ovviamente questo sta ancora accadendo, non siamo al termine di un processo ormai concluso, anche se la ruota gira; lentamente, ma gira.

E mi viene naturale pensare che sia anche merito suo, che non ha mai preteso niente ed è arrivata da straniera malvista, anche da me.

Però sono sicura che la rincontrerò, tra non molto, e allora tornerò giovane anch’io. La aspetterò qui, davanti al bosco, in quella che passerà alla storia come “Terra delle Stelle”. Le mie espeienze le ho già fatte: ho fatto la mia parte in questo paese, ho viaggiato ed ho perfino incontrato anche i miei nonni, da ragazza. Ora so di aver dato quello che dovevo dare e di poter stare tranquilla al mio posto. Io  quella strada, la strada che abbiamo costruito in armonia con la natura, l’ho già percorsa, ed ora mi appresto a cedere il passo alle nuove generazioni, ad occhi più giovani e curiosi, che la seguiranno nel suo tortuoso cammino fino a raggiungere grandi città nelle quali sosteranno, s’innamoreranno, o passeranno soltanto. Procedendo per quella strada poi, lasciandosi alle spalle i monti e i pini, dopo aver attraversato umide pianure, giungeranno al termine, al mare.

 

 

Spazio autrice: eccomi qui. Mi scuso davvero tanto per aver troncato tanto a lungo la storia, ma quand’ho scritto l’epilogo, circa due mesi fa, non ne ero del tutto convinta e quindi ho preferito aspettare, anche se dopo sono ricominciati la scuola, gli impegni vari... Insomma, lo sapete;) Voglio solo ringraziare chiunque sia arrivato alla fine di questa storia e posso solo sperare che a voi sia piaciuta almeno la metà di quanto è piaciuta a me scriverla. Detto questo, a presto con nuove storie (Spero!). Baci

Ila

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