This must be the place di Violet2013 (/viewuser.php?uid=471536)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Il maniaco incontra il maschiaccio ***
Capitolo 3: *** Fidanzate, segreti e... Stelle ***
Capitolo 4: *** Stia con noi. ***
Capitolo 5: *** Una come te ***
Capitolo 6: *** Una giornata infinita ***
Capitolo 7: *** La vita è una partita a dadi ***
Capitolo 8: *** In vino veritas? ***
Capitolo 9: *** O come (O)Tendo. ***
Capitolo 10: *** Basta che funzioni ***
Capitolo 11: *** Il bastone Y la carota ***
Capitolo 12: *** Come un tango ***
Capitolo 13: *** Il mostro dagli occhi verdi ***
Capitolo 14: *** L'ultima notte sulla terra- Prima parte: Cruel intentions ***
Capitolo 15: *** L'ultima notte sulla terra- Seconda parte: Hello, stranger. I'm a disaster ***
Capitolo 16: *** Il paradosso del gatto di Shroedinger ***
Capitolo 17: *** About a girl ***
Capitolo 18: *** The girl with the broken smile- prima parte: què hiciste? ***
Capitolo 19: *** The girl with the broken smile- seconda parte: she will be loved ***
Capitolo 20: *** This must be the place ***
Capitolo 1 *** Un nuovo inizio ***
Capitolo
primo. "Adorava New York. La idolatrava smisuratamente..." No,
è meglio "la mitizzava smisuratamente", ecco. "Per lui, in
qualunque stagione, questa era ancora una città che esisteva
in bianco e nero e pulsava dei grandi motivi di George Gershwin..." No,
fammi cominciare da capo... capitolo primo. "Era troppo romantico
riguardo a Manhattan, come lo era riguardo a tutto il resto: trovava
vigore nel febbrile andirivieni della folla e del traffico. Per lui New
York significava belle donne, tipi in gamba che apparivano rotti a
qualsiasi navigazione..." Eh no, stantio, roba stantia, di gusto...
insomma, dai, impegnati un po' di più... da capo. Capitolo
primo. "Adorava New York. Per lui era una metafora della decadenza
della cultura contemporanea: la stessa carenza di integrità
individuale che porta tanta gente a cercare facili strade stava
rapidamente trasformando la città dei suoi sogni in una..."
Non sarà troppo predicatorio? Insomma, guardiamoci in
faccia: io questo libro lo devo vendere. Capitolo primo. "Adorava New
York, anche se per lui era una metafora della decadenza della cultura
contemporanea. Com'era difficile esistere, in una società
desensibilizzata dalla droga, dalla musica a tutto volume, televisione,
crimine, immondizia..." Troppo arrabbiato. Non devo essere arrabbiato.
Capitolo primo. "Era duro e romantico come la città che
amava. Dietro i suoi occhiali dalla montatura nera, acquattata ma
pronta al balzo, la potenza sessuale di una tigre..." No, aspetta, ci
sono: "New York era la
sua città, e lo sarebbe sempre stata..."
Woody Allen- Manhattan
New York splendeva della luce fioca di inizio ottobre. Gli alberi di
Central Park si erano quasi del tutto accesi delle sfumature del rosso
e del marrone, mentre la gente dell'Upper East Side iniziava ad
avvolgersi nelle prime sciarpe di cashmere.
Ranma smise di mugugnare con la testa appoggiata al vetro del
finestrino e si girò a guardare suo padre, che tracannava
champagne a bordo della limousine che li stava guidando a casa Tendo.
Nel suo smoking nero sembrava quasi una persona rispettabile.
''Spiegami ancora cosa stiamo facendo...''
''E' molto semplice, figliolo. I Tendo possiedono un giro d'affari di
milioni di dollari tra palestre e scuole di arti marziali.
Sfortunatamente Soun, il capofamiglia, è vedovo ed ha avuto
solo figlie femmine''
"E dunque?''
Bevve un'altra abbondante sorsata.
''Come ti ho detto Soun è il mio migliore amico, siamo
praticamente fratelli mancati. Ha saputo delle mie sventure finanziarie
e mi ha proposto di unire le nostre famiglie, in modo da avere tutti il
futuro assicurato''
Ranma si stava spazientendo. Allentò la cravatta che il
padre lo aveva obbligato ad indossare e si accese una sigaretta.
"Quindi tu vuoi farmi sposare una sconosciuta solo per soldi? Ho sempre
pensato che fossi un padre degenere, ma riesci a stupirmi ogni giorno!''
"Non lamentarti sempre, avendo conosciuto la sua povera moglie posso
dirti con certezza che saranno diventate tutte e tre molto belle. E poi
non sarebbe la prima volta che le vedi, visto che quando eravate
piccoli passavamo spesso le ferie insieme a Southampton. Inoltre,
figliolo, tu sei un ottimo artista marziale. Saranno loro a guadagnarci
quando ti affideranno la palestra ''.
''Dunque dovrei prendere moglie in forza di una conoscenza basata sul
fare castelli di sabbia quando avevo cosa, cinque anni?''
''Non lamentarti, ragazzo. Ne abbiamo viste di peggio, mi pare''.
Spense energicamente la sigaretta, quasi polverizzandola.
''Lo sai cosa sei tu?''
''Non osare!''
"La mamma ha fatto solo bene a lasciarti!"
"Ranma!" -lo schiaffo che gli diede fu talmente forte da far girare
anche l'autista, preoccupato per l'incolumità del sedicenne.
Benchè fosse perfettamente in grado di difendersi, non lo
fece. Conosceva suo padre e sapeva cosa avrebbe detto immediatamente
dopo, per cui lo lasciò fare, approfittando della situazione.
''Non sei degno di portare il mio stesso cognome. Ora scendi e vai a
farti un giro, quando ti sarai calmato ed avrai capito come ci si
comporta potrai venire a questo indirizzo, in caso contrario puoi
dormire anche in strada per quel che mi riguarda. Ragazzo, fermi la
macchina!''
Felice di aver predetto la mossa del padre uscì dall'auto
infilandosi il biglietto da visita di Tendo in tasca, sollevato di
poter andare a bere un buon caffè caldo in solitudine, tanto
per cambiare.
New York era una città quasi sconosciuta per lui,
benchè ci fosse nato.
Genma era un artista marziale decaduto che aveva lasciato la terra
natìa per seguire la sua allora fidanzata Nodoka, divenuta
una stilista di fama mondiale, in America. Dopo sette anni di
matrimonio e la nascita di un figlio era finito in brutti guai
finanziari a causa della sua proverbiale inettitudine e della pazza
idea di buttarsi nel campo dell'economia senza alcuna conoscenza
tecnica, e Nodoka, esasperata, aveva chiesto il divorzio.
Ranma era il suo unico figlio e l'unica ragione di vita dell'uomo a
partire da quel giorno fu quella di renderlo un suo degno erede, di
riscattarsi attraverso quel bambino che tanto gli somigliava. Lo
strappò alla madre e se ne tornò in Giappone,
spostandosi di città in città ed iniziandolo sin
dalla tenera età di sei anni alle arti marziali, mettendolo
sotto torchio e dedicando tutta la sua vita alla sua formazione.
Da dieci anni Genma non mollava Ranma nemmeno un istante, per cui
quella passeggiata solitaria per Madison Avenue fu più che
gradita al giovane col codino.
Non sapendo bene dove andare decise di infilarsi in metropolitana. Tra
la lista di fermate presenti sul tabellone che indicava il tragitto di
quella linea scelse Brooklyn. Lì il caffè sarebbe
stato certamente migliore che in quei baretti pseudo-alla moda del
centro.
Il bar immediatamente fuori dalla stazione era caldo e poco illuminato.
L'odore forte di legno e caffè che impregnava l'aria,
insieme alla luce bassa, diede immediatamente un senso di
familiarità al ragazzo, mentre la vista della nebbia sul
ponte, dalla finestra, gli regalava un bellissimo spettacolo della
città in quella fredda giornata di autunno.
Si sedette a fianco a due uomini di mezza età che gli
offrirono una birra, che rifiutò educatamente, ed
ordinò un doppio espresso alla bella ragazza dietro al
bancone. A giudicare dai tratti somatici e dalla targhetta che portava
sul seno, che Ranma non mancò di sbirciare, doveva essere
giapponese anche lei, dal momento che si chiamava Ukyo.
Uscito dal locale, rinvigorito da quella sferzata di caffeina, fu
travolto da quella che gli sembrò la scolaresca
più numerosa della storia e perse l'orientamento.
Svoltando in uno spiazzale che credeva erroneamente di aver
già attraversato si ritrovò in un vicolo cieco.
Era già pronto a voltarsi e tornare indietro quando un forte
vociare attirò la sua attenzione.
Davanti a lui, una decina di omoni di almeno tre etnìe
diverse stavano affrontando una ragazzina più o meno della
sua età.
Sapeva che nelle periferie si poteva trovare qualsiasi tipo di gente,
per cui non si stupì dell'aspetto zingaresco della giovane.
Era piccolina e magra, indossava dei jeans stretti e sdruciti infilati
negli anfibi, un maglione consunto a righe bianche e nere ed un
giubbino di pelle che doveva aver vissuto un paio di guerre mondiali, a
giudicare dalle sue condizioni.
Lunghi capelli neri le cadevano lungo la schiena, gli occhi erano
bistrati di nero e le labbra carnose rese ancora più
sporgenti da un rossetto scuro. Un orribile piercing a cerchio le
copriva buona parte dell'altrimenti bel nasino, piccolo e
all'insù. Lo sguardo era duro ed aspro, senza la
benchè minima traccia di paura. I suoi occhi sembravano aver
visto situazioni nettamente peggiori di quella.
''Allora, bimba, ne hai abbastanza?''
"E' abbastanza quando lo dico io, Sven!"
Alla risposta della ragazza tre degli uomini le si scagliarono contro,
mentre gli altri sogghignavano divertiti.
L'istinto protettivo del codinato ovviamente prevalse, e si
buttò nella rissa. Dopotutto non era un artista marziale per
nulla, e se c'era qualcosa che gli piaceva al mondo erano le donne,
anche quelle con la faccia da delinquenti.
"E tu chi sei, moccioso?'', un ragazzo dalla pelle ambrata e gli occhi
leggermente a mandorla lo afferrò per il codino, buttandolo
a terra.
"Ma chi siete voi, piuttosto! Come osate toccare una ragazzina
così indifesa?''
''Indifesa, eh?''
La mora gli tirò un calcio vigoroso sulle gambe,
impedendogli di alzarsi.
''Hey, scema! Io cercavo solo di aiutarti!"
"E chi ti ha chiamato?''
"Allora, la finiamo con questa pagliacciata?'', un uomo basso e
sovrappeso andò faccia a faccia con la giovane, che
continuava a mantenere un'aria tranquilla e rilassata.
"Non preoccuparti, mi libero di questo scocciatore e poi continuiamo!"
Lo aiutò a rialzarsi e lo spinse via, intimandogli di
andarsene, ed in fretta.
Ranma era sconcertato da tanta cocciutaggine.
''Mi spieghi perchè vuoi farti picchiare?''
"Ho detto vattene subito!"
"Non ti lascio qui da sola!"
"Sei duro di comprendonio, eh?''
''Oh, mi sono stancato!" -la loro lite furibonda fu interrotta dal
vociare di Sven, lo slavo che aveva parlato per primo- ''Noi ce ne
andiamo!"
''Ok, a domani'', li liquidò la ragazza con disinteresse
muovendo la mano destra in modo circolare, svogliata. Sven la prese per
il colletto della giacca e la alzò di un paio di centimetri,
mentre Ranma guardava la scena pietrificato.
''I miei soldi, principessa.''
La lasciò andare e la ragazza afferrò una
mazzetta di banconote dalla tasca posteriore dei jeans, porgendoli
all'uomo.
''Stesso posto, stessa ora. Non fatemi aspettare come oggi.''
Il gruppo di malviventi si allontanò silenziosamente
spintonando un pensieroso Ranma, mentre la ragazzina si ravvivava i
capelli. Le si avvicinò arrabbiato.
"Erano rubati, vero?''
"Eh?''
"Quei soldi. Erano rubati.''
"Direi che non ti riguarda'', rispose fulminandolo con lo sguardo ed
avvicinandosi ad un'enorme moto. Con un rapido movimento della mano
fece saltare la catena di sicurezza e la buttò lontano,
Ranma la raggiunse accelerando il passo.
''Vuoi rubare anche quella?''
"Se non fai attenzione ti strappo quel codino come ho strappato la
catena, e non scherzo.''
Fece per salire sul pesante ciclomotore, ma il ragazzo la
bloccò prendendola per la vita ed obbligandola a girarsi,
guardandola negli occhi per un tempo interminabile.
"Senti, io non so cosa stesse succedendo poco fa. Credevo che quei tizi
ti stessero aggredendo, ma a quanto pare mi sbagliavo. Non so in che
giri loschi tu sia, se droga, furti o quant'altro, ma ti posso
assicurare che quello che fai è sbagliato, molto sbagliato."
La ragazza lo tirò per la cravatta allentata, girando su se
stessa e facendogli sbattere la schiena contro un muro di mattoni.
Ranma planò su un paio di bidoni dell'immondizia in metallo,
la ragazza gli si parò davanti, con le gambe leggermente
divaricate e le mani sui fianchi.
"Non mi faccio dare lezioni di vita da un figlio di papà che
non sa niente della vita. Tornatene da dove sei venuto e non farti
più vedere, se ci tieni alla pelle"
Senza che il codinato riuscisse a mettere insieme le parole per
replicare, la giovane si allontanò sgommando, mentre
iniziava a piovere.
Ed
eccovi qui un piccolo assaggio di una nuova aventura in cui, spero, mi
seguirete! Sono molto insicura di questa ff di cui ho steso solo i
primissimi capitoli, per cui, se vi va di farmi sapere cosa pensate, mi
fate un piacere immenso, come sempre!
Grazie
di cuore a chi leggerà!
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Capitolo 2 *** Il maniaco incontra il maschiaccio ***
''Dopo
di che si fece molto tardi, dovevamo scappare tutti e due. Ma era stato
grandioso rivedere Annie, no? Mi resi conto di che donna fantastica era
e di quanto fosse divertente solo conoscerla. Ed io pensai a... Quella
vecchia barzelletta, sapete... Quella dove uno va dallo psichiatra e
dice: ''Dottore, mio fratello è pazzo, crede di essere una
gallina!'',
e il dottore gli dice: ''Perchè non lo interna?'', e quello
risponde:
''E poi a me chi le fa le uova?''.
Beh, credo che corrisponda molto
a quello che penso io dei rapporti uomo/donna, e cioè che
sono
assolutamente irrazionali, hem... E pazzi. E assurdi. Ma credo che
continuino perchè la maggior parte di noi ha bisogno di
uova.''
Woody Allen- Io ed Annie.
Ranma
uscì dalla stazione correndo sotto il temporale e
riparandosi con un
quotidiano che aveva sfogliato in treno. Suo padre lo aveva sbattuto
fuori dalla limousine senza lasciargli nemmeno un soldo, ed i dieci
dollari che aveva in tasca erano serviti a malapena a pagare un
caffè e
due corse in metropolitana. Avrebbe preferito di gran lunga prendere un
taxi, soprattutto con quel tempo e con l'incontro con i Tendo in vista:
sapeva che suo padre non lo avrebbe mai perdonato se avesse fatto una
cattiva impressione, inoltre aveva bisogno di
stare a New York, almeno per un po'. Non poteva permettersi di mandare
all'aria quell'occasione.
Giunto
all'indirizzo segnato sul biglietto da visita che aveva in tasca, si
fermò e prese a guardarsi intorno.
Il
palazzo era un edificio di mattoni enorme e pulito, decisamente
moderno. Le pareti erano ricoperte di fitti ramoscelli d'edera e,
all'ultimo piano, un enorme terrazzo rotondo in ferro battuto dominava
sugli altri balconcini. Benchè piovesse a dirotto c'era un
uomo in
giacca e cravatta, riparato solo da un cappello con la visiera, che ne
sorvegliava l'uscita.
Salutò
il portiere e si presentò, sperando che il suo arrivo fosse
stato annunciato, per non avere rogne.
"Ah
lei deve andare dai Tendo, giusto? Suo padre è
già qui''
"Lo
so, lo so, grazie. Può dirmi gentilmente dove devo andare?''
''Ultimo
piano, l'attico''
Uscito
dall'ascensore si trovò direttamente in un grande salone
arredato con
gusto ed incorniciato da una splendida scala in legno dalla linea
sinuosa, la cui ringhiera lucida era totalmente ricoperta di
profumatissimi fiori freschi. Decine di ragazzi con pantaloni neri e
giacca bianca si muovevano nervosamente, spostando carrellini d'argento
e vasi di fiori.
Grazie
al successo di sua mamma anche la sua famiglia era benestante, ma era
da quando aveva sei anni che non frequentava ambienti del genere, per
cui si sentì a disagio ed arrossì violentemente
quando un uomo sulla
quarantina con dei folti capelli neri ed un completo gessato che urlava
''Armani'' da ogni bottone lo accolse con un sorriso ed un abbraccio.
Suo
padre gli aveva detto che Soun Tendo era un ex artista marziale che
aveva sposato una collega americana, emigrata in Giappone per
perfezionare le sue tecniche. I due non se la passavano bene
economicamente e, alla nascita della loro prima figlia, decisero di
andare in America ed aprire un Dojo, sfruttando il forte fascino
dell'Oriente sull'occidentale medio.
Genma
e Nodoka stavano programmando la loro trasferta a New York ed avevano
consigliato agli amici proprio la Grande Mela come punto di partenza.
L'intuizione fu geniale. Due anni dopo, alla nascita della loro seconda
figlia, Soun e Diana erano letteralmente sommersi dal denaro e
gestivano con disinvoltura una trentina di sedi in tutti gli Stati
Uniti.
"Tu
devi essere Ranma! Figliolo, io e tuo padre eravamo preoccupati per te!"
Accettò
la stretta di mano che l'uomo gli offrì e sorrise, cercando
di compensare il suo aspetto orribile.
''E
lei deve essere il signor Tendo...''
"Chiamami
Soun, ti prego! E dammi del tu, ora fai parte della famiglia!"
Ringraziò
educatamente e chiese di poter andare in bagno a rinfrescarsi.
"Ottima
idea, tra un'oretta questa sala sarà piena di nostri
connazionali, sai?
La comunità nipponica qui a Manhattan è molto
numerosa ed abbiamo
organizzato un aperitivo in tuo onore! Purtroppo la nostra domestica
è
impegnata in cucina, ma...Ryoga? Puoi venire un attimo, per favore?''
Uno
dei camerieri si avvicinò e sorrise con aria reverenziale,
facendo un leggero inchino con una mano dietro la schiena.
"Ryoga,
lui è Ranma Saotome, un nostro gradito ospite. Estrella
è impegnata in
cucina, saresti così gentile da mostrargli la sua camera ed
il bagno?
So che tu conosci la casa molto bene, se non sbaglio sei anche amico
delle mie figlie!"
"S-sì
signore, andiamo a scuola insieme. Dove lo faccio accomodare?''
''La
sua stanza di trova proprio di fronte a quella di Akane. Ranma, ragazzo
mio, ti chiedo perdono per l'inconveniente, ma vedi, il terzo piano del
nostro appartamento è in fase di ristrutturazione. Per il
momento ti
dovrai accontentare di una stanza più piccina, ma ti
assicuro che è una
sistemazione temporanea...''
Ranma
potè vedere chiaramente dell'astio negli occhi verdi del
giovane
cameriere, anche se tentava di mascherarlo con un sorriso di
circostanza.
"Hem,
non c'è problema, davvero! Andrà benissimo
qualunque cosa"
"C'è
dell'altro, purtroppo la stanza non ha un bagno personale, per cui
dovrai dividerlo con mia figlia. Ma ora lei è a lezione di
danza,
quindi puoi avere tutta la privacy che vuoi. Non vedo l'ora di farti
conoscere le mie bambine! Non per vantarmi, ma sono una più
bella
dell'altra! Non è vero, Ryoga?''
"Hem...Sì...''
"Che
caro ragazzo. Talvolta mi chiedo cosa faremmo senza di te. Avanti,
andate o si farà tardi!"
Buttò
giù un sorso dello champagne che aveva nel bicchiere e
congedò i due
giovani con un frivolo movimento circolare della mano.
Arrivati
in cima alle scale, Ranma sorrise al ragazzo. Non gli piaceva molto la
gente ricca, avrebbe decisamente preferito fare amicizia con tutti i
camerieri piuttosto che con i rampolli che avrebbero certamente
affollato la sala sottostante da lì a poco.
"Allora...
Ryoga, giusto?''
"Sì,
signore''
"Hey!
No...No! Io sono Ranma, ok? Ranma e basta. Hai detto che conosci le
ragazze Tendo...''
"Sì,
hem... In realtà loro non conoscono me, ma... Frequento la
stessa
scuola di due di loro, il liceo orientale Furinkan. La prima si
è già
diplomata''
Un
vero colpo di fortuna, pensò il codinato. Anche lui avrebbe
frequentato
quella scuola a partire dal giorno seguente. Gli avrebbe fatto comodo
conoscere già qualcuno che non fosse- Ranma
rabbrividì al solo
pensarci- la sua promessa sposa.
Decise
di non dire nulla del matrimonio combinato e di indagare un po', giusto
per sapere cosa aspettarsi. Intanto Ryoga aveva aperto una porta che
dava su una specie di corridoio interno squadrato con altre tre porte.
Su quella più a sinistra, una paperella in legno appesa ad
un chiodo
portava scritto il nome della sua futura ''coinquilina'', Akane.
"La
porta a destra è la tua stanza, quella centrale è
il bagno e quella a sinistra è la stanza di Akane, la
minore''
"Quanti
anni ha?'' chiese, cercando di sembrare vago e disinteressato.
"Sedici''
''E
tu?''
"Anche
io sedici''
"Bene,
anch'io. Probabilmente saremo tutti in classe insieme, allora!''
"Possibile,
sì...''
Non
si scuciva.
''E
dimmi, cosa devo aspettarmi da lei?'' ,indicò la stanza
della più
giovane delle Tendo, ''Voglio dire, non vorrei che fosse una
rompiscatole, o...''
"Sono
tre ragazze deliziose. Se vuoi scusarmi, ho del lavoro da fare''.
Salutò
il ragazzo ed entrò nella sua stanza, spogliandosi dei suoi
vestiti zuppi.
Si
rilassò un attimo, disfando le valige che qualcuno gli aveva
fatto
trovare sul letto, e poi si diresse in bagno per farsi una doccia,
sincerandosi prima che non ci fosse nessuno dentro.
Dopo
dieci minuti sotto l'acqua calda tornò nella sua stanza e si
infilò i
boxer, prendendo una sigaretta dalla tasca dei pantaloni bagnati.
L'accendino, purtroppo, era fuori uso. Forse si era inzuppato troppo.
Non
avendone altri a disposizione ed avendo davvero
bisogno di rilassarsi decise di andarne a cercare uno nella stanza di
fronte alla sua, sperando di non farsi scoprire. Non sarebbe stato un
granchè come inizio, se si fosse fatto trovare da Akane
mentre frugava
nella sua roba.
Entrò
in punta di piedi chiedendo permesso a nessuno in particolare ed
iniziò
ad armeggiare sulla scrivania, tra pesanti dizionari di latino e
manuali di fisica teorica. L'ordine maniacale gli fece presagire il
peggio, quella ragazza doveva essere la classica perfettina maniaca
della pulizia. Ed anche secchiona, vista la mole di libri posata sugli
scaffali stracolmi.
D'improvviso
un rumore proveniente dalla finestra che dava sul cortile lo distrasse.
Non fece in tempo a girarsi che vide una mano spuntare da fuori,
reggendosi al davanzale.
Una
giovane, che Ranma riconobbe subito come la ragazzina incontrata quel
pomeriggio, si stava introducendo in maniera furtiva nella stanza.
Senza curarsi di essere mezzo nudo le si parò davanti,
sorprendendola.
"Ancora
tu, codino? Che fai, mi segui?''
"Veramente
sono io che dovrei chiederti spiegazioni, visto che ti sei intrufolata
in casa mia dalla finestra. Direi che questo fuga ogni dubbio sulla
provenienza di tutti i soldi che ti ho vista maneggiare oggi. Sei una
ladruncola, come sospettavo!"
Le
puntò il dito contro, tronfio come se avesse scoperto
l'acqua calda
mentre lei aveva la solita aria distaccata ed indifferente.
"Casa
tua?''
"Sì...Beh,
per la verità sono ospite, ma questo non ti riguarda!"
"E
dimmi, ospite.
Questa è la tua cameretta? Non ti facevo un amante del
rosa...''
Ranma
osservò imbarazzato il colore pesca delle pareti.
"N-
no, non è la mia stanza. Sono qui solo per cercare un
accendino, ma...
Hey! Giù le mani da lì! Non puoi rubare qui, non
te lo permetterò!"
Un
lampo si accese negli occhi della ragazza, che lo guardò con
aria di
sfida mentre distoglieva l'attenzione dal cassetto della scrivania che
stava aprendo.
Gli
si avvicinò camminando lentamente, il suo sguardo torvo non
presagiva
al codinato nulla di buono. Si tolse la giacca e la buttò
pesantemente
sul letto, nel disappunto del ragazzo che la raccolse immediatamente e
la appoggiò su una sedia, non volendo procurare danni alla
stanza.
"Non
so se i padroni di casa ti consentano di girare in mutande, ma ti
assicuro che per qualsiasi ragazza sarebbe molto più
pericoloso
trovarsi un uomo nudo in camera, che una ladra. Maniaco.''
"Cosa?''
"Ho
detto maniaco!"
"Ripetilo,
se ne hai il coraggio!"
"Ma-ni-a-co.
Esci subito di qui o mi metto ad urlare''
"Ah,
lei si mette a urlare!'' -le bloccò entrambe le braccia,
issate in aria
coi pugni chiusi, pronte a colpirlo, e fece pressione su di lei,
buttandola sul letto e cadendole pesantemente addosso.
"Lasciami!
Che vuoi farmi? Aiuto!''
"Non
urlare o ti sentiranno, stupida!"
Terrorizzato
le posò una mano sulla bocca, continuando a tenerla ferma
con un
braccio mentre si dimenava come un'anguilla. Lei si calmò
immediatamente. Pian piano, fiducioso, liberò la presa e si
alzò,
mentre la giovane si sedeva sul bordo del letto.
"Dunque,
se non ho capito male non vuoi che io rubi in questa casa ma allo
stesso tempo non vuoi nemmeno che mi scoprano. Interessante...''
"Mi
fai tenerezza, non avrai nemmeno la mia età e già
sei costretta a fare
queste cose. Una ragazza, poi. Ce la fai a stare ferma trenta secondi
se faccio una cosa?''
"Sarò
immobile come un sasso!'', rispose lei divertita alzando la mano
sinistra e portandosi la destra al cuore.
Chiedendosi
perchè capitassero tutte a lui e pregando di non aver
commesso un
errore madornale, Ranma si diresse nella sua stanza e prese il suo
personale blocchetto degli assegni -quello per le emergenze, come
diceva sempre suo padre- prima di tornare in camera veloce come un
fulmine.
Come
promesso, la sconosciuta era rimasta immobile, proprio dove l'aveva
lasciata.
"Vedo
che sei stata brava''
"Io
sono sempre brava''
"Sì,
sì, ok. Ecco, ti faccio un assegno così te ne vai
senza toccare nulla, d'accordo?''
"Oh,
ma come sei gentile!'' -lo prese in giro lei- ''Che ospite ben
educato!''
"Avanti,
non facciamo la commedia. Ti bastano duemila?''
''Facciamo
cinquemila. Vedo molte cose di valore, qui!''
"Andata...'',
rispose esausto, scrivendo. ''A chi lo intesto?''
"Akane
Tendo, grazie.''
Il
codinato spalancò la bocca ed il cappuccio della penna che
teneva tra i
denti cadde per terra, in un rumore sordo che spaccò in due
il silenzio
causato dall'ultima affermazione della giovane. Socchiuse gli occhi,
guardandola minaccioso.
"Non
prendermi in giro''
''Non
lo farei mai''
''Ma
se non sei neanche giapponese...'', rispose tentennante.
''Lo
sono per due quarti!"
Ranma
la osservò attentamente, studiando il suo volto mentre
faceva
mentalmente i conti cercando di capire a quanto corrispondessero due
quarti. In effetti i suoi occhi erano leggermente a mandorla ed i suoi
capelli troppo neri e lisci per essere di un'occidentale.
''Stai-stai
bluffando, vero?''
"Dietro
di te...'', sussurrò lei in tono canzonatorio, indicando un
punto dritto davanti a sè.
"Eh?''
"Alle
tue spalle.''
Si
girò e vide ciò che prima era sfuggito alla sua
attenzione. L'elegante
bacheca foderata in raso color oro appena sopra la scrivania era piena
di sue foto. Si girò e sobbalzò spaventato
vedendola in piedi,
immediatamente dietro di lui.
Si
chinò verso la scrivania aprendo nuovamente il primo
cassetto, senza
che questa volta il ragazzo la fermasse, e ne tirò fuori un
accendino
d'argento. Glielo porse.
''Li
tengo sempre qui''
Era
stranamente gentile.
"G-Grazie,
e...E...Scusa''
"Facciamo
un patto? Tu non hai visto me ed io non ho visto te, ok?''
Soprassalì
pensando a quanto aveva visto poche ore prima. In effetti Soun Tendo
non sembrava il tipo da incoraggiare un certo tipo di comportamento.
''Akane...
Mi dici che cosa è successo oggi? Perchè quei
ragazzi ti picchiavano?''
Le
prese la mano. Nemmeno lui capì il perchè di quel
gesto, troppo intimo
nei confronti di una sconosciuta, ma quando si rese conto di
ciò che
aveva fatto era troppo tardi, e lei lo aveva già
schiaffeggiato. Sul
suo viso lo stesso sguardo minaccioso di pochi minuti prima.
"Non
è affar tuo. Se parli sei morto. E copriti, santo cielo,
questa casa non è un campo nudisti''
Lo
spinse fuori facendolo cadere per terra, sbattendo la porta e
chiudendola a chiave. Appena Ranma entrò in camera sua
sentì espandersi
nell'aria della musica rock a tutto volume.
Almeno
quella scema aveva buon gusto.
***
"Ranma! Ce l'hai fatta,
finalmente!"
Genma
lo guardava scendere le scale con le braccia spalancate ed un'aria
amorevole che non aveva mai avuto prima.
Schivò
l'abbraccio falso e di circostanza del padre ed andò a
salutare Soun, ringraziandolo per l'ospitalità.
''La
stanza è perfetta, grazie mille''
"Oh,
figurati, per così poco! E vedrai quando conoscerai mia
figlia! Ti
piacerà ancora di più dormire lì!",
sorrise malizioso dandosi di gomito
con l'amico di sempre.
La
stanza iniziava a riempirsi di gente venuta per l'aperitivo di
benvenuto organizzato dai Tendo. Ranma cercava disperatamente con gli
occhi Ryoga, l'unico con cui avesse voglia di parlare. Nel suo campo
visivo entrò, invece, una splendida ragazza in tenuta da
equitazione.
Si avvinicò a loro e baciò sulla guancia il
padrone di casa, dopodichè
si presentò educatamente ai due ospiti.
"Sono
Kasumi Tendo. Perdonatemi per l'abbigliamento inappropriato, il mio
cavallo si è sentito poco bene ed ho perso la cognizione del
tempo''
Aveva
dei lunghi capelli castani ed un viso pulito e raffinato, dolce, quasi
materno. Sembrava una donna d'altri tempi, nonostante la freschezza del
suo volto tradisse un'età ancora molto giovane.
"Tesoro,
loro sono Genma e Ranma Saotome, saranno nostri ospiti per un po' di
tempo'', si girò verso gli amici- ''Sapete, avevo informato
le mie
figlie dell'aperitivo ma non del vostro arrivo! Volevo che fosse una
sorpresa!"
Mentre
tendeva la mano alla primogenita, Ranma sentì un brivido
percorrergli
la schiena. Dunque Akane non sapeva nulla del fidanzamento combinato.
Chissà come avrebbe reagito.
Inoltre
Soun non sembrava del tutto centrato. Era troppo euforico e plateale
nel mostrare le sue emozioni. E se avesse rivelato del fidanzamento
davanti a tutti, magari durante un brindisi?
Lo
guardò di sottecchi.
No,
nemmeno lui poteva essere così stupido. Inoltre sicuramente
conosceva
sua figlia meglio di chiunque altro, quindi certamente sapeva del suo
caratterino.
Kasumi
si congedò educatamente mentre Genma rubava una tartina dal
vassoio di
uno dei camerieri. Ranma lo guardò schifato e si diresse nel
grande
terrazzo circolare su cui si affacciava la sala, per fumare la
sigaretta che desiderava da ore.
Sorrise
ad una ragazza col caschetto che fumava una sigaretta alla menta e
tirò
fuori l'accendino in argento antico che gli aveva prestato Akane.
La
giovane lo guardò con un fare interrogativo che lo metteva a
disagio.
"Sì?''
"Scusa.
Guardavo l'accendino, mia sorella ne ha uno uguale''
"Sei
una Tendo anche tu?''
"Nabiki,
la mezzana'', gli porse la mano, ''Tu sei Ranma Saotome, vero? Il
fidanzato venuto da lontano!"
"Eh...S-Sì,
cioè, no, cioè... T-tu come fai a saperlo? Soun
mi ha appena detto che...''
"Che
non voleva dirlo a nessuno e blablabla. Sì, ha paura della
reazione di
mia sorella Akane. A quanto pare hai già avuto il piacere'',
indicò un
graffio sulla mano del codinato.
Era
scaltra, nemmeno lui si era accorto che Akane lo aveva ferito, quel
pomeriggio.
"Quindi
lo sapete tutti tranne lei?'', la preoccupazione nella sua voce era
più che evidente.
"Oh
no, tranquillo, lo so solo io. Sai, questa casa non ha segreti per me ''
Un
lampo si accese nel suo sguardo. Quella frase suonava come una velata
minaccia.
"Hai
origliato...''
"Ho
casualmente
assistito ad una telefonata. O forse un paio. E letto qualche mail.''
"Sempre
casualmente...''
"Casualmente,
sì''
Sorrise,
la ragazza continuò.
"Il
fatto è questo, caro Ranma. Mia sorella Kasumi si sta
vedendo con Ono
Tofu, un neolaureato in medicina di ottima famiglia che piacerebbe
tanto a papà, se solo lei non si vergognasse di dirglielo.
Quanto a me,
hai presente Jason Rogers?''
"Hem...No''
"Ma
come? Jason Rogers, il cantante! E' stato con Paris e Linsday e...Oh,
lascia stare. E' una leggenda ed è molto ricco, ho avuto un
aggancio
per conoscerlo e... Beh, capirai che tra uno studentello più
giovane di
me ed un divo del rock, io...''
"Capisco...''
alzò le mani, sollevato. Guardandola bene e studiando il suo
look aveva
capito che quella ragazza non era propio il suo tipo, con quella gonna
cortissima, quei tacchi che sembravano dei trampoli e quella scollatura
vertiginosa. Decisamente no.
"Dunque,
caro cognatino, la tua scelta dovrà ricadere su Akane, siamo
d'accordo?''
"Cos-
cosa? I-io non ci penso proprio, io non lo voglio questo fidanzamento
combinato!"
"Ok,
ok, come ti pare. Siamo intesi, comunque''
Se
ne andò sculettando lasciandolo senza parole con la
sigaretta che si consumava da sola tra le sue labbra.
Rientrò
nel grande salone, ormai gremito di gente. Inavvertitamente
andò a
sbattere contro un bell'imbusto alto e muscoloso, vestito come un
idiota.
"Ops,
scusa''
"Pivello,
come osi sfiorare la pelle del Tuono Blu?''
"Che?''
Un
ragazzo basso e mingherlino, con gli occhiali e l'aria dimessa, lo
prese da parte, allontanandolo da quel pazzo con la giacca blu, i
pantaloni alla caviglia ed i mocassini in velluto.
"Non
so chi tu sia, ma fai attenzione! Quello è Tatewaki Kuno!"
"E
tu chi sei?''
"Io
sono Sasuke, un suo amico. O meglio, gli passo i compiti e gli porto i
libri. E tu? Non ti ho mai visto in giro... Non sei del Furinkan,
vero?''
"Sono
Ranma Saotome, sono appena arrivato e da domani frequenterò
anch'io la
vostra scuola. Sono di New York, ma ho sempre viaggiato con mio padre
da quando avevo sei anni. Ora vivo qui, coi Tendo''
"Oh
no, questa è una catastrofe!", il ragazzino si stava
letteralmente
strappando i capelli mentre controllava terrorizzato che Kuno, ancora a
pochi metri da loro, non avesse sentito la loro conversazione.
"Hey,
che succede?''
"Ascolta,
Saotome. Non lo chiamano Il Tuono Blu per niente, tu non hai idea di
cosa sia capace di fare quell'individuo spregevole...Inoltre
è il
figlio del Preside e potrebbe causarti non poche rogne. E' molto meglio
averlo come amico che come nemico, credimi, io lo so bene...''
"Ma
che significa, Sasuke? Calmati ora, parlami!"
Il
ragazzino lo guardò fisso negli occhi, posandogli una mano
sulla spalla.
"Mai,
per nessuna ragione al mondo, dovrai dare confidenza ad Akane Tendo,
siamo intesi?''
"Cos...
Che vuol dire?''
"Vuol
dire che Kuno è disperatamente innamorato di lei da
dieci-lunghi-anni!
Una volta ha quasi messo sotto con la macchina un ragazzo solo
perchè
le aveva regalato dei cioccolatini a San Valentino! Per favore, sta'
attento!"
"Ma
sono fidanzati?'', era sinceramente divertito. Se anche quella
delinquente fosse stata impegnata la sua permanenza in casa Tendo
sarebbe stata tutta da ridere.
Kuno
interruppe la loro conversazione arrivando di corsa con le braccia
alzate ed inciampando addosso a Sasuke, per poi schiaffeggiarlo come se
l'incidente fosse stato colpa del povero malcapitato e ritornare
immediatamente ad adorare qualcosa che si trovava alle spalle del
codinato.
Ranma
si girò di scatto, mentre il Tuono Blu la chiamava
per nome.
"Oh
meravigliosa Akane Tendo!"
Akane
scendeva lentamente le scale del salone tra gli sguardi incantati di
tutti i presenti, che interruppero ogni loro azione per fermarsi a
guardarla, come nella scena di un film.
Tutto
il corpo del codinato si protese verso di lei mentre si avvicinava,
fasciata in un vestito in seta color pesca con la gonna a ruota che
arrivava poco sopra il ginocchio.
I
lunghi capelli corvini erano raccolti in uno chignon ordinato, le
orecchie, il collo ed i polsi erano ornati di diamanti ed il cerchio al
naso ed il trucco pesante di quel pomeriggio avevano lasciato il posto
ad un make up sobrio nei toni del marrone e del beige e ad un velo di
lucidalabbra trasparente.
Se
quel pazzo non l'avesse chiamata per nome non l'avrebbe nemmeno
riconosciuta, probabilmente. Era letteralmente un'altra persona.
Come
aveva fatto a non notare quanto fosse carina?
"Buonasera,
Kuno. Sasuke.''
Kuno
le prese le mani, guardandola amorevolmente negli occhi mentre lei lo
fissava con quello che Ranma interpretò subito -e con non
poco piacere,
anche se non capiva il perchè- come disprezzo.
"Dolcissima
Akane Tendo. Pesca. Sei una pesca succosa che allieta le mie torride
giornate d'estate mentre il caldo sole di mezzogiorno placa le onde che
s'infrangono sugli scogli del mio cuore, e...''
Il
monologo s'interruppe a causa della risata isterica di Ranma, che si
guardava intorno cercando qualcuno che gli desse man forte, chiedendosi
come gli altri due spettatori riuscissero a restare seri, quasi
indifferenti.
"Cosa
c'è da ridere, moscerino?''
"Io?
Ah no, niente, solo che siamo quasi a Natale! Forse hai mangiato troppe
pesche ed hai perso la cognizione del tempo!"
"Razza
di...I-io ti...''
"Tu
mi?'', sbattè gli occhi, facendo il verso ad una giovane
pulzella indifesa. Akane alzò un sopracciglio.
"Ranma,
figliolo!"
Soun
e Genma, col loro arrivo, intimarono ai giovani di ricomporsi.
Kuno
e Sasuke si congedarono.
"Akane,
tesoro mio, non ti ho vista rientrare!"
"Sono
passata dalla porta di servizio''
"Molto
bene tesoro, molto bene. E dimmi, com'è andata la lezione di
danza?''
"Perfettamente'',
asserì gelida lanciando a Ranma uno sguardo eloquente.
"Oh,
ma che maleducato! Non ti ho ancora presentato i nostri ospiti! Loro
sono Genma Saotome e suo figlio Ranma, resteranno qui da noi per
qualche tempo''
Akane
strinse con grazia la mano dei due, facendo un leggero inchino.
"Non
ti dispiace, tesoro, dividere il bagno con Ranma finchè le
loro stanze non saranno pronte, dico bene?''
"Come
vi pare.''
Ranma
era meravigliato dell' atteggiamento della giovane: possibile che
crescendo con un padre così espansivo non avesse imparato
niente?
Soun
rise imbarazzato dell'insolenza della figlia e si scusò con
gli ospiti per la sua timidezza-
così l'aveva chiamata- dopodichè posò
una mano sulla spalla di Ranma ed una su quella di Akane, spingendoli
ad avvicinarsi.
''Allora
noi vi lasciamo soli così potete conoscervi meglio, giusto
Saotome, amico mio?''
"Ben
detto, amico Tendo!"
"Bella
ripulita, maschiaccio.'',
le fece l'occhiolino.
"Hey,
maschiaccio a chi?''
"Alla
tua sorella gemella che ho conosciuto oggi pomeriggio a Brooklyn!''
"E'
un tipo piuttosto pericoloso, faresti meglio a non mettertela contro''
"E
chi lo dice?''
"La
stessa persona che ha appena scoperto che dovremo condividere la MIA
parte della casa''
"Mi
consigli di andare a dormire con la porta chiusa a chiave per evitare
di essere aggredito nel sonno?''
Si
avvicinò a lui guardandolo fisso, con lo stesso astio che
sembrava traboccarle dagli occhi ogni volta in cui si parlavano.
"Ti
consiglio di starmi il più lontano possibile e di non
prenderti troppa
confidenza. E soprattutto di non sperare mai, nemmeno lontanamente,
nemmeno per un istante, che io mi intrufoli nella tua stanza di notte''
"Detto
fatto, puoi stare tranquilla''
"Grazie...''
"E
per la cronaca...Fossi in te sarei io a non sperare che qualcuno
s'intrufoli nella mia stanza, soprattutto perchè
sì, insomma...'' alzò
le spalle.
"Sì
insomma, cosa?''
Le
sorrise e buttò un'evidente occhiata al suo
decoltée , per poi tornare
a guardarla fissa negli occhi ed alzare un sopracciglio.
"Scarsina...''
Le
fece un altro occhiolino e si allontanò lasciandola
ammutolita. Per la
prima volta da quando possedeva la facoltà di aprire bocca,
un uomo era
riuscito a zittire Akane Tendo.
Ciao!
Come vedete sono tornata più in forma che mai, nonostante il
periodo
non sia dei migliori! Perdonatemi se il capitolo è infinito,
originariamente doveva essere diviso in due parti, come potete notare
dagli asterischi a metà, ma non mi andava di ''spezzare''
ulteriormente
il primo giorno di Ranma a NY, visto che di cose da dire ce ne saranno!
Per il momento la storia è tutta in forse, quindi sappiate
che se vi va
di commentare (intanto ringrazio di cuore chi l'ha fatto per il
prologo, essendo una storiella inusuale), le vostre impressioni, oltre
a farmi un piacere immenso, mi sono sempre di grande aiuto (e poi sono
curiosissima di sapere che ne pensate di questi nuovi Ranma e Akane, lo
ammetto!). A questo proposito devo ringraziare di cuore il mio braccio
destro Antonella (Spirit99) che mi ha fatto da beta reader (si
dirà
così?) per il prologo e mi ha dato tanti suggerimenti utili
su come
inserire così tanti giapponesi a Manhattan!
Un bacio a tutti e
come sempre grazie a chi mi legge e a chi ha messo questa storia tra le
seguite/preferite/ricordate!
|
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Capitolo 3 *** Fidanzate, segreti e... Stelle ***
''Dopo 15 minuti avevo già deciso di sposarla, dopo mezz'ora avevo rinunciato del tutto all'idea di rubarle la borsetta.''
Woody Allen- Prendi i soldi e scappa.
Ranma si svegliò sudato e di malumore, aveva dormito poco e male.
Odiava i lunedì, odiava soprattutto quel lunedì.
La scuola non gli era mai piaciuta, in Giappone ne aveva cambiate almeno 10 da quando aveva iniziato le superiori, essendo sempre in viaggio, ed i suoi voti erano davvero scarsi, ma a suo padre era sempre andata bene così: ciò che interessava Genma era che il figlio diventasse un buon combattente, ed in quello Ranma non l'aveva mai deluso.
Al Furinkan, però, la situazione sarebbe stata diversa, quello scellerato glielo aveva detto molto chiaramente. Era l'unica scuola orientale in tutta la costa Est ed era riservata solo ad un'elite di provilegiati che, una volta diplomati, sarebbero andati a riempire le migliori univeristà per poi trovare lavoro come avvocati, medici e qualunque altra professione noiosa potesse venirgli in mente.
Ciò che Ranma temeva, però, non erano gli insegnanti esigenti, ma i compagni di scuola. Il suo istinto gli suggeriva che avrebbe avuto non pochi problemi con quella gente così diversa da lui, ed il suo istinto non falliva mai.
Lanciò un'occhiata apprensiva alla divisa che Estrella gli aveva fatto trovare, stirata ed inamidata, appesa nell'armadio, e si diresse in bagno. Aveva bisogno di una doccia.
Aprì la porta senza bussare, ci avrebbe messo un po' ad abituarsi alla presenza di Akane, ed evidentemente lo stesso valeva per lei, visto che non aveva chiuso a chiave.
Gli dava le spalle mentre si truccava allo specchio coperta solo da un minuscolo telo bianco in spugna annodato al di sopra del seno, che le copriva a malapena il sedere ed aderiva perfettamente a quello che, Ranma non ci aveva ancora fatto caso, era davvero un bel corpo, asciutto e tonico ma formoso nei punti giusti.
Per un attimo rischiò di infilarsi lo scovolino del mascara in un occhio nel vedere lo sguardo imbambolato del ragazzo dietro di sè riflesso nel vetro. Si girò e si portò le mani sui fianchi, severa, mentre lui malediva se stesso per la sua mania di dormire in boxer. Forse un paio di pantaloni del pigiama sarebbero stati meno eloquenti su quanto stava succedendo nella sua testa.
''Non si bussa?''
''Non si chiude a chiave?'', la rimboccò lui, pronto. ''O forse speravi che entrassi?''
Mentre riceveva quello che, lo sapeva, sarebbe stato il primo di una lunga serie di ceffoni mattutini, Ranma si chiese se non fosse stato troppo maleducato, dopotutto era pur sempre un ospite.
''Hey, dai, scherzavo! Pace?''
''No. Maniaco.''
''Ma dai, per così poco?'', sorrise. Akane notò per la prima volta la sua dentatura, era perfetta.
Senza degnarlo di una risposta entrò in camera sua e si chiuse la porta alle spalle, mentre Ranma si costringeva a buttarsi sotto l'acqua gelata.
Arrivò in sala da pranzo vestito di tutto punto mentre gli altri erano già seduti per la colazione, scusandosi per il ritardo con il sottofondo dei brontolii di suo padre, che lo rimproverava di essere un maleducato mentre si ingozzava di ogni vivanda presente sull'enorme tavola imbandita, senza alcun ritegno.
Soun, intento a leggere il giornale, conversava con una preoccupatissima Kasumi sulla questione della sicurezza nelle periferie, Nabiki messaggiava febbrilmente col cellulare e Genma continuava ad abbuffarsi. Akane guardava fuori dalla finestra annoiata mentre mangiucchiava qualche mirtillo con le mani.
I suoi capelli erano stati raccolti in una coda alta. L'uniforme della scuola consisteva in un giacchino identico al suo, benchè dal taglio più avvolgente ed affusolato, una minigonna scozzese a pieghe ed una camicetta bianca drappeggiata sul davanti, fermata sul collo da una spilla nera con inciso un monogramma. Sotto i mocassini in pelle marrone, delle calze bianche che le arrivavano fino al ginocchio.
Estrella, la cameriera portoricana, gli servì del caffè e poi si rivolse alla ragazza con voce pensierosa.
''Ahi niña... Sei troppo magra! Quieres un poco de bacon?''
La risposta fu secca e glaciale, degna di lei.
''No, gracias, no me gusta comer cadàveres''
Ranma s'intromise nel discorso, incrociando le mani dietro il collo ed assumendo una posa più rilassata, cercando di fare conversazione e di stemperare l'atmosfera tesa che si era impossessata della tavolata negli ultimi dieci secondi.
"Hey! Certo che stando qui ne imparerò di cose! Lo spagnolo è una lingua totalmente sconosciuta per me, pensate che di quello che ha detto la signora ho capito solo bacon, e della risposta di Akane...Il nulla totale! Sei molto brava, complimenti''
''Come fai a dire che sono brava se non hai capito una parola?''
''B-Beh ecco, io...''
''Akane, smettila'' -Soun prese la parola, alzando leggermente la voce ed attirando l'attenzione di tutti i presenti. Ranma notò che perfino Nabiki aveva alzato lo sguardo dallo schermo del suo telefonino, perplessa- ''Ranma, scusala. Mia figlia oggi è un po' nervosa. In ogni caso, Estrella le ha offerto del bacon e lei ha risposto che non ama molto la carne''
''Veramente ho detto che non mangio cadaveri'', lo guardò truce lei. Odiava quel lato di suo padre: voleva sempre far apparire tutto bello, perfetto e zuccheroso.
"Sì, figliola, esatto. Vedi, Akane è vegetariana''
La mora lo guardò con aria di sfida, aspettandosi una delle solite prediche che doveva sempre sorbirsi dalla gente da quando aveva fatto quella scelta di vita, ma il codinato non si scompose nè si mosse di un millimetro, anzi, le sorrise.
''Bene, anch' io.''
"Che cosa meravigliosa, Tendo, non trovi? Sono così simili questi due ragazzi! Inoltre hanno anche la stessa età, se non erro. Amico mio, non credi che Akane sarebbe perfetta?''
''Saotome, mi leggi nel pensiero! Allora è deciso!''
Ranma si alzò furtivamente dalla sedia rubando una mela dal tavolo e mettendosela velocemente nello zaino in pelle marrone, Akane lo tirò per il codino e lo costrinse a tornare a sedersi, battendo una mano sul tavolo e fulminando con gli occhi suo padre.
''Si può sapere di cosa state parlando?''
''Te lo spiego subito, bambina mia. Come sai ormai io sto andando avanti con gli anni, e da quando la tua povera mamma...''
''Non parlare della mamma'', sibilò lei, scattando come una tigre, ''Non davanti a questi estranei''
''Ok, tesoro, scusami. Ciò che voglio dire è che ho bisogno di qualcuno di competente che possa essere in grado di occuparsi delle palestre quando non ci sarò più o quando sarò troppo vecchio e stanco per farlo da me, e Ranma è un ottimo candidato"
La giovane si alzò di scatto, furiosa.
''Vuoi vendere la palestra a questo qui?'', puntò il dito contro Ranma, che la guardava inespressivo, ''A questo deficiente mai visto prima?''
''Hey, piano con le parole, bimbetta!"
"Bimbetta a chi?''
"Akane, Ranma, smettetela!'', Ranma fece una smorfia, non avrebbe mai riconosciuto l'autorità di quello smidollato di suo padre, e quando provava a fare la voce grossa gli dava ancora più il voltastomaco. Genma, però, continuò: ''Akane, tesoro, non vogliamo portarti via la palestra... Noi vogliamo, ecco... Trovare un accordo...''
''Che genere di accordo?'' chiede lei esitante.
''Io non ne sono contento, sappilo!", sbottò Ranma alzando le mani, timoroso di essere tirato in mezzo a quella farsa, spaventato dal fatto che Akane potesse considerarlo complice di quel brutto scherzo.
Soun Tendo assunse un'aria solenne e posò la sua tazza di the sul tavolo.
''Ragazzi, da oggi siete fidanzati ufficialmente. Avete due anni per imparare a conoscervi, dopodichè, immediatamente dopo il diploma, vi sposerete, volenti o nolenti. Questo è quanto.''
''Cosa? Sei impazzito? Io non mi sposerò MAI con questo qui!"
"Per una volta siamo d'accordo, posso considerarlo un miracolo?''
''Sta' zitto tu! Lo sapevi sin dall'inizio, vero? Perchè non me lo hai detto subito?''
''Guarda che se pensi che ci tenga a fidanzarmi con una ricca adolescente problematica che gioca a fare la ribelle quando si annoia ti sbagli di grosso!''
''Cosa? Come ti permetti, razza di maniaco?''
''Nemmeno il peggiore dei maniaci vorrebbe essere fidanzato con una a cui hanno messo sul culo tutto il grasso che doveva andare sulle tette!''
''Io ti ammazzo!"
Ranma chiuse gli occhi mentre Akane alzava la mano destra, pronto a ricevere un -meritato, lo sapeva- sonoro ceffone. La botta, però, gli arrivò da dietro le spalle, sulla nuca, sorprendendolo.
''Ahi què niño loco! No se parla così ad una señorita!''
Estrella lo guardava con fare accusatorio, con una mano posata sugli abbondanti fianchi. Ranma, inchinando la testa per scusarsi, ne studiò l'espressione corrucciata: una profonda ruga verticale, segno della rabbia cresciuta esponenzialmente subito dopo la sua ultima frase, le solcava la fronte abbronzata.
Era un donnone di un'età imprecisata tra i quaranta ed i cinquant'anni, molto più alta di lui e con un fisico ancora più imponente del suo, nonostante fosse un artista marziale. Benchè potesse potenzialmente essere una bella donna, la sua aria severa, la sua mole e la caraffa d'argento che teneva salda nella mano destra e puntata verso di lui le davano un'aria inquietante.
''Estrella, calmati, querida. Ranma non intendeva dire ciò che ha detto''
''Scusi, señor Tendo, torno in cucina''
''Vengo anch'io!"
Akane la seguì abbandonando i commensali, tra cui piombò un silenzio carico d'imbarazzo.
Suo padre continuava con sue solite prediche sul trattare bene le donne mentre Ranma sbirciava il Furinkan dal finestrino della macchina che li aveva accompagnati, ferma all'entrata.
Era un enorme edificio in mattoni rossi alto e maestoso, circondato da un giardino con panchine di legno e fontanelle in pietra. Una lunga scalinata in marmo saliva fino ad un pesante portone in legno antico con le maniglie d'ottone.
Genma scese per primo e gli aprì la porta, poi gli diede una pacca sulla spalla: il giovane non capiva perchè fosse così affettuoso, quel giorno.
''Ranma, ascolta. La situazione non è delle migliori, tua madre ci ha tagliato i viveri ed i Tendo sono la nostra unica speranza... Credo di aver fatto del mio meglio in questi anni per non farti pesare le nostre difficoltà economiche, ma questa volta sono nelle tue mani. Ti prego, fa' la pace con Akane''
''Non ci penso neanche! E poi io non voglio diventare un uomo come te, che a quarant'anni si fa ancora mantenere dalla moglie! Sono troppo orgoglioso per sposare una sconosciuta per soldi, mi dispiace"
''Non saremmo solo noi a trarre beneficio da questa storia. Quando Soun andrà in pensione non ci sarà più nessuno ad occuparsi della loro Scuola di lotta, dunque, oltre a quella dei Saotome, senza di te morirebbe anche la tradizione dei Tendo. Se penso alla povera Diana, lei sì che avrebbe saputo tenere le redini della situazione, forse anche meglio del marito! Era una combattente straordinaria...''
''Sono in ritardo, papà...''
''Ok, ok figliolo. Ti vengo a prendere all'uscita?''
''No, devo... Devo fare una cosa. Ci vediamo a cena''
Con lo zaino in spalla, prese a camminare in mezzo a quelle facce sconosciute.
In un angolo scorse Akane seduta su un muretto in pietra. Fumava una sigaretta e beveva un caffè da un bicchiere di cartone insieme ad un ragazzo con dei lunghi capelli neri e degli spessi occhiali da vista con la montatura tonda. Distolse lo sguardo prima che lei lo vedesse. D'improvviso si trovò davanti una giovane coi capelli lunghi che gli pareva di aver già visto. Le sorrise, speranzoso.
''Allora è vero, sei carino sul serio!''
''Cosa?''
''Ciao, io sono Ukyo'', gli tese la mano, mentre lui, presentandosi, si ricordò di averla incrociata il giorno prima in quel bar a Brooklyn, ''Sai, qui girano moltissimi pettegolezzi, soprattutto sui nuovi arrivati. Si diceva che oggi sarebbe arrivato un ragazzo nuovo, alcune nostre compagne ti hanno visto dai Tendo ieri sera e ci avevano accennato che non eri niente male"
''Ah... Beh, ecco, hem... Grazie?''
Lei gli sorrise, il primo sorriso della giornata. Lo prese per un braccio e se lo trascinò in giro per i corridoi della scuola, offrendosi come Cicerone improvvisato, prima che iniziassero le lezioni.
''Questa è l'aula di informatica... Qui c'è l'aula di chimica... Là in fondo in quello slargo c'è l'ufficio del Preside, è un soggetto un po' strano ed ha voluto prendersi tutto quello spazio. In cima a questa scala, invece, ci sono le varie classi, vieni!'' Corse su per le scale, gioviale, seguita dal codinato. ''Come vedi ci sono solo due sezioni, non è una scuola molto affollata. I bagni sono lì in fondo per i maschi e laggiù per le femmine. Ah, gli armadietti, vieni...''
Mentre Ukyo armeggiava per scassinare il lucchetto del suo armadietto, di cui aveva ammesso di non aver mai imparato la combinazione, Ranma prese a guardarsi in giro. La giovane, capita la necessità del nuovo amico di sapere come muoversi con i nuovi compagni, iniziò a fare quello che le piaceva di più, spettegolare.
''Quel ragazzo alto laggiù è Tatewaki Kuno, del penultimo anno, il figlio del Preside. Se fossi in te gli starei lontano, non è un bel soggetto. Quello con lui invece è Sasuke: è un po' il suo tirapiedi, diciamo, il suo lacchè. Quei due con la divisa della squadra di baseball sono Hiroshi e Daisuke: loro sono ok, sono in classe con me, li puoi frequentare. Quella ragazza col caschetto è Nabiki Tendo, ma forse lei la conosci già..."
''Sì, hem... Sì. Conosco le Tendo''
''Bene, allora non starò a dirti che quella laggiù con la faccia da bimba sperduta è Akane. E' tutta scena, ovviamente, è viziata ed arrogante come tutti''
''Chi è quel ragazzo con lei?''
''Lui è Mousse, uno strano, e quel ragazzo che li sta seguendo, lo vedi? Lui è Ryoga Hibiki, l'uomo invisibile, anche lui del secondo. E' follemente innamorato di Akane da quando si è trasferito qui, in prima liceo. Lei ovviamente non lo degna di uno sguardo, probabilmente non conosce nemmeno il suo nome. Ryoga ed io abbiamo in comune il fatto che entrambi lavoriamo per vivere: non siamo dei rampolli viziati, stupidi e tronfi con la puzza sotto il naso e... Ops, scusa''
''No, nulla, figurati...''
''Non volevo...''
''Credimi, non faccio parte nemmeno io di quell' élite''
''Bene, ne sono felice! In che sezione sei?''
''Nella...'' prese a leggere un foglietto che suo padre aveva ritirato in segreteria quella mattina, ''...F.''
''Ottimo! Allora siamo in classe insieme! Dunque, alla prima ora abbiamo Hinako, la pazza...''
Ranma mise una mano sulla spalla della sua amica, per zittirla, guardando fisso verso un punto davanti a sè.
''Loro chi sono?''
Ukyo cercò di capire a cosa il codinato si riferisse e, quando se ne accorse, fece una faccia rassegnata, espirando teatralmente. Ci era già cascato. Anche lui.
''Loro sono... Le Stelle. ''
Un gruppo di cinque ragazze, due delle quali camminavano davanti alle altre, si stava avvicinando, sculettando teatralmente. A Ranma parve di sentire una colonna sonora d'accompagnamento come nelle entrate trionfali dei personaggi delle commedie americane.
Le tre ragazze in fondo erano di aspetto sinceramente trascurabile, benchè molto carine e dai modi di fare aristocratici, mentre le due punte di quella metaforica stella sembravano brillare di luce propria: una era molto alta e tonica, con dei lunghi capelli neri legati in una coda laterale e le labbra carnose truccate di rosso corallo, mentre l'altra, più minuta e dai lineamenti più dolci, era aggraziata e femminile. Ranma notò che, a differenza delle altre ragazze, le cui camicette erano austeramente chiuse fino al collo, quella della giovane dai capelli sciolti era strategicamente sbottonata fino al solco tra i seni, decisamente troppo prosperosi in proporzione al suo corpicino ossuto.
''Se te lo stai chiedendo, sono rifatte'', lo riscosse Ukyo, mentre il gruppetto li aveva già sorpassati ed aveva raggiunto Akane. Ranma notò che il viso della sua coinquilina aveva assunto un'espressione tesa e carica d'odio alla vista di quelle cinque, mentre il ragazzo moro aveva preso a gesticolare nervosamente, impacciato.
''Eh?''
''Dico le tette di Shampoo. Sono finte. Quest'estate non è andata come di consueto in vacanza agli Hamptons. Ha detto di essere andata in Svizzera per fare un corso di tedesco, ma si sa che lì ci sono le cliniche migliori, e poi mica le aveva così grosse, prima!"
Il codinato ebbe un sussulto e deglutì rumorosamente, quella scuola era una gabbia di matti.
E comunque, rifatte o meno, erano notevoli.
***
Dopo la scuola era saltato su un taxi per raggungere l'indirizzo che portava in tasca da mesi, scritto su un tovagliolino da bar. Aveva aspettato quel momento per un tempo infinito, aveva immaginato quell'incontro in mille modi diversi, ma aveva dimenticato di prepararsi un discorso, una storia che giustificasse la sua presenza lì, nonostante tutto, ed ora era... Perso.
Osservava il grattacielo di fronte a sè, terrorizzato da qualcosa che, per la prima volta in vita sua, gli sembrava insormontabile ed enorme, forse anche più grande di lui.
Un nodo alla gola gliela fece seccare all'istante, mentre dei piccoli crampi si impossessavano del suo stomaco e la testa iniziava a girargli.
''Allora che fai, mi paghi o no?''
Il tassista sembrava nervoso. Come tutti gli abitanti di Manhattan, del resto.
''Scu- Scusi... E' sicuro che sia questo il posto?''
''Questo è l'indirizzo che mi hai dato, ragazzo''
Non ce la faceva. Sapeva cosa avrebbe dovuto fare: essere forte, risoluto, uomo. Entrare nel palazzo, tanto per cominciare. E magari scambiare qualche battuta col portiere e farsi offrire un bicchiere d'acqua, prima. Ma non ce la faceva. Che stupido, pensò, tanta fatica per niente.
''M-Mi scusi, io... Mi porti a Brooklyn, per favore''
***
Rientró in casa stanco ed affamato, aveva deciso di passare al bar da Ukyo e lei lo aveva sfinito con le sue chiacchiere. In corridoio incroció Soun, che gli fece sapere che la cena sarebbe stata servita alle 8 in punto.
Non poteva aspettare altri 45 minuti, per cui decise di entrare in cucina sperando che quella cameriera simpatica trovasse troppo magro anche lui .
Akane era seduta sul piano da lavoro con le gambe incrociate ed il mento appoggiato sulle ginocchia, mentre la donna le medicava una ferita sulla fronte. Solo in quel momento al ragazzo vennero in mente le parole della Tendo del giorno prima, quando l'aveva incontrata nel vicolo con quegli uomini.
"A domani".
Si nascose dietro un enorme frigo ed origlió la conversazione.
"Fidanzata, capisci? Sono fidanzata, maledizione!"
"Ci sono cose peggiori nella vita de un fidanzamento combinato, piccola mia"
"La cosa che mi fa piú incazzare..." -Estrella le tirò uno schiaffetto sulla mano, lei si corresse automaticamente- "La cosa che mi fa più arrabbiare è che mio padre mi reputa talmente incapace da preferire che le palestre per cui lui e mia madre hanno lavorato tanto duramente vadano nelle mani di un perfetto sconosciuto piuttosto che nelle mie! Capisco Kasumi che vuole diventare medico, capisco Nabiki che probabilmente venderebbe tutto e scapperebbe a Santo Domingo...Ma io?''
''Non te la prendere, no es nada. Ricordati che el buon Dio siempre tiene un piano para todos...''
''Oh Estrella! Lo sai che odio quando parli a sproposito di queste cose! El buon Dio ha altro da pensare che alla mia vita sentimentale, di questo te ne rendi conto, vero?''
La cameriera le accarezzò la testa, dolcemente.
''Sarei felice de vederti con un ragazzo, Akane...''
''Io li odio i ragazzi...''
''E lo dimostri molto bene...'', sospirò continuando a medicarla e facendo un po' più di pressione sulla ferita col cotone inumidito di disinfettante. Akane rabbrividì, lei l'accarezzò sul punto dolente, materna.
''Quanto gli hai dato per farte fare esto?''
''500 a testa per l'intera settimana...''
"Niña...''
''Lo so, ok? Lo so, Estrella. Ti giuro che troverò un altro modo, ma per ora è così''
''Cosa farai quando el padrone se accorgerà che stai dilapidando el fondo fiduciario?''
''Non... Non ne ho idea. Sto cercando un altro modo per trovare i soldi. Sono cinquemila a settimana, e la prossima sarà la ventesima...''
"HAI GIA' SPESO CIENTOMILA DOLLARI? Ahi, qué loca!''
''Shh! Non farti sentire!'', la Tendo le tappò la bocca guardandosi furtivamente intorno, sperando che quella conversazione fosse rimasta tra loro.
Qualcuno che aveva sentito, però, c'era. Ranma lasciò la stanza preoccupato e corse in camera di Akane, sul cui pavimento, come sospettava, giaceva ancora l'assegno che le aveva firmato il giorno prima. Lo stracciò in mille pezzi e se li mise in tasca, tornando nella sua stanza e buttandosi pesantemente sul letto, esausto.
Perdonatemi per il capitolo meramente introduttivo, succede così poco che non sapevo nemmeno come intitolarlo, ma avevo bisogno di introdurre i personaggi e la questione del fidanzamento combinato!
Grazie mille a chi ha letto e commentato e a chi lo farà, non aspettavo un consenso simile, vi sono debitrice!
Per te, furbone che non vedi l'ora, ''cientomila'' è stato scritto così apposta, come tutto il resto delle frasi pronunciate da Estrella.
Alla prossima! :-) |
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Capitolo 4 *** Stia con noi. ***
''Sono un ipercritico.
È una specie di malattia. Io ho la tendenza a respingere
prima di essere respinto. In questo modo risparmio un sacco di tempo e
di soldi.''
Woody Allen- Provaci ancora, Sam.
"Allora, com' é vivere sotto lo stesso tetto di
quella meraviglia?"
"Dicci, Saotome"
"Sì, dicci!"
Hiroshi e Daisuke, i due ragazzi con cui aveva legato maggiormente in
quelle due folli prime settimane a New York, lo stavano tormentando
mentre cercava di bere il suo caffè in cortile.
''Vogliamo sapere tutti i dettagli''
''Oh sì, tutti!''
"La smettete voi due?"
"Oh, avanti, egoista! Almeno facci sognare con qualche immagine sexy!''
''Ma stiamo parlando della stessa persona? Di quell'isterica di Akane?''
''Non è importante che sia isterica o meno, amico...''
"Già, l'importante sono i suoi lunghi e setosi capelli, le
sue gambe bellissime, i suoi occhioni da cerbiatta e soprattutto quel
sedere...''
"Quel... Tutto!"
"Cosa usa per dormire? Delle candide sottovesti in seta? O peggio in
pizzo? Oh mio Dio, me lo sento, le usa di pizzo!''
"In pizzo, sì, decisamente in pizzo, amico!"
"Giá me la immagino, coi capelli leggermente tirati su,
delle pantofoline foderate in seta con un po' di tacco e magari una
vestaglia di raso che rimane leggermente aperta in cima svelando degli
accenni di decoltèe!"
Ranma sorrise pensando all'immagine sensuale, quasi burlesque, che si
erano fatti quei due di Akane. Non voleva svelare loro che erano quanto
di piú lontano possibile dalla realtá, avendola
vista, poche ore prima, entrare in bagno con un consunto pantalone
della tuta di due taglie più grande ed una vecchia maglietta
dei Rolling Stones sbiadita, i capelli arruffati e gli occhiali da
vista appoggiati sul naso.
Non si erano frequentati troppo, dal suo arrivo a casa Tendo: lui
trascorreva buona parte delle sue giornate in palestra con Soun ad
allenarsi; la sera, a cena, si punzecchiavano un po' prima che lei
sparisse in camera sua o in cucina con Estrella e nel week end
praticamente non si incrociavano nemmeno.
Un pomeriggio, dopo scuola, era tornato nel vicolo dove l'aveva vista
la prima volta, per spiarla. Il giorno prima l'aveva vista con quelle
brutte ferite e voleva vederci chiaro su quella strana situazione: non
l'aveva trovata, ma la sera, a cena, aveva notato dei nuovi lividi.
Ciò che lo faceva preoccupare era che nessuno, a parte lui,
sembrava notarli. Soun viveva nel suo mondo, suo padre pensava solo ad
ingozzarsi e Nabiki non degnava la sorella di uno sguardo. Kasumi, la
più grande, sembrava molto più dolce e materna,
sia nei confronti di Akane che dei suoi, ma tra le lezioni
universitarie e lo studio forsennato in biblioteca era praticamente
sempre fuori casa.
Tornò a volgere il suo sguardo ai due amici, ancora persi
nelle loro fantasie, e li riscosse: era ora di entrare in classe.
In corridoio scorse Ryoga, che lo salutò freddamente con la
mano. Si erano visti spesso a Brooklyn, al bar di Ukyo che aveva preso
a frequentare regolarmente, ma il ragazzo con gli occhi verdi non
sembrava avere molta simpatia per lui.
Chi invece ne aveva fin troppa era Kodachi Kuno, figlia del Preside
nonchè membro delle Stelle.
La Stella era un gruppo di cinque ragazze (Ranma ci aveva messo un po'
a capire che il nome di quella setta era dovuto al numero delle sue
componenti, corrispondente a quello delle punte di una stella)
indisponenti, viziate ed arroganti, nonchè vipere, pettegole
e spietate.
C'erano tre ragazze di contorno, insigificanti nonostante il loro
aspetto e la loro posizione sociale, e poi c'erano loro, Shampoo e
Kodachi.
Oltre ad essere la sorella di quel pazzo di Tatewaki Kuno, Kodachi era
la migliore studentessa della scuola, nonchè organizzatrice
di feste e presidentessa di quasi tutte le attività
extra-scolastiche. Era un'ottima atleta e si diceva che, a soli sedici
anni, fosse già stata contattata dalle più
prestigiose università americane, che se la contendevano a
suon di lettere di lusinghe a lei ed alla sua famiglia.
Kodachi aveva una cotta per lui e non cercava in alcun modo di
nasconderglielo, facendogli recapitare messaggi melensi in classe dalla
sue tirapiedi e lanciandogli sguardi languidi che lo facevano
rabbrividire durante l'intervallo.
La piccola Shampoo, invece, non lo degnava di uno sguardo.
Per fortuna.
Capo delle cheerleader e Reginetta del ballo in carica, rispettata e
temuta da tutti nonostante il suo aspetto esile e minuto, era la figlia
di una top model cinese famosissima negli anni '90 e di un giapponese
che lavorava alla Casa Bianca. Fortunatamente sembrava non essersi
accorta del suo arrivo al Furinkan, e non aveva ancora iniziato a
tormentarlo, in nessun senso.
Shampoo ed Akane erano le ragazze più corteggiate del liceo,
ma affrontavano la cosa in due modi molto diversi, Ranma lo aveva
capito subito.
Durante una noiosissima lezione di due ore di storia medievale, il
professore insiseva sul fatto che, tra le donne, la cortigiana fosse
sempre perfettamente riconoscibile per via dei suoi abiti,
più scollati di quelli delle altre; immediatamente il suo
sguardo si era posato sulla camicetta sbottonata della ragazza seduta
dietro di lui, che con i suoi atteggiamenti da lolita e la sua
predisposizione al concedersi a chiunque avesse almeno un conto in
banca a sette zeri, sembrava rappresentata in pieno da quella
descrizione. Aveva un atteggiamento provocatorio nei confronti di tutto
e tutti. Era sfrontata, ignorante al limite del comico, senza scrupoli
e perennemente alla ricerca dell'attenzione altrui.
Akane, invece... Di Akane si sapeva molto poco.
Ottimi voti, temperamento all'apparenza mite, scarsi rapporti coi
compagni.
A parte Mousse, Yuka e Sayuri, i suoi migliori amici, Kuno, il suo
pretendente più agguerrito, e Shampoo, la sua nemesi, non
prestava troppa attenzione alla gente che le stava intorno,
benchè tutti, dal primo all'ultimo, si affannassero per
poterle stare intorno, soprattutto i ragazzi.
Il rapporto tra Akane e Shampoo era talmente controverso che nemmeno
Ukyo, la pettegola della scuola, era riuscita a capirci veramente
qualcosa.
Ciò che aveva intuito -e prontamente riferito al giovane
Saotome- era che le due, un tempo migliori amiche, avevano litigato per
un ragazzo in seconda media.
Ataru Dakashi era il ragazzo più bello di tutta la
comunità nipponica newyorkese, e durante il gioco di Obbligo
o Verità aveva confessato la sua cotta per la più
piccola delle Tendo. Shampoo, segretamente innamorata di lui da quando
ne aveva memoria, non aveva preso bene quell'affronto, ed aveva
iniziato a tormentare l'ex amica in tutti i modi che conoscesse,
benchè la malcapitata non avesse espresso alcun tipo di
interesse per il giovane coi capelli biondi.
Da quel giorno, così gli aveva riferito Ukyo, ogni ragazzo
su cui Shampoo posava gli occhi finiva per innamorarsi perdutamente di
Akane, ovviamente dopo essersi divertito con lei. La bella cinesina
faceva di tutto per compiacerli, ma alla fine tutti sceglievano la
Tendo, che prontamente li ignorava, avendo subito una forte
trasformazione caratteriale negli anni della preadolescenza.
Le provocazioni di Shampoo ad Akane erano costanti e fastidiose,
perfino per Ranma che ne era stato spesso testimone, ma la mora sapeva
sempre reagire con grazia e freddezza, senza tradire alcun tipo di
emozione.
Seguito da Hiroshi e Daisuke si diresse verso la porta della classe,
davanti alla quale, minacciose, campeggiavano tre delle Stelle. Kodachi
lo accolse con un sorriso, mentre le altre due, supportandola,
sbarravano il passaggio al codinato per far sì che i due si
parlassero.
''Buongiorno, Ranma!"
''Buongiorno, Kodachi'', rispose annoiato, ''Signore, dovrei entrare in
classe''.
Akane era seduta sul banco dando le spalle alla lavagna, chiacchierando
animatamente con le sue amiche. Il momento prima dell'arrivo del
professore e di Shampoo era il preferito di Ranma, almeno per quel che
riguardava l'osservazione e lo studio della sua ''fidanzata'': solo in
quei pochi minuti la vedeva rilassata ed allegra, con la guardia
abbassata, dolce e sorridente.
Decise di andarla a salutare, visto che era uscito di casa prima che
lei scendesse per la colazione.
Impacciato, alzando poco la mano destra, le si parò di
fronte.
''Buongiorno!"
''Ciao, Ranma''
Era stranamente di buon umore, osservava divertita le sue amiche che lo
guardavano adoranti, con una mano sotto il mento ed i gomiti puntati
sul banco.
''Allora, hem... Hai studiato per il test di storia?''
''Ragazzi, ai posti!''
Il professore interruppe la loro conversazione, Akane sorrise al
codinato e si mise a sedere dritta, mentre lui tornava al suo posto.
Dopo le interminabili sei ore di lezione si fiondò fuori
dall'aula, cercando di arrivare il più in fretta possibile
al suo appuntamento. Una voce familiare, però,
attirò la sua attenzione, costringendolo a fermarsi.
''Ranma! Ranma, aspetta!"
''Akane, hey! Allora, com'è andato il compito?''
''Bene, spero... Allora, vai ad allenarti con papà anche
oggi?''
''Hem no, oggi ho da fare... Poi più tardi c'è la
festa... Perchè?''
''Mi stavo chiedendo...'', aveva l'espressione di una bambina davanti
ad un negozio di caramelle, teneva le mani incrociate dietro la schiena
spostando il peso del suo corpo da un piede all'altro, dondolando
leggermente, mentre i lunghi capelli, tenuti fermi sulla
sommità del capo da un sottile cerchietto, le cadevano
morbidi sulle spalle, fin sotto il seno. ''La prossima volta ti
andrebbe di portarmi con te?''
''Con...Con me al mio appuntamento?''
''No, stupido! Con te in palestra, ad allenarmi!"
Il ragazzo rise di gusto, a quanto pareva la sua indole violenta era
dura a morire.
''Akane, noi facciamo sul serio, le arti marziali non sono un
passatempo. Quando mi alleno ho bisogno di concentrarmi e con te dovrei
ripartire dalle basi, mi faresti perdere un sacco di tempo!"
Era preparato ad essere investito da una tempesta di furia omicida
immediatamente dopo aver pronunciato quell'ultima frase, ma la ragazza
dalle molteplici personalità lo stupì un'altra
volta, abbassando la testa e rabbuiandosi.
Stava per chiederle il perchè di quella reazione, magari
prima di scusarsi per quella risposta acida, ma Mousse li interruppe.
''Akane, hai visto Shampoo?''
''Ora che mi ci fai pensare non era in classe, oggi. Ecco
perchè mi sento così di buon umore!"
"Beata te, amica... Io se non la vedo almeno a scuola, posso
scordarmela!"
''Oh dai, Mou, dimenticatela! La scuola è piena di ragazze
belle e sane di mente che si metterebbero in fila per uscire con te,
perchè proprio lei?''
Il codinato era sinceramente curioso di sentire la risposta del giovane
con gli occhiali, ed ancor di più di vedere quell'indedita
Akane in veste di amica dolce e consolatrice, ma la fretta e l'ansia
gli impedivano di fermarsi. Salutò velocemente i due e corse
fuori dall'edificio, saltando sul primo taxi disponibile.
***
''Saotome, Ranma Saotome''
''Mi scusi, ma non credo di conoscere il suo nome''
Era lì da cinque minuti ed aveva già perso la
pazienza; alzò la voce.
''Sono stato qui dieci giorni fa e mi ha detto che la Signora era a
Parigi e sarebbe rientrata oggi. Mi ha consigliato di ripassare questo
pomeriggio ed eccomi qua. Ora, se non le dispiace, vorrei salire''
''La Signora oggi è molto impegnata, forse dovrebbe
guardarsi intorno'', rispose gelido l'inserviente al bancone della
reception. Ranma si girò e notò una fila infinita
di ragazzi e ragazze, più o meno della sua età,
che si propagava da una porta sul corridoio fino a fuori dall'edificio,
in strada.
''Dovrebbe mettersi in fila, signore''
''Io non mi metto in nessuna fila! Non devo fare un provino o cose del
genere!'', rispose urlando, isterico per via dell'ansia, ''Ora tu alzi
la cornetta e dici al tuo capo che Ranma Saotome vuole
vederla, prima che ti metta le mani addosso, ok, Ivan?", chiese
giocherellando con la targhetta che l'inserviente portava sul petto,
col suo nome inciso sopra.
In soggezione davanti ai pugni chiusi ed alle spalle larghe del
giovane, il ragazzo sbuffò teatralmente ed alzò
il telefono, chiedendo alla centralinista di farsi passare l'ufficio
del Presidente.
''Hem, Presiden... Sì, Ivan... No, lo so che non voleva
essere disturbata per nessun motivo, ma... C'è qui un uomo,
diciamo piuttosto insistente...Chiede di vederla''
Lo fulminò con lo sguardo, Ranma fece spallucce.
''S- Sì, si chiama... Saotome...''
Tacque un attimo, poi posò una mano sul microfono del
telefono e sorrise, arcigno.
''Ha detto che non vuole parlarle...''
Il codinato non si scompose.
''Le dica Ranma
Saotome''
Ivan lo supplicò con lo sguardo di smetterla, il ragazzo lo
incoraggiò con un ampio gesto della mano.
''Mi scusi Presidente, ma continua ad insistere... No, gliel'ho detto
che non vuole vederlo, ma...''
"Dica Ranma, dannazione, R A N M A!''
L'impiegato si spazientì, alzando la voce.
''Ha capito che lei è Ranma Saotome, ma è molto
impegnata, e...Pronto? Come dice?'', il suo tono di voce si fece
flebile, quasi arrendevole. ''Ho capito, certo''. Riappese.
''Allora? Che ha detto?'', Ranma lo alzò dalla sedia
tirandolo per il colletto della camicia, facendolo tremare di paura.
''Ultimo piano, ascensore C. La sta aspettando''
***
Akane camminava per le vie del Centro, ascoltando la sua musica
preferita in cuffia.
Senza volerlo, si trovò davanti alla Palestra di suo padre,
il Dojo Tendo. Prese coraggio ed entrò, scossa da una
scarica di emozione ed adrenalina nel pestare quelle pesanti assi di
legno delle quali non sentiva il profumo familiare da tre lunghi anni.
Tutto era rimasto uguale a come lo ricordava: i trofei appesi, le firme
dei vecchi allievi sul grande muro dell'ingresso, i quadri che
ritraevano il Dojo Tendo originale, quello fondato dal suo bisnonno a
Tokyo, nel distretto di Nerima, una foto di Soun e Genma da giovani, il
giorno della loro promozione a maestri, la prima insegna di famiglia,
delle vecchie foto di Diana, la sua adorata mamma, durante i suoi
combattimenti.
Il cuore della ragazza si strinse ed il suo viso si contorse in una
smorfia di dolore davanti ad un'immagine di lei da piccola, in braccio
alla giovane donna. Lei e sua mamma erano praticamente due gocce
d'acqua, non fosse stato per quel poco di tratti orientaleggianti
ereditati da Soun, e nella determinazione del suo sguardo, che
purtroppo conosceva ormai solo tramite le fotografie, rivedeva tanto di
se stessa.
Asciugò una lacrima solitaria per quella mamma che l'aveva
lasciata sei anni prima e con cui non avrebbe mai condiviso troppe cose
importanti e si diresse al bar della palestra, certa di incontrare suo
padre.
***
''Ranma, amore mio!''
Quella che gli sembrava la donna più bella del mondo gli
aprì la porta spalancando le braccia, con gli occhi lucidi.
Dimenticandosi l'orgoglio, i precetti sul superomismo imposti dalla
disciplina ferrea di suo padre, l'imbarazzo ed il rancore, si
gettò tra quelle braccia, trattenendo a fatica l'emozione.
''Mamma...''
Nodoka lo allontanò dopo qualche secondo per poterlo
ammirare al meglio, posandogli le mani sulle spalle e studiando
emozionata il bellissimo viso di quel figlio che gli era stato
strappato via dieci anni prima, ingiustamente.
''Sei diventato grande!"
''Beh... Sì, io...''
''Ranma, prima di ogni cosa: hai ricevuto tutte le mie lettere, vero?''
''Sì, hem... No. Cioè, papà mi
avvisava quando scrivevi, ma era sempre lui a riferirmi i tuoi
messaggi. Non mi lasciava leggere nè scrivere
perchè diceva che...''
''Che un vero artista marziale non si deve lasciare andare all'emozione
ed al rimpianto, vero? Che gran bastardo!''
''Gia...''
"Ed i miei regali? I miei regali te li dava, Ranma?''
''Sicuro!'', mentì, per non darle un ulteriore dispiacere.
''Bene, sono contenta. Chissà che vita di stenti avresti
condotto, altrimenti. E dimmi, piccolo mio, come stai? Cosa ti porta a
New York City? Dio solo sa quanto io sia felice di vederti, amore, lo
sapevo che appena fossi cresciuto tanto da diventare autonomo saresti
venuto a cercarmi!"
''Sì, hem... E' proprio per questo che ho accettato di
venire qui con papà. Solo per questo. Lui, vedi... Mi ha
fatto un brutto scherzo''
''Che ti ha fatto? Guarda che non mi sono rammollita, ho ancora con me
la mia katana, se dovesse servire''
''No, no! Niente katana, mamma!", si emozionava solo a pronunciarlo,
quel nome, ''Non c'è bisogno di farlo fuori, i-io...Ecco, mi
vergogno un po' a dirtelo, ma... Lui mi ha organizzato un matrimonio
combinato''
Nodoka scoppiò in una sonora risata.
''Beh, direi che questa non è certamente la cosa peggiore
che abbia fatto! E dimmi, com'è questa ragazza? E' carina?''
''Ma... Ma mamma! Io sono venuto qui in cerca di conforto e-e tu...''
''Oh, andiamo tesoro! Lo sai che da noi in Giappone si usa, no? E tuo
papà è un uomo molto rispettoso delle
tradizioni...''
''Sì, ma... Io? Non conta quello che voglio io?'', Che
delusione, pensò, anche sua mamma era d'accordo con quella
buffonata.
''Ma perchè, lei non ti piace? E' brutta?''
Ranma arrossì violentemente, brutta non era
esattamente la prima parola che potesse venirgli in mente, pensando ad
Akane.
''Beh, ecco...''
''A giudicare dalla tua faccia, direi che ti piace!''
''Cosa?'', sbottò, ''Come potrebbe mai piacermi una ragazza
rozza, scorbutica e violenta come Akane?''
''Ah, Akane... Dunque è giapponese anche lei, molto bene...
Cognome? Magari la conosco''
''Akane... Tendo''.
''Akane Tendo? Oh Ranma, che gioia!"
La donna abbracciò il figlio, felice come se questo le
avesse appena detto di aver vinto alla lotteria, e lo baciò
in fronte, provocando un sussulto a quel ragazzo così
bisognoso d'affetto.
''Ranma, Akane Tendo è la figlia della mia povera migliore
amica, Diana. Tuo padre ha fatto forse l'unica cosa buona della sua
vita facendovi mettere insieme. Credimi, figliolo, la mia esistenza
avrebbe un nuovo scopo se sapessi che in qualche modo saremo di nuovo
legate, io... Io non credo di aver mai accettato del tutto la sua
scomparsa...''
Si rabbuiò improvvisamente. Il figlio le posò una
mano sulla spalla, in un maldestro tentativo di consolarla, lei la
toccò e prese ad accarezzarla, cercando di trasmettergli con
uno sguardo tutto l'amore che non le era stato concesso dargli in quei
dieci lunghi anni.
''Vieni, ti faccio vedere una cosa''
Si alzò e si avviò verso l'enorme scrivania in
vetro, sulla quale campeggiava una bellissima cornice d'argento con
un'incisione ad arabeschi in un angolo. Gliela porse.
''Ricordi quando è stata scattata questa foto?''
''Hem... No''
L'immagine ritraeva due giovani donne con in braccio due bambini di
circa sei anni. Riconobbe subito sua madre, con in braccio una
bellissima bambina con un taglio di capelli da maschietto, mentre una
giovane che somigliava terribilmente ad Akane teneva in braccio un
bambino che doveva essere lui da piccolo. Immediatamente
provò un senso di pace e benessere, come se qualcosa si
fosse scaldato nel suo cuore.
''Lei... Lei è...''
''Diana, sì. Ti voleva molto bene. Questa foto è
stata scattata pochi giorni prima che tuo padre ti portasse via con
sè. E' stata anche l'ultima estate in cui siamo andati in
vacanza insieme, sai, era imbarazzante per me, senza marito, senza
figli...''
''Mamma...''
''Sto bene, tesoro. In ogni caso, Diana è venuta a mancare
quattro anni dopo, purtroppo. Ma dimmi, trovi che Akane le somigli,
almeno un po'? Sai, non la vedo dal giorno del funerale...''
Il suo sguardo si posò sul viso rilassato e lievemente
abbronzato di quella bambina così piccola, su quel sorriso
aperto destinato a spegnersi troppo presto, un sorriso così
spontaneo che non aveva mai visto sul viso della giovane che gli era
stata promessa come sposa. D'improvviso provò un senso di
tenerezza ed empatia nei confronti di Akane e della sua rabbia
adolescenziale, dopotutto, lui lo sapeva bene cosa volesse dire
crescere senza la mamma. Sorrise alla foto, e poi alla donna di fronte
a sè.
''Sì, direi che le somiglia molto''
***
''Ma papà!''
"Ti ho detto di no, Akane. Non praticherai le arti marziali. Mai
più. Ora c'è Ranma, ricordi?''
''Oh Ranma, Ranma, Ranma! Chi è, il tuo nuovo figlio, ora?''
''Smettila, sai benissimo che io ho tre figlie e che amo solo loro''
''Ed è questo il tuo modo di dimostrarmi il tuo amore,
papà? Bandirmi da tutte le palestre della città,
impedirmi di fare ciò che più amo e mi rende
felice? Sono andata fino in New Jersey, fino al fottuto New Jersey per
trovare qualcuno che volesse allenarmi, e sai cosa mi hanno detto? Che
non potevano iscrivermi alle loro palestre perchè avevano
fatto un patto con Soun Tendo! Fin dove arriva il tuo veto,
papà? Fino in California? Fino a Nerima, dal bisnonno?
Perchè tutti possono seguire le loro inclinazioni tranne me?
Perchè non dici niente sullo stile di vita di Nabiki? E
perchè quando Kasumi ti ha detto che voleva fare medicina
non hai fatto una piega?''
''Sarei molto felice se volessi seguire le orme di tua sorella
maggiore, Akane...''
''Ma io non voglio fare il medico, papà! Io voglio occuparmi
della palestra! Voglio occuparmene come avrebbe... Come avrebbe
fatto...''
Cacciò una lacrima, un'altra,
tirando indietro la testa e spalancando gli occhi, sbattendoli
aspettando che il suo respiro si regolarizzasse mentre suo padre la
guardava severo con le braccia conserte. Il suo viso non tradiva la
minima emozione.
''Te lo dico una volta e sia chiaro per sempre: io e Ranma, MAI!
Mettitelo bene in testa!''
Il padre continuava a fissarla con aria inespressiva, sorseggiando il
suo the.
''Vai a prepararti per stasera, figliola, abbiamo ospiti''
***
Scese dal taxi e prese a correre sotto la pioggia, stringendo al petto
la foto incorniciata che sua mamma gli aveva regalato. Fuori dalla
porta, Estrella, coperta da un enorme ombrello nero, lo aspettava e lo
guardava minacciosa.
''Hola, guapa!"
"Stai imparando, niño!"
"Eh già! Che ci fai qui?''
''Sono venuta ad aspettarte, dov'eri? Gli ospiti sono già
arrivati, non puoi farte vedere con la divisa de la escuela...Tutta
bagnata de pioggia, poi! Vieni, vieni, che entriamo dalla porta de
servizio!"
Presero l'ascensore comune del palazzo invece che il solito privato dei
Tendo, e salirono fino all'ultimo piano, ritrovandosi fuori dalla porta
di casa. Girarono un angolo e, entrando da una porticina blindata,
sbucarono immediatamente in cucina.
''Che stregoneria è mai questa?''
''Ne hai de cose da imparare de esta casa, niño...Prendi
quell'ascensore y premi el dos, te porterà dritto dritto al
tuo piano"
Ranma rise dei modi burberi della donna e dell'ascensore dall'aria
fatiscente.
''Esta gabbia por uccelli?'', chiese scimmiottando l'accento della
donna.
''PARA uccelli!"
''Y se premo el très?''
''Ahi, Ranma! Dai che è tardi! Señor Tendo se
arrabbia!''
Vestito di tutto punto del completo che la governante gli aveva fatto
trovare in camera scese in salone, cercando con lo sguardo qualcuno di
sua conoscenza in mezzo a quella moltitudine di facce ancora
sconosciute.
Buttò un occhio in terrazza e vide Akane, fasciata in un
lungo vestito giallo dall'aria principesca, svasato sul fondo, che
fumava una sigaretta, da sola.
Le arrivò alle spalle annullando il suo ki, da bravo artista
marziale qual era, e prese a sussurrarle all'orecchio, cogliendola di
sorpresa e facendola sobbalzare.
''Stia-con-noi-qui-con-noi-si-rilassi-d'ora
in poi''*
''Perchè canti la canzone di
Lumière?''
''Perchè vestita così sembri un lampadario,
maschiaccio. Offrimene una''
La Tendo alzò un sopracciglio e gli porse una sigaretta.
''Dunque tu saresti la Bestia... Beh, ha senso''
''Dobbiamo solo trovare la Bella... Uhm... Sicuramente non è
su questa terrazz...Ahi!''
Akane gli pestò un piede, lui prese a saltellare dal dolore.
''Sei proprio ridicolo!''
''E tu violenta!''
''E tu uno scroccone!''
''E tu un candelabro! O forse dovrei dire l'orologio, visti i tuoi
fianchi... Fammi un po' vedere se hai anche i baffi!"
Andò a un centimetro dalle sue labbra, pronto a deriderla,
senza rendersi conto di ciò che stesse facendo,
finchè non fu troppo tardi.
Il viso di Akane era pericolosamente vicino. I suoi occhi azzurro cielo
si stavano letteralmente perdendo in quelli della giovane, color
cioccolato fuso, e le sue mani sembravano aver acquisito vita propria,
propendendosi incerte verso le spalle della ragazza e stringendole
dolcemente.
Per un momento interminabile si persero l'uno negli occhi dell'altra,
respirando il reciproco profumo e, forse per la prima volta, si videro realmente.
''Ragazzi, ragazzi, che impeto! Sono contento che andiate
così d'accordo!''
Ranma si staccò per primo, muovendo le mani nervosamente in
segno di diniego mentre Akane fingeva di guardare il panorama.
''Soun, non è come sembra, te lo giuro!''
''Ma guarda che io sono solo contento, figliolo! Ahahahahah! Anzi,
venite... Venite dentro!"
Tutti i presenti si voltarono automaticamente verso i tre, che
rientravano nella grande e luminosa sala. Soun battè il
dorso di un coltello d'argento sul calice di champagne, richiamando
l'attenzione dei suoi invitati.
''Buonasera a tutti, sono Soun Tendo e vi ringrazio per essere venuti.
So che molti di voi si stanno chiedendo il motivo di questo ricevimento
poco prima del giorno del Ringraziamento, ebbene, senza ulteriori
indugi, vi annuncio il fidanzamento ufficiale della mia figlia minore
Akane con il figlio del mio migliore amico, Ranma Saotome!''
Un applauso scrosciante partì come dal nulla, Akane
guardò inviperita il padre.
''Che cosa?'', bisbigliò tra i denti, mentre Ranma faceva lo
stesso con suo padre.
''Buoni, buoni, ne parliamo dopo. Ora sorridete ai fotografi''
Genma, da dietro, prese le mani dei due giovani e le congiunse, Akane
stritolò quella di Ranma mentre entrambi cercavano di tirare
le proprie labbra in un sorriso di circostanza.
''Ranma'', sussurrò, gli occhi bassi, ''Che facciamo, ora?''
Il codinato si sporse leggermente e raggiunse l'orecchio della
fidanzata, fingendo si stamparle un bacio sulla guancia mentre con il
pollice, l'unico dito non imprigionato da quella stretta mortale, le
accarezzava dolcemente il dorso della mano.
''In alto i calici,
facciamo un brindisi, e stia con noi...''*
Notine: Le parti
contrassegnate dall'asterisco * si riferiscono alla canzone ''Stia con
noi'' del film ''La bella e la bestia'', come anche i riferimenti a
candelabri, orologi e quant'altro.
Allora, avete notato
qualcosa di strano in questo capitolo? XD
Grazie di cuore a chi
trova sempre il tempo e la voglia di leggermi e recensirmi, sapete
quanto lo apprezzi!
See ya! =)
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Capitolo 5 *** Una come te ***
"Essendo romantica tende all'autodistruzione, quindi per un breve
momento di passione è capace di perdere completamente in
senso della misura"
Woody
Allen- Vicky Christina Barcelona
Dannazione!
Si era svegliato male, in ritardo.
Era stato tutta la notte a rimuginare sulla faccenda del fidanzamento
combinato annunciato ufficialmente la sera prima, addormentandosi
all'alba senza puntare la sveglia.
Guardò il cellulare: sabato. Niente scuola.
Era tentato di richiudere gli occhi e rimettersi a dormire, ma la fame
e la voglia di fare pipì lo fecero desistere dal suo
proposito. Si alzò e si diresse in bagno, aprendo la porta
senza bussare.
''Ciao, amico"
Un uomo seminudo che si stava lavando i denti con un dito lo
salutò strafottente con un cenno della testa. Aveva i
capelli lunghi fino al collo, la barba incolta, la voce assonnata ed
impastata e l'aria di qualcuno che aveva passato la notte in bianco per
ragioni molto più piacevoli delle sue.
''Ops, scusami!"
Uscì dalla stanza imbarazzato e si chiuse la porta alle
spalle, appoggiandocisi e respirando profondamente per la vergogna,
prima che un dubbio s'insinuasse nella sua testa.
Riaprì la porta in un lampo e fulminò con lo
sguardo il suo interlocutore, che sembrava non reggersi in piedi,
appoggiato malamente al lavandino.
''Hey, aspetta, chi sei?''
Il giovane sputò del dentifricio nel lavandino e si
asciugò la bocca con una salvietta, porgendogli una mano
mentre con l'altra si grattava la testa.
''Hem... Jason, credo. Bella casa.''
Si portò le mani sui fianchi, severo.
''E che ci faresti qui, Jason
Credo?''
''Mmh... La brunetta mi ha detto di venire a lavarmi qui...''
''La brunetta,
eh?''
''Sì, quello schianto... Wow... Che tigre...''
''Hey!''
Non sapeva esattamente cosa
gli desse fastidio, ma gli dava molto
fastidio.
Akane aprì la porta in quel preciso istante, sorpresa di
trovare non uno, ma ben due ragazzi in mutande nel suo bagno personale.
Socchiuse gli occhi finchè non furono ridotti a due fessure.
''Ma tu guarda che pervertito...''
''Eh? Che c'entro io, ora?'', saltò su il codinato, furente,
mentre Jason spalancava la bocca, estasiato.
''Sei un maniaco, uno schifoso, un deviato! Nel mio bagno, Ranma? Non
puoi farle in camera tua certe cose?''
''Cos...Cosa? A-Akane, ma che...''
Il giovane ospite, ancora rintronato e barcollante, interruppe la loro
discussione avvicinandosi ad Akane e cingendola per i fianchi, cercando
di baciarla sul collo. La mora stava per tirargli un pugno, ma Ranma lo
aveva già preso per i capelli e buttato per terra,
facendogli sbattere la testa contro la vasca da bagno.
Si guardarono negli occhi per un momento, studiando le reciproche
reazioni, finchè Akane alzò teatralmente un
sopracciglio.
''Hem, io...''
''Mi so difendere benissimo da sola, Superman''
''E' che le effusioni di prima mattina mi danno il voltastomaco...''
''Scusami?''
''Dico che se dovete fare certe cos...''
Gli mise una mano sulla bocca, non lasciandolo finire.
''No, aspetta, certe
cose? Credi che questo qui sia il mio amante?''
''Eh...'', allargò le braccia, alzando le spalle.
''Io credevo che fosse il TUO amante!"
''Akane!"
''Beh, anche se fosse non ci sarebbe nulla di male'',
scrollò le spalle.
''Hey, maschiaccio, la mia virilità è sacra!'',
sbottò. Era sconvolto ed irritato: com'era possibile che lei
avesse pensato...
''Si può sapere chi sei?'', chiese la giovane rivolgendosi
all'ospite, ignorando totalmente il codinato e la sua dichiarazione di
intenti. Il ragazzo la guardava con occhi vacui, era visibilmente
alticcio.
''Oh, eccoti, temevo ti
fossi perso!''
Nabiki li raggiunse, attratta da tutto quel vociare. Sollevò
da terra Jason per i capelli e lo baciò sulla bocca,
passionale. Akane e Ranma si voltarono dall'altra parte appena le mani
del ragazzo avevano preso a palpare il sedere della Tendo mezzana.
''Bimba, questa casa è un manicomio...''
''Lascia perdere. Vieni a vestirti, devi andartene prima che mio padre
ti veda''
Se ne andarono senza salutare, lasciando i due sedicenni in piedi con
le braccia penzoloni, a bocca aperta. Ranma prese la parola per primo.
''Mistero risolto...''
''Facci l'abitudine. Generalmente, però, gli amichetti di
mia sorella sono abbastanza svegli da usare il suo bagno e non il mio.
Ti cedo il posto, sei entrato per primo''
Si accomiatò imbarazzata e scuotendo la testa, Ranma la
bloccò sulla porta prendendola per un braccio.
Parlò senza che la mora si voltasse a prestargli attenzione.
''Come ti dicevo, la mia virilità è sacra''
''Va bene, Casanova...''
''E quello che ho fatto... Quello...
Non era gelosia, sia chiaro.''
Si voltò, gelida, guardandolo negli occhi con una smorfia in
viso.
''Non ne avresti comunque alcun diritto''
***
Genma e Soun giocavano a scacchi in salone mentre Estrella
spolverava i soprammobili sul camino. Ranma scese dalla scalinata
principale con indosso solo un pantalone della tuta blu.
''Ranma! Siamo al mare? Non me lamento de verte nudo, ma...''
''Estrella, lascialo stare. Ranma, figliolo, questa è casa
tua ormai, sentiti libero di vestirti come vuoi''
''Grazie, Soun'', rispose il codinato facendo una linguaccia alla
governante, che gli diete le spalle fingendosi offesa, ''Dove sono
tutti?''
''Kasumi e Nabiki sono uscite per fare un po' di shopping, Akane
è in cucina''
''La raggiungo, sto morendo di fame''
I due amici si diedero di gomito, complici.
''Amico Tendo, hai visto come mio figlio cerca sempre la tua?''
''Vedo, Saotome, vedo!"
''Guardate che vi ho sentiti!", grugnì il giovane in
imbarazzo mentre usciva dalla stanza.
''Che siamo, al mare?'', lo ammonì la giovane, vedendolo
entrare.
''E due...
Tuo padre dice che posso vestirmi come voglio, e poi sei tu quella coi
piedi sul mobile!", replicò vedendo la giovane seduta a
gambe incrociate sul bancone da lavoro della cucina, intenta a mangiare
dei cereali al miele direttamente dal cartone.
''Queste scarpe sono nuove, dunque pulite. Sei tu il maleducato che va
sempre in giro nudo''
''Sono comunque vestito meglio di te!'', la punzecchiò
indicando i suoi jeans neri ed il suo maglione di almeno due taglie
più grande, nero anch'esso, le pesanti collane lunghe in
metallo al collo ed il piercing a cerchio che era tornato a fare
capolino sul suo naso.
Afferrò delicatamente il suo polpaccio destro e lo strinse
leggermente, per attirare la sua attenzione.
''Che vuoi?''
''Dammene un po'.''
''Vatteli a comprare''
''Carina...''
Allungò la mano per rubarle la scatola blu dalle mani, la
giovane si ritrasse immediatamente spostandosi verso destra, facendolo
inciampare e battere leggermente la testa contro uno stipite.
''Per essere così scema hai dei buoni riflessi..."
Lei sorrise sfidandolo con lo sguardo mentre lui continuava a cercare
di rubarle il cibo di mano, senza risultato. I suoi movimenti
somigliavano sempre più a quelli di un combattimento,
muoveva le braccia velocemente, proprio come quando utilizzava la sua
famigerata Tecnica delle Castagne. Fu sorpreso nel notare la
velocità di movimento della Tendo: sembrava troppo esperta
per essere una non-combattente, pareva prevedere ogni sua mossa e
schivare secondo una strategia definita.
D'improvviso si alzò, saltando giù dal mobile ed
arrivandogli alle spalle, picchiettando un dito sulla sua spalla e
lasciandolo interdetto. Scoppiò a ridere.
"Ti prendi sempre gioco di me'', mise il muso lui.
''Non sai perdere, è questo il punto''
''Non era una gara, dunque non ho perso. Dammi un po' di cereali''
Gli porse la scatola, Ranma ne versò il contenuto in una
tazza e la riempì di latte freddo, iniziando a divorare il
tutto con foga appoggiato al bancone su cui prima sedeva la giovane.
''Che animale...''
''Zitta...'', mugugnò il ragazzo con la bocca piena, Akane
fece una smorfia di disgusto.
Posò la tazza nel lavandino e la vide entrare nell'ascensore
di servizio.
''Aspettami, salgo anch'io!''
Corse per raggiungerla mentre lei stava chiudendo le porte in ferro,
cercando di lasciarlo fuori, e si fece un varco tra queste, infilandosi
nell'angusta cabina.
Ci fu un attimo di silenzio in cui i due si guardarono negli occhi, in
attesa che quella trappola per topi partisse. Lo spazio era poco ed i
loro corpi vicinissimi, nel silenzio di quell'angolo della casa
potevano sentire i reciproci respiri.
''Senti...'',
dissero in coro.
''Prima tu''
''No, no. Prima le signore''
''Volevo dirti che... Che se non schiacci il tasto dietro di te non
partiremo mai''
Si riscosse immediatamente, voltandosi e premendo il primo tasto che
gli capitò a tiro.
''Scemo, hai sbagliato!''
''E' che non ho ancora capito bene come funzioni questa casa, sembra un
labirinto...''
''Questo è il terzo piano, vieni, scendiamo'', rispose la
giovane seccata, rientrando nell'ascensore. Il codinato la
bloccò, chiudendo le porte e tenedo ferma la maniglia.
''Hey no, aspetta un attimo! Non sono mai stato qui, cosa
c'è?''
''Non c'è niente da vedere. Stavano facendo i lavori, ma mio
padre li ha licenziati e gli altri operai arriveranno dal Giappone tra
chissà quanto tempo. E' tutto vuoto''
''Ma che padrona di casa sei? Non mi offri nemmeno una visita guidata?''
''Ok, basta che ci muoviamo, ho un impegno''
Camminarono per il corridoio spoglio, aprendo tutte le porte ed
attraversando le tre camere, i due bagni e la gigantesca terrazza
ricavata in mezzo al tetto, ancora più grande di quella al
primo piano, che sovrastava mezza città.
''Questo è il mio posto segreto e sarà sempre e
solo mio, anche quando tu e tuo padre vi trasferirete qui, capito?'',
lo guardò negli occhi aggrottando le sopracciglia.
''Capito, la terrazza è off limits. Sai, anche io avevo un
posto segreto, in Giappone...''
''Non mi interessa''
''Vedi, pur spostandoci spesso alloggiavamo sempre e comunque lontano
dal centro, generalmente vicino ai boschi o in montagna. Lì
le case sono basse, ed io adoravo salire sui tetti e... Scusa?''
''Dicevo che non mi interessa''
''Perchè sei sempre così odiosa?''
''Ma chi ti conosce, scusa?''
''Prendi tu l'ascensore'', la congedò freddamente, ''Io
scendo a piedi''
Scese le scale infuriato con quella ragazza così scorbutica
ed asociale, entrò in camera sua e si diede una sistemata in
vista dell'appuntamento con sua madre. Indossò dei jeans ed
un maglione rosso in lana ed uscì dalla stanza, facendo
attenzione a non incontrarla.
Scendendo la lunga scalinata in legno che portava nel salone principale
ne sentì la voce, e si fermò a metà
per non farsi vedere ed evitare un'altra discussione che gli avrebbe
certamente rovinato l'umore.
''Dico solo che potresti almeno pranzare con la tua famiglia!"
''Ed io dico solo che meno sto in questa casa e meglio è''
''Non fare scenate davanti a Genma, Akane''
La vide allontanarsi senza degnarlo di uno sguardo, dirigendosi
all'ascensore principale.
Le porte scorrevoli si aprirono e ne uscì Kasumi, la sorella
maggiore, con una miriade di buste in mano.
''Ciao sorellina, esci?''
''A quanto pare...''
''Non potresti vestirti un po' meglio, visto che è sabato?''
''No''.
***
Arrivato alla sede centrale della Nodoka Akari Design entrò
dalla porta principale, sorpassando decine di ragazzi in fila al
freddo, e, salutando Ivan con un cenno della mano, si diresse nella
sala al piano terra in cui sua madre gli aveva dato appuntamento il
giorno prima.
La donna lo accolse con un calore a cui non era ancora abituato,
abbracciandolo e baciandogli le guance, dopodichè gli porse
un caffè e lo fece sedere accanto a lei.
''Ranma, tesoro, ti voglio presentare una persona''
Un bell'uomo sulla cinquantina, con gli occhi azzurri ed i capelli
argentei fece capolino dietro sua madre, sorridendo e porgendogli la
mano.
''Lui è il mio compagno da sette anni, Hirai Dakashi. Ho
pensato che fosse il caso di farvi conoscere''
Il codinato si alzò educatamente, stringendo la mano
all'uomo, che gli sorrideva, per poi tornare a sedersi, mentre Hirai
prendeva posto accanto a lui.
''Hirai è un avvocato molto famoso, sai? E suo figlio si
è diplomato al Furinkan l'anno scorso ed ora sta studiando
alla New York University. Dovremmo farli conoscere, vero, caro?''
''Ottima idea! Ranma, giovanotto, so che sei in
città da poco. Mio figlio suona in una band e conosce
moltissima gente, tutti ragazzi molto interessanti e svegli, magari
potreste uscire tutti insieme, qualche volta''
''Volentieri'', rispose il giovane per non fare la figura del
maleducato. La verità era che si sarebbe fatto sparare da
sveglio, piuttosto che accettare ed addirittura fare amicizia
con quella sottospecie di fratellastro che si era goduto sua
madre al posto suo in tutti quegli anni.
''Come sta tuo padre, Ranma?''
''La solita'', rispose gettando un'occhiata ad Hirai, che non sembrava
affatto turbato da quella conversazione, ''Lo sai com'è
fatto, no?''
''Lo so tesoro, ma tu non devi dargli colpe. Se tuo padre è
così... Così...
E' solo colpa dei pessimi esempi che ha avuto, tu sai di chi parlo...''
''Beh sì, però anche io sono cresciuto senza
madre'', disse quell'ultima frase con un groppo in gola mentre Nodoka
gli stringeva la mano, commossa, ''Eppure non sono venuto su stupido ed
immaturo come lui!"
Hirai gli sorrise e si sporse verso di lui, toccandogli il braccio con
dolcezza e risolutezza allo stesso tempo, mentre lui scuoteva la testa.
Odiava lui e la sua accondiscendenza tanto quanto quella conversazione
su suo padre e suo nonno, quell'altro idiota.
''Bene, figliolo, parliamo di cose più piacevoli! La mia
azienda ha bisogno di un modello ed una modella per una nuova campagna
pubblicitaria: abbiamo disegnato un modello di jeans low cost che
potesse essere acquistato da qualunque ragazzo di ceto medio e non solo
da quelli che normalmente sono il nostro target. Ieri abbiamo fatto la
prima scrematura tra le ragazze, ed oggi ne faremo una seconda,
sperando di riuscire a scegliere almeno la testimonial femminile in
giornata. Ti ho invitato perchè mi serve un parere
più... Giovane, ecco! Giovane e non viziato dalle strategie
di marketing che ormai qui conosciamo tutti troppo bene. Che ne dici?
Mi aiuterai?''
''Certo!''
Mamma, modelle e caffè gratis. Lo stava prendendo in giro?
Decine e decine di ragazze bellissime e svestite avevano sfilato
davanti ai suoi occhi e risposto alle sue domande, ma nessuna lo aveva
colpito positivamente. Erano tutte... Forse erano semplicemente tutte
uguali, notò.
D'improvviso una faccia conosciuta fece il suo ingresso nella stanza.
Doveva ammetterlo, Shampoo era davvero provocante in costume da bagno.
La cinesina lo notò e lo riconobbe nello stesso momento in
cui sua madre, turbata dalla vista di una giovane già
così artefatta, gli pose una mano sulla spalla e gli
sussurrò all'orecchio di non perderci troppo tempo.
Il ragazzo, però, memore dell'atteggiamento spocchioso della
sua coetanea tra le mura scolastiche, decise di tormentarla un po'.
''Nome, età e taglia'', chiese con aria professionale e
decisa sotto lo sguardo compiaciuto di Nodoka.
''Sono Shampoo, ho sedici anni e porto la 38. Frequento il liceo
Furinkan, e...''
''Libro preferito?'', la incalzò lui, non facendole
terminare la frase.
''Hem... Harry Potter? Ma noi non siamo...'' rispose esitante, stupida
da quella domanda così atipica.
''Ha letto anche il libro o ha visto solo il film?'', l'aveva
interrotta di nuovo.
''Ecco, io... Dicevo, noi non frequentiamo la stessa....''
''Qual è la sua materia preferita a scuola?''
''Scusi, ma non dovremmo parlare delle mie misure o delle mie
esperienze lavorative?''
''Allora scrivo educazione fisica?''
''Filosofia...'', rispose la giovane sbuffando.
Nodoka soffocò un risolino mentre Hirai le dava di gomito,
complice. Ranma socchiuse gli occhi.
''La sua opinione sulle critiche Kantiane?''
''Ranma, basta!'', sussurrò ridendo Nodoka, per poi
congedare una imbarazzatissima Shampoo con un gesto della mano.
Il codinato si portò le mani dietro la nuca e si
dondolò leggermente con la sedia, all'indietro.
''Esisterà in questa città una ragazza normale?''
***
Sua madre lo aveva spedito al secondo piano, in sartoria, e gli aveva
fatto preparare uno splendido completo gessato in vista dell'aperitivo
di quella sera. Il ragazzo, elegante come nessuno lo aveva mai visto,
aveva appena fatto il suo ingresso trionfale nella hall dell'hotel in
cui si sarebbe svolta la festa.
Camminando su un improvvisato tappeto rosso, per poco non rimase
accecato dai flash dei fotografi, che urlavano il suo nome reclamando
la sua attenzione, per strappargli una foto.
Nella grande sala principale incontrò sua madre, bellissima
nel suo abito crema al ginocchio, che beveva champagne accanto
all'onnipresente Hirai. Mentre li salutava un giovane dai capelli
biondi arruffati con un basso elettrico sulla spalla fece capolino alle
sue spalle, sorridendogli e posandogli una mano sul braccio.
''Ciao, io sono Ataru''
''Ranma'', gli strinse la mano guardandolo attentamente. Non sapeva
perchè, ma quel nome gli diceva qualcosa.
Il giovane bassista diede una pacca sulla spalla ad Hirai ed un bacio
sulla gancia a Nodoka, provocando la furente gelosia dell'artista
marziale.
''Come avrai capito, Ranma, questo è mio figlio. Ataru,
quando suonate?''
''Siamo pronti, papà, appena Jason esce dal bagno saliamo
sul palco. Nodoka, stasera sei ancora più splendida del
solito'', disse sornione. Le mani di Ranma iniziavano a prudere.
Si allontanò per evitare di fare scenate e si diresse al
bar, dove con non poca sorpresa s'imbattè in Ryoga.
''Hey, Hibiki! Anche tu qui?''
''Già, qui c'è gente che lavora...''
''Sempre carino''
''Con chi se lo merita...''
Il giovane Saotome sorrise mentre il moro con gli occhi verdi gli fece
l'occhiolino, indicando il piccolo palco ricavato in mezzo alla sala.
Il gruppo di Ataru, i Silver Coral, aveva preso posizione ed iniziato a
suonare. Ranma ci mise un po' a riconoscere, alla voce, l'uomo che
aveva incontrato quella mattina in bagno, il famoso Jason Rogers per
cui Nabiki tanto smaniava.
Gli fece un cenno col capo bevendo l'aranciata che Ryoga gli aveva
preparato e si fece trasportare dalla musica.
''Una come te,
non si avvicina per
ballare,
guarda da lontano.
Una come te,
se corre inciampa ma non
cade,
chiede la tua mano.
Una come te per una rosa
può morire,
solo perchè
ancora non sa togliere le spine.
Una come te...
Mi piace da morire...''
***
Tornò a casa a mezzanotte. Dopo aver salutato Soun, che,
intento a guardare la tv, lo informò che Akane era ancora in
giro con gli amici, salì per l'ascensore della cucina ed
entrò in bagno, pronto per immergersi nell'acqua bollente e
rilassarsi un po'.
Akane era immobile davanti allo specchio, senza maglietta.
Era talmente presa da quello che le rimandava il suo riflesso che ci
mise un po' ad accorgersi della presenza di una seconda persona nella
stanza, ma, quando lo fece, si girò di scatto e gli
tirò dietro una boccetta di profumo.
''Maniaco!''
Il codinato, dal canto suo, era troppo sconcertato da quanto aveva
appena visto per reagire, scappare via o, semplicemente, scusarsi.
Il corpo della giovane era totalmente ricoperto di lividi e graffi, le
guance erano leggermente gonfie ed un angolo delle labbra era ferito e
sanguinante. Era decisamente messa peggio delle altre volte.
Si avvicinò lentamente, preoccupato, prendendola per i polsi
e bloccando i pugni che la giovane stava per tirargli. La
inchiodò con lo sguardo.
''Si può sapere che hai fatto?''
''Affari miei. Divertito alla festa della mammina?''
''Akane'', si spazientì, alzando la voce, detestava il suo
atteggiamento. ''Dimmi subito cosa sta succedendo!''
''Ho detto che non sono affari tuoi!''
''Benissimo, allora vado a parlarne con tuo padre. A proposito, ti
crede ancora fuori casa: forse dovrei anche dirgli della tua abitudine
di entrare ed uscire dalle finestre...''
''Non oseresti!''
''Oh sì, invece! Akane, sono preoccupato, lo capisci?''
La ragazza si liberò e lo schiaffeggiò, violenta.
Ranma si massaggiò il viso e la guardò a lungo
negli occhi.
''Hai decisamente bisogno di darti una calmata''
''Non-provare-a-parlare-con-mio-padre''
''Perchè senò che fai? Me ne tiri un altro?''
Un altro schiaffo, ancora più forte. Con un movimento
istintivo la spinse contro il lavandino, usando più forza di
quanto volesse realmente e facendola cadere per terra.
''Oh, basta, mi sono stancato di te! Sai che ti dico? Gli
dirò tutto e gli dirò anche che mai, mai nella
vita vorrò essere considerato il fidanzato di una pazza
anormale come te! Sei un'idiota, Akane!"
Lei gli prese la mano, supplicante, lui girò la testa
dall'altra parte.
''Ti prego...'', era visibilmente agitata ed i suoi occhi si erano
fatti improvvisamente lucidi, ''Non dire nulla...''
A Ranma mancò un battito nel vedere quella corazza d'acciaio
finalmente scalfita, crepata, ma l'orgoglio e la frustrazione non lo
fecero cedere.
''Troppo tardi''
***
Era sdraiata a pancia in giù sul suo letto matrimoniale a
baldacchino, con i piedi nudi sui cuscini ed i gomiti appoggiati al suo
computer portatile, intenta a scegliere un film da guardare prima di
addormentarsi.
Ranma l'aveva lasciata da sola in corridoio e si era precipitato
giù per le scale, pronto a spifferare tutto a Soun.
Un thriller sarebbe stato l'ideale, per scaricare un po' di tensione e
godersi i suoi ultimi istanti di libertà.
Premette play e si immerse nei titoli di testa del suo film preferito.
Mentre vagava col cervello immaginando che tipo di punizione suo padre
le avrebbe inflitto, sentì un bussare sommesso alla porta.
Era già arrivato. Sperava che avrebbe almeno aspettato la
mattina seguente. Aveva dimenticato la porta aperta, dunque non aveva
tempo di scappare dalla finestra come al solito.
Mise in pausa ed urlò di entrare, rimanendo sorpresa nel
vedere Ranma sulla soglia, con le braccia conserte e la schiena
appoggiata allo stipite.
''Che vuoi?'', chiese offesa alzando leggermente il mento, per darsi un
tono.
''Che guardi?'', la rimbeccò lui, impassibile.
''Misery non deve morire''
''Che ragazza allegra e solare che sei, Akane Tendo!", non
potè trattenere un sorriso.
Lo fulminò con lo sguardo, premendo nuovamente il tasto play
ed ignorando la sua presenza. Lui la raggiunse e si buttò
pesantemente sul letto accanto a lei, avvicinando la testa alla sua in
modo da poter vedere lo schermo e sfilandole gli occhiali da riposo,
provandoseli.
''E' appena iniziato, molto bene''
''Chi ti dice che voglia guardarlo con te?'', gli diede una spinta,
riprendendoseli. Ranma le sollevò l'angolo delle labbra con
un dito, cercando di farla sorridere.
''A titolo informativo, non sono una spia. Non ho detto nulla, se te lo
stai chiedendo''
''Ti ringrazio'', sospirò sollevata.
''Vuoi parlarne?''
''Piuttosto che raccontare i fatti miei ad un maniaco andrei in cortile
a parlare con gli alberi''
''Ma tu non ti stanchi mai di essere arrabbiata?'', glieli
rubò dalle mani, un'altra volta, e li indossò
tenendoli in bilico sulla punta del naso imitando lo sguardo saccente
della loro professoressa di matematica.
Tacque, colta in fallo da quella domanda che aveva posto a se stessa
troppe volte. Ranma colse la tristezza nel suo sguardo e
tentò di distrarla facendo conversazione sul film.
''Non trovi che la trama sia un po' assurda? Voglio dire, puoi essere
un fan accanito di un'opera, ok, ma rapire e seviziare il suo autore
solo perchè non ha scritto il finale che volevi, beh...''
''Io invece trovo che abbia un senso...'', rispose lei, assorta.
''Ok, mi fai paura, adesso!'', rise lui fingendo di allontanarsi
terrorizzato, lei lo tirò dolcemente per il codino e lo
rimise al suo posto, ammorbidita da quella compagnia che, tutto
sommato, male non poteva farle.
''No, intendo dire... Se tu seguissi, non lo so, una serie tv...''
''Non guardo serie tv'', asserì prontamente sistemandosi gli
occhiali con un dito.
''Allora un manga. Sei giapponese, no? I manga li leggerai...''
''Certo!"
''Ok, un manga. Metti che segui un manga dal primo all'ultimo numero
per, che ne so, cinque anni? E poi finisce così, nel nulla,
senza una degna conclusione...''
''Tipo senza neanche un bacio tra i due protagonisti?'',
arrossì.
''Esatto!'', rispose lei, totalmente persa nei suoi ragionamenti,
''Alla fine non ti verrebbe voglia di prendere l'autore e riempirlo di
botte?''
''Forse, ma devi considerare che in molti casi si parla di finali
aperti...''
''Oh Ranma! Esci subito da questa stanza!''
''Ma no, dai, ha un senso... Si da al lettore la possibilità
di immaginare e fantasticare, ed è come se l'opera non
finisse mai perchè rimane viva nella mente di chi l'ha
letta...''
''Cazzate. A volte quel bacio ci vuole e basta.''
''Già...'', sospirò, ''Beh, in ogni
caso'', si riprese tornando a volgere lo sguardo alle immagini sullo
schermo, ''Misery moriva, dunque c'era ben poco di irrisolto in questo
caso...''
''Vero...''
''Akane...''
''Sì?''
Accarezzò dolcemente il suo braccio nudo, coperto di piccole
macchie bluastre, provocando nella mora un brivido di emozione ed
imbarazzo per se stessa allo stesso tempo.
''Nulla, solo... Saresti molto più carina, senza questi''
Tornò a guardare il film in silenzio, con lo sguardo fisso
sullo schermo, mettendo un muro invisibile tra sè e la
ragazza, facendole intendere che la conversazione era finita.
Seguirono con attenzione la pellicola senza proferire parola, con i
muscoli tesi ed i respiri irregolari, finchè non si
addormentarono, vicini, con le facce sulla tastiera, una di fronte
all'altra.
Aggiornamento rapido
per questo capitolo lungherrimo che mi ha messa in crisi come pochi!
C'erano molte situazioni da introdurre, spero di non averlo
''sovraccaricato'' di facce nuove e cose da ricordare, ma avevo bisogno
che in questo punto della storia tutto fosse al proprio posto!
Scusatemi per errori
vari ed eventuali, volevo postare in fretta perchè nel week
end non mi sarà possibile stare molto al pc, e sebbene abbia
letto e riletto la mia attenzione ad un certo punto si esauriva!
La canzone cantata
dai Silver Coral (nome trovato su un name generator per band, non
cercate significati reconditi XD) è ''Una come te'' di
Cesare Cremonini, spero non faccia schifo a nessuno perchè,
avendo io identificato Jason (il ragazzo di cui Nabiki parlava a Ranma
nel capitolo 2, ricordate?) con appunto Cesare (a parte i capelli
lunghi, ok, c'è anche un po' di Jim Morrison in lui), le sue
canzoni ricorreranno spesso. Un po' come le citazioni di Woody Allen a
inizio capitolo (un grazie speciale a chi le apprezza e capisce!)
Un abbraccione come
sempre a chi legge e commenta, sono felice che siate in tanti anche
qui, non speravo assolutamente di ritrovare i recensori fedeli di
''Tutto come prima'', grazie, grazie, grazie!
Per quanto riguarda
quest'ultima... Qualcosa si sta muovendo, ma per il momento...SILENZIO
STAMPA!
Buon week end! =)
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Capitolo 6 *** Una giornata infinita ***
6
''Ho
sempre avuto la tendenza per le donne kamikaze. Io le chiamo kamikaze
perché si schiantano col loro aereo, sono autodistruttive e
si schiantano contro di te e tu muori lì insieme a loro. Io
appena ci sento il rischio, appena c'è una microtica chance
di successo o zero chance o intuisco barriere od ostacoli, qualcosa
scatta nella mia mente, forse sarà perché sono
uno scrittore, ma ogni drammatica o estetica componente la sento giusta
ed io vado dietro quella persona. C'è una certa atmosfera
drammatica ed io mi innamoro della persona, mi innamoro della
situazione in qualche modo. Certo questo non mi ha dato grandi
risultati, non è stato stupendo''
Woody
Allen- Mariti e mogli.
''Dunque ora lo sanno
tutti?''
Ukyo prese il giornale e lo fece cadere sul bancone del bar davanti
agli occhi increduli di Ranma, annuendo convinta davanti alla sua
sorpresa: il caffè gli era andato di traverso per la seconda
volta in pochi minuti.
Sulla sesta pagina, quella riservata ai pettegolezzi, campeggiava una
sua foto rubata due giorni prima, alla sfilata di sua madre.
Nell'angolo a destra un'altra, più piccola, ritraeva lui ed
Akane nel salone di casa Tendo, il giorno dell'annuncio del loro
fidanzamento.
''Ranma
Satome, 16
anni, figlio della famosa stilista Nodoka Akari ha ufficialmente
annunciato il suo fidanzamento con Akane, sua coetanea ed erede
dell'impero di Soun Tendo, proprietario di numerose palestre di arti
marziali...''
''Non mi avevi detto che stavate insieme!'', lo ammonì la
giovane intenta a lavare delle tazzine, contrariata dal fatto di non
essere stata lei la prima a scoprire una novità tanto
succulenta.
''Non c'è niente da dire, hanno deciso i nostri genitori''
''Preparati una scusa più credibile, tra poco dovrai dare
spiegazioni a parecchia gente''
''Che vuol dire?''
''Niente, figurati... Pensandoci meglio, però, non siete una
brutta coppia''
''Io ed Akane?''
Si fermò a pensare all'ultima volta in cui l'aveva vista,
due notti prima.
Dopo essersi addormentato sul suo letto guardando un film, Ranma si era
svegliato di soprassalto nel bel mezzo della notte a causa del rumore
del computer che, in stand by da qualche ora, si stava spegnendo per
via della batteria scarica.
Illuminato dalla luce bianca del monitor, il volto della Tendo sembrava
ancora più bello, finalmente rilassato e senza difese,
sereno.
Le labbra erano distese in un sorriso rilassato, la testa reclinata
leggermente verso destra, in favore di quella del giovane, era
dolcemente adagiata su un braccio steso davanti a lei, mentre l'altro
braccio, piegato, era adagiato sulla schiena del ragazzo, con il palmo
della mano ben aperto poggiato sulla sua spalla.
Quanto a lui, ricordava perfettamente di essere sdraiato su un fianco,
col corpo proteso verso quello della ragazza ed una gamba che ne
cingeva il corpo minuto, mentre una delle sue mani era posata sul mento
della giovane, vicino alle labbra.
In imbarazzo si era alzato, l'aveva presa in braccio ed infilata sotto
le coperte, facendo attenzione a non svegliarla. Dopo essersi concesso
di accarezzarle dolcemente e per una volta soltanto quel bel viso
rovinato da tutti quei segni violacei,visibili anche al buio, era
tornato a passi svelti in camera sua, evitandola per tutta la durata
del giorno seguente ed uscendo di casa all'alba quella mattina, per non
incontrarla in bagno nè in sala da pranzo, sentendosi in
colpa
per quel gesto così intimo non richiesto.
Tornò a volgere la sua attenzione alla barista, che lo
guardava incuriosita dalla sua aria assente.
''Tu... Tu dici, Ukyo?''
''Che cosa?''
''Intendo di me ed Akane... Che saremmo una bella coppia''
''Beh, lei a me non piace, ma in fin dei conti siete entrambi belli e
forti, avete le arti marziali in comune e...''
''E così mi trovi bello, eh? Beh, grazie, lo so!''
La giovane scosse la testa, si tolse il grembiule e sparì
dietro
una porta, tornando dopo pochi minuti vestita della divisa della scuola.
''Andiamo, Ranchan, siamo in ritardo''
***
''Dobbiamo fare qualcosa!''
Le Stelle al gran completo erano riunite, come tutti i
lunedì
mattina, nell'enorme salone dell'altrettanto imponente appartamento
della famiglia Kuno, al cospetto della capricciosa Kodachi.
Quella mattina l'apprezzata ginnasta pareva aver perso definitivamente
il senno: aveva appena letto sul giornale che Ranma, il suo Ranma,
era fidanzato ufficialmente con quell'insignificante di Akane Tendo.
Mentre tre delle sue amiche, da sempre invidiose della bellezza di
Akane, la fomentavano meditando piani distruttivi ai danni di
quell'improbabile coppia, Shampoo beveva composta il suo the senza
zucchero guardando con desiderio i pasticcini elegantemente riposti in
un vassoio d'argento sul tavolo, che la provocavano con il loro
invitante profumo.
Certo sua madre
l'avrebbe uccisa, se l'avesse vista anche solo respirare il loro odore.
Kodachi la destò dai suoi desideri, schioccando nervosamente
le dita davanti al suo viso.
''Shampoo, Shampoo!''
''Che c'è?''
''Akane Tendo è il nostro nemico numero uno, d'ora in poi
farò sul serio con quella ragazzina impertinente. Sei con
me?''
''Sai benissimo che per me Akane è finita sulla lista nera 4
anni fa, dopo la storia di Ataru. Se c'è da fare qualcosa
per
distruggerla contatemi pure tra i vostri'', rispose senza scomporsi,
con voce piatta, annoiata da quella conversazione. Non riusciva proprio
a capire cos'avesse di tanto speciale quell'odioso ragazzo col codino.
Si ravvivò i lunghi capelli e prese in mano il giornale
posato
sulle ginocchia di Azusa Shiratori. Accavallò le gambe e si
appoggiò allo schienale della poltrona in velluto su cui
sedeva,
apprestandosi a leggerlo.
Ciò che la sconvolse non fu tanto la notizia del
fidanzamento,
di cui le importava francamente molto poco, quanto il piccolo dettaglio
che, quel sabato, le era sfuggito.
Ranma non era un
collaboratore di Nodoka Akari, era suo figlio.
Iniziò a pensare alle implicazioni di quella scoperta, a
quanto
le sarebbe stato utile entrare nelle sue grazie, quando un' idea le
balenò in mente, ed i suoi occhi si accesero di una luce
nuova:
se avesse sedotto Ranma avrebbe preso due piccioni con una fava, forse
addirittura tre. Sarebbe stata amata e benvoluta da Nodoka, che
probabilmente l'avrebbe messa sotto contratto, avrebbe messo in
ridicolo Akane e, dopo aver ottenuto ciò che voleva, avrebbe
lasciato malamente Ranma, abbandonandolo in un baratro di diperazione
per averla persa e vendicandosi per l'affronto subito durante il
provino.
Guardò di sottecchi Kodachi, palesemente innamorata del
codinato: sembrava la versione meno bella di Akane. Avevano i capelli
dello stesso colore e della stessa lunghezza, ma mentre quelli della
Tendo cadevano perfettamente lisci e morbidi, quelli della figlia di
Kuno erano più ondulati e crespi, spesso raccolti in
un'odiosa
coda alta laterale, che le dava un'aria da maestrina rompiscatole. Le
labbra di Akane erano piccole ma carnose, mentre quelle di Kodachi
sottili e troppo larghe, il fisico della sua rivale era minuto e
femminile, mentre Kodachi era alta come un uomo e, sebbene avesse un
seno più prosperoso di quello della Tendo, aveva anche delle
spalle troppo larghe ed una mascella troppo pronunciata.
Sì, se fosse riuscita a far fuori Akane avrebbe avuto
decisamente campo libero.
Sorrise all'amica e tese un braccio, nell'atto di posare una mano sulla
sua.
''Noi siamo sorelle, no? Se tu hai bisogno di Shampoo, Shampoo ti
aiuta''
***
Nabiki e Soun parlavano sottovoce a capotavola coperti da un quotidiano
aperto, fingendo di commentare le notizie del giorno, mentre Kasumi ed
il suo amico Ataru ridevano spensierati ricordando le avventure
dell'estate passata, rendendo Genma partecipe dei loro racconti ed
aneddoti.
''Hai controllato gli esami del sangue, Pà?''
''Sì, sono puliti''
''Te l'avevo detto che non poteva essere droga, Akane non è
proprio il tipo''
''Ed allora cosa potrebbe essere, figliola?''
''Sai come siamo fatte noi ragazze, no?'', scambiò uno
sguardo
d'intesa con Estrella, intenta a versar loro del caffè,
''Shopping, feste...''
''E' che io temo che le sia un po' sfuggita la mano, tesoro... Sono
già spariti più di centomila dollari...''
Alla cameriera cadde di mano un piattino, che raccolse tremando. Nabiki
la fulminò con lo sguardo, mentre Soun meditava in silenzio.
''Dici che ho fatto bene a bloccarle l'accesso ai conti?''
''Secondo me non c'era da preoccuparsi tanto, ma finchè non
lo blocchi a me...''
Il loro dialogo fu interrotto da Akane, che scese in sala da pranzo in
divisa.
''Buongiorno, splendore!'', Ataru si alzò in piedi e la
baciò su una guancia, sorridendo.
Lui ed Akane erano sempre stati molto uniti, fin dalle medie. Il
ragazzo, in passato, si era preso una cotta per lei, ma dopo che la
Tendo aveva chiarito di non ricambiare i suoi sentimenti si era fatto
da parte, rimanendole però amico.
Ovviamente il giovane continuava a covare un sentimento profondo per la
mora, ma frequentandola aveva canalizzato le sue emozioni in quella
bella amicizia, accontentandosi di farle da fratello maggiore e
sperando che, un giorno, lei si accorgesse di lui.
''Che ci fai qui, Ataru?''
''Io e Kasumi abbiamo alcune lezioni in comune, quindi ho pensato di
venire a prenderla e darle un passaggio in moto!"
''Ka- Kasumi in moto?''
''Oh, Akane, non dire nulla. Sto cercando di convincerlo a prendere la
limousine, ma non vuole sentire ragioni!''
''Portaci me in moto!''
''Ci sto! Soun, posso rapire tua figlia?''
Il viaggio in moto fu più lungo del previsto, dal momento
che
Ataru aveva deciso di portare Akane a fare colazione in una pasticceria
del centro. La conversazione tra i due era, come sempre, brillante e
spiritosa.
''Allora tu e Kasumi, eh?''
''Cosa? No! Lo sai che Kasumi se la fa con Tofu, il dottore!"
''Davvero? Io non me n'ero mai accorta!''
''Vivi proprio su una nuvola tu, eh?''
''Già...''
''E tu che mi racconti? Mi è stato detto che ti sei
fidanzata!"
''E' solo una delle idee stupide di mio padre... Ecco, siamo arrivati!''
Scesero dalla moto e si diressero al chiosco di fronte al Furinkan, per
bere un altro caffè prima dell'inizio delle lezioni,
incontrando
Ranma ed Ukyo, che avevano avuto la stessa idea.
Si salutarono in maniera impacciata, consci di aver letto entrambi la
notizia sul giornale e di aver dormito insieme solo pochi giorni prima.
Ranma non mancò comunque di fulminare con lo sguardo quel
bell'imbusto che sembrava voler rubare le attenzioni di tutte le donne
della sua vita.
D'improvviso la tazza di caffè del codinato volò
per
aria, spinta da un colpo di cui nessuno aveva capito la provenienza.
Ranma si girò e per poco non gli uscì l'ultima
sorsata
dal naso vedendo Kuno, scalzo ed in divisa da kendo, stringere una
pesante spada di legno e puntarla contro di lui.
''Ranma Saotome!''
''Ciao''
''Come hai osato?''
Ataru si spostò con fare protettivo davanti alle due
ragazze,
strappando un sospiro alla giovane Ukyo, Ranma si mise in posizione
d'attacco.
''Non so di cosa tu stia parlando, ma sono pronto. Fatti sotto!''
Kuno iniziò a menare la sua spada in ogni direzione, sotto
lo
sguardo preoccupato di Ukyo e quello rapito di Akane, che non vedeva
l'ora di vedere come il
grande Ranma Saotome se la sarebbe cavata al cospetto del
campione in carica di tutte le discipline marziali di cui ricordasse
l'esistenza.
Stranamente, Ranma schivava più che bene.
Kuno sembrava fuori di sè, raramente i suoi conoscenti lo
avevano visto così determinato, e, soprattutto, nessuno
ricordava di averlo visto così in difficoltà
durante uno
scontro.
''Non lo accetterò mai, Saotome, è chiaro? Mai!"
''Si può sapere di cosa stai parlando?'', afferrò
la sua
spada con una mano sola, bloccandola. Akane trattenne il fiato.
''Parlo del tuo fidanzamento con la dolce Akane Tendo! Io, Tatewaki
Aristocrat Kuno, il Tuono Blu dell'istituto superiore Furinkan, non
accetterò mai una simile mancanza di rispetto nei miei
riguardi!''
Ataru sorrise dolcemente ad Akane sotto lo sguardo indisposto di Ukyo:
possibile che quella ragazza piacesse a tutti nonostante il suo pessimo
carattere?
''Lo vedi quanto sei bella? La gente si ammazza per te''
L'ultima frase del biondo distrasse Ranma, che si voltò di
scatto verso i due, venendo colpito in testa dal Tuono Blu.
''Ti sei distratto! Saotome, io non accetto un simile affronto!"
Il codinato si rialzò e si tirò indietro il
codino, che
gli si era appiccicato al collo sudato. Tornò in posizione
d'attacco.
''Ora facciamo sul serio, Kuno''
Iniziarono a sfidarsi sotto lo sguardo incredulo di Akane, che non
aveva idea di quanto quello stupido di Ranma fosse forte. In pochi
minuti e senza troppa fatica aveva messo al tappeto il suo sfidante,
che lo guardava ringhiando con la testa sotto il suo piede.
''Che ti serva di lezione, Kuno. Andiamo in classe, Ucchan. Akane, ti
lascio con i tuoi spasimanti''.
Con un gesto della mano Akane invitò Sasuke, che li
osservava
nascosto dietro ad un albero, a raggiungerli e prendersi cura di Kuno,
dopodichè salutò Ataru con un bacio sulla guancia
e corse
dietro ai suoi compagni di classe.
''Ranma! Ranma!''
"Che c'è?'',si voltò annoiato, ''Non vorrai
ringraziarmi... Non l'ho fatto certo per te"
Stizzita, lo spinse, ''Volevo solo farti i complimenti, idiota!''
''Vi lascio soli'', sospirò Ukyo allontanandosi, mentre
Ranma si grattava la testa imbarazzato.
''Sei molto bravo'', continuò la mora, ''Nessuno aveva mai
battuto Kuno''
''Non era niente...'', sussurrò lui, sorpreso dalla nuova
gentilezza che leggeva nel volto della giovane.
''Dove hai imparato quelle tecniche? Ho visto dei vecchi video delle
gare dei nostri genitori e tuo padre non mi sembra così
forte...''
''Mio padre, vedi... Ha vissuto di rendita usando il cognome di mio
nonno. Io invece ho studiato seriamente''
''Si vede'', sorrise, facendo sciogliere la barriera di freddezza e
disinteresse che il codinato si era costruito, ''Andiamo in classe, dai"
***
Hiroshi e Daisuke accolsero i due fidanzatini con un sorriso malizioso
e le braccia aperte e protese verso Ranma. Akane schivò i
due e
si diresse verso le sue amiche, lasciandoli ai loro pettegolezzi.
''Saotome, vecchia volpe!''
''Eh?''
''Potevi dircelo che tu ed Akane, beh...''
''Io e Akane, niente!'', sbraitò girandosi poi in direzione
della mora, per vedere se lei avesse sentito. Akane gli fece una
linguaccia e tornò a parlare con le due ragazze.
''Devi raccontarci tutto!''
''La prof Hinako è in ritardo?''
''Ora buca, Saotome, ora buca. Parla!''
''Non c'è niente da dire'', una voce s'intromise nella loro
conversazione. Shampoo, ancora più svestita del solito, li
aveva
raggiunti prendendo Ranma alle spalle e cingendolo dolcemente per i
fianchi, con fare felino.
I due ragazzi ebbero un mancamento nel vedere la gatta morta del
Furinkan in azione, era semplicemente divina.
Ranma si scostò e la salutò imbarazzato, memore
del
trattamento che le aveva riservato due giorni prima nell'ufficio di sua
madre.
''Ti- Ti sei arrabbiata per quello scherzetto?''
''Ma chi,io? Scherzi?'', sussurrò la cinese posando una mano
sul
suo petto, ''Adoro gli uomini decisi che mi sanno mettere in
difficoltà, sono così sexy...''
Gongolando internamente, Ranma cercò di mantenere un
contegno, o
quanto di più simile gli fosse concesso davanti a quella
scollatura vertiginosa, e sorrise educatamente, girandosi di tanto in
tanto a buttare delle occhiate verso Akane, che però non lo
degnava di uno sguardo.
''Dunque è tutto ok?''
''Più che ok, almeno per me... Povera Kodachi, sta dando di
matto da questa mattina...''
''Pe- perchè?''
''Sai, per quella bufala sul tuo fidanzamento con Akane...
Perchè è una bufala, vero?''
''Beh ecco, in parte... Il fidanzamento effettivamente è
stato annunciato, solo che non lo abbiamo deciso noi''
''Lo sapevo'', rispose in un sussurro, ''Non potrei immaginare una
coppia peggio assortita della vostra, tu sei così... Così uomo...
Ed Akane, beh, guardala...''
Si voltò di scatto verso la fidanzata, seduta sul suo banco
ed
intenta a cantare un medley di sigle dei cartoni animati con le amiche
Yuka e Sayuri. Shampoo lo inchiodò con lo sguardo.
''Non molto sexy, eh?''
''Beh, ecco...''
''T'immagini come sarebbe fare certe con un'imbranata del genere?''
Il codinato arrossì violentemente, Shampoo socchiuse gli
occhi. Aveva trovato il suo punto debole.
''Ma che c'entra? Noi... Noi non... Mai! Mai nella vita con Akane!''
''Lo sapevo! La mia cara amica Kodachi sarà felice di sapere
che quello sgorbietto non t'interessa''
Mosso da un'ondata di sincerità e sinceramente ammirato
dall'altruismo della cinesina, che aveva ingoiato l'orgoglio per
intercedere in favore dell'amica, Ranma decise di mettere le cose in
chiaro.
''Shampoo, io non ho interesse per Kodachi, non è il mio
tipo,
Akane o non Akane. Saresti così gentile da trovare un modo
carino per dirglielo? Io ho paura di essere troppo rude...''
''Ma certo, Ranma caro.
Shampoo è qui apposta per aiutarti''
***
Tornò a casa insieme a Shampoo, che aveva insistito per
accompagnarlo.
Era una ragazza dolce e molto simpatica, sexy e divertente, doveva
ammettere di averla giudicata male.
Non la invitò a salire, conoscendo il suo pessimo rapporto
con
Akane, ed entrò in ascensore insieme ad una preoccupata
Nabiki,
incontrata nella hall.
La mora parlava al telefono con fare cospiratorio, guardandolo di
sottecchi.
''Ascolta, adesso non posso parlare, ci sentiamo dopo? Io dico che si
è messa nei casini, se non può
pagare...No, lei non
sa che io so, mi raccomando... E nemmeno tu dovresti saperlo.
Sì, li ho visti anch'io i lividi, ma stai calmo.
Vedrò di
indagare, dai...Ci vediamo domani, Mou.''
''Parlavi di Akane, vero?'', la inchiodò con lo sguardo.
''Non te l'hanno detto che non si origliano le conversazioni altrui?''
''Guarda che sono preoccupato...''
''Non so di che parli''
''Oh, invece sì. Per
te questa casa non ha segreti, me l'hai detto tu''
''Ranma, fidati di me, lascia perdere''
Le porte scorrevoli si aprirono ed i due si ritrovarono nel salone di
casa Tendo. Nabiki prese le scale e salì in camera sua, in
silenzio. Ranma si fiondò in cucina per parlare con Estrella.
''Mi amor!''
''Hola, Ranma! Hai fame?''
La prese per le spalle, facendola arretrare di qualche passo,
spaventata.
''Estrella, se sai qualcosa me lo devi dire!"
''Di che parli?''
''Lo sai di che parlo. Perchè Nabiki è
così preoccupata per Akane?''
''Ahi, no! Yo no sè nada!''
"Estrella, dannazione! Se La Regina di Ghiaccio si è
mostrata
spaventata significa che la storia è più grave di
quello
che pensiamo, no? Tu sai tutto, quindi parla!"
''Nabiki non dovrebbe sapere...''
''Avanti!''
''Preoccupate solo che Señor Tendo non lo scopra, por
favor... Le intenzioni di Akane sono buone...''
''Non capisco, spiegati!"
''Nabiki avrà scoperto che el padrone ha tagliato i fondi
alla niña e sa che ora lei non può pagarli...''
''Pagare chi? Basta con questi indovinelli!'', si stava innervosendo.
''Parla con Mousse, Niño. A me non dice più
niente perchè sa che me arrabbio...''
***
Uscita da scuola, si diresse immediatamente al bancomat.
Carta bloccata, ancora.
Suo padre doveva essersi accorto dei frequenti prelievi.
Corse a perdifiato fino al luogo concordato con gli altri, sentendo i
capelli appiccicarsi al collo ed il fiato accorciarsi sempre
più. Legò la sua lunga chioma in cima alla testa
con un
elastico e girò l'angolo, sorpresa di non trovare ancora
nessuno.
Si guardò intorno, guardinga, con un brutto presentimento
addosso.
Una mano si posò violentemente sulla sua bocca, mentre altre
quattro, cinque, forse sei, erano protese ad immobilizzarla.
***
L'appartamento della famiglia di Mousse era enorme e lussuoso, come
tutti quelli dell' Upper East Side.
Il giovane lo accolse con reticenza con indosso una tuta da jogging.
''Che ci fai qui, Saotome?''
''Devo parlarti di Akane''
''Sono tutt'orecchi'', rispose apprensivo guardando verso i suoi
genitori, seduti sul divano in pelle beige accanto al codinato,
''Magari andiamo in camera mia, però''.
La sua stanza era minimale e moderna, attrezzata di ogni genere di
supporti tecnologici: videogames, computer, hi-fi ed altre diavolerie.
L'arredamento era quasi del tutto nei toni del bianco e del grigio, e
l'unica macchia di colore era costituita da un collage di foto di
Shampoo, rubate probabilmente a sua insaputa.
''Ti piace proprio, eh?'', commentò con un sorriso indicando
la parete.
''Non- non sono affari tuoi!''
''Ok, ok, scusa. In ogni caso, dimmi dov'è Akane e nessuno
si farà male.''
''Mi stai per caso minacciando, Saotome?'', rispose alzando il mento il
giovane con gli occhiali.
il codinato strinse i pugni, permettendo al giovane mingherlino di
vedere i muscoli delle sue braccia definirsi e le vene gonfiarsi.
''Sì''.
Si ritrasse immediatamente, alzando le mani cercando di calmarlo. A
scuola Ranma si era sempre mostrato solare e gioviale, a volte
disinteressato verso l'ambiente circostante, ma mai nervoso o
arrabbiato come in quel momento. Gli faceva paura.
E gli ricordava Akane.
''Non so perchè te lo sto dicendo, sto tradendo la mia
migliore amica per un estraneo, ma...''
''Mousse, stringi!"
''Credo sia andata da loro, ancora.''
''Loro chi?''
''Quelli che la allenano''
''Eh?''
''Ma tu non sai proprio niente?''
''Se sapessi qualcosa credi che sarei venuto a chiedertelo?'',
sbottò il ragazzo, urlando. Mousse si coprì il
viso con
le mani, terrorizzato.
''Ok, siediti, ti racconto tutto''.
***
''Allora, principessa, li hai i nostri soldi o no?''
''Per favore, mi serve ancora un momento. Mio padre ha sospettato
qualcosa e mi ha tagliato i viveri. Sto cercando un lavoretto, vi giuro
che vi darò tutto, ma vi prego, non mi abbandonate, in fondo
ho
sempre pagato...''
''Vedi, Akane, noi non siamo gente che aspetta''
''Lo so, lo so. E' che io...''
''Allora vorrà dire che l'allenamento di oggi
sarà un po' particolare...''
L'uomo, sulla quarantina, tirò fuori un coltello. Gli altri
alle
sue spalle, molti più di quanti Akane ricordasse di aver
conosciuto, iniziarono ad impugnare bastoni, bottiglie di vetro rotte
ed altre armi improvvisate.
''Facci vedere se hai imparato qualcosa''
***
''Dunque, se non ho capito male questi sono dei galeotti che si
guadagnano da vivere picchiando una ragazzina?''
''Non è propriamente così. Sono ex artisti
marziali,
immigrati qui da altri paesi, che sono stati in galera ed ora sono
usciti...''
''E dove starebbe la differenza?'', chiese scettico il ragazzo col
codino, comprendendo molto poco di quello che Mousse gli aveva appena
raccontato.
''Forse è il caso di partire dall'inizio. Ti hanno parlato
di Diana, la mamma di Akane?''
Il codinato annuì, Mousse continuò.
''Era un'artista marziale molto apprezzata, certamente più
di
suo marito. Purtroppo, sei anni fa, è venuta a mancare...''
''Quindi vuoi dirmi che Akane fa così solo perchè
non ha
superato il dolore per la scomparsa della madre? Mi sembra troppo
semplicistico...''
''Mi lasci finire, Saotome? Diana è morta in combattimento!
Forse è questo che ti è sfuggito... Era stata
sfidata da
un combattente cinese molto forte e, purtroppo, non ce l'ha fatta.
Akane praticava le arti marziali già da 3/4 anni, ha
iniziato da
piccola e Diana l'ha sempre considerata la sua erede, diciamo, sia per
la loro impressionante somiglianza fisica e caratteriale, sia per
questa sua passione per le arti marziali, che non era riuscita a
trasmettere alle altre due figlie.
Dopo la sua morte Soun ha iniziato a sovraccaricare Akane di
responsabilità, facendola allenare duramente giorno e notte,
lasciandole solo il tempo per la scuola e per dormire qualche ora. Tre
anni fa, durante una gara, è successo il casino.''
''Che casino?'', chiese smanioso il codinato, appassionato da quella
storia tanto avvincente di amore per le arti marziali.
''Akane si stava difendendo egregiamente, ma il tizio con cui
combatteva era troppo grande e forte, senza contare che lei aveva solo
tredici anni. E' stata ferita esattamente nello stesso punto di Diana
ed è finita in ospedale. Ci mancava poco che morisse, sai?''
''Davvero?'', chiese Ranma sconvolto, sentendo una fitta al cuore
immaginando Akane passare a miglior vita.
''Sì, fortunatamente lei è una roccia e si
è
ripresa, ma puoi immaginare quale sia stata la reazione di Soun...''
''Le ha impedito di praticare le arti marziali...''
''Esatto...''
''Lo avrei fatto anch'io, onestamente...'', rispose sovrappensiero.
''Allora non consci ancora Akane Tendo'', asserì il moro.
''Continua, giuro che non ti interrompo più''
''Soun ha imposto una specie di veto mettendosi d'accordo con tutti i
gestori di palestre di arti marziali nel raggio di chilometri, vietando
loro di accettarla tra i loro allievi. Inizialmente si allenava da sola
in camera sua o, goliardicamente, con Kuno e gli altri ragazzi
giapponesi, qui praticamente tutti le abbiamo studiate, almeno un po'.
Il problema è che Akane è troppo forte per
chiunque di
noi, nessuno riusciva a starle dietro e rischiava di regredire
adeguandosi ai nostri standard.
Un po' di tempo fa, non ricordo esattamente quando, lei e tutta la sua
famiglia sono andati a far visita all'Associazione. Tu sei il futuro
marito di Akane, te ne avranno parlato...''
''Hem... No...'', era in imbarazzo nel sentirsi chiamare futuro marito.
''Diana era una donna molto generosa. Con i soldi guadagnati aveva
fondato un'Associazione per il recupero degli ex detenuti immigrati qui
da altri Paesi. Era una specie di polisportivo in cui queste
persone con situazioni paricolari potevano impiegare il loro
tempo nella pratica dello sport, mentre cercavano un lavoro ed un modo
per farsi riammettere in società. Quel giorno,
disgraziatamente,
c'era un mini torneo di arti marziali.
Akane era ferma da un po' e si è sentita morire vedendo gli
altri combattere. Tornò da sola il giorno dopo e
parlò
con i ragazzi, chiedendo di essere allenata. Ovviamente la maggioranza
si è rifiutata, capirai, lei è minorenne e tutti
sanno
che Soun potrebbe uccidere se scoprisse che sua figlia combatte
ancora.''
''Quindi hanno accettato solo...''
''Quelli davvero poco raccomandabili, sì...E' gente che per
i
soldi farebbe qualunque cosa e che assolutamente non si fa scrupoli...''
''Perchè Akane ha più lividi del solito?''
''Soun le ha bloccato i fondi da qualche settimana. Sta continuando a
farsi allenare facendosi fare credito, ma credo si siano stancati di
farlo gratis...''
''E perchè continua ad andare lì tutti i giorni?''
''Perchè andrebbero immediatamente a dire tutto a Soun. E'
gente che non ha niente da perdere''
''Devo andare da lei''
''Ranma'', gli mise una mano sulla spalla, ''Non puoi salvare chi non
vuole il tuo aiuto''
''Ma tu da che parte stai, talpa? Credevo che Akane fosse tua amica!''
''Non credere che sia d'accordo con quello che fa. Più di
una
volta sono andato a prenderla io stesso per portarla via, ma il giorno
dopo, puntualmente, tornava da loro. Akane, vedi... E' molto testarda.''
''Dimmi dov'è, a me darà retta. Con le buone o
con le cattive''
''Dovresti chiuderla in casa, buttare via la chiave e sbarrare le
finestre. Ti dico solo che, nonostante sia consapevole di non saper
nuotare, ogni estate si tuffa dallo yatch di Kuno, rischiando
consapevolmente la vita''
''Mousse! Non mi interessano questi aneddoti! Dimmi dove posso
trovarla!''
''Ok, ecco, guarda...'', gli mostrò una mappa sul suo
cellulare, ''Dovrebbe essere qui.''
Ranma corse verso la porta, uscendo senza salutare. Mousse lo
inseguì urlando il suo nome dalle scale.
''Ranma''
''Che c'è?''
''E' una brava ragazza, se la conosci. Trattala bene.''
***
Scese dal vagone della metropolitana e corse a perdifiato fino
all'indirizzo indicatogli da Mousse. Girato l'angolo
rabbrividì
per la scena che gli si parava davanti.
Akane, in piedi in posizione di guardia con lo sguardo più
determinato che il codinato avesse mai visto, era di fronte a tre
uomini che le puntavano addosso delle armi improvvisate. Il ragazzo
notò immediatamente che la caviglia sinistra della giovane,
fasciata solo da una sottile calza bianca, era troppo gonfia,
probabilmente per via di una brutta distorsione. Le sue labbra
tradivano una smorfia di dolore e, vicino alla fronte, un rivolo di
sangue scendeva partendo da un suo sopracciglio, tagliato.
Interruppe quel breve momento di stallo, camminando lentamente verso il
gruppo e mostrando la sua presenza.
''E tu chi sei, ragazzino?''
''Ranma! Che ci fai qui?''
Senza nemmeno considerare gli altri si diresse verso Akane,
posizionandosi davanti a lei.
''Akane, vattene, finisco io qui"
"Cosa? Sei matto? Guarda che va tutto bene, io...''
''Zitta, so tutto. Ho detto vattene''
''Mai!''
''Scusate se vi interrompo, piccioncini. Si può sapere cosa
sta succedendo?''
Ranma sorride beffardo all'uomo biondo davanti a sè,
muovendosi
ancora per coprire totalmente la sua fidanzata dalla sua vista.
''Te lo spiego subito. Mi è stato detto che siete tutti
artisti marziali: è vero?''
L'uomo annuì.
''Non starò a dirvi che non trovo nulla di artistico in
quello che fate, sono semplicemente qui per proporvi una sfida''
''Tu vorresti sfidare tutti noi?'', rise di gusto, seguito a ruota dai
suoi compari, ''E quale sarebbe il premio? Sono proprio curioso...''
''La ragazza'', rispose secco.
''Te la puoi tenere, siamo tutti adulti qui, non corriamo dietro alle
bambine''
''Allora non mi sono spiegato: se vinco mi porto via la ragazza ed il
suo debito sarà cancellato. Voi non la vedrete
più e non
vi permetterete di far parola con nessuno riguardo questa faccenda,
soprattutto con suo padre''.
Akane era sinceramente colpita dal coraggio e dalla sicurezza di Ranma:
sarebbe stato disposto ad affrontare tutti quei malviventi solo per
lei. Commossa, gli posò una mano sulla spalla, che il
codinato
accarezzò leggermente per poi scansare.
''Akane, vattene''
''Non esite, non ti lascio qui da solo''
''Almeno fatti da parte, testarda che non sei altro...''
Si sedette su una pila instabile di scatoloni posati in un angolo,
trattenendo le lacrime per il dolore alla caviglia. Ranma non la perse
di vista un attimo lungo il suo tragitto. Sinceratosi che la mora fosse
lontana ed al sicuro, tornò a volgere il suo sguardo agli
uomini, che si stavano consultando.
''Allora?''
''Noi accettiamo, ma ad una condizione: ci devi battere tutti''
''Non chiedevo di meglio...''
Presero a combattere sotto lo sguardo ammirato della giovane, che non
riusciva a staccare gli occhi dai movimenti del codinato, che stava
lasciando per terra uno per uno i suoi avversari.
Trattenne il fiato quando lo vide fronteggiarsi con Sven, il
più
forte nonchè leader della gang, lasciato per ultimo. Lo
slavo
prese una bottiglia rotta e gliela lanciò contro, colpendolo
in
testa. Akane si alzò di scatto, sentendo una fitta atroce
alla
caviglia.
Ranma si rimise in piedi e si scagliò addosso
all'avversario, colpendolo con una serie di pugni micidiali.
***
''Ti fa ancora male?''
''Tranquilla, non è nulla'', sorrise asciugandosi il sangue
che
gli colava dal labbro inferiore, ferito dallo scontro col vetro della
bottiglia, ''Piuttosto, riesci a camminare?''
''Certo!'', poggiò a terra il piede scendendo dal taxi,
mentre
una lacrima di dolore rigava il suo viso, contorto in una smorfia.
''Stupida...''
''Hey, che fai?'', sbraitò mentre Ranma la prendeva in
braccio e
porgeva una banconota all'autista, avviandosi verso la porta di
ingresso di casa.
''Ti porto a casa, no?''
''Fammi scendere! Cosa penseranno gli altri?''
''Entriamo dalla cucina, tranquilla. Non ci tengo a farmi vedere
avvinghiato ad un maschiaccio come te''
Entrando dall'ingresso secondario, incrociarono gli sguardi di Estrella
e Nabiki, che parlavano con fare cospiratorio mentre la portoricana
tagliava le verdure e la giapponese giocherellava coi suoi pesanti
braccialetti d'oro.
La Tendo mezzana lanciò uno sguardo sorpreso al codinato
mentre la cameriera sospirava sorridendogli.
''Ahi, el amor!''
Ranma scortò Akane fino in camera sua, aiutandola a sedersi
sul
letto e posizionandosi su una sedia di fronte a lei, tirando la gamba
della giovane verso di sè e prendendo ad esaminare la
distorsione.
''E' mal messa, dovremmo chiamare un dottore...''
''Parlerò domani col fidanzato di Kasumi, sta' tranquillo.''
''E' vero che non sai nuotare?'', sorrise.
''Co-come fai a saperlo?''
''Me l'ha detto un uccellino...''
''Mousse! Lo uccido!'', strinse il pugno con un'aria epica che fece
scoppiare a ridere il codinato, poi si ricompose, ''Ok, ora che tu
conosci la mia debolezza, io devo conoscere la tua"
''Io non ho debolezze!'', alzò il mento con aria presuntuosa.
''Tutti ne hanno una!", gli tirò un pugno.
''E va bene, maschiaccio, la mia debolezza sono le belle donne''
''Bah, roba trita. Non fare il super-uomo con me, Saotome!''
''Ok, hem... I gatti.''
Scoppiò a ridere: ''I gatti?''
Ranma si agitò visibilmente, terrorizzato al solo pensiero
di
quelle orrende creature coi baffi e la coda: ''I gatti, ok?
Sì,
i gatti! Ecco, lo ammetto, ho paura dei gatti! Ridi pure di me, ora!"
''Ok, sta' calmo...''
''Akane...'', tornò serio.
''Sì?''
''Akane, i-io volevo dirti che... Sei una stupida''
''Beh, grazie! Mi ci voleva proprio questa botta finale, dopo una
giornata così tranquilla e leggera!''
''No, intendo dire... Sei una stupida, sì, ma ti apprezzo.
Amo
le arti marziali più di ogni altra cosa, e non credevo che
qualcuno... Beh... Permettimi di parlare con tuo padre, sono sicuro di
poterlo convincere a farti riprendere gli allenamenti. Ovviamente dopo
che questa sarà guarita'', accarezzò leggermente
il
tessuto leggero che fasciava la caviglia della Tendo.
''Sarebbe... Bellissimo, grazie''
''In cambio mi devi promettere che non vedrai mai più quei
tizi''
''Dopo che avrò dato loro quello che gli spetta li
cancellerò dalla mia vita, promesso''
''Cosa? Ma sei scema? A che è servito a fare il
combattimento di prima? Non devi loro niente, Akane...''
''Akane Tendo non ha debiti con nessuno, ma sta' tranquillo,
troverò una maniera legale per pagarli!''
''Hai la testa dura, eh?''
''Non sai quanto'', sorrise facendogli una linguaccia.
''Credo di essermene fatto una vaga idea'', le accarezzò la
testa con fare protettivo, ''Ci vediamo a cena, delinquente''.
Ed
eccomi qua, scusate il ritardo ma sono giorni incasinatissimi, in
più questo capitolo è stato una gravidanza!
Chiedo scusa a chi era convinto che avrei postato ieri, ero convinta
anch'io di farcela! =(
Fatemi
sapere cosa ne pensate e, come sempre, grazie a chi legge e commenta,
mi fate felice! ^^
|
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Capitolo 7 *** La vita è una partita a dadi ***
7
''Chi
disse: "Preferisco avere fortuna che talento" percepì
l'essenza
della vita. La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna
nella vita. Terrorizza pensare che sia così fuori controllo.
A
volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo
può andare oltre o tornare indietro. Con un po' di fortuna
va
oltre, e allora si vince. Oppure no, e allora si perde.''
Woody
Allen- Match point
"Allora, Akane, riesci a camminare, ora?"
"Credo sia definitivamente guarita. Grazie, dottore"
"Dottore, dottore...
Chiamami Ono!"
"Hai ragione, scusa! Poi ormai siamo quasi parenti, no?"
Rise del visibile imbarazzo di sua sorella Kasumi, seduta accanto a
lei, e del bel dottorino che le stava stringendo un po' troppo la
caviglia, reagendo come al solito in maniera troppo plateale alle sue
allusioni alla relazione con la primogenita Tendo.
Salutarono il medico e si diressero in centro per concedersi qualche
dolcetto ed un buon caffè, prima di incontrare Ranma e
Nodoka.
Sedute al tavolino in ferro battuto di un' elegante sala da the, le sue
ragazze iniziarono a parlare dell'argomento preferito di Kasumi:
l'amore.
"Allora, sorellona, quando ti deciderai ad ufficializzare il
fidanzamento con Tofu?"
"Preferisco andarci piano, conosci papá, inizierebbe subito
a parlare di matrimonio"
"Dillo a me..."
Sbuffó teatralmente alludendo al suo fidanzamento con Ranma,
pianificato contro la sua volontá. La sorella sorrise e le
prese
la mano, con dolcezza.
I modi di fare di Kasumi le ricordavano in maniera straziante quelli
della loro madre: anche lei era dolce e comprensiva, sempre disponibile
ad ascoltare e consigliare gli altri. Quel gesto le strappó
un
sorriso malinconico.
"Akane, riguardo la faccenda di Ranma... Io non credo di averti ancora
detto cosa ne penso..."
"Non ti offendere, ma non c'è nulla che tu possa dire o fare
per convincermi che sia una buona idea"
"Tu gli piaci, sorellina."
"Ma smettila!", arrossì.
"Te lo dico io, lo sai che parlo poco ma sono una buona osservatrice.
Tu a Ranma piaci e tanto, credo che questo suo punzecchiarti di
continuo sia solo un modo per cercare la tua attenzione"
La sedicenne prese a guardare lo schermo del suo cellulare con
attenzione, per evitare lo sguardo indagatore della sorella che, lo
sapeva, stava cercando di cogliere la sua reazione a quell'ultima
affermazione. Soppesó bene le parole, per evitare di dire
qualcosa di cui si sarebbe potuta pentire, e poi rispose.
"Io credo che tu ti stia sbagliando. Ci manca poco che lui e Shampoo
facciano sesso in classe, a giudicare dagli sguardi che si lanciano.
Non che mi interessi, ma capirai che se gli piace quel genere di donna
io non posso certo essere il suo tipo.
Credo che alcuni avvenimenti lo abbiano portato a sviluppare una sorta
di istinto protettivo nei miei confronti e che mi veda come una
sorellina, o qualcosa del genere, e ti diró che la cosa non
mi
dispiace nemmeno troppo. In fondo ha un carattere forte almeno quanto
il mio e per questo lo rispetto. Poi dai, parliamoci chiaro, chi lo
vuole il destino segnato a sedici anni?"
Kasumi sorrise, sua sorella si era messa in trappola con le sue stesse
mani.
"Dunque ti piace ma hai paura di non essere ricambiata..."
"Cosa? No! Non mi piac... Lui non mi piace per niente!"
"Oh andiamo, Akane! A chi non piacerebbe un ragazzo cosí
bello e forte? Se solo non fosse cosí giovane, io..."
"A me. Non piace a me"
"Ne sei sicura, Akane-chan?"
"La conferenza stampa è finita, signori, vi preghiamo di
accomodarvi all'uscita"
''Dicevo...'', alzò la voce, in un finto tono autoritario,
''Secondo me tra te e Ranma può funzionare e ti spiego il
perchè'', alzò una mano per bloccare la sorella,
che
aveva già aperto la bocca per contraddirla.
''Innanzi tutto, Akane, con quanti ragazzi sei uscita? E non parlo di
Mousse o Ataru, che sono solo degli amici. Zero, vero? Tu non ti sai
rapportare agli uomini, è questa la verità''
''A me non interessa sapermi rapportare agli uomini!"
''Forse ora no, ma un giorno, credimi, t'interesserà. Io
credo,
anzi ne sono certa, che la convivenza forzata con Ranma ti faccia bene:
hai modo di conoscerlo e farti conoscere, di innamorarti e...''
Akane storse il naso scuotendo energeticamente la testa e rispondendo
al cellulare che aveva preso a squillare proprio nel momento giusto.
Per una volta quell'idiota di Ranma Saotome era stato provvidenziale.
''Dimmi, scemo... Sì, vedi di calmarti ed abbassare la voce,
eh?
Stiamo facendo merenda e poi arriviamo... Cosa? Grassa a chi,
deficiente?... Ho detto che tra poco arriviamo, che fretta
c'è?
Se continui non ci vengo più!...Eh? Cosa sarei io?... Ha
parlato! Sì, sì, vaffanculo, ciao.''
Kasumi scosse la testa, amareggiata, mentre sua sorella attaccava il
telefono in faccia al suo fidanzato, imprecando. Akane
s'infilò
in bocca una meringa intera.
''Dicevi,
Kasumi-onesan?''
L'atelier di Nodoka era grande e luminoso, pieno di ragazzi androgini
vestiti all'ultima moda che correvano in ogni direzione portando in
mano grossi scampoli di stoffa e bozzetti dei nuovi modelli. La donna
corse incontro alle due ragazze con le braccia aperte emettendo dei
compostissimi gridolini di gioia, stringendole a sè con aria
materna.
Il suo viso era lo specchio di quello di Ranma: gli stessi occhi
azzurri, lo stesso naso, le stesse labbra carnose, ma il loro modo di
porsi era totalmente differente: Nodoka era una donna elegante dai modi
impeccabili, sobria nel vestire e nel mostrare le sue emozioni.
Tutto l'opposto di suo figlio, che stava ridendo sguaiatamente seduto
su un divanetto insieme a tre modelle russe dai capelli lunghissimi e
dalle gambe infinite.
''Ragazze, mi siete mancate davvero tanto. E' incredibile, siete
diventate due vere signorine!''
''Sì,
soprattutto una!'',
la interruppe Ranma, raggiungendola e stringendole la vita da dietro,
posando la testa sulle spalle della mamma con aria protettiva.
Kasumi sorrise, quel ragazzo era stato tanto tempo lontano dalla sua
mamma, ed era bellissimo che l'avesse ritrovata.
Akane, invece, si limitò a rispondere alla velata allusione
del
giovane con un'occhiataccia. Nel loro mondo l'apparenza era tutto e
sapeva di non poter fare figuracce con Nodoka, per cui una scenata era
fuori discussione, almeno lì dentro.
''Tesoro, eccoti! Perchè non aiuti le ragazze a scegliere i
vestiti per domani sera? Akane, sicuramente vorrai conoscere il parere
del tuo fidanzato, e mio figlio è molto bravo, sai? Sta
imparando un sacco di cose su questo lavoro!''
La piccola Tendo non potè trattenere una risata immaginando
quello zoticone di Ranma in veste di personal shopper, ma si ricompose
immediatamente e sorrise alla donna, rifiutando la sua offerta con
quanta più educazione possibile fosse concesso ad una mina
vagante come lei.
''Nodoka, ti ringrazio tantissimo, ma sei già stata fin
troppo
generosa ad offrirci questo viaggio a Las Vegas; non possiamo davvero
permetterci di approfittare anche dei tuoi vestiti...''
''Non sento ragioni, Akane! Tu e tua sorella siete talmente belle che
non vedo l'ora di vedervi con le mie creazioni addosso! Magari potresti
scegliere anche qualcosa per Nabiki, eh Ranma?''
''Ok...'', si grattò la testa esitante il ragazzo, mentre
sua madre tornava al lavoro.
''Kasumi, tu sei perfettamente in grado di scegliere il tuo vestito da
sola. Io mi occuperò di quel maschiaccio di tua sorella'',
indicò Akane, che guardava estasiata degli abiti da sera
appesi
dall'altra parte del salone. ''Per quanto riguarda Nabiki... Consigli?''
''Scegli semplicemente qualcosa di molto femminile, qualcosa che la
rispecchi'', suggerì Kasumi.
''Ok, qualcosa da troia...'', ripetè pensieroso il ragazzo
guardandosi intorno ed allontanandosi, mentre la Tendo si sorreggeva al
muro scandalizzata, sconcertata da quella risposta.
Dopo aver fatto un giro raggiunse la sua fidanzata che, tanto per
cambiare, stava guardando degli abiti neri.
Le si parò davanti sbucando da dietro una serie di vestiti
appesi, spaventandola, con due abiti appariscenti e scenografici in
mano.
''Meglio Prostituta a
Dubai o Spogliarellista
a Parigi?''
Akane diede un'occhiata agli abiti, il primo, dal taglio orientale in
seta blu elettrico, composto da una miriade di veli sovrapposti con una
profonda scollatura ed uno spacco a dir poco rivelatore, ed il secondo,
che sembrava un abito da charleston, di colore rosso scuro, corto e
fasciante, ricoperto di frange nere.
''Se speri che io mi metta quella roba...'', i suoi occhi erano due
fessure.
''Ma sei scema? Questi sono per Nabiki!''
''Allora va bene quello blu, è un colore che le piace...''
''Bene, Prostituta a
Dubai. Tu hai visto qualcosa che ti piace?''
''Sono tutti bellissimi...''
''Posso scegliere io?'', le fece un'occhiolino, il primo segno di pace
della giornata. Lo lasciò fare, assentendo con un gesto
della
mano.
Ranma la congedò dicendole di andare a casa e non cedendo
nemmeno davanti alla sua resistenza. Il vestito lo avrebbe scelto lui e
lei lo avrebbe visto soltanto il giorno seguente.
La mattina dopo, in aeroporto, Hirai e Genma si guardavano con
attenzione e curiosità: l'artista marziale si chiedeva cosa
Nodoka avesse trovato in quel pallone gonfiato borioso ed arrogante,
mentre l'avvocato si chiedeva... In generale si chiedeva come quel
buzzurro potesse mai aver avuto una donna, qualsiasi donna.
Sarebbero volati a Las Vegas per festeggiare il compleanno di Nodoka,
quella sera. La stilista aveva insistito perchè i Tendo
partecipassero al gran completo e, cercando di sotterrare
definitivamente l'ascia di guerra, aveva invitato anche il suo ex
marito.
Ataru beveva un caffè coi Silver Coral, invitati anche loro,
e
scuoteva la testa rassegnato ascoltando le battute di Jason
sull'intimità con Nabiki, che rideva giuliva seduta in
braccio a
lui come se la conversazione non la imbarazzasse nè la
offendesse minimamente.
Si alzò e si diresse all'entrata, accendendosi una sigaretta
ed
aspettando Akane, che si era chiusa in bagno circa mezz'ora prima,
mentre Ranma e Soun parlavano concitatamente di arti marziali e Nodoka
mostrava i bozzetti della sua nuova collezione a Kasumi.
La giovane uscì dal bagno con aria sconvolta e gli sorrise
mestamente, imbarazzata.
''Stai male?''
''Ho un po' lo stomaco in subbuglio... Sai, io...''
''Hai paura dell'aereo...''
''Sì...'', abbassò gli occhi.
''Non c'è niente di cui vergognarsi, Akane!''
''Già...'', mise il muso.
''Non devi essere sempre e per forza una wonder woman, abbiamo tutti
delle debolezze. Io, ad esempio, non riesco a non starti vicino,
soprattutto oggi che è una giornata particolare...''
''Grazie, Ataru. Grazie per essertene ricordato.''
''Vieni, è ora'', le sorrise, prendendole la mano e
portandola dagli altri.
Erano in volo da cinque minuti ed era già stufo, guardava
annoiato fuori dal finestrino mentre il rumore dei baci appassionati
tra Nabiki e Jason, seduti dietro di lui, lo innervosiva.
Buttò un'occhiata accanto a sè, dov'erano seduti
Akane ed Ataru.
Il bassista leggeva concentrato un libro, probabilmente stava
studiando, mentre la ragazza, accanto a lui, sembrava pregare
sottovoce, muovendo le labbra in maniera impercettibile e febbrile e
stringendo nelle mani un piccolo rosario.
I suoi occhi erano nascosti da un cappello nero a tesa larga, i capelli
le ricadevano morbidi su un ampio maglione in lana beige che le
arrivava fino alle gambe, fasciate da dei jeans neri aderenti. Il
rumore del tacco dei suoi stivaletti che scandiva i secondi, mentre
batteva ansiosamente un piede a terra, sembrava mettergli pressione
affinchè dicesse qualcosa.
''Sei diventata cattolica?'', inidicò l'oggetto nelle mani
della giovane.
''Lo era una persona a me cara. Questo era suo.''
''La tua mamma?'', chiese istintivamente.
''Sì, era americana'', tagliò corto.
''Scusa...'', mormorò lui, sapendo che l'argomento era
ancora delicato, ''Che hai? Stai male?''
''Sono solo un po' nervosa''
''Vuoi vedere il tuo vestito?'', cercò di strapparle un
sorriso.
''No, grazie.''
''Akane, stai... Per caso...'', si chinò e prese a
sussurrarle
all'orecchio, coprendosi le labbra con una mano aperta in modo da non
farsi sentire da Ataru, ''Stai pensando a come pagare quei tizi?''
''No'', asserì secca, ''Ora che la mia caviglia è
guarita
sono perfettamente in grado di andarmi a cercare un lavoro e guadagnare
ciò che mi serve''
''Allora che c'è?''
''Niente!'', sbraitò lei, prendendo poi un respiro profondo
e
cercando di ignorare il rumore assordante prodotto dall'apparecchio.
Nulla le faceva paura come il volo: il fatto di essere sospesa in aria,
chiusa in quella gabbia senza possibilità di fuga, il
rumore, la
sensazione delle orecchie che parevano tapparsi, la pressione, i
sobbalzi.
Proprio in quel momento, complice un vuoto d'aria, l'aereo
sembrò fare un salto. Lo stomaco di Akane si contorse e,
senza
accorgersene, si era già slacciata la cintura e buttata
addosso
a Ranma, urlando.
Il ragazzo, in tutta risposta ed in preda all'istinto, la strinse
facendole appoggiare la testa sul suo petto. Akane alzò gli
occhi e lo guardò a lungo, finchè il giovane non
le
sorrise.
''Ora ho capito...''
''Cosa?'', chiese lei ricomponendosi e tornando al suo posto,
riaddrizzandosi il cappello che le si era spostato.
''Hai paura di volare, eh?''
''E anche se fosse?''
''Che sfigata'', rise, mentre Akane gli tirava uno schiaffo e si girava
dall'altra parte, offesa.
Tornò a guardare fuori dal finestrino, ma con la coda
dell'occhio notò che Ataru aveva stretto la mano di Akane,
la
quale sembrava molto più tranquilla.
''Sei fantastico''.
L' Hard Rock Cafè hotel era enorme e spettacolare, nella
loro suite c'era addirittura una pista da bowling privata.
Dopo essere stato miseramente battuto da Jason, lasciò i
suoi
due padri, Hirai e la band ai loro birilli ed alle loro palle e si
diresse verso le stanze da letto.
Kasumi e Nabiki gli passarono davanti, bellissime nei loro abiti
firmati da quel genio di sua mamma: fece loro un inchino revenenziale,
accompagnato da un fischio di approvazione, e prese il vestito nella
sua stanza, per poi entrare in quella di Akane, la cui porta era
comunicante con la sua.
''Sempre senza bussare, mi raccomando, Ranma''
''Ti ho portato il tuo abito''
''Grazie, mettilo sul letto'', rispose senza un briciolo di entusiasmo
lei, tornando a guardare la tv seduta sul letto.
Ranma si sedette accanto a lei e glielo porse, aprendo la cerniera
della custodia che lo conteneva.
''Non vuoi vederlo?''
''Se lo devo indossare direi che lo vedrò per forza, no?''
''Vorrei sapere se ti piace, visto che mi sono sbattuto a
scegliertelo'', rispose piccato. Aveva imparato a sopportare le
giornaliere crisi isteriche di Akane ma, non sapeva perchè,
la
sua indifferenza lo mandava in bestia.
''Figurati... Avrai preso la prima cosa che ti è capitata
sotto mano''
''Già, è così'', rispose ferito ed
arrabbiato,
buttando il vestito sul letto ed alzandosi, guadagnando la porta, ''Chi
mai perderebbe il suo tempo a cercare di rendere presentabile un
maschiacchio privo di sex-appeal come te?''
Se ne andò sbattendo la porta.
Akane prese il vestito e lo buttò per terra, pentendosi
immediatamente della mancanza di rispetto nei confronti di Nodoka e del
suo pensiero. Dopotutto, lo sapeva, anche lei ricordava che giorno
fosse. Probabilmente aveva invitato lì lei e la sua famiglia
proprio per farli distrarre.
''Akane, sei splendida!''
Nodoka guardò estasiata la sua creazione: l'abito scelto da
Ranma sarebbe stato uno dei modelli di punta della sua collezione
primaverile: era in seta color ciliegia e fasciava totalmente il
corpo della giovane, aprendosi in una profonda, ma non troppo
rivelatrice, scollatura sul seno. Vedendo come cadeva sul corpo tonico
della giovane, Nodoka non ebbe dubbi, e le fece la sua proposta senza
nemmeno pensarci.
''Ranma ti ha detto che stiamo cercando una modella?''
''Hem... Veramente no''
''Ok, per fartela breve ho bisogno di un ragazzo ed una ragazza per una
campagna pubblicitaria, le foto verranno scattate la settimana
prossima. Abbiamo esaminato centinaia di tuoi coetanei ma nulla di
fatto, non ho trovato ciò che cercavo. Vorrei dei ragazzi
veri,
per una volta...''
''Vuoi che ti presenti qualche mia amica?''
''No, tesoro, voglio che lo faccia tu!"
''Cosa? I-io? No... Io non sono una modella! Ti ringrazio, ma io...'',
indicò imbarazzata i suoi fianchi, leggermente arrotondati,
ma
che ai suoi occhi apparivano pronunciatissimi.
''Tu-sei-perfetta. Akane, ti prego, non dirmi di no! Te lo chiedo come
regalo di compleanno!''
''Uff, io...'', si trovò costetta ad annuire in segno di
assenso
davanti agli occhioni supplicanti della sua futura suocera. ''Ok, va
bene. Il ragazzo lo avete già trovato? Spero che sia
abbastanza
bello da compensare...'' scherzò. Nonostante non si
vedessero da
tempo, una strana complicità la legava a quella donna, come
se
in una vita passata fosse stata sua sorella, o la sua migliore amica.
''Sei stata esaudita: Ranma mi ha appena confermato la sua presenza!",
battè le mani saltellando felice mentre alla Tendo stava per
venire un collasso.
''Cosa? Io e Ranma? No... No, no, no, no, no. Mai. Io e Ranma no,
Nodoka, mi dispiace''
''Troppo tardi, hai già detto di sì!''
Girò i tacchi e la lasciò sola, correndo dal
figlio per dargli la buona notizia.
''No, no, no, no, no.
Mai. Io ed Akane no, mamma, mi dispiace''
''Spiacente, ho già comunicato i vostri nomi all'ufficio
stampa'', mentì scaltra.
''Se posassimo insieme finiremmo per litigare tutto il tempo, lo
capisci? Akane è irascibile, isterica, permalosa, umorale,
lunatica, violenta...''
''Bellissima...''
''Belliss... Eh? No, cioè, volevo dire...''
''Dovresti vedere come sta bene col vestito che le hai regalato,
tesoro. Ci hai messo mezza giornata a sceglierlo, ma il risultato
finale è stato degno di tutti gli sforzi''
''Non se lo meritava, oggi mi ha trattato malissimo''
''Oggi è una giornata particolare, per lei'',
abbassò lo sguardo ed il tono della voce.
''I- Il tuo compleanno?''
''Sei un po' lento nella comprensione del linguaggio non verbale o
sbaglio?''
''Perchè? Che succede oggi?''
''Sei anni fa, oggi, la mamma di Akane ci ha lasciati, figliolo''
''Non lo sapevo'', inchinò la testa in segno di scuse,
''Mamma,
immagino quanto sia stata dura per te perdere la tua migliore amica
proprio nel giorno del tuo compleanno...''
''Sì, lo è stato. Non l'ho mai più
festeggiato,
non che ci sia qualcosa da festeggiare in un anno in più che
se
ne va, comunque, soprattutto quando sei più vicino ai 50 che
ai
30. In ogni caso, non è di me che ti devi preoccupare. Akane
è una brava ragazza, ma soffre tanto, glielo si legge negli
occhi. Tu sei il suo fidanzato e devi cercare di farla star bene. Me lo
prometti, Ranma?''
''Io... Ci proverò...''
''Bravo ragazzo. Andiamo a cena, dai''
La cena era stata quanto di più imbarazzante Ranma avesse
mai
vissuto: Ataru, alticcio a causa delle ''aggiunte segrete'' che Jason
aveva fatto di nascosto al suo analcolico, era alticcio e molesto e non
faceva che provarci con Akane, riempendola di complimenti melensi e
stucchevoli e lanciandole degli sguardi vacui carichi d'amore e
desiderio.
La giovane, dal canto suo, pareva soffrire di una nuova malattia rara,
che il giovane Saotome aveva deciso di chiamare MAI: Mutismo Affamato
Incendiario. Non parlava, non mangiava e lanciava sguardi
di fuoco a
chiunque aprisse bocca rivolgendosi a lei.
Stando seduto accanto a lei poteva percepirne la forte aura combattiva
che, se si fossero trovati ad un incontro di arti marziali, lo avrebbe
fatto scappare via terrorizzato e piangendo come un vitellino.
Genma ed Hirai non facevano che punzecchiarsi, vantandosi a vicenda chi
delle donne avute e chi del patrimonio accumulato, mentre Alexis e
Mike, rispettivamente chitarrista e batterista della band,
scommettevano urlando su chi dei due vecchi l'avrebbe spuntata,
schierandosi in favore di uno o dell'altro e buttando volgarmente delle
monete sulla tavola imbandita, sotto lo sguardo divertito del loro
leader e cantante, ubriaco, che evidentemente aveva deciso di mettere
incinta Nabiki proprio quella sera, a giudicare da come le toccava le
gambe scoperte.
Nodoka aveva scelto di ignorarli quando i camerieri avevano servito il
terzo antipasto: insieme a Soun e Kasumi stava pianificando nei minimi
dettagli il matrimonio di lui ed Akane. Arrivati al secondo, Ranma
l'aveva sentita addirittura parlare di bicchieri profilati in oro e
tovagliolini in lino color avorio.
Approfittando della distrazione dei commensali, intenti a soccorrere
Jason che si era accasciato sulla tavola con la faccia immersa
nell'insalata, si alzò di scatto, tirò malamente
Akane
per un braccio facendola alzare e se la caricò su una
spalla,
correndo fuori dalla stanza e precipitandosi giù per le
scale.
''Lasciami! La-scia-mi!"
''Hey, stai calma!"
''Ho detto mettimi giù!"
La posò dolcemente sul pavimento, aiutandola a risollevare
la
spallina del vestito che le si era abbassata durante la loro corsa e
guidandola, per mano, nella sala principale.
La giovane si guardò intorno: il bar della hall era pieno di
gente che beveva e chiacchierava animatamente, uomini eleganti e donne
bellissime flirtavano senza vergogna davanti a cocktails colorati,
mentre altri entravano ed uscivano dalla porta scorrevole che separava
la sala dall'entrata del casinò, chi con aria felice e
speranzosa, chi triste ed affranto.
il giovane Saotome diede un'occhiata all'ambiente circostante e vide
l'ultima persona -o
forse la prima- che si aspettava di trovare
lì: fu immediatamente entusiasta dell'idea geniale che gli
era
appena balenata nel cervello. Si girò verso Akane e sorrise
trionfante, mentre la mora lo fissava con gli occhi socchiusi e le mani
sui fianchi, severa.
''Perchè mi hai portata qui?''
''Avevo bisogno di un po' d'aria...'', rispose sovrappensiero non
perdendo di vista l'uomo davanti a sè, che fortunatamente
non lo
aveva ancora notato.
''Ed io che c'entro?''
''Diciamo che eri la persona più normale tra quelle
sedute al nostro tavolo, paradossalmente''
''Paradossalmente,
eh?''
''Sì, beh, qualche rotella manca anche a t.. Ahia!''
Si massaggiò la guancia, pulsante ed arrossata per lo
schiaffo appena ricevuto, e le sorrise, facendole l'occhiolino.
''Che c'è?''
''Quanto ti sentirai in colpa per avermi schiaffeggiato...'',
sussurrò con aria adulta e sicura di sè. Akane
vacillò per un istante, scuotendo poi la testa imbarazzata
da
ciò che le era appena passato per la mente.
''Che significa?'', chiese esitante.
''Che sto per farti un grosso favore, coinquilina. Quanti soldi hai
nella borsetta?''
''Intendi la borsetta che è rimasta in camera quando
qualcuno mi ha portata qui con la forza?''
Il codinato si frugò nelle tasche, estraendone due biglietti
da dieci dollari.
''Perfetto, questi soldi bastano e avanzano per pagare il tuo debito
con quei tuoi amici del Club del libro, mia cara Akane''
''Venti dollari, Ranma?''
''Dieci'', rispose svelto lui, porgendole una delle due banconote e
mettendosi l'altra in tasca.
''Questa ti servirà per offrire un drink a quell'uomo
laggiù, l'altra sarà il nostro budget di
partenza''
Akane si voltò a dare un'occhiata alla persona che il suo
interlocutore stava indicando.
Era un uomo sulla settantina dai tratti orientali, non molto alto e con
la faccia da giocatore incallito. I capelli brizzolati erano
accuratamente tenuti in ordine da uno spesso stato di brillantina, la
pelle grinzosa innaturalmente abbronzata e lo sguardo celato da un paio
di occhiali da sole dalle lenti ambrate. Era vestito di tutto punto con
uno smoking nero che sembrava essere stato cucito addosso a lui, ed
avvinghiate alle sue braccia, una mora ed una bionda con dei fisici
mozzafiato, probabilmente poco più che maggiorenni, bevevano
champagne ridendo alle sue battute.
''Qu- Quello? Quel, quel... Quel
coso?''
''Oh, andiamo, lo so che sai fare la carina, quando vuoi'',
arricciò le labbra.
La ragazza gli tirò un pugno sulla testa, girando i tacchi e
guadagnando l'uscita; Ranma la fermò prendendola per i
fianchi,
stringendo forse un po' troppo.
''Hey, aspetta!"
''Giù le zampe, maniaco!''
''Fidati di me, per una volta! Lo conosco, è un tipo ok.
Devi
solo sorridere, offrirgli un bicchiere ed invitarlo in camera tua,
dopodichè faccio tutto io...''
''Cosa?'', strillò isterica, mentre il codinato le tappava
la
bocca per evitare che il vecchio li sentisse, ''Cos'è che
dovrei
fare?'', biascicò con le labbra appiccicate alla mano del
ragazzo.
''Ho detto di fidarti di me! Secondo te permetterei mai a qualcuno di
farti del male?'', si morse immediatamente la lingua, mentre la giovane
alzava lo sguardo e lo guardava con un sorriso malizioso.
Aggiustò il tiro.
''Voglio dire, sei pur sempre una donna, anche se ti comporti
più come un pugile...''
''E credi che mollerebbe su due piedi quelle due fotomodelle per venire
via con questo pugile?'',
chiese storcendo il naso indicando
teatralmente il suo corpo, sul quale lo sguardo del codinato
indugiò forse un po' troppo. Non era male, non era per niente
male.
''Mi stai dicendo che non saresti in grado di sedurlo?'', la
punzecchiò, ''Voglio dire, so che parti svantaggiata, ma...''
''E perchè faresti questo per me, di grazia?''
''Sono troppo buono''
''Riuscirei a trovare i soldi che mi servono da sola, lo sai''
''Sì, magari te li faresti dare da quel bamboccione che
suona il basso. Il basso, poi. Lo strumento più sfigato di
tutti''
''La ritmica è la sezione più importante, nella musica''
''Questo te l'ha detto lui?''
''Non è che sei geloso?''
''Di chi, di un maschiaccio come...''
''Ok, ok, recepito il messaggio'', lo bloccò lei, seccata,
alzando una mano. ''Dimmi cosa devo fare''.
''E fu così
che salvai la vita al Dalai Lama. Vedete, ragazze,
la vita è una partita a dadi. Nulla è
più
importante della fortuna."
Le due ragazze applaudivano ammirate dal racconto
dell'uomo al bancone
del bar mentre Akane, inorridita, inghiottiva saliva dietro di loro.
Lanciò uno sguardo preoccupato a Ranma, che la osservava da
dietro una tenda all'uscita della sala e la incoraggiava con lo sguardo
a proseguire. Prese un respiro profondo e fece un altro passo in
direzione dell'anziano, schiarendosi la voce per attirare la sua
attenzione.
Nel momento in cui la vide, il suo viso s'illuminò. Si tolse
immediatamente gli occhiali per osservarla meglio, permettendo alla
più piccola delle Tendo di notare il suo sguardo penetrante
e
determinato, poi li rimise al loro posto e colmò con un paio
di
passi la distanza che li separava, congedando le due amichette con un
annoiato Arrivederci.
Mentre le ragazze si allontanavano, guardandola con astio, Akane
seguì il consiglio di Ranma e gli sorrise, porgendogli la
mano
in modo che lui potesse elegantemente baciargliela. Un conato di vomito
s'impossessò di lei al contatto della sua pelle liscia con
la
barbetta ispida di lui.
''Sei appena arrivata, zuccherino? Ricorderei una giovane bella come te
se tu fossi già stata qui...''
Al posto della risata giuliva che il codinato le aveva consigliato,
prevedendo parola per parola quella battuta così scontata,
dalla
bocca di Akane uscì un suono strozzato e gutturale, che
fortunatamente l'uomo interpretò come imbarazzo dettato
dall'inesperienza.
''Sono il Maestro Happosai, ma
chere, felice di fare la tua conoscenza''
''I-Io sono Akane, e...''
''Posso fare qualcosa per te, dolce Akane?''
''B-Beh, ecco...'', cercò senza successo di ricordare
l'approccio sexy che Ranma le aveva preparato -che sembrava l'incipit
di un film hard, più che un discorso di presentazione-
poi
decise di improvvisare, sopraffatta dal peso del suo sguardo. ''Vorrei
offrirle un drink, se le va...''
''Ma certo che mi va!", urlò felice Happosai posandole un
braccio intorno alle spalle. Contò fino a dieci, imponendo a
se
stessa di non ucciderlo, e, una volta calma, si sedette a gambe
accavallate su uno sgabello ed ordinò un Sex on the beach.
''Interessante scelta di parole, mia cara, soprattutto
perchè
qui nel Nevada siamo circondati dalla sabbia!''. le posò una
mano
su un ginocchio, ridendo della sua stessa battuta. Akane
pregò
mentalmente che il barista non ci mettesse troppo a prepararglielo.
Presero in mano i bicchieri e brindarono a quello che Happosai
definì un
incontro fortunato, dopodichè la ragazza se ne
uscì con l'unica frase che ricordava tra quelle suggeritegli
dal
codinato:
''Perchè non andiamo a berli in un posto più
tranquillo?''
L'uomo sorrise felice e le prese la mano, guidandola verso il lato
opposto della sala rispetto a quello che Akane aveva concordato con
Ranma. La mora, agitata, lo tirò per un braccio, fermandosi.
''Che c'è, piccola?''
''P-prendiamo l'ascensore?'', sudava freddo. Aveva percepito l'energia
di quell'uomo e la forza della sua stretta: si sentiva in pericolo.
''C'è un ascensore anche di qua, bellezza. Questa
è la via più veloce...''
''M-ma io...Ecco...''
''Sì?''
Imprecò internamente contro Ranma e la sua solita mancanza
di organizzazione.
''Dicono... Ecco... Che l'attesa faccia crescere il desiderio...''
Al suo ritorno a casa avrebbe dovuto ringraziare Estrella per tutte le
telenovelas sudamericane infarcite di luoghi comuni che le aveva fatto
vedere da piccola e da cui aveva rubato quella battuta. Il Maestro la
guardò langue, pieno di desiderio, e la
accontentò,
avviandosi verso l'angolo in cui si era appostato Ranma.
Superata la pesante tenda rossa che separava la sala dall'area degli
ascensori, inaspettatamente, prese Akane per i fianchi e la
sbattè al muro, bloccandola.
''Non sono fatto per le attese...''
Ranma, come un toro nel momento clou di una corrida, lo
allontanò da lei tirandogli una testata nello stomaco.
Happosai
inciampò e cadde per terra, rialzandosi immediatamente con
la
stessa agilità di un ventenne e scattando in piedi in
posizione
di difesa, guardingo.
''Chi sei?''
Il codinato si fece avanti uscendo dall'ombra prodotta dai tendoni,
rivelandogli il suo volto, davanti al quale il vecchio
sembrò
perdere improvvisamente tutta la sua sicurezza.
''Ra- Ranma?''
''In carne ed ossa, vecchio''
''Credevo che foste morti...''
''Credevi male. Mio padre è al piano di sopra, sarebbe molto
felice di salutarti'', sorrise amaramente. Akane osservava sbigottita
la scena in silenzio, guardando a turno il suo fidanzato ed il vecchio,
cercando di capire cosa stesse succedendo tra loro.
''Sei stato scatro a non avvicinarmi direttamente in sala, sapevi che
avrei chiamato la sicurezza. Dimmi cosa vuoi, figliolo''
''Una mano. Devi fare in modo di moltiplicare questi'', prese i dieci
dollari che nascondeva in tasca e glieli porse, ''ed aiutare la mia
amica. Ah, non era attratta da te, ovviamente, schifoso maniaco''
''Akanuccia, è vero quello che dice mio nipote?'', le fece
gli
occhi dolci. Akane si portò una mano al petto e
spalancò
occhi e bocca, sempre più sorpresa, ignorando l'allusione
alla
sua presunta attrazione per l'anziano.
''Nipote?''
''Purtroppo'', le rispose Ranma, ''Se te lo stai chiedendo, da lui ho
ereditato solo la passione per le arti marziali. Mio padre,
invece, tutto il resto''
''Ho capito male o ha cercato di uccidervi?''
''Due anni fa viveva con noi, in Giappone. Ci ha rubato tutto e, per
non farsi inseguire, ci ha chiusi in una stanza piena di gas nervino''
Il cuore di Akane sobbalzò un'altra volta. Era sconvolta da
quel racconto.
''Come siete usciti dalla stanza?''
''Quell'idiota ha bloccato la porta ma non la finestra, ed eravamo al
piano terra''.
''Questo perchè io in realtà non volevo
uccidervi!'',
piagnucolò Happosai, appoggiando la testa al seno di Akane e
venendo gentilmente aiutato a spostarsi dal pugno della giovane e dalla
forte stretta per i capelli di Ranma, ''Io volevo solo qualche soldino
per poter andare a giocare!''
''Sono senza parole, siete una famiglia di deficienti buoni a
nulla...'', sussurrò la Tendo.
''Hey, guarda che sto facendo tutto questo per aiutarti! Allora,
vecchio, sei con noi o no?''
''Ma certo che sono con voi! E' il minino che possa fare...''
''Non credere che basti questo per farti perdonare, hai quasi ucciso
tuo figlio e tuo nipote"
''No, Ranma, intendevo che è il minimo che possa fare per
una
ragazza così bella! Akanuccia, sai giocare a poker?''
Senza troppa fatica e grazie ai consigli di Happosai avevano vinto in
fretta la somma di cui necessitavano più qualche extra per
pagare da bere al vecchietto. Akane, dichiarando 18 anni, si era seduta
al tavolo verde con aria audace e sicura di sè, aspettando
degli
avversari che l'avrebbero raggiunta immediatamente, attratti dalla sua
scollatura.
Ranma, vestito da cameriere, era in collegamento telefonico con il
Maestro, segregato fuori dalla sala perchè immerso nei
debiti. Lui
guardava le carte di tutti i quattro partecipanti, le riferiva al
Maestro, e, tramite dei segnali concordati in precedenza, suggeriva ad
Akane le mosse da fare.
Il codinato era rimasto piacevolmente sorpreso dalla forza di carattere
e dalla sicurezza della giovane, che, seduta a quel tavolo, sembrava
una vera donna, sexy e consapevole.
In realtà aveva notato anche come gli altri uomini la
guardassero. Nonostante sembrasse tranquilla, sembrava un agnellino in
una tana di lupi affamati. Il suo fascino aveva mietuto molte vittime
quella sera, e Ranma sapeva che le sarebbe dovuto stare ben bene
attaccato, per evitare che qualcuno, finita la partita, la infastidisse
seriamente.
Forse, aveva pensato, Akane si sentiva realmente a suo agio solo in
situazioni di pericolo ed illegalità.
Andarono al bancone e ritirarono l'assegno vinto, mentre Happosai
insidiava una giovane donna vestita di rosso seduta su un divano di
pelle. Ranma lo prese e lo sventolò davanti ad Akane,
ritirando
immediatamente la mano quando lei si era sporta per prenderlo.
''Che c'è, ora?'', chiese lei seccata.
''Non credi che dovresti almeno ringraziarmi?''
''E tu non credi di esserti montato un po' la testa?''
''Dimmi solo una cosa: ti sei divertita, stasera?''
Sorrise, erano anni che non si sentiva così elettrizzata.
''Sì, devo ammetterlo, Ranma. Grazie mille''
''Sono anch'io fantastico come Ataru?''
''Sì, Ranma, sei fantastico'', cantilenò con voce
atonale ed aria stanca, mentre il codinato rideva di gusto.
''Penso di meritare almeno un bacetto, allora!"
''Cosa?'', spalancò gli occhi lei, allungando la mano per
tirargli uno schiaffo, che il ragazzo prontamente evitò,
tenendola per un polso e fissandola negli occhi, serio.
''Sulla guancia, pervertita.''
''Un bacio sulla guancia, eh?'', alzò un sopracciglio.
''Già, un bacio per un assegno. In alcuni paesi del mondo la
chiamano gentilezza, hai presente?''
''Ed in altri prostituzione. Dammi quell'assegno!'', allungò
nuovamente la mano, cercando invano di rubarglielo.
''Come sei drammatica! Niente bacio, niente debito pagato''
Arresa, si sporse alzandosi sulle punte e posò un piccolo
bacio
sulla guancia di lui, che sorrise compiaciuto e le porse l'assegno.
''Ciao, sono Ranma
Saotome e nessuna donna è in grado di resistermi!''
''Sì, certo'', rispose lei, piegando in due il pezzo di
carta ed
infilandoselo nella scollatura, davanti agli occhi strabuzzati del
fidanzato.
''Che c'è?'', chiese innocente, sorpresa dalla reazione del
codinato, ''Non ho tasche, non sapevo dove metterlo e non posso certo
rientrare in camera sventolandolo come una bandiera!''
''Avessi saputo che ti eri calata così bene nella parte
della
donna fatale, al posto del bacio ti avrei chiesto di lasciarmi fare
questo!''
''Credevo che non ti piacessero le ragazze... Scarsine? Se non
sbaglio avevi detto così, riguardo al mio...''
''Tutto fa brodo, sono tempi di crisi''
''Lo sai cosa sei?'', lo guardò con l'omicidio stampato in
faccia, tirandogli l'ennesimo pugno, questa volta sul petto.
''Un pervertito?'', la prese in giro lui.
''Peggio!'', scoppiò a ridere, rassegnata.
''E non hai ancora visto niente'', replicò con una finta
voce
sexy ed impostata, da attore hollywoodiano, che fece trasalire la sua
fidanzata.
In silenzio, sorridendole, le diede una piccola pacca sul sedere e la
abbracciò, tenendola stretta al petto e guidandola
verso
l'ascensore. In fondo non avevano ancora finito di cenare.
Ce l'ho fatta, ce
l'ho fatta, ce l'ho fatta!
Perdonatemi il
ritardo,
perdonatemi l' OOC che inizia a farsi avanti prepotente e soprattutto
perdonatemi se c'è qualche errore, sono di corsa e se
rileggo
un' altra volta mi si incrociano gli occhi!
Questo capitolo
voleva essere liberamente (molto liberamente, lo so) ispirato
all'episodio 85, ''Il re
dei bari'',
si capiva?
In origine avrei
voluto prestare
molta più attenzione al momento della sfida, ma il capitolo
era
diventato chilometrico (mi piace descrivere i piccoli momenti
tra
i due protagonisti, perchè è proprio tramite
questi che
si sta evolvendo il loro rapporto), ed alla fine ho lasciato tutto com'era venuto.
Spero vi sia
piaciuto, come sempre grazie a chi legge e commenta ed alla prossima!
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Capitolo 8 *** In vino veritas? ***
''Non
solo sei vanesio ed egocentrico, ma sei anche dotato di una genuina
grossolanità''
Woody Allen- Accordi e disaccordi
''Dolcissima Akane,
sto partendo per un
lungo viaggio, il più lungo che abbia mai compiuto.
Ti prego, non consumare
le tue calde lacrime per il nostro amore, destinato a non potersi
realizzare.
Da quando ho saputo del
tuo fidanzamento ufficiale con Ranma Saotome il mio cuore batte ad un
ritmo spezzato, spezzato come esso stesso....''
No, terribile.
Ryoga scosse la testa, posò la stilografica in mezzo al
taccuino rivestito in pelle che portava sempre con sè e
bevve una sorsata di caffè, assorto, mentre si riposava su
una panchina nel cortile del Furinkan.
E' nero e liquido come i
tuoi occhi, mia Akane.
Forte, ma allo stesso
tempo dolce e confortante come la tua essenza più pura.
''Quando non è incazzata, forse. Ciao, Ryoga!''
Guardò in cagnesco Ranma, in piedi davanti a lui con quel
suo solito sorriso strafottente stampato in faccia ed
imprecò a bassa voce.
Lo aveva fatto di nuovo, aveva pensato a voce alta.
''E' surreale pensare a quanto la vita sia ingiusta, Saotome'',
asserì pensieroso, con lo sguardo cupo e la testa bassa.
''Che vuol dire?''
''Non solo ti esprimi come uno scaricatore di porto pur frequentando,
grazie al denaro di tua madre, una delle scuole più
prestigiose del mondo: ti prendi anche il lusso di insultare una
creatura dolce ed eterea come Akane Tendo nonostante, secondo la carta
stampata, tu sia il suo promesso sposo''
Lo disse con disprezzo e rancore, con una punta di tristezza nella voce
che il codinato non mancò di notare.
''Ryoga, credimi, farei a cambio con te molto volentieri...''
''Intendi continuare? Non sei degno di starle accanto!''
''La sfido a duello,
messere! E' mai possibile che tutti i corteggiatori di
Akane abbiano la sindrome del poeta maledetto?''
Fece una smorfia, odiando con tutto se stesso l'ironia del codinato ed
il fin troppo evidente paragone con Tatewaki Kuno, quell' idiota
viziato e vanesio.
''Come puoi paragonarmi a Kuno?''
''Oh, facile'', estrasse dalla tasca della giacca il cellulare di
Akane, rubatole la sera precedente per farle uno scherzo, ed
aprì la cartella dei messaggi ricevuti, che aveva sbirciato
in metropolitana lungo il tragitto verso la scuola. ''Ti leggo un suo
sms: Gloriosa Akane
Tendo, il magico grigiore delle notti invernali mi fa pensare a te, ai
tuoi occhi forti e scuri come il rigenerante primo caffè del
mattino dopo una notte insonne trascorsa a parlare d'amore. L'aria
è tersa ed il cielo.. .''
''Idiota! Lascia stare il mio telefono!"
''Oh ciao, maschiaccio!"
''Dammelo subito!"
La più giovane delle Tendo, sbucata dal nulla alle sue
spalle, si scagliò contro il fidanzato e tentò,
invano, di colpirlo.
Dimenticava sempre che Ranma era più forte di lei: dopotutto
era una novità, lì al Furinkan, che qualcuno le
sapesse tenere testa.
Ranma teneva il cellulare in alto, col braccio sopra la testa, ridendo.
Se avesse potuto lo avrebbe ucciso. Era stata tutta la notte a
cercarlo, era anche andata a bussare alla porta della sua camera
chiedendogli se l'avesse visto, ma il moro aveva glissato.
Si era preso gioco di lei ed aveva letto i suoi messaggi personali ad
un ragazzo che nemmeno la conosceva. Come si permetteva di prendersi
certe libertà?
''Ranma, dammi quel telefono!''
''Credevo che mi volessi un po' più di bene, dopo lo scorso
week end'', arricciò le labbra, "Sai, Ryoga, io ed Akane
siamo stati nella città del peccato!'', rise della crescente
rabbia dell'amico.
Non che fosse cattivo, era semplicemente il suo modo di scherzare.
''Non capisco cosa importi a questo estraneo di quello che abbiamo
fatto nel week end!'', lo ammonì lei ringhiando, mentre la
disperazione di Ryoga lievitava: non solo Akane ignorava il suo nome
nonostante frequentassero la stessa scuola e gli stessi ambienti, era
anche andata fuori per il week end con Ranma. Da soli.
Chissà cosa le aveva fatto quel... Quel...
''Bastardo!''
Lo colpì alle spalle, mentre era distratto. Ranma
focalizzò immediatamente l'attenzione sul nuovo avversario e
si mise in posizione di guardia, osservandolo in silenzio.
''Perchè bastardo, Ryoga? Cosa ti da fastidio, esattamente?''
Socchiuse gli occhi, lo aveva colpito.
Conosceva poco quello strano giovane dagli occhi verdi e l'aria
perennemente spaesata, ma era chiaro come il sole quanto fosse timido e
riservato riguardo i suoi sentimenti per la mora.
''Non si rubano i cellulari altrui'', calmatosi sottrasse il telefono
dalle mani di Ranma e lo porse ad Akane.
Da quando l'oggetto del suo amore a senso unico era arrivato, non aveva
fatto altro che sentirsi uno stupido.
Sapeva che mai, mai nel mondo un uomo degno di essere chiamato tale
avrebbe acconsentito a sbirciare gli sms privati della sua amata, un
vero cavaliere avrebbe gentilmente detto allo sbruffone davanti a
sè che non era interessato, rispettando la privacy della sua
damigella.
Ma Ryoga era affamato di aneddoti e curiosità sulla ragazza:
Akane non gli aveva mai rivolto la parola -a parte quella volta in cui,
durante l'intervallo, gli aveva chiesto di spostarsi perchè
non vedeva un avviso appeso sulla bacheca in corridoio- e
qualunque cosa la riguardasse lo interessava in maniera ossessiva e
morbosa.
Restituendole il telefono, sperava di aver recuperato.
''Grazie mille. Sei nuovo? Io mi chiamo Akane''
''No, veramente, lui...'' la risposta del codinato fu interrotta da una
gomitata in pancia.
''S- Sì, sono nuovo. Mi chiamo Ryoga Hibiki!''
''Io sono Akane, piacere''. Gli strinse la mano, sorridendogli per un
istante prima di allontanarsi.
Il più
gentile dei sorrisi,
un'energia che potrebbe
illuminare il mondo.
''Ryoga, guarda che stai parlando di nuovo da solo!''
Le ore di letteratura erano tra le sue preferite, amava perdersi nelle
parole immortali dei poeti, studiare le loro teorie sulla vita, sulla
società, sull'amore.
La stessa cosa non si poteva dire per Ranma, che non faceva che dormire
mentre Ukyo, seduta accanto a lui, giocherellava assorta col suo
codino, come un gatto che si diverte con un gomitolo di lana.
Estrasse un elastico dall'astuccio e tirò i suoi lunghi
capelli corvini in cima alla nuca, raccogliendoli in una coda alta che
si posò dolcemente sulla spalla destra, ondeggiando
leggermente per poi fermarsi delicata poco sopra il seno.
Con quel semplice gesto, e del tutto inconsapevole, aveva
immediatamente catalizzato su di sè l'attenzione di tutti i
ragazzi presenti in classe, i quali sospiri e commenti mossi
dall'ammirazione avevano persino svegliato Ranma che, seduto dietro di
lei, aveva sorpreso se stesso ad osservarle il collo scoperto, senza
apparenti motivi.
Con Akane era così, ogni suo gesto, anche il più
innocuo e banale, attirava gli sguardi di chiunque la circondasse.
E non era sfuggito nemmeno a Shampoo.
La pausa pranzo, lunga due ore, era l'unico momento in cui i giovani
del Furinkan avevano la possibilità di rilassarsi e mettere
in pausa il cervello per un po', un valido intervallo alle lezioni
pesanti ed alle pretese assurde dei professori più esigenti
di tutta la costa Est, forse di tutta l' America.
Essendo così lunga agli studenti, anche ai
più giovani, era concesso scegliere se mangiare in mensa o
uscire dall'Istituto.
Ovviamente il codinato era sempre il primo a fiondarsi fuori dalla
porta e l'ultimo a rientrare.
Al suono della camapanella si alzò di scatto e, infilato il
cappotto, raggiunse Akane, ancora seduta al suo banco ed intenta a
chiacchierare con Yuka e Sayuri.
''Andiamo a mangiare al ristorante francese, mia splendida fidanzata?''
''Scusami?'', spalancò gli occhi lei, sorpresa
dall'appellativo inaspettato con cui il codinato l'aveva approcciata.
''Ti sto prendendo in giro!'', rise lui, ''Figurati se voglio mangiare
con un' isterica violenta e per niente carina come te. Vado a casa di
Hiroshi, ha l'ultimo GTA. Volevo solo dirti che se mi gira non torno,
ci vediamo da mia madre alle cinque per il servizio fotografico''
''Fa' quello che ti pare!", urlò lei lanciandogli dietro il
pesante libro di filosofia, sotto gli sguardi rassegnati delle sue
amiche, per le quali quella love story che sembrava non voler nascere
sarebbe stato il pettegolezzo più dolce dell'inverno.
Sbuffò, pentendosi di aver promesso a Nodoka di farsi fare
quelle foto insieme a Ranma, uscì dall'aula e prese a
camminare verso la mensa, attraversandola per andare in bagno a lavarsi
le mani, prima di mangiare.
Le cinque arpie della scuola, le Stelle, erano già sedute ai
loro posti e, come ogni giorno, stavano aspettando che la loro leader e
capo-arpia Shampoo decidesse cosa fosse giusto mangiare.
''Shampoo, hai scelto? Io ho fame!''
''Ha ragione Kahori, anche io ho fame!''
''Signore'', rispose la cinese senza perdere di vista la giovane Tendo
che entrava alla toilette, ''Oggi la prima portata
consisterà in... Gomme
da masticare'', sorrise maliziosa, come ogni volta in cui
tramava qualcosa di terribile.
Akane ripassò la matita nera nella rima interna di entrambi
gli occhi, l'unico vezzo di make up che si concedeva nelle giornate di
scuola, dopodichè prese a lavarsi con cura le mani.
Con ancora la testa abbassata vide, nel riflesso dello specchio, che le
cinque odiose erano appena entrate in bagno, e che le sorridevano.
''Buongiorno, Akane''
''Shampoo...''
''Facciamo la pace, ti va?''
Una dopo l'altra si avvicinarono alla mora e presero ad accarezzarle i
capelli, ancora raccolti nella coda. Sorpresa da quel gesto
così inusuale ci mise un po' a realizzare che, nelle mani
delle ragazze, c'erano delle gomme rosa masticate, che ora si stavano
mischiando ai suoi capelli.
Ai suoi bellisimi capelli, all'unica cosa che realmente amava di
sè.
Quando Kodachi Kuno, l'ultima ad avvicinarsi a lei, aveva tolto la mano
dalla sua testa aveva capito che scherzo le avessero fatto. I suoi
capelli erano totalmente appiccicati e sporchi di rosa.
Il nervoso e la rabbia le facevano pulsare la testa e bruciare gli
occhi, ma non voleva piangere: non davanti allo sguardo compiaciuto
della sua ex migliore amica che osservava il riflesso del suo viso
sconvolto nello specchio. Con il poco di dignità che le era
rimasta sorrise, si voltò ed andò di fronte a
lei, ad un palmo dal suo viso.
''Sei soddisfatta, ora?''
Le cattiverie di Shampoo non le erano nuove, la tormentava da anni, ma
la Tendo era sempre stata brava a difendersi, inoltre non si era mai
spinta così tanto oltre.
Shampoo annuì convinta e le accarezzò il viso:
''Se vuoi piangere fa' pure''
''Non ci penso nemmeno'', ringhiò la Tendo, ''A differenza
tua non sono i capelli la cosa più interessante che ho in
testa''.
Alzò il mento ed uscì dall'aula, lasciando la
cinesina e le sue amiche interdette, dopodichè corse in
classe, infilò il cappotto che, fortunatamente, aveva il
cappuccio ed uscì dalla scuola, brandendo il cellulare e
chiamando il primo numero che le venisse in mente.
''Sono io, ho bisogno di
te''
***
Erano da poco passate le cinque e trenta quando Ranma aveva iniziato a
spazientirsi seriamente.
Akane era stupida, infantile e rancorosa, ma credeva che nemmeno lei
sarebbe mai arrivata a mancare ad un impegno preso solo per vendicarsi
di una stupida battuta..
Sua madre guardava l'orologio affranta mentre lui camminava su e
giù per la stanza, col cellulare in mano, chiamando
incessantemente il suo numero, che squillava a vuoto da almeno venti
minuti.
''Ranma, dici che Akane non verrà?''
''Non saprei... Eppure gliel'avevo ricordato... Mà, se
preferisci rimandare...''
''No, scherzi? I fotografi, la stampa... Sono già tutti qui!
Akane deve arrivare entro cinque minuti o siamo rovinati, dove la trovo
una sostituta che non sia una professionista con così poco
preavviso?''
Il cellulare del codinato prese a squillare proprio in quel momento,
lui rispose urlando senza nemmeno guardare lo schermo.
''Ma insomma, ti muovi o no, racchia? Cos... Ah ciao, sei tu. Oggi
pomeriggio? Mmh... Io sono da mia madre, puoi raggiungermi subito qui?''
Riappese.
''Era Akane?''
''Una degna sostituta. Io ti ho messo nei casini ed io ti ci tiro
fuori, mammina''
***
''Ma dico sul serio!''
''Ti prego, smettila'', rispose affranta la Tendo toccandosi il
caschetto nero che aveva preso il posto della sua lunga chioma dopo che
le sapienti mani di Malcolm, il suo parrucchiere di fiducia, avevano
rimediato alla bell'e meglio ai danni causati da quelle cinque oche.
''Invece io dico che ti stanno bene così, sei decisamente
più sexy!''
''Signor Dakashi, non ci starà mica provando?''
Bevve una sorsata di the servito da Estrella, il cui sguardo svolazzava
da una parte all'altra cercando di capire la motivazione dietro al
gesto estremo della sua prediletta.
Certo, stava molto bene con i capelli corti, ma Akane era innamorata e
gelosa della sua chioma fluente: sin da bambina aveva preteso di avere
il controllo totale su di essa, reagendo in maniera violenta contro
chiunque provasse a convincerla a cambiare acconciatura.
Ranma irruppe nella stanza, col volto in fiamme e l'aria nervosa.
Chiedere a Shampoo di partecipare al servizio fotografico al posto di
Akane era stata una pessima idea e sua madre non ne era stata contenta.
Per tutto il tempo la cinesina non aveva fatto altro che toccarlo e
provocarlo, avvicinandosi troppo a lui e tentando di sedurlo in ogni
modo, anche spingendosi oltre ai canoni della comune decenza,
soprattutto quando il fotografo ebbe la brillante idea di far togliere
ai giovani le magliette e di farli posare, rispettivamente, a petto
nudo ed in reggiseno.
Era scappato a prendere aria a casa non appena possibile, con la scusa
di cambiarsi d'abito, ma sarebbe dovuto tornare poco dopo per prendere
parte alla festa di presentazione della nuova linea di jeans.
Shampoo gli aveva detto che lo avrebbe aspettato lì.
E suonava come una minaccia.
Si avvicinò ad Akane -e ad Ataru, che aveva posato con
irritante nonchalance una mano sulla coscia della giovane- e la
guardò fissa negli occhi, con astio.
''Grazie mille''
''Prego''
''Non scherzo, Akane, sono arrabbiatissimo!''
''Ma che... Oh! Ranma, te lo giuro, me ne sono totalmente dimenticata!
Scusami...''
''Sì, come no! Sei proprio una bambina''
''Ti ho detto che me ne sono dimenticata, ok? E' stata una giornata
pesante, lasciami stare!''
''Oh, e cos'avevi da fare di tanto importante? Andare dal
parrucchiere?''
''Ranma, smettila'', lo interruppe Ataru, con voce ferma, ''Akane non
ha avuto una buona giornata, siamo stati costretti ad andare dal
parrucchiere perchè Sham...''
''Ssh!'', la mora gli posò una mano sulla bocca.
''Costretti perchè?'', chiede il codinato, scettico.
''Nulla, avevo voglia di cambiare look, tutto qui''. Era troppo
orgogliosa per ammettere cosa fosse successo, soprattutto a quel
perfettino di Ranma.
''Dunque ammetti di avermi dato buca solo perchè dovevi
andare dal parrucchiere? I tuoi stupidi capelli sono più
importanti di me e di mia madre?''
''Sì, esatto'', annuì lei.
''Che delusione, sei come tutte le altre''
Buttò la cartella per terra e si diresse verso l'ascensore,
avrebbe preso in prestito dei vestiti dall'atelier di sua mamma.
***
La festa procedeva bene, Nodoka riceveva i soliti complimenti e tutte
le donne in sala sembravano pendere dalle labbra di Ranma, splendido
nelle gigantografie delle foto pubblicitarie appese ai muri.
Nel vedere tutta quell'attenzione femminile concentrata sul codinato,
che non l'aveva praticamente degnata di uno sguardo, Shampoo aveva
iniziato a sentire delle piccole fitte allo stomaco, segni di un
sentimento che non le era nuovo e che aveva imparato a riconoscere come
gelosia. Che il ragazzo stesse iniziando a piacerle davvero?
Decise di prendere il toro per le corna e di dare una svolta alla
situazione. Si avvicinò a lui.
''Sei la star della serata, Ranma''
''Sono solo fotografie...'', rispose pensieroso, guardandosi intorno
come se stesse aspettando l'arrivo di qualcuno da un momento all'altro.
Sembrava che la sua testa fosse da tutt'altra parte, chissà
dove.
''Akane non è venuta...''
''Non vedo perchè avrebbe dovuto farlo!'', sbottò
lui.
Centro,
pensò.
''Le cose non vanno, tra di voi?''
''Non c'è motivo per cui lo facciano, non è
veramente la mia fidanzata''
''Cosa vuoi bere?''
''Fai tu, basta che non sia forte, non reggo molto l'alcool''
La cinesina si allontanò, camminando lentamente verso il
bar. Il suo stomaco fece una capriola quando il codinato la prese per
un braccio e la fermò.
''Shampoo...''
''Sì?'', chiese con il cuore in gola.
''Niente di troppo colorato o con ombrellini e ciliegine. Sono un uomo''
Al quarto vodka lemon Ranma aveva iniziato a dare i numeri: era dolce e
dissetante, ed il sapore forte del limone copriva il gusto dell'alcool,
proprio come la Stella aveva previsto.
Ancora uno e l'artista marziale sarebbe stato definitivamente KO.
''Come stai, Ranma?''
''Sei sicura che fossero analcolici?''
''Ma certo, l'ho chiesto esplicitamente al barista! Balliamo?''
''Mmh... Mi scoppia la testa, forse è meglio che vada a
casa...''
''Dividiamo un taxi? Non voglio mandarti in giro da solo in questo
stato''
''Shampoo, lo sai che sei veramente carina?''
Bingo.
''Magari è meglio che ti accompagni fino in camera, voglio
essere sicura che arrivi nel tuo letto sano e salvo''
***
Akane si sentiva terribilmente in colpa per non aver partecipato al
servizio fotografico. Nodoka ci teneva tantissimo ad averla come
modella, inoltre Ranma, da quando aveva ritrovato sua madre, non
desiderava altro che compiacerla e renderla fiera. Aveva ben ragione ad
essere furioso, ma gli eventi della giornata l'avevano portata a
dimenticarsi totalmente dell'impegno preso, inoltre non poteva certo
farsi fotografare in quelle condizioni.
Diede un'altra occhiata allo specchio del bagno, davanti al quale era
fissa da quando Ataru se n'era andato, circa un'ora prima.
Fortunatamente portava la coda quando le Stelle le avevano fatto quello
stupido scherzo. La radice e la parte superiore dei capelli erano sani
e salvi, e tagliando le punte appiccicate di gomma aveva ottenuto un
bel caschetto che le arrivava fin sotto il mento, poco più
lungo di quello di sua sorella Nabiki.
In effetti, facendoci l'occhio, non stava nemmeno troppo male:
chissà cos'aveva pensato Ranma quando l'aveva vista.
Scosse la testa per scacciare quel pensiero totalmente fuori luogo ed
uscì dal bagno, dirigendosi nella stanza del codinato, per
scusarsi.
Bussò tre volte prima di entrare: non era ancora arrivato.
Il suo sguardo fu attratto da una foto posta in bella vista sulla
scrivania: Ranma era in spiaggia, appoggiato ad una tavola da surf.
Alla sua sinistra una giovane minuta e bellissima coi capelli rossi
legati in una morbida treccia lo stringeva per i fianchi, col viso
appoggiato sulla sua spalla.
A giudicare dalla impressionante somiglianza tra i due doveva essere
Ranko, la cugina combinaguai di cui Genma parlava spesso.
Quando scoprì se stessa troppo concentrata ad osservare il
fisico asciutto del codinato arrossì e scappò in
camera sua, imbarazzata e determinata a non tornare più in
quella stanza.
Anche se, pensò, il minimo che potesse fare era scusarsi per
l'accaduto, non appena il giovane fosse rientrato.
***
''Sono il re del mondo!"
''Smettila, scemo!"
Ubriaco e felice come non mai prese in braccio Shampoo facendole
perdere una scarpa e la tirò fuori dal taxi, dirigendosi
verso l'ingresso di casa.
''Vieni, ti mostro il mio passaggio segreto''
''Ranma, ti senti bene?''
''Mai stato meglio!''
Entrarono dalla cucina, deserta per via dell'ora tarda, e s'infilarono
nell' angusto ascensore di servizio inciampando l'uno nell'altra,
ritrovandosi avvinghiati mentre, lentamente, salivano in camera.
Shampoo inclinò sensualmente la testa ed avvicinò
il suo viso a quello del codinato, le loro labbra sembravano
lì lì per toccarsi.
Disinibito dall' alcool e dall' evidente disponibilità senza
reticenze della giovane Ranma la baciò appassionatamente,
iniziando a toccarle le gambe e salendo fin sotto la minigonna della
ragazza.
Entrarono in camera cercando di fare meno rumore possibile, ma il
telefono del ragazzo sembrava non essere della loro stessa idea,
continuando a prodursi in fastidiosi e continui trilli che li
spaventavano ogni volta disturbando le loro effusioni.
''Spegnilo'', sussurrò la cinese togliendosi il reggiseno e
slacciando i jeans di lui.
''Non posso, non ricordo il codice per riaccenderlo... E' scarico, vado
ad attaccarlo al caricabatteria in bagno e torno subito''
Cercando di fare meno rumore possibile entrò in bagno ed
attaccò il telefono alla spina.
Ebbe giusto il tempo di chinarsi accanto al water, prima di vomitare
tutto quello che aveva in corpo.
Akane, ancora sveglia ed intenta a leggere un romanzo, si
alzò non appena sentì la porta della toilette
aprirsi.
Uscì dalla sua stanza e s'imbattè in un Ranma
visibilmente scosso. Indossava solo i boxer, aveva i capelli arruffati
e la faccia sconvolta.
''Ra- Ranma, tutto bene?''
''Sì, benissimo...'', mugugnò lui.
''Stai male? Ti preparo una camomilla?''
Si avvicinò e gli mise una mano sulla fronte, per vedere se
avesse la febbre. Quel timido contatto tanto spontaneo quanto
inaspettato, la dolcezza nel suo sguardo e l'evidente preoccupazione
nella voce della ragazza provocarono un sussulto nel codinato che,
impotente, si abbandonò con la testa sulla sua spalla,
sperando che smettesse di girare.
''Lo sai che sei bellissima con i capelli corti?''
''Hey, che hai? Non ti avranno fatto ubriacare, scemotto!'', gli
accarezzò la testa, sorridendo per il complimento. In vino veritas, si
disse.
''Akane, rimaniamo così per sempre? Sto bene con te...''
Arrossì di sorpresa, incapace di staccarsi dalla presa
ferrea del giovane che la stringeva a sè.
Seguì un lungo, imbarazzato silenzio.
Brutalmente interrotto dalla porta della stanza del giovane che si
spalancava, rivelando dietro di essa una Shampoo coperta solo da una
sottile mutandina in pizzo bianco, che fissava la coppia con astio.
''Ranma?''
Il codinato si voltò a guardarla, chiedendosi per un attimo
cosa ci facesse lì, prima di ricordarsi di quanto successo e
di maledire se stesso allo stesso tempo.
Tornato momentaneamente lucido, guardò Akane terrorizzato,
prevedendo lo schiaffo e l'insulto che sarebbero arrivati da
lì a poco.
''Ranma, sei un pervertito!''
Ed
eccomi qui, dopo una lunga assenza!
Speravo
di postare prima di capodanno, ma sono state giornate infernali ed ho
dovuto riscrivere tutto il capitolo perchè quello che avevo
fatto non mi convinceva!
Scusatemi
se non è troppo denso, ma questo è il massimo che
potessi fare. Spero di non essermi lasciata troppo andare sulla fine,
volevo trovare un modo per rendere in maniera contemporanea il momento
della ''gattizzazione'', chissà se ci sono riuscita!
Grazie
di cuore a chi legge, segue e commenta questa storia, ed ovviamente
grazie mille a chi ha letto il primo missing moment su ''Tutto come
prima'', il nuovo aggiornamento arriva prestissimo!
Vi
auguro un anno splendido e pieno di cose bellissime, capitare su questo
fandom, la scorsa estate, è stato una benedizione!
Un
bacione e alla prossima!
|
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Capitolo 9 *** O come (O)Tendo. ***
''Sì,
sono geloso... Un pochetto, come Otello''
Woody
Allen-Io ed Annie
''Allora io opterei per l'idromassaggio...''
''Ottima scelta, Saotome!''
''Dica un po', non le sembra di esagerare con le richieste?''
''Nabiki, non essere scortese con Genma, è un membro della
famiglia, ormai!''
I lavori di ristrutturazione dell'ultimo piano di casa Tendo
procedevano a ritmo serrato: Soun aveva deciso di regalare ai suoi
amici le tre camere ed i due bagni ed aveva assunto un numero
imprecisato di operai affinchè soddisfassero tutte le
richieste sue e di suo figlio in tempo per Natale.
''Il piccolo Ranma ha scelto le rifiniture per la sua camera?''
''Mio figlio, vedi... Lui non bada molto a queste cose. Ha solo
espresso un desiderio, vorrebbe che la terza stanzetta fosse impiegata
come mini-palestra per allenarsi. Non chiede molto, solo qualche
attrezzo generico ed un pavimento adeguato, magari in legno...''
''Per me non ci sono problemi, la sua dedizione è
ammirevole, considerando che viene tutti i giorni in palestra. E poi
non dimentichiamoci che quando lui ed Akane saranno sposati potranno
usarla come nursery per l'erede!''
''Ottima idea, amico Tendo!''
''Io non ci spererei troppo, se fossi in voi''
Akane comparse sull'uscio della sala da pranzo e si sedette a fare
colazione fasciata in un miniabito nero aderente con il collo alto e
stivali al ginocchio. A Genma andò il succo d'arancia di
traverso nel vederla vestita in maniera così femminile, e
Kasumi dovette ritirare in fretta e furia le planimetrie ed i disegni
che occupavano il tavolo prima che l'artista marziale ci sputasse sopra
tossendo.
''Buongiorno, figliola. Hai tagliato i capelli?''
''No, papà, mi sono caduti durante la notte''
''Akane, non essere maleducata con nostro padre'', la ammonì
Kasumi, ''Dimmi, come mai questo colpo di testa?''
''Volevo solo cambiare un po', è vietato?''
''Già...'' sbuffò Nabiki con aria sarcastica ed
annoiata allo stesso tempo, guardandola di sottecchi e facendole
intendere di sapere come fossero andate realmente le cose.
Ci fu un lungo scambio di sguardi eloquenti, poi la mezzana riprese a
bere il suo cappuccino.
''Comunque stai benissimo!'', applaudì Genma, ''Mio figlio
ne sarà entusiasta!''
''Quello che pensa tuo figlio non è davvero affar mio''
''Buongiorno anche a te!''
Sedutosi a tavola accanto ad Akane, Ranma prese a divorare voracemente
tutto quello che gli capitava a tiro, senza nemmeno guardare in faccia
gli altri commensali.
''Nottata impegnativa?'', chiese Nabiki maliziosa, il codinato
tossì.
''Io ho finito'', Akane si alzò da tavola,
imbronciata, ''Togliti quella divisa, deficiente. Non ricordi
che oggi è il compleanno del Preside Kuno?''
''E come faccio a ricordarmelo se lo scopro solo ora? E poi che c'entra
se è il suo compleanno?''
''Il nostro Preside soffre di manie di grandezza, caro Ranma'',
asserì Nabiki, ''Crede di essere una personalità
importante per la città, per cui nel giorno del suo
compleanno la scuola resta chiusa, proprio come se fosse un giorno di
festa''
''Grande! Quindi siamo liberi?''
''Ranma, non credi che sia il caso di stare un po' con la tua
fidanzata?'', chiese Genma mentre il figlio e la futura nuora lo
fulminavano con lo sguardo, ''Perchè non andate al cinema o
a fare una passeggiata romantica?''
''Neanche morto! Io me ne torno a dormire!"
''No che non torni a dormire, un vero artista marziale sa equilibrare
bene le ore di riposo e quelle di attività, inoltre alzarsi
presto tempra il carattere!"
''Sai Ranma, io non credo che tuo padre abbia avuto una brutta idea...''
Tutti si voltarono a guardare Akane, stupiti dall'ultima frase uscita
dalle sue labbra. Il codinato sgranò gli occhi, lei sorrise.
''Inoltre lo sanno tutti che il sesso al mattino è un
toccasana. Va', corri dalla tua Shampoo!"
''Shampoo? Chi sarebbe questa Shampoo?'', il tono di voce di Soun Tendo
sembrava essere improvvisamente sceso di qualche ottava, da quanto era
greve e minaccioso. I due ragazzi lo ignorarono, totalmente presi dalla
loro lite furiosa.
''Lo vedi che sei una stupida? Che bisogno c'era di dirlo a tutti senza
nemmeno sapere come sono andate le cose?''
''Ah, io sarei stupida? E tu allora cosa sei, eh? Pervertito, maniaco,
schifoso!"
''Non è che sei gelosa?''
''Ma ti pare? Gelosa di uno che non se lo sa neanche tenere nei
pantaloni?''
''Non è come pensi, ok? E poi cos'è, ti da
fastidio che io abbia più successo di te?''
''Andare con Shampoo è come comprare al mercatino
dell'usato, capirai che successo, a scuola mancavate solo tu e i
bidelli, e neanche tutti!"
''Akane, mi fai parlare?''
''Anzi, fossi in te approfitterei della giornata libera per andare a
fare delle analisi, chissà cosa potrebbe averti
trasmesso...''
''Oltre che stupida sei anche cattiva? Shampoo è una brava
ragazza!''
''Ma per favore...'', s' incupì, guadagnando l'uscita.
''Akane, torna qui! Almeno durante i pasti principali voglio tutte e
tre le mie figlie a tavola con me!"
''Mi vedo con Mousse''
Uscì sbattendo la porta.
E quattro paia di occhi -cinque,
se si consideravano quelli di Estrella che lo guardava minacciosa dalla
porta che separava la sala dalla cucina- presero a fissare
il sedicenne in malo modo, in attesa di una spiegazione.
''Mousse, reagisci!"
Il giovane si ranicchiò sul suo letto mentre Akane gli
accarezzava la schiena, seduta accanto a lui.
Aveva deciso di dire a Mousse di Ranma e Shampoo prima che lo venisse a
sapere da terze persone, in modo da evitargli un crollo nervoso a
scuola, davanti a tutti, e di fargli digerire la notizia nella pace di
casa sua, lontano da occhi indiscreti.
''Mousse, ascoltami!"
''No, lasciami, Akane!'', allontanò la carezza della giovane
dal suo viso con un movimento brusco che la fece sussultare, ''La mia
vita non ha più senso, ormai!''
''Oh, andiamo, ogni volta è la stessa storia! Eppure
dovresti essere abituato alle sue storielle, ne cambia uno al mese!''
''Ma questa volta è diverso, lo capisci?''
Si asciugò una lacrima e si mise a sedere a gambe
incrociate, mentre la Tendo gli passava gli occhiali che aveva buttato
a terra durante la prima delle sei crisi di pianto che aveva avuto
negli ultimi venti minuti.
''Ranma è il tuo ragazzo, ok? E Shampoo ti odia, questo
è certo''
''Direi'', sorrise beffarda ravvivandosi il caschetto.
''Ebbene, oltre a portarti via ciò che lei crede tu voglia,
stando con Ranma otterrebbe qualcosa di molto, molto più
grosso: l'unica cosa che forse desidera più della tua
rovina''
''E sarebbe?'', era sinceramente sorpresa nell'apprendere che ci fosse
qualcosa che la cinesina desiderava più della sua morte, in
realtà credeva che una mente semplice e banale come la sua
non fosse in grado di formulare più di un pensiero alla
volta.
''Indovina chi è andato a fare le foto per la campagna
pubblicitaria di Nodoka Akari mentre tu eri in giro a fare l'ochetta
con Dakashi?''
''Non ci credo...'', rispose pensierosa ignorando il commento
sarcastico di Mousse sulla sua giornata con Ataru, ''Aveva sempre
mirato a questo, sin dall'inizio!''
''Esattamente, amica mia. Lo sanno tutti che il sogno più
grande di Shampoo è fare la modella come sua mamma, anche se
non ci riesce perchè è troppo...''
''...Troia...''
''Io volevo dire bassa!''
''Tu sei troppo buono, paperotto'', lo baciò in fronte
chiamandolo col nomignolo che usavano da bambini, quando una piccola e
ben più spensierata Akane si divertiva a prendere in giro
l'amico per la forma delle sue labbra, che ricordava molto vagamente
quella del becco di una papera, quando sorrideva; ''Troverai una
ragazza che ti merita, Mou-Mou, dovessi anche andartela a cercare io in
capo al mondo''
''E tu imparerai a fidarti degli uomini e ad amarne uno, che
sarà bello e forte, ma mai quanto il tuo migliore amico!'',
sorrise.
''Sicuramente non sarà più intelligente di te'',
si guardò intorno, tra i pesanti tomi di astronomia , i tre
telescopi ed i dispositivi elettronici, tutto in quella stanza urlava
una sola parola: genialità.
''Lasciami piangere le mie lacrime, amica. Domattina ho un test di
fisica e devo essere in forze''
''Va bene, Sheldon Cooper. A domani''.
Uscì dall' imponente palazzo e prese a camminare,
leggermente infreddolita. Svoltò all'angolo con la via
principale, diretta al suo negozio di dischi preferito per comprare
qualche nuovo vinile, quando andò a scontrarsi con un
giovane in divisa da cameriere.
''Oh! Mi scusi!''
''A-Akane?''
Scrutò un attimo gli intensi occhi verdi del ragazzo, prima
di ricordarsi dove l'avesse già visto.
''Ryoga!''
''Ciao, Akane... Hem...''
''Che ci fai vestito da cameriere?''
''I-io...''
Maledì se stesso e la pigrizia che lo aveva spinto ad uscire
da casa Kuno ancora in divisa, senza cambiarsi.
Di tutti i momenti in cui avrebbe potuto incontrare Akane Tendo ed
esplodere di gioia nel parlarle, quello era il peggiore
nonchè il più umiliante.
Come se servire la colazione di compleanno al proprio preside seduto in
salotto, in vestaglia, accanto all'orrida moglie ed ai figli malati di
mente non fosse stato abbastanza avvilente.
Per fortuna il suo continuo farfugliare e muovere le mani nervosamente
non fecero scappare via la giovane, che invero aveva bisogno di
compagnia.
''Ti va di accompagnarmi a fare spese? Non sono vestiti o cose stupide
da donne, giuro! Ho... Non ho voglia di stare da sola, ecco.''
''M- M- M- Ma- Ma certo! Tutto quello che vuoi, sono libero come una
nuvola!''
Oh Kami.
Ho detto ''Libero come
una nuvola''.
La metafora
più brutta che sia mai stata generata.
Ryoga, meno male che
vuoi fare lo scrittore.
''Ryoga, tutto bene? Che stai farfugliando?''
''Niente, niente! Andiamo!''
La prese sottobraccio ed iniziò a correre senza meta, felice.
***
''Dunque se A sta per... No... F... Calcolandone la massa.... No, non
ce la faccio!''
Buttò la matita per terra, calpestandola violentemente
mentre con un rapido gesto della mano chiudeva il libro e buttava gli
occhiali sulla scrivania.
No, non lui.
Non Ranma Saotome.
Quel traditore che gli aveva estorto una confessione sui fatti
personali di Akane, che alla fine aveva iniziato anche a stargli
simpatico e ad ispirargli fiducia aveva fatto male a lui ed alla sua
migliore amica. Conosceva la Tendo come le sue tasche, forse anche
meglio di se stesso, e sapeva bene quando mentiva cercando di
nascondere l'evidenza.
L'interesse di Akane per Ranma andava oltre la passione del codinato
per le arti marziali, come il disappunto per la notte precedente andava
oltre la semplice empatia nei suoi confronti o l'ormai sedimentato odio
per Shampoo.
No, Akane voleva Ranma come lui voleva Shampoo. Forse in una maniera
più inconsapevole ed un filo meno ossessiva, ma lo
desiderava.
E lui era un bastardo.
Prese il telefono e compose il numero del fedifrago, che rispose solo
al quarto squillo, giusto per farlo crogiolare in un mare d'ansia.
''Mousse, ciao!''
''Sei con lei, ora?''
''Eh? Lei chi?''
''Saotome, rispondimi! Sei con lei?'', ringhiò stringendo lo
smartphone nella mano, facendo scoppiare in mille pezzi la cover in
plastica azzurra che lo avvolgeva.
''Ah, vedo che la notizia ha già fatto il giro della
città, molto bene... Mousse, io mi auguro che almeno tu
voglia credere alla mia versione...''
''Ranma! Tu non dovrai vedere mai più Shampoo, hai capito?''
''Perchè, senò che succede?'', rispose irritato -ed irritante- il
codinato, in un consueto moto di ribellione adolescenziale.
''Perchè ti spacco la faccia!''
''Allora guarda, se vuoi sono da mia madre, passa pure che dopo averti
steso ti offro un caffè''
''Lo sai che sono più debole di te...''
''Appunto. Ora, se tu mi lasciassi parlare...''
''Non m'interessa, ci vediamo a scuola''
Riappese.
''Ranma, chi era?''
''Un compagno di classe'', scosse la testa riprendendo ad esaminare le
foto scattate il giorno prima.
''Hai parlato di stenderlo...''
''Non preoccuparti, mà, non intendo picchiarlo, è
troppo debole per me''
''E' successo qualcosa?''
''Pensa che gli abbia rubato la ragazza''
''Akane?''
''Ma no! Tra me ed Akane non c'è niente, come te lo devo
dire?''
''E allora chi? Non mi dire... No, Ranma! Non quella puttanella!''
''Mamma!''
''Ti prego, figliolo, Akane è centomila volte meglio di
quell' ochetta! Per favore, non fare lo stupido!''
''Non sono stupido, lo sai''
''Secondo me quella Shampoo mira a farsi mettere incinta per farsi
sposare e...''
''Non siamo più ai tuoi tempi, non viaggiare troppo con la
fantasia. E poi non ci ho fatto nulla di che, te l'ho detto''
''Ieri sera siete tornati a casa insieme e tu eri visibilmente
ubriaco...''
''Talmente ubriaco che ho passato la notte a vomitare anche la mia
presunta anima nera di peccatore, e quando sono tornato in camera lei
non c'era già più''
''Che sollievo! Povera Akane, non se lo meriterebbe proprio''
''Ma basta con questa Akane! Che ci troverete tutti quanti?''
Nodoka sorrise maliziosa, mentre il figlio arrossiva.
***
''Ryoga, sei stato fantastico! Davvero non pensavo che a Brooklyn ci
fossero tutti questi negozi di dischi! Uno più fornito
dell'altro, poi!''
Soffiò sul suo caffè corretto al caramello mentre
i suoi occhi erano persi in quelli della giovane seduta di fronte a
sè al bancone del bar: la sua bellezza e la sua dolcezza
erano un miracolo della natura.
Lo sguardo indugiò forse un po' troppo sulle gambe nude
della sua interlocutrice. Erano lunghe e toniche, perfette. Come tutto
il resto.
L'oggetto del suo amore segreto era raggiante: quella giornata fuori
dal suo quartiere d'origine sembrava averla messa di buon umore, ed il
giro tra bazar etnici e negozietti vintage l'aveva decisamente
rinvigorita, rispetto a quando l'aveva incontrata.
Osservava Akane a distanza da troppo tempo, ormai, per non conoscerla
meglio di molti altri. Sotto l'aspetto da ragazza bene dell'alta
società con il massimo dei voti e la famiglia influente,
batteva un cuore anticonformista e ribelle, proprio come il suo.
Si era sentito uno stupido ad essersi vergognato di confidarle quale
fosse il suo vero ruolo in quello strano sistema di valori che era la
gioventù nipponica trapiantata a New York: la ragazza aveva
sorriso e gli aveva detto di apprezzare la sua buona volontà
ed il suo duro lavoro, augurandogli di realizzare tutti i sogni che le
aveva confidato.
Tutti tranne uno, ovviamente.
''Inoltre hai degli ottimi gusti, mi hai consigliato un sacco di roba
interessante!''
''G- Grazie, Akane...''
''Ukyo, scusa, mi porteresti un' altra ciambella? Oh Ryoga, anche
questo bar è stupendo! Non ci ero mai stata, non avevo
neanche idea che Ukyo lavorasse qui!''
''E quando mai mi hai considerata, scusa?'', la barista le porse una
ciambella glassata al cioccolato, guardandola con astio.
''Ma cosa dici? Sei tu che non parli mai con nessuno''
''Cosa? IO? Ah, questa è bella!''
''Hey, non litigate, ragazze! Akane, il bagno si è liberato,
dovevi andare se non sbaglio...''
Attraversò il lungo e stretto corridoio laterale, sui cui
lati si stagliavano numerosi tavolini pieni di giovani universitari
intenti a bere caffè corretti, ed aprì la porta
del bagno, infilandosi nello stanzino buio, sentendo un peso contro la
schiena, come se una persona volesse a tutti i costi entrare insieme a
lei.
Quando udì la porta chiudersi a chiave alle sue spalle si
spaventò seriamente ed inizò a tastare
nervosamente i muri piastrellati per cercare l'interruttore della luce,
ma l' individuo misterioso la precedette, illuminando l'angusta stanza
e mostrando la sua presenza.
''Che ci fai qui?''
''E tu ti definisci un'artista marziale? Sono stato seduto al tavolo
vicino alla porta per una mezz'ora abbondante e non ho mai nascosto il
mio ki. Complimenti, schiappa!''
''Che vuoi?''
''Parlare''
''Mi hai seguita?''
''Non scherziamo! Sono stato da mia madre fino ad ora, e poi io vengo
sempre qui''
''E dovevi andare in bagno proprio ora?''
''Sì''
''La vita è bizzarra a volte, vero, Ranma?''
''Pensa che c'è gente che esce di casa dimenticando di
mettere la gonna e si permette anche di fare del sarcasmo!''
''Hai qualcosa contro il mio vestito?''
''No, anzi, è molto interessante''
''Porco!'', era furiosa.
''Io guardo una cosa che mi è stata messa sotto gli occhi,
tu che scusa hai?''
''Ci tengo molto, me l'ha regalato il mio amico Ataru due anni fa''
''Mi domando perchè l'abbia fatto... Ah, ma il pervertito
sono io, ovvio!''
''E adesso siamo anche gelosi! Molto bene!''
''Io geloso di te? Al massimo se siamo qui è per colpa della
TUA gelosia!''
''La mia gelosia? Ma sentilo, come se m'interessasse di chi ti porti a
letto!''
''Tanto per chiarire, non ci ho fatto niente''
''Non m'interessa''
''Ed io te l'ho voluto dire lo stesso''
Akane sorprese se stessa provare un'inaspettata quanto inspiegabile
sensazione di sollievo.
L'orgoglio, la voglia di farlo arrabbiare e di fargli pagare
l'umiliazione subita il giorno prima, lo sguardo penetrante di Shampoo,
nuda sulla porta della sua stanza, che l'aveva tormentata tutta la
notte e l'inesperienza con certe situazioni fino ad allora sconosciute,
però, la fecero parlare a sproposito.
''Hai perso un'occasione, dicono che sia molto brava a letto. Magari se
la richiami ti da un'altra chance, sempre che non se ne sia andata
perchè quello che ha visto non le è piaciuto...''
''Lo vedi che sei proprio una stupida?''
''Te ne vai?'', lo spinse.
''Me ne vado, idiota''
Uscì sbattendo la porta, buttò sul tavolino una
banconota da dieci dollari e salutò Ukyo e Ryoga con la
mano, ignorando lo sguardo di fuoco lanciatogli dal giovane cameriere.
Scese dal taxi e corse verso la porta di casa cercando di sfuggire dal
vento gelido e dai primi fiocchi di neve della stagione.
Shampoo lo aspettava in piedi accanto al portiere, coperta solo da un
cappottino in panno bianco, senza cappuccio nè ombrello,
visibilmente infreddolita.
''Hey!'', le corse incontro, togliendosi il cappotto ed
avvolgendoglielo intorno alle spalle, per riscaldarla, ''Che ci fai
qui?''
''Ero venuta a vedere come stavi, ieri sera non eri molto in forma...''
''Sì, hem... Credo che quei drink fossero alcolici, in
realtà... Stupido barista, e dire che gliel' avevi anche
detto che sono astemio...''
''Già'', annuì lei distogliendo lo sguardo, ''Non
volevo disturbare e ti ho aspettato in strada, spero di non essere
stata invadente''
''No, affatto. Vuoi salire?''
''Non è il caso, Akane non è una mia grande
fan...''
''Fregatene di lei''
''Preferirei comunque evitare di incontrarla. Sai, Ranma, io posso
sembrare forte e decisa, ma in realtà sono molto sensibile,
basta un niente per farmi star male. Ti va se camminiamo un po'?''
''Ho fame, mangiamo qualcosa?''
''Certo! Qui vicino c'è il ristorante di mia nonna, ti piace
la cucina cinese?''
***
''Akane, ti prego, permettimi di pagare!''
''Non esiste, la cena la offro io! Ukyo, vale anche per te, metti via
quel portafoglio!''
Salutò i due nuovi amici e tornò a casa a piedi,
dal momento che distava solo di qualche isolato. Lungo la strada
trovò una pasticceria aperta e si fermò a
prendere due cioccolate calde ed alcuni dolci, in modo da offrirli a
Ranma come segno di pace.
Sebbene Ryoga non si fosse mostrato troppo d'accordo, Ukyo aveva
insitito perchè i due si riappacificassero, e lei aveva
capito di aver sbagliato a trattarlo in un modo così rude,
dopotutto lui non conosceva il vero motivo del suo taglio di capelli.
Inoltre, pur non essendo legato a lei da nessun vincolo, aveva fatto in
modo di dirle che era pulito, che in qualche modo aveva rispettato
quella bizzarra unione decisa dai loro genitori.
In fondo Ranma non era davvero un cattivo ragazzo, forse solo un po'
ottuso e sempliciotto, ma cattivo proprio no, non meritava la sua ira
nè il suo rancore.
Salì in ascensore e, giunta nel grande salone di casa sua,
salutò Genma e suo padre, che lo informarono che Ranma non
si era ancora fatto vedere.
Prese la scalinata principale ed entrò in camera sua senza
bussare, con l'obiettivo di lasciargli i dolci ed un biglietto carino
sulla scrivania.
***
Shampoo si era aperta a lui durante la cena regale al ristorante di sua
nonna Cologne, che lo aveva trattato come un figlio, raccontandogli di
un passato di pressioni e privazioni, di un padre assente, di una madre
con troppe aspettative che perennemente venivano disattese e di pessimi
rapporti sociali.
Era stato profondamente sorpreso nell'apprendere che Akane era una tale
vipera: non solo era andata a letto con Ataru, il ragazzo della sua,
all'epoca, migliore amica, aveva anche inventato un monte di bugie ai
danni della reputazione della povera Shampoo, facendola passare per una
poco di buono ed emarginandola.
Shampoo gli aveva offerto una sigaretta e lo aveva salutato, sotto
casa, con un bacio sulle labbra, un bacio pieno di dolcezza e
gentilezza, lontanto anni luce dall'atteggiamento spocchioso e violento
della sua coinquilina.
Gli aveva parlato a cuore aperto, mostrandosi preoccupata di ferire i
sentimenti dell'amica Kodachi, ancora ossessivamente innamorata di lui,
ma, allo stesso tempo, confidandogli senza troppi giri di parole di
desiderare di stare con lui in ogni modo, fino al più fisico.
L'aveva invitata a salire passando nuovamente per l'ingresso di
servizio e, mentre la baciava e le toglieva il vestito rosso, cercava
di sopprimere la rabbia che provava per Akane.
Akane che si comportava come un'oca giuliva con Ryoga riempendolo di
complimenti e ringraziandolo a profusione solo per averla portata in
uno stupido negozio di dischi.
Akane che indossava felice e fiera il vestito regalatole da Ataru
nonostante non fosse il suo genere, mentre a Las Vegas aveva tenuto
addosso due ore a malapena il capolavoro di sartoria che aveva
impiegato ore a scegliere per lei.
Akane che si precipitava a consolare Mousse anche quando non ne aveva
bisogno, che passava le giornate a casa sua.
Akane che preferiva andare dal parrucchiere piuttosto che rispettare un
impegno preso con una persona che le voleva veramente bene come sua
mamma.
Akane la gatta morta, che con una mano erigeva fiera la bandiera della
castità e dei valori morali mentre, con l'altra, tentava di
nascondere il suo passato torbido.
Akane che sembrava essere gentile con tutti tranne che con lui.
E lui che le si stava affannando per trovare il regalo di Natale
perfetto da farle.
Accese una lampada sul comodino ed afferrò con forza i
fianchi della cinese, aiutandola a sdraiarsi sul letto, la
baciò ancora e poi la guardò negli occhi, a lungo.
''Sicura?''
Lei si limitò ad annuire, lui prese a baciarla con
più foga e, finalmente e senza interruzioni,
colmò la distanza che li separava.
***
La stanza sembrava deserta, ma la luce sul comodino era accesa.
Abituando la vista alla semi oscurità si rese conto che
c'era qualcuno sotto le coperte, probabilmente già dormiva.
Posò con cautela i biscotti sulla scrivania cercando un po'
di spazio nel suo disordine e si avvicinò a lui, per
svegliarlo e scusarsi.
Ranma dormiva tranquillamente coperto fino al mento da una pesante
coperta rossa, il letto era disfatto, segno di un sonno agitato, e le
coperte erano talmente spesse da sembrare un'infinità.
Sul comodino, accanto alla lampada accesa, faceva bella mostra di
sè una foto incorniciata che ritraeva Diana e Nodoka con
loro due, piccoli, in braccio.
Sorrise. Ne aveva una uguale da quando ne avesse memoria. Non la
guardava da tanto, gli ultimi mesi erano stati movimentati e non aveva
avuto modo di riaprire la scatola dei ricordi in cui conservava tutti
gli oggetti più cari di sua madre, ma ricordava
perfettamente di essersi sempre chiesta chi fosse quel bel bambino, che
legame avesse con lei.
Sin da bambina si era sentita, in qualche modo, legata a quel bimbo con
gli occhi azzurri che non aveva mai visto, e le sembrò
paradossale che, una volta trovatoselo in casa, non le fosse venuto in
mente di tirare le somme e capire che il figlio di quell'amica di sua
madre che non vedeva da anni era proprio lui, Ranma.
Il suo
Ranma?
Se lo chiese studiando il suo viso, in silenzio reverenziale e provando
una sorta di tenerezza. Chissà se un giorno lo avrebbe
davvero chiamato così.
Si sedette in un angolino del letto accanto a lui e gli posò
un bacio sulla fronte, un gesto forse eccessivamente intimo, ma se
l'era meritato, pensò.
Dopotutto sapeva anche lei quanto fosse difficile star dietro alle sue
crisi di rabbia, ed il codinato era stato un buon amico sin dal loro
primo incontro, quando si era dimostrato talmente leale da non riferire
nulla a Soun dei suoi incontri con Sven e soci. Non sapeva se l'amore a
cui anelavano i loro padri sarebbe mai nato, ma certamente era felice
che quello sconosciuto facesse parte della sua vita incasinata.
Ranma aprì gli occhi e la guardò, stranamente
apprensivo. Lei sorrise.
''Sono solo le dieci, dormi già?''
''Akane... Io... Sono molto stanco, potresti lasciarmi solo?''
''Non vuoi neanche assaggiare la fantastica cioccolata calda allo
zenzero che ho comprato apposta per te? Dai, non tenermi il broncio,
sono io la rancorosa della famiglia, e tu sei un golosone! Avanti, non
dirmi di no!''
''Mi hai comprato una cioccolata calda?'', non capiva perchè
sussurrasse, ma stette al gioco, adeguando il suo tono di voce a quello
del ragazzo.
''E' il mio modo per farmi perdonare di essere un' isterica ed un'
ingrata, hai fatto così tanto per me, ed io sono stata solo
capace di saltare alle conclusioni, per giunta sbagliate. Possiamo fare
la pace?''
''Akane, io non so come dirtelo...''
Ma non ebbe bisogno di dire niente. Shampoo uscì dal cumulo
di coperte che nascondevano il corpo del codinato e, ancora assopita,
sorrise maligna ad Akane, stringendolo a sè e baciandolo
appassionatamente sulle labbra, facendo scivolare via le lenzuola e
mostrando alla Tendo buona parte della loro nudità.
In silenzio arretrò, sconvolta, e si precipitò
fuori dalla stanza. La forza con cui la porta sbattè fece
cadere la merenda posata precariamente sulla scrivania e rovesciare le
cioccolate calde per terra.
Capitoletto-continuazione
di quello precedente, non uccidetemi e scusatemi se non è un
granchè!
Mille
cuori e grazie come sempre.
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Capitolo 10 *** Basta che funzioni ***
''Non lo dirò mai
abbastanza: qualunque amore riusciate a dare o a ricevere, qualunque
felicità riusciate a rubacchiare o a procurare, qualunque
temporanea elargizione di grazia: basta che funzioni''.
Woody Allen- Basta che funzioni
La settimana precedente era stata un inferno.
Dalla sera dello scontro nella sua camera Akane si era praticamente
trasferita da Mousse-
per stargli vicino, aveva detto- ed a scuola non gli
rivolgeva la parola, evitando accuratamente persino il suo sguardo.
Lo ignorava come una scadenza fastidiosa, come un brutto presentimento,
come un mal di testa durante la prima giornata al mare dell'anno.
E stava sempre con Ryoga e Mousse, procurandogli un certo fastidio.
Chi, invece, non gli lasciava tregua era la piccola Shampoo.
Lo seguiva ossessivamente ovunque andasse, che fosse a scuola, a casa o
da sua madre. Non aveva più rapporti con nessuna delle sue
amiche -probabilmente per la storia di Kodachi e la simulazione di
tentato suicidio che aveva messo in atto, facendosi trovare riversa sul
tavolo della cucina con accanto un bicchiere di vino e centinaia di
mentine che tutti avevano scambiato per pillole- e gli stava
perennemente appiccicata, scoraggiando in malo modo la sua amicizia con
Ucchan, essendosi autoproclamata sua fidanzata.
Ranma era sinceramente stufo di tutte quelle attenzioni morbose, ma non
sapeva come dirglielo. Quella ragazza era talmente sensibile e
bisognosa, sempre sull'orlo delle lacrime, così buona ed
ingenua, che non ce l'avrebbe mai fatta a piantarla dal giorno alla
notte.
Era domenica e lo aveva invitato a pranzo a casa sua, in occasione
dell'inaspettato ritorno di suo padre, che sarebbe rimasto con la
figlia per ben 48 ore dopo sei mesi di lontananza.
Era un pranzo ufficiale a cui avrebbe dovuto partecipare tutta la
famiglia Saotome, e lui si era lasciato trasportare dalla corrente,
com'era solito fare essendo nato privo del gene della risolutezza.
Fortunatamente Genma aveva declinato l'invito, in un gesto di
sorprendente quanto inaspettata lealtà nei confronti dell'
amico Tendo, ma Nodoka, Hirai ed il noiosissimo Ataru erano
lì, seduti a tavola in quell'enorme ed elegantissimo salone,
a conversare amabilmente con la mamma di Shampoo, una bellissima donna
che poteva tranquillamente sembrare la sua sorella maggiore, ed il
padre, il prototipo del politico bigotto, conservatore e moralista.
Nodoka e Claudia- nome d'arte di Ying Lan Zhou, la famosa modella
cinese che col suo corpo aveva fatto sognare grandi e piccini due
decadi prima- parlavano dell' ultima settimana della moda milanese,
mentre Hirai e Kappei Karuga, unico membro giapponese del Parlamento e
sospettato ex componente della Yakuza, discutevano di uno Stato a caso
in cui era stata appena deliberata l'approvazione del matrimonio tra
coppie dello stesso sesso.
Nonostante Hirai gli fosse sempre stato antipatico, doveva ammettere
che le posizioni liberali dell'avvocato lo rendevano fiero: anche lui,
sebbene la sua virilità non fosse mai vacillata nemmeno per
un istante, tendeva in favore di quella causa.
Benchè il suo modo di ragionare fosse a tratti piatto e
semplicistico, Ranma aveva ideali e principi saldi e puri, cristallini.
I suoi valori morali, incorruttibili, al contrario di quelli vanamente
millantati da suo padre, erano per lui motivo di vanto.
E stavano per essere malamente calpestati dalla sua ospite.
''Ranma, ho cucinato per te, lo sai?''
''Davvero?'', chiese annoiato, ''Grazie, Shampoo''
''Ragazzo, mia figlia non si è mai sporcata le mani per un
uomo, spero che tu ne valga la pena''
''Immagino che abbiate folte schiere di servitù sottopagata
che lo fa per voi, di solito'', sospirò.
''Ranma!'', lo rimproverò dolcemente Nodoka mentre Hirai gli
faceva l'occhiolino e Shampoo sbiancava.
Nel veder comparire un'ombra di delusione e terrore sul viso della
ragazzina, conscio del pessimo rapporto che intratteneva col padre,
aggiustò il tiro.
''Ovviamente scherzavo, anche noi abbiamo Estrella''
''Per noi
intendi tu e tuo padre, vero? So che vivete a casa Tendo''
''Sì, signore''
''E dimmi, in che rapporto sei con la loro figlia minore? Shampoo, se
non sbaglio è la tua migliore amica''
''Sì, papà'', si morse il labbro. Ranma la
guardò a lungo, poi spostò il suo sguardo sul
giovane Ataru, che aveva avuto la faccia tosta di presentarsi a casa
della sua ex fidanzata consapevole di averle spezzato il cuore e di
essere stato la causa principale della fine della sua amicizia con
Akane.
Probabilmente il Signor
Shampoo, come l'aveva ribattezzato, non sapeva nulla della
sua relazione col biondo e, di conseguenza, la ragazza non aveva potuto
dirgli niente della lite con l'amica.
''Io ed Akane...'', rispose assorto, ''Non ci vediamo molto. Lei passa
buona parte del suo tempo a casa del nostro amico Mousse, non so se ha
mai avuto il piacere... Sì, per la verità la
frequento pochissimo''
''Mousse, certo, quel giovane! Ho sempre pensato che mia figlia avrebbe
dovuto puntare a qualcosa del genere! Lo sai che è stato
praticamente già ammesso a tutte le Università
del Paese? La sua media è la più alta di tutti
gli studenti dello stato di New York, viene da un'ottima famiglia e,
probabilmente, lo assumeranno direttamente alla Nasa dopo la
laurea, senza passare dal tirocinio''
''Wow'', rispose stizzito il codinato. Non che gli interessasse essere
considerato un buon partito per Shampoo -un matrimonio combinato gli
bastava e gli avanzava- ma venire bistrattato
così proprio non gli piaceva. Dopotutto la sua media a
scuola non era così bassa.
In educazione fisica aveva il massimo dei voti, ed anche in storia se
la cavava.
Il politico sembrò leggergli nel pensiero.
''Tu vuoi fare l'insegnante di arti marziali, vero?''
''Sì, signore, vorrei continuare la tradizione di
famiglia'', sorrise nel vedere sua madre impettirsi.
''E l'obiettivo è quello di sposare Akane Tendo ed unire le
forze, giusto? Se non sbaglio il vostro fidanzamento è
già stato annunciato alla stampa''
''Esattamente'', intervenne pronta Nodoka, mentre il pesante sbuffare
di Ataru non era passato inosservato all'attenzione di Ranma.
''Hanno deciso i loro padri'', la interruppe Shampoo, tirando un calcio
al codinato da sotto la sedia, ''Nè Akane nè
Ranma sono felici di questa unione, ed il fatto che lui sia qui con me
e lei sia con quel secchione di Mousse ne sono la prova tangibile. Ora,
se volete scusarmi, vado a prendere il piatto che ho preparato''
''Lascia fare alla cameriera, Shampoo. Dopotutto i nostri subordinati
devono pur meritare il misero stipendio che percepiscono mensilmente,
no?'', guardò di sbiego il ragazzo, che sostenne il suo
sguardo con naturalezza, senza mostrare un minimo di esitazione
nonostante la freddezza e l'austerità di quell'uomo lo
mettessero in imbarazzo.
Mentre cinque cameriere bionde in divisa sparecchiavano i piatti
decorati su cui erano stati serviti gli antipasti, in un silenzio
reverenziale che fece sentire al codinato la nostalgia della sua
adorata portoricana e delle sue perle di saggezza regolarmente
dispensate e mai realmente richieste, Ranma inviò un sms ad
Ataru, tenendo il cellulare sotto il tavolo per evitare che Shampoo
sbirciasse le sue conversazioni come era solita fare.
-Un plauso alla tua
faccia di bronzo, potevi anche evitare di venire a metterla in
imbarazzo. Inoltre è inutile che sbuffi, lo abbiamo capito
tutti che non vedi l'ora di fare il bis.
Premette invio e prese a guardare il suo avversario con aria di sfida,
mentre aspettava la sua risposta.
-Ranma?? Non ho capito
niente!
Grugnì.
-Levati
quell'espressione angelica dalla faccia, Dakashi, lo so che ti sei
fatto la mia ragazza.
Il biondo lo guardò con un' ipocrita aria scandalizzata che
gli fece andare di traverso i fagiolini che aveva appena mangiato. Fece
in tempo a mandargli l'ultimo sms,che il codinato lesse di
sfuggita, prima che le cameriere finissero il loro lavoro e
la portata principale fosse servita.
-Quale delle tante, di
grazia?
Shampoo, fiera come una bambina di sei anni a cui era appena stato
assegnato il ruolo principale alla recita della scuola,
sollevò il pesante coperchio d'argento che copriva l'enorme
piatto da portata posto in mezzo alla tavola.
Posò una mano sulla spalla del codinato come una moglie
amorevole che ha cucinato il piatto preferito di suo marito.
''Ecco qua, amore, maialino in agrodolce!''
Nodoka scoppiò a ridere sguaiatamente. Era inusuale vedere
una donna dai modi garbati come i suoi lasciarsi andare in quel modo.
Era come se avesse interpretato quella scelta culinaria come un segno
del destino, ed il nervoso accumulato durante quel pranzo si fosse,
finalmente, liberato.
Ranma taceva, in imbarazzo, mentre la cinesina tagliava un'abbondante
porzione, pronta per servirgliela.
''Shampoo'', deglutì, ''I-io non ho molta fame...''
''Che c'è, non apprezzi la cucina di mia figlia?'',
sbottò Kappei, mentre Hirai sembrava essere stato contagiato
dall'ilarirìtà della compagna.
Con un po' di ritardo anche lui aveva capito l'ironia della situazione.
La famiglia Karuga al completo lo incitava a prendere il piatto dalle
mani tremanti della piccola Shampoo e sua mamma e quel deficiente del
suo compagno non sembravano volerlo aiutare a confessare la
peculiarità di se stesso di cui era sempre stato
maggiormente fiero -forza
e virilità escluse, ovviamente- ma che in quel
momento lo paralizzava come la peggiore onta di vergogna.
''I- io sono... Io sono...Ve...''
''Vegetariano? Non vorrai dire vegetariano! Ragazzo, in questa casa non
sono tollerate queste assurdità da Hippie, gli anni '70 sono
finiti da un pezzo, lo sai?"
''Beh, ma...''
''Signor Karuga''
Mestamente e per la prima volta in tutta la giornata, Ataru prese la
parola. Nonostante il suo tono di voce fosse stato leggero ed educato,
la fermezza con cui aveva pronunciato quel nome aveva catalizzato la
totale attenzione dei commensali su di lui.
''Ranma è molto credente. Ha recentemente compiuto un voto
di astensione in onore dei Kami per ottenere sostegno morale in un
momento un po' delicato della sua vita. Come sa si è appena
trasferito qui dal Giappone, ed essendo anche lei un emigrato come noi
ricorderà quanta nostalgia si possa provare i primi tempi''.
Karuga si asciugò teatralmente una lacrima, pensando alla
sua povera mamma che aveva abbandonato ad Osaka vent'anni prima e che
non aveva nemmeno visto morire, il bassista continuò: ''Ha
deciso di sacrificare la carne animale perchè per un artista
marziale come lui è uno dei nutrimenti più
importanti, è per questo che non può assaggiare
la squisita pietanza di Shampoo che sarò ben lieto di
consumare al posto suo''.
Le reazioni a quel gesto di aiuto tanto nobile quanto maleficamente
geniale, per essere stato concepito in pochi secondi, furono molteplici.
Hirai e Nodoka erano fieri del loro ragazzo. Di entrambi i loro
ragazzi, e della loro bella amicizia.
Shampoo sospirava, non si sapeva bene se per Ranma o per Ataru.
Claudia sospirava per il maialino che la sua dieta non le permettava di
mangiare.
Kappei piangeva commosso per la sua mamma e per la purezza di cuore di
quel bizzarro ragazzo col codino.
Ranma era sollevato, irritato per essere stato salvato proprio da quel
deficiente, rassegnato a fare la fame e tanto, tanto malinconico.
Anche Akane era vegetariana, ma si sarebbe mangiata in un boccone
Kappei e le sue teorie sugli Hippie senza farsi il minimo scrupolo.
Quanto gli mancava quel maschiaccio violento.
***
''Sei pronta?''
Bussò un'altra volta alla porta del bagno, dentro il quale
la sua migliore amica sembrava aver deciso di prendere residenza.
''Akaneeee!''
''Eccomi, eccomi!''
''Da quando in qua sei diventata una femmina?''
''Scemo, è che almeno la domenica vorrei essere
presentabile!"
Uscì dal bagno e si lasciò cadere sul letto di
Mousse, impugnando il suo I-pod ed iniziando a scorrere la lista di
brani caricati.
Indossava una camicetta a righe e dei jeans stretti con delle scarpe
col tacco. Era strano vederla così curata in occasioni che
non fossero mondane, Akane era sempre stata una ragazza molto semplice.
Forse, pensò, quel taglio di capelli le aveva dato lo
scossone giusto per iniziare a prendersi un po' più di cura
di se stessa.
O forse c'era dell'altro.
''Hem... Signorina Tendo...''
''Mi dica...''
''Non è che per caso... Mmh... Il trucco, la cura nel
vestire...''
''Si...?''
''Ma come fa a piacerti?''
''Non mi piace affatto!"
''Chi, scusa? Io non ho nominato nessuno!'', le fece una linguaccia.
L'aveva incastrata.
''Mousse, sei scorretto. E poi lo sai che io amo solo te''
''Ma il mio cuore appartiene ad un'altra''
''Il cui corpo, a sua volta, appartiene a...''
''A lui''
''A mezza New York, in realtà''
''Cattiva. Comunque sono contento, sai? Era dai tempi di Shinnosuke che
non ti vedevo interessata a qualcuno"
''Oh, per favore, non mi parlare di Shinnosuke. Che rimanga pure
lì dov'è!"
''A proposito, dove sta?''
''Stando ai pettegolezzi di Yuka e Sayuri è ancora in
clinica, ma che ci importa di lui... Dai, usciamo!''
''Altrimenti come fai ad incontrare per caso Ranma ed a farti vedere in
tutto il tuo splendore?''
''...Andiamo e basta. Andiamo da Ukyo''
***
''E tu ti aspetti che io ti creda?''
''Oh Kami. Quando mi hai mandato quel messaggio avevo capito che c'era
stato qualche equivoco, ma qui si tratta proprio di lavaggio del
cervello!''
Hirai aveva del lavoro arretrato da sbrigare e Nodoka era andata a casa
a prepararsi per una cena col suo team. Ranma ed Ataru stavano
passeggiando da soli, in silenzio, finchè il biondo non
aveva preso la situazione in pugno ed aveva chiesto un chiarimento al
giovane col codino sullo scambio di sms avvenuto a tavola.
Ranma aveva esposto la sua versione, raccontatagli da Shampoo, a cui
Ataru aveva contrapposto la sua, nettamente più veritiera.
''Dunque tra te ed Akane non c'è stato niente...''
''Nemmeno tra me e Shampoo, in realtà''
''Allora cosa sei, una specie di santo?''
''Oh no. Ho avuto le mie esperienze, sai, col gruppo... Ed anche con
Kasumi ho passato dei bellissimi momenti, prima di Tofu, ma
Shampoo proprio no, mai!'',
scosse la testa ed agitò le mani in segno di diniego, come
per giustificarsi di un reato.
''E Akane?'', chiese sospettoso.
''Non ti nascondo che mi sarebbe piaciuto, ma mi ha elegantemente dato
il due di picche qualche anno fa, da allora siamo solo buoni amici''
''Ti sarebbe piaciuto e ti piacerebbe ancora, di' la verità''
''Forse, ma non è questo il punto''
''Ed il punto qual è?''
''Il punto è che Shampoo ha fatto una cosa molto grave nei
confronti di Akane, due cose gravi se ci aggiungi la storia dei
capelli, e tu stai dalla sua parte invece che da quella della tua
legittima fidanzata. Quando si dice le perle ai porci!''
''Non sono fatti tuoi, e comunque cosa c'entrano i capelli?''
''Akane non te l'ha detto?''
''Che cosa? La smetti di essere così enigmatico, per
favore?''
''Te l'hanno mai detto che sei uno stupido, Ranma?''
***
''Tranquilla, sta arrivando...''
Ukyo, col mento appoggiato sul palmo della mano ed i gomiti puntati sul
bancone del bar, stranamente mezzo vuoto, era stufa di vedere Akane
guardarsi intorno, non faceva altro da ore.
''Arrivando chi, scusa?''
''Ha detto che sarebbe passato di qui, dopo... Sai...''
''Dopo cosa, Kuonji? C'entra per caso la mia Shampoo?'',
urlò Mousse attirando l'attenzione dei pochi avventori del
locale e facendoli girare tutti nella sua direzione.
''Sì, è andato a pranzo da lei'', rispose
stizzita la barista mentre Akane la fulminava con lo sguardo. Suo padre
le aveva detto che Ranma avrebbe pranzato da Shampoo,- è un maschio,
lasciagli fare le sue esperienze, aveva detto- ma lei non
aveva alcuna intenzione di dirlo al suo migliore amico.
''Non sono comunque affari miei'', rispose sovrappensiero, abbandonando
il locale senza nemmeno salutare gli amici.
Prese ad incamminarsi per le strade di Brooklyn, assorta, e senza
rendersene conto si era ritrovata in metropolitana e poi a casa.
Giunta a destinazione, una visita inaspettata la fece tremare. E non
solo di freddo.
Kodachi Kuno, in tutto il suo metro e ottantadue, la stava aspettando
sulla porta avvolta in impermeabile beige e con una sigaretta tra le
labbra tremanti e bistrate di rosso.
A giudicare dalle gambe nude, doveva essere uscita di casa in camicia
da notte, in preda ad una delle sue solite crisi di nervi.
''Kodachi'', le passò davanti ignorandola, guardando con
sufficienza le lacrime che le rigavano il viso coperto da un paio di
pesanti occhiali da sole, che con la neve che scendeva ed il buio della
sera non andavano troppo d'accordo. La Kuno la prese per un braccio e
la fece girare, scoppiando a piangere e cercando un suo abbraccio, che
arrivò inerme e rassegnato.
''Akane Tendo, per favore, fammi entrare... Non ho altri posti in cui
andare''
''Kodachi, hai un appartamento su tre piani di quattrocento metri
quadri, non credo che tu possa essere considerata una senzatetto''
''Akane Tendo!'', si mise in ginocchio, direttamente dentro ad una
pozzanghera, ''Ti supplico, fammi entrare! Troviamo un accordo,
un'alleanza! Il nostro gruppo si è sciolto, Azusa Shiratori
ha scoperto che Shampoo ha rubato il ragazzo anche a lei, oltre che a
me''
Akane sbuffò, Kodachi era davvero convinta di essere la
fidanzata di Ranma? Ciò che la fece sorridere,
però, fu la notizia della liaison di Shampoo
con Sanzenin Mikado, il ragazzo di Azusa. Ci aveva provato anche con
lei svariate volte, era bello sapere che aveva finalmente sfogato i
suoi più bassi istinti con qualcuno del suo stesso livello.
''Kodachi'', spiegò pazientemente, come una madre che spiega
al figlio perchè lo sta rimproverando, ''A me non frega
niente di te, nè di Azusa nè di nessun altro!"
''Ma non vuoi vendicarti di Shampoo? Dopotutto anche tu sei innamorata
di Ranma Saotome!"
''E' qui che ti sbagli, mia cara. A me non frega niente di quello
stupido. E poi anche se fosse io non sono subdola come voi, non mi
abbasso ai vostri giochetti''
''Tornerai, Akane Tendo. Tornerai strisciando a chiedere la mia
complicità, stupida ragazzina!''
''Sì, va bene, come vuoi...''
Proseguì, finalmente senza interruzioni, e
rientrò in casa.
''Bentornata''
''Ciao, Ranma''
''Credevo fossi scappata all'estero''
''E invece sono qui. 'Notte''
''Non ceni con me?'', la fermò per un soffio, mentre lei
aveva già un piede sul primo gradino della scala, ''Sono
tutti fuori, non mi piace mangiare da solo''
Sorrideva imbarazzato, come se stesse cercando di rimediare a quanto
accaduto una settimana prima.
Akane non potè fare a meno di guardarlo: indossava un
pantalone della tuta grigio ed una maglietta bianca scollata. Era
fresco di doccia, con i capelli ancora bagnati, e le mani in tasca,
teso ed evidentemente smanioso di ricevere una risposta affermativa.
Capiva cosa Shampoo trovasse in lui, era oggettivamente bello e non era
certamente per farle un torto che ci era andata a letto. Almeno, non
solo.
Anche Ranma stava silenziosamente studiando la figura della giovane
donna di fronte a sè. Akane era bella davvero, di una
bellezza diversa da quella di Shampoo, meno chiassosa e più
pulita, delicata, nonostante i suoi modi di fare poco gentili.
Sì, decisamente doveva essere come gli aveva detto Ataru,
Akane non poteva essere il mostro descritto da Shampoo. Non con quel
faccino e quello sguardo spaurito.
Decise di scusarsi, a modo suo, mentre aspettava che la Tendo prendesse
la sua decisione in merito al mangiare insieme.
''Sei molto carina pettinata così''
''Grazie'', arrossì lei, sorpresa, ''Ma se me lo stai
dicendo solo perchè credi di avere qualcosa da farti
perdonare ti assicuro che non ce n'è bisogno''
''No, no! Lo penso davvero, mi piaci di più con i capelli
corti'', abbassò gli occhi. Eppure era sempre stato bravo
con le donne, perchè con lei non ci riusciva? La barriera
che Akane aveva steso davanti a sè il giorno in cui si erano
conosciuti e che raramente era riuscito a scalfire,almeno in
superficie, si erigeva ora maestosa davanti a lui. Contrariamente alle
altre volte, però, Ranma non vedeva un muro di rancore ed
irritazione per la sua persona. Akane sembrava piuttosto... Triste. E
rassegnata.
''Senti, io...''
Lo dissero insieme, col cuore in gola e la voce quasi strozzata
dall'imbarazzo.
''Prima tu''
''No no, prima tu''
''Ok, pensavo. Estrella non c'è, vero?''
''E' domenica anche per lei, Ranma''
''Già... Mi dispiace chiederti di cucinare e fa troppo
freddo per invitarti a cena fuori. Che ne dici se ordiniamo una pizza e
guardiamo un film in camera tua come l'altra volta?''
Sorrise, alzandosi inconsapevolmente sulle punte e propendendo col
busto verso la ragazza, con le mani in tasca ed il codino che gli
scendeva sulla spalla. Chinò leggermente la testa in modo da
essere alla sua stessa altezza, col viso proprio di fronte al suo.
''E dai! Io pago la pizza e tu scegli il film, è un'offerta
che non puoi rifiutare''
''Mmh...'', si posò un dito sul mento, pensierosa, ''Ho
proprio voglia di guadare una bella commedia romantica strappalacrime,
magari qualcosa con Hugh Grant!", lo sfidò con lo sguardo.
''Non sto fiatando...'', socchiuse gli occhi, senza mostrare alcun
cedimento anche se dentro si sentiva morire all'idea di guardare un'
altra commedia romantica.
Con Shampoo, in quella settimana, ne aveva fatta una bella scorpacciata.
''Akane, lo sapevo che eri un maschiaccio violento che non apprezza il
romanticismo! Guarda, guarda questa scena, mi fa morire! SI-PUO'-FARE!''
''Potevi dirmelo che l'avevi già visto'', addentò
l'ultima fetta di pizza.
''E' sempre la prima volta, con Frankenstein Junior. E' il mio film
comico preferito''
''Anche il mio. Hey! Non puoi fumare qui, mio padre ci uccide!''
Si sdraiò sulla schiena, distogliendo l'attenzione dallo
schermo, e prese a fissare il soffitto buttando fuori una densa nuvola
di fumo.
''Ma dai, trasgredire ogni tanto fa bene! Dov'è finita la
tua ribellione adolescenziale?''
''La sfogo con la musica, ora che non posso più fare a botte
nei vicoli'',gli tirò un pugno sulla spalla, rubandogli la
sigaretta e portandosela alla bocca.
''Che ti ha fatto comprare quella schiappa di Hibiki?''
''Ma povero Ryoga, che ti ha fatto? E poi ha degli ottimi gusti: Black
Sabbath, Stone Roses, Smiths...''
''Bleah! To die by your
side it's such an heavently way to die... Che sviolinata.
Devi venirci con me a comprare i cd!''
''Quando non sei impegnato con Shampoo...'', si morse la lingua.
Perchè l' aveva tirata in ballo? Stava andando tutto
così bene.
''Diciamo che...'', si prese un istante per riflettere e soppesare bene
le parole, ''Credo che avrò molto più tempo
libero, a partire da domani. Sempre che tu decida di rimanere a casa
tua''
''Non ha funzionato?''
''Non è il tipo di persona con cui mi piace avere a che
fare''
''Eppure...''
''Eppure?''
''E' così sexy, disinibita, disponibile...''
''Sarà...'', spostò i cartoni di pizza
appoggiandoli per terra, si appoggiò allo schienale del
letto e la prese di peso, facendola ranicchiare a lui e cercando di
coprirla con un lenzuolo, ''Ma sai una cosa, Akane? Anche se puoi avere
chiunque tu voglia, alla fine scegli sempre quella che ti fa
ridere''
''E chi sarebbe la fortunata?''
''Quando lo scoprirò sarai la prima a saperlo. Ora vatti a
mettere un pigiama che se ti addormenti vestita io non ti spoglio''
''Ma chi si vuole far spogliare da te, maniaco?''
Presero a picchiarsi, come al solito. In qualche modo, pensò
Ranma asciugando il sangue che gli colava dal naso mentre Akane si
scusava in tutte le lingue del mondo, qualunque cosa ci fosse tra di
loro, anche le schermaglie e la violenza domestica, era meglio del
silenzio.
Finchè quella bizzarra unione avesse funzionato ne sarebbe
stato felice. Indipendentemente da dove li avrebbe portati, in futuro,
finchè funzionava andava bene così.
Come
avete visto sono stata bravissima ed ho aggiornato (quasi) subito!
Spero di essermi fatta perdonare per lo scorso capitolo e mi
auguro che questo non sia troppo lungo e pieno di pezzi inutili o
comunque evitabili.
Lo
so che sono andata oltre ogni frontiera dell' OOC inventandomi
addirittura il cognome di Shampoo, ma non riuscivo ad immaginare questo
capitolo se non così. Non so se ci siano typo o refusi o
quant'altro, mi ritrovo sempre a finire i capitoli alle 3 di notte e,
all'ultima rilettura, ho iniziato a sentire le voci come il bambino del
Sesto Senso, praticamente me lo sono auto-doppiato nella mente, povera
me, mi sto esaurendo!
La
citazione di Woody doveva essere quella Chiave
di
tutta la storia (non potevo pensarci prima e chiamarla
così?) e stare molto più avanti nella narrazione,
ma mi andava di metterla qui , spero sortisca comunque il suo effetto.
Grazie
di cuore a chi legge e commenta, io non capisco come facciate ad essere
così tanti e non so se me lo merito, ma ne sono ovviamente
felicissima!
Alla
prossima!
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Capitolo 11 *** Il bastone Y la carota ***
11
''Davvero
ritieni che esista la compagna ideale? Voglio dire, non credi che alla
base di qualsiasi rapporto maturo ci sia, in realtà, un
compromesso?''
Woody
Allen- Stardust Memories
''Ma che coglione!"
''Buongiorno,
Principessa!"
''Zitto, non mi distrarre. Muoviti! Ci fossi stata io lì l'
avrei già smascherata da un pezzo! Esteban! Avanti! Il
figlio non è tuo, si vede! Vuole solo farti litigare di
nuovo con Paloma, ma quel bambino ha gli occhi di Ramòn!''
''Guarda che non ti sente...''
Ranma rideva della sua coinquilina che, seduta sulle sue gambe, inveiva
contro il protagonista di una squallida soap opera argentina.
Probabilmente, in più di due mesi di convivenza, non l'aveva
mai
vista tanto presa da qualcosa.
Era talmente concentrata sullo schermo da non essersi accorta delle sue
braccia che la stringevano. In caso contrario, lo avrebbe certamente
ucciso a mani nude dandogli del maniaco, tanto per cambiare.
Estrella, con la scopa in mano, passò dietro ai due
guardando
maliziosamente la nuca del codinato. Si chiedeva come mai i due ragazzi
amassero tanto stare in cucina con lei, nonostante avessero a
disposizione una casa tanto grande e bella. Erano seduti in bilico su
una vecchia sedia in legno cigolante, davanti al piccolo televisore
anni '90 che utilizzava per sbirciare le sue telenovelas preferite tra
un lavoro ed un altro.
Si chiedeva soprattutto come facessero, quei due stupidi, a non capire
di piacersi così tanto. Quando erano rilassati e nessuno
ricordava loro che avrebbero finito per sposarsi, un giorno, sembravano
già una coppia collaudata e felice.
''Estrella, levati!''
Con un movimento simile a quello per scacciare le mosche, Akane le fece
capire, molto poco educatamente, che doveva spostarsi. Ranma corse
subito in difesa del suo membro preferito della famiglia, che stava
pulendo il pavimento proprio davanti a loro.
''E' una cafona, non darle retta! Se devi pulire qui ci spostiamo noi''
''Ho finito, Ranma... Meno male che ci stai tu aquì!''
''Ragazzi, venite a fare colazione?'', Genma si sporse dalla porta
della cucina, accarezzandosi la pancia che non vedeva l'ora di essere
riempita dai manicaretti preparati dalla portoricana.
''Un attimo, vecchio! La bambina deve finire di vedere i brasiliani!''
''Vuoi stare zitto? Genma, iniziate pure, io ne ho ancora per dieci
minuti!''
''Eh no, niña. Ahora tu spegni quella cosa e vai a mangiare
la colazione, che io no vengo a servirla due volte!''
''E va bene...''
Spense la tv rassegnata e si avviò in sala da pranzo,
lasciando Ranma e la cameriera da soli.
''Ma come fai?''
''A fare cosa, bambino mio?''
''A farti rispettare così. Io non ci riesco mai, con Akane''
''Ci vuole polso y decisione. Akane è màs docile
di
quello che sembra, devi solo bilanciare el bastone y la carota''
''Sei un amore, lo sai?''
''Non provarce anche con me, hai già fatto danni con la
tetta rifatta!''
''Ma lo sai che sembravano vere? Non erano male!''
''Ranma! Vai subito a mangiare!''
''Vado, capo, vado! Quando ti arrabbi mi fai più paura di
lei...''
Si sedette accanto alla sua fidanzata e le rubò una
cucchiaiata di yogurt, la giovane lo bacchettò con la mano.
''Allora, Akane. Finalmente sei tornata dal tuo papà!''
''Ti sono mancata?''
''Che domande, bimba mia. Tu mi manchi anche quando sei a scuola!'', si
asciugò teatralmente una lacrima di commozione, mentre Genma
lo
confortava con delle maldestre pacche sulla spalla, ''Ranma, vedi di
non farla arrabbiare mai più, capito?"
''Che c'entra Ranma?'', urlò lei.
''Lascialo stare, è una settimana che mi tormenta'',
sussurrò il codinato al suo orecchio, ''Dice che sono un
traditore indegno ed imperdonabile. Lo sono?'', chiese
esitante.
''E dov'è finita la storia del vero uomo che deve fare le
sue esperienze?'', chiese al padre alzando un sopracciglio.
''Beh...'', rise imbarazzato grattandosi la testa, mentre una
gocciolina di sudore gli scendeva lungo la tempia, ''Che vuoi che ti
dica, figliola, speravo di tranquillizzare almeno te!"
''Papà, non ti permettere mai più. Ranma
è
liberissimo di fare ciò che gli pare, non deve rendere conto
a
nessuno delle sue scelte di vita, tanto più che non siamo
davvero fidanzati.''
Nabiki socchiuse gli occhi: ''Te ne rendi conto, vero?''
''Di cosa?'', chiese la sorella sbattendo le palpebre, perplessa.
''Ti rendi conto del fatto che lo stai difendendo davanti a tutti e che
hai la mano posata sulla sua gamba da quando è arrivato?''
In imbarazzo, i due sedicenni si allontanarono, evitando accuratamente
di guardarsi negli occhi.
''Senza contare, sorellina, che ieri sera quando sono tornata ho
sentito chiaramente una voce maschile provenire dalla tua stanza, e mi
sembrava una voce conosciuta...''
''Chi era, Akane? Parla, figliola! Chi è stato? Se qualcuno
ha
messo in pericolo la virtù della mia bambina, io...''.
Tutta la famiglia si voltò a guardare Soun, in piedi col
pugno
chiuso alzato in aria, mentre Nabiki, con espressione annoiata, puntava
il dito indice in direzione di Ranma.
Arrivati a scuola Ranma si rese conto di quanto il passaparola fosse
virale e determinante nelle scelte di vita dei giovani del Furinkan. Da
quando Akane aveva avuto l'incidente con i capelli -incidente di cui
non avevano ancora parlato- la moda del taglio a caschetto si era
diffusa come un'influenza.
I tagli delle altre ragazze erano ovviamente solo delle pallide
imitazioni del frutto del lavoro di Malcolm, il migliore parrucchiere
di New York nonchè lontano cugino di Akane, ma erano
comunque
molto simili a quello della Tendo.
Akane raggiunse Mousse lasciando il suo caffè al fidanzato e
pregandolo di non seguirla, per evitare che il codinato incorresse
nelle ire del giovane ancora ferito. Il tempo di un sorso e Shampoo
l'aveva raggiunto cogliendolo alle spalle, posandogli le mani sugli
occhi.
''Sorpresa!''
''Ciao'', rispose annoiato. Non voleva ancora scoprire le carte con la
cinesina: se avesse vuotato il sacco dicendole che sapeva tutto,
probabilmente la ragazza si sarebbe vendicata su Akane, e non voleva
rovinarle il Natale.
''Non mi hai chiamata ieri sera, scemone!"
''Mi sono addormentato subito, ero molto stanco''
''Già, mio padre ti avrà sfinito...''
''Non importa. Ah, ciao Hiroshi!"
Si allontanò raggiungendo l'amico, lasciandola sola in
cortile.
Shampoo, per niente disposta a perdersi d'animo, gli corse dietro.
''Amore! Amore, aspetta!"
''Che c'è?''
''Sei arrabbiato con me? Ho visto che sei arrivato con Akane e non
vorrei che ti avesse detto qualcosa che ti ha fatto cambiare
atteggiamento, sarebbe proprio nel suo stile''
''Akane non parla mai di te''
''Saotome, hai visto che schianto con quel taglio? Se l'è
fatto
anche Yuka ed ora mi piace ancora di più!'', s'intromise
Hiroshi.
Shampoo, stizzita, strinse più forte il braccio del
codinato, che invece sorrideva.
''Già... Devo dire che sta davvero bene così. Non
trovi,
Shampoo? Chiunque le abbia consigliato di tagliarseli ha avuto davvero
una grande idea!"
''Mmh, credo...'', rispose esitante, cercando di capire dove volesse
andare a parare, ''Vieni da me, oggi? Abbiamo la casa tutta per noi!''
''Non posso, devo andare non so dove con mio padre''
''E dopo?''
''Dopo andrò ad allenarmi"
''Pranziamo insieme, allora?''
''No Shampoo, sono con i miei amici'', alzò un dito per
impedire
alla giovane di rispondere ed autonivitarsi, ''E siamo tutti ragazzi''
''Saotome, sei proprio cattivo con questa ragazza!"
''Hai ragione, sono un mostro'', rispose annoiato all'amico salutandolo
con una pacca sulla spalla e raggiungendo Ryoga.
***
''Quindi erano tutte bugie?'', lo urlò talmente forte da far
girare tutti i clienti del bar.
''Esatto. Tutto. La storia di Ataru, il taglio di capelli... Tutto!"
''Povera Akane...''
''Già...''
Diede un morso alla sua ciambella mentre Ukyo gli versava dell'altro
caffè.
''Ma non dovevi andare via con tuo padre?''
''Gli ho detto di raggiungermi qui, ma si sarà perso''
''E' amico di Ryoga? Anche lui si perde sempre, soprattutto qui a
Brooklyn!"
''Probabile. Com'è finita dopo l'intervallo?''
Durante l'intervallo era scoppiata una lite tremenda tra Shampoo ed
Azusa Shiratori, che l'aveva presa per i capelli davanti a tutti
urlandole i peggiori improperi ed accusandola di aver passato una notte
con il suo fidanzato, il pattinatore Sanzenin Mikado.
''Il Preside le ha separate ed ha chiamato i genitori di Azusa. Shampoo
in qualche modo ne esce sempre indenne, forse perchè i suoi
genitori sono così importanti. Senonchè
all'uscita
Kodachi l'ha trascinata nel bagno di un bar e si sono picchiate''
''Davvero?'', spalancò gli occhi.
''Giuro! Poi si è messa in mezzo Akane che era lì
con Mousse dicendo che la lotta è un'arte e blablabla, alla
fine Tatewaki le ha raggiunte e si è portato via la tua
fidanzata''
''Cosa? E dove l'avrebbe portata?''
''A pattinare a Central Park. Per distrarla, ha detto''
''Oh'', strinse la ciambella in mano, stritolandola.
''Hey! Quella te la faccio pagare lo stesso, eh!"
''Sì, ma perchè Akane sarebbe andata a pattinare
con quell'imbecille di Kuno?''
''Tranquillo Otello,
c'era anche Nabiki con loro''
***
''Mi vuoi spiegare che ci facciamo qui da Tiffany? A meno che tu non
voglia fare colazione: non vorrei deluderti, ma era solo un film!"
''Zitto, Ranma. Un vero artista marziale sa quando è il
momento
di fare l'uomo ed accettare le conseguenze delle sue azioni!"
''Continuo a non capire"
Suo padre si schiarì la voce e si aggiustò gli
occhiali con il dito indice.
"Akane è la tua fidanzata e stanotte siete stati insieme,
no?''
''Oh no.
No, no, no, no e no!"
''Ranma, devi assumerti le tue responsabilità!"
''Deficiente d'un padre, secondo te dovrei chiederle di sposarmi solo
perchè abbiamo guardato un film insieme?''
''Figliolo, ascoltami!"
''Col cavolo!''
Aprì la pesante porta di vetro della gioielleria prima che
l'inserviente in giacca e cravatta potesse farlo al posto suo e prese a
correre per le vie del centro, sperando di seminare suo padre che,
evidentemente, doveva darci un taglio con le bevute notturne di
sakè insieme a Soun.
Si fermò per prendere fiato in mezzo al parco, davanti ad
un'enorme e bellissima pista di pattinaggio, al cui centro faceva bella
mostra di sè un albero di Natale illuminato.
Si appoggiò alla ringhiera di recinzione che circondava la
pista
e prese a guardare con malinconia le famiglie che pattinavano felici, i
bambini che volteggiavano sicuri e quelli che, più incerti,
scivolavano lentamente sul ghiaccio sostenuti dalle loro mamme.
Per un attimo la tristezza s'impossessò di lui, mentre
pensava a
tutti i momenti persi con Nodoka a causa dell' idiozia di suo padre.
Il tempo di una sigaretta e la malinconia aveva lasciato il posto alla
rabbia più nera.
''Ti ho detto di lasciarmi, so pattinare benissimo da sola, Mikado!''
''Ehi, non essere timida, Akane. Ti sto solo aiutando!"
''Ho detto che me la cavo da sola!'', tirò un calcio al
bell'imbusto che la stava tenendo per i fianchi mentre Nabiki, a bordo
pista ed impegnata a fasciare la caviglia slogata di Kuno, sorrideva
maliziosa guardando Ranma che stringeva la ringhiera come se volesse
polverizzarla, furente.
Improvvisamente e con la grazia di un cigno, Sanzenin prese la mano di
Akane e gliela alzò sopra la testa facendole fare una
giravolta,
appoggiando poi un braccio dietro la sua schiena e facendola chinare
leggermente, abbassandosi a sua volta ed avvicinandosi al suo viso,
imitando il passo finale di un sensuale tango.
Ad un centimetro dal suo volto, Akane iniziò ad arrossire di
rabbia ed imbarazzo.
''Ok, finiamola, Mikado''
''Sei sexy quando pronunci il mio nome''
''Allora non lo farò più. Lasciami, mi sta
venendo il torcicollo''
''Non vuoi ricevere il tuo regalo di Natale?''
''Non c'è niente che tu possa darmi che io desideri''
''Nemmeno un bacio?''
''Solo se posso ricambiare con un calcio nelle palle''
''Sei adorabile, Akane...''
''Hai tre secondi per lasciarmi, non scherzo. Uno...''
''Che succede se aspetto fino al tre?''
''Succede che il regalo te lo faccio io, Sanzenin''
I due giovani si voltarono a guardare Ranma che, inciampando e
scivolando, stava camminando sulla pista di pattinaggio, avvicinandosi
ai due.
''Ranma, che ci fai qui? Non eri con tuo padre?''
''Ti da fastidio che sia venuto? Se vuoi me ne vado e vi lascio
continuare''
''Lo vedi che sei proprio un deficiente? Ti ho solo fatto una domanda,
idiota!''
''Sei tu che sei un'ingrata! Vengo a salvarti da questo polipo e tu...''
''Frena, salvarmi?
Cosa siamo, in un western?''
''Ho capito, me ne vado, scusa!''
Si voltò e prese a camminare verso l'uscita con le mani
alzate,
lasciando la ragazza attonita mentre Sanzenin Mikado, come se niente
fosse successo, la abbracciava e tentava di baciarla sulle guance e sul
collo, schivando gli schiaffi della giovane che si divincolava.
''Fermo con 'ste mani, tu!''
''E dai, fatti dare un bacino!"
''E no!''
Tornò indietro correndo, riuscendo inspiegabilmente a non
cadere
sul ghiaccio, mentre Akane si posava una mano sulla fronte.
Prese il suo antagonista per il colletto del cappotto e lo
alzò
di qualche centimetro da terra, guardandolo fisso negli occhi.
''Saotome, che impeto! Eppure pensavo che ti facessi Shampoo...''
''Chi mi faccio o non mi faccio io non è un tuo problema, il tuo
problema'', alzò la voce, ''E' chi non puoi
farti tu''
''Cos'è, sei arrivato da due mesi e già metti i
veti
sulle donne della città? C'è una lista o un
regolamento
da rispettare? Magari vuoi anche dirmi cosa devo mangiare o
indossare... Ah, poi dimmi se c'è qualcosa da firmare!'', lo
schernì.
''Sanzenin!", irritato, lo spinse, ''Te lo dico con le buone, non dare
fastidio ad Akane''
''Perchè, altrimenti che mi fai?''
''Te ne faccio pentire, credimi''
''Ora basta, finitela!", urlò Akane mentre si guardava
intorno,
imbarazzata. Quello scemo di Ranma stava dando spettacolo.
''Tranquilla, Akane, sistemo questo ragazzino e torno da te, splendore''
''Questo ragazzino
ti farà passare un brutto Natale se non la
pianti di darle tutta questa confidenza. Akane è la mia
fidanzata, toccala e ti ammazzo''
Nel silenzio generale causato da quell'affermazione che aveva zittito
persino Mikado, la ragazza lo prese per mano e lo trascinò
fuori
dalla pista, pattinando velocemente nonostante le suole di gomma delle
scarpe del codinato non gli pemettessero di tenere il suo passo.
''Sei arrabbiata, eh?'', sbottò mentre aiutava la fidanzata
a togliersi uno dei pattini.
''Per cosa?'', chiese lei alzando l'altra gamba nella sua direzione,
per farsi togliere l'altro.
''Quindi non sei arrabbiata...'', abbassò lo sguardo,
sorridendo in silenzio, mentre Akane rientrava nei suoi stivaletti.
''No, intendevo per quale delle tante cose'', chiese lei alzandosi in
piedi e posandosi le mani sui fianchi, con aria severa. ''Non era il
caso di fare quella scenata. Sei qui da poco e non conosci ancora gli
equilibri che regolano i nostri rapporti. Mikado è
così
dall'asilo ed io l'ho sempre messo al suo posto, ma le nostre famiglie
sono tutte legate in qualche modo, e non è conveniente
metterle in imbarazzo comportandosi come animali in mezzo alla strada''
''Hai ragione, non dovevo proprio venire. Non te lo meriti''
''Ma chi te l'ha chiesto?''
''Ho sbagliato io, ok? Chiudiamola qui!"
''No, Ranma, non è ok. Non so come ti abbiano abituato le
tue conquiste passate, ma con me non funziona così: nessuno
può
definirmi la sua fidanzata quando ha ancora la bocca sporca del
rossetto di un'altra''
''Ora stai esagerando...''
''Per niente. Non m'interessa se Shampoo è la donna della
tua vita o è stata solo il
passatempo di una settimana, io a certe cose do ancora valore e non ti
permetto di prenderti tutta questa confidenza. Va bene ridere e
scherzare, ma non oltrepassiamo i limiti''
''Allora visto che sei così pura e casta forse dovresti
smetterla di infilarti nella stanza da letto di uno di cui non te ne
frega niente come hai fatto quella sera con la cioccolata calda, e
magari anche di andare a dormire da Mousse sei sere su sette!"
''Ah non preoccuparti, non mi ci infilerò più,
sta' tranquillo''
''Stiamo andando troppo oltre, me ne vado''
''Fa' cosa vuoi, io raggiungo Nabiki''
Camminando verso casa, arrabbiato e ferito, iniziò a pensare
al
discorso di Estrella di quella mattina, quello sul bastone e la carota.
Akane sapeva essere dolce e carina, ma il più delle volte si
comportava come se fosse posseduta dal demonio. L'acidità
che riversava nelle sue risposte taglienti sembrava avere consistenza
propria ed il giovane era certo che, se fosse stata palpabile, sarebbe
stata tossica e corrosiva.
Sapeva di aver esagerato facendo quella scenata: dopotutto Akane non
era la sua vera fidanzata e non riusciva davvero a capire cosa lo
avesse spinto a pronunciare quella parola che gli aveva fatto paura sin
dal giorno in cui aveva capito la differenza tra i maschi e le femmine,
in terza elementare.
Probabilmente, pensò, aveva preso troppo sul serio le parole
dei suoi due padri sul rispetto delle tradizioni ed il futuro della
palestra o, forse, era colpa dell'istinto protettivo che solo quella
piccola peste riusciva a scatenare in lui, lui che appariva
imperturbabile come una quercia secolare ed era sempre stato accusato
da tutte le ragazze che aveva conosciuto di essere freddo, scostante e
menefreghista.
Entrò nel salone dei Tendo e fu accolto da Soun e Jason che
bevevano birra in bottiglia guardando una partita di football.
''Ranma, amico! Ti fermi?''
''No, grazie, devo fare una doccia. Se cerchi Nabiki è al
parco con Akane''
''Ah no, tranquillo, sono qui per la tv. A me hanno staccato la luce
perchè ho dimenticato di pagare le bollette''
Questi,
pensò, sono
gli uomini dalle cui labbra pendono le ragazze.
''Soun, come vanno i lavori al piano di sopra?''
''Siamo quasi alla fine, figliolo. Se vuoi dare un'occhiata la camera
di tuo padre è pronta e la tua è già
stata imbiancata. Va bene il blu?''
''E la palestra?''
''Hanno messo lo specchio al muro e stanno installando alcuni attrezzi,
domani iniziano col pavimento in legno. Comunque va bene il blu?''
''Sì, grazie. Allora potrebbe essere già pronta
per questa settimana?''
''Per la tua camera dipende da quando ti deciderai a scegliere i
mobili...''
''Fate voi, mi fido. No, intendevo la palestra''
''Ah meno male! Credevo che il problema fosse dormire così
vicino ad Akane!"
''Figurati, in passato ho dormito in grotte, capanne e stalle, chiedi a
papà ed alla sua infallibilità nel travel
planning!''
Inoltre non gli dispiaceva troppo incappare in una bella ragazza mezza
nuda, ogni tanto.
Salutò i due e corse a farsi una doccia.
L'acqua calda lo rilassava, scioglieva i suoi nervi ed i suoi pensieri,
sbrogliandoli come i fili di una matassa.
Effettivamente aveva sbagliato su tutta la linea, con la sua
non-fidanzata.
E voleva farsi perdonare, per tutto.
Uscì dal bagno con indosso solo un telo bianco legato in
vita e s'imbattè in Estrella, che immediatamente si
coprì gli occhi con entrambe le mani.
''Ahi, Diòs mio! Copriti, Ranma! Sono troppo vecchia per
vedere certe cose!"
''Giusto te cercavo!"
''Sì, ma vestiti! Mi fai fare certi pensieri, e... Potresti
essere mio figlio, no! Vergogna, mettiti un pantalone!"
''Sono irresistibile, eh?''
''Spero che sia tutto proporzionato al tuo ego, lì sotto,
senò povera la mia bimba che delusione che le darai...''
Senza parole a causa della sfacciataggine della cameriera e
nell'imbarazzo più nero le fece segno di aspettarla e corse
in camera a mettersi una tuta, raggiungendola dopo pochi secondi.
''Vado bene così?''
''Mi sento mucho meglio. Dimmi tutto corazòn''
''Hai presente la faccenda del bastone e della carota?''
''Quale carota?''
''Non fare battute sconce, che sono minorenne. Quella carota''
''Hai esagerato con el bastone y devi bilanciare con la carota, vero?''
''Bravissima. Che faccio?''
''Devi fare come fece Esteban dopo che Paloma aveva scoperto che
l'aveva tradita con Carmen''
''Cioè uccidere suo fratello e vendere la fattor...Hem...''
Tossì rumorosamente, facendosi morire le ultime parole in
gola. Lui era un uomo, non doveva saperle quelle cose. D'ora in poi
sarebbe passato da Estrella solo dopo
la fine delle trasmissioni preferite della sua amica. Magari prima di
mangiare avrebbe fatto delle flessioni o si sarebbe fatto la barba,
invece che perdere tempo in cucina come una donnetta.
Sì, si sarebbe decisamente fatto la barba.
''No, burro, intendo corteggiarla come facevi el primo giorno''
''Ma il primo giorno che l'ho vista ho provato a rubarle in camera e le
ho detto che era piatta come una tavola...''
''Ahi povera Akane mia, che maledizione che porti sul capo...",
bisbigliò, baciando la piccola croce appesa al rosario che
portava sempre al collo.
''Hey, guarda che ti sento! Io non sono una maledizione. Ho tanti
pregi, io''
''Fame un esempio...''
''Ecco... Sono bello... Poi... Forte, sì...E virile! Molto virile. Sono
un vero uomo, un principe azzurro dagli ideali cristallini che trasuda
forza e mascolinità e...''
''E... Como dite voi? Scemitudine?''
''Eh no, scemitudine non si dic... Ma, hey!"
''Ranma, devi trattare bene quella ragazza, che ha già tanta
tristezza nel cuore da sola, specialmente sotto Natale. Trattala come
vorresti essere trattato tu e fai un gesto carino, ogni tanto"
''Ma io ci provo ad essere carino, oggi ad esempio...''
''Lo so, so già tutto, señorina Nabiki mi ha
mandato un video sul cellulare di quella scenata che hai fatto al
parco. Molto ridicolo. Molto.''
''Dici molto molto?''
''Stamattina facevi lo scemotto con quell'altra e poi ti sei messo a
fare el fidanzato mafioso''
''Ma tu come fai a saperlo? E poi non facevo lo scemo... E Akane non mi
ha visto"
''Certo che ti ha visto, ed anche io. Mousse me ha mandato una foto di
te e la ragazza facile avvinghiati''
''Ma tu chi sei, Gossip Girl?"
''Niño, tu sei bello e anche buono, ma non fare el cretino
con Akane o la perderai per sempre. No hai idea della testa dura che ha
quella ragazza! E por favor tieniti i pantaloni addosso che
senò quella carota te la metto nel minestrone"
Quella sera, dopo mezzanotte, il bastone e la carota si incontrarono
sul terrazzo di casa Tendo, al terzo piano.
''Che ci fai qui al freddo?''
''Mi sembrava di avertelo detto, Ranma. Questo è il mio
posto segreto. Tu, piuttosto...''
''Volevo vedere a che punto fossero i lavori. Hai già dato
una sbirciata?''
''No, non volevo invadere la tua privacy''
''E' pur sempre casa tua''
''Nostra''
''Grazie... '', replicò sorpreso.
Per la prima volta in vita sua poteva dire di avere una casa. Era una
sensazione del tutto nuova ed elettrizzante, specie in quel momento,
quando si era sentito finalmente legittimato a pestare i costosi
pavimenti in marmo dell'appartamento dei Tendo senza sentirsi uno
scroccone come suo padre.
Forse avrebbe potuto comprarglielo, un regalino in gioielleria. Magari
non un anello di fidanzamento, quello no, ma una delle parti del corpo
di Akane che preferiva era lo spazio tra il collo e le clavicole,
sarebbe stata ancora più graziosa con un ciondolino pendente.
''Scusami per la scenata di oggi... Sono stato... Devo smetterla di
vedere quelle porcate in tv...''
''No, scusami tu per essere stata così acida, avrei dovuto
star zitta ed apprezzare il tuo aiuto''
''Non arrabbiarti per Shampoo, è finita, lo sai...''
''Non ne avrei comunque nessun diritto, no?''
''Beh no, tu- tu non sei veramente la mia...''
''Esatto. Hanno deciso i nostri genitori e noi...''
''Noi non siamo d'accordo''
''Già...''
Sospirarono a lungo.
''Akane...''
''Sì?''
''Possiamo considerarci almeno amici? Sarebbe un buon compromesso,
credo...''
''Amici...Suona bene, sì!''
''Amici''
''Amici!''
Si sporse e la baciò.
I
capitoli che impiego più tempo a scrivere sono quelli che mi
piacciono di meno, scusatemi se è stato un po' deludente
(ultima riga esclusa), ma c'erano talmente tante cose in ballo che non
sapevo da dove cominciare!
Come
sempre grazie per il tempo che dedicate ai miei deliri e per le vostre
bellissime parole!
Alla
prossima e scusate il ritardo!
Fanart by Spirit99
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Capitolo 12 *** Come un tango ***
tango
-Io ti rispetto troppo.
-Oddio, siamo passati da
"ti amo" a "ci tengo a te" a "ti rispetto". Fra un po' mi regali una
borsa dell'acqua calda!
Woody
Allen- La maledizione dello scorpione di Giada
''Butta quella pistola, Esteban!''
Si accarezzò
i baffi sicuro di
sè, aggiustandosi il cappello che faceva ombra alla sua
pelle
abbronzata e gettando il sigaro a terra, puntando il dito contro la
donna che lo aveva tradito.
''Taci, Mercedes! Il
disonore in cui ti ha gettata quest'uomo va lavato col sangue!"
''Esteban, per favore,
ragiona...''
Guardò il suo
completo bianco
sporco di schizzi di sangue ed il suo avversario, gravemente ferito ma
ancora vivo, accasciato per terra intento a piangere e chiedere
pietà.
Senza battere ciglio
posò un dito sopra il grilletto, mirando al cuore.
''Di' le tue preghiere,
Juan Antonio. E' giunta la tua ora''.
Si svegliò di soprassalto, spaventato da quel sogno tanto
realistico quanto insensato e percependo una minaccia nell'aria, come
se si fosse trattato di una sorta di premonizione.
Scendendo in cucina, ancora in pigiama, si rese conto che non era
affatto presto. La sua famiglia aveva già fatto colazione e
nel
salotto di casa imperversavano febbrili i preparativi per la cena della
viglia di Natale.
''Hibiki, che ci fai qui?''
''Saotome, che bello vederti gironzolare in pigiama in casa della
ragazza che amo mentre io sono all'opera da più di tre
ore...''
''Non è certo colpa mia se sei povero... Hai visto Akane?''
''Cos...? Come ti permetti, scroccone che non sei altro? Se solo non
stessi lavorando, io...''
''Cosa mi faresti? Dimmelo, dai''
''Ti farei a pezzi''
''Intanto portami la colazione... Anzi, visto che sono gentile me la
prendo da solo. Vuoi un caffè?''
''No, grazie, non voglio niente da te''
''Fa' come ti pare. Se vedi Akane dille che la cerco''
''E' da Mousse''
''Tanto per cambiare'',
sbuffò entrando in cucina.
''Mi amor! Dammi qualcosa da mangiare!"
''Eh no, bimbo, io ora ho da fare! Il tacchino da cuocere, le ostriche
da pulire, la cristalleria da lavare! Ahi, povera me! Che condizione
ingiusta la mia, anni e anni al servizio de una casa y nemmeno un po'
di libertà alla vigilia de Natale! Proprio yo che soy
cattolica
e sarei l'unica realmente in diritto de festeggiar!"
''Non cucinare tutta quella carne, potremmo preparare qualche ricetta
vegetariana insieme"
''Non ti ci mettere anche tu, che già la bimba questa
mattina me
ha fatto la paternale... E i cadaveri, e i video dei maialini che
piangono come bambini, e l'apporto proteico sbilanciato... E poi Nabiki
che è a dieta, tuo padre che vuole el vino francese, el
Padrone
che ha invitato mezza città... Io non ce la faccio
più,
se continuate tutti così me licenzio!''
''Non fare così, anche se sono tutti cattivi ci sono io che
ti amo''
''Però baci le altre, eh? Akane me ha detto. Tutto me dice
ella, non como te che hai i segreti con la tua seconda mamma!"
''Ma no, non c'è stata occasione! Te l'avrei detto,
giuro...''
''Claro...''
''E... Che ti ha detto? Non che m'interessi, è solo...
Curiosità''
''Eh no! Anche io ho i miei segreti! Ora vai via che devo lavare per
terra, vai!''
Si allontanò, fermandosi sulla porta e voltandosi verso la
donna.
''Solo una domanda: cosa sappiamo di un certo Juan Antonio?''
''Ahi, Juan Antonio! Che schifoso, quello! No te le ricordi le puntate
che vedevamo i primi giorni che stavi qui? E' un bastardo quello
lì, ha portato via Mercedes a Esteban facendo finta de
essere el
più bravo!"
''Ma Esteban non stava con Paloma?''
''Per forza! Juan Antonio gliel'ha portata via, ma era Mercedes il suo
grande amore! E' da quel momento che è entrato nel traffico
con
i colombiani ed ha ucciso suo padre, scappando con
l'eredità!''
''Bel casino. Ti lascio lavorare, io devo andare a fare shopping. Cosa
vuoi che ti regali?''
''Un nuovo lavoro, bimbo. Un nuovo lavoro''
***
''E quindi Scusascusascusa?''
''Sì, tutto d'un fiato, ripetuto tre volte: scusa- scusa-
scusa''. Si lasciò cadere sul letto del suo migliore amico,
portandosi le mani davanti agli occhi.
''E poi?''
''E' scappato''
''E non vi siete più visti? Eppure vivete insieme''
''Stamattina non si è fatto vedere, l'ho anche aspettato un
po'
prima di venire da te perchè volevo parlargli, ma non
è
uscito dalla sua stanza''
''Ok, ma che tipo di bacio è stato? Passionale?'', sorrise
allusivo alzandosi gli occhiali sulla fronte e prendendole il naso tra
due dita, ridendo.
''Non prendermi in giro! Mousse, non lo so nemmeno io come sia
successo. Stavamo lì a dirci che dobbiamo essere amici e che
non
vogliamo legami e poi all'improvviso s'è chinato e mi ha
baciata. Non ho neanche fatto in tempo ad accorgermene che si era
già staccato. Dovevi vederlo dopo! Da come si dimenava,
sembrava
che l'avessero beccato a rubare in un negozio"
''Credi che c'entri Shampoo?''
''Mi ha giurato e spergiurato che è tutto finito...''
''Lo spero per lui''
''Oh andiamo, non hai speranze con lei. E meno male, aggiungo io''
''Akane, tu non capisci''
''Esatto, non capisco. Che ci troverai mai in un elemento del genere?
Eppure sei intelligente, non sei uno sprovveduto...''
''Temo di essere predestinato. Lo sai che mio padre è di
origine
cinese, no? Ebbene, indovina di chi era innamorato da giovane?''
''Non dirmi di Claudia...'', spalancò gli occhi.
''Ti prego, si chiama Ying Lan Zhou, non facciamo gli americani per
forza''
''Beh, io lo sono per metà, non dimenticarlo. In ogni caso, Raviolo al Vapore
è una donna raffinata, di classe e bellissima. Tutto il
contrario della figlia. E' molto più credibile tuo padre
innamorato di una super modella di te che sei un mezzo genio e corri
dietro a quell'ammasso di plastica e ciglia finte''
''La odi proprio, eh?"
''Non mi ha dato molte alternative, da quando si è fissata
su
quella faccenda di Ataru si è posta come missione di vita il
rendere impossibile la mia. E meno male che eravamo migliori amiche!''
''Strano che non si sia portata a letto anche chi sai tu...''
''Non credere che non ci abbia provato. Ma lo conosci, lui non
è certo un porco come Ranma!''
''Ed ecco che ritorniamo a Ranma di cui non ci interessa assolutamente
niente...''
''Infatti, non me ne frega proprio niente''
''Certo, certo. Trovo solo singolare che tu non l'abbia spedito sulla
luna, dopo quel tu-sai-cosa''
''Ma... Se- se solo ne avessi avuto il tempo, io...''
''Ne sono sicuro. Vieni, andiamo a scegliere il regalo che mi farai''
***
Camminava senza sosta da ore, totalmente incapace di concentrarsi sul
da farsi.
Aveva passato quasi tutti i Natali della sua vita in giro per il
Giappone con suo padre, non ne festeggiava uno da quando era un bambino
e non aveva la minima idea di cosa si dovesse regalare in un'occasione
del genere.
Soprattutto di cosa si dovesse regalare ad una ragazza.
Nessuno si aspettava da lui che si mettesse a fare regali, dunque non
si era preoccupato troppo di sua madre o, men che meno, di suo padre,
ma a lei voleva comprare qualcosa, soprattutto alla luce degli ultimi
avvenimenti. Il problema era cosa.
I Tendo erano molto ricchi e le ragazze di casa avevano l'abitudine di
andare a fare shopping più spesso di quanto lui l'avesse di
aprire i libri di scuola. Nonostante Akane non fosse una fashion victim
come le sue sorelle, aveva notato che anche il suo guardaroba, sebbene
da maschiaccio, era piuttosto nutrito. Inoltre le aveva già
regalato un vestito in occasione del loro viaggio a Las Vegas e sapeva
che Nodoka le avrebbe fatto recapitare a casa, proprio quella mattina,
l'intera collezione primavera/estate della sua linea, scarpe e borse
comprese.
Escludendo vestiti e musica, cui aveva provvidenzialmente pensato
quello scemo di Ryoga, rubandogli l'idea e presentandosi in casa con un
vinile rarissimo del suo gruppo preferito, a Ranma rimanevano
pochissime opzioni.
Voleva un regalo che avesse un'anima, che non fosse impersonale come un
braccialetto o un mazzo di fiori, ma purtroppo l'idea geniale che gli
passava in testa da settimane era irrealizzabile per motivi di tempo ed
organizzazione.
Si sentì uno stupido a pensare che, forse, se la sarebbe
potuta giocare come jolly per il regalo di San Valentino.
Era talmente distratto dal prendersi a pugni la testa a causa di quel
pensiero tanto stupido quanto fuori luogo, da non rendersi conto del
ragazzo alle sue spalle, che lo guardava assorto.
''Sì?''
''Perdona la domanda: sei giapponese?''
''Sì''
''Oh bene, allora posso parlare nella nostra lingua. Per caso sapresti
indicarmi dove si trova l'abitazione dei Karuga?''
''Intendi casa di Shampoo?''
''Proprio lei! La conosci anche tu? Scommetto che sei del Furinkan!''
''Esatto. E tu sei... Il suo fidanzato?'', chiese speranzoso. Se la
cinesina e quel bell'imbusto dagli occhi verdi fossero stati
amanti, lui avrebbe potuto lasciarla inscenando il ruolo del bravo
fidanzato tradito, sarebbe stato perfetto.
''Oh no! Shampoo è solo un'amica, anzi, in realtà
è più una conoscente... Manco da New York da un
po' e
ieri ho ricevuto un' e-mail in cui mi invitava a passare le feste
insieme. Purtroppo non ho un'ottima memoria ed ho dimenticato
l'indirizzo che mi aveva scritto''
''Non preoccuparti, siamo vicinissimi. Vieni, ti faccio vedere''
***
Il salone era addobbato con gusto e tutti gli invitati si stavano
godendo il momento dell'aperitivo.
Soun si era decisamente lasciato prendere la mano con gli inviti, ogni
singolo giapponese residente a New York City era presente al
ricevimento ed Estrella, rassegnata, aveva proposto un'apericena a
buffet, una sorta di mega aperitivo per stare insieme fino all'arrivo
della mezzanotte.
Mentre il preside Kuno gli faceva la predica sul suo taglio di capelli,
proponendogli per l'ennesima volta di rasarsi a zero mentre suo padre,
calvo dai trent'anni, gli dava man forte probabilmente mosso
dall'invidia, Ranma si guardava intorno, cercandola con lo sguardo.
Mousse era sceso in salone da circa mezz'ora, ma di Akane nemmeno
l'ombra, ed erano già le dieci passate.
''Ranma, dude,
che ne pensi di mia figlia Kodachi?
Isn't she beautiful?''
''Che stronzata!''
''What?''
''Oh, m-mi scusi preside, ero sovrappensiero. Diceva?''
''Dicevo... Oh, nothing.
Guarda quelle tartine al salmone! Mi scusi! Cameriera? Inserviente?
Impiegata? Oh, God!
Cosa si deve fare qui per essere considerati dalla servitù?''
''Provi a chiamarla col suo nome. Estrella, querida. Ven
aquì, por favor!''
''Hey, Saotome! Il tuo spagnolo è very good!'',
alzò un pollice in segno di assenso.
''Non si può dire lo stesso del suo inglese, eh?'',
scherzò, per fortuna l'uomo era troppo impegnato ad
ingozzarsi,
per sentirlo.
D' improvviso sentì una minaccia, l'ennesima, quel giorno.
Si voltò lentamente.
''Ranma, ragazzo mio!"
''E tu che ci fai qui, vecchiaccio?''
Suo nonno lo guardava facendo quella che, secondo i suoi dubbiosi
canoni estetici, doveva essere una faccina tenera. In qualche modo gli
ricordava il Gatto con gli stivali di Shrek, e lui odiava i gatti.
''Perchè, un amorevole nonnino non può passare un
po' di
tempo con il suo adorato nipote? Ma... Genma? Che ci fai dietro quella
tenda? Vieni subito ad abbracciare il tuo vecchio!"
La pesantezza dei lenti ed incerti passi di Genma gli fece venire in
mente la camminata idiota di un panda che avevano visto allo zoo
qualche anno prima. Suo padre sorrise imbarazzato ad Happosai e lo
abbracciò, sudando freddo. Ranma lo prese per il colletto
della
camicia.
''Ma tu non lo volevi uccidere? Cosa c'è? Non parli, eh,
padre
degenere! Che ci fa qui? Se ne va, vero? Papà? Non dirmi che
hai
paura di questo nanetto!"
Genma, che sembrava soffrire di mutismo, prese un tovagliolino ed una
penna dal taschino della giacca, scrivendo un biglietto al figlio e
porgendoglielo:
-Io non c'entro niente,
io non volevo!
''Parla, imbecille, parla!''
-E' rimasto senza soldi,
s'è giocato anche la casa e non ha un posto dove andare!
''La vuoi smettere di scrivere bigliettini? Cosa sei, una tredicenne
alla prima cotta?''
-Ranma, dobbiamo essere
caritatevoli, fa parte della famiglia!
Soun li raggiunse, raggiante in un completo blu da migliaia di dollari
e sorridendo, come al suo solito. Ranma spesso si era sorpreso a
chiedersi se quell' uomo facesse uso di qualche droga particolare e,
nel caso, perchè non offrisse.
''Maestro!''
''Soun, discepolo mio, ne è passato di tempo! Quanto sei
invecchiato...''
''Lei invece è sempre un ragazzino, Maestro. Quanti anni ha
adesso? Io direi 35 al massimo!''
''Ognuno ha l'età che si sente, Tendo, ed io sono lo stesso
mandrillo di quando avevo vent' anni e non vedo l'ora di conoscere le
tue figlie! A proposito... Vieni qui, bella bambina! Se sei figlia di
quest'uomo la tua verginità mi spetta di diritto!''
''Hey, giù le mani! Non sono una Tendo, io!'', Ukyo gli
tirò uno schiaffo, divincolandosi dalla sua presa. Ranma era
felice che la sua amica avesse accettato il suo invito ma, allo stesso
tempo, imbarazzato per la scena a cui aveva dovuto assistere.
''Ucchan, questo è mio nonno. Vecchio, lei è una
di
quelle che non te la daranno mai. Se volete scusarci, noi andiamo a
bere qualcosa"
''Chi era quel pazzo?''
''Il degno padre di mio padre''
''Tu hai preso dalla mamma, eh?''
''Non quanto vorrei. Hai visto quanto è bella stasera?''
Ukyo si voltò a guardare Nodoka, elegantissima in un vestito
grigio polvere, e sorrise intenerita all'amico. Ranma vide che
conversava amabilmente con una splendida Kasumi ed il suo ragazzo, Ono
Tofu. Sapeva che la maggiore delle Tendo aveva deciso di presentarlo al
padre proprio quella sera e che era molto agitata. Salutò
l'amica invitandola ad andare a parlare con Ryoga, per il quale aveva
un
palese interesse, e la raggiunse.
''Kasumi, mamma, siete bellissime"
Le due donne sorrisero e lo baciarono sulla guancia mentre il giovane
uomo insieme a loro sorrideva impacciato. Il volto dell'imbarazzo. Gli
tese la mano.
''Ciao, io sono Ranma. Ti va di bere qualcosa?''
Si diressero al bar ed ordinarono due analcolici, iniziando a
chiacchierare del più e del meno, dopodichè
l'artista
marziale prese le redini della situazione.
''Allora dottore,
hai già conosciuto il padrone di casa?''
''Hem... No. Ranma, secondo te come mi dovrei comportare? So che anche
tu sei fidanzato con una delle sue figlie. Co-cosa mi consigli di
fare?''
''Beh per me la situazione è diversa, io ed Akane non siamo
veramente fidanzati'', si morse la lingua, ''E-E poi ha deciso tutto
lui insieme a mio padre, quindi ovviamente mi vede di buon occhio''
''Non dirmi che l'essere fidanzato con una ragazza così
bella e solare ti crea dei problemi!''
Bella e solare.
Solare.
Akane Tendo.
''Scusa se te lo chiedo, ma... Tu la conosci da tanto?''
''Oh sì, pensa che quando lei era ancora una bambina io ero
già al liceo e, nel tempo libero, le davo ripetizioni di
matematica. Inoltre è stata una delle mie prime pazienti
quando
ero tirocinante, non hai idea di quante volte sia riuscita a farsi
male! Sì, posso dire con sicurezza di conoscerla molto bene''
''E la definiresti una ragazza solare?''
''Senza dubbio. Akane è fantastica''
Studiando l'espressione del dottore si rese conto che, quando non
parlava di Kasumi, era una persona molto sicura di sè ed
aperta.
Si avvicinò al suo orecchio con fare cospiratorio, forse
poteva
dargli una mano.
''Digli che hai intenzioni serie, sorridi e mostrati aperto. Se ti dice
di chiamarlo papà è fatta''.
''Grazie Ranma, sei molto gentile. Ma-ma... Chi ha invitato quel
vecchio? Cosa vuole dalla povera Akane?''
Ranma si voltò di scatto e prese a correre seguendo la voce
di
suo nonno, senza nemmeno sincerarsi di cosa stesse accadendo.
''Akanuccia, sei qui anche tu! Cosa ci fai a casa dei Tendo?''
''Lasci la mia mano, schifoso! Io ci vivo, qui!"
''Ma che bella coincidenza, anch'io!''
Yuka e Sayuri assistevano inermi alla scena. Era singolare vedere un
uomo tanto coraggioso da avvicinarsi ad Akane in quel modo e senza
remore, in pubblico, per giunta.
''Che cosa?''
''Sì, Akanuccia, te lo giuro! Soun Tendo era un mio allievo
nonchè il migliore amico di mio figlio e mi ha gentilmente
proposto di passare un po' di tempo qui da voi. Ma... Non dirmi che tu
sei sua figlia! Oh tesoro, sono così felice!''
''Non ci credo'', sospirò esasperata. E se avesse detto la
verità? Se davvero quell'idiota di suo padre avesse invitato
anche quel maniaco a vivere con loro? Come avrebbe fatto a spiegargli
del loro primo incontro?
''Akane, vieni qui dal tuo nuovo fidanzato!''
La abbracciò e, essendo più basso di lei, non
fece troppa
fatica a posare la testa sul suo seno. Ranma lo raggiunse appena in
tempo, prendendolo per un orecchio e tirandolo su.
''Giù le mani, vecchio''
L'anziano lo fulminò con lo sguardo.
''Che vuoi, Ranma?''
Alzò il mento, sicuro di sè. Happosai
continuò:
''Per caso vuoi dirmi che per qualche inspiegabile ragione non posso
fidanzarmi con Akane?''
Il codinato annuì sorridendo, divertito dalla totale
mancanza di senso autocritico dell' uomo.
''Già
presa''
''E chi sarebbe il fortunato?''
''La fortunata è lei!'', fece l'occhiolino ad Akane, che si
avvicinò ai due arrabbiata come Ranma non l'aveva mai vista.
''Hey tu, Saotome. Dobbiamo parlare, io e te!'', gli puntò
un dito al petto, spingendolo fino a fargli male.
La poca sicurezza che era riuscito a tirare fuori con suo nonno si
dissolse immediatamente come una nuvoletta di fumo quando si rese conto
che Akane era davanti a lui, che l'aveva sentito rivendicare il loro
fidanzamento, ancora,
e che dovevano chiarire la faccenda del bacio della sera prima.
Per l' ennesima volta fu quel bamboccio di Ataru Dakashi a salvarlo. I
Silver Coral stavano suonando ininterrottamente da più di
due
ore sul palco ricavato sotto la scalinata centrale ma, proprio in quel
momento, si erano fermati per lasciare che il loro bassista, l'unico
non abbastanza ubriaco da riuscire ancora a formulare un discorso di
più di una frase, spendesse due parole per gli invitati, che
si
erano fermati ad ascoltarlo in religioso silenzio.
''Ciao, siamo i Silver
Coral!"
Ranma storse il naso mentre il bell'imbusto di fronte a lui si godeva
l'applauso scrosciante del pubblico.
''Benvenuti a casa
Tendo! Speriamo che vi stiate divertendo, noi ce la stiamo spassando a
suonare per voi!''
Ranma fece una smorfia, scimmiottando sottovoce le parole del bassista
mentre Akane lo minacciava con lo sguardo.
''La prossima canzone
è il mio personale regalo per una persona speciale. Sai chi
sei, e sei bellissima. Buon Natale''
Akane, ingenua come sempre, continuava a bere champagne e sorridere
all'amico, inconsapevole di essere lei stessa l'oggetto delle sue
attenzioni. Jason, barcollante, la sollevò dall'onere di
capire
come stessero veramente le cose.
''Hey tu, sorella di
Nabiki! Ciao!'', alzò il braccio ridendo e
salutandola, mentre lei si voltava dall'altra parte imbarazzata.
"A questo punto balliamo''
''Ranma? Ti senti bene?'', lo guardò sconcertata spalancndo
gli
occhi. Ranma Saotome le stava davvero chiedendo di ballare?
Lui sorrise, fintamente sicuro di sè. Akane era fasciata in
un
tubino senza maniche in seta color cioccolato regalatole da Nodoka che
le stava divinamente. Il
Cretino aveva ragione, era particolarmente bella quella
sera. Non ci sarebbe stato nulla di male se le avesse concesso un ballo.
Inoltre l'espressione da cane bastonato assunta dal suo rivale non
appena le aveva cinto la vita con un braccio l'aveva ampiamente
ripagato dell'enorme sforzo fatto per decidere di umiliarsi e mettersi
a ballare in un luogo pubblico.
''Ranma, dobbiamo parlare''
''Non vuoi ascoltare la canzone che ti ha dedicato Dakashi?''
''Stai sviando il discorso, vero?''
''No'', la fece indietreggiare di due passi, prendendo il controllo
della danza. Akane aggiustò immediatamente il tiro, facendo
un
passo avanti e recuperando il timone, ''Assolutamente no''.
Altri due passi indietro.
''Possiamo parlare di quel bacio?''
''Quale bacio?'', chiese innocente.
Mentre volteggiavano passarono davanti a Soun, che sorrideva a Tofu
chiedendogli di chiamarlo papà. Ranma fece l'occhiolino al
nuovo
amico e strinse più forte la mano della fidanzata posata
sulla
sua spalla.
''Non fare lo stupido. Ieri sera tu-tu mi hai...''
Akane fece un altro passo avanti non previsto dal fidanzato, che non
fece in tempo ad indietreggiare. Gli inciampò addosso,
trovandosi troppo vicina al suo viso. Ranma la rimise al suo posto e le
prese la mano.
''Lascia a me il controllo, tu non sei capace'', altri due passi
indietro.
''Cos... Cosa? Come ti permetti? Proprio tu che sei cresciuto in una
stalla!''
Strinse la presa sulle sue spalle e riprese a guidare.
''Dimentichi che anch'io sono stato un bambino ben educato dell' Upper
East Side. Prima di partire con mio padre nemmeno io ero esente da
noiosissime lezioni di danza obbligartorie, purtroppo''
''Ah sì? E cos' avresti imparato?'', alzò un
sopracciglio sarcastica.
Spostò tutto il peso sulla fidanzata, facendole fare il
famoso
casquet che
vedevano sempre nelle sensuali scene di danza della loro
soap opera preferita, poi si tirò su, sorridendo: ''Innanzi
tutto che, anche se la musica non è delle più
appropriate, quello che stiamo ballando ora è un tango''.
''Cazzate'', sbottò la mora, ''E' decisamente un valzer''
''Oh no'', sorrise, facendola arretrare altre due volte, ''Il nostro
insegnante diceva sempre che il tango è come l'amore: due
passi
avanti ed uno indietro. E' l'unica cosa che ricordo, ma ne sono certo''
''Va bene, Esteban.
Un tango. Ora, per cortesia, mi dici perchè diavolo mi hai
baciata?''
''Te la sei presa così tanto?'', chiese con tono
denigratorio
per nascondere il suo imbarazzo: effettivamente non era in grado di
dire cosa gli fosse preso, visto che era successo tutto
indipendentemente dal controllo che normalmente sapeva esercitare sul
suo corpo, ''Era solo un bacetto, dai!''
''Sei proprio uno stupido, Ranma. Vuoi dirmi che l'hai fatto
così, tanto per fare?''
''Esattamente, sì'', mentì spavaldo.
''Lo sai che fai schifo?'', sussurrò a un palmo dalla sua
faccia, gli occhi ridotti a due fessure da cui sembrava uscire veleno
liquido.
''E' mezzanotte, buon
Natale a tutti!''
Le parole di Ataru decretarono la fine delle danze e, soprattutto,
della conversazione.
Tatewaki Kuno, in un abito tradizionale giapponese, si
avvicinò alla coppia.
''Il Natale rievoca in me dolci ricordi, celestiale Akane Tendo. La
stella cometa che squarcia la buia e fredda notte del tuo cuore ha
indicato la strada ai Re Magi e ti ha portato il dono più
grande, il Tuono Blu Tatewaki Kuno. Dolce Akane, ti prego di accettare
il simbolico dono che vorrei offrirti per questa becera
festività consumista che tanto si allontana dalla nostra
millenaria tradizione quanto mi fa sentire vicino a te, che sei per
metà occidentale. La fusione delle nostre anime e dei nostri
corpi...''
''Hey, piano con questi corpi, tu!''
''Saotome, non ti hanno insegnato che è maleducazione
interrompere una persona quando sta parlando?''
''Buon Natale a tutti! Kuno, la smetti d'importunare mia sorella?''
Kuno guardò disperato Akane allontanarsi, seguita da Ranma,
approfittando della sua momentanea distrazione.
''Nabiki Tendo, ti detesto con ogni fibra del mio essere''
''Felice di saperlo''.
''Sei un idiota, va bene? Oh ciao papà, auguri. Salve Genma.
Nodoka. Hey, Ryoga! Auguri!'', socchiuse gli occhi, tornando a
rivolgere la sua attenzione al fidanzato e puntandogli un dito contro,
''Non permetterti mai più di fare quello che hai fatto, hai
capito? Hey, Yuka! Certo, arrivo! Parlo sul serio, Ranma, io...''
''Potresti almeno degnarmi della tua attenzione quando mi parli,
maleducata. Oh ciao, Daisuke! Auguri, Hiroshi!''
''Dicevi, scusa?''
Guardò la ragazza che lo fissava con le mani sui fianchi ed
un cipiglio autoritario che gli ricordava quello di una maestra d'asilo
che rimprovera i suoi bambini e la trovò profondamente
comica. Aveva voglia di ridere con lei, magari di ballare un'altra
volta e di farle gli auguri, invitandola a salire in camera e dandole
il suo regalo; ma l'orgoglio era uno degli aspetti più
prominenti del suo carattere, e gli fece fare un passo falso.
O meglio, due passi falsi.
Indietro.
''Senti, pensi davvero che smaniassi per baciarti? E' stato uno
sbaglio, ok? Un grosso
sbaglio. Non accadrà mai più, credimi, non ci
tengo proprio a metterti strane idee in testa''
''Ma di cosa stai parlando?'', grugnì.
''Intendo dire che tra la rottura con Shampoo e la mia lite con Mikado
potresti aver pensato che fossi d'accordo con quell'idiozia che hanno
deciso i nostri genitori e, magari, iniziare a prenderli in parola''
''Tu sei totalmente deficiente, io me ne vado''
''Bene''
''Bene!''
''Buon Natale anche a te, Akane''
''Vaffanculo!''
Appena Akane uscì dal suo campo visivo vi entrò
qualcun altro. Shampoo aveva appena varcato la soglia di casa Tendo e
si stava guardando intorno insieme al bel ragazzo che aveva incontrato
quel pomeriggio. Entrambi sembravano alla ricerca di qualcuno ed il
codinato temeva di essere l'oggetto delle loro attenzioni.
Posò un veloce bacio sulla guancia della mamma e si
ritirò in camera sua, stendendosi sul letto e rigirandosi
tra le mani il regalo che aveva comprato ad Akane.
Forse aveva esagerato un po'.
***
''Capisci? E' proprio un bastardo!''
''Entiendo, bimba, entiendo. Ma vedi, Ranma no è cattivo. E'
solo estupido''
''Muy estupido'',
borbottò la giovane mentre asciugava i calici in cristallo
che la cameriera le passava, dopo averli tirati fuori uno ad uno dalla
lavastoviglie.
''Sei gentile a darme una mano Akane, potresti star di là a
divertirte''
''Avevo bisogno di stare con qualcuno che mi volesse veramente bene. In
quest'ambiente mi sembra tutto così falso! Oh Estrella, non
sai quanto mi manchi mia madre. Da quando non c'è
più, io...''
''Lo so, bimba. Lo so che questo periodo es el màs difficile
por te''
''E' che mi sento così sola, certe volte...''
''Hai me'', le accarezzò la testa dolcemente, Akane
notò che qualcosa al suo polso brillava particolarmente.
''Che bello questo braccialetto, è nuovo?'', chiese
meravigliata, osservandolo.
''Me l'ha regalato el tuo fidanzato. Senza che lo sapesse ne ha
comprato uno che se abbina perfettamente alla collana che me hai
regalato tu''
''Per una volta ha fatto qualcosa di buono...'', commentò
sarcastica, ''Hai mangiato i biscotti che ti ho messo insieme alla
collana? Li ho fatti io stanotte, sai? Solo per te!"
''Hem... Sì, bimba... Li ho mangiati...'',
deglutì.
''E com'erano?''
''Immangiabili como siempre, ma ho apprezzato tanto, piccolina mia.
Solo prima di cucinare per il tuo fidanzato aspetta di essere sicura
che te ami. Tanto.''
''Non cucinerò mai per quel deficiente!''
''Dagli una possibilità, non te ne pentirai. No es colpa di
Ranma. Es el amor. L'amore è così,
niña. Un passo avanti e due indietro, como un tango. Solo
che quel Casanova ad ogni casquet ne lascia per terra una''
''E questa massima in che telenovela l'hai sentita?''
''Lo sanno tutti''
''Sono le tre. Andiamo a letto, finisco io domattina. Buon Natale,
Estrella. Sono fortunata ad averti nella mia vita''
''Buon Natale, Akane. Sono molto più fortunata io, credimi''
Corse in camera sua senza nemmeno passare in bagno a struccarsi. Il
brusio proveniente dalla stanza di Ranma le fece intendere che nemmeno
lui era rimasto a festeggiare con gli invitati. Stava guardando un
film. Probabilmente un cartone animato, vista la musica che si sentiva.
Scivolò fuori dal vestito e si infilò un ampio
maglione in lana e dei pantaloncini, allungò la mano sulla
scrivania per prendere gli occhiali ed il libro che leggeva sempre
prima di addormentarsi e lo vide: un piccolo pacchetto, rosso e
rettangolare, faceva capolino sulla sua scrivania, ben lontano dalle
pile di borse di Tiffany e Chanel che aveva buttato in un angolo subito
dopo averle ricevute, promettendosi di resistere fino alla mattina del
giorno dopo per aprirle, come faceva sempre da bambina.
Ma in fondo la mezzanotte era già passata, si disse, Babbo
Natale non avrebbe avuto nulla in contrario se avesse scartato quel
pacchetto anonimo che tanto la incuriosiva.
Aprì la carta con cura, per evitare di strapparla, e ne
estrasse un dvd di uno dei suoi film preferiti: ''La bella addormentata
nel bosco''
Lesse e rilesse il biglietto che lo accompagnava, incredula e confusa
allo stesso tempo. Ciò che stava provando era indecifrabile
anche per se stessa, ma di una cosa era certa: Quello era decisamente un
passo avanti in quello strano tango scoordinato che era il loro
rapporto.
-Impara da una sedicenne
più furba di te, maschiaccio.
A volte quel bacio ci
vuole e basta.
R.
Ed
eccomi qui!
Scusate,
scusate e scusate ancora il ritardo, so che è da giorni che
dico ad alcune di voi: ''No no, oggi posto! AL MASSIMO stasera!'', ma
la verità è che questo capitolo è
stato davvero difficile da scrivere per via del caos takahashiano che
volevo ricreare. C'era tantissimo da dire e scusatemi per la lunghezza
molesta ma mi sono ancora trattenuta.
Domani
prometto di rispondere alle mail e recensioni e di recensire a mia
volta le storie di cui sono indietro: ho letto tutti i vostri
aggiornamenti, mi manca solo di commentarli!
Anche
oggi ho fatto le 4 del mattino, quindi non mi dilungo nei commenti
finali che già vi ho dato abbastanza da leggere.
Un
bacione e grazie come sempre!
|
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Capitolo 13 *** Il mostro dagli occhi verdi ***
new in
''Non ti stavo pedinando: ti
seguivo a distanza non perdendoti di vista''
Woody
Allen- Io ed Annie
''Perdonami, ti prego!''
La prese per un braccio,
costringendola a voltarsi e facendo svolazzare la gonna del suo lungo
abito da sposa bianco, che produsse una ruota perfetta con il suo
movimento.
Si avvicinò
al suo viso
mordendole il labbro inferiore e premendo il suo viso contro quello
dell'amata, mentre con una mano posata dietro la sua nuca cercava di
bloccarla e trattenerla a sè. La donna si staccò
brutalmente e lo spinse via.
''Lasciami, villano.
Ormai è troppo tardi, ciò che hai fatto alla mia
famiglia è imperdonabile''
''Ma non lo capisci,
Mercedes? Io ti amo! Sei la prima donna a cui lo dico, questo
dovrà pur contare qualcosa...''
''Sto facendo tardi al
mio matrimonio. Juan Antonio mi aspetta'', rispose gelida.
''Se solo il mio
maledetto orgoglio
non mi avesse fatto fare quello sbaglio... Mercedes, perdonami,
farò qualunque cosa...''
Per la prima volta in
vita sua
scoppiò in un pianto disperato e libero da ogni freno,
mentre
cadeva sulle ginocchia e, con le mani, si aggrappava ai fili d'erba del
prato della fattoria, stringendoli con tutta la forza che aveva in
corpo. La pistola che teneva nella fondina spingeva contro il suo
fianco destro, procurandogli un dolore atroce, anche se nemmeno
lontanamente paragonabile a quello che sentiva nel petto. A sinistra,
all'altezza del cuore.
''E' troppo tardi,
Esteban''
La sua immagine, pura ed
eterea,
quasi angelica, si allontanò in dissolvenza mentre la luce
calda
e candida che emanava si affievoliva a poco a poco, diventando sempre
più fioca.
Una eco triste quanto
apparentemente
apocalittica continuava a ripetere ad oltranaza la stessa frase,
pulsandogli in testa e rimbombando nelle sue orecchie per un tempo
infinito, diventando sempre più forte, fino a rendersi
insopportabile.
''E' troppo tardi,
Esteban... E'
troppo tardi, Esteban... E' troppo tardi, Esteban... E' troppo tardi,
è troppo tardi, è troppo tardi... Tardi...
Tardi...
Tardi... E' troppo tardi, Ranma''
Aprì gli occhi ancora assonnato ed un senso di nausea
s'impossessò immediatamente di lui.
Ovunque fosse,
era nel posto sbagliato.
''Mike, sei il solito tirchio!''
''Ti ricordo che mi hai vomitato sui pantaloni mezz' ora fa!"
''Ma che dici? Io non me lo ricordo''
''In ogni caso l'erba è mia e decido io. Giusto, Ataru?''
Il biondo che sedeva accanto a lui si limitava a scuotere il
capo,
impegnato a guidare quello che gli sembrò, ad un primo
sguardo,
il furgoncino più caldo, claustrofobico e puzzolente della
storia.
Ranma alzò la testa, tenuta innaturalmente abbassata per
chissà quante ore, e guardò di sottecchi il
ragazzo al
volante mentre si massaggiava il collo indolenzito, cercando
contemporaneamente di sgranchirsi i legamenti.
''Dakashi, che ci faccio, io, con voi?''
''Mi fermo al primo autogrill, promesso. Vedrai che dopo un buon
caffè ricorderai tutto''.
.
In effetti la sosta lungo la strada era stata chiarificatrice.
Era scappato.
Un'altra volta.
Dopo aver lasciato il regalo ad Akane si era rintanato in camera e non
ne era uscito fino alla mattina seguente al sorgere del sole, quando
era immediatamente corso a casa di sua madre per il pranzo di Natale.
Con sei ore di anticipo.
Durante il pranzo Ataru era stato, come al suo solito,
innaturalmente gentile. Nodoka, da mesi impegnata in una lotta senza
quartiere per farli diventare amici, aveva proposto al figlio di
seguire la band ad Atlantic City per un concerto e, sorprendendo anche
se stesso, il codinato aveva accettato di buon grado.
Tutto, pur
di non assumersi le responsabilità delle sue azioni.
Il viaggio era stato assolutamente di suo gradimento, i Silver Coral
sapevano decisamente come divertirsi e, quando esageravano, Ataru era
sempre pronto ad andare via con lui, lasciando la festa di turno per
andare a bere un caffè o, semplicemente, a sfidarsi per ore
ed
ore in sala giochi.
Paradossalmente, proprio lui che si era sempre ritenuto un bad boy, quando se
n'era trovati davanti ben quattro aveva scelto di stare con il
più regolare, il precisino della compagnia.
Mentre la strada scorreva sotto la guida sapiente del giovane bassista
ed Alexis e Mike lo salutavano dalla soglia del loro appartamento,
Ranma sorrise.
Per una volta sentì di essere un normale sedicenne, uno dei
tanti che non devono pensare a strani matrimoni combinati, a padri
sempre sull'orlo della bancarotta che ti strappano dalle braccia di tua
madre per portarti dall'altro capo del mondo e fare di te un uomo,
o a compagni di scuola con evidenti disturbi istrionici della
personalità.
''Ahi! Cos' era?''
Si toccò la nuca mentre Jason, decisamente poco in
sè e seduto sul sedile
posteriore, si rimetteva a posto dopo avergli tirato un calcio in testa
da dietro il suo schienale.
''Amico, sei bello, lo sai? Se non fossi il fratello di Nabiki potremmo
fare una cosa a tre''
''Eh? Ma cos... Cosa... Ataru!'', urlò spaventato.
La risata argentina del giovane gli ricordò
perchè lo
odiava. Probabilmente se fosse stato una ragazza non gli sarebbe stato
difficile cadere rovinosamente tra le sue braccia, come facevano tutte.
Ataru era adorabile.
Gli fece schifo anche solo pensarla, quella parola, ma nessun altro
aggettivo
sembrava essere più calzante ed adatto a descrivere quel
giovane
con gli occhi verdi.
Era adorabile ed era cresciuto insieme alla sua mamma, era
adorabile e sembrava avere un forte ascendente sulla sua fidanzata.
Era adorabile e per questo non lo tollerava.
''Jay, scendi. Siamo arrivati''
''No...''
''Avanti, bambini, è ora di andare a casa a fare la nanna''
''No, non ci voglio andare a casa! Andiamo a bere una birra, Atty!''
''Non chiamarmi Atty!'', rise il giovane mentre Ranma gongolava per
quel soprannome così poco virile che era appena stato
affibbiato al suo rivale. Ora sapeva come rivolgersi a lui.
''Atty, non ci voglio andare a casa...''
Il bassista sorrise al codinato: ''Ranma, ci pensi tu?''
Scese dal furgone ed aprì la portiera posteriore, tirandone
fuori il cantante di peso. Jason indossava dei pantaloni di pelle ed un
gilet in velluto rosso senza maglietta. Al collo un papillon allentato
e delle pesanti catene d'oro, schiacciato sulla testa un cappello a
cilindro.
''Farai meglio a coprirti lo stomaco, Amico, o domani
passerai la giornata chiuso in bagno...''
''Domani è la vigilia di Capodanno?''
''Dopodomani''
''Quindi domani è il... Dunque... Venticinque, ventisei...''
''Domani è il 30, Jason, ed è il compleanno di
Nabiki. Faresti bene a mandarle almeno un messaggio, anche se ha deciso
di festeggiare il giorno dopo. I diciotto anni sono importanti''
Com'era bravo a dare consigli agli
altri, pensò.
''Di' a tua sorella che la amo molto'', gli mise una mano sulla spalla,
solenne.
''Non mancherò'', sorrise. Gliel'aveva spiegato almeno venti
volte che non erano fratelli, e le tre di notte dell' ultimo, gelido,
giovedì di Dicembre non erano il momento adatto per provarci
una
ventunesima.
Salutarono l'amico e ripartirono alla volta di casa Tendo. Lungo la
strada a Ranma iniziò a mancare l'aria.
''Senti, Atty''
''Dimmi'', rispose svogliatamente: era talmente stanco e provato da non
essersi reso conto dell'ironia del codinato.
''Posso dormire da te stasera?''
***
Rientrò in casa Tendo all'una del giorno dopo, in tempo per
il pranzo, anche se
avrebbe voluto fare colazione, avendo passato la notte in bianco ed
essendosi appisolato quando il sole era già alto.
Ataru era caduto addormentato appena aveva messo piede in camera,
ancora vestito. Lui aveva bevuto un the con sua madre, che nonostante
la tarda ora era rimasta in piedi ad aspettare che i figli
rientrassero, si era fatto una doccia per togliersi di dosso l'odore di
chiuso, di fumo e di hamburger da due soldi consumati dai suoi nuovi
amici all'interno dell'angusto furgone e si era messo al computer a
controllare la casella e-mail della Palestra di Soun, visto che faceva
parte delle sue mansioni.
Aprendo la finestra di internet gli era automaticamente comparso
davanti il profilo Facebook di Ataru. Lui non usava i social network,
non gli erano mai piaciuti, ma aveva deciso di sbirciare ugualmente la
pagina di
Akane, visto che non aveva altro modo di guardarla, promettendosi,
però, di non violare la privacy del bassista non leggendone
la
posta privata.
O forse dandoci solo una sbirciatina superficiale.
Aveva notato con piacere che il profilo di Akane era esattamente come
se
l'era immaginato, ovvero lontano anni luce da quelli di Shampoo e
Kodachi, infarciti di foto sexy ed autocelebrative e totalmente privi
di contenuti.
Aveva notato con altrettanto piacere che la mora, in data 25 dicembre,
aveva pubblicato il video di una vecchia canzone dei Green Day dal
titolo, vagamente allusivo, Disappearing
Boy.
Il che significava, ovviamente, che stava pensando a lui.
''Ranma, vedo che sei tornato. Tutto bene il viaggio?''
''Ciao Soun, sì. Ti ha scritto l'idraulico per la palestra
di Nashville, hanno risolto il problema della caldaia''
''Molto bene, molto bene. Hai visto Akane?''
''Hem... No, perchè?''
''In questi giorni è un po' latitante, non so nemmeno se sia
rientrata stanotte''
''Sarà rimasta da Mousse. Passo in camera sua mentre vado a
posare la borsa''
''Ok figliolo, ci vediamo a tavola''
***
''Akane, che diavolo stai facendo?''
La mora, colta in fallo e spaventata dal suo piombarle in stanza senza
bussare, lo guardava a cavalcioni sulla finestra aperta, con una gamba
sul cornicione ed una ancora in camera.
Il suo outfit
fece temere per
il peggio il codinato: indossava i jeans neri strappati sulle ginocchia
del loro primo incontro, una giacca di pelle ed una felpa grigia con il
cappuccio, aperta, che mostrava, sotto di essa, una t shirt nera con il
logo di una squadra di basket dell' NBA.
''Stai andando di nuovo da
loro?'', si avvicinò preoccupato,
''Manco qualche giorno e ritrovo la vecchia Akane? Sei rientrata nel
tunnel?''
''Oh, smettila, sembra che tu stia parlando con una ex tossica in
riabilitazione''
''Akane, sono molto arrabbiato'', la guardò negli occhi con
una
tale intensità che la mora non seppe sostenere il suo
sguardo.
''Non dovresti, non sei mio padre'', mugugnò.
''Dimmi subito dove stai andando!''
''Perchè non te ne torni dove sei stato fino ad ora? Si
stava
tanto bene senza di te", urlò.
''Davvero carina. Davvero, davvero carina. Rientro dal viaggio
più disastroso della mia vita e non mi sento nemmeno il
benvenuto'', alzò il mento.
''Non fare il martire, mica sei andato in guerra. Immagino in che modo
possa essere stato disastroso
andare in giro cinque giorni con una band di successo composta da
quattro ventenni miliardari e bellissimi'', lo
rimboccò
rientrando in camera e sedendosi sul davanzale della finestra aperta,
prendendo una bottiglietta d'acqua e bevendone un sorso.
''Resta il fatto che potevi accogliermi più dolcemente'',
borbottò lui.
Akane ripose la bottiglia in borsa e, dandosi slancio, gli
saltò
in braccio aggrappandosi al suo collo e stampandogli un bacio sulla
guancia.
''Va bene così?'' chiese sorridente stringendosi a lui.
Lui annuì, in imbarazzo e rosso in volto. Come cavolo faceva
ad
essere sempre così imprevedibile nelle reazioni? Le
accarezzò la testa e le tirò giù
il cappuccio, coprendole più di metà volto mentre
la
giovane scendeva coi piedi sul pavimento.
''Così sei più carina''
''Con la faccia coperta?''
''Sì''
''Che stronzo!", gli tirò un pugno nello stomaco.
''Dicono che alle donne piacciano''
''Solo a quelle stupide e senza dignità. Tipo quella che ti
sta
aspettando in camera. Mi ero quasi dimenticata di dirtelo'', il tono
della sua voce si abbassò di colpo.
''Ma chi, Shampoo?'', rabbrividì.
''Perchè, quante sono quelle che hai sedotto ed
abbandonato?''
''Nell'ultimo mese?'', sbattè gli occhi.
''Andiamo bene!''
''Scherzo, lo sai. Che vuole?''
''Che ne so? Io non l'ho nemmeno vista, è stato tuo nonno a
trovarla un'oretta fa. Pensa che credeva che fosse una spogliarellista
ed è venuto a chiedermi se fosse per te o per lui prima di
entrare e castigarla'',
una smorfia di disgusto era comparsa sul suo volto nel pronunciare
quest'ultima parola.
''Meglio che vada a parlarle, ammetto di doverle una spiegazione''
''Fatti vostri''
''Sempre carina''
''Guarda che non ti ribacio''
''Non sia mai! Un bacio da un uomo mancato è già
troppo per quest'anno''
''Certo, perchè a noi piacciono solo quelle che sembrano
delle Professioniste
del settore!''
''E anche se fosse a te che importa, maschiaccio? Che ne sai tu di
certe cose?''
''Sta' tranquillo, non me ne frega niente''
''Bene''
''BENE!''
Entrò nella sua stanza senza nemmeno dare a se stesso il
tempo
di prendere un respiro. Shampoo lo aspettava, imperturbabile e gelida,
seduta sul suo letto, con le gambe accavallate.
''Chi non muore si rivede''
Si alzò e gli andò incontro, provando a baciarlo
sulle labbra. Il codinato schivò.
''Devi dirmi qualcosa, Ranma?''
''No, sei tu che avresti dovuto dirmi tante cose. Shampoo, so di
essermi comportato male''
''Sì. Molto''
''Ma tu ti
sei comportata
peggio! Come avresti reagito al mio posto se avessi scoperto tutte
quelle bugie? So tutto, se te lo stai chiedendo. Di Ataru, dei capelli
di Akane... Tutto''.
''Akane, Akane... Mi sembrava strano che non ci fosse di mezzo lei!''
''Cosa stai cercando di dirmi?''
''Che c'entra sempre lei, in qualche modo!''
''Forse se tu non fossi così ossessionata dalla sua
persona...''
''Mi meraviglio di te, Ranma. Credevo che fossi diverso dagli altri
ragazzi del Furinkan. Più furbo. E invece ci sei cascato con
tutte le scarpe, come tutti gli altri...''
''Che vorresti dire?''
''Che ti sei innamorato di Akane. Ah, ma quanto te ne pentirai!''
''Mi stai forse minacciando?''
''Ti sto solo dicendo che stai incanalando le tue energie nella
direzione sbagliata''
''Ammesso e non concesso che Akane m' interessi, cosa di cui non sono
sicuro nemmeno io e che certamente non ti riguarda, ti potresti
spiegare meglio?''
''Akane ha in testa una sola ed unica persona e mi dispiace informarti
che non sei tu, mio caro''
''E chi sarebbe questa persona?''
''Lo scoprirai molto presto. Hai avuto un'ottima idea a lasciarla sola
in questi giorni per partire con quel gruppetto di buoni a nulla, ora
raccoglierai ciò che hai seminato. Ah, e se mi lasci andare
a
casa ora non è detto che io ti riprenda con me quando
ritornerai
strisciando. Hai dieci secondi per prendere una decisione. Uno...
Due...''
Ranma aprì la porta ed indicò l'uscita alla
giovane: ''E' stato un piacere, Shampoo''
''A presto, Ranma''
La cinese uscì dalla stanza dell'artista marziale, prese le
scale del salone centrale e, dopo aver scambiato un'occhiata di odio
puro con la giovane Nabiki che stava salendo in camera,
inforcò
il cellulare ed entrò nell'ascensore, componendo il numero
della sua
migliore amica.
''Kodachi, tesoro, sono io''
***
Posò il caffè sul bancone in legno e sorrise
distrattamente ad Ukyo, facendo finta di ascoltare le sue chiacchiere
sulla neonata storia d'amore tra Daisuke e Sayuri. La mora mise una
ciambella glassata alla fragola in un piattino e la spinse verso
l'amico.
''Offre la casa''
''Grazie''
''Che succede?''
''Eh?''
''Cos' hai?''
''Sono un po' pensieroso...''
Le parole di Shampoo non l'avevano ferito più di tanto,
dopotutto la ragazza era una vipera e, Ranma lo aveva constatato sulla
sua pelle, aveva una fervida immaginazione. Ciò che lo
preoccupava maggiormente era la situazione di Akane.
Dopo aver cacciato l' aspirante modella da casa sua era corso da lei ma
se n'era
già andata, la finestra era spalancata e la sua stanza
deserta.
L'aveva cercata in lungo e in largo per tutti i vicoli malfamati di
Brooklyn, pronto a combattere nuovamente con quei malviventi ed a
riportarsela a casa, anche con la forza se necessario, ma di loro non
c'era traccia.
Si era rifugiato da Ucchan quando aveva iniziato a piovere, ma il suo
pensiero era costantemente a lei. Se quegli uomini le avessero fatto
del male e lui non fosse stato lì ad aiutarla non se lo
sarebbe
mai perdonato, ed il non poter parlare con nessuno delle sue
preoccupazioni lo sfiniva fisicamente e mentalmente.
''Non dirmi che sei geloso di Shinnosuke!''
''Chi?''
''Ranchan, sono solo amici! Mi pare ovvio, dopo tutto quello che
è successo!''
''Ma di che parli?''
''Non fare il bambino. Lo abbiamo capito tutti che ti piace Akane''
''Non è assolutamente vero! E-e poi... Chi è
Shinnosuke?''
''Oh mamma, vuoi dirmi che non sai nulla del suo ritorno?''
''Ucchan, parla!'', si spazientì.
''Ok, sta' calmo. Allora. Shinnosuke, Shinnosuke. Da dove
comincio? In realtà non so moltissimo di lui, sono sempre
girati
parecchi pettegolezzi ma non ci ho mai parlato troppo, sai che non
frequentavo Akane prima del tuo arrivo.
Akane, Shinnosuke e Mousse sono sempre stati un trio inossidabile. Ho
sempre pensato che tra lui ed Akane ci fosse qualcosa, ma nessuno li ha
mai visti baciarsi e, come sai, qui le voci sono virali e non si
può credere a tutto quello che si sente.
I suoi genitori non si sa dove siano, lui vive qui con suo nonno ed
ha dei seri problemi mentali: c'era chi diceva che avesse una grave
malattia al cervello, chi che fosse lì lì per
morire di
un brutto male, fatto sta che è un po' spostato, questo
è
certo. Akane, ovviamente, gli stava appiccicata come una cozza ad uno
scoglio. Sai che lei gioca sempre a fare l'anticonformista disagiata e
sguazza in queste situazioni come una carpa in uno stagno''
Ranma storse il naso, la ragazza continuò.
''Quando Akane è finita in ospedale, tre anni fa, si dice
che
abbia tentato il suicidio per lo shock. Non posso confermare
nè
smentire, voci ne ho sentite a bizzeffe e sono una più
strana
dell'altra, come quando dicevano che la tua ragazza avesse perso la
verginità con lui o che facessero le cose a tre con Mousse.
Quest' ultima voce l'ha messa in giro Shampoo, ed ovviamente
è falsa. Ce lo vedi Mousse a fare sesso con qualcuna?
Tutto ciò che so è che l'anno scorso ha avuto una
seria
discussione con Akane e che è sparito, dove sia stato non te
lo
so dire perchè anche qui le chiacchiere si sprecano:
cliniche di
igiene mentale, comunità per tossicodipendenti, scuole
private
in Svizzera...''
''Ed ora è tornato?''
''Sì, è tornato a Natale. Ryoga mi ha detto di
averlo
visto a casa Tendo durante il pranzo con i soci della Palestra''
25 Dicembre.
Disappearing boy. Si sentì uno stupido.
Adentò il dolce alla fragola e fece una smorfia.
''Non ti piace?''
''No, uhm... Credo di avere un po' di mal di stomaco...''
''Sei nervoso per via di Akane?''
''Ma figurati! Cosa vuoi che me ne freghi di...''
''Sì, ok.
Comunque,
se sei curioso di vederlo, lui ed Akane sono alla partita dei Brooklyn
Nets al Madison Square Garden. Li trovi lì''
''E dovrebbe interessarmi?''
''No, certo... Immagino, però, che tu debba scappare a casa,
ora...'', ammiccò.
''Esatto, ho un impegno urgente'', replicò con un tono
brusco ed
autoritario che strappò un sorriso all'amica,
''Buona
giornata, Ucchan''
''Buona giornata, Ranchan. Tribuna
Vip. Così, giusto per dirtelo''
***
''Cognatino, anche tu amante del baseball?''
''Credevo fosse basket'', sorrise ad una raggiante Nabiki all' entrata,
dandole un bacetto sulla guancia. ''Buon compleanno, splendore''
''Ti stavo mettendo alla prova per vedere se, come ho ragione di
credere, fossi venuto qui al solo scopo di spiare Akane. Tra l'altro
dovresti riservarli a lei certi appellativi''
''Sei più vecchia ma non più saggia. E' qui anche
lei?'', si guardò intorno con finta indifferenza.
''Come se non lo sapessi'',
socchiuse gli occhi portandosi le mani sui fianchi.
''Era solo una domanda!'', allargò le braccia con aria
innocente.
''Io devo andare, quelli del catering hanno fatto un casino per la
festa di domani; prendi il mio posto, guarda, è
là''
Il giovane seguì con lo sguardo il dito della cognata e si
indispettì nel vedere Akane aggrappata al braccio di uno
sconosciuto. Non riusciva a vedere il volto del ragazzo, girato verso
il campo da gioco, e nella sua testa iniziò ad immaginare
ipotetici scenari apocalittici in cui il giovane si voltava ed era
più bello di lui.
Se i suoi occhi avessero avuto la facoltà di lanciare lame
infuocate, la schiena del povero Shinnosuke, o comunque si chiamasse,
sarebbe stata colpita da un
pezzo.
Salutò la festeggiata e si diede un contegno, cercando di
rilassare i muscoli del viso contratti da quella che non avrebbe mai
ammesso essere gelosia ed aggiustandosi la camicia nei pantaloni.
Alzò leggermente le maniche del cardigan a rombi e si tolse
la
sciarpa verde, per mostrare il collo e il petto.
Si guardò velocemente nello schermo del cellulare: era a
posto,
e le urla di gioia dei tifosi, intenti a celebrare una bella azione
della loro squadra proprio mentre lui si specchiava, lo confortarono.
Scese con calma i gradini del palazzetto e, come se niente fosse,
scavalcò Shinnosuke pestando di proposito un lembo della sua
giacca di pelle che toccava il pavimento, prendendo posto vicino ad
Akane. Poco dopo si
voltò verso la giovane, simulando una molto poco credibile
reazione di sorpresa.
''Akane! Ma... Anche tu qui?''
''Che ci fai seduto al posto di mia sorella?''
''Hem... Mi ha telefonato chiedendomi di prendere il suo
posto, visto che doveva andare via. Io ero per i fatti miei,
figurati... Ero... Da Ucchan, sì. Non ero certo
già qui,
eh!''
''Che velocità...'', constatò lei alzando un
sopracciglio
e sorridendo, facendo finta di essere interessatissima ad uno degli
strappi dei suoi jeans e tirandone i piccoli fili neri che sbucavano
dallo squarcio all' altezza del ginocchio.
''E tu che mi racconti?'', cercò di cambiare rapidamente
discorso lui, ''Non mi presenti il tuo amico?''
''Ah, sì. Shin, lui è Ranma''
Fu solo quando si voltò che si rese conto di averlo
già visto, anche se non ricordava in quale occasione.
Shinnosuke era bello, forse non più di lui, ma di quel tipo
di bellezza che faceva capitolare le donne.
Era abbronzato, i tratti erano marcati ma armoniosi, aveva due enormi
occhi verdi e le labbra carnose, anche se non quanto le sue,
notò con piacere.
Indossava un dolcevita nero aderente che ne metteva in risalto il
fisico statuario, a differenza della sua mise da bravo bambino scelta
quella mattina da Nodoka, dei jeans, aderenti anch' essi, neri e
strappati come quelli di Akane e delle scarpe da ginnastica bianche.
I capelli castani erano folti e morbidi e, scendendo, aveva notato che
Akane ci aveva fatto scorrere le dita più di una volta.
Da lì ad immaginarla mentre glieli tirava facendo del sesso
selvaggio nei bagni dello stadio, fu un attimo.
Mentre stava combattendo la sua guerra interiore con un Mostro dagli
occhi verdi, un altro,
che sembrava essere lì lì per far merenda con la
sua
anima, Ranma trovò la forza di sorridere sicuro di
sè e
porgergli la mano.
''Il fidanzato,
piacere''
''Perdonami?''
''Sono il fidanzato di Akane, ma tu puoi chiamarmi Ranma''
Akane gli tirò una gomitata, sorridendo imbarazzata
all'amico,
''Shin, vai a prendermi qualcosa da bere, per favore? Muoio di sete!''
''Ma certo, splendore'',
sussurrò guardando di traverso Ranma, che strinse i pugni.
Akane tirò su un bicchiere di coca cola dal pavimento e
prese a
berne dalla cannuccia, offrendola al codinato, che declinò.
''Perchè hai mandato Scem' a
prendertela, se avevi già quella?''
''Shin. Si chiama Shinnosuke, idiota''
''Non hai risposto alla mia domanda,
idiota''
''Volevo stare sola con il
mio fidanzato. Per capire, esattamente, che cosa vuole da
me''
Le rubò il grande bicchiere dalle mani e prese a
giocherellare con la cannuccia.
''Chi è?'', chiese bevendo un'ampia sorsata di quella
bevanda
sgasata e dolciastra che odiava, ma che sarebbe servita a sciogliere il
groppo che aveva in gola.
''Il mio ex'', rispose tranquillamente la ragazza.
Ranma sputò teatralmente tutto il liquido che aveva in
bocca,
producendosi in una serie di spruzzi che bagnarono tutti i presenti,
fortunatamente troppo presi dal match per accorgersene.
''Che c'è?'', sbattè gli occhi.
''Ah, quindi è vero!'', si alzò in piedi e
puntò
il dito contro di lei, come un marito tradito che scopre la moglie
fedifraga
con l'amante.
''Cosa?'', chiese lei annoiata senza muovere un muscolo, mentre tutti i
presenti inveivano contro Ranma intimandogli di risedersi e di
permettere loro di seguire la fine della partita in pace.
Il codinato si avvicinò al volto della ragazza e,
guardandola negli occhi concentrato, cercò invano di
leggerle nella mente.
''Mica mi vorrai baciare?''
''Non sia mai, scema'', si allontanò, ricomponendosi. Akane
si
sporse verso di lui, avvinghiandosi al suo braccio innaturalmente teso
ed accarezzandogli la spalla, preoccupata.
''Ranma, oggi sei strano. Che hai?''
Il fischio finale e la standing ovation di tutta la tribuna fecero
capire ai due giovani che lo scontro, il loro come quello di basket,
era giunto al termine.
Ranma scansò malamente la presa di Akane e si
alzò di scatto, guardandola con disprezzo.
''Adesso facciamo anche le gatte morte, Akane?''
''Ma che sei, scemo? Sei strano da quando sei arrivato, volevo solo
capire cosa avessi!'', urlò alzandosi ed infilando la giacca.
''Niente, non ho assolutamente niente. Adesso vai dal tuo Scream e lasciami
in pace!"
''Si chiama sempre Shin, e non capisco che problemi tu abbia con lui''
''Io non ho nessun problema'', rise isterico.
''Possiamo parlarne tornando a casa?''
''Non ci penso neanche, va' pure con lui!''
''Sinceramente, Ranma, vaffanculo. Ma col cuore'', rispose con tono
pacato, anche se il rossore del suo volto tradiva una certa irritazione.
''Ricambio''
Furiosa, gli diede uno schiaffo.
''Non mi preoccuperò mai più per te!''
''Una palla al piede in meno''
''Ammazzati!'', urlò con gli occhi lucidi, lasciandolo solo
nella grande sala, che si stava svuotando, e raggiungendo il ragazzo al
bar.
Ranma si sedette sulle gradinate e si chinò con la testa tra
le mani, pensieroso.
Cosa gli stava succedendo?
Non era certo da lui perdere la dignità in stupide scenate
di gelosia, non gli era mai capitato con nessuna ragazza. Certo, era
molto protettivo con sua cugina Ranko e, quando qualche ragazzo le si
avvicinava troppo, si comportava come un padre-padrone del cinquecento,
ma era giustificato perchè quella ragazzina per lui era come
una sorella; inoltre portava il cognome dei Saotome e doveva
proteggerne la reputazione, ma
Akane?
Akane non era sua sorella e, ad essere sincero con se stesso, sapeva di
non poterla nemmeno considerare del tutto la sua ragazza.
Perchè si accaniva tanto, con lei?
E poi, anche se in
passato fosse successo qualcosa tra lei e quel bell'
imbusto, cosa avrebbe potuto dire, lui?
Il Mostro che abitava la sua anima continuava a ripetergli le parole di
Ukyo, scandendole con un ghigno fatidioso che fece sentire il codinato
uno stupido.
Si dice che Akane abbia
perso la verginità con lui.
E allora?
E anche se fosse stato?
In fondo lui era un santo?
Nemmeno se la ricordava più la sua prima volta, lui,
talmente tante erano le ragazze che aveva avuto!
Sì, decisamente doveva darsi una calmata.
O forse no.
''Certo che me la ricordo!', urlò facendo spaventare gli
addetti alle pulizie, le uniche persone rimaste in sala, che gli
chiesero gentilmente di lasciare il palazzetto, ''Mica ne ho avute
così tante, io!'', strinse i pugni, dilatando le pupille.
Gentilmente scortato da un omone di colore alto due metri e largo
altrettanti, uscì dalla sala e, osservando la gente
accalcata al bar, cercò di scorgere Akane, per chiederle
scusa.
Lui non aveva alcun diritto sul suo passato e, se non se lo fosse
guadagnato, non ne avrebbe avuti nemmeno sul suo presente e futuro.
Magari avrebbe potuto spaccare quel bel faccino abbronzato e chiudere
per sempre quegli occhi di giada, ma non l'avrebbe certo fatto per
gelosia nei suoi confronti.
***
'''Notte Shin, fai il bravo''
''Buonanotte, principessa''
Banale, banale, banale!
Ranma, nascosto dietro una delle pesanti colonne ornamentali del
cancello del palazzo dei Karuga, scuoteva la testa osservando con
occhio forse un po' troppo critico il commiato tra i due giovani che
aveva pedinato tornando a casa dallo stadio.
Si era sentito tremendamente stupido quando, entrando in un taxi
immediatamente dietro al loro, aveva urlato all' autista: ''Segua quell' auto!",
ma ormai il danno era fatto e, mentre era lì, tanto valeva
vedere cosa ci fosse tra la sua non-fidanzata e quello.
Akane si allontanò sorridendo e gli passò davanti
senza nemmeno accorgersi della sua presenza, dovette seguirla per un
bel po' e schiarirsi la voce diverse volte prima che lo notasse.
''Beh?''
''Sì?''
''Mi stavi seguendo?''
''Scherzi, vero? Ero qui per i fatti miei, ovviamente!''
''Ah, sì? E cosa ci facevi per i fatti tuoi
sotto casa di Shampoo? Avete fatto pace?''
''Saranno anche affari nostri?''
''Sei proprio patetico, Ranma''
Si allontanò a passi svelti, offesa. Il codinato si
ricordò del motivo per cui l'aveva seguita e prese a
rincorrerla, prendendola per un braccio e costringendola a girarsi
verso di lui.
''Come ti ho già detto in passato, tra me e Shampoo
è finita''
''Sono contenta per te''
Riprese a camminare, Ranma la fermò una seconda volta.
''Chi è?''
''Chi è chi?''
''Chi è lui, Tamagochi''
''Shinnosuke''
''Si, va bene!'', sbuffò.
''Dimmi cosa vuoi sapere''
''Voglio sapere se ci hai sco...Ahia!''
''Cosa stavi per dire?'', chiese offesa, con ancora sollevata in aria
la mano che aveva usato per schiaffeggiarlo.
''Voglio sapere fino a che punto siete arrivati'', chiese, calmandosi.
''Non sono affari tuoi'', asserì prendendo una sigaretta
dalla tasca della giacca ed accendendosela.
''Senti Akane, io ho voluto credere alla tua innocenza per quel che
riguardava la faccenda di Ataru''
Gli occhi della Tendo s' infiammarono.
''Hai voluto
credermi,
Ranma? Me l'hai concesso? Non farlo suonare come un favore, almeno!''
''Potresti cercare di essere un filo più decisa nell'
affermare il tuo pensiero?'', urlò in faccia alla giovane,
che stringeva i pugni.
''E questo me lo chiedi proprio tu?'', rispose strillando a sua volta
Akane, ''Mi baci, poi scappi, poi mi insulti, poi mi lasci un biglietto
in cui sembri voler mettere a posto le cose, poi sparisci cinque
giorni, poi mi segui, poi m'insulti di nuovo e poi hai il
coraggio di dire A ME che non sono una persona coerente?''
''E va bene, avrò avuto, forse, un momento di crisi!''
''Ranma, io non ti sopporto più. Sono al limite, davvero'',
abbassò lo sguardo, mentre il codinato si lasciava andare ad
un'altra esplosione di rabbia.
''E allora vai da Shinnosuke, forza! O da Ataru, magari! E
perchè non Ryoga? Ah, e non dimentichiamoci del cantante dei
Green Day, anche lui è un bel ragazzo con gli occhi verdi!"
''Che c'entrano, ora, i Green Day?''
''Se te lo stai chiedendo, la loro musica è sopravvalutata''
''C'è qualcosa
al mondo che sia degno del tuo rispetto, Ranma Saotome?''
''Dimmi a chi hai dedicato quella canzone''
''Quale?''
''Non fare la finta tonta: Disappearing
boy, su Facebook. L'hai pubblicata il 25 dicembre, quindi
o era per me che me ne sono andato o per lui che era appena arrivato.
Sempre che non spunti dal nulla qualcun altro, ovvio!''
''O forse per me, che vivo di merda un periodo come il Natale. Ma
ovviamente tu non ci hai pensato. Forse non sai nemmeno di che parla!
Tra l'altro tu come hai fatto a vedere il mio profilo? No, anzi,
guarda, non voglio nemmeno saperlo!"
Esausto e senza parole chinò la testa, in segno di scuse.
''Ho esagerato, eh?''
''Abbastanza''
''Ti chiedo scusa''
''Ti perdono''
''Davvero?''
''L'ho capito che oggi sei venuto a cercarmi perchè avevi
paura che stessi andando da Sven e company. Mi dispiace di averti fatto
preocupare, sono uscita dalla finestra perchè non volevo che
papà m'incastrasse in un altro dei suoi pranzi di famiglia''
''Già...'', sospirò. Salvo per un pelo.
''Ranma''
''Sì?''
''Sai cosa diceva sempre Rita Hayworth? Io ho due vizi: il fumo e gli
uomini con gli occhi verdi...''
''Bene, due su due'', commentò acidamente.
''Lasciami finire! Ecco, io... Per chiudere definitivamente il discorso
di oggi... Il verde non mi dispiace, ma... L'azzurro
è certamente il colore più consono ai miei canoni
estetici'
''Oh...''
''Già... Andiamo a casa?''
Lungo la strada, camminando in silenzio due passi davanti ad un' Akane
visibilmente imbarazzata dalla squallida scenata di gelosia di cui era
stata vittima e, ancora di più, dalla sua stessa ammissione
di trovare qualcosa di interessante in lui, Ranma si sentiva stanco ma
leggero. Il Mostro dagli occhi verdi che lo punzecchiava dall'interno,
così come gli altri mostri
dagli occhi verdi che sembravano ronzare in un movimento perpetuo
intorno a quella ragazza che si mostrava così piccola ed
innocente da fargli provare vergogna per se stesso e per i suoi
pensieri cattivi, sembrava essere lontano anni luce da lui, da loro.
Senza voltarsi a guardarla buttò un braccio all'indietro,
tendendo la sua mano verso la fidanzata, che l'afferrò
immediatamente.
Camminando mano nella mano al centro di una Time Square stranamente
deserta i due ragazzi sorridevano e tacevano, finchè Ranma
non ruppe il silenzio, in un sussurro.
''L'azzurro è un bel colore...''
''Già...''
''Non è il più bello, ma si difende molto bene''
''Perchè, c'è un metodo scientifico per decretare
quale sia il colore più bello di tutti, Signor Esperto?'',
rise la Tendo.
''Non ti sei mai chiesta perchè amo tanto indossare il
rosso?''*
Akane trasalì, il giovane chiuse la bocca e non la
aprì fino al loro arrivo a casa, quando lasciò la
sua mano e le chiese se voleva usare il bagno, o se poteva andarci lui
per primo.
Rientrata nella sua cameretta, mentre sentiva quello scemo di Ranma che
cantava a squarciagola una canzone degli Offspring sotto la doccia,
Akane sorrideva come una stupida sdraiata a faccia in su sul letto,
buttando, ogni tanto, un'occhiata al vestito che avrebbe indossato la
sera dopo, al compleanno di Nabiki.
Era una festa in maschera e sarebbe stata Giulietta, era tutta la vita
che sognava di essere Giulietta.
Ed aveva fatto bene a scegliere un vestito rosso.
*
Akane, in giapponese, significa Rosso profondo.
Sì,
come il film di Dario Argento, ora so cosa guarderanno nella loro
prossima serata cinema!
Il
capitolo è lungo (troppo), non dice niente di sostanziale
perchè, come al solito, mi sono persa tra i dialoghi ed
è, diciamo, ''di transizione''. Non mi piace e non lo dico
tanto per dire, stavolta non sono davvero contenta ma, se ne cambio
anche solo una virgola, posto tra sei mesi, e visto che sono
già in ritardo (con la tabella di marcia originale, poi,
sono in ritardissimo: il prossimo capitolo, quello di capodanno, doveva
essere pubblicato proprio a Capodanno ed è pronto in
versione beta da circa 3 mesi!) ve lo beccate così
com'è. In pratica una lunga ed inutile scenata di gelosia,
senza nemmeno il solito chiarimento finale. Mi spiace solo che il
concetto del Mostro con gli occhi verdi non sia stato sviluppato come
volevo, spero di aver reso l'idea della nevrosi di Ranma nella scena in
cui parla da solo allo stadio, diciamo che ha avuto un piccolo crollo
nervoso, ma ne parleremo ancora. Ah, e finalmente avete capito perchè in questa storia Shin non ha gli occhi azzurri.
Sono
giorni un po' incasinati e non ho molto tempo (anzi, non ne ho
proprio!), di sicuro non riesco a rimettermi a scrivere prima di fine
mese e non volevo farvi aspettare.
La
canzone citata è, come detto, Disappearing boy dei Green
Day. Vi rimando a Tuttotesti e simili se volete capire di che parla,
sostanzialmente c'è il tema della gelosia e quello del ''non
saper stare al mondo'', il pezzo a cui Akane si riferisce é:
Now
you see me, now you don't
Don't
ask me where I'm at
'Cause
I'm a million miles away
Treated
like a forbidden heel
Don't
say my thoughts are not for real
Or
you won't see me again
Am
I here or am I there
Or
am I playing on the stairs
Am
I in my room with my toys
I
am the disappearing boy
When
I walk in crowded rooms
I
feel as if it is my doom
I
know that I don't belong
E
basta, è tutto, lo giuro.
Grazie
a chi leggerà tutto 'sto papiro e grazie doppio a chi ha
sempre voglia di lasciarmi un commentino, come sapete mi fanno molto
piacere!
Un
bacione e alla prossima!
Ps: scusate errori vari ed eventuali, non ho voglia di rileggere
un'altra volta! =D
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Capitolo 14 *** L'ultima notte sulla terra- Prima parte: Cruel intentions ***
nuovo
''Senti, io non voglio più parlare di ciò che
è
vero e di ciò che illusione: la vita è breve, non
sprechiamo tempo per pensare alla vita. Viviamola e basta''
Woody Allen -La rosa
purpurea del Cairo
''Ti prego, abbi pietà di me!''
''Non ho ancora finito con te, Mercedes!"
Silvia le strappò via una manica dello splendido vestito da
sposa che la madre di Esteban le aveva cucito personalmente e con tanta
fatica: aveva venduto metà delle mucche della sua fattoria
per poter
acquistare la pregiata stoffa con cui era stato confezionato.
''Silvia, lasciami! Non capisci che io non c'entro niente? Non
è
colpa mia se Esteban ha scelto me! Inoltre tu lo hai ingannato!''
''Taci, vigliacca! Tu mi hai sempre portato via tutto!'',
urlò la sua ex collega, tirando fuori un grosso pugnale.
''Io non ho mai fatto
niente! Ti
prego, lasciami sposare l'uomo che amo, Silvia! Ti ricordi quanti bei
momenti abbiamo passato insieme, alla sartoria? Perchè vuoi
sciupare tutto?''
''Troppo tardi,
Mercedes. Tu soccomberai ed Esteban sarà mio''
Il suo sonno fu disturbato dal rumore delle pesanti tende della sua
camera che venivano spostate e dalla forte luce che, improvvisamente,
fu proiettata dal suo viso.
Aprì gli occhi, arrabbiata per il brusco risveglio ma, allo
stesso tempo, sollevata di essere finalmente fuori da quell'incubo, e
sorrise ad Estrella, che le stava servendo la sua colazione preferita
direttamente a letto, su uno splendido vassoio d'argento che
apparteneva alla sua famiglia da generazioni.
''Muchas gracias,
Estrella''
''Buenos dìas, bambina. Hai dormito bene?''
''Mmh non molto... Ho avuto una specie di incubo sudamericano...'',
asserì pensierosa.
''Anche tu?'', spalancò gli occhi la portoricana, stupita.
''Perchè?''
''Ah niente, niente... Vado a lavorare, stasera sarà un
inferno aquì!''
''Già, la festa di Nabiki...'', sbuffò.
''No fare così, che te divertirai, tu. Soy yo che devo
lavorare e lavorare e lavorare...''
''Lo sai che non amo questo genere di cose, mi annoiano'', rispose
addentando una brioche enorme.
''Meno male, mi sentivo un alieno!''
Ranma sorrise alle due donne appoggiato allo stipite della porta della
sua stanza, con le braccia incrociate dietro la nuca e vestito solo di
un pantalone della tuta grigio.
''Che ci fai qui?'', sbottò la ragazza con ancora un pezzo
di
croissant alla marmellata in bocca mentre Estrella le copriva gli occhi
con una mano.
''Ho visto la porta aperta e speravo di strapparti qualche indizio sul
tuo costume di stasera, io non ho ancora deciso come vestirmi''
''Nemmeno io'', mentì prontamente Akane mentre la cameriera
si
guardava intorno per sincerarsi che il suo abito fosse ben nascosto
nell'armadio, ''Anche perchè non sono cose a cui do molta
importanza. Deciderò all'ultimo momento''.
''Sei proprio un maschiaccio senza un briciolo di senso del
romanticismo''
''Da che pulpito!", urlò lei lanciando, con gli occhi ancora
coperti dalla mano dell'amica, un piattino in ceramica in direzione
dell'odiosa voce saccente del suo fidanzato.
Ranma recuperò al volo il piattino e si avvicinò
per
posarlo sul vassoio, mentre la donna si faceva il segno della croce e
si alzava dal letto, pronta a congedarsi.
''Fate i bravi voi due, che non avrei l'età per occuparme de
un bambino, ahora!"
''Sta' tranquilla, non c'è pericolo che io faccia qualcosa
con lei'', rispose il codinato mentre la donna usciva dalla
stanza e la giovane si voltava dall'altra parte coprendosi fino al naso
col pesante piumone color avorio, offesa. Si sedette sul letto accanto
a
lei,appoggiando il vassoio sul comodino e cercando, invano, di rubarle
un pezzo di coperta per sè.
''Chi ti ha detto che potevi sederti?''
''Te l'hanno mai detto che non sei proprio una maestra
dell'accoglienza?'', chiese prendendole il mento tra le dita e cercando
di farla voltare verso di lui. Arreso, gattonò fino alla
fine
del letto, infilandosi direttamente sotto la coperta e strisciando
accanto a lei, evitando i suoi calci.
''Che vuoi, Ranma?'', chiese tirando ancora un po' la coperta.
''Perchè ti copri? Cosa nascondi?''
''Ma cosa vuoi che nasconda?'', chiese, alzando la voce, ''Stavo
dormendo, se non te ne sei accorto!"
''Non è che c'è il tuo amante, qui sotto,
vero?'', chiese iniziando a tastare le coperte.
''Ce ne sono dieci, non li hai visti?'', gli fece una linguaccia.
''Non dirmi che devo compiere un omicidio plurimo di prima mattina,
perchè non ne ho proprio voglia!'', rise buttandosi addosso
alla
fidanzata ed iniziando a farle il solletico per cercare di farle
mollare la presa dal piumone. Akane rideva e tirava schiaffi a
casaccio, cercando di divoncolarsi e di non soccombere sotto il peso
del giovane, che la stava schiacciando.
Finalmente, dopo vari tentativi, riuscì a rubargliene una
buona porzione e ad infilarcisi sotto, al caldo.
''Ah, così sto meglio! Fa freddo, eh?''
''Se non andassi in giro nudo...'', replicò lei a bassa
voce,
con l'espressione livida e contrariata di chi non sa ammettere una
sconfitta.
''Beh ma anch'io stavo dormendo! Anzi, per venire qui mi sono
addirittura messo i pantaloni. Sai, a letto mi danno fastidio''
''Wow, ora che so che dormi in mutande sono tutta un fuoco, Ranma'',
replicò sarcasticamente e con voce atonale lei.
''E lei come dorme, miss Tendo?'', chiese facendole l'occhiolino.
''Non sono cazzi suoi''
''Quanta grazia e raffinatezza ogni volta in cui apre bocca, Madame''
''Dai, fammi finire la colazione. Sono in ritardo'', gli
tirò
uno schiaffo e cercò di sporgersi oltre il ragazzo per
rubare un
pezzo di croissant dal vassoio accanto a lui. Ranma la
afferrò
per i fianchi e le spostò la coperta di dosso.
''Akane Tendo, i nostri telespettatori smaniano per
sapere cosa indossi!'', urlò con un tono di voce imperante e
teatrale che ricordava
quello di Kuno quando lo sfidava a duello in cortile nell'intervallo,
circa tre volte a settimana, togliendole le lenzuola di dosso.
''Smettila, scemo!''
''Oh, ma cosa vedo, qui? Ah, quanto sono fortunato!''
''Ranma, lasciami!''
''Ma non capisci, Akane? Un giorno mi ritroverò a
condividere il
letto con un maschiaccio che dorme con addosso i pigiamini di
Spongebob! Non è meravigliosa, la vita?"
''Tu non condividerai il letto proprio con nessuno, maniaco!''
''Questa mise
è talmente sexy che lascerebbe senza parole anche Tatewaki
Kuno''
''Ma guarda che se non ti piace nessuno ti costringe a guardare!''
''Akane, il problema non è se piacerebbe o meno a me. Il
problema è che se miri a un uomo che abbia, non so,
più
di otto anni, dovresti essere un filino più femmina''
''Abbiamo finito con le lezioni di moda? Sembri uno di quei gay che
danno consigli di stile in tv"
''Con la differenza che io sono etero, etero, etero'', scosse la testa.
''Intanto sei a letto con una ragazza e tutto quello che sai fare
è parlare di abbigliamento, mio caro etero''.
''Per forza!'', rise lui.
''Per forza, cosa?''
''E dai, Akane, chi mai avrebbe il coraggio di metterti un dito
addosso?''
''Ah, grazie!''
Gli diede le spalle e smise di rivolgergli la parola per cinque minuti
abbondanti. Ranma, dopo aver smesso di ridere ed aver bevuto un sorso
del suo cappuccino, la abbracciò da dietro, abbassando la
spallina della sua canottiera e prendendo a baciarle la spalla.
''Vattene, ti odio''
''Ma te la sei presa?''
''Assolutamente no''
''Guarda che hai capito male, come sempre. Intendevo dire che
è
difficile avvicinarsi a te sapendo che meni come un pugile
professionista''
''Non stai migliorando la situazione, se è a questo che
miravi''
''Dai, scemotta. Girati, dobbiamo scegliere come vestirci questa sera''
''E chi ti dice che voglia scegliere un travestimento di coppia?'',
chiese voltandosi e spingendolo.
''Pensavo che sarebbe stato carino. Potremmo fare, che ne so... Batman
e Robin''
''Ranma!'', si lamentò lei, sbuffando.
''Perchè no, scusa? Saremmo perfetti''
Akane abbassò lo sguardo, triste.
''Ranma, vattene. Devo fare un sacco di cose ed ho già perso
mezza mattinata per stare dietro alle tue cretinate''
''Che fai, oggi?'', chiese alzandosi. Akane si soffermò un
secondo di troppo ad osservare gli addominali scolpiti del ragazzo che
si protendevano fino all'elastico dei suoi pantaloni, portati con la
vita un po' troppo bassa.
''Devo pranzare con Shin ed accompagnarlo a comprare il suo costume,
poi andrò dal parrucchiere, cenerò con Mousse e
verremo
qui a prepararci''
Ranma storse il naso nel sentire nominare il giovane dagli occhi verdi
che aveva conosciuto il giorno prima. Cercò di dissimulare
la
sua irritazione e raccogliere più informazioni possibili
tentando di fare il vago.
''Mi è sembrato di capire che vive insieme a Shampoo''
''Sì, ma non essere geloso. Lei lo ospita perchè
suo
nonno, che vive qui, è andato a Palm Springs per l'inverno,
lasciando le chiavi del suo attico ad un'impresa edile. Intende
ristrutturarlo e farne un loft per il nipote, visto che ormai lui
è vecchio e vuole andare a vivere al mare''
''Quindi il ragazzo si troverà a vivere da solo in un loft a
New
York ed a spassarsela con i soldi del nonno?'', domandò
ignorando
l'allusione della giovane alla sua gelosia per Shampoo e non potendo
fare a meno di chiedersi se se la sarebbe spassata anche con Akane, una
volta ottenuto l'appartamento.
''Esattamente''
''Bella vita!''
''Non direi, Shinnosuke ha un sacco di problemi''
''Di che genere?'', incalzò.
''Cose private''
''Oh'', si rabbuiò, ''Beh però ha te. T-tu gli
vuoi bene, no?'', esitò.
''Beh certo che gli voglio bene, che domande sono?''
''Te lo chiedo perchè di solito con gli ex non si riesce mai
a rimanere amici. Hai detto che è il tuo ex, no?''
''Sì, lo è''
''Perchè è finita?''
''Cos'è, un interrogatorio?''
''Sono solo curioso! Dopotutto t-tu sei la mia... Hem... Ed io devo
sapere tutto''
''Io non ti ho mai chiesto un elenco in ordine alfabetico delle tue
conquiste, però''
''Oh beh, ma io sono un uomo. E' giusto che abbia fatto le mie
esperienze, lo dice anche Soun'', continuò nonostante
l'espressione irritata di Akane, ''Invece tu sei una ragazza, anche se
non sembra, ed è conveniente mantenere un po' di decoro, se
non
lo sai, altrimenti tanto vale criticare quelle come Shampoo o come
Nabiki che almeno fanno tutto alla luce del sole ''
''Io e Shampoo siamo su due pianeti diversi e non ti permetto di
paragonarci, nè tanto meno di paragonarla a mia sorella,
Ranma"
''Credevo che anche lei fosse un tipo piuttosto allegro''
''C'è una grossa differenza tra l'essere un tipo allegro
che sceglie consapevolmente di divertirsi senza prendere in giro se
stessa o i suoi partners e che, al bisogno, sa impegnarsi ed essere
fedele e devota com'è successo con Jason e l'essere una
troia
senza speranza che non ha un briciolo di rispetto per il suo corpo e lo
usa per legittimare tutti i suoi scopi, la maggior parte dei quali sono
legati alla sofferenza di qualcun altro'', rispose d'un fiato, con una
punta di amarezza che il codinato non notò, troppo preso dal
cercare di capire in quale delle due categorie inquadrare la fidanzata.
''E tu, Akane Tendo, che tipo sei?''
''Io sono io''
''Beh ma anche tu avrai... Sai... Ecco... Io vorrei capire... Con
quanti, ecco'' balbettava.
''Ranma, ma cosa stai dicendo?''
''Dai che hai capito''
''Non che ti interessi'', rispose lei, su tutte le furie, ''Ma si da il
caso che Shinnosuke non sia quel tipo di ragazzo e che sia stato anche
l'unico che io abbia frequentato''
''Oh andiamo, vuoi lasciarmi credere che facevate lunghe passeggiate e
che ti teneva la mano al cinema e
basta?''
''Esattamente''
''Quindi tu... Sei...'', sorrise. Un sorriso aperto, sincero.
''La conversazione è finita''
''Posso abbracciarti per fare pace?''
''Non pensarci nemmeno''
''E se ci vestissimo come Bob e Patrick?''
''Sei un deficiente!", urlò tirandogli dietro la lampada che
teneva sul comodino, sradicandola dalla presa di corrente cui era
attaccata.
''E dai!'', scoppiò a ridere, buttandosi sul letto accanto a
lei e stringendola a sè, felice.
***
Shampoo si alzò ed entrò nella sua vestaglia in
seta
preferita, mentre il ragazzo nel letto con lei la guardava ammirato.
Accendendosi una sigaretta, si rilassò sprofondando sui
cuscini
foderati in raso e buttò una compressa di multivitaminico
nel
bicchiere d'acqua che la ragazza gli aveva lasciato sul comodino.
''Non che mi dispiaccia intrattenere questo tipo di relazioni, Shampoo,
ma vorrei capire cosa stiamo facendo''
''Non lamentarti, non mi sembra che ti stia andando male'',
sussurrò lei spazzolandosi i lunghi capelli, seduta davanti
allo
specchio. ''Avrai la tua Akane e nel frattempo hai me. Non mi sembra un
grosso sacrificio per il piccolo favore che ti ho chiesto in cambio''
''E' questo il problema, non ho ancora capito che cosa devo fare''
Si avvicinò a lui e lo fissò dritto negli occhi,
seria: ''Devi distruggere Ranma Saotome''
''Vuoi che faccia a botte con uno palesemente più grande e
forte di me?''
''No, Shinnosuke, voglio che gli porti via ciò che gli
è più caro''
''...E ritorniamo ad Akane''
''Esatto. Sii l'uomo perfetto e l'avrai. E saremo tutti contenti''
''Suona bene''
Si sporse a guardare fuori dalla finestra, mentre il giovane si
avvicinava e l'abbracciava. ''E' arrivata Kodachi, ci vediamo stasera''
''Romeo, hai detto?'', chiese infilandosi i jeans.
''Esatto, Romeo'', sorrise saltellando fuori dalla stanza.
***
''Ciao, Shin! Hai l'aria stravolta, stamattina!''
''Buongiorno, Akane! Ho avuto un incubo ed ho passato la notte in
bianco...'', mentì mettendo il broncio.
''Cos'hai sognato di tanto brutto?''
''Ecco... Ho sognato che la ragazza che amo scappava via con un
altro'',
abbassò lo sguardo assumendo un'espressione cupa che fece
intenerire la Tendo.
''E chi sarebbe la fortunata?'', chiese scompigliando i capelli
dell'amico.
''Non te lo dico'', cantilenò lui, ''Ma è una
persona molto, molto speciale''
''Lo immagino, se arrivi addirittura a sognarla la notte'', rispose
assorta ripensando all'incubo della notte precedente.
''Akane, come ti vestirai stasera?''
''E' un segreto, non voglio dirlo a nessuno!'', sorrise raggiante,
già proiettata con la testa al momento in cui, finalmente,
sarebbe stata Giulietta.
In seconda elementare la sua classe aveva partecipato ad un concorso
nazionale di recitazione. Avrebbero messo in scena la famosa tragedia
Shakespeariana davanti a scuole provenienti da tutto il Paese e, la
Akane allora bambina, aveva desiderato con tutta se stessa quel ruolo
così romantico e drammatico, così pieno di
fascino ed
emozione.
Purtroppo per lei, i suoi capelli corti e la madre di Shampoo,
direttrice artistica nonchè madrina dell'evento, avevano
fatto
sì che il ruolo principale fosse assegnato alla cinesina,
mentre
a lei era toccato essere Romeo.
Ricordava perfettamente di aver abbracciato la sua allora migliore
amica, triste anche lei perchè voleva interpretare una parte
più marginale, essendo molto timida, e di averle giurato
che, un
giorno, sarebbe stata una splendida Giulietta Capuleti.
Da quel giorno aveva smesso di tagliarsi i capelli da maschietto ed
aveva cercato di acquisire dei modi di fare più aggraziati,
ottenendo anche un discreto successo, visto che nessuno poteva negare
che, in società, era davvero una principessina di Park
Avenue.
Che nella vita di tutti i giorni fosse un maschiaccio portato
all'autolesionismo ed all' illegalità, come non mancava mai
di
farle notare Ranma, era ovviamente un altro discorso.
Chissà che faccia avrebbe fatto quella sera, vedendola
scendere
la scalinata principale nel suo splendido abito rosso, confezionatole
da Nodoka in persona.
''Non importa, sarai comunque splendida'', Shinnosuke la
destò dai suoi pensieri.
''Sei troppo buono con me, Shin. Troppo generoso''
''Te lo meriti. Piccola, so che tra di noi non è finita in
un bel modo, ma...''
''Basta così'', lo bloccò la Tendo, alzando una
mano per
farlo smettere di parlare, ''Non importa, Shin. So che non eri in te e
sono felice che le cure ti abbiano fatto bene''
''Anche se sono certo che non ti avrei mai fatto del male, non riesco a
non pensare che non mi perdonerò mai per averti aggredita in
quel modo. Sono un mostro'', si sedette su una panchina ed
affondò il viso tra le mani, piangendo sommessamente.
Akane non poteva certo dimenticare la paura che aveva avuto la sera in
cui Shinnosuke l'aveva aggredita. Era appena uscita dall'ospedale dopo
aver rischiato seriamente la vita, in seguito all'incontro di arti
marziali in cui si era gravemente infortunata.
Durante la convalescenza si era sentita sola ed abbandonata: sua madre
era mancata da soli tre anni e mentre Kasumi, allora sedicenne, aveva
cercato conforto nello studio forsennato delle scienze, impegnandosi al
massimo per prepararsi al test di ammissione alla facoltà di
medicina, in modo da diventare un bravo dottore ed impedire che altre
ragazzine soffrissero per la perdita prematura dei loro cari, Nabiki si
era chiusa in un guscio impenetrabile. Dopo aver appreso dell'incidente
della sorella non aveva versato una sola lacrima e Soun, preoccupato,
le aveva fatto fare il giro di tutti gli psicologi della
città
per aiutarla ad esternare il suo dolore.
Senza suo padre e le sue sorelle a starle vicino, ad Akane vennero a
mancare anche l'affetto degli amici e del fidanzato: con Shampoo aveva
litgato sei mesi prima per via di Ataru, e la cinese non era stata in
grado di mettere da parte l'orgoglio nemmeno quando la ragazza aveva
rischiato di morire. Shinnosuke, invece, aveva preso l'incidente peggio
di chiunque altro: giravano varie voci sulla reazione avuta dal giovane
nel vedere la propria ragazza in quello stato, alcune delle quali
infondate, ma ciò che era certo era che per un ragazzino di
quindici anni non era stato facile da sopportare, soprattutto
perchè il ragazzino in questione aveva già da
tempo
qualche problema con la gestione della rabbia, collegato probabilmente
all'abbandono dei suoi genitori. Non l'aveva più visto da
quando
le stringeva la mano mentre la portavano via in ambulanza.
Quando Akane era uscita dall'ospedale, scortata da Estrella e Mousse,
le uniche persone che le erano state realmente vicine, Shinnosuke
l'aveva aspettata in camera sua.
Akane ricordava perfettamente di aver trovato tutti i suoi karateji
ammucchiati per terra, cosparsi da benzina ed altri liquidi
combustibili.
Shinnosuke le aveva chiesto -anzi, le aveva imposto- di dire
per
sempre addio alle arti marziali, e davanti al rifiuto della Tendo aveva
reagito molto male.
Ma era acqua passata ed Akane era un tipo molto meno rancoroso di
quanto pensasse la gente. Nel veder tornare Shinnosuke, il giorno di
Natale di tre anni dopo, era stata così felice di saperlo
finalmente guarito dalle sue manie da dimenticarsi dell'accaduto e
perdonarlo definitivamente.
Il problema era far capire al ragazzo che anche lui doveva perdonare se
stesso.
''Facciamo un patto, Shin?''
''Dimmi tutto''
''Tu mi offri il dolce più buono che hanno in quella
pasticceria
e scegli un bel costume per stasera, ed io ti perdono'', gli sorrise.
''Akane...''
''Sì?''
''Potrai mai amarmi di nuovo?''
Soppesò le parole in modo da non ferire i sentimenti del
ragazzo, per evitare di farlo precipitare in un altro baratro di
disperazione.
''Al momento voglio stare da sola, ma... La vita è strana,
no? Chissà, forse un giorno...''
Sapeva che illuderlo era la cosa peggiore da fare, soprattutto
perchè pienamente consapevole che mai, mai nella vita
sarebbe
stato possibile un ritorno di fiamma e che nel suo cuore si stava,
lentamente, facendo largo qualcun altro, ma lasciargli uno spiraglio di
luce le sembrava la scelta più opportuna.
Certo non sapeva che qualcuno stava spiando la sua conversazione con il
bel moro.
***
''Ho detto di no. No, no e no! Non ci vado a quella festa,
mà!"
''Non fare il bambino, Ranma. E' il compleanno di tua cognata, inoltre
è la vigilia di Capodanno ed è giusto che tu stia
al
fianco della tua fidanzata''
''Non è la mia fidanzata e Nabiki non è mia
cognata!
Anzi, se proprio vuoi saperlo credo che Akane sia interessata a qualcun
altro''
''Questa, poi...'', sbottò Nodoka allargando le braccia,
arresa.
Suo figlio aveva certo ereditato molto da lei, ma la testardaggine e
l'ottusità erano di Genma. Erano totalmente di Genma.
''E' vero! L'ho sentita con le mie orecchie dire a quel bell'imbusto
che: Forse un giorno
potrei amarti, hihihi!"
''Ti sei anche messo a spiarla, figliolo?''
''Ma che dici? Passavo di lì per caso e li ho sentiti, tutto
qui''
''Ovviamente. E visto che sai tutto saprai anche quali sono i programmi
di Akane per la serata, vero?''
''Hem...No''
''Akane sta progettando questo evento da settimane. E' stata lei a dare
a Nabiki l'idea della festa in maschera. Sarà Giulietta, se
te
lo stai chiedendo, e vorrebbe che qualcuno
fosse il suo Romeo''
Ranma maledì se stesso pensando alla sua proposta di quella
mattina, quando le aveva chiesto di essere Robin.
''Beh, ma io che ne sapevo? E poi non ho nemmeno un costume, non
farò mai in tempo a trov...''
S'interruppe nel vedere sua madre che, da una busta porta-abiti in seta
rosa con lo stemma della sua azienda, tirava fuori uno splendido
completo blu e dorato.
''L'ho fatto per te, amore. L'ho
confezionato io personalmente.
Era da quando avevo vent'anni che non mi mettevo a tagliare e cucire,
Ranma, spero tu riesca a capire quanto tutto questo sia importante per
me''
''L'hai fatto tu?'', chiese emozionato in un sussurro, accarezzando
dolcemente il capolavoro di sartoria e giocherellando con una delle
decorazioni dorate sulle spalline in velluto, ''E' troppo,
mà.
E' troppo... Troppo bello''.
''Sii all'altezza della situazione, figliolo. Romeo diede la vita per
la donna che amava, tu cerca almeno di darle un po' di fiducia''.
Uscì dal laboratorio di sartoria e prese a camminare,
infreddolito, verso casa. All'altezza del museo Metropolitan, uno dei
tanti che si era ripromesso di visitare, un giorno, incontrò
Shampoo.
''Ciao, Ranma''
''Hey, come stai? Sei stata invitata anche tu alla festa?'', chiese
indicando la grande busta che la giovane teneva in mano e la stoffa
pregiata che ne usciva da un lato.
''Non ti hanno mai detto che le feste più divertenti sono
quelle
a cui non si è invitati?'', gli fece l'occhiolino lei,
maliziosa.
''Non ti permetterò di rovinare la festa a Nabiki. I
diciotto
anni vengono una volta sola'', rispose tra i denti, con gli occhi
ridotti a due fessure.
''Sta' tranquillo, non intendo rovinare la festa a nessuno. Ed il mio
accompagnatore èstato regolarmente invitato.
Starò
con lui tutta la sera, in caso il tuo ego spropositato ti abbia fatto
pensare che sarei venuta per te. E' così sexy e
passionale...''
''Non m'interessa'', rispose risoluto, decidendo di darle una stoccata
finale prima di lasciarla sola con la sua cattiveria, ''Ora devo andare
a prepararmi, sai, io e
la mia fidanzata saremo Romeo e Giulietta questa sera,
e... Beh, lei sarà bellissima come sempre''
''Romeo e Giulietta, eh?'', chiese sorridendo amaramente. Se anche
Ranma fosse stato Romeo i suoi piani di far avvicinare Akane a
Shinnosuke sarebbero miseramente falliti, ''Non ne dubito, Ranma, e
sarà una bella sorpresa per me capire chi di vuoi due
farà l'uomo e chi la donna...''
''Sei molto simpatica''
''Devo andare a prepararmi. Ciao, Capuleti!''
''E' Montecchi! Romeo-Montecchi!" urlò lui alle spalle della
giovane, che si era allontanata in fretta e furia con il cellulare in
mano.
***
''Allora, come ci si sente a riavere i capelli lunghi?'', le chiese
Mousse abbracciandola in ascensore, mentre le porte si aprivano sul
salone di casa Tendo.
Si toccò le extention che Malcolm le aveva sapientemente
applicato, e che le arrivavano fino al fondoschiena, scendendo lungo i
suoi fianchi in morbidi boccoli color nero corvino.
Effettivamente, le mancavano i suoi capelli.
Da quando Shampoo l'aveva costretta a tagliarli aveva pensato a lungo
all'idea di farseli allungare artificialmente, ma l'orgoglio ed i
complimenti che Ranma aveva rivolto al suo nuovo look l'avevano fatta
desistere.
Sorrise al suo migliore amico e salì le scale che portavano
alla
sua stanza. Appena entrata, lanciò un urlo disperato
talmente
forte da far accorrere Mousse ed Estrella alla velocità
della
luce.
Una macchia rossa, come a monito d'avvertimento, si stagliava lungo
tutto il tappeto bianco posato davanti al letto. Ad uno sguardo
più attento si poteva notare che altro non era che la manica
destra del suo costume per la serata, e che il resto del vestito era
sparso, in lembi asimmetrici, per tutta la stanza.
''Estrella, chi è stato?'', chiese piangendo, accasciata a
terra, mentre il ragazzo cercava di confortarla.
''Ahi, niña, non lo so proprio!''
''Ma è evidente che qualcuno è entrato in questa
casa!",
urlò Mousse, furioso, ''A che serve avere del personale se
nemmeno controlla chi entra e chi esce?''
''Sta' calmino, chico! Le porte sono tutte sorvegliate dalla security
da questa mattina, sapete bene che señorina Nabiki fa le
cose in
grande! Nessuno poteva entrare nè uscire da questo
appartamento!''
''E allora è stato qualcuno che era già dentro
casa?'',
chiese la Tendo disperata, ''Chi è che mi odia
così
tanto, Estrella? Chi?''
''Nessuno te odia, Akane. Come se potrebbe...''
''Un momento...'', mormorò Mousse pensieroso, avvicinandosi
alla finestra socchiusa.
Il giovane notò che uno dei vasi di primule posati sul
cornicione era rovesciato e che c'era della terra sparsa sul pavimento
immediatamente sotto il davanzale.
''Qualcuno è entrato dalla finestra''
''Impossibile'', replicò la Tendo, ''Solo io so come si fa a
salire da lì senza ammazzarsi''
''Ma Ranma sa che l'allarme è disattivato... No che io pensi
che
quel niño tanto buono e bello sea capace de una cattiveria
del
genere, che Dio mi fulmini. Solo... Lo sa''
''Quel Ranma Saotome ha passato il limite! Non solo è venuto
qui
per approfittarsi delle ragazze del posto, si è permesso
anche
di farti una cosa del genere, Akane!"
''Zitto, Mou. Sai benissimo che Ranma non farebbe mai una cosa del
genere''
''Ma se ci pensi era l'unico a sapere che l'allarme non avrebbe suonato
e, soprattutto, l'unico abbastanza agile da salire arrampicandosi dalla
grondaia senza passare per la casetta sull'albero!"
Mentre Akane rimuginava sulle parole dell'amico, un'immagine le
passò per un istante davanti agli occhi, come un flashback.
Lei a dodici anni, che iniziava ad uscire di nascosto la sera per
andare a bere litri di frullato al bar di fronte alla sua scuola media.
Lei a dodici anni che, con la sua migliore amica, inventava qualunque
stratagemma per scappare di casa, in modo che quest'ultima potesse
incontrarsi col ragazzo che le piaceva senza che i suoi genitori la
scoprissero.
Lei a dodici anni che invitava Shampoo a dormire da lei e che, quando
tutte le luci di casa si spegnevano, si spingeva fuori dalla finestra
seguita dall'amica, faceva l'equilibrista sul cornicione, strisciava
giù per due piani aggrappata alla grondaia ed atterrava sul
balconcino della casa sull'albero che sua madre le aveva fatto
costruire in cortile, di nascosto da suo padre e dagli altri inquilini
del palazzo. Quella casetta di cui solo lei e la povera Diana
conoscevano l'esistenza.
Lei che aveva scoperto grazie all'astuzia dell'amica, una notte in cui
erano rimaste fuori perchè il vento aveva fatto chiudere la
finestra, che sforzandone un po' i lati con una forcina per capelli
questa si sarebbe aperta senza prodursi nel minimo rumore.
La frase che Shampoo le aveva detto quella sera le rimbombò
in testa, Akane, sei
proprio un' ingenua.
Si alzò in piedi e strinse i pugni, livida.
Benchè nè Mousse nè Estrella fossero
in grado di
leggerle nella mente, entrambi avevano capito che, anche se non ci
fosse stata una Giulietta, si sarebbe comunque consumata una tragedia,
quella sera.
Ed
eccomi qui di ritorno, scusatemi per il ritardo ma non sono stata a
casa e non mi è stato possibile scrivere!
Come
alcuni sanno ho già pubblicato questo capitolo una volta, ma
Efp
ha fatto un casino e non si vedeva da nessuna parte. Ovviamente non
avevo salvato l'ultimo pezzo, quindi m'è toccato riscriverlo
in
fretta e furia e... Sarà pienissimo di errori, vi chiedo
scusa
in anticipo!
Perdonatemi
anche se il capitolo è spezzettato (sì, la
citazione
iniziale per ora non vi dice niente, lo so!), ma alcuni chiarimenti
erano nessari.
Spero
di non avervi deluso, ho visto un piccolo calo nelle recensioni e sono
già in modalità: ''Oddio, faccio schifo, ecco!";
vi
prometto che il capitolo che volevate arriva, e arriva presto, questa
volta!
Un
bacione ed un grazie enorme a chi legge e commenta!
V.
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Capitolo 15 *** L'ultima notte sulla terra- Seconda parte: Hello, stranger. I'm a disaster ***
HELLO STRANGER
''Che fa?''
Estrella sorrise amaramente ad un preoccupatissimo Mousse, che stava
entrando in camera di Akane con una tazza di tè in mano.
''E' molto giù, bambino. Ci teneva tanto a esta festa...''
''Lo so, dannazione! Che si può fare?''
''Señorita Nabiki ha affittato tantissimi costumi per la
serata.
Forse potremmo prendere in prestito uno di quelli che ha scartato''
''No, conosco Akane. Se non potrà essere Giulietta non
scenderà in salone questa sera, ci scommetto l'ammissione a
Yale'',
commentò Mousse aggiustandosi gli occhiali.
''Tu va' a confortarla, niño, che io vado a vedere cosa
posso fare''.
***
Il salone era gremito di gente: tutti i rampolli dell' alta
società newyorkese erano stati invitati dalla giovane
Nabiki,
che faceva bella mostra di sè al centro della stanza,
vestita di
uno splendido costume da Cleopatra e con il capo, i polsi e le orecchie
adornati da splendidi gioielli in oro e pietre preziose. Al collo un
pesante e stretto collare di rubini e smeraldi a forma di serpente le
conferiva una posa ancora più fiera, ed i capelli, raccolti
in
una miriade di treccine, non erano mai stati più lucenti. La
tunica bianca con le maniche ampie, stretta sul seno abbondante, cadeva
morbida fino ai sandali in cuoio che si era fatta spedire direttamente
dall' Italia, aprendosi in uno spacco a dir poco rivelatore sul lato
destro.
Un giovane ed inesperto Ryoga, per una volta in veste di invitato e non
di cameriere, si avvicinò ad un'altrettanto spaurita e
spaesata
Ukyo.
''Bella festa''
''Non è proprio il mio mondo, ma sì, si difende
bene. Ciao, Ryoga!"
Dopo averle baciato la guancia la squadrò dalla testa ai
piedi,
cercando di indovinare in cosa consistesse il suo costume.
Indossava un paio di leggings scuri e degli stivaletti fino al
ginocchio. Il fisico atletico era fasciato in una casacca viola
tradizionale giapponese, i lunghi capelli adornati da un enorme fiocco
bianco. Dietro la schiena, un'enorme spatola in metallo tenuta su in
barba a qualunque legge sulla gravità da una sottile
tracolla in
pelle.
''Se te lo stai chiedendo sono una cuoca di okonomiyaki. E' una delle
tradizioni della mia famiglia, e... E poi... Non mi andava di vestirmi
da gattina sexy o da principessa come la maggior parte delle ragazzine
viziate che sono qui. Fo-forse penserai che sono una stupida...''
asserì arrossendo, pesando che le sue magre finanze non le
avrebbero comunque permesso di scegliere un costume migliore, mentre il
giovane le sorrideva intenerito.
''Ucchan,
sei molto carina. Inoltre nemmeno io ho scelto un costume classico,
come puoi notare''
''Mmmh, vediamo... Casacca gialla sdrucita, bandana tigrata in testa,
uno zaino, un ombrello cinese... Sembri mio padre quando è
arrivato qui in America, in cerca di fortuna!", rise spensierata.
Quanto le piaceva, quel Ryoga. Se solo lui non fosse stato
così
palesemente cotto di Akane Tendo!
''Hey, sono un viaggiatore!", urlò piccato non potendo,
però, nascondere un sorriso. Quella Ukyo era davvero un
peperino, pensò continuando a sorridere come un ebete,
grattandosi la testa imbarazzato. Se solo Akane... Nemmeno lui sapeva
continuare quella frase, si rese conto.
''Ciao, Ukyo, ti ricordi di me?'', chiese avvicinandosi un divino Ataru
vestito da cavaliere rinascimentale, il fisico asciutto fasciato in un
costume gigio ancora più lucente dei suoi occhi e del suo
sorriso. Educatamente porse la mano a Ryoga: ''Sono Ataru Dakashi, hai
un costume fantastico''
''Grazie'', rispose dandosi un tono lui, infastidito, anche se non
sapeva il perchè, dai sospiri che Ukyo non faceva che tirare
davanti a quel giovane che, Ryoga lo sapeva benissimo, era uno dei
pretendenti più accaniti di Akane. ''Sono Ryoga Hibiki,
piacere
di conoscerti''
''Il piacere è mio, Ryoga. Sei stato molto coraggioso a
vestirti da clochard.
E' una delle idee che avevo vagliato, ma ammetto che la puzza sotto il
naso di tutta questa gente mi ha inibito''
''Hey, principino! Sono un viaggiatore, hai capito? Un viaggiatore!'',
sillabò furioso mentre Ukyo rideva di gusto ed il bassista
di
portava una mano davanti alla bocca, mortificato.
''Ti offrirei da bere per farmi perdonare, ma qui è tutto
gratis. Permettimi di suonare una canzone a tua scelta, tra poco
saliremo sul palco e voglio dedicare un ballo a te e la tua ragazza''
''Cosa? Io non sono la sua ragazza!", protestò Ukyo,
visibilmente imbarazzata.
''Oh, no, un'altra gaffe.
Meglio che mi ritiri, prima che dica qualcosa di irrecuperabile. Buona
serata, ragazzi''
Si allontanò lasciando la coppia ai loro scherzi e si
diresse
verso un pensieroso Mousse vestito da mago, che rubava furtivamente dei
salatini del
rinfresco nascondendoli nelle ampie maniche della sua casacca cinese
bianca, con un ricamo a rombi sul petto, che cadeva come una grande
coda fino a metà delle lunghe gambe e del pantalone blu
cinese che le
copriva.
''Hey, Mousse! Guarda che sono lì apposta per essere
mangiati,
non serve rubarli!", scherzò posandogli una mano sulla
spalla,
con affetto fraterno.
''Ciao, A. Non sono per me. Akane non vuole uscire dalla sua stanza e
speravo di prenderla per la gola, ma se mi mettessi a preparare un
piattino tutti mi vedrebbero ed inizierebbero a chiedersi dove si
trova. Già così mi pare molto strano che la sua
assenza
sia passata inosservata''
''E' capitato qualcosa?'', chiese preoccupato. In quel periodo sembrava
che la sua preferita tra le sorelle Tendo non avesse pace.
''Forse conviene che tu venga con me. Ce la fai o devi scappare a
suonare?''
''Credo di avere cinque minuti'', commentò vedendo Jason,
vestito solo di una bandiera del Giappone, chiacchierare amabilmente
con Nabiki, per una volta sobrio.
***
Guardò l'orologio: le dieci e trenta.
Si ravvivò i capelli, che aveva deciso di lasciare sciolti,
e si stirò con le mani la casacca in velluto blu.
No, decisamente meglio legati.
Mentre li annodava nel solito codino ammirando la sua figura allo
specchio notò che un forte vociare animava la stanza della
sua
fidanzata, al di là della porta.
Decise che, dato che era in ritardo anche lei, non sarebbe stata una
brutta idea scendere in sala insieme, come Romeo e Giulietta. Magari,
se fosse stata di buon umore, avrebbero anche potuto chiarire la
faccenda di Shinnosuke, che ancora non aveva digerito del tutto.
Avvicinò una mano alla porta per bussare, ma incuriosito
dalle
chiacchiere e dalla chiara e sempre melodiosa voce di Ataru, decise di
fermarsi ed origliare.
''Akane, tu sei troppo ingenua! Mi pare ovvio che quella viperetta non
ti avrebbe permesso di realizzare il tuo sogno!''
''Non dirmi che sono ingenua, Atty!
Che ne sapevo che sarebbe stata così cattiva da distruggere
addirittura il mio costume?''
''Beh, se ci pensi...'', Ranma riconobbe la voce saccente di Mousse,
''Non dovrei essere io ad infangarla, ma Shampoo è stata la
tua
migliore amica per anni, probabilmente sapeva che avresti colto
l'occasione per essere Giulietta e voleva rovinarti la festa;
è
ben noto a tutti quanto ci tenessi ad interpretare quel ruolo''
Ranma sussultò: aveva capito bene? Davvero Shampoo aveva
distrutto il vestito di Akane?
''Un attimo!'', esordì Ataru, ''Hai detto che Shinnosuke
vive a casa sua e che stasera si sarebbe vestito da Romeo...''
''Sì, ma non gli ho detto che sarei stata Giulietta. E'
stata una coincidenza''
''O forse no'', replicò il bassista, ''Forse Shampoo, per
riprendersi Ranma, sta architettando qualcosa con Shinnosuke, in modo
da farvi tornare insieme. Lei ti conosce bene e sapeva che avresti
scelto il costume da Giulietta, per cui ha chiesto a Shin di vestirsi
da Romeo sapendo che Ranma, perdonami se te lo dico, non sarebbe stato
in grado di scegliere un costume così romantico nemmeno
sotto
l'effetto di qualche droga pesante. Non capisci? Vuole portarti a
pensare che Shinnosuke sia l'uomo della tua vita per poter avere Ranma
tutto per sè!"
''Già, le cose quadrano, Akane. Non mi hai detto che oggi
Shinnosuke si è dichiarato, confessandoti di amarti ancora?''
''Oh, Mousse, non ti ci mettere anche tu! Posso dubitare di Shampoo, ma
Shinnosuke non farebbe mai una cosa del genere!''
''Però tutto torna. E se ti amasse veramente non vivrebbe
certo
a casa di quell'arpia, potrebbe stare, che ne so, da me'',
suggerì Ataru.
''Beh, non tutto'', asserì Akane pensierosa. ''Se fosse come
dite, perchè mai Shampoo si sarebbe introdotta in camera mia
dalla finestra per distruggere il mio vestito? Se penso alla faccia che
farà Nodoka quando lo scoprirà''.
Scoppiò a
piangere, spezzando il cuore del codinato.
Perchè fu proprio in quel momento che Ranma capì
quali e
quanti danni aveva provocato la sua leggerezza nel dire alla cinese che
anche lui sarebbe stato Romeo, quella sera.
Si fiondò giù per le scale, alla ricerca di
quella che
era appena diventata la sua nemica numero 1 in tutto l' Upper East Side.
***
Estrella lanciò un'occhiata preoccupata a Ranma, che correva
come un pazzo giù per le scale senza essersi nemmeno accorto
di
lei e dei pesanti costumi che si portava dietro ed entrò in
camera di Akane, senza bussare.
''Tu, chitarrina,
i tuoi amici drogati te stanno aspettando. E tu, occhialetto, vammi
a prendere una Piña Colada. Lasciateme sola con la bambina''
Entrambi i ragazzi alzarono le mani in segno di resa e, senza proferire
parola, si allontanarono dalla stanza.
''Niña mia...''
''Non li voglio neanche vedere quei costumi che hai in mano!''
''Esto no è l'atteggiamento giusto, bambina. Guarda questo!''
La cameriera mostrò alla giovane un completo da angioletto
sexy,
composto da un microabito a corpetto in pizzo bianco traforato ed un
bellissimo paio di ali ricoperte di candide piume.
''Stai scherzando? Quando la mia famiglia cadrà in disgrazia
e
sarò costretta a prostituirmi per dar da mangiare a mio
padre,
FORSE, indosserò una cosa del genere!''
''Y esto?'', chiese mostrando un abito fucsia da diva anni '70,
smanicato con il collo alto ed una cinturina in cristalli che cadeva
morbida in vita.
''Non ci penso neanche!'', ribattè tirandosi fin sopra il
naso il lenzuolo in seta bianca che la copriva, sconsolata.
''Y che me dici de esto?'', le mostrò un' uniforme da
infermiera
sexy con annesso cappellino e reggicalze ed una graziosissima maschera
bianca in seta.
''Te dico che mi hermana ha dei gusti tremendi!", sbottò.
''Akane, hai la testa dura como la statua del Cristo
Redentòr!''
''Non me ne frega niente. Non scendo e basta''
''Te ricordo che no existe una sola versione de Giulietta...''
''Che vuol dire?'', tentennò la giovane.
''Te lo ricordi quando eri solo una niña y me dicevi sempre:
Estrella, io
sposerò Leonardo di Caprio, un giorno!"
"E che c'entra?''
''Y te ricordi che me facevi vedere i suoi film fino alla nausea,
quando rientravi da scuola? El Titanic, y La stanza de Marvin, y La
maschera de hierro...''
''Non capisco...''
''Qual era el tuo preferito, mi amor?''
''Ovviamente Romeo e Giul...Ah!'', si colpì la fronte con
una
mano, posando gli occhi sulla pila di tessuti che Estrella aveva
buttato sul suo letto e guardandola negli occhi, cercando la sua
complicità.
''Ahi, povera quella balia, quante ne ha viste anche lei...''
***
La cercava con lo sguardo mentre Ataru, appena dietro il palco
insieme
ai Silver Coral, gli faceva dei cenni con la testa, con le mani
impegnate ad accordare il suo basso.
Salutò Kasumi, vestita da nobildonna del '700 e Sasuke, che
la
guardava ammirato col corpo scheletrico fasciato in una tutina da
ninja, probabilmente una brutta imitazione del Sasuke di Naruto,
pensò il codinato.
Evitò invece Kodachi Kuno, che ammiccava per tutta la sala
(s)vestita da ginnasta ed il fratello, ridicolo in un completo da
samurai.
Fu mentre Nabiki gli indicava il terrazzo, con aria di chi ha capito
tutto, che la vide: Shampoo era sola a guardare la luna, incurante del
freddo e con un vestito elegante in velluto viola, probabilmente
vestita da Anna Bolena o qualunque donna di malaffare potesse venire in
mente al ragazzo.
Avvicinandosi a lei, con passo felpato, notò che non era
sola:
Shinnosuke era appoggiato alla ringhiera del balcone e fumava
nervosamente, vestito, come previsto, da Romeo.
Spezzò il loro silenzio con un applauso accennato.
''Bravi, davvero molto bravi. Complimenti a tutti e due''
''Ranma...''
''Hai detto che le feste più divertenti sono quelle a cui
non si
è invitati, Shampoo. Beh, non sai quanto mi
divertirò
io, questa sera'', rispose cupo, avvicinandola.
''Cosa vuoi farmi?'', chiese tra i denti lei, indietreggiando, mentre
Shinnosuke, impotente, si limitava ad allungare una mano in direzione
dei due.
''Sta' tranquilla, il mio codice d'onore mi impedisce di picchiare una
donna, inoltre non ti rimetterei le mani addosso per nessun motivo al
mondo, credimi. Mi farebbe troppo schifo''
''Pensavo ti fosse piaciuto...'', rispose sensuale lei, ''Inoltre
guardaci: tu sei Romeo, io sono Giulietta...''
''Tu saresti, cosa?'', urlò il codinato, furioso.
''Giulietta Capuleti, per servirla''
''Shampoo, non osare farti vedere da Akane vestita così. Se
mai
dovesse decidere di scendere e ti vedesse così dovrei davvero ucciderti,
dopo. Vatti a togliere quel costume''
''Ti assicuro, Ranma, che non ti serve la violenza per chiedermi di
togliermi i vestiti di dosso. Inoltre come pensi che si faccia vedere
in pubblico, quella racchia, senza un travestimento? O forse
verrà vestita da Zorro? O da sacco di patate, magari, visto
quanta grazia e bellezza...''
''Sta' zitta! Akane sarebbe superiore a te in tutto e per tutto anche vestita da
sacco di patate, se volesse!"
Fu allora che Shinnosuke prese la parola.
''Shampoo, non ti sembra di esagerare?''
''Tu sta' zitto e torna al tuo posto, schiavetto!''
Ranma guardò con attenzione prima un volto e poi l'altro,
chiedendosi se quella pericolosa alleanza si stesse sgretolando.
''Schiavetto a chi, scusa?''
''Sei stato una pedina nelle mie mani fin dall'inizio, Shinnosuke. E'
evidente che quest'idiota ed Akane sono più uniti di prima,
dunque la tua presenza qui è, di fatto, inutile. Buona
serata e
grazie di niente!''
''Credevo volessi aiutarmi...'' si rabbuiò il ragazzo. A
Ranma fece quasi pena, ma fu solo per un istante.
''Tu...'', sibilò puntandogli il dito addosso, ''Tu sei un
uomo e ti passerei volentieri sopra con la macchina, ma è il
compleanno di una persona a cui voglio molto bene e non voglio
rovinarglielo, sei fortunato. Sparisci immediatamente e non farti
più vedere, la prossima volta non sarò
così
magnanimo, Shinnosuke''
''Voglio solo dirti una cosa, prima di andarmene. Io Akane la amo
davvero, combatterò per lei''
''E' una battaglia persa. Akane è mia''
''Mi sono lasciato ingannare, è vero. Shampoo mi ha detto
che
l'hai sedotta ed abbandonata, e che stavi facendo lo stesso con Akane
per non perdere una scommessa con i tuoi amici. Solo sentendoti parlare
ho capito che ci tieni davvero a lei. Io non sono il mostro
che pensi, anche se mi sono comportato spesso come tale.
Combatterò lealmente, ma combatterò, Ranma''
''Hai tre secondi per andartene, Romeo dei miei stivali. Uno... Due...''
Mentre Shinnosuke si allontanava, Ranma tornò a volgere il
suo sguardo alla perfida cinese.
''Ora che il tuo accompagnatore ha lasciato l'edificio non sei
più autorizzata a stare qui. Ma prima di chiamare la
sicurezza e
farti sbattere fuori a calci in culo voglio sapere una cosa, Shampoo. Perchè?''
''Tu pensi che sia per te, vero?'', rispose la giovane donna sorridendo
amaramente, ''Pensi che sia perchè ti amo e non posso vivere
senza di te, vero Ranma?''
''Mi auguro di no, mi darebbe fastidio stare con te anche solo nei tuoi
pensieri''
''Non fare il perfettino, hai molto da imparare dalla tua ragazza
quanto a purezza d'animo, entrambi sappiamo quanto ci hai messo a
cedere alle mie lusinghe''
Ranma indietreggiò, colpito dalla verità di
quell'affermazione. La ragazza continuò: ''Vedi, Ranma, ci
sono
solo due cose che mi interessano: la moda ed il ragazzo che amo. Grazie
a te ho ottenuto un ingaggio per un servizio fotografico ed ho
allontanato Akane da lui. Sapevo che vedendoti con me si sarebbe
ingelosita, la conosco come le mie tasche''
''E perchè avresti chiamato Shinnosuke, allora? Se
è vero
che volevi che io ed Akane stessimo insieme per allontanarla da Ataru,
perchè è di Ataru che stiamo parlando,
perchè
cercare di allontanarci?''
''Tu ti rendi conto di come mi hai trattata, Ranma? Mi hai usata per
una settimana, sei venuto a casa mia a conoscere mio padre e poi,
all'improvviso, hai iniziato ad ignorarmi! Come pensi che mi sia
sentita?
E quando sono venuta qui, a casa tua, a chiederti spiegazioni? Mi hai
cacciata come un'appestata! Io... Volevo fartela pagare''
''Questo perchè ho scoperto tutto: delle bugie che mi avevi
detto, del taglio di capelli di Akane....''
''E chi te l'avrebbe detto, la tua fidanzatina?''
''No, sono stato io"
Ataru, lentamente e con il basso sulle spalle, si avvicinò
ai due.
Al cuore di Shampoo mancò un battito e tutta la sua
sicurezza si
sciolse nel vedere il ragazzo che amava da sempre che la guardava in
quel modo.
Certo, anche per Ranma provava qualcosa. Gli aveva fatto credere di
essere stato solo una pedina nelle sue mani per orgoglio, per non dover
ammettere di essere stata, un'altra volta, usata come un oggetto, ma la
verità era che la settimana trascorsa con lui era stata la
più bella della sua vita.
Era sempre stata maltrattata dagli uomini, abituati ad approfittare,
ringraziare e salutare, ma con Ranma era stato diverso.
Lui, la mattina dopo, era sempre rimasto a fare colazione con lei.
Sapeva che i sentimenti per Ataru non si sarebbero dissolti nel nulla
da un giorno all'altro, ma sperava davvero che Ranma l'avrebbe salvata,
da se stessa e dagli altri. Era stato l'unico a non aver paura di farsi
vedere in giro con lei in pieno giorno, l'unico a cui non interessava
nulla del suo passato e, certamente, l'unico ad essere disposto a
vederla anche fuori dalla camera da letto.
In quella settimana l'aveva portata al cinema, al luna park, a cena
fuori, e Shampoo aveva davvero creduto che, un giorno, chiodo avrebbe
scacciato chiodo, definitivamente.
Guardava alternativamente uno e l'altro, i suoi due amori, se
così si potevano definire.
Si sentiva giudicata e sporca. Il disprezzo traboccava dagli occhi dei
due come un fiume in piena.
''Shampoo'', prese mestamente parola il biondo, ''Non è mia
abitudine essere sgarbato con il gentil sesso, ma devo dirti una cosa e
voglio essere il più chiaro possibile, per cui perdonami la
franchezza. Io e te, MAI. Neppure tra un milione di anni, neppure su
un'isola deserta. Mi fai schifo come la musica da camera e preferirei
passare la vita a raccogliere a mani nude il vomito del mio cantante
piuttosto che sprecare cinque secondi della mia esistenza con una
persona orribile come te'', disse d'un fiato, rosso in volto.
''Però, sei bravo...'', commentò a bassa voce
Ranma, intenerito dall'espressione ferita e colpevole di lui.
''Devo andare a suonare, scusatemi. Perdonami, Shampoo'',
bisbigliò timidamente prima di correre via, mortificato.
''A quanto pare ne hai fatti fuori due su due, Shampoo''
''Vuoi ridere di me, Ranma? Vuoi farmi sentire peggio di come sto
già?'', chiese mentre una lacrima di rabbia le rigava il
viso.
''No, ma non ho finito. Io non lo so se l'ossessione che hai per Akane
è dovuta solo a Dakashi o se c'è dell'altro
sotto, ma
sappi che questa sera è stata solo un assaggio. Avvicinati
ancora a lei e conoscerai la vera rabbia di Ranma Saotome, e credimi,
non ti piacerà''
''Me ne posso andare, ora?''
''Credo tu conosca l'uscita''
Corse via umiliata, cercando di darsi un contegno e di non piangere
davanti a tutta quella folla che, probabilmente, non vedeva l'ora di
vederla soccombere.
Lanciò un' occhiata a Kodachi, la sua tirapiedi preferita.
Sapeva che anche lei la odiava, come tutti, e che aveva perdonato la
sua love story con Ranma solo per non contrariarla, solo
perchè
la fama delle vendette di Shampoo Karuga era diffusa in ogni angolo del
Mondo avesse visitato.
Fu nel vedere quanta gente era accorsa per circondare d'affetto Nabiki
Tendo, che si rese conto di essere sola.
Dalla cucina uscì Mousse, quel ragazzo strambo e un po'
sfigato
che le moriva dietro dalle elementari, nonostante tutto. Gli sorrise,
ma lui si voltò dall'altra parte.
La serata, per lei, era ufficialmente finita.
***
I Silver Coral avevano finito di suonare la prima canzone
proprio
mentre lei aveva posato un piede sul primo gradino della scalinata che
l'avrebbe condotta giù in salone, alla festa.
Si sentiva rinata nel vestito improvvisato
da Estrella. Al corpetto in pizzo bianco del costume da angelo era
stata aggiunta una gonna con lo strascico in candida seta
ricavata, a malincuore,
dal lenzuolo preferito della giovane, che scintillava
riflettendo
la luce del lampadario in cristallo. Le grandi ali che la cameriera le
aveva applicato sulle spalle le pesavano e le regalavano un equilibrio
precario, ma la cintura d'argento e cristalli, da cui Estrella aveva
dato vita ad una splendida coroncina che le adornava la fronte, la
faceva
sentire una principessa, mentre la maschera bianca che le copriva il
volto lasciandole liberi solo gli occhi e le labbra le donava
un'inedita sicurezza in se stessa.
Si fermò un attimo ad ascoltare le parole dell'amico Ataru,
portavoce del gruppo.
''Ciao, siamo i Silver
Coral. Grazie
dell'accoglienza! Questa sera siamo qui per festeggiare il compleanno
della splendida Nabiki Tendo e, ovviamente, la fine dell'anno. Non
importa che anno abbiate avuto, ragazzi, vi auguriamo che il prossimo
sia ancora migliore. E a te, Nabiki: stai vivendo la tua ultima notte
da adolescente, i diciotto anni arrivano una volta sola ed il mio
augurio personale e che tu viva questa festa e l'anno che
verrà
con tutta la spensieratezza che meriti. Questa sera vi dedicheremo un
set particolare, fatto di sole cover. A te, Nabiki, ed a tutti voi,
ragazzi: vivete questa serata come se fosse l'ultima notte sulla Terra.
Non abbiate paura di niente, nulla di brutto può succedere
qui!
Ridete, piangete, arrabbiatevi, innamoratevi! Agite come se il mondo
dovesse finire al sorgere del sole, osate come se questa notte fosse
l'ultima della vostra vita! Buon divertimento a tutti!"
Fu nel sentire i primi accordi di una delle sue canzoni preferite che
alzò lo sguardo e lo vide.
Ranma era al buffet e cercava di scartare il tonno dalle tartine,
nascondendolo goffamente nei tovagliolini in lino posati sulla tavola e
guardandosi intorno per sincerarsi che nessuno lo vedesse.
Turn out the lights, close your
eyes.
Turn up the silence, the heartache of your life.
Dance forever under the lights.
This brutal love
Akane decise che la maschera che portava sul viso e la calda
voce di Jason -che,
pensò, sapeva fare una sola cosa ma la
sapeva fare davvero bene- erano sufficienti per infonderle
la sicurezza
giusta. Si stirò il vestito con le mani e lo
avvicinò, posandogli una
mano sulla spalla.
La reazione del codinato le provocò non poco piacere. Ranma,
che
probabilmente non l'aveva riconosciuta per via del volto coperto e dei
capelli lunghi, spalancò gli occhi, colpito.
''Ciao...Bella festa''
''C-ciao...''
Oh how you want it,
you’re begging for it.
But you can’t have it, even if you tried.
It’s in the clutches.
In my hands of, this brutal love
''Ti stai divertendo?''
''Non è il mio genere di festa''
''Neanche il mio. Sei molto carino'', ammiccò,
sorprendendendolo
e sorprendendo ancor di più se stessa. Ranma
arrossì
vistosamente.
''G-grazie'', balbettò.
''Non ti ho mai visto in giro'' continuò lei, in un
sussurro. Si stava divertendo tantissimo.
''Sono qui da pochi mesi...'', rispose adeguando il suo tono di voce a
quello, caldo e sensuale, della ragazza.
Old toys, this plastic heart.
Loners and fools, are tearing me apart.
Here comes trouble, the uninvited.
This brutal love
''Aspetti qualcuno?'', continuò la giovane.
''Non lo facciamo tutti, forse?'', sorrise sghembo lui, facendole un
occhiolino. Ad Akane mancò il fiato.
''E- Ed io... Come sono, io?'', cambiò discorso ricordando,
come un mantra, le parole di Ataru: l'ultima notte sulla terra.
''Vuoi sapere se sei carina anche tu?'', chiese noncurante dopo aver
bevuto un sorso d'acqua.
Annuì, impacciata. Poi si ricordò di indossare
una
maschera e sorrise, alzando il mento sicura di sè e
posandosi
una mano sul fianco, in modo da assumere una posa ancora più
fiera.
''Mettiamola così'', si avvicinò alle sue labbra.
Akane
percepì il suo respiro su di esse e si sentì
franare la
terra sotto i piedi. Perchè quel gioco le piaceva tanto?
''Se non fossi fidanzato, ti porterei in qualche stanzino buio e per te
sarebbero guai grossi'', continuò il moro, assumendo un'aria
sexy e matura.
''Ah sì?'', chiese piccata, alzando la voce di qualche
ottava e
strappandogli un sorriso, ''Dunque c'è una
ragazza...'', si calmò immediatamente, tornando ad ammiccare.
Il giovane artista marziale si limitò ad annuire
vigorosamente.
''E lei com'è?'', incalzò, sperando di ricevere
una
risposta precisa, anche se non riusciva a capire quale nè
perchè il complimento del ragazzo le avesse scaldato e
congelato
il cuore allo stesso momento.
Danger,
not quite at home.
The eyes of temptation,
the flesh and my bones.
''La mia fidanzata, che si chiama Akane...'' disse lentamente, per poi
continuare più spedito, ''E' un maschiaccio totalmente privo
di
sex appeal'', scosse la testa.
Sorrise nel vederla intristirsi, poi continuò.
''Ma a volte sa
sorprendermi positivamente'', le accarezzò dolcemente i
capelli,
mentre il tono della sua voce si faceva più pacato, quasi
tenero:
''Bella parrucca,
scemotta''
''Sono extention, idiota'', rispose lei, totalmente smontata.
''Come ti pare...''
''Lo sapevi fin dall'inizio?'' chiese Akane reimpostando il suo normale
tono di voce, lontano anni luce dal sussurro felino che aveva
scimmiottato fino a quel momento, e tirandogli uno schiaffo.
''Ma certo!", rise lui.
''Questo si chiama prendere in giro!" si lamentò.
''Credevo che avessi cominciato tu!'', allargò le braccia
lui, regalandole l'ennesimo sorriso mozzafiato della serata.
''Sei uno stupido, Ranma'', sentenziò dandogli le spalle.
''Pensavo che fosse l'inizio di qualche nuovo gioco erotico e sono
stato allo scherzo, ma ovviamente da un maschiaccio come te cosa posso
aspettarmi?''
''Oh, lo speravi!",
urlò lei voltandosi verso il malcapitato e
gesticolando teatralmente, incurante degli sguardi curiosi della folla.
''Sì, figurati, con te! E' più probabile che io
mi
trasformi in una procace femminuccia bagnandomi con l'acqua fredda che
una
donna tanto priva di passionalità decida di fare qualcosa di
carino per il sottoscritto!'', rispose puntandosi un dito addosso,
facendo la vittima.
''Ma che razza di paragone è?''
''Hem... Non lo so, m'è venuto così'',
scoppiò a ridere fragorosamente,
cingendola poi per le spalle ed iniziando a trascinarla in una danza
circolare.
''Che fai, tocchi?''
''Non tocco, guido.
Ti ricordo che non sai ballare''
''Io ballo benissimo''
''Come no... E togliti quella maschera, ti si scioglie il trucco''
Fu con quel rapido e banalissimo gesto che Akane capì quanto
le
sue difese fossero crollate: quel buffo ragazzo col codino l'aveva
messa a nudo, letteralmente.
Mentre scostava dalla sua pelle quel lembo di stoffa candida sentiva
che qualcosa stava cambiando, come se si stesse mostrando a lui per la
prima volta.
Ranma, allo stesso tempo, rimase sorpreso dalla bellezza della giovane.
Non che fosse più o meno bella di quando la incontrava al
mattino in bagno, appena sveglia e coi capelli arruffati, o di quando
arricciava le labbra tenendo la matita in equilibrio tra il naso e la
bocca, mentre si concentrava sui libri di matematica, nè di
quando gli sorrideva, nei loro rari momenti di tregua, o di quando il
suo viso s'imporporava prima che lo prendesse a botte, quando lui se ne
usciva con qualche battuta infelice.
Era semplicemente diversa, nuova.
Quanto a Ranma, Akane giurò di non aver mai visto il suo
viso
più aperto e disteso, senza maschere di sorta, senza
tattiche.
Il suo era un sorriso vero, reale, tangibile. Non il misto di scherno e
rassegnazione di chi si ritrova a convivere con una ragazzina
capricciosa e ribelle che, acccidentalmente, è anche la sua
futura moglie.
Aveva passato gli ultimi tre mesi ad imporre a se stessa di odiarlo, lo
aveva visto in ogni tipo di situazione ed aveva vissuto con lui le
più disparate avventure, ma non lo aveva mai guardato negli
occhi, forse non si era nemmeno resa conto che fossero così
blu.
E soprattutto non si era mai resa conto di quanto fosse attraente
quella specie di fidanzato che si ritrovava.
Forse, pensarono i ragazzi all'unisono, quella era la vera
presentazione che non avevano mai avuto. Erano due normali sedicenni
che si incontravano ad una festa e decidevano, in base al mero istinto
ed alla prima impressione, se la persona che avevano davanti era, o no,
bella.
Poco prima dello scoccare della mezzanotte si resero conto di esserlo,
belli. Di essere belli l'uno per l'altra, nonostante avessero, fino a
quel momento, mostrato solo il peggio di sè.
Hello stranger, I’m a disaster.
This brutal love
Ranma prese la mano della fidanzata, la alzò sopra le loro
teste
e le fece fare una giravolta, facendo svolazzare la gonna del suo
vestito sotto gli sguardi estasiati di tutti i presenti,
dopodichè la tirò a sè e
continuò a
guidarla nella danza.
Un preoccupato Mousse si avvicinò ai due, aggiustandosi gli
occhiali con un dito e cercando la loro attenzione.
Bad luck, bitters and soda.
Anguish and shame,
the modern fool.
''Akane, scusami se ti
disturbo...''
''Sì, direi che disturbi abbastanza!", rispose seccato il
moro.
Ecco cosa non sopportava di Akane, le sue amicizie maschili.
''Taci per favore, Saotome. Se siamo in questa situazione è
anche per colpa tua''
Il codinato storse il naso, mentre il finto mago si rivolgeva alla sua
migliore amica.
''Akane, lei è
qui. O meglio, non so se è ancora qui, ma ci è
stata''
''No, se n'è andata'', rispose secco il codinato, ''So che
state parlando di Shampoo, so
tutto'', asserì guardando negli occhi la
fidanzata con un' intensità tutta nuova.
''Cosa significa che era qui e se n'è andata?'', chiese,
tesa, Akane.
''Io ho sbagliato ed io ho riparato. Non ti disturberà
più'', asserì serafico il codinato mentre la sua
fidanzata guadava prima lui e poi Mousse, con un'espressione
indecifrabile in volto.
Bad sex,
buy me a train wreck.
Something for my
troubled mind.
Mentre Jason si lanciava nel più bell'assolo di chitarra che
Ranma avesse mai sentito -che
gli fece finalmente capire perchè quell'omone con un chiaro
problema di alcolismo fosse così apprezzato dall'industria
discografica- la sua ragazza gli prese la mano e,
congedando
Mousse, gli fece capire tramite il linguaggio del corpo che la loro
danza non era finita.
''Che significa che hai riparato tutto?''
''Non importa, non importa. Sei comunque la più bella delle
Giuliette, Akane''
''Grazie...'', arrossì lei.
''Tutto dimenticato?''
''Non posso'', scosse la testa lei, ''Le ho voluto troppo bene. Sono
stata stupida ed ingenua con Shampoo, ma se c'è qualcuno che
deve dire basta sono io, Ranma. E non credere che non ti sia grata per
qualunque cosa tu abbia fatto''
''Speravo solo di essere utile...''
''Grazie, ma devo parlarlci io. Andrò da lei''.
Bad
luck, bitters and soda.
Anguish and shame,
the modern fool.
Mad love,
kiss me I’m loaded
something for my troubled mind.
''Ora? Akane, ma tra poco è mezzanotte!''
''E se questa fosse davvero l'ultima notte sulla Terra, Ranma?''
''Ma non lo è!'', sorrise dolcemente lui. ''Dai, resta con
me'', chiese abbassando lo sguardo.
''So che mi perdonerai, se ora decido di fare la cosa giusta. Ranma,
voglio che da domani la mia vita cambi. Niente più
rimpianti,
niente non-detti, niente silenzi. Voglio avere il coraggio delle mie
azioni, crescere, una volta per tutte. Per troppo tempo ho evitato
questo chiarimento accettando le conseguenze della sua rabbia nei miei
confronti senza nemmeno conoscerne il motivo, ora sono al limite''
''Ed io chi bacio a mezzanotte?'', le fece una linguaccia.
Arrossirono, abbassando lo sguardo e fermandosi, in silenzio, uno di
fronte all'altra.
''Bacia un'altra e ti stacco la testa.'', grugnì
minacciandolo portando il pugno vicino alla sua mascella.
''Ma dove la trovi, a quest'ora? Si sarà imbucata a qualche
festa glamour, o sarà a caccia di qualche altro scemo da...''
''No'', gli posò un dito sulla bocca, ''Shampoo mi conosce
bene,
è vero, ma io non sono da meno. Scusami, devo andare''
Drop out,
drop-dead hideous.
How low is this brutal
love?
***
Nella fretta non si era nemmeno messa il cappotto ed ora era
lì,
in un vestito smanicato e con due pesanti ali sulle spalle, nel bel
mezzo di Central Park, vicino al laghetto, chiedendosi dove fossero
finite le anatre.*
Di tolse la collana di diamanti che portava al collo e la
infilò
cautamente nel sacco a pelo di un senzatetto che sonnecchiava accanto
ad una bottiglia di vino rosso rovesciata, cercando di non svegliarlo
ed augurandosi di avergli regalato l'anno migliore che desiderava per
se stessa.
Vederla di spalle, in piedi davanti a lei, non fu una sorpresa.
Nel sentire i suoi passi avvicinarsi Shampoo si voltò. I
suoi occhi traboccavano di rancore e vergogna allo stesso tempo.
''Akane''
''Shampoo''
''A mezzanotte in punto. Sei sempre stata molto teatrale'',
sentenziò la cinesina mentre in cielo iniziavano a fare
bella
mostra di sè i primi fuochi d'artificio ed i clacson delle
macchine prendevano a suonare all'impazzata.
''Mi conosci bene'', sorrise amaramente la Tendo, abbassando gli occhi.
''Akane, se sei venuta a ridere di me o a darmi il resto ti assicuro
che non ce n'è bisogno''
''No, non è così''
''E allora perchè ti saresti presa la briga di venire fino
qui?''
La Tendo prese fiato.
''Sono venuta perchè una parte di me, anche se piccola, non
ha
smesso di considerarti la mia migliore amica. Sono venuta per dirti che
ti odio per il male che mi hai fatto e che non voglio mai
più
avere a che fare con te, ma anche che sono pronta a dimenticare tutto
se mi prometti di sparire dalla mia vita. Sono venuta per dirti che non
potrò mai perdonarti. Sono venuta perchè so che
quando ti
senti sola vieni qui ad aspettare la donna dei colombi, proprio come
fece Kevin la notte di Natale**. Sono venuta per dirti che Ranma
è mio e te lo devi dimenticare. Sono venuta per dirti addio,
sono venuta perchè nessuno merita di stare da solo a
Capodanno e
sono venuta perchè ero l'unica a sapere dove trovarti,
stanotte''
Commossa, Shampoo fece due passi in direzione di Akane, con le braccia
spalancate verso di lei. Poi si fermò.
''Scusami. Non ho il diritto di chiederti un abbraccio''
''No, non ce l'hai''
''Akane, cosa c'è di sbagliato in me?'', glielo chiese con
il cuore in mano, piangendo disperata, per una volta sincera.
''Non c'è niente di sbagliato in te, Shampoo, e quando te ne
accorgerai, forse, la smetterai di fare tutto questo male agli altri''
''Possiamo andare a bere un frullato da Joey, come ai vecchi tempi?''
''No, ma possiamo dividere un taxi fino a casa''
''E' il massimo a cui posso aspirare?''
''E' fin troppo''
"Allora mi basta''
***
Era seduta sul cornicione della finestra della sua stanza, guardando
distratta la luna che splendeva ancora alta nonostante fosse quasi
l'alba.
Un anno nuovo era arrivato.
E lei non era la persona che avrebbe voluto essere.
D'improvviso un rumore di rami e fronde proveniente dalla facciata del
palazzo le risvegliò la concentrazione, facendola mettere in
guardia.
E fu allora che la mano di Ranma le afferrò la coscia
destra, stringendo forse un po' troppo.
''Ahia!"
''Akane... Sei...Umpf... Sei qui?''
''Ranma? Che ti è successo?'' chiese preoccupata notando
l'espressione provata del ragazzo, mentre lo aiutava a salire ed a
sedersi a cavalcioni sul cornicione, accanto a lei.
''Akane, ma come cavolo fai a salire e scendere con quella
facilità? Uh, non ce la faccio più!''
Corse a prendergli la bottiglia d'acqua che teneva sempre vicino al
letto, porgendogliela e tornando a sedersi accanto a lui. Il codinato
ne bevve avidamente il contenuto e la gettò a terra, nel
disappunto della fidanzata.
''Hey, animale!"
''Non scherzo. Non è possibile che tu sia più
agile di me. Dimmi come cavolo fai a salire''
''Ranma, scemo, c'è un passaggio segreto!"
''Un altro?'', chiese il giovane sorpreso, ancora rosso in volto ed
affannato.
''Un giorno, se farai il bravo, te lo farò vedere. Come mai,
qui?''
''Ti ho aspettata in salotto, ma non arrivavi. Poi ho visto che la luce
della tua stanza era accesa ed ho capito che eri passata dall'ascensore
di servizio. Sono venuto a bussarti, ma non rispondevi e la porta era
chiusa a chiave''
''Ops'', si posò una mano davanti alla bocca, ''Forse stavo
ascoltando della musica in cuffia!"
''Allora sono uscito in strada, sono quasi morto di freddo, mi sono
quasi ammazzato...''
''Smettila di rinfacciare'', cantilenò lei facendogli
l'occhiolino.
''Ma scherzi? In fin dei conti sono o non sono il fottuto Romeo?'',
allargò le braccia.
Solo in quel momento la giovane prestò attenzione al vestito
del
codinato, uno splendido completo in velluto blu con ricami dorati che
portava chiaramente la firma di Nodoka.
''Ti- ti sei vestito da Romeo pe-per me?''
''Beh, non certo per me!'', rispose secco, ''Io propendevo per Batman,
lo sai''
''Ranma!", sospirò intenerita.
''Com'è andata con Shampoo?'', cambiò discorso
lui.
''Non bene. Sono una persona pessima, Ranma. Non sono riuscita a
perdonarla. Mia madre sarebbe molto scontenta di me''
''Non dire così, avevi più di un motivo per non
farlo''
''Vorrei solo essere una persona migliore, sotto tanti aspetti''
''Ad esempio?''
''Beh, immagino che bell'opinione ti sarai fatto di me!", rispose con
una smorfia, ''Immatura, istintiva, ingenua, capricciosa...''
''Ed immagino la tua'', la interruppe lui, ''Arrogante, borioso,
farfallone...''
''Sono delle premesse ottime per un matrimonio combinato'',
commentò lei abbassando lo sguardo.
''Akane. Non ci pensiamo più. Abbiamo entrambi preso nella
maniera sbagliata la decisione dei nostri genitori. In fondo abbiamo
sedici anni e tutto il diritto di farci la nostra vita, inoltre quando
ne avremo diciotto saremo maggiorenni e potremo decidere noi. Non-non
siamo costretti a...''
''Quindi il fidanzamento è... E' rotto?''
''Non ho detto questo. Intendo dire che dobbiamo ricominciare da capo,
come se fossimo stati presentati in questo preciso istante, e decidere
in questi due anni se la cosa si può fare o no''
''Suona bene'', sorrise lei. Ranma le porse la mano.
''Ciao, sono Ranma Saotome. Mi piacciono le arti marziali, il buon cibo
e le ragazze dai caratteri impossibili. Sono dei gemelli, il mio colore
preferito è il rosso ed ho vissuto in Giappone fino a tre
mesi
fa''
''Hai finito con la presentazione in stile chat room?''
''Dai scema. Tocca a te''
Gli porse la mano, esitante.
''Ciao, sono Akane Tendo e sono... Sono un disastro!",
scoppiò a ridere, seguita a ruota dal fidanzato.
''E adesso che si fa?''
Akane si posò un dito sul mento, ''Chi hai baciato a
mezzanotte?''
''Diciamo che Kuno era parecchio ubriaco, ma l'ho scansato in tempo'',
rispose accarezzandole le ali del costume.
''E basta?''
''E basta, per ora''
''Per ora? E' quasi domani mattina!"
''Allora devo sbrigarmi'', sussurrò avvicinandosi a lei ed
appoggiando le labbra sulle sue, accarezzandole il viso mentre lei,
timidamente, gli prendeva la mano.
Si staccò un attimo, per guardarla negli occhi, poi
ricominciò a baciarla, sempre dolcemente, sempre lentamente,
senza fretta.
''Ranma'', questa volta fu lei a staccarsi, ''Piacere di conoscerti''.
Sorrise, prima di ributtarsi sulle labbra del fidanzato.
Fanart by Spirit99
Eccoci
qua! Finalmente -e scusate il ritardo ma avete visto quando
è lungo questo capitolo- ce l'ho fatta!
Grazie
per la pazienza e spero non vi deluda la conclusione che ho voluto dare
al loro anno. In realtà era nelle mie intenzioni chiudere la
storia qui, ma so che dopo ''Tutto come prima'' non potevo permettermi
di lasciare alcuni di voi (Ciao, Lally!) senza una degna continuazione
al primo bacio, quindi andrò avanti ancora un pochino,
giusto per annoiarvi! =P
La
fanart è come sempre di Spirit99 (Ce n'è un'altra
nel capitolo 11 che ho aggiunto ora perchè quando me l'ha
mandata avevo dimenticato di farlo, andate a vederla!) ed è
come sempre bellissima, grazie, Anto!
Notine:
-La
canzone citata è ''Brutal Love'', indovnate un po'?
Sì, è dei Green Day. Vi obbligo moralmente ad
ascoltarla.
-*Nella
scena di Central Park Akane si riferisce ad un momento del libro ''Il
giovane Holden''.
-**Kevin
è ovviamente Kevin McCallister di ''Home alone II", ma lo
avevate capito, vero?
Come
sempre grazie a chi legge e trova il tempo per commentare, ormai scrivo
solo per voi perchè, spesso e volentieri, la voglia viene a
mancare!
Buon
fine settimana e alla prossima!
|
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Capitolo 16 *** Il paradosso del gatto di Shroedinger ***
nuovo cappy
''Siamo fatti l'uno per l'altra
ma non siamo fatti l'uno per l'altra: è una contraddizione''
Woody
Allen- Vicky Christina Barcelona
Ukyo porse il cappuccino a Ryoga ed appoggiò il mento su una
mano, sospirando rumorosamente.
''Tutto bene?''
''S-sì, certo!"
''Sei strana da un po' di tempo a questa parte''
''Eh? No no, figurati...''
Iniziò a togliere le posate pulite dalla lavastoviglie del
bar
sistemandole velocemente nel vano apposito, senza dividere forchette,
coltelli e cucchiaini come avrebbe dovuto fare, dopodichè
attaccò con i bicchieri.
''Guarda che stai mettendo i calici da vino al posto delle tazze da
caffè''
''Sì!", mormorò velocemente, rimettendo tutto al
proprio posto e facendo cadere un bicchiere da cocktail, ''Ops!"
''Ukyo, stai bene?''
No, che non sto bene,
pensò sorridendo imbarazzata mentre annuiva passando la
scopa.
Quando Ryoga andava a trovarla il viso le andava in fiamme e gli occhi
le si inumidivano, tutto il suo corpo sembrava riempirsi d'aria e
lievitare, quasi pronto a librarsi in cielo da un momento all'altro. Le
gambe erano molli, le mani tremanti ed incerte ed il tono di voce le si
abbassava o alzava di svariate ottave a seconda del momento.
Era dunque quello, l'amore?
Non era poi un
granchè.
Era ormai passato più di un mese dalla festa di compleanno
di
Nabiki, il terribile Febbraio era arrivato e con esso una luce nuova si
era impossessata delle strade.
I newyorkesi sembravano finalmente usciti dal letargo invernale e,
ritornati dalle vacanze di Natale, avevano ripreso ad occupare le
strade della città rendendole caotiche e dominate dall'
isteria.
Gli addobbi per la festa più idiota dell'anno iniziavano a
fare
bella mostra di sè in tutte le vetrine, rendendo la
città, altrimenti grigia e seriosa, un tripudio di cuori di
plastica gonfiabili, cioccolata ed animaletti di peluche. L'amore
sembrava essere nell'aria tanto quanto lo smog dei taxi ed il fumo che
usciva dai tombini e la povera barista si sentiva estranea e fuori dai
giochi come mai nella sua vita.
Come a voler confermare il suo flusso di pensieri, Ryoga
posò una mano sulla sua.
''Sono insieme, vero?''
''Ma chi?''
''Ranma ed Akane. Non li vedo più qui il pomeriggio. Credo
ci
sia qualcosa tra di loro. Intendo qualcosa al di là del
fidanzamento combinato''
La giovane si morse un labbro. Ranma, il suo unico confidente, sembrava
essere sparito nel nulla negli ultimi trenta giorni. A scuola era
diventato stranamente attento e diligente, non c'era giorno in cui non
arrivasse prima di tutti ed uscisse per ultimo, nelle pause si chiudeva
in biblioteca a ripassare e, all' uscita, correva in palestra ad
allenarsi o a casa a studiare.
Akane non era da meno.
Aveva iniziato un corso di danza del ventre che le teneva occupati
quasi tutti i pomeriggi della settimana e divideva il resto del suo
tempo tra
amici, studio e ricevimenti di famiglia.
''Ma no, sono solo impegnati'' rispose al ragazzo, ''Ranma rischiava di
essere bocciato praticamente in tutte le materie ed Akane si
è
cercata un passatempo, tutto qui'', rispose con voce piatta, stanca.
Possibile che a quel bel ragazzo con gli occhi verdi interessasse solo
di Akane?
Si guardò di sfuggita nello specchio alle sue spalle, dietro
alle bottiglie di liquore. Non era brutta, anzi, con un po' di trucco e
senza la divisa da lavoro qualcuno l'avrebbe anche potuta trovare
carina.
Ma ovviamente il qualcuno
che le interessava era troppo preso a chiedersi dove fosse la ragazza
dei suoi sogni.
Nel frattempo Ryoga si scaldava con la bevanda che stringeva tra le
mani e guardava di sottecchi la giovane.
Sapere che non era l'unico strano, in quel periodo, lo
confortò.
Si sentiva meschino a compiacersi della confusione altrui, ma non
poteva che essere grato al mondo di non essere l'unico a trovare
difficoltà nel compiere anche le più stupide
azioni
quotidiane.
Quella mattina aveva rotto per la terza volta in un mese i lacci delle
scarpe mentre le annodava, inoltre, la sera prima, aveva messo
distrattamente a scaldare nel microonde il cibo per cani che avrebbe
dovuto dare a Biancanera, l'aveva impiattato con cura e messo a tavola
con un contorno di spinaci lessati.
E per poco non se lo mangiava.
Il suo rapporto con Akane aveva preso una piega decisamente diversa: si
sentiva più sicuro di sè,aveva imparato a
rapportarsi a lei
come a tutte le altre ragazze e, nel poco tempo libero che la ragazza
aveva, erano riusciti anche ad intrattenere qualche conversazione
intelligente.
Il risvolto della medaglia era che non riusciva più a
scrivere.
Aveva scritto di lei e per lei da quando ne aveva memoria, forse dalla
prima volta in cui l'aveva vista, il primo giorno di scuola di troppi
anni prima, leggere il discorso di apertura dell'anno scolastico.
Le aveva dedicato poesie libere, sonetti, saggi brevi, racconti ed
anche qualche epigramma, aveva celebrato con la sua stilografica ogni
angolo del suo corpo, ogni espressione del suo viso, ogni singola
parola fosse mai uscita dalle sue labbra.
E poi aveva smesso.
Avanti, Ryoga. Pensa,
pensa!
Agguantò il taccuino che portava sempre con sè e
tolse il
tappo alla stilografica con i denti mentre Ukyo risistemava per la
seconda volta i bicchieri.
Ti perdi distratta nei
tuoi pensieri, dei quali vorrei far parte.
Rimise il tappo sulla penna e la chiuse al centro del quaderno. Non
avrebbe scritto nemmeno quel giorno.
***
Ranma salutò con la mano Estrella senza fermarsi nemmeno a
guardarla in faccia, precipitandosi in cima alle scale.
''Hey, bimbo!''
''Non ora, mi amor! Devo andare a prepararmi e correre in palestra!"
''Dònde està Akane?''
''E che ne so io di dove sta quel maschiaccio?''
Si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò, tirando un
lungo sospiro liberatore e chiudendo gli occhi per rilassarsi un
istante.
''Guarda che ti ho sentito''
Aprì gli occhi e vide lo sguardo accusatore di Akane fare
capolino da sotto la sua frangetta mentre la ragazza si arrampicava sul
cornicione, rientrando nella sua stanza dalla finestra.
''Maschiaccio a chi?''
Le sorrise e si avvicinò a lei, porgendole la mano per
aiutarla
a salire, che la ragazza rifiutò proprio come aveva fatto
tutti gli altri giorni nel mese precedente.
Akane si aggiustò la gonna dell' uniforme scolastica che le
si era alzata nello scavalcare
e diede un pugno al fidanzato, che le afferrò la mano e la
tirò a sè, stringendola mentre lei appoggiava il
viso
sulla sua spalla e chiudeva gli occhi, cercando di calmare il battito
del suo cuore.
Mentre lo abbracciava stringendolo per i fianchi, Ranma prese il suo
viso con entrambe le mani e la guardò negli occhi,
dolcemente,
''Io ti chiamo maschiaccio quanto mi pare e piace''
''Questo perchè sei uno stupido''
''Devo farti stare zitta con la forza?''
''Vediamo che sai fare...'', sussurrò lei mentre le sue
labbra
si aprivano in un sorriso aperto e sincero a cui Ranma non riusciva
proprio ad abituarsi, tanto era bello.
La prese in braccio e la portò fino al letto, adagiandola
con estrema lentezza sulle lenzuola dorate.
''Dobbiamo rivedere il tuo concetto di sobrietà
nell'arredamento'', disse sorridendole mentre buttava per terra un
cuscino ricoperto di piume e si metteva a cavalcioni su di
lei,
prendendo a baciarla mentre le accarezzava il viso con entrambe le mani.
''Avevamo detto sul letto no, Ranma. Troppo compromettente'',
riuscì a mormorare la giovane dopo una sessione infinita di
baci.
''Troppo tardi''
Le fece una linguaccia e si rituffò sulle sue labbra,
allontanando le mani dal suo viso per spostarle sui fianchi ed
accarezzarli.
Baciarsi per tutto il tempo che si ha a disposizione è
notoriamente il passatempo preferito dagli adolescenti innamorati di
ogni parte del mondo, e i due ragazzi non erano diversi da qualunque
loro coetaneo. Nelle settimane che avevano seguito il primo, vero,
contatto tra le loro labbra non avevano fatto altro, cogliendo ogni
occasione per esplorarsi a vicenda.
''Dove sei tu?''
''Sono sulla strada per la palestra'', rispose staccando un istante le
labbra dalla giovane, per riprendere fiato, ''Tu?''
''Mmmh, giovedì, giovedì... Danza del ventre''
Il codinato scoppiò a ridere, la ragazza gli tirò
uno schiaffo.
''Che c'è?''
''Niente, niente, scusa. Vieni qui'', si chinò per baciarla
ancora, ma Akane non mollava. Con un rapido movimento
invertì le
loro posizioni e si trovò a cavalcioni su di lui,
guardandolo in
cagnesco mentre il ragazzo ne approfittava per toccarle meglio i
fianchi ed il fondoschiena.
''Perchè hai riso?'' chiese tirandogli uno schiaffetto sulle
mani, che il ragazzo non sembrava comunque intenzionato a spostare.
''Potevi scegliere un passatempo meno ridicolo ed inverosimile, tutto
qui''
''Ah'', sorrise dolcemente lei, chinandosi ed appoggiando la fronte a
quella del ragazzo, sussurrando con le labbra a un millimetro dalle
sue, ''Credevo avessi qualcosa da ridire sulla mia pancia o i miei
fianchi''
Ranma le morse il labbro superiore, prendendo a baciarla con foga
sempre maggiore. Facendo leva con i gomiti appoggiati al materasso si
alzò e si mise a sedere di fronte alla fidanzata,
staccandosi ed
allentandosi il nodo alla cravatta.
''Fa caldo qui, eh?''
''Sono queste uniformi, le giacche primaverili arriveranno solo in
aprile...'', sussurrò lei aiutandolo a togliersi il blazer
verde
e slacciandogli i primi bottoni della camicia, baciandolo sul collo,
fino all'orecchio.
''A-Akane... Akane smettila. Akane... Akane, hai i fianchi larghi!"
''Che cosa?'', sbottò lei, furiosa, staccandosi.
''Scusa, dovevo trovare un diversivo''
''Sei uno stupido. E poi mica sarai perfetto, tu''
''Sì che lo sono. Ma tranquilla, nemmeno tu sei male!"
''Sei troppo generoso, Ranma'', cantilenò lei incrociando le
braccia, ''Specialmente con te stesso''
''Perchè, cos' avresti da ridire?'', chiese aprendosi la
camicia
bianca e buttandola a terra, mentre la cravatta allentata ondeggiava
dai pettorali fino agli addominali scolpiti. Akane alzò un
sopracciglio e si fermò a guardarlo, in silenzio
reverenziale,
mentre nella sua testa scorrevano come i titoli di coda di un film
dei desideri che non avrebbe mai osato esprimere ad alta voce.
''Ora'', continuò il codinato compiaciuto dalla sua
reazione, ''Se tu fossi una brava fidanzata
ti toglieresti la camicetta ed il reggiseno e mi diresti: E tu cos'hai da ridire, Ranma?''.
Imitava troppo bene la sua voce, pensò la giovane.
''Sei un idiota!'' urlò invece lei tirandolo per la cravatta
ed avvicinandolo al suo viso, ''Un idiota ed un pervertito''
''Vediamo se riesco a farmi dare anche del maniaco'',
sussurrò
lui sensuale riprendendo a baciarla ed infilando una mano sotto la sua
camicetta, stringendole piano il seno.
''Sono sinonimi, stupido!'', rise lei afferrando la mano incriminata e
tirandola fuori dalla sua camicia, stringendola nella sua ed
avvicinandosela alle labbra, mimando un microfono: ''Per oggi
è
tutto, gentili telespettatori. Grazie per averci seguito ed arrivederci
a domani!''
''Oh, ma dai!''
''Niente da fare, te l'avevo detto che sul letto era meglio di no'',
rispose serafica ricomponendosi e tirandosi su i capelli in uno chignon.
''E dai, faccio il bravo''
''No''
''Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego...'', la
supplicò con un sorriso disarmante e le mani giunte.
''Ranma''
''Cinque minuti. Tengo le mani a posto, dai, lo giuro''. Sporse il
labbro inferiore, mimando un broncio mentre la Tendo lo guardava
divertita. Da quando sapeva fare la voce da bambino?
''Davvero farai il bravo?''
''Sì'', tirò su teatralmente col naso lui, ''Oggi
mi sono sorbito due infinite ore di matematica per te!''
''Le ripetizioni erano l'unica scusa plausibile per disertare gli
allenamenti, lo sai''
''Lo so, lo so. Avevi ragione, basta stare attenti a lezione e prendere
appunti per passare i test, non ci avevo mai pensato, prima...'', si
grattò il mento pensieroso.
''Certo che è meglio dormire o andare in infermieria con
Hiroshi e Daisuke fingendo di avere mal di pancia...'', lo
rimproverò.
''Quanto mi mancano quei bei momenti passati a guardare nella
scollatura di Nancy l' infermiera. Bastava dirle che ti sentivi un po'
strano e subito si chinava per misurarti la febb... Ahia!''
''Schifoso, ha quarant'anni e cinque figli!''
''Quando avremo una squadretta di calcio diventeranno così
grosse anche le tue?''
''Fai schifo''
''Dai, scherzo!'', rise mettendole una mano sul seno, ''Mi vanno bene
anche così...-Ine''
''Molla!''
''Lo facciamo un mini-Saotome?''
''Scordatelo!''
''Almeno alleniamoci, non è facile fare un erede!''
''Forse è meglio se vai ad allenarti veramente, almeno non
avrò sulla coscienza la tua brillante carriera di artista
marziale...''
''Ma io voglio stare con te'', mugugnò.
''Anch'io'', rispose intenerita, baciandolo.
''E allora come facciamo?''
''Potrei venire ad allenarmi anch'io! Avevi promesso che avresti
chiesto a mio padre di...''
''Niente da fare, piccola'', le posò un dito sulla bocca,
''Ci
ho già provato e riprovato. Baffetto è
irremovibile''
''Chi è Baffetto?''
''Il futuro nonno di Akira''
''E chi sarebbe Akira?''
''Il mio primogenito!''
''E' ora di andare'', scosse la testa Akane.
''Sì, penso anch'io'', rispose Ranma seriamente preoccupato
per la sua salute mentale.
''Buon allenamento''
''Grazie, maschiaccio. Buon qualunque cosa farai al posto di stare col
tuo bellissimo fidanzato''
***
Il sabato successivo i ragazzi partirono per un week-end fuori porta.
Akane e Ranma erano arrivati insieme a Mousse, Ryoga ed Ukyo a bordo
dell' Audi della giovane Tendo, regalatale da Kuno il Natale precedente.
Tatewaki, insieme ad Hiroshi, Daisuke ed il fedele Sasuke,
con il
suo Suv, mentre Nabiki, Jason, Yuka e Sayuri li avevano raggiunti in
serata.
Avevano optato per il campeggio, tanto per provare qualcosa di nuovo, e
Kuno non faceva che lamentarsi delle scarse condizioni igeniche,
indignato per l'assenza di candele profumate nel bagno comune della
struttura che li ospitava.
L'idea di campeggiare nel gelido febbraio non fu una scelta molto
felice, ed i ragazzi non facevano che ringraziare sarcasticamente Ranma
per la sua proposta geniale, ma il risvolto positivo della situazione
fu che nessun altro aveva avuto una tale idea, ed i ragazzi avevano
tutta la struttura per loro.
Mentre le donne erano sotto la doccia, Mousse collegò degli
altoparlanti del computer allo stereo dell' auto di Kuno, creando una
diffusione
stereo degna di una discoteca.
Ryoga, Jason, Hiroshi e Daisuke, gli addetti al barbecue, dondolavano
la testa a ritmo di musica benendo birra in bottiglia mentre Sasuke ed
il cinese discutevano di fisica quantistica accanto al falò.
Ranma e Kuno tornarono dal loro allenamento
improvvisato nei boschi, sudati e bisognosi di una doccia.
''Ci sono le ragazze'', li fermò Jason mentre stavano per
aprire la porta dei bagni.
''Oh meravigliosa Akane Tendo, lascia che io mi ricongiunga a te sotto
le calde acque del...Saotome!
Il nostro allenamento è terminato, per oggi!''
''Tranquillo, Kuno, te ne ho date abbastanza. Non permetterti di aprire
quella porta e non ti capiterà nulla''
''Come osi separarmi dal mio amore, la gloriosa Akane Tendo?''
''Parla come mangi, idiota''
''Ma voi due state sempre a litigare?'', li ammonì Ukyo
avvolta
in un asciugamano, sorpassandoli per andare nella tenda delle ragazze a
vestirsi.
Ryoga sentì gli occhi bruciare nel vederla, ma
attribuì il fenomeno alla vicinanza al fuoco.
Nel vedere Akane coperta solo da un lembo di spugna bianco, Ranma ebbe
una reazione molto simile, anche se per ragioni diverse. Poteva
percepire uno ad uno gli sguardi dei suoi amici posarsi sul corpo della
giovane e cercare di spogliarlo, almeno con gli occhi. Era talmente
impegnato a coprirla col suo corpo ed a farle da scudo fino alla tenda
che si dimenticò di darla lui, una sbirciatina,
maledicendosi
poco dopo per l'imperdonabile dimenticanza.
Dopo cena i ragazzi avevano ballato come dei pazzi, complici il
contatto con la natura, la musica e la sensazione di
libertà, che li avevano totalmente disinibiti.
Nabiki ed il fidanzato furono i primi a ritirarsi nella loro tenda
privata, dopodichè fu la volta di Sasuke, cui
toccò
trascinare a letto un Kuno tremendamente ubricaco, Yuka e Sayuri, che
non vedevano l'ora di chiudersi nella loro tenda da quattro per
scambiarsi delle frivole chiacchiere tra donne, ed Hiroshi e Daisuke,
che non avevano dei fisici abbastanza possenti per resistere al freddo
della nottata.
Ranma raggiunse Akane ed Ukyo, intente a raccogliere in un grosso sacco
nero tutti i bicchieri sporchi, prendendo a dare loro una mano per
evitare di stare da solo con Mousse, che lo aveva guardato in cagnesco
tutta la sera.
''Come va, ragazze?''
''Ranchan!'' trillò Ukyo mentre Akane la fulminava con lo
sguardo, infastidita.
''Che vuoi, Ranma? Non vedi che siamo tra ragazze?''
''Mi sentivo solo, Mousse sta leggendo un lib... Oh ma che carina!
Akane, non ti smentisci mai!''
''Forse perchè ho a che fare con qualcuno che non si
smentisce mai a sua volta''
''Guarda che sono solo venuto a fare due chiacchiere con le mie amiche''
''Come ti pare''
''Ranchan, dov'è Ryoga?''
''Non ne ho idea, è sparito un'ora fa e... Temo si sia
perso''
''Dite che dovrei andare a cercarlo?'', arrossì la barista.
Ranma sorrise bonariamente, avendo già capito da tempo
quanto l'amica fosse interessata al giovane cameriere.
''Io dico che dovresti'', sussurrò al suo orecchio posandole
poi
un bacio sulla guancia, nel disappunto della giovane Tendo che si
voltò immediatamente dall'altra parte.
Mentre Ukyo si allontanava saltellando, Ranma si voltò
sorridendo verso la fidanzata, che però se ne stava andando.
La
prese per un braccio e la fermò.
''Hey!"
''Che vuoi?'', chiese senza voltarsi.
''Che c'è?''
''Sei pessimo, Ranma'', asserì la giovane, girandosi ed
avvicinandosi al suo viso, ''Io accetto di venire in mezzo agli insetti
solo per passare un po' di tempo con te senza genitori e scocciature
varie e tu che fai? Non mi calcoli per tutto il tempo e poi fai il
carino con le altre invece che con me!''
''Allora, innanzi tutto non è stata una scelta mia quella di
sparire oggi pomeriggio. Kuno mi ha letteralmente trascinato per il
codino a combattere con lui. Grazie per avermi chiesto com'è
andata''
''Hai vinto tu, non c'è bisogno che te lo chieda''
''Ok, era scontato'', sorrise, per poi ricomporsi immediatamente,
''Stasera, invece, tu
sei stata tutto il tempo a spettegolare con le tue amiche. Inoltre ti
ricordo che se tua sorella ci avesse visti avrebbe spiattellato tutto
ai due ubriaconi che ci hanno messo al mondo ed addio copertura!"
''E' vero, non avevo pensato a Nabiki...'', rispose sovrappensiero,
''Ma questo non giustifica
il tuo bacio ad Ukyo!"
''Era un bacio d' incoraggiamento, non lo vedi che è cotta
di Ryoga?''
''Davvero?'', chiese sorpresa spalancando gli occhi.
''Vivi proprio nel tuo mondo tu, eh?''
''Senti chi parla, almeno io non...''
La zittì con un bacio, stringendola poi a sè e
facendole
posare il capo contro il suo petto, ''E' che vorrei che tutti fossero
felici come me. E' strano come l'amore ti cambi...''
''A-amore?'' sussultò. Tra lei e Ranma quella parola era
sempre stata un tabù.
''No no no no no no no no, aspetta. Amore inteso come affetto''
''Ah ecco!'', sbuffò lei facendosi cadere pesantemente le
braccia lungo i fianchi.
''Beh, che c'è, ora?''
''Buonanotte, Ranma''
La guardò allontanarsi, in silenzio, chiedendosi cosa ci
fosse
che non andava nel cervello di quelle strane creature chiamate donne.
''Ma che ho detto, ora?'', le urlò dietro, troppo tardi per
essere sentito.
Assolutamente non intenzionato a non andare a dormire e desideroso di
fare due chiacchiere con qualcuno si avvicinò cautamente a
Mousse, l'ultimo rimasto in piedi.
''Hey''
''Hey'',
rispose con palesemente falso entusiasmo il giovane con gli occhiali.
''Posso sedermi?''
''Il suolo americano non appartiene a me, non sono nelle condizioni di
dirti di non farlo''
''Ok'', rispose felice sedendo a gambe incrociate accanto al compagno
di scuola, che non staccò per un attimo gli occhi dal suo
libro.
''Che leggi?'', incalzò, cercando di fare conversazione.
''Anna Karenina'', replicò con una punta di dolore nella
voce.
''Ah, quindi hai scelto il tedesco
come seconda lingua? Io ero indeciso tra il francese e lo spagnolo, ma
Akane dice che...''
''Facciamo che questa stronzata non l'ho sentita''
''In che senso?'', chiese perplesso.
''Niente'', mugugnò il cinese chiudendo rassegnato il suo
romanzo, ''Sei in vena di confidenze, Saotome?''
''Sì'', rispose risoluto, alzando il mento per darsi
coraggio, ''E' ora che io ti chieda scusa, Mousse''
''Non mi devi nessuna scusa''
''Oh sì, invece. Vedi, io lo sapevo della tua cotta per
Shampoo.
Me n'ero accorto quando ero venuto a casa tua ed avevo visto tutte
quelle foto. Solo che...''
''Solo che...?''
''Credimi, tornassi indietro non lo rifarei''
''Beh ormai è andata così'', rispose secco
aggiustandosi
gli occhiali. Ranma gli mise una mano sull'avanbraccio, un gesto
inusuale per lui.
''E' andata-andata?''
''E' andata
con treno diretto per il Connecticut ed un'enorme valigia
griffata. L'ho seguita fino in stazione, sì, sono patetico''
''So che in un certo qual modo è anche colpa mia. Scusami''
''Nah'', scosse la testa, ''Con te o senza di te non avrei mai avuto
speranze. Mi auguro solo che trovi pace, in collegio''
''Sei un bravo ragazzo, Mousse. Troverai di meglio''
''No, io non sono fortunato come te. Tu hai messo da parte Shampoo ed
hai trovato Akane, io...''
''No no, io ed Akane siamo solo amici, e...''
''Idiota, pensi che non si confidi con il suo migliore amico?'',
socchiuse gli occhi e lo guardò fisso, Ranma
sbiancò.
''Mousse, non dire niente a nessuno. Sai cosa succederebbe''
''Ah, lo so. Vi trovereste sposati in un batter d'occhio, tanto
più che siete minorenni...''
''..E non potremmo opporci'', sospirò, ''Voglio andarci
piano con lei, capisci?''
''E' giusto'', rispose sovrappensiero il ragazzo, con un tono di voce
che Ranma interpretò come accusatore.
''Dai, forza, spara!''
''Cosa?''
''Avanti, conosco quello sguardo. Disapprovi il fatto che io non voglia
ufficializzare il nostro fidanzamento''
''No, non è così, te lo giuro! E' solo che... Hai
mai pensato a come si sente Akane?''
''E come dovrebbe sentirsi, scusa? Passo ogni momento con lei, non ho
più tempo libero, sono più affettuoso di quanto
non lo
sia mai stato con nessuno in tutta la vita, cerco sempre di farle dei
regalini, di lasciarle dei biglietti simpatici...'' si
schiarì virilmente la voce.
Il riflesso lucente della katana che sua madre custodiva gelosamente in
una teca nel suo ufficio gli scintillò davanti agli occhi.
Se
suo padre lo avesse mai sentito parlare come una donnicciola in quel
modo, probabilmente gliel' avrebbe sottratta nella notte e lo avrebbe
sgozzato in sede pubblica urlandogli che non era abbastanza uomo per portare il
suo stesso cognome.
Ma in fondo suo padre era a tre ore di macchina da lui, e nessuno
consoceva Akane Tendo come lo strambo ragazzo che stava accarezzando
con un dito il titolo del romanzo che stringeva tra le mani.
''Ok, dimmi come si
sente Akane''
''Dunque, vediamo... Come posso spiegartelo in maniera semplice e
concisa? Hem... Ok, hai presente il Paradosso del gatto di
Schroedinger?''
''GATTO?''
urlò
alzandosi di scatto e guardandosi intorno, terrorizzato, per poi
ricomporsi dopo aver capito di aver fatto una tremenda gaffe
e tornando a sedersi, prendendo una sigaretta dalla tasca dei jeans ed
accendendola sporgendosi verso il falò, ''No, non ce l'ho
presente'', rispose infine con pacatezza, buttando fuori una grossa
nuvola di fumo.
''Nel 1935 Erwin Shroedinger, tentando di spiegare un'interpretazione
di Copenhagen della meccanica quantistica, propose un esperimento in
cui un gatto viene messo in una scatola con una fialetta sigillata di
veleno che si romperà in un momento casuale. Mi segui? Bene,
visto che nessuno sa nè se nè quando il veleno
verrà rilasciato, finchè la scatola non
verrà
aperta il gatto potrà essere considerato contemporaneamente
sia
vivo che morto''
''Ok'', rispose Ranma grattandosi la testa, perplesso.
''Non hai capito''
''No, ovviamente no''
''Certo. Bene. Finchè non apriamo la scatola non possiamo
sapere
se il gatto è vivo o morto. Paradossalmente,
perchè
è questo il paradosso, potremmo considerarlo in entrambi i
modi.
Vivo e morto insieme. Devi solo aprire la scatola e scoprire la
verità''
''No, scusa, ma se so che c'è un gatto dentro io quella
scatola
non la apro. Non che mi facciano paura, eh! Sono solo... Allergico,
ecco''
''Ranma, ma sei stupido? Intendo dire che in questo momento Akane
potrebbe essere sia triste che felice''
''E sarei io lo stupido? Non potevi dirmela subito così?''
chiese urlando prendendolo per il colletto della camicia a quadri e
sollevandolo di qualche centimetro da terra, ''Ti ho chiesto un parere
perchè so che si confida con te, ci arrivavo anche io che
potrebbe essere felice o triste!"
''No, non ci arrivi. il paradosso sta nel fatto che tutti vi vorrebbero
vedere insieme, ma allo stesso tempo nessuno vi può
vedere insieme. E non sai se questo ad Akane sta bene o meno. Se la
fialetta si rompe, è abbastanza, Akane
è felice. Altrimenti, se non si è rotta,
è
triste. Ora, il tuo bacio a Capodanno e le tue
azioni concrete di questo ultimo mese avrebbero potuto
rompere la fiala, ma non è detto che siano state sufficienti
a farle capire a pieno cosa provi per lei''
''Quindi, se io aprissi la scatola... Il gatto sarebbe morto?''
''No, noi non sappiamo se la fialetta si è rotta''
''Mousse, io...''
''Quello che sto cercando di dirti è che devi parlare con
Akane,
aprire la scatola, e verificare se la fialetta si sia rotta o meno. Se
così le basta, capisci?''
''Buonanotte, Mousse'', si allontanò rassegnato,
più confuso di prima.
''Parla con lei!" gli urlò dietro lui, tornando a leggere.
***
Era impossibile dormire con tutto il rumore che Yuka e Daisuke stavano
facendo due sacchi a pelo dopo il suo.
Con circospezione e senza farsi sentire era uscita dalla tenda, notando
che nemmeno Ukyo e Sayuri erano dentro, e si era avvicinata al
falò.
Ranma la raggiunse poco dopo, scendendo da un albero.
''Giocavi a fare la scimmia?''
''Non riuscivo a dormire. La tua amica Sayuri è molto
rumorosa nei suoi apprezzamenti alla virilità di Hiroshi''
Ed eccone una all'
appello, pensò la Tendo. Chissà se
anche Ukyo e Ryoga...
''Già... Yuka è più silenziosa, ma
Daisuke la compensa''
''Se fossi arrivata cinque minuti fa ti saresti dovuta sorbire anche la
terza sinfonia di Nabiki e Jason. Ma che gli prende a tutti?''
Scoppiarono a ridere, concordando sul fatto che la natura selvaggia e
la lontananza da genitori e collaboratori domestici impiccioni avevano
fatto il loro dovere.
''E insomma, ci siamo ritrovati qui...''
''Scusami se sono stata scontrosa, stasera''
''Ci sono abituato'', mise il broncio lui.
''Hey, ti ho chiesto scusa!'', sorrise lei buttandogli le braccia al
collo e stampandogli un bacio sulle labbra, a cui il codinato non
rispose però col solito trasporto.
''Che c'è, Ranma?''
''Akane, tu sei felice con me?''
Aveva decisamente
aperto la scatola.
''Ma certo che sono felice con te!''
''Sicura? No, perchè Mousse mi ha detto dei paradosso del
gatto di Shopenhauer
e...''
''Eh?''
''In pratica tu potresti essere sia felice che triste, ed io non voglio
che tu sia triste''
''Ma io non sono triste", rise lei. Mousse era incorreggibile. Non
avrebbe mai dimenticato il racconto del Paradosso della stanza cinese
che aveva usato per spiegarle i motivi per cui avrebbe dovuto lasciare
le arti marziali.
''Neanche un pochino? Non vorresti che ti dessi qualcosina in
più?''
''Ma tu sei sicuro che Shopenhauer avesse un gatto? E comunque lui
sì che era triste. Tutta quella storia del pendolo...''
''Akane, ti prego...'', strinse i denti lui. Non ce l'avrebbe fatta a
reggere un'altra lezione extra di
scienze.
''Vieni qui, stupido''
Lo abbracciò e lo baciò dolcemente. Ranma
appoggiò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi, ''Io
sono tanto
felice con te''
''Anch'io, scemo!''
''E come la mettiamo con la relazione segreta?''
''Da un po' di pepe alla cosa!"
''Sei la donna meno femminile che conosca. Chiunque altro avrebbe
voluto ufficializzare subito. Tanto per dire''
''E tu sei l'uomo-meno-uomo che conosca. Tutti i tuoi amici si stanno divertendo, se
capisci cosa voglio dire, e tu sei da solo con la tua promessa sposa a parlare. Tanto per
dire, eh!''
Un lampo si accese negli occhi del giovane: ''Cosa vuole che faccia,
signorina Tendo?''
''Non farti strane idee, pervertito! Stavo solo scherzando!''
Ignorando gli schiaffi della ragazza, Ranma la fece sdraiare accanto al
fuoco e le sbottonò i primi due bottoni del pigiama,
iniziando a baciarla sul collo mentre con le mani saliva sotto la
casacca, spostandosi dalla pancia al seno.
Guardandola dolcemente ed accarezzandole il viso si mise sopra di lei,
piantando le ginocchia sul prato per non pesare troppo sul suo corpo,
dopodichè riprese a baciarla e sbottonarla,
finchè non la scoprì completamente.
''Akane...''
''Sì?''
Era imbarazzato.
''Non- non sarebbe meglio... Aspettare... Aspettare di farlo con
qualcuno c-che...''
''Ho capito, non vuoi farlo con me'', rispose lei intristendosi,
voltando il viso dall'altra parte. Ranma le prese il mento con due dita
e la face girare verso di lui, incatenando i suoi occhi a quelli della
giovane, mentre ancora era sopra di lei.
''T-Tu vuoi farlo con me?''
Arrossirono. Ranma prese un respiro profondo e le diede un piccolo
bacio sulle labbra, per poi tornare a guardarla negli occhi.
''Dovrei dire o fare qualcosa?''
Akane scosse la testa, ''Non lo so''
Riprese a baciarla con più foga, spostandosi sul seno. Akane
alzò leggermente il busto e si tolse la camicia gialla,
tremando.
''Hai freddo, Akane?''
''No''
''Allora hai paura''
''Neanche un po' ''
Si tolse la felpa e la canottiera ed abbassò le spalline del
reggiseno della ragazza, ricominciando a baciarla e facendo scorrere le
sue labbra dalla mascella, al collo, alle spalle, alle clavicole della
fidanzata, che continuava a tremare al suo tocco.
Akane non si muoveva, il suo respiro era affannoso e tutto il suo corpo
irrigidito, tratteneva il fiato e non proferiva parola. Appena se ne
accorse, Ranma rallentò il ritmo, fermandosi nuovamente a
guardarla negli occhi.
''Hai paura, Akane?'', insistette.
''No, sto bene''
''Non dobbiamo farlo per forza...", le sorrise dolcemente,
accarezzandole le labbra con un dito.
''Ho detto che non ho paura!'', alzò la voce lei, mentre il
suo volto si irrigidiva.
''Ok, facciamolo'', bluffò lui, ''Avanti, vieni qui''
La strinse a sè con più forza di quanta ne usasse
normalmente e, baciandola, spinse col suo peso sulla ragazza,
spaventandola.
''No, Ranma, aspetta!''
Si staccarono ed osservarono le reciproche reazioni per un tempo
infinito, in silenzio, finchè Ranma non prese parola.
''Lo vedi che hai paura?'', le fece l'occhiolino.
''Ti stavi prendendo gioco di me?'', grugnì lei mentre le
sue dita si chiudevano in un pugno che presto, pensò Ranma,
si sarebbe delicatamente posato sul suo viso, se non avesse detto
qualcosa.
''Volevo solo farti capire che forzare le cose è sbagliato.
E' evidente che non sei pronta, e fare la superdonna non serve a nulla''
''Sei proprio un idiota''
Si rivestì e si alzò per andarsene, ma Ranma la
prese per i fianchi e la fece tornare a sedersi.
''Forse il paradosso è questo. Vogliamo stare insieme ma non
vogliamo stare insieme, vogliamo fare l' amore ma nessuno dei due se la
sente, litighiamo ma facciamo subito pace, ci critichiamo ma ci
cerchiamo in continuazione. Non siamo davvero una coppia normale, io e
te!"
''Chi ti ha detto che siamo una coppia?'', gli fece una linguaccia.
''Ora stai esagerando'', rispose offeso, mentre lei continuava a
prodursi in smorfie di ogni tipo per cercare di strappargli un sorriso.
Un rumore li distrasse: Daisuke stava uscendo in mutande dalla tenda
delle ragazze per rientrare in quella dei maschi, mentre Sayuri, uscita
dalla tenda degli uomini, stava percorrendo la strada inversa. I due si
fermarono, probabilmente a scambiarsi qualche battuta di dubbio gusto
sulla nottata trascorsa, poi tornarono ognuno nel proprio alloggio.
Ranma pensò a quanto fosse tutto facile per gli altri,
ignaro del fatto che la sua fidanzata stesse pensando la stessa cosa.
Le diede un bacio sulla fronte e poi uno sulle labbra, dirigendosi
verso la sua tenda ed invitandola con un gesto della mano a fare lo
stesso, mentre il fuoco del falò, pian piano, si estingueva.
Capitolo
terribile
(almeno rispetto agli standard), di transizione e, lo so,
inconcludente. Giuro che non lo dico per farmi fare i complimenti, ma
non mi dice nulla di nulla, soprattutto in confronto allo scorso. Ve ne
prometto di migliori.
Sua
Maestà l' Ispirazione mi ha abbandonata senza nemmeno
lasciarmi
un biglietto di addio, e questo è il massimo che ho saputo
fare,
per ora, per non lasciarvi proprio a bocca asciutta.
Mai
come ora ho bisogno dei vostri pareri (anche via messaggi privati, come
preferite) per
sapere cosa ne pensate della piega che ho dato alla relazione tra
R&A. Al di là dell' ovvio OOC è
difficilissimo pensare a un rapporto normale tra questi
due, e si sa che tutte le
storie migliori finiscono con IL bacio da film. Quello che succede dopo
non lo dice mai nessuno e non è stato per nulla facile
immaginarlo e scriverlo. Diciamo che mi sono attenuta ai vaghi ricordi
dei miei sedici anni, ahimè molto lontani, ed ho cercato,
come
al solito, di essere il più realistica possibile.
Ringrazio
tantissimo Veronica per avermi dato l'idea della gita, è una
cosa a cui avevo già pensato, ma volevo collocarla un po'
più in là, quindi grazie, grazie, grazie
perchè
altrimenti non avrei saputo cosa scrivere.
Ele,
le descrizioni dettagliate di Ranma sono per te ;-)
Ho
voluto far chiarire Ranma e Mousse, finalmente, parlare ancora un po'
di Ukyo e Ryoga e far sparire per un po' Shampoo, in modo da evitare
ulteriori problemi. Il discorso di Mousse sul paradosso di Shroedinger
è ovviamente rubato a piè pari da una puntata di
The Big
Bang Theory e rielaborato con l'aiuto di Santa Wiki. So di aver
travisato il concetto di base e sicuramente avrò sbagliato
tante
cose, in fisica avevo 4 e le mie conoscenze sull'argomento sono
praticamente nulle, come si evince dal fatto che all'esame di
maturità, quando mi si chiese dello Standing on the
shoulders of
giants di Newton, risposi che era, forse, l'unico album decente degli
Oasis. Non volevo mettercelo, ma è stata la mia unica fonte
di
ispirazione per questo capitolo ''di stacco'', quindi
beccatevelo così com'è!
Come
sempre grazie a chi legge e commenta!
Alla
prossima!
|
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Capitolo 17 *** About a girl ***
nuov
''Amare
è soffrire. Se non si vuol soffrire non si deve amare.
Però allora si soffre di non amare. Pertanto, amare
è
soffrire, non amare è soffrire e soffrire è
soffrire.
Essere felici è amare, allora essere felici è
soffrire,
ma soffrire ci rende infelici. Pertanto per essere infelici si deve
amare o amare e soffrire o soffrire per troppa
felicità… Io spero che tu stia prendendo appunti''
Woody Allen- Amore e
guerra
Akane si coprì la testa con il cusino cercando invano di
riaddormentarsi mentre Ranma uccideva per la seconda volta Kurt Cobain
cantando a squarciagola una canzone dei Nirvana sotto la doccia.
I need an easy
frieeeeeeeend, I doooo.....
Si girò su se stessa, irrequieta, cercando di
trovare una
posizione che la isolasse acusticamente e menando calci a vuoto sotto
il piumone, continuando a contorcersi e finendo per arrotolarsi
totalmente le coperte intorno al corpo, assumendo una forma simile a
quella di un baco da seta.
Rassegnata, si alzò, infilò gli
occhiali da riposo ed andò a bussare alla porta del bagno.
''Ranma!''
Nessuna risposta. Bussò un'altra volta.
''Ranma! Mi senti?''
Now I can't see you
every night, for freeeeeeee...
''Ranma, smettila, che me lo fai rivoltare nella tomba
quel poverino
di Kurt!", urlò ridendo con rabbia mista ad
ilarità.
''Tranquilla amore, è stato cremato!'', le urlò
dietro lui senza fare una piega.
''Amore a chi, scusa?'' sorrise compiaciuta.
''Amore nel senso che siamo amici!'',
chiarì pronto lui, ''Sai come fate voi donne: amore, tesoro, hihihihihi!"
Se c'era una cosa che Ranma sapeva fare era rendersi irritante.
E se c'era una cosa che Akane non sopportava era che sapesse
imitare così bene la sua voce.
Senza pensarci su girò la maniglia della porta, ovviamente
non
chiusa a chiave, e come una furia irruppe in bagno ed aprì
con
due mani le porte in vetro della grande doccia angolare, imitando
inconsapevolmente i gesti di un supereroe che spalanca le porte in
acciaio di un ascensore bloccato in qualche film di serie B.
Quando aveva realizzato di averlo fatto davvero era troppo tardi: Ranma
la guardava con lo sguardo impaurito di un cerbiatto davanti al fucile
di un
cacciatore mentre, nudo come un verme, leggermente piegato in avanti
per l'imbarazzo e con le mani impegnate a coprirsi, le urlava dietro
che era una maniaca che andava in giro a spiare gli uomini sotto la
doccia.
Si girò dall'altra parte rossa in volto e gli porse un
asciugamano senza girarsi a guardarlo, allungando semplicemente il
braccio nella sua direzione per far sì che lo prendesse.
''Lo prendi questo maledetto asciugamano o no?'', sbottò ad
un
certo punto. Il codinato glielo strappò malamente di mano.
''Sempre gentile'', protestò legandoselo in vita.
''Dimmi quando posso girarmi''
''Eh, non lo so proprio. Non so se ho voglia di coprirmi, Akane-chan.
Magari potrei restare così, tutto nudo come mamma m'ha
fatto,
per il puro gusto di metterti in imbarazzo'', bluffò facendo
delle orrende smorfie alle sue spalle mentre si stirava con le mani
l'asciugamano legato sui fianchi.
''Ma quale imbarazzo, idiota. Sono girata, non vedo niente''
''No, ma lo sai'',
sussurrò sensualmente al suo orecchio mentre le massaggiava
le
spalle ed usava tutto il suo autocontrollo di artista marziale per non
scoppiare a ridere, ''Lo sai che sono nudo, Akane. Tutto nudo.''
''Smettila''
''Nudo''
''Schifoso''
''Nu-do''
''Coglione''
''Se vuoi mi avvicino un po'...''
''Fai schifo''
''Ti sto mettendo in difficoltà, fidanzata? Vorresti
forse
girarti a dare un'occhiatina?'' ammiccò dandole un bacetto
sul
collo e respirandone teatralmente il profumo.
''Sei un deficiente ed un pervertito'', sibilò lei tra i
denti
mentre Ranma continuava ad accarezzarle le spalle ed il suo viso
sembrava aver preso fuoco da quanto le bruciava.
''Dai, girati'', sorrise dolcemente posandole un bacetto tra i capelli.
''Non ci penso neanche!'', scosse la testa lei.
''Guarda che sono coperto!''
''Sì, come no! Sei talmente un maiale che non mi stupirei se
fossi rimasto nudo apposta''
''E tu sei uguale a me, visto che mi hai praticamente colto in fallo
sotto la doccia. E la parola chiave della frase è...''
''Sei un maniaco, Ranma!'', urlò Akane girandosi e
schiaffeggiandolo, per poi abbassare lo sguardo e rialzarlo
immediatamente, imbarazzata.
''Hai guardato!'' urlò spalancando gli occhi e puntandole un
dito contro.
''No, non è vero!'', gridò di rimando la giovane
coprendosi gli occhi con entrambe le mani e scuotendo energicamente la
testa in segno di diniego.
''Oh sì. Hai guardato ed ora ne paghi le conseguenze!''
''Che vuol dire?'', chiese con sguardo perplesso.
''Vedrai!''
Se la caricò sulle spalle, entrò in camera sua
e chiuse la porta con un calcio, buttandola poi sul letto e saltando
sopra di lei.
Tenendole il mento fermo nell'incavo tra il pollice e l'indice ed
infilandosi con l'altra mano sotto la canotta nera della fidanzata
prese a baciarla passionalmente, bloccando i suoi movimenti ed
impedendole di divincolarsi.
Si staccò dalle sue labbra solo dopo essere stato sicuro di
aver
dato loro il buongiorno che meritavano e scese a baciarla sul collo,
per poi tracciare con la lingua il contorno dello scollo della sua
canottiera nera e scendere, finalmente, sul seno.
Prese a baciarlo e leccarlo attraverso il sottile tessuto che lo
riparava, mentre Akane, eccitata, gli accarezzava la testa tirandogli
piano i capelli ancora bagnati.
Il top della ragazza si era alzato fin sopra la pancia, Ranma
ne
afferrò un'estremità e cercò di
tirarlo ancora
più su per scoprirle il seno, ma lei glielo
impedì.
''Che c'è, non vuoi?''
''No...'', tirò giù la maglietta, si mise a
sedere e
cercò di ricomporsi ravvivandosi i capelli e respirando
profondamente, ''Meglio non andare troppo oltre...''
''Lo sai che non voglio correre o farti pressioni, ti aspetto quanto ti
pare, ma non mi sembra così oltre farsi vedere
senza reggiseno dal proprio ragazzo'', si lamentò mettendo
un tenero broncio da bambino.
''E' che non mi va, Ranma, tutto qui'', replicò dolcemente.
''Va bene, quando ti andrà me lo dirai tu. Possiamo
continuare?'', chiese prendendo le mani della giovane e posandosele sul
petto nudo, provando a ricominciare a baciarla.
''Dobbiamo vestirci, tra poco c'è scuola, amore. Nel senso di amico, eh!''.
Uscì dalla stanza ancora bagnato, seminudo e rintronato
dall'eccitazione e dal sonno. Fu quindi sorprendente, per lui, il
rumore di foto scattate che lo accolse appena fuori dalla porta.
Nabiki gli era davanti con il cellulare in mano mentre gli faceva una
specie di book fotografico non richiesto.
''Ma che fai, serpe?''
''Lo sapevo.
Lo sapevo che
Akane faceva la santarellina ma mentiva'',
esclamò con aria trionfante la Tendo mezzana, ''Che scoop:
Ranma e la
fidanzata apparentemente non gradita che consumano il loro amore
proibito sotto il tetto di casa! Wow, queste foto mi frutteranno
un bel po' di quattrini!''
''Non ne hai già abbastanza di quattrini?''
''Non sono mai
abbastanza, stupidotto''
''Tsk! Avanti, dimmi quanto vuoi per cancellarle''
''Ci tieni proprio alla tua privacy, eh?''
''Ci tengo a quella di tua sorella, e poi non abbiamo fatto niente''
''Come sei altruista. Vediamo, cosa posso chiederti in cambio del mio
silenzio?''
''Pensaci e fammi sapere...'', rispose sovrappensiero lui sorpassandola
ed aprendo la porta della sua stanza, ''Ci vediamo a colazione''.
Le colazioni di casa Tendo potevano tranquillamente essere paragonate a
dei cenoni di Natale. Sulla grande tavola imbandita della sala da
pranzo non mancava nulla, e Ranma non riusciva ad abituarsi a tutta
quell'abbondanza, essendo sempre stato solito mangiare i pochi
avanzi che suo padre gli lasciava, durante i loro viaggi.
''Ranma, figliolo. Sei parecchio affamato stamattina, eh?'' chiese Soun
vedendolo addentare il terzo muffin ai mirtilli.
''Eh sì. Sarà la primavera...'' sorrise sfiorando
con una
mano il ginocchio destro di Akane, coperto solo da una calza in lana
bianca che le arrivava fino a metà coscia.
''Non è che hai bruciato troppe energie al risveglio,
cognatino?'', Nabiki gli fece l'occhiolino mentre Ranma cercava di
ricordarsi in quale episodio della saga di Twilight uno dei Volturi
sapeva imporre il dolore più cieco al suo interlocutore solo
guardandolo negli occhi.
''Perchè, sei andato a correre, Ranma?''
''Ma no, signor Saotome, parlo di lui e della sua fidanzata...''
''Nabiki, ma sei scema?'', la fulminò con lo sguardo la
sorella
minore mentre cercava di mantenere il controllo di se stessa. Infatti,
mentre tutti gli sguardi della tavolata erano puntati su di lei, Ranma
le stava accarezzando lentamente le gambe, salendo sotto la gonna
fino all'orlo delle mutandine.
''Già, come se fosse possibile fare qualcosa con questa mina
anti-uomo!", sbottò lui continuando ad accarezzarla.
''Ah sì, eh?'' rispose lei fulminandolo con lo sguardo e
pizzicando con forza la mano sotto la tovaglia, che Ranma dovette
ritirare: ''Ha parlato il fotomodello spagnolo!''
''Se tu fossi più carina forse mi passerebbe la voglia di
scappare in Australia ogni volta in cui qualcuno mi definisce il tuo
fidanzato'', la rimbeccò lui, continuando la solita recita
mattutina.
''Se vuoi ti prenoto l'aereo, solo che i cani possono viaggiare
solo accompagnati, quindi dovrai trovare qualcuno che venga con te!"
''Akane! Ti sembra questo il modo di parlare?''
''Grazie, Kasumi. Se solo tua sorella avesse un briciolo della tua
dolcezza...'', fece l'occhiolino alla maggiore, seduta di fronte a lui.
Dopo aver ricevuto il consueto pugno in testa, tornò a
mangiare
in silenzio guardando di sottecchi la fidanzata, che affondava
l'ennesima manciata di cereali nel latte.
''Ranma, oggi ho voglia di andare da Gucci'', se ne uscì dal
nulla Nabiki
interrompendo l'unico, prezioso, istante in cui tutti sembravano aver
deciso di fare colazione in silenzio.
''Come vuoi. Dopo scuola?'', rispose indifferente.
''Paghi tu", gli occhi della ragazza erano due fessure.
''E' ovvio, sono un gentiluomo''
Ignorò l' interrogatorio cui Akane lo stava sottoponendo con
gli occhi e prese a sbucciare un'arancia.
''Domani sera si va con Kuno, allora?'', chiese Akane alla sorella.
''Ovvio! Sarà una serata imperdibile!"
''Cosa avete organizzato, bambine?'' chiese dolcemente Soun.
''Gruppo di studio!'', mentirono all'unisono le due mentre Ranma
sbuffava. Chissà a quale festa lo avrebbero trascinato, in
settimana, poi.
''Come sono fiero di voi, piccole mie!", rispose il padre asciugandosi
teatralmente una lacrima.
''Ranma, dovresti prendere esempio ed andare con loro, figlio
degenere!", lo rimproverò Genma.
''Ed eccoci qua...'', sospirò il ragazzo.
''Dai, cognatino, vedrai che non ti dispiacerà essere
venuto" gli fece l'occhiolino complice la mezzana.
Stava maledicendo Tatawaki che, con il suo solito tempismo, avrebbe
dato una festa proprio il giorno in cui avrebbe voluto fare ad Akane la
sorpresa che organizzava da mesi, quando la sua ragazza gli
tirò
uno schiaffetto sulla gamba.
''Che c'è?'', bisbigliò senza farsi sentire dal
resto della famiglia.
''Ranma, mi stai mettendo in imbarazzo'', sussurrò lei con
gli
occhi bassi e rossa in volto, visibilmente in difficoltà.
''Ma che ho fatto?'', chiese dolcemente allargando le mani.
''M-ma... Le tue mani...'' le indicò con aria interrigativa.
Entrambi si voltarono verso Happosai che, seduto alla sinistra della
giovane e sorseggiando una tazza di tè con gli occhi chiusi
ed
il mignolo sinistro alzato, stava armeggiando con la mano destra sotto
la sua gonna.
***
''Ranma, non c'è che dire, sei il cognato perfetto!",
trillò Nabiki posandogli un bacio sulla guancia, mentre il
codinato camminava stancamente trascinandosi dietro decine di buste in
carta color cioccolato portanti il nome della casa di moda preferita
della giovane.
Gucci è
pacchiano come lei,
pensò scuotendo immediatamente la testa. Da quando passava
tutto quel tempo con Nodoka stava imparando troppe cose su quel mondo
anti-virile che era la moda.
''Allora, mi spieghi dove andiamo domani sera e perchè devo
passare il San Valentino con Kuno?''
''Offrimi un gelato''
''Ti odio''
Il locale preferito di Nabiki era un bar del centro di un'opulenza da
far invidia ad un hotel a sette stelle degli Emirati Arabi.
Le pareti erano decorate con un'orrenda tappezzeria nera con disegni in
stile barocco argentati, i tavolini, dello stesso colore, erano rotondi
e di design, mentre le sedie, argentate anch'esse e ricoperte da
cuscini bianchi in seta, sembravano dei troni.
Ignorando la musica troppo alta e le foto originali di dive del cinema
come Marilyn Monroe ed Audrey Hepburn, Ranma prese un'altra sorsata
della sua Red Bull, guardando con astio la cognata e maledicendone la
lentezza nel mangiare la sua coppa di gelato.
''Allora, mi vuoi dire che succede?''
''Lo scoprirai presto. Sappi solo che devi farti trovare a scuola a
mezzanotte''
''A scuola a mezzanotte? Ma siamo matti? E poi come faccio ad entrare,
scema?''
''Entrerai dal retro, dal lato delle piscine, come tutti''
''Ok, e perchè dovrei costringermi ad uscire dal letto nel
bel
mezzo della notte per venire a scuola, a mezzanotte ed in una sera
infrasettimanale?''
''Perchè quel pervertito di tuo nonno ha fatto sparire tutti
i
costumi da bagno miei e di Akane. Dice che li colleziona, sai? Io ne ho
comprato un altro...''
''Io te ne
ho comprato un
altro'', puntualizzò il ragazzo pensando a quanto tempo
avrebbe
dovuto far passare prima di potersi azzardare ad usare di nuovo la
carta di credito.
''Come credi. Fatto sta che Akane scoprirà solo domani di
non averne più e non credo che sarebbe
una buona idea da parte del suo fidanzato lasciarla alla
mercè
di tutti gli allupati del Furinkan quando si tufferà in
acqua in
biancheria intima. Saprai che predilige cose molto sexy come il pizzo
nero ed i perizomi a filo...'' lo guardò attentamente.
''Veramente io l'ho sempre vista molto castigata e con colori tenui,
e... Aspetta un momento!",
sbottò.
''Sì, l'ho fatto apposta, beccato!'' sorrise.
''Sei malefica!", rise rilassandosi. Ormai era comunque troppo tardi
per nascondere l'evidenza, inoltre ammetterlo finalmente a qualcuno lo
faceva sentire libero.
''Avanti, dimmi tutto! Lo avete già fatto?''
''Nabiki, Nabiki... Te l'ho detto, sono un gentiluomo. Non parlo di
queste cose''
''Non ce l'hai ancora fatta, eh?'' chiese delusa.
Ranma assentì abbassando semplicemente la testa, assumendo
un'aria da cane bastonato.
''Che sorella stupida che ho...'', mormorò la Tendo tra
sè, ''Ma non disperare, Saotome, prima o poi la spunterai!"
''Hey, non è mica una gara!"
''Come sei suscettibile!"
''Non tutto è un gioco, Nabiki''
''Vero. Il fatto è, caro Ranma, che tu sei un bellissimo
ragazzo
e potresti avere chi vuoi con molta facilità'', lo mise alla
prova Nabiki, cercando di capire quanto davvero ci tenesse a sua
sorella, ''Ad esempio, quella bella ragazza dietro di te ti sta
fissando da quando siamo entrati''
Istintivamente si voltò a guardare la ragazza alle sue
spalle.
Tornò a rivolgere la sua attenzione alla cognata e poi, di
colpo, si rigirò verso la ragazza al bancone, che gli
sorrise.
Con voce soffocata disse a Nabiki che non si sentiva bene ed aveva
bisogno del bagno, esortandola ad incamminarsi verso casa e buttando
una banconota sul tavolo, alzandosi di scatto ed allontanandosi. Era
visibilmente scosso.
Nabiki osservò la bella ragazza al bancone seguirlo sicura
di
sè ed entrare con aria circospetta nel bagno degli uomini,
dopodichè si alzò ed uscì dal locale.
***
''Devi raccontarmi tutto. Saranno due anni che non ti vedo!"
''Lo so, tesoro. L'ultima volta è stato al mare ad Okinawa,
vero? Che ricordi!"
''Che ci fai qui in America?''
''Che c'è, non sei felice che io sia venuta a trovarti?''
Sorrise e la strinse a sè mentre camminavano per le vie
della città, addentrandosi nel parco.
''Io sono sempre
felice quando ci sei tu''
''Intanto so che mi hai tradita. Li leggo i giornali, sai? Akane... Bel
nome!"
''E' stata un' altra delle idee di Genma per scroccare un po' di soldi
ed un posto per dormire''
''Come sta il vecchio? E tua mamma? L'hai rivista?''
''Stiamo andando a trovarla proprio ora, casa sua è al di
là del parco. Vedrai, sarà felicissima di
riabbracciarti!"
''Ranma, non lo so'', si strinse nelle sue braccia, aggrappandosi alla
sua vita e posando la testa sulla sua spalla, ''Sai che con Genma,
l'ultima volta...''
''Tranquilla, lui non saprà mai che sei qui. Ti nasconderai
da
mia madre, mi sono venuti i brividi quando ho visto lo squallido
residence in cui dormivi... Un covo di gente davvero, davvero
raccomandabile, eh?''
''Si fa quel che si può. Io non sono abituata a dormire a
sbafo a casa d'altri, mio bel futuro signor Tendo''
''Smettila, che sono già nervoso di mio per questa faccenda''
''Ma almeno lei è carina? Dalla foto sembrava di
sì''
''Sì, molto'', rispose sovrappensiero, ''Lei è
fantastica, il punto è il matrimonio''
''Posso conoscerla?''
''Vedremo, se non fai l'isterica''
''Che vuol dire se non
fai l'isterica?''
''L'isterica gelosa''
''Ah ecco! Beh, non lo farò. Certo, questa Akane deve
rendersi
conto del fatto che c'è già una donna nella tua
vita, e
questo nessun matrimonio combinato al mondo lo cambierà"
''Ecco, appunto...'', sospirò prendendola per mano e
guidandola verso un chiosco di hot dog.
''Dove corre, signor Saotome?''
''Quando sto con lei mi viene fame, signora Saotome!"
***
''Avanti, Nabiki, smettila di scherzare!"
''Sorellina, lo sai che non ti mentirei mai, soprattutto su un
argomento delicato come questo''
''Allora ripetimela dall'inizio'', chiese soffocando una risata,
''Ranma... Avrebbe...'', scoppiò definitivamente a ridere, ''Un'
amante?''
''Te lo giuro! Akane, credimi, Dio solo sa quanto vorrei che non fosse
vero. Eravamo al bar, ok? Questa qui lo guardava. Lei molto bella,
provocante, un seno enorme''
''Grazie...'', mormorò la sorella minore guardandosi
sconsolata il decoltèe.
''Lo guardava come se lo conoscesse, e infatti era orientale anche lei
ma non l'ho mai vista al Furinkan. Veniva da fuori, si vedeva.
Certamente una sua vecchia conoscenza. Comunque, Ranma va in
bagno e lei lo segue. Nella
toilette degli uomini, Akane''
''E allora?'', mormorò lei cercando di sembrare
disinteressata,
mentre il sangue iniziava lentamente a ribollirle e nella testa un
rumore simile al fischio di un vecchio treno a vapore sembrava non
volerle dare tregua.
''Sono stati dentro una mezz'ora abbondante, dopodichè lui
ha
messo la testa fuori dalla porta guardandosi intorno con la tipica aria
colpevole di chi ha appena fatto sesso, e...''
''Perchè, si assume un'aria colpevole, dopo?'' chiese
sbattendo gli occhi.
''In certi casi sì, tesoro, quando il fiore
sboccerà te
ne renderai conto anche tu. Comunque, escono insieme, prendono per il
parco. Io ovviamente li seguo, ma, dannazione, batteria del cellulare
scarica. Avrei voluto fare almeno qualche foto. Arrivano all'atelier di
Nodoka, Ranma entra, lei resta fuori. Dopo sono entrata ed ho corrotto
l'inserviente, mi ha detto che Ranma gli ha chiesto se Nodoka fosse
dentro e per quanto ne avesse. Voleva controllare di avere campo
libero, Akane!''
''Campo libero per cosa?''
''Per andare a casa sua, entrare con le chiavi e spupazzarsela per ben
due ore, quando finalmente, alle 6 e tre quarti, è uscito
dall'appartamento con aria trafelata, si è buttato in metro
ed
è andato in palestra da papà ad allenarsi!'',
urlò
tutto d'un fiato, fiera come un avvocato penalista durante l'arringa
finale di un processo, quando è consapevole di avere in mano
tutti gli elementi necessari a mandare in prigione l'imputato.
''E' che mi sembra strano, Ranma non è il tipo...'',
sussurrò triste la giovane.
''Mi duole dirtelo ma sì, lo è. Ricordi la
storiaccia con Shampoo?''
Akane alzò un sopracciglio.
''Bei ricordi, grazie...'' bisbigliò accigliata mentre con
le
mani distruggeva il cuscino che teneva in mano, staccando una ad una le
perline dorate che ne componevano la decorazione principale.
''Prego. Akane, questa qui è un tipo del genere. Te l'ho
detto, è molto provocante''
''Nabiki, io... Non so se è vero quello che dici, ma...
Voglio stare da sola, adesso''
''Mi dispiace, sorellina. Parla con lui, domani è San
Valentino, e...''
''Davvero, lasciami sola''
''Se hai bisogno di me sono da Kuno''
''Ok, grazie Nabi''
''Prego piccola''
Il tempo di accennare un sorriso in risposta al bacio che la sorella le
aveva mandato, sull'uscio, prima di andarsene chiudendo la porta, ed
era già scoppiata in lacrime.
Si sdraiò pesantemente sul letto e, con una mano, prese la
cornice d'argento che Ranma le aveva regalato e la lanciò
lontano. Nel cadere si produsse in un rumore infernale, ed il vetro che
proteggeva una foto di loro due insieme in campeggio si ruppe in mille
pezzi.
Prese in mano il cellulare, cercando la forza per chiamarlo e
chiedergli spiegazioni. Trovò invece tre messaggi di Mousse
ed
uno di Shinnosuke, un
altro.
Ignorando come di consueto gli sms del suo ex fidanzato,
chiamò il suo migliore amico, che le rispose con voce
allarmata.
''Hey, Mou, che c'è?''
''Akane, non so come dirtelo''
''Che succede? Mi devo preoccupare?''
''Si tratta di Ranma e... Dannazione, perchè li ho visti
proprio io?''
''Mousse, parlami. Cos' hai visto?''
''Akane, Ranma è entrato a casa di Nodoka con una ragazza.
Non so chi sia lei, non l'ho mai vista, ma mi sembravano molto intimi''
Due su due.
''Devo andare''
''Akane...''
''Mousse, scusami, non me la sento di parlare, ora''
''Passa da me stasera, andiamo al concerto di un gruppo di amici di
Hiroshi in un pub a Brooklyn. Almeno ti distrai un po'...''
Chiuse la comunicazione, prese un respiro profondo e lesse gli
innumerevoli sms di scuse di Shinnosuke, che giurava di amarla e
prometteva che non l'avrebbe mai più fatta soffrire.
Stava cancellando l'ultimo quando sentì bussare alla porta.
Ranma entrò senza nemmeno aspettare che rispondesse.
''Ciao, maschiaccio!''
Bellissimo nella sua uniforme scolastica verde e con la borsa della
palestra caricata sulle spalle era una visione, ad Akane tremavano come
di consueto le mani alla sua vista.
Il codinato si chinò e, lasciando cadere il borsone,
sollevò il portafoto che la giovane aveva appena scagliato
sul pavimento.
''Che è successo?''
''E' caduta...'', mormorò.
''Da dove, da Marte?'', sorrise raccogliendone i piccoli frammenti di
vetro, ''Sei proprio sbadata, Akane''
Nel vederla silenziosa, mortificata e con gli occhi bassi portarsi le
ginocchia al petto e ranicchiarsi come una bambina si sentì
in colpa per i suoi consueti insulti e decise di farsi perdonare
buttandosi sul letto accanto a lei.
''Posso avere un bacio?''
Le prese il mento tra le mani tentando invano di farle girare il viso
verso il suo. Dopo svariati tentativi capì di avere fallito,
e la tirò a sè con più forza,
facendole posare la testa sul suo petto ed accarezzandole i capelli con
fare protettivo.
''Che succede, piccola? Ma... Ma sono lacrime, queste?'', chiese
accarezzandole le guance ancora rigate.
''No...''
''Akane...''
''Dove sei stato, oggi?''
Si schiarì la voce.
''Hem... Sono andato in giro con Nabi e poi in palestra ad allenarmi.
Perchè?''
''E cos'hai fatto nel tragitto tra Nabiki
e mio padre?''
''Ho... Preso la metro?''
''Ok...''
''Akane, che c'è?''
''Niente, niente... Che fai stasera?''
''Dopo cena devo correre a casa di Hiroshi, ci vediamo tutti
lì per una sfida ai videogames''
Se avesse pronunciato qualsiasi altro nome, Akane avrebbe deciso di
credergli, nonostante l'evidenza. Sperava con tutte le sue forze che
lui le avrebbe dato anche il minimo appiglio cui aggrapparsi, pur di
non guardare in faccia la realtà che le era stata sbattuta
davanti poco prima.
Ma Ranma aveva pronunciato il nome sbagliato.
Avrebbe voluto urlare, picchiarlo, rompergli qualcosa in testa, ma non
ne aveva le forze.
Si sentiva stupida per aver creduto ad un uomo nonostante la promessa a
se stessa di non farlo mai, stupida perchè si era fidata di
lui, stupida perchè gli aveva aperto il suo cuore,
abbassando le difese che si era costruita con tanta fatica dopo la
perdita di sua madre, stupida perchè dopo averlo visto con
Shampoo avrebbe dovuto aspettarsi di tutto, stupida perchè
non aveva scoperto quel tradimento da sola ed ora che lo aveva davanti
agli occhi non aveva il coraggio di rivendicarne la conoscenza, stupida
perchè si era innamorata di Ranma Saotome e non riusciva a
dargli il benservito che meritava.
''Ranma...Forse è meglio che per un po' tu vada a stare da
tua madre''
''Eh? Akane, mi spieghi che è successo?'' Era visibilmente
scosso, oltre che arrabbiato: le pupille erano dilatate, le mani
tremanti, il tono di voce più alto del dovuto.
''Mi dispiace'', rispose lei scuotendo semplicemente la testa.
La prese per le spalle ed iniziò a scuoterla leggermente, il
suo sguardo vacuo lo stava facendo preoccupare, inoltre non riusciva a
trovare alcun senso a quelle parole che gli suonavano così
sinistre.
''Stai scherzando, vero?'', urlò facendola spaventare.
Nel vederlo ostentare un'aria innocente e sorpresa che per nulla si
addiceva a quello che le era appena stato raccontato si riprese, come
dopo una doccia gelata.
''Se credi che la tua coscienza sia pulita resta pure'',
sibilò ritrovando la forza per arrabbiarsi. Dopotutto era
lei la tradita, era lei che doveva urlare, ''Ma se per qualsiasi
ragione pensi di avermi presa in giro, ti pregherei di sloggiare
immediatamente''
''Ma sei scema? Io non ho fatto proprio niente!''
''Tu non l'hai mai voluto, questo fidanzamento!'' gridò
scoppiando finalmente in un pianto liberatore.
La tentazione del codinato era quella di abbracciarla e rassicurarla,
dirle che non era vero, che lui quel fidanzamento lo voleva eccome. Non
da subito, magari, ma certamente da quella folle notte a Las Vegas in
cui l'aveva vista così bella e fragile ed aveva capito che
non avrebbe mai desiderato altro che proteggerla, per un periodo di
tempo non necessariamente limitato.
Lo avrebbe fatto ed avrebbe fatto altro ancora, forse avrebbe anche
usato quella parola con la A che gli faceva tanta paura.
Se solo non avesse passato un pomeriggio come quello che gli era
toccato in sorte e che lo aveva prosciugato di tutta la sua energia e
pazienza.
''Akane'', asserì fermo, impassibile, gelido. ''Io non so
cosa sia successo oggi, sappi solo che ho avuto una pessima giornata e
sono venuto qui per rilassarmi un po' prima di cena con quella che
credevo essere ancora la mia fidanzata. Sai, l'ultima volta che ho
controllato era così''
''Cercatene un'altra che ti faccia rilassare''
''E' questo quello che vuoi?'' chiese con la voce tremante che ne
tradiva l'emozione, nonostante cercasse con tutte le sue forze di
risultare freddo, implacabile.
''Sì''
''Molto bene. Addio, Akane''
Lo guardò uscire dalla sua camera contando i suoi passi,
assaporando istante per istante la sensazione dolorosa che stava
provando, registrandola,
imprimendola in maniera indelebile nella sua memoria
affinchè non capitasse mai più che Akane Tendo si
fidasse di uno sconociuto.
Si voltò e vide lo schermo del cellulare illuminarsi,
un'altra telefonata di Shinnosuke.
Inspirò a fondo, espirò con tutta la forza che
aveva in corpo e rispose.
''Hey ciao, Shin! Stavo giusto per chiamarti... Che fai stasera?''
***
''Sicuro che non è un problema, se resto qui? So che per la
mamma non lo è, ma questa è anche casa tua''
Hirai gli diede una paterna pacca sulla spalla e gli versò
un aperitivo analcolico in un calice di cristallo, invitandolo a
sedersi sulla poltrona in pelle del suo studio.
''Lì non ci faccio sedere neanche Ataru''
''Lo apprezzo molto, Hirai, davvero''.
Dopo un pessimo esordio, Ranma aveva trovato la figura paterna che in
qualche modo gli era sempre mancata proprio in quell'avvocato dai modi
gentili e dal sorriso sempre aperto, disteso.
''Che mi dici di lei?'', gli chiese il compagno di sua mamma sedendosi
su un poggiapiedi basso di fronte a lui ed accendendosi un sigaro,
''Nodoka dice che è una ragazzina problematica...''
''Lei...'', soppesò bene le parole, ''Lei è la
persona più importante della mia vita, e quando vuoi bene a
qualcuno accetti il pacchetto completo, difetti inclusi''
''Credi che ci creerà problemi?''
''Basta tenerla lontana da quelle'', sorrise indicando le bottiglie di
liquore pregiato elegantemente posate su un carrellino d'argento, ''E
per il momento anche da Akane, è molto gelosa di me e non so
come abbia preso questa faccenda del matrimonio''
''Te lo stavo giusto chiedendo: cosa è successo tra di voi?
Se sei venuto qui deve esserci un motivo che va al di là
di...''
''Ti prego, non voglio parlarne. Io Akane non la capirò mai.
Andava tutto bene, poi all'improvviso tutto male. Mi ha praticamente
cacciato di casa, sai? Ha iniziato a blaterare di coscienze sporche, mi
ha accusato di non voler realmente stare con lei...''
''Insomma, sei destinato ad essere circondato da donne kamikaze''
''E' il mio destino, purtroppo'', abbassò la testa, stanco e
sconfitto.
''Ranma, sei sicuro di non avere velleità musicali? Dal tuo
vissuto uscirebbero delle bellissime canzoni!'', scherzò
l'avvocato, scoppiando a ridere.
''Cos'è, tuo figlio non ce la fa da solo?'', lo
rimbeccò prontamente il codinato.
''Oh no, Ataru è bravissimo. Tante volte penso che sia
andato all'università solo per compiacermi, si vede che la
sua reale passione è la musica. Scherzi a parte, anche io
sono stato un giovanotto ribelle, ed ai miei tempi andava molto di moda
un gruppo rock, probabilmente tu non li conosci nemmeno, si chiamavano
Nirvana''
''Scherzi?'', gli occhi del giovane si illuminarono, ''I Nirvana sono
il mio gruppo preferito da quando ne ho memoria!''
''Allora devo proprio mostrarti una cosa!''
Lo superò avviandosi verso la scrivania in mogano ed
estraendole dal cassetto principale una foto incorniciata. Con la
cautela e l'attenzione che si riservano solo ai tesori rari ed alle
opere d'arte la porse al codinato, che sorrise nel vedere il suo
patrigno ventenne, con un giubbotto di pelle consunto ed i capelli
verdi arruffati, abbracciare quello che per lui era sempre stato
più di un idolo.
''Non so se odiarti o stimarti profondamente''
''Credevo volessi chiedermi come sono finito a fare l'avvocato!''
''In realtà... Sì!''
''E' una lunga storia, ti dico solo che c'entrava il sogno di salvare i
deboli e gli innocenti''
''E come ti sbagli?'', sorrise compiaciuto.
''Mettiamo su un disco? O forse voi giovani ascoltate solo musica in
cuffietta?''
''Che fai, provochi?''
Mentre una delle sue canzoni preferite si espandeva nella stanza
tramite un costosissimo dolby sorround di ultima generazione come il
più glorioso degli inni, Ranma decise che, anche se la
conosceva a memoria, non gli avrebbe fatto male prestare attenzione al
testo, perdendosi nelle sue parole e rapportandole, per la prima volta
in vita sua, alla sua esperienza personale.
I need an easy friend,
I do, with an ear to
lend.
I do, think you fit this
shoe,
I do, won't you have a
clue.
''Hirai'', si accese una sigaretta.
''Dimmi, figliolo''
''Le donne sono sempre così complicate?''
''Sempre''
''Lo temevo''
''Ma quando incontri quella giusta, ne vale la pena'', sorrise facendo
l'occhiolino a Nodoka, vedendola entrare nello studio.
''Se i miei uomini sono pronti, la cena è servita'',
esclamò la stilista accennando un inchino con voce impostata.
''Vedi, Ranma? A quarantacinque anni ho scoperto che mia moglie sa
anche anche cucinare, pensa un po'!", ironizzò l'uomo.
''L'ho fatto solo perchè abbiamo ospiti, non illuderti,
marito. Mi dispiace che Ataru sia a Los Angeles, si perderà
una bella cenetta'', rispose allegra posando una mano sulla spalla del
figlio ed una su quella del marito e guidandoli in sala da pranzo, con
aria materna.
Ranma si staccò a malincuore da quell'abbraccio e
salì di corsa le scale dell'ingresso, andando a bussare alla
porta del bagno.
''Ranko, muoviti, è pronta la cena!"
E
insomma, ce l'ho fatta.
Scusate,
scusate, scusate mille volte se vi ho fatti attendere ma, come vi avevo
accennato, l'ispirazione mi ha lasciata e non è stato facile
supplicarla di tornare, tanto più che questo capitolo, in
origine, doveva avere un finale diverso, ma ci avrei messo un anno a
scriverlo e voi altrettanto a leggerlo, già così
è chilometrico e vi chiedo scusa.
Come
vedete ci sono POCHE allusioni ai Nirvana. Il 5 aprile saranno 20 anni
dalla morte di Kurt Cobain ed io, da brava fangirl tredicenne, mi sto
disperando da giorni e non sono riuscita a non buttarceli in mezzo. Vi
direi che questo capitolo è una sorta di tributo, ma mi
sembra di fare peccato solo a pensarlo!
Grazie
di cuore a voi che leggete ed un po' di più a voi che avete
sempre voglia di commentare, scusatemi ancora per il ritardo e grazie
(ancora di più) a chi mi ha amorevolmente ''stressata''
affinchè postassi, perchè in un momento di
sconforto da scrittrice di quelli che solo io so vivere, mi avete dato
la spinta giusta per mettermi alla scrivania. Ora sono persino
gasatissima, pensate un po'! =)
Come
sempre perdonatemi (e se vi va fatemi notare) eventuali errori, refusi
e quant'altro, chè ho la tendenza a rileggere ogni due righe
e, dopo un po', sono talmente assuefatta che non so nemmeno
più cosa scrivo.
Ok,
basta, devo smetterla di scrivere delle note così lunghe.
Buona
settimana!
|
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Capitolo 18 *** The girl with the broken smile- prima parte: què hiciste? ***
NUOVO CAPITOLO
''Amore è un termine
troppo debole. Ecco, io ti straamo, ti adamo, ti abramo!''
Woody
Allen- Io ed Annie
Prima parte
Spense energicamente la sigaretta schiacciandola sul muretto in pietra
su cui sedeva ed addentò il secondo croissant alla crema,
divorandolo avidamente mentre lo innaffiava con lunghe sorsate di
caffè amaro.
''Tutto bene, Akane?''
''Certo!'', rispose agitata mentre appallottolava il sacchetto in carta
che fino a pochi secondi prima conteneva la sua colazione e si portava
alla bocca un'altra sigaretta.
''Ne sei sicura?'', la guardò incerto Mousse, indeciso se
lasciargliela fumare senza dirle niente o fermarla, benchè
timoroso della sua reazione.
La mora, in tutta risposta, si alzò e si avviò
decisa all'ingresso della scuola, lasciandolo indietro.
''Buon San Valentino, mia dolcissima Akane Tendo!''
''Oh no, Kuno!''
Rassegnata, si picchiò una mano sulla fronte mentre le si
parava
davanti la più grande composizione di rose rosse che avesse
mai
visto, sorretta e trasportata da ben due uomini più alti e
muscolosi persino di suo padre.
''Come l'intrepido Cupido, Dio dell'amore, scaglia le sue frecce contro
gli indomiti cuori dei giovani innamorati io, Tatewaki Aristocrat...''
''No guarda, non è giornata'', lo interruppe lei con una
mano
alzata, soprassandolo poi senza degnare di uno sguardo quella specie di
giardino botanico che si era portato dietro e che tutti stavano
deridendo e fotografando con i cellulari.
Aprì il suo armadietto e ne estrasse il libro di letteratura
spagnola, fermandosi poi a rimirare il suo viso sullo specchietto che
aveva appiccicato sul lato interno della porticina in metallo grigio.
Le occhiaie erano profonde ed il viso tirato. Era stato un grosso
errore non truccarsi quella mattina, ma essendosi addormentata ancora
vestita solo un'ora e mezza prima, appena rientrata a casa dopo la
folle notte
che aveva reso protagonisti lei e Shinnosuke, al suo risveglio aveva
avuto solo il tempo di struccarsi, spogliarsi del miniabito nero e
delle calze in pizzo che le prudevano da morire e schizzare fuori dal
suo appartamento, vestendosi in ascensore.
Il rumore sordo e metallico che solo una porta dell'armadietto che
sbatte alle 8 del mattino può provocare la fece sobbalzare,
ma
la sorpresa che provò non fu nulla in confronto al colpo al
cuore che la travolse davanti al volto livido di Ranma ed alle maniche
della sua camicia arrotolate sulle sue braccia muscolose, che
rivelavano dispettose uno dei motivi per cui non riusciva davvero a
farsi una ragione della loro rottura.
''Buongiorno, Akane''
''Ciao...'', rispose timidamente, con aria quasi colpevole.
''Ti sei divertita, ieri sera?''
''Eh?''
''Ti hanno vista. Tutti.
Non
pensavo fossi il tipo da minestra riscaldata, mi congratulo comunque
per la classe che hai dimostrato buttandoti tra le braccia del tuo ex
mentre avevi ancora il sapore delle mie labbra
addosso''
''Hai iniziato a frequentare Kuno?'', chiese sarcastica cercando di
mascherare, a se stessa ancora più che a lui, le reazioni
che
quella semplice frase le aveva provocato.
''Non sto scherzando, Akane, sono furioso. Mi hai davvero dato il
benservito per rimetterti con quell'idiota? Non ricordi cosa ti hanno
fatto lui e Shampoo non più di due mesi fa?''
''Non che siano fatti tuoi'', replicò decisa, con la
sicurezza
che solo chi sa di avere la coscienza pulita e
la piena ragione stretta nel pugno possiede, ''Ma si da il caso che tra
me e Shinnosuke non sia successo assolutamente niente. Siamo usciti,
è vero, abbiamo parlato e ballato e passato la serata
insieme,
ma non permetto proprio a te di venire a farmi la paternale. Dopotutto
la vittima qui sono io, Ranma, e... Sì, ricordo
perfettamente
cos'hanno fatto lui e Shampoo, ricordo anche cosa ci hai fatto tu, se
è per questo''.
''Ancora?'' chiese esasperato quasi urlando, con gli occhi spalancati,
''Ancora con questa storia? Cos'è, devo pagare uno scotto a
cadenza mensile per uno sbaglio durato una sola, misera,
stramaledettissima settimana?''
''Dove hai dormito ieri sera?'', lo sorprese, fissandolo con gli occhi
ridotti a due fessure.
''Non sono affari tuoi'', rispose di getto, ancora arrabbiato.
''Dillo che ti piacciono quelle così'', sibilò
tra i
denti, ''Quelle che non si fanno problemi a concedersi al primo che
passa, senza freni e reticenze''
''Beh, almeno loro sono divertenti e non ti fanno faticare per poi
trovarti con un pugno di mosche in mano!", sbottò con le
braccia
spalancate, mordendosi immediatamente la lingua ed allungando una mano
verso la sua fidanzata, tremante e rossa in volto, umiliata e sull'orlo
delle lacrime.
''Si riduceva tutto a questo sin dall'inizio, vero?'', la testa bassa,
gli occhi umidi nascosti sotto la frangetta.
''N- no Akane, io...''
''Per favore, di' a Mishigawa che sono stata male e sono tornata a
casa...''
''Akane, io non volevo dire...''
''Buon divertimento,
Ranma. Addio''
La guardò allontanarsi rassegnato, impotente.Avrebbe potuto
correrle dietro, fermarla, dirle che l'amava e baciarla passionalmente
sulla porta, come nel migliore dei film romantici, il giorno di San
Valentino.
Ma la vita non era un film, la stanchezza fisica e mentale che la notte
passata gli
aveva lasciato sugli occhi, che non sembravano voler restare aperti, e
sulle gambe, che a stento lo reggevano, oltre al crollo emotivo che
stava subendo da 12 lunghe ore ed all'immagine della sua media di voti
che
sarebbe scivolata inesorabilmente, ancora un po', ancora più
in
basso, se si fosse anche solo azzardato a pensare di saltare un'altra
lezione lo spinsero a fare la scelta più ovvia e codarda:
voltarsi ed entrare in classe. Almeno lì si sarebbe potuto
sedere.
Il professore di letteratura spagnola, Hikaru Mishigawa, aveva la
peculiarità di essere l'uomo più noioso che Ranma
avesse
mai incontrato.
Parlava in maniera lenta, pacata, soporifera, di cose che Ranma non
poteva nè voleva capire, mentre la sua mente vagava ed i
suoi drammi
personali prendevano il posto di quelli che animavano la resistenza
spagnola,
sembrando, ai suoi occhi, decisamente più gravi ed
insormontabili.
Non era stata una bella sorpresa, per lui, vedersi piombare sua cugina
tra capo e collo, con un visto da turista di 90 giorni che aveva
rimediato chissà come e che sembrava intenzionata a
sfruttare
fino all'ultimo istante.
Ranko era una sedicenne difficile, ingestibile e pericolosa.
Figlia di Ryochi, fratello gemello di Genma, aveva dimostrato i primi
squilibri sin dalla tenera età di sei anni, quando un'
inondazione aveva deciso di portarsi via sua mamma e la sua sorellina,
oltre che la loro casa, proprio la notte in cui era partita senza
salutarle per partecipare ad un improvviso viaggio di
addestramento
con suo
padre, suo zio e Ranma. Non si era mai perdonata di essere
sopravvissuta alle due persone più importanti della sua
vita, e
le ripercussioni subite da chiunque le stesse intorno erano state gravi
quasi quanto la tragedia stessa.
Se per un ragazzo come lui era stato difficile crescere senza la
presenza di sua madre, che era comunque in vita ed in salute, per una
bambina sensibile come Ranko era stato un vero e proprio trauma,
tanto più che Ryochi, a differenza di Genma, non aveva
minimamente a cuore la sua primogenita, rea di essere nata femmina
nella famiglia più maschilista di tutto il Giappone il cui
patriarca, il grande Maestro Happosai, era famoso per essere un
ammasso di testosterone su due gambe.
Avevano cenato e per un momento Ranma aveva addirittura pensato che
sarebbe andato tutto bene: Ranko era stata adorabile, incantevole con
l'appena conosciuto Hirai e deliziosa con la zia Nodoka; l'aveva
addirittura aiutata a scegliere i capi di punta per la sua nuova
collezione, improvvisandosi modella e prestandosi alle follie della
stilista, che a mezzanotte le stava ancora punzecchiando le caviglie
con gli spilli per capire a che altezza far fare l'orlo ad un pantalone.
Dopo essere saliti nella camera degli ospiti, pronti a dormire
abbracciati come facevano sempre, però, Ranma aveva
finalmente
rivisto la sua cuginetta in tutto il suo splendore: mentre era sotto la
doccia, intento a pensare a cosa fare con Akane che era evidentemente
impazzita, lei si era scolata un'intera bottiglia di vodka, aveva
vomitato nel lavandino del bagno e si era fatta prendere da una crisi
di pianto che sembrava non avere mai fine.
Lo aveva trascinato alle due di notte in giro per le strade, alla
ricerca di una farmacia aperta che le vendesse un test di gravidanza e
poi al Bunker, il locale più malfamato di Manhattan, per
trovare
una sua vecchia amica di nome Charlize, conosciuta due anni prima a
Tokyo ad un concerto dei Libertines.
Era uscito dal locale per rispondere ad una telefonata di Hiroshi, che
lo chiamava per informarlo che Akane se la stava spassando con
Shinnosuke e deriderlo goliardicamente insieme a Daisuke e Ryoga e, al
suo rientro, l'aveva trovata con un Black Russian in mano ed una forse sigaretta
nell'altra a flirtare con un rapper famoso che aveva più del
doppio della sua età.
L'aveva portata via da lì, ma la notte di Ranko non era
ancora
finita: dopo aver attirato l'attenzione di cinque malviventi grossi ed
arrabbiati, con cui il codinato aveva dovuto poi fare a botte, aveva
fatto il diavolo a quattro per eludere la sorveglianza dell' Empire
State Building, salire fino in cima ed ammirare il sorgere del sole
all'alba.
Si era addormentata in piedi nell' ascensore di casa alle 7 del
mattino, lui l'aveva amorevolmente messa a letto, si era fatto un'altra
doccia ed era corso a scuola, fisicamente e mentalmente provato, e ad
attenderlo aveva trovato un'Akane furiosa ed un Mishigawa
più
noioso del solito.
Chiuse gli occhi per un istante e si trovò immediatamente
tra le
braccia di Morfeo, cullato dalla voce piatta e fioca del suo insegnante
e venendo trasportato in un mondo onirico ben più amichevole
di
quello reale, in cui le pareti della scuola erano fatte di zucchero
filato, lui era l'artista marziale più famoso del mondo e la
sua
fidanzata lo accoglieva a casa fiera ed amorevole, con in mano qualche
delizia appena sfornata.
***
Camminava stancamente per le vie della città, senza una meta
ben precisa.
Era strano essere in giro durante le ore di scuola, a ben pensarci
erano mesi che non saltava più le lezioni. Forse...
Sì,
più o meno dall'arrivo di Ranma.
Mentre pensava che la giornata non avrebbe potuto essere più
fredda e che le dannate gonne dell'uniforme scolastica erano troppo
corte e leggere, vide l'ultima persona che avrebbe desiderato vedere e,
terrorizzata, girò l'angolo e prese a camminare il
più
veloce possibile per evitarla.
''Niña! Hey, niña!''
Si voltò fingendo sorpresa, con un sorriso tirato che, ne
era
sicura, la faceva sembrare una di quelle stupide maschere con la faccia
da politico che suo padre amava indossare a Carnevale.
''Estrella! Che... Che ci fai qui?'', chiese tentennante.
''Yo? Yo stavo facendo la spesa!'' urlò furiosa
sventolandole
davanti due enormi sacchetti in plastica dall'aria pesantissima, ''Sei
tu che no dovresti estar aquì''
''Ecco, io... Alla prima ora mancava il professore, e...''
''Y dònde està Ranma?''
''E che ne so io di dove sta quello stupido?'', s'indispettì.
''Niña, niña...''
''Cosa?''
''Hai marinato la scuola!", le puntò il dito contro, facendo
cadere un'arancia dal sacchetto che teneva nella destra.
''No!", mentì cercando di confermare le sue parole con il
linguaggio del corpo, accompagnandole con degli ampi gesti della mano a
confermarne l'innocenza, ''Davvero, M-Mishigawa è malato
e...''
''Akane... Ranma ha dormito fuori questa notte, y tu no l'hai presa
bene. Yo ho sentito. Todo
siento, yo.
Avete litigato perchè señorita Nabiki te ha detto
che lui
ha un'amante, y tu lo hai spedito da señora Nodoka. Solo che
ora
stai male, e quindi no sei andata a scuola perchè
è San
Valentino y poi soffri. Oh sì che soffri. Està claro''
''No che no
està claro!",
si scaldò la giovane, ''Senti, che faccia pure quello che
gli
pare, sono stati i nostri genitori a decidere per il nostro
fidanzamento, non noi''
''Y tutto quel movimento di lingue che ho sentito in camera tua in
questi due mesi?''
''Te lo brucio quel
maledetto citofono interno, Estrella!"
''Bimba'', le mise una mano sulla spalla, lasciando cadere pesantemente
il sacchetto, ''Parla con lui''
''No, no e no!'', scosse energicamente la testa.
''Ci parlo io?''
''Non ti azzardare!"
''Yo pienso que sea stato un malentendido,
un malinteso, piccola mia. In ogni caso, tuo padre e señor
Genma
escono a mezzogiorno. Vatti a prendere un caffè che mi
sembri
mezza addormentata y poi raggiungimi, ok?''
''Ok Estrella, ti voglio bene''
Accettò di buon grado il bacio che la portoricana le
posò
sulla fronte e continuò a camminare dritta, trovandosi in
pochi
minuti ad un isolato dall'appartamento di Ataru. I Silver Coral erano
in tournèe dal primo gennaio e sarebbero stati via ancora
una
settimana: peccato,
pensò, i consigli del bassista erano sempre preziosi per lei.
Timorosa di incontrare Hirai, o peggio Nodoka, si rifugiò in
un
piccolo bar che sembrava stare lì da sempre, uno dei pochi
rimasti a vendere un solo tipo di caffè, senza tutte le
varianti
glamour e fantasiose che andavano di moda nei vari Starbucks e derivati.
Si sedette in uno dei tanti tavolini liberi e polverosi ed
ordinò allo svogliato cameriere una tazza in formato extra large,
che prese a sorseggiare sfogliando distrattamente la rubrica del
cellulare, aspettando impaziente che arrivassero le 12 per poter
tornare a casa ed andare finalmente a dormire.
La notte con Shinnosuke era stata folle, sfrenata, una delle
più belle della sua vita.
In fondo, se c'era qualcuno che la conosceva bene, al mondo, era
proprio lui.
Sebbene Mousse fosse il suo migliore amico da quando ne avesse memoria,
infatti, Akane aveva sempre dovuto frenare la sua vera natura durante
le serate con lui.
Mousse era un ragazzo studioso e determinato, che rincorreva il sogno
di diventare astronauta sin da bambino, uno che non aveva mai perso di
vista i suoi obiettivi e non aveva mai, nemmeno una volta, nemmeno per
sbaglio, commesso errori che potessero pregiudicarne il raggiungimento.
Mousse non si era mai ubriacato nè avrebbe mai messo in
imbarazzo se stesso e la sua famiglia con comportamenti inappropriati
in pubblico, non aveva mai saltato una lezione e, durante le sere
settimanali, non rientrava mai a casa più tardi delle 23. La
sua
media era la più alta degli studenti del secondo anno di
tutto
il Paese, si diceva che non avesse mai preso un voto più
basso
della A, in nessuna materia.
Anche Akane era brava a scuola e sapeva comportarsi in pubblico, ma
come tutte le adolescenti arrabbiate ed infelici che hanno subito un
trauma da bambine, ogni tanto aveva bisogno di sfogarsi, di fare
qualche stupidaggine di cui avrebbe riso qualche settimana dopo, di
lasciarsi andare.
E Shinnosuke per certe cose era il numero uno.
Al concerto degli amici di Hiroshi avevano ballato come dei pazzi,
scatenandosi e producendosi in imbarazzanti coreografie come
se nessuno li stesse guardando, avevano bevuto un paio di birre, giusto
per scaldarsi, si
erano lanciati in una sfida al karaoke nella sala al piano superiore
del locale e poi avevano lasciato la compagnia per dirigersi al
ristorante preferito di Akane, dove a mezzanotte e mezza avevano fatto
merenda con tre hamburger di soia a testa e due enormi fette di
cheesecake alla fragola.
Erano tornati a casa di Hiroshi, dove si erano lanciati in una sfida
all'ultimo sangue a GTA -Meno
male che qui avrebbe dovuto esserci Ranma,
aveva pensato sarcasticamente prima di battere Daisuke per la terza
volta di fila-, avevano poi trascinato gli amici a ballare, li avevano
salutati di nuovo ed avevano preso a camminare scalzi sul ponte di
Brooklyn, fino ad arrivare dall'altra parte, fermandosi di tanto in
tanto ad ammirare l'alba.
Mentre il sole sorgeva ed il suo volto pallido si colorava di rosa,
Shinnosuke le aveva cinto le spalle con un braccio e le aveva detto di
amarla. Ancora, disperatamente, così aveva detto. Il
fatto che in Akane, in quel momento, stesse bruciando solo il desiderio
di baciarlo per farla pagare a Ranma le aveva fatto capire che non
poteva nè avrebbe mai potuto ricambiarlo, per cui lo aveva
abbracciato e gli aveva chiesto di rimanere suo amico..
Il suo sguardo era perso nella pozza nera contenuta dal suo bicchierone
di carta, in cui si stava specchiando, e la sua mente annebbiata dai
troppi pensieri. Non notò immediatamente, quindi, una cosa
che
invece sarebbe dovuta saltarle all'occhio subito: non era
più
l'unica cliente del bar.
Sulla porta, con aria trafelata, una bella ragazza stava facendo il suo
ingresso, accompagnata dal suono dei campanellini che si muovevano
quando l'uscio veniva aperto o chiuso.
Attratta da quel rumore, Akane alzò gli occhi e diede una
prima
occhiata superficiale alla sua compagna di sventura, chissà
se
lo sapeva già che in quel posto il caffè faceva
davvero,
davvero schifo.
Era
una ragazza esile, minuta,
ma molto sexy e provocante, benchè vestita come una
senzatetto,
almeno all'apparenza. Indossava un vestitino leggero a fiori ampio e
molto corto, che lasciava scoperte delle bellissime gambe, nude
nonostante il freddo, magre ma tornite. Portava degli anfibi slacciati
dai quali facevano capolino dei calzettoni in spugna e, sopra il
vestito, un pellicciotto leopardato corto.
Aveva dei bellissimi
capelli rossi
che le cadevano ondulati e morbidi fino a sotto il seno, incorniciando
un viso che probabilmente, se non fosse stato coperto da degli occhiali
da sole scuri ed un cappello a tesa larga in feltro nero, sarebbe stato
bello tanto quanto il suo corpo.
Emanava un fascino selvaggio al quale nessuno avrebbe potuto resistere,
sembrava una diva in incognito, una star di hollywood, o forse una
viaggiatrice, una ragazza che aveva vissuto la sua vita ai cento
all'ora, una che non aveva paura di niente, che la sapeva lunga.
Vergognandosi della divisa scolastica che aveva insosso, che la faceva
sembrare la viziata secchiona figlia di papà che era, si
avvicinò al bancone dove la rossa stava sorseggiando un Jack
Daniel's e vi si appoggiò, chiedendo un altro
caffè al
barista che però la ignorava, perso com'era con lo sguardo
nella
scollatura della straniera.
''Hey bimbo, la mia amica qui ti ha chiesto un caffè'',
sbottò rude la ragazza, facendo tintinnare il bicchiere per
fargli intendere che avrebbe dovuto riempire anche il suo.
''Grazie'', le sorrise dolcemente, ''Io sono Akane, piacere di
conoscerti"
La rossa la fissò per un istante, pensierosa, studiandola
mentre sorseggiava lentamente la sua bevanda.
''Oh porca troia, tu sei Akane Tendo! Hai i capelli più
corti,
ma sei tu!", strillò poi puntandole un dito contro,
portandosi
l'altra mano alla bocca.
''Sì'', sbattè gli occhi la mora, ''Ci
conosciamo?''
''Mmh no, hem...'', le sorrise maliziosa, ''Beh tu sei famosa, sai? Sei
o non sei una delle It Girls della città?''
''Beh veramente, io...'' arrossì imbarazzata.
''Akane, sono proprio felice di conoscerti!'', la prese sotto braccio
la nuova amica, ''Io sono... Hem...'', si guardò intorno in
cerca di ispirazione, ''Moka... Monica. Monica Cup'', sorrise.
''Piacere, Monica. Sei nuova in città?''
''Beh sì'', rispose risoluta lei. Quanto a mancanza di
femminilità se la giocavano, si
sorprese a pensare la mora. ''Mio padre, sai... Viaggia molto. Per
lavoro, sì''
''E di dove sei originariamente?''
''Del New Jersey!'', rispose velocemente, quasi mangiandosi le parole.
''Beh ma è solo ad un'ora di strada da qui!", rise Akane.
''Già, ahahah!'', la sua risata argentina fece addirittura
uscire il cuoco dalle cucine. ''Ma dimmi di te'', la incalzò
prima che potesse farle qualche altra domanda a cui non avrebbe saputo
rispondere, ''Sei la figlia di un grande maestro di arti marziali,
vero? Tendo...''
''Soun Tendo, sì! Tu combatti?''
''Sì, un po'...''
''Ti piacerebbe fare un piccolo incontro?''
''Vuoi combattere?'', chiese indecisa la rossa.
''Sì, ma solo per divertirci!''.
In fondo era una vita che non lo faceva e le mancava, oh se le mancava.
Le arti marziali erano l'aria che respirava, la sua unica ragione di
vita, e la sola prospettiva di poterle praticare con qualcuno di
competente, anche se solo per pochi minuti, la appagava quasi come la
luce in fondo ad un tunnel appaga un disperso.
Quello stupido di Ranma le aveva fatto promettere di non fare
più a botte nei vicoli, di non fare più a botte
in
generale, e lei non lo aveva mai tradito.
Ma lui aveva tradito lei, dunque anche se avesse contravvenuto a quel
patto sarebbero stati pari.
''E dove potremmo andare a sfidarci?'', le chiese la nuova amica
ridestandola dai suoi pensieri.
''Non preoccuparti, ci sono un sacco di posti. Manhattan è
un'isola fantastica, non hai idea di quanti vicoli isolati ci siano ad
un passo dai negozi alla moda ed alle strade affollate del centro''
rise felice. Avrebbe combattuto, lo avrebbe fatto davvero!
''Va bene, baby, ma c'è una posta in gioco. Io non combatto
mai
senza uno scopo'', replicò seria Monica, ''Chi perde paga da
bere, perchè dopo andiamo a berci qualcosa, vero, Akane?''
''Certo!'' esclamò fintamente sicura di sè, ma
per niente
convinta. Prima di mezzogiorno, la cosa più particolare che
avesse mai bevuto era stata il latte al cioccolato.
***
Ranma tornò a casa distrutto, fortunatamente le lezioni
erano
finite prima ed avrebbe avuto l'intero pomeriggio per riposarsi prima
di tornare da Ranko.
Aveva bisogno di una pausa da quella ragazza, era lì da meno
di
24 ore ed era già stanco di essere l'unico a prendersi cura
di
lei.
Se solo avesse potuto parlarne con suo padre.
Si buttò stancamente sul letto senza nemmeno guardarsi
intorno, rendendosi conto troppo tardi che mancava qualcosa.
Le lenzuola, per cominciare, ma anche i libri sulla scrivania, i
vestiti nell'armadio, i suoi poster alle pareti e la sua sacra ed
intoccabile cintura nera, che solo a lui era permesso prendere in mano.
Nervoso ed amareggiato come poche altre volte nella sua vita corse in
camera di Akane, entrandovi come una furia senza nemmeno bussare. Era
troppo.
''Akane!''
Solo quando si rese conto che la stanza era deserta ed il letto ancora
intatto, capì che qualcosa non tornava. La più
giovane delle Tendo non era rimasta a
scuola ma non era neppure tornata a casa, inoltre lo aveva cacciato
malamente dall'appartamento ed aveva addirittura fatto in modo che
tutta la sua roba sparisse.
Era strano come la gente potesse cambiare idea da un momento all'altro,
Akane aveva insistito affinchè Ranma la smettesse di
sentirsi un
ospite, perchè avesse, per una volta, un punto fisso cui far
riferimento.
Ne parlavano spesso, tra un bacio e l'altro. Lui le raccontava degli
stenti patiti e lei lo accarezzava dolcemente assicurandogli che quei
tempi erano finiti, che quella casa era anche sua, e sarebbe stato
così finchè lo avesse desiderato.
Ranma non capiva come la sua ragazza avesse potuto cambiare idea
così facilmente sul loro rapporto, sui suoi sentimenti; se
lui
voleva bene ad una persona, generalmente la cosa andava oltre una
semplice discussione.
Anche se c'era da dire che, se ne ricordò mentre scendeva le
scale e correva furioso a cercarla, la ragazza non aveva
mai parlato di amore.
Beh neanche lui, ma non era quello il punto.
***
''Scusa. Davvero, scusami''
''Ma no!", sorrise Akane posandosi un cubetto di ghiaccio sulla
guancia, vicino all'occhio nero che probabilmente le stava spuntando,
''E' stato un combattimento leale ed hai vinto tu. Sei stata bravissima
Monica, complimenti''
''Grazie'', sorrise Ranko un po' stranita, prima di ricordarsi che
Monica era il nome fittizio che aveva dato ad Akane per non farsi
riconoscere.
''Ma dimmi qualcosa di te, ora che sei senza occhiali vedo che hai
origini giapponesi anche tu'', la incitò la mora che non
vedeva
l'ora di sapere tutto sulla splendida ragazza che aveva di fronte, che
ad ogni sorso di Negroni le sembrava più fantastica.
''Allora, sì...'' biascicò Ranko continuando a
bere, ''Sono giapponese, sì...''
''Cosa ti porta a New York?''
''L'amore'', mentì lei, socchiudendo gli occhi. Se tutto
fosse
andato come aveva programmato si sarebbe liberata di quella
scocciatrice entro il primo bicchiere.
Peccato, però, era davvero carina.
''Davvero?'' sospirò Akane incantata. Chissà che
uomo
meraviglioso fosse chi aveva la fortuna di stare al fianco di una
bellezza del genere.
''Sì, Akane. Vedi, il nostro è un legame indissolubile.
Un grande amore, sì. Siamo così simili... Anche
lui
è un artista marziale, sai? Anzi, è proprio il
mio
maestro!"
''E vive a New York City? Come si chiama? Magari l'ho sentito
nominare!''
Prese fiato, prima di pronunciarne il nome. Lo stava facendo davvero?
La notte precedente Ranma le era stato incollato senza lasciarla un
attimo, vero, ma da quando era uscito dal Bunker per fare una
telefonata aveva totalmente cambiato atteggiamento, era ombroso, serio,
triste.
Aveva appositamente provocato una rissa per sbirciare il suo cellulare
e capito, grazie ad uno scambio di messaggi con una certa Nabiki, che
il problema era Akane.
No, decisamente non poteva permettere che il suo adorato cuginone
dedicasse tante attenzioni ad una donna che non fosse lei, quindi si
fece coraggio e si apprestò a distruggere i sogni della
persona
che aveva di fronte.
''Ranma Saotome. Il mio amore è Ranma Saotome''.
La verità l'aveva colpita in faccia come l'aria gelida
quando ci si tuffa nel vuoto dall'alto, di testa.
Aveva giusto fatto in tempo a salutare Monica con una scusa prima di
scappare via e sciogliersi in un mare di lacrime, appena girato
l'angolo, seduta su una panchina.
''Hey''
Alzò gli occhi e lo vide, bello come una divinità
greca,
arrogante come il mare in tempesta, fiero come la montagna
più
alta del promontorio.
E sembrava volerle dare il resto.
''Sono i sensi di colpa a farti piangere, vero?'' domandò
spocchioso, con una voce roca e ferma che Akane non ricordava.
''Non hai proprio pietà di me, eh Ranma?'' chiese esausta.
''E che cosa c'entro, io? Hai fatto tutto tu, Akane" rispose con la
rabbia che gli traboccava dagli occhi, alzando la voce, ''Addirittura
meritavo questo? Sono un ospite così sgradito?'' si
sfogò infine urlando.
''Cosa? Che diavolo stai dicendo?'', chiese lei sorpresa, spalancando
gli occhi.
''Dimmi dov'è finita la mia roba. La mia cintura, Akane,
dimmi
dove cazzo è la mia cintura'', la ragazza non l'aveva mai
visto
più arrabbiato.
''Ma quale cintura?''
''Mi hai sbattuto fuori a calci in culo e non so neanche il
perchè! Che c'è, ti eri stufata?''
''Solo perchè ti ho chiesto di andare a dormire da tua
mamma? Non mi
sembra che ti sia dispiaciuto, visto che è tornata la tua
fidanzata! Quella vera, intendo''
Ranma indietreggiò di un passo.
''Cosa? Ma chi, mia cugina?'', chiese. Non voleva dirlo ad Akane, non
subito, ma se il problema fosse stato solo quello...
''Mia cugina!
La vecchia storia della cugina!", urlò lei
allargando le braccia, ''Parlo di Monica, Mo-ni-ca, Monica Cup, la tua
fidanzata''.
''Chi, scusa?'', rise nervoso, ''Non conosco nessuna Monica Mug''
''Cup''
''E' sinonimo''
''Oh, bene, siamo diventati intelligenti! Vedo che una notte fuori ti
ha fatto bene! Non pensi a me? Non pensi a come mi sono sentita quando
ho saputo del vostro
legame indissolubile?'', lo incalzò.
''Ma io non so di che parli!''
''Mi fai schifo'', sentenziò alzandosi in piedi e trovandosi
finalmente faccia a faccia con il suo interlocutore.
''Chi ti ha fatto questo?'' chiese serio lui prendendole il mento tra
le dita ed osservando pensieroso il suo occhio nero.
''Che ti frega?'', si scostò.
Era indispettito, infastidito, era soprattutto stanco.
Akane era una ragazza fragile come l'interno di un negozio di
cristalleria, ma allo stesso tempo distruttiva come un elefante
sovrappeso che scappa terrorizzato da un topolino all'interno del
negozio stesso.
Si era sempre detto che il destino di un uomo forte era stare con una
donna forte come lei -Come
Goku e Chichi, aveva addirittura pensato una volta-,
ma l'idea di passare la vita al fianco di un'altra Ranko lo
terrorizzava e lo sfiniva allo stesso tempo. Era già allo
strenuo delle forze, ancor prima di cominciare.
Quello che disse subito dopo gli costò molto, ma gli
sembrò inevitabile.
''Akane'', sospirò esausto, calmo. ''Io sono stufo. Non ne
posso
più di essere circondato da psicopatiche. Il fidanzamento
è rotto, te lo dico in via ufficiale ed a scanso di
equivoci.
Andrò a casa a prendere le mie cose, sempre che tu non abbia
già bruciato tutto''
''Io non ho toccato niente'', replicò lei tra i denti.
''Comunque, me ne vado stanotte. Per favore, stattene ancora un po' in
giro. So che è da maleducati chiederti di non entrare in
casa
tua, ma ho bisogno di fare le valige, ringraziare i tuoi ed avvisare
mio padre''
Si allontanò in silenzio senza aggiungere una parola, senza
voltarsi mai, fino a sparire nel nulla da cui era sbucato sei mesi
prima.
''Casa nostra'',
mormorò lei piangendo, quando il ragazzo che amava non
poteva più sentirla.
***
Estrella cantava a squarciagola una vecchia canzone di Jennifer Lopez
mentre spolverava la credenza, agitando i fianchi a ritmo di musica ed
usando il
piumino come microfono.
''Ayer los dos
soñábamos con un mundo perfecto, ayer a nuestros
labios les sobraban las palabras...''*
''Estrella!"
''Porque en los ojos nos
espiábamos el alma, y la verdad no vacilaba en tu mirada...
Oh ciao bimbo. Come stai?''
''Sono venuto a salutarti. Me ne vado. Per sempre''.
Senza scomporsi, la cameriera gli prese le mani, si
avvinghiò a
lui e lo coinvolse in una specie di ridicola danza circolare.
''Ayer nos prometimos
conquistar el mundo entero, ayer tú me juraste que este amor
serìa eterno...''
''No, Estrella. Non voglio ballare'', la donna ignorava le sue
richieste, continuando, nel suo disappunto, a strusciarsi addosso a
lui, ''Non so cosa le ho fatto, lo capisci? Ok, forse ho esagerato con
quella battuta sulla castità, stamattina, ma lei
è uscita
con Shinnosuke e... Monica... Chi è 'sta Monica?''
''Por que una vez
equivocarse es suficiente, para aprender lo que es amar sinceramente...''
''Estrella, mi vuoi ascoltare? Io ed Akane ci siamo lasciati, ok?'',
urlò, ''Me ne vado per sempre, volevo solo dirti addio''
''Qué Hiciste?''
urlò improvvisamente lei, spingendolo e facendolo cadere su
una sedia, inerme davanti alla verve
della cantante, che fingeva di schiaffeggiarlo mentre continuava a
dimenare il sedere e cantare, ''Hoy
destruiste con tu orgullo la esperanza, hoy empañaste con tu
furia mi mirada...''
''Estrella, mi ascolti?''
''Borraste toda nuestra
historia con tu rabia, y confundiste tanto amor que te entregaba...''
''Por favor!", continuò ad implorarla mentre la donna, in
piedi
davanti a lui, s'impettiva e, piumino alla mano, partiva con l'acuto, ''Còmo permiso para
así romperme el alma?''
''Estrella, dannazione!" gridò alzandosi in piedi e
cingendola per le spalle, attirando finalmente la sua attenzione.
''Dicevi, bimbo?'', chiese innocente.
''Me ne vado. Tra me ed Akane è finita'',
sentenziò.
''Oh madre de
Diòs!",
si picchiò una mano sulla fronte, prendendo a farsi
ripetutamente il segno della croce, ''E adesso chi lo sente
Señor Tendo? E la bambina, la bambina!
Ahora no mangerà più, como prima. Y
scapperà
de casa, y le risse nei vicoli... Oh no, no! Yo me licenzio, vengo con
te, niño!'', urlò agitata slacciandosi il
grembiule e
buttandolo sulla cucina, ''Señora Nodoka cerca una
governante
per caso? Yo no ce resto aquì, oh no!''
''Calmati, starà benissimo. Ha fatto tutto lei, pensa un
po'!"
''Lei pensa che tu abbia un'amante, Ranma. Chi è la ragazza
con cui sei stato ieri pomeriggio a Central Park?''
''Mia cugina Ranko'', mormorò pensieroso chiedendosi come la
donna facesse a sapere tutte quelle cose, ''Ma mio padre non lo deve
sapere, acqua in bocca'', le posò un dito sulle labbra
carnose.
''Ma Akane lo sa?'', chiese la cameriera guardandolo con attenzione,
con un tono brusco e perentorio che avrebbe messo sull'attenti anche un
generale dell' esercito.
''N-No, beh... Ma lei ha parlato di una certa Monica e-e... Ha fatto
sparire tutta la roba dalla mia stanza, e...''
''Scemo!" urlò la donna tirandogli uno schiaffo dietro la
nuca,
''L'ho spostata io la tua roba, perchè la tua cameretta al
piano
di sopra està pronta! Ahi
què burro!"
''C- Cosa?'', deglutì lui.
''Vai a ver, niño. Vai pure'', lo
congedò con un frivolo movimento della mano.
Salì le scale tre alla volta, per fare prima, fino a
giungere al terzo piano, quello che sarebbe dovuto diventare il suo.
La sua stanza era bella e grande come Soun gli aveva promesso, nei toni
del blu e con un'enorme parete rosso fuoco alle spalle del letto a due
piazze, proprio come aveva chiesto.
Sulla scrivania in mogano erano posati tutti i suoi libri ed un
computer nuovo di zecca, i poster erano appesi alle pareti e sul
comodino, vicino ad una foto incorniciata di lui e Ranko, faceva bella
mostra di sè la sua adorata cintura nera.
Erano solo le 17 e si era già sentito uno stupido un milione
di volte.
Si sedette sul letto e si rigirò la foto tra le mani per
qualche
minuto, facendosi quasi esplodere il cervello per cercare di capire chi
fosse la ragazza di cui Akane parlava, Monica.
Decise di andare a prendere un po' d'aria in terrazza, il posto segreto di Akane,
ricordò, e poi entrò nella sua piccola palestra
privata, imbattendosi, suo malgrado, in un Happosai totalmente nudo che
sguazzava nell'idromassaggio del bagno di Genma, che si trovava lungo
la strada per raggiungere la stanza.
Si tolse la giacca dell'uniforme, la cravatta e la camicia e prese a
fare qualche flessione, per scarcarsi.
Ed in un attimo, capì.
Akane aveva parlato di ragazze appariscenti, di ragazze dall'aria
facile.
Aveva un livido in faccia talmente solcato e scuro da superare di gran
lunga quelli che le lasciavano Sven ed i suoi compari, ma allo stesso
tempo troppo poco esteso per essere stato lasciato da una grossa mano
maschile.
Akane aveva parlato di un legame
indissolubile.
Buttò un occhio ai karateji impacchettati lasciati in un
angolo,
quelli che avrebbe dovuto regalarle la sera di San Valentino, quella
sera, ed iniziò a tormentarsi e chiedersi dove fosse Akane e
cosa fare per recuperare il suo rispetto dopo averla trattata in quel
modo, per giunta in un giorno del genere.
Che cosa ho fatto?
Ma
ciao a tutti, come vedete posto sempre in orari d'ufficio!
Allora,
come state? Non ci sentiamo da un po', lo so, ma quello passato
è stato un mese davvero incasinato, ho avuto dei problemi
personali (risolti, grazie!) che mi hanno tenuta lontana dal pc, poi
vari casini, il tempo passava e blablabla, ma chissene. Sono tornata.
Scusate,
scusate, scusate il ritardo e scusatemi ancora di più
per il capitolo spezzettato e la trollata della citazione iniziale, che
sembra non c'entrare nulla ma c'entra un sacco (vi assicuro che quando
leggerete il seguito, che arriva entro SETTE
GIORNI
e stavolta lo giuro, sarete felici di aver aspettato!).
So
che con alcuni di voi sono indietro con le recensioni,
recupererò.
La
canzone che canta Estrella è ''Que hiciste'' di Jennifer
Lopez, scusatemi se vi rimando a Tuttotesti e simili invece di
trascrivere la traduzione ed allo stesso modo scusatemi per i soliti
eventuali refusi e typo, ma se domani mattina QUALCUNO (Ciao, Ele!) non
trova il capitolo mi ammazza.
Per
non parlare di tutti gli altri che aspettano, che ringrazio di cuore
per i messaggi di questi giorni, ma sappiate che Eleonora è
quella che mi fa più paura! XD
Anto,
scusami se ti ho scritto che avrei pubblicato entro le 23, mentivo, ma
allora non lo sapevo!
Grazie
di cuore a chi leggerà ed ancora di più a chi
avrà voglia di lasciarmi un commento, lo sapete che siete la
mia motivazione più grande!
Ok,
ho finito, lo giuro.
Buona
giornata!
|
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Capitolo 19 *** The girl with the broken smile- seconda parte: she will be loved ***
SECONDA PARTE
Seconda parte
Era triste sentire di non avere una casa.
O meglio, era triste avere una casa e sentire di non poterci andare.
Ranma l'aveva pregata di lasciargli del tempo per salutare tutti ed
abbandonare il suo appartamento ed Akane aveva accettato inerme, quasi
rassegnata all'idea che il suo folle fidanzamento con quel buffo
ragazzo col codino fosse svanito in un attimo, come le nuvolette di
fumo che cacciava dalle sigarette che non faceva che accendere si
disperdevano nell'aria gelida di febbraio mentre sedeva sul muretto di
cinta della scuola, mentre Ukyo e Ryoga, ignari della sua lotta
interiore e di quanto appena accaduto, si stavano baciando seduti
accanto a lei e Mousse le teneva la mano sinistra senza lasciarla mai,
senza dire nulla, facendole semplicemente sentire la sua presenza.
Le 16, le 17, poi le 18. La scena rimaneva invariata come la tenacia
con cui si chiedeva se non fosse stata lei a sbagliare tutto, se non
avesse fatto male ad aspettare di concedersi a lui, se non avesse
dovuto lottare un po' di più per tenersi stretto l'uomo che
amava, come se fosse stata lei stessa a decretare la sua sconfitta
contro un'avversaria che l'avrebbe potuta battere senza nemmeno
impegnarsi, che era più bella, più sexy,
più
interessante e persino più forte di lei.
Le 19, le 20.
Ukyo e Ryoga si erano staccati per riprendere fiato, e nel vederli
finalmente tornati nel mondo reale anche Mousse aveva lasciato la sua
mano, che ora era accaldata, sudaticcia ed indolenzita.
''Allora, andiamo a mangiare qualcosa? Ho una famina!''
''Signor Hibiki, ma lei non era un poeta mancato? E' questo il massimo
che sa fare? Famina?''
ammiccò Ukyo tirandogli uno schiaffetto sul ginocchio e
tirandone uno morale ancora più forte ad Akane: quegli
scherzi,
quell'ironia, quel prendersi in giro costantemente già le
mancavano.
''Hem... Hem...'' tossì Ryoga imbarazzato. Da quando stava
con
Ukyo aveva smesso di scrivere della sua vita ed aveva cominciato a
viverla. Ed era meraviglioso.
''In ogni caso, nel mio appartamento -o tugurio, come volete- ho ancora
le vecchie piastre per okonomiyaki di mio padre: se vi va, prima della
festa passiamo a mangiarne qualcuna!", propose la barista.
''Io ci sto!", alzò la mano felice il giovane cameriere
saltando giù dal muretto.
''Akane?'' chiese invece preoccupato Mousse voltandosi verso la sua
migliore amica.
''Voi andate'', sorrise la Tendo, ''Io non mi sento molto bene, credo
che andrò a casa''
''Vengo con te'', sentenziò perentorio l'amico con gli
occhiali
mentre la nuova coppia assumeva un'aria triste e si arrovellava il
cervello in cerca di un'idea per farla stare meglio.
''Mou, ascolta, sto bene. Lo so che non ci credi, ma è
così. Il problema'',
alluse cercando di non far capire agli amici quale fosse il reale
argomento della loro conversazione, ''a quest'ora sarà
già stato abbondantemente risolto, direi che sono stata
anche
troppo al freddo per lui''
''Ok, ma se me lo permetti passerò la serata con te. Lo sai
che è San Valentino, io...''
''Ma io sto bene,
paperotto!"
''Io no.
Akane, non ci voglio
andare alla festa da solo. Ti prego, stiamo insieme'',
bluffò
lui. Era davvero bravo, pensò Akane, se non l'avesse
conosciuto
come le sue tasche gli avrebbe addirittura creduto.
''Stasera troverai l'amore della tua vita, Mou, me lo sento. Il fatto
che tu abbia deciso spontaneamente di partecipare ad una festa a
mezzanotte, in una sera della settimana e nei locali della scuola
abusivamente occupati è un evento, certamente
capiterà
qualcosa'', lo convinse paziente lei.
''E tu?''
''A me restano sempre Adam Levine, la cioccolata e la maratona di Cruel
Intentions''
''Oh Kami, no. Non ce la posso fare, amica'', scosse la testa.
''E' per questo che non sei invitato'', gli fece l'occhiolino, per poi
rivolgersi agli amici che erano tornati a divorare le reciproche
labbra, ''Buona serata, polipini!"
***
Spesso e volentieri, o meglio quelle due/tre volte al mese in cui gli
capitava di svegliarsi in anticipo rispetto all'orario consueto, Ranma
si concedeva una corsa mattutina. Così, giusto per tenere
puliti
i polmoni e compensare il brutto vizio del fumo che aveva preso in un
momento imprecisato dell'ultimo anno, forse in Cina, dopo aver
rischiato la vita per mano di un panda gigante incredibilmente a piede
libero che lo aveva fatto quasi affogare in una vasca termale che
più tardi, dopo litri e litri di acqua ingerita ed un
saltino in
ospedale, gli avevano detto essere una sorgente maledetta. Non che
credesse a certe cose, figurarsi, ma quando si era svegliato aveva
sentito il bisogno di scaricare la tensione ed il pacchetto di senza
filtro di quello scemo di suo padre era lì, pronto per
trascinarlo in un peccaminoso ma piacevolissimo mondo di nervi
rilassati e sinapsi annebbiate.
Spesso e volentieri si concedeva una corsetta mattutina ed il percorso
era sempre lo stesso: da casa sua a casa di sua madre.
Usciva dalla porta sul retro, correva senza fermarsi fino a casa dei
Kuno, suonava il campanello, scappava ridendo e girava l'angolo,
arrivando al signorile palazzo sovrastato dall'attico di Nodoka ed
Hirai, che apparteneva alla famiglia dell'avvocato da generazioni e
portava addirittura il cognome di un suo trisavolo su una imponente
targa in ottone appesa nell'atrio.
Si fermava, stoppava il cronometro, si complimentava con se stesso per
il raggiungimento di un nuovo record di tempo, quantanche il progresso
fosse stato solo di un centesimo di secondo, faceva un po' di
stretching, aspettava che sua madre uscisse, puntuale come un orologio
svizzero, alle 7 e 12 minuti per andare in ufficio, le dava un bacio e
poi tornava a casa correndo più lentamente, senza fretta,
godendosi l'odore di croissants appena sfornati che lo provocava
sgattaiolando fuori
dalle porte delle pasticcerie francesi o quello ben più
familiare dello smog, della nebbia, della maleducazione, della rabbia,
del fumo, del freddo, di tutto ciò che era New York City,
quella
nuova città che aveva imparato ad amare come casa sua.
Spesso e volentieri si concedeva una corsetta mattutina da casa sua a
casa di sua
madre, ed il suo ultimo e sudato record di velocità era
stato 14
minuti, 21 secondi e 33 centesimi.
Quel pomeriggio ce ne aveva messi solo 8, ma non l'avrebbe mai saputo.
Aveva rivoltato tutta la casa per cercarla, e lei era pronta per essere
trovata in cucina, di spalle, intenta a preparare i suoi biscotti
preferiti coperta da un candido vestito in pizzo a maniche lunghe che
le arrivava fino ai piedi, una coroncina di fiori tra i capelli
intrecciati ed un buffo
grembiule con disegnata quella
fottuta gattina senza bocca
che tanto odiava sul davanti, in un tripudio di rosa, di merletti, di
profumo di fiori d'arancio, di scorzetta di limone e di guance
arrossate sporche di farina, di frange troppo lunghe che cadono sugli
occhi, di mani impastate d'uovo, di sorrisi gentili e canzoncine
canticchiate a bocca chiusa.
Un angelo del focolare.
Gli aveva sorriso dolcemente e gli aveva chiesto dove fosse stato tutto
quel tempo, perchè l'avesse lasciata così tanto
da sola.
Lo aveva addirittura apostrofato come cattivone, e lui si
era quasi intenerito davanti al bisogno di normalità ed alla
dipendenza affettiva di sua cugina. Quasi.
L'aveva afferrata per le spalle facendo cadere il sacchetto di
gocce di cioccolato bianco che teneva in mano, che ora versavano sul
pavimento in marmo nero e lo facevano sembrare un cielo stellato, ed
aveva provato ad approcciarla con gentilezza.
''Che dannazione
hai fatto?''
Tentativo fallito.
''Ra-Ranma? Che c'è?'', chiese sbigottita sbattendo gli
occhi.
''Un legame
indissolubile,
eh?'', era l'espressione preferita da Ranma per descrivere il rapporto
che lo legava alla cuginetta, e lei aveva osato utilizzarla per ferire
Akane. Tra tutte le cose che non le avrebbe mai perdonato, questa era
al primo posto.
Ranko, dal canto suo, aveva afferrato immediatamente quale fosse il
problema. Il sottile piacere che aveva provato nel sottolineare quel
dettaglio, nell'usare proprio quella frase in quel momento specifico,
si sciolse come la neve al sole davanti alla delusione ed alla rabbia
dipinte sul viso del cugino, che le aveva sempre perdonato tutto.
''Quella stronza ha parlato, eh?'' chiese irritata.
''Non ti permetto di parlare così di Akane, chiaro?''
Era troppo, era decisamente troppo. Ranma non le aveva mai urlato
contro. Aveva sempre avuto un atteggiamento dolce con lei, era
sempre stato gentile, affabile, amichevole e scherzoso. Che diavolo
stava succedendo? Cosa mai gli aveva fatto quella Akane?
''Dimmi un po', cos'ha di tanto speciale, lei? Perchè non
è come le altre? Di quante ti ho sentito parlare, Ranma?
Quante
ne hai prese e lasciate?''
''Non così tante, lo sai'', replicò
pazientemente: la
tendenza ad arrotondare per eccesso era una prerogativa della famiglia
Saotome.
''Non mi sembra così bella, e nemmeno così
intrigante''. Mentiva. Ranko aveva capito subito che in Akane c'era
qualcosa di diverso: aveva una luce negli occhi, una tempra, una
determinazione che aveva visto in poche sue coetanee. Era bella, forse
più di lei, perchè era pulita, semplice, di quel
tipo di
bellezza rassicurante che fa girare la testa agli uomini, ma con una
scorza dura sotto l'apparenza morbida e delicata. Una ragazza che
probabilmente non si era messa sotto i piedi la dignità
nemmeno
una volta nella vita.
''Non starò a dirti cosa mi piace di lei'',
sbottò Ranma
picchiando un pugno sul pianale della cucina, ''Ti dico solo che mi
piace. Tanto.
E' ancora la mia
fidanzata, forse,
e nessuno, nemmeno tu, deve mettersi in mezzo tra
noi. Ho
permesso a troppe persone di farlo in passato, ora è il
momento
di finirla. Siamo io ed Akane, io e lei''. Lo aveva detto tutto d'un
fiato, senza esitare nemmeno su una sillaba. Si fermò a
respirare mentre la cugina lo guardava attonita e bevve una sorsata di
succo d'arancia direttamente dal cartone, posato accanto al mattarello
ed al ricettario.
''Quindi io sono di troppo? Il nostro legame è rotto solo
perchè hai trovato l'amore?''
''Ma che cosa c'entri, tu?'' urlò ancora il giovane,
facendola
tremare di paura, ''Che cosa c'entra il nostro rapporto con lei?''
''Tu sei sempre stato il mio punto di riferimento'', ammise lei tra le
lacrime, mordicchiandosi un' unghia e tirando su col naso, mentre il
pianto che aveva trattenuto a stento fino a quel momento sgorgava
finalmente libero dai suoi occhi azzurri, che stavano letteralmente
annegando nell'acqua salata, ''Lo sai che ho solo te, Ranma:
papà non vuole vedermi, non lo sento da più di un
anno,
pensa, e zio Genma se sapesse che sono qui probabilmente mi
consegnerebbe
alla polizia senza nemmeno guardarmi in faccia''
''Sei ricercata per quella faccenda di Dubai, inoltre hai quasi dato
fuoco a casa nostra, l'ultima volta...''
''Non potevo sapere che la bottiglia che avevo accanto al letto si
sarebbe rovesciata!'', si giustificò.
''Ma sapevi che il Sakè è un liquido
infiammabile, che le
pareti ed i pavimenti erano in legno e che le candele vanno spente
prima di addormentarsi. Lo sai che non provo il minimo rispetto per
quell'inetto di mio padre, ma aveva a carico una minorenne scappata di
casa, figlia di suo fratello, che non doveva nemmeno stare
lì.
Cosa credi che sarebbe successo se fossi morta? Eri sotto la sua
responsabilità!''
''Credi che sia facile la vita, per me? Hai idea dei casini in cui mi
sono cacciata, dei brutti giri in cui sono finita per rimediare
documenti falsi, visti turistici, per costruirmi una nuova
identità?''
''Ranko, nessuno ti ha obbligata. Potevi vivere con noi, crescere
insieme a me e venire su...''
''Venire su come,
Ranma? Credi di essere perfetto, tu?''
''No'', scosse la testa il ragazzo, deciso. Di errori ne aveva fatti
tanti, soprattutto con Akane.
''Bene, perchè mi dispiacerebbe spezzarti il cuore dicendoti
la
verità. Io ho sbagliato, è vero, probabilmente ho
dei
problemi...''
''Probabilmente...'',
sottolineò ironicamente il cugino.
''Ma tu non hai alcun diritto di giudicarmi, e poi non sai quante ne ho
passate''
''Non lo faccio'', sorrise benevolmente il codinato, ''Ti voglio bene,
Ranko, e questo non cambierà solo perchè mi sono
innamorato''
''La ami?'', chiese dolcemente la cugina, calmandosi. In tutta risposta
Ranma annuì.
''E' la prima volta che te lo sento dire''
''E' la prima volta che lo sento''
Gli posò una mano sulla spalla.
''Torna a casa da lei, io me la caverò''
''Sicura?''
''Sì'', suonava sincera.
''Voglio che resti qui, però, voglio averti nella mia vita
anche se tornerò a vivere dai Tendo''
''Davvero?'', le sue labbra si aprirono nel più bello dei
sorrisi.
''Certo! Sei o non sei la mia combinaguai preferita?'', le fece
l'occhiolino.
Sciolse l'abbraccio che aveva sancito la pace con la persona
più
importante della sua vita e lo guardò allontanarsi,
impaziente
come un bambino che corre a scartare i regali la mattina di Natale. Si
tolse il grembiule, la voglia di fare i biscotti le era passata, si
lavò le mani, prese la borsa ed uscì di casa
senza
riordinare.
''Monica! Hey, Monica!''
Dovette sentir chiamare il suo nome almeno dieci volte prima di capire
che la persona alle sue spalle si stesse riferendo a lei.
In fondo già nel pomeriggio, mentre tornava a casa dal
supermercato, quel buffo ragazzone con le rose rosse in mano l'aveva
fermata e le aveva urlato di amarla, -Ragazza col codino,
così l'aveva chiamata- : era meglio non rischiare di fare
altri brutti incontri quando era ancora sobria.
''Monica, aspettami!''
Monica, che nome stupido che aveva scelto. Con tutti i documenti falsi
che aveva, patenti, passaporti, carte d'identità e codici
fiscali, tessere universitarie, carte fedeltà di vari locali
in
giro per il mondo e diplomi di liceo, avrebbe potuto scegliere un nome
più credibile, magari giapponese. Quella Akane era stata
davvero
ingenua a crederle, pensò, probabilmente non era stato solo
per
colpa sua se lei e Ranma aveva litigato. Se solo non avesse creduto
immediatamente alle menzogne, se solo avesse domandato...
''Hem... Ciao, Akane'', mormorò imbarazzata.
''Hey, io...'' era sull'orlo delle lacrime, Ranko conosceva bene l'aria
che assumono le ragazze che stanno per piangere ma non lo farebbero
nemmeno sotto tortura, ''Io...''
''Akane, scusami''
''N-no, scusami tu! Volevo dirti che sono scappata perchè...
Perchè io... Ranma, il tuo fidanzato...I- io mi sento
terribilmente in colpa a dirtelo, ma credimi, non lo sapevo. I-io e
lui... Ovviamente prima
che io sapessi...''
''Non è il mio fidanzato, Akane'', ammise.
''Cosa?'', spalancò gli occhi.
''Sono sua cugina", sorrise allargando le braccia, definitivamente
arresa.
''Non è vero'', si era rabbuiata, il suo sguardo era
diventato
più tagliente, minaccioso, ''Ti ha obbligata lui a dirmi
così, vero?''
''No! Che dici? Guarda che ti faccio vedere i documenti, eh!"
''Avanti, mostrameli. Non credo ad una sola parola che penda in favore
di quell'idiota, probabilmente suo padre ti ha costretta ad inventarti
la storia della cugina in modo che il matrimonio non salti. Ci sono
troppi soldi in ballo''
''Tu non hai la minima fiducia nel tuo fidanzato, vero?'', chiese
armeggiando con le mani in borsa, cercando qualche prova della sua
innocenza.
''Non se la merita, Ranma è un baka, un falso, un
donnaiolo...''
''Akane, non hai mai pensato che il problema potresti essere tu?'',
chiese pazientemente porgendole un tesserino.
''No, Sakura Miraku,
non ci ho mai pensato'', rispose la Tendo socchiudendo gli occhi.
''Ops, documento falso, quello lo uso per bere, sai, qui bisogna avere
21 anni. Ecco, prendi questo!"
''Usagi Tsukino?
Non è il personaggio di un manga?''
''Oh, ecco dov'era finito il buono sconto per universitari che usavo al
cinema! E-ecco, prendi la patente''
''Frieda Kahlo?
Mi prendi in giro?'', si stava arrabbiando.
''Dannazione! Sì, questo l'ho pagato poco, infatti non ci
casca
mai nessuno!", rise grattandosi la testa, nervosa, ''Ecco, ecco qui''
''Ranko Saotome, nata a Nerima, Tokyo, il 2 nov...''
''Presente'', sorrise.
''E perchè dovrei crederci?''
Prese dal portafogli il suo tesoro più grande, una foto di
lei e
Ranma scattata al mare qualche anno prima, con alle loro spalle Genma
ed un individuo che gli somigliava molto, e gliela porse.
''Questa ti basta?''
Akane sorrise. Che stupida che era stata, si era soffermata tantissime
volte ad ammirare quella stessa immagine posata sul comodino di Ranma,
aveva ascoltato con interesse i suoi racconti su quella cugina
scapestrata che era bella, forte e selvaggia esattamente come la
ragazza che aveva conosciuto quella mattina al bar, e non l'aveva
nemmeno riconosciuta.
''Sono un' idiota'', sentenziò.
''Siete in due. Anzi, siamo in tre. Perdonami, Akane''
''Perchè l'hai fatto?''
''Gelosia''
''E' un sentimento che ho imparato a conoscere'', sospirò.
''Pace fatta?''
''Diciamo di sì'', sorrise porgendole la mano, ''Mi devi una
rivincita in combattimento, però. Quello non l'ho ancora
digerito''
''Non mancherò. Vai a casa ora, lui sarà
già lì ad aspettarti''.
***
La festa era selvaggia, sfrenata, un tripudio di lusso e trasgressione.
Trovarsi nei locali della scuola di notte, mezzi nudi, con lo champagne
di marca che scorreva a fiumi e la certezza che quello che fosse
successo lì dentro sarebbe rimasto tra quelle mura aveva
reso
più disinibiti i giovani newyorkesi, sempre attenti a non
deludere le aspettative dei genitori, a mantenere la media dei voti
alta, ad interessarsi ad assurde cause sociali come le raccolte fondi
per la Tartaruga Gigante di Aldabra o il Toporagno d'acqua Malese ed,
in generale, a non mettere mai in imbarazzo se stessi o le proprie
famiglie.
Kuno, con un assurdo costume anni '60 da bagnino, era seduto su una
scaletta ed osservava col binocolo nelle scollature di tutte le giovani
donne del Furinkan, cercando, invano, di scorgere quelle della sua
amata Akane Tendo e dell' intrepida Ragazza col codino che aveva
conosciuto quel pomeriggio ed invitato al folle party che organizzava
tutte le sere di San Valentino nei locali della scuola da quando aveva
12 anni.
Come una sirena, Nabiki Tendo sguazzava nell'acqua alta avvolta in uno
striminzito bikini color cioccolato ricoperto per intero dal monogramma
della sua casa di moda preferita, lasciando che le lunghe collane di
diamanti che portava al collo e le arrivavano all'ombelico danzassero
sott'acqua creando un gioco di luce che incantava tutti i presenti,
già abbastanza attratti dalle sinuosità del suo
corpo.
Kodachi Kuno, esagerata come sempre, indossava un costume intero in
latex rosa, molto sgambato e con la schiena totalmente nuda, ed era
sdraiata su un lettino in posa da diva, intenta a farsi trovare in
quella posizione dal suo Ranma, se mai si fosse deciso ad arrivare,
mentre Azusa e Kahori, le sue migliori amiche, si producevano nel suo
disappunto in una serie di fastidiosi gridolini di gioia ed emozione
ogni qual volta suo fratello Tatewaki posava lo sguardo sui loro
microbikini coordinati.
E poi c'erano loro, Ryoga ed Ukyo.
Spaesati, fuori posto, soli nella folla. Soli, ma insieme.
Beauty queen
of only eighteen,
she
had some trouble with herself.
La piccola Ucchan si sentiva davvero fuori luogo in mezzo a tutta
quella sensualità e ricchezza coperta solo dal costume
olimpionico
che le compagne le vedevano addosso tutti i mercoledì dalle
10
alle 12, quando la piscina della scuola veniva utilizzata per il suo
vero scopo: per nuotarci.
Certo, anche durante la
settimana, probabilmente, il suo era il meno costoso ed alla moda, ma
non era troppo diverso da quelli delle altre ragazze, era carino e le
piaceva, e questo le bastava. Forse.
Da quando Ryoga era entrato nella sua vita, questa era cambiata:
estranea al mondo in cui, suo malgrado, era stata gettata al
fine
di ottenere la migliore delle istruzioni, aveva scelto consapevolmente
di stare il più possibile fuori dalle pazze dinamiche che
regolavano i rapporti tra i rampolli dell'Oriente importato in America,
l'Oriente che ce l'aveva fatta.
Certo, li osservava da lontano, sapeva
tutto di loro, ma preferiva rifugiarsi nel gossip e nelle frugali
conversazioni davanti agli armadietti piuttosto che stringere delle
vere e proprie amicizie.
Conoscere Ranma, che aveva la sua stessa ribellione negli occhi,
l'aveva fatta aprire al mondo, e da lì ad innamorarsi del
suo amico/nemico Ryoga
il passo era stato breve.
Nonostante fosse sempre stato quanto di più simile a lei in
quella gabbia di matti, lo aveva consapevolmente evitato per mesi,
anni, conscia del fatto che il ragazzo si sarebbe venduto la madre pur
di entrare a far parte dell'universo dorato della ricca ed
irraggiungibile Akane Tendo.
Era stato proprio grazie a Ranma che lo aveva rivalutato, aveva fatto
lo sforzo immane di conoscerlo e, alla fine, era crollata
tra le sue forti braccia da cameriere.
Aveva passato tutta la sua carriera scolastica a studiare le relazioni
degli altri ed ora ne aveva instaurata una. Com'era strana la vita.
He was always
there to help her,
she
always belonged to someone else.
Mentre la raggiungeva alle spalle e l'abbracciava, Ryoga pensava a
quanto fosse stato fortunato a conoscere Ranma Saotome, che l'aveva
portato dalla sua Ukyo, la sua Ucchan.
Per un ragazzo come lui, che viveva lontano dai genitori ed era
costretto a lavorare per mantenersi nonostante la giovane
età,
frequentare una scuola come il Furinkan era stato un incubo: e dire che
i suoi lo avevano iscritto lì proprio per farlo sentire a
casa,
nonostante il suo inglese perfetto gli avrebbe permesso di ottenere dei
buoni voti in qualunque liceo normale.
Dopo anni a correre dietro all'ombra di Akane, anni ad osservarla ed a
frenare se stesso ed il suo stimolo a salvarla ogni qual volta si
cacciava nei guai, dopo anni di cene in solitaria al microonde e di
domeniche passate sul divano con la sola compagnia della sua cagnolina
Biancanera, finalmente aveva trovato una ragion d'essere anche lui.
Con il suo arrivo, Ranma gli aveva portato via il suo sogno d'amore con
la più giovane delle sorelle Tendo, quella che sarebbe
sempre e
solo stata la figlia di uno dei suoi datori di lavoro più
eccentrici e generosi, ma gliene aveva regalato uno nuovo, migliore
perchè reale.
Un sogno che quando apriva gli occhi è ancora lì,
e gli sorrideva.
Le prese il viso tra le mani e la baciò dolcemente.
''Ti amo, Ucchan''.
I drove for
miles and miles
And
wound up at your door.
Ed in un angolo, come sempre da solo, Mousse.
Occhiali, boxer bianchi troppo lunghi e larghi, ridicoli come solo i
regali di sua mamma potevano essere, mingherlino e pallido in mezzo ad
atleti e combattenti palestrati ed abbronzati.
Come facessero ad essere abbronzati anche a Febbraio, per il moro era
sempre stato un mistero.
Geniale ma imbranato, intelligente oltre ogni misura ma stupido,
occhialuto ma cieco, questo era Mousse.
Sorrideva pensando alla bontà di cuore della sua amica -Stasera troverai l'amore della
tua vita, Mousse,
gli aveva detto- ,come se fosse stato possibile per qualcuna accorgersi
di lui, proprio di lui, in mezzo a quella folla sfrenata e splendente
di luce propria.
Proprio di lui che era trasparente come la sua carnagione ed il suo
costume da bagno zuppo d'acqua dopo che Kuno lo aveva spinto in
piscina, che, per fortuna, era due taglie più grande del
dovuto e non rivelava nulla di compromettente.
Dovette alzare ed abbassare lo sguardo tre volte prima di rendersi
conto che fosse tutto vero: Akane era sempre stata profetica, ma mai
beffarda.
Sorrise alla giovane donna che gli stava andando incontro con passo
lento, felino, benchè imbarazzato.
Ed iniziò a sperare che la sua migliore amica non l'avesse
preso in giro.
I've had you
so many times but somehow
I
want more.
Camminava piano per paura di cadere, come se la stabilità
mentale che si era lentamente costruita in sei settimane di meditazione
e solitudine dipendesse dalla precaria stabilità fisica del
suo
corpicino sui tacchi a spillo che avanzava sul pavimento umido.
Era bellissima, forse la più bella di tutte, ma si sentiva
uno schifo, soprattutto dentro.
Tutti i presenti bramavano il suo corpo, lo sapeva, alcuni lo avevano
anche già posseduto, ma di tutti lei guardava lui: solo,
come
lei. Imbarazzato, teso, triste.
Come lei.
Delle tante cose che aveva invidiato ad Akane lui era sempre stata la
prima: un
amico sincero, interessato a quello che c'era dentro la scatola, non
all'involucro, presente, attento, dolce.
Mousse aveva sempre protetto e difeso Akane, chissà se un
giorno lo avrebbe fatto anche con lei.
Quanto successo due mesi prima non si poteva cancellare, e la ragazza
leggeva il rancore del giovane nei suoi begli occhi azzurri
ingiustamente coperti da quegli occhialoni fuori moda, che, nonostante
tutto, si stava avvicinando a lei.
Era l'unico ad andarle incontro, l'unico che sembrava non avere paura
della sua cattiveria, e la giovane si rese conto che era sempre stato
così, solo che lei non lo aveva mai visto.
Aveva dieci decimi di vista, ma era stata molto più cieca di
lui.
Le arrivò ad un palmo dal naso e le porse la mano, serio.
Semplicemente, con naturalezza, come nessuno prima di lui.
Si scambiarono un mezzo sorriso, spezzato rispettivamente dalla rabbia
e dalla vergogna.
''Ciao, Mousse''
''Bentornata, Shampoo''
I don't mind
spending everyday
Out
on your corner in the pouring rain.
Look
for the girl with the broken smile,
Ask
her if she wants to stay a while.
And
she will be loved.
And
she will be loved.
***
Tap on my
window, knock on my door
I
want to make you feel beautiful.
Era sdraiata sul letto al buio, con le mani posate sugli occhi per
evitare che anche un minimo della luce che filtrava dalla finestra le
colpisse il viso.
L'aveva cercato a casa, in palestra, nel circondario e da sua mamma, ma
di Ranma nessuna traccia.
Aveva tutte le ragioni di essere arrabbiato, Akane lo sapeva bene. Lui
gliel'aveva detto subito che Ranko era sua cugina, era stata lei a non
credergli.
La sua sfiducia nel prossimo, il suo pessimismo, la sua tendenza alla
drammaticità erano ben noti a chiunque la conoscesse, chi le
voleva bene aveva imparato da tempo ad accettarla per quello che era,
ma Ranma era nella sua vita da troppo poco tempo per conoscere anche il
suo lato buono e poterle perdonare quei difetti insopportabili, e se
n'era andato.
Si alzò ed accese la luce, bevendo un sorso d'acqua dal
bicchiere posato sulla scrivania.
La stanza del suo fidanzato, giusto al di là della porta,
era
vuota come il cuore della ragazza, che sentiva di non avere
più
alcuna speranza.
Qualcuno bussò alla porta, ma lei lo ignorò
semplicemente, fingendo di non essere nella stanza.
Kasumi l'avrebbe capito, prima o poi, che quando ascoltava i Maroon5 a
tutto volume significava aveva un problema e che no, non ne voleva
parlarne.
Chissà se sarebbe rimasto in città almeno fino
alla fine
dell'anno scolastico. Dopotutto, una volta rotto il fidanzamento, nulla
lo costringeva più a New York.
Cos'avrebbe fatto se se ne fosse andato definitivamente? Al solo
pensiero, il cuore le si spezzava.
I know I tend to get so insecure,
it doesn't matter
anymore.
Dopo aver bussato cinque volte, Ranma entrò.
Aveva cercato Akane ovunque: a casa, in palestra, nei dintorni della
scuola e persino, in un momento di sconforto più nero, nel
vicolo in cui l'aveva incontrata la prima volta, ma nulla. Desaparecida.
Esausto, era tornato a casa ed era stato accolto dal suono della musica
che proveniva dalla sua stanza.
Decise che si sarebbe fatto sentire, una volta per tutte.
''ERA MIA CUGINA!'', urlò per sovrastare la musica mentre
apriva
con forza la porta e le si avvicinava, prendendola per i polsi prima
che lei potesse fare o dire qualsiasi cosa.
''Ranma, io...'', la voce flebile, la mascella serrata, lo sguardo
basso.
''Zitta'', le posò un dito sulle labbra, sorridendo, ''Ora
ti
dirò tutto: Ranko è mia cugina, ho mille ed uno
modi per
provartelo, a parte il fatto che anche un cieco vedrebbe che siamo
uguali. E' un po' pazzarella, ma se la conosci è una brava
persona. In ogni caso, non ti ho mai tradita e non ho intenzione di
farlo. Mi piaci anche se sei una deficiente che salta subito alle
conclusioni e voglio solo te. E Shampoo è stata un errore. E
non
ti cambierei con nessuna Shampoo del mondo anche se sei stupida. E sei tanto
stupida. Però sei bella, sei dolce e sei l'unica con cui mi
immagino seduto su una panchina mano nella mano a dar da mangiare ai
piccioni quando avrò 80 anni. Ti
basta?''
''Ran...''
''Ok, ok, te lo dico. Ti amo, Akane Tendo. Ti basta, ora?''
''Che cos'hai detto? Non sento!'', urlò finalmente la
giovane
picchiandosi un dito sull'orecchio per farsi capire dal ragazzo.
''Ho detto che ti amo!", strillò di rimando, portandosi le
mani
ai lati della bocca per dare enfasi alla frase appena pronunciata e
sovrastare la musica.
''Non sento niente, abbassa la musica!"
Dopo aver girato la rotellina del volume dello stereo la
guardò con aria esasperata: ''Non hai sentito niente?''
La giovane scosse la testa, ''Non mi facevi parlare!"
''Ma io ti ho detto delle cose importanti!'', deglutì. Lui
aveva
finalmente trovato il coraggio di confessarle il suo amore e lei non aveva sentito?
''Hey, non urlare, ora ti sento!"
''Akane, sei proprio una stupida'', scosse la testa.
''Ha parlato il drammatico! Chi è che ha svuotato la sua
stanza e se n'è andato via di casa?''
''Scema, non ho portato via la mia roba, l'ho spostata al piano di
sopra. Il famoso terzo piano che stavamo preparando da mesi, ricordi?
Eppure è anche casa tua...''
''La tua stanza!", si portò una mano davanti alla bocca,
sorpresa, ''E' pronta?''
''Andiamo a vederla''
''Non mi dovevi parlare?''
''Parliamo di sopra''
La accompagnò tenendola per mano fino in cima alle scale,
zittendola ogni qual volta la mora aprisse bocca per proferire parola.
Giunti in camera, Akane era stupefatta: era bellissima,arredata con
gusto, piena di foto e ricordi dei momenti che avevano vissuto insieme.
Ciò che la colpì, però, fu la parete
immediatamente dietro il letto, di un rosso talmente intenso da
disturbarle, almeno all'inizio, gli occhi.
''Akane...'',
bisbigliò.
''Allora lo sai il giapponese!'', sorrise lui, alludendo alla sua
tendenza a parlare in inglese anche in casa.
''Baka!''
''Ok, concetto afferrato''
''Ranma, io... Scusami. Per Ranko, dico''.
''Ah, ecco, lo sai...''
''Lo so. Perdonami. Non è che non mi fidi di te,
è-è... E' che non mi fido di nessuno, nemmeno di
me
stessa, in realtà. In fondo sono io la persona che mi ha
fatto
più male in assoluto...''
''A-Akane, io...''
''Mi odi, vero?''
''No! No che non ti odio, io...''
''Cosa mi stavi dicendo, prima? Che non mi sopporti, vero? Che vuoi
rompere il fidanzamento e...''
Nel vedere le prime lacrime rigarle il viso, il codinato
provò
una dolorosa e pungente fitta al cuore. Doveva chiarire ed in fretta.
''Basta piangere, Akane. Fammi finire di parlare, per una volta''
''Ok'', tirò su col naso lei.
It's
not always rainbows and butterflies,
it's compromise that moves us along.
My heart is full and my door's always open,
you come anytime you want, yeah.
''Vediamo, da dove comincio?'', soppesò le parole il
codinato,
lasciandola in ansia, sospesa, mentre cercava di esprimersi nella
maniera più chiara possibile ed a prova di fraintendimenti.
''Ecco, ci sono'', sorrise mettendosi in ginocchio.
''Che fai?''
''Akane... ''
''Ra-Ranma, mica mi starai chiedendo di sposarti? I-io non sono
pronta...'', iniziò a farfugliare lei, gesticolando
febbrilmente.
''Ma che sei scema?'', urlò lui guardandola in cagnesco,
''Fammi parlare''
''Vai''
''Ok. Akane. Akane... Stupido maschiaccio...'', sorrise con tenerezza.
''Parti male, te lo dico!''
''Ssh!'', rise
lui, mentre la ragazza assumeva un'aria seria che lo fece ridere ancora
di più.
''Akane, ascoltami. Ed
intendo ascoltami bene.
Io garantisco che ci saranno tempi duri. Garantisco che a un certo
punto
uno di noi, o tutti e due,vorremo farla finita. Ma garantisco anche
che se non
ti chiedo di essere mia lo rimpiangerò per tutta la vita,
perchè sento nel
mio cuore che sei l’unica per me.* Vuoi essere la mia
fidanzata imposta dai nostri genitori, Akane Tendo?''
''Sono senza parole'', rispose semplicemente lei piangendo.
''Ed io sono innamorato''**,sorrise prima di tirarla a sè e
baciarla dolcemente.
***
I
know where you hide
alone in your car
know all of the things that make you who you are.
Salì sulla terrazza del suo palazzo, uscì sotto
la pioggia ed accese una sigaretta.
La passione per le altezze gliel'aveva trasmessa Akane, era stato da
lei che aveva imparato a salire sul tetto quando era giù di
morale.
Era tornato dal tour prima dei suoi compagni di avventura
perchè
non stava bene con se stesso. A 20 anni si sentiva un fallito, se non
dal punto di vista universitario e lavorativo, certamente nelle
relazioni sociali.
Era desideroso di conoscere l'amore, quello vero, quello che ti
consuma***, e sebbene sentisse di meritarlo, non riusciva a
raggiungerlo.
Circondato da decine di ragazze che avrebbero fatto qualunque cosa per
un'ora delle sue attenzioni, era stato anni ed anni dietro all'unica
che lo aveva sempre e solo visto come un fratello maggiore, e quando
aveva capito che mai il suo sogno d'amore si sarebbe
avverato si
era sentito vuoto, morto.
Aveva realizzato che anche lui vedeva in Akane solo un'amica quando
l'aveva vista baciare Ranma durante una cena a casa di suo padre e
Nodoka: si era allontanato per andare in bagno e li aveva sorpresi in
un angolo, sulle scale, a scambiarsi effusioni di nascosto.
Tenerezza, purezza, gioia di vivere, questo gli avevano trasmesso, ma
non gelosia. Vedere Akane, la sua Akane, che baciava un altro non lo
aveva scalfito minimamente, e nulla più di quell'episodio
gli
avrebbe potuto far capire che la sua era solo una fissazione: si era
adagiato su un'immagine romantica di lui e quella ragazzina
così
dolce e fragile ed aveva scambiato l'affetto per l'amore.
Si era sentito un ciarlatano, aveva sempre scritto canzoni d'amore
senza averlo mai realmente provato.
Ed ora che quel sentimento da film non poteva nemmeno più
sognarlo, gli sembrava ancora più lontano, irraggiungibile.
Voleva innamorarsi, Ataru. Lo voleva disperatamente, lo voleva ancora
di più la notte di San Valentino.
Camminò lentamente fino alla ringhiera, ci mise un po' ad
accorgersi di lei.
Gli
apparve come un angelo, come una delle figure mitologiche di cui
cantava nelle sue canzoni, coi capelli rossi che volavano al vento,
fasciata in un vestito bianco in pizzo che
le arrivava fino ai piedi e, a causa della pioggia che lo bagnava,
aderiva perfettamente al suo corpo minuto e scolpito da anni ed anni di
allenamenti.
Era in piedi sullo spesso parapetto di mattoni che proteggeva il tetto
del palazzo con le braccia spalancate, mentre l'acqua cadeva copiosa
sulla sua testa. Forse voleva buttarsi, aveva pensato il biondo.
Con passo incerto la avvicinò, aveva visto abbastanza film
da
sapere che qualunque movimento azzardato avrebbe potuto essere fatale.
I know that goodbye means nothing at all,
comes back and begs me to catch her every time she falls.
L'aveva sentito arrivare e si era voltata, guardandolo a lungo negli
occhi. Sorrideva teso e le tendeva la mano.
''Non fare pazzie, ti prego''
''Chi sei?'', chiese lei stranita.
''Ataru''
''Io Ranko'', rispose semplicemente, come se si fossero incontrati
durante un viaggio in treno e non la notte di San Valentino sul tetto
di un palazzo, con lei in bilico tra la vita e la morte.
''Ti prego, non buttarti'', la supplicò lui con gli occhi
lucidi, un po' per la pioggia, un po' per la paura.
''Che?''
''Dammi la mano, per favore. Qualunque cosa sia non ne vale la pena''
Nel fare un passo in avanti verso il giovane un lembo di stoffa del
vestito si impigliò sotto il tacco della sua scarpa, e
nemmeno
il suo istinto sovrasvillupato e la sua esperienza di artista marziale
le avevano evitato di inciampare.
''Ma cos...Ah!''
''Attenta!''
L'aveva presa per un pelo, buttandosi in avanti ed abbracciandola,
tenendola stretta a sè mentre la ragazza riacquistava
l'equilibrio.
Per un lungo istante studiarono i reciproci volti in silenzio, poi la
rossa prese la parola mentre il bassista l'aiutava a scendere.
''Per la cronaca, non mi stavo buttando. Stavo riflettendo''
''E tu rifletti sempre così?'', chiese alzando un
sopracciglio.
''Oh no, faccio di peggio'', sorrise maliziosa. ''Giornata dura''
''Dillo a me''
''Sei l'Ataru che abita qui sotto?''
''S-Sì, il figlio di Hirai Dakashi. Come fai a saperlo?''
''Vivo a casa tua'', allargò le braccia.
''Oh beh, credo di poterlo sopportare'', le fece l'occhiolino
togliendosi la giacca e posandogliela sulle spalle.
''Non sprecarti, eh!''
''Dai, scherzo. Che ci fai a casa mia?''
''Sono la nipote di Nodoka. Come ti ho detto, non ero salita qui per
buttarmi di sotto, ho avuto una giornata pesante -una vita pesante,
diciamo-, ho dovuto ammettere delle sconfitte e tanti, tanti errori,
dunque avevo bisogno di schiarirmi le idee''
''E ci sei riuscita?''
''Credo... Sì, credo proprio di sì'', sorrise
allegra.
''E cosa facevi prima che la tua vita diventasse un tale casino?''
''In realtà... '', ci pensò un attimo, poi
scoppiò a ridere.
''Che c'è?'', l'ilarità della rossa era
contagiosa.
''In realtà stavo facendo i biscotti...''
''E ce n'è ancora? Sono affamatissimo!''
''Andiamo a vedere'', sorrise dolcemente stringendosi nel suo abbraccio
e dirigendosi verso le scale.
''Ranma, questa palestra è una figata!'', urlò
con
entusiasmo ed una punta di invidia Akane guardandosi intorno dopo che
il codinato l'aveva condotta nella sua stanza preferita, ''Praticamente
adesso ti puoi allenare quando vuoi, a qualsiasi ora del giorno e della
notte!"
''La notte preferisco fare altro, maschiaccio'', le fece l'occhiolino
lui mentre la Tendo gli tirava uno schiaffo.
''Maniaco''
''Spogliati, dai''
''Eh? Ma sei scemo?''
''Idiota, voglio che indossi questi'', replicò lanciandole
un
pacco regalo morbido e leggero, benchè molto voluminoso, che
la Tendo afferrò al volo, ''Buon San Valentino, non che io
dia
peso a queste cose''
''Ovviamente'', rispose sarcastica lei distruggendo l'incarto ed
estraendone due karateji, uno da uomo ed uno da donna.
''Che significa?'', chiese con voce tremante ed emozionata, mentre una
lacrima di gioia le rigava la guancia.
''Semplicemente...'', sussurrò asciugandole il volto con un
dito, ''Che ora possiamo
allenarci quando vogliamo, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Ti
allenerò io''
''Oh Ranma!'' urlò di gioia saltandogli al collo e
baciandolo,
mentre, portandosi una mano dietro la schiena, faceva scivolare
giù la cerniera del suo vestito.
''Hey, aspetta che mi giri!'' urlò lui imbarazzato
voltandosi dall'altra parte.
''Che c'è, il grande Ranma Saotome si lascia mettere in
imbarazzo da un maschiaccio totalmente privo di sex appeal?'' chiese
sensuale abbracciandolo da dietro e sfilandogli la maglietta.
''No, certo che no. A-Akane, hai cambiato profumo?'',
domandò senza voltarsi, rosso in volto.
''No, perchè?''
''Allora mi è mancato troppo''
Afferrò le mani della sua fidanzata, poggiate sul suo petto
nudo, e le accarezzò dolcemente, risalendo poi sulle sue
braccia
e, voltandosi, sulle spalle, sul collo, sulla schiena ed infine sul
seno.
''Non ho mai capito perchè tu non me l'abbia mai voluto far
vedere'', ammiccò chinandosi a baciarlo, ''Visto
così non
sembra niente male...''
''Beh, la prima volta che mi hai vista mi hai chiamata Scarsina!'', si
lamentò lei mettendo il broncio.
''Ma che stupida!''
''Ci vestiamo prima di fare qualcosa di compromettente?'', chiese
ammirando l'addome scolpito del giovane che, intanto, si stava sfilando
i jeans per indossare la tuta. Anche le sue gambe erano belle. Lunghe,
muscolose, virili.
Ok, basta Akane,
ammonì se stessa chiedendo al fidanzato di girarsi mentre si
liberava del tutto del vestito ed indossava la sua divisa.
Si misero l'uno di fronte all'altra, assunsero immediatamente un'aria
seria e, dopo il rituale saluto, iniziarono a combattere.
Nonostante Akane fosse fuori allenamento da tempo, il codinato
notò che non era male. Neanche lontanamente alla sua
altezza, ma niente male.
La lasciò sfogare per un po', poi la afferrò per
i fianchi e, facendo attenzione a non farle sbattere la testa, la fece
cadere per terra, buttandosi di peso sopra di lei.
''Chi è il più forte?''
''Ok, sei tu!", sbraitò lei offesa.
''Ma non sei male, fidanzata'', osservò appoggiandosi sui
gomiti.
''Grazie. Spero almeno di essere meglio di quelle che sono venute prima
di me''
''Sei meglio di chiunque abbia incontrato nella mia vita, e non parlo
certo delle arti marziali, in quelle ho visto di meglio''
''Hey!''
''Akane...'', fece un po' più di peso sul suo corpo,
appoggiando le labbra sulla sua fronte e chiudendo gli occhi.
''Sì?''
''Mi ami?''
Sorrise.
''Sì, stupido. E tu?''
''No, io no''
''Ah...''
''Aspetta, aspetta. E' che amore
è un termine troppo debole ed inflazionato. Io amo il
gelato, amo le arti marziali...''
''E me?''
''Tu... Io... Amare è troppo poco, io ti stra-amo''****
''Ranma...''
Ricominciò a baciarla con vigore sempre crescente, lasciando
le sue mani correre sul corpo della fidanzata, che acconsentiva
tacitamente ricambiando le carezze e mostrando di apprezzare le sue
attenzioni.
In un attimo iniziò a fare troppo caldo, ma per una volta
decise di non frenarsi.
Le prese il volto tra le mani e la guardò intensamente negli
occhi.
''Mi fai vedere cosa si prova a farlo con amore?''
Akane non ebbe bisogno di rispondergli. Il solo gesto di tirare il nodo
della cintura rossa che chiudeva il suo kimono fece capire al ragazzo
che sì, glielo avrebbe fatto capire.
E Ranma lo capì per tutta la notte.
*
''Se scappi ti sposo''
**
''Cruel intentions''
***
''Sex and the City''
****
''Io ed Annie''.
La
canzone colonna sonora è ''She will be loved'' dei Maroon 5.
Allora!
Eccomi
qua, vi avevo promesso un capitolo breve ed è più
lungo del precedente, vi avevo promesso di metterci 7 giorni e ce ne ho
messi quasi 14, ma ce l'ho fatta!
Sono,
come al solito, incasinatissima, anche stavolta ho postato dopo le 3 di
notte quindi mi perdonerete eventuali typo, refusi ecc, vero? Tra
l'altro ho avuto anche un sacco di problemi con l'html, altrimenti
avrei postato stamattina!
Spero
vi piaccia come ho sviluppato le cose, in tutta probabilità
il prossimo capitolo sarà l'ultimo, ma devo ancora decidere!
Grazie,
davvero grazie mille a chi legge e commenta, ho iniziato questa
storiella con pochissime pretese e sono felice che sia piaciuta!
Scusatemi
sempre per i ritardi (anche con l'altra ff), ma sono sempre
incasinatissima, vi assicuro che appena ho un momento mi metto a
scrivere, il problema è che non ne ho!
Pia,
questo capitolo doveva essere il tuo regalo di compleanno, scusami
tantissimo per il ritardo, spero sia valso l'attesa!
Un
bacione a tutti ed alla prossima!
ditor di EFP. |
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Capitolo 20 *** This must be the place ***
SEASON FINALE
''La serendipità
è quando cerchi un ago in un pagliaio e, dentro, ci
trovi la figlia del fattore''
Il pavimento del dojo improvvisato al terzo piano era duro come il
marmo, la schiena gli faceva male come dopo il più
impegnativo
dei combattimenti e l'odore della colla con cui era stato da poco
applicato il parquet era talmente forte da disturbarlo.
Ciò nonostante, era il ritratto della felicità.
''Akane, sveglia''
Scosse la testa, poggiata sul petto nudo del ragazzo, e gli
provocò un lieve solletico con il movimento dei suoi capelli.
''Temo che ci abbiano dati per dispersi, è quasi ora di
pranzo...''
''Lasciami dormire, baka...''
''L'abbiamo imparata proprio bene questa parola, eh?'', chiese
sorridendo ed accarezzandole la testa, mentre lei gli posava dei
piccoli baci sull'addome.
''Da quanto sei sveglio?'', chiese alzando gli occhi.
''Non mi sono mai addormentato'', rispose semplicemente, sorridendo
ancora.
Si mise a cavalcioni su di lui e lo baciò con una
sensualità ed una consapevolezza che Ranma giurò
di non
aver mai scorso ed, allo stesso tempo, di aver sempre visto nei suoi
occhi, sin dal loro primo incontro.
''Nottata intensa?''
''Dimmelo tu, piccoletta. Erano 6 o 7, scusa?'', le fece l'occhiolino.
''Mica ti starai vantando? Comunque credo 6''
''Giammai, io sono un gentiluomo. A proposito, russi''
''Eh?'', chiese imbarazzata ed indispettita, portandosi una mano
davanti al viso ed utilizzando l'altra per schiaffeggiare il fidanzato,
''Io non russo, maleducato!''
''Oh sì, invece!''
''Ho detto di no!", alzò la mano per schiaffeggiarlo ancora,
ma
Ranma era più forte. La
afferrò per un polso e, con dolcezza, la fece sdraiare sul
pavimento, portandosi sopra di lei.
''Facciamo la numero 8?''
''Ho detto che erano 6, dunque questa è la settima'',
annuì saccente mentre le sue mani già vagavano
sul corpo
scolpito del giovane.
''Allora facciamo la 7 e la 8'', le sorrise facendole l'occhiolino.
Scesero per colazione quando ormai era ora di merenda, tra gli sguardi
complici di Nabiki ed Estrella, che si davano vistosamente di gomito...
No,
no, no!
Ryoga chiuse il
portatile, esausto.
Male, malissimo.
Non c'era niente di
più facile
per lui che scrivere dei suoi migliori amici, che conosceva
così bene, ma allo stesso tempo
nulla gli sembrava più difficile.
''Che c'è?'', domandò Ukyo raggiungendolo alla
scrivania
minimal in legno bianco laccato e sedendocisi sopra con le gambe
accavallate,
allungando la mano verso le sue labbra ed infilandogli in bocca un
biscotto al burro.
Fuori dalla finestra l'estate, la sua stagione preferita, si stava pian
piano facendo largo tra i colori ed i profumi di quella
città
così grigia, ed il cielo era colorato di sfumature che non
tutti
i newyorkesi avevano avuto il privilegio di vedere almeno una volta
nella vita.
''E' un azzurro meraviglioso...'', mormorò lo scrittore
masticando piano.
''Già, un'ottima giornata per uscire e mollare il lavoro,
che ne dici?''
''Ucchan, lo sai che non posso... La scadenza incombe ed io non ho
ancora trovato l'incipit adatto, ci pensi?''
''Beh, ma se ti manca solo il prologo...'', la bella cuoca di
okonomiyaki allargò le braccia, sospirando. Aveva fatto bene
a
seguire le orme di suo padre e prendere le redini dell'impresa di
famiglia, che aveva ribattezzato: ''Dalla
piccola Ukyo'' tre anni prima. Se si fosse laureata e
fosse finita a passare le
giornate davanti ad un computer come il suo fidanzato si sarebbe
sentita una stupida.
Anche se ovviamente per lui provava la massima stima.
''Mi manca il prologo e mi manca il finale, sono rovinato!'', si mise
le mani tra i capelli corvini, sbattendo lil capo più volte
contro la tastiera.
''Oh, smettila di fare il bambino! Sai benissimo com'è
finita
questa storia, devi solo trovare il tempo e la voglia di metterlo su
carta, anzi, su file''
''Come se fosse facile spiegare cosa sia successo tra quei due in
questi 7 anni!"
''Beh, effettivamente tra liti, riconciliazioni, matrimoni annullati
e...''
''Già, mi ci vorrebbero dieci vite''
''Però sappiamo com'è finita per noi...'',
sussurrò dolcemente accarezzandogli la spalla.
''Se penso che devo ringraziare quello scemo senza patente per averci
fatti incontrare... A proposito, ora che ci penso devo andarlo a
prendere all'aeroporto''
''Non può prendere un taxi come tutti?''
''No, dice che gli aeroporti gli mettono ansia. Sai, da quando
Akane...''
''Oh, quello...''
''Sì''
''Vai a vestirti, qui ci penso io a sistemare le tue scartoffie''
***
''Sempre puntuale, Saotome!''
''Mica lo pilotavo io l'aereo, Hibiki!"
Con tre elegantissime ore di ritardo Ranma raggiunse il suo migliore
amico nella sala d'attesa dell'aeroporto JFK.
''Com'è andata a Tokyo?''
''Solita roba, puzza di pesce crudo, alghe e caldo equatoriale''
''Non sembri nemmeno giapponese quando parli così''
''La partia dell'obesità e della bibita gasata ha pervertito
la
mia giovane testolina'', asserì con voce impostata mentre si
posava un indice sulla tempia sinistra.
''Mica più tanto giovane. Buon compleanno. Sei arrivato ai
23,
chi l'avrebbe mai detto?'', gli passò un pacchettino.
''Wow, grazie! Ora so per certo che sei innamorato di me, come se mezzo
libro sulla mia vita non fosse già un validissimo indizio''
''Un libro'',
lo corresse a bassa voce mentre Ranma saltellava come un bambino
davanti ad un Game Boy vintage contenente una cartuccia di Street Fighter,
''Mentre sei stato via ho scritto un sacco, sono quasi alla fine''
''Che significa quasi?
Speravo di trovarlo pronto al mio ritorno!"
''Siamo un po' pretenziosi o sbaglio?''
''Beh, visto l'argomento trattato...'', fece spallucce, ''Inoltre lo
sai che il secondo romanzo è il banco di prova di qualsiasi
scrittore, hai fatto un bel po' di soldoni con quella robaccia sul
ragazzino povero che sognava in grande e...''
''Hey, quel ragazzino povero ero io!"
''Lo so, lo so. Quello che intendevo dire è che ora la gente
si
aspetta tanto da te, e visto che hai deciso di scrivere sul
sottoscritto...'', si puntò un indice al petto, tronfio,
''...Ti
conviene essere all'altezza delle aspettative, tutto qui''
''Sempre modesto''
''Sono solo sincero. Dai, ci aspettano''
Ranma ebbe da ridire sul caffè del bar, troppo forte, sulla
pulizia dell'aeroporto, troppo scarsa, e sulla musica di Ryoga, come
sempre.
''Possibile che tu conosca solo gli Smiths?''
''Mia la macchina, mia la musica. Se non ti piace puoi prendere la
tua... Ah no, scusa, non puoi!"
''Non prendermi in giro. Non avrò la patente, ma ho tante
altre doti''
''Del tipo?''
''Ascolto i gruppi giusti'', gli fece l'occhiolino passandogli una
chiaveta usb, che l'amico infilò in una porta apposita dello
stereo.
Home
is where I want to be, pick me up and turn me around.
I
feel numb, burn with a weak heart.
Guess
I must be having fun
''I
Talking heads, Ranma? Davvero?''
''Ascolta le parole, imbecille''
The
less we say about it the better.
Make
it up as we go along.
Feet
on the ground, head in the sky,
it's
okay, I know nothing's wrong, nothing.
''Non
ti facevo così profondo...''
''Sta' zitto e guida''.
Mentre la città scorreva davanti ai suoi occhi attraverso i
finestrini oscurati della Volvo di Ryoga, Ranma pensava a quante cose
fossero cambiate da quando si era trasferito a New York City, 7 anni
prima.
All'epoca era solo un sedicenne che pensava di sapere tutto della vita:
era furbetto, forte, bello ed invincibile.
Era entrato in casa Tendo fiero e sicuro di sè, spalancando
la
porta invece di bussare, totalmente indifferente alle imposizioni di
suo padre, solo per avere un posto fisso in
cui stare e con l'unico obiettivo di rimanere accanto a sua madre.
Aveva accettato controvoglia anche l'idea di sposare una donna che non
conosceva, senza rendersi conto delle implicazioni di una scelta del
genere, senza rendersi conto di nulla.
Negli anni era diventato sempre più bravo e forte, si era
diplomato con il minimo dei voti, aveva preso in gestione le palestre
della famiglia Tendo come ci si aspettava da lui e, sì, era
anche riuscito a mandare a monte un matrimonio mollando la sua sposa
sull'altare.
Era troppo presto, aveva provato a dirlo a Soun e Genma, ma non gli
avevano dato retta.
Ryoga parcheggiò in divieto di sosta davanti allo stadio e,
imitando i gesti di un autista, scese dalla macchina, fece il giro, gli
aprì la portiera e si tolse il cappellino da baseball:
''Siamo
arrivati, signore''.
''Papà! Papà!
Akira, agitandosi tra le braccia di Shampoo, tendeva le mani verso il
suo papà, che gli corse incontro e lo prese in braccio.
''Hey, eccoti! Ciao piccolino! Allora, abbiamo inziato le lezioni di
karate?''
''Ha solo tre anni, Ranma, non ti sembra di correre un po' troppo?'',
sorrise dolcemente la cinese.
''Non credo'', le posò un bacio sulla guancia, ''E' pur
sempre figlio nostro...''
''Già. Akane ha vinto tre round, sta combattendo l'ultimo''
''Mi conviene andare a vederla o mi ucciderà, talvolta penso
che sia diventata più forte di me''
''Dici che l'allievo ha superato il maestro?'',chiese scompigliandogli
i capelli ed abbracciando Ryoga.
''Mai. Questo mai'', rispose serio, allontanandosi con suo figlio in
braccio.
Si sedette in tribuna dietro Soun e Genma, intenti ad incitare la loro
bambina.
Dolcemente, diede uno schiaffetto dietro la nuca di Soun: ''E tu non
volevi farla più combattere, eh?''
''Ranma, figlio degenere!"
''Che vuoi, vecchio?'', rispose torvo a suo padre. Gli anni non avevano
sopito il loro eterno antagonismo.
''Ti sembra il caso di arrivare in ritardo ad un evento così
importante? Sai bene quanto Akane tenga alla tua presenza, sei il suo
fidanzato e...''
''Non-sono-il-suo-fidanzato'', sillabò perdendo la pazienza,
''Smettetela con questa storia del matrimonio combinato, avete visto
com'è andata a finire'', il tono era più pacato,
non
voleva urlare quando aveva il bambino in braccio, ''E poi mica lo
pilotavo io, l'aereo''
''Com'è andata a Tokyo?'', chiese Kasumi, sedendosi accanto
a lui.
''Bene, bene, vostro nonno vi saluta''
Akane vinse anche l'ultimo incontro, ricevette la medaglia e la coppa
che le spettavano e corse negli spogliatoi a fare una doccia.
Uscì dai bagni per ultima dopo essersi lavata, asciugata,
vestita e truccata e, entrata al bar del campo sportivo,
trovò
tutta la sua famiglia ed i suoi amici riuniti per festeggiarla.
Commossa per la bella sorpresa, corse ad abbracciarli, partendo da suo
padre.
''Te l'avevo detto di lasciarmi provare'', sussurrò
stringendosi al suo petto.
''Ed io non ringrazierò mai abbastanza Ranma per avermi
convinto, bimba mia. State gestendo le palestre in maniera esemplare"
''Non ce l'ha fatta a venire, vero?''
''Sono qui, scemotta''
Akane sorrise: era bello, forse ancora più di come lo
ricordasse, ancora più della prima volta in cui lo aveva
visto.
Gli anni gli avevano conferito una maggiore sicurezza che si
ripercuoteva sui suoi modi di fare, decisamente più sexy e
mascolini, era cresciuto in altezza, era più muscoloso, i
tratti
del viso meno dolci e marcati da un'ombra di barba . Era perfetto come
una divinità greca, doveva ammetterlo.
Lo baciò e prese in braccio il piccolo Akira, stringendolo a
sè.
''Mamma, sei stata bravissima!"
''Le ho insegnato tutto io, cosa credi?''
''Davvero, papà?''
''Sì, come no!'', lo spinse Akane, ''Mi hai guardata o hai
giocato ad Angry Birds tutto il tempo come al tuo solito?''
''Non ho bisogno di guardarti, so già che sei la
più
brava... E comunque l'ho fatto. Quel calcio finale è stato
un
tocco di classe, maschiaccio!"
''Buaaaah Ranma! Perchè non sposi la mia bambinaaaa?",
urlò Soun piangendo e prendendolo per il collo,
strattonandolo,
''Siete così belli insieme, buaaaah!"
''Non ci penso neanche!", rise Akane.
''Concordo'', annuì il codinato. ''Te lo ricordi lo
scherzetto
che ci avete fatto 4 anni fa, Soun? Quando ci siamo svegliati in chiesa
coi postumi della sbornia post-diploma e vestiti da sposi?''
Akane rabbrividì.
''S-Sì'', mugunò lui tirando su col naso.
''Bene, lo sai qual è la vostra punizione?''
''Quale?'', chiese in un soffio di voce indietreggiando, mentre Ranma
si posava una mano davanti alla bocca e bisbigliava per non farsi
sentire da suo figlio.
''Io ed Akane...''
''Sì...?''
''Staremo insieme per sempre...''
''Sì...?''
''Ma...''
''Sì...?
''Ci sposeremo...''
''Sì...?''
''MAI!", urlò nel suo orecchio.
''Ingrato!", intervenne Genma, ''Avete anche un bambino, prendetevi le
vostre responsabilità!"
''Niente da fare, e la colpa è solo vostra'', chiuse la
conversazione Akane con tono freddo e perentorio, per poi andarsi a
sedere accanto a Nodoka mentre Ranma raggiungeva Ryoga, da solo in un
angolo.
I
got plenty of time,
you
got light in your eyes
and
you're standing here beside me.
I
love the passing of time.
Never
for money, always for love
Cover
up and say goodnight, say goodnight.
''Capitolo primo: Adorava New
York, la idolatrava smisuratamente.... No, è
meglio: La mitizzava
smisuratamente, ecco''.
''Che fai, parli da solo?''
Ryoga storse il naso.
''No, idiota, non parlo da solo'', replicò mettendo via il
piccolo registratore che portava sempre con sè per appuntare
le
sue idee estemporanee ed evitare di perderle.
''Stai lavorando?''
''Te l'ho detto, mi manca il prologo'', bevve un sorso di
caffè.
''Beh, non puoi semplicemente cominciare con: Era bello come il sole, forte
come una roccia e splendente come un diam...Ahia!"
''Stupido''. commentò l'amico dopo avergli tirato uno
schiaffo.
''Vado dalla mia dolce metà, ti lascio qui a fare
l'intellettuale''
Annuì, premendo play:
''Capitolo primo:
Adorava New York. Per lui era una metafora della decadenza della
cultura contemp... Oh, no, ma che dico? Capitolo primo: Era duro e
romantico come la città che amava. No, no, non
ci siamo, Ryoga!"
''Non dirmi che lavori pure qui!''
Ukyo lo raggiunse alle spalle e gli diede un bacio sulle labbra,
sedendosi sulle sue ginocchia.
''Non riesco proprio a trovare la frase d'apertura'', rispose
sconsolato.
''La troverai e sarà perfetta. Hai già detto loro
che ci sposiamo?''
''No, lo faremo stasera al compleanno di Tofu. Lui e Nabiki sono
già a casa Tendo a preparare tutto insieme alla band''
''Suoneranno ancora i Silver Coral?''
''Ovviamente. Visto che Nabiki ha sposato Jason e Ranko ha avuto un
figlio da Ataru non ce li toglieremo mai dai piedi...''
''Già, come prevedibile Ranko e Ranma sono diventati
genitori nella stessa settimana. Sono proprio identici quei due!"
''Ed ora abbiamo due pargoletti di tre anni che rallegrano la
compagnia... Che sia il caso di farne un terzo? Direi che manca una
femminuccia, lì in mezzo'', la baciò ancora.
''Signor Hibiki, mi ha appena chiesto di sposarla e già
contratta sulla prole?''
Home is where I want to be,
but
I guess I'm already there.
I
come home, she lifted up her wings.
I
guess that this must be the place.
Nodoka baciò la fronte di Akira e lo fece sedere sulle sue
ginocchia mentre Akane armeggiava con il suo pc portatile e Ranma,
Shampoo, Ryoga ed Ukyo cercavano di disporsi in modo da entrare tutti
nel raggio di inquadratura della webcam.
''Sei davvero un bel bimbo''
''Grazie nonnina''
''Fin troppo, per essere stato partorito in un aeroporto''
''Shh! Zitta, mà! Lo sai che non devi nominare quella cosa
in mia presenza!'',gridò Ranma voltandosi verso di lei.
''Beh, manco l'avessi fatta tu la fatica di partorirlo!", gli
urlò dietro Akane.
''S- Sì, ma... E' stato... Oh, mamma, è stato
proprio un
trauma. Tutto quel sangue, t-tu che urlavi... No, basta, non voglio
più figli, mai più'', scosse la testa.
''Ti ricordo che eravamo andati a Las Vegas per tirare fuori di galera tuo nonno che si
era fatto arrestare!''
''Ed io ti ricordo che mi sono sbattuto un viaggio di venti ore e tre
scali per essere qui oggi dopo che sono andato a Tokyo a firmare dei
documenti per la palestra di tuo
nonno!''
''Che c'entra? E poi ora che è nostra anche quella possiamo
trasferirci in Giappone, non era quello che desideravi da anni? Mi hai
reso la vita impossibile con questa cosa che ti trovavi male a
Manhattan!''
''Eh... Ecco, io... Vorrei....''
Guardava i suoi amici, quelli che da 7 anni coloravano la sua vita e la
rendevano piena, migliore.
Guardava Akane, che sarebbe stata disposta a lasciare la sua
città, la sua vita agiata e tutti i ricordi di sua madre
solo
per lui, per farlo contento.
Guardava suo figlio, guardava gli equilibri che era finalmente e per la
prima volta riuscito a costruire, guardava sua madre, guardava Mousse
che, dall'altra parte dello schermo del computer,
supplicava con
gli occhi Akane di non partire.
''Penso che per un po' potremmo ancora rimanere qui''
''Oh, Ranma, davvero?'', gli si gettò al collo e lo
baciò.
''Davvero, Saotome?'', la voce gracchiante di Mousse rese comico il
momento romantico ed interruppe il bacio tra i due.
''Dove sei, paperotto? Hai una voce che sembra provenga
dall'oltretomba!"
''Saotome, sei proprio simpatico. Lo sai che sono nello Spazio. Ciao
Akanechan, ciao Ryoga, ciao Ucchan, ciao... C-ciao Sha...Shampoo''
''Ciao, Mousse'', mormorò imbarazzata la cinese, abbassando
lo sguardo.
Nonostante fosse passato tanto tempo e tra lei, Akane e Ranma le cose
fossero tornate definitivamente a posto, il rapporto che la legava al
connazionale rimaneva strano, imbarazzato, alternante.
Talvolta Shampoo aveva pensato di esserne innamorata, altre volte di
non poter avere nulla a che fare con una persona tanto diversa da lei.
Quanto a Mousse, a volte era adorante, altre freddo, altre presente,
altre distaccato...
Probabilmente non si sarebbero mai incontrati a metà strada,
ma
entrambi sapevano che qualunque cosa era meglio del muro di silenzio
che li aveva divisi per tanti anni.
I
can't tell one from the other
I
find you, or you find me?
There
was a time before we were born.
If
someone asks, this is where I'll be, where I'll be.
Chiusero la videochiamata ed uscirono dallo stadio che aveva ospitato
la competizione di arti marziali.
''Allora ci vediamo tutti a casa? Ryoga, ci dai un passaggio?''
''Sì, signor Tendo"
''Oh, ti prego tesoro, chiamami Soun! Sono finiti da un bel pezzo i
tempi in cui facevi il cameriere a casa mia, non credi?''
Soun, Genma e Nodoka presero posto nell'auto del giovane scrittore
mentre lui ed Ukyo salutavano gli amici.
''Allora ci vediamo a casa?''
''D'accordo. Kasumi, vieni con me in scooter?''
''Volentieri, Shampoo, grazie!"
''E noi?'', chiese il codinato.
''Voi prendete un taxi, no?'', gli fece l'occhiolino la cinese. Adorava
l'amicizia che era nata tra lei e Ranma, dopotutto era il ragazzo della
sua migliore amica, ed il passato... Il passato era decisamente passato.
Quando anche Ryoga ed Ukyo si congedarono, Ranma strinse a
sè Akane ed il loro bambino e sorrise, appagato.
''Vi sono mancato?''
''Sì'', sussurrò Akane abbassando lo sguardo
mentre arrossiva.
Riusciva a farla arrossire in quel modo dopo tanti anni ed avventure
vissute insieme: qualunque giornaletto per ragazze avrebbe decretato
che quello era il segnale decisivo per capire che, sì, era
l'uomo della sua vita.
Non che avesse bisogno di conferme.
Quando una leggera ma fastidiosa pioggerellina estiva iniziò
a
scrosciare sulle loro teste, immediatamente corse a ripararsi sotto ad
un
balcone, mentre Ranma la aiutava a cullare il piccolo Akira, che si
stava addormentando.
''Ci pensi se Soun e Genma sapessero?'', le sue labbra si aprirono in
un sorriso.
''Che cosa?'', chiese. Si era distratta a guardare il bambino e non
aveva colto la facile allusione.
''Dico di noi... Pensa se sapessero che quella volta, a Las Vegas...
Sì, insomma, pensa se sapessero che siamo già
sposati da
tre anni!"
''Sarebbero pazzi di gioia, ma non voglio ancora dirglielo!", sorrise
facendogli l'occhiolino.
''Già, devono soffrire!", inscenò una teatrale
risata malefica.
Scoppiarono a ridere, mentre il loro piccolo dormiva placidamente e la
pioggerellina si trasformava in temporale.
Ryoga guardava fuori dal finestrino della macchina, assorto e
pensieroso nonostante il forte vociare dei tre passeggeri che ne
occupavano i sedili posteriori, mentre Ukyo guidava.
Dopo mezz'ora di giri nel traffico ed imprecazioni erano sempre
lì, allo stesso punto di prima, ed il giovane con gli occhi
verdi poteva ancora vedere il suo migliore amico in mezzo alla strada,
totalmente bagnato e con la camicia bianca ormai diventata trasparente
appiccicata addosso, gesticolare nervosamente, tirare calci alle
pozzanghere ed urlare in cerca di un taxi, lanciando di tanto in tanto
occhiate apprensive alla moglie, che si riparava sotto ad un balcone.
Quando la sua auto si era avvicinata a loro prima di ripartire, dopo
che le corsie si erano finalmente liberate, aveva abbassato il
finestrino per sentire cosa stesse dicendo.
''Taxi! Taxi! Hey! Oh,
fanculo!
Taxiii! Taaaaxi! Oh, almeno tu ti fermi? Taxi!! Fanculo! Chi mi devo
scopare per avere un fottutissimo taxi?''
Prese il registratore, premette play e se lo
avvicinò alle labbra.
''Capitolo primo: New
York era la sua città, e lo sarebbe sempre stata...''
******************************************************************************************************************
Quando devo barrare la casellina che dice ''completa'' di una mia
storia mi viene sempre un po' di tristezza.
E' incredibile quanto mi abbia fatto felice scriverla e leggere i
vostri commenti entusiasti, mai nella vita avrei pensato di poter
replicare (e superare) il successo riscosso dalla mia prima storia e vi
sono infinitamente grata per l'appoggio che mi avete dato, soprattutto
perchè si trattava di un AU ed anche piuttosto OOC. Spero
tanto
che l'epilogo non sia stato troppo confusionario e che il finale vi sia
piaciuto.
Sono contenta di averla scritta e non vedo l'ora di mettermi all'opera
su un nuovo progetto (di cui qualcuno sa già qualcosa),
intanto
vi ringrazio uno per uno.
Sì, eccomi con i ringraziamenti in stile ''Deng iu Tolkin
Edz e
Diego Armando Maradona'', per citare il mio amato Paolo Sorrentino.
Grazie ad Antonella, Spirit99,
per i disegni e per il supporto, sin dall'inizio. <3
Grazie a Fede, Faith84,
che ha segnalato la storia per le scelte.
Grazie a chi ha recensito ogni singolo capitolo, alcune di voi stanno
diventando più che delle ''colleghe di scrittura'' per me, e
non
vi nominerò ma sapete chi siete.
Grazie alle 24 splendide persone che mi hanno inserita tra gli autori
preferiti, alle 49 che hanno messo la storia tra le seguite, alle 35
che l'hanno ''preferita'' ed alle 8 che l'hanno messa tra le ricordate.
Non vi nominerò perchè siete tantissimi, ma vi
abbraccio
virtualmente!
Chi devo e voglio nominare, invece, sono i fantastici che hanno trovato
il tempo e la voglia di recensirmi, chi solo per un capitolo, chi
spesso, chi per qualche commentino sporadico.
Grazie in ordine del tutto casuale a:
Faith84, Gretel85,
Aron_oele,
Spirit99, PChan05, Maymell, Lallywhite, Xingchan, Caia_Chan,
Veronicafiorentino, Ran_ko, Princesss, Kateausten, ilCiccio, InuAra,
America_S, Stellina_chan, Campanna, Orange, Biba89, Sweetyartemisia,
Lillixsana, PepsiCola, Antonella84, Memole82, Lega4e, Antogeta,
Jampaul, Sakaya Chan94, Vale27, SweetCherry, RanmaAkane e
chi verrà!
A prestissimo!
V.
Notine:
La canzone citata è ''This must be the place'' dei Talking
Heads, mentre la frase finale appartiene ad una citazione
più
ampia (che trovate del prologo) del film ''Manhattan'' di Woody Allen.
Ma ditemi, si capiva che tutta la storia è, in
realtà, un racconto di Ryoga?
Vorreste sapere com'è finita la mattinata nel dojo al terzo
piano? XD
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