Martiri

di TsukiKozui
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Inspira. Espira. Inspira. Espira. Inspira. Espira…
Ottimo. Quella giovane cerva è ancora lì, non si è accorta di me.
Quanto tempo sarà passato dall’ultimo cervo? Sei mesi?
Mi posiziono meglio sul ramo, stringo l’elsa del pugnale e, concentrata al massimo, lo scaglio contro quella preda tanto invitante. Come previsto il pugnale si conficca a fondo nel collo della cerva, proprio in corrispondenza della laringe. E ovviamente la mia preda crolla a terra, forse non ha nemmeno sentito il colpo.
Scendo con un balzo dall’albero su cui ero appostata e corro verso la mia busta paga. Le sfilo il pugnale dal collo e… come diamine la trasporto adesso?
Ho già preso cinque conigli, tre tacchini e un bel numero di scoiattoli. Il sacco è pieno e alquanto pesante, non riuscirei a sollevare un ulteriore carico per molto, benché la cerva non pesi molto.
Me la carico sulla schiena e, sperando mi venga in mente qualcosa, comincio a rifare il percorso a ritroso. Poi un lieve fruscio mi mette in allerta, così corro a nascondermi dietro una sporgenza rocciosa. E sento delle risate soffocate.
< Ah ah ah ah! Te lo sei lasciato scappare proprio da sotto il naso, complimenti Catnip! > ok, falso allarme, sono solo Katniss e Gale :< Piantala Gale! Quel dannato coniglio ci aveva fiutati da un pezzo! >  comunque meglio non uscire da qui.
< Sì, e dopo averci fiutati ha trovato divertente beffarsi di noi, vedila come vuoi, ma per me è stato un fallimento epico! >
< Zitto e piazziamo i lacci, vorrei prendere almeno qualche scoiattolo oggi…>
Direi che la giornata non è stata fruttuosa per loro, rimediamo subito. Aspetto che finiscano di piazzare le trappole e, appena abbandonano la zona, le riempio con le mie prede. Tengo per me solo un coniglio, un tacchino, la metà degli scoiattoli e, ovviamente, la cerva. Spero non facciano troppo caso ai buchi sul collo…
Ora, leggermente più leggera, mi carico, di nuovo, quella cerva di quaranta chili sulla schiena e mi dirigo verso il Distretto 12. Verso casa.
Con un po’ di fatica passo sotto la recinzione quasi-mai-elettrificata, attraverso il Prato, poi punto verso la mia piccola abitazione nel Giacimento.
Apro piano la porta ed entro facendo il minor rumore possibile: l’alba è passata da qualche ora, la battuta di caccia l’ho iniziata poco prima che il sole sorgesse.
Mi scrollo di dosso il cervo e il sacco con le restanti prede. Mi stiro la schiena e mi preparo a scuoiare le prede. Al Forno ti pagano meglio se il lavoraccio lo fai tu. Ma prima una piccola faccendina deve essere risolta.
Mio padre è steso addormentato su una sedia, macchiato di carbone e alcol. E’ ubriaco, ovviamente; almeno questo mi fa credere la bottiglia di liquore bianco poggiata sul bracciolo della sedia. Mi avvicino senza badare al rumore che faccio e sferro un calcio alla bottiglia. Questa si schianta sulla parete opposta, frantumandosi in minuscoli pezzi di vetro e producendo un rumore acuto e assordante. Per fortuna aveva avuto il pensiero di scolarla tutta, altrimenti dovrò ripulire il pavimento anche dall’alcol. Il mio calcio da primo premio, però, sveglia tutta casa.
< Allora p-a-p-à, ci fai il favore di recarti a lavoro? O vuoi subire lo stesso trattamento dei miei conigli? > quel dannato che stento a chiamare padre sembra essersi ripreso.
< Ehi, un po’ di rispetto per tuo padre! Quello > indica la bottiglia fracassata < è costato tanto > vuole farmi arrabbiare temo.
< Ho detto, vai a lavoro! E mi raccomando, fatti un bel pisolino eterno in miniera! Chissà dov’eri quando quell’esplosione ha ucciso i padri di Gale e Katniss! > anche io non ci metto molto a farlo infuriare e sono costretta a minacciarlo, letteralmente, con il pugnale per convincerlo ad uscire. Purtroppo avevo un bel pubblico sulle scale: mia sorella, Allie, e i due gemellini, Mark e Leo, entrambi tra le sue braccia. Presto si unisce al gruppetto anche Maggie, la mia amata sorellina.
< Buongiorno Neela, direi che la caccia è andata bene > la sorellona odia le mie scenate con papà, ma le capisce meglio di tutti.
< Buongiorno a tutti! Sì sono riuscita a prendere una cerva! Forse oggi riesco a prendere un po’ di marmellata… contenti? > allora i gemelli e Maggie scattano subito e cominciano a saltellare per la casa gridando “Marmellata, evviva, marmellata!”
< Anche papà era contento. Pensate che non voleva andare a lavorare, visto? Sono stata costretta a farlo uscire minacciandolo! > disprezzo mio padre, ma è una cosa personale e non voglio che anche loro provino un odio simile.
Allie annuisce impercettibilmente e comincia a preparare la colazione per sé e per i bambini.
< Hai portato in spalla una cerva da sola? >
< Non sempre in spalla… per un po’ l’ho trascinata. Poi non pesava molto, circa quaranta chili e… > la mia cara Allie ama interrompermi.
< Non è poco, Neela! La tua schiena rischia di brutto… >
< Anche il latte rischia di brutto se non spegni il fornello, Allie! > Maggie, ovviamente, scoppia a ridere alla mia uscita.
< Ah! Giusto! Mark, Leo, Mag temo dobbiate aspettare che si freddi un po’ > ai gemellini non piace la situazione e cominciano a lamentarsi. Il momento giusto per scappare.
< Ok, io vado a vendere la cerva e gli scoiattoli >
< Non li hai puliti, mia cara > messaggio chiaro: non t’azzardare a lasciarmi qui con i gemelli!
Mi siedo per terra e tolgo pelle e interiora alle mie prede. Lascio intatti solo il coniglio e il tacchino, a quelli ci penserà Allie.
Dopo circa mezz’ora finisco il lavoro e tutti si sono preparati per la giornata.
< Neela devo sistemare un po’ la casa prima di andare a scuola… quindi puoi portare tu Mark e Leo dalla signora Hawthorne? >. Da quando la mamma è… morta… io penso al cibo e lei alla casa. Però tentiamo di badare entrambe ai bambini. In questo quadro alquanto tragico mio padre non ha un ruolo se non portare un po’ di soldi a casa ed evitarci l’orfanotrofio. I soldi, però, li spende in alcolici e, inoltre, è diventato molto violento: diciamo che l’orfanotrofio non sarebbe male.
< Certo, tranquilla! Però non esagerare o sverrai in classe >
< Posso venire con te al Forno Neela?! > Mag è capace di stordirti quando strilla, così ci metto qualche secondo per catalogare quello che ha detto.
< Ok, Mag, però mi aiuti a portare gli scoiattoli, va bene? > sapevo bene che mi avrebbe aiutata lo stesso, è una brava bambina.
< Sicuro sorellona, andiamo adesso! > mi carico il sacco, ora molto più leggero, e usciamo.

Gran parte delle case del Giacimento sono vuote oppure ancora addormentate: i minatori iniziano il turno prestissimo. Ma non casa Hawthorne, pare non dormano mai lì.
Maggie e i gemelli sono i primi ad entrare nella casupola.
< Ehi, dovete bussare prima di entrare! > inutile ripeterglielo… entro anche io.
< Buongiorno signora Hawthorne > la donna è seduta con la piccola Posy addormentata tra le sue braccia.
< Buongiorno Neela e ciao bambini! >
< Ciao ciao zietta! >
< ‘Giorno zia Hazelle! > ok non è nostra zia, ma non è facile spiegarlo a due bambini di quattro anni che passano tutte le mattine con lei.
< Neela puoi tenere un minuto Posy? Devo scaldare l’acqua per il bucato, ho molto lavoro oggi >
< Oh, le è un problema guardare i gemelli oggi? Se vuole posso cercare un’altra soluzione… >
< Tranquilla, cara! Mi fa molto piacere badare ai piccoli, adorano la piccola Posy! Ma sai con una bambina nata da poco e un lavoro faticoso… almeno Rory oggi mi aiuta, non va a scuola >
Hazelle esce dal retro e rientra poco dopo carica di legna. Accende un fuoco nel camino e prepara un pentolone enorme pieno d’acqua da scaldare.
Sistemato il pentolone, riprende la piccola Posy e torna a sedersi.
< Posso chiederti un favore, Neela? >
< Certo signora Hawthorne! >
< Potresti portare Gale a scuola? > mi blocco un secondo. Accompagnare Gale a scuola? Fino a prova contraria ha quattordici anni… ma forse la spiegazione di questa strana richiesta sta nel consistente numero di assenze del ragazzo.
< Le sue assenze sono dovute a qualche particolare “malattia”, signora? >
< Esatto, una malattia di nome “caccia”. Trascura troppo lo studio, quindi… >
< Va bene, andrò a prenderlo. Può guardare per un po’ Maggie? >
< Ma voglio venire con te, sorellona! > ovviamente il problema era proprio Mag.
< Certo, Neela, nessun problema >
Abbandono il grosso sacco con la carne e mi avvio verso la porta. Con una sola occhiataccia riesco a far desistere Mag dal seguirmi.
Quindi riattraverso il Giacimento, la recinzione quasi-mai-elettrificata e il Prato. Ma davanti al bosco sorge un altro problema: dovrei attraversare mezzo bosco, se sono fortunata, per riuscire a scorgerlo…

E finalmente, dopo aver battuto una buona parte del bosco per circa un’ora lo vedo seduto su un masso con Katniss.
Mi avvicino lentamente, senza farmi sentire. Praticamente sono alle loro spalle quando si accorgono della mia presenza. Prenderli alle spalle non è stata proprio una bella idea, ora ho un arco ed un pugnale puntati contro.
Alzando prontamente le braccia grido:< Calmi, calmi sono innocente! > sospirando di sollievo abbassano le armi.
< Hai proprio voglia di farci venire un infarto! >
< Non esagerare Kat! Stavo solo testando il mio passo felpato… >
< E’ successo qualcosa, Neela? > mi chiedo perché tutti vedano la mia presenza come avvisaglie di guai.
< No, Gale. Tua madre mi ha solo assunta come tua momentanea baby-sitter, devo accompagnarti a scuola > Gale mi guarda come se avessi appena detto la cosa più grave del mondo.
< Mi sono appena ricordata che devo svegliare Prim, ci vediamo a scuola! > ottimo, Katniss mi abbandona alla furia di Gale.
< Non c’è bisogno che mi accompagni, quindi… >
< Ho girato a vuoto per un’ora, non puoi rifiutare! Sai ho ancora il pugnale con me per ogni evenienza… > pare aver colto il messaggio, così mi segue docile.
Al limitare della foresta si decide ad aprire bocca:< Ehm… per la carne… grazie > lo dice arrossendo visibilmente. So bene che odia l’idea di ricevere elemosina.
< Quali prede? Sono riuscita a prendere “solo” una cerva! > lui ride complice.  
Dopo una lunga camminata- fortunatamente della durata inferiore ai venti minuti- siamo di nuovo nel Giacimento. Ci dirigiamo verso casa Hawthorne per prendere Mag, il sacco con le prede e, soprattutto, per mostrare ad Hazelle che la missione-recupera-Gale è stata un successo.

Al Forno riesco a fruttare ottimi guadagni dalla vendita della cerva. Non si può dire la stessa cosa per Gale, ma credo riuscirà a sfamare la sua famiglia fino alla prossima battuta di caccia. Gli darei volentieri un po’ di soldi, ma la mia famiglia ne ha un disperato bisogno.
< Maggie è quasi ora di andare a scuola, quindi lascia perdere la brodaglia di Sae la Zozza e andiamo >
< Solo un momento, ti prego! Mi è sembrato di vedere un occhio galleggiare nel pentolone! > non è proprio normale che una bambina di otto anni non provi il minimo ribrezzo per certe cose. Adoro mia sorella!
< E non ti disgusta neanche un po’? >
< Nemmeno un po’ Gale, dovrebbe? >
< In teoria sì… > lo sguardo di Gale si punta un attimo su di me.
< Posso solo immaginare chi sia la tua insegnante… vero Neela? >
< Di certo non Allie. Una creatura bella e delicata come lei non potrebbe mai insegnare cose del genere ad una bambina > accenna uno strano sorrisino.
< Non ci provare, Gale. E’ troppo grande per te, mio caro >
< Ha sedici anni, cosa vuoi che siano due anni in più! >
< Ma io non parlavo dell’età, Gale… > prendo Mag in spalla e corro via ridendo come una pazza, e ovviamente lui mi insegue. Dobbiamo apparire come due malati agli occhi della gente.
Correndo per il Forno intravedo Katniss. Cerca di guadagnare qualcosa in più dalla vendita di un coniglio. Quella ragazzina ha tutta la mia stima: anche lei, come me e Allie, si è fatta carico di una famiglia. L’unica differenza è che noi siamo in due.
Questa piccola distrazione, però, mi fa raggiungere da Gale.
< Allora simpaticona, non volevi che andassi a scuola? >
< Ah giusto, muoviamoci! >

< Allora ragazzi, tra poco meno di un mese inizieranno gli Hunger Games. La scuola rimarrà chiusa il primo giugno per la Mietitura > l’annuncio del preside viene accolto con sorpresa e paura, anche se ce lo aspettavamo. Per me, Gale e il resto della classe sarà la terza Mietitura. Io, a quattordici anni, ho già quarantacinque nomine; è praticamente un miracolo non essere stata sorteggiata l’anno scorso.
L’annuale lezione di storia sui Giorni Bui scorre con la tipica tensione di chi è in attesa di una condanna. Anche Gale, seduto a due posti di distanza da me vicino alla grande finestra dell’aula, è tesissimo. Si contorce le mani e ha lo sguardo fisso e inespressivo puntato sulla lavagna.
Anche io non sono rimasta indifferente all’avviso del preside, ma cerco di rimandare l’ansia al giorno del giudizio. I miei fratellini noterebbero il mio turbamento e non voglio che sappiano, non ancora.
Comunque la tensione della classe la si può toccare con mano, quindi decido almeno di far distrarre Gale; strappo un pezzo di carta dal quaderno e scrivo sopra “Non ti sono venuta a prendere nel bosco per vederti distratto, svegliati e segui la lezione cretinetto!!!” .
Glielo lancio di nascosto svegliandolo dallo stato di trance. Lo legge e, con un ghigno malizioso, scarabocchia qualcosa sul retro del foglietto. Me lo lancia e, sempre sorridendo, aspetta la mia risposta.
Sul foglietto è disegnata una versione di me, alquanto stilizzata, stesa a terra con la lingua penzolante e una freccia che le trapassa la testa. A margine una piccola nota: “Conseguenze dell’eccezionale mira di Katniss”. Ho già detto che Gale è il mio migliore, oltre che unico, amico?
In risposta al disegnino gli faccio un bella linguaccia.
< Evans e Hawthorne, mi spiace interrompere la vostra conversazione ma gradirei che la finiste! > ci giriamo entrambi verso la professoressa, soffocando un uragano di risate, e noto, sollevata, che tutta la classe pare essersi dimenticata della prossima Mietitura. E questo è certamente più importante del sapere come mai siamo arrivati ad uccidere una ventina di ragazzini ogni anno.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

E’ arrivato il momento della giornata che odio più di ogni altra cosa: la sera tardi, quando aspetti l’abbraccio del sonno sdraiato sul letto. Odio quei minuti, spesso ore, in cui mi ritrovo a pensare troppo. E non sempre le mie sono belle riflessioni. Axel…

Correvo tra le case del Giacimento. Inciampai più volte, ero piuttosto goffa a quattro anni.
< Axel! Axy, aspetta! > inseguivo un ragazzino di dodici anni, allora mi sembrava un gigante.
Axel si fermò di scatto e si girò verso di me. Io continuai a correre, sperando mi afferrasse al volo come sempre, ma mi bloccai appena vidi la sua espressione corrucciata.
< Neela che fai qui? > lo disse con un vocione che mi intimorì molto.
< V-vengo con te! > sbuffò sonoramente.
< Non sto andando a giocare in un posto segreto, Neela. E’ un luogo pericoloso per te! >
< Ma io voglio venire lo stesso! >
< Ho detto di no, e adesso ti riporto a casa > ma io incrociai le braccia, misi il broncio e puntai i piedi. Non mi sarei mossa da lì per nessun motivo.
< Dai Neela, non fare i capricci! Andiamo a casa, forza > scossi forte la testa. Axel strinse con una mano i suoi folti capelli, neri come i miei, e si abbassò alla mia altezza. Posò i suoi occhi sui miei- grigi i suoi, verdi i miei- e disse calmo:< Neela, devo andare nel bosco con il padre della piccola Katniss. Che cosa è successo a quella bambina che era entrata nel bosco da sola? > si riferiva ad una vecchia favoletta del Distretto 12 che serviva a dissuadere i bambini ad entrare nel bosco. Con alcuni, a quanto pare, non ha funzionato a dovere.
< Viene mangiata dall’orso cattivo >
< Visto? E’ meglio se non vieni anche tu >
< Ma non sono sola, fratellone. Ci sei tu e il papà di Kat, tutti gli orsi avranno paura di voi! > Axel rise, poi si alzò per prendermi in braccio. Poi un uomo arrivò alle spalle di mio fratello.
< Porta anche lei, Axel > il ragazzo si girò e guardò stupito l’uomo, il padre di Katniss.
< Ma… signor Everdeen… è pericoloso! > il mio sguardo si fermò sulla bambina attaccata al pantalone del signor Everdeen. Era molto piccola, aveva solo due anni, con i capelli raccolti in due minuscole trecce e il visino nascosto dietro la gamba del padre. Katniss.
< Come puoi vedere, io porterò Katniss. E’ giusto che si abituino al bosco, un giorno saranno loro a cacciare. Non credo che sarà Allie a farti compagnia un giorno >
< No, infatti. Allie preferisce aiutare mia madre, questa nanetta, invece, adora cacciarsi nei guai > misi di nuovo il broncio, ma ero divertita.
< Va bene, viene anche Biancaneve. Possiamo andare signor Everdeen > l’uomo rise, prese in spalla la piccola Katniss e marciò fino alla recinzione.
Biancaneve. Solo lui mi chiamava così.
  
Stringo forte il cuscino, così forte che non so come le piume riescano a rimanere all’interno. E’ per lui che odio la sera. Axel, il mio fratellone…
Sessantaseiesima Mietitura. Le mani di Effie Trinket, dopo aver segnato il destino di una ragazzina di tredici anni, si chiudono sul nome di Axel. Aveva diciotto anni, era forte, era un cacciatore. Ma è morto.
Io avevo dieci anni.
Da allora vado a caccia sola, come arma i suoi insegnamenti.
Ogni vigilia di Mietitura mi viene in mente qualcosa di Axel, e ogni ricordo che ho di lui ha l’effetto di una pugnalata al cuore. Sì è la vigilia della settantesima Mietitura.

Non ho dormito per niente bene. Immagini dei sessantaseiesimi Hunger Games hanno affollato i miei sogni. Mi giro nel letto e vedo che quello di Allie è vuoto, quindi mi alzo e mi preparo. Dovrò interrogarla a lungo per farle uscire di bocca il suo numero di nomine. Ogni anno le vieto di chiedere altre tessere e ogni anno le prende di nascosto.
La trovo seduta in cucina. Ha in mano una foto, l’unica foto della casa. Ritrae tutta la famiglia ed è a colori: la pagammo una fortuna.
Mi avvicino ad Allie, le poggio le mani sulle spalle e osservo la foto. Mamma e papà sono seduti sul divanetto a fiori dello studio fotografico del Distretto 12, ora andato in rovina, e hanno tra le braccia i neonati Mark e Leo. Axel è in piedi dietro di loro e sorride all’obbiettivo. Era proprio un bel ragazzo. Allie è in bilico sul bracciolo destro del divano ed io sono seduta ai piedi di mamma con una Maggie di quattro anni che mi abbraccia.
La foto è stata scattata poco prima degli Hunger Games di Axel. Stavamo bene.
Allie si volta verso di me. Delle occhiaie scure le segnano gli occhi e grosse lacrime le rigano il volto.
< Buongiorno Neela >
< Buongiorno. Nottataccia? > è la cosa più stupida che potessi chiedere, sono un genio.
< Già… i bambini dormono? >
< Credo di sì, ma non per molto. Se non vuoi che ti vedano piangere è meglio che ti dai una pulita >
< Non importa se mi vedono piangere, ma non voglio che chiedano il perché > io ed Allie, così simili ma così diverse. Lei è sensibile, comprensiva e materna. Io sono una pazza cinica, spesso insensibile e… non trovo aggettivi positivi in me. Entrambe, però, abbiamo la stessa dose di realismo ed entrambe odiamo che qualcuno ci veda piangere. Io per orgoglio, lei per la paura che qualcuno le chieda il motivo.
< Sai Neela, a volte mi chiedo come saremmo sopravvissuti se tu non avessi imparato a cacciare >
< Molto probabilmente adesso farei la fila da Cray con altre ragazze… >
< Neela! >
< E’ solo la verità, Allie > finalmente accenna un sorriso. Sono brava in queste cose, a volte.
Posa di nuovo gli occhi sulla foto e il leggero sorriso che le era apparso sul volto scompare.
< La mamma mi manca ancora, Neela… >
< Sarebbe strano il contrario, non credi? >
< Tu non hai mai pianto la sua morte! >
< Le mie ultime lacrime le ho versate per Axel, ma non credere che non abbia sofferto anche per la mamma! > la verità è che i due lutti mi hanno svuotata, resa apatica. Allie risponde con altre lacrime.
Nostra madre si è spenta pochi mesi dopo Axel. L’ha portata via una malattia di quattro lettere, così hanno detto, e immagino che il dolore per la perdita di un figlio abbia accentuato la cosa. Con lei, però, si è lasciato andare anche papà, io ed Allie- delle bambine- abbiamo dovuto tirare avanti una famiglia.
Allie si asciuga gli occhi, cerca di ricomporsi e torna ai suoi lavori. Credo la aiutino a dimenticare.
< Sai Al >
< Cosa? >
< Credo che qui ti sposerebbe chiunque >
< M-ma che diavolo dici? > arrossisce violentemente.
< Solo che ogni ragazzo del 12 vorrebbe avere in sposa una bella moretta dagli occhi da cerbiatta verdi >
< Non ho gli occhi da cerbiatta! >
< Invece sì. E credimi, io sono esperta di cervi >
< Oh certo! L’esperta che ne centra uno all’anno! > e no, il sarcasmo è il mio campo!
< Non è vero! Ne prendo uno ogni sei mesi… >  lo dico alzando le mani e aria innocente.
< Inoltre ti sposerebbero anche perché sei una brava mammina… >
< Neela, vai a spaccare la legna! >
< Ma… >
< Muoviti! > visto? E’ proprio una brava mammina, mi sopporta anche se sono fastidiosa come le mosche.
Esco e mi reco sul retro della casa. Prendo alcuni ceppi dalla catasta di legna e li sistemo verticalmente in fila. Impugno la pesante accetta di papà e, con rapidi e precisi movimenti, li taglio a metà uno ad uno.
Prendo la legna che serve e rientro in casa. In cucina trovo Al ai fornelli e i tre nanetti seduti a tavola.
< Buongiorno bambini! > poso la legna vicino al caminetto.
< Ciao Neela! >
< ‘Giorno sorellona! >
< Buongiorno… >
< Come mai siete già svegli? >
< A Mark scappava la pipì > Allie si avvicina al tavolo e vi poggia sopra una brocca di latte caldo. Si siede e comincia a parlare:< Ricordi come è finita l’ultima volta che a Mark scappava la pipì a letto? >
< Sì, non è stata una bella mattinata! > mi siedo anch’io e cominciamo a mangiare.
Sentiamo un rumore dal piano di sopra. Tristemente ricordo che c’è un’altra persona in casa.
Nostro padre scende pesantemente le scale, si ferma sull’ultimo gradino e ci osserva per un po’- come se cercasse qualche piccola imperfezione nel quadretto familiare- poi si avvicina e si abbandona su una sedia. Almeno non sembra ubriaco.
< Buongiorno ragazzi > prende la brocca del latte e ne versa un po’ in una tazza.
< Buongiorno papà > i bambini lo salutano calorosamente, noi ragazze- compresa Mag- gli concediamo solo occhiate infuocate.
< Ho detto buongiorno, ragazze! > Al e Maggie rispondono al rimprovero con un timido saluto. Io no.
Mi scruta come farebbe come una bottiglia di liquore. Se non ci fossero i gemellini mi avrebbe già spaccato il naso. Ma, per evitare che mi attacchi in altri modi, mi alzo.
< Dove vai, sorellona? >
< Preparo il bagno, Mag. Lo sai che oggi è quel giorno. Vieni con me > ho notato che la mia sorellina oggi è un po’ strana. Devo parlarle.
Entriamo in bagno e riempio la grande tinozza che usiamo come vasca con acqua fredda. Finito il lavoro mi giro verso Mag. Ha gli occhi segnati da occhiaie scure.
< Che hai oggi, Mag? >
< E’ quel giorno >
< Non è ancora un tuo problema, sorellina. Hai solo otto anni > ma in fondo so cosa intendeva dire.
< Ma potreste essere scelte! Come potremmo vivere se una di voi venisse scelta? Io cosa farei senza di voi, senza di te? > e scoppia a piangere, una cosa che non fa mai.
< Oh, vieni qui piccola > si avvicina ed io l’abbraccio. Continua a piangere sulla mia spalla.
< Non avere paura. Non devi pensare al peggio, mai, capito? Sei una bambina forte e sono sicura che riusciresti a cavartela anche senza una delle sorellone. Ti ho portata tante volte nel bosco, giusto? > si stacca da me e si asciuga le lacrime.
< Solo all’inizio del bosco, però >
< E’ vero, ma ti ho insegnato a mettere delle trappole e a lanciare un pugnale >
< Ma sono riuscita a prendere solo due conigli finora, e li ho solo feriti! >
< Li hai feriti molto gravemente, infatti non sono riusciti a scappare. Devi solo continuare ad allenarti > pare essersi calmata un po’.
< Inoltre puoi curare l’orto sul retro. Comunque non portare sfortuna con questi argomenti, Mag! > le scappa una piccola risata. Un meraviglioso sorriso tra le lacrime.

Camminiamo insieme ad altri abitanti del Giacimento. Allie è dietro di me con Leo in braccio, al suo fianco c’è nostro padre con Mark. Al mio fianco cammina tentennate Mag.
Tra la folla intravedo Gale e la sua famiglia. Lui mi nota e fa un veloce cenno con il capo, non abbiamo niente da dirci. Dietro di lui vedo Katniss; è la sua prima Mietitura.
Mi offrirei come tributo al suo posto? Voglio credere di sì, per mia sorella lo farei mille volte.
Mag trattiene a stento le lacrime, ma so che non piangerebbe mai in pubblico; è come me.
La piazza è vivacemente decorata con stendardi e bandiere varie. Ma per quanto Capitol City cerchi di rendere gli Hunger Games simili ad una festa, le nostre facce rimandano sempre alla crudeltà dei Giochi.
Ci registriamo, poi io ed Allie ci separiamo dagli altri. Devo quasi strattonare Mag per costringerla a lasciarmi la mano.
Sistemo meglio il pugnale sotto la gonna di questo dannato vestito. Era di mia madre, ma per Allie è un po’ largo: nonostante abbia due anni più di me sembra lei la minore- almeno così dicono.
Trovo posto al confine tra il gruppo delle quattordicenni e quello delle quindicenni. Al si sistema nel gruppo dei sedicenni ma continua a guardarmi: alla fine sono riuscita a farle scappare il numero delle sue nomine- tredici ha detto- ma in cambio ho dovuto dirle il mio. Quarantacinque sono tante.
Il sindaco comincia a parlare. Ha la voce un po’ incrinata, non è da lui; poi mi ricordo che è la prima Mietitura anche per sua figlia.
Istintivamente mi volto verso le file dei dodicenni. E’ in piedi vicino a Katniss, ed è sul punto di piangere.
Mi volto di scatto verso il Palazzo di Giustizia appena sento rimbombare negli altoparlanti la voce di Effie Trinket.
< Felici Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore! > ogni volta che sento questa frase mi viene da pensare “Ma quelli di Capitol ci sono o ci fanno?”.
Haymitch Abernathy, seduto accanto al sindaco, sbuffa appena la donna- se così possiamo definirla- pronuncia quelle fatidiche parole.
< E adesso tutti quanti scopriremo chi saranno i due fortunati tributi di quest’anno! > e in uno svolazzo del suo abitino giallo canarino si avvicina alla boccia delle ragazze.
< Prima le signore, naturalmente! >
Cala i suoi artigli nella boccia di vetro. Il nome di Allie è presente tredici volte. Il mio quarantacinque. No, la fortuna non è assolutamente a nostro favore.
Mescola le nomine per un po’, per fare spettacolo, poi ferma il braccio con un veloce scatto. Ha trovato la sua preda. La tira fuori lentamente, assaporando quei pochi momenti in cui è al centro dell’attenzione, poi la solleva sopra la sua testa. E’ un trofeo, e lo deve mostrare a tutti.
E’ incredibile come un foglietto possa decidere il destino di una persona. Non puoi renderti conto di cosa si provi, almeno finché non viene estratto il tuo nome. Posso dire di sapere come ci si sente, perché il nome che Effie grida ad alta voce- nonostante il microfono funzionante- è il mio.
Neela Evans.

 

Spazio della sadica che ama uccidere dei poveri ragazzini.

Ed eccoci con il secondo capitolo! Molto allegro, vero? (Faccio del sarcasmo da sola, sono proprio messa male!)
Come vi avevo promesso, questa non è una fanfiction allegra- per niente direi- ma racconta solo il destino che tantissime edizioni degli Hunger Games hanno regalato a centinaia di ragazzini. Katniss e Peeta sono sopravvissuti- ben due volte- ma per tanti altri non è stato così. Questo è un tributo a quei tributi. (Squaaaaaaallida!!!)
Voglio ringraziare _Nekochan_ JD Jaden ed EmmaStarr per aver recensito il primo capitolo. Spero di non avervi deluso e che continuerete a seguirmi!
Detto questo... al prossimo capitolo!
TsukiKozui. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3.

Stai dormendo e il tuo flusso di sogni viene interrotto da un incubo. E’ così realistico, così vivo. Vorresti svegliarti, ma non ci riesci; ti spaventa il pensiero che non sia solo un sogno, che tu non riesca a risvegliarti. Poi tutto finisce così come è iniziato, magari al risveglio non ricordi nemmeno cosa hai sognato.
E’ così che mi sento adesso, solo che non è un incubo; io non sto dormendo.
Sento uno strillo acuto, seguito dai forti singhiozzi di qualcuno che piange. Il fatto che a strillare sia stata mia sorella Maggie mi riporta alla realtà: sono il tributo femmina del Distretto 12.
Si apre un varco tra le ragazze del mio gruppo, quindi comincio ad avanzare verso il palco. Sono appena uscita dalla mia fila quando una ragazza mora alta più o meno come me si fa largo tra le sedicenni.
< Neela! > Allie esce dal suo gruppo e corre verso di me spintonando tutti i Pacificatori che tentano di fermarla. Io continuo ad avanzare.
< Neela! Non tu, non puoi… mi offro come… > alzo la testa di scatto ed affretto il passo. Mi ritrovo anch’io a correre, poi- appena le sono abbastanza vicina- le impedisco di continuare la frase tappandole la bocca con le mani.
< No Allie! Hanno bisogno di te più di me! > faccio cenno ad un Pacificatore di avvicinarsi. E’ Darius.
< Ti prego, tienila ferma > la mia è una supplica. Darius annuisce e blocca mia sorella con un braccio e tiene pronto l’altro per tapparle la bocca. Io mollo la presa, ma Allie non fa in tempo a dire qualcosa che viene di nuovo bloccata.
Riprendo ad avanzare, questa volta a testa alta, verso il palco. Salendo i gradini riesco a sentire parte della conversazione tra il sindaco ed Effie.
< Ma non è illegale? >
< Lascia perdere… >
Sono ormai sul palco. Senza accorgermene ho riabbassato la testa, quindi mi affretto a ricompormi. Il sorriso a trentadue denti dell’accompagnatrice mi esplode contro appena alzo lo sguardo.
Mi giro verso il pubblico- anche se non vorrei- e vedo numerose facce stupite; una cosa del genere non deve essere mai accaduta qui nel 12. Sussulto per un attimo quando i miei occhi si posano su una Mag in lacrime. Mio padre è al suo fianco con i gemelli in braccio; anche Leo è scoppiato in lacrime, ma solo perché ha visto sua sorella farlo, e papà ha gli occhi inespressivi, lo sguardo assente. Allie continua a dimenarsi tra le braccia di Darius.
< Ora tocca ai ragazzi! > tento di concentrarmi di nuovo sulla voce di Effie.
Si avvicina alle nomine dei ragazzi. Non posso fare a meno di girarmi verso le loro file e, quindi, verso Gale. Ha gli occhi fissi su di me, ma so che in realtà non mi vede. Quando suo padre è morto aveva la stessa espressione. Dietro il suo sguardo c’è il vuoto.
Non riesco a guardarlo, così mi distraggo facendo finta di sistemarmi la gonna. In realtà controllo che il pugnale sia ben ancorato alla cintura che indosso sotto il vestito.
< Liten Hill >
Non lo conosco, ma posso immaginare quanti anni abbia. Il pubblico è- se possibile- ancora più sconvolto di prima e dal gruppo dei dodicenni proviene un forte brusio. Da quelle file si dissocia un ragazzino castano molto magro. Potrebbe benissimo avere nove o dieci anni per come è piccolo.
Si avvicina lentamente al palco, a capo chino. Davanti ai gradini si ferma e alza la testa. I suoi occhi grigi si riempiono di lacrime e le sue mani si stringono convulsivamente alla camicia. Non voleva piangere, voleva mostrarsi forte. Ma è difficile.
Istintivamente scendo i gradini e gli poggio le mani sulle spalle. Incrocia i suoi occhi con i miei; si aspetta che gli dica qualcosa, che tenti di calmarlo o incoraggiarlo. Mi esce solo un leggero, spontaneo, “Sono con te”. Non è esattamente un incoraggiamento, ma è la verità più o meno.
Saliamo insieme sul palco, le mie mani ancora sulle sue spalle. E’ Effie a separarci.
< Ed ecco i tributi dei settantesimi Hunger Games! Neela Evans e Liten Hill! > il pubblico non dice niente, non si sente nemmeno un mormorio. Ovviamente si sentono in pena per noi: è raro che vengano sorteggiati insieme due tributi così giovani.
Ma so che qualcuno sta commentando freddamente lo spettacolo. Oltre il vetro delle telecamere mi sembra di vedere Snow che pianifica la sua vendetta; non è così che si dovrebbe comportare un tributo.

Sono in piedi nella stanza dove dovrò dire addio alla mia famiglia, alle persone che amo e, molto probabilmente, alla mia vita.
Comincio a percorrere il perimetro della stanza a piccoli passi. Mi accorgo che in questo modo non posso evitare di pensare ai Giochi, quindi affretto il passo sperando di impegnare la mente. Non funziona. Il movimento mi agita troppo, potrei non riuscire a trattenere le lacrime dopo. Odio piangere e in questo caso non servirebbe. Provo di nuovo a camminare piano, poi di nuovo veloce, poi… la porta si apre.
Maggie entra di corsa e si getta tra le mie braccia. La sollevo e la stringo a me mentre ricomincia a singhiozzare sulla mia spalla. Entrano anche mio padre e i gemelli- Allie è ferma all’entrata trattenuta ancora da Darius.
Metto Mag a terra. Le sue mani serrano la mia.
< Penso che ora puoi liberare Allie, Darius > annuisce e, con molta cautela, scioglie la presa. Al sospira di sollievo e si avvicina. Non piange.
< Perché mi hai fermata? >
< Credo di essere stata chiara su questo, non credi? > chiude gli occhi un secondo e sbuffa. Sta facendo di tutto per non esplodere.
< Potrete sopravvivere anche senza il mio aiuto, Allie. L’importante è che… >
< Neela! Come puoi pensare al cibo adesso? Stai per mor… > devo bloccarla. Quella parola non deve essere detta.
< L’importante è che non vi lasciate andare come papà, chiaro? Al, l’unica mia preoccupazione, adesso, è la vostra sopravvivenza. Nient’altro > Mag sta cercando di soffocare i singhiozzi. Sicuramente vuole intervenire.
< Sei mia sorella! Io mi sarei offerta volontaria per questo, non perché tu sei la nostra fonte di cibo. Dovevi lasciarmi parlare! >
< Anch’io avrei dato la vita per lo stesso motivo. Smettila di contestare, hanno bisogno di te. Io non sono una madre, Allie, non riuscirei ad esserlo. E a loro serve una madre, più di ogni altra cosa > papà e i gemelli si sono seduti sul divano e osservano muti la scena. Leo piange ancora.
< S-sorellona > guardo Mag.
< Noi… ce la faremo a sopravvivere. Andrò a caccia come hai detto tu… > mi abbasso per guardarla in viso. Ha le guance rigate dalle lacrime, ma i suoi occhi esprimono determinazione.

Entrai di corsa nella stanza che ci avevano indicato i Pacificatori. Quasi sfondai la porta. Axel era in piedi al centro della stanza e si guardava i piedi. Sobbalzò alla mia entrata.
Il suo volto era impassibile. Forse immaginava che sarebbe stato estratto. Gli saltai in braccio, lo strinsi forte, non smettevo di gridare il suo nome, ma non piansi. Le lacrime premevano, ma non volevo farle uscire; cosa avrebbe pensato Axel se la sua sorellina si fosse messa a piagnucolare?
Entrarono gli altri. Entrambi i gemelli in braccio a papà; mamma era scossa da forti singhiozzi ed Allie tentava di consolarla.
< No, no , no. Non può essere… Axel. Mio figlio… > non riuscì a dire altro fino alla morte di mio fratello, poi smise totalmente di parlare.
< Papà, riuscirete a cavarvela. Ho lasciato un degno erede, non dovreste avere problemi con il cibo > Axel mi guardò e sorrise.
< Quante nomine c’erano? >
< A quanto pare troppe, papà >
Parlammo. Piangemmo. Ci scambiammo consigli. Io non lo lasciai un secondo.
< Ancora cinque minuti > disse all’improvviso un Pacificatore.
< Neela > mi staccai da lui < promettimi che continuerai a cacciare > senza pensarci annuii.
< Riuscirai a continuare da sola, ne sono sicuro. Quindi… > sfilò da una cintura- nascosta sotto la larga camicia- un pugnale. Il suo pugnale.
< … è il caso che cominci ad usare una lama decente >
Ricordo che impugnavo un vecchio coltello. L’avevamo acquistato dal macellaio e, nonostante avesse perso il filo da secoli, lo pagammo una fortuna. Quello di Axel era un regalo del padre di Katniss, un vero pugnale.
Ora il mio pugnale.

Porto la mano al pugnale sotto il vestito. Lo sfilo e lo passo a Maggie. Lei mi guarda sorpresa.
< Sono sicura che diventerai una grande cacciatrice > annuisce con decisione e infila il pugnale nei pantaloni.
< Neela, sei sicura di voler dare ad una bambina una responsabilità così grande? Ha solo otto anni! > chiudo gli occhi e sospiro.
< Vedi altre possibilità, Allie? > anche lei si siede. Solo ora comincia a piangere.
La porta si apre lentamente. Sporge la testa di un Pacificatore.
< Ancora cinque minuti. Ci sono altre persone che aspettano > Mag si agita e i singhiozzi di Allie si fanno più forti.
< Ehi! Calmatevi! Maggie fai come ti ho detto e riuscirete a mangiare. Allie, mi dispiace dovertelo chiedere, ma devi andare con lei nel bosco qualche volta. Troverai sicuramente piante utili e potrai aiutarla con le trappole > entrambe annuiscono. Mi volto verso nostro padre.
< Parlarti mi fa ribrezzo, ma in questo caso sarò costretta a supplicarti; non li abbandonare. Lavora seriamente in quella dannata cava e vedi di portare a casa la paga! > finalmente, dopo anni, mi guarda negli occhi.
< Lo farò… > una lacrima gli riga il volto rovinato. Sono il secondo figlio che Capitol City gli porta via.
Un Pacificatore spalanca la porta e invita la mia famiglia ad uscire.
Maggie si agita ancora di più, così le afferro la mano.
< Andrà tutto bene > si stacca ed esce a capo chino.
Mi affretto ad abbracciare i gemellini; non hanno capito niente ma hanno entrambi le lacrime agli occhi. Allie li prende per mano e mi guarda.
< Non voglio che Mag veda qualcosa… > lei annuisce e si avvia <… non guardarli neanche tu > si gira di nuovo.
< Questo non posso promettertelo, Neela. So che me ne pentirò, ma devo sapere cosa ti faranno > esce con mio padre e i bambini.
Mi siedo sul divanetto e aspetto.
Dopo quelli che mi sembrano cinque minuti entrano Gale e- non so perché- Katniss.
Lui si avvicina e si siede accanto a me, Katniss sceglie una poltrona di fronte a noi. Non facciamo niente per minuti interi. Sono io a iniziare una conversazione.
< Il mio nome era lì dentro quarantacinque volte > entrambi sgranano gli occhi.
< Pensavo che quarantacinque fossero tante, ma mi sbagliavo. Quarantacinque sono troppe >
< Direi che sono decisamente troppe, Neela! >
< Non avevo scelta, Gale > apre la bocca, ma non sa controbattere.
Rimaniamo per un po’ così, senza parlare o guardarci. E’ Gale a spezzare il silenzio.
< Forse tornerai… >
< Già, forse. Devo solo imparare a scambiare un tributo per un coniglio, così uccidere non mi sembrerà così difficile > dal tono che ho usato devono aver capito che non tornerò mai a casa.
< Gale, devo chiederti alcune cose >
< Qualunque cosa! >
< Porta Mag con te nel bosco. Non sono riuscita a completare il suo addestramento; aiutala > mi sorride.
< Sarà fatto! Sai che non avevi bisogno di chiederlo? > rispondo al suo sorriso.
< Inoltre- anche se in questo ti aiuterà Allie- ti chiedo di non farle prendere le tessere >
< Certamente, altre richieste my lady? > è strano come riesca a scherzare in momenti come questo. Forse sarà lui quello che mi mancherà più di tutti.
< Immagino che su Al non potresti avere il minimo controllo, vero? >
< Le impedirò di fare pazzie, ma non credo di poter fare miracoli. Mi dispiace… >
< E’ già tanto quello che ti ho chiesto, tranquillo >
La testa del Pacificatore fa di nuovo capolino nella stanza e ci avvisa che l’ora è quasi finita.
Ci alziamo per gli ultimi saluti. Si fa avanti Katniss; ha in mano una foto.
< Puoi portare con te un ricordo del Distretto… ho trovato questa a casa e credo sia meglio che la tenga tu > mi porge la foto.
C’è il padre di Katniss in piedi davanti alla recinzione-quasi-mai-elettrificata che avvolge con un braccio le spalle di mio fratello Axel. Doveva avere sedici anni. Al fianco di Axel ci sono io con un grosso sacco in braccio, e dietro di noi- oltre la recinzione- si apre l’enorme bosco.
Non ricordo quando è stata scattata la foto, posso solo intuire che deve averla fatta qualcuno della città. Solo alcuni di loro possono permettersi una macchina fotografica- usata e in bianco e nero.
< Non posso accettare, Kat. C’è tuo padre nella foto, ti stai privando di troppo >
< Prendila. Di papà ne ho altre. E’ il minimo per l’aiuto che mi hai dato da quando se ne è andato > l’abbraccio.
< Grazie, Katniss > lei risponde all’abbraccio. Poi ci stacchiamo; il Pacificatore è entrato ancora.
< Cerca di tornare, Neela >
< Ci proverò… > esce dalla stanza.
Sto ancora guardando la sua treccia, quando Gale mi attira in un abbraccio spezza-costole.
Ci separiamo dopo un minuto- sotto l’insistenza del Pacificatore- e lui esce, senza aggiungere altro.

Liten mi si affianca nel tragitto verso l’auto che ci porterà alla stazione. Sta cercando in ogni modo di cancellare le tracce che il pianto ha inevitabilmente lasciato.
In macchina è Effie Trinket a separarci. Lei continua a parlare, ma né io né Liten l’ascoltiamo. Sappiamo la recita a memoria ormai.
L’auto si ferma e una mandria di fotografi ci aspetta fuori.
< Mi raccomando: mento alto e sorrisi! > è difficile farmi ridere senza motivo, quindi non mi impegno neanche un po’. I fotografi rimarranno a bocca asciutta.
Una parte di me è contenta che anche Liten resti serio, l’altra pensa che lui più di tutti avrebbe bisogno di mostrarsi simpatico a Capitol.
Salgo in fretta sul treno e Liten fa lo stesso. Ma le mani di Effie si serrano sulle nostre spalle e ci trascinano di nuovo fuori.
< In posa, ragazzi! > lei sfoggia un sorriso smagliante  e, suo malgrado, anche Liten posa per i fotografi. Non posso rientrare nel treno- Effie mi tiene ancora ferma- ma mi rifiuto categoricamente di ridere.
So che me ne pentirò amaramente, ma se proprio devo morire non lo farò da loro inutile pupazzetto.

 

Spazio autrice (che stranamente ha aggiornato prima del solito).

Saaaaaaaaaaalve!! Eccoci qui con il terzo capitolo (arrivato con un ritardo leggermente inferiore)!! Spero di non aver deluso nessuno.
Mi rendo conto che questo è un capitolo alquanto noioso e statico, ma in effetti ci prepara ad emozioni(?) ben più forti(??) nei prossimi.
Ringrazio ancora chi ha letto e recensito (EmmaStarr e JD Jaden siete state mitiche XD) e spero che anche questo capitolo venga letto da molti.
Quindi... accetto critiche e consigli e.....
... alla prossima!!
TsukiKozui. 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4.

Sono paralizzata.
 Non dalla presa salda di Effie sulla mia spalla, ma dalla scena che mi si è parata davanti appena salita sul treno. Non puoi nascere nel Distretto più povero di Panem e allo stesso tempo trovarti indifferente alla vista di questo treno. Loro troppo ricchi, noi troppo poveri.
L’improvviso vuoto sulla spalla sinistra- lasciato dalla mano di Effie- mi sveglia dallo stato di trance. Mi rintano subito nella prima cabina che vedo- di chiunque sia- e mi abbandono sul pavimento.
Così a contatto con il pavimento riesco a sentire il treno partire. Mi sto allontanando dalla stazione, dal Distretto 12, dalla mia famiglia. Vorrei piangere, e la voglia di farlo preme, ma le lacrime non si decidono ad uscire. Mi distendo completamente, beandomi del contatto tra il legno freddo e la mia guancia; sono fredda e vuota come un cadavere, e l’idea della Morte m’invade opprimendomi. Non ho mai avuto paura della morte, non ci pensavo quando richiedevo le tessere al Palazzo di Giustizia; ora che la vedo incombere sul mio futuro, sul futuro della mia famiglia, la vedo come una cacciatrice pronta ad abbattere la sua preda. Il fatto che io stessa sia una cacciatrice è quasi comico.
 Ma la cosa peggiore è che la sorte dei miei cari mi spaventa, la mia mi terrorizza. Phobos e Deimos *. Mi addormento, le divinità greche come ultimo pensiero.

Immagini confuse accompagnano il mio risveglio. Spezzoni del sogno più strano che abbia mia fatto. Correvo disperatamente per la foresta- una versione oscura di quella fuori il mio Distretto- inseguita da qualcosa- o qualcuno. Non avevo paura di quella cosa, ma sapevo di dover continuare a correre; si avvicinava sempre di più, velocissima, e io non riuscivo ad accelerare.
Ad un certo punto devo essermi girata verso la cosa, perché associo l’immagine di una cerva al mio inseguitore. La stessa che ho ucciso poco tempo fa.
C’è sempre molto nonsense in quello che sogno, ma a volte supero il limite…
Mi alzo tra un dolorino e l’altro- non è molto comodo dormire su un pavimento di mogano- e tento di capire quanto tempo ho dormito.  Secondo una sfarzosa sveglia digitale su un tavolino dovrebbero essere passate da poco le diciannove. Il mio stomaco conferma. Dormire deve avermi fatto bene, considerato che poche ore fa avvertivo solo l’incombere di un destino drammatico.
Spalanco con forza la pesante porta scorrevole della cabina; così facendo sveglio all’improvviso la piccola figura appoggiata- fino a poco fa- alla suddetta porta.
< C-che c-cosa è stato? > è Liten.
< Scusami, non pensavo che… >
< Ah sei tu! Ti ho aspettata fuori tutto il tempo, devo essermi addormentato. S-stai bene? >
< Sì, sto bene. Sono sul treno in cui ho visto sparire mio fratello, ma sto bene > già, molto bene < perché hai voluto aspettarmi? >
< Oh, ecco… non lo so… speravo di allontanarmi da Effie e di avere un po’ di compagnia… > e invece sono rimasta chiusa per ore senza pensare minimamente al ragazzino a cui ho concesso il mio aiuto. Ottima prospettiva.
< Mi dispiace, Liten >
< Nessun problema. Avrei dovuto capire che preferivi rimanere sola… ma cosa dicevi su tuo fratello? > non era proprio la domanda più bella che potesse farmi.
< Non pensi che dovremmo parlare con Haymitch? Sai vita e morte- non vorrei dirlo- dipendono da quell’alcolizzato, quindi… > pare essersi dimenticato della domanda.
< Giusto! Speriamo di trovarlo sobrio… >
< Tranquillo, ho un buon ascendente sugli ubriachi! >

Dopo aver girato avanti e indietro per il treno, troviamo Haymitch appisolato in mezzo ad un corridoio con in mano un bicchiere vuoto. Emana un forte odore di alcol e dalla bocca fuoriesce un liquido facilmente inseribile nella lista “bombe alcoliche”.
< Siamo morti > sussurro.
< Puoi dirlo forte! > decido di prenderlo in parola. Mi abbasso al livello di Haymitch e avvicino le labbra al suo orecchio. E’ proprio messo male.
< SIAMO MORTI! > grido più forte che posso. Probabilmente mi hanno sentita anche a Capitol City.
< Cos… chi è morto? Chi… >
< Visto? Faccio un certo effetto! > Liten deve essersi appena ripreso dal mio grido inumano.
< Bel tentativo, ma sta di nuovo crollando… > il russare del mentore mi conferma la sua tesi.
< Ok, puoi rimediare un secchio pieno d’acqua ghiacciata? >
< E cosa vorresti farci? > mi guarda in modo così innocente che sparisce ogni nota di sarcasmo nella mia risposta.
< Voglio fare un bel bagno a questo sacco-di-patate > sulle sue labbra sboccia un bel sorriso che si espande presto a tutto il volto.
< Vorrai dire sacco-di-patate-aromatizzate-alla-vodka! >
< Mi hai proprio letto nel pensiero, Liten! > con il sorriso ancora vivo si volte e corre via.
Mi siedo vicino al sacco-di-patate-aromatizzate-alla-vodka e aspetto. Gli prendo il bicchiere e lo annuso; è proprio vodka.
Haymitch emette strani suoni e parole sconnesse che mi ricordano troppo nitidamente i versi gutturali di mio padre dopo una sbronza. E nel Distretto si lamentano che non abbiamo mai dei vincitori!
Liten torna cinque minuti dopo con un grosso secchio traboccante d’acqua e cubetti di ghiaccio.
< Perfetto, Liten! Vuoi avere tu l’onore? > mi alzo allontanandomi dall’uomo.
< C’è una tecnica particolare nel “dare una pulita” a questi casi clinici? >
<  Mmh… posso spiegarti il “fredda e scappa via” > inclina la testa di lato con aria interrogativa.
< E’ il metodo più semplice e sicuro per “risolvere il problema”. Risultati eccellenti e garanzia di incolumità per la persona con il secchio >
< Perché dovrebbe essere garantita l’incolumità alla persona con il secchio? >
< Non sempre “il problema” reagisce bene a questi trattamenti… > e io ne so qualcosa.
< Oh… cosa devo fare? > la sua espressione è tornata allegra e risoluta.
< Posizionati perpendicolarmente al corpo di Haymitch, meglio se a mezzo metro di distanza, e piegati sulle ginocchia. Quando avrai terminato l’operazione dovrai abbandonare il secchio e scappare > annuisce e si posiziona come consigliato.
< Adesso afferra il secchio con entrambe le mani, una a sostenere la base e l’altra sul bordo. Slanciati con forza in avanti e vedrai che ogni singola goccia di alcol congelerà nel corpo di Haymitch. Non deve essere un bel risveglio… > annuisce ancora e si prepara.
Un secondo dopo, al posto di un sacco di patate, abbiamo un esemplare di elefante marino in procinto di schiacciare qualcuno. Ma io e Liten siamo schizzati via poco prima dell’esplosione.
La testa di Haymitch si sposta violentemente a destra e sinistra, nel tentativo di cercare il colpevole. Noi, alle sue spalle e fuori dalla sua visuale, non riusciamo a frenare le risate.
Haymitch si gira, così cerchiamo di darci un contegno. Inutile.
< Cosa diamine vi è saltato in mente? > 
< Ti abbiamo fatto da sveglia, dovresti ringraziarci > rispondo tra una risata e l’altra.
< Non è una buona scusa! >
< Sono le diciannove e venti, pensavamo di invitarti a cena > Liten finalmente smette di ridere, anche se un sorrisino malizioso gli decora ancora il volto.
Haymitch emette un brontolio rassegnato e si strofina la faccia.
< Vado a cambiarmi… era necessaria la doccia fredda? >
< Le urla non sono bastate > interviene Liten < e questo era il metodo più efficacie >
Brontola ancora, poi ci supera barcollando leggermente ed entra in una cabina.
< Vado a cercare Effie. Ci vediamo a cena, Neela? > annuisco e lo guardo attraversare di corsa una porta verso un altro corridoio. Sospiro e comincio anch’io ad avanzare.
Poi la porta della cabina di Haymitch si apre all’improvviso e ne sbuca fuori la testa del mentore.
< Tu sai che, in fondo, non sarò in grado di aiutarvi. Dipenderà tutto da voi e da come ve la giocherete > il suo commento mi sorprende un po’. Ma è la verità, lo so.
< Lo so > e vado avanti. So che ha aspettato che Liten uscisse prima di riferirmi il messaggio.
< Ci ho provato, Neela. Ma sai meglio di me che non c’era niente da fare. Non voleva vincere > mi blocco a metà di un passo, ma non mi volto. Faccio un respiro profondo e completo il passo.
Ovviamente parlava di Axel.

Siamo al secondo giorno di viaggio verso Capitol City. Ho deciso di trascorrere le poche ore che mi separano dall’inferno guardando le repliche delle passate edizioni degli Hunger Games. Liten, ovviamente, è seduto al mio fianco. Fa tutto quello che faccio io, e non so quanto questo sia positivo per lui. Ho promesso di aiutarlo- più per compassione che per altro, credo- ma dovrebbe fidarsi di meno, essere più indipendente. O, almeno, così farei io, così faccio io.
Stiamo guardando il filmato dei sessantacinquesimi Hunger Games. Ok, dopo Giochi di Finnick Odair, questi sembrano quasi “banali”. Distruzione, sangue e ventitré ragazzini morti. Nessun quattordicenne figo che fa strage di tributi con un tridente, niente di allettante.
< Posso cambiare edizione? Questa è praticamente inutile! > gli do ragione, così comincia a trafficare tra i nastri delle altre edizioni. Prende un filmato dal mucchio e si avvicina al proiettore.
< Sessantaseiesimi Hunger Games. Non li ricordo bene, forse c’è qualcosa di utile >
Alzo lo sguardo sullo schermo sbarrando gli occhi. No, non quell’edizione.
< Liten… è meglio se… >
< Ecco fatto! Sta per cominciare > non riesco a protestare.
Iniziano le Mietiture. Distretto 1, 2 ,3… fino al 12. Trattengo involontariamente il respiro.
I miei occhi incontrano due figure conosciute tra le file di ragazzini: ci sono Allie, di appena dodici anni, e Axel. Non credo che Liten li riconosca.
Viene sorteggiata una sedicenne. Non sento e non ricordo il suo nome. Poi mio fratello.
< Axel Evans! >
Liten corruga la fronte e si gira verso di me. Devo essere inguardabile, perché sgrana gli occhi e apre la bocca come per dire qualcosa. Ma, ovviamente, non sa cosa dire, come potrebbe saperlo.
Axel tentenna un secondo prima di dirigersi a testa alta verso il palco. L’unico suono che lo accompagna è quello dei suoi passi sul cemento. Né io né Allie gridammo o piangemmo durante la Mietitura; le lacrime sono venute dopo.
< Mi dispiace, Neela. Non lo sapevo… cambio edizione > gli rispondo senza guardarlo. Non riesco in nessun modo a distogliere lo sguardo dal filmato, da mio fratello ancora vivo.
< No, Liten. E’ stata un’edizione interessante, dobbiamo guardarla > Mi guarda senza capire, ma non replica. Chissà perché ho voglia di rivedere quei Giochi. Forse voglio vedere ancora una volta mio fratello vivo, che si muove. Eppure so che in questo modo rivedrò anche la sua morte.
Il treno è arrivato a Capitol City, e io sto guardando mio fratello morire di nuovo.

Sono stesa su un lungo tavolo di metallo, in totale balìa di tre fenomeni da circo che stanno facendo passare le pene dell’inferno a tutte le mie zone del corpo coperte di peluria- e con tutte intendo proprio tutte. Che male gli avranno fatto le mie sopracciglia?
< Ahi! > penso sia meglio ricevere una freccia di Katniss nel sedere che sopportare una seduta di ceretta.
< Abbiamo quasi fatto, cara. Hai proprio una bella pelle, molto chiara; sicura di venire dal Giacimento? > a parlare è stato Alfio, che con le ciglia turchesi e i lunghi capelli blu notte è il più discreto dei tre in fatto di stile.
< Ho preso dal lato cittadino della famiglia. I miei nonni paterni erano di città… piano! > Antimo e Aquilia stavano armeggiando con qualcosa sulle mie gambe, cosa non molto piacevole.
< Scusa! > gridano in coro. Sono gemelli; Antimo ha i capelli sparati in tutte le direzioni tinti di un arancione acceso, la pelle giallo zafferano e cinque centimetri di unghie laccate di rosso- sembra una ridicola imitazione del sole. Aquilia deve aver preso alla lettera il suo nome, non credo però che le aquile abbiano ali lilla sulla testa, ghirigori neri sulla pelle e abiti di piume colorate.
Alfio, Antimo e Aquilia. Mi piace chiamarli gli AAA.
< Alfio, cosa facciamo con i capelli? Non vedo l’ora di metterci le mani! > mi irrigidisco subito e sgrano gli occhi. Cosa mi faranno alla testa?
< Blossom ha detto che vuole occuparsene lei > Aquilia sbuffa indignata.
< Che guastafeste! Almeno posso divertirmi a truccarla… >
< No, vuole l’esclusiva anche sul make-up > i gemelli sospirano sconsolati. E’ una scena quasi comica, mi scappa una risatina.
< Avete ragione, ragazzi. E’ un vero peccato. Mi sarebbe piaciuto lavorare su questi meravigliosi smeraldi > smeraldi?
< Smeraldi? >
< I tuoi occhi, cara. Non capita tutti gli anni di avere qualcosa di interessante su cui lavorare > mi acciglio. Per loro è solo un lavoro, tutto un gioco. Ma stranamente non sono arrabbiata- almeno non con loro- sono piuttosto disgustata. Siamo così insignificanti ai loro occhi?
< Suvvia, ragazzi! Manicure, pedicure e shampoo! Questo, almeno, ci è concesso > ecco, si presenta un altro brutto quarto d’ora.

Sono seduta su un divanetto di pelle al centro di una grande stanza. Sto aspettando Blossom, la stilista del 12 da cinque edizioni. Chissà cosa avrà in mente quest’anno… saremo minatori o mucchi di carbone?
Dopo quelli che mi sembrano dieci minuti, nella stanza fa il suo ingresso un uragano di stoffe dai colori sgargianti. Rosso fuoco, blu cobalto, giallo canarino, verde acido… un’incredibile cacofonia di colori.
Ad indossare quell’esplosione di tinte è una donna sulla quarantina. Le tonnellate di trucco non riescono comunque a celarne l’età. I capelli, in opposizione al suo look, li tiene legati in uno chignon essenziale e sono di un semplice castano chiaro.
Blossom, la mia stilista.
Il suo sguardo vaga un minuto buono per la stanza prima di posarsi su di me.
< Forza, alzati e togliti l’accappatoio. Siamo in ritardo > faccio come mi dice, anche se non mi piace l’idea di togliermi l’accappatoio, per niente.
< Mmh… sì, Alfio, Antimo e Aquilia avevano ragione. Hai proprio un bel fisico > penso di essere arrossita fino alle dita dei piedi.
< Questo dettaglio ti sarà utile, e non solo in campo estetico. Al pubblico potrebbe interessare la tua dieta. Tutte le signore vorrebbero essere così magre e toniche! > il rossore aumenta.
< Dì loro di mangiare pane stantio nei giorni pari e succhi gastrici in quelli dispari. Dieta speciale del Distretto 12 > mi lancia uno sguardo ghiacciato.
< Molto divertente. Vedi di rivolgerti con questo tono al pubblico e tra poche settimane ritornerai a casa a pezzi in un sacchetto della spesa > la mia espressione non vacilla. Accetto la sfida.
< Non eravamo in ritardo? >
< Giusto. Allora, in cinque edizioni ho sperimentato diverse combinazioni di stili adatti al tuo Distretto. Nessuno, fino ad ora, ha avuto una gran riuscita > o non saresti ancora la stilista del 12 < ma quest’anno sarà diverso, innovativo! Ho già sperimentato i vestiti da minatori due volte, poi quelli da piccozza e da dinamite. Quest’anno ho pensato di… >
< Hai dimenticato lo stile “polvere di carbone” > un anno, quello di mio fratello, ha fatto sfilare i tributi coperti soltanto da uno strato di polvere nera. Probabilmente è stato l’unico anno in cui i ragazzi del 12 sono stati in qualche modo “notati”.
< Ah sì. Soluzione originale… ma non mi hanno promossa! Il pubblico era incantato, non staccava gli occhi da loro >
< Hai creato un piccolo scandalo... > non è bello vedere il proprio fratello sfilare nudo in mezzo ad un pubblico di pazzi.
< Comunque… quest’anno riuscirò a farmi notare- e a far notare te, ovviamente- e tutto grazie al tuo meraviglioso corpo. Tranquilla, non sfilerai nuda. Io e Delicia, la mia nuova collega, pensavamo di vestire te e Liten da sacchi di carbone! > sarei di sicuro scoppiata a ridere, se non fossi io quella costretta a vestirsi in quel modo.
< Sarebbe questa l’idea originale? E in cosa aiuterebbe il mio… il mio corpo? >
< Vedrai, cara, vedrai. Finalmente qualcuno noterà la bravura e l’originalità di Blossom Mitchell! > sono fregata. Decisamente fregata.

Con una dose enorme di coraggio e volontà, mi piazzo davanti a un grosso specchio. Ciò che vedo riflesso conferma la mia tesi: Blossom deve aver comprato il titolo di stilista da un macellaio.
Indosso un piccolo top di juta- che copre solo il seno- rattoppato in più punti con la scritta “Distretto 12” sul davanti. La “gonna”- che mi arriva a metà coscia- è dello stesso materiale. Sono sporca di polvere nera su braccia, parte della pancia e delle gambe e collo. Ai piedi calzo semplici scarponi da minatore. Dovrei essere un sacco di carbone.
Sul volto, devo ammetterlo, è stato fatto un buon lavoro. Hanno lavorato solo sugli occhi, ma il risultato è interessante. Mi hanno applicato un deciso tratto di matita nera e eyeliner, facendomi sembrare gli occhi più grandi e valorizzandone il colore. Ho una gran quantità di ombretto nero sulle palpebre, ma è stato sfumato così bene da sembrare naturale.
I capelli mi cadono sulle spalle in leggere onde nere.
Nonostante tutto mi sento ridicola.
< Quindi dovrei salire su un carro trainato da cavalli in queste condizioni? Cosa speri di ottenere, di farmi ottenere, in questo modo? >
< Sei divina. Vedrai, il pubblico maschile cadrà ai tuoi piedi e quello femminile prenderà appunti! > penso di aver assunto una tonalità verdognola. Lo specchio conferma.
< Sono ridicola al cubo conciata così! E cosa avete combinato con Liten? Non credo che farlo sfilare mezzo nudo lo aiuti! >
< Il ragazzino è ben coperto, se la cosa ti infastidisce tanto. Delicia gli ha fatto indossare un vero sacco di carbone, così il pubblico capirà quel è il tema di quest’anno.
 Inoltre non sei per niente ridicola. Sei perfetta. Puoi benissimo permetterti di indossare cose così corte e attillate a sedici anni > sbuffa indignata.
< Veramente ho quattordici anni… > tra un mese quindici per essere precisi.
< Davvero? Avrò letto male il tuo profilo… non importa, farai comunque un figurone. Basti pensare a Finnick Odair! Aveva la tua età quando vinse i sessantacinquesimi Hunger Games e sembrava un dio del mare. Quanto avrei voluto averlo come modello! > ecco che ricomincia a divagare… non posso cambiarmi ormai, quindi tento di abituarmi alla situazione.
Sto regalando carezze ai due cavalli che traineranno il carro mio e di Liten. Sono due stalloni stupendi. Ok, la verità è che cerco di non dare nell’occhio. Non sono abituata ad indossare cose di questo particolare stile.
Liten è al mio fianco e non sembra avere problemi nel mostrarsi vestito da sacco di juta. Nonostante tutto, il suo look si fa notare.
Lancio occhiate furtive agli altri tributi- che vedo per la prima volta.
Quelli dell’1- ricoperti di gemme e pietre varie- si mostrano subito per quello che sono. Tremendamente pericolosi. La femmina, una ragazza castana sui sedici anni, ha braccia muscolose e piccole cicatrici ovunque, tutto unito ad un’espressione imbronciata. Ha comunque molto più stile di me.
Il maschio, forse diciottenne, sembra il classico palestrato idiota. Ma è un palestrato idiota alto due metri che riuscirebbe a farti a pezzi con le sole mani.
Quelli del 2 sono un po’ anomali. Non sembrano Favoriti, ma non ci giurerei. La ragazza, più o meno della mia età, sembra un tipo molto normale. Ma sta osservando tutti con scrupolosa attenzione.
Nessun commento sul maschio.
I tributi del 3 sono gemelli- credo abbiano tredici anni- e sono stati vestiti in modo originale. Lui indossa una divisa da elettricista rossa e rappresenta il polo positivo. Lei rappresenta il polo negativo ed è vestita di azzurro.
Penso che la ragazza del 4 attirerà molta attenzione. Ha una sguardo magnetico- non credo che se ne renda conto, però- ed è affascinante nella sua semplicità. Ovviamente è vestita da sirena.
Dopo un po’ mi accorgo che non sono l’unica ad osservare i miei futuri avversari. Gli occhi del ragazzo del 10 sono puntati su di me- e a lui si aggiunge presto anche la compagna.
Fingo di non averli notati e mi giro verso Liten.
< Credo sia quasi ora >
Saliamo insieme sul carro e ci prepariamo. Non prima di aver ricevuto un ultimo consiglio da Haymitch- volatilizzatosi improvvisamente alle nostre spalle.
< Neela, poggia una mano sulla spalla di Liten. Dovete sottolineare il fatto che siete una squadra, ma non guardare il pubblico. Liten, fai quello che ti riesce meglio: saluta e sorridi e… >
< …e possa la fortuna essere sempre a vostro favore! > rabbrividendo per il commento di Effie- anche lei apparsa dal nulla- cominciamo a muoverci.
In pochi secondi siamo alla luce del sole, circondati dal pubblico e sommersi dalle loro grida. Io faccio quello che mi è stato consigliato; guardo dritto davanti a me con espressione seria, ma non accigliata. Liten, da parte sua, distribuisce bellissimi sorrisi e calorosi saluti al pubblico. Lo adoreranno.
Arriviamo di fronte al Palazzo di Addestramento dove subiamo il solito discorso del presidente Snow. Conclude con la solita frase.
< Felici Hunger Games, e possa la fortuna essere sempre a vostro favore! > devono proprio continuare a ripetercelo fino alla nausea?

 

 

*Phobos e Deimos sono due divinità minori greche. Il primo ha il dominio della paura, il secondo del terrore. Chi conosce Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo conosce anche loro XD.

 

 

Spazio autrice *si nasconde dietro il presidente Snow*.
S-salve!!!!!!!!!!!! Sì, sono ancora viva. Quanti mesi saranno che non aggiorno? 1-2-3...comunque molti, e vi chiedo umilmente scusa!
Spero almeno di avervi accontentati con un capitolo un po' più lungo (e, credo, un po' più interessante). Vi chiedo di non abbandonarmi in un'Arena per i miei squallidi tentativi di onorare una fantastica saga fantasy (W Percy Jackson!!).
Alla fine abbiamo incontrato gli altri tributi tra cui, ovviamente, la nostra Annie Cresta!
Voglio ringraziare chi continua a seguire la mia fanfic e a chi lascia un commento (sempre graditi). Un grazie speciale a:
EmmaStarr
JD Jaden
JoseiKawaii (grazie ancora Nee)
_nekochan_ (per i suoi commenti sempre apprezzati ^^)
Detto questo... al prossimo capitolo (sperando arrivi prima...)!!!
TsukiKozui.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5.

Sono passate alcune ore dalla Sfilata- ore passate ad eliminare ogni residuo di polvere di carbone dalla mia pelle- ed io e Haymitch stiamo guardando le Mietiture degli altri tributi. Liten ha preferito chiudersi in camera sua.
La ragazza del Distretto 1- Sheila, se non ricordo male- è stata estratta regolarmente. Stranamente nessuno si è offerto volontario per lei, come è stato per il compagno.
Quelli del 2 sono entrambi volontari.
< Pur di ottenere la gloria e la fama sarebbero disposti a tutto > ha commentato amaramente il mio mentore.
Flash, il ragazzo del 3, si è offerto volontario divenendo, così, tributo insieme alla gemella, Shine, estratta regolarmente. Per aiutarla a vincere, immagino.
Nessuno dei ragazzi del 4 si è offerto volontario. Haymitch ha fatto una smorfia quando la ragazza, Annie Cresta, è stata nominata. Ma non è stata tanto la sua reazione ad avermi colpita, quanto quella di Finnick Odair: si è agitato in modo nervoso sulla sedia e ha assunto un’espressione sconsolata. Cosa molto strana per uno che in pubblico mostra solo i suoi addominali.
Niente di nuovo dalle altre Mietiture.
Spengo la TV un secondo dopo l’estrazione di Liten.
Haymitch richiama l’attenzione di un Senza-voce e ordina da bere- qualcosa presente nella mia lista di “bombe alcoliche”.
< Allora… cosa ne pensi? >
< Penso che Capitol City si divertirà molto quest’anno > accenna un risata amara, interrotta dall’arrivo della “bomba alcolica”.
< Sì,  credo proprio di sì. Ma tentiamo di lavorare sulle poche informazioni che abbiamo a disposizione sugli altri tributi > annuisco.
< I tributi del 2 sono sicuramente pericolosi. Quell’armadio ambulante del Distretto 1, ovviamente, può rappresentare un problema, ma non sembra brillare d’intelligenza > non posso che trovarmi d’accordo.
< Già, ma penso che quelli del 2 siano ignorabili se messi a confronto di Sheila. Credo che il vero avversario sarà lei > Haymitch beve avaramente quel liquido non meglio identificato. Speriamo riesca a rimanere sobrio per il resto della serata…
< Perché ne sei intimorita? >
< Nessuno si è offerto volontario per lei- e non credo mancassero le candidate- ed è molto giovane. Quindi ci sono due possibilità: è stata molto sfortunata, oppure è una tipa tosta, molto tosta >
< Intuizione interessante, immagino la terrai sotto controllo durante l’addestramento >
< Ovviamente > sghignazza e finisce di bere.
< Qualche “brillante” intuizione su altri tributi? >
< Starò alla larga da quelli del 3 >
< Bene, l’hai capito da sola. La loro Mietitura era organizzata; era tutto previsto: l’estrazione del nome della ragazza e l’intervento del fratello >
< Perché? > è strano che si accaniscano tanto sulle Mietiture di un Distretto svantaggiato.
< Sono i figli di un vincitore, Wilmot Allen, e si dice siano dei piccoli geni. Probabilmente metteranno strani aggeggi meccanici o congegni elettrici alla Cornucopia; se vuoi prova ad allearti con loro, ma non fidarti mai del tutto >
< E che interesse avrebbero nell’allearsi con me? >
< Sai, mi sono sempre chiesto come abbia fatto la tua famiglia a sopravvivere dopo la morte di tuo fratello. Come sarete mai riusciti ad andare avanti senza il cacciatore di famiglia? > dice sarcastico. All’improvviso sento un’irrefrenabile voglia di contare i granelli di polvere sulle mie scarpe.
< Neela, so che hai preso il posto di Axel come cacciatrice. Mi ha raccontato tutto > distolgo lo sguardo dai miei piedi e guardo il mio mentore.
< Diceva che eri un asso nel lanciare coltelli. Secondo lui il pugnale e il tuo braccio erano una cosa sola, tanto che sospettava ci dormissi insieme > rido a quest’ultima affermazione; quanto è vera!
< Perché ti ha parlato di me? > ora è lui ad essere interessato alle sue scarpe.
< Era… era sicuro che nell’Arena avrebbe perso la voglia di vivere. Quindi tentò di legarsi all’unica cosa che gli dava la forza di continuare: il suo obbligo verso di voi.
 E’ arrivato qui sapendo di dover fare il possibile per tornare a casa. “Devo evitare il patibolo alle mie sorelle- in particolare a Neela, che ha solo dieci anni- non voglio che siano costrette a crescere troppo in fretta. Per questo, Haymitch, ti chiedo di aiutarmi; aiutami a non lasciarmi andare, a non perdere la speranza” è questo che mi disse la sera prima di entrare nell’Arena. Mi confidò anche che era terrorizzato dall’idea di averti lasciato in eredità una famiglia intera; ha voluto informarmi sulle tue capacità perché aveva paura che avresti fatto la sua stessa fine e, purtroppo, aveva ragione >
Apro la bocca per dire qualcosa- non so cosa- ma non mi esce alcun suono. Fisso il muro di fronte a me per qualche minuto prima di recuperare la facoltà di parlare.
< E così scopro che mio fratello la pensava come me. Credevo si fosse arreso perché, avendo comunque la sicurezza di un altro cacciatore in famiglia, non voleva tornare a casa con tutti quei morti sulla coscienza.
Invece è morto pensando di aver fallito e di aver condannato me ed Allie al suo stesso destino >
< E’ andata proprio così. Ma l’idea di aver passato il testimone a te lo ha tranquillizzato; anche questo- quindi- deve aver pesato sulla sua resa >
< Bene… quindi pensi che i gemelli del 3 mi accetterebbero in squadra perché so cacciare? Ma t’informo che non lancerò coltelli durante l’addestramento >
< E come pensi di giustificare le tue capacità quando entrerai nell’Arena? Tu sai che intervisteranno la tua famiglia, e cosa dovranno dire per discolparti? Che hai imparato ad usare un pugnale nelle miniere di carbone? > effettivamente non ci avevo pensato.
< Va bene, mi allenerò per un po’ nel tirare coltelli. Farò finta di averlo imparato qui poi inventerò una storia sensazionale per spiegare come mai imparo così in fretta > scoppia a ridere facendo cadere il suo bicchiere che va in frantumi.
< E quale sarebbe questa “storia sensazionale”? >
< Sorpresa! La dirò a Liten appena entrata nell’Arena- sempre che riesca a sopravvivere al bagno di sangue- e a casa nessuno potrà smentirla >
< Va bene, come vuoi. Più tardi parlerò anche con Liten… e a proposito del bagno di sangue: non fermarti a raccogliere troppe cose; i coltelli e i pugnali solitamente li posizionano abbastanza distanziati dalla Cornucopia, quindi dovresti riuscire a procurartene qualcuno senza problemi. Al massimo recupera qualche oggetto indispensabile ai margini del campo >
< Certo, ma so essere molto veloce quando voglio. Penso che a seconda della situazione che si creerà agirò in modi diversi >
< E’ una strategia pericolosa > sorrido.
< C’è qualcosa di non pericoloso negli Hunger Games? > fa un sorriso sghembo.
< Hai ragione… mi chiedevo, come farà adesso la tua famiglia? >
< Ho lasciato l’onore di sfamare i bambini a mia sorella Maggie, che ha solo otto anni. La storia si ripete… > annuisce gravemente, si alza ed esce dalla stanza.
Torno a guardarmi i piedi.

Io e Liten entriamo nella sala di addestramento quando è ormai quasi piena. E’ la prima volta che mi avvicino così tanto ad un altro tributo che non sia Liten.
Mentre ci vengono impartite alcune regole, ne approfitto per dare un’altra occhiata ai miei futuri avversari.
Come avevo già intuito, il mio Distretto con il terzo sono quelli con i tributi in media più giovani.
 Ce ne è un altro dell’età di Liten e forse quattro o cinque della mia. Ottima prospettiva.
Ho già detto a Liten che dovrò spendere un po’ di tempo a lanciare coltelli durante l’addestramento. Ha capito subito che sarebbe diventato un modo per scagionarmi, per quanto io possa essere giustificabile. Ovviamente sanno che ho perso un fratello negli Hunger Games; immagino che non prendano come “coincidenza” due fratelli con un’innata abilità nell’usare i pugnali. Tenterò di limitare i danni…
< Liten, che ne dici di studiare un po’ le piante? Diciamo che, con le mie immense conoscenze, potrei scambiare una rosa per una margherita… > sì, è la verità… quando Allie mi chiedeva di procurarle qualche erba o ortaggio selvatico me lo facevo descrivere centinaia di volte e spesso tornavo con numerose piante che, secondo me, corrispondevano alla descrizione. Con questo metodo non ho mai sbagliato, ma non penso sia consigliabile vagare per l’Arena raccogliendo ogni tipo di bacca perché non si è in grado di riconoscere i mirtilli.
< Per me va bene. Mi è sempre piaciuta botanica! A casa ho un vecchio libro sulle proprietà delle piante e non scherzo se dico che riuscirei a recitarlo a memoria >
< Ho già detto che ti voglio in squadra con me, Liten? > sorride.
< Direi di sì >
< Perché, se sei abile come dici, hai appena salvato entrambi da una terribile morte per intossicazione alimentare! > ridiamo mentre ci dirigiamo verso lo stand delle piante. Dopo appena cinque minuti capisco che il mio alleato è veramente un piccolo prodigio delle botanica.
< Neela, ieri hai detto che la ragazza dell’1 ti preoccupa, ma per ora non ha ancora fatto niente di speciale > istintivamente rivolgo lo sguardo verso l’interessata. E’ da mezz’ora che si allena a fare diversi tipi di nodi, ed è la cosa più interessante in cui si è cimentata fino ad ora.
< Un motivo in più per temerla. Forse non vuole mostrare le sue capacità, oppure tenta di imparare più cose possibile >
< Ma non è un modo di pensare da Favorito. Siamo noi che, solitamente, agiamo così >
< Forse, per la prima volta, gli Hunger Games avranno un Favorito con un po’ di cervello e meno muscoli. Non la sottovaluterò, Liten > ok, forse non sarà il primo Favorito che usa la testa- ogni riferimento a Finnick Odair è puramente casuale- ma effettivamente si sta comportando in modo un po’… strano, per quelli come lei.
< Adesso devo “imparare” a lanciare coltelli e a maneggiare un pugnale. Ti libero dalla mia presenza >
< Va bene, io cercherò di imparare a fare qualche trappola >
< Ora che ci penso, dovrò far finta di aver imparato qui anche a costruire le trappole… che scocciatura! > mi dirigo verso il tavolo con i pugnali e i coltelli da lancio, vicino ai bersagli.
Ho scelto questo momento per “allenarmi” perché i Favoriti hanno, finalmente, abbandonato la postazione.
Mi si affianca un istruttore che afferra un coltello e mi spiega con accuratezza come impugnarlo. Credo, almeno, che me lo abbia spiegato con attenzione; appena ho visto che impugnava l’arma in modo diverso dal mio l’ho ignorato.
Vuole darmi una dimostrazione su come lanciarlo correttamente, quindi si posiziona con esasperante lentezza di fronte ad un bersaglio e, facendo molta scena, scaglia con moderata potenza il coltello che si conficca al centro.
Mi fingo sorpresa e gli chiedo di aiutarmi ad impugnare l’arma in modo corretto; mi consiglia una tecnica per me impraticabile, scomodissima. Non devo impegnarmi molto per fallire il tentativo con quell’impugnatura…
Dopo un paio di tiri, l’uomo afferma che sono in grado di continuare da sola. Continuo la mia recita, mirando intenzionalmente lontano dal centro dei bersagli. Dopo aver lanciato un numero consistente di coltelli, decido che ho “imparato” abbastanza; adesso miro al centro. Inizialmente mi concedo numerosi istanti per prendere la mira e scaglio la lama con forza molto controllata. Vengo, però, tradita dall’istinto, dagli anni di allenamento e dal ritmo costante dei lanci. Sei coltelli sono già stati scagliati alla velocità della luce al centro di sei bersagli diversi, quando la ragione decide di ritornare in sede. Mi giro disperatamente verso le altre postazioni, pregando che nessuno mi abbia vista. No, nessuno.
Respiro profondamente- non mi ero accorta di stare trattenendo il fiato- e mi rigiro verso i bersagli… non prima di aver notato che, in effetti, qualcuno mi ha vista. E’ il ragazzo del dieci- Sam, credo- e guarda nella mia direzione con gli occhi sgranati. Ahi, devo aver inscenato uno spettacolo niente male…
Mi giro di scatto verso i bersagli, consapevole di essere arrossita fino ai calli dei piedi. Ma sento ancora il suo sguardo perforarmi la schiena; mi volto di nuovo e dall’occhiata che gli rivolgo deve aver afferrato il messaggio, perché distoglie lo sguardo e torna a quello che stava facendo prima.
Vado a cercare l’istruttore, è arrivato il momento di “imparare” ad usare il pugnale in scontri diretti. Spero che, in questo caso, il mio istinto non prevalga: non vorrei ritrovarmi con un uomo scuoiato vivo.

< Tu cosa mostrerai, Liten? > è il giorno dell’esame degli strateghi. E’ quasi arrivato il suo turno, la ragazza dell’11 è dentro da cinque minuti.
< Ci ho pensato a lungo e… credo che costruirò tutti i modelli di trappole disponibili. Forse riuscirò a prendere un cinque… > annuisco convinta. Si è dimostrato molto bravo a preparare trappole.
< Io, ovviamente, bucherò qualche bersaglio… > vengo interrotta. E’ il suo turno.
< Catturali con il tuo cervello, Liten! > gli arruffo scherzosamente i capelli. Ride e si avvia verso la sala. Dopo circa venti minuti chiamano me.
Ovviamente la mia entrata viene accolta con molto interesse… diciamo che una mosca avrebbe attirato di più l’attenzione.
Mi avvicino ai coltelli. Devo trovare il modo di farmi notare… non c’è problema! Calcio leggermente il tavolo con i pugnali e lascio cadere volontariamente un bel numero di coltelli.
Qualcuno ride- mi avranno preso per un’imbranata- ma almeno mi hanno vista. Raccolgo dieci coltelli e mi posiziono ad una certa distanza dai bersagli. Faccio due lanci di prova, poco potenti ma precisi. Poi mi concentro al massimo, e otto coltelli partono uno alla volta dalla mia mano, conficcandosi con decisione al centro dei bersagli.
Non contenta afferro altri coltelli e, questa volta, punto più sulla velocità dei lanci. Ora su ogni bersaglio ci sono tre coltelli a formare un triangolo mortale sul centro scarlatto.
Solo un bersaglio è rimasto intoccato. E’ giunto il momento del gran finale!
Prendo un pugnale. E’ molto lungo e pesante, perfetto per quello che ho in mente; solitamente i pugnali non vengono usati come i coltelli da lancio- soprattutto quelli così pesanti- ma è con questi che mi sono allenata.
Mi posiziono di fronte all’ultimo bersaglio; è il centrale e il più lontano. Impugno con decisione l’arma e la scaglio con forza. In meno di due secondi sporge dal centro rosso dell’obbiettivo. Ho concluso la mia prova.
Mi giro verso gli strateghi, che mi congedano freddamente. Mi hanno guardata quasi tutti; ottima prospettiva!
< Come è andata? > chiede Effie durante la cena.
< Meglio di come mi aspettavo, ma comunque malissimo. Ho preparato una decina di trappole diverse, ma penso che avranno prestato attenzione solo a quattro o cinque. Inoltre mi hanno guardato in pochi! > dannazione! Speriamo non abbia ricevuto un voto troppo basso…
< Tu Neela cosa hai fatto? >
< Ho lanciato circa trenta coltelli e un pugnale. Hanno tutti centrato il bersaglio, quindi dovrei aver fatto una buona impressione a quelli che mi hanno vista… non saprei dire altro > annuiscono tutti.
Dopo cena adiamo tutti nel salone per vedere i nostri punteggi. Delicia accede la TV e il volto di Caesar Flickerman appare in tutto il suo… colore? Quest’anno ha scelto il viola scuro.
Comincia ad annunciare i punteggi dei miei avversari. Sheila ottiene un dieci ed è il punteggio più alto per ora. I gemelli prendono un sette a testa; devono aver fatto colpo. Sam- il ragazzo che mi “beccata” durante l’addestramento- ha ottenuto un otto. Chissà cosa avrà fatto per meritarselo… chissà cosa me ne importa!
Stanno per dire il voto di Liten. Lo sento agitarsi al mio fianco. Sullo schermo appare in sovraimpressione un sei e il mio compagno sospira di sollievo.
< Pensavo peggio… sono in media con quelli della mia età! >
Appare la mia immagine. Trattengo il fiato. Sullo schermo appare il numero dieci.

< No, Haymitch, non credo di poter apparire allegra e simpatica durante l’intervista! Andrebbe contro la mia natura! >
< Non ti sto chiedendo di mostrarti così! Le uniche battute che saresti capace di improvvisare sarebbero intrise di sarcasmo, cosa non molto utile. Vorrei solo che cercassi di sorridere un po’, senza malizia se possibile, e di essere gentile. Pensi di esserne capace? > sono due ore che cerchiamo di trovare un accordo. Niente progressi.
< Non lo so, Haymitch. Dovrei relegare me stessa in un angolino di cervello e impersonare una Neela che esce fuori molto raramente >
< Non ho detto che sarà facile, ma, sinceramente, il ruolo di “giovane ragazza sexy” che Blossom voleva darti non ti si addice per niente. Sarebbe stato, forse, più facile da recitare per te- il sarcasmo si può usare- ma avresti perso credibilità una volta entrata nell’Arena. Possiamo farti interpretare una “brava ragazza gentile” perché, almeno con Liten, lo sei >
< Blossom vorrebbe farmi fare l’oca cretina? Cosa si è bevuta per colazione il giorno della mia Mietitura? > intanto Haymitch beve…
< Glielo detto… me sono anni che aspetta di poter lavorare in questi termini su un tributo femmina. Dice che non le è mai capitata una ragazza abbastanza attraente fino ad ora > deve essersi stancata di aspettare se ha scelto me per interpretare quel ruolo… mi dispiace di non poterla accontentare.
< Vada per “la brava ragazza gentile”. Cosa dovrei fare? Distribuire fiori al pubblico e predicare la pace con Caesar Flickerman? > Haymitch sbuffa spazientito. Ha ragione, so essere molto esasperante.
< Ti faccio alcune domande, tu cerca di rispondere in modo gentile. Se ti viene in mente qualche battuta con un livello di acidità inferiore allo zero- dubito seriamente che accadrà- puoi tentare la sorte > Va bene, niente di troppo complicato. Fiori, cuori, pace e amore. Facilissimo…
< Ok, sono pronta > Haymitch apre la bocca per fare la prima domanda, ma viene bruscamente interrotto dall’impetuosa entrata della mia stilista. Oggi ha deciso di deliziarci con un “grazioso” abitino di paillettes dorate.
< Fermo, Abernaty. Cambio di programma >
< Cosa vuoi, Mitchell? > la donna si avvicina al televisore e fa partire una registrazione.
< Ho studiato attentamente sia la Mietitura sia la Sfilata di Neela, e ne sono scaturirti alcuni aspetti interessanti… guardate > parte il filmato della mia Mietitura. Rivedo Effie chiamare il mio nome, io che mi separo silenziosamente dalla folla e mi dirigo a testa alta verso il palco- dopo aver bloccato l’intervento di mia sorella.
Blossom fa partire un’altra registrazione. E’ quella della Sfilata dei carri.
Undici cocchi sfilano tra le acclamazioni del pubblico prima che s’intraveda il nostro. Andando contro gli standard del Distretto 12, io e Liten attiriamo discreta attenzione. Ma non capisco cosa abbia interessato Blossom.
Il filmato finisce.
< Cosa avremmo dovuto trovare di interessante in questi filmati? > chiediamo simultaneamente io e il mio mentore. Blossom ci lancia uno sguardo torvo.
< Ma se era così evidente! Allora… contate il numero di emozioni umane che Neela ha mostrato in pubblico > risposta molto scontata.
< E’ un numero esistente? >
< Bene, è questo il punto. Non ha mai accennato un sorriso, non le è mai scesa una lacrima, non è mai sembrata arrabbiata o ostile. Quasi non provasse emozioni >
< Quindi, quale sarebbe il cambio di programma? >
< Voglio lavorare su questo aspetto e dare al pubblico l’immagine di una Neela distaccata, eterea > prospettiva migliore della brava ragazza o dell’oca cretina.
< Quindi dovrei rispondere a monosillabi e non far trasparire alcuna emozione durante l’intervista? >
< Qualcosa del genere… credi di esserne capace? >
< Penso di poter sostenere una recita dove non devo praticamente fare nulla, ma non potrò fare il fantasma anche nell’Arena >

< No, ovviamente no. Ma almeno apparirai interessante al pubblico >
< Affare fatto! Haymitch puoi farmi qualche domanda? > quindi diventerò un fantasma…

Guardo nascere un’espressione di sorpresa sul volto della ragazza che ho di fronte. L’abito che indossa sembra essere arrivato dal passato; a scuola ci hanno spiegato che migliaia di anni fa, in un continente distante, si erano sviluppate civiltà che hanno formato la nostra cultura. Ecco, quel leggerissimo abito bianco sembra un antico retaggio di quei popoli. Lungo fino al pavimento, stretto in vita da una cintura argentata e tenuto fermo da una spilla sulla spalla destra.
Gli occhi della ragazza sono incorniciati da ombretto argentato e sul volto- quasi a voler imitare la luminosità del vestito- una spruzzata di brillantini. I capelli, leggere onde nere sulla schiena, continuano l’elegante panneggio dell’abito.
Mi ci vuole qualche istante per capire che sono davanti ad uno specchio e che, quindi, la ragazza sono io. Allora Blossom ha studiato da un macellaio laureato!
< Emm… sto per sposarmi? > la stilista, al mio fianco, sbuffa.
< Speravo che, almeno questa volta, evitassi di fare una delle tue battute squallide! Sei più acida del succo di limone >
< Questa me l’hanno già detta numerose volte! Comunque scherzavo… sembro veramente un fantasma! E non è un’offesa > annuisce soddisfatta.
< Perfetto, sono riuscita ad ottenere l’approvazione di Neela! Che risultato meraviglioso… ah, le scarpe… > esce un minuto dalla stanza, poi torna con un paio di sandali argentati… no, non sono sandali, sono trampoli!
Le poggia ai miei piedi poi mi guarda seria, aspettando una mia reazione.
< Sai, Effie mi ha fatto provare delle trappole mortali molto più discrete. Come pensi che possa camminare su questi cosi? > provo comunque a indossarli. Impresa titanica.
< Tranquilla, passerai quasi tutta la serata seduta. Comunque muoviti, siamo in ritardo > faccio del mio meglio, e alla fine riesco a infilare quelle “scarpe”. Chi ha inventato i tacchi?
Usciamo dalla stanza incontrandoci con gli altri. Liten sta benissimo. Lui sì che può permettersi di fare il bravo ragazzo tutto fiori e cuori senza andare contro la sua natura. E il suo abito lo dimostra. Indossa una giacca rossa sopra dei pantaloni bianchi e ha una grossa spilla gialla a forma di faccina sorridente appuntata sul bavero.
Spalanca letteralmente gli occhi e la bocca quando esco.
< Wow Neela… sei… >
< … di circa quindici centimetri più alta? > dico mostrando i mostruosi tacchi che indosso. Tutti ridono, perfino Effie, e insieme ci avviamo verso l’anfiteatro…
Noi tributi cominciamo a sfilare per il palco, mettendo in mostra le opere dei nostri stilisti. Poi prendiamo posto sedendoci a semicerchio dietro Caesar Flickerman, che sta scaldando il pubblico con alcune delle sue barzellette.
Ci chiama uno alla volta. I tributi dell’1 e del 2 si mostrano spregiudicati e aggressivi; non c’è bisogno di dire che fanno colpo. E’ un peccato che si sono mostrati tutti allo stesso modo: speravo di poter ottenere qualche altra informazione su Sheila.
La ragazza del quattro, Annie, mi ha colpita. E’ bellissima- e non solo di aspetto. Ha deliziato il pubblico con la sua voce dolce e ha attirato l’attenzione alla domanda di Caesar: Com’è avere Finnick Odair come mentore?
< Bè, quando riesci a concentrarti su qualcos’altro che non sia il suo corpo riesci a vedere il suo talento di mentore. E’ proprio bravo! > ha risposto arrossendo e ridacchiando.
Tutti gli altri tributi sfilano senza che qualcuno m’impressioni particolarmente. Fino ad una domanda posta al ragazzo del 10.
< C’è qualche tributo in particolare che ti ha colpito, Sam? > ci pensa qualche secondo, poi con un sorrisetto sghembo risponde: < La ragazza del 12. Si chiama Neela, giusto? > ovviamente ero puntata da tutte le telecamere.
< Sì, si chiama Neela. E come è riuscita ad attirare la tua attenzione? Non solo perché era spettacolare durante la sfilata dei carri, vero? > il pubblico ride e fischia. Sam arrossisce visibilmente continuando a ridere. Io cerco di mantenere un colorito pallido e un’aria misteriosa. Non è facile.
< Bè… quello ha avuto la sua parte… > il pubblico esulta. E io so di essere arrossita… ma chi rimarrebbe impassibile a dichiarazioni del genere?
< … ma in realtà è per una cosa avvenuta durante l’addestramento, quindi non posso parlarne. Vi anticipo solo che non mi metterei contro di lei > poi sentiamo il segnale acustico che indica lo scadere dei suoi tre minuti.
Passano i tributi dell’11, tocca a me.
Mi alzo e cammino lentamente- come mi ha spiegato Effie- verso il centro del palco. Testa alta e sguardo serio, ma non ostile. E’ così che mi hanno detto di presentarmi e così faccio, credo. Devo essere misteriosa.
< Neela Evans! Allora… come ti trovi qui a Capitol City? > domanda facile, l’ho provata con Haymitch.
< Certamente sapete come accogliere un ospite > io avrei detto un ospite che si è ormai scavato la fossa… ma no.
< Sì… quindi, cosa rispondi a Sam? Anche tu sei incuriosita da lui? > è una domanda scontata, dovevo aspettarmela. Ma credo di essere arrossita lo stesso, quindi provo almeno a mantenere un atteggiamento distaccato.
< Ha ricevuto un otto nell’addestramento: tutti dovrebbero esserne incuriositi. Ma non so cosa ha mostrato agli strateghi per ottenerlo, mentre lui sa cosa ho fatto io per meritare il dieci > con questa risposta ho ottenuto diversi punti: ho ricordato al pubblico che Sam ed io abbiamo preso voti molto alti, gli ho, quindi, restituito un minimo di attenzione e ho reso la situazione molto curiosa. Come ho avuto il dieci? E come fa Sam a saperlo?
< Wow, che intesa misteriosa! E a proposito del dieci… non puoi dirci niente a riguardo, giusto? >
< Niente >
< Va bene… allora puoi dirci chi era quella ragazza che ha provato a fermarti durante la Mietitura? >
< Mia sorella, Allie >
< Le hai detto “hanno bisogno di te”, a chi ti riferivi? > rendo la mia immagine misteriosa un po’ addolorata.
< Ho una sorella e due fratelli più piccoli. Sono solo bambini > devo rispondere in modo netto, brevemente.
< Non hai i genitori? >
< Ho solo mio padre >
< Raccontaci un po’ di te, siamo molto curiosi > Caesar deve aver capito il mio gioco.
< Mia madre è morta dopo i sessantaseiesimi Hunger Games, ai quali ha preso parte mio fratello Axel > il pubblico sussulta. Caesar assume un’espressione corrucciata.
< Mi ricordo di Axel. Un gran bravo ragazzo… > annuisco e abbasso leggermente la testa. Il pubblico ha capito che sono un fantasma, quindi per loro la mia reazione equivale ad un pianto disperato. Sospirano.
< Cerca di tornare a casa, Neela. I tuoi fratelli hanno bisogno anche di te! > torno al mio posto seguita da un applauso fragoroso.
E’ il turno di Liten che, dopo la mia intervista strappalacrime, mette tutti di buonumore.
Ci alziamo tutti per l’inno.
E domani si vedrà.

 

 

Spazio autrice *che questa volta affronta gli ibridi a testa alta*.
Salveeee Tributs!!! Che faticata scrivere questo capitolo!! E' più lungo del solito e vi sono compresse millemila cose... comunque...
Spero vi sia piaciuto e che questa stramaledetta mania di citare Finnick Odair ogni tre righe passi XD. 
So... abbiamo conosciuto i nomi di alcuni condannati a morte crudele tributi, abbiamo conosciuto qualcosa di Axel, abbiamo visto i guai che combina la mia morta cara Neela durante l'addestramento, abbiamo visto i voti, e il vestito e l'intervista...
IL VESTITOOOO!!!!!!!!!!!!! Sinceramente, non sapevo che fare. Quindi ho spolverato di nuovo la cultura greco/romana ed è uscito fuori questo:

http://4.bp.blogspot.com/-ydU_BPg0vC8/Uay5PPKsCoI/AAAAAAAAFqk/8QqyuE23GE0/s1600/stile+greco+(1).jpg 

Lo so, sembra un abito da matrimonio... 
Comunque ringrazio ancora per le recensioni/commenti personali:
EmmaStarr
JD Jaden
JoseiKawaii
_nekochan_
(grazie per aver commentato positivamente il vestito XD).

Quindi vi saluto e prometto di aggiornare presto (come ogni volta XD). Recensite/commentate!!

TsukiKozui, Distretto 10 (che non interessa mai a nessuno). 

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