Poison.

di hugrauhl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter one. ***
Capitolo 2: *** Chapter two. ***
Capitolo 3: *** Chapter three. ***



Capitolo 1
*** Chapter one. ***


A volte dietro una persona fredda e menefreghista c’è un cuore spezzato.
 – Jeanine
Chapter one.

Lei era fragile.
Maledettamente fragile, persino un soffio di vento avrebbe potuto far cadere i suoi muri di plastica leggera e quei muri così fini l’avrebbero lasciata nuda da qualsiasi protezione.
Il gelo poteva invadere quel corpo così debole, la pelle candida e liscia come la seta, le labbra rosse e serie stanche di far finta di sorridere e gl’occhi verdi ma gonfi e rossi di chi era stanca di piangere da sola.
Leggera era l’aria quel giorno, ma tagliente e fredda come mille spilli che colpivano un cuore così delicato e così debole.
Quella ragazza aveva perso tutto, non aveva piu’ senso continuare a vivere così senza un significato preciso, senza un aiuto concreto e senza nessuno che gli stesse vicino.
Ma lei aveva urlato così tante volte, così tanto forte da riecheggiare persino nella sua testa ma la gente così stupida non l’ha mai sentita e lei era sempre li che chiedeva aiuto.
Li pronta a morire in ogni istante, a trasformarsi in un burattino manovrato da dei fili e a chiudersi in un mondo circondato dal buio piu’ totale e dalla tristezza piu’ profonda.

Il temporale arrivava da ovest e lei rimaneva li su quel ponte a contemplare quel paesaggio così triste e spento. Sotto il ponte l’acqua scorreva, sembrava agitata e arrabbiata, ma lei voleva solamente morire in quel momento voleva finire tra le braccia di quell’acqua.
Una lacrima gli scende sul viso rigandoglielo, un altro taglio al cuore e un altro segno inconfutabile del dolore che provava ogni giorno.
Si guarda intorno e vede le macchine passare velocemente.
Alla fine lei era sempre stata quella sbagliata e l’errore che tutti non volevano e che non percepivano.
Lei era invisibile.
Era un fantasma che camminava.
Stava per scivolare via e per la prima volta forse nella vita si sarebbe sentita viva, e libera come avrebbe sempre voluto essere.
Non aveva piu’ tempo di vivere, quando improvvisamente inizia a camminare con la sua cartella sulle spalle pronta ad andare a scuola e rimanere in silenzio.
Solamente silenzio.

Aveva solamente un amica, un amica con cui parlare e con cui sfogarsi anche se lei non sapeva che cosa passava  e non sapeva nemmeno quale fosse il demone che c’era dentro di lei.
                              This is a story that I’ve never told
                        I gotta get this off my chest to let it go
                    I need to take back the light inside you stole
                                                   you’re criminal
                                   and you steal like you’re a pro

Cosa poteva fare quella ragazza? Camminava facendo finta che la sua vita fosse normale, senza che i segni del dolore lasciassero il suo segno in ogni angolo e respirava.
Buttava fuori tutte quelle lacrime che non aveva mai lasciato cadere, tutto quel dolore che aveva dovuto sopportare senza motivo e senza alcuna ragione.
Entrando a scuola si sistema i capelli e vede la sua amica che gli corre incontro e l’abbraccia forte
- Nives, sei arrivata puntuale oggi – gli dice, mentre le ragazza con un finto sorriso annuisce – Ti devo raccontare uno scoop – gli dice portandola via con se, la sua amica si chiamava Rachel, era piccolina ma bella aveva gl’occhi marroni e i capelli biondi, una delle sue qualità era che fosse molto simpatica.
Invece Nives non era come la sua amica, era abbastanza alta, aveva due occhi verdi luminosi, la pelle bianca e candida come la neve, la bocca rossa come il sangue e i capelli lunghi e lisci che erano di un rosso accesso. Nives non si vedeva bella, anzi odiava tutto di se stessa.
- Allora Rachel che scoop mi devi raccontare? – gli dice mettendo i libri nell’armadietto e anche lo zaino, alla prima ora aveva italiano e prende il libro che mette entro a una borsa con l’astuccio.
- Si, scusa mi ero distratta.. allora sai che Charlot si è lasciata con George? – a Nives sinceramente queste cose non interessavano – E il secondo scoop riguarda.. un nuovo arrivo a scuola… ho sentito dire che sta arrivando un nuovo ragazzo a scuola – Nives si gira verso l’amica e gli fa un sorriso, Rachel la prende a braccetto e insieme vanno in classe. Si siedono al loro posto e Nives tira fuori il suo diario.
                                       
All the pain and the truth
                                        I wear like a battle wound
                              so ashamed so confused, I was broken
                                                       and bruised

Nives sfoglia le pagine del suo diario, fino a trovare una pagina vuota, prende una penna e si mette a scrivere, quell diario era l’unico che l’aveva sempre ascoltata senza mai giudicarla.
Scrive mille cose nello stesso momento, respira aria di chiuso e di stanchezza, la scuola la opprimeva e non resisteva piu’ di cinque ore li dentro.
Pioveva fuori, sembrava che la pioggia ormai incombesse sulla cittadella americana e forse nel mondo qualcuno piangeva insieme alla pioggia per non rimanere da solo in un momento triste.
- Metti via Nives, è arrivato il professore – lei mette via il diario e tutti si alzano in piedi, il professore fa segno di sedersi con la mano e impugnando con la penna scrive sul registro.

- Allora ragazzi – esclama il professore alzando la voce – Oggi vi voglio presentare il vostro nuovo compagno di classe, viene da lontano e speriamo che si trovi bene qui – dice mentre tutta la classe rimane in silenzio ad ascoltare quello che diceva, anche se effettivamente non interessava a nessuno perché ogni mese di solito arrivavano persone nuove e se ne andavano delle altre per cui alla Richard Ficth School era normale che persone nuove arrivassero e se ne andassero, era una routine.
Nives per esempio se ne sarebbe voluta andare molte volte da li ma non ha mai potuto farlo non ne ha mai avuto le forze.
- Allora diamo il benvenuto al nuovo arrivato, entra pure ragazzo – nella stanza entra un ragazzo alto, biondo e bello. L’attenzione era tutta su di lui, stranamente anche quella di Nives e lui si mette proprio davanti al professore.
- Ragazzi lui è Justin Bieber, sarà il vostro nuovo compagno fino alla fine dell’anno e penso anche oltre.. – il ragazzo sorride mentre alzando lo sguardo incrocia quello di Nives che abbassa la testa impaurita.  – Tieni il libro, l’unico posto libero è il banco singolo dietro a Nives Tunner – il ragazzo annuisce e si va a sedere dietro a Nives, che impietrita non muove nemmeno un muscolo. Odiava sentir pronunciare il suo cognome, le ricordava un uomo che non c’era mai stato e che l’aveva abbandonata quando gli aveva promesso che sarebbe rimasto con lei fino alla fine.
                            
There’s a part of me I can’t get back
                                    a little girl grew up too fast
                      all it took was once, I’ll never be the same
                                  now I take it back my life today
                                     nothing left that you can say
                  cause you were never gonna take the blame anyway

Lei era una bambina che era cresciuta troppo in fretta, suo padre se n’era andato quando aveva sei anni e sua madre appena Nives compi sedicianni la lascio’ a vivere da sola in un appartamento. Nives non aveva una famiglia, ormai considerava la sua famiglia tutti i suoi vicini di casa che l’avevano sempre aiutata fin da bambina, fer guadagnarsi qualche soldi faceva la baby sitter alla padrona del condominio teneva suo figlio tre o quattro volte a settimane e guadagnava abbastanza soldi con quel lavoro.
Era cresciuta troppo in fretta e il suo cuore si era spezzato per troppe volte.

Passò le ore a scarabocchiare sul suo diario, appena scocco la ricreazione lei scappò in biblioteca voleva prendersi un libro da leggere. Voleva trovare qualcosa che la emozionasse e che la facesse allontanare dal suo dolore reale. Nascosta tra gli scaffali guardava ogni titolo, era li nel suo mondo dove nessun libro l’avrebbe giudicata o presa in giro. Ogni libro avrebbe potuto solamente farla emozionare in modo diverso.
Prende in mano un libro, il titolo era Romeo e Giulietta, aveva sempre voluto leggere quel libro ma non ne aveva mai avuto il tempo e a volte non ne aveva mai avuto il coraggio di farlo.
- Ti prendi Giulietta e Romeo? – Nives si pietrifica al suono di quella voce si gira e vede Justin, il ragazzo nuovo che la guarda – Sai l’ho letto mille volte è molto bello -
- Ehm.. si, avevo intenzione di prenderlo- dice  sfogliando alcune pagine e facendo finta che Justin non ci fosse, perché si era messo a parlare con lei si domandava nella sua contorta mente.
- Comunque piacere io mi chiamo Justin – dice porgendogli la mano e guardandola con un sorriso,Nives si gira e lo  guarda stringendogli la mano
- Io sono Nives.. scusa devo andare ci vediamo in classe – gli dice scappando via, Justin guardò Nives scappare via. Eppure sembrava fredda ai suoi occhi e in un certo senso menefreghista ma forse dietro a tutto quello c’era un cuore spezzato? Justin amava le avventure, Nives la vedeva come un tesoro da scoprire solamente a prima vista e lui era un bravo ragazzo ma a volte troppo curioso. Così prese un libro a casa e andò fuori dagli scaffali, vedendo lei che prendeva il libro e se ne andava via di corsa.
Nives si sentiva così maledettamente confusa e a disagio che non sapeva nemmeno come spiegare quello che provava, corse in bagno e si chiuse in uno di essi prendendo il suo diario e una penna.

“Ho bisogno di essere salvata” – scrive in grande su una pagina, una lacrima riga il suo viso e altre mille scendono.
Non ce la faceva piu’ quella povera ragazza.

Troppo stanca per combattere.
Troppo stanca per vivere.

 

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Capitolo 2
*** Chapter two. ***


Io considero il mondo per quello che è un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte.
– W Shakespeare.
Chapter two.

La campanella suonò in quel fatale momento, proprio quando tutti i ragazzi erano stanchi di rimanere seduti su i banchi. La campanella sembrava un urlo di libertà e di gioia per tutti, ma non per Nives. Lei con tutta la sua calma prese le sue cose e le mise nella cartella, assicurandosi che il suo diario fosse dentro alla borsa. Mettendosi il giubbotto e lascia la solita e fatale monotonia alle spalle, lascia ogni cosa e ogni minimo sentimento.
Il corridoio era vuoto, un silenzio incombeva un silenzio che addirittura faceva paura e Nives odiava così tanto il silenzio.
 
                            
 Made a wrong turn once or twice
                                     dug my way out blood and fire
                                      bad decisions that's alright
                                          welcome to my silly life


Arrivata al suo armadietto si porta a casa qualche libro, lasciando lo zaino a scuola e portando con se la borsa.
- Nives – sente dire da dietro di se, lei rimane impietrita e girandosi vede Kevin il bullo della scuola che la guardava aggressivamente
- Cosa vuoi Kevin? – gli dice Nives, facendo finta di non aver paura, Kevin chiude la porticina dell’armadietto e sbattendola Nives sobbalza al rumore rimanendo immobile e in silenzio.
- Mi devi ancora dieci dollari – gli dice con appoggiando le labbra sul suo collo, lei sembrava quasi disgustata. Nives gliela aveva già ridati quei dannati dieci dollari, e lui lo sapeva ma la usava come scusa per minacciarla
- Non è vero Kevin.. te li ho già ridati – con forza la sbatte contro gli armadietti facendogli battere forte la testa, ma Nives rimane lucida non era una botta dolorosa ne aveva subite di piu’ forti. Kevin inizia a baciargli il collo, lei cerca di spingerlo via ma era troppo debole
- Lasciami fermo – lui gli da uno schiaffo in pieno viso, lei tratteneva le lacrime a fatica con violenza gli prende il polso e glielo stringe a tal punto di bloccargli la circolazione del sangue.
                           
 Mistreated, misplaced, misunderstood
                 miss no way it's all good it didn't slow me down.
                                   Mistaken always second guessing
                              underestimated look I'm still around


La porta nello stanzino dei bidelli, che era un buco con scopettoni e pieno di polvere la butta dentro e tiene la porta, mettendogli una mano intorno al collo gli slaccia i pantaloni
- No – dice Nives, mentre lui gli tira giu’ le mutande, non era la prima volta che succedeva e lei non si era mai riuscita ad opporre. Nives, povera Nives. Picchiettava con le sue mani deboli il petto di lui, ma era troppo tardi l’unico modo per difendersi forse era urlare.
Iniziò a farlo, urlò con tutto il fiato che aveva in gola, mentre lui si tirava giù i pantaloni ed era pronto all’opera.
- Stai zitta puttanella qui non ti puo’ sentire nessuno – con la mano sopra la sua bocca e con l’altra che la bloccava, entra dentro di lei.
Nives si faceva schifo in quel momento, si sentiva una bambola usata e gettata via, le lacrime non reggevano piu’ e rigavano il suo viso. Mentre lui gli baciava il collo lasciandogli un succhiotto.
                     
You're so mean when you talk about yourself,
                     you were wrong change the voices in your head
                         make them like you instead so complicated
                look how we all make it filled with so much hatred
                                     such a tired game it's enough
            i've done all I can think of chased down all my demons
                                         I've seen you do the same


Nives non sapeva cosa fare.
Nives era impotente.
Nives ci era abituata a questo tipo di maltrattamenti.
Nives era stanca di combattere sapendo che non ci sarebbe riuscita.
Nives era un fantasma.
Nives voleva morire.


Continuava a spingere con forza dentro di lei, Nives si sentiva così debole e così sporca dentro. Era un motivo in piu’ per andarsene, chiedeva aiuto ma nessuno l’avrebbe mai sentita.
Improvvisamente la porta si apre, ma Nives non vede nulla quando vede Kevin cadere a terra come se qualcuno l’avesse preso e gettato, lei dalla vergogna si tira su le mutande e i pantaloni e si inginocchi a terra e piange.
- Brutto stronzo, perché fai una cosa del genere a una ragazza dimmelo? – sente una voce dire, mentre lei non ha il coraggio di guardare
- Amico, calmo. Stavo solo giocando – sente un forte tonfo a terra – Cazzo! Mi hai rotto il labbro -
- E’ il minimo.. vai via lurido bastardo – Nives sente Kevin correre via, ma ha ancora paura e gl’occhi invasi dalle lacrime.
Sente delle mani posarsi sulle sue, le toglie e lei è a volto scoperto, guarda il ragazzo che l’ha salvata ed è lui.
E’ Justin.
Lei si porta le mani alla bocca, forse per stupore o forse per paura
- Non avere paura.. sono qui. Nessuno ti farà del male.- la prende per le braccia e l’aiuta ad alzarsi, tenendola per la vita la tiene in piedi vedendo che è debole e tremolante.
- Cosa ci facevi qui? – gli dice Nives, appoggiandosi alle sue spalle, lui la porta fuori dallo sgabuzzino e lentamente arrivano fino alla sua borsa che era rimasta li nel mezzo del corridoio
- Avevo dimenticato un libro e poi ho visto la tua borsa.. ho sentito dei rumori e ti ho trovata – lei si china e prende la borsa, mentre lui la tiene sorreggendola per i fianchi. Escono dalla scuola e lui l’accompagna fino alla sua macchina, la fa salire e lei rimane in silenzio come se avesse paura di parlare forse in un certo senso voleva esplodere.
- Dove abiti? – lei si asciuga le lacrime, poi lo guarda e come glielo spiegava che lei viveva da sola?
- Vivo nello stabile marrone vicino al supermercato – gli dice e lui parte velocemente verso la casa sconosciuta, si ferma davanti allo stabile e l’aiuta a scendere. Salgono con l’ascensore e lei tira fuori le chiavi di casa aprendo la porta dell’appartamento.
Lui entra e rimane in silenzio.
- Dove sono i tuoi genitori? – gli chiede lui stupito, si aspettava quella domanda Nives gliela avevano  fatta in troppi
- Io non ho i genitori – dice chiudendo la porta si toglie il giubbotto – Justin io vado a cambiarmi i vestiti – lui annuisce e lei corre in camera da letto a cambiarsi, gli facevano schifo quei vestiti.
Lui si siede sul divano e aspetta, li comodo e non voleva essere un peso, rimaneva li in silenzio.
                                                  
The whole worlds scared so I swallow the fear
           the only thing I should be drinking is an ice cold beer
                              so cool in line and we try, try, try
                   but we try too hard and it's a waste of my time
             done looking for the critics cause they're everywhere
                   they don't like my jeans they don't get my hair
                      exchange ourselves and we do it all the time
                             

Lei tornò nella stanza con la faccia pulita e dei vestiti nuovi, lui si alza e va da lei
- Scusa se mi hai vista così prima – gli dice lei girandosi verso di lui – Accomodati, puoi toglierti il giubbotto. Io preparo una tisana – dice mentre lui appoggia il giubbotto su un altra sedia.
- Hai un bellissimo appartamento – dice lui, lei si limita a fare un lieve sorriso quasi invisibile.
- Posso chiederti una cosa? – gli chiede lui.

- Si – sussurra lei avendo paura della domanda che gli doveva fare, aveva paura di non saper rispondere
- Non è la prima volta che lui ti tocca vero? – gli chiede lui.
- No, non è la prima volta… Non sto qui a raccontartele tutte – dice versando la tisana calda nei bicchieri – Io la penso così il mondo è come un palcoscenico e ognuno di noi deve recitare la sua parte – fa un respiro profondo – Solo che io faccio la parte dell’agnello e lui è il lupo – disse lei sedendosi sul divano, lui la segue e si mette affianco a lei sul divano. Cosa poteva dire dopo quella affermazione.
- Anche io ero vittima di atti di bullismo, ecco perché mi sono trasferito qui – lei lo guarda, come se non capisse perché gli diceva quelle cose? Nessuno aveva mai cercato di capirla o che altro.
- Ehm io..- sposta lo sguardo sull’orologio e vede che sono le due – Oddio, tra poco arriva il bambino -  dice alzandosi in piedi e andando di corsa a prendere una coperta e un pupazzo mettendoli sul letto.
- Arriva un bambino? – gli dice Justin guardandola stupita.

- Si, un bambino a cui faccio da baby sitter, molto spesso – il campanello suona lei apre e entra un bambino piccolo e carino.
- Tata sono arrivato – gli dice aprendo le braccia e lei lo prende in braccio
- Ciao bellissimo – dice Nives, rivolge poi lo sguardo alla donna fuori dalla porta
- Lo vengo a prendere alle otto – Nives annuisce e chiude la porta, mette giu’ il bambino che corre contro Justin.

- Nives ma lui chi è? Il tuo fidanzato? – Nives in quel momento avrebbe voluto morire, perché quel bambino aveva la bocca piu’ larga del solito
- No, piccolo. Non sono il suo fidanzato.. ma un suo amico – dice Justin prendendolo in braccio, forse Nives aveva sbagliato a pensare male di Justin forse non era come tutti gl’altri.
- Peccato.. perché è bello – Nives va incontro a Justin e prende il bambino in braccio – Ah io mi chiamo Josh -
- E io Justin piacere di conoscerti – Nives lo mette sul divano e gli accende la televisione.

- Nives – urla il bambino e lei si precipit a da lui – Il tuo amico puo’ restare con noi oggi? -
- Non credo. Penso che abbia di meglio da fare – dice Nives guardandolo, ma Justin la prese come una sfida allora facendo un sorriso ad entrambi
- No, non ho di meglio da fare. Rimango – Nives voleva morire, cosa faceva adesso che rimaneva anche lui? Era in completa crisi, adesso veramente la giornata sarebbe andata malissimo.
- Su Josh guarda la tv, io devo scrivere una cosa – Justin si siede sul divano a guardare la tv con Josh mentre Nives si mette sulla tavola e tira fuori il suo diario.
Lo apre e scrive su una pagina bianca:

“Ho paura di ogni cosa, Kevin mi ha toccata ancora il mio corpo mi fa ancora piu’ schifo. Io non riesco a vivere ancora così per tanto, a chi mancherei se scomparissi a nessuno. Me ne andrò al momento giusto e nel posto giusto”

Chiude la panne e il diario.
Guardando fuori dalla finestra si chiede perché tutto quel dolore, quelle sofferenze e abusi.
                                                
Why do we do that?
                                                 Why do I do that?

Nives voleva scomparire.
Nives se ne voleva andare.
Nives era sola.
Nives era stanca di sorridere.
Nives non aveva mai amato.


E mentre Nives si chiudeva nel demone che c’era in lei, Justin gira il viso e la guarda contemplandola, per la prima volta lui aveva trovato qualcuno che lo capita e per la prima volta aveva trovato qualcuno da salvare.

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Capitolo 3
*** Chapter three. ***


Il segreto è ascoltare. Perché la gente non lo fa piu’.
E ci sono tante persone che sussurrano aiuto, senza essere sentite.
– Cit. Anonimo

Chapter three.

Il cielo piangeva disperatamente e la tempesta tormentava gl’alberi ormai spogli per l’arrivo dell’inverno, l’acqua scendeva a catinelle e niente avrebbe fermato quella tempesta nemmeno una preghiera o un sospiro.
Nemmeno un pianto di un bambino o il grido disperato di chi aveva veramente bisogno di aiuto.
Era la sera perfetta per andarsene, era il giorno perfetto per lasciare tutto e andare via da questa vita crudele.

Erano le nove di sera e il silenzio incombeva nella stanza, sentivo il mio sangue scorrere nelle vene avevo deciso me ne sarei andata per sempre e lo avrei fatto nel modo piu’ orribile possibile.
Mi sedetti per un ultima volta a quel tavolo, presi per l’ultima volta in mano la pena  e apro per l’ultima volta il mio diario.
Cerco una pagina bianca.

Feet don’t fail me now
Take me to the finish line
All my heart, it breaks every step that I take
But I’m hoping that the gates

“Caro diario, questa è l’ultima pagina che scriverò. Che ne sarò di te. Rimarrai su questo tavolo freddo e scivolo. Rimarrai qui dove tutti i miei segreti rimarranno costuditi gelosamente da te? E’ il momento di dire addio alla vita. Mi dispiace di lasciarti da solo, ma la vita non mi è mai stata amica e ho deciso di lasciarla a chi forse avrà piu’ fortuna di me. Non ti arrabbiare, non me ne andrò per sempre rimarrò sempre sopra le nuvole ad aspettare che i cielo torni sereno e a guardarti attraverso quella finestra. Ho perso tutto. Ho deciso che non combatterò piu’ e non farò piu’ incubi nel buio della notte. Mi dispiace dirti addio proprio ora. Mi dispiace tanto. Lascerò che le dolci acque del fiume mi cullino come hai fatto tu tutti questi anni.
Addio la tua Nives”

Appoggiai la penna in mezzo al diario e lasciandolo aperto, presi il giubbotto e corsi fuori dal mio appartamento non preoccupandomi di aver lasciato la porta aperta. Iniziai a correre via.
Stava per finire tutto, avevo deciso e sarebbe successo non sono mai stata una che si tira indietro dalle proprie decisioni.

Walking through the city streets
Is it by mistake or design?
I feel so alone on a friday night

Corsi il piu’ veloce possibile lontano da tutto e da tutti.
E addentrandomi nel boschetto iniziai a camminare fino ad arrivare ad un punto di non ritorno, al punto in cui avrei preso il coraggio e mi sarei buttata nell’acqua gelida del fiume.
Pov’s Justin

Guardavo la pioggia scendere a catinelle sulla cittadella, avevo un brutto presentimento quella sera come se qualcosa di brutto stesse per accadere. Ero stanco di rimanere a casa da solo, mio padre non è ancora tornato a casa e decisamente tornerà tardi come al solito.
Potrei andare da Nives? Forse gli farà piacere avere un po’ di mia compagnia essendo che adesso non ha piu’ il bambino con se e ipoteticamente dovrebbe essere a casa da sola.
Prendo il giubbotto e scendo le scale che mi porta proprio davanti alla porta, la apro e prendendo la ricorsa vado verso la macchina ed entro.

Inizio a guidare verso lo stabile dove abita Nives, era proprio vicino a casa mia per cui non era lontano ed era facile arrivarci.
Parcheggio e scendo dalla macchina, arrivo dentro allo stabile e correndo su per le scale arrivo al piano giusto e cammino cercando il suo appartamento, lo vedo e vedo anche che la porta è aperta.
- Nives – dico entrando, ma nessuna risposta arriva da dentro l’appartamento, rimango in silenzio perché ho paura. Vedo sul tavolo un diario e mi avvicino per vedere che cos’è.
Ma appena leggo quelle parole rimango sconvolto, Nives perché? Il diario mi cade dalle mani e corro fuori, sapevo dove stava andando e io dovevo arrivare prima che tutto potesse finire in un enorme disastro.

Ti prego Nives aspetta.
Pov’s Nives

Ero li sulla sponda del fiume contemplavo l’acqua che scorreva lentamente, il fiume sembrava così calmo e tranquillo.
Io in confronto a lui ero qualcosa di molto piu’ complicato, ero un qualcosa che non poteva essere salvato da niente e da nessuno. Ma che dire ci sono così abituata.

Lost but now I am found
I can see but once I was blind
I was so confused as a little child
Tried to take what I could get
Scared that I couldn’t find
All the answers

Guardo il cielo e l’acqua che scendeva su di me a catinelle, questa è l’ultima volta che guarderò la luce della luna e il cielo e le stelle.
Addio cielo, tu che mi sei sempre stato amico e hai pianto quando piangevo anch’io.
Addio luna, tu che illuminavi le mie serate mentre disperata giacevo su un pavimento freddo.
Addio sole, tu che a volte uscivi dalle nuvole eri l’unica causa del mio sorriso.
Addio acqua, tu che raccoglievi le mie lacrime con  così tanta dolcezza adesso accoglierai il mio corpo con altrettanta delicatezza.
Addio scuola, tu che sei sempre stata un pasticcio.
Addio Kevin, tu che mi hai sempre usata e maltrattato.
Addio migliore amica, tu che non hai mai capito quanto stessi male ma mi sei sempre stata vicina comunque.
Addio diario, tu che custodisci le pagine di una vita e che mi hai sempre aiutata nelle sere piu’ tempestose.
Addio mondo, tu che hai sempre fatto finta di sentirmi urlare e non mi hai mai aiutata.

Ero pronta a gettarmi nelle braccia di quel fiume, tutte le mie agonie sarebbero finite e tutto il mio dolore si sarebbe dissolto.

- No, Nives non farlo – il sangue mi si ghiacciò nel corpo, quando sentì quelle parole e mi girai lentamente vedendo Justin completamente fradicio a tre metri da me.
- Che cosa ci fai qui tu?- gli dico rimanendo immobile, perché era qui? Come aveva fatto a trovarmi?
- Ho letto la pagina del tuo diario, ti prego non farlo – mi dice mentre avanza verso di me, io sono ferma immobile e non so che cosa fare. Perché è venuto qui anche dopo aver letto la pagina del mio diario? Perché mi vuole salvare?
- No, fermo – dico iniziando a piangere – Vai via, ti prego – era il limite, stavo esplodendo. Non reggevo piu’ niente.
- Non vado via se tu non vieni con me – sentivo il mio corpo che al suono di quelle parole lentamente moriva, deve andare via. Se solo ci riuscissi a lanciarmi nell’acqua. Perché è venuto? Deve lasciarmi morire.
- No, non voglio tornare indietro… La mia vita fa schifo Justin.. e tu non lo sai.. non sai niente di me. Quindi vai via e basta – gli dico urlandogli contro, lui avanza verso di me e io rimango li immobile – No – gli dico, mentre mi prende un braccio e mi porta verso di se. – No, no, no – gli dico mentre lui mi stringe. Mi tiene al caldo al suo petto e li muoio, non ce la facevo.
Avevo le mani molle lungo il corpo

- Non sei piu’ da sola.. adesso ci sono io – no, non entrare nella mia vita Justin. E’ solo un maledetto e inutile disastro. Vai via fin che sei in tempo.

- Justin vai via – gli dico mentre piango tra le sue braccia disperatamente – Stai entrando in qualcosa di troppo pericoloso – gli dico mentre sento che mi accarezza i capelli bagnati, sento che mi tiene al caldo nonostante abbia i vestiti completamente umidi
- Non si un pericolo, nella tua mente pensi di esserlo – lo so Justin, la mia mente mi ha sempre distrutta. Mi sono sempre fatta male da sola, e nessuno aveva mai capito il demone che c’è in me.
- Mi sta distruggendo.. – gli dico piangendo e tenendo stretta tra le mani la sua maglietta.
- Su andiamo a casa – stringendomi mi porta via con se, passando per il boschetto, mi teneva stretta mentre la pioggia smetteva lentamente di scendere.

Lost but now I am found
I can see but once I was blind
I was so confused as a little child
Tried to take what I could get
Scared that I couldn’t find
All the answers
 
Pov’s Narratrice

Justin la porta a casa lasciandola sul divano e lei si distende, era ancora tutta bagnata
- Dai Nives andiamo in bagno così ti cambi – Nives si alza e va in bagno, si cambia e velocemente esce. Porge a Justin una maglietta e un paio di pantaloni e di boxer. Justin va in bagno e si cambia, lasciandola da sola per svariati minuti.
Uscendo dal bagno la trova distesa sul divano che guarda il muro, Justin si mette seduto davanti a lei e la guarda gli accarezza dolcemente il viso.
- Perché non dormi? – gli dice facendogli un sorriso dolce e sincero, Nives si alza con il braccio sinistro e lo guarda
- Ho paura di fare incubi Justin – gli dice mentre si siede sul divano, lui si siede affianco a lei e gli mette la mano sulla sua
- Non ti preoccupare ci sono io – gli dice sorridendo, Nives lo guarda e forse in quel momento dalle sue labbra gli esce il sorriso piu’ sincero del mondo. In tutta la sua vita non aveva mai sorriso così. Justin gli fa segno di appoggiare la testa sulle sue gambe e lei lo fa, lui gli accarezza i capelli mentre  lei presa completamente dalla stanchezza chiude gl’occhi addormentandosi.

Justin contempla quella visione e ascoltando il suo cuore si rende conto di essere a casa, non sarebbe voluto stare in altri posti ma solo accanto a lei.



 

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