The Novices

di Tomocchi
(/viewuser.php?uid=123140)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La cerimonia ***
Capitolo 3: *** L'arrivo ***
Capitolo 4: *** Il viaggio e il primo paese ***
Capitolo 5: *** Il fuoco e l'acqua ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


The Novices

Prologo

 

 

Immaginatevi la Terra.
Ma non il nostro pianeta, quello moderno.
Una Terra alternativa, piena di magia e creature di tutti i tipi, che vivevano in un tempo simile al basso medioevo, dove ogni persona credeva complessivamente in due entità: divinità e demoni.
I demoni erano creature affascinanti, persuasive, che si nutrivano della malvagità umana e di tutti i suoi difetti: erano egoisti, inducevano i propri adepti a celebrare riti con frequenti sacrifici di sangue e che tenevano il potere per sé; vivevano in un mondo sotterraneo, caldo, dove la luce arrivava attraverso piccole fessure nel terreno.
Le divinità, invece, erano personaggi semplici, con ognuno un compito, un obiettivo e una personalità ben precisa: traevano il loro potere dalle preghiere della gente, senza le quali non potevano nemmeno esistere e che donavano loro l'immortalità e l'immunità alle malattie.
Ricambiavano questa dedizione e affetto esaudendo quando possibile i desideri della gente e facendo sì che tutto il creato continuasse a funzionare a dovere: questo li distingueva dai demoni, ovvero il ricambiare la fiducia con buone azioni.
Vivevano in un posto chiamato dagli umani “Alto dei cieli'” perché questa terra si poneva oltre il cielo, nel punto più alto dell'atmosfera terrestre.
Entrambi questi posti erano irraggiungibili dalle persone che non appartenevano a una o l'altra fazione.
Fazione sì, perché combattevano da sempre per ottenere l'attenzione della gente.
Per loro gli anni non incidevano troppo sulla carne, il tempo era uguale come sulla Terra ma invecchiavano più lentamente.
Una battaglia fu decisiva in questo periodo, e spero siate curiosi di sapere perché.

La nostra avventura iniziò nell’Alto dei cieli, più precisamente in una zona in particolare.
Hi era un bambino solare, vivace e senza pensieri per la testa, poiché pensava solo a vivere nel presente e godersi tutto quello che lo circondava, dalla natura alle persone a cui voleva bene, ovvero i suoi parenti e i suoi amici.
Poteva correre e giocare dove voleva, ma c’era solo un posto che il padre, Hisyooziki, gli proibiva di frequentare: l’albero di ciliegio, al confine dei loro possedimenti.
Erano nella sala da pranzo della grande villa di famiglia.
“Perché non posso andare a esplorare quella zona papà?” chiese il piccolo, curioso.
“ Perché...” il padre si fece pensieroso, mentre la madre, Tsuchimazime-na, preparava loro del pane con la marmellata.
L'uomo osservò il bambino, che lo stava guardando impaziente, in attesa di una risposta soddisfacente, e quindi non poteva far altro che esclamare con enfasi e gesti esagerati : “ Perché c'è un orso cattivo che si mangia i bambini!”
Hi sobbalzò sulla sedia, aggrappandosi al bordo della tavola per lo spavento.
Un orso.
Un orso!
Trattenne il fiato, immaginandosi un mostro deforme peloso fare la guardia a quel posto tanto interessante.
“Prometti che non ti avvicinerai?” domandò allora il genitore, con un sopracciglio inarcato.
Hi annuì subito, stringendo le mani a pugno come a darsi forza.
Non avrebbe disobbedito, non voleva certo finire nello stomaco di un orso e rendere triste la mamma!
Mamma che si avvicinò al bambino e lo abbracciò, con dolcezza.
“Ma certo che il mio ometto non disobbedirà!” rimarcò, con un sorriso fiducioso.
Hi le sorrise di rimando, ricambiando l'abbraccio con un bacio sulla guancia morbida della donna.
Non avrebbe tradito la loro fiducia...
Però...

Passò qualche mese, e non si sa se per il caso o altro, Hi si ritrovò proprio da quelle parti.
L’albero di ciliegio non era distante, ma nemmeno troppo vicino, e rimase lì, in piedi, fermo, a fissare quella cosa tanto bella quanto proibita.
Non sentiva nessun rumore, forse l’orso stava dormendo...
Ad un tratto, un grido dolorante attirò la sua attenzione, e sembrava provenire proprio dall'albero di ciliegio.
Hi deglutì a vuoto. Che fosse l’orso? Sembrava un grido umano. Forse era l’animale che aveva attaccato qualcuno? Era consapevole che vivessero altre persone nell’Alto dei cieli, quindi doveva per forza essere qualcuno in pericolo!
Al diavolo l’orso, doveva aiutare quella persona!
Corse velocemente verso l’albero, trovando una bambina dai capelli neri lunghi fino sopra alle spalle, vestita con una canotta e pantaloni neri lunghi, seduta a terra mentre si teneva il ginocchio destro tra le mani.
Piagnucolava, fissando la ferita che aveva sul ginocchio.
“Ehi! Tutto bene?” domandò il bambino, avvicinandosi e fissando quella gran sbucciatura.
“ Cavoli!!” esclamò, sorpreso, era davvero una brutta ferita.
“Mi fa male... un gran male! E perdo sangue, tanto sangue...” singhiozzò la piccola.
Hi la fissò per un po’, poi, senza pensarci nemmeno troppo, prese un lembo della propria canotta bianca e la strappò con forza.
“M-ma... Ma cosa fai??” chiese la bambina, mentre Hi iniziava a legare la stoffa attorno al ginocchio dov’era la ferita, con attenzione e il nodo ben stretto.
“Va meglio così?” domandò il piccoletto, con un sorriso incoraggiante.
“Io... sì... grazie!” mormorò la moretta, alzandosi con cautela sulle proprie gambe.
In uno slancio di coraggio abbracciò Hi, colma di gratitudine, e lui ricambiò tale abbraccio con entusiasmo.
Davvero carina, pensò, mentre si guardavano.
“Come è successo?” indicò la stoffa che intanto aveva iniziato a tingersi di un leggero rosso.
“Stavo camminando e... c’era questa pietra che mi ha fatto cadere.” borbottò la piccola in risposta spolverandosi i pantaloni con le mani.
“Bisogna stare attenti.” disse saggio Hi, mentre tendeva la mano. “Io sono Hi, abito là in fondo.” spiegò, con un altro sorriso, indicando la parte da cui era venuto.
“ Io sono Yoru, piacere. Io abito dall’altra parte.” si presentò la bambina, stringendo la mano con educazione e ricambiando appena il sorriso.
Quell'incontro fu l'inizio di una grande amicizia tra Hi e Yoru, che continuarono a vedersi senza dir nulla ai genitori, perché entrambi avevano disobbedito e temevano di non vedersi più.


Gli anni passarono, e i due crebbero.
Hi si era fatto un bel ragazzo, i capelli bianchissimi con una forma strana, tirati all’indietro a parte i due ciuffi che ricadevano ai lati incorniciandogli il viso ancora infantile e allegro: non era cambiato negli anni.
A Yoru erano solo cresciuti i capelli, che arrivavano ben oltre alle spalle, e anche la frangia sfilata le copriva gli occhi.
Quel giorno, i due dimostravano all’incirca sui tredici anni, e arrivati all’albero di ciliegio si accorsero che erano entrambi un po’ sbattuti.
“Purtroppo devo cominciare gli allenamenti con mio padre.” mormorò Yoru, senza riuscire a guardare Hi in faccia: teneva le mani dietro la schiena, sembrava tremasse appena.
“ Anche io, comincio domani.” confessò allora Hi, cercando il suo sguardo: “Ma vedrai che in qualche modo ci vedremo... ci vediamo lo stesso no?”
Yoru gli rivolse un’aria esitante, si portò una mano alla bocca, pensierosa.
“ Prima... Prima che tu vada voglio confessarti una cosa.” iniziò, con voce un po' tentennante.
“ Ecco, io... Ti voglio bene! Sei… Sei il mio migliore amico in assoluto.” soffiò, arrossendo appena per l'imbarazzo di questa nuova rivelazione.
Hi perse qualche battito, senza parole.
Quella semplice frase lo aveva reso felice, si sentiva pieno e scoppiettante di felicità.
Era certo di poter fare qualunque cosa in quel momento, qualunque...
“ A... Anch’io Yoru! Anch’io!” esclamò, abbracciandola forte e stringendola a sé, mentre la ragazza soffocava una risata, invitandolo a non strozzarla.
Avrebbe voluto starle sempre vicino, per il resto della sua vita...
Ma quella fu l’ultima volta che la vide.
L'addestramento per diventare un novizio dio era massacrante e il padre molto severo.
A volte si allenavano a casa, a volte alla Pianura Dorata, ma non ebbe più tempo di andare all’albero di ciliegio a trovare Yoru, e lo stesso probabilmente fu per lei.
Soffriva nel non vederla, perché era stata l’unica persona a farlo sentire felice e completo.
Qualche volta si vedeva con i suoi amici Ho, Kaze e Uragiri, altri novizi dei, ma non era lo stesso…




Note Finali
Questa storia in realtà è un fumetto che disegnai nel lontano 2007.
Non l'ho mai disegnato bene e ho vari spezzoni di vignette e pagine su fogli vari, e dopo anni e anni ho deciso di scrivere la storia come una specie di sceneggiatura e darmi un punto di riferimento, invece che tenermela in testa e disordinata.
Sono molto affezionata a questi personaggi perché è una storia che mi rappresenta, ma lo spiegherò più avanti :D
Spero piaccia anche a voi come è piaciuta anche ad altre persone, e spero che quelli che già li conoscono le cose così siano più chiare.
In ogni capitolo cercherò di inserire disegni dei personaggi che popolano il capitolo u_u
Per ora ho pronti tre capitoli, ma li posto con parsimonia…
Alla prossima puntata! ewe

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La cerimonia ***


The Novices

La cerimonia

 

 

20 anni dopo

Hisyooziki camminava in punta di piedi fino alla stanza di Hi, con in testa un ridicolo cappellino di carta colorato e in mano dei coriandoli.
Appoggiò il gomito destro sulla maniglia della camera del figlio, e col fianco spinse la porta in avanti, entrando silenziosamente con un ghigno divertito.
Quando fu sopra al ragazzino, che dormiva placidamente sotto le coperte, aprì le mani e lasciò cadere i coriandoli sulla sua faccia, esclamando a gran voce “SVEGLIA SVEGLIA SVEEEEGLIIIIAAAAA!!!!ANIMO ANIMO ANIIIMOOOO!!! OGGI è IL GRAN GIORNO!!!!”
Hi sobbalzò in preda al terrore, lanciando un urlo e temendo fosse l’ennesimo attacco a sorpresa.
Quando si rese conto che era solo suo padre, sospirò: “Sono sveglio, sono sveglio...”
Hisyooziki sorrise e andò alla porta.
“ Allora vestiti e raggiungimi in sala, mamma ha preparato la colazione.” lo incitò con un sorriso.
Hi annuì e scese dal letto, dirigendosi verso l’armadio posto all’angolo della stanza.
Aveva 150 anni, e l’aspetto di un quindicenne: il fisico messo in risalto da qualche muscolo, dati gli allenamenti di quei lunghi anni, ma pur sempre basso rispetto alla media e ancora piuttosto mingherlino.
Tirò fuori la veste cerimoniale, la stessa che indossava il padre: una giacchetta a maniche corte e colletto alto bianca, pantaloncini corti anch’essi bianchi e ballerine morbide dello stesso colore.
Il tutto con i bordi neri.
Quei bordi, come gli aveva spiegato il padre, indicavano il colore predominante della veste cerimoniale del suo compagno.
Hi era il novizio dio della mattina, e come tale, portava il colore bianco.
Quella veste si indossava quando i genitori dei novizi dei giudicavano i propri figli maturi: più precisamente, i figli delle divinità regnanti, ovvero suo padre e il suo compagno, il dio della sera.
Quando questa decisione avveniva, nel giro di pochi giorni venivano informate tutte le altre divinità, e deciso il momento, tutti i novizi scendevano sulla Terra tramite incantesimo.
Quel giorno era chiamato “Cerimonia dell’investitura”.
Avrebbe dovuto essere entusiasta, perché quel giorno era il più importante della sua vita, ma non gli importava. Non gli importava perché Yoru non c’era.
Non l’aveva più vista da quella volta in cui si erano salutati, era stato troppo stupido a non chiederle che divinità fosse e a dirle soprattutto che l’amava.
Se ne era accorto troppo tardi, quando chiese alla madre cos’era l’amore, come ci si sentiva, e dopo aver ascoltato la sua versione, se ne era convinto ogni giorno di più.
Non sapeva se l’avrebbe poi rivista, in qualche modo....
Scese nella sala da pranzo, dove Tsuchimazime-na gli mise in mano un bicchiere di latte caldo che Hi bevve d’un fiato e un toast con la marmellata che ingurgitò in fretta.
“Tuo padre è qui fuori. Stai tranquillo, non aver paura. Andrà tutto bene.” lo rassicurò la donna con un sorriso smagliante, abbracciandolo forte.
“Il mio bambino sta partendo...” soffiò, commuovendosi un po’ per quel momento, quel momento in cui i figli lasciano il nido, come si suol dire.
“Stai tranquilla tu mamma.” la rassicurò Hi, abbracciandola di rimando e salutandola con un affettuoso bacio sulla guancia.
Raggiunse il padre con una faccia un po’ mesta, leggermente inclinata verso il basso.
“Animo Hi! Sii più cortese, tra poco incontrerai il tuo compagno, il novizio dio della sera!” lo sospinse il padre, dandogli una pacca sulle spalle.
“Sì... uno squallido maschio...”borbottò lui in risposta.
A lui non importava, voleva solo vedere Yoru.
Camminarono per un po’, e dopo una decina di minuti si intravedeva l’enorme albero di ciliegio.
Voleva solo rivedere Yoru…. Prima di partire, un’ultima volta.
“Dai che ci siamo quasi, là in fondo si vede già Yorusagi e suo figlio!”
“ Mmhmh… “
In effetti con un’occhiata aveva intravisto due figure scure.
“Alza la testa, è maleducazione non guardare!”
“Ok...”
Come richiesto, alzò testa e sguardo, per guardare fisso davanti a sé.
E in quelle due persone, riconobbe sicuramente Yoru.
Quella. Era. Sicuramente. Yoru.
Hi fissava a bocca aperta la ragazza... no... il ragazzo che gli stava davanti.
Capelli lunghi fin oltre la vita di un nero intenso, la frangia che le copriva appena gli occhi; una veste anch’essa nera dai bordi bianchi, formata da una maglia a maniche lunghe e collo alto e largo, pantaloni e ballerine.
Tempo di rendersi conto della cosa, che Hi sorrise, avvicinandosi di scatto e urlando “Yooooruuuu!!” felice come non mai, a pieni polmoni.
Yorusagi e Hisyooziki guardarono Hi basiti, mentre Yoru pareva avere un’aria di totale indifferenza.
Il dio della sera fissò malissimo il compagno.
“Tuo figlio....come conosce il mio?” domandò, con un’aria minacciosa, mentre il dio della mattina, ancora stordito, si voltò verso Hi chiedendogli a sua volta “Hi… Ma come è possibile? Come fai a conoscerlo?”
Hi era rimasto un attimo senza parole. Yoru era un maschio.
“Avete detto...figliO...” mormorò.
“Esatto.”
“ ... ConoscerlO.”
“Hi, ma che cavolo...”
“Avete usato il maschile...”
“Certamente! Ora mi vuoi spiegare...”
Yoru era un maschio.
Come aveva fatto a non accorgersene?
Ma cosa più strana, pareva non averlo riconosciuto e si mostrava con quell’aria scontrosa e senza il minimo interesse nei suoi confronti...
Non poteva essere così, e doveva riprendersi, capire.
“Yoru, sono io, Hi! Ti ricordi di me?” esclamò, allargando le braccia, cercando di farsi notare.
Ma il ragazzo sembrava proprio non prestargli attenzione.
“Yoru!!” ripeté, convinto, avvicinandosi a lui.
Il moro lo guardò finalmente, ma con una smorfia sul viso.
“Io non conosco persone rozze e casiniste come te.” disse, con una voce innaturalmente calma. “E non starmi troppo vicino.” aggiunse, con una nota fredda.
Hi ci rimase ancora più male, sentiva le forze venir meno.
Quella... Quello non era il suo Yoru, quella persona tanto allegra che conosceva, quella persona con cui aveva condiviso tutti i momenti belli e brutti.
Quella bambina che era caduta, che si era fatta male e piangeva, quella bambina con cui correre per i prati, quella bambina con cui faceva merenda sotto l’albero di ciliegio, quello stesso albero su cui erano sotto ora; quella ragazza con cui chiacchierava infinite ore senza stancarsi, quella ragazza con cui faceva un po’ di lotta per poi rotolare a terra e ridere senza un perché. Quella ragazza che era una persona premurosa, che si preoccupava di lui e per lui.
La persona che amava.
Che lo aveva fatto sentire completo.
Ma non sembrava più così.
Quella persona aveva l’aspetto di Yoru, ma non il carattere e la personalità che ricordava.
Cosa gli era successo? C’era un motivo per quel distacco? E Perché non gliene parlava?
Si sentiva ferito ed escluso per quello, non capiva nulla.
“Buoni, buoni ragazzi... non siate così, dovrete viaggiare insieme in fondo!” fece notar loro Hisyooziki, facendo segno con le mani di darsi una calmata.
I due guardarono altrove, prima di rivolgersi la parola e dire all’unisono “Scusami.”
Hisyooziki, soddisfatto, mise le mani sui fianchi e disse “Bene Hi. E ora, prendi Yoru in braccio, su.”
E di nuovo, all’unisono, esclamarono un “Cosa?” piuttosto confusi; cos’era quella storia?
Yorusagi aveva un libro in mano, che teneva ben aperto come se leggesse delle istruzioni.
“Voi siete il novizio dio della mattina e della sera, dovrete scendere tramite incantesimo sulla Terra per raccogliere fedeli, fare tappa nelle città simbolo, e raggiungere il luogo dell’esame per diventare a tutti gli effetti delle divinità che si rispettino.
A quel punto, potrete scegliere se proporvi come regnanti o continuare nella raccolta dei fedeli.
Dovrete rimanere sulla Terra per 30 anni prima di tornare qui nell’Alto dei cieli, e solo se avrete superato l’esame, è chiaro?” spiegò il padre del moro.
“Perché deve prendermi in braccio?” commentò stizzito Yoru.
“Perché dovremmo stare giù per 30 anni?” domandò Hi.
I due padri si guardarono e sospirarono.
“Yoru, in quanto passivo della coppia, con il tuo potere magico creerai una barriera..”
“Passivo?” aggiunse ancora Yoru, con voce strozzata.
“Tutte noi divinità siamo messi in coppia. L’equilibrio dei vostri poteri è dato dal fatto che nella coppia esiste un Attivo e un Passivo. L’attivo, in questo caso Hi, usa per lo più la forza fisica e si specializza nelle arti del combattimento. Il passivo, ovvero tu Yoru, usa la forza magica e si specializza invece negli incantesimi.
Per scendere sulla Terra dovrete stare a contatto per far sì che la tua barriera, Yoru, e il tuo corpo Hi,  proteggano entrambi dall’impatto quando arriverete.”
Yoru sembrava sempre meno convinto, mentre Hi si stringeva nelle spalle, pronto ad obbedire agli ordini.
“Forza. Sbrigati Hi, prendi Yoru in braccio.” ripeté Hisyooziki, agitando l’indice, come se questo avrebbe affrettato le cose.
Con un po’ di riluttanza e un po’ di difficoltà, Hi prese il proprio compagno in braccio, tenendolo stretto a sé.
“…Yoru?”
“Che vuoi?” rispose Yoru sgarbato, esasperato da quel suo continuo ripetersi del nome.
“Sai… Nonostante abbiamo la stessa età, sei molto più basso e leggero di me..”
Quell’offesa animò il novizio della sera, che senza pensarci due volte mollò un pugno dal basso verso l’alto al compagno, che riabbassò la testa senza nemmeno un graffio.
“...e sei anche più debole..”
un altro pugno, stavolta di lato, ma Hi non ne risentiva minimamente.
“Sono solo sincero...”
Di quel passo Yoru l’avrebbe ammazzato. Se fosse stato possibile, ovviamente.
Hi si diede mentalmente dello stupido, rendendosi conto che lui di quel passo non avrebbe mai recuperato l’amicizia di Yoru con quelle frasi che al moro non facevano piacere.
Eppure erano semplici osservazioni! Sospirò, mentre Yorusagi invitava il figlio ad attivare la barriera.
“Praesidio!”recitò Yoru, ad occhi chiusi, mentre una sottile aura verde ricopriva lui stesso e Hi.
“ Questa… Luce verde che abbiamo qui intorno è la barriera?” domandò curioso il novizio della mattina, sinceramente stupito.
“Sì...” rispose affannato Yoru, sempre ad occhi chiusi.
“E-Ehi, che hai?”
“Niente... è solo che... questa barriera protettiva consuma un sacco di energia...”
“Non ne so molto di magia... ma se consuma tanta energia vuol dire che è di alto livello! Sei bravissimo!”
Prima lo insultava e poi si complimentava con lui...Yoru faticava a capire Hi, ma quell’ultima frase gli aveva fatto certamente piacere, perciò gli rivolse un sorriso leggero e un pianissimo “grazie.”
“Eeeehhh vai con la formula Yorusagi!” esclamò Hisyooziki, agitando nuovamente l’indice.
“Transfero in terris...” recitò il dio della sera, grattandosi la testa, come se stesse facendo la cosa più semplice del mondo.
Il fatto che recitasse un incantesimo così impegnativo come spostare due persone da un posto all’altro con tale disinvoltura dava prova di quanto fosse forte.
L’aria intorno parve iniziare a vibrare, mentre tutto intorno si faceva più sfuocato.
“Ciao papà! Arrivederci signor Yorusagi!!” salutò velocemente Hi, e così anche Yoru con un semplice “C-ciao” affaticato.
I due genitori salutarono con un sorriso, vedendo le figure dei figli farsi sempre più sbiadite.
Hi sentiva la terra sotto di sé come svanire, tutto era più leggero... Fu come essere trascinati giù, compressi in uno spazio stretto, il suo cuore ebbe un balzo di paura.
E poi, il buio.



Note Finali: e il caro Hi ha ritrovato, per così dire la sua…seh. Il suo Yoru! Giubilo! 8D Ora i due inizieranno la loro avventura, siete curiosi? No? BD
Comunque in questo capitolo si spiega un po’ meglio il rapporto tra i due e come funzionano appunto i rapporti tra divinità. Spero di averlo spiegato bene, perché è molto difficile °w°
Un grazie a Suchiko per avermi suggerito come migliorare il capitolo *U*
Alla prossima! :D

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** L'arrivo ***


The Novices
L'arrivo
 
Hi aprì gli occhi.
Era steso a terra, sull'erba di quello che pareva un boschetto. Sentiva delle voci, quindi era vicino a un villaggio, o una città.
Si mise seduto, guardandosi attorno stordito, tenendosi la testa con una mano. Aveva visto tutto buio, come una voragine, e Yoru gli era scivolato via dalle braccia, all'improvviso.
Poi non ricordava più nulla, aveva sbattuto la testa e perso i sensi.
Non sapeva che posto era, non ricordava molto al momento dei luoghi della Terra: era un posto qualunque, come tanti altri.
Si alzò in piedi, guardandosi attorno come a cercare qualcosa di familiare, o per essere più precisi, Yoru.
Aveva perso Yoru, non aveva idea di fosse, cosa faceva, se era al sicuro o in pericolo.
L'ansia e la preoccupazione si facevano sempre più pressanti, e decise di iniziare la ricerche.
''Yoru! Yoru!!'' chiamava a gran voce il suo nome, avvicinandosi al villaggio.
C'era parecchia gente, probabilmente uno di quei paesi commerciali, dato che tutti si muovevano abbastanza velocemente e senza prestar troppa attenzione in giro.
''Yoru! Yo-''
'' Ehi, che hai da urlar tanto?'' strillò una vecchietta dalla finestra di una casa, mentre altre persone iniziavano a fissarlo come se fosse pazzo.
'' I… Io..''
'' Sta un po' zitto! C'è gente che sta lavorando e ha bisogno di concertazione!'' aggiunse un uomo ad un banco di frutta e verdura, con vicino un ragazzino con in mano un flauto ben intagliato che fissava male Hi a sua volta.
Il novizio dio deglutì a vuoto, zittendosi di colpo.
Fu urtato da una signora che camminava a passo deciso, e perciò perse l'equilibrio, cadendo a terra.
Sospirante, si sedette al bordo della strada, cercando di non stare in mezzo a quella bambagia.
Tutte quelle persone che camminavano senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, senza preoccuparsi troppo di una persona in difficoltà.
Dove sarà Yoru?, si domandò, sempre più sconfortato. Senza il suo compagno si sentiva perso, completamente.
Si sentiva stanco, nonostante fosse passato poco tempo da quella mattina.
Tanta gente...
e nessun aiuto.
Sentì la solitudine e il panico invaderlo, mentre il corpo iniziava a tremare, la tristezza farsi largo e la voglia di piangere aumentava.
Chinò il capo, cercando di respirare, non poteva cedere alla debolezza, anche se bastava così poco...
E fu un attimo.
''Ehi!''
Una voce femminile molto vicino, sembrava parlare proprio a lui.
Alzò la testa, trovandosi davanti un ragazzino poco più piccolo di lui, con i capelli a caschetto neri, una maglia grigia con cappuccio e pantaloni viola; una ragazza prosperosa con un vestito nero, foulard rosa legato al collo e un cappello a punta e capelli biondi lunghi, legati in una coda bassa: probabilmente una strega; e infine, un ragazzo che pareva il più grande dei tre, sguardo curioso, con i capelli neri disordinati, che terminavano con una coda mal fatta, vestito con una maglia senza maniche nera, una sciarpa e pantaloni beige lunghi e scarpe nere.
''Sei un dio vero?'' chiese il ragazzino con i capelli a caschetto, studiando Hi da vicino.
''Ti serve una mano?'' domandò la strega: la voce di prima apparteneva a lei quindi.
Hi fissò i tre sconosciuti che sembravano essere apparsi dopo le sue lamentele mentali; sinceramente non ispiravano molta fiducia, ma voleva provare ad affidarsi a quelle uniche persone che si erano mostrate così gentili nei suoi confronti.
‘’Io… Si sono… Hi, il novizio dio della mattina… E devo assolutamente ritrovare il mio compagno. ’’ Mormorò, ricacciando indietro le lacrime e cercando di reagire e non lasciarsi demoralizzare.
‘’Yoru, il novizio dio della sera.’’ Precisò il ragazzino col caschetto, tirando fuori un libretto dal nulla, che illustrava passo per passo la religione che Hi rappresentava.
‘’Io sono Tod.’’ Aggiunse poi, tendendo la mano, che Hi strinse volentieri.
‘’Io Asarika. Sono una novizia strega, su questo siam simili. ’’ Si presentò la ragazza, facendo l’occhiolino.
‘’ Io sono Sasuhihu.’’ Disse anche l’ultimo ragazzo del trio, sorridendo cordiale.
‘’Comunque dicci Hi! Com’è questo tuo compagno Yoru? ’’ domandò Asarika, curiosa.
Hi ci pensò su per qualche minuto. Come descriverlo…
‘’ A pensarci bene… è…. Il contrario di me! ’’ esclamò con semplicità alzando l’indice davanti a sé- come suo padre! -
Il terzetto lo guardò stranito. Il suo contrario? Quindi… completamente nero, più vestito…
Asarika gli sorrise ancora, incoraggiante, iniziando a cercarlo in lungo e in largo per la città.
Più volte Hi inciampò nei piedi, schiantandosi contro le persone, che lo sballottavano qua e là, o la stessa Asarika si fermava a guardare affascinata certi banchetti con articoli strani e interessati, prontamente trascinata via da Sasuhihu, come un fratello maggiore con la sorellina.
L’unico che si dedicava attivamente alla ricerca era Tod, che sembrava essere parecchio acculturato sulla sua religione, e anche interessato: chiese a Hi qualche nozione in più sul loro legame, com’erano scesi e arrivati qui.
‘’Non dovrebbe essere caduto troppo lontano.’’ Asserì il ragazzino, dopo aver ascoltato la versione dei fatti del novizio dio.
‘’Spero solo che stia bene. Non me lo perdonerei se gli fosse successo qualcosa…’’esalò Hi con un sospiro affranto, davvero preoccupato.
Dopo tanto cercare e camminare erano arrivati di nuovo al boschetto di prima, dove Hi era atterrato.
Il quartetto iniziò a rovistare nei cespugli, chiamando il nome di Yoru, finché Asarika non inciampò su una radice, finendo a gambe all’aria in un cespuglio, seguito dal suo urletto e da un altro, più dolorante.
La giovane strega si ritrovò sopra a quello che a quanto pare era Yoru, che al momento aveva il suo seno in faccia: difatti, tutto rosso per l’imbarazzo, non riusciva nemmeno ad articolare la frase, mentre la ragazza si rialzò in fretta, non appena notò la cosa, scusandosi più volte con un’ inchino.
Appena Yoru si mise seduto e successivamente in piedi, fu travolto da Hi, che lo abbracciò forte e lo ributtò a terra, entusiasta.
‘’Yoooruuuuuu!!’’
‘’Ehi Hi!’’
Sasuhihu ridacchiò a quella scena, seguito da Tod e Asarika, che li trovava davvero teneri.
‘’Hi, brutto imbroglione! Quella è praticamente la tua ragazza eh? ’’ esclamò il giovane, mentre Hi, in imbarazzo cercava di spiegare ‘’Veramente Sasuhihu… Yoru è…’’
‘’Lascia stare Hi, ci penso io a questi idioti…’’ disse con stizza il moro, rialzandosi in piedi e fissandoli con superiorità.
‘’Io sono Yoru, il novizio dio della sera. E sono MASCHIO! ’’ calcò sull’ultima parola battendosi il palmo aperto della mano sul petto, sicuro di sé e che più serio non si può.
Sasuhihu, Asarika e Tod rimasero un attimo basiti, cercando come una prova di quel che diceva, dato che il suo aspetto androgino e femmineo traeva in inganno.
Lo sguardo colpevole e vergognoso di Hi li fece arretrare, scusandosi più volte con la divinità, che li fissava a braccia conserte, chinando poi il capo a sua volta per accettare quelle scuse.
Per lui era un affronto essere scambiato per una femmina…
‘’Molto bene, ora che ci siamo ritrovati, dobbiamo iniziare il viaggio. Grazie per avermelo riportato. ’’ Mormorò il moro, indicando Hi e parlandone come se fosse un cane.
Hi stesso li ringraziò, prendendoli per mano e stringendole una ad una.
‘’Grazie a tutti voi. Sasuhihu. Tod. E Asarika. ’’ Soffiò riconoscente.
‘’Oh, chiamami pure Asarika-chan su!’’ esclamò la strega, divertita, quel ragazzino dai capelli bianchi gli faceva tenerezza.
‘’chan..?’’ domandò Hi, confuso da quel suffisso.
‘’ oh da noi è usanza mettere dei suffissi in base alle persone che abbiamo davanti! Ti spiego…’’
La ragazza passò una decina di minuti buoni e indicare a Hi ogni singolo suffisso onorifico e non e su quale persona usarli.
Hi la guardò entusiasta, battendo le mani e girandosi verso Yoru con un sorriso da un orecchio all’altro.
‘’Andiamo yoruchan! Asarika-chan mi ha insegnato cose utili! ’’ esclamò, mentre Yoru alzava gli occhi al cielo, probabilmente invocando l’aiuto del padre che non sarebbe certamente giunto.
La coppia salutò il terzetto, anch’esso in viaggio, e ripresero la loro strada.
‘’Spero di incontrare altra gente simpatica come loro. ’’ Gongolò Hi, contento che l’arrivo sulla Terra non fosse stato così terribile.
Certo all’inizio gli era sembrato un mondo buio e ostile, ma con Yoru al suo fianco la visione era cambiata radicalmente, tutto gli sembrava più luminoso e soprattutto si sentiva più sicuro…


Note Finali: e così nonostante l’inizio burrascoso e questo piccolo contrattempo, Hi e Yoru iniziano il loro viaggio! Come se la caveranno? *w*
Sono entrati in scena questi tre personaggi, Tod, Sasuhihu e Asarika. Per rassicurarvi (o forse no) sappiate che torneranno, in un futuro non troppo lontano x3
Eccoli qui!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Il viaggio e il primo paese ***


The Novices

Il viaggio e il primo paese

 

Di fronte a loro, vi era una grande distesa di campi giallognoli e verdi sia a destra che sinistra.
Hi camminava al fianco di Yoru, sfiorandogli di tanto in tanto il braccio, con relativa occhiataccia del moro ogni qualvolta la mano toccava casualmente la sua.
“Yoruchan?” iniziò il novizio del mattino, guardando fisso davanti a sé.
“Smettila di usare quel nomignolo, è imbarazzante e poco…professionale! Sono Yoru, Yoru e basta! “ si impuntò il novizio della sera, stizzito e oltraggiato.
“D’accordo Yoruchan. Senti, sai dove stiamo andando e in che città ci stiamo avvicinando? “ domandò Hi preoccupato, senza badare al fatto di aver nuovamente offeso il compagno; questi diventò leggermente rosso di rabbia e di imbarazzo, ma cercò di dissimulare per non cadere preda dello stress troppo presto.
“Abbiamo appena lasciato la città di Cantala, dove hai incontrato quei tre pazzoidi…”
“Non sono pazzoidi! Mi hanno aiutato a ritrovarti. “li difese, gonfiando le guance.
“Ritrovarmi…certo! Si trattava solo di stare più attento durante la discesa qui sulla Terra… in quel caso ci saremo persi di vista! “
Hi distolse lo sguardo, mordendosi appena il labbro inferiore: non si perdonava ancora di aver perso concentrazione e aver lasciato Yoru, e il fatto che glielo rimarcasse lo faceva sentire in colpa.
Yoru lo guardò da sotto la frangia per una decina di secondi in silenzio, finalmente lo aveva zittito, anche se aveva dovuto usare un metodo piuttosto duro. Tornò a guardare davanti a sé, mentre riprendeva la spiegazione: “Cantala è una città commerciale, come avrai notato, quindi il centro di questa regione. Il prossimo paese che incontreremo se non erro è Proviel, non è molto grande, ma è rinomata per il formaggio che viene distribuito praticamente in tutto il nord. “
Certo che Yoru era proprio intelligente, al contrario di lui che a malapena si ricordava qualche città.
“ Dovremo darci parecchio da fare, hai capito? “
“ Da fare…come? “ domandò Hi, stranito. Certo dovevano mostrarsi alla gente, ma effettivamente non ne aveva idea di come fare la cosa.
Yoru alzò gli occhi al cielo, poco ci mancava che si mettesse le mani nei capelli!
“ Raccogliere fedeli! Dovremo andare al centro del paese, oppure andare dal sacerdote del luogo e poi aiutare chi ha bisogno con la nostra forza e la nostra magia. Siamo divinità, e come tali dobbiamo aiutare chi ci mantiene in vita. “ ricordò il moro, con un sospiro.
“ Oh. “ ma certo, che sciocco! Hi si portò una mano alla fronte, ora che ci pensava era così logico!
Sorrise, gonfiando appena il petto e camminando con un’andatura più sostenuta, entusiasta di potersi muovere.
“ Ehi ehi non così… veloce! “ lo chiamò Yoru, le mani strette a pugno lungo i fianchi. Possibile che quell’idiota dovesse andare così veloce?
Hi si voltò a guardarlo, fermandosi un attimo: in effetti era almeno a dieci passi da lui, com’era possibile che fosse così veloce? Forse il suo compagno era ancora stanco dal viaggio… In effetti aveva usato parecchia magia.
Così, in silenzio e dopo una mezz’ora circa, fecero capolino delle case color mattone, con i tetti a spioventi di  legno e ornate dai fiori alle finestre; già si sentivano delle voci, quindi gente per la strada, e incrociarono un contadino che portava la sua capra verso Cantala.
I due lo guardarono curiosi, lo salutarono con un cenno educato e lui ricambiò con un sorriso entusiasta, fermandosi a guardarli.
In effetti era un pochino imbarazzante sentirsi fissati a quel modo: se prima Hi era triste nel sentirsi ignorato, beh, ora avrebbe volentieri voluto sparire o risultare invisibile; sentiva nuovamente una leggera ansia, quella di voler venire accettato dal resto del mondo e della responsabilità che aveva nei confronti di quelle persone.
Persone che, appena messo piede in città, si fermarono e guardarono la coppia con sorpresa.
“Sono arrivati! Sono arrivati! “ esclamò un giovane ragazzo alla madre, la quale mise fuori la testa dalla porta; altri corsero via, probabilmente ad avvisare i compaesani dell’arrivo delle due divinità.
I due vennero subito circondati da un folto gruppo di persone, di tutte le età, e dopo essersi schiarito la voce, fu Yoru a parlare per primo.
“ B-buongiorno. “ la voce gli tremava un po’, forse per l’emozione, e le guance si erano tinte di un leggero rosato, ma non si perse d’animo: “ Io sono Yoru, il novizio dio della sera, e lui è Hi, il novizio dio della mattina – Hi alzò la mano in un timido cenno di saluto- siamo qui per a-aiutarvi. “
“ Siam pronti a far tutto! “ esclamò allora il ragazzo dai capelli bianchi, in attesa di ricevere ordini.
La gente li fissò. Li fissò ancora e scoppiò a ridere.
I due novizi non capirono cosa ci fosse di divertente. Si erano espressi male? O avevano sbagliato approccio? L’ansia era tanta, ed entrarono in leggero panico.
Nel mentre arrivò una figura piuttosto appariscente, un uomo di mezza età vestito di azzurro, con un bastone e con una leggera barba bianca che gli donava una certa imponenza.
“ Ben arrivati, novizi dei! Sono il sacerdote di questa città. “ notate le risa della gente, rivolse un’occhiata interrogativa ad una donna vicino a lui.
“ Hanno chiesto se abbiamo bisogno di una mano. “ specificò la signora, ancora divertita, e allora il sacerdote sorrise.
“ Questa è la prima città giusto? Ieri era arrivata comunicazione che sareste arrivati oggi. “ Domandò a i due, i quali annuirono.
“ Siamo arrivati da Cantala e volevamo… beh darci da fare. “spiegò Hi, grattandosi la testa in attesa di una spiegazione per quelle risa.
“ Capisco. Prima di svolgere una qualsiasi attività, sarà il caso che riposiate. Vedete, non è saggio fare sforzi dopo il viaggio che avete affrontato. E dopo, vi spiegherò come muovervi e comportarvi in questi casi. “ spiegò l’uomo, facendogli cenno col bastone di seguirlo.
La coppia venne guidata fino ad una locanda, e fatta alloggiare in una stanza. L’ oste assicurò loro che non avrebbe fatto pagare, in cambio di qualche lavoretto che Hi accettò con un sorriso.
Yoru storse un po’ il naso per il fatto di dover dividere la camera con Hi, ma non disse nulla e si coricò a letto, seguito dal compagno.
“ Yoruchan? Sei sveglio?
“ Mmmmmhhhhh. “ era più un lamento.
“ Come ti sembra questa città? Sono gentili vero? “
“ Dormi per fav- “
“ Non vedo l’ora di iniziare. “
“ Anche io, però sono stanco e dobbiamo riposare. Quindi zitto. “
“Okay. Buonanotte Yoruchan. “
“ è giorno. “
“ Allora Buongiorno Yoruchan! “
“ Stai diventando ridicolo. “
“ Buon riposo allora… “
“ Anche a te. “
Dopo quell’assurdo dialogo, Hi chiuse gli occhi, e in poco tempo cadde in un sonno profondo.

***

Era pomeriggio inoltrato quando Hi si svegliò. Yoru era già in piedi, e sembrava in forma e pronto all’azione. Hi sorrise, perdendosi un attimo a guardarlo. Era come lo ricordava lui, decisamente era proprio il suo Yoru.
Chissà cos’era successo in quel periodo in cui si erano persi di vista…
“ Alzati pigrone, andiamo, il sacerdote ci aspetta! “ lo incitò il moro, uscendo dalla porta.
Hi si stiracchiò e lo seguì, fermandosi prima dal locandiere: “ tu vai pure avanti, io ritarderò per aiutare il signore. “ e indicò l’uomo.
Il novizio della sera annuì e sparì alla sua vista, mentre il locandiere portava Hi sul retro.
“ Potresti spostare quel tronco? Un mese fa c’è stato un brutto temporale e un fulmine ha colpito quell’albero, che è caduto proprio davanti alla porta dello sgabuzzino degli attrezzi. Ho chiamato un paio di amici ad aiutarmi a spostarlo ma… “
“ Lasci fare a me signore! “ esclamò Hi, andando verso il tronco.
Si sfregò le mani e afferrò l’albero con entrambe le braccia; non era molto pesante a suo parere, perciò lo spostò con facilità da una parte, dove era certo che non avrebbe disturbato nessuno.
“ Grazie grazie grazie! Finalmente posso prendere le mie cose! “ esclamò l’uomo contento e Hi sentì un piccolo calore nel petto, contento di aver potuto aiutare qualcuno.
Era una sensazione piacevole, non vedeva l’ora di fare altro!
“ Mi potrebbe indicare la strada per …ehm… andare dal sacerdote? “ domandò poi, sulla porta d’uscita.
Dopo le spiegazioni, una corsetta e qualche saluto per strada, Hi arrivò al tempio del paese, un edificio azzurro chiaro, come la veste del sacerdote in effetti, ben strutturato e di forma quadrata, con una scalinata piuttosto larga e un’entrata piuttosto ampia.
Appena entrato, si guardò attorno: le pareti ospitavano alcuni quadri raffiguranti delle scene di battaglia contro i demoni, in cui comparivano le divinità che conosceva bene (quello pareva proprio il papà del suo amico Ho!), mentre in fondo alla stanza c’era un altare con ai lati due statue raffiguranti il suo bisnonno e quello di Yoru: Hibyaku e Yorukuro erano state le primissime divinità, i prime nati dalle preghiere della gente, e che davano quindi il nome alla religione: il Yoruhismo.
Ed era là che stavano Yoru e il sacerdote, che parlavano animatamente di qualcosa che Hi capì solo avvicinandosi.
“ …suo padre era un tipo più taciturno, parlava tutto il signor Hisyooziki… un vero leader! Il mio vecchio predecessore ne parlava con affetto in un manoscritto che tengo nel mobiletto sotto l’altare… “
Parlava dei loro genitori. Suo padre era già un mito fin da novizio! Avrebbe dovuto seguire il suo esempio.
“Buon pomeriggio! Cosa si fa? “ domandò Hi entusiasta, alzando il braccio e mettendosi vicino a Yoru, che sospirò esasperato per non si sa quale motivo.
“ Buon pomeriggio. Ora che anche Hi è arrivato, posso spiegarvi come porvi in ogni città: quello che vi consiglio è quello di salutare e poi riposare. Poi fate un giorno per il paese per accertarvi delle condizioni di esso, perché spesso molta gente si vergogna a chiedere aiuto e dovrete essere voi a farvi avanti. Parlare con le persone, e se avranno problemi in tal caso aiutatele. “ spiegò quindi con pazienza e calma l’uomo. “ è tutto chiaro? “
I due ragazzi annuirono, non aveva dubbi. Certo avrebbero speso molto tempo in questo modo, ma dopotutto avevano trent’anni per girare il mondo.
Salutarono, ringraziarono il sacerdote e si avviarono di nuovo al centro di paese: la gente li fissava con curiosità più flebile, in modo da non farsi notare troppo.
Hi sorrise loro e si avvicinò ad un gruppo di bambini che cercava di recuperare una palla su un albero, mentre Yoru si incamminò verso una via di case per osservare il luogo e dare qualche sistemata.
Una signora anziana in compagnia di una giovane ragazza castana guardava il moro senza particolare espressione, e questo interessò il giovane novizio della sera.
“ Le serve una mano signora? “ domandò, mentre l’anziana distoglieva lo sguardo: probabilmente era una di quelle persone orgogliose.
“ Nonna ha un male tremendo alla gamba destra, ma non vuole farsi vedere da nessun medico… Ha paura di ogni tipo di ago e di medico ecco. Non ci faccia caso… ormai sopporta il dolore. “ spiegò quella che allora doveva essere la nipote, e Yoru sorrise appena.
“ La mia bisnonna Hari, dea della medicina e pratica dell’ago puntura, mi ha insegnato alcune magie semplici per guarire le persone. Non le farò nulla che lei non voglia –aggiunse, vedendo che la signora iniziava ad agitarsi appena- ma giuro che le toccherò solo la gamba con le mani per qualche minuto. Nient’altro. “ promise il moro, e l’anziana attese qualche minuto prima di accettare.
Il novizio dio allora appoggiò entrambe le mani sulla gamba destra della nonnina, si concentrò sul male e di estirparlo.
Revalesco. “ recitò a bassa voce, ma con un’energia tale che le mani assunsero un leggero color verde, come una luminescenza, e l’anziana donna rimase a bocca aperta.
Yoru alzò la testa e guardò le due, che ricambiarono il suo sguardo con una faccia sorpresa.
“ Non sento più male. “ gracchiò la nonna alla nipote “ Non sento più le fitte. “
“ Grazie grazie grazie! “ esclamò la ragazza, portandosi le mani alla bocca con una gioia trattenuta.
“ Era una microfrattura del perone. Stia attenta signora. “ la informò Yoru, intrecciando le mani. “ Io le ho semplicemente levato il dolore e risaldato l’osso, ma consiglierei di fasciare la gamba e stare a riposo per parecchio. “
“ Sono sempre a riposo. Sono stufa di stare a riposo. “ mugugnò la signora, e la ragazza scosse il capo. “ Non sei più una ventenne! Devi avere più riguardo… “
Il novizio dio della sera si allontanò, lasciando che le due parlassero senza terzi incomodi: il suo dovere l’aveva fatto, ed era molto gratificante sentirsi ringraziati e aver fatto qualcosa di utile, decisamente.
Tornò da Hi, per vedere come se la stava cavando, e quasi inciampò su un sasso nel vedere il compagno giocare con i bambini e il pallone che aveva tirato giù.
Ma che diamine!
“ Yoruchan, vuoi unirti anche tu? “ domandò il novizio del giorno durante un palleggio, mentre i ragazzini si fermavano per sapere la risposta e formare eventualmente le squadre per una partita.
Yoru arrossì un po’, non era abituato a quei… giochi, e non era un tipo atletico, no, perciò rimase in disparte e scosse il capo.
Preferì recarsi da altre persone e aiutarle con la propria magia piuttosto che perdere tempo a quel modo come lui! Non aveva capito proprio nulla del discorso del sacerdote, quell’idiota.

***

Ormai a tarda sera, Hi sentì un certo languorino e anche i bambini si fermarono perché le mamme li chiamavano dalle porte delle case o venivano a recuperarli per le orecchie.
“ Signor Hi, grazie mille dei giochi! Stasera dirò una bella preghierina. “ cinguettò uno dei bambini più piccoli, mentre la mamma ridacchiava e ringraziava a sua volta. “ Non l’ho mai visto divertirsi così tanto. “ confidò, e a Hi quasi dispiacque lasciarli andare, dato che un pochino, com’era inevitabile, si era affezionato. Anche gli altri bambini promisero una preghiera al novizio e a tutta la sua famiglia, e Hi sentì nuovamente quel calore nel petto.
Ora doveva cercare Yoru…. O forse no, dato che il moro era silenziosamente arrivato dietro di lui.
Forse giocare con i bambini non era stato così inutile come credeva.
“ Sono stanchissimo e ho una gran fame. “ mormorò il ragazzo dai capelli bianchi, stiracchiandosi ben bene e facendo scricchiolare un paio di ossa, e Yoru lo portò al tempio.
“ Il sacerdote stamattina mi ha spiegato che dobbiamo sempre pranzare o cenare nel tempio della città ospite, quindi… “ spiegò il moro, camminando a passo spedito, e stavolta era Hi a far fatica a stargli dietro. Com’era possibile?

La cena fu… incredibile. Non tanto per la creatività dei piatti in sé o per la suntuosità o rarità dei cibi, ma perché quelle portate avevano il sapore di casa.
Hi stava per commuoversi nel sentire quel gusto e quell’odore così familiare, ma si tratteneva per non risultare ridicolo e perché in fondo si vergognava ad avere quella nostalgia dopo nemmeno un giorno; così non si accorse di Yoru, che aveva gli occhi lucidi a sua volta.
Fu una cena silenziosa per questo, e il sacerdote sorrise divertito.
“ Questi piatti li hanno cucinati proprio le vostre mamme. – e i due sgranarono gli occhi e si guardarono attorno come a coglierne la figura- Me li hanno inviati poco fa tramite incantesimo. Vedete, non tutte le divinità lo fanno, ma ci sono quelle che, come le vostre, inviano il cibo ai propri figli, per non farli sentire del tutto sperduti ed estranei; altri che invece li lasciano a loro stessi apposta, ma nessuno viene criticato, perché ognuno fa ciò che ritiene più giusto. “ disse con una punta di amarezza, era evidente che disapprovava la seconda categoria.
“ Sono padre anche io e capisco cosa vuol dire quando i figli vanno via… specie così giovani come voi!”
Hi sorrise ampiamente, era bello non essere del tutto abbandonato a sé stesso, e se già con Yoru si sentiva al sicuro, con il sacerdote lo era ancora di più.
Finita la cena, i due tornarono alla locanda per dormire ancora, dopotutto nell’arco della giornata avevano consumato molte energie.
Hi chiuse gli occhi, sentiva stanchezza ma anche una gran soddisfazione.
Si addormentò col sorriso sulle labbra.

 

Note Finali: Finalmente i nostri eroi(?) hanno raggiunto il primo villaggio e fatto la prima esperienza di divinità! Una cosa semplice e magari poco impegnativa, ma sono tutti consci che sono solo all’inizio del loro mestiere e quindi ci vanno piano. Al prossimo capitolo conto di movimentare un po’ le cose, vedrete! °w°
Per questa volta niente disegni perché voglio lasciare questi personaggi che fan numero alla vostra immaginazione! Li ho descritti poco apposta, in modo che voi riempiate gli spazi vuoti (o forse la mia è solo pigrizia gh. )
Un grazie di cuore a Saviour e Skayler perché seguono la storia  *O*

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Il fuoco e l'acqua ***


The Novices

Il fuoco e l'acqua

 

 

Le due divinità erano rimaste nella città di Proviel per un paio di giorni, aiutando chi aveva bisogno con le proprie forze, alternando il lavoro a una buona dose di riposo.
Hi era sempre più entusiasta di quello che faceva, i sorrisi dei fedeli erano ancora più appaganti delle preghiere che lo tenevano in vita, mentre Yoru svolgeva tutto con una pacatezza e indifferenza che dava quasi da pensare.
Alla fine erano ripartiti una mattina, con una borsa ciascuno piene di cibarie e qualche oggetto utile come qualche panno per asciugarsi dal sudore ed erbe medicinali che sarebbero potute servire in caso di qualche malore: non che ne soffrissero, ma avevano trovato il gesto molto gentile.
“Quanto pensi che manchi alla prossima città?” domandò Hi impaziente, quasi saltellando ad ogni passo tanto era curioso nell’incontrare persone nuove.
“Non ne ho idea, zitto e cammina.” Commentò laconico Yoru, cercando di zittirlo, ma sapeva che era una speranza vana: il novizio del mattino si era scoperto un gran chiacchierone, sembrava una trottola impazzita, quelle con cui giocano i bambini di paese.
“Pensi che ci accoglieranno bene? Dovremmo riposare prima giusto? Cosa ci aveva consigliato il sacerdote di Proviel?” chiese ancora a raffica, guardandolo con la testa appena inclinata per poter vedere il suo viso sotto la frangia dei capelli scuri.
“Smettila! Guarda avanti!” sbottò il novizio della sera, stringendo le mani a pugno e trattenendosi dallo sprecare energie per mollare un pugno dritto in faccia al compagno, che si stava rivelando sempre più insopportabile e petulante.
Come aveva potuto pensare quasi bene di lui nel paese di prima?
Doveva ritenersi fortunato di essere immortale, o lo avrebbe ucciso ancora prima di partire…
Hi strinse le labbra, tornando a camminare lungo la strada sterrata senza lasciarsi distrarre da altro, un po’ triste per la reazione che aveva Yoru ad ogni sua frase.
A parer suo si sarebbe dovuto dare una calmata, o forse era perché nella sua mente era ancora stampata l’immagine di quella ragazza…ehm, ragazzo sorridente che giocava con lui.
Forse era proprio per quello…ma perché smettere di sperare?

Tenne le braccia molli lungo i fianchi, camminando lentamente al fianco di Yoru, senza proferir parola.
Sarebbe stato meglio così…

Verso sera, raggiunsero un altro paese, molto più grande di Proviel, e questa volta trovarono ben poca gente per strada, cosa che li tranquillizzò un po’, visto che la stanchezza li aveva presi a tal punto da renderli poco inclini alla conversazione con altre persone.
I due novizi entrarono nella prima locanda che trovarono sul loro cammino, guardandosi intorno e studiandone l’architettura solida, semplice e accogliente data dal legno di quercia.
L’uomo dietro al bancone, non molto alto, calvo e con degli occhialetti tondi sul naso, li raggiunse, affabile, con le mani congiunte e un sorriso stanco sul volto.
“Benvenuti, benvenuti! Non avete idea di quanto mi faccia ospitare delle divinità…” commentò l’ometto guidandoli su una scala e poi in un lungo corridoio pieno di camere.
Dopo aver raggiunta una stanza, che a quanto pare era una delle poche libere, diede loro la chiave e con una piccola riverenza sparì, quasi saltellando da tanto era felice.
Yoru inarcò un sopracciglio, poco convinto, studiando il comportamento di quella persona, mentre Hi armeggiava con la chiave e la serratura per poterla aprire ed entrare.
Vinta quella battaglia tintinnante, i due ragazzi raggiunsero i letti e il ragazzo dai capelli bianchi ci si buttò di peso, con un verso tra lo stanco e il gioioso, mentre il moro si sedette con più garbo e attenzione, con la solita aria di indifferenza sul viso.
“Buonanotte Yoruchan.” Cinguettò Hi, ormai ad occhio chiusi, affondando e strofinando la testa più volte nel morbido cuscino di piume, senza nemmeno spogliarsi o togliersi le scarpe, cosa che fece Yoru, con un po’ di imbarazzo e ritrosia; insomma, andava bene l’essere stanchi, ma un minimo di decoro dovevano averlo sempre!
Ripose la giacca su una sedia posta all’angolo e le scarpe sotto di essa, prima di recarsi alla finestra e fissare fuori la luna crescente, inquieto.
Non riusciva a non pensare alla frase detta dal locandiere poco prima di guidarli nella stanza.
Non avete idea di quanto mi faccia ospitare delle divinità…

Non “voi” divinità, riferito a loro in particolare. Ma in generale.
Che ci fossero anche dei loro compagni accampati lì? No, non era possibile.
Insomma, sarebbe stata una coincidenza incredibile, e soprattutto, come potevano essere stati così veloci da raggiungere quella parte di paese?
Tutti i novizi venivano mandati in parti diverse delle varie regioni, alcuni ci mettevano anni per incontrarsi, e di solito avveniva al logo d’esame, e forse nemmeno quello.
Scosse il capo, scacciando quei pensieri e cercando invece di prendere sonno per riposare: l’indomani sarebbe iniziato di nuovo il lavoro con i vari fedeli, e doveva essere in gran forma.
Avrebbe dovuto prendere esempio da Hi. Sorrise appena nel vederlo lì steso, a dormire come un bambino troppo cresciuto, beato e sereno. Quasi invidiava la sua tranquillità…
Sospirò pesantemente, stendendosi con lentezza e rigidità, sperando di prendere sonno nonostante l’inquietudine…

***

La mattina era a dir poco splendida.
Il sole sembrava ancora più luminoso, dopo una notte di buon riposo.
Hi si stiracchiò con un sorriso, energico e pronto all’azione, facendo un po’ stretching per poter sciogliere un po’ muscoli.
Yoru dormiva ancora, e diamine, era ancora più carino, così innocente e indifeso!
Si trattenne dall’andare lì vicino a baciarlo, non poteva rischiare, e non voleva certo spaventarlo per nulla.
Pensò invece di andare a prendere la colazione e farla insieme lì in camera, magari questo avrebbe aiutato a iniziare meglio la giornata.
Senza mettersi le scarpe, in punta di piedi uscì dalla stanza cercando di fare poco rumore, accostando la porta allo stipite con una certa attenzione.
Lentamente, si voltò, bloccandosi non appena vide una persona uscire da una stanza poco più avanti della loro.
Un ragazzo alto un metro e ottantacinque, piuttosto muscoloso e dai corti capelli che sfumavano dal biondo fino all’arancio e infine al rosso scuro sulle punte. Tre ciuffi sparati in alto lo rendevano decisamente particolare, oltre al fatto che girava con solo un asciugamano addosso.
Anche di spalle, Hi lo avrebbe riconosciuto tra mille, nessuno era come lui.
“Ho!” esclamò, per poi tapparsi la bocca con la mano, sperando di non aver svegliato Yoru e di aver mandato a monte il progetto colazione.
Il ragazzo chiamato Ho si voltò, mostrando una faccia sorpresa quanto la sua e sorrise gioviale alla vista del compagno.
“Ehilà Hi.” Salutò sottovoce, agitando una mano e avvicinandosi un po’. “Che ci fai qui?” domandò, mentre il ragazzino lo guardava con un sorriso.
“Io? Cosa ci fai tu semmai! Questa parte di paese è la nostra, come sei arrivato qui?”
“Io e Mizu viaggiamo in fretta, non ci perdiamo in chiacchere come te e il tuo compagno.” Commentò il rosso con un sorrisetto, facendogli l’occhiolino.
Ho era uno dei suoi migliori amici, il novizio dio del fuoco. Nell’alto dei cieli era conosciuto per la sua spigliatezza e per la sua abilità nell’infrangere cuori: si vociferava che sarebbe stato il prossimo dio del sesso, titolo che fino a quel momento era di suo padre Hisyooziki.
Si erano allenato spesso con lui, era un ottimo combattente, e i suoi pugni di fuoco non erano certo carezze.
Mizu, la sua compagna, era la novizia dea dell’acqua; sua madre era famosa per essere anche dea della bellezza, e questo aveva contribuito a rendere la ragazza molto insicura e tendente a sottovalutarsi, cosa che non era vero: Hi sapeva per certo che lei era molto forte e anche carina, solo che era sempre all’ombra della genitrice.
E così, entrambi erano lì, più rapidi ed efficienti di lui e Yoru. La cosa era un po’ sfiancante, lo faceva sentire debole, cosa che non era.
In lui si accese una certa rivalità, prima che il suo viso si accendesse di rosso, visto che al fianco di Ho apparve una ragazza bionda e prosperosa completamente nuda.
“Quando torni in camera?” domandò lei dispiaciuta, accarezzando i bicipiti del ragazzo, mentre lui sorrideva.
“Prendo la colazione con il mio amico e poi torno, che dici? Anzi, meglio che mi metta qualche vestito.” Si rivolse a Hi, appoggiandogli una mano sulla spalla: “Mi aspetti un attimo? Puoi?”
Il ragazzo dai capelli bianchi annuì più volte, mettendo le mani dietro la schiena mentre Ho sorrideva e rientrava in camera per potersi vestire.
Curioso di vederlo, si appoggiò allo stipite della porta, finché il rosso non uscì con la sua veste cerimoniale, composta da una giacca aperta smanicata, pantaloni lunghi fino al ginocchio e scarponcini simili a stivaletti bassi rosso bordeaux e dai bordi azzurro cielo.
“Andiamo!” lo esortò l’amico, scendendo le scalette in fretta e dirigendosi nel reparto risposto, dove c’era già qualcuno intento a fare colazione.
Ho prese del pane con prosciutto e uova cotte al volo, mentre Hi ordinò del succo d’arancia, pane con marmellata e una brioche calda.
Stava giusto aspettando quest’ultima, quando vide il novizio del fuoco mangiare il panino in tutta fretta e dirigersi verso la porta.
“Ho-kun!” lo richiamò, usando l’appellativo imparato da Asarika: “dove vai?”
Non doveva tornare dalla ragazza in camera?
L’interpellato si bloccò con una gamba alzata e un’espressione colpevole in viso, facendo segno a Hi di zittirsi.
Ah, ma certo, ora capiva perché era tanto famoso nella sua terra…
Se sfruttava e abbandonava i suoi amanti così, ci credeva che lo chiamavano Infrangi cuori
Per lui, il solo pensiero di abbandonare Yoru gli era insopportabile, non riusciva a concepire un mondo dove lui non ci fosse.

Sospirante, lo salutò con un cenno e il rosso sparì, con un sorriso malandrino stampato in volto.
In fondo, anche se per poco, si era come sentito di nuovo a casa e al sicuro nell’incontrare il suo amico, era qualcosa di familiare, un po’ più vicino rispetto ai cibi che sua madre gli mandava ogni sera nei templi delle divinità in cui si fermava.
Un fischio del cuoco lo riportò alla realtà, prese la colazione ordinata e dopo aver ringraziato, salì nuovamente le scale e si recò in camera, allegro al pensiero di fare colazione con il suo compagno di viaggio.
Sperava di trovarlo ancora addormentato, ma purtroppo Yoru era già sveglio, già vestito e già…arrabbiato?
La faccia rossa  paonazza non era certo normale amministrazione.
“Yoruchan?” salutò incerto, alzando un po’ il vassoio per mostrare il cibo, ma il moro inveì contro di lui lo stesso.
“idiota! Sparire in questo modo…senza avvisarmi…ma chi ti credi di essere? Hai idea di che colpo ho preso? Qui siamo sulla Terra, tra i comuni mortali, dove possono anche sgozzarti nel sonno o rapirti, non nel mondo di nuvole rosa dove la tua mammina ti faceva dormire!” sbraitò, ansante, le mani strette in pugni pronti ad attaccare.
Hi si fece piccolo piccolo, ma non poté trattenersi dal dire: “Veramente la mia mamma mi faceva dormire nel mio letto, con le lenzuola e tutto.”
Gli occhi di Yoru lampeggiarono d’ira, alzando una mano e prendendo un gran respiro, per poi chiudere lentamente gli occhi ed espirare, come a cercare di restare tranquillo.
No, non poteva usare e sprecare i suoi poteri su Hi, sarebbe stato divertente trasformarlo in qualcosa di ridicolo o addirittura sconvolgerlo cambiandogli sesso, ma sarebbe stato inutile.
Quella testa bacata prendeva tutto alla leggera, avrebbe dovuto inculcargli le regole della sicurezza in testa da solo, a parole. Purtroppo.
“La colazione! E scusami Yoruchan, non volevo farti preoccupare.” Disse allegro il ragazzo dai capelli bianchi, con un gran sorriso sul viso.
Yoru si era arrabbiato perché era preoccupato per lui, questa era una bella cosa! E soprattutto un passo avanti nel loro rapporto!
Il moro sospirò e si sedette sul letto, prendendo una brioche e dandogli un morso di malavoglia, il nervoso gli aveva chiuso un po’ lo stomaco ma doveva mettere qualcosa sotto i denti.
Hi bevve un po’ di succo d’arancia e si avvicinò alla finestra per guardare fuori, sbrodolandosi un po’ nel vedere una nuova figura molto conosciuta.
Una ragazza che dimostrava circa sedici anni, dai lunghi capelli azzurri con una spessa frangia e due sfere trasparenti ai lati della testa, si guardava attorno, stringendo l’orlo del vestito smanicato senza spalline anch’esso azzurro
, con dei bordi rossi che la mettevano decisamente in risalto.
Strofinava la suola di uno stivale azzurro lungo fino al ginocchio, come se fosse stata ansiosa, mentre si guardava attorno spaesata.
Quella era Mizu, la compagna di viaggio di Ho, e probabilmente si erano persi di vista… oppure si erano dati appuntamento in quel luogo, e Ho non si era spiegato bene, lasciando la povera ragazza in mezzo a degli sconosciuti, che gli lanciavano sguardi lascivi e curiosi.
“Yoruchan.” Gracchiò Hi, tastando alla cieca per poter afferrare un tovagliolo o qualcosa senza  perdere di vista la novizia dea.
“Io scendo un attimo, puoi aspettare qui?”
“Perché, cosa succede?” domandò stranito il moro, fissandolo di sottecchi per quel comportamento strano.
Gli aveva passato un fazzoletto, prima che afferrasse la manica della sua veste per pulirsi.
“C’è Mizu-chan qui fuori.” Confessò, e subito il compagno corse alla finestra con lui, guardando quella figura ben distinguibile dalla massa che stava ferma e in panico.
“Come è possibile? Come fa ad essere qui?” domandò ancora, e sembrava spaventato. Chissà cosa gli prendeva?
Non gli erano giunte voci o rancori tra Yoru e qualcun altro, era sempre stato attento a sentire qualunque notizia per poter ritrovare il suo amore perduto, e Ho e Mizu erano gente che lui aveva frequentato abitualmente quando era nell’Alto dei cieli…
Gli appoggiò la mano sulla spalla, un po’ impensierito, mentre il moro teneva lo sguardo fisso fuori.
Lo sentiva tremare leggermente, e proprio non riusciva a capire cosa gli stesse succedendo.
“Yoruchan..?” domandò, prendendolo per le braccia e cercando di farlo sedere sul letto, fargli bere un po’ di succo e tranquillizzarlo.
“No…non…vai fuori da lei, vai.” lo invitò, tenendo lo sguardo vuoto verso il basso.
Hi non era convinto, ma non poteva nemmeno lasciare Mizu là fuori alla mercé di tutti.
“Torno subito.” Assicurò, dirigendosi subito fuori dalla stanza e della locanda per poter raggiungere nella stradina al lato la ragazza dai capelli azzurri.
“Mizu-chan!” chiamò il novizio del mattino, alzando una mano per poter richiamare la sua attenzione.
L’interpellata, che era di spalle, si voltò, sorridendo per la gioia di vedere un volto amico.
“Hi! Non ci posso credere, sei anche tu qui!” esclamò, camminandogli incontro per raggiungerlo subito.
“Tutto bene? Ti sei persa?” domandò il ragazzo, mettendole una mano sulla schiena per poterla accompagnare dentro.
“Oh, no, stavo solo aspettando Ho. Abbiamo…dormito in posti diversi, lui con la solita sciacquetta, è la terza da quando siamo arrivati….”sibilò, mentre il suo sguardo si faceva scuro e gli occhi diventavano sottili fessure.
A volte la novizia dea dell’acqua era un po’ strana. Passava da atteggiamenti timidi e riservati a certi attacchi di violenza da paura, e quel tono era il campanello d’allarme.
Il ragazzo deglutì a vuoto, sperando di non incappare nella sua furia; sapeva che lei era innamorata cotta di Ho, era chiaro praticamente a tutti, tranne che al diretto interessato…
Stavano giusto per entrare, quando furono fermati proprio dal novizio dio del fuoco, che esordì con un “Ehi bella gente!” e un sorriso che sembrava urlare di prenderlo a schiaffi.
“Ecco dov’eri. Ti stavo aspettando dall’altra parte.” Continuò, rivolgendosi alla ragazza, che abbassò di nuovo lo sguardo mentre arrossiva a dismisura.
Per fortuna erano riusciti a riunirsi, anche se dovevano migliorare la comunicazione, decisamente!
“Bene, noi andiamo Hi. Ci si becca in giro.” Salutò il rosso, dandogli una energica pacca sulla schiena, seguito da un saluto e un bassissimo “grazie.” Riconoscente da parte di Mizu.
“State attenti!” esclamò il novizio del mattino, mentre la coppia si allontanava da quel paese.
Era stato bello incontrarli, in fondo.
Per un attimo, si era sentito di nuovo a casa.

 

Note Finali: Entrano in scena ben due nuovi personaggi, Ho il fuoco e Mizu l’acqua. Sono due personaggi che per ora spariscono, ma torneranno, come Asarika e gli altri…e non avete ancora visto nulla! xD In questa storia ce ne sono parecchi di personaggi…forse troppi BD ma spero li apprezziate…
(Domani metto i disegni dei due personaggi)
Alla prossima :3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2262289