A Good Memory di Alex9903 (/viewuser.php?uid=468750)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 Ancora in Kent ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 - L'Incidente ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3- Darcy a Londra ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4- il ritorno di Bingley ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 - la lettera di Bingley ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
A Good Memory
Disclaimer: la seguente storia
è una traduzione dell’autrice
Alex9903 fatta con il suo permesso.
Prologo
Avendo imparato a memoria la lettera
di Darcy, non richiese
uno sforzo da parte di Elizabeth rimuginare in continuazione sul suo
contenuto
mentre cercando allo stesso tempo di evitare l’attenzione
degli altri
passeggeri nella diligenza per l’Hertfordshire – e
così esaminò ogni parola,
ogni sfumatura e applicò la sua nuova conoscenza alla
lettera e alla proposta
di matrimonio di Darcy, fino agli eventi dell’autunno scorso,
arrivando infine
al suo soggiorno in Kent. Nella sua riflessione comunque un pensiero
continuava
ad emergere, e cresceva più forte più si
avvicinavano a destinazione.
Era una ragazza molto sciocca e si
vergognava di cuore di se
stessa.
Lei, che era sempre stata fiera del
proprio discernimento,
della sua conoscenza del carattere delle persone e della sua arguzia,
si era
sbagliata di grosso sul signor Darcy. E perché?
Perché aveva giudicato male
quel particolare gentiluomo? Dopo molta valutazione e determinazione
sentiva di
avere la risposta, ma non rifletteva bene su lei.
Era a causa del suo commento al
ballo. “Non c'è male; ma non
è abbastanza bella per me; e poi non ho intenzione, ora come
ora, di dedicarmi
alle signorine trascurate dagli altri cavalieri.”
Bene, Lizzy,
pensò
tra se, non potresti essere una persona
più vanitosa, disprezzare un uomo buono decenza,
sottoponendolo alla tua
impertinenza – persino alla scortesia! E poi, quando professa
il suo amore per
te, insultarlo in modo tanto sconsiderato – tutto
perché una volta ti ha
dichiarato tollerabile ma non bella abbastanza da tentarlo. Che
vanità sciocca!
La vergogna per il proprio comportamento non poteva essere maggiore.
Non era che si pentiva di averlo
rifiutato. Non lo amava, di
questo era sicura, ed Elizabeth voleva mantenere la promessa di
sposarsi solo
per amore. No, quello di cui si rammaricava era di non aversi dato la
briga di
conoscerlo meglio. Basandosi qu quell’unico commento, aveva
deciso il suo carattere
e non si era permessa di discostarsi dall’opinione. Risentimento implacabile davvero, pensò.
Adesso, prendendo in considerazione
la sua lettera, doveva
ammettere che c’era molto di Fitzwilliam Darcy che valeva la
pena sapere…
incluso molto che forse le sarebbe piaciuto o che avrebbe apprezzato,
se fosse
stata di mente aperta da considerarlo. Ripensando all’arrivo
del signor Darcy a
Netherfield, comprese di quanto recenti erano stati gli eventi di
Ramsgate
riguardanti sua sorella e quindi era naturale che si sentisse ancora
afflitto. Non
c’era da meravigliarsi che non avesse nessuna voglia di
ballare e conversare
con una stanza piena di estranei.
Poi Wickham era arrivato a Meryton!
Doveva concedere di
provare un po’ di ammirazione per il signor Darcy per non
aver sfidato Wickham
a duello dopo che quest’ultimo l’aveva diffamato.
Come se ciò non bastasse,
sentire una ragazza sciocca come lei difendere Wickham –
Elizabeth gemette
internamente con mortificazione al solo pensiero.
Anche per ciò che
riguardava la situazione di Jane, si
doveva ammettere il senso di lealtà che provava verso
l’amico, siccome credeva
che Jane non amasse il signor Bingley. Aveva torto su Jane, era vero,
ma
determinato cosa credeva, le sue azioni erano quelle di un amico
premuroso. No,
se c’era una cosa per la quale non si poteva biasimare il
signor Darcy, era quella
di prendersi cura delle persone cui teneva. “Io sarei potuta
essere una di
loro,” pensò Elizabeth, sorprendendosi del
pensiero, così come per il senso di
rammarico.
Sovrappensiero, Elizabeth si
stupì nel vedere di essere già
arrivata a Meryton. Scese dalla carrozza e, non vedendo la sua
famiglia, decise
di fare un breve giro per stirarsi le gambe. Si mise a camminare
assorta nei
propri pensieri, non udì il suono di zoccoli che si
avvicinano troppo
velocemente per le strade strette e curve della cittadina.
Vagò per la strada, inconsapevole
delle urla di avvertimento dei passanti, e guardò su appena
in tempo ver vedere
un calessino fuori controllo prima di sentire un dolore breve ma
intenso e poi
tutto divenne nero.
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 Ancora in Kent ***
Capitolo uno
Fitzwilliam Darcy
era più del solito irritato con sua zia e le sue
presunzioni. Era passata quasi
una settimana dalla sua disastrosa proposta di matrimonio a Miss
Elizabeth
Bennet a Hunsford, e da allora il suo desiderio più grande
oltre a quello che
non fosse mai avvenuto, era di fuggire. Fuggire i boschi dove aveva
passeggiato
con lei, credendo scioccamente che apprezzasse la sua compagnia.
Fuggire dal
salotto di sua zia, dove aveva erroneamente creduto che Elizabeth aveva
amoreggiato con lui vicino al pianoforte. Fuggire da suo cugino, il
colonnello
Richard Fitzwilliam e la sua tendenza irritante di discutere i
molteplici
fascini di Miss Bennet, i suoi occhi, il viso, lo spirito –
come se Darcy non
li conoscesse! No, non aveva certamente bisogno di essere ricordato il
fascino
di Miss Elizabeth Bennet; al contrario voleva dimenticare lei, la sua
attrattiva e più di ogni altra cosa, dimenticare quanto
l’amava. E il parlare
incessante di Richard di lei non aiutava certo la sua causa.
Sfortunatamente,
non era destino che fosse così. Appena era sembrato
possibile che potesse
fuggire, sua zia decise, in una delle sue solite manovre per rimandare
la sua
partenza, d’informarlo di un problema nella tenuta. Non si
trattava di un
problema nuovo; no, il problema era sorto al suo arrivo, una quindicina
di
giorni fa e sfortunatamente, era di una natura abbastanza seria e
richiedeva
un’azione immediata, come incontrarsi con i legali della zia.
Così dovette
rimanere e occuparsi del problema di sua zia, quasi una settimana dopo
la
partenza prevista.
Darcy era
riuscito ad evitare la canonica e i suoi occupanti, per tutto il tempo.
Vide
Elizabeth molto brevemente in chiesa, la domenica dopo la proposta.
Dalla
distanza notò il pallore e la riservatezza della ragazza, ma
siccome era
riuscito ad arrivare tardi e uscire subito, non ci fu bisogno di
conversare.
Durante la messa, però, il vederla fece riaffiorare in lui
sentimenti che credeva
sepolti. Perché era così pallida? Era colpa sua?
Anche lei era incapace di
dormire? Lo odiava? Era così bella, anche nella sua pena
– come voleva essere
il suo consolatore. Naturalmente non poteva farlo perché
Elizabeth lo
detestava. E lui, la detestava? No, non lo faceva, né era la
sua indifferenza
verso di lei niente più che una messinscena.
L’esperienza
di
domenica era stato il suo unico incontro con lei fino a oggi. Darcy si
accigliò
frustrato, e calciò un pezzo di carta che era caduta sul
pavimento della sua
camera. Era l’ultima sera che lui e Richard passavano in
Kent, e per qualche
ragione Lady Catherine aveva pensato di invitare gli abitanti della
canonica,
così da poter giocare un gioco di carte che sua zia aveva
imparato di recente.
Quindi sarebbe costretto di vedere Elizabeth, possibilmente anche
parlarle.
Come poteva sopportarlo? Il suo stomaco si annodò
dolorosamente al solo
pensarci.
Un colpo alla
porta della sua camera interruppe i suoi pensieri, e
l’aprì trovando il cugino
pronto per scendere.
“Ah
Fitzwilliam,
pronto per la cena? Ci aspetta una serata incantevole,” disse
Darcy sarcastico.
Colonnello
Fitzwilliam gemette in falsa disperazione e si gettò sulla
sedia nella camera
di Darcy. “E io che pensavo di poter evitare di cenare
un'altra volta con
Collins! Almeno Lady Catherine avrà qualcun altro su cui
dispensare i propri
consigli, lasciando me in pace.”
Darcy rotolò
gli
occhi in commiserazione, ma non potè resistere una
frecciatina astuta. “Credevo
che la tua impazienza di godere un ultima volta della compagnia di Miss
Elizabeth, ti avrebbe reso la compagnia del signor Collins un
po’ più
tollerabile.”
Colonnello
Fitzwilliam gettò a Darcy uno sguardo perplesso. "Miss
Elizabeth? Pensavo
fosse già partita.”
“Bè,
forse ho capito
male,” replicò Darcy in modo casuale, attizzando
il fuoco per mascherare la sua
curiosità. “Pensavo che rimaneva dai Collins fino
a sabato.”
“Sì,
credo che
questo era il piano originale, ma a quanto sembra disse alla signora
Collins di
avere nostalgia della sorella, che era appena ritornata
nell’Hertfordshire da
Londra e quindi chiese a suo zio se poteva mandargli la carrozza prima
del
previsto. Ci volle un giorno o due per cambiare le sistemazioni, ma
credo che è
partita lunedì mattina.”
Queste notizie
fecero sentire Darcy in modo strano. Sono alleviato! Sostenne tra se ma
sfortunatamente il suo cuore non sembrò della stessa
opinione. Invece fu
lasciato con una strana sensazione di sconforto, che aumentò
il suo stato di
frustrazione e agitazione. Non sarò una buona compagnia
stasera, fu il suo
pensiero finale mentre lui e Fitzwilliam uscivano dalla stanza.
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La cena quella
sera era esattamente come Darcy si era aspettato. Collins era
servizievole in
modo irritante, sua zia come al solito era ciarliera e altezzosa, Anne,
la
signora Jenkinson e la signora Collins, invece, rimassero in silenzio.
Anche
Darcy e Fitzwilliam parlarono poco, preferendo di meditare i propri
pensieri.
Mentre sedevano
nel salotto in attesa del tavolo da gioco, Darcy conobbe il motivo
della
partenza improvvisa di Elizabeth. Anche se lui non era abbastanza
intimo con la
signora Collins da domandare della partenza improvvisa di Miss
Elizabeth, sua
zia non aveva tale restrizione. Darcy ascoltò attento la
loro conversazione
senza farsi notare.
“Miss Bennet
se
n’è andata alquanto all’improvviso.
Avevo capito che sarebbe rimasta due mesi
interi, invece è già ripartita!” Lady
Catherine fissò la signora Collins,
indicando la chiara intenzione di ricevere delle risposte per il
comportamento
indecente di Miss Bennet.
“Sì,
Vostra
Signoria,” rispose la signora Collins, “Elizabeth
ha espresso il desiderio di
riunirsi con la sorella maggiore che è stata a Londra questi
tre mesi ed è
tornata di recente a Longbourn.”
Lady Catherine
sbuffò, mostrando di trovare la risposta della signora
Collins insufficiente.
“Eppure se fosse rimasta tutto il mese, l’avrei
potuta portare a Londra con il
mio calesse.” La signora Collins non rispose a questo esempio
di beneficenza da
parte di Lady Catherine ma il signor Collins, fortunatamente era ben
preparato
con un discorso fiorito e verboso di lodare la condiscendenza, la
generosità e
altri attributi eccellenti di Sua Signoria, finchè Lady
Catherine non lo zittì
con un impaziente, “sì, sì, ma
è assai fastidioso.”
La signora
Collins non diffuse altre informazioni e sembrò che la
faccenda fosse finita lì
fino a quando Lady Catherine non s’intromise di nuovo.
“Miss Bennet sembrava
piuttosto avvilita in chiesa domenica scorsa. Certamente il suo mal di
testa
non sarà durato per tre giorni consecutivi.”
La signora
Collins comprese che il discorso non sarebbe lasciato cadere
finchè non avrebbe
fornito una ragione accettabile per il comportamento
dell’amica, così convenne,
“avete davvero ragione, Lady Catherine, Miss Bennet ha
sofferto molti giorni
con il mal di testa e perciò è rimasta in camera
sua per tutto il tempo.”
A questo Lady
Catherine non fu più da fermare, si mise a esporre i mali di
essere soggetti al
mal di testa, e credeva che la colpa stesse nell’abitudine di
Miss Bennet di
passeggiare a lungo ed era dell’opinione che le signorine
beneducate non
dovessero passare molto tempo fuori casa. La signora Collins non
ritenne
necessario rispondere.
Alla fine Lady
Catherine cercò conferma delle sue teorie sul mal di testa
di Elizabeth
insistendo ancora una volta per informazioni dalla signora Collins.
Nonostante
Darcy avesse notato che la signora Collins aveva un carattere calmo e
paziente,
ora notò che anche lei si stava stancando
dell’interrogatorio di Sua Signoria.
“Signora
Collins,
non avrei mai pensato che Miss Bennet avrebbe permesso a un semplice
mal di
testa e alla nostalgia di allontanarla dai suoi amici, provocando
inoltre una
tale inconvenienza nel preparare il viaggio. Non mi sono accorta di una
tale
mancanza nel suo carattere durante il suo breve soggiorno
qui.”
La signora
Collins rispose con fermezza: “Vi assicuro, signora, che Miss
Bennet non ha tale
mancanza di carattere, e l’inconvenienza subita è
ricaduta solo su di lei. Miss
Bennet ha sempre, sin da quando eravamo piccole, cercato di ragionare
con la
sua testa in questioni del genere. Se qualcosa di diverso di un mal di
testa e
il desiderio di rivedere la sorella l’hanno spinta a partire,
non me l’ha detto
e io non c’è l’ho chiesto. Come sua
amica ho solo cercata di aiutarla a tornare
a casa, comprendendo pienamente che non era inteso come un offesa a
me.”
Il signor Darcy
decise d’intromettersi nella conversazione per deviare
l’attenzione della zia.
“Sono sicuro che Miss Bennet vi è grata dei vostri
sforzi così come della
vostra ospitalità.”
La signora
Collins lo ringraziò, e finalmente Lady Catherine si mosse a
un altro discorso.
Darcy fu lasciato a ponderare su ciò che la moglie del
parroco aveva rivelato.
Non aveva dubbi su cosa c’era dietro alla conclusione
improvvisa della visita
di Elizabeth nel Kent, cioè il desiderio di allontanarsi da
lui, pensò
dispiaciuto. Non aveva anche lui espresso il desiderio di fuggire?
Però, pensò
sentendosi colpevole, immaginare che Elizabeth si sentisse
così angosciata da
essere disposta ad offendere un’amica di lunga data solo per
allontanarsi da
lui… era un pensiero davvero sgradevole.
Comunque ciò
che
aveva rivelato la signora Collins era in un certo senso anche
sconcertante.
Perché Elizabeth sarebbe rimasta turbata da quello che era
successo alla
canonica? Era lui che era stato umiliato e rifiutato, era il suo amore
che era
stato trovato mancante, e suo era l’onore messo in
discussione. Le aveva
offerto la sua vita, il proprio amore e tutto quello che possedeva. Non
era
almeno stata un poco compiaciuta del suo affetto? Era mai possibile che
la sua
dichiarazione d’amore l’avesse sconvolta in qualche
modo? Sicuramente no, ma
allora perché era agitata?
Per la prima
volta, Darcy esaminò la sua proposta dal punto di vista di
Elizabeth. Era vero,
quando si era trovato di fronte a lei, bevendo la sua bellezza e la sua
grazia,
tutte le frasi che aveva provato prima nella mente erano svanite e si
era messo
a parlare, dicendo la prima cosa che gli veniva in mente. Quello che
aveva
cercato disperatamente di dirle era che l’amava e che
qualunque ostacolo
famigliare o sociale si frapponeva fra loro, potevano superarlo insieme
perché non
poteva vivere senza di lei.
Nel riconsiderare
il fiume di parole che aveva pronunciato, Darcy iniziò a
provare un po’ di
vergogna, quando capì che dall’inizio, il
messaggio che la amava si era perso
nella recita delle sue obiezioni e delle sue paure circa la loro
unione. Ecco la
donna che amava più di ogni altra cosa al mondo, e lui che
fa, insulta insensibilmente
lei e la sua famiglia! Rimase stupefatto di non averlo scoperto prima,
e lo attribuì
all’essere troppo occupato a curare le proprie ferite.
Ripensò alle
sue
parole riguardanti la famiglia di Elizabeth e mentre lo fece, i suoi
occhi
caddero su Lady Catherine, che discuteva animatamente e in modo pomposo
sull’argomento
dei viaggi nel continente – una cosa che lei non aveva mai
fatto, eppure si
considerava un’autorità su ciò.
Riflettendo ancora sulla zia, era veramente
molto diversa della signora Bennet, o delle altre madri che lo volevano
spingere a sposare le loro figlie? Però aveva fortemente
condannato il
comportamento della signora Bennet mentre aveva scusato quello di Lady
Catherine solamente a causa del ceto, che non si era guadagnata, ma ci
era solo
nata.
Pensando agli
altri suoi parenti, gli venne in mente suo cugino, il fratello maggiore
del
colonnello Fitzwilliam, l’erede delle proprietà
dei Fitzwilliam, patrimonio e
titolo. Anche se era molto ammirato e ricercato dall’alta
società, si doveva
ammettere che l’uomo era un libertino che probabilmente aveva
generato un sacco
di figli illegittimi. Inoltre, le sue abitudini si estendevano ad
approfittare
delle domestiche, una cosa che Darcy trovava moralmente biasimevole.
Quanto amava e
adorava Georgiana, anche lei doveva essere considerata in questo
giudizio. Aveva
condannato duramente le sorelle minori di Elizabeth per il loro
comportamento
civettuolo con la milizia e, però la sua stessa sorella era
quasi fuggita se
non fosse stato per la sua interferenza. Vero, Georgiana era giovane e
ingenua,
ma non lo erano anche le sorelle di Elizabeth? Non meritavano anche
esse
clemenza, vista la loro giovane età?
No, decise Darcy,
non vorrebbe che il suo pregio fosse deciso basandosi sulla sua
famiglia, però
lui l’aveva fatto con Elizabeth. All’improvviso la
miseria della donna faceva
senso e si chiese come mai non l’aveva notato prima.
Un’immagine di
Miss Jane Bennet si presentò ad un tratto nella sua mente.
Non l’aveva
considerata mai prima ma ora lo fece, ripensando a lei in luce della
situazione
con Bingley. Prima aveva attribuito il portamento di Miss Bennet al
fatto che
era indifferente al suo amico, ma che tollerasse le attenzioni di
Bingley nella
speranza di incastrare un marito ricco. Adesso invece pensava a quello
che
sapeva di lei in generale. Sebbene non la conoscesse bene e aveva avuto
poca
conversazione con lei, c’era in Miss Bennet una
qualità che gli ricordava
moltissimo Georgiana. Entrambe le ragazze erano schive, silenziose,
riservate –
Darcy fu colpito da un’idea. Miss Bennet era timida? Poteva
il contegno che
aveva interpretato come indifferenza, essere in realtà
timidezza? Perché non se
n’era accorto prima?
La voce stridula
di Lady Catherine lo riportò al presente, ordinandogli di
fare attenzione al
gioco di carte che, Darcy dovette ammettere, stava giocando molto male.
Fece attenzione
al gioco abbastanza a lungo da convincerla di prestare fede ai suoi
desideri e
poi di nuovo si calò nei propri pensieri.
Sentì di
colpo l’eco
della voce di Elizabeth: “Credete forse che avrei avuto
qualche motivo di
accettare un uomo che ha potuto rovinare, forse per sempre, la
felicità di
un'amatissima sorella?” una sorella con la
felicità distrutta era qualcosa di
cui Darcy s’intendeva. Anche ora, quasi un anno dopo gli
eventi di Ramsgate,
Georgiana non si era ancora del tutto ripresa, ed era questo,
più di tutte le
altre cose, su cui si fondava il disprezzo di Darcy per Wickham.
Georgiana aveva
veramente creduto di amare Wickham e che quest’ultimo
ricambiasse i suoi
sentimenti. Apprendere che Wickham fingeva solo di amarla per aver
accesso al
suo patrimonio era più di quello che il suo giovane cuore
poteva sopportare, e
quindi era caduta immediatamente in disperazione e nel dubbio, credendo
che
quest’esperienza significava che lei era destinata a sposare
un uomo che voleva
solo i suoi soldi perché non si poteva amare. Infatti, aveva
espresso molte
volte a Darcy il dubbio che non si sarebbe mai sposata, preferendo,
affermava
Georgiana, evitare le complicazione dell’amore che portavano
solo alla
delusione.
Era così che
si
sentiva Jane Bennet dopo la partenza di Bingley? Sir William Lucas
aveva reso
chiaro, la notte del ballo di Netherfield, di come il vicinato aveva
aspettazioni di un matrimonio tra Jane e Bingley. Che imbarazzo
avrà provato
quando Bingley è partito così
all’improvviso e, il paese, compresa la propria
madre, aveva iniziato a pettegolare su di lei. Che tristezza
avrà provato al
pensiero di avere amato ma che quell’amore non era ricambiato.
Darcy si
sentì il
più grande furfante per la sua parte nella separazione di
Miss Bennet e
Bingley, specialmente quando si ricordò dello spirito
abbattuto dell’amico in
questi ultimi mesi. Tuttavia in questo poteva sperare di riscattarsi.
Sebbene non
potesse mai fare ammenda per le sofferenze dei mesi passati, almeno
intendeva,
alla prima opportunità, mettere in chiaro le cose con
Bingley riguardo a Miss
Bennet.
Darcy
si desto quando
vide che la comitiva della canonica era pronta per andarsene, li
salutò
contento che la serata era finita e sperando inutilmente, che questa
notte gli
porterebbe un po’ di riposo, ma era consapevole che avrebbe
sognato quello che
non sarebbe mai stato.
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 - L'Incidente ***
Capitolo 2
Quelli che erano
stati testimoni dell’incidente di Elizabeth a Meryton non
nutrivano dubbi sul
fatto che la sua morte era imminente. Anzi, molti rimasero stupiti che
non era
morta sul colpo nel luogo dell’incidente. Come tale fu
trasportata a Longbourn
dalla carrozza del padre, nonostante i pericoli che comportava il
trasporto di
malati, visto che la sua morte si credeva fosse una conclusione
scontata.
Comunque, com’era sua abitudine, Elizabeth rifiutò
di ubbidire alle convenzioni
e continuò a respirare, sebbene inconsapevolmente.
Lydia fu
l’unica
della famiglia a essere testimone dell’incidente. Sempre
entusiasta di andare a
Meryton, lei e Kitty si erano recate di mattina presto al villaggio per
incontrare Elizabeth alla diligenza, con il piano che la carrozza del
padre
sarebbe arrivata all’orario stabilito per riportarle a casa.
Ritrovandosi un
po’ di soldi nella borsetta, Lydia e Kitty si erano
affrettate dalla modista
per vedere se le erano arrivate le stoffe nuove.
La diligenza,
grazie alla condizione buona del tempo e delle strade, era arrivata
prima del
previsto. Lydia aveva completato i propri acquisti e uscì
per prendere un po’
d’aria mentre Kitty esaminava alcuni nastri per capelli. Una
volta uscita vide
che la diligenza era arrivata, incitandola a camminare verso di essa
per
salutare Elizabeth. Mentre avanzava sulla strada, vide Elizabeth;
comunque,
mentre Lydia stava per aprire la bocca per chiamare la sorella,
qualcuno (non
seppe mai chi) l’afferrò strettamente, tirandola
verso l’edificio con un
strattone quasi violento. Qualche attimo più tardi vide il
calesse colpire sua
sorella – l’adorata sorella maggiore, che cercava
sempre di guidarla, di
educarla, farla più signorile e si prendeva cura di lei
– e guardò come fu
travolta.
Era troppo per
una ragazza giovane e Lydia rimase molti minuti paralizzata da quello
che era
appena successo. Quando Kitty uscì dalla bottega
più tardi e, non vedendo la
commozione più avanti, chiese, “che
c’hai?” fu scioccata quando Lydia
cominciò
semplicemente a urlare il nome di Elizabeth.
Il farmacista
locale era mal equipaggiato per trattare ferite così gravi
come quelle. Una
volta determinato che la sua sopravvivenza era una
possibilità, anche se
scarsa, furono fatti venire degli esperti da Londra. Dopo che
l’ebbero
esaminata, non ebbero nulla da riferire tranne che dovevano solo
aspettare –
Elizabeth era giovane e il corpo umano era un miracolo. Il signor
Bennet pensò
che se un’altra persona gli dicesse che poteva solo sperare e
pregare, sarebbe
divenuto violento.
Le giornate e le
notti passavano lentamente a Longbourn mentre le sorelle di Elizabeth
vegliavano su di lei. Nei primi giorni Jane rifiutava di lasciare
Elizabeth e
piangeva quasi continuamente, fino a quando Mary, dimostrando per una
volta
vera saggezza e discernimento, consigliò a Jane di
conservare le forze perché
il ricovero di Elizabeth sarebbe stato lungo. Da allora fu stabilito un
programma per le sorelle, che consisteva nel controllare Elizabeth,
fasciare le
sue ferite e cercare di farle ingerire del liquido con il cucchiaio. Il
signor
Bennet si occupava spesso di lei, le parlava, le accarezzava i capelli,
leggendo un libro e facendo tutto quello che lui pensava,
l’avrebbe aiutata a
risvegliarsi e ritornare da loro. La signora Bennet, dopo avere ceduto
a una
crisi di nervi iniziale e una ritirata nelle proprie camere, aveva
sorpreso
tutti raccogliendo l’istinto materno e procedendo al fianco
di sua figlia dove
la curò attentamente, bendando le ferite e prendendosi
amorevolmente cura di
lei.
Lydia era
rientrata a casa isterica e, infatti, nessuno sapeva precisamente come
era
tornata perché era fuggita dalla scena
dell’incidente in preda a un attacco di
nervi. A Longbourn, la signora Hill le aveva dato del laudano, e aveva
dormito
per alcune ore solo per agitarsi di nuovo al risveglio quando
ricordò l’incidente
di Elizabeth. Pertanto ciò divenne uno stato che
durò molti giorni durante quale
Lydia, fu tenuta più o meno tranquilla con il laudano. Un
giorno finalmente si
svegliò più calma punteggiata da pianto
occasionale per la sorella, e in questo
stato rimase per molte settimane, rinchiudendosi nella sua stanza e
dormendo e
mangiando appena. Mary e Kitty tentarono di confortarla ma Lydia le
mandò via,
volendo stare da sola.
Con il passare
dei giorni e delle settimane era difficile dire se c’era un
miglioramento in
Elizabeth. Le ferite esterne, i lividi e i tagli guarirono come
previsto e per
fortuna non suppurarono. Tuttavia, senza preavviso e senza causa
apparente,
otto giorni dopo l’incidente Elizabeth ebbe la febbre alta
che la fece
lamentare e agitarsi. Il medico che l’aveva in cura, il
signor Smythe richiese
di parlare in privato con il signor Bennet durante la quale gli
spiegò
gentilmente che era probabile che Elizabeth non sarebbe sopravvissuta
alla
febbre e alle ferite riportate, e che quindi la famiglia doveva
cominciare a
prepararsi per questa eventualità. Comunque, dopo quattro
giorni mentre le
sorelle Bennet e i loro genitori non dormirono quasi per niente, la
febbre
iniziò a calare. La famiglia Bennet era tornata a sperare.
Durante la febbre
di Elizabeth, ai Gardiner fu spedita una lettera tramite corriere
espresso e il
signor Gardiner, dopo essersi resi conto della gravità della
situazione, sentì
il bisogno di recarsi a Longbourn. Quello che trovò al suo
arrivo era
scoraggiante. Elizabeth versava in condizioni gravissime. Il signor
Gardiner
parlò con il signor Bennet sulle cure mediche che Elizabeth
riceveva,
chiedendosi se fosse il caso di far venire altri specialisti da Londra
o di
impiegare un’infermiera, ma alla fine si determinò
che non si poteva fare
niente che già non era stato fatto e così si
rassegnarono ad aspettare.
I giorni passavano.
Elizabeth continuò a dormire e le sue sorelle continuavano a
prendersi cura di
lei, congratulandosi per ogni piccolo miglioramento nel colorito o
nelle
ferite, nella speranza che in qualche modo sentiva quello che dicevano.
Piccole
cucchiaiate di liquido le venivano somministrate per tenerla in vita e
la sua
pelle veniva strofinata con delle lozioni per tenerla morbida. Un
dottore aveva
suggerito che la musica e la lettura potevano aiutarla a riprendere
conoscenza.
Mary fece la sua parte, suonando il pianoforte dalla stanza di musica
più forte
che poteva, ma fu subito scoraggiata a continuare perché
irritava troppo i
nervi della signora Bennet.
Tutti
speravano che gli
sforzi che facevano non fossero vani, sebbene temessero che lo fossero.
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Capitolo 4 *** Capitolo 3- Darcy a Londra ***
Capitolo 3
Darcy trovò
il
tanto desiderato ritorno a Londra meno soddisfacente di come aveva
sperato. Si
era augurato che l’allontanamento dal Kent gli avrebbe recato
almeno un po’ di
sollievo dall’agonia inesorabile per il rifiuto di Elizabeth,
ma fu deluso quando
costatò che la disperazione aveva viaggiato con lui. Notte
dopo notte sedeva
nel suo studio, disinteressandosi dei suoi affari, dei divertimenti e
di tutto
il resto. Il cibo era insapore, l’aria sembrava stantie e non
riusciva a
dormire. La gente che incontrava era ottusa e noiosa, e lo sforzo
richiesto per
conservare anche dei soggetti più banali era enorme e
l’esauriva. Per quanto
tempo doveva continuare in quel modo?
Il pensiero che
se le cose fossero andate diversamente a quest’ora starebbe
preparandosi alle
nozze con Elizabeth era straziante, però non riusciva a non
pensarci. Quasi
ogni giorno andava nelle stanze riservate alla padrona, pensando quali
lavori
era necessario fare. Era certo che Elizabeth preferiva una carta da
parati
diversa e la mobilia era anche più riccamente ornata di come
a lei piacerebbe,
o così credeva – ma in realtà, cosa
sapeva di lei? Non sapeva neanche che lo
disprezzava. Scriveva distrattamente articoli per l’accordo
matrimoniale per
poi bruciare le carte. Progettava discorsi nei quali informava la
servitù a
Londra e a Pemberley della loro nuova padrona. Per quanto tali
attività fossero
piacevoli, era doloroso tornare alla realtà dove non era
richiesto niente del
genere.
Almeno, pensò
mentre scriveva un messaggio a Bingley per richiedere un incontro
appena era
libero, posso mettere a posto la faccenda della mia interferenza con
Bingley e
Jane Bennet. Così Bingley può ritornare da Miss
Bennet facendo rallegrare
Elizabeth. Questo mi sarà di conforto, sperò
Darcy, anche se riconobbe che era
possibile che Bingley s’arrabbiasse con lui e termini la loro
amicizia. Il
pensiero era significativamente dolorosa, ma comprendeva di meritarselo.
Darcy non ebbe
molto tempo di pensare alla potenziale risposta di Bingley alla sua
interferenza
perché l’amico si presentò il giorno
dopo. Dopo pochi minuti di chiacchiere,
così come l’arrivo della governante con i
rinfreschi, Darcy sentì che era ora
di affrontare l’ira di Bingley e confessare tutto.
“Bingley, tu
sai
che da molti anni ti considero uno dei miei amici più
stretti, anzi sei più
come un fratello che un semplice amico, vero?”
Bingley sorrise
compiaciuto del complimento inaspettato. “Lo so e spero tu
sappia che io provo
lo stesso.”
“Ti ringrazio
e
spero che sentirai lo stesso dopo avere sentito quello che sto per
dirti.”
Darcy fece una pausa per sorseggiare il tè e radunare i
propri pensieri e il
coraggio.
“Non so come
dirtelo quindi perdonami se sembro rude e brusco. Lo scorso autunno
quando
andammo via da Netherfield, io ero dell’opinione che Miss
Jane Bennet non
nutrisse gli stessi tuoi sentimenti e sono stato molto sicuro
nell’esprimere la
mia idea. Credo che questo ti abbia fatto riconsiderare i tuoi
sentimenti verso
la signorina che in verità era ciò che io pensavo
fosse meglio per te.”
Qui Bingley lo
interruppe, “sei stato un vero amico, mostrandomi
ciò che io non riuscivo a
vedere…”
Darcy lo
fermò,
alzando la mano per frenare le sue parole. “No, non mi sono
comportato da amico
in questa faccenda e devi ascoltarmi, per favore. La questione
è, io avevo
torto. Mi sono sbagliato molto, infatti. Sono venuto a sapere
recentemente che
Miss Bennet provava e ancora prova qualcosa per te. La mia comprensione
di lei
e dei suoi sentimenti era difettosa, e per questo mi scuso di cuore per
la mia
interferenza.” Darcy respirò profondamente,
aspettandosi una risposta
drammatica da Bingley.
Bingley comunque
sembrò soltanto sconcertato mentre considerava le parole di
Darcy. “No, ti
dico, ci ho pensato molto durante l’inverno e sono giunto
alla conclusione che
tu avevi ragione. Apprezzo quello che mi stai dicendo, ma anche se
quello che
mi dicesti mi fece male a quel tempo, era importante per me sentirlo
prima che
facessi la figura dello sciocco. Penso ancora che sia la donna
più meravigliosa
che abbia mai incontrato e avrà sempre un posto speciale nel
mio cuore, ma
capisco che non può essere.”
Darcy tirò un
sospiro di frustrazione. “Bingley, per favore, devi
ascoltarmi – so, senza
ombra di dubbio che Miss Bennet, infatti, provava un affetto profondo
per te, e
fino a oggi rimane colpita dalla tua assenza. Lo so inequivocabilmente,
perché
l’ho sentito direttamente dalla bocca di Miss Elizabeth
Bennet.”
“Da Miss
Elizabeth!” Bingley rimase sbigottito. “Come hai
potuto sapere tale cosa da
Miss Elizabeth? Certamente non ti direbbe informazioni così
personali riguardo
alla sorella!”
“Sì,
me l’ha
detto in maniera molto diretta, che non poteva essere fraintesa. Vedi,
quando
ero in Kent, ho visto Miss Elizabeth – era in visita a Miss
Lucas che ha
sposato il signor Collins – e lei mi fece comprendere lo
sbaglio delle mie
assunzioni.” Darcy pregò Bingley sarebbe troppo
occupato con il pensiero di
Jane da chiedere come mai era avvenuta una discussione del genere tra
lui ed
Elizabeth. “Comunque, c’è
dell’altro che devo confessarti. Durante l’inverno,
Miss Bennet ha risieduto dai suoi zii a Londra e venne in visita dalle
tue
sorelle. Miss Bingley ricambiò la visita, ma solo per
troncare l’amicizia. Io
l’ho saputo ma non ti ho informato.”
A queste parole,
la testa di Bingley si alzò di scatto e guardò
Darcy dritto negli occhi. Darcy
fu costernato nel vedere rabbia sostituire la confusione nello sguardo
di
Bingley. L’uomo si alzò dalla sedia e
camminò verso il caminetto, dove iniziò
ad attizzare le fiamme mentre contemplò quello che Darcy gli
aveva rivelato.
Con una calma
ingannevole, Bingley disse, “Darcy, non ci sto capendo
niente. Ho capito che tu
hai commesso probabilmente un errore nel tuo accertamento dei
sentimenti di
Jane Bennet per me quando eravamo in Hertfordshire. Però
quello che mi stai
dicendo adesso – stai dicendo che le mie sorelle mi hanno
ingannato riguardante
la presenza di Miss Bennet in città, e che tu hai cospirato
con loro? E poi
l’hai discusso con Miss Elizabeth?” con ogni frase
la voce di Bingley divenne
più forte. “Sicuramente avrai dovuto comprendere
quando è venuta a vedere le
mie sorelle a Londra che non era indifferente verso di me!”
“Non posso
difendere le mie azioni. Erano sbagliate e prepotenti, e mi scuso
sinceramente.
So che le parole non possono cancellare i mesi di dolore che hai
esperimentato,
ma posso solo sperare che un giorno mi perdonerai.”
“Certo che ti
perdono, perché so che non mi faresti mai intenzionalmente
del male, ma voglio
capire perché l’hai fatto. I motivi di Caroline
sono abbastanza facili da
capire; vuole che io sposi una donna che aumenterà la nostra
posizione nella
società. Ma tu? Non riesco a capirlo, Darcy. Che importanza
ha per te chi io
sposo?” la voce di Bingley tremò con rabbia e
dispiacere.
Darcy
sospirò.
“Non so spiegarmelo, posso solo dirti che quando abbiamo
lasciato Hertfordshire
pensavo di offrirti una guida per aiutarti di evitare un matrimonio
imprudente.
Ho sottovalutato i tuoi sentimenti, così come quelli di Miss
Bennet. Quando
Miss Bennet venne a Londra in gennaio, non ti dissi nulla
perché sembravi
riaverti dal tuo affetto per lei, e non volevo che tu provassi di nuovo
lo
stesso dolore.”
Darcy volse lo
sguardo a terra, la sua espressione agitata come ponderò le
parole di Darcy.
“In ogni caso, non importa. Dopo averla abbandonata in tal
modo, non ci può
essere speranza di un’unione tra noi. Come si è
dovuta sentire nel vedermi
andare in maniera così fredda dopo essere stato diretto
nelle mie attenzioni! Veramente,
deve disprezzarmi.”
Darcy
protestò,
“anche se non l’ho discusso pienamente con Miss
Elizabeth, quello che lei mi
disse indicava che, infatti, sua sorella nutre solo il massimo riguardo
per
te.” Cautamente, perché non voleva più
dare consigli nella questione, Darcy
disse, “immagino che l’unico modo per scoprire come
stanno le cose fra te e
Miss Bennet sia di ritornare a Hertfordshire.”
“Ma
Darcy,”
persistè Bingley, “imploro di dirmelo. Cosa ti ha
detto precisamente Miss
Elizabeth? Lei è sempre stata corretta ogni volta che
abbiamo parlato, e non
riesco a immaginarla che rivela informazioni così personali
a te. Voi due non
andavate neanche d’accordo! Perché si è
confidata proprio con te?”
Darcy
sussultò,
riconoscendo la verità dell’asserzione di Bingley
sulla sua relazione con
Elizabeth. “Sì, ebbene… la
verità è che noi due abbiamo avuto una
discussione e
nel corso di ciò mi disse che sapeva che io ero responsabile
dell’infelicità di
Miss Bennet – che avevo distrutto le sue speranze, o qualcosa
di quella
natura.” Darcy distolse gli occhi e pregò che
Bingley sarebbe soddisfatto con
questa spiegazione e lascerebbe correre.
Bingley
ritornò
al suo posto e sedette in silenzio per lungo tempo, rimuginando sulle
informazioni che aveva appena ricevuto. Alla fine sospirò
profondamente. “E –
dici che Miss Bennet è ritornata in Hertfordshire?”
“Sì,
per ciò che
io so, quando Miss Elizabeth lasciò Kent una settimana prima
di me, Miss Bennet
era già tornata a Longbourn e Miss Elizabeth era ansiosa di
rivederla.”
Bingley
ponderò
di nuovo in silenzio mentre Darcy lo osservò sobriamente.
Finalmente, l’inizio
di un sorriso vero, il primo che Darcy aveva visto da mesi,
affiorò sul volto
di Bingley e la luce ritornò nei suoi occhi che finora Darcy
non aveva
compreso, mancava. “Bene, Darcy,” Bingley
finalmente esclamò, “credo che sono
in partenza per Hertfordshire!”
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Georgiana Darcy
era preoccupata per il fratello.
Anche se Fitzwilliam
era generalmente calmo e cupo, il suo comportamento recente superava
qualsiasi
cosa lei avesse mai visto, anche in quei giorni bui dopo averla
riportata a
casa da Ramsgate. Allora era sembrato triste, forse un po’
deluso. Ora lo
descriverebbe come depresso e abbattuto. La cosa che più la
preoccupava, era di
come sconvolto appariva.
Ogni tipo di cibo
sembrava disgustarlo. Sembrava addolorato di salutare il mattino e
afflitto la
sera quando era ora di ritirarsi. Passava ore nel suo studio ma non
sembrava
facesse qualcosa, perché le pile di documenti e lettere
chiuse sulla scrivania
aumentavano di continuo. Parlava di andare a Pemberley ma poi diceva di
preferire rimanere a Londra, e di conseguenza si contraddiceva, dicendo
di
disprezzare Londra nel pieno della stagione, e affermava di voler
andare in
vacanza a Bath. Quando gli domandava più tardi sulla
questione, comunque, la
guardava come se fosse diventata matta e diceva, che non aveva mai
detto una
cosa del genere su Bath ma che forse sarebbero andati presto a
Pemberley.
Faceva lunghe
passeggiate, rifiutando la sua compagnia. Non aveva idea di dove si
recava, ma
restava via per ore. Rifiutava tutti gli inviti, evitando il solito
metodo di
rispondere con un breve messaggio. Invece non rispondeva per niente, e
quando
la catasta divenne troppo alta, li bruciò.
Però, neanche
le
lunghe serate passate a casa sembravano piacergli. Passava il tempo
prendendo
in mano un libro dopo l’altro, non leggeva però
più di due o tre pagine prima
di posare il libro sul grembo e fissare nel vuoto. Le chiedeva di
suonare per
lui, ma spesso sembrava irrequieto, girando per la stanza e guardando
fuori
delle finestre, qualche volta usciva dalla stanza anche prima che lei
finisse
di suonare. Attizzava il fuoco incessantemente, si versava numerosi
brandy che
non beveva, muoveva le cose da una parte all’altra, tirava
alla sua cravatta e
si passava la mano attraverso i capelli così di frequente da
avere sempre un
aspetto disordinato.
Il suo
comportamento era estremamene strano, impensierendo la sorella la cui
apprensione aumentava di giorno in giorno.
Aveva provato a
chiedergli se qualcosa non andava, una cosa che Darcy aveva negato
subito,
assicurandole che tutto era a posto. Aveva provato di parlarle con il
cugino,
il colonnello Richard Fitzwilliam che confessò di aver
notato lo stesso
atteggiamento ma che neanche lui era riuscito a farsi confidare da
Darcy cosa
era successo. Era il solito quando erano in Kent, le disse Richard,
anzi era un
po’ più allegro del solito, fino alla fine della
loro visita quando divenne
irascibile e silenzioso, forse a causa della durata estesa del
soggiorno.
Richard aveva tentato di riassicurare Georgiana, dicendole che tutto si
sarebbe
sistemato ma poi, Richard non doveva vivere nella casa con Darcy, con
la sua
oppressiva tristezza che minacciava di trascinarla.
Un pomeriggio
arrivò il signor Bingley in visita, e suo fratello
sorprendentemente volle
vederlo. Georgiana sperava che il fratello avrebbe confidato le sue
pene al
signor Bingley, ma si spaventò quando udì la voce
arrabbiata del signor Bingley
provenire dallo studio. Stavano litigando? Aveva qualcosa da fare con
lo stato
d’animo del fratello? Alla fine comunque il signor Bingley
emerse, sembrando
felice ed esuberante come il solito e suo fratello…
bè, non era né peggiorato
né migliorato.
Quella sera,
cominciò in modo esitante a domandare del signor Bingley,
nella speranza di
capire cosa era accaduto tra i due uomini. “Il signor Bingley
sta bene spero,
fratello?”
Darcy
trasalì,
come se avesse dimenticato che Georgiana era con lui nel salone.
“Sì, sì,
Bingley starà bene.”
Starà bene?
Pensò
Georgiana curiosa, quindi decise di domandare oltre. “E le
sue sorelle? Stanno
anche bene?”
“Sì,
penso che
stiano bene.” Darcy ricadde ancora una volta in silenzio.
Bè,
certamente
questo non mi dice niente, pensò Georgiana. “Il
signor Bingley si unirà a noi a
Pemberley quest’estate?”
Darcy emise un
breve grugnito che Georgiana supponeva, voleva essere una risposta,
sebbene non
potesse dire se negativa o positiva.
Tentò ancora
una
volta con un soggetto che pensava, sarebbe abbastanza neutrale.
“Cosa ha deciso
il signor Bingley riguardo alla tenuta che ha affittato in
Hertfordshire?
Procederà con l’acquisto?”
Alla parola
Hertfordshire,
Darcy s’irrigidì, tentando all’ultimo
momento di nascondere la reazione. “Non
sono ancora sicuro cosa Bingley farà di Netherfield ma credo
che sia in
procinto di prendere una decisione. Credo sia molto in favore
di… una
sistemazione permanente ma… non tutto è ancora
stabilito. No, ci sono stati dei
ritardi, dei malintesi realmente, ma credo che alla fine tutto si
risolverà a
favore di Bingley. Scusami, andrò a letto presto
stanotte.”
Con quello, suo
fratello fuggì dalla stanza come se temesse che Georgiana e
le sue domande
possano inseguirlo.
Purtroppo il
peggio doveva ancora venire. Il peggio venne un paio di giorni
più tardi mentre
fratello e sorella sedevano al tavolo della colazione.
“Fratello,
è
passato del tempo da quando il signor Bingley e la sua famiglia sono
stati a
cena da noi l’ultima volta. Perché non li
invitiamo a cenare qui fra due
giorni?” chiese Georgiana.
Darcy la
guardò
come se le fosse spuntata una nuova spiacevole testa e inizio a
balbettare: “Invitare
Bingley a… dunque non può…
piuttosto… no, Georgiana, eh, ebbene penso che
Bingley sia tornato a Netherfield.”
"Oh! Sono contenta
per lui. Pensi di unirti a lui?”
Darcy
scoppiò in una risata
che sembrava più amara che divertita, “no,
Georgiana, posso assicurarti che
nessuno in Hertfordshire desidera la mia presenza. Sarei solo di
disturbo a
Bingley se ci andassi. No, rimarrò qui, da solo,
così come sono destinato a
essere.” Con queste parole si alzò e
lasciò la stanza, lasciandosi dietro un
piatto intatto, una tazza piena di caffè e una sorella
vicina alle lacrime.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4- il ritorno di Bingley ***
Capitolo 4
Quando la
carrozza di Bingley arrivò a Meryton, l’uomo si
guardò lieto intorno. Aveva
sempre trovato Hertfordshire un luogo piacevole, e la conoscenza che
questo
posto aveva cresciuto una donna eccellente come il suo angelo, Jane
Bennet, lo
faceva divenire ai suoi occhi ancora più meraviglioso. Il
solo guardarsi
attorno al piccolo villaggio e vedere i suoi abitanti lo riempiva con
un senso
di pace e felicità che non provava da molti mesi.
La felicita,
comunque, non era il sentimento provato da Miss Caroline Bingley
durante il
viaggio. Mentre il fratello l’osservava come fissava con
occhi duri come pietra
fuori della carrozza per tutto il viaggio, si chiese se fosse veramente
possibile per una persona gelarsi da sembrare sempre corrucciata e in
tal caso,
quale fosse la probabilità che Caroline soccomba a un male
del genere.
Bingley
sogghignò
tra se, pensando con dispetto che il disagio o dispiacere che Caroline
provava
era la giusta ricompensa per la parte che aveva avuto nel suo strazio
di questi
mesi, perché aveva creduto alle bugie raccontategli sul
conto di Jane Bennet –
dalla propria sorella! E provocare dolore al suo dolce
angelo… no, meritava
ogni disagio che le procurava il fissare arrabbiata fuori della
finestra.
Alla maniera di
ogni fratello minore, Bingley la stuzzicava occasionalmente urtando il
piede o
il gomito contro la sorella, facendola sussultare e allontanarsi dal
contatto,
ma allo stesso tempo sforzandosi di ignorarlo e continuando a fissare
fuori.
Le emozioni di
Bingley durante il viaggio da Londra a Hertfordshire erano passate da
un
ottimismo estremo alla disperazione, mentre s’inventava
scenari orrendi nei
quali Jane Bennet gli diceva che l’aveva amato moltissimo ma
ora non più, o
scenari idilliaci nei quali Jane diveniva la signora Bingley con molti
baci
rubati lungo la strada. Comunque, vedendo le scene campestri sulla
strada da
Meryton a Netherfield non potè trattenersi dal sentirsi
eccitato e si sentì sicuro
che il suo sogno più grande si sarebbe realizzato.
Alcuni giorni
più
tardi però con lui sistemato a Netherfield, Bingley non era
più così sicuro. Il
giorno dopo il suo arrivo, iniziando con la visita iniziale di Sir
William
Lucas, la maggior parte dei gentiluomini del circondario erano venuti a
fargli
visita. Non così il signor Bennet che non mandò
nemmeno un biglietto. Bingley
lo trovò sconcertante, e smorzò considerevolmente
il proprio ottimismo. Il
signor Bennet lo evitava di proposito? Il signor Bennet provava astio
nei suoi
confronti per aver deluso sua figlia l’autunno scorso? A Jane
Bennet importava
che era tornato a Netherfield? Forse la famiglia Bennet non riteneva
necessario
prendere atto della sua presenza in Hertfordshire. Forse la famiglia
era
divenuta indifferente verso di lui e quindi non riteneva importante il
suo
ritorno a Netherfield. Possibilmente avevano desiderato che rimanesse a
Londra.
La famiglia
Bennet era anche assente dalle feste date nel vicinato, e persino non
andarono
in chiesa la domenica dopo l’arrivo di Bingley. Questo era
molto strano, e
risvegliò in larga misura la sua curiosità,
dandogli il coraggio necessario per
chiedere di loro. Per fortuna, lui e Caroline erano stati invitati a
cena
insieme a un piccolo gruppo a Lucas Lodge.
“Sir William,
siamo molto grati di essere a casa vostra questa sera, e vi
ringraziamo,
signore, per la vostra gentile accoglienza. Difatti, tutti i nostri
vicino sono
stati molto accoglienti.”
“Ah signor
Bingley,” sorrise Sir William radiosamente, “non
posso esprimere che piacere
provo nel riavere voi e la vostra graziosa sorella nella contea e a
casa mia.”
Bingley annuì
a
mo’ di ringraziamento. “Devo dire, Sir William, che
sono rimasto sorpreso nel
notare che la famiglia Bennet non è qui stasera. Non ho
ancora avuto il piacere
di salutare il signor Bennet dal mio arrivo e sono ansioso di rinnovare
la
nostra conoscenza.” Il signor Bingley pregò
silenziosamente che Sir William,
siccome aveva notato durante il suo soggiorno precedente, era a
conoscenza di
tutto quello che si diceva al villaggio, avrebbe capito
l’allusione e gli
raccontava tutto dei Bennet e di una figlia in particolare.
Rimase scioccato,
però, nel veder apparire un’espressione
genuinamente addolorata sulla faccia
dell’uomo più anziano. Ripensando alla sua
conoscenza passata di Sir William,
ricordò di avere sempre visto due emozioni espresse da
quest’ultimo: entusiasmo
contenuto ed entusiasmo sfrenato. Bingley non aveva mai visto Sir
William
triste, come invece era divenuto adesso.
“Oh, non avete
sentito allora. Avevo supposto che voi già sapeste di Miss
Eliza. Una tragedia
veramente grande, oh la povera famiglia, nessuno si è mosso
da Longbourn da
quando è successo, Miss Bennet in particolare è
così tanto addolorata e deve
essere costretta dal fianco della sorella per
riposarsi…”
“Sir William,
vi
chiedo scusa,” interruppe Bingley impaurito. “Non
ho sentito questa notizia
angosciosa. Prego ditemi, Miss Elizabeth sta molto male?”
Sir William si
ricompose con un brivido e si raddrizzò in una maniera che
Bingley sotto
circostanze normali avrebbe trovato divertente, e si preparò
a divulgare i
dettagli della tragedia della famiglia Bennet. “Miss Eliza
è stata coinvolta
alcune settimane fa in un incidente con una carrozza a Meryton. Tutti
quelli
che lo videro pensarono che fosse sicuramente morta, ma è
riuscita a
sopravvivere all’incidente, solo di cadere in un coma,
muorendo a poco a poco.
Veramente terribile – molto penoso – sono sicuro
che io non debba dirvi di
quanto la famiglia sia distrutta da tutto questo.
Bingley sentì
un
dolore acuto al pensiero della sofferenza che la sua povera Jane doveva
provare
così come un profondo dispiacere per la sorte di Miss
Elizabeth. Miss Elizabeth
gli era sempre piaciuta, e il pensiero di un tale destino orribile per
lei lo
faceva sentire male. “Ditemi, c’è motivo
di sperare? Certamente la gioventù e
la forza di Miss Elizabeth le saranno di aiuto.”
Sir William
divenne più triste di prima e parlò con un tono
di voce abbattuto che Bingley
non aveva mai creduto l’uomo possedesse.
“è stato fatto tutto il possibile,
signor Bingley. Sono stati chiamati i migliori medici da Londra e tutti
hanno
detto la stessa cosa, che è molto improbabile che
sopravviva. Dovete capire, le
sue ferite sono molto seri, ha molte ossa rotte, tagli, contusioni e
probabilmente anche ferite interne. È veramente un miracolo
che non è morta al
luogo dell’incidente. E forse penso, anche se mi addolora
molto doverlo dire,
sarebbe stato meglio per lei se fosse morta subito. I Bennet non lo
credono,
continuano a curarla, aggrappandosi alla convinzione che
finchè c’è vita
c’è
speranza, ma a mio giudizio non è
così.” Sir William si scusò per andare
a
salutare un nuovo arrivato.
Bingley fu
lasciato solo a considerare la triste notizia. Era una tale tragedia!
Povera
Miss Elizabeth. Sentì il desiderio immediato di precipitarsi
a offrire la sua
assistenza, a sedere con Jane e confortarla mentre soffriva per
l’adorata
sorella. Poteva farlo? Certamente non aveva nessun diritto, concluse.
Non aveva
avuto contatti con la famiglia da quasi sei mesi e anche prima i suoi
rapporti
con loro non erano stati tali da autorizzare un suo coinvolgimento in
affari
così personali.
Però, ammise,
anche se la cortesia dettava che non era possibile, non poteva negare
il suo
desiderio di essere con la famiglia, in particolare con Jane. Non
riusciva a
sopportare che Jane fosse angosciata – era insopportabile! Il
suo angelo era
sicuramente profondamente afflitta per la sorella preferita.
Bingley gettò
uno
sguardo a Caroline, improvvisamente molto infastidito. Se non fosse
stata per
la sua interferenza, Jane adesso sarebbe sua moglie. E lui
l’avrebbe potuta
confortare come più gli piaceva.
Inoltre,
ragionò
tra se, infervorandosi, siccome lui aveva buone intenzioni ed era
sicuro che
Jane Bennet sarebbe diventata un giorno la signora Bingley, non si
terrà
lontano da lei durante la sua tristezza. Non che la
corteggerà o chiederà la
sua mano a questo punto, non era così rozzo. Comunque,
andrà a far visita alla
famiglia, dando a vedere una costanza che avrebbe dovuto dimostrare fin
dall’inizio.
Così
risoluto,
Bingley cercò di godere la cena di Sir William, preparandosi
nel frattempo per
la sua visita a Longbourn l’indomani.
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“Charles, non
puoi fare sul serio. Certamente non intendi far visita a Longbourn. Non
ti
faranno entrare, ti assicuro. Credo che il fatto di avere una figlia
vicina
alla morte reprimerebbe persino i piani matrimoniali della signora
Bennet,
benchè solo temporaneamente. Anche lei a questo punto
avrà in mente solo la
condizione di Miss Eliza.” Caroline non riusciva a decidere
cosa la sconvolgeva
di più, che Charles davvero aveva l’intenzione di
far visita ai Bennet o che
voleva che lei l’accompagnava. Uh! Non le piaceva stare con
persone che erano
in lutto o che erano malate.
"Caroline,"
esclamò Bingley con fermezza, con un tono di voce che le
fece capire che per
una volta non avrebbe permesso di essere contradetto, “i
Bennet sono nostri
vicini e stanno vivendo una tragedia famigliare. Mi sarei aspettato
più carità
cristiana da parte tua e più desiderosa di fare ammenda,
specialmente dopo il
tuo trattamento Miss Bennet quest’inverno. Per favore, va a
prepararti; andremo
via subito.”
Caroline lo
congedò con una leggera alzata di spalle.
“D’accordo, forse domani; ho molto da
fare oggi. La casa è stata vergognosamente trascurante
durante la mia assenza.
La servitù non sa proprio fare il suo lavoro e io devo
mettere le cose a
posto…”
"Caroline,"
la voce di Bingley divenne autoritaria. “Noi partiremo tra un
quarto d’ora per
fare visita ai Bennet. Tu salirai nella carrozza, anche se ti
dovrò trascinare
io stesso e buttarti dentro.”
Caroline
fissò il
fratello che la fissò intrepidamente e rigido di rimando.
“Oh, va bene, va
bene!” Caroline si affrettò a prendere il suo
cappottino e il cappellino, la
sua rapida acquiescenza era più dovuta alla minaccia di
Charles di tagliare la
sua spesa mensile piuttosto che in risposta al suo tono fermo.
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Il cuore di
Bingley sembrò quasi voler scoppiare dentro il suo petto
quando uscirono dalla
carrozza di fronte a Longbourn. Era pieno di ansietà, paura,
nervosismo ed
eccitazione; rischiando di sommergerlo.
La signora Hill
aprì la porta e fu la prima foriera del grande dolore che
affliggeva la casa.
La brava governante, che durante le visite precedenti era sempre stata
gentile
e allegra, ora appariva stanca e pallida, svolgendo i propri doveri
correttamente ma senza entusiasmo. “Per favore permettetemi
un momento per
annunciarvi al padrone e alla padrona, signore, signora.” La
donna fece un
inchino e si voltò per andare.
“Signora
Hill.”
La fermò Bingley. La governante lo guardò
sorpresa. “Vi prego di perdonarmi, ma
voglio prima fare una domanda franca. Siamo ritornati di recente nel
vicinato e
ci hanno raccontato del terribile incidente di Miss Elizabeth. Siamo
qui oggi
per esprimere il nostro dispiacere alla famiglia e offrire un
po’ di conforto.
Comunque, non vogliamo intrudere in alcun modo, e vorrei che ci dicesse
se
possiamo entrare o no. Non voglio essere un peso per la
famiglia.”
La signora Hill
divenne più cordiale dopo questo discorso. Aveva pensato che
il signor Bingley
fosse un gentiluomo bello e gentile quando era venuto
l’autunno scorso in
Hertfordshire, ma aveva capito, attraverso i pettegolezzi della
servitù e
conversazioni udite per caso, che la sua partenza improvvisa aveva
lasciato
Miss Jane abbastanza affranta. Era rimasta sbalordita nel vederlo e si
chiedeva
che intenzioni avesse. Però siccome i sentimenti che aveva
espresso erano della
massima gentilezza, si sentì lieta e pensò che
forse la sua presenza avrebbe offerto
un poco di sollievo al pianto incessante di Miss Bennet.
La donna
annuì la
sua approvazione e disse semplicemente,
“comunicherò i vostri sentimenti,
signore, e penso che la famiglia sarà onorata dalla vostra
considerazione per
il loro dolore. Vi prego di permettermi di condurvi al
salotto.” Accanto a lui,
Caroline sbottò per la delusione, avendo desiderato
sinceramente di essere
congedati, sentendola suo fratello le lanciò una breve
occhiata d’avvertimento.
Al contrario
delle visite precedenti di Bingley il salotto era vuoto, ma dopo alcuni
minuti
apparve il signor Bennet. Il cuore di Bingley si restrinse nel vederlo.
L’uomo
beffardo, sardonico che manteneva sempre un’aria divertita
non c’era più.
Invece, qui c’era un uomo consumato dal dolore, la sua
disperazione era quasi
palpabile, come entrò lentamente nella stanza e
cercò di costringersi a
sorridere mentre salutava i suoi ospiti.
“Signor
Bingley,
Miss Bingley. Avevo sentito che siete tornati in Hertfordshire.
Bentornati e vi
chiedo di scusarmi se non sono venuto a farvi visita. Per favore siate
certi
che mi fa veramente piacere vedere che voi e Miss Bingley siete
ritornati a
Netherfield.”
“Signor
Bennet,”
anche Bingley parlò sommessamente, “vi assicuro,
signore, che una volta saputo
della tragedia che è accaduta alla vostra famiglia, niente
altro ha occupato le
nostre menti. Vi prego di permettermi di esprimere il mio profondo
dolore per
quello che è successo a Miss Elizabeth.”
“Sì,
bene…” il
signor Bennet s’interruppe. “Prego,
sedetevi,” disse, indicando delle sedie
vicino al caminetto. I tre si sedettero e Caroline, che era rimasta in
silenzio
fino ad ora, decise di parlare. “Signor Bennet, spero che la
nostra visita in
un momento del genere non vi rechi disturbo. Non vogliamo essere un
peso.”
Il signor Bennet
le sorrise. “Miss Bingley, non preoccupatevi, ci fa piacere
quando qualcuno ci
viene a trovare. Ci fa bene pensare a qualcos’altro per un
po’ di tempo.
Altrimenti sono sicuro che tutta la famiglia divenga pazza.”
Bingley era
compiaciuto del tentativo della sorella a essere cortese e si
unì a lei.
“Comprendo che non ci siamo sentiti da un po’, ma
voglio assicurarvi che se c’è
alcuna cosa che noi possiamo fare, vi prego di non permettere alla
formalità di
venire tra noi. Vorrei…” Bingley smise
all’improvviso di parlare, sbalordito,
perché nella stanza era entrato il suo angelo, il suo amore,
la sua Jane.
Anche
profondamente addolorata, Jane era bella. Il suo dolore le conferiva
una
fragilità che riempì Bingley con il forte
desiderio di correre da lei, tenerla
tra le sue braccia e prometterle che non doveva più avere
paura, perché avrebbe
fatto tutto il possibile affinchè tutto si aggiusti. Come
entrò nella stanza
guardò su e quando incontrò gli occhi di Bingley,
offrì un debole sorriso e
Bingley immediatamente fu perso. L’amava più di
quando era possibile amare
un’altra persona, e giurò in
quell’attimo che non avrebbe lasciato
Hertfordshire senza lei al suo fianco. Si alzo, offrendole un inchino,
mentre
lei e Caroline si salutarono in modo appropriato.
“Signor
Bingley,
Miss Bingley, è molto gentile da parte vostra venire a
condolervi con noi.”
Jane abbassò gli occhi, non sopportando la comprensione che
vedeva negli
sguardi dei fratelli Bingley.
La conversazione
ricominciò dopo ciò, e continuò in una
maniera ampollosa e difficile,
attribuibile più alla tragedia che stavano affrontando i
Bennet che la mancanza
di riguardo dei partecipanti. Il signor Bingley era lieto di notare che
la
sorella stava esibendo il massimo della cordialità verso
Miss Bennet e suo
padre. Fu anche più lieto quando notò che durante
i preparativi per la
partenza, Caroline aveva richiesto dei fiori dal giardino di
Netherfield e ora
li propose a Jane dicendole che erano per la stanza della cara Miss
Eliza.
In questo aveva
fatto un errore tattico, per lo meno per quanto riguardava i propri
desideri.
Appena mostrò i fiori a Miss Bennet, quest’ultima
si alzò, diede i fiori a Hill
per metterli in un vaso e offrì a Miss Bingley di
accompagnarla a vedere Elizabeth.
Miss Bingley rimase troppo sbalordita perché offra un
diniego; non aveva preso
in considerazione una tale possibilità e si credeva inadatta
a stare vicino a
un’ammalata. Il solo pensiero di vedere Miss Eliza in tale
stato le faceva
venire il panico. Però, ragionò tra se,
camminando di malavoglia verso la
camera di Miss Eliza, lei non è cosciente. Certamente posso
fare alcuni
commenti innocui sul suo stato e andarmene senza cadere in disgrazia.
Entrarono nella
stanza, dove Miss Eliza era rimasta sotto la cura di Miss Mary che
apparentemente aveva passato il tempo leggendo ad alta voce ad
Elizabeth. Miss
Bingley si ricompose gettando uno sguardo sulla camera di Eliza,
respirando
profondamente prima di guardare la paziente stessa. Ciò che
vide la turbò.
Il rapporto di
Sir William, l’atteggiamento della famiglia Bennet, tutto
aveva indicato che
Miss Eliza si trovasse in una situazione difficile, ma essere
confrontata con
la realtà di una giovane donna ferita era tutta
un’altra cosa. Miss Bingley non
riuscì a trattenersi; un grido le scappò prima
che potesse riacquistare la
compostezza. Guardò vergognandosi verso Miss Bennet,
perché la sua angoscia era
stata così evidente.
Miss Bennet
sorrise solo tristemente al suo grido. “Non vi angosciate,
Miss Bingley,
capisco che ha un aspetto scioccante.”
Caroline si
scusò
in fretta genuinamente. “Mi dispiace, non ho
anticipato…”
“Non potevate
anticipare una cosa del genere, sono sicura.” Jane si sedette
sul letto di
Elizabeth, facendo segno ad Caroline di prendere una sedia vicina.
“Mary, puoi
andare a riposare ora.” Mary si alzò e
uscì dalla stanza.
Jane prese una
spazzola e iniziò a pettinare amorosamente i capelli di
Elizabeth. Eliza ha dei
bei capelli, pensò Caroline distrattamente mentre osservava
la devozione di
Jane verso la sorella. Non sapendo cosa esattamente dire per portare
conforto,
Miss Bingley offrì un luogo comune. “spero
sappiate, Miss Bennet, che Miss
Eliza è sempre nelle nostre preghiere.”
Jane la
ringraziò
sorridendo e rispose, “vi ringrazio, Miss Bingley. Voglio
dire anche che,
sebbene questo sia un tempo triste per noi, ci fa molto piacere che voi
e il
signor Bingley siate tornati a Netherfield. Ditemi, intendete passare
molto
tempo qui?” questo fu detto in maniera piacevole, senza
malevolenza o astuzia.
A queste parole,
Miss Bingley la guardò attentamente. Era ben consapevole
delle intenzioni di
suo fratello. Sarebbe rimasto là, finchè
necessario per vincere la mano di Miss
Bennet, anche se doveva rimanerci per anni.
Miss Bingley
improvvisamente giunse a una realizzazione: Miss Bennet, come moglie di
suo
fratello – che certamente sarebbe divenuta un giorno
– governerà il suo futuro.
Una volta sposati, era probabile che alla nuova signora Bingley non
sarebbe
piaciuto avere una cognata quasi zitella per casa. La vita di Miss
Bingley
sarebbe potuta divenire una danza bizzarra mentre veniva trascinato da
un
sfortunato parente all’altro. Comunque, vedendo la devozione
di Miss Bennet per
Miss Eliza… le suggerì che con un piccolo sforzo
da parte sua, avrebbe potuto
assicurarsi un posto dove stare in casa dei signori Bingley.
Sì, a questo punto
Caroline doveva guardare in faccia la realtà, e assicurarsi
il proprio futuro,
anche se ciò voleva dire accattivarsi il favore di Miss
Bennet.
Caroline sorrise
a Jane e mosse la sedia più vicino al letto.
“Spero di rimanere il più a lungo
possibile per aiutare la vostra famiglia in questa tragedia. Vi farebbe
piacere
parlarne con me? Sono avversa al curiosare, ma sono disposta ad
ascoltarvi se
lo volete. Sembrate esausta, mia cara, per favore permettetemi di
aiutarvi.”
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Subito dopo il
ritorno di Caroline dalla sua visita a Miss Elizabeth, i Bingley si
congedarono.
Bingley era rimasto un po’ deluso. Aveva sperato di poter
passare più tempo con
Jane, ma in complesso avevano ristabilito la loro conoscenza e come
inizio
poteva bastare. Aiutando la sorella a salire in carrozza e poi entrando
lui
stesso, Bingley non si sorprese nel vedere sua sorella che fissa di
nuovo fuori
della finestra, come se qualche mistero stesse accadendo sul prato di
Longbourn. Rimase stupito, invece, quando Caroline iniziò
improvvisamente a
piangere.
"Caroline!
Che cosa c’è? È successo
qualcosa?”
Anche Caroline
stessa rimase sorpresa nel vedersi scoppiare in lacrime. Era dovuto,
lei
supponeva, all’ansia di essere al cospetto di una malata
combinato con lo shock
dell’aspetto di Miss Eliza. Era stato sconvolgente vedere
Miss Eliza, che lei aveva
sperato tante volte che andasse via, ora veramente quasi andata. La
faceva
sentire quasi in colpa di averla trattata così male.
Caroline non
riuscì a smettere di piangere per alcuni attimi,
impossibilitata a dare una
risposta. “Oh, Charles, è terribile. Povera Miss
Eliza! Cosa succederà se lei
dovesse morire?”
Charles provò
dispiacere per la sorella, ma anche uno strano senso di piacere.
Caroline non
era sempre stata la bisbetica arrampicatrice sociale che era divenuta
quando la
prima stagione era terminata senza che Darcy chiedesse la sua mano. Di
fatto
questa era Caroline che aveva conosciuto prima che divenisse
ossessionata con
condizione sociale, il signor Darcy e diventare la padrona di
Pemberley.
“Cara, non
piangere.”
Bingley la strinse tra le braccia mentre continuava a piangere.
“Non puoi
immaginare le sue lesioni. È ferita molto gravemente! I
Bennet stanno
illudendosi; nessuno può guarire da tale
situazione.”
“Lo credi
veramente?” chiese Charles preoccupato. “Immagino
vedere Miss Elizabeth ti avrà
sconvolto terribilmente, ma forse sono solo le ferite e i tagli che
sembrano
così brutti?”
Caroline si
calmò, sospirando profondamente. “Miss Eliza ha
certamente molte ferite e molti
lividi. Comunque, penso che la cosa più dolorosa
sia… ebbene, sembra
semplicemente morta. Mi dispiace essere così schietta, ma
vedendola non si
hanno dubbi sul quale sarà la conseguenza. Alla sua
carnagione manca il solito
splendore e il suo viso è divenuto dolorosamente magro. Ha
un aspetto
spettrale.” Caroline rabbrividì.
Charles
emise un lieve
sospiro. Era davvero doloroso, nondimeno fortificò la sua
determinazione di
dimostrare la propria costanza a Miss Bennet. Intendeva rimanere al suo
fianco –
a qualunque costo – e offrirle il suo conforto ogni volta che
poteva. Sì,
decise tra se, questa triste tragedia gli avrebbe fornito
l’opportunità di
dimostrare a Miss Bennet che lui poteva essere un marito eccellente.
Mentre le
circostanze proibivano un corteggiamento, lui invece le
offrirà la sua
compagnia nella speranza che Jane eventualmente comprendesse che ne
aveva
bisogno, o piuttosto di lui, su base permanente. Con questo pensiero
Charles
annuì leggermente tra se e la sua risoluzione si fece
più forte come la
carrozza entrò nel viale che conduceva a Netherfield.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 - la lettera di Bingley ***
Capitolo cinque
La lettera di
Bingley aveva l’aspetto di tutte le sue lettere, macchiata e
scarabocchiata,
con metà delle parole cancellate e le altre frasi quasi
illeggibili. Però
strappò un sorriso a Darcy. Ecco uno sbaglio che lui aveva
sistemato, e in
questo, sperava di aver fatto rallegrare Elizabeth vedendo la
felicità della
sorella maggiore. Versandosi un bicchiere di brandy, Darcy si sedette
su una
sedia accanto al camino per leggere della felicità e vita
sentimentale di
Bingley, sforzandosi sinceramente di non invidiare la buona sorte
dell’amico.
Dopo aver letto
alcune frasi della lettera, però, divenne evidente che
c’era poca felicità da
discutere. "Bingley! La tua governante morirebbe di
vergogna!” ringhiò
Darcy mentre lottava di capire cosa Bingley stava scrivendo, dalle
poche parole
leggibili.
A quanto sembra
la famiglia Bennet si trovava in qualche genere di crisi.
C’era stato un
incidente e qualcuno stava male, vicino alla morte… ma chi?
Così Bingley invece
di corteggiare Jane la confortava invece mentre piangeva e si
preoccupava di –
aveva scritto Elizabeth? Darcy non riusciva a crederci. Cosa era
successo? Cosa
voleva dire Bingley? Darcy era incredulo. Non voleva certo dire che era
accaduto qualcosa a Elizabeth. Il signor Bennet forse o anche la
signora
Bennet, ma non Elizabeth, certamente Bingley non poteva intendere che
Elizabeth
stava male.
Corrucciandosi
nel tentativo di decifrare le parole, rilesse attentamente la lettera
di
Bingley, solo per divenire ancora più frustrato quando le
frasi non divennero
più chiare. Doveva saperlo! Elizabeth era ferita, stava
male? Era malata? Che
cosa era successo?
Questa maledetta
lettera non mi è di alcun aiuto! Pensò infuriato,
accartocciando la carta e
gettandola nel fuoco. Aveva bisogno di sapere di Elizabeth! Come poteva
scoprire qualcosa?
Darcy si sedette
pensiero sulla sedia. Una lettera a Bingley potrebbe funzionare, forse
tramite
corriere? Anche se Darcy mandava una lettera tramite corriere, questo
farebbe
sorgere delle domande riguardo ai suoi motivi, non solo in Bingley ma
anche da
parte di Miss Bingley. Inoltre, la risposta di Bingley impiegherebbe
giorno o
addirittura settimane, prima di arrivare – era pure probabile
che non avrebbe
neanche risposto! Bingley non era il migliore dei corrispondenti, un
fatto che
Darcy sapeva da anni. Inoltre, qualunque lettera che sarebbe arrivata,
sarebbe
sicuramente illeggibile come quella che aveva appena lanciato nel
fuoco. Ma
come poteva scoprire cosa c’era che non andava?
Darcy
rimuginò a
lungo sul problema, incapace di trovare una soluzione soddisfacente e
stava
divenendo ogni secondo più disperato, quando si
ricordò dei parenti di
Elizabeth che risiedevano a Cheapside. Gardiner, si chiamavano se non
ricordava
male, lo zio che era nel commercio. Poteva recarsi da loro? Non li
conosceva e
non era né giusto né conveniente presentarsi da
gente che non si conosceva e
chiedere informazioni. Cosa poteva dire poi? “Buona sera,
sono il signor
Fitzwilliam Darcy, non mi conoscete personalmente ma sono innamorato di
vostra
nipote, Miss Elizabeth Bennet. Comunque, devo ammettere che lei mi
disprezza.
Ciononostante, insisto che voi mi diciate della sua
condizione!” sbuffò con una
risata amara alla prospettiva.
Poi sospirò,
pensando che, per quanto ridicolo fosse quello scenario, non aveva
altra
alternativa. Non gli piacevano quelli che abusavano del loro rango,
eppure era
proprio quello che stava per fare, sperando che questi parenti dei
Bennet erano
sufficientemente rispettosi della sua posizione da tollera un
comportamento
così scortese e maleducato. Doveva farlo, non
c’era altra via. Qualcosa era
successo alla sua Elizabeth, e lui avrebbe fatto tutto il possibile per
scoprire cosa aveva e se poteva fare qualcosa per aiutarla.
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Fortunatamente
per Darcy, localizzare il domicilio della famiglia Gardiner fu
abbastanza
facile. Una volta raggiunto Gracechurch Street, fu facile trovare un
giovanotto
che era disposto a dirigerlo all’indirizzo giusto per una
moneta.
Guardandosi
intorno, rimase piacevolmente sorpreso da ciò che vide. I
commenti spregiativi
di Miss Bingley dopo che ebbe fatto visita a Miss Jane Bennet a
gennaio,
l’avevano condotto a credere che i Gardiner abitassero in una
spelonca in un
quartiere con le strade strette che abbonda di negozianti criminali e
bambini
sporchi. La realtà era completamente diversa,
perché divenne subito apparente
che il signor Gardiner doveva essere abbastanza benestante, come
suggeriva la
casa signorile e la carrozza davanti ad essa.
Avvicinandosi ai
gradini che conducevano alla porta d’ingresso, Darcy si
preparò all’incontro
con il fratello della signora Bennet. La versione maschile della
signora
Bennet, come sarà? Si chiese, prevedendo rudezza stridente
racchiusa in una
forma maschile. Dopo che ebbe suonato il campanello e
presentò la carta di
visita alla governante, comunque, cominciò a mettere in
dubbio questa
supposizione. La casa sembrava silenziosa e calma, la
servitù ben addestrata e
rispettosa. La governante ritornò subito dopo con il
messaggio che il signore e
la signora Gardiner l’avrebbero ricevuto, e lo condusse
giù per il corridoio e
nel salotto.
Darcy entrò
nel
salotto e si presentò ai Gardiner. Erano una coppia
attraente, a quanto
sembrava molto più giovani della signora Bennet con un
portamento cortese.
Effettivamente, Darcy li fissò con aria meravigliata,
avendoli trovato l’esatto
opposto di come si era immaginato. La signora Gardiner aveva
l’aspetto di una
signora alla moda. Il suo vestito era elegante come le sue maniere le
quali lei
espose dandogli cordialmente il benvenuto nella sua casa e
preoccupandosi del
suo conforto. Il signor Gardiner era distinto e gentile, offrendogli
del
rinfresco ed esprimendo il proprio piacere nel fare la sua conoscenza
così come
l’onore di riceverlo in casa. Né diedero ad
intendere di trovare la sua visita
maleducata o sconveniente, anche se Darcy sapeva bene che lo era.
Una volta finite
le introduzioni iniziali e i saluti, però, Darcy comprese
guardandoli più da
vicino, che mostravano tutti i segni di una famiglia in
difficoltà. La signora
Gardiner, nonostante il sorriso piacevole aveva gli occhi gonfi e rossi
e il
viso pallido di una che aveva passato molto tempo a piangere,
probabilmente di
recente. Il signor Gardiner appariva affaticato, e il suo sorriso e
buon umore
erano forzati. Ora con i rinfreschi arrivati e il tè versato
– il gruppo avendo
accertato che la signora Gardiner era originaria del Derbyshire e
conosceva la
sua famiglia, e che lui aveva incontrato i Bennet mentre era in visita
dal suo
amico in Hertfordshire – marito e moglie guardarono Darcy
ansiosamente,
chiedendogli senza parlare perché si era recato a Cheapside
quel pomeriggio.
Darcy si
schiarì
la gola, preparandosi per della prevaricazione e con una risatina
nervosa
disse, “vi chiedo perdono che sono venuto così
all’improvviso, ma sono qui per
ordine di mia zia, Lady Catherine de Bourgh del Kent. Come sicuramente
saprete,
vostra nipote, Miss Elizabeth Bennet, ha passato sei settimane con la
moglie
del parroco di mia zia,” Darcy notò che il sorriso
della signora Gardiner si
affievolì alla menzione della nipote, “e mentre
era là divenne la preferita di
mia zia.”
Darcy si
fermò
per prendere un sorso del suo tè e poi continuò
con la storia fabbricata.
“Spero che scuserete l’intromissione mia e di mia
zia nel venire da voi per
chiedere della salute di Miss Elizabeth ma siccome mia zia non ha
sentito del
sicuro ritorno di Elizabeth a casa sua in Hertfordshire, divenne
piuttosto
preoccupata per lei e mi chiese se potevo venire qui e chiedere di
lei.”
I coniugi
Gardiner lo fissarono in silenzio per un attimo, finchè la
signora Gardiner si
alzò frettolosamente in piedi con il signor Gardiner e il
signor Darcy che si
alzano dopo di lei. “signor Darcy, vi prego di
scusarmi,” disse la donna
debolmente. Fece una pausa forse per cercare una spiegazione da dargli;
non
trovandone nessuna, poi bisbigliò semplicemente,
“per favore, vi prego di
scusarmi. Sono terribilmente spiacente,” e lasciò
velocemente la stanza.
Darcy e il signor
Gardiner stettero alcuni secondi in silenzio dopo la sua partenza, fino
a che
il signor Gardiner schiarendosi la gola disse, “signore, vi
prego di perdonare
mia moglie. Non è il suo comportamento normale, ma come
avrete capito, abbiamo
ricevuto di recente cattive notizie riguardanti Elizabeth, e io stavo
informando mia moglie delle ultime informazioni sul suo stato di salute
quando
voi siete arrivato. Io sono appena ritornato da
Hertfordshire.”
Se era possibile,
Darcy si sentì ancora più imbarazzato e a disagio
a causa della sua
interferenza, insieme alla paura per la salute di Elizabeth.
“No, no, sono io
che devo scusarmi; non avrei dovuto intrudere. La verità
è…” qui Darcy si fermò
fissando le punte dei suoi piedi, “ho ricevuto notizie da un
amico in
Hertfordshire che Miss Elizabeth è molto malata e
perciò mi sono preoccupato. A
quanto sembra ho permesso alla preoccupazione di avere la meglio sulle
buone
maniere. Mi dispiace molto di aver addolorato vostra moglie e voi e
prego
umilmente scusa.”
Il signor
Gardiner sorrise malinconicamente, “signor Darcy vi assicuro
che la vostra
preoccupazione per la nostra adorata nipote certamente non ci
addolora.” Detto
questo il signor Gardiner si voltò verso la porta e fece
segno a Darcy di
seguirlo. Darcy accondiscese, presumendo che la visita fosse finita e
che lui
doveva andarsene senza sapere ancora nulla della condizione di
Elizabeth. Però
il signor Gardiner lo sorprese, “ritiriamoci nel mio studio,
signor Darcy, dove
ho qualcosa di più forte del tè per sostenerci
durante la discussione su mia
nipote.”
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Il signor
Gardiner, pensò Darcy, era un uomo che veramente li sarebbe
piaciuto conoscere
meglio. Il suo studio rifletteva l’uomo che era, mostrando
che era un
commerciante diligente e di successo, che aveva vari interessi e
studioso.
Mentre lo zio di Elizabeth chiudeva la porta dello studio, Darcy gli
offrì, l’opportunità
di congedarlo, dicendo, “signor Gardiner, mi vedo costretto a
scusarmi di nuovo
per la mia intrusione in questa crisi familiare. Non dovete sentirvi
obbligato
a discuterne con me, signore. Mi rendo conto adesso
dell’impertinenza della mia
visita e della mia indagine. Sono restio ad importunarvi ulteriormente,
signore.”
Al signor
Gardiner nel frattempo, osservando la reazione dell’uomo dopo
aver saputo della
condizione di Elizabeth, gli era venuto il sospetto che Darcy provasse
dei
sentimenti per la nipote. Inoltre, trovava difficile credere che
l’illustre
Lady Catherine de Bourgh, cui aveva sentito molto dal signor Collins
quando era
stato a Meryton per natale, potesse essere così preoccupata
per Elizabeth da
mandare il nipote a Cheapside per avere sue notizie.
Anche se comprese
che il signor Darcy gli dava l’opportunità di
liberarsi di lui, il signor
Gardiner optò invece di avere misericordia per
l’uomo più giovane e parlare più
liberamente di quanto la loro breve conoscenza dettava.
“signor Darcy, per
favore non vi dovete sentire a disagio. Siete venuto con buone
intenzioni e io
capisco e apprezzo la vostra preoccupazione per Elizabeth. Voglio che
siate
consapevole però, che ciò che ho da dirvi non
è bello. Non vi porterà alcuna
pace né a voi né a vostra zia.”
Prendendo silenziosamente in mano una caraffa,
il signor Gardiner offrì a Darcy un bicchiere di brandy che
quest’ultimo
accettò volentieri.
Darcy deglutì
nervoso mentre il signor Gardiner si sedette e sorseggiò il
proprio brandy. “Devo
ammettere che questo mi è molto difficile da riferire.
Elizabeth è da sempre la
mia nipote preferita. È una compagnia molto gradevole e mia
moglie e io
l’abbiamo sempre esortata a considerare casa nostra come sua,
tanto quanto
Longbourn. La sua compagnia non ha mai smesso di deliziarci.”
Sospirando il
signor Gardiner iniziò a raccontare la triste storia.
“Elizabeth ritornò alcune
settimane fa dal Kent, e poiché lei aveva cambiato i piani
all’ultimo minuto,
tornò a casa con la diligenza mentre io avevo pensato di
portarla io stesso
prima. Avevo degli affari da sbrigare qui in città e quindi
non potevo
esentarmi, e Lizzy era molto decisa di non rimanere a
Londra.” Il portamento
del signor Gardiner testimoniava la colpa che provava per aver mandato
Elizabeth
con la diligenza.
“Quando la
diligenza si fermò a Meryton, non vide la carrozza di suo
padre, e così, io
presumo, camminò un poco per le strade del villaggio per
stirarsi le gambe dopo
il lungo viaggio.” Il signor Gardiner fece una pausa per bere
un sorso del suo
brandy nel tentativo di calmare i suoi nervi.
“Ad un tratto
mentre era per strada, un calesse corse giù per la stessa
strada, il cui
conducente aveva perso controllo dei cavalli. Elizabeth evidentemente
non ebbe
il tempo di scansare la vettura e così… beh, si
è trovata al posto sbagliato
nel momento sbagliato.”
Darcy esalò
bruscamente stordito, sentì la sua testa cominciare a girare
e udì il battito
del suo cuore risuonargli tra le orecchie. La voce del signor Gardiner
era
divenuta distante.
“Signor Darcy?
Signor Darcy! Bevete questo, signore, sembrate piuttosto
pallido.” Alzando il
bicchiere di Darcy da dove l’aveva posato, il signor Gardiner
lo mise
insistentemente nella mano di Darcy che lo svuotò in un
sorso. Il bruciare
nella sua gola era un dolore benvenuto. Come poteva sopportarlo?
Quest’agonia,
povera Elizabeth, dolce e povera Elizabeth ferita così
gravemente. No, non
poteva accettarlo, non poteva essere vero.
“Signore, vi
sentite bene? Signor Darcy? Posso continuare?” il signor
Gardiner guardò Darcy
con gentilezza, i suoi sospetti confermati. Non era venuto sotto
richiesta di
sua zia; nutriva dei sentimenti per Elizabeth.
“Sì,
sì, sto
bene. È molto sconvolgente.” La risposta di Darcy
era debole come si concentrò
a respirare, calmandosi per riacquistare i nervi.
Finalmente il
signor Gardiner continuò. “I passanti che videro
l’incidente a Meryton erano
sicuri che Elizabeth non potesse sopravvivere ma corsero lo stesso in
suo
aiuto. Aveva perso conoscenza ma respirava ancora, anche se debolmente
e le sue
ferite erano molti e gravi. Quando arrivò il farmacista
determinò che c’era
poco che lui potesse fare quindi decisero di riportarla a Longbourn.
Riuscirono in
qualche modo a trasportarla a Longbourn, nel conforto della sua casa e
della
sua camera, per quello che tutti erano sicuri, sarebbero le sue ultime
ore.
Sono sicuro che saprete immaginarvi quanto siano gravi le sue ferite.
Fu
chiamato un medico ma neanche lui poteva offrire alcuna speranza. Le
ferite
furono naturalmente medicate e venne controllata per vedere se
c’erano ossa
rotte e così via, ma avvertì il signore e la
signora Bennet che probabilmente
c’erano dei danni interni per cui non poteva far niente. Li
informò che questi
danni eventualmente l’avrebbero portata alla morte e che
aveva al massimo
alcune ore.
Per lo stupore di
tutti, però, Elizabeth sopravvisse alla notte e noi
continuiamo a rimanere
sorpresi con ogni giorno che passa che lei rimane viva. Le sue ferite
esterne
continuano a guarire. I lividi stanno sparendo e i tagli si chiudono.
Sfortunatamente non si può sapere con certezza quali altri
danni ha avuto. La
settimana scorsa è stata particolarmente grave,
perché Elizabeth sviluppò una
febbre alta che durò quattro giorni. Io venni convocato a
Longbourn poiché si
credeva che stava per soccombere. Per nostra sorpresa la febbre
diminuì,
lasciandola tuttavia in uno stato ancora più debole.
Molti esperti
sono stati chiamati da Londra, ma tutti dicono la stessa cosa;
eventualmente
soccomberà alle sue ferite. È stata ferita troppo
severamente per sopravvivere.
Quando lottava contro la febbre, i medici si dissero che sarebbero
stati i suoi
ultimi giorni ma in qualche modo sopravvisse. Il suo medico disse di
non
nutrire troppa speranza per questo, perché era un modello
che sarebbe
continuato fino alla fine: febbre alta e stato debole, con periodi di
apparente
recupero.”
Il signor
Gardiner sospirò fortemente come Darcy esclamò
con veemenza, “ci sarà pure
qualcuno che possa aiutarla! Forse un medico che ha curato soldati
provenienti
dalla guerra con simili ferite gravi…”
Il signor
Gardiner lo bloccò con una mano alzata. “Vorrei
fosse così, signor Darcy,
veramente. Elizabeth giace priva di sensi ormai da due settimane. Il
suo corpo
diventa ogni giorno più debole. Era proprio questo che stavo
spiegando a mia
moglie prima del vostro arrivo, sembra che Elizabeth morirà
una morte lenta e
dolorosa. Ognuno degli esperti che abbiamo chiamato ha detto lo stesso.
Non si
può fare più nulla per lei. Nessuno è
più addolorato da questo di me. Devo ammettere
che Lizzy è sempre stata la mia preferita, a parte di essere
una nipote
adorata, io, ebbene… ho sempre molto gradito la sua
compagnia.” Il signor
Gardiner si fermò un attimo per calmarsi, strofinandosi la
faccia con la mano e
respirando profondamente; discutere questi eventi sfortunati
l’aveva
evidentemente stressato.
Darcy provò
un
senso di irrealtà. Non poteva essere vero! Non poteva essere
che la brillante,
vivace Elizabeth stesse lottando per sopravvivere. La sua testa girava,
il suo
cuore… possedeva ancora un cuore? Indiscutibilmente il suo
cuore giaceva in un
letto a Longbourn, e se Elizabeth moriva, se lo porterà con
se. Si sentì
sprofondare nella disperazione e si castigò, ricordandosi di
mantenere
abbastanza autocontrollo da congedarsi cortesemente dai Gardiner e
ritornare a
casa, dove poteva concedersi il lusso di annegare nel proprio dolore. A
Darcy,
che non era mai stato il tipo di bere eccessivamente, un oblio indotto
dal
brandy suonava straordinariamente invitante.
In qualche modo
Darcy riuscì a mantenersi calmo da esprimere le condoglianze
ai Gardiner,
ringraziarli di averlo ammesso nella loro casa senza essere invitato e
assicurare alla signora Gardiner che comprendeva la sua brusca
dipartita della stanza,
date le circostanze tragiche e il suo dolore. Poi entrò
nella sua carrozza e
tornò a casa con un unico pensiero che li rimbombava in
testa, un commento
fatto dal signor Gardiner, “si è trovata nel posto
sbagliato al tempo
sbagliato.”
Il posto
sbagliato nel momento sbagliato, pensò Darcy. Un cambio di
programma ed
improvvisamente Elizabeth si trovava nel mezzo di una tragedia.
Perché lei
sarebbe dovuta essere ancora in Kent, alla canonica con la signora
Collins,
passeggiando per i boschetti di Rosings, prendendo il tè nel
salotto di sua
zia, o facendo qualsiasi altra cosa che le signorine di solito fanno.
Invece aveva
abbandonato il Kent e si era ritrovata sulla strada di un calesse
errante. Darcy
chiuse gli occhi angosciato, non riuscendo a sopportare questo pensiero.
Era colpa sua. Per
colpa sua Elizabeth sarebbe morta.
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