The game is done

di AnnaHazza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Donna's Bday Party ***
Capitolo 8: *** Donna's Bday Party ***
Capitolo 9: *** Donna's Bday Party ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


-CAPITOLO 1-
 
 
Jamie teneva lo sguardo fisso verso la mascella del ragazzo sdraiato nel letto, di fianco a lei.
C’è un momento della mattina, proprio appena ti svegli, in cui non ricordi nulla, come se la tua mente fosse una lavagna completamente nera.
Quando inizi a pensare a chi sei e ciò che hai voluto dimenticare durante la notte, il vuoto felice che c’era prima scompare e il mondo ti crolla addosso.
I suoi occhi azzurri si riempirono di lacrime finché alcune gocce salate bagnarono il cuscino.
“Zayn” sussurrò al suo orecchio evitando di toccarlo, le sue mani tremavano ancora.
Il ragazzo si rigirò nel letto mugolando.
Disperata nel tentativo di svegliarlo si mise le mani sul viso e cominciò a respirare, cercando di mantenere la calma.
Quando ebbe finalmente il modo di osservare la stanza si rese conto che era nell’appartamento di Zayn.
Cercò di alzarsi dal letto e raggiungere il bagno ma l’emicrania le impediva di stare in equilibrio anche solo per un paio di minuti.
Lo specchio le mostrava una Jamie diversa, piena di lividi di piacere lungo il collo e una pettinatura scompigliata, come mai prima.
Scoppiò a piangere tentando di ricordare la serata precedente mentre con l’acqua corrente del lavandino cercava di lavarsi il trucco secco dal viso.
Come? Quando? Dove? ..e soprattutto Perché?, queste erano tutte le domande alle quali cercava di rispondere ma il suo cervello non voleva darle delle spiegazioni.
Abbassò lo sguardo verso il cellulare notando l’ora, la scuola era appena cominciata e lei avrebbe dovuto trovare una scusa plausibile con i suoi genitori.
Spalancò la porta quando una mano le bloccò la bocca, si agitò cercando di girarsi ma la presa non fu allentata, così morse.
“Fanculo” urlò Zayn agitando la mano e soffiandoci sopra.
“Cosa cazzo stavi facendo?” strillò lei esasperata.
“Pensavo fossi un ladro”, rise lui.
Il ragazzo avrebbe potuto porle parecchie domande riguardanti la sua visita, magari era venuta a trovare sua sorella ma i suoi vestiti lo fecero insospettire.
“Non so come sia successo” iniziò a singhiozzare la rossa buttandosi sulla moquette.
“Scusa” disse Zayn sedendosi per abbracciarla “non era mia intenzione spaventarti”.
La ragazza alzò lo sguardo incredula, lui non aveva capito il vero motivo del suo pianto.
Jamie apprese una cosa fondamentale in quel breve spazio di tempo, le donne sono e resteranno superiori agli uomini.
“Guardami Zayn” urlò lei agitandosi “ieri sera abbiamo fatto sesso”.
Lo sguardo del ragazzo si spostò agitato verso il letto e poi subito sulla ragazza davanti a lui, coperta da una sua maglia e un paio di boxer.
“Merda” bisbigliò lui alzandosi di scatto “qualcuno ci ha visto?”.
“Non lo so” continuò a piangere sfregandosi le mani sugli occhi “il mio ultimo ricordo risale a ieri pomeriggio”.
Zayn corse verso il bagno, notando tutti i segni delle unghie impresse sulla schiena.
“Jamie” sussurrò sedendosi di fianco a lei “dimmi che non eri vergine”.
“Ma che razza di domande fai?” commentò lei voltando lo sguardo dell’altra parte.
“Ringrazio il cielo” sospirò lui sdraiandosi sul pavimento.
Jamie continuò a piangere, la parte peggiore era accettare di aver perso la verginità con Zayn Malik due anni prima e che, per la seconda volta, lui non ricordasse ancora.
Nel rimorso di quella bugia si alzò e iniziò a cercare i propri vestiti, fra i due ragazzi si era creato un clima di distacco e silenzio.
“Penso tua sorella non sappia nulla” disse lei soffiandosi il naso.
“Speriamo” disse lui infilandosi le mani fra i capelli.
Fu proprio in quell’istante che il cuore di Jamie si spezzò in tanti pezzi di vetro taglienti, quella sarebbe stata la frase più dura di tutta la sua vita. 
“Facciamo finta che non sia successo nulla” disse lui avanzando verso di lei.
“In realtà, non lo so..” balbettò lei cercando di non far uscire altre inutili lacrime.
“Ascoltami Jamie” commentò lui bloccandole le mani “se qualcuno venisse a scoprire tutto questo rovineremmo le nostre amicizie”.
Le parole di Zayn nascondevano una piccola a dura verità che non riusciva a sopportare.
“Promesso?” disse lui porgendole la mano.
“Promesso”, deglutì lei saldando amaramente la stretta.
 
I biondi capelli di Charlotte occupavano tutto il cuscino.
La sua bocca era semi aperta, le mani poste vicino al viso e il corpo tutto raggomitolato, i mesi freddi si stavano avvicinando.
Piano si alzò da letto, maledicendo ancora la sveglia, che per qualche strano motivo, era suonata un quarto d’ora prima.
Indossò un paio di calde pantofole, tenendo lo sguardo fisso verso il muro e scese fino al piano inferiore.
“Buongiorno” disse suo padre passandole una mano sul viso.
Con le mani sotto il mento, pronte a sostenere la nuca, osservava il cesto di frutta posto al centro del tavolo.
“A che ora devi andare a scuola?” domandò il padre preparandosi del caffè.
“Finisco la colazione e scappo” rispose lei afferrando una banana.
Continuò a masticare osservando le lancette dell’orologio spostarsi ogni secondo finché il suono di alcuni passi invase la cucina, facendo voltare il viso dei presenti in quella direzione.
“Che cos’è successo?” quasi sussurrò il padre alla figlia minore, senza ricevere risposta.
“Sarebbe educato se rispondessi”, sbuffò fortemente Charlotte.
Gwyneth era una ragazza piuttosto solitaria e scontrosa che faceva fatica a rapportarsi con qualsiasi altro essere umano, sua sorella compresa.
“Questi abiti esprimono il mio essere interiore” commentò scocciata “ma voi non potete capirmi”.
Charlotte osservava ancora attonita la sorella, in breve periodo si era trasformata da bambina innocente a ragazza ribelle, indossava un paio di jeans strappati, una maglietta nera attillata e un trucco pesante dello stesso colore.
“Mettiti qualcosa di più adatto all’ambito scolastico” le ordinò suo padre “dopo tua sorella ti accompagnerà a scuola”.
“Cosa?” strillò Charlotte alzandosi di scatto.
Forse sgattaiolare fuori dalla porta d’ingresso e scappare verso la scuola sarebbe stata la scelta migliore ma aveva promesso a sua madre che si sarebbe presa cura della famiglia dopo la sua morte.
“Cerco di fare il possibile per voi, ragazze” commentò suo padre sedendosi vicino a lei.
“Sei un ottimo papà” disse lei lasciandogli un bacio sulla guancia.
“Allora perché non riesco a imporre delle regole a Gwyneth?” domandò fissando la figlia nei verdi occhi.
Avrebbe passato ore, forse giorni e addirittura mesi a guardarla, era bella quanto la madre.
“Sta attraversando una fase” disse sforzando un sorriso “la morte della mamma è ancora difficile da accettare, lasciale del tempo”.
In un periodo di smarrimento indossava spesso le sue scarpe di sua madre, nonostante lei avesse due numeri in più, era solo un modo per ripensarla ancora in vita.
“Quanto ci vorrà?” sospirò passandosi le mani fra i capelli.
“Nessuno può saperlo” continuò lei facendo incastrare le loro mani, quel semplice gesto era ancora estraneo per entrambi.
Sua sorella scese velocemente le scale, saltando dal penultimo gradino.
“Andiamo?” urlò avviandosi verso la macchina di Charlotte.
 
Mose raccolse i lunghi capelli color pece in una coda mentre avanzava a piedi nudi, verso la cucina.
Affamata, fece una smorfia di disgusto quando trovò solamente qualche birra nel frigorifero.
Ancora non conosceva abbastanza bene quell’appartamento da ricordare i tasti delle luci e ogni tanto faceva qualche disastro accendendo le lampadine sbagliate.
La luce rosea dell’alba entrava della finestra mentre sdraiata sul divano controllava il cellulare in cerca di chiamate da parte del fratello.
Zayn e Mose condividevano lo stesso appartamento per volere dei genitori, erano imprenditori di successo e viaggiavano per il mondo, portando con loro le sorelle minori.
Alzando lo sguardo verso la televisione, quantità di bicchieri erano appoggiati su di essa e un acre odore d’alcool riempiva la stanza.
Le finestre erano appannate dal caldo della sera precedente, i mobili non solo erano sparpagliati ma anche sporchi di macchie indecifrabili.
Sbuffò cercando di pulire un po’, Niall aveva voluto festeggiare il compleanno nel suo appartamento, nonostante lei gli avesse ripetuto di come ciò fosse inappropriato.
Mose si sentiva un po’ sola in quel periodo, forse addirittura non compresa dal suo fidanzato.
I loro amici erano arrivati appena dopo l’ora di cena ma ciò che nessuno sapeva era che sarebbero arrivati anche amici di amici.
Gli alcolici padroneggiavano in tutte le stanze, la musica risuonava alta fra l’intero condominio e Mose era sdraiata sul letto matrimoniale, intenta a ripassare per il test d’ingresso di greco.
Per volere di Niall forse, Charlotte e Jamie erano andate a farle visita, invitandola a festeggiare il compleanno del fidanzato.
Le sue migliori amiche indossavano degli abiti stretti e corti, appena sopra il ginocchio mentre lei aveva dei pantaloncini di jeans e una felpa, rifiutò l’invito sentendosi parecchio in disagio.
Nonostante quel gesto potesse sembrare quasi egoistico, Niall ben sapeva gestite il carattere particolare della sua ragazza.
Quando lei oltrepassò la porta della camera per dirigersi verso il bagno, il fidanzato la afferrò per i fianchi e caricandosela in spalla, la portò con lui al centro della pista da ballo.
Rise cercando di agitare un po’ il bacino, non era mai stata brava a ballare o semplicemente, a interagire con gli altri.
Le loro labbra s’incontrarono, restando salde per alcuni minuti mentre le sue mani si bloccarono appena sopra i glutei di Mose.
“Rimani da me a dormire” le aveva sussurrato facendola arrossire.
“Ti ricordo che vivo con Zayn” disse lei, pulendogli il residuo di lucidalabbra che gli aveva lasciato sul volto.
“Sarà talmente ubriaco che non riuscirà nemmeno a svegliarsi domani mattina” rispose prima si esser zittito da un altro bacio, segno di conferma.
Certo suo fratello non poteva rimanere dell’idea che Mose fosse vergine dopo tre anni di fidanzamento.
Il sangue gocciolò sulla moquette quando Mose ritornò nel presente, abbandonando i suoi pensieri, si era tagliata il dito indice della mano destra con una lattina di birra.
Niall intanto, si risvegliò sdraiato per terra a faccia in giu. Come diamine c’era finito lì?
L’unica cosa che riusciva a vedere era la montagna di vestiti che nascondeva sotto il letto tutte le volte che Mose o sua madre lo venivano a trovare, odiava esser rimproverato per il proprio disordine.
Riuscì a fatica ad alzarsi mentre tutti i suoi muscoli erano indolenziti e lo stomaco ancora un po’ in subbuglio.
A petto nudo barcollò verso la cucina, quando vide uscire la fidanzata dal bagno.
“Buon risveglio” sorrise Mose stampandogli un veloce bacio.
“Ciao” sbadigliò lui soffermandosi a contemplarla.
Impazziva per i suoi occhi color nocciola, per i capelli neri che raccoglieva per la maggior parte delle volte e per quel corpo, sembrava una pantera.
Dopo anni di fidanzamento entrambi conoscevano pregi e difetti dell’altro, o almeno così pensava Niall.
Mose coprì il dito con un po’ di carta che pian piano iniziò a colorarsi di rosso.
“Cos’hai fatto?” si allarmò lui andandole incontro “devo portarti al pronto soccorso?”.
“E’ solo un taglio” disse lei quasi arrabbiandosi “non fare il papà apprensivo”.
I litigi avvenivano spesso per questioni di poco conto e per la maggior parte dei casi era Niall iniziare, aveva un forte ‘senso di protezione’ nei confronti di Mose.
“La prossima volta ti lascio morire” controbatté lui andando a vestirsi.
“Cresci una buona volta, Niall” ringhiò esasperata, lasciando libero sfogo a un urlo.
La giornata era già iniziata nel migliore dei modi.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


-CAPITOLO 2-
 
 
Jamie e Zayn erano riusciti ad arrivare a scuola alla terza ora.
Lui l’aveva accompagnata a casa, dove aveva recuperato una maglia e un paio di jeans a vita bassa, che aveva indossato durante il tragitto in macchina.
Entrambi i suoi genitori erano al lavoro, tirò un sospiro di sollievo.
Nell’auto regnava il silenzio, entrambi consapevoli dell’enorme disagio che si erano procurati a vicenda.
I rossi capelli della ragazza furono racchiusi in una treccia che appoggiò delicatamente sulla spalla destra.
Le mani di Zayn si muovevano agili sul volante e Jamie rabbrividiva di piacere al solo pensiero che lui la toccasse di nuovo.
Anni prima erano già finiti a letto insieme e lei ricordava ogni singolo momento, costatando che le prestazioni sessuali del ragazzo erano notevolmente migliorate.
“La scuola uccide, è inutile” prese parola Zayn appena ebbero parcheggiato l’auto davanti alla scuola.
La ragazza annuì abbassando lo sguardo, forse troppo innamorata per continuare ad illudersi.
“Entra prima tu, io arrivo più tardi” commentò osservando il cellulare “faremo finta che il nostro ritardo sia del tutto casuale”.
Aveva versato lacrime, litri di esse, provato dolori assordanti che lentamente le avevano lacerato il cuore, creduto in sogni d’amore e finendo nella delusione, si era fidata di chi non poteva nemmeno degnarsi della sua fiducia e poi aveva imparato a crescere e apprendere che non poteva meritarsi la felicità, finendo così a soffrire per scelta.
“Consideralo come un addio” sospirò prendendo fra le mani il volto di Zayn e lasciandogli un dolce bacio a stampo, da anni desiderava un gesto d’amore sincero e spontaneo come quello.
Camminava verso la presidenza cercando di dimenticarlo, come lui aveva fatto con lei svariate volte.
 
Ultima ora del primo giorno di scuola.
Charlotte era ancora psicologicamente sconvolta dalla lezione di tedesco mentre osservava il paesaggio fuori dalla finestra.
Se non fosse stata per l’insistenza di sua madre, certamente avrebbe già abbandonato la scuola.
Le foglie avevano assunto un colore variante dal giallo al marrone e un forte vento le stava trasportando lontano dai propri rami.
I suoi occhi verdi si spostarono dalle altalene, dove delle bambine stavano giocando sotto gli occhi vigili delle madri, fino a un gruppo di ragazzi sdraiati sul prato a prendere del sole.
Le mancava sua madre, dall’odore di fumo che le impregnava i vestiti, al suono sereno della voce.
Alcune sere piangeva in silenzio, cercando di non farsi sentire dalla sorella minore, che non aveva ancora accettato la morte.
Faticava ad avere un rapporto con suo padre, lui era sempre stato in viaggio per lavoro e la sua assenza aveva aumentato il legame tra la madre e le figlie.
Appena la campanella suonò, Charlotte sistemò malamente i libri nella cartella e si avviò verso il parcheggio.
Gwyneth era in punizione e doveva assicurarsi che tornasse a casa, così lei non aveva nemmeno la possibilità di rivedere i suoi amici.
“Finalmente, ti davo per dispersa” disse Gwyneth alzando gli occhi al cielo “ancora un po’ e chiamavo la polizia per denunciare la tua scomparsa”.
“Che cosa stai fumando?” commentò dura Charlotte.
“E’ uno spinello” rise schiacciandolo sull’asfalto con le proprie scarpe “nemmeno sai come si chiama questa roba”.
Charlotte era davvero confusa dal comportamento di sua sorella, non portava rispetto più a nessuno, nemmeno a se stessa.
“Sei una vergogna” commentò tirandole involontariamente uno schiaffo sul viso.
“Non sei la mamma” urlò scoppiando a piangere “non puoi comportarti come lei”.
Si dice che il tempo curi tutte le ferite ma nonostante siano passati degli anni, quelle delle sorelle Medway, non hanno mai smesso di fare male.
 
Niall continuava a masticare nervoso la cicca mentre guidava.
Possibile che tutti i semafori fossero rossi?
“Non arriveremo più a casa” sbuffò la fidanzata appoggiando i piedi sul cruscotto.
“Mose” la rimproverò indicandole i suoi stivali “siediti bene, dai”.
“No, grazie”.
“La mia non era una domanda, bensì un ordine” urlò picchiando la mano contro il volante, suonando così il clacson.
Gli sguardi dei ragazzi rimasero fissi l’uno nell’altro, nonostante il semaforo diventò verde.
“Non ti sopporto più” disse Mose slacciandosi la cintura e uscendo velocemente dalla macchina.
Niall mise la freccia a destra, parcheggiò l’auto con le quattro frecce vicino al marciapiede e scese correndo verso Mose.
“Aspetta” urlò lui cercando di riprendere fiato.
“Io non lo so” sbuffò lei girandosi “in questo periodo non facciamo altro che litigare e fare pace, diamo un significato a questa storia?”.
Gli occhi della ragazza erano infuocati dal turbamento e dall’indecisione, finché il pianto ebbe la meglio.
Il corpo di Niall ricoprì il suo con un forte abbraccio, avevano bisogno di dimostrarsi entrambi affetto.
“Insieme possiamo affrontare qualsiasi cosa” le sussurrò lui lasciandole un delicato bacio sui capelli “stiamo insieme da anni ormai”.
Mose sorrise rincuorata da quelle parole, ma sarebbero davvero bastate?
I ragazzi rientrarono in macchina e Mose accese la radio, canticchiando qualche canzone insieme al fidanzato.
“Mi dispiace” esordì lei appoggiando una mano sulla sua.
“Non è successo niente” sorrise lui alzando lo sguardo.
“Invece no, questa volta è colpa mia ed è giusto che mi assuma le mie responsabilità” sussurrò mordendosi il labbro.
“Posso baciarti?” domandò lui curvando leggermente la testa verso sinistra.
Mose annuì aprendo leggermente la bocca, in modo che le loro lingue si scontrassero.
“Adesso andiamo a casa, facciamo del tè e ci mettiamo sotto le coperte a guardare un film” sorrise lui accarezzandole una guancia.
I loro occhi si guardarono desiderosi mentre i battiti aumentavano, secondo dopo secondo.
 
Quel pomeriggio, appena fuori da scuola, Liam non aveva visto la sua migliore amica.
Gli mancava passare la mano attraverso quei capelli rossi e perdersi nelle sue iridi azzurre.
Forse era innamorato di Jamie ma non ne era certo, un senso di confusione lo invadeva tutte le volte che solo si accennava il nome di lei.
 “Ho promesso a Harry che oggi gli avrei dato ripetizioni di algebra” tentennò Donna entrando in casa.
Liam, che stava leggendo un libro sul divano, alzò lo sguardo verso la sorella e scoppiò a ridere.
“Tu hai diciotto anni, quel ragazzo diciannove” disse scuotendo la testa.
“Quindi?” domandò Donna.
“Se questa è una scusa per uscire da casa e farci sesso, con me non funziona” rispose severo Liam.
Liam non era un fratello geloso o protettivo nei confronti della sorella ma semplicemente, non gli piaceva quel ragazzo.
Aveva qualcosa di strano nello sguardo, una sorta di nuvola di mistero che lo avvolgeva.
Conosceva bene i ragazzi come lui, pieni di tatuaggi lungo tutto il corpo, fiducia in se stessi e ragazze che sfruttavano a loro piacimento.
Un esempio lampante era quella cima di Zayn Malik, che perennemente ubriaco non si ricordava nemmeno il suo nome, non lo sopportava proprio.
Donna non rispose e corse in camera a piangere, quel giorno sparì la sua opportunità di perdere la verginità.
 
I Tomlinson avevano appena comprato una casa, in un quartiere letteralmente più accogliente rispetto a dove avevano vissuto finora.
I vicini di casa erano già tutti appena fuori dalle porte o nascosti dietro alle tende, a scrutare i nuovi arrivati.
Il figlio maggiore trasportava un susseguirsi di scatoloni fuori e dentro casa mentre le gemelle correvano felici nella nuova casa.
“Attente” sbuffò Louis salendo le scale, era di pessimo umore quel giorno.
Riusciva a capire che i loro genitori avessero divorziato ma ciò che non sopportava era aver dovuto cambiare città.
Sua madre ripeteva che Londra, la capitale, gli avrebbe offerto sicuramente più opportunità rispetto a Doncaster ma lui, ormai non la stava più ad ascoltare.
Aveva dovuto abbandonare la scuola di recitazione che aveva appena iniziato a frequentare, gli amici più stretti e i suoi parenti paterni.
Era già stato difficile un paio d’anni prima decidere di cambiare il suo cognome, per dimenticarsi del suo vero padre, che proprio non ci voleva un altro divorzio.
Daisy e Phoebe erano così piccole e innocenti che non aveva nemmeno il coraggio di spiegar loro il motivo per cui il padre non viveva più con loro, di certo non avrebbero capito.
Molto probabilmente odiava sua madre in quel preciso istante ma di certo non sapeva cosa gli avrebbe riservato il futuro.
Osservò un po’ le stanze e decise di accaparrarsi quella migliore, quella con la vista sul parco appena davanti casa.
“Noto che hai già scelto” sorrise la madre passandogli una mano sulla spalla.
Louis annuì scocciato.
Johannah avrebbe voluto abbracciarlo e dirgli che era stata costretta a cambiare città ma sicuramente, suo figlio non la avrebbe capita.
 
Lo sguardo di Zayn era assonnato e fisso verso l’orologio.
Per colpa del ritardo della mattina, lui e Jamie si trovavano a condividere l’aula di detenzione.
Era passata mezz’ora e Zayn già era in panico.
Il silenzio regnava nell’aula mentre il professore di biologia era in piedi vicino alla libreria e sfogliava, leccandosi il dito indice, i libri scolastici.
“Professore, una chiamata urgente per lei” disse la bidella non badando agli alunni.
“Mi raccomando, massimo silenzio fino al mio ritorno” urlò quest’ultimo uscendo dalla classe.
Zayn alzò le spalle e si sistemò meglio sul banco, da lì a qualche minuto si sarebbe addormentato giacché da parte sua non c’era nemmeno il minimo interessa nel colloquiare con Jamie.  
Alzò la testa e si mise a osservarla, la sua pelle chiara era in forte contrasto con il color rosso dei capelli, le sue labbra erano sottili e contornate da un roseo lucidalabbra mentre le sue mani scorrevano lente sul cellulare.
“Mi spieghi perché mi stai fissando?” tentennò lei palesemente confusa.
“Sei l’unica persona che ci sia in questa classe oltre a me” disse lui volgendo lo sguardo dall’altro lato.
Solo la figura di Jamie lo disturbava, ciò che era successo la sera precedente e il bacio avvenuto la mattina stessa, lo mandavano letteralmente in confusione.
“Mose ieri sera non mi sembrava divertirsi molto, forse dovrebbe lasciarsi a nuove esperienze” bisbigliò lui mordendosi le unghie delle dita “insomma, tu cosa ne pensi?”.
“Se intendi che debba rompere la relazione con Niall sono contraria” sospirò lei spostando la matita da un dito all’altro “sappiamo entrambi com’è tua sorella caratterialmente, distaccata”.
Zayn annuì sorridente, Mose era fatta così, totalmente il suo opposto.
“Secondo te ci sono più cicche sotto i banchi o sotto la cattedra?” domandò distratto con un tono da bambino.
“Contando che la maggior parte sono di Charlotte, direi proprio sotto i banchi” disse lei cercando di sorridere.  
La campanella suonò stridula nelle orecchie dei giovani quando il ragazzo si alzò velocemente, prese la cartella e corse verso i corridoi.
“Ci vediamo Evans” le fece l’occhiolino per poi scomparire dalla vista di Jamie.
La notte precedente faceva solo parte di un passato da eliminare, un po’ come Creusa per Enea.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


-CAPITOLO 3-
 
In quel momento, tutta la rabbia che Charlotte provava nei confronti di sua sorella, era trasmessa con il mestolo che usava per l’impasto.
La ragazza osservò la ricetta, lesse un paio di righe e regolando i gradi, infornò la torta.
Suo padre aveva insistito tutta la mattina affinché le figlie portassero un dolce di benvenuto ai propri vicini di casa, proprio come faceva la madre.
Sporca di farina persino sul viso, la ragazza si pulì le mani su uno straccio umido.
“Io non so perché il papà si ostini a credere che la mamma sia ancora in vita” commentò dura Gwyneth entrando in cucina.
“E’ una tradizione di famiglia ed è giusto continuare a farlo in sua memoria” disse la maggiore mentre in silenzio ingoiò un accenno di pianto.
“Chiamami quando dobbiamo andare”, sbuffò Gwyneth alzando le spalle indifferente.
 
Jamie corse in camera sua, accese la musica alzando il volume al massimo e lanciò un urlo disperato accasciandosi sul pavimento.
La testa le pulsava e gli occhi si erano fatti pesanti, era impossibile tenere lo sguardo aperto.
Non riusciva a capire cosa non andasse in lei o meglio, cosa non trovasse Zayn in lei.
Liam bussò alla porta di casa sua ma non ottenne nessuna risposta, in compenso la musica lo condusse da Jamie.
“Permesso” quasi urlò aprendo lentamente la porta della camera.
Jamie singhiozzava coprendosi la faccia con le mani mentre il trucco nero le era colato fino al collo.
Liam aggrottò le sopracciglia, spense la radio e si accasciò di fianco alla sua migliore amica.
“Jamie, sono qui per te se hai voglia di parlare” sussurrò lui avvicinandosi.
Lei agitò la testa a destra a sinistra e posandogli le mani dietro il collo lo attirò a sé.
“Ti ho concesso di tormentarmi con le tue paranoie ma non di soffocarmi” rise lui lasciandole un bacio sul collo.
“Scusa” bisbigliò aggrottando leggermente il naso e staccandosi da Liam.
Lui sorrise cercando di pulirle con il pollice, il mascara che le sporcava le guance.
“Ho commesso un grave errore” disse appoggiandosi sulla spalla del suo migliore amico “ho fatto di nuovo sesso con Zayn”.
A Liam mancò un respiro o forse due, prima di comprendere ciò che gli era stato appena detto.
“Che cosa hai fatto?” gridò lui alzandosi di scatto.
“Hai sentito bene, Liam” urlò lei piangendo.
“Non ho parole” disse camminando avanti e indietro “è già stato stupido cascarci una volta e perderci la verginità ma addirittura due..”.
“Smettila di rimproverarmi, non ho bisogno di sentirmi dire che sono una povera illusa” gridò sbattendo i piedi per terra.
Un attimo di silenzio riempì quel momento.
“Dovrei farti i complimenti?” si disperò lui “magari applaudire e aspettarmi un inchino da parte tua?”.
Jamie si appoggiò al letto scoppiando a un pianto disperato come mai prima, la sua ansia fu trasmessa anche a Liam.
“Ti prego, non te ne andare” sospirò lei guardandolo negli occhi.
Liam si abbandonò verso di lei abbracciandola, respirò il suo dolce profumo e chiuse gli occhi, innamorarsi non era mai stata sua intenzione.
Jamie gli accarezzò la guancia soffermandosi a guardarlo, quell’accenno di barba la faceva impazzire.
Quando i loro occhi così diversi s’incontrarono, lo scontro delle labbra fu quasi automatico.
“Ho bisogno del tuo amore” sussurrò la ragazza slacciandogli velocemente i vestiti mentre l’erezione di Liam continuava a pulsare all’interno dei boxer.
Lui cercò con tutto se stesso di staccarsi da Jamie ma lei era come una droga.
I vestiti caddero velocemente sul pavimento e l’atmosfera divenne pian piano più intima.
Lei inarcò la schiena, buttando il collo indietro.
“Guardami negli occhi” sorrise Liam lasciandole un sensuale bacio a stampo.
Jamie aprì gli occhi, ansimando forte di piacere mentre le mani di Liam pompavano veloci nella sua intimità.
 
“Sei arrivato giusto in tempo per assistere all’assassinio di mia sorella” commentò Charlotte appoggiando le braccia sui fianchi. Niall sorrise e la accolse in un caldo abbraccio.
Erano migliori amici da sempre, le loro madri erano cresciute insieme, frequentando le stesse scuole e finendo ad abitare nello stesso quartiere londinese.
“Che cos’ha fatto?” domandò lui baciandole la nuca.
“E’ rinchiusa in camera sua e non vuole venire dai Tomlinson” sussurrò beandosi di quel gesto “puoi andare a parlarle?”.
“Non se ne parla proprio” disse scuotendo la testa.
“Ti prego, Niall” sbuffò facendo il broncio al suo migliore amico “ti voglio un mondo di bene e lo sai che io per te farei qualsiasi cosa”. Gli azzurri occhi di Niall si alzarono verso il cielo.
“Il compito di sorella maggiore spetta a te” controbatté il ragazzo.
“Ma è proprio per questo che non mi ascolta” sospirò la bionda “ha bisogno di sfogarsi con un amico”.
Niall aveva un ottimo rapporto con entrambe le sorelle Medway ma avrebbe preferito che il loro legame si risanasse lasciandole risolvere alcune questioni da sole.
“D’accordo” si rassegnò facendo cadere le mani lungo il busto “ricordati che sei in debito con me”.
Charlotte sorrise regalandogli un bacio sulla mandibola.
Niall cercò di nascondere il suo evidente rossore sul viso ma fu quasi impossibile, aveva sempre avuto una cotta per Charlotte ma entrambi sapevano che ciò non avrebbe comportato a nulla di più serio.
Salì le scale, percorse il corridoio e bussò leggermente alla stanza di Gwyneth.
“Se te ne andassi, mi faresti solo un favore Charlotte” commentò dall’altra parte del muro.
“Ginnie, sono Niall” disse attendendo una risposta.
La porta si aprì leggermente poco dopo, facendo sbucare metà viso della ragazza.
“Posso entrare?” domandò sorridente.
Gwyneth annuì e aprì la porta mentre Charlotte, dal fondo del corridoio osservò tutta la scena.
Niall aveva vissuto dai suoi genitori, loro vicini di casa, fino a un anno e mezzo prima, quando aveva deciso di trasferirsi in un appartamento più vicino al centro della città.
“Io e Charlotte andiamo a dare il benvenuto ai nuovi vicini, vieni anche tu?” disse Niall unendo le sue mani, come se stesse pregando.
“Noto con poco piacere che anche tu sei diventato una vittima di mia sorella” sospirò lei sdraiandosi sul letto.
“Come siamo diventate acide dall’ultima volta che ci siamo visti” scherzò lui sedendosi di fianco a lei.
Lo sguardo di Gwyneth si abbuiò in un istante.
“Mi manca mia madre e odio che Charlotte faccia di tutto per ricordarla, ormai è morta..” bisbigliò osservando il muro bianco davanti a lei.
“Non è facile dire addio a una persona che si ama” disse Niall appoggiando una mano su quella della ragazza “tu e Charlotte avete solamente due modi diversi per dimostrarlo”.
Mentre Gwyneth preferiva dimenticare la madre, Charlotte aveva bisogno di pensarla e forse non avevano ancora capito quanto fosse difficile per entrambe.
“Mi sei mancato” sorrise lei abbracciandolo.
Quando entrambi scesero le scale, Charlotte rimase meravigliata, non avrebbe mai pensato che Niall riuscisse in quell’ardua impresa.
“Grazie” mimò lei con le labbra mentre si avviarono verso casa Tomlinson.
 
Le gemelle ridevano quasi impazzite continuando a osservare il fratello maggiore.
Mentre Louis stava dormendo, le sue sorelle lo avevano truccato su tutto il viso.
Le labbra erano state riempite di un roseo rossetto e le palpebre degli occhi di un colore più acceso.
Johannah era andata a fare la spesa e aveva ordinato al figlio di tenere sotto controllo le figlie minori ma fu il contrario.
Louis si alzò dal divano sbadigliando e camminò verso il bagno, aveva bisogno di una doccia calda.
Tolse la maglia e i pantaloni, rimanendo in boxer e aprì l’acqua calda.
“Ma che cazz..?” urlò fissandosi allo specchio.
Le gemelle, che nel frattempo stavano disegnando, si guardarono e scoppiarono a ridere.
“Daisy e Phoebe” gridò Louis lavandosi accuratamente il viso.
Entrambe si nascosero dietro la porta ma quando il fratello entrò nella loro camera, riuscì a bloccarle e le tormentò con il solletico.
“Chiedetemi scusa” rise facendo un pizzicotto a una gemella.
“Lou, basta ti prego” ansimava Daisy distrutta.
Il ragazzo sbuffò sorridendo e pretese un bacio sulla guancia da entrambe le gemelle.
Quando il campanello suonò, tutti e tre corsero alla porta, aspettandosi di trovare il loro padre che sarebbe dovuto andare a trovarli.
 
Jamie era addormentata al petto di Liam mentre il ragazzo le accarezzava dolcemente i capelli.
Era già la seconda volta che finivano a letto insieme e pensandoci, esattamente i giorni dopo che lei era stata con Zayn. Un vero disastro.
La ragazza sbadigliò e alzò il mento verso Liam, un velo d’imbarazzo le coprì l’intero viso.
“I miei genitori sono arrivati?” si agitò alzandosi velocemente e infilandosi le mutandine e il reggiseno.
“Hanno chiamato circa mezz’ora fa” disse Liam “uno dei tuoi fratelli si è rotto il braccio e sono tutti al pronto soccorso”.
Jamie annuì distratta e scoppiò a piangere in mezzo alla stanza, dal tanto piangere che aveva fatto in quei giorni le sue lacrime si stavano ormai prosciugando.
“Sono una persona orribile” sussurrò lei mordendosi le labbra “davvero non mi merito la tua amicizia, figuriamoci il tuo amore”.
Liam la abbracciò da dietro e la strinse a se, schiena contro petto.
“Non prendere questo gesto troppo sul personale” disse il ragazzo cercando di sorriderle.
Per Liam era davvero difficile pronunciare quelle parole ma doveva mentire se voleva mantenere un rapporto d’amicizia con Jamie.
“E’ stato sesso fra amici” sussurrò al suo orecchio facendola voltare “ti fai parecchie paranoie, è già successo più di una volta”.
“Ho paura di me stessa” ammise abbracciandolo “portami lontano da chi sono”.
Liam la prese in braccio e la portò in bagno, facendo comparire un sorriso sul volto della ragazza.
“Hai bisogno di rilassarti un po’, secondo me” disse lui, i suoi occhi erano sinceri e Jamie apprezzò quel gesto.
La appoggiò sul lavandino, le lasciò un bacio sulla fronte e si accasciò alla vasca per aprire l’acqua calda.
In intimo, la ragazza immerse il proprio corpo freddo nel calore dell’acqua, poi Liam prese uno shampoo e la aiutò a insaponarsi la schiena.
 
Donna e Harry erano a casa sua e fortunatamente, Liam non era ancora arrivato.
Le labbra della ragazza erano arrossite e parecchio gonfie dopo tutti quei baci rubati.
Il ragazzo era cavalcioni sopra di lei, infilò le mani sotto la sua maglia, cercando di togliergliela e le morse il collo, lasciandole un evidente succhiotto.
Il cuore di donna batteva all’impazzata, non era mai stata toccata da un ragazzo e quella situazione la stava agitando parecchio.
 “Harry” lo richiamò infilandogli la mano destra fra i capelli.
Il ragazzo non le diede ascolto e cercò desideroso ed eccitato di slacciarle il reggiseno.
 Harry era il ragazzo perfetto per lei, ne era certa ma forse non era ancora pronta per lasciarsi andare completamente.
“Io non posso” esclamò la ragazza fermandolo per un polso.
Lui si fermò e la fissò per qualche secondo prima di alzarsi dal letto.
“Scusami” tentennò lei rinfilandosi la maglietta.
Harry si avvicinò e la abbracciò da dietro.
“Non c’è bisogno di scusarsi, tesoro” sorriso lui lasciandole un bacio sulla guancia.
“Deve essere difficile per te stare con una ragazza che non riesce a soddisfare i tuoi bisogni” sospirò imbarazzandosi.
“Abbiamo tutto il tempo necessario” disse lui prendendole il viso fra le mani “non avrai mai nessuna pressione da me”. Entrambi sorrisero e fecero incontrare le loro labbra.
L’erezione di Harry stava letteralmente scoppiando nei pantaloni. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


-CAPITOLO 4-
 
Jamie e Mose erano a casa di Charlotte quel pomeriggio.
Le ragazze ascoltavano interessate mentre lei raccontava dell’incontro con i Tomlinson.
“In pratica si è presentato alla porta in boxer” raccontò mordendosi il labbro.
“E …?” domandò Jamie, ansiosa di sentire la risposta.
“Dopo avergli consegnato il dolce ed esserci presentati, siamo tornati a casa” continuò Charlotte finendo di dipingersi le unghie delle mani.
“Ma lui com’è?” domandò Mose incuriosita.  
“Occhi azzurri, capelli mori, sorriso perfetto e con un pacco incantevolmente grande” esclamò spalancando gli occhi. Tutte e tre scoppiarono in una rumorosa risata tanto da non riuscire più a respirare.
 
Harry era appena arrivato quando sistemò gli occhiali sul colletto della maglia.
Forse era una decisione un po’ affrettata quella di cambiare università per una ragazza, contando poi che lui e Donna si conoscevano da meno di sei mesi ma in questo modo si sarebbero visti tutti i giorni.
Non era mai stato il solito ragazzo fedele, anzi, aveva provato a frequentare tre o addirittura quattro ragazze contemporaneamente eppure per Donna stava cambiando.
“Ti voglio presentare a tutti” sorrise la ragazza afferrandolo per mano.
Più volte avevano parlato del fatto che alla fine avrebbe dovuto conoscere suo fratello e lui era sempre stato apparentemente sicuro di se stesso.
“Lui è il mio fidanzato, Harry Styles” esclamò interrompendo ciò che facevano i propri amici.
Harry sorrise e alzò la mano destra.
“Loro sono Gwyneth, Charlotte, Jamie e Mose” disse lei indicando le persone “poi ci sono Zayn, Niall e … Liam, mio fratello”.
Seduti sulle panchine dell’università, si presentarono al ragazzo, tutti tranne Liam che ancora incerto, osservava Harry.
 
Niall e Mose stavano tornando a casa a piedi quel pomeriggio.
Mano per la mano parlavano serenamente, una delle rare volte durante la loro relazione.
“E’ una mia impressione o ti sono aumentate di una taglia?” sorrise Niall appoggiando una mano sul seno della ragazza.
“Levala, immediatamente” rise lei fingendosi offesa.
In mezzo alla strada si abbracciarono, lasciando incontrare le loro labbra e in seguito, che le loro lingue lottassero quasi impazzite per la dominanza.
Erano settimane che non si trovavano così compatibili come negli ultimi giorni.
“Non potete evitare quando siete in pubblico?” chiese schifato Zayn che, con in bocca una sigaretta, si stava incamminando verso casa.
Niall si staccò imbarazzato dalla sorella del suo amico mentre Mose fece una linguaccia al fratello.
“Ti voglio a casa fra massimo un quarto d’ora, Mose” commentò il ragazzo buttando il mozzicone lungo la strada.
Sua sorella gli fece il segnaccio e si voltò verso il fidanzato, sorridente.
“Non hai risposto alla mia domanda” sussurrò lui lasciandole un caldo bacio sotto il collo.
“Ho le mestruazioni” ammiccò lei accarezzandogli una guancia “fra qualche giorno ritorneranno alla solita seconda scarsa”.
Niall si avvicinò lasciandole un innocente bacio a stampo.
“A me piaci sempre” disse lui prendendole la cartella e mettendosela sulle spalle.
“Apprezzo il gesto, tesoro” sospirò lei diminuendo il passo “ma ho solo le mestruazioni, non c’è bisogno che mi porti lo zaino”.
“Non ti preoccupare” sospirò lui mettendole una mano sulla spalla.  
Mose avrebbe voluto chiedergli il perché di quel semplice gesto ma litigare per chi dovesse portare o no una cartella, non le sembrava necessario.
 
Charlotte correva veloce fra le vie dell’isolato, avanti e indietro mentre con l’ipod ascoltava la musica a tutto volume.
Indossava una maglia bianca che le arrivava appena sopra l’ombelico, apposta per mostrare il suo piercing e un paio di pantaloni della tuta neri.
I lunghi e biondi capelli della ragazza erano raccolti in una coda alta che si muoveva a destra e sinistra a ogni suo passo.
Correva per mantenere il peso forma che aveva duramente raggiunto durante l’adolescenza, per sfogarsi un po’ e per passare del tempo da sola e avere della privacy.
Rallentò il passo e portò la bottiglietta d’acqua alla bocca, chiuse gli occhi e respirò.
Attraversò il parco per diminuire il tratto di strada verso casa e si fermò ad allacciare le scarpe lungo il marciapiede quando vide i suoi vicini di casa, i Tomlinson.
Il suo sguardo andò a scontrarsi con quello del figlio maggiore e fra i due ci fu un sorriso imbarazzato.
“Charlotte” urlarono le gemelle correndo verso di lei.
Immediatamente si attaccarono alle sue mani e la strinsero forte a loro, impedendole di camminare.
“Scusale, sono sempre così impulsive” esclamò Johannah raggiungendole. 
“Non si preoccupi davvero” sorrise lei abbassandosi verso le gemelle e schioccando loro un tenero bacio sulla guancia.
“Lei è la figlia maggiore del Signor Medway, Charlotte” disse Louis rivolgendosi a sua madre.
“Piacere di conoscerti” sorrise la donna stringendo la mano di Charlotte.
“Piacere mio Signora Tomlinson” rispose mantenendo il sorriso.
“Chiamami Johannah, cara” commentò subito l’altra un po’ in disagio “ho davvero apprezzato la tua torta, grazie per il pensiero”.
“E’ una tradizione di famiglia dare il benvenuto ai nuovi vicini” disse Charlotte sistemando i ciuffi di capelli dietro le orecchie.
“Lascia che inviti te e la tua famiglia a pranzo da noi domenica” affermò Johannah cercando qualcosa nella borsa “questo è il mio numero di telefono, fatemi sapere per la conferma”.
“E’ davvero gentile da parte sua” sorrise facendo l’occhiolino alle gemelle “le farò aver risposta al più presto”.
Louis sorrideva un po’ imbarazzato mentre sua madre continuava a parlare, era sempre stata brava a mettere i propri figli in scomode situazioni.
“Adesso devo proprio andare, è stato un piacere conoscerla” esclamò Charlotte rinfilandosi le cuffie e cominciando a correre.
 
Jamie era seduta in mezzo ai suoi fratelli gemelli mentre questi facevano i compiti.
Entrambi si assomigliavano fisicamente, avevano i capelli color carota e a caschetto ma caratterialmente erano l’opposto. 
“Mettiamo le cose in chiaro, signorino” commentò dura puntando il dito verso Cameron “solo perché hai il braccio ingessato non vuol dire che debba farti io i compiti”.
“E’ arrabbiata” bisbigliò Shane all’orecchio del fratello.
Il campanello di casa suonò e la ragazza si alzò bruscamente per andare ad aprire la porta.
“Pronta?” chiese Liam stampandole un bacio sulla guancia.
Jamie contorse la testa e abbassò lo sguardo imbarazzato, si era totalmente dimenticata che aveva detto a Liam che lo avrebbe accompagnato al centro commerciale a comprare il regalo di compleanno per Mose.
“L’hai scordato” sbuffò il ragazzo appoggiandosi alla porta e chiudendo gli occhi.
“Mi dispiace così tanto” bisbigliò prendendolo per mano ma lui si ritrasse dal gesto, era stufo di non sentirsi minimamente considerato dalla sua migliore amica.  
“Sembra che non te ne importi nulla di me” disse allontanandosi mentre osservava il terreno.
“E’ il contrario e lo sai” urlò lei rincorrendolo.
“Sono solo parole le tue, dimostramelo” sospirò esasperato infilandosi le mani fra i capelli.
Lei lo abbracciò più forte che poté e appoggiò il mento sulla sua spalla.
“Sono in mezzo ad una strada a piedi nudi e in pigiama per chiederti perdono” sussurrò all’orecchio di Liam.
 Il ragazzo sorrise e le baciò due volte i capelli prima di sciogliere l’abbraccio.
“Ho lasciato anche due minorenni a casa da soli se devo essere proprio sincera” rise prendendo il migliore amico per mano e avviandosi verso casa.
 
Gwyneth socchiuse gli occhi e rimase incantata a fissare il muro tutte le volte che partiva la sua canzone preferita. Pensava a Niall, il suo amore segreto.
Erano cresciuti insieme ascoltando le canzoni di Justin Bieber alla radio, avevano dormito uno a casa dell’altro, frequentato le stesse scuole, anche se in classi e corsi differenti, e litigato ma subito dopo fatto la pace, come se nulla fosse, perché la loro amicizia avrebbe potuto superare qualsiasi ostacolo.
Non poteva amarlo, sua sorella era sempre stata gelosa del suo migliore amico e i loro genitori si conoscevano da quand’erano giovani, sarebbe stato imbarazzante.
Spesso rimaneva a guardarlo per addirittura un’ora di fila, come se in quegli occhi color mare avrebbe potuto trovare ciò che le serviva.
Aveva sempre creduto di non avere la minima chance con lui ma le piaceva sognare, anche se faceva soffrire.
Ammise a se stessa che litigare con Charlotte, la maggior parte delle volte, faceva parte del piano per passare un po’ più di tempo con Niall, lui c’era sempre per consolarla.
Si alzò lentamente dal letto e si guardò allo specchio per qualche minuto prima di iniziare a truccarsi.
“Domenica siamo stati invitati a pranzare dai Tomlinson” le disse la sorella entrando senza bussare.
“Qualcuno te l’ha insegnata l’educazione?” commentò Gwyneth finendo di mettersi l’ombretto.
La maggiore sbuffò spostando l’attenzione verso il corridoio, dove il suono dei passi del padre si faceva sempre più vicino.
“Se non vi conoscessi, direi che siete due gemelle” sorrise regalando un bacio sulla nuca a entrambe “occhi verdi, capelli lunghi biondi e ricci”.
“L’intelligenza ci differenzia” sospirò Gwyneth “io ho un cervello mentre lei ne è sprovvista”.  
“E la convinzione inganna” rise Charlotte facendole un pizzicotto sulla guancia.
 
Liam strinse la mano del padre di Jamie e abbracciò la madre.
“Grazie per la cena” sorrise appoggiando la mano all’interno della tasca dei propri jeans.
“Divertitevi, ma non troppo mi raccomando” esclamò il signor Evans.
La ragazza alzò gli occhi al cielo.
Il centro commerciale era già tutto addobbato per Halloween, che si sarebbe svolto qualche settimana più avanti.
“Che cosa piace a voi ragazze?” chiese Liam prendendo in mano un maglione di lana.
“Se vuoi farti odiare da tua sorella, compraglielo” scherzò camminando lungo tutto il negozio.
Liam abbandonò subito l’idea e la seguì. “Tu cosa vorresti ricevere al tuo compleanno?”.
“Qualcosa di marca, come minimo” esclamò osservando i vari vestiti esposti.
Jamie s’incaricò di trovare il regalo perfetto per Donna mentre il ragazzo se ne stava seduto a guardare il cellulare, poco interessato.
“Liam” urlò qualche minuto dopo indicando una borsa “è lei il regalo perfetto”.
“Armani, è italiano” commentò distratto “mi costerà un patrimonio”.
“Non devi badare a spese per tua sorella” sorrise lei tirandogli un leggero pugno sul braccio.
Liam sorrise.
“Dato che verrò anch’io alla festa, pago la metà e facciamo il regalo insieme” disse quasi sottoforma di domanda.
“Non sei obbligata, Jam” disse lui osservando il cartellino del prezzo.
“Tu e Donna siete come i miei fratelli, lo sai che farei e darei davvero qualsiasi cosa per voi” sorrise prendendo la borsa e avviandosi alla cassa.
Liam rimase un po’ perplesso a guardarla, non sapeva se prenderlo come un complimento o meno, lui ne era completamente innamorato.
 
“La cosa migliore che potresti regalare alla tua ragazza è un completo intimo” disse Zayn sistemando il pacchetto di sigarette appena comprato nel giubbotto.
Harry osservava eccitato un reggiseno rosso abbinato a un paio di mutande dello stesso colore, ma in pizzo e poco a poco si convinse che quello sarebbe stato il regalo perfetto.
“Se le regalassi un completo, penserebbe che voglia farci sesso” disse indeciso Harry.
“Perché?” chiese Zayn spingendolo “tu non vuoi farci sesso?”.
“Sì, beh ma abbiamo deciso di andare con calma” spiegò un po’ imbarazzato, lui e Zayn non erano mai stati attenti hai sentimenti delle ragazze.
In effetti Harry non vedeva l’ora di poter toccare e baciare tutto il corpo di Donna ma riusciva sempre a contenersi, convincendosi che fosse ancora minorenne, almeno per ora.
Zayn stava per parlare quando urtò una ragazza, “Scusami” sorrise raccogliendole i vestiti che le erano caduti. 
“Grazie” balbettò Jamie imbarazzata quando i loro occhi si scontrarono.
Il silenzio s’impossessò di quel breve attimo quando Liam attirò la loro attenzione tossendo.
“Come mai in un negozio d’intimo femminile?” domandò osservando i due ragazzi senza nemmeno salutarli.
“Potrei farti la stessa domanda” sospirò Zayn sicuro di sé.
“Avevo bisogno io di comprare delle cose” disse Jamie difendendolo, a volte Zayn era davvero infantile.
“Dobbiamo fare il regalo di compleanno a …” sospirò Zayn ricevendo una gomitata da Harry, avrebbe vivamente evitato di fare un pessimo figura davanti al fratello della sua ragazza.
“Donna?” chiese Jamie spostando lo sguardo verso Harry. Liam spalancò subito gli occhi.
I ragazzi si guardarono per qualche secondo, “No, alla fidanzata di Zayn” esclamò Harry mordendosi nervosamente il labbro.
“Hai la fidanzata?” sussurrò quasi la ragazza.
“Da parecchi mesi ormai” rispose Harry al suo posto.
Zayn annuì sorridendo, non aveva mai pensato di offendere i sentimenti di Jamie ma c’era perfettamente riuscito.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


-CAPITOLO 5-
 
Charlotte appoggiò il mento sulla nuca di Jamie e la abbracciò forte.
“Jam, non piangere” sussurrò lasciandole dei piccoli baci.
“E’ venuto a letto con me ubriaco, ha fatto finta che non fosse successo nulla il giorno dopo e adesso scopro che ha la fidanzata” urlò piangente aggrappandosi alla maglia della sua migliore amica.
“Hai già parlato con Liam?” chiese la bionda preoccupata.
“Non potevo piangere davanti a lui” commentò tirando su il naso.
“I maschi non ti capiscono come può fare una ragazza, soprattutto se la tua migliore amica” disse Charlotte.
Gwyneth, supplicata dalla sorella maggiore, aveva preparato della cioccolata per Jamie.
“Pensa al lato positivo” sorrise Charlotte alzandole il mento con le dita.
Jamie aggrottò le sopracciglia, “Quale?” chiese.
“Sei l’unica ragazza che può dire di essere andata a letto ben due volte con Zayn Malik” esclamò facendola sorridere.
 
Mose aveva i capelli raccolti in una scomoda e disordinata crocchia, dove alcuni ciuffi ribelli uscivano.
La sera precedente era rimasta a dormire da Niall, non dimenticandosi di portare i propri libri di scuola per studiare.
Uscire dall’università con una media eccellente era il suo obiettivo e a volte Niall la distraeva da ciò che si prefissava di fare.
Con una tazza di amaro caffè in mano, sfogliava le pagine e svolgeva qualche esercizio per tenere la mente allenata.
Niall aveva appena finito di fare la doccia quando la raggiunse indossando solamente un paio di boxer.
“Amore è domenica, torna a letto con me” sospirò sedendosi di fianco a lei.
“Chi dorme non piglia pesci” sorrise lasciandogli un bacio sulle labbra.
Niall chiuse gli occhi ancora addormentato e sbadigliò.
“Nessuno ha detto che dormiremo” le sussurrò malizioso all’orecchio.
Una scossa e alcuni brividi s’impossessarono del corpo della ragazza, facendola arrossire leggermente.
Cercò di ribattere, il martedì successivo avrebbe avuto un esame importante di anatomia ma le labbra del fidanzato continuavano a lasciarle una fila di baci lungo tutto il collo che la istigavano.
Niall la prese in braccio e sorridendo la appoggiò sul divano, posandosi sopra.
Mose gli tolse la maglia e cercò velocemente di staccargli la cintura, lui intanto le aveva abbassato l’intimo, iniziando i preliminari.
Le sue dita erano nell’intimità della ragazza che ansimava a ogni tocco, era da una settimana che non avevano un rapporto sessuale e i loro corpi si attraevano come calamite.
Quando il seno fu scoperto, Niall incominciò a tormentarle i capezzoli facendola addirittura urlare.
Le loro labbra si mordevano possessivamente e i loro respiri erano in sintonia. Sorrisero.
“Il preservativo, tesoro” ansimò lei infilandogli una mano fra i capelli.
Niall si prese il tempo necessario per le precauzioni prima di entrare in lei con delicatezza.
I ritmi erano lenti ma passionali, proprio come piaceva a loro, com’erano abituati.
Le mani di Mose attraversavano la muscolosa schiena del fidanzato, lasciandogli qua e là qualche graffio evidente. Interruppero il rapporto meno di mezz’ora dopo.
 
Charlotte era ansiosa per il pranzo a casa dei Tomlinson.
Era la prima volta che facevano qualcosa senza la madre e immaginava imbarazzata, i discorsi e le battute insensate che il padre avrebbe fatto.
Chiuse la porta del bagno e si lavò accuratamente i denti, cambiò reggiseno preferendo una fascia rigida e indossò un vestito color perla che le arrivava appena alle ginocchia.
Usò la piastra per i capelli, rendendoli perfettamente lisci e come trucco, mise solamente un po’ di mascara e un velo di terra per darle un colorito più vivace.
Allacciò una semplice collana d’argento al collo e spruzzò un po’ di profumo sui polsi.
Scese le scale e si adagiò attentamente sul divano accanto al padre, cercando di non rovinare il vestito.
“Gwyneth?” domandò alla figlia.
“Vuoi che vada a chiamarla?” chiese Charlotte.
“Sì tesoro, fammi questo favore” sorrise accarezzandole il viso.
Gwyneth dormiva ancora nel suo letto quando Charlotte aprì la porta della camera furiosa, sua sorella non aveva il ben che minimo rispetto di nessuno se non di se stessa.
“Hai esattamente cinque minuti da adesso per alzarti, vestirti e presentarti a casa dei Tomlinson con un sorriso stampato sulla faccia” ringhiò avvicinandosi al letto. Gwyneth non rispose, deglutì e si voltò dall’altro lato. 
“Sei un’egoista, davvero” la insultò “ci hanno invitato a un pranzo e nemmeno ti degni di venire, sai quanto questo sarebbe piaciuto alla mamma”.
“No, tu non lo sai” urlò di scatto “non ti azzardare a usare la ‘carta della mamma’ perché io comunque non cambierò idea”.
“Fanculo, Gwyneth” esclamò alzando le spalle “stai pure a casa a piangere il lutto e a smettere di vivere, ti stai solo rovinando da sola”.
Raggiunse la porta di casa, dove trovò il padre ad aspettarla, “Ha un po’ di febbre, le ho consigliato di stare a casa e riposarsi” mentì sentendosi in colpa.
Ad aprire la porta fu Johannah che salutò il signor Medway e Charlotte con un bacio su entrambe le guancie, “Benvenuti nella mia dimora” sorrise.
“E’ una casa splendida, Johannah” osservò George appoggiando una mano sulla spalla della figlia.
“Accomodatevi pure in sala da pranzo, fra poco dovrebbero arrivare i miei figli” disse facendo loro strada “solitamente sono dal padre nel fine settimana ma oggi, faranno un’eccezione”.
La casa era grande e accogliente ma soprattutto ben arredata, si vedeva che Johannah aveva aggiunto un tocco femminile e personale.
“Settimana prossima anche Louis frequenterà l’università” annunciò orgogliosa la donna durante il pranzo. Louis sorrise imbarazzato.
Charlotte provava una certa attrazione per il figlio maggiore dei Tomlinson e a volte, lo osservava segretamente uscire da casa dalla finestra della sua camera.
Quel ragazzo aveva gli occhi più belli che lei avesse mai visto, i capelli color cioccolato e la carnagione chiara.
Indossava abiti stravaganti che lo rendevano ancora più intrigante e aveva un profumo secco, da uomo.
“Entrambe le mie figlie studiano lì, la minore è al primo anno di Moda e Design mentre Charlotte al secondo di Lingue estere” disse bevendo un sorso di vino rosso.
La conversazione era principalmente condotta dai loro genitori, sembrava che fossero a un appuntamento per coppie ma ogni tanto le gemelle intervenivano con qualche stupida frase, facendo scoppiare tutti a ridere. 
 
Niall stava guardando un film sdraiato sul divano mentre Mose, accanto a lui, rileggeva alcuni appunti che aveva preso in classe.
‘Prendo qualcosa da mangiare’ la avvisò Niall alzandosi lentamente dal divano.
Concentrarsi era un’impresa, soprattutto se il ragazzo le accarezzava i capelli, oppure, le baciava la spalla di tanto in tanto.
Il campanello dell’appartamento suonò e Mose andò ad aprire la porta di casa.
‘Mose’ la salutò Greg lasciandole un bacio su entrambe le guancie ‘mio fratello è in casa?’.
La ragazza rimase qualche minuto in silenzio e imbarazzata, indossava una maglia di Niall e i suoi capelli erano decisamente il risultato del post-sesso. ‘Accomodati, arriva subito’ sorrise.
‘Greg’ disse sorpreso Niall dando una pacca al fratello ‘come mai da queste parti?’.
‘Ho bisogno di un enorme favore’ esclamò sedendosi.
‘Vi lascio da soli, a dopo’ sussurrò la ragazza. 
‘Mose, ti conosco da anni ormai’ disse Greg facendole segno di restare.
Lei sorrise avvicinandosi al fidanzato che, senza esitare, le cinse un fianco attirandola a sé.
‘Questa sera ho una cena di lavoro’ cominciò ‘ti andrebbe di tenere Theo per una notte?’.
‘Sì, saremo felici di aiutarti’ esclamò sorridente Mose.
Niall arricciò le labbra girando il volto con sguardo assente.
‘Grazie mille’ sorrise affrettandosi a uscire ‘sarò di ritorno con il bambino fra meno di un’ora’.
I ragazzi rimasero sul ciglio della porta a salutare Greg.  
‘Nemmeno la domenica si può stare da soli, Mose’ esclamò riprendendola.
Mose aggrottò le sopracciglia.
‘E’ mio nipote, cazzo’ disse alzando il tono di voce ‘se dovesse succedergli qualunque cosa, le responsabilità ricadranno su di me’.
‘E’ anche mio nipote sotto un certo punto di vista’ ribatté lei posandosi le mani sui fianchi.
‘Non sopporto quando prendi decisioni al mio posto’ gridò evitando di guardarla negli occhi.
‘Ho solo pensato di fare un favore a tuo fratello’ urlò Mose di rimando.
‘A casa mia si seguono le mie regole’ disse esasperato sottolineando i possessivi.
Mose scoppiò a piangere correndo in camera.
Niall, nel frattempo, se ne stava seduto con le mani appoggiate alle tempie.
 
Jamie si sentì svenire per qualche attimo.
Davanti all’appartamento di Zayn era indecisa se bussare.
Avrebbe voluto parlargli ma non ne aveva il coraggio, confessare i suoi sentimenti avrebbe potuto compromettere la sua amicizia con Mose, ancora estranea a ciò che era successo fra i due.
La sua mano si allungò parecchie volte verso la porta d’entrata, per poi ritornare quasi automaticamente nella tasca dei jeans.
Nel tragitto verso casa prese un caffè e fece un giro per la città, che quel giorno era ricoperta una sottile striscia di nebbia fresca.
I gemelli giocavano in cortile mentre lei stava dipingendo in camera.
Il suo cellulare suonò, era Liam. Non rispose.
La passione per le attività manuali, nel tempo si era trasformata in una vera e propria possibile carriera, facendole scegliere un indirizzo artistico all’università.
Il quadro era incompleto, per ora. La ragazza che stava dipingendo aveva il viso rivolto verso di lei con una serie di lentiggini che le ricoprivano il naso e le guance, indossava un paio di orecchini di perle e aveva i capelli raccolti in un maestoso chignon.
‘Jamie’ la chiamò Shane con il pallone da calcio in mano ‘Liam ti sta aspettando in veranda’.
La ragazza appoggiò i pennelli sul tavolo ricoperto di giornali, per evitare che i colori sporcassero la stanza e scese lentamente le scale, lasciando di tanto in tanto uno sbuffo.
Liam si alzò a salutarla, le diede un bacio sulla guancia ma lei si ritirò facendo una smorfia.
‘Perché sei qui?’ domandò scocciata.
Le sue labbra erano curvate verso l’esterno, facendo una forma a cuore.
‘Non puoi presentarti a casa mia quando vuoi’ disse senza dargli la possibilità di rispondere.
Liam osservava l’amica senza capire, era solito passare da lei senza avvisare.
‘Hai le mestruazioni?’ chiese trattenendo un sorriso.
‘Fanculo’ esclamò lei.
‘Posso sapere cos’hai?’ esclamò esasperato mettendosi le mani fra i capelli, ‘sono passato per invitare i gemelli al cinema’.
‘Non sopporto più il tuo essere apprensivo nei miei confronti, sei maniacale’ commentò accompagnandolo alla porta.
‘Reputarti la mia migliore amica è stato un errore’ rispose sbattendo violentemente la porta d’ingresso.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


-CAPITOLO 6-
 
I suoi capelli ricadevano mossi e lunghi sul collo mentre li pettinava con accuratezza.
I suoi occhi color nocciola erano contornati da un semplice trucco e il suo esile corpo da un vestito colorato che le lasciava scoperte le ginocchia.
Sembrava quasi impossibile come la genetica avesse generato due fratelli dai caratteri genetici tanto diversi.
Harry bussò alla porta e sorrise entrando con un regalo in mano.
‘Ho portato una sorpresa alla mia fidanzata’ le disse lasciandole un bacio a stampo.
Il sapore delle labbra di Harry la mandava in confusione.
Il sorriso tenero che le era comparso sul viso, scomparve poco dopo trasformandosi in rabbia e delusione.
‘Un completo intimo’ commentò continuando a osservarlo.
‘Non ti piace’ osservò Harry sedendosi sul letto.
Donna abbassò lo sguardo facendo cadere qualche lacrima, ‘tutt’altro, mi piace davvero’ sospirò.
‘A me sembra l’opposto, invece’ Harry l’abbracciò forte fra le sue braccia.
‘Ho bisogno che tua sia sincero con me’ disse lei allontanandosi lentamente.
Raccolse i capelli in una coda, s’asciugò le lacrime con le dita delle mani e sospirò lentamente.
‘Perché?’ chiese guardandolo negli occhi, ‘voglio sapere se questo regalo significa altro’.
Harry abbassò lo sguardo senza rispondere, pensare che un completo avrebbe allentato la tensione sessuale fra i due era stato un grave errore.
‘Penso che te ne debba andare’ sospirò Donna osservando il completo intimo che teneva in mano.
 
Mose sbadigliò ancora prima di aprire gli occhi.
Theo non era più appoggiato al suo seno ma sul busto del fidanzato.
Aveva dormito scomoda sulla poltrona condivisa con Niall.
‘Mi auguro che non vi abbia creato grandi problemi’ sospirò Greg entrando in casa.
Mose e Niall si lanciarono un’occhiata imbarazzante.
‘Ciao Theo’ disse il ragazzo lasciando una carezza al nipote.
‘Ci vediamo presto, amore’ sorrise Mose lasciandogli due caldi baci sulla nuca.
Il bambino sorrise.
 
‘Harry Styles’ disse la professoressa di francese continuando a guardare il registro della classe.
Il ragazzo annuì dirigendosi verso il banco appena assegnatogli.
‘Medway’ chiamò Charlotte ‘mi auguro che tu non distragga anche l’ultimo arrivato’.
Lei alzò gli occhi al cielo, spostò lo sguardo verso Harry e gli sorrise.
‘Ho un affare urgente da svolgere, mi assento per qualche minuto’ annunciò la professoressa sistemandosi gli occhiali, ‘pretendo il massimo silenzio fino al mio ritorno’.
I ragazzi si alzarono dai propri banchi, alcuni stiracchiandosi e altri semplicemente sbadigliando.
‘Il fidanzato di Donna’ disse la ragazza osservandolo.
Harry rimase a fissarla per qualche secondo prima di rispondere.
‘Sono Charlotte Medway’ sorrise.
‘Sì, ora ricordo’ disse accennando un sorriso.
‘Non dar ascolto alla professoressa’ sospirò facendo alcune smorfie ‘non mi sopporta e poi è abbastanza logorroica, forse a causa della menopausa’.
‘Però su di te non aveva torto’ rispose secco.
 
Quando Liam accese la luce del salotto, notò sua sorella Donna accovacciata sulla poltrona del padre.
I suoi occhi castani erano ricoperti di lacrime mentre soffiava velocemente il naso.
‘Perché sei tornato così presto?’ chiese spostandosi una ciocca di capelli ricci dal volto.
‘Perché stai piangendo?’ domandò lui serrando le labbra.
Donna scosse la testa senza rispondere e sforzò un sorriso mentre Liam si era seduto vicino a lei.
‘Prometti che non ti arrabbi?’ cercò di dire fra un singhiozzo e l’altro.
‘Promesso’ disse titubante mettendosi una mano sul cuore.
Forse non era conveniente parlare di Harry ma doveva sfogarsi, le sarebbe servito parlare con qualcuno di cui si fidava.
‘Inizia tu, rispondi alla mia domanda’ parlò Donna facendo spazio sulla poltrona al fratello.
‘Ho litigato con Jamie’ commentò alzando la coperta fino al suo busto ‘mi ritiene una sorta di maniaco nei suoi confronti’.
Donna curvò la testa.
‘E’ innamorata di Zayn ma io sto cercando solo di proteggerla, di farle capire che razza di persona è lui’,
continuò mordendosi il labbro ‘e a peggiorare la situazione ci si mette anche il tuo ragazzo ‘. 
‘Harry?’ domandò stupita e amareggiata.
‘Li abbiamo incontrati mentre compravano un completo intimo di pizzo per la ragazza di Zayn’ commentò facendo delle smorfie ‘è una cosa squallida, non pensi?’.
Donna spalancò gli occhi meravigliata e annuì, si sentì sola e distrutta.
‘Passo il turno, tocca a te’ esclamò Liam accoccolandosi alla sorella minore.
‘In realtà il mio problema è davvero innocuo rispetto al tuo’ tentennò mordendosi le unghie delle dita.
‘Pensavo me ne volessi parlare’ si rattristì lui.
‘Non voglio tormentarti con i miei problemi femminili’ disse evidenziando le ultime parole.
Stava sudando freddo.
 
I suoi muscoli erano in tensione, segno del troppo peso che portava sulle spalle.
Camminava a passo sostenuto mentre i capelli rivolti verso l’alto, lo rendevano ancora più affascinante.
I suoi pensieri erano concentrati solamente su Liam.
Iniziò ad accelerare il passo, sfregando le scarpe contro l’asfalto solamente per andare a parlargli.
‘Mose’ la chiamò Jamie raggiungendola di corsa.
La ragazza si bloccò fra Liam, che la stava salutando con la mano e una delle sue migliori amiche.
‘Ho litigato con Liam’ disse semplicemente Jamie afferrandola e allontanandosi dal ragazzo.
Mose gli sorrise e fece cenno con la testa verso Jamie mentre Liam le fece l’occhiolino.
‘Perché?’ domandò continuando a camminare a braccetto con l’amica.
‘Un anno fa abbiamo fatto sesso e ogni tanto ricapita’ balbettò Jamie cercando di intuire lo sguardo dell’amica.
‘Non immischiarmi in affari che non mi riguardano’ rimproverò Jamie riprendendo il proprio cammino. Mose avrebbe voluto non essere gelosa ma era il contrario, i  propri sentimenti stavano prendendo il sopravvento e lei non doveva permetterlo.
‘Ho bisogno di un consiglio ‘ la implorò Jamie mettendo il broncio e continuando a parlare ‘abbiamo avuto una discussione riguardante il suo atteggiamento nei miei confronti, lo trovo oppressivo’.
Mentre la ragazza osservava l’amica in attesa di risposta, Mose rifletteva a ciò che avrebbe potuto dirle.
Il comportamento di Jamie era senza dubbio infantile ma dirglielo, avrebbe comportato al rappacificamento fra lei e Liam,  usare l’astuzia era l’unica cosa che le rimaneva per star meglio.
‘Penso che tu abbia fatto bene’ rispose senza esitazione ‘gli uomini ci trattano come degli oggetti, dobbiamo farci valere’.
 
‘Ho prenotato un tavolo al ristorante cinese’ disse mentre Charlotte rovistava nell’armadio.
‘Non dovresti andarci con me’ commentò lei alzando gli occhi al cielo.
‘Mose non vuole venire dopo la discussione dell’altra sera’ si giustificò Niall, ‘ho voglia di andare fuori a cena’.
‘Grazie’ disse lei fingendosi arrabbiata.
‘Sai che non vedo l’ora di passare un po’ di tempo con te’ sorrise abbracciandola da dietro.
Charlotte sorrise lasciandogli un veloce bacio.
‘Non sporcarmi il viso’ commentò irritato.
Charlotte scoppiò a ridere e lo abbracciò stretto, appoggiando il viso nella fessura del suo collo.
 
‘Il sesso è la miglior cura’ sorrise Zayn finendo di fumare.
‘Per me è diventato solo un enorme problema’ ammise Harry soffiando all’esterno il fumo.
 
Davanti all’ultimo piatto di una serie che Niall aveva ordinato, Charlotte posò la forchetta sul tavolo.
‘Charlotte’ la richiamò il suo migliore amico. 
Sin da bambina aveva avuto il problematico vizio del cibo, portandoselo fino alla fine delle scuole superiori.
Quando aveva iniziato a calare peso raggiungendo l’anoressia, aveva affrontato un angosciante periodo d’isolamento.
‘Mi sono ripromesso che non ne avremmo più parlato’ disse indicando il cibo.
‘Ho fatto parecchi progressi’ disse lei sentendosi minacciata.
‘Sono orgoglioso di te’ sorrise prendendole la mano.
 Raggiungere il proprio peso forma era stato doloroso ma Charlotte non si accettava ancora del tutto davanti allo specchio.
‘Hai le mestruazioni?’ domandò bevendo la birra.
‘Niall’ lo rimproverò mordendosi il labbro.
‘Vorrei che non succedessero episodi simili a quelli precedenti’ disse posandole le mani sul viso ‘non avere il ciclo per mancanze alimentari è pericoloso per la tua salute’. 
‘Non accadrà mai più’ rispose scocciata.
Era un argomento difficile da trattare, soprattutto con qualcuno che avesse dei precedenti.
‘Sei insopportabile quando ti comporti come un fratello maggiore’ sbuffò agitando la forchetta.
‘Ti voglio bene, Charlotte’ disse lasciandole un lungo bacio sulla tempia.
 
Louis era seduto in veranda con gli auricolari nelle orecchie.
Charlotte alzò la mano come cenno di saluto camminando davanti casa sua.
“Non avevo intenzione di disturbarti” sospirò avvicinandosi.
“Non lo hai fatto” rispose sicuro.
“Sto tornando a casa dopo una cena con Niall” sorrise guardandolo negli occhi.
“Il tuo ragazzo” disse Louis sforzando un sorriso.
“Per favore, no” rise facendosi la coda “siamo migliori amici dai tempi dell’asilo, sarebbe solamente imbarazzante per entrambe le nostre famiglie”.
Louis annuì serrando le labbra.
“Ha litigato con la fidanzata, aveva solo bisogno di qualche consiglio” sorrise guardando la strada.
Un silenzio si riempì nell’aria, lasciando i ragazzi imbarazzati.
“Devo tornare a casa, non vorrei che mio padre si preoccupasse” disse alzandosi in piedi.
“Ti accompagno” parlò Louis afferrandola per mano.
Entrambi arrossirono a quel tocco.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Donna's Bday Party ***


-CAPITOLO 7-
Donna’s Bday Party
 
 
Casa Payne era invasa da adolescenti ubriachi ancor prima che la festa iniziasse.
“Giuro che avevo invitato tutti non prima delle dieci di sera” commentò Donna sistemandosi le spalline del vestito.
Liam chiuse gli occhi innervosito, passò per stanze della casa e ritirò la maggior parte degli alcolici presenti.
“E’ la mia birra” urlò un ragazzo.
“Chiamo la polizia e ti denuncio, sei minorenne” affermò Liam facendolo ammutolire.
“Mio fratello scherzava” sospirò arrabbiata Donna.
Liam cercò di controbattere ma la sorella aveva già restituito l’alcolico al compagno di classe.
“Irresponsabile” le disse scuotendo la testa.
 
Jamie indossava un abito verde acqua contornato da una fascia posta sotto il seno.
Aveva un trucco leggero, i capelli sciolti lungo le spalle e alcuni gioielli pendenti.
I tacchi la facevano sbilanciare un po’ lungo le scale.
“Il tuo fidanzato non viene a chiamarti?”chiese Shane seduto di fianco alla madre.
“Moccioso, ti ho già avvisato che non devi parlarmi” commentò dura puntandogli il dito contro “e Liam non è il mio moroso, cazzo”.
“Mackenzie, modera i termini” disse la madre alzando gli occhi al cielo, era solita chiamarla con il suo secondo nome per rimproverarla.
“Non dirle così, ha la sindrome pre-mestruale” parlò Cameron toccando il braccio della madre.
“Ho solo bisogno di una famiglia normale” urlò mettendosi le mani fra i capelli.   
“E’ infettiva?” Shane spalancò gli occhi mettendosi le mani davanti alla bocca.
Jamie annuì spaventata.
I gemelli iniziarono a correre e a urlare per tutta la casa mentre la maggiore rideva appoggiata al muro.
 
Charlotte indossava una camicia bianca da donna, inserita all’interno degli stretti jeans e un paio di tacchi neri.
I capelli erano raccolti in una treccia che cadeva dritta lungo la schiena mentre il trucco in precedenza applicato era stato sistemato dalla sorella, aggiungendole il mascara e un velo di fondotinta.
Prese le chiavi della macchina e si avviò correndo lungo il vialetto, immersa nei suoi pensieri si fermò a salutare Louis che stava aggiustando la motocicletta dall’altra parte della strada.
Il ragazzo alzò la mano e s’incamminò verso di lei, probabilmente aveva già incominciato a osservarlo imbarazzata senza nemmeno rendersene conto.
“Stai sistemando la moto?” chiese lasciandogli un bacio sulla guancia.
“Avrei dovuto farlo con mio padre ma non è venuto anche questo week end” disse un po’ rattristato.
“Mi dispiace” sussurrò lei serrando le labbra.
“Questa sera cosa fai?” sorrise cambiando discorso.
“Sto andando ad una festa di compleanno” rispose ricambiando il sorriso.
“Ti lascio andare, allora” disse facendole l’occhiolino.
Sospirò osservando il ragazzo ritornare verso casa propria.
“Louis, sono sicura che alla mia amica non darebbe fastidio se venissi” gli disse raggiungendolo.
Tomlinson le piaceva, avrebbe fatto lei la prima mossa.
“Non importa, davvero” rispose imbarazzato.
“Ti sto supplicando” mugolò mettendo il broncio.
Lui sorrise prendendola per mano.
“La macchina è parcheggiata davanti casa mia” disse Charlotte guardandosi indietro.
“Ti offro un passaggio” rise montando sulla motocicletta e porgendole il casco “ne ho solo uno però, metti il mio e tieniti forte”.
Charlotte annuì cercando di mostrarsi sicura di se e stringendo forte la guancia contro la schiena di Louis mentre le mani lo stringevano in vita.
Ancora stretta al corpo di Louis, Charlotte chiuse gli occhi immaginandoselo completamente nudo.
Un colpo improvviso la distrasse dai suoi pensieri, facendola tornare in sé mentre scuoteva leggermente la testa.
Rossa d’imbarazzo tolse lentamente il casco e lo passò a Louis, ringraziandolo. 
La moto fu parcheggiata qualche metro più avanti della casa di Jamie, da lì avrebbero proseguito a piedi.
 
Harry indossava una semplice camicia e un paio di pantaloni attillati.
“Mi dispiace” disse prendendola per mano.
Sorrise incontrando lo sguardo della fidanzata ma lei si voltò.
“Non ho bisogno delle tue scuse, Harry” commentò nervosamente.
“Ho paura che tu possa rovinarti la festa per colpa mia” parlò prendendole il viso con entrambe le mani.
Lei sospirò portando lo sguardo verso il fidanzato.
“Non merito una ragazza stupenda come te” le disse accarezzando il suo viso con il pollice.
“Concordo” sorrise Donna.
Harry spalancò gli occhi facendole un pizzicotto sul fianco e stringendola fra le sue braccia. 
“Non permettere che questo accada di nuovo” disse Donna portandogli le mani sul petto.
Le loro labbra si scontrarono, lasciando due lunghi baci a stampo.
 
Gwyneth imprecava per tutta la casa alla ricerca delle chiavi dell’auto.
Suo padre era seduto in cucina a leggere il giornale, alzando il sopracciglio destro ogni qual volte vedeva la figlia entrare e mettere in disordine ogni cosa.
Non le rimaneva che chiedere a suo padre George, le chiavi della macchina della loro madre ma in quel caso si sarebbe sentita in colpa poiché s’erano tutti ripromessi che non l’avrebbero mai più utilizzata dopo l’incidente.
Sapeva che sarebbe dovuta andare a piedi e soprattutto, che non avrebbe nemmeno potuto andare in macchina dato che aveva solamente passato l’esame teorico.
Quando il campanello suonò corse velocemente verso la porta sperando che fosse Charlotte in qualche modo rincasata, ma il destino, aveva deciso in qualcuno di diverso.
 
Mose vestiva un abito color cobalto che le evidenziava il povero seno, aderiva perfettamente al suo fisico asciutto e arrivava appena sopra il ginocchio.
Indossava un paio di semplici tacchi legati alla caviglia con del raso mentre i capelli erano stati lasciati al naturale, mossi e lunghi fino alle spalle.
Zayn rimase a osservare la sorella per qualche secondo prima di parlare.
“Se ti vedessero mamma e papà” disse portandosi una mano sul viso.
“Loro vorrebbero che indossassi solamente i vestiti tradizionali pakistani” ringhiò contro il fratello.
Il ragazzo sbuffò prendendo le chiavi di casa e avvicinandosi alla sorella.
“Il reggiseno è come un governo: separa la destra dalla sinistra, sostiene la massa ma attira il popolo” sussurrò indicandole il petto.
Mose alzò imbarazzata il vestitino che non lasciava davvero spazio all’immaginazione.
 
Jamie attraversò il corridoio sorridente mentre tutti i ragazzi la osservavano camminare distintamente.
Era la solita ragazza impossibile da non notare, occhi azzurri e capelli rossi che cadevano morbidi lungo le spalle e come ogni artista, aveva un carattere particolare.
Appena vide Donna le corse incontro ad abbracciarla, le prese il viso fra le mani e le stampò un dolce bacio sulla fronte, erano come sorelle.
“Mi sta sabotando la festa, ho bisogno del tuo aiuto” si lamentò Donna riferendosi al fratello.  
Scosse varie volte la testa mentre osservava il migliore amico ritirare le varie bottiglie d’alcolici, non si era ancora accorto della sua presenza.  
Mose le diede un leggero e veloce bacio sulla guancia, per andare poi a salutare gli altri ma soprattutto la festeggiata.
Jamie spostando lo sguardo verso la folla vide farsi spazio Zayn, che la salutò con un cenno di capo e un accennato sorriso.
Aveva già bevuto qualche drink alcolico, la musica le rimbombava nelle orecchie e il suo corpo emanava calore mentre ballava.
Muovendo le anche a ritmo e scostandosi i capelli per attirare l’attenzione del ragazzo, pensò di raggiungerlo ma fu fermata da una mano.
“Ti stai mettendo solamente in ridicolo” le disse Liam con sguardo insignificante.
“Non cercare di trattenermi” commentò Jamie spostando la mano.
“Se vuoi ridicolizzarti davanti a tutti, puoi andare” commentò di rimando.
“Non capisco il tuo comportamento” ringhiò lei posando le braccia sotto il seno.
“Zayn è il classico ragazzo a cui non interessa la fidanzata seria” le sussurrò cercando di tranquillizzarla.
“Quindi sarei una povera illusa per te” constatò serrando le labbra.
Lei non gli diede il tempo di rispondere e lo superò facendo scontrare le proprie spalle.
Forse l’alcool non la faceva ragionare del tutto ma sapeva certamente che quella sera avrebbe fatto innamorare Zayn di se stessa.
I suoi zigomi alti, gli occhi ambrati e quello sguardo magnetico volgevano verso di lei quando gli si avvicinò fino a far scontrare con forza le loro labbra.
Zayn spalancò gli occhi ma li chiuse poco dopo, cercando ingresso fra la bocca di Jamie e attirandola a se appoggiandole una mano dietro la schiena.
 
“Grazie per il passaggio, Niall” arrossì Ginnie guardando il ragazzo accanto a lei.
Lui sorrise facendole l’occhiolino.
Aveva chiamato Mose un paio di volte durante la giornata ma lei non aveva risposto, avrebbe voluto parlare con la sua migliore amica per chiederle qualche consiglio ma Charlotte non c’era, in compenso aveva trovato una buona compagnia, sua sorella Gwyneth.
All’entrata di casa Payne bussarono un paio di volte ma nessuno venne ad aprire, così Niall spalancò la porta facendo entrare prima la ragazza.
“Buon compleanno” urlarono insieme abbracciando Donna.
La ragazza sorrise volgendo lo sguardo a entrambi, poi prese la sua migliore amica per un braccio e la portò in un’altra stanza.
“Raccontami tutto” s’agitò spalancando gli occhi.
“Era venuto a casa per accompagnare me e Charlotte alla tua festa” disse Ginnie facendosi scappare un sorriso “mia sorella era già andata via, così abbiamo fatto tutto il viaggio da soli, solo io e lui”.
Donna lanciò un urlo, coprendo subito dopo la bocca con entrambe le mani.
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Donna's Bday Party ***


-CAPITOLO 8-
Donna’s Bday Party
 
Mose con le spalle al muro e un bicchiere stretto fra le mani, osservava Niall ridere.
Indossava una giacca di pelle nera, una maglia bianca sotto e una lunga collana con un plettro come ciondolo.
Quando i loro occhi s’incontrarono, lui sussurrò qualcosa nell’orecchio di Gwyneth e raggiunse ancora sorridente la fidanzata.
“Non disturbarti, torna pure a divertirti” commentò lei acida.
Niall serrò le labbra avvicinandosi a Mose.
“La tua gelosia mi attrae senza alcun limite” sospirò prendendola per mano.
Mose scosse la testa, ritirandosi a quel semplice gesto mentre il suo sguardo era diretto a Liam.
“Non ho voglia di discutere, ne parliamo un altro giorno” osservò lei allontanandosi velocemente.
Niall corrugò le sopracciglia confuso e innervosito dal suo comportamento.
 
Louis era stato portato a vedere la casa da Donna, Charlotte prese un bicchiere di birra e sorrise osservandolo.
Indossava un paio di pantaloni della tuta che cadevano bassi al cavallo e una maglia piuttosto aderente dello stesso colore.
Annuiva a ogni cosa gli fosse detta e sorrideva, grazie a quel sorriso Charlotte si stava innamorando.
Harry si avvicinò a lei bevendo direttamente dalla bottiglia d’alcolico e riempiendole ancora un po’ il bicchiere.
“Non hai alcuna speranza” sospirò scuotendo la testa.
Charlotte alzò lo sguardo imbarazzata, “non so di cosa tu stia parlando”.
“E’ finocchio, fidati di me” continuò raggiungendo la fidanzata.
 Il suo sguardo rimase fisso su Louis fin quando si voltò facendole l’occhiolino, lei sorrise imbarazzata alzando la mano.
 
I suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime mentre ripensava a Zayn.
Il ragazzo di cui era innamorata aveva vomitato dopo averla baciata e lei, non riusciva a capire se tutto ciò fosse accaduto per colpa dell’alcool o per lei.
Raccolse una lacrima con il palmo della mano, cercando di non rovinarsi il trucco ma le era stato davvero impossibile.
Forse non consapevole della propria bellezza, appoggiò la testa sul tavolo della cucina e chiuse gli occhi finché una mano si appoggiò sulla sua spalla.
Mose sospirò sedendosi al suo fianco e versando un alcolico in entrambi i loro bicchieri.
“Ho deciso di darmi all’alcool” sbuffò bevendo un sorso tutto d’un fiato.
“L’amore fa schifo” piagnucolò Jamie alzando a malapena il viso.
Mose annuì distratta, continuando a sorseggiare.
 
Charlotte interruppe nella stanza, chiudendo gli occhi mentre abbracciava Mose e Jamie, entrambe in lacrime.
“Non posso più convivere con il nostro segreto” confessò Mose con occhi gonfi e arrossati.
Charlotte s’irrigidì, “smettila Mose, taci subito”.
Jamie posò la bottiglia di birra sul tavolo.
 “Una volta che mi ubriaco, avrò pure il diritto di confessare i miei peccati a Niall” sbuffò Mose pulendosi le lacrime dal viso.
“Ho voglia di fare sesso” farfugliò Jamie ubriaca.
“Hai taciuto fino ad adesso e continuerai a farlo, non osare Mose” commentò duramente Charlotte alzandosi velocemente.
Il trambusto della festa raggiunse anche la cucina, appena la porta si aprì.
“Devi chiudere la bocca solamente per un’altra sera, tesoro guardami” disse Charlotte prendendo il viso della migliore amica “prometto che un giorno glielo diremo insieme, giuro”.
Gwyneth e Niall entrarono parlando, provocando una stretta allo stomaco a entrambe le ragazze.
“Stavamo parlando proprio di te!” rise Jamie portandosi le mani sul volto.
“Entrambe ubriache” sospirò Charlotte scuotendo la testa e indicandole.
Nervosamente si morse il labbro, spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Mi dispiace, amore” singhiozzò Mose incamminandosi verso Niall.
Lui sorrise abbracciandola e tenendola stretta fra le sue braccia.
“Anch’io non sopporto litigare con te” ribatté il ragazzo.
“Niall, io e Charlotte dobbiamo rivelarti un segreto”.
“Non è un segreto se te lo diciamo” parlò furiosamente Charlotte prendendo Mose per un polso e stringendola forte.
I presenti si guardarono, Niall e Gwyneth scontrarono il proprio sguardo.
“Promettilo” urlò la più grande delle sorelle Medway.
“Non posso, Charlotte” piagnucolava Mose in ginocchio ai piedi di Niall.
Il fidanzato aggrottò le sopracciglia, continuando ad ascoltarla.
“Ho ostacolato il tuo sogno, sono una pessima persona” singhiozzava parlando vagamente.
“Spiegati meglio”, affermò Niall appoggiando la schiena alla porta.
Charlotte continuava a interrompere Mose, cercando di svariare la conversazione.
“Ti abbiamo fatto sparire la lettera”.
“Quale?”.
“Eri stato ammesso alla NYADA, Niall” singhiozzava tremando.
Lo sguardo assente del ragazzo si spostò immediatamente a Charlotte, nonostante i suoi occhi fossero riempiti di lacrime.
“Tu non me lo avevi detto che avevi intenzione di trasferirti a New York” si giustificò Charlotte in lacrime trattenendo il migliore amico per la maglia.
Niall scosse la testa e prese il giubbotto uscendo dalla cucina.
“L’abbiamo fatto perché teniamo a te, Niall ti prego” urlò Charlotte con voce strozzata.
“Questo è egoismo, cazzo” gridò lui attirando l’attenzione di tutti i partecipanti alla festa “sono stato deluso dalle due ragazze più importanti della mia vita”.
“Non avrei sopportato che mi lasciassi Niall, ho sempre messo la nostra storia al primo posto” si giustificò Mose interrompendo il silenzio appena creatosi.
“Mi hai negato un futuro migliore, avresti potuto farne parte anche tu” controbatté.
Uscì dalla casa correndo prima di incontrare il viso impietrito di Gwyneth.
 
Jamie rimase con lo sguardo assente verso la scena.
Louis prese Charlotte per la mano e la portò fuori con sé mentre gli invitati e la festeggiata erano disorientati.
Liam tossì consigliando a tutti di andare a casa anche per la tarda ora, Mose continuava a singhiozzare inginocchiata sul pavimento e Donna, si rifugiò in camera seguita dal fidanzato.
Jamie prese l’amica per la mano, aiutandola ad alzarsi, per poi farla sdraiare sul divano cercando di rasserenarla.
La casa era immersa da sporcizia, bottiglie varie d’alcool e un maledetto silenzio.
“Chiama Zayn” disse Jamie lasciando un bacio sulla testa della ragazza che si era appena addormentata.
Liam sospirò e alzò gli occhi al cielo, gesti che il tasso alcolico presente nelle vene di Jamie le fece evitare di vedere. 
“Non risponde” sospirò lui duramente appoggiando il cellulare sul tavolo e sedendosi su una sedia, con il viso fra le mani.
Il ragazzo guardava Mose sospirando e scuotendo la testa, la sua espressione era comunque indecifrabile.
Jamie annuì continuando ad accarezzare distrattamente i capelli di Mose.
“Prendo le chiavi della macchina, porto a casa entrambe” si rassegnò Liam alzandosi e dirigendosi verso la macchina.
Jamie e Mose faticavano a stare in piedi e Liam dovette prendere entrambe le ragazze per un braccio, trasportandole cautamente all’autovettura e adagiandole lentamente, mettendolo loro anche la cintura.
Guidò a volte tendendo lo sguardo verso la migliore amica che lo osservava sorridente, socchiudendo gli occhi.
Lui evitò un loro possibile contatto visivo finché parcheggiò davanti casa di Mose e accompagnò la ragazza alla porta dell’appartamento, assicurandosi che si addormentasse al sicuro.
 
George suonò leggermente il campanello di casa Tomlinson quando Johannah andò ad aprirgli.
“Hai tempo per un caffè?” propose il signor Medway accennando un sorriso.
Johannah annuì e lo invitò in casa.
“Le gemelle sono andate dal padre mentre Louis è uscito da casa un paio d’ore fa, sinceramente non ho idea di dove sia andato” spiegò Johannah portando dei bicchieri sul tavolo.
“Ho un enorme favore da chiederti” spiegò mescolando il caffè con il cucchiaino.
“Dimmi pure, George” rispose lei portando il bicchiere alle labbra.
 “Le mie figlie hanno fatto un elenco della spesa, segnando gli assorbenti” spiegò in imbarazzo “non ho idea di quale marca prendere, men che meno la misura”.
“Hai bisogno di un parere femminile” sorrise Johannah appoggiando una mano su quella dell’amico per tranquillizzarlo.
George annuì sospirando.
“Possiamo andare subito a comprarli, se le tue figlie ne hanno la necessità” dichiarò lei prendendo le chiavi della propria auto.
“Non voglio disturbarti a quest’ora, Johannah” si scusò lui alzandosi e prendendo il proprio giubbotto.
“Te ne prego George, nessuna scusa” sorrise lei convincendolo.
 
“Non posso portarti a casa ridotta in questo modo” commentò Liam prendendola in braccio mentre Jamie gli accarezzava i capelli.
Gli occhi azzurri erano leggermente contornati di rosso, le pupille dilatate e le labbra contorte in un sorriso innocente.
“Liam James Payne” lo richiamò lei facendolo voltare.
“Jamie Mackenzie Evans” rispose lui osservandola.
“Mi piace il tuo nome” sospirò lei leccandosi le labbra per più volte.
Liam deglutì.
Lui la adagiò con i piedi sul pavimento ma Jamie cadde a carponi, portandosi le mani alle meningi per il dolore alla nuca.
“Devi stare attenta” sospirò lui appoggiandola al letto e sorridendole.
Sarebbe andato a preparale un caffè forte, senza zucchero e le avrebbe permesso di passare lì la notte mentre lui sarebbe rimasto a dormire sulla poltrona.
Afferrò con le mani entrambi i lembi della maglietta e la sfilò velocemente per indossarne una più comoda.
“Penso che tu abbia un fisico illegale” farfugliò avvicinandosi al ragazzo.
Lui scosse la testa.
“Ho bisogno di te, Liam” gli sussurrò all’orecchio, mordendogli il lobo e facendolo rabbrividire.
“Hai bisogno di dormire, dico seriamente” le parlò allontanandola da sé.
“Mi piace quando fai il ragazzo responsabile” mugolò facendo cadere il vestito sul pavimento e giocando con qualche ciocca di capelli.
Liam rimase immobile, confuso e desideroso.
“Non mi resisterai a lungo, Payne” continuò avanzando verso il migliore amico e posando le fredde dita sulla sua bocca.
Liam le prese prepotentemente il viso, portandolo verso il suo fin al tocco delle loro morbide labbra.
Jamie gli saltò in braccio, circondando il suo busto con le proprie gambe.
L’erezione di Liam face sorridere la ragazza che gli infilò la mano nei pantaloni, raggiungendo il suo pene.
Insieme caddero sul letto continuando a baciarsi senza sosta, mentre il cuore di Liam batteva sempre più velocemente.
Infilò una mano sotto il reggiseno di Jamie, afferrandole fermamente il seno mentre le mordeva il collo.
Cercarono di fare poco rumore, consapevoli della presenza di Donna e Harry in qualche stanza più lontana lungo il corridoio della casa.
Liam appoggiò la fronte su quella della ragazza prima di continuare, lei sorrise passando una mano sul suo viso.
La luce lunare che filtrava dalla finestra, illuminava il corpo inarcato della ragazza che ansimava con sospiro strozzato.
Si collocò sopra il suo esile corpo ed entrò lentamente in lei, godendosi ogni momento.
Jamie cercava un contatto più rude, graffiandogli le spalle a ogni suo minimo tocco mentre Liam cercava di armonizzare mente e corpo di entrambi. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** Donna's Bday Party ***


-CAPITOLO 9-
Donna’s Bday party
 
Niall appoggiò le mani al volante, chiuse gli occhi e vi si appoggiò sopra con la testa.
Gwyneth uscì da casa raggiungendolo velocemente in macchina.
Rimasero in un imbarazzante silenzio finché lei gli prese il viso, appoggiandolo alla propria spalla e lasciando che il ragazzo si sfogasse piangendo.
Continuava ad accarezzargli i capelli mentre Niall si teneva stretto a Gwyneth.
Avrebbe voluto parlargli ma si sentiva in difetto, non avrebbe mai pensato che Charlotte sarebbe stata capace di un simile gesto.
Sentì le proprie labbra tremare prima che le sue lacrime incominciarono a scorrere lungo il viso, questo suo lato emotivo si era accentuato dalla morte della madre.
Niall alzò il proprio sguardo, notando gli occhi arrossati della ragazza che si chiudevano a ogni singhiozzo.
Le asciugò le lacrime con il pollice della mano destra mentre la ragazza abbassava imbarazzata il viso e la tenne stretta fra le sue braccia.
Gwyneth chiuse gli occhi afferrando saldamente le proprie mani attorno al busto di Niall, fece un respiro inalando il suo profumo.
In quel momento avrebbe voluto confessargli i propri sentimenti, baciarlo senza alcuna sosta e farci l’amore.
Le lasciò un innocente bacio sul bordo delle labbra, le spostò dolcemente i capelli dietro l’orecchio e sorrise osservando il colorito che aveva assunto la sua bianca pelle.
Rimasero abbracciati per qualche minuto in macchina finché lei si staccò tenendogli ancora la mano.
Sorrisero entrambi.
 
Charlotte tremava e singhiozzava stretta al petto di Louis.
Il ragazzo l’aveva afferrata per mano e accompagnata alla propria motocicletta, dove l’aveva abbracciata senza alcuna esitazione.
Afferrò il viso di Charlotte con entrambe le mani e le scostò qualche ciuffo di capelli dagli occhi.
“Portami a casa, per favore” sussurrò lei abbassando lo sguardo.
Louis annuì salendo sulla moto e non partì finché non si assicurò che la ragazza fosse ben salda a se stesso.
Mentre guidava, l’aria gli scompigliava i capelli, a volte impedendogli la visuale e costringendolo a rallentare con cautela a ogni via che attraversava.
Parcheggiò la moto davanti casa sua, tolse il casco a Charlotte che lo ringraziò in un sussurro e la accompagnò alla porta tenendola per mano.
“Mi dispiace per la serata” sospirò lei ancora con gli occhi arrossati.
Louis scosse la testa spingendola verso di se e abbracciandola, lasciandole un semplice bacio sulla nuca e sorridendo quasi automaticamente.
“Per qualsiasi cosa io ci sono, Char” le sussurrò all’orecchio ancora stretti nell’abbraccio.
 I verdi occhi della ragazza si riempirono nuovamente di lacrime, prese un respiro tremante e si sedette sui gradini di casa, seguita da Louis.
“Niall è una delle persone più importanti della mia vita” singhiozzò con lo sguardo rivolto alla strada.
“Sono sicuro che riuscirete a risolvere i vostri problemi” la rassicurò Louis sfregando la propria mano sul suo braccio.
 “Tre anni fa aveva inviato una lettera alla NYADA, un’università di New York” parlò torturandosi le mani fra loro “qualche mese dopo gli inviarono la conferma dell’ammissione ma, quella lettera non l’ha mai ricevuta”.
Lo sguardo del ragazzo si fece più intenso continuando a osservare Charlotte, lui la trovava sempre splendida.
“Un giorno Mose venne a casa mia, piangeva disperata con in mano la lettera da parte della NYADA” singhiozzava senza respiro “ero delusa che Niall mi avesse tenuto nascosto le sue intenzioni riguardanti New York, così decidemmo di non consegnargliela e di non farne parola con nessuno”.
Una leggera pioggia cominciò a cadere sul volto di Louis, che scuoteva silenziosamente la testa corrugando la fronte.
“Niall pensò di non essere stato ammesso e per un paio di mesi fu demoralizzato” spiegò agitandosi “mi dispiace, giuro che non avrei voluto che venisse a scoprirlo in questo modo”.
Il ragazzo si alzò dal gradino, sotto sguardo vigile di Charlotte e le offrì una mano aiutandola ad alzarsi.
“Prenditi le tue responsabilità, non sei una bambina” le disse infilando le mani nelle tasche posteriori dei pantaloni.
“Sono consapevole dei miei errori, non ho bisogno di un’altra persona che mi dica cosa fare” commentò offendendosi.
“Charlotte, che cosa ti aspettavi che dicessi?” chiese innocentemente.
“Tu non puoi capire la mia situazione, il nostro rapporto d’amicizia” controbatté riferendosi al proprio migliore amico “avevo solo bisogno di sfogarmi, non di essere aggredita”.
Louis scosse la testa appena la ragazza varcò la soglia di casa, sbattendo con violenza la porta d’entrata.
 
Harry appoggiò il proprio viso sul seno di Donna, la quale gli accarezzava lentamente i capelli.
La ragazza era esausta dalla festa, nulla era andato secondo i propri piani.
“Mi dai un bacio?” domandò Harry alzando il proprio viso.
Donna lo guardò sorridendo e si abbassò facendo scontrare le loro labbra.
Lui appoggiò la propria mano destra dietro la sua nuca, impedendole di interrompere il contatto e spingendole il viso a se.
Le loro lingue si scontravano animatamente mentre Donna si collocò sul corpo di Harry, il quale emise un sospiro d’eccitazione al contatto. 
Le mani di Donna salirono lentamente sul busto di Harry, privandolo della maglia e beandosi poi della visuale mentre tremava al suo contatto.
Harry le morse le labbra,  con le mani era invece  intento ad abbassare le spalline del vestito.
La ragazza indietreggiò insicura finché il fidanzato le prese il viso fra le mani e fece incontrare le loro fronti, respirando irregolarmente.
“Devi solamente fidarti di me” sussurrò lui accarezzandole la guancia sinistra con il pollice.
Donna annuì deglutendo.
Harry ribaltò la situazione mettendosi cavalcioni sulla fidanzata, le divaricò leggermente le gambe e sorrise osservandola negli occhi.
Sostenne il proprio peso con le mani, cominciando a baciare e mordere l’interno coscia della ragazza, salendo lentamente.
Le labbra di Donna tremavano dal piacere, una sensazione estranea fino a quel momento.
Appena le lunghe dita di Harry trapassarono le sue mutandine emise un acuto, tappandosi prontamente la bocca imbarazzata.
Il fidanzato spinse la mano facendole chiudere gli occhi e ansimare per qualche minuto, poi prese a leccarle la circonferenza dell’ombelico.
Lei strinse una mano tremante fra i suoi capelli finché le loro labbra si incontrarono nuovamente.
Il cuore iniziò ad accelerare e la mancanza di respiro le provocò una serie di brividi lungo il corpo mentre Harry passò un dito sui suoi turgidi capezzoli, prendendo a succhiarli avidamente uno per volta.
Donna gli lasciò un bacio sulle rosee labbra, tirandogli quello inferiore.
Quelli erano stati i suoi primi preliminari.
 
Mose piangeva rannicchiata sotto le coperte del proprio letto, le girava la testa.
Le lacrime scendevano così velocemente che avrebbe potuto disidratarsi.
Prese il telefono e digitò il numero di Niall per chiamarlo ma lui non rispose.
Si alzò lentamente, raggiungendo il bagno e guardando la propria immagine riflessa nello specchio.
Provava solamente odio nei confronti di se stessa.
Niall era il suo primo grande amore e lei era riuscita a rovinare tutto, come sempre del resto.
Si lavò il viso con dell’acqua fresca, le veniva un conato di vomito ad ogni suo passo e raggiunse rapidamente il letto pensando ancora al fidanzato.
Come biasimare il suo comportamento, lei gli aveva completamente distrutto la vita ma era anche stata fiera di se stessa per un minimo secondo, nonostante fosse sotto l’effetto dell’alcool, era riuscita a confessare tutto ciò che si teneva da anni.
 
“Per fortuna ho ancora un paio d’anni prima di spiegare alle gemelle cosa siano le mestruazioni” rise Johannah osservando fuori dal finestrino.
“Io non mi sono mai occupato di queste cose, era compito di mia moglie Rebecca” sospirò l’uomo continuando a guidare.
 
Charlotte attraversò il corridoio di casa correndo e raggiunse rapidamente la propria stanza.
Si sedette sul pavimento, con la schiena che aderiva alla porta e lo sguardo puntato fisso contro la parete.
Inutile dire che i suoi occhi verdi erano pieni di lacrime, le quali scorrevano lentamente sulle linde guancie.
Infilò entrambe le mani nei capelli e urlò chiudendo gli occhi.
Silenzio.
Tremava per la vergogna e l’imbarazzo che si stava portando addosso in quel momento mentre camminava verso la camera da letto della sorella, intenta a spiegarle tutto nei minimi dettagli.
Bussò un paio di volte facendosi coraggio, giacché Gwyneth non rispondeva.
“Non voglio né vederti né parlarti” urlò la ragazza alzandosi e puntandole un dito contro.
Entrambe piangevano.
“Hai distrutto tutto, amicizia e amore” urlò con le lacrime.
Si pentì subito la ragazza per aver mostrato i propri sentimenti, era innamorata di Niall e a quel punto non le importava del giudizio di Charlotte.
Lei controbatté senza dar troppa importanza alle parole della sorella minore, “sono un’egoista, hai ragione ma non evitarmi anche tu, ti supplico”.
“Non ti rendi nemmeno conto di ciò che hai fatto” le rispose dandole una spinta sulla spalla “ti ordino di uscire dalla camera, Charlotte”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Liam aprì gli occhi portandosi le mani sul viso, tutto appariva così surreale.
La ragazza distesa a fianco a lui era girata su un fianco, dandogli come visuale la sua nuda e bianca schiena. 
Pose il viso sui capelli di Jamie, i quali occupavano diramati il cuscino.
Non poteva credere che la ragazza fosse lì. 
Liam avrebbe voluto poter fermare quel momento con una foto da incorniciare, per poter rivivere quel giorno in ogni suo secondo. 
Era già successo che finissero a letto insieme ma nonostante la confusione di quel singolo attimo, Liam seppe tenere i nervi saldi e affrontare la situazione, questa volta invece, lui sperava di non essere stato solamente un rimpiazzo.

Zayn cercò d’alzarsi dal letto ma ricadde in avanti, con il viso immerso fra le coperte.
Puzzava di fumo, forse non uno degli odori migliori con cui risvegliarsi la mattina.
Si trascinò faticosamente in bagno, dove sciacquò il viso più volte per riprendersi meglio dalla sbornia.
Appoggiato alla ceramica sul muro con entrambe le mani, spostò lo sguardo sullo specchio, per poi accorgersi della sorella rannicchiata attorno alla tavoletta del bagno.
La guardò facendo fatica a collegare l’immagine a una plausibile ragione.
Mose dormiva mentre Zayn la prese fra le sue braccia con un accenno di divertimento nel vederla in quello stato.
La posò delicatamente sul divano appoggiandole sopra una coperta, assicurandosi che stesse al caldo.

La ragazza si rigirò nel letto, sorridendo al proprio migliore amico.
Liam avvicinò il proprio viso a quello di Jamie, per poi lasciarle un caldo bacio sulle labbra.
“Dobbiamo darci dei limiti, Liam” lo rimproverò lei puntandogli un dito contro.
“Non capisco” balbettò il ragazzo.
“Tu ed io non siamo fidanzati, baciarci è sbagliato” disse lei scuotendo la testa.
“Anche fare sesso ma ieri non eri in disaccordo, Jamie” commentò lui innervosito.
“E’ stato tuttora un errore” intervenne lei alzandosi per raccogliere i vestiti.
“Il fatto è che tu mi hai travolto all’improvviso, senza che io potessi fermarti” spiegò Liam agitato.
Jamie si lasciò un veloce bacio sulla guancia, aprì la porta della camera e scese le scale, cercando di raggiungere casa propria prima possibile.
Scosse la testa mentre si mordeva il labbro, non doveva permettere che Liam s’innamorasse di lei perché il suo cuore era già occupato.

Durante la settimana successiva Niall aveva cambiato numero di telefono, date le insistenti chiamate di Charlotte e Mose, forse le due persone più importanti della sua vita. 
Entrambe lo imploravano di perdonarle ma lui non aveva la minima intenzione di ascoltare interamente i messaggi in segreteria e soprattutto, di richiamarle per chiarire.
Non si era nemmeno preparato per l’esame universitario che avrebbe avuto quel giorno, preferiva andare in palestra a scaricare la propria tensione.
Si sentiva tradito dalla migliore amica, non la riteneva capace di una simile azione e neppure ora riusciva davvero a crederci.
Il suo cuore invece, era stato spezzato dall’unica persona che aveva realmente amato, per la quale ora provava solo disgusto.
Prese la chitarra in mano, scese velocemente le scale del condominio e la appoggiò in macchina prima di partire.

Charlotte camminava lentamente fra i corridoi dell’università dirigendosi verso la propria aula mentre cercava con lo sguardo Niall.
I capelli erano raccolti in una disordinata crocchia e indossava abiti sportivi.
Appoggiò i propri libri sul banco e mise entrambe le mani sul proprio volto, non avrebbe voluto pensare ancora al suo migliore amico.
La porta dell’aula si chiuse con violenza, facendola sobbalzare.
“Non ho voglia di parlare” disse Charlotte anticipando il suo compagno di facoltà.
“Tristezza dovuta alla inimicizia di Niall o all’omosessualità di Louis?” chiese Harry  sedendosi vicino a lei, ansioso di una risposta.
Charlotte alzò velocemente il proprio viso, era insopportabile l’arroganza di quel ragazzo ma probabilmente sarebbe stato l’unico a essere obiettivo nei suoi confronti.
“Attendibili voci di corridoio non mentono mai” disse Harry riferendosi a Louis.
Appoggiò entrambi i piedi sul banco, sgranchendosi anche le braccia mentre la ragazza lo osservava attentamente, in attesa di scoprire maggiori informazioni.
“Ho bisogno di prove più concrete” confessò Charlotte mordendosi il labbro.
Il professore di tedesco entrò interrompendo il loro discorso, sistemò meglio gli occhiali sul naso e diede un nuovo sguardo ai presenti.
“Styles e Medway” esclamò considerando il loro anticipo “è proprio vero che gli ultimi saranno i primi”.
Harry e Charlotte si lanciarono un’occhiata.

Zayn finì di bere il caffè quando Mose si diresse verso la cucina, lentamente.
“E’ la prima volta che ti vedo ubriaca” sogghignò Zayn passandole una tazza di caffè.
“Tu invece sei talmente abituato che ti riprendi subito dopo un paio d’ore” commentò appoggiando una mano sulla fronte.
“Almeno io non mi sono addormentato in bagno, dopo aver rigettato” disse puntandole un dico contro.
Mose impallidì dalla vergogna, incamminandosi verso il divano.
“Ancora mi chiedo come degli schizzi siano riusciti a raggiungere il soffitto” spiegò lui scuotendo svariate volte la testa.
“Perché hai bevuto? C’è sempre una causa delle proprie azioni, Mose” riaprì Zayn l’argomento.
“Avevo buoni motivi, anche se alla fine è successo l’inevitabile” disse vaga.
“Io ricordo solo le prime ore della serata, per il resto sono ricordi confusi” sospirò accomodandosi di fianco alla sorella.
Zayn pensò a Jamie, stranamente il nome della ragazza gli ricordava qualcosa, probabilmente il fatto d’esserci andato a letto circa due mesi prima gli era tornato alla mente.
 
George sorrise ascoltando il ragazzo seduto di fronte a lui.
Louis indossava un’aderente maglia bianca, coperta da una felpa e un paio di semplici jeans.
“Ho fatto le selezioni per la squadra del Doncaster Rovers un anno fa” sorrise fissandosi le mani.
“Non ne ero a conoscenza” disse George togliendosi gli occhiali da vista.
“Ho giocato qualche partita, anche se gioco più come riserva data la mia età” commentò sistemandosi meglio sulla poltroni di casa Medway.
“E’ un’ottima notizia, Louis” si complimentò l’uomo dandogli una pacca sulla spalla “devi essere davvero fiero di te stesso, sono sicuro che farai carriera”.
Louis lo ringraziò, continuando a tenere lo sguardo verso la partita di calcio che stavano trasmettendo in televisione.
“Potremmo venire a vederti durante qualche partita, ragazzo” esclamò George entusiasta.
“Mi farebbe molto piacere” rispose sorridendo.

“Parlami Gwyneth” le sussurrò Charlotte in macchina, seduta di fianco a lei.
La sorella teneva lo sguardo fisso oltre il finestrino, senza rispondere.
“Ti chiedo scusa per ciò che è successo” sospirò appoggiando le mani al volante.
“Hai tradito la fiducia di Niall, non la mia” disse seccata Gwyneth prendendo un pacchetto di sigarette dalla borsa. Charlotte serrò la mandibola.
“Non mi perdonerà mai” commentò la sorella maggiore.
“Mi auguro che non lo faccia” terminò la minore infilandosi il mozzicone dietro l’orecchio.
Aprì la portiera della macchina e uscì sbattendo velocemente la portiera, lasciando di nuovo sola a se stessa Charlotte.

Niall suonava la chitarra mentre Theo s’agitava in braccio a Gwyneth, seduta di fianco a Denise. 
“Non ho più notizie di Mose da qualche settimana” sospirò sua madre provocando una leggera tensione nel figlio, visibile dal suo viso.
“Abbiamo deciso di lasciarci, non eravamo fatti l’uno per l’altra” disse Niall distrattamente, passando le proprie dita sulle piccole mani del nipote.
Maura impallidì alle parole del figlio minore ma lasciò cadere il discorso, gli avrebbe sicuramente chiesto spiegazioni in seguito.
Era strano quanto in poco tempo Niall era riuscito a dimenticare la sua fidanzata, rendendosi conto di non amarla quasi più.
Il dolore che lei e Charlotte gli avevano provocato lo aveva totalmente distrutto, facendolo cadere in una depressione emotiva.

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Zayn non era mai stato il ragazzo da fidanzata, egli infatti preferiva provarci con più tipe contemporaneamente, senza alcun impegno.
Nonostante si sforzasse a volte, non riusciva a dare una svolta efficace alla sua vita sentimentale, gli piaceva divertirsi e non ci trovava niente di malefico in ciò.
Sebbene avesse questo spirito un po’ ribelle, doveva cercare di contenersi data la presenza di sua sorella Mose.
Non le avrebbe mai mancato di rispetto andando con qualche ragazza in sua presenza, la famiglia era sempre rimasta la sua priorità.
Era passato più di un anno circa, da quando i suoi genitori e di conseguenza le altre sorelle minori, avevano interrotto qualsiasi tipo di comunicazione con Mose.
La ragazza, sempre testarda e autoritaria, aveva deciso di non professare la religione mussulmana, scatenando disguidi all’interno dell’intera famiglia Malik.
Avrebbe preferito diventare cattolica, com’era in origine sua madre e magari un giorno, sposarsi in chiesa con una cerimonia cristiana ma questo, portò solamente al disfacimento della famiglia.
 
Da quando Mark Tomlinson aveva chiesto la custodia esclusiva dei figli, Johannah si era rivolta al proprio vicino di casa, e noto avvocato londinese. 
George annotava qualsiasi informazione a lui utile per impedire che il padre di quei ragazzi li allontanasse dalla loro madre. 
Durante quei mesi di frequentazione con Johannah e la sua famiglia, George non aveva mai dubitato dell’amore che questa aveva nei confronti dei propri figli.
Probabilmente Mark era solo combattuto dal fatto che Louis e le gemelle abitassero a circa un’ora da Doncaster e che lo riputassero un padre assente, quasi inesistente.
“Johannah, è normale essere sotto stress” disse lui abbracciando la donna in lacrime.
“Prenderà i miei bambini, non potrei accettare un simile cambiamento” rispose singhiozzando Johannah.
“Hai trascurato una cosa” disse catturando la sua attenzione “finché sarò il tuo avvocato, non perderai nemmeno la speranza”.
George la strinse fra le sue braccia, facendola sentire protetta dopo tanto tempo.
 
Charlotte si sentì davvero una stupida ad aver accettato di fare da balia alle gemelle.
Qualche mese fa aveva dato la sua disponibilità a Johannah come scusa per vedere Louis ma in quel momento, avrebbe voluto evitarlo.
Dato che la porta di casa era aperta, la ragazza entrò guardandosi a destra e a sinistra.
“Grazie per essere venuta un po’ in anticipo, Charlotte” disse Johannah lasciandole due teneri baci sulle guance. Charlotte sorrise, travolta da un abbraccio da parte delle gemelle.
“Daisy e Phoebe hanno appena cenato, un’ora di televisione e poi dritte a dormire” disse severa Johannah osservando le figlie.
Le bambine sbuffarono, facendole la linguaccia ma appena la madre si finse offesa, entrambe le stamparono un bacio sulle guancie.
“Devo anche pagarti, Charlotte” disse Johannah cercando il portafoglio nella borsa.
“Non importa davvero, sto volentieri con Phoebe e Daisy” sorrise Charlotte prendendo le bambine per mano.
“Assicuratevi che sia pagata da vostro fratello appena torna dagli allenamenti di calcio” disse la donna con il dito puntato verso le figlie minori.
 
Harry raggiunse l’entrata di casa sua spense il motore della moto, si tolse il casco e sistemò i capelli scuotendoli.
Nonostante avesse preferito andar a vivere in un appartamento, sua madre aveva insistito affinché alloggiasse in una villa a sue spese.
Sopportava a fatica il rapporto apprensivo che Anne aveva nei suoi confronti, dato essere l’unico figlio maschio .
Voleva maggiore indipendenza di fatti aveva incominciato a lavorare in una panetteria e a guadagnare da se i propri soldi.
Da quando i propri genitori avevano divorziato, madre e padre erano entrati in competizione per assicurarsi l’amore dei loro figli.
Disprezzava l’insistenza di suo padre, il quale aveva assunto una cameriera sudamericana che lavorasse per Harry senza il suo minimo consenso.
Il ragazzo era grato  alla signora Consuelo, essa infatti lo trattava come un essere umano, a differenza dei propri genitori che lo vedevano più come un gioco da litigarsi.
 
Louis aprì la porta di casa con le proprie chiavi.
Attraversò lentamente il corridoio, abbandonando la borsa da calcio sulle scale.
Entrò nella stanza da letto delle sorelle, diede un bacio sulla nuca a entrambe e si diresse verso la porta d’uscita.
Si fermò appena vide Charlotte sulla poltrona situata accanto a un mobile, con un libro in mano ancora aperto.
Restò qualche minuto a fissarla prima di prenderla in braccio e portarla sul divano, dove la coprì con il proprio giubbotto.
Camminò verso la cucina e aprì il frigorifero, prese gli avanzi di pizza del giorno precedente e ritornò in salotto.
 
Mose tirò fuori dal pacchetto una sigaretta, se la mise in bocca e tentò di accenderla senza successo.
Iniziò a cercare nervosamente un accendino nella borsa, rovesciando il contenuto nel parcheggio del condominio di Niall.
Fece un tiro e buttò fuori il fumo mentre osservava la finestra aperta dell’appartamento del suo ex fidanzato.
Il suono della sua voce accompagnata da una chitarra rattristì la ragazza che avrebbe voluto esser stata lì con lui, come una volta.
Appoggiò i gomiti sulle ginocchia, chiuse gli occhi continuando a fumare e una serie di ricordi felici le tornarono alla mente.
Presa dall’ira del momento, s’alzò in fretta iniziando a correre verso l’auto di Niall e buttò sul cemento la sigaretta, che ancora accesa, continuava ad emettere del fumo.
Tirò un calcio allo specchietto facendolo cadere e attivando l’allarme, che invase l’area circostante al condominio.
Non ragionava più mentre continuava a tirare calci alla macchina con tutta la forza che aveva in se stessa.
Niall, s’affacciò alla finestra sentendo quel casino e aspettò qualche minuto prima di capire cosa stesse succedendo e cosa avrebbe dovuto fare. 
Corse per le scale del condominio, lasciando la porta dell’appartamento aperto e arrivando nel parcheggio afferrò Mose per le braccia.
I loro corpi erano attaccati, mentre la presa di Niall diventava sempre più forte e la ragazza piangeva cercando di dimenarsi.
“Non mi merito questa tua indifferenza, Niall” urlò agitando le mani “non dopo ciò che abbiamo passato io e te”.
“Anch’io non mi meritavo di venir tradito dalla persona più importante della mia vita, tu” urlò lui spingendo il corpo di Mose sulla portiera del passeggero della macchina.
Il vicinato assisteva alla scena con interesse mentre qualcuno aveva chiamato la polizia, la quale sirena si sentiva suonare lontana.
“Ti sei dimenticato in poco tempo di me, di noi e del nostro amore” gli disse facendo una smorfia di dolore sul viso.
“A volte l’amore non basta, Mose” disse Niall cercando di rimanere tranquillo “io ti penso giorno e notte, non riesco a dimenticare dei nostri anni passati insieme ma la ferita è ancora aperta e non riesce a cicatrizzarsi, non insistere”.
 
La ragazza continuò a piangere, questa volta appoggiata al petto di Niall, il quale spostava lo sguardo verso il poliziotto che si stava avvicinando a loro.
 
Liam si stava allenando contro il sacco da box che aveva sistemato nel garage quando il campanello di casa suonò.
Appoggiò i guantoni sul cofano della macchina parcheggiata davanti casa e si diresse verso l’ingresso, dove fece entrare Mose, alla quale delle lacrime rigavano il viso sino al collo.
“Ho esagerato a casa di Niall, ero arrabbiata” continuò a spiegare la ragazza “mi hanno portata in caserma dove ho pagato la cauzione, per fortuna sono maggiorenne e non hanno dovuto chiamare i miei genitori”.
Liam le appoggiò una mano intorno alla spalla, la avvicinò a sé e insieme si sedettero sul divano ancora abbracciati.
“Mose, non capisco perché tu abbia dovuto rovinarti per amore” disse Liam scuotendo la testa e appoggiando una mano sulla guancia della ragazza.
Donna, in quel momento varcò la soglia di casa e rimase in silenzio alla porta, attendendo risposte da entrambi rispetto a ciò che aveva appena visto.
“Il vero motivo della visita era di chiedere scusa a Donna, per averle rovinato la festa di compleanno” continuò Mose asciugandosi il trucco colato.
“Non voglio sentire le tue scuse, mi dispiace” commentò duramente la ragazza “ora, esci da casa mia e non farti più vedere in mia presenza”.
“Donna, non esagerare” intervenne Liam bloccando la sorella per il braccio destro.
“Tu non c’entri in questo discorso, Liam” commentò duramente liberandosi della presa e accompagnando Mose fuori dall’abitazione.  

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Nel momento in cui Johannah inserì le chiavi di casa nella serratura, si ricordò d’aver lasciato la porta aperta data la presenza di Charlotte.
Dal corridoio del soggiorno vide la ragazza dormire sul divano, coperta dal giubbotto del figlio mentre Louis era intendo ad usare il proprio telefono.
Quando i loro sguardi s’incontrarono, Johannah lo salutò con una mano e lui le fece l’occhiolino.
La donna salì le scale affacciandosi verso la stanza delle figlie, le guardò dormire serenamente e poi, si diresse lentamente verso la propria camera.
Charlotte alzò lentamente gli occhi, si sedette sul divano e sbadigliò portando lo sguardo imbarazzato verso Louis.
 
Edward Evans, militare della marina britannica, stava aspettando i propri familiari all’aeroporto.
Jamie appoggiò la testa sul finestrino confusa pensando a Liam e Zayn mentre la madre camminava verso la macchina con i fratelli gemelli a fianco.
Laura salì a bordo, accese il veicolo, sorrise a Jamie e si voltò verso i figli minori.
“Shane e Cameron, allacciate le cinture” commentò raccogliendosi i capelli in una coda.
“Jamie non ce l’ha, quindi noi non la mettiamo” disse Shane incrociando le braccia al petto.
La ragazza sbuffò alzando gli occhi verso il cielo e ubbidì alla madre, che le aveva intimato di seguire le regole stradali. Dover dare l’esempio ai fratelli minori era davvero una noia per Jamie.
L’auto partì velocemente, erano in terribile ritardo e il marito li stava già aspettando da una mezz’ora piena.
“Sono felice che papà torni a casa” sospirò Jamie voltandosi verso la madre.
“Anch’io, amore” sorrise Laura senza distogliere lo sguardo concentrato dell’autostrada “è un peccato che debba ritornare al lavoro finite le vacanze di Natale”.
Jamie annuì senza parlare, era difficile per lei accettare che suo padre lavorasse all’estero dato il loro rapporto speciale.
 
Charlotte abbassò lo sguardo verso il pavimento mentre Louis non le toglieva lo sguardo di dosso.
“Saluta da parte mia, Johannah e le gemelle” disse con un sottile tono di voce la ragazza.
Indossò il giubbotto e si diresse lentamente verso la porta finché non fu bloccata dalla presa di Louis che la attirò a sé, stringendola fra le sue braccia.
“Non era mia intenzione criticarti l’altra settimana, Charlotte” le sussurrò all’orecchio.
La ragazza appoggiò il proprio mento sulla spalla di Louis, lasciandosi trasportare dall’odore del ragazzo che lei desiderava.
“Mi scuso io, ho interpretato male le tue parole” rispose la ragazza allacciandogli le braccia intorno al collo.
Le mani di Louis si appoggiarono sulla sua schiena, portandola verso di se e facendo scontrare nuovamente i loro corpi.
“Perdonami, Tomlinson” gli disse guardandolo negli occhi azzurri, “non sopporto litigare con te”.
La ragazza provò una stretta allo stomaco e il suo volto si riempì di un sorriso appena le labbra del ragazzo si adagiarono calde alla sua nuca.
 
Niall, stanco di passare la maggior parte del tempo a casa dei suoi genitori per l’ansia che Mose tornasse ancora da lui, attraversò la strada dirigendosi dai Medway.
“Buongiorno” sorrise Gwyneth aprendo la porta d’ingresso.
“Ho una proposta da farti” disse Niall lasciandole un bacio sulla guancia.
Gwyneth lo guardò con un viso stanco che Niall definiva attraente in qualsiasi ragazza.
“Mi hanno ingaggiato in un pub a Brighton” la informò facendole l’occhiolino.
“E’ una grande notizia” sorrise sinceramente andando ad abbracciarlo.
“Vieni con me, Gwyneth” le disse spostandole una ciocca di capelli dal viso “partiamo adesso, la sera mi esibisco e poi torniamo a casa”.
 
 
George attraversò il corridoio di casa, salì le scale e raggiunse il piano superiore.
Chiuse lentamente gli occhi sedendosi sul letto matrimoniale mentre pensava alla moglie Rebecca.
Gli mancava in ogni attimo della giornata, dal mattino alla sera.
Spesso pesava a come sarebbe stato averla ancora a casa, come se la malattia non l’avesse mai consumata fino alla morte.
Si era ripromesso di amare le sue figlie giorno dopo giorno e che nessuna donna avrebbe mai preso il posto della loro madre, fino all’arrivo di Johannah.
Non si era mai innamorato di un’altra donna, lui e sua moglie avevano sempre avuto uno di quei rapporti più unici che rari.
Forse avrebbe dovuto solamente riposare e non pensarci, il ricordo di sua moglie gli faceva venire il rimorso.
 
Gwyneth aveva inserito qualche vestito di ricambio in uno zaino, avvisato suo padre che sarebbe tornata la sera tardi e insieme a Niall, partì per Brighton.
“Grazie per avermi accompagnato, sono felice di ricevere il tuo supporto” iniziò lui il discorso mentre guidava.
“Farei questo e altro per te, Niall” disse Gwyneth arrossendo sulle guancie “soprattutto dopo l’inconveniente con Charlotte”.
Il trucco semplice della ragazza le evidenziava i grandi occhi verdi, nei quali Niall si era perso un paio di volte durante quella giornata.
“Non discutere con tua sorella a causa mia, Gwyneth” la rimproverò il ragazzo cambiando marcia e controllando allo specchietto la presenza della sua chitarra nei sedili posteriori.
“Ho altri motivi per i quali non parlare con Charlotte sia la soluzione migliore, mia madre è quello principale” ammise mordendosi il labbro.
“Te ne pentirai un giorno di non aver instaurato un rapporto Charlotte, fidati di me” tentennò Niall parcheggiando l’auto nel centro di Brighton.
 
Jamie sistemò i capelli in una treccia, indossò un paio di semplici pantaloni e una maglietta del padre.
Sbadigliò scendendo le scale di casa a piedi nudi, fino a raggiungere il divano dove suo padre le sorrise indicandole di sedersi fra lui e la moglie, Laura.
“La mia bambina è cresciuta” disse facendole l’occhiolino.
“Ho smesso di essere un bambina quando mi sono arrivate le mestruazioni, papà” ribadì lei scuotendo la testa.
“Non hai mezzi termini, Jamie” la rimproverò sua madre sospirando.
Edward rise finendo di sorseggiare il suo bicchiere di birra, che abitualmente beveva dopo l’orario di cena.
La ragazza si strinse forte al petto di Edward mentre l’uomo le lasciò un bacio sulla nuca e la madre li guardava sorridente.
“Manca poco a Natale, dobbiamo ancora inviare le lettere a Babbo Natale” esclamarono i gemelli interrompendo quell’intimo momento fra Jamie e i suoi genitori.
Jamie fece per aprire la bocca ma sua madre gliela coprì prontamente con una mano, “non rovinargli le feste Mackenzie, ti supplico”.
“Quest’anno voglio organizzare una festa con tutti i nostri parenti e amici più cari, ragazzi” disse il padre “penso che questa sia una delle poche volte che festeggeremo insieme”.
Forse era la seconda volta che passavano il Natale come una famiglia dalla nascita dei gemelli; il lavoro di Edward lo teneva occupato e assente per la maggior parte del tempo.
“Dovevi dirmelo prima, Edward” si allarmò la madre “dovrò spedire gli inviti al più presto, tralasciando i preparativi dell’evento”.
 
Niall osservava Gwyneth camminare di fianco a lui mentre il vento del mare le scostava i capelli.
Era divertente come  la ragazza spostava le ciocche che si collocavano sugli occhi mentre parlava.
L’aveva invitata a passare una giornata con lui per più motivi, il primo era che Gwyneth rimaneva l’amica della quale si fidava di più e il secondo era che uscirci insieme avrebbe ferito Charlotte, e quello era un obiettivo da raggiungere.
“Ho un po’ di ansia per questa sera, non è la prima volta che mi esibisco davanti ad un pubblico, però ho sempre il timore di non piacere” sospirò il ragazzo chiudendo leggermente gli occhi.
“Nessuno rimarrà deluso, fidati di me” disse Gwyneth saldando le loro mani e sorridendogli, senza nascondere il proprio rossore sul viso.
 
 
 

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