l'amore

di H W
(/viewuser.php?uid=44585)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** amore ***
Capitolo 2: *** a te - parte 1 ***
Capitolo 3: *** a te - parte 2 ***



Capitolo 1
*** amore ***


L'Amore

song fiction

pairing: House/Wilson

canzone: l'amore

di: sonohra

 

 

                                                                       “ Guardo il cielo, non vedo altro colore

                                                                         solo grigio piombo che mi spegne il Sole

                                                                                l’unica certezza è gli occhi che io ho di te ”

 

Ufficio di Wilson. Solita litigata. Sempre per cose futili.

-Basta Greg, non ce la faccio più ad andare avanti così - disse Wilson a bassa voce, e rivolse lo sguardo ai fogli che aveva davanti a se.

-Così come? Dici sempre le stesse cose!- gli urlò House.

-Sta volta dico sul serio... E’ finita- si maledì per averlo detto, perché non lo pensava veramente. Gli scese una lacrima, e guardò House, fisso in quegli occhi azzurri. Aprì la bocca per dire qualcosa, per scusarsi, ma House chiuse gli occhi, abbassò la testa ed uscì dall’ufficio.

 

“ Due fotografie tutto ciò che rimane

sul mio letto il vento le fa volare

la distanza che ci divide fa male anche a me ”

 

Wilson era disteso sul suo letto, aveva un caso clinico tra le mani, cercava di concentrarsi, ma non ce la faceva, le parole che ha detto ad House gli tornavano in mente. Gettò la cartella sul comodino, ma stranamente scivolò fuori da essa una foto di lui con House, chissà come ci è finita li dentro. Gli scese una lacrima vedendo la foto, e mentre pian piano scendeva sul suo viso, prese il telefono e cerco di rintracciare House. Si accese la segreteria telefonica, non poteva fare altro che lasciare un messaggio, ma non lo fece, voleva parlare con House faccia a faccia.

 

“ Se non vai via, l’amore e qui.

Sei un viaggio che non ha né meta né destinazione

Sei la terra di mezzo dove ho lasciato il mio cuore, così

Sono solo anch’io, come vivi tu, cerco come te l’amore ”

 

House era in moto quella sera, andava dove la strada lo avesse portato, non aveva un posto preciso dove andare. Pensava e ripensava alle parole dette da Wilson. Non riusciva a capire cosa fosse andato storto questa volta. Si chiedeva cosa aveva fatto, da far provocare quella rabbia dentro Wilson, a tal punto  da fargli dire quelle parole. Anche se non voleva farlo notare, dentro di lui, quelle parole gli facevano male.

 

“ Quel che so di te è soltanto il tuo nome

la tua voce suona in questa canzone

musiche, parole, emozioni che scrivo di noi ”

 

House arrivato a casa, prese il whisky e si sedette al pianoforte. Suonava sempre il piano quando stava male. Buttò giù un bicchiere di whisky ed iniziò a suonare. Suonare era una delle poche cose che lo facevano emozionare, un’altra cosa, era una persona. L’unica persona, quella che poteva fargli provare forti emozioni, era, Wilson. Suonò per tutta la notte. Musica e alcol lo tirarono un pò su, ma non abbastanza.

“ Se non vai via, il mondo e qui.

Sei unviaggio che non ha né meta né destinazione

Sei la terra di mezzo dove ho lasciato il mio cuore, così

Sono solo anch’io, come vivi tu, cerco come te l’amore. ”

 

House si fermò improvvisamente. Il dolore alla gamba era più forte del solito. Stofinò la mano contro la gamba malata, prese del Vicodin e lo mandò giù con il whisky. Wilson lo aveva chiamato più volte, ma senza risposta. Così decise di andare direttamente da House. Bussò alla porta ma House fece finta di niente, rimase seduto. Per fortuna Wilson aveva ancora la chiave, da quando hanno convissuto insieme. Entrò dentro e si avvicinò ad House.

-Greg... io... mi dispiace. Non lo pensavo veramente quello che ho detto-

-Sì invece- fece House dispiaciuto.

-Soltanto in quell’istante, dopo me ne sono subito pentito-

-...-

-io...- sospirò –ti chiedo scusa-

House non commentò,si alzo a mal appena e si avvicinò ancora di più a Wilson. Stavano ad un passo di distanza.

-Va bene... e... ti chiedo scusa anch’io. Perché al solito, la colpa e mia-

 

“ Cambia il cielo, i tuoi occhi no

come vetro è l’amore che sei ”

 

Wilson si stupì, ma cerco di non farlo notare. Perché era la prima volta che House si scusava, e... ed era, sincero.

-ah... no...- fu interrotto da House.

-Jimmy, promettimi soltanto...-

House non continuò la frase, ma Wilson capì, ed annuì. Abbassò la testa, House gliela rialzò dolcemente, ed annullò la distanza tra di loro, baciandolo.

 

“ Sei un viaggio che non ha né meta né destinazione

sei la terra di mezzo dove ho lasciato il mio cuore, così

sono solo anch’io, come vivi tu, cerco come te l’amore ”

 

Quando si staccarono, House fece la solita battuta.

-Direi che siamo perdonati tutti e due- e ghignò.

Wilson era già abituato, e sorrise. Non ci pensò su due volte, ed abbracciò House, sussurrandogli all’orecchio

-Mi dispiace-

 

 

---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Grazie per la pazienza che avete avuto per leggiere questa song fiction. spero che alla fine non sia troppo sdolcinato.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** a te - parte 1 ***


a te Nike87: grazie ^ ^ ... eh già, la canzone comunque me l'ha fatta ascoltare una mia amica, e appena l'ho sentita mi è venuta l'illuminazione
Lady House: grazie... beh, ogni tanto è giusto che pure Wilson si stufi, stare troppo a contatto con House fa male :P
Lily Black 90: grazie mille :)
PsYcHoGIRL_SYLARtheBEST: grazie, e grazie anche di averla aggiunta ai tuoi preferiti ^ ^
Lemnia: grazie... beh, ecco detto fatto, eccone il seguito :)

Note: ecco il seguito. L'ho scritto su un'altra canzone, visto che è sotto song fiction, ho voluto continuare con un'altra canzone. E visto che questa canzone è un po troppo lunga l'ho divisa in 2 parti. La prima ve la posto ora e la seconda, beh, la seconda tra qualche giorno, quando finisco di scriverla :)

Canzone: A te
Di: Jovanotti

''A te che sei l’unica al mondo
L’unica ragione per arrivare fino in fondo ad ogni mio respiro
Quando ti guardo dopo un giorno pieno di parole
Senza che tu mi dica niente tutto si fa chiaro''

 

Dopo le scuse e gli abbracci, si sedettero sul divano a guardare un po di tv, per distrarsi. House si sedette, poggiò il bastone a terra e mise le gambe sul tavolo, Wilson invece accoccolato ad House. Era una strana sensazione per lui, ma non disse nulla, fece soltanto un sorisetto, dopotutto glie lo doveva a Wilson, dopo la giornata che hanno passato. House sapeva che la colpa era sua, ma un po lo preoccupava il fatto che Wilson non volesse ammetterlo. Ha deciso di smettere di pensarci ed ha acceso la tv. Fece una cosa strana, porse il telecomando a Wilson ''Oggi scegli tu''.

 Wilson lo guardò stupito e ironico disse ''Wow, dai a me l'onore''

 House ghignò ''Non montarti la testa, ho detto solo per oggi'' e sussurrò pensando che Wilson non abbia sentito ''Te lo devo'', invece l'ha sentito. Non disse nulla, sorrise soltanto e cambiava canale.

All'improvviso House ''La vuoi smettere di cambiare canale?''

Wilson ''Vedi che non c'è niente''

''Allora spegni la tv''

e Wilson confuso ''Cosa? E che dovremmo fare?''.

House ci pensò su ''Ehm... vai in cucina e porta del whisky''

''Vuoi ubriacarmi?''

''Hai qualcosa di meglio da fare?''.

Wilson roteò gli occhi ''E perché non ci vai tu?''

''Ma dove siamo? Vuoi litigare di nuovo?'' fece una pausa e sorrise ''Come vedi non posso farlo, visto che stai sopra di me''. Wilson si alzò, andò in cucina, e portò il whisky e due bicchieri. Li posò sul tavolo e baciò House prima di versare il whisky nei bicchieri.


''A te che mi hai trovato all’ angolo coi pugni chiusi
Con le mie spalle contro il muro pronto a difendermi
Con gli occhi bassi stavo in fila con i disillusi
Tu mi hai raccolto come un gatto e mi hai portato con te''

 

Quel bacio riportò House indietro nel tempo, al loro primo incontro. Wilson era ancora uno studente, e House gironzolava spesso da quelle parti, attorno alla scuola. Un giorno finite le lezioni, Wilson uscì dalla scuola con alcuni suoi amici, quando vide House seduto su un muretto li vicino. Lo vedeva spesso nei dintorni ma non si erano mai parlati. ''Ragazzi scusate, mi sono appena ricordato che devo finire qualcosa, rimango qui ancora per un po, ci vediamo domani''. Si salutarono e Wilson andò da House.

Si sedette vicino a lui e disse ''Ehi ciao, che c'è che non va?''. House non rispose, rimase li seduto in silenzio. Wilson mise la sua mano sulla spalla di House ''Ehi, avanti, che succede?'' House non si mosse e disse soltanto ''Toglimi le mani di dosso''.

''Va bene, scusa. Cercavo di aiutare''

''Aiutami sloggiando di qui. Lasciami solo''.

Wilson sentì un tremito nella sua voce, e capì che non era così duro, come cercava di sembrare. ''Su dai. Non fare così. La ragazza ti ha lasciato? Capita''

''No, ma quale ragazza.''

''Allora qual'è il problema?''

''Mio padre. E' che...'' si interrppe, poi continuò ''Lascia perdere. Non capiresti''. House si alzò, ma Wilson lo afferrò per il polso, e House gli disse ''Prima ti ho detto di non toccarmi''

''Lo sò. Dai siediti''

''Perché? Ci siamo soltanto noi qua''

''Meglio, così nessuno ci disturba''

''Ma cosa vuoi da me?''

''Che mi dici cos'è successo. Prima me lo dici, prima ce ne andiamo''

House rivolse lo sguardo al cielo e disse ''Ma perché lo faccio?'' e si siede accanto a Wilson. ''Ah, io sono James''

''Greg''

Wilson continuava ad assillarlo così House decise di raccontargli l'accaduto. Finito di raccontargli, House vide Wilson molto dispiaciuto. ''Ma proprio uno emotivo doveva capitarmi?''  pensò House. Non è nemmeno riuscito a dire qualcosa che Wilson lo stava baciando. House lo spinse ''Che diavolo stai facendo??''

''Io pensavo-''

House lo ha interrotto ''Beh, pensavi male''

E in men che non si dica, Wilson lo stava baciando di nuovo. Un bacio veloce.
Da allora continuarono a frequentarsi, come amici, non parlarono mai del bacio, si comportavano come se non fosse accaduto niente. Frequentavano ragazze, ecc.

Dopo che la terza moglie di Wilson lo ha lasciato, House e Wilson hanno cominciaro a frequentarsi sempre di più, ma non come amici.


''A te io canto una canzone perché non ho altro
Niente di meglio da offrirti di tutto di quello che ho
Prendi il mio tempo e la magia che con un solo salto

Ci fa volare dentro all’aria come bollicine
A te che sei, semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei giorni miei''

 

''House... House!!''

''Che c'è?''

''Che stai facendo?''

''Eh?''

''Guardavi fisso nel vuoto''

''Ah... no, non è niente''

''Vebbé, tieni'' e gli porse il bicchiere di whisky. Lo bevve tutto d'un soffio. ''Oh, calmati, hai appena iniziato''

''Il primo è sempre il migliore''

Wilson sorrise, anche se non aveva capito che intendeva dire con quella frase. Ma se né dimenticò subito, buttando giù il pimo bicchiere. Passarono alcune ore, e House e Wilson bevvevano, ridevano, parlavano... non erano ubriachi, erano soltanto, rillassati. E' molto raro vedere House così, ma è sempre molto bello e piacevole. Beh, daltronde, Wilson fa miracoli.

 


''A te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande
A te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più
A te che hai dato senso al tempo senza misurarlo
A te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore''

 

Finiti gli argomenti. Stavano per alcuni minuti in silenzio. House bevve il suo ultimo bicchiere, e lo poggiò sul tavolo. Voltò lo sguardo verso Wilson e si accorse che lo stava guardando. Si fissarono per un bel po di tempo, alla fine Wilson cedette. House era sdraiato sul divano e Wilson si avvicinò, si sedette vicino ad House, e lo baciò. Facendo attenzione alla gamba malata di House si sdraiò su di lui. Continuarono a baciarsi, ed House infilò la sua mano sotto la camicia di Wilson e gli carezzò la schiena. Wilson rabbrividì al tocco. House tirò fuori la mano e la mise sopra a Wilson, come un abbraccio. Per quella sera poteva bastare, si addormentarono così.

 

''A te che io ti ho visto piangere nella mia mano
Fragile che potevo ucciderti stringendoti un po’
E poi ti ho visto con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita e trascinarla in salvo''

Quel tentato abbraccio di House, fece tornare in mente a Wilson una sera. Erano giovani, era passato qualche mese dopo che si sono conosciuti per la prima volta. Wilson era triste, uno dei suoi amici era morto, aveva il cancro, i dottori non hanno potuto fare niente. Era con House quando ha saputo della notizia. Gli lacrimarono gli occhi, House non lo poteva vedere così, e non sapendo cosa dire lo abbracciò per confortarlo. Sentì le lacrime di Wilson bagnarli la maglia. Almeno per una volta, poteva, essere umano. Strinse Wilson più forte a se, e rimasero abbracciati finché Wilson non si calmava un po.

Ora le cose sono cambiate, lui non è più così fragile, almeno in parte. E' diventato primario di oncologia, lavora nello stesso ospedale in cui lavora il suo migliore amico, beh, molto di più di un amico. E anche questa è una grande cosa, nessuno si è mai accorto di niente. Ora è realizzato, non gli serve niente di più.

-----------------------------------------------------------------------

continua....
spero fortemente che non abbia rovinato tutto con il seguito ^^'

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** a te - parte 2 ***


aa te

PsYcHo_SYLARtheBEST: eh si, qui è Wilson che comanda :P
Eheheh ti credo. Che possiamo farci se scrivono canzoni apposta per loro? ;)
Hmm... lo sai, anch’io ne ho in mente ancora un paio, chissà se una di queste è quella a cui pensi tu, hmm.. eheheh, perché non scrivi tu una ff sulla canzone a cui stai pensando?  Io la devo smettere, in questi giorni mi ispirano soltanto canzoni. Voglio scriverne una mia. Quindi... :D

Lady House: lo so, non è da Wilson fare così, però dovevo scrivere qualcosa, e la strofa che c’era mi ispirava soltanto ad un flashback, e dovevo scrivere qualcosa. E poi, non si sa mai, forse Wilson da giovane non era come adesso, insomma tutti cambiano. Comunque, lo so che non è da lui, ma mi serviva quella scena.

''A te che mi hai insegnato i sogni e l’arte dell’avventura 
A te che credi nel coraggio e anche nella paura 
A te che sei la miglior cosa che mi sia successa 
A te che cambi tutti i giorni e resti sempre la stessa''

 Il giorno seguente Wilson si svegliò per primo. Si alzò piano facendo attenzione alla gamba malata di House ed andò in bagno a prepararsi. Per la prima volta non usò il fon, l'ultima volta che l'ha usato in casa di House non è finita bene, quindi per il bene suo e di House decise di non farlo. Era tempo anche per House di svegliarsi, così Wilson si avvicinò al divano e dolcemente baciò House svegliandolo.

''Ma che fai? E' piena mattina. Io voglio dormire''

''E' ora di svegliarti. Deve smetterla di arrivare tardi al lavoro.''

''Ancora 5 minuti, mammina''

''Ok, tesoro''

A quelle parole House lo guardò storto e si alzò. Wilson invece rise.

''Vieni con me in macchina? Oppure vai in moto?''

''Non lo so. Te lo dico dopo''

''Beh, sbrigati. Io tra 10 minuti parto. Quindi?''

''Vince la moto''

 
''A te che sei, semplicemente sei 
Sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei 
A te che sei, essenzialmente sei 
Sostanza dei sogni miei, sostanza dei giorni miei''

 Arrivato in ospedale Wilson andò nel suo ufficio, aveva un paziente che lo aspettava. House invece arrivò un ora dopo. Ovvio, era in ritardo. Andò nel suo ufficio, e vide la sua squadra annoiarsi.

''Nessun paziente oggi? Meglio per me''

13 ''No, niente. La Cuddy ha detto che forse c'è né uno, devono visitarlo al pronto soccorso, poi ce lo dice''

House annuisce ''Peggio per me'' Foreman roteò gli occhi e continuò a fare quello che faccieva prima. House andò a prepararsi del caffé e vide Wilson tornare nel suo ufficio. Quindi decise di andare da lui. Entrò nel suo ufficio e chiuse a chiave. Wilson alzò lo sguardo, e House

''Deve venire qualcuno?''

Alzandosi dalla sedia ''No''

''Devi andare da qualche parte?''

Si appoggiò al tavolo ''Dopo, ma-''

''Bene'' e si avvicinò.

Wilson si preoccupò un pochino ''Che intenzioni hai?''

''Di stare un po con te''

Abbassando la testa ''Già''

''Non sembri molto contento''

''Lo sono, è che..'' guardò House ''Siamo al lavoro''

''Oddio Wilson!! Non essere così perverso. Non intendevo quello''

''No, eh?''

House ghignò ''Almeno in parte''

''Beh, non pensarci nemmeno. Vuoi farti scoprire?''

Erano molto vicini. House non gli rispose, lo baciò invece.

''A te che non ti piaci mai e sei una meraviglia 
Le forze della natura si concentrano in te 
Che sei una roccia sei una pianta sei un uragano 
Sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano''

 Finite le 'effusioni' House tornò nel suo ufficio, Wilson pensò ''Lo so che non si piace, lo ha dimostrato più volte. Non ne capisco il motivo, perché è meraviglioso. E' molto forte, è duro la maggior parte del tempo, ma sa essere molto dolce, e non so perché questa parte non la fa vedere a nessuno. Non so, potrebbero anche cambiare delle cose, ma mi piace il fatto, che lo riservi soltanto a me. Mi sta sempre intorno, e come a lui, anche a me serve questa cosa. Ogni volta che sono fuori città e sono solo, mi rallegra il fatto che lui mi chiami di continuo perché si annoia o se gli serve aiuto per qualche caso. Quando sono solo nel mio ufficio sono sicuro, che prima o poi arriva, e mi fa molto piacere. A casa poi, e tutta un'altra storia''. Continuò ancora un po a pensare ad House, poi andò a controllare il suo paziente.

''A te che sei l’unica amica che io posso avere 
L’unico amore che vorrei se io non ti avessi con me 
A te che hai reso la mia vita bella da morire
Che riesci a render la fatica un' immenso piacere'' 


Quando House tornò nel suo ufficio, vide la sua squadra seduta al tavolo con una cartella clinica.

''Nuovo caso?''

Taub ''Sì, don-''

''E perché non mi avete chiamato?''

''Non sapevamo dove cercarti''

''E dove dovrei essere?''

''...''

''Passami la cartella clinica'' vedendo i sintomi ci pensò un po su ''fate le analisi del sangue e vedete se trovate qualche droga''. Prese il suo psp, guardò fuori, e vide Wilson tornare nel suo ufficio, non sapeve nemmeno che fosse uscito. Accese la psp e ci giocò finché non vide arrivare 13

''Niente droge. E' pulita.''

House annuì ''E dove sono gli altri?''

''Con la paziente'' ed uscì.

House ci stette un'attimo a pensare. Poi andò da Wilson, magari poteva aiutarlo. House andò da Wilson e si sedette sul divano che aveva in ufficio. Parlarono un po della paziente, e poi cambiarono completamente temi.

''A te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande 
A te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più 
A te che hai dato senso al tempo senza misurarlo 
A te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore 
A te che sei, semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei... 
E a te che sei, semplicemente sei,
Compagna dei giorni miei...sostanza dei sogni...''

 In un attimo di silenzio, Wilson guardò l'orologio erano circa le 6. ''Ci vediamo a casa?''

''Perché?''

''Sono esattamente le 6:15''

''Wow, è volato il tempo. Io vado. Vieni con me?''

''Devo finire con queste carte. E... il mio turno finisce tra 2 ore''

''Oh, andiamo. Non succede niente se manchi. Dai nessuno si accorgerà che non ci sei''

''Certo che si accorgeranno se non ci sono''

House lo guardò con occhi dolci ''Per favore''

Sapeva che Wilson non poteva resistere a quello aguardo ''Ma perché cedo sempre? E va bene''

House fece un sorisetto, ed andò al parcheggio ad aspettare Wilson. Dopo dieci minuti Wilson scese e vide House in moto ''No. Non pensarci nemmeno. Andiamo in macchina. Io non salgo su quella moto, sopratutto quando sei tu a guidarla''

''Ma dai, non fare la femminuccia. Non ti fidi di me?''

Wilson fa finta di pensarci ''No''

House sorrise ''Su dai, tieni il casco, sali''

''House, io non ci salgo sulla moto. Tu vai, io ti seguo con la macchina''

''E smettila di lamentarti, sali''

Wilson lo guardò preoccupato, prese il casco e salì. Mise leggermente le mani addosso ad House ''Vai piano''

House scoppiò a ridere ‘’Certo’’

‘’Guarda che non sto scherzando’’

House fece un ghigno ‘’Reggiti’’ e prese le mani di Wilson stringendole più forte attorno alla sua vita.

‘’Greg, per favore, se non vai piano, ti giuro che a casa ti uccido’’

‘’Certo Jimmy’’ e mise in moto. Ovvio, accellerò.

Arrivati a casa, Wilson non la smetteva di sgridare House, ovvio che l’altro se ne fregava, non lo stava nemmeno ascoltando. House andò in camera a cambiarsi e Wilson lo seguì. Stufato delle urla di Wilson, che stava sulla soglia della porta, House si avvicinò a lui soltanto con indosso i boxer e lo baciò. Finalmente silenzio. Lo prese per la cravatta e lo trascinò sul letto. Si sdraiò sopra di lui, gli tolse la cravatta e iniziò pian piano a sbottonargli la camicia.

FINE

----------------------------------

Eh, lo so. Sono crudele a finire così :D

Eheh, però, vi giuro, quest’ultima parte, ho cercato di farla in modo diverso, ho provato a riscriverla più volte, ecco perché ci ho messo così tanto. Però la strofa non mi lasciava altro modo, qualunque cosa scrivessi, alla fine finivano a letto. Eh... :)

Spero vi piaccia.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=225845