Kill your darlings

di Zhuan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Caught up in the game ***
Capitolo 2: *** If you're alive, you've killed ***
Capitolo 3: *** We will never be winners ***
Capitolo 4: *** Blood Fight ***



Capitolo 1
*** Caught up in the game ***


Caught up in the games

Trenta secondi.
Aedh si guardò intorno, quasi dovesse ancora realizzare di essere lì dentro, nell'Arena.
Fainylle, la sua compagna di Distretto si trovava poco distante da lui, con gli occhi puntati su uno zainetto arancione.
Venticinque secondi.
Di fronte a lui si estendeva un imponente deserto, che – però – con tutte quelle rocce poteva rivelarsi un ottimo posto per nascondersi. Se solo ci fosse stata un po' di acqua.
Venti secondi.
L'alternativa? Una foresta per niente convincente era giusto alla sinistra del deserto e delle montagne alla destra di Aedh.
Per un attimo il ragazzo cercò con lo sguardo Sebastian, quello del Distretto 4 che aveva conosciuto alla postazione dei nodi.
Quindici secondi.
Probabilmente “il pescatore” come lo aveva inizialmente soprannominato Serenth si trovava dall'altro lato della Cornucopia, pronto a scattare per prendere un'arma.
Aveva fatto pur sempre “amicizia” con un Favorito, nonostante quell'accenno che gli aveva fatto – un'alleanza.
Dieci secondi.
Aedh non poteva semplicemente scappare senza prendere niente, vero? Si decise a cercare qualcosa – abbastanza distante dall'aggeggio di metallo – che potesse salvargli la vita.
Puntò gli occhi su uno zainetto blu poco distante da lui.
Cinque secondi.
Mise la gamba destra leggermente in avanti, così da avere più forza nella sinistra, per lo slancio, giusto in tempo per vedere una ragazza bionda con gli occhi verdi puntare gli occhi sullo stesso zaino che aveva adocchiato lui.
Tre secondi.
Era più grande – non di molto, ma più grande – e forse più veloce di lui. Aedh provò a collegare il suo volto a un Distretto, con scarso successo. Dall'aspetto sembrava del 4 o del 1.
Due secondi.
Aedh cambiò piano all'improvviso, decise di puntare su uno zaino verde poco distante da quello – un po' più piccolo.
L'ansia incominciava a farsi sentire sempre di più, Serenth aveva sempre più voglia di seguire l'esempio di quel ragazzo del 7 che si era suicidato saltando in aria.
Un secondo.
Il cuore lottava per uscire dalla gabbia toracica, Aedh quasi si stupiva del fatto che nessuno riuscisse a sentirlo. Forse per il rumore che i loro cuori stavano facendo.
Zero secondi.
Il Tributo del Distretto 3 scese velocemente dalla Pedana, correndo verso lo zaino verde, il più veloce possibile, sembrava che tutto fosse sparito intorno a lui, c'erano solo Aedh e lo zaino.
Lo raggiunse in ben poco tempo, afferrandolo appena prima di un altro Tributo dall'aria denutrita, dal cui petto uscì subito la lama di una spada a doppio taglio.
Il quindicenne non riuscì nemmeno a fermarsi per un attimo, terrorizzato, poteva soltanto scappare il più veloce possibile, sopravvivere.

 

«Ce la puoi fare.» Aveva mentito, a sé stessa e al fratello, Lyarnee, dopo averlo stretto in un caloroso abbraccio.
«Sicuro.» Era stata la risposta di Aedh, un misto tra ironico, sarcastico e disperato.
«Dopo tutto so fare molte cose, no?» No. E lo sapevano tutti. Come sapevano che quelli non erano saluti, erano addii.
«Tornerò.»
Sua sorella si limitò ad annuire, era venuta dopo il resto della famiglia per un motivo, e intendeva fare quel che aveva deciso.
«Tieni.» Disse al fratello, togliendosi un fermacapelli. Non era il massimo, ma almeno era casa.
«Usalo come portafortuna.»

La milza incominciava a fargli male, ma nonostante tutto correre non risultava impossibile.
L'adrenalina si era impossessata del suo corpo, l'istinto di sopravvivenza pensava al posto del cervello, doveva solo scappare.
La tuta aderente nero-grigiastra stava diventando anche più appiccicata al corpo, mentre correva verso quel deserto roccioso, con lo zaino che sbatteva contro la schiena.
Incominciava a sentire la sabbia sotto i suoi piedi, le rocce incominciavano a ingrandirsi alla sua vista.
Istintivamente si nascose dietro una di esse, dopo aver corso per un po', e aprì lo zaino verde.
Carne secca, borraccia, un paio di calzini.
Un elenco abbastanza corto.

 

 

Caught up in the game” that was the last I heard
[BLUE JEANS – Lana del Rey]

 


Angolo del Baobab:
Sì, non ho intenzione di cambiare questo dannatissimo nome.
Innanzitutto incominciamo con un po' di spiegazioni.
Questa è una Fan-Fiction che scrivo a quattro mani con mio fratello (alias Prometus, ergo Baobarba) e lui scriverà i capitoli versione Sebastian.
Il titolo della Fan-Fiction, come credo molti di voi avrete notato, è tratto dall'omonimo film, che parla del gruppo beat, dell'assassinio di David Kammerer, della relazione tra Allen Ginsberg e Lucien Carr e compagnia bella.
Poi, questo è il volto di Aedh.
Ci leggiamo tra pochissimo con la Baobarba ^_^

 

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Capitolo 2
*** If you're alive, you've killed ***


If you're alive, you've killed

Sebastian si guardò intorno cercando di ragionare, ma era una cosa parecchio difficile. Mancavano circa trenta secondi all'inizio degli orrendi giochi di sangue di Capitol City, come ogni tributo Esonch iniziò a guardarsi un po' intorno , a guardare l'arena, intravedeva montagne, foreste e un enorme deserto. Ma subito si mise a cercare Clarissa.
Dove sei, Clary, dove sei? continuava a ripetere nella sua testa come un dannato. C'era un ragazzino che aveva conosciuto durante gli allenamenti, un certo Aedh, a cui aveva accennato un'alleanza, ma sarebbe successo davvero? Appena entrato Sebastian si era già scordato del Tributo del 3, pensava solo alla sua amata Clary, pensava solo a salvarla.
I secondi sembravano passare come ore, ogni Tributo aveva paura, del resto non erano li per divertirsi. Uccidi o muori. E' così che funziona nell'arena. Sebastian guardò gli altri Tributi , facendosi un idea su chi uccidere per primo. Non pensava che una cosa del genere gli sarebbe mai entrata in testa, ma tutto per salvare Clarissa Chance.
5 secondi alla partenza. I Tributi erano sempre più tesi , tranne alcuni. Sebastian sapeva già cosa fare, doveva prendere uno zainetto e uccidere chi lo ostacolava. Nient'altro. 3,2,1,0.
Gli Hunger Games, i giochi più brutali e più ingiusti erano iniziati. I 68° Hunger Games sono iniziati. Sebastian incominciò a correre il più veloce possibile verso la Cornucopia, un ragazzo forse del Distretto 11 o 12, parecchio veloce, riuscì a raggiungere lo zainetto prima di lui ma il Tributo del 4 non si fece cogliere impreparato: prese un coltello e lo piantò dritto nella pancia del Tributo, che con un ultimo grido di dolore spirò. Clary era già scappata, dopo tutto lei non si era mai allenata. Ma a Sebastian importava che fosse viva, era l'unica cosa che sperava di sapere. Prese qualche pugnale e una spada, uno zainetto verde militare, prima di partire, provando a scappare dal Bagno di Sangue. Dire che sapere della salvezza della fidanzata è bello è un eufemismo per il ragazzo, ma c'è una cosa che faceva più male di quanto si aspettasse: Sebastian aveva appena ucciso e non lo avrebbe dimenticato tanto facilmente. Una cosa era certa, quegli orrendi giochi di sangue erano molto peggio di quanto qualunque essere umano possa immaginare. Il ragazzo aprì lo zainetto e ci trovò dentro acqua, due pugnali da lancio, del cibo e delle corde. Sebastian si ricordò tutto quello che gli aveva insegnato Mags, era molto bravo a nuotare e sapeva stare sott'acqua molto tempo, la cosa poteva essergli utile, unico problema: era nel deserto, e non sapeva dove diamine fosse finita Clary.

E non sembrava esserci qualche mare dove nuotare nell'Arena.


Diciamo di ammazzare il tempo come se purtroppo
non fosse il tempo ad ammazzare noi

[LE CHAT NOIR; Alphonse Allais]

 


Angolo della Baobarba:
Salve a tutti , lo so questo capitolo è un po' corto ma è solo perchè è il primo capitolo. Vi prometto che gli altri saranno più lunghi. Questa fan-fiction è a coppie. In pratica ogni cosa che succede avrà due capitoli
Sebastian (logicamente senza barba, la tolgono a Capitol)

 

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Capitolo 3
*** We will never be winners ***


We will never be winners

Aedh si sentiva maledettamente schiacciato, in quella sottospecie di grotta che aveva trovato poco prima, quando aveva notato che alcune – poche – delle roccie di quella trappola creata dagli Strateghi erano cave.
Inizialmente, col Bagno di Sangue, era stato tutto troppo frenetico, Sarenth aveva agito guidato dall'impulso, fuggendo con uno zaino semi-vuoto nel deserto, dove forse non vi era nemmeno una piccola oasi, ed Aedh era lì: intrappolato. Dopo tutto fuggire da quella trappola non era impossibile, era solo difficilissimo.
Secondo i calcoli del Tributo del 3, infatti, se avesse provato a uscire dal Deserto, quando l'unica arma di cui poteva usufruire era un Chopper fatto male, sarebbe morto nel giro di due ore. O poco meno.
Probabilmente, Sebastian si era unito ai Favoriti – che aveva notato, non comprendevano la ragazza del 4 – e con un Tridente, come il suo Mentore, Finnick Odair, oppure con una Spada sarebbe stato lì a deridere qualche morto, qualche cadavere causato proprio da lui.

«Sai,» aveva incominciato Aedh, senza distogliere lo sguardo dal fuocherello che – finalmente – era riuscito ad accendere, anche se con l'aiuto di fiammiferi. Era davvero una frana, diversamente dal biondo che gli stava vicino, che senza pochi problemi era passato subito ai sassi, per accenderlo. Non avrebbe dovuto prendersi tutta quella confidenza, lo sapeva. Eppure, non poteva fare a meno di dire quello che stava pensando.
«Credo che quest'anno voi due del 4 siate diversi, Sebastian.»
Il diciotenne del Distretto dei pescatori tentennò un attimo, forse chiedendosi cosa intendesse quello del 3, che continuava a sembrare totalmente concentrato sul suo fuoco.
«In che senso?» Esonch non era stupido, lo aveva già capito in che senso. Ma pensava di essere l'unico a sapere che entrambi i Tributi del 4 erano diversi dai soliti che capitavano, sempre classici favoriti, normalmente.
«Non siete Favoriti.» Affermò Aedh, e Sebastian guardò con la coda dell'occhio Clary, che si allenava nella corsa, dove era già bravissima.
Il Tributo del 3 non si aspettava una risposta, quella era solo una pausa, prima che spiegasse.
«Potrei sbagliarmi, dopo tutto sei un Volontario. O forse volevi salvare quel tredicenne? Che gesto nobile.» Aggiunse, sarcastico, Sarenth, e Sebastian non poté trattenersi, impulsivamente. Ricordava benissimo la prima volta che si erano parlati, mentre Aedh trafficava con qualche ingranaggio, qualche filo, creando infine un piccolo scoppio.
Non era niente di speciale, ma probabilmente sarebbe stato capace di fare qualcosa di meglio, se nell'Arena ne avesse avuta l'occasione, e a Sebastian poteva servire.
«No, che non mi piacciono i Giochi! E ovviamente non sono un Favorito, ma ci sono anche altre persone che possono allearsi, Aedh!» Aveva esclamato, e Sarenth per una volta era rimasto senza parole. L'invito era implicito.

Oh, il pescatore era un attore decisamente bravissimo, pensò provando ad affilare un altro po' il suo chopper, ottenendo come unico risultato quello di farsi male alla mano destra. Magari avrebbe potuto tenerlo per lanciarlo, se per una volta la fortuna fosse stata davvero dalla sua parte avrebbe beccato l'occhio a qualcuno, o qualcosa del genere.
Certo, si disse, tenendo stretto nella mano sinistra il sasso, così forte che si fece male. E i Giochi smetteranno di esistere.
E improvvisamente vide un sassolino muoversi, nella sua direzione, facendolo tornare in quella realtà inventata abilmente dagli Strateghi, che di reale non aveva niente, soltanto il sangue.
Il Tributo vide Aedh, che nel buio fece la cosa più stupida e al contempo intelligente che potesse fare in una situazione del genere: provò a utilizzare la pietra come un vero chopper.
«Aedh!» Quella voce, troppo famigliare per non essere riconosciuta. Ma, dopo tutto, non era niente di cui potesse fidarsi, se c'era lui c'erano anche gli altri. «Grazie a Dio, sei ancora vivo!» Esclamò nuovamente Sebastian, come se avesse realmente pensato a lui, sin dall'inizio dei Giochi.
Non gliene era mai importato, Aedh ne era consapevole, molto consapevole, e in quel momento si trovava davanti a lui con un tridente ormai rosso di sangue ancora fresco, segno che quel colpo di cannone che aveva sentito, poco dopo essere riuscito a nascondersi per la Tempesta di Sabbia. Chi fosse non lo sapeva, sapeva soltanto che a quel punto erano morti in otto, il Bagno di Sangue, più uno.
«Sebastian.» Fu la fredda risposta del Tributo del 3, che, con aria diffidente, continuava a squadrare il più grande. Forse una minima parte di lui era anche lontanamente felice di vederlo, ma il suo sguardo, ogni cinque secondi, tornava a posarsi sull'arma insanguinata di Esonch. «Fa silenzio.» Gli disse, abbassando lentamente il chopper, sicuro che almeno per il momento, l'altro non lo avrebbe attaccato.
«Dovremmo allearci.» Osservò il Tributo del 4, ignorando Aedh, ma parlando a voce più bassa. Parlava velocemente, quasi fosse eccitato, e tutto ciò non aveva alcun senso, niente aveva senso, dopo tutto.
Perché, sì, Sebastian Esonch, quello che aveva annuito al fatto di essere diverso, quello che aveva detto di non amare i Giochi era eccitato all'interno di essi. Era eccitato sapendo che probabilmente non sarebbe tornato vivo da quel viaggio nell'Arena.

Kaus tornò fuori, nel piccolo spazio in cui giocava con gli amici, con in mano una maglia tutta sgualcita, e un sorriso smagliante sul volto.
Gli sembrò immediatamente strana, l'atmosfera che si era creata, tra i suoi coetanei – Aelian, Aedh e Medreth – pesante, quasi come se tutti fossero stati a disagio.
Incredibile: lui era andato a cercare qualcosa per giocare a mosca cieca – perché si erano decisamente stufati di nascondino, ormai tutti si nascondevano nei posti di sempre, era semplicissimo – e tornava, trovando la gente così.
«Cosa c'è?» Chiese, squadrandoli tutti. All'appello mancava – logicamente – Pherden che quell'anno, il suo primo anno, era partito per gli Hunger Games. Era triste, tutti sapevano che sarebbe morto, eppure si trovavano lì, a giocare a mosca cieca, come degli insensibili.
«Aedh.» Disse Aelian, guardando male il ragazzo, che fissava con occhio critico la "benda" recuperata da Kaus, quasi estraneo dalla situazione. «Ha chiesto...» La sua voce si incrinò, quasi come se Sarenth avesse proposto tutti loro di uccidere la sorella di Aelian.
«... cos'avremmo fatto negli Hunger Games.» Completò per lui, il diretto interessato. «Io, personalmente, proverei ad allearmi con i Favoriti. Sempre meglio che tornare in una bara di legno, no?»

Evidentemente, Sebastian non era con gli altri Favoriti, ma era indubbio che con il suo voto – un bel dieci – sarebbe stato molto quotato con le scommesse.
Un Favorito a modo suo, insomma. Ma nonostante ciò un Favorito pronto a ucciderlo a sangue freddo nel sonno, perché non ci potevano certo essere due vincitori.
«Allearci?» Ripeté, continuando a fissare il tridente di Sebastian. Il sangue gocciolava in modo inquietante, creando un leggero rumore, vagamente fastidioso, ma decisamente spaventoso. Era vero: sarebbe stato utile per entrambi, non lo negava, certo. Ma Esonch rimaneva pericoloso.
«Sì. Sarà utile per tutti e due. Avremo i turni di guardia e ci aiuteremo con quello che da soli non possiamo fare.» Confermò Sebastian, nei suoi occhi si leggeva la determinazione, era deciso a portare dalla sua parte il quindicenne del 3, sicuro che avrebbe accettato, visto che era ovvio: un'alleanza serviva a entrambi. Nonostante ciò, Aedh era diffidente: che il pescatore lo avesse ignorato all'inizio era un dato di fatto; si maledisse per non aver programmato meglio l'alleanza.
«D'accordo,» Rispose, e alzò subito una mano, per zittire Sebastian, in caso volesse ancora mettersi a urlare di gioia. «ma se per caso sopravviviamo entrambi, quando siamo in cinque ci dividiamo.»
Forse non l'avrebbe mai ammesso, ma aveva dedicato molto tempo a pensare a quell'alleanza che gli era stata accennata, per programmarla al meglio.
Si rannicchiò ancora di più, nell'angolo della sua roccia, per fare spazio all'altro, prima di tirare fuori tutto ciò che possedeva, lì nell'Arena, a parte il fermacapelli, aspettando che Sebastian facesse altrettanto.

 

 

È troppo tardi, non possiamo vincere.
Sono diventati troppo potenti.
[NOTA PRECEDENTE IL SUICIDIO - Abbie Hoffman]


Angolo del Baobab:
Salve! Sì, sono in un ritardo bestiale, lo so.
Innanzitutto voglio precisare due cose, prima di cominciare con altre note.
Non ho preso un abbaglio! Aedh non ha riconosciuto Clary nello scorso capitolo - col Bagno di Sangue - ma ha visto che la ragazza del 4 non interagiva con gli altri Favoriti. Solo, nell'Arena il tempo per riconoscere la gente di cui non sai nemmeno il nome non lo hai, diciamo.
Seconda cosa, mi dispiace di aver lasciato un messaggio precedente il suicidio, ma era troppo adatto, sul serio. Non ho potuto evitarlo.
Poi, questo capitolo è stato davvero difficile: accadevano troppe poche cose, ma non potevo aggiungere più di tanto. Alla fine ho condito la cosa con qualche Flashback.
Boh, non saprei cos'altro aggiungere.

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Capitolo 4
*** Blood Fight ***


Blood fight

Sebastian era ormai stanco e sfinito, era nel deserto e c'era non caldo, bensì caldissimo. Era disperato, senza acqua o qualcosa da mettere sotto i denti. A dir la verità, non aveva nemmeno un posto in cui passare la notte apparente che gli Strateghi avrebbero, dopo poco, creato.
Sentiva che gli sarebbero mancate le forze, quando notò qualcosa, qualcuno, un Tributo, alto, robusto, ma denutrito, uno di quelli che incominciavano sapendo che sarebbero morti, uno di quelli che sopravvivevano al Bagno di Sangue solo per paura. 
Non lo riconobbe come qualcuno in particolare, non è che avesse esattamente famigliarizzato con molti Tributi durante l'addestramento. Fortunatamente, perché poi li avrebbe dovuti uccidere.Sebastian sapeva cosa fare, cosa doveva fare: ammazzarlo.
Incominciò a correre, incurante della milza dolorante, incurante di tutto, anche del rumore che faceva a ogni passo, anche se l'altro non sembrava accorgersene, troppo immerso nei suoi pensieri, doveva farlo passare a miglior vita, e poi saccheggiare il suo corpo, rubando tutte le sue provviste, se ne aveva. Era ormai troppo vicino, quando il Tributo lo notò, impugnando l'arma - una spada - pronto a difendersi, nonostante la paura.
Sebastian prese a due mani il suo tridente e sferrò un colpo, mirando alla pancia dell'altro, quasi sentendo già il sangue del Tributo schizzargli addosso, ma l'altro si difese con la spada, forse deciso ad arrivare almeno al secondo giorno. Il gesto, però gli costò caro, l'impatto lo fece cadere, ed Esonch era stato addestrato sin da giovane, per uccidere, per riempire di gloria il Distretto. 
Il Tributo del 4 lo colpì nuovamente, riuscendo a perforare il suo stomaco con il tridente, e sporcandosi del sangue dell'altro Tributo, rendendo il Tridente da argento a rosso.
Un colpo di cannone fu un rumore inconfondibile, per il diciottenne, aveva ucciso un'altra persona. Ma chi era stato il vero assassino? La capitale, senz'altro.
Vide sulla divisa il numero 11, non aveva affatto sbagliato, pensando che appartenesse a un Distretto remoto.
Prese in fretta lo zaino, così che non venisse ritirato dall'hovercraft già in arrivo, e si allontanò dal cadavere.
La fortuna era davvero dalla sua parte, quel giorno, a giudicare dal contenuto dello zainetto: acqua, anche troppa.
Sebastian camminava ormai da molto quando per caso, notò una roccia cava - una quasi grotta -, un posto ottimo per riposare. Entrò, soddisfatto, lui quel posto lo aveva visto quasi per sbaglio, girandosi, certo di aver sentito un Tributo, e notandò così il fatto che alcune roccie fossero vuote all'interno, ma di certo, di notte, nessuno l'avrebbe notato.
Piccola pecca: era già occupato.
Non era importante, si disse Esonch, aveva ucciso già altre persone, uno in più, uno in meno... non era molto importante.
Avanzò cauto, piegando leggermente la schiena, viste le ridotte dimensioni della "grotta". Ma calciò accidentalmente un sassolino.
L'occupante del nascondiglio, subito si fece leggermente avanti, con come unica arma un minuscolo chopper mal affilato. Cosa voleva fare, lanciarglielo addosso? Però, riconobbe benissimo il Tributo.
«Aedh!» Gridò con voce entusiasta, aveva trovato un pacchetto completo: posto in cui riposare, cibo, acqua, ma sopratutto quello che considerava un amico, nonostante non avesse pensato a lui, all'inizio dei giochi. «Grazie a Dio, sei ancora vivo!»
«Sebastian» Fu la fredda risposta. Tristezza, delusione, tutte ottime parole per descrivere ciò che provò Esonch, sentendo Aedh accoglierlo in quel modo. Si era immaginato più una specie di gran bell'abbraccio tra amici, anche se forse non è esattamente quello che ti viene in mente, durante gli Hunger Games.
«Fa silenzio» Aggiunse, sempre distaccato, al contrario di Sebastian che era troppo eccitato per tacere, come invece gli ordinava l'altro, decisamente meno felice di vederlo.
A giudicare dalle occhiate che lanciava al tridente, aveva paura di fare la stessa fine di quello dell'undici. Temeva di tornare a casa in una cassa di legno, per colpa di quello che aveva - quasi - considerato un amico.
«Dovremmo allearci» Sebastian ignorò Aedh, sempre più eccitato, quasi dimenticando una cosa decisamente importante: negli Hunger Games non c'è spazio per la pietà, non c'è spazio per l'amicizia, c'è spazio solo per la crudeltà, per il sangue. Per la morte. Erano nell'Arena, e la felicità sarebbe dovuta rimanere nella Capitale.
«Allearci?» Ripeté Aedh, decisamente ancora spaventato, continuando a concentrare lo sguardo sul tridente, che continuava a colare sangue, che continuava a essere una minaccia.
«Sì. Sarà utile per tutti e due. Avremo i turni di guardia e ci aiuteremo con quello che da soli non possiamo fare.» Sebastian non doveva nemmeno provare a convincerlo, era certo di averlo già fatto. Lo aveva praticamente convinto durante gli allenamenti.
«D'accordo» Dopo una pausa, che si concese per pensare alla proposta. Forse valutando i pro e i contro, forse pensando al modo migliore per uccidere Sebastian, ma comunque non gli importava. «Ma quando saremo in cinque ci separeremo»
Aedh gli fece spazio, tirando fuori le sue cose, aspettando che lui facesse lo stesso.

This survival of the fittest
this is do or die

[SURVIVAL - Eminem]

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