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di elementare watson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A ***
Capitolo 2: *** B ***
Capitolo 3: *** C ***
Capitolo 4: *** D ***
Capitolo 5: *** E ***
Capitolo 6: *** F ***
Capitolo 7: *** G ***
Capitolo 8: *** H ***
Capitolo 9: *** I ***
Capitolo 10: *** J ***



Capitolo 1
*** A ***






 
Intro

La violenza non è divertente e di certo nemmeno un gioco, io lo so ma papà sembra proprio non saperlo.
E' difficile definire cosa sappia o meno dato che da quando ha perso il suo lavoro è sempre ubriaco, a volte non mi riconosce nemmeno, che poi è la cosa meno grave tra quelle che fa, di solito mi picchia per ragioni sconosciute urlando cose senza senso, non che mamma riceva un trattamento migliore, pur essendo lei a portare soldi a casa.
 Lavoro part-time in una caffetteria, quando ho cominciato volevo risparmiare soldi per andarmene ma quando mio padre ha scoperto la mia piccola fortuna me l'ha confiscata dicendo che i soldi servivano alla famiglia, bè, era una bugia, aveva sprecato tutto, fino all'ultimo penny, in alcol. 
Da quel momento decisi di utilizzare i miei fondi alla svelta, non appena pagata, non compravo nulla di speciale, solo le piccole cose normali che le altre ragazze avevano ma io no: trucchi, vestiti carini, un cellulare...

 
Ero diventata discretamente brava a nascondere i lividi con cui mio padre soleva marcare la mia pelle, ma quel giorno non lo fui abbastanza.
Per guadagnare tempo prima di tornare a casa mi offrii volontaria per aiutare l'insegnante di musica a risistemare i banchi e quando mi allungai per raggiungere una delle ultime sedie mi si sollevò una manica lasciando il marchio blu sul mio braccio sinistro visibile.
Mr. Sheeran, l'insegnante di musica, se ne accorse, mi afferrò per il polso chiedendo
-Cos'è questo?-
lo sguardo preoccupato sul suo volto mi fece esitare un momento
-Sono andata a giocare a paintball sabato-
spiegai con un sorriso forzato
-Non sembra affatto un livido da paintball-
insistette indicando il mio braccio dopo averlo lasciato libero
-Come lo sa Mr. S.?-
chiesi provando a cambiare discorso
-Il fatto che sia un insegnante non significa che non sappia come divertirmi-
sapeva che provare a forzarmi per farmi raccontare il mio segreto non avrebbe ottenuto alcun risultato, io sorrisi, sinceramente questa volta e risposi
-Wow, e io che pensavo che gli insegnanti vivessero solo correggendo e programmando compiti in classe e lezioni, dato che dite sempre di non avere mai tempo per niente-
lui rise.
Finimmo di sistemare e raccolsi le mie cose, pronta ad andarmene, Mr. Sheeran era seduto alla sua scrivania, stavo uscendo dall'aula ma lui mi chiamò, mi girai per guardarlo in faccia
-Sai... se vuoi parlare, di qualsiasi cosa... sono qui-
disse con un sorriso apprensivo, gli risorrisi e me ne andai, pronta a raggiungere l'inferno in terra.

Autrice
Eccomi qui con una nuova longfiction, spero di non rifare tutti gli errori grammaticali e di distrazione che ho fatto nella precedente, comunque: Spero vi piaccia e sopratutto... 
RECENSITE!!! dopo la 1^ recensione continuo, lo giuro(=

 

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Capitolo 2
*** B ***


Tornai a casa passando per la porta sul retro, mi tolsi le scarpe prima di entrare in punta di piedi, era tutto buio tranne per una luce bianco-verdastra che proveniva dal televisore acceso che scandiva la telecronaca di una qualche partita, mi affacciai appena al salone, giusto il necessario per vedere mio padre buttato sul divano che dormiva con una bottiglia mezza piena ancora in mano, era fuori combattimento, ero salva per quella sera, o almeno fino a che avrebbe continuato a dormire quindi corsi in camera prima che potesse svegliarsi e mi chiusi dentro a chiave.
 
Era appena finita la lezione di matematica e con essa anche la mia giornata scolastica, ma anzi che dirigermi all'uscita mi incamminai verso la classe di musica sperando che Mr. Sheeran fosse ancora li, lo vidi attraverso il vetro della porta, stava sistemando dei fogli nella borsa, non ero certa che entrare sarebbe stata una buona idea, non c'era motivo di trovarmi li, però mi aveva detto che con lui avrei potuto parlare se ne avessi avuto voglia, anche se di certo lo aveva detto solo per non essere scortese.
Mentre riflettevo su cosa avrei dovuto fare la porta si aprì
-Perchè non entri?-
sentii il professore chiedere, mi voltai di scatto
-No, io stavo solo passando...-
non potevo trovare una scusa peggiore, infatti lui rise, anche se piano, cercando di non farlo notare
-Dai, vieni.-
mi invitò nuovamente cedendomi il passo, mi appoggiai al primo banco centrale e Mr. Sheeran si appoggiò alla cattedra, dopo aver chiuso la porta, restammo in silenzio per qualche momento
-Allora?-
domandò lui, in realtà non avevo nulla da dire, o meglio non c'era nulla che volessi far sapere
-Sessanta minuti-
risposi facendolo sorridere
-Va bene... di cosa vuoi parlare?-
si corresse in modo che non potessi fare battute, cercai di pensare a qualcosa di non troppo personale ma più interessante del meteo
-Domani esce "Lo Hobbit"-
dissi, era la prima cosa che mi era passata per la mente, dato che era tutto il giorno che i miei compagni di classe ne parlavano
-Già, andrai a vederlo?-
mi chiese, si era spostato dalla cattedra, ora era accanto a me, ma io guardavo in direzione della finestra
-Non lo so... Lei ci andrà?-
risposi, non volevo portare il discorso su di me
-In realtà avrei dovuto andarci con Mr. Styles ma ha trovato qualcosa di meglio da fare-
disse lui, mi girai a guardarlo in faccia
-Lei e Mr. Styles siete amici?-
domandai
-Perchè sei così sorpresa? Siamo pur sempre esseri umani-
mi fece notare Mr.Sheeran, trattenni a stento una risata
-Comunque; ho un biglietto di troppo, se vuoi puoi averlo-
disse, tornai a guardare il panorama
-Non importa, grazie-
non ero certa di avere abbastanza soldi per pagarlo, anche perchè avrei dovuto prendere lo stipendio la settimana successiva
-Non ti piace "il signore degli anelli"?-
sentivo il suo sguardo fisso su di me, non era pesante, ma mi metteva in imbarazzo
-Non ho i soldi per ripagarla-
ammisi sotto voce, lo sentii ridere
-Guarda che volevo regalartelo non vendertelo-
sentii li mie guance avvampare di calore
-Non posso accettare, grazie comunque-
fuori dalla finestra era buio, solo l'orizzonte brillava di arancione e rosa, il sole stava calando, dovevo tornare a casa. 
Mi alzai facendo forza sulle braccia, recuperai la cartella che avevo buttato sul pavimento
-Io vado, grazie-
sorrisi.
-Aspetta!-
mi richiamò, ero gia uscita dalla classe e stavo percorrendo il corridoio, mi raggiunse e mi tese un pezzetto di carta
-Se cambi idea fammelo sapere-
disse e poi se ne tornò nell'aula a prendere le sue cose.
Mi aveva dato il suo numero di cellulare.


Salve!! Come vi sembra? scontata? spero di riuscira a continuare presto... Ma questo dipende anche da TE! lascia una recenzione(= grazie

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Capitolo 3
*** C ***


Era tardi, non pensavo che qualcuno in casa fosse ancora sveglio, sopratutto mio padre, solitamente lui era il primo ad addormentarsi, anche perchè sia io che la mamma eravamo troppo spaventate per dormire con lui sveglio in giro per casa. In ogni caso, data l'ora, entrai dalla porta principale, la mia ipotesi era sbagliata, vidi papà sbraitare contro mamma rannicchiata in un angolo, con una bottiglia rotta in mano
-Perchè cazzo di motivo tutte le bottiglie sono vuote?! Non sai nemmeno fare la spesa! Ma che cazzo ci resto a fare qui?!-
la domanda giusta era "che ci restiamo noi a fare qui?" serrai la mascella a quelle parole, un misto di feroce rabbia e travolgente paura mi assalì, ma non fuggii in camera, cosa più loggica da fare, poco prima che il vetro della bottiglia colpisse nuovamente il braccio di mamma lanciai rumorosamente lo zaino a terrain modo da attirare l'attenzione di quel mostro, mamma colse l'occasione per fuggire, era certa che io avrei fatto lo stesso data la mia vicinanza alla porta, non ci riuscii, le mie gambe non mi obbedivano più, sentivo il suo sguardo pungente trapassarmi, mi aveva come congelata, pietrificata dal terrore.
Mi afferrò per la maglietta e mi scagliò con facilità contro il muro, era il doppio di me, se non di più, per altezza, peso, età... mi colpì allo stomaco tanto violentemente che non riuscii a rimanere in piedi, mi accasciai sul pavimento, nello stesso angolo in cui fino a poco fa si trovava mamma, tossii cercando di reimmagazzinare aria
-Che cazzo vuoi!-
mi gridò contro prima di cominciare a prendermi a calci
-Alzati eroina del cazzo! Cosa credevi di fare?!-
continuò, feci forza sulle braccia per tirarmi su, non riuscii a fare altro che mettermi seduta, mio padre agitò la bottiglia rotta, mi feci scudo con il braccio sinistro; un dolore pungente, sentivo il sangue caldo scorrermi addosso
-Non servi a un cazzo! Sei la cosa più inutile che abbia mai avuto!-
gridò, con la sua possente mano mi afferrò, stringendo la ferita che mi aveva appena fatto, mi morsi il labbro inferiore per evitare ogni lamento, non gli avrei dato quella soddispazione, fissai il mio sguardo nei suoi luridi occhi, era come avere a che fare con un animale selvaggio e pericoloso, non dovevo mostrare paura, farlo avrebbe segnato la mia fine.
Purtroppo non ero mai stata brava a capire quando smettere di essere sfacciata e ritirarmi, mio padre mi colpì con uno schiaffo in pieno volto, stavo per cadere nuovamente ma misostenni spingendomi contro il muro
-Che cazzo hai fatto fino a quest'ora?! Ti stavi vendendo a qualche vecchiaccio scommetto, che altro potresti fare?! Niente! Almeno potevi portare i soldi puttana!-
urlò prima di sputarmi addosso, potevo reggere tutto, le percosse, gli insulti, ma non avevo mai sopportato gli sputi, la cosa più disgustosa al mondo, sopratutto se colpivano me, tremavo, si, ma non per la paura, non più, ogni singola fibra del mio corpo era pervasa dalla rabbia, serrai il pugno, quello della mano non intenta a sostenermi il braccio ferito, strinsi i denti e sferrai la ginocchiata più potente che mi riuscì data la miaposizione di svantaggio e le mia corporatura, in confronto alla sua, esile.
Bastò per farlo cadere in ginocchio dolorante, corsi via, su per le scale, mi tirò dietro la bottiglia che andò a schiantarsi contro il muro frantumandosi, alcune schegge mi si conficcarono nella schiena, vicino alla spalla destra questa volta, non mi fermai, anzi affrettai ancora di più il passo.
Mi chiusi in camera sbattendo la porta, girai la chiave, sempre infilata nella toppa per precauzione, più di una volta, raggiunsi il mio letto tremante, mi gettai in ginocchio sulle coperte, aspettai qualche minuto, giusto il tempo di smettere di tremare, prima di prendere il disinfettante, le pinzatte e le garze dal comodino.
Medicai prima la ferita al braccio poi mi sedetti di spalle allo specchio per togliere le scheggie di vetro dalla mia schiena, il dolore provocato dal disinfettante era pungente ma preferivo soffrire per qualche minuto piuttosto che beccarmi un infezione. 
Quando ebbi finito spensi subito la luce nella speranza che mio padre si scordasse della mia presenza, probabilmente lo aveva gia fatto dato che non era venuto a provare a sfondare la porta nemmeno una volta.
Mi sdraiai a pancia in giù per evitare di schiacciare le ferite.
Lo zaino era rimasto di sotto, fortunatamente il sabato non c'è scuola altrimenti mi avrebbero anche messa in punizione per non aver fatto i compiti.
 
Non mi sentivo a mio agio ad accettare regali da nessuno, sopratutto da sconosciuti, ma, dopo tutto, Mr. Sheeran non era uno sconosciuto, bensì il mio insegnante e, dal momento che la serata precedente era stata una delle più terribili affrontate fino a quel momento, avevo bisogno di una distrazione, in più morivo dalla voglia di vedere quel film, quindi decisi di contattarlo.
Avevo il cellulare in tasca, come anche il suo numero, non dovetti scendere per recuperarli fortunatamente.
Mr. S mi diede appuntamento davanti al cinema alle nove e mezza, non pensavo che la prima fosse di mattina, ma non era certamente il maggiore dei miei problemi in quel momento.

Here we go! Ecco il terzo capitolo grazie per essere arrivati a leggere fi nqui(= e spero continuerete e sopratutto spero recensirete <3 pensate che stia correndo troppo con gli avvenimenti? fatemi sapere(=

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Capitolo 4
*** D ***


Quando arrivai sul luogo dell'appuntamento non lo vidi, forse perchè ero in anticipo di circa un'ora, non credevo che sarebbe arrivato in poco tempo quindi mi sedetti su una delle panchine nel parco davanti al cinema, mi infilai le cuffiette e cominciai a guardarmi intorno: 
persone, animali, piante, tutto era unico e interessante, mi era sempre piaciuto osservare, fin da quando ne avevo memoria.
All'improvviso non vidi più nulla, sentii delle mani sugli occhi, credetti chhe fosse mio padre, che fosse venuto a prendermi, mi mancò il respiro, il mio corpo fu scosso da brividi di paura, tutto passò quando le mani si tolsero e sentii sopra il volume della musica la voce di Mr. Sheeran che si scusava, probabilmente si era reso conto di avermi spaventata, mi tolsi le cuffie e mi voltai per incontrare il suo sguardo
-Non volevo spaventarti, era solo uno scherzo, stupido, lo ammetto, tutto bene?-
mi chiese
-Non si preoccupi prof, va bene. E' in anticipo-
notai, lo ero anche io, ma il mio motivo era valido, e il suo invece
-Hai ragione, allora possiamo fare colazione-
mi rispose, non era nemmeno una scusa quella, non era nulla.
Andammo da Starbucks, mi offrì la colazione, era davvero gentile, io gli avevo detto di avere gia mangiato a casa, non potevo spendere i miei ultimi soldi in un pasto al di sopra delle mie possibilita, lui non mi aveva creduto, mi aveva mandata ad aspettare al tavolo e poi mi aveva raggiunta con due biscotti, mi ne aveva dato uno e aveva detto che il resto stava arrivando
-Mr. S., a che ora comincia il film?-
chiesi dopo qualche minuto per cambiare argomento, le sue frasi stavano diventando troppo calzanti con la mia vita
-Verso le due-
rispose sforzandosi di ricordare con precisione
-Cosa?!-
dissi alzandomi di scatto suscitando gli sguardi curiosi di tutta la cafetteria, mi risedetti lentamente, imbarazzata, mormorando delle scuse; Mr. Sheeran rise nascosto dietro la sua tazza
-Perchè mi ha detto di venire di mattina allora?-
domandai a bassa voce, cercavo di nascondermi dagli suardi indiscreti che potevano ancora essere puntati contro la mia schiena, la risposta non era difficile, la sapevo anche io, bastava rifletterci qualche secondo, lo aveva fatto per non lasciarmi a casa ma non lo avrebbe mai detto, per non farmi sentire in imbarazzo
-Mi fa piacere parlare con te e, per favore, la smetteresti di darmi del Lei, mi fai sentire vecchio-
rispose il professore
-Ma lei è vecchio-
scherzai io, aveva solo quattro anni più di me, presi un altro sorso di tè (non mi aveva preso il caffè, avrebbe potuto farmi male secondo lui) e chiesi sinceramente curiosa di conoscere la risposta
-Cosa aveva intenzione di fare per cinque ore e mezza?-
non mi rispose subito, ci riflettè qualche secondo e poi mi disse che non aveva alcuna idea; così tirammo fuori qualche opzione e ne discutemmo per un po'.
Rimanemmo per circa due ore nel locale, decidemmo che sarebbe stato opportuno andarcene dal centro della città, pur non facendo nulla di male non dava una buona impressione vedere un professore ed una sua studentessa in giro insieme.
 
-Che ti succede?-
mi chiese improvvisamente mentre la macchina andava
-In che senso scusi?-
domandai in risposta voltandomi verso di lui
-Stai facendoresistenza per non appoggiarti al sedile-
spiegò, non credevo che se ne sarebbe accorto, ma mi aspettavo che avrebbe notato che qualcosa non andava così mi ero preparata una scusa
-Sono caduta dalle scale, ho sbattuto la schiena sugli stipiti-
dissi, non sembrò molto convinto dalle mie parole
-Lo sai che non dovresti mentire-
fece dopo un pesante sospiro, lo sguardo fisso sulla strada che scorreva veloce, sospirai anche io e mi morsi il labbro inferiore, certo che lo sapevo, non avevo cinque anni ma diciannove, nonostante questo non mi rendesse troppo entusiasta, mi sarebbe piacciuto che tutto rimanesse sempre come quando ero piccola, ma non era più così ormai ed era inutile illudermi che tutto sarebbe potuto tornare com'era a quei tempi, quando io mamma e papà eravamo felici, o almeno ero convinta che lo fossimo, pensandoci bene, mamma non sorrideva spesso quando pensava di non essere vista...
Sospirai nuovamente
-Non sono state le scale ma una bottiglia rotta, soddisfatto?-
Chiesi, era inutile continuare a nascondere tutto a tutti, di Mr. S. mi potevo fidare, non avrbbe cercato di aiutarmi in maniere stupide e inutili, lo sapevo
-Tieni bottiglie rotte in casa?-
mi fece di rimando
-Non era rotta quando l'abbiamo comprata-
dissi come se fosse la cosa più ovvia al mondo, e, dannazione, lo era, chi comprerebbe bottiglie rotte? 
La macchina si fermò, eravamo in quello che sembrava il parcheggio sotterraneo di un centro commerciale, il professore spense il motore e attese in silenzio che io continuassi a parlare, inspirai profondamente
-A volte mio padre sfoga la sua frustrazione in maniera alternativa...-
dissi guardando la macchina parcheggiata davanti a noi, scese un terribile silenzio, voleva darmi uno di quei soliti consigli paterni ma sapeva che io mi sarei solo infastidita, solo che non poteva nemmeno reatare li e non dire nulla, però fu ciò che fece: continuare a fissarmi in silenzio indeciso su cosa fosse più opportuno fare
-Vede, ecco perchè non ne parlo mai, e non provi a dirlo a nessuno, non ho bisogno della compassione di gente che nemmeno mi capisce-
dissi io, non sopportavo più quel silenzio pesante nelle orecchie
-Non lo farò, è una tua scelta, anche se non credo che aprirti con qualcuno ti farebbe male-
lo sapevo che il consiglio stava per arrivare, anche si mi aspettavo qualcosa di molto più banale
-bè, si... forse lo farò, prima o poi-
dopo quella mia frase ripartimmo per tornare al cinema, durante il viaggio fu come se quella conversazione non fosse mai avvenuta, parlammo solo del film, di cosa ci aspettavamo, di cosa certamente sarebbe stato diverso dal libbro.
Stare con lui non era come stare con un insegnante, era più simile ad un coetaneo, un amico.

AUTRICE
Scusate l'attesa, ho riscritto questo capitolo una decina di volte e non mi soddisfaceva mai pienamente, nemmeno ora... però spero che a voi piaccia(=
PERFAVORE RE
CENSITE, altrimenti non continuo! (So che state pensando "se non continua è meglio" ma lascereste davvero una ff in sospeso?) *=

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Capitolo 5
*** E ***


Entrammo al cinema, il professore si offrì di comprarmi i pop-corn ma io declinai, faceva gia abbastanza per me.
I nostri posti erano praticamente i migliori di tutta la sala; i posti centrali di una fila poco più giu della prima in alto, la sala era gremita di gente ma non riconobbi nessuno, anche a causa della poca luce; già, eravamo arrivati un po' in ritardo, la publicità era cominciata da qualche minuto, bè, tanto di guadagnato.
Il film fu fantastico, erano secoli che non andavo al cinema, c'ero stata si e no tre volte in tutta la mia vita; giovane vita.
Stavamo uscendo dalla sala, il corridoio era sovraffollato perchè l'orario del termine del film coincideva con quello di altri due, la gente spingeva in tutte le direzioni, da destra, da sinistra, ma sopratutto da dietro, sulla mia schiena provocandomi degli spasmi.
Mr. Sheeran mi afferrò per un polso strattonandomi nella sua direzione, mi sentii sollevata quando sentii la sua mano, avevo paure che avrei potuto perderlo di vista in quella confusione; non riuscimmo ad oltrepassare la folla ma raggiungemmo il muro.
Vedere tutte quelle persone combattere per raggiungere per primi l'uscita era esilarante, cominciai a ridere senza una ragione apparente, evidentemente Mr. S. la pensava come me dato che anche lui si era messo a ridere.
Pian piano il corridoio si liberò e anche noi uscimmo
-Ti è piaciuto il film?-
mi chiese mentre camminavamo verso le porte a vetri dell'edificio
-Piaciuto?! Sta scherzando?! E' stato fantastico!-
risposi, forse con un po' troppo trasporto suscitando una risata nel prof
-Mi fa piacere-
disse.
Stavamo per salire in macchina, il professore mi aveva addirittura aperto lo sportello, quello era il segnale che era ora di tornare a casa e io non volevo, sentii le gambe cedere e per cercaer di rimanere in equilibrio afferrai il braccio di Mr. Sheeran, lui cinse la mia vita per sorreggermi 
-Va tutto bene, andiamo a cena-
quando sentii quelle parole di conforto pensai che il prof potesse leggemi nella mente, scossi la testa per scacciare quello strano pensiero
-La deve smettere di offrirmi ogni cosa altrimenti andrà in rovina-
dissi scherzosamente
-Hai ragione, allora vieni a cena da me-
sentenziò, quell'ipotesi non era nella lista delle possibilità, io non parlavo sul serio, la risposta che avrebbe dovuto darmi era "poi mi ripagherai" oppure "allora ti riporto a casa", ma non propormi, anzi decidere, che sarei andata a cenare a casa sua, era pur sempre un mio insegnante e io una sua studentessa, non volevo metterlo nei guai in alcun modo e fu quello che gli dissi ma lui rispose che non c'era alcun problema, che avrei dovuto fidarmi, e come potevo non farlo? Era l'unica persona con cui mi sentivo in pace.
 
Viveva in un appartamento al terzo piano in un palazzo che faceva parte di un complesso, l'ascensore era rotto, ma non lo avremmo usato comunque per talmente poche scale, entrai 
camminando lentamente guardandomi intorno, l'ingresso era molto ordinato, io rimasi sul tappetino
-Entra, che stai aspettando?-
disse il professore, lo seguii insicura fino alla cucina, mi sentivo un'intrusa, non avrei dovuto trovarmi li, in più il professore si comportava come se io conoscessi gia benissimo casa sua, come se quella situazione fosse normale e consueta, avevo paura di fare qualcosa di sbagliato.
Quando lasciammo il corridoio riconobbi nel caos della cucina il tipico "habitat" di un uomo che vive da solo, mi sedetti su una sedia, lui liberò il tavolo dalle risme che lo ricoprivano, diede un occhiata nella credenza e poi nel frigo
-Spero ti piaccia tonno e pane-
disse sorridendo imbarazzato
-Non si preoccupi, ciò che fa per me è più che abbastanza-
lo rassicurai.
Intavolò due scatolette di tonno, pane, piatti, bicchieri e una bottiglia d'acqua e cominciammo il nostro pasto.
 
A differenza di come la avevo immaginata, la cena fu piacevole, niente silenzi imbarazzanti, avevamo più interessi in comune di quanto non potessi immaginare.
Dopo aver mangiato rimanemmo seduti a parlare per diversi minuti, cercavo di non portare il discorso in punti morti altrimenti ci sarebbe stato il pretesto per riportarmi a casa, e io non volevo tornarci.
Comunque, ero a corto di argomenti, tanto più che finii a parlare di sesso, non chiedete come, non ne ho idea, non me lo ricordo proprio e forse avrei dovuto evitarlo
-Hey, questa non è la mia area di competenza, questi argomenti dovresti trattarli con il tuo insegnante di educazione sessuale-
disse mettendo le mani avanti, ci mettemmo a ridere entrambi
-Scusi, ha ragione-
dissi, lui sorrise
-Scherzavo, possiamo parlare di qualsiasi cosa, ricordi?-


Autor: scusate per il ritardo e per la schifezza che ho scritto credo che mi fermerò una settimana o due per pensare bene a come continuare... mi raccomando non scordate di recensire!!(=

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Capitolo 6
*** F ***


Era tardi ormai, non ero certa di che ora fosse, non c'era nemmeno un orologio in quel'appartamento, ma il cielo fuori dalle finestre era nero pece, il professore tornò dall'altra stanza, era veramente arrivata l'ora per me di tornare a casa
-credo... che sia ora che io vada...-
dissi a bassa voce
-si... sicura? Non è poi tanto tardi-
rispose lui
-Magari non lo fosse Mr. S. ma devo andare, mamma sarà preoccupata-
spiegai, si offrì di accompagnarmi, accettai, lo aveva fatto parecchie volte ormai.
 
Fermò la macchiana davanti al portone di casa mia, sul lato opposto della srada, dalla villetta non proveniva nessun rumore, le luci erano spente e la macchina non era nel cancello
-Non c'è nessuno-
disse Mr. S. era più un'affermazione che una domanda
-Sembra di no...-
risposi guardando le finestre buie, mi girai verso il prof e gli sorrisi
-Allora... io vado-
dissi, lui non era certo che casa fosse totalmente sicura proprio perchè era tanto silenziosa
-Ti accompagno al cancello-
affermò, uscì dalla macchina e mi aiutò a scendere, mi prese la mano e mi guidò verso il portone
-Le chiederei se vuole entrare per un caffè ma ne ho in casa, l'unica cosa che potrei offrirle sarebbero delle caramelle, ne vuole?-
proposi, lui sorrise e accettò il mio invito. 
Aprii la porta e gli feci strada attraverso la tappezzeria macchiata dall'alchool scusandomi per lo stato della casa
-Io non passo molto tempo qui, le caramelle sono di sopra le vado a prendere, si può sedere sul divano, o se preferisce può venire con me-
calò un silenzio imbarazzante, forse quelle non erano proprio le parole esatte da rivolgere ad un insegnante
-Volevo solo dire che la mia stanza è più pulita e mi mette a mio agio, sto cominciando a parlare a vanvera-
cercai di spiegare finendo per impicciarmi più di prima, il prof stava per dire qualcosa ma si sentì il rumore di un motore che si spegneva, era vicino, molto vicino e poi le chiavi che cercavano la toppa, era tornato mio padre
-Mr. S. dobbiamo andare di sopra-
dissi, il panico cominciava a impadronirsi di me, il prof lo lesse nei miei occhie e mi seguì senza obiettare, arrivammo in camera mia e chiusi la porta il più silenziosamente possibile.
 
-Mi dispiace tanto, non si preoccupi, troverò un modo per farla uscire di qui, glie lo prometto-
dissi mortificata, lui cominciò a ridere cercado di controllare il volume della sua voce
-Non preoccuparti, me ne andrò il prima possibile-
mi sorrise rassicurante, aveva capito che ciò che volevo evitare era che sentisse mio padre gridare ma non riuscii ad evitarlo come varcò la porta cominciò a gridare il nome della mamma chiamandola anche con altri appellativi che non dovrebbero mai essere utilizzati per rivolgersi alla propria moglie o ad alcuna donna in generale e Mr. Sheeran sentiva tutto ed era colpa mia, cosa avrei potuto fare per rimediare? Non potevo ne assordarlo ne, tanto meno, far tacere mio padre, mi sentivo mortificata
-Mi dispiace tanto-
ripetei, la mia voce era tremula e roca, i miei occhi erano umidi, era come se... come se piangessi, mi ero tanto imegnata per riuscire a non farlo ed era stato tutto inutile, il prof deglutì, per un momento non aveva idea di come reagire ma assunse il controllo della situazione in brevissimo tempo, tirò fuori dalla tasca dei suoi jeans il cellulare e le cuffiette.
Rimanemmo in piedi nella stanza con un auricolare ciascuno, mi abbracciava facendomi sentire protetta, mi vergognavo per ciò che stava succedendo ma mi sentivo anche dannatamente al sicuro, non sapevo cosa fare, nella mia mente turbinavano pensieri opposti che mi stavano facendo scoppiare la testa, avevo gli occhi chiusi ma vedevo flash colorati passarmi davanti nell'oscurità e questo rendeva più acuto il mio mal di testa.
Dei vigorosi colpi rimbombarono nella stanza attraverso il legno della porta, non doveva succedere, non quella sera almeno, mi asciugai gli occhi con il dorso della mano
-Non ci siamo-
sussurrai, il prof annuì, fortunatamente mio padre non insistette molto, ando via dopo qualche decina di minuti
-Lei non avrebbe dovuto assistere a questo-
mormorai
-Nemmeno tu, mai-
replicò lui, mi allontanai e gli voltai le spalle
-Se vuole tornare a casa può provare a uscire dalla finestra-
dissi dopo aver ripreso il controllo del mio tono di voce
-Non posso lasciarti quì da sola-
disse lui
-Non sia stupido, io qui ci vivo-
risposi infastidita mettendolo in difficoltà, presi dei profondi respiri per calmarmi poi dissi
-Può usare il letto se vuole, ma si volti verso il muro, devo... fare una cosa-
spiegai vagamente andando a cercare le bende nel mobile, stupide bende, cambiarle tutti i giorni era una seccatura
-Mi metto in punizione nell'angolo mentre tu fai quella "cosa"-
disse, cercava di non essere troppo serio per sdrammatizzare la situazione etirarmi un po' su.
 
Mentre mi passavo il disinfettante mi sfuggì un lamento di dolore, talmente lieve che non so come Mr. S. abbia fatto a sentirlo, ma apparentemente ci era riuscitò perchè si era girato di scatto chiedendomi preoccupato quale fosse il problema
-Prof!-
lo sgridai coprendomi il seno, ero a torso nudo, lui, anzi che voltarsi imbarazzato, rimase a fissare la mia schiena
-Ma che diavolo...?-
balbettò
-Niente, se torna a guardare posso finire di... sistemarmi-
dissi, ancora non si decise ad ascoltarmi
-Una ferita ti si sta infettando, passami il disinfettante-
fece venendo verso di me
-Neanche per sogno!-
lo sgridai facendogli segno di allontanarsi rannicchiandomi su me stessa
-Non fare la bambina-
disse con voce ferma e autoritaria, non potei far altro che obbedire, piegata in silenzio mentre lui mi curava le ferite.
Perchè stare con lui mi faceva sentire bene? Stavo diventando una rammollita, una debole.
Ma era difficile la sceltra tra essere forte con la mia famiglia o essere serena da sola.

Autor: Spero che non mi abbiate mandato troppi accidenti in questo periodo di "pausa" che ho lasciato intercorrere ta questo capitolo e il precedente, sono davvero MOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOLTO dispiaciuta, spero continuiate comunque a sentire questa FF e spero di non stare creando troppa confusione... RECENSITE se POTETE, =* grazie ciao=*=*=*

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Capitolo 7
*** G ***


Mi risvegliai, per la prima volta dopo tanto, serenamente, riggirsndomi nelle mie calde coperte zaffiro e strofinando la testa contro il cuscino, aprii gli occhi e mi guardai intorno, solo allora realizzai di trovarmi nel mio letto, non mi ero addormentata li ma sul pavimento, avevo lasciato il letto libero per Mr. Sheeran, ora era tutto chiaro, avevo sognato, l'unica spiegazione plausibile, il tenue barlume di buonumore con cui mi ero svegliata si spense del tutto.
Trascinai pesantemente le gambe al lato del letto per mettermi seduta e gettai la testa all'indietro sopirando, era domenica, sorrisi lievemente al pensiero che, dal momento che sarei andata a lavoro non avrei dovuto passare la giornata in casa.
Mi alzai dal letto spingendomicon le braccia ma non feci in tempo a muovere un passo che mi ritrovai con la faccia per terra, ero inciampata in qualcosa, qualcosa di molto più grosso del mio zaino senza dubbio, girai la testa mentre con una mano tenevo i capelli alzati per riuscire a vedere l'ostacolo che mi aveva fatta cadere: una felpa verde, dei jeans blu scuri e capelli rosso-arancioni, mi portai le mani alla bocca per la sorpresa, lui si voltò verso di me e mi diede il buon giorno con la voce ancora impastata dal sonno
-Scusi, non volevo svegliarla, tantomeno caderle sopra-
dissi subito tentando goffamente di alzarmi in piedi, lui rise
-Va tutto bene, piuttosto... qual'è il piano per la fuga?-
chiese anche lui tirandosi su dal pavimento, si stiracchiò indolensito probabilmente dalla scomoda posizione
-Mr.S le avevo detto di dormire nel mio letto-
gli ricordai
-Si... credo di averti ignorata, non potevo lasciarti sul pavimento-
si giustificò lui suscitandomi un sorriso, ma che diavolo erano tutti quei sorrisi? Quella non ero io, mi avevano rapita e scambiata con un cyborg.
 
Aprii lentamente la porta, senza fare il minimo rumore cominciai a camminare in punta di piedi con le scarpe in mano, la porta della stanza dei miei era chiusa quindi la sorpassammo con facilità, scesi i primi sei scalini e mi chinai per constatare la situazione in salone, il vecchio era seduto sul divano quindi ci dava le salle, mamma era in cucina, forse preparava la colazione, dal profumo che filtrava attraverso l'orribile odore di alcohol si poteva intuire che fosse così.
Arrivata all'ingrasso feci segno al professore di raggiungermi, caso volle che mentre lui passava mamma era esattamente davanti alla porta della cucina e guardava nella sua direzione, la pesante padella le cadde di mano, l'abbondante contenuto si rovesciò sul pavimento e il rumore delle mattonelle frantumate e del colpo fu a dir poco assordante, superava perfino il volume del televisore, mio padre scattò in piedi gridando contro la mamma, le diceva che era maldestra, inutile, che si meritava una lezione e nel mentre le si avvicinava minaccioso, feci per avventarmi contro di lui ma delle possenti mani mi fermarono afferrandomi entrambe le braccia, tentai di divincolarmi senza alcun risultato, vidi mio padre piegarsi per raccogliere la padella, quella fu l'ultima cosa che vidi, venni trascinata, anzi sollevata fino a fuori casa, Mr. Sheeran mi lasciò sul marciapiede sole per chiudere la porta
-Che fai?! Devo entrare! Levati!-
gli gridai contro tentando di spingerlo via dalla porta talmente in preda alla rabbia che scordai persino le forme di rispetto
-Non ti lascerò entrare li-
la sua voce era ferma e decisa, non che mi importasse
-C'è mia madre la dentro!-
insistetti, ancora non riuscivo a modulare la voce come avrei voluto nonostante avessi smesso di provare a spostarlo
-Ho detto no-
insistette convinto
-Chi cazzo credi di essere?! Ti ho detto di lasciarmi passare!-
gridai ancora, la sua faccia era impassibile, mi rendeva nervosa, nella mia testa sembrava prendersi gioco di me, lo colpii con un pugno, me ne pentii subito dopo, quando realizzai chi avevo effettivamente colpito. 
Corsi via.


OKEY-DOKEY ecco qui il mio confusionale capitolo numero G!! 
Let me know what you think about it? <3<3

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Capitolo 8
*** H ***


Rimasi nascosta tutto il giorno nel parco giochi dove andavo quando ero piccola, da quando ne avevano costruito uno più grande in questo non ci veniva più nessuno, quasi solo spacciatori. 
Chissà se il prof aveva provato a cercarmi? Forse no, forse era solo tornato nel suo appartamento o alle sue attività della domenica, meglio così, tutto sarebbe tornato normale, lui sarebbe tornato solamente il mio insegnante... 
Per qualche motivo l'idea di questa eventualità mi faceva male, eppure era così che sarebbe dovuto essere, così come era sempre stato, ma credo, infondo, che ognuno di noi, dopo aver sperimentato qualcosa di nuovo e magnifico, che ci fa sentire bene, sia piuttosto restio all'idea di 
abbandonarlo.
Ma se io avevo perso ciò che mi faceva stare meglio non era colpa di altri se non mia, ero stata io a colpire in viso il mio angolo terreno di paradiso.
Era già scesa la sera quando sentii di non poter più resistere alla fame, infondo non avevo fatto ne colazione ne pranzo.
Sbirciai fuori la struttura lignea che mi faceva nascondiglio, niente ombre minacciose, nessun rumore, sembrava un momento sicuro per svicolare fuori e tornare a casa.
Uscii allo scoperto con qualche difficoltà, era un po' che non mi nascondeco lì, ero cresciuta dall'ultima volta e non era più così facile entrare e uscire da quella porticina; mi alzai in piedi e spolverai i vestiti con le mani, mi voltai vero sinistra, perchè quella era la direzione dell'uscita, e notai che non sola come pensavo, sulla panchina più vicina ma me c'era qualcuno, difficile da definire chi, comunque non lo fissai a lungo, ai pusher non piace essere osservati, spostai lo sguarvo verso il basso e tirai dritta verso l'uscita, lui si era alzato e mi seguiva, sentivo distintamente il rumore dei suoi passi nella ghiaia, accellerai notevolmente ma senza mettermi a correre, se corri capiscono che hai paura e quindi che sei più debole di loro e non esitano un momento ad attaccare
-Aspetta, fermati-
mi disse, mi bloccai sul posto, quella voce, la conoscevo, mi voltai lentamente, non potevo 
credere ai miei occhi
-Mr. S?-
chiesi con la voce smorzata per la sorpresa
-Credevo che quando saresti uscita avresti avuto fame-
disse mostrandomi la busta di McDonald's che teneva in mano.
Ci sedemmo su una panchina a consumare la nostra cena
-E' frddo-
mi lamentai scherzosamente
-Se fossi uscita verso l'ora di pranzo non lo sarebbe stato-
rispose con un sorriso, ora di pranzo? 
Questo significava che mi aveva cercata e anche trovata, ma perchè era rimasto lì tutto quel 
tempo senza dirmi nulla?
Bè, sinceramente, quello era ciò che mi importava di meno, mi piaceva l'idea che fosse rimasto lì tutto quel tempo ad aspettare me
-Mi spiace per il pugno, non volevo farlo-
mi scusai tenendo lo sguardo basso, lui rise
-Si che volevi, eforse me lo meritavo anche, ma rifarei ciò che ho fatto ogni singolo giorno pur di 
proteggerti-
era una frase fatta, sdolcinata, odiavo queste cose, allora perchè il mio cuore aveva comiciato a battere più forte?
Perchè sentivo le guancie avvampare di calore nonostante li di caldo non ci fosse nulla?
Mi voltai e incontri i suoi occhi che risplendevano alla luce fioca del lampione malfunzionante 
sopra le nostre teste, spostai lo sguardo verso le sue labbra e nuovamente ai suoi occhi, non avrei dovuto farlo, quello significava che volevo baciarlo ma io non volevo, o si?
Ancora non sapevo quale fosse la risposta e non ebbi il tempo di trovarla dato che lui posò le sue labbra sulle mie, chiusi gli occhi e risposi al bacio.
Ok, forse volevo veramnte che lo facesse...
Il bacio finì, lui mi guardava incerto, intimorito da quale potesse essere la mia reazione; sorrisi e 
così fece anche lui, probabilmente avrei dovuto dire qualcosa, o avrebbe dovuto farlo lui, il silenzio che si era creato stava diventando imbarazzante dato che, più tempo passava più mi rendevo conto che ciò che avevamo appena fatto era sbagliato, ma allora perchè poco fa era sembrata una cosa giusta?
Spostai lo sguardo alle mie scarpe, Mr. S si schiarì la voce
-Allora...-
sospirò
-Allora...- 
ripetei io, silenzio... ancora... 
-Dovremmo evitare di dirlo in giro-
disse il prof dopo qualche minuto, stava sorridendo, era una battuta, cominciammo a scherzare 
sul bacio e poi su altri argomenti fino a quando non arrivò il momento di rientrare, il giorno dopo sarei pur sempre dovuta andare a scuola il giorno seguente.
Mi accompagnò alla porta tenendomi per mano, dovevo entrare, ma lui non mi lasciava andare, anzi rafforzò la stretta
-Devo rientrare, ci vediamo domani a scuola, non preoccuparti-
dissi tentando di rassicurare sia lui che me, il prof sorrise, sembrava soddisfatto
-Che c'è?-
chiesi incerta
-Mi ai dato del tu, finalmente!-
spiegò, ci salutammo senza effusioni di alcun genere.
Lui aspettò in macchina che la luce della mia stanza si accendesse.

AUTOR: Salve!! ebbene sì, questo è quanto per ora(= Grazie per continuare a leggere e PLZ recensite=D loads of love <3

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Capitolo 9
*** I ***


Come accesi la luce notai che il mio letto non era vuoto, frci qualche passo in avanti, molto cautamente, per avere una miglior prospettiva, vidi mia madra raggomitolata nelle coperte, a stretto contatto com il muro
-Mamma?-
la chiamai con un filo di voce, lei sbirciò da sopra la sua spalla e non appena mi riconobbe si alzò in piedi per vnire ad abbracciarmi, era ogni giorno più magra, si reggeva a fatica sulle sue gambe tremanti
-Scusa, scusa-
dissi ricambiando l'abbraccio
-E per cosa stellina, non hai fatto nulla di male stellina-
mi sussurrò dolcemente accarezzandomi i capelli
-Avrei dovuto proteggerti-
mamma prese il mio volto tra le sue mani facendomi alzare lo sguardo per fissarlo nei suoi occhi
-Non dire stupidaggini, io sono tua madre, non il contrario, sono io a dover proteggere te-
la sua voce era rassicurante ma nei suoi lineamenti, nei suo occhi, si leggeva il panico più totale.
Sapevo che non voleva lasciare la mia stanza ma non mi avrebbe chiesto di dormire con me, era convinta che, essendo un'adolescente, io, avessi bisogno dei miei spazi e non voleva invaderli
-Mami, ti va di restare qui sta sera?-
le domandai quindi, lei mi diede un bacio sulla fronte
-Certo-
mormorò.

Eravamo a letto da un po' e finalmente mamma introdusse l'argomento di cui voleva parlarmi da quella mattina, ne ero certa
-Sei ancora sveglia?-
sussurrò per cominciare
-Si-
risposi io
-Senti, ma... quel ragazzo che ti ha portata via oggi... chi era?-
domandò in tono falsamente disinteressato mentre mi accarezzava i capelli, io arrossii, non potevo mentire a mamma ma non potevo nemmeno dirle che un mio professore aveva dormito in camera con me quindi decisi di dare una risposta alquanto vaga
-Un mio amico...-
dissi, forse non era la completa verità, ma nemmeno una mensogna
-E' un bravo ragazzo-
mormorò mamma, la sentii sorridre, impossibile penserete, ma ne sono certa, lei ha una voce totalmente diversa quando sorride.
Chiusi gli occhi e, sorridendo a mia volta cominciai a cantare piano la ninna nanna che mi cantava sempre lei quando ero bambina, mamma si unì a me, quanto tempo che non la sentivo cantare, quanto tempo che non condividevamo un momento simile...



Autrice: Ciao!!!! Allora allora... questa è una specie di piccolo filler, lo so... ma mi è sembrato carino... spero sia piaciuto anche a voi(= perfavore recensite se non è troppo disturbo(= ci sentiamo al prossimo capitolo(=

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Capitolo 10
*** J ***


A/N: scuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuusate per il ritardissimooooooooooooooo!!!!!!!!! ma questa è l'ultima volta che faccio tardi perchè è l'ultimo capitolo(= buon divertimento


Mi svegliai presto, come sempre, ma non abbastanza da trovare mamma ancora al mio fianco così mi preparai di fretta, come facevo ogni mattina e 
corsi giù per le scale, evidentemente quella non era la mia giornata, mio padre, o meglio: il mio mostro mi aspettava ai piedi delle scale lo sguardo tagliente fisso su di me, non appena lo notai lì, immobile come una statua, con un corpo contundente indefinito stretto in mano, non riuscii a 
muovere un altro passo, avrei voltarmi e tornare in camera ma lo realizzai troppo tardi, la figura massiccia di mio padre si era avvicinata, aveva 
salito diversi scalini, anche se io ero più in alto la sua statura mi sovrastava, aprii la bocca e subito dopo la richiusi senza emettere un suono, non ebbi il tempo di deglutire che con un poderoso colpo dello scarpone che teneva in mano, mi colpì in volto facendomi volare oltre il corrimano, sul pavimento del corridoio, provai a rialzarmi, da li sarebbe stato facile scappare, ma ero caduta male, il braccio con cui tentai di sollevarmi non mi reggeva e anche muovere la gamba mi provocava dolore, lui mi raggiunse e squadrandomi disgustato dall'alto del suo metro e novantasei mi ringhiò contro 
-Che succede hai scordato come si scappa pezzente?!-
mi preparai a pararmi con la mano dal colpo che ero certa stesse per arrivare dall'alto ma fu inutile, quel colpo non arrivò, bensì venni colpita da un calcio, dritto sulla nuca, mi afferrò per il bavero della maglietta e mi incollò al muro
-Hai perso anche la parola?-
sibilò fra i denti, io annaspai senza riuscire a proferire parola o suono in generale, sentii però ben distinto il sapore del sangue in bocca
-Rispondi a tuo padre!!-
gridò scagliandomi nuovamente sul pavimento.
Cosa ricordo dopo quello? alcune percosse, dolore, una visione confusa prima vermiglia e poi totalemente oscura.

Quando riaprii gli occhi il bianco delle pareti mi accecò al primo impatto, tentai di portarmi le mani alle tempie per calmare il mal di testa ma non 
ci riuscii, non potevo muovermi, respiravo a malapena grazie ad un sistema tubolare scorsi flebo affiancate al mio letto che finivano nelle mie 
braccia, forse era per quello che non avevo ne fame ne sete, anche se la mia bocca era secca, scoprii di riuscire, miracolosamente e non di certo in maniera indolore, a muovere il collo avendo provato a guardarmi intorno, misi a fuoco prima le cose più vicine, il comodino con sopra un pupazzo, 
un vaso di fiori e un bicchiere d'acqua, così vicino eppure irragiungibile, notai altri colori sullo sfondo limpido così mi concentrai su quell'immagine, nonappena riconobbi chi fosse lo chiamai inconsciamente, in realtà dalle mie labbra probabilmente screpolate uscì solo un rantolo, nonostante ciò lui si scosse quasi cadendo dalla sedia, sorrisi a quella reazione, o almeno credo di averlo fatto, il suono intermittente regolare che sentivo come sottofondo accelerò e la visuale divenne nuovamente sfocata, vidi l'arancione e il verde che contraddistinguevano Mr. S. scomparire dietro camici rosa e sentii delle grida, ovattate, lontane e dinuovo l'oscurità.

Non sopravvissi a quell'episodio, come faccio a scrivere vi chiederete, non saprei, so solo che l'ho fatto...

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