The Novices di Tomocchi (/viewuser.php?uid=123140)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La cerimonia ***
Capitolo 3: *** L'arrivo ***
Capitolo 4: *** Il viaggio e il primo paese ***
Capitolo 5: *** Il fuoco e l'acqua ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
The Novices
Prologo
Immaginatevi
la Terra.
Ma non il nostro pianeta, quello moderno.
Una Terra alternativa, piena di magia e creature di tutti i tipi, che
vivevano
in un tempo simile al basso medioevo, dove ogni persona credeva
complessivamente in due entità: divinità e demoni.
I demoni erano creature affascinanti, persuasive, che si nutrivano
della
malvagità umana e di tutti i suoi difetti: erano egoisti,
inducevano i propri
adepti a celebrare riti con frequenti sacrifici di sangue e che
tenevano il
potere per sé; vivevano in un mondo sotterraneo, caldo, dove
la luce arrivava
attraverso piccole fessure nel terreno.
Le divinità, invece, erano personaggi semplici, con ognuno
un compito, un
obiettivo e una personalità ben precisa: traevano il loro
potere dalle
preghiere della gente, senza le quali non potevano nemmeno esistere e
che
donavano loro l'immortalità e l'immunità alle
malattie.
Ricambiavano questa dedizione e affetto esaudendo quando possibile i
desideri
della gente e facendo sì che tutto il creato continuasse a
funzionare a dovere:
questo li distingueva dai demoni, ovvero il ricambiare la fiducia con
buone
azioni.
Vivevano in un posto chiamato dagli umani “Alto dei
cieli'” perché questa terra
si poneva oltre il cielo, nel punto più alto dell'atmosfera
terrestre.
Entrambi questi posti erano irraggiungibili dalle persone che non
appartenevano
a una o l'altra fazione.
Fazione sì, perché combattevano da sempre per
ottenere l'attenzione della
gente.
Per loro gli anni non incidevano troppo sulla carne, il tempo era
uguale come
sulla Terra ma invecchiavano più lentamente.
Una battaglia fu decisiva in questo periodo, e spero siate curiosi di
sapere
perché.
La
nostra avventura iniziò nell’Alto dei cieli,
più precisamente in una
zona in particolare.
Hi era un bambino solare, vivace e senza pensieri per la testa,
poiché pensava
solo a vivere nel presente e godersi tutto quello che lo circondava,
dalla
natura alle persone a cui voleva bene, ovvero i suoi parenti e i suoi
amici.
Poteva correre e giocare dove voleva, ma c’era solo un posto
che il padre,
Hisyooziki, gli proibiva di frequentare: l’albero di
ciliegio, al confine dei
loro possedimenti.
Erano nella sala da pranzo della grande villa di famiglia.
“Perché non posso andare a esplorare quella zona
papà?” chiese il piccolo,
curioso.
“ Perché...” il padre si fece
pensieroso, mentre la madre, Tsuchimazime-na,
preparava loro del pane con la marmellata.
L'uomo osservò il bambino, che lo stava guardando
impaziente, in attesa di una
risposta soddisfacente, e quindi non poteva far altro che esclamare con
enfasi
e gesti esagerati : “ Perché c'è un
orso cattivo che si mangia i bambini!”
Hi sobbalzò sulla sedia, aggrappandosi al bordo della tavola
per lo spavento.
Un orso.
Un orso!
Trattenne il fiato, immaginandosi un mostro deforme peloso fare la
guardia a
quel posto tanto interessante.
“Prometti che non ti avvicinerai?”
domandò allora il genitore, con un
sopracciglio inarcato.
Hi annuì subito, stringendo le mani a pugno come a darsi
forza.
Non avrebbe disobbedito, non voleva certo finire nello stomaco di un
orso e
rendere triste la mamma!
Mamma che si avvicinò al bambino e lo abbracciò,
con dolcezza.
“Ma certo che il mio ometto non
disobbedirà!” rimarcò, con un sorriso
fiducioso.
Hi le sorrise di rimando, ricambiando l'abbraccio con un bacio sulla
guancia
morbida della donna.
Non avrebbe tradito la loro fiducia...
Però...
Passò
qualche mese, e non si sa se per il caso o altro, Hi si
ritrovò
proprio da quelle parti.
L’albero di ciliegio non era distante, ma nemmeno troppo
vicino, e rimase lì,
in piedi, fermo, a fissare quella cosa tanto bella quanto proibita.
Non sentiva nessun rumore, forse l’orso stava dormendo...
Ad un tratto, un grido dolorante attirò la sua attenzione, e
sembrava provenire
proprio dall'albero di ciliegio.
Hi deglutì a vuoto. Che fosse l’orso? Sembrava un
grido umano. Forse era l’animale
che aveva attaccato qualcuno? Era consapevole che vivessero altre
persone nell’Alto
dei cieli, quindi doveva per forza essere qualcuno in pericolo!
Al diavolo l’orso, doveva aiutare quella persona!
Corse velocemente verso l’albero, trovando una bambina dai
capelli neri lunghi
fino sopra alle spalle, vestita con una canotta e pantaloni neri
lunghi, seduta
a terra mentre si teneva il ginocchio destro tra le mani.
Piagnucolava, fissando la ferita che aveva sul ginocchio.
“Ehi! Tutto bene?” domandò il bambino,
avvicinandosi e fissando quella gran
sbucciatura.
“ Cavoli!!” esclamò, sorpreso, era
davvero una brutta ferita.
“Mi fa male... un gran male! E perdo sangue, tanto
sangue...” singhiozzò la
piccola.
Hi la fissò per un po’, poi, senza pensarci
nemmeno troppo, prese un lembo
della propria canotta bianca e la strappò con forza.
“M-ma... Ma cosa fai??” chiese la bambina, mentre
Hi iniziava a legare la
stoffa attorno al ginocchio dov’era la ferita, con attenzione
e il nodo ben
stretto.
“Va meglio così?” domandò il
piccoletto, con un sorriso incoraggiante.
“Io... sì... grazie!” mormorò
la moretta, alzandosi con cautela sulle proprie
gambe.
In uno slancio di coraggio abbracciò Hi, colma di
gratitudine, e lui ricambiò
tale abbraccio con entusiasmo.
Davvero carina, pensò, mentre si
guardavano.
“Come è successo?” indicò la
stoffa che intanto aveva iniziato a tingersi di un
leggero rosso.
“Stavo camminando e... c’era questa pietra che mi
ha fatto cadere.” borbottò la
piccola in risposta spolverandosi i pantaloni con le mani.
“Bisogna stare attenti.” disse saggio Hi, mentre
tendeva la mano. “Io sono Hi,
abito là in fondo.” spiegò, con un
altro sorriso, indicando la parte da cui era
venuto.
“ Io sono Yoru, piacere. Io abito dall’altra
parte.” si presentò la bambina,
stringendo la mano con educazione e ricambiando appena il sorriso.
Quell'incontro fu l'inizio di una grande amicizia tra Hi e Yoru, che
continuarono a vedersi senza dir nulla ai genitori, perché
entrambi avevano
disobbedito e temevano di non vedersi più.
Gli anni passarono, e i due crebbero.
Hi si era fatto un bel ragazzo, i capelli bianchissimi con una forma
strana,
tirati all’indietro a parte i due ciuffi che ricadevano ai
lati
incorniciandogli il viso ancora infantile e allegro: non era cambiato
negli
anni.
A Yoru erano solo cresciuti i capelli, che arrivavano ben oltre alle
spalle, e
anche la frangia sfilata le copriva gli occhi.
Quel giorno, i due dimostravano all’incirca sui tredici anni,
e arrivati all’albero
di ciliegio si accorsero che erano entrambi un po’ sbattuti.
“Purtroppo devo cominciare gli allenamenti con mio
padre.” mormorò Yoru, senza
riuscire a guardare Hi in faccia: teneva le mani dietro la schiena,
sembrava
tremasse appena.
“ Anche io, comincio domani.” confessò
allora Hi, cercando il suo sguardo: “Ma
vedrai che in qualche modo ci vedremo... ci vediamo lo stesso
no?”
Yoru gli rivolse un’aria esitante, si portò una
mano alla bocca, pensierosa.
“ Prima... Prima che tu vada voglio confessarti una
cosa.” iniziò, con voce un
po' tentennante.
“ Ecco, io... Ti voglio bene! Sei… Sei il mio
migliore amico in assoluto.”
soffiò, arrossendo appena per l'imbarazzo di questa nuova
rivelazione.
Hi perse qualche battito, senza parole.
Quella semplice frase lo aveva reso felice, si sentiva pieno e
scoppiettante di
felicità.
Era certo di poter fare qualunque cosa in quel momento, qualunque...
“ A... Anch’io Yoru! Anch’io!”
esclamò, abbracciandola forte e stringendola a
sé, mentre la ragazza soffocava una risata, invitandolo a
non strozzarla.
Avrebbe voluto starle sempre vicino, per il resto della sua vita...
Ma quella fu l’ultima volta che la vide.
L'addestramento per diventare un novizio dio era massacrante e il padre
molto
severo.
A volte si allenavano a casa, a volte alla Pianura Dorata, ma non ebbe
più
tempo di andare all’albero di ciliegio a trovare Yoru, e lo
stesso
probabilmente fu per lei.
Soffriva nel non vederla, perché era stata l’unica
persona a farlo sentire
felice e completo.
Qualche volta si vedeva con i suoi amici Ho, Kaze e Uragiri, altri
novizi dei,
ma non era lo stesso…
Note Finali
Questa storia in
realtà è un fumetto che disegnai nel lontano 2007.
Non l'ho mai disegnato
bene e ho vari spezzoni di vignette e pagine su fogli
vari, e dopo anni e anni ho deciso di scrivere la storia come una
specie di
sceneggiatura e darmi un punto di riferimento, invece che tenermela in
testa e
disordinata.
Sono molto affezionata
a questi personaggi perché è una storia che mi
rappresenta, ma lo spiegherò più avanti :D
Spero piaccia anche a
voi come è piaciuta anche ad altre persone, e spero che
quelli che già li conoscono le cose così siano
più chiare.
In ogni capitolo
cercherò di inserire disegni dei personaggi che popolano il
capitolo u_u
Per ora ho pronti tre
capitoli, ma li posto con parsimonia…
Alla prossima puntata!
ewe
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Capitolo 2 *** La cerimonia ***
The Novices
La cerimonia
20
anni dopo
Hisyooziki
camminava in punta di piedi fino alla stanza di Hi, con in
testa un ridicolo cappellino di carta colorato e in mano dei coriandoli.
Appoggiò il gomito destro sulla maniglia della camera del
figlio, e col fianco
spinse la porta in avanti, entrando silenziosamente con un ghigno
divertito.
Quando fu sopra al ragazzino, che dormiva placidamente sotto le
coperte, aprì
le mani e lasciò cadere i coriandoli sulla sua faccia,
esclamando a gran voce “SVEGLIA
SVEGLIA SVEEEEGLIIIIAAAAA!!!!ANIMO ANIMO ANIIIMOOOO!!! OGGI
è IL GRAN
GIORNO!!!!”
Hi sobbalzò in preda al terrore, lanciando un urlo e temendo
fosse l’ennesimo
attacco a sorpresa.
Quando si rese conto che era solo suo padre, sospirò:
“Sono sveglio, sono
sveglio...”
Hisyooziki sorrise e andò alla porta.
“ Allora vestiti e raggiungimi in sala, mamma ha preparato la
colazione.” lo
incitò con un sorriso.
Hi annuì e scese dal letto, dirigendosi verso
l’armadio posto all’angolo della
stanza.
Aveva 150 anni, e l’aspetto di un quindicenne: il fisico
messo in risalto da
qualche muscolo, dati gli allenamenti di quei lunghi anni, ma pur
sempre basso
rispetto alla media e ancora piuttosto mingherlino.
Tirò fuori la veste cerimoniale, la stessa che indossava il
padre: una
giacchetta a maniche corte e colletto alto bianca, pantaloncini corti
anch’essi
bianchi e ballerine morbide dello stesso colore.
Il tutto con i bordi neri.
Quei bordi, come gli aveva spiegato il padre, indicavano il colore
predominante
della veste cerimoniale del suo compagno.
Hi era il novizio dio della mattina, e come tale, portava il colore
bianco.
Quella veste si indossava quando i genitori dei novizi dei giudicavano
i propri
figli maturi: più precisamente, i figli delle
divinità regnanti, ovvero suo
padre e il suo compagno, il dio della sera.
Quando questa decisione avveniva, nel giro di pochi giorni venivano
informate
tutte le altre divinità, e deciso il momento, tutti i novizi
scendevano sulla
Terra tramite incantesimo.
Quel giorno era chiamato “Cerimonia
dell’investitura”.
Avrebbe dovuto essere entusiasta, perché quel giorno era il
più importante
della sua vita, ma non gli importava. Non gli importava
perché Yoru non c’era.
Non l’aveva più vista da quella volta in cui si
erano salutati, era stato
troppo stupido a non chiederle che divinità fosse e a dirle
soprattutto che l’amava.
Se ne era accorto troppo tardi, quando chiese alla madre
cos’era l’amore, come
ci si sentiva, e dopo aver ascoltato la sua versione, se ne era
convinto ogni
giorno di più.
Non sapeva se l’avrebbe poi rivista, in qualche modo....
Scese nella sala da pranzo, dove Tsuchimazime-na gli mise in mano un
bicchiere
di latte caldo che Hi bevve d’un fiato e un toast con la
marmellata che
ingurgitò in fretta.
“Tuo padre è qui fuori. Stai tranquillo, non aver
paura. Andrà tutto bene.” lo
rassicurò la donna con un sorriso smagliante, abbracciandolo
forte.
“Il mio bambino sta partendo...” soffiò,
commuovendosi un po’ per quel momento,
quel momento in cui i figli lasciano il nido, come
si suol dire.
“Stai tranquilla tu mamma.” la rassicurò
Hi, abbracciandola di rimando e
salutandola con un affettuoso bacio sulla guancia.
Raggiunse il padre con una faccia un po’ mesta, leggermente
inclinata verso il
basso.
“Animo Hi! Sii più cortese, tra poco incontrerai
il tuo compagno, il novizio
dio della sera!” lo sospinse il padre, dandogli una pacca
sulle spalle.
“Sì... uno squallido
maschio...”borbottò lui in risposta.
A lui non importava, voleva solo vedere Yoru.
Camminarono per un po’, e dopo una decina di minuti si
intravedeva l’enorme
albero di ciliegio.
Voleva solo rivedere Yoru…. Prima di partire,
un’ultima volta.
“Dai che ci siamo quasi, là in fondo si vede
già Yorusagi e suo figlio!”
“ Mmhmh… “
In effetti con un’occhiata aveva intravisto due figure scure.
“Alza la testa, è maleducazione non
guardare!”
“Ok...”
Come richiesto, alzò testa e sguardo, per guardare fisso
davanti a sé.
E in quelle due persone, riconobbe sicuramente Yoru.
Quella. Era. Sicuramente. Yoru.
Hi fissava a bocca aperta la ragazza... no... il ragazzo che gli stava
davanti.
Capelli lunghi fin oltre la vita di un nero intenso, la frangia che le
copriva
appena gli occhi; una veste anch’essa nera dai bordi bianchi,
formata da una
maglia a maniche lunghe e collo alto e largo, pantaloni e ballerine.
Tempo di rendersi conto della cosa, che Hi sorrise, avvicinandosi di
scatto e
urlando “Yooooruuuu!!” felice come non mai, a pieni
polmoni.
Yorusagi e Hisyooziki guardarono Hi basiti, mentre Yoru pareva avere
un’aria di
totale indifferenza.
Il dio della sera fissò malissimo il compagno.
“Tuo figlio....come conosce il mio?”
domandò, con un’aria minacciosa, mentre il
dio della mattina, ancora stordito, si voltò verso Hi
chiedendogli a sua volta “Hi…
Ma come è possibile? Come fai a conoscerlo?”
Hi era rimasto un attimo senza parole. Yoru era un maschio.
“Avete detto...figliO...” mormorò.
“Esatto.”
“ ... ConoscerlO.”
“Hi, ma che cavolo...”
“Avete usato il maschile...”
“Certamente! Ora mi vuoi spiegare...”
Yoru era un maschio.
Come aveva fatto a non accorgersene?
Ma cosa più strana, pareva non averlo riconosciuto e si
mostrava con quell’aria
scontrosa e senza il minimo interesse nei suoi confronti...
Non poteva essere così, e doveva riprendersi, capire.
“Yoru, sono io, Hi! Ti ricordi di me?”
esclamò, allargando le braccia, cercando
di farsi notare.
Ma il ragazzo sembrava proprio non prestargli attenzione.
“Yoru!!” ripeté, convinto, avvicinandosi
a lui.
Il moro lo guardò finalmente, ma con una smorfia sul viso.
“Io non conosco persone rozze e casiniste come te.”
disse, con una voce
innaturalmente calma. “E non starmi troppo vicino.”
aggiunse, con una nota
fredda.
Hi ci rimase ancora più male, sentiva le forze venir meno.
Quella... Quello non era il suo Yoru, quella persona tanto allegra che
conosceva, quella persona con cui aveva condiviso tutti i momenti belli
e
brutti.
Quella bambina che era caduta, che si era fatta male e piangeva, quella
bambina
con cui correre per i prati, quella bambina con cui faceva merenda
sotto l’albero
di ciliegio, quello stesso albero su cui erano sotto ora; quella
ragazza con
cui chiacchierava infinite ore senza stancarsi, quella ragazza con cui
faceva
un po’ di lotta per poi rotolare a terra e ridere senza un
perché. Quella
ragazza che era una persona premurosa, che si preoccupava di lui e per
lui.
La persona che amava.
Che lo aveva fatto sentire completo.
Ma non sembrava più così.
Quella persona aveva l’aspetto di Yoru, ma non il carattere e
la personalità
che ricordava.
Cosa gli era successo? C’era un motivo per quel distacco? E
Perché non gliene
parlava?
Si sentiva ferito ed escluso per quello, non capiva nulla.
“Buoni, buoni ragazzi... non siate così, dovrete
viaggiare insieme in fondo!”
fece notar loro Hisyooziki, facendo segno con le mani di darsi una
calmata.
I due guardarono altrove, prima di rivolgersi la parola e dire
all’unisono “Scusami.”
Hisyooziki, soddisfatto, mise le mani sui fianchi e disse
“Bene Hi. E ora,
prendi Yoru in braccio, su.”
E di nuovo, all’unisono, esclamarono un
“Cosa?” piuttosto confusi; cos’era
quella storia?
Yorusagi aveva un libro in mano, che teneva ben aperto come se leggesse
delle
istruzioni.
“Voi siete il novizio dio della mattina e della sera, dovrete
scendere tramite
incantesimo sulla Terra per raccogliere fedeli, fare tappa nelle
città simbolo,
e raggiungere il luogo dell’esame per diventare a tutti gli
effetti delle
divinità che si rispettino.
A quel punto, potrete scegliere se proporvi come regnanti o continuare
nella
raccolta dei fedeli.
Dovrete rimanere sulla Terra per 30 anni prima di tornare qui
nell’Alto dei
cieli, e solo se avrete superato l’esame, è
chiaro?” spiegò il padre del moro.
“Perché deve prendermi in braccio?”
commentò stizzito Yoru.
“Perché dovremmo stare giù per 30
anni?” domandò Hi.
I due padri si guardarono e sospirarono.
“Yoru, in quanto passivo della coppia, con il tuo potere
magico creerai una
barriera..”
“Passivo?” aggiunse ancora Yoru, con voce strozzata.
“Tutte noi divinità siamo messi in coppia.
L’equilibrio dei vostri poteri è
dato dal fatto che nella coppia esiste un Attivo e un Passivo.
L’attivo, in
questo caso Hi, usa per lo più la forza fisica e si
specializza nelle arti del
combattimento. Il passivo, ovvero tu Yoru, usa la forza magica e si
specializza
invece negli incantesimi.
Per scendere sulla Terra dovrete stare a contatto per far sì
che la tua
barriera, Yoru, e il tuo corpo Hi,
proteggano entrambi dall’impatto quando
arriverete.”
Yoru sembrava sempre meno convinto, mentre Hi si stringeva nelle
spalle, pronto
ad obbedire agli ordini.
“Forza. Sbrigati Hi, prendi Yoru in braccio.”
ripeté Hisyooziki, agitando l’indice,
come se questo avrebbe affrettato le cose.
Con un po’ di riluttanza e un po’ di
difficoltà, Hi prese il proprio compagno
in braccio, tenendolo stretto a sé.
“…Yoru?”
“Che vuoi?” rispose Yoru sgarbato, esasperato da
quel suo continuo ripetersi
del nome.
“Sai… Nonostante abbiamo la stessa età,
sei molto più basso e leggero di me..”
Quell’offesa animò il novizio della sera, che
senza pensarci due volte mollò un
pugno dal basso verso l’alto al compagno, che
riabbassò la testa senza nemmeno
un graffio.
“...e sei anche più debole..”
un altro pugno, stavolta di lato, ma Hi non ne risentiva minimamente.
“Sono solo sincero...”
Di quel passo Yoru l’avrebbe ammazzato. Se fosse stato
possibile, ovviamente.
Hi si diede mentalmente dello stupido, rendendosi conto che lui di quel
passo
non avrebbe mai recuperato l’amicizia di Yoru con quelle
frasi che al moro non
facevano piacere.
Eppure erano semplici osservazioni! Sospirò, mentre Yorusagi
invitava il figlio
ad attivare la barriera.
“Praesidio!”recitò
Yoru, ad occhi chiusi, mentre una sottile aura verde
ricopriva lui stesso e Hi.
“ Questa… Luce verde che abbiamo qui intorno
è la barriera?” domandò curioso il
novizio della mattina, sinceramente stupito.
“Sì...” rispose affannato Yoru, sempre
ad occhi chiusi.
“E-Ehi, che hai?”
“Niente... è solo che... questa barriera
protettiva consuma un sacco di
energia...”
“Non ne so molto di magia... ma se consuma tanta energia vuol
dire che è di
alto livello! Sei bravissimo!”
Prima lo insultava e poi si complimentava con lui...Yoru faticava a
capire Hi,
ma quell’ultima frase gli aveva fatto certamente piacere,
perciò gli rivolse un
sorriso leggero e un pianissimo “grazie.”
“Eeeehhh vai con la formula Yorusagi!”
esclamò Hisyooziki, agitando nuovamente
l’indice.
“Transfero in terris...”
recitò il dio della sera, grattandosi la testa,
come se stesse facendo la cosa più semplice del mondo.
Il fatto che recitasse un incantesimo così impegnativo come
spostare due
persone da un posto all’altro con tale disinvoltura dava
prova di quanto fosse
forte.
L’aria intorno parve iniziare a vibrare, mentre tutto intorno
si faceva più
sfuocato.
“Ciao papà! Arrivederci signor
Yorusagi!!” salutò velocemente Hi, e
così anche
Yoru con un semplice “C-ciao” affaticato.
I due genitori salutarono con un sorriso, vedendo le figure dei figli
farsi
sempre più sbiadite.
Hi sentiva la terra sotto di sé come svanire, tutto era
più leggero... Fu come
essere trascinati giù, compressi in uno spazio stretto, il
suo cuore ebbe un
balzo di paura.
E poi, il buio.
Note
Finali: e il caro Hi ha ritrovato,
per così dire la
sua…seh. Il suo Yoru! Giubilo! 8D Ora i due inizieranno la
loro avventura,
siete curiosi? No? BD
Comunque in questo
capitolo si spiega un po’ meglio il rapporto tra i due e
come funzionano appunto i rapporti tra divinità. Spero di
averlo spiegato bene,
perché è molto difficile °w°
Un grazie a Suchiko per avermi suggerito come migliorare il capitolo *U*
Alla prossima! :D
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Capitolo 3 *** L'arrivo ***
The Novices
L'arrivo
Hi aprì gli occhi.
Era steso a terra, sull'erba di quello che pareva un boschetto. Sentiva delle voci, quindi era vicino a un villaggio, o una città.
Si mise seduto, guardandosi attorno stordito, tenendosi la testa con una mano. Aveva visto tutto buio, come una voragine, e Yoru gli era scivolato via dalle braccia, all'improvviso.
Poi non ricordava più nulla, aveva sbattuto la testa e perso i sensi.
Non sapeva che posto era, non ricordava molto al momento dei luoghi della Terra: era un posto qualunque, come tanti altri.
Si alzò in piedi, guardandosi attorno come a cercare qualcosa di familiare, o per essere più precisi, Yoru.
Aveva perso Yoru, non aveva idea di fosse, cosa faceva, se era al sicuro o in pericolo.
L'ansia e la preoccupazione si facevano sempre più pressanti, e decise di iniziare la ricerche.
''Yoru! Yoru!!'' chiamava a gran voce il suo nome, avvicinandosi al villaggio.
C'era parecchia gente, probabilmente uno di quei paesi commerciali, dato che tutti si muovevano abbastanza velocemente e senza prestar troppa attenzione in giro.
''Yoru! Yo-''
'' Ehi, che hai da urlar tanto?'' strillò una vecchietta dalla finestra di una casa, mentre altre persone iniziavano a fissarlo come se fosse pazzo.
'' I… Io..''
'' Sta un po' zitto! C'è gente che sta lavorando e ha bisogno di concertazione!'' aggiunse un uomo ad un banco di frutta e verdura, con vicino un ragazzino con in mano un flauto ben intagliato che fissava male Hi a sua volta.
Il novizio dio deglutì a vuoto, zittendosi di colpo.
Fu urtato da una signora che camminava a passo deciso, e perciò perse l'equilibrio, cadendo a terra.
Sospirante, si sedette al bordo della strada, cercando di non stare in mezzo a quella bambagia.
Tutte quelle persone che camminavano senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, senza preoccuparsi troppo di una persona in difficoltà.
Dove sarà Yoru?, si domandò, sempre più sconfortato. Senza il suo compagno si sentiva perso, completamente.
Si sentiva stanco, nonostante fosse passato poco tempo da quella mattina.
Tanta gente...
e nessun aiuto.
Sentì la solitudine e il panico invaderlo, mentre il corpo iniziava a tremare, la tristezza farsi largo e la voglia di piangere aumentava.
Chinò il capo, cercando di respirare, non poteva cedere alla debolezza, anche se bastava così poco...
E fu un attimo.
''Ehi!''
Una voce femminile molto vicino, sembrava parlare proprio a lui.
Alzò la testa, trovandosi davanti un ragazzino poco più piccolo di lui, con i capelli a caschetto neri, una maglia grigia con cappuccio e pantaloni viola; una ragazza prosperosa con un vestito nero, foulard rosa legato al collo e un cappello a punta e capelli biondi lunghi, legati in una coda bassa: probabilmente una strega; e infine, un ragazzo che pareva il più grande dei tre, sguardo curioso, con i capelli neri disordinati, che terminavano con una coda mal fatta, vestito con una maglia senza maniche nera, una sciarpa e pantaloni beige lunghi e scarpe nere.
''Sei un dio vero?'' chiese il ragazzino con i capelli a caschetto, studiando Hi da vicino.
''Ti serve una mano?'' domandò la strega: la voce di prima apparteneva a lei quindi.
Hi fissò i tre sconosciuti che sembravano essere apparsi dopo le sue lamentele mentali; sinceramente non ispiravano molta fiducia, ma voleva provare ad affidarsi a quelle uniche persone che si erano mostrate così gentili nei suoi confronti.
‘’Io… Si sono… Hi, il novizio dio della mattina… E devo assolutamente ritrovare il mio compagno. ’’ Mormorò, ricacciando indietro le lacrime e cercando di reagire e non lasciarsi demoralizzare.
‘’Yoru, il novizio dio della sera.’’ Precisò il ragazzino col caschetto, tirando fuori un libretto dal nulla, che illustrava passo per passo la religione che Hi rappresentava.
‘’Io sono Tod.’’ Aggiunse poi, tendendo la mano, che Hi strinse volentieri.
‘’Io Asarika. Sono una novizia strega, su questo siam simili. ’’ Si presentò la ragazza, facendo l’occhiolino.
‘’ Io sono Sasuhihu.’’ Disse anche l’ultimo ragazzo del trio, sorridendo cordiale.
‘’Comunque dicci Hi! Com’è questo tuo compagno Yoru? ’’ domandò Asarika, curiosa.
Hi ci pensò su per qualche minuto. Come descriverlo…
‘’ A pensarci bene… è…. Il contrario di me! ’’ esclamò con semplicità alzando l’indice davanti a sé- come suo padre! -
Il terzetto lo guardò stranito. Il suo contrario? Quindi… completamente nero, più vestito…
Asarika gli sorrise ancora, incoraggiante, iniziando a cercarlo in lungo e in largo per la città.
Più volte Hi inciampò nei piedi, schiantandosi contro le persone, che lo sballottavano qua e là, o la stessa Asarika si fermava a guardare affascinata certi banchetti con articoli strani e interessati, prontamente trascinata via da Sasuhihu, come un fratello maggiore con la sorellina.
L’unico che si dedicava attivamente alla ricerca era Tod, che sembrava essere parecchio acculturato sulla sua religione, e anche interessato: chiese a Hi qualche nozione in più sul loro legame, com’erano scesi e arrivati qui.
‘’Non dovrebbe essere caduto troppo lontano.’’ Asserì il ragazzino, dopo aver ascoltato la versione dei fatti del novizio dio.
‘’Spero solo che stia bene. Non me lo perdonerei se gli fosse successo qualcosa…’’esalò Hi con un sospiro affranto, davvero preoccupato.
Dopo tanto cercare e camminare erano arrivati di nuovo al boschetto di prima, dove Hi era atterrato.
Il quartetto iniziò a rovistare nei cespugli, chiamando il nome di Yoru, finché Asarika non inciampò su una radice, finendo a gambe all’aria in un cespuglio, seguito dal suo urletto e da un altro, più dolorante.
La giovane strega si ritrovò sopra a quello che a quanto pare era Yoru, che al momento aveva il suo seno in faccia: difatti, tutto rosso per l’imbarazzo, non riusciva nemmeno ad articolare la frase, mentre la ragazza si rialzò in fretta, non appena notò la cosa, scusandosi più volte con un’ inchino.
Appena Yoru si mise seduto e successivamente in piedi, fu travolto da Hi, che lo abbracciò forte e lo ributtò a terra, entusiasta.
‘’Yoooruuuuuu!!’’
‘’Ehi Hi!’’
Sasuhihu ridacchiò a quella scena, seguito da Tod e Asarika, che li trovava davvero teneri.
‘’Hi, brutto imbroglione! Quella è praticamente la tua ragazza eh? ’’ esclamò il giovane, mentre Hi, in imbarazzo cercava di spiegare ‘’Veramente Sasuhihu… Yoru è…’’
‘’Lascia stare Hi, ci penso io a questi idioti…’’ disse con stizza il moro, rialzandosi in piedi e fissandoli con superiorità.
‘’Io sono Yoru, il novizio dio della sera. E sono MASCHIO! ’’ calcò sull’ultima parola battendosi il palmo aperto della mano sul petto, sicuro di sé e che più serio non si può.
Sasuhihu, Asarika e Tod rimasero un attimo basiti, cercando come una prova di quel che diceva, dato che il suo aspetto androgino e femmineo traeva in inganno.
Lo sguardo colpevole e vergognoso di Hi li fece arretrare, scusandosi più volte con la divinità, che li fissava a braccia conserte, chinando poi il capo a sua volta per accettare quelle scuse.
Per lui era un affronto essere scambiato per una femmina…
‘’Molto bene, ora che ci siamo ritrovati, dobbiamo iniziare il viaggio. Grazie per avermelo riportato. ’’ Mormorò il moro, indicando Hi e parlandone come se fosse un cane.
Hi stesso li ringraziò, prendendoli per mano e stringendole una ad una.
‘’Grazie a tutti voi. Sasuhihu. Tod. E Asarika. ’’ Soffiò riconoscente.
‘’Oh, chiamami pure Asarika-chan su!’’ esclamò la strega, divertita, quel ragazzino dai capelli bianchi gli faceva tenerezza.
‘’chan..?’’ domandò Hi, confuso da quel suffisso.
‘’ oh da noi è usanza mettere dei suffissi in base alle persone che abbiamo davanti! Ti spiego…’’
La ragazza passò una decina di minuti buoni e indicare a Hi ogni singolo suffisso onorifico e non e su quale persona usarli.
Hi la guardò entusiasta, battendo le mani e girandosi verso Yoru con un sorriso da un orecchio all’altro.
‘’Andiamo yoruchan! Asarika-chan mi ha insegnato cose utili! ’’ esclamò, mentre Yoru alzava gli occhi al cielo, probabilmente invocando l’aiuto del padre che non sarebbe certamente giunto.
La coppia salutò il terzetto, anch’esso in viaggio, e ripresero la loro strada.
‘’Spero di incontrare altra gente simpatica come loro. ’’ Gongolò Hi, contento che l’arrivo sulla Terra non fosse stato così terribile.
Certo all’inizio gli era sembrato un mondo buio e ostile, ma con Yoru al suo fianco la visione era cambiata radicalmente, tutto gli sembrava più luminoso e soprattutto si sentiva più sicuro…
Note Finali: e così nonostante l’inizio burrascoso e questo piccolo contrattempo, Hi e Yoru iniziano il loro viaggio! Come se la caveranno? *w*
Sono entrati in scena questi tre personaggi, Tod, Sasuhihu e Asarika. Per rassicurarvi (o forse no) sappiate che torneranno, in un futuro non troppo lontano x3
Eccoli qui!
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Capitolo 4 *** Il viaggio e il primo paese ***
The
Novices
Il
viaggio e il primo paese
Di
fronte a loro, vi era una grande distesa di campi
giallognoli e verdi sia a destra che sinistra.
Hi camminava al fianco di Yoru, sfiorandogli di tanto in tanto il
braccio, con
relativa occhiataccia del moro ogni qualvolta la mano toccava casualmente la sua.
“Yoruchan?” iniziò il novizio del
mattino, guardando fisso davanti a sé.
“Smettila di usare quel nomignolo, è imbarazzante
e poco…professionale! Sono
Yoru, Yoru e basta! “ si impuntò il novizio della
sera, stizzito e oltraggiato.
“D’accordo Yoruchan. Senti, sai dove stiamo andando
e in che città ci stiamo
avvicinando? “ domandò Hi preoccupato, senza
badare al fatto di aver nuovamente
offeso il compagno; questi diventò leggermente rosso di
rabbia e di imbarazzo,
ma cercò di dissimulare per non cadere preda dello stress
troppo presto.
“Abbiamo appena lasciato la città di Cantala, dove
hai incontrato quei tre
pazzoidi…”
“Non sono pazzoidi! Mi hanno aiutato a ritrovarti.
“li difese, gonfiando le
guance.
“Ritrovarmi…certo! Si trattava solo di stare
più attento durante la discesa qui
sulla Terra… in quel caso ci saremo persi di vista!
“
Hi distolse lo sguardo, mordendosi appena il labbro inferiore: non si
perdonava
ancora di aver perso concentrazione e aver lasciato Yoru, e il fatto
che glielo
rimarcasse lo faceva sentire in colpa.
Yoru lo guardò da sotto la frangia per una decina di secondi
in silenzio,
finalmente lo aveva zittito, anche se aveva dovuto usare un metodo
piuttosto
duro. Tornò a guardare davanti a sé, mentre
riprendeva la spiegazione: “Cantala
è una città commerciale, come avrai notato,
quindi il centro di questa regione.
Il prossimo paese che incontreremo se non erro è Proviel,
non è molto grande,
ma è rinomata per il formaggio che viene distribuito
praticamente in tutto il
nord. “
Certo che Yoru era proprio intelligente, al contrario di lui che a
malapena si
ricordava qualche città.
“ Dovremo darci parecchio da fare, hai capito? “
“ Da fare…come? “ domandò Hi,
stranito. Certo dovevano mostrarsi alla gente, ma
effettivamente non ne aveva idea di come fare la cosa.
Yoru alzò gli occhi al cielo, poco ci mancava che si
mettesse le mani nei
capelli!
“ Raccogliere fedeli! Dovremo andare al centro del paese,
oppure andare dal
sacerdote del luogo e poi aiutare chi ha bisogno con la nostra forza e
la
nostra magia. Siamo divinità, e come tali dobbiamo aiutare
chi ci mantiene in
vita. “ ricordò il moro, con un sospiro.
“ Oh. “ ma certo, che sciocco! Hi si
portò una mano alla fronte, ora che ci
pensava era così logico!
Sorrise, gonfiando appena il petto e camminando con
un’andatura più sostenuta,
entusiasta di potersi muovere.
“ Ehi ehi non così… veloce! “
lo chiamò Yoru, le mani strette a pugno lungo i
fianchi. Possibile che quell’idiota dovesse andare
così veloce?
Hi si voltò a guardarlo, fermandosi un attimo: in effetti
era almeno a dieci
passi da lui, com’era possibile che fosse così
veloce? Forse il suo compagno
era ancora stanco dal viaggio… In effetti aveva usato
parecchia magia.
Così, in silenzio e dopo una mezz’ora circa,
fecero capolino delle case color
mattone, con i tetti a spioventi di
legno e ornate dai fiori alle finestre; già si
sentivano delle voci,
quindi gente per la strada, e incrociarono un contadino che portava la
sua
capra verso Cantala.
I due lo guardarono curiosi, lo salutarono con un cenno educato e lui
ricambiò
con un sorriso entusiasta, fermandosi a guardarli.
In effetti era un pochino imbarazzante sentirsi fissati a quel modo: se
prima
Hi era triste nel sentirsi ignorato, beh, ora avrebbe volentieri voluto
sparire
o risultare invisibile; sentiva nuovamente una leggera ansia, quella di
voler
venire accettato dal resto del mondo e della responsabilità
che aveva nei
confronti di quelle persone.
Persone che, appena messo piede in città, si fermarono e
guardarono la coppia
con sorpresa.
“Sono arrivati! Sono arrivati! “ esclamò
un giovane ragazzo alla madre, la
quale mise fuori la testa dalla porta; altri corsero via, probabilmente
ad
avvisare i compaesani dell’arrivo delle due
divinità.
I due vennero subito circondati da un folto gruppo di persone, di tutte
le età,
e dopo essersi schiarito la voce, fu Yoru a parlare per primo.
“ B-buongiorno. “ la voce gli tremava un
po’, forse per l’emozione, e le guance
si erano tinte di un leggero rosato, ma non si perse d’animo:
“ Io sono Yoru,
il novizio dio della sera, e lui è Hi, il novizio dio della
mattina – Hi alzò
la mano in un timido cenno di saluto- siamo qui per a-aiutarvi.
“
“ Siam pronti a far tutto! “ esclamò
allora il ragazzo dai capelli bianchi, in
attesa di ricevere ordini.
La gente li fissò. Li fissò ancora e
scoppiò a ridere.
I due novizi non capirono cosa ci fosse di divertente. Si erano
espressi male?
O avevano sbagliato approccio? L’ansia era tanta, ed
entrarono in leggero
panico.
Nel mentre arrivò una figura piuttosto appariscente, un uomo
di mezza età
vestito di azzurro, con un bastone e con una leggera barba bianca che
gli
donava una certa imponenza.
“ Ben arrivati, novizi dei! Sono il sacerdote di questa
città. “ notate le risa
della gente, rivolse un’occhiata interrogativa ad una donna
vicino a lui.
“ Hanno chiesto se abbiamo bisogno di una mano. “
specificò la signora, ancora
divertita, e allora il sacerdote sorrise.
“ Questa è la prima città giusto? Ieri
era arrivata comunicazione che sareste
arrivati oggi. “ Domandò a i due, i quali
annuirono.
“ Siamo arrivati da Cantala e volevamo… beh darci
da fare. “spiegò Hi,
grattandosi la testa in attesa di una spiegazione per quelle risa.
“ Capisco. Prima di svolgere una qualsiasi
attività, sarà il caso che
riposiate. Vedete, non è saggio fare sforzi dopo il viaggio
che avete
affrontato. E dopo, vi spiegherò come muovervi e comportarvi
in questi casi. “
spiegò l’uomo, facendogli cenno col bastone di
seguirlo.
La coppia venne guidata fino ad una locanda, e fatta alloggiare in una
stanza. L’
oste assicurò loro che non avrebbe fatto pagare, in cambio
di qualche lavoretto
che Hi accettò con un sorriso.
Yoru storse un po’ il naso per il fatto di dover dividere la
camera con Hi, ma
non disse nulla e si coricò a letto, seguito dal compagno.
“ Yoruchan? Sei sveglio?
“ Mmmmmhhhhh. “ era più un lamento.
“ Come ti sembra questa città? Sono gentili vero?
“
“ Dormi per fav- “
“ Non vedo l’ora di iniziare. “
“ Anche io, però sono stanco e dobbiamo riposare.
Quindi zitto. “
“Okay. Buonanotte Yoruchan. “
“ è giorno. “
“ Allora Buongiorno Yoruchan! “
“ Stai diventando ridicolo. “
“ Buon riposo allora… “
“ Anche a te. “
Dopo quell’assurdo dialogo, Hi chiuse gli occhi, e in poco
tempo cadde in un
sonno profondo.
***
Era
pomeriggio inoltrato quando Hi si svegliò. Yoru era
già
in piedi, e sembrava in forma e pronto all’azione. Hi
sorrise, perdendosi un
attimo a guardarlo. Era come lo ricordava lui, decisamente era proprio
il suo
Yoru.
Chissà cos’era successo in quel periodo in cui si
erano persi di vista…
“ Alzati pigrone, andiamo, il sacerdote ci aspetta!
“ lo incitò il moro,
uscendo dalla porta.
Hi si stiracchiò e lo seguì, fermandosi prima dal
locandiere: “ tu vai pure
avanti, io ritarderò per aiutare il signore. “ e
indicò l’uomo.
Il novizio della sera annuì e sparì alla sua
vista, mentre il locandiere
portava Hi sul retro.
“ Potresti spostare quel tronco? Un mese fa
c’è stato un brutto temporale e un
fulmine ha colpito quell’albero, che è caduto
proprio davanti alla porta dello
sgabuzzino degli attrezzi. Ho chiamato un paio di amici ad aiutarmi a
spostarlo
ma… “
“ Lasci fare a me signore! “ esclamò Hi,
andando verso il tronco.
Si sfregò le mani e afferrò l’albero
con entrambe le braccia; non era molto
pesante a suo parere, perciò lo spostò con
facilità da una parte, dove era
certo che non avrebbe disturbato nessuno.
“ Grazie grazie grazie! Finalmente posso prendere le mie
cose! “ esclamò l’uomo
contento e Hi sentì un piccolo calore nel petto, contento di
aver potuto
aiutare qualcuno.
Era una sensazione piacevole, non vedeva l’ora di fare altro!
“ Mi potrebbe indicare la strada per
…ehm… andare dal sacerdote? “
domandò poi,
sulla porta d’uscita.
Dopo le spiegazioni, una corsetta e qualche saluto per strada, Hi
arrivò al
tempio del paese, un edificio azzurro chiaro, come la veste del
sacerdote in
effetti, ben strutturato e di forma quadrata, con una scalinata
piuttosto larga
e un’entrata piuttosto ampia.
Appena entrato, si guardò attorno: le pareti ospitavano
alcuni quadri
raffiguranti delle scene di battaglia contro i demoni, in cui
comparivano le
divinità che conosceva bene (quello pareva proprio il
papà del suo amico Ho!),
mentre in fondo alla stanza c’era un altare con ai lati due
statue raffiguranti
il suo bisnonno e quello di Yoru: Hibyaku e Yorukuro erano state le
primissime
divinità, i prime nati dalle preghiere della gente, e che
davano quindi il nome
alla religione: il Yoruhismo.
Ed era là che stavano Yoru e il sacerdote, che parlavano
animatamente di
qualcosa che Hi capì solo avvicinandosi.
“ …suo padre era un tipo più taciturno,
parlava tutto il signor Hisyooziki… un
vero leader! Il mio vecchio predecessore ne parlava con affetto in un
manoscritto che tengo nel mobiletto sotto
l’altare… “
Parlava dei loro genitori. Suo padre era già un mito fin da
novizio! Avrebbe
dovuto seguire il suo esempio.
“Buon pomeriggio! Cosa si fa? “ domandò
Hi entusiasta, alzando il braccio e
mettendosi vicino a Yoru, che sospirò esasperato per non si
sa quale motivo.
“ Buon pomeriggio. Ora che anche Hi è arrivato,
posso spiegarvi come porvi in
ogni città: quello che vi consiglio è quello di
salutare e poi riposare. Poi
fate un giorno per il paese per accertarvi delle condizioni di esso,
perché
spesso molta gente si vergogna a chiedere aiuto e dovrete essere voi a
farvi
avanti. Parlare con le persone, e se avranno problemi in tal caso
aiutatele. “
spiegò quindi con pazienza e calma l’uomo.
“ è tutto chiaro? “
I due ragazzi annuirono, non aveva dubbi. Certo avrebbero speso molto
tempo in
questo modo, ma dopotutto avevano trent’anni per girare il
mondo.
Salutarono, ringraziarono il sacerdote e si avviarono di nuovo al
centro di
paese: la gente li fissava con curiosità più
flebile, in modo da non farsi
notare troppo.
Hi sorrise loro e si avvicinò ad un gruppo di bambini che
cercava di recuperare
una palla su un albero, mentre Yoru si incamminò verso una
via di case per
osservare il luogo e dare qualche sistemata.
Una signora anziana in compagnia di una giovane ragazza castana
guardava il
moro senza particolare espressione, e questo interessò il
giovane novizio della
sera.
“ Le serve una mano signora? “ domandò,
mentre l’anziana distoglieva lo
sguardo: probabilmente era una di quelle persone orgogliose.
“ Nonna ha un male tremendo alla gamba destra, ma non vuole
farsi vedere da
nessun medico… Ha paura di ogni tipo di ago e di medico
ecco. Non ci faccia
caso… ormai sopporta il dolore. “
spiegò quella che allora doveva essere la
nipote, e Yoru sorrise appena.
“ La mia bisnonna Hari, dea della medicina e pratica
dell’ago puntura, mi ha
insegnato alcune magie semplici per guarire le persone. Non le
farò nulla che
lei non voglia –aggiunse, vedendo che la signora iniziava ad
agitarsi appena-
ma giuro che le toccherò solo la gamba con le mani per
qualche minuto. Nient’altro.
“ promise il moro, e l’anziana attese qualche
minuto prima di accettare.
Il novizio dio allora appoggiò entrambe le mani sulla gamba
destra della
nonnina, si concentrò sul male e di estirparlo.
“ Revalesco. “
recitò a bassa voce,
ma con un’energia tale che le mani assunsero un leggero color
verde, come una
luminescenza, e l’anziana donna rimase a bocca aperta.
Yoru alzò la testa e guardò le due, che
ricambiarono il suo sguardo con una
faccia sorpresa.
“ Non sento più male. “
gracchiò la nonna alla nipote “ Non sento
più le fitte.
“
“ Grazie grazie grazie! “ esclamò la
ragazza, portandosi le mani alla bocca con
una gioia trattenuta.
“ Era una microfrattura del perone. Stia attenta signora.
“ la informò Yoru,
intrecciando le mani. “ Io le ho semplicemente levato il
dolore e risaldato
l’osso, ma consiglierei di fasciare la gamba e stare a riposo
per parecchio. “
“ Sono sempre a riposo. Sono stufa di stare a riposo.
“ mugugnò la signora, e
la ragazza scosse il capo. “ Non sei più una
ventenne! Devi avere più riguardo…
“
Il novizio dio della sera si allontanò, lasciando che le due
parlassero senza
terzi incomodi: il suo dovere l’aveva fatto, ed era molto
gratificante sentirsi
ringraziati e aver fatto qualcosa di utile, decisamente.
Tornò da Hi, per vedere come se la stava cavando, e quasi
inciampò su un sasso
nel vedere il compagno giocare con i bambini e il pallone che aveva
tirato giù.
Ma che diamine!
“ Yoruchan, vuoi unirti anche tu? “
domandò il novizio del giorno durante un
palleggio, mentre i ragazzini si fermavano per sapere la risposta e
formare
eventualmente le squadre per una partita.
Yoru arrossì un po’, non era abituato a
quei… giochi, e non era un tipo
atletico, no, perciò rimase in disparte e scosse il capo.
Preferì recarsi da altre persone e aiutarle con la propria
magia piuttosto che
perdere tempo a quel modo come lui! Non aveva capito proprio nulla del
discorso
del sacerdote, quell’idiota.
***
Ormai
a tarda sera, Hi sentì un certo languorino e anche i
bambini si fermarono perché le mamme li chiamavano dalle
porte delle case o
venivano a recuperarli per le orecchie.
“ Signor Hi, grazie mille dei giochi! Stasera dirò
una bella preghierina. “
cinguettò uno dei bambini più piccoli, mentre la
mamma ridacchiava e ringraziava
a sua volta. “ Non l’ho mai visto divertirsi
così tanto. “ confidò, e a Hi
quasi dispiacque lasciarli andare, dato che un pochino,
com’era inevitabile, si
era affezionato. Anche gli altri bambini promisero una preghiera al
novizio e a
tutta la sua famiglia, e Hi sentì nuovamente quel calore nel
petto.
Ora doveva cercare Yoru…. O forse no, dato che il moro era
silenziosamente
arrivato dietro di lui.
Forse giocare con i bambini non era stato così inutile come
credeva.
“ Sono stanchissimo e ho una gran fame. “
mormorò il ragazzo dai capelli
bianchi, stiracchiandosi ben bene e facendo scricchiolare un paio di
ossa, e
Yoru lo portò al tempio.
“ Il sacerdote stamattina mi ha spiegato che dobbiamo sempre
pranzare o cenare
nel tempio della città ospite, quindi…
“ spiegò il moro, camminando a passo
spedito, e stavolta era Hi a far fatica a stargli dietro.
Com’era possibile?
La
cena fu… incredibile. Non tanto per la creatività
dei
piatti in sé o per la suntuosità o
rarità dei cibi, ma perché quelle portate
avevano il sapore di casa.
Hi stava per commuoversi nel sentire quel gusto e quell’odore
così familiare,
ma si tratteneva per non risultare ridicolo e perché in
fondo si vergognava ad
avere quella nostalgia dopo nemmeno un giorno; così non si
accorse di Yoru, che
aveva gli occhi lucidi a sua volta.
Fu una cena silenziosa per questo, e il sacerdote sorrise divertito.
“ Questi piatti li hanno cucinati proprio le vostre mamme.
– e i due sgranarono
gli occhi e si guardarono attorno come a coglierne la figura- Me li
hanno
inviati poco fa tramite incantesimo. Vedete, non tutte le
divinità lo fanno, ma
ci sono quelle che, come le vostre, inviano il cibo ai propri figli,
per non
farli sentire del tutto sperduti ed estranei; altri che invece li
lasciano a
loro stessi apposta, ma nessuno viene criticato, perché
ognuno fa ciò che
ritiene più giusto. “ disse con una punta di
amarezza, era evidente che
disapprovava la seconda categoria.
“ Sono padre anche io e capisco cosa vuol dire quando i figli
vanno via… specie
così giovani come voi!”
Hi sorrise ampiamente, era bello non essere del tutto abbandonato a
sé stesso,
e se già con Yoru si sentiva al sicuro, con il sacerdote lo
era ancora di più.
Finita la cena, i due tornarono alla locanda per dormire ancora,
dopotutto
nell’arco della giornata avevano consumato molte energie.
Hi chiuse gli occhi, sentiva stanchezza ma anche una gran soddisfazione.
Si addormentò col sorriso sulle labbra.
Note
Finali:
Finalmente i nostri eroi(?) hanno
raggiunto il primo villaggio e fatto la prima esperienza di
divinità! Una cosa
semplice e magari poco impegnativa, ma sono tutti consci che sono solo
all’inizio del loro mestiere e quindi ci vanno piano. Al
prossimo capitolo
conto di movimentare un po’ le cose, vedrete!
°w°
Per questa volta
niente disegni perché voglio lasciare questi personaggi che
fan numero alla vostra immaginazione! Li ho descritti poco apposta, in
modo che
voi riempiate gli spazi vuoti (o forse la mia è solo
pigrizia gh. )
Un grazie di cuore a
Saviour e Skayler perché seguono la storia *O*
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Capitolo 5 *** Il fuoco e l'acqua ***
The Novices
Il fuoco e l'acqua
Le due
divinità erano rimaste nella città di Proviel per
un paio di
giorni, aiutando chi aveva bisogno con le proprie forze, alternando il
lavoro a
una buona dose di riposo.
Hi era sempre più entusiasta di quello che faceva, i sorrisi
dei fedeli erano
ancora più appaganti delle preghiere che lo tenevano in
vita, mentre Yoru
svolgeva tutto con una pacatezza e indifferenza che dava quasi da
pensare.
Alla fine erano ripartiti una mattina, con una borsa ciascuno piene di
cibarie
e qualche oggetto utile come qualche panno per asciugarsi dal sudore ed
erbe
medicinali che sarebbero potute servire in caso di qualche malore: non
che ne
soffrissero, ma avevano trovato il gesto molto gentile.
“Quanto pensi che manchi alla prossima
città?” domandò Hi impaziente, quasi
saltellando ad ogni passo tanto era curioso nell’incontrare
persone nuove.
“Non ne ho idea, zitto e cammina.”
Commentò laconico Yoru, cercando di
zittirlo, ma sapeva che era una speranza vana: il novizio del mattino
si era
scoperto un gran chiacchierone, sembrava una trottola impazzita, quelle
con cui
giocano i bambini di paese.
“Pensi che ci accoglieranno bene? Dovremmo riposare prima
giusto? Cosa ci aveva
consigliato il sacerdote di Proviel?” chiese ancora a
raffica, guardandolo con
la testa appena inclinata per poter vedere il suo viso sotto la frangia
dei
capelli scuri.
“Smettila! Guarda avanti!” sbottò il
novizio della sera, stringendo le mani a
pugno e trattenendosi dallo sprecare energie per mollare un pugno
dritto in
faccia al compagno, che si stava rivelando sempre più
insopportabile e
petulante.
Come aveva potuto pensare quasi bene di lui nel
paese di prima?
Doveva ritenersi fortunato di essere immortale, o lo avrebbe ucciso
ancora
prima di partire…
Hi strinse le labbra, tornando a camminare lungo la strada sterrata
senza
lasciarsi distrarre da altro, un po’ triste per la reazione
che aveva Yoru ad
ogni sua frase.
A parer suo si sarebbe dovuto dare una calmata, o forse era
perché nella sua
mente era ancora stampata l’immagine di quella
ragazza…ehm, ragazzo sorridente
che giocava con lui.
Forse era proprio per quello…ma perché smettere
di sperare?
Tenne
le
braccia molli lungo i fianchi, camminando lentamente al fianco di Yoru,
senza
proferir parola.
Sarebbe stato meglio così…
Verso sera,
raggiunsero un altro paese, molto più grande di Proviel, e
questa volta trovarono ben poca gente per strada, cosa che li
tranquillizzò un
po’, visto che la stanchezza li aveva presi a tal punto da
renderli poco
inclini alla conversazione con altre persone.
I due novizi entrarono nella prima locanda che trovarono sul loro
cammino,
guardandosi intorno e studiandone l’architettura solida,
semplice e accogliente
data dal legno di quercia.
L’uomo dietro al bancone, non molto alto, calvo e con degli
occhialetti tondi
sul naso, li raggiunse, affabile, con le mani congiunte e un sorriso
stanco sul
volto.
“Benvenuti, benvenuti! Non avete idea di quanto mi faccia
ospitare delle
divinità…” commentò
l’ometto guidandoli su una scala e poi in un lungo
corridoio pieno di camere.
Dopo aver raggiunta una stanza, che a quanto pare era una delle poche
libere,
diede loro la chiave e con una piccola riverenza sparì,
quasi saltellando da
tanto era felice.
Yoru inarcò un sopracciglio, poco convinto, studiando il
comportamento di
quella persona, mentre Hi armeggiava con la chiave e la serratura per
poterla
aprire ed entrare.
Vinta quella battaglia tintinnante, i due ragazzi raggiunsero i letti e
il
ragazzo dai capelli bianchi ci si buttò di peso, con un
verso tra lo stanco e
il gioioso, mentre il moro si sedette con più garbo e
attenzione, con la solita
aria di indifferenza sul viso.
“Buonanotte Yoruchan.” Cinguettò Hi,
ormai ad occhio chiusi, affondando e
strofinando la testa più volte nel morbido cuscino di piume,
senza nemmeno
spogliarsi o togliersi le scarpe, cosa che fece Yoru, con un
po’ di imbarazzo e
ritrosia; insomma, andava bene l’essere stanchi, ma un minimo
di decoro
dovevano averlo sempre!
Ripose la giacca su una sedia posta all’angolo e le scarpe
sotto di essa, prima
di recarsi alla finestra e fissare fuori la luna crescente, inquieto.
Non riusciva a non pensare alla frase detta dal locandiere poco prima
di
guidarli nella stanza.
Non avete idea di quanto mi faccia ospitare delle
divinità…
Non
“voi”
divinità, riferito a loro in particolare. Ma in generale.
Che ci fossero anche dei loro compagni accampati lì? No, non
era possibile.
Insomma, sarebbe stata una coincidenza incredibile, e soprattutto, come
potevano
essere stati così veloci da raggiungere quella parte di
paese?
Tutti i novizi venivano mandati in parti diverse delle varie regioni,
alcuni ci
mettevano anni per incontrarsi, e di solito avveniva al logo
d’esame, e forse
nemmeno quello.
Scosse il capo, scacciando quei pensieri e cercando invece di prendere
sonno
per riposare: l’indomani sarebbe iniziato di nuovo il lavoro
con i vari fedeli,
e doveva essere in gran forma.
Avrebbe dovuto prendere esempio da Hi. Sorrise appena nel vederlo
lì steso, a
dormire come un bambino troppo cresciuto, beato e sereno. Quasi
invidiava la
sua tranquillità…
Sospirò pesantemente, stendendosi con lentezza e
rigidità, sperando di prendere
sonno nonostante l’inquietudine…
***
La mattina era a
dir poco splendida.
Il sole sembrava ancora più luminoso, dopo una notte di buon
riposo.
Hi si stiracchiò con un sorriso, energico e pronto
all’azione, facendo un po’
stretching per poter sciogliere un po’ muscoli.
Yoru dormiva ancora, e diamine, era ancora più carino,
così innocente e
indifeso!
Si trattenne dall’andare lì vicino a baciarlo, non
poteva rischiare, e non
voleva certo spaventarlo per nulla.
Pensò invece di andare a prendere la colazione e farla
insieme lì in camera,
magari questo avrebbe aiutato a iniziare meglio la giornata.
Senza mettersi le scarpe, in punta di piedi uscì dalla
stanza cercando di fare
poco rumore, accostando la porta allo stipite con una certa attenzione.
Lentamente, si voltò, bloccandosi non appena vide una
persona uscire da una
stanza poco più avanti della loro.
Un ragazzo alto un metro e ottantacinque, piuttosto muscoloso e dai
corti
capelli che sfumavano dal biondo fino all’arancio e infine al
rosso scuro sulle
punte. Tre ciuffi sparati in alto lo rendevano decisamente particolare,
oltre
al fatto che girava con solo un asciugamano addosso.
Anche di spalle, Hi lo avrebbe riconosciuto tra mille, nessuno era come
lui.
“Ho!” esclamò, per poi tapparsi la bocca
con la mano, sperando di non aver
svegliato Yoru e di aver mandato a monte il progetto colazione.
Il ragazzo chiamato Ho si voltò, mostrando una faccia
sorpresa quanto la sua e
sorrise gioviale alla vista del compagno.
“Ehilà Hi.” Salutò sottovoce,
agitando una mano e avvicinandosi un po’. “Che ci
fai qui?” domandò, mentre il ragazzino lo guardava
con un sorriso.
“Io? Cosa ci fai tu semmai! Questa parte di paese
è la nostra, come sei
arrivato qui?”
“Io e Mizu viaggiamo in fretta, non ci perdiamo in chiacchere
come te e il tuo
compagno.” Commentò il rosso con un sorrisetto,
facendogli l’occhiolino.
Ho era uno dei suoi migliori amici, il novizio dio del fuoco.
Nell’alto dei
cieli era conosciuto per la sua spigliatezza e per la sua
abilità
nell’infrangere cuori: si vociferava che sarebbe stato il
prossimo dio del
sesso, titolo che fino a quel momento era di suo padre Hisyooziki.
Si erano allenato spesso con lui, era un ottimo combattente, e i suoi
pugni di
fuoco non erano certo carezze.
Mizu, la sua compagna, era la novizia dea dell’acqua; sua
madre era famosa per
essere anche dea della bellezza, e questo aveva contribuito a rendere
la
ragazza molto insicura e tendente a sottovalutarsi, cosa che non era
vero: Hi
sapeva per certo che lei era molto forte e anche carina, solo che era
sempre
all’ombra della genitrice.
E così, entrambi erano lì, più rapidi
ed efficienti di lui e Yoru. La cosa era
un po’ sfiancante, lo faceva sentire debole, cosa che non
era.
In lui si accese una certa rivalità, prima che il suo viso
si accendesse di
rosso, visto che al fianco di Ho apparve una ragazza bionda e
prosperosa
completamente nuda.
“Quando torni in camera?” domandò lei
dispiaciuta, accarezzando i bicipiti del
ragazzo, mentre lui sorrideva.
“Prendo la colazione con il mio amico e poi torno, che dici?
Anzi, meglio che
mi metta qualche vestito.” Si rivolse a Hi, appoggiandogli
una mano sulla
spalla: “Mi aspetti un attimo? Puoi?”
Il ragazzo dai capelli bianchi annuì più volte,
mettendo le mani dietro la
schiena mentre Ho sorrideva e rientrava in camera per potersi vestire.
Curioso di vederlo, si appoggiò allo stipite della porta,
finché il rosso non
uscì con la sua veste cerimoniale, composta da una giacca
aperta smanicata,
pantaloni lunghi fino al ginocchio e scarponcini simili a stivaletti
bassi
rosso bordeaux e dai bordi azzurro cielo.
“Andiamo!” lo esortò l’amico,
scendendo le scalette in fretta e dirigendosi nel
reparto risposto, dove c’era già qualcuno intento
a fare colazione.
Ho prese del pane con prosciutto e uova cotte al volo, mentre Hi
ordinò del
succo d’arancia, pane con marmellata e una brioche calda.
Stava giusto aspettando quest’ultima, quando vide il novizio
del fuoco mangiare
il panino in tutta fretta e dirigersi verso la porta.
“Ho-kun!” lo richiamò, usando
l’appellativo imparato da Asarika: “dove
vai?”
Non doveva tornare dalla ragazza in camera?
L’interpellato si bloccò con una gamba alzata e
un’espressione colpevole in
viso, facendo segno a Hi di zittirsi.
Ah, ma certo, ora capiva perché era tanto famoso nella sua
terra…
Se sfruttava e abbandonava i suoi amanti così, ci credeva
che lo chiamavano Infrangi
cuori…
Per lui, il solo pensiero di abbandonare Yoru gli era insopportabile,
non
riusciva a concepire un mondo dove lui non ci fosse.
Sospirante,
lo salutò con un cenno e il rosso sparì, con un
sorriso malandrino stampato in
volto.
In fondo, anche se per poco, si era come sentito di nuovo a casa e al
sicuro
nell’incontrare il suo amico, era qualcosa di familiare, un
po’ più vicino rispetto
ai cibi che sua madre gli mandava ogni sera nei templi delle
divinità in cui si
fermava.
Un fischio del cuoco lo riportò alla realtà,
prese la colazione ordinata e dopo
aver ringraziato, salì nuovamente le scale e si
recò in camera, allegro al
pensiero di fare colazione con il suo compagno di viaggio.
Sperava di trovarlo ancora addormentato, ma purtroppo Yoru era
già sveglio, già
vestito e già…arrabbiato?
La faccia rossa paonazza
non era certo
normale amministrazione.
“Yoruchan?” salutò incerto, alzando un
po’ il vassoio per mostrare il cibo, ma
il moro inveì contro di lui lo stesso.
“idiota! Sparire in questo modo…senza
avvisarmi…ma chi ti credi di essere? Hai
idea di che colpo ho preso? Qui siamo sulla Terra, tra i comuni
mortali, dove
possono anche sgozzarti nel sonno o rapirti, non nel mondo di nuvole
rosa dove
la tua mammina ti faceva dormire!” sbraitò,
ansante, le mani strette in pugni
pronti ad attaccare.
Hi si fece piccolo piccolo, ma non poté trattenersi dal
dire: “Veramente la mia
mamma mi faceva dormire nel mio letto, con le lenzuola e
tutto.”
Gli occhi di Yoru lampeggiarono d’ira, alzando una mano e
prendendo un gran
respiro, per poi chiudere lentamente gli occhi ed espirare, come a
cercare di
restare tranquillo.
No, non poteva usare e sprecare i suoi poteri su Hi, sarebbe stato
divertente
trasformarlo in qualcosa di ridicolo o addirittura sconvolgerlo
cambiandogli
sesso, ma sarebbe stato inutile.
Quella testa bacata prendeva tutto alla leggera, avrebbe dovuto
inculcargli le
regole della sicurezza in testa da solo, a parole. Purtroppo.
“La colazione! E scusami Yoruchan, non volevo farti
preoccupare.” Disse allegro
il ragazzo dai capelli bianchi, con un gran sorriso sul viso.
Yoru si era arrabbiato perché era preoccupato per lui,
questa era una bella
cosa! E soprattutto un passo avanti nel loro rapporto!
Il moro sospirò e si sedette sul letto, prendendo una
brioche e dandogli un
morso di malavoglia, il nervoso gli aveva chiuso un po’ lo
stomaco ma doveva
mettere qualcosa sotto i denti.
Hi bevve un po’ di succo d’arancia e si
avvicinò alla finestra per guardare
fuori, sbrodolandosi un po’ nel vedere una nuova figura molto
conosciuta.
Una ragazza che dimostrava circa sedici anni, dai lunghi capelli
azzurri con
una spessa frangia e due sfere trasparenti ai lati della testa, si
guardava
attorno, stringendo l’orlo del vestito smanicato senza
spalline anch’esso
azzurro, con dei bordi
rossi che la mettevano decisamente in risalto.
Strofinava la suola di uno stivale azzurro lungo fino al ginocchio,
come se
fosse stata ansiosa, mentre si guardava attorno spaesata.
Quella era Mizu, la compagna di viaggio di Ho, e probabilmente si erano
persi
di vista… oppure si erano dati appuntamento in quel luogo, e
Ho non si era
spiegato bene, lasciando la povera ragazza in mezzo a degli
sconosciuti, che
gli lanciavano sguardi lascivi e curiosi.
“Yoruchan.” Gracchiò Hi, tastando alla
cieca per poter afferrare un tovagliolo
o qualcosa senza perdere
di vista la
novizia dea.
“Io scendo un attimo, puoi aspettare qui?”
“Perché, cosa succede?”
domandò stranito il moro, fissandolo di sottecchi per
quel comportamento strano.
Gli aveva passato un fazzoletto, prima che afferrasse la manica della
sua veste
per pulirsi.
“C’è Mizu-chan qui fuori.”
Confessò, e subito il compagno corse alla finestra
con lui, guardando quella figura ben distinguibile dalla massa che
stava ferma
e in panico.
“Come è possibile? Come fa ad essere
qui?” domandò ancora, e sembrava
spaventato. Chissà cosa gli prendeva?
Non gli erano giunte voci o rancori tra Yoru e qualcun altro, era
sempre stato
attento a sentire qualunque notizia per poter ritrovare il suo amore
perduto, e
Ho e Mizu erano gente che lui aveva frequentato abitualmente quando era
nell’Alto dei cieli…
Gli appoggiò la mano sulla spalla, un po’
impensierito, mentre il moro teneva
lo sguardo fisso fuori.
Lo sentiva tremare leggermente, e proprio non riusciva a capire cosa
gli stesse
succedendo.
“Yoruchan..?” domandò, prendendolo per
le braccia e cercando di farlo sedere
sul letto, fargli bere un po’ di succo e tranquillizzarlo.
“No…non…vai fuori da lei,
vai.” lo invitò, tenendo lo sguardo vuoto verso il
basso.
Hi non era convinto, ma non poteva nemmeno lasciare Mizu là
fuori alla mercé di
tutti.
“Torno subito.” Assicurò, dirigendosi
subito fuori dalla stanza e della locanda
per poter raggiungere nella stradina al lato la ragazza dai capelli
azzurri.
“Mizu-chan!” chiamò il novizio del
mattino, alzando una mano per poter
richiamare la sua attenzione.
L’interpellata, che era di spalle, si voltò,
sorridendo per la gioia di vedere
un volto amico.
“Hi! Non ci posso credere, sei anche tu qui!”
esclamò, camminandogli incontro
per raggiungerlo subito.
“Tutto bene? Ti sei persa?” domandò il
ragazzo, mettendole una mano sulla
schiena per poterla accompagnare dentro.
“Oh, no, stavo solo aspettando Ho. Abbiamo…dormito
in posti diversi, lui con la
solita sciacquetta, è la terza da quando siamo
arrivati….”sibilò, mentre il suo
sguardo si faceva scuro e gli occhi diventavano sottili fessure.
A volte la novizia dea dell’acqua era un po’
strana. Passava da atteggiamenti
timidi e riservati a certi attacchi di violenza da paura, e quel tono
era il
campanello d’allarme.
Il ragazzo deglutì a vuoto, sperando di non incappare nella
sua furia; sapeva
che lei era innamorata cotta di Ho, era chiaro praticamente a tutti,
tranne che
al diretto interessato…
Stavano giusto per entrare, quando furono fermati proprio dal novizio
dio del
fuoco, che esordì con un “Ehi bella
gente!” e un sorriso che sembrava urlare di
prenderlo a schiaffi.
“Ecco dov’eri. Ti stavo aspettando
dall’altra parte.” Continuò,
rivolgendosi
alla ragazza, che abbassò di nuovo lo sguardo mentre
arrossiva a dismisura.
Per fortuna erano riusciti a riunirsi, anche se dovevano migliorare la
comunicazione, decisamente!
“Bene, noi andiamo Hi. Ci si becca in giro.”
Salutò il rosso, dandogli una energica
pacca sulla schiena, seguito da un saluto e un bassissimo
“grazie.”
Riconoscente da parte di Mizu.
“State attenti!” esclamò il novizio del
mattino, mentre la coppia si
allontanava da quel paese.
Era stato bello incontrarli, in fondo.
Per un attimo, si era sentito di nuovo a casa.
Note Finali: Entrano in scena ben due
nuovi personaggi, Ho il fuoco e Mizu l’acqua.
Sono due personaggi che per ora spariscono, ma torneranno, come Asarika
e gli
altri…e non avete ancora visto nulla! xD In questa storia ce
ne sono parecchi
di personaggi…forse troppi BD ma spero li
apprezziate…
(Domani metto i
disegni dei due personaggi)
Alla prossima :3
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