Non ho mai smesso di amarti.

di missA_suzy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo due ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


Non ho mai smesso di amarti

Capitolo uno: un'importante decisione.

 

Un tramonto faceva da sfondo alla casa dei Tendo, o almeno ciò che ne rimaneva. Il Dojo era stato completamente distrutto e, dove una volta c’era l’entrata della palestra non rimasero che pezzi di legno tutti ammassati che il signor Tendo cercava di raccogliere. Era molto arrabbiato e deluso dal suo futuro genero. Certo, era stato sempre comprensivo e disponibile con lui, ma adesso che per colpa sua gli era stata distrutta la casa e soprattutto il cuore di sua figlia, come avrebbe dovuto comportarsi? Alzò lo sguardo in direzione della sua camera e sospirò pesantemente per poi continuare a fare quello che poc’anzi aveva interrotto.

Akane, dal canto suo, aveva deciso di fare un bagno rilassante dopo gli ultimi avvenimenti di quella giornata. Ripensò al momento in cui era entrata nella palestra tanto emozionata, con il suo bel vestito che le sorelle avevano scelto per lei. Ricordava Ranma che, a testa bassa, era impalato lì come uno stoccafisso ma nonostante questo, l’aveva guardata e aveva sorriso. Subito dopo erano entrate quelle pazze a distruggerle la casa e il suo grande sogno, perché lei voleva davvero essere la moglie del ragazzo. Si riscosse subito da quei pensieri, ma non poté trattenere le lacrime che asciugò qualche istante dopo. Si diresse in camera sua e, messo il pigiama, sprofondò in un sonno profondo.

Ranma, ti odio con tutte le mie forze!

 

Qualcosa era cambiata quel mattino a colazione. Per esempio, il fatto che Akane rispondesse male a tutti, anche alla sorella Kasumi che, vedendola così, decise che le avrebbe parlato quella sera stessa.

-       Akane sono le 7.45, potresti gentilmente andare a svegliare Ranma?

-       Vacci tu se ci tieni tanto.

-       Ragazzina – s’intromise suo padre – da quando sei così indisponente?

-       E tu da quando dici qualcosa senza piangere come una femminuccia? – disse indignata posando le bacchette e alzandosi – io vado a scuola!

-       Perché la mia bambina mi risponde così, perché? – iniziò a piagnucolare e a strepitare il signor Tendo quando la ragazza fu uscita – Saotome, dammi una risposta!

L’uomo per tutta risposta si bagnò diventando panda e cominciò a giocare con una di quelle palle da circo.

-       Saotome, ti ho fatto una domanda!!

-       Bobo?

-       Emh – tossì Nabiki per attirare l’attenzione – ci vado io a svegliare Ranma.

-       Mi faresti un piacere.

-       Bene – disse alzandosi e dirigendosi verso la stanza del ragazzo – Ranma, sveglia – disse scuotendolo una volta entrata. Ma del ragazzo si sentiva solo il russare.

-       Ranma, avanti. Faremo tardi a scuola!

-       Mhh..Akane come mai non hai usato il secchio stamani? – disse alzandosi e strofinandosi gli occhi

-       Non sono Akane, babbeo!

Il ragazzo aprì meglio le palpebre e si ritrovò di fronte una Nabiki che esibiva un sorriso compiaciuto e cattivo – ora dammi mille yen altrimenti dirò a tutti ciò che ho sentito – esclamò tendendo la mano in avanti.

 

Nel frattempo Akane, approfittando del fatto che all’inizio delle lezioni mancava ancora un po’, era andata al parco e si era seduta su una panchina per respirare l’aria del mattino che tanto adorava. Pensò che doveva ricominciare ad allenarsi e a fare jogging la mattina, attività trascurate a causa dei preparativi del matrimonio che non era andato in porto. Alzò lo sguardo e notò un punto preciso, che lei conosceva troppo bene. Era il punto in cui Ranma, per la vigilia di Natale, le aveva regalato quei piccoli oggetti che per lei erano tanto preziosi. Non poté evitare che altre lacrime inondassero il suo viso da bambina. Stava soffrendo in silenzio, nessuno sapeva quant’è forte il dolore di chi non è riuscita a sposarsi. Nessuno capiva la sua disperazione. La sera prima aveva pianto fino a tardi, solo la sua camera sapeva come stava soffrendo. Ma lo nascondeva, non voleva che gli altri lo sapessero per poi ridere di lei. Questa era Akane Tendo e per nulla al mondo sarebbe cambiata. Si fece forza mentalmente e si avviò verso scuola, dove la stavano aspettando le sue amiche Yuka e Sayuri.

 

-       Allora non dirai niente, siamo d’accordo?

-       Mi hai pagata, quindi puoi immaginarti la risposta.

-       Nabiki parlo sul serio! – esclamò lui scendendo dalla ringhiera

-       Ma anch’io, che credi?

-       Lo sai – disse mentre tornava a camminare con le braccia dietro la testa – sapevo che eri legata al denaro, ma non fino a questo punto. Sei proprio insensibile.

La castana rallentò la sua camminata fino a fermarsi del tutto, abbassando la testa. Il codinato si voltò – beh, che ti prende?

-       Hai un bel coraggio a chiamare me insensibile. Tu come ti definisci per quello che hai fatto a mia sorella? – alzò di scatto la testa e lo guardò con odio – Non ti sei neanche degnato di andare a parlarle, di andare a chiederle come si sentisse. Sei un mostro!

-       Nabiki ma tu..stai piangendo?

-       E cosa c’è di strano? È pur sempre mia sorella, le voglio bene. E non ti perdonerò mai per quello che hai fatto. – gli urlò contro scappando. Il ragazzo non ebbe la forza di seguirla e continuò il suo tragitto con tranquillità.

 

Durante quella giornata scolastica, i due ragazzi ebbero varie complicazioni legate al matrimonio saltato. Tutta la scuola ne era a conoscenza, e forse ne stava parlando anche tutta la gente del quartiere. Per Akane quello fu un altro shock, non si era sentita mai così umiliata. Così, mentre Ranma parlava con i suoi amici durante la pausa pranzo, Akane scambiò qualche chiacchiera con le sue amiche.

-       E adesso che cosa vuoi fare? – chiese Yuka appoggiata ad uno degli alberi del Furinkan mentre gustava il suo pranzo – la scuola è quasi finita, ma comunque questi pettegolezzi non cesseranno.

-       Ha ragione.

-       Io..

-       Avanti Akane, sai che con noi puoi parlare liberamente. Ci conosciamo da una vita.

-       E non puoi tenerti tutto dentro. Siamo qui per ascoltarti, sappiamo quanto è difficile per te.

La ragazza guardò le amiche che, con un semplice sorriso, le infondevano calore e serenità. Chiuse gli occhi e respirò molto profondamente. Quando li riaprì, le sue amiche erano di fronte a lei, pronte a conoscere le sue sensazioni.

-       Mi sento male, ragazze. Non è facile quello che mi è successo. La mia vita è stata un completo susseguirsi di caos e shock. A partire dai miei sedici anni. Mi sono fidanzata contro la mia volontà e anche se a volte ero felice del fatto che Ranma fosse il mio fidanzato, oggi mi viene solo da vomitare. La mia prima impressione è stata sbagliata, volevo che fosse mio amico ma poi ho scoperto la verità. Come se non bastasse, sono apparse quelle tre pazze per cercare di uccidermi ed avere Ranma tutto per loro. Sono finita varie volte in pericolo a causa sua, eppure ho sopportato perché io in fondo lo amavo. Ma adesso non ne posso più, sento che è venuto il momento di darci un taglio netto.

-       Ma sei sicura? È davvero quello che vuoi? – domandò Sayuri preoccupata prendendo la mano dell’amica.

-       Sì, ragazze. È quello che voglio. Lo sapete, vi invidio tanto. Voi avete una vita normale, una vita adatta alla vostra età. E tu, Yuri, sei quella che invidio più di tutte.

-       Ma perché Akane? Io non merito di essere invidiata da te!

Lei rise amaramente – e invece sì. Ti invidio perché tu puoi vivere tranquillamente la tua relazione con Hiroshi, senza pazze che vogliono ucciderti. Siete due adolescenti innamorati, cosa che io e Ranma non siamo mai stati. È proprio la vita tranquilla che mi manca e vorrei tanto avere, mi capite?

Le due si guardarono e annuirono a testa bassa prima di correre ad abbracciare l’amica – Akane, se ritieni che sia la cosa più giusta allora falla. Ricorda che noi saremo sempre dalla tua parte per aiutarti e sostenerti.

In quel momento, Akane si rese conto di com’era fortunata ad avere delle amiche come loro. In fondo, qualcosa di buono nella sua vita c’era. Qualche lacrima uscì dai suoi bellissimi occhi color cioccolato, mentre abbracciava forte le amiche – grazie.

 

Erano le cinque di pomeriggio quando rientrò a casa. Andò subito in camera sua a togliersi la divisa e a mettersi qualcosa di più comodo. Dopodiché andò in cucina dove le due sorelle stavano preparando la cena – ciao ragazze.

-       Akane..ciao.

-       Mi spiace per questa mattina, ero assai nervosa. Mi perdonate?

-       Come non potremmo farlo? – esclamò Kasumi abbracciandola

-       Sentite, vi devo parlare – disse staccandosi dalla sorella – vi dispiace chiamare papà e il signor Genma? – chiese avviandosi all’uscita

-       D’accordo, ma Ranma?

Lei si voltò con uno sguardo che le fece deglutire  – di Ranma me ne occupo io.

 

Il ragazzo era in giardino a svolgere i suoi soliti esercizi, visto che la palestra era completamente distrutta. Dopo aver sferrato un calcio ed aver appoggiato le mani al suolo per sorreggersi, vide le gambe di qualcuno. Alzò lo sguardo e spalancò le iridi blu quando vide che si trattava della sua fidanzata.

-       A-Akane, che sorpresa.

-       Smettila con queste chiacchiere da demente, e vieni con me.

-       A chi hai dato del demente tu!?

Lo sguardo freddo e minaccioso che la ragazza gli rivolse lo fecero spaventare non poco, così che la seguì fino al salone principale.

A parlare fu Soun Tendo – allora, si può sapere di cosa devi parlarci?

-       Prima di tutto voglio chiedervi scusa per il mio comportamento di questa mattina, soprattutto a te papà. Ma ero sotto shock, cercate di capire.

La famiglia annuì, capendo. E la esortò a continuare – ma non è questo il motivo della riunione. Io voglio rompere il mio fidanzamento con Ranma – disse convinta guardandolo negli occhi – e avere una vita normale.

♥♥♥♥

 

ciao a tutti! Sono tornata con una nuova storia, questa volta su Ranma. Vi ho detto che questo anime mi ha appassionato tantissimo, no? c:
So che ho "Ritorno al passato" da finire, ma aggiornerò contemporaneamente. Avevo deciso di finire prima l'altra e poi iniziare questa, ma non ce l'ho fatta ad aspettare, Hehehe.
Alla prossima settimana, see you soon ;)

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo due ***


 

Non ho mai smesso di amarti.

Capitolo due: una nuova vita

 

Era calata la sera e il leggero venticello faceva muovere le foglie dell’albero di casa Tendo. C’era un’aria pesante e persino il pesciolino che saltava dentro e fuori dall’acqua dello stagno non accennava a muoversi.

-          C-Che cos’hai detto?

-          Che voglio rompere il fidanzamento, papà. Cercate di capirmi, dopo lo shock di ieri non posso più far finta di nulla. Sono giovane, voglio godermi la vita e non essere minacciata di morte a soli diciannove anni!

-          Ma figlia mia, io posso anche capirti..ma la palestra?

-          Ho pensato molto anche a questo. Se tu me lo consentirai, potrei anche fidanzarmi con un ragazzo che mi piace in futuro. E se non conosce le arti marziali gliele insegnerò io, non è questo il problema. Ma alla luce di questi ultimi anni e di quello che mi è capitato credo sia meglio finire la scuola, prima.

Ranma era incredulo. Era sicuro di aver sentito un crac proveniente dal proprio petto nell’istante in cui Akane aveva pronunciato quelle parole. Certo, non era andato da lei ma cosa poteva dirle? Lui era molto timido su quest’aspetto, ma ora si sentiva debole e vuoto. Un vuoto maggiore di quello che aveva provato quando aveva creduto che lei si fosse innamorata di Shinnosuke. Abbassò la testa sofferente, questa era la peggiore delle sconfitte e non poteva assolutamente accettarlo. Senza rendersene conto, strinse i pugni e qualche lacrima scese dai suoi occhi cobalto, ma l’asciugò velocemente per impedire a qualcuno di farsi strane idee.

-          Akane, sei sicura di questa tua decisione? Una volta presa non potrai più tornare indietro.

-          Signor Genma, sono sicurissima. Ma non voglio che andiate via da casa. Potete fermarvi qui quanto volete, non mi date fastidio – disse con un debole sorriso

-          Quindi continuerò a gustare i manicaretti di Kasumi? – chiese con la bava alla bocca facendo scendere una gocciolina al figlio.

-          Akanuccia! Sono io il tuo fidanzato, pratico pure le arti marziali!

-          Sparisci vecchio! – esclamò regalandogli un pugno in pieno viso e facendolo precipitare nel laghetto, poi continuò – mi sembra strano che non protestiate come al solito.

-          Ma per chi mi hai preso? Akane, io ti ho fatto fidanzare con Ranma perché credevo che con il tempo sareste andati d’accordo, volevo che tu fossi felice ma ho sbagliato. Dovevo prendere in considerazione le tue idee, le tue opinioni al riguardo. Quindi, qualsiasi ragazzo che entrerà da quella porta al tuo fianco, sarà ben accetto in questa casa. Perdonami. – disse piangendo e abbracciandola a sé.

-          Grazie mille, papà.

-          Emh..Tendo, pensandoci bene, hai altre due figlie – si girò verso la castana – Nabiki, lo sai che tu e mio figlio fareste proprio una splendida coppia?

Inutile dire che come risposta ricevette un calcio dal figlio e un pugno dalla giovane. – vuoi rovinare anche me adesso!?

-          La cena è pronta, su venite!

-          ..non ho fame. – esclamò il ragazzo uscendo, diretto chissà dove.

-          Ma..

-          Su, Kasumi cara, non pensare a quello sciagurato di mio figlio. Mangia con noi – esclamò tutto contento sedendosi a tavola

-          Spero solo che non si allontani..

 

Vuoi rovinare anche me adesso!?

Ranma camminava per le strade di Nerima assorto nei suoi pensieri. La frase di Nabiki gli ronzava intorno e non lo abbandonava un secondo. Cosa significava, che aveva rovinato Akane? In un certo senso era vero che il matrimonio era stato uno disastro, era vero che non era andato a parlare con lei, era vero che rischiava sempre la vita a causa sua, però… lei voleva sposarlo per fargli avere l’acqua delle sorgenti.. oppure c’era dell’altro?

 

Erano passate due ore e di Ranma neanche l’ombra. Akane guardava preoccupata l’orologio, distraendosi di tanto in tanto nel sentire i lamenti del signor Saotome che accusava l’altro di barare. Salì in camera sua e si chiuse la porta alle spalle. Era single, adesso. In un certo senso si sentiva più leggera, ma lei lo amava quello stupido. Come avrebbe fatto a dimenticarlo? Scosse la testa, lei non era il tipo che dava importanza ai sentimenti, l’unica cosa che serviva era il tempo. Guardò nuovamente l’orologio che segnava le 23.30 e decise di mettersi a letto. Forse avrebbe sognato qualcosa di bello, chissà.

Akane non puoi lasciarmi. Lo sai. Il tuo cuore lo sa.

-          Ma che cavolo..? – esclamò sedendosi di scatto sul letto e toccandosi la fronte. Era calda, come se qualcuno l’avesse appena toccata. E non poteva avere la febbre, si sentiva benissimo – sarà stata la mia immaginazione.

-          Ne sei sicura?

-          Chi sei e come hai fatto ad entrare in camera mia? – urlò balzando a terra e impugnando la sua arma che teneva sempre accanto al letto.

-          Sono entrato dalla finestra – rispose la figura in penombra

La ragazza sbarrò gli occhi, solo una persona aveva quell’abitudine.. – Ranma..

-          Adesso ti siedi e parliamo – disse avvicinandosi e cercando di toglierle il bastone

-          E da quando sei così spavaldo? Vattene via!

-          Ti vuoi decidere a lasciarmi questo maledettissimo bastone?

-          Dovrei essere una scema per dartelo!

-          Puoi tenertelo, sai che m’importa! – esclamò mollando la presa – ma adesso ti siedi.

-          Per quale assurdo motivo dovrei farlo? Fammi il piacere e tornatene a letto!

-          Senti , mi rendo conto che sarei dovuto venire da te a parlare di quello che è successo ieri, ma..

-          Ma?

-          Ma non ne ho avuto il coraggio, è una cosa delicata ecco.

-          Inventati qualcosa di meglio, magari ci credo.

-          Perché dovevo venire io, perché non sei venuta da me, eh!?

-          Perché non eri tu quello che stava male avvinghiato a quelle tre oche! – esclamò cercando di colpirlo, ma lui la bloccò – possiamo parlare?

-          Se vuoi farti colpire allora sì.

-          Akane – disse sospirando e sedendosi sul letto – io non..

-          Alzati subito dal mio letto – sibilò minacciosa con una matita appuntita che gli aveva avvicinato al collo

-          Ma dico, sei impazzita!?

-          Non sei degno di stare in questa camera, anzi, non sei degno di vivere sotto il mio stesso tetto!

-          E allora perché hai detto quelle cose prima!? – urlò senza controllo, si stava innervosendo parecchio

-          L’ho fatto per tuo padre, di te non m’importa nulla!

-          L’ho sempre detto che non sei mai carina!

-          Beh, fatti tuoi. C’è un ragazzo che mi trova carina. Ma che dico, tutto il liceo mi trova carina, te lo sei dimenticato? Non ho certo bisogno di te, ho tanti ragazzi tra cui scegliere! E non so se ci sarà una ragazza pronta ad ascoltare i tuoi insulti e le tue prese in giro come ho fatto io. O forse erano riservati solo a me? Perché a Shampoo e Ukyo riservi solo gentilezze.

-          Ma chi te lo dice? Io quelle non le sopporto, mi stanno addosso dalla mattina alla sera!

-          Credevo che ti piacesse. Sono anche più femminili, più magre e più forti di me. Senza contare i loro bellissimi capelli lunghi, cosa che, guarda caso, mi hai tolto sempre tu!

-          Cosa c’entrano i capelli adesso?

-          Ranma – lo guardò dritto negli occhi, sebbene fosse difficile nella penombra della camera – perché sei qui?

-          I-Io.. – aveva sentito il suo cuore battere più volte non appena gli occhi di Akane si furono posati su di lui. Erano così belli… - non..non vuoi ripensare alla storia del fidanzamento?

-          A quale scopo, per ricominciare? Non ci tengo – lo prese per un braccio e cominciò a camminare – tu per la tua strada e io per la mia. Mi hai costretta. – disse sbattendolo fuori e chiudendo la porta.

 

Una debole luce illuminava la stanza. Akane aprì gli occhi cioccolato, si alzò e sbadigliò spegnendo la sveglia. Era una cosa che le piaceva fare, anche se non ne aveva bisogno. Ogni sera puntava la sveglia per semplice divertimento, e poi la mattina la spegneva. Guardò la sua divisa e un altro sorriso fece capolino sul suo volto, oggi sarebbe cominciata una nuova vita. Una vita da single.

-          Buongiorno papà!

-          Akane, buongiorno a te.

-          Sorellina, va tutto bene?

-          Perché non dovrebbe? – chiese lei sedendosi a tavola e prendendo la scodella che Kasumi le stava porgendo

-          No dico, hai rotto con Ranma..dovresti essere depressa

-          Nabiki ha ragione – s’intrufolò il signor Saotome – se ci ripensassi?

-          È inutile che prova a corrompermi – sibilò lei con una piccola gocciolina dietro la testa – e poi, stamani mi sento più leggera. Come se tutto il peso e le paure di questi anni fossero improvvisamente svanite. Sono felice.

-          Buon per te – disse il ragazzo comparendo improvvisamente e sedendosi a tavola

-          Come mai ti sei alzato prima?

-          Non avevo più voglia di dormire, tutto qui.

-          Ranma, non mangiare così velocemente. Potresti affogarti.

-          E tu da quando ti preoccupi di me? Non siamo più fidanzati, quindi gira al largo.

Akane, sentendosi irritata, gli sbatté il tavolo in testa e presa la cartella si avviò a scuola – stupido!

Le cose erano andate così per un mese intero, lui la offendeva e lei controbatteva. Ma dopo un po’ si era sentita stupida a prendersela con lui e ad offenderlo, perché non voleva fargli del male. Al contrario, le battute di lui gliene facevano molto e quindi aveva preso ad evitarlo credendo che anche lui lo volesse. Dal canto suo, Ranma era rimasto molto sorpreso. La insultava per spronarla a reagire a litigare, perché gli sembrava che in quei momenti fossero ancora fidanzati. Ma quando lei cominciò a trattarlo con riguardo ed educazione gli crollò il mondo addosso. Come avrebbe fatto a starle vicino adesso?

Il suono della campana segnava che le lezioni erano terminate. Akane recuperata la sua cartella, iniziò a scendere le scale dell’edificio che l’avrebbero condotta all’uscita. Era molto preoccupata in quanto si stava avvicinando il compleanno di Kasumi e il signor Saotome proprio quella mattina l’aveva incastrata ad andare per negozi con suo figlio. Per questo cercava di scendere il più lentamente possibile, non voleva vederlo e cercava inutilmente un qualcosa che la potesse salvare. Ma le scale finirono presto e, alzato lo sguardo, vide il ragazzo appoggiato a uno degli armadietti con aria annoiata, come se gli pesasse andare con lei. Si fece forza e sceso l’ultimo gradino si preparò a chiamarlo, ma non aveva idea di quello che le stava per succedere.

-          Akane Tendo, aspetta!

Lei si girò infastidita – che accidenti vuoi, Kuno?

-          Volevo chiederti un favore – disse raggiungendola – Oggi tocca a me fare le pulizie, ma io non posso assolutamente restare. Mio zio Takashi è stato portato d’urgenza al pronto soccorso e, dato che tutti gli studenti sono già andati via, mi chiedevo se tu potessi sostituirmi.

-          Per quale assurdo motivo dovrei.. – le parole le morirono in gola. Pulizie voleva dire restare a scuola e restare a scuola voleva dire niente negozi con Ranma. Inoltre, lui odiava questo tipo di faccende e ogni volta che era il suo turno cercava sempre una scusa per svignarsela, riuscendoci sempre - ..rifiutare? Certo che rimango io qui, non devi nemmeno dirlo!

-          Oh dolce Akane Tendo – esclamò avvicinandosi pericolosamente a lei, infastidendo Ranma – sei così buona, così bella, così forte e così mi.. – non ebbe il tempo di completare le sue lodi che si ritrovò su un albero poco distante grazie ad un potente calcio della ragazza – ma non avevi fretta tu? – poi si girò verso il codinato – mi spiace ma non posso venire, ho promesso a Kuno di sostituirlo

-          E da quando fai piaceri a quello sgorbio!?

-          Beh, me l’ha chiesto così gentilmente che.. – farfugliò abbassando la testa, sperava che abboccasse

-          D’accordo fa come ti pare, ho capito. – borbottò antipatico prima di superare il cancello d’ingresso e tornarsene a casa. Akane sospirò pesantemente per poi risalire al quinto piano ed iniziare i lavori che aveva accettato di buon grado.

♥♥♥

Buon sabato, bellezze!
Come promesso ho aggiornato, spero vi piaccia ^-^
Siccome vado molto di fretta non posso dire molto, spero solo che vi sproni a seguirmi come state facendo con 'Ritorno al passato.' (vi ringrazio tanto per le vostre recensioni <3) 
Che dire, buon week-end e ci sentiamo domani con l'altra storia c:
Besosss♥
Essendo da sola ci impiegherò il doppio del tempo, tornando a casa per l’ora di cena. Forse non lo incontrerò.

Non ho mai smesso di amarti.

Capitolo due: una nuova vita

 

Era calata la sera e il leggero venticello faceva muovere le foglie dell’albero di casa Tendo. C’era un’aria pesante e persino il pesciolino che saltava dentro e fuori dall’acqua dello stagno non accennava a muoversi.

-          C-Che cos’hai detto?

-          Che voglio rompere il fidanzamento, papà. Cercate di capirmi, dopo lo shock di ieri non posso più far finta di nulla. Sono giovane, voglio godermi la vita e non essere minacciata di morte a soli diciannove anni!

-          Ma figlia mia, io posso anche capirti..ma la palestra?

-          Ho pensato molto anche a questo. Se tu me lo consentirai, potrei anche fidanzarmi con un ragazzo che mi piace in futuro. E se non conosce le arti marziali gliele insegnerò io, non è questo il problema. Ma alla luce di questi ultimi anni e di quello che mi è capitato credo sia meglio finire la scuola, prima.

Ranma era incredulo. Era sicuro di aver sentito un crac proveniente dal proprio petto nell’istante in cui Akane aveva pronunciato quelle parole. Certo, non era andato da lei ma cosa poteva dirle? Lui era molto timido su quest’aspetto, ma ora si sentiva debole e vuoto. Un vuoto maggiore di quello che aveva provato quando aveva creduto che lei si fosse innamorata di Shinnosuke. Abbassò la testa sofferente, questa era la peggiore delle sconfitte e non poteva assolutamente accettarlo. Senza rendersene conto, strinse i pugni e qualche lacrima scese dai suoi occhi cobalto, ma l’asciugò velocemente per impedire a qualcuno di farsi strane idee.

-          Akane, sei sicura di questa tua decisione? Una volta presa non potrai più tornare indietro.

-          Signor Genma, sono sicurissima. Ma non voglio che andiate via da casa. Potete fermarvi qui quanto volete, non mi date fastidio – disse con un debole sorriso

-          Quindi continuerò a gustare i manicaretti di Kasumi? – chiese con la bava alla bocca facendo scendere una gocciolina al figlio.

-          Akanuccia! Sono io il tuo fidanzato, pratico pure le arti marziali!

-          Sparisci vecchio! – esclamò regalandogli un pugno in pieno viso e facendolo precipitare nel laghetto, poi continuò – mi sembra strano che non protestiate come al solito.

-          Ma per chi mi hai preso? Akane, io ti ho fatto fidanzare con Ranma perché credevo che con il tempo sareste andati d’accordo, volevo che tu fossi felice ma ho sbagliato. Dovevo prendere in considerazione le tue idee, le tue opinioni al riguardo. Quindi, qualsiasi ragazzo che entrerà da quella porta al tuo fianco, sarà ben accetto in questa casa. Perdonami. – disse piangendo e abbracciandola a sé.

-          Grazie mille, papà.

-          Emh..Tendo, pensandoci bene, hai altre due figlie – si girò verso la castana – Nabiki, lo sai che tu e mio figlio fareste proprio una splendida coppia?

Inutile dire che come risposta ricevette un calcio dal figlio e un pugno dalla giovane. – vuoi rovinare anche me adesso!?

-          La cena è pronta, su venite!

-          ..non ho fame. – esclamò il ragazzo uscendo, diretto chissà dove.

-          Ma..

-          Su, Kasumi cara, non pensare a quello sciagurato di mio figlio. Mangia con noi – esclamò tutto contento sedendosi a tavola

-          Spero solo che non si allontani..

 

Vuoi rovinare anche me adesso!?

Ranma camminava per le strade di Nerima assorto nei suoi pensieri. La frase di Nabiki gli ronzava intorno e non lo abbandonava un secondo. Cosa significava, che aveva rovinato Akane? In un certo senso era vero che il matrimonio era stato uno disastro, era vero che non era andato a parlare con lei, era vero che rischiava sempre la vita a causa sua, però… lei voleva sposarlo per fargli avere l’acqua delle sorgenti.. oppure c’era dell’altro?

 

Erano passate due ore e di Ranma neanche l’ombra. Akane guardava preoccupata l’orologio, distraendosi di tanto in tanto nel sentire i lamenti del signor Saotome che accusava l’altro di barare. Salì in camera sua e si chiuse la porta alle spalle. Era single, adesso. In un certo senso si sentiva più leggera, ma lei lo amava quello stupido. Come avrebbe fatto a dimenticarlo? Scosse la testa, lei non era il tipo che dava importanza ai sentimenti, l’unica cosa che serviva era il tempo. Guardò nuovamente l’orologio che segnava le 23.30 e decise di mettersi a letto. Forse avrebbe sognato qualcosa di bello, chissà.

Akane non puoi lasciarmi. Lo sai. Il tuo cuore lo sa.

-          Ma che cavolo..? – esclamò sedendosi di scatto sul letto e toccandosi la fronte. Era calda, come se qualcuno l’avesse appena toccata. E non poteva avere la febbre, si sentiva benissimo – sarà stata la mia immaginazione.

-          Ne sei sicura?

-          Chi sei e come hai fatto ad entrare in camera mia? – urlò balzando a terra e impugnando la sua arma che teneva sempre accanto al letto.

-          Sono entrato dalla finestra – rispose la figura in penombra

La ragazza sbarrò gli occhi, solo una persona aveva quell’abitudine.. – Ranma..

-          Adesso ti siedi e parliamo – disse avvicinandosi e cercando di toglierle il bastone

-          E da quando sei così spavaldo? Vattene via!

-          Ti vuoi decidere a lasciarmi questo maledettissimo bastone?

-          Dovrei essere una scema per dartelo!

-          Puoi tenertelo, sai che m’importa! – esclamò mollando la presa – ma adesso ti siedi.

-          Per quale assurdo motivo dovrei farlo? Fammi il piacere e tornatene a letto!

-          Senti , mi rendo conto che sarei dovuto venire da te a parlare di quello che è successo ieri, ma..

-          Ma?

-          Ma non ne ho avuto il coraggio, è una cosa delicata ecco.

-          Inventati qualcosa di meglio, magari ci credo.

-          Perché dovevo venire io, perché non sei venuta da me, eh!?

-          Perché non eri tu quello che stava male avvinghiato a quelle tre oche! – esclamò cercando di colpirlo, ma lui la bloccò – possiamo parlare?

-          Se vuoi farti colpire allora sì.

-          Akane – disse sospirando e sedendosi sul letto – io non..

-          Alzati subito dal mio letto – sibilò minacciosa con una matita appuntita che gli aveva avvicinato al collo

-          Ma dico, sei impazzita!?

-          Non sei degno di stare in questa camera, anzi, non sei degno di vivere sotto il mio stesso tetto!

-          E allora perché hai detto quelle cose prima!? – urlò senza controllo, si stava innervosendo parecchio

-          L’ho fatto per tuo padre, di te non m’importa nulla!

-          L’ho sempre detto che non sei mai carina!

-          Beh, fatti tuoi. C’è un ragazzo che mi trova carina. Ma che dico, tutto il liceo mi trova carina, te lo sei dimenticato? Non ho certo bisogno di te, ho tanti ragazzi tra cui scegliere! E non so se ci sarà una ragazza pronta ad ascoltare i tuoi insulti e le tue prese in giro come ho fatto io. O forse erano riservati solo a me? Perché a Shampoo e Ukyo riservi solo gentilezze.

-          Ma chi te lo dice? Io quelle non le sopporto, mi stanno addosso dalla mattina alla sera!

-          Credevo che ti piacesse. Sono anche più femminili, più magre e più forti di me. Senza contare i loro bellissimi capelli lunghi, cosa che, guarda caso, mi hai tolto sempre tu!

-          Cosa c’entrano i capelli adesso?

-          Ranma – lo guardò dritto negli occhi, sebbene fosse difficile nella penombra della camera – perché sei qui?

-          I-Io.. – aveva sentito il suo cuore battere più volte non appena gli occhi di Akane si furono posati su di lui. Erano così belli… - non..non vuoi ripensare alla storia del fidanzamento?

-          A quale scopo, per ricominciare? Non ci tengo – lo prese per un braccio e cominciò a camminare – tu per la tua strada e io per la mia. Mi hai costretta. – disse sbattendolo fuori e chiudendo la porta.

 

Una debole luce illuminava la stanza. Akane aprì gli occhi cioccolato, si alzò e sbadigliò spegnendo la sveglia. Era una cosa che le piaceva fare, anche se non ne aveva bisogno. Ogni sera puntava la sveglia per semplice divertimento, e poi la mattina la spegneva. Guardò la sua divisa e un altro sorriso fece capolino sul suo volto, oggi sarebbe cominciata una nuova vita. Una vita da single.

-          Buongiorno papà!

-          Akane, buongiorno a te.

-          Sorellina, va tutto bene?

-          Perché non dovrebbe? – chiese lei sedendosi a tavola e prendendo la scodella che Kasumi le stava porgendo

-          No dico, hai rotto con Ranma..dovresti essere depressa

-          Nabiki ha ragione – s’intrufolò il signor Saotome – se ci ripensassi?

-          È inutile che prova a corrompermi – sibilò lei con una piccola gocciolina dietro la testa – e poi, stamani mi sento più leggera. Come se tutto il peso e le paure di questi anni fossero improvvisamente svanite. Sono felice.

-          Buon per te – disse il ragazzo comparendo improvvisamente e sedendosi a tavola

-          Come mai ti sei alzato prima?

-          Non avevo più voglia di dormire, tutto qui.

-          Ranma, non mangiare così velocemente. Potresti affogarti.

-          E tu da quando ti preoccupi di me? Non siamo più fidanzati, quindi gira al largo.

Akane, sentendosi irritata, gli sbatté il tavolo in testa e presa la cartella si avviò a scuola – stupido!

Le cose erano andate così per un mese intero, lui la offendeva e lei controbatteva. Ma dopo un po’ si era sentita stupida a prendersela con lui e ad offenderlo, perché non voleva fargli del male. Al contrario, le battute di lui gliene facevano molto e quindi aveva preso ad evitarlo credendo che anche lui lo volesse. Dal canto suo, Ranma era rimasto molto sorpreso. La insultava per spronarla a reagire a litigare, perché gli sembrava che in quei momenti fossero ancora fidanzati. Ma quando lei cominciò a trattarlo con riguardo ed educazione gli crollò il mondo addosso. Come avrebbe fatto a starle vicino adesso?

Il suono della campana segnava che le lezioni erano terminate. Akane recuperata la sua cartella, iniziò a scendere le scale dell’edificio che l’avrebbero condotta all’uscita. Era molto preoccupata in quanto si stava avvicinando il compleanno di Kasumi e il signor Saotome proprio quella mattina l’aveva incastrata ad andare per negozi con suo figlio. Per questo cercava di scendere il più lentamente possibile, non voleva vederlo e cercava inutilmente un qualcosa che la potesse salvare. Ma le scale finirono presto e, alzato lo sguardo, vide il ragazzo appoggiato a uno degli armadietti con aria annoiata, come se gli pesasse andare con lei. Si fece forza e sceso l’ultimo gradino si preparò a chiamarlo, ma non aveva idea di quello che le stava per succedere.

-          Akane Tendo, aspetta!

Lei si girò infastidita – che accidenti vuoi, Kuno?

-          Volevo chiederti un favore – disse raggiungendola – Oggi tocca a me fare le pulizie, ma io non posso assolutamente restare. Mio zio Takashi è stato portato d’urgenza al pronto soccorso e, dato che tutti gli studenti sono già andati via, mi chiedevo se tu potessi sostituirmi.

-          Per quale assurdo motivo dovrei.. – le parole le morirono in gola. Pulizie voleva dire restare a scuola e restare a scuola voleva dire niente negozi con Ranma. Inoltre, lui odiava questo tipo di faccende e ogni volta che era il suo turno cercava sempre una scusa per svignarsela, riuscendoci sempre - ..rifiutare? Certo che rimango io qui, non devi nemmeno dirlo!

-          Oh dolce Akane Tendo – esclamò avvicinandosi pericolosamente a lei, infastidendo Ranma – sei così buona, così bella, così forte e così mi.. – non ebbe il tempo di completare le sue lodi che si ritrovò su un albero poco distante grazie ad un potente calcio della ragazza – ma non avevi fretta tu? – poi si girò verso il codinato – mi spiace ma non posso venire, ho promesso a Kuno di sostituirlo

-          E da quando fai piaceri a quello sgorbio!?

-          Beh, me l’ha chiesto così gentilmente che.. – farfugliò abbassando la testa, sperava che abboccasse

-          D’accordo fa come ti pare, ho capito. – borbottò antipatico prima di superare il cancello d’ingresso e tornarsene a casa. Akane sospirò pesantemente per poi risalire al quinto piano ed iniziare i lavori che aveva accettato di buon grado.

Essendo da sola ci impiegherò il doppio del tempo, tornando a casa per l’ora di cena. Forse non lo incontrerò.

Era calata la sera e il leggero venticello faceva muovere le foglie dell’albero di casa Tendo. C’era un’aria pesante e persino il pesciolino che saltava dentro e fuori dall’acqua dello stagno non accennava a muoversi.

-          C-Che cos’hai detto?

-          Che voglio rompere il fidanzamento, papà. Cercate di capirmi, dopo lo shock di ieri non posso più far finta di nulla. Sono giovane, voglio godermi la vita e non essere minacciata di morte a soli diciannove anni!

-          Ma figlia mia, io posso anche capirti..ma la palestra?

-          Ho pensato molto anche a questo. Se tu me lo consentirai, potrei anche fidanzarmi con un ragazzo che mi piace in futuro. E se non conosce le arti marziali gliele insegnerò io, non è questo il problema. Ma alla luce di questi ultimi anni e di quello che mi è capitato credo sia meglio finire la scuola, prima.

Ranma era incredulo. Era sicuro di aver sentito un crac proveniente dal proprio petto nell’istante in cui Akane aveva pronunciato quelle parole. Certo, non era andato da lei ma cosa poteva dirle? Lui era molto timido su quest’aspetto, ma ora si sentiva debole e vuoto. Un vuoto maggiore di quello che aveva provato quando aveva creduto che lei si fosse innamorata di Shinnosuke. Abbassò la testa sofferente, questa era la peggiore delle sconfitte e non poteva assolutamente accettarlo. Senza rendersene conto, strinse i pugni e qualche lacrima scese dai suoi occhi cobalto, ma l’asciugò velocemente per impedire a qualcuno di farsi strane idee.

-          Akane, sei sicura di questa tua decisione? Una volta presa non potrai più tornare indietro.

-          Signor Genma, sono sicurissima. Ma non voglio che andiate via da casa. Potete fermarvi qui quanto volete, non mi date fastidio – disse con un debole sorriso

-          Quindi continuerò a gustare i manicaretti di Kasumi? – chiese con la bava alla bocca facendo scendere una gocciolina al figlio.

-          Akanuccia! Sono io il tuo fidanzato, pratico pure le arti marziali!

-          Sparisci vecchio! – esclamò regalandogli un pugno in pieno viso e facendolo precipitare nel laghetto, poi continuò – mi sembra strano che non protestiate come al solito.

-          Ma per chi mi hai preso? Akane, io ti ho fatto fidanzare con Ranma perché credevo che con il tempo sareste andati d’accordo, volevo che tu fossi felice ma ho sbagliato. Dovevo prendere in considerazione le tue idee, le tue opinioni al riguardo. Quindi, qualsiasi ragazzo che entrerà da quella porta al tuo fianco, sarà ben accetto in questa casa. Perdonami. – disse piangendo e abbracciandola a sé.

-          Grazie mille, papà.

-          Emh..Tendo, pensandoci bene, hai altre due figlie – si girò verso la castana – Nabiki, lo sai che tu e mio figlio fareste proprio una splendida coppia?

Inutile dire che come risposta ricevette un calcio dal figlio e un pugno dalla giovane. – vuoi rovinare anche me adesso!?

-          La cena è pronta, su venite!

-          ..non ho fame. – esclamò il ragazzo uscendo, diretto chissà dove.

-          Ma..

-          Su, Kasumi cara, non pensare a quello sciagurato di mio figlio. Mangia con noi – esclamò tutto contento sedendosi a tavola

-          Spero solo che non si allontani..

 

Vuoi rovinare anche me adesso!?

Ranma camminava per le strade di Nerima assorto nei suoi pensieri. La frase di Nabiki gli ronzava intorno e non lo abbandonava un secondo. Cosa significava, che aveva rovinato Akane? In un certo senso era vero che il matrimonio era stato uno disastro, era vero che non era andato a parlare con lei, era vero che rischiava sempre la vita a causa sua, però… lei voleva sposarlo per fargli avere l’acqua delle sorgenti.. oppure c’era dell’altro?

 

Erano passate due ore e di Ranma neanche l’ombra. Akane guardava preoccupata l’orologio, distraendosi di tanto in tanto nel sentire i lamenti del signor Saotome che accusava l’altro di barare. Salì in camera sua e si chiuse la porta alle spalle. Era single, adesso. In un certo senso si sentiva più leggera, ma lei lo amava quello stupido. Come avrebbe fatto a dimenticarlo? Scosse la testa, lei non era il tipo che dava importanza ai sentimenti, l’unica cosa che serviva era il tempo. Guardò nuovamente l’orologio che segnava le 23.30 e decise di mettersi a letto. Forse avrebbe sognato qualcosa di bello, chissà.

Akane non puoi lasciarmi. Lo sai. Il tuo cuore lo sa.

-          Ma che cavolo..? – esclamò sedendosi di scatto sul letto e toccandosi la fronte. Era calda, come se qualcuno l’avesse appena toccata. E non poteva avere la febbre, si sentiva benissimo – sarà stata la mia immaginazione.

-          Ne sei sicura?

-          Chi sei e come hai fatto ad entrare in camera mia? – urlò balzando a terra e impugnando la sua arma che teneva sempre accanto al letto.

-          Sono entrato dalla finestra – rispose la figura in penombra

La ragazza sbarrò gli occhi, solo una persona aveva quell’abitudine.. – Ranma..

-          Adesso ti siedi e parliamo – disse avvicinandosi e cercando di toglierle il bastone

-          E da quando sei così spavaldo? Vattene via!

-          Ti vuoi decidere a lasciarmi questo maledettissimo bastone?

-          Dovrei essere una scema per dartelo!

-          Puoi tenertelo, sai che m’importa! – esclamò mollando la presa – ma adesso ti siedi.

-          Per quale assurdo motivo dovrei farlo? Fammi il piacere e tornatene a letto!

-          Senti , mi rendo conto che sarei dovuto venire da te a parlare di quello che è successo ieri, ma..

-          Ma?

-          Ma non ne ho avuto il coraggio, è una cosa delicata ecco.

-          Inventati qualcosa di meglio, magari ci credo.

-          Perché dovevo venire io, perché non sei venuta da me, eh!?

-          Perché non eri tu quello che stava male avvinghiato a quelle tre oche! – esclamò cercando di colpirlo, ma lui la bloccò – possiamo parlare?

-          Se vuoi farti colpire allora sì.

-          Akane – disse sospirando e sedendosi sul letto – io non..

-          Alzati subito dal mio letto – sibilò minacciosa con una matita appuntita che gli aveva avvicinato al collo

-          Ma dico, sei impazzita!?

-          Non sei degno di stare in questa camera, anzi, non sei degno di vivere sotto il mio stesso tetto!

-          E allora perché hai detto quelle cose prima!? – urlò senza controllo, si stava innervosendo parecchio

-          L’ho fatto per tuo padre, di te non m’importa nulla!

-          L’ho sempre detto che non sei mai carina!

-          Beh, fatti tuoi. C’è un ragazzo che mi trova carina. Ma che dico, tutto il liceo mi trova carina, te lo sei dimenticato? Non ho certo bisogno di te, ho tanti ragazzi tra cui scegliere! E non so se ci sarà una ragazza pronta ad ascoltare i tuoi insulti e le tue prese in giro come ho fatto io. O forse erano riservati solo a me? Perché a Shampoo e Ukyo riservi solo gentilezze.

-          Ma chi te lo dice? Io quelle non le sopporto, mi stanno addosso dalla mattina alla sera!

-          Credevo che ti piacesse. Sono anche più femminili, più magre e più forti di me. Senza contare i loro bellissimi capelli lunghi, cosa che, guarda caso, mi hai tolto sempre tu!

-          Cosa c’entrano i capelli adesso?

-          Ranma – lo guardò dritto negli occhi, sebbene fosse difficile nella penombra della camera – perché sei qui?

-          I-Io.. – aveva sentito il suo cuore battere più volte non appena gli occhi di Akane si furono posati su di lui. Erano così belli… - non..non vuoi ripensare alla storia del fidanzamento?

-          A quale scopo, per ricominciare? Non ci tengo – lo prese per un braccio e cominciò a camminare – tu per la tua strada e io per la mia. Mi hai costretta. – disse sbattendolo fuori e chiudendo la porta.

 

Una debole luce illuminava la stanza. Akane aprì gli occhi cioccolato, si alzò e sbadigliò spegnendo la sveglia. Era una cosa che le piaceva fare, anche se non ne aveva bisogno. Ogni sera puntava la sveglia per semplice divertimento, e poi la mattina la spegneva. Guardò la sua divisa e un altro sorriso fece capolino sul suo volto, oggi sarebbe cominciata una nuova vita. Una vita da single.

-          Buongiorno papà!

-          Akane, buongiorno a te.

-          Sorellina, va tutto bene?

-          Perché non dovrebbe? – chiese lei sedendosi a tavola e prendendo la scodella che Kasumi le stava porgendo

-          No dico, hai rotto con Ranma..dovresti essere depressa

-          Nabiki ha ragione – s’intrufolò il signor Saotome – se ci ripensassi?

-          È inutile che prova a corrompermi – sibilò lei con una piccola gocciolina dietro la testa – e poi, stamani mi sento più leggera. Come se tutto il peso e le paure di questi anni fossero improvvisamente svanite. Sono felice.

-          Buon per te – disse il ragazzo comparendo improvvisamente e sedendosi a tavola

-          Come mai ti sei alzato prima?

-          Non avevo più voglia di dormire, tutto qui.

-          Ranma, non mangiare così velocemente. Potresti affogarti.

-          E tu da quando ti preoccupi di me? Non siamo più fidanzati, quindi gira al largo.

Akane, sentendosi irritata, gli sbatté il tavolo in testa e presa la cartella si avviò a scuola – stupido!

Le cose erano andate così per un mese intero, lui la offendeva e lei controbatteva. Ma dopo un po’ si era sentita stupida a prendersela con lui e ad offenderlo, perché non voleva fargli del male. Al contrario, le battute di lui gliene facevano molto e quindi aveva preso ad evitarlo credendo che anche lui lo volesse. Dal canto suo, Ranma era rimasto molto sorpreso. La insultava per spronarla a reagire a litigare, perché gli sembrava che in quei momenti fossero ancora fidanzati. Ma quando lei cominciò a trattarlo con riguardo ed educazione gli crollò il mondo addosso. Come avrebbe fatto a starle vicino adesso?

Il suono della campana segnava che le lezioni erano terminate. Akane recuperata la sua cartella, iniziò a scendere le scale dell’edificio che l’avrebbero condotta all’uscita. Era molto preoccupata in quanto si stava avvicinando il compleanno di Kasumi e il signor Saotome proprio quella mattina l’aveva incastrata ad andare per negozi con suo figlio. Per questo cercava di scendere il più lentamente possibile, non voleva vederlo e cercava inutilmente un qualcosa che la potesse salvare. Ma le scale finirono presto e, alzato lo sguardo, vide il ragazzo appoggiato a uno degli armadietti con aria annoiata, come se gli pesasse andare con lei. Si fece forza e sceso l’ultimo gradino si preparò a chiamarlo, ma non aveva idea di quello che le stava per succedere.

-          Akane Tendo, aspetta!

Lei si girò infastidita – che accidenti vuoi, Kuno?

-          Volevo chiederti un favore – disse raggiungendola – Oggi tocca a me fare le pulizie, ma io non posso assolutamente restare. Mio zio Takashi è stato portato d’urgenza al pronto soccorso e, dato che tutti gli studenti sono già andati via, mi chiedevo se tu potessi sostituirmi.

-          Per quale assurdo motivo dovrei.. – le parole le morirono in gola. Pulizie voleva dire restare a scuola e restare a scuola voleva dire niente negozi con Ranma. Inoltre, lui odiava questo tipo di faccende e ogni volta che era il suo turno cercava sempre una scusa per svignarsela, riuscendoci sempre - ..rifiutare? Certo che rimango io qui, non devi nemmeno dirlo!

-          Oh dolce Akane Tendo – esclamò avvicinandosi pericolosamente a lei, infastidendo Ranma – sei così buona, così bella, così forte e così mi.. – non ebbe il tempo di completare le sue lodi che si ritrovò su un albero poco distante grazie ad un potente calcio della ragazza – ma non avevi fretta tu? – poi si girò verso il codinato – mi spiace ma non posso venire, ho promesso a Kuno di sostituirlo

-          E da quando fai piaceri a quello sgorbio!?

-          Beh, me l’ha chiesto così gentilmente che.. – farfugliò abbassando la testa, sperava che abboccasse

-          D’accordo fa come ti pare, ho capito. – borbottò antipatico prima di superare il cancello d’ingresso e tornarsene a casa. Akane sospirò pesantemente per poi risalire al quinto piano ed iniziare i lavori che aveva accettato di buon grado.

Essendo da sola ci impiegherò il doppio del tempo, tornando a casa per l’ora di cena. Forse non lo incontrerò.

♥♥♥

Buon sabato, bellezze!
Come promesso ho aggiornato, spero vi piaccia ^-^
Siccome vado molto di fretta non posso dire molto, spero solo che vi sproni a seguirmi come state facendo con 'Ritorno al passato.' (vi ringrazio tanto per le vostre recensioni <3) 
Che dire, buon week-end e ci sentiamo domani con l'altra storia c:
Besosss♥

 

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


Non ho mai smesso di amarti.

Capitolo tre: Ma non volevi una nuova vita?

 

Al contrario di quello che pensava la giovane Tendo, il codinato non era andato a casa ma stava camminando per le vie del quartiere assorto nei suoi pensieri. Era molto evidente che la sua ex fidanzata aveva preso la palla al balzo, accettando di sostituire quel cretino di Tatewaki per non andare con lui. Questo gli  creava una strana sensazione allo stomaco, provata anche in altre occasioni. Proprio per quello la scorsa notte si era intrufolato in camera sua per farla ragionare e, quando si era trovato di fronte lei che dormiva, non aveva resistito e le aveva accarezzato la fronte, spostandosi appena in tempo per evitare che lo vedesse. Poi ovviamente avevano cominciato ad urlare come al solito, ma lei gli aveva mostrato ancora quel pizzico di gelosia che lo fece sorridere in quel preciso istante. E poi era arrivato il peggio. Aveva chiaramente fatto intendere che le loro strade si erano separate e, a giudicare dal suo sguardo, non si sarebbero incrociate mai più. Alzò lo sguardo dispiaciuto e desiderò non averlo mai fatto. Quella strada la conosceva più delle sue stesse tasche, gli ricordava le corse fatte col suo maschiaccio per non arrivare tardi a scuola, lei che inutilmente cercava di colpirlo con la cartella e anche quei momenti in cui passavano di lì per fare la spesa a Kasumi. La cosa peggiore di tutte però era che probabilmente lo stava evitando e lui non se ne era accorto, troppo impegnato a sfuggire a quelle arpie di Shampoo e Kodachi. Lo aveva notato quella mattina sebbene fosse quasi un mese che Akane si comportava in maniera diversa anzi, i suoi amici glielo avevano fatto notare.

-          Ranma, che cosa hai fatto ad Akane? – gli aveva chiesto l’amico Daisuke quella stessa mattina

-          Ma niente, che cosa vuoi che le abbia fatto! – aveva brontolato lui come al solito

-          E allora perché ti sta evitando? – aveva incalzato Hiroshi, consapevole di ferirlo in qualche modo. Ma era questo il punto. Bisognava fargli capire come stessero le cose, anche ferendolo. In fondo si sapeva che il ragazzo era una frana per certe cose. Il codinato smise di mangiare improvvisamente e guardò i due – Akane mi sta evitando? Siete sicuri?

-          Ma non hai notato il suo comportamento? Per cominciare la mattina viene a scuola da sola, non cucina più per te e per giunta Nabiki mi ha detto che a casa vostra la situazione è ben più tragica. Devi essere un tonto se non hai capito niente!

-          Smettetela! E se davvero è così questa sera le parlerò io

-          Nel caso ti ascoltasse, buona fortuna

-          Sì, buona fortuna amico mio. Ne avrai bisogno.

 

-          Sono tornato!

-          Ranma, finalmente – esclamò la voce allegra di Kasumi – abbiamo una buona notizia

-          Che genere di buona notizia? – cercò di informarsi lui togliendosi le scarpe

-          Oggi mio padre ha chiamato dei signori che ci hanno aggiustato la palestra! Puoi andare ad allenarti se vuoi. Per la cena manca ancora un po’.

-          Dici sul serio? – non ci poteva credere. Soun aveva chiamato degli uomini per farsi aggiustare la palestra. Si ripeté la frase mentalmente e dopo un tempo interminabile andò a cercarlo per ringraziarlo e per parlare un po’ con lui. Lo trovò vicino al laghetto e gli si avvicinò cautamente.

-          Grazie per averla riparata

-          L’ho fatto esclusivamente per mia figlia, non potevo permettere che abbandonasse le arti marziali, è la sua passione. Però Ranma – disse girandosi – perché le hai fatto questo, me lo spieghi?

-          Soun mi devi credere, sono davvero tanto dispiaciuto. Soprattutto ora che ha rotto il fidanzamento.

-          Non la biasimo.

-          Ma dimmi, erano vere le parole dell’altro giorno? Che accetterai chiunque si presenterà alla porta di questa casa, fosse anche un imbecille?

-          Sai perché lo accetterò? – il ragazzo negò col capo – perché avrò la certezza che non farà soffrire Akane come hai fatto tu – disse alzandosi definitivamente ed entrando in casa lasciandolo lì con le sue colpe, impotente.

 

Nel frattempo Akane, dopo essere uscita da scuola era andata a comprare il regalo per Kasumi consapevole del fatto che quell’idiota non si era minimamente preoccupato di nulla. E quando mai si preoccupava di qualcosa, pensò la giovane, l’unica cosa che gli importava era senza dubbio il cibo. Arrivata a casa nascose il regalo dentro il cappotto per non farlo vedere alla sorella e, appena seppe che la palestra era stata ricostruita, si precipitò al Dojo senza neanche cambiarsi. Aperta la porta scorrevole vi ci trovò dentro Ranma che ora la guardava stupito mentre alcune gocce di sudore gli rigavano la fronte, facendolo apparire ancora più bello di quanto già non fosse.

-          Sapevo che saresti venuta.

-          Vuoi che vada via? – chiese facendo un passo indietro come a voler uscire. Si era pentita di essere entrata nell’istante in cui lo aveva visto, e forse lui aveva capito le sue intenzioni perché si stava avvicinando pericolosamente

-          Puoi restare, io ho finito. Devi allenarti?

-          Beh, non è che questa sera ne abbia molta voglia, sono stanca. E non sono neanche vestita nella maniera adeguata – disse guardando la sua divisa che ondeggiava leggermente a causa del vento che entrava dalla porta semiaperta

-          Akane dimmi una cosa, tu mi stai evitando?

Quella semplice domanda per lei fu come un fulmine a ciel sereno, allora aveva capito!

-          Stai vaneggiando!

-          E allora perché appena mi vedi cambi direzione?

-          Semplicemente perché ho altre cose da fare. Non posso stare a guardarti per tutto il tempo, sarebbe stupido non trovi?

-          Non vuoi guardarmi allora? – chiese avvicinandosi sempre di più. Era raro che avesse questi attimi di immenso coraggio, ma servivano per capire una volta per tutte cosa stava succedendo.

-          Non voglio guardarti, non voglio sentirti, non voglio vederti e non voglio parlarti. C’è altro? – si maledisse mentalmente per ciò che aveva appena detto. Si era fatta guidare dall’orgoglio cercando di nascondere le insicurezze. E invece, si era fatta beccare.

-          Guardami, io ti..

I vetri della palestra si ruppero all’improvviso – Ni-hao amore!

Lui si girò infastidito – Shampoo, ma non potevi aspettare un altro po’?

-          Scusami Akane, non è che potresti andartene da qualche altra parte lasciando me e Ranma da soli?

Alla ragazza gelò subito il sangue. Nessuno poteva permettersi di dirle ciò che doveva fare e tantomeno in casa sua! – perché non andate voi da qualche altra parte!? Questa è casa mia!

-          Akane, ma sei impazzita!? Vuoi che io vada con lei?

-          Puoi andare con chi vuoi, a me non interessa. – disse con tono calmo uscendo dalla palestra. In quel mese, da quando aveva rotto il fidanzamento, aveva cominciato a provare sempre meno gelosia nei confronti di lui che invece trascorreva tutto il suo tempo con altre ragazze per cercare di infastidirla in qualche modo. Senza successo, ovviamente. Sembrava che ad Akane Tendo non interessasse più nulla di Ranma Saotome. In giro c’erano tanti altri ragazzi che la ricoprivano di gentilezze, perché sarebbe dovuta restare con lui che non faceva altro che insultarla? Era incredibile, ma dopo solo un mese si era ripresa magnificamente dimenticando la faccenda del matrimonio. E, se possibile, era diventata ancora più fredda e scontrosa di come Ranma ricordasse. Un bel passo avanti, insomma. Tornò nella sua camera e si cambiò, poi scese per cena – Kasumi, vuoi che ti aiuti a sistemare?

-          Non farlo Kasumi, potrebbe lasciarti in mezzo ai guai – sputò con ribrezzo Ranma in versione femminile comparendo in cucina

-          Perché ti sei bagnato con l’acqua fredda? – chiese Nabiki che tentava di fotografarlo per racimolare un po’ di spiccioli dal suo cliente più fidato

-          Ho detto a Shampoo che mi doveva lasciar perdere, lei si è arrabbiata e mi ha buttato nel laghetto. Soddisfatta!?

-          Almeno sa farsi rispettare, un po’ di cervello ce l’ha.

-          Si può sapere perché t’intrometti!?

-          Non posso neanche parlare in casa mia!?

-          Hai ragione, in casa tua – disse allontanandosi e dirigendosi verso la sua camera. Akane gli fece una linguaccia e aiutò la sorella a sistemare la cucina per poi andare a dormire.

Il mattino seguente casa Tendo ebbe un brusco risveglio causato dalle urla di Kasumi che si propagandarono per tutto il quartiere. Tutta la famiglia si precipitò in cucina preoccupata credendo che si fosse tagliata o bruciata, ma rimasero molto confusi vedendola consegnare un foglietto al capofamiglia che impallidì non appena finì di leggere. Akane guardava il padre e le due sorelle scetticamente pensando che si trattasse di qualche stupidaggine come i funghi andati a male, dopotutto in quella famiglia erano tutti un po’ sensibili. Ma quando il padre le passò il foglio a malincuore, il  mondo smise di esistere e la testa le girava vorticosamente.

Scusateci tanto per non avervi avvertito, ma abbiamo preferito così. E più semplice, senza abbracci e lacrime. Spero che possiate comprendere. Ranma.

Erano partiti, erano partiti e non sapeva se li avrebbe rivisti. Se lo avrebbe rivisto. Solo ora si rendeva conto che tutte le strategie per allontanarlo e tutta quell’indifferenza che mostrava erano solo un pretesto per non soffrire ancora. Si era pugnalata con la sua stessa arma, forse se non gli avrebbe parlato in un modo così frivolo lui ora sarebbe ancora lì. Con lei. Aveva cercato di non farsi scottare da lui ed era rimasta scottata da stessa. Anche la coscienza fece la sua parte, facendola pentire all’istante di ciò che aveva fatto e portandola ad un pianto disperato.

Ma non volevi una nuova vita?

♥♥♥♥

Buon sabato, come andiamo?
Io non tanto bene, questa settimana è stata un completo stress! Ma comunque sono sopravvissuta pensando al week-end *-*
Ogni volta che finisco un capitolo non so bene cosa scrivere, quindi spero solo che vi sia piaciuto c:
Sul mio twitter (_akanetendo) pubblicherò una foto visto che qua non me la fa mettere. Volevo sapere se qualcuna di voi che ha twitter potrebbe dirmi di quale episodio si tratta..non lo trovo c.c
Buon fine settimana e al prossimo capitolo con tante nuove emozioni u.u (musichetta di sottofondo)
ciao :DD

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


Non ho mai smesso di amarti.

Capitolo quattro: It's time to move on.

 

“Se un piatto o un bicchiere cadono a terra senti un rumore fragoroso.

Lo stesso succede se una finestra sbatte, se si rompe la gamba di un tavolo o se un quadro si stacca dalla parete.

Ma il cuore, quando si spezza, lo fa in assoluto silenzio.

Data la sua importanza, ti verrebbe da pensare che faccia uno dei rumori più forti del mondo, o persino che produca una sorta di suono cerimonioso, come l'eco di un cembalo o il rintocco di una campana.

Invece è silenzioso, e tu arrivi a desiderare un suono che ti distragga dal dolore.

Se rumore c'è, è interno.

Un urlo che nessuno all'infuori di te può sentire.

Un boato così forte che le orecchie rintronano e la testa fa male.

Si dimena nel petto come un grande squalo bianco intrappolato nel mare; ruggisce come la mamma orsa a cui è stato rapito il cucciolo.

Ecco cosa sembra e che rumore fa.

È un'enorme bestia intrappolata che si agita, presa dal panico; e grida come un prigioniero davanti ai propri sentimenti.

L'amore è così…nessuno ne è indenne.

È selvaggio, infiammato come una ferita aperta esposta all'acqua salata del mare, però quando si spezza il cuore non fa rumore.

Ti ritrovi a urlare dentro e nessuno ti sente".

(Se tu mi vedessi ora - Cecelia Ahern)

 

Akane era rimasta sul pavimento della cucina da più di due ore saltando persino la scuola. Aveva il volto lacerato dalle lacrime che ormai avevano evidenziato il loro percorso sul viso della giovane mentre in mano stringeva gelosamente quel piccolo pezzetto di carta che lui aveva lasciato loro prima di partire. Era l’unica cosa che gli era rimasta. Inutili erano state le parole della sua famiglia che cercava di rianimarla dicendo che era una cosa temporanea, che sarebbe tornato da lei e che avrebbero ricominciato a litigare come sempre. Presa da una scossa improvvisa corse in camera del fidanzato e cercò qualcosa che gli potesse appartenere, qualcosa che poteva stringere mentre dormiva..ma non trovò nulla. Per la seconda volta si accovacciò per terra emettendo dei singhiozzi strozzati lasciando che la sua frangetta le coprisse gli occhi e per la seconda volta guardò quella maledetta lettera. Non c’era scritto nulla riguardo la loro relazione, non le aveva riservato nemmeno un saluto..anche ‘ciao vita larga’ sarebbe potuto andar bene. Ma lui si era mantenuto neutro comunicando solo l’essenziale. Si alzò e si diresse in camera sua chiudendosi la porta alle spalle. Poteva ancora considerarsi la sua fidanzata? Non lo avrebbe mai saputo, ormai. Si gettò a peso morto sul letto e chiuse gli occhi per addormentarsi. Era sicuramente la cosa migliore dato il gran mal di testa dovuto alle troppe lacrime versate.

 

-          Ranma, puoi spiegarmi perché non hai salutato la tua fidanzata?

-          Akane, papà. Si chiama Akane e non è la mia fidanzata!

-          Vuoi rispondermi, figlio degenere!? – esclamò fermandosi e buttando il suo zaino a terra guadagnandosi un pugno dal giovane

-          Il demente non sono certo io, qui! E se proprio vuoi saperlo – disse ritraendo la mano e prendendo lo zaino che l’uomo aveva gettato – ieri abbiamo litigato e mi ha fatto intendere che quello non era il mio posto.

-          Per me hai capito male, come al solito. Figliolo, sei sicuro che non ti mancherà? Potrebbe anche rifarsi una nuova vita e a quel punto non potrai impedirglielo perché sarà troppo tardi.

-          Quella stupida può fare tutto ciò che vuole, a me non interessa! Andiamo, o ti lascio qui!

Il padre sospirò e riprese a camminare verso la cima della montagna sulla quale si sarebbero stabiliti pensando ai manicaretti di Kasumi che non avrebbe più gustato.

 

Quando la ragazza aprì gli occhi si rese conto che aveva dormito fino a sera inoltrata e, aperta la porta, vi trovò un vassoio con la cena che la sorella le aveva probabilmente lasciato. Sorrise debolmente nel pensare al comportamento della mora e soprattutto della famiglia al completo: era felice dello spazio che le lasciavano per poter riflettere senza stress aggiuntivi. Già, cosa avrebbe fatto della sua vita ora se la sua vita era appena andata via da lei? Prese il vassoio e lo portò in camera appoggiandolo sul letto e sedendosi su di esso. Guardò il cibo sebbene la sua mente fosse da tutt’altra parte, ormai non aveva neanche più le forze per piangere. Spostò il vassoio e scese a farsi un bagno caldo per dimenticare tutti i problemi che le si erano parati davanti quel giorno.

-          Sorellina, dove vai?

-          A fare un bagno caldo, devi andarci tu?

-          No, io ho già fatto – prese a salire le scale ma si voltò improvvisamente – va..va tutto bene?

Lei sorrise amaramente – certo, perché non dovrebbe?

-          Hai mangiato, vero? – chiese ancora avvicinandosi, ma vedendo il suo volto impallidito ne trasse immediatamente le conclusioni – sai che devi mangiare, Akane!

-          Non ho certo bisogno dei tuoi consigli!

-          Io cercavo solo di aiutarti..

-          Allora non farlo – ribatté fredda avviandosi verso il bagno mentre la sorella la guardava dispiaciuta. Poi un’idea le balenò in mente: e se sarebbe tornata la stessa di tre anni prima? Sorrise a quel pensiero, dopotutto Ranma l’aveva cambiata almeno in parte quindi era illogica come cosa. Scosse i corti capelli castani e si avviò in camera sua per asciugarli non sospettando che il suo pensiero sarebbe presto divenuto realtà.

 

Quella mattina faceva leggermente freddo sebbene fosse Marzo e la più piccola delle Tendo, dopo l’abituale corsa mattutina, era in camera sua a prepararsi per la scuola.

Sono proprio stufa di andare a scuola..sono sempre stressata e per giunta mancava quest’altro problemino a complicarmi le cose! Devo resistere, in fondo si tratta solo di una settimana e poi sarò libera per un mese intero! Potrò fare le cose che più mi piacciono, come correre di più e dedicare più tempo alle arti marziali…che praticavo con Ranma… - abbassò la testa e ancora una volta le scese una lacrima – dove sei stupido, possibile che non t’importi di me, mi hai abbandonata per questo?

-          Sorellina, andiamo insieme a scuola? – Nabiki era sulla soglia della camera della sorella e voleva stare con lei per non farle sentire la mancanza del fidanzato, se si poteva considerare tale.

-          Scusami, ma preferisco andare da sola – le rispose l’altra sorpassandola senza neanche guardarla. Non lo faceva apposta, è che proprio non riusciva a guardare qualcuno.

-          Come vuoi..- sussurrò la castana a vuoto, consapevole del trambusto interiore di Akane. La osservò attentamente mentre scendeva le scale e indossava le scarpe all’ingresso per poi salutare tutti ed uscire. Apparentemente sembrava la solita, ma nel profondo probabilmente era un’altra persona.

 

La giornata era passata come un lampo a scuola, tra chiacchiericci e pettegolezzi sulla povera ragazza che abbassava lo sguardo incapace di fare qualcosa. Si trovava in corridoio quando delle sue coetanee avevano cominciato a lodare Ranma e ad offendere lei, naturalmente. Si sapeva che il suo “fidanzato” era il più bello della scuola e che per questo era spesso oggetto di invidia e in quel momento anche di derisione, ma lei non aveva intenzione di controbattere. Non ne aveva le forze.

-          Hei, ma quella non è Akane Tendo? – mormorò a bassa voce una di loro per non farsi sentire, ignara del fatto che la blu stava ascoltando tutto. Ma forse era proprio quello lo scopo.

-          Chi, la fidanzata di Ranma Saotome?

-          Su questo fatto ho da ridire, non credo che stiano ancora insieme. Ho sentito dire che è scappato di casa.

-          Per forza, con una manesca come lei! Il dolce Ranma avrebbe bisogno di una ragazza che lo coccoli da mattina a sera – disse un’altra esibendo un sorrisino beffardo, sapendo di cogliere nel segno

-          E che sappia cucinare, ovvio.

Ma lei non le stava più ascoltando. Probabilmente quello che il ragazzo le ripeteva continuamente era vero, che non aveva sex appeal, che non sapeva cucinare e che era violenta. La notizia si era sparsa così velocemente, pensò, che probabilmente ora era lo zimbello dell’intero Furinkan. Si sentiva sciocca, con un po’ d’impegno avrebbe potuto dare di più a Ranma, di più a se stessa. Incapace persino di controbattere, scappò da quelle arpie che probabilmente conoscevano solo il suo nome e il suo cognome. Sì, perché lei era conosciuta più che altro come “la fidanzata di Ranma” e non come la ragazza che ogni mattina doveva lottare contro tutti i ragazzi della scuola per non essere incastrata in un appuntamento. Forse, pensò mentre si sedeva di fronte al campo da calcio, se non lo avrebbe conosciuto la sua vita sarebbe stata migliore e adesso sarebbe di nuovo lì a lottare contro Kuno e gli altri. Sorrise, un po’ quella vita le mancava ma era sicura che non interessava più a nessuno. In fondo, a chi può interessare una ragazza impegnata? Alzando la testa vide dei ragazzi che giocavano a calcio e si chiese se riusciva a scaturire qualche sentimento in loro..rimase a fissarli per cinque minuti buoni ma una pallonata la destò dai suoi pensieri.

-          Akane – disse un ragazzo avvicinandosi preoccupato – ti ho fatto male? Non ho saputo controllare bene il colpo e..

-          Sto bene, grazie. Ecco. – gli rispose dandogli la palla che poc’anzi aveva raccolto

-          Sono contento, davvero. Comunque stai attenta da queste parti, è piuttosto frequente che il pallone finisca fuori dal campo, okay?

-          Certo – vide il ragazzo che si allontanava e decise di fermarlo e di fargli una domanda. Era più forte di lei, doveva sapere – aspetta!

-          Umh?

-          Secondo te sono carina? – chiese lei sorridendo timidamente

-          Credimi – disse lui voltandosi e sorridendo – sei la ragazza più carina del mondo – e con un occhiolino tornò dai suoi amici che gli stavano imprecando contro da ben più di cinque minuti

-          Ma la ragazza con cui stavi parlando non è Akane Tendo?

Il ragazzo si limitò ad annuire – sei stato fortunato, non so cosa darei per poter parlare con lei

-          A chi lo dici! E poi il fidanzato l’ha lasciata, ancora meglio no?

-          Su continuiamo questa partita! – esclamò lui scuotendo la testa e tirandosi il compagno appresso

Poco più distante, Akane ebbe la sua risposta. Ora sapeva quello che doveva fare, ricominciare da zero. Sorrise, come non faceva da ormai un mese lasciando che davanti a lei si aprisse una nuova porta, la porta della felicità.

E’ tempo di andare avanti, con o senza Ranma.

♥♥♥♥

Che brutto tempo ç_ç
Eh sì, è un sabato disastroso, uffa! Tornando a noi, cosa ne pensate di questo capitolo? Se ci sono errori di grammatica scusatemi tanto, ma l'ho scritto di fretta e non ho ricotrollato..comunque spero che vi piaccia! Enjoy c:
Ora scappo, ci sentiamo domani con 'Ritorno al passato'. Bye! 

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


Non ho mai smesso di amarti.
Capitolo cinque: Ricordare è sinonimo di dolore.
 

Era passato un anno da quel fatidico giorno.
Mousse era ritornato in Cina, mentre Ryoga aveva finalmente accettato l’amore di Akari e aveva provato a vivere insieme a lei nonostante qualche volta pensasse ad Akane. Si era sempre chiesto come si fosse sentita quando Pchan era scomparso dalla circolazione. Sospirò mentre si alzava e si recava in cucina. Erano domande a cui non avrebbe avuto alcuna risposta.
Ranma si trovava ad Hokkaido dove, col padre, aveva trovato un appartamento carino nel quale si erano ritrovati a vivere. Certo non mancavano i battibecchi, ma in fondo gli voleva bene e i litigi per il cibo erano divertenti dopotutto.
Dopo essere stato in Cina ed essere tornato un ragazzo normale, aveva optato per andare a vivere in un altro posto. Non voleva tornare a casa Tendo, sarebbe stato un inferno.
Era piacevole rilassarsi in veranda, pensò con la sua cioccolata calda tra le mani, ed era altrettanto piacevole che potesse vivere tranquillo senza che le pazze lo assalissero. Nei primi tempi lo avevano seguito, ma lui aveva messo in chiaro le cose. Se le avrebbe battute, sarebbero tornate a casa senza discutere. E così fu.
Erano cambiate molte cose nella personalità del giovane, era uscito con molte ragazze ed era conosciuto come un play boy, e questo gli permise di eliminare la timidezza che aveva nei confronti di Akane.
Sgranò le iridi cobalto quando si rese conto di aver pensato a lei. In effetti in quell’anno ci aveva pensato spesso al suo maschiaccio. Aveva avuto tante ragazze ma nessuna era come lei, non riusciva a capire se solo in quel posto erano tutte provocatrici o era una cosa che faceva parte dell’intero Giappone.
Si alzò e ci rifletté su mentre informava il padre che sarebbe uscito – impossibile. Anche a Nerima ci sono.
Degludì sonoramente. Nerima, dojo, Akane… - maledizione! – si ritrovò a imprecare in strada con gente che lo guardava stranita. Facendo finta di niente, continuò il suo giro volgendo di tanto in tanto lo sguardo per capire se lo stessero ancora guardando. In effetti una parte del suo carattere non era cambiata affatto, si ritrovò a pensare. Forse era meglio così.
 
-   Akane, muoviti, faremo tardi!
-   Solo due minuti! – urlò lei dal bagno. Stava spazzolando i suoi bellissimi capelli corvini e una volta finito li legò con il suo nastro giallo preferito. Si guardò allo specchio e ripensò alle parole di Ranma, quando le aveva detto che con i capelli corti era più carina. Fece una smorfia allo specchio dandosi della sciocca per avergli creduto. Lei adorava i capelli lunghi, i capelli corti piacevano a lui. Ma ora lui non c’era più e lei poteva controllare la sua vita. Sorrise contenta e uscì, afferrò la cartella e si incamminò verso scuola con la sorella.
-  Sorellina, ti vedo contenta stamani.
-  E che mi sono accorta che i capelli lunghi mi stanno meglio, tutto qui.
-  Non è che una forma di ribellione per scacciare via i tuoi pensieri su Ranma? – colpita e affondata. Molte volte in quell’anno aveva pensato a lui, ai suoi occhi. Come dimenticarli. Spesso durante la notte le sembrava di sentire che lui le accarezzava la fronte come un anno prima. La situazione in palestra era ancora peggio. Si allenava qualche volta con suo padre, ma ormai era troppo forte e non aveva senso continuare. Poi aveva fatto la sua comparsa Shinnosuke che si era offerto di aiutare la ragazza a gestire la palestra. I due si erano avvicinati e ora Akane si ritrovava con un anello al dito.
-  Non credo di voler vedere lo spettacolo stamani – aveva aggiunto Nabiki vedendo la scuola in lontananza – quindi credo che andrò avanti.
-  Come ti pare – aveva replicato lei prima di vedere una folla in lontananza – beh, a dopo – disse cominciando a correre nella loro direzione. Inutile dire che dopo due minuti erano tutti a terra. Tatewaki, dopo la scomparsa di Ranma, aveva rimesso in piedi quella vecchia storia sebbene la ragazza fosse nuovamente fidanzata. Shinnosuke non dava peso a questo, anzi era molto felice che la sua donna fosse così apprezzata e desiderata. Al contrario, alla ragazza dava molto fastidio. Si asciugò la fronte con una mano e si apprestò a entrare nell’edificio lasciando un Kuno a terra che blaterava cose su quanto l’amasse.
-  Ciao Akane – l’accolse Sayuri quando fu entrata in classe.
-  Buongiorno a tutti.
-  Stamani ti sei sfogata per bene, eh? – aveva ribattuto Daisuke mettendole un braccio sulla spalla – eri una furia.
-  Un brutto pensiero, tutto qui. – aveva detto lei mettendo fine alla chiacchierata. Da quando il codinato era andato via, i suoi migliori amici si erano avvicinati ad Akane. Ma al contrario di Hiroshi che era felicemente fidanzato con l’amica della corvina, Daisuke non aveva rinunciato a lei e, dopo essere stato rifiutato, si era accontentato di rimanerle amico.
-  Ragazzi, siamo scoperti. Festa! – disse un ragazzo entrando in classe con palloncini e quant’altro, al che tutti si unirono. La ragazza sorrise, le ci voleva un po’ di svago.
-  Akane, vieni? – le chiese Hiroshi tendendo la mano.
-  Sì, vengo.
 
Era sera ormai. Nabiki era andata via con Kuno, probabilmente per vendere altre fotografie. Lei aveva preso a camminare sulla ringhiera, dove di solito c’era lui. Sorrise amaramente.

Sono felice per te. Il dottor Tofu ha detto che sei carina, sarai contenta ora.

Scosse la testa, non voleva pensarci. Non voleva ricordare.

Comunque è vero, mi piaci di più con i capelli corti.

Urlò così forte che gli uccelli scapparono via. Si mise una mano sulla fronte sudata e sussurrò il suo nome. Fu scossa da qualcosa che la fece ritornare in se e si allontanò ripetendosi mentalmente che adesso era impegnata. Il suo lui l’amava e glielo dimostrava tutti i giorni. Di cos’altro aveva bisogno?

♥♥♥♥

Eccomi tornata qui con voi.
Come ho scritto a fine del capitolo della storia sulle Ojamajo, avevo bisogno di staccare un po' la spina. Ero terribilmente stanca e non avevo voglia di fare nulla. Adesso sto bene per fortuna, quindi possiamo riprendere regolarmente,
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


Non ho mai smesso di amarti.
Capitolo sei: la proposta.


Da un mese a questa parte Ranma non era più lo stesso. Si sapeva che Akane gli mancava e la botta di grazia gli fu servita dal padre che gli mostrò una foto, trovata per caso, della famiglia Saotome-Tendo al mare. Il ragazzo aveva strappato dalle mani del padre la fotografia ed era corso in camera sua.
Restò lì per tanto tempo, steso sul letto mentre guardava la figura di Akane che sorrideva debolmente. Era stato uno sciocco a farle credere di essere innamorato di lei, poi però aveva spinto il vecchio in acqua e aveva permesso che lo guardasse. In fondo quella situazione non gli era dispiaciuta affatto, pensò sorridendo. Da lì cominciò a viaggiare con la fantasia, chiedendosi se fosse ancora così carina da fargli tremare le gambe e se, finalmente, avesse imparato a cucinare. Trovò il suo pensiero così ridicolo che si mise a ridere da solo e, Genma che passava di lì per caso, guardò il figlio e si allontanò borbottando cos’avesse fatto di male per meritarsi quella sciagura.
Ranma si riprese e guardò nuovamente la fotografia. Gli si dipinse un sorriso sul volto, uno di quei sorrisi che non faceva da circa un anno.
-  Papà!
-  Che vuoi figlio degenere? Ridere da solo, che umiliazione per la nostra scuola di arti marziali!
Lui non ci pensò due volte e gli diede un calcio nello stomaco – mi stai a sentire?!
L’uomo lo guardò in cagnesco e annuì – torniamo a Nerima.
Strabuzzò gli occhi un paio di volte, poi fece una capriola su se stesso – potrò mangiare i pasti cucinati da Kasumi!
-  Ma pensi solo a questo?
-  Figliolo, tua madre è un’ottima cuoca ma..
-  Ma cosa? – fu interrotto dalla moglie che lo minacciava con la katana e uno sguardo poco rassicurante. Nodoka era arrivata un mese prima, dopo tre settimane che non vedeva il figlio, e si era stabilita in casa loro.
-  T-tesoro eri qui – recitò lui, mentre sulla testa di Ranma scendeva un gocciolone – non dicevo sul serio, mi conosci.
-  Ah no? Vieni qui che t’insegno a cucinare! – esclamò furibonda rincorrendolo
Ranma guardava lo spettacolino ridacchiando, sperando in cuor suo che sua madre lo facesse nero. Gli avrebbe dato lui il colpo di grazia. Poi sorrise felice – Akane sto arrivando.
 
-  Sono tornata!
-  Akane, com’è andata a scuola?
-  Tutto bene, grazie Kasumi. Ora vado a cambiarmi e mi alleno un po’, chiamami quand’è pronto in tavola. – disse salendo le scale. La sorella annuì e tornò in cucina canticchiando un canzoncina che aveva sentito alla radio quella mattina.
Nel dojo intanto un ragazzo si stava allenando, sferrando calci e pugni da circa mezz’ora. Si fermò solo quando sentì la porta scorrevole aprirsi e Akane sulla soglia. – ciao, tutto bene?
Shinnosuke si asciugò la fronte con l’asciugamano posto a terra e le si avvicinò – non mi lamento. Tu a scuola?
-  Tutto bene. Ci alleniamo? Così ti aiuto a migliorare la velocità. Se non erro pecchi in quella, no?
-  Vediamo che sai fare signorina – la provocò lui. Lei non se lo fece ripetere e prese ad attaccarlo. Si allenarono per due ore piene, poi lei implorò di fermarsi. Aveva il fiato corto.
-  Non mi dire che sei già stanca!
-  Vuoi offendere?
-  Veramente sì – disse lui ridendo e avvicinandosi
-  Stupido – lo apostrofò lei – mi manchi – disse poi facendosi seria.
-  Non riusciamo mai a trovare un po’ di tempo per starcene da soli, ti capisco.
-  Già – aveva abbassato il capo lasciando che la frangetta scura le coprisse gli occhi – è triste.
-  Ho un’idea – la ragazza sollevò di scatto la testa, interessata – questa sera dopo cena aspettami sul tetto, ci vediamo lì. Ora vado a fare un bagno caldo, a dopo. – esclamò allontanandosi.
Akane rimase da sola e prese a guardare il pavimento in legno, poi si sedette e indirizzò lo sguardo in aria.
Il tetto era…il posto preferito di Ranma.
 
La cena fu abbastanza tranquilla. Certo era più comodo mangiare senza individui che litigavano per il cibo, pensò la ragazza. Poi però sorrise teneramente. Il fidanzato, posto al suo fianco, la scrutò e sorrise, credendo che stesse pensando al loro appuntamento. Purtroppo per lui non era così.
-  Sorellina, dove vai?
-  Ah, a letto. Devi perdonarmi Nabiki ma sono stanca morta.
-  Non vuoi rimanere a guardare un horror con me?
-  Ma sei impazzita? Buonanotte. – esclamò procedendo a passo spedito verso le scale.
Nabiki rise mangiando un biscotto, poi sentì lo sguardo della maggiore su di sé – non sta bene ciò che hai fatto.
-  Le ho fatto solo una domanda, suvvia.
Kasumi parve pensarci, in effetti non era tanto grave – vuoi farmi compagnia tu?
-  D’accordo, tanto le scodelle le ho già lavate – disse sedendosi accanto alla sorella.
 
-  Beh, di cosa volevi parlarmi? – era irritata. Tutti sapevano che i film horror la spaventavano a morte ma Nabiki glielo aveva proposto lo stesso.
 -  Che hai?
 -  Niente. Scusa, è che sono irritata perché Nabiki voleva farmi vedere un film horror.
 -  Avresti potuto chiamarmi, così lo avremmo guardato insieme abbracciati. – Akane fece una smorfia. Le sembrò tutto così smielato e romantico che pensò di vomitare la cena di poc’anzi – ti ho chiesto di venire qui perché devo dirti una cosa importante e non voglio che orecchie indiscrete sentano. Siediti.
 Lei obbedì e lui le si sedette accanto. Non seppe il motivo, ma ad un tratto la gola diventò secca. Aveva uno strano presentimento.
-  Noi stiamo insieme da nove mesi, giusto? – lei annuì – e durante questi mesi siamo stati molto bene insieme, ma adesso voglio sapere una cosa. – fece una pausa e poi continuò – tu mi ami?
Inutile dire che Akane rimase di sasso, non si aspettava una domanda simile. In quei nove mesi gli aveva dimostrato affetto con baci sulla guancia e dei “ti voglio bene”, perché voleva una conferma?
La verità era che lei aveva amato un solo uomo in vita sua, e l’uomo che le stava dinnanzi non era quello giusto. Sapeva di non essere stata una buona fidanzata, dopotutto aveva accettato la sua proposta di fidanzamento per dimenticare Ranma. Di questo, però, soffriva in silenzio. Non se la sentiva di illudere una persona dicendole di amarla se non era la verità, e poi lei non lo aveva mai detto a nessuno. Le sarebbe piaciuto dirlo per la prima volta ad un ragazzo con una buffa treccina, ma lui non era lì adesso. Alzò lo sguardo e lo incatenò al suo – ti serve una conferma?
-  Io so che mi ami, solo che voglio sentirtelo dire. Stiamo insieme da quasi un anno dopotutto.
-  Tu non hai fiducia in me! Credi che io non.. – si bloccò spaventata da una cosciente consapevolezza, in fondo era la verità. Si sentì un mostro.
Lui vedendola con lo sguardo basso l’abbracciò – hey, va tutto bene. Se non te la senti non importa.
-  Io ti voglio davvero bene – aveva replicato lei stringendosi di più a lui.
-  Lo so, e proprio per questo che ti amo – lo aveva detto. Lo aveva detto a lei. Si sentì tanto felice, allora era davvero importante per qualcuno. Qualcuno che la trattava come una principessa, con gentilezza. Eppure le mancava sentirsi insultata. Scacciò via questo pensiero e si concentrò sul fidanzato – Mi rendo conto che è azzardato, però devo farlo lo stesso.
-  Cosa? – chiese lei allontanandosi di poco.
-  Akane, vuoi sposarmi?
 
Gli uccellini annunciavano l’alba di un nuovo giorno. Akane quella mattina si svegliò tardi e posando una mano sulla fronte si chiese se la sua decisione della sera prima fosse stata corretta. Decise di fare un bagno caldo per dimenticare gli ultimi avvenimenti. Entrò in bagno, si spogliò e s’immerse nella vasca aspettando che i suoi muscoli, tesissimi, si sciogliessero. Sentì una sensazione di pace e benessere. Prese a torturarsi una ciocca di capelli irritata, non poteva credere a ciò che aveva fatto. Dopo un’abbondante mezz’ora uscì e si coprì con un asciugamano. La casa era silenziosa per cui la ragazza pensò che non ci fosse nessuno. Così, credendo di esser sola, si avviò in soggiorno per mangiare dei biscotti. Dopotutto non aveva ancora fatto colazione. Mai sbaglio più grande. Non solo c’era tutta la famiglia, ma anche due persone che non vedeva da un anno – Ranma.
Lui si girò di scatto, aveva riconosciuto quella voce. Ma non appena abbassò lo sguardo se ne pentì subito, vedendo una ragazza coperta solo da una stoffa e, Dio, era ancora più bella di come la ricordava. Vita larga? Senza sex appeal? All’improvviso si chiese come per tutti quegli anni le avesse detto cose così…false.
Rimasero a guardarsi a lungo, poi Shinnosuke le si parò davanti e la coprì con la sua felpa. – ti sembra il modo di andare in giro?
-  C’era silenzio, credevo non ci fosse nessuno. Scusami.
-  T-tu cosa ci fai in questa casa?
-  E’ naturale che io sia qui Ranma, sto per diventare il marito di Akane.
-  C-cosa? – boccheggiò per qualche minuto. Solo in quell’istante aveva realizzato che stava per perderla davvero. La guardò di scatto, come per accertarsi che lui stesse bleffando, ma la ragazza portò lo sguardo a terra. Era vero. Il cuore gli si fermò e il sangue gli si gelò nelle vene. Non poteva permettere una cosa del genere, era tornato solo per lei e la rivoleva nella sua vita. Akane, dal canto suo, sperò che Ranma non facesse nulla di avventato. Lo conosceva bene e sapeva che avrebbe reagito a questa notizia. Difatti, attaccò Shinnosuke con tutta la sua forza facendolo finire nel laghetto.
-  A noi due, idiota.

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