Kagome, Kagome § Taglia via le loro teste.

di yellowloid
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** § Capitolo primo. ***
Capitolo 3: *** § Capitolo secondo. ***
Capitolo 4: *** § Capitolo terzo. ***
Capitolo 5: *** § Capitolo quarto. ***
Capitolo 6: *** § Capitolo quinto. ***
Capitolo 7: *** § Capitolo sesto. - Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


‘In un edificio abbandonato da sempre nell’ombra,

in fondo a un corridoio inanimato,

c’è una stanza nella quale

risiedono alcuni bambini abbandonati.’

 

 

§  Kagome, Kagome  §

.: Durante la notte, alle prime luci dell’alba,

taglia via le loro teste. :.

 

Anche oggi sempre la stessa storia. Si gioca al Kagome, tra i bambini.

Chi perde, gioca con i professori. Chi perde con i professori, viene portato in una stanza buia, spoglia; non fa’ più ritorno, o se torna è sprovvisto di arti, occhi, dita. Qualunque cosa può essere tagliata via, per trovare la perfezione.

Ma i bambini non muoiono, non possono.

Anche se le loro membra vengono lacerate, o se le loro teste vengono schiacciate, i bambini non muoiono.

Semplicemente, sorridono innocenti.

 

Tutti attendono ansiosi l’arrivo di nuovi arrivati, chiunque essi siano, per giocare con loro.

Quando capita che arrivi qualcuno di nuovo, i bambini ridono e sorridono, accogliendolo calorosamente, mentre i professori preparano un posto in più, in mensa e nelle camere da letto.

Abbiamo atteso a lungo il tuo arrivo!

Siamo così felici! Siamo così felici!”

 

‘Giochiamo allegramente, ti va?’

 

 

 

• Il Kagome è un gioco famoso tra i bambini giapponesi. Può essere paragonato al nostro ‘Girotondo’, ma le regole sono leggermente diverse.

Un bambino viene scelto e messo al centro del cerchio, coprendosi gli occhi, mentre gli altri gli girano intorno intonando la filastrocca del Kagome; al termine della filastrocca, i bambini si fermano e quello nel cerchio deve cercare di indovinare chi c’è dietro di lui, tra i bambini che compongono il cerchio.

Se lo indovina vince, altrimenti perde.

 

 

§ Angolo del Kagome §

Salve a tutti coloro che in questo momento stanno leggendo. Vi dico subito che questa mini-long è basata su una canzone dei Vocaloid. Codesta canzone (?) si chiama ‘Kagome, Kagome’ ed è di Miku e Luka. Andate ad ascoltarvela e a guardarvi il video, così capirete qualcosa di questa storia. Perché so che altrimenti nessuno ci capirà una cippa. Ma non importa. ùwù

Quella alla fine di questo prologo era, diciamo, una specie di spiegazione di cosa è il Kagome. Spero di essere stata chiara, altrimenti andate su Wikipedia e leggetevelo. c:

La fiction sarà ambientata in un ipotetico Sun Garden molto più macabro e inquietante, ci sarà splatter e anche amore. Sì, perché se guardate il video della canzone, c’è una storia d’amore tra Miku e Luka, credo. Quindi non è fuori tema. Peace and looooove ~

Non ho controllato se c’è già qualche fiction su questa canzone qua nel fandom, ma se c’è ditemelo subito e io cancellerò la storia. Non voglio plagiare nessuno.

La traduzione, però, l’ho fatta io ed è stata una faticaccia, quindi siete pregati di non prenderla senza il mio permesso.

Spero solo che la storia vi piaccia, e aspetto commenti. Linciatemi pure, se volete, ma io DOVEVO scrivere qualcosa su questa canzone! *^* Ditemi anche se come prologo era abbastanza inquietante, perché ci puntavo molto. Oh, datemi un consiglio: secondo voi che tempo verbale sarebbe meglio usare? Sono indecisa tra passato remoto o presente. Non so, secondo voi quale fa’ più effetto in una fiction del genere? Rispondete, pls çAç

Il capitolo è corto proprio perché è il prologo, e i prossimi saranno più lunghi. Non so quanti saranno, penso al massimo tre o quattro o cinque, so solo con certezza che sarà una fiction interessante per me che la scriverò ^O^

In conclusione, vi saluto. Quest’angolo è più lungo del prologo stesso, tra poco.

Chu!

Kis

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Capitolo 2
*** § Capitolo primo. ***


Kagome, Kagome,

a che gioco giocheremo?

Durante la notte, alle prime luci dell’alba,

possiamo diventare amici!

 

La debole luce del sole mattutino filtrò dalla finestra agli occhi di Gazel. Il ragazzo nascose il viso tra le coperte, cercando di evitare quei raggi di luce che ogni mattina lo svegliavano.

Si alzò dal letto, di malavoglia; ormai aveva perso ogni voglia di alzarsi, la mattina. Ogni buon proposito era lentamente svanito, col tempo. Passare le proprie giornate in quell’orfanotrofio, ne era certo, lo avrebbe portato alla pazzia.

Rischiare di morire tutti i giorni. Questo era quel che veramente lo terrorizzava, anche se non lo dava a vedere.

Bastava perdere una partita, una sola partita… Un gioco infantile, più che altro. Bastava perdere una sola volta contro i compagni, e si finiva a giocare coi professori. Se si aveva fortuna, si tornava tutti interi dagli altri.

Altrimenti, non si tornava nemmeno. Perdendo contro i professori, ci si uccideva da soli.

Assorto nei suoi pensieri, Gazel non si rese conto che il ragazzo del letto a fianco a lui lo osservava, nascosto tra le coperte. Improvvisamente, poi, balzò fuori dal letto, portandosi velocemente su quello dell’albino.

-Chi pensi verrà scelto oggi?- domandò Burn, con una punta di curiosità nella voce.

-Non lo so. Se perdi, potresti essere tu.- lo liquidò, freddo, Gazel.

-Oh, ghiacciolino, potresti essere anche tu.- lentamente, il rosso si avvicinò all’altro, scuotendo ritmicamente la testa a destra e a sinistra e iniziando ad intonare la filastrocca del Kagome.

-Kagome, kagome…- soffiò, mentre l’albino lo guardava, incerto sul da farsi. –L’uccello nella gabbia… Quando, quando volerà? All’alb…-

-Smettila. Nagumo, smettila.- lo interruppe bruscamente Gazel. Il tulipano rimase interdetto per mezzo secondo, poi lo guardò con sospetto.

-Non avrai mica paura! Sei proprio una femminuccia! Aver paura di una stupida filastrocca! Ma sentilo!- esplose poi, non preoccupandosi del fatto che, con tutto quel chiasso, aveva sicuramente svegliato tutti gli altri ragazzi.

-Pft, aver paura di una filastrocca… Non ha senso! Insomma, sei proprio…-

-Sta zitto. Non capisci che non è solo una ‘semplice filastrocca’? Ogni giorno qualcuno di noi muore, e tu continui a dire che è solo un gioco! Ma quando crescerai?!- sbottò Gazel, ormai privato della sua solita calma. Quella situazione gli dava fastidio, in qualche modo. Notò che Burn non gli rispondeva più, così usci dalla stanza, mentre il rosso cercava di controllarsi per non inseguirlo e magari prenderlo a pugni.

§§§

Midorikawa arrivò in mensa, e dopo aver salutato Diam, si diresse verso il suo migliore amico, Hiroto.

-Hiro-chan, che c’è? Ti vedo pensieroso.- disse, notando che il ragazzo era sovrappensiero. In effetti, non l’aveva né salutato, né degnato di uno sguardo. Il verde era geloso, perché Hiroto non lo guardava? Perché non guardava lui, solo ed esclusivamente lui?

-Hiroto! Insomma, ascoltami!- sbottò, fintamente arrabbiato, sbattendo le mani sul tavolo alla quale era seduto il rosso, che sobbalzò per il forte rumore improvviso.

-Midorikawa…- disse, finalmente. –Scusa, sono in pensiero per Suzuno e Nagumo. Sai, stamattina hanno litigato, e adesso si ignorano completamente. Guarda…-.

Kiyama indicò i due tavoli alla quale sedevano i due di cui parlava. Burn era con Heat e Nepper, che ogni tanto si guardavano e arrossivano. Probabilmente il ragazzo gli stava parlando di cose imbarazzanti per smuoverli un po’ dalla loro timidezza reciproca.

Gazel invece era con Ai e Shuuji, e mentre loro due parlavano, lui li ascoltava in silenzio.

Midorikawa, dopo aver osservato i due gruppi, prima l’uno e poi l’altro, sospirò. Si voltò di nuovo verso l’amico e gli prese il viso tra le mani, guardandolo dritto negli occhi.

-Sta tranquillo, Hiroto. Vedrai che andrà tutto bene.- gli sussurrò, cercando di rassicurarlo.

-Ma sai benissimo che quando i professori vedono che qualcosa non va tra due di noi, fanno in modo che…-

-Non succederà, Hiroto. Nagumo e Suzuno sono due persone forti, sanno benissimo che vivere qui è difficile, e riusciranno a cavarsela… Ok? Va tutto bene!-

Il rosso annuì, finalmente rassicurato dalle parole dell’amico. Adorava quel lato del carattere di Midorikawa. Lui adorava Midorikawa, punto e basta. Come avrebbe fatto senza di lui? Si erano sempre aiutati a vicenda.

Uno era la spalla su cui piangere dell’altro, sempre. Hiroto era estremamente  felice di aver conosciuto uno come lui, anche vivendo in quell’orfanotrofio e rischiando ogni giorno la vita a causa di quel gioco.

Il verde si sedette vicino a Hiroto, per poi prendere parola: -Tra poco iniziamo a giocare. Ormai sono stanco, sai?- sorrise. Era un sorriso malinconico e forzato. –A volte mi ritrovo a pensare che sarebbe meglio perdere. Finirebbe tutto, no?-

-Tu pensi che ti lascerei morire così facilmente?- Hiroto guardò dritto negli occhi il suo amico, che ora aveva sgranato gli occhi per lo stupore.

-Entrerei io al tuo posto nel cerchio, pur di non farti morire. Non pensare nemmeno a certe cose, Mido-chan. Se non ci fossi tu…-

Il ragazzo non ebbe modo di finire la frase, la voce di della professoressa Hitomiko interruppe ogni chiacchiera nella mensa.

-Bene, ragazzi! Ora andiamo tutti a giocare, su. Muovetevi, o nostro padre si arrabbierà.-. Detto questo, fece un cenno con la mano e tutti si alzarono dai loro posti, camminando verso la porta, diretti nella Stanza dei giochi.

§§§

-Oggi entra Rhionne nel cerchio, che ne dite?- propose Ai, mentre gli altri ragazzi del gruppo di gioco Diamond Dust si prendevano per mano formando il cerchio. La ragazza nominata sobbalzò, e Gazel notò che aveva paura. Non era mai stata brava a giocare al Kagome.

Ma ad Ai non importava. E neanche a Shuuji. A nessuno importava. Quando si trattava di giocare, tutti cambiavano improvvisamente carattere, diventando sadici e menefreghisti anche nei confronti dei propri migliori amici.

-E-Ecco…- provò a rispondere la ragazza –Non dovrebbe toccare a me. Perché dovrei andare io, scusa?-

-Beh, ti ho semplicemente proposta, e poi… Sei intelligente.- ghignò la ragazzina.

Rhionne esitò, e Gazel, che aveva assistito insieme agli altri alla scena, rabbrividì. Ai, a quanto pare, pensava che ‘essere intelligenti’ significasse ‘avere un cervello grande’, e tutti, all’orfanotrofio, sapevano che un cervello grande era più che gradito dai professori, per i loro… Esperimenti.

 

I cerchi erano stati formati in un quarto d’ora, e al centro di ognuno si trovava qualcuno.

Rhionne per il gruppo Diamond Dust; Heat per il gruppo Prominence; Diam per il gruppo Gemini Storm e Reina per il gruppo Genesis.

Poi, c’era un gruppo di ‘arbitri’: se notavano che qualcosa andava storto durante il gioco, o che qualcuno barava, intervenivano. Questo gruppo era chiamato Epsilon, ed erano considerati professori, ormai, anche essendo orfani, ospiti del Sun Garden.

Dopo qualche istante di silenzio, lentamente, tutti i cerchi si mossero in contemporanea.

Lentamente, lentamente: i loro passi erano appena percettibili. Non dovevano fare rumore, altrimenti le loro voci che intonavano la filastrocca non si sarebbero sentite.

I gruppi, senza fretta, iniziarono a cantare: come una nenia infinita, la filastrocca si infiltrò per l’ennesima volta nei loro timpani; quel timbro macabro, leggero e fin troppo lento entrò nelle loro teste, facendoli concentrare sul gioco.

-Kagome, kagome, l’uccello nella gabbia…

Quando, quando volerà?

All’alba, la gru e la tartaruga scivolarono via.

Chi è l’uomo dietro di te?-

Al termine della filastrocca, i ragazzi con gli occhi coperti dalle proprie mani, nel cerchio, si affrettarono a provare ad indovinare chi c’era dietro di loro.

I risultati non furono dei migliori: Reina e Rhionne persero, e la prima ebbe una crisi di nervi. Sarebbe stata uccisa? Mutilata?

Hiroto rabbrividì. Reina era una sua cara amica, e pensare che le sarebbe successo qualcosa lo faceva stare male. La stava giusto osservando dimenarsi tra le braccia delle sue amiche del gruppo Genesis, quando una voce richiamò la sua attenzione. Midorikawa.

-Mi dispiace che Reina abbia perso…- sussurrò.

-Tranquillo. Reina non morirà. O almeno… Lo spero.- Hiroto sorrise debolmente, guardando l’amico dritto negli occhi. Eppure Ryuuji cercava di evitare le iridi verdi del compagno.

-Che ti prende?- chiese questo, preoccupato.

-Nulla, è solo che… Diam ha sbagliato.-. Kiyama sgranò gli occhi, sinceramente sorpreso e spaventato.

-M-Mido-chan, dimmi che è uno scherzo. Diam verrà…-

-No.- lo interruppe il verde –Abbiamo fatto in modo che Maquia non se ne accorgesse, mentre ci controllava, ma…-

-Ma…?- lo esortò a continuare Hiroto.

-Ma Diam è stato portato via lo stesso. Desarm l’ha portato via dal gruppo dicendogli che dovevano fargli alcune domande… Diam…-.

Solo in quel momento Hiroto notò che Ryuuji era scosso da forti singhiozzi, la voce gli tremava, il viso era chino per non fargli notare che stava piangendo.

-Hiro-chan… Non ce la faccio più.- disse poi Midorikawa, affrettandosi ad uscire dalla grande stanza dove avevano giocato.

Cosa voleva fargli capire con quella frase? Il rosso non capiva. Diam era un grande amico di Midorikawa, come lo era Reina per Hiroto, ma le loro reazioni erano state diverse: il primo affrontava la realtà, o almeno ci provava, fallendo miseramente a causa della sua forte emotività; e Hiroto? Lui fuggiva, fuggiva dalla realtà. L’aveva capito anche lui, ormai. Era un codardo, ecco cos’era. Reina, probabilmente, a quell’ora era già stata uccisa.

Una lacrima scese lungo la guancia del ragazzo: il suo migliore amico era disperato, una sua amica era appena stata portata a giocare al Kagome con i professori, gli altri suoi amici, Suzuno e Nagumo, erano a rischio di vita a causa del loro litigio e anche lui sentiva che ormai stava cadendo nella disperazione.

 

Dopo qualche ora, Hiroto si recò nella stanza sua e di Midorikawa, e trovò l’amico steso sul letto, il viso affondato nel cuscino, probabilmente per coprire il suono dei suoi forti singhiozzi. Chiuse silenziosamente la porta, avvicinandosi un po’.

-Midori… kawa.- sussurrò il rosso, incerto. Non sapeva proprio cosa fare, ormai quella situazione era diventata insostenibile.

-… Non ce la faccio più, mi sono stancato.-  la voce del verde arrivò fin troppo acuta alle orecchie di Kiyama, che ebbe la certezza che l’amico piangeva.

-Da quanto va avanti questa storia?- Ryuuji si tirò a sedere sul letto, il viso chino e le mani sulle ginocchia.

-Da quando siamo arrivati. Ma…-

-Niente ma! Ora basta, io voglio finirla qua. Perché non riesco ad essere più forte e a fare qualcosa? Sono inutile, inutile. Voglio andarmene…-

-Non dire scemenze, se tu morissi, io… Non potrei continuare a sperare che tutto si risolva.- . Hiroto si sedette accanto a Midorikawa, che strinse i pugni sulle ginocchia e ricominciò a piangere. Il rosso si morse il labbro. Non piangere, Ryuuji, altrimenti piangerò anch’io…

-Hiroto, Diam è morto… Dicono che sia morto, dato che non è più tornato…- con un filo di voce, Midorikawa pronunciò quelle parole, che arrivarono come coltelli al rosso. Non riuscì a dire niente.

-Hiroto, dì qualcosa! Non stare in silenzio, dì qualcos…-

Ryuuji non riuscì a finire la frase: Hiroto lo prese di scatto per mano, deciso, facendolo alzare dal letto, e gli sussurrò una sola parola all’orecchio, che fece provare tantissime emozioni differenti al ragazzo.

-Fuggiamo-.

Detto questo, lo trascinò fuori dalla stanza, ma il verde oppose resistenza nel corridoio e lo fece tornare in stanza.

-Che ti prende?- chiese interrogativo Hiroto.

-Lo chiedi a me?! Fuggire così, senza aver niente in mente… Anche riuscendo a fuggire, cosa faremmo dopo?-

-Non lo so, ma meglio di rimanere qua…-. Hiroto era sinceramente sorpreso. Perché Ryuuji non gli dava retta? Cosa voleva che facesse?

-Ho paura, Hiroto. Non so tu, ma io so che se ci sorprendessero mentre scappiamo, verremmo subito uccisi con la scusa che ‘abbiamo perso la partita’. E poi non pensi a Suzuno e a Nagumo? Che fine farebb…-

-Mi hai detto tu stesso che sono forti, e che sanno cavarsela da soli. Mi mancherebbero, certo, ma la mia unica priorità, Midorikawa… E’ proteggerti. Questa è l’unica cosa che voglio, proteggere te e il tuo sorriso, perché tu mi hai sempre dato la forza di andare avanti e di prendere coraggio davanti alle difficoltà. Uno come me avrebbe bisogno di te, in ogni situazione. Quindi, Mido-chan… Fatti proteggere, ok?-.

Ryuuji, a quel punto, crollò tra le braccia di Hiroto, in cerca di un abbraccio. Il rosso lo strinse lentamente a sé, certo che avrebbe protetto quel ragazzo così bello e dolce, Midorikawa, a tutti i costi.

§§§

Gazel notò con orrore che né Rhionne, né Reina erano tornate dopo essere state portate via dal gruppo Epsilon.

Erano morte, probabilmente. Ormai ci aveva fatto l’abitudine, non riusciva più nemmeno ad essere triste per le sue amiche.

Ormai erano le undici di sera, si stava facendo tardi. Burn entrò nella camera, e Gazel lo osservò con la coda dell’occhio mentre si buttava sul letto, esausto.

-Per quanto hai intenzione di ignorarmi ancora, ghiacciolino?- mugugnò, con il viso affondato nel cuscino, e l’albino dovette sforzarsi di capire cosa il compagno avesse appena detto.

-Non sono io che ti ignoro, brutto idiota. Sei tu che prendi alla leggera fatti importanti, come il fatto che oggi, ad esempio, Heat ha rischiato la vita. Uno dei tuoi migliori amici ha rischiato la vita. E’ entrato nel cerchio e ha indovinato, per fortuna. Ma se avesse perso? Hai pensato a cosa gli sarebbe successo? Sarebbe andato a giocare coi professori. E magari avrebbe…-

-Parli come se sapessi tutto, eh?! Come se tutti noi fossimo degli idioti che non capiscono nemmeno cosa sta succedendo intorno a loro da quando sono arrivati! Come se tu fossi l’unico che capisce quanto sia ridicola questa situazione!- urlò Burn, alzandosi di scatto e avvicinandosi al letto di Gazel, steso sopra il morbido materasso.

-Dico solo che dovresti dare più importanza alla cosa, tutto qui-. Sta calmo, continuava a ripetersi il ragazzo.

-Pensi che non me ne importi?!- sbraitò il rosso, ormai con gli occhi lucidi dalla rabbia –Pensi che mi piaccia quando nel cerchio entra Hiroto, o Midorikawa, o Nepper e Heat? O peggio, quando entri tu?-.

Il cuore di Gazel perse un battito. A Burn importava, eccome se importava. Gli importava di tutti, di tutti i suoi amici, di tutti gli ospiti dell’orfanotrofio. Ma soprattutto, Gazel era stupito del fatto che a Burn importasse di lui.

-Cosa…- l’albino provò a rispondere, ma non trovò nulla da dire. Gli sembrava impossibile…

-Brutto stupido.- lo interruppe Burn. –Sei… Sei il mio migliore amico, e anche se mi fai imbestialire… E’ ovvio… E’ ovvio che mi importa di te!-.

Gazel si alzò d’istinto. Si era mosso senza pensarci, se l’era auto-ordinato. Ma aveva abbracciato Burn. Così, semplicemente… Si era ritrovato ad abbracciarlo. Forse per le belle parole che il rosso aveva appena pronunciato, forse per l’emozione, ma l’aveva abbracciato. Le sue braccia ora erano sulla schiena di Burn, il suo viso affondato nel suo petto. Quando il tulipano capì quel che stava succedendo, ricambiò possessivamente l’abbraccio, affondando il viso tra i capelli di Gazel e portando le mani sulla sua schiena, stringendo ancora di più l’abbraccio.

-Era da tanto…- Gazel prese parola, il viso ancora nel petto dell’amico; -Era da tanto che non ci abbracciavamo.-

-E’ vero… Non ricordavo quanto fosse piacevole.-. Quella di Burn non voleva essere un’affermazione, aveva solo pensato a voce alta.

L’albino, imbarazzato dopo quel che l’altro aveva detto, si staccò e tornò sul letto, coprendosi con le coperte fin sopra la testa. Burn ghignò, a metà tra l’essere in imbarazzo per le figuracce che facevano entrambi, a metà per la sua immensa felicità di quel momento.

Prese coraggio e si avvicinò al letto dell’amico, per poi abbracciarlo di nuovo e sussurrargli all’orecchio un ‘Buonanotte’ veloce, che l’albino ricambiò con un verso imbarazzato.

Ancora non sapevano cosa stava per accadere.

La loro scelta gli avrebbe cambiato la vita…

O gliel’avrebbe portata via, lentamente.

 

 

§ Angolo del Kagome § { LEGGETE PER I CHIARIMENTI! }

Hola. Penso che nessuno ci stia capendo un piffero, e devo dire che anche io devo ancora chiarirmi alcune questioni di trama –in parole povere, neanche io ci sto capendo un tubo e non so come continuare la storia ♥ -. Ma non temete, qua sotto vi scrivo alcune spiegazioni, in modo che capiate un pochetto di più di questo capitolo, e della fiction.

• Come avrete notato, ho usato i nomi delle squadre aliene per i ‘gruppi di gioco’, ovvero i vari cerchi che si formano quando i ragazzi giocano. Ho deciso anche di mettere la Epsilon come squadra di ‘arbitri’, per alcuni motivi: 1) Mi servivano più professori nell’orfanotrofio; 2) Sinceramente, è la squadra che vedo come ‘la più seria’ tra le squadre della Aliea. E poi i componenti mi sembrano più grandi di età, quindi beh, ho deciso così. .u.

Nel prossimo capitolo, probabilmente, compariranno all’inizio, insieme al padre –non mi ricordo come si chiama  -W- -. E scoprirete che fine ha fatto Diam.

Oh, a proposito, ho fatto morire Reina perché la odio. E Rhionne perché è inquietante. (?)

• Per quanto riguarda gli ambienti, nel Sun Garden di questa fiction ci sarà una Stanza dei giochi, dove appunto si va a giocare al Kagome; c’è una grande mensa dove tutti gli ospiti mangiano e nelle camere da letto dormono due persone: ad esempio, Hiroto è in camera con Midorikawa, mentre Gazel è in camera con Burn. Successivamente verrà mostrata anche la Camera del Kagome, dove i professori ‘giocano’ con i ragazzi.

• So benissimo che  -forse- i personaggi si comportano in modo strano. E magari sono pure ooc. Ma questa è la caratterizzazione che ho deciso di dargli in questa storia, ic o ooc che sia.

Fatemi sapere se la fiction vi piace, commentate. ^^ Ringrazio tutti coloro che hanno letto, chi ha recensito e chi ha aggiunto a qualche Lista la storia, dopo aver letto il Prologo.

Chu!

Kis-chan ♥

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Capitolo 3
*** § Capitolo secondo. ***


Maquia aveva sempre avuto dei ripensamenti riguardo all’essere considerati dei professori. Anche il gruppo Epsilon era formato da degli orfani, ospiti del Sun Garden. Ma ormai, erano dei sensei, per gli altri ragazzi.

Tagliare la testa a Reina non le era piaciuto per niente. Era sua amica, e l’aveva ghigliottinata! Non se lo sarebbe mai perdonata. Tutto quel sangue, dopo l’impatto della mannaia col collo della ragazza, l’aveva a dir poco disgustata; e vedere la testa dell’amica cadere a terra, gli occhi sgranati, i capelli leggermente spettinati… Era stato shockante, e Maquia era dovuta correre in bagno per non vomitare lì, davanti a tutti.

Aveva passato circa tre quarti d’ora chiusa in bagno, ed era ancora là dentro, quando una voce conosciuta la richiamò da dietro la porta chiusa a chiave.

-Maquia.-. Era Zell, uno dei membri del gruppo Epsilon, che la chiamava.

-C-Che vuoi…?- chiese con un filo di voce la ragazza, ancora stordita.

-Nostro padre ci vuole vedere, è importante. Sbrigati, o Hitomiko-san ci rimprovererà. Vado a chiamare gli altri, tu intanto vai!-.

Detto questo, il rumore dei passi del ragazzo fece capire a Maquia che si era allontanato nel corridoio. Fantastico, ora che voleva Kira?

 

Tutto il gruppo Epsilon era riunito nello studio del padre, e quest’ultimo non sembrava dell’umore migliore.

-Ci ha fatto chiamare?- chiese Desarm a bassa voce, quasi avesse avuto paura di infastidirlo.

Dopo qualche minuto di silenzio, Kira si alzò e fece cenno a tutti di seguirlo nella Camera del Kagome.

§§§

Quella che provava Hiroto per Midorikawa non era semplice amicizia. O meglio, da quando si erano conosciuti erano diventati migliori amici, ma col tempo si erano conosciuti sempre di più, e Hiroto ormai era fermamente convinto che quella che provava per Midorikawa non fosse amicizia, ma un’emozione ancora più forte.

E proprio questo lo preoccupava.

Per qualche motivo, i professori non erano mai stati d’accordo con l’instaurare legami troppo stretti tra orfani. In effetti, nemmeno tra fratelli c’era mai stato molto legame: Hiroto non aveva mai visto Ai e Shuuji abbracciarsi, sebbene sapesse che i  due si volevano molto bene.

Però, Kiyama era certo di una cosa: se i professori si accorgevano che tra due ospiti c’era un legame un po’ troppo forte, i due in questione finivano direttamente a giocare con loro. Non importava se agli altri sorgevano dei dubbi, l’importante era solo distruggere quel legame.

E Hiroto era preoccupato, molto. Se i sensei si fossero accorti che lui provava qualcosa per Midorikawa, sarebbero sicuramente stati uccisi… E il rosso non avrebbe mai lasciato che Ryuuji venisse ucciso.

 

Kiyama entrò in mensa, seguito da un più che silenzioso Midorikawa. Dalla sera prima, dopo il loro abbraccio, il verde non gli aveva più rivolto la parola. Si sentiva in imbarazzo? Aveva paura?

Hiroto gli fece cenno di sedersi al tavolo più vicino, e Ryuuji obbedì. Mentre si sedeva, però, gli si avvicinarono correndo Nepper e Heat, componenti del gruppo Prominence.

-Midorikawa! F-Finalmente ti abbiamo trovato!- esclamò quello con la fascia intorno alla testa, mentre cercava di riprendere fiato. Doveva aver corso molto.

-Ti… Ti dobbiamo dire una cosa!- iniziò Heat –Abbiamo scoperto… Abbiamo scoperto che Diam…-.

Ryuuji si anzò di scatto dalla sedia, facendo sussultare i due amici.

-Che è successo?!- chiese, impaziente di scoprire quel che i due volevano dirgli sull’amico. Hiroto lo osservò, sorpreso.

Nepper prese coraggio e parlò, quasi in un sussurro.

-Abbiamo scoperto che Diam è ancora vivo!-.

Nel sentire quelle parole, Midorikawa guardò Hiroto. Entrambi capirono subito cosa voleva il primo, e uscirono dalla mensa, diretti in un luogo ben preciso.

§§§

Qualcosa di soffice e setoso frusciò contro il braccio di Gazel, ancora mezzo addormentato. Il rumore dei passi svelti di qualcuno nel corridoio lo fece svegliare definitivamente.

Ma che ore erano? Aveva dormito tutto il giorno?

Si scostò leggermente, per poi rendersi conto di cosa c’era nel suo letto, a fianco a lui. Anzi, di chi c’era a fianco a lui.

Infatti, dalle coperte fuoriusciva un ammasso di capelli rossi, dalla forma improponibile. L’albino ci mise un po’ a elaborare a cosa somigliava quella capigliatura… Era così familiare…

Un tulipano.

Un stramaledettissimo tulipano rosso fuoriusciva da sotto le sue coperte. Dal suo letto.

Con braccia e gambe, spinse bruscamente via il ragazzo che aveva accanto, che cadde a terra e si svegliò imprecando.

-Brutto…- provò ad insultarlo Burn, ma notò subito qualcosa di strano.

-C-Cosa diavolo ti è saltato in mente?!- urlò Gazel. Il tulipano si accorse del rossore che ricopriva le guance di Gazel, e ghignò.

-Non ho deciso io di venire nel tuo letto, sono stato costretto. Stanotte i professori stavano facendo delle ricognizioni, non so bene il perché, e…- si interruppe un attimo, vedendo che il ragazzo di fronte a lui non lo stava più ascoltando.

-E quindi, beh…- decise di prenderlo un po’ in giro, anche se in realtà quel che stava per dire era la verità; ma non l’avrebbe mai ammesso.  -Mi sono infilato nel tuo letto perché pensavo che ti volessero portare via, ghiacciolino. E se ti portassero via, io con chi starei?-. Ghignò per l’ennesima volta, il colorito dell’amico ormai raggiungeva il bordeaux.

Non fece in tempo a ridere di lui che gli arrivò il cuscino in faccia.

-Brutto idiota, inutile, senza apparente intelligenza, stupido, tulipano senza contegno.- Gazel era arrabbiato? Aveva perso la sua calma? A stento riusciva a crederci lui stesso!

-Beh, ti ha dato davvero tanto fastidio avermi nel tuo letto?- chiese Burn malizioso, ma Gazel era già uscito dalla stanza, lasciandolo a rivolgere domande al muro.

 

Erano le undici del mattino. Perché aveva dormito così tanto? E come mai non si era accorto della presenza di Burn vicino a lui? Queste erano le domande che affollavano la mente di Gazel, mentre percorreva il corridoio per recarsi in mensa.

Ma soprattutto, perché i sensei stavano facendo delle ricognizioni nelle camere da letto, e per giunta durante la notte?

L’albino si massaggiò le tempie. Stava impazzendo, ne era certo. E aveva paura, paura di morire o di veder morire Burn… Quel ragazzo… Cos’era questa sensazione che continuava a provare quando pensava al tulipano?

Improvvisamente Gazel smise di camminare, resosi conto di dov’era finito. Probabilmente, assorto nei suoi pensieri, non si era accorto di essere arrivato all’angolo tra l’altra parte del corridoio e la porta della Camera del Kagome. Rabbrividì. Là dentro, il giorno prima, erano morte Rhionne e Reina, e aveva notato che anche Diam del gruppo Gemini Storm era sparito.

Sentì delle voci provenire da dietro la porta. Sapeva che non avrebbe dovuto origliare, e che se l’avessero scoperto sarebbe morto di sicuro, ma quelle voci appartenevano a Kira e ad alcuni sensei della Epsilon, e sembrava discutessero di qualcosa di importante.

Si appoggiò alla porta della camera, tendendo l’orecchio.

 

-Ahem. Spiegami cosa stai facendo attaccato alla porta della Camera del Kagome, idiota.- disse Burn, che mentre percorreva il corridoio aveva notato Gazel in quella posizione e gli si era avvicinato.

-Sh! Sta zitto, tulipano. –sussurrò il ragazzo, facendogli cenno di avvicinarsi. –Sembra che Kira e il gruppo Epsilon stiano discutendo di qualcosa.-

Burn esitò un attimo, poi si avvicinò di più, mettendosi nella stessa posizione dell’amico, poggiato alla porta.

-Fammi spazio, voglio ascoltare anche io.-.

§§§

-Ascolta, Midorikawa. So che vuoi salvare Diam, ma… Non mettiamoci in pericolo anche noi. Sta attento.- sussurrò Hiroto, nascosto dietro l’altra entrata della Camera del Kagome. Il verde gli sorrise.

-Tranquillo, ce la faremo. E anche Diam, se è davvero vivo, si salverà!- disse Ryuuji. Anche la sua voce era ridotta ad un lieve sussurro, per non farsi scoprire.

Il sorriso di Ryuuji… Hiroto sorrise di rimando, quanto amava quel sorriso.

Ma non posso amare questo sorriso, lo metterei in pericolo.

-Diam dovrebbe essere nascosto in qualche stanzino nella Camera, dobbiamo scoprirlo e riportarlo indietro.- continuò il ragazzo dai capelli verdi.

-Però, Ryuuji…- Hiroto si fece improvvisamente serio.  -Dobbiamo fuggire. Lo sai, vero? Potremmo portare anche Diam. Intendo, appena lo salviamo fuggiamo. Che ne pensi?-.

Midorikawa si rabbuiò. Voleva fuggire, eppure qualcosa glielo impediva, e non sapeva cosa.

-C-Ci penseremo.- la voce del verde tremò un po’, e Hiroto pensò di essere stato troppo diretto.

-Va bene… Ora salviamo Diam.-

§§§

Ascoltatemi bene, ragazzi. Qui la questione è seria.-. Seijirou Kira era in piedi davanti al gruppo Epsilon e alla figlia, Hitomiko.

-Ultimamente ho notato che alcuni di voi esitano un po’ a giocare. Ad esempio tu, Maquia.- la ragazza sobbalzò; -Ieri hai esitato nel tagliare la testa a quella ragazza, Reina. Ebbene, non dovete avere questo tipo di esitazioni. Ricordate che noi stiamo cercando la perfezione! E solo facendo esperimenti sulle parti del corpo umano riusciremo a trovarla. L’immortalità e la perfezione, sono queste le cose  che vogliamo ottenere. Quindi, ve lo ripeto, non esitate!-.

Zell strinse forte la mano di Maquia, che aveva iniziato a tremare.

-Ora, Desarm, dacci una dimostrazione.- continuò Kira, facendo un cenno a Hitomiko; la donna si diresse verso una porta chiusa a chiave e la aprì: era un piccolo stanzino, nel quale era stato rinchiuso qualcuno.

La donna trascinò quel qualcuno verso il centro della stanza, e appena il corpo fu colpito dalla flebile luce della lampadina accesa che pendeva dal soffitto, i sensei della Epsilon indietreggiarono, sconvolti.

La persona davanti a loro, imbavagliata e legata stretta con alcune corde, le lacrime agli occhi per lo spavento, non era altro che Diam del gruppo Gemini Storm.

Desarm guardò Seijirou, mentre Hitomiko gli si avvicinava e gli porgeva una mannaia di media grandezza.

Non pensavano davvero che avrebbe ucciso Diam?! No, non l’avrebbe fatto. Mai.

-Io… Non posso.- sibilò, osservando il ragazzo davanti a lui, in lacrime.

A Kira quasi cascò la mascella. –Come non puoi ucciderlo?!- chiese, infuriato. Non riusciva a credere che Desarm, capitano del gruppo Epsilon, il suo sottoposto di cui più si fidava, si rifiutasse di uccidere quel ragazzo.

-Semplicemente, non posso. Mi dispiace.-.

Fu un attimo, e Kira gli strappò di mano la mannaia, per poi scagliarsi contro Diam per ucciderlo; il ragazzo legato lanciò un urlo soffocato dai singhiozzi e dal bavaglio intorno alla bocca, ma prima che la lama lo colpisse proprio sul cranio, una voce interruppe l’esibizione di Kira.

-Padre! Sta fermo, non toccarlo!-. Era Hiroto, che aveva spalancato la porta dell’entrata secondaria, dietro la quale erano nascosti lui e Midorikawa, ed aveva fatto irruzione nella Camera, seguito da Ryuuji.

-Hiroto?! Come ti permetti di entrare nella Camera del Kagome senza il permesso di nostro padre?!- sbottò Hitomiko, ma venne completamente ignorata dal fratello adottivo.

-Hiroto!- urlò Kira, lasciandosi scivolare di mano la mannaia. Ryuuji corse a prenderla, per poi raggiungere Diam.

-N-Non ti muovere, padre.- ordinò Kiyama, ma Hitomiko si fiondò verso Midorikawa e Diam con in mano un’altra mannaia, e per poco non colpì in pieno il verde, che la anticipò e le colpì il viso con la lama che teneva in mano. Dal viso della donna iniziò a fuoriuscire molto sangue, mentre lei urlava e si copriva gli occhi con le mani, lasciando cadere a terra la mannaia.

I ragazzi della Epsilon la soccorsero, ma non sapevano cosa fare per salvarla. Invece Desarm corse verso Diam e Midorikawa, abbracciando possessivamente il primo, che aveva ancora le guance leggermente umide dalle lacrime versate fino a quel momento. Midorikawa sorrise nel vedere Desarm rassicurare e coccolare Diam: sapeva della loro relazione, ma sapeva anche che i due potevano mai passare molto tempo insieme, dato che uno era un sensei e l’altro un semplice ospite del Sun Garden.

§§§

-Wow! Midorikawa ha appena colpito in faccia Hitomiko! Con una mannaia! Morirà di sicuro, o comunque diventerà cieca. Tu che ne dici, ghiacciolino?- chiese tutto entusiasta Burn, mentre osservava dalla porta socchiusa quel che succedeva all’interno della Camera del Kagome.

-Morirà, secondo me. Un colpo di lama di mannaia  dritto in mezzo agli occhi lascia il segno. Anzi, ti uccide e basta.- affermò l’albino, partecipando, a modo suo, all’entusiasmo dell’altro.

-Ehi, vogliamo entrare anche noi? Ci divertiremo!- propose Burn. Gazel assottigliò gli occhi, sospettoso. Ci rifletté un po’ su, poi sospirò.

-Ok.-.

E i due spalancarono la porta della stanza, irrompendo rumorosamente e osservando il lago di sangue intorno al corpo ormai senza vita di Hitomiko.

-Avevo ragione, è morta.- dissero all’unisono i due, guardandosi complici.

§§§

Hiroto notò che Burn e Gazel erano entrati nella stanza, mentre schivava un altro dei colpi di mannaia del padre. Velocemente, si avvicinò a Midorikawa, Diam e Desarm.

-Usciamo da qui!- gli urlò, mentre i tre lo seguivano.

Burn e Gazel, intanto, lottavano contro alcuni membri del gruppo Epsilon, istigati da Kira a lottare contro di loro. Gli altri li raggiunsero e li trascinarono correndo fuori dalla Camera del Kagome; tutti insieme, poi, corsero nella camera di Nepper e Heat.

Hiroto non trovò il tempo di riflettere sul perché suo padre li aveva lasciati fuggire così facilmente. In effetti, nessun altro membro del gruppo Epsilon li aveva seguiti, il che era sospetto.

 

-Ma che è successo?!- esclamò Nepper, vedendo Desarm che teneva in braccio Diam, ancora legato e con il respiro affannato.

-Non c’è tempo, fateci entrare in camera.- disse frettolosamente Hiroto, e il gruppo si fece strada verso il letto di Nepper, sopra il quale venne steso Diam, dopo essere stato slegato; Heat, seduto sul suo letto, osservò la scena, incuriosito e allo stesso tempo impaurito, mentre gli altri si sedevano sul pavimento per pensare alla mossa successiva.

-Ragazzi, penso sia arrivato il momento di dirvelo.- prese parola Hiroto; -Io e Ryuuji vogliamo scappare. Non sappiamo quando e come, ma al più presto possibile, anche perché sicuramente mio padre starà pensando a come farcela pagare...

-Non abbiamo deciso niente, Hiroto.- lo interruppe Midorikawa. Il rosso lo guardò interdetto, e incrociò il suo sguardo: glaciale. Non esprimeva nessuna emozione, insolito per gli occhi di Midorikawa, che di solito facevano intendere subito come si sentisse il ragazzo. Però… Questa volta era diverso. Per la prima volta Hiroto percepì una punta di rabbia nello sguardo e nelle parole dell’amico.

-S-Scusa? Non vuoi scappare?-.

Gazel, Burn e gli altri sentivano la tensione salire.

-Non è che non voglia… Insomma, ecco… L-Lasciamo perdere.- e, mentre finiva di pronunciare le ultime parole, Midorikawa fuggì correndo fuori dalla stanza.

Burn e Gazel si guardarono, poi guardarono Hiroto; Nepper e Heat guardarono preoccupati Desarm, che assisteva Diam.

-Vado a parlargli.- disse Hiroto, uscendo anche lui.

-Fate attenzione!- gli urlò dietro Heat, mentre Nepper lo stringeva a sé, preoccupato.

 

Midorikawa era seduto a terra, in un angolo alla fine del corridoio, un po’ lontano dalla camera di Nepper e Heat. In quel momento non sapeva cosa pensare: fuggire significava non avere più un posto dove dormire, mangiare, vivere. Ed era preoccupato per questo fatto, perché sicuramente non ce l’avrebbero fatta. Però, rimanere al Sun Garden significava continuare con quel maledetto gioco, e man mano sarebbero tutti morti.

E poi, lo preoccupava il fatto che Hiroto si comportasse in modo così strano con lui. Certo, ricevere attenzioni dal rosso era magnifico, considerando quel che provava Ryuuji per lui; però sapeva benissimo quel che facevano i professori quando tra due ospiti dell’orfanotrofio si creava un legame troppo intenso.

Strinse le ginocchia al petto. Non sapeva più cosa fare… Delle lacrime gli rigarono le guance, mentre nascondeva il viso sulle gambe.

-Hey… Mido-chan.-.

Hiroto. Perché quel ragazzo riusciva sempre a trovarlo, in qualunque posto lui si trovasse?

-Lasciami in pace…- singhiozzò Ryuuji, disperato. Kiyama si avvicinò lentamente, inginocchiandosi a terra.

-Midorikawa… Guardami.- gli prese il viso tra le mani e gli asciugò delicatamente le lacrime, mentre Ryuuji continuava a singhiozzare forte e si asciugava anche lui il viso.

-Ryuuji… Ryuuji. Smettila di mentire a te stesso, a me e agli altri. Vuoi fuggire?-.

Silenzio, interrotto solo dai singhiozzi del verde.

-Allora?- insistette Kiyama.

- … Non lo so. Ho paura di morire, Hiroto…-.

Ryuuji tese timidamente le braccia verso il rosso, che sorrise: il suo amico era così dolce…

Si abbracciarono. Mentre Midorikawa stringeva forte la stoffa della sua maglietta, Hiroto gli stampò un bacio sui capelli.

Riuscirò a proteggerlo, io devo proteggerlo. E’ arrivato il momento, non mi importa più di nient’altro.

Midorikawa… Se ti dicessi che ti amo, cosa faresti?

Ryuuji lasciò la presa sulla maglia di Hiroto, scostandosi leggermente dall’abbraccio.

-C-Che hai fatto?!- esclamò, arrossendo visibilmente. Kiyama sorrise.

-Ti ho dato un bacio in testa, no?-

-E-Ecco… Io…-

-Ryuuji, non farti tanti problemi. Certo, anche io sono preoccupato, ma tu ti stai disperando. In qualche modo ne usciremo, ok? Lasciati andare…-.

Il viso di Hiroto si avvicinò lentamente a quello di Midorikawa, e, quando le loro labbra si unirono in un tenero bacio, nessuno dei due riusciva ancora a crederci.

Eravamo migliori amici e ora siamo fidanzati.

Come ho fatto a non capire prima che ti amo?

Ora che le nostre labbra sono unite con dolcezza, sorrido.

E’ tutto così magico, in questo momento.

 

 

§ Angolo del Kagome §

Hola!  Riesco ad aggiornare, finalmente. Che dire, questo capitolo è stato difficile da scrivere. .-.

Che dico, tutta la storia è difficile da scrivere! Devo ancora chiarirmi alcune cose .u. Però ce la posso fare, perché anche se è difficile questa storia mi sta prendendo molto! E alcune questione me le sono già chiarite. ùwù

Allora, parlando del capitolo… E’ stato chiarito per quale motivo al Sun Garden vengono fatti gli esperimenti, ovvero per ottenere l’immortalità e la perfezione umana.

E basta. Nei prossimi capitoli scoprirete il perché delle ricognizioni notturne dei professori e scoprirete anche tutto il resto. Piano piano, con calma, vi si chiarirà tutto. c:

Poi, oddio… Ho fatto morire Hitomiko, perché odio anche lei. Cioè, come per Reina, la odio però allo stesso tempo come pg mi piace. Non so come spiegarlo! XD

A proposito: Midorikawa ha praticamente ucciso Hitomiko, e forse può sembrare strano che Hiroto non abbia provato niente per la morte della sorella adottiva. Però, ho deciso che in questa storia, pur essendo figlio adottivo di Seijirou Kira –mi sono ricordata il suo nome! XD- e fratello adottivo di Hitomiko, Hiroto è completamente indifferente verso di loro, perché non ha mai approvato la questione del Kagome e degli esperimenti.

Lo so, è una cosa complicata, ma scialla. ^^

Uh, poi, penso di aver inventato una nuova coppia. Una crack, ovviamente, perché io adoro creare nuove crack impensabili. Questa volta, ho pensato alla Desarm*Diam. E sto iniziando ad adorarli. Perché dai, se ci pensate insieme sono stupendi. *^*

Se avete notato, c’era un accenno alla ZellMaki. Poi gli accenni alla HeatNepper. *^*

E in questo capitolo Hiroto e Midorikawa si sono dichiarati e fidanzati, yay! *^*/

Vi è piaciuto? Recensite! Neh, io vi do appuntamento al prossimo capitolo e vi saluto.

Chu!

Kis-chan ♥

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Capitolo 4
*** § Capitolo terzo. ***


Kagome, Kagome,

attorno a questi miseri mocciosi.

Kagome, Kagome,

in modo che loro non possano scappare.

 

 

-Neh, Fuu-chan! Tieni, è per te!- esclamò il  piccolo Nagumo, quattro anni appena compiuti, mentre tendeva a Suzuno una piccola clessidra dorata.

-Mh? Per me?- chiese dubbioso il suo piccolo amico. –E perché dovrei accettarla? Cos’è?-

-Come ‘perché dovrei accettarla’? Perché te la sto dando io! E’ il segno della nostra amicizia! Me l’ha data Hitomiko, dice che si chiama Clessidra! E’ bella, vero?-.

L’entusiasmo del bambino dai capelli rossi era tale che quello di fronte a lui non resistette, e accettò il regalo, accennando un lieve sorriso.

-Haru-chan… Grazie.- disse, un po’ imbarazzato.

-Prego! Rimaniamo per sempre insieme, Fuu-chan!- esclamò Nagumo, saltandogli al collo.

Suzuno perse l’equilibrio, e caddero entrambi sul terreno del cortile.

-Ti voglio bene, Fuu-chan!-. Nagumo sorrise, quel sorriso in grado di sciogliere persino il cuore del ghiacciolino, che ricambiò l’abbraccio dell’altro.

-Anche io ti voglio bene, Haru-chan...-.

Rimasero abbracciati per molto tempo, la piccola clessidra dorata stretta nella mano di Suzuno.

 

 

-Quell’uomo è completamente pazzo…- affermò Midorikawa, mentre la mano di Hiroto stringeva saldamente la sua.

Desarm era stato espulso dal gruppo Epsilon, ma aveva ancora degli informatori da quel gruppo, che lo tenevano al corrente di quel che succedeva ogni giorno nella Camera del Kagome e delle pazzie di Seijirou Kira.

Quella mattina, Zell, Maquia e Metron gli si erano avvicinati un attimo e gli avevano detto che Kira era arrivato a svolgere degli esperimenti sul corpo senza vita della figlia Hitomiko. L’aveva sezionata, aveva esportato il cervello dal cranio e l’aveva usato per alcuni esperimenti sadici e folli. Desarm era sinceramente sconvolto, e quando l’aveva raccontato agli altri, il gruppo era rimasto ammutolito.

-Infierire così su un cadavere, per di più della propria figlia…- commentò Heat, tremando. Era improvvisamente sbiancato, dopo aver saputo quella notizia; Nepper lo osservò preoccupato, sapeva bene il perché della reazione del ragazzo. Era l’unico tra gli amici di Heat a saperlo.

-Ora che mi avete salvato, vi siete messi troppo in mostra… Ragazzi, cosa avete intenzione di fare?- chiese Diam seriamente preoccupato. Desarm sorrise al fidanzato, facendolo arrossire.

-Non ti preoccupare, in qualche modo ce la caveremo tutti. L’importante è che ora tu sia salvo, no?-. Diam annuì debolmente, ancora un po’  scettico.

-In ogni caso…- Burn prese parola. –Volete uscire dalla nostra camera?!- sbraitò. In fondo, l’intero gruppo di amici, quella mattina, si era fiondato nella stanza sua e di Gazel, e se c’era una cosa che i due odiavano, era proprio la folla; e un gruppo di otto persone, compresi loro due, in una stanza di dimensioni medie-piccole, non era il massimo di prima mattina. Soprattutto se quel gruppo era composto solo da allegre coppiette  gay: Desarm e Diam avevano finalmente avuto modo di ufficializzare la loro relazione; Heat e Nepper erano ormai un’accoppiata da far cariare i denti appena li si guardava; Hiroto e Midorikawa stavano insieme solo dalla sera prima e sia Gazel che Burn stavano già iniziando a non sopportarli più, con i loro ‘ti amo’, ‘baciami’, ‘tranquillo tesoro, andrà tutto bene’… Insomma, né il ghiacciolo e né il tulipano erano tipi da smancerie amorose.

-Beh, dobbiamo organizzare un piano per fuggire dall’orfanotrofio, e dato che voi eravate ancora addormentati siamo venuti a svegliarvi qua.- rispose Hiroto.

-E poi, scusate, perché vi dà tanto fastidio? Perché è imbarazzante vederci così?- chiese Diam, interrogativo.

-Così in che senso?!-. Burn stava iniziando ad arrabbiarsi.

-Beh, in questo senso!- esclamò Desarm, prendendo velocemente tra le mani il viso di Diam e baciandolo con passione, facendolo arrossire vistosamente. Quando lo lasciò andare, notò che il viso degli altri ragazzi era diventato color porpora, e rise.

-Allora?- chiese di nuovo Desarm.

-No, ovvio che no. Solo che è strano.- rispose Gazel, al posto di Burn. Quest’ultimo annuì, deciso.

-Allora perché vi dà fasti…-

-S-Scusate. Devo andare.- li interruppe Heat, alzandosi e uscendo dalla camera. Burn provò a seguirlo, ma Nepper lo fermò, scuotendo il capo.

-Perché non dovrei andare a vedere che gli è preso?- chiese il tulipano.

-Lascialo in pace. E’ un po’ scosso da quel che sta facendo Kira…- rispose il ragazzo con la fascia in testa.

-Mh? Intendi gli esperimenti sulla figlia?-. Midorikawa sbatté le palpebre, conscio che ad ucciderla era stato proprio lui.

-Sì. Vedete, forse voi non sapete quel che è successo a Heat prima di arrivare al Sun Garden. Ha avuto un’infanzia molto burrascosa, e non ama parlarne. Quindi, non ditegli niente di quel che sto per raccontarvi, ok?-.

I ragazzi annuirono, in silenzio.

-Grazie.- Nepper sospirò. –Sapete, Heat era figlio di un uomo e una donna che purtroppo non si amavano più, e anche lui, a soli tre anni, era riuscito a capire che la loro famiglia stava andando a rotoli. Si sentiva responsabile di  questo fatto, e soffriva molto, anche perché sapeva che ormai i suoi genitori, oltre a non amarsi tra loro, non amavano più nemmeno lui. Così, quando i due divorziarono, rimase fortemente colpito da quel gesto… Poi, il padre si risposò con una donna molto severa, che odiava Heat fin dal primo momento in cui l’aveva visto. Questa donna, però aveva una figlia molto giovane e gentile, che si prese sempre cura del nostro amico e impedì a sua madre di spedirlo in qualche orfanotrofio a causa del suo odio per lui.

Purtroppo, però, la ragazza aveva una brutta malattia, che in pochi anni la uccise… E, a quel punto, Heat non fu più protetto da nessuno. Qualche giorno dopo la morte della sorellastra, Heat venne spedito qui al Sun Garden in uno stato pietoso: non mangiava, non parlava con nessuno e a causa della sua depressione tutti lo evitavano, così la sua autostima si abbassò ulteriormente. Infatti potete vedere quanto sia timido e insicuro persino adesso, dopo che sono passati tutti questi anni.-.

Appena ebbe finito di parlare, Nepper sospirò un’altra volta. Anche a lui faceva male parlare dell’infanzia del suo ragazzo.

Il gruppo rimase ammutolito: tutti i ragazzi erano sconvolti; volevano bene a Heat, e sapere tutto quel che aveva passato e quanto aveva sofferto era terribile.

Burn deglutì.

-Non lo sapevo.- disse.  -Quante volte gli ho chiesto di raccontare la sua storia a me e agli altri, e quante volte gli ho urlato contro perché lui non ce la voleva raccontare… Ora capisco. Idiota, perché non me l’hai mai detto?!-

-Non volevo tenertelo nascosto, Burn. Solo che Heat non voleva che si sapesse troppo in giro, ecco… Quindi, vi prego, fate che tutto questo discorso rimanga in questa stanza.-. Nepper socchiuse gli occhi, stanco e sofferente. Quanto soffriva per Heat…

-In ogni caso,- prese parola Gazel, ripresosi dalla sorpresa al racconto dell’amico, -è ora di andare a giocare.-.

Detto questo, si alzò, seguito dagli altri.

-Io vado a chiamare Heat, voi intanto andate.- disse Nepper, dirigendosi verso la stanza sua e del suo fidanzato.

 

-Heat? Posso entrare?- chiese il ragazzo con la fascia sulla testa, poggiando una mano alla maniglia della porta. Era chiusa a chiave, e solo Heat poteva aprirgli da là dentro.

Ma il ragazzo non rispose. Semplicemente, si alzò dal suo letto, sul quale stava raggomitolato, e raggiunse la porta, girando la chiave e aprendola. Quando Nepper entrò nella stanza, Heat si buttò di nuovo sul letto.

-Heat, so benissimo che soffri, però… Ci sono io qui. Ci sono io e tutti gli altri. Ora è passato, Heat.- avvicinandosi, Nepper si sedette sul letto e gli carezzò piano i capelli, sorridendo malinconicamente. Solo quando l’albino si girò verso di lui, il ragazzo si rese conto che stava piangendo.

Faceva male vedere quegli occhi così limpidi e intensi riempiti di lacrime.

-K-Kira…- sussurrò, scosso dai singhiozzi. –Ha usato sua figlia per degli esperimenti… Sua figlia… -.

Non finì la frase, Nepper lo baciò con foga , mettendoglisi sopra.

-Sh, ti ho detto che è passato. Non conta più niente ormai, ok?- sussurrò, tra un bacio e l’altro, il ragazzo più grande.

-M-Mh…- Heat annuì debolmente, mentre Nepper si scagliava nuovamente contro le sue labbra.

-Ora fammi un sorriso, bellissimo. Ti amo, sai? Non devi essere triste, rendi triste anche me…- .

Heat sorrise. Nepper era sempre di grande aiuto quando qualcosa andava storto.

-Grazie, Nepper…- disse debolmente l’albino, lasciandosi abbracciare e coccolare dal fidanzato.

-Ora andiamo, dobbiamo giocare con gli altri. Vieni, su.-.

E i due, mano nella mano, raggiunsero gli altri per giocare.

§§§

La Stanza dei giochi risultava ancora più macabra e cupa con quell’insolito silenzio che l’aveva invasa.

A quanto pare la notizia del salvataggio di Diam si era diffusa in fretta tra gli ospiti del Sun Garden, infatti tutti osservavano di soppiatto il gruppo di amici.

-Ma che hanno tutti? Abbiamo solo salvato Diam, non mi sembra una cosa strana!- sussurrò Burn all’orecchio di Hiroto, che volse lo sguardo verso gli altri orfani.

-Beh, è strano eccome, e ora tutti hanno più paura di cosa potrebbe succedere…- disse poi, anche lui in un sussurro.

-Di quel che potrebbe succedere a noi. In realtà, siamo gli unici veramente in pericolo, ora.- lo corresse automaticamente Gazel, che si guardava intorno sospettoso, e lanciava sguardi di ghiaccio a chiunque incrociasse il suo.

-Però, noi abbiamo solo salvato un amico…- mormorò Midorikawa, osservando prima Gazel, poi Hiroto e infine Diam.

-Sì, ma salvandolo ci siamo tutti messi in mostra.- intervenne Desarm.

-Mi dispiace… Salvandomi vi siete esposti troppo- sussurrò Diam, ma il fidanzato lo zittì posandogli un dito sulle labbra.

-Ancora con questa storia? Non devi nemmeno dirlo. Ti avremmo salvato in ogni caso!- gli disse, dolcemente, facendolo arrossire. Il resto del gruppo sorrise, comprensivo. –più che altro, Burn ghignò, e Gazel accennò un sorriso-. Diam annuì, felice di avere degli amici come loro.

-Comunque, stiamo attenti.- concluse Hiroto, e il gruppo si disperse, ognuno diretto dal proprio gruppo di gioco.

 

Il macabro gioco cominciò per l’ennesima volta, in quella grande stanza. Quante volte si era già ripetuto? Ogni giorno, ogni giorno… Quel gioco crudele e senza senso iniziava sempre da quella stanza.

Midorikawa scosse la testa. Non doveva farsi distrarre dai suoi pensieri proprio in quel momento. Il gioco stava iniziando, e Ryuuji iniziava a sentirsi ansioso.

Al centro del suo cerchio c’era Pandora; per il gruppo Prominence c’era Barra; per Diamond Dust Clara; per il gruppo Genesis c’era…

Ryuuji perse un battito.

-Non è possibile!- urlò, meritandosi una gomitata da Desarm, che giocava nel suo gruppo.

Hiroto.

Hiroto era al centro del cerchio del gruppo Genesis. Midorikawa non riusciva già a trattenere le lacrime, e dovette mordersi a sangue il labbro inferiore per non scoppiare a piangere quando il suo ragazzo gli sorrise tristemente, come per salutarlo un’ultima volta.

Possibile che sapesse… Possibile che sapesse  cosa stava succedendo?!

-Hiroto sta giocando al centro…!- sussurrò con voce tremante Midorikawa.

-Lo so, ho visto…- disse il ragazzo vicino a lui. –Però, vedrai che ce la farà…-

-Non è strano che ci sia proprio lui là dentro?! Desarm…!-. Il respiro di Ryuuji diventava sempre più affannato.

-Calmati, Midorikawa…- sussurrò timidamente Diam, all’altro lato del ragazzo.

-Però, Hiroto…!- il verde non ebbe tempo di finire la frase che una voce acuta coprì la sua.

-B-Bene, iniziamo!- era Maquia, che dava il via ai giochi, esitante.

-E-Eh?! Cosa?!- provò a ribattere Ryuuji, ma le voci dei compagni che intonavano la filastrocca e i cerchi che si muovevano lo zittirono.

 

Pandora aveva perso: il gruppo Gemini Storm perdeva per la seconda volta di seguito. I membri del gruppo cominciavano a pensare che fosse una qualche maledizione. Era stata portata via da alcuni membri del gruppo Epsilon; Barra della Prominence, lo stesso, aveva perso ed era stata portata verso la Camera del Kagome.

Fortunatamente, almeno Clara si era salvata, e il gruppo Diamond Dust poteva tirare un sospiro di sollievo, almeno per quel giorno.

Midorikawa, appena il gioco era finito, si era fiondato verso il gruppo Genesis, seguito da Desarm e Diam.

Nel preciso momento in cui aveva realizzato quel che stava succedendo, nel suo petto qualcosa si spezzò.

-Hiroto… Hai… P-Perso…?- balbettò, a bassa voce, come per paura che qualcuno lo scoprisse mentre pronunciava quelle parole. Si guardò freneticamente intorno: i suoi due amici del gruppo Gemini Storm si fissavano, increduli; Nepper e Heat avevano sgranato gli occhi e abbassato lo sguardo; Burn e Gazel, ecco, loro erano i più sconvolti. Fissavano Hiroto, l’uno vicino all’altro, gli occhi vuoti e le ginocchia leggermente tremanti.

-N-Non mi dirai che hai davvero perso, Kiyama?!- urlò il tulipano, andandogli contro e prendendolo per la maglia, agitandolo. Ma il ragazzo dagli occhi verdi sembrava impassibile.

-C-Come hai fatto a… Perdere…?- mormorò nervosamente Gazel, avvicinandosi.

-Non lo so. Non lo so, ragazzi, e mi dispiace.- sussurrò, rassegnato, il ragazzo. I due amici si fecero da parte quando Hiroto li scostò leggermente per dirigersi verso Midorikawa, che aveva preso a respirare affannosamente per la seconda volta.

-Mido-chan, tranquillo... Ne uscirò vivo, non mi uccideranno così facilmente. Tornerò da te e ti proteggerò per sempre!- . Sorrise, un sorriso che fece scoppiare definitivamente in lacrime Midorikawa, che gli gettò disperatamente le braccia al collo, in un vano tentativo di tenerlo con sé e impedirgli di essere portato via.

Metron, Zell e Maquia si avvicinarono a Hiroto, preoccupati.

-Ci dispiace.- disse Zell. -Ma dobbiamo eseguire gli ordini…-

-Tranquilli, sappiamo che siete dalla nostra parte.-. Desarm poteva contare sui suoi amici del gruppo Epsilon.

-In ogni caso, c’è qualcosa di strano.- disse Maquia.

-Se avete notato,- continuò Metron. -gli altri ragazzi del gruppo Genesis si sono subito allontanati. Un comportamento strano, no? Noi tre pensiamo che Kira abbia… Beh, truccato il gioco.-.

L’intero gruppo rimase basito. Truccare un gioco del genere, già così terribile di per sé?

-Non preoccupatevi, ce la farò. Per te, Ryuuji, e per tutti voi, ragazzi.- esclamò Hiroto. Ormai tutti avevano un nodo alla gola. Rimasero in silenzio: nella stanza erano rimasti solo loro, gli altri orfani si erano ritirati nelle proprie stanze. La tesa quiete era interrotta solo dai forti e bruschi singhiozzi di Midorikawa, ancora aggrappato al suo ragazzo.

Diam distolse lo sguardo, vedere i suoi amici in quello stato gli faceva male. Cercò la mano di Desarm, che strinse la sua.

Burn e Gazel erano ancora sconvolti. Hiroto era sempre stato un amico prezioso per loro due, non si arrabbiava mai anche se i loro caratteri a volte li rendevano insopportabili, e ne erano consapevoli; perdere Kiyama significava perdere una delle persone più importanti per loro due, colui che li aveva sempre aiutati, in tutti i modi, soprattutto a fare pace dopo un brutto litigio. E i due sarebbero sempre stati grati a Hiroto per tutto quel che aveva fatto per loro.

Burn abbassò il viso, cupo. Stava per urlare qualcosa per sfogarsi, ma la mano di Gazel sulla sua spalla lo fece tacere ancora prima di parlare.

-Non è il momento.- gli disse; Burn percepì il lieve tremolio presente nella voce dell’amico.

-V-Va bene. Ti do ragione, ma non credere che mi vada giù che Hiroto venga portato via!-

-Non va giù neanche a me, Burn. Però… C’è qualcosa, nelle parole di Hiroto, che mi convince che tornerà. Non so come, ma è così…-.

Il tulipano ghignò, finalmente calmatosi. Heat e Nepper gli si avvicinarono, battendogli le mani sulle spalle, in segno di amicizia, per rassicurarlo. Gazel si lasciò scappare un sorriso.

Dopo aver salutato gli altri e rassicurato Ryuuji, che si era leggermente calmato, Hiroto seguì Maquia, Zell e Metron nel corridoio, verso la Camera del Kagome, dove lo aspettava una sorpresa che l’avrebbe sconvolto almeno quanto Burn e Gazel quando, tornati in camera, scoprirono che era accaduto qualcosa che non avrebbero mai voluto succedesse.

 

 

§ Angolo del Kagome § {un po’ lunghetto come angolo, ma scialla.}

Uh, ho aggiornato ^u^

Ci ho messo relativamente poco, neh?

Che dire di questo capitolo, come avrete notato all’inizio ho inserito un flashback che servirà per scoprire una certa cosa su Burn e Gazel, ma siccome sono sadica fino al midollo non vi dico altro c: //vienelinciata.

La storia di Heat è parecchio complicata, come avrete potuto vedere. Ma ci tenevo ad approfondire di più il suo personaggio, perché sinceramente io lo amo. <3 E Nepper? Nepper aiuta sempre Heat a riprendersi dai suoi momenti di… Come dire, crisi depressiva. Quindi amo anche lui, shi. <3

E stamattina ho rivisto su Rai Gulp gli episodi 57 e 58, e ho fangirlato come una pazza. Ceh, dovevate vedermi! Erano gli episodi della partita contro la Chaos, ricordate? Awn, c’erano tanti accenni BanGaze e tanti accenni HeatNepper; ma soprattutto, accenni TeruShi! -non c’entra niente la TeruShi con questa fiction, ma io ve lo dico lo stesso perché li ammmo. <3-

Ceh, stavo urlando davanti alla televisione e mi sono anche messa a piangere mentre Afuro si sacrificava per Shirou, per fargli capire che doveva essere sé stesso e roba varia… Ceh, che fangirlamento estremo. ^u^

MaAVoiNonFregaUnaCippaDeiMieiScleri, quindi sorvoliamo, mh? ù.ù’’  ^u^

Tornando al capitolo, e ricomponendoci un po’, ho voluto dare un po’ di spazio alla NepperHeat, dato che l’avevo trattata poco nei precedenti capitoli. Darò un po’ di spazio anche alla Desarm*Diam, poi. Perché li ho inventati io in coppia e ne vado fiera, perché stanno diventando una mia otp ♥♥

Oh, per chi far mettere al centro, in questo capitolo, non ho scelto a caso: inizialmente per il gruppo Prominence ci doveva essere Rean -scelta completamente a caso, mentre pensavo alle fangirl di Nagumo e Suzuno nelle loro squadre-, ma dopo ho pensato che Barra si somiglia alla tipa alla quale, nel video della canzone, viene tagliata la testa. Quindi ho scelto lei; Pandora mi ispirava perché questi giorni sono in fissa con Pandora Hearts. Clara è a caso, lol; Hiroto invece è per questioni di trama. Vedrete poi nel prossimo capitolo, e si spiegherà anche il perché di quelle famose ricognizioni notturne! ^u^

Ok, la smetto. .u.

Recensite, se volete, mi farebbe piacere sapere se il capitolo vi è piaciuto! ** ♥♥

Ah, e ringrazio infinitamente chi ha recensito gli scorsi capitoli e chi recensirà i prossimi, chi legge solamente, e chi ha inserito la storia tra le Preferite/Seguite/Ricordate! Vi amo tutti! ♥♥♥♥

E ora, vi saluto! Al prossimo capitolo!

Chu!

Kis-chan ♥

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Capitolo 5
*** § Capitolo quarto. ***


Anche con le membra lacerate o le teste schiacciate,

i bambini non muoiono

ma semplicemente, sorridono

innocenti.

 

 

Nella camera di Burn e Gazel regnava un silenzio di tomba. Da quando erano rientrati non avevano aperto bocca e nessuno dei due era intenzionato a farlo.

Il ragazzo albino era sdraiato sul suo letto, aveva gli occhi chiusi e sembrava cercasse di rilassarsi, senza riuscirci: l’ansia per Hiroto era troppa persino per Gazel, e la sua solita calma stava facendo spazio a una snervante agitazione.

Burn, invece, era letteralmente impazzito: camminava freneticamente per la stanza, sbuffando e respirando rumorosamente. Il che metteva ancor più in agitazione l’amico, che provava una strana sensazione al petto,  una specie di stretta dolorosa.

Gazel scosse la testa, mettendosi a sedere sul materasso. Una parte di lui conosceva benissimo  il motivo di quella stretta, ma l’altra parte non riusciva, o meglio, non voleva accettarlo.

Il tulipano osservò dubbioso il suo amico. Prese parola, interrompendo il silenzio.

-Pensi che Midorikawa si sia ripreso?- chiese, sedendosi sul suo letto. Gazel si girò, dandogli le spalle.

-Allora?- chiese di nuovo il rosso, non avendo ricevuto alcuna risposta.

-Penso di sì.- iniziò l’albino, continuando a dargli le spalle. -Desarm e Diam sono andati con lui in camera per fargli compagnia. L’avranno aiutato loro.-.

Burn alzò un sopracciglio, non del tutto convinto. Gazel si alzò dal letto e si inginocchiò davanti al comodino, aprendo uno dei cassetti e cercando freneticamente qualcosa. Quella cosa che riusciva a calmarlo sempre, quando si sentiva combattuto. Il tulipano si sporse un po’ per capire cosa stesse facendo.

Eppure sembrava che quella volta, invece di calmarsi, il ragazzo si stesse agitando di più, e Burn iniziò a preoccuparsi quando notò che il suo amico stava velocemente impallidendo, più del solito.

-Che ti prende?!- chiese, scattando in piedi e avvicinandosi quando vide Gazel tremare e barcollare, ancora inginocchiato.

-… Non c’è…- bisbigliò l’albino, e Burn quasi non lo sentì. Si avvicinò ancora, mettendosi in ginocchio e affiancandolo.

-Ehm… Cosa non c’è?- chiese guardandolo.

-La… Clessidra…-. Gazel abbassò lo sguardo e poggiò le mani a terra, nel tentativo di reggersi in piedi. La clessidra che gli aveva regalato Burn quand’erano piccoli, il simbolo della più grande amicizia che avesse mai avuto. Un brivido lo scosse, e il tulipano provò a poggiargli una mano sulla spalla, ma lui lo respinse.

Burn aveva capito, aveva capito benissimo di cosa stava parlando Gazel e, anche se non riusciva a credere che l’amico avesse tenuto quell’oggetto per tutto quel tempo, dispiaceva anche a lui che non ci fosse. Non riusciva, però, a spiegarsi come avesse fatto la clessidra a sparire.

-Pensavo non l’avessi più.- mormorò, affranto. Gazel non rispose, ma sussultò.

-Stupido, l’hai tenuta per tutto questo tempo.- continuò Burn.

Il ragazzo albino stava esplodendo dentro: un turbinio di emozioni mai provate prima d’ora lo tormentava, e stava davvero facendo di tutto pur di non far trapelare i suoi sentimenti. Ma era difficile. Era difficile non urlare o crollare a terra  aspettando la morte. Era difficile persino per lui, che ne aveva passate così tante…

Un ricordo lontano si fece spazio nella sua mente, mentre continuava a tremare e impallidire.

 

-Fuu-chan, giochiamo a calcio!- esclamò entusiasta Nagumo, con un pallone leggermente consumato in mano.

-Non ne ho voglia, fa troppo caldo.-.

Haruya s’imbronciò.

-Ma insomma! Sei un antipatico!-.

 

Ma perché gli venivano in mente i ricordi dei suoi bisticci con Burn? Perché non pensava, invece, ai bei pomeriggi passati insieme, ai loro abbracci amichevoli e alla loro infanzia?

 

Il gelato di Suzuno finì sul pavimento, e il bambino guardò glaciale il suo migliore amico, che osservava mortificato il cono e la crema caduti a terra.

-Guarda che hai fatto. Stupido.- disse con fredda calma Fuusuke, mentre Haruya provava a scusarsi, invano.

-Beh, se tenevi così tanto a quello stupido gelato, dovevi starci più attento! E’ colpa tua che sei così scemo.- si difese Nagumo, abbandonando l’idea di scusarsi ed andando sulla difensiva.

-Sei tu che mi hai spinto.-

-Ma tu dovevi tenerlo meglio.-

-Vattene.-.

E Haruya uscì dalla stanza, sbattendo la porta.

 

Era un egoista, solo quello. Tutti i suoi bisticci con Burn derivavano dal suo caratteraccio. Gazel era un asociale, che non meritava di avere degli amici, e soprattutto non meritava di avere un amico come Burn. Quel ragazzo che dopo il litigio del calcio era tornato da lui e gli aveva detto ‘Andiamo a cercare un posto più fresco!’; e dopo il litigio del gelato era tornato da lui, l’aveva preso per mano e l’aveva trascinato da Hitomiko, beccandosi una sgridata dalla donna perché aveva sprecato il gelato, e Gazel aveva subito capito che l’amico si era preso tutta la colpa, quando questa era di entrambi.

Non meritava un amico come Burn, non poteva meritarlo perché non aveva mai fatto niente per lui, al contrario del tulipano, che per Gazel aveva sempre fatto di tutto. E cosa si era meritato? Sarcasmo, ironia, insulti e completa freddezza. E Burn ricambiava, non potendo fare altro, ma continuava a proteggerlo e a difenderlo, in ogni momento.

Gazel sentì di nuovo la mano dell’amico sulla sua spalla, ma questa volta non la respinse. Si alzò, lasciando in ginocchio l’altro, e si voltò, per una volta indeciso sul da farsi.

§§§

C’era stato solo un giorno prima per salvare Diam, eppure Hiroto non ricordava che la Camera del Kagome fosse così buia. L’unica cosa che faceva luce era la minuscola finestrella situata quasi sul soffitto, dalla quale entrava qualche raggio di sole, che  stava lentamente tramontando; poi, a fare luce c’era anche una lampadina che dondolava appesa al soffitto attraverso un cavo elettrico.

Kiyama si guardò intorno: tavoli, tavoli ovunque. Attaccati alle pareti, però. Il centro della stanza era completamente vuoto.

Abituandosi alla semi-oscurità, gli occhi di Hiroto localizzarono alcune provette e altri oggetti da laboratorio su alcuni tavoli, e alcune macchie di sangue su altri. Mentre si guardava intorno, cercando di ambientarsi, il ragazzo intravide qualcosa nel buio. Aguzzò lo sguardo, cercando di capire cosa fosse quell’oggetto più o meno tondeggiante.

Sussultò.

Quell’oggetto era una testa. Per la precisione, la testa di Pandora del gruppo Gemini Storm. Sembrava tagliata da poco, a giudicare dal colorito ancora non del tutto bianco della pelle. Attorno alla testa mozzata, una chiazza di sangue incorniciava il macabro spettacolo.

Ripensando al gruppo Gemini Storm, Hiroto non poté fare a meno di pensare a Midorikawa, il suo ragazzo. Gli aveva promesso che sarebbe tornato, e avrebbe mantenuto quella promessa. Non solo per Ryuuji, sarebbe tornato anche per Burn e Gazel. Per Heat, Nepper, Desarm e Diam.

Tutti loro erano suoi amici, e non li avrebbe traditi.

Una voce lo riscosse dai suoi pensieri, e alzò il capo. Davanti a lui, Seijirou Kira esibiva una mannaia e un sorriso sadico.

-Hiroto, figlio mio, mi hai tradito.- disse, con un’intonazione inquietante. Il ragazzo non disse niente, ma continuò a guardare con disprezzo il padre adottivo.

-Non voglio ucciderti, però. Preferisco continuare a farti soffrire… E lentamente ti priverò di qualunque cosa. Gli amici, quel ragazzo che ti piace tanto e infine la tua stessa vita…-.

Hiroto si trattenne. Doveva rimanere calmo e glaciale, com’era sempre Gazel.

-Però, per questa volta penso mi accontenterò di qualcos’altro… Non so, intanto goditi l’esecuzione di quella ragazzina.-.

Detto questo, Kira si allontanò un po’ e due giganti del gruppo Epsilon bloccarono Hiroto per le braccia, mentre dallo stesso stanzino nel quale era stato messo Diam veniva tirata fuori Barra del gruppo Prominence, legata e terrorizzata.

Non vorranno… No, non possono!, pensò Kiyama, rimanendo però al suo posto.

Mentre si formava il cerchio per giocare, il ragazzo osservava con attenzione tutto quel che suo padre faceva. Ogni movimento dell’uomo poteva essere fatale per Hiroto.

Poi finalmente le voci dei componenti del gruppo Epsilon si diffusero nella stanza, mentre il cerchio si muoveva.

-Kagome, kagome, l’uccello nella gabbia…

Quando, quando volerà?

All’alba, la gru e la tartaruga scivolarono via.

Chi è l’uomo dietro di te?-

Al termine dell’inquietante filastrocca, la ragazzina non ebbe il tempo di urlare il nome di chi aveva dietro, che qualcuno colpì con forza con una mannaia il suo collo; Barra, però, venne solo ferita gravemente,  e per questo venne colpita altre volte in punti a caso, fino a quando la testa volò in un angolo della stanza, spruzzando sangue dappertutto. Qualche goccia colpì Hiroto sulla guancia, e a quel punto il ragazzo non ce la fece più e vomitò sul pavimento.

Non era possibile che succedesse davvero qualcosa del genere, non riusciva a crederci, anche se l’aveva visto con i suoi occhi. Ed era proprio questa la cosa terribile.

Alzò di nuovo il viso: un residuo del vomito appena rimesso gli era rimasto ai lati della bocca, ma non ci fece caso. Vedere il corpo decapitato di Barra gli fece salire di nuovo un conato.

Il corpo, o meglio quel che ne era rimasto, era completamente ricoperto di ferite e tagli profondi, causati dai colpi delle mannaie; i vestiti erano a brandelli e il rosso intenso del sangue prevaleva su tutto il resto. Hiroto strinse gli occhi, poi li riaprì. Non voleva crederci.

Guardandosi un po’ intorno, per quanto potesse, notò la testa mozzata di Barra che aveva rotolato fino a uno dei tavoli, scontrandosi contro la gamba e smettendo di rotolare. Il ragazzo distolse lo sguardo, certo che di lì a poco avrebbe di nuovo rimesso.

I due giganti della Epsilon continuavano a stringergli le braccia, e ogni tanto lo rialzavano un po’, mettendolo bene in ginocchio davanti a tutto quello scenario di sangue.

Solo in quel momento Hiroto notò Maquia, Zell e Metron. Sembravano disgustati, e Maquia a stento tratteneva il vomito. Metron aveva uno sguardo confuso, probabilmente per  lo shock delle azioni appena compiute; Zell, invece, teneva gli occhi socchiusi in attesa di nuovi ordini. Perché, anche se non voleva, li avrebbe eseguiti.

-Ecco, Hiroto, questo è quel che succede a chi entra qua dentro. E’ così interessante provare a trovare l’elisir della perfezione… Perché un giorno otterremo tutti l’immortalità e la perfezione!- urlò entusiasta Kira, che aveva fatto parte del cerchio per quella volta, e si era accanito per primo su Barra, dando indirettamente l’ordine di attaccarla ai sensei del gruppo Epsilon.

Hiroto non disse niente. Non voleva parlare, e sentiva che la voce gli sarebbe morta in gola se ci avesse provato.

Seijirou Kira continuò a parlare: -Volevo fartelo vedere proprio perché sei mio figlio. Ti ho fatto perdere per questo motivo!-. Oh, allora era vero che quell’uomo aveva pilotato l’intero gioco.

Hiroto sussultò quando sentì la mano di Kira che gli scompigliava affettuosamente i capelli; però, percepì il sadismo della sua azione.

-Sei mio figlio, quindi non voglio farti troppo male.- Kira sospirò. -Perciò, per questa volta mi accontenterò.-.

Inizialmente Kiyama non capì il senso della frase del padre adottivo, ma quando i due membri del gruppo Epsilon che lo tenevano stretto lo trascinarono verso un tavolo, Hiroto capì.

Il padre si sarebbe accontentato di una parte del suo corpo.

Sgranò gli occhi e aprì la bocca, ma non riuscì a urlare. Il suo braccio venne tirato con forza da qualcuno sul tavolo, mentre altri sensei lo tenevano fermo. Hiroto si guardò freneticamente intorno e vide che suo padre era lì vicino a lui con una mannaia in mano.

Provò a scalciare, ma quei ragazzi del gruppo Epsilon erano fin troppo forti e non lo facevano muovere.

Mentre provava a ritrarre la mano, Kiyama continuava a non riuscire a urlare, forse per la frenesia del momento.

Non voglio-

Fu un attimo: il sorriso sadico di Seijirou Kira si allargò, mentre la sua mano scendeva velocemente contro quella di Hiroto, e la mannaia affondava con forza sul suo mignolo.

All’inizio il ragazzo sentì solo un forte colpo, poi qualcosa di caldo sulla mano. O meglio, che fuoriusciva dalla mano. Poi arrivò il dolore, e fu atroce: a quel punto Hiroto riuscì a urlare, e cacciò fuori tutte le grida che poteva.

Quello che doveva essere suo padre adottivo gli aveva appena amputato il mignolo con una mannaia.

Kira afferrò il dito del figlio, mentre quest’ultimo veniva lasciato cadere a terra a contorcersi dal dolore. Gli alzò il viso tirandolo per i capelli, e glielo mise davanti.

-Questo ci servirà, Hiroto.- disse, ignorando le lacrime di dolore del figlio. –Tu e i tuoi amici avete anche ucciso tua sorella, ma… Per ora hai pagato con questo.-. Lo lasciò andare e il rosso ricadde a terra. Maquia gli si avvicinò e gli bendò la mano per fermare l’emorragia.

-Ora, lasciatelo andare.- con un cenno della mano, Seijirou Kira ordinò a Zell e Metron di mandar via Hiroto. I due gli si avvicinarono e, mettendogli un braccio intorno alle spalle, lo aiutarono ad alzarsi e lo portarono fuori; ma Hiroto, anche se non era molto lucido, avrebbe giurato di sentire un ‘Ci rivedremo presto’ da parte del padre. Il che non lo rassicurò affatto.

§§§

-Io… Mi dispiace.- sussurrò Gazel con voce tremante, voltandosi verso l’amico.

-E di cosa?- chiese Burn, ancora in ginocchio. Stava iniziando a non capirci più niente: Gazel non era tipo da affezionarsi ad un oggetto, e non riusciva a credere che per lui quel regalo di tanti anni prima fosse così importante.

-Ho perso la clessidra. Per questo, mi dispiace.-. Si allontanò di più, sembrava quasi che non volesse stare vicino al tulipano. Quest’ultimo, nel sentire le parole dell’albino, ghignò.

-Ma dai. Io non sapevo nemmeno che ce l’avevi ancora, pensa. Quindi non ti scusare, idiota!-. Anche sentendo le parole di Burn, Gazel sembrava irremovibile.

Il ragazzo dai capelli rossi si alzò, avvicinandosi all’altro, che indietreggiò un po’.

-Senti…- continuò Burn. –Non so che ti è preso, ma forse so chi ha preso la clessidra, anche se non so il motivo del perché l’abbia presa. Ma prima di dirtelo, voglio sapere perché tieni così tanto a quella vecchia clessidra. Non era niente di speciale.-.

Gazel sembrò esitare, cosa insolita per lui; poi parlò.

-S-Stupido. E’ l’oggetto... E’ l’oggetto al quale tengo di più, mi ha sempre aiutato a mantenere la calma nei momenti di crisi e poi era… Un tuo regalo.-.

Burn notò il rossore delle guance del suo amico, e il suo ghigno si allargò.

-Però, in fondo, non valeva niente. Un oggetto non può valere quanto una persona, e io non mi sono mai reso conto della differenza tra te e quella clessidra.- continuò Gazel.

Il ghigno del tulipano divenne una smorfia interrogativa: -In che senso?- chiese.

-Non ti ho mai fatto felice, ecco in che senso. Quando mi chiedevi di giocare a calcio, da piccoli, io ti dicevo sempre di no. E quando una volta mi hai fatto cadere il gelato, ti ho dato tutta la colpa. Ma tu hai continuato a sopportarmi e sei sempre tornato, prendendoti tutte le colpe. Non ti ho mai dato veramente importanza, lo vedi? Invece tu ti sei sempre preoccupato per me! E io tenevo di più a quella stupida clessidra, senza dare importanza a colui che me l’aveva regalata!-. Gazel sembrava furioso con sé stesso. I suoi occhi ormai erano lucidi e le lacrime premevano per uscire, ma voleva mantenere almeno un po’ di contegno...

Burn, dopo il discorso dell’albino rimase in silenzio, come zittito da quelle parole. Poi, improvvisamente, si avvicinò di più e gli tirò un pugno in pancia. Gazel si piegò in due, tenendosi con le mani la parte colpita.

-Spiegami chi è che ti ha messo in testa tutte queste scemenze, brutto stupido!- urlò a squarciagola, mentre l’amico cadeva in ginocchio per il dolore.

-No-Non sono scemenze. E’ la verit…-  disse con un filo di voce il ragazzo a terra, ma non riuscì a finire la frase che l’altro lo interruppe urlandogli di nuovo contro.

-Vuoi che ti riempia di botte?! Anche se non l’hai mai dato a vedere, io so benissimo che a te importa di me! E anche se non ti importasse, io continuerei a essere tuo amico, perché…- imbarazzato, Burn si fece coraggio e alzò la voce. -Perché io ti voglio bene!-.

Il cuore di Gazel perse un battito, colpito da quelle parole.

 

Non è vero.

Non è mai stato vero.

Ti voglio bene, ecco la verità.

Ora l’ho capito.

Non so come ho fatto a convincermi di non tenere a te.

Anzi, è il contrario.

E’ molto più del voler bene.

Io ti amo, Burn.

No… Nagumo Haruya.

 

Tremante, Gazel si rialzò e si buttò tra le braccia di Burn, che lo strinse forte a sé.

-Ti ho convinto, allora?- chiese con tono di sfida il ragazzo, e l’albino annuì debolmente, stretto nel suo abbraccio.

Rimasero così per alcuni minuti, poi il tulipano invitò Gazel a sedersi sul letto, e così fecero. Rimasero fianco a fianco seduti sul morbido materasso, in silenzio. Poi Burn prese parola.

-Come ti ho detto prima, forse ho capito chi ha preso la clessidra.-.

Gazel lo guardò, alzando un sopracciglio. -Chi?-.

Il tulipano si portò le mani dietro la nuca, intrecciando le dita: -Penso che le ricognizioni dell’altra notte siano state proprio per cercarla. Non so perché i sensei la vogliano, ma secondo me l’hanno presa loro. E noi ce la riprenderemo, perché è il simbolo della nostra amicizia.-.

Il ragazzo albino non disse niente, segno che era convinto che l’ipotesi dell’amico fosse corretta. Però, riprendersi la clessidra non era un’idea che lo convinceva molto, dato che avrebbero dovuto rischiare la vita. Cadde un silenzio imbarazzante.

-Sai, Gazel, prima ho detto una cosa sbagliata.- disse Burn. Il ghiacciolo lo guardò interrogativo.

-Io non ti voglio bene, no. E’ diverso, perché io ti amo. Ed è imbarazzante dirlo, per cui se scoppi a ridere ti ammazzo.- ghignò. –Però… Ti amo, Fuu-chan.- e lo baciò con passione, non dandogli nemmeno il tempo di dire o fare qualcosa. Gazel ricambiò il bacio, finalmente tranquillo.

Quando le loro labbra si staccarono, i due ragazzi si guardarono negli occhi. Entrambi avevano un adorabile rossore a colorargli le guance.

-Beh, ti amo anch’io, Haru-chan. E secondo me ci hai messo troppo a dichiararti, e come dichiarazione faceva schifo. Tsk, stupido tulipano.-.

Burn sbatté un paio di volte le palpebre, sorpreso e leggermente stizzito. Ma quando notò il sorriso del suo ragazzo, ogni traccia di rabbia scomparve e sorrise anche lui.

I loro primi sorrisi sinceri da quando Nagumo aveva regalato a Suzuno la Clessidra.

Si misero a ridere, Burn con il solito ghigno stampato in faccia e Gazel sempre controllato ed educato.

E’ passato così tanto tempo…

Ma tu sei sempre uguale, e non cambierai mai.

 

 

§ Angolo del Kagome §

Ehm… Ok.

NON UCCIDETEMI, VI PREGO! OAO

Ahem, riprendiamoci. Intanto ciao a tutti. ^^ Ho aggiornato, yay!

Secondariamente, penso che ora tutti mi odierete perché ho fatto deprimere Gazel e perché ho tagliato un dito a Hiroto, e perché Burn ha tirato un pugno a Fuu-chan e perché Kira è sempre più maledettamente stron, e perché Midorikawa, Diam, Desarm, Nepper e Heat in questo capitolo non sono stati minimamente cagati. MA, c’è sempre un ma, voi mi volete bene, quindi non mi ucciderete. Ne dubito.

In questo capitolo, comunque, si è scoperto perché è stato scelto proprio Hiroto per finire a giocare con i professori. Ed era anche piuttosto ovvio, è perché è il figlio adottivo di Kira. Era semplice capirlo, no? ^u^ //lauccidono.

Come avrete visto -anzi, letto- non l’ho ucciso, perché non potevo ucciderlo nel bel mezzo della storia, essendo uno dei protagonisti, quindi ho deciso di fargli amputare un dito. Il che è un omaggio a un bellissimo libro che ho letto, nel quale a uno dei pg principali –il mio pg preferito, sigh…-  viene amputato proprio il mignolo, quindi ho fatto succedere lo stesso a Hiroto.Uccidetemi. Se qualcuno vuole sapere che libro era, glielo dirò in un mp. ^^

Ah, i tizi della Epsilon che tengono fermo Hiroto dovrebbero essere due certi Titan e Kenvil. ouo

Poi, si è scoperto il perché delle ricognizioni notturne dei professori, ovvero rubare la clessidra a Gazel, e questo fatto sarà importante per i prossimi capitoli, perché Burn farà il testardo e nonvelodicoperchésenospoilerotroppo.

Gli altri ragazzi, Midorikawa & Co., non sono comparsi perché volevo dare spazio a Hiroto e a quel che gli è successo nella Camera del Kagome, e anche un po’ di spazio alla BanGaze, che si è dichiarata, yeah. Finalmente. *^*//

Avrete notato che alla fine si sono chiamati con i nomi veri. Ebbene, da adesso in poi loro si chiameranno così tra loro, ma nella narrazione del capitolo continuerò a chiamarli Burn e Gazel.

Comunque, nel prossimo capitolo compariranno anche gli altri protagonisti, tranquilli. c:

Sto cercando di limitarmi con la punteggiatura, perché mi avete segnalato alcuni errori di questo tipo: ditemi se sto migliorando almeno un po’, eh. c:

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che nessuno mi faccia un attentato per il sadismo che c’è e che recensiate, se avete voglia. ♥

Ah, e alzi la mano chi oggi ha visto gli episodi 71 e 72 su Rai Gulp! Io li ho visti, yay! E stavo fangirlando come una matta. ùwù

Ora vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo, chu!

Kis-chan. ♥

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Capitolo 6
*** § Capitolo quinto. ***


Desarm e Diam erano usciti da circa un quarto d’ora dalla stanza di Midorikawa, lasciando solo il ragazzo. Si era calmato, sì, ma loro due avevano capito che voleva aspettare Hiroto da solo.

In quel momento camminavano nel corridoio, diretti verso la stanza di Diam. Il membro del gruppo Gemini Storm che dormiva con lui era morto qualche settimana prima, quindi Desarm ne aveva preso il posto dopo essere stato cacciato dal gruppo Epsilon.

I due erano in silenzio. Probabilmente Diam era in pensiero per gli altri: cosa era successo a Hiroto? Che reazione avrebbe avuto Midorikawa?

E altre mille domande. Ad esempio, qualche minuto prima avevano sentito delle voci provenienti dalla camera di Burn e Gazel, e sembrava che i due litigassero, urlando qualcosa riguardante una clessidra. Ma all’improvviso, i due si erano calmati. Magari si erano picchiati, chissà.

Heat e Nepper, invece, erano filati dritti nella loro camera dopo che Hiroto era stato portato via, e Diam iniziava a preoccuparsi anche per loro. Non li conosceva bene, ma potevano considerarsi amici.

Alzò il viso, osservando il suo ragazzo, molto più alto di lui. Quando anche Desarm lo guardò, lui si affrettò a distogliere lo sguardo, imbarazzato. Peccato che il ragazzo dai capelli corvini l’avesse notato, e sorrise. Smisero di camminare, fermandosi in mezzo al corridoio.

-Guarda che lo capisco quando ti imbarazzi. Sei un libro aperto per me, Diam.-

-Oh, sta zitto…-. Il ragazzo più basso gonfiò un po’ le guance lievemente arrossate. Desarm trattenne una piccola risata, portandogli una mano sul capo e accarezzandoglielo, beandosi della morbidezza dei suoi capelli color nocciola.

-Sei un bravo amico, sai?- disse, avvicinandosi un po’. Diam indietreggiò d’istinto, ma Desarm continuò ad avvicinarglisi fino a quando la sua schiena incontrò il muro, e il ragazzo dovette fermarsi.

-In che senso?- chiese.

-Nel senso che sei stato carino a consolare Midorikawa. Per te è importante, si vede.-. Desarm gli carezzò una guancia, sorridendo di nuovo nel sentire che era bollente per l’imbarazzo.  Lasciò scivolare la mano fino a prendere col pollice e l’indice il mento di Diam, avvicinando il suo viso.

-C-Certo che è importante. Per me… Siete tutti importanti. Mi avete anche salvato da una morte certa. Anche se tu ti eri fermato, in pochi secondi Kira mi avrebbe ucciso di persona. Ma per fortuna c’erano gli altri.-.

Il sorriso di Desarm svanì improvvisamente, facendo spazio ad un’espressione indecifrabile per il ragazzo di fronte a lui.

-Quindi io sono stato inutile per il tuo salvataggio?- chiese, con malizia, e Diam riuscì finalmente a capire dove voleva arrivare il ragazzo. Distolse lo sguardo e si schiarì la voce, mettendogli le mani sulle spalle e allontanando il fidanzato.

-Ehm, sì.- si limitò a dire.

A Desarm quasi cascò la mascella, in un mix di sorpresa e divertimento.

-Però,- continuò Diam. –tu sei il più importante di tutti, al di fuori del mio salvataggio.-.

A quel punto, in meno di un secondo, Desarm gli si avvicinò freneticamente di nuovo, e lo baciò con passione, cingendogli la vita.

Diam gli poggiò le mani sulle guance, ricambiando il bacio, soddisfatto.

Quando le mani di Desarm gli passarono sotto la maglietta, mentre lo trascinava in stanza, il ragazzo dai capelli color nocciola si lasciò prendere dalla bellezza del suo ragazzo e dalla passione del momento, ma non perse l’occasione di mormorare un ‘Pervertito’ diretto a Desarm, tra un bacio e l’altro.

§§§

Hiroto, Maquia, Zell e Metron camminavano in uno dei corridoi dell’orfanotrofio, diretti dagli amici di Kiyama.

-Ti fa molto male…?- azzardò a chiedere la ragazza dai capelli turchesi dalla forma improponibile, vedendo che Hiroto si teneva con forza la mano, in particolare lo spazio nel quale fino a dieci minuti prima c’era il suo dito. La fascia che ricopriva la mano del ragazzo, da bianca era diventata rossa in alcuni punti, segno che l’emorragia era continuata per un po’. Ora, però, sembrava essersi fermata, e Kiyama sembrava anche sentire meno dolore.

Sentiva solo la mano molto più calda rispetto all’altra, il che non lo infastidiva molto, era solo preoccupato per la reazione che avrebbe avuto Midorikawa. Al contrario di lui, Ryuuji affrontava fin troppo bene la realtà, e a volte questo lo portava a comportarsi da idiota, e magari si metteva da solo in pericolo.

Ricordandosi della domanda di Maquia, Hiroto scrollò lievemente il capo.

-No, tranquilla.- le rispose, accennando un debole sorriso. Maquia sembrò sollevata, almeno in parte.

-Dove vuoi che andiamo? Ti portiamo dal tuo ragazzo?- chiese Zell, osservando Hiroto. Il rosso sembrò illuminarsi e allo stesso tempo scoraggiarsi nel sentir parlare di Midorikawa.

-Sì, andiamo da lui. Voglio vedere anche gli altri.-.

Zell e Maquia annuirono, e cadde il silenzio. Metron, invece, se ne stava dietro di loro, ancora sconvolto dalla morte di Barra.

 

Quando la porta della camera di Midorikawa si aprì, il ragazzo si voltò di scatto; si alzò dal letto, scioccato. Non sapeva cosa fosse successo, ma ora tre membri del gruppo Epsilon e Hiroto stavano entrando in camera con fare preoccupato, il che non era affatto un buon segno.

-A-Allora? Hiro…- non fece nemmeno in tempo a finire la frase, che vide la mano fasciata del fidanzato e sbiancò. Era sporca di sangue, motivo per cui Ryuuji rabbrividì. Poi notò lo spazio vuoto dove doveva essere il mignolo, e capì.

-Cosa…!-.

Hiroto lo interruppe, avvicinandoglisi e facendolo sedere sul letto, portando il viso vicino al suo. Poggiò la sua fronte su quella del verde, e sorrise con amarezza mentre chiudeva gli occhi.

-Almeno sono tornato…- disse, con un filo di voce. Midorikawa sentiva il proprio cuore battere all’impazzata nel petto, in un tumulto di emozioni contradditorie. Da una parte si sentiva felice e sollevato, perché Hiroto era vivo ed era lì con lui, ma dall’altra voleva solo andare ad uccidere Seijirou Kira con qualche mannaia, come qualche giorno prima aveva ucciso la figlia.

-Mi dispiace aver ritardato un po’…- continuò Kiyama, e Ryuuji perse un battito. Sentiva le lacrime che salivano, ma si ripromise di non piangere. Ultimamente non aveva fatto altro.

-N-Non ti devi scusare, Hiroto… Che ti ha fatto quel maledetto…?!-.

Il rosso prese le mani di Midorikawa tra le sue, stringendole dolcemente, e si sedette a fianco a lui. Maquia e Zell si sedettero sull’altro letto, mentre Metron chiudeva la porta e li seguiva.

-Mi ha voluto dare una lezione. Ed era vero quel che dicevamo prima, ha truccato il gioco. Solo perché sono suo figlio. Però… Siamo tutti in pericolo.- disse Hiroto. Midorikawa lo guardò preoccupato.

-In che senso?- chiese.

-Nel senso che se non vi sbrigate a fuggire, pian piano verrete uccisi tutti.- spiegò Zell, intromettendosi nel discorso.

-Per questo è meglio se fuggite subito. Ragazzi, noi rimarremo qui, e cercheremo di coprirvi le spalle.-.

Maquia osservava Zell con sguardo cupo: l’idea di rimanere la inquietava, perché sapeva benissimo che Kira aveva scoperto che lei, il ragazzo e Metron erano alleati di Hiroto, e quindi traditori. Sarebbero morti a breve, questo era certo.

-Penso che fuggiremo stanotte.- disse Kiyama. Si voltò per chiedere conferma a Midorikawa, e quando i loro sguardi si incontrarono, il verde annuì convinto.

-Però…- sussurrò poi.  Gli altri quattro lo guardarono, interrogativi. Ci fu un attimo di silenzio teso, poi, in un sospiro, Ryuuji ammise il sentimento che gli bruciava nel petto.

-Voglio vendetta.-.

Hiroto spalancò gli occhi, incredulo: non riusciva a credere che Midorikawa avesse appena detto quella frase.

-Cosa? Ryuuji?- balbettò.

-Non perdonerò Kira per averti mutilato, Hiroto. Ti ha tagliato un dito! Non senti la rabbia e il sentimento di vendetta dentro di te?!- si alzò di scatto, gesticolando arrabbiato. Ora dava e spalle a Metron, seduto sull’altro letto, che si lasciò sfuggire un singhiozzo.

-Midorikawa-kun… Almeno il tuo ragazzo è ancora vivo.- disse, non riuscendo a nascondere l’invidia. Che gli importava di nascondere i suoi sentimenti, ormai? Nulla. Con la morte di Barra, Metron aveva perso tutto. E non riusciva a perdonarsi di essere stato anche lui a martoriarla in quel modo atroce.

Ryuuji si voltò, sconvolto: -Che vuoi dire?- chiese. Il ragazzo del gruppo Epsilon sospirò, lasciando andare una risatina isterica che poi finì col diventare un pianto esasperato.

-Io ho ucciso la persona che amavo! C’eri anche tu, Hiroto, mi hai visto!- mentre urlava, Metron indicò Kiyama. –E c’eravate anche voi, Zell, Maquia!- indicò i due ragazzi. –Io… Io… Io ho ucciso Barra!-.

Cadde a terra, stremato, mentre gli altri due sensei provavano a consolarlo. Midorikawa sbattè più volte le palpebre, e si sentì improvvisamente pesante, tanto che dovette risedersi sul letto per non cadere a terra anche lui. Realizzò quel che aveva fatto Metron: aveva ucciso la sua ragazza, e non perché lo volesse, ma perché gli era stato ordinato. Quel pensiero fece capire tutto a Midorikawa, tutto sulla dittatura che regnava al Sun Garden. Si ricordò poi di Desarm, a cui era stato chiesto di fare una dimostrazione agli altri, uccidendo Diam.

Ma non l’aveva ucciso, perché era il suo ragazzo. Il che l’aveva fatto cacciare dal gruppo Epsilon ed etichettato anche lui come traditore. Ryuuji capì quel che stava passando Metron, il dolore di perdere la persona a lui più cara. Provò a paragonarsi a lui: Midorikawa sarebbe stato in grado di uccidere Hiroto? No, mai. Non poteva, non l’avrebbe sopportato…

Si alzò dal letto e si inginocchiò di fronte a Metron, che ancora piangeva, affiancato da Zell e Maquia che continuavano a consolarlo.

-Ti capisco. Mi dispiace, Metron…- mormorò, e il ragazzo dai capelli blu alzò lo sguardò pieno di lacrime verso i suoi occhi. Nel vedere quelle pupille nere ma lucenti, e soprattutto sincere, sembrò tranquillizzarsi un po’ e sorrise, asciugandosi le lacrime. Anche il verde sorrise.

Hiroto si alzò e li raggiunse, sorridente. Midorikawa non si sarebbe messo nei guai, e Metron sembrava finalmente sollevato, e in un certo senso felice: l’espressione gaia del ragazzo dai capelli verdi trasmetteva un senso di tranquillità e sicurezza. Tutto si sarebbe risolto, in qualche modo.

§§§

Burn spalancò la porta della loro stanza, girandosi poi verso Gazel, che lo osservava contrariato.

-Cos’hai intenzione di fare?- chiese l’albino, seduto sul letto.

-Come? Ma è ovvio, ora andiamo a riprenderci la nostra clessidra! Muoviti!- rispose il tulipano, e vide i tratti del ragazzo contrarsi in un’espressione delle sue, di quelle glaciali.

-Tu sei pazzo, Nagumo. Ci uccideranno, e tutto solo per riprendere quella clessidra. Ma dai.-.

Burn, nel sentire quell’affermazione, sembrò arrabbiarsi un po’. Si avvicinò a Gazel e gli stampò un lieve bacio sulle labbra; l’albino non sembrò tanto sorpreso, in fondo quel tulipano che si ritrovava davanti era sinonimo di comportamenti inappropriati, in qualunque situazione si trovasse.

Il ragazzo dai capelli rossi ghignò, deciso a convincere quello stupido ghiacciolo che aveva appena baciato.

-Cos’è? Suzuno Fuusuke ha paura di un vecchietto sadico con le orecchie troppo lunghe? Non me lo aspettavo.-. Sfidare Gazel gli veniva naturale, ormai. Eppure il ragazzo sembrava irremovibile.

-Idiota. Non mi faccio prendere in giro, sappilo.-

-Allora andiamo a riprendere la clessidra.-

-No.-.

Cadde il silenzio, interrotto solo dal ritmico e forte respiro di Burn, arrabbiato.

-E respira più piano, Haruya.- disse Gazel, nella sua solita freddezza. A quel punto, forse per la rabbia o forse per amore, Burn gli saltò addosso e lottarono sul letto per qualche minuto, in preda ad una specie di euforia che li colpiva nei momenti più disparati. Gazel venne bloccato per i polsi dal tulipano, che lo baciò con passione. Il bacio durò poco, dato che i due erano già ansimanti dopo quella sottospecie di rissa, e l’ossigeno non bastava.

-Ora ti ho convinto?- chiese Burn, accasciandosi sul letto.

-Affatto.- rispose l’albino, accasciandosi a fianco a lui. Il rosso sbuffò, sollevandosi di nuovo dal letto. Chiuse gli occhi e rifletté un attimo sul da farsi, poi un enorme ghigno gli si stampò in faccia.

-Perfetto, allora andrò da solo!- esclamò, e in un attimo balzò giù dal letto e fuggì fuori dalla stanza. Gazel ci mise mezzo secondo a realizzare quello che il suo fidanzato aveva appena fatto, e nel restante mezzo secondo saltò anche lui giù dal letto, all’inseguimento dell’idiota che amava.

Stupido tulipano masochista.

 

Burn correva per il corridoio, inseguito da Gazel che però cominciava già a perdere le forze, non essendo abituato a correre molto.

-Non mi prenderai, ghiacciolino!- urlò, mentre voltava il viso verso il suo ragazzo, che gli lanciò uno sguardo freddamente truce.

Quando fu davanti alla porta della camera di Heat e Nepper, il tulipano si fermò e bussò freneticamente; quando Heat gli aprì, lo travolse ed entrò nella stanza, chiudendo poi la porta e lasciando fuori Gazel.

-Burn?- balbettò Nepper, mentre Heat si rialzava da terra dopo essere stato travolto dal tulipano.

Qualcuno bussò garbatamente alla porta. -Apri, tulipano.- disse; i membri del gruppo Prominence si guardarono; Burn stava per scoppiare a ridere: Gazel riusciva a rimanere calmo anche in quella situazione ridicolmente stupida e infantile. Il rosso ignorò l’ordine del fidanzato, rivolgendosi di nuovo ai suoi due amici.

-Ascoltate, dobbiamo andare a riprendere una certa cosa, e ci serve l’aiuto di tutti. Poi fuggiremo, penso. Siete con me?-. La richiesta di Burn suonava più come un obbligo, e Nepper e Heat furono costretti ad accettare. In ogni caso, intanto, avrebbero dovuto collaborare per fuggire tutti insieme.

-Bene! E ora avvisiamo Diam e Desarm. Poi andiamo da Hiroto e Midorikawa, ce li portiamo tutti e quattro dietro e dopo aver recuperato la clessidra fuggiamo!- esclamò il tulipano, riavvicinandosi alla porta alla quale Gazel continuava a bussare.

-Quale clessidra?- chiese Heat. Burn ghignò.

-Forse un giorno ti spiegherò tutto, ma ora non ne ho voglia.-.

Heat sospirò. Il suo amico, a volte, era proprio un nullafacente. Aprirono la porta ed uscirono dalla stanza, mentre Burn prendeva letteralmente in braccio Gazel e continuava ad ignorare le sue proteste.

 

Dopo aver spiegato a Desarm e Diam il suo piano, Burn se li trascinò entrambi dietro, per poterlo attuare. In quel momento, i sei ragazzi camminavano freneticamente nel corridoio, diretti verso la stanza di Hiroto e Midorikawa. Gazel aveva accettato il piano di Burn, in cambio di essere messo giù. Non l’avrebbe mai ammesso, ma essere preso in braccio da quello stupido tulipano lo imbarazzava e non poco. Heat e Nepper si tenevano per mano, Desarm e Diam continuavano a guardarsi. Sembrava tutto tranquillo.

Arrivarono davanti alla camera degli altri due compagni, e Burn bussò alla porta. Ad aprirgli fu Zell, e nel vedere anche gli altri due membri del gruppo Epsilon in quella camera, il tulipano sembrò preoccuparsi un po’.

-Che è successo?- chiese Desarm, facendosi avanti. -Chi vi ha mandati qui, Zell?-.

Il ragazzo non rispose, ma si spostò per farli entrare; quando tutto il gruppo fu entrato nella stanza, richiuse la porta, questa volta a chiave.

Hiroto sorrise nel vedere Gazel e Burn, che gli si avvicinarono in fretta e caddero in ginocchio vicino a lui, seduto sul letto, felici di rivederlo sano e salvo.

-Sei vivo.- disse il tulipano e sospirò, sollevato.

-Per fortuna.- continuò l’albino, chiudendo gli occhi e tranquillizzandosi.

Poi, però, entrambi notarono la mano bendata di Kiyama e lo spazio del mignolo vuoto e sporco di sangue. Burn lasciò cadere le mani sul pavimento, mentre i suoi occhi si spalancavano. Gazel aprì la bocca, confuso, non sapendo cosa dire.

-Che è successo?!- urlò il tulipano, riprendendosi dallo shock iniziale.

-Mio padre mi ha voluto punire per tutto quel che abbiamo fatto. Ma non importa, tranquilli… L’importante è riuscire a fuggire, non preoccupatevi per me. Non sento dolore, ora non fa più male.- spiegò Kiyama, e Burn lo osservò, incredulo.

-Non è possibile… Quel pazzo ha tagliato un dito a suo figlio come se nulla fosse.- affermò Gazel, continuando a guardare con orrore la mano bendata e sporca di sangue.

-Comunque… Perché siete venuti, ragazzi?- chiese Midorikawa, cercando di non pensare alla mutilazione del fidanzato.

-Oh, giusto! Vogliamo scappare oggi…- rispose Burn, spostando in parte la sua concentrazione sul verde.

-Ma prima dobbiamo andare da Kira e riprenderci una cosa.- continuò Gazel al posto del tulipano. –Anzi, quest’idiota vuole riprenderla e ci vuole trascinare in qualche guaio.-. Burn guardò truce il fidanzato.

-Cosa volete riprendere?- domandò Maquia, sinceramente incuriosita.

-Non c’è tempo per spiegarlo. Storia lunga.- rispose freddo il ragazzo albino.

Cadde il silenzio. Dovevano riflettere bene e capire il piano di Burn, altrimenti rischiavano di mettersi ancor di più in pericolo.

-Va bene.- disse poi Hiroto, e il tulipano si illuminò; nel vederlo così entusiasta, Gazel non poté fare a meno di sorridere.

E’ testardo come un mulo, però… Il suo entusiasmo è contagioso. Purtroppo.

-Ok, allora noi vi aiuteremo.- affermò Metron, deciso. Si sarebbe vendicato di quell’uomo, quello che aveva dato l’ordine di uccidere la sua ragazza.

-E’ deciso, allora.-. Midorikawa sorrise.

-Andiamo allora, che aspettiamo?- esclamò Diam, e Heat e Nepper annuirono, alzando il pugno. Desarm sorrise. Zell e Maquia, mano nella mano, fecero cenno di essere pronti a combattere.

Hiroto inclinò leggermente il capo di lato, soddisfatto. Quel gruppo, composto da tutti i suoi amici, era fantastico.

Burn e Gazel si guardarono, sfidandosi con lo sguardo. Avrebbero vinto, dovevano per forza vincere.

La loro ultima battaglia stava iniziando, e ne sarebbero usciti insieme.

 

 

§ Angolo del Kagome §

Ahem. Sono depressa, quindi sarò breve. .u. nononèverononscrivomaicosecorte

Che dire del capitolo. E’ leggermente più corto degli altri, sorry. Però, dovevo tagliare qui per poi continuare nel prossimo capitolo, che penso sarà l’ultimo di questa mini-long che stava cominciando a diventare una long, lol. Se trovate qualche errore scemo segnalatemelo, e correggerò appena potrò: non ho avuto molto tempo per rileggere, ho riletto solo una volta, quindi non so se c’è qualche erroraccio di battitura o cose simili. Fatemi sapere ouo

Ho inventato -credo- una nuova crack, la Metron*Barra, e devo dire che mi stanno piacendo tanto. cuc Poi... Beh, finalmente Desarm e Diam hanno avuto un po’ di spazio, che pucci, no? cuc Ehm, sì, lo yaoi c’è ma non si vede. .u. Oppure no, diciamo che va un po’ a interpretazione. ùwù

Forse è scritto un po’ male ‘sto capitolo, non so. Ne sono soddisfatta, perché comunque questa mini-long  mi soddisfa molto, però boh, mentre scrivevo non ero completamente convinta di questo capitolo. Ditemi voi, recensite, eh. cwc

Se avete bisogno di chiarimenti, chiedete pure. ^^ Non ho molto tempo per scrivere un poema nel mio Angolo, e di conseguenza non posso spiegare bene il capitolo e dare molte spiegazioni. Però non mi sembra ci sia molto di difficile da capire ouo

In ogni caso, ripeto, se vi serve una spiegazione su qualche questione di trama, chiedete pure. ^^

Vi saluto, chu!

Kis-chan. ♥

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Capitolo 7
*** § Capitolo sesto. - Epilogo. ***


Kagome, Kagome,

in modo che tu non possa scappare.

Kagome, Kagome,

ti piacerebbe anche bere (*) qualcosa?

Ti piacerebbe

Giocare con noi per sempre?

Kagome, Kagome,

chi è l’uomo dietro di te?

 

 

Hitomiko si sedette stancamente su una sedia, mentre il piccolo Nagumo esultava entusiasta.

-Hitomiko-nee, mi hai detto che mi dovevi dare un regalo! Dammelo, dammelo! Lo voglio!- esclamò il bambino, mentre la guardava con occhi supplichevoli. Voleva al più presto quel regalo, la curiosità era tanta.

-Haruya, so che lo vuoi vedere, dammi il tempo.- disse con calma la donna, frugando nella tasca della giacca. Tirò fuori una piccola clessidra dorata, e la porse al bambino dai capelli rossi.

-Ecco il tuo regalo. Puoi tenerlo tu, o regalarlo a qualcuno a cui tieni molto. Ricordati, però, che te l’ho dato io. Ricordatene, mi raccomando. E’ molto importante per me.- continuò Hitomiko, mentre il piccolo Haruya si rigirava tra le mani l’oggetto, con occhi lucenti.

Quella clessidra era bellissima.

Lucida, minuscola, dorata.

Semplicemente stupenda.

Un regalo importante, che Nagumo avrebbe a sua volta regalato al suo amico Suzuno.

 

 

Voleva vendetta. Non gli importava nulla, avrebbe ucciso ad ogni costo Seijirou Kira.

A questo pensava Midorikawa mentre il numeroso gruppo di cui faceva parte usciva furtivamente dalla stanza sua e di Hiroto.

Ryuuji avrebbe vendicato il suo fidanzato, la morte di Barra e degli altri ragazzi del Sun Garden; avrebbe vendicato Diam, che senza il loro aiuto sarebbe morto. Avrebbe ottenuto vendetta per tutta la sua unica e vera famiglia, i suoi amici dell’orfanotrofio. Non voleva solo umiliare quell’uomo, ma voleva anche ucciderlo brutalmente. A mali estremi, estremi rimedi.

-Midorikawa…?- chiese Diam, parandoglisi davanti. Il ragazzo dai capelli verdi scosse la testa, cercando di riprendersi dai suoi pensieri. Osservò l’amico leggermente più basso di lui e gli sorrise come era solito fare, un sorriso a volte sincero, altre volte nato solo per coprire i suoi veri sentimenti. In questo caso era la seconda opzione.

-Che c’è?- chiese, cercando di assumere un tono di voce normale. Midorikawa non voleva che i suoi amici scoprissero quel che aveva intenzione di fare, l’avrebbero sicuramente bloccato.

-Sei strano… C’è qualcosa che non va? Sta tranquillo, riusciremo a fuggire!-. Diam inclinò leggermente la testa di lato, mentre sorrideva radioso. Gli metteva davvero così tanta allegria andare a creare un lago di sangue? Perché, sì, Midorikawa era sicuro che avrebbero lottato tutti a suon di mannaie; proprio questo particolare lo intimoriva un po’: loro non avevano armi.

Neanche l’avesse pensato. Zell si fermò di fronte a una stanza dalla porta chiusa a chiave, e immediatamente la scassinò, con l’aiuto di Metron.

-Ecco. Qua dentro ci sono infinite riserve di mannaie gigantesche. Prendetene una o due a testa.- disse il ragazzo dai capelli grigi, facendo entrare nella stanza gli altri ragazzi, che iniziarono ad armarsi.

-Wow!- esclamò Burn, afferrando una mannaia e puntandola verso Gazel, che a sua volta aveva preso una lama. -Guarda quanta roba! E’ un intera camera usata come ripostiglio per delle armi del genere. Non è fortissimo?!-. Il ragazzo albino si allontanò, ignorando completamente l’entusiasmo del fidanzato, che gli corse dietro per farlo esaurire.

-Però pesano, eh…- osservò Heat, sollevandone una.

-E’ questione di abitudine, no?- disse Nepper, pensando a quanto il suo ragazzo risultasse carino e indifeso anche con una mannaia affilata tra le mani.

-Ci vuole un po’ di esercizio, effettivamente.- s’intromise Desarm. -Ma sono sicuro che ce la caveremo.-.

I due ragazzi del gruppo Prominence annuirono, fiduciosi.

Intanto Midorikawa cercava una lama affilata e non troppo pesante tra le tante presenti nella stanza, riposte in grossi scatoloni in modo caotico e disordinato.

-Tieni, penso che questa vada bene per te.-  disse Hiroto, avvicinandosi al suo ragazzo con uno di quegli utensili letali. Gliela porse e il verde la prese, osservandola un po’ sorpreso: sarebbe davvero stato in grado di usarla? Non bastava solo il desiderio di voler uccidere Kira, ci voleva anche il coraggio e la forza, che Ryuuji, purtroppo, non era sicuro di avere.

Qualche giorno prima aveva ucciso Hitomiko, questo era vero; ma era stato obbligato, il suo istinto di sopravvivenza aveva vinto contro il suo buonsenso e l’aveva uccisa, mentre la donna si avventava su di lui.

-G-Grazie.- disse in risposta, riprendendosi di nuovo dai suoi pensieri, che lo trascinavano sempre fuori dal mondo.

-Di nulla. Midorikawa… Ti amo.- Hiroto si avvicinò ancora di più al suo fidanzato, facendo aderire le loro labbra in un bacio dolce e leggero. -E voglio fuggire insieme a te e agli altri.-.

Ryuuji non ebbe la forza di rispondere, troppo preso dal bacio improvviso da parte di Hiroto e dal suo desiderio di vendetta. Annuì leggermente.

-Ragazzi, siete pronti? Dovete muovervi!- esclamò Maquia, attirando l’attenzione dei presenti. Tutti i ragazzi si guardarono e si avviarono verso la porta, pronti a lottare e finalmente armati a dovere.

§§§

Il corridoio era deserto. Un inquietante silenzio regnava sovrano, mentre il gruppo si avviava a passo svelto verso la Camera del Kagome, dove era certo si trovassero Kira, i sensei del gruppo Epsilon e sicuramente anche i componenti del gruppo Genesis: se avevano accettato di truccare il gioco, erano diventati automaticamente alleati fedeli dell’uomo.

-Burn.-. Zell richiamò con tono serio il ragazzo dai capelli rossi, che lo guardò aspettando che parlasse. Si allontanarono di qualche metro dal gruppo, nascosto dietro l’angolo.

-Allora. Io, Maquia e Metron entreremo per primi nella Camera, mentre voi resterete nascosti per qualche minuto. Dopo un po’ inizieremo a fare caos e tireremo fuori le mannaie, e a quel punto entrerete voi e ci riprenderemo la clessidra, con le buone o con le cattive. Va bene?- spiegò il ragazzo dai capelli grigi.

-Sì, ho capito.- Burn diede conferma. –E poi fuggiremo.-.

Zell chiuse gli occhi e sospirò. -Ehm… In realtà io e gli altri abbiamo già discusso di questo fatto… E abbiamo deciso di rimanere qui. Perlomeno io e Maquia, ma abbiamo insistito per farvi portare almeno Metron.-.

Burn sentì un tuffo al cuore e iniziò a gesticolare freneticamente.

-In che senso? No! Non potete restare qui, idiota. Morirete! E poi, se viene Metron dovete venire anche tu e Maquia, no?- esclamò. Non era giusto che quei due morissero così, senza nemmeno provare a fuggire. Perché sarebbero subito stati uccisi, se fossero rimasti dopo la fuga del resto del gruppo.

-Non è così semplice! Io e Maquia siamo sempre stati tra i migliori del gruppo, quasi ‘capitani’. Non possiamo abbandonare così, anche fuggendo. Quindi resteremo qui, punto. Ma voi, vi prego, dovete prendervi cura di Metron, perché ha sempre sofferto molto e non è mai stato veramente pronto a tutto questo. Ti prego, Burn.-.

Il ragazzo dai capelli rossi distolse lo sguardo, mordendosi nervosamente il labbro e riflettendo sul da farsi. Non voleva abbandonare Maquia e Zell, non se lo meritavano. Però, se era una loro richiesta…

-O-Ok. Allora va bene.- disse poi, ancora non molto convinto della sua stessa scelta.

-Grazie, sapevo che avresti accettato. Ora andiamo dagli altri.-. Si riavvicinarono al resto del gruppo, e finalmente Zell, Maquia e Metron entrarono nella Camera del Kagome.

 

Andrà tutto bene…, pensò la ragazza dai capelli turchesi, mentre con il suo fidanzato e Metron entravano nella Camera. Come ricordava, era buia e umida. I tavoli erano ancora là, come sempre, attaccati alle pareti e sporchi di sangue. Quella visione era inquietante ogni volta che la si vedeva.

I vari sensei parlottavano tra loro, mentre Seijirou Kira li scrutava uno ad uno. I tre ragazzi si unirono alla folla composta dagli altri, rimanendo però un po’ in disparte.

-C’è anche il gruppo Genesis…- sussurrò Metron a Zell, che annuì: le loro supposizioni erano corrette, quel gruppo si era venduto a Kira. Chissà per cosa, poi. Soldi? No, impossibile. Probabilmente per essere certi di vivere ancora un po’.

-Ragazzi, stiamo attenti…- sussurrò a sua volta Maquia, tenendo stretto il manico della mannaia posta nel suo borsello, legato alla vita.

Zell le sorrise, rassicurandola un po’. Metron aveva abbassato lo sguardò, e il ragazzo dai capelli grigi gli posò una mano sulla spalla.

-Tranquillo, ce la faremo.- e sorrise anche a lui. Il più piccolo fece un sorriso forzato e riabbassò lo sguardo, mentre Maquia lo guardava preoccupata.

Perdere Barra era stato devastante per il loro amico, e nessuno sapeva se si sarebbe completamente ripreso.

L’attenzione dei tre ragazzi e degli altri sensei venne attirata dalla voce calma e falsamente gentile di Kira, in piedi davanti a loro, esattamente sotto la lampadina appesa al soffitto. Tutta la luce che creava arrivava all’uomo, mettendolo in evidenza nella penombra della stanza.

Un silenzio teso si fece largo tra i presenti, intenti ad ascoltare quel che aveva da dire il loro padrone.

-Bene, domani mattina prenderemo altri tre ragazzi, come sempre. Spero tanto che qualcuno perda, siamo un po’ a corto di braccia.-.

Maquia rabbrividì. Che uomo spregevole, pensò, mentre andava ad afferrare la mannaia e lentamente la tirava fuori dal borsello. Intanto gli altri sensei si avvicinarono a Kira, e in quel momento Zell si avventò su uno di loro, ficcandogli la mannaia dritta in mezzo alla schiena.

Il ragazzo colpito dalla lama lanciò un grido di dolore, e a quel punto iniziò la lotta, tra lo sgomento di alcuni. Il resto del gruppo fece irruzione nella Camera brandendo le lucenti armi affilate.

 

-Riprendiamoci la clessidra, eh!- esclamò Burn rivolgendosi a Gazel, mentre affondava la sua mannaia nel cranio di un sensei che gli si era avventato contro.

-Nagumo… Sei un idiota.- replicò  l’albino, mentre colpiva con forza uno dei tanti nemici dritto sul collo. Uno spruzzo di sangue gli arrivò sulla guancia, ma il ragazzo non si fece tanti problemi e continuò a combattere.

-Midorikawa! Dietro di te!- urlò Diam, e il ragazzo dai capelli verdi gli sorrise in segno di ringraziamento, mentre si voltava e squarciava con la lama il petto di un ragazzo del gruppo Epsilon.

Intanto Desarm si frappose tra il suo fidanzato e una ragazza della Genesis, ma il ragazzo dai capelli color nocciola non gli diede il tempo di difenderlo che aveva già affondato la mannaia nel cranio della ragazza, uccidendola.

-Non c’è bisogno di preoccuparsi, Desarm! Me la cavo da solo, tranquillo!- gli disse sorridente, mentre il corpo della ragazza appena uccisa ricadeva inerme sul pavimento, in una pozza di sangue.

Heat e Nepper, perfettamente coordinati, attaccavano qualunque sensei provasse ad aggredirli.

-Attenzione!- urlò il ragazzo con la fascia in testa, e colpì sul viso un professore che correva verso Heat. Quest’ultimo sorrise e lo ringraziò per averlo protetto, facendolo arrossire.

Hiroto e Burn iniziarono a correre verso Kira, seguiti da Midorikawa e Gazel. Gli altri, intanto, impedivano ai nemici di interferire col piano, continuando a combattere.

Kira non sembrava affatto preoccupato, anzi. In mano teneva una mannaia, ma non la stava usando. Bisognava comunque stare attenti: tutti i ragazzi del Sun Garden sapevano che quell’uomo era un asso con armi di quel genere.

Il desiderio di vendetta continuava a bruciare in Midorikawa, che voleva solo uccidere quel maledetto uomo. A un certo punto sentì la mano di Hiroto afferrargli bruscamente il polso, e il ragazzo dai capelli verdi fu costretto a smettere di correre. Si voltò verso il fidanzato e sussultò.

La sua espressione gelida e il suo sguardo serio gli fecero capire che Kiyama aveva intuito quel che Ryuuji voleva fare.

No, impossibile! Come ci era riuscito? Lui voleva solo vendicarlo…

-Midorikawa… Non è il momento. Non farlo, ok?- disse. Aveva capito tutto.

-Ma, Hiroto…!- provò a controbattere Ryuuji, ma il sorriso mesto del fidanzato lo fece tacere.

-Ora lasciamo che siano Burn e Gazel ad agire.- concluse il ragazzo dai capelli rossi, voltandosi e correndo ad aiutare gli amici. Midorikawa lo guardò per qualche istante, sentendo la rabbia continuare a bruciare nel suo petto.

Perché ti ascolto sempre, Hiroto?

Il ragazzo dai capelli verdi indietreggiò un po’, indeciso sul da farsi. Fare quel che gli aveva detto Kiyama, ovvero lasciar perdere la vendetta, oppure lasciare che il rancore accumulato negli anni verso Seijirou Kira scatenasse l’inferno? Ryuuji era combattuto tra quelle due scelte.

Gli sarebbe piaciuto così tanto affondare la sua mannaia nelle budella impure di quell’uomo, ma Hiroto gli aveva detto di non farlo.

Però io lo faccio per lui…! Per vendicarlo…!

Midorikawa continuò ad indietreggiare, in crisi.

§§§

Burn era più avanti rispetto a Gazel, che non riusciva proprio a stare al suo passo.

Riprenderemo la clessidra… Dobbiamo recuperarla a tutti i costi! pensò il tulipano. Fece un ultimo sforzo e saltò addosso a Seijirou Kira che, voltatosi un attimo, venne preso alla sprovvista e rovinò a terra con addosso Burn. La mannaia dell’uomo cadde da una parte, provocando un forte rumore metallico.

-Haruya!- urlò Gazel preoccupato, cercando di mantenere un contegno; provò ad avvicinarsi, ma il ragazzo dai capelli rossi gli fece cenno con la mano di stare lontano.

Ghignò, nel vedere il volto di Kira sotto di lui contratto in un’espressione di dolore. Era stata una brutta caduta, per fortuna il ragazzo era caduto sul pancione dell’uomo.

-Ora, maledetto…- disse sfoderando uno dei suoi migliori ghigni. -Ridammi la clessidra.-. La mannaia che Burn teneva in mano era puntata esattamente sul collo di Kira, e quest’ultimo sembrava essere disarmato. Ottimo.

-Facciamo con calma, ragazzo…- provò a controbattere l’anziano, ma la sua affermazione servì solo a far arrabbiare di più Burn.

-Ho detto di ridarmela!- gli urlò in faccia, e Kira sembrò alterarsi. Fu un attimo.

Gazel vide solo una lama che sbucava fuori dalla manica dell’ampio kimono di Kira e affondava nel fianco di Burn, che cadde improvvisamente a terra perdendo sangue.

-Che diav…- esclamò il ragazzo dai capelli rossi, ormai a terra.

-N-Nagumo!-. Gazel corse verso il suo ragazzo, cercando di aiutarlo. Gli altri ragazzi si voltarono verso loro due e sgranarono gli occhi; Hiroto cominciò a correre raggiungendo velocemente i suoi amici.

-Ora facciamo come dico io…- disse Seijirou Kira, e in un batter d’occhio tutti i ragazzi vennero circondati dai sensei.

-Vedete cosa succede se si va contro le regole…? Hiroto, i tuoi amici sono patetici.- continuò, rivolgendosi al figlio adottivo. -A proposito, come va col tuo dito?-.

Kiyama non rispose, si limitò ad osservare il padre nel tentativo di polverizzarlo con lo sguardo.

Gazel teneva Burn tra le braccia, cercando di tamponare la ferita sul fianco con la maglietta che indossava il ragazzo. Hiroto ebbe la sensazione di vederlo affondare il viso nei capelli del fidanzato.

-Prima di uccidervi tutti, ragazzi… Voglio spiegarvi un po’ di cose riguardanti la vostra cara clessidra.- disse ancora Kira, e il ragazzo dai capelli bianchi alzò il viso, riprendendo la sua solita espressione glaciale.

Midorikawa, Heat, Nepper, Desarm e Diam aguzzarono lo sguardo per riuscire a vedere meglio la figura dell’uomo, lontano rispetto a loro. Essere in una stanza in penombra e circondati dai professori non aiutava affatto.

-L’oggetto che cercate… Ce l’abbiamo noi, è vero. Tu, ragazzo…- indicò Burn, sofferente e accasciato tra le braccia di Gazel. -L’avevi ricevuta in regalo da mia figlia Hitomiko, vero? E l’avevi donata a tua volta a questo ragazzo.- indicò l’albino.

-Sapete, ho iniziato a fare gli esperimenti col Kagome quando lei era piccola. Hitomiko e i suoi amici giocavano sempre a questo gioco, ma gli altri baravano e lei doveva sempre subire una brutta penitenza. Io la vedevo soffrire e pensavo che se i suoi amici fossero stati perfetti come lei avrebbero giocato onestamente… Allora iniziai a rapirli, uno ad uno, e giocando con loro al Kagome li sezionai in tante parti, unendo poi le migliori. Se si dimenavano, gli somministravo qualche medicina… Fatta in casa. ~

Ma i bambini morivano, e non ce n’erano più abbastanza. Pensavo che così avrei creato la perfezione, ma in quel momento mi posi un altro obiettivo, ovvero creare anche l’immortalità.

Purtroppo qualche giorno fa quel ragazzo là in fondo…- fece una pausa, indicando Midorikawa. –Ha ucciso mia figlia, che purtroppo ancora non era immortale; ma lei era la perfezione fatta persona… Quindi continuerò a provare e riprovare… In modo che tutti giochino onestamente! ~ -. Sorrise sadico, stringendo tra le tozze dita la mannaia sporca del sangue di Burn.

Quest’ultimo e Gazel rimasero stupiti: quindi il Sun Garden era stato aperto solo per dare più cavie a Kira? Era difficile da credere.

-La vostra clessidra, in origine, apparteneva al migliore amico di Hitomiko, un certo Kudou… Lo sezionai per mancanza di ragazzi da sacrificare, e diedi quella clessidra a mia figlia, per ricordarsi di lui, che era stato ucciso senza motivo… Ma solo per il suo bene.

Dopo qualche anno passato ad uccidere bambini rapiti, decisi di aprire quest’orfanotrofio. Il flusso di bambini sarebbe stato continuo, quindi non mi sarei più dovuto preoccupare di non avere abbastanza ragazzi da uccidere. A quanto pare Hitomiko, ormai cresciuta, voleva continuare a passare alle altre generazioni la sua adorata clessidra.-.

Seijirou Kira riprese fiato e concluse così il suo discorso. Cadde un silenzio teso nella Camera.

Eppure a un certo punto si sentì un rumore, come uno schiocco di lingua, quasi impercettibile.

Dal fondo della stanza, circondato dai sensei, Midorikawa aveva emesso quel verso. Alcuni lo guardarono, interrogativi, e finalmente lui prese parola.

-Tu hai…- sussurrò flebilmente. –Hai sfruttato per così tanto tempo delle vite umane… Senza neanche preoccupartene?!-. Con uno scatto, brandì la sua mannaia e trafisse in pieno il professore che aveva davanti, correndo poi velocemente verso Seijirou Kira.

Dopo quel snervante silenzio, in un attimo si scatenò il caos più totale: Hiroto scattò in piedi, urlando a Midorikawa di non farsi prendere dalla rabbia; ma invano, perché il ragazzo aveva deciso definitivamente di porre fine alla vita di Kira. Nel vedere che alcuni sensei si stavano avvicinando, Kiyama si frappose tra loro e i suoi due amici, Burn e Gazel, che non potevano agire a causa della condizione fisica del tulipano.

-Vi proteggo io, ragazzi!- urlò Hiroto, trafiggendo un professore che gli veniva addosso. L’albino sussurrò un ‘Grazie’ appena percettibile e si strinse a Burn.

-Neh, Suzuno… Sto iniziando a vederci doppio.- disse il ragazzo dai capelli rossi. Gazel singhiozzò.

-Sta zitto, i-idiota…- disse, cercando di non farsi vedere così debole davanti al suo ragazzo, ormai agonizzante.

Intanto anche Heat e Nepper avevano cominciato a combattere al fianco di Hiroto, lanciando a momenti sguardi preoccupati al loro amico ferito. Desarm e Diam, invece, si occupavano di uccidere i sensei rimasti più indietro. Maquia, Metron e Zell li aiutavano contro i più grossi.

In quel momento, Midorikawa si trovava a dover lottare in un faccia a faccia contro Seijirou Kira. Non aveva affatto paura, aveva deciso di essere forte per la vendetta. Finalmente avrebbe ottenuto ciò che voleva, per i suoi amici, per Hiroto.

-Ragazzo, tu hai ucciso mia figlia… Ora io ucciderò te! ~ - urlò l’anziano, avventandosi contro di lui.

-Non ci conterei troppo, signore!- urlò Ryuuji in risposta, scansandosi agilmente ed evitando così l’attacco di Kira, che finì a terra. Il ragazzo dai capelli verdi colse l’occasione per saltargli addosso e trafiggerlo in pieno petto con la propria mannaia. L’uomo si contorse un po’, urlando di dolore, poi si lasciò andare, inerme.

Seijirou Kira stava per morire.

Nell’estrarre la lama dal corpo, uno spruzzo di sangue colpì i vestiti di Midorikawa, che sorrise e sospirò. Frugò nella manica del kimono dell’anziano e trovò la clessidra. Era bellissima.

Midorikawa aveva ottenuto vendetta, finalmente, e la clessidra di Gazel era stata recuperata.

La lotta cessò improvvisamente e tutti si voltarono verso il Kira, accasciato sul pavimento, e Ryuuji, in piedi a fianco a lui, sorridente.

Poi il ragazzo urlò qualcosa che fece scattare tutti i presenti, per l’ennesima volta.

-Correte, ragazzi!-. Il gruppo di amici, approfittando del momento di confusione dei professori, uscì dalla stanza correndo nel corridoio, dirigendosi velocemente verso l’uscita. Burn veniva tenuto in piedi da Gazel e Hiroto, che gli avevano passato un braccio intorno alle spalle e lo aiutavano a camminare.

I sensei rimasero lì, a fissare la porta, fino a quando Kira alzò il braccio con la poca forza che gli rimaneva, facendogli cenno di seguirli.

In quel momento, il braccio ricadde a terra con forza.

Seijirou Kira era morto.

I professori, forse per abitudine o forse per fedeltà, eseguirono l’ordine appena ricevuto, dirigendosi in massa verso la porta della Camera, non curandosi troppo della morte del loro padrone.

Eppure, erano rimasti ancora tre ragazzi pronti a combattere.

Zell, Maquia e Metron.

-Gli altri stanno fuggendo, e non li raggiungerete così facilmente, con noi tre a bloccare la porta!- esclamò il più grande dei tre, brandendo la mannaia. Maquia lo guardò per un secondo e poi scattò all’attacco, contro gli altri sensei. Metron provò a seguirla, ma venne bloccato da Zell. Il ragazzo dai capelli blu lo guardò interrogativo, e lui gli sorrise.

-Devi andare. Lascia a noi il resto del lavoro, tu corri via e salvati. Io e Maquia ce la caveremo, in qualche modo. Oppure moriremo… Ma tu, Metron, va via.- disse, e il ragazzo più piccolo non riuscì a credere alle parole appena sentite. I suoi due migliori amici, che per lui erano come genitori, sarebbero morti… Proprio come Barra.

Scosse la testa, impaurito. –Non voglio che voi due moriate, Zell!-.

Quest’ultimo sorrise di nuovo, questa volta più amaramente.

-Te la caverai. Ci vediamo, eh.-. Senza dargli il tempo di controbattere, lo buttò fuori dalla Camera, facendolo andare a sbattere contro il muro del corridoio e chiudendo la porta. La lotta iniziò di nuovo, questa volta solo per Maquia e Zell. Metron, incredulo, corse via per il corridoio.

§§§

Fuori faceva freddo. Essendo nel periodo autunnale, gli alberi del folto bosco stavano perdendo le foglie, rendendo tutto più scivoloso anche a causa delle abbondanti piogge. L’aria pungente della notte trapassava i corpi del gruppo di ragazzi appena fuggiti dall’orfanotrofio.

Il respiro gorgogliante d sangue di Burn non faceva altro che aumentare la preoccupazione dei suoi amici, ma soprattutto di Hiroto e Gazel, che lo aiutavano a camminare; o meglio, lo trasportavano. L’albino sentiva un fastidioso nodo alla gola che sembrava proprio non volerlo abbandonare. Sapeva che quelle che sentiva premere sui suoi occhi erano lacrime, ma non voleva piangere: nessuno l’aveva mai visto piangere, e proprio davanti a Burn, poi… Non avrebbe pianto. Doveva resistere.

Il tulipano cominciò a tossire forte, sputando sangue sul terreno umido. Gazel spalancò gli occhi, e per la prima volta nella sua vita poteva davvero definirsi… Impaurito. Aveva paura che Burn morisse, che lo lasciasse solo come ormai si era disabituato a stare: dopo aver incontrato il suo migliore amico, da piccolo, Gazel era sempre stato insieme agli altri, costretto dal tulipano. Eppure stare in compagnia era piacevole, e l’albino non sarebbe riuscito a stare senza amici, senza Burn…

-Gazel…- sussurrò Hiroto, attirando l’attenzione del ragazzo dagli occhi celesti, che scosse la testa e lo guardò, interrogativo.

-C-Che c’è?- chiese. Kiyama gli sorrise, cercando di rassicurarlo.

-Ce la fai a trasportarlo da solo, per un po’? Vedi… Devo combattere.- spiegò il ragazzo dai capelli rossi, e Gazel perse un battito. Hiroto, nel vedere il suo viso contratto in un’espressione di pura inconsapevolezza, indicò dietro di loro.

I sensei del Sun Garden correvano in quella direzione, pronti ad attaccare con le loro lucenti mannaie. Ma non c’erano solo quelli dei gruppi Genesis e Epsilon: anche i ragazzi di Prominence, Diamond Dust e Gemini Storm si erano uniti ai professori.

Zell, Metron e Maquia sono morti… pensò Burn, con la poca lucidità che gli rimaneva.

-Ma che succede?!- esclamò Nepper, notando quel cambiamento.

-Continuate a correre!- urlò Midorikawa, aumentando la velocità con cui correva.

-No, Ryuuji! Io mi fermo qua!- replicò Hiroto, fermandosi. Il ragazzo dai capelli verdi fece lo stesso.

-Che vuoi dire?- chiese, incredulo. Se si fossero fermati a combattere…

-Voi andate!-. Deciso, Kiyama corse nella direzione opposta, verso i nemici ad una trentina di metri di distanza. Ma qualcuno lo fermò.

Nessuno se l’aspettava, ma quel qualcuno era Heat.

-Cos…-. Hiroto provò a dire qualcosa, ma venne interrotto dal ragazzo con la cicatrice sul viso.

-E’ il momento…- prese a camminare lentamente verso i nemici, ormai sempre più vicini, tenendo stretta in mano la mannaia. -Nepper…-.

Il ragazzo con la fascia in testa sorrise amaramente, camminando verso Heat e sorpassando gli altri, che li fissavano sorpresi.

-E’ il momento, per me e Nepper…

Di raggiungere mia sorella, insieme!-.

Mano nella mano, e nell’altra le mannaie, corsero verso i nemici, buttandosi tra di loro e uccidendone alcuni con le lame, per poi scomparire nella folla di professori.

Il resto del gruppo osservò la scena, poi Desarm prese coraggio e urlò:

-Ragazzi, corriamo!-. Tutti gli amici lo guardarono, chi sconvolto e chi deciso a proseguire: sapevano tutti che qualcuno sarebbe stato ferito o sarebbe morto, durante quella fuga. Un esempio ne era Burn, ferito gravemente. I sensi lo stavano lentamente abbandonando, ma dal suo stato di confusione dovuta alla grande perdita di sangue era riuscito a capire che Heat e Nepper erano appena stati uccisi.

Ripresero a correre nel buio notturno della foresta, Burn aiutato da Gazel e Hiroto. Il tulipano ferito tossì forte per l’ennesima volta, sputando altro sangue. Il fidanzato lo guardò preoccupato.

-Suzuno…- disse in un sussurro Burn, sentendo le palpebre farsi sempre più pesanti e il buio aumentare.

-Nagumo.- la voce di Gazel si incrinò un po’ troppo, segno che di lì a poco avrebbe ceduto alla disperazione, nel vedere il suo ragazzo e migliore amico di sempre ridotto in quello stato.

-S-Sento… Che è la fine… Ghiacciolino. Mi mancherai, sai…? Però, almeno, abbiamo la c-clessidra… L’abbiamo recuperata. V-Visto? Nagumo Haruya mantiene sempre le p-promesse!-. Quella che voleva essere un’esclamazione diventò un sussurro quasi impercettibile: nemmeno la sua stessa voce sembrava più voler obbedire a Burn.

Midorikawa si avvicinò a loro, porgendo la clessidra a Gazel. Quest’ultimo la prese e la strinse nel pugno: era ancora così splendente…

Hiroto singhiozzò, cercando però di non piangere per il suo amico. Un altro singhiozzo giunse ai timpani dei ragazzi che correvano, ma questa volta non era di Kiyama, bensì di Gazel, e numerosi altri lo seguirono.

Il ragazzo dal cuore ghiacciato stava piangendo.

-No. Non devi morire, brutto… Brutto stupido!- urlò, continuando a correre ma lasciando che le lacrime rigassero le sue guance. Burn alzò il capo e lo guardò, sorridendo. Per una volta il suo era un vero sorriso, non il solito ghigno beffardo.

Si guardarono negli occhi, quelli color ocra del tulipano perdevano la propria luce ogni secondo che passava, quelli del ghiacciolo erano lucidi a causa delle lacrime. Si fermarono, e caddero a terra abbracciati. Hiroto cadde in ginocchio e li guardò, preoccupato.

-Ragazzi, dobbiamo muoverci!- urlò, ma i due lo ignorarono, continuando ad osservarsi a vicenda.

-Ragazzi!- urlò Diam, più avanti. Desarm gli fece eco, mentre Midorikawa li guardava tristemente.

I loro sguardi rimasero incatenati l’uno nell’altro, fino a quando le loro labbra si incontrarono debolmente in un tenero e triste bacio.

 

I sensei circondarono l’intero gruppo, emergendo anche dai cespugli e dalla boscaglia più fitta. Il cerchio del Kagome, per l’ennesima volta. L’ultimo cerchio, probabilmente.

Kagome, kagome, l’uccello nella gabbia…

I ragazzi si guardarono intorno, circondati da tutti gli ospiti del Sun Garden. Burn e Gazel si alzarono a fatica, stremati. Hiroto fece lo stesso, brandendo la sua mannaia e avvicinandosi a Midorikawa, che teneva stretta la propria lama. Desarm aveva assottigliato lo sguardo per cercare qualche possibile via di fuga, ma sembravano non essercene. Diam si strinse al proprio ragazzo, stringendo la mannaia tra le mani.

Quando, quando volerà?

I sensei sorridevano innocentemente, presi dalla pazzia. Ognuno aveva un’arma tagliente, tra coltelli e mannaie, e la fuga sembrava proprio impossibile.

-Ma perché sono tutti così, adesso…?- sussurrò Desarm a Diam. Quest’ultimo spiegò subito la faccenda:

-Se ricordi, Kira aveva detto che per non farli dimenare mentre li sezionava, dava ai ragazzi una sorta di farmaco… Credo che questi siano gli effetti collaterali.-.

La pazzia lo era? Perfetto. Cos’altro, poi?

All’alba, la gru e la tartaruga scivolarono via.

Il gruppo si strinse di più al centro del cerchio, che si stava rimpicciolendo lentamente. Anche usare le mannaie era impossibile, i professori erano troppi: contro tutti i ragazzi del Sun Garden, sei persone non avevano la minima possibilità di vittoria.

Il cerchio continuava a girare, in un turbine di pazzia.

Poi, una voce si levò dal gruppo di ragazzi al centro. Apparteneva a Midorikawa.

-Io… Non voglio morire!-.

Silenzio. I sei ragazzi brandirono le mannaie. I sensei fecero lo stesso.

Chi è l’uomo dietro di te?

 

 

 

§ Angolo del Kagome §

{ (*) non sapevo come tradurre questa frase, ma il senso penso sia quello. u.u’’ }

 

Hola. Che dire, l’ultimo capitolo della mini-long… Sono emozionata. :’’D

Insomma, doveva essere di tre o cinque capitoli, e invece sono sette, compreso il prologo. Ma lol. E questo è tipo quasi il doppio di un normale capitolo. Ma ho deciso di non tagliarlo in due, quindi lo metto tutto insieme. E nessuno così se lo cagherà-- lol.

Penso non ci siano molte spiegazioni da dare, su quest’ultimo capitolo. Chi ne volesse alcune, comunque, può chiedere, eh.

Insomma, Mido ha avuto la sua vendetta per Hiroto uccidendo Kira, Burn e Gazel hanno ripreso la clessidra, anche se solo grazie al pistacchietto, e si è spiegato il perché quel grassone di Dumbo abbia iniziato gli esperimenti. E, sì, la clessidra era di Kudou. Ce l’ho messo dentro molto a caso, l’allenatore. Ma io ce li vedevo lui e Hitomiko, da piccoli, migliori amici. Aw. ♥

Uhm, adoro il rapporto tra le varie coppie. Sono pucci Desarm e Diam, che vedo anche tipo in un rapporto molto MinaMana. Non chiedetemi il perché, lol. :''

Burn ne è uscito ferito, ma almeno Kira dopo averlo ferito è morto, ahah. In ogni caso, sappiate che le uniche morti certe in questa storia sono quelle di Zell, Maquia, Metron -che è stato raggiunto e ucciso dai sensei mentre provava a fuggire, dopo che loro avevano ucciso i suoi due amici-, Nepper e Heat -e la loro morte si è ricollegata alla storia di Heat, quella della sorella adottiva-.

Il finale rimane comunque molto aperto a interpretazioni: potete pensare che alla fine i ragazzi protagonisti riescano a uccidere i professori e che si salvino tutti, oppure potete pensare che vengano brutalmente uccisi. Sta a voi decidere!

E niente, ringrazio infinitamente e per un’ultima volta chi ha recensito, chi ha aggiunto a qualche lista e chi ha anche solo letto la storia. Mi avete sommersa di complimenti, e io non riesco a crederci. Sappiate che vi voglio bene, a tutti. ♥

E ora… Beh, vi saluto. Alla prossima!

Chu!

♥ Kis-chan. ♥

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