feed me with your pain

di ShanKomori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dolori e verità ***
Capitolo 2: *** Resti ***
Capitolo 3: *** Ne verrai a capo ***
Capitolo 4: *** Tempo ***



Capitolo 1
*** Dolori e verità ***



Passerà tutto mi dicevano: il dolore, le lacrime , il suono delle tue urla in quell’istante infinito .
E invece no.
L’immagine di te in quella stanza bianca pervasa di luce, che non bastava a colmare il vuoto velato in noi, mi invade ancora oggi l’anima. 
Tra i nostri amici e parenti c’è chi ancora dice che ci sia stato il passaggio di qualcosa di malvagio, di incontrollabile che ha impregnato le nostre vite di sofferenza, amarezza e angoscia , io non lo pensavo, continuo a dire loro che la causa di tutto ciò che ci è accaduto è stato il troppo amore. 
Un amore nauseante e dolce come quello delle caramelle nei giorni di festa, che però a lungo andare  si è trasformato in un qualcosa di opprimente.
Ma mi sbagliavo.
E quindi eccomi qui a scrivere di noi, perché non ho più voce, non ho più lacrime ma soprattutto non ho più paura .
Iniziò tutto in una notte d’estate , una di quelle in cui la brezza estiva ti accarezza la pelle ,fu in una di quelle notti che nostra figlia decise di suicidarsi .
Tornammo a casa e lei era li, il suo corpo esanime, sul letto, vestito di rosso, le vene lacerate da cui stillavano frammenti  di morte e vita, circondata da gruppi di pupazzi intenti a guardarla con occhi piangenti  posti lì, come se nella morte avesse deciso di non restare sola .
Ancora oggi mi chiedo cosa Sam abbia pensato o provato nel compiere quel folle gesto .
Non sapevo chi tra noi in tutta questa storia fosse stato il vero egoista.
Inizialmente, addolorato e arrabbiato da ciò che era accaduto, pensavo fosse lei : non aveva pensato a noi?  a come ci saremmo sentiti , una vita senza lei ,lei che ci ha dato la possibilità di riassaporare emozioni   perse , di dare un senso alle nostre esistenze  e completarle! 
 In verità avevo privato mia figlia delle mie attenzioni , ero divenuto  cieco per non  vedere il buio delle sue emozioni e mi ero rifugiato nelle mie menzogne, consapevole di non  potervi rimanere a lungo.
Me ne resi conto quando lasciai il cimitero.
Quel giorno cambiai la visione dell’amore.
Amore è un sentimento che consuma il cuore, che piange e ingoia lacrime.
E quel triste pomeriggio, la personificazione perfetta dell’amore era mia moglie, distrutta da quella passione infinita e viscerale che le si era insinuata fino all’osso  e che mi portava a  non sopportare la vista di tutta quella gente che si era presentata li , convinta  di amarla come l’amavamo noi, di piangerla come la piangevamo noi .
Loro che non l’avevano vista crescere, che non si erano mai disturbati di chiamarla nel giorno del suo compleanno ,ora che era morta si erano accorti che anche lei faceva parte di questo mondo.
Pian piano incominciai a realizzare che la tragedia che ci aveva colpiti, ci aveva scossi  come un terremoto  e aveva distrutto pezzi di certezze che avevamo costruito e  sui quali ci rifugiavamo.
Mia moglie Clare non mangiava più, non parlava più, l’unica cosa che ormai era capace di fare era accendersi quella misera sigaretta al mattino  con lo sguardo perso nel vuoto e le mani tremolanti  intente a tratti a coprirle il viso rigato dalle lacrime, io dal canto mio mi sentivo totalmente inutile tanto da non bastare nemmeno a me stesso, allora mi sedevo li affianco a lei e le accarezzavo i capelli come se quello fosse l’unico modo per farle capire che io le ero vicino e che la comprendevo nonostante tutto il male che ci  stava facendo . 
Poi le cose peggiorarono, cambiarono.
Clare iniziava a mostrare comportamenti morbosi  ,  ritagliava pezzi di giornali vecchi trovati in giro per casa e ne strappava  tutti i necrologi.
C’era qualcosa in lei che stava crescendo, un pensiero che la tormentava  e che la stava cambiando ,leggeva quei pezzi di carta così spesso e minuziosamente da ritrovarsi sempre i polpastrelli sporchi d’inchiostro, sempre alla ricerca di qualcosa, di quel qualcosa che però non trovava mai.
Non c’era pace per Clare che poi, con sguardo vuoto come se tutto le fosse scivolato addosso, riponeva in una scatola di scarpe tutti i suoi ritagli custodendoli lì insieme ai suoi segreti .
Tra noi ormai non c’era più un dialogo per cui io pazientavo.
 Pensavo che ognuno avesse il suo modo di riprendersi dal dolore, che questo nuovo diversivo, aiutandola ad esorcizzare la morte, la facesse star meglio .
 Invece peggiorò e decise anche lei di suicidarsi, tentativo che però non le riuscì.
La ritrovai a casa ,stesa sul pavimento della nostra camera da letto.
 Non esitai a chiamare l’ ambulanza ,dissi loro che era ancora viva anche se, in realtà, non ne avevo la più pallida idea.
Non riuscivo ad avvicinarmi a lei e dentro di me si scatenarono una tempesta di emozioni  contrastanti, avevo bisogno di lei ma allo stesso tempo desideravo per il suo bene e forse anche un po’ per il mio che morisse .
Eravamo sempre stati uniti ed era proprio per quello che ero consapevole che se Clare non fosse riuscita  ad andare avanti non ci sarei riuscito neanche io e questo mi terrorizzava .
Poi guardando più attentamente intorno a me, mi resi conto che pur essendo giorno, dalle finestre filtravano solo lievi fili di luce, tutte le vetrate erano state ricoperte dai ritagli di giornale che aveva riposto nella sua scatola di scarpe .
**
Il giorno successivo, con fare stanco, reduce da una nottata insonne sul divano, andai a trovare Claire all’ospedale.
I medici mi dissero che aveva ingerito una grossa quantità di barbiturici ma ormai era fuori pericolo e mi diedero il permesso di incontrarla,  anche se solo per pochi attimi .
Entrato nella stanza la vidi.
Era sdraiata sul letto, con la faccia livida e lo sguardo rivolto al grigio paesaggio che le appariva dalla piccola finestra della camera.
-Ciao Clare, mi manchi. E’ tutto così vuoto senza te .. - le dissi con voce flebile.
 Lei si girò verso di me e mi sorrise sofferente.
Poi mi sedetti sulla sedia affianco al suo letto, le presi le mani nelle mie e lei mi guardò, fisso negli occhi come non faceva ormai da tanto.
 -Vorrei dirti così tante cose –le dissi.
 -Vorrei sapere perché hai fatto tutto questo, ma abbiamo poco tempo per  parlare  ed io ho bisogno di risposte Clare .-sospirai.
Lei  abbassò lo sguardo e il silenzio fu interrotto da quelle poche parole che pronunciò debolmente:
 -E’ sotto il materasso del nostro letto. 
 Annuii,  mi  avvicinai per abbracciarla ma lei si scostò. 
Allora amareggiato feci per andarmene quando mi sentii afferrare la camicia e delle braccia da dietro mi avvolsero la vita.
Un abbraccio, era bastato solo quello per capire che non l’avevo  persa e che non ero solo.
Tornato a casa mi precipitai subito in camera da letto, tutto era rimasto come lo avevo lasciato la mattina che Clare andò all’ospedale .
Quello scenario lugubre mi raggelava il sangue nelle vene ma mi fidavo di Clare.
Ero convinto che tutto ciò che aveva fatto, per quanto malato  fosse,  aveva un senso.
Senza indugio spostai il materasso del letto e scorsi  un diario.
 Il mio cuore si fermò quando capì che era  di Sam.
Avevo la verità nelle mie mani .

Passerà tutto mi dicevano: il dolore, le lacrime , il suono delle tue urla in quell’istante infinito .

E invece no.

L’immagine di te in quella stanza bianca pervasa di luce, che non bastava a colmare il vuoto velato in noi, mi invade ancora oggi l’anima.

 Tra i nostri amici e parenti c’è chi ancora dice che ci sia stato il passaggio di qualcosa di malvagio, di incontrollabile che ha impregnato le nostre vite di sofferenza, amarezza e angoscia , io non lo pensavo, continuo a dire loro che la causa di tutto ciò che ci è accaduto è stato il troppo amore. 

Un amore nauseante e dolce come quello delle caramelle nei giorni di festa, che però a lungo andare  si è trasformato in un qualcosa di opprimente.

Ma mi sbagliavo.

E quindi eccomi qui a scrivere di noi, perché non ho più voce, non ho più lacrime ma soprattutto non ho più paura .

Iniziò tutto in una notte d’estate , una di quelle in cui la brezza estiva ti accarezza la pelle ,fu in una di quelle notti che nostra figlia decise di suicidarsi .

Tornammo a casa e lei era li, il suo corpo esanime, sul letto, vestito di rosso, le vene lacerate da cui stillavano frammenti  di morte e vita, circondata da gruppi di pupazzi intenti a guardarla con occhi piangenti  posti lì, come se nella morte avesse deciso di non restare sola .

Ancora oggi mi chiedo cosa Sam abbia pensato o provato nel compiere quel folle gesto .

Non sapevo chi tra noi in tutta questa storia fosse stato il vero egoista.Inizialmente, addolorato e arrabbiato da ciò che era accaduto, pensavo fosse lei : non aveva pensato a noi?  a come ci saremmo sentiti , una vita senza lei ,lei che ci ha dato la possibilità di riassaporare emozioni   perse , di dare un senso alle nostre esistenze  e completarle!  

In verità avevo privato mia figlia delle mie attenzioni , ero divenuto  cieco per non  vedere il buio delle sue emozioni e mi ero rifugiato nelle mie menzogne, consapevole di non  potervi rimanere a lungo.

Me ne resi conto quando lasciai il cimitero.

Quel giorno cambiai la visione dell’amore.

Amore è un sentimento che consuma il cuore, che piange e ingoia lacrime.

E quel triste pomeriggio, la personificazione perfetta dell’amore era mia moglie, distrutta da quella passione infinita e viscerale che le si era insinuata fino all’osso  e che mi portava a  non sopportare la vista di tutta quella gente che si era presentata li , convinta  di amarla come l’amavamo noi, di piangerla come la piangevamo noi .

Loro che non l’avevano vista crescere, che non si erano mai disturbati di chiamarla nel giorno del suo compleanno ,ora che era morta si erano accorti che anche lei faceva parte di questo mondo.

Pian piano incominciai a realizzare che la tragedia che ci aveva colpiti, ci aveva scossi  come un terremoto  e aveva distrutto pezzi di certezze che avevamo costruito e  sui quali ci rifugiavamo.

Mia moglie Clare non mangiava più, non parlava più, l’unica cosa che ormai era capace di fare era accendersi quella misera sigaretta al mattino  con lo sguardo perso nel vuoto e le mani tremolanti  intente a tratti a coprirle il viso rigato dalle lacrime, io dal canto mio mi sentivo totalmente inutile tanto da non bastare nemmeno a me stesso, allora mi sedevo li affianco a lei e le accarezzavo i capelli come se quello fosse l’unico modo per farle capire che io le ero vicino e che la comprendevo nonostante tutto il male che ci  stava facendo .

 Poi le cose peggiorarono, cambiarono.

Clare iniziava a mostrare comportamenti morbosi  ,  ritagliava pezzi di giornali vecchi trovati in giro per casa e ne strappava  tutti i necrologi.

C’era qualcosa in lei che stava crescendo, un pensiero che la tormentava  e che la stava cambiando ,leggeva quei pezzi di carta così spesso e minuziosamente da ritrovarsi sempre i polpastrelli sporchi d’inchiostro, sempre alla ricerca di qualcosa, di quel qualcosa che però non trovava mai.

Non c’era pace per Clare che poi, con sguardo vuoto come se tutto le fosse scivolato addosso, riponeva in una scatola di scarpe tutti i suoi ritagli custodendoli lì insieme ai suoi segreti .

Tra noi ormai non c’era più un dialogo per cui io pazientavo. 

Pensavo che ognuno avesse il suo modo di riprendersi dal dolore, che questo nuovo diversivo, aiutandola ad esorcizzare la morte, la facesse star meglio .

 Invece peggiorò e decise anche lei di suicidarsi, tentativo che però non le riuscì.

La ritrovai a casa ,stesa sul pavimento della nostra camera da letto. Non esitai a chiamare l’ ambulanza ,dissi loro che era ancora viva anche se, in realtà, non ne avevo la più pallida idea.

Non riuscivo ad avvicinarmi a lei e dentro di me si scatenarono una tempesta di emozioni  contrastanti, avevo bisogno di lei ma allo stesso tempo desideravo per il suo bene e forse anche un po’ per il mio che morisse .

Eravamo sempre stati uniti ed era proprio per quello che ero consapevole che se Clare non fosse riuscita  ad andare avanti non ci sarei riuscito neanche io e questo mi terrorizzava .

Poi guardando più attentamente intorno a me, mi resi conto che pur essendo giorno, dalle finestre filtravano solo lievi fili di luce, tutte le vetrate erano state ricoperte dai ritagli di giornale che aveva riposto nella sua scatola di scarpe .


***


Il giorno successivo, con fare stanco, reduce da una nottata insonne sul divano, andai a trovare Claire all’ospedale.

I medici mi dissero che aveva ingerito una grossa quantità di barbiturici ma ormai era fuori pericolo e mi diedero il permesso di incontrarla,  anche se solo per pochi attimi .

Entrato nella stanza la vidi.

Era sdraiata sul letto, con la faccia livida e lo sguardo rivolto al grigio paesaggio che le appariva dalla piccola finestra della camera.

-Ciao Clare, mi manchi. E’ tutto così vuoto senza te .. - le dissi con voce flebile. 

Lei si girò verso di me e mi sorrise sofferente.

Poi mi sedetti sulla sedia affianco al suo letto, le presi le mani nelle mie e lei mi guardò, fisso negli occhi come non faceva ormai da tanto. 

-Vorrei dirti così tante cose –le dissi.

 -Vorrei sapere perché hai fatto tutto questo, ma abbiamo poco tempo per  parlare  ed io ho bisogno di risposte Clare .-sospirai.

Lei  abbassò lo sguardo e il silenzio fu interrotto da quelle poche parole che pronunciò debolmente: -E’ sotto il materasso del nostro letto.  

Annuii,  mi  avvicinai per abbracciarla ma lei si scostò.

 Allora amareggiato feci per andarmene quando mi sentii afferrare la camicia e delle braccia da dietro mi avvolsero la vita.

Un abbraccio, era bastato solo quello per capire che non l’avevo  persa e che non ero solo.

Tornato a casa mi precipitai subito in camera da letto, tutto era rimasto come lo avevo lasciato la mattina che Clare andò all’ospedale .

Quello scenario lugubre mi raggelava il sangue nelle vene ma mi fidavo di Clare.

Ero convinto che tutto ciò che aveva fatto, per quanto malato  fosse,  aveva un senso.

Senza indugio spostai il materasso del letto e scorsi  un diario. 

Il mio cuore si fermò quando capì che era  di Sam.

Avevo la verità nelle mie mani .

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Capitolo 2
*** Resti ***


Quando aprii il diario tutte le mie certezze su Sam scomparvero .

Non eravamo più ,già da molto tempo  la famiglia tranquilla e felice che credevo fossimo..

 

17/01/2009

Mi sento logorata.

Fatta a pezzi .

I miei resti galleggiano nel mare di solitudine che ho costruito dentro me.

Come ti senti Sam, mentre ti crogioli nelle acque che abiti sporche di dolore ?

Come ti senti quando,  galleggiando atona osservi  il cielo a cui gli uomini sussurrano i propri sogni e ti accorgi che a te non è rimasto più nulla ?

Neanche un sogno .

 

Come ti senti .

Che  parola effimera e sottile , cosa vuol dire come ti senti?

Io so solo cosa sento di ESSERE:

 

Sento di essere come carta.

Spezzata.

Pestata da quel senso di insoddisfazione eterno.

Il mostro che dilania il mio corpo mi disarma.

lo accolgo in me.

Sono io il dolore dei miei guai .

vittima e carnefice di me stessa.

 

E’ un sussurro .

Un doloroso sussurro .

Sono le piccole verità che vorrei urlarvi, mamma e papà, ma non ho il coraggio di farlo e quindi sprofondo.

Sprofonderò sempre nelle mie cicatrici perché ormai è quello che so fare meglio.

 

 

 

30/01/2009

 

I giorni passano in solitudine , sono un fantasma .

Non ho un amico, non ho uno sfogo né una via d’uscita .

Mi sono persa o mi sono intrappolata io in un mucchio di menzogne ?

No , no è impossibile .

La gente mi odia e  non fa altro che ignorarmi, i miei sono troppo presi dai loro problemi e non voglio dar loro disturbi e parlare comunque non risolverebbe nulla.

Questo fa male ! Questo è reale, ed io non voglio pensarci.

Non voglio saperne più nulla , e quindi credo che proverò.

Proverò a evadere , a vivere in un altro mondo.

 

 

 

 

 

13/02/2009

 

Finalmente l’ho provato .

 

 

 

LSD

Lasciati Stordire Dolcemente

Un sibilo che gradualmente ti fa esplodere la mente

Demolisce e vince

Ho vissuto e rivissuto

Sono morta e risorta

I miei demoni sono scomparsi e al loro posto sono nati pensieri stravolti, contorti fatti di sogni.

Sogni che da tempo non mi appartenevano più  .

È stata una follia ,un balzo nell’inspiegabile, nell’infinito e la mia nuova realtà.

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Ne verrai a capo ***


18/07/2009

Sono arrivati i bad trip.

Ho cercato di evadere , ma non ci sono riuscita .

Anche lui, Eiden ,ci è passato.

Mi dice che è sempre stato e sempre sarà  così ,che quando si pensa di aver risolto il problema , di essersi salvati si  è solo all’inizio.

-Non si può fuggire in eterno, alla fine si deve combattere.

Bisogna lasciar scorrere il dolore, l’angoscia, tutto il male dentro di se e lasciarsi trasportare  attraverso l’istinto, verso un destino migliore , perfetto.-

Sono le ultime cose che mi ha detto.

 

Chi è Eiden?

 

 È un ragazzo di Poughkeepsie una città degli Stati Uniti d’America,  e da sempre la sua vita non è stata molto facile .

Nato orfano si ritrovò, all’età di 14 anni,  improvvisamente catapultato  in una nuova famiglia.

La sua disperata ricerca di un posto nel mondo lo ha logorato dentro e non ci è voluto molto a passare dall’anoressia all’autolesionismo , ma a me non importa chi sia o che abbia fatto, perché  mi ha aiutato fino ad oggi  a capire chi ero realmente e di cosa avessi bisogno .

L’ho conosciuto in un sito nel web, una sorta di chat per ragazzi incasinati, dove l’unica regola è ascoltare ed essere ascoltati , per aiutarsi .

Vagavamo senza sosta alla ricerca del nostro errore, magari per fuggire ancora.

 

Ma in realtà ci stavamo solo preparando a …

 

Masticare le nostre lacrime amare così difficili da ingoiare.

Oscurare la felicità per concentrarci sui nostri dolori.

Ridere di noi come ridevano gli altri per esorcizzare le nostre paure.

Indossare i mali scambiati

Ricordare cosa conservare in noi per un domani migliore

Estinguere le cicatrici di entrambi che accarezzavamo immaginando i nostri segreti più grandi

 

Ma oggi non si fugge più.

 

Queste erano le ultime memorie di Sam .

Ero angosciato da ciò che avevo appena letto, ma per quanto mi sforzassi di capire, non riuscivo a trovare il nesso tra tutte le cose che avevo scoperto.

Decisi quindi di andare a prendere il computer di Sam , volevo a tutti i costi trovare quel sito.

La prima cosa che andai a vedere fu la cronologia, ma nulla .

Non trovai niente , tutto ciò che Sam aveva fatto in quel tempo era passato con la stessa invisibilità di un fantasma .

Nessuna traccia .

 

 

 

 

 

***

 

 

Clare stava molto meglio rispetto ai  giorni precedenti.

Questa volta mi aspettava nella sala comune dell’ospedale guardandomi con occhi accesi di speranza , quasi come  confidasse in una mia nuova scoperta .

Ma quell’illusione si spense nei suoi occhi non appena mi avvicinai e le dissi:

-Ho letto il diario, ma non sono venuto a capo di nulla, sono stato tutta una giornata a sfogliare siti di quel genere..

Lei non mi lasciò finire e mi sussurrò nell’orecchio

-Vedrai, è lui che ti cercherà, ti invierà un Email e stai tranquillo ne verrai a capo.

 

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Capitolo 4
*** Tempo ***


Il cielo piangeva , e con lui anch’io .

Il leggero ticchettio della pioggia sulla finestra mi rendeva ancora più nervoso , mi ricordava le lancette di un orologio che battono incessantemente il tempo, quel tempo che io stavo perdendo,  mentre guardavo eternamente  il monitor del pc, alla ricerca di una risposta che forse non sarebbe mai arrivata.

Erano passati mesi ormai dal giorno in cui Clare mi aveva detto che non mi sarei dovuto preoccupare , che lui mi avrebbe cercato.

Non le avevo creduto , ed ero tormentato.

Nel frattempo anche lei era tornata senza però colmare la mia solitudine .

Nessuna Email, solo un grande vuoto bianco senza fine , lo spazio infinito che mi nauseava senza riserva alcuna.

Ero stanco , stanco di aspettare ,stanco di soffrire e di non capire.

Poi, ci sono momenti in cui tutto si blocca, ed io nel mio studio ampio,  ma allo stesso tempo così vuoto, mi abbandono sulla poltrona di lucido nero e guardo, con sguardo rivolto al pallido soffitto, la luce fioca del lampadario.

 Mi fermo a pensare , e tutto sembra rimescolarsi nella mia testa, senza sosta , senza forma .

Finché mi rendo conto che per me ogni giorno che passa è una fitta intercostale,  segno che, prima o poi, in quella sensazione di squarcio interiore , vomiterò tutto ciò che ho dentro :

Lo stomaco che digerisce  menzogne ;

I polmoni che inspirano  l’aria degli spazi angusti in cui ci consoliamo alleviando i nostri peccati;

Il cuore che sanguina putrido odio lavorato da lacerante dolore ;

Le ossa scarne, scudo infimo  della vergogna  più autentica;

 

Infine io lo so. Lo sento ,sto diventando cieco, perché non c’è sofferenza più grande di vedersi spogliati di tutto ciò che si è.

Carne annullata sotto l’occhio inquisitore di un Dio immaginario, vinta da uomini che, come serpenti striscianti, si fanno strada tra gli organi caldi, e si nutrono delle nostre grida strazianti.

Sia nel bene che nel male, alla fine siamo solo noi l’ultima cosa che ci rimane .

Percepivo  questo  in quel giorno grigio come la cenere che osservavo attraverso i miei occhi violenti, mentre altrettanto violentemente mi arresi difronte a quello schermo bianco che aggrediva il mio essere.

Infine il buio.

 

***

-Victor , Victor sei li dentro!? –

Mi svegliai improvvisamente.

Il pc spento di fronte a me ed io sulla mia triste poltrona in preda ad un martellante mal di testa.

Clare mi stava chiamando , doveva essere  tarda notte a giudicare dal colore del cielo che riempiva la finestra .

Mi alzai e mi diressi alla porta con fare assonnato .

-Arrivo . Arrivo, un paio di secondi- le dissi lasciandomi sfuggire uno sbadiglio.

Aprì  la porta e lei era li che mi fissava preoccupata.

-E’ tardissimo , è da questo pomeriggio che sei qui dentro. Che stai facendo, dovresti andare a dormire .

La sua voce era lieve quasi come se percepisse il disagio che si aggrappava in noi .

Poi abbassai lo sguardo:

 -Era quello che stavo facendo fino a poco fa Clare.

Lei non mi diede per nulla retta, entrò nella stanza e vide il mio pc aperto:

 –Sono stanca di questa storia Victor.

Stavo per ribattere per dirle che non era come sembrava e che il computer era solo scarico, ma era arrabbiata , molto :

- Non puoi continuare così. Finirai per ammazzarti prima che tutto si aggiusti e segua il suo corso! Dio ti avevo detto di aspettare , di avere pazienza!.

Mi stava urlando contro ma era qualcosa che le faceva male , piangeva.

Lacrime sottili ,taglienti alla vista.

Non riuscivo a reggere il suo sguardo , mi sentivo compreso e allo stesso tempo incompreso.

Conosceva e capiva quello che stavo passando ma non mi appoggiava più nelle ricerche da tempo, non sapevo se sentirmi tradito, solo o solamente non capito , so solo che riuscii a dirle che mi dispiaceva mentre lei continuava a piangere cercando di soffocare i singhiozzi, mordendosi le labbra arrossate.

-Così non arriverai mai a niente e lei non avrà mai pace .

 La sua voce divenne un sibilo e i suoi occhi mi ferirono come schegge, prese il pc , se lo mise sotto il braccio e si diresse in camera da letto.

Quelle parole furono pesanti come cemento.

Rimasi per un po’ in piedi ,fermo sul ciglio della stanza del mio studio  mentre la vedevo scomparire dietro una porta, lasciandomi solo nell’oscurità in compagnia dei miei demoni.

 

 

Angolino scrittrice (=^-ω-^=)

 

Salve a tutti , questa volta la faccenda si complica un po’ più del solito e so già che molti di voi penseranno che sto allungando il brodo ma la verità è che mi piace incasinare la vita di Victor (‘ ‘ ) yeeee.

Comunque ringrazio tutti coloro che hanno ancora la pazienza di leggere i capitoli e che (forse) ne avranno ancora e mi scuso per il ritardo nel pubblicare questo capitolo.

Fatemi sapere cosa ne pensate, ogni critica è accetta, se mi volete prendere a parole fatelo.

Grazie  ancora, siete tutti fantastici  :3

 

 

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