The AristoCass

di BlueAngelxx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- My name is Dean, by the Way ***
Capitolo 2: *** The sound of Jazz ***
Capitolo 3: *** I'm a Cat Balth... ***
Capitolo 4: *** A trench, do you like it? ***
Capitolo 5: *** You don't know ANYTHING about me ***
Capitolo 6: *** I'm sorry... ***
Capitolo 7: *** Rock you like an hurricane! ***



Capitolo 1
*** Prologo- My name is Dean, by the Way ***


Castiel sedeva sul sedile davanti della macchina e si guardava intorno mentre l’aria proveniente dal finestrino gli arruffava il pelo nero. Lui adorava osservare la vita frenetica della capitale e, a distanza di tre anni non era ancora riuscito ad annusare tutti i profumi che c’erano la fuori. Grazie ad Hellen che l’aveva preso quando era appena un cucciolo aveva avuto la possibilità di essere un gatto di casa ed evitare tutti gli stenti e le paure comune ai gatti randagi. Lanciò un occhiata felina verso la sua padrona che guidava tamburellando a ritmo le dita sul volante. 

-Adoro questa canzone Cas!- adesso anche la sua testa si muoveva insieme alle dita e lui per un po' cercò di imitare quel momento. Per poi rinunciare poco dopo. 

Non vi capirò mai a voi umani.
Spesso lo diceva, ma non avrebbe mai potuto immaginare la sua vita senza la compagnia di quella signora. D’altronde lui era la sua unica ragione di vita.
Era rimasta vedova molto giovane e sua figlia Jo era cresciuta ed era andata via di casa, ora Cas, con le sue solite abitudini scandiva la vita di Hellen con regolarità e puntualità.
Inoltre con lei Cas era felice. Poteva vedere qualsiasi zona della città volesse, purché accompagnato, lei diceva che giravano spesso tanti male intenzionati che rapivano i gatti come lui per farci chissà che cosa. Si stiracchiò le zampe davanti facendo finta di niente per poi grattarsi il muso con la zampa di dietro, fino a quando non aveva compiuto un anno spesso aveva cercato di prendere le cose dalla cucina per portarla ai gatti randagi che vivevano nella sua tenuta ma che non entravano mai in casa. Sospirò quando ripensò a quel giorno che si era preso un graffio e un morso da uno dei gatti neri del gruppo della tenuta.
Che antipatico quel Raf.[1] Oh pazienza, problema suo! Resta senza cibo, così impara 

Si leccò una zampa cercando di non pensare a come era tornato a casa, con un buco su un orecchio solo perché aveva cercato di essere gentile.
Quell’episodio gli aveva messo la pulce nell’orecchio di come si sarebbe potuto trovare con un altro gatto dentro casa, anche se non aveva mai provato a farlo. D’altronde non conosceva nessun gatto che avrebbe voluto avere come compagnia e questo a volte lo rendeva triste. Nella enorme casa della tua tenuta spesso di sentiva solo. C’era Hellen era vero, eppure, per quanto potesse essere consolante la compagnia di un essere umano, Cas aveva pur bisogno di un altro gatto come lui.
Ripensandoci bene però aveva tanti amici a casa. Gabriel, il topolino che spesso andava a rubare le caramelle in cucina e Anna, il cavallo che Hellen portava spesso a passeggiare nel bosco della loro tenuta.
Un rumore di quello che sembrava il bastone di una scopa batte per terra, riscuotendo il micio dai suoi pensieri che ruotò prima le orecchie e poi il muso, per poi appoggiare le zampette tutte nere sullo sportello e tirandosi in piedi per osservare tutto quello che stava succedendo. Osservava i banchetti che gli passavano vicino muovendo le orecchie  e cercando di capire che cosa avesse potuto provocare un tale disastro. 

Quando vide un gatto rosso saltare giù da un banco di pesce inseguito da un uomo biondastro con una scopa in mano non poté fare a meno di saltare giù dal finestrino, anche se non era per niente sicuro di quello che stava facendo.

 

-Che succede?- chiese con il fiatone mentre correva dietro al gatto rosso che, con il suddetto pesce in bocca, non sembrò prestargli molta attenzione. Solo quando riuscirono a voltare l’angolo lui saltò su quello che sembrava una scala antincendio per poi mettersi a mangiucchiare il suo pasto. -Vuoi?- disse lanciando un’occhiata a Cas che era rimasto qualche gradino sotto di lui. Gli occhi azzurri di Cas lo guardarono perplesso. Doveva essere un randagio senza ombra di dubbio. Il pelo ispido lo dimostrava e gli occhi verdi lo fissavano interrogativo. Un movimento della coda del randagio lo riscosse -Allora?-

-No grazie.- scosse la testa. 

-Peccato, è buono. Non si rimedia mai pesce tutti i giorni.-

-Sei un ladro?-

-Non si vede?-

 

 

-CAS!- la voce di Hellen lo chiamava, era ora di tornare a cas. Si stiracchiò per poi scendere con noncuranza quei gradini che mancavano per riportarlo a livello del suolo.

-E’ stato un piacere- [2] disse girando vagamente il muso per guardarlo. -Adesso però devo tornare dalla mia padrona.-
L’altro sembrò seriamente dispiaciuto, sarebbe stato divertente trovare qualche un compagno di avventure, non era male vivere come un gatto randagio senza fissa dimora ma a volte la solitudine era brutta. 

-Attento a quello che rubi Alì-[3]

Trattenne una risata. -Il mio nome è Dean comunque..

-Beh allora ci si vede in giro.-

-Ci puoi contare Angioletto!-

-Come hai detto scusa?

-Mi hai salvato da Alastair, il brutto tizio con la scopa. Lui detesta che gli prendo il pesce…

 

E vorrei ben vedere!

 

-Quindi sei un angelo.- Sentendo delle voci Dean fece due o tre salti sui gradini più alti.

-Aspetta! Come ti ritrovo? 

-Chiedi del Cacciatore,[4] per il resto..segui la folla! Ci si vede straniero.[5]

 

Cas osservò la figura salire per i gradini fino a sparire e, solo quando non fu più in grado di distinguere niente decise di tornare da Hellen, che lo aspettava appoggiata al cofano della macchina. 

 

Dean, bel nome. Potrei aver trovato qualcuno a cui portare il mio pesce.

 

Fu così che, la solitudine o chi per lei, in uno strano gioco di coincidenze fece incontrare Dean e Cas. Due gatti talmente diversi da essere quasi uguali. 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice

[1]= Raf, una via di mezzo tra il cantante e l’angelo. Io lo odiavo. L’ho fatto brutto, spelacchiato e antipatico. ù.ù Così impara

[2] = Questo pezzo l’ho immaginato con lo stesso tono che ha Hermione quando parla con Ron nel Treno per Hogwarts nel primo film di Harry Potter *-* Che bellina che era <3

[3] = <<*Canticchia* Principe Alì, Alì Ababua.>> Va bene va bene sta venendo un po' come un crossover Spn/Disney xD Lo conoscete il principe Alì vero? *-*

[4] = Giustamente il nome in codice di Dean poteva essere solo “The Hunter”

[5] = Goodbye Stranger <3 8x17 Una delle puntate più Destiel della storia <3

 

Eccoci qua, questa è il prologo di quella che dovrebbe essere la mia nuova fanfic xD
Che ne pensate? La lascio come one shot o volete sapere cosa succede a Dean e Cas? :P
Devo ammettere che Cass tutto nero con gli occhi azzurri l’ho immaginato con il pelo lungo come una lince, mentre Dean ha il pelo corto corto e ispido, un pò come i capelli di Jen (anche se sono sicura che non sono ispidi per niente) xD

 

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Capitolo 2
*** The sound of Jazz ***


 

La macchina era tornata a casa nel primo pomeriggio, dopo una mattinata passata vedere i negozi e le stradine della vecchia Dallas. Dopo essere risalito in macchina però Cas si era acciambellato e non aveva più prestato attenzione ad Hellen che, nonostante tutto, continuava ad ascoltare le sue canzone soft rock che le piacevano tanto.


Mi dispiace, ma oggi non sono dell’umore adatto, pensò prima di aprire un occhio, facendo spuntare una macchietta azzurra in mezzo a tutto il pelo nero. Si metteva a dormire come una conchiglia quando non voleva parlare e non voleva essere disturbato. Continuava a ripensare alla faccia da schiaffi di quel gatto randagio e al pelo ispido. Non aveva mai visto un altro gatto con gli occhi verdi, gialli, blu, color nocciola, ma verdi proprio no.

 

Sarà legale che qualcuno se ne vada in giro con quel colore di occhi? si fece la domande per poi ritrovarsi a sospirare e richiudere gli occhi e stringere la coda. Si mise una zampa sulla faccia e decise che per il momento non era il caso di pensarci.

 

Arrivarono a casa ancora prima che Castiel potesse rendersene conto, Hellen scese dalla macchina e il suo maggiordomo si avvicinò con voce melliflua. Cas lo guardò sospetto, pensava che quell’uomo volesse solamente l’eredità di Hellen e, per giunta sapeva che lui odiava tutti quanti i suoi amici nella tenuta!

 

-Chi non muore si rivede eh? Ciao Cas- conosceva benissimo quella voce. 

-Balth!- miagolò scendendo dal sedile della macchina per poi trotterellare allegro vicino al cane lupo che adesso sedeva poco lontano da lui. Le orecchie nere leggermente ruotate all’esterno e la bocca aperta in quello che voleva sembrare un sorriso.
-Non ti sforzare, rischi di essere spaventoso-

L’altro cambio espressione, abbassando leggermente le orecchie, che adesso sembravano le lancette di un orologio alle nove e quarto.

-Sei sempre il solito Cas, dovevano chiamarti Lucifero-

-Si sono cattivo…Tanto poi il topolino lo facevamo fare a Gabe no?-
Gabriel, il topolino della tenuta che si divertiva a rubare una quantità mostruosa di Il cagnone in tutta riposta si limitò a muovere la coda mentre Cas alzava gli occhi al cielo, si comportava proprio da cane a volte.

 

-Piuttosto, dove sei stato?-

-Mah ho girato il mondo-

-In cerca di fortuna?-

-Mica sono il Gatto con gli stivali..quello sei tu, io sono più uno spirito libero come Balto- disse alzando il muso con noncuranza e finta sufficienza. Il micio non rispose, facendo finta di dargliela vinta, a volte con Balthazar era l’unico modo possibile per andare avanti. Sapeva bene che era molto più da Balth girare il mondo per seguire qualche folle cagnetta. 

-Com’è Parigi?-[1]

-Come scusa?

-No niente, lascia perdere.

 

 

Lanciò un’occhiataccia al maggiordomo. A volte lo aveva immaginato come un pinguino, un brutto pinguino pelato. -Madame, sembra che sia tornato un altro figliol prodigo- 

Bath in quel preciso momento non seppe bene come fece a non addentargli un polpaccio,

-Brutto odioso schifoso essere viscido.

-Hai finito? Penso tu abbia finito tutti gli aggettivi con questo significato.- terminò la frase trattenendo a stento una risata,

-Lo so, dovrei ignorarlo ma ancora con questi paragoni con gli angeli? Sei banale-

Cas lo guardò con gli occhi azzurri profondi di un azzurro cielo, in effetti Balth non aveva tutti i torti. Hellen aveva sempre avuto la mania di chiamare tutti i suoi animali come angeli, anche se non aveva mai sentito di un angelo di nome Anna. La mitologia è strana, aveva convenuto quando aveva fatto la conoscenza della giovane puledra qualche mese prima.

 

 

Entrarono dentro casa sospirando mentre Hellen continuava a dargli gomitate accidentali cercando di allontanarlo. -A volte mi chiedo perché ancora continuo a tenerti a lavorare per me Zac!-

Zaccaria, che fosse proprio lui che aveva dato origine alla malsana ossessione di Hellen per gli angeli? Cas avrebbe dato molto per saperlo, solo che non ne aveva mai avuto modo. 

-Andiamo.- Disse muovendo la punta della coda e dirigendosi dentro casa. Si sentì il rumore di un ringhio sommesso e Cas avrebbe scommesso anche una parte della sua coda che era stato il cagnone dietro di lui.

-BALTH! Sei un pastore tedesco non un chihuahua- lo richiamò all’ordine girando la testa.

-Scusa, hai ragione.- trattene una risata a stento, mentre Zaccaria saltava sorpreso e spaventato allo stesso tempo

 

 

♥♦♣♠︎︎︎︎

 

Era passata una settimana dall’incontro di Dean e Cas e quest’ultimo, anche se con scarsi tentativi, aveva cercato di ritrovare quel misterioso randagio rosso dagli occhi verdi. Adesso Cas, in posizione di sfinge guardava fuori dalla finestra, ascoltando il rumore della pioggia che batteva sulle finestre, muovendo le orecchie come un deltaplano quando un lampo o un tuono squarciavano il cielo

 

Dove sei finito Dean? Si chiese mentre sospirava, ignaro del fatto che un piccolo topolino si stesse avvicinando con quella che sembrava una caramella mou in mano.

-CAS!- lo richiamò per l’ennesima volta mentre mangiava in un sol boccone la caramella per poi arrampicarsi  sulla poltrona che dava sul davanzale della finestra. -Si può sapere che hai? Sei apatico da una settimana-

L’altro non rispose, tornando a rivolgere lo sguardo al panorama fuori dalla finestra. 

-Lascialo perde Gabe, lo sai che quando è in queste condizioni bisogna lasciarlo perdere, c’è anche il rischio che ti prendi un morso.
Il gatto alzò lo sguardo al cielo per poi sospirare di nuovo

A volte mi chiedo per chi mi abbiano scambiato ‘sti due. A sentirli sembro una via di mezzo tra i Siamesi di Lilly e il Vagabondo e Lucifero[2].

 

-Per me si è innamorato- la voce del topolino era inconfondibile.

-Ma ti pare? Cas? Innamorato?-

-Suvvia Balth lo vedi che è molto più grave del solito!-

 

COSA? Saltò all’affermazione di Gabriel gonfiando la coda e tenendo a malapena un soffio di disappunto.
-ALLORA!- miagolò, anche se con troppa enfasi, provocando una risatina tra i due, che lo guardavano con un’espressione di finta innocenza. -CHIARIAMO DUE COSE! PRIMO, cioè primo…- abbassò la voce dopo essersi reso conto dell’epressione violacea che si era appena disegnata sul viso del topolino, ormai sul muso del cane, e sul viso di quest’ultimo.

-..primo, non sono innamorato. Secondo, voglio solo sapere che fine ha fatto quel dannatissimo gatto rosso!-

 

-Si si, come no- la voce di Balthe lasciava intravedere un programma oltre gli ingranaggi del suo cervello canino.  -Aspetta… Quale gatto rosso?- 

Oh oh… 

Si era reso troppo tardi di quello che aveva appena detto.

-Ne…ne…nessuno.- cercò di chiudere il discorso pi velocemente, mentre Balth alzava un sopracciglio nella sua solita espressione da pastore tedesco. 

-Sentite è solo un gatto che ho conosciuto quando sono uscito con Hellen l’ultima volta.- 

-Una settimana fa!- pronunciarono entrambi all’unisono, per poi guardarsi con un’occhiata loquace, trattenendo una risatina senza tuttavia riprendere il discorso. Cas, sollevato dal fatto che nessuno dei due volesse continuare quella scomoda conversazione si stiracchiò pigramente mentre lanciava un’occhiata a Gabe che. intanto, aveva ripreso a mangiare un’altra caramella e ignorava temporaneamente gli altri due come se fosse preso in un religioso silenzio per mangiare il suo dolce pasto.

 

Lasciamo perdere, sarebbe una guerra persa con questi due.

 

Fece per scendere dal davanzale della finestra quando sentì il rumore di una macchina d’epoca parcheggiarsi sotto la sua finestra

Chi può essere a quest’ora? si chiese, ottenendo la risposta qualche secondo dopo. La portiera aperta della macchina aveva rivelato una musica jazz provenire dall’abitacolo. Oh no! fu il suo primo pensiero.
-E’ chi penso che sia?- Balthazar, con gli occhi sbarrati quardava Cas, che aveva il pelo dritto come uno spolverino per pulire. Annui, con gli occhi azzurri sbarrati.

-Si. E’ FRANK..L’avvocato!-

 

Non avevano niente contro Frank, però era un tipo particolare. Balth affermava che fosse completamente folle, Gabe diceva che era semplicemente schizofrenico. Cas, invece, aveva solo paura di quell’uomo. Beh, dopo aver preso qualche pestata e uno o due calci involontari, chiunque avrebbe avuto un certo timore di quell’uomo. Avrebbero cercato di mettersi comunque in posizione di sicurezza, giusto per evitare piccoli incidenti accidentali.

 

La voce puntuale del maggiordomo raggiunse le sue orecchie, provocandogli una risata, ogni volta che ci pensava non poteva fare a meno di immaginarlo come un pinguino paffuto e pelato con il frack che camminava in giro barcollando

-Mr Deveraux! Posso fare qualcosa per lei??-

-Oh Zac!- lo salutò amichevolmente, come era solito fare, mentre cercava di convincerlo a salire le scale nonostante ci fosse l’ascensore. 

-Mamma mia sei un vecchio mammalucco! Non sei più agile come quando avevi ottant’anni eh!! Sei solo un vecchio barbagianni! Gli ascensori sono per i vecchi![3]-

-Ma..Mr Devereaux!-

-Potrei offendermi se continui a chiamarmi in questo modo! Non sono mica mio padre!.

-Ma…-

-Basta con tutti questi ma!!

 

Cas fu costretto a trattenere un’altra risata felina, mentre riconosceva la voce di Hellen che si dirigeva a salutare il suo avvocato, nonché vecchio amico. 

-Frank!- disse correndogli incontro per abbracciarlo, -ho una sopresa per te!-

-Ma…Hellen! Cos’è questa musica? [4]

-È Frank Sinatra…-

-Oh ma Certo! La sera di quando ci conoscemmo! Ma certo che lo ricordo!

 

Dopo una serie di vecchi convenevoli e ricordi, nel quale Balthazar aveva strabuzzato gli occhi e ogni tanto ne chiudeva uno come segno di disappunto, i due vecchi amici avevano iniziato un lento mentre  Gabe e Balth muovevano la testa e cercava di trattenere dei latrati  e degli squittii di dolore

-Ma cos’è questo schifo!-

-Taci!- gli rispose Cas mentre si spostava dal davanzale al pianoforte a coda, muovendo la punta della cosa a tempo con la canzone di Sinatra che riecheggiava nell’aria grazie al grammofono che Hellen aveva precedentemente acceso.
Adesso Cas sedeva sul pianoforte a coda, beatondosi della musica con gli occhietti chiusi, aprendoli ogni tanto per monitorare la posizione di Frank ed Hellen nella stanza  e per controllare le smorfie di quei due miscredenti.

 

Non capite niente di musica. Questo disco è una poesia!

 

Non riuscì a capire tuttavia perché i suoi pensieri corsero a Dean, e prima che riuscisse a rendersene conto era seduto con la coda arrotolata, immaginando il gatto rosso che saltava da una scala antincendio all’altra.

 

 

Che ve ne pare? =D
Ho deciso di continuare, in questi giorni ho avuto molte idee, grazie anche al tatuaggio che ho fatto giusto oggi ^^ <3 Spero che le mie 4 zampette di micio mi portino fortuna con questa fanfic :P  Hellen mi ha fatto morire, Cas è adorabile <3
Balth e Gabe invece si sono scritti da soli xD Li ho adorati *-*

 

 

Note.
1) Parigi è la città originale degli Aristogatti <3

2) Lucifero, un nome un programma, nonché micio di Cenerentola *-* “Perchè lui è cattivoo!” (semcit) xD

3-4) Citazioni rimodificate degli Aristogatti =D 

 

Mi raccomando :P Ditemi che ne pensate eh!

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Capitolo 3
*** I'm a Cat Balth... ***


 

Cas era rimasto ad osservare Frank ed Hellen che ballavano, lasciandosi trasportare da moltissimi ricordi. Gli piaceva Frank, se non fosse stato così sconclusionato lo avrebbe anche accettato volentieri nella sua famiglia. 

Frank Sinatra. Castiel pensò, muovendo il musino a tempo di musica, che quella fosse manna dal cielo, musica a dir poco celestiale. E quella voce! Era calda, potente. La gente aveva avuto tutte le ragioni del mondo per avergli dato il soprannome di The Voice. Le sue zampette anteriori cominciarono a muoversi alternatamente, seguendo il ritmo della batteria Jazz, come se stessero massaggiando la superficie nera del pianoforte. Arricciò il naso rosa quando la canzone finì, ma non fece a tempo a miagolare la sua disapprovazione che la canzone seguente partí un secondo dopo.
I Can't Dance, la sua preferita. 

Sorrise al pensiero di lui ed Hellen che viaggiavano in auto, lui adorava pigiare i tasti della radio e piazzare sempre quella stessa canzone più e più volte. Era un po' difficile, dato che era dotato di zampe e non di mani, ma con un po' di perseveranza riusciva a fare quello ed anche molto altro. Un rumore come di vetri rotti spaventò Castiel, che rivolse la sua attenzione verso il salotto. Vide Hellen recuperare pezzi di un bicchiere rotto, probabilmente della sua preziosa collezione di cristalli, sbuffando e tentando di trattenere un conato di rabbia. 

Il micio non poté evitare di trattenere una risata, mentre osservava Frank non la smetteva di chiedere scusa, ma Hellen non gli dava ascolto. Balth abbozzò una risata quasi nello stesso momento di Cas ma, quest’ultimo girandosi non vide altro che il cagnone marroncino e nero che aveva appoggiato il muso sul tappeto rosso bordeaux del salotto.
Poco dopo la teiera fischiò e la donna andò a spegnere la fiammella, poi tornò con fare altezzoso.
No, ma fatelo un altro rumore, pensò contrariato mentre si stiracchiava sull’enorme pianoforte nero per poi tornare ad acciambellarsi. Castiel sapeva benissimo che Hellen non era cosí, ma lo faceva quando la situazione lo richiedeva. E quella situazione, evidentemente, era abbastanza seria da richiedere la sua completa attenzione.

-Bene, mio caro Frank-, cominciò Hellen mentre l'altro appoggiava poco delicatamente il suo deretano su una delle poltrone del salotto della donna. -Hai carta e penna?-. 

-Oh, si certo!-, bofonchiò Frank prima di estrarre frettolosamente un blocchetto ed una Parker da almeno cento dollari dalla sua ventiquattrore.
-Vuoi scrivere il mio testamento su un pezzo di carta?-

Versò una tazza di thè ad entrambi e si sedette a sua volta, lanciando un'occhiata al piccolo Castiel che se ne stava ancora lí, beato, sul pianoforte. -Fantastico.- pensò mentre Frank faceva spallucce. -Lasciamo perdere.. Io sottoscritta Hellen Harvelle dichiaro, sotto la mia responsabilità ed in possesso delle mie facoltà mentali...-.

-...facoltà men...aspetta, aspetta!-, balbettò Frank affannato.

Hellen sbuffò. -Ma quanto sei lento! Dicevo: sotto la mia responsabilità e bla bla bla...di voler cedere tutto il mio patrimonio ed i miei possedimenti, villa e tenuta compresi, al mio micio Castiel-.

Castiel saltò in aria, miagolando dalla sorpresa. Frank bucò il foglio e guardò Hellen con gli occhi sbarrati. La donna piegò la testa di lato e con il gesto calmo e leggiadro della mano destra lo invitò a continuare a scrivere. Frank si sistemò gli occhiali sul naso, quasi ficcandosi la penna nell'occhio, e passò una mano sul foglio per sistemarlo, l'inchiostro che sbavò in piccole righe nere.

-Quando il mio meraviglioso micino non ci sarà più-, continuò Hellen con un piccolo sospiro. -A quel punto andrà tutto a beneficio di Zaccaria. Oh, quanto mi costa fare una cosa del genere!-.

Frank posò la penna sul tavolo e volse il foglio verso Hellen, che lo lesse attentamente e poi firmò con estrema decisione. L'avvocato, dopo essersi asciugato il sudore con un fazzoletto di stoffa, sbrigò le ultime formalità e si alzò molto rumorosamente dalla poltrona, inciampando nel tappeto persiano di Hellen. La donna alzò gli occhi al cielo e lo accompagnò alla porta, salutandolo frettolosamente. Nel frattempo, Cas sembrava molto scosso dalla situazione. Saltò giù dal pianoforte e corse verso il caminetto dove Balthazar stava dormicchiando, muovendo le zampe come se stesse correndo. Cominciò a battergli una zampetta sul muso finchè non lo svegliò.

-Che vuoi, gattino rompiscatole?-, grugní Balthazar, alzando il muso molto, molto lentamente.

Castiel arricciò il nasino, muovendo lentamente la coda. -Hai sentito Hellen parlare con Frank?? Beh, in poche parole la sua eredità andrà a me. Non sono sicuro se sia un bene o un male-. Si scrollò e i suoi occhi blu sembrarono sorridere. -L'unica cosa di cui sono sicuro è che divideremo tutto quanto! D'altronde, siamo amici...no?-.

Cas osservò Balth per un po' sospirando e alzando lo guardo al cielo. Era convinto che Balth non capisse la gravità della cosa.

-Hey? Hai capito?- lo richiamò poco dopo

-Si...l'eredità...COSA?-, esclamò Balth tirandosi subito su come una molla.

-Ecco vedo che hai afferrato...ti rendi conto?-.

Balth sembrò ragionarci sopra, non molto lucidamente. -Mi...forse non mi rendo conto...O FORSE SI!-.

Cominciò a correre per il salotto, ululando di gioia. Cas si mise una zampa sul muso, incredulo. Era una cosa seria, per l'amor del cielo! Come poteva essere cosí tonto quel cane? 

-Fermo, fermo fermo!-, miagolò forte Cas.

Balth corse verso di lui, buttando giù una sedia, e si fermò bruscamente a due millimetri dal suo muso. -Che succede, Cas? Perchè ti scaldi tanto? Non vedo dove sia il problema-.

-Oh, davvero?-, sbottò il micio, irritato. -Chissà perchè la cosa non mi sorprenda, Balth!-.

-Davvero Cas, non capisco-.

Era tonto, adesso ne aveva la conferma.

-BALTH IO SONO UN GATTO! Sono un soriano, ma sono sempre un gatto. E TU SEI UN CANE!-, sbottò Cas urlando talmente forte da costringere Balth a tapparsi le orecchie con le zampe, il muso sul tappeto. 

Balthazar grugní. -Dettagli-.

-E QUESTI LI CHIAMI DETTAGLI?!-.

Castiel era sempre più irritato. Non riusciva a concepire come il cervello di quel cane fosse cosí limitato. La cosa lo faceva impazzire. Vide il cane sospirare per poi accucciarsi di nuovo vicino al caminetto. 

-Più che un gatto mi sembri una scimmia urlatrice. Cristo Santo calmati!-.  

-Mi spieghi come faremmo ad amministrare la proprietà?-, chiese il micio, abbassando malvolentieri il tono.

-Un modo lo troveremmo. Tanto manca ancora tanto, grazie a Dio, alla dipartita di Hellen-.

No, non poteva crederci. Doveva chiamare rinforzi.

-Gabe ti prego lascia perdere quel lecca lecca e vieni a darci una mano!-.

Il topolino, che stava beatamente sgranocchiando la superficie di un lecca lecca alla fragola, alzò il muso di scatto e si girò verso Cas. -Ma cosa vuoi da me? Lasciami in pace, cavolo!-. 

Castiel si posò una mano sul musino, rassegnato. -Va bene, ragazzi. Lasciamo perdere. È inutile ragionare con voi due! Mi sembra di parlare con i muri! E tu, topastro, vienimi a chiedere qualcosa la prossima volta!-.

Il micio mosse nervosamente la coda e girò il muso con aria offesa. Era incredibile, davvero incredibile. Mosse qualche passo verso il pianoforte e vi si accoccolò sotto, pensando a come avrebbe fatto a gestire tutto quel ben di Dio, una volta che l'avrebbe avuto in mano. Voleva bene a Balthazar e Gabriel, ma erano cosí stupidi! Non c'era nemmeno una minima possibilità che capissero che non avrebbero mai potuto farcela da soli. Eppure non c'era una grande varietà di soluzioni, a meno che non avessero trovato un umano che sapesse parlare la loro lingua. Castiel sospirò, lasciando cadere piano il muso sul tappeto. Un rumore di passi gli fece drizzare le orecchie. Sembrava che qualcuno si stesse muovendo in maniera furtiva, come se non volesse essere sentito. Castiel vide Zaccaria scendere le scale e guardarsi in giro. Che cosa voleva fare? Lo osservò entrare in salotto e frugare fra le carte di Hellen, prendere un foglio e leggerlo con un ghigno sospetto sul viso. Non era la prima volta che lo vedeva fare una cosa del genere, quindi poco se ne curò. Una meravigliosa melodia al pianoforte lo rilassò ed il sonno prese il sopravvento. Ma si, che c'è di male?, pensò il micio. Mi merito un pochino di riposo. Chiuse gli occhi blu e si lasciò cullare dalla musica, stiracchiandosi le zampe prima di cadere nel mondo dei sogni. 

 

Contemporaneamente, mentre il piccolo Cas dormiva Zaccaria camminava nervosamente nella sua dependance. Il suo viso aveva un’espressione di un colore indecifrabile tra il rosso e il viola, in quel preciso momento in cui ribolliva di rabbia, avarizia e brama. La parola "soldi" rimbalzava nel suo cervello come una pallina da ping pong.
-Come sarebbe a dire che andrà tutto a Castiel!!- continuava a ripete mentre percorreva avanti e indietro lo stesso piccolo pezzettino di pavimento quasi volesse effettivamente scavare un tunnel. Era furioso, dopo tutti quegli anni a lavorare per la signora Harvelle, dandole tutto quello di cui aveva bisogno, non si meritava forse quei soldi? 

-Ovviamente! Certo che me li merito! Anche di più di quel brutto gattaccio. Si grattò il naso, cercando di capire per quale arcano motivo un gatto dovrebbe essere un ereditiero. Alzò le spalle per poi guardandosi intorno per far cadere lo sguardo su una bottiglietta di sonnifero.

-Devo liberarmi di quel sacco di pulci- al momento quella era la sua prima priorità

 

♥︎♠♣︎♦︎︎

Quella stessa sera Zaccaria, camminando per i corridoi della tenuta si dirigeva verso le cucine. Aveva passato tutto il pomeriggio ad elaborare un piano per liberarsi di Cas e, dopo una serie di idee paradossali era giunto a quella che più gli piaceva. Era arrivato a pensare che rapire Cas e lasciarlo nel quartiere povero del sud di Dallas era l’idea migliore, pensava che Cas non sarebbe mai riuscito a tornare a casa.

Una volta arrivato in cucina lanciò uno sguardo alla ciotola di latte di Cas e ai bocconcini di carne destinati a Balth. Fece una smorfia disgustata per poi far cadere qualche goccia nella ciotola. -Ti faccio vedere io se diventi l’ereditario della tenuta.-

 

Qualche minuto dopo degli ignari Cas, Balth e Gabe sedevano sul tappeto viola del salotto tanto adorato da Hellen ma che, ormai, era diventato di proprietà di questi ultimi. Cas durante tutto il pomeriggio aveva avuto modo di pensare a come avrebbero potuto risolvere il problema dell’eredità ma non era giunto a nessuna conclusione e per questo alternava qualche sospiro a qualche parolina in cui cercava di chiedere consiglio ai due che, come quella stessa mattina, si rifiutavano di aiutarlo. 

Guardò Balth mentre alzava lo sguardo e lanciava un’occhiata sulla strada dall’enorme vetrata dall’altra parte del salotto. Alzò gli occhi al cielo, era prevedibile che avesse deciso di mettersi a guardare le cucciole di cane dei vicini.

-Sei prevedibile e perverso
-No Cas, sono buongustaio

Sarà…penso lui mentre si spostava leggermente verso il camino trattenendo un brivido di freddo, odiava l’inverno. Nonostante il pelo lungo che possedeva soffriva il freddo. 

-Si mangia!-

La voce di Zac li raggiunse quasi fosse quella di un angelo. -Menomale! Ho una fame!- esultò Balthazar mentre si alzava in piedi e cominciava ad aspettare impaziente l’arrivo delle ciotole. 

-Posso assaggiare?-
Cas annui alla domanda del topolino, che inzuppò il biscotto che aveva in mano per esser seguito subito a ruota dal cane lupo. Quando tutti ebbero finito di mangiare sbadigliarono soddisfatti per poi andare a dormire nei rispettivi posti preferiti.

 

Perfetto

Mormorò Zaccaria guardando i tre animaletti che dormivano ignari di tutto. Si avvicinò e prese Cas in braccio per metterlo dentro una cesta e metterlo nel suo furgoncino.



 

Note:
Questo mi sono fatta aiutare dalla mia Kla <3 Lo ammetto non avevo idee, quindi questo capitolo va tutto per lei =) <3 Apparte l'ultimo pezzo che ho deciso di metterlo alla fine =D Fatele i complimenti se vi piace ^^ <3
Il nostro piccolo Cas è stato rapito dal perfido Zaccaria..ma qualcosa lo aspetta :D <3

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Capitolo 4
*** A trench, do you like it? ***


Zaccaria uscì di casa tenendo il mano una cesta coperta da un piccolo lenzuolo blu che si mosse leggermente con un suono che poteva sembrare un piccolo miagolio di un gatto addormentato.
-Shh…va tutto bene.
Si per me, dato che finalmente riuscirò a sbarazzarmi di te,  piccolo e peloso sacco di pulci e, una volta che l’eredità sarà tutta mia i prossimi saranno i tuoi amichetti!

Rise sotto i baffi mentre entrava macchina cercando di coprirsi nel miglior modo possibile dalla pioggia e accendeva.  Avrebbe volentieri preso un altro mezzo di trasporto ma quello era decisamente quello più silenzioso e meno sospetto. Non poteva rischiare che venisse scoperto dalla “banda”. 

Guidò per un tempo indefinito, lanciando ogni tanto un’occhiata al piccolo micio nero che dormiva ignaro sul sedile del passeggero, passando per le strade principali di Dallas. Il suo piano faceva affidamento sul fatto che, a causa della pioggia che cadeva scrosciante e grazie ai fulmini e ai tuoni che squarciavano il cielo, nessuno avrebbe prestato attenzione ad una macchina nera. 

 

Era possibile vedere il sorriso infido del maggiordomo anche attraverso il vetro bagnato, rigato dalle gocce di pioggia che cadevano senza la minima interruzione. 
In un giorno come questo sono sicuro che nessuno riuscirebbe a farmi sentire di cattivo umore! 
In effetti non si era mai immaginato che arrivasse il giorno in cui sarebbe riuscito a mettere le mani sulla fortuna completa di Madame Harvelle.


Dopo un tempo indefinito Zaccaria parcheggiò e, dopo aver aspettato che la pioggia si fermasse un attimo scese dalla vettura con il cesto in mano per cercare di appoggiarlo vicino all’ingresso di quello che gli sembrava un ristorante.
-Alfie Alfie!! Non ti sembra sospetto questo rumore?- disse tirandosi su quello più grande che sembrava essere di una razza  simile ad un cane Corso, anche se più grande. 
-Sono qui- rispose l’altro assonnato alla chiamata del compagno, poteva essere tranquillamente scambiato per un bassotto gigante. -E’ solo uno scricchiolio. Sarà un vecchio grillo con l’insonnia.
-Il capo sono io! Decido io che cos'era! Era un vecchio grillo con l’insonnia.
Dovettero tuttavia ricredersi dopo poco. 
-E’ una macchina! Ci sono ruote in avvicinamento!- 
-Uriel perfavore! Abbiamo già morso se pneumatici oggi! Abbiamo inseguito quattro auto, una bicicletta e uno scooter!-
Uriel non rispose, ma continuò a prestare attenzione alle ruote della macchina di Zaccaria che si avvicinavano sospette. Il loro era un reciproco accordo di compagnia: Uriel, il capo dei due si prendeva solitamente il guidatore mentre Samandriel, secondo in comando e detto anche Alfie, si occupava solitamente dei pneumatici delle autovetture che ricadevano sotto alloro attenzione. 
-Va bene allora. All’attacco!!-
-Un momento, un momento. Il capo sono io e lo dico io quando si attacca. All’attacco!!-
Alfie non prestò attenzione, ormai era diventata la solita routine e lui non ci prestava quasi più attenzione.

Mentre Zaccaria si avvicina non vide arrivare i due cani e fu costretto a sterzare velocemente per evitare di investirli. Poteva essere un rapitore ma non era mica un assassino!
Mentre sterzava non si rese conto della piccola cesta con Cas dentro che era volata fuori dal finestrino. 

Non fu molto innervosito dal fatto di aver perso il piccolo micio nero, d’altronde quella era pur sempre il suo progetto e quindi ignaro se ne tornò a casa, dove dovette cercare di calmare Hellen che, avendo fatto un brutto sogno si era alzata per andare a vedere se il suo piccolo micio stava bene insieme a Gabe e Balth ma, non trovandolo si era messo a cercarlo chiamandolo ad alta voce, voce che sveglio anche il piccolo topolino e il Pastore tedesco. Entrambi si unirono alle ricerche che, purtroppo non diedero alcun risultato.

-Dove si sarà cacciato quel gattaccio??

-Prima regola Balth, non farti prendere dal panico!

Il cagnone si guardò intorno per vedere Hellen che, dopo quasi un’ora non aveva ancora trovato il suo piccolo micio. Sospirò per poi avvicinarsi alla coscia di Hellen e sfiorarla con il muso

-Faremo tutto il possibile per trovarlo stai tranquilla.
Mugugno arrabbiato per lanciare uno sguardo sospetto a Zaccaria che si stava dirigendo verso la cucina. 

-Quanto a lui invece avrà finalmente quello che si merità da me!

-Sarebbe da coprirlo di zucchero e metterlo a bagno con i piranha.

-Guarda che se lo mangerebbero anche senza.

-Si ma senza fa schifo

-Sei il solito malato di zuccheri.

Balthazar sospirò per poi lanciare uno sguardo fuori dalla finestra.
Dio, speriamo che stia bene…

♥♦︎︎♣♠︎︎

 

In quello stesso momento Cas, dopo essersi svegliato a causa della brusca frenata di Zaccaria era rotolato con la sua cesta poco lontano dall’ingresso del ristorante dove l’uomo era stato attaccato da Uriel e Alfie. 

Sospirò per poi cominciare a correre quando riprese a piovere. L’unico posto che riuscì a trovare fu quello vicino alla porta di ingresso in una specie di cunicolo che sembrava essere l’interno di una caldaia. Cas sapeva che poteva non essere molto sicuro ma era sicuramente meglio che stare a prendere l’acqua sotto la pioggia. Era bagnato fino all’osso e poteva facilmente esse scambiato per un pulcino bagnato e non per un gatto, il suo primo pensiero fu Hellen, si era già accorta della sua assenza? 

Adesso come faccio? Devo tornare a casa…
Gli sembrò di intravedere una figura che si muoveva verso di lui ma, prima che riuscisse ad identificarla  cadde in un sonno profondo, cullato dal rumore dell’acqua che si muoveva nella caldaia.


La mattina dopo fu svegliato da una voce che gli sembra di aver già sentito insieme alle parole che venivano pronunciate da quella voce familiare.

Risin’ up, back on the streets
Did my time, took my chances
Went the distance, now I'm back on my feet
Just a man and his will to survive
So many times, it happened too fast
You change you passion for glory
Don't lose your grip on the dreams of the past
You must fight just to keep them alive
It's the eyes of the tiger, it's the cream of the fight

 

 
Le note erano quelle di Eye of the Tiger, era una delle canzoni preferite di Hellen, sarebbe riuscito a riconoscerle quasi ovunque ma, continuando ad ascoltare quella melodia non fu proprio possibile che riuscisse ad alzarsi e così chiuse gli occhi  e tornò a dormire mentre, il gatto rosso, impegnato com’era non si accorse del breve momento in cui Cas aveva aperto gli occhi.

 

Ma tu guarda quanto dorme! Ma sarà normale? Si chiese Dean mentre accucciato a sfinge cercava di capire se fosse normale che Cas, rannicchiato a conchiglietta, dormisse da quasi 12 ore. Lo aveva trovato che erano da poco le 21 e adesso continuava a dormire. Si avvicinò un pochino, giusto in tempo per vederlo scosso da un brivido. Alzando un sopracciglio gli venne in mente l’idea geniale di andare a prendere qualcosa per coprirlo nel ristorante vicino, anche se gli sembrava strano che con tutto quel pelo soffrisse il freddo. Mosse la punta della coda per fare finta di niente e poi colse l’occasione di sfilare dalle mani di un uomo poco lontano il trench che gli pendeva dalle braccia. 

Ottima idea!

 

Dopo aver combattuto qualche minuto alla fine quello rinunciò, grazie anche al fatto che Dean che gli mostrò Cas addormentato che ogni tanto veniva scosso da un brivido.

-Jimmy si può sapere che stai facendo?? Qui dobbiamo aprire per pranzo! Muoviti!-

-Arrivo arrivo!- fu la risposta dell’altro che, dopo un cenno salutò i due mici ed entrò nel negozio. D’altronde quel trench neanche gli piaceva particolarmente.

 

♥♦︎︎♣♠︎︎

Dopo quello che a Dean sembrava come un’eternità ma che invece erano solo due o tre ore, Cas si svegliò, guardando allo stesso tempo spaventato e perplesso il gatto rosso che sdraiato accanto a lui in una posizione che poteva essere scambiata tranquillamente per quella di una chioccia che cova le suo uova, lo fissava. 
-Tu!
-Si, io sono io-
Cas scosse la testa, -No voglio dire, che ci fai tu qui?
-Ma che bel ringraziamento per averti salvato dall’assideramento.-
-Me la cavavo anche da solo comunque-
-Si certo…- Cas non ebbe possibilità di replicare alle parole di Dean che lo fissava con i suoi occhi verdi, solo dopo alcuni minuti si rese conto del trench che si era ritrovato addosso. -Quello è perché tremavi come una foglia. Ho pensato che non sarebbe stato carino farti morire congelato bell’addormentato. Ti piace?

Non fu necessario sorridere, si limitò a guardare Dean sicuro che i suoi occhi brillassero e, per tutta risposta ottenne un sorriso di Dean che mise in mostra due piccoli denti appuntiti. 
Era possibile che si vedesse sul suo muso nero che fosse arrossito? Sperò vivamente di no.

 

Cas in quel momento si chiese se fosse possibile e visibile il suo imbarazzo, non rispose ma si ritrovò a sperare che Dean non iniziasse a farsi domande che potevano essere scomode. 
-Piuttosto, piccolo principe, come mai ti sei ritrovato quaggiù nei bassifondi di Dallas? Non dirmi che la tua padrona di è stufata di te.
Quella fu una delle cose peggiori che Dean si trovò a dire. In men che non si dica Cas lo aveva atterrato e teneva una zampa artigliata a pochi centimetri dalla sua gola. -Non ti permette di dire mai più una cosa del genere! Hellen non mi ha abbandonato! E’ stata colpa di quel disgraziato del suo maggiordomo. Non mi è mai piaciuto.-
-E’ sempre colpa del maggiordomo sai?
-Ma che…?
-Piuttosto, ti ho mai detto che i tuoi occhi sono due zaffiri lucenti?
Cas non pote fare altro che ritrarsi da quel gatto rosso che lo scrutava sornione con quei due occhi verdi.

Se i miei occhi sono zaffiri i tuoi sono decisamente degli smeraldi. Ma che vado a pensare! Dimentica quello che hai appena detto. 
-Cas..Hey!-
Fu quel soprannome a riscuoterlo dai suoi pensieri? -Cas?-
-Si, non ti chiami Castiel?-  
L’altro annui, continuando a non capire il nome con il quale Dean lo aveva chiamato. -Castiel è troppo lungo. Sarebbe scomodo chiamarti Cas ogni volta.-
-Ogni volta?-
-Certo. Ti accompagno a casa, sono sicuro che gatto di casa come sei non sopravviveresti neanche una giornata nel quartiere povero di Dallas, quiiindi, per evitare brutte conversazioni con la mia coscienza ti accompagno. Magari chissà, scopri che la vita da randagio non è così male-

In quel momento gli rivolse un’occhiata che per un attimo gli fece dimenticare non solo il freddo, ma che lo scaldò fin nelle ossa. 
-Va bene, andiamo.- quelle furono le uniche parole che riuscì a replicare.






LO ammetto, ci ho messo tantissimo a scrivere questo capitolo ma è anche colpa di Moffat che in questi giorni mi ha torturato prima con i suoi trailer e poi con il 5oth xD Stamattina sono riuscita finalmente a scrivere qualcosa di decente ù,ù Questo Dean canterino mi piace troppo =D Però sto pensando alla prossima canzone che canterà... Spero non diventi un musical xD Sinceramente non lo so dove mi stanno portando questi due micini =) il mio viaggio è il vostro come anche il mio :* Spero vi piaccia <3 A presto :*

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Capitolo 5
*** You don't know ANYTHING about me ***


Era passata una settimana da quando Cas aveva incontrato Dean e il loro viaggio nei sobborghi di Dallas continuava senza interruzioni. Camminavano uno accanto all’altro senza parlare, nonostante questo però non mancavano le eloquenti occhiate che il gatto rosso lanciava al suo compagno di viaggio che, non abituato ad avere qualcosa addosso, a volte inciampava nella cintura del trench per finire a faccia per terra. Dean lo osservava con un’espressione tra il divertito e l’affettuoso, a volte si era ritrovato ad immaginarlo davvero come un angelo. Non uno di quelli tremendi ma uno di quelli che, troppo attenti a quello che succedeva sulla terra, si sporgevano troppo da una nuvola per finire a faccia sulla terra. 

-Qualcosa non va?- aveva chiesto una volta il piccolo micio nero sorpreso dall’intensità delle occhiate di Dean ottenendo solamente una risposta negativa. -Sei…buffo.-

Cas era stato solo in grado di girare la testa facendo finta di essere offeso, non sapeva proprio come replicare a quei commenti che, a suo parere erano solo fatti per provocarlo e farlo sentire a disagio. Aveva sospirato, ripensando a come si stava sentendo Hellen e cosa stava combinando quel terzetto scatenato dentro la tenuta Harvelle.

 

Cas sorrise al pensier di Gabe seduto, con in mano un biscotto bucato simile ad un waffle, tra le orecchie di Balth che cercava di convincerlo o meglio, comandarlo, a fare quello che voleva lui nella sua strategia per trovare il piccolo Cas sperduto chissà dove. 

Sfortunatamente per Cas però, la realtà non corrispondeva proprio alla realtà.

 

♥︎♠♣︎♦︎︎

A casa Harvelle ormai regnava il panico, l’unica che ormai cercava di calmare i due animali era Anna, la puledra saura di Hellen.
-RAGAZZI SILENZIO PERFAVORE!- aveva nitrito qualche giorno dopo, come conseguenza dell’ennesima discussione tra Gabriel e Balthazar che progettavano cosa fare a quel vigliacco di Zaccaria che era andato a vantarsi come un pollo nella stalla già dalla mattina successiva al rapimento del piccolo micio.
-Io a quello gli stacco le…- provo a borbottare Gabe bofonchiando qualcosa con la bocca piena
-HO DETTO SILENZIO!-
Entrambi si guardarono in coro con un’occhiata eloquente che lasciava immaginare ogni tipo di battuta acida sul commento della puledra. Si fecero un occhiolino, lasciando trapelare quello che si sarebbero detti subito dopo uscendo dalla scuderia.
-Va bene- commento laconico il cane lupo accucciando il muso per terra sulle zampe in una posizione a sfinge. -Allora? Hai qualche piano per trovare Cas?-
Anna non poté fare a meno di muovere la coda nervosa e sbuffare, in quella settimana avevano avuto modo di discutere parecchio e l’unica cosa a cui erano giunti era che Cas, insieme al suo cestino di paglia, era finito nel quartiere povero di Dallas. Uno o due giorni prima aveva pensato di fare qualche domanda su come que due fossero giunti ad arrivare a quell’informazione ma aveva cambiato idea qualche secondo dopo. Sapeva che quei due erano una coppia micidiale e non era il caso di andare a scomodare dei segreti che in fondo Anna non voleva sapere.

Aveva avuto la sua risposta qualche ora dopo quando erano arrivati un gruppo di topolini con un foglietto dove c’era scritta la via della strada in cui era stato ritrovato il cestino di Cas ma loro, ovviamente, non lo avevano trovato. Questo non aveva fatto che aumentare l’ansia di Balthazar mentre Gabriel cercava di rimanere calmo, anche se continuava ad ingurgitare ingenti quantità di zucchero. 

Alla fine, avevano deciso di aspettare qualche giorno nel caso in cui Cas avesse trovato la strada di casa, Anna era relativamente tranquilla ma questo continuava a non convincere il cane lupo che, vedendo Hellen sempre più preoccupata e nervosa, si poteva solo limitare a posarle il muso sulle gambe quando si sedeva sul divano cercando di non piangere. Lui la guardava con gli occhi cercando di evitare che piangesse per lanciare occhiate malvagie a Zaccaria che si comportava come se nulla fosse successo. Stai pur certo che appena Cas torna a casa ti facciamo fare un bel viaggio lontano da qui. 

Il problema si era presentato quando Frank aveva affrontato l’argomento della mancanza di Cas, nessuno aveva ben capito, compresi Balthazar ed Hellen perché Cas dovesse essere presente a casa entro una settimana.
Possibile che un gatto non possa andare a farsi un giro? Mi sembra tanto una prigione questa casa! O sei dentro o sei fuori, o sei con noi o sei contro di noi! Sembra un clan di cacciatori non una famiglia!
Aveva borbottato qualche minuto dopo per poi alzarsi e andare a sdraiarsi sul tappeto vicino al camino spento.  L’unica cosa che poteva sperare era che il piccolo Calimero riuscisse a rimettere il suo culo peloso dentro casa.

 

♥︎♠♣︎♦︎︎

-Cas? Hey! Terra chiama Cas..Rispondi Cas!-
Furono quelle le prime parole che lo riscossero da suoi pensieri.
-Mh?-
-Mi stavi ascoltando?-
-Mh mh-
Dean sospirò, non serviva che gli venisse spiegato il significato di quei quei suoni, sapeva già da solo che la risposta era ovviamente no. Cercò di non pensarci, era la seconda volta che proponeva a Cas di rimanere con lui e viaggiare per le strade di Dallas, ma questo ovviamente sembrava non importargli. No, anzi, era sicuro che non gli importasse e il fatto che non lo stava nemmeno a sentire non gli importava.
Sarà perso nei suoi pensieri pensando a quanto gli manca il suo letto, di quanto non sopporti la vita che faccio, chissà…magari pensa qualcosa anche su di me.

Il micio rosso abbassò la testa sospirando, tornando a guardare la strada che stavano percorrendo. A volte gli sembrava che andava tutto bene, Cas si era dimostrato un bravo cacciatore, anche se un pò distratto e impacciato ma, con un pò di abilità avrebbe potuto diventare un ottimo compagno. Dean già se lo immaginava a rubare le trote dal bancone di Alastair, divertendosi come un matto a vederlo sbraitare, non poteva negare di aver immaginato di giocare con Cas nell’andare a caccia di topolini e uccellini. Gli lanciò un’occhiata di sbieco mentre tra di loro era di nuovo calato il silenzio, qualche notte prima lo aveva visto puntare un piccolo topolino che era passato poco lontano da loro. Era vero, pensò, la sua vita non era proprio la migliore. Insomma, lui era il primo che aveva voluto una vita stabile ma che colpa ne aveva se il suo padrone aveva abbandonato lui e il suo fratellino non appena sua madre era morta? Che cosa gli costava mettersi a cercare una famiglia adottiva per entrambi?  

Spesso aveva sentito il suo padrone, se così poteva chiamarlo, rimanere sveglio le ore ad occuparsi di sua madre che, diventata troppo vecchia si era ammalata di vecchiaia e non riusciva più a vivere bene. Lui e il suo fratellino Sam, poco più piccolo di lui, spesso avevano cercato di avere delle attenzioni da parte sua ma lui era sempre troppo occupato ad occuparsi di sua madre. Abbozzò una risata, un pò di scherno e un pò di euforia, ogni volta che vedeva Cas rivedeva qualcosa di lei in lui, gli somigliava molto nel carattere, chiuso e riservato ma, nonostante tutto affettuoso e protettivo con le persone a cui teneva. 

-Oh Mama i'm in fear for my life from the long arm of the law

Lawman has put an end to my running and I'm so far from my home

Oh Mama I can hear you a'crying you're so scared and all alone-

 

Senza che Dean riuscisse a rendersene conto stava canticchiando qualcosa a bassa voce, ricordava di avere sentito quella canzone una volta mentre passeggiava una sera d’inverno mentre la neve cadeva e lui aveva fame e sonno. Non ricordava molto di quella sera, tranne di una donna bionda che era venuta ad aiutarlo per dargli una coperta e qualcosa da mangiare. 

-Come scusa?-

Ti pareva, non mi ascolti quando parlo di cose belle, ovviamente mi ascolti quando borbotto.

-Niente.- laconico come al solito cercò di lasciar cadere la discussione nel nulla, ma con scarsi risultati. Cas, che camminava poco più avanti di lui, si bloccò per voltare la testa e guardarlo negli occhi blu. -Non è niente Dean è una cosa seria quella che hai detto.

-Se mi ascolti allora perché mi fai domande di questo tipo? Comunque non è importante. Sono abituato.

L’altro fece qualche passo indietrò per trovarsi faccia a faccia con Dean. 

 

Dean quasi scoppiò a ridere di sfida verso Cas, trattenendo un moto di rabbia. -Senti Cas, risparmiami quello sguardo da piccolo innocentino del cavolo. Non attacca. Non ho voglia di stare qui a discutere, visto e considerato che ascolti solo quello che ti pare. Vai al diavolo, non mi serve la tua pietà. Ne provo già abbastanza nei miei confronti!-.

-non mi sembra di aver fatto qualcosa di così grave da meritarmi queste parole. si, insomma, posso anche aver ascoltato poco, ma…-

-Ma cosa, cas? non mi piantare un'altra delle tue inutili scuse da gatto di casa!-

-NON INTERROMPERMI! cavolo, mi sto scusando e tu cominci a fare il supponente-.

-Scu…scusando?-.

-Si brutto idiota! Mi stavo scusando perchè non sono sempre presente quando parli con me. Mi dispiace ok? Solo che...mi manca la mia famiglia.

-Famiglia.- il tono di Dean era a metà tra lo sprezzante e il malinconico, ma quest’ultimo non venne colto dal mio nero che continuava a guardarlo.

Gli lanciò un’occhiata sprezzate e arrabbiata. -MA SI PUÒ SAPERE CHE HAI CONTRO LA FAMIGLIA?-

-Niente, uno come te non potrebbe mai capire.-

-La smetti di farmi stupido? Sono un gatto di casa ma non sono deficiente!-

Dean mosse nervosamente la coda, non continuando a rispondere, aveva deciso che non voleva affrontare quella conversazione, erano passati 2 anni ma a lui bruciava come se fosse successo appena il giorno prima. Ancora ricordava la sensazione che aveva provato il giorno che aveva visto quella macchina sfuggire via, con Sam che continuava a piangere a causa della fame.

Che cazzo devo fare adesso? era stata la sua reazione prima di trovare una vecchia scatoletta di tonno poco lontana. 

Una volta dei gatti di un’altra colonia gli avevano chiesto perché proprio il pesce.

-Perchè è quello che mi ha permesso di salvare mio fratello- rispondeva sempre. 

Questa volta toccò a Cas distogliere l’altro dai suoi pensieri che, a detta del micio nero, a giudicare dal verde lucido che avevano preso i suoi occhi non erano proprio piacevoli

 -Dean? DEAN!

-Che vuoi?

-Sto parlando con te!

-Si da il caso che io non voglia parlare con te di questo. 

-Perchè? Ah ti avverto…Perchè no, non è una risposta. 

-Certo che hai una faccia tosta. adesso vuoi che ti parlo, vuoi ascoltarmi?-

-Smettila di fare il forte, di far credere agli altri che hai il cuore di pietra. io so che non è vero-.

-NON TI AZZARDARE! TU NON SAI NIENTE DI ME! NIENTE!- 

 

Dean si era girato e cercava di evitare lo sguardo di Cas, aveva ripreso a camminare, 

-Muoviti ti accompagno a casa. 

La reazione di Dean lo aveva lasciato distrutto, non voleva offenderlo, che male c’era a cercare di scoprire qualcosa di più su quel gatto misterioso. Per il resto della camminata ci fu il silenzio, tranne qualche breve momento in cui Dean si fermava per chiedergli se aveva sete o se era stanco.
Cas, guardandolo da dietro, cercava di capire se avesse deciso che riportarlo a casa fosse la cosa migliore o se avesse deciso di liberarsi di lui il più in fretta possibile. 

Contemporaneamente Dean guardava avanti, sicuro che non avrebbe incrociato lo sguardo di Castiel a meno che non lo avesse deciso lui, non gli piaceva quella situazione ma almeno lo faceva stare più calmo. Lui non sapeva niente di lui, niente. 

Comincio a credere che tutto questo sia stata solo una buffonata, lui non può capire… nessuno può.

 

Cas, alzando lo sguardo e buttandolo verso un alberello che cresceva lì vicino ricordò l’episodio successo appena due giorni dopo l’inizio della loro avventura. Lui era inciampato mentre camminavano ai bordi di una ferrovia ed era caduto in un laghetto poco lontano. Soffocò a sento una risata al ricordo di quell’episodio e non seppe dire se arrossi quando gli torno in mente anche il momento in cui Dean, non vedendolo risalire si era tuffato per andarlo a recuperare. 

Osservava il dietro della testa di Dean, perfettamente in grado di vedere il numero 1 tatuato poco sotto la scapola. Era curioso di sapere cosa fosse quello ma si rendeva conto che quello non era proprio il momento adatto. 

Noi non siamo oche! Siamo tortorelle gli tornò in mente la voce di una delle due oche che avevano incontrato quello stesso giorno. Ma no? Vi avevo scambiato per cigni! un sorriso addolcì il suo sguardo che si illuminò leggermente, era stato pienamente d’accordo con il commento di Ruby, l’oca che aveva definito Adulatore Dean, d’altronde era stato solo il giorno prima che aveva definito i suoi occhi due zaffiri splendenti [1].
Arrabbiato con se stesso diede una zampata ad un sassolino, guardando per terra e non riuscì in quel momento ad accorgersi dell’occhiata che l’altro gli aveva appena lanciato. Aveva combinato davvero un bel casino, non poteva pretendere di conoscere Dean solo dopo una settimana, visto e considerato che avevano sempre fatto due vite completamente diverse.

 

 

Si era trovato bene con Ruby e Meg, li avevano anche aiutati a tirare Dean fuori dal lago che, sebbene non sapesse nuotare, si era buttato per aiutare Cas, ormai convinto che Dean non volesse più rivolgergli la parola. 

-Whiskey!- commento Dean rompendo il silenzio dopo aver notato con la coda dell’occhio una piccola bottiglia rovesciata.

L’altro non rispose ma, continuando la sua passeggiata sul viale dei ricordi rimase fermo immobile guardando Dean che si avvicinava verso la bottiglia e leccava i bordi. Erano le 3 di pomeriggio, come faceva a bere quella roba? 

Un’altra cosa che devo aggiungere alla lista delle cose che non capirò mai di lui.

 

-Beati coloro che si sbronzano fra loro!-
-Cas, Vuoi dire "sbrogliano fra loro”.- fu il commento spontaneo di Dean, rispondendo con falsa ironia, ma una dolcezza un pò troppo pronunciata, rendendosi conto solo troppo tardi di aver veramente parlato con quel tono e girando la testa imbarazzato al sorriso di Cas.

Tuttavia questo sprazzo di serenità sembro durare troppo poco perché entrambi tornarono sulle loro dopo alcuni secondi. 

-Piuttosto, siamo quasi arrivati andiamo.

Dove? Sono già arrivato a casa? 

Già non doveva proprio essere la parola corretta, visto che erano in giro da una settimana e riprese a seguire Dean che, mentre lui continuava a ricordare Crowley lo zio, sempre ubriaco, delle due oche, che aveva appena citato. 

-Here we are!- 

La voce di Dean non distolse dai suoi pensieri e si accorse che il micio rosso si era appena girato solo quando gli andrò addosso e il suo naso sfiorò quello di Dean che, non appena se ne rese conto passò dal bianco del suo muso ad un rosso, per quanto fosse possibile, più rosso del suo pelo e fece un salto su tutte e quattro le zampe come una molla per spostarsi di qualche metro lontano da Cas, rimasto paralizzato da quello che era appena succeso.

 

-DEAN! SCUSA, io non volevo!-

Perfetto, così è impossibile non equivocare.

-Non c’è problema Cas tranquillo…-

Stupido! Invece c’è eccome il problema! 

-No davvero Dean scusa non ti avevo visto!

Complimenti Cas, di tutte le spiegazioni proprio quella più idiota???

-Tranquillo, davvero. Comunque, per affrontare argomenti più allegri, eccoci qua!

-Dove siamo? 

-Questo è quello che chiamo, ogni tanto, Casa

Inutile spiegare l’espressione perplessa sul muso dell’altro quando si trovò davanti a quella che sembrava una vecchia biblioteca dismessa 

Allora anche i randagi hanno un punto d’appoggio? 

Ho visto che non mi hai visto Cas. 

Quelli furono gli ultimi pensieri di Dean e Cas mentre si dirigevano dentro l’edificio

 

Note:
Questo capitolo mi è uscito triste.. :( Ultimamente devo dire che mi sono sentita leggermente sola per via di alcune faccende familiari (Ooooooh ma non sto a raccontarvele tutte tranquille) xD Questo Cas mi piace sempre di più e questo Dean lo vedo molto IC
Piuttosto ho addolcito molto Balthe Gabe. (Anna e Crowley hanno avuto un ruolo marginale) ma adesso mi concentrerò più sulla storia di questo piccolo micio rosso

Piuttosto…sto stronzo di John, già lo odio nella serie poi figuriamoci perché ha abbandonato Dean e Sam. (si io sono molto animalista e avendo due gatti dentro casa ed essendo contro l’abbandono e il maltrattamento di qualsiasi animale gli staccherei le palle)
Perdonatemi il francesismo ^^” 

 

Mi raccomando fatemi sapere eh! (Sono già in fase di scrittura del prossimo capitolo)
Siete curiose di sapere chi c’è nella banda musicale? :D

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Capitolo 6
*** I'm sorry... ***


Cas rimase sorpreso dalla quantità di cose sparse dentro quella vecchia libreria dismessa dove dentro c’erano altri quattro gatti, che non nascosero la sorpresa quando lo videro entrare dalla finestra, con un trench, insieme a Dean.

Il primo sguardo che incrociò fu quello di un vecchio gatto persiano randagio, anche lui, a giudicare dallo stato un pò spelacchiato del pelo suo pelo lungo. Quasi rabbrividì a causa dello sguardo arrabbiato di quello strano gatto. Il secondo fu quello di un altro gatto che, seduto a pancia in giù su quello che sembrava un letto lo guardava. I suoi occhi giallastri, sorpresi come quelli dell’altro non nascondevano la sorpresa di vederlo lì, creavano un contrasto con il colore marroncino del suo pelo.  Cas avrebbe scommesso che stesse seduto su quello che sembrava un computer. 

Un strano siamese era seduto su un tavolo di mogano e lo guardava, mentre gli occhi neri lo scrutavano con attenzione, insieme a quelli dell’ultimo componente di quella strana combriccola: un gatto rosso che da lontano poteva essere facilmente scambiato con una versione più grande di Dean. Solo quando fu più vicino poté dire che poco c’entrava con Dean, i suoi occhi erano di un verde leggermente più scuro, come quello delle foglie all’ombra, colore che non aveva niente a che fare con l’erba in primavera degli occhi di Dean.

 

 

-Ma come Dean…? - si pronunciò il gatto seduto sul computer, con l’aria di colui che voleva prendersi gioco dell’altro -…ci porti un micio randagio che è successo?- 

-Stai zitto Ash, quello che faccio fuori da questo posto non sono affari tuoi.-

-Smettela- l’intrusione del persiano -Sembrate due ragazzini!- 

Cas si ritrovò a deglutire nervosamente mentre Dean passava vicino al gatto bianco guardandolo dal basso verso l’alto con astio. Erano una famiglia, lui voleva bene a tutti quanti solo che, ogni tanto gli facevano proprio saltare i nervi. 

-Bentornato Dean.- fu il commento laconico del vecchio gattone arrabbiato.

-Grazie Bobby- l’altro rispose con altrettanta “enfasi”.

 

Mi raccomando eh, non emozionatevi troppo. Potrebbe partirvi una coronaria.

 

-Tu…saresti?- in effetti la domanda sarebbe sorta spontanea a chiunque. Fortunatamente era pronto per rispondere. -Il mio nome è Castiel, non sono un randagio, sono un micio di casa e…-

-…e sei una cosa molto simile ad un unicorno.- 

-Come scusa?-  chiese sinceramente spaesato mentre l’altro si girava a guardarlo con un sorriso a trentadue denti.

 

Il solito commento idiota di quel cazzone di mio fratello.

-Ciao Sam- disse Dean rivolgendosi al proprietario di quella voce, l’altro rosso che ormai si era alzato ed era sceso dal tavolo di mogano per avvicinarsi e dare una musata al fratello.

-Bentornato a casa.-

Non mi sono mai sentito un gatto piccolo, insomma, ho delle dimensioni rispettabili la mia età eppure lui è enorme. 


-Io sono Sam, e sono il fratello minore di questo imbecille che vedi qui.-

-Puttana- fu il commento dell’altro mentre se andava verso qualche zona interna di quello strano edificio. Aveva finito le energie e non voleva passare altri momenti imbarazzanti con Cas per quella sera. 

-Dove vai?- la domanda di Bobby non era né curiosa né preoccupata, poteva sembrare tranquillamente una richiesta per prendere nota di qualcosa.

-Non sono affari tuoi.- 

 

Che carattere di merda.

Cas lo pensava davvero, anche se in effetti era abituato con i suoi due coinquilini nella tenuta. Lo guardò andare via mentre saltava prima sulla balaustra e poi lo vide sparire dietro l’angolo della finestra in alto. 

-Non farci caso- disse un’altra voce che cas non fu in grado di riconoscere subito, parlava con uno strano accento orientale, probabilmente cinese o anche coreano. -Dean fa sempre così, dopo un po' ti ci abitui.-

-Non credo che sarei mai capace.- 

-Ha un carattere di merda è vero, ma ha un gran cuore.-

 

Cas lo sapeva, non c’era certo il bisogno che quello strano siamese gli dicesse quello che già sapeva. Aveva avuto modo di appurarlo quando gli aveva messo addosso il trench e quando lo aveva “aiutato” buttandosi nel lago. Sospirò, nonostante tutto però non riusciva a capire il perché del suo atteggiamento, se era un gatto così buono, perché fingere di essere qualcun altro?

 

-Non prendertela ragazzo.-

Quella era la voce del persiano che poco prima Dean aveva chiamato Bobby. 

-Ho visto la tua faccia, puoi darla a bere a Dean che ha gli occhi foderati di prosciutto crudo ma non a me.

Cas fu costretto a girarsi, sorpreso e inquietato da quell’affermazione. Non fu subito in grado di replicare niente ma, dopo il cenno del capo dell’altro decise di seguirlo per poi saltare e uscire da un’altra finestra diversa da quella da cui era uscito poco prima il micio rosso. 

-Forse non ti importerà molto quello che sto per dirti, però io te lo dico lo stesso perché Dean è come un figlio per me.

L’altro annui, pronto ad ascoltare e sapere di più su quel misterioso randagio che aveva incontrato durante una passeggiata nella macchina di Hellen. 

 

-Sappiamo tutti che Dean ha un caratteraccio, lo dico io come lo dice Sam, o Ash, o Kevin. Noi tutti a volte lo uccideremmo, ma gli vogliamo bene per quello che è. Non ha avuto una vita semplice. Quando li ho fatti venire qui, due anni fa, Dean era ancora un cucciolo e Sam ancora non era completamente svezzato. Ho fatto i salti mortali per aiutarli, ho aiutato Dean a rubare le scatolette di tonno e l’ho aiutato ad aprirle. 

-Cosa è successo?

-Serve anche te lo dico ragazzo? 

 

In effetti, non era necessario che lo sapesse nel dettaglio, c’erano solo due cose che avrebbero potuto portare un gatto in quella situazione. 

-Non è necessario, ma voglio saperlo lo stesso. 

-Tu sei un gatto di casa si vede, ma so che conosci la realtà che si nasconde nelle famiglie più povere di questa città. La madre di Dean e Sam era una gatta di casa come te, aveva il pelo lungo e due begli occhi verdi. L’ho vista qualche volta girando con il mio padrone. 

La sorpresa fu evidente negli occhi del micio nero.

-Già… sono stato abbandonato anche io. Kevin e Ash invece, anche non essendo fratelli sono randagi dalla nascita, nati da gatte randagie a loro volta. 

Conoscevo Mary, aveva la stessa espressione dolce che riesci a vedere negli occhi di Dean sotto la sua malinconia, e negli occhi di Sam quando lo prendi in quei giorni quando è particolarmente felice per qualcosa.
Quando sono stato abbandonato non sono più riuscito a cercarla ma, vedendo l’espressione di quel gattino che era Dean due anni fa e leggendo quella stessa espressione in quel micetto microscopico che si portava sempre in spalla non ci ho messo più di due secondi a capire che doveva essere successo qualcosa a Mary.-

-Come lo sapevi che erano i figli di Mary?
-Dean ha gli occhi di sua madre-

-Cosa le è successo?

-E’ morta. Di vecchiaia. Il suo proprietario dopo la sua morte non riusciva ad occuparsi dei suoi due unici cuccioli e per questo, invece di preoccuparsi a cercargli una casa li ha abbandonati.-

 

Quell’ultima frase colpì Cas con la stessa forsa che ci si può aspettare da una padella di ferro. Allora era quello che Dean si portava dietro da una vita. 

Siamo davvero diversi io e lui.


Quell’ultima considerazione lo colpì molto più forte di quanto si sarebbe mai immaginato. Aveva avuto la presunzione di capire le emozioni e i pensieri di Dean senza neanche sapere la sua storia, non aveva neanche pensato. Sospirò, maledicendosi per quello che aveva detto poco prima. Lui sapeva che avrebbe reagito esattamente nello stesso modo

-Sono un idiota.-

-Non credo proprio- rispose l’altro. -Sono sicuro che tu abbia qualcosa di speciale, Dean non ha mai portato qui nessun altro gatto, randagio o gatto che fosse. Non ci ha mai neanche fatto vedere nessuna delle gatte con cui è stato e io sono sicuro che siano abbastanza. Sam ha detto la stessa cosa solo in un modo diverso.-

-Come ci si sente quando si è abbandonati?

-Esattamente come ti senti tu adesso.

-Io non sono stato abbandonato. Il maggiordomo della mia padrona mi ha rapito e mi ha portato in questo quartiere per prendere i soldi della mia padrona che, altrimenti sarebbero spettati a me. Che motivo avrebbe avuto di darmi i suoi soldi se poi voleva abbandonarmi?

 

L’altro mosse la punta della coda, come a voler riflettere su quello che aveva appena sentito. 

-Devi parlare con Dean di questo. Non è il caso che te ne parli io. 

-Non credo che voglia parlare con me…

Bobby non degnò l’altro di una risposta, ma rientrò dentro per mostrare la finestra dal quale era uscito Dean.

-Di solito si mette sul comignolo che sta poco lontano da questa finestra. Forza, so che vuoi andare a parlarci. 

Dopo di che sparì anche lui in uno dei numerosi corridoi lasciando Cas, che continuava a fissare la finestra,  con i suoi pensieri e la sua indecisione, non sapendo se saltare o meno.

-Oh e va bene!- borbottò dopo un pò, salendo sui mobili per arrivare alla giusta altezza. Ignorando l’espressione sorniona comparsa sul viso di Sam. 

 

Uscito sul davanzale della finestra non poté non vedere Dean che, sul comignolo, guardava con il muso in alto le stelle. Cas sorrise, il cielo donava ai suoi occhi verdi una bella sfumatura, rendendo il verde dei suoi occhi leggermente più scuro.
Qual è il colore più simile adesso? Verde erba bagnata? 

Sospiro, per poi cambiare subito idea, non esisteva probabilmente un nome per quel colore, era il colore degli occhi di Dean e tanto bastava.

Fuori faceva freddo e Cas non riuscì a trattenere un brivido, durante quei giorni si era chiesto parecchio come facesse a non sentire il freddo nonostante avesse il pelo così corto mentre lui, nonostante avesse circa due o tre centimetri di pelo rischiava di morire di ipotermia un giorno si e l’altro pure. 

 

-Dean?-

-Che vuoi?-

-Mi dispiace io…-

-Fa niente.-

-No, davvero. Ascoltami. Mi dispiace, ho parlato senza sapere quando ho detto che sapevo come ti sentivi. Io non lo so e non puoi capire quanto questo mi stranisca, è una settimana che siamo in viaggio e io non so niente di te. Mi fa arrabbiare mi intristisce allo stesso tempo sapere che non riesco a capire.

-Cas…

-Come ci si sente?-

-Non ne voglio parlare.

-Perfavore Dean, aiutami a capire.

 

Non sono certo che sia una buona idea Cas, 

Nonostante questi pensieri iniziò a parlare. -Vuoi sapere come ci si sente quando qualcuno ti abbandona? Come se ti crollasse il mondo addosso, all’inizio ti limiti solo ad osservare quella macchina che sparisce con una nuvola di fumo, tu non puoi fare altro che rimanere lì ad osservarla mentre se ne va.  All’inizio pensi che tornerà, speri di rivedere quella stessa macchina ricomparire dietro l’angolo e vedere lui scendere e sedersi vicino a te allungandoti le braccia e chiedendoti scusa.  Ti dice di aver fatto un errore, ti chiede di perdonarlo… allora tu che fai? Non puoi fare altro che rimanere fermo ad aspettarlo
Dopo un pò, neanche dio sa dopo quanto, realizzi che lui non tornerà.. che se ne è andato per sempre. Da lì in poi non fa altro che andare sempre peggio, ti tormenti pensando che è stata colpa tua, pensi di aver fatto qualcosa di sbagliato. Penso che la cosa che descrive meglio questa cosa sia il rumore del vetro che cade, potrai passare una vita a cercare tutti i pezzi, ma qualcosa mancherà sempre. Vai avanti, sempre e giorno dopo giorno ti accorgi che, nonostante avessi creduto di morire, ricominci a respirare, prima piano e poi sempre più forte ma quel dolore non va via. Rimane lì, fino a che non diventa parte di te.-

 

Il silenzio cadde tra i due, mentre Cas si avvicinava a Dean che si spostò per fare in modo che c’entrasse anche lui sul comignolo. Nessuno sapeva come romperlo. 

-Ti senti mai solo Cas?

-Ogni giorno. Tu?

-Ogni santo giorno.

Silenzio, di nuovo. Eppure entrambi non avevano bisogno di parole. Ad entrambi quel silenzio andava bene. Silenzio ricco di promesse e privo di parole superflue, le parole tra loro non servivano. 

 

-Ho parlato con Bobby, mi ha raccontato tutto. Mi dispiace Dean.

-Dispiace anche a me, per te indendo.

-Perchè mi hai aiutato? Tu odi i gatti di casa.

-Odio gli spocchiosi, tu non sei spocchioso, sei come me.

 

Quell’ultima provocò a Cas un’altra fitta di imbarazzo. In quel momento seppe che questa avrebbe potuto essere una delle cose più carine che avrebbe potuo sentirsi dire da quel burbero di un gatto rosso. 

-Ti ho aiutato perché quella prima volta che ci siamo visti non avrei voluto che andassi via, ho voluto avvicinarmi perché nei tuoi occhi ho visto quello che vedo nei miei ogni giorno che mi alzo la mattina, ogni volta che vado in giro cercando qualcosa da mangiare e mi specchio nelle vetrine dei negozi, nelle pozzanghere per strada. Ho visto in te quello che vedo in me stesso. 


L’altro non rispose, aumentando ulteriormente l’ansia di Dean.

-Di qualcosa ti prego…-

-Vuoi che io viva la vita che vivi tu?

-Detto così sembra una cosa brutta. 

-Non so cosa replicare…-
-Ah..-

-Davvero Dean…sono stato bene questa settimana ma io devo tornare a casa.-

-Perchè?-
-Perchè Hellen ha bisogno di me, lei non mi ha abbandonato. 

-Si..- mormorò l’altro con un filo di voce. -Lo sapevo…-
Lo sguardo di Dean in quel momento non fece altro che provocargli una stretta allo stomaco.
Cosa aveva appena detto? Era quella la scelta giusta? Cas non lo sapeva più.
Non era una supplica la sua, quanto la consapevolezza della realtà, la sua era l’espressione di chi aveva perso la fiducia. Nei suoi occhi si leggevano le ferite del suo cuore. 

-Dean…-

-Non fa niente Cas, ho capito. Non vuoi vivere la mia vita. Lo sapevo. Uno come te si merita di meglio della vita che posso dare io. Comunque mi sono fatto due calcoli. Domani dovremmo riuscire a tornare a casa prima di sera.  Hellen sarà contenta di riaverti a casa per Natale, io lo sarei.-

 

Non riuscì a fermarlo quando lo vide scendere dal comignolo per avvicinarsi alla finestra, non poteva farlo, gli aveva appena detto che lo avrebbe abbandonato. Non aveva il diritto di esercitare pretese. 

-DEAN! Mi dispiace.- fu l’unica cosa che riuscì a strillare quando lo vide sparire entrando direttamente senza voltarsi indietro


La risposta provenne dopo un po' da dentro, Dean doveva essere accoccolato vicino al davanzale interno della finestra 

Anche a me Cas, non immagini quanto. 

 

Sono un idiota. fu il pensiero che accompagnò la nottata di Cas, che rimase fermo su quel comignolo, per guardare le stelle venir coperte dalle nuvole. 

Contemporaneamente Dean si era messo vicino al davanzale con la stessa speranza di quel gattino  che due anni prima aveva ricevuto quel rifiuto dalla persona che riteneva una delle più importanti.

 

 

Note dell’autrice.

Vi chiedo scusa, davvero. Doveva essere una fanfiction verde questa qui, poi non so perché sono partita per la tangente e sono arrivata a parlare delle tematiche che mi fanno stare peggio. L’abbandono e la solitudine. Comunque sia è colpa di Demonwithashotgun, lei e le sue angst. Io le ho passato un pò del mio fluff iniziale (quello con cui era iniziata questa storia) e lei mi ha dato il suo angst, comunque.

Colgo l’occasione per ringraziare tutti quelli che hanno seguito questa storia. E’ stato il mio primo adattamento di una storia non originariamente Destiel quindi ringrazio per la pazienza <3
Il prossimo sarà l’ultimo capitolo e Cas tornerà a casa.

La citazione di Harry Potter poi mi ha steso, ultimamente me ne ronzano troppe in testa :S
Beh mi dispiace di lasciarvi così con l’angst ma mi rifarò con il fluff (altrimenti credo che mi ucciderete, senza contare che potrei uccidermi da sola xD) 

Ah si, colgo anche l’occasione per farvi gli auguri di Natale. Io sono molto molto Grinch quindi non è importante per me il natale però già che ci sono. Per le fan che del dottore invece faccio un in bocca al lupo. Spero sopravviviate anche anche a quello <3

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Capitolo 7
*** Rock you like an hurricane! ***


I due gatti avevano ripreso il loro viaggio la mattina dopo e da allora non si erano scambiati molte parole. Dean camminava davanti a testa alta con l’atteggiamento di colui che, sta bene. L’unica cosa che Dean però non sapeva era che tutti, compreso Cas, sapevano quanto questa appartenga fosse falsa. Il micio aveva cercato tutta la mattina di non incrociare lo guardo dell’altro che, apparentemente non sembrava minimamente preoccupato.

Come fai? Dannazione! Non fare finta di niente!
Si lamentava da quando lo aveva visto alzarsi, vedendo la punta della sua coda rossa spuntare dal davanzale. Aveva speso tutta la notte su quel comignolo cercando una soluzione, aveva anche pensato che forse Hellen lo avrebbe preso con sè se solo lui gli avesse fatto capire quanto era importante per lui. Aveva fermato i suoi pensieri per un attimo. Dean era davvero così importante? Perché lui?  si era chiesto, tormentandosi fino al sorgere del sole, perché un gatto come lui? Così orgoglioso che piuttosto che accettare di tornare indietro nelle sue convinzioni si sarebbe fatto mettere sotto da un camioncino in corsa?
Lui non era quel tipo di gatto. Perché allora aveva dovuto incontrare uno come Dean? 

Proprio non riusciva a fare ordine nei suoi pensieri e nemmeno Sam, avvicinandosi a loro prima della partenza, era riuscito a schiarirgli un po' le idee. 

-Guardate sempre un po’ più lontano di dove arrivano gli occhi- gli aveva detto. Lasciando interdetti entrambi. 

-Fottiti - era stata la risposta dell’altro. Che effettivamente sapesse il significato delle parole del fratello? Cas se lo stava chiedendo da parecchio.

 

Contemporaneamente Dean, camminando poco lontano da lui cercava di trattenere i sospiri e cercava di reprimere l’impulso di tirare una zampata alla prima cosa che incontrava. Continuava a maledirsi per quello che aveva detto a Cas la sera prima, aveva preteso di entrare nella sua vita nonostante lo conoscesse da poco. Sospirò. Che cosa poteva farci se lui era uno dei pochi che non lo facevano sentire solo?
Aveva solo avuto la sfortuna di sbagliare di nuovo, era stato un stupido a pensare che avesse voluto rimanere con lui. Per cosa poi? Una vita di stenti? Ad essere costretto a rubare?
Certo aveva dovuto ammettere che vedere la faccia di Alastair mentre gli rubavano dalla bancarella. Nonostante questo era dovuto tornare a fare i conti con la realtà. Non avrebbe mai neanche dovuto pensare di portare via ad Hellen. Lui che almeno ce l’aveva una famiglia e una casa. Alzò un attimo lo sguardo per renderci conto che stavano procedendo nella direzione giusta, non mancava più di mezza giornata al loro arrivo. 

Senza neanche girarsi lo chiamò 

-Quando sei stanco dimmelo. L’ultima cosa che ci serve è che tu ti senta male.

Forse era sembrato troppo polemico ma non che gli importasse particolarmente. Era arrabbiato con se stesso e con il mondo, preoccuparsi di quello che pensava anche Cas non ci voleva. 

Lo vide annuire con la cosa dell’occhio per poi tornare a girarsi e a camminare. 

-Dean..- provo per un attimo a chiamarlo Cas con un filo di voce, voleva spiegargli che non c’era niente di male in quello che gli aveva detto, voleva dirgli che non era colpa sua se non poteva rimanere con lui, voleva fargli capire che lo avrebbe voluto. Molto di più di quando aveva voluto qualunque altra cosa. -…no niente, lascia perdere- aveva aggiunto subito dopo, notando qualcosa brillare negli occhio dell’altro. 

 

Poco dopo ricadde il silenzio tra i due, venendo interrotto solo qualche volta da Dean che chiedeva informazioni all’altro cercando di capire se riusciva a riconoscere qualche palazzo o qualche strada. Quel silenzio era opprimente, specialmente per Cas che, abituato sempre al chiacchiericcio insistente di Gabriel e Balthazar, non riusciva proprio a tollerarlo. 

-Quanto manca?- chiese dopo un pò, non riuscendo a capire quanta strada avesse percorso e  cercando qualche argomento di conversazione

-Fatti un conto- disse laconico mostrandogli poco lontano la bancarella di Alastair. 

-Perchè siamo venuti qui?- disse allarmato l’altro, non rendendosi conto solo dopo di quanto quelle parole suonare male alle orecchie di Dean

Lo sentì ridere di scherno. -Stai calmo Clark Kent, non c’è mica la Kriptonite- 

-Eh?

-Niente lascia perdere.

-No Dean spiegami!-

-Cosa dovrei spiegarti? Sei davvero così egocentrico che pensi che io ti abbia portato qui per qualche motivo in particolare? Ecco ti stai sbagliando! Questa è la stata più breve. Evitando questo posto ci avremmo messo ore intere ad arrivare e io sono sicuro che non era una buona idea

 

Inutile che io insista..si vuole liberare di me.
Fu il pensiero di entrambi.

 

-Comunque sia, io da qui la strada per casa tua non la conosco più. Fammi strada tu.- 

Cas non si rese conto della fatica che costò a Dean, così abituato a comandare, così sembre costretto a tenere sempre tutto sotto controllo. 

Forse non mi serve altro. Staccare il cervello per un pò. 

In quel periodo ci aveva pensato spesso, forse era tempo anche per lui di fermarsi da qualche parte, d’altronde era sempre astato costretto per far sopravvivere Sam ma lui aveva fatto la sua scelta. Diventare un sedentario, dormire su un letto caldo o su un cuscino. Qualche volta lo aveva anche sentito parlare di una ragazza che veniva sempre a trovarlo o a portargli da mangiare per poi sedersi e mettersi a chiacchierare con lui. 

Ha bisogno di compagnia, gli aveva detto quella volta Sam. Beh, non c’era nulla di strano, Dean lo sapeva. Anche John aveva sempre avuto bisogno della compagnia di sua madre, i rapporti con gli umani erano così…

Avrebbe anche potuto essere d’accordo se non fosse stato per il fatto che gli umani non si avvicinavano mai a lui, forse troppo selvatico. Troppo gatto per meritare l’attenzione di qualcuno. Questo era quello che si era sempre detto, era quello il problema degli esseri umani, pretendevano affetto e amore senza mai essere disposti a regalarne un pò senza pretendere niente in cambio,. Non c’era niente di sbagliato in lui, che andava bene così. D’altronde ci poteva essere di male nel fatto di non essere uno di quelli che non regalavano il loro amore così velocemente?
Sam era diverso, lui si strusciava sempre ai bambini quando erano più piccoli, cercava sempre di attirare l’attenzione degli umani sedendosi sui muretti o giocando con i fili d’erba che venivano mossi dai ragazzi al parco. Sam aveva sempre voluto quella vita. 

 

-Siamo arrivati.- disse Cas, riconoscendo un enorme cancello in ferro battuto che, lasciando intravedere la vista su un enorme viale faceva cadere a perdita d’occhio lo sguardo su un prato all’inglese e poi in un bosco.
Non riuscì a trattenersi dal sorridere, non sapendo tuttavia se Dean l’aveva visto sorridere o si era perso nei suoi pensieri.
-Ti capisco. Chi non vorrebbe quella vita.- borbottò qualche momento dopo. Lo pensava veramente. Cosa c’era da non invidiare nel dormire su una poltrona calda, nel mangiare qualcosa con regolarità? Certo il suo pesce era la cosa migliore, ma tutti sapevano che spesso la regolarità vince sempre sulla qualità. Poco tempo dopo essere stati abbandonati Sam aveva iniziato a dormire accoccolato a lui per evitare il freddo dell’inverno. 

Ti proteggerò io Sam, aveva promesso a se stesso e a lui il giorno che lo aveva sentito piangere eppure adesso erano diventati adulti, ognuno capace di vivere la sua vita, non era forse il momento che fosse qualcuno ad occuparsi di lui? 

-Come scusa?- furono le parole di Cas a distoglierlo dai suoi pensieri. Dannazione! Ma come fa a capire tutto quello che dico a bassa voce.
Si era fermato e lo guardava con sguardo interrogativo, con uno sguardo che Dean era sicuro che sarebbe stato in grado di far crollare chiunque.

-Ho detto che ti capisco Cas, chiunque vorrebbe la vita che fai tu, la sicurezza che hai tu non ce l’hanno in molti-

-Dean pensi davvero che sia solo per questo? Non è per la sicurezza. E’ per Hellen.

-Lo so Cas, credimi. Era proprio di lei che stavo parlando.

Non c’era rabbia nella sua voce, quasi malinconia. 


Rimasero a fissarsi per un pò, finché il primo a rompere il silenzio non fu proprio Dean.

-Beh Cas. E’ stato bello viaggiare un pò con te. Anche se avrei preferito altre considerazioni-

-Dean…io…-

-No tranquillo, non serve che mi spieghi…Ho capito benissimo.

 

Non è vero Dean, mi stai prendendo in giro.

-Sei sicuro? Guarda che se volessi potrei chiedere ad Hellen se puoi rimanere anche tu. Casa è grande, cisarebbe posto anche per te.

-Non serve tranquillo, questa non sarebbe la vita che fa me..

Sono un bugiardo, è esattamente la vita che farebbe per me.

 

L’altro non rispose, rimanendo interdetto dalle parole di Dean.

-Comunque se dovesse servirti, non esitare a venire a chiamarmi. 

L’altro rise. 

-Cosa vorresti fare? La terra di noi comuni mortali non è un posto per gli angeli senza ali. 

-Cosa?

-Sei un angelo Cas, e come tutti gli angeli la terra non è un posto per te. 

-Dean…io..-

-Fa niente tranquillo, ci sono abituato

Sei un bugiardo Dean, non è vero

-Lasciando perdere gli addii che sono una cosa che odio salutiamoci come se dovessimo vederci di nuovo, d’altronde nessuno di noi due va da qualche parte.

-Ciao Cas…se vuoi trovarmi chiedi del cacciatore.-

 

♥︎♠♣︎♦︎︎

Così era sparito Dean, con la stessa velocità della prima volta che Cas lo aveva visto qualche settimana prima. Sospirò per poi scavalcare il muretto vicino al cancello e andare direttamente la porta per andare ad avvertire del suo ritorno.

Mentre Cas si stava avvicinando al portone Dean si era seduto sul muretto, certo che l’altro non l’avrebbe visto. 

Sparkling angel

I believe

You are my saviour

In my time of need

 

Blinded by faith,

I couldn't hear

All the whispers,

The warnings so clear

 

There's no escape now,

No mercy no more

No remorse 'cause I still remember

The smile when you tore me apart

 

You took my heart,

Deceived me right from the start

You showed me dreams,

I wished they'd turn into real

And made me realize

It was all just a lie

 

Sparkling angel,

I couldn't see

Your dark intentions,

Your feelings for me

 

Fallen angel,

Tell me why

What is the reason,

The thorn in your eye?

 

This world may have failed you

It doesn't give you a reason why

You could have chosen

A different path in life

 

Could have been forever

Now we have reached the end

 

 

 

Balthazar stava dormicchiando vicino al camino acceso, mentre Gabriel mangiava una tavoletta di cioccolato come al suo solito quando, malgrado il rumore che stava facendo il piccolo topolino seduto vicino a lui, si accorse di un miagolio poco lontano.
-Cas? CAS!-
Il suo abbaiare non aveva fatto altro che mobilitare tutta la casa che, compreso Zaccaria, stava iniziando a sentire il miagolio del piccolo micio nero chiuso fuori dal portone.
-Piccolo sacco di pulci, questa volta non mi scappi. Stai pur certo che mi libererò di te una volta per tutte!-
Mentre borbottava queste parole prese una piccola borsa per poi aprire al piccolo Cas e dopo averlo preso per la collottola infilarlo nella borsa e infilare quest’ultima nel forno della cucina.

-Zaccaria! E’ LUI E’ LUI! LO HAI SENTITO??
-Madame… non vorrei dirle niente ma non c’è nessuno micio qui..
Bastardo essere viscido.
-Madame! Madame! C’è davvero Cas! Io l’ho visto! E’ nel forno!
Stava cercando di farle capire che il piccolo felino era stato chiuso nel forno, fortunatamente per Zaccaria, spento.
-Ma si può sapere che cosa ha questo cane?
Chiese guardando Balth che cercava di far capire alla padrona dove doveva guardare.
La faccia triste di Hellen non fece che incazzare ancora di più il pastore tedesco che, guardando la padrona e il maggiordomo uscire dalla cucina giurò in quel momento che gliela avrebbe fatta pagare molto cara. 

-BALTH! SEI TU?
-No sono la fata Turchina, che domanda idiota certo che sono io!
-Chiama Dean!
-Chi?
-Un gatto rosso! Quello che mi ha riportato a casa! Vive  a due isolati da qui!
-Come lo riconosco
-Ha gli occhi verdi. MUOVITI!


Dean, sempre seduto immobile sul muretto era riuscito ad assistere a tutta la scena di Zaccaria e Cas e con le orecchie indietro e l’istinto omicida, era corso verso la porta, appena in tempo per vedersela sbattere in faccia. Stava giusto entrando in panico quando si vide la porta aperte e un enorme pastore tedesco davanti.
Oh.
A Dean piacevano i Cani, erano sempre stati affettuosi nei suoi confronti, specialmente quelli randagi e non era mai mancata una volta che non aveva ricevuto aiuto da uno di loro.
-Dean?- aveva chiesto l’altro con aria perplessa ma sinceramente curiosa e un sorriso a trentadue denti lo aveva illuminato alla sua riposta affermativa. -Vieni dentro- gli aveva semplicemente detto, portandolo in cucina evitando di incrociare l’attenzione di Edgar, sparito in qualche stanza della casa.

-Cas! Cas sono io!
-Di già? Balth hai fatto poco.
-Sai Cas, comincio a pensare che tu abbia un angelo custode.
-Perchè?
-Perchè non ero tranquillo a lasciarti andare senza essere sicuro e allora sono rimasto sul muretto.
-Dean giuro che esco da qui…
-Emh, non vorrei interrompere le vostre smancerie ma qui non so se vi siete resi conto che è una situazione un pò scomodo.

Ricordando ad entrambi quello che stava succedendo intorno a loro Dean, salito sul dorso di Balthazar, riuscì ad aprire il forno, ricevendo poi un’occhiata felice di Cas, alla quale aveva risposto con una sferzata della punta della coda.
-Dobbiamo andare a chiamare Bobby e gli altri. Loro ci possono aiutare!
Il ghigno del pastore tedesco fece accapponare la pelle ad entrambi i micetti.
-Gabe vieni qua un attimo.-

♥︎♠♣︎♦︎︎

Dopo una discussione pressoché infinita, Balthazar, Dean e Cas avevano spedito il piccolo topolino ad andare a chiamare la banda dei gatti randagi, nonostante le sue preoccupazioni e il suo disappunto. Nonostante fosse uscito di casa da almeno 5 minuti buoni e stesse correndo, per la prima volta senza niente di dolce in bocca continuava a lamentarsi preoccupato
Un topo, in mezzo ad una banda di gatti? A me questi mi sembrano tutti matti. Continuava a ripetersi mentre controllava i nomi delle strade cercando di riconoscere l’indirizzo che gli era stato dato da quello strano gatto rosso. Tu di che ti manda Dean! Non ti succederà niente!
Sperava sicneramente che quella cosa fosse sufficiente. 

Dopo qualche minuto riuscì ad arrivare in uno strano vicolo. Non mi succederà niente. Certo parla facile lui, lui ha nove vite.
Qualche secondo dopo venne preso per la coda.
-E tu che ci fai qui?-  Lo aveva preso un gatto grande e grosso, con il pelo ispido e l’aria burbera.
-Sono venuto a cercare dei gatti! Mandato da un gatto.
-Ma questo è ridicolo!- la voce di un altro gatto nero. A giudicare della stessa età dell’altro.
-Ha detto che bastava dire il suo nome!
-Allora parla topolino- Dissero entrambi in coro per poi posarlo nelle mani di un siamese.
-Si chiama Denton!-
-Non lo conosco- disse un terzo gatto rosso scuro. Era un gatto enorme, poco più scuro di quello che aveva visto poco prima dentro casa sua.
-…Deemer-
-Fuori due…- la voce era quella di un gatto bianco con il pelo lungo che, stravaccato su di un giornale leggeva chissà quale articolo di informatica. -Prova di nuovo topino.-
Topino a chi?
-Dennis?
-Topo dì le tue preghiere! Un ultimo desiderio?
-PERCHÈ MI SONO FIDATO DI QUEL DEAN?!
-Fermi tutti! Questo cambia le cose!
-Certo che le cambia!
-Stai tranquillo topino, non ti facciamo niente- ecco di nuovo il gatto rossastro
-Non sono io il problema! Dean ha bisogno di aiuto! Cas è in pericolo?
-Cosa?
-Sam ma hai le orecchie foderate? Muoviti! Kevin, Ash, ragazzi andiamo!

 

Edgar nel frattempo, corso nella stalla di Anna per prendere un baule borbottava qualcosa sul suo prossimo piano. -Timbuctù! Ti spedisco a Timbuctù!
Poco erano riusciti a fare Dean e Balth quando Edgar, vedendosi passare i due felini a cavallo del pastore tedesco lo aveva preso e rimesso nello stesso sacco di poco prima.
-Abbiamo un problema
-Ah, tu dici?
-Ma quanto ci mettono Bobby e gli altri! Quel topo dovrebbe essere già arrivato!

Dean non fece in tempo a finire la frase che un gruppo di gatti, insieme ad un piccolo topolino, stavano scavalcando il muretto della tenuta Harvelle.



 ♥︎♠♣︎♦︎︎

Dean e Cas sedevano sul divano nel salotto.
-Caaaaaas! Ma devo proprio metterlo? Mi da fastidio è stretto!
-Ma quanto ti lamenti? A me piace e ti da un tocco di classe!
Subito sotto di loro, seduti per terra c’era Balthazar che, come al suo solito, teneva sulla testa il piccolo topolino che continuava a lamentarsi del fatto che lo avevano, appena qualche ora in mezzo ad un gruppo di gatti randagi.
-Suvvià Gabe, quante scene!- continuava a riprenderlo il cagnone, che se la rideva sotto i baffi.

 

Fu necessario l’intervento di Hellen per evitare che quei quattro finissero a litigare.
-Siete bellissimi!- disse, rivolta al quartetto, per poi avvicinarsi e sistemare il farfallino che Dean portava al collo. -Ci sono molti uomini in casa, ma un altro gatto era necessario, non è vero Cas?-
Il micio annui compiaciuto mentre l’altro guardava in aria imbarazzato.
Era stata proprio Hellen a convincere Dean a rimanere. Lo aveva visto lì sulla porta che guardava Cas e non aveva saputo resistere. Si era accovacciata e gli aveva detto.
-Vuoi rimanere con Cas non è vero? Non è difficile da capire. Vieni, casa è grande.-
Non aveva aggiunto altro, si era solo messa di lato, lasciando che Dean si avvicinasse con calma e vedesse l’ingresso della villa. 

-Che devo fare Cas?
-Quello che vuoi.
-E’ una risposta del cazzo te ne rendi conto vero?
-So che non sarebbe semplice cambiare vita…

Gli altri nel frattempo si erano avvicinati e lo avevano guardato. Il primo era stato Bobby, seguito da Rufus e Sam. Gli avevano detto che solo lui poteva decidere quello che era meglio per lui e nessun altro poteva decidere per lui. Sam inoltre aveva anche aggiunto che sarebbe andato con Jessica poco lontano. Lei si era trasferita da poco in un appartamento e aveva bisogno un pò di compagnia.
-Dean, fatti la tua vita. E’ quello che vorrebbe la mamma. Il fatto che ti fai una vita non significherà mai che ti libererai di me. Brutto cazzone che non sei altro.

Dean sorrise a quel ricordo. Accoccolandosi sul divano cercando di appoggiare a Cas e rimanendo sorpreso quando si accorse di trovare solo il velluto del divano. -Ma…-
-Io commemorerei il momento con una bella canzone.

Mentre nell’aria si diffondevano le note di “Rock you like an Hurricane” degli Scorpion e Hellen sorrideva, Dean si accoccolò sul divano di velluto. Certo che finalmente e per la prima volta gli sembrava essere nel posto giusto, al momento giusto. 

Note:

Chiedo scusa per aver aggiornato così tardi…durante le vacanze non ci sono stata per niente xD Il 23 sono partita e sono finita diritta su a Milano (3 ore e mezza di treno) che viaggio ragazzi! xD
Sono tornata il 28 e sono ripartita il 29 per passare capodanno fuori. Sono tornata il primo sera.
Passando qualche giorno per riprendermi alla fine ho scritto questa tutta oggi, sono stata brava? (ditemi di si)
Spero vi piaccia il mio finale..avevo anche pensato di farlo finire male e rispedire Dean in mezzo ad una strada ma non ce l’ho fatta. Mi sono sentita una brutta persona. ç.ç Devo ammettere che il pezzo triste di Dean che pensa di andare via mi ha fatto un pò vacillare ma per il resto mi sono ripresa xD Ho scritto troppo Angst questi giorni per i vari prompt e regali di natale, non ce l’avrei fatta anche con questa 

Colgo l’occasione per farvi gli auguri di Buon Anno! Spero che questo 2014 vi porti tante cose belle e tante soddisfazioni =) <3 Io quest’anno me ne vado alla JIB che ce l’ho poco lontana da casa e questo per il momento mi sembra già un’ottima cosa ù.ù
Aaaaaanyway..sto straparlando non arrabbiatevi <3
Vi ringrazio per chi mi ha letto o seguito <3

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