Amore Oscuro

di Willow Whisper
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lunedì mattina ***
Capitolo 2: *** Occhi negli occhi ***
Capitolo 3: *** Episodio spiacevole ***
Capitolo 4: *** Supposizione esatta ***
Capitolo 5: *** Domande ***
Capitolo 6: *** Passo falso ***
Capitolo 7: *** Christopher e le prime spiegazioni ***
Capitolo 8: *** Tra pianto e bacio ***
Capitolo 9: *** Presentazioni ***
Capitolo 10: *** Invito ***
Capitolo 11: *** benvenuto in casa mia ***
Capitolo 12: *** Bacio di sangue ***
Capitolo 13: *** Cronache e pretendenti ***
Capitolo 14: *** Al tramonto... ***
Capitolo 15: *** Pianificazione ***
Capitolo 16: *** Conquiste & perdite ***
Capitolo 17: *** Sull'orlo di un baratro ***
Capitolo 18: *** La paura che... ***
Capitolo 19: *** Tra sogno e realtà ***
Capitolo 20: *** Sguardo perso ***
Capitolo 21: *** <<...L'amore è per sempre?>> ***
Capitolo 22: *** Che sarà di noi ***
Capitolo 23: *** L'ULTIMO BACIO ***



Capitolo 1
*** Lunedì mattina ***


capitolo 1
1. Lunedì mattina

Aprii gli occhi immediatamente, appena il fastidioso trillare della sveglia elettrica sul comodino mi entrò nelle orecchie.
Mia madre entrò in camera veloce, senza darmi il tempo di lamentarmi, e spalancò le tende, facendo filtrare nella stanza la luce del sole.
-Oh no...mamma ti prego, altri cinque minuti-
-Alzati o farai tardi a scuola-
Ogni mattina la solita storia. Eppure, per quanto mi potesse scocciare il fatto di risvegliarmi da un sonno beato, non potevo non essere riconoscente a quella donna che mi aveva dato la vita, per il semplice motivo che non ero mai arrivata in ritardo alle lezioni.
In cucina trovai la colazione già pronta.
Presi la mia tazza di cappuccino e ingoiai veloce un paio di biscotti al cioccolato.
Filai di nuovo in camera mia, per scegliere cosa indossare.
I jeans? no accidenti, li ho messi anche venerdì scorso...la gonna? no, troppo corta...
Optai in fine per un paglio di calzoncini corti e una t-shirt azzurra.

Era settembre, i raggi del sole picchiavano sul mio berretto della New York- un regalo di mio fratello Gabriele.
Alla fermata del 781, che mi portava dritta dritta alla mia scuola, mi misi seduta aspettando l'arrivo del mezzo pubblico, impaziente.
Persi tre minuti senza rendermene conto, ma sembravano molti di più.
Ad un certo punto, un motorino frenò proprio davanti a me, nel punto riservato alla fermata del bus.
Alzai gli occhi per vedere chi fosse il guidatore, e mi trovai davanti Beatrice.
-No...non ci credo! i tuoi ti hanno fatto il motorino!-
Lei era euforica, sprizzava gioia da tutti i pori -Esatto! che te ne pare? su forza sali, che altrimenti per aspettare l'autobus rischi di far tardi-.
Non me lo feci ripetere due volte e le salii dietro.
Bea parcheggiò il suo nuovo mezzo nel cortile e quasi scoppiai a ridere, quando mise ben due catene.
-Non stai esagerando?-
-Assolutamente no- sorrise soddisfatta.
Eravamo in perfetto orario e il cortile si riempiva poco a poco di studenti.
La scuola era ricominciata solo da quattro settimane, il mio arrivo al quarto anno di liceo era stato uno scherzo.
La campanella all'interno dell'edificio ci informò che era ora di entrare in classe.

Prima ora, algebra.
Non avrei mai odiato nulla più di quella materia.
Il professor Vincenzi, era intento a spiegare le formule algebriche di non so cosa, quando bussarono alla porta.
-Avanti- si girò appena per vedere chi fosse e continuò a scrivere sulla lavagna.
Il bidello si fece avanti e tossì per ottenere un pò di attenzione dall'uomo.
Il Vincenzi si voltò verso di lui e chiese in modo professionale -Sì? Mi dica-
-Il nuovo alunno, professore, è arrivato-.
-Oh...lo faccia entrare prego-.
Nell'aula calò il silenzio, quando uno stupendo ragazzo varcò la soia.


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Capitolo 2
*** Occhi negli occhi ***


capitolo 2
2. Occhi negli occhi

Non feci caso alla reazione di Bea, accanto a me.
Ma potei immaginare perfettamente quale fosse stata: la stessa che ebbe il resto della classe.
Le mollai un calcio sotto il banco, mentre cercava di perforare la pelle del mio braccio con le unghie.
-Bea, piantala subito!-
-Mio dio...guarda quanto è figo!-
-Uhm...- mi girai solo un istante ad osservare nuovamente il viso pallido del giovane, ma poi lanciai un grido acuto, quando sentii la pelle bruciarmi.
Riuscii a far staccare la presa alla mia amica e la fulminai con lo sguardo.
Il professore ci diede l'ordine di prestare attenzione. Speravo ardentemente che non lo volesse far presentare e continuasse l'orribile lezione di algebra.
A quanto pare, le mie speranze furono vane.
L'uomo tossicchiò -Allora, questo è il vostro nuovo compagno...-
Il ragazzo osservò solo un attimo il professore, poi si presentò, rivolto verso di noi -Mi chiamo Davide d'Ascenzi-. Restai esterrefatta dal tono sensuale della sua voce.
Alzai di nuovo gli occhi verso di lui e mi ritrovai ad essere osservata.
Accidenti! che figura...
Mi sentii avvampare, perciò tornai con gli occhi al foglio pieno di scarabocchi che sarebbe dovuto servire a copiare le regole sulla lavagna.
-Visto? è proprio un gran...-
-Bea...-
-Okay...scusa-.

Al suono della campanella che segnava l'intervallo, mi alzai veloce, seguita dalla mia amica, per dirigermi in bagno.
Davide, seduto al banco davanti il mio, mi seguì con lo sguardo, mentre scappavo dalla classe.
In uno dei piccoli bagni, Bea si accese una sigaretta e me ne offrì un' altra.
I suoi occhi castani erano lucidi a causa del fumo, i capelli neri e fluidi legati in una coda disordinata.
Rimasi lì con lei in silenzio, osservando il soffitto.
-Ehi...Beck...-
-Uhm...?-
-Che diavolo hai fatto?-
Aggrottai la fronte, confusa per la domanda così diretta.
-Niente. Cosa dovrei aver fatto?-
-Sembri del tutto rimbecillita...-
-Quanto sei delicata-
-Grazie- mi sorrise di nuovo. Con uno di quei suoi sorrisi vivaci.
Avevo imparato ad accettarla per quello che era, e cioè una ragazza sempre troppo allegra e che non sopportava la tranquillità.
Tutto il contrario di me, eppure le volevo bene per questo.

Quando la ricreazione terminò, corsi fuori dal bagno, mentre Beatrice finiva di fumarsi quello che restava della sigaretta.
Non feci attenzione, e mi scontrai addosso a qualcosa di molto robusto.
A causa della mia goffagine e del contraccolpo, finii stesa a terra.
-Ehi...Rebecca, tutto a posto?-
una sagoma sfocata si era chinata sul mio volto.
Un angelo? pensai.
Mi resi conto dopo pochi secondi, che non era un angelo, bensì il nuovo arrivato.
Il colore dei suoi occhi mi ipnotizzò.
Erano rossi.
-Ah!-
-Tutto okay?- non smetteva di chiedermi se stessi bene. Sembrava preoccupato quasi come se mi fossi rotta l'osso del collo e fossi in punto di morte.
Boccheggiai senza dire parola...e mi alzai veloce dal pavimento, scappando in aula.

Ho solo immaginato quegli occhi rossi?

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Capitolo 3
*** Episodio spiacevole ***


capitolo 3
3. Episodio spiacevole

Era passata una settimana dall'arrivo di quello strano ragazzo nella mia classe e, osservandolo bene, avevo intuito che qualcosa in lui non andava.
Nessun difetto, nè caratteriale nè fisico...sembrava spuntato fuori da un film. Nessuno era più perfetto di un attore col trucco e le battute pronte.
Il mio unico problema, lo sapevo bene, era la fantasia spiccata.
Come potevo fidarmi del mio sciocco sesto senso, se era dovuto più all'irrazionalità che ad altro?
Ma i suoi occhi...
Ed era quel ricordo che mi faceva rabbrividire, l'unica cosa alla quale potevo attaccarmi.
Bea ogni giorno mi fissava più preoccupata, pensai persino di essere sul punto di farmi ossessionare.
Fu mercoledì mattina, durante l'ora di fisica, che ebbi davvero la spiacevole sensazione che Davide nascondesse un segreto.

La professoressa Mancinelli fece stridere il suo orrendo fischietto, per segnare il mio turno di colpire in backer.
Se avessi segnato, la mia squadra sarebbe arrivata al set-point.
Ventiquattro a ventiquattro, la vittoria andava a chi faceva il punto decisivo.
Mi misi in posizione, nel fondo della palestra, e colpii con tutte le mie forze, inarcando un poco il braccio in modo che la palla finisse più a destra nell'altra metà del campo, dove Francesca attendeva frenetica il momento giusto per scansarsi e non rischiare di rompersi un unghia, come la volta precedente.
Davide era l'alzatore della mia squadra, evitai per tutto il tempo di osservarlo.

Venticinque a ventiquattro per la mia squadra.
Sempre la stessa storia...quell'idiota di Francy a preoccuparsi di un unghia in più o in meno! che differenza fa?  Non c'è gusto a giocare se lei è nella squadra avversaria.
Nella stanza che usavamo come spo
gliatoio, decisi di dire all "idiota" di darsi una svegliata.
Lo so...sono sempre stata troppo competitiva...e troppo pignola.
Era occupata a rifarsi il trucco, dal momento che a causa di tre goccioline di sudore (nulla in confronto  alla mia tuta da ginnastica zuppa) la cipria le era colata sul volto.
Le picchiettai con un dito sulla spalla.
Si girò appena, incurante della mia espressione infastidita.
-Che c'è Becky?-
Becky.

Odiavo essere chiamata così, mi faceva sentire piccola e insulsa.
-Senti Francy, lo so che le tue unghie sono perfette e quindi ci tieni, ma non è che potresti pensare a giocare decentemente invece che a come si potrebbero ridurre?-
-Uhm...- alzò un sopracciglio, mi osservò con l'aria di chi la sa lunga e poi, come mi aspettavo, ridacchiò come se avessi raccontato una barzelletta e disse -No. Credo proprio che non abbia proprio voglia di giocare decentemente per farti felice Becky-.
-Non chiamarmi Becky-
-Sennò che fai? inizi a battere i piedi per terra come una bimbetta capricciosa?-
Ecco. Questa era una provocazione.
Chissà come e chissà perchè, ma le mie mani si attorcigliarono ai capelli lunghi fino alle spalle e ricci di lei.
Avevo, proprio per questo motivo, una presa ancora più ferrea.
-Ahi! Lasciami deficiente! Lasciami!-
-Non finchè non mi sentirò chiamare Rebecca e non la pianterai di fare la snob peggio di Paris Hilton!-
Non so quanto potesse aver capito di ciò che le avevo appena gridato, credo che fosse più impegnata a preoccuparsi della fine che stavano facendo i suoi capelli.
Potevo prendere una nota per aver fatto "a botte" o, peggio ancora, avrei rischiato la sospensione.
Ad un certo punto, mi sentii tagliare la pelle del pollice che stringeva quella massa ingarbugliata.
Non mi ero accorta del fermaio argentato.
Subito mollai la presa e studiai la gravità del taglio.
Il sangue fluiva abbastanza velocemente dalla punta fino alla metà del dito.
Francesca tirò un sospiro di sollievo e si massaggiò il cranio.
Alcuni dei suoi capelli erano mischiati alla piccola ferita del mio pollice.
Osservò il fluido rosso che discendeva lungo la mia mano e schifata iniziò ad accertarsi che non fosse finito anche tra la sua chioma.
-Sei un mostro! non ti avvicinare più a me!
Chissà come mai, eppure decisi di accontentarla.

Fuori dallo spogliatoio delle ragazze, i ragazzi si erano accalcati per vedere la scena.
Matteo era del tutto all'interno della piccola stanza.
Solo una persona si trovava il più lontano possibile dal trambusto.
Davide mi osservò in silenzio dirigermi verso la Mancinelli.
La donna mi chiese preoccupata cosa avessi, le mostrai il taglio netto, e il sangue che coagulava.
Sospirò e poi, come mi aspettavo, mi suggerì di farmi medicare dalla bidella in segreteria.
La cosa spiacevole, fu che mi volle far scortare.
Naturalmente chiamò l'unica persona ad essere a portata di mano.
-Davide, potresti venire un secondo?-
il giovane guardò la donna, poi mi fulminò con lo sguardo, ma si avvicinò senza lamentarsi.
-Potresti accompagnare Rebecca in segreteria?-
Sperai che rifiutasse l'incarico.
-Certo, volentieri- ma nel dire questo, osservò il mio taglio, più intensamente di quanto avrebbe dovuto.
Mi sentii rivoltare lo stomaco.






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Capitolo 4
*** Supposizione esatta ***


capitolo 4
4. Supposizione esatta

Mentre camminavamo lungo il corridoio centrale per arrivare in segreteria, ci osservavamo di tanto in tanto.
La sua espressione era un misto tra rabbia ceca e frustazione. La mia, ne sono certa, era di puro terrore.
I suoi occhi ardevano.
Cominciai ad affrettare il passo, non m'interessava se lui fosse rimasto indietro.
Quello sguardo...è come se avesse un bisogno terribile di...nutrirsi.
 Ma no...impossibile che Davide possa essere...cosa?
Non volevo neanche prendere in considerazione l'idea che quello stupendo ragazzo, perfetto addirittura, potesse essere una specie di...vampiro.
Ecco. Fu questa la prima cosa che pensai.
Subito la vocina acuta nella mia testa iniziò a controbattere, come può essere un vampiro? lo vedi? Troppi libri horror...ti hanno fatto venire delle sciocche paure!
Eppure...se così fosse...
Non so cosa mi saltò per la testa, ma feci una cosa, che se avessi immaginato la sua reazione, non avrei mai fatto.

-Davide...fermati un istante...-
Mi osservò colto di sorpresa, ma si fermò come gli avevo chiesto.
Sfiorai con la mano pulita il taglio, il sangue ancora fluiva.
Perfetto
Fui velocissima, il braccio scattò davanti al suo volto.
La mano ferita, a tre centimetri di distanza dal suo naso perfetto.
I suoi occhi, nerissimi.
Ero riuscita a cogliere il cambio di colore. Ce l'avevo fatta.
Ma non riuscii a compiacermi a lungo di quella scoperta, perchè i suoi denti era già affondati nella pelle del mio collo.
-Davide...- riuscii a sussurrare il suo nome, nient'altro.
Sentii il mio corpo cedere, percepii le mie forze fluire in lui, lasciandomi vuota.
Solo quando credetti di essere sul punto di morire, stacco le sue labbra dalla mia giugulare;
mi prese fra le braccia e mi portò alla segreteria.
Lucia, la bidella, mi guardò preoccupata, ma non vide i segni sul collo, nascosti dal colletto della mia tuta.
-La professoressa Mancinelli mi ha chiesto di far chiamare a casa di Beck-
La donna esile e dai capelli spettinati corse al telefono.
Non so come e con quale forza, ma riuscii a sussurrare -I miei lavorano-
Lui mi guardò preoccupato. Ora sembrava del tutto in se.
Era solamente il perfetto ragazzo portatore di morte.
-Chiami a casa mia, la porto da me, mi farò giustificare per l'uscita anticipata.
-Ma non è possibile...- Lucia lo guardò autorevolmente.
-La prego...- e percepii il tono dolce della sua voce...era irresistibile.
Lei sospirò, e chiamò a casa di Davide.
Quasi ebbi l'impeto di gridare, quando pensai alle probabilità di ritrovarmi in un covo di vampiri, per essere servita come un buon bicchiere di Chianti.

***

Mi depositò sulla sua auto, una fantastica Smart a due posti sportiva, con tanto di decappottabile, di un nero brillante.
Mise in moto e partì.
Mi sentivo un poco meglio.
-Tu non sai quello che hai fatto. Non sai cosa mi hai fatto fare-
-Mi hai morso sul collo, stronzo-
-Modera il tono Beck, non sei nelle condizioni di poter offendere-
-Vampiro-
Mi lanciò un'occhiata feroce, ma tornò subito a guardare la strada.
-Perspicace, devo ammetterlo-
-Fanculo-
-Rebecca...-
Stavolta inspirò un paio di volte, poi tolse una mano dal volante e mi scostò un ciuffo ribelle dal volto.
-Perdona la mia natura-
-Non mi stai chiedendo di perdonare te-
-Non ci sono scuse, ho sbagliato, ma è colpa tua-
Rimasi a guardare la strada che scorreva davanti a me. Il suo volto era l'ultima cosa che volevo vedere.
I suoi occhi l'ultima cosa che volessi incrociare.
-Vuoi uccidermi?- l'unica cosa che forse contava davvero, era sapere se sarei morta.
-No. Ma ci sono andato molto vicino-
-Allora, se ti dispiace, potevi continuare a svuotarmi come se fossi la banca del sangue-
Alzò gli occhi al cielo.

Non so dove mi stai portando ma spero che, se la destinazione è l'inferno, tu venga con me.



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Capitolo 5
*** Domande ***


capitolo 5 Ciao a tutti i lettori e le lettrici che mi hanno incoraggiato a proseguire con questo racconto!
vi ringrazio per le vostre meravigliose recensioni! sono davvero rimasta di stucco...più o meno siete tutti/e fun di Twilight...la Meyer dovrebbe esserne felice! XD
okay...ora scrivo un altro capitolo...però vi prego di perdonarmi se ogni tanto non mi farò viva...quest'ultimo mese la scuola mi ruberà del tempo prezioso (causa: esami di terza media...sigh). Un immenso merçi e un kiss!

5. Domande

L'auto si fermò di colpo, guardai fuori dal finestrino e mi accorsi che eravamo sul lungotevere.
Guardai che ora fosse dall'orologio del mio cellulare.
Segnava l'una e mezza.
Avevamo impiegato solo venti minuti, minimo, per arrivare lì dal nostro istituto.
Davide venne ad aprirmi la portiera e mi sorresse per un braccio, visibilmente preoccupato del mio stato fisico.
L'odiai ancora di più per questo. Poteva un mostro provare dolore dopo aver appena banchettato con una -quasi- vittima?
-Sei ancora infuriata?-
-Ringrazia il cielo che la furia non diventi terrore-
Non poteva immaginare quale sarebbe stata la mia reazione a un forte shock.
Le urla si sarebbero sentite dal Lazio alla Campania.
Osservai in silenzio lo scorrere veloce del Tevere, più in là, sull'isola Tiberina, passeggiavano un pò di persone.
Sospirai. Avrei voluto essere lì in quel momento, isolata da tutto il resto del mondo. In un piccolo pezzo di terra circondato da acqua.
-Se vuoi possiamo andarci-
Mi voltai a destra, presa alla sprovvista. Lui osservava in silenzio l'isola, come stavo facendo io.
Sentii per un istante le mie gambe cedere. Avevo bisogno di sostentamento, sapevo che funzionava così dopo aver perso del sangue.

Quanto sangue mi hai tolto?

La domanda mi si strozzò in gola, perchè ce n'erano di più importanti da fargli, in quel momento.
Iniziai a camminare verso le scale, 2 km più in là, che conducevano sull'isola.
Dopo aver fatto massimo trenta passi, mi sentii svenire.
Mi guardai alle spalle, ma Davide era ancora immobile nello stesso punto di prima, osservando il volo tranquillo dei gabbiani.
Non so con quale coraggio, ma sapevo che, se non lo avessi fatto, sarei caduta a terra.
Lo chiamai -Davide...- e le ultime tracce di forza svanirono.
Lo vidi girarsi verso di me e, in un istante, mi sorreggeva nuovamente.
Sbarrai gli occhi per la sorpresa.
Se quella di venire verso di me non era stata una mossa sola, voleva dire che erano state molte, ma velocissime.
-Co...come diavolo hai fatto?!-
-Cosa?-
-Come hai fatto ad arrivare qui accanto a me!-
Lui corrugò la fronte, e nel mezzo apparve una piccola ruga d'espressione.
Possibile che per lui essere veloce quanto Beep-Beep dei Looney Toons fosse normale?
Non so se il suo compito fosse quello di innervosirmi ulteriormente, ma ci riuscì benissimo.
Mi rispose con sarcasmo -Camminando, forse?-
-Uhm...divertente, davvero...e invece di correre che fai, spicchi il volo?
-Non sono Superman-
-Ah! giusto...sei Batman-
Stavolta rise di gusto, non so per quale battuta...la mia intenzione non era quella di farlo divertire.

Come fai ad essere un vampiro?

Ma neanche quella domanda mi stuzzicava così ne feci una che era dovuta più alla curiosità che ad altro.
-Sei ancora vivo...cioè, intendo...sotto la luce del sole...perché?-
-Capisco che tu mi voglia morto dopo quello che ho fatto...-
-Non intendevo in quel senso-
lo osservai un istante, e naufragai di nuovo in quello sguardo magnetico, del colore del sangue.




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Capitolo 6
*** Passo falso ***


capitolo 6
6. Passo falso

Sull'isola c'erano poche persone e, con mia sorpresa, mi accorsi che erano tutte coppiette.
Quando due giovani ci passarono accanto ridendo e scambiandosi tenerezze, mi sentii a pezzi.

Possibile che io sia l'unica a dover camminare fianco a fianco con un vampiro?! Questa è un ingiustizia...

Davide si accorse della mia espressione infastidita, ma non mi fece domande. Perciò, in quell'istante di assoluto silenzio, decisi di osservarlo un altro pò, per catturarne i particolari.
Il viso era pallido, dai tratti ben definiti. Gli occhi, erano grandi e rossi, mi toccò soffermarmi meno su di essi.
Le labbra...erano da baciare.
I capelli invece, erano corti fino alla nuca, mossi e di un bel biondo platino.
Non so perchè, ma la mia mano sana finì per accarezzargli il volto.
Era stata una tentazione troppo forte e non avevo voluto rinunciarci.
Lui, velocissimo, mi bloccò il polso e allontanò la mia mano, senza lasciarlo.
La sua espressione era un misto tra sorpresa e sgomento. Cosa avevo fatto di male?
Mi dibattei nella speranza di riuscire a liberarmi dalla sua stretta. Poi, lasciandomi senza parole, mi prese per mano e ricominciò a camminare, trascinandomi dietro di sè.
-Beck...non potresti chiedere il permesso prima di prenderti tutta questa confidenza?-
-Uhm...non ho fatto niente di male-
-Ah no...prima ti sei fatta quasi del tutto dissanguare, poi come se nulla fosse mi accarezzi il volto!-
Sbuffai -A cuccia!-
Si zittì immediatamente, poi dopo pochi attimi, rise di nuovo.

Qualcosa dentro di me nasceva, sentivo che Davide, lo strano ragazzo-vampiro, non mi dispiaceva affatto come tipo.
I miei occhi rimasero fissi per tutto il tempo sulle nostre mani unite. Il contatto con la sua pelle era piacevolissimo.
Avevo una sfilza di domande da porre, ma non sentivo il bisogno di sapere niente su di lui. Non m'importava se fosse un vampiro sadico, oppure il più dolce della terra (perchè, secondo i miei calcoli, non era di certo l'unico bevitore di sangue esistente), non era tra le mie preoccupazioni maggiori nemmeno sapere quando si nutriva.
Ad un certo punto, stremata, decisi di mettermi seduta sul bordo dell'isola, con i piedi a toccare l'erba alta che la circondava prima del Tevere.
Davide, di fianco a me, puntò gli occhi al cielo, e seguendo il suo sguardo mi ritrovai ad osservare un gabbiano che discendeva sulla superficie dell'acqua per cercare del cibo.
Sospirò -Una corrente d'aria mi colpisce dritta al cuore...e mi chiedo inutilmente se poi sia gioia o dolore perchè questo tempo, questo vento...mi han regalato un volo dentro al mondo tuo...gabbiano che galleggi in un cielo azzurro, puro e indescrivibile...è una sensazione quella di osservarti, che se solo la perdessi...morirei-
So per certo che rimasi a bocca aperta.
Se non avevo appena immaginato tutto, mi era sembrato che il vampiro avesse recitato una poesia.
-B...bella, davvero-
-Grazie-
-Ma è davvero tua?-
-L'ho composta adesso-

Diamine...

Stavo per complimentarmi di nuovo, quando sentii qualcosa camminarmi su una mano. Abbassai gli occhi e trovai un ragno intento ad arrampicarsi sul mio braccio.
Fu questione di pochi attimi.
Lanciai un grido alto tre ottave più su della norma, mi alzai di scatto e, senza accorgermene,
il mio piede finì in fallo e scivolai a terra sull'erba che costeggiava l'isola.
-L'acqua! Beck, allontanati subito dall'acqua!-
-Davide...la caviglia...mi fa male-
Come le altre volte, me lo ritrovai accanto. Mi sollevò di slancio e in un attimo ci ritrovammo sulla piattaforma.
Davanti ai miei occhi avevo visto dei colori sfocati, quasi nebbia.
-Tu sei pazza-
-Cosa?!-
-Rischiare di finire nel Tevere per colpa di uno stupidissimo ragno! potevi chiedermi di ucciderlo-
La parola ucciderlo detta da lui suonava molto inquietante.
Mi posò a terra e mi si accovacciò accanto, alzando i pantaloni fino al ginocchio.
Le sue mani si posarono morbide sulla caviglia arrossata, avendo lo stesso effetto del ghiaccio.
Sospirai di sollievo.
Lui mi lanciò un altra occhiataccia furtiva. Sperai di riuscire a camminare per tornare alla sua auto.
-Non ti sei rotta niente, tranquilla-
-Sono tranquilla-
-Fino a trenta secondi fa non sembrava così-
Le sue mani iniziarono a salire sulla mia gamba scoperta, fino a rimettere al suo posto il risvolto dei jeans.
Poi, senza che gli chiedessi di darmi una mano, mi cinse i fianchi e mi rimise in piedi.
Quando mi liberò dalla sua presa, credetti che sarei di nuovo piombata a terra invece, con sorpresa, mi reggevo sulle mie gambe.

***

Tornati all'auto, mi aprì la portiera e mi fece accomodare.
Mise in moto e subito partì veloce in strada.
-Dove andiamo?-
-A casa mia, ovvio-
Subito mi sentii raggelare il sangue (o quello che ne restava) nelle vene.
Avrei trovato una schiera di predatori? oppure viveva da solo?
E se i suoi genitori erano umani...sapevano della vera natura del figlio?

Ero pronta, me lo sentivo, a correre a perdifiato se fosse stato necessario.

...O a combattere dignitosamente per sopravvivere...
Spero che questo capitolo vi piaccia!...uhm...ditemi se per caso sono corsa troppo, se avreste preferito che non prendessero confidenza!...XD ciao ciao un mega KISS

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Capitolo 7
*** Christopher e le prime spiegazioni ***


capitolo 7
7. Christopher e le prime spiegazioni

L'auto sfrecciava veloce per le strade del centro, riusciva a passare anche per stretti vicoli senza grattare le fiancate contro i muri spessi delle case con le tinte consumate.
Arrivammo ai Parioli...immaginavo che vivesse lì, aveva un comportamento troppo da "persona rispettabile", ma mi dissi che era più a causa della persona in sè, che dell'ambiente.
Ci fermammo davanti ad una palazzina che, mi sembrava, essere una villa. Invece, scoprii poi, era divisa in appartamenti lussuosi e immensi.
-Ehi, Rebecca...riesci a respirare?-
-Sì...credo...di sì-
lui ridacchiò, e mi fece strada fino alla porta di casa sua.
La aprì veloce, quasi non mi resi conto del movimento, ma sentii la chiave nella toppa.
Dentro, mi aspettavo di trovare un branco...o un gruppo...non sapevo bene come definire un insieme di creature sovrannaturali.
Iniziai a tremare. Contro la mia volontà, fui assalita dal terrore di non vivere ancora per molto, anche se Davide stesso mi aveva assicurato (ma quanta fiducia potevo dargli, anche se mi aveva "salvato"?) che non era giunta l'ora di sparire dalla faccia della terra, per me.

Ecco...ci siamo Beck, stai per scoprire cosa c'è dopo la morte...ma calma. Forse sarà indolore, o magari è davvero come ha detto il vampiro...non ti accadrà nulla di male.

Si accorse del mio tremore, e la sua mano vacillò un istante, incerta se chiudersi sulla mia oppure no.
Fui io a prenderlo come un invito per stringerla. Subito mi calmai, ma restava il senso di sfinimento e i due segni sul mio collo iniziarono a pizzicare...avevo il timore che in pochi istanti i denti di un altro predatore potessero conficcarsi in quello stesso punto.
-Calma, Beck. Non ti accadrà niente-
-Come posso esserne certa?-
-Ti do la mia parola di vampiro-

Ah...ora sì che mi sento davvero tranquilla!

Sentii un rumore sordo alle mie spalle. Mi girai di soprassalto. La porta era stata chiusa in modo non proprio delicato.
Davanti a noi, una figura alta e pallida stava in piedi, e osservava le nostre mani unite.
-Oh...abbiamo ospiti, Davide...non mi presenti la tua amica?-
Era un altro ragazzo, poco più basso del vampiro che mi stava al fianco, ma di una bellezza inimagginabile...rude, quasi.
I capelli castani erano scompigliati, e un ciuffo ribelle gli copriva l'occhio destro. I suoi tratti somatici erano molto simili a quelli di Davide; mi domandai se fossero stati dei parenti diretti, nella loro esistenza umana.
I suoi occhi rossi e accesi guizzarono sul mio volto, e mi ritrovai incatenata nel suo sguardo.

Ci risiamo...

Odiavo sentirmi così indifesa...così inerme di fronte a quel rosso inquietante.
-Davide, posso sapere chi è questa...ragazza?-
Il fatto che si fosse soffermato a pensare su come definirmi mi irritò alquanto, ma quando riflettei sul modo in cui mi avrebbe potuto chiamare, arretrai di due passi.

Preda.

Davide, accanto a me, rimase impassibile e fece le presentazioni.
-Lei è Rebecca...e lui- disse rivolto verso di me -...è Christopher-
-Uhm...Rebecca...un nome bellissimo- e di sorpresa mi comparì davanti, facendomi sobbalzare.
Mi prese la mano libera, quella tagliata, e l'avvicinò alle labbra.
Il mio primo istinto fu quello di toglierla, ma non ci riuscii a causa della stretta ferrea del giovane.
E rimasi sbalordita quando, con una delicatezza fuori dal comune, mi fece un baciamano in perfetto stile ottocentesco.
-Açhanté-
-Chris...piantala-
-Perchè? non dirmi che l'hai già scioccata...- nella sua affermazione c'era una nota di sarcasmo che però non riuscii ad apprezzare.
Davide mi fece cenno di accomodarmi in salone...se solo fossi riuscita a trovarlo, nella miriade di stanze.
Esasperato in fine, mi indicò di seguire lui e Chris.
-Beck, posso offrirti qualcosa da bere?- la domanda mi colse di sorpresa. I vampiri bevevano altro oltre il sangue umano?
-Ehm...avete per caso una coca-cola?-
Chris annuì, scomparve un istante solo per poi ricomparire con una bottiglietta di vetro in mano e un limone nell'altra.
-Non sapevo se ti piacesse semplice o con l'aggiunta- e fece una smorfia.
Io cercai di sorridergli, almeno per non sembrare maleducata a quella che per il momento potevo chiamare ospitalità.
Mi si accomodò accanto e senza usare nessun aiuto, stappò la bottiglia con le dita. Poi, alzò un sopracciglio con aria interrogativa, facendomi capire che voleva sapere se volessi anche il limone.
-Uhm...no grazie, comunque-
-E di cosa?!- rise divertito.
Davide stava in silenzio, e ci osservava seduto su una poltrona dalla parte opposta della grande sala.
Il suo sguardo attento mi fece rabbrividire. Era come se controllasse la situazione.
Chris era pericoloso? Lo erano entrambi? Ero finita in un incubo dove il mio ruolo era quello  della preda contesa da due creature spietate?
Chi poteva dirlo? io, certamente, no.
-Davide...perchè c'è da bere...-
-C'è anche del cibo se vuoi- m'interruppe Christopher, ma io non gli diedi retta e formulai il resto della domanda.
-...perchè...insomma, a cosa vi servono cibo e bevande?-
Davide contemplò in silenzio il limone ancora tra le mani del compagno.
-No, hai ragione a chiedermi questo...a noi non servono-
-Allora perchè...?-
Chris ridacchiò e rispose prima dell'altro -Beh, Rebecca, siamo soliti invitare a casa le nostre...fonti di nutrimento...se così si può dire, naturalmente-
E i suoi occhi vagarono sui tratti del mio collo. Deglutii e cercai di mantenere la calma.
-Ma, allora...com'è possibile? nessuno vi ha mai scoperti? nessuno ha mai sospettato che voi possiate essere...vampiri?-
Entrambi restarono in silenzio troppo a lungo, ma poi Davide, sospirando, rispose -Beck...siamo nel ventunesimo secolo, e gli umani non credono più in noi da tempo...ormai facciamo parte delle superstizioni...delle leggende...e comunque, quei pochi sfortunati che hanno compreso cosa fossimo...beh, non sono riusciti a raccontarlo ad altri. E nessuno ci ha mai scoperto perchè c'è una completa chiusura mentale verso ciò che siamo, perciò se la polizia trova il cadavere di una persona scomparsa da mesi, non pensa certo che ad ucciderla sia stata una creatura della notte-.
Rimasi in assoluto silenzio. Le sue parole furono come una doccia fredda.

Non ti accadrà niente...Non ti accadrà niente...

Perciò le sue parole non avevano alcun valore...

Ti do la mia parola di vampiro...

Sarei morta quindi? Perchè avevo compreso, scoperto la loro vera natura?
Sussultai, e senza rendermene conto, cominciai a singhiozzare.
Sarei morta, sì...era giunto il mio momento.
-Oh no Rebecca...tu non morirai-
mi girai verso Chris, che sorrideva gentilmente...quasi cercando di calmarmi.
-Ma io so-
Sbuffò e si alzò, scomparve appena un attimo, per rimettere a posto il limone.
Anch'io mi alzai e scattai verso la poltrona sulla quale sedeva Davide. Mi parai davanti a lui e sibilai -Cosa vuoi da me, allora?-
lui mi tese la mano, in un gesto quasi del tutto spontaneo.
-Non lo so, Beck...non lo so-.


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Capitolo 8
*** Tra pianto e bacio ***


capitolo 8
8. Tra pianto e bacio

La mia mente era un turbinio di pensieri, frasi che forse avrei preferito non ascoltare. Ero ancora parata davanti a lui, con la sua mano aperta, pronta a cedersi alla mia stretta. Mi ritrovai a dover cercare di trattenere le lacrime.
In un solo giorno, quel ragazzo, era riuscito a far crollare ogni mia convinzione e mi aveva spinto sull'orlo della pazzia.
Eppure, pur sapendo questo...sentivo di non poterlo odiare.
-Becky...-
-Non chiamarmi Becky, mostro-
lui sussultò a quelle parole. Neanche quando lo avevo chiamato "vampiro" aveva reagito così.
 Sapevo di avergli fatto male, ma non tanto quanto ne aveva fatto lui a me.
-Sì...tu mi odi nel profondo...-
-E se anche fosse?- non sapevo perchè dalla mia bocca uscissero parole così crudeli, nè perchè la mia mente pensasse solo cose spiacevoli su di lui.
E, peggio ancora, non sapevo il motivo per il quale mi sentivo morire dentro...come se ad ogni parola velenosa che dicessi si formasse un taglio nel mio cuore.
Possibile che l'odio nei suoi riguardi fosse solo una maschera per celare qualcosa di irrimediabilmente più dolce e profondo?
Lui sospirò, si mise in piedi per fronteggiarmi e poi, senza preavviso, mi diede uno schiaffo.
E il colpo bruciò sulla mia guancia...ma sapevo che se ci avesse messo davvero tutta la sua forza, sarei morta.
-Non avrei voluto fare questo, Rebecca- il suo sguardo era liquido, mi fece venire i brividi.
Io singhiozzai nuovamente, poi mi diressi spedita verso il lungo corridoio, per arrivare alla porta d'ingresso.
Non sapevo se sarei riuscita ad uscire di lì, forse mi avrebbero ripreso, uno dei due...
ma, se ci fossi riuscita, avrei chiamato Beatrice e mi sarei fatta venire a riprendere. Non avrebbe fatto domande sicuramente, vedendo lo stato nel quale mi trovavo.


Ti do la mia parola di vampiro.
Vai all'inferno...tu e le tue promesse, tu e il tuo sguardo. Vai all'inferno e restaci.

All'improvviso, quasi senza riuscire a vederlo, mi ritrovai Chris davanti.
-Oh no Rebecca...ti abbiamo promesso che non morirai, ma certo...non puoi sperare di cavartela così facilmente-
-Cosa?- la mia voce era strozzata, forse per il pianto, forse per il terrore dovuto a quell'affermazione.
Chissà perchè, mi sentii estremamente meschina, quando mi ritrovai a chiedere aiuto proprio al vampiro che odiavo e che ora si trovava sullo stipite della porta.
-Davide! Ti prego...non farmi del male...ti prego, aiutami-
lui mi guardò con il suo solito sguardo pieno di tormento, poi si soffermò sul sorrisetto melifluo del compagno e parlò.
-Christopher...no- l'altro si girò verso di lui con uno scatto, i suoi occhi vitrei erano spalancati per lo stupore -Perchè?! ora non posso neanche più farmi una bevuta!-
-Lei è troppo debole, ha già perso molto sangue...-
-Davide, non sono idiota, li avevo già notati i segni sul suo collo...ma, perchè non dovrei dare un assaggio?-
-Non lei, Chris-
L'amico fece un suono grutturale...simile ad un ruggito -Come vuoi...mi toccherà cercare un nuovo ospite- aprì la porta, scomparendo in un istante chiudendosela alle spalle.

***

-Non mi hai fatto uccidere...-
-Non ti avrebbe comunque ucciso, Rebecca...te lo avevo detto, saresti stata salva-
-Voglio sapere il perchè-
-Non puoi saperlo, Beck-
-Credo che sia un mio diritto sapere- ero ancora tremante, e la gola aveva iniziato a bruciarmi.
Lui mi accarezzò il volto -Il punto è che...neanche io so perchè mi ostino a non voler far cessare i battiti del tuo cuore-
Stranamente, quel contatto così improvviso mi piaque.
Mi ritrovai con il viso a pochi centimetri di distanza dal suo e, quasi senza far caso a ciò che stava per accadere, lo baciai.
E lui ricambiò forte e deciso, premendo le sue labbra contro le mie. Sentii una scossa oltrepassarmi e le mie mani si impigliarono ai suoi capelli, mentre sentivo le sue dita sfiorarmi la schiena.
Fu questione di pochi attimi, o forse di un eternità, e mi staccai da lui in preda alla vergogna.
-Oh no...no, no, no...cosa ho fatto!-
Lui alzò un sopracciglio -Mi hai...baciato-
-No! tu hai baciato me...e visto che sei capace di incantarmi io ho ricambiato...sì, deve essere andata così-
Riuscii a farlo sogghignare. Entrambi sapevamo che il mio sforzo di rivoltare le cose era stato insulso.
Mi prese per mano e disse -Non so quanto può farmi piacere ciò che è appena accaduto...-
-A me è sembrato che ti piacesse-
-Molto...ma non sottovalutarmi...può accadere che io diventi pericoloso-
tirai un pò su la testa, così il collo si tirò nel punto in cui si trovavano i segni del suo morso.
-Me ne sono già resa conto, se è per questo...-
Lui sbuffò -Sei maleddettamente incoscente-
Ridacchiai per la sua reazione e poi, cercando di riprendermi da ciò che era successo, gli chiesi -Non sarebbe meglio se tu mi riportassi a casa?-.
Davide mi sorrise stranamente dolce -Credo di sì-
Mi aprì la porta per farmi uscire e mi seguì subito, chiudendola molto più delicatamente di Christopher.


#Spazio autrice#

Voglio ringraziare tutte le lettrici che seguono passo per passo il percorso di questa storia. Ogni volta mi sembra sempre più complicato scrivere...oltretutto ora, inizia davvero (poco a poco naturalmente) l'amore oscuro.
Comunque, spero che rimaniate soddisfatte da quest'ultimo capitolo...aggiornerò al più presto (le idee non mi mancano)!

@ Ada Wong: grazie tante per le tue recensioni sempre molto calorose, è una gioia per me sapere che questa storia ti piaccia tanto.

@ Bells87: sono felicissima che tu apprezzi i miei sforzi ( e che come molte altre lettrici comprendi il problema degli esami -_-")

@ Ellemyr: Un immenso grazie per la recensione così lunga!!!  (  non mi stupisco del fatto che anche tu come le altre abbia letto Twilight...hihi...spero che non ti sembri troppo somigliante, la mia paura è proprio quella di poter scrivere una specie di copia -_-")

@  Sweetthings & Momob: spero che la storia continuerà ad essere di vostro gradimento!!! :-)
 
...E in fine...
RINGRAZIO LILYGLOVER (alias Marta) CHE AMO DI BENE...SEI UNA RAGAZZA FANTASTICA.

Vi saluto tutte quante! e vi mando un kiss ;-P





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Capitolo 9
*** Presentazioni ***


capitolo 9 Ragazze, spero che il nuovo capitolo vi piaccia...ormai faccio transizioni dappertutto...quindi qui ho deciso di andare un pò più veloce -ma non molto.
Okay. Vi lascio con questo nuovo capitolino ^^  Recensiteeeeeeee.

9. Presentazioni

Erano le 16.30 quando l'auto di Davide frenò brusca nel cortile della mia palazzina, ma non sembravano passati neanche dieci secondi dal mio arrivo in casa sua.
La mia mano era già stretta nella maniglia della portiera, sul punto di aprirla, quando lui mi bloccò facendomi sobbalzare.
Mi girai per guardarlo e mi ritrovai davanti una maschera di sofferenza e preoccupazione.
Stavolta che problema c'era?
Davide continuò a restare in silenzio, forse aspettandosi una domanda da parte mia, ed io decisi di non dargli la soddisfazione di parlare per prima.
Non so quanto restammo così, a fissarci senza aprire bocca.
Alla fine cedette, con mia gran soddisfazione.
-Sto cercando di capire come hai preso tutta questa storia...-
abbassò gli occhi cupo, rivolgendo la sua attenzione ad un piccolo filo scucito del mio giacchetto.
Io sbuffai, e questo fece alzare di nuovo il suo sguardo su di me, confuso.
Esplosi.
-Come accidenti vuoi che l'abbia presa?! in un solo giorno ho scoperto che sei un vampiro, che le tue vittime prima sono ospiti e poi diventano come vini di ottima annata, che Christopher è un altro bevitore di sangue simpatico ma sadico e alla fine ti ho baciato! come credi che possa aver preso tutte queste cose insieme, eh?-
il mio primo impulso fu quello di riprendere fiato, ma ero stufa di restare chiusa in quello stretto abitacolo, uscii per gustarmi l'aria fresca sul volto.
Sentii la sua portiera aprirsi e richiudersi, prima di ritrovarmelo accanto.
-Proprio non riesci a starmi lontano, vero?-
decisi di punzecchiarlo un pò, ora in fondo ne avevo tutto il diritto. Mi aveva sconvolto la vita, perciò se riuscivo a farlo infastidire potevo dire di essermi guadagnata una specie di minuscola vendetta.
Purtroppo, contro ogni mia aspettativa, lui non la prese a male e anzi, sulle sue labbra si stese un piccolo sorriso.
Ad un certo punto, il mio cellulare squillò.
Me lo portai veloce all'orecchio.
-Bea? sì, tutto a posto...-

Più o meno...

La mia amica mi stava tartassando di domande.
"Tutto bene? Perchè sei uscita da scuola? E non dirmi che la causa è stata quel taglio minuscolo che ti sei fatta in palestra!...e poi è uscito anche Davide con te...che succede? nuova love story in arrivo?"
Non sarei mai riuscita a risponderle, per quanto era veloce.
Decisi di rimandare.
-Bea...ti spiego domani per filo e per segno. Intesa?-
dal cellulare opposto al mio partì un sonoro lamento di delusione.
-E va bene Beck...ma giuro che ti ucciderò se non mi spieghi per bene la faccenda di te e lui!-
riattaccò prima ancora che riuscissi a risponderle.
Un istante dopo aver chiuso la conversazione con la mia invadente e curiosa amica, il cellulare squillò di nuovo tra le mie mani.
Risposi senza guardare chi fosse sullo schermo piatto.
-Pronto?-
-Rebecca! dove diavolo sei? hai saltato il pranzo-
mia madre, Cristina.
-Sì, è vero...scusami...sto qui sotto al cortile, tranquilla, tra un pò salgo a casa-
-Uhm, ok...ma cosa ci stai facendo giu da sola?-
-...Non sono sola...c'è un mio...- dovetti riflettere un istante prima di pronunciare la parola amico.
Pensai che avrebbe fatto capolino sul balcone ma invece, lasciandomi senza parole, fece di peggio.
Pochi attimi e mio fratello Gabriele stava già aprendo il portone.

Oh bene...il baby sitter!

Gabry, come ero solita chiamarlo, aveva solo un anno in più di me.
Alto, con i capelli castano chiaro, gli occhi di un verde brillante come quelli di nostro padre, Fabrizio e i tratti più marcati di mamma.
Non sembravamo neanche fratelli, tanto eravamo diversi.
-Perchè sei qui?- il mio tono di voce era salito di tre ottave.
Mi ritrovai ad osservare entrambi i ragazzi che alzavano un sopracciglio. Dentro di me una vocina dispettosa ridacchiò.

Sempre lo solite figuracce, uhm?

Il vampiro non sembrò capire il motivo per il quale fossi diventata stranamente nervosa.
Il punto era che, avendo un fratello coetaneo, farmi controllare da lui sfiorava il ridicolo.
Gabry per tutta risposta alla mia domanda, si diresse tranquillo verso di lui, a pochi passi dietro di me, poggiato sulla fiancata della sua auto, per presentarsi.
-Piacere, io sono Gabriele. Il fratello dell'imbranata-

Grazie tante fratellone...

Davide ricambiò la stretta della mano tesa da Gabry.
Per un istante sperai che gliela stritolasse, ci sarebbe riuscito sicuramente.
-Io sono Davide...- mi lanciò un occhiata veloce e rincarò con la mia stessa versione -...un suo amico-.
La sua voce era maledettamente suadente.
Per un attimo sentii di nuovo le sue labbra contro le mie...il ricordo era vivido.
Arrossii, vergognandomi di me stessa.
Mio fratello aveva iniziato a discutere con lui della sua auto. Ne aveva sempre desiderata una, ma nostro padre si era limitato a fargli una vecchia -e io credo anche d'epoca- Cinquecento.
Forse era una delle ultime che ancora circolavano...
Io aspettavo impaziente i vent'anni, per farmi una Mini.
Mio padre non avrebbe comprato un altra auto per me, solo perchè ormai avevo la patente e io di certo non sarei mai andata in giro con la centenaria Cinquecento di Gabry.
Avrei aspettato che l'auto del baby sitter esalasse un ultimo sbuffo di fumo e poi avrei iniziato la supplica.
Quanto poteva durare ancora quel rottame?
I due ragazzi (se così potevo definire Davide) sembravano essersi presi per il verso giusto.
Parlavano tra di loro come se si conoscessero da sempre...

Fantastico...ora non resta altro che presentarlo ai tuoi e siamo a posto! Guarda in che guaio ti sei cacciata...

Cominciai a drighignare i denti.

Oh, ma stai zitta!

Sperai davvero che quella vocina rompiscatole non tornasse all'attacco.








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Capitolo 10
*** Invito ***


capitolo 10 Welà eccomi di nuovo!!! Sono pronta per un nuovo capitolo, credo che sarà di vostro gradimento, lo spero!!!!! Commentate in tante! Merçi beaucoup.
------>Vostra Sammy Cullen<------
Ps: scusate se è un pochino corto!

10. Invito

Gabriele aveva letteralmente deciso di rovinarmi la vita. Non solo era venuto a controllarmi come se avessi avuto cinque anni e potessi combinare qualche disastro da un momento all'altro, ma ora iniziava anche a supplicare Davide di fermarsi a cena a casa nostra!
Lui in casa mia....
e a cena per di più!
Avrei ucciso mio fratello, se solo avessi avuto a portata di mano qualcosa di abbastanza duro e pesante...un piede di porco o un ombrellone da spiaggia sarebbero andati bene.
-E dai Davide...non dirmi che hai il coprifuoco così presto!-
Gabriele aveva le braccia incrociate al petto, la solita posa che assumeva quando era impaziente.
La fronte corrucciata e gli occhi che brillavano sotto la luce del lampione, che ricreava intorno ai due un alone brillante
.
Il vampiro dal canto suo, sembrava parecchio in difficoltà. Per la prima volta, sembrava combattuto.
-Davide, non devi rimanere se hai da fare...i tuoi genitori dovrebbero essere avvertiti che rimani e forse non sarebbero d'accordo...vai a casa, ci vediamo domani a scuola- speravo ardentemente che rispondesse "Sì, credo che tu abbia ragione Beck, meglio che io vada a casa", vaneggiando un poco sulla storia dei genitori in pensiero...
e invece mi sorrise strafottente e rispose a Gabry -Oh no, credo di poter restare a cena da voi, se non disturbo, è chiaro-
Mio fratello gli mollò una pacca sulla spalla. Se non avessi saputo cosa era e quanta resistenza possedeva, avrei potuto pensare che quel colpo amichevole lo avrebbe spezzato in due. Grabriele era un tipo amichevole, ma si lasciava prendere dall'entusiasmo.
Gabry a passo deciso mi si avvicinò per sussurrarmi -Bella conquista, imbranata- e poi aprì il portone per risalire su casa ed avvertire nostra madre di preparare per una persona in più.
Mi scaraventai su Davide non appena fui sicura che quell'imbecille di Gabriele fosse davvero sparito sulle scale.
-Ma sei impazzito?! Che cosa diavolo hai intenzione di fare? Hai la minima idea del guaio in cui ci stai cacciando?!-
mi vergognai di aver deliberatamente usato il plurale.
Lui si lasciò andare ad una risata leggera -Calma, Beck, devi sapere che noi vampiri siamo bravi a fingere-
-Oh, fantastico! Perciò la tua idea è quella di nascondere il cibo da qualche parte senza farti beccare!-
-Possibile...a dir la verità pensavo di cenare-
A quelle parole sgranai gli occhi.

Cenare...lui?!

Risi nervosa -Davide, faresti meglio ad inventarti una sciocchezza migliore!-
lui sospirò -Sei davvero una ragazza strana...accetti il fatto che io sia quello che sono, ma appena senti qualcosa che ti suona strano decidi che è impossibile o assurdo!-
-Ma tu non puoi mangiare!-
-Oh sì che posso invece! ma certo, non è il mio genere alimentare- e detto questo fece una smorfia di disgusto.
-Tua madre crederà che la cena non sia stata di mio gradimento, ma almeno non avrò dovuto mentire e fingere in alcun modo. Non credi che sia meglio così?-
ci riflettei un attimo e arrivai a pensare che aveva ragione, tutto sommato.
Sbuffai.
-Va bene...fai rattristare mia madre, ma basta che non esageri troppo! non voglio che cada in depressione...gli abbiamo sempre fatto i complimenti per le sue doti culinarie, immagina che duro colpo sarà per lei-
-Mi dispiace davvero, ma non posso fare altrimenti...-
-Potevi tornartene a casa da Chris e dare il benvenuto agli ospiti!-
Si zittì, fissando in alto il volo di un pipistrello intorno alla luce del lampione, in cerca di insetti da cacciare.
Rimase così per qualche istante, finchè l'animale non sparì dal cerchio luminoso.
Tirò un bel respiro e poi mi chiese, tornando a fissarmi coi suoi occhi rossi e ipnotici -Non vuoi che resti?-
Non so per quale motivo, ma dalle mie labbra uscì la risposta contraria a quella che mi balenò in testa.

Sì, vattene.

-
No...rimani-
lui mi sorrise e poi, senza preavviso, avvicinò il suo viso al mio.
Rimasi immobile. Non sapevo cosa fare, coma comportarmi e, soprattutto, non sapevo cosa volessi.
-Becky...-
-Non chiamarmi Becky...- ormai le sue labbra sfioravano le mie, la voce flebile, più sottile di un sussurro...
mi ritrovai a stringere le braccia attorno al suo collo, la bocca incastrata alla perfezione con la sua...il battito accellerato del cuore. L'unico che battesse, il mio.

Spazio autrice

Vi ringrazio tutte per il sostegno caloroso!!!! ringrazio anche chi non commenta assiduamente, senza eccezioni!
ma, soprattutto, vorrei ringraziare Ada Wong & Bells87...
che ormai sono sempre pronte a seguire le vicende dei miei due personaggi (per il quale nutro un grande affetto!).
GRAZIE, GRAZIE & ANCORA GRAZIE MIE CARE LETTRICI -&SCRITTRICI- DI FF E NON!!!





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Capitolo 11
*** benvenuto in casa mia ***


capitolo 11 Vero, vero...vado molto veloce, ma non è colpa mia se la storia che sto scrivendo mi ha preso così tanto!!! oltretutto ho pochissimi compiti, pur con il fatto degli esami -_-" ...
sigh...
ma okay! vi lascio questo nuovo capitolo e vi ringrazio subito, perchè in fondo credo che abbiate capito che oramai vi sono pressapoco debitrice! (e chi continuava se non c'eravate voi a sostenermi?! ;-P)...
bene! ci si "sente"! XD ciaociao!

11. Benvenuto in casa mia

Davide sembrava aver tirato fuori tutta la sua grinta, quasi non lo riconoscevo...
era davvero lo stesso vampiro che mi aveva più volte ordinato di non lasciarmi andare?
Lo stesso che mi aveva fulminato con lo sguardo solamente per avergli accarezzato il volto tanto perfetto?
Sì. Era Davide.
Lo stesso, identico vampiro di sempre.
Il problema era che, per quanto la mia mente si sforzasse di comandare alle labbra di staccarsi dalle sue, quelle facevano esattamente l'opposto.
Sentivo un bisogno quasi disperato di averlo. Volevo che Davide mi appartenesse, che fosse mio prigioniero.
Perchè? Cosa mi spingeva a desiderarlo, in modo dolce, sincero...quasi come se si trattasse di...amore.
La sua lingua esplorò la mia bocca e lo lasciai fare, finchè non mi sentii pungere da qualcosa...
-Ah!-
mi staccai da lui, sentendo il sapore del mio sangue in bocca.
Insomma, ecco quali erano i veri rischi di baciare un vampiro: farsi mordere la lingua.
Lui mi guardò confuso, poi la sua espressione si fece preoccupata.
-Che hai fatto?-
-Mi hai morso!-
Lui alzò un sopracciglio incredulo poi, iniziò a ridacchiare.
-Scusami, non l'ho fatto apposta-
-Lo so...-
bene, l'atmosfera era stata rovinata a causa dei suoi denti lunghi e taglienti.

Beh, almeno non ha bisogno di visite dal dentista...

Sospirai. Papà stava per tornare da un momento all'altro. Sarebbe stato molto meglio se avesse conosciuto Davide in casa nostra, piuttosto che trovarlo a baciarmi nel cortile.
-Forza, saliamo...ci aspetta una lunga serata- lui annuì e mi seguì per le scale. Ancora rideva, se pur in modo quasi impercettibile.

Aprii la porta di casa e mi ritrovai davanti Cristina, con un sorriso stampato in faccia.
La odiavo in quei momenti. Non sembrava più mia madre, ma una perfetta ragazzina curiosa.
Un pò come me, ecco.
-Finalmente sei salita su casa! forza, tra poco è pronta la cena e tuo padre sta per tornare!- parlò in fretta, solo per il semplice fatto di potersi rivolgere prima a Davide -Oh! tu devi essere il nuovo compagno di classe di Beck...uhm, accidenti, puoi ripetermi il tuo nome? Gabry me l'ha solo accennato ed ero impegnata a cucinare, perciò...-
Lui le sorrise amichevole e imbarazzato.
Ecco la sua seconda facciata.
Se con me era il perfetto, spavaldo e sensuale vampiro, con mia madre era un liceale qualunque, timido di fronte agli adulti e rispettoso.
-Davide, signora...mi chiamo Davide-
l'unica cosa ancora uguale era la voce.
Lo guardai negli occhi e mi prese un colpo. Non erano rossi, ma neri. Solo un altra volta li avevo visti così, ed era stato quando l'odore del mio sangue lo aveva colpito in pieno.
-Ah! giusto, Davide! bene ragazzi, potete accomodarvi in salotto, mentre aspettate che sia pronto-
io sbuffai e feci strada all'ospite.
Appena fui certa che nè mia madre e nè mio fratello ascoltassero, gli dissi nervosa -Ehi...i tuoi occhi! hai sete brutto vampiro sadico! Hai intenzione di fare una strage?!-
lui alzò gli occhi scuri e profondi verso il soffitto, e quando li riabbassò, con mio grande stupore, erano nuovamente color rubino.
-Come diavolo...-
ma mi rispose in modo secco e diretto -Ti ho detto che siamo bravi a fingere, noi vampiri, no?-
Come potevo controbattere?
-E ci riesci anche se non è a causa della sete?-
annuì, lanciandomi un sorriso mesto.

Uhm...magari riuscissi a fingere come te!

Sì, mi sarebbe davvero piaciuto cambiare colore degli occhi così, quando volevo...almeno, pensavo, non avrei speso soldi inutili per delle lenti a contatto.

Soliti pensieri idioti che fai quando sei nervosa...o stracotta!

Maledissi nel profondo quella vocina impertinente.
Come poteva essere così?
Io innamorata di un vampiro! Peggio di qualunque libro avessi mai letto!
E, infatti, proprio in quell'istante, mi balenò per la testa un racconto di cui avevo solo letto la trama...parlava proprio di un'adolescente e di un vampiro innamorati...se non sbaglio, la scrittrice era una certa Mayer o Meyer...
Lo strattonai -o almeno feci un tentativo- sul divano e mi buttai di fianco a lui, prendendomi più della metà di spazio.
-Si trattano così gli ospiti?- mio fratello era apparso all'improvviso, con il cellulare in mano intento a scrivere un messaggio alla sua ragazza, Giorgia, poggiato sulla parete dell'ingresso ad arco.
-Oh, ma stai un pò zitto!-
lui sogghignò e mi si parò davanti, riponendo nella tasca dei jeans il suo Nokia di ultima generazione, come amava chiamarlo.
Si abbassò su di me e prese a farmi il solletico.
Mentre io iniziavo a contorcermi e a ridere a crepapelle, lui disse a Davide, con un tono di voce abbastanza alto da coprire il fracasso che stavo facendo -Non ti disturba vero se la torturo al posto tuo?-
Davide rise e fece di no con la testa.
Lo guardai un istante in cagnesco -Questa me la paghi, Davide!-
-Uh, è una minaccia Davide! Inizia a tremare, almeno per farle credere che t'incute timore!-
-Tu sarai il primo a pagarmela Gabry!-
ormai avevo le lacrime agli occhi.
Ecco il brutto di avere un fratello maggiore di un solo anno. Era immaturo fino allo svenimento.
La tortura venne interrotta dall'arrivo di nostro padre. Un impiegato dell'ufficio postale.
Saluto nostra madre, che era ancora in cucina, intenta a preparare i piatti e poi venne a conoscere Davide, che ancora fingeva spudoratamente -e impeccabilmente- di essere tutt'altro che "una creatura della notte".



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Capitolo 12
*** Bacio di sangue ***


capitolo 12 Eccomi care lettrici con un nuovo capitolo!!! questo è l'ultimo che riguarderà le presentazioni ufficiali di Davide con i genitori della cocciuta Rebecca...ma posso anticipare ad Ada Wong che questo capitolo é un pò più "dark" molto meglio del quarto! ;-P
Okay ragazze! io vi lascio, buona lettura!!! XD
-------->Vostra Sammy Cullen<-------
br>
12. Il bacio di sangue

Mio padre strinse la mano a Davide, come aveva fatto mio fratello poco prima.
L'uomo aveva uno sguardo indagatore.
Ero stranamente tranquilla, sapendo che la perfetta sceneggiata di Davide non avrebbe fallito.
Cristina ci avvertì di prendere posto a tavola. La cena era pronta.
Ci accomodammo intorno al tavolo di forma circolare, Davide finì faccia a faccia con mio padre.
-Allora...Davide, che rapporti hai con mia figlia?-
il doppio senso doveva essere stato una mia immaginazione, eppure...
il ragazzo dal canto suo rimase impassibile, in apparenza, alla domanda così equivoca.
I segni sul mio collo pizzicarono nuovamente ed ebbi l'impeto di sfregarli, ma poi, se mio padre o mio fratello li avessere notati, pensai, cosa avrei inventato? Cercai di coprirli il più possibile coi miei capelli scuri e lisci.
-Signore...io e Rebecca siamo solo amici e neanche stretti direi, dal momento che sono nuovo di qui. Ma si è rivelata da subito una ragazza affidabile e giudiziosa-
mio padre rimase in silenzio un istante, per incanalare meglio quelle parole e trarne una conclusione.
Alla fine, quando mamma arrivò con i piatti di lasagne a tavola, disse -Bene, sono esterrefatto...non capita tutti i giorni di incontrare ragazzi come te...sembri sapere quello che dici. Molto bene, davvero-
-La ringrazio, è un piacere per me aver fatto una buona impressione...e Beck si preoccupava tanto!-
mi sorrise ammiccando. Strinsi forte la forchetta, con l'impulso di tirargliela.
-Molto divertente, Davide...- sì, questa me la sarei legata al dito.
Gabry ridacchiò e mia madre gli diede uno schiaffo leggero sulla nuca.
-Non ridere di tua sorella-
lui alzò gli occhi e sbuffò -Ti sembra facile! Becky è nata per farmi morir dal ridere!-
-E tu sei nato per farmi morire e basta!-
odiavo essere la sorella minore...se fossi stata io al suo posto, non mi sarei comportata così.
-Rebecca...- papà mi guardò severo.
-E va bene...- sospirai e lanciai un'occhiataccia ai due ragazzi che mi sorridevano divertiti. Il vampiro e l'umano.

Durante tutta la cena, Davide non si lamentò mai dei piatti che si susseguivano. Si nutrì di tutto, dal primo al secondo, dalla frutta al dessert, senza fare la minima piega.

Mio dio...ha una forza di volontà pazzesca...

L'osservavo in silenzio, stupita dal fatto che riuscisse a sembrare così deliziato da tutto il ben di dio che mia madre aveva preparato.
Avevo addirittura paura che per fingere, alla fine, si sarebbe sentito male.
Come potevo essere certa che il cibo umano non avesse effetti collaterali su di lui?

Ma no...guardalo! sta benissimo!

Ma, un istante dopo aver pensato questo, Davide si alzò di colpo e chiese educatamente a mia madre dove fosse il bagno.
La mia casa era molto più piccola di quella sua e di Chris, ma comunque poteva sembrare dispersiva.
-Mamma, gli faccio vedere dov'è...-
-Va bene Rebecca...-
-Non fate cose proibite mi raccomando!-
Borbottai contro mio fratello e tirai Davide per la maglia.
Il corridoio era lungo, e mentre camminavamo si stagliavano davanti a noi le porte ad arco o scorrevoli delle varie stanze.
Il bagno era alla fine.
-Ecco, qui c'è il bagno...che faccio, ti aspetto fuori o torno di là?-
lui sbuffò come aveva fatto mio fratello poco prima.
-Beck, non ho bisogno di andare in bagno, su entra-
-Cosa?-
-Beck...-
m'incatenò col suo sguardo...color rubino, di nuovo.
La mano destra, contrò la mia volontà, tirò la porta lateralmente e quella si spalancò.
Lui mi spinse dentro e se la chiuse alle spalle.
Fummo avvolti dall'oscurità.
-Almeno accendi la luce...- mi allungai verso l'interruttore, ma la mano fredda di Davide mi bloccò prima.
-No...-
-Perchè?-
ma lui non mi rispose. Nel buio lo sentii avvicinare il suo viso al mio e poi, piano piano, il suo respiro fresco scese verso il mio collo, nel punto dove i due segni del suo morso prudevano.
Sussultai quando la sua lingua ci passò sopra, delicatamente.
-Cosa...?- ma non riuscii a terminare la frase, perchè Davide mi mise un dito davanti alle labbra, per bloccarmi, sempre rimanendo con la testa bassa, piegata sulla mia giugulare.
-Tu non comprendi, Beck...quello che sento...che provo, se ti ho vicino...il tuo sangue, ormai scorre nelle mie vene...devo averti, ti desidero-
Avevo paura. Paura che potesse fare una pazzia, che potesse davvero compiere una strage, in modo veloce.
Poi, i suoi denti, si riunirono ai segni arrossati e il pizzicore cessò, ricoperto dal dolore e il piacere.
Lo sentivo, intento a nutrirsi, a compiacersi.
Gemetti, e non fui certa di quale fosse il motivo.
Mi aggrappai a lui, come un amante che si concede al suo amore proibito.
-Davide...non smettere...-
ma fu in quel preciso istante che le sue labbra si staccarono dalla carne e raggiunsero le mie...il sapore del mio sangue era inebriante. Aveva un retrogusto simile alla ruggine...
Lo baciai per riprendere ciò che mi aveva tolto e lui ricambiò fortemente.
Le sue mani mi presero per i fianchi, poi la sinistra salì fino al mio seno e poi ancora più su...fino alle spalle.
mi ritrovai imprigionata tra le sue braccia, ansimando in cerca di riavere il sangue che mi aveva rubato.
Si staccò da me nuovamente e intravidi l'ombra di un sorriso sul suo volto, mentre cercavo di attirare di nuovo la sua bocca sulla mia.
Mi sussurrò una sola frase all'orecchio, che sarebbe stata indelebile -Questo é un amore oscuro, Becky, e ci siamo dentro, entrambi-.



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Capitolo 13
*** Cronache e pretendenti ***


capitolo 13 Eccomi di nuovo mie care lettrici!!! ho notato che altre due si sono unite al piccolo ma appassionato cerchio di fun della storia tra Beck e Davide!!! Quindi ben arrivate a Cristie e Cla61!!! XD
Okay, ora si fa un piccolo salto avanti, perciò, se dieci capitoli riguardavano un giorno, ora si inizia con le scene più sanguinolente (per la gioia di Ada Wong) che riguardano settimane o addirittura mesi!!! solo perchè il finale sarà un pochino...mah! vabbè, non ve lo dico, altrimenti che gusto ci sarebbe? ;P
Vostra Sammy Cullen
Ps: un grazie anche a chi non commenta ma segue questo racconto! mille grazie! baci.

13. Cronache e pretendenti

Passò un mese. Davide ed io eravamo uniti, ma non come una normale coppia, bensì come il predatore che ha in pugno la preda.
Eppure, pur essendo sotto il suo controllo, non mi sentivo nervosa...anzi, saperlo vicino mi rendeva felice. Era come la mia dose di droga, se la saltavo anche una sola volta, cadevo a pezzi.
Non avevo raccontato nulla a Bea, anche se lo avevo desiderato, anche solo per un attimo.
Avevo desiderato di potermi liberare da quel peso...

Davide è un vampiro, e tu sei la sua amante maledetta.

Amante. In quegli attimi contriti della sua presenza, sembrava una parola, un termine, orribilmente squallido.
In fondo ci comportavamo come una perfetta coppia...e non c'era stato nessun atto da poter definire "passionale"...oltre la sensazione di piacere estremo dovuta ai suoi denti nella mia carne...
Mi teneva in vita, non voleva far cessare i battiti del mio cuore, ma come fonte di sostentamento andavo benissimo...
Potevo definire tutto questo una tortura?
No. Questa era la risposta che il mio cuore suggeriva.
Esatto, il mio cuore che batteva frenetico, ad ogni suo tocco, ad ogni suo sguardo...

Accadde un giorno, di mercoledì, durante la ricreazione, che Tiziano mi si avvicinò lentamente, quasi per accertarsi che non lo assalissi all'improvviso.
-Ehi, Beck...posso parlarti?-
era stato il mio amore segreto, fino ad un anno prima...non gli avevo mai rivelato i miei sentimenti. Perchè proprio ora avevo la sensazione che volesse dirmi qualcosa di spiacevolmente dolce?
Annuii, sperando che almeno per una volta non avessi avuto ragione e che avessi fantasticato.
Fu velocissimo. Davide. Mi comparve a fianco e mi preoccupai che qualcuno dei nostri compagni lo avesse notato. Guardandomi attorno, constatai con estremo sollievo che era passato inosservato.
-Rebecca, non puoi lasciarmi...ne morirei...- la sua voce. Dolce, suadente, irresistibile. L'eco del suo sussurro mi rimase nella mente, ma mi avviai con Tiziano verso l'aula di scienze. Mi fece cenno di entrare e si chiuse la porta alle spalle.
Non mi parlò neanche, si fiondò con dita sicure sui bottoni della mia camicietta bianca. Rimasi immobile, del tutto presa alla sprovvista, ma lo lasciai fare anche quando ebbi l'impulso di costarmi. Non provavo nessuna emozione, perciò non diedi peso a quel gesto così avventato.
Mi mise con le spalle al muro e mi baciò il collo...e si bloccò quando la sua lingua, come quella di Davide, sfiorò i due piccoli segni rossi.
-Cosa sono questi?-
-Io...niente, sono solo due pizzichi...devono essere state le zanzare...-
lui li osservò un istante e poi mi accarezzò il seno con le mani e mi baciò, chiedendo il permesso alla mia bocca di far entrare la propria lingua.
Anche questa volta lo lasciai fare. Il battito del mio cuore era tranquillo...

All'improvviso, con un sussulto, Tiziano si staccò da me, facendomi respirare.
Davide, con gli occhi neri come la pece, lo aveva preso per il collo e lo stringeva forte, quasi con l'intento di soffocarlo.
-Lei è mia, non hai il permesso di avvicinarti. Ti è chiaro il concetto, Tiziano?-
il giovane rantolò un -S...sì...-
mi attaccai ad un braccio di Davide -Fermati! ti prego Davide! ti prego...lui non ha fatto nulla di male...è colpa mia! l'ho seguito...- e mi misi a singhiozzare presa dai rimorsi.
Mi aveva supplicato...mi aveva detto di non seguirlo...
il vampiro lo lasciò andare e, prima che Tiziano corresse ad avvertire l'intero edificio che un sadico si aggirava per la scuola, lui gli si parò davanti, con gli occhi rossi e luccicanti -Non lo dirai a nessuno...a nessuno, intesi?-
e l'altro annuì, quasi ipnotizzato...

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Capitolo 14
*** Al tramonto... ***


capitolo 14 Spero di riuscire ad accontentare tutte!!! vi ho promesso, la volta precedente, i capitoli -o le scene- più cruente, diciamo.Anche se qui non ce ne saranno proprio di sanguinolente...
Bene, dal momento che il capitolo 13 l'avevo scritto a mezzanotte -e ammetto per prima che mi vergogno di aver creato qualcosa di così scarso- oggi cercherò di allungare un pochettino...
Un capitolo un pò più dettagliato-se riesco.
Okay...tanti kiss e saluti affettuosi a tutte!!! :-)
------->Vostra SammY CulleN<-------

14. Al tramonto

Tiziano se ne tornò in classe, con gli occhi fissi davanti a se, come se avesse la testa fra le nuvole. Davide doveva averlo ipnotizzato veramente, altrimenti non sarei riuscita a spiegarmi quel comportamento da parte del giovane.
Il vampiro mi affiancò di colpo, mentre ancora guardavo atterrita il punto in cui pochi istanti prima si era dato luogo ad un -quasi- massacro.
La mia camicietta era ancora sbottonata, il seno nudo scostato dal reggiseno in raso color carne.
Non mi degnò di una sola parola, inizialmente, e allungò le sue mani per riabbottonare il tutto e ridarmi un aspetto composto.
Ero come pietrificata. Un perfetto burattino nelle sue mani, tenuta in piedi e comandata da fili pressapoco invisibile ed inesistenti.
Mi accorsi di aver ricominciato a respirare solo quando anche l'ultimo bottoncino in madreperla era stato incastrato.
Bene, lo stupore -e di conseguenza la paura- mi assalirono quando Davide mi sbattè contro la parete, abbastanza forte da farmi subire un pesante contraccolpo.
Le sue labbra, a pochi centimetri dal mio orecchio, mentre con un braccio mi stringeva alla gola contro la parete spoglia e con l'altra mi teneva per la vita.
-Lasciami...Davide...lasciami, non respiro- odiavo fare la debole, ma in quel momento, supplicarlo di non ammazzarmi sembrava l'unica soluzione possibile.
Lui schioccò la lingua sul palato, per rispondere in modo negativo -Rebecca, ti avevo avvertito, supplicato di non seguirlo...di non abbandonarmi. Non ti ucciderò mai, questo lo sai bene, ormai ho capito che sei la mia unica fonte di vita, in tutte le maniere in cui un essere umano possa esserlo. Credo di provare qualcosa per te, Beck, ma come posso controllarmi abbastanza se mi fai soffrire così? Potrei ucciderti con la sola forza del mio sguardo. Un ordine. Basterebbe ipnotizzarti e dirti di saltare giu dalla finestra aperta, ora, e tutto finirebbe...per te-
-No...Davide, non l'ho fatto apposta...pensavo che volesse parlarmi e invece...-
la mia voce era rotta dai singhiozzi e dalla poca aria che riuscivo a respirare.
Mi lasciò libera dalla sua presa mortale, solo per costringermi poi tra le sue braccia, in una stretta più morbida e dolce.
-Shhh...scusami, non avrei dovuto reagire così ma...devi capire il dolore che ho provato...e la gelosia, immensa...quando l'ho visto incollato a te come un ape su un fiore, e il tuo non reagire, non cercare di...allontanarlo...-
-Non capivo cosa stesse accadendo...volevo scostarlo ma poi...è stato come se il mio cervello fosse lontano mille anni luce, scollegato dal resto del corpo-
Sospirò.
-Capito...quindi, ora mi supplicherai di non ucciderlo nella prima buona occasione...-
-Neanche per scherzo!-
-Non si possono uccidere le persone per scherzo, Beck. O tutto o niente- ridacchiò e poi, veloce, si buttò a capofitto sulla mia bocca, mischiando il suo sapore al mio.
Rimanemmo così un eternità, finchè la campanella non suonò frenetica, per avvertirci di rientrare in una classe ancora ignara.
Sbuffai -Comunque...credo di amarti...contro ogni logica-
-Uhm...strano, non hai mai apprezzato le cose insensate ed irrazionali-
-C'è sempre l'eccezione che conferma la regola...-

***

-Beck! aspettami, dove corri?!- Beatrice mi seguiva quasi correndo, costretta dal mio passo più svelto.
-E dai, muoviti! prima facciamo e meglio è!-
-Ma meglio per chi? per me no di certo! mi farai venire un infarto, rallenta!-
sbuffai e rallentai il passo. La mia amica mi si accostò a fianco, cominciando a respirare come se avesse appena fatto una maratona.
Il centro era illuminato delle mille luci dei negozi e dei locali. Erano le dieci e mezza precise di sera. L'ora migliore per camminare a Roma, senza il caldo afoso del giorno e le miriadi di persone -tra le quali più della metà erano turisti- che ti spintonavano a destra e a manca.
-Mi dici cosa dobbiamo fare esattamente?- la mia amica era ancora ignara di tutto. Il mio intento era quello di prendere il sopravvento su Davide. Non volevo essere la schiava, la pedina, il soldatino pronto ad ogni suo comando.
-Bea, mi devi aiutare a cercare qualcosa di estremamente...sexy...-
-No! non dirmi che vuoi...-
i suoi occhi brillarono di una luce maliziosa, le labbra s'inclinarono nel suo sorrisetto più spiritoso. Quella sera Beatrice mi sembrava più carina del solito, la osservai meglio, cercando di capire dove fosse la differenza.
Notai il colorito più roseo della sua pelle chiara sulle guance, il volto un poco più paffuto e l'aria rilassata.
Aveva preso qualche chilo negli ultimi tempi, ma pensavo che la causa fosse il fatto che avesse smesso con i suoi allenamenti di nuoto sincronizzato...
-Oh mio dio...- un barlume si accese nella mia testa. C'era solo un altro possibile motivo che poteva causare quei leggeri e teneri cambiamenti...
-Sei incinta!-
lei ridacchiò -Ehi, ce ne hai messo per capirlo!-
-Come...con chi...quando?!-
pensai che i miei occhi sarebbero fuoriusciti dalle orbite di li a poco, se non mi fossi data un certo contegno. Bea sospirò -Una domanda alla volta ti sembra sempre troppo difficile, uhm?-
sorrisi imbarazzata e lei si lasciò andare ad un altra delle sue immancabili risate allegre.
-Allora...per il "come" devo ammetterlo, è stato davvero stupendo! poi, è stato con Mirco, qualche settimana dopo l'inizio della scuola...-
-Con Mirco! non posso crederci...pensavo che tra voi non ci fosse più nulla dall'altr'anno, dopo la rottura...-
-Lo pensavo anch'io, Beck, ma a quanto pare non era destino che finisse così presto...-
Rimanemmo in silenzio. A contemplare i vestiti nelle vetrine ci si sentiva un pò meglio.
-E lui come l'ha presa? e i tuoi? Vania e Gaetano ti faranno abortire?-
-Oh no! Mirco ancora è all'oscuro e per quanto riguarda i miei genitori...beh, tra un mese compierò diciotto anni, se riesco a tenerglielo nascosto fino ad allora ho via libera!-
e quindi era questo che desiderava...tenersi il piccolo, forse anche da sola, crescendolo senza un padre, un marito...anche solo un semplice fidanzato...al matrimonio si pensava dopo.
Fu lei a decidere di cambiare discorso, notando il mio sguardo afflitto e misto a preoccupazione folle. L'amavo, quella ragazza. Riusciva ad essere sempre se stessa, anche nei momenti che avrei definito tra i più complicati.
-Allora, dimmi, come vanno le cose tra te e Davide?-
Feci spallucce -Uhm, insomma...mi sento un pò come una pedina degli scacchi nelle sue mani...è per questo che ti ho chiesto di aiutarmi a trovare qualcosina di esageratamente...intrigante. Voglio fargli capire che se mi va anch'io so tirare fuori le unghie!-

 Ma non i denti...

Bea annuì solennemente -Brava Beck! Facciamogli vedere chi è che comanda qui!-
Stavolta ci lasciammo andare entrambe ad una risata leggera, libera da ogni peso.
-Okay, okay...che dici? in pizzo nero o blu oltremare?-
-Mmm...nah, opterei per un bel rosso fiamma!-
-Ah va bene, mi affido a te-
-Ne sono onorata!-
Sì. Sarebbe stata la resa dei conti.

O tutto o niente, giusto, Davide?


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Capitolo 15
*** Pianificazione ***


capitolo 15 Eccomi di nuovo con il capitolo 15, non so se doverlo definire di transizione o no...ma, comunque, vi informo che nel prossimo ci sarà una scena DAVVERO DRAMMATICA, in questo invece è tutto abbastanza "tranquillo".
Uhm, certe volte credo che per continuare questa storia io stia trascurando lo studio!!! (basta che passo gli esami!)
Sto pensando di scrivere un continuo, ma solo se la storia non mi sembrerà completa così com'è...in fondo per continuarla dovrei farmi venire moooolte idee nuove!
okay, dopo queste brevi chiacchiere, vi lascio al cap.15. ;-P

15. Pianificazione

Non dormii quella notte.
Mi rigirai tra le lenzuola ogni attimo, cercando di trovare una posizione comoda e una traccia di fresco, che era stato quasi del tutto cancellato dal calore del mio corpo.
Il fastidioso sfregarsi delle coperte sulle mie cosce scoperte rendeva impossibile ogni buon tentativo di chiudere gli occhi e lasciarsi andare a sogni o incubi.
Decisi di alzarmi, verso le tre di mattina, per prendere un bicchiere d'acqua frizzante.

Spero solo che domani riesca a prendermi la mia rivincita...

Aprii il frigo e quasi ci infilai la testa, cercando di rimediare un pò di freschezza.
Bevvi dalla bottiglia, lasciandomi scappare un bel sospiro, poi.
Nella mia testa mille pensieri confusi, mille volti, mille parole che potevo prendere per buone o per cattive.
Beatrice era incinta, forte, determinata a portare avanti la gravidanza. La mia amica di una vita intera.
Davide era un vampiro, il mio "ragazzo", e riusciva ad essere dolce e protettivo o pericolosamente possessivo.
Ed io?
Ero semplicemente una ragazza che aveva accettato una sfida troppo grande per riuscire a vincerla.
Come sarei riuscita a far perdere il controllo a Davide in quel senso? Certo, le possibilità erano due: potevo fallire oppure riuscire nel mio intento.
Ma quante probabilità avevo di farcela? forse il quindici per cento -ed era già molto.

-Non hai sonno, mostriciattolo?-
Gabry mi era arrivato dietro senza farsi sentire, e per poco non mi cadde la bottiglia dalle mani.
Ero rimasta impalata davanti al frigo aperto, accorgendomi solo in quell'istante di aver iniziato a sentir freddo.
-No...è solo che fa caldo...-
-Capito, beh, se non ti spiace vorrei bere anch'io...e poi cos'è questo vizio di attaccarsi alla bottiglia?!-
-Oh ma quanto rompi...-
mio fratello era maledettamente schizzinoso.
Pulii il punto su cui avevo poggiato le labbra e gliela offrii. Lui alzò un sopracciglio e mi guardo spazientito -Oh no...io non bevo da li comunque...la tua saliva è là dentro...-
-Abbiamo lo stesso DNA idiota!-
-Che c'entra? tu sei tu ed io sono io-
-Quindi?-
-Il mostriciattolo contro la divinità!-
-Ma vai a quel paese, Gabry! io ancora non capisco perchè mi è dovuto capitare un fratello come te!-
-Veramente dovrei dirlo io- ridacchiò, prese un bicchiere e si versò un pò di succo di frutta all'ananas.
Lo bevve tutto d'un fiato e poi mi baciò in fronte.
-Va a nanna mostriciattolo-.

***

Sull'autobus, che si fermava ogni venti minuti ad una fermata diversa, ripensavo alla reazione che il vampiro aveva avuto...
sentii un brivido leggero sulla schiena, ricordando il suo braccio contro il mio collo, la voce come un sibilo e gli occhi neri...
Ma lo amavo. Sì. Davvero senza la minima traccia di buon senso, lo sentivo al mio fianco ogni istante.

L'amore é sempre stato un sentimento essenzialmente illogico, incomprensibile...eppure si pensa di riuscire a comprenderlo non appena fa caspolino dentro di noi, nel nostro cuore, nella nostra anima...Sì. Incomprensibile, come la creatura che mi aveva distrutto la vita...e che poi l'aveva ricostruita, pezzo per pezzo, fino a formare un puzzle fatto di mille sentimenti contrastanti...amore e odio, gioia e dolore.

-Buon giorno, dormito bene?-.
Davide mi accarezzò il volto con le dita gelide.
Quel giorno il sole brillava alto nel cielo e mi riscaldava le spalle scoperte. La visiera era l'unico riparo che i miei occhi avevano trovato. Prima o poi mi sarei comprata un paio di occhiali da sole.
Lo osservai per qualche attimo.
I suoi capelli biondi splendevano nella luce, scompigliati e mossi come a suo solito.
Sospirai -Sì...ho dormito bene-

Davvero? In quale realtà parallela?

Lui rise -Non credo proprio-
rimasi stupita, ora leggeva anche nel pensiero?
-Perchè?-
-Beck, hai delle occhiaie terribili- fece una smorfia scherzosa.
-Non è vero!-
Mi prese in braccio all'improvviso, con uno scatto quasi impercettibile. La visiera mi cadde dal capo.
Mi aggrappai alle sue spalle, tirandomi avanti abbastanza per riuscire a posare le mie labbra sulle sue...accettò di buon grado, ricambiando il bacio in modo deciso e caloroso...quasi passionale.
Mi staccai da lui e un pò nervosa scesi verso il suo collo.
Iniziai a mordicchiarlo leggera e dentro di me tirai un sospiro di sollievo. Sembrava interessato ad approfondire.

...Forse è più facile di quanto pensassi...


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Capitolo 16
*** Conquiste & perdite ***


capitolo 16 Non voglio perdermi in chiacchiere inutili oggi! vi lascio con il capitolo drammatico!
Un bacio affettuoso a tutte!
--------->S@mmY Cull£n<---------

16. Conquiste e perdite

A scuola non riuscii a concentrarmi. Le ore si rincorrevano in una giravolta continua, confusa davanti ai miei occhi.
Per tutte e cinque le lezioni rimasi a fissare l'orologio appeso alla parete dietro alla cattedra, che veniva occupata ogni volta da un professore diverso. Mi ricordavano tanto le sentinelle di secoli addietro, che si davano i turni per tener d'occhio il palazzo di un reale o una ricchezza immensa.
Ad ogni suono stridulo della campanella sussultavo un attimo e poi, come se nulla fosse, riprendevo ad osservare le lancette intente a ticchettare o il vuoto, senza un motivo preciso.
-Ehi, Beck...-
Voltai solo un attimo lo sguardo verso Beatrice, che accanto a me si accarezzava il ventre.
-Ho sentito un movimento...è possibile?-
-Oh Bea...non farti venire le paranoie, è ancora presto...su, porta pazienza- le sorrisi, poi automaticamente mi misi a controllare di nuovo il regolare corso delle ore.
-Beck...-
-Uhm?-
-Tu sarai la madrina, ho già deciso-
mi voltai di scatto, ora mi importava poco del tempo impegnato a scorrere, la mia attenzione era rivolta a lei.
I miei occhi si fecero impercettibilmente lucidi.
-Oddio...grazie...-
-E di che?-
rise piano per non farsi sentire dalla professoressa Magnoli, intenta a recitare i discorsi filosofici di Socrate.
Le buttai le braccia al collo -Grazie, grazie, grazie!-

All'uscita dall'istituto chiamai a casa e avvertii mia madre che sarei stata fuori tutto il giorno.
-Cara, sei sicura? avevo già preparato il pranzo...-
-Tranquilla mamma, sarò con Beatrice tutto il pomeriggio...e stasera Davide ha detto di volermi portare fuori a cena-
-Ah...una cosa romantica quindi! e va bene...per stasera sei libera, ma mi raccomando...-
-Responsabile...lo so-
lei sospirò dall'altra cornetta, mi salutò e la sentii riattaccare.
Subito corsi incontro a Davide, che mi attendeva poggiato sulla fiancata della sua Smart.
Era la prima volta che mentivo a mia madre. Non sarei stata con Beatrice quel giorno, ma bensì con lui.
-Forza sali, ti porto a casa-
-Veramente c'è stato un cambio di programma...-
lui si bloccò con una mano sulla maniglia della mia portiera, prima di averla aperta per farmi salire.
Mi scrutò un istante e alzò un sopracciglio, confuso e curioso allo stesso tempo.
-E quindi il programma attuale quale sarebbe?-
-Passerò la giornata con te-
-Ah...-
il suo volto si oscurò solo per un attimo, poi riprese la sua solita compostezza e mi sorrise.
-Dove vuoi che ti porti?-
-Uhm...a casa tua, forse?-
sentii la maniglia scricchiolare sotto la sua stretta.

No, forse non sarà tanto facile.

-C'è qualche problema?-
-No...su, sali in macchina-
feci come disse e mi lasciai portare nella sua dimora.
Speravo ardentemente che Chris non fosse in casa, e che non tornasse fino a tarda notte, quando sarei stata al sicuro tra le lenzuola del mio letto.
Nella mia cartella era nascosto, in una busta di plastica, il completino sexy che Bea mi aveva consigliato.
Un due pezzi rosso tiziano, in pizzo, coi bordi ricamati di mille perle scintillanti.
Non vedevo l'ora di assaporare la vittoria, la rivincita. Pregustavo il gusto del sentirmi potente, e di sapere Davide sotto il mio controllo, almeno per un pò.

Con meno di mezz'ora fummo a casa sua. Nel suo arioso e spazioso appartamento.
Si era precipitato in cucina, e mi aveva servito con della pasta fredda e una coca-cola. Mangiai gustando ogni boccone, bevendo la bibita in piccoli sorsi.
Alla fine, mi alzai e portai il piatto in cucina.
-Ferma, lascia perdere, lo laverò io-
-Ok...senti, dov'è il bagno?-
lui guardò il soffito e mi fece strada. Gli dissi di aspettarmi fuori. Fui il più veloce possibile; mi tolsi la biancheria intima solo per cambiarla poi con il nuovo aquisto.
Mi osservai nel grande specchio quadrato e pensai di essere abbastanza irresistibile.
Mi rimisi i jeans e la T-shirt ed uscii, ritrovandomelo davanti.
-Cosa hai fatto li dentro?-
-Avevo un'impellente necessità...-
-Ma non hai tirato lo sciaquone-
-...Volevo rifarmi il trucco...-
-Non eri truccata prima e non lo sei neanche ora...-
mi spazientii abbastanza da assalirlo, in senso letterale.
Le mie labbra s'incollarono alle sue, le dita strette ai capelli biondi ed i corpi avvinghiati.
Mi staccai solo un istante per riprendere fiato. Davide sembrava immerso nel mio improvviso calore...mi lasciai prendere in braccio e portare nella camera da letto -che naturalmente, pensai, doveva essere una falsa come tutto il resto, solo per fare scena- e mi feci stendere sul comodo materasso, che constatai essere ad acqua e lasciai che scoprisse la sorpresa che i miei abiti tenevano nascosta.
Fu un giorno di passione, di sospiri e di conquiste.

***

Aprii gli occhi alla luce biaca della luna. Il dolce candore lunare filtrava dalle tende bianche della finestra aperta. Una leggera brezza mi colpì il viso ed ebbi un fremito. Un braccio mi strinse al corpo freddo e resistente che mi sovrastava.
Sbadigliai e mi voltai verso il suo volto pallido e bellissimo.
Aveva gli occhi chiusi, ma sapevo che era sveglio.
Parlò all'improvviso -Ho solo tre anni, come vampiro-
-Un bambino, quindi-
aprì gli occhi e mi sorrise -Direi di sì-
-E Chris?-
-Oh no...lui risale ai tempi della rivoluzione francese-
sbarrai gli occhi.

La rivoluzione francese!

Lui sogghignò. Mi baciò la fronte e si alzò, spudoratamente senza coprirsi, lasciandomi ammirare la sua perfezione.
-Oh no...- il suo voltò si tramutò in una mascherà di rabbia mista a terrore.
-Cosa?- mi tirai su, coperta dalle lenzuola turchesi.
-Becky...è successa una cosa...-
il suo viso era contorto in una smorfia di dolore, e il suo sguardo preoccupato saettava su di me ogni istante.
-Dimmi cosa è successo- il suo silenzio fece ribollire la mia rabbia -Ora!-
Lui tremò un poco.
-Devi sapere che io e Christopher siamo collegati, dal momento che è stato lui ha trasformarmi. So quando è a caccia e vedo con i suoi occhi chi è la preda...-
-E quindi?-
il mio fiato era corto. Sentivo che sarei potuta morire da un momento all'altro.
Chiusi gli occhi e attesi la sua confessione.
-Beatrice-.




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Capitolo 17
*** Sull'orlo di un baratro ***


capitolo 17 Quasi mi viene da piangere, ma sapevo che era la cosa migliore da scrivere -non vi preannuncio cosa accadrà in questo capitolo- ho voluto accontentare sotto certi aspetti, la richiesta che alcune di voi, mie care lettrici mi avete fatto...ma beh, per il resto, se non ci arrivate così, vi lascio.
Spero che vi piaccia anche questo capitolo!
La storia è molto lunga ancora, tranquille.
----->Vostra Sammy Cullen<-----
°°°un bacio affettuoso a tutte!°°°

17. Sull'orlo di un baratro

Qualcosa dentro di me si fece in mille pezzi. Mi sentii all'improvviso come privata della mia stessa forza vitale. Il cuore batteva ad un ritmo troppo elevato per riuscire a percepirlo, e questo mi fece davvero pensare di essere morta.
Non volevo credere a quello che Davide mi aveva appena detto.
Beatrice.
La mia amica. La mia confidente. La ragazza con cui avevo passato giornate afose sdraiata sul prato del parco vicino al mercato, a chiacchierare spensieratamente. L'unica che avesse pianto con me mentre guardavamo Lady Oscar.
L'unica che avesse tirato fuori la mia personalità eccentrica e nascosta dietro ad un velo di timidezza, che si era rivelata poi essere solo maturità.
Era lei ad avermi ascoltato mentre mi liberavo dei mille pesi che il cuore aveva trattenuto...
Beatrice.
Sapevo che era stata una parte di me stessa, ad essersi persa nel vuoto.
Il mio respiro si fece corto, la voce strozzata, eppure non riuscivo a tirar fuori le lacrime, che avevano iniziato ad inumidire i miei occhi.
-Davide...dimmi che è viva...dimmelo-
lui serrò le labbra per un poco, con lo sguardo concentrato su un punto impreciso.
Tremò di nuovo.
-Non è morta, Rebecca, ma dobbiamo correre-
-Cosa?-
-Subito!-
non capii la sua fretta, ma mi alzai dal letto, barcollando, e mi rivestii veloce. Ormai mi fidavo di lui.
Dovevo fidarmi.

La sua macchina sfrecciava veloce per i vicoli più stretti di Roma. L'auto non sfiorava nemmeno le pareti dei palazzi stretti. I miei occhi erano puntati avanti, esattamente come quelli di Davide.
Solo un istante per pensare che era stupefacente. Il vampiro guidava spedito verso il quartiere di Bea.
Non c'era traccia di insicurezza in lui. Guardava poco e niente le vie principali, ma si orientava benissimo comunque.
-Cosa le è accaduto?- pregai che mi rispondesse. Il silenzio non faceva altro che trascinarmi ancora più giu nel baratro che si era andato a formare in una parte remota del mio cuore.
Nulla. Non mi rispose.
Presi fiato e chiesi ancora -Come sta?-
lui serrò la mascella, e le mani sul volante.
-Ti prego, Davide...-
Emise un ringhio basso e profondo, che faceva in modo da rivelare la sua vera natura.
Ma parlò. All'improvviso, velocemente. Dovetti concentrarmi per capire tutto.
-La tua amica è stata attaccata da Chris mentre passava per una strada secondaria, forse non volendo incontrare troppa gente. Lui era in agguato. Aspettava proprio una preda giovane. Non si è mai accontentato di qualche vecchio o di un tossico dipendente. Non è come me, per quanto riguarda la caccia. Chris non prova pietà, o meglio, non ragiona su quella che è più giusto o sbagliato. Comunque, Beatrice è viva. Viva, non sana-.
Incanalai le sue parole e ne estrassi l'ultima affermazione.

Viva, ma non sana.

-Cosa intendi dire con questo?-
capì al volo a cosa mi riferissi. Prese fiato e cercò di spiegarmi.
-Le sue condizioni mentali, Beck...forse è irreparabilmente shoccata. Ed il bambino...non credo ci saranno speranze per lui-
Singhiozzai.
Il piccolo, forse piccola...

Perchè Beatrice? Perchè non un altro?

Il mio egoismo mi fece vergognare di me stessa, ma non potevo far altro che maledire il mondo intero, per aver distrutto una parte della mia vita.

La Smart frenò bruscamente sui sanpietrini del centro. Eravamo vicini al Pantheon.
Uscimmo entrambi dall'abitacolo.
Mi guardai attorno, senza vedere veramente.
-Eccola lì, Beck...-
Mi voltai verso Davide e seguii il suo sguardo, nero, mortale.
E lei era stesa a terra, sanguinante.
Corsi a perdifiato e mi buttai al suo fianco.
Il suo collo era tagliato, cercai di tirarla su, con il terrore che la testa potesse staccarsi dal resto del corpo.

Dal bambino che non c'è più...

Le lacrime sgorgarono dal loro rifugio. Liberarono i miei occhi.
-Bea...apri gli occhi...-
Una mano si poggiò sulla mia spalla. La strinsi con una delle mie. Credevo fosse Davide.
Mi voltai.
E lanciai un grido acuto, straziante.
Christopher.
-Shhh...calma Rebecca. La tua amica è viva, in fondo. E comunque, nessuno le aveva detto di passare per di qui. Non credi che sia stata un'incoscente?-
i suoi occhi rossi brillavano, mostrando la sua sete ormai spenta.
-Vai all'inferno, mostro-
lui rise.
-Oh, ma çhere, non ti sei ancora resa conto che è questo l'inferno? Il mondo in cui siamo nati, cresciuti, morti e rinati io e Davide. E dove tu non hai ancora scoperto le facciate più oscure e dolorose...-
-Chris!-
Davide lo aveva chiamato. Mi girai assieme al vampiro, per ritrovarmi davanti una creatura dannata e furiosa.
-Non le torcerai un capello-
-Non oggi, Davide- Chris gli sorrise maligno -Sono sazio-.
Fu questione di pochi attimi. I due sparirono.
Cercai di comprendere cosa stessa accadendo e mi concentrai sui suoni attorno a me.

Stanno...combattendo.

Nulla era peggio di quel momento. Beatrice, accanto a me, si lamentò. Mi abbassai su di lei e le tolsi i capelli insanguinati dal volto.
-Andrà tutto bene...-
Ma quanto poteva essere vero?


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Capitolo 18
*** La paura che... ***


capitolo 18 Ecco qui il nuovo capitolo! spero che riuscirà a soddisfarvi come al solito (di questi tempi sono impegnata con lo studio per gli esami -_-"), l'ultima volta vi ho lasciato col fiato sospeso: la preoccupazione per ciò che accadrà alle ragazze e come se la caverà Davide contro Chris...io naturalmente non vi anticipo nulla, sta a voi scoprire cosa accadrà stavolta!  ;-p
Un bacione a TUTTE, sia chi commenta e chi non!
------->Sammy Cullen<-------
PS: ringrazio chi mi ha aggiunto tra i preferiti più recentemente, proprio non speravo in un seguito così accanito di lettrici! :-)
PS-2°: il titolo di questo capitolo è un omaggio al mio adorato Tiziano Ferro e ad una delle sue splendide canzoni!

18. La paura che...

Davide...resisti...

Era questo il mio unico pensiero. La paura. La paura che il vampiro -che avevo ormai capito di amare- perdesse contro Christopher. La paura che la mia migliore amica non riuscisse mai più a riprendersi e, soprattutto, la paura di perdere la mia vita.
Il dolore. Questo era l'unico motivo per il quale la morte mi sembrasse qualcosa da evitare. Non l'avevo mai temuta, sapevo che prima o poi sarebbe toccato anche a me farci i conti, ma avevo sempre sperato in un abbandono nell'oscurità un poco più tranquillo e delicato.
Il dolore...pensai un istante a ciò che avrei provato se i denti affilati di Chris mi avessero squarciato la gola, come aveva fatto con Beatrice.

Ti prego, Davide...

Cominciai a guardarmi intorno, cercando di distinguere le forme dei due combattenti, ma l'unica cosa che percepivo erano gli schianti dei due corpi forti e massicci.
La via era deserta, neanche un turista sembrava voler passare di lì. Questo mi fece stare un pò meglio. Mi sarei sentita peggio se altro sangue innocente fosse stato sparso.
Pregavo che Davide riuscisse perlomeno a metterlo fuori gioco, avendo modo poi di portare me e Bea in salvo.
Era questo il punto. Se le mie gambe fossero riuscite a smuoversi dal selciato, avrei tentato di mettermi al riparo con solo le mie forze.
-B...Beck...- abbassai il volto e mi ritrovai a fissare lo sguardo vitreo di Bea.
-Shhh...sono qui...con te...sono qui, tranquilla-
Non sapevo cos'altro dirle. Parlarle mi serviva per resistere, ma sembrava quasi che fosse morta. Non trasmetteva nulla e le mie parole risuonavano più normali a me stessa che a lei.

Ti prego...ti prego...

All'improvviso, una parete si sgretolò.
-Ah!-
Mi scansai, trascinandomi dietro Beatrice, cercando di schivare le macerie che crollavano sulle nostre teste.
Sentii un ruggito, forte e maledettamente terrificante.
-Davide!- cominciai a piangere nuovamente, stavolta però, c'era un motivo valido.
Era stato scagliato contro il muro spesso.
Sapevo che la sua perdita era una delle possibilità...in fondo Chris era più anziano, più potente, più esperto.
Cosa poteva Davide contro un vampiro di trecento anni e più?

...Niente...

Sentii il sangue gelarsi nelle vene, i pizzichi sul collo bruciare ardentemente, causandomi altre lacrime.
Chris comparve dal nulla, davanti a me, in piedi.
-Beck...a quanto pare Davide non era all'altezza- sbuffò, poi volse il suo sguardo color rubino verso le macerie, dove Davide stava immobile, come privo di sensi.
-No...non può essere...-
Lui mi guardò nuovamente.
-Invece può essere perfettamente, ma çhere!-
Il suo tono canzonatorio riuscì ad irritarmi profondamente. Se avessi avuto tanta forza quanta ne aveva lui, gli sarei saltata addosso pur di far sparire l'odioso ghigno che le sue labbra avevano formato.
-Muori, mostro schifoso-
-Ah no...credo che non sarò io a morire, sai?-
-Allora fai in fretta, non voglio stare qui a sentirti ancora per molto!-
lui rise, di un qualcosa che non riuscii a capire. Poi, in un attimo, si abbassò su di me, facendo ritrovare i nostri volti a pochi centimetri di distanza.
-Prima di ucciderti, però, voglio proprio sentire se baci bene come diceva Davide-.

Diceva.
Il fatto che Chris avesse usato il passato per parlare di lui mi causò una serie di singhiozzi.
Era morto davvero? Davide poteva morire?
Lanciai un'occhiata verso di lui, ancora steso immobile.

Davide...no!

Il mio amore. La mia fonte di vita...inerte. Non riuscivo a sopportare quella vista.
-Uccidimi-
Christopher ghignò. -Così in fretta? Non prima di avermi schioccato un bel bacio...forza, Rebecca, impegnati-
-Uccidimi e basta, stronzo...-
Lui mi trafisse con lo sguardo, poi mi prese per il mento e fece sì che alzassi il volto...si avvicinò pericolosamente e...
un colpo.
Un colpo deciso.
Fu l'oscurità.

Cosa sta accadendo? Perchè il buio? sono morta?

-Becky...-
aprii gli occhi...e quasi mi prese un colpo.
Davide. Davanti a me, stremato, tremante, ma con un mezzo sorriso.
-Davide...- gli buttai le braccia al collo.
Guardai intorno a me, e vidi un falò.
-Cosa...?-
ma lui mi mise un dito davanti alle labbra. - Calma...è finita...l'ho colpito quando era impegnato con te. Non ero morto...ci vuole ben altro!-
-Quel fuoco..-
-Sì...sono i suoi resti...è cenere ormai. Sei svenuta per un paio di minuti, mentre procedevo con il "rituale"...Avrei dovuto ribellarmi a lui molto prima, ma non credevo che tu potessi diventare la causa di tutto questo!-
Stavo per lasciarmi andare in un oceano di stanchezza. Volevo solo chiudere gli occhi e dimenticare...almeno un pò.
-Portaci via...-
-Sì amore mio, subito-.

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Capitolo 19
*** Tra sogno e realtà ***


capitolo 19 Ciao a tutte care lettrici, in questi giorni sono molto, molto nervosa...sigh...si avvicinano gli esami XD peggio di così...-_-"
ma sorvoliamo su questo punto...
Bene, vi lascio e vi auguro una buona lettura!
Okay, tutti ai propri posti...si legge!

19. Tra sogno e realtà

-Dormiremo tra petali di rosa, assaporando l'oscurità che ci avvolge, e sogneremo un calore così immenso e dolce che, come il profumo dei fiori, scopriremo essere pura magia-
Davide creava versi sul momento, e li recitava ad alta voce, cullandomi tra i meandri più profondi e sconosciuti della notte e dei sogni.
Il mio respiro era lento e tranquillo, sapevo ormai che era lui il mio unico toccasana.
-...Sarà la luna a cullarci tra fate e folletti di foreste incantate...o l'amore denso e ricco di esotiche fragranze...sarà la tua pelle liscia e candida a farmi vacillare in un baratro di stelle-
di tanto in tanto sfiorava con le labbra il mio orecchio e poi continuava col suo comporre versi.
Nell'oscurità della camera da letto solo un leggero scintillio di luna riusciva a creare la giusta atmosfera alle sue parole.
-Davide...-
-Mmh?-
-Domani possiamo andare a trovare Beatrice?-
ci fu in minuto di silenzio, durante il quale pensai che forse cominciasse a stancarsi di tutto questo. I miei pianti improvvisi, gli sbalzi di umore, il tremore a contatto con le sue mani gelide di tanto in tanto, e il continuo preoccuparsi della mia amica.
-Va bene amore...domani andremo a trovarla-
mi girai verso di lui -Ti amo-
lui sorrise -Credo di averlo sempre saputo- e le sue labbra sfiorarono le mie -Cosa può definirsi tormento, se non le tue labbra così morbide e rosee? cosa può definirsi piacere, se non i tuoi occhi lucidi e lo scintillio lunare che emanano?-
risi piano e mi lasciai andare ad un sonno profondo, abitato da stelle e fate scintillanti.

-Sveglia...Becky, forza o faremo tardi a scuola-
lasciai che le palpebre si sollevassero per permettere alla luce che filtrava dalla finestra di illuminare il mio sguardo assonnato.
Davide era ai piedi del letto, con un vassoio tra le mani. Caffè, latte, fette biscottate, croissant tutti per me.
-Davide ma che...-
-Niente domande, fai colazione con ciò che vuoi e poi vestiti, ma veloce-
-Sembri mia madre...-
sorrise e poggiò il vassoio sul comodino al mio lato del letto.
-Vado a tirare l'auto fuori dal garage...quando torno voglio trovarti pronta-
-Sì, mamma...-
scomparve un attimo dopo avermi schioccato un bacio leggero sul collo.
Mischiai il latte ed il caffè, per farmi un cappuccino, poi presi un croissant e ce lo affogai.
riuscii a fare la stessa cosa per tre volte, prima che lui comparisse di nuovo.
Alzò un sopracciglio.
-Ancora a questo punto?!-
-Uhm?- ero ancora intenta a masticare un cornetto zuppo di latte.
-Beck, sono le sette meno un quarto-
-Oh cavolo!-
balzai giu dal letto e prima che riuscissi a raccogliere i vestiti sparsi a terra e a fiondarmi in bagno, lui mi bloccò per i fianchi e disse ridacchiando -Non riuscirai mai a fare in tempo, Rebecca-
-Invece sì!-
-Scommettiamo che se ti do una mano farai in un attimo?- il cambio di espressione, da scherzosa a seria, mi fece vacillare.
Sbuffai. -Fai di me ciò che vuoi allora...- e buttai le braccia sui fianchi, inerme.
-Potrei prenderlo come un invito per altro, sai?-.
Mi prese in braccio e mi portò velocissimo in bagno. Aprì il getto caldo della doccia e poi veloce mi tolse di dosso la sua camicia bianca, che avevo indossato dalla sera prima, e mi adagiò sulla superficie della vasca. Prese ad accarezzare il mio corpo con una spugna morbida...sospirai rilassata e lui si abbassò su di me baciandomi la fronte. Poi mi aiutò ad asciugarmi e mi vestì come fa una madre premurosa con la figlia il suo primo giorno di scuola.
Mi lasciai spogliare e rivestire, baciare e mordere.
Era bellissimo il tutto, sommato in unica cosa...sembrava il paradiso.

***

Nel cortile della scuola c'era una gran confusione. Più della metà degli studenti, dal primo al quinto anno, non facevano altro che parlare dell'incidente avvenuto una settimana prima nei pressi del Phanteon.
Avevo sperato in vano che ciò che era accaduto quella sera non venisse risaputo in giro...ma forse Roma intera ne era a conoscenza.
Naturalmente nessuno, oltre me, conosceva la causa del tremendo crollo della palazzina.

Sono tutti ignari di ciò che alberga in questo mondo...

Mi voltai verso Davide. Il suo volto era contratto dal nervosismo. Il ricordo di quella sera era doloroso persino per lui.
Gli strinsi la mano, cercando di trattenere le lacrime.

Beatrice...anche lei è ignara, in fondo. Perchè non le ho detto cos'era Davide? perchè di tutti i segreti che ho mai avuto, non le ho svelato il più pericoloso, almeno per metterla in guardia?

Mi odiavo nel profondo. Era causa mia se Bea si trovava barricata in casa sotto le cure dei genitori e gli sguardi attenti di dottori e psicologi.

...A questo ci ha portato il mio amore oscuro, in fondo...










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Capitolo 20
*** Sguardo perso ***


capitolo 20 Ogni volta penso che non sia possibile, ma poi, leggendo le vostre svariate recensioni, capisco che è proprio un dato di fatto! la storia vi piace!
Sono felicissima, e vi ringrazio dal profondo del mio cuore. Siamo arrivate al capitolo 20. Insieme. Che bello sapere di aver percorso questo cammino "letterario" insieme ad altre...avere compagnia, appoggio e naturalmente critiche costruttive da voi mi manda al settimo cielo!
Mille grazie.
°*°*
S@mmY Cull£N°*°*

20. Sguardo perso

In classe regnava un silenzio così assoluto da sembrare quasi imbarazzante. Davide mi aveva detto comprensivo che avrei potuto sedermi al banco assieme a lui, ma lo spazio vuoto accanto a me, in un modo alquanto assurdo, mi consolava. Non seguivo le lezioni negli ultimi tempi, ma a nessuno sembrava importagliene, tanto meno ai professori, che nei miei riguardi erano diventati perfino più lascivi.
Avevo il sospetto che il mio ragazzo c'entrasse in qualche modo...
possibile che avesse ipnotizzato l'intero corpo docenti?
La vocina nella mia testa era arrivata ad una sola conclusione: sì.
Il mio sguardo vagava ogni istante sulle scritte che rallegravano la superficie liscia del banco. Erano tutte opera di Bea.
Alcune erano consumate e sbiadite-residui di un'uni-posca quasi scarica-, altre invece brillavano e riflettevano i colori.
Una mi colpì in particolar modo: "L'amicizia è come un filo sottile, se viene tirato può spezzarsi" sorrisi. Forse a causa di un riflesso involontario. Sentii una fitta al cuore. C'era una parte di lei in quelle frasi. La sentivo lì, vicino a me, ancora vivace, con gli occhi attenti e accesi di luce propria.
-Beck...-
la voce familiare fece sì che alzassi gli occhi, e che tornassi al presente.
Davide era in piedi davanti a me.
I nostri compagni giravano rilassati per l'aula. Aggrottai la fronte, confusa. Che ora era?
-Amore, c'è l'intervallo-
non avevo sentito la campanella suonare.  Troppi pensieri per la testa.

No...solo uno, Rebecca.

Beatrice. Avrei potuto definirla un'ossessione, ma sapevo che era solo nostalgia.
Mi feci forza e risposi a Davide.
-Sì...hai ragione...è l'intervallo, ci vuole una pausa ogni tanto, no?- cercai di sorridere.
Lui ricambiò, lo sguardo teso e preoccupato rivolto al mio viso.
-Tranquillo...è tutto okay-
annuì, ma sapevo che non ci sarebbe mai cascato.
Si vedeva lontano un miglio che ero vicina a deprimermi.

Mi alzai, strinsi la sua mano e lo trascinai vicino alla porta. Mi poggiai alla parete, con lui al mio fianco, ed iniziai ad osservare gli studenti più piccoli sparsi nel corridoio. Sospirai sommessamente -Ricordi quando ti venni addosso?-.
Lui rise leggero -E come potrei scordarmi? tu eri bellissima...avevi già catturato la mia attenzione, sentivo che avresti segnato la mia esistenza...-
-Io e Bea eravamo in bagno...- lo guardai. Rimase in silenzio, voleva che continuassi -...E lei mi disse che avevo la testa fra le nuvole...che non l'ascoltavo. Aveva capito che qualcosa mi aveva colpito di te...-
-Cosa?-
-I tuoi occhi-
Strinsi più forte la mia mano alla sua. Lui mi accarezzò il viso. Esplosi in un pianto strozzato, ritrovandomi stretta a Davide in un istante. Non riuscivo a cancellare i ricordi. I ricordi di una vita un tempo normale che era stata sconvolta.
-Shhh...guardami-
rimasi con la testa affondata nel suo petto scolpito.
-Beck...guardami-
respirai a fondo e alzai gli occhi verso il suo volto.
-Ogni qualvolta tu ti senta triste, sappi che io ci sarò-
E mi posò un bacio leggero sulla fronte -Ma ti prego, non negarmi il tuo splendido sorriso-.

All'uscita io e Davide fummo bloccati da Mirco.
Il ragazzo aveva delle occhiaie profonde, sembrava che non avesse dormito.
-Rebecca, passi a casa di Bea oggi pomeriggio?-
-Sì...credo di sì-
sorrise appena -Puoi dirmi se sta migliorando, poi?-
-Certamente-
Subito sembrò un pò più sereno -Ti ringrazio-.

°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°

Alle quattro Davide venne a prendermi sotto casa, dopo tre ore di lontananza, che mi erano sembrate un'eternità.
Mia madre e Gabriele non fecero domande, mio fratello si limitò a fare un cenno col capo al mio fidanzato dal balcone.
Non si vedevano spesso. I motivi potevano essere molti, dal mio timore che Davide perdesse il suo autocontrollo, a quello di non voler restare senza l'unica persona che riuscisse a farmi star bene.
Arrivammo a casa della mia amica con meno di trenta minuti. Non mi era stato possibile osservare la strada che scorreva, a causa della velocità con cui Davide era solito guidare.
Salimmo le scale fino al terzo piano e suonammo il campanello.
Venne ad aprirci un uomo di mezza età, alto e allampanato, con i capelli brizzolati e degli occhiali a mezzaluna che scivolavano dal naso a punta.
-Chi siete?-
-Due amici di Beatrice...-
l'uomo sembrò ricordarsi di un impegno ormai da rimandare.
-Ah. Certo, certo...entrate. Scusate la brutta accoglienza, ma i padroni di casa non ci sono ed io...sono uno degli osservatori-
-Uno psicologo?- chiesi.
L'uomo annuì e ci fece strada. Non sapeva che conoscevo quella casa meglio delle mie tasche. Meglio di lui.
Prima che io e Davide entrassimo in camera di Bea, ci bloccò con un braccio e sussurrò -Vi consiglio di non fare mosse azzardate, e soprattutto di non toccarla-
-Perchè?- il mio tono era di sconcerto.
Lui si schiarì la voce e cercò di spiegare in modo semplice, con poche parole -Reagisce violentemente ad ogni contatto. Io ed i miei colleghi pensiamo che sia a causa della violenza che ha subito-
annuii, facendogli capire che avrei fatto come aveva detto.
Mi feci forza e aprii la porta...

Bea era lì. Stesta sul pavimento. In posizione fetale, abbracciando le gambe unite.
Alzò la testa. I sui occhi si fissarono nei miei. Rimasi in silenzio, cercando un contatto con Davide. Le sue dita sfiorarono la mia schiena, e riuscii a parlare.
-Bea...- il tono della mia voce era basso, forse troppo. Ebbi il timore che non riuscisse a sentirmi.
Lei mugugnò, ma non conferì parola.
-Ti ricordi...ti ricordi...- ma non ci riuscivo. La mia lingua doveva essersi annodata. Singhiozzai.
-...Ti prego...torna la Beatrice di una volta-
e la ragazza fece un gesto, se pur piccolo. Aggrottò la fronte. -Ti ricordi chi sono?-
se avesse detto il mio nome...
lei schiuse le labbra, strizzò gli occhi lucidi e dalle pupille dilatate -...B...Beck-

Dio ti ringrazio...

Non ragionai per un istante, e quello bastò per rovinare tutto.
Mi lanciai su di lei e la strinsi tra le mie braccia.
Fu questione di pochi attimi. La mia amica spalancò gli occhi ed iniziò a graffiarmi e a gridare.
-Ah!-
-Beck!- Davide riuscì ad allontanarmi da lei, e mi strinse in un abbraccio protettivo.
L'uomo di prima ricomparve sulla soglia teso. -Meglio che ve ne andiate subito-
Feci in tempo a vederlo prendere una siringa, con dentro una sostanza che pensai essere del tranquillante.
Davide mi trascinò via.
Prima di chiuderci la porta alle spalle, le grida di Bea cessarono.

°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*°
Ringrazio:

Maharet: Grazie tante per l'ultima recensione, sono felice che questa storia -e i protagonisti- piacciano anche ad una persona più grande! e di nuovo, non mi stancherò mai di ripeterlo, QUEL LUPO MAGARI CREPA!!! comunque per ora gli esami scritti non vanno così male...speriamo bene per quelli orali! e (un consiglio) se proprio devi farmi gli auguri, puoi dirmi "in bocca al licantropo"! ;-p omaggio al tuo personaggio preferito di un certo libro...^^
_Sefiri_: ringrazio anche te per l'augurio che riesca a passare gli esami ^^ sempre questo lupo messo in mezzo...mi sa che è vero che perde il pelo ma non il vizio!...se mi tocca dire nuovamente CREPI  credo che questa razza si estinguerà -_-" gliela tiro sempre...sono felicissima che il capitolo precedente a questo ti sia piaciuto! spero di non averti delusa stavolta.
Bells87: Quando ho letto la tua recensione ho quasi avuto l'impulso di mettermi a gridare dalla contentezza! nessun "in bocca al lupo!"^^ comunque...non sai quanto impegno ho messo per scrivere dettagliatamente in quali rapporti fossero i due piccioncini ;-p e sono felice che ti siano sembrati teneri.
Soad: tu sei una nuova arrivata, perciò per cominciare ti do il benvenuto in questa community di lettrici e ti ringrazio per esserti incuriosita per quanto riguarda il mio racconto "Les ombres du la vie"...spero continuerai a seguire entrambe le storie!
Momob: Eh lo so...una mamma come Davide non sarebbe niente male, ma purtroppo come hai detto tu non si trova da nessuna parte! comunque si rimedia in fretta, se hai fortuna, puoi trovare un ragazzo molto galante! (e dico -se hai fortuna- perchè i ragazzi sono un pò sciocchi di questi tempi...XD)

....E TUTTE LE LETTRICI CHE LEGGONO SENZA COMMENTARE!!! è UN PIACERE SAPERE CHE SEGUITE QUESTA STORIA ;-P
 

 

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Capitolo 21
*** <<...L'amore è per sempre?>> ***


capitolo 21 Ecco qui il capitolo 21, spero possa piacervi. Ci ho ragionato un pò -in verità ho voluto riguardare la storia dall'inizio alla fine- e credo di avere qualche altro spunto per gli ultimi episodi...eh già...ora sì che ci avviciniamo alla fine...ma sono ancora un poco indecisa se farne il continuo oppure no! quindi non tutto è perduto. Voi sperato solo che il mio estro creativo decida di rimanere attivo!
Un bacione.
>Sammy Cullen<
PS: scusate se è corto ;-P

21. <<...L'amore é per sempre?>>

Rimasi a fissare i contorni sfocati di un paesaggio quasi invisibile per tutto il tempo, in auto, durante il tragitto che mi ricongiungeva a casa.
Davide non parlò, mai. Neanche respirava. Solo di tanto in tanto mi giravo verso di lui, con lo sguardo sempre fisso sulla strada davanti a se, per registrare ed incanalare ben bene nella memoria quei particolari del suo volto che mi erano sfuggiti fino a quel momento.
Avevo la terribile -e spiacevole sensazione- che prima o poi ci saremmo potuti dividere. Ed il problema maggiore era che, semmai fosse accaduto, non sapevo come.
Mi avrebbe uccisa? Qualcuno lo avrebbe scoperto e sarebbe riuscito a spalgere la notizia prima che fosse fermato?
Cosa poteva portarci alla separazione, al distacco?
Non ne avevo idea, ma di ipotesi ce n'erano abbastanza schiacciate nella mia mente.

-...Davide...-
-Mmh?-
-...L'amore è per sempre?-
i miei occhi si fissarono sul suo volto. Aggrottò la fronte bianca e distolse per un solo attimo i suoi occhi color rubino dalla strada, per osservare un istante il mio viso, cercando di capire il motivo di quella domanda così improvvisa.
Il bello? Non sapevo neanch'io come fosse venuta fuori. Non capivo da chi avessero ricevuto il comando di schiudersi le mie labbra.
-Perchè mi fai questa domanda?-
Cercava in tutti i modi di arrivare ad una soluzione.
Feci spallucce -Parlo del nostro amore-
lui sembrò comprendere un pò più di prima.
Finalmente vidi il suo petto alzarsi per compiere un respiro, e poi un altro e un altro ancora...
-Per sempre. Odio questo termine. Beck, non potrà mai essere per sempre...pur volendolo con tutto me stesso, perchè ho capito che sei la mia unica fonte di vita, di energia...-
Qualcosa dentro di me si spezzò. Ma ora come ora, non saprei dire bene cosa.
-Perchè?-
lui s'irrigidì.
-Mi sembra chiaro abbastanza, Rebecca. Pensaci, io sono condannato a un intera vita di solitudine, tu non potrai fare la differenza ancora per molto. Ti stancherai dei segreti, del terrore di poter diventare solo una fonte di nutrimento...potresti addirittura fare la fine della tua amica...e poi, cosa più importante, non sei immortale-
-E quindi?-
-Santo cielo Becky! non vivrai per sempre. Il tuo cuore un giorno smetterà di battere, il tuo sorriso si smolzerà, i tuoi occhi saranno vitrei e privi di quel bagliore che tanto amo...capisci? tu morirai-
La consapevolezza mi colpì come una doccia fredda. Sarei morta. E se avessi scelto di restare sua per tutta la mia vita, la mia esistenza sarebbe stata difficile, faticosa, e vuota.
Avevo sempre avuto un sogno, fin da piccola. Una famiglia mia. Un marito, un figlio o due, un cane ed una casa...un ritrovo per noi, tutto nostro.
Uno di quei sogni che si vedono solo nelle pubblicità delle merendine per i piccoli e del Mulino Bianco.
Un idea mi balenò per la testa, bastò un solo attimo a farmi rizzare i peli sulla nuca.

E se avessi scelto la via più facile? Se avessi deciso di abbandonare la mia vita da umana per diventare una vampira?

Purtroppo, quasi inconsapevolmente, i miei pensieri presero forma, e diventarono parole pronte a far scatenare l'ira di Davide.
-E se....-
-Continua- la sua voce era ferma, come i suoi occhi.
-Se ti chiedessi di trasformarmi?-
la Smart frenò così bruscamente che, se non avessi avuto la cintura di sicurezza, mi sarei ritrovata incollata al vestro.
Fu questione di un secondo, minimo.
Davide scese dall'automobile, arenata sul ciglio di un marciapiede, sul lungotevere.
Mi feci coraggio e lo seguii.. Ecco. Questa reazione me la sarei aspettata in un qualunque momento.
-Davide, aspetta! fermati...-
quando lo raggiunsi quasi gli andai contro. Si bloccò all'improvviso e si voltò di scatto. I suoi occhi erano neri, ma non per la sete.

-Ti rendi conto di ciò che hai appena detto?-
-S...sì-
-E come puoi essere così tranquilla?  Beck, qui si tratta di farsi uccidere! E, oltretutto, hai fatto i conti troppo in fretta. Io non voglio far cessare i battiti del tuo cuore, ricordi?-
Sì. Mi ricordavo delle sue parole...aveva sempre ammesso di non volermi togliere la vita, ma...
-Ma qui non si tratta di uccidermi, Davide! io sarei viva...camminerei, osserverei il mondo come ho sempre fatto e proverei le stesse emozioni di sempre!-
ruggì la sua risposta, il suo ultimo diniego -Scordatelo Becky, tu resti umana-.
Mi arresi all'evidenza dei fatti. Mai e poi mai avrebbe ceduto alle mie suppliche. Annuii, senza riuscire a conferire parola. La voce mi si era smorzata, non volevo sembrare debole e vigliacca di fronte alla sua furia.
Respirò a fondo, poi parlò nuovamente.
-Sai che l'unico motivo per il quale m'interstardisca a lasciarti umana è perchè ti amo-
cercai di sorridere al suo cambio di umore, da furibondo a dolce.

Mi accarezzò una guancia e rise. -Ti ho messo così paura da farti perdere persino la voce, eh?-
-No...ma quale paura...- il tono basso e insicuro tradì la sfacciataggine che avevo cercato di usare come copertura.
-Rebecca....-
-Sì?-
-Perdoni la mia natura?-
-L'ho già fatto una volta, no?- e finalmente gli regalai un sorriso, dolce, intenso, vero.

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Capitolo 22
*** Che sarà di noi ***


capitolo 22 Ed ecco il capitolo 22...spero che riesca ad accontentarvi come i precedenti! non sapete quanto vi sono riconoscente. Mi avete sempre seguito con interesse...certe di voi si sono persino emozionate con i vari capitoli....grazie mille ragazze.
Un bacione affettuoso.
Sammy Cullen

22. Che sarà di noi

Mio fratello e la sua ragazza erano impegnati in un fitta "conversazione" stesi sul divano in salotto. Mia madre era uscita, conscia del fatto che li era -e si sentiva- di troppo.
Io, per quanto mi riguarda, avrei desiderato con tutte le mie forze, in quel momento più che in altri di poter morire. Subito però, quasi come se fosse un tick nervoso, sentii risuonare nella mia testa le parole di Davide e mi lasciai sfuggire un'imprecazione, diretta più al nulla che a qualcuno in particolare.
Non riuscivo a studiare -l'unico motivo per il quale ero costretta alla restrinzione in casa- e non potevo andare dal mio fidanzato. Papà aveva dato dei giorni di visita e di uscita, spiegando a Davide che la mia priorità era lo studio. La cosa peggiore? Lui si era trovato d'accordo con mio padre!

Voglio morire.

E me lo ripetevo in continuazione, ogni qual volta in cui sentivo le idiozie che Gabry diceva alla sua ragazza.
Cose del tipo "Sei la mia cucciola" oppure "Dimmi che non mi ami se hai coraggio" e lei a ridere come un'ochetta.
Non l'avevo mai sopportata. Giorgia.
Già solo come si chiamava la diceva lunga...tutte le ragazze con quel nome che avessi conosciuto nella mia vita si erano rivelate per quello che erano -e non mi soffermerò di più su questo punto-.
Sbuffai e decisi di ribellarmi ai comandi di mio padre.
Oltretutto, pensai, se i due piccioncini avessero avuto casa libera mi sarebbero stati riconoscenti.
In un secondo avevo preso il telefono e mi ero diretta con lo zaino in spalla verso la porta d'ingresso.
Ci fu un solo squillo.
-Beck-
Io sorrisi in un riflesso automatico. La sua voce. Non riuscivo a resistergli.
-Ciao...-
-Che succede?- il suo tono era già quello di chi si preoccupa.
-Niente, tranquillo...vengo da te-
-Non è il giorno delle visite, dovresti restare a casa a studiare per il compito di greco-
Mi lasciai sfuggire un lamento e rilanciai prontamente una risposta -C'è mio fratello con la ragazza...e disturbano alquanto la mia solida concentrazione-
lo sentii ridere -Se è così solida i due non dovrebbero essere un problema-
Digrignai i denti e dissi solamente -Sarò da te il prima possibile-. Con sole tre fermate di autobus arrivai vicino al suo quartiere. Decisi di farmela a piedi. Camminare mi rilassava, avevo del tempo per riflettere.
Ad ogni passo arrivava un pensiero. Ognuno di questi era però assurdo.
Non facevo altro che riascoltare le parole di Davide e creare una specie di classifica mentale sui pregi e i difetti che la mia trasformazione in vampira avrebbe potuto comportare.
Mi accorsi tristemente che c'erano molti più difetti, o effetti collaterali.
Lungo il tragitto incrociai l'ingresso di una piccola libreria polverosa. Mi accostai al vetro e vidi tre libri messi in fila, l'uno di fianco all'altro come una catena.
Lessi i titoli e ne feci una traduzione. Crepuscolo, Luna nuova, Eclissi.
Mi parvero interessanti, così entrai nel piccolo negozio e li comprai.
Quasi mi venne da ridere. Ecco il libro che mi aveva fatto pensare alla natura strana e pericolosa di Davide.
Lessi la trama di Twilight e cominciai a ragionare, passai poi alle altre due e constatai che in fondo non mi trovavo molto meglio della protagonista.
Amavo un vampiro e quel vampiro aveva deciso di tirarla per le lunghe.
...Non voleva trasformarmi...
amore. Così aveva deciso di definirlo. Ma se invece fosse paura? Paura di non riuscire a lasciarmi in vita?
Infilai i tre volumi nello zaino e cominciai a correre, veloce.
Solo una domanda nella mia testa, solo un idea confusa che cercava una risposta, una certezza.

Arrivai davanti a casa di Davide sfinita, ma ancora in piedi.
Corsi persino per le scale.
Suonai il campanello e appena la porta si aprì incrociai il suo sguardo color rubino acceso.
Ma non mi volli soffermare su quegli occhi, parlai e basta.
-Davide, dimmi che sarà di noi-.>-Rebecca....-
la sua voce era un sussurro. L'espressione combattuta di chi non trova le parole per spiegare.
-Ti prego Davide...io ho bisogno di una certezza. Ho bisogno di te, lo so questo, ma...a cosa porterà la nostra storia? Ci sarà un futuro per noi, se facciamo come vuoi tu?-
Capì cosa intendevo. Abbassò lo sguardo e parlò tristemente.
-Mia. Questa è tutta colpa mia...ti ho distrutto la vita, Becky...la realtà nella quale ti sentivi protetta. La normalità della tua vita umana-
Poggiai le mie mani sul suo viso, senza cercare di farlo alzare, sapendo in modo certo che non ci sarei riuscita.
-Devi decidere tu...io sono pronta a tutto. Aperta a tutte le offerte-
Lasciò andare un sospiro, poi mi guardò in volto e cercò di sorridere.
-Sei tu la mia vita-
-E...?-
-E possiamo trovare un accordo-.





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Capitolo 23
*** L'ULTIMO BACIO ***


capitolo 23
23. L'ultimo bacio

Passarono i giorni, i mesi...e ancora non era cambiato nulla.
Le mie giornate si dividevano tra le visite a casa di Beatrice, per cercare di aiutarla a migliorare, a tornare la ragazza di sempre, e lo studio faticoso per conquistare la certezza di arrivare al mio ultimo anno di liceo.
Le notti erano invece affollate di sogni, tutti causati dalle splendide parole che le labbra di Davide sussurravano al mio orecchio.
Il nostro accordo era stato fatto.
Il giorno del mio compleanno, avrebbe tentato -per la prima volta- di creare una creatura come lui. Un vampiro.
Mancava pochissimo.
Una settimana. Ecco quanto restava al mio cuore prima di cessare i suoi battiti.

***

-Buon giorno-
le prime parole che udii dopo aver aperto gli occhi.
Mi rigirai, cercando con una mano il suo corpo tra le lenzuola. Non lo trovai.
Aggrottai la fronte e mi misi a sedere, con la schiena poggiata alla parete dalle tinte color crema.
Lui era ai piedi del letto, seduto su una sedia, intento a studiare i contorni del mio viso.
Il silenzio si fece largo nella camera, piano, piano.
Mi rilassava. Non avrei mai rotto quell'atmosfera, sarei potuta vivere in quel modo per sempre. Io, Davide, una camera da letto e la pace di chi non pensa ad altro che al suo amore.
-...'N giorno...-
lasciai che le mie labbra gli donassero un mezzo sorriso. Uno di quelli che si fanno quando il sonno ancora si fa sentire.
Ricambiò in quel suo modo tanto perfetto e speciale.
Non si mosse, al massimo sbattè le palpebre. Neanche respirava.
-Cosa c'è?- non capivo il modo in cui mi guardava, la voce dolce, ma con un filo sottile di agitazione.
Lui si alzò e in pochi attimi mi imprigionò tra le sue braccia, facendoci ritrovare imprigionati in un groviglio di lenzuola.
Le sue labbra sfiorarono il mio collo e si soffermarono sul punto in cui solo due cicatrici minuscole lasciavano un impronta certa del suo passaggio nella mia vita.
Ebbi un fremito, ma pensai che fosse l'adrenalina, forse mista al mio solito imbarazzo.
Non volevo ammettere che era paura.
-Davide...che stai fac...-
ma non terminai la frase, perchè le sue labbra avevano raggiunto le mie, risalendo veloci dal punto precedente.
Mi lasciai spogliare e accarezzare, abbandonando tutta me stessa al suo tocco leggero.
Ci unimmo così. Presi dall'attimo, cercando di trovare l'uno nell'altra qualcosa d'impossibile.

Alla fine, stretta tra le sue braccia, lo sentii accarezzarmi la schiena ed i fianchi.
Sospirai.
Era così bello essere lì, con lui.
Mi baciò la linea dritta del collo e poi, finalmente, parlò -Domani, Rebecca, tutto ciò che hai vissuto in questi diciannove anni di vita svanirà...-
E di nuovo fui colpita dalla verità che le sue parole celavano.
Sarei morta. Sarei rinata. Sarei rimasta me stessa.
-Non hai paura, Becky? Non pensi di voler cambiare idea?-
agitai la testa fortemente, ma dentro di me non ero più certa di niente.
Mi restavano meno di ventiquattr'ore...
-Lo sai cosa mi preoccupa, Davide?-
-No, cosa?-
-Il fatto che lascierò alle mie spalle ciò che mi è più caro per seguire qualcosa che per me ha la stessa importanza-
-Dimmi che non è l'immortalità ad interessarti...-
-No! no...sei tu-.
E mi regalò un altro sorriso, fresco, allegro, forse il più vero che le sue labbra avessero mai formato.

***
Diciannove anni. La mia ultima tappa.
Davide mi diede del tempo per prepararmi e riflettere, forse sperando in un repentino cambio di rotta.
Mi lasciò la giornata libera, dandomi così l'opportunità di gustare i miei ultimi attimi con la mia famiglia, di andare a trovare Beatrice e vederla finalmente sorridere, dandomi la certezza che ce l'avrebbe fatta, col tempo.

Fu uno dei giorni più belli della mia vita, anche se l'ultimo da essere umano.
Quella sera venne a prendermi. L'agitazione era tanta. La paura? beh, cercavo di non farci caso.
Lui era sempre lo stesso, forse più teso del solito.
Il terrore era tanto per lui quanto lo era per me.
Mi portò in un luogo che non conoscevo. Non saprei dire in quale punto di Roma.
Un giardino, molto simile ad un labirinto.
Mi prese per mano, accompagnandomi fino al punto più isolato ed interno, dove in un semicerchio padroneggiava una panchina, imprigionata in un groviglio di rami stracolmi di rose rosse.
La luna quella notte brillava alta nel cielo, piena.
Trattenni il fiato e attesi.
Lui mi sorrise, e mi fece accomodare accanto a se, su quel legno consumato e umido.
Chiusi gli occhi, quando sentii le sue labbra gelida sfiorarmi la gola.

Ed ecco la fine, quindi...ma no, non la fine...l'inizio.

Prima che i suoi denti perforassero la mia pelle, mi disse le uniche parole che desideravo sentire in quell'attimo.
-...Per sempre...-
e gli donai tutta me stessa, assaporando il dolore e il piacere che l'ultimo bacio oscuro mi dava.

 


 

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