What's going on Sherlock Holmes?

di Dark_shadows 04
(/viewuser.php?uid=268555)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The death of woman ***
Capitolo 2: *** Flashback: Moonlight shadows ***
Capitolo 3: *** Three years later ***



Capitolo 1
*** The death of woman ***


Era lì, impotente; per la prima volta qualcuno era riuscito ad ingannarla. Se lo sentiva che sarebbe accaduto.  Adesso ,però, non poteva fare più niente. Gli avvenimenti erano trascorsi  talmente in fretta che ella non poteva escogitare un piano di riserva. Forse, sperava che LUI potesse salvarla ancora una volta. Sperava.  Intanto era lì in piedi. Legata con i polsi dietro un pilastro. Rinchiusa in una cantina. Il luogo era  tetro , caratterizzato principalmente dalle finestre della “prigione” ,che erano state offuscate. Ma un filo di luce filtrava dal tessuto torbido. Quel colore le faceva venire in mente quella volta in cui aveva incontrato, per la prima occasione Sherlock. Ella riuscì a insinuarsi  nei suoi pensieri e da allora non era riuscito a scacciarla via. In ogni caso, i due riuscivano sempre a prevedere quale fosse  la mossa che  l’altro escogitava e finiva sempre con la fuga di Irene. In un modo o nell’altro riusciva sempre a cavarsela , ma non era sicura che anche questa volta ne potesse uscire viva. Nel frattempo l’odore della muffa si sentiva sempre di più e si rendeva conto  della  presenza di un odore acre di sangue. Molto probabilmente, quella stanza fungeva da luogo ove ,il suo anfitrione, si dilettava a torturare i malcapitati che si fidavano di lui . Infatti,il suo aggressore era lo stesso individuo che, sei giorni fa , si mostrò affettuoso e bonario con lei. Lo stesso individuo che la aiutò a scappare dal braccio della morte  che le protese Moriarty o meglio il professor James Moriarty. Fortunatamente che era riuscita a focalizzare nella sua mente la mappa dell’ edificio dove era rinchiusa e poteva vederne l’uscita. Ma, le mancavano molti pezzi del puzzle se voleva riuscire a fuggire.   Mentre formulava un ipotetico piano di fuga, esso  fu interrotto da dei passi. I SUOI passi. Erano  ben distinguibili. Quel passo felpato e rapido. Non c’erano dubbi erano i suoi. Erano quelli di Sabastian Moran. Egli una volta aperta  la porta ,discese le scale, quando ella  notò che aveva con se un borsone. Le balenò in mente l’idea che ci fosse qualche arma e che, per lei fosse giunta oramai la fine. Come per gli animali, pensava che aveva nascosto l’arma per non farla spaventare prima dell’ultimo minuto di vita. “Allora ,ti sei decisa a parlare?” le chiese squadrandola dall’alto in basso. Lei,però, era una ragazza decisa e determinata per cedere . “No, mai .Se sono qui da sei giorni e,non ho ancora deciso di parlare, le conviene prendere delle misure drastiche .Tanto può farmi quello che vuole perché io non parlerò. ” Una volta che la ragazza terminò di parlare,  Moran si accinse a estrarre un coltello dal borsone.  L’uomo  glielo passò delicatamente sopra  la guancia sinistra ,facendole solo un graffio. “ Sa, sarei molto dispiaciuto se dovrei eliminarla, Lei ha fascino , astuzia e intelletto. Tutte doti che sarebbe un vero delitto se andassero perse.”Era indignata da quell’individuo. Doveva saperlo che LEI non avrebbe mai parlato. Poi,se lo avrebbe fatto ,la avrebbe uccisa lo stesso. La gota le bruciava, ma aveva sopportato dolori ben più lancinanti di questo. All’improvviso il suo sguardo si perse nel vuoto e la faccia di lei si fece più sofferente. I lineamenti contorti in una smorfia di dolore lo mossero a compassione . La compassione che ella mostrava lo  faceva arrabbiare, poiché era in grado di mettere in luce la sua crudeltà. Così,con un impeto di ira, gettò il coltello per terra.”Si può sapere che diavolo le prende Irene?Se veramente Holmes teneva a lei ,adesso sarebbe qui a salvarla. Inoltre, non è nemmeno venuto da lei quando Moriarty stava per eliminarla. L’ha solo usata.In fondo le chiedo soltanto di dirmi gli ultimi sviluppi  di Holmes nel caso di Moriarty. Le ripeto che voglio solo sapere cosa sa di me . Le costa così tanto?” Per la prima volta Irene si mostrò  debole. All’ improvviso dagli occhi della Adler scesero dolci, le lacrime. Stava per piangere. “Perché fa tutto ciò? .” Disse lui  molto spazientito.” Si sta solo facendo del male.”. Continuò lui constatando che, il suo sguardo , esprimeva sofferenza. La sofferenza di chi sentiva il mondo crollarsi sulle spalle. “Lei è un mostro.”Disse, la ragazza in tono deciso e malinconico.“Non dica così. Sono in ballo i miei affari, il mio futuro. Tornerò tra qualche minuto. IO ho un cuore.” Detto questo le diede un bacio sulla guancia sana. Infine,prese le chiavi della porta e la chiuse a chiave.

Poche ore dopo, Moran ,fischiettando un motivetto deprimente, si diresse verso la porta . La aprì ed entrò“Irene.” Gridò Moran ,fissando il soffitto .Vide penzolare il corpo della donna  .Si era impiccata. Molto probabilmente non avrà sopportato l’ansia di morire. Subito Moran  corse a chiamare i rinforzi……


Note d’autrice:  Ho voluto dare un seguito all’ultimo film di Sherlock.  Penso di aggiungere ,man mano ,degli eventi passati , li nominerò Flashback. È  la mia prima storia che pubblico su efp. Spero che vi sia piaciuta. Però, non intristitevi per la morte di Irene. Continuando la storia le matasse si srotoleranno e le cose saranno più chiare.
P.S.vi prego di recensire e di farmi notare eventuali orrori grammaticali. Dopo tutto le critiche sono costruttive. XD

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Flashback: Moonlight shadows ***


Il sole era calato già da un pezzo,mentre la luna si rifletteva sulla Manica. Tra i vari elementi del paesaggio si insinuava, delicata, una brezza d’aria .Quel luogo ispirava un senso di calma e un inspiegabile senso di vigore. Certo , quella località era troppo lontana dal tipico quartiere di Beker Street e, di sicuro, anche se una persona avesse usato il treno avrebbe impiegato un giorno di viaggio. Erano uno di fronte all’altro…… Era una donna troppo astuta per commettere un errore. Non aveva mai fatto uno sbaglio in vita sua. Mai. Fino a quel momento. Ma ,infondo, l'errore che aveva compiuto era stato voluto. “Allora, finalmente ci incontriamo faccia a faccia.” disse l’uomo con un tono divertito. Aveva degli splendidi occhi marroni. Ti potevi perdere cercando di prevedere la sua prossima mossa ,attraverso un cenno rivelatore di quest’ultimi. In quel momento tali occhi la squadravano scrupolosamente, tentando di tracciare la storia della persona che gli si trovava davanti.”Oh mio caro ,anche lei qui? Che coincidenza” Ribatte la donna con una sfaccettatura di ironia nel suo tono. In realtà ,già sapeva perché era si trovava lì. Era venuto per riprendere un importantissimo gioiello. Si trattava di una pietra di inestimabile valore, incastonata in una splendida collana d’oro. “Suvvia Irene, non faccia storie e consegnami la collana” il suo timbro di voce assunse un carattere più autoritario del solito, quasi riuscì ad indurre la ragazza a consegnargli l’oggetto. “Mi dispiace, ma dovrebbe sapere che io non eseguo gli ordini senza avere un profitto personale.” Così dicendo si avvicinò all’uomo, accarezzandogli la guancia con il dorso della mano. Lui nell’immediato sorrise. “Beh! Pensi che il suo profitto sarà quello di non finire in galera” Era sempre così fedele alla legge. Seguiva sempre le regole ,se non gli erano di intralcio per fare giustizia. “Non le darò il gioiello e vivamente le consiglierei di andarsene. Sa com’è, il mio cliente sarà qui tra breve ed è un tipo a cui non piacciono gli ostacoli.” Assunse un tono di superiorità mescolato a quello di sfida .La giovane si voltò ,in modo da dargli le spalle. “Mi dia il gioiello, glielo ripeto per l’ultima volta . Non mi costringa a ….” “A cosa? L’ho battuta una dozzina di volte ,da quando ci siamo scontrati per la prima volta ,e non avrò problemi a batterla ancora.” Era sempre così decisa e irremovibile quando si fissava su qualcosa. Maledettamente irremovibile. Di scattò l’uomo le prese un braccio per far si che la Donna si potesse voltare e guardarlo negli occhi. Il colore degli occhi di quest’ultima era così intenso . Esprimevano un senso di sfida assieme a tenerezza? Non avevano mai manifestato tale sentimento. L’uomo di ghiaccio si sciolse a quella vista. Si avvicinò al volto della donna . Ne poteva sentire il respiro sul volto. “Sherlock tu che vedi tutto. Cosa sai dire di me?”. “Non c’è niente da dire. Ogni parola che userei ti sminuirebbe soltanto.”La donna arrossì. Holmes era diventato tenero. Solo lei era in grado di suscitare qualche stimolo in lui. Solo lei ne era capace. Irene si ricompose e, repentinamente ,si girò iniziando a correre. “Avanti Sherlock corra non mi faccia fuggire come l’ultima volta” Tra le sue varie sfaccettature c'era l'allegria. Non parlando della sua perspicacia, intelligenza e cultura. Erano simili ,ma allo stesso tempo diversi. Giunsero in una strada. Man mano che procedevano essa si diramava in vicoli sempre più piccoli e isolati. La donna impallidì vedendo che dinanzi a lei sorgeva un muro. Decise di voltarsi e , quando Holmes avanzava , lei indietreggiava. “I miei complimenti .Questa volta non si è fatto seminare.” Si accorse che era giunta alla fine di quella pazza corsa .Era con le spalle al muro. Il battito di lei si fece più irregolare. Si sentiva sempre più agitata. Un sentimento estraneo a lei. Odiava essere agitata o a disagio. Sicurezza e fermezza erano gli unici sentimenti che provava davanti a un ragazzo. “ Ha vinto , può riavere la collana. “ Così dicendo se la tolse dal collo. Ottimo nascondiglio. L’uomo non avrebbe mai pensato una simile collocazione…… “ La può tenere se vuole” Prendendola in mano gliela porse. Ci pensò, su tale decisione, ma questa soluzione gli parve più adeguata . La donna incerta annuì rindossando il gioiello. L’uomo accorciò la distanza tra le loro figure e, di scatto , appoggiò le mani sul muro non lasciando alcuna via di fuga alla ragazza. “Holmes le dispiacerebbe lasciarmi andare? Non vorrei far aspettare il mio cliente.” L’uomo assunse un aria seria e con il medesimo tono , decise di parlare. “ Irene a me non la dà a bere. So perfettamente che il gioiello non lo ha rubato per conto di qualcuno .Lo ha fatto per il semplice motivo che le piaceva” A quel punto Holmes sorrise e Irene ricambiò. “Come ha fatto a intuirlo?” . ”Non seguiva lo schema che usava quando rubava per commissione. Inoltre, avrebbe usato una custodia per contenerla e non lo avrebbe portata al collo, correndo il rischio di smarrirla.”Ci fu un momento di silenzio ove si sentiva solo il cantare dei grilli. “ Il prossimo martedì ci sarà una festa danzante . Un mio cliente per dimostrarmi la sua riconoscenza mi ha pregato di prendervi parte.”Irene sapeva dove voleva arrivare. Tutto quel giro di parole per chiedere una semplice cosa. La notte ispirava man mano sempre più calma. Il cielo era così limpido e la luna risplendeva più che mai .La donna gli si avvicinò ulteriormente . Era talmente vicina da potergli sfiorare le labbra. Irene gli diede un bacio sulla guancia ,con delicatezza. Holmes ne era certo. La amava. Era un sentimento che non aveva mai provata. Non sapeva nemmeno come ci si sentisse fino a quel momento. Per lui quella notte assomigliava sempre di più a un sogno dal qual non si voleva svegliare. Dopo quel bacio Irene voleva parlare , ma aspettò qualche secondo. Si era persa guardando in quegli occhi. “Lei ci vada, magari incontra qualche persona che potrebbe attirare la sua attenzione.” Detto questo gli pestò il piede. Così facendo si creò una via d’uscita e scappò via “Mi scusi ,ma devo andare”. Era rimasto ammaliato dalla sua persona. Delicata ,ma al contempo , più astuta di una volpe. “Alla prossima” sussurrò lui restando con lo sguardo nella direzione dove era fuggita la donna. “Irene”.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Three years later ***


Watson stava battendo le ultime lettere, quando sentì una voce che man mano si avvicinava sempre più. “ John, John. “ Sentì la voce più forte e, alzando gli occhi si accorse che era Mary. “Mmm .” Pronunciò Watson assorto dalla sua narrazione.”Dovresti fare le valige, sono le due e mezzo .La carrozza sarà qui alle quattro.” E così dicendo posò un pacchetto sulla scrivania di suo marito. “Mmmm” Pronunciò ancora Watson, quasi formando una sorta di nenia.”Sarà una bellissima settimana a Brightown.”Disse Mary avvicinandosi a Watson.”Mmm.Si ,ci divertiremo. Non vedo l’ora.”Rispose con lo sguardo fisso sul foglio su cui stava scrivendo. “Sai, anch’io a modo mio sento la sua mancanza.”E scrivendo l’ultima parola Watson decise di prendere realmente parte nella conversazione”Lui avrebbe voluto che andassimo.” “Lui sarebbe venuto con noi.”Così, dicendo miss. Watson si diresse nella sua camera a preparare le valige.”Quando verrà la signora Hudson per Glagston?”disse Mary.“ Fra poco.”Risposeil medico ,aprendo il pacchetto.”Alle tre.”Aggiunse ricordandosi di quel piccolo particolare.L’oggetto rinchiuso in quel pacchetto era la scorta di ossigeno di Mycroft .Allora, nella mente di John balenò l’ipotesi che Holmes non fosse morto. Insomma , i corpi non sono stati ritrovati .Però se Holmes era vivo , doveva esserlo anche Moriarty,ma come si può sfuggire alla morte in quelle turbinose cascate. Era impossibile.”Mary ,chi ha consegnato questo pacchetto?” “Il postino.”Rispose la donna. Al che il dottor John Watson si alzò dalla sedia per raggiungere la sua adorabile consorte. “Quello solito o aveva un aspetto particolare?” “Era il solito postino,ma perché mi poni queste domande?” “No, non è niente .è una pura e semplice curiosità.”Ma quel barlume di speranza era svanito così com’era venuto .Mycroft poteva aver deciso di darglielo , dato che svolgeva la professione di medico e una scorta di ossigeno fa sempre comodo . Inoltre,tra pochi giorni era il suo compleanno .Watson, decise di ritornare nel suo studio per numerare le pagine del suo racconto .Una volta tornato nella stanze vide un punto interrogativo alla fine di -the end- . Non ci diede tanta importanza poiché poteva capitare di fare uno sbaglio; il rischio era aumentato dato che era molto assorto in quei dolorosi ricordi. Poi ,una volta finito di preparare le valige,decise di telegrafare al fratello di Sherlock ,per ringraziarlo del regalo. Alla fine della giornata i coniugi Watson erano a bordo di un treno per Brightown. Felici …….




P.S. È finita qui?



Tre anni dopo…………….. “Tesoro svegliati ,che lo studio medico non apre da sé” disse una voce armoniosa ,proveniente dal piano inferiore dell’appartamento ,abitato dai coniugi Watson. Era una delle prime giornate primaverili. Il sole era alto nel cielo e una soffice brezza d’ aria soffiava sulle vie di Londra.Per le strade si sentivano le risate dei bambini che giocavano insieme .Gli alberi lentamente iniziavano a colmarsi di ogni genere di frutti e fiori. La natura si era risvegliata dal lungo letargo ,procurato dalla gelida morsa dell’inverno. Erano passati ,più o meno ,tre anni dalla morte del celebre investigatore Sherlock Holmes. Watson non si era ancora ristabilito da quell’enorme perdita, perché non solo aveva perso il suo migliore amico ,ma l’aveva visto morire davanti a sè ,senza che lui potesse fare qualcosa per salvarlo. Erano le sette passate ,quando si alzò ed iniziò a prepararsi. Una volta sceso diede un bacio a Mary e si avviò al suo studio medico. Ad aspettarlo c’erano una dozzina di pazienti con ogni sorta di problema, ad un semplice raffreddore ad un morbillo. Una volta giunto l’orario di pranzo, il medico decise di avviarsi presso l’appartamento di Beker Street, per gustare un ottimo pranzo con la signora Hudson in memoria dei tempi passati. L’ora del pasto passò velocemente ,tra una risata e l’altra, e subito il dottore fu costretto a ritornare nel suo studio. Al suo arrivo lo attese un uomo il cui braccio sanguinava. Era una persona sulla trentina. Indossava un frac blu con dei classici pantaloni beige. E ,nel complesso, sembrava una persona rispettabile e altolocata. La sua ferita era molto superficiale e bastarono pochi punti per rimetterlo in sesto. Quando, finalmente, arrivò l’orario della chiusura, Watson era ben lieto di camminare e di tornare a casa, godendosi una giornata così tranquilla e rilassante.”Ciao amore, come è andato il lavoro?Impegnativo come sempre?” disse Mary con il suo fare così armonico e dolce : le doti che lo fecero innamorare della ragazza la prima volta che si incontrarono.“Si, ma finalmente sono tornato,la giornata sembrava non finire mai,senza te.”pronunciò Watson,guardandola con tenerezza.“Ah,amore come sei dolce.”rispose lei ricambiando lo sguardo.”Vai a darti una rinfrescata che la cena è pronta.” E detto ciò Mary andò in cucina , fermandosi di colpo , innescando una forte curiosità in suo marito. Allora, si voltò e, come se volesse ricordare qualcosa , fece segno di aspettare. ”Ah, stavo dimenticando che il fratello di Sherlock,Mycroft, ti ha chiesto gentilmente se potevi venire ,domani, a casa sua, per pranzare insieme. Mi ha detto che è urgente e che riguarda il tuo futuro come medico.” “Si ,per me non c’è niente in contrario ,però chissà cosa vorrà dirmi di così importante” “Lo vorrei sapere anch’io.”Così terminò la conversazione su questo argomento. Solo un’unica domanda dimorava nella mente del povero dottore . Questa domanda gli restò impressa nella mente per tutta al notte. Tutto il suo animo premeva di curiosità. Il giorno seguente subito si ritrovò a casa di Mycroft. Era una residenza molto ampia ,con una pianta a U. Nelle fiancate vi risiedevano gli alloggi. In una dormivano i domestici e nell’altra gli ospiti e lo stesso Mycroft.Nella zona frontale vi era la porta d’ingresso ,dove Watson entrò. La stanza da pranzo,dove i domestici lo condussero ,era a forma rettangolare. A partire dall’entrata ,alla sua destra vi era una libreria ,al centro della stanza c’era un’enorme tavola rotonda (troppo grande per due persone),che affacciava ad un’ampia finestra .Alla sinistra, c’era un’enorme ripiano con molti trofei ,vinti dall’anfitrione di Watson.”Buon dì ,sono lieto che lei abbia accettato il mio invito.” Queste furono le prime parole di quel robusto uomo, che tanto gli ricordava il suo amico e delle splendide avventure passate assieme. Tutte le volte che rischiavano la vita ,solo per assicurare un furfante alla giustizia e per provare la sensazione del pericolo,secondo il quale erano sostenuti da un filo sottile che, impediva loro di cadere dentro ad un baratro oscuro di cui non si vedeva la fine e, che il filo che reggeva Sherlock ,si era rotto e, per il suo giovane amico ,era giunta la fine. C’era solo un lato positivo in questa faccenda ,ed è che finalmente poteva stare con Irene tutto il tempo che voleva. Ma ritorniamo a questo incontro.”Chi ,non avrebbe accettato, se avesse saputo che l’argomento su cui parlare era il proprio futuro.”Questa ,fu la risposta che il dottore diede.“Si,infatti, all’una dovrebbe arrivare il dirigente di un ospedale molto prestigioso,che ha un posto vacante all’interno di esso. Ci sono un sacco di pretendenti, perciò ho lasciato detto che era urgente. Non volevo che, il bravo e caro dottore non avesse almeno una possibilità. “disse Mycroft con aria indifferente. “Qual è l’ospedale in questione?” “Tutto a suo tempo ,mio caro Watson,ne riparleremo subito dopo pranzo” Il momento del pranzo fu molto stressante per il giovane dottore,non riusciva a contenere l’emozione,insomma ,chi avrebbe pensato che un veterano della guerra Afgana, potrebbe entrare in un ospedale che,secondo quello che aveva detto Mycroft ,era molto prestigioso. All’una e dieci,finalmente, quell’uomo bussò alla porta. Era un uomo basso ,di carnagione chiara,con degli occhi penetranti, di un insolito colore grigio. Avrà avuto minimo settant’uno anni. Infatti ,portava sempre con sé un bastone che ,solo un uomo anziano è avvezzo a portarsi dietro .Comunque lo si poteva notare dalla quantità abnorme di rughe .” Buon giorno,lei deve essere Watson,ho sentito delle ottime referenze su di lei. “Il suo complimento lo fece arrossire.”Mycroft le avrà accennato qualcosa per quanto riguarda il motivo della mia richiesta nel vederla . Io sono William”. ”Beh,immagino che vogliate restare soli, io sono pieno di impegni.” E con un inchino, Mycroft, prese congedo da loro . All’improvviso si sentì un enorme quantità di grida in strada, al che Watson si affacciò per vedere che cosa stesse accadendo. Si trattava di una lite. Quando sembrava essersi calmata e finita per il meglio, grazie a un giovanotto ,Watson si girò dove vi era William ma, il medico svenne nel vedere che, nello stesso punto dove aveva lasciato il suo benefattore, vi era l’immagine di Holmes. Al risveglio Watson ,non credeva di vedere realmente Sherlock Holmes, in carne ed ossa, e pensava di essere in preda ad un’allucinazione, ma si dovette ricredere quando Holmes, in persona , iniziò a parlare con il suo solito tono indifferente.”Forse ,non avrei dovuto essere così diretto,si sente bene?” Il medico si appoggiò al muro per poter stare in piedi e reggere lo sguardo gelido di Holmes, anche se si reggeva a stento. Anche un ottuso poteva capire che il dottore era furente con il suo collega. Infatti, i suoi occhi erano colmi di tale sentimento.”Holmes la prossima volta che rifà una cosa del genere giuro che sarò io ad ucciderla! Ma si può sapere perché non mi ha degnato di UNA lettera per tutto questo tempo.” Il detective si diresse verso la finestra a passo lento e cauto. Con i suoi occhi scrutatori, si mise a cercare insistentemente un qualcosa per la strada, che per il medico era incomprensibile. A quest’ultimo tale atteggiamento innervosì molto. Lo poteva degnare almeno di una risposta? Era o no il suo migliore amico? Così Watson decise di schiarirsi la voce per richiamare l’attenzione dell’investigatore.”Sa una cosa? Pensavo che nell’arco di questi tre anni avrebbe capito, ma mi sbagliavo.” Holmes sospirò come se parlando sprecasse solo fiato . Il medico lo percepì ,ma volle comunque far continuare il suo discorso .”Non mi sono fatto vivo per la semplice ragione che non volevo metterla in pericolo. In questi ultimi tre anni ,in base al lavoro di intuizione e deduzione, mi accorsi che in realtà la minaccia in questione era Sebastian Moran e che Moriarty era solo una pedina nelle sue mani. Nel tempo si rivelò un avversario molto temibile , senza tener conto delle sue abilità omicide e sadiche. Ed è con questo individuo che sto combattendo ora. Ma ,quando notai che lui si stava avvicinando sempre di più a lei pensai bene di rivelarmi. Per questo motivo l’ho voluta incontrare oggi.”Durante il suo discorso rimase a osservare costantemente fuori dalla finestra, in cerca di qualcosa. Watson non sopportava di averlo di spalle così gli prese il braccio, per voltarlo verso di se. Quando parlava con qualcuno di un problema gli piace parlargli in faccia. “ Lo so a che cosa si riferisce e, ho capito che la fonte del problema è Mary. Lo so che in parte ho sbagliato anch’io, ma lei deve capire che sono sposato!”Era molto arrabbiato e la scintilla di collera che albergava nei suoi occhi non accennava ad andarsene. “Oh Santo Iddio. Io non le chiedo di abbandonare Mary e so perfettamente che è sposato. Ma non può dimenticare la nostra amicizia solo per una donna. Quando stava con le altre signore,non era mai arrivato a pensare che una volta sposato doveva abbandonare tutta la sua vita precedente.” Holmes era preda della delusione e dallo sconforto più totale.” E non parlo solo di me ,ma anche di tutte le persone che le stanno intorno.” Queste parole però, uscirono con una voce molto seria, ma tuttavia tranquilla .Una volta che il detective finì di parlare si rigirò verso la finestra, creando un lungo periodo di silenzio. Il dottor Watson si sedette su una sedia intorno alla tavola. Odiava quando Holmes aveva ragione e in questa situazione ne aveva più che mai.” Vecchia volpe, sono molto felice che lei sia vivo.” ”Anch’io mamma chioccia.” affermò il detective con aria divertita. Un sorriso si dipinse nel volto del medico. Lo aveva perdonato. “Be, se non le dispiace, vorrei tanto aiutarla a fermare il signor Moran.” “ E’ sempre un piacere lavorare con lei Watson”.

Nota d’autrice:
In questo periodo del mio racconto vorrei sottolineare l’amicizia di Holmes e Watson. Il motivo degli atteggiamenti di Holmes nel film li ho interpretati in questa maniera. Come ha detto Flora nel primo film:sono fratelli non di sangue ,ma di spirito. Mi scuso se mi sono fatta viva solo ora, ma ho avuto dei problemini, per cui non mi è stato facile scrivere. Molto probabilmente mi odierete perché non salto subito al dunque. Ma che ci posso fare? Adoro la suspence (e Holmes). Comunque sia spero molto che vi sia piaciuta. Vi chiedo solo di avere pazienza , man mano il puzzle si formerà e voi avrete una visione chiara dell’ovvio xD. Alla prossima Dark_shadows 04

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1405786