Red Hair & Silver Tape - you know, I need you

di mareear
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Save me, my hurricane ***
Capitolo 2: *** It's more romantic, or not? ***
Capitolo 3: *** I killed two people ***



Capitolo 1
*** Save me, my hurricane ***


Sta.1
Ep. 2
Capelli rossi e nastro argentato
Minuti 20:00-21:30
La strada era deserta, probabilmente il traffico era stato bloccato per quell'operazione.
Solo un carretto dei gelati stazionava non lontano dalle auto del CBI e della polizia che stavano prelevando il sospettato.
Jane stava appoggiato al SUV della sua partner e beveva dell' acqua.
Era terribilmente nervoso, in verità.
Non ricordava quando esattamente avesse cominciato ad impensierirsi così tanto per ogni stupida irruzione armata.
Di fatto però, ultimamente, quando mettevao quei giubbotti antiproiettile, un nodo gli bloccava lo stomaco.
Perché se il giubbotto proteggeva il busto e gli organi vitali non significava che non potessero essere colpiti alla testa.
Che Lei non potesse essere colpita alla testa.
Perché sì, diamine! Era preoccupato per lei.
Lui se ne stava lì tranquillo mentre Lisbon, la sua Lisbon, rischiava la vita.
E si sentiva impotente.
I bambini allegri si facevano comprare il gelato dalle loro mamme, tutti ignari di ciò che stava accadendo.
Poi un uomo saltò fuori da una delle abitazioni, correva. Era armato di un grosso coltello nero, come neri erano gli abiti che portava.
Jane si mise in mezzo alla strada, quasi per proteggere quei bambini. Quei bimbi che tanto gli ricordavano la sua Charlotte.
Era un gesto stupido, infantile, di certo non avrebbe potuto fermarlo.
L'uomo correva, sempre più veloce, sempre più vicino. Era quasi arrivato a lui, stava per ucciderlo.
Qualcuno sbucò fuori da una siepe e si gettò addosso al fuggitivo, salvando il consulente.
Era Lisbon. Lo stava immobilizzando.
"Mani dietro la schiena!" Gridò. Presto venne raggiunta dagli altri che l'aiutarono.
"Non opporre resistenza!" Fece ancora mentre alcuni poliziotti gli intimavano di stare fermo.
Jane era rimasto lì, agghiacciato, incapace di muoversi.
Ammanettarono il criminale e, ancora in ginocchio sull' asfalto, Lisbon guardò Jane.
Nei suoi occhi si leggeva paura. Ma nemmeno lui avrebbe potuto sapere se avesse avuto più paura per la propria vita o per quella di lei.
L'aveva salvato. Ancora una volta si era dimostrata capace di una forza e di un coraggio che lui non avrebbe mai avuto. Era così piccola, minuta, eppure nascondeva dentro di sé la potenza di un uragano.
Ed era così bella, lì, ansimante sulla strada, con gli occhioni verdi grandi per lo sforzo. Oh, se era bella.
Poco dopo disse a Rigsby e Cho che lui 'Veramente non c'aveva neanche pensato, sapeva che l'avrebbe fatto.'
Non lo sapeva in verità.
Lui lo sentiva. Come si sente il vento, come si percepisce il sonno.
Così lui sentiva che con lei vicina era al sicuro.
Per una volta, dopo moltissimo tempo, si era accorto di essere protetto.

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Capitolo 2
*** It's more romantic, or not? ***


Minuti 30:00-31:20
"Ok, dimmelo, cos'hai scoperto?"
Come ogni santissima volta Jane non era d'accordo con lei sul colpevole. A suo avviso era palese che fosse stato il ragazzo della vittima, c'erano le prove, una specie di movente, l'opportunità...insomma, avrebbe davvero potuto imcriminarlo. Ma il suo consulente gli credeva.
Accidenti.
Jane tirò fuori il suo telefono, digitò un numero e si mise in ascolto.
"Non posso dirtelo, devo mostrarlo." Fece, sibillino. Era uno di quei momenti in cui l'avrebbe ucciso.
"Salve, ho prenotato per due persone per oggi pomeriggio, potrebbe sistemarci in terrazza? È più romantico."
Gli occhi di Lisbon si stavano facendo sempre più grandi. Aveva l'espressione di una bimba che sa di stare per ricevere un bel dono. La sua bocca era quasi socchiusa. Qualcosa le stava formicolando nel petto. Lo stomaco si era praticamente attorcigliato su sé stesso.
Patrick Jane voleva portarla a pranzo!? Voleva che fosse romantico?
No, no, no, doveva ritornare a pensare con la testa. Era sicuro una presa in giro per prendere l'assassino. Non voleva invitarla ad un pranzo romantico. Ma cosa andava a pensare!
"Grazie. Sì, Patrick. Fantastico, a dopo." Jane aveva chiuso la telefonata.
"Non ti agitare, non ti sedurrei mai con il cibo. Sarebbe una cosa da studentelli." Puntulaizzò sorridendo maliziosamente.
Odiava quando faceva così.
E perché diavolo sentiva come un buco laddove prima il petto le formicolava? Non era mica delusione, vero? No, non poteva essere, no.
"Non ho pensato che volessi sedurmi." Scattò, sulla difensiva.
Un sorriso divertito le aleggiava sulle labbra nonostante sentisse un' irrefrenabile voglia di piangere.
"Com'è possibile che il pensiero non ti sia passato per la testa?" Chiese lui, sfoggiando un sorriso a trentadue denti.
"È il fatto che tu lo neghi che mi intriga." Confessò divertito.
Lei gli sorrise con uno sguardo di sfida, divertita come lui da quella situazione. Gli occhi non le pizzicavano più.
"Ma piantala!" Esclamò precedendolo nel corridoio.
Adorava quei loro scambi di battute come poche cose.
Avrebbe potuto aspettare ancora per un pranzo romantico con lui. Quei giochetti con Jane erano una consolazione sufficiente al momento.
Ma per quanto lo sarebbero stati?

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Capitolo 3
*** I killed two people ***


Minuti 39:00-40:10
Il funerale era stato toccante, così come gli sguardi di gratitudine che la famiglia aveva rivolto loro, in particolare a Lisbon.
Ma gli occhi di lei erano tristi e spenti, sembrava sull' orlo di piangere da un momento all' altro.
Sì, quei due erano dei criminali, dei maniaci, persone orribili e spregevoli oltre ogni dire.
Ma non meritavano di morire. Nessuno merita di morire  qualunque cosa egli abbia fatto.
E questo Teresa Lisbon lo sapeva.
Nonostante tutto sentiva un terribile senso di colpa, un devastante dolore che le perforava lo stomaco lasciandola senza respiro.
Perché lei aveva ucciso.
Aveva posto fine a due vite e non è dato a nessuno il diritto di spegnere una vita. Certo, era legittima difesa,  era il suo lavoro, lo sapeva. Ma nulla poteva giustificare il suo atto, almeno così pensava.
E poi aveva visto i suoi occhi. Come l'avevano guardata dopo che la coppia era morta per mano sua. Quello sguardo di paura e delusione, forse era addirittura raccapricciato da lei è da quello che aveva fatto.
Si era sentita morire. Niente avrebbe potuto ferirla più di quei occhi blu.
Voleva piangere ed urlare, scappare da quel suo lavoro, scappare da tutto e da tutti! Voleva solo andarsene da tutto quel peso e soprattutto da quegli occhi. Voleva correre tra le braccia della sua mamma.
E Jane era lì, vicino a lei. Non si erano scambiati una parola dopo quello che era successo. Non riusciva a decifrarlo.
La sua vista si stava offuscando. Ricacciò prontamente indietro le lacrime che spingevano prepotenti. Poi si incamminarono dietro agli altri.
Ed accadde qualcosa che non aveva previsto.
Jane le appoggiò una mano sulla spalla. Le sembrò per un secondo che tutto quel fardello che si portava dietro dalla sparatoria le fosse stato portato via.
Si sentì più leggera. Dunque lui non era schifato da ciò che era e da ciò che aveva fatto, lui aveva capito ed ora stava tentando di darle conforto.
Era così buono. Cercava di farla sentire meglio, di consolarla, come se avesse visto davvero quel pianto che si era negata.
Avrebbe pregato perché lui l'abbracciasse ma non poteva e lo sapeva. Sarebbe stato strano e di certo la squadra non avrebbe risparmiato commenti e supposizioni. E poi avrebbe significato qualcosa di strano.
Quel gesto così dolce e confortante era tutto quello che poteva avere in quel momento e tutto quello che poteva desiderare.
Perché non avrebbe retto un altro scontro con quelle pozze blu che la guardavano agghiacciate.
Per fortuna lui non vide quando, mentre camminavano, una lacrima riuscì ad eludere le barriere che si era imposta ed andò a bagnarle il viso.
Si rese conto in quel momento che lei aveva bisogno, un bisogno terribile, di avere Patrick Jane al proprio fianco.

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