Ricostruzione.
Nel villaggio era tempo di
ricostruzione, i lavori erano a poco più della metà e ognuno, finanche i
bambini, prestava il suo aiuto come poteva. Il paese del fuoco; la Foglia, rasa
al suolo, lentamente rinasceva dalle sue ceneri, come una fenice. Nessuno si
era mai arreso per un attimo, e sotto la guida di una testa quadra erano
riusciti ad alzare il capo al cielo, un passo avanti verso una tanto agognata
pace.
La pace, proprio colei che aveva
portato quella guerra. Paradossale.
Nagato, colmo di dolore, voleva guidare alla pace con la guerra. Una
concezione folle, però in fondo comprensibile, conosciuta la sua storia. Le
parole dell’ultimo corpo di Pain erano così
dannatamente vere. Il dolore crea odio, quest’ultimo genera una catena infinita
di risentimento. Il mondo degli Shinobi, ma anche
degli uomini, è impregnato fino alla radice di dolore e odio. La guerra ne è il
risultato; la sofferenza e l’avversione che si annidano dentro gli uomini, già
facilmente corruttibili, che non riescono a comprendere i loro stessi simili,
divorano le popolazioni fino a far sì che esse si annientino vicendevolmente.
Quello era il corpo di un giovane pieno di
vita e di forza, quanto di speranze… Yahiko… un po’
come Naruto, con la differenza che quelle del primo
erano state spezzate brutalmente, lasciando così in eredità ai suoi compagni
solo odio e una fitta oscurità dove brancolare ciechi. Il biondo era riuscito a
riportare la luce negli occhi spenti di Nagato e
Konan.
Un eroe.
“Buongiorno Sakura-chan!” Hinata salutò la giovane dai capelli rosa con un timido
sorriso stampato sul volto color avorio. Sakura, voltandosi, ricambiò il
saluto, ma poco dopo le si dipinse sul viso uno sguardo gelido. Hinata socchiuse
gli occhi, cercando di capire cosa potesse essere passato per la mente dell’amica, senza trovare
soluzione alcuna.
“Io e te dobbiamo parlare, da sole.
Seguimi,” non si voltò neanche che già camminava verso
un luogo silenzioso e ombreggiato, fuori dal villaggio in ricostruzione. Hinata non replicò e si limitò a seguirla, pensando a tutte
le possibili motivazioni di quel gesto. E se si trattasse di Naruto?
Il solo pensiero la fece rabbrividire. Non se la sentiva di parlare del
biondo.
“Qui penso vada bene ad entrambe.
Siediti.” Esortò con fare gentile e un dolce sorriso stampato sul volto. La
ragazza dai capelli indaco s’incuriosì e al contempo si spaventò per quel
repentino cambiamento e tentò di mormorare qualcosa. “Sakura-chan… ma…”
Non completò che si trovò due enormi occhi verdi a un
palmo di naso, che la scrutavano con
fare incuriosito.
“Hinata-chan, dimmi
la verità. Che cosa farai ora?” Domando Sakura, con una punta di tristezza,
allontanandosi ed abbassando lo sguardo. La giovane
del clan Hyuuga aveva capito a cosa si riferisse
l’amica, ma il messaggio era stato recepito solo dal subconscio. “ Che cosa vuoi dire? Farò quello che ho
sempre fatto ”. Cercò di dire con un po’ di sicurezza e senza balbettare.
Era una donna e doveva imparare ad affrontare le conversazioni serie, senza
finire nel pallone.
Haruno non riuscì a trattenere i
nervi. La pazienza non era mai stata il suo forte. “Come? Lo so che hai capito
bene cosa voglio dire. Perché continui a comportarti così? Credevo che fossi
cresciuta, che avessi imparato. Hai avuto il coraggio di affrontare il sesto
corpo di Pain, e ora temi Naruto?
Io non ti capisco.” Sbottò tutto d’un fiato,
accasciandosi, esasperata, sulla panchina. Emise un lungo sospiro e non disse
più nulla.
“Io non sono te.”
Dopo interminabili minuti in un silenzio abissale, interrotto solo dai
respiri delle giovani e dal vento che smuoveva le foglie, una voce timida produsse
una lieve eco. Con lo sguardo chino a terra, Hinata
si alzò e fece come per andarsene.
“Non puoi evitarlo in eterno.” Sentenziò rigida Sakura e,
alzando lo sguardo, vide la giovane allontanarsi lentamente. “Hinata-chan… mi
dispiace…” soffiò con una punta di tristezza. Voleva aiutarla ma non aveva
capito che non tutti sono forti come lei.
Non capisco cosa volesse da me. Sì, eviterò Naruto-kun in eterno. Non posso guardarlo negli occhi dopo
ciò che è successo.
“…Perché io ti amo.” Terminò con decisione, preparandosi ad
attaccare per difendere colui che l’aveva sempre
difesa.
Gli occhi azzurri e limpidi si aprirono
quasi disumanamente. Stava andando incontro alla morte, per lui.
Il cuore aveva fatto un sussulto. Si era
appena dichiarata a Naruto. L’aveva fatto davvero, e
ora era lì che rischiava la vita per lui.
Non se ne pentiva. L’avrebbe rifatto altre mille volte.
Si era salvata, e l’adrenalina del momento era ormai
svanita. “Andrò via di qui. Non posso restare ancora.”
Sibilò, allontanandosi nelle tenebre.
Angolo autrice:
E’ tornato
internet! E di conseguenza è tornata la Fanny, e questa volta pubblico da Milano, dove ho iniziato
una stancante vita universitaria. Spero vi sia piaciuto questo capitolo. Vi
anticipo solo che non è la classica storia dove Naruto
dovrà salvare Hinata e bla bla. Diciamo che Hinata… nah, non vi dico nulla :3