This must be the place

di Violet2013
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Il maniaco incontra il maschiaccio ***
Capitolo 3: *** Fidanzate, segreti e... Stelle ***
Capitolo 4: *** Stia con noi. ***
Capitolo 5: *** Una come te ***
Capitolo 6: *** Una giornata infinita ***
Capitolo 7: *** La vita è una partita a dadi ***
Capitolo 8: *** In vino veritas? ***
Capitolo 9: *** O come (O)Tendo. ***
Capitolo 10: *** Basta che funzioni ***
Capitolo 11: *** Il bastone Y la carota ***
Capitolo 12: *** Come un tango ***
Capitolo 13: *** Il mostro dagli occhi verdi ***
Capitolo 14: *** L'ultima notte sulla terra- Prima parte: Cruel intentions ***
Capitolo 15: *** L'ultima notte sulla terra- Seconda parte: Hello, stranger. I'm a disaster ***
Capitolo 16: *** Il paradosso del gatto di Shroedinger ***
Capitolo 17: *** About a girl ***
Capitolo 18: *** The girl with the broken smile- prima parte: què hiciste? ***
Capitolo 19: *** The girl with the broken smile- seconda parte: she will be loved ***
Capitolo 20: *** This must be the place ***



Capitolo 1
*** Un nuovo inizio ***


Capitolo primo. "Adorava New York. La idolatrava smisuratamente..." No, è meglio "la mitizzava smisuratamente", ecco. "Per lui, in qualunque stagione, questa era ancora una città che esisteva in bianco e nero e pulsava dei grandi motivi di George Gershwin..." No, fammi cominciare da capo... capitolo primo. "Era troppo romantico riguardo a Manhattan, come lo era riguardo a tutto il resto: trovava vigore nel febbrile andirivieni della folla e del traffico. Per lui New York significava belle donne, tipi in gamba che apparivano rotti a qualsiasi navigazione..." Eh no, stantio, roba stantia, di gusto... insomma, dai, impegnati un po' di più... da capo. Capitolo primo. "Adorava New York. Per lui era una metafora della decadenza della cultura contemporanea: la stessa carenza di integrità individuale che porta tanta gente a cercare facili strade stava rapidamente trasformando la città dei suoi sogni in una..." Non sarà troppo predicatorio? Insomma, guardiamoci in faccia: io questo libro lo devo vendere. Capitolo primo. "Adorava New York, anche se per lui era una metafora della decadenza della cultura contemporanea. Com'era difficile esistere, in una società desensibilizzata dalla droga, dalla musica a tutto volume, televisione, crimine, immondizia..." Troppo arrabbiato. Non devo essere arrabbiato. Capitolo primo. "Era duro e romantico come la città che amava. Dietro i suoi occhiali dalla montatura nera, acquattata ma pronta al balzo, la potenza sessuale di una tigre..." No, aspetta, ci sono: "New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata..."
Woody Allen- Manhattan




New York splendeva della luce fioca di inizio ottobre. Gli alberi di Central Park si erano quasi del tutto accesi delle sfumature del rosso e del marrone, mentre la gente dell'Upper East Side iniziava ad avvolgersi nelle prime sciarpe di cashmere.
Ranma smise di mugugnare con la testa appoggiata al vetro del finestrino e si girò a guardare suo padre, che tracannava champagne a bordo della limousine che li stava guidando a casa Tendo.
Nel suo smoking nero sembrava quasi una persona rispettabile.
''Spiegami ancora cosa stiamo facendo...''
''E' molto semplice, figliolo. I Tendo possiedono un giro d'affari di milioni di dollari tra palestre e scuole di arti marziali. Sfortunatamente Soun, il capofamiglia, è vedovo ed ha avuto solo figlie femmine''
"E dunque?''
Bevve un'altra abbondante sorsata.
''Come ti ho detto Soun è il mio migliore amico, siamo praticamente fratelli mancati. Ha saputo delle mie sventure finanziarie e mi ha proposto di unire le nostre famiglie, in modo da avere tutti il futuro assicurato''
Ranma si stava spazientendo. Allentò la cravatta che il padre lo aveva obbligato ad indossare e si accese una sigaretta.
"Quindi tu vuoi farmi sposare una sconosciuta solo per soldi? Ho sempre pensato che fossi un padre degenere, ma riesci a stupirmi ogni giorno!''
"Non lamentarti sempre, avendo conosciuto la sua povera moglie posso dirti con certezza che saranno diventate tutte e tre molto belle. E poi non sarebbe la prima volta che le vedi, visto che quando eravate piccoli passavamo spesso le ferie insieme a Southampton. Inoltre, figliolo, tu sei un ottimo artista marziale. Saranno loro a guadagnarci quando ti affideranno la palestra ''.
''Dunque dovrei prendere moglie in forza di una conoscenza basata sul fare castelli di sabbia quando avevo cosa, cinque anni?''
''Non lamentarti, ragazzo. Ne abbiamo viste di peggio, mi pare''.
Spense energicamente la sigaretta, quasi polverizzandola.
''Lo sai cosa sei tu?''
''Non osare!''
"La mamma ha fatto solo bene a lasciarti!"
"Ranma!" -lo schiaffo che gli diede fu talmente forte da far girare anche l'autista, preoccupato per l'incolumità del sedicenne. Benchè fosse perfettamente in grado di difendersi, non lo fece. Conosceva suo padre e sapeva cosa avrebbe detto immediatamente dopo, per cui lo lasciò fare, approfittando della situazione.
''Non sei degno di portare il mio stesso cognome. Ora scendi e vai a farti un giro, quando ti sarai calmato ed avrai capito come ci si comporta potrai venire a questo indirizzo, in caso contrario puoi dormire anche in strada per quel che mi riguarda. Ragazzo, fermi la macchina!''
Felice di aver predetto la mossa del padre uscì dall'auto infilandosi il biglietto da visita di Tendo in tasca, sollevato di poter andare a bere un buon caffè caldo in solitudine, tanto per cambiare.

New York era una città quasi sconosciuta per lui, benchè ci fosse nato.

Genma era un artista marziale decaduto che aveva lasciato la terra natìa per seguire la sua allora fidanzata Nodoka, divenuta una stilista di fama mondiale, in America. Dopo sette anni di matrimonio e la nascita di un figlio era finito in brutti guai finanziari a causa della sua proverbiale inettitudine e della pazza idea di buttarsi nel campo dell'economia senza alcuna conoscenza tecnica, e Nodoka, esasperata, aveva chiesto il divorzio.
Ranma era il suo unico figlio e l'unica ragione di vita dell'uomo a partire da quel giorno fu quella di renderlo un suo degno erede, di riscattarsi attraverso quel bambino che tanto gli somigliava. Lo strappò alla madre e se ne tornò in Giappone, spostandosi di città in città ed iniziandolo sin dalla tenera età di sei anni alle arti marziali, mettendolo sotto torchio e dedicando tutta la sua vita alla sua formazione.
Da dieci anni Genma non mollava Ranma nemmeno un istante, per cui quella passeggiata solitaria per Madison Avenue fu più che gradita al giovane col codino.
Non sapendo bene dove andare decise di infilarsi in metropolitana. Tra la lista di fermate presenti sul tabellone che indicava il tragitto di quella linea scelse Brooklyn. Lì il caffè sarebbe stato certamente migliore che in quei baretti pseudo-alla moda del centro.

Il bar immediatamente fuori dalla stazione era caldo e poco illuminato. L'odore forte di legno e caffè che impregnava l'aria, insieme alla luce bassa, diede immediatamente un senso di familiarità al ragazzo, mentre la vista della nebbia sul ponte, dalla finestra, gli regalava un bellissimo spettacolo della città in quella fredda giornata di autunno.
Si sedette a fianco a due uomini di mezza età che gli offrirono una birra, che rifiutò educatamente, ed ordinò un doppio espresso alla bella ragazza dietro al bancone. A giudicare dai tratti somatici e dalla targhetta che portava sul seno, che Ranma non mancò di sbirciare, doveva essere giapponese anche lei, dal momento che si chiamava Ukyo.

Uscito dal locale, rinvigorito da quella sferzata di caffeina, fu travolto da quella che gli sembrò la scolaresca più numerosa della storia e perse l'orientamento.
Svoltando in uno spiazzale che credeva erroneamente di aver già attraversato si ritrovò in un vicolo cieco. Era già pronto a voltarsi e tornare indietro quando un forte vociare attirò la sua attenzione.
Davanti a lui, una decina di omoni di almeno tre etnìe diverse stavano affrontando una ragazzina più o meno della sua età.
Sapeva che nelle periferie si poteva trovare qualsiasi tipo di gente, per cui non si stupì dell'aspetto zingaresco della giovane. Era piccolina e magra, indossava dei jeans stretti e sdruciti infilati negli anfibi, un maglione consunto a righe bianche e nere ed un giubbino di pelle che doveva aver vissuto un paio di guerre mondiali, a giudicare dalle sue condizioni.
Lunghi capelli neri le cadevano lungo la schiena, gli occhi erano bistrati di nero e le labbra carnose rese ancora più sporgenti da un rossetto scuro. Un orribile piercing a cerchio le copriva buona parte dell'altrimenti bel nasino, piccolo e all'insù. Lo sguardo era duro ed aspro, senza la benchè minima traccia di paura. I suoi occhi sembravano aver visto situazioni nettamente peggiori di quella.
''Allora, bimba, ne hai abbastanza?''
"E' abbastanza quando lo dico io, Sven!"
Alla risposta della ragazza tre degli uomini le si scagliarono contro, mentre gli altri sogghignavano divertiti.
L'istinto protettivo del codinato ovviamente prevalse, e si buttò nella rissa. Dopotutto non era un artista marziale per nulla, e se c'era qualcosa che gli piaceva al mondo erano le donne, anche quelle con la faccia da delinquenti.
"E tu chi sei, moccioso?'', un ragazzo dalla pelle ambrata e gli occhi leggermente a mandorla lo afferrò per il codino, buttandolo a terra.
"Ma chi siete voi, piuttosto! Come osate toccare una ragazzina così indifesa?''
''Indifesa, eh?''
La mora gli tirò un calcio vigoroso sulle gambe, impedendogli di alzarsi.
''Hey, scema! Io cercavo solo di aiutarti!"
"E chi ti ha chiamato?''
"Allora, la finiamo con questa pagliacciata?'', un uomo basso e sovrappeso andò faccia a faccia con la giovane, che continuava a mantenere un'aria tranquilla e rilassata.
"Non preoccuparti, mi libero di questo scocciatore e poi continuiamo!"
Lo aiutò a rialzarsi e lo spinse via, intimandogli di andarsene, ed in fretta.
Ranma era sconcertato da tanta cocciutaggine.
''Mi spieghi perchè vuoi farti picchiare?''
"Ho detto vattene subito!"
"Non ti lascio qui da sola!"
"Sei duro di comprendonio, eh?''
''Oh, mi sono stancato!" -la loro lite furibonda fu interrotta dal vociare di Sven, lo slavo che aveva parlato per primo- ''Noi ce ne andiamo!"
''Ok, a domani'', li liquidò la ragazza con disinteresse muovendo la mano destra in modo circolare, svogliata. Sven la prese per il colletto della giacca e la alzò di un paio di centimetri, mentre Ranma guardava la scena pietrificato.
''I miei soldi, principessa.''
La lasciò andare e la ragazza afferrò una mazzetta di banconote dalla tasca posteriore dei jeans, porgendoli all'uomo.
''Stesso posto, stessa ora. Non fatemi aspettare come oggi.''
Il gruppo di malviventi si allontanò silenziosamente spintonando un pensieroso Ranma, mentre la ragazzina si ravvivava i capelli. Le si avvicinò arrabbiato.
"Erano rubati, vero?''
"Eh?''
"Quei soldi. Erano rubati.''
"Direi che non ti riguarda'', rispose fulminandolo con lo sguardo ed avvicinandosi ad un'enorme moto. Con un rapido movimento della mano fece saltare la catena di sicurezza e la buttò lontano, Ranma la raggiunse accelerando il passo.
''Vuoi rubare anche quella?''
"Se non fai attenzione ti strappo quel codino come ho strappato la catena, e non scherzo.''
Fece per salire sul pesante ciclomotore, ma il ragazzo la bloccò prendendola per la vita ed obbligandola a girarsi, guardandola negli occhi per un tempo interminabile.
"Senti, io non so cosa stesse succedendo poco fa. Credevo che quei tizi ti stessero aggredendo, ma a quanto pare mi sbagliavo. Non so in che giri loschi tu sia, se droga, furti o quant'altro, ma ti posso assicurare che quello che fai è sbagliato, molto sbagliato."
La ragazza lo tirò per la cravatta allentata, girando su se stessa e facendogli sbattere la schiena contro un muro di mattoni. Ranma planò su un paio di bidoni dell'immondizia in metallo, la ragazza gli si parò davanti, con le gambe leggermente divaricate e le mani sui fianchi.
"Non mi faccio dare lezioni di vita da un figlio di papà che non sa niente della vita. Tornatene da dove sei venuto e non farti più vedere, se ci tieni alla pelle"
Senza che il codinato riuscisse a mettere insieme le parole per replicare, la giovane si allontanò sgommando, mentre iniziava a piovere.



Ed eccovi qui un piccolo assaggio di una nuova aventura in cui, spero, mi seguirete! Sono molto insicura di questa ff di cui ho steso solo i primissimi capitoli, per cui, se vi va di farmi sapere cosa pensate, mi fate un piacere immenso, come sempre!
Grazie di cuore a chi leggerà!

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Capitolo 2
*** Il maniaco incontra il maschiaccio ***


''Dopo di che si fece molto tardi, dovevamo scappare tutti e due. Ma era stato grandioso rivedere Annie, no? Mi resi conto di che donna fantastica era e di quanto fosse divertente solo conoscerla. Ed io pensai a... Quella vecchia barzelletta, sapete... Quella dove uno va dallo psichiatra e dice: ''Dottore, mio fratello è pazzo, crede di essere una gallina!'', e il dottore gli dice: ''Perchè non lo interna?'', e quello risponde: ''E poi a me chi le fa le uova?''.
Beh, credo che corrisponda molto a quello che penso io dei rapporti uomo/donna, e cioè che sono assolutamente irrazionali, hem... E pazzi. E assurdi. Ma credo che continuino perchè la maggior parte di noi ha bisogno di uova.''
Woody Allen- Io ed Annie.






Ranma uscì dalla stazione correndo sotto il temporale e riparandosi con un quotidiano che aveva sfogliato in treno. Suo padre lo aveva sbattuto fuori dalla limousine senza lasciargli nemmeno un soldo, ed i dieci dollari che aveva in tasca erano serviti a malapena a pagare un caffè e due corse in metropolitana. Avrebbe preferito di gran lunga prendere un taxi, soprattutto con quel tempo e con l'incontro con i Tendo in vista: sapeva che suo padre non lo avrebbe mai perdonato se avesse fatto una cattiva impressione, inoltre aveva bisogno di stare a New York, almeno per un po'. Non poteva permettersi di mandare all'aria quell'occasione.
Giunto all'indirizzo segnato sul biglietto da visita che aveva in tasca, si fermò e prese a guardarsi intorno.
Il palazzo era un edificio di mattoni enorme e pulito, decisamente moderno. Le pareti erano ricoperte di fitti ramoscelli d'edera e, all'ultimo piano, un enorme terrazzo rotondo in ferro battuto dominava sugli altri balconcini. Benchè piovesse a dirotto c'era un uomo in giacca e cravatta, riparato solo da un cappello con la visiera, che ne sorvegliava l'uscita.
Salutò il portiere e si presentò, sperando che il suo arrivo fosse stato annunciato, per non avere rogne.
"Ah lei deve andare dai Tendo, giusto? Suo padre è già qui''
"Lo so, lo so, grazie. Può dirmi gentilmente dove devo andare?''
''Ultimo piano, l'attico''


Uscito dall'ascensore si trovò direttamente in un grande salone arredato con gusto ed incorniciato da una splendida scala in legno dalla linea sinuosa, la cui ringhiera lucida era totalmente ricoperta di profumatissimi fiori freschi. Decine di ragazzi con pantaloni neri e giacca bianca si muovevano nervosamente, spostando carrellini d'argento e vasi di fiori.
Grazie al successo di sua mamma anche la sua famiglia era benestante, ma era da quando aveva sei anni che non frequentava ambienti del genere, per cui si sentì a disagio ed arrossì violentemente quando un uomo sulla quarantina con dei folti capelli neri ed un completo gessato che urlava ''Armani'' da ogni bottone lo accolse con un sorriso ed un abbraccio.
Suo padre gli aveva detto che Soun Tendo era un ex artista marziale che aveva sposato una collega americana, emigrata in Giappone per perfezionare le sue tecniche. I due non se la passavano bene economicamente e, alla nascita della loro prima figlia, decisero di andare in America ed aprire un Dojo, sfruttando il forte fascino dell'Oriente sull'occidentale medio.
Genma e Nodoka stavano programmando la loro trasferta a New York ed avevano consigliato agli amici proprio la Grande Mela come punto di partenza. L'intuizione fu geniale. Due anni dopo, alla nascita della loro seconda figlia, Soun e Diana erano letteralmente sommersi dal denaro e gestivano con disinvoltura una trentina di sedi in tutti gli Stati Uniti.

"Tu devi essere Ranma! Figliolo, io e tuo padre eravamo preoccupati per te!"
Accettò la stretta di mano che l'uomo gli offrì e sorrise, cercando di compensare il suo aspetto orribile.
''E lei deve essere il signor Tendo...''
"Chiamami Soun, ti prego! E dammi del tu, ora fai parte della famiglia!"
Ringraziò educatamente e chiese di poter andare in bagno a rinfrescarsi.
"Ottima idea, tra un'oretta questa sala sarà piena di nostri connazionali, sai? La comunità nipponica qui a Manhattan è molto numerosa ed abbiamo organizzato un aperitivo in tuo onore! Purtroppo la nostra domestica è impegnata in cucina, ma...Ryoga? Puoi venire un attimo, per favore?''
Uno dei camerieri si avvicinò e sorrise con aria reverenziale, facendo un leggero inchino con una mano dietro la schiena.
"Ryoga, lui è Ranma Saotome, un nostro gradito ospite. Estrella è impegnata in cucina, saresti così gentile da mostrargli la sua camera ed il bagno? So che tu conosci la casa molto bene, se non sbaglio sei anche amico delle mie figlie!"
"S-sì signore, andiamo a scuola insieme. Dove lo faccio accomodare?''
''La sua stanza di trova proprio di fronte a quella di Akane. Ranma, ragazzo mio, ti chiedo perdono per l'inconveniente, ma vedi, il terzo piano del nostro appartamento è in fase di ristrutturazione. Per il momento ti dovrai accontentare di una stanza più piccina, ma ti assicuro che è una sistemazione temporanea...''
Ranma potè vedere chiaramente dell'astio negli occhi verdi del giovane cameriere, anche se tentava di mascherarlo con un sorriso di circostanza.
"Hem, non c'è problema, davvero! Andrà benissimo qualunque cosa"
"C'è dell'altro, purtroppo la stanza non ha un bagno personale, per cui dovrai dividerlo con mia figlia. Ma ora lei è a lezione di danza, quindi puoi avere tutta la privacy che vuoi. Non vedo l'ora di farti conoscere le mie bambine! Non per vantarmi, ma sono una più bella dell'altra! Non è vero, Ryoga?''
"Hem...Sì...''
"Che caro ragazzo. Talvolta mi chiedo cosa faremmo senza di te. Avanti, andate o si farà tardi!"
Buttò giù un sorso dello champagne che aveva nel bicchiere e congedò i due giovani con un frivolo movimento circolare della mano.

Arrivati in cima alle scale, Ranma sorrise al ragazzo. Non gli piaceva molto la gente ricca, avrebbe decisamente preferito fare amicizia con tutti i camerieri piuttosto che con i rampolli che avrebbero certamente affollato la sala sottostante da lì a poco.
"Allora... Ryoga, giusto?''
"Sì, signore''
"Hey! No...No! Io sono Ranma, ok? Ranma e basta. Hai detto che conosci le ragazze Tendo...''
"Sì, hem... In realtà loro non conoscono me, ma... Frequento la stessa scuola di due di loro, il liceo orientale Furinkan. La prima si è già diplomata''
Un vero colpo di fortuna, pensò il codinato. Anche lui avrebbe frequentato quella scuola a partire dal giorno seguente. Gli avrebbe fatto comodo conoscere già qualcuno che non fosse- Ranma rabbrividì al solo pensarci- la sua promessa sposa.
Decise di non dire nulla del matrimonio combinato e di indagare un po', giusto per sapere cosa aspettarsi. Intanto Ryoga aveva aperto una porta che dava su una specie di corridoio interno squadrato con altre tre porte. Su quella più a sinistra, una paperella in legno appesa ad un chiodo portava scritto il nome della sua futura ''coinquilina'', Akane.
"La porta a destra è la tua stanza, quella centrale è il bagno e quella a sinistra è la stanza di Akane, la minore''
"Quanti anni ha?'' chiese, cercando di sembrare vago e disinteressato.
"Sedici''
''E tu?''
"Anche io sedici''
"Bene, anch'io. Probabilmente saremo tutti in classe insieme, allora!''
"Possibile, sì...''
Non si scuciva.
''E dimmi, cosa devo aspettarmi da lei?'' ,indicò la stanza della più giovane delle Tendo, ''Voglio dire, non vorrei che fosse una rompiscatole, o...''
"Sono tre ragazze deliziose. Se vuoi scusarmi, ho del lavoro da fare''.
Salutò il ragazzo ed entrò nella sua stanza, spogliandosi dei suoi vestiti zuppi.
Si rilassò un attimo, disfando le valige che qualcuno gli aveva fatto trovare sul letto, e poi si diresse in bagno per farsi una doccia, sincerandosi prima che non ci fosse nessuno dentro.

Dopo dieci minuti sotto l'acqua calda tornò nella sua stanza e si infilò i boxer, prendendo una sigaretta dalla tasca dei pantaloni bagnati. L'accendino, purtroppo, era fuori uso. Forse si era inzuppato troppo.
Non avendone altri a disposizione ed avendo davvero bisogno di rilassarsi decise di andarne a cercare uno nella stanza di fronte alla sua, sperando di non farsi scoprire. Non sarebbe stato un granchè come inizio, se si fosse fatto trovare da Akane mentre frugava nella sua roba.

Entrò in punta di piedi chiedendo permesso a nessuno in particolare ed iniziò ad armeggiare sulla scrivania, tra pesanti dizionari di latino e manuali di fisica teorica. L'ordine maniacale gli fece presagire il peggio, quella ragazza doveva essere la classica perfettina maniaca della pulizia. Ed anche secchiona, vista la mole di libri posata sugli scaffali stracolmi.
D'improvviso un rumore proveniente dalla finestra che dava sul cortile lo distrasse. Non fece in tempo a girarsi che vide una mano spuntare da fuori, reggendosi al davanzale.
Una giovane, che Ranma riconobbe subito come la ragazzina incontrata quel pomeriggio, si stava introducendo in maniera furtiva nella stanza. Senza curarsi di essere mezzo nudo le si parò davanti, sorprendendola.
"Ancora tu, codino? Che fai, mi segui?''
"Veramente sono io che dovrei chiederti spiegazioni, visto che ti sei intrufolata in casa mia dalla finestra. Direi che questo fuga ogni dubbio sulla provenienza di tutti i soldi che ti ho vista maneggiare oggi. Sei una ladruncola, come sospettavo!"
Le puntò il dito contro, tronfio come se avesse scoperto l'acqua calda mentre lei aveva la solita aria distaccata ed indifferente.
"Casa tua?''
"Sì...Beh, per la verità sono ospite, ma questo non ti riguarda!"
"E dimmi, ospite. Questa è la tua cameretta? Non ti facevo un amante del rosa...''
Ranma osservò imbarazzato il colore pesca delle pareti.
"N- no, non è la mia stanza. Sono qui solo per cercare un accendino, ma... Hey! Giù le mani da lì! Non puoi rubare qui, non te lo permetterò!"
Un lampo si accese negli occhi della ragazza, che lo guardò con aria di sfida mentre distoglieva l'attenzione dal cassetto della scrivania che stava aprendo.
Gli si avvicinò camminando lentamente, il suo sguardo torvo non presagiva al codinato nulla di buono. Si tolse la giacca e la buttò pesantemente sul letto, nel disappunto del ragazzo che la raccolse immediatamente e la appoggiò su una sedia, non volendo procurare danni alla stanza.
"Non so se i padroni di casa ti consentano di girare in mutande, ma ti assicuro che per qualsiasi ragazza sarebbe molto più pericoloso trovarsi un uomo nudo in camera, che una ladra. Maniaco.''
"Cosa?''
"Ho detto maniaco!"
"Ripetilo, se ne hai il coraggio!"
"Ma-ni-a-co. Esci subito di qui o mi metto ad urlare''
"Ah, lei si mette a urlare!'' -le bloccò entrambe le braccia, issate in aria coi pugni chiusi, pronte a colpirlo, e fece pressione su di lei, buttandola sul letto e cadendole pesantemente addosso.
"Lasciami! Che vuoi farmi? Aiuto!''
"Non urlare o ti sentiranno, stupida!"
Terrorizzato le posò una mano sulla bocca, continuando a tenerla ferma con un braccio mentre si dimenava come un'anguilla. Lei si calmò immediatamente. Pian piano, fiducioso, liberò la presa e si alzò, mentre la giovane si sedeva sul bordo del letto.
"Dunque, se non ho capito male non vuoi che io rubi in questa casa ma allo stesso tempo non vuoi nemmeno che mi scoprano. Interessante...''
"Mi fai tenerezza, non avrai nemmeno la mia età e già sei costretta a fare queste cose. Una ragazza, poi. Ce la fai a stare ferma trenta secondi se faccio una cosa?''
"Sarò immobile come un sasso!'', rispose lei divertita alzando la mano sinistra e portandosi la destra al cuore.
Chiedendosi perchè capitassero tutte a lui e pregando di non aver commesso un errore madornale, Ranma si diresse nella sua stanza e prese il suo personale blocchetto degli assegni -quello per le emergenze, come diceva sempre suo padre- prima di tornare in camera veloce come un fulmine.
Come promesso, la sconosciuta era rimasta immobile, proprio dove l'aveva lasciata.
"Vedo che sei stata brava''
"Io sono sempre brava''
"Sì, sì, ok. Ecco, ti faccio un assegno così te ne vai senza toccare nulla, d'accordo?''
"Oh, ma come sei gentile!'' -lo prese in giro lei- ''Che ospite ben educato!''
"Avanti, non facciamo la commedia. Ti bastano duemila?''
''Facciamo cinquemila. Vedo molte cose di valore, qui!''
"Andata...'', rispose esausto, scrivendo. ''A chi lo intesto?''
"Akane Tendo, grazie.''
Il codinato spalancò la bocca ed il cappuccio della penna che teneva tra i denti cadde per terra, in un rumore sordo che spaccò in due il silenzio causato dall'ultima affermazione della giovane. Socchiuse gli occhi, guardandola minaccioso.
"Non prendermi in giro''
''Non lo farei mai''
''Ma se non sei neanche giapponese...'', rispose tentennante.
''Lo sono per due quarti!"
Ranma la osservò attentamente, studiando il suo volto mentre faceva mentalmente i conti cercando di capire a quanto corrispondessero due quarti. In effetti i suoi occhi erano leggermente a mandorla ed i suoi capelli troppo neri e lisci per essere di un'occidentale.
''Stai-stai bluffando, vero?''
"Dietro di te...'', sussurrò lei in tono canzonatorio, indicando un punto dritto davanti a sè.
"Eh?''
"Alle tue spalle.''
Si girò e vide ciò che prima era sfuggito alla sua attenzione. L'elegante bacheca foderata in raso color oro appena sopra la scrivania era piena di sue foto. Si girò e sobbalzò spaventato vedendola in piedi, immediatamente dietro di lui.
Si chinò verso la scrivania aprendo nuovamente il primo cassetto, senza che questa volta il ragazzo la fermasse, e ne tirò fuori un accendino d'argento. Glielo porse.
''Li tengo sempre qui''
Era stranamente gentile.
"G-Grazie, e...E...Scusa''
"Facciamo un patto? Tu non hai visto me ed io non ho visto te, ok?''
Soprassalì pensando a quanto aveva visto poche ore prima. In effetti Soun Tendo non sembrava il tipo da incoraggiare un certo tipo di comportamento.
''Akane... Mi dici che cosa è successo oggi? Perchè quei ragazzi ti picchiavano?''
Le prese la mano. Nemmeno lui capì il perchè di quel gesto, troppo intimo nei confronti di una sconosciuta, ma quando si rese conto di ciò che aveva fatto era troppo tardi, e lei lo aveva già schiaffeggiato. Sul suo viso lo stesso sguardo minaccioso di pochi minuti prima.
"Non è affar tuo. Se parli sei morto. E copriti, santo cielo, questa casa non è un campo nudisti''
Lo spinse fuori facendolo cadere per terra, sbattendo la porta e chiudendola a chiave. Appena Ranma entrò in camera sua sentì espandersi nell'aria della musica rock a tutto volume.
Almeno quella scema aveva buon gusto.


***


"Ranma! Ce l'hai fatta, finalmente!"

Genma lo guardava scendere le scale con le braccia spalancate ed un'aria amorevole che non aveva mai avuto prima.
Schivò l'abbraccio falso e di circostanza del padre ed andò a salutare Soun, ringraziandolo per l'ospitalità.
''La stanza è perfetta, grazie mille''
"Oh, figurati, per così poco! E vedrai quando conoscerai mia figlia! Ti piacerà ancora di più dormire lì!", sorrise malizioso dandosi di gomito con l'amico di sempre.
La stanza iniziava a riempirsi di gente venuta per l'aperitivo di benvenuto organizzato dai Tendo. Ranma cercava disperatamente con gli occhi Ryoga, l'unico con cui avesse voglia di parlare. Nel suo campo visivo entrò, invece, una splendida ragazza in tenuta da equitazione. Si avvinicò a loro e baciò sulla guancia il padrone di casa, dopodichè si presentò educatamente ai due ospiti.
"Sono Kasumi Tendo. Perdonatemi per l'abbigliamento inappropriato, il mio cavallo si è sentito poco bene ed ho perso la cognizione del tempo''
Aveva dei lunghi capelli castani ed un viso pulito e raffinato, dolce, quasi materno. Sembrava una donna d'altri tempi, nonostante la freschezza del suo volto tradisse un'età ancora molto giovane.
"Tesoro, loro sono Genma e Ranma Saotome, saranno nostri ospiti per un po' di tempo'', si girò verso gli amici- ''Sapete, avevo informato le mie figlie dell'aperitivo ma non del vostro arrivo! Volevo che fosse una sorpresa!"
Mentre tendeva la mano alla primogenita, Ranma sentì un brivido percorrergli la schiena. Dunque Akane non sapeva nulla del fidanzamento combinato. Chissà come avrebbe reagito.
Inoltre Soun non sembrava del tutto centrato. Era troppo euforico e plateale nel mostrare le sue emozioni. E se avesse rivelato del fidanzamento davanti a tutti, magari durante un brindisi?
Lo guardò di sottecchi.
No, nemmeno lui poteva essere così stupido. Inoltre sicuramente conosceva sua figlia meglio di chiunque altro, quindi certamente sapeva del suo caratterino.
Kasumi si congedò educatamente mentre Genma rubava una tartina dal vassoio di uno dei camerieri. Ranma lo guardò schifato e si diresse nel grande terrazzo circolare su cui si affacciava la sala, per fumare la sigaretta che desiderava da ore.

Sorrise ad una ragazza col caschetto che fumava una sigaretta alla menta e tirò fuori l'accendino in argento antico che gli aveva prestato Akane.
La giovane lo guardò con un fare interrogativo che lo metteva a disagio.
"Sì?''
"Scusa. Guardavo l'accendino, mia sorella ne ha uno uguale''
"Sei una Tendo anche tu?''
"Nabiki, la mezzana'', gli porse la mano, ''Tu sei Ranma Saotome, vero? Il fidanzato venuto da lontano!"
"Eh...S-Sì, cioè, no, cioè... T-tu come fai a saperlo? Soun mi ha appena detto che...''
"Che non voleva dirlo a nessuno e blablabla. Sì, ha paura della reazione di mia sorella Akane. A quanto pare hai già avuto il piacere'', indicò un graffio sulla mano del codinato.
Era scaltra, nemmeno lui si era accorto che Akane lo aveva ferito, quel pomeriggio.
"Quindi lo sapete tutti tranne lei?'', la preoccupazione nella sua voce era più che evidente.
"Oh no, tranquillo, lo so solo io. Sai, questa casa non ha segreti per me ''
Un lampo si accese nel suo sguardo. Quella frase suonava come una velata minaccia.
"Hai origliato...''
"Ho casualmente assistito ad una telefonata. O forse un paio. E letto qualche mail.''
"Sempre casualmente...''
"Casualmente, sì''
Sorrise, la ragazza continuò.
"Il fatto è questo, caro Ranma. Mia sorella Kasumi si sta vedendo con Ono Tofu, un neolaureato in medicina di ottima famiglia che piacerebbe tanto a papà, se solo lei non si vergognasse di dirglielo. Quanto a me, hai presente Jason Rogers?''
"Hem...No''
"Ma come? Jason Rogers, il cantante! E' stato con Paris e Linsday e...Oh, lascia stare. E' una leggenda ed è molto ricco, ho avuto un aggancio per conoscerlo e... Beh, capirai che tra uno studentello più giovane di me ed un divo del rock, io...''
"Capisco...'' alzò le mani, sollevato. Guardandola bene e studiando il suo look aveva capito che quella ragazza non era propio il suo tipo, con quella gonna cortissima, quei tacchi che sembravano dei trampoli e quella scollatura vertiginosa. Decisamente no.
"Dunque, caro cognatino, la tua scelta dovrà ricadere su Akane, siamo d'accordo?''
"Cos- cosa? I-io non ci penso proprio, io non lo voglio questo fidanzamento combinato!"
"Ok, ok, come ti pare. Siamo intesi, comunque''
Se ne andò sculettando lasciandolo senza parole con la sigaretta che si consumava da sola tra le sue labbra.

Rientrò nel grande salone, ormai gremito di gente. Inavvertitamente andò a sbattere contro un bell'imbusto alto e muscoloso, vestito come un idiota.
"Ops, scusa''
"Pivello, come osi sfiorare la pelle del Tuono Blu?''
"Che?''
Un ragazzo basso e mingherlino, con gli occhiali e l'aria dimessa, lo prese da parte, allontanandolo da quel pazzo con la giacca blu, i pantaloni alla caviglia ed i mocassini in velluto.
"Non so chi tu sia, ma fai attenzione! Quello è Tatewaki Kuno!"
"E tu chi sei?''
"Io sono Sasuke, un suo amico. O meglio, gli passo i compiti e gli porto i libri. E tu? Non ti ho mai visto in giro... Non sei del Furinkan, vero?''
"Sono Ranma Saotome, sono appena arrivato e da domani frequenterò anch'io la vostra scuola. Sono di New York, ma ho sempre viaggiato con mio padre da quando avevo sei anni. Ora vivo qui, coi Tendo''
"Oh no, questa è una catastrofe!", il ragazzino si stava letteralmente strappando i capelli mentre controllava terrorizzato che Kuno, ancora a pochi metri da loro, non avesse sentito la loro conversazione.
"Hey, che succede?''
"Ascolta, Saotome. Non lo chiamano Il Tuono Blu per niente, tu non hai idea di cosa sia capace di fare quell'individuo spregevole...Inoltre è il figlio del Preside e potrebbe causarti non poche rogne. E' molto meglio averlo come amico che come nemico, credimi, io lo so bene...''
"Ma che significa, Sasuke? Calmati ora, parlami!"
Il ragazzino lo guardò fisso negli occhi, posandogli una mano sulla spalla.
"Mai, per nessuna ragione al mondo, dovrai dare confidenza ad Akane Tendo, siamo intesi?''
"Cos... Che vuol dire?''
"Vuol dire che Kuno è disperatamente innamorato di lei da dieci-lunghi-anni! Una volta ha quasi messo sotto con la macchina un ragazzo solo perchè le aveva regalato dei cioccolatini a San Valentino! Per favore, sta' attento!"
"Ma sono fidanzati?'', era sinceramente divertito. Se anche quella delinquente fosse stata impegnata la sua permanenza in casa Tendo sarebbe stata tutta da ridere.
Kuno interruppe la loro conversazione arrivando di corsa con le braccia alzate ed inciampando addosso a Sasuke, per poi schiaffeggiarlo come se l'incidente fosse stato colpa del povero malcapitato e ritornare immediatamente ad adorare qualcosa che si trovava alle spalle del codinato.
Ranma si girò di scatto, mentre il  Tuono Blu la chiamava per nome.
"Oh meravigliosa Akane Tendo!"
Akane scendeva lentamente le scale del salone tra gli sguardi incantati di tutti i presenti, che interruppero ogni loro azione per fermarsi a guardarla, come nella scena di un film.
Tutto il corpo del codinato si protese verso di lei mentre si avvicinava, fasciata in un vestito in seta color pesca con la gonna a ruota che arrivava poco sopra il ginocchio.
I lunghi capelli corvini erano raccolti in uno chignon ordinato, le orecchie, il collo ed i polsi erano ornati di diamanti ed il cerchio al naso ed il trucco pesante di quel pomeriggio avevano lasciato il posto ad un make up sobrio nei toni del marrone e del beige e ad un velo di lucidalabbra trasparente.
Se quel pazzo non l'avesse chiamata per nome non l'avrebbe nemmeno riconosciuta, probabilmente. Era letteralmente un'altra persona.
Come aveva fatto a non notare quanto fosse carina?

"Buonasera, Kuno. Sasuke.''
Kuno le prese le mani, guardandola amorevolmente negli occhi mentre lei lo fissava con quello che Ranma interpretò subito -e con non poco piacere, anche se non capiva il perchè- come disprezzo.
"Dolcissima Akane Tendo. Pesca. Sei una pesca succosa che allieta le mie torride giornate d'estate mentre il caldo sole di mezzogiorno placa le onde che s'infrangono sugli scogli del mio cuore, e...''
Il monologo s'interruppe a causa della risata isterica di Ranma, che si guardava intorno cercando qualcuno che gli desse man forte, chiedendosi come gli altri due spettatori riuscissero a restare seri, quasi indifferenti.
"Cosa c'è da ridere, moscerino?''
"Io? Ah no, niente, solo che siamo quasi a Natale! Forse hai mangiato troppe pesche ed hai perso la cognizione del tempo!"
"Razza di...I-io ti...''
"Tu mi?'', sbattè gli occhi, facendo il verso ad una giovane pulzella indifesa. Akane alzò un sopracciglio.

"Ranma, figliolo!"
Soun e Genma, col loro arrivo, intimarono ai giovani di ricomporsi.
Kuno e Sasuke si congedarono.
"Akane, tesoro mio, non ti ho vista rientrare!"
"Sono passata dalla porta di servizio''
"Molto bene tesoro, molto bene. E dimmi, com'è andata la lezione di danza?''
"Perfettamente'', asserì gelida lanciando a Ranma uno sguardo eloquente.
"Oh, ma che maleducato! Non ti ho ancora presentato i nostri ospiti! Loro sono Genma Saotome e suo figlio Ranma, resteranno qui da noi per qualche tempo''
Akane strinse con grazia la mano dei due, facendo un leggero inchino.
"Non ti dispiace, tesoro, dividere il bagno con Ranma finchè le loro stanze non saranno pronte, dico bene?''
"Come vi pare.''
Ranma era meravigliato dell' atteggiamento della giovane: possibile che crescendo con un padre così espansivo non avesse imparato niente?
Soun rise imbarazzato dell'insolenza della figlia e si scusò con gli ospiti per la sua timidezza- così l'aveva chiamata- dopodichè posò una mano sulla spalla di Ranma ed una su quella di Akane, spingendoli ad avvicinarsi.
''Allora noi vi lasciamo soli così potete conoscervi meglio, giusto Saotome, amico mio?''
"Ben detto, amico Tendo!"


"Bella ripulita, maschiaccio.'', le fece l'occhiolino.
"Hey, maschiaccio a chi?''
"Alla tua sorella gemella che ho conosciuto oggi pomeriggio a Brooklyn!''
"E' un tipo piuttosto pericoloso, faresti meglio a non mettertela contro''
"E chi lo dice?''
"La stessa persona che ha appena scoperto che dovremo condividere la MIA parte della casa''
"Mi consigli di andare a dormire con la porta chiusa a chiave per evitare di essere aggredito nel sonno?''
Si avvicinò a lui guardandolo fisso, con lo stesso astio che sembrava traboccarle dagli occhi ogni volta in cui si parlavano.
"Ti consiglio di starmi il più lontano possibile e di non prenderti troppa confidenza. E soprattutto di non sperare mai, nemmeno lontanamente, nemmeno per un istante, che io mi intrufoli nella tua stanza di notte''
"Detto fatto, puoi stare tranquilla''
"Grazie...''
"E per la cronaca...Fossi in te sarei io a non sperare che qualcuno s'intrufoli nella mia stanza, soprattutto perchè sì, insomma...'' alzò le spalle.
"Sì insomma, cosa?''
Le sorrise e buttò un'evidente occhiata al suo decoltée , per poi tornare a guardarla fissa negli occhi ed alzare un sopracciglio.
"Scarsina...''
Le fece un altro occhiolino e si allontanò lasciandola ammutolita. Per la prima volta da quando possedeva la facoltà di aprire bocca, un uomo era riuscito a zittire Akane Tendo.




Ciao! Come vedete sono tornata più in forma che mai, nonostante il periodo non sia dei migliori! Perdonatemi se il capitolo è infinito, originariamente doveva essere diviso in due parti, come potete notare dagli asterischi a metà, ma non mi andava di ''spezzare'' ulteriormente il primo giorno di Ranma a NY, visto che di cose da dire ce ne saranno! Per il momento la storia è tutta in forse, quindi sappiate che se vi va di commentare (intanto ringrazio di cuore chi l'ha fatto per il prologo, essendo una storiella inusuale), le vostre impressioni, oltre a farmi un piacere immenso, mi sono sempre di grande aiuto (e poi sono curiosissima di sapere che ne pensate di questi nuovi Ranma e Akane, lo ammetto!). A questo proposito devo ringraziare di cuore il mio braccio destro Antonella (Spirit99) che mi ha fatto da beta reader (si dirà così?) per il prologo e mi ha dato tanti suggerimenti utili su come inserire così tanti giapponesi a Manhattan!
Un bacio a tutti e come sempre grazie a chi mi legge e a chi ha messo questa storia tra le seguite/preferite/ricordate!







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Capitolo 3
*** Fidanzate, segreti e... Stelle ***


''Dopo 15 minuti avevo già deciso di sposarla, dopo mezz'ora avevo rinunciato del tutto all'idea di rubarle la borsetta.''
Woody Allen- Prendi i soldi e scappa.





Ranma si svegliò sudato e di malumore, aveva dormito poco e male.
Odiava i lunedì, odiava soprattutto quel lunedì.
La scuola non gli era mai piaciuta, in Giappone ne aveva cambiate almeno 10 da quando aveva iniziato le superiori, essendo sempre in viaggio, ed i suoi voti erano davvero scarsi, ma a suo padre era sempre andata bene così: ciò che interessava Genma era che il figlio diventasse un buon combattente, ed in quello Ranma non l'aveva mai deluso.
Al Furinkan, però, la situazione sarebbe stata diversa, quello scellerato glielo aveva detto molto chiaramente. Era l'unica scuola orientale in tutta la costa Est ed era riservata solo ad un'elite di provilegiati che, una volta diplomati, sarebbero andati a riempire le migliori univeristà per poi trovare lavoro come avvocati, medici e qualunque altra professione noiosa potesse venirgli in mente.
Ciò che Ranma temeva, però, non erano gli insegnanti esigenti, ma i compagni di scuola. Il suo istinto gli suggeriva che avrebbe avuto non pochi problemi con quella gente così diversa da lui, ed il suo istinto non falliva mai.
 Lanciò un'occhiata apprensiva alla divisa che Estrella gli aveva fatto trovare, stirata ed inamidata, appesa nell'armadio, e si diresse in bagno. Aveva bisogno di una doccia.
Aprì la porta senza bussare, ci avrebbe messo un po' ad abituarsi alla presenza di Akane, ed evidentemente lo stesso valeva per lei, visto che non aveva chiuso a chiave.
Gli dava le spalle mentre si truccava allo specchio coperta solo da un minuscolo telo bianco in spugna annodato al di sopra del seno, che le copriva a malapena il sedere ed aderiva perfettamente a quello che, Ranma non ci aveva ancora fatto caso, era davvero un bel corpo, asciutto e tonico ma formoso nei punti giusti.
Per un attimo rischiò di infilarsi lo scovolino del mascara in un occhio nel vedere lo sguardo imbambolato del ragazzo dietro di sè riflesso nel vetro. Si girò e si portò le mani sui fianchi, severa, mentre lui malediva se stesso per la sua mania di dormire in boxer. Forse un paio di pantaloni del pigiama sarebbero stati meno eloquenti su quanto stava succedendo nella sua testa.
''Non si bussa?''
''Non si chiude a chiave?'', la rimboccò lui, pronto.  ''O forse speravi che entrassi?''
Mentre riceveva quello che, lo sapeva, sarebbe stato il primo di una lunga serie di ceffoni mattutini, Ranma si chiese se non fosse stato troppo maleducato, dopotutto era pur sempre un ospite.
''Hey, dai, scherzavo! Pace?''
''No. Maniaco.''
''Ma dai, per così poco?'', sorrise. Akane notò per la prima volta la sua dentatura, era perfetta.
Senza degnarlo di una risposta entrò in camera sua e si chiuse la porta alle spalle, mentre Ranma si costringeva a buttarsi sotto l'acqua gelata.


Arrivò in sala da pranzo vestito di tutto punto mentre gli altri erano già seduti per la colazione, scusandosi per il ritardo con il sottofondo dei brontolii di suo padre, che lo rimproverava di essere un maleducato mentre si ingozzava di ogni vivanda presente sull'enorme tavola imbandita, senza alcun ritegno.
Soun, intento a leggere il giornale, conversava con una preoccupatissima Kasumi sulla questione della sicurezza nelle periferie, Nabiki messaggiava febbrilmente col cellulare e Genma continuava ad abbuffarsi. Akane guardava fuori dalla finestra annoiata mentre mangiucchiava qualche mirtillo con le mani.
I suoi capelli erano stati raccolti in una coda alta. L'uniforme della scuola consisteva in un giacchino identico al suo, benchè dal taglio più avvolgente ed affusolato, una minigonna scozzese a pieghe ed una camicetta bianca drappeggiata sul davanti, fermata sul collo da una spilla nera con inciso un monogramma. Sotto i mocassini in pelle marrone, delle calze bianche che le arrivavano fino al ginocchio.
Estrella, la cameriera portoricana, gli servì del caffè e poi si rivolse alla ragazza con voce pensierosa.
''Ahi niña... Sei troppo magra! Quieres un poco de bacon?''
La risposta fu secca e glaciale, degna di lei.
''No, gracias, no me gusta comer cadàveres''
Ranma s'intromise nel discorso, incrociando le mani dietro il collo ed assumendo una posa più rilassata, cercando di fare conversazione e di stemperare l'atmosfera tesa che si era impossessata della tavolata negli ultimi dieci secondi.
"Hey! Certo che stando qui ne imparerò di cose! Lo spagnolo è una lingua totalmente sconosciuta per me, pensate che di quello che ha detto la signora ho capito solo bacon, e della risposta di Akane...Il nulla totale! Sei molto brava, complimenti''
''Come fai a dire che sono brava se non hai capito una parola?''
''B-Beh ecco, io...''
''Akane, smettila'' -Soun prese la parola, alzando leggermente la voce ed attirando l'attenzione di tutti i presenti. Ranma notò che perfino Nabiki aveva alzato lo sguardo dallo schermo del suo telefonino, perplessa- ''Ranma, scusala. Mia figlia oggi è un po' nervosa. In ogni caso, Estrella le ha offerto del bacon e lei ha risposto che non ama molto la carne''
''Veramente ho detto che non mangio cadaveri'', lo guardò truce lei. Odiava quel lato di suo padre: voleva sempre far apparire tutto bello, perfetto e zuccheroso.
"Sì, figliola, esatto. Vedi, Akane è vegetariana''
La mora lo guardò con aria di sfida, aspettandosi una delle solite prediche che doveva sempre sorbirsi dalla gente da quando aveva fatto quella scelta di vita, ma il codinato non si scompose nè si mosse di un millimetro, anzi, le sorrise.
''Bene, anch' io.''

"Che cosa meravigliosa, Tendo, non trovi? Sono così simili questi due ragazzi! Inoltre hanno anche la stessa età, se non erro. Amico mio, non credi che Akane sarebbe perfetta?''
''Saotome, mi leggi nel pensiero! Allora è deciso!''
Ranma si alzò furtivamente dalla sedia rubando una mela dal tavolo e mettendosela velocemente nello zaino in pelle marrone, Akane lo tirò per il codino e lo costrinse a tornare a sedersi, battendo una mano sul tavolo e fulminando con gli occhi suo padre.
''Si può sapere di cosa state parlando?''
''Te lo spiego subito, bambina mia. Come sai ormai io sto andando avanti con gli anni, e da quando la tua povera mamma...''
''Non parlare della mamma'', sibilò lei, scattando come una tigre, ''Non davanti a questi estranei''
''Ok, tesoro, scusami. Ciò che voglio dire è che ho bisogno di qualcuno di competente che possa essere in grado di occuparsi delle palestre quando non ci sarò più o quando sarò troppo vecchio e stanco per farlo da me, e Ranma è un ottimo candidato"
La giovane si alzò di scatto, furiosa.
''Vuoi vendere la palestra a questo qui?'', puntò il dito contro Ranma, che la guardava inespressivo, ''A questo deficiente mai visto prima?''
''Hey, piano con le parole, bimbetta!"
"Bimbetta a chi?''
"Akane, Ranma, smettetela!'', Ranma fece una smorfia, non avrebbe mai riconosciuto l'autorità di quello smidollato di suo padre, e quando provava a fare la voce grossa gli dava ancora più il voltastomaco. Genma, però, continuò: ''Akane, tesoro, non vogliamo portarti via la palestra... Noi vogliamo, ecco... Trovare un accordo...''
''Che genere di accordo?'' chiede lei esitante.
''Io non ne sono contento, sappilo!", sbottò Ranma alzando le mani, timoroso di essere tirato in mezzo a quella farsa, spaventato dal fatto che Akane potesse considerarlo complice di quel brutto scherzo.
Soun Tendo assunse un'aria solenne e posò la sua tazza di the sul tavolo.
''Ragazzi, da oggi siete fidanzati ufficialmente. Avete due anni per imparare a conoscervi, dopodichè, immediatamente dopo il diploma, vi sposerete, volenti o nolenti. Questo è quanto.''
''Cosa? Sei impazzito? Io non mi sposerò MAI con questo qui!"
"Per una volta siamo d'accordo, posso considerarlo un miracolo?''
''Sta' zitto tu! Lo sapevi sin dall'inizio, vero? Perchè non me lo hai detto subito?''
''Guarda che se pensi che ci tenga a fidanzarmi con una ricca adolescente problematica che gioca a fare la ribelle quando si annoia ti sbagli di grosso!''
''Cosa? Come ti permetti, razza di maniaco?''
''Nemmeno il peggiore dei maniaci vorrebbe essere fidanzato con una a cui hanno messo sul culo tutto il grasso che doveva andare sulle tette!''
''Io ti ammazzo!"
Ranma chiuse gli occhi mentre Akane alzava la mano destra, pronto a ricevere un -meritato, lo sapeva- sonoro ceffone. La botta, però, gli arrivò da dietro le spalle, sulla nuca, sorprendendolo.
''Ahi què niño loco! No se parla così ad una señorita!''
Estrella lo guardava con fare accusatorio, con una mano posata sugli abbondanti fianchi. Ranma, inchinando la testa per scusarsi, ne studiò l'espressione corrucciata: una profonda ruga verticale, segno della rabbia cresciuta esponenzialmente subito dopo la sua ultima frase, le solcava la fronte abbronzata.
Era un donnone di un'età imprecisata tra i quaranta ed i cinquant'anni, molto più alta di lui e con un fisico ancora più imponente del suo, nonostante fosse un artista marziale. Benchè potesse potenzialmente essere una bella donna, la sua aria severa, la sua mole e la caraffa d'argento che teneva salda nella mano destra e puntata verso di lui le davano un'aria inquietante.
''Estrella, calmati, querida. Ranma non intendeva dire ciò che ha detto''
''Scusi, señor Tendo, torno in cucina''
''Vengo anch'io!"
Akane la seguì abbandonando i commensali, tra cui piombò un silenzio carico d'imbarazzo.



Suo padre continuava con sue solite prediche sul trattare bene le donne mentre Ranma sbirciava il Furinkan dal finestrino della macchina che li aveva accompagnati, ferma all'entrata.
Era un enorme edificio in mattoni rossi alto e maestoso, circondato da un giardino con panchine di legno e fontanelle in pietra. Una lunga scalinata in marmo saliva fino ad un pesante portone in legno antico con le maniglie d'ottone.
Genma scese per primo e gli aprì la porta, poi gli diede una pacca sulla spalla: il giovane non capiva perchè fosse così affettuoso, quel giorno.
''Ranma, ascolta. La situazione non è delle migliori, tua madre ci ha tagliato i viveri ed i Tendo sono la nostra unica speranza... Credo di aver fatto del mio meglio in questi anni per non farti pesare le nostre difficoltà economiche, ma questa volta sono nelle tue mani. Ti prego, fa' la pace con Akane''
''Non ci penso neanche! E poi io non voglio diventare  un uomo come te, che a quarant'anni si fa ancora mantenere dalla moglie! Sono troppo orgoglioso per sposare una sconosciuta per soldi, mi dispiace"
''Non saremmo solo noi a trarre beneficio da questa storia. Quando Soun andrà in pensione non ci sarà più nessuno ad occuparsi della loro Scuola di lotta, dunque, oltre a quella dei Saotome, senza di te morirebbe anche la tradizione dei Tendo. Se penso alla povera Diana, lei sì che avrebbe saputo tenere le redini della situazione, forse anche meglio del marito! Era una combattente straordinaria...''
''Sono in ritardo, papà...''
''Ok, ok figliolo. Ti vengo a prendere all'uscita?''
''No, devo... Devo fare una cosa. Ci vediamo a cena''


Con lo zaino in spalla, prese a camminare in mezzo a quelle facce sconosciute.
In un angolo scorse Akane seduta su un muretto in pietra. Fumava una sigaretta e beveva un caffè da un bicchiere di cartone insieme ad un ragazzo con dei lunghi capelli neri e degli spessi occhiali da vista con la montatura tonda. Distolse lo sguardo prima che lei lo vedesse. D'improvviso si trovò davanti una giovane coi capelli lunghi che gli pareva di aver già visto. Le sorrise, speranzoso.
''Allora è vero, sei carino sul serio!''
''Cosa?''
''Ciao, io sono Ukyo'', gli tese la mano, mentre lui, presentandosi, si ricordò di averla incrociata il giorno prima in quel bar a Brooklyn, ''Sai, qui girano moltissimi pettegolezzi, soprattutto sui nuovi arrivati. Si diceva che oggi sarebbe arrivato un ragazzo nuovo, alcune nostre compagne ti hanno visto dai Tendo ieri sera e ci avevano accennato che non eri niente male"
''Ah... Beh, ecco, hem... Grazie?''
Lei gli sorrise, il primo sorriso della giornata. Lo prese per un braccio e se lo trascinò in giro per i corridoi della scuola, offrendosi come Cicerone improvvisato, prima che iniziassero le lezioni.
''Questa è l'aula di informatica... Qui c'è l'aula di chimica... Là in fondo in quello slargo c'è l'ufficio del Preside, è un soggetto un po' strano ed ha voluto prendersi tutto quello spazio. In cima a questa scala, invece, ci sono le varie classi, vieni!'' Corse su per le scale, gioviale, seguita dal codinato. ''Come vedi ci sono solo due sezioni, non è una scuola molto affollata. I bagni sono lì in fondo per i maschi e laggiù per le femmine. Ah, gli armadietti, vieni...''
Mentre Ukyo armeggiava per scassinare il lucchetto del suo armadietto, di cui aveva ammesso di non aver mai imparato la combinazione, Ranma prese a guardarsi in giro. La giovane, capita la necessità del nuovo amico di sapere come muoversi con i nuovi compagni, iniziò a fare quello che le piaceva di più, spettegolare.
''Quel ragazzo alto laggiù è Tatewaki Kuno, del penultimo anno, il figlio del Preside. Se fossi in te gli starei lontano, non è un bel soggetto. Quello con lui invece è Sasuke: è un po' il suo tirapiedi, diciamo, il suo lacchè. Quei due con la divisa della squadra di baseball sono Hiroshi e Daisuke: loro sono ok, sono in classe con me, li puoi frequentare. Quella ragazza col caschetto è Nabiki Tendo, ma forse lei la conosci già..."
''Sì, hem... Sì. Conosco le Tendo''
''Bene, allora non starò a dirti che quella laggiù con la faccia da bimba sperduta è Akane. E' tutta scena, ovviamente, è viziata ed arrogante come tutti''
''Chi è quel ragazzo con lei?''
''Lui è Mousse, uno strano, e quel ragazzo che li sta seguendo, lo vedi? Lui è Ryoga Hibiki, l'uomo invisibile, anche lui del secondo. E' follemente innamorato di Akane da quando si è trasferito qui, in prima liceo. Lei ovviamente non lo degna di uno sguardo, probabilmente non conosce nemmeno il suo nome. Ryoga ed io abbiamo in comune il fatto che entrambi lavoriamo per vivere: non siamo dei rampolli viziati, stupidi e tronfi con la puzza sotto il naso e... Ops, scusa''
''No, nulla, figurati...''
''Non volevo...''
''Credimi, non faccio parte nemmeno io di quell' élite''
''Bene, ne sono felice! In che sezione sei?''
''Nella...'' prese a leggere un foglietto che suo padre aveva ritirato in segreteria quella mattina, ''...F.''
''Ottimo! Allora siamo in classe insieme! Dunque, alla prima ora abbiamo Hinako, la pazza...''
Ranma mise una mano sulla spalla della sua amica, per zittirla, guardando fisso verso un punto davanti a sè.
''Loro chi sono?''
Ukyo cercò di capire a cosa il codinato si riferisse e, quando se ne accorse, fece una faccia rassegnata, espirando teatralmente. Ci era già cascato. Anche lui.
''Loro sono... Le Stelle. ''
Un gruppo di cinque ragazze, due delle quali camminavano davanti alle altre, si stava avvicinando, sculettando teatralmente. A Ranma parve di sentire una colonna sonora d'accompagnamento come nelle entrate trionfali dei personaggi delle commedie americane.
Le tre ragazze in fondo erano di aspetto sinceramente trascurabile, benchè molto carine e dai modi di fare aristocratici, mentre le due punte di quella metaforica stella sembravano brillare di luce propria: una era molto alta e tonica, con dei lunghi capelli neri legati in una coda laterale e le labbra carnose truccate di rosso corallo, mentre l'altra, più minuta e dai lineamenti più dolci, era aggraziata e femminile. Ranma notò che, a differenza delle altre ragazze, le cui camicette erano austeramente chiuse fino al collo, quella della giovane dai capelli sciolti era strategicamente sbottonata fino al solco tra i seni, decisamente troppo prosperosi in proporzione al suo corpicino ossuto.
''Se te lo stai chiedendo, sono rifatte'', lo riscosse Ukyo, mentre il gruppetto li aveva già sorpassati ed aveva raggiunto Akane. Ranma notò che il viso della sua coinquilina  aveva assunto un'espressione tesa e carica d'odio alla vista di quelle cinque, mentre il ragazzo moro aveva preso a gesticolare nervosamente, impacciato.
''Eh?''
''Dico le tette di Shampoo. Sono finte. Quest'estate non è andata come di consueto in vacanza agli Hamptons. Ha detto di essere andata in Svizzera per fare un corso di tedesco, ma si sa che lì ci sono le cliniche migliori, e poi mica le aveva così grosse, prima!"
Il codinato ebbe un sussulto e deglutì rumorosamente, quella scuola era una gabbia di matti.
E comunque, rifatte o meno, erano notevoli.


 
***

Dopo la scuola era saltato su un taxi per raggungere l'indirizzo che portava in tasca da mesi, scritto su un tovagliolino da bar. Aveva aspettato quel momento per un tempo infinito, aveva immaginato quell'incontro in mille modi diversi, ma aveva dimenticato di prepararsi un discorso, una storia che giustificasse la sua presenza lì, nonostante tutto, ed ora era... Perso.
Osservava il grattacielo di fronte a sè, terrorizzato da qualcosa che, per la prima volta in vita sua, gli sembrava insormontabile ed enorme, forse anche più grande di lui.
Un nodo alla gola gliela fece seccare all'istante, mentre dei piccoli crampi si impossessavano del suo stomaco e la testa iniziava a girargli.
''Allora che fai, mi paghi o no?''
Il tassista sembrava nervoso. Come tutti gli abitanti di Manhattan, del resto.
''Scu- Scusi... E' sicuro che sia questo il posto?''
''Questo è l'indirizzo che mi hai dato, ragazzo''
Non ce la faceva. Sapeva cosa avrebbe dovuto fare: essere forte, risoluto, uomo. Entrare nel palazzo, tanto per cominciare. E magari scambiare qualche battuta col portiere e farsi offrire un bicchiere d'acqua, prima. Ma non ce la faceva. Che stupido, pensò, tanta fatica per niente.
''M-Mi scusi, io... Mi porti a Brooklyn, per favore''


 
***


Rientró in casa stanco ed affamato, aveva deciso di passare al bar da Ukyo e lei lo aveva sfinito con le sue chiacchiere. In corridoio incroció Soun, che gli fece sapere che la cena sarebbe stata servita alle 8 in punto.
Non poteva aspettare altri 45 minuti, per cui decise di entrare in cucina sperando che quella cameriera simpatica trovasse troppo magro anche lui .

Akane era seduta sul piano da lavoro con le gambe incrociate ed il mento appoggiato sulle ginocchia, mentre la donna le medicava una ferita sulla fronte. Solo in quel momento al ragazzo vennero in mente le parole della Tendo del giorno prima, quando l'aveva incontrata nel vicolo con quegli uomini.
"A domani".

Si nascose dietro un enorme frigo ed origlió la conversazione.
"Fidanzata, capisci? Sono fidanzata, maledizione!"
"Ci sono cose peggiori nella vita de un fidanzamento combinato, piccola mia"
"La cosa che mi fa piú incazzare..." -Estrella le tirò uno schiaffetto sulla mano, lei si corresse automaticamente- "La cosa che mi fa più arrabbiare è che mio padre mi reputa talmente incapace da preferire che le palestre per cui lui e mia madre hanno lavorato tanto duramente vadano nelle mani di un perfetto sconosciuto piuttosto che nelle mie! Capisco Kasumi che vuole diventare medico, capisco Nabiki che probabilmente venderebbe tutto e scapperebbe a Santo Domingo...Ma io?''
''Non te la prendere, no es nada. Ricordati che el buon Dio siempre tiene un piano para todos...''
''Oh Estrella! Lo sai che odio quando parli a sproposito di queste cose! El buon Dio ha altro da pensare che alla mia vita sentimentale, di questo te ne rendi conto, vero?''
La cameriera le accarezzò la testa, dolcemente.
''Sarei felice de vederti con un ragazzo, Akane...''
''Io li odio i ragazzi...''
''E lo dimostri molto bene...'', sospirò continuando a medicarla e facendo un po' più di pressione sulla ferita col cotone inumidito di disinfettante. Akane rabbrividì, lei l'accarezzò sul punto dolente, materna.
''Quanto gli hai dato per farte fare esto?''
''500 a testa per l'intera settimana...''
"Niña...''
''Lo so, ok? Lo so, Estrella. Ti giuro che troverò un altro modo, ma per ora è così''
''Cosa farai quando el padrone se accorgerà che stai dilapidando el fondo fiduciario?''
''Non... Non ne ho idea. Sto cercando un altro modo per trovare i soldi. Sono cinquemila a settimana, e la prossima sarà la ventesima...''
"HAI GIA' SPESO CIENTOMILA DOLLARI? Ahi, qué loca!''
''Shh! Non farti sentire!'', la Tendo le tappò la bocca guardandosi furtivamente intorno, sperando che quella conversazione fosse rimasta tra loro.

Qualcuno che aveva sentito, però, c'era. Ranma lasciò la stanza preoccupato e corse in camera di Akane, sul cui pavimento, come sospettava, giaceva ancora l'assegno che le aveva firmato il giorno prima. Lo stracciò in mille pezzi e se li mise in tasca, tornando nella sua stanza e buttandosi pesantemente sul letto, esausto.




Perdonatemi per il capitolo meramente introduttivo, succede così poco che non sapevo nemmeno come intitolarlo, ma avevo bisogno di introdurre i personaggi e la questione del fidanzamento combinato!
Grazie mille a chi ha letto e commentato e a chi lo farà, non aspettavo un consenso simile, vi sono debitrice!
Per te, furbone che non vedi l'ora, ''cientomila'' è stato scritto così apposta, come tutto il resto delle frasi pronunciate da Estrella.
Alla prossima! :-)

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Capitolo 4
*** Stia con noi. ***


''Sono un ipercritico. È una specie di malattia. Io ho la tendenza a respingere prima di essere respinto. In questo modo risparmio un sacco di tempo e di soldi.''
Woody Allen- Provaci ancora, Sam.



"Allora, com' é vivere sotto lo stesso tetto di quella meraviglia?"
"Dicci, Saotome"
"Sì, dicci!"
Hiroshi e Daisuke, i due ragazzi con cui aveva legato maggiormente in quelle due folli prime settimane a New York, lo stavano tormentando mentre cercava di bere il suo caffè in cortile.
''Vogliamo sapere tutti i dettagli''
''Oh sì, tutti!''

"La smettete voi due?"

"Oh, avanti, egoista! Almeno facci sognare con qualche immagine sexy!''
''Ma stiamo parlando della stessa persona? Di quell'isterica di Akane?''
''Non è importante che sia isterica o meno, amico...''
"Già, l'importante sono i suoi lunghi e setosi capelli, le sue gambe bellissime, i suoi occhioni da cerbiatta e soprattutto quel sedere...''
"Quel... Tutto!"
"Cosa usa per dormire? Delle candide sottovesti in seta? O peggio in pizzo? Oh mio Dio, me lo sento, le usa di pizzo!''
"In pizzo, sì, decisamente in pizzo, amico!"
"Giá me la immagino, coi capelli leggermente tirati su, delle pantofoline foderate in seta con un po' di tacco e magari una vestaglia di raso che rimane leggermente aperta in cima svelando degli accenni di decoltèe!"
Ranma sorrise pensando all'immagine sensuale, quasi burlesque, che si erano fatti quei due di Akane. Non voleva svelare loro che erano quanto di piú lontano possibile dalla realtá, avendola vista, poche ore prima, entrare in bagno con un consunto pantalone della tuta di due taglie più grande ed una vecchia maglietta dei Rolling Stones sbiadita, i capelli arruffati e gli occhiali da vista appoggiati sul naso.
Non si erano frequentati troppo, dal suo arrivo a casa Tendo: lui trascorreva buona parte delle sue giornate in palestra con Soun ad allenarsi; la sera, a cena, si punzecchiavano un po' prima che lei sparisse in camera sua o in cucina con Estrella e nel week end praticamente non si incrociavano nemmeno.
Un pomeriggio, dopo scuola, era tornato nel vicolo dove l'aveva vista la prima volta, per spiarla. Il giorno prima l'aveva vista con quelle brutte ferite e voleva vederci chiaro su quella strana situazione: non l'aveva trovata, ma la sera, a cena, aveva notato dei nuovi lividi. Ciò che lo faceva preoccupare era che nessuno, a parte lui, sembrava notarli. Soun viveva nel suo mondo, suo padre pensava solo ad ingozzarsi e Nabiki non degnava la sorella di uno sguardo. Kasumi, la più grande, sembrava molto più dolce e materna, sia nei confronti di Akane che dei suoi, ma tra le lezioni universitarie e lo studio forsennato in biblioteca era praticamente sempre fuori casa.
Tornò a volgere il suo sguardo ai due amici, ancora persi nelle loro fantasie, e li riscosse: era ora di entrare in classe.

In corridoio scorse Ryoga, che lo salutò freddamente con la mano. Si erano visti spesso a Brooklyn, al bar di Ukyo che aveva preso a frequentare regolarmente, ma il ragazzo con gli occhi verdi non sembrava avere molta simpatia per lui.
Chi invece ne aveva fin troppa era Kodachi Kuno, figlia del Preside nonchè membro delle Stelle.
La Stella era un gruppo di cinque ragazze (Ranma ci aveva messo un po' a capire che il nome di quella setta era dovuto al numero delle sue componenti, corrispondente a quello delle punte di una stella) indisponenti, viziate ed arroganti, nonchè vipere, pettegole e spietate.
C'erano tre ragazze di contorno, insigificanti nonostante il loro aspetto e la loro posizione sociale, e poi c'erano loro, Shampoo e Kodachi.
Oltre ad essere la sorella di quel pazzo di Tatewaki Kuno, Kodachi era la migliore studentessa della scuola, nonchè organizzatrice di feste e presidentessa di quasi tutte le attività extra-scolastiche. Era un'ottima atleta e si diceva che, a soli sedici anni, fosse già stata contattata dalle più prestigiose università americane, che se la contendevano a suon di lettere di lusinghe a lei ed alla sua famiglia.
Kodachi aveva una cotta per lui e non cercava in alcun modo di nasconderglielo, facendogli recapitare messaggi melensi in classe dalla sue tirapiedi e lanciandogli sguardi languidi che lo facevano rabbrividire durante l'intervallo.
La piccola Shampoo, invece, non lo degnava di uno sguardo.
Per fortuna.
Capo delle cheerleader e Reginetta del ballo in carica, rispettata e temuta da tutti nonostante il suo aspetto esile e minuto, era la figlia di una top model cinese famosissima negli anni '90 e di un giapponese che lavorava alla Casa Bianca. Fortunatamente sembrava non essersi accorta del suo arrivo al Furinkan, e non aveva ancora iniziato a tormentarlo, in nessun senso.

Shampoo ed Akane erano le ragazze più corteggiate del liceo, ma affrontavano la cosa in due modi molto diversi, Ranma lo aveva capito subito.

Durante una noiosissima lezione di due ore di storia medievale, il professore insiseva sul fatto che, tra le donne, la cortigiana fosse sempre perfettamente riconoscibile per via dei suoi abiti, più scollati di quelli delle altre; immediatamente il suo sguardo si era posato sulla camicetta sbottonata della ragazza seduta dietro di lui, che con i suoi atteggiamenti da lolita e la sua predisposizione al concedersi a chiunque avesse almeno un conto in banca a sette zeri, sembrava rappresentata in pieno da quella descrizione. Aveva un atteggiamento provocatorio nei confronti di tutto e tutti. Era sfrontata, ignorante al limite del comico, senza scrupoli e perennemente alla ricerca dell'attenzione altrui.

Akane, invece... Di Akane si sapeva molto poco.
Ottimi voti, temperamento all'apparenza mite, scarsi rapporti coi compagni.
A parte Mousse, Yuka e Sayuri, i suoi migliori amici, Kuno, il suo pretendente più agguerrito, e Shampoo, la sua nemesi, non prestava troppa attenzione alla gente che le stava intorno, benchè tutti, dal primo all'ultimo, si affannassero per poterle stare intorno, soprattutto i ragazzi.
Il rapporto tra Akane e Shampoo era talmente controverso che nemmeno Ukyo, la pettegola della scuola, era riuscita a capirci veramente qualcosa.
Ciò che aveva intuito -e prontamente riferito al giovane Saotome- era che le due, un tempo migliori amiche, avevano litigato per un ragazzo in seconda media.
Ataru Dakashi era il ragazzo più bello di tutta la comunità nipponica newyorkese, e durante il gioco di Obbligo o Verità aveva confessato la sua cotta per la più piccola delle Tendo. Shampoo, segretamente innamorata di lui da quando ne aveva memoria, non aveva preso bene quell'affronto, ed aveva iniziato a tormentare l'ex amica in tutti i modi che conoscesse, benchè la malcapitata non avesse espresso alcun tipo di interesse per il giovane coi capelli biondi.
Da quel giorno, così gli aveva riferito Ukyo, ogni ragazzo su cui Shampoo posava gli occhi finiva per innamorarsi perdutamente di Akane, ovviamente dopo essersi divertito con lei. La bella cinesina faceva di tutto per compiacerli, ma alla fine tutti sceglievano la Tendo, che prontamente li ignorava, avendo subito una forte trasformazione caratteriale negli anni della preadolescenza.
Le provocazioni di Shampoo ad Akane erano costanti e fastidiose, perfino per Ranma che ne era stato spesso testimone, ma la mora sapeva sempre reagire con grazia e freddezza, senza tradire alcun tipo di emozione.

Seguito da Hiroshi e Daisuke si diresse verso la porta della classe, davanti alla quale, minacciose, campeggiavano tre delle Stelle. Kodachi lo accolse con un sorriso, mentre le altre due, supportandola, sbarravano il passaggio al codinato per far sì che i due si parlassero.
''Buongiorno, Ranma!"
''Buongiorno, Kodachi'', rispose annoiato, ''Signore, dovrei entrare in classe''.


Akane era seduta sul banco dando le spalle alla lavagna, chiacchierando animatamente con le sue amiche. Il momento prima dell'arrivo del professore e di Shampoo era il preferito di Ranma, almeno per quel che riguardava l'osservazione e lo studio della sua ''fidanzata'': solo in quei pochi minuti la vedeva rilassata ed allegra, con la guardia abbassata, dolce e sorridente.
Decise di andarla a salutare, visto che era uscito di casa prima che lei scendesse per la colazione.
Impacciato, alzando poco la mano destra, le si parò di fronte.
''Buongiorno!"
''Ciao, Ranma''
Era stranamente di buon umore, osservava divertita le sue amiche che lo guardavano adoranti, con una mano sotto il mento ed i gomiti puntati sul banco.
''Allora, hem... Hai studiato per il test di storia?''


''Ragazzi, ai posti!''
Il professore interruppe la loro conversazione, Akane sorrise al codinato e si mise a sedere dritta, mentre lui tornava al suo posto.

Dopo le interminabili sei ore di lezione si fiondò fuori dall'aula, cercando di arrivare il più in fretta possibile al suo appuntamento. Una voce familiare, però, attirò la sua attenzione, costringendolo a fermarsi.

''Ranma! Ranma, aspetta!"
''Akane, hey! Allora, com'è andato il compito?''
''Bene, spero... Allora, vai ad allenarti con papà anche oggi?''
''Hem no, oggi ho da fare... Poi più tardi c'è la festa... Perchè?''
''Mi stavo chiedendo...'', aveva l'espressione di una bambina davanti ad un negozio di caramelle, teneva le mani incrociate dietro la schiena spostando il peso del suo corpo da un piede all'altro, dondolando leggermente, mentre i lunghi capelli, tenuti fermi sulla sommità del capo da un sottile cerchietto, le cadevano morbidi sulle spalle, fin sotto il seno. ''La prossima volta ti andrebbe di portarmi con te?''
''Con...Con me al mio appuntamento?''
''No, stupido! Con te in palestra, ad allenarmi!"
Il ragazzo rise di gusto, a quanto pareva la sua indole violenta era dura a morire.
''Akane, noi facciamo sul serio, le arti marziali non sono un passatempo. Quando mi alleno ho bisogno di concentrarmi e con te dovrei ripartire dalle basi, mi faresti perdere un sacco di tempo!"
Era preparato ad essere investito da una tempesta di furia omicida immediatamente dopo aver pronunciato quell'ultima frase, ma la ragazza dalle molteplici personalità lo stupì un'altra volta, abbassando la testa e rabbuiandosi.
Stava per chiederle il perchè di quella reazione, magari prima di scusarsi per quella risposta acida, ma Mousse li interruppe.
''Akane, hai visto Shampoo?''
''Ora che mi ci fai pensare non era in classe, oggi. Ecco perchè mi sento così di buon umore!"
"Beata te, amica... Io se non la vedo almeno a scuola, posso scordarmela!"
''Oh dai, Mou, dimenticatela! La scuola è piena di ragazze belle e sane di mente che si metterebbero in fila per uscire con te, perchè proprio lei?''
Il codinato era sinceramente curioso di sentire la risposta del giovane con gli occhiali, ed ancor di più di vedere quell'indedita Akane in veste di amica dolce e consolatrice, ma la fretta e l'ansia gli impedivano di fermarsi. Salutò velocemente i due e corse fuori dall'edificio, saltando sul primo taxi disponibile.

***

''Saotome, Ranma Saotome''
''Mi scusi, ma non credo di conoscere il suo nome''
Era lì da cinque minuti ed aveva già perso la pazienza; alzò la voce.
''Sono stato qui dieci giorni fa e mi ha detto che la Signora era a Parigi e sarebbe rientrata oggi. Mi ha consigliato di ripassare questo pomeriggio ed eccomi qua. Ora, se non le dispiace, vorrei salire''
''La Signora oggi è molto impegnata, forse dovrebbe guardarsi intorno'', rispose gelido l'inserviente al bancone della reception. Ranma si girò e notò una fila infinita di ragazzi e ragazze, più o meno della sua età, che si propagava da una porta sul corridoio fino a fuori dall'edificio, in strada.
''Dovrebbe mettersi in fila, signore''
''Io non mi metto in nessuna fila! Non devo fare un provino o cose del genere!'', rispose urlando, isterico per via dell'ansia, ''Ora tu alzi la cornetta e dici al tuo capo che Ranma Saotome vuole vederla, prima che ti metta le mani addosso, ok, Ivan?", chiese giocherellando con la targhetta che l'inserviente portava sul petto, col suo nome inciso sopra.
In soggezione davanti ai pugni chiusi ed alle spalle larghe del giovane, il ragazzo sbuffò teatralmente ed alzò il telefono, chiedendo alla centralinista di farsi passare l'ufficio del Presidente.
''Hem, Presiden... Sì, Ivan... No, lo so che non voleva essere disturbata per nessun motivo, ma... C'è qui un uomo, diciamo piuttosto insistente...Chiede di vederla''
Lo fulminò con lo sguardo, Ranma fece spallucce.
''S- Sì, si chiama... Saotome...''
Tacque un attimo, poi posò una mano sul microfono del telefono e sorrise, arcigno.
''Ha detto che non vuole parlarle...''
Il codinato non si scompose.
''Le dica Ranma Saotome''
Ivan lo supplicò con lo sguardo di smetterla, il ragazzo lo incoraggiò con un ampio gesto della mano.
''Mi scusi Presidente, ma continua ad insistere... No, gliel'ho detto che non vuole vederlo, ma...''
"Dica Ranma, dannazione, R A N M A!''
L'impiegato si spazientì, alzando la voce.
''Ha capito che lei è Ranma Saotome, ma è molto impegnata, e...Pronto? Come dice?'', il suo tono di voce si fece flebile, quasi arrendevole. ''Ho capito, certo''. Riappese.
''Allora? Che ha detto?'', Ranma lo alzò dalla sedia tirandolo per il colletto della camicia, facendolo tremare di paura.
''Ultimo piano, ascensore C. La sta aspettando''



***



Akane camminava per le vie del Centro, ascoltando la sua musica preferita in cuffia.
Senza volerlo, si trovò davanti alla Palestra di suo padre, il Dojo Tendo. Prese coraggio ed entrò, scossa da una scarica di emozione ed adrenalina nel pestare quelle pesanti assi di legno delle quali non sentiva il profumo familiare da tre lunghi anni.
Tutto era rimasto uguale a come lo ricordava: i trofei appesi, le firme dei vecchi allievi sul grande muro dell'ingresso, i quadri che ritraevano il Dojo Tendo originale, quello fondato dal suo bisnonno a Tokyo, nel distretto di Nerima, una foto di Soun e Genma da giovani, il giorno della loro promozione a maestri, la prima insegna di famiglia, delle vecchie foto di Diana, la sua adorata mamma, durante i suoi combattimenti.
Il cuore della ragazza si strinse ed il suo viso si contorse in una smorfia di dolore davanti ad un'immagine di lei da piccola, in braccio alla giovane donna. Lei e sua mamma erano praticamente due gocce d'acqua, non fosse stato per quel poco di tratti orientaleggianti ereditati da Soun, e nella determinazione del suo sguardo, che purtroppo conosceva ormai solo tramite le fotografie, rivedeva tanto di se stessa.
Asciugò una lacrima solitaria per quella mamma che l'aveva lasciata sei anni prima e con cui non avrebbe mai condiviso troppe cose importanti e si diresse al bar della palestra, certa di incontrare suo padre.



***



''Ranma, amore mio!''
Quella che gli sembrava la donna più bella del mondo gli aprì la porta spalancando le braccia, con gli occhi lucidi. Dimenticandosi l'orgoglio, i precetti sul superomismo imposti dalla disciplina ferrea di suo padre, l'imbarazzo ed il rancore, si gettò tra quelle braccia, trattenendo a fatica l'emozione.
''Mamma...''
Nodoka lo allontanò dopo qualche secondo per poterlo ammirare al meglio, posandogli le mani sulle spalle e studiando emozionata il bellissimo viso di quel figlio che gli era stato strappato via dieci anni prima, ingiustamente.
''Sei diventato grande!"
''Beh... Sì, io...''
''Ranma, prima di ogni cosa: hai ricevuto tutte le mie lettere, vero?''
''Sì, hem... No. Cioè, papà mi avvisava quando scrivevi, ma era sempre lui a riferirmi i tuoi messaggi. Non mi lasciava leggere nè scrivere perchè diceva che...''
''Che un vero artista marziale non si deve lasciare andare all'emozione ed al rimpianto, vero? Che gran bastardo!''
''Gia...''
"Ed i miei regali? I miei regali te li dava, Ranma?''
''Sicuro!'', mentì, per non darle un ulteriore dispiacere.
''Bene, sono contenta. Chissà che vita di stenti avresti condotto, altrimenti. E dimmi, piccolo mio, come stai? Cosa ti porta a New York City? Dio solo sa quanto io sia felice di vederti, amore, lo sapevo che appena fossi cresciuto tanto da diventare autonomo saresti venuto a cercarmi!"
''Sì, hem... E' proprio per questo che ho accettato di venire qui con papà. Solo per questo. Lui, vedi... Mi ha fatto un brutto scherzo''
''Che ti ha fatto? Guarda che non mi sono rammollita, ho ancora con me la mia katana, se dovesse servire''
''No, no! Niente katana, mamma!", si emozionava solo a pronunciarlo, quel nome, ''Non c'è bisogno di farlo fuori, i-io...Ecco, mi vergogno un po' a dirtelo, ma... Lui mi ha organizzato un matrimonio combinato''
Nodoka scoppiò in una sonora risata.
''Beh, direi che questa non è certamente la cosa peggiore che abbia fatto! E dimmi, com'è questa ragazza? E' carina?''
''Ma... Ma mamma! Io sono venuto qui in cerca di conforto e-e tu...''
''Oh, andiamo tesoro! Lo sai che da noi in Giappone si usa, no? E tuo papà è un uomo molto rispettoso delle tradizioni...''
''Sì, ma... Io? Non conta quello che voglio io?'', Che delusione, pensò, anche sua mamma era d'accordo con quella buffonata.
''Ma perchè, lei non ti piace? E' brutta?''
Ranma arrossì violentemente, brutta non era esattamente la prima parola che potesse venirgli in mente, pensando ad Akane.
''Beh, ecco...''
''A giudicare dalla tua faccia, direi che ti piace!''
''Cosa?'', sbottò, ''Come potrebbe mai piacermi una ragazza rozza, scorbutica e violenta come Akane?''
''Ah, Akane... Dunque è giapponese anche lei, molto bene... Cognome? Magari la conosco''
''Akane... Tendo''.
''Akane Tendo? Oh Ranma, che gioia!"
La donna abbracciò il figlio, felice come se questo le avesse appena detto di aver vinto alla lotteria, e lo baciò in fronte, provocando un sussulto a quel ragazzo così bisognoso d'affetto.
''Ranma, Akane Tendo è la figlia della mia povera migliore amica, Diana. Tuo padre ha fatto forse l'unica cosa buona della sua vita facendovi mettere insieme. Credimi, figliolo, la mia esistenza avrebbe un nuovo scopo se sapessi che in qualche modo saremo di nuovo legate, io... Io non credo di aver mai accettato del tutto la sua scomparsa...''
Si rabbuiò improvvisamente. Il figlio le posò una mano sulla spalla, in un maldestro tentativo di consolarla, lei la toccò e prese ad accarezzarla, cercando di trasmettergli con uno sguardo tutto l'amore che non le era stato concesso dargli in quei dieci lunghi anni.
''Vieni, ti faccio vedere una cosa''
Si alzò e si avviò verso l'enorme scrivania in vetro, sulla quale campeggiava una bellissima cornice d'argento con un'incisione ad arabeschi in un angolo. Gliela porse.
''Ricordi quando è stata scattata questa foto?''
''Hem... No''
L'immagine ritraeva due giovani donne con in braccio due bambini di circa sei anni. Riconobbe subito sua madre, con in braccio una bellissima bambina con un taglio di capelli da maschietto, mentre una giovane che somigliava terribilmente ad Akane teneva in braccio un bambino che doveva essere lui da piccolo. Immediatamente provò un senso di pace e benessere, come se qualcosa si fosse scaldato nel suo cuore.
''Lei... Lei è...''
''Diana, sì. Ti voleva molto bene. Questa foto è stata scattata pochi giorni prima che tuo padre ti portasse via con sè. E' stata anche l'ultima estate in cui siamo andati in vacanza insieme, sai, era imbarazzante per me, senza marito, senza figli...''
''Mamma...''
''Sto bene, tesoro. In ogni caso, Diana è venuta a mancare quattro anni dopo, purtroppo. Ma dimmi, trovi che Akane le somigli, almeno un po'? Sai, non la vedo dal giorno del funerale...''
Il suo sguardo si posò sul viso rilassato e lievemente abbronzato di quella bambina così piccola, su quel sorriso aperto destinato a spegnersi troppo presto, un sorriso così spontaneo che non aveva mai visto sul viso della giovane che gli era stata promessa come sposa. D'improvviso provò un senso di tenerezza ed empatia nei confronti di Akane e della sua rabbia adolescenziale, dopotutto, lui lo sapeva bene cosa volesse dire crescere senza la mamma. Sorrise alla foto, e poi alla donna di fronte a sè.
''Sì, direi che le somiglia molto''


***


''Ma papà!''
"Ti ho detto di no, Akane. Non praticherai le arti marziali. Mai più. Ora c'è Ranma, ricordi?''
''Oh Ranma, Ranma, Ranma! Chi è, il tuo nuovo figlio, ora?''
''Smettila, sai benissimo che io ho tre figlie e che amo solo loro''
''Ed è questo il tuo modo di dimostrarmi il tuo amore, papà? Bandirmi da tutte le palestre della città, impedirmi di fare ciò che più amo e mi rende felice? Sono andata fino in New Jersey, fino al fottuto New Jersey per trovare qualcuno che volesse allenarmi, e sai cosa mi hanno detto? Che non potevano iscrivermi alle loro palestre perchè avevano fatto un patto con Soun Tendo! Fin dove arriva il tuo veto, papà? Fino in California? Fino a Nerima, dal bisnonno? Perchè tutti possono seguire le loro inclinazioni tranne me? Perchè non dici niente sullo stile di vita di Nabiki? E perchè quando Kasumi ti ha detto che voleva fare medicina non hai fatto una piega?''
''Sarei molto felice se volessi seguire le orme di tua sorella maggiore, Akane...''
''Ma io non voglio fare il medico, papà! Io voglio occuparmi della palestra! Voglio occuparmene come avrebbe... Come avrebbe fatto...''
Cacciò una lacrima, un'altra, tirando indietro la testa e spalancando gli occhi, sbattendoli aspettando che il suo respiro si regolarizzasse mentre suo padre la guardava severo con le braccia conserte. Il suo viso non tradiva la minima emozione.
''Te lo dico una volta e sia chiaro per sempre: io e Ranma, MAI! Mettitelo bene in testa!''
Il padre continuava a fissarla con aria inespressiva, sorseggiando il suo the.
''Vai a prepararti per stasera, figliola, abbiamo ospiti''







***




Scese dal taxi e prese a correre sotto la pioggia, stringendo al petto la foto incorniciata che sua mamma gli aveva regalato. Fuori dalla porta, Estrella, coperta da un enorme ombrello nero, lo aspettava e lo guardava minacciosa.
''Hola, guapa!"
"Stai imparando, niño!"
"Eh già! Che ci fai qui?''
''Sono venuta ad aspettarte, dov'eri? Gli ospiti sono già arrivati, non puoi farte vedere con la divisa de la escuela...Tutta bagnata de pioggia, poi! Vieni, vieni, che entriamo dalla porta de servizio!"
Presero l'ascensore comune del palazzo invece che il solito privato dei Tendo, e salirono fino all'ultimo piano, ritrovandosi fuori dalla porta di casa. Girarono un angolo e, entrando da una porticina blindata, sbucarono immediatamente in cucina.
''Che stregoneria è mai questa?''
''Ne hai de cose da imparare de esta casa, niño...Prendi quell'ascensore y premi el dos, te porterà dritto dritto al tuo piano"
Ranma rise dei modi burberi della donna e dell'ascensore dall'aria fatiscente.
''Esta gabbia por uccelli?'', chiese scimmiottando l'accento della donna.
''PARA uccelli!"
''Y se premo el très?''
''Ahi, Ranma! Dai che è tardi! Señor Tendo se arrabbia!''



Vestito di tutto punto del completo che la governante gli aveva fatto trovare in camera scese in salone, cercando con lo sguardo qualcuno di sua conoscenza in mezzo a quella moltitudine di facce ancora sconosciute.
Buttò un occhio in terrazza e vide Akane, fasciata in un lungo vestito giallo dall'aria principesca, svasato sul fondo, che fumava una sigaretta, da sola.
Le arrivò alle spalle annullando il suo ki, da bravo artista marziale qual era, e prese a sussurrarle all'orecchio, cogliendola di sorpresa e facendola sobbalzare.

''Stia-con-noi-qui-con-noi-si-rilassi-d'ora in poi''*

''Perchè canti la canzone di Lumière?''
''Perchè vestita così sembri un lampadario, maschiaccio. Offrimene una''
La Tendo alzò un sopracciglio e gli porse una sigaretta.
''Dunque tu saresti la Bestia... Beh, ha senso''
''Dobbiamo solo trovare la Bella... Uhm... Sicuramente non è su questa terrazz...Ahi!''
Akane gli pestò un piede, lui prese a saltellare dal dolore.
''Sei proprio ridicolo!''
''E tu violenta!''
''E tu uno scroccone!''
''E tu un candelabro! O forse dovrei dire l'orologio, visti i tuoi fianchi... Fammi un po' vedere se hai anche i baffi!"
Andò a un centimetro dalle sue labbra, pronto a deriderla, senza rendersi conto di ciò che stesse facendo, finchè non fu troppo tardi.

Il viso di Akane era pericolosamente vicino. I suoi occhi azzurro cielo si stavano letteralmente perdendo in quelli della giovane, color cioccolato fuso, e le sue mani sembravano aver acquisito vita propria, propendendosi incerte verso le spalle della ragazza e stringendole dolcemente.
Per un momento interminabile si persero l'uno negli occhi dell'altra, respirando il reciproco profumo e, forse per la prima volta, si videro realmente.



''Ragazzi, ragazzi, che impeto! Sono contento che andiate così d'accordo!''
Ranma si staccò per primo, muovendo le mani nervosamente in segno di diniego mentre Akane fingeva di guardare il panorama.
''Soun, non è come sembra, te lo giuro!''
''Ma guarda che io sono solo contento, figliolo! Ahahahahah! Anzi, venite... Venite dentro!"

Tutti i presenti si voltarono automaticamente verso i tre, che rientravano nella grande e luminosa sala. Soun battè il dorso di un coltello d'argento sul calice di champagne, richiamando l'attenzione dei suoi invitati.
''Buonasera a tutti, sono Soun Tendo e vi ringrazio per essere venuti. So che molti di voi si stanno chiedendo il motivo di questo ricevimento poco prima del giorno del Ringraziamento, ebbene, senza ulteriori indugi, vi annuncio il fidanzamento ufficiale della mia figlia minore Akane con il figlio del mio migliore amico, Ranma Saotome!''
Un applauso scrosciante partì come dal nulla, Akane guardò inviperita il padre.
''Che cosa?'', bisbigliò tra i denti, mentre Ranma faceva lo stesso con suo padre.
''Buoni, buoni, ne parliamo dopo. Ora sorridete ai fotografi''
Genma, da dietro, prese le mani dei due giovani e le congiunse, Akane stritolò quella di Ranma mentre entrambi cercavano di tirare le proprie labbra in un sorriso di circostanza.
''Ranma'', sussurrò, gli occhi bassi, ''Che facciamo, ora?''
Il codinato si sporse leggermente e raggiunse l'orecchio della fidanzata, fingendo si stamparle un bacio sulla guancia mentre con il pollice, l'unico dito non imprigionato da quella stretta mortale, le accarezzava dolcemente il dorso della mano.
''In alto i calici, facciamo un brindisi, e stia con noi...''*





Notine: Le parti contrassegnate dall'asterisco * si riferiscono alla canzone ''Stia con noi'' del film ''La bella e la bestia'', come anche i riferimenti a candelabri, orologi e quant'altro.
Allora, avete notato qualcosa di strano in questo capitolo? XD
Grazie di cuore a chi trova sempre il tempo e la voglia di leggermi e recensirmi, sapete quanto lo apprezzi!
See ya! =)


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Capitolo 5
*** Una come te ***





"Essendo romantica tende all'autodistruzione, quindi per un breve momento di passione è capace di perdere completamente in senso della misura"

Woody Allen- Vicky Christina Barcelona




Dannazione!
Si era svegliato male, in ritardo.
Era stato tutta la notte a rimuginare sulla faccenda del fidanzamento combinato annunciato ufficialmente la sera prima, addormentandosi all'alba senza puntare la sveglia.
Guardò il cellulare: sabato. Niente scuola.

Era tentato di richiudere gli occhi e rimettersi a dormire, ma la fame e la voglia di fare pipì lo fecero desistere dal suo proposito. Si alzò e si diresse in bagno, aprendo la porta senza bussare.

''Ciao, amico"
Un uomo seminudo che si stava lavando i denti con un dito lo salutò strafottente con un cenno della testa. Aveva i capelli lunghi fino al collo, la barba incolta, la voce assonnata ed impastata e l'aria di qualcuno che aveva passato la notte in bianco per ragioni molto più piacevoli delle sue.
''Ops, scusami!"
Uscì dalla stanza imbarazzato e si chiuse la porta alle spalle, appoggiandocisi e respirando profondamente per la vergogna, prima che un dubbio s'insinuasse nella sua testa.
Riaprì la porta in un lampo e fulminò con lo sguardo il suo interlocutore, che sembrava non reggersi in piedi, appoggiato malamente al lavandino.
''Hey, aspetta, chi sei?''
Il giovane sputò del dentifricio nel lavandino e si asciugò la bocca con una salvietta, porgendogli una mano mentre con l'altra si grattava la testa.
''Hem... Jason, credo. Bella casa.''
Si portò le mani sui fianchi, severo.
''E che ci faresti qui, Jason Credo?''
''Mmh... La brunetta mi ha detto di venire a lavarmi qui...''
''La brunetta, eh?''
''Sì, quello schianto... Wow... Che tigre...''
''Hey!''
Non sapeva esattamente cosa gli desse fastidio, ma gli dava molto fastidio.

Akane aprì la porta in quel preciso istante, sorpresa di trovare non uno, ma ben due ragazzi in mutande nel suo bagno personale. Socchiuse gli occhi finchè non furono ridotti a due fessure.
''Ma tu guarda che pervertito...''
''Eh? Che c'entro io, ora?'', saltò su il codinato, furente, mentre Jason spalancava la bocca, estasiato.
''Sei un maniaco, uno schifoso, un deviato! Nel mio bagno, Ranma? Non puoi farle in camera tua certe cose?''
''Cos...Cosa? A-Akane, ma che...''
Il giovane ospite, ancora rintronato e barcollante, interruppe la loro discussione avvicinandosi ad Akane e cingendola per i fianchi, cercando di baciarla sul collo. La mora stava per tirargli un pugno, ma Ranma lo aveva già preso per i capelli e buttato per terra, facendogli sbattere la testa contro la vasca da bagno.
Si guardarono negli occhi per un momento, studiando le reciproche reazioni, finchè Akane alzò teatralmente un sopracciglio.
''Hem, io...''
''Mi so difendere benissimo da sola, Superman''
''E' che le effusioni di prima mattina mi danno il voltastomaco...''
''Scusami?''
''Dico che se dovete fare certe cos...''
Gli mise una mano sulla bocca, non lasciandolo finire.
''No, aspetta, certe cose? Credi che questo qui sia il mio amante?''
''Eh...'', allargò le braccia, alzando le spalle.
''Io credevo che fosse il TUO amante!"
''Akane!"
''Beh, anche se fosse non ci sarebbe nulla di male'', scrollò le spalle.
''Hey, maschiaccio, la mia virilità è sacra!'', sbottò. Era sconvolto ed irritato: com'era possibile che lei avesse pensato...

''Si può sapere chi sei?'', chiese la giovane rivolgendosi all'ospite, ignorando totalmente il codinato e la sua dichiarazione di intenti. Il ragazzo la guardava con occhi vacui, era visibilmente alticcio.


''Oh, eccoti, temevo ti fossi perso!''
Nabiki li raggiunse, attratta da tutto quel vociare. Sollevò da terra Jason per i capelli e lo baciò sulla bocca, passionale. Akane e Ranma si voltarono dall'altra parte appena le mani del ragazzo avevano preso a palpare il sedere della Tendo mezzana.
''Bimba, questa casa è un manicomio...''
''Lascia perdere. Vieni a vestirti, devi andartene prima che mio padre ti veda''
Se ne andarono senza salutare, lasciando i due sedicenni in piedi con le braccia penzoloni, a bocca aperta. Ranma prese la parola per primo.
''Mistero risolto...''
''Facci l'abitudine. Generalmente, però, gli amichetti di mia sorella sono abbastanza svegli da usare il suo bagno e non il mio. Ti cedo il posto, sei entrato per primo''
Si accomiatò imbarazzata e scuotendo la testa, Ranma la bloccò sulla porta prendendola per un braccio. Parlò senza che la mora si voltasse a prestargli attenzione.
''Come ti dicevo, la mia virilità è sacra''
''Va bene, Casanova...''
''E quello che ho fatto... Quello... Non era gelosia, sia chiaro.''
Si voltò, gelida, guardandolo negli occhi con una smorfia in viso.
''Non ne avresti comunque alcun diritto''


***



Genma e Soun giocavano a scacchi in salone mentre Estrella  spolverava i soprammobili sul camino. Ranma scese dalla scalinata principale con indosso solo un pantalone della tuta blu.

''Ranma! Siamo al mare? Non me lamento de verte nudo, ma...''
''Estrella, lascialo stare. Ranma, figliolo, questa è casa tua ormai, sentiti libero di vestirti come vuoi''
''Grazie, Soun'', rispose il codinato facendo una linguaccia alla governante, che gli diete le spalle fingendosi offesa, ''Dove sono tutti?''
''Kasumi e Nabiki sono uscite per fare un po' di shopping, Akane è in cucina''
''La raggiungo, sto morendo di fame''

I due amici si diedero di gomito, complici.
''Amico Tendo, hai visto come mio figlio cerca sempre la tua?''
''Vedo, Saotome, vedo!"
''Guardate che vi ho sentiti!", grugnì il giovane in imbarazzo mentre usciva dalla stanza.


''Che siamo, al mare?'', lo ammonì la giovane, vedendolo entrare.
''E due... Tuo padre dice che posso vestirmi come voglio, e poi sei tu quella coi piedi sul mobile!", replicò vedendo la giovane seduta a gambe incrociate sul bancone da lavoro della cucina, intenta a mangiare dei cereali al miele direttamente dal cartone.
''Queste scarpe sono nuove, dunque pulite. Sei tu il maleducato che va sempre in giro nudo''
''Sono comunque vestito meglio di te!'', la punzecchiò indicando i suoi jeans neri ed il suo maglione di almeno due taglie più grande, nero anch'esso, le pesanti collane lunghe in metallo al collo ed il piercing a cerchio che era tornato a fare capolino sul suo naso.
Afferrò delicatamente il suo polpaccio destro e lo strinse leggermente, per attirare la sua attenzione.
''Che vuoi?''
''Dammene un po'.''
''Vatteli a comprare''
''Carina...''
Allungò la mano per rubarle la scatola blu dalle mani, la giovane si ritrasse immediatamente spostandosi verso destra, facendolo inciampare e battere leggermente la testa contro uno stipite.
''Per essere così scema hai dei buoni riflessi..."
Lei sorrise sfidandolo con lo sguardo mentre lui continuava a cercare di rubarle il cibo di mano, senza risultato. I suoi movimenti somigliavano sempre più a quelli di un combattimento, muoveva le braccia velocemente, proprio come quando utilizzava la sua famigerata Tecnica delle Castagne. Fu sorpreso nel notare la velocità di movimento della Tendo: sembrava troppo esperta per essere una non-combattente, pareva prevedere ogni sua mossa e schivare secondo una strategia definita.
D'improvviso si alzò, saltando giù dal mobile ed arrivandogli alle spalle, picchiettando un dito sulla sua spalla e lasciandolo interdetto. Scoppiò a ridere.
"Ti prendi sempre gioco di me'', mise il muso lui.
''Non sai perdere, è questo il punto''
''Non era una gara, dunque non ho perso. Dammi un po' di cereali''
Gli porse la scatola, Ranma ne versò il contenuto in una tazza e la riempì di latte freddo, iniziando a divorare il tutto con foga appoggiato al bancone su cui prima sedeva la giovane.
''Che animale...''
''Zitta...'', mugugnò il ragazzo con la bocca piena, Akane fece una smorfia di disgusto.

Posò la tazza nel lavandino e la vide entrare nell'ascensore di servizio.
''Aspettami, salgo anch'io!''
Corse per raggiungerla mentre lei stava chiudendo le porte in ferro, cercando di lasciarlo fuori, e si fece un varco tra queste, infilandosi nell'angusta cabina.
Ci fu un attimo di silenzio in cui i due si guardarono negli occhi, in attesa che quella trappola per topi partisse. Lo spazio era poco ed i loro corpi vicinissimi, nel silenzio di quell'angolo della casa potevano sentire i reciproci respiri.
''Senti...'', dissero in coro.
''Prima tu''
''No, no. Prima le signore''
''Volevo dirti che... Che se non schiacci il tasto dietro di te non partiremo mai''
Si riscosse immediatamente, voltandosi e premendo il primo tasto che gli capitò a tiro.


''Scemo, hai sbagliato!''
''E' che non ho ancora capito bene come funzioni questa casa, sembra un labirinto...''
''Questo è il terzo piano, vieni, scendiamo'', rispose la giovane seccata, rientrando nell'ascensore. Il codinato la bloccò, chiudendo le porte e tenedo ferma la maniglia.
''Hey no, aspetta un attimo! Non sono mai stato qui, cosa c'è?''
''Non c'è niente da vedere. Stavano facendo i lavori, ma mio padre li ha licenziati e gli altri operai arriveranno dal Giappone tra chissà quanto tempo. E' tutto vuoto''
''Ma che padrona di casa sei? Non mi offri nemmeno una visita guidata?''
''Ok, basta che ci muoviamo, ho un impegno''

Camminarono per il corridoio spoglio, aprendo tutte le porte ed attraversando le tre camere, i due bagni e la gigantesca terrazza ricavata in mezzo al tetto, ancora più grande di quella al primo piano, che sovrastava mezza città.
''Questo è il mio posto segreto e sarà sempre e solo mio, anche quando tu e tuo padre vi trasferirete qui, capito?'', lo guardò negli occhi aggrottando le sopracciglia.
''Capito, la terrazza è off limits. Sai, anche io avevo un posto segreto, in Giappone...''
''Non mi interessa''
''Vedi, pur spostandoci spesso alloggiavamo sempre e comunque lontano dal centro, generalmente vicino ai boschi o in montagna. Lì le case sono basse, ed io adoravo salire sui tetti e... Scusa?''
''Dicevo che non mi interessa''
''Perchè sei sempre così odiosa?''
''Ma chi ti conosce, scusa?''
''Prendi tu l'ascensore'', la congedò freddamente, ''Io scendo a piedi''

Scese le scale infuriato con quella ragazza così scorbutica ed asociale, entrò in camera sua e si diede una sistemata in vista dell'appuntamento con sua madre. Indossò dei jeans ed un maglione rosso in lana ed uscì dalla stanza, facendo attenzione a non incontrarla.
Scendendo la lunga scalinata in legno che portava nel salone principale ne sentì la voce, e si fermò a metà per non farsi vedere ed evitare un'altra discussione che gli avrebbe certamente rovinato l'umore.

''Dico solo che potresti almeno pranzare con la tua famiglia!"
''Ed io dico solo che meno sto in questa casa e meglio è''
''Non fare scenate davanti a Genma, Akane''
La vide allontanarsi senza degnarlo di uno sguardo, dirigendosi all'ascensore principale.
Le porte scorrevoli si aprirono e ne uscì Kasumi, la sorella maggiore, con una miriade di buste in mano.
''Ciao sorellina, esci?''
''A quanto pare...''
''Non potresti vestirti un po' meglio, visto che è sabato?''
''No''.


***


Arrivato alla sede centrale della Nodoka Akari Design entrò dalla porta principale, sorpassando decine di ragazzi in fila al freddo, e, salutando Ivan con un cenno della mano, si diresse nella sala al piano terra in cui sua madre gli aveva dato appuntamento il giorno prima.
La donna lo accolse con un calore a cui non era ancora abituato, abbracciandolo e baciandogli le guance, dopodichè gli porse un caffè e lo fece sedere accanto a lei.
''Ranma, tesoro, ti voglio presentare una persona''
Un bell'uomo sulla cinquantina, con gli occhi azzurri ed i capelli argentei fece capolino dietro sua madre, sorridendo e porgendogli la mano.
''Lui è il mio compagno da sette anni, Hirai Dakashi. Ho pensato che fosse il caso di farvi conoscere''
Il codinato si alzò educatamente, stringendo la mano all'uomo, che gli sorrideva, per poi tornare a sedersi, mentre Hirai prendeva posto accanto a lui.
''Hirai è un avvocato molto famoso, sai? E suo figlio si è diplomato al Furinkan l'anno scorso ed ora sta studiando alla New York University. Dovremmo farli conoscere, vero, caro?''
''Ottima idea!  Ranma, giovanotto, so che sei in città da poco. Mio figlio suona in una band e conosce moltissima gente, tutti ragazzi molto interessanti e svegli, magari potreste uscire tutti insieme, qualche volta''
''Volentieri'', rispose il giovane per non fare la figura del maleducato. La verità era che si sarebbe fatto sparare da sveglio, piuttosto che accettare ed addirittura fare amicizia con quella sottospecie di fratellastro che si era goduto sua madre al posto suo in tutti quegli anni.
''Come sta tuo padre, Ranma?''
''La solita'', rispose gettando un'occhiata ad Hirai, che non sembrava affatto turbato da quella conversazione, ''Lo sai com'è fatto, no?''
''Lo so tesoro, ma tu non devi dargli colpe. Se tuo padre è così... Così... E' solo colpa dei pessimi esempi che ha avuto, tu sai di chi parlo...''
''Beh sì, però anche io sono cresciuto senza madre'', disse quell'ultima frase con un groppo in gola mentre Nodoka gli stringeva la mano, commossa, ''Eppure non sono venuto su stupido ed immaturo come lui!"
Hirai gli sorrise e si sporse verso di lui, toccandogli il braccio con dolcezza e risolutezza allo stesso tempo, mentre lui scuoteva la testa. Odiava lui e la sua accondiscendenza tanto quanto quella conversazione su suo padre e suo nonno, quell'altro idiota.
''Bene, figliolo, parliamo di cose più piacevoli! La mia azienda ha bisogno di un modello ed una modella per una nuova campagna pubblicitaria: abbiamo disegnato un modello di jeans low cost che potesse essere acquistato da qualunque ragazzo di ceto medio e non solo da quelli che normalmente sono il nostro target. Ieri abbiamo fatto la prima scrematura tra le ragazze, ed oggi ne faremo una seconda, sperando di riuscire a scegliere almeno la testimonial femminile in giornata. Ti ho invitato perchè mi serve un parere più... Giovane, ecco! Giovane e non viziato dalle strategie di marketing che ormai qui conosciamo tutti troppo bene. Che ne dici? Mi aiuterai?''
''Certo!''
Mamma, modelle e caffè gratis. Lo stava prendendo in giro?

Decine e decine di ragazze bellissime e svestite avevano sfilato davanti ai suoi occhi e risposto alle sue domande, ma nessuna lo aveva colpito positivamente. Erano tutte... Forse erano semplicemente tutte uguali, notò.
D'improvviso una faccia conosciuta fece il suo ingresso nella stanza.
Doveva ammetterlo, Shampoo era davvero provocante in costume da bagno.
La cinesina lo notò e lo riconobbe nello stesso momento in cui sua madre, turbata dalla vista di una giovane già così artefatta, gli pose una mano sulla spalla e gli sussurrò all'orecchio di non perderci troppo tempo.
Il ragazzo, però, memore dell'atteggiamento spocchioso della sua coetanea tra le mura scolastiche, decise di tormentarla un po'.
''Nome, età e taglia'', chiese con aria professionale e decisa sotto lo sguardo compiaciuto di Nodoka.
''Sono Shampoo, ho sedici anni e porto la 38. Frequento il liceo Furinkan, e...''
''Libro preferito?'', la incalzò lui, non facendole terminare la frase.
''Hem... Harry Potter? Ma noi non siamo...'' rispose esitante, stupida da quella domanda così atipica.
''Ha letto anche il libro o ha visto solo il film?'', l'aveva interrotta di nuovo.
''Ecco, io... Dicevo, noi non frequentiamo la stessa....''
''Qual è la sua materia preferita a scuola?''
''Scusi, ma non dovremmo parlare delle mie misure o delle mie esperienze lavorative?''
''Allora scrivo educazione fisica?''
''Filosofia...'', rispose la giovane sbuffando.
Nodoka soffocò un risolino mentre Hirai le dava di gomito, complice. Ranma socchiuse gli occhi.
''La sua opinione sulle critiche Kantiane?''
''Ranma, basta!'', sussurrò ridendo Nodoka, per poi congedare una imbarazzatissima Shampoo con un gesto della mano.
Il codinato si portò le mani dietro la nuca e si dondolò leggermente con la sedia, all'indietro.
''Esisterà in questa città una ragazza normale?''


***

Sua madre lo aveva spedito al secondo piano, in sartoria, e gli aveva fatto preparare uno splendido completo gessato in vista dell'aperitivo di quella sera. Il ragazzo, elegante come nessuno lo aveva mai visto, aveva appena fatto il suo ingresso trionfale nella hall dell'hotel in cui si sarebbe svolta la festa.
Camminando su un improvvisato tappeto rosso, per poco non rimase accecato dai flash dei fotografi, che urlavano il suo nome reclamando la sua attenzione, per strappargli una foto.

Nella grande sala principale incontrò sua madre, bellissima nel suo abito crema al ginocchio, che beveva champagne accanto all'onnipresente Hirai. Mentre li salutava un giovane dai capelli biondi arruffati con un basso elettrico sulla spalla fece capolino alle sue spalle, sorridendogli e posandogli una mano sul braccio.
''Ciao, io sono Ataru''
''Ranma'', gli strinse la mano guardandolo attentamente. Non sapeva perchè, ma quel nome gli diceva qualcosa.
Il giovane bassista diede una pacca sulla spalla ad Hirai ed un bacio sulla gancia a Nodoka, provocando la furente gelosia dell'artista marziale.

''Come avrai capito, Ranma, questo è mio figlio. Ataru, quando suonate?''
''Siamo pronti, papà, appena Jason esce dal bagno saliamo sul palco. Nodoka, stasera sei ancora più splendida del solito'', disse sornione. Le mani di Ranma iniziavano a prudere.
Si allontanò per evitare di fare scenate e si diresse al bar, dove con non poca sorpresa s'imbattè in Ryoga.
''Hey, Hibiki! Anche tu qui?''
''Già, qui c'è gente che lavora...''
''Sempre carino''
''Con chi se lo merita...''
Il giovane Saotome sorrise mentre il moro con gli occhi verdi gli fece l'occhiolino, indicando il piccolo palco ricavato in mezzo alla sala.
Il gruppo di Ataru, i Silver Coral, aveva preso posizione ed iniziato a suonare. Ranma ci mise un po' a riconoscere, alla voce, l'uomo che aveva incontrato quella mattina in bagno, il famoso Jason Rogers per cui Nabiki tanto smaniava.
Gli fece un cenno col capo bevendo l'aranciata che Ryoga gli aveva preparato e si fece trasportare dalla musica.



''Una come te,
non si avvicina per ballare,
guarda da lontano.
Una come te,
se corre inciampa ma non cade,
chiede la tua mano.
Una come te per una rosa può morire,
solo perchè ancora non sa togliere le spine.
Una come te...
Mi piace da morire...''



 ***


Tornò a casa a mezzanotte. Dopo aver salutato Soun, che, intento a guardare la tv, lo informò che Akane era ancora in giro con gli amici, salì per l'ascensore della cucina ed entrò in bagno, pronto per immergersi nell'acqua bollente e rilassarsi un po'.

Akane era immobile davanti allo specchio, senza maglietta.
Era talmente presa da quello che le rimandava il suo riflesso che ci mise un po' ad accorgersi della presenza di una seconda persona nella stanza, ma, quando lo fece, si girò di scatto e gli tirò dietro una boccetta di profumo.
''Maniaco!''
Il codinato, dal canto suo, era troppo sconcertato da quanto aveva appena visto per reagire, scappare via o, semplicemente, scusarsi.
Il corpo della giovane era totalmente ricoperto di lividi e graffi, le guance erano leggermente gonfie ed un angolo delle labbra era ferito e sanguinante. Era decisamente messa peggio delle altre volte.
Si avvicinò lentamente, preoccupato, prendendola per i polsi e bloccando i pugni che la giovane stava per tirargli. La inchiodò con lo sguardo.
''Si può sapere che hai fatto?''
''Affari miei. Divertito alla festa della mammina?''
''Akane'', si spazientì, alzando la voce, detestava il suo atteggiamento. ''Dimmi subito cosa sta succedendo!''
''Ho detto che non sono affari tuoi!''
''Benissimo, allora vado a parlarne con tuo padre. A proposito, ti crede ancora fuori casa: forse dovrei anche dirgli della tua abitudine di entrare ed uscire dalle finestre...''
''Non oseresti!''
''Oh sì, invece! Akane, sono preoccupato, lo capisci?''
La ragazza si liberò e lo schiaffeggiò, violenta. Ranma si massaggiò il viso e la guardò a lungo negli occhi.
''Hai decisamente bisogno di darti una calmata''
''Non-provare-a-parlare-con-mio-padre''
''Perchè senò che fai? Me ne tiri un altro?''
Un altro schiaffo, ancora più forte. Con un movimento istintivo la spinse contro il lavandino, usando più forza di quanto volesse realmente e facendola cadere per terra.
''Oh, basta, mi sono stancato di te! Sai che ti dico? Gli dirò tutto e gli dirò anche che mai, mai nella vita vorrò essere considerato il fidanzato di una pazza anormale come te! Sei un'idiota, Akane!"
Lei gli prese la mano, supplicante, lui girò la testa dall'altra parte.
''Ti prego...'', era visibilmente agitata ed i suoi occhi si erano fatti improvvisamente lucidi, ''Non dire nulla...''
A Ranma mancò un battito nel vedere quella corazza d'acciaio finalmente scalfita, crepata, ma l'orgoglio e la frustrazione non lo fecero cedere.
''Troppo tardi''



***



Era sdraiata a pancia in giù sul suo letto matrimoniale a baldacchino, con i piedi nudi sui cuscini ed i gomiti appoggiati al suo computer portatile, intenta a scegliere un film da guardare prima di addormentarsi.
Ranma l'aveva lasciata da sola in corridoio e si era precipitato giù per le scale, pronto a spifferare tutto a Soun.
Un thriller sarebbe stato l'ideale, per scaricare un po' di tensione e godersi i suoi ultimi istanti di libertà.
Premette play e si immerse nei titoli di testa del suo film preferito. Mentre vagava col cervello immaginando che tipo di punizione suo padre le avrebbe inflitto, sentì un bussare sommesso alla porta.
Era già arrivato. Sperava che avrebbe almeno aspettato la mattina seguente. Aveva dimenticato la porta aperta, dunque non aveva tempo di scappare dalla finestra come al solito.
Mise in pausa ed urlò di entrare, rimanendo sorpresa nel vedere Ranma sulla soglia, con le braccia conserte e la schiena appoggiata allo stipite.
''Che vuoi?'', chiese offesa alzando leggermente il mento, per darsi un tono.
''Che guardi?'', la rimbeccò lui, impassibile.
''Misery non deve morire''
''Che ragazza allegra e solare che sei, Akane Tendo!", non potè trattenere un sorriso.
Lo fulminò con lo sguardo, premendo nuovamente il tasto play ed ignorando la sua presenza. Lui la raggiunse e si buttò pesantemente sul letto accanto a lei, avvicinando la testa alla sua in modo da poter vedere lo schermo e sfilandole gli occhiali da riposo, provandoseli.
''E' appena iniziato, molto bene''
''Chi ti dice che voglia guardarlo con te?'', gli diede una spinta, riprendendoseli. Ranma le sollevò l'angolo delle labbra con un dito, cercando di farla sorridere.
''A titolo informativo, non sono una spia. Non ho detto nulla, se te lo stai chiedendo''
''Ti ringrazio'', sospirò sollevata.
''Vuoi parlarne?''
''Piuttosto che raccontare i fatti miei ad un maniaco andrei in cortile a parlare con gli alberi''
''Ma tu non ti stanchi mai di essere arrabbiata?'', glieli rubò dalle mani, un'altra volta, e li indossò tenendoli in bilico sulla punta del naso imitando lo sguardo saccente della loro professoressa di matematica.
Tacque, colta in fallo da quella domanda che aveva posto a se stessa troppe volte. Ranma colse la tristezza nel suo sguardo e tentò di distrarla facendo conversazione sul film.
''Non trovi che la trama sia un po' assurda? Voglio dire, puoi essere un fan accanito di un'opera, ok, ma rapire e seviziare il suo autore solo perchè non ha scritto il finale che volevi, beh...''
''Io invece trovo che abbia un senso...'', rispose lei, assorta.
''Ok, mi fai paura, adesso!'', rise lui fingendo di allontanarsi terrorizzato, lei lo tirò dolcemente per il codino e lo rimise al suo posto, ammorbidita da quella compagnia che, tutto sommato, male non poteva farle.
''No, intendo dire... Se tu seguissi, non lo so, una serie tv...''
''Non guardo serie tv'', asserì prontamente sistemandosi gli occhiali con un dito.
''Allora un manga. Sei giapponese, no? I manga li leggerai...''
''Certo!"
''Ok, un manga. Metti che segui un manga dal primo all'ultimo numero per, che ne so, cinque anni? E poi finisce così, nel nulla, senza una degna conclusione...''
''Tipo senza neanche un bacio tra i due protagonisti?'', arrossì.
''Esatto!'', rispose lei, totalmente persa nei suoi ragionamenti, ''Alla fine non ti verrebbe voglia di prendere l'autore e riempirlo di botte?''
''Forse, ma devi considerare che in molti casi si parla di finali aperti...''
''Oh Ranma! Esci subito da questa stanza!''
''Ma no, dai, ha un senso... Si da al lettore la possibilità di immaginare e fantasticare, ed è come se l'opera non finisse mai perchè rimane viva nella mente di chi l'ha letta...''
''Cazzate. A volte quel bacio ci vuole e basta.''
''Già...'', sospirò,  ''Beh, in ogni caso'', si riprese tornando a volgere lo sguardo alle immagini sullo schermo, ''Misery moriva, dunque c'era ben poco di irrisolto in questo caso...''
''Vero...''
''Akane...''
''Sì?''
Accarezzò dolcemente il suo braccio nudo, coperto di piccole macchie bluastre, provocando nella mora un brivido di emozione ed imbarazzo per se stessa allo stesso tempo.
''Nulla, solo... Saresti molto più carina, senza questi''
Tornò a guardare il film in silenzio, con lo sguardo fisso sullo schermo, mettendo un muro invisibile tra sè e la ragazza, facendole intendere che la conversazione era finita.
Seguirono con attenzione la pellicola senza proferire parola, con i muscoli tesi ed i respiri irregolari, finchè non si addormentarono, vicini, con le facce sulla tastiera, una di fronte all'altra.





Aggiornamento rapido per questo capitolo lungherrimo che mi ha messa in crisi come pochi! C'erano molte situazioni da introdurre, spero di non averlo ''sovraccaricato'' di facce nuove e cose da ricordare, ma avevo bisogno che in questo punto della storia tutto fosse al proprio posto!
Scusatemi per errori vari ed eventuali, volevo postare in fretta perchè nel week end non mi sarà possibile stare molto al pc, e sebbene abbia letto e riletto la mia attenzione ad un certo punto si esauriva!
La canzone cantata dai Silver Coral (nome trovato su un name generator per band, non cercate significati reconditi XD) è ''Una come te'' di Cesare Cremonini, spero non faccia schifo a nessuno perchè, avendo io identificato Jason (il ragazzo di cui Nabiki parlava a Ranma nel capitolo 2, ricordate?) con appunto Cesare (a parte i capelli lunghi, ok, c'è anche un po' di Jim Morrison in lui), le sue canzoni ricorreranno spesso. Un po' come le citazioni di Woody Allen a inizio capitolo (un grazie speciale a chi le apprezza e capisce!)
Un abbraccione come sempre a chi legge e commenta, sono felice che siate in tanti anche qui, non speravo assolutamente di ritrovare i recensori fedeli di ''Tutto come prima'', grazie, grazie, grazie!
Per quanto riguarda quest'ultima... Qualcosa si sta muovendo, ma per il momento...SILENZIO STAMPA!
Buon week end! =)

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Capitolo 6
*** Una giornata infinita ***


6
''Ho sempre avuto la tendenza per le donne kamikaze. Io le chiamo kamikaze perché si schiantano col loro aereo, sono autodistruttive e si schiantano contro di te e tu muori lì insieme a loro. Io appena ci sento il rischio, appena c'è una microtica chance di successo o zero chance o intuisco barriere od ostacoli, qualcosa scatta nella mia mente, forse sarà perché sono uno scrittore, ma ogni drammatica o estetica componente la sento giusta ed io vado dietro quella persona. C'è una certa atmosfera drammatica ed io mi innamoro della persona, mi innamoro della situazione in qualche modo. Certo questo non mi ha dato grandi risultati, non è stato stupendo''
Woody Allen- Mariti e mogli.



''Dunque ora lo sanno tutti?''
Ukyo prese il giornale e lo fece cadere sul bancone del bar davanti agli occhi increduli di Ranma, annuendo convinta davanti alla sua sorpresa: il caffè gli era andato di traverso per la seconda volta in pochi minuti.
Sulla sesta pagina, quella riservata ai pettegolezzi, campeggiava una sua foto rubata due giorni prima, alla sfilata di sua madre.  Nell'angolo a destra un'altra, più piccola, ritraeva lui ed Akane nel salone di casa Tendo, il giorno dell'annuncio del loro fidanzamento.

''Ranma Satome, 16 anni, figlio della famosa stilista Nodoka Akari ha ufficialmente annunciato il suo fidanzamento con Akane, sua coetanea ed erede dell'impero di Soun Tendo, proprietario di numerose palestre di arti marziali...''

''Non mi avevi detto che stavate insieme!'', lo ammonì la giovane intenta a lavare delle tazzine, contrariata dal fatto di non essere stata lei la prima a scoprire una novità tanto succulenta.
''Non c'è niente da dire, hanno deciso i nostri genitori''
''Preparati una scusa più credibile, tra poco dovrai dare spiegazioni a parecchia gente''
''Che vuol dire?''
''Niente, figurati... Pensandoci meglio, però, non siete una brutta coppia''
''Io ed Akane?''
Si fermò a pensare all'ultima volta in cui l'aveva vista, due notti prima.
Dopo essersi addormentato sul suo letto guardando un film, Ranma si era svegliato di soprassalto nel bel mezzo della notte a causa del rumore del computer che, in stand by da qualche ora, si stava spegnendo per via della batteria scarica.
Illuminato dalla luce bianca del monitor, il volto della Tendo sembrava ancora più bello, finalmente rilassato e senza difese, sereno.
Le labbra erano distese in un sorriso rilassato, la testa reclinata leggermente verso destra, in favore di quella del giovane, era dolcemente adagiata su un braccio steso davanti a lei, mentre l'altro braccio, piegato, era adagiato sulla schiena del ragazzo, con il palmo della mano ben aperto poggiato sulla sua spalla.
Quanto a lui, ricordava perfettamente di essere sdraiato su un fianco, col corpo proteso verso quello della ragazza ed una gamba che ne cingeva il corpo minuto, mentre una delle sue mani era posata sul mento della giovane, vicino alle labbra.
In imbarazzo si era alzato, l'aveva presa in braccio ed infilata sotto le coperte, facendo attenzione a non svegliarla. Dopo essersi concesso di accarezzarle dolcemente e per una volta soltanto quel bel viso rovinato da tutti quei segni violacei,visibili anche al buio, era tornato a passi svelti in camera sua, evitandola per tutta la durata del giorno seguente ed uscendo di casa all'alba quella mattina, per non incontrarla in bagno nè in sala da pranzo, sentendosi in colpa per quel gesto così intimo non richiesto.
Tornò a volgere la sua attenzione alla barista, che lo guardava incuriosita dalla sua aria assente.
''Tu... Tu dici, Ukyo?''
''Che cosa?''
''Intendo di me ed Akane... Che saremmo una bella coppia''
''Beh, lei a me non piace, ma in fin dei conti siete entrambi belli e forti, avete le arti marziali in comune e...''
''E così mi trovi bello, eh? Beh, grazie, lo so!''
La giovane scosse la testa, si tolse il grembiule e sparì dietro una porta, tornando dopo pochi minuti vestita della divisa della scuola.
''Andiamo, Ranchan, siamo in ritardo''

***


''Dobbiamo fare qualcosa!''
Le Stelle al gran completo erano riunite, come tutti i lunedì mattina, nell'enorme salone dell'altrettanto imponente appartamento della famiglia Kuno, al cospetto della capricciosa Kodachi.
Quella mattina l'apprezzata ginnasta pareva aver perso definitivamente il senno: aveva appena letto sul giornale che Ranma, il suo Ranma, era fidanzato ufficialmente con quell'insignificante di Akane Tendo. Mentre tre delle sue amiche, da sempre invidiose della bellezza di Akane, la fomentavano meditando piani distruttivi ai danni di quell'improbabile coppia, Shampoo beveva composta il suo the senza zucchero guardando con desiderio i pasticcini elegantemente riposti in un vassoio d'argento sul tavolo, che la provocavano con il loro invitante profumo.
Certo sua madre l'avrebbe uccisa, se l'avesse vista anche solo respirare il loro odore.
Kodachi la destò dai suoi desideri, schioccando nervosamente le dita davanti al suo viso.
''Shampoo, Shampoo!''
''Che c'è?''
''Akane Tendo è il nostro nemico numero uno, d'ora in poi farò sul serio con quella ragazzina impertinente. Sei con me?''
''Sai benissimo che per me Akane è finita sulla lista nera 4 anni fa, dopo la storia di Ataru. Se c'è da fare qualcosa per distruggerla contatemi pure tra i vostri'', rispose senza scomporsi, con voce piatta, annoiata da quella conversazione. Non riusciva proprio a capire cos'avesse di tanto speciale quell'odioso ragazzo col codino. Si ravvivò i lunghi capelli e prese in mano il giornale posato sulle ginocchia di Azusa Shiratori. Accavallò le gambe e si appoggiò allo schienale della poltrona in velluto su cui sedeva, apprestandosi a leggerlo.
Ciò che la sconvolse non fu tanto la notizia del fidanzamento, di cui le importava francamente molto poco, quanto il piccolo dettaglio che, quel sabato, le era sfuggito.
Ranma non era un collaboratore di Nodoka Akari, era suo figlio.
Iniziò a pensare alle implicazioni di quella scoperta, a quanto le sarebbe stato utile entrare nelle sue grazie, quando un' idea le balenò in mente, ed i suoi occhi si accesero di una luce nuova: se avesse sedotto Ranma avrebbe preso due piccioni con una fava, forse addirittura tre. Sarebbe stata amata e benvoluta da Nodoka, che probabilmente l'avrebbe messa sotto contratto, avrebbe messo in ridicolo Akane e, dopo aver ottenuto ciò che voleva, avrebbe lasciato malamente Ranma, abbandonandolo in un baratro di diperazione per averla persa e vendicandosi per l'affronto subito durante il provino.
Guardò di sottecchi Kodachi, palesemente innamorata del codinato: sembrava la versione meno bella di Akane. Avevano i capelli dello stesso colore e della stessa lunghezza, ma mentre quelli della Tendo cadevano perfettamente lisci e morbidi, quelli della figlia di Kuno erano più ondulati e crespi, spesso raccolti in un'odiosa coda alta laterale, che le dava un'aria da maestrina rompiscatole. Le labbra di Akane erano piccole ma carnose, mentre quelle di Kodachi sottili e troppo larghe, il fisico della sua rivale era minuto e femminile, mentre Kodachi era alta come un uomo e, sebbene avesse un seno più prosperoso di quello della Tendo, aveva anche delle spalle troppo larghe ed una mascella troppo pronunciata.
Sì, se fosse riuscita a far fuori Akane avrebbe avuto decisamente campo libero.
Sorrise all'amica e tese un braccio, nell'atto di posare una mano sulla sua.
''Noi siamo sorelle, no? Se tu hai bisogno di Shampoo, Shampoo ti aiuta''


***


Nabiki e Soun parlavano sottovoce a capotavola coperti da un quotidiano aperto, fingendo di commentare le notizie del giorno, mentre Kasumi ed il suo amico Ataru ridevano spensierati ricordando le avventure dell'estate passata, rendendo Genma partecipe dei loro racconti ed aneddoti.

''Hai controllato gli esami del sangue, Pà?''
''Sì, sono puliti''
''Te l'avevo detto che non poteva essere droga, Akane non è proprio il tipo''
''Ed allora cosa potrebbe essere, figliola?''
''Sai come siamo fatte noi ragazze, no?'', scambiò uno sguardo d'intesa con Estrella, intenta a versar loro del caffè, ''Shopping, feste...''
''E' che io temo che le sia un po' sfuggita la mano, tesoro... Sono già spariti più di centomila dollari...''
Alla cameriera cadde di mano un piattino, che raccolse tremando. Nabiki la fulminò con lo sguardo, mentre Soun meditava in silenzio.
''Dici che ho fatto bene a bloccarle l'accesso ai conti?''
''Secondo me non c'era da preoccuparsi tanto, ma finchè non lo blocchi a me...''

Il loro dialogo fu interrotto da Akane, che scese in sala da pranzo in divisa.
''Buongiorno, splendore!'', Ataru si alzò in piedi e la baciò su una guancia, sorridendo.
Lui ed Akane erano sempre stati molto uniti, fin dalle medie. Il ragazzo, in passato, si era preso una cotta per lei, ma dopo che la Tendo aveva chiarito di non ricambiare i suoi sentimenti si era fatto da parte, rimanendole però amico.
Ovviamente il giovane continuava a covare un sentimento profondo per la mora, ma frequentandola aveva canalizzato le sue emozioni in quella bella amicizia, accontentandosi di farle da fratello maggiore e sperando che, un giorno, lei si accorgesse di lui.
''Che ci fai qui, Ataru?''
''Io e Kasumi abbiamo alcune lezioni in comune, quindi ho pensato di venire a prenderla e darle un passaggio in moto!"
''Ka- Kasumi in moto?''
''Oh, Akane, non dire nulla. Sto cercando di convincerlo a prendere la limousine, ma non vuole sentire ragioni!''
''Portaci me in moto!''
''Ci sto! Soun, posso rapire tua figlia?''



Il viaggio in moto fu più lungo del previsto, dal momento che Ataru aveva deciso di portare Akane a fare colazione in una pasticceria del centro. La conversazione tra i due era, come sempre, brillante e spiritosa.
''Allora tu e Kasumi, eh?''
''Cosa? No! Lo sai che Kasumi se la fa con Tofu, il dottore!"
''Davvero? Io non me n'ero mai accorta!''
''Vivi proprio su una nuvola tu, eh?''
''Già...''
''E tu che mi racconti? Mi è stato detto che ti sei fidanzata!"
''E' solo una delle idee stupide di mio padre... Ecco, siamo arrivati!''
Scesero dalla moto e si diressero al chiosco di fronte al Furinkan, per bere un altro caffè prima dell'inizio delle lezioni, incontrando Ranma ed Ukyo, che avevano avuto la stessa idea.
Si salutarono in maniera impacciata, consci di aver letto entrambi la notizia sul giornale e di aver dormito insieme solo pochi giorni prima. Ranma non mancò comunque di fulminare con lo sguardo quel bell'imbusto che sembrava voler rubare le attenzioni di tutte le donne della sua vita.
D'improvviso la tazza di caffè del codinato volò per aria, spinta da un colpo di cui nessuno aveva capito la provenienza. Ranma si girò e per poco non gli uscì l'ultima sorsata dal naso vedendo Kuno, scalzo ed in divisa da kendo, stringere una pesante spada di legno e puntarla contro di lui.
''Ranma Saotome!''
''Ciao''
''Come hai osato?''
Ataru si spostò con fare protettivo davanti alle due ragazze, strappando un sospiro alla giovane Ukyo, Ranma si mise in posizione d'attacco.
''Non so di cosa tu stia parlando, ma sono pronto. Fatti sotto!''
Kuno iniziò a menare la sua spada in ogni direzione, sotto lo sguardo preoccupato di Ukyo e quello rapito di Akane, che non vedeva l'ora di vedere come il grande Ranma Saotome se la sarebbe cavata al cospetto del campione in carica di tutte le discipline marziali di cui ricordasse l'esistenza.
Stranamente, Ranma schivava più che bene.
Kuno sembrava fuori di sè, raramente i suoi conoscenti lo avevano visto così determinato, e, soprattutto, nessuno ricordava di averlo visto così in difficoltà durante uno scontro.
''Non lo accetterò mai, Saotome, è chiaro? Mai!"
''Si può sapere di cosa stai parlando?'', afferrò la sua spada con una mano sola, bloccandola. Akane trattenne il fiato.
''Parlo del tuo fidanzamento con la dolce Akane Tendo! Io, Tatewaki Aristocrat Kuno, il Tuono Blu dell'istituto superiore Furinkan, non accetterò mai una simile mancanza di rispetto nei miei riguardi!''
Ataru sorrise dolcemente ad Akane sotto lo sguardo indisposto di Ukyo: possibile che quella ragazza piacesse a tutti nonostante il suo pessimo carattere?
''Lo vedi quanto sei bella? La gente si ammazza per te''
L'ultima frase del biondo distrasse Ranma, che si voltò di scatto verso i due, venendo colpito in testa dal Tuono Blu.
''Ti sei distratto! Saotome, io non accetto un simile affronto!"
Il codinato si rialzò e si tirò indietro il codino, che gli si era appiccicato al collo sudato. Tornò in posizione d'attacco.
''Ora facciamo sul serio, Kuno''
Iniziarono a sfidarsi sotto lo sguardo incredulo di Akane, che non aveva idea di quanto quello stupido di Ranma fosse forte. In pochi minuti e senza troppa fatica aveva messo al tappeto il suo sfidante, che lo guardava ringhiando con la testa sotto il suo piede.
''Che ti serva di lezione, Kuno. Andiamo in classe, Ucchan. Akane, ti lascio con i tuoi spasimanti''.
Con un gesto della mano Akane invitò Sasuke, che li osservava nascosto dietro ad un albero, a raggiungerli e prendersi cura di Kuno, dopodichè salutò Ataru con un bacio sulla guancia e corse dietro ai suoi compagni di classe.
''Ranma! Ranma!''
"Che c'è?'',si voltò annoiato, ''Non vorrai ringraziarmi... Non l'ho fatto certo per te"
Stizzita, lo spinse, ''Volevo solo farti i complimenti, idiota!''
''Vi lascio soli'', sospirò Ukyo allontanandosi, mentre Ranma si grattava la testa imbarazzato.
''Sei molto bravo'', continuò la mora, ''Nessuno aveva mai battuto Kuno''
''Non era niente...'', sussurrò lui, sorpreso dalla nuova gentilezza che leggeva nel volto della giovane.
''Dove hai imparato quelle tecniche? Ho visto dei vecchi video delle gare dei nostri genitori e tuo padre non mi sembra così forte...''
''Mio padre, vedi... Ha vissuto di rendita usando il cognome di mio nonno. Io invece ho studiato seriamente''
''Si vede'', sorrise, facendo sciogliere la barriera di freddezza e disinteresse che il codinato si era costruito, ''Andiamo in classe, dai"

***

Hiroshi e Daisuke accolsero i due fidanzatini con un sorriso malizioso e le braccia aperte e protese verso Ranma. Akane schivò i due e si diresse verso le sue amiche, lasciandoli ai loro pettegolezzi.
''Saotome, vecchia volpe!''
''Eh?''
''Potevi dircelo che tu ed Akane, beh...''
''Io e Akane, niente!'', sbraitò girandosi poi in direzione della mora, per vedere se lei avesse sentito. Akane gli fece una linguaccia e tornò a parlare con le due ragazze.
''Devi raccontarci tutto!''
''La prof Hinako è in ritardo?''
''Ora buca, Saotome, ora buca. Parla!''

''Non c'è niente da dire'', una voce s'intromise nella loro conversazione. Shampoo, ancora più svestita del solito, li aveva raggiunti prendendo Ranma alle spalle e cingendolo dolcemente per i fianchi, con fare felino.
I due ragazzi ebbero un mancamento nel vedere la gatta morta del Furinkan in azione, era semplicemente divina.
Ranma si scostò e la salutò imbarazzato, memore del trattamento che le aveva riservato due giorni prima nell'ufficio di sua madre.
''Ti- Ti sei arrabbiata per quello scherzetto?''
''Ma chi,io? Scherzi?'', sussurrò la cinese posando una mano sul suo petto, ''Adoro gli uomini decisi che mi sanno mettere in difficoltà, sono così sexy...''
Gongolando internamente, Ranma cercò di mantenere un contegno, o quanto di più simile gli fosse concesso davanti a quella scollatura vertiginosa, e sorrise educatamente, girandosi di tanto in tanto a buttare delle occhiate verso Akane, che però non lo degnava di uno sguardo.
''Dunque è tutto ok?''
''Più che ok, almeno per me... Povera Kodachi, sta dando di matto da questa mattina...''
''Pe- perchè?''
''Sai, per quella bufala sul tuo fidanzamento con Akane... Perchè è una bufala, vero?''
''Beh ecco, in parte... Il fidanzamento effettivamente è stato annunciato, solo che non lo abbiamo deciso noi''
''Lo sapevo'', rispose in un sussurro, ''Non potrei immaginare una coppia peggio assortita della vostra, tu sei così... Così uomo... Ed Akane, beh, guardala...''
Si voltò di scatto verso la fidanzata, seduta sul suo banco ed intenta a cantare un medley di sigle dei cartoni animati con le amiche Yuka e Sayuri. Shampoo lo inchiodò con lo sguardo.
''Non molto sexy, eh?''
''Beh, ecco...''
''T'immagini come sarebbe fare certe con un'imbranata del genere?''
Il codinato arrossì violentemente, Shampoo socchiuse gli occhi. Aveva trovato il suo punto debole.
''Ma che c'entra? Noi... Noi non... Mai! Mai nella vita con Akane!''
''Lo sapevo! La mia cara amica Kodachi sarà felice di sapere che quello sgorbietto non t'interessa''
Mosso da un'ondata di sincerità e sinceramente ammirato dall'altruismo della cinesina, che aveva ingoiato l'orgoglio per intercedere in favore dell'amica, Ranma decise di mettere le cose in chiaro.
''Shampoo, io non ho interesse per Kodachi, non è il mio tipo, Akane o non Akane. Saresti così gentile da trovare un modo carino per dirglielo? Io ho paura di essere troppo rude...''
''Ma certo, Ranma caro. Shampoo è qui apposta per aiutarti''

***

Tornò a casa insieme a Shampoo, che aveva insistito per accompagnarlo.
Era una ragazza dolce e molto simpatica, sexy e divertente, doveva ammettere di averla giudicata male.
Non la invitò a salire, conoscendo il suo pessimo rapporto con Akane, ed entrò in ascensore insieme ad una preoccupata Nabiki, incontrata nella hall.
La mora parlava al telefono con fare cospiratorio, guardandolo di sottecchi.
''Ascolta, adesso non posso parlare, ci sentiamo dopo? Io dico che si è messa  nei casini, se non può pagare...No, lei non sa che io so, mi raccomando... E nemmeno tu dovresti saperlo. Sì, li ho visti anch'io i lividi, ma stai calmo. Vedrò di indagare, dai...Ci vediamo domani, Mou.''
''Parlavi di Akane, vero?'', la inchiodò con lo sguardo.
''Non te l'hanno detto che non si origliano le conversazioni altrui?''
''Guarda che sono preoccupato...''
''Non so di che parli''
''Oh, invece sì. Per te questa casa non ha segreti, me l'hai detto tu''
''Ranma, fidati di me, lascia perdere''
Le porte scorrevoli si aprirono ed i due si ritrovarono nel salone di casa Tendo. Nabiki prese le scale e salì in camera sua, in silenzio. Ranma si fiondò in cucina per parlare con Estrella.


''Mi amor!''
''Hola, Ranma! Hai fame?''
La prese per le spalle, facendola arretrare di qualche passo, spaventata.
''Estrella, se sai qualcosa me lo devi dire!"
''Di che parli?''
''Lo sai di che parlo. Perchè Nabiki è così preoccupata per Akane?''
''Ahi, no! Yo no sè nada!''
"Estrella, dannazione! Se La Regina di Ghiaccio si è mostrata spaventata significa che la storia è più grave di quello che pensiamo, no? Tu sai tutto, quindi parla!"
''Nabiki non dovrebbe sapere...''
''Avanti!''
''Preoccupate solo che Señor Tendo non lo scopra, por favor... Le intenzioni di Akane sono buone...''
''Non capisco, spiegati!"
''Nabiki avrà scoperto che el padrone ha tagliato i fondi alla niña e sa che ora lei non può pagarli...''
''Pagare chi? Basta con questi indovinelli!'', si stava innervosendo.
''Parla con Mousse, Niño. A me non dice più niente perchè sa che me arrabbio...''



***


Uscita da scuola, si diresse immediatamente al bancomat.
Carta bloccata, ancora.
Suo padre doveva essersi accorto dei frequenti prelievi.
Corse a perdifiato fino al luogo concordato con gli altri, sentendo i capelli appiccicarsi al collo ed il fiato accorciarsi sempre più. Legò la sua lunga chioma in cima alla testa con un elastico e girò l'angolo, sorpresa di non trovare ancora nessuno.
Si guardò intorno, guardinga, con un brutto presentimento addosso.
Una mano si posò violentemente sulla sua bocca, mentre altre quattro, cinque, forse sei, erano protese ad immobilizzarla.


***


L'appartamento della famiglia di Mousse era enorme e lussuoso, come tutti quelli dell' Upper East Side.
Il giovane lo accolse con reticenza con indosso una tuta da jogging.
''Che ci fai qui, Saotome?''
''Devo parlarti di Akane''
''Sono tutt'orecchi'', rispose apprensivo guardando verso i suoi genitori, seduti sul divano in pelle beige accanto al codinato, ''Magari andiamo in camera mia, però''.

La sua stanza era minimale e moderna, attrezzata di ogni genere di supporti tecnologici: videogames, computer, hi-fi ed altre diavolerie. L'arredamento era quasi del tutto nei toni del bianco e del grigio, e l'unica macchia di colore era costituita da un collage di foto di Shampoo, rubate probabilmente a sua insaputa.
''Ti piace proprio, eh?'', commentò con un sorriso indicando la parete.
''Non- non sono affari tuoi!''
''Ok, ok, scusa. In ogni caso, dimmi dov'è Akane e nessuno si farà male.''
''Mi stai per caso minacciando, Saotome?'', rispose alzando il mento il giovane con gli occhiali.
il codinato strinse i pugni, permettendo al giovane mingherlino di vedere i muscoli delle sue braccia definirsi e le vene gonfiarsi.
''Sì''.
Si ritrasse immediatamente, alzando le mani cercando di calmarlo. A scuola Ranma si era sempre mostrato solare e gioviale, a volte disinteressato verso l'ambiente circostante, ma mai nervoso o arrabbiato come in quel momento. Gli faceva paura.
E gli ricordava Akane.

''Non so perchè te lo sto dicendo, sto tradendo la mia migliore amica per un estraneo, ma...''
''Mousse, stringi!"
''Credo sia andata da loro, ancora.''
''Loro chi?''
''Quelli che la allenano''
''Eh?''
''Ma tu non sai proprio niente?''
''Se sapessi qualcosa credi che sarei venuto a chiedertelo?'', sbottò il ragazzo, urlando. Mousse si coprì il viso con le mani, terrorizzato.
''Ok, siediti, ti racconto tutto''.


***

''Allora, principessa, li hai i nostri soldi o no?''
''Per favore, mi serve ancora un momento. Mio padre ha sospettato qualcosa e mi ha tagliato i viveri. Sto cercando un lavoretto, vi giuro che vi darò tutto, ma vi prego, non mi abbandonate, in fondo ho sempre pagato...''
''Vedi, Akane, noi non siamo gente che aspetta''
''Lo so, lo so. E' che io...''
''Allora vorrà dire che l'allenamento di oggi sarà un po' particolare...''
L'uomo, sulla quarantina, tirò fuori un coltello. Gli altri alle sue spalle, molti più di quanti Akane ricordasse di aver conosciuto, iniziarono ad impugnare bastoni, bottiglie di vetro rotte ed altre armi improvvisate.
''Facci vedere se hai imparato qualcosa''


***


''Dunque, se non ho capito male questi sono dei galeotti che si guadagnano da vivere picchiando una ragazzina?''
''Non è propriamente così. Sono ex artisti marziali, immigrati qui da altri paesi, che sono stati in galera ed ora sono usciti...''
''E dove starebbe la differenza?'', chiese scettico il ragazzo col codino, comprendendo molto poco di quello che Mousse gli aveva appena raccontato.
''Forse è il caso di partire dall'inizio. Ti hanno parlato di Diana, la mamma di Akane?''
Il codinato annuì, Mousse continuò.
''Era un'artista marziale molto apprezzata, certamente più di suo marito. Purtroppo, sei anni fa, è venuta a mancare...''
''Quindi vuoi dirmi che Akane fa così solo perchè non ha superato il dolore per la scomparsa della madre? Mi sembra troppo semplicistico...''
''Mi lasci finire, Saotome? Diana è morta in combattimento! Forse è questo che ti è sfuggito... Era stata sfidata da un combattente cinese molto forte e, purtroppo, non ce l'ha fatta.
Akane praticava le arti marziali già da 3/4 anni, ha iniziato da piccola e Diana l'ha sempre considerata la sua erede, diciamo, sia per la loro impressionante somiglianza fisica e caratteriale, sia per questa sua passione per le arti marziali, che non era riuscita a trasmettere alle altre due figlie.
Dopo la sua morte Soun ha iniziato a sovraccaricare Akane di responsabilità, facendola allenare duramente giorno e notte, lasciandole solo il tempo per la scuola e per dormire qualche ora. Tre anni fa, durante una gara, è successo il casino.''
''Che casino?'', chiese smanioso il codinato, appassionato da quella storia tanto avvincente di amore per le arti marziali.
''Akane si stava difendendo egregiamente, ma il tizio con cui combatteva era troppo grande e forte, senza contare che lei aveva solo tredici anni. E' stata ferita esattamente nello stesso punto di Diana ed è finita in ospedale. Ci mancava poco che morisse, sai?''
''Davvero?'', chiese Ranma sconvolto, sentendo una fitta al cuore immaginando Akane passare a miglior vita.
''Sì, fortunatamente lei è una roccia e si è ripresa, ma puoi immaginare quale sia stata la reazione di Soun...''
''Le ha impedito di praticare le arti marziali...''
''Esatto...''
''Lo avrei fatto anch'io, onestamente...'', rispose sovrappensiero.
''Allora non consci ancora Akane Tendo'', asserì il moro.
''Continua, giuro che non ti interrompo più''
''Soun ha imposto una specie di veto mettendosi d'accordo con tutti i gestori di palestre di arti marziali nel raggio di chilometri, vietando loro di accettarla tra i loro allievi. Inizialmente si allenava da sola in camera sua o, goliardicamente, con Kuno e gli altri ragazzi giapponesi, qui praticamente tutti le abbiamo studiate, almeno un po'.
Il problema è che Akane è troppo forte per chiunque di noi, nessuno riusciva a starle dietro e rischiava di regredire adeguandosi ai nostri standard.
Un po' di tempo fa, non ricordo esattamente quando, lei e tutta la sua famiglia sono andati a far visita all'Associazione. Tu sei il futuro marito di Akane, te ne avranno parlato...''
''Hem... No...'', era in imbarazzo nel sentirsi chiamare futuro marito.
''Diana era una donna molto generosa. Con i soldi guadagnati aveva fondato un'Associazione per il recupero degli ex detenuti immigrati qui da altri Paesi. Era una specie di polisportivo in cui queste persone  con situazioni paricolari potevano impiegare il loro tempo nella pratica dello sport, mentre cercavano un lavoro ed un modo per farsi riammettere in società. Quel giorno, disgraziatamente, c'era un mini torneo di arti marziali.
Akane era ferma da un po' e si è sentita morire vedendo gli altri combattere. Tornò da sola il giorno dopo e parlò con i ragazzi, chiedendo di essere allenata. Ovviamente la maggioranza si è rifiutata, capirai, lei è minorenne e tutti sanno che Soun potrebbe uccidere se scoprisse che sua figlia combatte ancora.''
''Quindi hanno accettato solo...''
''Quelli davvero poco raccomandabili, sì...E' gente che per i soldi farebbe qualunque cosa e che assolutamente non si fa scrupoli...''

''Perchè Akane ha più lividi del solito?''
''Soun le ha bloccato i fondi da qualche settimana. Sta continuando a farsi allenare facendosi fare credito, ma credo si siano stancati di farlo gratis...''
''E perchè continua ad andare lì tutti i giorni?''
''Perchè andrebbero immediatamente a dire tutto a Soun. E' gente che non ha niente da perdere''
''Devo andare da lei''
''Ranma'', gli mise una mano sulla spalla, ''Non puoi salvare chi non vuole il tuo aiuto''
''Ma tu da che parte stai, talpa? Credevo che Akane fosse tua amica!''
''Non credere che sia d'accordo con quello che fa. Più di una volta sono andato a prenderla io stesso per portarla via, ma il giorno dopo, puntualmente, tornava da loro. Akane, vedi... E' molto testarda.''
''Dimmi dov'è, a me darà retta. Con le buone o con le cattive''
''Dovresti chiuderla in casa, buttare via la chiave e sbarrare le finestre. Ti dico solo che, nonostante sia consapevole di non saper nuotare, ogni estate si tuffa dallo yatch di Kuno, rischiando consapevolmente la vita''
''Mousse! Non mi interessano questi aneddoti! Dimmi dove posso trovarla!''
''Ok, ecco, guarda...'', gli mostrò una mappa sul suo cellulare, ''Dovrebbe essere qui.''
Ranma corse verso la porta, uscendo senza salutare. Mousse lo inseguì urlando il suo nome dalle scale.
''Ranma''
''Che c'è?''
''E' una brava ragazza, se la conosci. Trattala bene.''

***


Scese dal vagone della metropolitana e corse a perdifiato fino all'indirizzo indicatogli da Mousse. Girato l'angolo rabbrividì per la scena che gli si parava davanti.
Akane, in piedi in posizione di guardia con lo sguardo più determinato che il codinato avesse mai visto, era di fronte a tre uomini che le puntavano addosso delle armi improvvisate. Il ragazzo notò immediatamente che la caviglia sinistra della giovane, fasciata solo da una sottile calza bianca, era troppo gonfia, probabilmente per via di una brutta distorsione. Le sue labbra tradivano una smorfia di dolore e, vicino alla fronte, un rivolo di sangue scendeva partendo da un suo sopracciglio, tagliato.
Interruppe quel breve momento di stallo, camminando lentamente verso il gruppo e mostrando la sua presenza.
''E tu chi sei, ragazzino?''
''Ranma! Che ci fai qui?''
Senza nemmeno considerare gli altri si diresse verso Akane, posizionandosi davanti a lei.
''Akane, vattene, finisco io qui"
"Cosa? Sei matto? Guarda che va tutto bene, io...''
''Zitta, so tutto. Ho detto vattene''
''Mai!''

''Scusate se vi interrompo, piccioncini. Si può sapere cosa sta succedendo?''
Ranma sorride beffardo all'uomo biondo davanti a sè, muovendosi ancora per coprire totalmente la sua fidanzata dalla sua vista.
''Te lo spiego subito. Mi è stato detto che siete tutti artisti marziali: è vero?''
L'uomo annuì.
''Non starò a dirvi che non trovo nulla di artistico in quello che fate, sono semplicemente qui per proporvi una sfida''
''Tu vorresti sfidare tutti noi?'', rise di gusto, seguito a ruota dai suoi compari, ''E quale sarebbe il premio? Sono proprio curioso...''
''La ragazza'', rispose secco.
''Te la puoi tenere, siamo tutti adulti qui, non corriamo dietro alle bambine''
''Allora non mi sono spiegato: se vinco mi porto via la ragazza ed il suo debito sarà cancellato. Voi non la vedrete più e non vi permetterete di far parola con nessuno riguardo questa faccenda, soprattutto con suo padre''.
Akane era sinceramente colpita dal coraggio e dalla sicurezza di Ranma: sarebbe stato disposto ad affrontare tutti quei malviventi solo per lei. Commossa, gli posò una mano sulla spalla, che il codinato accarezzò leggermente per poi scansare.
''Akane, vattene''
''Non esite, non ti lascio qui da solo''
''Almeno fatti da parte, testarda che non sei altro...''
Si sedette su una pila instabile di scatoloni posati in un angolo, trattenendo le lacrime per il dolore alla caviglia. Ranma non la perse di vista un attimo lungo il suo tragitto. Sinceratosi che la mora fosse lontana ed al sicuro, tornò a volgere il suo sguardo agli uomini, che si stavano consultando.
''Allora?''
''Noi accettiamo, ma ad una condizione: ci devi battere tutti''
''Non chiedevo di meglio...''
Presero a combattere sotto lo sguardo ammirato della giovane, che non riusciva a staccare gli occhi dai movimenti del codinato, che stava lasciando per terra uno per uno i suoi avversari.
Trattenne il fiato quando lo vide fronteggiarsi con Sven, il più forte nonchè leader della gang, lasciato per ultimo. Lo slavo prese una bottiglia rotta e gliela lanciò contro, colpendolo in testa. Akane si alzò di scatto, sentendo una fitta atroce alla caviglia.
Ranma si rimise in piedi e si scagliò addosso all'avversario, colpendolo con una serie di pugni micidiali.



***


''Ti fa ancora male?''
''Tranquilla, non è nulla'', sorrise asciugandosi il sangue che gli colava dal labbro inferiore, ferito dallo scontro col vetro della bottiglia, ''Piuttosto, riesci a camminare?''
''Certo!'', poggiò a terra il piede scendendo dal taxi, mentre una lacrima di dolore rigava il suo viso, contorto in una smorfia.
''Stupida...''
''Hey, che fai?'', sbraitò mentre Ranma la prendeva in braccio e porgeva una banconota all'autista, avviandosi verso la porta di ingresso di casa.
''Ti porto a casa, no?''
''Fammi scendere! Cosa penseranno gli altri?''
''Entriamo dalla cucina, tranquilla. Non ci tengo a farmi vedere avvinghiato ad un maschiaccio come te''
Entrando dall'ingresso secondario, incrociarono gli sguardi di Estrella e Nabiki, che parlavano con fare cospiratorio mentre la portoricana tagliava le verdure e la giapponese giocherellava coi suoi pesanti braccialetti d'oro.
La Tendo mezzana lanciò uno sguardo sorpreso al codinato mentre la cameriera sospirava sorridendogli.
''Ahi, el amor!''

Ranma scortò Akane fino in camera sua, aiutandola a sedersi sul letto e posizionandosi su una sedia di fronte a lei, tirando la gamba della giovane verso di sè e prendendo ad esaminare la distorsione.
''E' mal messa, dovremmo chiamare un dottore...''
''Parlerò domani col fidanzato di Kasumi, sta' tranquillo.''
''E' vero che non sai nuotare?'', sorrise.
''Co-come fai a saperlo?''
''Me l'ha detto un uccellino...''
''Mousse! Lo uccido!'', strinse il pugno con un'aria epica che fece scoppiare a ridere il codinato, poi si ricompose, ''Ok, ora che tu conosci la mia debolezza, io devo conoscere la tua"
''Io non ho debolezze!'', alzò il mento con aria presuntuosa.
''Tutti ne hanno una!", gli tirò un pugno.
''E va bene, maschiaccio, la mia debolezza sono le belle donne''
''Bah, roba trita. Non fare il super-uomo con me, Saotome!''
''Ok, hem... I gatti.''
Scoppiò a ridere: ''I gatti?''
Ranma si agitò visibilmente, terrorizzato al solo pensiero di quelle orrende creature coi baffi e la coda: ''I gatti, ok? Sì, i gatti! Ecco, lo ammetto, ho paura dei gatti! Ridi pure di me, ora!"
''Ok, sta' calmo...''
''Akane...'', tornò serio.
''Sì?''
''Akane, i-io volevo dirti che... Sei una stupida''
''Beh, grazie! Mi ci voleva proprio questa botta finale, dopo una giornata così tranquilla e leggera!''
''No, intendo dire... Sei una stupida, sì, ma ti apprezzo. Amo le arti marziali più di ogni altra cosa, e non credevo che qualcuno... Beh... Permettimi di parlare con tuo padre, sono sicuro di poterlo convincere a farti riprendere gli allenamenti. Ovviamente dopo che questa sarà guarita'', accarezzò leggermente il tessuto leggero che fasciava la caviglia della Tendo.
''Sarebbe... Bellissimo, grazie''
''In cambio mi devi promettere che non vedrai mai più quei tizi''
''Dopo che avrò dato loro quello che gli spetta li cancellerò dalla mia vita, promesso''
''Cosa? Ma sei scema? A che è servito a fare il combattimento di prima? Non devi loro niente, Akane...''
''Akane Tendo non ha debiti con nessuno, ma sta' tranquillo, troverò una maniera legale per pagarli!''
''Hai la testa dura, eh?''
''Non sai quanto'', sorrise facendogli una linguaccia.
''Credo di essermene fatto una vaga idea'', le accarezzò la testa con fare protettivo, ''Ci vediamo a cena, delinquente''.




Ed eccomi qua, scusate il ritardo ma sono giorni incasinatissimi, in più questo capitolo è stato una gravidanza! Chiedo scusa a chi era convinto che avrei postato ieri, ero convinta anch'io di farcela! =(
Fatemi sapere cosa ne pensate e, come sempre, grazie a chi legge e commenta, mi fate felice! ^^

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Capitolo 7
*** La vita è una partita a dadi ***


7
''Chi disse: "Preferisco avere fortuna che talento" percepì l'essenza della vita. La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita. Terrorizza pensare che sia così fuori controllo. A volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre o tornare indietro. Con un po' di fortuna va oltre, e allora si vince. Oppure no, e allora si perde.''
Woody Allen- Match point





"Allora, Akane, riesci a camminare, ora?"
"Credo sia definitivamente guarita. Grazie, dottore"
"Dottore, dottore... Chiamami Ono!"
"Hai ragione, scusa! Poi ormai siamo quasi parenti, no?"
Rise del visibile imbarazzo di sua sorella Kasumi, seduta accanto a lei, e del bel dottorino che le stava stringendo un po' troppo la caviglia, reagendo come al solito in maniera troppo plateale alle sue allusioni alla relazione con la primogenita Tendo.
Salutarono il medico e si diressero in centro per concedersi qualche dolcetto ed un buon caffè, prima di incontrare Ranma e Nodoka.
Sedute al tavolino in ferro battuto di un' elegante sala da the, le sue ragazze iniziarono a parlare dell'argomento preferito di Kasumi: l'amore.
"Allora, sorellona, quando ti deciderai ad ufficializzare il fidanzamento con Tofu?"
"Preferisco andarci piano, conosci papá, inizierebbe subito a parlare di matrimonio"
"Dillo a me..."
Sbuffó teatralmente alludendo al suo fidanzamento con Ranma, pianificato contro la sua volontá. La sorella sorrise e le prese la mano, con dolcezza.
I modi di fare di Kasumi le ricordavano in maniera straziante quelli della loro madre: anche lei era dolce e comprensiva, sempre disponibile ad ascoltare e consigliare gli altri. Quel gesto le strappó un sorriso malinconico.
"Akane, riguardo la faccenda di Ranma... Io non credo di averti ancora detto cosa ne penso..."
"Non ti offendere, ma non c'è nulla che tu possa dire o fare per convincermi che sia una buona idea"
"Tu gli piaci, sorellina."
"Ma smettila!", arrossì.
"Te lo dico io, lo sai che parlo poco ma sono una buona osservatrice. Tu a Ranma piaci e tanto, credo che questo suo punzecchiarti di continuo sia solo un modo per cercare la tua attenzione"
La sedicenne prese a guardare lo schermo del suo cellulare con attenzione, per evitare lo sguardo indagatore della sorella che, lo sapeva, stava cercando di cogliere la sua reazione a quell'ultima affermazione. Soppesó bene le parole, per evitare di dire qualcosa di cui si sarebbe potuta pentire, e poi rispose.
"Io credo che tu ti stia sbagliando. Ci manca poco che lui e Shampoo facciano sesso in classe, a giudicare dagli sguardi che si lanciano. Non che mi interessi, ma capirai che se gli piace quel genere di donna io non posso certo essere il suo tipo.
Credo che alcuni avvenimenti lo abbiano portato a sviluppare una sorta di istinto protettivo nei miei confronti e che mi veda come una sorellina, o qualcosa del genere, e ti diró che la cosa non mi dispiace nemmeno troppo. In fondo ha un carattere forte almeno quanto il mio e per questo lo rispetto. Poi dai, parliamoci chiaro, chi lo vuole il destino segnato a sedici anni?"
Kasumi sorrise, sua sorella si era messa in trappola con le sue stesse mani.
"Dunque ti piace ma hai paura di non essere ricambiata..."
"Cosa? No! Non mi piac... Lui non mi piace per niente!"
"Oh andiamo, Akane! A chi non piacerebbe un ragazzo cosí bello e forte? Se solo non fosse cosí giovane, io..."
"A me. Non piace a me"
"Ne sei sicura, Akane-chan?"
"La conferenza stampa è finita, signori, vi preghiamo di accomodarvi all'uscita"
''Dicevo...'', alzò la voce, in un finto tono autoritario, ''Secondo me tra te e Ranma può funzionare e ti spiego il perchè'', alzò una mano per bloccare la sorella, che aveva già aperto la bocca per contraddirla.
''Innanzi tutto, Akane, con quanti ragazzi sei uscita? E non parlo di Mousse o Ataru, che sono solo degli amici. Zero, vero? Tu non ti sai rapportare agli uomini, è questa la verità''
''A me non interessa sapermi rapportare agli uomini!"
''Forse ora no, ma un giorno, credimi, t'interesserà. Io credo, anzi ne sono certa, che la convivenza forzata con Ranma ti faccia bene: hai modo di conoscerlo e farti conoscere, di innamorarti e...''
Akane storse il naso scuotendo energeticamente la testa e rispondendo al cellulare che aveva preso a squillare proprio nel momento giusto. Per una volta quell'idiota di Ranma Saotome era stato provvidenziale.
''Dimmi, scemo... Sì, vedi di calmarti ed abbassare la voce, eh? Stiamo facendo merenda e poi arriviamo... Cosa? Grassa a chi, deficiente?... Ho detto che tra poco arriviamo, che fretta c'è? Se continui non ci vengo più!...Eh? Cosa sarei io?... Ha parlato! Sì, sì, vaffanculo, ciao.''
Kasumi scosse la testa, amareggiata, mentre sua sorella attaccava il telefono in faccia al suo fidanzato, imprecando. Akane s'infilò in bocca una meringa intera.
''Dicevi, Kasumi-onesan?''



L'atelier di Nodoka era grande e luminoso, pieno di ragazzi androgini vestiti all'ultima moda che correvano in ogni direzione portando in mano grossi scampoli di stoffa e bozzetti dei nuovi modelli. La donna corse incontro alle due ragazze con le braccia aperte emettendo dei compostissimi gridolini di gioia, stringendole a sè con aria materna.
Il suo viso era lo specchio di quello di Ranma: gli stessi occhi azzurri, lo stesso naso, le stesse labbra carnose, ma il loro modo di porsi era totalmente differente: Nodoka era una donna elegante dai modi impeccabili, sobria nel vestire e nel mostrare le sue emozioni.
Tutto l'opposto di suo figlio, che stava ridendo sguaiatamente seduto su un divanetto insieme a tre modelle russe dai capelli lunghissimi e dalle gambe infinite.

''Ragazze, mi siete mancate davvero tanto. E' incredibile, siete diventate due vere signorine!''
''Sì, soprattutto una!'', la interruppe Ranma, raggiungendola e stringendole la vita da dietro, posando la testa sulle spalle della mamma con aria protettiva.
Kasumi sorrise, quel ragazzo era stato tanto tempo lontano dalla sua mamma, ed era bellissimo che l'avesse ritrovata.
Akane, invece, si limitò a rispondere alla velata allusione del giovane con un'occhiataccia. Nel loro mondo l'apparenza era tutto e sapeva di non poter fare figuracce con Nodoka, per cui una scenata era fuori discussione, almeno lì dentro.
''Tesoro, eccoti! Perchè non aiuti le ragazze a scegliere i vestiti per domani sera? Akane, sicuramente vorrai conoscere il parere del tuo fidanzato, e mio figlio è molto bravo, sai? Sta imparando un sacco di cose su questo lavoro!''
La piccola Tendo non potè trattenere una risata immaginando quello zoticone di Ranma in veste di personal shopper, ma si ricompose immediatamente e sorrise alla donna, rifiutando la sua offerta con quanta più educazione possibile fosse concesso ad una mina vagante come lei.
''Nodoka, ti ringrazio tantissimo, ma sei già stata fin troppo generosa ad offrirci questo viaggio a Las Vegas; non possiamo davvero permetterci di approfittare anche dei tuoi vestiti...''
''Non sento ragioni, Akane! Tu e tua sorella siete talmente belle che non vedo l'ora di vedervi con le mie creazioni addosso! Magari potresti scegliere anche qualcosa per Nabiki, eh Ranma?''
''Ok...'', si grattò la testa esitante il ragazzo, mentre sua madre tornava al lavoro.


''Kasumi, tu sei perfettamente in grado di scegliere il tuo vestito da sola. Io mi occuperò di quel maschiaccio di tua sorella'', indicò Akane, che guardava estasiata degli abiti da sera appesi dall'altra parte del salone. ''Per quanto riguarda Nabiki... Consigli?''
''Scegli semplicemente qualcosa di molto femminile, qualcosa che la rispecchi'', suggerì Kasumi.
''Ok, qualcosa da troia...'', ripetè pensieroso il ragazzo guardandosi intorno ed allontanandosi, mentre la Tendo si sorreggeva al muro scandalizzata, sconcertata da quella risposta.

Dopo aver fatto un giro raggiunse la sua fidanzata che, tanto per cambiare, stava guardando degli abiti neri.
Le si parò davanti sbucando da dietro una serie di vestiti appesi, spaventandola, con due abiti appariscenti e scenografici in mano.
''Meglio Prostituta a Dubai o Spogliarellista a Parigi?''
Akane diede un'occhiata agli abiti, il primo, dal taglio orientale in seta blu elettrico, composto da una miriade di veli sovrapposti con una profonda scollatura ed uno spacco a dir poco rivelatore, ed il secondo, che sembrava un abito da charleston, di colore rosso scuro, corto e fasciante, ricoperto di frange nere.
''Se speri che io mi metta quella roba...'', i suoi occhi erano due fessure.
''Ma sei scema? Questi sono per Nabiki!''
''Allora va bene quello blu, è un colore che le piace...''
''Bene, Prostituta a Dubai. Tu hai visto qualcosa che ti piace?''
''Sono tutti bellissimi...''
''Posso scegliere io?'', le fece un'occhiolino, il primo segno di pace della giornata. Lo lasciò fare, assentendo con un gesto della mano.
Ranma la congedò dicendole di andare a casa e non cedendo nemmeno davanti alla sua resistenza. Il vestito lo avrebbe scelto lui e lei lo avrebbe visto soltanto il giorno seguente.



La mattina dopo, in aeroporto, Hirai e Genma si guardavano con attenzione e curiosità: l'artista marziale si chiedeva cosa Nodoka avesse trovato in quel pallone gonfiato borioso ed arrogante, mentre l'avvocato si chiedeva... In generale si chiedeva come quel buzzurro potesse mai aver avuto una donna, qualsiasi donna.
Sarebbero volati a Las Vegas per festeggiare il compleanno di Nodoka, quella sera. La stilista aveva insistito perchè i Tendo partecipassero al gran completo e, cercando di sotterrare definitivamente l'ascia di guerra, aveva invitato anche il suo ex marito.
Ataru beveva un caffè coi Silver Coral, invitati anche loro, e scuoteva la testa rassegnato ascoltando le battute di Jason sull'intimità con Nabiki, che rideva giuliva seduta in braccio a lui come se la conversazione non la imbarazzasse nè la offendesse minimamente.
Si alzò e si diresse all'entrata, accendendosi una sigaretta ed aspettando Akane, che si era chiusa in bagno circa mezz'ora prima, mentre Ranma e Soun parlavano concitatamente di arti marziali e Nodoka mostrava i bozzetti della sua nuova collezione a Kasumi.
La giovane uscì dal bagno con aria sconvolta e gli sorrise mestamente, imbarazzata.
''Stai male?''
''Ho un po' lo stomaco in subbuglio... Sai, io...''
''Hai paura dell'aereo...''
''Sì...'', abbassò gli occhi.
''Non c'è niente di cui vergognarsi, Akane!''
''Già...'', mise il muso.
''Non devi essere sempre e per forza una wonder woman, abbiamo tutti delle debolezze. Io, ad esempio, non riesco a non starti vicino, soprattutto oggi che è una giornata particolare...''
''Grazie, Ataru. Grazie per essertene ricordato.''
''Vieni, è ora'', le sorrise, prendendole la mano e portandola dagli altri.


Erano in volo da cinque minuti ed era già stufo, guardava annoiato fuori dal finestrino mentre il rumore dei baci appassionati tra Nabiki e Jason, seduti dietro di lui, lo innervosiva.
Buttò un'occhiata accanto a sè, dov'erano seduti Akane ed Ataru.
Il bassista leggeva concentrato un libro, probabilmente stava studiando, mentre la ragazza, accanto a lui, sembrava pregare sottovoce, muovendo le labbra in maniera impercettibile e febbrile e stringendo nelle mani un piccolo rosario.
I suoi occhi erano nascosti da un cappello nero a tesa larga, i capelli le ricadevano morbidi su un ampio maglione in lana beige che le arrivava fino alle gambe, fasciate da dei jeans neri aderenti. Il rumore del tacco dei suoi stivaletti che scandiva i secondi, mentre batteva ansiosamente un piede a terra, sembrava mettergli pressione affinchè dicesse qualcosa.
''Sei diventata cattolica?'', inidicò l'oggetto nelle mani della giovane.
''Lo era una persona a me cara. Questo era suo.''
''La tua mamma?'', chiese istintivamente.
''Sì, era americana'', tagliò corto.
''Scusa...'', mormorò lui, sapendo che l'argomento era ancora delicato, ''Che hai? Stai male?''
''Sono solo un po' nervosa''
''Vuoi vedere il tuo vestito?'', cercò di strapparle un sorriso.
''No, grazie.''
''Akane, stai... Per caso...'', si chinò e prese a sussurrarle all'orecchio, coprendosi le labbra con una mano aperta in modo da non farsi sentire da Ataru, ''Stai pensando a come pagare quei tizi?''
''No'', asserì secca, ''Ora che la mia caviglia è guarita sono perfettamente in grado di andarmi a cercare un lavoro e guadagnare ciò che mi serve''
''Allora che c'è?''
''Niente!'', sbraitò lei, prendendo poi un respiro profondo e cercando di ignorare il rumore assordante prodotto dall'apparecchio.
Nulla le faceva paura come il volo: il fatto di essere sospesa in aria, chiusa in quella gabbia senza possibilità di fuga, il rumore, la sensazione delle orecchie che parevano tapparsi, la pressione, i sobbalzi.
Proprio in quel momento, complice un vuoto d'aria, l'aereo sembrò fare un salto. Lo stomaco di Akane si contorse e, senza accorgersene, si era già slacciata la cintura e buttata addosso a Ranma, urlando.
Il ragazzo, in tutta risposta ed in preda all'istinto, la strinse facendole appoggiare la testa sul suo petto. Akane alzò gli occhi e lo guardò a lungo, finchè il giovane non le sorrise.
''Ora ho capito...''
''Cosa?'', chiese lei ricomponendosi e tornando al suo posto, riaddrizzandosi il cappello che le si era spostato.
''Hai paura di volare, eh?''
''E anche se fosse?''
''Che sfigata'', rise, mentre Akane gli tirava uno schiaffo e si girava dall'altra parte, offesa.

Tornò a guardare fuori dal finestrino, ma con la coda dell'occhio notò che Ataru aveva stretto la mano di Akane, la quale sembrava molto più tranquilla.
''Sei fantastico''.




L' Hard Rock Cafè hotel era enorme e spettacolare, nella loro suite c'era addirittura una pista da bowling privata.
Dopo essere stato miseramente battuto da Jason, lasciò i suoi due padri, Hirai e la band ai loro birilli ed alle loro palle e si diresse verso le stanze da letto.
Kasumi e Nabiki gli passarono davanti, bellissime nei loro abiti firmati da quel genio di sua mamma: fece loro un inchino revenenziale, accompagnato da un fischio di approvazione, e prese il vestito nella sua stanza, per poi entrare in quella di Akane, la cui porta era comunicante con la sua.
''Sempre senza bussare, mi raccomando, Ranma''
''Ti ho portato il tuo abito''
''Grazie, mettilo sul letto'', rispose senza un briciolo di entusiasmo lei, tornando a guardare la tv seduta sul letto.
Ranma si sedette accanto a lei e glielo porse, aprendo la cerniera della custodia che lo conteneva.
''Non vuoi vederlo?''
''Se lo devo indossare direi che lo vedrò per forza, no?''
''Vorrei sapere se ti piace, visto che mi sono sbattuto a scegliertelo'', rispose piccato. Aveva imparato a sopportare le giornaliere crisi isteriche di Akane ma, non sapeva perchè, la sua indifferenza lo mandava in bestia.
''Figurati... Avrai preso la prima cosa che ti è capitata sotto mano''
''Già, è così'', rispose ferito ed arrabbiato, buttando il vestito sul letto ed alzandosi, guadagnando la porta, ''Chi mai perderebbe il suo tempo a cercare di rendere presentabile un maschiacchio privo di sex-appeal come te?''
Se ne andò sbattendo la porta.
Akane prese il vestito e lo buttò per terra, pentendosi immediatamente della mancanza di rispetto nei confronti di Nodoka e del suo pensiero. Dopotutto, lo sapeva, anche lei ricordava che giorno fosse. Probabilmente aveva invitato lì lei e la sua famiglia proprio per farli distrarre.


  ''Akane, sei splendida!''
Nodoka guardò estasiata la sua creazione: l'abito scelto da Ranma sarebbe stato uno dei modelli di punta della sua collezione primaverile: era in seta color ciliegia e fasciava totalmente il corpo della giovane, aprendosi in una profonda, ma non troppo rivelatrice, scollatura sul seno. Vedendo come cadeva sul corpo tonico della giovane, Nodoka non ebbe dubbi, e le fece la sua proposta senza nemmeno pensarci.
''Ranma ti ha detto che stiamo cercando una modella?''
''Hem... Veramente no''
''Ok, per fartela breve ho bisogno di un ragazzo ed una ragazza per una campagna pubblicitaria, le foto verranno scattate la settimana prossima. Abbiamo esaminato centinaia di tuoi coetanei ma nulla di fatto, non ho trovato ciò che cercavo. Vorrei dei ragazzi veri, per una volta...''
''Vuoi che ti presenti qualche mia amica?''
''No, tesoro, voglio che lo faccia tu!"
''Cosa? I-io? No... Io non sono una modella! Ti ringrazio, ma io...'', indicò imbarazzata i suoi fianchi, leggermente arrotondati, ma che ai suoi occhi apparivano pronunciatissimi.
''Tu-sei-perfetta. Akane, ti prego, non dirmi di no! Te lo chiedo come regalo di compleanno!''
''Uff, io...'', si trovò costetta ad annuire in segno di assenso davanti agli occhioni supplicanti della sua futura suocera. ''Ok, va bene. Il ragazzo lo avete già trovato? Spero che sia abbastanza bello da compensare...'' scherzò. Nonostante non si vedessero da tempo, una strana complicità la legava a quella donna, come se in una vita passata fosse stata sua sorella, o la sua migliore amica.
''Sei stata esaudita: Ranma mi ha appena confermato la sua presenza!", battè le mani saltellando felice mentre alla Tendo stava per venire un collasso.
''Cosa? Io e Ranma? No... No, no, no, no, no. Mai. Io e Ranma no, Nodoka, mi dispiace''
''Troppo tardi, hai già detto di sì!''
Girò i tacchi e la lasciò sola, correndo dal figlio per dargli la buona notizia.


''No, no, no, no, no. Mai. Io ed Akane no, mamma, mi dispiace''
''Spiacente, ho già comunicato i vostri nomi all'ufficio stampa'', mentì scaltra.
''Se posassimo insieme finiremmo per litigare tutto il tempo, lo capisci? Akane è irascibile, isterica, permalosa, umorale, lunatica, violenta...''
''Bellissima...''
''Belliss... Eh? No, cioè, volevo dire...''
''Dovresti vedere come sta bene col vestito che le hai regalato, tesoro. Ci hai messo mezza giornata a sceglierlo, ma il risultato finale è stato degno di tutti gli sforzi''
''Non se lo meritava, oggi mi ha trattato malissimo''
''Oggi è una giornata particolare, per lei'', abbassò lo sguardo ed il tono della voce.
''I- Il tuo compleanno?''
''Sei un po' lento nella comprensione del linguaggio non verbale o sbaglio?''
''Perchè? Che succede oggi?''
''Sei anni fa, oggi, la mamma di Akane ci ha lasciati, figliolo''
''Non lo sapevo'', inchinò la testa in segno di scuse, ''Mamma, immagino quanto sia stata dura per te perdere la tua migliore amica proprio nel giorno del tuo compleanno...''
''Sì, lo è stato. Non l'ho mai più festeggiato, non che ci sia qualcosa da festeggiare in un anno in più che se ne va, comunque, soprattutto quando sei più vicino ai 50 che ai 30. In ogni caso, non è di me che ti devi preoccupare. Akane è una brava ragazza, ma soffre tanto, glielo si legge negli occhi. Tu sei il suo fidanzato e devi cercare di farla star bene. Me lo prometti, Ranma?''
''Io... Ci proverò...''
''Bravo ragazzo. Andiamo a cena, dai''



La cena era stata quanto di più imbarazzante Ranma avesse mai vissuto: Ataru, alticcio a causa delle ''aggiunte segrete'' che Jason aveva fatto di nascosto al suo analcolico, era alticcio e molesto e non faceva che provarci con Akane, riempendola di complimenti melensi e stucchevoli e lanciandole degli sguardi vacui carichi d'amore e desiderio.
La giovane, dal canto suo, pareva soffrire di una nuova malattia rara, che il giovane Saotome aveva deciso di chiamare MAI: Mutismo Affamato Incendiario. Non parlava, non mangiava e lanciava sguardi di fuoco a chiunque aprisse bocca rivolgendosi a lei.
Stando seduto accanto a lei poteva percepirne la forte aura combattiva che, se si fossero trovati ad un incontro di arti marziali, lo avrebbe fatto scappare via terrorizzato e piangendo come un vitellino.
Genma ed Hirai non facevano che punzecchiarsi, vantandosi a vicenda chi delle donne avute e chi del patrimonio accumulato, mentre Alexis e Mike, rispettivamente chitarrista e batterista della band, scommettevano urlando su chi dei due vecchi l'avrebbe spuntata, schierandosi in favore di uno o dell'altro e buttando volgarmente delle monete sulla tavola imbandita, sotto lo sguardo divertito del loro leader e cantante, ubriaco, che evidentemente aveva deciso di mettere incinta Nabiki proprio quella sera, a giudicare da come le toccava le gambe scoperte.
Nodoka aveva scelto di ignorarli quando i camerieri avevano servito il terzo antipasto: insieme a Soun e Kasumi stava pianificando nei minimi dettagli il matrimonio di lui ed Akane. Arrivati al secondo, Ranma l'aveva sentita addirittura parlare di bicchieri profilati in oro e tovagliolini in lino color avorio.

Approfittando della distrazione dei commensali, intenti a soccorrere Jason che si era accasciato sulla tavola con la faccia immersa nell'insalata, si alzò di scatto, tirò malamente Akane per un braccio facendola alzare e se la caricò su una spalla, correndo fuori dalla stanza e precipitandosi giù per le scale.


''Lasciami! La-scia-mi!"
''Hey, stai calma!"
''Ho detto mettimi giù!"
La posò dolcemente sul pavimento, aiutandola a risollevare la spallina del vestito che le si era abbassata durante la loro corsa e guidandola, per mano, nella sala principale.
La giovane si guardò intorno: il bar della hall era pieno di gente che beveva e chiacchierava animatamente, uomini eleganti e donne bellissime flirtavano senza vergogna davanti a cocktails colorati, mentre altri entravano ed uscivano dalla porta scorrevole che separava la sala dall'entrata del casinò, chi con aria felice e speranzosa, chi triste ed affranto.
il giovane Saotome diede un'occhiata all'ambiente circostante e vide l'ultima persona -o forse la prima- che si aspettava di trovare lì: fu immediatamente entusiasta dell'idea geniale che gli era appena balenata nel cervello. Si girò verso Akane e sorrise trionfante, mentre la mora lo fissava con gli occhi socchiusi e le mani sui fianchi, severa.
''Perchè mi hai portata qui?''
''Avevo bisogno di un po' d'aria...'', rispose sovrappensiero non perdendo di vista l'uomo davanti a sè, che fortunatamente non lo aveva ancora notato.
''Ed io che c'entro?''
''Diciamo che eri la persona più normale tra quelle sedute al nostro tavolo, paradossalmente''
''Paradossalmente, eh?''
''Sì, beh, qualche rotella manca anche a t.. Ahia!''
Si massaggiò la guancia, pulsante ed arrossata per lo schiaffo appena ricevuto, e le sorrise, facendole l'occhiolino.
''Che c'è?''
''Quanto ti sentirai in colpa per avermi schiaffeggiato...'', sussurrò con aria adulta e sicura di sè. Akane vacillò per un istante, scuotendo poi la testa imbarazzata da ciò che le era appena passato per la mente.
''Che significa?'', chiese esitante.
''Che sto per farti un grosso favore, coinquilina. Quanti soldi hai nella borsetta?''
''Intendi la borsetta che è rimasta in camera quando qualcuno mi ha portata qui con la forza?''
Il codinato si frugò nelle tasche, estraendone due biglietti da dieci dollari.
''Perfetto, questi soldi bastano e avanzano per pagare il tuo debito con quei tuoi amici del Club del libro, mia cara Akane''
''Venti dollari, Ranma?''
''Dieci'', rispose svelto lui, porgendole una delle due banconote e mettendosi l'altra in tasca.
''Questa ti servirà per offrire un drink a quell'uomo laggiù, l'altra sarà il nostro budget di partenza''

Akane si voltò a dare un'occhiata alla persona che il suo interlocutore stava indicando.
Era un uomo sulla settantina dai tratti orientali, non molto alto e con la faccia da giocatore incallito. I capelli brizzolati erano accuratamente tenuti in ordine da uno spesso stato di brillantina, la pelle grinzosa innaturalmente abbronzata e lo sguardo celato da un paio di occhiali da sole dalle lenti ambrate. Era vestito di tutto punto con uno smoking nero che sembrava essere stato cucito addosso a lui, ed avvinghiate alle sue braccia, una mora ed una bionda con dei fisici mozzafiato, probabilmente poco più che maggiorenni, bevevano champagne ridendo alle sue battute.
''Qu- Quello? Quel, quel... Quel coso?''
''Oh, andiamo, lo so che sai fare la carina, quando vuoi'', arricciò le labbra.
La ragazza gli tirò un pugno sulla testa, girando i tacchi e guadagnando l'uscita; Ranma la fermò prendendola per i fianchi, stringendo forse un po' troppo.
''Hey, aspetta!"
''Giù le zampe, maniaco!''
''Fidati di me, per una volta! Lo conosco, è un tipo ok. Devi solo sorridere, offrirgli un bicchiere ed invitarlo in camera tua, dopodichè faccio tutto io...''
''Cosa?'', strillò isterica, mentre il codinato le tappava la bocca per evitare che il vecchio li sentisse, ''Cos'è che dovrei fare?'', biascicò con le labbra appiccicate alla mano del ragazzo.
''Ho detto di fidarti di me! Secondo te permetterei mai a qualcuno di farti del male?'', si morse immediatamente la lingua, mentre la giovane alzava lo sguardo e lo guardava con un sorriso malizioso. Aggiustò il tiro.
''Voglio dire, sei pur sempre una donna, anche se ti comporti più come un pugile...''
''E credi che mollerebbe su due piedi quelle due fotomodelle per venire via con questo pugile?'', chiese storcendo il naso indicando teatralmente il suo corpo, sul quale lo sguardo del codinato indugiò forse un po' troppo. Non era male, non era per niente male.
''Mi stai dicendo che non saresti in grado di sedurlo?'', la punzecchiò, ''Voglio dire, so che parti svantaggiata, ma...''
''E perchè faresti questo per me, di grazia?''
''Sono troppo buono''
''Riuscirei a trovare i soldi che mi servono da sola, lo sai''
''Sì, magari te li faresti dare da quel bamboccione che suona il basso. Il basso, poi. Lo strumento più sfigato di tutti''
''La ritmica è la sezione più importante, nella musica''
''Questo te l'ha detto lui?''
''Non è che sei geloso?''
''Di chi, di un maschiaccio come...''
''Ok, ok, recepito il messaggio'', lo bloccò lei, seccata, alzando una mano. ''Dimmi cosa devo fare''.





''E fu così che salvai la vita al Dalai Lama. Vedete, ragazze, la vita è una partita a dadi. Nulla è più importante della fortuna."

Le due ragazze applaudivano ammirate dal racconto dell'uomo al bancone del bar mentre Akane, inorridita, inghiottiva saliva dietro di loro. Lanciò uno sguardo preoccupato a Ranma, che la osservava da dietro una tenda all'uscita della sala e la incoraggiava con lo sguardo a proseguire. Prese un respiro profondo e fece un altro passo in direzione dell'anziano, schiarendosi la voce per attirare la sua attenzione.
Nel momento in cui la vide, il suo viso s'illuminò. Si tolse immediatamente gli occhiali per osservarla meglio, permettendo alla più piccola delle Tendo di notare il suo sguardo penetrante e determinato, poi li rimise al loro posto e colmò con un paio di passi la distanza che li separava, congedando le due amichette con un annoiato Arrivederci.
Mentre le ragazze si allontanavano, guardandola con astio, Akane seguì il consiglio di Ranma e gli sorrise, porgendogli la mano in modo che lui potesse elegantemente baciargliela. Un conato di vomito s'impossessò di lei al contatto della sua pelle liscia con la barbetta ispida di lui.
''Sei appena arrivata, zuccherino? Ricorderei una giovane bella come te se tu fossi già stata qui...''
Al posto della risata giuliva che il codinato le aveva consigliato, prevedendo parola per parola quella battuta così scontata, dalla bocca di Akane uscì un suono strozzato e gutturale, che fortunatamente l'uomo interpretò come imbarazzo dettato dall'inesperienza.
''Sono il Maestro Happosai, ma chere, felice di fare la tua conoscenza''
''I-Io sono Akane, e...''
''Posso fare qualcosa per te, dolce Akane?''
''B-Beh, ecco...'', cercò senza successo di ricordare l'approccio sexy che Ranma le aveva preparato -che sembrava l'incipit di un film hard, più che un discorso di presentazione- poi decise di improvvisare, sopraffatta dal peso del suo sguardo. ''Vorrei offrirle un drink, se le va...''
''Ma certo che mi va!", urlò felice Happosai posandole un braccio intorno alle spalle. Contò fino a dieci, imponendo a se stessa di non ucciderlo, e, una volta calma, si sedette a gambe accavallate su uno sgabello ed ordinò un Sex on the beach.
''Interessante scelta di parole, mia cara, soprattutto perchè qui nel Nevada siamo circondati dalla sabbia!''. le posò una mano su un ginocchio, ridendo della sua stessa battuta. Akane pregò mentalmente che il barista non ci mettesse troppo a prepararglielo.
Presero in mano i bicchieri e brindarono a quello che Happosai definì un incontro fortunato, dopodichè la ragazza se ne uscì con l'unica frase che ricordava tra quelle suggeritegli dal codinato:

''Perchè non andiamo a berli in un posto più tranquillo?''
L'uomo sorrise felice e le prese la mano, guidandola verso il lato opposto della sala rispetto a quello che Akane aveva concordato con Ranma. La mora, agitata, lo tirò per un braccio, fermandosi.
''Che c'è, piccola?''
''P-prendiamo l'ascensore?'', sudava freddo. Aveva percepito l'energia di quell'uomo e la forza della sua stretta: si sentiva in pericolo.
''C'è un ascensore anche di qua, bellezza. Questa è la via più veloce...''
''M-ma io...Ecco...''
''Sì?''
Imprecò internamente contro Ranma e la sua solita mancanza di organizzazione.
''Dicono... Ecco... Che l'attesa faccia crescere il desiderio...''
Al suo ritorno a casa avrebbe dovuto ringraziare Estrella per tutte le telenovelas sudamericane infarcite di luoghi comuni che le aveva fatto vedere da piccola e da cui aveva rubato quella battuta. Il Maestro la guardò langue, pieno di desiderio, e la accontentò, avviandosi verso l'angolo in cui si era appostato Ranma.
Superata la pesante tenda rossa che separava la sala dall'area degli ascensori, inaspettatamente, prese Akane per i fianchi e la sbattè al muro, bloccandola.
''Non sono fatto per le attese...''


Ranma, come un toro nel momento clou di una corrida, lo allontanò da lei tirandogli una testata nello stomaco. Happosai inciampò e cadde per terra, rialzandosi immediatamente con la stessa agilità di un ventenne e scattando in piedi in posizione di difesa, guardingo.
''Chi sei?''
Il codinato si fece avanti uscendo dall'ombra prodotta dai tendoni, rivelandogli il suo volto, davanti al quale il vecchio sembrò perdere improvvisamente tutta la sua sicurezza.
''Ra- Ranma?''
''In carne ed ossa, vecchio''
''Credevo che foste morti...''
''Credevi male. Mio padre è al piano di sopra, sarebbe molto felice di salutarti'', sorrise amaramente. Akane osservava sbigottita la scena in silenzio, guardando a turno il suo fidanzato ed il vecchio, cercando di capire cosa stesse succedendo tra loro.
''Sei stato scatro a non avvicinarmi direttamente in sala, sapevi che avrei chiamato la sicurezza. Dimmi cosa vuoi, figliolo''
''Una mano. Devi fare in modo di moltiplicare questi'', prese i dieci dollari che nascondeva in tasca e glieli porse, ''ed aiutare la mia amica. Ah, non era attratta da te, ovviamente, schifoso maniaco''
''Akanuccia, è vero quello che dice mio nipote?'', le fece gli occhi dolci. Akane si portò una mano al petto e spalancò occhi e bocca, sempre più sorpresa, ignorando l'allusione alla sua presunta attrazione per l'anziano.
''Nipote?''
''Purtroppo'', le rispose Ranma, ''Se te lo stai chiedendo, da lui ho ereditato solo la passione per le arti marziali. Mio padre, invece, tutto il resto''
''Ho capito male o ha cercato di uccidervi?''
''Due anni fa viveva con noi, in Giappone. Ci ha rubato tutto e, per non farsi inseguire, ci ha chiusi in una stanza piena di gas nervino''
Il cuore di Akane sobbalzò un'altra volta. Era sconvolta da quel racconto.
''Come siete usciti dalla stanza?''
''Quell'idiota ha bloccato la porta ma non la finestra, ed eravamo al piano terra''.
''Questo perchè io in realtà non volevo uccidervi!'', piagnucolò Happosai, appoggiando la testa al seno di Akane e venendo gentilmente aiutato a spostarsi dal pugno della giovane e dalla forte stretta per i capelli di Ranma, ''Io volevo solo qualche soldino per poter andare a giocare!''
''Sono senza parole, siete una famiglia di deficienti buoni a nulla...'', sussurrò la Tendo.
''Hey, guarda che sto facendo tutto questo per aiutarti! Allora, vecchio, sei con noi o no?''
''Ma certo che sono con voi! E' il minino che possa fare...''
''Non credere che basti questo per farti perdonare, hai quasi ucciso tuo figlio e tuo nipote"
''No, Ranma, intendevo che è il minimo che possa fare per una ragazza così bella! Akanuccia, sai giocare a poker?''



Senza troppa fatica e grazie ai consigli di Happosai avevano vinto in fretta la somma di cui necessitavano più qualche extra per pagare da bere al vecchietto. Akane, dichiarando 18 anni, si era seduta al tavolo verde con aria audace e sicura di sè, aspettando degli avversari che l'avrebbero raggiunta immediatamente, attratti dalla sua scollatura.
Ranma, vestito da cameriere, era in collegamento telefonico con il Maestro, segregato fuori dalla sala perchè immerso nei debiti. Lui guardava le carte di tutti i quattro partecipanti, le riferiva al Maestro, e, tramite dei segnali concordati in precedenza, suggeriva ad Akane le mosse da fare.
Il codinato era rimasto piacevolmente sorpreso dalla forza di carattere e dalla sicurezza della giovane, che, seduta a quel tavolo, sembrava una vera donna, sexy e consapevole.
In realtà aveva notato anche come gli altri uomini la guardassero. Nonostante sembrasse tranquilla, sembrava un agnellino in una tana di lupi affamati. Il suo fascino aveva mietuto molte vittime quella sera, e Ranma sapeva che le sarebbe dovuto stare ben bene attaccato, per evitare che qualcuno, finita la partita, la infastidisse seriamente.
Forse, aveva pensato, Akane si sentiva realmente a suo agio solo in situazioni di pericolo ed illegalità.


Andarono al bancone e ritirarono l'assegno vinto, mentre Happosai insidiava una giovane donna vestita di rosso seduta su un divano di pelle. Ranma lo prese e lo sventolò davanti ad Akane, ritirando immediatamente la mano quando lei si era sporta per prenderlo.
''Che c'è, ora?'', chiese lei seccata.
''Non credi che dovresti almeno ringraziarmi?''
''E tu non credi di esserti montato un po' la testa?''
''Dimmi solo una cosa: ti sei divertita, stasera?''
Sorrise, erano anni che non si sentiva così elettrizzata.
''Sì, devo ammetterlo, Ranma. Grazie mille''
''Sono anch'io fantastico come Ataru?''
''Sì, Ranma, sei fantastico'', cantilenò con voce atonale ed aria stanca, mentre il codinato rideva di gusto.
''Penso di meritare almeno un bacetto, allora!"
''Cosa?'', spalancò gli occhi lei, allungando la mano per tirargli uno schiaffo, che il ragazzo prontamente evitò, tenendola per un polso e fissandola negli occhi, serio.
''Sulla guancia, pervertita.''


''Un bacio sulla guancia, eh?'', alzò un sopracciglio.
''Già, un bacio per un assegno. In alcuni paesi del mondo la chiamano gentilezza, hai presente?''
''Ed in altri prostituzione. Dammi quell'assegno!'', allungò nuovamente la mano, cercando invano di rubarglielo.
''Come sei drammatica! Niente bacio, niente debito pagato''
Arresa, si sporse alzandosi sulle punte e posò un piccolo bacio sulla guancia di lui, che sorrise compiaciuto e le porse l'assegno.
''Ciao, sono Ranma Saotome e nessuna donna è in grado di resistermi!''
''Sì, certo'', rispose lei, piegando in due il pezzo di carta ed infilandoselo nella scollatura, davanti agli occhi strabuzzati del fidanzato.
''Che c'è?'', chiese innocente, sorpresa dalla reazione del codinato, ''Non ho tasche, non sapevo dove metterlo e non posso certo rientrare in camera sventolandolo come una bandiera!''
''Avessi saputo che ti eri calata così bene nella parte della donna fatale, al posto del bacio ti avrei chiesto di lasciarmi fare questo!''
''Credevo che non ti piacessero le ragazze... Scarsine? Se non sbaglio avevi detto così, riguardo al mio...''
''Tutto fa brodo, sono tempi di crisi''
''Lo sai cosa sei?'', lo guardò con l'omicidio stampato in faccia, tirandogli l'ennesimo pugno, questa volta sul petto.
''Un pervertito?'', la prese in giro lui.
''Peggio!'', scoppiò a ridere, rassegnata.
''E non hai ancora visto niente'', replicò con una finta voce sexy ed impostata, da attore hollywoodiano, che fece trasalire la sua fidanzata.
In silenzio, sorridendole, le diede una piccola pacca sul sedere e la abbracciò, tenendola stretta al petto e  guidandola verso l'ascensore. In fondo non avevano ancora finito di cenare.




Ce l'ho fatta, ce l'ho fatta, ce l'ho fatta!
Perdonatemi il ritardo, perdonatemi l' OOC che inizia a farsi avanti prepotente e soprattutto perdonatemi se c'è qualche errore, sono di corsa e se rileggo un' altra volta mi si incrociano gli occhi!
Questo capitolo voleva essere liberamente (molto liberamente, lo so) ispirato all'episodio 85, ''Il re dei bari'', si capiva?
In origine avrei voluto prestare molta più attenzione al momento della sfida, ma il capitolo era diventato chilometrico (mi piace descrivere i piccoli momenti tra i due protagonisti, perchè è proprio tramite questi che si sta evolvendo il loro rapporto), ed alla fine ho lasciato tutto com'era venuto.
Spero vi sia piaciuto, come sempre grazie a chi legge e commenta ed alla prossima!

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Capitolo 8
*** In vino veritas? ***


''Non solo sei vanesio ed egocentrico, ma sei anche dotato di una genuina grossolanità''
Woody Allen- Accordi e disaccordi








''Dolcissima Akane,

sto partendo per un lungo viaggio, il più lungo che abbia mai compiuto.
Ti prego, non consumare le tue calde lacrime per il nostro amore, destinato a non potersi realizzare.
Da quando ho saputo del tuo fidanzamento ufficiale con Ranma Saotome il mio cuore batte ad un ritmo spezzato, spezzato come esso stesso....''



No, terribile.
Ryoga scosse la testa, posò la stilografica in mezzo al taccuino rivestito in pelle che portava sempre con sè e bevve una sorsata di caffè, assorto, mentre si riposava su una panchina nel cortile del Furinkan.

E' nero e liquido come i tuoi occhi, mia Akane.
Forte, ma allo stesso tempo dolce e confortante come la tua essenza più pura.

''Quando non è incazzata, forse. Ciao, Ryoga!''
Guardò in cagnesco Ranma, in piedi davanti a lui con quel suo solito sorriso strafottente stampato in faccia ed imprecò a bassa voce.
Lo aveva fatto di nuovo, aveva pensato a voce alta.
''E' surreale pensare a quanto la vita sia ingiusta, Saotome'', asserì pensieroso, con lo sguardo cupo e la testa bassa.
''Che vuol dire?''
''Non solo ti esprimi come uno scaricatore di porto pur frequentando, grazie al denaro di tua madre, una delle scuole più prestigiose del mondo: ti prendi anche il lusso di insultare una creatura dolce ed eterea come Akane Tendo nonostante, secondo la carta stampata, tu sia il suo promesso sposo''
Lo disse con disprezzo e rancore, con una punta di tristezza nella voce che il codinato non mancò di notare.
''Ryoga, credimi, farei a cambio con te molto volentieri...''
''Intendi continuare? Non sei degno di starle accanto!''
''La sfido a duello, messere! E' mai possibile che tutti i corteggiatori di Akane abbiano la sindrome del poeta maledetto?''
Fece una smorfia, odiando con tutto se stesso l'ironia del codinato ed il fin troppo evidente paragone con Tatewaki Kuno, quell' idiota viziato e vanesio.
''Come puoi paragonarmi a Kuno?''
''Oh, facile'', estrasse dalla tasca della giacca il cellulare di Akane, rubatole la sera precedente per farle uno scherzo, ed aprì la cartella dei messaggi ricevuti, che aveva sbirciato in metropolitana lungo il tragitto verso la scuola. ''Ti leggo un suo sms: Gloriosa Akane Tendo, il magico grigiore delle notti invernali mi fa pensare a te, ai tuoi occhi forti e scuri come il rigenerante primo caffè del mattino dopo una notte insonne trascorsa a parlare d'amore. L'aria è tersa ed il cielo.. .''
''Idiota! Lascia stare il mio telefono!"
''Oh ciao, maschiaccio!"
''Dammelo subito!"
La più giovane delle Tendo, sbucata dal nulla alle sue spalle, si scagliò contro il fidanzato e tentò, invano, di colpirlo.
Dimenticava sempre che Ranma era più forte di lei: dopotutto era una novità, lì al Furinkan, che qualcuno le sapesse tenere testa.
Ranma teneva il cellulare in alto, col braccio sopra la testa, ridendo. Se avesse potuto lo avrebbe ucciso. Era stata tutta la notte a cercarlo, era anche andata a bussare alla porta della sua camera chiedendogli se l'avesse visto, ma il moro aveva glissato.
Si era preso gioco di lei ed aveva letto i suoi messaggi personali ad un ragazzo che nemmeno la conosceva. Come si permetteva di prendersi certe libertà?
''Ranma, dammi quel telefono!''
''Credevo che mi volessi un po' più di bene, dopo lo scorso week end'', arricciò le labbra, "Sai, Ryoga, io ed Akane siamo stati nella città del peccato!'', rise della crescente rabbia dell'amico.
Non che fosse cattivo, era semplicemente il suo modo di scherzare.
''Non capisco cosa importi a questo estraneo di quello che abbiamo fatto nel week end!'', lo ammonì lei ringhiando, mentre la disperazione di Ryoga lievitava: non solo Akane ignorava il suo nome nonostante frequentassero la stessa scuola e gli stessi ambienti, era anche andata fuori per il week end con Ranma. Da soli. Chissà cosa le aveva fatto quel... Quel...
''Bastardo!''
Lo colpì alle spalle, mentre era distratto. Ranma focalizzò immediatamente l'attenzione sul nuovo avversario e si mise in posizione di guardia, osservandolo in silenzio.
''Perchè bastardo, Ryoga? Cosa ti da fastidio, esattamente?''
Socchiuse gli occhi, lo aveva colpito.
Conosceva poco quello strano giovane dagli occhi verdi e l'aria perennemente spaesata, ma era chiaro come il sole quanto fosse timido e riservato riguardo i suoi sentimenti per la mora.
''Non si rubano i cellulari altrui'', calmatosi sottrasse il telefono dalle mani di Ranma e lo porse ad Akane.
Da quando l'oggetto del suo amore a senso unico era arrivato, non aveva fatto altro che sentirsi uno stupido.
Sapeva che mai, mai nel mondo un uomo degno di essere chiamato tale avrebbe acconsentito a sbirciare gli sms privati della sua amata, un vero cavaliere avrebbe gentilmente detto allo sbruffone davanti a sè che non era interessato, rispettando la privacy della sua damigella.
Ma Ryoga era affamato di aneddoti e curiosità sulla ragazza: Akane non gli aveva mai rivolto la parola -a parte quella volta in cui, durante l'intervallo, gli aveva chiesto di spostarsi perchè non vedeva un avviso appeso sulla bacheca in corridoio- e qualunque cosa la riguardasse lo interessava in maniera ossessiva e morbosa.
Restituendole il telefono, sperava di aver recuperato.
''Grazie mille. Sei nuovo? Io mi chiamo Akane''
''No, veramente, lui...'' la risposta del codinato fu interrotta da una gomitata in pancia.
''S- Sì, sono nuovo. Mi chiamo Ryoga Hibiki!''
''Io sono Akane, piacere''. Gli strinse la mano, sorridendogli per un istante prima di allontanarsi.

Il più gentile dei sorrisi,
un'energia che potrebbe illuminare il mondo.
''Ryoga, guarda che stai parlando di nuovo da solo!''




Le ore di letteratura erano tra le sue preferite, amava perdersi nelle parole immortali dei poeti, studiare le loro teorie sulla vita, sulla società, sull'amore.
La stessa cosa non si poteva dire per Ranma, che non faceva che dormire mentre Ukyo, seduta accanto a lui, giocherellava assorta col suo codino, come un gatto che si diverte con un gomitolo di lana.
Estrasse un elastico dall'astuccio e tirò i suoi lunghi capelli corvini in cima alla nuca, raccogliendoli in una coda alta che si posò dolcemente sulla spalla destra, ondeggiando leggermente per poi fermarsi delicata poco sopra il seno.
Con quel semplice gesto, e del tutto inconsapevole, aveva immediatamente catalizzato su di sè l'attenzione di tutti i ragazzi presenti in classe, i quali sospiri e commenti mossi dall'ammirazione avevano persino svegliato Ranma che, seduto dietro di lei, aveva sorpreso se stesso ad osservarle il collo scoperto, senza apparenti motivi.
Con Akane era così, ogni suo gesto, anche il più innocuo e banale, attirava gli sguardi di chiunque la circondasse.
E non era sfuggito nemmeno a Shampoo.


La pausa pranzo, lunga due ore, era l'unico momento in cui i giovani del Furinkan avevano la possibilità di rilassarsi e mettere in pausa il cervello per un po', un valido intervallo alle lezioni pesanti ed alle pretese assurde dei professori più esigenti di tutta la costa Est, forse di tutta l' America.
Essendo così lunga agli studenti, anche ai più giovani, era concesso scegliere se mangiare in mensa o uscire dall'Istituto.
Ovviamente il codinato era sempre il primo a fiondarsi fuori dalla porta e l'ultimo a rientrare.

Al suono della camapanella si alzò di scatto e, infilato il cappotto, raggiunse Akane, ancora seduta al suo banco ed intenta a chiacchierare con Yuka e Sayuri.
''Andiamo a mangiare al ristorante francese, mia splendida fidanzata?''
''Scusami?'', spalancò gli occhi lei, sorpresa dall'appellativo inaspettato con cui il codinato l'aveva approcciata.
''Ti sto prendendo in giro!'', rise lui, ''Figurati se voglio mangiare con un' isterica violenta e per niente carina come te. Vado a casa di Hiroshi, ha l'ultimo GTA. Volevo solo dirti che se mi gira non torno, ci vediamo da mia madre alle cinque per il servizio fotografico''
''Fa' quello che ti pare!", urlò lei lanciandogli dietro il pesante libro di filosofia, sotto gli sguardi rassegnati delle sue amiche, per le quali quella love story che sembrava non voler nascere sarebbe stato il pettegolezzo più dolce dell'inverno.
Sbuffò, pentendosi di aver promesso a Nodoka di farsi fare quelle foto insieme a Ranma, uscì dall'aula e prese a camminare verso la mensa, attraversandola per andare in bagno a lavarsi le mani, prima di mangiare.


Le cinque arpie della scuola, le Stelle, erano già sedute ai loro posti e, come ogni giorno, stavano aspettando che la loro leader e capo-arpia Shampoo decidesse cosa fosse giusto mangiare.
''Shampoo, hai scelto? Io ho fame!''
''Ha ragione Kahori, anche io ho fame!''
''Signore'', rispose la cinese senza perdere di vista la giovane Tendo che entrava alla toilette, ''Oggi la prima portata consisterà in... Gomme da masticare'', sorrise maliziosa, come ogni volta in cui tramava qualcosa di terribile.


Akane ripassò la matita nera nella rima interna di entrambi gli occhi, l'unico vezzo di make up che si concedeva nelle giornate di scuola, dopodichè prese a lavarsi con cura le mani.
Con ancora la testa abbassata vide, nel riflesso dello specchio, che le cinque odiose erano appena entrate in bagno, e che le sorridevano.
''Buongiorno, Akane''
''Shampoo...''
''Facciamo la pace, ti va?''
Una dopo l'altra si avvicinarono alla mora e presero ad accarezzarle i capelli, ancora raccolti nella coda. Sorpresa da quel gesto così inusuale ci mise un po' a realizzare che, nelle mani delle ragazze, c'erano delle gomme rosa masticate, che ora si stavano mischiando ai suoi capelli.
Ai suoi bellisimi capelli, all'unica cosa che realmente amava di sè.
Quando Kodachi Kuno, l'ultima ad avvicinarsi a lei, aveva tolto la mano dalla sua testa aveva capito che scherzo le avessero fatto. I suoi capelli erano totalmente appiccicati e sporchi di rosa.
Il nervoso e la rabbia le facevano pulsare la testa e bruciare gli occhi, ma non voleva piangere: non davanti allo sguardo compiaciuto della sua ex migliore amica che osservava il riflesso del suo viso sconvolto nello specchio. Con il poco di dignità che le era rimasta sorrise, si voltò ed andò di fronte a lei, ad un palmo dal suo viso.
''Sei soddisfatta, ora?''
Le cattiverie di Shampoo non le erano nuove, la tormentava da anni, ma la Tendo era sempre stata brava a difendersi, inoltre non si era mai spinta così tanto oltre.
Shampoo annuì convinta e le accarezzò il viso: ''Se vuoi piangere fa' pure''
''Non ci penso nemmeno'', ringhiò la Tendo, ''A differenza tua non sono i capelli la cosa più interessante che ho in testa''.
Alzò il mento ed uscì dall'aula, lasciando la cinesina e le sue amiche interdette, dopodichè corse in classe, infilò il cappotto che, fortunatamente, aveva il cappuccio ed uscì dalla scuola, brandendo il cellulare e chiamando il primo numero che le venisse in mente.
''Sono io, ho bisogno di te''


***


Erano da poco passate le cinque e trenta quando Ranma aveva iniziato a spazientirsi seriamente.
Akane era stupida, infantile e rancorosa, ma credeva che nemmeno lei sarebbe mai arrivata a mancare ad un impegno preso solo per vendicarsi di una stupida battuta..
Sua madre guardava l'orologio affranta mentre lui camminava su e giù per la stanza, col cellulare in mano, chiamando incessantemente il suo numero, che squillava a vuoto da almeno venti minuti.
''Ranma, dici che Akane non verrà?''
''Non saprei... Eppure gliel'avevo ricordato... Mà, se preferisci rimandare...''
''No, scherzi? I fotografi, la stampa... Sono già tutti qui! Akane deve arrivare entro cinque minuti o siamo rovinati, dove la trovo una sostituta che non sia una professionista con così poco preavviso?''
Il cellulare del codinato prese a squillare proprio in quel momento, lui rispose urlando senza nemmeno guardare lo schermo.
''Ma insomma, ti muovi o no, racchia? Cos... Ah ciao, sei tu. Oggi pomeriggio? Mmh... Io sono da mia madre, puoi raggiungermi subito qui?''
Riappese.
''Era Akane?''
''Una degna sostituta. Io ti ho messo nei casini ed io ti ci tiro fuori, mammina''



***


''Ma dico sul serio!''
''Ti prego, smettila'', rispose affranta la Tendo toccandosi il caschetto nero che aveva preso il posto della sua lunga chioma dopo che le sapienti mani di Malcolm, il suo parrucchiere di fiducia, avevano rimediato alla bell'e meglio ai danni causati da quelle cinque oche.
''Invece io dico che ti stanno bene così, sei decisamente più sexy!''
''Signor Dakashi, non ci starà mica provando?''
Bevve una sorsata di the servito da Estrella, il cui sguardo svolazzava da una parte all'altra cercando di capire la motivazione dietro al gesto estremo della sua prediletta.
Certo, stava molto bene con i capelli corti, ma Akane era innamorata e gelosa della sua chioma fluente: sin da bambina aveva preteso di avere il controllo totale su di essa, reagendo in maniera violenta contro chiunque provasse a convincerla a cambiare acconciatura.
Ranma irruppe nella stanza, col volto in fiamme e l'aria nervosa.
Chiedere a Shampoo di partecipare al servizio fotografico al posto di Akane era stata una pessima idea e sua madre non ne era stata contenta.
Per tutto il tempo la cinesina non aveva fatto altro che toccarlo e provocarlo, avvicinandosi troppo a lui e tentando di sedurlo in ogni modo, anche spingendosi oltre ai canoni della comune decenza, soprattutto quando il fotografo ebbe la brillante idea di far togliere ai giovani le magliette e di farli posare, rispettivamente, a petto nudo ed in reggiseno.
Era scappato a prendere aria a casa non appena possibile, con la scusa di cambiarsi d'abito, ma sarebbe dovuto tornare poco dopo per prendere parte alla festa di presentazione della nuova linea di jeans.
Shampoo gli aveva detto che lo avrebbe aspettato lì.
E suonava come una minaccia.
Si avvicinò ad Akane -e ad Ataru, che aveva posato con irritante nonchalance una mano sulla coscia della giovane- e la guardò fissa negli occhi, con astio.
''Grazie mille''
''Prego''
''Non scherzo, Akane, sono arrabbiatissimo!''
''Ma che... Oh! Ranma, te lo giuro, me ne sono totalmente dimenticata! Scusami...''
''Sì, come no! Sei proprio una bambina''
''Ti ho detto che me ne sono dimenticata, ok? E' stata una giornata pesante, lasciami stare!''
''Oh, e cos'avevi da fare di tanto importante? Andare dal parrucchiere?''
''Ranma, smettila'', lo interruppe Ataru, con voce ferma, ''Akane non ha avuto una buona giornata, siamo stati costretti ad andare dal parrucchiere perchè Sham...''
''Ssh!'', la mora gli posò una mano sulla bocca.
''Costretti perchè?'', chiede il codinato, scettico.
''Nulla, avevo voglia di cambiare look, tutto qui''. Era troppo orgogliosa per ammettere cosa fosse successo, soprattutto a quel perfettino di Ranma.
''Dunque ammetti di avermi dato buca solo perchè dovevi andare dal parrucchiere? I tuoi stupidi capelli sono più importanti di me e di mia madre?''
''Sì, esatto'', annuì lei.
''Che delusione, sei come tutte le altre''
Buttò la cartella per terra e si diresse verso l'ascensore, avrebbe preso in prestito dei vestiti dall'atelier di sua mamma.



***


La festa procedeva bene, Nodoka riceveva i soliti complimenti e tutte le donne in sala sembravano pendere dalle labbra di Ranma, splendido nelle gigantografie delle foto pubblicitarie appese ai muri.
Nel vedere tutta quell'attenzione femminile concentrata sul codinato, che non l'aveva praticamente degnata di uno sguardo, Shampoo aveva iniziato a sentire delle piccole fitte allo stomaco, segni di un sentimento che non le era nuovo e che aveva imparato a riconoscere come gelosia. Che il ragazzo stesse iniziando a piacerle davvero?
Decise di prendere il toro per le corna e di dare una svolta alla situazione. Si avvicinò a lui.
''Sei la star della serata, Ranma''
''Sono solo fotografie...'', rispose pensieroso, guardandosi intorno come se stesse aspettando l'arrivo di qualcuno da un momento all'altro. Sembrava che la sua testa fosse da tutt'altra parte, chissà dove.
''Akane non è venuta...''
''Non vedo perchè avrebbe dovuto farlo!'', sbottò lui.
Centro, pensò.
''Le cose non vanno, tra di voi?''
''Non c'è motivo per cui lo facciano, non è veramente la mia fidanzata''
''Cosa vuoi bere?''
''Fai tu, basta che non sia forte, non reggo molto l'alcool''
La cinesina si allontanò, camminando lentamente verso il bar. Il suo stomaco fece una capriola quando il codinato la prese per un braccio e la fermò.
''Shampoo...''
''Sì?'', chiese con il cuore in gola.
''Niente di troppo colorato o con ombrellini e ciliegine. Sono un uomo''





Al quarto vodka lemon Ranma aveva iniziato a dare i numeri: era dolce e dissetante, ed il sapore forte del limone copriva il gusto dell'alcool, proprio come la Stella aveva previsto.
Ancora uno e l'artista marziale sarebbe stato definitivamente KO.
''Come stai, Ranma?''
''Sei sicura che fossero analcolici?''
''Ma certo, l'ho chiesto esplicitamente al barista! Balliamo?''
''Mmh... Mi scoppia la testa, forse è meglio che vada a casa...''
''Dividiamo un taxi? Non voglio mandarti in giro da solo in questo stato''
''Shampoo, lo sai che sei veramente carina?''
Bingo.
''Magari è meglio che ti accompagni fino in camera, voglio essere sicura che arrivi nel tuo letto sano e salvo''



***



Akane si sentiva terribilmente in colpa per non aver partecipato al servizio fotografico. Nodoka ci teneva tantissimo ad averla come modella, inoltre Ranma, da quando aveva ritrovato sua madre, non desiderava altro che compiacerla e renderla fiera. Aveva ben ragione ad essere furioso, ma gli eventi della giornata l'avevano portata a dimenticarsi totalmente dell'impegno preso, inoltre non poteva certo farsi fotografare in quelle condizioni.
Diede un'altra occhiata allo specchio del bagno, davanti al quale era fissa da quando Ataru se n'era andato, circa un'ora prima.
Fortunatamente portava la coda quando le Stelle le avevano fatto quello stupido scherzo. La radice e la parte superiore dei capelli erano sani e salvi, e tagliando le punte appiccicate di gomma aveva ottenuto un bel caschetto che le arrivava fin sotto il mento, poco più lungo di quello di sua sorella Nabiki.
In effetti, facendoci l'occhio, non stava nemmeno troppo male: chissà cos'aveva pensato Ranma quando l'aveva vista.
Scosse la testa per scacciare quel pensiero totalmente fuori luogo ed uscì dal bagno, dirigendosi nella stanza del codinato, per scusarsi.
Bussò tre volte prima di entrare: non era ancora arrivato.
Il suo sguardo fu attratto da una foto posta in bella vista sulla scrivania: Ranma era in spiaggia, appoggiato ad una tavola da surf. Alla sua sinistra una giovane minuta e bellissima coi capelli rossi legati in una morbida treccia lo stringeva per i fianchi, col viso appoggiato sulla sua spalla.
A giudicare dalla impressionante somiglianza tra i due doveva essere Ranko, la cugina combinaguai di cui Genma parlava spesso.
Quando scoprì se stessa troppo concentrata ad osservare il fisico asciutto del codinato arrossì e scappò in camera sua, imbarazzata e determinata a non tornare più in quella stanza.
Anche se, pensò, il minimo che potesse fare era scusarsi per l'accaduto, non appena il giovane fosse rientrato.



***


''Sono il re del mondo!"
''Smettila, scemo!"
Ubriaco e felice come non mai prese in braccio Shampoo facendole perdere una scarpa e la tirò fuori dal taxi, dirigendosi verso l'ingresso di casa.
''Vieni, ti mostro il mio passaggio segreto''
''Ranma, ti senti bene?''
''Mai stato meglio!''

Entrarono dalla cucina, deserta per via dell'ora tarda, e s'infilarono nell' angusto ascensore di servizio inciampando l'uno nell'altra, ritrovandosi avvinghiati mentre, lentamente, salivano in camera.
Shampoo inclinò sensualmente la testa ed avvicinò il suo viso a quello del codinato, le loro labbra sembravano lì lì per toccarsi.
Disinibito dall' alcool e dall' evidente disponibilità senza reticenze della giovane Ranma la baciò appassionatamente, iniziando a toccarle le gambe e salendo fin sotto la minigonna della ragazza.
Entrarono in camera cercando di fare meno rumore possibile, ma il telefono del ragazzo sembrava non essere della loro stessa idea, continuando a prodursi in fastidiosi e continui trilli che li spaventavano ogni volta disturbando le loro effusioni.
''Spegnilo'', sussurrò la cinese togliendosi il reggiseno e slacciando i jeans di lui.
''Non posso, non ricordo il codice per riaccenderlo... E' scarico, vado ad attaccarlo al caricabatteria in bagno e torno subito''
Cercando di fare meno rumore possibile entrò in bagno ed attaccò il telefono alla spina.
Ebbe giusto il tempo di chinarsi accanto al water, prima di vomitare tutto quello che aveva in corpo.


Akane, ancora sveglia ed intenta a leggere un romanzo, si alzò non appena sentì la porta della toilette aprirsi.
Uscì dalla sua stanza e s'imbattè in un Ranma visibilmente scosso. Indossava solo i boxer, aveva i capelli arruffati e la faccia sconvolta.
''Ra- Ranma, tutto bene?''
''Sì, benissimo...'', mugugnò lui.
''Stai male? Ti preparo una camomilla?''
Si avvicinò e gli mise una mano sulla fronte, per vedere se avesse la febbre. Quel timido contatto tanto spontaneo quanto inaspettato, la dolcezza nel suo sguardo e l'evidente preoccupazione nella voce della ragazza provocarono un sussulto nel codinato che, impotente, si abbandonò con la testa sulla sua spalla, sperando che smettesse di girare.
''Lo sai che sei bellissima con i capelli corti?''
''Hey, che hai? Non ti avranno fatto ubriacare, scemotto!'', gli accarezzò la testa, sorridendo per il complimento. In vino veritas, si disse.
''Akane, rimaniamo così per sempre? Sto bene con te...''
Arrossì di sorpresa, incapace di staccarsi dalla presa ferrea del giovane che la stringeva a sè.
Seguì un lungo, imbarazzato silenzio.
Brutalmente interrotto dalla porta della stanza del giovane che si spalancava, rivelando dietro di essa una Shampoo coperta solo da una sottile mutandina in pizzo bianco, che fissava la coppia con astio.
''Ranma?''
Il codinato si voltò a guardarla, chiedendosi per un attimo cosa ci facesse lì, prima di ricordarsi di quanto successo e di maledire se stesso allo stesso tempo.
Tornato momentaneamente lucido, guardò Akane terrorizzato, prevedendo lo schiaffo e l'insulto che sarebbero arrivati da lì a poco.
''Ranma, sei un pervertito!''







Ed eccomi qui, dopo una lunga assenza!
Speravo di postare prima di capodanno, ma sono state giornate infernali ed ho dovuto riscrivere tutto il capitolo perchè quello che avevo fatto non mi convinceva!
Scusatemi se non è troppo denso, ma questo è il massimo che potessi fare. Spero di non essermi lasciata troppo andare sulla fine, volevo trovare un modo per rendere in maniera contemporanea il momento della ''gattizzazione'', chissà se ci sono riuscita!
Grazie di cuore a chi legge, segue e commenta questa storia, ed ovviamente grazie mille a chi ha letto il primo missing moment su ''Tutto come prima'', il nuovo aggiornamento arriva prestissimo!
Vi auguro un anno splendido e pieno di cose bellissime, capitare su questo fandom, la scorsa estate, è stato una benedizione!
Un bacione e alla prossima!



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Capitolo 9
*** O come (O)Tendo. ***


''Sì, sono geloso... Un pochetto, come Otello''
Woody Allen-Io ed Annie







''Allora io opterei per l'idromassaggio...''
''Ottima scelta, Saotome!''
''Dica un po', non le sembra di esagerare con le richieste?''
''Nabiki, non essere scortese con Genma, è un membro della famiglia, ormai!''
I lavori di ristrutturazione dell'ultimo piano di casa Tendo procedevano a ritmo serrato: Soun aveva deciso di regalare ai suoi amici le tre camere ed i due bagni ed aveva assunto un numero imprecisato di operai affinchè soddisfassero tutte le richieste sue e di suo figlio in tempo per Natale.
''Il piccolo Ranma ha scelto le rifiniture per la sua camera?''
''Mio figlio, vedi... Lui non bada molto a queste cose. Ha solo espresso un desiderio, vorrebbe che la terza stanzetta fosse impiegata come mini-palestra per allenarsi. Non chiede molto, solo qualche attrezzo generico ed un pavimento adeguato, magari in legno...''
''Per me non ci sono problemi, la sua dedizione è ammirevole, considerando che viene tutti i giorni in palestra. E poi non dimentichiamoci che quando lui ed Akane saranno sposati potranno usarla come nursery per l'erede!''
''Ottima idea, amico Tendo!''

''Io non ci spererei troppo, se fossi in voi''

Akane comparse sull'uscio della sala da pranzo e si sedette a fare colazione fasciata in un miniabito nero aderente con il collo alto e stivali al ginocchio. A Genma andò il succo d'arancia di traverso nel vederla vestita in maniera così femminile, e Kasumi dovette ritirare in fretta e furia le planimetrie ed i disegni che occupavano il tavolo prima che l'artista marziale ci sputasse sopra tossendo.
''Buongiorno, figliola. Hai tagliato i capelli?''
''No, papà, mi sono caduti durante la notte''
''Akane, non essere maleducata con nostro padre'', la ammonì Kasumi, ''Dimmi, come mai questo colpo di testa?''
''Volevo solo cambiare un po', è vietato?''
''Già...'' sbuffò Nabiki con aria sarcastica ed annoiata allo stesso tempo, guardandola di sottecchi e facendole intendere di sapere come fossero andate realmente le cose.
Ci fu un lungo scambio di sguardi eloquenti, poi la mezzana riprese a bere il suo cappuccino.
''Comunque stai benissimo!'', applaudì Genma, ''Mio figlio ne sarà entusiasta!''
''Quello che pensa tuo figlio non è davvero affar mio''

''Buongiorno anche a te!''

Sedutosi a tavola accanto ad Akane, Ranma prese a divorare voracemente tutto quello che gli capitava a tiro, senza nemmeno guardare in faccia gli altri commensali.
''Nottata impegnativa?'', chiese Nabiki maliziosa, il codinato tossì.
''Io ho finito'', Akane si alzò da tavola, imbronciata,  ''Togliti quella divisa, deficiente. Non ricordi che oggi è il compleanno del Preside Kuno?''
''E come faccio a ricordarmelo se lo scopro solo ora? E poi che c'entra se è il suo compleanno?''
''Il nostro Preside soffre di manie di grandezza, caro Ranma'', asserì Nabiki, ''Crede di essere una personalità importante per la città, per cui nel giorno del suo compleanno la scuola resta chiusa, proprio come se fosse un giorno di festa''
''Grande! Quindi siamo liberi?''
''Ranma, non credi che sia il caso di stare un po' con la tua fidanzata?'', chiese Genma mentre il figlio e la futura nuora lo fulminavano con lo sguardo, ''Perchè non andate al cinema o a fare una passeggiata romantica?''
''Neanche morto! Io me ne torno a dormire!"
''No che non torni a dormire, un vero artista marziale sa equilibrare bene le ore di riposo e quelle di attività, inoltre alzarsi presto tempra il carattere!"
''Sai Ranma, io non credo che tuo padre abbia avuto una brutta idea...''
Tutti si voltarono a guardare Akane, stupiti dall'ultima frase uscita dalle sue labbra. Il codinato sgranò gli occhi, lei sorrise.
''Inoltre lo sanno tutti che il sesso al mattino è un toccasana. Va', corri dalla tua Shampoo!"
''Shampoo? Chi sarebbe questa Shampoo?'', il tono di voce di Soun Tendo sembrava essere improvvisamente sceso di qualche ottava, da quanto era greve e minaccioso. I due ragazzi lo ignorarono, totalmente presi dalla loro lite furiosa.
''Lo vedi che sei una stupida? Che bisogno c'era di dirlo a tutti senza nemmeno sapere come sono andate le cose?''
''Ah, io sarei stupida? E tu allora cosa sei, eh? Pervertito, maniaco, schifoso!"
''Non è che sei gelosa?''
''Ma ti pare? Gelosa di uno che non se lo sa neanche tenere nei pantaloni?''
''Non è come pensi, ok? E poi cos'è, ti da fastidio che io abbia più successo di te?''
''Andare con Shampoo è come comprare al mercatino dell'usato, capirai che successo, a scuola mancavate solo tu e i bidelli, e neanche tutti!"
''Akane, mi fai parlare?''
''Anzi, fossi in te approfitterei della giornata libera per andare a fare delle analisi, chissà cosa potrebbe averti trasmesso...''
''Oltre che stupida sei anche cattiva? Shampoo è una brava ragazza!''
''Ma per favore...'', s' incupì, guadagnando l'uscita.

''Akane, torna qui! Almeno durante i pasti principali voglio tutte e tre le mie figlie a tavola con me!"
''Mi vedo con Mousse''
Uscì sbattendo la porta.
E quattro paia di occhi -cinque, se si consideravano quelli di Estrella che lo guardava minacciosa dalla porta che separava la sala dalla cucina- presero a fissare il sedicenne in malo modo, in attesa di una spiegazione.





''Mousse, reagisci!"
Il giovane si ranicchiò sul suo letto mentre Akane gli accarezzava la schiena, seduta accanto a lui.
Aveva deciso di dire a Mousse di Ranma e Shampoo prima che lo venisse a sapere da terze persone, in modo da evitargli un crollo nervoso a scuola, davanti a tutti, e di fargli digerire la notizia nella pace di casa sua, lontano da occhi indiscreti.
''Mousse, ascoltami!"
''No, lasciami, Akane!'', allontanò la carezza della giovane dal suo viso con un movimento brusco che la fece sussultare, ''La mia vita non ha più senso, ormai!''
''Oh, andiamo, ogni volta è la stessa storia! Eppure dovresti essere abituato alle sue storielle, ne cambia uno al mese!''
''Ma questa volta è diverso, lo capisci?''
Si asciugò una lacrima e si mise a sedere a gambe incrociate, mentre la Tendo gli passava gli occhiali che aveva buttato a terra durante la prima delle sei crisi di pianto che aveva avuto negli ultimi venti minuti.
''Ranma è il tuo ragazzo, ok? E Shampoo ti odia, questo è certo''
''Direi'', sorrise beffarda ravvivandosi il caschetto.
''Ebbene, oltre a portarti via ciò che lei crede tu voglia, stando con Ranma otterrebbe qualcosa di molto, molto più grosso: l'unica cosa che forse desidera più della tua rovina''
''E sarebbe?'', era sinceramente sorpresa nell'apprendere che ci fosse qualcosa che la cinesina desiderava più della sua morte, in realtà credeva che una mente semplice e banale come la sua non fosse in grado di formulare più di un pensiero alla volta.
''Indovina chi è andato a fare le foto per la campagna pubblicitaria di Nodoka Akari mentre tu eri in giro a fare l'ochetta con Dakashi?''
''Non ci credo...'', rispose pensierosa ignorando il commento sarcastico di Mousse sulla sua giornata con Ataru, ''Aveva sempre mirato a questo, sin dall'inizio!''
''Esattamente, amica mia. Lo sanno tutti che il sogno più grande di Shampoo è fare la modella come sua mamma, anche se non ci riesce perchè è troppo...''
''...Troia...''
''Io volevo dire bassa!''
''Tu sei troppo buono, paperotto'', lo baciò in fronte chiamandolo col nomignolo che usavano da bambini, quando una piccola e ben più spensierata Akane si divertiva a prendere in giro l'amico per la forma delle sue labbra, che ricordava molto vagamente quella del becco di una papera, quando sorrideva; ''Troverai una ragazza che ti merita, Mou-Mou, dovessi anche andartela a cercare io in capo al mondo''
''E tu imparerai a fidarti degli uomini e ad amarne uno, che sarà bello e forte, ma mai quanto il tuo migliore amico!'', sorrise.
''Sicuramente non sarà più intelligente di te'', si guardò intorno, tra i pesanti tomi di astronomia , i tre telescopi ed i dispositivi elettronici, tutto in quella stanza urlava una sola parola: genialità.
''Lasciami piangere le mie lacrime, amica. Domattina ho un test di fisica e devo essere in forze''
''Va bene, Sheldon Cooper. A domani''.



Uscì dall' imponente palazzo e prese a camminare, leggermente infreddolita. Svoltò all'angolo con la via principale, diretta al suo negozio di dischi preferito per comprare qualche nuovo vinile, quando andò a scontrarsi con un giovane in divisa da cameriere.
''Oh! Mi scusi!''
''A-Akane?''
Scrutò un attimo gli intensi occhi verdi del ragazzo, prima di ricordarsi dove l'avesse già visto.
''Ryoga!''
''Ciao, Akane... Hem...''
''Che ci fai vestito da cameriere?''
''I-io...''
Maledì se stesso e la pigrizia che lo aveva spinto ad uscire da casa Kuno ancora in divisa, senza cambiarsi.
Di tutti i momenti in cui avrebbe potuto incontrare Akane Tendo ed esplodere di gioia nel parlarle, quello era il peggiore nonchè il più umiliante.
Come se servire la colazione di compleanno al proprio preside seduto in salotto, in vestaglia, accanto all'orrida moglie ed ai figli malati di mente non fosse stato abbastanza avvilente.
Per fortuna il suo continuo farfugliare e muovere le mani nervosamente non fecero scappare via la giovane, che invero aveva bisogno di compagnia.
''Ti va di accompagnarmi a fare spese? Non sono vestiti o cose stupide da donne, giuro! Ho... Non ho voglia di stare da sola, ecco.''
''M- M- M- Ma- Ma certo! Tutto quello che vuoi, sono libero come una nuvola!''

Oh Kami.
Ho detto ''Libero come una nuvola''.
La metafora più brutta che sia mai stata generata.
Ryoga, meno male che vuoi fare lo scrittore.

''Ryoga, tutto bene? Che stai farfugliando?''
''Niente, niente! Andiamo!''
La prese sottobraccio ed iniziò a correre senza meta, felice.


***


''Dunque se A sta per... No... F... Calcolandone la massa.... No, non ce la faccio!''
Buttò la matita per terra, calpestandola violentemente mentre con un rapido gesto della mano chiudeva il libro e buttava gli occhiali sulla scrivania.
No, non lui.
Non Ranma Saotome.
Quel traditore che gli aveva estorto una confessione sui fatti personali di Akane, che alla fine aveva iniziato anche a stargli simpatico e ad ispirargli fiducia aveva fatto male a lui ed alla sua migliore amica. Conosceva la Tendo come le sue tasche, forse anche meglio di se stesso, e sapeva bene quando mentiva cercando di nascondere l'evidenza.
L'interesse di Akane per Ranma andava oltre la passione del codinato per le arti marziali, come il disappunto per la notte precedente andava oltre la semplice empatia nei suoi confronti o l'ormai sedimentato odio per Shampoo.
No, Akane voleva Ranma come lui voleva Shampoo. Forse in una maniera più inconsapevole ed un filo meno ossessiva, ma lo desiderava.
E lui era un bastardo.
Prese il telefono e compose il numero del fedifrago, che rispose solo al quarto squillo, giusto per farlo crogiolare in un mare d'ansia.
''Mousse, ciao!''
''Sei con lei, ora?''
''Eh? Lei chi?''
''Saotome, rispondimi! Sei con lei?'', ringhiò stringendo lo smartphone nella mano, facendo scoppiare in mille pezzi la cover in plastica azzurra che lo avvolgeva.
''Ah, vedo che la notizia ha già fatto il giro della città, molto bene... Mousse, io mi auguro che almeno tu voglia credere alla mia versione...''
''Ranma! Tu non dovrai vedere mai più Shampoo, hai capito?''
''Perchè, senò che succede?'', rispose irritato -ed irritante- il codinato, in un consueto moto di ribellione adolescenziale.
''Perchè ti spacco la faccia!''
''Allora guarda, se vuoi sono da mia madre, passa pure che dopo averti steso ti offro un caffè''
''Lo sai che sono più debole di te...''
''Appunto. Ora, se tu mi lasciassi parlare...''
''Non m'interessa, ci vediamo a scuola''
Riappese.


''Ranma, chi era?''
''Un compagno di classe'', scosse la testa riprendendo ad esaminare le foto scattate il giorno prima.
''Hai parlato di stenderlo...''
''Non preoccuparti, mà, non intendo picchiarlo, è troppo debole per me''
''E' successo qualcosa?''
''Pensa che gli abbia rubato la ragazza''
''Akane?''
''Ma no! Tra me ed Akane non c'è niente, come te lo devo dire?''
''E allora chi? Non mi dire... No, Ranma! Non quella puttanella!''
''Mamma!''
''Ti prego, figliolo, Akane è centomila volte meglio di quell' ochetta! Per favore, non fare lo stupido!''
''Non sono stupido, lo sai''
''Secondo me quella Shampoo mira a farsi mettere incinta per farsi sposare e...''
''Non siamo più ai tuoi tempi, non viaggiare troppo con la fantasia. E poi non ci ho fatto nulla di che, te l'ho detto''
''Ieri sera siete tornati a casa insieme e tu eri visibilmente ubriaco...''
''Talmente ubriaco che ho passato la notte a vomitare anche la mia presunta anima nera di peccatore, e quando sono tornato in camera lei non c'era già più''
''Che sollievo! Povera Akane, non se lo meriterebbe proprio''
''Ma basta con questa Akane! Che ci troverete tutti quanti?''
Nodoka sorrise maliziosa, mentre il figlio arrossiva.



***


''Ryoga, sei stato fantastico! Davvero non pensavo che a Brooklyn ci fossero tutti questi negozi di dischi! Uno più fornito dell'altro, poi!''

Soffiò sul suo caffè corretto al caramello mentre i suoi occhi erano persi in quelli della giovane seduta di fronte a sè al bancone del bar: la sua bellezza e la sua dolcezza erano un miracolo della natura.
Lo sguardo indugiò forse un po' troppo sulle gambe nude della sua interlocutrice. Erano lunghe e toniche, perfette. Come tutto il resto.
L'oggetto del suo amore segreto era raggiante: quella giornata fuori dal suo quartiere d'origine sembrava averla messa di buon umore, ed il giro tra bazar etnici e negozietti vintage l'aveva decisamente rinvigorita, rispetto a quando l'aveva incontrata.
Osservava Akane a distanza da troppo tempo, ormai, per non conoscerla meglio di molti altri. Sotto l'aspetto da ragazza bene dell'alta società con il massimo dei voti e la famiglia influente, batteva un cuore anticonformista e ribelle, proprio come il suo.
Si era sentito uno stupido ad essersi vergognato di confidarle quale fosse il suo vero ruolo in quello strano sistema di valori che era la gioventù nipponica trapiantata a New York: la ragazza aveva sorriso e gli aveva detto di apprezzare la sua buona volontà ed il suo duro lavoro, augurandogli di realizzare tutti i sogni che le aveva confidato.
Tutti tranne uno, ovviamente.

''Inoltre hai degli ottimi gusti, mi hai consigliato un sacco di roba interessante!''
''G- Grazie, Akane...''
''Ukyo, scusa, mi porteresti un' altra ciambella? Oh Ryoga, anche questo bar è stupendo! Non ci ero mai stata, non avevo neanche idea che Ukyo lavorasse qui!''
''E quando mai mi hai considerata, scusa?'', la barista le porse una ciambella glassata al cioccolato, guardandola con astio.
''Ma cosa dici? Sei tu che non parli mai con nessuno''
''Cosa? IO? Ah, questa è bella!''
''Hey, non litigate, ragazze! Akane, il bagno si è liberato, dovevi andare se non sbaglio...''



Attraversò il lungo e stretto corridoio laterale, sui cui lati si stagliavano numerosi tavolini pieni di giovani universitari intenti a bere caffè corretti, ed aprì la porta del bagno, infilandosi nello stanzino buio, sentendo un peso contro la schiena, come se una persona volesse a tutti i costi entrare insieme a lei.
Quando udì la porta chiudersi a chiave alle sue spalle si spaventò seriamente ed inizò a tastare nervosamente i muri piastrellati per cercare l'interruttore della luce, ma l' individuo misterioso la precedette, illuminando l'angusta stanza e mostrando la sua presenza.
''Che ci fai qui?''
''E tu ti definisci un'artista marziale? Sono stato seduto al tavolo vicino alla porta per una mezz'ora abbondante e non ho mai nascosto il mio ki. Complimenti, schiappa!''
''Che vuoi?''
''Parlare''
''Mi hai seguita?''
''Non scherziamo! Sono stato da mia madre fino ad ora, e poi io vengo sempre qui''
''E dovevi andare in bagno proprio ora?''
''Sì''
''La vita è bizzarra a volte, vero, Ranma?''
''Pensa che c'è gente che esce di casa dimenticando di mettere la gonna e si permette anche di fare del sarcasmo!''
''Hai qualcosa contro il mio vestito?''
''No, anzi, è molto interessante''
''Porco!'', era furiosa.
''Io guardo una cosa che mi è stata messa sotto gli occhi, tu che scusa hai?''
''Ci tengo molto, me l'ha regalato il mio amico Ataru due anni fa''
''Mi domando perchè l'abbia fatto... Ah, ma il pervertito sono io, ovvio!''
''E adesso siamo anche gelosi! Molto bene!''
''Io geloso di te? Al massimo se siamo qui è per colpa della TUA gelosia!''
''La mia gelosia? Ma sentilo, come se m'interessasse di chi ti porti a letto!''
''Tanto per chiarire, non ci ho fatto niente''
''Non m'interessa''
''Ed io te l'ho voluto dire lo stesso''
Akane sorprese se stessa provare un'inaspettata quanto inspiegabile sensazione di sollievo.
L'orgoglio, la voglia di farlo arrabbiare e di fargli pagare l'umiliazione subita il giorno prima, lo sguardo penetrante di Shampoo, nuda sulla porta della sua stanza, che l'aveva tormentata tutta la notte e l'inesperienza con certe situazioni fino ad allora sconosciute, però, la fecero parlare a sproposito.
''Hai perso un'occasione, dicono che sia molto brava a letto. Magari se la richiami ti da un'altra chance, sempre che non se ne sia andata perchè quello che ha visto non le è piaciuto...''
''Lo vedi che sei proprio una stupida?''
''Te ne vai?'', lo spinse.
''Me ne vado, idiota''


Uscì sbattendo la porta, buttò sul tavolino una banconota da dieci dollari e salutò Ukyo e Ryoga con la mano, ignorando lo sguardo di fuoco lanciatogli dal giovane cameriere.



Scese dal taxi e corse verso la porta di casa cercando di sfuggire dal vento gelido e dai primi fiocchi di neve della stagione.
Shampoo lo aspettava in piedi accanto al portiere, coperta solo da un cappottino in panno bianco, senza cappuccio nè ombrello, visibilmente infreddolita.
''Hey!'', le corse incontro, togliendosi il cappotto ed avvolgendoglielo intorno alle spalle, per riscaldarla, ''Che ci fai qui?''
''Ero venuta a vedere come stavi, ieri sera non eri molto in forma...''
''Sì, hem... Credo che quei drink fossero alcolici, in realtà... Stupido barista, e dire che gliel' avevi anche detto che sono astemio...''
''Già'', annuì lei distogliendo lo sguardo, ''Non volevo disturbare e ti ho aspettato in strada, spero di non essere stata invadente''
''No, affatto. Vuoi salire?''
''Non è il caso, Akane non è una mia grande fan...''
''Fregatene di lei''
''Preferirei comunque evitare di incontrarla. Sai, Ranma, io posso sembrare forte e decisa, ma in realtà sono molto sensibile, basta un niente per farmi star male. Ti va se camminiamo un po'?''
''Ho fame, mangiamo qualcosa?''
''Certo! Qui vicino c'è il ristorante di mia nonna, ti piace la cucina cinese?''



***


''Akane, ti prego, permettimi di pagare!''
''Non esiste, la cena la offro io! Ukyo, vale anche per te, metti via quel portafoglio!''
Salutò i due nuovi amici e tornò a casa a piedi, dal momento che distava solo di qualche isolato. Lungo la strada trovò una pasticceria aperta e si fermò a prendere due cioccolate calde ed alcuni dolci, in modo da offrirli a Ranma come segno di pace.
Sebbene Ryoga non si fosse mostrato troppo d'accordo, Ukyo aveva insitito perchè i due si riappacificassero, e lei aveva capito di aver sbagliato a trattarlo in un modo così rude, dopotutto lui non conosceva il vero motivo del suo taglio di capelli. Inoltre, pur non essendo legato a lei da nessun vincolo, aveva fatto in modo di dirle che era pulito, che in qualche modo aveva rispettato quella bizzarra unione decisa dai loro genitori.
In fondo Ranma non era davvero un cattivo ragazzo, forse solo un po' ottuso e sempliciotto, ma cattivo proprio no, non meritava la sua ira nè il suo rancore.
Salì in ascensore e, giunta nel grande salone di casa sua, salutò Genma e suo padre, che lo informarono che Ranma non si era ancora fatto vedere.
Prese la scalinata principale ed entrò in camera sua senza bussare, con l'obiettivo di lasciargli i dolci ed un biglietto carino sulla scrivania.




***




Shampoo si era aperta a lui durante la cena regale al ristorante di sua nonna Cologne, che lo aveva trattato come un figlio, raccontandogli di un passato di pressioni e privazioni, di un padre assente, di una madre con troppe aspettative che perennemente venivano disattese e di pessimi rapporti sociali.
Era stato profondamente sorpreso nell'apprendere che Akane era una tale vipera: non solo era andata a letto con Ataru, il ragazzo della sua, all'epoca, migliore amica, aveva anche inventato un monte di bugie ai danni della reputazione della povera Shampoo, facendola passare per una poco di buono ed emarginandola.

Shampoo gli aveva offerto una sigaretta e lo aveva salutato, sotto casa, con un bacio sulle labbra, un bacio pieno di dolcezza e gentilezza, lontanto anni luce dall'atteggiamento spocchioso e violento della sua coinquilina.
Gli aveva parlato a cuore aperto, mostrandosi preoccupata di ferire i sentimenti dell'amica Kodachi, ancora ossessivamente innamorata di lui, ma, allo stesso tempo, confidandogli senza troppi giri di parole di desiderare di stare con lui in ogni modo, fino al più fisico.
L'aveva invitata a salire passando nuovamente per l'ingresso di servizio e, mentre la baciava e le toglieva il vestito rosso, cercava di sopprimere la rabbia che provava per Akane.
Akane che si comportava come un'oca giuliva con Ryoga riempendolo di complimenti e ringraziandolo a profusione solo per averla portata in uno stupido negozio di dischi.
Akane che indossava felice e fiera il vestito regalatole da Ataru nonostante non fosse il suo genere, mentre a Las Vegas aveva tenuto addosso due ore a malapena il capolavoro di sartoria che aveva impiegato ore a scegliere per lei.
Akane che si precipitava a consolare Mousse anche quando non ne aveva bisogno, che passava le giornate a casa sua.
Akane che preferiva andare dal parrucchiere piuttosto che rispettare un impegno preso con una persona che le voleva veramente bene come sua mamma.
Akane la gatta morta, che con una mano erigeva fiera la bandiera della castità e dei valori morali mentre, con l'altra, tentava di nascondere il suo passato torbido.
Akane che sembrava essere gentile con tutti tranne che con lui.

E lui che le si stava affannando per trovare il regalo di Natale perfetto da farle.

Accese una lampada sul comodino ed afferrò con forza i fianchi della cinese, aiutandola a sdraiarsi sul letto, la baciò ancora e poi la guardò negli occhi, a lungo.
''Sicura?''
Lei si limitò ad annuire, lui prese a baciarla con più foga e, finalmente e senza interruzioni, colmò la distanza che li separava.




***



La stanza sembrava deserta, ma la luce sul comodino era accesa.
Abituando la vista alla semi oscurità si rese conto che c'era qualcuno sotto le coperte, probabilmente già dormiva.
Posò con cautela i biscotti sulla scrivania cercando un po' di spazio nel suo disordine e si avvicinò a lui, per svegliarlo e scusarsi.
Ranma dormiva tranquillamente coperto fino al mento da una pesante coperta rossa, il letto era disfatto, segno di un sonno agitato, e le coperte erano talmente spesse da sembrare un'infinità.
Sul comodino, accanto alla lampada accesa, faceva bella mostra di sè una foto incorniciata che ritraeva Diana e Nodoka con loro due, piccoli, in braccio.
Sorrise. Ne aveva una uguale da quando ne avesse memoria. Non la guardava da tanto, gli ultimi mesi erano stati movimentati e non aveva avuto modo di riaprire la scatola dei ricordi in cui conservava tutti gli oggetti più cari di sua madre, ma ricordava perfettamente di essersi sempre chiesta chi fosse quel bel bambino, che legame avesse con lei.
Sin da bambina si era sentita, in qualche modo, legata a quel bimbo con gli occhi azzurri che non aveva mai visto, e le sembrò paradossale che, una volta trovatoselo in casa, non le fosse venuto in mente di tirare le somme e capire che il figlio di quell'amica di sua madre che non vedeva da anni era proprio lui, Ranma.
Il suo Ranma?
Se lo chiese studiando il suo viso, in silenzio reverenziale e provando una sorta di tenerezza. Chissà se un giorno lo avrebbe davvero chiamato così.
Si sedette in un angolino del letto accanto a lui e gli posò un bacio sulla fronte, un gesto forse eccessivamente intimo, ma se l'era meritato, pensò.
Dopotutto sapeva anche lei quanto fosse difficile star dietro alle sue crisi di rabbia, ed il codinato era stato un buon amico sin dal loro primo incontro, quando si era dimostrato talmente leale da non riferire nulla a Soun dei suoi incontri con Sven e soci. Non sapeva se l'amore a cui anelavano i loro padri sarebbe mai nato, ma certamente era felice che quello sconosciuto facesse parte della sua vita incasinata.
Ranma aprì gli occhi e la guardò, stranamente apprensivo. Lei sorrise.
''Sono solo le dieci, dormi già?''
''Akane... Io... Sono molto stanco, potresti lasciarmi solo?''
''Non vuoi neanche assaggiare la fantastica cioccolata calda allo zenzero che ho comprato apposta per te? Dai, non tenermi il broncio, sono io la rancorosa della famiglia, e tu sei un golosone! Avanti, non dirmi di no!''
''Mi hai comprato una cioccolata calda?'', non capiva perchè sussurrasse, ma stette al gioco, adeguando il suo tono di voce a quello del ragazzo.
''E' il mio modo per farmi perdonare di essere un' isterica ed un' ingrata, hai fatto così tanto per me, ed io sono stata solo capace di saltare alle conclusioni, per giunta sbagliate. Possiamo fare la pace?''
''Akane, io non so come dirtelo...''
Ma non ebbe bisogno di dire niente. Shampoo uscì dal cumulo di coperte che nascondevano il corpo del codinato e, ancora assopita, sorrise maligna ad Akane, stringendolo a sè e baciandolo appassionatamente sulle labbra, facendo scivolare via le lenzuola e mostrando alla Tendo buona parte della loro nudità.

In silenzio arretrò, sconvolta, e si precipitò fuori dalla stanza. La forza con cui la porta sbattè fece cadere la merenda posata precariamente sulla scrivania e rovesciare le cioccolate calde per terra.





Capitoletto-continuazione di quello precedente, non uccidetemi e scusatemi se non è un granchè!
Mille cuori e grazie come sempre.




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Capitolo 10
*** Basta che funzioni ***


''Non lo dirò mai abbastanza: qualunque amore riusciate a dare o a ricevere, qualunque felicità riusciate a rubacchiare o a procurare, qualunque temporanea elargizione di grazia: basta che funzioni''.
Woody Allen- Basta che funzioni



La settimana precedente era stata un inferno.
Dalla sera dello scontro nella sua camera Akane si era praticamente trasferita da Mousse- per stargli vicino, aveva detto- ed a scuola non gli rivolgeva la parola, evitando accuratamente persino il suo sguardo.
Lo ignorava come una scadenza fastidiosa, come un brutto presentimento, come un mal di testa durante la prima giornata al mare dell'anno.
E stava sempre con Ryoga e Mousse, procurandogli un certo fastidio.
Chi, invece, non gli lasciava tregua era la piccola Shampoo.
Lo seguiva ossessivamente ovunque andasse, che fosse a scuola, a casa o da sua madre. Non aveva più rapporti con nessuna delle sue amiche -probabilmente per la storia di Kodachi e la simulazione di tentato suicidio che aveva messo in atto, facendosi trovare riversa sul tavolo della cucina con accanto un bicchiere di vino e centinaia di mentine che tutti avevano scambiato per pillole- e gli stava perennemente appiccicata, scoraggiando in malo modo la sua amicizia con Ucchan, essendosi autoproclamata sua fidanzata.
Ranma era sinceramente stufo di tutte quelle attenzioni morbose, ma non sapeva come dirglielo. Quella ragazza era talmente sensibile e bisognosa, sempre sull'orlo delle lacrime, così buona ed ingenua, che non ce l'avrebbe mai fatta a piantarla dal giorno alla notte.
Era domenica e lo aveva invitato a pranzo a casa sua, in occasione dell'inaspettato ritorno di suo padre, che sarebbe rimasto con la figlia per ben 48 ore dopo sei mesi di lontananza.
Era un pranzo ufficiale a cui avrebbe dovuto partecipare tutta la famiglia Saotome, e lui si era lasciato trasportare dalla corrente, com'era solito fare essendo nato privo del gene della risolutezza.
Fortunatamente Genma aveva declinato l'invito, in un gesto di sorprendente quanto inaspettata lealtà nei confronti dell' amico Tendo, ma Nodoka, Hirai ed il noiosissimo Ataru erano lì, seduti a tavola in quell'enorme ed elegantissimo salone, a conversare amabilmente con la mamma di Shampoo, una bellissima donna che poteva tranquillamente sembrare la sua sorella maggiore, ed il padre, il prototipo del politico bigotto, conservatore e moralista.
Nodoka e Claudia- nome d'arte di Ying Lan Zhou, la famosa modella cinese che col suo corpo aveva fatto sognare grandi e piccini due decadi prima- parlavano dell' ultima settimana della moda milanese, mentre Hirai e Kappei Karuga, unico membro giapponese del Parlamento e sospettato ex componente della Yakuza, discutevano di uno Stato a caso in cui era stata appena deliberata l'approvazione del matrimonio tra coppie dello stesso sesso.
Nonostante Hirai gli fosse sempre stato antipatico, doveva ammettere che le posizioni liberali dell'avvocato lo rendevano fiero: anche lui, sebbene la sua virilità non fosse mai vacillata nemmeno per un istante, tendeva in favore di quella causa.
Benchè il suo modo di ragionare fosse a tratti piatto e semplicistico, Ranma aveva ideali e principi saldi e puri, cristallini. I suoi valori morali, incorruttibili, al contrario di quelli vanamente millantati da suo padre, erano per lui motivo di vanto.
E stavano per essere malamente calpestati dalla sua ospite.
''Ranma, ho cucinato per te, lo sai?''
''Davvero?'', chiese annoiato, ''Grazie, Shampoo''
''Ragazzo, mia figlia non si è mai sporcata le mani per un uomo, spero che tu ne valga la pena''
''Immagino che abbiate folte schiere di servitù sottopagata che lo fa per voi, di solito'', sospirò.
''Ranma!'', lo rimproverò dolcemente Nodoka mentre Hirai gli faceva l'occhiolino e Shampoo sbiancava.
Nel veder comparire un'ombra di delusione e terrore sul viso della ragazzina, conscio del pessimo rapporto che intratteneva col padre, aggiustò il tiro.
''Ovviamente scherzavo, anche noi abbiamo Estrella''
''Per noi intendi tu e tuo padre, vero? So che vivete a casa Tendo''
''Sì, signore''
''E dimmi, in che rapporto sei con la loro figlia minore? Shampoo, se non sbaglio è la tua migliore amica''
''Sì, papà'', si morse il labbro. Ranma la guardò a lungo, poi spostò il suo sguardo sul giovane Ataru, che aveva avuto la faccia tosta di presentarsi a casa della sua ex fidanzata consapevole di averle spezzato il cuore e di essere stato la causa principale della fine della sua amicizia con Akane.
Probabilmente il Signor Shampoo, come l'aveva ribattezzato, non sapeva nulla della sua relazione col biondo e, di conseguenza, la ragazza non aveva potuto dirgli niente della lite con l'amica.
''Io ed Akane...'', rispose assorto, ''Non ci vediamo molto. Lei passa buona parte del suo tempo a casa del nostro amico Mousse, non so se ha mai avuto il piacere... Sì, per la verità la frequento pochissimo''
''Mousse, certo, quel giovane! Ho sempre pensato che mia figlia avrebbe dovuto puntare a qualcosa del genere! Lo sai che è stato praticamente già ammesso a tutte le Università del Paese? La sua media è la più alta di tutti gli studenti dello stato di New York, viene da un'ottima famiglia e, probabilmente, lo assumeranno direttamente  alla Nasa dopo la laurea, senza passare dal tirocinio''
''Wow'', rispose stizzito il codinato. Non che gli interessasse essere considerato un buon partito per Shampoo -un matrimonio combinato gli bastava e gli avanzava- ma venire bistrattato così proprio non gli piaceva. Dopotutto la sua media a scuola non era così bassa.
In educazione fisica aveva il massimo dei voti, ed anche in storia se la cavava.
Il politico sembrò leggergli nel pensiero.
''Tu vuoi fare l'insegnante di arti marziali, vero?''
''Sì, signore, vorrei continuare la tradizione di famiglia'', sorrise nel vedere sua madre impettirsi.
''E l'obiettivo è quello di sposare Akane Tendo ed unire le forze, giusto? Se non sbaglio il vostro fidanzamento è già stato annunciato alla stampa''
''Esattamente'', intervenne pronta Nodoka, mentre il pesante sbuffare di Ataru non era passato inosservato all'attenzione di Ranma.
''Hanno deciso i loro padri'', la interruppe Shampoo, tirando un calcio al codinato da sotto la sedia, ''Nè Akane nè Ranma sono felici di questa unione, ed il fatto che lui sia qui con me e lei sia con quel secchione di Mousse ne sono la prova tangibile. Ora, se volete scusarmi, vado a prendere il piatto che ho preparato''
''Lascia fare alla cameriera, Shampoo. Dopotutto i nostri subordinati devono pur meritare il misero stipendio che percepiscono mensilmente, no?'', guardò di sbiego il ragazzo, che sostenne il suo sguardo con naturalezza, senza mostrare un minimo di esitazione nonostante la freddezza e l'austerità di quell'uomo lo mettessero in imbarazzo.
Mentre cinque cameriere bionde in divisa sparecchiavano i piatti decorati su cui erano stati serviti gli antipasti, in un silenzio reverenziale che fece sentire al codinato la nostalgia della sua adorata portoricana e delle sue perle di saggezza regolarmente dispensate e mai realmente richieste, Ranma inviò un sms ad Ataru, tenendo il cellulare sotto il tavolo per evitare che Shampoo sbirciasse le sue conversazioni come era solita fare.


-Un plauso alla tua faccia di bronzo, potevi anche evitare di venire a metterla in imbarazzo. Inoltre è inutile che sbuffi, lo abbiamo capito tutti che non vedi l'ora di fare il bis.


Premette invio e prese a guardare il suo avversario con aria di sfida, mentre aspettava la sua risposta.


-Ranma?? Non ho capito niente!


Grugnì.


-Levati quell'espressione angelica dalla faccia, Dakashi, lo so che ti sei fatto la mia ragazza.


Il biondo lo guardò con un' ipocrita aria scandalizzata che gli fece andare di traverso i fagiolini che aveva appena mangiato. Fece in tempo a mandargli l'ultimo sms,che il codinato lesse di sfuggita,  prima che le cameriere finissero il loro lavoro e la portata principale fosse servita.


-Quale delle tante, di grazia?





Shampoo, fiera come una bambina di sei anni a cui era appena stato assegnato il ruolo principale  alla recita della scuola, sollevò il pesante coperchio d'argento che copriva l'enorme piatto da portata posto in mezzo alla tavola.
Posò una mano sulla spalla del codinato come una moglie amorevole che ha cucinato il piatto preferito di suo marito.
''Ecco qua, amore, maialino in agrodolce!''
Nodoka scoppiò a ridere sguaiatamente. Era inusuale vedere una donna dai modi garbati come i suoi lasciarsi andare in quel modo. Era come se avesse interpretato quella scelta culinaria come un segno del destino, ed il nervoso accumulato durante quel pranzo si fosse, finalmente, liberato.
Ranma taceva, in imbarazzo, mentre la cinesina tagliava un'abbondante porzione, pronta per servirgliela.
''Shampoo'', deglutì, ''I-io non ho molta fame...''
''Che c'è, non apprezzi la cucina di mia figlia?'', sbottò Kappei, mentre Hirai sembrava essere stato contagiato dall'ilarirìtà della compagna.
Con un po' di ritardo anche lui aveva capito l'ironia della situazione.
La famiglia Karuga al completo lo incitava a prendere il piatto dalle mani tremanti della piccola Shampoo e sua mamma e quel deficiente del suo compagno non sembravano volerlo aiutare a confessare la peculiarità di se stesso di cui era sempre stato maggiormente fiero -forza e virilità escluse, ovviamente- ma che in quel momento lo paralizzava come la peggiore onta di vergogna.
''I- io sono... Io sono...Ve...''
''Vegetariano? Non vorrai dire vegetariano! Ragazzo, in questa casa non sono tollerate queste assurdità da Hippie, gli anni '70 sono finiti da un pezzo, lo sai?"
''Beh, ma...''


''Signor Karuga''
Mestamente e per la prima volta in tutta la giornata, Ataru prese la parola. Nonostante il suo tono di voce fosse stato leggero ed educato, la fermezza con cui aveva pronunciato quel nome aveva catalizzato la totale attenzione dei commensali su di lui.
''Ranma è molto credente. Ha recentemente compiuto un voto di astensione in onore dei Kami per ottenere sostegno morale in un momento un po' delicato della sua vita. Come sa si è appena trasferito qui dal Giappone, ed essendo anche lei un emigrato come noi ricorderà quanta nostalgia si possa provare i primi tempi''. Karuga si asciugò teatralmente una lacrima, pensando alla sua povera mamma che aveva abbandonato ad Osaka vent'anni prima e che non aveva nemmeno visto morire, il bassista continuò: ''Ha deciso di sacrificare la carne animale perchè per un artista marziale come lui è uno dei nutrimenti più importanti, è per questo che non può assaggiare la squisita pietanza di Shampoo che sarò ben lieto di consumare al posto suo''.
Le reazioni a quel gesto di aiuto tanto nobile quanto maleficamente geniale, per essere stato concepito in pochi secondi, furono molteplici.

Hirai e Nodoka erano fieri del loro ragazzo. Di entrambi i loro ragazzi, e della loro bella amicizia.
Shampoo sospirava, non si sapeva bene se per Ranma o per Ataru.
Claudia sospirava per il maialino che la sua dieta non le permettava di mangiare.
Kappei piangeva commosso per la sua mamma e per la purezza di cuore di quel bizzarro ragazzo col codino.
Ranma era sollevato, irritato per essere stato salvato proprio da quel deficiente, rassegnato a fare la fame e tanto, tanto malinconico.
Anche Akane era vegetariana, ma si sarebbe mangiata in un boccone Kappei e le sue teorie sugli Hippie senza farsi il minimo scrupolo.
Quanto gli mancava quel maschiaccio violento.




***



''Sei pronta?''
Bussò un'altra volta alla porta del bagno, dentro il quale la sua migliore amica sembrava aver deciso di prendere residenza.
''Akaneeee!''
''Eccomi, eccomi!''
''Da quando in qua sei diventata una femmina?''
''Scemo, è che almeno la domenica vorrei essere presentabile!"
Uscì dal bagno e si lasciò cadere sul letto di Mousse, impugnando il suo I-pod ed iniziando a scorrere la lista di brani caricati.
Indossava una camicetta a righe e dei jeans stretti con delle scarpe col tacco. Era strano vederla così curata in occasioni che non fossero mondane, Akane era sempre stata una ragazza molto semplice. Forse, pensò, quel taglio di capelli le aveva dato lo scossone giusto per iniziare a prendersi un po' più di cura di se stessa.
O forse c'era dell'altro.
''Hem... Signorina Tendo...''
''Mi dica...''
''Non è che per caso... Mmh... Il trucco, la cura nel vestire...''
''Si...?''
''Ma come fa a piacerti?''
''Non mi piace affatto!"
''Chi, scusa? Io non ho nominato nessuno!'', le fece una linguaccia. L'aveva incastrata.
''Mousse, sei scorretto. E poi lo sai che io amo solo te''
''Ma il mio cuore appartiene ad un'altra''
''Il cui corpo, a sua volta, appartiene a...''
''A lui''
''A mezza New York, in realtà''
''Cattiva. Comunque sono contento, sai? Era dai tempi di Shinnosuke che non ti vedevo interessata a qualcuno"
''Oh, per favore, non mi parlare di Shinnosuke. Che rimanga pure lì dov'è!"
''A proposito, dove sta?''
''Stando ai pettegolezzi di Yuka e Sayuri è ancora in clinica, ma che ci importa di lui... Dai, usciamo!''
''Altrimenti come fai ad incontrare per caso Ranma ed a farti vedere in tutto il tuo splendore?''
''...Andiamo e basta. Andiamo da Ukyo''



***



''E tu ti aspetti che io ti creda?''
''Oh Kami. Quando mi hai mandato quel messaggio avevo capito che c'era stato qualche equivoco, ma qui si tratta proprio di lavaggio del cervello!''

Hirai aveva del lavoro arretrato da sbrigare e Nodoka era andata a casa a prepararsi per una cena col suo team. Ranma ed Ataru stavano passeggiando da soli, in silenzio, finchè il biondo non aveva preso la situazione in pugno ed aveva chiesto un chiarimento al giovane col codino sullo scambio di sms avvenuto a tavola.
Ranma aveva esposto la sua versione, raccontatagli da Shampoo, a cui Ataru aveva contrapposto la sua, nettamente più veritiera.
''Dunque tra te ed Akane non c'è stato niente...''
''Nemmeno tra me e Shampoo, in realtà''
''Allora cosa sei, una specie di santo?''
''Oh no. Ho avuto le mie esperienze, sai, col gruppo... Ed anche con Kasumi ho passato dei bellissimi momenti,  prima di Tofu, ma Shampoo proprio no, mai!'', scosse la testa ed agitò le mani in segno di diniego, come per giustificarsi di un reato.
''E Akane?'', chiese sospettoso.
''Non ti nascondo che mi sarebbe piaciuto, ma mi ha elegantemente dato il due di picche qualche anno fa, da allora siamo solo buoni amici''
''Ti sarebbe piaciuto e ti piacerebbe ancora, di' la verità''
''Forse, ma non è questo il punto''
''Ed il punto qual è?''
''Il punto è che Shampoo ha fatto una cosa molto grave nei confronti di Akane, due cose gravi se ci aggiungi la storia dei capelli, e tu stai dalla sua parte invece che da quella della tua legittima fidanzata. Quando si dice le perle ai porci!''
''Non sono fatti tuoi, e comunque cosa c'entrano i capelli?''
''Akane non te l'ha detto?''
''Che cosa? La smetti di essere così enigmatico, per favore?''
''Te l'hanno mai detto che sei uno stupido, Ranma?''



***



''Tranquilla, sta arrivando...''
Ukyo, col mento appoggiato sul palmo della mano ed i gomiti puntati sul bancone del bar, stranamente mezzo vuoto, era stufa di vedere Akane guardarsi intorno, non faceva altro da ore.
''Arrivando chi, scusa?''
''Ha detto che sarebbe passato di qui, dopo... Sai...''
''Dopo cosa, Kuonji? C'entra per caso la mia Shampoo?'', urlò Mousse attirando l'attenzione dei pochi avventori del locale e facendoli girare tutti nella sua direzione.
''Sì, è andato a pranzo da lei'', rispose stizzita la barista mentre Akane la fulminava con lo sguardo. Suo padre le aveva detto che Ranma avrebbe pranzato da Shampoo,- è un maschio, lasciagli fare le sue esperienze, aveva detto- ma lei non aveva alcuna intenzione di dirlo al suo migliore amico.
''Non sono comunque affari miei'', rispose sovrappensiero, abbandonando il locale senza nemmeno salutare gli amici.
Prese ad incamminarsi per le strade di Brooklyn, assorta, e senza rendersene conto si era ritrovata in metropolitana e poi a casa.



Giunta a destinazione, una visita inaspettata la fece tremare. E non solo di freddo.
Kodachi Kuno, in tutto il suo metro e ottantadue, la stava aspettando sulla porta avvolta in impermeabile beige e con una sigaretta tra le labbra tremanti e bistrate di rosso.
A giudicare dalle gambe nude, doveva essere uscita di casa in camicia da notte, in preda ad una delle sue solite crisi di nervi.
''Kodachi'', le passò davanti ignorandola, guardando con sufficienza le lacrime che le rigavano il viso coperto da un paio di pesanti occhiali da sole, che con la neve che scendeva ed il buio della sera non andavano troppo d'accordo. La Kuno la prese per un braccio e la fece girare, scoppiando a piangere e cercando un suo abbraccio, che arrivò inerme e rassegnato.
''Akane Tendo, per favore, fammi entrare... Non ho altri posti in cui andare''
''Kodachi, hai un appartamento su tre piani di quattrocento metri quadri, non credo che tu possa essere considerata una senzatetto''
''Akane Tendo!'', si mise in ginocchio, direttamente dentro ad una pozzanghera, ''Ti supplico, fammi entrare! Troviamo un accordo, un'alleanza! Il nostro gruppo si è sciolto, Azusa Shiratori ha scoperto che Shampoo ha rubato il ragazzo anche a lei, oltre che a me''
Akane sbuffò, Kodachi era davvero convinta di essere la fidanzata di Ranma? Ciò che la fece sorridere, però, fu la notizia della liaison di Shampoo con Sanzenin Mikado, il ragazzo di Azusa. Ci aveva provato anche con lei svariate volte, era bello sapere che aveva finalmente sfogato i suoi più bassi istinti con qualcuno del suo stesso livello.
''Kodachi'', spiegò pazientemente, come una madre che spiega al figlio perchè lo sta rimproverando, ''A me non frega niente di te, nè di Azusa nè di nessun altro!"
''Ma non vuoi vendicarti di Shampoo? Dopotutto anche tu sei innamorata di Ranma Saotome!"
''E' qui che ti sbagli, mia cara. A me non frega niente di quello stupido. E poi anche se fosse io non sono subdola come voi, non mi abbasso ai vostri giochetti''
''Tornerai, Akane Tendo. Tornerai strisciando a chiedere la mia complicità, stupida ragazzina!''
''Sì, va bene, come vuoi...''
Proseguì, finalmente senza interruzioni, e rientrò in casa.




''Bentornata''
''Ciao, Ranma''
''Credevo fossi scappata all'estero''
''E invece sono qui. 'Notte''
''Non ceni con me?'', la fermò per un soffio, mentre lei aveva già un piede sul primo gradino della scala, ''Sono tutti fuori, non mi piace mangiare da solo''
Sorrideva imbarazzato, come se stesse cercando di rimediare a quanto accaduto una settimana prima.
Akane non potè fare a meno di guardarlo: indossava un pantalone della tuta grigio ed una maglietta bianca scollata. Era fresco di doccia, con i capelli ancora bagnati, e le mani in tasca, teso ed evidentemente smanioso di ricevere una risposta affermativa.
Capiva cosa Shampoo trovasse in lui, era oggettivamente bello e non era certamente per farle un torto che ci era andata a letto. Almeno, non solo.
Anche Ranma stava silenziosamente studiando la figura della giovane donna di fronte a sè. Akane era bella davvero, di una bellezza diversa da quella di Shampoo, meno chiassosa e più pulita, delicata, nonostante i suoi modi di fare poco gentili.
Sì, decisamente doveva essere come gli aveva detto Ataru, Akane non poteva essere il mostro descritto da Shampoo. Non con quel faccino e quello sguardo spaurito.
Decise di scusarsi, a modo suo, mentre aspettava che la Tendo prendesse la sua decisione in merito al mangiare insieme.
''Sei molto carina pettinata così''
''Grazie'', arrossì lei, sorpresa, ''Ma se me lo stai dicendo solo perchè credi di avere qualcosa da farti perdonare ti assicuro che non ce n'è bisogno''
''No, no! Lo penso davvero, mi piaci di più con i capelli corti'', abbassò gli occhi. Eppure era sempre stato bravo con le donne, perchè con lei non ci riusciva? La barriera che Akane aveva steso davanti a sè il giorno in cui si erano conosciuti e che raramente era riuscito a scalfire,almeno in superficie, si erigeva ora maestosa davanti a lui. Contrariamente alle altre volte, però, Ranma non vedeva un muro di rancore ed irritazione per la sua persona. Akane sembrava piuttosto... Triste. E rassegnata.


''Senti, io...''
Lo dissero insieme, col cuore in gola e la voce quasi strozzata dall'imbarazzo.
''Prima tu''
''No no, prima tu''
''Ok, pensavo. Estrella non c'è, vero?''
''E' domenica anche per lei, Ranma''
''Già... Mi dispiace chiederti di cucinare e fa troppo freddo per invitarti a cena fuori. Che ne dici se ordiniamo una pizza e guardiamo un film in camera tua come l'altra volta?''
Sorrise, alzandosi inconsapevolmente sulle punte e propendendo col busto verso la ragazza, con le mani in tasca ed il codino che gli scendeva sulla spalla. Chinò leggermente la testa in modo da essere alla sua stessa altezza, col viso proprio di fronte al suo.
''E dai! Io pago la pizza e tu scegli il film, è un'offerta che non puoi rifiutare''
''Mmh...'', si posò un dito sul mento, pensierosa, ''Ho proprio voglia di guadare una bella commedia romantica strappalacrime, magari qualcosa con Hugh Grant!", lo sfidò con lo sguardo.
''Non sto fiatando...'', socchiuse gli occhi, senza mostrare alcun cedimento anche se dentro si sentiva morire all'idea di guardare un' altra commedia romantica.
Con Shampoo, in quella settimana, ne aveva fatta una bella scorpacciata.





''Akane, lo sapevo che eri un maschiaccio violento che non apprezza il romanticismo! Guarda, guarda questa scena, mi fa morire! SI-PUO'-FARE!''
''Potevi dirmelo che l'avevi già visto'', addentò l'ultima fetta di pizza.
''E' sempre la prima volta, con Frankenstein Junior. E' il mio film comico preferito''
''Anche il mio. Hey! Non puoi fumare qui, mio padre ci uccide!''
Si sdraiò sulla schiena, distogliendo l'attenzione dallo schermo, e prese a fissare il soffitto buttando fuori una densa nuvola di fumo.
''Ma dai, trasgredire ogni tanto fa bene! Dov'è finita la tua ribellione adolescenziale?''
''La sfogo con la musica, ora che non posso più fare a botte nei vicoli'',gli tirò un pugno sulla spalla, rubandogli la sigaretta e portandosela alla bocca.
''Che ti ha fatto comprare quella schiappa di Hibiki?''
''Ma povero Ryoga, che ti ha fatto? E poi ha degli ottimi gusti: Black Sabbath, Stone Roses, Smiths...''
''Bleah! To die by your side it's such an heavently way to die... Che sviolinata. Devi venirci con me a comprare i cd!''
''Quando non sei impegnato con Shampoo...'', si morse la lingua. Perchè l' aveva tirata in ballo? Stava andando tutto così bene.
''Diciamo che...'', si prese un istante per riflettere e soppesare bene le parole, ''Credo che avrò molto più tempo libero, a partire da domani. Sempre che tu decida di rimanere a casa tua''
''Non ha funzionato?''
''Non è il tipo di persona con cui mi piace avere a che fare''
''Eppure...''
''Eppure?''
''E' così sexy, disinibita, disponibile...''
''Sarà...'', spostò i cartoni di pizza appoggiandoli per terra, si appoggiò allo schienale del letto e la prese di peso, facendola ranicchiare a lui e cercando di coprirla con un lenzuolo, ''Ma sai una cosa, Akane? Anche se puoi avere chiunque tu voglia,  alla fine scegli sempre quella che ti fa ridere''
''E chi sarebbe la fortunata?''
''Quando lo scoprirò sarai la prima a saperlo. Ora vatti a mettere un pigiama che se ti addormenti vestita io non ti spoglio''
''Ma chi si vuole far spogliare da te, maniaco?''
Presero a picchiarsi, come al solito. In qualche modo, pensò Ranma asciugando il sangue che gli colava dal naso mentre Akane si scusava in tutte le lingue del mondo, qualunque cosa ci fosse tra di loro, anche le schermaglie e la violenza domestica, era meglio del silenzio.
Finchè quella bizzarra unione avesse funzionato ne sarebbe stato felice. Indipendentemente da dove li avrebbe portati, in futuro, finchè funzionava andava bene così.



Come avete visto sono stata bravissima ed ho aggiornato (quasi) subito!  Spero di essermi fatta perdonare per lo scorso capitolo e mi auguro che questo non sia troppo lungo e pieno di pezzi inutili o comunque evitabili.
Lo so che sono andata oltre ogni frontiera dell' OOC inventandomi addirittura il cognome di Shampoo, ma non riuscivo ad immaginare questo capitolo se non così. Non so se ci siano typo o refusi o quant'altro, mi ritrovo sempre a finire i capitoli alle 3 di notte e, all'ultima rilettura, ho iniziato a sentire le voci come il bambino del Sesto Senso, praticamente me lo sono auto-doppiato nella mente, povera me, mi sto esaurendo!
La citazione di Woody doveva essere quella Chiave di tutta la storia (non potevo pensarci prima e chiamarla così?) e stare molto più avanti nella narrazione, ma mi andava di metterla qui , spero sortisca comunque il suo effetto.
Grazie di cuore a chi legge e commenta, io non capisco come facciate ad essere così tanti e non so se me lo merito, ma ne sono ovviamente felicissima!
Alla prossima!

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Capitolo 11
*** Il bastone Y la carota ***


11
''Davvero ritieni che esista la compagna ideale? Voglio dire, non credi che alla base di qualsiasi rapporto maturo ci sia, in realtà, un compromesso?''
Woody Allen- Stardust Memories






''Ma che coglione!"
''Buongiorno, Principessa!"
''Zitto, non mi distrarre. Muoviti! Ci fossi stata io lì l' avrei già smascherata da un pezzo! Esteban! Avanti! Il figlio non è tuo, si vede! Vuole solo farti litigare di nuovo con Paloma, ma quel bambino ha gli occhi di Ramòn!''
''Guarda che non ti sente...''
Ranma rideva della sua coinquilina che, seduta sulle sue gambe, inveiva contro il protagonista di una squallida soap opera argentina. Probabilmente, in più di due mesi di convivenza, non l'aveva mai vista tanto presa da qualcosa.
Era talmente concentrata sullo schermo da non essersi accorta delle sue braccia che la stringevano. In caso contrario, lo avrebbe certamente ucciso a mani nude dandogli del maniaco, tanto per cambiare.
Estrella, con la scopa in mano, passò dietro ai due guardando maliziosamente la nuca del codinato. Si chiedeva come mai i due ragazzi amassero tanto stare in cucina con lei, nonostante avessero a disposizione una casa tanto grande e bella. Erano seduti in bilico su una vecchia sedia in legno cigolante, davanti al piccolo televisore anni '90 che utilizzava per sbirciare le sue telenovelas preferite tra un lavoro ed un altro.
Si chiedeva soprattutto come facessero, quei due stupidi, a non capire di piacersi così tanto. Quando erano rilassati e nessuno ricordava loro che avrebbero finito per sposarsi, un giorno, sembravano già una coppia collaudata e felice.

''Estrella, levati!''
Con un movimento simile a quello per scacciare le mosche, Akane le fece capire, molto poco educatamente, che doveva spostarsi. Ranma corse subito in difesa del suo membro preferito della famiglia, che stava pulendo il pavimento proprio davanti a loro.
''E' una cafona, non darle retta! Se devi pulire qui ci spostiamo noi''
''Ho finito, Ranma... Meno male che ci stai tu aquì!''


''Ragazzi, venite a fare colazione?'', Genma si sporse dalla porta della cucina, accarezzandosi la pancia che non vedeva l'ora di essere riempita dai manicaretti preparati dalla portoricana.
''Un attimo, vecchio! La bambina deve finire di vedere i brasiliani!''
''Vuoi stare zitto? Genma, iniziate pure, io ne ho ancora per dieci minuti!''
''Eh no, niña. Ahora tu spegni quella cosa e vai a mangiare la colazione, che io no vengo a servirla due volte!''
''E va bene...''
Spense la tv rassegnata e si avviò in sala da pranzo, lasciando Ranma e la cameriera da soli.


''Ma come fai?''
''A fare cosa, bambino mio?''
''A farti rispettare così. Io non ci riesco mai, con Akane''
''Ci vuole polso y decisione. Akane è màs docile di quello che sembra, devi solo bilanciare el bastone y la carota''
''Sei un amore, lo sai?''
''Non provarce anche con me, hai già fatto danni con la tetta rifatta!''
''Ma lo sai che sembravano vere? Non erano male!''
''Ranma! Vai subito a mangiare!''
''Vado, capo, vado! Quando ti arrabbi mi fai più paura di lei...''


Si sedette accanto alla sua fidanzata e le rubò una cucchiaiata di yogurt, la giovane lo bacchettò con la mano.
''Allora, Akane. Finalmente sei tornata dal tuo papà!''
''Ti sono mancata?''
''Che domande, bimba mia. Tu mi manchi anche quando sei a scuola!'', si asciugò teatralmente una lacrima di commozione, mentre Genma lo confortava con delle maldestre pacche sulla spalla, ''Ranma, vedi di non farla arrabbiare mai più, capito?"
''Che c'entra Ranma?'', urlò lei.
''Lascialo stare, è una settimana che mi tormenta'', sussurrò il codinato al suo orecchio, ''Dice che sono un traditore indegno ed imperdonabile. Lo sono?'', chiese esitante.
''E dov'è finita la storia del vero uomo che deve fare le sue esperienze?'', chiese al padre alzando un sopracciglio.
''Beh...'', rise imbarazzato grattandosi la testa, mentre una gocciolina di sudore gli scendeva lungo la tempia, ''Che vuoi che ti dica, figliola, speravo di tranquillizzare almeno te!"
''Papà, non ti permettere mai più. Ranma è liberissimo di fare ciò che gli pare, non deve rendere conto a nessuno delle sue scelte di vita, tanto più che non siamo davvero fidanzati.''
Nabiki socchiuse gli occhi: ''Te ne rendi conto, vero?''
''Di cosa?'', chiese la sorella sbattendo le palpebre, perplessa.
''Ti rendi conto del fatto che lo stai difendendo davanti a tutti e che hai la mano posata sulla sua gamba da quando è arrivato?''
In imbarazzo, i due sedicenni si allontanarono, evitando accuratamente di guardarsi negli occhi.
''Senza contare, sorellina, che ieri sera quando sono tornata ho sentito chiaramente una voce maschile provenire dalla tua stanza, e mi sembrava una voce conosciuta...''
''Chi era, Akane? Parla, figliola! Chi è stato? Se qualcuno ha messo in pericolo la virtù della mia bambina, io...''.
Tutta la famiglia si voltò a guardare Soun, in piedi col pugno chiuso alzato in aria, mentre Nabiki, con espressione annoiata, puntava il dito indice in direzione di Ranma.





Arrivati a scuola Ranma si rese conto di quanto il passaparola fosse virale e determinante nelle scelte di vita dei giovani del Furinkan. Da quando Akane aveva avuto l'incidente con i capelli -incidente di cui non avevano ancora parlato- la moda del taglio a caschetto si era diffusa come un'influenza.
I tagli delle altre ragazze erano ovviamente solo delle pallide imitazioni del frutto del lavoro di Malcolm, il migliore parrucchiere di New York nonchè lontano cugino di Akane, ma erano comunque molto simili a quello della Tendo.
Akane raggiunse Mousse lasciando il suo caffè al fidanzato e pregandolo di non seguirla, per evitare che il codinato incorresse nelle ire del giovane ancora ferito. Il tempo di un sorso e Shampoo l'aveva raggiunto cogliendolo alle spalle, posandogli le mani sugli occhi.
''Sorpresa!''
''Ciao'', rispose annoiato. Non voleva ancora scoprire le carte con la cinesina: se avesse vuotato il sacco dicendole che sapeva tutto, probabilmente la ragazza si sarebbe vendicata su Akane, e non voleva rovinarle il Natale.
''Non mi hai chiamata ieri sera, scemone!"
''Mi sono addormentato subito, ero molto stanco''
''Già, mio padre ti avrà sfinito...''
''Non importa. Ah, ciao Hiroshi!"
Si allontanò raggiungendo l'amico, lasciandola sola in cortile. Shampoo, per niente disposta a perdersi d'animo, gli corse dietro.
''Amore! Amore, aspetta!"
''Che c'è?''
''Sei arrabbiato con me? Ho visto che sei arrivato con Akane e non vorrei che ti avesse detto qualcosa che ti ha fatto cambiare atteggiamento, sarebbe proprio nel suo stile''
''Akane non parla mai di te''
''Saotome, hai visto che schianto con quel taglio? Se l'è fatto anche Yuka ed ora mi piace ancora di più!'', s'intromise Hiroshi.
Shampoo, stizzita, strinse più forte il braccio del codinato, che invece sorrideva.
''Già... Devo dire che sta davvero bene così. Non trovi, Shampoo? Chiunque le abbia consigliato di tagliarseli ha avuto davvero una grande idea!"
''Mmh, credo...'', rispose esitante, cercando di capire dove volesse andare a parare, ''Vieni da me, oggi? Abbiamo la casa tutta per noi!''
''Non posso, devo andare non so dove con mio padre''
''E dopo?''
''Dopo andrò ad allenarmi"
''Pranziamo insieme, allora?''
''No Shampoo, sono con i miei amici'', alzò un dito per impedire alla giovane di rispondere ed autonivitarsi, ''E siamo tutti ragazzi''
''Saotome, sei proprio cattivo con questa ragazza!"
''Hai ragione, sono un mostro'', rispose annoiato all'amico salutandolo con una pacca sulla spalla e raggiungendo Ryoga.


***



''Quindi erano tutte bugie?'', lo urlò talmente forte da far girare tutti i clienti del bar.
''Esatto. Tutto. La storia di Ataru, il taglio di capelli... Tutto!"
''Povera Akane...''
''Già...''
Diede un morso alla sua ciambella mentre Ukyo gli versava dell'altro caffè.
''Ma non dovevi andare via con tuo padre?''
''Gli ho detto di raggiungermi qui, ma si sarà perso''
''E' amico di Ryoga? Anche lui si perde sempre, soprattutto qui a Brooklyn!"
''Probabile. Com'è finita dopo l'intervallo?''
Durante l'intervallo era scoppiata una lite tremenda tra Shampoo ed Azusa Shiratori, che l'aveva presa per i capelli davanti a tutti urlandole i peggiori improperi ed accusandola di aver passato una notte con il suo fidanzato, il pattinatore Sanzenin Mikado.
''Il Preside le ha separate ed ha chiamato i genitori di Azusa. Shampoo in qualche modo ne esce sempre indenne, forse perchè i suoi genitori sono così importanti. Senonchè all'uscita Kodachi l'ha trascinata nel bagno di un bar e si sono picchiate''
''Davvero?'', spalancò gli occhi.
''Giuro! Poi si è messa in mezzo Akane che era lì con Mousse dicendo che la lotta è un'arte e blablabla, alla fine Tatewaki le ha raggiunte e si è portato via la tua fidanzata''
''Cosa? E dove l'avrebbe portata?''
''A pattinare a Central Park. Per distrarla, ha detto''
''Oh'', strinse la ciambella in mano, stritolandola.
''Hey! Quella te la faccio pagare lo stesso, eh!"
''Sì, ma perchè Akane sarebbe andata a pattinare con quell'imbecille di Kuno?''
''Tranquillo Otello, c'era anche Nabiki con loro''


***


''Mi vuoi spiegare che ci facciamo qui da Tiffany? A meno che tu non voglia fare colazione: non vorrei deluderti, ma era solo un film!"
''Zitto, Ranma. Un vero artista marziale sa quando è il momento di fare l'uomo ed accettare le conseguenze delle sue azioni!"
''Continuo a non capire"
Suo padre si schiarì la voce e si aggiustò gli occhiali con il dito indice.
"Akane è la tua fidanzata e stanotte siete stati insieme, no?''
''Oh no. No, no, no, no e no!"
''Ranma, devi assumerti le tue responsabilità!"
''Deficiente d'un padre, secondo te dovrei chiederle di sposarmi solo perchè abbiamo guardato un film insieme?''
''Figliolo, ascoltami!"
''Col cavolo!''

Aprì la pesante porta di vetro della gioielleria prima che l'inserviente in giacca e cravatta potesse farlo al posto suo e prese a correre per le vie del centro, sperando di seminare suo padre che, evidentemente, doveva darci un taglio con le bevute notturne di sakè insieme a Soun.
Si fermò per prendere fiato in mezzo al parco, davanti ad un'enorme e bellissima pista di pattinaggio, al cui centro faceva bella mostra di sè un albero di Natale illuminato.
Si appoggiò alla ringhiera di recinzione che circondava la pista e prese a guardare con malinconia le famiglie che pattinavano felici, i bambini che volteggiavano sicuri e quelli che, più incerti, scivolavano lentamente sul ghiaccio sostenuti dalle loro mamme.
Per un attimo la tristezza s'impossessò di lui, mentre pensava a tutti i momenti persi con Nodoka a causa dell' idiozia di suo padre.
Il tempo di una sigaretta e la malinconia aveva lasciato il posto alla rabbia più nera.



''Ti ho detto di lasciarmi, so pattinare benissimo da sola, Mikado!''
''Ehi, non essere timida, Akane. Ti sto solo aiutando!"
''Ho detto che me la cavo da sola!'', tirò un calcio al bell'imbusto che la stava tenendo per i fianchi mentre Nabiki, a bordo pista ed impegnata a fasciare la caviglia slogata di Kuno, sorrideva maliziosa guardando Ranma che stringeva la ringhiera come se volesse polverizzarla, furente.
Improvvisamente e con la grazia di un cigno, Sanzenin prese la mano di Akane e gliela alzò sopra la testa facendole fare una giravolta, appoggiando poi un braccio dietro la sua schiena e facendola chinare leggermente, abbassandosi a sua volta ed avvicinandosi al suo viso, imitando il passo finale di un sensuale tango.
Ad un centimetro dal suo volto, Akane iniziò ad arrossire di rabbia ed imbarazzo.
''Ok, finiamola, Mikado''
''Sei sexy quando pronunci il mio nome''
''Allora non lo farò più. Lasciami, mi sta venendo il torcicollo''
''Non vuoi ricevere il tuo regalo di Natale?''
''Non c'è niente che tu possa darmi che io desideri''
''Nemmeno un bacio?''
''Solo se posso ricambiare con un calcio nelle palle''
''Sei adorabile, Akane...''
''Hai tre secondi per lasciarmi, non scherzo. Uno...''
''Che succede se aspetto fino al tre?''


''Succede che il regalo te lo faccio io, Sanzenin''
I due giovani si voltarono a guardare Ranma che, inciampando e scivolando, stava camminando sulla pista di pattinaggio, avvicinandosi ai due.
''Ranma, che ci fai qui? Non eri con tuo padre?''
''Ti da fastidio che sia venuto? Se vuoi me ne vado e vi lascio continuare''
''Lo vedi che sei proprio un deficiente? Ti ho solo fatto una domanda, idiota!''
''Sei tu che sei un'ingrata! Vengo a salvarti da questo polipo e tu...''
''Frena, salvarmi? Cosa siamo, in un western?''
''Ho capito, me ne vado, scusa!''
Si voltò e prese a camminare verso l'uscita con le mani alzate, lasciando la ragazza attonita mentre Sanzenin Mikado, come se niente fosse successo, la abbracciava e tentava di baciarla sulle guance e sul collo, schivando gli schiaffi della giovane che si divincolava.
''Fermo con 'ste mani, tu!''
''E dai, fatti dare un bacino!"


''E no!''
Tornò indietro correndo, riuscendo inspiegabilmente a non cadere sul ghiaccio, mentre Akane si posava una mano sulla fronte.
Prese il suo antagonista per il colletto del cappotto e lo alzò di qualche centimetro da terra, guardandolo fisso negli occhi.
''Saotome, che impeto! Eppure pensavo che ti facessi Shampoo...''
''Chi mi faccio o non mi faccio io non è un tuo problema, il tuo problema'', alzò la voce, ''E' chi non puoi farti tu''
''Cos'è, sei arrivato da due mesi e già metti i veti sulle donne della città? C'è una lista o un regolamento da rispettare? Magari vuoi anche dirmi cosa devo mangiare o indossare... Ah, poi dimmi se c'è qualcosa da firmare!'', lo schernì.
''Sanzenin!", irritato, lo spinse, ''Te lo dico con le buone, non dare fastidio ad Akane''
''Perchè, altrimenti che mi fai?''
''Te ne faccio pentire, credimi''
''Ora basta, finitela!", urlò Akane mentre si guardava intorno, imbarazzata. Quello scemo di Ranma stava dando spettacolo.
''Tranquilla, Akane, sistemo questo ragazzino e torno da te, splendore''
''Questo ragazzino ti farà passare un brutto Natale se non la pianti di darle tutta questa confidenza. Akane è la mia fidanzata, toccala e ti ammazzo''
Nel silenzio generale causato da quell'affermazione che aveva zittito persino Mikado, la ragazza lo prese per mano e lo trascinò fuori dalla pista, pattinando velocemente nonostante le suole di gomma delle scarpe del codinato non gli pemettessero di tenere il suo passo.



''Sei arrabbiata, eh?'', sbottò mentre aiutava la fidanzata a togliersi uno dei pattini.
''Per cosa?'', chiese lei alzando l'altra gamba nella sua direzione, per farsi togliere l'altro.
''Quindi non sei arrabbiata...'', abbassò lo sguardo, sorridendo in silenzio, mentre Akane rientrava nei suoi stivaletti.
''No, intendevo per quale delle tante cose'', chiese lei alzandosi in piedi e posandosi le mani sui fianchi, con aria severa. ''Non era il caso di fare quella scenata. Sei qui da poco e non conosci ancora gli equilibri che regolano i nostri rapporti. Mikado è così dall'asilo ed io l'ho sempre messo al suo posto, ma le nostre famiglie sono tutte legate in qualche modo, e non è conveniente metterle in imbarazzo comportandosi come animali in mezzo alla strada''
''Hai ragione, non dovevo proprio venire. Non te lo meriti''
''Ma chi te l'ha chiesto?''
''Ho sbagliato io, ok? Chiudiamola qui!"
''No, Ranma, non è ok. Non so come ti abbiano abituato le tue conquiste passate, ma con me non funziona così: nessuno può definirmi la sua fidanzata quando ha ancora la bocca sporca del rossetto di un'altra''
''Ora stai esagerando...''
''Per niente. Non m'interessa se Shampoo è la donna della tua vita o è stata solo il passatempo di una settimana, io a certe cose do ancora valore e non ti permetto di prenderti tutta questa confidenza. Va bene ridere e scherzare, ma non oltrepassiamo i limiti''
''Allora visto che sei così pura e casta forse dovresti smetterla di infilarti nella stanza da letto di uno di cui non te ne frega niente come hai fatto quella sera con la cioccolata calda, e magari anche di andare a dormire da Mousse sei sere su sette!"
''Ah non preoccuparti, non mi ci infilerò più, sta' tranquillo''
''Stiamo andando troppo oltre, me ne vado''
''Fa' cosa vuoi, io raggiungo Nabiki''


Camminando verso casa, arrabbiato e ferito, iniziò a pensare al discorso di Estrella di quella mattina, quello sul bastone e la carota.
Akane sapeva essere dolce e carina, ma il più delle volte si comportava come se fosse posseduta dal demonio. L'acidità che riversava nelle sue risposte taglienti sembrava avere consistenza propria ed il giovane era certo che, se fosse stata palpabile, sarebbe stata tossica e corrosiva.
Sapeva di aver esagerato facendo quella scenata: dopotutto Akane non era la sua vera fidanzata e non riusciva davvero a capire cosa lo avesse spinto a pronunciare quella parola che gli aveva fatto paura sin dal giorno in cui aveva capito la differenza tra i maschi e le femmine, in terza elementare.
Probabilmente, pensò, aveva preso troppo sul serio le parole dei suoi due padri sul rispetto delle tradizioni ed il futuro della palestra o, forse, era colpa dell'istinto protettivo che solo quella piccola peste riusciva a scatenare in lui, lui che appariva imperturbabile come una quercia secolare ed era sempre stato accusato da tutte le ragazze che aveva conosciuto di essere freddo, scostante e menefreghista.
Entrò nel salone dei Tendo e fu accolto da Soun e Jason che bevevano birra in bottiglia guardando una partita di football.
''Ranma, amico! Ti fermi?''
''No, grazie, devo fare una doccia. Se cerchi Nabiki è al parco con Akane''
''Ah no, tranquillo, sono qui per la tv. A me hanno staccato la luce perchè ho dimenticato di pagare le bollette''
Questi, pensò, sono gli uomini dalle cui labbra pendono le ragazze.
''Soun, come vanno i lavori al piano di sopra?''
''Siamo quasi alla fine, figliolo. Se vuoi dare un'occhiata la camera di tuo padre è pronta e la tua è già stata imbiancata. Va bene il blu?''
''E la palestra?''
''Hanno messo lo specchio al muro e stanno installando alcuni attrezzi, domani iniziano col pavimento in legno. Comunque va bene il blu?''
''Sì, grazie. Allora potrebbe essere già pronta per questa settimana?''
''Per la tua camera dipende da quando ti deciderai a scegliere i mobili...''
''Fate voi, mi fido. No, intendevo la palestra''
''Ah meno male! Credevo che il problema fosse dormire così vicino ad Akane!"
''Figurati, in passato ho dormito in grotte, capanne e stalle, chiedi a papà ed alla sua infallibilità nel travel planning!''
Inoltre non gli dispiaceva troppo incappare in una bella ragazza mezza nuda, ogni tanto.
Salutò i due e corse a farsi una doccia.
L'acqua calda lo rilassava, scioglieva i suoi nervi ed i suoi pensieri, sbrogliandoli come i fili di una matassa.
Effettivamente aveva sbagliato su tutta la linea, con la sua non-fidanzata.
E voleva farsi perdonare, per tutto.

Uscì dal bagno con indosso solo un telo bianco legato in vita e s'imbattè in Estrella, che immediatamente si coprì gli occhi con entrambe le mani.
''Ahi, Diòs mio! Copriti, Ranma! Sono troppo vecchia per vedere certe cose!"
''Giusto te cercavo!"
''Sì, ma vestiti! Mi fai fare certi pensieri, e... Potresti essere mio figlio, no! Vergogna, mettiti un pantalone!"
''Sono irresistibile, eh?''
''Spero che sia tutto proporzionato al tuo ego, lì sotto, senò povera la mia bimba che delusione che le darai...''
Senza parole a causa della sfacciataggine della cameriera e nell'imbarazzo più nero le fece segno di aspettarla e corse in camera a mettersi una tuta, raggiungendola dopo pochi secondi.
''Vado bene così?''
''Mi sento mucho meglio. Dimmi tutto corazòn''
''Hai presente la faccenda del bastone e della carota?''
''Quale carota?''
''Non fare battute sconce, che sono minorenne. Quella carota''
''Hai esagerato con el bastone y devi bilanciare con la carota, vero?''
''Bravissima. Che faccio?''
''Devi fare come fece Esteban dopo che Paloma aveva scoperto che l'aveva tradita con Carmen''
''Cioè uccidere suo fratello e vendere la fattor...Hem...''
Tossì rumorosamente, facendosi morire le ultime parole in gola. Lui era un uomo, non doveva saperle quelle cose. D'ora in poi sarebbe passato da Estrella solo dopo la fine delle trasmissioni preferite della sua amica. Magari prima di mangiare avrebbe fatto delle flessioni o si sarebbe fatto la barba, invece che perdere tempo in cucina come una donnetta.
Sì, si sarebbe decisamente fatto la barba.
''No, burro, intendo corteggiarla come facevi el primo giorno''
''Ma il primo giorno che l'ho vista ho provato a rubarle in camera e le ho detto che era piatta come una tavola...''
''Ahi povera Akane mia, che maledizione che porti sul capo...", bisbigliò, baciando la piccola croce appesa al rosario che portava sempre al collo.
''Hey, guarda che ti sento! Io non sono una maledizione. Ho tanti pregi, io''
''Fame un esempio...''
''Ecco... Sono bello... Poi... Forte, sì...E virile! Molto virile. Sono un vero uomo, un principe azzurro dagli ideali cristallini che trasuda forza e mascolinità e...''
''E... Como dite voi? Scemitudine?''
''Eh no, scemitudine non si dic... Ma, hey!"
''Ranma, devi trattare bene quella ragazza, che ha già tanta tristezza nel cuore da sola, specialmente sotto Natale. Trattala come vorresti essere trattato tu e fai un gesto carino, ogni tanto"
''Ma io ci provo ad essere carino, oggi ad esempio...''
''Lo so, so già tutto, señorina Nabiki mi ha mandato un video sul cellulare di quella scenata che hai fatto al parco. Molto ridicolo. Molto.''
''Dici molto molto?''
''Stamattina facevi lo scemotto con quell'altra e poi ti sei messo a fare el fidanzato mafioso''
''Ma tu come fai a saperlo? E poi non facevo lo scemo... E Akane non mi ha visto"
''Certo che ti ha visto, ed anche io. Mousse me ha mandato una foto di te e la ragazza facile avvinghiati''
''Ma tu chi sei, Gossip Girl?"
''Niño, tu sei bello e anche buono, ma non fare el cretino con Akane o la perderai per sempre. No hai idea della testa dura che ha quella ragazza! E por favor tieniti i pantaloni addosso che senò quella carota te la metto nel minestrone"




Quella sera, dopo mezzanotte, il bastone e la carota si incontrarono sul terrazzo di casa Tendo, al terzo piano.
''Che ci fai qui al freddo?''
''Mi sembrava di avertelo detto, Ranma. Questo è il mio posto segreto. Tu, piuttosto...''
''Volevo vedere a che punto fossero i lavori. Hai già dato una sbirciata?''
''No, non volevo invadere la tua privacy''
''E' pur sempre casa tua''
''Nostra''
''Grazie... '', replicò sorpreso.
Per la prima volta in vita sua poteva dire di avere una casa. Era una sensazione del tutto nuova ed elettrizzante, specie in quel momento, quando si era sentito finalmente legittimato a pestare i costosi pavimenti in marmo dell'appartamento dei Tendo senza sentirsi uno scroccone come suo padre.
Forse avrebbe potuto comprarglielo, un regalino in gioielleria. Magari non un anello di fidanzamento, quello no, ma una delle parti del corpo di Akane che preferiva era lo spazio tra il collo e le clavicole, sarebbe stata ancora più graziosa con un ciondolino pendente.
''Scusami per la scenata di oggi... Sono stato... Devo smetterla di vedere quelle porcate in tv...''
''No, scusami tu per essere stata così acida, avrei dovuto star zitta ed apprezzare il tuo aiuto''
''Non arrabbiarti per Shampoo, è finita, lo sai...''
''Non ne avrei comunque nessun diritto, no?''
''Beh no, tu- tu non sei veramente la mia...''
''Esatto. Hanno deciso i nostri genitori e noi...''
''Noi non siamo d'accordo''
''Già...''
Sospirarono a lungo.
''Akane...''
''Sì?''
''Possiamo considerarci almeno amici? Sarebbe un buon compromesso, credo...''
''Amici...Suona bene, sì!''
''Amici''
''Amici!''
Si sporse e la baciò.







I capitoli che impiego più tempo a scrivere sono quelli che mi piacciono di meno, scusatemi se è stato un po' deludente (ultima riga esclusa), ma c'erano talmente tante cose in ballo che non sapevo da dove cominciare!
Come sempre grazie per il tempo che dedicate ai miei deliri e per le vostre bellissime parole!
Alla prossima e scusate il ritardo!





























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Capitolo 12
*** Come un tango ***


tango
-Io ti rispetto troppo.
-Oddio, siamo passati da "ti amo" a "ci tengo a te" a "ti rispetto". Fra un po' mi regali una borsa dell'acqua calda!
Woody Allen- La maledizione dello scorpione di Giada







''Butta quella pistola, Esteban!''

Si accarezzò i baffi sicuro di sè, aggiustandosi il cappello che faceva ombra alla sua pelle abbronzata e gettando il sigaro a terra, puntando il dito contro la donna che lo aveva tradito.
''Taci, Mercedes! Il disonore in cui ti ha gettata quest'uomo va lavato col sangue!"
''Esteban, per favore, ragiona...''
Guardò il suo completo bianco sporco di schizzi di sangue ed il suo avversario, gravemente ferito ma ancora vivo, accasciato per terra intento a piangere e chiedere pietà.
Senza battere ciglio posò un dito sopra il grilletto, mirando al cuore.
''Di' le tue preghiere, Juan Antonio. E' giunta la tua ora''.



Si svegliò di soprassalto, spaventato da quel sogno tanto realistico quanto insensato e percependo una minaccia nell'aria, come se si fosse trattato di una sorta di premonizione.
Scendendo in cucina, ancora in pigiama, si rese conto che non era affatto presto. La sua famiglia aveva già fatto colazione e nel salotto di casa imperversavano febbrili i preparativi per la cena della viglia di Natale.
''Hibiki, che ci fai qui?''
''Saotome, che bello vederti gironzolare in pigiama in casa della ragazza che amo mentre io sono all'opera da più di tre ore...''
''Non è certo colpa mia se sei povero... Hai visto Akane?''
''Cos...? Come ti permetti, scroccone che non sei altro? Se solo non stessi lavorando, io...''
''Cosa mi faresti? Dimmelo, dai''
''Ti farei a pezzi''
''Intanto portami la colazione... Anzi, visto che sono gentile me la prendo da solo. Vuoi un caffè?''
''No, grazie, non voglio niente da te''
''Fa' come ti pare. Se vedi Akane dille che la cerco''
''E' da Mousse''
''Tanto per cambiare'', sbuffò entrando in cucina.

''Mi amor! Dammi qualcosa da mangiare!"
''Eh no, bimbo, io ora ho da fare! Il tacchino da cuocere, le ostriche da pulire, la cristalleria da lavare! Ahi, povera me! Che condizione ingiusta la mia, anni e anni al servizio de una casa y nemmeno un po' di libertà alla vigilia de Natale! Proprio yo che soy cattolica e sarei l'unica realmente in diritto de festeggiar!"
''Non cucinare tutta quella carne, potremmo preparare qualche ricetta vegetariana insieme"
''Non ti ci mettere anche tu, che già la bimba questa mattina me ha fatto la paternale... E i cadaveri, e i video dei maialini che piangono come bambini, e l'apporto proteico sbilanciato... E poi Nabiki che è a dieta, tuo padre che vuole el vino francese, el Padrone che ha invitato mezza città... Io non ce la faccio più, se continuate tutti così me licenzio!''
''Non fare così, anche se sono tutti cattivi ci sono io che ti amo''
''Però baci le altre, eh? Akane me ha detto. Tutto me dice ella, non como te che hai i segreti con la tua seconda mamma!"
''Ma no, non c'è stata occasione! Te l'avrei detto, giuro...''
''Claro...''
''E... Che ti ha detto? Non che m'interessi, è solo... Curiosità''
''Eh no! Anche io ho i miei segreti! Ora vai via che devo lavare per terra, vai!''
Si allontanò, fermandosi sulla porta e voltandosi verso la donna.
''Solo una domanda: cosa sappiamo di un certo Juan Antonio?''
''Ahi, Juan Antonio! Che schifoso, quello! No te le ricordi le puntate che vedevamo i primi giorni che stavi qui? E' un bastardo quello lì, ha portato via Mercedes a Esteban facendo finta de essere el più bravo!"
''Ma Esteban non stava con Paloma?''
''Per forza! Juan Antonio gliel'ha portata via, ma era Mercedes il suo grande amore! E' da quel momento che è entrato nel traffico con i colombiani ed ha ucciso suo padre, scappando con l'eredità!''
''Bel casino. Ti lascio lavorare, io devo andare a fare shopping. Cosa vuoi che ti regali?''
''Un nuovo lavoro, bimbo. Un nuovo lavoro''


***


''E quindi Scusascusascusa?''
''Sì, tutto d'un fiato, ripetuto tre volte: scusa- scusa- scusa''. Si lasciò cadere sul letto del suo migliore amico, portandosi le mani davanti agli occhi.
''E poi?''
''E' scappato''
''E non vi siete più visti? Eppure vivete insieme''
''Stamattina non si è fatto vedere, l'ho anche aspettato un po' prima di venire da te perchè volevo parlargli, ma non è uscito dalla sua stanza''
''Ok, ma che tipo di bacio è stato? Passionale?'', sorrise allusivo alzandosi gli occhiali sulla fronte e prendendole il naso tra due dita, ridendo.
''Non prendermi in giro! Mousse, non lo so nemmeno io come sia successo. Stavamo lì a dirci che dobbiamo essere amici e che non vogliamo legami e poi all'improvviso s'è chinato e mi ha baciata. Non ho neanche fatto in tempo ad accorgermene che si era già staccato. Dovevi vederlo dopo! Da come si dimenava, sembrava che l'avessero beccato a rubare in un negozio"
''Credi che c'entri Shampoo?''
''Mi ha giurato e spergiurato che è tutto finito...''
''Lo spero per lui''
''Oh andiamo, non hai speranze con lei. E meno male, aggiungo io''
''Akane, tu non capisci''
''Esatto, non capisco. Che ci troverai mai in un elemento del genere? Eppure sei intelligente, non sei uno sprovveduto...''
''Temo di essere predestinato. Lo sai che mio padre è di origine cinese, no? Ebbene, indovina di chi era innamorato da giovane?''
''Non dirmi di Claudia...'', spalancò gli occhi.
''Ti prego, si chiama Ying Lan Zhou, non facciamo gli americani per forza''
''Beh, io lo sono per metà, non dimenticarlo. In ogni caso, Raviolo al Vapore è una donna raffinata, di classe e bellissima. Tutto il contrario della figlia. E' molto più credibile tuo padre innamorato di una super modella di te che sei un mezzo genio e corri dietro a quell'ammasso di plastica e ciglia finte''
''La odi proprio, eh?"
''Non mi ha dato molte alternative, da quando si è fissata su quella faccenda di Ataru si è posta come missione di vita il rendere impossibile la mia. E meno male che eravamo migliori amiche!''
''Strano che non si sia portata a letto anche chi sai tu...''
''Non credere che non ci abbia provato. Ma lo conosci, lui non è certo un porco come Ranma!''
''Ed ecco che ritorniamo a Ranma di cui non ci interessa assolutamente niente...''
''Infatti, non me ne frega proprio niente''
''Certo, certo. Trovo solo singolare che tu non l'abbia spedito sulla luna, dopo quel tu-sai-cosa''
''Ma... Se- se solo ne avessi avuto il tempo, io...''
''Ne sono sicuro. Vieni, andiamo a scegliere il regalo che mi farai''


***


Camminava senza sosta da ore, totalmente incapace di concentrarsi sul da farsi.
Aveva passato quasi tutti i Natali della sua vita in giro per il Giappone con suo padre, non ne festeggiava uno da quando era un bambino e non aveva la minima idea di cosa si dovesse regalare in un'occasione del genere.
Soprattutto di cosa si dovesse regalare ad una ragazza.
Nessuno si aspettava da lui che si mettesse a fare regali, dunque non si era preoccupato troppo di sua madre o, men che meno, di suo padre, ma a lei voleva comprare qualcosa, soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti. Il problema era cosa.
I Tendo erano molto ricchi e le ragazze di casa avevano l'abitudine di andare a fare shopping più spesso di quanto lui l'avesse di aprire i libri di scuola. Nonostante Akane non fosse una fashion victim come le sue sorelle, aveva notato che anche il suo guardaroba, sebbene da maschiaccio, era piuttosto nutrito. Inoltre le aveva già regalato un vestito in occasione del loro viaggio a Las Vegas e sapeva che Nodoka le avrebbe fatto recapitare a casa, proprio quella mattina, l'intera collezione primavera/estate della sua linea, scarpe e borse comprese.
Escludendo vestiti e musica, cui aveva provvidenzialmente pensato quello scemo di Ryoga, rubandogli l'idea e presentandosi in casa con un vinile rarissimo del suo gruppo preferito, a Ranma rimanevano pochissime opzioni.
Voleva un regalo che avesse un'anima, che non fosse impersonale come un braccialetto o un mazzo di fiori, ma purtroppo l'idea geniale che gli passava in testa da settimane era irrealizzabile per motivi di tempo ed organizzazione.
Si sentì uno stupido a pensare che, forse, se la sarebbe potuta giocare come jolly per il regalo di San Valentino.
Era talmente distratto dal prendersi a pugni la testa a causa di quel pensiero tanto stupido quanto fuori luogo, da non rendersi conto del ragazzo alle sue spalle, che lo guardava assorto.

''Sì?''
''Perdona la domanda: sei giapponese?''
''Sì''
''Oh bene, allora posso parlare nella nostra lingua. Per caso sapresti indicarmi dove si trova l'abitazione dei Karuga?''
''Intendi casa di Shampoo?''
''Proprio lei! La conosci anche tu? Scommetto che sei del Furinkan!''
''Esatto. E tu sei... Il suo fidanzato?'', chiese speranzoso. Se la cinesina e quel bell'imbusto dagli occhi verdi fossero stati amanti, lui avrebbe potuto lasciarla inscenando il ruolo del bravo fidanzato tradito, sarebbe stato perfetto.
''Oh no! Shampoo è solo un'amica, anzi, in realtà è più una conoscente... Manco da New York da un po' e ieri ho ricevuto un' e-mail in cui mi invitava a passare le feste insieme. Purtroppo non ho un'ottima memoria ed ho dimenticato l'indirizzo che mi aveva scritto''
''Non preoccuparti, siamo vicinissimi. Vieni, ti faccio vedere''




***




Il salone era addobbato con gusto e tutti gli invitati si stavano godendo il momento dell'aperitivo.
Soun si era decisamente lasciato prendere la mano con gli inviti, ogni singolo giapponese residente a New York City era presente al ricevimento ed Estrella, rassegnata, aveva proposto un'apericena a buffet, una sorta di mega aperitivo per stare insieme fino all'arrivo della mezzanotte.
Mentre il preside Kuno gli faceva la predica sul suo taglio di capelli, proponendogli per l'ennesima volta di rasarsi a zero mentre suo padre, calvo dai trent'anni, gli dava man forte probabilmente mosso dall'invidia, Ranma si guardava intorno, cercandola con lo sguardo.
Mousse era sceso in salone da circa mezz'ora, ma di Akane nemmeno l'ombra, ed erano già le dieci passate.
''Ranma, dude, che ne pensi di mia figlia Kodachi? Isn't she beautiful?''
''Che stronzata!''
''What?''
''Oh, m-mi scusi preside, ero sovrappensiero. Diceva?''
''Dicevo... Oh, nothing. Guarda quelle tartine al salmone! Mi scusi! Cameriera? Inserviente? Impiegata? Oh, God! Cosa si deve fare qui per essere considerati dalla servitù?''
''Provi a chiamarla col suo nome. Estrella, querida. Ven aquì, por favor!''
''Hey, Saotome! Il tuo spagnolo è very good!'', alzò un pollice in segno di assenso.
''Non si può dire lo stesso del suo inglese, eh?'', scherzò, per fortuna l'uomo era troppo impegnato ad ingozzarsi, per sentirlo.
D' improvviso sentì una minaccia, l'ennesima, quel giorno. Si voltò lentamente.

''Ranma, ragazzo mio!"
''E tu che ci fai qui, vecchiaccio?''
Suo nonno lo guardava facendo quella che, secondo i suoi dubbiosi canoni estetici, doveva essere una faccina tenera. In qualche modo gli ricordava il Gatto con gli stivali di Shrek, e lui odiava i gatti.
''Perchè, un amorevole nonnino non può passare un po' di tempo con il suo adorato nipote? Ma... Genma? Che ci fai dietro quella tenda? Vieni subito ad abbracciare il tuo vecchio!"
La pesantezza dei lenti ed incerti passi di Genma gli fece venire in mente la camminata idiota di un panda che avevano visto allo zoo qualche anno prima. Suo padre sorrise imbarazzato ad Happosai e lo abbracciò, sudando freddo. Ranma lo prese per il colletto della camicia.
''Ma tu non lo volevi uccidere? Cosa c'è? Non parli, eh, padre degenere! Che ci fa qui? Se ne va, vero? Papà? Non dirmi che hai paura di questo nanetto!"
Genma, che sembrava soffrire di mutismo, prese un tovagliolino ed una penna dal taschino della giacca, scrivendo un biglietto al figlio e porgendoglielo:
-Io non c'entro niente, io non volevo!
''Parla, imbecille, parla!''
-E' rimasto senza soldi, s'è giocato anche la casa e non ha un posto dove andare!
''La vuoi smettere di scrivere bigliettini? Cosa sei, una tredicenne alla prima cotta?''
-Ranma, dobbiamo essere caritatevoli, fa parte della famiglia!

Soun li raggiunse, raggiante in un completo blu da migliaia di dollari e sorridendo, come al suo solito. Ranma spesso si era sorpreso a chiedersi se quell' uomo facesse uso di qualche droga particolare e, nel caso, perchè non offrisse.
''Maestro!''
''Soun, discepolo mio, ne è passato di tempo! Quanto sei invecchiato...''
''Lei invece è sempre un ragazzino, Maestro. Quanti anni ha adesso? Io direi 35 al massimo!''
''Ognuno ha l'età che si sente, Tendo, ed io sono lo stesso mandrillo di quando avevo vent' anni e non vedo l'ora di conoscere le tue figlie! A proposito... Vieni qui, bella bambina! Se sei figlia di quest'uomo la tua verginità mi spetta di diritto!''

''Hey, giù le mani! Non sono una Tendo, io!'', Ukyo gli tirò uno schiaffo, divincolandosi dalla sua presa. Ranma era felice che la sua amica avesse accettato il suo invito ma, allo stesso tempo, imbarazzato per la scena a cui aveva dovuto assistere.
''Ucchan, questo è mio nonno. Vecchio, lei è una di quelle che non te la daranno mai. Se volete scusarci, noi andiamo a bere qualcosa"


''Chi era quel pazzo?''
''Il degno padre di mio padre''
''Tu hai preso dalla mamma, eh?''
''Non quanto vorrei. Hai visto quanto è bella stasera?''
Ukyo si voltò a guardare Nodoka, elegantissima in un vestito grigio polvere, e sorrise intenerita all'amico. Ranma vide che conversava amabilmente con una splendida Kasumi ed il suo ragazzo, Ono Tofu. Sapeva che la maggiore delle Tendo aveva deciso di presentarlo al padre proprio quella sera e che era molto agitata. Salutò l'amica invitandola ad andare a parlare con Ryoga, per il quale aveva un palese interesse, e la raggiunse.

''Kasumi, mamma, siete bellissime"
Le due donne sorrisero e lo baciarono sulla guancia mentre il giovane uomo insieme a loro sorrideva impacciato. Il volto dell'imbarazzo. Gli tese la mano.
''Ciao, io sono Ranma. Ti va di bere qualcosa?''


Si diressero al bar ed ordinarono due analcolici, iniziando a chiacchierare del più e del meno, dopodichè l'artista marziale prese le redini della situazione.
''Allora dottore, hai già conosciuto il padrone di casa?''
''Hem... No. Ranma, secondo te come mi dovrei comportare? So che anche tu sei fidanzato con una delle sue figlie. Co-cosa mi consigli di fare?''
''Beh per me la situazione è diversa, io ed Akane non siamo veramente fidanzati'', si morse la lingua, ''E-E poi ha deciso tutto lui insieme a mio padre, quindi ovviamente mi vede di buon occhio''
''Non dirmi che l'essere fidanzato con una ragazza così bella e solare ti crea dei problemi!''
Bella e solare.
Solare.
Akane Tendo.
''Scusa se te lo chiedo, ma... Tu la conosci da tanto?''
''Oh sì, pensa che quando lei era ancora una bambina io ero già al liceo e, nel tempo libero, le davo ripetizioni di matematica. Inoltre è stata una delle mie prime pazienti quando ero tirocinante, non hai idea di quante volte sia riuscita a farsi male! Sì, posso dire con sicurezza di conoscerla molto bene''
''E la definiresti una ragazza solare?''
''Senza dubbio. Akane è fantastica''
Studiando l'espressione del dottore si rese conto che, quando non parlava di Kasumi, era una persona molto sicura di sè ed aperta. Si avvicinò al suo orecchio con fare cospiratorio, forse poteva dargli una mano.
''Digli che hai intenzioni serie, sorridi e mostrati aperto. Se ti dice di chiamarlo papà è fatta''.
''Grazie Ranma, sei molto gentile. Ma-ma... Chi ha invitato quel vecchio? Cosa vuole dalla povera Akane?''
Ranma si voltò di scatto e prese a correre seguendo la voce di suo nonno, senza nemmeno sincerarsi di cosa stesse accadendo.


''Akanuccia, sei qui anche tu! Cosa ci fai a casa dei Tendo?''
''Lasci la mia mano, schifoso! Io ci vivo, qui!"
''Ma che bella coincidenza, anch'io!''
Yuka e Sayuri assistevano inermi alla scena. Era singolare vedere un uomo tanto coraggioso da avvicinarsi ad Akane in quel modo e senza remore, in pubblico, per giunta.
''Che cosa?''
''Sì, Akanuccia, te lo giuro! Soun Tendo era un mio allievo nonchè il migliore amico di mio figlio e mi ha gentilmente proposto di passare un po' di tempo qui da voi. Ma... Non dirmi che tu sei sua figlia! Oh tesoro, sono così felice!''
''Non ci credo'', sospirò esasperata. E se avesse detto la verità? Se davvero quell'idiota di suo padre avesse invitato anche quel maniaco a vivere con loro? Come avrebbe fatto a spiegargli del loro primo incontro?
''Akane, vieni qui dal tuo nuovo fidanzato!''
La abbracciò e, essendo più basso di lei, non fece troppa fatica a posare la testa sul suo seno. Ranma lo raggiunse appena in tempo, prendendolo per un orecchio e tirandolo su.
''Giù le mani, vecchio''
L'anziano lo fulminò con lo sguardo.
''Che vuoi, Ranma?''
Alzò il mento, sicuro di sè. Happosai continuò: ''Per caso vuoi dirmi che per qualche inspiegabile ragione non posso fidanzarmi con Akane?''
Il codinato annuì sorridendo, divertito dalla totale mancanza di senso autocritico dell' uomo.
 ''Già presa''
''E chi sarebbe il fortunato?''
''La fortunata è lei!'', fece l'occhiolino ad Akane, che si avvicinò ai due arrabbiata come Ranma non l'aveva mai vista.

''Hey tu, Saotome. Dobbiamo parlare, io e te!'', gli puntò un dito al petto, spingendolo fino a fargli male.
La poca sicurezza che era riuscito a tirare fuori con suo nonno si dissolse immediatamente come una nuvoletta di fumo quando si rese conto che Akane era davanti a lui, che l'aveva sentito rivendicare il loro fidanzamento, ancora, e che dovevano chiarire la faccenda del bacio della sera prima.
Per l' ennesima volta fu quel bamboccio di Ataru Dakashi a salvarlo. I Silver Coral stavano suonando ininterrottamente da più di due ore sul palco ricavato sotto la scalinata centrale ma, proprio in quel momento, si erano fermati per lasciare che il loro bassista, l'unico non abbastanza ubriaco da riuscire ancora a formulare un discorso di più di una frase, spendesse due parole per gli invitati, che si erano fermati ad ascoltarlo in religioso silenzio.

''Ciao, siamo i Silver Coral!"
Ranma storse il naso mentre il bell'imbusto di fronte a lui si godeva l'applauso scrosciante del pubblico.
''Benvenuti a casa Tendo! Speriamo che vi stiate divertendo, noi ce la stiamo spassando a suonare per voi!''
Ranma fece una smorfia, scimmiottando sottovoce le parole del bassista mentre Akane lo minacciava con lo sguardo.
''La prossima canzone è il mio personale regalo per una persona speciale. Sai chi sei, e sei bellissima. Buon Natale''
Akane, ingenua come sempre, continuava a bere champagne e sorridere all'amico, inconsapevole di essere lei stessa l'oggetto delle sue attenzioni. Jason, barcollante, la sollevò dall'onere di capire come stessero veramente le cose.
''Hey tu, sorella di Nabiki! Ciao!'', alzò il braccio ridendo e salutandola, mentre lei si voltava dall'altra parte imbarazzata.



"A questo punto balliamo''
''Ranma? Ti senti bene?'', lo guardò sconcertata spalancndo gli occhi. Ranma Saotome le stava davvero chiedendo di ballare?
Lui sorrise, fintamente sicuro di sè. Akane era fasciata in un tubino senza maniche in seta color cioccolato regalatole da Nodoka che le stava divinamente. Il Cretino aveva ragione, era particolarmente bella quella sera. Non ci sarebbe stato nulla di male se le avesse concesso un ballo.
Inoltre l'espressione da cane bastonato assunta dal suo rivale non appena le aveva cinto la vita con un braccio l'aveva ampiamente ripagato dell'enorme sforzo fatto per decidere di umiliarsi e mettersi a ballare in un luogo pubblico.


''Ranma, dobbiamo parlare''
''Non vuoi ascoltare la canzone che ti ha dedicato Dakashi?''
''Stai sviando il discorso, vero?''
''No'', la fece indietreggiare di due passi, prendendo il controllo della danza. Akane aggiustò immediatamente il tiro, facendo un passo avanti e recuperando il timone, ''Assolutamente no''.
Altri due passi indietro.
''Possiamo parlare di quel bacio?''
''Quale bacio?'', chiese innocente.
Mentre volteggiavano passarono davanti a Soun, che sorrideva a Tofu chiedendogli di chiamarlo papà. Ranma fece l'occhiolino al nuovo amico e strinse più forte la mano della fidanzata posata sulla sua spalla.
''Non fare lo stupido. Ieri sera tu-tu mi hai...''
Akane fece un altro passo avanti non previsto dal fidanzato, che non fece in tempo ad indietreggiare. Gli inciampò addosso, trovandosi troppo vicina al suo viso. Ranma la rimise al suo posto e le prese la mano.
''Lascia a me il controllo, tu non sei capace'', altri due passi indietro.
''Cos... Cosa? Come ti permetti? Proprio tu che sei cresciuto in una stalla!''
Strinse la presa sulle sue spalle e riprese a guidare.
''Dimentichi che anch'io sono stato un bambino ben educato dell' Upper East Side. Prima di partire con mio padre nemmeno io ero esente da noiosissime lezioni di danza obbligartorie, purtroppo''
''Ah sì? E cos' avresti imparato?'', alzò un sopracciglio sarcastica.
Spostò tutto il peso sulla fidanzata, facendole fare il famoso casquet che vedevano sempre nelle sensuali scene di danza della loro soap opera preferita, poi si tirò su, sorridendo: ''Innanzi tutto che, anche se la musica non è delle più appropriate, quello che stiamo ballando ora è un tango''.
''Cazzate'', sbottò la mora, ''E' decisamente un valzer''
''Oh no'', sorrise, facendola arretrare altre due volte, ''Il nostro insegnante diceva sempre che il tango è come l'amore: due passi avanti ed uno indietro. E' l'unica cosa che ricordo, ma ne sono certo''
''Va bene, Esteban. Un tango. Ora, per cortesia, mi dici perchè diavolo mi hai baciata?''
''Te la sei presa così tanto?'', chiese con tono denigratorio per nascondere il suo imbarazzo: effettivamente non era in grado di dire cosa gli fosse preso, visto che era successo tutto indipendentemente dal controllo che normalmente sapeva esercitare sul suo corpo, ''Era solo un bacetto, dai!''
''Sei proprio uno stupido, Ranma. Vuoi dirmi che l'hai fatto così, tanto per fare?''
''Esattamente, sì'', mentì spavaldo.
''Lo sai che fai schifo?'', sussurrò a un palmo dalla sua faccia, gli occhi ridotti a due fessure da cui sembrava uscire veleno liquido.



''E' mezzanotte, buon Natale a tutti!''

Le parole di Ataru decretarono la fine delle danze e, soprattutto, della conversazione.
Tatewaki Kuno, in un abito tradizionale giapponese, si avvicinò alla coppia.
''Il Natale rievoca in me dolci ricordi, celestiale Akane Tendo. La stella cometa che squarcia la buia e fredda notte del tuo cuore ha indicato la strada ai Re Magi e ti ha portato il dono più grande, il Tuono Blu Tatewaki Kuno. Dolce Akane, ti prego di accettare il simbolico dono che vorrei offrirti per questa becera festività consumista che tanto si allontana dalla nostra millenaria tradizione quanto mi fa sentire vicino a te, che sei per metà occidentale. La fusione delle nostre anime e dei nostri corpi...''
''Hey, piano con questi corpi, tu!''
''Saotome, non ti hanno insegnato che è maleducazione interrompere una persona quando sta parlando?''

''Buon Natale a tutti! Kuno, la smetti d'importunare mia sorella?''
Kuno guardò disperato Akane allontanarsi, seguita da Ranma, approfittando della sua momentanea distrazione.
''Nabiki Tendo, ti detesto con ogni fibra del mio essere''
''Felice di saperlo''.







''Sei un idiota, va bene? Oh ciao papà, auguri. Salve Genma. Nodoka. Hey, Ryoga! Auguri!'', socchiuse gli occhi, tornando a rivolgere la sua attenzione al fidanzato e puntandogli un dito contro, ''Non permetterti mai più di fare quello che hai fatto, hai capito? Hey, Yuka! Certo, arrivo! Parlo sul serio, Ranma, io...''
''Potresti almeno degnarmi della tua attenzione quando mi parli, maleducata. Oh ciao, Daisuke! Auguri, Hiroshi!''
''Dicevi, scusa?''
Guardò la ragazza che lo fissava con le mani sui fianchi ed un cipiglio autoritario che gli ricordava quello di una maestra d'asilo che rimprovera i suoi bambini e la trovò profondamente comica. Aveva voglia di ridere con lei, magari di ballare un'altra volta e di farle gli auguri, invitandola a salire in camera e dandole il suo regalo; ma l'orgoglio era uno degli aspetti più prominenti del suo carattere, e gli fece fare un passo falso.
O meglio, due passi falsi.
Indietro.
''Senti, pensi davvero che smaniassi per baciarti? E' stato uno sbaglio, ok? Un grosso sbaglio. Non accadrà mai più, credimi, non ci tengo proprio a metterti strane idee in testa''
''Ma di cosa stai parlando?'', grugnì.
''Intendo dire che tra la rottura con Shampoo e la mia lite con Mikado potresti aver pensato che fossi d'accordo con quell'idiozia che hanno deciso i nostri genitori e, magari, iniziare a prenderli in parola''
''Tu sei totalmente deficiente, io me ne vado''
''Bene''
''Bene!''
''Buon Natale anche a te, Akane''
''Vaffanculo!''



Appena Akane uscì dal suo campo visivo vi entrò qualcun altro. Shampoo aveva appena varcato la soglia di casa Tendo e si stava guardando intorno insieme al bel ragazzo che aveva incontrato quel pomeriggio. Entrambi sembravano alla ricerca di qualcuno ed il codinato temeva di essere l'oggetto delle loro attenzioni.
Posò un veloce bacio sulla guancia della mamma e si ritirò in camera sua, stendendosi sul letto e rigirandosi tra le mani il regalo che aveva comprato ad Akane.
Forse aveva esagerato un po'.




***




''Capisci? E' proprio un bastardo!''
''Entiendo, bimba, entiendo. Ma vedi, Ranma no è cattivo. E' solo estupido''
''Muy estupido'', borbottò la giovane mentre asciugava i calici in cristallo che la cameriera le passava, dopo averli tirati fuori uno ad uno dalla lavastoviglie.
''Sei gentile a darme una mano Akane, potresti star di là a divertirte''
''Avevo bisogno di stare con qualcuno che mi volesse veramente bene. In quest'ambiente mi sembra tutto così falso! Oh Estrella, non sai quanto mi manchi mia madre. Da quando non c'è più, io...''
''Lo so, bimba. Lo so che questo periodo es el màs difficile por te''
''E' che mi sento così sola, certe volte...''
''Hai me'', le accarezzò la testa dolcemente, Akane notò che qualcosa al suo polso brillava particolarmente.
''Che bello questo braccialetto, è nuovo?'', chiese meravigliata, osservandolo.
''Me l'ha regalato el tuo fidanzato. Senza che lo sapesse ne ha comprato uno che se abbina perfettamente alla collana che me hai regalato tu''
''Per una volta ha fatto qualcosa di buono...'', commentò sarcastica, ''Hai mangiato i biscotti che ti ho messo insieme alla collana? Li ho fatti io stanotte, sai? Solo per te!"
''Hem... Sì, bimba... Li ho mangiati...'', deglutì.
''E com'erano?''
''Immangiabili como siempre, ma ho apprezzato tanto, piccolina mia. Solo prima di cucinare per il tuo fidanzato aspetta di essere sicura che te ami. Tanto.''
''Non cucinerò mai per quel deficiente!''
''Dagli una possibilità, non te ne pentirai. No es colpa di Ranma. Es el amor. L'amore è così, niña. Un passo avanti e due indietro, como un tango. Solo che quel Casanova ad ogni casquet ne lascia per terra una''
''E questa massima in che telenovela l'hai sentita?''
''Lo sanno tutti''
''Sono le tre. Andiamo a letto, finisco io domattina. Buon Natale, Estrella. Sono fortunata ad averti nella mia vita''
''Buon Natale, Akane. Sono molto più fortunata io, credimi''


Corse in camera sua senza nemmeno passare in bagno a struccarsi. Il brusio proveniente dalla stanza di Ranma le fece intendere che nemmeno lui era rimasto a festeggiare con gli invitati. Stava guardando un film. Probabilmente un cartone animato, vista la musica che si sentiva.
Scivolò fuori dal vestito e si infilò un ampio maglione in lana e dei pantaloncini, allungò la mano sulla scrivania per prendere gli occhiali ed il libro che leggeva sempre prima di addormentarsi e lo vide: un piccolo pacchetto, rosso e rettangolare, faceva capolino sulla sua scrivania, ben lontano dalle pile di borse di Tiffany e Chanel che aveva buttato in un angolo subito dopo averle ricevute, promettendosi di resistere fino alla mattina del giorno dopo per aprirle, come faceva sempre da bambina.
Ma in fondo la mezzanotte era già passata, si disse, Babbo Natale non avrebbe avuto nulla in contrario se avesse scartato quel pacchetto anonimo che tanto la incuriosiva.
Aprì la carta con cura, per evitare di strapparla, e ne estrasse un dvd di uno dei suoi film preferiti: ''La bella addormentata nel bosco''
Lesse e rilesse il biglietto che lo accompagnava, incredula e confusa allo stesso tempo. Ciò che stava provando era indecifrabile anche per se stessa, ma di una cosa era certa: Quello era decisamente un passo avanti in quello strano tango scoordinato che era il loro rapporto.



-Impara da una sedicenne più furba di te, maschiaccio.
A volte quel bacio ci vuole e basta.
R.






Ed eccomi qui!
Scusate, scusate e scusate ancora il ritardo, so che è da giorni che dico ad alcune di voi: ''No no, oggi posto! AL MASSIMO stasera!'', ma la verità è che questo capitolo è stato davvero difficile da scrivere per via del caos takahashiano che volevo ricreare. C'era tantissimo da dire e scusatemi per la lunghezza molesta ma mi sono ancora trattenuta.
Domani prometto di rispondere alle mail e recensioni e di recensire a mia volta le storie di cui sono indietro: ho letto tutti i vostri aggiornamenti, mi manca solo di commentarli!
Anche oggi ho fatto le 4 del mattino, quindi non mi dilungo nei commenti finali che già vi ho dato abbastanza da leggere.
Un bacione e grazie come sempre!




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Capitolo 13
*** Il mostro dagli occhi verdi ***


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''Non ti stavo pedinando: ti seguivo a distanza non perdendoti di vista''
Woody Allen- Io ed Annie





''Perdonami, ti prego!''
La prese per un braccio, costringendola a voltarsi e facendo svolazzare la gonna del suo lungo abito da sposa bianco, che produsse una ruota perfetta con il suo movimento.
Si avvicinò al suo viso mordendole il labbro inferiore e premendo il suo viso contro quello dell'amata, mentre con una mano posata dietro la sua nuca cercava di bloccarla e trattenerla a sè. La donna si staccò brutalmente e lo spinse via.
''Lasciami, villano. Ormai è troppo tardi, ciò che hai fatto alla mia famiglia è imperdonabile''
''Ma non lo capisci, Mercedes? Io ti amo! Sei la prima donna a cui lo dico, questo dovrà pur contare qualcosa...''
''Sto facendo tardi al mio matrimonio. Juan Antonio mi aspetta'', rispose gelida.
''Se solo il mio maledetto orgoglio non mi avesse fatto fare quello sbaglio... Mercedes, perdonami, farò qualunque cosa...''
Per la prima volta in vita sua scoppiò in un pianto disperato e libero da ogni freno, mentre cadeva sulle ginocchia e, con le mani, si aggrappava ai fili d'erba del prato della fattoria, stringendoli con tutta la forza che aveva in corpo. La pistola che teneva nella fondina spingeva contro il suo fianco destro, procurandogli un dolore atroce, anche se nemmeno lontanamente paragonabile a quello che sentiva nel petto. A sinistra, all'altezza del cuore.
''E' troppo tardi, Esteban''
La sua immagine, pura ed eterea, quasi angelica, si allontanò in dissolvenza mentre la luce calda e candida che emanava si affievoliva a poco a poco, diventando sempre più fioca.
Una eco triste quanto apparentemente apocalittica continuava a ripetere ad oltranaza la stessa frase, pulsandogli in testa e rimbombando nelle sue orecchie per un tempo infinito, diventando sempre più forte, fino a rendersi insopportabile.
''E' troppo tardi, Esteban... E' troppo tardi, Esteban... E' troppo tardi, Esteban... E' troppo tardi, è troppo tardi, è troppo tardi... Tardi... Tardi... Tardi... E' troppo tardi, Ranma''








Aprì gli occhi ancora assonnato ed un senso di nausea s'impossessò immediatamente di lui.
Ovunque fosse, era nel posto sbagliato.

''Mike, sei il solito tirchio!''
''Ti ricordo che mi hai vomitato sui pantaloni mezz' ora fa!"
''Ma che dici? Io non me lo ricordo''
''In ogni caso l'erba è mia e decido io. Giusto, Ataru?''

Il biondo che sedeva accanto a lui si limitava a scuotere il capo, impegnato a guidare quello che gli sembrò, ad un primo sguardo, il furgoncino più caldo, claustrofobico e puzzolente della storia.
Ranma alzò la testa, tenuta innaturalmente abbassata per chissà quante ore, e guardò di sottecchi il ragazzo al volante mentre si massaggiava il collo indolenzito, cercando contemporaneamente di sgranchirsi i legamenti.
''Dakashi, che ci faccio, io, con voi?''
''Mi fermo al primo autogrill, promesso. Vedrai che dopo un buon caffè ricorderai tutto''.


.

In effetti la sosta lungo la strada era stata chiarificatrice.
Era scappato.
Un'altra volta.
Dopo aver lasciato il regalo ad Akane si era rintanato in camera e non ne era uscito fino alla mattina seguente al sorgere del sole, quando era immediatamente corso a casa di sua madre per il pranzo di Natale.
Con sei ore di anticipo.
Durante il pranzo Ataru era stato, come al suo solito, innaturalmente gentile. Nodoka, da mesi impegnata in una lotta senza quartiere per farli diventare amici, aveva proposto al figlio di seguire la band ad Atlantic City per un concerto e, sorprendendo anche se stesso, il codinato aveva accettato di buon grado.
Tutto, pur di non assumersi le responsabilità delle sue azioni.
Il viaggio era stato assolutamente di suo gradimento, i Silver Coral sapevano decisamente come divertirsi e, quando esageravano, Ataru era sempre pronto ad andare via con lui, lasciando la festa di turno per andare a bere un caffè o, semplicemente, a sfidarsi per ore ed ore in sala giochi.
Paradossalmente, proprio lui che si era sempre ritenuto un bad boy, quando se n'era trovati davanti ben quattro aveva scelto di stare con il più regolare, il precisino della compagnia.

Mentre la strada scorreva sotto la guida sapiente del giovane bassista ed Alexis e Mike lo salutavano dalla soglia del loro appartamento, Ranma sorrise.
Per una volta sentì di essere un normale sedicenne, uno dei tanti che non devono pensare a strani matrimoni combinati, a padri sempre sull'orlo della bancarotta che ti strappano dalle braccia di tua madre per portarti dall'altro capo del mondo e fare di te un uomo, o a compagni di scuola con evidenti disturbi istrionici della personalità.

''Ahi! Cos' era?''
Si toccò la nuca mentre Jason, decisamente poco in sè e seduto sul sedile posteriore, si rimetteva a posto dopo avergli tirato un calcio in testa da dietro il suo schienale.
''Amico, sei bello, lo sai? Se non fossi il fratello di Nabiki potremmo fare una cosa a tre''
''Eh? Ma cos... Cosa... Ataru!'', urlò spaventato.
La risata argentina del giovane gli ricordò perchè lo odiava. Probabilmente se fosse stato una ragazza non gli sarebbe stato difficile cadere rovinosamente tra le sue braccia, come facevano tutte. Ataru era adorabile. Gli fece schifo anche solo pensarla, quella parola, ma nessun altro aggettivo sembrava essere più calzante ed adatto a descrivere quel giovane con gli occhi verdi.
Era adorabile ed era cresciuto insieme alla sua mamma, era adorabile e sembrava avere un forte ascendente sulla sua fidanzata.
Era adorabile e per questo non lo tollerava.


''Jay, scendi. Siamo arrivati''
''No...''
''Avanti, bambini, è ora di andare a casa a fare la nanna''
''No, non ci voglio andare a casa! Andiamo a bere una birra, Atty!''
''Non chiamarmi Atty!'', rise il giovane mentre Ranma gongolava per quel soprannome così poco virile che era appena stato affibbiato al suo rivale. Ora sapeva come rivolgersi a lui.
''Atty, non ci voglio andare a casa...''
Il bassista sorrise al codinato: ''Ranma, ci pensi tu?''
Scese dal furgone ed aprì la portiera posteriore, tirandone fuori il cantante di peso. Jason indossava dei pantaloni di pelle ed un gilet in velluto rosso senza maglietta. Al collo un papillon allentato e delle pesanti catene d'oro, schiacciato sulla testa un cappello a cilindro.
''Farai meglio a coprirti lo stomaco, Amico, o domani passerai la giornata chiuso in bagno...''
''Domani è la vigilia di Capodanno?''
''Dopodomani''
''Quindi domani è il... Dunque... Venticinque, ventisei...''
''Domani è il 30, Jason, ed è il compleanno di Nabiki. Faresti bene a mandarle almeno un messaggio, anche se ha deciso di festeggiare il giorno dopo. I diciotto anni sono importanti''
Com'era bravo a dare consigli agli altri, pensò.
''Di' a tua sorella che la amo molto'', gli mise una mano sulla spalla, solenne.
''Non mancherò'', sorrise. Gliel'aveva spiegato almeno venti volte che non erano fratelli, e le tre di notte dell' ultimo, gelido, giovedì di Dicembre non erano il momento adatto per provarci una ventunesima.

Salutarono l'amico e ripartirono alla volta di casa Tendo. Lungo la strada a Ranma iniziò a mancare l'aria.
''Senti, Atty''
''Dimmi'', rispose svogliatamente: era talmente stanco e provato da non essersi reso conto dell'ironia del codinato.
''Posso dormire da te stasera?''




***




Rientrò in casa Tendo all'una del giorno dopo, in tempo per il pranzo, anche se avrebbe voluto fare colazione, avendo passato la notte in bianco ed essendosi appisolato quando il sole era già alto.

Ataru era caduto addormentato appena aveva messo piede in camera, ancora vestito. Lui aveva bevuto un the con sua madre, che nonostante la tarda ora era rimasta in piedi ad aspettare che i figli rientrassero, si era fatto una doccia per togliersi di dosso l'odore di chiuso, di fumo e di hamburger da due soldi consumati dai suoi nuovi amici all'interno dell'angusto furgone e si era messo al computer a controllare la casella e-mail della Palestra di Soun, visto che faceva parte delle sue mansioni.
Aprendo la finestra di internet gli era automaticamente comparso davanti il profilo Facebook di Ataru. Lui non usava i social network, non gli erano mai piaciuti, ma aveva deciso di sbirciare ugualmente la pagina di Akane, visto che non aveva altro modo di guardarla, promettendosi, però, di non violare la privacy del bassista non leggendone la posta privata.
O forse dandoci solo una sbirciatina superficiale.
Aveva notato con piacere che il profilo di Akane era esattamente come se l'era immaginato, ovvero lontano anni luce da quelli di Shampoo e Kodachi, infarciti di foto sexy ed autocelebrative e totalmente privi di contenuti.
Aveva notato con altrettanto piacere che la mora, in data 25 dicembre, aveva pubblicato il video di una vecchia canzone dei Green Day dal titolo, vagamente allusivo, Disappearing Boy.
Il che significava, ovviamente, che stava pensando a lui.



''Ranma, vedo che sei tornato. Tutto bene il viaggio?''
''Ciao Soun, sì. Ti ha scritto l'idraulico per la palestra di Nashville, hanno risolto il problema della caldaia''
''Molto bene, molto bene. Hai visto Akane?''
''Hem... No, perchè?''
''In questi giorni è un po' latitante, non so nemmeno se sia rientrata stanotte''
''Sarà rimasta da Mousse. Passo in camera sua mentre vado a posare la borsa''
''Ok figliolo, ci vediamo a tavola''




***





''Akane, che diavolo stai facendo?''
La mora, colta in fallo e spaventata dal suo piombarle in stanza senza bussare, lo guardava a cavalcioni sulla finestra aperta, con una gamba sul cornicione ed una ancora in camera.
Il suo outfit fece temere per il peggio il codinato: indossava i jeans neri strappati sulle ginocchia del loro primo incontro, una giacca di pelle ed una felpa grigia con il cappuccio, aperta, che mostrava, sotto di essa, una t shirt nera con il logo di una squadra di basket dell' NBA.
''Stai andando di nuovo da loro?'', si avvicinò preoccupato, ''Manco qualche giorno e ritrovo la vecchia Akane? Sei rientrata nel tunnel?''
''Oh, smettila, sembra che tu stia parlando con una ex tossica in riabilitazione''
''Akane, sono molto arrabbiato'', la guardò negli occhi con una tale intensità che la mora non seppe sostenere il suo sguardo.
''Non dovresti, non sei mio padre'', mugugnò.
''Dimmi subito dove stai andando!''
''Perchè non te ne torni dove sei stato fino ad ora? Si stava tanto bene senza di te", urlò.
''Davvero carina. Davvero, davvero carina. Rientro dal viaggio più disastroso della mia vita e non mi sento nemmeno il benvenuto'', alzò il mento.
''Non fare il martire, mica sei andato in guerra. Immagino in che modo possa essere stato disastroso andare in giro cinque giorni con una band di successo composta da quattro ventenni miliardari e bellissimi'', lo rimboccò rientrando in camera e sedendosi sul davanzale della finestra aperta, prendendo una bottiglietta d'acqua e bevendone un sorso.
''Resta il fatto che potevi accogliermi più dolcemente'', borbottò lui.
Akane ripose la bottiglia in borsa e, dandosi slancio, gli saltò in braccio aggrappandosi al suo collo e stampandogli un bacio sulla guancia.
''Va bene così?'' chiese sorridente stringendosi a lui.
Lui annuì, in imbarazzo e rosso in volto. Come cavolo faceva ad essere sempre così imprevedibile nelle reazioni? Le accarezzò la testa e le tirò giù il cappuccio, coprendole più di metà volto mentre la giovane scendeva coi piedi sul pavimento.
''Così sei più carina''
''Con la faccia coperta?''
''Sì''
''Che stronzo!", gli tirò un pugno nello stomaco.
''Dicono che alle donne piacciano''
''Solo a quelle stupide e senza dignità. Tipo quella che ti sta aspettando in camera. Mi ero quasi dimenticata di dirtelo'', il tono della sua voce si abbassò di colpo.
''Ma chi, Shampoo?'', rabbrividì.
''Perchè, quante sono quelle che hai sedotto ed abbandonato?''
''Nell'ultimo mese?'', sbattè gli occhi.
''Andiamo bene!''
''Scherzo, lo sai. Che vuole?''
''Che ne so? Io non l'ho nemmeno vista, è stato tuo nonno a trovarla un'oretta fa. Pensa che credeva che fosse una spogliarellista ed è venuto a chiedermi se fosse per te o per lui prima di entrare e castigarla'', una smorfia di disgusto era comparsa sul suo volto nel pronunciare quest'ultima parola.
''Meglio che vada a parlarle, ammetto di doverle una spiegazione''
''Fatti vostri''
''Sempre carina''
''Guarda che non ti ribacio''
''Non sia mai! Un bacio da un uomo mancato è già troppo per quest'anno''
''Certo, perchè a noi piacciono solo quelle che sembrano delle Professioniste del settore!''
''E anche se fosse a te che importa, maschiaccio? Che ne sai tu di certe cose?''
''Sta' tranquillo, non me ne frega niente''
''Bene''
''BENE!''



Entrò nella sua stanza senza nemmeno dare a se stesso il tempo di prendere un respiro. Shampoo lo aspettava, imperturbabile e gelida, seduta sul suo letto, con le gambe accavallate.
''Chi non muore si rivede''
Si alzò e gli andò incontro, provando a baciarlo sulle labbra. Il codinato schivò.
''Devi dirmi qualcosa, Ranma?''
''No, sei tu che avresti dovuto dirmi tante cose. Shampoo, so di essermi comportato male''
''Sì. Molto''
''Ma tu ti sei comportata peggio! Come avresti reagito al mio posto se avessi scoperto tutte quelle bugie? So tutto, se te lo stai chiedendo. Di Ataru, dei capelli di Akane... Tutto''.
''Akane, Akane... Mi sembrava strano che non ci fosse di mezzo lei!''
''Cosa stai cercando di dirmi?''
''Che c'entra sempre lei, in qualche modo!''
''Forse se tu non fossi così ossessionata dalla sua persona...''
''Mi meraviglio di te, Ranma. Credevo che fossi diverso dagli altri ragazzi del Furinkan. Più furbo. E invece ci sei cascato con tutte le scarpe, come tutti gli altri...''
''Che vorresti dire?''
''Che ti sei innamorato di Akane. Ah, ma quanto te ne pentirai!''
''Mi stai forse minacciando?''
''Ti sto solo dicendo che stai incanalando le tue energie nella direzione sbagliata''
''Ammesso e non concesso che Akane m' interessi, cosa di cui non sono sicuro nemmeno io e che certamente non ti riguarda, ti potresti spiegare meglio?''
''Akane ha in testa una sola ed unica persona e mi dispiace informarti che non sei tu, mio caro''
''E chi sarebbe questa persona?''
''Lo scoprirai molto presto. Hai avuto un'ottima idea a lasciarla sola in questi giorni per partire con quel gruppetto di buoni a nulla, ora raccoglierai ciò che hai seminato. Ah, e se mi lasci andare a casa ora non è detto che io ti riprenda con me quando ritornerai strisciando. Hai dieci secondi per prendere una decisione. Uno... Due...''
Ranma aprì la porta ed indicò l'uscita alla giovane: ''E' stato un piacere, Shampoo''
''A presto, Ranma''


La cinese uscì dalla stanza dell'artista marziale, prese le scale del salone centrale e, dopo aver scambiato un'occhiata di odio puro con la giovane Nabiki che stava salendo in camera, inforcò il cellulare ed entrò nell'ascensore, componendo il numero della sua migliore amica.
''Kodachi, tesoro, sono io''






***





Posò il caffè sul bancone in legno e sorrise distrattamente ad Ukyo, facendo finta di ascoltare le sue chiacchiere sulla neonata storia d'amore tra Daisuke e Sayuri. La mora mise una ciambella glassata alla fragola in un piattino e la spinse verso l'amico.
''Offre la casa''
''Grazie''
''Che succede?''
''Eh?''
''Cos' hai?''
''Sono un po' pensieroso...''
Le parole di Shampoo non l'avevano ferito più di tanto, dopotutto la ragazza era una vipera e, Ranma lo aveva constatato sulla sua pelle, aveva una fervida immaginazione. Ciò che lo preoccupava maggiormente era la situazione di Akane.
Dopo aver cacciato l' aspirante modella da casa sua era corso da lei ma se n'era già andata, la finestra era spalancata e la sua stanza deserta. L'aveva cercata in lungo e in largo per tutti i vicoli malfamati di Brooklyn, pronto a combattere nuovamente con quei malviventi ed a riportarsela a casa, anche con la forza se necessario, ma di loro non c'era traccia.

Si era rifugiato da Ucchan quando aveva iniziato a piovere, ma il suo pensiero era costantemente a lei. Se quegli uomini le avessero fatto del male e lui non fosse stato lì ad aiutarla non se lo sarebbe mai perdonato, ed il non poter parlare con nessuno delle sue preoccupazioni lo sfiniva fisicamente e mentalmente.

''Non dirmi che sei geloso di Shinnosuke!''
''Chi?''
''Ranchan, sono solo amici! Mi pare ovvio, dopo tutto quello che è successo!''
''Ma di che parli?''
''Non fare il bambino. Lo abbiamo capito tutti che ti piace Akane''
''Non è assolutamente vero! E-e poi... Chi è Shinnosuke?''
''Oh mamma, vuoi dirmi che non sai nulla del suo ritorno?''
''Ucchan, parla!'', si spazientì.

''Ok, sta' calmo.  Allora. Shinnosuke, Shinnosuke. Da dove comincio? In realtà non so moltissimo di lui, sono sempre girati parecchi pettegolezzi ma non ci ho mai parlato troppo, sai che non frequentavo Akane prima del tuo arrivo.
Akane, Shinnosuke e Mousse sono sempre stati un trio inossidabile. Ho sempre pensato che tra lui ed Akane ci fosse qualcosa, ma nessuno li ha mai visti baciarsi e, come sai, qui le voci sono virali e non si può credere a tutto quello che si sente.
I suoi genitori non si sa dove siano, lui vive qui con suo nonno ed ha dei seri problemi mentali: c'era chi diceva che avesse una grave malattia al cervello, chi che fosse lì lì per morire di un brutto male, fatto sta che è un po' spostato, questo è certo. Akane, ovviamente, gli stava appiccicata come una cozza ad uno scoglio. Sai che lei gioca sempre a fare l'anticonformista disagiata e sguazza in queste situazioni come una carpa in uno stagno''
Ranma storse il naso, la ragazza continuò.
''Quando Akane è finita in ospedale, tre anni fa, si dice che abbia tentato il suicidio per lo shock. Non posso confermare nè smentire, voci ne ho sentite a bizzeffe e sono una più strana dell'altra, come quando dicevano che la tua ragazza avesse perso la verginità con lui o che facessero le cose a tre con Mousse. Quest' ultima voce l'ha messa in giro Shampoo, ed ovviamente è falsa. Ce lo vedi Mousse a fare sesso con qualcuna?
Tutto ciò che so è che l'anno scorso ha avuto una seria discussione con Akane e che è sparito, dove sia stato non te lo so dire perchè anche qui le chiacchiere si sprecano: cliniche di igiene mentale, comunità per tossicodipendenti, scuole private in Svizzera...''
''Ed ora è tornato?''
''Sì, è tornato a Natale. Ryoga mi ha detto di averlo visto a casa Tendo durante il pranzo con i soci della Palestra''

25 Dicembre. Disappearing boy. Si sentì uno stupido.

Adentò il dolce alla fragola e fece una smorfia.
''Non ti piace?''
''No, uhm... Credo di avere un po' di mal di stomaco...''
''Sei nervoso per via di Akane?''
''Ma figurati! Cosa vuoi che me ne freghi di...''
''Sì, ok. Comunque, se sei curioso di vederlo, lui ed Akane sono alla partita dei Brooklyn Nets al Madison Square Garden. Li trovi lì''
''E dovrebbe interessarmi?''
''No, certo... Immagino, però, che tu debba scappare a casa, ora...'', ammiccò.
''Esatto, ho un impegno urgente'', replicò con un tono brusco ed autoritario che strappò un sorriso all'amica,  ''Buona giornata, Ucchan''
''Buona giornata, Ranchan. Tribuna Vip. Così, giusto per dirtelo''




***




''Cognatino, anche tu amante del baseball?''
''Credevo fosse basket'', sorrise ad una raggiante Nabiki all' entrata, dandole un bacetto sulla guancia. ''Buon compleanno, splendore''
''Ti stavo mettendo alla prova per vedere se, come ho ragione di credere, fossi venuto qui al solo scopo di spiare Akane. Tra l'altro dovresti riservarli a lei certi appellativi''
''Sei più vecchia ma non più saggia. E' qui anche lei?'', si guardò intorno con finta indifferenza.
''Come se non lo sapessi'', socchiuse gli occhi portandosi le mani sui fianchi.
''Era solo una domanda!'', allargò le braccia con aria innocente.
''Io devo andare, quelli del catering hanno fatto un casino per la festa di domani; prendi il mio posto, guarda, è là''
Il giovane seguì con lo sguardo il dito della cognata e si indispettì nel vedere Akane aggrappata al braccio di uno sconosciuto. Non riusciva a vedere il volto del ragazzo, girato verso il campo da gioco, e nella sua testa iniziò ad immaginare ipotetici scenari apocalittici in cui il giovane si voltava ed era più bello di lui.
Se i suoi occhi avessero avuto la facoltà di lanciare lame infuocate, la schiena del povero Shinnosuke, o comunque si chiamasse, sarebbe stata colpita da un pezzo.
Salutò la festeggiata e si diede un contegno, cercando di rilassare i muscoli del viso contratti da quella che non avrebbe mai ammesso essere gelosia ed aggiustandosi la camicia nei pantaloni. Alzò leggermente le maniche del cardigan a rombi e si tolse la sciarpa verde, per mostrare il collo e il petto.
Si guardò velocemente nello schermo del cellulare: era a posto, e le urla di gioia dei tifosi, intenti a celebrare una bella azione della loro squadra proprio mentre lui si specchiava, lo confortarono.
Scese con calma i gradini del palazzetto e, come se niente fosse, scavalcò Shinnosuke pestando di proposito un lembo della sua giacca di pelle che toccava il pavimento, prendendo posto vicino ad Akane. Poco dopo si voltò verso la giovane, simulando una molto poco credibile reazione di sorpresa.
''Akane! Ma... Anche tu qui?''
''Che ci fai seduto al posto di mia sorella?''
''Hem... Mi ha telefonato chiedendomi di prendere il suo posto, visto che doveva andare via. Io ero per i fatti miei, figurati... Ero... Da Ucchan, sì. Non ero certo già qui, eh!''
''Che velocità...'', constatò lei alzando un sopracciglio e sorridendo, facendo finta di essere interessatissima ad uno degli strappi dei suoi jeans e tirandone i piccoli fili neri che sbucavano dallo squarcio all' altezza del ginocchio.
''E tu che mi racconti?'', cercò di cambiare rapidamente discorso lui, ''Non mi presenti il tuo amico?''
''Ah, sì. Shin, lui è Ranma''
Fu solo quando si voltò che si rese conto di averlo già visto, anche se non ricordava in quale occasione.
Shinnosuke era bello, forse non più di lui, ma di quel tipo di bellezza che faceva capitolare le donne.
Era abbronzato, i tratti erano marcati ma armoniosi, aveva due enormi occhi verdi e le labbra carnose, anche se non quanto le sue, notò con piacere.
Indossava un dolcevita nero aderente che ne metteva in risalto il fisico statuario, a differenza della sua mise da bravo bambino scelta quella mattina da Nodoka, dei jeans, aderenti anch' essi, neri e strappati come quelli di Akane e delle scarpe da ginnastica bianche.
I capelli castani erano folti e morbidi e, scendendo, aveva notato che Akane ci aveva fatto scorrere le dita più di una volta.
Da lì ad immaginarla mentre glieli tirava facendo del sesso selvaggio nei bagni dello stadio, fu un attimo.
Mentre stava combattendo la sua guerra interiore con un Mostro dagli occhi verdi, un altro, che sembrava essere lì lì per far merenda con la sua anima, Ranma trovò la forza di sorridere sicuro di sè e porgergli la mano.
''Il fidanzato, piacere''
''Perdonami?''
''Sono il fidanzato di Akane, ma tu puoi chiamarmi Ranma''
Akane gli tirò una gomitata, sorridendo imbarazzata all'amico, ''Shin, vai a prendermi qualcosa da bere, per favore? Muoio di sete!''
''Ma certo, splendore'', sussurrò guardando di traverso Ranma, che strinse i pugni.

Akane tirò su un bicchiere di coca cola dal pavimento e prese a berne dalla cannuccia, offrendola al codinato, che declinò.
''Perchè hai mandato Scem' a prendertela, se avevi già quella?''
''Shin. Si chiama Shinnosuke, idiota''
''Non hai risposto alla mia domanda, idiota''
''Volevo stare sola con il mio fidanzato. Per capire, esattamente, che cosa vuole da me''
Le rubò il grande bicchiere dalle mani e prese a giocherellare con la cannuccia.
''Chi è?'', chiese bevendo un'ampia sorsata di quella bevanda sgasata e dolciastra che odiava, ma che sarebbe servita a sciogliere il groppo che aveva in gola.
''Il mio ex'', rispose tranquillamente la ragazza.
Ranma sputò teatralmente tutto il liquido che aveva in bocca, producendosi in una serie di spruzzi che bagnarono tutti i presenti, fortunatamente troppo presi dal match per accorgersene.
''Che c'è?'', sbattè gli occhi.
''Ah, quindi è vero!'', si alzò in piedi e puntò il dito contro di lei, come un marito tradito che scopre la moglie fedifraga con l'amante.
''Cosa?'', chiese lei annoiata senza muovere un muscolo, mentre tutti i presenti inveivano contro Ranma intimandogli di risedersi e di permettere loro di seguire la fine della partita in pace.
Il codinato si avvicinò al volto della ragazza e, guardandola negli occhi concentrato, cercò invano di leggerle nella mente.
''Mica mi vorrai baciare?''
''Non sia mai, scema'', si allontanò, ricomponendosi. Akane si sporse verso di lui, avvinghiandosi al suo braccio innaturalmente teso ed accarezzandogli la spalla, preoccupata.
''Ranma, oggi sei strano. Che hai?''
Il fischio finale e la standing ovation di tutta la tribuna fecero capire ai due giovani che lo scontro, il loro come quello di basket, era giunto al termine.
Ranma scansò malamente la presa di Akane e si alzò di scatto, guardandola con disprezzo.
''Adesso facciamo anche le gatte morte, Akane?''
''Ma che sei, scemo? Sei strano da quando sei arrivato, volevo solo capire cosa avessi!'', urlò alzandosi ed infilando la giacca.
''Niente, non ho assolutamente niente. Adesso vai dal tuo Scream e lasciami in pace!"
''Si chiama sempre Shin, e non capisco che problemi tu abbia con lui''
''Io non ho nessun problema'', rise isterico.
''Possiamo parlarne tornando a casa?''
''Non ci penso neanche, va' pure con lui!''
''Sinceramente, Ranma, vaffanculo. Ma col cuore'', rispose con tono pacato, anche se il rossore del suo volto tradiva una certa irritazione.
''Ricambio''
Furiosa, gli diede uno schiaffo.
''Non mi preoccuperò mai più per te!''
''Una palla al piede in meno''
''Ammazzati!'', urlò con gli occhi lucidi, lasciandolo solo nella grande sala, che si stava svuotando, e raggiungendo il ragazzo al bar.
Ranma si sedette sulle gradinate e si chinò con la testa tra le mani, pensieroso.

Cosa gli stava succedendo?
Non era certo da lui perdere la dignità in stupide scenate di gelosia, non gli era mai capitato con nessuna ragazza. Certo, era molto protettivo con sua cugina Ranko e, quando qualche ragazzo le si avvicinava troppo, si comportava come un padre-padrone del cinquecento, ma era giustificato perchè quella ragazzina per lui era come una sorella; inoltre portava il cognome dei Saotome e doveva proteggerne la reputazione, ma Akane?
Akane non era sua sorella e, ad essere sincero con se stesso, sapeva di non poterla nemmeno considerare del tutto la sua ragazza. Perchè si accaniva tanto, con lei?
E poi, anche se in passato fosse successo qualcosa tra lei e quel bell' imbusto, cosa avrebbe potuto dire, lui?
Il Mostro che abitava la sua anima continuava a ripetergli le parole di Ukyo, scandendole con un ghigno fatidioso che fece sentire il codinato uno stupido.
Si dice che Akane abbia perso la verginità con lui.
E allora?
E anche se fosse stato?
In fondo lui era un santo?
Nemmeno se la ricordava più la sua prima volta, lui, talmente tante erano le ragazze che aveva avuto!
Sì, decisamente doveva darsi una calmata.
O forse no.

''Certo che me la ricordo!', urlò facendo spaventare gli addetti alle pulizie, le uniche persone rimaste in sala, che gli chiesero gentilmente di lasciare il palazzetto, ''Mica ne ho avute così tante, io!'', strinse i pugni, dilatando le pupille.

Gentilmente scortato da un omone di colore alto due metri e largo altrettanti, uscì dalla sala e, osservando la gente accalcata al bar, cercò di scorgere Akane, per chiederle scusa.
Lui non aveva alcun diritto sul suo passato e, se non se lo fosse guadagnato, non ne avrebbe avuti nemmeno sul suo presente e futuro.
Magari avrebbe potuto spaccare quel bel faccino abbronzato e chiudere per sempre quegli occhi di giada, ma non l'avrebbe certo fatto per gelosia nei suoi confronti.





***






'''Notte Shin, fai il bravo''
''Buonanotte, principessa''


Banale, banale, banale!
Ranma, nascosto dietro una delle pesanti colonne ornamentali del cancello del palazzo dei Karuga, scuoteva la testa osservando con occhio forse un po' troppo critico il commiato tra i due giovani che aveva pedinato tornando a casa dallo stadio.
Si era sentito tremendamente stupido quando, entrando in un taxi immediatamente dietro al loro, aveva urlato all' autista: ''Segua quell' auto!", ma ormai il danno era fatto e, mentre era lì, tanto valeva vedere cosa ci fosse tra la sua non-fidanzata e quello.


Akane si allontanò sorridendo e gli passò davanti senza nemmeno accorgersi della sua presenza, dovette seguirla per un bel po' e schiarirsi la voce diverse volte prima che lo notasse.

''Beh?''
''Sì?''
''Mi stavi seguendo?''
''Scherzi, vero? Ero qui per i fatti miei, ovviamente!''
''Ah, sì? E cosa ci facevi per i fatti tuoi sotto casa di Shampoo? Avete fatto pace?''
''Saranno anche affari nostri?''
''Sei proprio patetico, Ranma''

Si allontanò a passi svelti, offesa. Il codinato si ricordò del motivo per cui l'aveva seguita e prese a rincorrerla, prendendola per un braccio e costringendola a girarsi verso di lui.

''Come ti ho già detto in passato, tra me e Shampoo è finita''
''Sono contenta per te''

Riprese a camminare, Ranma la fermò una seconda volta.

''Chi è?''
''Chi è chi?''
''Chi è lui, Tamagochi''
''Shinnosuke''
''Si, va bene!'', sbuffò.
''Dimmi cosa vuoi sapere''
''Voglio sapere se ci hai sco...Ahia!''
''Cosa stavi per dire?'', chiese offesa, con ancora sollevata in aria la mano che aveva usato per schiaffeggiarlo.
''Voglio sapere fino a che punto siete arrivati'', chiese, calmandosi.
''Non sono affari tuoi'', asserì prendendo una sigaretta dalla tasca della giacca ed accendendosela.
''Senti Akane, io ho voluto credere alla tua innocenza per quel che riguardava la faccenda di Ataru''
Gli occhi della Tendo s' infiammarono.
''Hai voluto credermi, Ranma? Me l'hai concesso? Non farlo suonare come un favore, almeno!''
''Potresti cercare di essere un filo più decisa nell' affermare il tuo pensiero?'', urlò in faccia alla giovane, che stringeva i pugni.
''E questo me lo chiedi proprio tu?'', rispose strillando a sua volta Akane, ''Mi baci, poi scappi, poi mi insulti, poi mi lasci un biglietto in cui sembri voler mettere a posto le cose, poi sparisci cinque giorni, poi mi segui, poi m'insulti di nuovo e poi hai il coraggio di dire A ME che non sono una persona coerente?''
''E va bene, avrò avuto, forse, un momento di crisi!''
''Ranma, io non ti sopporto più. Sono al limite, davvero'', abbassò lo sguardo, mentre il codinato si lasciava andare ad un'altra esplosione di rabbia.
''E allora vai da Shinnosuke, forza! O da Ataru, magari! E perchè non Ryoga? Ah, e non dimentichiamoci del cantante dei Green Day, anche lui è un bel ragazzo con gli occhi verdi!"
''Che c'entrano, ora, i Green Day?''
''Se te lo stai chiedendo, la loro musica è sopravvalutata''
''C'è qualcosa al mondo che sia degno del tuo rispetto, Ranma Saotome?''
''Dimmi a chi hai dedicato quella canzone''
''Quale?''
''Non fare la finta tonta: Disappearing boy, su Facebook. L'hai pubblicata il 25 dicembre, quindi o era per me che me ne sono andato o per lui che era appena arrivato. Sempre che non spunti dal nulla qualcun altro, ovvio!''
''O forse per me, che vivo di merda un periodo come il Natale. Ma ovviamente tu non ci hai pensato. Forse non sai nemmeno di che parla! Tra l'altro tu come hai fatto a vedere il mio profilo? No, anzi, guarda, non voglio nemmeno saperlo!"

Esausto e senza parole chinò la testa, in segno di scuse.
''Ho esagerato, eh?''
''Abbastanza''
''Ti chiedo scusa''
''Ti perdono''
''Davvero?''
''L'ho capito che oggi sei venuto a cercarmi perchè avevi paura che stessi andando da Sven e company. Mi dispiace di averti fatto preocupare, sono uscita dalla finestra perchè non volevo che papà m'incastrasse in un altro dei suoi pranzi di famiglia''
''Già...'', sospirò. Salvo per un pelo.
''Ranma''
''Sì?''
''Sai cosa diceva sempre Rita Hayworth? Io ho due vizi: il fumo e gli uomini con gli occhi verdi...''
''Bene, due su due'', commentò acidamente.
''Lasciami finire! Ecco, io... Per chiudere definitivamente il discorso di oggi... Il verde non mi dispiace, ma... L'azzurro è certamente il colore più consono ai miei canoni estetici'
''Oh...''
''Già... Andiamo a casa?''



Lungo la strada, camminando in silenzio due passi davanti ad un' Akane visibilmente imbarazzata dalla squallida scenata di gelosia di cui era stata vittima e, ancora di più, dalla sua stessa ammissione di trovare qualcosa di interessante in lui, Ranma si sentiva stanco ma leggero. Il Mostro dagli occhi verdi che lo punzecchiava dall'interno, così come gli altri mostri dagli occhi verdi che sembravano ronzare in un movimento perpetuo intorno a quella ragazza che si mostrava così piccola ed innocente da fargli provare vergogna per se stesso e per i suoi pensieri cattivi, sembrava essere lontano anni luce da lui, da loro.
Senza voltarsi a guardarla buttò un braccio all'indietro, tendendo la sua mano verso la fidanzata, che l'afferrò immediatamente.
Camminando mano nella mano al centro di una Time Square stranamente deserta i due ragazzi sorridevano e tacevano, finchè Ranma non ruppe il silenzio, in un sussurro.
''L'azzurro è un bel colore...''
''Già...''
''Non è il più bello, ma si difende molto bene''
''Perchè, c'è un metodo scientifico per decretare quale sia il colore più bello di tutti, Signor Esperto?'', rise la Tendo.
''Non ti sei mai chiesta perchè amo tanto indossare il rosso?''*
Akane trasalì, il giovane chiuse la bocca e non la aprì fino al loro arrivo a casa, quando lasciò la sua mano e le chiese se voleva usare il bagno, o se poteva andarci lui per primo.

Rientrata nella sua cameretta, mentre sentiva quello scemo di Ranma che cantava a squarciagola una canzone degli Offspring sotto la doccia, Akane sorrideva come una stupida sdraiata a faccia in su sul letto, buttando, ogni tanto, un'occhiata al vestito che avrebbe indossato la sera dopo, al compleanno di Nabiki.
Era una festa in maschera e sarebbe stata Giulietta, era tutta la vita che sognava di essere Giulietta.
Ed aveva fatto bene a scegliere un vestito rosso.








* Akane, in giapponese, significa Rosso profondo.
Sì, come il film di Dario Argento, ora so cosa guarderanno nella loro prossima serata cinema!

Il capitolo è lungo (troppo), non dice niente di sostanziale perchè, come al solito, mi sono persa tra i dialoghi ed è, diciamo, ''di transizione''. Non mi piace e non lo dico tanto per dire, stavolta non sono davvero contenta ma, se ne cambio anche solo una virgola, posto tra sei mesi, e visto che sono già in ritardo (con la tabella di marcia originale, poi, sono in ritardissimo: il prossimo capitolo, quello di capodanno, doveva essere pubblicato proprio a Capodanno ed è pronto in versione beta da circa 3 mesi!) ve lo beccate così com'è. In pratica una lunga ed inutile scenata di gelosia, senza nemmeno il solito chiarimento finale. Mi spiace solo che il concetto del Mostro con gli occhi verdi non sia stato sviluppato come volevo, spero di aver reso l'idea della nevrosi di Ranma nella scena in cui parla da solo allo stadio, diciamo che ha avuto un piccolo crollo nervoso, ma ne parleremo ancora. Ah, e finalmente avete capito perchè in questa storia Shin non ha gli occhi azzurri.
Sono giorni un po' incasinati e non ho molto tempo (anzi, non ne ho proprio!), di sicuro non riesco a rimettermi a scrivere prima di fine mese e non volevo farvi aspettare.
La canzone citata è, come detto, Disappearing boy dei Green Day. Vi rimando a Tuttotesti e simili se volete capire di che parla, sostanzialmente c'è il tema della gelosia e quello del ''non saper stare al mondo'', il pezzo a cui Akane si riferisce é:
Now you see me, now you don't 
Don't ask me where I'm at 
'Cause I'm a million miles away 
Treated like a forbidden heel 
Don't say my thoughts are not for real 
Or you won't see me again 

Am I here or am I there 
Or am I playing on the stairs 
Am I in my room with my toys 
I am the disappearing boy 

When I walk in crowded rooms 
I feel as if it is my doom 
I know that I don't belong 

E basta, è tutto, lo giuro.
Grazie a chi leggerà tutto 'sto papiro e grazie doppio a chi ha sempre voglia di lasciarmi un commentino, come sapete mi fanno molto piacere!
Un bacione e alla prossima!
Ps: scusate errori vari ed eventuali, non ho voglia di rileggere un'altra volta! =D




































 



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Capitolo 14
*** L'ultima notte sulla terra- Prima parte: Cruel intentions ***


nuovo
''Senti, io non voglio più parlare di ciò che è vero e di ciò che illusione: la vita è breve, non sprechiamo tempo per pensare alla vita. Viviamola e basta''
Woody Allen -La rosa purpurea del Cairo





''Ti prego, abbi pietà di me!''

''Non ho ancora finito con te, Mercedes!"
Silvia le strappò via una manica dello splendido vestito da sposa che la madre di Esteban le aveva cucito personalmente e con tanta fatica: aveva venduto metà delle mucche della sua fattoria per poter acquistare la pregiata stoffa con cui era stato confezionato.
''Silvia, lasciami! Non capisci che io non c'entro niente? Non è colpa mia se Esteban ha scelto me! Inoltre tu lo hai ingannato!''
''Taci, vigliacca! Tu mi hai sempre portato via tutto!'', urlò la sua ex collega, tirando fuori un grosso pugnale.
''Io non ho mai fatto niente! Ti prego, lasciami sposare l'uomo che amo, Silvia! Ti ricordi quanti bei momenti abbiamo passato insieme, alla sartoria? Perchè vuoi sciupare tutto?''
''Troppo tardi, Mercedes. Tu soccomberai ed Esteban sarà mio''






Il suo sonno fu disturbato dal rumore delle pesanti tende della sua camera che venivano spostate e dalla forte luce che, improvvisamente, fu proiettata dal suo viso.
Aprì gli occhi, arrabbiata per il brusco risveglio ma, allo stesso tempo, sollevata di essere finalmente fuori da quell'incubo, e sorrise ad Estrella, che le stava servendo la sua colazione preferita direttamente a letto, su uno splendido vassoio d'argento che apparteneva alla sua famiglia da generazioni.
''Muchas gracias, Estrella''
''Buenos dìas, bambina. Hai dormito bene?''
''Mmh non molto... Ho avuto una specie di incubo sudamericano...'', asserì pensierosa.
''Anche tu?'', spalancò gli occhi la portoricana, stupita.
''Perchè?''
''Ah niente, niente... Vado a lavorare, stasera sarà un inferno aquì!''
''Già, la festa di Nabiki...'', sbuffò.
''No fare così, che te divertirai, tu. Soy yo che devo lavorare e lavorare e lavorare...''
''Lo sai che non amo questo genere di cose, mi annoiano'', rispose addentando una brioche enorme.


''Meno male, mi sentivo un alieno!''
Ranma sorrise alle due donne appoggiato allo stipite della porta della sua stanza, con le braccia incrociate dietro la nuca e vestito solo di un pantalone della tuta grigio.
''Che ci fai qui?'', sbottò la ragazza con ancora un pezzo di croissant alla marmellata in bocca mentre Estrella le copriva gli occhi con una mano.
''Ho visto la porta aperta e speravo di strapparti qualche indizio sul tuo costume di stasera, io non ho ancora deciso come vestirmi''
''Nemmeno io'', mentì prontamente Akane mentre la cameriera si guardava intorno per sincerarsi che il suo abito fosse ben nascosto nell'armadio, ''Anche perchè non sono cose a cui do molta importanza. Deciderò all'ultimo momento''.
''Sei proprio un maschiaccio senza un briciolo di senso del romanticismo''
''Da che pulpito!", urlò lei lanciando, con gli occhi ancora coperti dalla mano dell'amica, un piattino in ceramica in direzione dell'odiosa voce saccente del suo fidanzato.
Ranma recuperò al volo il piattino e si avvicinò per posarlo sul vassoio, mentre la donna si faceva il segno della croce e si alzava dal letto, pronta a congedarsi.
''Fate i bravi voi due, che non avrei l'età per occuparme de un bambino, ahora!"
''Sta' tranquilla, non c'è pericolo che io faccia qualcosa con lei'', rispose il codinato mentre la donna usciva dalla stanza e la giovane si voltava dall'altra parte coprendosi fino al naso col pesante piumone color avorio, offesa. Si sedette sul letto accanto a lei,appoggiando il vassoio sul comodino e cercando, invano, di rubarle un pezzo di coperta per sè.
''Chi ti ha detto che potevi sederti?''
''Te l'hanno mai detto che non sei proprio una maestra dell'accoglienza?'', chiese prendendole il mento tra le dita e cercando di farla voltare verso di lui. Arreso, gattonò fino alla fine del letto, infilandosi direttamente sotto la coperta e strisciando accanto a lei, evitando i suoi calci.
''Che vuoi, Ranma?'', chiese tirando ancora un po' la coperta.
''Perchè ti copri? Cosa nascondi?''
''Ma cosa vuoi che nasconda?'', chiese, alzando la voce, ''Stavo dormendo, se non te ne sei accorto!"
''Non è che c'è il tuo amante, qui sotto, vero?'', chiese iniziando a tastare le coperte.
''Ce ne sono dieci, non li hai visti?'', gli fece una linguaccia.
''Non dirmi che devo compiere un omicidio plurimo di prima mattina, perchè non ne ho proprio voglia!'', rise buttandosi addosso alla fidanzata ed iniziando a farle il solletico per cercare di farle mollare la presa dal piumone. Akane rideva e tirava schiaffi a casaccio, cercando di divoncolarsi e di non soccombere sotto il peso del giovane, che la stava schiacciando.
Finalmente, dopo vari tentativi, riuscì a rubargliene una buona porzione e ad infilarcisi sotto, al caldo.
''Ah, così sto meglio! Fa freddo, eh?''
''Se non andassi in giro nudo...'', replicò lei a bassa voce, con l'espressione livida e contrariata di chi non sa ammettere una sconfitta.
''Beh ma anch'io stavo dormendo! Anzi, per venire qui mi sono addirittura messo i pantaloni. Sai, a letto mi danno fastidio''
''Wow, ora che so che dormi in mutande sono tutta un fuoco, Ranma'', replicò sarcasticamente e con voce atonale lei.
''E lei come dorme, miss Tendo?'', chiese facendole l'occhiolino.
''Non sono cazzi suoi''
''Quanta grazia e raffinatezza ogni volta in cui apre bocca, Madame''
''Dai, fammi finire la colazione. Sono in ritardo'', gli tirò uno schiaffo e cercò di sporgersi oltre il ragazzo per rubare un pezzo di croissant dal vassoio accanto a lui. Ranma la afferrò per i fianchi e le spostò la coperta di dosso.
''Akane Tendo, i nostri telespettatori smaniano per sapere cosa indossi!'', urlò con un tono di voce imperante e teatrale che ricordava quello di Kuno quando lo sfidava a duello in cortile nell'intervallo, circa tre volte a settimana, togliendole le lenzuola di dosso.
''Smettila, scemo!''
''Oh, ma cosa vedo, qui? Ah, quanto sono fortunato!''
''Ranma, lasciami!''
''Ma non capisci, Akane? Un giorno mi ritroverò a condividere il letto con un maschiaccio che dorme con addosso i pigiamini di Spongebob! Non è meravigliosa, la vita?"
''Tu non condividerai il letto proprio con nessuno, maniaco!''
''Questa mise è talmente sexy che lascerebbe senza parole anche Tatewaki Kuno''
''Ma guarda che se non ti piace nessuno ti costringe a guardare!''
''Akane, il problema non è se piacerebbe o meno a me. Il problema è che se miri a un uomo che abbia, non so, più di otto anni, dovresti essere un filino più femmina''
''Abbiamo finito con le lezioni di moda? Sembri uno di quei gay che danno consigli di stile in tv"
''Con la differenza che io sono etero, etero, etero'', scosse la testa.
''Intanto sei a letto con una ragazza e tutto quello che sai fare è parlare di abbigliamento, mio caro etero''.
''Per forza!'', rise lui.
''Per forza, cosa?''
''E dai, Akane, chi mai avrebbe il coraggio di metterti un dito addosso?''
''Ah, grazie!''
Gli diede le spalle e smise di rivolgergli la parola per cinque minuti abbondanti. Ranma, dopo aver smesso di ridere ed aver bevuto un sorso del suo cappuccino, la abbracciò da dietro, abbassando la spallina della sua canottiera e prendendo a baciarle la spalla.
''Vattene, ti odio''
''Ma te la sei presa?''
''Assolutamente no''
''Guarda che hai capito male, come sempre. Intendevo dire che è difficile avvicinarsi a te sapendo che meni come un pugile professionista''
''Non stai migliorando la situazione, se è a questo che miravi''
''Dai, scemotta. Girati, dobbiamo scegliere come vestirci questa sera''
''E chi ti dice che voglia scegliere un travestimento di coppia?'', chiese voltandosi e spingendolo.
''Pensavo che sarebbe stato carino. Potremmo fare, che ne so... Batman e Robin''
''Ranma!'', si lamentò lei, sbuffando.
''Perchè no, scusa? Saremmo perfetti''
Akane abbassò lo sguardo, triste.
''Ranma, vattene. Devo fare un sacco di cose ed ho già perso mezza mattinata per stare dietro alle tue cretinate''
''Che fai, oggi?'', chiese alzandosi. Akane si soffermò un secondo di troppo ad osservare gli addominali scolpiti del ragazzo che si protendevano fino all'elastico dei suoi pantaloni, portati con la vita un po' troppo bassa.
''Devo pranzare con Shin ed accompagnarlo a comprare il suo costume, poi andrò dal parrucchiere, cenerò con Mousse e verremo qui a prepararci''
Ranma storse il naso nel sentire nominare il giovane dagli occhi verdi che aveva conosciuto il giorno prima. Cercò di dissimulare la sua irritazione e raccogliere più informazioni possibili tentando di fare il vago.
''Mi è sembrato di capire che vive insieme a Shampoo''
''Sì, ma non essere geloso. Lei lo ospita perchè suo nonno, che vive qui, è andato a Palm Springs per l'inverno, lasciando le chiavi del suo attico ad un'impresa edile. Intende ristrutturarlo e farne un loft per il nipote, visto che ormai lui è vecchio e vuole andare a vivere al mare''
''Quindi il ragazzo si troverà a vivere da solo in un loft a New York ed a spassarsela con i soldi del nonno?'', domandò ignorando l'allusione della giovane alla sua gelosia per Shampoo e non potendo fare a meno di chiedersi se se la sarebbe spassata anche con Akane, una volta ottenuto l'appartamento.
''Esattamente''
''Bella vita!''
''Non direi, Shinnosuke ha un sacco di problemi''
''Di che genere?'', incalzò.
''Cose private''
''Oh'', si rabbuiò, ''Beh però ha te. T-tu gli vuoi bene, no?'', esitò.
''Beh certo che gli voglio bene, che domande sono?''
''Te lo chiedo perchè di solito con gli ex non si riesce mai a rimanere amici. Hai detto che è il tuo ex, no?''
''Sì, lo è''
''Perchè è finita?''
''Cos'è, un interrogatorio?''
''Sono solo curioso! Dopotutto t-tu sei la mia... Hem... Ed io devo sapere tutto''
''Io non ti ho mai chiesto un elenco in ordine alfabetico delle tue conquiste, però''
''Oh beh, ma io sono un uomo. E' giusto che abbia fatto le mie esperienze, lo dice anche Soun'', continuò nonostante l'espressione irritata di Akane, ''Invece tu sei una ragazza, anche se non sembra, ed è conveniente mantenere un po' di decoro, se non lo sai, altrimenti tanto vale criticare quelle come Shampoo o come Nabiki che almeno fanno tutto alla luce del sole ''
''Io e Shampoo siamo su due pianeti diversi e non ti permetto di paragonarci, nè tanto meno di paragonarla a mia sorella, Ranma"
''Credevo che anche lei fosse un tipo piuttosto allegro''
''C'è una grossa differenza tra l'essere un tipo allegro che sceglie consapevolmente di divertirsi senza prendere in giro se stessa o i suoi partners e che, al bisogno, sa impegnarsi ed essere fedele e devota com'è successo con Jason e l'essere una troia senza speranza che non ha un briciolo di rispetto per il suo corpo e lo usa per legittimare tutti i suoi scopi, la maggior parte dei quali sono legati alla sofferenza di qualcun altro'', rispose d'un fiato, con una punta di amarezza che il codinato non notò, troppo preso dal cercare di capire in quale delle due categorie inquadrare la fidanzata.
''E tu, Akane Tendo, che tipo sei?''
''Io sono io''
''Beh ma anche tu avrai... Sai... Ecco... Io vorrei capire... Con quanti, ecco'' balbettava.
''Ranma, ma cosa stai dicendo?''
''Dai che hai capito''
''Non che ti interessi'', rispose lei, su tutte le furie, ''Ma si da il caso che Shinnosuke non sia quel tipo di ragazzo e che sia stato anche l'unico che io abbia frequentato''
''Oh andiamo, vuoi lasciarmi credere che facevate lunghe passeggiate e che ti teneva la mano al cinema e basta?''
''Esattamente''
''Quindi tu... Sei...'', sorrise. Un sorriso aperto, sincero.
''La conversazione è finita''
''Posso abbracciarti per fare pace?''
''Non pensarci nemmeno''
''E se ci vestissimo come Bob e Patrick?''
''Sei un deficiente!", urlò tirandogli dietro la lampada che teneva sul comodino, sradicandola dalla presa di corrente cui era attaccata.
''E dai!'', scoppiò a ridere, buttandosi sul letto accanto a lei e stringendola a sè, felice.



***






Shampoo si alzò ed entrò nella sua vestaglia in seta preferita, mentre il ragazzo nel letto con lei la guardava ammirato.
Accendendosi una sigaretta, si rilassò sprofondando sui cuscini foderati in raso e buttò una compressa di multivitaminico nel bicchiere d'acqua che la ragazza gli aveva lasciato sul comodino.
''Non che mi dispiaccia intrattenere questo tipo di relazioni, Shampoo, ma vorrei capire cosa stiamo facendo''
''Non lamentarti, non mi sembra che ti stia andando male'', sussurrò lei spazzolandosi i lunghi capelli, seduta davanti allo specchio. ''Avrai la tua Akane e nel frattempo hai me. Non mi sembra un grosso sacrificio per il piccolo favore che ti ho chiesto in cambio''
''E' questo il problema, non ho ancora capito che cosa devo fare''
Si avvicinò a lui e lo fissò dritto negli occhi, seria: ''Devi distruggere Ranma Saotome''
''Vuoi che faccia a botte con uno palesemente più grande e forte di me?''
''No, Shinnosuke, voglio che gli porti via ciò che gli è più caro''
''...E ritorniamo ad Akane''
''Esatto. Sii l'uomo perfetto e l'avrai. E saremo tutti contenti''
''Suona bene''
Si sporse a guardare fuori dalla finestra, mentre il giovane si avvicinava e l'abbracciava. ''E' arrivata Kodachi, ci vediamo stasera''
''Romeo, hai detto?'', chiese infilandosi i jeans.
''Esatto, Romeo'', sorrise saltellando fuori dalla stanza.





***






''Ciao, Shin! Hai l'aria stravolta, stamattina!''
''Buongiorno, Akane! Ho avuto un incubo ed ho passato la notte in bianco...'', mentì mettendo il broncio.
''Cos'hai sognato di tanto brutto?''
''Ecco... Ho sognato che la ragazza che amo scappava via con un altro'', abbassò lo sguardo assumendo un'espressione cupa che fece intenerire la Tendo.
''E chi sarebbe la fortunata?'', chiese scompigliando i capelli dell'amico.
''Non te lo dico'', cantilenò lui, ''Ma è una persona molto, molto speciale''
''Lo immagino, se arrivi addirittura a sognarla la notte'', rispose assorta ripensando all'incubo della notte precedente.
''Akane, come ti vestirai stasera?''
''E' un segreto, non voglio dirlo a nessuno!'', sorrise raggiante, già proiettata con la testa al momento in cui, finalmente, sarebbe stata Giulietta.

In seconda elementare la sua classe aveva partecipato ad un concorso nazionale di recitazione. Avrebbero messo in scena la famosa tragedia Shakespeariana davanti a scuole provenienti da tutto il Paese e, la Akane allora bambina, aveva desiderato con tutta se stessa quel ruolo così romantico e drammatico, così pieno di fascino ed emozione.
Purtroppo per lei, i suoi capelli corti e la madre di Shampoo, direttrice artistica nonchè madrina dell'evento, avevano fatto sì che il ruolo principale fosse assegnato alla cinesina, mentre a lei era toccato essere Romeo.
Ricordava perfettamente di aver abbracciato la sua allora migliore amica, triste anche lei perchè voleva interpretare una parte più marginale, essendo molto timida, e di averle giurato che, un giorno, sarebbe stata una splendida Giulietta Capuleti.
Da quel giorno aveva smesso di tagliarsi i capelli da maschietto ed aveva cercato di acquisire dei modi di fare più aggraziati, ottenendo anche un discreto successo, visto che nessuno poteva negare che, in società, era davvero una principessina di Park Avenue.
Che nella vita di tutti i giorni fosse un maschiaccio portato all'autolesionismo ed all' illegalità, come non mancava mai di farle notare Ranma, era ovviamente un altro discorso.
Chissà che faccia avrebbe fatto quella sera, vedendola scendere la scalinata principale nel suo splendido abito rosso, confezionatole da Nodoka in persona.


''Non importa, sarai comunque splendida'', Shinnosuke la destò dai suoi pensieri.
''Sei troppo buono con me, Shin. Troppo generoso''
''Te lo meriti. Piccola, so che tra di noi non è finita in un bel modo, ma...''
''Basta così'', lo bloccò la Tendo, alzando una mano per farlo smettere di parlare, ''Non importa, Shin. So che non eri in te e sono felice che le cure ti abbiano fatto bene''
''Anche se sono certo che non ti avrei mai fatto del male, non riesco a non pensare che non mi perdonerò mai per averti aggredita in quel modo. Sono un mostro'', si sedette su una panchina ed affondò il viso tra le mani, piangendo sommessamente.

Akane non poteva certo dimenticare la paura che aveva avuto la sera in cui Shinnosuke l'aveva aggredita. Era appena uscita dall'ospedale dopo aver rischiato seriamente la vita, in seguito all'incontro di arti marziali in cui si era gravemente infortunata.
Durante la convalescenza si era sentita sola ed abbandonata: sua madre era mancata da soli tre anni e mentre Kasumi, allora sedicenne, aveva cercato conforto nello studio forsennato delle scienze, impegnandosi al massimo per prepararsi al test di ammissione alla facoltà di medicina, in modo da diventare un bravo dottore ed impedire che altre ragazzine soffrissero per la perdita prematura dei loro cari, Nabiki si era chiusa in un guscio impenetrabile. Dopo aver appreso dell'incidente della sorella non aveva versato una sola lacrima e Soun, preoccupato, le aveva fatto fare il giro di tutti gli psicologi della città per aiutarla ad esternare il suo dolore.
Senza suo padre e le sue sorelle a starle vicino, ad Akane vennero a mancare anche l'affetto degli amici e del fidanzato: con Shampoo aveva litgato sei mesi prima per via di Ataru, e la cinese non era stata in grado di mettere da parte l'orgoglio nemmeno quando la ragazza aveva rischiato di morire. Shinnosuke, invece, aveva preso l'incidente peggio di chiunque altro: giravano varie voci sulla reazione avuta dal giovane nel vedere la propria ragazza in quello stato, alcune delle quali infondate, ma ciò che era certo era che per un ragazzino di quindici anni non era stato facile da sopportare, soprattutto perchè il ragazzino in questione aveva già da tempo qualche problema con la gestione della rabbia, collegato probabilmente all'abbandono dei suoi genitori. Non l'aveva più visto da quando le stringeva la mano mentre la portavano via in ambulanza.
Quando Akane era uscita dall'ospedale, scortata da Estrella e Mousse, le uniche persone che le erano state realmente vicine, Shinnosuke l'aveva aspettata in camera sua.
Akane ricordava perfettamente di aver trovato tutti i suoi karateji ammucchiati per terra, cosparsi da benzina ed altri liquidi combustibili.
Shinnosuke le aveva chiesto -anzi, le aveva imposto-  di dire per sempre addio alle arti marziali, e davanti al rifiuto della Tendo aveva reagito molto male.

Ma era acqua passata ed Akane era un tipo molto meno rancoroso di quanto pensasse la gente. Nel veder tornare Shinnosuke, il giorno di Natale di tre anni dopo, era stata così felice di saperlo finalmente guarito dalle sue manie da dimenticarsi dell'accaduto e perdonarlo definitivamente.
Il problema era far capire al ragazzo che anche lui doveva perdonare se stesso.

''Facciamo un patto, Shin?''
''Dimmi tutto''
''Tu mi offri il dolce più buono che hanno in quella pasticceria e scegli un bel costume per stasera, ed io ti perdono'', gli sorrise.
''Akane...''
''Sì?''
''Potrai mai amarmi di nuovo?''
Soppesò le parole in modo da non ferire i sentimenti del ragazzo, per evitare di farlo precipitare in un altro baratro di disperazione.
''Al momento voglio stare da sola, ma... La vita è strana, no? Chissà, forse un giorno...''
Sapeva che illuderlo era la cosa peggiore da fare, soprattutto perchè pienamente consapevole che mai, mai nella vita sarebbe stato possibile un ritorno di fiamma e che nel suo cuore si stava, lentamente, facendo largo qualcun altro, ma lasciargli uno spiraglio di luce le sembrava la scelta più opportuna.
Certo non sapeva che qualcuno stava spiando la sua conversazione con il bel moro.



***





''Ho detto di no. No, no e no! Non ci vado a quella festa, mà!"
''Non fare il bambino, Ranma. E' il compleanno di tua cognata, inoltre è la vigilia di Capodanno ed è giusto che tu stia al fianco della tua fidanzata''
''Non è la mia fidanzata e Nabiki non è mia cognata! Anzi, se proprio vuoi saperlo credo che Akane sia interessata a qualcun altro''
''Questa, poi...'', sbottò Nodoka allargando le braccia, arresa. Suo figlio aveva certo ereditato molto da lei, ma la testardaggine e l'ottusità erano di Genma. Erano totalmente di Genma.
''E' vero! L'ho sentita con le mie orecchie dire a quel bell'imbusto che: Forse un giorno potrei amarti, hihihi!"
''Ti sei anche messo a spiarla, figliolo?''
''Ma che dici? Passavo di lì per caso e li ho sentiti, tutto qui''
''Ovviamente. E visto che sai tutto saprai anche quali sono i programmi di Akane per la serata, vero?''
''Hem...No''
''Akane sta progettando questo evento da settimane. E' stata lei a dare a Nabiki l'idea della festa in maschera. Sarà Giulietta, se te lo stai chiedendo, e vorrebbe che qualcuno fosse il suo Romeo''
Ranma maledì se stesso pensando alla sua proposta di quella mattina, quando le aveva chiesto di essere Robin.
''Beh, ma io che ne sapevo? E poi non ho nemmeno un costume, non farò mai in tempo a trov...''
S'interruppe nel vedere sua madre che, da una busta porta-abiti in seta rosa con lo stemma della sua azienda, tirava fuori uno splendido completo blu e dorato.
''L'ho fatto per te, amore. L'ho confezionato io personalmente. Era da quando avevo vent'anni che non mi mettevo a tagliare e cucire, Ranma, spero tu riesca a capire quanto tutto questo sia importante per me''
''L'hai fatto tu?'', chiese emozionato in un sussurro, accarezzando dolcemente il capolavoro di sartoria e giocherellando con una delle decorazioni dorate sulle spalline in velluto, ''E' troppo, mà. E' troppo... Troppo bello''.
''Sii all'altezza della situazione, figliolo. Romeo diede la vita per la donna che amava, tu cerca almeno di darle un po' di fiducia''.




Uscì dal laboratorio di sartoria e prese a camminare, infreddolito, verso casa. All'altezza del museo Metropolitan, uno dei tanti che si era ripromesso di visitare, un giorno, incontrò Shampoo.
''Ciao, Ranma''
''Hey, come stai? Sei stata invitata anche tu alla festa?'', chiese indicando la grande busta che la giovane teneva in mano e la stoffa pregiata che ne usciva da un lato.
''Non ti hanno mai detto che le feste più divertenti sono quelle a cui non si è invitati?'', gli fece l'occhiolino lei, maliziosa.
''Non ti permetterò di rovinare la festa a Nabiki. I diciotto anni vengono una volta sola'', rispose tra i denti, con gli occhi ridotti a due fessure.
''Sta' tranquillo, non intendo rovinare la festa a nessuno. Ed il mio accompagnatore èstato  regolarmente invitato. Starò con lui tutta la sera, in caso il tuo ego spropositato ti abbia fatto pensare che sarei venuta per te. E' così sexy e passionale...''
''Non m'interessa'', rispose risoluto, decidendo di darle una stoccata finale prima di lasciarla sola con la sua cattiveria, ''Ora devo andare a prepararmi, sai, io e la mia fidanzata saremo Romeo e Giulietta questa sera, e... Beh, lei sarà bellissima come sempre''
''Romeo e Giulietta, eh?'', chiese sorridendo amaramente. Se anche Ranma fosse stato Romeo i suoi piani di far avvicinare Akane a Shinnosuke sarebbero miseramente falliti, ''Non ne dubito, Ranma, e sarà una bella sorpresa per me capire chi di vuoi due farà l'uomo e chi la donna...''
''Sei molto simpatica''
''Devo andare a prepararmi. Ciao, Capuleti!''
''E' Montecchi! Romeo-Montecchi!" urlò lui alle spalle della giovane, che si era allontanata in fretta e furia con il cellulare in mano.





***




''Allora, come ci si sente a riavere i capelli lunghi?'', le chiese Mousse abbracciandola in ascensore, mentre le porte si aprivano sul salone di casa Tendo.
Si toccò le extention che Malcolm le aveva sapientemente applicato, e che le arrivavano fino al fondoschiena, scendendo lungo i suoi fianchi in morbidi boccoli color nero corvino.
Effettivamente, le mancavano i suoi capelli.
Da quando Shampoo l'aveva costretta a tagliarli aveva pensato a lungo all'idea di farseli allungare artificialmente, ma l'orgoglio ed i complimenti che Ranma aveva rivolto al suo nuovo look l'avevano fatta desistere.

Sorrise al suo migliore amico e salì le scale che portavano alla sua stanza. Appena entrata, lanciò un urlo disperato talmente forte da far accorrere Mousse ed Estrella alla velocità della luce.
Una macchia rossa, come a monito d'avvertimento, si stagliava lungo tutto il tappeto bianco posato davanti al letto. Ad uno sguardo più attento si poteva notare che altro non era che la manica destra del suo costume per la serata, e che il resto del vestito era sparso, in lembi asimmetrici, per tutta la stanza.
''Estrella, chi è stato?'', chiese piangendo, accasciata a terra, mentre il ragazzo cercava di confortarla.
''Ahi, niña, non lo so proprio!''
''Ma è evidente che qualcuno è entrato in questa casa!", urlò Mousse, furioso, ''A che serve avere del personale se nemmeno controlla chi entra e chi esce?''
''Sta' calmino, chico! Le porte sono tutte sorvegliate dalla security da questa mattina, sapete bene che señorina Nabiki fa le cose in grande! Nessuno poteva entrare nè uscire da questo appartamento!''
''E allora è stato qualcuno che era già dentro casa?'', chiese la Tendo disperata, ''Chi è che mi odia così tanto, Estrella? Chi?''
''Nessuno te odia, Akane. Come se potrebbe...''

''Un momento...'', mormorò Mousse pensieroso, avvicinandosi alla finestra socchiusa.
Il giovane notò che uno dei vasi di primule posati sul cornicione era rovesciato e che c'era della terra sparsa sul pavimento immediatamente sotto il davanzale.
''Qualcuno è entrato dalla finestra''
''Impossibile'', replicò la Tendo, ''Solo io so come si fa a salire da lì senza ammazzarsi''
''Ma Ranma sa che l'allarme è disattivato... No che io pensi che quel niño tanto buono e bello sea capace de una cattiveria del genere, che Dio mi fulmini. Solo... Lo sa''
''Quel Ranma Saotome ha passato il limite! Non solo è venuto qui per approfittarsi delle ragazze del posto, si è permesso anche di farti una cosa del genere, Akane!"
''Zitto, Mou. Sai benissimo che Ranma non farebbe mai una cosa del genere''
''Ma se ci pensi era l'unico a sapere che l'allarme non avrebbe suonato e, soprattutto, l'unico abbastanza agile da salire arrampicandosi dalla grondaia senza passare per la casetta sull'albero!"
Mentre Akane rimuginava sulle parole dell'amico, un'immagine le passò per un istante davanti agli occhi, come un flashback.
Lei a dodici anni, che iniziava ad uscire di nascosto la sera per andare a bere litri di frullato al bar di fronte alla sua scuola media.
Lei a dodici anni che, con la sua migliore amica, inventava qualunque stratagemma per scappare di casa, in modo che quest'ultima potesse incontrarsi col ragazzo che le piaceva senza che i suoi genitori la scoprissero.
Lei a dodici anni che invitava Shampoo a dormire da lei e che, quando tutte le luci di casa si spegnevano, si spingeva fuori dalla finestra seguita dall'amica, faceva l'equilibrista sul cornicione, strisciava giù per due piani aggrappata alla grondaia ed atterrava sul balconcino della casa sull'albero che sua madre le aveva fatto costruire in cortile, di nascosto da suo padre e dagli altri inquilini del palazzo. Quella casetta di cui solo lei e la povera Diana conoscevano l'esistenza.
Lei che aveva scoperto grazie all'astuzia dell'amica, una notte in cui erano rimaste fuori perchè il vento aveva fatto chiudere la finestra, che sforzandone un po' i lati con una forcina per capelli questa si sarebbe aperta senza prodursi nel minimo rumore.
La frase che Shampoo le aveva detto quella sera le rimbombò in testa, Akane, sei proprio un' ingenua.

Si alzò in piedi e strinse i pugni, livida.
Benchè nè Mousse nè Estrella fossero in grado di leggerle nella mente, entrambi avevano capito che, anche se non ci fosse stata una Giulietta, si sarebbe comunque consumata una tragedia, quella sera.




Ed eccomi qui di ritorno, scusatemi per il ritardo ma non sono stata a casa e non mi è stato possibile scrivere!
Come alcuni sanno ho già pubblicato questo capitolo una volta, ma Efp ha fatto un casino e non si vedeva da nessuna parte. Ovviamente non avevo salvato l'ultimo pezzo, quindi m'è toccato riscriverlo in fretta e furia e... Sarà pienissimo di errori, vi chiedo scusa in anticipo!
Perdonatemi anche se il capitolo è spezzettato (sì, la citazione iniziale per ora non vi dice niente, lo so!), ma alcuni chiarimenti erano nessari.
Spero di non avervi deluso, ho visto un piccolo calo nelle recensioni e sono già in modalità: ''Oddio, faccio schifo, ecco!"; vi prometto che il capitolo che volevate arriva, e arriva presto, questa volta!
Un bacione ed un grazie enorme a chi legge e commenta!
V.













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Capitolo 15
*** L'ultima notte sulla terra- Seconda parte: Hello, stranger. I'm a disaster ***


HELLO STRANGER ''Che fa?''
Estrella sorrise amaramente ad un preoccupatissimo Mousse, che stava entrando in camera di Akane con una tazza di tè in mano.
''E' molto giù, bambino. Ci teneva tanto a esta festa...''
''Lo so, dannazione! Che si può fare?''
''Señorita Nabiki ha affittato tantissimi costumi per la serata. Forse potremmo prendere in prestito uno di quelli che ha scartato''
''No, conosco Akane. Se non potrà essere Giulietta non scenderà in salone questa sera, ci scommetto l'ammissione a Yale'', commentò Mousse aggiustandosi gli occhiali.
''Tu va' a confortarla, niño, che io vado a vedere cosa posso fare''.




***





Il salone era gremito di gente: tutti i rampolli dell' alta società newyorkese erano stati invitati dalla giovane Nabiki, che faceva bella mostra di sè al centro della stanza, vestita di uno splendido costume da Cleopatra e con il capo, i polsi e le orecchie adornati da splendidi gioielli in oro e pietre preziose. Al collo un pesante e stretto collare di rubini e smeraldi a forma di serpente le conferiva una posa ancora più fiera, ed i capelli, raccolti in una miriade di treccine, non erano mai stati più lucenti. La tunica bianca con le maniche ampie, stretta sul seno abbondante, cadeva morbida fino ai sandali in cuoio che si era fatta spedire direttamente dall' Italia, aprendosi in uno spacco a dir poco rivelatore sul lato destro.
Un giovane ed inesperto Ryoga, per una volta in veste di invitato e non di cameriere, si avvicinò ad un'altrettanto spaurita e spaesata Ukyo.
''Bella festa''
''Non è proprio il mio mondo, ma sì, si difende bene. Ciao, Ryoga!"
Dopo averle baciato la guancia la squadrò dalla testa ai piedi, cercando di indovinare in cosa consistesse il suo costume.
Indossava un paio di leggings scuri e degli stivaletti fino al ginocchio. Il fisico atletico era fasciato in una casacca viola tradizionale giapponese, i lunghi capelli adornati da un enorme fiocco bianco. Dietro la schiena, un'enorme spatola in metallo tenuta su in barba a qualunque legge sulla gravità da una sottile tracolla in pelle.
''Se te lo stai chiedendo sono una cuoca di okonomiyaki. E' una delle tradizioni della mia famiglia, e... E poi... Non mi andava di vestirmi da gattina sexy o da principessa come la maggior parte delle ragazzine viziate che sono qui. Fo-forse penserai che sono una stupida...'' asserì arrossendo, pesando che le sue magre finanze non le avrebbero comunque permesso di scegliere un costume migliore, mentre il giovane le sorrideva intenerito.
''Ucchan, sei molto carina. Inoltre nemmeno io ho scelto un costume classico, come puoi notare''
''Mmmh, vediamo... Casacca gialla sdrucita, bandana tigrata in testa, uno zaino, un ombrello cinese... Sembri mio padre quando è arrivato qui in America, in cerca di fortuna!", rise spensierata. Quanto le piaceva, quel Ryoga. Se solo lui non fosse stato così palesemente cotto di Akane Tendo!
''Hey, sono un viaggiatore!", urlò piccato non potendo, però, nascondere un sorriso. Quella Ukyo era davvero un peperino, pensò continuando a sorridere come un ebete, grattandosi la testa imbarazzato. Se solo Akane... Nemmeno lui sapeva continuare quella frase, si rese conto.
''Ciao, Ukyo, ti ricordi di me?'', chiese avvicinandosi un divino Ataru vestito da cavaliere rinascimentale, il fisico asciutto fasciato in un costume gigio ancora più lucente dei suoi occhi e del suo sorriso. Educatamente porse la mano a Ryoga: ''Sono Ataru Dakashi, hai un costume fantastico''
''Grazie'', rispose dandosi un tono lui, infastidito, anche se non sapeva il perchè, dai sospiri che Ukyo non faceva che tirare davanti a quel giovane che, Ryoga lo sapeva benissimo, era uno dei pretendenti più accaniti di Akane. ''Sono Ryoga Hibiki, piacere di conoscerti''
''Il piacere è mio, Ryoga. Sei stato molto coraggioso a vestirti da clochard. E' una delle idee che avevo vagliato, ma ammetto che la puzza sotto il naso di tutta questa gente mi ha inibito''
''Hey, principino! Sono un viaggiatore, hai capito? Un viaggiatore!'', sillabò furioso mentre Ukyo rideva di gusto ed il bassista di portava una mano davanti alla bocca, mortificato.
''Ti offrirei da bere per farmi perdonare, ma qui è tutto gratis. Permettimi di suonare una canzone a tua scelta, tra poco saliremo sul palco e voglio dedicare un ballo a te e la tua ragazza''
''Cosa? Io non sono la sua ragazza!", protestò Ukyo, visibilmente imbarazzata.
''Oh, no, un'altra gaffe. Meglio che mi ritiri, prima che dica qualcosa di irrecuperabile. Buona serata, ragazzi''



Si allontanò lasciando la coppia ai loro scherzi e si diresse verso un pensieroso Mousse vestito da mago, che rubava furtivamente dei salatini del rinfresco nascondendoli nelle ampie maniche della sua casacca cinese bianca, con un ricamo a rombi sul petto, che cadeva come una grande coda fino a metà delle lunghe gambe e del pantalone blu cinese che le copriva.
''Hey, Mousse! Guarda che sono lì apposta per essere mangiati, non serve rubarli!", scherzò posandogli una mano sulla spalla, con affetto fraterno.
''Ciao, A. Non sono per me. Akane non vuole uscire dalla sua stanza e speravo di prenderla per la gola, ma se mi mettessi a preparare un piattino tutti mi vedrebbero ed inizierebbero a chiedersi dove si trova. Già così mi pare molto strano che la sua assenza sia passata inosservata''
''E' capitato qualcosa?'', chiese preoccupato. In quel periodo sembrava che la sua preferita tra le sorelle Tendo non avesse pace.
''Forse conviene che tu venga con me. Ce la fai o devi scappare a suonare?''
''Credo di avere cinque minuti'', commentò vedendo Jason, vestito solo di una bandiera del Giappone, chiacchierare amabilmente con Nabiki, per una volta sobrio.




***




Guardò l'orologio: le dieci e trenta.
Si ravvivò i capelli, che aveva deciso di lasciare sciolti, e si stirò con le mani la casacca in velluto blu.
No, decisamente meglio legati.
Mentre li annodava nel solito codino ammirando la sua figura allo specchio notò che un forte vociare animava la stanza della sua fidanzata, al di là della porta.
Decise che, dato che era in ritardo anche lei, non sarebbe stata una brutta idea scendere in sala insieme, come Romeo e Giulietta. Magari, se fosse stata di buon umore, avrebbero anche potuto chiarire la faccenda di Shinnosuke, che ancora non aveva digerito del tutto.

Avvicinò una mano alla porta per bussare, ma incuriosito dalle chiacchiere e dalla chiara e sempre melodiosa voce di Ataru, decise di fermarsi ed origliare.
''Akane, tu sei troppo ingenua! Mi pare ovvio che quella viperetta non ti avrebbe permesso di realizzare il tuo sogno!''
''Non dirmi che sono ingenua, Atty! Che ne sapevo che sarebbe stata così cattiva da distruggere addirittura il mio costume?''
''Beh, se ci pensi...'', Ranma riconobbe la voce saccente di Mousse, ''Non dovrei essere io ad infangarla, ma Shampoo è stata la tua migliore amica per anni, probabilmente sapeva che avresti colto l'occasione per essere Giulietta e voleva rovinarti la festa; è ben noto a tutti quanto ci tenessi ad interpretare quel ruolo''
Ranma sussultò: aveva capito bene? Davvero Shampoo aveva distrutto il vestito di Akane?
''Un attimo!'', esordì Ataru, ''Hai detto che Shinnosuke vive a casa sua e che stasera si sarebbe vestito da Romeo...''
''Sì, ma non gli ho detto che sarei stata Giulietta. E' stata una coincidenza''
''O forse no'', replicò il bassista, ''Forse Shampoo, per riprendersi Ranma, sta architettando qualcosa con Shinnosuke, in modo da farvi tornare insieme. Lei ti conosce bene e sapeva che avresti scelto il costume da Giulietta, per cui ha chiesto a Shin di vestirsi da Romeo sapendo che Ranma, perdonami se te lo dico, non sarebbe stato in grado di scegliere un costume così romantico nemmeno sotto l'effetto di qualche droga pesante. Non capisci? Vuole portarti a pensare che Shinnosuke sia l'uomo della tua vita per poter avere Ranma tutto per sè!"
''Già, le cose quadrano, Akane. Non mi hai detto che oggi Shinnosuke si è dichiarato, confessandoti di amarti ancora?''
''Oh, Mousse, non ti ci mettere anche tu! Posso dubitare di Shampoo, ma Shinnosuke non farebbe mai una cosa del genere!''
''Però tutto torna. E se ti amasse veramente non vivrebbe certo a casa di quell'arpia, potrebbe stare, che ne so, da me'', suggerì Ataru.
''Beh, non tutto'', asserì Akane pensierosa. ''Se fosse come dite, perchè mai Shampoo si sarebbe introdotta in camera mia dalla finestra per distruggere il mio vestito? Se penso alla faccia che farà Nodoka quando lo scoprirà''. Scoppiò a piangere, spezzando il cuore del codinato.
Perchè fu proprio in quel momento che Ranma capì quali e quanti danni aveva provocato la sua leggerezza nel dire alla cinese che anche lui sarebbe stato Romeo, quella sera.

Si fiondò giù per le scale, alla ricerca di quella che era appena diventata la sua nemica numero 1 in tutto l' Upper East Side.




***




Estrella lanciò un'occhiata preoccupata a Ranma, che correva come un pazzo giù per le scale senza essersi nemmeno accorto di lei e dei pesanti costumi che si portava dietro ed entrò in camera di Akane, senza bussare.
''Tu, chitarrina, i tuoi amici drogati te stanno aspettando. E tu, occhialetto, vammi a prendere una Piña Colada. Lasciateme sola con la bambina''
Entrambi i ragazzi alzarono le mani in segno di resa e, senza proferire parola, si allontanarono dalla stanza.

''Niña mia...''
''Non li voglio neanche vedere quei costumi che hai in mano!''
''Esto no è l'atteggiamento giusto, bambina. Guarda questo!''
La cameriera mostrò alla giovane un completo da angioletto sexy, composto da un microabito a corpetto in pizzo bianco traforato ed un bellissimo paio di ali ricoperte di candide piume.
''Stai scherzando? Quando la mia famiglia cadrà in disgrazia e sarò costretta a prostituirmi per dar da mangiare a mio padre, FORSE, indosserò una cosa del genere!''
''Y esto?'', chiese mostrando un abito fucsia da diva anni '70, smanicato con il collo alto ed una cinturina in cristalli che cadeva morbida in vita.
''Non ci penso neanche!'', ribattè tirandosi fin sopra il naso il lenzuolo in seta bianca che la copriva, sconsolata.
''Y che me dici de esto?'', le mostrò un' uniforme da infermiera sexy con annesso cappellino e reggicalze ed una graziosissima maschera bianca in seta.
''Te dico che mi hermana ha dei gusti tremendi!", sbottò.
''Akane, hai la testa dura como la statua del Cristo Redentòr!''
''Non me ne frega niente. Non scendo e basta''
''Te ricordo che no existe una sola versione de Giulietta...''
''Che vuol dire?'', tentennò la giovane.
''Te lo ricordi quando eri solo una niña y me dicevi sempre: Estrella, io sposerò Leonardo di Caprio, un giorno!"
"E che c'entra?''
''Y te ricordi che me facevi vedere i suoi film fino alla nausea, quando rientravi da scuola? El Titanic, y La stanza de Marvin, y La maschera de hierro...''
''Non capisco...''
''Qual era el tuo preferito, mi amor?''
''Ovviamente Romeo e Giul...Ah!'', si colpì la fronte con una mano, posando gli occhi sulla pila di tessuti che Estrella aveva buttato sul suo letto e guardandola negli occhi, cercando la sua complicità.
''Ahi, povera quella balia, quante ne ha viste anche lei...''




***









La cercava con lo sguardo mentre Ataru, appena dietro il palco insieme ai Silver Coral, gli faceva dei cenni con la testa, con le mani impegnate ad accordare il suo basso.
Salutò Kasumi, vestita da nobildonna del '700 e Sasuke, che la guardava ammirato col corpo scheletrico fasciato in una tutina da ninja, probabilmente una brutta imitazione del Sasuke di Naruto, pensò il codinato.
Evitò invece Kodachi Kuno, che ammiccava per tutta la sala (s)vestita da ginnasta ed il fratello, ridicolo in un completo da samurai.
Fu mentre Nabiki gli indicava il terrazzo, con aria di chi ha capito tutto, che la vide: Shampoo era sola a guardare la luna, incurante del freddo e con un vestito elegante in velluto viola, probabilmente vestita da Anna Bolena o qualunque donna di malaffare potesse venire in mente al ragazzo.
Avvicinandosi a lei, con passo felpato, notò che non era sola: Shinnosuke era appoggiato alla ringhiera del balcone e fumava nervosamente, vestito, come previsto, da Romeo.
Spezzò il loro silenzio con un applauso accennato.
''Bravi, davvero molto bravi. Complimenti a tutti e due''
''Ranma...''
''Hai detto che le feste più divertenti sono quelle a cui non si è invitati, Shampoo. Beh, non sai quanto mi divertirò io, questa sera'', rispose cupo, avvicinandola.
''Cosa vuoi farmi?'', chiese tra i denti lei, indietreggiando, mentre Shinnosuke, impotente, si limitava ad allungare una mano in direzione dei due.
''Sta' tranquilla, il mio codice d'onore mi impedisce di picchiare una donna, inoltre non ti rimetterei le mani addosso per nessun motivo al mondo, credimi. Mi farebbe troppo schifo''
''Pensavo ti fosse piaciuto...'', rispose sensuale lei, ''Inoltre guardaci: tu sei Romeo, io sono Giulietta...''
''Tu saresti, cosa?'', urlò il codinato, furioso.
''Giulietta Capuleti, per servirla''
''Shampoo, non osare farti vedere da Akane vestita così. Se mai dovesse decidere di scendere e ti vedesse così dovrei davvero ucciderti, dopo. Vatti a togliere quel costume''
''Ti assicuro, Ranma, che non ti serve la violenza per chiedermi di togliermi i vestiti di dosso. Inoltre come pensi che si faccia vedere in pubblico, quella racchia, senza un travestimento? O forse verrà vestita da Zorro? O da sacco di patate, magari, visto quanta grazia e bellezza...''
''Sta' zitta! Akane sarebbe superiore a te in tutto e per tutto anche vestita da sacco di patate, se volesse!"
Fu allora che Shinnosuke prese la parola.
''Shampoo, non ti sembra di esagerare?''
''Tu sta' zitto e torna al tuo posto, schiavetto!''
Ranma guardò con attenzione prima un volto e poi l'altro, chiedendosi se quella pericolosa alleanza si stesse sgretolando.
''Schiavetto a chi, scusa?''
''Sei stato una pedina nelle mie mani fin dall'inizio, Shinnosuke. E' evidente che quest'idiota ed Akane sono più uniti di prima, dunque la tua presenza qui è, di fatto, inutile. Buona serata e grazie di niente!''
''Credevo volessi aiutarmi...'' si rabbuiò il ragazzo. A Ranma fece quasi pena, ma fu solo per un istante.
''Tu...'', sibilò puntandogli il dito addosso, ''Tu sei un uomo e ti passerei volentieri sopra con la macchina, ma è il compleanno di una persona a cui voglio molto bene e non voglio rovinarglielo, sei fortunato. Sparisci immediatamente e non farti più vedere, la prossima volta non sarò così magnanimo, Shinnosuke''
''Voglio solo dirti una cosa, prima di andarmene. Io Akane la amo davvero, combatterò per lei''
''E' una battaglia persa. Akane è mia''
''Mi sono lasciato ingannare, è vero. Shampoo mi ha detto che l'hai sedotta ed abbandonata, e che stavi facendo lo stesso con Akane per non perdere una scommessa con i tuoi amici. Solo sentendoti parlare ho capito che ci tieni davvero a lei. Io non sono il mostro che pensi, anche se mi sono comportato spesso come tale. Combatterò lealmente, ma combatterò, Ranma''
''Hai tre secondi per andartene, Romeo dei miei stivali. Uno... Due...''
Mentre Shinnosuke si allontanava, Ranma tornò a volgere il suo sguardo alla perfida cinese.
''Ora che il tuo accompagnatore ha lasciato l'edificio non sei più autorizzata a stare qui. Ma prima di chiamare la sicurezza e farti sbattere fuori a calci in culo voglio sapere una cosa, Shampoo. Perchè?''
''Tu pensi che sia per te, vero?'', rispose la giovane donna sorridendo amaramente, ''Pensi che sia perchè ti amo e non posso vivere senza di te, vero Ranma?''
''Mi auguro di no, mi darebbe fastidio stare con te anche solo nei tuoi pensieri''
''Non fare il perfettino, hai molto da imparare dalla tua ragazza quanto a purezza d'animo, entrambi sappiamo quanto ci hai messo a cedere alle mie lusinghe''
Ranma indietreggiò, colpito dalla verità di quell'affermazione. La ragazza continuò: ''Vedi, Ranma, ci sono solo due cose che mi interessano: la moda ed il ragazzo che amo. Grazie a te ho ottenuto un ingaggio per un servizio fotografico ed ho allontanato Akane da lui. Sapevo che vedendoti con me si sarebbe ingelosita, la conosco come le mie tasche''
''E perchè avresti chiamato Shinnosuke, allora? Se è vero che volevi che io ed Akane stessimo insieme per allontanarla da Ataru, perchè è di Ataru che stiamo parlando, perchè cercare di allontanarci?''
''Tu ti rendi conto di come mi hai trattata, Ranma? Mi hai usata per una settimana, sei venuto a casa mia a conoscere mio padre e poi, all'improvviso, hai iniziato ad ignorarmi! Come pensi che mi sia sentita? E quando sono venuta qui, a casa tua, a chiederti spiegazioni? Mi hai cacciata come un'appestata! Io... Volevo fartela pagare''
''Questo perchè ho scoperto tutto: delle bugie che mi avevi detto, del taglio di capelli di Akane....''
''E chi te l'avrebbe detto, la tua fidanzatina?''


''No, sono stato io"
Ataru, lentamente e con il basso sulle spalle, si avvicinò ai due.
Al cuore di Shampoo mancò un battito e tutta la sua sicurezza si sciolse nel vedere il ragazzo che amava da sempre che la guardava in quel modo.

Certo, anche per Ranma provava qualcosa. Gli aveva fatto credere di essere stato solo una pedina nelle sue mani per orgoglio, per non dover ammettere di essere stata, un'altra volta, usata come un oggetto, ma la verità era che la settimana trascorsa con lui era stata la più bella della sua vita.
Era sempre stata maltrattata dagli uomini, abituati ad approfittare, ringraziare e salutare, ma con Ranma era stato diverso.
Lui, la mattina dopo, era sempre rimasto a fare colazione con lei.
Sapeva che i sentimenti per Ataru non si sarebbero dissolti nel nulla da un giorno all'altro, ma sperava davvero che Ranma l'avrebbe salvata, da se stessa e dagli altri. Era stato l'unico a non aver paura di farsi vedere in giro con lei in pieno giorno, l'unico a cui non interessava nulla del suo passato e, certamente, l'unico ad essere disposto a vederla anche fuori dalla camera da letto.
In quella settimana l'aveva portata al cinema, al luna park, a cena fuori, e Shampoo aveva davvero creduto che, un giorno, chiodo avrebbe scacciato chiodo, definitivamente.

Guardava alternativamente uno e l'altro, i suoi due amori, se così si potevano definire.
Si sentiva giudicata e sporca. Il disprezzo traboccava dagli occhi dei due come un fiume in piena.

''Shampoo'', prese mestamente parola il biondo, ''Non è mia abitudine essere sgarbato con il gentil sesso, ma devo dirti una cosa e voglio essere il più chiaro possibile, per cui perdonami la franchezza. Io e te, MAI. Neppure tra un milione di anni, neppure su un'isola deserta. Mi fai schifo come la musica da camera e preferirei passare la vita a raccogliere a mani nude il vomito del mio cantante piuttosto che sprecare cinque secondi della mia esistenza con una persona orribile come te'', disse d'un fiato, rosso in volto.
''Però, sei bravo...'', commentò a bassa voce Ranma, intenerito dall'espressione ferita e colpevole di lui.
''Devo andare a suonare, scusatemi. Perdonami, Shampoo'', bisbigliò timidamente prima di correre via, mortificato.

''A quanto pare ne hai fatti fuori due su due, Shampoo''
''Vuoi ridere di me, Ranma? Vuoi farmi sentire peggio di come sto già?'', chiese mentre una lacrima di rabbia le rigava il viso.
''No, ma non ho finito. Io non lo so se l'ossessione che hai per Akane è dovuta solo a Dakashi o se c'è dell'altro sotto, ma sappi che questa sera è stata solo un assaggio. Avvicinati ancora a lei e conoscerai la vera rabbia di Ranma Saotome, e credimi, non ti piacerà''
''Me ne posso andare, ora?''
''Credo tu conosca l'uscita''





Corse via umiliata, cercando di darsi un contegno e di non piangere davanti a tutta quella folla che, probabilmente, non vedeva l'ora di vederla soccombere.
Lanciò un' occhiata a Kodachi, la sua tirapiedi preferita. Sapeva che anche lei la odiava, come tutti, e che aveva perdonato la sua love story con Ranma solo per non contrariarla, solo perchè la fama delle vendette di Shampoo Karuga era diffusa in ogni angolo del Mondo avesse visitato.
Fu nel vedere quanta gente era accorsa per circondare d'affetto Nabiki Tendo, che si rese conto di essere sola.
Dalla cucina uscì Mousse, quel ragazzo strambo e un po' sfigato che le moriva dietro dalle elementari, nonostante tutto. Gli sorrise, ma lui si voltò dall'altra parte.
La serata, per lei, era ufficialmente finita.




***





I Silver  Coral avevano finito di suonare la prima canzone proprio mentre lei aveva posato un piede sul primo gradino della scalinata che l'avrebbe condotta giù in salone, alla festa.
Si sentiva rinata nel vestito improvvisato da Estrella. Al corpetto in pizzo bianco del costume da angelo era stata aggiunta una gonna con lo strascico in candida seta ricavata, a malincuore, dal lenzuolo preferito della giovane, che scintillava riflettendo la luce del lampadario in cristallo. Le grandi ali che la cameriera le aveva applicato sulle spalle le pesavano e le regalavano un equilibrio precario, ma la cintura d'argento e cristalli, da cui Estrella aveva dato vita ad una splendida coroncina che le adornava la fronte, la faceva sentire una principessa, mentre la maschera bianca che le copriva il volto lasciandole liberi solo gli occhi e le labbra le donava un'inedita sicurezza in se stessa.
Si fermò un attimo ad ascoltare le parole dell'amico Ataru, portavoce del gruppo.
''Ciao, siamo i Silver Coral. Grazie dell'accoglienza! Questa sera siamo qui per festeggiare il compleanno della splendida Nabiki Tendo e, ovviamente, la fine dell'anno. Non importa che anno abbiate avuto, ragazzi, vi auguriamo che il prossimo sia ancora migliore. E a te, Nabiki: stai vivendo la tua ultima notte da adolescente, i diciotto anni arrivano una volta sola ed il mio augurio personale e che tu viva questa festa e l'anno che verrà con tutta la spensieratezza che meriti. Questa sera vi dedicheremo un set particolare, fatto di sole cover. A te, Nabiki, ed a tutti voi, ragazzi: vivete questa serata come se fosse l'ultima notte sulla Terra. Non abbiate paura di niente, nulla di brutto può succedere qui! Ridete, piangete, arrabbiatevi, innamoratevi! Agite come se il mondo dovesse finire al sorgere del sole, osate come se questa notte fosse l'ultima della vostra vita! Buon divertimento a tutti!"
Fu nel sentire i primi accordi di una delle sue canzoni preferite che alzò lo sguardo e lo vide.
Ranma era al buffet e cercava di scartare il tonno dalle tartine, nascondendolo goffamente nei tovagliolini in lino posati sulla tavola e guardandosi intorno per sincerarsi che nessuno lo vedesse.

Turn out the lights, close your eyes.
Turn up the silence, the heartache of your life.

Dance forever under the lights.
This brutal love


Akane decise che la maschera che portava sul viso e la calda voce di Jason -che, pensò, sapeva fare una sola cosa ma la sapeva fare davvero bene- erano sufficienti per infonderle la sicurezza giusta. Si stirò il vestito con le mani e lo avvicinò, posandogli una mano sulla spalla.
La reazione del codinato le provocò non poco piacere. Ranma, che probabilmente non l'aveva riconosciuta per via del volto coperto e dei capelli lunghi, spalancò gli occhi, colpito.
''Ciao...Bella festa''
''C-ciao...''

Oh how you want it,
you’re begging for it.
But you can’t have it, even if you tried.

It’s in the clutches.
In my hands of, this brutal love


''Ti stai divertendo?''
''Non è il mio genere di festa''
''Neanche il mio. Sei molto carino'', ammiccò, sorprendendendolo e sorprendendo ancor di più se stessa. Ranma arrossì vistosamente.
''G-grazie'', balbettò.
''Non ti ho mai visto in giro'' continuò lei, in un sussurro. Si stava divertendo tantissimo.
''Sono qui da pochi mesi...'', rispose adeguando il suo tono di voce a quello, caldo e sensuale, della ragazza.


Old toys, this plastic heart.
Loners and fools, are tearing me apart.

Here comes trouble, the uninvited.
This brutal love




''Aspetti qualcuno?'', continuò la giovane.
''Non lo facciamo tutti, forse?'', sorrise sghembo lui, facendole un occhiolino. Ad Akane mancò il fiato.
''E- Ed io... Come sono, io?'', cambiò discorso ricordando, come un mantra, le parole di Ataru: l'ultima notte sulla terra.
''Vuoi sapere se sei carina anche tu?'', chiese noncurante dopo aver bevuto un sorso d'acqua.
Annuì, impacciata. Poi si ricordò di indossare una maschera e sorrise, alzando il mento sicura di sè e posandosi una mano sul fianco, in modo da assumere una posa ancora più fiera.
''Mettiamola così'', si avvicinò alle sue labbra. Akane percepì il suo respiro su di esse e si sentì franare la terra sotto i piedi. Perchè quel gioco le piaceva tanto?
''Se non fossi fidanzato, ti porterei in qualche stanzino buio e per te sarebbero guai grossi'', continuò il moro, assumendo un'aria sexy e matura.
''Ah sì?'', chiese piccata, alzando la voce di qualche ottava e strappandogli un sorriso, ''Dunque c'è una ragazza...'', si calmò immediatamente, tornando ad ammiccare.
Il giovane artista marziale si limitò ad annuire vigorosamente.
''E lei com'è?'', incalzò, sperando di ricevere una risposta precisa, anche se non riusciva a capire quale nè perchè il complimento del ragazzo le avesse scaldato e congelato il cuore allo stesso momento.



Danger, not quite at home.
The eyes of temptation,
the flesh and my bones.






''La mia fidanzata, che si chiama Akane...'' disse lentamente, per poi continuare più spedito, ''E' un maschiaccio totalmente privo di sex appeal'', scosse la testa.
Sorrise nel vederla intristirsi, poi continuò.
''Ma a volte sa sorprendermi positivamente'', le accarezzò dolcemente i capelli, mentre il tono della sua voce si faceva più pacato, quasi tenero: ''Bella parrucca, scemotta''
''Sono extention, idiota'', rispose lei, totalmente smontata.
''Come ti pare...''
''Lo sapevi fin dall'inizio?'' chiese Akane reimpostando il suo normale tono di voce, lontano anni luce dal sussurro felino che aveva scimmiottato fino a quel momento, e tirandogli uno schiaffo.
''Ma certo!", rise lui.
''Questo si chiama prendere in giro!" si lamentò.
''Credevo che avessi cominciato tu!'', allargò le braccia lui, regalandole l'ennesimo sorriso mozzafiato della serata.
''Sei uno stupido, Ranma'', sentenziò dandogli le spalle.
''Pensavo che fosse l'inizio di qualche nuovo gioco erotico e sono stato allo scherzo, ma ovviamente da un maschiaccio come te cosa posso aspettarmi?''
''Oh, lo speravi!", urlò lei voltandosi verso il malcapitato e gesticolando teatralmente, incurante degli sguardi curiosi della folla.
''Sì, figurati, con te! E' più probabile che io mi trasformi in una procace femminuccia bagnandomi con l'acqua fredda che una donna tanto priva di passionalità decida di fare qualcosa di carino per il sottoscritto!'', rispose puntandosi un dito addosso, facendo la vittima.
''Ma che razza di paragone è?''
''Hem... Non lo so, m'è venuto così'', scoppiò a ridere fragorosamente, cingendola poi per le spalle ed iniziando a trascinarla in una danza circolare.
''Che fai, tocchi?''
''Non tocco, guido. Ti ricordo che non sai ballare''
''Io ballo benissimo''
''Come no... E togliti quella maschera, ti si scioglie il trucco''

Fu con quel rapido e banalissimo gesto che Akane capì quanto le sue difese fossero crollate: quel buffo ragazzo col codino l'aveva messa a nudo, letteralmente.
Mentre scostava dalla sua pelle quel lembo di stoffa candida sentiva che qualcosa stava cambiando, come se si stesse mostrando a lui per la prima volta.
Ranma, allo stesso tempo, rimase sorpreso dalla bellezza della giovane. Non che fosse più o meno bella di quando la incontrava al mattino in bagno, appena sveglia e coi capelli arruffati, o di quando arricciava le labbra tenendo la matita in equilibrio tra il naso e la bocca, mentre si concentrava sui libri di matematica, nè di quando gli sorrideva, nei loro rari momenti di tregua, o di quando il suo viso s'imporporava prima che lo prendesse a botte, quando lui se ne usciva con qualche battuta infelice.
Era semplicemente diversa, nuova.
Quanto a Ranma, Akane giurò di non aver mai visto il suo viso più aperto e disteso, senza maschere di sorta, senza tattiche.
Il suo era un sorriso vero, reale, tangibile. Non il misto di scherno e rassegnazione di chi si ritrova a convivere con una ragazzina capricciosa e ribelle che, acccidentalmente, è anche la sua futura moglie.
Aveva passato gli ultimi tre mesi ad imporre a se stessa di odiarlo, lo aveva visto in ogni tipo di situazione ed aveva vissuto con lui le più disparate avventure, ma non lo aveva mai guardato negli occhi, forse non si era nemmeno resa conto che fossero così blu.
E soprattutto non si era mai resa conto di quanto fosse attraente quella specie di fidanzato che si ritrovava.
Forse, pensarono i ragazzi all'unisono, quella era la vera presentazione che non avevano mai avuto. Erano due normali sedicenni che si incontravano ad una festa e decidevano, in base al mero istinto ed alla prima impressione, se la persona che avevano davanti era, o no, bella.
Poco prima dello scoccare della mezzanotte si resero conto di esserlo, belli. Di essere belli l'uno per l'altra, nonostante avessero, fino a quel momento, mostrato solo il peggio di sè.


Hello stranger, I’m a disaster.
This brutal love




Ranma prese la mano della fidanzata, la alzò sopra le loro teste e le fece fare una giravolta, facendo svolazzare la gonna del suo vestito sotto gli sguardi estasiati di tutti i presenti, dopodichè la tirò a sè e continuò a guidarla nella danza.
Un preoccupato Mousse si avvicinò ai due, aggiustandosi gli occhiali con un dito e cercando la loro attenzione.



Bad luck, bitters and soda.
Anguish and shame,
the modern fool.




''Akane, scusami se ti disturbo...''
''Sì, direi che disturbi abbastanza!", rispose seccato il moro. Ecco cosa non sopportava di Akane, le sue amicizie maschili.
''Taci per favore, Saotome. Se siamo in questa situazione è anche per colpa tua''
Il codinato storse il naso, mentre il finto mago si rivolgeva alla sua migliore amica.
''Akane, lei è qui. O meglio, non so se è ancora qui, ma ci è stata''
''No, se n'è andata'', rispose secco il codinato, ''So che state parlando di Shampoo, so tutto'', asserì guardando negli occhi la fidanzata con un' intensità tutta nuova.
''Cosa significa che era qui e se n'è andata?'', chiese, tesa, Akane.
''Io ho sbagliato ed io ho riparato. Non ti disturberà più'', asserì serafico il codinato mentre la sua fidanzata guadava prima lui e poi Mousse, con un'espressione indecifrabile in volto.



Bad sex,
buy me a train wreck.
Something for my troubled mind.


Mentre Jason si lanciava nel più bell'assolo di chitarra che Ranma avesse mai sentito -che gli fece finalmente capire perchè quell'omone con un chiaro problema di alcolismo fosse così apprezzato dall'industria discografica- la sua ragazza gli prese la mano e, congedando Mousse, gli fece capire tramite il linguaggio del corpo che la loro danza non era finita.
''Che significa che hai riparato tutto?''
''Non importa, non importa. Sei comunque la più bella delle Giuliette, Akane''
''Grazie...'', arrossì lei.
''Tutto dimenticato?''
''Non posso'', scosse la testa lei, ''Le ho voluto troppo bene. Sono stata stupida ed ingenua con Shampoo, ma se c'è qualcuno che deve dire basta sono io, Ranma. E non credere che non ti sia grata per qualunque cosa tu abbia fatto''
''Speravo solo di essere utile...''
''Grazie, ma devo parlarlci io. Andrò da lei''.



Bad luck, bitters and soda.
Anguish and shame,
the modern fool.

Mad love,
kiss me I’m loaded
something for my troubled mind.



''Ora? Akane, ma tra poco è mezzanotte!''
''E se questa fosse davvero l'ultima notte sulla Terra, Ranma?''
''Ma non lo è!'', sorrise dolcemente lui. ''Dai, resta con me'', chiese abbassando lo sguardo.
''So che mi perdonerai, se ora decido di fare la cosa giusta. Ranma, voglio che da domani la mia vita cambi. Niente più rimpianti, niente non-detti, niente silenzi. Voglio avere il coraggio delle mie azioni, crescere, una volta per tutte. Per troppo tempo ho evitato questo chiarimento accettando le conseguenze della sua rabbia nei miei confronti senza nemmeno conoscerne il motivo, ora sono al limite''
''Ed io chi bacio a mezzanotte?'', le fece una linguaccia.
Arrossirono, abbassando lo sguardo e fermandosi, in silenzio, uno di fronte all'altra.
''Bacia un'altra e ti stacco la testa.'', grugnì minacciandolo portando il pugno vicino alla sua mascella.
''Ma dove la trovi, a quest'ora? Si sarà imbucata a qualche festa glamour, o sarà a caccia di qualche altro scemo da...''
''No'', gli posò un dito sulla bocca, ''Shampoo mi conosce bene, è vero, ma io non sono da meno. Scusami, devo andare''




Drop out,
drop-dead hideous.
How low is this brutal love?




***



Nella fretta non si era nemmeno messa il cappotto ed ora era lì, in un vestito smanicato e con due pesanti ali sulle spalle, nel bel mezzo di Central Park, vicino al laghetto, chiedendosi dove fossero finite le anatre.*
Di tolse la collana di diamanti che portava al collo e la infilò cautamente nel sacco a pelo di un senzatetto che sonnecchiava accanto ad una bottiglia di vino rosso rovesciata, cercando di non svegliarlo ed augurandosi di avergli regalato l'anno migliore che desiderava per se stessa.
Vederla di spalle, in piedi davanti a lei, non fu una sorpresa.
Nel sentire i suoi passi avvicinarsi Shampoo si voltò. I suoi occhi traboccavano di rancore e vergogna allo stesso tempo.
''Akane''
''Shampoo''
''A mezzanotte in punto. Sei sempre stata molto teatrale'', sentenziò la cinesina mentre in cielo iniziavano a fare bella mostra di sè i primi fuochi d'artificio ed i clacson delle macchine prendevano a suonare all'impazzata.
''Mi conosci bene'', sorrise amaramente la Tendo, abbassando gli occhi.
''Akane, se sei venuta a ridere di me o a darmi il resto ti assicuro che non ce n'è bisogno''
''No, non è così''
''E allora perchè ti saresti presa la briga di venire fino qui?''
La Tendo prese fiato.
''Sono venuta perchè una parte di me, anche se piccola, non ha smesso di considerarti la mia migliore amica. Sono venuta per dirti che ti odio per il male che mi hai fatto e che non voglio mai più avere a che fare con te, ma anche che sono pronta a dimenticare tutto se mi prometti di sparire dalla mia vita. Sono venuta per dirti che non potrò mai perdonarti. Sono venuta perchè so che quando ti senti sola vieni qui ad aspettare la donna dei colombi, proprio come fece Kevin la notte di Natale**. Sono venuta per dirti che Ranma è mio e te lo devi dimenticare. Sono venuta per dirti addio, sono venuta perchè nessuno merita di stare da solo a Capodanno e sono venuta perchè ero l'unica a sapere dove trovarti, stanotte''
Commossa, Shampoo fece due passi in direzione di Akane, con le braccia spalancate verso di lei. Poi si fermò.
''Scusami. Non ho il diritto di chiederti un abbraccio''
''No, non ce l'hai''
''Akane, cosa c'è di sbagliato in me?'', glielo chiese con il cuore in mano, piangendo disperata, per una volta sincera.
''Non c'è niente di sbagliato in te, Shampoo, e quando te ne accorgerai, forse, la smetterai di fare tutto questo male agli altri''
''Possiamo andare a bere un frullato da Joey, come ai vecchi tempi?''
''No, ma possiamo dividere un taxi fino a casa''
''E' il massimo a cui posso aspirare?''
''E' fin troppo''
"Allora mi basta''





***




Era seduta sul cornicione della finestra della sua stanza, guardando distratta la luna che splendeva ancora alta nonostante fosse quasi l'alba.
Un anno nuovo era arrivato.
E lei non era la persona che avrebbe voluto essere.
D'improvviso un rumore di rami e fronde proveniente dalla facciata del palazzo le risvegliò la concentrazione, facendola mettere in guardia.
E fu allora che la mano di Ranma le afferrò la coscia destra, stringendo forse un po' troppo.
''Ahia!"
''Akane... Sei...Umpf... Sei qui?''
''Ranma? Che ti è successo?'' chiese preoccupata notando l'espressione provata del ragazzo, mentre lo aiutava a salire ed a sedersi a cavalcioni sul cornicione, accanto a lei.
''Akane, ma come cavolo fai a salire e scendere con quella facilità? Uh, non ce la faccio più!''
Corse a prendergli la bottiglia d'acqua che teneva sempre vicino al letto, porgendogliela e tornando a sedersi accanto a lui. Il codinato ne bevve avidamente il contenuto e la gettò a terra, nel disappunto della fidanzata.
''Hey, animale!"
''Non scherzo. Non è possibile che tu sia più agile di me. Dimmi come cavolo fai a salire''
''Ranma, scemo, c'è un passaggio segreto!"
''Un altro?'', chiese il giovane sorpreso, ancora rosso in volto ed affannato.
''Un giorno, se farai il bravo, te lo farò vedere. Come mai, qui?''
''Ti ho aspettata in salotto, ma non arrivavi. Poi ho visto che la luce della tua stanza era accesa ed ho capito che eri passata dall'ascensore di servizio. Sono venuto a bussarti, ma non rispondevi e la porta era chiusa a chiave''
''Ops'', si posò una mano davanti alla bocca, ''Forse stavo ascoltando della musica in cuffia!"
''Allora sono uscito in strada, sono quasi morto di freddo, mi sono quasi ammazzato...''
''Smettila di rinfacciare'', cantilenò lei facendogli l'occhiolino.
''Ma scherzi? In fin dei conti sono o non sono il fottuto Romeo?'', allargò le braccia.
Solo in quel momento la giovane prestò attenzione al vestito del codinato, uno splendido completo in velluto blu con ricami dorati che portava chiaramente la firma di Nodoka.
''Ti- ti sei vestito da Romeo pe-per me?''
''Beh, non certo per me!'', rispose secco, ''Io propendevo per Batman, lo sai''
''Ranma!", sospirò intenerita.
''Com'è andata con Shampoo?'', cambiò discorso lui.
''Non bene. Sono una persona pessima, Ranma. Non sono riuscita a perdonarla. Mia madre sarebbe molto scontenta di me''
''Non dire così, avevi più di un motivo per non farlo''
''Vorrei solo essere una persona migliore, sotto tanti aspetti''
''Ad esempio?''
''Beh, immagino che bell'opinione ti sarai fatto di me!", rispose con una smorfia, ''Immatura, istintiva, ingenua, capricciosa...''
''Ed immagino la tua'', la interruppe lui, ''Arrogante, borioso, farfallone...''
''Sono delle premesse ottime per un matrimonio combinato'', commentò lei abbassando lo sguardo.
''Akane. Non ci pensiamo più. Abbiamo entrambi preso nella maniera sbagliata la decisione dei nostri genitori. In fondo abbiamo sedici anni e tutto il diritto di farci la nostra vita, inoltre quando ne avremo diciotto saremo maggiorenni e potremo decidere noi. Non-non siamo costretti a...''
''Quindi il fidanzamento è... E' rotto?''
''Non ho detto questo. Intendo dire che dobbiamo ricominciare da capo, come se fossimo stati presentati in questo preciso istante, e decidere in questi due anni se la cosa si può fare o no''
''Suona bene'', sorrise lei. Ranma le porse la mano.
''Ciao, sono Ranma Saotome. Mi piacciono le arti marziali, il buon cibo e le ragazze dai caratteri impossibili. Sono dei gemelli, il mio colore preferito è il rosso ed ho vissuto in Giappone fino a tre mesi fa''
''Hai finito con la presentazione in stile chat room?''
''Dai scema. Tocca a te''
Gli porse la mano, esitante.
''Ciao, sono Akane Tendo e sono... Sono un disastro!", scoppiò a ridere, seguita a ruota dal fidanzato.
''E adesso che si fa?''
Akane si posò un dito sul mento, ''Chi hai baciato a mezzanotte?''
''Diciamo che Kuno era parecchio ubriaco, ma l'ho scansato in tempo'', rispose accarezzandole le ali del costume.
''E basta?''
''E basta, per ora''
''Per ora? E' quasi domani mattina!"
''Allora devo sbrigarmi'', sussurrò avvicinandosi a lei ed appoggiando le labbra sulle sue, accarezzandole il viso mentre lei, timidamente, gli prendeva la mano.
Si staccò un attimo, per guardarla negli occhi, poi ricominciò a baciarla, sempre dolcemente, sempre lentamente, senza fretta.
''Ranma'', questa volta fu lei a staccarsi, ''Piacere di conoscerti''. Sorrise, prima di ributtarsi sulle labbra del fidanzato.





















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Fanart by Spirit99

Eccoci qua! Finalmente -e scusate il ritardo ma avete visto quando è lungo questo capitolo- ce l'ho fatta!
Grazie per la pazienza e spero non vi deluda la conclusione che ho voluto dare al loro anno. In realtà era nelle mie intenzioni chiudere la storia qui, ma so che dopo ''Tutto come prima'' non potevo permettermi di lasciare alcuni di voi (Ciao, Lally!) senza una degna continuazione al primo bacio, quindi andrò avanti ancora un pochino, giusto per annoiarvi! =P
La fanart è come sempre di Spirit99 (Ce n'è un'altra nel capitolo 11 che ho aggiunto ora perchè quando me l'ha mandata avevo dimenticato di farlo, andate a vederla!) ed è come sempre bellissima, grazie, Anto!
Notine:
-La canzone citata è ''Brutal Love'', indovnate un po'? Sì, è dei Green Day. Vi obbligo moralmente ad ascoltarla.
-*Nella scena di Central Park Akane si riferisce ad un momento del libro ''Il giovane Holden''.
-**Kevin è ovviamente Kevin McCallister di ''Home alone II", ma lo avevate capito, vero?
Come sempre grazie a chi legge e trova il tempo per commentare, ormai scrivo solo per voi perchè, spesso e volentieri, la voglia viene a mancare!
Buon fine settimana e alla prossima!

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Capitolo 16
*** Il paradosso del gatto di Shroedinger ***


nuovo cappy
''Siamo fatti l'uno per l'altra ma non siamo fatti l'uno per l'altra: è una contraddizione''
Woody Allen- Vicky Christina Barcelona







Ukyo porse il cappuccino a Ryoga ed appoggiò il mento su una mano, sospirando rumorosamente.
''Tutto bene?''
''S-sì, certo!"
''Sei strana da un po' di tempo a questa parte''
''Eh? No no, figurati...''
Iniziò a togliere le posate pulite dalla lavastoviglie del bar sistemandole velocemente nel vano apposito, senza dividere forchette, coltelli e cucchiaini come avrebbe dovuto fare, dopodichè attaccò con i bicchieri.
''Guarda che stai mettendo i calici da vino al posto delle tazze da caffè''
''Sì!", mormorò velocemente, rimettendo tutto al proprio posto e facendo cadere un bicchiere da cocktail, ''Ops!"
''Ukyo, stai bene?''
No, che non sto bene, pensò sorridendo imbarazzata mentre annuiva passando la scopa.
Quando Ryoga andava a trovarla il viso le andava in fiamme e gli occhi le si inumidivano, tutto il suo corpo sembrava riempirsi d'aria e lievitare, quasi pronto a librarsi in cielo da un momento all'altro. Le gambe erano molli, le mani tremanti ed incerte ed il tono di voce le si abbassava o alzava di svariate ottave a seconda del momento.
Era dunque quello, l'amore?
Non era poi un granchè.
Era ormai passato più di un mese dalla festa di compleanno di Nabiki, il terribile Febbraio era arrivato e con esso una luce nuova si era impossessata delle strade.
I newyorkesi sembravano finalmente usciti dal letargo invernale e, ritornati dalle vacanze di Natale, avevano ripreso ad occupare le strade della città rendendole caotiche e dominate dall' isteria. Gli addobbi per la festa più idiota dell'anno iniziavano a fare bella mostra di sè in tutte le vetrine, rendendo la città, altrimenti grigia e seriosa, un tripudio di cuori di plastica gonfiabili, cioccolata ed animaletti di peluche. L'amore sembrava essere nell'aria tanto quanto lo smog dei taxi ed il fumo che usciva dai tombini e la povera barista si sentiva estranea e fuori dai giochi come mai nella sua vita.
Come a voler confermare il suo flusso di pensieri, Ryoga posò una mano sulla sua.
''Sono insieme, vero?''
''Ma chi?''
''Ranma ed Akane. Non li vedo più qui il pomeriggio. Credo ci sia qualcosa tra di loro. Intendo qualcosa al di là del fidanzamento combinato''
La giovane si morse un labbro. Ranma, il suo unico confidente, sembrava essere sparito nel nulla negli ultimi trenta giorni. A scuola era diventato stranamente attento e diligente, non c'era giorno in cui non arrivasse prima di tutti ed uscisse per ultimo, nelle pause si chiudeva in biblioteca a ripassare e, all' uscita, correva in palestra ad allenarsi o a casa a studiare.
Akane non era da meno.
Aveva iniziato un corso di danza del ventre che le teneva occupati quasi tutti i pomeriggi della settimana e divideva il resto del suo tempo tra amici, studio e ricevimenti di famiglia.
''Ma no, sono solo impegnati'' rispose al ragazzo, ''Ranma rischiava di essere bocciato praticamente in tutte le materie ed Akane si è cercata un passatempo, tutto qui'', rispose con voce piatta, stanca. Possibile che a quel bel ragazzo con gli occhi verdi interessasse solo di Akane?
Si guardò di sfuggita nello specchio alle sue spalle, dietro alle bottiglie di liquore. Non era brutta, anzi, con un po' di trucco e senza la divisa da lavoro qualcuno l'avrebbe anche potuta trovare carina.
Ma ovviamente il qualcuno che le interessava era troppo preso a chiedersi dove fosse la ragazza dei suoi sogni.
Nel frattempo Ryoga si scaldava con la bevanda che stringeva tra le mani e guardava di sottecchi la giovane.
Sapere che non era l'unico strano, in quel periodo, lo confortò. Si sentiva meschino a compiacersi della confusione altrui, ma non poteva che essere grato al mondo di non essere l'unico a trovare difficoltà nel compiere anche le più stupide azioni quotidiane.
Quella mattina aveva rotto per la terza volta in un mese i lacci delle scarpe mentre le annodava, inoltre, la sera prima, aveva messo distrattamente a scaldare nel microonde il cibo per cani che avrebbe dovuto dare a Biancanera, l'aveva impiattato con cura e messo a tavola con un contorno di spinaci lessati.
E per poco non se lo mangiava.
Il suo rapporto con Akane aveva preso una piega decisamente diversa: si sentiva più sicuro di sè,aveva imparato a rapportarsi a lei come a tutte le altre ragazze e, nel poco tempo libero che la ragazza aveva, erano riusciti anche ad intrattenere qualche conversazione intelligente.
Il risvolto della medaglia era che non riusciva più a scrivere.
Aveva scritto di lei e per lei da quando ne aveva memoria, forse dalla prima volta in cui l'aveva vista, il primo giorno di scuola di troppi anni prima, leggere il discorso di apertura dell'anno scolastico.
Le aveva dedicato poesie libere, sonetti, saggi brevi, racconti ed anche qualche epigramma, aveva celebrato con la sua stilografica ogni angolo del suo corpo, ogni espressione del suo viso, ogni singola parola fosse mai uscita dalle sue labbra.
E poi aveva smesso.
Avanti, Ryoga. Pensa, pensa!
Agguantò il taccuino che portava sempre con sè e tolse il tappo alla stilografica con i denti mentre Ukyo risistemava per la seconda volta i bicchieri.

Ti perdi distratta nei tuoi pensieri, dei quali vorrei far parte.

Rimise il tappo sulla penna e la chiuse al centro del quaderno. Non avrebbe scritto nemmeno quel giorno.





***






Ranma salutò con la mano Estrella senza fermarsi nemmeno a guardarla in faccia, precipitandosi in cima alle scale.
''Hey, bimbo!''
''Non ora, mi amor! Devo andare a prepararmi e correre in palestra!"
''Dònde està Akane?''
''E che ne so io di dove sta quel maschiaccio?''



Si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò, tirando un lungo sospiro liberatore e chiudendo gli occhi per rilassarsi un istante.

''Guarda che ti ho sentito''
Aprì gli occhi e vide lo sguardo accusatore di Akane fare capolino da sotto la sua frangetta mentre la ragazza si arrampicava sul cornicione, rientrando nella sua stanza dalla finestra.
''Maschiaccio a chi?''
Le sorrise e si avvicinò a lei, porgendole la mano per aiutarla a salire, che la ragazza rifiutò proprio come aveva fatto tutti gli altri giorni nel mese precedente.
Akane si aggiustò la gonna dell' uniforme scolastica che le si era alzata nello scavalcare e diede un pugno al fidanzato, che le afferrò la mano e la tirò a sè, stringendola mentre lei appoggiava il viso sulla sua spalla e chiudeva gli occhi, cercando di calmare il battito del suo cuore.
Mentre lo abbracciava stringendolo per i fianchi, Ranma prese il suo viso con entrambe le mani e la guardò negli occhi, dolcemente, ''Io ti chiamo maschiaccio quanto mi pare e piace''
''Questo perchè sei uno stupido''
''Devo farti stare zitta con la forza?''
''Vediamo che sai fare...'', sussurrò lei mentre le sue labbra si aprivano in un sorriso aperto e sincero a cui Ranma non riusciva proprio ad abituarsi, tanto era bello.
La prese in braccio e la portò fino al letto, adagiandola con estrema lentezza sulle lenzuola dorate.
''Dobbiamo rivedere il tuo concetto di sobrietà nell'arredamento'', disse sorridendole mentre buttava per terra un cuscino ricoperto di piume e si metteva a cavalcioni su di lei, prendendo a baciarla mentre le accarezzava il viso con entrambe le mani.
''Avevamo detto sul letto no, Ranma. Troppo compromettente'', riuscì a mormorare la giovane dopo una sessione infinita di baci.
''Troppo tardi''
Le fece una linguaccia e si rituffò sulle sue labbra, allontanando le mani dal suo viso per spostarle sui fianchi ed accarezzarli.
Baciarsi per tutto il tempo che si ha a disposizione è notoriamente il passatempo preferito dagli adolescenti innamorati di ogni parte del mondo, e i due ragazzi non erano diversi da qualunque loro coetaneo. Nelle settimane che avevano seguito il primo, vero, contatto tra le loro labbra non avevano fatto altro, cogliendo ogni occasione per esplorarsi a vicenda.
''Dove sei tu?''
''Sono sulla strada per la palestra'', rispose staccando un istante le labbra dalla giovane, per riprendere fiato, ''Tu?''
''Mmmh, giovedì, giovedì... Danza del ventre''
Il codinato scoppiò a ridere, la ragazza gli tirò uno schiaffo.
''Che c'è?''
''Niente, niente, scusa. Vieni qui'', si chinò per baciarla ancora, ma Akane non mollava. Con un rapido movimento invertì le loro posizioni e si trovò a cavalcioni su di lui, guardandolo in cagnesco mentre il ragazzo ne approfittava per toccarle meglio i fianchi ed il fondoschiena.
''Perchè hai riso?'' chiese tirandogli uno schiaffetto sulle mani, che il ragazzo non sembrava comunque intenzionato a spostare.
''Potevi scegliere un passatempo meno ridicolo ed inverosimile, tutto qui''
''Ah'', sorrise dolcemente lei, chinandosi ed appoggiando la fronte a quella del ragazzo, sussurrando con le labbra a un millimetro dalle sue, ''Credevo avessi qualcosa da ridire sulla mia pancia o i miei fianchi''
Ranma le morse il labbro superiore, prendendo a baciarla con foga sempre maggiore. Facendo leva con i gomiti appoggiati al materasso si alzò e si mise a sedere di fronte alla fidanzata, staccandosi ed allentandosi il nodo alla cravatta.
''Fa caldo qui, eh?''
''Sono queste uniformi, le giacche primaverili arriveranno solo in aprile...'', sussurrò lei aiutandolo a togliersi il blazer verde e slacciandogli i primi bottoni della camicia, baciandolo sul collo, fino all'orecchio.
''A-Akane... Akane smettila. Akane... Akane, hai i fianchi larghi!"
''Che cosa?'', sbottò lei, furiosa, staccandosi.
''Scusa, dovevo trovare un diversivo''
''Sei uno stupido. E poi mica sarai perfetto, tu''
''Sì che lo sono. Ma tranquilla, nemmeno tu sei male!"
''Sei troppo generoso, Ranma'', cantilenò lei incrociando le braccia, ''Specialmente con te stesso''
''Perchè, cos' avresti da ridire?'', chiese aprendosi la camicia bianca e buttandola a terra, mentre la cravatta allentata ondeggiava dai pettorali fino agli addominali scolpiti. Akane alzò un sopracciglio e si fermò a guardarlo, in silenzio reverenziale, mentre nella sua testa scorrevano come i titoli di coda di un film dei desideri che non avrebbe mai osato esprimere ad alta voce.
''Ora'', continuò il codinato compiaciuto dalla sua reazione, ''Se tu fossi una brava fidanzata ti toglieresti la camicetta ed il reggiseno e mi diresti: E tu cos'hai da ridire, Ranma?''. Imitava troppo bene la sua voce, pensò la giovane.
''Sei un idiota!'' urlò invece lei tirandolo per la cravatta ed avvicinandolo al suo viso, ''Un idiota ed un pervertito''
''Vediamo se riesco a farmi dare anche del maniaco'', sussurrò lui sensuale riprendendo a baciarla ed infilando una mano sotto la sua camicetta, stringendole piano il seno.
''Sono sinonimi, stupido!'', rise lei afferrando la mano incriminata e tirandola fuori dalla sua camicia, stringendola nella sua ed avvicinandosela alle labbra, mimando un microfono: ''Per oggi è tutto, gentili telespettatori. Grazie per averci seguito ed arrivederci a domani!''
''Oh, ma dai!''
''Niente da fare, te l'avevo detto che sul letto era meglio di no'', rispose serafica ricomponendosi e tirandosi su i capelli in uno chignon.
''E dai, faccio il bravo''
''No''
''Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego...'', la supplicò con un sorriso disarmante e le mani giunte.
''Ranma''
''Cinque minuti. Tengo le mani a posto, dai, lo giuro''. Sporse il labbro inferiore, mimando un broncio mentre la Tendo lo guardava divertita. Da quando sapeva fare la voce da bambino?
''Davvero farai il bravo?''
''Sì'', tirò su teatralmente col naso lui, ''Oggi mi sono sorbito due infinite ore di matematica per te!''
''Le ripetizioni erano l'unica scusa plausibile per disertare gli allenamenti, lo sai''
''Lo so, lo so. Avevi ragione, basta stare attenti a lezione e prendere appunti per passare i test, non ci avevo mai pensato, prima...'', si grattò il mento pensieroso.
''Certo che è meglio dormire o andare in infermieria con Hiroshi e Daisuke fingendo di avere mal di pancia...'', lo rimproverò.
''Quanto mi mancano quei bei momenti passati a guardare nella scollatura di Nancy l' infermiera. Bastava dirle che ti sentivi un po' strano e subito si chinava per misurarti la febb... Ahia!''
''Schifoso, ha quarant'anni e cinque figli!''
''Quando avremo una squadretta di calcio diventeranno così grosse anche le tue?''
''Fai schifo''
''Dai, scherzo!'', rise mettendole una mano sul seno, ''Mi vanno bene anche così...-Ine''
''Molla!''
''Lo facciamo un mini-Saotome?''
''Scordatelo!''
''Almeno alleniamoci, non è facile fare un erede!''
''Forse è meglio se vai ad allenarti veramente, almeno non avrò sulla coscienza la tua brillante carriera di artista marziale...''
''Ma io voglio stare con te'', mugugnò.
''Anch'io'', rispose intenerita, baciandolo.
''E allora come facciamo?''
''Potrei venire ad allenarmi anch'io! Avevi promesso che avresti chiesto a mio padre di...''
''Niente da fare, piccola'', le posò un dito sulla bocca, ''Ci ho già provato e riprovato. Baffetto è irremovibile''
''Chi è Baffetto?''
''Il futuro nonno di Akira''
''E chi sarebbe Akira?''
''Il mio primogenito!''
''E' ora di andare'', scosse la testa Akane.
''Sì, penso anch'io'', rispose Ranma seriamente preoccupato per la sua salute mentale.
''Buon allenamento''
''Grazie, maschiaccio. Buon qualunque cosa farai al posto di stare col tuo bellissimo fidanzato''





***





Il sabato successivo i ragazzi partirono per un week-end fuori porta.
Akane e Ranma erano arrivati insieme a Mousse, Ryoga ed Ukyo a bordo dell' Audi della giovane Tendo, regalatale da Kuno il Natale precedente.
Tatewaki,  insieme ad Hiroshi, Daisuke ed il fedele Sasuke, con il suo Suv, mentre Nabiki, Jason, Yuka e Sayuri li avevano raggiunti in serata.
Avevano optato per il campeggio, tanto per provare qualcosa di nuovo, e Kuno non faceva che lamentarsi delle scarse condizioni igeniche, indignato per l'assenza di candele profumate nel bagno comune della struttura che li ospitava.
L'idea di campeggiare nel gelido febbraio non fu una scelta molto felice, ed i ragazzi non facevano che ringraziare sarcasticamente Ranma per la sua proposta geniale, ma il risvolto positivo della situazione fu che nessun altro aveva avuto una tale idea, ed i ragazzi avevano tutta la struttura per loro.


Mentre le donne erano sotto la doccia, Mousse collegò degli altoparlanti del computer allo stereo dell' auto di Kuno, creando una diffusione stereo degna di una discoteca.
Ryoga, Jason, Hiroshi e Daisuke, gli addetti al barbecue, dondolavano la testa a ritmo di musica benendo birra in bottiglia mentre Sasuke ed il cinese discutevano di fisica quantistica accanto al falò.
Ranma e Kuno tornarono dal loro allenamento improvvisato nei boschi, sudati e bisognosi di una doccia.

''Ci sono le ragazze'', li fermò Jason mentre stavano per aprire la porta dei bagni.
''Oh meravigliosa Akane Tendo, lascia che io mi ricongiunga a te sotto le calde acque del...Saotome! Il nostro allenamento è terminato, per oggi!''
''Tranquillo, Kuno, te ne ho date abbastanza. Non permetterti di aprire quella porta e non ti capiterà nulla''
''Come osi separarmi dal mio amore, la gloriosa Akane Tendo?''
''Parla come mangi, idiota''

''Ma voi due state sempre a litigare?'', li ammonì Ukyo avvolta in un asciugamano, sorpassandoli per andare nella tenda delle ragazze a vestirsi.
Ryoga sentì gli occhi bruciare nel vederla, ma attribuì il fenomeno alla vicinanza al fuoco.
Nel vedere Akane coperta solo da un lembo di spugna bianco, Ranma ebbe una reazione molto simile, anche se per ragioni diverse. Poteva percepire uno ad uno gli sguardi dei suoi amici posarsi sul corpo della giovane e cercare di spogliarlo, almeno con gli occhi. Era talmente impegnato a coprirla col suo corpo ed a farle da scudo fino alla tenda che si dimenticò di darla lui, una sbirciatina, maledicendosi poco dopo per l'imperdonabile dimenticanza.




Dopo cena i ragazzi avevano ballato come dei pazzi, complici il contatto con la natura, la musica e la sensazione di libertà, che li avevano totalmente disinibiti.
Nabiki ed il fidanzato furono i primi a ritirarsi nella loro tenda privata, dopodichè fu la volta di Sasuke, cui toccò trascinare a letto un Kuno tremendamente ubricaco, Yuka e Sayuri, che non vedevano l'ora di chiudersi nella loro tenda da quattro per scambiarsi delle frivole chiacchiere tra donne, ed Hiroshi e Daisuke, che non avevano dei fisici abbastanza possenti per resistere al freddo della nottata.
Ranma raggiunse Akane ed Ukyo, intente a raccogliere in un grosso sacco nero tutti i bicchieri sporchi, prendendo a dare loro una mano per evitare di stare da solo con Mousse, che lo aveva guardato in cagnesco tutta la sera.

''Come va, ragazze?''
''Ranchan!'' trillò Ukyo mentre Akane la fulminava con lo sguardo, infastidita.
''Che vuoi, Ranma? Non vedi che siamo tra ragazze?''
''Mi sentivo solo, Mousse sta leggendo un lib... Oh ma che carina! Akane, non ti smentisci mai!''
''Forse perchè ho a che fare con qualcuno che non si smentisce mai a sua volta''
''Guarda che sono solo venuto a fare due chiacchiere con le mie amiche''
''Come ti pare''
''Ranchan, dov'è Ryoga?''
''Non ne ho idea, è sparito un'ora fa e... Temo si sia perso''
''Dite che dovrei andare a cercarlo?'', arrossì la barista.
Ranma sorrise bonariamente, avendo già capito da tempo quanto l'amica fosse interessata al giovane cameriere.
''Io dico che dovresti'', sussurrò al suo orecchio posandole poi un bacio sulla guancia, nel disappunto della giovane Tendo che si voltò immediatamente dall'altra parte.
Mentre Ukyo si allontanava saltellando, Ranma si voltò sorridendo verso la fidanzata, che però se ne stava andando. La prese per un braccio e la fermò.
''Hey!"
''Che vuoi?'', chiese senza voltarsi.
''Che c'è?''
''Sei pessimo, Ranma'', asserì la giovane, girandosi ed avvicinandosi al suo viso, ''Io accetto di venire in mezzo agli insetti solo per passare un po' di tempo con te senza genitori e scocciature varie e tu che fai? Non mi calcoli per tutto il tempo e poi fai il carino con le altre invece che con me!''
''Allora, innanzi tutto non è stata una scelta mia quella di sparire oggi pomeriggio. Kuno mi ha letteralmente trascinato per il codino a combattere con lui. Grazie per avermi chiesto com'è andata''
''Hai vinto tu, non c'è bisogno che te lo chieda''
''Ok, era scontato'', sorrise, per poi ricomporsi immediatamente, ''Stasera, invece, tu sei stata tutto il tempo a spettegolare con le tue amiche. Inoltre ti ricordo che se tua sorella ci avesse visti avrebbe spiattellato tutto ai due ubriaconi che ci hanno messo al mondo ed addio copertura!"
''E' vero, non avevo pensato a Nabiki...'', rispose sovrappensiero, ''Ma questo non giustifica il tuo bacio ad Ukyo!"
''Era un bacio d' incoraggiamento, non lo vedi che è cotta di Ryoga?''
''Davvero?'', chiese sorpresa spalancando gli occhi.
''Vivi proprio nel tuo mondo tu, eh?''
''Senti chi parla, almeno io non...''
La zittì con un bacio, stringendola poi a sè e facendole posare il capo contro il suo petto, ''E' che vorrei che tutti fossero felici come me. E' strano come l'amore ti cambi...''
''A-amore?'' sussultò. Tra lei e Ranma quella parola era sempre stata un tabù.
''No no no no no no no no, aspetta. Amore inteso come affetto''
''Ah ecco!'', sbuffò lei facendosi cadere pesantemente le braccia lungo i fianchi.
''Beh, che c'è, ora?''
''Buonanotte, Ranma''
La guardò allontanarsi, in silenzio, chiedendosi cosa ci fosse che non andava nel cervello di quelle strane creature chiamate donne.
''Ma che ho detto, ora?'', le urlò dietro, troppo tardi per essere sentito.


Assolutamente non intenzionato a non andare a dormire e desideroso di fare due chiacchiere con qualcuno si avvicinò cautamente a Mousse, l'ultimo rimasto in piedi.
''Hey''
''Hey'', rispose con palesemente falso entusiasmo il giovane con gli occhiali.
''Posso sedermi?''
''Il suolo americano non appartiene a me, non sono nelle condizioni di dirti di non farlo''
''Ok'', rispose felice sedendo a gambe incrociate accanto al compagno di scuola, che non staccò per un attimo gli occhi dal suo libro.
''Che leggi?'', incalzò, cercando di fare conversazione.
''Anna Karenina'', replicò con una punta di dolore nella voce.
''Ah, quindi hai scelto il tedesco come seconda lingua? Io ero indeciso tra il francese e lo spagnolo, ma Akane dice che...''
''Facciamo che questa stronzata non l'ho sentita''
''In che senso?'', chiese perplesso.
''Niente'', mugugnò il cinese chiudendo rassegnato il suo romanzo, ''Sei in vena di confidenze, Saotome?''
''Sì'', rispose risoluto, alzando il mento per darsi coraggio, ''E' ora che io ti chieda scusa, Mousse''
''Non mi devi nessuna scusa''
''Oh sì, invece. Vedi, io lo sapevo della tua cotta per Shampoo. Me n'ero accorto quando ero venuto a casa tua ed avevo visto tutte quelle foto. Solo che...''
''Solo che...?''
''Credimi, tornassi indietro non lo rifarei''
''Beh ormai è andata così'', rispose secco aggiustandosi gli occhiali. Ranma gli mise una mano sull'avanbraccio, un gesto inusuale per lui.
''E' andata-andata?''
''E' andata con treno diretto per il Connecticut ed un'enorme valigia griffata. L'ho seguita fino in stazione, sì, sono patetico''
''So che in un certo qual modo è anche colpa mia. Scusami''
''Nah'', scosse la testa, ''Con te o senza di te non avrei mai avuto speranze. Mi auguro solo che trovi pace, in collegio''
''Sei un bravo ragazzo, Mousse. Troverai di meglio''
''No, io non sono fortunato come te. Tu hai messo da parte Shampoo ed hai trovato Akane, io...''
''No no, io ed Akane siamo solo amici, e...''
''Idiota, pensi che non si confidi con il suo migliore amico?'', socchiuse gli occhi e lo guardò fisso, Ranma sbiancò.
''Mousse, non dire niente a nessuno. Sai cosa succederebbe''
''Ah, lo so. Vi trovereste sposati in un batter d'occhio, tanto più che siete minorenni...''
''..E non potremmo opporci'', sospirò, ''Voglio andarci piano con lei, capisci?''
''E' giusto'', rispose sovrappensiero il ragazzo, con un tono di voce che Ranma interpretò come accusatore.
''Dai, forza, spara!''
''Cosa?''
''Avanti, conosco quello sguardo. Disapprovi il fatto che io non voglia ufficializzare il nostro fidanzamento''
''No, non è così, te lo giuro! E' solo che... Hai mai pensato a come si sente Akane?''
''E come dovrebbe sentirsi, scusa? Passo ogni momento con lei, non ho più tempo libero, sono più affettuoso di quanto non lo sia mai stato con nessuno in tutta la vita, cerco sempre di farle dei regalini, di lasciarle dei biglietti simpatici...'' si schiarì virilmente la voce.
Il riflesso lucente della katana che sua madre custodiva gelosamente in una teca nel suo ufficio gli scintillò davanti agli occhi. Se suo padre lo avesse mai sentito parlare come una donnicciola in quel modo, probabilmente gliel' avrebbe sottratta nella notte e lo avrebbe sgozzato in sede pubblica urlandogli che non era abbastanza uomo per portare il suo stesso cognome.
Ma in fondo suo padre era a tre ore di macchina da lui, e nessuno consoceva Akane Tendo come lo strambo ragazzo che stava accarezzando con un dito il titolo del romanzo che stringeva tra le mani.
''Ok, dimmi come si sente Akane''
''Dunque, vediamo... Come posso spiegartelo in maniera semplice e concisa? Hem... Ok, hai presente il Paradosso del gatto di Schroedinger?''
''GATTO?'' urlò alzandosi di scatto e guardandosi intorno, terrorizzato, per poi ricomporsi dopo aver capito di aver fatto una tremenda gaffe e tornando a sedersi, prendendo una sigaretta dalla tasca dei jeans ed accendendola sporgendosi verso il falò, ''No, non ce l'ho presente'', rispose infine con pacatezza, buttando fuori una grossa nuvola di fumo.
''Nel 1935 Erwin Shroedinger, tentando di spiegare un'interpretazione di Copenhagen della meccanica quantistica, propose un esperimento in cui un gatto viene messo in una scatola con una fialetta sigillata di veleno che si romperà in un momento casuale. Mi segui? Bene, visto che nessuno sa nè se nè quando il veleno verrà rilasciato, finchè la scatola non verrà aperta il gatto potrà essere considerato contemporaneamente sia vivo che morto''
''Ok'', rispose Ranma grattandosi la testa, perplesso.
''Non hai capito''
''No, ovviamente no''
''Certo. Bene. Finchè non apriamo la scatola non possiamo sapere se il gatto è vivo o morto. Paradossalmente, perchè è questo il paradosso, potremmo considerarlo in entrambi i modi. Vivo e morto insieme. Devi solo aprire la scatola e scoprire la verità''
''No, scusa, ma se so che c'è un gatto dentro io quella scatola non la apro. Non che mi facciano paura, eh! Sono solo... Allergico, ecco''
''Ranma, ma sei stupido? Intendo dire che in questo momento Akane potrebbe essere sia triste che felice''
''E sarei io lo stupido? Non potevi dirmela subito così?'' chiese urlando prendendolo per il colletto della camicia a quadri e sollevandolo di qualche centimetro da terra, ''Ti ho chiesto un parere perchè so che si confida con te, ci arrivavo anche io che potrebbe essere felice o triste!"
''No, non ci arrivi. il paradosso sta nel fatto che tutti vi vorrebbero vedere insieme, ma allo stesso tempo nessuno vi può vedere insieme. E non sai se questo ad Akane sta bene o meno. Se la fialetta si rompe, è abbastanza, Akane è felice. Altrimenti, se non si è rotta, è triste. Ora, il tuo bacio a Capodanno e le tue azioni concrete di questo ultimo mese avrebbero potuto rompere la fiala, ma non è detto che siano state sufficienti a farle capire a pieno cosa provi per lei''
''Quindi, se io aprissi la scatola... Il gatto sarebbe morto?''
''No, noi non sappiamo se la fialetta si è rotta''
''Mousse, io...''
''Quello che sto cercando di dirti è che devi parlare con Akane, aprire la scatola, e verificare se la fialetta si sia rotta o meno. Se così le basta, capisci?''
''Buonanotte, Mousse'', si allontanò rassegnato, più confuso di prima.
''Parla con lei!" gli urlò dietro lui, tornando a leggere.



***





Era impossibile dormire con tutto il rumore che Yuka e Daisuke stavano facendo due sacchi a pelo dopo il suo.
Con circospezione e senza farsi sentire era uscita dalla tenda, notando che nemmeno Ukyo e Sayuri erano dentro, e si era avvicinata al falò.
Ranma la raggiunse poco dopo, scendendo da un albero.
''Giocavi a fare la scimmia?''
''Non riuscivo a dormire. La tua amica Sayuri è molto rumorosa nei suoi apprezzamenti alla virilità di Hiroshi''
Ed eccone una all' appello, pensò la Tendo. Chissà se anche Ukyo e Ryoga...
''Già... Yuka è più silenziosa, ma Daisuke la compensa''
''Se fossi arrivata cinque minuti fa ti saresti dovuta sorbire anche la terza sinfonia di Nabiki e Jason. Ma che gli prende a tutti?''
Scoppiarono a ridere, concordando sul fatto che la natura selvaggia e la lontananza da genitori e collaboratori domestici impiccioni avevano fatto il loro dovere.
''E insomma, ci siamo ritrovati qui...''
''Scusami se sono stata scontrosa, stasera''
''Ci sono abituato'', mise il broncio lui.
''Hey, ti ho chiesto scusa!'', sorrise lei buttandogli le braccia al collo e stampandogli un bacio sulle labbra, a cui il codinato non rispose però col solito trasporto.
''Che c'è, Ranma?''
''Akane, tu sei felice con me?''
Aveva decisamente aperto la scatola.
''Ma certo che sono felice con te!''
''Sicura? No, perchè Mousse mi ha detto dei paradosso del gatto di Shopenhauer e...''
''Eh?''
''In pratica tu potresti essere sia felice che triste, ed io non voglio che tu sia triste''
''Ma io non sono triste", rise lei. Mousse era incorreggibile. Non avrebbe mai dimenticato il racconto del Paradosso della stanza cinese che aveva usato per spiegarle i motivi per cui avrebbe dovuto lasciare le arti marziali.
''Neanche un pochino? Non vorresti che ti dessi qualcosina in più?''
''Ma tu sei sicuro che Shopenhauer avesse un gatto? E comunque lui sì che era triste. Tutta quella storia del pendolo...''
''Akane, ti prego...'', strinse i denti lui. Non ce l'avrebbe fatta a reggere un'altra lezione extra di scienze.
''Vieni qui, stupido''
Lo abbracciò e lo baciò dolcemente. Ranma appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi, ''Io sono tanto felice con te''
''Anch'io, scemo!''
''E come la mettiamo con la relazione segreta?''
''Da un po' di pepe alla cosa!"
''Sei la donna meno femminile che conosca. Chiunque altro avrebbe voluto ufficializzare subito. Tanto per dire''
''E tu sei l'uomo-meno-uomo che conosca. Tutti i tuoi amici si stanno divertendo, se capisci cosa voglio dire, e tu sei da solo con la tua promessa sposa a parlare. Tanto per dire, eh!''
Un lampo si accese negli occhi del giovane: ''Cosa vuole che faccia, signorina Tendo?''
''Non farti strane idee, pervertito! Stavo solo scherzando!''
Ignorando gli schiaffi della ragazza, Ranma la fece sdraiare accanto al fuoco e le sbottonò i primi due bottoni del pigiama, iniziando a baciarla sul collo mentre con le mani saliva sotto la casacca, spostandosi dalla pancia al seno.
Guardandola dolcemente ed accarezzandole il viso si mise sopra di lei, piantando le ginocchia sul prato per non pesare troppo sul suo corpo, dopodichè riprese a baciarla e sbottonarla, finchè non la scoprì completamente.
''Akane...''
''Sì?''
Era imbarazzato.
''Non- non sarebbe meglio... Aspettare... Aspettare di farlo con qualcuno c-che...''
''Ho capito, non vuoi farlo con me'', rispose lei intristendosi, voltando il viso dall'altra parte. Ranma le prese il mento con due dita e la face girare verso di lui, incatenando i suoi occhi a quelli della giovane, mentre ancora era sopra di lei.
''T-Tu vuoi farlo con me?''
Arrossirono. Ranma prese un respiro profondo e le diede un piccolo bacio sulle labbra, per poi tornare a guardarla negli occhi.
''Dovrei dire o fare qualcosa?''
Akane scosse la testa, ''Non lo so''
Riprese a baciarla con più foga, spostandosi sul seno. Akane alzò leggermente il busto e si tolse la camicia gialla, tremando.
''Hai freddo, Akane?''
''No''
''Allora hai paura''
''Neanche un po' ''
Si tolse la felpa e la canottiera ed abbassò le spalline del reggiseno della ragazza, ricominciando a baciarla e facendo scorrere le sue labbra dalla mascella, al collo, alle spalle, alle clavicole della fidanzata, che continuava a tremare al suo tocco.
Akane non si muoveva, il suo respiro era affannoso e tutto il suo corpo irrigidito, tratteneva il fiato e non proferiva parola. Appena se ne accorse, Ranma rallentò il ritmo, fermandosi nuovamente a guardarla negli occhi.
''Hai paura, Akane?'', insistette.
''No, sto bene''
''Non dobbiamo farlo per forza...", le sorrise dolcemente, accarezzandole le labbra con un dito.
''Ho detto che non ho paura!'', alzò la voce lei, mentre il suo volto si irrigidiva.
''Ok, facciamolo'', bluffò lui, ''Avanti, vieni qui''
La strinse a sè con più forza di quanta ne usasse normalmente e, baciandola, spinse col suo peso sulla ragazza, spaventandola.
''No, Ranma, aspetta!''
Si staccarono ed osservarono le reciproche reazioni per un tempo infinito, in silenzio, finchè Ranma non prese parola.
''Lo vedi che hai paura?'', le fece l'occhiolino.
''Ti stavi prendendo gioco di me?'', grugnì lei mentre le sue dita si chiudevano in un pugno che presto, pensò Ranma, si sarebbe delicatamente posato sul suo viso, se non avesse detto qualcosa.
''Volevo solo farti capire che forzare le cose è sbagliato. E' evidente che non sei pronta, e fare la superdonna non serve a nulla''
''Sei proprio un idiota''
Si rivestì e si alzò per andarsene, ma Ranma la prese per i fianchi e la fece tornare a sedersi.
''Forse il paradosso è questo. Vogliamo stare insieme ma non vogliamo stare insieme, vogliamo fare l' amore ma nessuno dei due se la sente, litighiamo ma facciamo subito pace, ci critichiamo ma ci cerchiamo in continuazione. Non siamo davvero una coppia normale, io e te!"
''Chi ti ha detto che siamo una coppia?'', gli fece una linguaccia.
''Ora stai esagerando'', rispose offeso, mentre lei continuava a prodursi in smorfie di ogni tipo per cercare di strappargli un sorriso.
Un rumore li distrasse: Daisuke stava uscendo in mutande dalla tenda delle ragazze per rientrare in quella dei maschi, mentre Sayuri, uscita dalla tenda degli uomini, stava percorrendo la strada inversa. I due si fermarono, probabilmente a scambiarsi qualche battuta di dubbio gusto sulla nottata trascorsa, poi tornarono ognuno nel proprio alloggio.
Ranma pensò a quanto fosse tutto facile per gli altri, ignaro del fatto che la sua fidanzata stesse pensando la stessa cosa. Le diede un bacio sulla fronte e poi uno sulle labbra, dirigendosi verso la sua tenda ed invitandola con un gesto della mano a fare lo stesso, mentre il fuoco del falò, pian piano, si estingueva.






Capitolo terribile (almeno rispetto agli standard), di transizione e, lo so, inconcludente. Giuro che non lo dico per farmi fare i complimenti, ma non mi dice nulla di nulla, soprattutto in confronto allo scorso. Ve ne prometto di migliori.
Sua Maestà l' Ispirazione mi ha abbandonata senza nemmeno lasciarmi un biglietto di addio, e questo è il massimo che ho saputo fare, per ora, per non lasciarvi proprio a bocca asciutta.
Mai come ora ho bisogno dei vostri pareri (anche via messaggi privati, come preferite) per sapere cosa ne pensate della piega che ho dato alla relazione tra R&A. Al di là dell' ovvio OOC è difficilissimo pensare a un rapporto normale tra questi due, e si sa che tutte le storie migliori finiscono con IL bacio da film. Quello che succede dopo non lo dice mai nessuno e non è stato per nulla facile immaginarlo e scriverlo. Diciamo che mi sono attenuta ai vaghi ricordi dei miei sedici anni, ahimè molto lontani, ed ho cercato, come al solito, di essere il più realistica possibile.
Ringrazio tantissimo Veronica per avermi dato l'idea della gita, è una cosa a cui avevo già pensato, ma volevo collocarla un po' più in là, quindi grazie, grazie, grazie perchè altrimenti non avrei saputo cosa scrivere.
Ele, le descrizioni dettagliate di Ranma sono per te ;-)
Ho voluto far chiarire Ranma e Mousse, finalmente, parlare ancora un po' di Ukyo e Ryoga e far sparire per un po' Shampoo, in modo da evitare ulteriori problemi. Il discorso di Mousse sul paradosso di Shroedinger è ovviamente rubato a piè pari da una puntata di The Big Bang Theory e rielaborato con l'aiuto di Santa Wiki. So di aver travisato il concetto di base e sicuramente avrò sbagliato tante cose, in fisica avevo 4 e le mie conoscenze sull'argomento sono praticamente nulle, come si evince dal fatto che all'esame di maturità, quando mi si chiese dello Standing on the shoulders of giants di Newton, risposi che era, forse, l'unico album decente degli Oasis. Non volevo mettercelo, ma è stata la mia unica fonte di ispirazione per questo capitolo ''di stacco'', quindi beccatevelo così com'è!
Come sempre grazie a chi legge e commenta!
Alla prossima!



















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Capitolo 17
*** About a girl ***


nuov
''Amare è soffrire. Se non si vuol soffrire non si deve amare. Però allora si soffre di non amare. Pertanto, amare è soffrire, non amare è soffrire e soffrire è soffrire. Essere felici è amare, allora essere felici è soffrire, ma soffrire ci rende infelici. Pertanto per essere infelici si deve amare o amare e soffrire o soffrire per troppa felicità… Io spero che tu stia prendendo appunti''
Woody Allen- Amore e guerra




Akane si coprì la testa con il cusino cercando invano di riaddormentarsi mentre Ranma uccideva per la seconda volta Kurt Cobain cantando a squarciagola una canzone dei Nirvana sotto la doccia.
I need an easy frieeeeeeeend, I doooo.....
Si girò su se stessa, irrequieta, cercando di trovare una posizione che la isolasse acusticamente e menando calci a vuoto sotto il piumone, continuando a contorcersi e finendo per arrotolarsi totalmente le coperte intorno al corpo, assumendo una forma simile a quella di un baco da seta.
Rassegnata, si alzò, infilò gli occhiali da riposo ed andò a bussare alla porta del bagno.
''Ranma!''
Nessuna risposta. Bussò un'altra volta.
''Ranma! Mi senti?''
Now I can't see you every night, for freeeeeeee...
''Ranma, smettila, che me lo fai rivoltare nella tomba quel poverino di Kurt!", urlò ridendo con rabbia mista ad ilarità.
''Tranquilla amore, è stato cremato!'', le urlò dietro lui senza fare una piega.
''Amore a chi, scusa?'' sorrise compiaciuta.
''Amore nel senso che siamo amici!'', chiarì pronto lui,  ''Sai come fate voi donne: amore, tesoro, hihihihihi!"
Se c'era una cosa che Ranma sapeva fare era rendersi irritante.
E se c'era una cosa che Akane non sopportava era che sapesse imitare così bene la sua voce.
Senza pensarci su girò la maniglia della porta, ovviamente non chiusa a chiave, e come una furia irruppe in bagno ed aprì con due mani le porte in vetro della grande doccia angolare, imitando inconsapevolmente i gesti di un supereroe che spalanca le porte in acciaio di un ascensore bloccato in qualche film di serie B.

Quando aveva realizzato di averlo fatto davvero era troppo tardi: Ranma la guardava con lo sguardo impaurito di un cerbiatto davanti al fucile di un cacciatore mentre, nudo come un verme, leggermente piegato in avanti per l'imbarazzo e con le mani impegnate a coprirsi, le urlava dietro che era una maniaca che andava in giro a spiare gli uomini sotto la doccia.
Si girò dall'altra parte rossa in volto e gli porse un asciugamano senza girarsi a guardarlo, allungando semplicemente il braccio nella sua direzione per far sì che lo prendesse.
''Lo prendi questo maledetto asciugamano o no?'', sbottò ad un certo punto. Il codinato glielo strappò malamente di mano.
''Sempre gentile'', protestò legandoselo in vita.
''Dimmi quando posso girarmi''
''Eh, non lo so proprio. Non so se ho voglia di coprirmi, Akane-chan. Magari potrei restare così, tutto nudo come mamma m'ha fatto, per il puro gusto di metterti in imbarazzo'', bluffò facendo delle orrende smorfie alle sue spalle mentre si stirava con le mani l'asciugamano legato sui fianchi.
''Ma quale imbarazzo, idiota. Sono girata, non vedo niente''
''No, ma lo sai'', sussurrò sensualmente al suo orecchio mentre le massaggiava le spalle ed usava tutto il suo autocontrollo di artista marziale per non scoppiare a ridere, ''Lo sai che sono nudo, Akane. Tutto nudo.''
''Smettila''
''Nudo''
''Schifoso''
''Nu-do''
''Coglione''
''Se vuoi mi avvicino un po'...''
''Fai schifo''
''Ti sto mettendo in difficoltà, fidanzata? Vorresti forse girarti a dare un'occhiatina?'' ammiccò dandole un bacetto sul collo e respirandone teatralmente il profumo.
''Sei un deficiente ed un pervertito'', sibilò lei tra i denti mentre Ranma continuava ad accarezzarle le spalle ed il suo viso sembrava aver preso fuoco da quanto le bruciava.
''Dai, girati'', sorrise dolcemente posandole un bacetto tra i capelli.
''Non ci penso neanche!'', scosse la testa lei.
''Guarda che sono coperto!''
''Sì, come no! Sei talmente un maiale che non mi stupirei se fossi rimasto nudo apposta''
''E tu sei uguale a me, visto che mi hai praticamente colto in fallo sotto la doccia. E la parola chiave della frase è...''
''Sei un maniaco, Ranma!'', urlò Akane girandosi e schiaffeggiandolo, per poi abbassare lo sguardo e rialzarlo immediatamente, imbarazzata.
''Hai guardato!'' urlò spalancando gli occhi e puntandole un dito contro.
''No, non è vero!'', gridò di rimando la giovane coprendosi gli occhi con entrambe le mani e scuotendo energicamente la testa in segno di diniego.
''Oh sì. Hai guardato ed ora ne paghi le conseguenze!''
''Che vuol dire?'', chiese con sguardo perplesso.
''Vedrai!''
Se la caricò sulle spalle, entrò in camera sua e chiuse la porta con un calcio, buttandola poi sul letto e saltando sopra di lei.
Tenendole il mento fermo nell'incavo tra il pollice e l'indice ed infilandosi con l'altra mano sotto la canotta nera della fidanzata prese a baciarla passionalmente, bloccando i suoi movimenti ed impedendole di divincolarsi.
Si staccò dalle sue labbra solo dopo essere stato sicuro di aver dato loro il buongiorno che meritavano e scese a baciarla sul collo, per poi tracciare con la lingua il contorno dello scollo della sua canottiera nera e scendere, finalmente, sul seno.
Prese a baciarlo e leccarlo attraverso il sottile tessuto che lo riparava, mentre Akane, eccitata, gli accarezzava la testa tirandogli piano i capelli ancora bagnati.
Il top della ragazza si era alzato fin sopra la pancia, Ranma ne afferrò un'estremità e cercò di tirarlo ancora più su per scoprirle il seno, ma lei glielo impedì.
''Che c'è, non vuoi?''
''No...'', tirò giù la maglietta, si mise a sedere e cercò di ricomporsi ravvivandosi i capelli e respirando profondamente, ''Meglio non andare troppo oltre...''
''Lo sai che non voglio correre o farti pressioni, ti aspetto quanto ti pare, ma non mi sembra così oltre farsi vedere senza reggiseno dal proprio ragazzo'', si lamentò mettendo un tenero broncio da bambino.
''E' che non mi va, Ranma, tutto qui'', replicò dolcemente.
''Va bene, quando ti andrà me lo dirai tu. Possiamo continuare?'', chiese prendendo le mani della giovane e posandosele sul petto nudo, provando a ricominciare a baciarla.
''Dobbiamo vestirci, tra poco c'è scuola, amore. Nel senso di amico, eh!''.


Uscì dalla stanza ancora bagnato, seminudo e rintronato dall'eccitazione e dal sonno. Fu quindi sorprendente, per lui, il rumore di foto scattate che lo accolse appena fuori dalla porta.
Nabiki gli era davanti con il cellulare in mano mentre gli faceva una specie di book fotografico non richiesto.
''Ma che fai, serpe?''
''Lo sapevo. Lo sapevo che Akane faceva la santarellina ma mentiva'', esclamò con aria trionfante la Tendo mezzana, ''Che scoop: Ranma e la fidanzata apparentemente non gradita che consumano il loro amore proibito sotto il tetto di casa! Wow, queste foto mi frutteranno un bel po' di quattrini!''
''Non ne hai già abbastanza di quattrini?''
''Non sono mai abbastanza, stupidotto''
''Tsk! Avanti, dimmi quanto vuoi per cancellarle''
''Ci tieni proprio alla tua privacy, eh?''
''Ci tengo a quella di tua sorella, e poi non abbiamo fatto niente''
''Come sei altruista. Vediamo, cosa posso chiederti in cambio del mio silenzio?''
''Pensaci e fammi sapere...'', rispose sovrappensiero lui sorpassandola ed aprendo la porta della sua stanza, ''Ci vediamo a colazione''.





Le colazioni di casa Tendo potevano tranquillamente essere paragonate a dei cenoni di Natale. Sulla grande tavola imbandita della sala da pranzo non mancava nulla, e Ranma non riusciva ad abituarsi a tutta quell'abbondanza, essendo sempre stato solito mangiare i pochi avanzi che suo padre gli lasciava, durante i loro viaggi.
''Ranma, figliolo. Sei parecchio affamato stamattina, eh?'' chiese Soun vedendolo addentare il terzo muffin ai mirtilli.
''Eh sì. Sarà la primavera...'' sorrise sfiorando con una mano il ginocchio destro di Akane, coperto solo da una calza in lana bianca che le arrivava fino a metà coscia.
''Non è che hai bruciato troppe energie al risveglio, cognatino?'', Nabiki gli fece l'occhiolino mentre Ranma cercava di ricordarsi in quale episodio della saga di Twilight uno dei Volturi sapeva imporre il dolore più cieco al suo interlocutore solo guardandolo negli occhi.
''Perchè, sei andato a correre, Ranma?''
''Ma no, signor Saotome, parlo di lui e della sua fidanzata...''
''Nabiki, ma sei scema?'', la fulminò con lo sguardo la sorella minore mentre cercava di mantenere il controllo di se stessa. Infatti, mentre tutti gli sguardi della tavolata erano puntati su di lei, Ranma le stava accarezzando lentamente le gambe, salendo sotto la gonna fino all'orlo delle mutandine.
''Già, come se fosse possibile fare qualcosa con questa mina anti-uomo!", sbottò lui continuando ad accarezzarla.
''Ah sì, eh?'' rispose lei fulminandolo con lo sguardo e pizzicando con forza la mano sotto la tovaglia, che Ranma dovette ritirare: ''Ha parlato il fotomodello spagnolo!''
''Se tu fossi più carina forse mi passerebbe la voglia di scappare in Australia ogni volta in cui qualcuno mi definisce il tuo fidanzato'', la rimbeccò lui, continuando la solita recita mattutina.
''Se vuoi ti prenoto l'aereo, solo che i cani possono viaggiare solo accompagnati, quindi dovrai trovare qualcuno che venga con te!"
''Akane! Ti sembra questo il modo di parlare?''
''Grazie, Kasumi. Se solo tua sorella avesse un briciolo della tua dolcezza...'', fece l'occhiolino alla maggiore, seduta di fronte a lui.
Dopo aver ricevuto il consueto pugno in testa, tornò a mangiare in silenzio guardando di sottecchi la fidanzata, che affondava l'ennesima manciata di cereali nel latte.
''Ranma, oggi ho voglia di andare da Gucci'', se ne uscì dal nulla Nabiki interrompendo l'unico, prezioso, istante in cui tutti sembravano aver deciso di fare colazione in silenzio.
''Come vuoi. Dopo scuola?'', rispose indifferente.
''Paghi tu", gli occhi della ragazza erano due fessure.
''E' ovvio, sono un gentiluomo''
Ignorò l' interrogatorio cui Akane lo stava sottoponendo con gli occhi e prese a sbucciare un'arancia.
''Domani sera si va con Kuno, allora?'', chiese Akane alla sorella.
''Ovvio! Sarà una serata imperdibile!"
''Cosa avete organizzato, bambine?'' chiese dolcemente Soun.
''Gruppo di studio!'', mentirono all'unisono le due mentre Ranma sbuffava. Chissà a quale festa lo avrebbero trascinato, in settimana, poi.
''Come sono fiero di voi, piccole mie!", rispose il padre asciugandosi teatralmente una lacrima.
''Ranma, dovresti prendere esempio ed andare con loro, figlio degenere!", lo rimproverò Genma.
''Ed eccoci qua...'', sospirò il ragazzo.
''Dai, cognatino, vedrai che non ti dispiacerà essere venuto" gli fece l'occhiolino complice la mezzana.

Stava maledicendo Tatawaki che, con il suo solito tempismo, avrebbe dato una festa proprio il giorno in cui avrebbe voluto fare ad Akane la sorpresa che organizzava da mesi, quando la sua ragazza gli tirò uno schiaffetto sulla gamba.
''Che c'è?'', bisbigliò senza farsi sentire dal resto della famiglia.
''Ranma, mi stai mettendo in imbarazzo'', sussurrò lei con gli occhi bassi e rossa in volto, visibilmente in difficoltà.
''Ma che ho fatto?'', chiese dolcemente allargando le mani.
''M-ma... Le tue mani...'' le indicò con aria interrigativa.
Entrambi si voltarono verso Happosai che, seduto alla sinistra della giovane e sorseggiando una tazza di tè con gli occhi chiusi ed il mignolo sinistro alzato, stava armeggiando con la mano destra sotto la sua gonna.





***







''Ranma, non c'è che dire, sei il cognato perfetto!", trillò Nabiki posandogli un bacio sulla guancia, mentre il codinato camminava stancamente trascinandosi dietro decine di buste in carta color cioccolato portanti il nome della casa di moda preferita della giovane.
Gucci è pacchiano come lei, pensò scuotendo immediatamente la testa. Da quando passava tutto quel tempo con Nodoka stava imparando troppe cose su quel mondo anti-virile che era la moda.
''Allora, mi spieghi dove andiamo domani sera e perchè devo passare il San Valentino con Kuno?''
''Offrimi un gelato''
''Ti odio''


Il locale preferito di Nabiki era un bar del centro di un'opulenza da far invidia ad un hotel a sette stelle degli Emirati Arabi.
Le pareti erano decorate con un'orrenda tappezzeria nera con disegni in stile barocco argentati, i tavolini, dello stesso colore, erano rotondi e di design, mentre le sedie, argentate anch'esse e ricoperte da cuscini bianchi in seta, sembravano dei troni.
Ignorando la musica troppo alta e le foto originali di dive del cinema come Marilyn Monroe ed Audrey Hepburn, Ranma prese un'altra sorsata della sua Red Bull, guardando con astio la cognata e maledicendone la lentezza nel mangiare la sua coppa di gelato.
''Allora, mi vuoi dire che succede?''
''Lo scoprirai presto. Sappi solo che devi farti trovare a scuola a mezzanotte''
''A scuola a mezzanotte? Ma siamo matti? E poi come faccio ad entrare, scema?''
''Entrerai dal retro, dal lato delle piscine, come tutti''
''Ok, e perchè dovrei costringermi ad uscire dal letto nel bel mezzo della notte per venire a scuola, a mezzanotte ed in una sera infrasettimanale?''
''Perchè quel pervertito di tuo nonno ha fatto sparire tutti i costumi da bagno miei e di Akane. Dice che li colleziona, sai? Io ne ho comprato un altro...''
''Io te ne ho comprato un altro'', puntualizzò il ragazzo pensando a quanto tempo avrebbe dovuto far passare prima di potersi azzardare ad usare di nuovo la carta di credito.
''Come credi. Fatto sta che Akane scoprirà solo domani di non averne più e non credo che sarebbe una buona idea da parte del suo fidanzato lasciarla alla mercè di tutti gli allupati del Furinkan quando si tufferà in acqua in biancheria intima. Saprai che predilige cose molto sexy come il pizzo nero ed i perizomi a filo...'' lo guardò attentamente.
''Veramente io l'ho sempre vista molto castigata e con colori tenui, e... Aspetta un momento!", sbottò.
''Sì, l'ho fatto apposta, beccato!'' sorrise.
''Sei malefica!", rise rilassandosi. Ormai era comunque troppo tardi per nascondere l'evidenza, inoltre ammetterlo finalmente a qualcuno lo faceva sentire libero.
''Avanti, dimmi tutto! Lo avete già fatto?''
''Nabiki, Nabiki... Te l'ho detto, sono un gentiluomo. Non parlo di queste cose''
''Non ce l'hai ancora fatta, eh?'' chiese delusa.
Ranma assentì abbassando semplicemente la testa, assumendo un'aria da cane bastonato.
''Che sorella stupida che ho...'', mormorò la Tendo tra sè, ''Ma non disperare, Saotome, prima o poi la spunterai!"
''Hey, non è mica una gara!"
''Come sei suscettibile!"
''Non tutto è un gioco, Nabiki''
''Vero. Il fatto è, caro Ranma, che tu sei un bellissimo ragazzo e potresti avere chi vuoi con molta facilità'', lo mise alla prova Nabiki, cercando di capire quanto davvero ci tenesse a sua sorella, ''Ad esempio, quella bella ragazza dietro di te ti sta fissando da quando siamo entrati''
Istintivamente si voltò a guardare la ragazza alle sue spalle. Tornò a rivolgere la sua attenzione alla cognata e poi, di colpo, si rigirò verso la ragazza al bancone, che gli sorrise.
Con voce soffocata disse a Nabiki che non si sentiva bene ed aveva bisogno del bagno, esortandola ad incamminarsi verso casa e buttando una banconota sul tavolo, alzandosi di scatto ed allontanandosi. Era visibilmente scosso.
Nabiki osservò la bella ragazza al bancone seguirlo sicura di sè ed entrare con aria circospetta nel bagno degli uomini, dopodichè si alzò ed uscì dal locale.






***








''Devi raccontarmi tutto. Saranno due anni che non ti vedo!"
''Lo so, tesoro. L'ultima volta è stato al mare ad Okinawa, vero? Che ricordi!"
''Che ci fai qui in America?''
''Che c'è, non sei felice che io sia venuta a trovarti?''
Sorrise e la strinse a sè mentre camminavano per le vie della città, addentrandosi nel parco.
''Io sono sempre felice quando ci sei tu''
''Intanto so che mi hai tradita. Li leggo i giornali, sai? Akane... Bel nome!"
''E' stata un' altra delle idee di Genma per scroccare un po' di soldi ed un posto per dormire''
''Come sta il vecchio? E tua mamma? L'hai rivista?''
''Stiamo andando a trovarla proprio ora, casa sua è al di là del parco. Vedrai, sarà felicissima di riabbracciarti!"
''Ranma, non lo so'', si strinse nelle sue braccia, aggrappandosi alla sua vita e posando la testa sulla sua spalla, ''Sai che con Genma, l'ultima volta...''
''Tranquilla, lui non saprà mai che sei qui. Ti nasconderai da mia madre, mi sono venuti i brividi quando ho visto lo squallido residence in cui dormivi... Un covo di gente davvero, davvero raccomandabile, eh?''
''Si fa quel che si può. Io non sono abituata a dormire a sbafo a casa d'altri, mio bel futuro signor Tendo''
''Smettila, che sono già nervoso di mio per questa faccenda''
''Ma almeno lei è carina? Dalla foto sembrava di sì''
''Sì, molto'', rispose sovrappensiero, ''Lei è fantastica, il punto è il matrimonio''
''Posso conoscerla?''
''Vedremo, se non fai l'isterica''
''Che vuol dire se non fai l'isterica?''
''L'isterica gelosa''
''Ah ecco! Beh, non lo farò. Certo, questa Akane deve rendersi conto del fatto che c'è già una donna nella tua vita, e questo nessun matrimonio combinato al mondo lo cambierà"
''Ecco, appunto...'', sospirò prendendola per mano e guidandola verso un chiosco di hot dog.
''Dove corre, signor Saotome?''
''Quando sto con lei mi viene fame, signora Saotome!"





***








''Avanti, Nabiki, smettila di scherzare!"
''Sorellina, lo sai che non ti mentirei mai, soprattutto su un argomento delicato come questo''
''Allora ripetimela dall'inizio'', chiese soffocando una risata, ''Ranma... Avrebbe...'', scoppiò definitivamente a ridere, ''Un' amante?''
''Te lo giuro! Akane, credimi, Dio solo sa quanto vorrei che non fosse vero. Eravamo al bar, ok? Questa qui lo guardava. Lei molto bella, provocante, un seno enorme''
''Grazie...'', mormorò la sorella minore guardandosi sconsolata il decoltèe.
''Lo guardava come se lo conoscesse, e infatti era orientale anche lei ma non l'ho mai vista al Furinkan. Veniva da fuori, si vedeva. Certamente una sua vecchia conoscenza.  Comunque, Ranma va in bagno e lei lo segue. Nella toilette degli uomini, Akane''
''E allora?'', mormorò lei cercando di sembrare disinteressata, mentre il sangue iniziava lentamente a ribollirle e nella testa un rumore simile al fischio di un vecchio treno a vapore sembrava non volerle dare tregua.
''Sono stati dentro una mezz'ora abbondante, dopodichè lui ha messo la testa fuori dalla porta guardandosi intorno con la tipica aria colpevole di chi ha appena fatto sesso, e...''
''Perchè, si assume un'aria colpevole, dopo?'' chiese sbattendo gli occhi.
''In certi casi sì, tesoro, quando il fiore sboccerà te ne renderai conto anche tu. Comunque, escono insieme, prendono per il parco. Io ovviamente li seguo, ma, dannazione, batteria del cellulare scarica. Avrei voluto fare almeno qualche foto. Arrivano all'atelier di Nodoka, Ranma entra, lei resta fuori. Dopo sono entrata ed ho corrotto l'inserviente, mi ha detto che Ranma gli ha chiesto se Nodoka fosse dentro e per quanto ne avesse. Voleva controllare di avere campo libero, Akane!''
''Campo libero per cosa?''
''Per andare a casa sua, entrare con le chiavi e spupazzarsela per ben due ore, quando finalmente, alle 6 e tre quarti, è uscito dall'appartamento con aria trafelata, si è buttato in metro ed è andato in palestra da papà ad allenarsi!'', urlò tutto d'un fiato, fiera come un avvocato penalista durante l'arringa finale di un processo, quando è consapevole di avere in mano tutti gli elementi necessari a mandare in prigione l'imputato.
''E' che mi sembra strano, Ranma non è il tipo...'', sussurrò triste la giovane.
''Mi duole dirtelo ma sì, lo è. Ricordi la storiaccia con Shampoo?''
Akane alzò un sopracciglio.
''Bei ricordi, grazie...'' bisbigliò accigliata mentre con le mani distruggeva il cuscino che teneva in mano, staccando una ad una le perline dorate che ne componevano la decorazione principale.
''Prego. Akane, questa qui è un tipo del genere. Te l'ho detto, è molto provocante''
''Nabiki, io... Non so se è vero quello che dici, ma... Voglio stare da sola, adesso''
''Mi dispiace, sorellina. Parla con lui, domani è San Valentino, e...''
''Davvero, lasciami sola''
''Se hai bisogno di me sono da Kuno''
''Ok, grazie Nabi''
''Prego piccola''
Il tempo di accennare un sorriso in risposta al bacio che la sorella le aveva mandato, sull'uscio, prima di andarsene chiudendo la porta, ed era già scoppiata in lacrime.
Si sdraiò pesantemente sul letto e, con una mano, prese la cornice d'argento che Ranma le aveva regalato e la lanciò lontano. Nel cadere si produsse in un rumore infernale, ed il vetro che proteggeva una foto di loro due insieme in campeggio si ruppe in mille pezzi.

Prese in mano il cellulare, cercando la forza per chiamarlo e chiedergli spiegazioni. Trovò invece tre messaggi di Mousse ed uno di Shinnosuke, un altro.
Ignorando come di consueto gli sms del suo ex fidanzato, chiamò il suo migliore amico, che le rispose con voce allarmata.
''Hey, Mou, che c'è?''
''Akane, non so come dirtelo''
''Che succede? Mi devo preoccupare?''
''Si tratta di Ranma e... Dannazione, perchè li ho visti proprio io?''
''Mousse, parlami. Cos' hai visto?''
''Akane, Ranma è entrato a casa di Nodoka con una ragazza. Non so chi sia lei, non l'ho mai vista, ma mi sembravano molto intimi''
Due su due.
''Devo andare''
''Akane...''
''Mousse, scusami, non me la sento di parlare, ora''
''Passa da me stasera, andiamo al concerto di un gruppo di amici di Hiroshi in un pub a Brooklyn. Almeno ti distrai un po'...''



Chiuse la comunicazione, prese un respiro profondo e lesse gli innumerevoli sms di scuse di Shinnosuke, che giurava di amarla e prometteva che non l'avrebbe mai più fatta soffrire.
Stava cancellando l'ultimo quando sentì bussare alla porta.
Ranma entrò senza nemmeno aspettare che rispondesse.
''Ciao, maschiaccio!''
Bellissimo nella sua uniforme scolastica verde e con la borsa della palestra caricata sulle spalle era una visione, ad Akane tremavano come di consueto le mani alla sua vista.
Il codinato si chinò e, lasciando cadere il borsone, sollevò il portafoto che la giovane aveva appena scagliato sul pavimento.
''Che è successo?''
''E' caduta...'', mormorò.
''Da dove, da Marte?'', sorrise raccogliendone i piccoli frammenti di vetro, ''Sei proprio sbadata, Akane''
Nel vederla silenziosa, mortificata e con gli occhi bassi portarsi le ginocchia al petto e ranicchiarsi come una bambina si sentì in colpa per i suoi consueti insulti e decise di farsi perdonare buttandosi sul letto accanto a lei.
''Posso avere un bacio?''
Le prese il mento tra le mani tentando invano di farle girare il viso verso il suo. Dopo svariati tentativi capì di avere fallito, e la tirò a sè con più forza, facendole posare la testa sul suo petto ed accarezzandole i capelli con fare protettivo.
''Che succede, piccola? Ma... Ma sono lacrime, queste?'', chiese accarezzandole le guance ancora rigate.
''No...''
''Akane...''
''Dove sei stato, oggi?''
Si schiarì la voce.
''Hem... Sono andato in giro con Nabi e poi in palestra ad allenarmi. Perchè?''
''E cos'hai fatto nel tragitto tra Nabiki e mio padre?''
''Ho... Preso la metro?''
''Ok...''
''Akane, che c'è?''
''Niente, niente... Che fai stasera?''
''Dopo cena devo correre a casa di Hiroshi, ci vediamo tutti lì per una sfida ai videogames''
Se avesse pronunciato qualsiasi altro nome, Akane avrebbe deciso di credergli, nonostante l'evidenza. Sperava con tutte le sue forze che lui le avrebbe dato anche il minimo appiglio cui aggrapparsi, pur di non guardare in faccia la realtà che le era stata sbattuta davanti poco prima.
Ma Ranma aveva pronunciato il nome sbagliato.

Avrebbe voluto urlare, picchiarlo, rompergli qualcosa in testa, ma non ne aveva le forze.
Si sentiva stupida per aver creduto ad un uomo nonostante la promessa a se stessa di non farlo mai, stupida perchè si era fidata di lui, stupida perchè gli aveva aperto il suo cuore, abbassando le difese che si era costruita con tanta fatica dopo la perdita di sua madre, stupida perchè dopo averlo visto con Shampoo avrebbe dovuto aspettarsi di tutto, stupida perchè non aveva scoperto quel tradimento da sola ed ora che lo aveva davanti agli occhi non aveva il coraggio di rivendicarne la conoscenza, stupida perchè si era innamorata di Ranma Saotome e non riusciva a dargli il benservito che meritava.
''Ranma...Forse è meglio che per un po' tu vada a stare da tua madre''
''Eh? Akane, mi spieghi che è successo?'' Era visibilmente scosso, oltre che arrabbiato: le pupille erano dilatate, le mani tremanti, il tono di voce più alto del dovuto.
''Mi dispiace'', rispose lei scuotendo semplicemente la testa.
La prese per le spalle ed iniziò a scuoterla leggermente, il suo sguardo vacuo lo stava facendo preoccupare, inoltre non riusciva a trovare alcun senso a quelle parole che gli suonavano così sinistre.
''Stai scherzando, vero?'', urlò facendola spaventare.
Nel vederlo ostentare un'aria innocente e sorpresa che per nulla si addiceva a quello che le era appena stato raccontato si riprese, come dopo una doccia gelata.
''Se credi che la tua coscienza sia pulita resta pure'', sibilò ritrovando la forza per arrabbiarsi. Dopotutto era lei la tradita, era lei che doveva urlare, ''Ma se per qualsiasi ragione pensi di avermi presa in giro, ti pregherei di sloggiare immediatamente''
''Ma sei scema? Io non ho fatto proprio niente!''
''Tu non l'hai mai voluto, questo fidanzamento!'' gridò scoppiando finalmente in un pianto liberatore.
La tentazione del codinato era quella di abbracciarla e rassicurarla, dirle che non era vero, che lui quel fidanzamento lo voleva eccome. Non da subito, magari, ma certamente da quella folle notte a Las Vegas in cui l'aveva vista così bella e fragile ed aveva capito che non avrebbe mai desiderato altro che proteggerla, per un periodo di tempo non necessariamente limitato.
Lo avrebbe fatto ed avrebbe fatto altro ancora, forse avrebbe anche usato quella parola con la A che gli faceva tanta paura.
Se solo non avesse passato un pomeriggio come quello che gli era toccato in sorte e che lo aveva prosciugato di tutta la sua energia e pazienza.
''Akane'', asserì fermo, impassibile, gelido. ''Io non so cosa sia successo oggi, sappi solo che ho avuto una pessima giornata e sono venuto qui per rilassarmi un po' prima di cena con quella che credevo essere ancora la mia fidanzata. Sai, l'ultima volta che ho controllato era così''
''Cercatene un'altra che ti faccia rilassare''
''E' questo quello che vuoi?'' chiese con la voce tremante che ne tradiva l'emozione, nonostante cercasse con tutte le sue forze di risultare freddo, implacabile.
''Sì''
''Molto bene. Addio, Akane''


Lo guardò uscire dalla sua camera contando i suoi passi, assaporando istante per istante la sensazione dolorosa che stava provando, registrandola, imprimendola in maniera indelebile nella sua memoria affinchè non capitasse mai più che Akane Tendo si fidasse di uno sconociuto.
Si voltò e vide lo schermo del cellulare illuminarsi, un'altra telefonata di Shinnosuke.
Inspirò a fondo, espirò con tutta la forza che aveva in corpo e rispose.
''Hey ciao, Shin! Stavo giusto per chiamarti... Che fai stasera?''





***





''Sicuro che non è un problema, se resto qui? So che per la mamma non lo è, ma questa è anche casa tua''
Hirai gli diede una paterna pacca sulla spalla e gli versò un aperitivo analcolico in un calice di cristallo, invitandolo a sedersi sulla poltrona in pelle del suo studio.
''Lì non ci faccio sedere neanche Ataru''
''Lo apprezzo molto, Hirai, davvero''.
Dopo un pessimo esordio, Ranma aveva trovato la figura paterna che in qualche modo gli era sempre mancata proprio in quell'avvocato dai modi gentili e dal sorriso sempre aperto, disteso.
''Che mi dici di lei?'', gli chiese il compagno di sua mamma sedendosi su un poggiapiedi basso di fronte a lui ed accendendosi un sigaro, ''Nodoka dice che è una ragazzina problematica...''
''Lei...'', soppesò bene le parole, ''Lei è la persona più importante della mia vita, e quando vuoi bene a qualcuno accetti il pacchetto completo, difetti inclusi''
''Credi che ci creerà problemi?''
''Basta tenerla lontana da quelle'', sorrise indicando le bottiglie di liquore pregiato elegantemente posate su un carrellino d'argento, ''E per il momento anche da Akane, è molto gelosa di me e non so come abbia preso questa faccenda del matrimonio''
''Te lo stavo giusto chiedendo: cosa è successo tra di voi? Se sei venuto qui deve esserci un motivo che va al di là di...''
''Ti prego, non voglio parlarne. Io Akane non la capirò mai. Andava tutto bene, poi all'improvviso tutto male. Mi ha praticamente cacciato di casa, sai? Ha iniziato a blaterare di coscienze sporche, mi ha accusato di non voler realmente stare con lei...''
''Insomma, sei destinato ad essere circondato da donne kamikaze''
''E' il mio destino, purtroppo'', abbassò la testa, stanco e sconfitto.
''Ranma, sei sicuro di non avere velleità musicali? Dal tuo vissuto uscirebbero delle bellissime canzoni!'', scherzò l'avvocato, scoppiando a ridere.
''Cos'è, tuo figlio non ce la fa da solo?'', lo rimbeccò prontamente il codinato.
''Oh no, Ataru è bravissimo. Tante volte penso che sia andato all'università solo per compiacermi, si vede che la sua reale passione è la musica. Scherzi a parte, anche io sono stato un giovanotto ribelle, ed ai miei tempi andava molto di moda un gruppo rock, probabilmente tu non li conosci nemmeno, si chiamavano Nirvana''
''Scherzi?'', gli occhi del giovane si illuminarono, ''I Nirvana sono il mio gruppo preferito da quando ne ho memoria!''
''Allora devo proprio mostrarti una cosa!''
Lo superò avviandosi verso la scrivania in mogano ed estraendole dal cassetto principale una foto incorniciata. Con la cautela e l'attenzione che si riservano solo ai tesori rari ed alle opere d'arte la porse al codinato, che sorrise nel vedere il suo patrigno ventenne, con un giubbotto di pelle consunto ed i capelli verdi arruffati, abbracciare quello che per lui era sempre stato più di un idolo.
''Non so se odiarti o stimarti profondamente''
''Credevo volessi chiedermi come sono finito a fare l'avvocato!''
''In realtà... Sì!''
''E' una lunga storia, ti dico solo che c'entrava il sogno di salvare i deboli e gli innocenti''
''E come ti sbagli?'', sorrise compiaciuto.
''Mettiamo su un disco? O forse voi giovani ascoltate solo musica in cuffietta?''
''Che fai, provochi?''

Mentre una delle sue canzoni preferite si espandeva nella stanza tramite un costosissimo dolby sorround di ultima generazione come il più glorioso degli inni, Ranma decise che, anche se la conosceva a memoria, non gli avrebbe fatto male prestare attenzione al testo, perdendosi nelle sue parole e rapportandole, per la prima volta in vita sua, alla sua esperienza personale.

I need an easy friend,
I do, with an ear to lend.
I do, think you fit this shoe,
I do, won't you have a clue.

''Hirai'', si accese una sigaretta.
''Dimmi, figliolo''
''Le donne sono sempre così complicate?''
''Sempre''
''Lo temevo''
''Ma quando incontri quella giusta, ne vale la pena'', sorrise facendo l'occhiolino a Nodoka, vedendola entrare nello studio.

''Se i miei uomini sono pronti, la cena è servita'', esclamò la stilista accennando un inchino con voce impostata.
''Vedi, Ranma? A quarantacinque anni ho scoperto che mia moglie sa anche anche cucinare, pensa un po'!", ironizzò l'uomo.
''L'ho fatto solo perchè abbiamo ospiti, non illuderti, marito. Mi dispiace che Ataru sia a Los Angeles, si perderà una bella cenetta'', rispose allegra posando una mano sulla spalla del figlio ed una su quella del marito e guidandoli in sala da pranzo, con aria materna.
Ranma si staccò a malincuore da quell'abbraccio e salì di corsa le scale dell'ingresso, andando a bussare alla porta del bagno.
''Ranko, muoviti, è pronta la cena!"








E insomma, ce l'ho fatta.
Scusate, scusate, scusate mille volte se vi ho fatti attendere ma, come vi avevo accennato, l'ispirazione mi ha lasciata e non è stato facile supplicarla di tornare, tanto più che questo capitolo, in origine, doveva avere un finale diverso, ma ci avrei messo un anno a scriverlo e voi altrettanto a leggerlo, già così è chilometrico e vi chiedo scusa.
Come vedete ci sono POCHE allusioni ai Nirvana. Il 5 aprile saranno 20 anni dalla morte di Kurt Cobain ed io, da brava fangirl tredicenne, mi sto disperando da giorni e non sono riuscita a non buttarceli in mezzo. Vi direi che questo capitolo è una sorta di tributo, ma mi sembra di fare peccato solo a pensarlo!
Grazie di cuore a voi che leggete ed un po' di più a voi che avete sempre voglia di commentare, scusatemi ancora per il ritardo e grazie (ancora di più) a chi mi ha amorevolmente ''stressata'' affinchè postassi, perchè in un momento di sconforto da scrittrice di quelli che solo io so vivere, mi avete dato la spinta giusta per mettermi alla scrivania. Ora sono persino gasatissima, pensate un po'! =)
Come sempre perdonatemi (e se vi va fatemi notare) eventuali errori, refusi e quant'altro, chè ho la tendenza a rileggere ogni due righe e, dopo un po', sono talmente assuefatta che non so nemmeno più cosa scrivo.
Ok, basta, devo smetterla di scrivere delle note così lunghe.
Buona settimana!



 

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Capitolo 18
*** The girl with the broken smile- prima parte: què hiciste? ***


NUOVO CAPITOLO
''Amore è un termine troppo debole. Ecco, io ti straamo, ti adamo, ti abramo!''
Woody Allen- Io ed Annie





Prima parte



Spense energicamente la sigaretta schiacciandola sul muretto in pietra su cui sedeva ed addentò il secondo croissant alla crema, divorandolo avidamente mentre lo innaffiava con lunghe sorsate di caffè amaro.
''Tutto bene, Akane?''
''Certo!'', rispose agitata mentre appallottolava il sacchetto in carta che fino a pochi secondi prima conteneva la sua colazione e si portava alla bocca un'altra sigaretta.
''Ne sei sicura?'', la guardò incerto Mousse, indeciso se lasciargliela fumare senza dirle niente o fermarla, benchè timoroso della sua reazione.
La mora, in tutta risposta, si alzò e si avviò decisa all'ingresso della scuola, lasciandolo indietro.


''Buon San Valentino, mia dolcissima Akane Tendo!''
''Oh no, Kuno!''
Rassegnata, si picchiò una mano sulla fronte mentre le si parava davanti la più grande composizione di rose rosse che avesse mai visto, sorretta e trasportata da ben due uomini più alti e muscolosi persino di suo padre.
''Come l'intrepido Cupido, Dio dell'amore, scaglia le sue frecce contro gli indomiti cuori dei giovani innamorati io, Tatewaki Aristocrat...''
''No guarda, non è giornata'', lo interruppe lei con una mano alzata, soprassandolo poi senza degnare di uno sguardo quella specie di giardino botanico che si era portato dietro e che tutti stavano deridendo e fotografando con i cellulari.

Aprì il suo armadietto e ne estrasse il libro di letteratura spagnola, fermandosi poi a rimirare il suo viso sullo specchietto che aveva appiccicato sul lato interno della porticina in metallo grigio.
Le occhiaie erano profonde ed il viso tirato. Era stato un grosso errore non truccarsi quella mattina, ma essendosi addormentata ancora vestita solo un'ora e mezza prima, appena rientrata a casa dopo la folle notte che aveva reso protagonisti lei e Shinnosuke, al suo risveglio aveva avuto solo il tempo di struccarsi, spogliarsi del miniabito nero e delle calze in pizzo che le prudevano da morire e schizzare fuori dal suo appartamento, vestendosi in ascensore.
Il rumore sordo e metallico che solo una porta dell'armadietto che sbatte alle 8 del mattino può provocare la fece sobbalzare, ma la sorpresa che provò non fu nulla in confronto al colpo al cuore che la travolse davanti al volto livido di Ranma ed alle maniche della sua camicia arrotolate sulle sue braccia muscolose, che rivelavano dispettose uno dei motivi per cui non riusciva davvero a farsi una ragione della loro rottura.
''Buongiorno, Akane''
''Ciao...'', rispose timidamente, con aria quasi colpevole.
''Ti sei divertita, ieri sera?''
''Eh?''
''Ti hanno vista. Tutti. Non pensavo fossi il tipo da minestra riscaldata, mi congratulo comunque per la classe che hai dimostrato buttandoti tra le braccia del tuo ex mentre  avevi ancora il sapore delle mie labbra addosso''
''Hai iniziato a frequentare Kuno?'', chiese sarcastica cercando di mascherare, a se stessa ancora più che a lui, le reazioni che quella semplice frase le aveva provocato.
''Non sto scherzando, Akane, sono furioso. Mi hai davvero dato il benservito per rimetterti con quell'idiota? Non ricordi cosa ti hanno fatto lui e Shampoo non più di due mesi fa?''
''Non che siano fatti tuoi'', replicò decisa, con la sicurezza che solo chi sa di avere la coscienza pulita e la piena ragione stretta nel pugno possiede, ''Ma si da il caso che tra me e Shinnosuke non sia successo assolutamente niente. Siamo usciti, è vero, abbiamo parlato e ballato e passato la serata insieme, ma non permetto proprio a te di venire a farmi la paternale. Dopotutto la vittima qui sono io, Ranma, e... Sì, ricordo perfettamente cos'hanno fatto lui e Shampoo, ricordo anche cosa ci hai fatto tu, se è per questo''.
''Ancora?'' chiese esasperato quasi urlando, con gli occhi spalancati, ''Ancora con questa storia? Cos'è, devo pagare uno scotto a cadenza mensile per uno sbaglio durato una sola, misera, stramaledettissima settimana?''
''Dove hai dormito ieri sera?'', lo sorprese, fissandolo con gli occhi ridotti a due fessure.
''Non sono affari tuoi'', rispose di getto, ancora arrabbiato.
''Dillo che ti piacciono quelle così'', sibilò tra i denti, ''Quelle che non si fanno problemi a concedersi al primo che passa, senza freni e reticenze''
''Beh, almeno loro sono divertenti e non ti fanno faticare per poi trovarti con un pugno di mosche in mano!", sbottò con le braccia spalancate, mordendosi immediatamente la lingua ed allungando una mano verso la sua fidanzata, tremante e rossa in volto, umiliata e sull'orlo delle lacrime.
''Si riduceva tutto a questo sin dall'inizio, vero?'', la testa bassa, gli occhi umidi nascosti sotto la frangetta.
''N- no Akane, io...''
''Per favore, di' a Mishigawa che sono stata male e sono tornata a casa...''
''Akane, io non volevo dire...''
''Buon divertimento, Ranma. Addio''



La guardò allontanarsi rassegnato, impotente.Avrebbe potuto correrle dietro, fermarla, dirle che l'amava e baciarla passionalmente sulla porta, come nel migliore dei film romantici, il giorno di San Valentino.
Ma la vita non era un film, la stanchezza fisica e mentale che la notte passata gli aveva lasciato sugli occhi, che non sembravano voler restare aperti, e sulle gambe, che a stento lo reggevano, oltre al crollo emotivo che stava subendo da 12 lunghe ore ed all'immagine della sua media di voti che sarebbe scivolata inesorabilmente, ancora un po', ancora più in basso, se si fosse anche solo azzardato a pensare di saltare un'altra lezione lo spinsero a fare la scelta più ovvia e codarda: voltarsi ed entrare in classe. Almeno lì si sarebbe potuto sedere.

Il professore di letteratura spagnola, Hikaru Mishigawa, aveva la peculiarità di essere l'uomo più noioso che Ranma avesse mai incontrato.
Parlava in maniera lenta, pacata, soporifera, di cose che Ranma non poteva nè voleva capire, mentre la sua mente vagava ed i suoi drammi personali prendevano il posto di quelli che animavano la resistenza spagnola, sembrando, ai suoi occhi, decisamente più gravi ed insormontabili.
Non era stata una bella sorpresa, per lui, vedersi piombare sua cugina tra capo e collo, con un visto da turista di 90 giorni che aveva rimediato chissà come e che sembrava intenzionata a sfruttare fino all'ultimo istante.
Ranko era una sedicenne difficile, ingestibile e pericolosa.
Figlia di Ryochi, fratello gemello di Genma, aveva dimostrato i primi squilibri sin dalla tenera età di sei anni, quando un' inondazione aveva deciso di portarsi via sua mamma e la sua sorellina, oltre che la loro casa, proprio la notte in cui era partita senza salutarle per partecipare ad un improvviso viaggio di addestramento con suo padre, suo zio e Ranma. Non si era mai perdonata di essere sopravvissuta alle due persone più importanti della sua vita, e le ripercussioni subite da chiunque le stesse intorno erano state gravi quasi quanto la tragedia stessa.
Se per un ragazzo come lui era stato difficile crescere senza la presenza di sua madre, che era comunque in vita ed in salute, per una bambina sensibile come Ranko era stato un vero e proprio trauma, tanto più che Ryochi, a differenza di Genma, non aveva minimamente a cuore la sua primogenita, rea di essere nata femmina nella famiglia più maschilista di tutto il Giappone il cui patriarca, il grande Maestro Happosai, era famoso per essere un ammasso di testosterone su due gambe.

Avevano cenato e per un momento Ranma aveva addirittura pensato che sarebbe andato tutto bene: Ranko era stata adorabile, incantevole con l'appena conosciuto Hirai e deliziosa con la zia Nodoka; l'aveva addirittura aiutata a scegliere i capi di punta per la sua nuova collezione, improvvisandosi modella e prestandosi alle follie della stilista, che a mezzanotte le stava ancora punzecchiando le caviglie con gli spilli per capire a che altezza far fare l'orlo ad un pantalone.
Dopo essere saliti nella camera degli ospiti, pronti a dormire abbracciati come facevano sempre, però, Ranma aveva finalmente rivisto la sua cuginetta in tutto il suo splendore: mentre era sotto la doccia, intento a pensare a cosa fare con Akane che era evidentemente impazzita, lei si era scolata un'intera bottiglia di vodka, aveva vomitato nel lavandino del bagno e si era fatta prendere da una crisi di pianto che sembrava non avere mai fine.
Lo aveva trascinato alle due di notte in giro per le strade, alla ricerca di una farmacia aperta che le vendesse un test di gravidanza e poi al Bunker, il locale più malfamato di Manhattan, per trovare una sua vecchia amica di nome Charlize, conosciuta due anni prima a Tokyo ad un concerto dei Libertines.
Era uscito dal locale per rispondere ad una telefonata di Hiroshi, che lo chiamava per informarlo che Akane se la stava spassando con Shinnosuke e deriderlo goliardicamente insieme a Daisuke e Ryoga e, al suo rientro, l'aveva trovata con un Black Russian in mano ed una forse sigaretta nell'altra a flirtare con un rapper famoso che aveva più del doppio della sua età.
L'aveva portata via da lì, ma la notte di Ranko non era ancora finita: dopo aver attirato l'attenzione di cinque malviventi grossi ed arrabbiati, con cui il codinato aveva dovuto poi fare a botte, aveva fatto il diavolo a quattro per eludere la sorveglianza dell' Empire State Building, salire fino in cima ed ammirare il sorgere del sole all'alba.
Si era addormentata in piedi nell' ascensore di casa alle 7 del mattino, lui l'aveva amorevolmente messa a letto, si era fatto un'altra doccia ed era corso a scuola, fisicamente e mentalmente provato, e ad attenderlo aveva trovato un'Akane furiosa ed un Mishigawa più noioso del solito.
Chiuse gli occhi per un istante e si trovò immediatamente tra le braccia di Morfeo, cullato dalla voce piatta e fioca del suo insegnante e venendo trasportato in un mondo onirico ben più amichevole di quello reale, in cui le pareti della scuola erano fatte di zucchero filato, lui era l'artista marziale più famoso del mondo e la sua fidanzata lo accoglieva a casa fiera ed amorevole, con in mano qualche delizia appena sfornata.





***




Camminava stancamente per le vie della città, senza una meta ben precisa.
Era strano essere in giro durante le ore di scuola, a ben pensarci erano mesi che non saltava più le lezioni. Forse... Sì, più o meno dall'arrivo di Ranma.
Mentre pensava che la giornata non avrebbe potuto essere più fredda e che le dannate gonne dell'uniforme scolastica erano troppo corte e leggere, vide l'ultima persona che avrebbe desiderato vedere e, terrorizzata, girò l'angolo e prese a camminare il più veloce possibile per evitarla.
''Niña! Hey, niña!''
Si voltò fingendo sorpresa, con un sorriso tirato che, ne era sicura, la faceva sembrare una di quelle stupide maschere con la faccia da politico che suo padre amava indossare a Carnevale.
''Estrella! Che... Che ci fai qui?'', chiese tentennante.
''Yo? Yo stavo facendo la spesa!'' urlò furiosa sventolandole davanti due enormi sacchetti in plastica dall'aria pesantissima, ''Sei tu che no dovresti estar aquì''
''Ecco, io... Alla prima ora mancava il professore, e...''
''Y dònde està Ranma?''
''E che ne so io di dove sta quello stupido?'', s'indispettì.
''Niña, niña...''
''Cosa?''
''Hai marinato la scuola!", le puntò il dito contro, facendo cadere un'arancia dal sacchetto che teneva nella destra.
''No!", mentì cercando di confermare le sue parole con il linguaggio del corpo, accompagnandole con degli ampi gesti della mano a confermarne l'innocenza, ''Davvero, M-Mishigawa è malato e...''
''Akane... Ranma ha dormito fuori questa notte, y tu no l'hai presa bene. Yo ho sentito. Todo siento, yo. Avete litigato perchè señorita Nabiki te ha detto che lui ha un'amante, y tu lo hai spedito da señora Nodoka. Solo che ora stai male, e quindi no sei andata a scuola perchè è San Valentino y poi soffri. Oh sì che soffri. Està claro''
''No che no està claro!", si scaldò la giovane, ''Senti, che faccia pure quello che gli pare, sono stati i nostri genitori a decidere per il nostro fidanzamento, non noi''
''Y tutto quel movimento di lingue che ho sentito in camera tua in questi due mesi?''
''Te lo brucio quel maledetto citofono interno, Estrella!"
''Bimba'', le mise una mano sulla spalla, lasciando cadere pesantemente il sacchetto, ''Parla con lui''
''No, no e no!'', scosse energicamente la testa.
''Ci parlo io?''
''Non ti azzardare!"
''Yo pienso que sea stato un malentendido, un malinteso, piccola mia. In ogni caso, tuo padre e señor Genma escono a mezzogiorno. Vatti a prendere un caffè che mi sembri mezza addormentata y poi raggiungimi, ok?''
''Ok Estrella, ti voglio bene''

Accettò di buon grado il bacio che la portoricana le posò sulla fronte e continuò a camminare dritta, trovandosi in pochi minuti ad un isolato dall'appartamento di Ataru. I Silver Coral erano in tournèe dal primo gennaio e sarebbero stati via ancora una settimana: peccato, pensò, i consigli del bassista erano sempre preziosi per lei.
Timorosa di incontrare Hirai, o peggio Nodoka, si rifugiò in un piccolo bar che sembrava stare lì da sempre, uno dei pochi rimasti a vendere un solo tipo di caffè, senza tutte le varianti glamour e fantasiose che andavano di moda nei vari Starbucks e derivati.
Si sedette in uno dei tanti tavolini liberi e polverosi ed ordinò allo svogliato cameriere una tazza in formato extra large, che prese a sorseggiare sfogliando distrattamente la rubrica del cellulare, aspettando impaziente che arrivassero le 12 per poter tornare a casa ed andare finalmente a dormire.
La notte con Shinnosuke era stata folle, sfrenata, una delle più belle della sua vita.
In fondo, se c'era qualcuno che la conosceva bene, al mondo, era proprio lui.
Sebbene Mousse fosse il suo migliore amico da quando ne avesse memoria, infatti, Akane aveva sempre dovuto frenare la sua vera natura durante le serate con lui.
Mousse era un ragazzo studioso e determinato, che rincorreva il sogno di diventare astronauta sin da bambino, uno che non aveva mai perso di vista i suoi obiettivi e non aveva mai, nemmeno una volta, nemmeno per sbaglio, commesso errori che potessero pregiudicarne il raggiungimento.
Mousse non si era mai ubriacato nè avrebbe mai messo in imbarazzo se stesso e la sua famiglia con comportamenti inappropriati in pubblico, non aveva mai saltato una lezione e, durante le sere settimanali, non rientrava mai a casa più tardi delle 23. La sua media era la più alta degli studenti del secondo anno di tutto il Paese, si diceva che non avesse mai preso un voto più basso della A, in nessuna materia.
Anche Akane era brava a scuola e sapeva comportarsi in pubblico, ma come tutte le adolescenti arrabbiate ed infelici che hanno subito un trauma da bambine, ogni tanto aveva bisogno di sfogarsi, di fare qualche stupidaggine di cui avrebbe riso qualche settimana dopo, di lasciarsi andare.
E Shinnosuke per certe cose era il numero uno.
Al concerto degli amici di Hiroshi avevano ballato come dei pazzi, scatenandosi e producendosi in imbarazzanti coreografie come se nessuno li stesse guardando, avevano bevuto un paio di birre, giusto per scaldarsi, si erano lanciati in una sfida al karaoke nella sala al piano superiore del locale e poi avevano lasciato la compagnia per dirigersi al ristorante preferito di Akane, dove a mezzanotte e mezza avevano fatto merenda con tre hamburger di soia a testa e due enormi fette di cheesecake alla fragola.
Erano tornati a casa di Hiroshi, dove si erano lanciati in una sfida all'ultimo sangue a GTA -Meno male che qui avrebbe dovuto esserci Ranma, aveva pensato sarcasticamente prima di battere Daisuke per la terza volta di fila-, avevano poi trascinato gli amici a ballare, li avevano salutati di nuovo ed avevano preso a camminare scalzi sul ponte di Brooklyn, fino ad arrivare dall'altra parte, fermandosi di tanto in tanto ad ammirare l'alba.
Mentre il sole sorgeva ed il suo volto pallido si colorava di rosa, Shinnosuke le aveva cinto le spalle con un braccio e le aveva detto di amarla. Ancora, disperatamente, così aveva detto. Il fatto che in Akane, in quel momento, stesse bruciando solo il desiderio di baciarlo per farla pagare a Ranma le aveva fatto capire che non poteva nè avrebbe mai potuto ricambiarlo, per cui lo aveva abbracciato e gli aveva chiesto di rimanere suo amico..


Il suo sguardo era perso nella pozza nera contenuta dal suo bicchierone di carta, in cui si stava specchiando, e la sua mente annebbiata dai troppi pensieri. Non notò immediatamente, quindi, una cosa che invece sarebbe dovuta saltarle all'occhio subito: non era più l'unica cliente del bar.
Sulla porta, con aria trafelata, una bella ragazza stava facendo il suo ingresso, accompagnata dal suono dei campanellini che si muovevano quando l'uscio veniva aperto o chiuso.
Attratta da quel rumore, Akane alzò gli occhi e diede una prima occhiata superficiale alla sua compagna di sventura, chissà se lo sapeva già che in quel posto il caffè faceva davvero, davvero schifo.
Era una ragazza esile, minuta, ma molto sexy e provocante, benchè vestita come una senzatetto, almeno all'apparenza. Indossava un vestitino leggero a fiori ampio e molto corto, che lasciava scoperte delle bellissime gambe, nude nonostante il freddo, magre ma tornite. Portava degli anfibi slacciati dai quali facevano capolino dei calzettoni in spugna e, sopra il vestito, un pellicciotto leopardato corto.
Aveva dei bellissimi capelli rossi che le cadevano ondulati e morbidi fino a sotto il seno, incorniciando un viso che probabilmente, se non fosse stato coperto da degli occhiali da sole scuri ed un cappello a tesa larga in feltro nero, sarebbe stato bello tanto quanto il suo corpo.
Emanava un fascino selvaggio al quale nessuno avrebbe potuto resistere, sembrava una diva in incognito, una star di hollywood, o forse una viaggiatrice, una ragazza che aveva vissuto la sua vita ai cento all'ora, una che non aveva paura di niente, che la sapeva lunga.
Vergognandosi della divisa scolastica che aveva insosso, che la faceva sembrare la viziata secchiona figlia di papà che era, si avvicinò al bancone dove la rossa stava sorseggiando un Jack Daniel's e vi si appoggiò, chiedendo un altro caffè al barista che però la ignorava, perso com'era con lo sguardo nella scollatura della straniera.

''Hey bimbo, la mia amica qui ti ha chiesto un caffè'', sbottò rude la ragazza, facendo tintinnare il bicchiere per fargli intendere che avrebbe dovuto riempire anche il suo.
''Grazie'', le sorrise dolcemente, ''Io sono Akane, piacere di conoscerti"
La rossa la fissò per un istante, pensierosa, studiandola mentre sorseggiava lentamente la sua bevanda.
''Oh porca troia, tu sei Akane Tendo! Hai i capelli più corti, ma sei tu!", strillò poi puntandole un dito contro, portandosi l'altra mano alla bocca.
''Sì'', sbattè gli occhi la mora, ''Ci conosciamo?''
''Mmh no, hem...'', le sorrise maliziosa, ''Beh tu sei famosa, sai? Sei o non sei una delle It Girls della città?''
''Beh veramente, io...'' arrossì imbarazzata.
''Akane, sono proprio felice di conoscerti!'', la prese sotto braccio la nuova amica, ''Io sono... Hem...'', si guardò intorno in cerca di ispirazione, ''Moka... Monica. Monica Cup'', sorrise.
''Piacere, Monica. Sei nuova in città?''
''Beh sì'', rispose risoluta lei. Quanto a mancanza di femminilità se la giocavano, si sorprese a pensare la mora. ''Mio padre, sai... Viaggia molto. Per lavoro, sì''
''E di dove sei originariamente?''
''Del New Jersey!'', rispose velocemente, quasi mangiandosi le parole.
''Beh ma è solo ad un'ora di strada da qui!", rise Akane.
''Già, ahahah!'', la sua risata argentina fece addirittura uscire il cuoco dalle cucine. ''Ma dimmi di te'', la incalzò prima che potesse farle qualche altra domanda a cui non avrebbe saputo rispondere, ''Sei la figlia di un grande maestro di arti marziali, vero? Tendo...''
''Soun Tendo, sì! Tu combatti?''
''Sì, un po'...''
''Ti piacerebbe fare un piccolo incontro?''
''Vuoi combattere?'', chiese indecisa la rossa.
''Sì, ma solo per divertirci!''.
In fondo era una vita che non lo faceva e le mancava, oh se le mancava.
Le arti marziali erano l'aria che respirava, la sua unica ragione di vita, e la sola prospettiva di poterle praticare con qualcuno di competente, anche se solo per pochi minuti, la appagava quasi come la luce in fondo ad un tunnel appaga un disperso.
Quello stupido di Ranma le aveva fatto promettere di non fare più a botte nei vicoli, di non fare più a botte in generale, e lei non lo aveva mai tradito.
Ma lui aveva tradito lei, dunque anche se avesse contravvenuto a quel patto sarebbero stati pari.
''E dove potremmo andare a sfidarci?'', le chiese la nuova amica ridestandola dai suoi pensieri.
''Non preoccuparti, ci sono un sacco di posti. Manhattan è un'isola fantastica, non hai idea di quanti vicoli isolati ci siano ad un passo dai negozi alla moda ed alle strade affollate del centro'' rise felice. Avrebbe combattuto, lo avrebbe fatto davvero!
''Va bene, baby, ma c'è una posta in gioco. Io non combatto mai senza uno scopo'', replicò seria Monica, ''Chi perde paga da bere, perchè dopo andiamo a berci qualcosa, vero, Akane?''
''Certo!'' esclamò fintamente sicura di sè, ma per niente convinta. Prima di mezzogiorno, la cosa più particolare che avesse mai bevuto era stata il latte al cioccolato.



***




Ranma tornò a casa distrutto, fortunatamente le lezioni erano finite prima ed avrebbe avuto l'intero pomeriggio per riposarsi prima di tornare da Ranko.
Aveva bisogno di una pausa da quella ragazza, era lì da meno di 24 ore ed era già stanco di essere l'unico a prendersi cura di lei.
Se solo avesse potuto parlarne con suo padre.
Si buttò stancamente sul letto senza nemmeno guardarsi intorno, rendendosi conto troppo tardi che mancava qualcosa.
Le lenzuola, per cominciare, ma anche i libri sulla scrivania, i vestiti nell'armadio, i suoi poster alle pareti e la sua sacra ed intoccabile cintura nera, che solo a lui era permesso prendere in mano.
Nervoso ed amareggiato come poche altre volte nella sua vita corse in camera di Akane, entrandovi come una furia senza nemmeno bussare. Era troppo.
''Akane!''
Solo quando si rese conto che la stanza era deserta ed il letto ancora intatto, capì che qualcosa non tornava. La più giovane delle Tendo non era rimasta a scuola ma non era neppure tornata a casa, inoltre lo aveva cacciato malamente dall'appartamento ed aveva addirittura fatto in modo che tutta la sua roba sparisse.
Era strano come la gente potesse cambiare idea da un momento all'altro, Akane aveva insistito affinchè Ranma la smettesse di sentirsi un ospite, perchè avesse, per una volta, un punto fisso cui far riferimento.
Ne parlavano spesso, tra un bacio e l'altro. Lui le raccontava degli stenti patiti e lei lo accarezzava dolcemente assicurandogli che quei tempi erano finiti, che quella casa era anche sua, e sarebbe stato così finchè lo avesse desiderato.
Ranma non capiva come la sua ragazza avesse potuto cambiare idea così facilmente sul loro rapporto, sui suoi sentimenti; se lui voleva bene ad una persona, generalmente la cosa andava oltre una semplice discussione.
Anche se c'era da dire che, se ne ricordò mentre scendeva le scale e correva furioso a cercarla, la ragazza non aveva mai parlato di amore.
Beh neanche lui, ma non era quello il punto.



***



''Scusa. Davvero, scusami''
''Ma no!", sorrise Akane posandosi un cubetto di ghiaccio sulla guancia, vicino all'occhio nero che probabilmente le stava spuntando, ''E' stato un combattimento leale ed hai vinto tu. Sei stata bravissima Monica, complimenti''
''Grazie'', sorrise Ranko un po' stranita, prima di ricordarsi che Monica era il nome fittizio che aveva dato ad Akane per non farsi riconoscere.
''Ma dimmi qualcosa di te, ora che sei senza occhiali vedo che hai origini giapponesi anche tu'', la incitò la mora che non vedeva l'ora di sapere tutto sulla splendida ragazza che aveva di fronte, che ad ogni sorso di Negroni le sembrava più fantastica.
''Allora, sì...'' biascicò Ranko continuando a bere, ''Sono giapponese, sì...''
''Cosa ti porta a New York?''
''L'amore'', mentì lei, socchiudendo gli occhi. Se tutto fosse andato come aveva programmato si sarebbe liberata di quella scocciatrice entro il primo bicchiere.
Peccato, però, era davvero carina.
''Davvero?'' sospirò Akane incantata. Chissà che uomo meraviglioso fosse chi aveva la fortuna di stare al fianco di una bellezza del genere.
''Sì, Akane. Vedi, il nostro è un legame indissolubile. Un grande amore, sì. Siamo così simili... Anche lui è un artista marziale, sai? Anzi, è proprio il mio maestro!"
''E vive a New York City? Come si chiama? Magari l'ho sentito nominare!''
Prese fiato, prima di pronunciarne il nome. Lo stava facendo davvero?
La notte precedente Ranma le era stato incollato senza lasciarla un attimo, vero, ma da quando era uscito dal Bunker per fare una telefonata aveva totalmente cambiato atteggiamento, era ombroso, serio, triste.
Aveva appositamente provocato una rissa per sbirciare il suo cellulare e capito, grazie ad uno scambio di messaggi con una certa Nabiki, che il problema era Akane.
No, decisamente non poteva permettere che il suo adorato cuginone dedicasse tante attenzioni ad una donna che non fosse lei, quindi si fece coraggio e si apprestò a distruggere i sogni della persona che aveva di fronte.
''Ranma Saotome. Il mio amore è Ranma Saotome''.







La verità l'aveva colpita in faccia come l'aria gelida quando ci si tuffa nel vuoto dall'alto, di testa.
Aveva giusto fatto in tempo a salutare Monica con una scusa prima di scappare via e sciogliersi in un mare di lacrime, appena girato l'angolo, seduta su una panchina.

''Hey''
Alzò gli occhi e lo vide, bello come una divinità greca, arrogante come il mare in tempesta, fiero come la montagna più alta del promontorio.
E sembrava volerle dare il resto.
''Sono i sensi di colpa a farti piangere, vero?'' domandò spocchioso, con una voce roca e ferma che Akane non ricordava.
''Non hai proprio pietà di me, eh Ranma?'' chiese esausta.
''E che cosa c'entro, io? Hai fatto tutto tu, Akane" rispose con la rabbia che gli traboccava dagli occhi, alzando la voce, ''Addirittura meritavo questo? Sono un ospite così sgradito?'' si sfogò infine urlando.
''Cosa? Che diavolo stai dicendo?'', chiese lei sorpresa, spalancando gli occhi.
''Dimmi dov'è finita la mia roba. La mia cintura, Akane, dimmi dove cazzo è la mia cintura'', la ragazza non l'aveva mai visto più arrabbiato.
''Ma quale cintura?''
''Mi hai sbattuto fuori a calci in culo e non so neanche il perchè! Che c'è, ti eri stufata?''
''Solo perchè ti ho chiesto di andare a dormire da tua mamma? Non mi sembra che ti sia dispiaciuto, visto che è tornata la tua fidanzata! Quella vera, intendo''
Ranma indietreggiò di un passo.
''Cosa? Ma chi, mia cugina?'', chiese. Non voleva dirlo ad Akane, non subito, ma se il problema fosse stato solo quello...
''Mia cugina! La vecchia storia della cugina!", urlò lei allargando le braccia, ''Parlo di Monica, Mo-ni-ca, Monica Cup, la tua fidanzata''.
''Chi, scusa?'', rise nervoso, ''Non conosco nessuna Monica Mug''
''Cup''
''E' sinonimo''
''Oh, bene, siamo diventati intelligenti! Vedo che una notte fuori ti ha fatto bene! Non pensi a me? Non pensi a come mi sono sentita quando ho saputo del vostro legame indissolubile?'', lo incalzò.
''Ma io non so di che parli!''
''Mi fai schifo'', sentenziò alzandosi in piedi e trovandosi finalmente faccia a faccia con il suo interlocutore.
''Chi ti ha fatto questo?'' chiese serio lui prendendole il mento tra le dita ed osservando pensieroso il suo occhio nero.
''Che ti frega?'', si scostò.

Era indispettito, infastidito, era soprattutto stanco.
Akane era una ragazza fragile come l'interno di un negozio di cristalleria, ma allo stesso tempo distruttiva come un elefante sovrappeso che scappa terrorizzato da un topolino all'interno del negozio stesso.
Si era sempre detto che il destino di un uomo forte era stare con una donna forte come lei -Come Goku e Chichi, aveva addirittura pensato una volta-, ma l'idea di passare la vita al fianco di un'altra Ranko lo terrorizzava e lo sfiniva allo stesso tempo. Era già allo strenuo delle forze, ancor prima di cominciare.
Quello che disse subito dopo gli costò molto, ma gli sembrò inevitabile.
''Akane'', sospirò esausto, calmo. ''Io sono stufo. Non ne posso più di essere circondato da psicopatiche. Il fidanzamento è rotto, te lo dico in via ufficiale ed a scanso di equivoci. Andrò a casa a prendere le mie cose, sempre che tu non abbia già bruciato tutto''
''Io non ho toccato niente'', replicò lei tra i denti.
''Comunque, me ne vado stanotte. Per favore, stattene ancora un po' in giro. So che è da maleducati chiederti di non entrare in casa tua, ma ho bisogno di fare le valige, ringraziare i tuoi ed avvisare mio padre''

Si allontanò in silenzio senza aggiungere una parola, senza voltarsi mai, fino a sparire nel nulla da cui era sbucato sei mesi prima.
''Casa nostra'', mormorò lei piangendo, quando il ragazzo che amava non poteva più sentirla.




***




Estrella cantava a squarciagola una vecchia canzone di Jennifer Lopez mentre spolverava la credenza, agitando i fianchi a ritmo di musica ed usando il piumino come microfono.
''Ayer los dos soñábamos con un mundo perfecto, ayer a nuestros labios les sobraban las palabras...''*
''Estrella!"
''Porque en los ojos nos espiábamos el alma, y la verdad no vacilaba en tu mirada... Oh ciao bimbo. Come stai?''
''Sono venuto a salutarti. Me ne vado. Per sempre''.
Senza scomporsi, la cameriera gli prese le mani, si avvinghiò a lui e lo coinvolse in una specie di ridicola danza circolare.
''Ayer nos prometimos conquistar el mundo entero, ayer tú me juraste que este amor serìa eterno...''
''No, Estrella. Non voglio ballare'', la donna ignorava le sue richieste, continuando, nel suo disappunto, a strusciarsi addosso a lui, ''Non so cosa le ho fatto, lo capisci? Ok, forse ho esagerato con quella battuta sulla castità, stamattina, ma lei è uscita con Shinnosuke e... Monica... Chi è 'sta Monica?''
''Por que una vez equivocarse es suficiente, para aprender lo que es amar sinceramente...''
''Estrella, mi vuoi ascoltare? Io ed Akane ci siamo lasciati, ok?'', urlò, ''Me ne vado per sempre, volevo solo dirti addio''
''Qué Hiciste?'' urlò improvvisamente lei, spingendolo e facendolo cadere su una sedia, inerme davanti alla verve della cantante, che fingeva di schiaffeggiarlo mentre continuava a dimenare il sedere e cantare, ''Hoy destruiste con tu orgullo la esperanza, hoy empañaste con tu furia mi mirada...''
''Estrella, mi ascolti?''
''Borraste toda nuestra historia con tu rabia, y confundiste tanto amor que te entregaba...''
''Por favor!", continuò ad implorarla mentre la donna, in piedi davanti a lui, s'impettiva e, piumino alla mano, partiva con l'acuto, ''Còmo permiso para así romperme el alma?''
''Estrella, dannazione!" gridò alzandosi in piedi e cingendola per le spalle, attirando finalmente la sua attenzione.
''Dicevi, bimbo?'', chiese innocente.
''Me ne vado. Tra me ed Akane è finita'', sentenziò.
''Oh madre de Diòs!", si picchiò una mano sulla fronte, prendendo a farsi ripetutamente il segno della croce, ''E adesso chi lo sente Señor Tendo? E la bambina, la bambina!  Ahora no mangerà più, como prima. Y scapperà de casa, y le risse nei vicoli... Oh no, no! Yo me licenzio, vengo con te, niño!'', urlò agitata slacciandosi il grembiule e buttandolo sulla cucina, ''Señora Nodoka cerca una governante per caso? Yo no ce resto aquì, oh no!''
''Calmati, starà benissimo. Ha fatto tutto lei, pensa un po'!"
''Lei pensa che tu abbia un'amante, Ranma. Chi è la ragazza con cui sei stato ieri pomeriggio a Central Park?''
''Mia cugina Ranko'', mormorò pensieroso chiedendosi come la donna facesse a sapere tutte quelle cose, ''Ma mio padre non lo deve sapere, acqua in bocca'', le posò un dito sulle labbra carnose.
''Ma Akane lo sa?'', chiese la cameriera guardandolo con attenzione, con un tono brusco e perentorio che avrebbe messo sull'attenti anche un generale dell' esercito.
''N-No, beh... Ma lei ha parlato di una certa Monica e-e... Ha fatto sparire tutta la roba dalla mia stanza, e...''
''Scemo!" urlò la donna tirandogli uno schiaffo dietro la nuca, ''L'ho spostata io la tua roba, perchè la tua cameretta al piano di sopra està pronta! Ahi què burro!"
''C- Cosa?'', deglutì lui.
''Vai a ver, ni
ño. Vai pure'', lo congedò con un frivolo movimento della mano.



Salì le scale tre alla volta, per fare prima, fino a giungere al terzo piano, quello che sarebbe dovuto diventare il suo.
La sua stanza era bella e grande come Soun gli aveva promesso, nei toni del blu e con un'enorme parete rosso fuoco alle spalle del letto a due piazze, proprio come aveva chiesto.
Sulla scrivania in mogano erano posati tutti i suoi libri ed un computer nuovo di zecca, i poster erano appesi alle pareti e sul comodino, vicino ad una foto incorniciata di lui e Ranko, faceva bella mostra di sè la sua adorata cintura nera.
Erano solo le 17 e si era già sentito uno stupido un milione di volte.
Si sedette sul letto e si rigirò la foto tra le mani per qualche minuto, facendosi quasi esplodere il cervello per cercare di capire chi fosse la ragazza di cui Akane parlava, Monica.
Decise di andare a prendere un po' d'aria in terrazza, il posto segreto di Akane, ricordò, e poi entrò nella sua piccola palestra privata, imbattendosi, suo malgrado, in un Happosai totalmente nudo che sguazzava nell'idromassaggio del bagno di Genma, che si trovava lungo la strada per raggiungere la stanza.
Si tolse la giacca dell'uniforme, la cravatta e la camicia e prese a fare qualche flessione, per scarcarsi.
Ed in un attimo, capì.
Akane aveva parlato di ragazze appariscenti, di ragazze dall'aria facile.
Aveva un livido in faccia talmente solcato e scuro da superare di gran lunga quelli che le lasciavano Sven ed i suoi compari, ma allo stesso tempo troppo poco esteso per essere stato lasciato da una grossa mano maschile.
Akane aveva parlato di un legame indissolubile.

Buttò un occhio ai karateji impacchettati lasciati in un angolo, quelli che avrebbe dovuto regalarle la sera di San Valentino, quella sera, ed iniziò a tormentarsi e chiedersi dove fosse Akane e cosa fare per recuperare il suo rispetto dopo averla trattata in quel modo, per giunta in un giorno del genere.
Che cosa ho fatto?






Ma ciao a tutti, come vedete posto sempre in orari d'ufficio!
Allora, come state? Non ci sentiamo da un po', lo so, ma quello passato è stato un mese davvero incasinato, ho avuto dei problemi personali (risolti, grazie!) che mi hanno tenuta lontana dal pc, poi vari casini, il tempo passava e blablabla, ma chissene. Sono tornata.
Scusate, scusate, scusate il ritardo e scusatemi ancora di più per il capitolo spezzettato e la trollata della citazione iniziale, che sembra non c'entrare nulla ma c'entra un sacco (vi assicuro che quando leggerete il seguito, che arriva entro SETTE GIORNI e stavolta lo giuro, sarete felici di aver aspettato!).
So che con alcuni di voi sono indietro con le recensioni, recupererò.
La canzone che canta Estrella è ''Que hiciste'' di Jennifer Lopez, scusatemi se vi rimando a Tuttotesti e simili invece di trascrivere la traduzione ed allo stesso modo scusatemi per i soliti eventuali refusi e typo, ma se domani mattina QUALCUNO (Ciao, Ele!) non trova il capitolo mi ammazza.
Per non parlare di tutti gli altri che aspettano, che ringrazio di cuore per i messaggi di questi giorni, ma sappiate che Eleonora è quella che mi fa più paura! XD
Anto, scusami se ti ho scritto che avrei pubblicato entro le 23, mentivo, ma allora non lo sapevo!
Grazie di cuore a chi leggerà ed ancora di più a chi avrà voglia di lasciarmi un commento, lo sapete che siete la mia motivazione più grande!
Ok, ho finito, lo giuro.
Buona giornata!



















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Capitolo 19
*** The girl with the broken smile- seconda parte: she will be loved ***


SECONDA PARTE
Seconda parte







Era triste sentire di non avere una casa.
O meglio, era triste avere una casa e sentire di non poterci andare.
Ranma l'aveva pregata di lasciargli del tempo per salutare tutti ed abbandonare il suo appartamento ed Akane aveva accettato inerme, quasi rassegnata all'idea che il suo folle fidanzamento con quel buffo ragazzo col codino fosse svanito in un attimo, come le nuvolette di fumo che cacciava dalle sigarette che non faceva che accendere si disperdevano nell'aria gelida di febbraio mentre sedeva sul muretto di cinta della scuola, mentre Ukyo e Ryoga, ignari della sua lotta interiore e di quanto appena accaduto, si stavano baciando seduti accanto a lei e Mousse le teneva la mano sinistra senza lasciarla mai, senza dire nulla, facendole semplicemente sentire la sua presenza.
Le 16, le 17, poi le 18. La scena rimaneva invariata come la tenacia con cui si chiedeva se non fosse stata lei a sbagliare tutto, se non avesse fatto male ad aspettare di concedersi a lui, se non avesse dovuto lottare un po' di più per tenersi stretto l'uomo che amava, come se fosse stata lei stessa a decretare la sua sconfitta contro un'avversaria che l'avrebbe potuta battere senza nemmeno impegnarsi, che era più bella, più sexy, più interessante e persino più forte di lei.
Le 19, le 20.
Ukyo e Ryoga si erano staccati per riprendere fiato, e nel vederli finalmente tornati nel mondo reale anche Mousse aveva lasciato la sua mano, che ora era accaldata, sudaticcia ed indolenzita.
''Allora, andiamo a mangiare qualcosa? Ho una famina!''
''Signor Hibiki, ma lei non era un poeta mancato? E' questo il massimo che sa fare? Famina?'' ammiccò Ukyo tirandogli uno schiaffetto sul ginocchio e tirandone uno morale ancora più forte ad Akane: quegli scherzi, quell'ironia, quel prendersi in giro costantemente già le mancavano.
''Hem... Hem...'' tossì Ryoga imbarazzato. Da quando stava con Ukyo aveva smesso di scrivere della sua vita ed aveva cominciato a viverla. Ed era meraviglioso.
''In ogni caso, nel mio appartamento -o tugurio, come volete- ho ancora le vecchie piastre per okonomiyaki di mio padre: se vi va, prima della festa passiamo a mangiarne qualcuna!", propose la barista.
''Io ci sto!", alzò la mano felice il giovane cameriere saltando giù dal muretto.
''Akane?'' chiese invece preoccupato Mousse voltandosi verso la sua migliore amica.
''Voi andate'', sorrise la Tendo, ''Io non mi sento molto bene, credo che andrò a casa''
''Vengo con te'', sentenziò perentorio l'amico con gli occhiali mentre la nuova coppia assumeva un'aria triste e si arrovellava il cervello in cerca di un'idea per farla stare meglio.
''Mou, ascolta, sto bene. Lo so che non ci credi, ma è così. Il problema'', alluse cercando di non far capire agli amici quale fosse il reale argomento della loro conversazione, ''a quest'ora sarà già stato abbondantemente risolto, direi che sono stata anche troppo al freddo per lui''
''Ok, ma se me lo permetti passerò la serata con te. Lo sai che è San Valentino, io...''
''Ma io sto bene, paperotto!"
''Io no. Akane, non ci voglio andare alla festa da solo. Ti prego, stiamo insieme'', bluffò lui. Era davvero bravo, pensò Akane, se non l'avesse conosciuto come le sue tasche gli avrebbe addirittura creduto.
''Stasera troverai l'amore della tua vita, Mou, me lo sento. Il fatto che tu abbia deciso spontaneamente di partecipare ad una festa a mezzanotte, in una sera della settimana e nei locali della scuola abusivamente occupati è un evento, certamente capiterà qualcosa'', lo convinse paziente lei.
''E tu?''
''A me restano sempre Adam Levine, la cioccolata e la maratona di Cruel Intentions''
''Oh Kami, no. Non ce la posso fare, amica'', scosse la testa.
''E' per questo che non sei invitato'', gli fece l'occhiolino, per poi rivolgersi agli amici che erano tornati a divorare le reciproche labbra, ''Buona serata, polipini!"





***





Spesso e volentieri, o meglio quelle due/tre volte al mese in cui gli capitava di svegliarsi in anticipo rispetto all'orario consueto, Ranma si concedeva una corsa mattutina. Così, giusto per tenere puliti i polmoni e compensare il brutto vizio del fumo che aveva preso in un momento imprecisato dell'ultimo anno, forse in Cina, dopo aver rischiato la vita per mano di un panda gigante incredibilmente a piede libero che lo aveva fatto quasi affogare in una vasca termale che più tardi, dopo litri e litri di acqua ingerita ed un saltino in ospedale, gli avevano detto essere una sorgente maledetta. Non che credesse a certe cose, figurarsi, ma quando si era svegliato aveva sentito il bisogno di scaricare la tensione ed il pacchetto di senza filtro di quello scemo di suo padre era lì, pronto per trascinarlo in un peccaminoso ma piacevolissimo mondo di nervi rilassati e sinapsi annebbiate.

Spesso e volentieri si concedeva una corsetta mattutina ed il percorso era sempre lo stesso: da casa sua a casa di sua madre.
Usciva dalla porta sul retro, correva senza fermarsi fino a casa dei Kuno, suonava il campanello, scappava ridendo e girava l'angolo, arrivando al signorile palazzo sovrastato dall'attico di Nodoka ed Hirai, che apparteneva alla famiglia dell'avvocato da generazioni e portava addirittura il cognome di un suo trisavolo su una imponente targa in ottone appesa nell'atrio.
Si fermava, stoppava il cronometro, si complimentava con se stesso per il raggiungimento di un nuovo record di tempo, quantanche il progresso fosse stato solo di un centesimo di secondo, faceva un po' di stretching, aspettava che sua madre uscisse, puntuale come un orologio svizzero, alle 7 e 12 minuti per andare in ufficio, le dava un bacio e poi tornava a casa correndo più lentamente, senza fretta, godendosi l'odore di croissants appena sfornati che lo provocava sgattaiolando fuori dalle porte delle pasticcerie francesi o quello ben più familiare dello smog, della nebbia, della maleducazione, della rabbia, del fumo, del freddo, di tutto ciò che era New York City, quella nuova città che aveva imparato ad amare come casa sua.

Spesso e volentieri si concedeva una corsetta mattutina da casa sua a casa di sua madre, ed il suo ultimo e sudato record di velocità era stato 14 minuti, 21 secondi e 33 centesimi.

Quel pomeriggio ce ne aveva messi solo 8, ma non l'avrebbe mai saputo.

Aveva rivoltato tutta la casa per cercarla, e lei era pronta per essere trovata in cucina, di spalle, intenta a preparare i suoi biscotti preferiti coperta da un candido vestito in pizzo a maniche lunghe che le arrivava fino ai piedi, una coroncina di fiori tra i capelli intrecciati ed un buffo grembiule con disegnata quella fottuta gattina senza bocca che tanto odiava sul davanti, in un tripudio di rosa, di merletti, di profumo di fiori d'arancio, di scorzetta di limone e di guance arrossate sporche di farina, di frange troppo lunghe che cadono sugli occhi, di mani impastate d'uovo, di sorrisi gentili e canzoncine canticchiate a bocca chiusa.
Un angelo del focolare.
Gli aveva sorriso dolcemente e gli aveva chiesto dove fosse stato tutto quel tempo, perchè l'avesse lasciata così tanto da sola. Lo aveva addirittura apostrofato come cattivone, e lui si era quasi intenerito davanti al bisogno di normalità ed alla dipendenza affettiva di sua cugina. Quasi.

L'aveva afferrata per le spalle facendo cadere il sacchetto di gocce di cioccolato bianco che teneva in mano, che ora versavano sul pavimento in marmo nero e lo facevano sembrare un cielo stellato, ed aveva provato ad approcciarla con gentilezza.
''Che dannazione hai fatto?''
Tentativo fallito.
''Ra-Ranma? Che c'è?'', chiese sbigottita sbattendo gli occhi.
''Un legame indissolubile, eh?'', era l'espressione preferita da Ranma per descrivere il rapporto che lo legava alla cuginetta, e lei aveva osato utilizzarla per ferire Akane. Tra tutte le cose che non le avrebbe mai perdonato, questa era al primo posto.
Ranko, dal canto suo, aveva afferrato immediatamente quale fosse il problema. Il sottile piacere che aveva provato nel sottolineare quel dettaglio, nell'usare proprio quella frase in quel momento specifico, si sciolse come la neve al sole davanti alla delusione ed alla rabbia dipinte sul viso del cugino, che le aveva sempre perdonato tutto.
''Quella stronza ha parlato, eh?'' chiese irritata.
''Non ti permetto di parlare così di Akane, chiaro?''
Era troppo, era decisamente troppo. Ranma non le aveva mai urlato contro. Aveva sempre avuto un atteggiamento dolce con lei, era sempre stato gentile, affabile, amichevole e scherzoso. Che diavolo stava succedendo? Cosa mai gli aveva fatto quella Akane?
''Dimmi un po', cos'ha di tanto speciale, lei? Perchè non è come le altre? Di quante ti ho sentito parlare, Ranma? Quante ne hai prese e lasciate?''
''Non così tante, lo sai'', replicò pazientemente: la tendenza ad arrotondare per eccesso era una prerogativa della famiglia Saotome.
''Non mi sembra così bella, e nemmeno così intrigante''. Mentiva. Ranko aveva capito subito che in Akane c'era qualcosa di diverso: aveva una luce negli occhi, una tempra, una determinazione che aveva visto in poche sue coetanee. Era bella, forse più di lei, perchè era pulita, semplice, di quel tipo di bellezza rassicurante che fa girare la testa agli uomini, ma con una scorza dura sotto l'apparenza morbida e delicata. Una ragazza che probabilmente non si era messa sotto i piedi la dignità nemmeno una volta nella vita.
''Non starò a dirti cosa mi piace di lei'', sbottò Ranma picchiando un pugno sul pianale della cucina, ''Ti dico solo che mi piace. Tanto. E' ancora la mia fidanzata, forse, e nessuno, nemmeno tu, deve mettersi in mezzo tra noi. Ho permesso a troppe persone di farlo in passato, ora è il momento di finirla. Siamo io ed Akane, io e lei''. Lo aveva detto tutto d'un fiato, senza esitare nemmeno su una sillaba. Si fermò a respirare mentre la cugina lo guardava attonita e bevve una sorsata di succo d'arancia direttamente dal cartone, posato accanto al mattarello ed al ricettario.
''Quindi io sono di troppo? Il nostro legame è rotto solo perchè hai trovato l'amore?''
''Ma che cosa c'entri, tu?'' urlò ancora il giovane, facendola tremare di paura, ''Che cosa c'entra il nostro rapporto con lei?''
''Tu sei sempre stato il mio punto di riferimento'', ammise lei tra le lacrime, mordicchiandosi un' unghia e tirando su col naso, mentre il pianto che aveva trattenuto a stento fino a quel momento sgorgava finalmente libero dai suoi occhi azzurri, che stavano letteralmente annegando nell'acqua salata, ''Lo sai che ho solo te, Ranma: papà non vuole vedermi, non lo sento da più di un anno, pensa, e zio Genma se sapesse che sono qui probabilmente mi consegnerebbe alla polizia senza nemmeno guardarmi in faccia''
''Sei ricercata per quella faccenda di Dubai, inoltre hai quasi dato fuoco a casa nostra, l'ultima volta...''
''Non potevo sapere che la bottiglia che avevo accanto al letto si sarebbe rovesciata!'', si giustificò.
''Ma sapevi che il Sakè è un liquido infiammabile, che le pareti ed i pavimenti erano in legno e che le candele vanno spente prima di addormentarsi. Lo sai che non provo il minimo rispetto per quell'inetto di mio padre, ma aveva a carico una minorenne scappata di casa, figlia di suo fratello, che non doveva nemmeno stare lì. Cosa credi che sarebbe successo se fossi morta? Eri sotto la sua responsabilità!''
''Credi che sia facile la vita, per me? Hai idea dei casini in cui mi sono cacciata, dei brutti giri in cui sono finita per rimediare documenti falsi, visti turistici, per costruirmi una nuova identità?''
''Ranko, nessuno ti ha obbligata. Potevi vivere con noi, crescere insieme a me e venire su...''
''Venire su come, Ranma? Credi di essere perfetto, tu?''
''No'', scosse la testa il ragazzo, deciso. Di errori ne aveva fatti tanti, soprattutto con Akane.
''Bene, perchè mi dispiacerebbe spezzarti il cuore dicendoti la verità. Io ho sbagliato, è vero, probabilmente ho dei problemi...''
''Probabilmente...'', sottolineò ironicamente il cugino.
''Ma tu non hai alcun diritto di giudicarmi, e poi non sai quante ne ho passate''
''Non lo faccio'', sorrise benevolmente il codinato, ''Ti voglio bene, Ranko, e questo non cambierà solo perchè mi sono innamorato''
''La ami?'', chiese dolcemente la cugina, calmandosi. In tutta risposta Ranma annuì.
''E' la prima volta che te lo sento dire''
''E' la prima volta che lo sento''
Gli posò una mano sulla spalla.
''Torna a casa da lei, io me la caverò''
''Sicura?''
''Sì'', suonava sincera.
''Voglio che resti qui, però, voglio averti nella mia vita anche se tornerò a vivere dai Tendo''
''Davvero?'', le sue labbra si aprirono nel più bello dei sorrisi.
''Certo! Sei o non sei la mia combinaguai preferita?'', le fece l'occhiolino.

Sciolse l'abbraccio che aveva sancito la pace con la persona più importante della sua vita e lo guardò allontanarsi, impaziente come un bambino che corre a scartare i regali la mattina di Natale. Si tolse il grembiule, la voglia di fare i biscotti le era passata, si lavò le mani, prese la borsa ed uscì di casa senza riordinare.




''Monica! Hey, Monica!''
Dovette sentir chiamare il suo nome almeno dieci volte prima di capire che la persona alle sue spalle si stesse riferendo a lei.
In fondo già nel pomeriggio, mentre tornava a casa dal supermercato, quel buffo ragazzone con le rose rosse in mano l'aveva fermata e le aveva urlato di amarla, -Ragazza col codino, così l'aveva chiamata- : era meglio non rischiare di fare altri brutti incontri quando era ancora sobria.
''Monica, aspettami!''
Monica, che nome stupido che aveva scelto. Con tutti i documenti falsi che aveva, patenti, passaporti, carte d'identità e codici fiscali, tessere universitarie, carte fedeltà di vari locali in giro per il mondo e diplomi di liceo, avrebbe potuto scegliere un nome più credibile, magari giapponese. Quella Akane era stata davvero ingenua a crederle, pensò, probabilmente non era stato solo per colpa sua se lei e Ranma aveva litigato. Se solo non avesse creduto immediatamente alle menzogne, se solo avesse domandato...
''Hem... Ciao, Akane'', mormorò imbarazzata.
''Hey, io...'' era sull'orlo delle lacrime, Ranko conosceva bene l'aria che assumono le ragazze che stanno per piangere ma non lo farebbero nemmeno sotto tortura, ''Io...''
''Akane, scusami''
''N-no, scusami tu! Volevo dirti che sono scappata perchè... Perchè io... Ranma, il tuo fidanzato...I- io mi sento terribilmente in colpa a dirtelo, ma credimi, non lo sapevo. I-io e lui... Ovviamente prima che io sapessi...''
''Non è il mio fidanzato, Akane'', ammise.
''Cosa?'', spalancò gli occhi.
''Sono sua cugina", sorrise allargando le braccia, definitivamente arresa.
''Non è vero'', si era rabbuiata, il suo sguardo era diventato più tagliente, minaccioso, ''Ti ha obbligata lui a dirmi così, vero?''
''No! Che dici? Guarda che ti faccio vedere i documenti, eh!"
''Avanti, mostrameli. Non credo ad una sola parola che penda in favore di quell'idiota, probabilmente suo padre ti ha costretta ad inventarti la storia della cugina in modo che il matrimonio non salti. Ci sono troppi soldi in ballo''
''Tu non hai la minima fiducia nel tuo fidanzato, vero?'', chiese armeggiando con le mani in borsa, cercando qualche prova della sua innocenza.
''Non se la merita, Ranma è un baka, un falso, un donnaiolo...''
''Akane, non hai mai pensato che il problema potresti essere tu?'', chiese pazientemente porgendole un tesserino.
''No, Sakura Miraku, non ci ho mai pensato'', rispose la Tendo socchiudendo gli occhi.
''Ops, documento falso, quello lo uso per bere, sai, qui bisogna avere 21 anni. Ecco, prendi questo!"
''Usagi Tsukino? Non è il personaggio di un manga?''
''Oh, ecco dov'era finito il buono sconto per universitari che usavo al cinema! E-ecco, prendi la patente''
''Frieda Kahlo? Mi prendi in giro?'', si stava arrabbiando.
''Dannazione! Sì, questo l'ho pagato poco, infatti non ci casca mai nessuno!", rise grattandosi la testa, nervosa, ''Ecco, ecco qui''
''Ranko Saotome, nata a Nerima, Tokyo, il 2 nov...''
''Presente'', sorrise.
''E perchè dovrei crederci?''
Prese dal portafogli il suo tesoro più grande, una foto di lei e Ranma scattata al mare qualche anno prima, con alle loro spalle Genma ed un individuo che gli somigliava molto, e gliela porse.
''Questa ti basta?''
Akane sorrise. Che stupida che era stata, si era soffermata tantissime volte ad ammirare quella stessa immagine posata sul comodino di Ranma, aveva ascoltato con interesse i suoi racconti su quella cugina scapestrata che era bella, forte e selvaggia esattamente come la ragazza che aveva conosciuto quella mattina al bar, e non l'aveva nemmeno riconosciuta.
''Sono un' idiota'', sentenziò.
''Siete in due. Anzi, siamo in tre. Perdonami, Akane''
''Perchè l'hai fatto?''
''Gelosia''
''E' un sentimento che ho imparato a conoscere'', sospirò.
''Pace fatta?''
''Diciamo di sì'', sorrise porgendole la mano, ''Mi devi una rivincita in combattimento, però. Quello non l'ho ancora digerito''
''Non mancherò. Vai a casa ora, lui sarà già lì ad aspettarti''.





***






La festa era selvaggia, sfrenata, un tripudio di lusso e trasgressione.
Trovarsi nei locali della scuola di notte, mezzi nudi, con lo champagne di marca che scorreva a fiumi e la certezza che quello che fosse successo lì dentro sarebbe rimasto tra quelle mura aveva reso più disinibiti i giovani newyorkesi, sempre attenti a non deludere le aspettative dei genitori, a mantenere la media dei voti alta, ad interessarsi ad assurde cause sociali come le raccolte fondi per la Tartaruga Gigante di Aldabra o il Toporagno d'acqua Malese ed, in generale, a non mettere mai in imbarazzo se stessi o le proprie famiglie.
Kuno, con un assurdo costume anni '60 da bagnino, era seduto su una scaletta ed osservava col binocolo nelle scollature di tutte le giovani donne del Furinkan, cercando, invano, di scorgere quelle della sua amata Akane Tendo e dell' intrepida Ragazza col codino che aveva conosciuto quel pomeriggio ed invitato al folle party che organizzava tutte le sere di San Valentino nei locali della scuola da quando aveva 12 anni.
Come una sirena, Nabiki Tendo sguazzava nell'acqua alta avvolta in uno striminzito bikini color cioccolato ricoperto per intero dal monogramma della sua casa di moda preferita, lasciando che le lunghe collane di diamanti che portava al collo e le arrivavano all'ombelico danzassero sott'acqua creando un gioco di luce che incantava tutti i presenti, già abbastanza attratti dalle sinuosità del suo corpo.
Kodachi Kuno, esagerata come sempre, indossava un costume intero in latex rosa, molto sgambato e con la schiena totalmente nuda, ed era sdraiata su un lettino in posa da diva, intenta a farsi trovare in quella posizione dal suo Ranma, se mai si fosse deciso ad arrivare, mentre Azusa e Kahori, le sue migliori amiche, si producevano nel suo disappunto in una serie di fastidiosi gridolini di gioia ed emozione ogni qual volta suo fratello Tatewaki posava lo sguardo sui loro microbikini coordinati.
E poi c'erano loro, Ryoga ed Ukyo.
Spaesati, fuori posto, soli nella folla. Soli, ma insieme.

Beauty queen of only eighteen,
she had some trouble with herself.


La piccola Ucchan si sentiva davvero fuori luogo in mezzo a tutta quella sensualità e ricchezza coperta solo dal costume olimpionico che le compagne le vedevano addosso tutti i mercoledì dalle 10 alle 12, quando la piscina della scuola veniva utilizzata per il suo vero scopo: per nuotarci. Certo, anche durante la settimana, probabilmente, il suo era il meno costoso ed alla moda, ma non era troppo diverso da quelli delle altre ragazze, era carino e le piaceva, e questo le bastava. Forse.
Da quando Ryoga era entrato nella sua vita, questa era cambiata: estranea al mondo in cui, suo malgrado, era stata gettata al fine di ottenere la migliore delle istruzioni, aveva scelto consapevolmente di stare il più possibile fuori dalle pazze dinamiche che regolavano i rapporti tra i rampolli dell'Oriente importato in America, l'Oriente che ce l'aveva fatta.
Certo, li osservava da lontano, sapeva tutto di loro, ma preferiva rifugiarsi nel gossip e nelle frugali conversazioni davanti agli armadietti piuttosto che stringere delle vere e proprie amicizie.
Conoscere Ranma, che aveva la sua stessa ribellione negli occhi, l'aveva fatta aprire al mondo, e da lì ad innamorarsi del suo amico/nemico Ryoga il passo era stato breve.
Nonostante fosse sempre stato quanto di più simile a lei in quella gabbia di matti, lo aveva consapevolmente evitato per mesi, anni, conscia del fatto che il ragazzo si sarebbe venduto la madre pur di entrare a far parte dell'universo dorato della ricca ed irraggiungibile Akane Tendo.
Era stato proprio grazie a Ranma che lo aveva rivalutato, aveva fatto lo sforzo immane di conoscerlo e, alla fine, era crollata tra le sue forti braccia da cameriere.
Aveva passato tutta la sua carriera scolastica a studiare le relazioni degli altri ed ora ne aveva instaurata una. Com'era strana la vita.



He was always there to help her,
she always belonged to someone else.



Mentre la raggiungeva alle spalle e l'abbracciava, Ryoga pensava a quanto fosse stato fortunato a conoscere Ranma Saotome, che l'aveva portato dalla sua Ukyo, la sua Ucchan.
Per un ragazzo come lui, che viveva lontano dai genitori ed era costretto a lavorare per mantenersi nonostante la giovane età, frequentare una scuola come il Furinkan era stato un incubo: e dire che i suoi lo avevano iscritto lì proprio per farlo sentire a casa, nonostante il suo inglese perfetto gli avrebbe permesso di ottenere dei buoni voti in qualunque liceo normale.
Dopo anni a correre dietro all'ombra di Akane, anni ad osservarla ed a frenare se stesso ed il suo stimolo a salvarla ogni qual volta si cacciava nei guai, dopo anni di cene in solitaria al microonde e di domeniche passate sul divano con la sola compagnia della sua cagnolina Biancanera, finalmente aveva trovato una ragion d'essere anche lui.
Con il suo arrivo, Ranma gli aveva portato via il suo sogno d'amore con la più giovane delle sorelle Tendo, quella che sarebbe sempre e solo stata la figlia di uno dei suoi datori di lavoro più eccentrici e generosi, ma gliene aveva regalato uno nuovo, migliore perchè reale.
Un sogno che quando apriva gli occhi è ancora lì, e gli sorrideva.
Le prese il viso tra le mani e la baciò dolcemente.
''Ti amo, Ucchan''.



I drove for miles and miles
And wound up at your door.



Ed in un angolo, come sempre da solo, Mousse.
Occhiali, boxer bianchi troppo lunghi e larghi, ridicoli come solo i regali di sua mamma potevano essere, mingherlino e pallido in mezzo ad atleti e combattenti palestrati ed abbronzati.
Come facessero ad essere abbronzati anche a Febbraio, per il moro era sempre stato un mistero.
Geniale ma imbranato, intelligente oltre ogni misura ma stupido, occhialuto ma cieco, questo era Mousse.
Sorrideva pensando alla bontà di cuore della sua amica -Stasera troverai l'amore della tua vita, Mousse, gli aveva detto- ,come se fosse stato possibile per qualcuna accorgersi di lui, proprio di lui, in mezzo a quella folla sfrenata e splendente di luce propria.
Proprio di lui che era trasparente come la sua carnagione ed il suo costume da bagno zuppo d'acqua dopo che Kuno lo aveva spinto in piscina, che, per fortuna, era due taglie più grande del dovuto e non rivelava nulla di compromettente.

Dovette alzare ed abbassare lo sguardo tre volte prima di rendersi conto che fosse tutto vero: Akane era sempre stata profetica, ma mai beffarda.
Sorrise alla giovane donna che gli stava andando incontro con passo lento, felino, benchè imbarazzato.
Ed iniziò a sperare che la sua migliore amica non l'avesse preso in giro.


I've had you so many times but somehow
I want more.



Camminava piano per paura di cadere, come se la stabilità mentale che si era lentamente costruita in sei settimane di meditazione e solitudine dipendesse dalla precaria stabilità fisica del suo corpicino sui tacchi a spillo che avanzava sul pavimento umido.
Era bellissima, forse la più bella di tutte, ma si sentiva uno schifo, soprattutto dentro.
Tutti i presenti bramavano il suo corpo, lo sapeva, alcuni lo avevano anche già posseduto, ma di tutti lei guardava lui: solo, come lei. Imbarazzato, teso, triste.
Come lei.
Delle tante cose che aveva invidiato ad Akane lui era sempre stata la prima: un amico sincero, interessato a quello che c'era dentro la scatola, non all'involucro, presente, attento, dolce.
Mousse aveva sempre protetto e difeso Akane, chissà se un giorno lo avrebbe fatto anche con lei.
Quanto successo due mesi prima non si poteva cancellare, e la ragazza leggeva il rancore del giovane nei suoi begli occhi azzurri ingiustamente coperti da quegli occhialoni fuori moda, che, nonostante tutto, si stava avvicinando a lei.
Era l'unico ad andarle incontro, l'unico che sembrava non avere paura della sua cattiveria, e la giovane si rese conto che era sempre stato così, solo che lei non lo aveva mai visto.
Aveva dieci decimi di vista, ma era stata molto più cieca di lui.
Le arrivò ad un palmo dal naso e le porse la mano, serio.
Semplicemente, con naturalezza, come nessuno prima di lui.
Si scambiarono un mezzo sorriso, spezzato rispettivamente dalla rabbia e dalla vergogna.
''Ciao, Mousse''
''Bentornata, Shampoo''




I don't mind spending everyday
Out on your corner in the pouring rain.
Look for the girl with the broken smile,
Ask her if she wants to stay a while.
And she will be loved.
And she will be loved.




***





Tap on my window, knock on my door
I want to make you feel beautiful.



Era sdraiata sul letto al buio, con le mani posate sugli occhi per evitare che anche un minimo della luce che filtrava dalla finestra le colpisse il viso.
L'aveva cercato a casa, in palestra, nel circondario e da sua mamma, ma di Ranma nessuna traccia.
Aveva tutte le ragioni di essere arrabbiato, Akane lo sapeva bene. Lui gliel'aveva detto subito che Ranko era sua cugina, era stata lei a non credergli.
La sua sfiducia nel prossimo, il suo pessimismo, la sua tendenza alla drammaticità erano ben noti a chiunque la conoscesse, chi le voleva bene aveva imparato da tempo ad accettarla per quello che era, ma Ranma era nella sua vita da troppo poco tempo per conoscere anche il suo lato buono e poterle perdonare quei difetti insopportabili, e se n'era andato.
Si alzò ed accese la luce, bevendo un sorso d'acqua dal bicchiere posato sulla scrivania.
La stanza del suo fidanzato, giusto al di là della porta, era vuota come il cuore della ragazza, che sentiva di non avere più alcuna speranza.
Qualcuno bussò alla porta, ma lei lo ignorò semplicemente, fingendo di non essere nella stanza.
Kasumi l'avrebbe capito, prima o poi, che quando ascoltava i Maroon5 a tutto volume significava aveva un problema e che no, non ne voleva parlarne.
Chissà se sarebbe rimasto in città almeno fino alla fine dell'anno scolastico. Dopotutto, una volta rotto il fidanzamento, nulla lo costringeva più a New York.
Cos'avrebbe fatto se se ne fosse andato definitivamente? Al solo pensiero, il cuore le si spezzava.



I know I tend to get so insecure,
it doesn't matter anymore.



Dopo aver bussato cinque volte, Ranma entrò.
Aveva cercato Akane ovunque: a casa, in palestra, nei dintorni della scuola e persino, in un momento di sconforto più nero, nel vicolo in cui l'aveva incontrata la prima volta, ma nulla. Desaparecida.
Esausto, era tornato a casa ed era stato accolto dal suono della musica che proveniva dalla sua stanza.
Decise che si sarebbe fatto sentire, una volta per tutte.
''ERA MIA CUGINA!'', urlò per sovrastare la musica mentre apriva con forza la porta e le si avvicinava, prendendola per i polsi prima che lei potesse fare o dire qualsiasi cosa.
''Ranma, io...'', la voce flebile, la mascella serrata, lo sguardo basso.
''Zitta'', le posò un dito sulle labbra, sorridendo, ''Ora ti dirò tutto: Ranko è mia cugina, ho mille ed uno modi per provartelo, a parte il fatto che anche un cieco vedrebbe che siamo uguali. E' un po' pazzarella, ma se la conosci è una brava persona. In ogni caso, non ti ho mai tradita e non ho intenzione di farlo. Mi piaci anche se sei una deficiente che salta subito alle conclusioni e voglio solo te. E Shampoo è stata un errore. E non ti cambierei con nessuna Shampoo del mondo anche se sei stupida. E sei tanto stupida. Però sei bella, sei dolce e sei l'unica con cui mi immagino seduto su una panchina mano nella mano a dar da mangiare ai piccioni quando avrò 80 anni. Ti basta?''
''Ran...''
''Ok, ok, te lo dico. Ti amo, Akane Tendo. Ti basta, ora?''
''Che cos'hai detto? Non sento!'', urlò finalmente la giovane picchiandosi un dito sull'orecchio per farsi capire dal ragazzo.
''Ho detto che ti amo!", strillò di rimando, portandosi le mani ai lati della bocca per dare enfasi alla frase appena pronunciata e sovrastare la musica.
''Non sento niente, abbassa la musica!"

Dopo aver girato la rotellina del volume dello stereo la guardò con aria esasperata: ''Non hai sentito niente?''
La giovane scosse la testa, ''Non mi facevi parlare!"
''Ma io ti ho detto delle cose importanti!'', deglutì. Lui aveva finalmente trovato il coraggio di confessarle il suo amore e lei non aveva sentito?
''Hey, non urlare, ora ti sento!"
''Akane, sei proprio una stupida'', scosse la testa.
''Ha parlato il drammatico! Chi è che ha svuotato la sua stanza e se n'è andato via di casa?''
''Scema, non ho portato via la mia roba, l'ho spostata al piano di sopra. Il famoso terzo piano che stavamo preparando da mesi, ricordi? Eppure è anche casa tua...''
''La tua stanza!", si portò una mano davanti alla bocca, sorpresa, ''E' pronta?''
''Andiamo a vederla''
''Non mi dovevi parlare?''
''Parliamo di sopra''




La accompagnò tenendola per mano fino in cima alle scale, zittendola ogni qual volta la mora aprisse bocca per proferire parola.
Giunti in camera, Akane era stupefatta: era bellissima,arredata con gusto, piena di foto e ricordi dei momenti che avevano vissuto insieme.
Ciò che la colpì, però, fu la parete immediatamente dietro il letto, di un rosso talmente intenso da disturbarle, almeno all'inizio, gli occhi.
''Akane...'', bisbigliò.
''Allora lo sai il giapponese!'', sorrise lui, alludendo alla sua tendenza a parlare in inglese anche in casa.
''Baka!''
''Ok, concetto afferrato''
''Ranma, io... Scusami. Per Ranko, dico''.
''Ah, ecco, lo sai...''
''Lo so. Perdonami. Non è che non mi fidi di te, è-è... E' che non mi fido di nessuno, nemmeno di me stessa, in realtà. In fondo sono io la persona che mi ha fatto più male in assoluto...''
''A-Akane, io...''
''Mi odi, vero?''
''No! No che non ti odio, io...''
''Cosa mi stavi dicendo, prima? Che non mi sopporti, vero? Che vuoi rompere il fidanzamento e...''
Nel vedere le prime lacrime rigarle il viso, il codinato provò una dolorosa e pungente fitta al cuore. Doveva chiarire ed in fretta.
''Basta piangere, Akane. Fammi finire di parlare, per una volta''
''Ok'', tirò su col naso lei.






It's not always rainbows and butterflies,
it's compromise that moves us along.
My heart is full and my door's always open,
you come anytime you want, yeah.





''Vediamo, da dove comincio?'', soppesò le parole il codinato, lasciandola in ansia, sospesa, mentre cercava di esprimersi nella maniera più chiara possibile ed a prova di fraintendimenti.
''Ecco, ci sono'', sorrise mettendosi in ginocchio.
''Che fai?''
''Akane... ''
''Ra-Ranma, mica mi starai chiedendo di sposarti? I-io non sono pronta...'', iniziò a farfugliare lei, gesticolando febbrilmente.
''Ma che sei scema?'', urlò lui guardandola in cagnesco, ''Fammi parlare''
''Vai''
''Ok. Akane. Akane... Stupido maschiaccio...'', sorrise con tenerezza.
''Parti male, te lo dico!''
''Ssh!'', rise lui, mentre la ragazza assumeva un'aria seria che lo fece ridere ancora di più.
''Akane, ascoltami. Ed intendo ascoltami bene. Io garantisco che ci saranno tempi duri. Garantisco che a un certo punto uno di noi, o tutti e due,vorremo farla finita. Ma garantisco anche che se non ti chiedo di essere mia lo rimpiangerò per tutta la vita, perchè sento nel mio cuore che sei l’unica per me.* Vuoi essere la mia fidanzata imposta dai nostri genitori, Akane Tendo?''
''Sono senza parole'', rispose semplicemente lei piangendo.
''Ed io sono innamorato''**,sorrise prima di tirarla a sè e baciarla dolcemente.








***




I know where you hide
alone in your car
know all of the things that make you who you are.





Salì sulla terrazza del suo palazzo, uscì sotto la pioggia ed accese una sigaretta.
La passione per le altezze gliel'aveva trasmessa Akane, era stato da lei che aveva imparato a salire sul tetto quando era giù di morale.
Era tornato dal tour prima dei suoi compagni di avventura perchè non stava bene con se stesso. A 20 anni si sentiva un fallito, se non dal punto di vista universitario e lavorativo, certamente nelle relazioni sociali.
Era desideroso di conoscere l'amore, quello vero, quello che ti consuma***, e sebbene sentisse di meritarlo, non riusciva a raggiungerlo.
Circondato da decine di ragazze che avrebbero fatto qualunque cosa per un'ora delle sue attenzioni, era stato anni ed anni dietro all'unica che lo aveva sempre e solo visto come un fratello maggiore, e quando aveva capito che mai il suo sogno d'amore si sarebbe avverato si era sentito vuoto, morto.
Aveva realizzato che anche lui vedeva in Akane solo un'amica quando l'aveva vista baciare Ranma durante una cena a casa di suo padre e Nodoka: si era allontanato per andare in bagno e li aveva sorpresi in un angolo, sulle scale, a scambiarsi effusioni di nascosto.
Tenerezza, purezza, gioia di vivere, questo gli avevano trasmesso, ma non gelosia. Vedere Akane, la sua Akane, che baciava un altro non lo aveva scalfito minimamente, e nulla più di quell'episodio gli avrebbe potuto far capire che la sua era solo una fissazione: si era adagiato su un'immagine romantica di lui e quella ragazzina così dolce e fragile ed aveva scambiato l'affetto per l'amore.
Si era sentito un ciarlatano, aveva sempre scritto canzoni d'amore senza averlo mai realmente provato.
Ed ora che quel sentimento da film non poteva nemmeno più sognarlo, gli sembrava ancora più lontano, irraggiungibile.
Voleva innamorarsi, Ataru. Lo voleva disperatamente, lo voleva ancora di più la notte di San Valentino.

Camminò lentamente fino alla ringhiera, ci mise un po' ad accorgersi di lei.
Gli apparve come un angelo, come una delle figure mitologiche di cui cantava nelle sue canzoni, coi capelli rossi che volavano al vento, fasciata in un vestito bianco in pizzo che le arrivava fino ai piedi e, a causa della pioggia che lo bagnava, aderiva perfettamente al suo corpo minuto e scolpito da anni ed anni di allenamenti.

Era in piedi sullo spesso parapetto di mattoni che proteggeva il tetto del palazzo con le braccia spalancate, mentre l'acqua cadeva copiosa sulla sua testa. Forse voleva buttarsi, aveva pensato il biondo.
Con passo incerto la avvicinò, aveva visto abbastanza film da sapere che qualunque movimento azzardato avrebbe potuto essere fatale.




I know that goodbye means nothing at all,
comes back and begs me to catch her every time she falls.




L'aveva sentito arrivare e si era voltata, guardandolo a lungo negli occhi. Sorrideva teso e le tendeva la mano.
''Non fare pazzie, ti prego''
''Chi sei?'', chiese lei stranita.
''Ataru''
''Io Ranko'', rispose semplicemente, come se si fossero incontrati durante un viaggio in treno e non la notte di San Valentino sul tetto di un palazzo, con lei in bilico tra la vita e la morte.
''Ti prego, non buttarti'', la supplicò lui con gli occhi lucidi, un po' per la pioggia, un po' per la paura.
''Che?''
''Dammi la mano, per favore. Qualunque cosa sia non ne vale la pena''
Nel fare un passo in avanti verso il giovane un lembo di stoffa del vestito si impigliò sotto il tacco della sua scarpa, e nemmeno il suo istinto sovrasvillupato e la sua esperienza di artista marziale le avevano evitato di inciampare.
''Ma cos...Ah!''
''Attenta!''
L'aveva presa per un pelo, buttandosi in avanti ed abbracciandola, tenendola stretta a sè mentre la ragazza riacquistava l'equilibrio.
Per un lungo istante studiarono i reciproci volti in silenzio, poi la rossa prese la parola mentre il bassista l'aiutava a scendere.
''Per la cronaca, non mi stavo buttando. Stavo riflettendo''
''E tu rifletti sempre così?'', chiese alzando un sopracciglio.
''Oh no, faccio di peggio'', sorrise maliziosa. ''Giornata dura''
''Dillo a me''
''Sei l'Ataru che abita qui sotto?''
''S-Sì, il figlio di Hirai Dakashi. Come fai a saperlo?''
''Vivo a casa tua'', allargò le braccia.
''Oh beh, credo di poterlo sopportare'', le fece l'occhiolino togliendosi la giacca e posandogliela sulle spalle.
''Non sprecarti, eh!''
''Dai, scherzo. Che ci fai a casa mia?''
''Sono la nipote di Nodoka. Come ti ho detto, non ero salita qui per buttarmi di sotto, ho avuto una giornata pesante -una vita pesante, diciamo-, ho dovuto ammettere delle sconfitte e tanti, tanti errori, dunque avevo bisogno di schiarirmi le idee''
''E ci sei riuscita?''
''Credo... Sì, credo proprio di sì'', sorrise allegra.
''E cosa facevi prima che la tua vita diventasse un tale casino?''
''In realtà... '', ci pensò un attimo, poi scoppiò a ridere.
''Che c'è?'', l'ilarità della rossa era contagiosa.
''In realtà stavo facendo i biscotti...''
''E ce n'è ancora? Sono affamatissimo!''
''Andiamo a vedere'', sorrise dolcemente stringendosi nel suo abbraccio e dirigendosi verso le scale.



***



''Ranma, questa palestra è una figata!'', urlò con entusiasmo ed una punta di invidia Akane guardandosi intorno dopo che il codinato l'aveva condotta nella sua stanza preferita, ''Praticamente adesso ti puoi allenare quando vuoi, a qualsiasi ora del giorno e della notte!"
''La notte preferisco fare altro, maschiaccio'', le fece l'occhiolino lui mentre la Tendo gli tirava uno schiaffo.
''Maniaco''
''Spogliati, dai''
''Eh? Ma sei scemo?''
''Idiota, voglio che indossi questi'', replicò lanciandole un pacco regalo morbido e leggero, benchè molto voluminoso, che la Tendo afferrò al volo, ''Buon San Valentino, non che io dia peso a queste cose''
''Ovviamente'', rispose sarcastica lei distruggendo l'incarto ed estraendone due karateji, uno da uomo ed uno da donna.
''Che significa?'', chiese con voce tremante ed emozionata, mentre una lacrima di gioia le rigava la guancia.
''Semplicemente...'', sussurrò asciugandole il volto con un dito, ''Che ora possiamo allenarci quando vogliamo, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ti allenerò io''
''Oh Ranma!'' urlò di gioia saltandogli al collo e baciandolo, mentre, portandosi una mano dietro la schiena, faceva scivolare giù la cerniera del suo vestito.
''Hey, aspetta che mi giri!'' urlò lui imbarazzato voltandosi dall'altra parte.
''Che c'è, il grande Ranma Saotome si lascia mettere in imbarazzo da un maschiaccio totalmente privo di sex appeal?'' chiese sensuale abbracciandolo da dietro e sfilandogli la maglietta.
''No, certo che no. A-Akane, hai cambiato profumo?'', domandò senza voltarsi, rosso in volto.
''No, perchè?''
''Allora mi è mancato troppo''

Afferrò le mani della sua fidanzata, poggiate sul suo petto nudo, e le accarezzò dolcemente, risalendo poi sulle sue braccia e, voltandosi, sulle spalle, sul collo, sulla schiena ed infine sul seno.
''Non ho mai capito perchè tu non me l'abbia mai voluto far vedere'', ammiccò chinandosi a baciarlo, ''Visto così non sembra niente male...''
''Beh, la prima volta che mi hai vista mi hai chiamata Scarsina!'', si lamentò lei mettendo il broncio.
''Ma che stupida!''
''Ci vestiamo prima di fare qualcosa di compromettente?'', chiese ammirando l'addome scolpito del giovane che, intanto, si stava sfilando i jeans per indossare la tuta. Anche le sue gambe erano belle. Lunghe, muscolose, virili.
Ok, basta Akane, ammonì se stessa chiedendo al fidanzato di girarsi mentre si liberava del tutto del vestito ed indossava la sua divisa.

Si misero l'uno di fronte all'altra, assunsero immediatamente un'aria seria e, dopo il rituale saluto, iniziarono a combattere.
Nonostante Akane fosse fuori allenamento da tempo, il codinato notò che non era male. Neanche lontanamente alla sua altezza, ma niente male.
La lasciò sfogare per un po', poi la afferrò per i fianchi e, facendo attenzione a non farle sbattere la testa, la fece cadere per terra, buttandosi di peso sopra di lei.
''Chi è il più forte?''
''Ok, sei tu!", sbraitò lei offesa.
''Ma non sei male, fidanzata'', osservò appoggiandosi sui gomiti.
''Grazie. Spero almeno di essere meglio di quelle che sono venute prima di me''
''Sei meglio di chiunque abbia incontrato nella mia vita, e non parlo certo delle arti marziali, in quelle ho visto di meglio''
''Hey!''
''Akane...'', fece un po' più di peso sul suo corpo, appoggiando le labbra sulla sua fronte e chiudendo gli occhi.
''Sì?''
''Mi ami?''
Sorrise.
''Sì, stupido. E tu?''
''No, io no''
''Ah...''
''Aspetta, aspetta. E' che amore è un termine troppo debole ed inflazionato. Io amo il gelato, amo le arti marziali...''
''E me?''
''Tu... Io... Amare è troppo poco, io ti stra-amo''****
''Ranma...''

Ricominciò a baciarla con vigore sempre crescente, lasciando le sue mani correre sul corpo della fidanzata, che acconsentiva tacitamente ricambiando le carezze e mostrando di apprezzare le sue attenzioni.
In un attimo iniziò a fare troppo caldo, ma per una volta decise di non frenarsi.
Le prese il volto tra le mani e la guardò intensamente negli occhi.
''Mi fai vedere cosa si prova a farlo con amore?''
Akane non ebbe bisogno di rispondergli. Il solo gesto di tirare il nodo della cintura rossa che chiudeva il suo kimono fece capire al ragazzo che sì, glielo avrebbe fatto capire.
E Ranma lo capì per tutta la notte.





* ''Se scappi ti sposo''
** ''Cruel intentions''
*** ''Sex and the City''
**** ''Io ed Annie''.
La canzone colonna sonora è ''She will be loved'' dei Maroon 5.


Allora!
Eccomi qua, vi avevo promesso un capitolo breve ed è più lungo del precedente, vi avevo promesso di metterci 7 giorni e ce ne ho messi quasi 14, ma ce l'ho fatta!
Sono, come al solito, incasinatissima, anche stavolta ho postato dopo le 3 di notte quindi mi perdonerete eventuali typo, refusi ecc, vero? Tra l'altro ho avuto anche un sacco di problemi con l'html, altrimenti avrei postato stamattina!
Spero vi piaccia come ho sviluppato le cose, in tutta probabilità il prossimo capitolo sarà l'ultimo, ma devo ancora decidere!
Grazie, davvero grazie mille a chi legge e commenta, ho iniziato questa storiella con pochissime pretese e sono felice che sia piaciuta!
Scusatemi sempre per i ritardi (anche con l'altra ff), ma sono sempre incasinatissima, vi assicuro che appena ho un momento mi metto a scrivere, il problema è che non ne ho!
Pia, questo capitolo doveva essere il tuo regalo di compleanno, scusami tantissimo per il ritardo, spero sia valso l'attesa!
Un bacione a tutti ed alla prossima!


ditor di EFP.

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Capitolo 20
*** This must be the place ***


SEASON FINALE

''La serendipità è quando cerchi un ago in un pagliaio e, dentro, ci trovi la figlia del fattore''







Il pavimento del dojo improvvisato al terzo piano era duro come il marmo, la schiena gli faceva male come dopo il più impegnativo dei combattimenti e l'odore della colla con cui era stato da poco applicato il parquet era talmente forte da disturbarlo.
Ciò nonostante, era il ritratto della felicità.

''Akane, sveglia''
Scosse la testa, poggiata sul petto nudo del ragazzo, e gli provocò un lieve solletico con il movimento dei suoi capelli.
''Temo che ci abbiano dati per dispersi, è quasi ora di pranzo...''
''Lasciami dormire, baka...''
''L'abbiamo imparata proprio bene questa parola, eh?'', chiese sorridendo ed accarezzandole la testa, mentre lei gli posava dei piccoli baci sull'addome.
''Da quanto sei sveglio?'', chiese alzando gli occhi.
''Non mi sono mai addormentato'', rispose semplicemente, sorridendo ancora.
Si mise a cavalcioni su di lui e lo baciò con una sensualità ed una consapevolezza che Ranma giurò di non aver mai scorso ed, allo stesso tempo, di aver sempre visto nei suoi occhi, sin dal loro primo incontro.
''Nottata intensa?''
''Dimmelo tu, piccoletta. Erano 6 o 7, scusa?'', le fece l'occhiolino.
''Mica ti starai vantando? Comunque credo 6''
''Giammai, io sono un gentiluomo. A proposito, russi''
''Eh?'', chiese imbarazzata ed indispettita, portandosi una mano davanti al viso ed utilizzando l'altra per schiaffeggiare il fidanzato, ''Io non russo, maleducato!''
''Oh sì, invece!''
''Ho detto di no!", alzò la mano per schiaffeggiarlo ancora, ma Ranma era più forte. La afferrò per un polso e, con dolcezza, la fece sdraiare sul pavimento, portandosi sopra di lei.
''Facciamo la numero 8?''
''Ho detto che erano 6, dunque questa è la settima'', annuì saccente mentre le sue mani già vagavano sul corpo scolpito del giovane.
''Allora facciamo la 7 e la 8'', le sorrise facendole l'occhiolino.





Scesero per colazione quando ormai era ora di merenda, tra gli sguardi complici di Nabiki ed Estrella, che si davano vistosamente di gomito...





No, no, no!
Ryoga chiuse il portatile, esausto.
Male, malissimo.
Non c'era niente di più facile per lui che scrivere dei suoi migliori amici, che conosceva così bene, ma allo stesso tempo nulla gli sembrava più difficile.


''Che c'è?'', domandò Ukyo raggiungendolo alla scrivania minimal in legno bianco laccato e sedendocisi sopra con le gambe accavallate, allungando la mano verso le sue labbra ed infilandogli in bocca un biscotto al burro.
Fuori dalla finestra l'estate, la sua stagione preferita, si stava pian piano facendo largo tra i colori ed i profumi di quella città così grigia, ed il cielo era colorato di sfumature che non tutti i newyorkesi avevano avuto il privilegio di vedere almeno una volta nella vita.
''E' un azzurro meraviglioso...'', mormorò lo scrittore masticando piano.
''Già, un'ottima giornata per uscire e mollare il lavoro, che ne dici?''
''Ucchan, lo sai che non posso... La scadenza incombe ed io non ho ancora trovato l'incipit adatto, ci pensi?''
''Beh, ma se ti manca solo il prologo...'', la bella cuoca di okonomiyaki allargò le braccia, sospirando. Aveva fatto bene a seguire le orme di suo padre e prendere le redini dell'impresa di famiglia, che aveva ribattezzato: ''Dalla piccola Ukyo'' tre anni prima. Se si fosse laureata e fosse finita a passare le giornate davanti ad un computer come il suo fidanzato si sarebbe sentita una stupida.
Anche se ovviamente per lui provava la massima stima.
''Mi manca il prologo e mi manca il finale, sono rovinato!'', si mise le mani tra i capelli corvini, sbattendo lil capo più volte contro la tastiera.
''Oh, smettila di fare il bambino! Sai benissimo com'è finita questa storia, devi solo trovare il tempo e la voglia di metterlo su carta, anzi, su file''
''Come se fosse facile spiegare cosa sia successo tra quei due in questi 7 anni!"
''Beh, effettivamente tra liti, riconciliazioni, matrimoni annullati e...''
''Già, mi ci vorrebbero dieci vite''
''Però sappiamo com'è finita per noi...'', sussurrò dolcemente accarezzandogli la spalla.
''Se penso che devo ringraziare quello scemo senza patente per averci fatti incontrare... A proposito, ora che ci penso devo andarlo a prendere all'aeroporto''
''Non può prendere un taxi come tutti?''
''No, dice che gli aeroporti gli mettono ansia. Sai, da quando Akane...''
''Oh, quello...''
''Sì''
''Vai a vestirti, qui ci penso io a sistemare le tue scartoffie''






***






''Sempre puntuale, Saotome!''
''Mica lo pilotavo io l'aereo, Hibiki!"
Con tre elegantissime ore di ritardo Ranma raggiunse il suo migliore amico nella sala d'attesa dell'aeroporto JFK.
''Com'è andata a Tokyo?''
''Solita roba, puzza di pesce crudo, alghe e caldo equatoriale''
''Non sembri nemmeno giapponese quando parli così''
''La partia dell'obesità e della bibita gasata ha pervertito la mia giovane testolina'', asserì con voce impostata mentre si posava un indice sulla tempia sinistra.
''Mica più tanto giovane. Buon compleanno. Sei arrivato ai 23, chi l'avrebbe mai detto?'', gli passò un pacchettino.
''Wow, grazie! Ora so per certo che sei innamorato di me, come se mezzo libro sulla mia vita non fosse già un validissimo indizio''
''Un libro'', lo corresse a bassa voce mentre Ranma saltellava come un bambino davanti ad un Game Boy vintage contenente una cartuccia di Street Fighter, ''Mentre sei stato via ho scritto un sacco, sono quasi alla fine''
''Che significa quasi? Speravo di trovarlo pronto al mio ritorno!"
''Siamo un po' pretenziosi o sbaglio?''
''Beh, visto l'argomento trattato...'', fece spallucce, ''Inoltre lo sai che il secondo romanzo è il banco di prova di qualsiasi scrittore, hai fatto un bel po' di soldoni con quella robaccia sul ragazzino povero che sognava in grande e...''
''Hey, quel ragazzino povero ero io!"
''Lo so, lo so. Quello che intendevo dire è che ora la gente si aspetta tanto da te, e visto che hai deciso di scrivere sul sottoscritto...'', si puntò un indice al petto, tronfio, ''...Ti conviene essere all'altezza delle aspettative, tutto qui''
''Sempre modesto''
''Sono solo sincero. Dai, ci aspettano''




Ranma ebbe da ridire sul caffè del bar, troppo forte, sulla pulizia dell'aeroporto, troppo scarsa, e sulla musica di Ryoga, come sempre.
''Possibile che tu conosca solo gli Smiths?''
''Mia la macchina, mia la musica. Se non ti piace puoi prendere la tua... Ah no, scusa, non puoi!"
''Non prendermi in giro. Non avrò la patente, ma ho tante altre doti''
''Del tipo?''
''Ascolto i gruppi giusti'', gli fece l'occhiolino passandogli una chiaveta usb, che l'amico infilò in una porta apposita dello stereo.




Home is where I want to be, pick me up and turn me around.
I feel numb, burn with a weak heart.
Guess I must be having fun


''I Talking heads, Ranma? Davvero?''
''Ascolta le parole, imbecille''

The less we say about it the better.
Make it up as we go along.
Feet on the ground, head in the sky,
it's okay, I know nothing's wrong, nothing.


''Non ti facevo così profondo...''
''Sta' zitto e guida''.
Mentre la città scorreva davanti ai suoi occhi attraverso i finestrini oscurati della Volvo di Ryoga, Ranma pensava a quante cose fossero cambiate da quando si era trasferito a New York City, 7 anni prima.
All'epoca era solo un sedicenne che pensava di sapere tutto della vita: era furbetto, forte, bello ed invincibile.
Era entrato in casa Tendo fiero e sicuro di sè, spalancando la porta invece di bussare, totalmente indifferente alle imposizioni di suo padre, solo per avere un posto fisso in cui stare e con l'unico obiettivo di rimanere accanto a sua madre.
Aveva accettato controvoglia anche l'idea di sposare una donna che non conosceva, senza rendersi conto delle implicazioni di una scelta del genere, senza rendersi conto di nulla.
Negli anni era diventato sempre più bravo e forte, si era diplomato con il minimo dei voti, aveva preso in gestione le palestre della famiglia Tendo come ci si aspettava da lui e, sì, era anche riuscito a mandare a monte un matrimonio mollando la sua sposa sull'altare.
Era troppo presto, aveva provato a dirlo a Soun e Genma, ma non gli avevano dato retta.


Ryoga parcheggiò in divieto di sosta davanti allo stadio e, imitando i gesti di un autista, scese dalla macchina, fece il giro, gli aprì la portiera e si tolse il cappellino da baseball: ''Siamo arrivati, signore''.




''Papà! Papà!
Akira, agitandosi tra le braccia di Shampoo, tendeva le mani verso il suo papà, che gli corse incontro e lo prese in braccio.
''Hey, eccoti! Ciao piccolino! Allora, abbiamo inziato le lezioni di karate?''
''Ha solo tre anni, Ranma, non ti sembra di correre un po' troppo?'', sorrise dolcemente la cinese.
''Non credo'', le posò un bacio sulla guancia, ''E' pur sempre figlio nostro...''
''Già. Akane ha vinto tre round, sta combattendo l'ultimo''
''Mi conviene andare a vederla o mi ucciderà, talvolta penso che sia diventata più forte di me''
''Dici che l'allievo ha superato il maestro?'',chiese scompigliandogli i capelli ed abbracciando Ryoga.
''Mai. Questo mai'', rispose serio, allontanandosi con suo figlio in braccio.




Si sedette in tribuna dietro Soun e Genma, intenti ad incitare la loro bambina.
Dolcemente, diede uno schiaffetto dietro la nuca di Soun: ''E tu non volevi farla più combattere, eh?''
''Ranma, figlio degenere!"
''Che vuoi, vecchio?'', rispose torvo a suo padre. Gli anni non avevano sopito il loro eterno antagonismo.
''Ti sembra il caso di arrivare in ritardo ad un evento così importante? Sai bene quanto Akane tenga alla tua presenza, sei il suo fidanzato e...''
''Non-sono-il-suo-fidanzato'', sillabò perdendo la pazienza, ''Smettetela con questa storia del matrimonio combinato, avete visto com'è andata a finire'', il tono era più pacato, non voleva urlare quando aveva il bambino in braccio, ''E poi mica lo pilotavo io, l'aereo''
''Com'è andata a Tokyo?'', chiese Kasumi, sedendosi accanto a lui.
''Bene, bene, vostro nonno vi saluta''



Akane vinse anche l'ultimo incontro, ricevette la medaglia e la coppa che le spettavano e corse negli spogliatoi a fare una doccia.
Uscì dai bagni per ultima dopo essersi lavata, asciugata, vestita e truccata e, entrata al bar del campo sportivo, trovò tutta la sua famiglia ed i suoi amici riuniti per festeggiarla.
Commossa per la bella sorpresa, corse ad abbracciarli, partendo da suo padre.
''Te l'avevo detto di lasciarmi provare'', sussurrò stringendosi al suo petto.
''Ed io non ringrazierò mai abbastanza Ranma per avermi convinto, bimba mia. State gestendo le palestre in maniera esemplare"
''Non ce l'ha fatta a venire, vero?''

''Sono qui, scemotta''
Akane sorrise: era bello, forse ancora più di come lo ricordasse, ancora più della prima volta in cui lo aveva visto.
Gli anni gli avevano conferito una maggiore sicurezza che si ripercuoteva sui suoi modi di fare, decisamente più sexy e mascolini, era cresciuto in altezza, era più muscoloso, i tratti del viso meno dolci e marcati da un'ombra di barba . Era perfetto come una divinità greca, doveva ammetterlo.
Lo baciò e prese in braccio il piccolo Akira, stringendolo a sè.
''Mamma, sei stata bravissima!"
''Le ho insegnato tutto io, cosa credi?''
''Davvero, papà?''
''Sì, come no!'', lo spinse Akane, ''Mi hai guardata o hai giocato ad Angry Birds tutto il tempo come al tuo solito?''
''Non ho bisogno di guardarti, so già che sei la più brava... E comunque l'ho fatto. Quel calcio finale è stato un tocco di classe, maschiaccio!"

''Buaaaah Ranma! Perchè non sposi la mia bambinaaaa?", urlò Soun piangendo e prendendolo per il collo, strattonandolo, ''Siete così belli insieme, buaaaah!"
''Non ci penso neanche!", rise Akane.
''Concordo'', annuì il codinato. ''Te lo ricordi lo scherzetto che ci avete fatto 4 anni fa, Soun? Quando ci siamo svegliati in chiesa coi postumi della sbornia post-diploma e vestiti da sposi?''
Akane rabbrividì.
''S-Sì'', mugunò lui tirando su col naso.
''Bene, lo sai qual è la vostra punizione?''
''Quale?'', chiese in un soffio di voce indietreggiando, mentre Ranma si posava una mano davanti alla bocca e bisbigliava per non farsi sentire da suo figlio.
''Io ed Akane...''
''Sì...?''
''Staremo insieme per sempre...''
''Sì...?''
''Ma...''
''Sì...?
''Ci sposeremo...''
''Sì...?''
''MAI!", urlò nel suo orecchio.
''Ingrato!", intervenne Genma, ''Avete anche un bambino, prendetevi le vostre responsabilità!"
''Niente da fare, e la colpa è solo vostra'', chiuse la conversazione Akane con tono freddo e perentorio, per poi andarsi a sedere accanto a Nodoka mentre Ranma raggiungeva Ryoga, da solo in un angolo.




I got plenty of time,
you got light in your eyes
and you're standing here beside me.
I love the passing of time.
Never for money, always for love
Cover up and say goodnight, say goodnight.





''Capitolo primo: Adorava New York, la idolatrava smisuratamente.... No, è meglio: La mitizzava smisuratamente, ecco''.
''Che fai, parli da solo?''
Ryoga storse il naso.
''No, idiota, non parlo da solo'', replicò mettendo via il piccolo registratore che portava sempre con sè per appuntare le sue idee estemporanee ed evitare di perderle.
''Stai lavorando?''
''Te l'ho detto, mi manca il prologo'', bevve un sorso di caffè.
''Beh, non puoi semplicemente cominciare con: Era bello come il sole, forte come una roccia e splendente come un diam...Ahia!"
''Stupido''. commentò l'amico dopo avergli tirato uno schiaffo.
''Vado dalla mia dolce metà, ti lascio qui a fare l'intellettuale''
Annuì, premendo play:

''Capitolo primo: Adorava New York. Per lui era una metafora della decadenza della cultura contemp... Oh, no, ma che dico? Capitolo primo: Era duro e romantico come la città che amava. No, no, non ci siamo, Ryoga!"
''Non dirmi che lavori pure qui!''
Ukyo lo raggiunse alle spalle e gli diede un bacio sulle labbra, sedendosi sulle sue ginocchia.
''Non riesco proprio a trovare la frase d'apertura'', rispose sconsolato.
''La troverai e sarà perfetta. Hai già detto loro che ci sposiamo?''
''No, lo faremo stasera al compleanno di Tofu. Lui e Nabiki sono già a casa Tendo a preparare tutto insieme alla band''
''Suoneranno ancora i Silver Coral?''
''Ovviamente. Visto che Nabiki ha sposato Jason e Ranko ha avuto un figlio da Ataru non ce li toglieremo mai dai piedi...''
''Già, come prevedibile Ranko e Ranma sono diventati genitori nella stessa settimana. Sono proprio identici quei due!"
''Ed ora abbiamo due pargoletti di tre anni che rallegrano la compagnia... Che sia il caso di farne un terzo? Direi che manca una femminuccia, lì in mezzo'', la baciò ancora.
''Signor Hibiki, mi ha appena chiesto di sposarla e già contratta sulla prole?''





Home is where I want to be,

but I guess I'm already there.
I come home, she lifted up her wings.
I guess that this must be the place.





Nodoka baciò la fronte di Akira e lo fece sedere sulle sue ginocchia mentre Akane armeggiava con il suo pc portatile e Ranma, Shampoo, Ryoga ed Ukyo cercavano di disporsi in modo da entrare tutti nel raggio di inquadratura della webcam.
''Sei davvero un bel bimbo''
''Grazie nonnina''
''Fin troppo, per essere stato partorito in un aeroporto''


''Shh! Zitta, mà! Lo sai che non devi nominare quella cosa in mia presenza!'',gridò Ranma voltandosi verso di lei.
''Beh, manco l'avessi fatta tu la fatica di partorirlo!", gli urlò dietro Akane.
''S- Sì, ma... E' stato... Oh, mamma, è stato proprio un trauma. Tutto quel sangue, t-tu che urlavi... No, basta, non voglio più figli, mai più'', scosse la testa.
''Ti ricordo che eravamo andati a Las Vegas per tirare fuori di galera tuo nonno che si era fatto arrestare!''
''Ed io ti ricordo che mi sono sbattuto un viaggio di venti ore e tre scali per essere qui oggi dopo che sono andato a Tokyo a firmare dei documenti per la palestra di tuo nonno!''
''Che c'entra? E poi ora che è nostra anche quella possiamo trasferirci in Giappone, non era quello che desideravi da anni? Mi hai reso la vita impossibile con questa cosa che ti trovavi male a Manhattan!''
''Eh... Ecco, io... Vorrei....''
Guardava i suoi amici, quelli che da 7 anni coloravano la sua vita e la rendevano piena, migliore.
Guardava Akane, che sarebbe stata disposta a lasciare la sua città, la sua vita agiata e tutti i ricordi di sua madre solo per lui, per farlo contento.
Guardava suo figlio, guardava gli equilibri che era finalmente e per la prima volta riuscito a costruire, guardava sua madre, guardava Mousse che, dall'altra parte dello schermo del computer, supplicava con gli occhi Akane di non partire.
''Penso che per un po' potremmo ancora rimanere qui''
''Oh, Ranma, davvero?'', gli si gettò al collo e lo baciò.
''Davvero, Saotome?'', la voce gracchiante di Mousse rese comico il momento romantico ed interruppe il bacio tra i due.
''Dove sei, paperotto? Hai una voce che sembra provenga dall'oltretomba!"
''Saotome, sei proprio simpatico. Lo sai che sono nello Spazio. Ciao Akanechan, ciao Ryoga, ciao Ucchan, ciao... C-ciao Sha...Shampoo''
''Ciao, Mousse'', mormorò imbarazzata la cinese, abbassando lo sguardo.
Nonostante fosse passato tanto tempo e tra lei, Akane e Ranma le cose fossero tornate definitivamente a posto, il rapporto che la legava al connazionale rimaneva strano, imbarazzato, alternante.
Talvolta Shampoo aveva pensato di esserne innamorata, altre volte di non poter avere nulla a che fare con una persona tanto diversa da lei.
Quanto a Mousse, a volte era adorante, altre freddo, altre presente, altre distaccato...
Probabilmente non si sarebbero mai incontrati a metà strada, ma entrambi sapevano che qualunque cosa era meglio del muro di silenzio che li aveva divisi per tanti anni.





I can't tell one from the other
I find you, or you find me?
There was a time before we were born.
If someone asks, this is where I'll be, where I'll be.




Chiusero la videochiamata ed uscirono dallo stadio che aveva ospitato la competizione di arti marziali.
''Allora ci vediamo tutti a casa? Ryoga, ci dai un passaggio?''
''Sì, signor Tendo"
''Oh, ti prego tesoro, chiamami Soun! Sono finiti da un bel pezzo i tempi in cui facevi il cameriere a casa mia, non credi?''


Soun, Genma e Nodoka presero posto nell'auto del giovane scrittore mentre lui ed Ukyo salutavano gli amici.
''Allora ci vediamo a casa?''
''D'accordo. Kasumi, vieni con me in scooter?''
''Volentieri, Shampoo, grazie!"
''E noi?'', chiese il codinato.
''Voi prendete un taxi, no?'', gli fece l'occhiolino la cinese. Adorava l'amicizia che era nata tra lei e Ranma, dopotutto era il ragazzo della sua migliore amica, ed il passato... Il passato era decisamente passato.


Quando anche Ryoga ed Ukyo si congedarono,  Ranma strinse a sè Akane ed il loro bambino e sorrise, appagato.
''Vi sono mancato?''
''Sì'', sussurrò Akane abbassando lo sguardo mentre arrossiva.
Riusciva a farla arrossire in quel modo dopo tanti anni ed avventure vissute insieme: qualunque giornaletto per ragazze avrebbe decretato che quello era il segnale decisivo per capire che, sì, era l'uomo della sua vita.
Non che avesse bisogno di conferme.
Quando una leggera ma fastidiosa pioggerellina estiva iniziò a scrosciare sulle loro teste, immediatamente corse a ripararsi sotto ad un balcone, mentre Ranma la aiutava a cullare il piccolo Akira, che si stava addormentando.

''Ci pensi se Soun e Genma sapessero?'', le sue labbra si aprirono in un sorriso.
''Che cosa?'', chiese. Si era distratta a guardare il bambino e non aveva colto la facile allusione.
''Dico di noi... Pensa se sapessero che quella volta, a Las Vegas... Sì, insomma, pensa se sapessero che siamo già sposati da tre anni!"
''Sarebbero pazzi di gioia, ma non voglio ancora dirglielo!", sorrise facendogli l'occhiolino.
''Già, devono soffrire!", inscenò una teatrale risata malefica.
Scoppiarono a ridere, mentre il loro piccolo dormiva placidamente e la pioggerellina si trasformava in temporale.





Ryoga guardava fuori dal finestrino della macchina, assorto e pensieroso nonostante il forte vociare dei tre passeggeri che ne occupavano i sedili posteriori, mentre Ukyo guidava.
Dopo mezz'ora di giri nel traffico ed imprecazioni erano sempre lì, allo stesso punto di prima, ed il giovane con gli occhi verdi poteva ancora vedere il suo migliore amico in mezzo alla strada, totalmente bagnato e con la camicia bianca ormai diventata trasparente appiccicata addosso, gesticolare nervosamente, tirare calci alle pozzanghere ed urlare in cerca di un taxi, lanciando di tanto in tanto occhiate apprensive alla moglie, che si riparava sotto ad un balcone.
Quando la sua auto si era avvicinata a loro prima di ripartire, dopo che le corsie si erano finalmente liberate, aveva abbassato il finestrino per sentire cosa stesse dicendo.
''Taxi! Taxi! Hey! Oh, fanculo! Taxiii! Taaaaxi! Oh, almeno tu ti fermi? Taxi!! Fanculo! Chi mi devo scopare per avere un fottutissimo taxi?''

Prese il registratore, premette play e se lo avvicinò alle labbra.
''Capitolo primo: New York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata...''








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Quando devo barrare la casellina che dice ''completa'' di una mia storia mi viene sempre un po' di tristezza.
E' incredibile quanto mi abbia fatto felice scriverla e leggere i vostri commenti entusiasti, mai nella vita avrei pensato di poter replicare (e superare) il successo riscosso dalla mia prima storia e vi sono infinitamente grata per l'appoggio che mi avete dato, soprattutto perchè si trattava di un AU ed anche piuttosto OOC. Spero tanto che l'epilogo non sia stato troppo confusionario e che il finale vi sia piaciuto.
Sono contenta di averla scritta e non vedo l'ora di mettermi all'opera su un nuovo progetto (di cui qualcuno sa già qualcosa), intanto vi ringrazio uno per uno.
Sì, eccomi con i ringraziamenti in stile ''Deng iu Tolkin Edz e Diego Armando Maradona'', per citare il mio amato Paolo Sorrentino.
Grazie ad Antonella, Spirit99, per i disegni e per il supporto, sin dall'inizio. <3
Grazie a Fede, Faith84, che ha segnalato la storia per le scelte.
Grazie a chi ha recensito ogni singolo capitolo, alcune di voi stanno diventando più che delle ''colleghe di scrittura'' per me, e non vi nominerò ma sapete chi siete.
Grazie alle 24 splendide persone che mi hanno inserita tra gli autori preferiti, alle 49 che hanno messo la storia tra le seguite, alle 35 che l'hanno ''preferita'' ed alle 8 che l'hanno messa tra le ricordate. Non vi nominerò perchè siete tantissimi, ma vi abbraccio virtualmente!
Chi devo e voglio nominare, invece, sono i fantastici che hanno trovato il tempo e la voglia di recensirmi, chi solo per un capitolo, chi spesso, chi per qualche commentino sporadico.
Grazie in ordine del tutto casuale a:
Faith84, Gretel85, Aron_oele, Spirit99, PChan05, Maymell, Lallywhite, Xingchan, Caia_Chan, Veronicafiorentino, Ran_ko, Princesss, Kateausten, ilCiccio, InuAra, America_S, Stellina_chan, Campanna, Orange, Biba89, Sweetyartemisia, Lillixsana, PepsiCola, Antonella84, Memole82, Lega4e, Antogeta, Jampaul, Sakaya Chan94, Vale27, SweetCherry, RanmaAkane e chi verrà!
A prestissimo!
V.



Notine:
La canzone citata è ''This must be the place'' dei Talking Heads, mentre la frase finale appartiene ad una citazione più ampia (che trovate del prologo) del film ''Manhattan'' di Woody Allen.
Ma ditemi, si capiva che tutta la storia è, in realtà, un racconto di Ryoga?
Vorreste sapere com'è finita la mattinata nel dojo al terzo piano? XD


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