Protezione testimoni

di lillilola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Perfettamente imperfetti ***
Capitolo 2: *** Storia russa e biologia ***
Capitolo 3: *** Fase sette: aver completato tute le fasi precedenti. completata con successo ***
Capitolo 4: *** Decoder poco funzionanti. ***
Capitolo 5: *** Quella mattina ***
Capitolo 6: *** Il vestito blu ***
Capitolo 7: *** A causa di un maledetto bus. ***
Capitolo 8: *** Antidolorifici e amici ***
Capitolo 9: *** Party for all. ***
Capitolo 10: *** You're my caos. ***
Capitolo 11: *** A causa di un maledetto annuario siamo fottuti ***
Capitolo 12: *** Ciao Mike. Ciao Alex. ***
Capitolo 13: *** Uno sparo più forte degli altri. ***
Capitolo 14: *** THE END. ***



Capitolo 1
*** Perfettamente imperfetti ***


CAPITOLO 1: PERFETTAMENTE IMPERFETTI




Mi sono sempre chiesta com’è la vita delle persone normali.
Hanno degli amici? Da quanto tempo? Sono mai stati traditi?
Nella monotonia ci si annoia?
Hanno mai sorprese dallo svegliarsi alla mattina al tornare a dormire?
Sogni tranquilli invadono i loro sogni?
Che tipo di benzina usano per bruciare le case?
Quali passamontagna hanno comprato per la loro prima rapina?
Preferivano una pistola di che calibro? Le avevano dato un nome?
Cosa? Le persone normali non bruciano le case e non fanno rapine?
Forse dopotutto, preferisco non essere una persona normale, preferivo stare con la mia sociopatica famiglia.
        # # # # #
Eravamo in macchina da cinque ore, senza contare le sette in aereo, il jet leg e lo stress che era palpabile tra noi quasi fosse una cosa materiale.
Guardai mio fratello, Derek ,  intento a modificare il game boy.
Notò che lo stavo fissando e mi fece i pollici in su corredato da un sorriso forzato e stanco, voleva mostrarmi che stava bene anche se le occhiaie che aveva lo facevano sembrare più un panda che essere umano.
 - Dove ha detto che siamo? – chiese mia madre guardando la cartina.
 - Il numero 13 –
 - Porta sfortuna –
 - No, di solito quelli siamo noi a portarla – disse papà fermandosi davanti una villetta.
Restai stupita nel notare che non era la solita casa isolata dalle altre, ma una casa che si trovava in un quartiere piuttosto abitato.
Scesi dall’auto e sentii le mie gambe gridare di gioia come mai avevano fatto.
Entrammo nella casa e mi venne quasi un infarto nel notare che nessuno stipite e nessun’asse del parquet aveva minacciato alla mia vita.
Rischiai ancora di più che il cuore mi si fermasse nel petto quando capii che i topi non avrebbero potuto zampettare allegramente nella soffitta facendomi così addormentare.
Come avrei fatto ora?
Sorrisi non abituata a quel lusso, allargai il sorriso quando notai che anche il resto della famiglia arrivò alle mie stesse conclusioni.
 - Se non ci sono topi a cui sparare io dico di andarcene – disse mio fratello ridacchiando.
 - Farai il sacrificio di abituartici per ora – gli misi un braccio attorno alle spalle e ci dirigemmo in cucina per iniziare a mettere in ordine gli scatoloni arrivati il giorno prima.
 - Ragazzi, siamo in un quartiere residenziale, ci tocca evitare rogne – sbuffò mio padre.
Certo, come se noi le rogne le andassimo a cercare.
 - Come ad esempio non prendere a martellate il cane dei vicini – mi guardarono tutti.
Alzai gli occhi al cielo.
 - Sentite, l’avrebbe fatto chiunque di voi se quel maledetto cane avesse continuando ad abbaiare sotto la vostra finestra ogni sacrosanta mattina alle sei – misi le scodelle in uno dei ripiani – l’avrei fatto soffrire di meno se qualcuno – mi girai verso mio padre – non avesse sparato alla gamba dell’elettricista – incrociai le braccia.
 - Tuschè – sorrise tornando a mettere apposto le cose in salotto.
Eravamo imperfettamente perfetti.
 - Prima di decidere la versione di sulla storia da raccontare,  vi ricordo che il nostro cognome è Sullivan – disse mia madre.
Annuimmo come se la cosa ci importasse tanto; avevamo cambiato tanti cognomi e altrettanti nomi , che ormai non mi ricordavo più qual era il mio.
 - Che lavoro fatte? – chiesi iniziando con le domande base.
 - Lavoriamo per il cinema e s…-
 - Non pensarci nemmeno ‘ma. Fate tu la casalinga e il papà giardiniere, come l’ultima volta – disse mio fratello andando a sedersi sulle scale.
I capelli bianchi di mio padre apparvero .
 - Davvero no! L’ultima volta mi hanno invaso di domande su come curare le rose canine bianche in modo diverso dalle rose canine rosse. Quindi ripeto no. –
Restammo a pensare.
Ci servivano dei lavori dove non sembrava strano se restavano a casa per del tempo, visto che mio padre era teoricamente segregato, anche  se in pratica aveva una vita sociale più attiva della mia.
Era difficile scegliere che lavoro far fare ai miei.
 - Che ne dite dei fotografi ? – chiesi.
Mi guardarono, e poi si guardarono tra loro complici e annuirono.
 - Fa molto chic essere la figlia di una coppia di fotografi – sorrisi – e poi così spiegate il trasferimento a causa di un lavoro artistico –
Avevo delle ottime , semplici e pratiche idee.
 - Quindi siamo dei fotografi – disse mio padre.
 - Dov’è la mia camera? – chiesi.
Mio fratello mi passò un tovagliolo; l’aprii e ci trovai disegnata la piantina della casa con i nomi di ogni stanza.
Era molto efficiente.
La camera era al piano superiore.
 - Usiamo i soliti nomi o Fred ha deciso di cambiarli? – chiese mio fratello fiducioso nel fatto di poter scegliere per se stesso il proprio nome per una volta.
 - Non ti permetterà di chiamarti Garagador – dissi ridendo- ti va di andare a vedere dove dormirai per le prossime dieci settimane? –
Sbuffai quando notai l’aria afflitta con cui tutti mi guardavano.
Sapevano che avevo ragione.
Era tecnicamente impossibile per noi restare in un posto per più di tre mesi senza combinare danni.
Derek mi prese la mano e mi portò in camera.
Mi fece sedere sul letto e tirò fuori un altro tovagliolo di carta su cui aveva scritto.
Per lui la carta era un optional, meglio i tovaglioli in stoffa.
 - Anne Clarisse Smith , reginetta del ballo e capo indiscusso delle cheerleader nonché stronza patologica. Susan Less, Vivian Mayer e Louise Samuels sono le sue nemesi. Stai lontana da loro e tutto andrà bene – il resoconto delle persone a cui dovevo stare alla larga fu più breve del solito, forse perché andavamo a una scuola di periferia.
 - La scuola è piccola, quindi attenta a ciò che fai – lo guardai come se fossi stata io quella espulsa  dalla scuola precedente per estorsione – vediamo di non combinare guai ora che la casa mi piace –
Si sedette affianco a me.
 - Anche a me piace l’idea che non ci siano i topi –
Rise.
 - Domani ti aggiorno sui soldi – mi stesi stravolta dal viaggio – prenderò due telefoni usa e getta da venti dollari –
A me la contraffazione di qualsiasi documento e dei soldi, a lui l’hakeraggio di ogni tipo di oggetto tecnologico.
Eravamo una grande squadra.
Sentimmo il campanello suonare, probabilmente era Fred, ma ero troppa stanca per qualsiasi cosa, così mi addormentai con mio fratello affianco.

 
# # # # #

Guardai il pulmino che sembrava più una trappola mortale che un automezzo.
Ma dopotutto se non mi avevano ancora fatto fuori i mafiosi, cosa potrebbe farmi un pulmino oltre che farmi salire la colazione?
Seguii mio fratello che salì sicuro di sé, e con il radar mentale che scannerizzava le persone in modalità ON.
Dovetti ricordarmi un paio di volte come mi chiamavo e che il cognome era Sullivan prima di salire.
Mi osservarono un po’ tutti, e poi bene o male iniziarono a commentare.
Mi sedetti vicino a Derek che aveva iniziato a prendere appunti sulle persone, era impressionante, e a volte era difficile ricordarmi che aveva solo quindici anni.
Subito dopo di noi salirono quattro ragazzi.
 - Luke Robert Hemmings giocatore di football, Calum Thomas Hood anche lui giocatore di football, Michael Gordon Clifford aspirante rock star e a chiudere la fila Ashton Fletcher Irwin amante dei film e cotta segreta di Anne – lo guardai – sono i nostri vicini -.
Annuii.
Non li avevo nemmeno guardati, impegnata com’ero nel capire se questo coso avesse retto con un paio di persone in più.
 - Siete i nuovi vicini? – chiese un biondo comparendo al mio fianco.
 - Già – sorrisi cordiale – ci siamo trasferiti ieri –
 - Mi chiamo Luke Hemmings – mi mostrò la mano.
 - Sono Hazel Sullivan – gli indicai mio fratello – lui è Derek -.
Si sporse e fece un segno con la mano.
Era deluso perché gli avevo proibito di chiamarsi Garagador.
 - Sono Ashton – disse un altro ragazzo.
Rispondere “lo so”, sarebbe stato scortese?
Alzai lo sguardo e feci l’errore peggiore del mondo: realizzai che era bello.
Sorrisi intimidita mentre nel cervello i neuroni iniziarono a sbattere contro le pareti perché non sapevano che fare, e dire cose come: “Sai, la mia specialità è contraffare soldi e documenti ”, non era una buona idea.
L’autobus si fermò e salì quella che doveva essere Anne.
 - Smettila di sorridere come un’ebete e ricorda che non ci dobbiamo far notare – mi sussurrò mentre smisi all’istante di sorridere.
Non mi ero nemmeno accorta che stavo sorridendo!
Guardai in cagnesco mio fratello, mentre una chioma bionda che ondeggiava e un fisico perfetto si dirigevano verso di noi.
Merda!
Feci finta di cercare qualcosa in cartella, per non attirare l’attenzione della regina della scuola.
Iniziai a cercare qualcosa tipo un unicorno, ovvero qualcosa che non esisteva per permettermi di non alzare lo sguardo e incrociare il suo.
Mi avrebbe già etichettato, e io non avrei reagito bene.
Non volevo tornare con i topi!
 - Ciao Ashton –
Iniziai a tossire quando i suoi feromoni e il bagno che si era fatta nel profumo One Milion otturarono le mie vie respiratorie.
Come non riuscivo a evitare di attirare l’attenzione!
Era un arte praticamente.
Sentivo il suo sguardo addosso, ma nonostante questo continuai a cercare il mio unicorno tossendo nello zaino, nella vana speranza che nessuno si fosse accorto di me.
Peccato che nel mio zaino la tosse avesse lo stesso rimbombo di quando si tossisce in una galleria .
Sospirai mettendo fuori la testa dal nascondiglio, e notai mezzo pulmino a fissarmi.
Fanculo non si può nemmeno tossire qui?
 - Ciao – disse seccata – che cosa ci fai qui? –
Ma era cretina o cosa? Cosa.
Non vedeva che ero sul pulmino della scuola per andare a pettinare i canguri? Insomma anche loro necessitano di un cambio di look ogni tanto.
Mi limitai a risponderle che dovevo andare a scuola.
 - I tuoi occhi sono veri? – chiese curiosa.
Chi è più intelligente tra te e il mio mignolo del piede?
La guardai seccata.
 - Sono veri – risposi tra i denti.
Sembrò stupita.
 - Ma sono di due colori diversi! –
La perspicacia che gran virtù.
 - Si chiama eterocromia .
Si allontanò di scatto.
 - È contagiosa? No spero – chiese allarmata.
Che dire, io speravo che i miei neuroni non si suicidassero a forza di parlare con lei.
 - Non è una malattia. È un difetto genetico…se sai cosa vuol dire –
Mi chiedevo quale fosse la forza che mi impediva di prenderle la faccia e strisciarla violentemente al muro per poi prenderla a mazzat..
Oh già, era l’effetto della nuova casa.
Buon per lei.
Il pulmino si fermò davanti a scuola.






Salve bella gente :D
Allora ammirate il primo capitolo TA-DAAAAAN *stelle filanti che compaiono a caso*.
Bene, non so quanti di voi leggeranno la parte dell'autrice (lo dico perchè di solito io non la leggo XD ), quindi per chiunque leggesse qui (ragazzi, ragazze, signori,signore, cani,gatti e ippogrifi), spero che il primo capitolo vi piaccia.
Ditemi cosa ne pensate: se fa schifo, se credete sia matta, se pensate di tirarmi una secchiata di olio bollente in faccia da quanto fa cagare e cose simili.
Non sono mlto informata sulla bnd, quindi magari se per caso trovate errori tipo: " E sua madre, Gianna, Blah blah blah..." E la madre non si chiama così avvisatemi :D 
Grazie mille :) BUONA LETTURA

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Capitolo 2
*** Storia russa e biologia ***


CAPITOLO 2: STORIA RUSSA E BIOLOGIA.



Io e Derek ci eravamo lasciati in cortile promettendoci di trovarci a pranzo per aggiornarci su eventuali scoperte.
Guardavo l’orario dei corsi mentre vagavo senza ancora una meta definita nel corridoio.
Che diamine è storia russa?
Rilessi un paio di volte il corso che avevo in quel momento, e dovevo dire che il nome non era cambiato nonostante lo avessi letto otto volte.
Speravo davvero che non fosse ciò che significasse.
Cercai l’aula, e come se mi avessero impiantato un Tom Tom nel cervello la trovai subito.
Entrai e la prima cosa che notai fu la moltitudine di cartine della Russia politica, fisica, geologica, demografica e perfino sismologica attaccate alle pareti, l’istinto di fare retrofront e andarmene cercò di convincermi a scappare.
Cosa che non feci.
Mi sedetti in fondo all’aula, e con grande sorpresami si sedette vicino Michael Clifford che avrei giurato essere biondo fino a questa mattina.
Si stava forse trasformando in un Barbapapà?
 - Ciao – disse sorridente.
 - Ciao – gli porsi la mano – mi chiamo Hazel –
 - Lo so – quindi non era scortese rispondere lo so – io sono Michael – sorrise di nuovo timido per poi tornare a tirare fuori i libri dallo zaino.
Libri che sembravano più che altro dei tomi, potrei quasi definirli edizioni tascabili della Bibbia e di Guerra e Pace messi insieme.
La cosa non era un buon segno.
 - Fai questo corso per tua spontanea volontà o te l’hanno affibbiato? – chiese una voce.
Mi girai e vidi Calum, l’ultimo del gruppo.
 - Storia russa quindi significa davvero che studieremo la storia della Russia? – l’ultima speranza che in realtà non fosse davvero il corso che sembrava, ma che avessero mascherato il corso di storia dei Waffle con questo nome per non farlo fare a troppa gente, era ancora viva.
Speranza che morì subito dopo quando Calum mi guardò con l’aria di chi porta brutte notizie.
Merda!
Guardai il foglio dei corsi per vedere da chi fosse stato approvato e cercare di fargli cambiare idea.
 - Stiamo facendo l’inizio di come è nata la mafia russa – disse Michael cercando di tirarmi su il morale.
Per poco non scoppiai a ridere dall’ironia della situazione.
Fred mi avrebbe sodomizzato se mi fosse uscita anche solo una parola sulla mafia russa.
Probabilmente ci penserà lui a farmi cambiare corso… anzi forse era meglio di no, se iniziavamo a fare la storia della mafia russa, io ero la più indicata a farlo visto che avevo molta più esperienza in materia di tutti gli altri in questo campo.
 - Buongiorno ragazzi – entrò il professore che mi ricordò vagamente Dracula.
Un corso di storia russa insegnato da Dracula a una ragazza che faceva parte della mafia italiana… e poi arrivò il principe azzurro e la fata madrina.
Mi sembra che gli elementi di un’ottima favola ci fossero tutti.
Ottimo direi.

   ☼ ☼ ☼ ☼ ☼

Entrai nella classe di biologia e andai a sedermi dove il sole non batteva.
Non volevo mostrare a tutti che sbrilluccicavo al sole e far scoprire la mia natura di vampir… ma che cavolo sto pensando?
Era sicuramente la storia russa che mi faceva questo effetto.
Mi sedetti con stanchezza, e la mia voglia di dissezionare qualsiasi tipo di mammifero o anfibio non era esattamente alle stelle.
 - Posso sedermi? – chiese.
I neuroni iniziarono a ballare la conga.
Annui mentre cercavo di richiamare almeno parte della materia grigia all’ordine.
 - Mi dispiace per come Anne ti ha parlato, è così…-
 - Disagiata mentalmente? –
Mi guardò e rise.
 - Stavo per dire stupida, ma disagiata mentalmente è molto più bello da dire –
Risi mentre sentivo un certo disagio crescere nel parlare con lui.
 - Pensa che crede che Calum sia cinese – disse ridendo.
Nessuno sentiva le campane nella sua risata oppure erano i miei neuroni che si davano alla pazza gioia?
In entrambi i casi non era un buon segno.
Insomma i miei neuroni si sballavano senza di me.
 - Comunque volevo solo dirti di non dare peso a ciò che dice –
Lo guardai imbarazzata.
Non ero abituata a questa gentilezza gratuita.
 - Grazie – tirai un sorriso – hai il libro di biologia visto che l’unico che ho per ora è l’atlante della Russia nel tardo Ottocento-
Sorrise e tirò fuori il libro di biologia, che appena entrato nelle mie mani iniziai a sfogliare.
Non potei fare a meno di notare la moltitudine di disegnini a fondo pagina, mi chiedevo se avesse mai pensato di ascoltare una lezione ogni tanto.
Anche perché l’arte del disegnare non era una sua virtù, visto che disegnavo come lui quando avevo tre anni.
 - Questo cosa sarebbe? – chiesi indicandone uno.
 - È un drago –
Feci una smorfia e lo guardai confusa.
 - A me sembra un cane –
 - A me sembra che tu sia al mio posto – una voce acuta e femminile mi fece voltare.
Vidi Anne con la faccia di una che era appena stata fregata, e non l’avevo nemmeno fatto apposta.
 - Anne tu non hai mai fatto questo corso, e quello non è il tuo posto- disse Ashton confuso mentre aggrottava le sopracciglia.
 - Lo è da oggi – si difese.
 - Ma quale fatalità – dissi enfatica – da oggi è anche il mio posto –
Sorrisi e notai il suo leggero sguardo d’odio profondo nei miei confronti.
 - Anne è pieno di posti liberi, vai da un’altra parte – disse in modo diplomatico.
Lo sguardo d’odio diventò uno sguardo ferito per un attimo, ma poi riprese l’orgoglio tipico delle manie da megalomane delle bionde cheerleader e se ne andò.
Un po’ mi dispiaceva…. Nah non è vero.
Guardai il diplomatico della situazione.
 - Potresti esserti perso una battaglia nel fango tra me e lei –
 - Aspetta che la richiamo allora – disse ridendo.
Il corso di biologia diventò uno dei miei preferiti.

 ☼ ☼ ☼ ☼
 
Arrivai in mensa, e dopo aver preso un vassoio correlato di cibo, notai mio fratello in un tavolo vicino alla finestra.
Mi sedetti di fronte a lui, e appena alzò lo sguardo su di me non potei fare a meno di notare l’occhio arrosato e gonfio con tanto di croste di sangue secco nel naso.
Cose che possono capitare.
 - Allora che hai scoperto? – chiesi ignorando le sue condizioni.
Avevo imparato con il tempo a ignorare la gente malmenata, visto che nemmeno due anni fa per me era normale che gente insanguinata entrasse e uscisse da casa nostra, e non importava se era all’interno o meno di un sacco nero.
Quella era la nostra altra vita, da cui ora stavamo scappando.
 - Alle tue ore quattro si trova il gruppo delle pettegole già state avvisate di noi e stanno facendo ricerche. Alle ore sei ci sono i tre  cretini che ti sbavano dietro e non credevano che tu non avessi un cellulare. Ore dodici si trova il gruppo di Anne, una delle sue nemesi gestisce il traffico di marjuana insieme al biondo delle ore sei – finì mordendo la mela.
L’efficienza di mio fratello mi stupiva sempre.
 - Com’è storia russa? – mi chiese ridacchiando.
 - Stiamo facendo l’inizio del…-
 - Ashton ti sta guardando – disse secco.
Feci appello a tutte le mie forze per non girarmi e incrociare il suo sguardo.
 - Oh no – disse Derek guardandomi – Hazel sei completamente rossa – sbuffò facendomi arrossire ancora di più.
Diciamocelo che pelle diafana più leggero momento di imbarazzo erano uguale a un semaforo .
Ecco, ero un semaforo in quel momento, correlato di capelli altrettanto rossi, ma che fortuna!
 - Lo sai che è un problema questo, vero? –
Mi stavo facendo fare la predica da mio fratello più piccolo.
Era ridicolo.
 - Lo so che è un problema. Cercherò di risolverlo –
Alzò un sopracciglio e mi guardò.
Quanto odiavo il fatto che riuscisse a fare quell’espressione risultando affascinante, mentre se ci provavo io finiva che assomigliavo a una giraffa costretta ad accoppiarsi con pikachiu .
Finì di farmi la predica dopo l’ultimo pezzo di pane.
 - Ci vediamo a casa – dissi.
 - Pensi di andare da qualche parte?-
 - Credo che qualcuno debba avere il mio numero di telefono –
Sorrise sospirando e poi se ne andò.
Sapeva che odiavo quando la causa dei suoi lividi ero io; e non era solamente perché lui era il mio fratellino, nonché unico amico e compagno di affari, ma perché la gente mi prendeva sottogamba.
Non nel senso letterale ovviamente.
Nel senso che perché picchiare il messaggero quando ero io il problema.
Potevano benissimo risolvere le questioni con me.
Essere una ragazza non significava essere scema, l’aveva capito perfino lo spacciatore di Portland.
Certo, avevo dovuto rompergli un dente con un tacco, ma alla fine l’aveva capito, questo era l’importante.
E ora l’importante era andare a far capire la cosa anche a quei trogloditi laggiù.

♫ ♫ ♪ ♪
Salve a tutti pasticcini(?) miei.
Scusate, è che non mangio cioccolata da un paio di ore.. sono in astinenza D:
Ho notato che leggete la parte dell'autrice!! C'è WOW. Forse non lo sapete ma io sono matta ... capito MATTA *tuoni e fulmini*, e nell'angolo dell'autrice scrivo solo demenzialità solitamente *altri tuoni e fulmini con sottofondo un organo che suona*.
Beh probabilmente lo avrete notato.
Ora passiamo alle cose serie (LOL), GRAZIE a chi ha recensito (vi adoro in caso non lo sapeste), e grazie a chi l'ha messo tra le preferite (adoro anche voi).
Vi adoro così tanto che vi manger... cioè che vi abbraccerei tutti <3
Spero che vi piaccia anche il secondo capitolo.
Avvisatemi ovviamente in caso di obrobri di grammatica, di nomi che non sono nomi e di qualsiasi altra cosa vi venga in mente.
Sono anche ben accetti i consigli :D
Grazie ancora pasticcini miei ..
GNAM... ehm cioè ciao, al prossimo capitolo (perchè non vi libererete tanto facilmente di me *Tuoni, fulmini e saette*).

 
 

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Capitolo 3
*** Fase sette: aver completato tute le fasi precedenti. completata con successo ***


Fase sette: aver completato le fasi precedenti. Completata con successo

Passai affianco a loro e sorrisi dolcemente prima di uscire.
Li vidi iniziare a commentare allegri.
Fase uno: cercare di attirare l’attenzione della preda. Completata
Fase due: creare un problema che solo la preda possa risolvere. In corso.
Finite le lezioni pomeridiane, mi assicurai che almeno uno di loro avesse un’auto, fortuna volle che tutti e tre usassero la stessa macchina.
Persi  “accidentalmente” il pulmino della scuola.
- Cavolo! Ora sarà un problema tornare a casa – sussurrai desolata mentre passavo affianco a loro.
Si guardarono e colsero l’occasione al volo.
- Ehi ciao – mi disse quello moro, che probabilmente era il cervello della banda – ho visto che hai perso il pulmino. Se vuoi ti accompagniamo noi –
Fase due: completata.
Fase tre: Dare motivo alla preda di essere dolce, innocua e ingenua. In corso.
Salii in macchina sotto i loro sguardi da orsi in calore e osservai attentamente struttura fisica e punti deboli.
Che stupidi, non avevano mai sentito il detto “mai dare passaggi agli sconosciuti”?
Okay, forse non esiste un detto simile, è più uno dei consigli base che ti dà la mamma.
- Siete davvero gentili a riaccompagnarmi a casa – sfoggiai uno dei miei migliori sorrisi –se i ragazzi qui sono tutti carini e gentili come voi, di certo non avrò problemi ad ambientarmi – sorrisi di nuovo.
Le loro intenzioni erano visibilmente tutt’altro che pure e caste.
Non che le mie lo fossero d’altronde.
-         Visto che sei nuova di qui, ti facciamo fare il giro del posto – i due dietro si guardarono complici, erano del tutto soggiogati dal moro, se non fosse stato per lui probabilmente sarebbero  attaccati ai porno e ai videogames tutto il giorno.
Il moro sorrise.
- Ma dovrei torn…- cercai di ribattere.
- Sarà veloce, promesso –
Fase tre: Completata.
Ero un’ ottima attrice, avrebbero dovuto  darmi un Oscar.
Iniziarono a farmi diverse domande per farmi credere di essere al centro del mondo, come: “Sei così carina, hai mai pensato di fare la modella o la ragazza immagine?”.
Comportarmi da ingenua non mi era mai piaciuto troppo.
 Ma il fine giustifica i mezzi.
Più parlavo con loro, e più probabilmente mi misero allo stesso livello celebrale di Anne.
Ovvero quello di una bambina di sei anni con problemi di ritardo mentale.
Mi portarono in un parco con poca gente, anzi, retifico, senza gente.
Scesi dall’auto con loro, e notai subito dei rami piuttosto spessi a terra, avrei usato quelli se non mi fosse saltata all’occhio una piccola canna da pesca nel baule dell’auto.
Fase quattro: Trovare un’ arma. Completata.
Tirarono fuori una coperta e cinque birre.
Restai appoggiata a un lato dell’auto, e il moro venne verso di me.
- Tra poco ti portiamo a casa, ma per ora divertiti con noi – mi prese un lembo della maglia – sai è molto carina, ma secondo me staresti meglio senza –
Lo guardai e sorrisi complice.
- Sai anche io credo che tu staresti meglio..- lo guardai dolce e mi avvicinai al baule –.. senza un paio di denti – presi velocemente la canna da pesca e gliela spezzai sulla faccia.
Cadde a terra sorpreso, e ferito.
Iniziai violentemente a sbattere il retro della canna su di lui.
I suoi amici mi guardarono spaventati.
-         Sapete credo abbiate sbagliato a farmi le domande – mi fermai un attimo in modo che riprendesse un po’ i sensi e capisse la situazione.
Ovvero che era nella merda fino al collo.
Gli misi il piede su una mano e iniziai a fare pressione, e mi tirai su i capelli che mi erano caduti sulla fronte a causa dello scatto improvviso.
-         Avreste dovuto chiedere se conosco le arti marziali, la risposta sarebbe stata si – colpii violentemente il moro allo sterno – avreste dovuto chiedere se sono cintura nera di karate, la risposta sarebbe stata si – colpo vicino ai genitali.
Gemette, e la cosa mi fece sorridere.
Ero una sadica, cosa volete che vi dica, vi avevo avvisato che avevo dei seri problemi mentali.
Alzai lo sguardo verso di loro con il sorriso beffardo a fior di labbra.
- Avreste dovuto chiedere a me prima di pestare mio fratello – gli tirai un calcio al fianco.
Gemette dal dolore di nuovo.
- Non ti toccherò i denti, ma credo che saresti più affascinante con il naso storto –
Gli ruppi il naso con un colpo secco della canna da pesca.
Doveva ritenersi fortunato che in auto non aveva un mazza da baseball.
- Altra cosa, credo che non sarebbe molto virile dire in giro che il vostro capo è stato pestato da una ragazza , o far sapere alla polizia del giro di droga che vendete ai minorenni - sorrisi dolcemente e chiusi il baule.
Lanciai la canna verso il moro a terra dolorante e con la faccia insanguinata.
Gli avevo rotto il naso, il labbro superiore e  incrinato una costola. Ero davvero orgogliosa del mio operato.
Andai verso il posto del guidatore.
- Forse la riavrete domani – dissi entrando e mettendo in moto.
Fase cinque: pestare a sangue la preda. Completata con successo.
Fase sei: aver usato delle frasi ad effetto e assicurarsi che non possano mai rivelare ciò che hai fatto. Completata.
# # # #
 
Arrivai a casa dopo aver lasciato l’auto in mano a un barbone trovato per strada.
In fondo ero una brava persona, e vedere i suoi occhi brillare dalla felicità bastarono a farmi capire che avevo fatto una buona azione.
Trovai Luke sul mio vialetto di casa.
Mi si avvicinò appena mi riconobbe.
- Ti stavo cercando – mi disse contento.
Non potei fare a meno di sorridere.
Ogni tanto c’era qualcuno contento rivedermi.
- Mi daresti una mano a cercare il mio cane? Tua madre ha detto che sei brava con gli animali –
Ma che burlona mia madre.
Lo guardai indecisa sul cosa dirgli, anche perché io e i cani avevamo dei precedenti, e non positivi.
- In realtà non ci so fare per niente – guardai verso casa e notai Fred a una finestra che mi guardava male, piuttosto male.
Vidi la delusione nei suoi occhi azzurri quando distolsi lo sguardo da Fred.
- Devo andare. Mi dispiace tanto, spero tu lo riesca a trovare Luke – dissi sincera.
Lui annuì e continuò la sua ricerca.
Povero ragazzo, mi dispiaceva non poterlo aiutare.
Mi controllai i vestiti per nascondere eventuali macchie di sangue, per fortuna non avevo niente di strano addosso.
Avevo fatto un ottimo lavoro e la cosa aumentava incredibilmente la mia autostima.
Entrai tranquilla e raggiunsi il resto della famiglia in salotto.
Le nostre riunioni da protezione testimoni erano davvero MERAVIGLIOSE.
Se per meraviglioso poi uno intende l’accoppiamento forzato tra un orso polare e un pinguino, beh allora, oltre al fatto che aveva probabili problemi psicologici, avrebbe trovato strepitose queste riunioni.
Fred era in piedi con Larry e Steve affianco, erano i nostri guardiani, coloro che se ne stavano chiusi nel garage tutto il giorno, dalla mattina alla sera e che controllavano le telefonate e i video di registrazione delle telecamere esterne.
Fred invece si limitava a dirci cosa dovevamo e non dovevamo fare.
Cosa potevi fare di solito si limitava alle cose essenziali: puoi mangiare, bere, andare al bagno, dormire e socializzare con il vicinato.
Socializzare che per lui non significava andare oltre il buongiorno.
Le cose che non potevi fare invece erano molte di più: non potevi dire la verità, avere un telefono, qualsiasi account su social network, sparare, rubare, contraffare soldi, dare fuoco alle auto, investire cose e\o animali e\o persone, malmenare le persone, uscire senza prima aver avvisato i guardiani e altre cose simili. (Come se uno non sapesse che non poteva investire le persone)
Insomma non potevi divertiti, al massimo potevi giocare al Monopoli ma senza l’uso della prigione se fosse stato per lui.
Ci trattava come dei celebrolesi.
- Ti faccio un caffè Fred – disse mia madre esausta dopo il solito predicozzo.
Lui annuì e si sedette tra me e mio padre.
- Com’è andato il primo giorno? –
- Normale – risposi senza troppa enfasi.
Mi squadrò cercando di capire se mentivo, ma ci rinunciò appena arrivato il caffè.
-         Voi non centrate niente sull’auto che è saltata in aria oggi vero? – chiese.
Vidi mia madre alzare gli occhi al cielo e poi fece cenno di no.
Quello sguardo rivolto al cielo significava il contrario.
A differenza di mio padre, mia madre aveva la libertà di uscire di casa… e combinare danni.
- Mami, mi spieghi perché hai detto che sono brava con gli animali? – chiesi togliendomi le scarpe.
Sorrise innocente.
- Credevo che potessi trovarti un fidanzato – mi sussurrò passandomi affianco.
Risi e andai in garage da Steve e Larry.
- Ehi Hazel, tutto bene? – mi chiese Steve facendomi segno di mettermi vicino a lui.
Annuii e restai un po’ li con loro.
Mi piaceva la loro compagnia.
Guardavo il video della telecamera numero tre quando sentii un mugolio provenire da un angolo.
In meno di un secondo i due erano armati di pistola che puntavano dov’era arrivato il rumore.

# # # # #

Salve ragazzotte mie... 
Forse voi non lo sapete, ma io VI AMO! VIAMOTUTTETUTTE!!
Oltre al fatto che vi amo perchè leggete ciò che la mia mente bacata partorisce *tuoni e fulmini*, ma anche perchè leggete lo spazio dell'autrice e lasciate recensioni!! 
Vi ho già detto che vi amo? 
Credo di si, ma ripeterlo non fa mai male (voglio aumentare l'autostima a tutte voi come voi fate a me <3 )
Sono dolce vero? Di solito lo sono nella fase di preciclo XD 
Ora passando alle cose serie *si schiarisce la voce*: Spero che il capitolo vi sia piaciuto, intanto, spero che le scene di vioenza gratuita siano state scritte bene perchè guardare Rocky per tre volte non significa saperle farle bene (purtroppo), avvisatemi ovviamente di eventuali obrobri di italiano e cose simili :)
Spero vi piaccia :)
Baci *manda cuoricini verywhere* 

 

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Capitolo 4
*** Decoder poco funzionanti. ***


Capitolo 5:"Decoder poco funzionanti"

Lo misero subito giù quando notarono che era un cucciolo di cane.
Quel cane che Luke stava cercando probabilmente.
Gli andai vicino e lo presi in braccio.
 - Ragazzi dopodomani do un barbecue per il quart… - mia madre si girò verso di me – ehi vedo che hai trovato il cane. Portalo a quel bel ragazzo lassù – mi fece l’occhiolino.
Sospirai mentre riiniziò a parlare di barbecue, ovviamente avrebbe cucinato papà visto che l’unica cosa che sapeva fare lei in cucina oltre ai disastri era il caffè.
Sorrisi ricordandomi che nella mia altra vita, mio padre era andato via per “lavoro” per circa una settimana, e noi a casa vivevamo di caffè perché lei era troppo orgogliosa per ammettere di essere una pessima cuoca.
Sviluppammo una dipendenza dalla caffeina in quel periodo visto che ne bevevamo circa sei o sette nell’arco di una giornata.
E probabilmente sviluppammo anche un buco nello stomaco e una futura ulcera.
Uscii di casa con il cane in braccio a cercare Luke.
Andai a bussare a casa sua e uscì Ashton.
Forse avevo sbagliato casa.
Controllai il campanello.
Era lui che aveva sbagliato casa.
 - Hai trovato la cucciolina – disse sorridendo – Luke vieni qui! –
Sentii il rumore di un elefante in una cristalleria e poi Luke comparve alla porta.
 - Oddio grazie! – abbracciò me e il cane.
Restai ferma dopo questa dimostrazione d’affetto non necessaria per i miei standard.
 - Era nel mio garage – e stava per essere riempita di piombo da Larry e Steve, ma era meglio non dirglielo.
 - Vieni entra! – mi prese un braccio e mi tirò dentro mentre Ashton rideva.
Mi fece sedere sul divano, ma mi rialzai subito incantata dalla moltitudine di foto che tappezzavano le pareti.
Avrei voluto anche io delle foto di famiglia sulle pareti, ma era praticamente impossibile; per quanto dovevamo far finta di sembrare una famiglia normale, noi non lo eravamo.
La mancanza anche solo di foto lo dimostrava, e la presenza di armi nella credenza e sotto il divano era un fattore che non confutava la mia teoria.
 - Luke e la sua famiglia sono molto uniti – disse Ashton con il cucciolo in braccio.
Lo guardai confusa e accarezzai la bestiolina.
 - I miei sono divorziati – disse.
Povero cucciolo, ora avrei fatto una carezza a lui.
 - Ogni famiglia felice e simile alle altre, ma ogni famiglia infelice lo è a modo suo –
 - Parli sempre per citazioni? – chiesi sorridendo.
 - Solo perché non l’hai mai sentito citare il mondo di Patty – disse Luke comparendo.
 - Ehi questo non bisognava dirglielo! –
Risi mentre Ashton fulminava Luke che gli faceva un cuoricino con le mani.
 - Ora che abbiamo ritrovato il cane, che nome vuoi dargli? – chiese sedendosi e guardando il biondo.
Si mise in una posa tutt’altro che virile e iniziò a pensare.
 - Proviamo a chiederglielo – prese il cane e si mise il muso davanti al suo viso – dimmi ciccina qual è il tuo nome è? Amore della mamma qual è il tuo nome –
 - Amore della mamma? – sussurrai ridendo.
Ashton mi fece segno di non farci caso.
Certo, avrei potuto benissimo ignorarlo se non lo avessi avuto davanti mentre faceva una vocina da ritardato .
 - Che ne dici del nome Sophia ? – chiesi improvvisamente malinconica.
Almeno una di noi poteva chiamarsi così.
 - Ora provo a chiederglielo –
Ed ecco a voi l’uomo che sussurrava ai cani.
 - Oh beh, dimmi quando hai saputo qualcosa – mi sedetti sul divano lontano da Ashton.
 - Allora cucciolina della mamma che ne dici del nome Sophia eh? Ti piace? – il cane gli leccò il naso – e si che ti piace piccolina.. e chi è che vuole un biscottino? – io volevo un biscottino – tu vuoi un biscottino eh si… -
Ma lo volevo io il biscotto.
Che cavolo.
Ashton aveva le lacrime agli occhi dal gran ridere.
Notai le fossette mentre sorrideva.
Sorrisi e mi alzai decidendo che era ora di andare sia per me che per i miei ormoni in subbuglio.
Luke si fermò di colpo di fare il mentecatto e mi guardò sofferente.
 - Dove credi di andare? – mi chiese .
Ma dove cavolo credeva che andassi? In Cambogia?
 - A casa –
 - No , no e no. Tu rimani con noi a guardare un film e mangiare pop corn –
Due ragazzi, più film, più cane e dubbia sessualità di uno dei due, è uguale a una coppia omosessuale.
E a me che iniziava pure a piacere uno dei due.
 - Non so, mi sentirei il terzo incomodo. C’è insomma se volete un po’ di intimità..-
Mi guardarono mentre cercavo di declinare il loro invito, e poi scoppiarono a ridere.
Erano davvero strani, dovevo ammetterlo.
 - Non siamo una coppia gay Haz –
Haz? Cos’è la marca di un nuovo profumo?
Mi sentii sollevata nel sentire dire ad Ashton che non erano una coppia gay.
 - Stavamo per chiamare gli operatori al telefono visto che non sappiamo far andare il decoder, perché qualcuno.. – Luke si girò a guardare il cane - si è mangiato il foglietto delle istruzioni–
Risi, poi un telefono volò sopra la mia testa e finì tra le mani di Ashton.
 - Che faccio chiamo? – chiese .
No, puoi usare la telepatia, così risparmi sullo scatto alla risposta.
Ma che domande fa?
Gli presi il telefono di mano prima di spaccarglielo su quel bellissimo viso.
Odiavo le persone che facevano domande stupide, erano davvero insopportabili.
Mi incitarono a rispondere visto che avevano già composto il numero.
 - Buongiorno sono Alex l’operatore numero 231. Come posso aiutarla? –
Guardai confusa gli altri due, mi indicarono il decoder.
 - Ehm... ho un problema con il decoder –
 - E che problema è? –
 - Ma lei è cretino o fa apposta? Mica la chiamavo se sapevo che problema era – dissi seccata.
Mi guardarono allibiti .
Non avrei dovuto essere così aggressiva probabilmente, ma odio la gente che fa domande stupide, li prenderei tutti sprangate sulle gengive.
Sospirai e Luke mi prese il telefono cercando di scusarsi con l’operatore.
Ashton mi guardò ridendo.
 - L’avrai traumatizzato – disse facendomi segno di sedere accanto a lui.
Come resistere a tale invito.
Abbandonai i propositi di non mettermi nei guai e mi sedetti accanto a lui sorridente come una Pasqua.
 - Odio la gente che fa domande idiote – sospirai- che film volevi vedere la tua dolce metà? –
 - Il padrino –
Scoppiai a ridere.
 # # # # #
 
Il decoder ci abbandonò definitivamente dopo che il cane ebbe la brillante idea di aiutarci facendoci pipì sopra.
Inutile dire che probabilmente ne avranno bisogno di un altro, sperando che non perdano il libretto delle istruzioni, e che non prendano qualche malattia dalla pipì del cane.
L’operatore aveva messo in attesa Luke, che dopo la decima volta che ripartiva la stessa canzoncina, aveva dato di matto e buttato il telefono a terra.
Probabilmente quella canzoncina conteneva messaggi subliminali che facevano crescere nelle povere persone che ascoltavano un istinto violento.
Chissà che sarebbe accaduto se fossi stata io quella costretta ad ascoltare quella canzoncina.
 - Sapete che ora sono? – chiesi raccogliendo un pezzo della cover rotto da terra.
 - Sono le sei –
 - È l’ora di un abbraccio – disse Luke contento.
Lo guardammo confusi.
 - Nessuno ha mai guardato la pubblicità del Mulino Bianco a quanto pare – disse tornando a leggere le istruzioni in giapponese che il cane aveva risparmiato.
Io se fossi stata in lui, dopo che il cane aveva fatto pipì sul decoder, non lo avrei più toccato.
E avrei punito il cane.
Non ero un’amante degli animali e non ero esattamente una che favoriva il WWF, anche perché i panda che loro dicono di salvare, saranno carini quanto vogliono, ma che io sappia sono solamente degli orsi che se si incazzano ammazzano qualcuno pure loro.
Restai seduta sul divano a guardare l’operato dei piccoli elettricisti crescono.
Sophie venne verso di me allegra, e inizio a giocare con i lacci delle mie scarpe.
Mossa da un istinto benevolo, la presi e inizia a farle le coccole.
Perché dovevo restare qui se il decoder non funzionava?
Sospirai, anche se in fondo la loro compagnia mi piaceva.
Non ero sola con i miei pensieri.
 - Sei brava con gli animali –
 - Ho ucciso più pesci rossi di quanti tu possa immaginare – sorrisi ripensando a quella gita di quando avevo dieci anni.
Ero andata con la scuola all’acquario di non so quale posto, mi ricordavo solamente che usavo ancora il mio vero nome a quel tempo, quello che nessuno doveva permettersi di nominare adesso.
Eravamo passati per la vasca dei pesci pagliaccio , e potete immaginare che una bimba con una fervida immaginazione come me, abbia subito iniziato a cercare Nemo e a chiamarlo per fargli una foto; purtroppo nessun pesciolino ascoltò il mio richiamo.
Potete immaginare quanta delusione provai in quel momento, e trovai quindi giusto rovesciare della candeggina nella vaschetta e farli morire tutti.
Se uno solo di loro si fosse avvicinato a me, ora sarebbero tutti vivi.
Diedi la colpa a Richard, un mio compagno di classe che ovviamente ricattavo.
Si, ero una bimba molto precoce.
E i miei genitori erano orgogliosi di me.
Lo sono tutt’ora.
 - Sophie – chiamò Ashton.
Istintivamente mi girai credendo che chiamasse me, ma poi mi ricordai del cane.
Si sedette affianco a me .
 - Perché le hai dato quel nome? – chiese curioso mentre il cucciolo andava da lui.
Alzai lo sguardo su di lui e lo guardai pensierosa.
Non me la sentivo di mentirgli, così decisi di usare la terza opzione di quando ti fanno una domanda a cui non devi rispondere.
La prima opzione è mentire.
La seconda è picchiare a morte il tuo interlocutore.
La terza è cambiare argomento.
 - Credo che mio fratello sappia riparare quel coso – Luke appena mi sentì pronunciare quelle parole si girò di scatto e in modo violento, così violento che pensai che pensai gli si fosse rotta un anca nel farlo.
Notai il leggero nervosismo nel suo viso.
Mi faceva un po’ pena a essere sincera, ma a dirla proprio tutta, mentre lo smontava avevo notato dei pezzi che mi servivano per la mia macchina stampa soldi, pezzi che mio fratello poteva recuperare se li avesse “aiutati”.
 - E che cosa ci fai ancora qui! Vai a chiamarlo! –mi gridò tirandomi un cuscino dietro.
Sospirai e andai verso la porta.
 - Pensi di tornare dopo?-  chiese Ashton alzandosi dal divano.
Lo guardai e feci segno di no.
Non che mi dispiacesse la loro compagnia, è solo che prevenire è meglio che curare.
Non volevo farmi degli amici sapendo che me ne sarei andata da qui entro due o tre mesi.
 - Allora ti accompagno –
 - Non ce n’è bisogno – mi morsi un labbro.
Ma che cosa sto dicendo? Certo che c’è bisogno che un bel ragazzo come lui mi accompagnasse a casa.
Lo guardai pensierosa. Mi ero detta che dovevo prendere le distanze da lui e così dovevo fare.
Non aveva importanza il fatto che il mio stomaco si credeva un contorsionista o che i miei neuroni ballassero la conga quando c’era lui.
E non importava nemmeno il fatto che nelle orecchie sentivo le campane se mi parlava. (Forse dovevo fare una visita dall’otorino effettivamente).
Lo vidi venire verso di me e aprì la porta.
 - Ti ho detto che non ce n’è bisogno, abito a quaranta passi da qui –
 - Sono sordo. Non ti sento – sorrise – e ora andiamo -  .
Arrossi e uscii cercando di nascondere l’imbarazzo sul mio viso.
☼ ☼ ☼ ☼ ☼ ☼
Macciao :3
Allora piccoli pasticcini miei, mi sono sentita MOLTO MA MOLTO offesa perchè per un primo momento nessuno ha recensito :'( La mia autostima è andata a fare amicizia con la suola delle scarpe in quel momento.
(Non ho molta autostima lo so).
Però poi è arrivata la recensione e PLING, la mia autostima è arrivata a livello delle ginocchia <3 Qundi tu che ha irecensito io tiamotanto, e questa è un dichiarazione d'amore sappilo XD
Grazie alle persone che hanno messo la storia tra le seguite\preferite\ricordate... da oggi anche voi siete nel club "i pasticcini di Lil"<3 
Il capitolo inserito è leggermente più lungo dei soliti, perchè non so quando riuscirò ad aggiungere il quinto visto che questa settimana gioco alla piccola suora di clausura con lo studio D:
Avete notato che dolce il nostro Ash? E quanto è squilbrato il nostro Luke? E che Hazel odia seriamente chi fa domande cretine?
*Hazel:"Si che l'hanno notato BEOTA di una scrittrice che non sei altro!! Vuoi del piombo nello stomaco?!?". Autrice corre via terrorizzata*.
Fatemi sapere cosa ne pensate che altrimenti la mia autostima ne risentirà.
Buon inizio settimana ciambelline mie <3

 

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Capitolo 5
*** Quella mattina ***


Capitolo 5: Quella mattina.
 

Entrai nel bagno delle ragazze e aspettai quella che, quella mattina, aveva avuto la geniale idea di rubarmi il cellulare nuovo appena comprato, sempre quella mattina, alla tabaccheria con i miei nuovissimi soldini freschi di stampa.
Soldini che dovevo dire erano perfetti, molto meglio dei dollari americani che avevo fatto un paio di mesi fa, ero molto tentata di incorniciare uno di quelli che ho usato, sempre quella stramaledetta mattina.
I miei pensieri sulle mie tendenze artistiche nel campo dell’illegalità si fermarono quando la porta in modo sgraziato si aprì ed entrò la sfortunata della giornata.
Però, effettivamente i suoi bisogni intestinali erano regolari come il ticchettare di un orologio; l’avevo seguita e avevo annotato ogni sua visita in bagno, per poi affrontarla da sola.
 - Sai credo tu abbia qualcosa di mio- dissi secca andando verso la porta di uscita in modo da bloccargliela in caso cercasse di andarsene.O in caso qualcuno cercasse di entrare.
Mi riconobbe e mise una grassoccia mano nella tasca dei pantaloni.
 - Io non credo- sputò quelle parole come se il fatto che pesasse il doppio di me e che avesse la fedina penale sporca contasse qualcosa.Significava solo che doveva fare una dieta, e che era stata un’imbecille a farsi sgamare dalla polizia.
Sorrisi dolcemente mentre lei mi si avvicinava sicura.
 - Dammi il mio telefono –
 - Non credo proprio-
 - La mia non era una domanda – risposi secca.Presi la maniglia della porta, mi spostai e aprii velocemente la porta sbattendogliela sulla faccia.
Indietreggiò sorpresa e con il naso che faceva scendere le prime gocce di sangue.
La guardai e trovai adorabile l’espressione sul suo viso, era la stessa espressione che avevano tutti quelli che non credevano a ciò che avevi appena fatto.
Quell’espressione mi aumentava l’autostima.
La feci cadere a terra tirandole un calcio sul ginocchio.
Cadde di pancia, così una volta toccato il pavimento le presi un braccio e lo porta sulla sua schiena .
Misi il piede tra la spalla e l’inizio dell’arto, iniziai a fare pressione.
 - Hai tre secondi prima che ti rompa il braccio – dissi – dammi il mio telefono –Girò leggermente la testa e puntò lo sguardo, per quanto ci riuscisse in quella posizione, verso di me.
Forse non aveva ricevuto il messaggio visto che ancora si ostinava a fare la difficile.
Tirai il braccio verso di me, in modo che fosse in posizione eretta e non più piegato.
 - Uno.. – si sentì un leggero movimento di ossa.
 - Stupida puttanel..-
 - Due… – iniziai lentamente a tirare il braccio, in modo che fosse il più esteso possibile.
 - È nella tasca – disse aggressiva.
 - Tiralo fuori – ordinai.Fece come gli avevo detto.
Sorrisi.
 - Sai ti rovineresti la reputazione se si venisse a sapere che una alta un metro e cinquantasette per cinquanta chili ti ha pestato nel tuo regno – sorrisi dolce e uscii dal bagno.Controllai il cellulare e notai che aveva fatto una chiamata di circa venti minuti.
Aspettai appoggiata agli armadietti di fronte che uscisse dal bagno, per controllare che il mio messaggio fosse stato ricevuto.
Appena uscita mi notò subito, mi guardò un attimo e poi abbassò lo sguardo a terra, segno che il messaggio era stato recapitato.
Ero davvero dotata per questo genere di cose.
Sorrisi orgogliosa del mio operato e mi diressi verso la mensa.
Mentre il Tom Tom nel mio cervello tirava gli ultimi, visto che mi persi due volte, notai mio fratello in giardino attorniato da un paio di ragazzi.
Restai a guardare cosa stava succedendo in caso le cose si fossero messe male, ad esempio lui a terra svenuto in un pozza di sangue e loro che continuavano a pestarlo.
Mi concentrai sui movimenti veloci delle loro mani, e quando notai uno scambio di soldi e chiavette usb, mi rallegrai. Tutto procedeva normalmente, io che pestavo qualcuno, mio fratello che vendeva verifiche… le solite cose.
Tutto normale.
 - Hey Hazel – mi girai e vidi Ashton.Ma per la miseria!
Non che non fossi felice di vederlo, anzi, se avessi una coda, ora starei scodinzolando probabilmente, ma era meglio sia per lui, sia per me, evitare di andare pòtre la soglia del “siamo vicini e ci salutiamo per cortesia”.
Soprattutto per lui.
Dopo questo sensato ragionamento, mi ricordai che non me ne fregava niente, perché lui era bello, gentile, i miei neuroni si sballavano con lui e che io ero un egoista.
Sorrisi.
 - Ciao Ash – aspettai che mi raggiungesse.
 - Ho una buona e una cattiva notizia – mi guardò – quale vuoi sentire per prima? –Non era mai un bene quando un discorso iniziava così, soprattutto per chi di solito riceveva notizie del genere: “La buona notizia e che non ti ammazzo, quella cattiva è che avrai bisogno di una buona plastica facciale a causa dell’acido che metterò sul tuo viso”.
 - Mi è permesso ascoltare solo quella bella? –Fece segno di no.
 - Quella brutta allora –
 - C’è anche Anne! – silenzio – aveva più senso se mi avessi chiesto prima quella bella. Insomma tutti chiedono prima quella bella! –Risi.
 - Allora scelgo quella bella –
 - Faremo coppia per la ricerca di scienze, ma c’è anche Anne !-Dove vedeva lui la bella notizia?
 - Posso sapere qual è la notizia buona? – chiesi confusa.Sorrise .
 - Il fatto che facciamo coppia – silenzio - … intendo dire per scienze ovviamente – arrossì leggermente, cosa che accadde anche a me.Mi alzai in punta di piedi e gli diedi un bacino sulla guancia.
 - Sei tenero – dissi ridendo.
####
Arrivai a casa con Derek che era più silenzioso del solito.
 - Che hai? – chiesi una volta scesa dalla mortale trappola gialla.Mi guardò sofferente e sbuffò.
 - Pagano poco per le verifiche. Ho fatto solo trecento dollari australiani – disse amareggiato.Gli misi un braccio attorno alle spalle.
 - Sono finiti i tempi dei seicento al giorno – dissi ridacchiando.Lo sentii sospirare ancora.
 - Hai del sangue sulla manica, e sono pronto a scommettere che non è tuo –
 - Tuschè fratellino. Comunque qualcuno oggi ha avuto la brillante idea di rubarmi il cellulare nuovo appena comprato –Rise.
 - Ti adoro quando fai la cattiva –
 - Io non sono cattiva. Io faccio giustizia, un po’ come Batman – dissi iniziando a canticchiare la sigla del cartone.Entrai in casa e la prima cosa che vidi fu Fred che guardava con lo sguardo perso nella dispensa, nemmeno ci fosse Narnia dall’altra parte.
Mia madre era a organizzare la grande cena di questa sera e papà, mi guardai attorno e non lo vidi, probabilmente era sgattaiolato via di nascosto.
Andai da Fred.
 - Bisogno di una mano? – chiesi.Mi guardò sospirando.
 - Una volta mi piaceva questo lavoro – posò lo sguardo su di me – poi ho incontrato voi e ora non vedo l’ora di suicidarmi – lo guardai pensierosa.Io mi sarei già ammazzata fossi stata in lui, insomma, noi eravamo terribili soggetti da proteggere, anche perché di solito sono gli altri a dover essere protetti da noi.
Sorrisi e gli misi una mano sulla spalla.
 - Perché guardi i cereali all’uvetta? – chiesi confusa – puoi mangiarli se vuoi –Sbuffò seccato, spostò i cereali all’uvetta e mi mostrò l’arsenale di armi nascosto sul fondo.
Erano davvero ben nascoste anche perché a chi piacciono dei cereali integrali all’uvetta? Oltre a Fred ovviamente.
Mi guardò seccato e rimise tutto apposto.
 - Non è colpa mia se quei cereali piacciono solo a te – dissi incrociando le braccia e andandomene dalla mamma per non dovergli spiegare come quelle armi illegali avevano passato (illegalmente) alla dogana dell’aeroporto di New York.Notai mia madre sfogliare dei fascicoli.
 - Che roba è?  - chiesi vedendola molto interessata alla lettura.Alzò lo sguardo su di me.
 - La privacy dei nostri vicini – mi passò uno dei fascicoli che aveva davanti – trovi la famiglia Irwin. Mi serve un’opinione di uno specialista del comportamento. Valli a dare a tuo fratello –La guardai facendo una smorfia.
 - Perché lo fai? – chiesi non capendo perché ci tenesse tanto a fare bella figura con le altre persone del quartiere.Alzò lo sguardo e mi sorrise dolcemente.
 - Questo posto mi piace, e vorrei restarci. Mi piacerebbe tornare ad avere delle amiche, o almeno a fare delle chiacchiere tra donne – sorrise malinconica.Fare finta che tutto andasse bene, non significava che andava davvero bene, risentivamo di quelle cose che non pensavamo potessero mai abbandonarci  come gli amici, la casa, le chiacchiere allegre, la verità, un ragazzo..
Era pesante vivere scappando.
Iniziai a sfogliare il fascicolo mentre salivo le scale.
Trovai mio fratello sulla soglia di camera mia.
Incrociai il suo sguardo, e non potei fare a meno di vedere una leggera preoccupazione sul suo viso.
 - Hai bisogno di qualcosa? Vuoi fare quattro chiacchiere con la tua amata sorella? – chiesi sorridendo.Mi aprì la porta e fece segno di sedermi sul letto.
Oh che carino, avevo il permesso di accomodarmi in camera mia ora.
Si sedette affianco a me e incrociai le gambe.
 - Dammi il cellulare – mi disse.Lo guardai confusa, ma feci ciò che mi aveva detto.
Aprì il telefono sul retro e inserì un chip.
 - È un chip di localizzazione – mi disse ridandomi il telefono.Non chiesi come lo aveva avuto, avevo imparato a non porre domande con il tempo; anche perché le risposte sarebbero state piuttosto scomode.
Insomma da piccola non potevo chiedere ai “compagni di lavoro” di mio papà perché il garage era pieno di sangue, o del perché avessero una scorta a vita di buste nere, o di che fine facevano le persone.
 - Ho una brutta sensazione – mi disse serio.Gli feci uno sguardo dolce per cercare di tranquillizzarlo.
 - Siamo qui solo da tre giorni –Restò in silenzio a fissarmi.
  - Appunto -
Mi mostrò come fare a sapere sempre dove si trovava lui, visto che c’era un chip anche nel suo, tramite una combinazione di numeri.
Successivamente uscì in silenzio con il fascicolo tra le mani.
Era raro vedere mio fratello preoccupato, anzi più unico che raro, e devo dire che la cosa mi allarmava.
Mi allarmava parecchio.

 
#####
 
Salve miei piccoli fiorellini :D
Come va? State tutte bene spero mie piccole roselline preferite.
(Si, oggi mi sento molto figlia dei fiori...nel vero senso della parola).
Comunque avete visto che ho aggiornato ? Ovvio che si se state leggendo, scusate la domanda idiota XD
Spero che il capitolo vi piaccia mie piccole margheritine, e grazie grazie grazie per le recensioni <3
Mi fanno sempre sorridere e mi fanno capire che non scrivo esattamente degli obrobri :')
Come vi sembra invece la protagonista? Vi piace ? Adoro il fatto che abbia un viso praticamente angelico, e sapete com'è volevoche Hazel fosse l'incarnazione del detto " l'abito non fa il monaco " :D
Spero anche voi la pensiate così miei gigli c:
Rigrazio di cuore le persone che hanno recensito, voi siete i miei piccoli fiori di loto <3
Pace e amore orchidee mie preferite , ditemi cosa ne pensate <3
Lil

 

Questa è la nostra piccola (e amorevole) Hazel
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Capitolo 6
*** Il vestito blu ***


CAPITOLO 6: IL VESTITO BLU.

Mia madre insistette perché mi mettessi il vestito che Fred mi aveva preso per il compleanno.
 - Non l’hai mai messo – mi sorrise mostrandomi il vestito – dai fai felice Fred, altrimenti potrebbe giungergli la voce che quella stampante- la indicò - non è solo per le ricerche scolastiche-
Questo era un ricatto bello e buono.
La guardai minacciosa.
 - Ricorda da chi hai imparato- disse sorridente come se non avesse appena sottointeso che era disposta a sporcare la mia fedina penale, se non mettevo il vestito di Fred.
Detto questo uscì trionfante lasciando il vestito sul letto, sapendo che tenevo troppo alla mia libertà per rischiare.
Guardai il vestito blu che stava a fissarmi sul letto, per carità, Fred aveva buon gusto, ma io odiavo le gonne, di qualsiasi tipo, anche se dovevo ammettere che erano ottime per nascondere armi.
Sospirai, sconfitta ancora una volta dal maestro.
Quando  l’alunno supererà il maestro, prometto che organizzerò una gran festa e indosserò una gonna per quel giorno.
                                               # # # #
Scesi in ritardo, fascinosamente in ritardo oserei dire.
Il mio “fascinoso” ritardo aveva una causa comunque, visto che avevo passato la mezz’ora di ritardo a nascondere coltelli, documenti falsi e soldi in modo ben accurato in giro per la camera.
Non si sa mai che qualcuno trovi qualcosa che non dovrebbe una volta entrato in casa, sarebbe stato difficile spiegare il motivo della loro presenza in casa, e mi sarebbe dispiaciuto farlo fuori.
Mio fratello stavo ipnotizzando Callum e Luke con i suoi super poteri da oratore.
Michael si stava guardando att..Cosa? Ora era biondo? Ma che diamine fa ques..
 - Carino il blu – disse Fred comparendo alle mie spalle.
 - Ho finalmente trovato l’occasione giusta per metterlo. Magari rinvierai il tuo suicidio ora – sorrisi.
Sospirò e andò a presentarsi come lo zio australiano, dovevo ammettere che aveva un ottimo finto accento del luogo.
Lo ammirai mentre prendeva parte alla solita recita; con tutte le volte che si era finto “lo zio”, era tanto se davvero si ricordasse ancora chi fosse veramente.
Mio fratello smise di parlare e mi scrutò un attimo, e il suo sguardo mi ricordò che dovevo essere gentile con il vicinato.
Io ero sempre gentile con le persone, gli risposi con lo sguardo.
Lo vidi sorridere.
Io e lui avevamo un linguaggio nostro fatto di sguardi oramai.
Sospirai, tirai un sorriso di cortesia sul viso e andai vicino a mia madre che stava brillando di luce propria in mezzo alle altre donne.
Era egocentrica.
Mi guardò, venne verso di me e mi prese sottobraccio.
 - Questa è la mia meravigliosa bimba, Hazel – sorrisi per farla felice, e la cosa sembrò bastarle.
 - Sei la ragazza nuova a scuola, giusto? Luke parla molto di te –
Forse è meglio farlo tacere non crede?
Ero tentata di dirlo, e di fare ciò che stavo pensando, già mi immaginavo di fargli un paio di piercing alle corde vocali.
Mi fermai di sognare a occhi aperti quando mia madre mi colpì con una leggera gomitata.
 - Hai proprio un bel sorriso – mi disse una signora.
Già, è il sorriso di quando penso a cose cattive, dovrebbe vedere come sorrido quando le metto in pratica.
 - Tu non farai niente di ciò che pensi- sussurrò minacciosa.
Pensai di morire tra loro dalla noia dei loro discorsi, quando venni afferrata a un polso.
- Signore, vi porto via Hazel, ritornerà subito – disse Ashton.
Se per ritornerà subito intendeva nemmeno morta e sepolta dopo un milione di anni, allora okay, intendevamo la stessa cosa.
Mi allontanò.
 - Grazie – sussurrai.
 - Di niente, credevo stessi per tagliarti le vene dalla noia. Ho trovato giusto evitare spargimenti di sangue – disse allegro.
Sorrisi, perché effettivamente aveva evitato uno spargimento di sangue, che però non sarebbe di certo stato il mio.
Ci sedemmo sull’erba che mi pizzicava leggermente le gambe.
 - Dove abitavi prima di venire qui? – chiese curioso.
Lo guardai e sorrisi.
 - A New York –
 - È una bella città? –
 - È fredda – risposi secca – ci sono più grattacieli che persone –
Rise.
 - Ma come non è la città che tutti vorrebbero visitare? –
 - Sono tutti degli stupidi –
Parlando i stupidi, Luke si sedette con noi.
 - Ragazzi, volevo sapere se nel corso di biologia ci sono dei posti – disse sedendosi al mio fianco.
 - Credo di si – disse sorridendo Ashton – cos’è, non riesci a fare a meno di me? Eh amore mio? –
Risi mentre gli mandava dei baci.
Queste dimostrazioni omosessuali erano esilaranti, davvero uno spasso..anche se un po’ inquietanti.
 - Ashton!!! Mi tradisci?!?! – gridò Callum scandalizzato e correndo verso di noi.
Derek si unì al gruppo e lo guardò sbalordito, poi guardò me con gli occhi spalancati.
Sorrisi e gli feci segno di non farci caso , mi lanciò un ultimo sguardo sospettoso prima di restare in silenzio ad ascoltare la conversazione demenziale che stava iniziando, cercando probabilmente di capire quanto poco sane di mente erano questi ragazzi.
Anche se lui effettivamente doveva essere una delle ultime persone a giudicare quelli poco sani di mente, visto la famiglia che si ritrovava.
Guardai attentamente il quadretto che mi si profilava davanti  e una sensazione dolce mi fece sorridere.
Questi ragazzi, per quanto poco sani di mente, erano la cosa più vicina a degli amici che avevo avuto in questi due lunghi anni.
Speravo che i guai che ci stavano cercando non ci trovassero.
Lo speravo seriamente, ma mi sbagliavo.
Quanto avevo sperato per nulla.
 
# # # #
 
Guardai gli argomenti su cui dovevamo fare la ricerca di scienze.
Al nostro gruppo si era unito anche Luke, che sembrava essere quello più afferrato sull’argomento.
 Ascoltai quello che aveva intenzione di fare per i primi otto minuti circa, poi passai lo sguardo sui libri dello scaffale affianco a me.
Anne arrivò in ritardo.
 - Scusate, lo smalto non si asciugava più – disse mostrando le mani ad Ashton.
 - Scusate, stavo parlando io – disse offeso Luke che non si sentiva più al centro dell’attenzione.
Egocentrico – sbuffai.
Alzò gli occhi al cielo e poi rise assieme ad Ash.
 - Cosa significa? – chiese Anne.
La guardai sprezzante.
L’acqua ossigenata che si metteva in testa era arrivata ai neuroni.
 - Che non hai mai aperto un dizionario – risposi.
Mi guardò confusa.
Oddio cristo!
 - Hai presente quel libro grande, che ha più o meno le stesse dimensioni della Bibbia? – e che ti avrei dato in testa volentieri se solo ne avessi avuto uno sotto mano.
Mi guardò e sembrò aver capito.
 - Sono atea io. – disse cercando di trovare una scusa valida alla sua palese mancanza di materia grigia.
Ashton mi fece segno di non risponderle.
 - Quella che mi avevi detto essere una brutta notizia si sta rivelando una catastrofe – sussurrai seccata.
Sorrise e mi diede un buffetto sul naso.
 - Andrà tutto bene – disse sincero.
Lo guardai e gli diedi retta, nonostante quello che avesse appena detto fosse molto da hipster mischiata a frase fatta e confezionata.
 - Genetica umana è a pagina trenta – disse Luke . chiedo alla bibliotecaria la password del wifi e torno –
Andai alla pagina che serviva.
 - Ash, non ho il libro – alzai lo sguardo verso Anne – posso leggere dal tuo? –
Lui annuì e mise il libro al centro tra loro due.
Lei gli si avvicinò e gli toccò il braccio.
 - Grazie, sei davvero gentile – disse sbattendo le ciglia – questo compito andrà sicuramente bene visto che potremo lavorare assieme – batté nuovamente le ciglia lunghe.
Forse era un pizzico di gelosia che mi faceva vedere le cose in modo diverso, ma ero quasi certa che per “potremo lavorare assieme” non si riferiva alla ricerca.
Li guardai in silenzio.
Dovevo ricordarmi che in biblioteca c’erano testimoni, e che non avrei quindi potuto prendere Anne a colpi di sgabello sulla fronte.
Dovevo inoltre ricordare che l’ossigenata era il capo supremo delle ragazze popolari e che avrei dato nell’occhio se lei avesse parlato male di me.
Questo non doveva succedere.
Sospirai rumorosamente ricordando a entrambi della mia presenza.
Cercai di non guardarli,  ma il mio occhio cadeva sempre su Anne che toccava in modo sensuale Ashton.
Avrà pure avuto il cervello spento, ma ci sapeva fare, e d’altro canto io ero un’imbranata totale che l’unica cosa che sapeva fare era infrangere diverse leggi.
Sospirai dispiaciuta, anche perché Ash non faceva nulla per allontanarla.
Dovevo ammettere che mi sentii piuttosto stupida nell’aver potuto credere che una come me avesse potuto lottare con una come Anne.
L’intelligenza non batte la bellezza.
 - Vado a vedere che la bibliotecaria non su sua mangiata Luke – disse alzandosi.
Si allontanò e poi guardò me e Anne rimaste da sole allo stesso tavolo.
La cosa non era presagio di buone notizie.
 - Credo che dovresti andartene  - mi disse secca..
Alzai lo sguardo su di lei e sorrisi.
Stavo pensando di prenderla a sgabellate.
 - Anne, fai un favore al tuo cervello. Implodi – risposi
Chissà se sarebbe stato più divertente usare una mazza chiodata invece dello sgabello.
Probabilmente si.
 - Solo perché ti credi intelligente non significa che diventerai popolare. Ricordati bene che sono io il capo qui – sorrise – potrebbe finire male per te –
Sgranai gli occhi.
Non potevo credere alle mie orecchie!
Questa cosa mi stava minacciando? Stava minacciando me!?!
Aveva sbagliato persona.
 - Sai Anne ti dirò un segreto – la vidi farsi curiosa – non reagisco bene alle minacce, te ne accorgerai presto – sussurrai con un ghigno.
Luke tornò accompagnato da Ash, che sembrò piuttosto contento di non vedere sangue sparso a terra e capelli strappati sul tavolo.
 - Pronti a cominciare – chiese .
 - Mai stata più pronta – risposi guardando Anne.

# # # #
 
Holaaaaa mie piccole ciambelline adorate.
Ho le idee un pò confuse.. oggi non è Natale vero? No perchè ho visto uno vestito da Babbo Natale nella mia via XD
Comunque grazie GRAZIE MILLE per le belle recensioni che mi avete lasciato. Sappiate che voi pasticcini che recensite avete un posto particolare nel mio stomac... cioè nel mio cuore scusate <3
(Già, sono acnora in astinenza da cioccolato...*cioccolato si sente in eco*).
Spero che vi sia piaciuto questo dolcioso capitoletto, dove si nota chiaramente che  QUALCUNO *grida per farsi sentire da Hazel*, si è accorto di avere un cuore e procare dei SENTIMENTI!
Sono matta lo so ragazze belle e dolci dolci come caramelle <3
Ripeto, spero che il capitolo vi sia piaciuto, ditemi se avete trovato errorucci o se preferite vomitare che leggerlo (scusate in caso, siete liberi di denunciarmi.. potete chiamarmi al  0984*cade la linea*).
Avete visto la foto di Hazel? Vi piace? Ma sopratutto l'ho inserita bene?
Vi voglio bene piccoli mahmellows (o come si scrive, ma insomma avete capito il concetto: Dolci, buoni e coccolosi).
Spero vi piaccia il capitolo, ditemi cosa ne pensate piccole mie .
Ciao a tutte, al prossimo capitolo <3
 

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Capitolo 7
*** A causa di un maledetto bus. ***


CAPITOLO 7: A CAUSA DI UN MALEDETTO BUS.

Arrivai alla fermata dell’autobus in ritardo, tanto che il bus era passato mentre stavo attraversando la strada correndo come una pazza , e ora mi sarebbe toccato aspettare quaranta minuti al prossimo.
Potevo chiamare Fred e chiedergli di venire a prendermi, o magari potevo chiedere a Steve o Larry, loro erano più gentili di quello scontroso di Fred.
Li chiamai , ma non risposero.
Controllai l’ora.
Che diamine! Era il momento delle loro pause bagno.
Decisi che piuttosto di chiamare Fred e distruggere il mio orgoglio, avrei preferito prendere il prossimo bus e scendere alla fermata più vicina a casa per poi proseguire a piedi.
Sapevo che non era un’idea molto intelligente fermarmi in biblioteca invece di andare a casa con Luke e Ash.
Vidi il primo bus che passava e decisi di prenderlo, andai a sedermi nel posto libero davanti così da vedere dove stavo andando.
Dopo essermi accorta che la mia idea per salvare il mio orgoglio non era buona come sembrava, decisi di scendere in une fermata che mi sembrava facesse anche il mio autobus.
Guardai gli orari degli autobus, e fortunatamente c’era anche il mio.. purtroppo sarebbe passato solamente tra un’ora.
Controllai a che fermata ero scesa, e scoprii  che ero in centro città di qualche paesino disperso.
Omachecazzo!
Dove mi ero andata a cacciare?
Sospirai  e iniziai a camminare nel paesino desolato, non ero abituata a questi paesi, insomma a New York non esistono cose simili, non che io ci abbia abitato per molto lì.
Camminavo per le strade sorridendo della mia piacevole scoperta.
Mi fermai davanti a una specie di piccolo teatro, avrebbero dato un musical quella sera.
Sentii qualcuno toccarmi la spalla.
Mi girai e persi un battito.
 - Ragazzina sei nella mia citta –
 - Chi non muore si rivede – dissi sorridendo alla che avevo ragazza e riprendendo a respirare.
Osservai un attimo la situazione che avevo davanti, e non potei fare a meno di notare che dietro la ragazza si trovavano altre quattro.
 - Sai, il tuo cellulare mi piaceva molto. Voglio riaverlo –
 - No –
 - Come? – chiese stupita.
Forse quando l’avevo picchiata nel bagno le avevo causato più problemi di quanto non credessi.
 - Ho detto no – dissi cercando con lo sguardo qualcosa che potesse assomigliare a un’arma per difendermi.Non trovai nulla.
E sapevo di essere nei guai, visto che non credo avesse intenzione di fare la pace con me dopo che l’ho picchiata in modo piuttosto violento nel bagno.
Cinque contro uno.
Ero fisicamente più in forma di quelle cinque messe insieme, così controllai dove potevo correre e notai un bar in fondo al viale.
Non ci avrei messo molto a raggiungerlo, forse un paio di minuti.
Iniziai a fare lentamente a fare un paio di passi indietro, ma una mi prese per un braccio.
 - Dove vai? – chiese.
 - A casa mia. Abito più in là –
La tizia guardò il capo, che fortuna volle essere proprio la ragazza che avevo picchiato in bagno, e le fece segno di non lasciarmi andare.
 - Seguitemi e portatel.. –
Mi divincolai e iniziai a correre più forte che potevo.
Dovevo mandare un messaggio a mio fratello. Avevo bisogno di aiuto.
Raggiunsi il bar e lo trovai deserto, non c’era nessuno, né un cameriera, né un barman.
Le sentii entrare tutte e cinque.
 - Portatela sul retro del bar – mi sorrise – sai i gestori sono i miei genitori –Cazzo!
Presi un sedia del bancone.
 - State lontane –
 - Ignoratela, e state attente –
Come due robot avanzarono verso di me fino a mettermi con le spalle al muro .
Mi vidi costretta a quel punto a lanciare la sedia.
Colpii una dei due automi, e nel trambusto he avevo appena creato cercai di scappare.
Purtroppo la capobranco mi fece cadere colpendomi alle spalle.
 - Puttana – sibilai.
Mi tirai su velocemente, ma ero accerchiata.
Fece un segno a due di loro e mi presero per le braccia bloccandomi ogni possibile tentativo di scappare.
 - Questo non è leale – dissi – nel bagno eravamo solo io e te non..- mi colpì violentemente allo stomaco.
Non riuscii a respirare per un attimo, mi aveva letteralmente tolto il respiro, sarei caduta a terra piegata in due dal male, se non fosse stato per quelle due che mi tenevano per le braccia.
 - Saresti stata perfetta come nuovo membro del mio gruppo –.
La vidi caricare un altro colpo, chiusi gli occhi e mi colpì di nuovo allo stomaco.
Mi trattenni dal gemere di dolore.
“Non mostrarti debole, altrimenti è come fossi già morto” mi dicevano continuamente.
La guardai negli occhi.
 - Non guardarmi puttana! – mi colpì la mascella.In poco tempo sentii il sapore del sangue invadermi la bocca.
Alzai di nuovo lo sguardo e sputai il sangue a terra.
 - Credo che dobbiate andare. Sai, io e il mio ragazzo abbiamo appuntamento proprio qui – inventai perché non avrei retto a un altro colpo.
Mi guardò cercando di capire se mentivo, ma dopo anni di bugie nessuno avrebbe più capito la verità.
 - Credo che i tuoi occhi abbiano qualcosa che non va – inclinò la testa – meglio farti nero anche l’altro – un ghigno le comparve sul viso.
Non potevo permetterle di farlo, una volta tornata a casa avrei potuto nascondere i colpi allo stomaco e quello alla mascella, ma un occhio nero era improbabile.
Sempre se tornavo a casa.
Iniziai a pensare velocemente, e a quel punto mi venne un’idea; mi girai verso una di quelle che mi teneva per le braccia .
 - Credo ti stia suonando il telefono – le dissi.
Allentò la presa  dal braccio per controllare il telefono.
A quel punto fu tutto molto veloce.
Mi liberai il braccio, diedi un pugno con la mano libera a quella che mi teneva ancora, e anche lei mollò la presa.
Dopodichè mi lanciai letteralmente a terra evitanto il gancio che era diretto al mio occhio.
Le presi il piede, che strattonai facendola cadere.
Mi alzai velocemente, presi una bottiglia vuota di birra rimasta sul bancone e minacciai le due che rimanevano, passai tra loro e iniziai a correre verso la fermata  degli autobus dolorante.
Correvo troppo piano dal dolore all’altezza dello sterno, così mi girai e notai che mi stavano correndo dietro piuttosto arrabbiate.
Insomma anche se avevo appena fatto una cosa che si vede solo nei film, non si sarebbero di certo congratulate con me per l’agilità se mi avessero ripreso.
Cercai di velocizzare il passo, ma sapevo che anche così mi avrebbero raggiunta, e non avrei comunque fatto in tempo a raggiungere la fermata, dovevo nascondermi, era l’unica soluzione possibile.
Girai l’angolo dopo un’occhiata per capire che non fosse un vicolo cieco.
Dovevo fermarmi e respirare, il colpo allo stomaco si faceva sentire sempre più prepotentemente.
Corsi lungo la via, finché mentre mi pulivo il sangue che mi colava dalla bocca travolsi un passante.
Caddi a terra e mi sfregiai il braccio a contatto con il cemento.
La giornata stava peggiorando sempre di più.
Restare a terra e chiedere aiuto al ragazzo che avevo travolto sarebbe stata una cosa logia, ma avevo paura che si potesse rivelare un errore se per caso il tipo mosso da compassione mi avesse portato alla polizia o in ospedale, o peggio, fosse stato amico di quelle cinque.
Mi alzai di fretta ancora più dolorante di prima.
 - Hazel? – sentii chiamarmi.
Guardai il ragazzo a cui ero andata addosso.
Avrei potuto piangere in quel momento.
 - Calum – lo guardai – ho bisogno di aiuto  - sussurrai.
Sentii i passi pesanti che rimbombavano nel vicolo da cui io ero appena uscita.
Guardai il ragazzo allarmata.
 - Ho la moto qui vicino – mi prese la mano e mi portò correndo alla moto .
Non fece domande, non disse nulla.
Mi passò il casco e partimmo.
 


Gli feci cenno di fermarsi davanti a casa sua .
 - Dovresti andare in ospedale –
 - No, non posso –
Mi guardò pensando cosa fare .
 - Non ti lascio tornare a casa così – mi prese la mano una volta scesi dalla moto – vieni, hai bisogno di aiuto – aprì la porta di casa sua e mi portò in bagno.
Mi sedetti sopra la lavatrice mentre prendeva il kit del primo soccorso.
 - Grazie – dissi mentre mi disinfettava il braccio.
Respirai profondamente per la prima volta da dopo il nostro incontro.
Non fu una cosa molto intelligente, visto che una fitta di dolore partì dallo sterno.
Probabilmente non fui abbastanza brava a mascherare la smorfia di dolore sul viso visto che se ne accorse.
 - Dove ti fa male? – chiese.
Respirai ancora e un’altra fitta di dolore si impossessò di me.
 - Mi fa male respirare – dissi trattenendo un gemito.
Sembrò preoccupato.
 - Togliti la maglia – mi disse .
Annuii e la tolsi facendomi aiutare visto che da sola non ci riuscivo.
 - Cazzo – fu la prima cosa che mi venne in mente – sono fottuta – fu la seconda.
Fred mi avrebbe ammazzato ora che avevo una costola rotta.
Sperando fosse solo una .
Lo guardai preoccupata.
Mi ero rotta braccia, gambe, mani, polsi, naso , perfino una spalla, ma mai una costola, e faceva un male cane.
 - Cal? – sentii gridare – ho il tuo carica cellulare –Non lui!
Guardai Cal allarmata.
 - Non deve saperlo. Si preoccupereb…-
 - Che cosa ci fai tu qui? – girai la testa verso la porta e lo vidi.
 - Io…- non riuscii a rispondergli che fu tutto nero improvvisamente. 
 
Sentii qualcuno accarezzarmi il viso delicatamente.
Aprii lentamente gli occhi e trovai Ashton davanti a me.
 - Sono morta ? – sussurrai.
Mi guardò e sorrise.
Lo prendo come un sì.
Ma si può sapere dov’era il mio tappetto rosso per entrare nella sala vip dell’inferno?
Dov’è Satana che si congratula con me?
A quel punto mi venne un dubbio.
 - Sono all’inferno vero? – chiesi.
Era impossibile che andassi in paradiso, avrebbe commesso un errore madornale in caso contrario.
Rise.
 - Sei ancora viva. Un po’ ammaccata ma viva – disse quasi contento.
 - Sbaglio o mi sembri contento? – chiesi cercando di tirarmi su a sedere.
Mise la mani sulla mie spalle per impedire che mi alzassi.
 - Sono contento che tu stia bene. E non devi alzarti – disse serio – chi è stato a ridurti così? –
Lo guardai e vidi quello sguardo che aveva mio padre la prima volta che gli dissi che avevo un fidanzatino.
Sguardo che preannunciava guai.
 - Fai sul serio? – chiesi – vuoi sapere chi è stato per vendicarmi? –
Mi guardò sempre serio.
 - Nessuno può fare una cosa simile e non pagarne le conseguenze –
Sorrisi.
 - Sei tenero – sussurrai imbarazzata.
Cal entrò improvvisamente nella mia visuale.
 - Hazel credo tu debba andare in ospedale. Hai qualcosa di …-
 - No Cal, io non vado in ospedale – dissi secca.
Sospirò.
 - Non voglio sapere che hai contro gli ospedali, ma io credo che tu abbia qualcosa di serio –
 - Hai già fatto troppo per me  - guardai il moro – grazie, se non ci fossi stato tu, sarebbe sicuramente finita peggio di così – sorrisi – e ora devo tornare a casa - .
Ash fece pressione sulle mia spalle per tenermi giù.
 - Prima risponderai alle mie domande, e poi andremo in ospedale – disse secco.
Non c’era verso di farlo ragionare, lui voleva portarmi in ospedale per forza, non poteva sapere che se l’avesse fatto sarebbe stato Fred quello a finire il lavoro su di me.
Non potevo andare in ospedale, perché io non esistevo su internet, non esistevo in nessun database se non in quello dell’ FBI.
Stava per iniziare il giro di domande quando sentii il telefono suonare.
Risposi subito, anche perché l’unica persona che aveva il mio numero di cellulare era mio fratello.
 - Sono le otto passate, sei oltre il coprifuoco. Non riuscirò a coprirti ancora per tanto con Fred prima che venga a cercarti –
Sospirai.
 - Ciao mamma, sono a casa di Calum – dissi.
Restò un attimo in silenzio, in modo che potessi continuare a dargli indicazioni senza essere esplicita.
 - Credo che dobbiamo andare al pronto soccorso, credo di essermi rotta qualcosa –
 - Gambe? –
 - Non quell’ospedale, quello a nord, credo abb…-
 - Cassa toracica? –
 - Esatto proprio quello –
 - Costola rotta? – era intelligente.
 - Si. Okay, aspetto mio fratello e poi andiamo –
 - Merda. Arrivo – chiuse la chiamata.
Guardai Ashton alzando le sopracciglia.
 - Contento? Adesso vado in ospedale – dissi seccata.
Lui annuì.
Tolsi delicatamente la mano di Ash dalla mia spalla e cercai di alzarmi evitando i gemiti di dolore.
Appena fui in piedi dovetti trattenere le lacrime.
 - Grazie ragazzi – dissi andando verso la porta della camera.
Appena uscii vidi davanti a me una poco amichevole rampa di scale  che mi prendeva palesemente in giro dicendomi  che sarei morta dal dolore prima di riuscire a scenderle tutte.
Le guardai con odio.
Odiavo le scale quando ero nel pieno delle forze fisiche, ora che non riuscivo a combinare molto avrei voluto che implodessero.
Strinsi forte la ringhiera tanto che mi vennero le nocche bianche.
Scesi il primo gradino.
 - Quanto fa male da uno a dieci? – chiese una voce alle mie spalle.
Così tanto che non riuscivo a rispondere.
Ne scesi un altro e un altro ancora.
Mi fermai, e persi l’equilibrio, ma Ash che fortunatamente era alle mie spalle, mi permise di evitare altre eventuali fratture.
 - Sicuro che non sia morta? – sussurrai con un filo di voce .
Mi sorrise e fece segno di no mentre sentivo lo stomaco accartocciarsi dal dolore.
 - Tieniti forte – mi disse mettendo un mio braccio sulle sue spalle.
Ogni scalino sceso mi teneva delicatamente in modo da attutire l’impatto.
Arrivai alla fine e trovai mio fratello ad aspettarmi sulla soglia della porta.
Gli bastò un attimo per capire che ero messa peggio di come pensava.
Ash mi lasciò a mio fratello che mi prese la mano.
 - Adesso andiamo Hazel – .

 
# # # # # 

Salve mie dolci fanciulle <3 
Oggi qui a Verona è Santa Lucia, una festa tipo Babbo Natale.
I regali ce li portano oggi invece del 25 dicembre.. quindi BUONA SANTA LUCIA anche a voi.
Io ho ricevuto tanto dolcetti buoni buoni :3 sopratutto C I O C C O L A T A <3 
Io amo la cioccolata, è la mia piccola droga personale.
Il mio regalo di Santa Lucia per voi è questo nuovo capitolo *TA-DAAN* , lo so che non è un bel regalo, ma i dolci sono miei e non li condividerò con nessuno *corre a nascondere la cioccolata*.
Comunque avete visto che è successo alla nostra povera e dolcissima Hazel? Povera cucciola**
Volevo ringraziare le bellissime che hanno rencensito <3 Forse con voi un cioccolatino lo dividerei. 
Grazie grazie grazie mille <3 
Se vedete errori OVVIAMENTE avvisatemi che sono pronta a correggere gli obrobri che commetto alla velocità della luce!! Un pò come Flash, esatto il supererore con la tutina rossa e gialla.
Ora scappo sotto le copertine calde, perchè ho la febbre e.e 
Ciao mie fanciulline, vi adoro ** 
Lil 
PS. il capitolo è un pò più lungo del solito perchè altrimenti dovevo spezzare la scena generale e la cosa non mi andava a genio, spero vi vada bene lo stesso :D 

 

 

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Capitolo 8
*** Antidolorifici e amici ***


CAPITOLO 8: ANTIDOLORIFICI E AMICI.

I giorni successivi fortunatamente erano quelli del weekend, che passai a letto mentre mio fratello si procurava antidolorifici quasi come fossero biscotti.
Nessuno nella casa se ne accorse, soprattutto Fred, che grazie a dosi massicce di antidolorifici mi facevano sembrare quasi normale.
Quasi per l’appunto visto che per poco non mi feci sgamare mentre mi divertivo a montare e smontare le calibro 9 dei miei due bodyguard preferiti. Nonché unici che conosco.
Lunedì imbottita come una botte di birra di antidolorifici, riuscii tranquillamente ad alzarmi e camminare senza fitte preoccupanti di dolore allo stomaco.
 
Entrai nello pseudo pulmino sotto lo sguardo di Ash e Cal .
 - Cosa ci fai tu qui? – mi chiese Ash sorpreso.
Luke scoppiò a ridere.
 - Non vedi, lei viene a scuola –Annuii prendendo posto affianco al finestrino mentre ringraziavo mentalmente il biondino di aver risposto ad Ash, che comunque mi guardava preoccupato.
Nemmeno mia madre mi ha mai guardato in quel modo così preoccupato,  nemmeno quella volta in cui mi sono rotta la mandibola cadendo dalla bicicletta… con le rotelline.
 - Oggi ti ricordo che dobbiamo iniziare a lavorare seriamente a quella ricerca  - ci ricordò Luke nel momento in cui vidi salire Anne, con i suoi grandi occhi blu cercò per il bus proprio noi, e appena notò il nido che aveva in testa Michael venne verso di noi.
Si fermò da Ashton e iniziò a sbattere le lunghe ciglia.
 - Oggi devo andare via un po’ prima perché vado a comprare l’auto – battito di ciglia – se vuoi puoi venire con me –
Forse ero all’antica ma di solito non era il ragazzo che chiedeva alla ragazza di uscire?
 - Non credo che verrò -.
 - Ma ho bisogno di testarla – a questo punto gli fece l’occhiolino.
La sfacciataggine di questa donna è sorprendente, perché non chiedergli direttamente di scopare a questo punto?
 - No. Grazie – rispose secco e leggermente infastidito.
Cosa che mi procurava un certo sorrisino sul viso.
Anne sospirò teatralmente e in modo tremendamente sensuale, prima di tornare indietro al suo posto incrociò il mio sguardo.
 - Carino il livido sulla mascella – disse sorridendo – ti fa tanto avanzo di galera – disse per scherno.
Mio fratello mi infilò le unghie nella gamba per non farmi reagire tirandole dietro qualsiasi cosa avessi sottomano, come la bottiglietta di vetro contenente antidolorifici che avevo in tasca e che avrebbe fatto un rumore idilliaco una volta che si fosse rotto sulla sua fronte.
Mi limitai a sorridere.
 - A dire il vero le cose è che le cose sono diventate un po’ troppo passionali, e non ci siamo resi conto che… Insomma puoi capire – sbattei le ciglia mentre mi godevo il fumo uscire dalle sue orecchie.
Hazel 1. Oca Bionda Ossigenata 0.
Luke rise e mi fece segno di battere il cinque.
 - Auguri al fortunato allora – disse sorridente.
Se certo, come no.
 
 
Arrivai in biblioteca scortata da Derek che era diventato la mia crocerossina personale.
 - Vai a casa – sussurrai.
 - Così puoi romperti anche una gamba? Mmm fammici pensare un attimo – mi guardò – facciamo che è meglio di no, un osso alla volta mi basta –
Risi e gli aprii la porta.
 - Dottore a lei l’onore-
Sorrise ed entrò.
Lo parcheggiai davanti a uno dei computer e raggiunsi Luke e Ashton che avevo notato già essere al tavolo, li raggiunsi.
 - Pronti a lavorare? – chiesi cercando di tirare fuori un po’ di allegria.
Mi guardarono con lo stesso sguardo euforico che ha una giraffa costretta ad accoppiarsi con un Pokemon.
Forse non dovevo cercare di sembrare troppo contenta.
 - Stiamo aspettando Anne – sospirò il biondo – vado a chiedere il wifi, di nuovo – dissi alzandosi mentre io mi sedevo.
Ash mi guardò attento, e poi si avvicinò a me.
Si sedette al mio fianco sulla sinistra.
 - Non sei mia madre, sto bene – sospirai.
Mi sfiorò il livido sul viso.
 - Cal mi ha detto che stavi scappando quando ti ha trovata. Da chi scappavi? –
Lo guardai.
 - Non preoccuparti io…- non mi lasciò finire.
 - Non so come tu riesca anche solo a stare in piedi. Hai una costola rotta.. –
 - Era un livido –
 - Smettila di mentirmi –
Smisi di respirare.
Cosa?
Come sapeva che mentivo?
 - È la verità –
 - No. E tu lo sai – disse secco.
Andai nel panico.
Nessuno sapeva quando mentivo.
Nessuno.
Arrivò Anne a salvare la situazione, e la cosa non mi dispiaceva per nulla.
Era la prima volta che averla intorno non mi faceva venire l’urticaria.
Ero troppo impegnata a cercare di contenere la sorpresa sul mio volto da quello che Ash aveva appena detto per poter accorgermi di lei.
Restai in silenzio tutta la durata della nostra ricerca, mi concentrai solo sulla genetica.
O almeno ci provavo.
Il tempo passò relativamente in fretta, soprattutto perché ero troppo immersa nei miei pensieri, me ne accorsi solo quando la vescica di Luke ebbe di nuovo la meglio su di lui ed andò al bagno per la sesta volta in circa due ore.
I suoi problemi di incontinenza erano palesi .
Mi alzai anche io per andare a prendere uno dei libri sulla genetica che potevano tornare utili in quel momento, purtroppo Anne mi fermò.
 - Sono impegnata a mettere apposto le mie cose, quindi porta  questo visto che sei in piedi - .
Forse non lo fece apposta a sbattermi il libro sulla pancia, forse.
Fece comunque breccia nel mio muro di antidolorifici.
Mi appoggiai alla mensola della libreria per non cadere, cosa che aveva appena fatto il libro.
 - Stupida – sospirò – vado a metterlo app..- non so cosa disse, ero troppo impegnata a non gridare dal dolore .
Anne mi guardò , salutò Ash e se ne andò.
Chiusi gli occhi e poi crollai di sedere a terra, non riuscivo più a reggermi in piedi.
Ashton mi guardò preoccupato e si lanciò di corsa vicino a me.
Iniziai a sentire una fitta a ogni respiro.
 - Hazel – mi prese la mano – vieni ti do una mano ad alzarti –
 - No! – dissi quasi gridando.Mi morsi il labbro per non emettere alcun suono .
Ogni respiro una fitta di dolore sempre più forte.
Mi toccai l’addome e lui sembrò capire.
La preoccupazione nei suoi occhi aumentò.
 - Ash non è nul.. – gemetti e chiusi forte gli occhi.
Mio fratello sembrò aver sentito i miei gemiti di dolore, tanto che lo vidi accorrere verso di me.. con una siringa in mano.
Oh no!
L’iniezione di morfina , no!
 - Dimmi che ce l’hai solo… - altro gemito – per scena –.
Gli occhi mi si riempirono le lacrime.
Derek sospirò e mi prese il braccio.
 - Mi ringrazierai più tardi – disse sorridendomi tranquillo. 
# # # #
 
Aprii gli occhi e la prima cosa che vidi fu un orsacchiotto rosa.
Ero certa di non essere nella mia stanza a questo punto.
Odiavo il rosa.
Odiavo gli orsacchiotti.
Ed ero quasi certa di non avere mai avuto le lenzuola blu.
Mi sedetti e sentii la fasciatura nuova di zecca premermi sull’addome , non sentivo comunque alcun dolore.
Mi guardai attorno e a quel punto fui più che sicura di non essere a casa.
Sentii la porta aprirsi , e vidi entrare mio fratello accompagnato dalla valletta Luke.
 - Come stai? – chiesero all’unisono.
 - Bene – ridacchiai.
Luke si sedette sul letto di fronte a me e prese l’orso di peluche.
 - Si chiama Teddy – disse allegro e stringendoselo al petto.Teddy?
Ma seriamente?
Che fantasia portami via.
 - È un nome banale . Perché non chiamarlo Buddy o non so, Signor Lewinsky – proposi.
Mi guardò e inclinò la testa scandalizzato come se gli avessi appena raccontato che cosa si nasconde nella mia credenza al posto dei cereali.
 - No. – disse secco – lui si chiama Teddy, me l’ha detto lui –
L’uomo che sussurrava ai peluche.
Questo ragazzo mi sorprendeva sempre di più a ogni secondo che passavo con lui a causa delle sue stranezze.
Sorrisi comunque.
Derek mi si avvicinò.
 - Hai perso i sensi per un’ora e Luke mi ha aiutato – mi disse.
Abbracciai Luke .
 - Grazie – dissi sincera.
Mi strinse delicatamente per paura di farmi male.
 - Gli amici si aiutano tra loro. Ricordalo –
Sorrisi alla parola amici, il che significava che era ufficiale: avevo un amico.
 - Ash è andato a prendere gli antidolorifici con la ricetta che il medico ci ha dato ieri – mi disse.
Annuii orgogliosa che mio fratello sapesse usare le ricette che preparavo per i medicinali.
Erano di ottima contraffazione anche quelli, come d’altronde qualsiasi cosa che fabbricavo.
Sorrisi e lasciai andare Luke dall’abbraccio; a quel punto vidi Ashton sulla soglia della porta.
 - Non volevo disturbare – disse seccato mentre entrava.
Passò le medicine a mio fratello mentre fissava Luke in modo poco amichevole.
 - Luke, andresti a prendere dell’acqua? – chiese mio fratello.
Luke sorrise contento ,  e come una capretta saltellante (esistono caprette saltellanti?) scese dal letto e trotterellò fuori dalla stanza.
Lo sentimmo inciampare pochi secondi dopo che fu uscito.
 - Vado a controllare che non si sia rotto l’osso del collo – disse Derek sbuffando.
Rimasi con Ash.
 - Credo che tu non abbia bisogno di me – disse .
 - Non lasciarmi sola – sussurrai vedendolo andarsene.Perché parlavo e poi pensavo?
Ammutolii imbarazzata quando si girò verso di me.
Lo vidi pensieroso e io abbassai lo sguardo per non guardarlo.
Stare zitta non era una mia virtù, anche se mi sarebbe piaciuto che lo fosse stata.
Sentii i suoi passi venire verso di me.
 - Solo se me lo chiedi per favore – disse sorridendo.
Lo guardai mentre si sedeva sul letto.
 - Non mi piace chiedere le cose per favore – ammisi.
Rise.
 - Allora dovrò accontentarmi  - sorrise .
Ero molto imbarazzata in quel momento. Molto.
Mi sentivo un semaforo e mi sembrò di sentire l’evoluzione dei pokemon nel mio cervello : "Hazel si sta trasformando tatatatatatatatatatatattatata diventa UN SEMAFORO ROSSO."
 - Luke si prende cura di te vedo – disse leggermente seccato.
Inclinai la testa e presi Teddy.
 - Ha detto che siamo amici , e che gli amici si aiutano tra loro – sorrisi ripensando alle sue parole.
 - Sembri contenta di averlo come amico –
 - È così – abbassai lo sguardo –non ho mai avuto molti amici –
Sembrò rilassarsi a quelle parole.
Mi sdraiai.
 - Forse è perché non chiedi per favore- disse ridendo.
Gli tirai Teddy in faccia e risi anche io.
 - Ehi mi hai colpito – si lamentò.Mi sdraiai e sorrisi.
 - Beh, credevo giusto farlo, visto che non chiedo mai per favore – gli feci la linguaccia.
 - Molto matura – si sdraiò affianco a me – pensi di farmi anche una pernacchia ora? – chiese.
 - Se mi fai arrabbiare si –  girai il viso verso di lui.
Eravamo incredibilmente vicini, sentivo il suo respiro sulla fronte, respiro che mi chiedevo possibile come potesse profumare.
I miei occhi erano all’altezza della sua bocca , e infatti restai a fissarla incantata per poi posare lo sguardo sulle fossette del suo sorriso.
Stava sorridendo in quel momento.
Fu naturale che sorrisi anche io.
Sentii una mano passare dietro il mio collo per poi posarsi sulle spalle, e poi mi strinse a se.
Appoggiai il viso sulla sua spalla.
 - Sono anche io tuo amico . non dimenticarlo – mi baciò la fronte.Appoggiò il mento sui miei capelli.
 - Cercherò di non farlo – sussurrai mentre mi stringeva ancora.Forse erano gli antidolorifici, forse era il fatto che fossi tra le sue braccia che mi permise di addormentarmi senza accorgermene.
 
# # # #
 
Ehilaaaaaaa <3 
Sono ritornoata con un nuovo capitolo. Visto?!?! Siete contente vero?  VERO?!?!!
Oggi la scuola è finita quindi volevo fare unaa sorpresa a tutte con uuovo capitolo dolce dolce :3 Cioè almeno a me sembra dolce.
Miei pasticcini grazie per aver recensito lo scorso capitolo, grazie grazie grazie mille cuccioline mie <3 
Sapete già che fare di bello a Capodanno? No perchè io non so che fare XD Tipo avevanmo un programma, ma poi per problemi do forza maggiore (tipo gli alieni) è saltato tutto D:
Spero non siate nella cacca come me :') 
Allora altra cosa volevo lasciarvi il mio contatto tumblr , perchè mi sembrava carino che chi volesse potesse contattarmi benissimo non solo su questo sito ma anche su un blog :) Ovviamente io non vi rivelerò mai la mia identità *MUAHAHAHAH*. Comunque, in caso questo è il link 
http://lillilola.tumblr.com/ 
Avete notato che carini che sono Hazel e Ashton, io mi stavo per scioglere mentre rileggevo <3 
Se trovate errori avvisatemi e maledicetemi (okkay, forse maledicetemi no che sono già abbastanza sfortunata di mio.)
Spero che il capitolo vi piaccia miei cioccolatini preferiti e ditemelo sopratutto se vi piace che io amo le vostre recensioni e mi danno la sanità mentale per continuare a scrivere :) (Okay, la sanità mentale non prorpio, diciamo più la forza psicologica).
Ne inserirò almeno altri due credo prima dell'anno nuovo , comunque intato vi faccio gli auguri di BUON NATALE <3 
Spero riceviate tanti dolcetti e che Babbo Natale (ci tengo a precisare la sua esistenza. E chiunque dica l'incontrario è solamente perchè è stato cattivo durante l'anno) vi porti tanti bei regali . 


 

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Capitolo 9
*** Party for all. ***


CAPITOLO 9: PARTY FOR ALL.

(lo so, non è molto fantasioso come titolo.. perdonatemi)


 
- Papàààà – gridai scendendo le scale.
Lo vidi apparire sul fondo della scalinata mentre scendevo di corsa.
In quel momento ero così preoccupata che non mi ricordai nemmeno dello scalino spezzacollo, esatto, è l’ultimo scalino che ogni persona fa prima di arrivare al piano.
Qul. Fottuto. Scalino. Del . Cazzo.
Ci inciampai e per poco non finii a baciare il pavimento.
Ringraziai mio padre che aveva i riflessi pronti e mi prese al volo per il colletto della camicia .
Tirai fuori dagli short quello che avevo trovato nel bagno e glielo mostrai con tanto di sguardo accusatore allegato.
Perché non me lo aveva detto?
Abbassò lo sguardo.
- Perché non me l’hai detto? – chiesi delusa e facendo rumore con le pillole contenute nel sacchetto.
Non serviva a nulla evitare di scrivere il nome delle pillole o aver buttato la confezione, sapevo a memoria ogni forma di ogni pillola.
- Non volevo farti preoccupare –
Gli sorrisi.
- Papà, sono per il cuore. Io voglio sapere se stai bene o meno –
Le avevo trovate in bagno, e non le avrei mai trovate se non avessi iniziato a cercare il dentifricio, che tra l’altro non avevo trovato.
- Sei la mia bimba. Non voglio darti queste notizie –
Lo abbracciai dolcemente.
- Siamo una famiglia , e dobbiamo sapere queste cose – disse quella che ha tranquillamente nascosto il fatto di essersi rotta una costola – e poi si può sapere perché l’acqua è ancora fredda? Non avevi chiamato l’idraulico? –
Lo vidi alzare lo sguardo al soffitto.
- Dov’è l’idraulico adesso? – chiesi incrociando le braccia.
- Si è preso una vacanza –
- Dove? –
Sospirò a questa domanda.
- In ospedale –
- PAPA’!! –
- Lo so cara. È che voleva fregarmi. Sai che odio chi cerca di farlo – mi guardò – e ora non chiedermi altro, che non voglio dirti dove si è preso una vacanza il ragazzo della pizza –
Risi.
- Ti voglio bene – gli diedi un bacio – ci vediamo dopo il coprifuoco – mi allontanai – ma non dirlo a Fred! –
Uscii di casa di buon umore, ero ancora impasticcata di antidolorifici, ma ora andava tutto meglio, soprattutto nella zona della cassa toracica.
Inoltre gli antidolorifici mi mettevano davvero di ottimo umore, un po’ come avere il ciclo al contrario.
Trovai Luke fuori ad aspettarmi.
- Pronta per la festa Haz? – odiavo il soprannome Haz, ma sopportavo visto che mi era simpatico, e che eravamo amici.
E poi ero allegra quindi non ci feci molto caso.
Ci avviammo verso la casa di Calum che aveva deciso di festeggiare il suo compleanno, ed essendo popolare aveva invitato a casa sua più o meno una cinquantina di persone .
Mi chiedevo come potevamo starci.
Sentii dei passi alle mie spalle, mi girai e vidi Michael correre allegro verso di noi.
Probabilmente anche lui era fatto di antidolorifici, insomma chi è che correva e sorrideva? Nessuno.
- Ciao Hazel, ciao Luke – disse sorridente.
Il suo buon umore comunque non mi dispiaceva.
- Sapete che giocheremo al gioco della verità dopo vero? –
Il gioco della verità?
Non feci domande, e continuammo a percorre i trecento metri che separavano casa mia dalla sua.
Quando entrai notai solo una ventina di persone, mi aspettavo decisamente un po’ più di gente.
Guardai Luke confusa.
- Dov’è la cinquantina e passa di gente che aveva invitato? – chiesi confusa.
- Quella festa è domani. Oggi festeggio solo con i miei amici – mi disse Calum – comunque , lì ci sono gli alcolici, lì il cibo, lì il gioco della bottiglia, lì..- indicò ogni posto finché non lo fermai.
- Auguri Cal – lo abbracciai, perché è così che si fa ai compleanni. Giusto?
Ricambiò e poi mi lasciò andare visto che venni presa poco delicatamente per un braccio da Luke.
- Haz andiamo dal cibo! –gridò il biondino trascinandomi via.
Lo minacciai con lo sguardo una volta che fui arrivata alla sezione del cibo, mentre iniziava a ingurgitare cibo come se non mangiasse qualcosa da secoli.
- Fa sempre così? – mi chiese uno, che come me guardava quel buco nero continuare a inghiottire roba.
Lo guardai un attimo e poi tornai con lo sguardo su Luke.
- Non lo so. Non lo conosco – dissi andandomene.
- Ehi aspetta – mi seguì – mi chiamo Andrew – mi mostrò la mano.
- Hazel – gliela strinsi.
- Come fai a conoscere Cal? –
In un momento normale avrei riposto qualcosa come “fatti i cazzi tuoi”, o per essere più gentile “Levati dalle palle”, ma quel giorno ero di buon umore.
- Andiamo a scuola insieme – e mi ha salvato da un gruppo di teppiste che mi volevano fare la festa, ma dettagli.
Lo guardai un attimo, non capivo perché ancora stava qui a parlare con me, insomma cosa gli poteva importare di me?
Avrei forse dovuto chiedergli come conosceva Cal anche se non me ne importava un granché?
Anzi, non me ne importava minimamente.
Non ero esattamente la migliore nel campo delle relazioni umane, quella brava in questo campo era mia madre.
Vidi Ashton che parlava con Cal non distante da dove mi trovavo io ora, mi dimenticai completamente di Andrew e cercai lo sguardo grigio e gentile di Ash, che appena trovai non lasciai più andare.
Gli feci un cenno con la mano ignorando bellamente il tipo che avevo di fronte, lo vidi venire verso di me.
- Ehi, come stai? – mi chiese ancora leggermente preoccupato.
- Va tutto bene – sorrisi.
Ash si girò verso Andrew.
- Ehi Andy sei qui anche tu . Ti vedo bene –
- Già anche tu Ash. Vedo che conosci già questa bella fanciulla - disse ammiccando.
Mi concentrai per non ridere, visto che il suo ammiccare sembrava più un tic nervoso .
- Già – disse Ash seccato – Hazel è adorabile –
Adorabile?
Cosa sono un panda?
- Adorabile? – chiesi.
Mi guardò imbarazzato.
- Si, cioè volevo dire no… cioè si ma no.. cioè.. – iniziò a stra parlare.
Idee molto chiare mi dicono.
Mi sentii un po’ offesa da quel “adorabile”, insomma avrebbe potuto dire che ero bella, carina, uno schifo, una mucca a quadratini blu, verdi e rossi, ma adorabile proprio no.
Lo abbandonai mentre cercava di spiegare il suo “si ma no” .
Mi sedetti affianco a Michael sul divano, che sembrava non divertirsi molto.
- Ehi, non sembri contento come prima – dissi.
Mi guardò.
- Voglio fare il gioco della verità, ma nessuno vuole giocare con me– incrociò le braccia e mise il broncio .
Risi.
- Spiegami come si gioca che così ci giochiamo-
Mi abbracciò contento , e dalla sua bocca uscì una cascata di parole, di cui non capii nulla.
Annuii ogni tanto solo per farlo contento.
Sembrava mi stesse spiegando come progettare un sito internet usando solo i codici che trovavi dietro le scatole dei cereali.
- Hai capito? – mi chiese a un certo punto.
Annuii vigorosamente, e a quel punto Luke comparve dal nulla.
- Giofcate alf giocfo dellfa vefiftà? – chiese masticando qualcosa.
- Si – disse Michael tutto contento- gioca con noi! – gridò allegro.
Lo fece sedere sul divano tra me e lui.
- Beh iniziamo noi che Hazel non sa come si gioca e glielo mostr…-
- Chi vuole giocare al gioco della verità? – gridò Luke rompendomi un timpano.
Avrebbe presto avuto la parcella dal mio otorino.
Nel giro di una decina di secondi mi ritrovai in una formazione a cerchio in stile passiamoci il calice della pace e fumiamo erba allegramente tutti insieme con il resto degli invitati pronti a giocare a questo stupido gioco.
Capii presto come si giocava: quando ti chiamavo potevi scegliere tra due opzioni, ovvero obbligo o verità.
Se sceglievi verità dovevi rispondere a una domanda che ti facevano, con obbligo invece dovevi fare quello che ti dicevano, e dopo ogni de verità dovevi per forza scegliere obbligo.
Come se io davvero fossi obbligata a rispondere in modo sincero a una di quelle stupide domande.
Cretini.
- Luke – disse Cal – obbligo o verità?-
Lo vidi pensare.
- Obbligo –
Sul viso del moro apparve un sorrisetto malvagio.
- Rimani in mutande – disse secco.
Scoppiai a ridere mentre lui al mio fianco si spogliava, e fece pure in tempo a lanciarmi un’occhiataccia poco amichevole perché continuavo a ridere.
- Michael obbligo o verità? –
- Verità-
- Da uno a dieci quanto ti faresti la mamma di Cal? –
Cal lanciò un’occhiataccia assassina all’amico che doveva rispondere, rimasi sorpresa dal fatto che Michael non fosse crepato seduta stante a causa dello sguardo dell’amico.
Mi sembrò di sentirgli dire qualcosa come “Ti ammazzerò”, ma potrei sbagliarmi.
- Diciamo otto-
Risi di nuovo, e poi toccai Luke con la mano fredda sulla schiena nuda facendogli fare un salto dalla paura.
- Sei congelata –
- E tu caldo –
- Sono mezzo nudo per la miseria! –
Il girò continuò e sempre più persone erano svestite.
- Andrew obbligo o verità?-
- Obbligo –
- Bacia la rossa –
A questo punto alzai la testa.
- No! –
- Non sei tu a decidere – mi rispose quello che aveva fatto la domanda.
Gli lancia un’occhiataccia di fuoco, se avessi avuto qualcosa in mano in quel momento avrei volentieri voluto fracassarglielo sul cranio.
- Non voglio che mi baci – guardai Andrew che si era avvicinato a me- perché non lo fate denudare come tutti gli altri? –
- Però, niente peli sulla lingua – sentii dire da qualcuno.
Avrei fracassato qualcosa sulla testa anche a lui, magari un candelabro. O un martello.
- Io concordo con Hazel. Lei non deve subire l’obbligo di altri – disse Ashton.
Grazie.
Mi girai verso di lui e lo vidi pensieroso.
- Visto che la difendi Andrew bacia Ash –
- Okay – pensai facesse retro front e andasse da lui, invece si avventò su di me.
Mi prese il viso tra le mani e inchiodò la sua bocca alla mia.
Mi dimenai e gli tirai un pugno ben assestato nello stomaco, improvvisamente qualcuno lo alzò da me.
Erano stati Luke e Ash, il moro a differenza del biondo lo stava guardando in modo poco amichevole.
- Sai, hai ragione. È proprio ADORABILE – sorrise beffardo rivolgendosi ad Ash, il quale gli sorrise prima di tirargli un pugno in faccia.
Iniziarono a picchiarsi appena Andrew rispose al colpo, con un altro pugno.
Li divisero in fretta e Luke mi venne vicino.
- Non è mai stato un gioco violento, arrivi tu e si trasforma in una rissa – sospirò.
Abbassai lo sguardo dispiaciuta. Portavo casino ovunque andavo.
- Non mi sono mai divertito così tanto – mi sorrise contento.
Portarono in cucina Ash a cui sanguinava il labbro, uno di quello che lo stavano scortando era Cal, che mi fece segno di andare con lui.
Feci ciò che mi aveva detto.
Entrai in cucina e vidi Ash e Michael vicino al lavabo, presi un pacco di verdure congelate dal freezer e li raggiunsi.
- Io tornò di là. Attenta al ferito – mi fece l’occhiolino Michael mentre usciva.
- Hai anche l’occhio un po’ rosso – dissi avvicinandomi.
Gli posai il pacchetto sull’occhio e feci una leggera pressione.
Sorrise.
- Mi dispiace – dissi.
Continuò a sorridere.
Come faceva a essere così contento anche dopo che aveva appena finito di essere preso a pugni?
- Tu come stai? – mi chiese.
- Nonostante un cretino mi abbia appena infilato la lingua in bocca posso affermare che sto meglio di te – ridacchiai – ma non preoccuparti per me. Preoccupati più del tuo labbro e del tuo occhio. –
Tolsi un attimo il pacchetto dall’occhio e lo vidi ancora gonfio.
Sarebbe diventato livido. Avrebbe avuto un bellissimo occhio nero.
Presi un tovagliolo e glielo appoggiai sul labbro delicatamente.
Temevo di potergli fare del male. Più di quanto non gliene avessi già fatto.
- Se ti faccio male avvis..-
- Ahi! – allontanai velocemente le mani da lui.
- Oddio scusa non volev..-
- Sto scherzando – disse ridendo – non faresti mai del male a nessuno –
Già.. certo come no.
Non risposi.
- Non dovevi difendermi – dissi ritornando all’occhio.
Spostò la mia mano dal suo viso.
- Si che dovevo. Ti hanno fatto del male una volta – appoggiò delicatamente la mano all’altezza dello stomaco – non avrei permesso una seconda volta davanti ai miei occhi –
Lo guardai un attimo.
- Quindi mi vedi come qualcuno da proteggere? – chiesi.
Aveva un’idea sbagliata di me in quel caso.
- Ti vedo come qualcuno a cui non deve essere fatto del male –
- Un po’ come una sorella?-
- No! – respirò tranquillizzandosi dopo aver risposto con foga a quella domanda – come a una persona speciale – sorrise mentre le mie guance si coloravano di rosso.
Rosso fuoco direi.
Sentii le sue mani sui miei fianchi , mi avvicinò a lui finché non sentii il suo bacino a contatto con il mio.
- Sai, alle sorelle non credo si possa fare questo – sorrise e sfiorò la mia bocca con la sua.
- E alle persone speciali cosa si fa invece? – chiesi con lo stomaco che sembrava un campo minato in piena esplosione.
Sorrise.
Si avvicinò e posò con decisione le labbra sulle mie, fece durare questo bacio un attimo pima che tornammo a guardarci .
Eravamo ancora piuttosto vicini.
- Mi ritengo fortunata a essere speciale allora – sussurrai sorridendo sulle sue labbra.
- Si dovresti –
Risi.
- Pensiamo al tuo occhio adesso, visto che il labbro è messo piuttosto bene.
Le sue braccia mi circondarono la vita in modo che non me ne potessi andare.
- Dici che è messo bene… - ci fu di nuovo un contatto tra le nostre labbra - .. si ora lo credo anche io – rise e fece ridere anche me.
Avevo le ovaie che stavano esplodendo, un po’ come la situazione nel mio stomaco. Un campo di mine.
Restammo nella stessa posizione mentre tenevo le verdure sul suo occhio.
Entrò Cal e ci vide in quella posizione non molto pura e casta.
- Credo che qui vada tutto bene – disse tornandosene in salotto con una bottiglia di coca.
Annuimmo entrambi e restammo a goderci quell’attimo di serenità.
 
# # # #
Maaa.. AUGURI PASTICCINI BELLI <3
Buon Natale (in ritardo) e Buon Capodanno (in anticipo)!!
Questo capitolo è un pò più lungo del solito, chiedo perdono, è che mi si spezzava il cuore a doverlo dividere, e non sono così cattiva da farlo :')
Grazie mille cucciole mie per le recensioni... siete dolcine <3 VI ADORO <3
Parlando di cose dolcine, avete visto che tenerelli che sono Hazel e Ash? ma tipo mi stavo sciogliendo dalla dolcezza mentre lo scrivevo (si questo è il massimo della mia dolcezza ragazze belle).
Sempre parlando di dolci (che poi non si sa perchè alla fine la mia parte dell'autrice finisce sempre con il parlare di cibo XD), come vi è andata il Natale? Io mi sono avventata su una torta di panna e bignè, di cui risento ancora oggi degli effetti collaterali.
EVITATE PANNA E BIGNE' vi dico solo questo.
Allora ragazze siamo finalmente arrivate nel momento in cui faccio due calcoli e vi dico quanti capitoli mancano più o meno alla fine (per vostra fortuna non sono tanti), si aggirano intorno ai 5 o 6, ma potrebbero essere di meno visto che ho deciso di farli più lunghi.
So che non vedete l'ora che la storia finisca, e vi prego contenete i salti di gioia appena ricevuta questa notizia , perchè mi spezzereste il cuoricino D:
Ringrazio di cuore di nuovo i miei bign.. *Non finisce la parola che le viene la nausea*.. okay i miei cioccolatini preferiti che recensiscono.. vi adoro.. tranne tu che hai lasciato una recensione negativa senza spiegarmi il perchè -.-
Vi auguro a tutte Buon Capodanno in caso non riuscissi a inserire un capitolo per tempo <3
Spero vi divertiate molto, che facciate il gioco della bottiglia, che beviate come se non ci fosse un domani e che fumiat.. no ora non esageriamo, ci tengo alla vostra salute :)
Bye pastccini belli **
Lil

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Capitolo 10
*** You're my caos. ***


 CAPITOLO 10: YOU'RE MY CAOS.

Ero seduta sul divano di Luke, mentre lui correva dietro Sophie.
 - Luke  mi sono svegliata mezz’ora prima per aiutarti in storia dell’arte, non per vedere te che ti fai battere da un cagnolino nell’ambito della corsa- sbadigliai.
 - Se tu mi dessi una mano farei prima, non credi?!? – disse alterato.
 - No. Non sarebbe divertente – ridacchiai .
Mi lanciò un’occhiataccia di fuoco, e a quel punto presa da un attimo di misericordia nei suoi confronti decisi di aiutarlo.
Presi uno dei biscotti che stavo mangiando e lo appoggiai al pavimento.
 - Sophie..- fischiai – ..vieni qui bestiolina -.
In un attimo la ritrovai a mangiare il biscotto e la presi in braccio.
 - Ecco la tua bestiol.. ehm, cioè cagnolina adorata- guardai l’ora – ora vai a metterti le scarpe e togliti il pigiama che tra cinque minuti arriva lo scuolabus –
Di arte non avevamo fatto nulla ovviamente, se non appena accentato il nome del libro.
Luke sparì e andò a cambiarsi come gli avevo detto, era un cucciolo obbediente quando voleva, ed era sicuramente più obbediente della bestiolina che aveva adottato.
Sentii il campanello suonare, ma non mi mossi dal divano, insomma non ero mica la domestica  che va ad aprire la porta.
 - Vai ad aprire! – mi gridò dalle scale Luke.
Certo, come no.
Vidi sua madre scendere, la salutai e mi diede una confezione di biscotti monouso.
 - So che ti piacciono cara – mi sorrise gentilmente – alla porta è Ashton, vado ad a…-
 - Non si preoccupi vado io!! – risposi prontamente e alzandomi dal divano scattante.
 - Che cara ragazza. Luke è fortunato ad averti conosciuto-
Ecco  ora non esageriamo , visto che più che fortuna porto sfiga nelle vite degli altri.
Sorrisi.
 - Buona giornata – le dissi – dica a Luke che lo aspettiamo fuori –
Andai alla porta, mi specchiai un attimo prima di aprire e di trovarmi davanti uno splendente e radioso Ash, che appena si accorse che io non ero Luke cambiò espressione.
Avrebbe davvero preferito Luke che me?
Insomma io sono più carina di quel biondino!
 - Buongiorno – dissi sorridente.
Mi guardò paralizzato.
 - Cosa ci fai tu quest’ora a casa di Luke? – sillabò.
 - Solo un po’ di sano sesso – scoppiai a ridere appena vidi l’espressione sul suo viso.
 - Mi tradisci e ridi? – chiese seccato.
 - Stavamo facendo storia dell’arte in realtà, questo prima che Luke si inventasse il gioco “Acchiappa  la bestiolina” – sbuffai.
Mi guardò serio e poi scoppiò a ridere e mi abbracciò contento.
 - Buongiorno anche a te bambolina – disse rilassato.
Sorrisi mentre mi stringeva dolcemente a se.
 - È tenera l’espressione di gelosia che hai fatto poco prima – intrecciai la mano alla sua.
La mia mano fredda alla sua calda e gentile.
 - Ti ho quasi creduto per un attimo. Avrei ucciso Luke in caso- mi baciò la fronte e poi posai lo sguardo sulle mani intrecciate.
 - Sei sicuro di voler mostrare a tutta la scuola che… - alzai le nostre mani davanti al suo viso.
 - Si - fu la sua risposta secca- anche il mio occhio la pensa allo stesso modo –
Risi, e poi guardai il suo occhio che era livido solo esternamente e nemmeno in modo tanto marcato.
Era terribilmente sexy quell’occhio nero, ma più lo guardavo, più mi rendevo conto che portavo sfiga.
Abbassai lo sguardo, e prima che potesse chiedermi qualsiasi cosa , la porta si aprì e si presentò Luke che cercava di chiudersi i pantaloni e con la cintura in bocca.
 - Pono ptato peloce pero? – traduzione per i comuni mortali :”Sono stato veloce vero?”
Annuimmo.
 - Luke –
 - Che c’è?- disse mettendosi la cintura.
 - Hai la maglia storta – dissi ridendo.
Imprecò.
 - Colpa tua e della tua maledetta fretta. La scuola non scappa – disse levandosela e mettendosela apposto.
Dopo aver messo la maglia dal verso giusto notò le mani intrecciate tra me e Ash e sospirò.
Ash ne aveva parlato hai ragazzi , e l’avevano presa tutti molto bene.
 - Vi avviso che se sento uscire dalle vostre bocche qualcosa come “Chi è il mio orsacchiotto amoroso dududù dadadà”, potrei commettere un atto illegale –
Tsk, come se quello che mette la maglia storta potesse capire qualcosa di crimine e cose affini. Probabilmente non aveva mai nemmeno rubato un ovetto Kinder da un supermarket. Luke è puro come l’acqua.
Passò lo scuolabus, e vidi mio fratello venire verso di noi.
Lui non l’aveva presa bene la notizia.
Era convinto che avrei potuto diventare poco attenta alle parole che dicevo o altro.
Era preoccupato e aveva ragione ad esserlo.
Salii lentamente sul pulmino .
Odiavo le attenzioni, e in quel momento se avessi avuto l’opportunità di avere una bomba a portata di mano, diciamo che l’avrei usata.
Andai a sedermi e Ashton si sedette al mio fianco.
 - Mi sembri nervosa –
No , io nervosa? Io volevo una bomba, non ero nervosa!
Mio fratello si sedette nel posto dietro con Luke mentre Cal e Michael erano davanti a noi.
Poche fermate dopo salì Anne ed il suo corteo. Tutte insieme facevano un cervello probabilmente.. No, okay, forse proprio uno no. Diciamo mezzo.
Ripresi il controllo della situazione mentale lasciando perdere le bombe.
Appoggiai la testa sulla spalla di Ash presa da un’improvvisa  ondata di sonno.  Tutto a causa di Luke e della sua stupida arte.
Mi diede un bacio sulla fronte mentre passava Anne.
Grazie Ash, vuoi che mi facciano il culo. Di nuovo?
Mi guardò e non riuscì a emettere nemmeno un suono.
Il che non mi dispiaceva per nulla, anzi sorrisi tranquillamente mentre ci guardava .
Sorrisi in modo probabilmente poco amichevole e in modo decisamente maligno.
Ero davvero contenta di vedere quell’espressione sul suo viso.
Ovviamente non contenta quanto di avere Ash tutto mio, ma diciamo che anche la faccia da pesce lesso di Anne aveva influito al fatto di migliorarmi la giornata.
Il mio cavaliere mi coccolò tutto il tempo finché non arrivammo a scuola.
Mi feci trascinare fuori da lui a fatica.
Avevo sonno.
Guardai Luke con odio mentre mi alzai dalla sedia del pulmino che sembrava la cosa più comoda del mondo in quel momento.
L’unica cosa che mi aveva convinto a scendere da lì era la mano di Ash stretta alla mia.
Attraversammo il cortile mentre la campanella suonava.
 - Ci aspetta storia dell’arte – mi ricordò Luke che ricevette immediatamente un’occhiataccia fulminante.
Che poi mi chiedevo perché io e lui avevamo tutti i sacrosanti corsi insieme.
 - Sai Ash, Hazel è un genio in storia dell’arte – disse Luke cercando di fare il ruffiano.
Non sapeva che io non ero solo un genio in storia dell’arte, ma ero molto di più.
Non so se avevano mai fatto una gita a New York, cosa che non credo, ma io sono la migliore falsaria del periodo impressionistico che potevano trovare sulla piazza.
Monet mi fa un baffo, per questo più di due quadri presenti all’interno dei musei di New York erano fatti da me.
Io ero un’artista vera e propria.
 - Ti accompagno in classe piccola artista? – mi disse Ash.
Feci segno di no.
 - Arriverai tardi – mi alzai in punta di piedi e sfiorai la mia bocca con la sua – divertiti a lezione – sussurrai sulle sue labbra prima baciarlo.
 - Sento che la giornata ora andrà meglio -  disse allontanandosi – fai la brava – si voltò e andò per la sua strada.
Quello che feci anche io subito dopo, corsi per il corridoio e raggiunsi Luke che canticchiava allegramente e canticchiai con lui.
 
 
A mensa raggiunsi mio fratello al solito tavolo.
Lo vidi demoralizzato.
 - Va tutto bene? – chiesi preoccupata e passandogli le mie patatine fritte
Fece segno di no.
- L’insegnante di matematica ha cambiato la password del suo account – sospirò.
Questo significava che non avrebbe più potuto vendere la copia del compito.
Mi rilassai, anche perché credevo che fosse accaduto qualcosa di grave, cioè, di più grave.
 - Sei un genio in campo informatico, la troverai in un paio di minuti – lo tranquillizzai – avrai ancora il massimo dei profitti qui – sorrisi e mi sorrise anche lui.
 - Vedo che Ashton ti piace tanto – sospirò – cerca di stare attenta a ciò che dici… Sophie – sussurrò.
Mi chiamava con il mio vero nome solo rare volte.
Annuii.
 - Derek – gli presi la mano – a me piace tutto del posto in cui siamo ora. Ho finalmente trovato delle persone estranee a ciò che ero prima a cui voglio bene – sussurrai sorridendo malinconica – la nostra vita è stata un susseguirsi di errori che abbiamo pagato a caro prezzo.  Il prezzo è più alto questa volta, non commetterò errori – mi sorrise – ti prego di essere prudente anche tu in quello che fai -.
Fece segno di si con la testa e con lo sguardo premuroso che solo lui sapeva farmi.
Ci proverà, voleva significare questo.
Si unirono a noi anche Luke e Calum.
Li guardai e sorrisi.
Successivamente arrivarono anche un pitturato Ashton e un Michael con la maglia tutta strappata.
Li guardai confusi.
 - Voi non avete la Haskins di arte vero? – chiese Michael sedendosi.
All’unisono facemmo tutti segno di no.
 - Quella donna è pazza. Si è inventata di fare l’arte sul corpo – sospirò Ash – mi ha dipinto la faccia e poi me l’ha stampata su un foglio – ora stava iniziando a essere alterato.
Scoppiai a ridere con Cal mentre loro ci lanciavano occhiatine tutt’altro che felici.
 - Con me ha voluto giocare alla sarta – disse Michael rabbrividendo – mi ha corso dietro con un paio di forbici e..-
 - Quelle forbici avevano la punta arrotondata!-
 - Stai zitto Irwin!! O la prossima volta non sarà su un foglio la stampa della tua faccia!! – era piuttosto adirato.
Risi di nuovo e notai ridere anche mio fratello.
Mi guardò e gli feci l’occhiolino contenta.
 
 
La genetica mi entrava e usciva dalle orecchie, ma ne era valsa la pena.
Avevamo finito la quella maledetta ricerca, e ora potevamo finalmente rilassarci.
Tolsi i libri dal letto e mi ci stesi mentre Luke e Ash andavano a fare rifornimenti di cibo in cucina.
Anne non era potuta venire perché aveva una gomma a terra.
Che peccato vero?
E che fatalità che non fosse potuta venire proprio oggi che facevamo la ricerca a casa Irwin.
Avevo pensato che sarebbe stato meglio non farla venire, visto che la sua presenza non era molto gradita da parte mia, soprattutto se avesse iniziato a fare proposte di sesso al mio ragazzo.
Non ero comunque l’unica a essere sollevata della sua mancanza.
Li vidi entrare con i biscotti.
Quanto amavo i biscotti, ne rubai subito uno.
 - Sapete siete proprio carini voi due insieme -  disse Luke sorridendo e facendo un cuore con le mani – anche se io sono stato il primo amore di Ash. Vero tesorino? – gli mandò un bacio.
Scoppiai a ridere.
 - Luke dammi un bacio d’addio – disse Ash avvicinandosi in modo  sensuale a Luke – cosicché io abbia la tua benedizione per stare con Hazel –
Aspettai che si baciassero.
Ero emozionata, non avevo mai visto un bacio tra due ragazzi.
Li vidi avvicinarsi sempre di più, e quando erano naso contro naso.
Ash mise una mano sulla fronte di Luke e lo spinse via  facendolo cadere dal letto.
Ci rimasi malissimo, e anche Luke ci rimase piuttosto male.
 - Ma perché non vi siete baciati? – chiesi mettendo il broncio.
 - Ma perché tu non ci hai fermato? – chiese perplesso Ash.
 - Non ho mai visto un bacio tra ragazzi – sorrisi.
Rise .
 - Dovevi fermarmi comunque. Sono molto offeso –
Feci lo sguardo da cucciola, cosa che risultava utile quando, molto utile, quando volevi ottenere qualcosa, o volevi farti perdonare.
 - Non la sgridare Ash, non vedi ch..-
 - Luke non intrometterti! –
 - Okay-si alzò – allora credo che vi abbandonerò al vostro destino - corse fuori dalla stanza. E un secondo dopo sentimmo la porta d’ingresso sbattere.
Lo guardai negli occhi.
 - Sei davvero così arrabbiato? – chiesi preoccupata.
Rise.
Ciò mi lasciò confusa.
 - No, è solo che volevo sbarazzarmi di Luke per poter restare soli –
Mi sentii molto orgogliosa di lui; sapeva fingere bene.
Sorrisi e mi avvicinai a lui per dargli un bacio.
Non si ritirò, ma scostò presto le sue labbra dalle mie.
 - Voglio farti delle domande – mi disse serio.
Aggrottai le sopracciglia e annuii leggermente perplessa.
Perché voleva farmi delle domande? E soprattutto che tipo di domande?
 - Come ti chiami? –
Scoppiai a ridere.
 - Mi chiamo Hazel, lo sai benissimo – dissi.
Fece segno di no con la testa.
Come no?
 - Qual è il tuo vero nome? – continuò serio.
Sbiancai probabilmente.
 - Hazel – risposi di nuovo.
Mi guardò e sorrise dolcemente, prese le mie mani tra le sue.
 - Molte volte, quando ti chiamano, tu non rispondi, non ti giri nemmeno, come se quella che stessero chiamando non fossi tu –
Lo guardai negli occhi.
Come poteva una persona normale accorgersi di queste sottigliezze?
Per tutti una persona che non rispondeva quando la chiamavano veniva classificata per “Menefreghista”, o stronza, o magari per sorda perché non ti sentiva. Ma nessuno sarebbe mai arrivato a una simile conclusione.
Restai in silenzio a chiedermi chi avessi davvero davanti.
 - Chi sei veramente? – mi chiese.
Chi sono veramente io?
Chi era veramente lui invece?!?
Ripensai alle ricerche e ai fascicoli che aveva mia madre su di loro, e niente mostrava che non fossero persone normali.
 - Nessuno – risposi.
Era vero.
Non ero nessuno, semplicemente perché non potevo essere qualcuno. Non potevo essere il mio qualcuno.
 - Non puoi essere nessuno. Sei la persona di cui sono innamorato e.. – si bloccò perché aveva appena realizzato ciò che aveva detto.
Dire e pensare sono due cose che dovrebbero coesistere.
Le sue guance si colorarono di rosso e un’invasione di farfalle esplose nel mio apparato digerente.
Posò velocemente le sue labbra sulle mie.
 - Voglio che tu risponda – mi sussurrò sulla bocca.
Sorrisi tristemente, mentre posava le mani sul mio collo in modo delicato.
 - Per favore – supplicò baciandomi di nuovo.
Gli accarezzai il viso e lo guardai negli occhi.
Non importava quanto poteva piacermi, non avrei dovuto raccontargli la verità. Mai.  Anche se avrei davvero voluto dirgliela in quel momento.
Avrei voluto che sapesse davvero chi ero, o meglio che cosa ero una volta.
L’unico problema era che non potevo mettere a rischio la mia famiglia, una sola parola sbagliata che poteva uscire dalla sua bocca nei miei riguardi, poteva causare il finimondo, e diciamocelo, nessuno sa mantenere un segreto simile.
Due persone mantengono un segreto solo se una delle due è morta.
Avrei messo a rischio anche lui se gli avessi raccontato la verità. Ciò non doveva accadere.
 - Un giorno te la racconterò – sospirai .
Feci una promessa a me stessa e a lui.
Qualcuno avrebbe dovuto sapere la mia storia prima o poi.
Molto poi.
 - Come fai a sapere quando mento? – chiesi ricordandomi dell’episodio della biblioteca.
Sorrise.
 - Tendi a morderti il labbro quando lo fai – passo delicatamente un dito sulle mie labbra – il che devo dire è piuttosto sexy- ridacchiò e gli morsi dolcemente il dito che aveva posato sulla mia bocca.
Appuntai mentalmente questa cosa, che non mi sarei più permessa di fare.
 - Quindi per ora sei…-
 - Sono un casino – sorrisi rispondendo.
 - Sei il mio casino – disse stringendomi a se.
Si buttò all’indietro stendendosi sul letto, e mi trascinò con se, facendomi così ritrovare sopra di lui.
Se qualcosa fosse esploso, beh probabilmente erano le mie ovaie.
Mi baciò.
Quello era un bacio dolce come i biscotti.



Salveeee mie piccole ciambelline :D
Ebbene ho aggiornato per l'ultima volta di questo anno, che non vedo l'ora che passi.
Oggi avevo tanta voglia di uccidere qualcuno, ma poi mi sono ricordata che è illegale. Appena in tempo.
Allora sto sprizzando dolciosità (?) da tutti i pori, infatti ho abbandonato ogni possibile piano omicida, e mi sono data alla cioccolata (mi dispiace fianchi.)
CIOCCOLATA :Q___
Mi sento Homer in versione meno gialla e più femminile. D'oh!!
Siamo fratelli separati da un paio di anni di nascita XD
Spero che il capitolo vi piaccia pasticcini miei (è dolce vero il nome pasticcini? L'ho scelto apposta per voi che siete dolcine a sopportarmi <3 ).
Allora in anzi tutto VI ADORO VOI CHE AVETE RECENSITO!! Siete state tipo tantissime... non avevo mai ricevuto così tante recensioni per un capitolo solo.. ero megaultrasuper felice quando ho visto in quante eravate <3
Spero che anche questo capitolo ne meriti un paio.. *si immagina cespuglietti di fieno che rotolano nel deserto*.. ehm già, la positività.
Comunque vi auguro un BUON ANNO <3 (dopo mi racconterete come è andata vi avviso), e spero che i vostri buoni propositi siano migliori dei miei visto <3 (anche perchè io non mantengo mai i buoni propositi, ma mi piace solamente farli).
BUON ANNO ancora.
Spero che il capitolo vi piaccia <3
Un bacione mui affettuoso

Lil **

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Capitolo 11
*** A causa di un maledetto annuario siamo fottuti ***


CAPITOLO 11: A causa di un maledetto annuario siamo fottuti



Ash sembrava aver accettato con filosofia il fatto che non potevo rispondere alle sue domande, tanto che non ne fece altre, si limitò ad apprezzare ciò che c’era di vero in me.
Una cosa vera, era che ogni giorno che passava mi faceva impazzire sempre di più.
A scuola quel giorno c’era fermento, perché ci sarebbero state le foto dell’annuario.
Io non avevo intenzione di farla; non potevo apparire in nessuna foto che potesse essere rintracciabile, questo valeva anche per mio fratello, mio padre e mia madre.
Se la mafia ti cerca, non smette se non ti trova, cerca solo con più attenzione.
 - Ma se vai via adesso, non potrai farti la foto – disse Luke triste.Lo guardai.
 - Lo so, ma non ha importanza, ho un appuntamento dal dentista e non posso saltarlo – mentii.
Fece il broncio, così lo abbracciai e gli diedi un bacino sulla guancia.
 - Mi rubi la ragazza Luke? – chiese Ash comparendo dal nulla.
Andai da lui, e mi fece avvolgere dal suo familiare profumo.
Gli presi la mano.
 - No tranquillo- sussurrai prima che si chinasse a baciarmi la fronte.
 - Ash non ti ruberei mai Hazel. È cattiva – disse Luke facendomi la linguaccia.
Se mi credeva cattiva ora, chissà che avrebbe detto se mi avesse visto prendere a colpi di canna in faccia uno degli studenti della scuola.
Sorrisi.
 - Non prendertela, sarà per un’altra volta – mentii di nuovo.
Dovetti trattenermi dal mordermi il labbro, mi ero accorta che quello era il mio tic sgama balle.
Ci stavo molto più attenta da quando me l’aveva fatto notare.
Stavo aspettando mio fratello, cosicché saremmo potuti andare via insieme.
Ci raggiunse presto.
 - Tu la foto la fai o vai via come Haz? – chiese Luke.Derek mi guardò.
 - No , anche io devo andare…- gli mostrai un sorriso con i denti che si vedevano – dal dentista – disse capendo al volo.
Ash mi guardò, ma poi mi lasciò andare la mano.
Da quando lo fece, un’orribile sensazione si fece largo nel mio stomaco.
Sensazione che non avrei dovuto ignorare.
 
Passai tre giorni con questa terribile sensazione addosso.
Forse mi stava per venire il ciclo, anche se era improbabile.
Arrivai a scuola, e già sul pulmino, notai che qualcosa non andava: erano tutti particolarmente contenti.
E le cause erano due: o erano contenti di andare a scuola, o avevano inalato dei gas strani.
Entrambe erano poco probabili, soprattutto la prima.
Guardai mio fratello confusa e vidi anche lui brancolare nel buio per la situazione.
Mi si sedette affianco.
Mi girai a guardare Luke e Ashton.
 - Perché siete tutti così allegri oggi? – chiesi dubbiosa.
 - Perché per la prima volta hanno messo le foto dell’annuario sul sito della scuola – disse contento – e poi ti ho fatto una sorpresa –
Lo guardai confusa.
Odiavo le sorprese.
 - Me la dici –
 - No –La mia non era una domanda,
Guardai Ash, ma alzò le mani per fare segno che non ne sapeva nulla; questo significava che era il momento del mio sguardo da cucciola.
 - Luke.. per favore – dissi sbattendo le ciglia facendolo cedere all’istante.
 - Okay, allora siccome eri triste perché non hai fatto la foto per l’annuario, te ne ho fatta una io di nascosto e l’hanno pubblicata sul sito –Sbiancai e sentii il respiro mancarmi.
Il battito cardiaco accelerò.
 - Da quanto tempo è sul web la foto? – chiesi nel panico.
 - Non lo so, tre giorni forse-
Mi sentii morire.
Ci avrebbero trovati, se non l’avevano già fatto.
Guardai mio fratello allarmata e lui annuì.
Dovevamo farla sparire.
Cercò di restare calmo, cercando d non pensare al peggio.
Scendemmo dallo scuolabus di corsa e ci dirigemmo in biblioteca per usare il computer ed eliminare la foto.
 
Mi sentii mancare quando la vidi online.
Online da tre giorni, e noi lo sapevamo solo ora!
La eliminò velocemente, ma questo non fece diminuire la sensazione che mi portavo dietro da giorni.
Anzi, aumentò vorticosamente.
 - Ho una brutta sensazione – sussurrai con lo stomaco che fremeva e con la mente che non riusciva a partorire un solo pensiero positivo.
Non sospirò, non disse niente per calmarmi, perché sapevo benissimo che anche lui aveva questa sensazione.
Respirai lentamente perché mi mancava l’aria.
Sentivo quella sensazione schiacciarmi, a prova di ciò sentii l’allarme antincendio suonare.
Mi si fermò il cuore.
Presi la mano di mio fratello e iniziai a correre.
Aprii velocemente la porta della biblioteca, e mi sarei fiondata correndo per il corridoio se qualcosa di familiare non mi avesse fermata.
Sentii risuonare ciò che di più familiare poteva esserci per me: il rumore di uno sparo.
Derek mi tirò di nuovo in biblioteca.
Ogni organo interno si stava contorcendo e accartocciando su se stesso.
Il respiro affannoso mi fece pensare che presto non sarei più riuscita a respirare.
Era così che una preda si sentiva.
 - Devo chiamare casa – dissi tirando fuori il telefono e iniziando a digitare il numero.
Derek mi fermò.
 - Ci stiamo facendo prendere dal panico. Non possiamo sapere se sono loro per un semplice allarme antincendio, e siamo così suggestionati che quello che abbiamo sentito potrebbe essere il rumore di qualcosa che cadeva a terra – disse cercando la razionalità.
Gli diedi ragione e mi calmai.
Feci dei respiri profondi cercando di riprendere il controllo.
 - Ragazzi cosa ci fate ancora qui? C’è l’esercitazione antincendio – ci disse la bibliotecaria tranquilla.
Mi sarei messa a piangere dalla felicità di provare quel sollievo nel sentirmi dire quelle parole.
Fui sollevata troppo presto.
Dalla porta entrò Steve.
 - Steve cos…-
 - Nascondetevi presto! – gridò.Il panico ritornò a divorarmi più ferocemente di prima.
Quello che avevo sentito allora era davvero uno sparo di arma da fuoco.
L’uomo mi prese per un braccio e trascinò me e Derek dietro una libreria lontano dalle finestre.
Gli tremava una mano mentre afferrava la pistola.
Cercai di non piangere quando lo vidi chiamare Fred.
 - Li ho trovati – sussurrò – Lionel e Siria? – chiese guardandoci e ascoltando attentamente la risposta.
Annuì per rassicurarci che i nostri genitori fossero al sicuro.
Almeno più al sicuro di noi.
 - Ti prego Steve – gli sfiorai un braccio – dimmi che loro non sono qui –
Non rispose e guardò in basso.
Tirò fuori dalla fondina una seconda pistola e me la diede in mano.
 - So che la sai usare -.La sensazione di avere qualcosa con cui difendermi mi fece forza.
Eravamo accucciati dietro una libreria.
Mi girai a guardare mio fratello, e vidi nei suoi occhi lo stesso terrore che probabilmente avevano i miei.
Sentimmo degli altri spari, e in quel momento ogni dubbio fu dissolto: erano venuti a prenderci.
Sentimmo la porta della biblioteca spalancarsi di colpo, e dei passi veloci venire verso di noi.
Il battito cardiaco aumentò.
Sentii due passi distinti percorre la distanza che ci divideva.
Guardai Steve e lo vidi più spaventato di me, il che significava che l’uomo che doveva proteggerci non sarebbe stato razionale.
Attirai la sua attenzione e gli feci segno che erano in due.
Io non sarei morta, pensai facendomi forza.
Non qui. E non ora che tutto sembrava stesse andando nel verso giusto.
Merda.
Mi misi in posizione e feci segno a mio fratello di spostarsi dalla linea di tiro, così avrei sparato a chiunque fosse apparso.
Presi coraggio e caricai il proiettile in canna.
Apparvero Luke e Ashton.
Fui abbastanza razionale da non premere il grilletto per istinto.
Cosa che non fece Steve e fece partire il colpo.
Il terrore che potesse averli colpiti mi travolse.
Luke si appoggiò terrorizzato alla libreria, era pallido e sembrava stesse per morire.
Pensai che lo avesse colpito.
 - Luke – mi alzai di scatto preoccupata – sei ferito? Stai bene? – mi riservò uno sguardo vuoto.
Vuoto ma vivo.
A quel punto guardai Ashton.
Mi abbracciò di colpo.
 - Grazie al cielo stai bene, temevo ti fosse accaduto qualcosa – mi baciò la fronte continuando a stringermi – ci sono dei tipi che stanno sparando – solo allora sentii la sua voce tremare.
Aveva paura, e faceva bene ad averne.
Mi sorprese il fatto che la prima cosa che avesse fatto vedendomi era essersi assicurato che stessi bene, e non che mi avesse chiesto del motivo per cui avevo un’arma e del perché gliela stavo puntando contro.
Mi convinsi forzatamente a lasciare le braccia di Ashton per andare da Luke, che nonostante fosse affiancato da mio fratello era più pallido del solito e continuava a fissare con sguardo vuoto la pistola che tenevo in mano.
La misi via e mi avvicinai a lui, ogni passo che facevo verso di lui,  era una colorazione di bianco in più sul suo viso.
Gli facevo paura.
Guardai Ashton.
- Dovete andarvene da qui – dissi secca.
Steve mi prese per un braccio e mi allontanò da loro.
- Non posso andarsene. Uccideranno anche loro – mi guardò e in quel momento pensai a una delle cose che avevo dimenticato con il tempo: “Niente testimoni”.
- Moriranno – sussurrai .
- E noi con loro se non troviamo un modo per uscire da qui –
Annuii e poi volsi lo sguardo verso mio fratello, per cercare qualcosa che mi desse la forza di non spararmi qui all’istante.
- Derek, procurati un’arma – dissi secca.
Lui annuì e come me respirò per calmarsi prima di andare verso una delle sedie della biblioteca e staccargli due gambe, ne porse una ad Ash che sembrava non capire bene la situazione e cercava di tenere per se il terrore.
Avrebbe dovuto essere più terrorizzato di così.
Strinse quell’arma fai date e poi mi guardò i cerca di spiegazioni, che al momento non potevo dare.
- Te l’avevo detto che sono un casino – sussurrai in modo che solo lui potesse sentire.
Sorrise debolmente, e con quel sorriso trovai la forza che cercavo.
Dovevo tirare fuori da qui le persone a cui volevo bene.
Iniziai a pensare in modo freddo e distacco, ed era quello che mi serviva per elaborare una qualche idea che ci potesse far uscire vivi da qui.
-  Quante uscite ci sono dalla biblioteca? – chiesi.
Ditemi che non era una, ditemi che non era una, vi prego non ditemelo.
-        Una sola –
Cazzo.
Guardai Steve.
- Non ci metteranno molto a capire che siamo chiusi qui dentro – concluse mio fratello – le finestre danno tutte sullo stesso lato. 
- Siamo in una trappola – decretò.
- Non abbiamo armi – dissi io – dobbiamo andare nel laboratorio di chimica – cercai qualcuno che con lo sguardo fosse d’accordo con me.
- Ma è al secondo piano e le scale sono probabilmente controllate –
- Lo è anche l’uscita principale e ogni finestra del piano terra – riflettei – useremo l’ascensore – risposi come se fosse una cosa naturale – dobbiamo solo avere la fortuna che non sia al primo o al secondo piano –
Per usare l’ascensore non intendevo premere il pulsantino e aspettare tranquillamente il DIN DON una colta che fosse arrivato, intendevo aprire la porta dell’ascensore sperando per l’appunto che non fosse in uno dei due piani sopra di noi, altrimenti saremo rimasti bloccati nella tromba dell’ascensore, e non avremmo potuto arrampicarci sui cavi come dei piccoli Indiana Jones.
-  Da chi ci stiamo nascondendo? – chiese Ash cercando di avere delle risposte.
- Da qualcuno che non lascia testimoni – disse Derek.
- Voglio sapere chi sono esattamente, se sono degli assassini, dei militari, la poliz…-
- Mafia – risposi bloccandolo.
Si dovette reggere alla libreria per non cadere.
Forse ora era anche troppo terrorizzato.
- Mi dispiace – sussurrai avvicinandomi – so che sono la persona che vorreste vedere meno in questo momento. Ma dobbiamo andare – andai da Luke e gli presi la mano che tremava – non volevo mettervi in questo casino -.
-        Smettete di fare gli adolescenti pentiti e andiamo – disse Steve seccato.
Strinsi la mano di Luke e lo aiutai ad alzarsi.
Mi guardò con odio, e la cosa mi ferì più di quanto avrebbe dovuto fare.
- State lontani dalle fines..- non fece in tempo a finire la frase che una delle finestre venne rotta.
Guardai che cos’avevano lanciato.
Appena realizzai che quella una paio di passi da me era una bomba, iniziai a correre.
- CORRETE! – gridai indicando la porta.
Steve fu il primo ad arrivarci, e non si fece il minimo scrupolo nell’aprirla di scatto.
Scrupolo che se si fosse fatto, gli avrebbe evitato una pallottola dritta in faccia.


Hola piccoli pasticcini al cocco <3 
Tutto bene in questo periodo di fine vacanze?  *pensa a fine vacanze e piange disperatamente*.
NON VOGLIO ANDARE A SCUOLA!! Il mio letto ha bisogno di me! 
A questo punto volevo dirvi che è iniziata la parte della storia dove c'è l'azione.. avete presente BUM BUM..WOOHM (questo è di guerre stellari, okay, non centra XD ).. PATUSH.. e cose simili eh? 
Ho già detto che non voglio andare a scuola? E che non ho fatto i compiti.. yeee (sono una studentessa modello lo so.)
Allora tornado a noi e non pensando ad altro (come se io pensassi davvero.. già), volevo ringraziarvi per le belle recensioni che mi lasciate ogni volta.. e a cui io rispondo sempre!! Perchè io rispondo sempre a tutte le vostre adorabilissime recensioni <3 
(E probabilmente la cosa vi scoccia, ma dettagli). 

Ora non per dire, ma avete notato che in questa parte dell'autrice non ho parlato di dolci e cibo? MI MERITO UN APPLAUSO!! *clap*. 
Spero che il capitolo vi piaccia <3 
E volevo avvisarvi che mancano circa 3 capitoli alla fine... quindi è iniziato il conto alla rovescia.. So che non vedete l'ora di sbarazzarvi di me.. non serve che facciate il conto alla svelta e.e
Vi lascio il mio twitter (anche se nessuno se lo filerà probabilmente, ma dettagli): @Lillilola_ 
Auguri a tutti i miei pasticcini belli di nuovo <3 

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Capitolo 12
*** Ciao Mike. Ciao Alex. ***


CAPITOLO 12: Ciao Mike. Ciao Alex.

Aprì la porta e si trovò davanti uno degli uomini in giacca nera. Quell’uomo era Mike.
Conoscevo esattamente tutti i nomi di quelli che volevano farci fuori, e quello che sparò a Steve, era Mike.
Lo stesso Mike che mi aveva insegnato ad andare in bici, e che tutti i sabati estivi mi portava a fare una gita in barca .
Gridai appena il corpo pesante di Steve mi cadde ai piedi.
Mike mi guardò dritto negli occhi, e per un attimo fui quasi certa che non ci avrebbe fatto del male.  Successivamente puntò l’arma su mio fratello, caricò il proiettile in canna.
Presa dal panico tirai fuori la mia pistola e gli sparai dritto al cuore nell’attimo in cui metteva il dito sul grilletto.
Gli avrebbe sparato. Avrebbe davvero fatto del male al suo figlioccio.
Il colpo fece partire uno schizzo di sangue che sporcò il viso a mio fratello.
Iniziai a piangere.
Non riuscivo a sopportare una cosa simile.
Steve era morto. Derek ci era andato vicino . Io avevo premuto il grilletto.
Non ebbi il tempo materiale di realizzare esattamente ciò che era appena accaduto, una cosa più importante mi ricordò che dovevamo andarcene: la bomba che stava per esplodere.
Presi velocemente l’arma dal corpo di Steve e di Mike, successivamente mi feci trascinare fuori da Ashton.
Chiusi la porta appena in tempo.
Il rumore dell’esplosione mi costrinse a tapparmi le orecchie.
La porta antipanico della biblioteca fu abbastanza di buona qualità per contenere l’esplosione; il che, era una fortuna visto che in caso contrario io sarei stata la prossima a morire a causa delle schegge.
Diedi la pistola carica di Steve a Derek .
Mi asciugai le lacrime.
Avevo appena ucciso un uomo, un uomo a cui un tempo volevo bene.
Abbassai lo sguardo sulle mie mani e le vidi sporche di sangue, lasciai cadere la pistola, e venni assalita dal panico.
Cercai di non gridare.
 - Io.. io… - le lacrime avevano preso il sopravvento  e più guardavo le mie mani sporche di sangue, più facevo fatica a respirare.
Ash mi prese la mani.
A quel punto gridai, ma mio fratello fu pronto a mettermi una mano sulla bocca per attutire il grido.
 - Hazel, va tutto bene – mio fratello mi abbracciò – ma adesso dobbiamo andare –.
Ash mi lasciò le mani, il sangue non c’era più.
Pure le allucinazioni adesso, non ci volevano.
Mi ripresi e respirai lentamente, guardai mio fratello e annuii cercando di fargli capire che stavo meglio.
Ripresi la mia pistola da terra e guardai Ash mostrandogli l’arma di Mike.
 - Sai come si usa? – chiesi inutilmente, anche perché era ovvio che non aveva la più pallida idea di come si usava.
Fece segno di no.
Aprii di nuovo la porta antipanico  e iniziai a cercare tra le tasche di Mike il coltello che si portava dietro con sé.
Lo porsi ad Ashton.
- Questo è per difenderti – glielo misi in mano e poi guardai Luke che non aveva nulla con cui difendersi – tieni – gli misi in mano una delle gambe della sedia.
Senza un’arma da fuoco sarebbero morti entrambi, e credo che loro lo sapessero.
Mi asciugai le lacrime e poi tornai a guardarmi le mani, non c’era ombra di sangue.
Me lo ero davvero immaginata.
Ci dirigemmo verso l’ascensore che fortunatamente era abbastanza vicino.
Ashton e Derek aprirono le porte.
L’ascensore era al nostro piano.
Entrai insieme a loro e la porta si chiuse alle mie spalle.
Guardai sul soffitto dell’abitacolo e notai lo sportello in alto.
- Che facciamo adesso? – chiese Luke riprendendosi per un attimo.
Notai ancora lo sguardo di odio nei miei confronti.
- Dobbiamo arrampicarci – dissi razionale- Derek sai come si apre? – chiesi indicandogli lo sportello sopra la mia testa.
- Si ma dovete alzarmi e passarmi il coltello – guardò Ash che gli passò l’arma senza dire nulla.
Successivamente mise le mani a coppa e gli fece segno che era lui quello che l’avrebbe aiutato a reggersi.
Derek iniziò a svitare le viti con la punta del coltello, ci mise cinque minuti.
Cinque minuti di agonia mentre aspettavo terrorizzata che qualcuno potesse aprire le porte dell’ascensore e iniziare a sparare.
Aspettai che salissero tutti sul tetto dell’ascensore, io fui l’ultima.
Presi il coltello da mio fratello e tagliai i jeans in fasce, in modo tale da poter arrampicarsi sui cavi di ferro senza ferirsi le mani; diedi due strisce a ognuno.
Mi tremava una mano.
Ash la prese e la strinse tra le sue.
- Non permetterò che ti facciano del male – mi baciò la fronte.
Mi strinse a sé con forza e delicatezza insieme.
- Credevo mi odiassi – sussurrai.
Posò il mento sulla mia testa.
- Ti ho detto che eri il mio casino. E lo sei ancora . Ora pensa a salire – sciolse l’abbraccio che avrei voluto durasse di più.
Molto di più. Tipo in eterno o qualcosa di simile.
All’infinito e oltre se vogliamo citare Toy Story.
Feci segno di no.
- Vai tu. Io chiudo la fila – aspettai che salisse e che facesse i primi metri, poi iniziai ad arrampicarmi io
Riuscimmo con difficoltà ad aprire le porte dell’ascensore al secondo piano.
Senza problemi ci chiudemmo nel laboratorio di chimica.
Mio fratello mi guardò non sapendo che fare, non era molto pratico di chimica.
- Trova del sodio – gli dissi, poi guardai Ash – acido muriatico – guardai Luke – dei vasetti di vetro –
- Che cosa vuoi fare? – mi chiese Ash mentre mi mettevo un paio di guanti e la mascherina per gli occhi.
Sapete com’è, non sarebbe stato molto divertente uno schizzo di acido nell’occhio.
Mi portarono tutto ciò che avevo chiesto.
- Sono delle bombe di acido. Il sodio in acqua scoppia. Noi aggiungeremo all’acqua l’acido. Il sodio scoppierà nel momento in cui lanceremo il vasetto che farà esplodere il tappo a causa del gas che procurerà e…-
- Stiamo facendo delle bombe di acido insomma – disse Luke.
Annuii.
Iniziai a mettere acqua e acido in circa una quindicina di vasetti e tagliai il sodio in pezzetti piuttosto grandi.
Riempii l’ultimo vasetto quando sentii la porta aprirsi.
Mi abbassai d’istinto dietro il bancone.
- Lo so che sei qui Sophie, è solo questione di tempo prima che io ti trovi – la voce che risuonava nel laboratorio era quella suadente di Alex.
Alex che aveva solo cinque anni più di me.
Alex per cui avevo avuto una cotta
Feci segno agli altri di nascondersi nel bancone dietro.
“Lui vuole me” dissi muovendo le labbra.
Derek mi afferrò un braccio preoccupato, “Non farlo”
“Scappate, vi copro io” gli misi in mano l’arma e poi alzai le braccia in alto in modo che si vedessero.
- Ciao Alex – dissi alzandomi e girandomi verso di lui.
Mi guardò, sorrise e mise via l’arma che mi puntava contro.
- Sai cosa devo fare prima di ucciderti vero? – si portò la mano alla cintura e iniziò a slacciarsela – devo disonorarti, visto che sei la figlia di colui che ci ha traditi-
- Siete voi che avete tradito lui. Lo volevate fare fuori! – gridai.
Rise.
- Ora non ha importanza-  disse secco.
- Ha importanza per me.. perché lo volevate uccidere? – chiesi cercando di perdere tempo per distrarre Alex e fare scappare mio fratello, Derek e Ashton.
- Era un ottimo Boss, ma troppo moralista. Non accettava droga nel quartiere, e a non tutti piaceva questo suo moralismo – disse guardandomi – sei più scopabile di quanto ricordassi – era divertito dalla situazione.
Si tolse la cintura e venne minaccioso verso di me.
- Che ne dici invece di divertirci invece di passare alle maniere forti? – mi sussurrò all’orecchio.
Mandai giù un bolo di vomito disgustata.
Sentii le sue mani sui miei fianchi, mi sembravano così estranee e viscide.
Se quelle mani fossero state quelle di Ash,  non sarei stata così nauseata dal suo tocco.
- Perché non facciamo  un gioco Alex? – chiesi sperando finalmente di vedere quella maledetta porta aprirsi e vedere Derek che portava in salvo i miei amici.
Lo sguardo di Alex si posò interessato sulle mie labbra, e mi toccò il viso .
- Ad esempio? – mi sussurrò sulla labbra.
Mandai giù la saliva e mi sedetti sul bancone che avevo dietro.
Mi aprì leggermente le gambe e posò le mani sulle mie cosce.
A questo punto vidi alle sue spalle passare a gattoni mio fratello, Luke e Ash che incrociò un attimo lo sguardo con il mio.
Chiusi gli occhi per non guardarlo, e poi tornai ad Alex.
- Tipo questo. STRONZO! – con entrambi i piedi gli tirai un calcio sullo stomaco che lo fece indietreggiare .
Lo presi alla sprovvista e quindi sbatté la schiena sul tavolo dietro.
Cadde per il colpo.
Sperai che si fosse rotto qualcosa.
- Andatevene! – gridai mentre si rialzava.
Mi allontanai dal bancone e corsi verso le bombe che avevo appena preparato.
Presi uno dei vasetti e gli lanciai addosso l’acido.
Lo sentii gridare, l’avevo colpito alla mano.
- Stupida puttana – mi gridò di rimando.
Gli guardai la mano che ancora si teneva stretta nell’altra.
Presi del sodio per lanciarne un'altra,  per magari colpirlo a una gamba, stavo per metterlo in uno dei vasetti quando mi afferrò una spalla e mi fece sbattere a terra violentemente.
- Stupida puttanella –  sentii la canna della pistola premermi contro la tempia – sei solo…- cadde improvvisamente affianco a me.
Mi alzai velocemente e vidi il coltello che gli attraversava il collo.
La pozza di sangue che si stava formando a terra, aumentava le sue dimensioni velocemente.
Mi voltai e trovai Ashton paralizzato dall’orrore. Orrore che aveva appena commesso.
Non avrei mai voluto che succedesse qualcosa di simile.
Non avrei mai voluto che uccidesse qualcuno per proteggermi.
Non doveva farlo.
Lo abbraccia e posai le labbra sulle sue.
- Mi dispiace – sussurrai – dovevate andarvene quando ve l’avevo detto, me la sarei cavata - .
- Non è vero – iniziò – avevi una pistola puntata alla testa. Ti avrebbe violentato dopo averti ferito, o dopo averti ucciso – mi guardò un attimo – non lo avrei permesso. Sei la mia persona speciale – sorrise asciugandomi una lacrima.
Non mi ero accorta di stare piangendo.
Guardai Ash preoccupata, probabilmente non si riprenderà mai psicologicamente per ciò che aveva appena fatto.
Lo dicevo per esperienza.
Derek e Luke vennero verso di noi.
- Fuori c’ movimento. Dobbiamo saltare – posò lo sguardo sulla finestra.
- Ma sono due piani! – si lamentò Luke.
- Preferisci una gamba rotta o un proiettile nel cervello? – chiese ironico.
Andai verso la finestra e guardai sotto, c’era solo cemento, ci saremmo rotti più di una gamba buttandoci da qui.
- Prendete i camici da laboratorio. Li leghiamo e ci caliamo giù. Sarà rischioso, ma con una gamba rotta ti arriva lo stesso un proiettile nel cervello –dissi.
Presero tutti i camici possibili mentre io li annodavo tra loro cercando di fare una fune.
Ash era ancora lievemente sotto shock, ma credo che l’attuale situazione non gli permettesse molto di poter stare a pensare troppo a ciò che aveva fatto.
Il che non era un male.
Riuscivo quasi a vedere la salvezza mentre legavo i camici tra loro.
La vidi troppo presto quella luce.
La porta si spalancò ed entrarono una ventina di uomini armati fino ai denti.
Per noi era finita.



BAZINGA (?) pasticcini adorati** 
Si, volevo salutarti con un metodo diverso... questo mi sembrava adorabile <3 
Allora è riniziata la scuola vero? Domanda idiota, lo so, perchè è ovvio che è così! 
Volevo chiedervi vi gusta il vostro ritorno nella grande caserma? 
Il mio ritorno di fuoco è iniziato con io che corro per le scale in ritardo con una scarpa slacciata pregando di non spezzarmi l'osso del collo in caso cadessi... FORTUNATAMENTE non è successo e.e 
Il mio collo è ancora intatto e sono arrivata in classe prima che la campanella suonasse.
Vi ringrazio bei pasticcini per le recensioni che mi avete lasciato al capitolo precedente... e vedo che vi dispiace se la storia finisce :') che cuccioline dolcine che siete <3 
Vorrei continuarla, ma ormai l'ho conclusa e sono già alle prese con un'altra, che "purtroppo" non sarà in questo fandom, perchè IO SONO UNO SPIRITO LIBERO! 
Insomma, a me piace viaggiare per i fandom... mi sento molto cosmopolita, anche se in fondo sto sempre dietro a un pc XD 
Vi auguro un buon inizio scuola anche se in ritardo... che vi divertiate, troviate il moroso\a, o anche più di uno che mangiate tante schifezze alle macchinette della scuola <3 
Mancano due capitoli alla fine... non so quando riuscirò a inserire, ma entro fine mese sicuramente la storia si concluderà *stelline e coriandoli*. Quindi iniziamo un conto alla rovescia. -2 
Spero che il capitolo vi piaccia mie ciambelline belle <3 
Grazie ancora per le recensioni. 
(Spero che il capitolo non sia troppo "cruento".)
Vi lascio il mio twitter in caso qualcuna volesse aggiungermi** :
https://twitter.com/Lillilola_
Un super bacione ** 
Lily

PS. NON OSATE NEMMENO PROVARE A FARE LE BOMBE CHE HO DESCRITTO!!! NON FATELO ASSOLUTAMENTE! 

 

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Capitolo 13
*** Uno sparo più forte degli altri. ***


Capitolo 12: UNO SPARO PIU' FORTE DEGLI ALTRI.

Mi sbatterono al muro puntandomi un’arma alla nuca.
- Ciao Sophie – mi disse Dennis mentre mi guardava dall’altro lato del laboratorio, così da tenerci tutti sotto tiro.
Tutti e quattro eravamo con la faccia rivolta al muro, le braccia in alto e le spalle rivolte verso i nostri assalitori, e ognuno di noi con almeno un’arma puntata contro.
Volevano fare un’esecuzione.
Almeno sarebbe stato veloce e indolore.
Ma soprattutto veloce.
Il tizio che mi puntava la pistola contro mi prese per un braccio e mi fece voltare facendomi sbattere la schiena al muro.
In questo modo potei guardare Dennis dritto negli occhi.
Voleva uccidermi,  voleva ucciderci tutti, e la faccia da stronzo che aveva in quel momento non confutava ciò che pensavo.
Era uno stronzo anche prima  che mi puntasse una pistola contro.
- Sei stato tu vero? – chiesi guardando tutti gli uomini che erano con lui.
Posai di nuovo lo sguardo su di lui, e scoppiò a ridere.
Una di quelle risate cattive e profonde invase il laboratorio.
- Tesoro. Io vivevo spacciando , poi tuo padre mi ha rovinato gli affari. Che avrei dovuto fare? Ascoltare ed eseguire gli ordini? –
- Si! Come facevano tutti – gli urlai contro.
Sentivo la rabbia prendere il possesso di me.
Se non fosse stato per lui, la nostra vita sarebbe rimasta la stessa: normale e pacifica, per quanto poteva esserlo.
- Tuo padre era solo un moralista del cazzo. Gli va bene il traffico d’armi e non quello di droga? – sorrise mentre ripensava ai suoi passati da spacciatore – è un’ipocrita, non credi Sophie? Se avesse davvero voluto così tanto proteggere la sua famiglia, sarebbe stato meglio che non ne avesse una. Sbaglio? –
Aveva ragione, non potevo ribadire su questo punto.
-Avevo intenzione di ribellarmi quando è nato tuo fratello.  Ma tu  e quell’altro stronzetto – anche mio fratello adesso venne fatto voltare violentemente – eravate due piccoli prodigi del crimine, ed eravate adorati da tutti visto che in tre mesi avete guadagnato ciò che era solito guadagnare in un anno. Eravate intoccabili – sospirò – tutti vi amavano senza contare che eravate i figli del Boss.  – caricò il proiettile in canna e puntò su mio fratello – poi fortunatamente ho sentito altri che si lamentavano del fatto che non girava più droga – sorrise  vendendo l’espressione mista a paura e rabbia che aveva mio fratello – ho approfittato e organizzato una rivolta . noi volevamo uccidere solo vostro padre, ma poi lui l’ha scoperto, e a quel punto ha fatto tutto da solo- rise di nuovo - per proteggervi ha raccontato tutto all’FBI, scavandosi così la fossa da solo –
Ascoltai la storia mentre le unghie si infilavano lentamente nel palmo della mia mano, mentre l’odio nei suoi confronti aumentava.
C’era solo una parola che avevo per lui, era sulla punta della mia lingua ed era: figlio di puttana.
Avrei voluto andare da lui,  mettere le mani sul suo collo e sentirselo spezzarsi mentre stringevo, ma ero così impotente.
Ero così dannatamente impotente.
- Figlio di puttana! – gridò mio fratello.
Subito dopo averlo detto venne colpito alla testa con il manico della pistola dal tipo che gliela puntava contro.
- No! – gridai di scatto.
Dennis rise.
- Ragazzino sei ancora vivo solo perché voglio che tu ti goda lo spettacolo che terrò nel disonorare tua sorella davanti a tut..- non riuscì a finire la frase.
- No! – gridò Ashton questa volta.
Impallidii.
- E così hai un amichetto Sophie – anche lui adesso poteva guardare Dennis – ragazzino, sai che morirai anche tu, vero? – disse sogghignando.
Ashton non batté ciglio a quelle parole, anzi continuò a guardare Dennis dritto negli occhi.
- Non ha importanza – disse.
Voleva suicidarsi.
- Lasciali andare Dennis! – gridai.
Per quanto veloce e indolore potesse essere un’esecuzione, non potevo permettere la loro morte, erano innocenti, e non meritavano di morire in modo simile.
Non meritavano di morire e basta.
Avrebbero dovuto abbandonare la terra a causa della vecchiaia, circondati da persone a cui volevano bene, dalle persone che amavano davvero. Sarebbe dovuto accadere questo, ma poi avevano avuto la sfortuna di avermi conosciuto.
- Non centrano con questa storia. Prenditela con me , sono il tuo obiettivo! Lasciali stare – cercai di avere un tono poco supplichevole, ma probabilmente non riuscii molto nell’intento.
Vedere Ashton che cercava di suicidarsi in quel modo, mi mandava in corto circuito il cervello.
Vidi Dennis sorridere sadicamente, il che non era un buon segno. Non sarebbe andata come avrei chiesto.
- Tutto quello che credete su Sophie, o Samantha, o Elizabeth o come ti chiami adesso Hazel, dovete sapere che è sbagliato – aveva elencato tutte le mie false identità precedenti – lei manipola e uccide, o almeno lo faceva. Vero tesoro? – sorrise – ti ricordi Hugo? Quello che aveva capito che gli avevi rifilato un falso? Di loro come ti sei divertita ad ucciderlo - .
Abbassai lo sguardo e non risposi.
Non era andata come lui diceva.
Vidi Luke che veniva trascinato verso Dennis, gli mise la canna della pistola in bocca, era pronto a sparare e fargli saltare il cervello.
Luke terrorizzato mi guardava in modo supplichevole.
- È stato un incidente – sussurrai.
Dennis rise.
- Non mi sembra che aver spezzato l’osso del collo di un uomo possa essere stato un incidente –
Era davvero stato un incidente.
Non avrei mai potuto togliere la vita a qualcuno volontariamente.
MAI.
Guardai alla finestra oltre alle spalle di Dennis, almeno per guardare il cielo un ultima volta.
- È stato un incidente – ripetei ad alta voce abbassai le braccia lentamente e le posai sui fianchi.
Sentii la forma della pistola nella tasca.
Posai di nuovo lo sguardo su Dennis.
Lurido bastardo, ti avrei ammazzato.
- L’hai preso a pugni finché non è morto – lasciò Luke ai suoi uomini e lo allontanò da loro, Luke mi guardò riconoscente per un secondo.
Tornai con lo sguardo alla finestra e vidi una macchiolina nera avvicinarsi.
La macchiolina si avvicinava velocemente.
A quel punto capii all’istante, che c’era un’ultima speranza.
Dovevo coprire il rumore dell’elicottero.
- Non è andata così – protestai – tu non eri lì –
Lo vidi irritarsi, non gli piaceva quando le persone non facevano ciò che voleva.
Era solo un megalomane a cui piaceva dare ordini e avere il potere.
Lo vidi per la prima volta schiodarsi dal tavolo su cui era seduto e venire verso di me .
Sorrisi compiaciuta facendolo irritare ancora di più.
Non dovevo fargli sentire il rumore dell’elicottero.
Prese Ash per il braccio e me lo mise davanti puntandogli una pistola alla tempia.
- Di quello che voglio o lui muore –
Cercai di restare calma per quanto possibile potessi.
Guardai la macchiolina sempre più vicina, si riusciva a sentire un leggero rumore.
Lentamente portai la mano alla pistola sempre guardando Dennis negli occhi.
- Sei sempre stato una nullità Dennis. Lo sei ora che mi minacci puntando la pistola sulla testa di un altro, e lo eri quando vendevi droga a dei minorenni – sorrisi – la morte di Hugo è stata un incidente  - caricai il proiettile in canna – ma non è lo stesso che succederà a te – tirai fuori la pistola in modo rapido.
Non ebbe il tempo di reagire che premetti il grilletto e sparai.
Colpii un polmone, sarebbe morto soffrendo.
Ora sarei morta io.
- A terra!! – gridai vedendo l’elicottero.
Ash si accasciò a terra, gli feci segno di andare dietro il bancone per proteggersi.
Subito dopo una cascata di proiettili ruppe la finestra, il sangue invase la stanza.
Il rumore era assordante.
Mi coprii le orecchie e mi trascinai dietro il bancone.
L’elicottero era dell’FBI, ed era arrivato giusto in tempo per impedire l’ormai incontrollabile decisione di una esecuzione, preceduta da spettacolino tutt’altro che gradevole. Soprattutto per me.
Erano arrivati per salvarci, nessuno sarebbe morto, non loro almeno, ma non sapevo se era meglio che vivessero o meno dopo la terribile esperienza che avevano dovuto affrontare a causa mia.
Guardai la situazione sporgendomi leggermente, e vidi gli uomini della SWAT iniziare a portare Ash e Luke nell’elicottero, mentre la sparatoria era ancora in corso.
Lottavano contro il vento provocato dalle eliche, e per un attimo temetti che perdessero l’equilibrio, fortunatamente non accadde nulla di ciò che temevo.
Portarono anche mio fratello, e l’uomo della SWAT lo coprì mentre vagavano ancora proiettili dalle due frontiere nemiche.
Infine toccò a me, mi sollevarono di peso, e mi sembrò che il rumore dei proiettili si fece più forte mentre attraversavo la stanza.
Ma tra tutto il rumore che provocavano gli spari, solo il rumore di uno mi sembrò più forte degli altri: quello che mi colpì.


BUONASERA PASTICCINI ** 
Allora che ne dite di questo capitolo bomba ? Eh eh. 
Tipo quando l'ho finito mi sono fatta i complimenti da sola (poco modesta lo so XD), ma giuro che di solito non mi capita mai di farmi i complimenti da sola.. anzi di solito è il contrario *yeee*.
Adesso manca un solo capitiolo.. UN. SOLO. CAPITOLO. 
Spero che vi piaccia anche se è un pò più corto rispetto agli altri, e ci sono più dialoghi del solito (se non sbaglio).
Da notare che finalmente è stata spiegata la storia di Sophia, spero che la sua storia vi sia piaciuta :) 
Ringrazio chi ha avuto la santa pazienza di leggere fino qui, e che dovrà aspettare sabato prossimo per sapere come si concluderà... Quindi vi dico già che SABATO prossimo inserirò il capitolo finale, cosicchè non dovrete andare a pescarvi la storia chissà dove, ovviamente se lo volete leggere, nessuno vi obbliga :) 
Comunque pasticcini belli sono molto emozionata perchè la storia sta per finire, e voglio troppo vedere le vostre reazioni ... (non uccidetemi qualsiasi cosa capiti.. per favore).
Spero che il capitolo vi piaccia mie ciambelline belle, e che non mi veniate a cercare per ammazzarmi in caso abbiate trovato qualcosa che non va. 
Vi auguro una buona domenica, mangiate tanto che fa bene, sopratutto la cioccolata hce mette di buon umore :D 
Un bacione** 
Lily


 

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Capitolo 14
*** THE END. ***


 
Capitolo 14: THE END.
 

Guardavo le persone con una certa aria altezzosa, soprattutto ora che la mia posizione me lo poteva permettere.
Dopotutto non sempre potevi avere le tue opere esposte in una galleria importante come quella.
Mi sentivo davvero un’artista, soprattutto quando guardavo le facce meravigliate davanti a uno dei miei quadri.
Presi dello champagne da uno dei camerieri che passavano con i vassoi pieni di bicchieri che tintinnavano tra loro.
Sorridevo contenta.
Ero felice. Lo ero davvero.
Guardai mio fratello tra la folla che inclinava la testa cercando di capire qualcosa di arte, ci rinunciò e poi voltò lo sguardo incrociando il mio.
Mi venne vicino.
 - Stai bene? – mi chiese apprensivo.
Annuii.
 - Anche se siamo qui? - .
Sorrisi malinconica.
 - Anche se siamo qui Derek – lo rassicurai, e mi alzai in punta dei piedi per dargli un bacio sulla guancia.
Arrivò anche mia madre.
 - Sophie, tuo padre sarebbe stato orgoglioso di te – disse rattristandosi un attimo.
Sorrisi.
 - Lo credo anche io – risposi – ora vai a controllare che lo staff faccia tutto quello che hai ordinato loro – dissi incitandola.
Lei annuì e corse dall’organizzatore.
Le piaceva dare ordini e avere tutto sotto controllo.
Rivolsi di nuovo lo sguardo a mio fratello e lo vidi cercare qualcosa sul palmare.
 - Smettila di lavorare – dissi seccata .
 - Sto lavorando per te – rispose sorridendo.
Lo guardai confusa mentre tirava fuori dalla tasca carta e penna.
Che poi che cosa ci facevano carta e penna nella sua tasca?
Scrisse qualcosa.
 - È ancora qui .  In caso lo volessi chiamare – mi prese la mano e mi posò tra le dita il foglietto su cui aveva scritto.
Guardai ciò che mi aveva messo in mano, e sbiancai appena lessi ciò che c’era scritto.
Era un indirizzo.
Era quell’indirizzo.
Quello stronzetto aveva iniziato a capirmi troppo bene, e aveva capito che c’era effettivamente qualcosa che non andava.
Sospirai e bevetti lo champagne tutto in un colpo solo.
Sospirai ancora, tirai fuori un sorriso e continuai ad accettare i complimenti della gente a cui piacevano i miei quadri.
 
 
Bussai alla porta.
Forse avrei dovuto chiamare, visto che dall’interno non proveniva nessun rumore.
Era stata una pessima idea tornare in quel posto, decisi cos’ di andarmene.
Mi voltai  pronta ad andarmene, a improvvisamente sentii la serratura scattare.
Tornai velocemente con lo sguardo verso la porta e con il cuore che saltava un battito ogni due.
La porta si aprì.
Era lui.
 - Ciao – dissi prendendo aria.
Ero terrorizzata all’idea che non mi riconoscesse, ma la sola idea che mi chiudesse la porta in faccia mi faceva rabbrividire.
Mi guardò, e gli ci volle un istante per capire chi fossi.
 - Ciao – mi disse di rimando.Non mi avvicinai di un centimetro a lui, restai ferma paralizzata nella mia posizione.
 - Mi dispi…-
 - Ti credevo morta – mi si avvicinò, e improvvisamente sentii le sue braccia avvolgermi.Sorrisi respirando quell’odore che una volta mi era così familiare.
 - Sai, mi sono ricordata di averti fatto una promessa – mi guardò lasciandomi – ti avevo promesso di raccontarti la mia storia -.
 - Entra – disse spalancandomi la porta.Entrai in casa e guardai un attimo come le cose erano cambiate all’interno.
Quella casa sembrava più vuota, più triste.
Sua madre non viveva più qui,  già quando abitavo nella casa di fronte, sapevo che sua madre lavorava in un’altra città, e che voleva traslocare. Probabilmente era andata così.
Mi fece segno di sedermi sull’isola della cucina e mi passò un pacco di biscotti.
Risi.
 - Ti ricordi ancora che mi piacciono i biscotti vedo – sorrisi mentre la mente iniziava a riempirsi di bei ricordi.
Lo guardai mentre la fronte gli si corrucciava.
C’era qualcosa che doveva chiedermi, era palese.
 - Chiedilo – dissi.
 - Hai davvero ucciso quell’uomo di cui parlava Dennis? – chiese secco.
Abbassai lo sguardo.
Questo era quello che si chiedeva da sette anni, voleva sapere se a quel tempo stava con un’assassina.
Feci segno di no.
 - Hugo vendeva quadri famosi per collezioni private. Gli avevo dato un falso, lui dopo un paio di giorni si è accorto che non era un originale mi chiamò arrabbiato. Litigammo e minacciò di denunciarmi. Ero nel panico, così gli tirai uno schiaffo – sospirai – Stava per rispondere con un pugno, schivai, perse l’equilibrio e cadde dalle scale rompendosi il collo. Ho chiamato l’ambulanza me ne sono andata – alzai lo sguardo su di lui e lo vidi sollevato.La domanda che l’ossessionava, ora aveva ricevuto una risposta.
 - Ero una falsaria, non un’assassina – dissi – come stai? – chiesi.
 - Meglio. Molto meglio –
Sorrisi.
 - Come sta Luke? – chiesi ricordandomi il suo sguardo di odio che mi aveva rivolto l’ultima volta.
 - Ti deve la vita –
 - Non credo prop..- mi fermò.
 - Dopo quel giorno siamo andati in ospedale per degli accertamenti. 
Gli hanno trovato un tumore allo stomaco, gliel’hanno rimosso prima che si sviluppasse, e ora può giocare con le sue due bambine – sorrise.
Sorrisi anche io.
 - Credi che mi odi ancora? –
 - Ha chiamato Hazel una delle due gemelle – allargai il sorriso.
 - Tu invece Ash, c..-
 - Come stai tu invece? – chiese preoccupato.
Sorrisi dolcemente, era ancora preoccupato per ciò che facevo.
 - Mio padre è morto un paio di mesi dopo che sono uscita dal coma. Il suo cuore non ha retto allo stress – abbassai lo sguardo – successivamente abbiamo vissuto fino a due anni fa in Francia, e notando che nessuno veniva più a cercarci l’FBI  ci ha tolto dal programma della protezione testimoni – alzai di nuovo lo sguardo e incrociai il suo – adesso mi chiamo Sophie, e  sono una pittrice –
Restò in silenzio.
La conversazione era finita, e adesso c’era solo questo vuoto silenzio tra noi.
Sembrava un abisso .
Abisso che non ci sarebbe mai stato sette anni fa.
Mi alzai.
 - Grazie Ashton – lo guardai – per esserti sempre preoccupato di me, nonostante non lo meritassi – andai verso la porta e veni seguita solamente dal suo sguardo – è stato bello rivederti. E mi dispiace se sette anni fa ti ho trascinato nella mia vita –
Aprii la porta e uscii.
Appena la richiusi alle mie spalle  mi sforzai di respirare.
Era un colpo per me averlo rivisto, era uguale alla prima volta che l’avevo visto. Stesso sguardo, stessi capelli spettinati, stesso sorriso con le fossette, e la stessa gentilezza di una volta, anche perché, chiunque mi avrebbe chiuso la porta in faccia gridandomi di sparire invece di farmi entrare a mangiare biscotti.
Prima di tornare all’albero mi fermai a guardare quella che una volta era casa mia.
Notai che era abitata da un’altra famiglia, sul campanello c’era la scritta Less.
Sorrisi pronta ad andarmene quando venni spinta a terra.
Caddi su un fianco.
 - Non si fa!! – sentii gridare.
Mi misi a sedere e mi ritrovai di fronte il colpevole della mia caduta: un cane che ora mi faceva le feste.
Iniziai a fargli le coccole.
 - Bestiolina volevi uccidermi vero? – dissi mentre mi rialzavo.Una bimba di circa cinque anni mi raggiunse e prese il cane.
 - Sophie cattiva – disse.
 - Come scusa? – chiesi confusa.
La bimba mi guardò con due occhi azzurri come il cielo.
 - Si chiama Sophie – disse indicando il cane – gli piaci – .
Sentii dei passi veloci alle mie spalle.
 - Signorina mi scusi! Di solito non fa così – disse un uomo mettendomi una mano sulla spalla – come sta? – mi chiese.
Mi girai lentamente verso di lui, e si paralizzò all’istante quando mi riconobbe.
 - Ciao Luke – sussurrai più a me stessa che a lui.La bimba andò da Luke e gli prese un lembo della maglia co la manina.
 - Papà, si è fatta male? – chiese preoccupata.
La prese in braccio.
 - No Hazel. Spero stia bene – mi guardò e sorrise riconoscente – ti vanno dei biscotti? – mi chiese.
Annuii all’unisono con la bambina.
Seguii Luke, e una volta entrati mi fece sedere sul divano.
Notai che la sala era sempre piena di foto; ne presi in mano una dove c’era lui che teneva per mano due bambine mentre guardava teneramente una donna che accarezzava il cane.
 - Si chiama Louise – disse comparendo – ci siamo conosciuti in ospedale – abbassai lo sguardo a queste parole – adesso è con Camille dai nonni- mi guardò – Ash lo sa che sei qui? – chiese passandomi i biscotti.
Risi.
 - Anche lui mi ha offerto dei biscotti – rise anche lui.
 - Come dimenticarsi della tua passione? –
Anche Luke come Ashton sembrava uguale a tanti anni fa, uguale a quello a cui piaceva ridere con me, non uguale a quello che mi guardava con lo sguardo vuoto.
Lo guardai.
 - Mi chiamo Sophie, Luke – smise di ridere e mi osservò – è il mio vero nome , e … - lo guardai – mi dispiace per tutto – mi alzai.Per quanto mi faceva piacere vedere Luke, non riuscivo a sopportare le emozioni contrastanti che provavo, sarebbe stato decisamente meglio andarmene.
Mi prese la mano di scatto e si alzò anche lui.
 - Haz.. cioè Sophie. Non importa. Non è colpa tua se è successa una cosa simile. Non hai voluto tu che accadesse – annuii mentre mi parlava delicatamente – non hai niente di cui scusarti. E ora siediti e raccontami che cosa ti ha detto Ash-
Lo abbracciai mentre sentivo le lacrime pungermi gli occhi, le ricacciai indietro a forza.
Lo sentii ridere e lo lasciai.
Mi sedetti di nuovo a quel punto.
 - Che ti ha detto Ash? – chiese di nuovo.
Lo guardai confusa.
 - Che sta bene – dissi.
 - Altro? –
 - Mmmmm no – continuai confusa.
Sbuffò teatralmente.
 - È uno scemo zio Ash – disse vedendo la figlia correre verso di lui.
Hazel annuì vigorosamente una volta che si fu seduta sulle ginocchia di suo padre.
 - Scemo zio Ash – ripeté divertita.Luke mi guardò.
 - Lui è ancora innamorato di te – disse secco.Ebbi un tuffo al cuore.
 - Come scusa? – chiesi.
 - In questi anni,  Ash non è riuscito ad avere una relazione più lunga di quattro mesi. Ha passato tante ragazze, ma nessuna sembrava essere quella giusta per lui. Probabilmente perché non erano te –
 - Io credo che tu ti sbagli – dissi non riuscendo a credere a una sola parola.
 - Vai a chiederglielo – sorrise beffardo come se mi stesse sfidando a farlo.
 - Va bene – risposi secca assottigliando gli occhi.
Mi alzai e andai alla porta.
 - Saluta zia Sophie, credo che la rivedremo presto – disse Luke sorridendo soddisfatto.
 - Ciao zia Sophie –
 - Ciao –Sperai che Luke avesse ragione.
Corsi alla porta di Ash e iniziai a bussare.
Non rispose nessuno.
Bussai ancora e ancora. Niente.
Non voleva aprirmi.
Luke si era sbagliato.
 - C’è la chiave nel vaso – mi disse una voce alle spalle.Mi girai di scatto e lo vidi sorridere a un palmo dal mio viso.
 - Oh, scusa – mi spostai – pensavo che….-
 - Che non volessi aprirti? –
 - Già-
 - Pensavi male – sorrise.
Lo fermai prima che potesse aprire la porta.
 - Aspetta, devo chiederti una cos..-
 - Aspetta tu – mi interruppe – ero venuto a cercarti, credevo di averti perso per sempre. Di nuovo –
Lo guardai e sorrisi imbarazzata.
 - Volevo solamen…-
 - Sei ancora innamorato di me? – chiesi senza sapere ciò che effettivamente mi voleva dire.
Ero così speranzosa, volevo che rispondesse si.
Mi guardò confuso e spiazzato.
Forse non voleva dirmi questo.
 - Se mi lasci parlare ti avrei detto di si. Mi ero preparato tutto un discorso, e tu me lo rovini così! – disse ridendo.
Sorrisi.
 - Mi dispiace, non vol…-
 - Non ha importanza – mi accarezzò il viso – voglio solo capire se tu sei davvero qui o se questo è uno stupido sogno –Mi avvicinai.
Gli toccai le labbra che non avevo mai dimenticato.
Le labbra che si preoccupavano costantemente per me un tempo, e che avrei voluto continuassero a farlo.
Le sfiorai un attimo con il pollice prima di posarci sopra le mie.
Sorrise.
 - Non è un sogno – dissi prima che combaciassero come due pezzi di puzzle .
Due perfetti pezzi di puzzle.
 
THE END.

Salve miei pasticcini ** 
Questo è il nostro ultimo e triste angolo della vostra pazza autrice.
Ho inserito sabato, come avevo detto.. pechè io mantengo sempre le promesse!! (okay sempre sempre no, lo ammetto).
Comunque, vi piace la fine ? 
Spero di si perchè ci ho passato sopra le notti per pensare come finirla, e poi studiando filosofia c'è stato il BOOM idea geniale!! 
Quindi immaginatevi una che se ne sta tranquillamente studiando filosofia in silenzio, finchè a un certo punto non fa un salto alto tre metri dalla sedia e corre a prendere il suo quadernino delle storie per scrivere... è andata più o meno così, più o meno perchè io in realtà sono caduta dalla sedia invece di saltare in aria.. XD 
Volevo dirvi che sono felicissima, e che volevo ringraziare tutti quelli che hanno messo la storia tra le perferite, le ricordate e\o le seguite, volevo ringraziare le bellissime ciambelline che hanno recensito i miei capitoli.. davvero un grazie di cuore a voi ciambelline <3, e un grazie anche ai lettori silenziosi che seguivano questa stramba storia.
Spero che vi sia piaciuta almeno la metà di quanto mi sia piaciuto scrivere questa storia.
GRAZIE ANCORA PASTICCINI** 
Vi lascio il mio contatto twitter in caso abbiate voglia di contattarmi per chissà quale motivo :  https://twitter.com/Lillilola_
Un bacione a tutte ** 
Lily

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