As Long As You Love Me

di Drew Bieber
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ciao, sono Tory. Sto andando ad abitare nella nuova casa ad Atlanta. Prima abitavo a Stratford ma da quando mio padre ha sposato Pattie Mallette, la sua vecchia amica di liceo,sono venuta ad abitare nella casa dove di solito trascorro le vacanze o meglio trascorrevo, da quando mia madre è morta non sono più voluta entrare in quella casa e non so come sia riuscita a tornarci. La casa ad Atlanta è come la ricordavo, non lo mai dimenticata. Conoscevo già Pattie perché prima che mio padre e lei si sposassero veniva spesso a casa nostra, ma non avevo mai visto suo figlio Justin. All’apparenza sembrava simpatico e lo era. Mi dava un po’ fastidio che Pattie e Justin venissero ad abitare con noi, sembrava che mio padre facendo così avesse rimpiazzato completamente mia madre speravo solo che non fosse realmente così. Aiutai Justin a sistemare le cose in quella che sarebbe stata la sua stanza e lo aiutai ad arredarla. Andammo subito d’accorto, non me lo aspettavo, forse perché avevamo tante cose in comune, infatti entrambi eravamo nati lo stesso giorno, e ci piacevano gli stessi sport, avevamo gli stessi gusti su gran parte delle cose come ad esempio il cibo ed entrambi amavamo la musica. Parlammo a lungo e senza accorgercene si era già fatta sera. Come mia abitudine mi misi sull’amaca a guardare il cielo, poi sentii la voce di Justin invadere i miei pensieri.
Justin: ehi Tory è pronto vieni
Io: no grazie … non ho fame
Justin si avvicinò all’amaca e gli chiesi se voleva salire così si mise vicino a me
Justin: ti dispiace?
Io: cosa?
Justin: il fatto che ora sia tuo fratello e che tu abbia una nuova madre
Io: no, in realtà quest’idea mi spaventa un po’
Justin: non te la senti di rimpiazzare tua madre vero?
Io: già
Justin: però tu non la stai rimpiazzando, tu le vorrai comunque bene
Io: hai ragione
Justin: allora perché sei ancora triste
Io: perché domani c’è scuola ahahaha
Justin: oh è vero noo
Io: guarda che sono io quella che dovrebbe dire no uff domani è il mio primo giorno
Justin: dai non preoccuparti ci sono io e vedrai che farai amicizia con tutti i miei amici
Io: i tuoi amici sono strambi quanto te?
Justin: si … diciamo di si
Io: allora sarà facile diventare loro amica
Justin: ehi aspetta mi hai appena dato dello strambo
Io: si perché?
Justin: non permetterti più eh
Io: ahahahah no Justin ahahahaha no ti prego il solletico no ti supplico ahahahaha
Justin: allora chiedimi scusa
Io: ok ok scusa … però sei davvero strambo
Justin: Tory torna qui
Mi rincorse per tutta la casa finché non fummo stanchi e poi ci addormentammo sul divano senza neanche cenare. Come primo giorno in questa nuova città non è andato poi così male
 
Spazio autrice
Ciao fan di Justin, questa è la terza ff che scrivo spero vi piaccia e che leggiate anche tutti i prossimi capitoli. Recensite per favore. Grazie a tutte ciaooooooooooo

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Bene, eccomi alla mia nuova scuola. Justin dice che è una scuola davvero fantastica, oggi però dovrò fare gli esami d’ammissione. Devo fare una prova o di canto, o di recitazione o di ballo e io ho scelto la prima. Come prima ora ho proprio questa materia quindi canterò d’avanti tutta la classe. Questa scuola è diversa dalle altre, gli armadietti sono personalizzati e ci sono ragazzi che ballano e cantano è troppo bello. Il mio armadietto è vicino a quello di Justin nell’atrio però è vuoto dovrò farci qualcosa di carino. Mentre posi i libri nell’armadietto arriva un amico di Justin, si chiama Andrè fa sentire a Justin una canzone che ha scritto e ha una voce proprio bella. qualche minuto dopo arrivano altri sue due amici Mark e Avril, che sono fidanzati, loro però sono più interessati alla recitazione. Mark è un tipo davvero carino ma la sua ragazza non è per niente gentile. Andiamo nell’aula di musica è molto diversa dalle aule normali, c’è un piccolo palco, alcuni strumenti e microfoni e delle sedie. Non c’è la lavagna, le sedie con i banchi e la cattedra. Inizia la lezione e arrivano altri amici di Justin, Rob, un diciamo sfigato e Carly, che è un po’ strana. Quando inizia l’ora la prof di canto mi presenta alla classe e mi chiede di salire sul palco come è seduta anche lei e mi chiede di cantare. Prendo la mia chitarra e canto una canzone accompagnata dalla chitarra. Tutti furono stupefatti dalla mia voce, poi tornai a posto e la prof proseguì la lezione. Dopo canto c’era ballo e la classe era come una palestra, le pareti erano coperte dagli specchi, poi recitazione e l’aula era come quella come di musica ma al posto degli strumenti c’era un proiettore infatti avvolte invece di fare lezione vedevano dei film, dopo c’era arte la classe era un laboratorio artistico e altre materie poco importanti. Si mangiava fuori e c’era una specie di furgoncino dove si comprava il pranzo quindi per me pizza, patatine fritte e coca cola. Il primo giorno finì è davvero bella quella scuola. Dopo mangiato andai in camera mia e qualche minuto dopo arrivò Justin. Ero sulla sedia e cercavo di prendere un cd che avevo messo sull’armadio e mentre mi girai per salutare Justin stavo per cadere ma lui riuscì a prendermi in braccio.
Justin: ehi fa più attenzione potevi farti male
Io: si grazie per avermi preso al volo
Justin: di nulla piccola
Un minuto aspetta Justin mi aveva appena chiamata piccola. Che stava succedendo? Ancora in braccio a lui mi distese sul letto e mi si avvicinò come se volesse baciarmi. Ma in realtà avevo solo una ciglia nell’angolo dell’occhio e me l’ha soffiata via. Pericolo scampato, insomma sarebbe davvero strano se un ragazzo che è il mio fratellastro e che conosco da due giorni mi baciasse no? Si allontanò un po’ da me e ne approfittai per alzarmi e posare il cd sul comodino.
Justin: come è stato il primo giorno?
Io: fantastico, hai degli amici davvero simpatici, un po’ strani ma simpatici
Justin: ne sono felice. Comunque hai proprio una bellissima voce
Io: grazie
Justin: senti Andrè domani mi ha invitato ad un party a casa sua e mi ha chiesto se vuoi venire anche tu con me. Ti và?
Io: si certo perché no
Justin: bene però portati il costume
Io: cosa?
Justin: il costume sai quello che metti quando se vai in piscina o a mare
Io: so cos’è un costume intendevo perché?
Justin: è un party in piscina
Io: ah ok
Justin: allora meglio se ora vado
Io: ok notte
Justin: notte piccola
Ecco mi ha chiamata un’altra volta piccola spero solo che non diventi un’abitudine ora però non voglio pensarci ho troppo sonno. Sono le 9.00 ed è il secondo giorno di scuola. Sono nell’aula di recitazione e il prof ci sta raccontando un film che ha visto ieri un grande storia d’amore però troppo impossibile perché le due famiglie di questi due ragazzi sono nemiche. Si è proprio quella la storia: Romeo e Giulietta. Il prof vuole metterla in scena e ha dato le parti da imparare ad ognuno e per la fine della settimana dobbiamo impararla e poi deciderà chi sarà Romeo chi Giulietta e tutti gli altri. Ci mancava anche questa. Subito passiamo alla terza ora e entra il bidello per dirci che Pattie è venuta a prendere me e Justin quindi ce ne andiamo prima. Ho detto io a Pattie di venire a prenderci perché prima di andare alla festa volevo qualcosa di nuovo da mettere e andiamo dritti verso il centro commerciale. Senza perdere tempo ci dirigiamo perso il mio negozio preferito e ne esco con una decina di buste. Sono le 21.25 tra poco io e Justin dobbiamo andare alla festa. Lui ha messo una T-shirt, jeans e le supra. Io una canotta corta poco più sopra l’ombelico larga, poi degli short e stivali senza tacco neri e prendo un giubbino e siamo pronti per andare da Andrè. La festa è bellissima c’è una piscina fantastica, tante cose da mangiare e da bere e poi c’è Andrè che sta facendo da DJ. Lascia la sua postazione per venirci a salutare e offrirci qualcosa, poi incontriamo anche gli altri. Balliamo per qualche ora e cantiamo qualche canzone e finalmente ci tuffiamo e tutti notano i miei innumerevoli tatuaggi e il piercing all’ombelico, prima non li avevano notati perché avevo il giubbino, avevano visto solo quelli sulle braccia e sulle gambe e il piercing sul naso. Neanche Justin li aveva mai visti però dice che sono sexy, anche lui però ne ha molti e sinceramente ci sta bene. Ora tutti in piscina, io e Justin ci mettiamo a correre per tutto il cortile perché non avevo più voglia di farmi il bagno e ora sta cercando di buttarmi in piscina scendo le scale verso la piscina e mi fermo sul bordo e Justin fa appena in tempo e fermarsi per non cadere in acqua e si tiene in equilibrio sulle punte io lo spingo e lui cade in acqua però mi prendo per il braccio e gli cado addosso qualche oretta in acqua, un altro po’ di musica e balli e la festa finisce e tutti tornano a casa tutti stanchi. Sto per andare a dormire quando vedo il plettro di Justin sulla coperta del letto, prima di andare alla festa abbiamo suonato un po’ e lo ha lasciato in camera mia senza accorgersene. Prendo il plettro e glielo porto. Riesco a malapena ad aprire la porta della stanza: è tutta in disordine. Ci sono vestiti e fogli dappertutto e mentre mi faccio strada verso di lui mi accorgo che è senza maglia e mi blocco, sono un bel po’ imbarazzata, a dire la verità mi aveva fatto quell’effetto anche in piscina ma era buio e non riuscivo a vederlo bene, ora invece eravamo soli e lo vedevo chiaramente, mi svegliai dalla trans grazie alla sua voce e gli diedi il plettro ma ero talmente presa a fissarlo che non mi accorsi di una maglia che era sul pavimento e ci scivolai e mi ritrovai vicinissima a lui, sul suo petto nudo, caldo e morbido e arrossii violentemente anche perché mi teneva forte per i fianchi, gli sentivo il cuore battere forte e quel suono era così rilassante che per poco chiusi gli occhi e li riaprii quando accorsi mi stava tirando le punte dei capelli mossi e biondi e questo mi fece arrossire ancora di più.
Justin: ehi, dovresti stare proprio più attenta è già la seconda volta che ti salvo la vita … piccola
Disse tutta la frase in modo scherzoso e si capiva, ma quel ‘piccola’, lo disse in un modo così dolce ma allo stesso tempo sexy che mi fece venire la pelle d’oca. Mi distanziai da lui e me ne tornai in camera mia. Justin: ehi fa più attenzione potevi farti male Io: si grazie per avermi preso al volo Justin: di nulla piccola Un minuto aspetta Justin mi aveva appena chiamata piccola. Che stava succedendo? Ancora in braccio a lui mi distese sul letto e mi si avvicinò come se volesse baciarmi. Ma in realtà avevo solo una ciglia nell’angolo dell’occhio e me l’ha soffiata via. Pericolo scampato, insomma sarebbe davvero strano se un ragazzo che è il mio fratellastro e che conosco da due giorni mi baciasse no? Si allontanò un po’ da me e ne approfittai per alzarmi e posare il cd sul comodino. Justin: come è stato il primo giorno? Io: fantastico, hai degli amici davvero simpatici, un po’ strani ma simpatici Justin: ne sono felice. Comunque hai proprio una bellissima voce Io: grazie Justin: senti Andrè domani mi ha invitato ad un party a casa sua e mi ha chiesto se vuoi venire anche tu con me. Ti và? Io: si certo perché no Justin: bene però portati il costume Io: cosa? Justin: il costume sai quello che metti quando se vai in piscina o a mare Io: so cos’è un costume intendevo perché? Justin: è un party in piscina Io: ah ok Justin: allora meglio se ora vado Io: ok notte Justin: notte piccola Ecco mi ha chiamata un’altra volta piccola spero solo che non diventi un’abitudine ora però non voglio pensarci ho troppo sonno. Sono le 9.00 ed è il secondo giorno di scuola. Sono nell’aula di recitazione e il prof ci sta raccontando un film che ha visto ieri un grande storia d’amore però troppo impossibile perché le due famiglie di questi due ragazzi sono nemiche. Si è proprio quella la storia: Romeo e Giulietta. Il prof vuole metterla in scena e ha dato le parti da imparare ad ognuno e per la fine della settimana dobbiamo impararla e poi deciderà chi sarà Romeo chi Giulietta e tutti gli altri. Ci mancava anche questa. Subito passiamo alla terza ora e entra il bidello per dirci che Pattie è venuta a prendere me e Justin quindi ce ne andiamo prima. Ho detto io a Pattie di venire a prenderci perché prima di andare alla festa volevo qualcosa di nuovo da mettere e andiamo dritti verso il centro commerciale. Senza perdere tempo ci dirigiamo perso il mio negozio preferito e ne esco con una decina di buste. Sono le 21.25 tra poco io e Justin dobbiamo andare alla festa. Lui ha messo una T-shirt, jeans e le supra. Io una canotta corta poco più sopra l’ombelico larga, poi degli short e stivali senza tacco neri e prendo un giubbino e siamo pronti per andare da Andrè. La festa è bellissima c’è una piscina fantastica, tante cose da mangiare e da bere e poi c’è Andrè che sta facendo da DJ. Lascia la sua postazione per venirci a salutare e offrirci qualcosa, poi incontriamo anche gli altri. Balliamo per qualche ora e cantiamo qualche canzone e finalmente ci tuffiamo e tutti notano i miei innumerevoli tatuaggi e il piercing all’ombelico, prima non li avevano notati perché avevo il giubbino, avevano visto solo quelli sulle braccia e sulle gambe e il piercing sul naso. Neanche Justin li aveva mai visti però dice che sono sexy, anche lui però ne ha molti e sinceramente ci sta bene. Ora tutti in piscina, io e Justin ci mettiamo a correre per tutto il cortile perché non avevo più voglia di farmi il bagno e ora sta cercando di buttarmi in piscina scendo le scale verso la piscina e mi fermo sul bordo e Justin fa appena in tempo e fermarsi per non cadere in acqua e si tiene in equilibrio sulle punte io lo spingo e lui cade in acqua però mi prendo per il braccio e gli cado addosso qualche oretta in acqua, un altro po’ di musica e balli e la festa finisce e tutti tornano a casa tutti stanchi. Sto per andare a dormire quando vedo il plettro di Justin sulla coperta del letto, prima di andare alla festa abbiamo suonato un po’ e lo ha lasciato in camera mia senza accorgersene. Prendo il plettro e glielo porto. Riesco a malapena ad aprire la porta della stanza: è tutta in disordine. Ci sono vestiti e fogli dappertutto e mentre mi faccio strada verso di lui mi accorgo che è senza maglia e mi blocco, sono un bel po’ imbarazzata, a dire la verità mi aveva fatto quell’effetto anche in piscina ma era buio e non riuscivo a vederlo bene, ora invece eravamo soli e lo vedevo chiaramente, mi svegliai dalla trans grazie alla sua voce e gli diedi il plettro ma ero talmente presa a fissarlo che non mi accorsi di una maglia che era sul pavimento e ci scivolai e mi ritrovai vicinissima a lui, sul suo petto nudo, caldo e morbido e arrossii violentemente anche perché mi teneva forte per i fianchi, gli sentivo il cuore battere forte e quel suono era così rilassante che per poco chiusi gli occhi e li riaprii quando accorsi mi stava tirando le punte dei capelli mossi e biondi e questo mi fece arrossire ancora di più. Justin: ehi, dovresti stare proprio più attenta è già la seconda volta che ti salvo la vita … piccola Disse tutta la frase in modo scherzoso e si capiva, ma quel ‘piccola’, lo disse in un modo così dolce ma allo stesso tempo sexy che mi fece venire la pelle d’oca. Mi distanziai da lui e me ne tornai in camera mia.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Sono passate due settimane da quando mi sono trasferita e mi trovo meglio di quello che potessi pensare ma Stratford mi manca e tanto. Sono nell’aula di teatro e ho appena fatto l’audizione per il ruolo di Giulietta nella grande commedia che per mia sfortuna il prof ha visto. Anche Justin ha fatto l’audizione o meglio l’abbiamo fatta tutti, non avevamo scelta. Alla fine io avrei interpretato la protagonista, Avril mi avrebbe sostituita, Andrè mi avrebbe affiancata e Justin l’avrebbe sostituito. Tutti gli altri avevano ruoli secondari e comparse. Avril voleva uccidermi perché avevo io il posto principale e lei doveva semplicemente sostituirmi, non avevo scelto io i ruoli. A me però non dispiaceva, Justin tutto il contrario era arrabbiato e non poco. Non potevo crederci che era geloso però non voleva per niente ammetterlo. La cosa positiva di tutto era che non dovevamo frequentare le altre materie e dedicarci solo a recitare. Andrè era bravissimo, recitava come un vero attore, è davvero molto portato per la recitazione. Tornando a casa non faccio altro che parlare dello spettacolo, Justin fa l’indifferente, si vede proprio che la cosa non gli va giù. Le cose non migliorano quando vede  Andrè a casa, gli ho chiesto se poteva venire per provare le parti, la recita ci sarà tra pochi giorni e dobbiamo recitare alla grande. Proviamo tutto il pomeriggio e mi sono accorta che c’è anche la scena del bacio anzi più di una. Io non ho intenzione di baciare Andrè, io lo conosco da poco anche se siamo diventati subito amici, quindi saltiamo quella parte e continuiamo. Ci prepariamo per tre giorni e oggi è la sera della prima, oh no, Andrè non è ancora venuto e manca meno di un’ora all’inizio dello spettacolo, poi lo chiamo sul telefono. Ha la varicella. Justin deve prendere il suo posto e in due secondi è già pronto. Pochi minuti e andremo in scena. Ma qualcosa va storto, inizio ad avere dei capogiri e la testa mi fa malissimo, ho caldo e sudo, la fronte mi scotta fortissimo. Ho la varicella anch’io. Le piccole macchioline rosse ne sono la prova, deve essere perché ieri Andrè e io abbiamo provato il bacio e lui aveva una terribile tosse. Avril mi sostituisce e Justin non è contentissimo, anzi non lo è per niente, soprattutto per il bacio, infatti a quella parte della storia si fa sostituire da Mark che devo solo baciarla. Lo spettacolo è andato bene, ma per me neanche un po’. A letto con la febbre, che sfiga. Justin mi fa sempre compagnia quando torna da scuola, lui non può prendersi la varicella, l’ha già avuta da piccolo, un lato positivo, anch’io ora non devo più preoccuparmi, dopo questa volta non l’avrò più neanche io. Per ora resterò a letto. Oggi è sabato quindi niente scuola, sono sul divano con Justin, prende la chitarra e mi canta qualcosa per farmi addormentare, ho un mal di testa forte ed è meglio dormire un po’, ma questo tentativo non va a buon fine. Inizia piovere forte e tremo per il freddo e l’umidità della sera. Justin si alza e ritorna con una coperta in mano e mi ci avvolge, poi mi stringe a se. Mi appoggio sul suo petto e inalo il suo profumo, gli appoggio la mano tra la spalla e il collo per tenermi appoggiata. Lui appoggia leggermente la sua testa sulla mia e avverto il suo respiro. Mi stringe più forte con il braccio. Dopo pochi minuti sentiamo il campanello e Justin va ad aprire lasciandomi sul divano che senza di lui mi sembra troppo grande. È il fattorino della pizza, ne avevamo ordinata una perché avevamo fame e non ci andava di cucinare e poi io adoro la pizza. Justin va il cucina per prendere dei piatti, dei bicchieri, dei tovaglioli e qualcosa da bere, non mi fa neanche alzare per aiutarlo, non vuole farmi stancare, sta un po’ esagerando. La pizza è buonissima e mentre la mangiamo parliamo un po’.
Justin: hai mai avuto un ragazzo?
Io: no, fin ora no tu?
Justin: neanche io non ho mai avuto un ragazzo, preferisco di gran lunga le ragazze
Io: guarda che intendevo se sei mai stato con una ragazza non ragazzo
Justin: allora devi essere precisa in questo tipo di domande, comunque ne ho avute … sette
Io: così tante?? Wow stai facendo un record per caso??   
Justin: no è solo che piaccio a molte ragazze
Io: lo credo, ho visto che a scuola tutte ti vengono dietro
Justin: si, però anche tu sei molto bella, non ci credo che non hai mai avuto nessuno
Io: beh in realtà alla mia vecchia scuola piacevo a tutti i ragazzi solo è che io non ho mai voluto avere una storia
Justin: come mai?
Io: perché si i ragazzi lì erano molto carini, però nessuno era giusto per me
Justin: e come deve essere il ragazzo giusto per te?
Io: beh dolce. Molto simpatico, socievole, divertente, gentile, dolce, comprensivo …
Justin: un tipo come me quindi
Io: cosa?
Justin: dai scherzavo
Io: …
Justin: pensavi che dicessi sul serio?
Io: beh si … comunque non provarci più
Justin: non pensavo fosse così orribile avermi come ragazzo
Io: no non è questo … è solo che …
Justin: solo cosa?
Io: io non mi vedo bene con te
Justin: perché?
Io: non lo so
Justin: forse ti sembra strano perché viviamo sotto lo stesso tetto, i nostri genitori stanno insieme e noi siamo fratellastri
Io: probabile
Justin: ti dispiace?
Io: cosa?
Justin: che io e te siamo fratellastri
Io: no è bello averti come fratello tu?
Justin: no neanche a me, piccola
Io: non chiamarmi piccola
Justin:perché?
Io: io non sono la tua piccola
Justin: però sei più piccola di me
Io: solo di un anno
Justin: comunque io sono più grande di te
Io: quindi anche più vecchio
Justin: ti senti bene sei un po’ pallida?
Io: no no non ti preoccupare
Justin: forse è meglio se vai a dormire
Io: neanche per sogno, non ho la minima intenzione di lasciarti solo con la pizza
Justin: cattiva
Scoppiamo a ridere fino a farci venire mal di pancia. Justin è davvero un tipo fantastico, non ho mai conosciuto qualcuno come lui. Lo guardo mentre ride e sfoggia un sorriso che lo rende irresistibile e arrossisco violentemente, lui se ne accorge e si distende leggermente, mi prende per un braccio e mi tira a se per farmi distendere su di lui appoggiandomi una mano sul fianco. Per fortuna che mio padre e  sua madre non c’erano, sarebbe stato davvero imbarazzante. Sto così bene che non mi sposto neanche di un centimetro.  Mi tira delicatamente i capelli che toccano la sua mano. Sto per addormentarmi ma squilla il telefono di Justin e va a rispondere. Mi alzo dal divano e vado verso la portafinestra che apre sul giardino, piove ancora, sempre più forte. Il mal di testa di intensifica, ho i brividi e sbatto i denti dal freddo, mi gira tutto e sto per cadere e Justin arriva giusto in tempo per reggermi. Scotto da far paura e lui è molto preoccupato, non riesco a tenere gli occhi aperti. Mi prende in braccio e mi porta in camera mia. Ho la febbre a 40°, sto letteralmente morendo di freddo, Justin chiama il medico e mi da qualcosa per abbassare la febbre. Mi metto sotto le coperte cercando di non avere freddo, Justin se ne accorge e mi prende altre coperte. Dopo un’ora scarsa la febbre inizia ad abbassarsi, mi viene vicino e mi mette la mano sulla fronte, scotto ancora, ma non come prima, mi sento un po’ meglio. Stringo la mano di Justin e lui stringe la mia. Senza accorgermene mi addormento. Quando mi sveglio è già mattina, ho una centinaia di coperte addosso e Justin è con la testa e le braccia sul letto a dormire. Gli passo una mano nei capelli e glieli scombino un po’, si sveglia anche lui. È rimasto tutta la notte sveglio per me, perché avevo la febbre. Come è dolce. Non mi aspettavo che facesse una cosa del genere. Ormai ho la febbre più bassa da prima. Vado a farmi una doccia, quando torno Justin sta dormendo nel mio letto, deve essere davvero stanco. Scendo e preparo la colazione e la porto sopra. Quando la poso sul comodino vicino al letto vedo che Justin ha gli occhi aperti. Mi siedo sul letto e gli rimetto la mano nei capelli tirandoli. Lui mi prende la mano e l’accarezza, poi si alza e mangia qualcosa, anzi tutto, io non ho fame, la pizza di ieri mi ha fatto un brutto effetto. Scendo e mi siedo sul divano per vedere un po’ di tv, Justin passa e si ferma anche lui. Inizio a tremare per il freddo e prendo la coperta vicino a me avvolgendomela forte, lui se ne accorge e controlla se scotto, mi si è alzata un po’ la febbre. Justin mi stringe tra le sue braccia e tutto sembra passare, mi sento al sicuro stando vicino a lui, eppure è da ieri che ci abbracciamo ma ogni volta è come se fosse la prima, non riesco a stancarmene anzi mi sembra di vivere dei suoi abbracci. Ma perché? Perché sta facendo così e si sta prendendo cura di me così affettuosamente? Insomma, riflettendoci io per lui non sono niente, non sono sua sorella, a lui cosa può importare di me, io sono un’amica per lui e lui un amico per me, ma se lui mi considera un’amica e sta facendo tutto questo non è che … no no Justin non può … però quale potrebbe essere l’alternativa? … Non c’è, forse lui davvero … ma se è davvero così questo cambierà tutto tra di noi già lo so, si creerebbe dell’imbarazzo e finirà che non riusciremo più a parlarci e io non voglio che succeda, no non voglio. Quindi devo fare finta di niente, lui mi sta semplicemente trattando come una sorella, anche se mi sembra strano.  Improvvisamente si alza per andare a controllare se gli è arrivato qualche messaggio visto che il telefono ha vibrato. Mi viene vicino e mi chiede se domani sera non mi dispiaceva rimanere sola, una ragazza (che io non conoscevo) gli aveva chiesto di uscire, ovviamente non potevo dirgli di rimanere con me, dopotutto lui aveva una sua vita, anche se mi dispiaceva davvero tanto, non perché sarei rimasta sola ma perché Justin sarebbe uscito con una ragazza. Chissà perché mi dava così fastidio. Ero molto stanca e avevo un forte mal di testa e andai a dormire, non mangiai nulla per tutto il giorno nonostante Justin aveva cercato di convincermi in tutti i modi. Il giorno dopo andò a scuola. Non avevo mai fatto tragedie quando restavo sola e lui stava a scuola, ma quel giorno mi mancava così tanto che mi sentivo morta dentro, mi sentivo sola e abbandonata. Appena sentii il rumore delle chiavi che giravano nella serratura della porta mi catapultai all’ingresso e appena Justin mise piede dentro casa lo abbracciai come con avevo mai fatto e con le lacrime, come se eravamo stati lontani secoli e secoli, si stupì molto del mio comportamento e aveva intuito che era perché mi mancava, infatti mi chiese se ero sicura che poteva uscire quella sera, ma non volevo essergli d’intralcio e anche se con un nodo in gola dovetti lasciarlo andare. Mi chiusi in camera mia aspettando l’ora in cui Justin mi avrebbe abbandonata, era così che mi sarei sentita, lo sapevo, ma per lui potevo soffrire, passava continuamente a bussare per vedere se andava tutto bene, ma anche se gli dicevo di si andava tutto storto. Quando sentii il campanello qualcosa in me si blocco, quando sentii la voce di Justin e quella di una ragazza, mi sembrava di avere una corda stretta alla gola che continuava a stringersi. Prima di andare Justin passò a salutarmi ma a me sembrava un addio. Il rumore della porta che si chiudeva mi fece sprofondare in un pianto senza fine. Mi sentivo abbandonata da tutti e da tutto. Dopo un po’ sentii la vibrazione del telefono, Carly mi stava chiamando, era uscita con Avril e mi aveva chiesto se volevo uscire con loro se mi sentivo bene. Nonostante avessi ancora un po’ di febbre non rimasi in casa. Mi cambiai e mi truccai per non sembrare uno zombie e mi coprii le poche macchie che mi erano rimaste. Non appena arrivarono andammo dove era Justin, dovevo vedere cosa stava facendo. Era al parco e io stavo nascosta dietro un cespuglio per sentire cosa dicevano. Non riuscivo a capire perché Justin era uscito con una ragazza così antipatica e vanitosa. Era quasi da un ora che ero lì ad origliare e iniziavo a sentirmi male. Poi Justin si è alzato e la ragazza è rimasta da sola. Improvvisamente si è voltata in dietro chiamandomi, sapeva che ero nascosta, probabilmente mi ha sentita tossire, mi sono alzata facendo finta di niente, ma lei non se l’è bevuta, sapeva che ero la sorellastra di Justin è mi ha detto di stargli lontana o me l’avrebbe fatta pagare, ahahaha mi ha davvero fatto morire dalla paura. La sua minaccia mi era entrata da un orecchio e mi era uscita dall’altro. Abbiamo iniziato a litigare, prendendoci a schiaffi e tirandoci a capelli, Justin quando ci ha viste ha provato a dividerci, ma lei ha cercato di spingermi in una fontana lì vicino, ma Justin si è messo in mezzo e si è bagnato lui. Lei si è arrabbiata tantissimo soprattutto con Justin dicendogli che non sarebbe più uscita con lui se non mi avrebbe tenuta fuori dalla sua vita. Pensavo che lui si sarebbe arrabbiato con me, ma a lui non importava quello che gli aveva detto, perché io ero più importante per lui, andò a prendere la sua giacca che aveva lasciato sulla panchina e me l’appoggiò sulle spalle, poi andammo nella sua auto e tornammo a casa. Durante il viaggio nessuno dei due disse niente. Quando arrivammo lui andò ad asciugarsi e io mi misi in camera mia, sentendomi in colpa per quello che era successo a causa mia. Avrei tanto voluto andare da Justin a chiedergli scusa, ma avevo paura che mi potesse cacciare dalla sua stanza, così rimasi dov’ero, pentendomi ogni secondo di più di essere uscita di casa. Quando stavo iniziando ad avere sonno e avevo socchiuso gli occhi, mi alzo e vado da lui per parlargli. Entro e mi avvicino. È senza maglia, forse stava per andare a dormire, visto che stava per mettersi sotto le coperte, ma doveva ascoltarmi
Io: mi dispiace
Justin: per cosa?
Io: per averti rovinato la serata
Justin: oh, non mi importa più di tanto
Io: sicuro?
Justin: si certo, come ho detto tu sei più importante
Io: si però tu non puoi ignorare tutte le altre ragazze per me
Justin: e chi lo dice che non posso avere occhi solo per te?
Quando lo disse arrossii violentemente sembrava volesse dirmi che gli piacevo, insomma la sua mi sembrava più un affermazione che una domanda. Comunque io non gli risposi.
Justin: comunque perché sei venuta? guarda che non sei ancora guarita
Io: beh … io …
Justin: non dirmi che sei gelosa?
Io: no ma che vai a pensare?!?
In realtà era questo il motivo, ma non potevo di certo dirgli “si sono gelosa che tu esca con altre e non con me” che mi avrebbe risposto? “mi fa piacere che tu sia gelosa perché forse ti piaccio”? ma lui non lo avrebbe mai detto ne sono sicura al 101%
Justin: mi fa piacere che tu sia gelosa perché forse ti piaccio
Ok … forse mi sbagliavo e di tanto. Ma non potevo davvero credere a quello che mi aveva appena detto
Io: cheeeeeee ma sei fuori. Tu? Piacere? A me?
Justin: si che c’è di strano se sei gelosa
Io: ahahahahaha no no tu stai scherzando lo so
Justin: no io non sto scherzando
Io: senti tu non mi piaci chiaro
Justin: allora perché sei gelosa?
Io: io non sono gelosa
Justin: come no, dicono tutte così …
Io: guarda che è così non girarci intorno o forse sei tu che ti fa piacere pensare che io sia gelosa?
Justin: e perché dovrebbe farmi piacere una cosa del genere?
Io: perché io ti piaccio
Justin: … … …
Io:  dì la verità, faresti più bella figura
Non mi rispondeva e mi guardava fisso, poi mi prese di scatto per i polsi gettandomi sul letto, rimasi stupita da quello che aveva fatto, poi iniziò a ridere. Si alzò e fece alzare anche me abbracciandomi.
Justin: resta qui per sta sera … ti prego Justin: hai mai avuto un ragazzo? Io: no, fin ora no tu? Justin: neanche io non ho mai avuto un ragazzo, preferisco di gran lunga le ragazze Io: guarda che intendevo se sei mai stato con una ragazza non ragazzo Justin: allora devi essere precisa in questo tipo di domande, comunque ne ho avute … sette Io: così tante?? Wow stai facendo un record per caso?? Justin: no è solo che piaccio a molte ragazze Io: lo credo, ho visto che a scuola tutte ti vengono dietro Justin: si, però anche tu sei molto bella, non ci credo che non hai mai avuto nessuno Io: beh in realtà alla mia vecchia scuola piacevo a tutti i ragazzi solo è che io non ho mai voluto avere una storia Justin: come mai? Io: perché si i ragazzi lì erano molto carini, però nessuno era giusto per me Justin: e come deve essere il ragazzo giusto per te? Io: beh dolce. Molto simpatico, socievole, divertente, gentile, dolce, comprensivo … Justin: un tipo come me quindi Io: cosa? Justin: dai scherzavo Io: … Justin: pensavi che dicessi sul serio? Io: beh si … comunque non provarci più Justin: non pensavo fosse così orribile avermi come ragazzo Io: no non è questo … è solo che … Justin: solo cosa? Io: io non mi vedo bene con te Justin: perché? Io: non lo so Justin: forse ti sembra strano perché viviamo sotto lo stesso tetto, i nostri genitori stanno insieme e noi siamo fratellastri Io: probabile Justin: ti dispiace? Io: cosa? Justin: che io e te siamo fratellastri Io: no è bello averti come fratello tu? Justin: no neanche a me, piccola Io: non chiamarmi piccola Justin:perché? Io: io non sono la tua piccola Justin: però sei più piccola di me Io: solo di un anno Justin: comunque io sono più grande di te Io: quindi anche più vecchio Justin: ti senti bene sei un po’ pallida? Io: no no non ti preoccupare Justin: forse è meglio se vai a dormire Io: neanche per sogno, non ho la minima intenzione di lasciarti solo con la pizza Justin: cattiva Scoppiamo a ridere fino a farci venire mal di pancia. Justin è davvero un tipo fantastico, non ho mai conosciuto qualcuno come lui. Lo guardo mentre ride e sfoggia un sorriso che lo rende irresistibile e arrossisco violentemente, lui se ne accorge e distende leggermente, mi prende per un braccio e mi tira a se per farmi distendere su di lui appoggiandomi una mano sul fianco. Per fortuna che mio padre e sua madre non c’erano, sarebbe stato davvero imbarazzante. Sto così bene che non mi sposto neanche di un centimetro. Mi tira delicatamente i capelli che toccano la sua mano. Sto per addormentarmi ma squilla il telefono di Justin e va a rispondere. Mi alzo dal divano e vado verso la portafinestra che apre sul giardino, piove ancora, sempre più forte. Il mal di testa di intensifica, ho i brividi e sbatto i denti dal freddo, mi gira tutto e sto per cadere e Justin arriva giusto in tempo per reggermi. Scotto da far paura e lui è molto preoccupato, non riesco a tenere gli occhi aperti. Mi prende in braccio e mi porta in camera mia. Ho la febbre a 40°, sto letteralmente morendo di freddo, Justin chiama il medico e mi da qualcosa per abbassare la febbre. Mi metto sotto le coperte cercando di non avere freddo, Justin se ne accorge e mi prende altre coperte. Dopo un’ora scarsa la febbre inizia ad abbassarsi, mi viene vicino e mi mette la mano sulla fronte, scotto ancora, ma non come prima, mi sento un po’ meglio. Stringo la mano di Justin e lui stringe la mia. Senza accorgermene mi addormento. Quando mi sveglio è già mattina, ho una centinaia di coperte addosso e Justin è con la testa e le braccia sul letto a dormire. Gli passo una mano nei capelli e glieli scombino un po’, si sveglia anche lui. È rimasto tutta la notte sveglio per me, perché avevo la febbre. Come è dolce. Non mi aspettavo che facesse una cosa del genere. Ormai ho la febbre più bassa da prima. Vado a farmi una doccia, quando torno Justin sta dormendo nel mio letto, deve essere davvero stanco. Scendo e preparo la colazione e la porto sopra. Quando la poso sul comodino vicino al letto vedo che Justin ha gli occhi aperti. Mi siedo sul letto e gli rimetto la mano nei capelli tirandoli. Lui mi prende la mano e l’accarezza, poi si alza e mangia qualcosa, anzi tutto, io non ho fame, la pizza di ieri mi ha fatto un brutto effetto. Scendo e mi siedo sul divano per vedere un po’ di tv, Justin passa e si ferma anche lui. Inizio a tremare per il freddo e prendo la coperta vicino a me avvolgendomela forte, lui se ne accorge e controlla se scotto, mi si è alzata un po’ la febbre. Justin mi stringe tra le sue braccia e tutto sembra passare, mi sento al sicuro stando vicino a lui, eppure è da ieri che ci abbracciamo ma ogni volta è come se fosse la prima, non riesco a stancarmene anzi mi sembra di vivere dei suoi abbracci. Ma perché? Perché sta facendo così e si sta prendendo cura di me così affettuosamente? Insomma, riflettendoci io per lui non sono niente, non sono sua sorella, a lui cosa può importare di me, io sono un’amica per lui e lui un amico per me, ma se lui mi considera un’amica e sta facendo tutto questo non è che … no no Justin non può … però quale potrebbe essere l’alternativa? … Non c’è, forse lui davvero … ma se è davvero così questo cambierà tutto tra di noi già lo so, si creerebbe dell’imbarazzo e finirà che non riusciremo più a parlarci e io non voglio che succeda, no non voglio. Quindi devo fare finta di niente, lui mi sta semplicemente trattando come una sorella, anche se mi sembra strano. Improvvisamente si alza per andare a controllare se gli è arrivato qualche messaggio visto che il telefono ha vibrato. Mi viene vicino e mi chiede se domani sera non mi dispiaceva rimanere sola, una ragazza (che io non conoscevo) gli aveva chiesto di uscire, ovviamente non potevo dirgli di rimanere con me, dopotutto lui aveva una sua vita, anche mi dispiaceva davvero tanto, non perché sarei rimasta sola ma perché Justin sarebbe uscito con una ragazza. Chissà perché mi dava così fastidio. Ero molto stanca e avevo un forte mal di testa e andai a dormire, non mangiai nulla per tutto il giorno nonostante Justin aveva cercato di convincermi in tutti i modi. Il giorno dopo andò a scuola. Non avevo mai fatto tragedie quando restavo sola e lui stava a scuola, ma quel giorno mi mancava così tanto che mi sentivo morta dentro, mi sentivo sola e abbandonata. Appena sentii il rumore delle chiavi che giravano nella serratura della porta mi catapultai all’ingresso e appena Justin mise piede dentro casa lo abbracciai come con avevo mai fatto e con le lacrime, come se eravamo stati lontani secoli e secoli, si stupì molto del mio comportamento e aveva intuito che era perché mi mancava, infatti mi chiese se ero sicura che poteva uscire quella sera, ma non volevo essergli d’intralcio e anche se con un nodo in gola dovetti lasciarlo andare. Mi chiusi in camera mia aspettando l’ora in cui Justin mi avrebbe abbandonata, era così che mi sarei sentita, lo sapevo, ma per lui potevo soffrire, passava continuamente a bussare per vedere se andava tutto bene, ma anche se gli dicevo di si andava tutto storto. Quando sentii il campanello qualcosa in me si blocco, quando sentii la voce di Justin e quella di una ragazza, mi sembrava di avere una corda stretta alla gola e continuava a stringersi. Prima di andare Justin passò a salutarmi ma a me sembrava un addio. Il rumore della porta che si chiudeva mi fece sprofondare in un pianto senza fine. Mi sentivo abbandonata da tutti e da tutto. Dopo un po’ sentii la vibrazione del telefono, Carly mi stava chiamando, era uscita con Avril e mi aveva chiesto se volevo uscire con loro se mi sentivo bene. Nonostante avessi ancora un po’ di febbre non rimasi in casa. mi cambiai e mi truccai per non sembrare uno zombie e mi coprii le poche macchie che mi erano rimaste. Non appena arrivarono andammo dove era Justin, dovevo vedere cosa stava facendo. Era al parco e io stavo nascosta dietro un cespuglio per sentire cosa dicevano. Non riuscivo a capire perché Justin era uscito con una ragazza così antipatica e vanitosa. Era quasi da un ora che ero lì ad origliare e iniziavo a sentirmi male. Poi Justin se è alzato e la ragazza è rimasta da sola. Improvvisamente si è voltata in dietro chiamandomi, sapevo che ero nascosta, probabilmente mi ha sentita tossire, mi sono alzata facendo finta di niente, ma lei non se l’è bevuta, sapevo che ero la sorellastra di Justin è mi ha detto di stargli lontana o me l’avrebbe fatta pagare, ahahaha mi ha davvero fatto morire dalla paura. La sua minaccia mi era entrata da un orecchio e mi era uscita dall’altra. Abbiamo iniziato a litigare, prendendoci a schiaffi e tirandoci a capelli, Justin quando ci ha viste ha provato a dividerci, ma lei ha cercato di spingermi in una fontana lì vicino, ma Justin si è messo in mezzo e si è bagnato lui. Lei si è arrabbiata tantissima soprattutto con Justin dicendogli che non sarebbe più uscita con lui se non avrebbe tenuta fuori dalla sua vita. Pensavo che lui si sarebbe arrabbiato con me, ma a lui non importava quello che gli aveva detto, perché io ero più importante per lui, andò a prendere la sua giacca che aveva lasciato sulla panchina e me l’appoggiò sulle spalle, poi andammo nella sua auto e tornammo a casa. Durante il viaggio nessuno dei due disse niente. Quando arrivammo lui andò ad asciugarsi e io mi misi in camera mia, sentendomi in colpa per quello che era successo a causa mia. Avrei tanto voluto andare da Justin a chiedergli scusa, ma avevo paura che mi potesse cacciare dalla sua stanza, così rimasi dov’ero, pentendomi ogni secondo di più di essere uscita di casa. Quando stavo iniziando ad avere sonno e avevo socchiuso gli occhi, mi alzo e vado da lui per parlargli. Entro e mi avvicino. È senza maglia, forse stava per andare a dormire, visto che stava per mettersi sotto le coperte, ma doveva ascoltarmi Io: mi dispiace Justin: per cosa? Io: per averti rovinato la serata Justin: oh, non mi importa più di tanto Io: sicuro? Justin: si certo, come ho detto tu sei più importante Io: si però tu non puoi ignorare tutte le altre ragazze per me Justin: e chi lo dice che non posso avere occhi solo per te? Quando lo disse arrossii violentemente sembrava volesse dirmi che gli piacevo, insomma la sua mi sembrava più un affermazione che una domanda. Comunque io non gli risposi. Justin: comunque perché sei venuta? guarda che non sei ancora guarita Io: beh … io … Justin: non dirmi che sei gelosa? Io: no ma che vai a pensare?!? In realtà era questo il motivo, ma non potevo di certo dirgli “si sono gelosa che tu esca con altre e non con me” che mi avrebbe risposto? “mi fa piacere che tu sia gelosa perché forse ti piaccio”? ma lui non lo avrebbe mai detto ne sono sicura al 101% Justin: mi fa piacere che tu sia gelosa perché forse ti piaccio Ok … forse mi sbagliavo e di tanto. Ma non potevo davvero credere a quello che mi aveva appena detto Io: cheeeeeee ma sei fuori. Tu? Piacere? A me? Justin: si che c’è di strano se sei gelosa Io: ahahahahaha no no tu stai scherzando lo so Justin: no io non sto scherzando Io: senti tu non mi piaci chiaro Justin: allora perché sei gelosa? Io: io non sono gelosa Justin: come no, dicono tutte così … Io: guarda che è così non girarci intorno o forse sei tu che ti fa piacere pensare che io sia gelosa? Justin: e perché dovrebbe farmi piacere una cosa del genere? Io: perché io ti piaccio Justin: … … … Io: dì la verità, faresti più bella figura Non mi rispondeva e mi guardava fisso, poi mi prese di scatto per i polsi gettandomi sul letto, rimasi stupita da quello che aveva fatto, poi iniziò a ridere. Si alzò e fece alzare anche me abbracciandomi. Justin: resta qui per sta sera … ti prego

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


È mattina, la sveglia porta le 10.03, sono nella stanza di Justin, lui dorme ancora e io sono avvolta in un suo abbraccio. Ma cosa è successo? Non ricordo nulla di quello che è successo ieri sera. Mi alzo tenendomi appoggiata sulle braccia e noto che Justin si sta per svegliare. Mi appoggia una mano sulla guancia e mi avvicino stendo di nuovo vicino a lui tenendo la mia mano sulla sua. ci guardiamo negli occhi, mi fa un sorriso e io ricambio. Sto benissimo, sembra che la febbre sia passata, grazie a Justin ovviamente. Quando mi chiede che ore sono si accorge che la scuola è ormai iniziata da più di due ore, ma non gli va di andarci, quindi resterà con me.
Justin: dormito bene?
Io: si, benissimo
Justin: ti senti meglio?
Io: penso di non avere più la febbre
Justin: bene, e solo grazie a me giustamente
Io: si dai, penso di poterti dare questa soddisfazione
Justin: che vuoi dire? È solo merito mio se ora stai bene
Io: ok hai vinto, se non fosse stato per te ora avrei ancora la febbre
Justin: brava, piccola
Io: non ricominciare
Justin: perché ti dà così fastidio?
Io: perché io non sono la tua piccola
Justin: non vorresti esserlo?
Io: no neanche un po’, stupido
Justin: ma guarda questo è il ringraziamento per essermi preso così tanto cura di te, sei cattiva
Io: non è ero
Justin: e invece si, non mi hai neanche ringraziato
Io: ok grazie
Justin: non mi basta
Io: e che vuoi allora?
Justin: mmm …. Vediamo … ah si, voglio un bacio
Io: cosaaa?
Justin: sulle labbra
Io:  secondo me ora sei tu quello malato
Justin: perché?
Io: ti rendi conto di quello che mi hai chiesto?
Justin: un bacio, niente di particolare
Io: no tu mi hai chiesto un bacio sulle labbra
Justin: e allora? Non dirmi che non hai mai baciato un ragazzo?
Io: beh … ecco …
Justin: non ci credo non hai baciato nessun ragazzo?
Io: no
Justin: ma è impossibile
Io: sta zitto, guarda che è imbarazzante
Justin: oh Dio, questa davvero non me l’aspettavo
Io: finiscila, mi stai facendo vergognare
Justin: il lato positivo di tutto questo è che potrei insegnarti
Io: scordatelo
Justin: perché? Ti farei solo un grande favore
Io: come no
Justin: e dai, non vorresti imparare a baciare
Io: no
Justin: si vede che stai mentendo
Io: invece sto dicendo la verità e ora basta
Justin: dai posso darti un bacio
Io: ho detto di no
Justin: ti prego
Io: insomma ti ho detto di no, quale parte non capisci la n o la o
Justin: queste battute non mi fanno ridere
Io: non lo detto per farti ridere
Justin: e dai mi stai facendo arrabbiare piccola
Io: non chiamarmi piccola
Justin: e tu dammi il bacio
Io: no dai basta
Justin: però sei cattiva mi stai facendo arrabbiare
Io: bene
Justin: si vede che non ci tieni a me
Io: senti io vado a farmi una doccia, se vuoi dopo possiamo uscire, per fare un po’ di shopping
Justin: mh ok
Ritornai in camera mia e mi preparai. Pazzesco, quel cretino di Justin mi voleva baciare. Chissà perché? A ripensare a tutte queste cose sono sempre più convinta dell’idea che gli piaccia, io per lui non sono sua sorella, sono un’amica, un’amica di cui forse è innamorato. Aspetto che anche lui sia pronto e andiamo a fare shopping, più di quattro ore nei negozi e Justin è sommerso dalle buste. Mi sento meglio dopo aver fatto spese. La febbre ormai mi è totalmente passata e domani tornerò a scuola. Ci sediamo su una panchina per mangiare qualcosa e parlare un po’. Mi girai verso di lui e notai che era un po’ triste, gli chiedo il perché e lui mi risponde che c’era rimasto male per quello che era successo sta mattina. Mi avvicinai a lui ringraziandolo e lasciargli un bacio sulla guancia. Lui mi guarda con lo sguardo stranito, come se avessi fatto la cosa più strana del mondo, forse non se l’aspettava. Riuscimmo a tornare a casa appena in tempo che subito iniziò a piovere. Dopo qualche minuto suonò il campanello, Patty e mio padre erano ritornati, mi dispiaceva un po’ perché ora non sarei più potuta stare sola con Justin e dal suo sguardo capii che ricambiava. Speravo solo che se ne riandassero il prima possibile. Il giorno dopo di nuovo a scuola, i miei amici mi erano mancati davvero tanto. Nell’intervallo Carly e Avril mi chiesero cosa era successo la sera quando ero uscita con loro e io gli raccontai tutto, anche di quello che successe tornati a casa. Loro erano davvero stupite, non potevano crederci di quello che era successo tra me e Justin. Qui pochi giorni che mi separavano dal weekend erano ormai pochi e mio padre e Patty dovevano ripartire, finalmente, non ne potevo più di averli in torno, e anche Justin. È sabato mattina e fa caldissimo, io e Justin siamo fuori in giardino in piscina a pensare cosa fare quella sera. A me viene la folle idea di organizzare un festa. Justin ci sta e iniziamo i preparativi già da subito. Doveva essere una festa indimenticabile, l’avremmo fatta in piscina, ci sarebbe stata moltissima musica e cibo a non finire. È quasi tutto pronto, sono le 7.30, qualcuno alla porta, oh no. È mia zia. Justin non la conosce, è la sorella di mio padre, Jessie, è in viaggio e visto che passava da noi mio padre le ha proposto di fermarsi, poteva anche dirmelo. Beh almeno un lato positivo c’è: lei è la regina delle feste, come le fa lei non le fa nessuno. C’è sempre da divertirsi, anche se tende ad esagerare. Le parliamo della festa e approva tutto, ma c’è qualcosa che manca, quello di cui non può fare a meno: l’alcol. Mia zia non può vivere senza almeno una bottiglia di champagne. A quello non avevamo pensato, ma alla fine facciamo a modo suo. Sono le 8.30, tra poco arriveranno tutti e io sono da mezz’ora a preparami. Sempre con l’aiuto di mia zia. Ovviamente mi fa mettere qualcosa di molto sexy e attillato, lei dice che ho un bel corpo e che devo metterlo in mostra, o Dio mio non sembro io. Ho un tubino attillassimo nero e super corto con dei tacchi altissimi, mi sento talmente in imbarazzo. Quando Justin resta a bocca aperta e inizia a sbavare, non fa altro che dirmi che sono super carina, bella, elegante e gli scappa anche un sexy che mi fa arrossire e arrabbiare contemporaneamente. Gli invitati iniziano ad arrivare, in poco tempo la casa è strapiena di ragazzi, tutti i miei amici notano il mio look, anzi quello di mia zia, su di me. In giardino tutti si divertono: chi è in piscina, chi balla, chi ride, chi mangia e io sono ì ferma in un angolino. Non è giusto io ho organizzato questa festa per divertirmi e invece sono quelle più triste. Perfino mia zia si diverte più di me. Justin è circondato di ragazze, e questo mi dà un enorme fastidio, lui è gi mezzo ubriaco. A questo punto come dice il proverbio, se non riesco a vincere unisciti a loro. Prendo il primo bicchiere di alcol che mi capita tra le mani e lo mando giù tutto d’un sorso, ne bevo altri 4-5 e sono anch’io mezza ubriaca. Inizio a ballare senza fermarmi e senza vergogna, viene anche Justin e balliamo insieme. Le altre persone ci spingono e siamo sempre più vicini fino a toccarci con i corpi. Non so perché l’ho fatto ma mi avvicino sempre di più a lui, l’ho abbraccio e lo bacio, lui ricambia e così finiamo per pomiciare. Ci sediamo sul divanetto sul bordo della piscina e continuiamo così senza fermarci, mi piace da impazzire questa sensazione. Mi prende per la mano trascinandomi  in casa e saliamo. Mi sbatte sul muro e continuiamo a baciarci con più forza e passione fino ad arrivare in camera sua. Justin: dormito bene? Io: si, benissimo Justin: ti senti meglio? Io: penso di non avere più la febbre Justin: bene, e solo grazie a me giustamente Io: si dai, penso di poterti dare questa soddisfazione Justin: che vuoi dire? È solo merito mio se ora stai bene Io: ok hai vinto, se non fosse stato per te ora avrei ancora la febbre Justin: brava, piccola Io: non ricominciare Justin: perché ti dà così fastidio? Io: perché io non sono la tua piccola Justin: non vorresti esserlo? Io: no neanche un po’, stupido Justin: ma guarda questo è il ringraziamento per essermi preso così tanto cura di te, sei cattiva Io: non è ero Justin: e invece si, non mi hai neanche ringraziato Io: ok grazie Justin: non mi basta Io: e che vuoi allora? Justin: mmm …. Vediamo … ah si, voglio un bacio Io: cosaaa? Justin: sulle labbra Io: secondo me ora sei tu quello malato Justin: perché? Io: ti rendi conto di quello che mi hai chiesto? Justin: un bacio, niente di particolare Io: no tu mi hai chiesto un bacio sulle labbra Justin: e allora? Non dirmi che non hai mai baciato un ragazzo? Io: beh … ecco … Justin: non ci credo non hai baciato nessun ragazzo? Io: no Justin: ma è impossibile Io: sta zitto, guarda che è imbarazzante Justin: oh Dio, questa davvero non me l’aspettavo Io: finiscila, mi stai facendo vergognare Justin: il lato positivo di tutto questo è che potrei insegnarti Io: scordatelo Justin: perché? Ti farei solo un grande favore Io: come no Justin: e dai, non vorresti imparare a baciare Io: no Justin: si vede che stai mentendo Io: invece sto dicendo la verità e ora basta Justin: dai posso darti un bacio Io: ho detto di no Justin: ti prego Io: insomma ti ho detto di no, quale parte non capisci la n o la o Justin: queste battute non mi fanno ridere Io: non lo detto per farti ridere Justin: e dai mi stai facendo arrabbiare piccola Io: non chiamarmi piccola Justin: e tu dammi il bacio Io: no dai basta Justin: però sei cattiva mi stai facendo arrabbiare Io: bene Justin: si vede che non ci tieni a me Io: senti io vado a farmi una doccia, se vuoi dopo possiamo uscire, per fare un po’ di shopping Justin: mh ok Ritornai in camera mia e mi preparai. Pazzesco, quel cretino di Justin mi voleva baciare. Chissà perché? A ripensare a tutte queste cose sono sempre più convinta dell’idea che gli piaccia, io per lui non sono sua sorella, sono un’amica, un’amica di cui forse è innamorato. Aspetto che anche lui sia pronto e andiamo a fare shopping, più di quattro ore nei negozi e Justin è sommerso dalle buste. Mi sento meglio dopo aver fatto spese. La febbre ormai mi è totalmente passata e domani tornerò a scuola. Ci sediamo su una panchina per mangiare qualcosa e parlare un po’. Mi girai verso di lui e notai che era un po’ triste, gli chiedo il perché e lui mi risponde che c’era rimasto male per quello che era successo sta mattina. Mi avvicinai a lui ringraziandolo e lasciargli un bacio sulla guancia. Lui mi guarda con lo sguardo stranito, come se avessi fatto la cosa più strana del mondo, forse non se l’aspettava. Riuscimmo a tornare a casa appena in tempo che subito iniziò a piovere. Dopo qualche minuto suonò il campanello, Patty e mio padre erano ritornati, mi dispiaceva un po’ perché ora non sarei più potuta stare sola con Justin e dal suo sguardo capii che ricambiava. Speravo solo che se ne riandassero il prima possibile. Il giorno dopo di nuovo a scuola, i miei amici mi erano mancati davvero tanto. Nell’intervallo Carly e Avril mi chiesero cosa era successo la sera quando ero uscita con loro e io gli raccontai tutto, anche di quello che successe tornati a casa. Loro erano davvero stupite, non potevano crederci di quello che era successo tra me e Justin. Qui pochi giorni che mi separavano dal weekend erano ormai pochi e mio padre e Patty dovevano ripartire, finalmente, non ne potevo più di averli in torno, e anche Justin. È sabato mattina e fa caldissimo, io e Justin siamo fuori in giardino in piscina a pensare cosa fare quella sera. A me viene la folle idea di organizzare un festa. Justin ci sta e iniziamo i preparativi già da subito. Doveva essere una festa indimenticabile, l’avremmo fatta in piscina, ci sarebbe stata moltissima musica e cibo a non finire. È quasi tutto pronto, sono le 7.30, qualcuno alla porta, oh no. È mia zia. Justin non la conosce, è la sorella di mio padre, Jessie, è in viaggio e visto che passava da noi mio padre le ha proposto di fermarsi, poteva anche dirmelo. Beh almeno un lato positivo c’è: lei è la regina delle feste, come le fa lei non le fa nessuno. C’è sempre da divertirsi, anche se tende ad esagerare. Le parliamo della festa e approva tutto, ma c’è qualcosa che manca, quello di cui non può fare a meno: l’alcol. Mia zia non può vivere senza almeno una bottiglia di champagne. A quello non avevamo pensato, ma alla fine facciamo a modo suo. Sono le 8.30, tra poco arriveranno tutti e io sono da mezz’ora a preparami. Sempre con l’aiuto di mia zia. Ovviamente mi fa mettere qualcosa di molto sexy e attillato, lei dice che ho un bel corpo e che devo metterlo in mostra, o Dio mio non sembro io. Ho un tubino attillassimo nero e super corto con dei tacchi altissimi, mi sento talmente in imbarazzo. Quando Justin resta a bocca aperta e inizia a sbavare, non fa altro che dirmi che sono super carina, bella, elegante e gli scappa anche un sexy che mi fa arrossire e arrabbiare contemporaneamente. Gli invitati iniziano ad arrivare, in poco tempo la casa è strapiena di ragazzi, tutti i miei amici notano il mio look, anzi quello di mia zia, su di me. In giardino tutti si divertono: chi è in piscina, chi balla, chi ride, chi mangia e io sono ì ferma in un angolino. Non è giusto io ho organizzato questa festa per divertirmi e invece sono quelle più triste. Perfino mia zia si diverte più di me. Justin è circondato di ragazze, e questo mi dà un enorme fastidio, lui è gi mezzo ubriaco. A questo punto come dice il proverbio, se non riesco a vincere unisciti a loro. Prendo il primo bicchiere di alcol che mi capita tra le mani e lo mando giù tutto d’un sorso, ne bevo altri 4-5 e sono anch’io mezza ubriaca. Inizio a ballare senza fermarmi e senza vergogna, viene anche Justin e balliamo insieme. Le altre persone ci spingono e siamo sempre più vicini fino a toccarci con i corpi. Non so perché l’ho fatto ma mi avvicino sempre di più a lui, l’ho abbraccio e lo bacio, lui ricambia e così finiamo per pomiciare. Ci sediamo sul divanetto sul bordo della piscina e continuiamo così senza fermarci, mi piace da impazzire questa sensazione. Mi prende per la mano trascinandomi in casa e saliamo. Mi sbatte sul muro e continuiamo a baciarci con più forza e passione fino ad arrivare in camera sua e lì ci divertiamo davvero.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


È mattina, e mi sveglio con un forte mal di testa, segno che avevo bevuto troppo alla festa di ieri. Non ricordo nulla di quello che è successo, ero nel letto, completamente nuda, accanto a me c’era un ragazzo, era di spalle e anche lui nudo. Si girò verso di me e con grande stupore, era Justin, mi guardai in torno ed ero in camera sua, nel suo letto, con lui. Si svegliò anche lui e appena si riprese un po’ capì la situazione. Eravamo una più scioccata dell’altro, sapevamo entrambi cosa ci facevamo lì in quelle condizioni. Mi vergognavo da morire, e lui se ne accorse vedendomi abbassare lo sguardo, mi vergognavo per quello che era successo, non avevo il coraggio di guardarlo in faccia, sentivo un forte imbarazzo. Mi coprii con le coperte, e mi sdraiai con la testa sul cuscino, dando le spalle a Justin. Lui si misi i boxer e si alzò, andando in bagno. Ne approfittai per vestirmi anch’io e scesi giù. Mia zia era sul divano, ancora ubriaca, aveva bevuto tantissimo, lei non riesce proprio a controllarsi. Mi chiese di come era andata ieri sera, se mi era piaciuta la festa e se mi ero divertita, certo, la festa l’avevo fatta con Justin e ci siamo anche divertiti alla grande, anche se non ricordo bene i particolari, anzi poco e niente. Zia:allora ti sei divertita a cavalcarti Justin? Penso che lei mi avesse fatto quella domanda appositamente, perché sapeva qualcosa, infatti glielo chiesi, quando la festa era finita è passata per la stanza di Justin e ci ha visti addormentati. Aveva già capito tutto da quella scena. Non sapevo neanche cosa risponderle e andai in cucina per mangiare qualcosa, mi abbassai per raccogliere la collana che mi era caduta, quando mi rialzai trovai Justin davanti a me, sembrava volermi dire qualcosa, ma rimase zitto, io non avevo il coraggio di rivolgergli la parola, e lo lasciai solo andandomene con lo sguardo basso. Andai in giardino, e ricordai alcune delle cose successe ieri, rividi Justin e io che eravamo seduti a parlare, andai di sopra, mentre salivo le scale ricordavo cosa era successo lì, mi appoggiai al muro chiudendo gli occhi, e per quei pochi secondi mi sembrava che Justin era lì, come ieri e mi stava per baciare, mi ripresi subito e corsi sopra, volevo andare in camera mia, ma andai in quella di Justin. Mi buttai sul letto e mi persi in un lungo pianto. Non volevo, non volevo credere a quello che era successo, con chi era successo, perché è successo, perché con lui. Non riesco più a guardarlo negli occhi, non riesco più a sorridergli, non riesco più a parlargli e mi sento sola, perché lui è l’unica persona che mi è sempre vicina e senza di lui io mi sento inutile. Mi stringevo nelle coperte, nascondendo il viso nel cuscino, nascondendo le lacrime. Dopo un quarto d’ora passò mia zia, entrò vedendomi piangere e intuì il motivo, lei mi capisce subito, sa sempre cosa mi succede, se sono triste o felice e perché e riesce sempre a consolarmi come nessuno sa fare. Per lei è del tutto normale quello che è successo tra me e Justin, dopotutto siamo due ragazzi che vivono sotto lo stesso tetto e che vanno più che d’accordo, sarebbe quasi impossibile evitare una cosa del genere. Chissà cosa ne pensa Justin. Forse dovrei parlargli, ma ogni volta che lo vedo mi imbarazzo tantissimo, ripenso subito a quello che abbiamo fatto e mi vergogno da morire, ho il terrore che possa risuccedere. Anche mi zia mi consiglia di parlargli ma è davvero troppo difficile per me. Vado in giardino e mi sdraio sull’amaca,chiudo gli occhi e rivedo tutto quello che mi è successo da quando ho messo piede in questa casa, tutti quei momenti felici che ho passato con lui, la prima sera qui, il primo giorno di scuola, la festa da Andrè, lo spettacolo, di quando avevo la febbre e lui mi abbracciava forte, quando dormii con lui solo per fargli compagnia, almeno così credevo, tutte queste cose che prima mi sembravano cose naturali, sciocche senza significato, a cui non dare peso, ora mi sembrano cose su cui penso costantemente e mi sembravo sempre più evidenti di quanto pensassi. Non parlo con Justin per tutto il giorno e a sera ritorna mio padre, mia zia non gli dice nulla, immagino quello che potrebbe succedere se lo venisse a sapere, e anche se lo saprebbe Pattie, tutto peggiorerebbe, ma entrambi notano lo strano atteggiamento mio e di Justin. Noi non parliamo da molti giorni, anche a scuola, non ci rivolgiamo mai la parola, io non ho detto nulla ne a Carly ne a Avril, voglio tenermi tutto per me, mi fa davvero male accettare quello che è successo, e ancora di più parlarne. Vorrei sapere cosa ne pensa lui, come si sente, se gli è dispiaciuto, se è arrabbiato con me, ma per ora ho solo un grande punto interrogativo, che voglio abbattere il prima possibile. Pattie mi vede triste e pensierosa sul divano e mi chiede cosa c’è. Non riesco a fingere ma gli spiego la cosa in generale senza dire bene cosa, con chi e dove, solo che hanno detto una cosa su di me e un mio amico e che ora non so cosa fare, per lei dovrei parlare con lui e cercare di chiarire tutto. È quello che devo fare, lo so, lo sempre saputo, solo che non ci riesco. Papà e Pattie vanno a cena fuori, e io resto sola, non mi va di andare con loro. Penso a come dovrei fare a parlare con Justin, ma mi sembra la cosa più difficile che potessi fare. Non ne posso più di tutto questo. L’unica cosa che può aiutarmi ora è la musica. Vado al pianoforte e la prima canzone che mi viene da cantare è “Everytime we touch”, inizio a cantare chiudendo gli occhi e le dita si muovono da sole, sento la tristezza lontana.
Your arms are my castle, your heart is my sky.
They wipe away tears that I cry.
The good and the bad times, we’ve been through them all.
You make me rise when I fall.

Pronuncio quelle parole e mi accorgo che è tutto vero, quelle parole mi descrivono, descrivono quello che provo, e questo spiega le lacrime che bagnano le mie guancie e che cadono sui tasti del pianoforte. Qualcosa mi dice di fermarmi, e girandomi vedi Justin che mi guardava con lo sguardo basso. Gli leggevo negli occhi che voleva abbracciarmi, che voleva abbracciarmi, ma non lo fece. Me ne andai subito in camera, quando lo sentii seguirmi andai più veloce e anche lui finché non mi misi a correre e lui dietro di me, andavo più veloce possibile per rifugiarmi nella mia stanza e feci appena in tempo. Mi chiusi persino a chiave, avevo troppa paura che potesse entrare, aveva paura che potesse parlarmi dopo che ero scappata da lui. Nonostante mi dicesse di aprire giravo di più la chiave nella serrature, come se quella porta fosse la protezione dalle sue parole. Poi non lo sentii, ma sapevo che era lì, era appoggiato vicino la porta seduto, come me, piangevo continuando a ripetermi nella testa che era una stupida, che l’avevo deluso, che non gli volevo bene, che stavo scappando da lui, e avevo paura di quello che potesse pensare di me. “Tory, ti prego smettila di piangere”, quando lo sentii non sapevo che rispondergli e infatti non lo feci, “Tory, per favore non voglio che tu pianga, apri devo dirti una cosa importante” , mi sentivo sempre più incolpa , non ce la facevo a sentirlo volevo che se ne andasse, “no, voglio stare sola, vattene”, dopo un po’ non lo sentii più, era tardi e probabilmente non era più lì, provai anche a chiamarlo ma non rispose. Rimasi la porta chiusa a chiave e mi misi sul letto, poi mi decisi, aprii la porta e non c’era, andai in camera sua, stava dormendo, in quel letto che non mi sembrava più lo stesso, mi avvicinai molto lentamente, rimasi alzata e gli accarezzai la guancia, non si svegliò, pregai purché non si svegliasse, non avrei retto quel suo sguardo che avevo ignorato per tanti giorni. Mi girai e stavo per andarmene quando sentivo che qualcuno stringeva la mia mano, si era svegliato, non voltai e camminai senza curami della presa ma lui mi tirò a lui così forte e velocemente che riuscii neanche ad oppormi, e da un momento all’altro mi trovai seduta sul letto in mezzo alle sue braccia e con lo sguardo puntato su di me. Eravamo terribilmente vicini, anche se avrei voluto non sarei riuscita ad andarmene, persi ogni più piccola forza, mi sentivo debole, indifesa, ma capii che non aveva niente in mente, qualcosa nei suoi occhi mi diede questa convinzione. Con mio grande stupore si sdraiò di nuovo a letto, io ritornai in camera mia. Mi misi anch’io a letto, ma non prendevo sonno, meno di qualche oretta e mi risvegliavo, ritornai da Justin, senza perché, senza sapere cosa dirgli. Entrai e mi sedetti sul suo letto, come facevo tutte le altre volte, quando di svegliò mi chiese cosa ci facessi lì e gli risposi che non avevo sonno, lui si mise a ridere.
Justin: che ci fai qui?
Io: non riesco a dormire
Justin: ahah, e tu vieni da me perché non riesci a dormire
Io: si e allora?
Justin: io non posso farti dormire
Io: io volevo un po’ di compagnia, ma se vuoi me ne vado
Justin: no, no, resta dai, anch’io avevo voglia di stare un po’ con te
Io: allora non sei arrabbiato perché sono venuta a svegliarti alle 2.00 di notte
Justin: un po’, ma non mi va di picchiarti
Io: ah, volevi anche picchiarmi
Justin: io un modo o nell’altro devo punirti
Io: oh andiamo, ti ho solo svegliato molto presto
Justin: ma mi hai anche chiuso la porta in faccia prima
Io: …
Justin: perché l’hai fatto?
Io: …
Justin: Torydevi dirmelo, voglio saperlo
Io: io … io avevo paura
Justin: paura di cosa?
Io: di quello che pensavi
Justin: per cosa?
Io: per quello che è successo, credevo che ti eri arrabbiato con me perché da allora non ti ho più parlato e non sapevo cosa ne pensavi, volevo scappare da te perché ogni volta che ti vedevo pensavo sempre a quella cosa
Justin: a te dispiace?
Io: non lo so, sono troppo confusa
Justin: se io e te non fossimo fratellastri e non vivessimo sotto lo stesso tetto, ti sarebbe dispiaciuto? Però rispondimi sinceramente, a me non importa se dici di no, come non mi importa se dici di si
Io: io credo no, tu infondo sei molto simpatico, dolce, divertente, carino, mi sei sempre stato vicino e so che mi vuoi molto bene, per te?
Justin: a me non importa se sei la mia sorellastra, non ti nascondo per niente che a me è piaciuto, e anche tanto, e anche se fossi stata come una mia amica, non sarebbe cambiato nulla
Io: quindi tu mi consideri un’amica?
Justin: si, forse all’inizio era diverso, ma ora ti considero la mia migliore amica
Io: anch’io ti considero un amico solo che, mi sembra tutto troppo strano, anche se sei mio amico, abiti con me nella stessa casa, e ammettilo, avvolte ci comportiamo come se ci piacessimo, per questo sono molto confusa
Justin: Tory, se ti chiedo se mi ami tu cosa mi diresti?
Io: …
Justin: sinceramente, se fossi un tuo semplice amico e se forse non l’avessimo mai fatto, mi ameresti?
Io: … … …
Justin: Tory ti prego devo saperlo, si o no?
Io: credo di si
per quella domanda la testa mi diceva assolutamente di no, ma il cuore, era troppo difficile da ignorare. Justin mi guardava, ma non aveva nessuna espressione, non potevo sapere se ne era felice o no. Gli feci anch’io la stessa domanda, ma lui reagì nel modo che non avrei mai pensato. Mi si avventò addosso, cadendo uno sopra l’altra, e prima che me ne rendessi conto ci stavamo baciando. Avrei solo voluto allontanarlo da me, ma non riuscii a trovare la forza di staccarmelo di dosso. Da una parte mi piaceva, e tanto, volevo che non smettesse più, ma lasciò le mie labbra con mio grande stupore e se andò via senza dire nulla. Ci rimasi molto male, forse avevo fatto qualcosa di male. Perché mi ha lasciata sola?

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Tra me e Justin le cose si sono un po’ chiarite dall’ultima volta, abbiamo deciso di lasciarci tutto alle spalle, anche se è molto difficile. Parliamo come facevamo prima, ci comportiamo come se non fosse successo niente, tutto come prima. Sta sera deve uscire con una ragazza e io resto a casa, voglio stare un po’ da sola. Mi metto a trovare il mio telefono che mi sono accorta di aver perso in casa, vado in camera di Justin e lo trovo sulla scrivania. Lo prendo e il foglio che c’era sotto cade. Mi abbasso per prenderlo e vedo che c’è scritto qualcosa sopra. È una canzone scritta da lui “Never let you go”, la leggo velocemente, le parole sono molto belle, arrivo alla fine del foglio c’è la sua firma e … non ci posso credere … è … per me … Justin ha scritto quella canzone pensando a me. Cosa significa questo? Cosa significano queste parole? Quali sentimenti prova per me? Cosa sta succedendo? Lascio cadere il foglio e corro fuori in giardino, mi fermo vicino un albero per appoggiarmi e riprendere fiato, mi lascio cadere per terra, pensando a quelle parole, vorrei piangere ma non ci riesco, non questa volta, voglio essere forte, voglio affrontarlo. Mi alzo e ritorno in camera sua, prendo il foglio che ho lasciato per terra, è tutto stropicciato. Scendo giù e mi siedo sul divano, leggo e rileggo quella canzone. Più la leggo e più mi svuoto di ogni sentimento, diventando neutra. La verità è che sono così felice, così stupita, così triste, così confusa, che non so come definire come mi sento davvero.  Sento la porta che si apre, è Justin, è tornato. Mi saluta e io ricambio. A questo punto dovrei dirgli della canzone. So che non ce la posso fare, che è tutto troppo difficile, perché non ho il coraggio di distruggere quel sorriso che ha sempre stampato in faccia. E poi dovrei essere arrabbiata per quello che ho scoperto ho dovrei parlargli con calma? Non l’ho mai affrontato, perché forse non ce n’era bisogno, o forse ci passavo sopra senza preoccuparmene troppo. Comunque mi alzo e lo raggiungo in cucina. Vede che in mano ho il foglio, mi chiede cos’è e appena vede cosa c’è scritto prova a prenderlo, ma non glielo do.
Justin: Tory dove hai preso quel foglio?
Io: in camera tua
Justin: dammelo
Io: no prima devi starmi a sentire. Perché hai scritto questa canzone?
Justin: perché si
Io: perché proprio per me?
Justin: perché io …
Io: tu cosa? Justin tu provi qualcosa per me?
Justin: io … io … beh
Io: tu mi ami?
Justin: … avrei sempre voluto dirtelo ma … non ce la facevo, e ci stavo male, per questo ho scritto quella canzone e tante altre, perché non accettavo di non riuscire a dirti che ti amo
Io: no … no ti prego non dirmi questo
Justin: e invece è così … non ce la faccio più a tenermi tutto dentro e poi … quando, alla festa … abbiamo … io ero sobrio
Io: no, no per favore
Justin: per te?
Io: io … io sono solo molto confusa e … non voglio crederci
Justin: perché?
Io: Justin ti prego, ti rendo conto di quello che hai detto, tu, tu hai fatto sesso con me perché volevi, e non perché eri ubriaco, l’hai fatto perché volevi farlo con me, mi hai usata solo per il tuo piacere
Justin: si è così, è da quando ho iniziato a conoscerti bene che mi sei piaciuta davvero, e da allora ho sempre voluto farlo ma non per provare piacere, ma perché ti amo davvero
Io: non, non ci credo, non voglio crederci, voglio solo restare sola
Me ne andai in camera mia, appena entrata chiusi la porta a chiave, presi quel dannato foglio e lo strappai in mille pezzi. Non piangevo, non ce la facevo a piangere, perché non ero triste, ero arrabbiata e mi sentivo un oggetto, mi sentivo usata, anche se lui aveva detto che mi amava davvero.
Nei giorni seguenti io e Justin non ci siamo parlati per niente, ma da quando abbiamo litigato non fa altro che uscire con mille ragazze diverse ogni sera, quanto odio sentirlo parlare a telefono con una di loro. Non riesco ad ignorarlo. Da una parte ci sto davvero male. È la prima volta che mi capita di essere così debole, non lo sono mai stata, forse perché è per Justin. Mi sto trascurando molto, non esco mai, a scuola non mi interesso più di niente e avvolte salto qualche giorno, non mangio più niente, resto chiusa giorni e giorni nella mia stanza. Mio padre e Pattie sono molto preoccupati per me, vedono cosa mi sta succedendo ma non sanno spiegarsi il perché del mio comportamento. L’unico egoista è Justin, non lo vedo da più di una settimana, non gli parlo da quasi un mese, e senza di lui tutto mi sembra inutile, vorrei tanto morire, avvolte mi manca l’aria perché tengo la mia camera chiusa per molti giorni e non la apro perché non vedo l’ora di chiudere gli occhi e di non riaprirli più, per mettere la parola fine al mio dolore. Ma so che anche se morirei non troverei pace, perché solo Justin può rendermi felice. È sera, non c’è nessuno in casa, Justin è appena tornato, ma è come se non ci fosse. Squilla il telefono e va a rispondere, io non lo faccio più. Non so chi è e non mi interessa. È mezzanotte e mezzo. Sento Justin che bussa alla porta chiedendomi di aprire, non lo ascolto, lo ignoro completamente, se ne va e dopo dieci minuti ritorna e apre la porta con una copia della chiave. Gli do le spalle perché non voglio guardarlo, lui non parla, ad un tratto mi viene un capogiro e Justin mi prende in braccio per non farmi cadere, il sguardo stanco incontra il suo innocente, non ce la faccio a tenere gli occhi aperti per la stanchezza ma provo a resistere il più possibile. Mi appoggia sul letto e mi fa una carezza raccogliendo una lacrima. Gli stringo forte la mano, mi da forza. Si avvicina al mio orecchio per sussurrarmi un dolce e melodico “scusa”, mi lascia un bacio sul collo, per poi salire sempre di più fino alle mie labbra e mi bacia nel modo più casto possibile, ricambio e mi stringe forte tra le sue braccia, accarezzando ogni centimetro del mio corpo, tiro leggermente le punte dei sui capelli. Ho già capito le sue intenzioni , ma questa volta mi sta bene, non voglio oppormi. Si toglie la maglia e mi sfila anche la mia e mi slaccia il reggiseno, mi copro perché la cosa mi imbarazza molto, lui capisce, mi sorride e mi prende i polsi. Sto impazzendo, è tutto troppo bello. Gli tolgo i pantaloni e lui toglie i miei, finché non siamo entrambi nudi, ma arrivati fin lì si ferma.
Io: Justin … cosa c’è?
Justin: non posso … non posso farti questo … non a te
Io: perché?
Justin: perché tu non sei come le altre, io ti amo sul serio
Io: allora perché l’hai fatto? Perché non mi hai più parlato per tutto questo tempo? Perché mi hai ignorata pensando solo ad altre ragazze?
Justin: io pensavo che tu eri arrabbiata con me e che non volessi parlarmi, ho provato a dimenticarti e l’unico modo era di pensare ad altre ragazze, ma in realtà cercavo solo di provare quello che ho provato con te con altre ragazze
Io: e ci sei riuscito?
Justin: no, solo tu riesci a farmi sentire completo
Io: Justin … però io vorrei solo che tra di noi ci sia solo amicizia
Justin: hai ragione, però io ti amo e so che è lo stesso per te
Io: ma se continuiamo così non la finiremo più, per favore
Justin: ok, da domani tornerà tutto come prima
Io: si
Justin: e tu devi ritornare ad essere la Tory che eri prima
Io: si, si può fare, ma per ora posso baciarti per tutto il tempo che voglio giusto?
Justin: no, sono io che devo baciare te
Io: ma così non è giusto
Justin: e invece si, perché tu sei mia, solo e soltanto mia
Un po’ alla volta ci addormentammo tra baci e carezze sotto la luce della luna, in un abbraccio e univa le nostre anime e i nostri cuori.
 
 Spazio autrice
Ciaooooo spero vi sia piaciuto questo capitolo, da qui vi consiglio di seguire la storia perché le cose si faranno molto interessanti. Aspetto le vostre recensioni. Grazie per aver letto questo capitolo e ciao.       Alla prossima

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Tra me e Justin è stata tutta un’illusione. Dopo esserci chiariti pensavo che le cose sarebbero andate decisamente meglio, ma era meglio non darmi questa aspettativa. Ogni giorno che passava, Justin pensava  sempre più ad altre ragazze, negli ultimi mesi esce con alcune, va in discoteca e ne porta a casa due o tre, non mi considera più, l’unica cosa che è cambiata è quando ha qualche problema e vuole parlarmi, e quelli sono gli unici momenti in cui possiamo stare soli, ma non mi fa poi così tanto piacere, a volte non so perché ma mi stringe la mano o mi sta molto vicino, oppure mi dice delle frasi bellissime che per pochi minuti mi fanno ritrovare la speranza di poterlo riavere come mio vero amico, ma quella scintilla di illusione è un arma a doppio taglio, e finisco sempre per farmi più male del previsto. Ci sto perdendo le speranze, non ci provo più, inizio ad accettare che è inutile. Lui mi ha abbandonata. Questa casa, questa stanza, mi sembra vuota, troppo grande per non essere condivisa, ma è qui che sono è devo abituarmi alla solitudine che si sta facendo spazio in me. In compenso a tutto ciò ho trovato comunque qualcuno che mi può aiutare, o meglio qualcosa, che mi aiuta davvero, che mi libera da questa sofferenza. Perché ogni volta che prendo quella lametta e la metto sul braccio, quando cadono gocce di sangue, cadono gocce di veleno, così riesco a farlo uscire dalle vene, sentendomi meglio, sentendomi pura. È già da un po’ che mi taglio, da abbastanza tempo da non poter più smettere, da abbastanza tempo da rendere visibile i segni del mio dolore in modo permanente. È diventata un abitudine di cui vivo, ogni volta che Justin mi fa versare delle lacrime, la lametta mi va versare gocce di sangue, che mi sono sempre gradite, sono come le lacrime di felicità, solo che sono rosse, e se sporcano qualcosa … restano lì … per sempre, così è Justin, se ti spezza in cuore resta così per sempre, e né del sangue versato né un cuore spezzato sono cose che ti fanno sentire al settimo cielo, lo ammetto, per questo io in ogni taglio mi sento libera, perché per ogni taglio che mi provoca dolore cerco di convincermi che sto soffrendo solo per questo, che tutto questo che mi sta facendo Justin non c’entra niente, cerco di convincermi che non dipendo da lui, la mia felicità non è lui. Ecco perché ora mi ritrovo qui, in questa stanza, cercando di scappare dal mondo, dal male che si impossessa di tutte le anime di questa esistenza. È il mio modo di proteggermi. Voglio essere forte, ma la verità è che così peggioro solo le cose, ho le braccia e le gambe piene di tagli, sono così ferite che non ce la faccio più a tenermi in piedi ne tanto meno a tenere il cellulare in mano, non ho la forza di fare niente, neanche di andare avanti. A dire il vero è una cosa che speravo di tutto cuore, voglio solo morire in questo momento, voglio solo questo. Ma non prendo in giro nessuno, solo me stessa, Justin è la mia sola e unica felicità e questa parola non ha significato senza il suo nome, ma odio quando viene da me con quella faccia innocente come se non fosse successo niente, ignorando la mia tristezza. Non riesco più a riconoscerlo, Justin è la persona che mi rende felice ma allo stesso tempo che mi rende anche tremendamente triste, deve essere perché lui potrebbe rendermi felice ma non vuole. E non riesco a capire il perché. Perché mi ha detto che mi ama se ora mi sta facendo soffrire. Non è più il Justin di prima, quel ragazzo è scomparso. Per sempre. Tutti questi pensieri si fanno spazio nella mia mente, riempiendola completamente, e sono sempre più confusa, vorrei solo che Justin venisse, che aprisse la porta della mia stanza, che mi abbracciasse e che mi spiegasse tutto. Non posso andare avanti così. Continuo ad incidere la carne, facendo tagli sempre più profondi. Sento la voce di Justin che mi chiama. Scendo e lo trovo vicino il portone con una giacca addosso.
Justin: senti Tory, che ne dici se andiamo a fare un giro al centro commerciale, io e te da soli?
Io: ora?
Justin: si, ti va?
Io: si, certo … un secondo e sono da te
Justin: ok io ti aspetto in macchina
Ritornai in camera mia per prendere una felpa e subito esco per raggiungere Justin. Non me l’aspettavo una cosa così, però anche se so che sarà anche questa una delusione, la felicità non mi ci fa pensare, la mia felicità mi porta verso la tristezza, perché sono troppo ingenua per vedere il male in certe cose. Sto passando un sacco di tempo con Justin, quanto è passato, inizio a pensare che forse noi non ci siamo mai allontanati, era tutta una mia fantasia. Facciamo una passeggiata e vediamo le vetrine mentre parliamo. Entriamo in un negozio, diamo un’occhiata, ma il tempo di girami un secondo e trovo Justin che parla con una ragazza. Faccio finta di niente, gli do le spalle quando mi accorgo che sta per guardarmi, ho gli occhi lucidi ma cerco di restare forte. Guardo le maglie, i pantaloni, le felpe e mentre sono occupata in questo sento la sua mano sulla spalla. Mi ha trovato una maglia che potrebbe piacermi, infatti è così, lui ha sempre capito i miei gusti. Vorrei provarmela, ma è a maniche corte e se la metto mi lascia scoperte le braccia e si renderà conto dei tagli. Fingo che non mi piace e lo respingo, esco dal negozio arrabbiatissima, non ce la faccio a contenere le lacrime, ma provo a trattenermi, mi chiama gridando sempre più forte e mi fermo, senza voltarmi gli chiedo di ritornare a casa. Mi avvio verso la macchina. Durante il viaggio non abbiamo detto una sola parola, non voglio sentire la sua voce, le sue inutili parole, non voglio guardarlo negli occhi, perché so che non resisterei, lui mi rende debole, sempre, è sempre così, e lui ne approfitta, questo non lo posso cambiare. Appena arrivati, vado a chiudermi in camera e mi abbandono alle lacrime. È l’unica consolazione che mi rimane, questa e la lametta. Infatti, non potendone fare a meno, la prendo, l’ho messa in una pagina del diario che mi ha regalato mia madre prima che morisse, è una delle cose a me più care, in quella pagina c’è scritta la mia anima, tutti i miei sentimenti per Justin, il suo nome è coperto dal sangue. Mentre leggo quelle pagine non posso fare a meno di tagliarmi, una goccia cade sulla pagina, su una frase: “Negli immensi misteri del tempo e dello spazio sento le tue braccia intorno alle mie spalle e non ho paura”, quella goccia cade sulla parola “non” ora la frase è “ Negli immensi misteri del tempo e dello spazio sento le tue braccia intorno alle mie spalle e ho paura”, ed è così, ma ho paura perché le sue braccia non ci sono, e ho paura che non ci possano essere più. Poso il diario nel cassetto, con dentro la lametta, mi distendo sul letto e chiudo gli occhi. Ogni tanto sento il bruciore del sangue che esce dai tagli. Ogni volta resto sempre così, non ci metto mai niente per fermare il sangue, lo lascio scorrere, tanto non mi importa di quello che può succedermi, sono solo diventata un po’ più pallida. Inizio a pensare che forse è meglio andare a parlare con Justin, scendo giù, è in cucina, sto per raggiungerlo e lo sento parlare a telefono, con una ragazza. Mentre io ero preoccupata per quello che era successo, lui se ne stava così, calmo, a parlare a telefono. Ma che razza di persona è?, questa è la conferma che di me non gli importa più niente. Presa dalla rabbia prendo il vaso di vetro nella sala e lo butto per terra in preda al pianto. Cado in ginocchio, non ce la faccio più, non ne posso più di tutto questo. Ora come non mai vorrei tagliarmi fino ad uccidermi. Stringo tra le mani i frammenti i vetro, tagliandomi le mani, le schegge più piccole mi entrano nella carne, mi fanno malissimo, ma non è paragonabile al dolore che provo dentro di me, stringo i pezzi più grandi per farmi più male, il pavimento è pieno del mio sangue, come il vetro, anche i miei capelli e i vestiti, ma non mi importa, non mi può importare più di niente ora. Justin sentendo il rumore del vaso che è caduto e io che piango corre a vedere cosa è successo. Quando mi vede rimane allibito. Io grido con tutta la forza che ho, ma non per i tagli, ma per le ferite che ho al cuore. Justin si avvicina e cerca di allontanarmi, ma non gli do neanche il tempo di toccarmi che gli grido contro di andarsene. Vedendomi piena di sangue e il viso rosso inondato dalle lacrime ci rimane peggio di prima, me ne vado via in giardino, ma cerca di fermarmi, gli do uno schiaffo e resta lì fermo. Vado in piscina, cammino nell’acqua, finché non sono immersa fino al collo e nuoto fino sul fondo. Il sangue si sbiadisce sempre di più con l’acqua, e si puliscono le ferite, ma mi bruciano. Resto così per quasi cinque minuti completi, provo a resistere il più possibile, poi ritorno in superficie e tossisco forte. Ci mancava pochissimo. E avrei detto addio a tutto. Justin mi sta fissando dalla portafinestra, ha la parola delusione stampata in faccia, non mi importa, mi ha deluso così tante volte lui che questa è una stupidaggine, e poi a lui di me non gli importa niente, quindi ognun per sé. Dopo tutto questo meglio fare una doccia e una buona dormita.
Cinque giorni dopo
Tutto è completamente cambiato nella mia vita. Niente è come prima. Quei giorni in cui si respirava aria di felicità, mi sembra che non li ho vissuti, che sia stato solo un bel sogno e che ora ho appena aperto gli occhi, ritrovandomi nell’inferno. Da poco ho scoperto una cosa su Justin. Si droga. E non da poco, è quasi un mese ormai, e non lo sa nessuno, solo io e le persone che ora frequenta, che, come lui, si drogano anche loro. Porta sempre delle ragazze a casa, e io è come se non esistessi, lo fa anche quando ci sono mio padre e sua madre. Loro sono gli unici che si preoccupano per me. Anche i miei amici sono molto preoccupati per me,  loro sanno tutto, tranne che mi taglio, non glielo ancora detto, e non voglio, voglio dirlo solo ad Andrè, so che lui mi può capire, e so che mi vuole bene. Negli ultimi giorni mi ha invitato molte volte a casa sua, e lui viene da me, sono gli unici istanti di felicità che posso avere dalla vita ora, ma ogni volta che parlo con lui, rivedo Justin, e scompare tutto, come una rosa che appassisce. Vado ad aprire la porta per aprire a chi ha suonato il campanello, so che è Andrè, faccio un respiro profondo e spigo verso il basso la maniglia della porta, aprendola con lentezza. È lui. Mi saluta con un abbraccio forte e io ricambio, ci sediamo sul divano e iniziamo a parlare.
Andrè: allora tutto bene?
Io: si … e a te?
Andrè: tutto apposto
Io: bene
Andrè: devo dirti una cosa
Io: anch’io … è una cosa importante
Andrè: anche la mia per favore non ce la faccio più a tenermi tutto dentro
Io: cos’è?
Andrè: io e te siamo molto amici … e tu mi dici sempre tutto, e anch’io … ultimamente lo so che stai soffrendo molto per via di Justin, e io ti sono molto vicino perché non voglio che tu soffra … per questo io non voglio che la nostra amicizia si rovini … io ti voglio bene … e ultimamente mi sto rendendo conto che … tu stia diventando più di un’amica per me
Io: aspetta cosa vuoi dire?
Andrè: ah … che … ti amo
Io: cosa? Stai dicendo sul serio? Non mi stai prendendo in giro vero?
Andrè: no, tu mi piaci, mi piaci per davvero e ne sono sicurissimo, però che per te non è lo stesso non importa, non posso e non voglio costringerti, solo che dovevo dirtelo, perché davvero non ce la facevo più
Questa si che era una cosa che non mi sarei mai aspettata. Andrè mi ama. Wow. Io non sapevo cosa rispondere, non mi sembrava vero. Da un lato una piccola parte di me ha provato a vedere Andrè come mio ragazzo, ma non l’ho mai creduto sul serio. Ormai non potevo dirgli che non lo amavo, come non potevo dirgli il mio segreto. Era troppo felice per rovinargli quel bel momento. Justin: senti Tory, che ne dici se andiamo a fare un giro al centro commerciale, io e te da soli?
Io: ora?
Justin: si, ti va?
Io: si, certo … un secondo e sono da te
Justin: ok io ti aspetto in macchina
Ritornai in camera mia per prendere una felpa e subito uscii per raggiungere Justin. Non me l’aspettavo una cosa così, però anche se so che sarà anche questa una delusione la felicità non mi ci fa pensare, la mia felicità mi porta verso la tristezza, perché sono troppo ingenua per vedere il male in certe cose. Sto passando un sacco di tempo con Justin, quanto tempo è passato, inizio a pensare che forse noi non ci siamo mai allontanati, era tutta una mia fantasia. Facciamo una passeggiata e vediamo le vetrine mentre parliamo. Entriamo in un negozio, diamo un’occhiata, ma il tempo di girami un secondo e trovo Justin che parla con una ragazza. Faccio finta di niente, gli do le spalle quando mi accorgo che sta per guardarmi, ho gli occhi lucidi ma cerco di restare forte. Guardo le maglie, i pantaloni, le felpe e mentre sono occupata in questo sento la mano di Justin sulla spalla. Mi ha trovato una maglia che potrebbe piacermi, infatti è così, lui ha sempre capito i miei gusti. Vorrei provarmela, ma è a maniche lunghe e se la metto mi lascia scoperte le braccia e si renderà conto dei tagli. Fingo che non mi piace e lo respingo, esco dal negozio arrabbiatissima, non ce la faccio a contenere le lacrime, ma provo a trattenermi, mi chiama gridando sempre più forte e mi fermo, senza voltarmi gli chiedo di ritornare a casa, mi avvio verso la macchina. Durante il viaggio non abbiamo detto una sola parola, non voglio sentire la sua voce, le sue inutili parole, non voglio guardarlo negli occhi, perché so che non resisterei, lui mi rende debole, sempre, è sempre così, e questo non lo posso cambiare. Appena arrivati, vado a chiudermi in camera e mi abbandono alle lacrime. È l’unica consolazione che mi rimane, questa e la lametta. Infatti, non potendone fare a meno, la prendo, l’ho messa in una pagina del diario che mi ha regalato mia madre prima che morisse, è una delle cose a me più care, in quella pagina c’è scritta la mia anima, tutti i miei sentimenti per Justin, il suo nome è coperto dal sangue. Mentre leggo quelle pagine non posso fare a meno di tagliarmi, una goccia cade sulla pagina, su una frase “Negli immensi misteri del tempo e dello spazio sento le tue braccia intorno alle mie spalle e non ho paura”, quella goccia cade sulla parola “non” ora la frase è “ Negli immensi misteri del tempo e dello spazio sento le tue braccia intorno alle mie spalle e ho paura”, ed è così, ma ho paura perché le sue braccia non ci sono, e ho paura che non ci possano essere più. Poso il diario nel cassetto, con dentro la lametta, mi distendo sul letto e chiudo gli occhi. Ogni tanto sento il bruciore del sangue che esce dai tagli. Ogni volta resto sempre così, non ci matto mai niente per fermare il sangue, lo lascio scorrere, tanto non mi importa di quello che può succedermi, sono solo diventata un po’ più pallida. Inizio a pensare che forse è meglio andare a parlare con Justin, scendo giù, è in cucina, sto per raggiungerlo e lo sento parlare a telefono, con una ragazza. mentre io ero preoccupata per quello che era successo, lui se ne stava così, calmo, a parlare a telefono. Ma che ragazza di persona è, questa è la conferma che di me non gli importa più niente. Presa dalla rabbia prendo il vaso di vetro nella sala e lo butto per terra in preda al pianto. Cado in ginocchio, non ce la faccio più, non ne posso più di tutto questo. ora come non mai vorrei tagliarmi fino ad uccidermi. Stringo tra le mani i frammenti i vetro, tagliandomi le mani, le schegge più piccole mi entrano nella carne, mi fanno malissimo, ma non è paragonabile al dolore che provo dentro di me, stringo i pezzi più grandi per farmi più male, il pavimento è pieno del mio sangue, come il vetro, anche i miei capelli e i vestiti, ma non mi importa, non mi può importare più di niente ora. Justin sentendo il rumore del vaso che è caduto e io che piango corre a vedere cosa è successo. Quando mi vede rimane allibito. Io grido con tutta la forza che ho, ma non per i tagli, ma per le ferite che ho al cuore. Justin si avvicina e cerca di allontanarmi, ma on gli do neanche il tempo di toccarmi che gli grido contro di andarsene. Vedendomi piena di sangue e il viso rosso inondato dalle lacrime ci rimane peggio di prima, me ne vado via in giardino, ma cerca di fermarmi, gli do uno schiaffo e resta lì fermo. Mi siedo in piscina dove l’acqua è bassa, mi distendo finché non sono completamente immersa. Il sangue si sbiadisce sempre di più con l’acqua, e si puliscono le ferite, ma mi bruciano. Resto così per quasi cinque minuti pieni, provo a resistere il più possibile, poi mi alzo e tossisco forte. Ci mancava pochissimo. E avrei detto addio a tutto. Justin mi sta fissando dalla portafinestra, ha la parola delusione stampata in faccia, non mi importa, mi ha deluso così tante volte lui che questa è una stupidaggine, e poi a lui di me non gli importa niente, quindi ognun per sé. Dopo tutto questo meglio fare una doccia e una buona dormita.
Cinque giorni dopo
Tutto è completamente cambiato nella mia vita. Niente è come prima. Quei giorni in cui si respirava aria di felicità, mi sembra che non li ho vissuti, che sia stato solo un bel sogno e che ora ho appena aperto gli occhi, ritrovandomi nell’inferno. Da poco ho scoperto una cosa su Justin. Si droga. E non da poco, è quasi un mese ormai, e non lo sa nessuno, solo io e le persone che ora frequenta, che, come lui, si drogano anche loro. Porta sempre delle ragazze a casa, e io è come se non esistessi, lo fa anche quando ci sono mio padre e sua madre. Loro sono gli unici che si preoccupano per me. Anche i miei amici sono molto preoccupati per me,  loro sanno tutto, tranne che mi taglio, non glielo ancora detto, e non voglio, voglio dirlo solo ad Andrè, so che lui mi può capire, e so che mi vuole bene. Negli ultimi giorni mi ha invitato molte volte a casa sua, e lui viene da me, sono gli unici istanti di felicità che posso avere dalla vita ora, ma ogni volta che parlo con lui, rivedo Justin, e scompare tutto, come una rosa che appassisce. Vado ad aprire la porta per aprire a chi ha suonato il campanello, so che è Andrè, faccio un respiro profondo e spigo verso il basso la maniglia della porta, aprendola con lentezza. È lui. Mi saluta con un abbraccio forte e io ricambio, ci sediamo sul divano e iniziamo a parlare.
Andrè: allora tutto bene?
Io: si … e a te?
Andrè: tutto apposto
Io: bene
Andrè: devo dirti una cosa
Io: anch’io … è una cosa importante
Andrè: anche la mia per favore non ce la faccio più a tenermi tutto dentro
Io: cos’è?
Andrè: io e te siamo molto amici … e tu mi dici sempre tutto, e anch’io … ultimamente lo so che stai soffrendo molto per via di Justin, e io ti sono molto vicino perché non voglio che tu soffra … per questo io non voglio che la nostra amicizia si rovini … io ti voglio bene … e ultimamente mi sto rendendo conto che … tu stia diventando più di un’amica per me
Io: aspetta cosa vuoi dire?
Andrè: ah … che … ti amo
Io: cosa? Stai dicendo sul serio? Non mi stai prendendo in giro vero?
Andrè: no, tu mi piaci, mi piaci per davvero e ne sono sicurissimo, però che per te non è lo stesso non importa, non posso e non voglio costringerti, solo che dovevo dirtelo, perché davvero non ce la facevo più
Questa si che era una cosa che non mi sarei mai aspettata. Andrè mi ama. Wow. Io non sapevo cosa rispondere, non mi sembrava vero. Da un lato una piccola parte di me ha provato a vedere Andrè come mio ragazzo, ma non l’ho mai creduto sul serio. Ormai non potevo dirgli che non lo amavo, come non potevo dirgli il mio segreto. Era troppo felice per rovinargli quel bel momento.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Gli amici sono la cosa più importante che si possa avere, riescono a renderti la vita migliore. Io ho degli amici che mi vogliono molto bene, so che a me ci tengono, qualcuno anche troppo. André è il mio migliore amico, all’inizio pensavo fosse Justin, ma ora è un nemico, André non mi considera più un’amica, forse da più tempo di quello che pensavo, quando me l’ha detto non è stato niente più di una sorpresa, io non voglio essere la sua ragazza, non perché non mi piaccia, ma perché non voglio farlo soffrire, so che per stare con lui dovrei rinunciare alla mia libertà, alla lametta, e non posso più vivere senza, non posso sostituirlo col suo amore, non mi basterebbe, e se continuo a tagliarmi starà male lui, per me, e lui è troppo buono per meritarsi questo, noi non possiamo stare insieme. Nonostante tutto siamo qui, in questa stanza, per cercare di alleviarmi le pene di questa inutile esistenza, quando mi abbraccia tutto mi sembra diverso. Non voglio farlo soffrire, ma se non gli svelo il mio segreto mi sembra di tradirlo. Lui mi vede molto confusa, ma non mi dice nulla, per non mettermi in difficoltà, lo capisce che sto male. Dopo che se ne è andato, mi ritrovo nella stanza di Justin. Ci sono entrata come se ci fosse qualcosa di troppo importante da ignorare, infatti è così. Apro l’ultimo cassetto della scrivania. Ci sono alcuni fogli, sono le canzoni che ha scritto per me. Le prendo tutte e mi siedo sul letto e le leggo. Piango. Sono troppo belle, sono tutto ciò che Justin prova per me, tutti i suoi sentimenti, di cui era convinto, prima che facesse soffrire. Cerco di stringere più forte possibile il ricordo di un passato che in realtà non è mai esistito, ma non ce la faccio, non solo per i tagli, sono quelle parole a farmi diventare debole. Mi accorgo di Justin sulla porta che mi fissa, ha lo sguardo di prima, quello che non vedevo da un sacco di tempo, che mi fa capire quanta dolcezza ci può essere in una persona. Ho paura, paura che mi possa illudere di nuovo, che mi abbracci, facendomi sorridere, ma con un sorriso dannatamente falso. Me ne vado, lascio i fogli sul letto, voglio dimenticare tutto, perché quelle parole fanno parte di una realtà che non vedrò più, fanno parte di un ragazzo, che ora, è morto. Per sempre. Esco per fare una passeggiata, ho bisogno di cambiare aria, non ce la faccio più a stare rinchiusa il quella dannata casa, mi faccio solo del male restando lì. Non so dove andare, e dopo aver vagato per qualche minuto mi ritrovo d’avanti la casa di Andrè. Suono, ma la madre mi dice che non c’è, è agli allenamenti di basket, abbandono quella casa e abbandono la speranza di poter parlare con qualcuno che mi capisce. Cerco di camminare veloce ma non ce la faccio, mi fanno malissimo i tagli, mi fermo per riposarmi un po’, mi accorgo che sono vicino alla fast food dove io e Justin andavamo sempre a mangiare quando uscivamo la sera. Chiudo gli occhi per qualche secondo immagina quelle risate che riempivano tutto il locale, nella mia mente riaffiora il suo sorriso, e tutto ciò di lui che mi rendeva felice, e tutto il dolore che sto provando ora. Una lacrima mi attraversa il viso, resto indifferente al bruciore all’occhio che mi provoca, ci sono abituata. In quell’istante mi sento morta, senza forze, completamente indifesa. Non riesco a stare in piedi e sto per cadere, ma vengo raccolta come un fiore da delle braccia che conosco molto bene. È lui. È Justin. Mi sta abbracciando. Sento la sua voce che mi dice “piccola”, come faceva sempre. Non ci credo. Ma apro gli occhi e mi accorgo che era solo la mia immaginazione. È Andrè. Non è Justin, lui non c’è più. Mi aiuta a rialzarmi e mi appoggio sulla sua spalla per non cadere di nuovo, non ci metto neanche la volontà di resistere. Non c’è n’è motivo. Ci sediamo su una panchina lì vicina e lui mi tiene ancora tra le sue braccia per paura che possa cadere. Andrè: ehi, Tory, ti senti bene? Dai apri gli occhi … forza Io: non ce la faccio Andrè: riprenditi su Io: non voglio Andrè, non voglio Andrè: perché? Io: perché non serve a niente, non ha senso, è inutile Andrè: è inutile aprire gli occhi o guardare in faccia la realtà? Io: è difficile stare sulla faccia della terra Andrè: perché devi dipendere da lui? Io: perché a lui ci tengo Andrè: che vuol dire? Io: che lo amo Andrè, io lo amo Gli gridai in faccia quella frase con tutta la forza che avevo con il viso inondato dalle lacrime, al punto di alzarmi di scatto, non riesco ancora a capire dove ho trovato tanta forza, in quel momento non capii se avevo reagito così per rabbia o per debolezza, ma non ce la facevo più a tenermi tutto dentro Io: io lo amo, lo sempre amato, gli voglio un bene dell’anima, ci sto male per lui, per colpa sua io vorrei morire, mi sento sola e abbandonata perché lui non è con me, perché non è più quello di una volta, perché ora è uno stronzo, per lui sto impazzendo, non esco più, non mangio più, sono anche arrivata al punto di tagliarmi, sono piena di ferite perché lo amo, e non posso provare nient’altro per lui, io lo amo e anche se volessi non potrei neanche far finta che lo odio perché dipendo da lui perché senza di lui non posso esistere e io non ce la faccio più, neanche la morte potrebbe darmi pace ora, sono stanca di soffrire, sono stanca, non ne posso più, voglio morire, voglio morire, voglio morire Scoppiai in un pianto ancora più disperato di prima, avrei solo voluto la lametta per farmi del male, per sentirmi bene, invece avevo Andrè che mi fissava con occhi di compassione, li aveva lucidi, ma non volevo fargli pena. Mentre piangevo a dirotto mi abbracciò forte e mi abbandonai a quel gesto d’affetto. Ma non ci trovai pace, non serviva a niente. Mi riaccompagnò a casa in macchina. Ho pianto per tutto il tempo. Mi accorsi che aveva iniziato a piovere sempre più forte. Quando ho aperto la porta con Andrè, vidi Justin sul divano, tremendamente tranquillo. A vederlo così corsi subito fuori in giardino a sedermi sulla veranda, sotto la pioggia che ormai era diventata fortissima. Nonostante piangessi ancora più forte riuscivo ad accorgermi che Andrè e Justin stavano litigando, per me, ero io la causa. A sentirli ero sempre più triste, non mi aiutavano affatto. Andrè era rimasto calmo tutto il tempo, in macchina, ma ora era irriconoscibile, era arrabbiatissimo. Andrè: tu non ti rendi conto di quanto la stai facendo soffrire Justin: guarda che io non centro niente Andrè: a no? E allora perché sta piangendo Tory? Perché sta soffrendo così eh? Justin: io non lo so, non gli ho fatto niente ok Andrè: tu le stai facendo passare le pene dell’inferno, ti rendo conto che sta male per te? Justin: io non so perché sta male per me e non mi importa, i suoi problemi devi vederseli da sola Andrè: ma cosa stai dicendo? Guardala, guarda come piange, e sai perché? Perché lei a te ci tiene, ti vuole bene, la stai facendo sentire così male che si taglia, te ne accorgi si o no, per colpa tua vuole morire, per colpa tua rimpiange di essere nata e si tiene sempre tutto dentro per non farti preoccupare, per non darti noie, perché senza di te non può vivere e tu fai l’egoista dicendo che deve risolvere i suoi problemi da sola, il suo unico e più grande problema sei tu, chiaro, sei tu e non puoi neanche scomparire dalla sua vita, non ti sei preoccupato di ascoltarla, di capire il perché della sua tristezza, hai solo pensato a te stesso, sei solo un egoista e non ti importa di nessuno se no di te, tu Tory non la meriti Gli amici sono la cosa più importante che si possa avere, riescono a renderti la vita migliore. Io ho degli amici che mi vogliono molto bene, so che a me ci tengono, qualcuno anche troppo. André è il mio migliore amico, all’inizio pensavo fosse Justin, ma ora è un nemico, André non mi considera più un’amica, forse da più tempo di quello che pensavo, quando me l’ha detto non è stato niente più di una sorpresa, io non voglio essere la sua ragazza, non perché non mi piaccia, ma perché non voglio farlo soffrire, so che per stare con lui dovrei rinunciare alla mia libertà, alla lametta, e non posso più vivere senza, non posso sostituirlo col suo amore, non mi basterebbe, e se continuo a tagliarmi starà male lui, per me, e lui è troppo buono per meritarsi questo, noi non possiamo stare insieme. Nonostante tutto siamo qui, in questa stanza, per cercare di alleviarmi le pene di questa inutile esistenza, quando mi abbraccia tutto mi sembra diverso. Non voglio farlo soffrire, ma se non gli svelo il mio segreto mi sembra di tradirlo. Lui mi vede molto confusa, ma non mi dice nulla, per non mettermi in difficoltà, lo capisce che sto male. Dopo che se ne è andato, mi ritrovo nella stanza di Justin. Ci sono entrata come se ci fosse qualcosa di troppo importante da ignorare, infatti è così. Apro l’ultimo cassetto della scrivania. Ci sono alcuni fogli, sono le canzoni che ha scritto per me. Le prendo tutte e mi siedo sul letto e le leggo. Piango. Sono troppo belle, sono tutto ciò che Justin prova per me, tutti i suoi sentimenti, di cui era convinto, prima che facesse soffrire. Cerco di stringere più forte possibile il ricordo di un passato che in realtà non è mai esistito, ma non ce la faccio, non solo per i tagli, sono quelle parole a farmi diventare debole. Mi accorgo di Justin sulla porta che mi fissa, ha lo sguardo di prima, quello che non vedevo da un sacco di tempo, che mi fa capire quanta dolcezza ci può essere in una persona. Ho paura, paura che mi possa illudere di nuovo, che mi abbracci, facendomi sorridere, ma con un sorriso dannatamente falso. Me ne vado, lascio i fogli sul letto, voglio dimenticare tutto, perché quelle parole fanno parte di una realtà che non vedrò più, fanno parte di un ragazzo, che ora, è morto. Per sempre. Esco per fare una passeggiata, ho bisogno di cambiare aria, non ce la faccio più a stare rinchiusa il quella dannata casa, mi faccio solo del male restando lì. Non so dove andare, e dopo aver vagato per qualche minuto mi ritrovo d’avanti la casa di Andrè. Suono, ma la madre mi dice che non c’è, è agli allenamenti di basket, abbandono quella casa e abbandono la speranza di poter parlare con qualcuno che mi capisce. Cerco di camminare veloce ma non ce la faccio, mi fanno malissimo i tagli, mi fermo per riposarmi un po’, mi accorgo che sono vicino alla fast food dove io e Justin andavamo sempre a mangiare quando uscivamo la sera. Chiudo gli occhi per qualche secondo immagina quelle risate che riempivano tutto il locale, nella mia mente riaffiora il suo sorriso, e tutto ciò di lui che mi rendeva felice, e tutto il dolore che sto provando ora. Una lacrima mi attraversa il viso, resto indifferente al bruciore all’occhio che mi provoca, ci sono abituata. In quell’istante mi sento morta, senza forze, completamente indifesa. Non riesco a stare in piedi e sto per cadere, ma vengo raccolta come un fiore da delle braccia che conosco molto bene. È lui. È Justin. Mi sta abbracciando. Sento la sua voce che mi dice “piccola”, come faceva sempre. Non ci credo. Ma apro gli occhi e mi accorgo che era solo la mia immaginazione. È Andrè. Non è Justin, lui non c’è più. Mi aiuta a rialzarmi e mi appoggio sulla sua spalla per non cadere di nuovo, non ci metto neanche la volontà di resistere. Non c’è n’è motivo. Ci sediamo su una panchina lì vicina e lui mi tiene ancora tra le sue braccia per paura che possa cadere.
Andrè: ehi, Tory, ti senti bene? Dai apri gli occhi … forza
Io: non ce la faccio
Andrè: riprenditi su
Io: non voglio Andrè, non voglio
Andrè: perché?
Io: perché non serve a niente, non ha senso, è inutile
Andrè: è inutile aprire gli occhi o guardare in faccia la realtà?
Io: è difficile stare sulla faccia della terra
Andrè: perché devi dipendere da lui?
Io: perché a lui ci tengo
Andrè: che vuol dire?
Io: che lo amo Andrè, io lo amo
Gli gridai in faccia quella frase con tutta la forza che avevo con il viso inondato dalle lacrime, al punto di alzarmi di scatto, non riesco ancora a capire dove ho trovato tanta forza, in quel momento non capii se avevo reagito così per rabbia o per debolezza, ma non ce la facevo più a tenermi tutto dentro
Io: io lo amo, lo sempre amato, gli voglio un bene dell’anima, ci sto male per lui, per colpa sua io vorrei morire, mi sento sola e abbandonata perché lui non è con me, perché non è più quello di una volta, perché ora è uno stronzo, per lui sto impazzendo, non esco più, non mangio più, sono anche arrivata al punto di tagliarmi, sono piena di ferite perché lo amo, e non posso provare nient’altro per lui, io lo amo e anche se volessi non potrei neanche far finta che lo odio perché dipendo da lui perché senza di lui non posso esistere e io non ce la faccio più, neanche la morte potrebbe darmi pace ora, sono stanca di soffrire, sono stanca, non ne posso più, voglio morire, voglio morire, voglio morire
Scoppiai in un pianto ancora più disperato di prima, avrei solo voluto la lametta per farmi del male, per sentirmi bene, invece avevo Andrè che mi fissava con occhi di compassione, li aveva lucidi, ma non volevo fargli pena. Mentre piangevo a dirotto mi abbracciò forte e mi abbandonai a quel gesto d’affetto. Ma non ci trovai pace, non serviva a niente. Mi riaccompagnò a casa in macchina. Ho pianto per tutto il tempo. Mi accorsi che aveva iniziato a piovere sempre più forte. Quando ho aperto la porta con Andrè, vidi Justin sul divano, tremendamente tranquillo. A vederlo così corsi subito fuori in giardino a sedermi sulla veranda, sotto la pioggia che ormai era diventata fortissima. Nonostante piangessi ancora più forte riuscivo ad accorgermi che Andrè e Justin stavano litigando, per me, ero io la causa. A sentirli ero sempre più triste, non mi aiutavano affatto. Andrè era rimasto calmo tutto il tempo, in macchina, ma ora era irriconoscibile, era arrabbiatissimo.
Andrè: tu non ti rendi conto di quanto la stai facendo soffrire
Justin: guarda che io non centro niente
Andrè: a no? E allora perché sta piangendo Tory? Perché sta soffrendo così eh?
Justin: io non lo so, non gli ho fatto niente ok
Andrè: tu le stai facendo passare le pene dell’inferno, ti rendo conto che sta male per te?
Justin: io non so perché sta male per me e non mi importa, i suoi problemi devi vederseli da sola
Andrè: ma cosa stai dicendo? Guardala, guarda come piange, e sai perché? Perché lei a te ci tiene, ti vuole bene, la stai facendo sentire così male che si taglia, te ne accorgi si o no, per colpa tua vuole morire, per colpa tua rimpiange di essere nata e si tiene sempre tutto dentro per non farti preoccupare, per non darti noie, perché senza di te non può vivere e tu fai l’egoista dicendo che deve risolvere i suoi problemi da sola, il suo unico e più grande problema sei tu, chiaro, sei tu e non puoi neanche scomparire dalla sua vita, non ti sei preoccupato di ascoltarla, di capire il perché della sua tristezza, hai solo pensato a te stesso, sei solo un egoista e non ti importa di nessuno se no di te, tu Tory non la meriti
Quelle parole mi fecero un male tremendo, erano la verità, la verità da cui volevo scappare, mi maledii per aver ascoltato tutto, mi tormentavano. Il vuoto al cuore si espanse in tutta me stessa fino all’anima. Sarei corsa subito in camera mia a prendere la lametta ma anche quella mi sembrava inutile, non mi dava abbastanza dolore. Provai ad alzarmi, ero così debole che le gocce d’acqua mi pesavano in un modo inimmaginabile. Ritornai dentro. Non riuscivo neanche a respirare. Per non cadere dovetti appoggiarmi al tavolo in cucina. Aprii il cassetto dove erano sistemate le posate e presi un coltello, con la mano tremante, alzai la maglia a maniche lunghe e lo misi sulle vene, non tremavo per la paura di morire, ma per la paura di non poter più rivedere Justin. Lui e Andrè non si accorsero di niente perché stavano ancora discutendo e lanciai uno sguardo malinconico a Justin, come se fosse l’ultimo, mi accorsi che Andrè aveva notato la mia presenza in cucina e a vedermi in quel modo capì subito le mie intenzioni, gli feci no con la testa per fargli capire che era inutile fermarmi. Poi il buio.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Andrè: ehi, ehi ragazzi, venite si sta svegliando
Carly: cosa? Si sta davvero svegliando?
Mark: si, si sta riprendendo
Cercai di aprire più che potevo gli occhi, ma la luce che entrava dalla finestra mi dava molto fastidio. Appena riuscii a mettere a fuoco le sagome sfumate che mi si trovavano davanti, notai con grande felicità che erano i miei amici. Osservai bene la stanza in cui mi trovavo, mi accorsi che avevo un ago che mi entrava nelle vene, e il forte odore di disinfettante mi fece capire che ero in ospedale, ma cosa ci facevo lì? cosa mi era successo? Avevo solo un forte mal di testa, e non riuscii a pensare alle varie possibilità che potevano giustificare la mia presenza in quel posto.
Rob: Tory, ti senti meglio?
Avril: come stai?
Io: meglio, grazie
Mark: Andrè ci ha detto tutto
Carly: e siamo venuti subito a vedere come stavi
Andrè: erano molto preoccupati
Rob: noi ora dobbiamo andare, riguardati mi raccomando, ciao
I ragazzi uscirono uno alla volta dalla porta, restò solo Andrè, aveva sicuramente qualcosa da dirmi.
Io: così glielo hai detto
Andrè: solo a metà
Io: cioè?
Andrè: che sei svenuta perché ultimamente ti sei un po’ trascurata, tutto qui
Io: quindi non gli hai detto che mi …
André: no, sapevo che non avresti voluto, e me lo sono tenuto per me
Io: grazie
Andrè: ora vado se hai bisogno di qualcosa chiamami pure
Se ne andò lasciandomi sola in quella stanza anonima. Il bianco di quelle pareti mi faceva sentire più vuota di quanto lo fossi già. Avevo un forte mal di testa e peggiorava ogni secondo in più che passava, appoggiai la testa al cuscino chiudendo gli occhi cercando di trovare la pace che mi era mancata da ormai così tanto tempo che non saprei più riconoscerla. Dalla finestra leggermente aperta entrò un leggero venticello che mi accarezzava dolcemente il viso, per qualche istante potei illudermi che fosse Justin a darmi quelle carezze che avevo dimenticato del tutto. Non so cosa mi prese, ma un vuoto si stava spandendo in me lasciandomi un deserto di sabbia nera e gelida, così fredda che avvertii una sensazione come se il cuore fosse avvolto da uno strato spesso di ghiaccio. E non potevo porre nessun rimedio a quella sofferenza. Giorno dopo giorno mi sentivo sempre più morta, Andrè veniva sempre a farmi visita e avvolte anche gli altri ma non serviva più a niente ormai. Volevo solo una persona accanto, ma anche se l’avrei desiderata con tutta l’anima non sarebbe mai venuta, aspettando invano l’arrivo di chi è scomparso per sempre dal tuo mondo. Non mi sentivo più al sicuro né a casa mia, né a casa di Andrè e neanche in ospedale, in nessun posto. Ogni volta che tramonta, il sole riempie la mia stanza di un rosso fuoco che mi dà calore, che mi dà un po’ di forza. Adoro quelle sfumature di colore, è l’unico momento della giornata in cui quelle inutili pareti bianche mi trasmettono qualcosa. Quando poi è sera c’è solo la luna a farmi compagnia, con le stelle, quelle stelle a cui ho affidato i miei sogni. Ogni sera mi volto sempre verso la finestra per guardare quel cielo blu costellato da piccole scintille di luce, che non hanno paura di brillare nell’infinito. Vorrei avere anch’io quel coraggio, di farmi valere, ma resto sempre nell’ombra, proprio come quando l’infermiera viene a chiudere la tenda della finestra e tutta la luce scopare lasciandomi in un mondo nero di cui faccio parte, dove tutto è uguale e non ha significato. Stasera non voglio restare a fissare il cielo, voglio aprire gli occhi, per una volta voglio affrontare la verità, e accettarla, anche se fa male. Mi alzo dal letto ed esco dalla stanza. Girando per l’ospedale capisco che tutto è nell’ombra, quando vedo quei pochi raggi di luce cerco di raggiungerli perché è come se trovassi la speranza di uscire da quella solitudine e freddezza che mi soffoca. Scendo giù al piano terra dove è situata la reception. Guardo quelle porte come se fossero il cancello perennemente chiuso che mi distacca dal mio vero mondo, eppure basterebbe avvicinarmi per farle aprire, però non lo faccio, quelle due porte scorrevoli sono la mia salvezza, mi proteggono da ciò che può ferirmi, ma allo stesso tempo mi tengono rinchiusa contro la mia volontà. Resto lì cinque minuti circa, poi arriva un’infermiera che non ho mai visto, mi viene vicino chiedendomi cosa facessi lì, non mi volto neanche per guardarla in faccia, la ignoro completamente, le sue parole mi sono indifferenti, fisso il pavimento e faccio un sospiro di rassegnazione a tutto, do le spalle a quella donna in camice bianco e mi incammino verso le scale che portano al corridoio per ritornare in camera mia, appena sto per girare l’angolo del quinto gradino sento le porte dell’ingresso dell’ospedale aprirsi e entra un soffio freddo di vento caratterizzato da un tocco di profumo che mi è familiare e mi sfiora leggermente le braccia e le gambe coperte dalle fasciature, l’infermiera parla con la persona che è appena entrata, e appena sento quella voce vi svesto di ogni emozione positiva e una chiazza gigante di nero mi soffoca sottraendomi anche la più piccola forza. Ho paura di voltarmi in dietro, ho paura di guardare in faccia la causa di tutto questo, in quel momento volevo solo sbagliarmi su chi credevo fosse quella persona, ma le mie orecchie non potevano negare ciò che sentivano. Nonostante stessi di spalle percepivo il suo sguardo su di me e mi sembrava come dei chiodi che mi ferivano fin nel profondo del mio essere, malgrado tutto quel dolore che mi bruciava viva, riuscivo a trattenere le lacrime, ma sapevo che non sarebbe durata molto quella inutile resistenza che facevo a me stessa rendendomi sempre più difficile tutto. Quando decisi che era il momento giusto presi un quel respiro profondo per calmarmi, anche se non mi servì a molto, corsi il più veloce possibile verso la mia stanza come se stessi scappando, ed era sicuramente così. Correvo talmente veloce che mi scontrai contro un infermiere e per poco non cadevo, ma non potevo fermarmi per nessun motivo, aprii la porta con grande fretta e la chiusi con tutta la forza che avevo, presi la chiave e con le mani tremanti come se dalla paura riuscii a infilare la chiave e a chiudere per bene la serratura. Nonostante quella precauzione non mi sentivo ancora al sicuro, stavo a quasi un metro di distanza dalla porta, non sentendo nulla molto timidamente mi avvicinai alla porta con l’orecchio, all’inizio con sentivo nulla ma concentrandomi bene riuscii a percepire il rumore dei suoi passi sul pavimento freddo che fino a pochi minuti fa stavo percorrendo io, sentivo che mi si avvicinava sempre di più, quel rumore era come una tortura per la mia testa, mi accasciai a terra con le mani che mi fasciavano la testa che di lì a poco sarebbe scoppiata, quando poi non sentii più nulla mi chiedevo come mai si fosse fermato, mi domandavo dove fosse ora e intuii che si trovava proprio lì dietro quella porta, appena realizzai completamente e perfettamente quel pensiero di cui ero sempre più convita mi staccai dalla porta come se attraverso quei pochi centimetri di legno poteva esserci un contatto tra me e lui, e io ne avevo paura, la sua presenza mi fa sentire completamente morta e sepolta. Cerco di farmi più piccola che posso e mi ripeto in mente il desiderio di sparire. Mentre mi dispero sento che qualcuno bussa alla porta e peggioro ancora di più fino al punto di piangere. Le voci dell’infermiera che mi chiede di aprire sono insistenti e cerco nel modo più assoluto di ignorarle, quando mi calmo mi accorgo che non si sente più niente, è tutto in silenzio. Mi rialzo e dopo aver aspettato qualche minuto per accertarmi che non ci sia nessuno dietro la porta lentamente mi dirigo verso il letto e mi metto sotto le coperte. Provando a ignorare ciò che era successo poco tempo fa chiudo gli occhi sperando di riuscire ad addormentarmi. Vedo Justin avanti a me, che sta camminando nella mia stessa direzione, in un posto dove non si intravede la fine ne l’inizio e non c’è anima viva se no noi due, almeno così credevo. Continua a camminare e ormai vicinissimo mi sembra di scontrarci invece passa attraverso il mio corpo come se non ci fossi, come se fossi uno spirito e non fossi fatta di materia, era così, quando mi accorsi che era alle mie spalle e si stava allontanando un dolore acuto invase completamente me stessa, era una sensazione stranissima che non saprei neanche descrivere, ma era tutt’altro che piacevole. Appena me ne accorsi, dei tagli percorrevano le mie braccia, le mie gambe fino il viso, si allargavano sempre di più diventando anche più profonde e mi facevano sempre più male ma non usciva sangue. Tutto intorno divenne di un blu agghiacciante con sfumature azzurre, iniziò a soffiare un forte vento che mi penetrava fin dentro le ossa ghiacciandomi completamente il cuore. Tremavo per il forte freddo, in quel momento la mia vita era assente, non riuscivo a muovermi del modo assoluto. Faceva così freddo che avevo alcune ciocche di cappelli ricoperte dal ghiaccio. Quando stavo per chiudere gli occhi con moltissima fatica avvertii delle braccia intorno alle mie e alle spalle. Riconoscendole capii che era Justin, mi voltai leggermente abbastanza da vedere metà del suo viso, mi accenno un sorriso pieno di felicità, non reagii però, quell’espressione mi faceva un’immensa paura. All’improvviso sentii un forte bruciore alle braccia, guardai e vedi che erano le sue mani a graffiarmi così forte, facendo uscire un interminato fiume di sangue. Mi fa così male che però riesco a tollerare quel male, il freddo gela il sangue ed è così freddo che quasi mi sembra bollente. La mia mente non ragionava più, tutta quella sofferenza non riuscivo ad avvertirla intorno a me. Volevo piangere ma anche le lacrime a quel punto di erano gelate. Mi sveglio immediatamente con la fronte sudata per lo spavento, è stato solo un sogno, anzi un incubo, un orribile incubo, da cui non potevo uscire. Quel qualche secondo mi sembrava di vivere la realtà, ma poi realizzai che infondo ero solo nella mia stanza, in un ospedale, lontana da lui, ed ero viva, per sfortuna. Guardai l’orologio con lo sguardo smarrito, ero le quattro del mattino. Non ce la facevo ad addormentarmi dopo tutto questo, ormai non potevo neanche contare sui sogni.
Angolo scrittrice
Ciaooo ragazze spero vi sia piaciuto questo capitolo, per favore recensite e se volete che legga qualche vostra ff mi fa molto piacere ciao e grazie

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Quando riaprii gli occhi tutte le preoccupazioni sembravano svanite. C’era qualcosa di diverso in quella stanza che rendeva tutto diverso e migliore, per la prima volta che mi risvegliai in quel ospedale ero felice anche se non avevo capito il perché. Poi avvertii delle dolci carezze che, anche se mi erano quasi impossibili da ricordare, riconobbi subito. Il tepore di quella mano e la delicatezza di quei leggiadri tocchi si facevano perdere la forza di aprire gli occhi. Riuscii a riconoscere le stesse iridi color caramello che semplicemente guardandomi potevano ad esplorare la zona più profonda del mio essere e che rendevano più bello quel viso incorniciato da un sorriso più unico che raro. Mi si avvicinò molto lentamente e quasi con la paura di svegliarmi completamente assaporai dopo così tanto tempo quelle labbra semplicemente morbidissime che mi facevano impazzire. Era di nuovo lì. Justin. Neanche il tempo di riprendermi dal bacio che mi strinse fortissimo a se, ero così felice che non potevo fare a meno di trattenere le lacrime, accorgendosene mi asciugò le lacrime e sorridendomi.
Justin: ehy
Io: ehy
Justin: tutto ok?
Non riuscendo a parlare per via delle lacrime e dell’emozione riuscii solo ad annuire leggermente ma con convinzione. Felice della mia risposta mi fece un altro sorriso ancora più bello di quello precedente
Justin: ti ho portato qualche vestito visto che so che odi stare in pigiama
Infatti odiavo stare tutto il giorno con addosso il pigiama, soprattutto quello dell’ospedale, lui è l’unico che mi conosce davvero a fondo, e averlo di nuovo qui vicino a me significa essere rinata
Io: grazie
Justin: senti Tory, io lo so che negli ultimi tempi non mi sono comportato benissimo, anzi, sono stato davvero pessimo e mi dispiace, negli ultimi giorni, non so ma, ho sentito tantissimo la tua mancanza, e non voglio più sentire la stessa solitudine che ho sentito per te, forse è quella che hai provato anche tu e mi dispiace, mi dispiace tantissimo per quello che ti ho fatto, per averti fatto soffrire così tanto, non voglio più che pianga così per me, ne che ti tagli, per favore butta quella stupida lametta, e ti prego perdonami, ti supplico non ce la faccio più a vivere senza di te
Si perse un po’ alla volta nelle lacrime, era davvero dispiaciuto, e vederlo così mi si chiudeva lo stomaco, non doveva più stare male nessuno per quello che era successo, mai più. Lo abbracciai molto affettuosamente facendolo appoggiare nell’incavo del collo, averlo talmente vicino dopo tutto quel tempo mi fece venire la pelle d’oca
Io: ssssh, dai smettila, Justin, a me non importa più niente di quello che è successo, ora voglio solo che tutto ritorni come prima
Justin: ti prego … ritorna a casa, per favore
Io: certo, non ti preoccupare
Justin: ti voglio bene
Io: anch’io Justin, tanto
Finalmente tutto si è risolto e sembra essere tornato alla normalità. Ora sto preparando la borsa con tutte le mie cose per tornare a casa, Justin mi aspetta alla reception, al piano terra. Prendo l’ascensore per fare prima, si aprono le porte e vedo Justin che è venuto a prendermi, gli corro incontro e lo abbraccio forte e lui ricambia, quanto ho aspetto quel momento, e ora lo sto vivendo per davvero. Usciamo da quell’ospedale che mi ha tenuta rinchiusa per un tempo che mi sembrava infinito e che mi faceva vedere tutto come da dietro delle sbarre. Quando mi si chiusero le porte dietro di me sentii come se una parte orribile quel mio passato si chiudesse per sempre e la chiave per aprirlo erano ormai bruciate nelle mie lacrime di sangue.
 
Spazio autrice
Ciao ragazze scusate se questo capitolo è un po’ corto ma spero vi piaccia lo stesso, recensite e se volete che legga qualche vostra ff chiedete pure ovviamente ricambio la recensione grazie in anticipo e un bacione a tutte

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