Dreams come true

di thatswhatfriendsarefor
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 - A friendly gateaway ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 - Tight black leather ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 - A mystery I was never gonna solve ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 - You Wanna Make Little Castle Babies ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 - Pancakes is not just breakfast ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 - None Of Them Were You ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 - Something's Changed ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 - Shut Up ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 - My Dreams Come True ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 - Dr Motorcycle Boy ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11- Romantically Involved ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 - A friendly gateaway ***


INTRODUZIONE

Questa è una fanfiction scritta a 4 mani. Nel vero senso della parola.

L’idea è nata perché qualche mese fa abbiamo scritto due fanfiction, pubblicate ognuna con i nostri rispettivi account, in cui c’era stata una forte influenza dell’altra nella stesura e nelle idee stesse. Ci siamo divertite molto e quindi volevamo in qualche modo ripetere l’esperimento ma in maniera diversa.

Ci abbiamo pensato un po’ e abbiamo deciso di partire da un what if: e se Rick fosse andato negli Hamptons senza Gina alla fine della seconda stagione? Abbiamo scritto un capitolo a testa, così che ognuna doveva riprendere la storia dove l’aveva lasciata l’altra. L’ispirazione ci ha preso la mano e le idee venivano giù impreviste, soprattutto perché ogni volta era necessario sbarazzarsi di tutto ciò che si era immaginato per seguire le pieghe inaspettate che ormai la vicenda aveva preso durante la stesura dell’altra.

Speriamo che il nostro esperimento vi piaccia e che vi divertiate a leggere almeno un decimo di quanto noi ci siamo divertite a scrivere (e a commentare).

Debora e Monica

 

 

CAPITOLO 1  A Friendly Gateaway.

Negli ultimi giorni ha provato più volte a invitarti ad andare con lui nella sua splendida casa negli Hamptons per il fine settimana del Memorial Day. Del resto, siamo a fine maggio, è tempo di inaugurare la stagione. E’ la tradizione e deve essere rispettata.

Ha cercato di convincerti dicendoti che la villa si affaccia direttamente sull’oceano e che ha una piscina appartata, dove potresti lavorare un po’ sulla tua abbronzatura. Con o senza costume da bagno!

Ti ha ribadito che non sarebbe niente di impegnativo, just a friendly gateaway.

Ti ha persino mostrato una foto che ha sul cellulare nella quale è ritratta la sua splendida magione, giusto per farti capire cosa potresti avere a tua disposizione almeno per il week-end.

Testarda come al solito, gli hai propinato vari motivi per cui non puoi accettare il suo invito: devi lavorare, devi cercarti un appartamento, visto che il tuo è saltato in aria poco tempo fa – come se lui non lo sapesse.

Come se lui non ricordasse la paura fottuta che ha provato quando ha sentito l’esplosione e ha visto le fiamme divampare.

Come se lui non avesse preso a spallate la porta di casa tua per buttarla giù e venirti a salvare. Un gesto eroico del quale si vanterà a oltranza.

Come se lui non ti avesse avvolto nella sua giacca dopo averti trovato, nuda, nella vasca da bagno. Senza nemmeno dare una sbirciatina.

Come se lui non ti avesse accolto nel suo loft.

Come se lui non si fosse sentito dannatamente in colpa per tutto quello che ti era successo.

Certo, c’è anche la questione Demming da sistemare. Tu e lui siete usciti qualche volta e adesso anche lui ti ha invitato a trascorrere il fine settimana insieme in un posticino carino che conosce.

E dopo che Castle ha inavvertitamente ascoltato la vostra conversazione, guarda un po’, ti ha comunicato che negli Hamptons non si fermerà solo per il week-end, bensì per l’intera estate.

Tempismo perfetto.

Deve finire di scrivere il romanzo che parla, ancora una volta, del tuo alter ego. Fra parentesi, la copertina riporterà, ancora una volta, l’immagine stilizzata della protagonista nuda. Ovvero la tua. Comunque, la sua editrice, nonché seconda ex-moglie, gli sta dando il tormento perché è in ritardo con la stesura dei capitoli, quindi deve darsi da fare e concentrarsi sul suo libro, senza ulteriori distrazioni.

Quando Esposito ha saputo che quello sarebbe stato l’ultimo caso di Rick, ha fatto un commento che ti ha aperto gli occhi. The guy’s done enough research to write 50 books. Whatever the reason is, I’m pretty sure it doesn’t include watching you be with another guy.

Non che ci volesse un premio Nobel per capirlo, intendiamoci. Ma evidentemente non ci eri arrivata.

O meglio, non ci eri voluta arrivare.

Intanto hai preso una decisione: la storia con Demming non ti porta da nessuna parte. Lui è una brava persona, ma non è quello che cerchi. E glielo devi dire, per rispetto nei suoi confronti.

Il problema è che non lo sai ancora cos’è che stai cercando.

O meglio, forse lo sai, ma ti spaventa da morire.

Di una cosa però sei sicura: da quando lavori con Castle ti diverti molto di più. E questo vorrà pur dire qualcosa, no? Però hai bisogno dei tuoi tempi. Un passo per volta.

Alla fine della piccola festicciola che Kevin e Javier hanno preparato per salutare Castle prima dell’estate, ti fermi a parlare con lui mentre i ragazzi sono rimasti nella sala relax con Lanie e il capitano Montgomery. Gli dici che sai di non essere la persona più facile da frequentare e che a volte sei chiusa come un riccio, ma che lavorare con lui è stato un piacere. Lui ti guarda con quegli occhi che trasmettono una dolcezza disarmante e che hanno il potere incredibile di leggerti dentro. Come un libro aperto. Capisce perfettamente che non sarebbe proprio il caso di insistere, ma tenta il tutto per tutto. Testardo pure lui. Prende un foglio di carta dalla tua scrivania, scarabocchia l’indirizzo della sua casa negli Hamptons e te lo porge.

“Sai, detective, se cambi idea, anche all’ultimo momento, per tutta l’estate mi trovi qui. Sarò quello ruggedly handsome che indossa gli occhiali da sole e che scrive sul patio. Non ti puoi sbagliare. Ah, e… I’d be happy to rub lotion on you.” Poi ti sorride, ti porge la sua mano e, stringendo la tua, ti saluta. “A presto, detective”. Una stretta di mano che è tutta un programma. Ti guarda intensamente e non lascia la presa. Come se dietro quel gesto ci fosse un altro significato. Ti trattiene la mano e con il pollice ti sfiora lievemente la pelle. Il tuo sguardo scende sulle vostre mani unite e poi di nuovo s’incolla ai suoi occhi. Ti sta ancora fissando profondamente. Hai la sensazione come se… Come se ti stesse baciando? No, ma che ti viene in mente? Scacci immediatamente quel pensiero. Poi lui ti volta le spalle e se ne va verso l’ascensore.  

Rimani con quel foglietto in mano a guardarlo allontanarsi. Il cuore ti batte nel petto come un tamburo, a un ritmo vertiginoso. Saresti quasi tentata di richiamarlo, ma quella dannata paura ti blocca. Ti volti verso la sala in cui sono rimasti i tuoi colleghi, tutti in religioso silenzio a godersi lo spettacolo. Come se fossero al cinema! Non sai bene come comportarti con loro. Per tua fortuna, lo squillo del telefono ti libera da quella situazione imbarazzante. Rispondi automaticamente: è Karpowski che ti informa che è stato trovato un cadavere all’angolo fra Broadway e la W55th. Non è il momento di lasciarsi andare alle speculazioni mentali, il lavoro chiama. Prima di precipitarti sulla scena del crimine, però, per ogni evenienza, riponi con cura quel pezzettino di carta nella tasca interna della tua giacca. Non si sa mai.

 

Una settimana più tardi riesci a chiudere anche quel caso e Montgomery premia te e i ragazzi per l’ottimo lavoro svolto concedendovi un week-end lungo. Quel fogliettino con l’indirizzo della casa al mare di Rick ti tenta da morire. Fra l’altro, il tempo si preannuncia splendido per i prossimi giorni. E sarebbe anche il momento di tirare fuori la tua moto e di farle fare un bel giro. Dunque, gli Hamptons distano un paio d’ore da Manhattan. Che cosa potrebbero offrire? Vediamo…

L’Oceano.

Le dune di sabbia.

Le scogliere.

I gabbiani.

Uno scrittore affascinante. Anzi, il tuo scrittore preferito. E affascinante, senz’ombra di dubbio.

Troppi buoni motivi per non approfittare di quei pochi giorni di pausa che il capo ti ha concesso.

Non hai più sentito Castle da quando vi siete salutati al termine della festa al distretto. In cuor tuo, una vocina ti dice che faresti meglio ad avvertirlo della tua visita, visto che potresti trovarlo in compagnia di qualche biondona tutta tette e niente cervello. Ma un’altra vocina ti dice anche che quella sua fase pare essere superata. Che è stato lui a darti il suo indirizzo e a dirti di raggiungerlo quando volevi. Nothing serious, just a friendly gateaway. Te lo ripeti come se fosse una formula magica, per convincerti che il tuo viaggio negli Hamptons è in qualità di amica e che non ci sono secondi fini. Come no. Guarda, ci credono tutti. Forse è per quello che non ne hai parlato con nessuno, nemmeno con Lanie? Comunque, prepari una borsa con il minimo indispensabile per un fine settimana al mare, compreso quel bikini rosso ciliegia che hai comprato qualche tempo fa e che, ne hai la quasi assoluta certezza, lo scrittore troverà di suo gradimento. Un momento, ma non ci andavi in qualità di amica? Va be’, soprassediamo.

Indossi la tuta di pelle e inforchi la tua Harley dopo aver digitato l’indirizzo sul navigatore satellitare. Tempo di percorrenza previsto: un’ora e 52 minuti. Ottimo, prima di pranzo sarai in spiaggia. Esci dal caos di Manhattan e cominci a goderti davvero il viaggio. La brezza sul volto, nonostante il casco integrale, il paesaggio che scorre veloce, la città che lascia, finalmente, spazio alla natura. Ti gusti ogni singolo minuto di quel tragitto, assaporando quella sensazione di libertà che la moto ti ha sempre dato. Segui le indicazioni del GPS e, improvvisamente, ti trovi davanti a una villa splendida. Rimani senza fiato. D’accordo, avevi dato un’occhiata alla foto che Castle ti aveva mostrato, orgoglioso, sul suo cellulare, ma la realtà supera di gran lunga quell’immagine. E’ una costruzione imponente, a cui si arriva dopo aver percorso un breve vialetto privato. Parcheggi la moto e scendi. Mentre ti togli il casco, ti assale il panico. E ora cosa gli dici quando te lo trovi davanti?

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2 - Tight black leather ***




CAPITOLO 2 Tight Black Leather



Parcheggi la moto e scendi. Mentre ti togli il casco, ti assale il panico. E ora cosa gli dici quando te lo trovi davanti?


Decidi di fare un giro intorno. Forse trovi un punto per cambiarti e toglierti la tuta da motociclista. Mentre sfrecciavi sull’autostrada pensavi alla reazione che Castle avrebbe a vederti in una tuta di pelle nera aderente. A parte il fatto che non hai più vent’anni, però fai ancora la tua figura vestita così. D’altronde se viaggi in moto in autostrada non ti puoi abbigliare diversamente.

Ti viene in mente che potrebbe sembrare una provocazione.

E non ti sembra il caso.

Oddio, non riesci a nascondere neanche a te stessa quanto in realtà vorresti vedere la sua reazione.

Sorridi.

Sei tesa come un violino.

Ancora ti domandi se hai fatto bene a venire qui.

Non sai cosa aspettarti.

Non sai come comportarti.

Con il borsone a tracolla, ti allontani in direzione della spiaggia. Non sai se Castle è in casa. Di sicuro non ha aperto la porta quando ha sentito il rombo della Harley. Di certo non sta scrivendo nel patio. Vedi una bella sedia a dondolo e vedi anche un piccolo scrittoio. Per un attimo ti immagini su quella sedia mentre osservi Castle che batte come un forsennato sui tasti. Ti piacerebbe che te lo lasciasse fare. Ti piacerebbe che per una volta fossi tu a fissare lui. Capirebbe una volta per tutte quanto sia inquietante. E terribilmente intrigante. Cerchi di scuoterti da questi pensieri.

La vegetazione è molto ricca e per un momento valuti l’opportunità di cambiarti dietro ad uno dei grandi cespugli che circondano la proprietà. Poi intravedi una piccola costruzione che immagini possa essere il ricovero degli attrezzi per la manutenzione della villa.

La porta è chiusa a chiave così fai un sospiro e inizi a toglierti la tuta nell’angusto spazio dietro il capanno, protetta alla vista altrui dalle rigogliose piante. Infili di corsa un paio di jeans bianchi e una maglia rossa, la prima che trovi, poi ripieghi con cura meticolosa la tuta per compattarla, nell’impresa improba di farla entrare nello spazio angusto del borsone.

Mentre stai dirigendoti di nuovo verso l’ingresso principale della villa, scorgi Castle che sta rientrando dalla spiaggia e si è bloccato a osservare con curiosità la tua moto. Si guarda intorno e tu ti sei paralizzata.

Vorresti non esser lì.

Hai sicuramente in volto la stessa espressione di stupore che vedi riflessa nello sguardo dello scrittore. Non ti aspettavi di incontrare Castle senza vestiti addosso! Sei senza parole e ti senti in imbarazzo. Forse avresti dovuto avvisarlo.

Castle si gira e ti vede. Tu rimani immobile. Non sai cosa pensare. Sei così a disagio che ti sei già pentita della scelta fatta. Castle, rendendosi conto di essere in costume, si butta il telo da mare sulle spalle per coprirsi e si avvicina.

“Sei venuta, allora?” ti sorride. Sembra davvero contento e sorpreso.

“Be’ il capitano Montgomery ci ha concesso un weekend lungo e guarda caso indossavo la stessa giacca che avevo il giorno in cui sei andato via, quando mi hai dato il bigliettino con il tuo indirizzo… insomma… l’ho visto e…. eccomi qui”.

Sei assolutamente in imbarazzo e speri che lui non si accorga del rossore che ti ha colorato il viso. In ogni caso non riesci a reggere il suo sguardo e abbassi gli occhi.

Castle deve essersi reso conto di quanto tu ti senta a disagio perché fa di tutto per rassicurarti.

“Sei venuta in moto. Detective, non sapevo fossi appassionata e avessi addirittura una Harley Davidson” il suo sguardo è davvero stupito e meravigliato.

Lo guardi e non puoi fare a meno di divertirti a punzecchiarlo. Con voce seducente lo incalzi “Castle, forse sono molto più simile a Nikki Heat di quanto tu stesso possa immaginare!”

Castle si porta lentamente una mano chiusa alla bocca e si morde il pugno. I suoi occhi sono spalancati e per un attimo rimane senza parole. Poi si accorge di quanto la sua musa si stia divertendo e si sistema il telo da mare per darsi un contegno.

“Se vuoi, puoi parcheggiarla al coperto vicino alla mia macchina. Ti faccio vedere dove, così io ho il tempo di andare a mettermi qualcosa addosso. Pensavo mi avresti telefonato prima, semmai ti fossi decisa.”

“Ecco sì, diciamo che in realtà ho fatto il borsone e sono partita al volo. Scusa, avrei dovuto chiamare prima ma se hai altri impegni posso…”

“Beckett, tranquilla. Sono felice che tu sia venuta”.

Ti tende una mano aspettando che tu l’afferri. Lo guardi ed esiti un istante, poi ti lasci trasportare a vedere il garage.

Scorrono le ore e nessuno dei due sembra accorgersene.

Il pomeriggio lo trascorrete a passeggiare negli Hamptons.

Castle ha intenzione di farti vedere tutte le residenze di tutti i suoi amici VIP e si è calato nei panni di una guida turistica. Nonostante l’imbarazzo provato quella mattina, durante il vostro incontro, devi ammettere che ti stai rilassando e Castle è una compagnia affascinante. Lo ascolteresti per ore senza annoiarti. La tua vita è diventata più leggera da quando ti segue passo passo ed hai deciso di finire di tormentarlo e di fargli pesare la sua presenza continuativa.

Il sole sta iniziando a scendere. Sono passate ormai ore, il tempo ti è volato e ti senti bene. Sei rimasta anche colpita dal fatto che Castle non ti abbia subito trascinata in casa o in piscina, costringendoti ad una intimità imbarazzante tra colleghi di lavoro.  Ma siete questo voi due? Partners? Il senso di benessere che hai provato in quelle ore è incommensurabile e tu stessa ne sei profondamente stupita. Non vi siete beccati, non vi siete contrariati e avete parlato tantissimo. Castle ti ha raccontato a lungo nei dettagli le sue idee per terminare la stesura di “Naked Heat”. A parte qualche battutina sulle reali somiglianze tra Beckett e la detective Heat, lo hai ascoltato in trance cercando ancora una volta di nascondere quanta emozione possa provare un vero fan a ricevere in anteprima notizie sul prossimo lavoro del proprio scrittore preferito.

Mentre la calda voce di Castle ti incanta e ti affascina come non mai, ti senti serena e in pace con te stessa. Non sai cosa potrà significare questa nuova complicità tra voi. Speri tanto che Castle decida di tornare al distretto dopo l’estate. Ti rendi conto in quel momento che la sola idea che possa avere materiale a sufficienza per scrivere e che non abbia più bisogno di seguirti nei casi, ti procura una fitta al petto.

Ti fermi: sei rimasta senza fiato: come puoi pensare di lavorare nuovamente senza di lui? Senza le sue pazze teorie, senza che i suoi ragionamenti fuori dagli schemi ti facciano risolvere più casi di quanti avessi mai pensato? Che ti piaccia o no, è entrato dentro la tua vita e rinunciare a lui non sarà facile.

“Kate, tutto bene?”

Ti affretti a rassicurarlo ma in questo preciso istante ti sei resa conto che non sei venuta negli Hamptons a trovare un amico. Speri di più. Molto di più.

“Sì, scusa, andiamo”. E così dicendo ti riprende per mano e continuate a camminare. “Andiamo, torniamo a casa”. Ti squadra e annuisce.

“Beckett, ho detto qualcosa che … insomma ti ho messa a disagio?”

“No, Castle, no. Assolutamente. Ti va di cucinare qualcosa insieme? Sono brava in cucina ricordi?”

Ti guarda come se gli avessi detto un’eresia.

“Mai quanto me. Andiamo”. Ti risponde con sguardo di sfida.

Mentre vi incamminate fianco a fianco rientrando verso casa, ti senti il cuore gonfio e un’eccitazione diffusa in tutto il corpo. Una piacevole sensazione di benessere si è impadronita di te e decidi di goderti tutto ciò che questi giorni porteranno con sé.

Qualunque cosa sia.

 


Angolino delle autrici:

Un capitolo pieno di rivelazioni: Castle scopre che la sua musa possiede una Harley, mentre Beckett - appena ripresa dall'aver visto lo scrittore in costume - giunge alla consapevolezza di essere andata negli Hamptons non certo come un'amica. Era ora! Ma adesso cosa combineranno a cena? Suggerimenti? La storia è già scritta ma... chi indovina?

Debora e Monica

 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3 - A mystery I was never gonna solve ***


CAPITOLO 3  A Mystery I Was Never Gonna Solve

Mentre vi incamminate fianco a fianco rientrando verso casa, ti senti il cuore gonfio e un’eccitazione diffusa in tutto il corpo. Una piacevole sensazione di benessere si è impadronita di te e decidi di goderti tutto ciò che questi giorni porteranno con sé.

Qualunque cosa sia.

 

Una volta arrivati in casa, vi mettete a lavorare di buona lena in cucina, dividendovi i compiti in modo molto naturale, come se lo faceste da sempre: tu ti occupi dell’insalata mentre Rick ti ha promesso che ti stupirà facendoti gustare la migliore bistecca al mondo. Sostiene che gliel’abbia insegnata lo chef della steak house più famosa di New York e, conoscendolo, potrebbe anche essere vero. Ha agganci con i mafiosi, figuriamoci se non può annoverare un cuoco stellato Michelin fra i suoi amici.

Prima di iniziare a cucinare, il tuo ospite ha acceso lo stereo e adesso siete accompagnati da un piacevolissimo sottofondo musicale. La voce calda di Ella Fitzgerald che canta “The man I love” riempie il silenzio della villa e ti ritrovi a canticchiare con lei, sotto voce. Someday he’ll come along, the man I love. And he’ll be big and strong, the man I love… Anche se ti sembra di farlo in modo impercettibile, la cosa non passa inosservata. Rick smette di occuparsi della bistecca e si concentra su di te. Appena ti accorgi del suo sguardo, sollevi gli occhi dall’insalatiera e aggrotti la fronte con fare interrogativo.

“Tutto bene?” gli chiedi.

“Sì… hai una voce splendida, sai? Detective, sei una continua sorpresa… Ho sempre pensato that you were a mystery I was never gonna solve.” Te lo dice con un tono di voce dolce e avvolgente. E ti sembra che quelle parole ti arrivino dritte al cuore. Ma la tua parte razionale fa scattare l’allarme.

“Be’, grazie Castle. Ora però toglimi una curiosità: il tuo amico chef ti ha insegnato a cuocere le bistecche o a carbonizzarle?”

Colpito e affondato.

La dolcezza sul volto dello scrittore lascia immediatamente spazio al panico, mentre si affretta a salvare la vostra cena. Pericolo scampato. E non ti riferisci certo al rischio di saltare il pasto. Il grado di intimità fra voi è cresciuto in modo esponenziale nelle ultime ore e questo ti attrae e ti spaventa al tempo stesso.

La tua insalata ormai è pronta, condita con la salsa speciale che hai imparato da tua madre, mentre la carne deve terminare la cottura, possibilmente senza ulteriori incidenti di percorso. Esci sul patio e ti incanti ad osservare il panorama. Il sole è ormai tramontato e l’oscurità sta prendendo il sopravvento. Rispetto alle luci e ai rumori della città che non dorme mai, qui c’è una quiete ammaliante che fa bene al cuore. Senti a malapena le note attutite che provengono dalla casa e il rumore potente delle onde dell’oceano che si infrangono sulla spiaggia. Sei uscita solo con una T-shirt e una leggera folata della brezza serale ti fa rabbrividire. Quella e due mani, grandi e calde, che si appoggiano sulle tue braccia. Ti volti improvvisamente – non ti eri assolutamente resa conto che si fosse avvicinato – e te lo ritrovi a pochi centimetri.

Vi guardate negli occhi e, quasi contemporaneamente, entrambi abbassate lo sguardo concentrandovi sulle labbra l’uno dell’altra. Deglutite. Basterebbe davvero poco per colmare quella distanza, ma ecco che suona di nuovo quell’allarme nella tua testa. Ti irrigidisci e ti allontani da lui.

“Beckett… mi dispiace distrarti dalla tua contemplazione delle meraviglie di questo angolo di paradiso, ma la cena è pronta e non vorrai mica sprecare la creazione di chef Richard? Andiamo, su, la bistecca si raffredda.”

Gli sorridi riconoscente.

Ancora una volta ha capito come toglierti dall’imbarazzo.

Lo segui in cucina e vi mettete a tavola. La cena prosegue tranquilla, quel disagio che si era creato per la vostra prossimità eccessiva pare essersi volatilizzato. Merito anche del vino rosso che Rick ha scelto per accompagnare la succulenta bistecca. Devi ammettere che il tuo ospite ha un ottimo gusto anche in quel campo. Magari si è fatto consigliare da qualche sommelier famoso, di sicuro ne conoscerà più di uno. Il delizioso liquido cremisi va giù che è un piacere e ti fa sentire… bene. Intendiamoci, non sei brilla, reggi l’alcol senza problemi, ma questo nettare ti rende appagata e su di giri al tempo stesso. Interessante combinazione… Chissà come si chiama questo vino… e quanto costa. Speriamo non troppo. Ti piacerebbe poterlo comprare per offrirlo a Castle quando verrà a cena da te.

No, un momento, stai valutando l’idea di invitarlo a casa tua?

Be’, per contraccambiare.

Sì, certo, come no.

Oh santo cielo, meglio non pensarci adesso.

Meglio concentrarsi sulla bistecca, che – peraltro – è davvero fantastica. Castle è un cuoco strepitoso.

Dopo aver lavato le stoviglie e sistemato la cucina vi accomodate sul patio, sorseggiando un altro bicchiere di vino. Tu sei accoccolata sulla sedia a dondolo, avvolta in una coperta che ti ha dato Rick, premuroso come sempre nei tuoi confronti. Lui invece è seduto sul divano: fa finta di guardare il cielo ma ti osserva di sottecchi.

Continuate a parlare del più e del meno finché ti complimenti con Rick per la sua abilità culinaria, suggerendogli di aprire un ristorante tutto suo.

“Sai, Beckett, in realtà pensavo di chiedere alla tua amica Madison se potevo mettere a disposizione le mie doti gastronomiche nel suo locale.”

Già, Madison. Quella che ti ha detto che avevi una cotta per lui e che volevi fare tanti piccoli Castle babies. E sai benissimo che lui lo ha sentito: era dall’altra parte del vetro durante l’interrogatorio e non si è trattenuto dal confessartelo lui stesso, con suo immenso divertimento, al termine della tua chiacchierata con Maddy. Ti fa un sorriso malizioso e una parte di te vorrebbe togliergli quel ghigno, mentre un’altra se lo mangerebbe di baci, perché Madison ha maledettamente ragione.

No, un momento, qui stiamo correndo troppo.

Deve essere colpa di quel vino…

Meglio una dignitosa ritirata.

“Be’, si sta facendo tardi e comincio ad essere stanca. Buonanotte Castle.”

Ti alzi e ti avvicini a lui, lasciandogli un bacio su una guancia e indugiando forse più del dovuto. Per ringraziarlo della sua ospitalità e della gustosa cena che avete preparato insieme. Certo, come no.

Questa tua mossa lo ha spiazzato, tanto che ci mette un po’ a reagire e, quando lo fa, solleva una mano con l’intenzione di accarezzarti i capelli. Tu però sei più veloce di lui a rialzarti, così quella carezza si ferma su un braccio. E basta quel tocco per far partire una scarica elettrica che ti attraversa completamente.

“Buonanotte Kate, dormi bene.” Ti sussurra.

La stanza degli ospiti è grande come metà del tuo appartamento, quello che è saltato in aria, e ha una meravigliosa vista sulla piscina. Aveva ragione, è situata in un posto appartato e confidi di poterci andare domani…

Magari con lui.

Con o senza costume.

Oh santo cielo, Kate Beckett, cosa ti viene in mente?

Scuoti la testa cercando di liberarti dal ricordo del corpo di lui, big and strong, come dice la canzone che canticchiavi prima e che continua a risuonare nella tua testa. He’ll look at me and smile, I’ll understand. Then in a little while he’ll take my hand. Riflettendoci, sembra che quelle parole si riferiscano proprio a voi due: al suo modo di guardarti e di sorriderti, a lui che ti ha preso la mano poche ore fa per mostrarti dove parcheggiare la moto. Strano, anche la canzone che hai ascoltato stamani alla radio mentre facevi colazione nel tuo appartamento, prima di partire, sembrava parlasse di te. Si intitola “Hey blue eyes” e la canta un’attrice con un nome strano, aspetta, come si chiama? Katic, sì, Stana Katic. C’è una frase che ti ha colpito: I want you to want me the way that I want you. Lei sì che ha le idee chiare! E poi quel titolo ti ha fatto pensare a un altro paio di occhi azzurri… E’ un po’ come se per te all the songs make sense.

Ti togli l’orologio di tuo padre e la catenina con l’anello di Johanna, apri il cassetto del comodino e li posi con la consueta cura che riservi loro.

Ricordi quando hai spiegato a Rick che cosa significhino per te quegli oggetti: eravate all’inizio della vostra collaborazione e lo tolleravi a malapena. Lui cercava di analizzare ogni tuo singolo gesto per creare la sua Nikki. Aveva anche provato a indovinare quale fosse il motivo che ti aveva spinto a entrare in polizia. Lo sguardo che ti ha rivolto in quell’occasione, mentre ascoltava la tua storia, è ancora ben vivido nella tua mente: un misto di dolcezza e strafottenza. Rammenti anche come vi siete salutati: lui ti ha detto until tomorrow, perché lo riteneva un saluto pieno di speranza, mentre tu gli hai ribattuto che, essendo un poliziotto, potevi solo augurargli buonanotte.

Quanta strada ti sembra di aver fatto da allora.

La detective Beckett, rigida e tutta di un pezzo di quel tempo, non avrebbe mai immaginato di trovarsi nella villa al mare di Castle a pensare a quanto fosse maledettamente attraente in quel costume e a quanto sarebbe bello stare fra le sue braccia. La Kate di oggi, invece, indugia nell’immagine di te e lui nella sua piscina. Quel sogno ti riempie il cervello e il cuore. E ti metti a fantasticare di quanto ti piacerebbe guardare il mare abbracciata a lui. Con questo pensiero, scivoli serenamente fra le braccia di Morfeo.

 


Angolino delle autrici:

In questo capitolo veniamo a scoprire che Beckett gradisce molto un vino rosso che la fa sentire… bene ;-) Poi sia la preparazione della cena sia la cena stessa hanno contribuito ad aumentare la tensione tra loro. E infine sul patio Kate fugge con la stessa tattica usata nella famosa trasferta a LA… Insomma, ancora una volta i tempi non sembrano maturi, ma dentro l’animo di Kate c’è un tumulto… e Castle, pazientemente, aspetta. E ora? Cosa succederà? Il concorso a premi, vinto per lo scorso capitolo a pari merito da Emily27 e KatiaR, è ad una nuova edizione. Chi indovinerà questa volta?

Grazie per l’affetto con cui ci state seguendo!

Debora e Monica

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4 - You Wanna Make Little Castle Babies ***


CAPITOLO 4 You Wanna Make Little Castle Babies



E ti metti a fantasticare di quanto ti piacerebbe guardare il mare abbracciata a lui. Con questo pensiero, scivoli serenamente fra le braccia di Morfeo.



Non deve essere molto che ti sei addormentata quando i tuoi sensi allenati da poliziotto ti svegliano e ti mettono all’erta. Senti un rumore dietro la porta. Una villa del genere attirerà molti ladri ma all’ingresso hai notato la centralina di allarme e ti ricordi che Castle ti ha detto che la inserisce sempre di notte. Per sicurezza. Ti alzi dal letto, afferri la pistola che hai appoggiato sul comodino e ti avvicini silenziosamente alla soglia, senza preoccuparti di ciò che indossi. Allunghi piano la tua mano sinistra e con le dita afferri la maniglia. Giri lentamente e apri di scatto mettendoti subito dopo in posizione di difesa con entrambi le mani tese in avanti a impugnare la Glock.  

Un fragore di cocci rotti e schizzi di liquido bollente che ti arrivano sulle gambe ti fanno fare un passo indietro.

“Castle! Che ci fai dietro la mia porta?”

Lo scrittore è rimasto paralizzato con le mani alzate ed è bianco come un cencio. E’ immobile con la bocca semiaperta e non ti risponde. Ha gli occhi spalancati e ti guarda sconcertato.

Ti senti terribilmente in colpa per averlo spaventato così. Ti passi le dita aperte fra i capelli e scuoti la testa impercettibilmente. Pensi a come hai i nervi tesi. Allunghi il braccio e prendi la sua mano. Lo inviti a entrare.

“Vieni, entra, Castle. Scusami”

“Poteva venirmi un infarto, detective, lo sai vero?” dal tono vedi che si è ripreso ma non puoi ridere per quello che gli hai combinato.

“Castle, ormai dovresti aver imparato: I’m a cop. I’m always on the alert, 24 ore su 24. Dormivo, ho sentito un fruscio dietro la porta e ho agito di conseguenza”.

“Sapevi che avevo messo l’allarme, potevo essere solo io!” ti guarda scombussolato, la sua voce è leggermente tremante ma sembra un po’ più rilassato di prima.

“Mi volevi spiare forse?” gli dici con un sussurro mentre cominci ad accarezzargli i capelli per tranquillizzarlo.

“Ti avevo portato una tazza di camomilla e una di caffè. Volevo solo sentire se per caso eri sveglia. Non riesco a dormire e volevo compagnia.”

Ti guarda come un bambino spaventato dalla possibile reazione della mamma che lo coglie in castagna quando ha commesso una marachella.  

Lo guardi come se ti avesse fatto una dichiarazione d’amore.

Il tuo stomaco si stringe e risenti tutta la tensione della serata. In un attimo, immagini delle sue spalle larghe e del suo torace possente intraviste questa mattina ti tornano alla mente e quella forte sensazione già provata la sera nel patio ti riassale.

Lo vuoi.

Lo desideri e non sai più come nasconderlo neanche a te stessa.

Continui a fissarlo e ad accarezzargli i capelli, il volto, la schiena.

In silenzio.

Lui ti osserva e ti lascia fare.

I vostri occhi si studiano a vicenda inizialmente, per poi perdersi inesorabilmente nell’anima dell’altro.

Le parole possono mentire, lo sguardo no.

Gli occhi sono lo specchio dei vostri desideri, della vostra attrazione, della vostra voglia di gettarvi l’uno nelle braccia dell’altra.

Sei consapevole di aver imboccato la strada del non ritorno.

Castle ti prende una mano per un momento, la stringe, come a chiederti il permesso, mentre continua a penetrarti con lo sguardo.

Ti senti nuda.

Nuda nell’anima.

Fragile.

Sai che non gli resisterai.

Sai che non lo farai perché non vuoi farlo.

Non più.

Lui si avvicina a te e il suo sguardo si sposta lentamente verso le tue labbra. Automaticamente ti umetti il labbro inferiore con la lingua non rendendoti conto della sensualità del tuo gesto. 

In un attimo le vostre bocche si incontrano, sfiorandosi leggermente, assaporando l’una la morbidezza dell’altro. Piano, senza fretta, senti una mano farsi strada alla ricerca della tua pelle nuda sotto la lunga maglietta che usi per dormire. Per un istante ti senti in imbarazzo per quel tuo abbigliamento così comodo quanto poco femminile, ma le sensazioni che iniziano ad arrivare dalla tua pelle ti confondono i pensieri e pensi solo a schiudere la bocca e a tuffarti in lui.

Sei sorpresa quando lui si ferma. Ti prende entrambi le mani, togliendo le sue da quell’intimo contatto che tanto ti piaceva, e ti osserva senza dire nulla.

Sei confusa.

Possibile che lui non volesse questo? Sono due anni che prova a portarti a letto e tu resisti. E ora che ti sei decisa, lui si ferma? Sconvolta e accaldata lo guardi con aria interrogativa.

Lui respira profondamente. Sembra stia cercando di riprendere il controllo di se stesso.

“Demming?” sussurra.

Certo, ovvio, lui non sa che lo hai lasciato. Ma come mai te lo chiede adesso?

“Abbiamo rotto” rispondi con un filo di voce “l’ho lasciato”.

Lo vedi perplesso.

Molto.

Anche tu lo sei.

Non credevi che Richard Castle si facesse scrupoli del genere.

Sai che stai rischiando.

Sai qual è la fama del tuo scrittore.

Sai che potrebbe ridurre il tuo cuore a pezzetti, ma sai anche che tutto il tuo essere vuole lui, solo e soltanto lui.

Vedi che sorride.

“Cosa?” lo interroghi.

“Demming mi aveva chiesto… una specie di via libera con te. Sono un uomo di parola. E non sai quanto io sia felice che tu lo abbia lasciato”.

Detto questo ti bacia con ardore e con passione. Le tue mani si fanno strada dentro la sua maglietta. Vuoi testare con i tuoi stessi polpastrelli l’ampiezza del suo torace, vuoi accarezzargli i suoi capezzoli in attesa che lui faccia lo stesso con te.

Vi trovate in pochi istanti sdraiati sul letto e ti lasci andare danzando con piccoli passi, camminando piano sul tuo fragile petto finché la danza è sempre più forte sul tuo torace.

 

All’improvviso apri gli occhi e ti tiri su.

Sei accaldata, hai il respiro corto e percepisci una forte eccitazione tra le gambe. Guardi verso la porta ed è chiusa. Non ci sono pezzi di vetro per terra e da sotto non filtra luce. Sposti il tuo sguardo sul comodino e la tua pistola è lì dove l’hai lasciata ieri sera.

Con entrambe le mani sposti i capelli indietro. Nella concitazione del sogno devi esserti mossa al punto da averli tutti davanti.

Era così bello.

Non ci puoi credere che fosse un sogno così reale.

Senti ancora il tocco delle sue mani sulla tua pelle, percepisci ancora l’eccitazione di averlo dentro di te.

Non è la prima volta che fai sogni del genere ma in questo momento ti stupisci di quanto la sensazione sia tangibile al punto da chiederti se lui sia già uscito dalla stanza dopo aver ripulito per terra. Guardi sconsolata il cuscino e il lato di letto accanto a te e con la mano accarezzi il lenzuolo liscio perfettamente sistemato e non sgualcito. Non è successo niente. Lo hai davvero solo sognato!

Sospiri e pensi che non ti riprenderai più da questa notte.

Ti passi una mano sullo scollo della maglia e senti quanto sei sudata. Ti giri a prendere il bicchiere d’acqua che hai sul comodino e mentre ti rinfreschi bevendo, percepisci un fruscio fuori della porta. I tuoi sensi sono di nuovo allertati.

Senti bussare.

TUM TUM TUM TUM. Il tuo cuore batte all’impazzata.

“Avanti” dici debolmente.

“Ciao, ho visto la luce accesa sotto la porta. Posso?”

“Vieni”.

Entrando noti che ha in mano due tazze fumanti. Impallidisci.

“Caffè? A quest’ora Castle?” Cerchi di sembrare impassibile.

Lui fa spallucce e ridendo dice “Caffè o camomilla. Mi sembra più appropriata la camomilla ma ero indeciso, così, visto che sei una caffeinomane, per non sbagliare li ho portati tutti e due.

Caffè e camomilla.

Come nel sogno.

Sei sbalordita e pensi di avere le allucinazioni.

“Camomilla, mi sa che è meglio a quest’ora”.

Lui ti porge la tazza e poggia l’altra sul comodino. Prendi subito un sorso e ti scotti la lingua col liquido paglierino bollente.

“Aspetta, è caldissimo” ti dice. Troppo tardi caro, ti sei già ustionata ma non sa quanto tu abbia bisogno di camomilla adesso. Devi calmarti. Per endovena dovresti assumerla in questo momento. Altroché.

“Non riesci a dormire?” chiedi.

“Neanche tu a quanto sembra!” dice evitando di rispondere alla tua domanda.

“Non bevi?” chiedi alludendo alla tazza di caffè sul comodino.

Ride.

“Ero convinto che il caffè l’avresti preso tu.”

Gli porgi la tua tazza e gli proponi di condividere quella.

Non sai come ti è uscita fuori questa idea.

Ti prende lentamente la tazza dalle mani e sorseggia con calma la camomilla senza distogliere un attimo lo sguardo da te.

Meno male che sei seduta nel letto! Pensi che le tue gambe siano così molli da non sorreggerti.

Non allontani i tuoi occhi dai suoi e, appena ha finito, giri intenzionalmente la tazza, apparentemente per prendere il manico dalla parte giusta, ma in realtà hai una voglia matta di appoggiare le labbra dove le ha posate lui.

Ti sorride e poi ti chiede “Ok, visto che non dormiamo entrambi, ti dirò cosa non mi ha fatto addormentare. Ho una domanda che voglio farti da tempo e poi prima… nel patio… “

Oddio. Non riesci a pensare ad altra parola. Oddio.

Vieni presa dal panico.

Deglutisci.

“Insomma ti ricordi quando Madison era in sala interrogatori?” Lo dice piano, come se nulla fosse, come se non fosse consapevole della portata delle sua parole.

Castle non può farti questo.

Sgrani gli occhi e lo guardi, conscia di non poter fuggire.

Sei nel tuo letto, ancora con le gambe sotto le coperte e ti sei sollevata un po’ appoggiandoti alla testiera, lui è seduto accanto a te.

Non puoi andartene.

Non puoi evitare questa conversazione.

Annuisci. Non sai cosa altro potresti fare. A parte mettere la testa sotto il cuscino e sprofondarci, per sempre.

“Madison ha detto … insomma …i Castle babies…” Lo interrompi mettendogli la mano davanti la bocca. Non puoi affrontare questa conversazione, davvero, non puoi.

“Castle, Maddy mi conosce da tanti anni… non devi dar peso a quello che dice su di me.”

Sei poco convincente. Lo sai. Ma non ti è uscito fuori niente di meglio.

“Ecco io… non voglio metterti in imbarazzo solo che…”

“Castle ascolta, Maddy ed io ci conosciamo da una vita e quando due persone si conoscono da tempo hanno un modo di parlare che esula dal contesto in cui stanno”.

“Ok, questo riguarda la forma ma il contenuto?”

Ok.

Scacco matto.

Ha vinto Castle.

Lo odi.  

Perché ti chiede questo? Per imbarazzarti?

C’è ampiamente riuscito.

“Castle, non ho mai pensato ad avere figli in tutta la mia vita, tanto meno con te. Maddy voleva provocarmi. Mi conosce e sa che potresti vagamente rappresentare il mio tipo e mi ha stuzzicata. Tutto qui.” Speri di essere stata convincente.

“Davvero?”

“Davvero.”

Un silenzio cala su di voi.

Sorseggiate a turno la vostra camomilla per sedimentare quanto detto.

Ti viene da sorridere pensando che il tuo sogno era centomila volte meglio di questa orribile e imbarazzante conversazione.

Non ti aspettavi davvero un terzo grado su Madison.

“Peccato”. Ti prende alla sprovvista con quest’ultima battuta. Ti toglie di mano la tazza ormai vuota e si alza avviandosi verso la porta.

 

Angolino delle autrici:

In questo capitolo Kate è davvero andata, tanto da non riuscire nemmeno a distinguere sogno e realtà. Ma proprio mentre sta cercando di gestire la sua frustrazione, Castle inizia a fare i primi passi avanti: ritirando fuori la questione di Madison, costringe Kate ad uscire quasi allo scoperto. E dopo una notte così, cosa succederà la mattina dopo quando si incontreranno? Ormai non possono più far finta di niente. Cosa accadrà? Chi indovina questa volta? Il “concorso” è sempre aperto. Sia Emily27 sia KatiaR ci sono ancora andate vicino ma entrambe hanno precorso i tempi, anche se su due elementi diversi. Vi diamo un indizio: prendete spunto da lì ;-)

Ci leggiamo mercoledì prossimo!

Debora e Monica

 

 

 

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5 - Pancakes is not just breakfast ***


CAPITOLO 5  Pancakes Is Not Just Breakfast

“Peccato”. Ti prende alla sprovvista con quest’ultima battuta. Ti toglie di mano la tazza ormai vuota e si alza avviandosi verso la porta.

 

Ti sei già pentita di quello che gli hai detto, ma il tuo maledetto orgoglio ti impedisce di chiamarlo e di scusarti con lui. Esce dalla tua stanza senza voltarsi e si chiude la porta dietro di sé, lasciandoti lì da sola.

Ti stendi nuovamente sul letto.

Sei ancora sconvolta per quel sogno erotico che ti è piaciuto addirittura più di quanto tu stessa voglia ammettere. E sei dispiaciuta per avergli risposto che non vuoi avere figli, tantomeno con lui. Se c’è qualcuno con cui potresti mettere su famiglia, quello è proprio Castle. Il suo lato paterno è una delle cose che apprezzi di più in lui. E’ una caratteristica che è in apparente contrasto con la sua fama da playboy, da sciupafemmine, ma in questi anni hai imparato a conoscerlo e sai quanto sia legato ad Alexis e quanto si preoccupi per la sua pumpkin. Ti ha persino chiesto di occuparti di lei qualora gli succedesse qualcosa. She looks up to you and if her boyfriends get frisky, you can shoot them”. Un’ottima ragione per affidarla a te, insomma.

La stanchezza accumulata nei giorni passati, durante i quali hai lavorato come una pazza per risolvere l’ultimo omicidio, prende il sopravvento e alla fine ti addormenti.

 

La luce che filtra dalla grande finestra ti solletica le palpebre. Ti svegli intenzionata a farti perdonare per quell’uscita infelice di ieri sera. Hai deciso: gli vuoi preparare una bella colazione, proprio come hai fatto quando ti ha ospitato nel loft qualche mese fa. Scendi con la tua mise da notte, tanto ormai ti ha già visto in questo stato. Non sei certo una bomba sexy con la tua maglietta oversize, anche se in quel sogno….

Su, Kate Beckett, togliti dalla mente quelle immagini e datti da fare.

Oh mio Dio, anche questo avrebbe un doppio senso! E che senso!

Ti rimproveri da sola per i tuoi pensieri maliziosi e ti avvii in cucina.

Apri il frigo e tiri fuori latte, uova e bacon. Poi ti viene in mente di preparargli dei pancake, come ha fatto lui con te. Controlli di avere a disposizione tutti gli ingredienti e ti metti subito al lavoro. Ti senti piacevolmente a tuo agio nella cucina di Castle, muovendoti con naturalezza tra frigo, pensili e piano di lavoro, come se tu fossi davvero di casa qui. Pochi minuti dopo, la colazione è pronta, ma di lui nemmeno l’ombra.

Nessun rumore proviene dal piano di sopra.

Ti affacci sul patio, ma niente.

Giri intorno alla casa e ti dirigi verso la piscina.

Senti lo sciabordio dell’acqua, come se qualcuno si stesse facendo una nuotata.

Ti avvicini guardinga.

Nel frattempo, lui sta uscendo dalla vasca. Lo vedi che si sta issando sul bordo, facendo forza sulle braccia. I muscoli sono in tensione e le gocce d’acqua gli scendono dai capelli e scorrono sul suo torace. Su quello stesso torace che tu hai sognato di accarezzare, soffermandoti sui suoi capezzoli. Una vampata improvvisa ti prende al ventre e ti causa un capogiro. Santo cielo, quest’uomo esercita un’attrazione su di te che non hai mai provato in tutta la tua vita. E’ straordinariamente affascinante pur nella sua imperfezione. Adesso ha preso un telo e comincia ad asciugarsi, prima i capelli, poi le spalle e il torso. In fin dei conti siamo solo all’inizio di giugno e l’aria è ancora fresca.

Lo osservi con attenzione, non perdendoti nessuno dei suoi movimenti. Ti mordi il labbro inferiore e scuoti la testa per allontanare altri pensieri deliziosamente impuri che riguardano altri modi in cui vorresti aiutarlo ad asciugarsi. Ti schiarisci la gola e lo saluti: “Buongiorno Castle!”

Lui si volta verso di te e ti regala uno sguardo stupito: “Oh, ciao Kate, non ti avevo proprio sentito. Hai dormito bene?”

Ha un tono di voce sereno, come se l’imbarazzo della sera prima fosse ormai sepolto.

“Sì, la camomilla mi ha aiutato… ehm, Rick, la colazione è pronta. Vieni?”

“Subito!” Indossa l’accappatoio e ti segue in cucina, sorridendo sornione: non lo hai chiamato Castle.

Lo hai chiamato Rick.

E lui ti ha chiamato Kate e tu non gli hai sparato.

Avete fatto passi da gigante per avvicinarvi. Del resto, anche bere camomilla insieme, in pigiama, nel cuore della notte non è cosa che capita con tutte le persone con cui lavori.

Appena vede i pancake, comincia a ridere. Non ne capisci il motivo e, aggrottando la fronte, gli rivolgi uno sguardo interrogativo. “Cosa c’è di tanto divertente nei pancake?”

“Oh, Beckett, niente… mi ha solo fatto ricordare un commento di Esposito, sai, quando lui e Ryan sono venuti a interrogare entrambi perché era stato trovato quel cadavere alla porta del tuo appartamento…” Si interrompe e continua a ridacchiare.

“E? Insomma, cosa ti ha detto Espo?” lo incalzi con aria interrogativa e curiosa, vuoi sapere se i ragazzi hanno esagerato con le loro battute mancandoti di rispetto. Sei pur sempre il loro capo.

“Mi ha detto che pancakes is not just breakfast, it’s an edible way of saying ‘Thank you SO much for last night’...”

Gli lanci un canovaccio e poi scoppi a ridere. Lui non sa quanto potrebbe essere appropriata questa considerazione, se solo avesse una minima idea di cosa è successo nel tuo sogno. Per fortuna sembra che questa volta non ti abbia letto nel pensiero. Potresti morire all’istante dall’imbarazzo altrimenti. Il gelo che era sceso fra voi sembra essersi completamente dissolto. Iniziate a mangiare e Rick si complimenta con te perché gli hai preparato una colazione splendida.

“Allora, Kate, cosa ti va di fare oggi?” ti chiede, dopo aver sorseggiato del caffè.

“Non saprei… forse una passeggiata in spiaggia?” gli proponi.

“Mi sembra un’ottima idea. Dai, prepariamoci e partiamo subito!” ti risponde entusiasta. Dieci minuti dopo, vi ritrovate in cucina. Sotto gli shorts di jeans e la camicia colorata hai il tuo sensualissimo costume rosso ciliegia, anche se lui non lo sa. Sei stata un po’ indecisa se indossare quello o evitare, per non esagerare. Ma cavoli, la tuta te la sei tolta per non scioccarlo, ma non puoi annullare completamente la tua persona per cercare di non provocarlo! E poi, dì la verità: non vedi l’ora di vedere che faccia farà appena ti potrà ammirare con quel bikini.

Rick invece si è messo un paio di pantaloncini corti e una T-shirt.

Superate le dune di sabbia e vi ritrovate sulla spiaggia. Iniziate a camminare vicini, tanto che vi sfiorate continuamente. Dopo poco tempo, quasi senza accorgervene, vi prendete per mano. La tua piccola mano sparisce in quella grande di lui. Ed è una sensazione bellissima.

Sul bagnasciuga ci sono ancora i resti delle mareggiate dell’inverno. Ciottoli, anche di grandi dimensioni, frammenti di conchiglie, persino tronchi di alberi. E poi tanti pezzettini di legno. Ti fermi e ne raccogli alcuni. Una nuvola di tristezza ti attraversa il volto.

“Kate, tutto bene?”

“Ehm… sì…” Abbassi la testa e la scuoti per scacciare il ricordo di un’altra passeggiata sulla spiaggia che hai fatto con tuo padre, tanto tempo fa.

Rick si ferma, continua a tenere la tua mano stretta nella sua e con l’altra ti solleva il volto.

“Kate, guardami. Ti va di parlarne?” Ha uno sguardo così tenero che ti fa sciogliere il cuore e anneghi ancora una volta nel mare dei suoi occhi.

Sei tentata di non rivelargli nulla, è una storia legata a un momento molto doloroso per te. Del resto, per tua indole tendi a non condividere con gli altri i tuoi ricordi e le tue sensazioni. In breve, you don’t let people in. Però poi ti rendi conto del fatto che lui non sia uno qualunque e di quanto il vostro rapporto stia diventando sempre più profondo, così cambi idea e cominci: “Ho un omino di legno nel cassetto della mia scrivania, al distretto.” Ti interrompi perché la commozione ti ha incrinato la voce. Rick ti fa un cenno di incoraggiamento con gli occhi. Con quei suoi dolcissimi occhi azzurri.

“We, uh, we had a reception at our place after my mom’s funeral and... it was miserable. I was miserable, and my dad… took my hand and he said, uh, “Let’s get the hell outta here,  Katie.” And we took the Q train, and we went up to Coney Island. And we walked up and down that beach, just enjoying ourselves. We were still in our funeral clothes. And the best part was that we made this little guy out of the twigs and twine that washed up on the shore.”

Ti accarezza delicatamente una guancia e ti chiede: “Does that make that day a bad memory or a good one?”

Ci pensi un po’ e poi gli rispondi, quasi sussurrando: “Both. He’s a reminder that even on the worst days, there’s a possibility for joy.”

Gli sorridi.

E lui ti abbraccia.

E tu non ti sei mai sentita meglio fra le braccia di un uomo.

Fai un respiro profondo, inalando il suo profumo.

Non avevi mai raccontato a nessuno questa storia.

Nemmeno tuo padre sa che conservi ancora quell’omino di legno.  

“Ehy, Rick, facciamo un bagno?” gli proponi, cercando di distogliere i vostri pensieri da quel momento di malinconia e di tenerezza.

Ti libera a malincuore dalla stretta delle sue braccia e ti guarda con fare di sfida: “Detective, non sarà troppo freddo per te l’oceano? E poi, vuoi tuffarti vestita?”

Gli rispondi semplicemente con uno sguardo malizioso e cominci a sbottonarti la camicetta, non togliendo gli occhi dai suoi.

Lentamente.

Bottone dopo bottone.

Lui deglutisce vistosamente.

La camicetta scivola dalle tue braccia rivelandogli il sopra del tuo bikini rosso.

Rosso ciliegia.

Rosso passione.

Sempre con grande lentezza, abbassi la cerniera e ti liberi anche degli shorts. Poi ti volti e cominci a correre verso l’Oceano.

Rick rimane immobile, praticamente imbalsamato. Dubiti che abbia persino respirato durante il tuo improvvisato strip-tease.

Non sentendolo arrivare, ti fermi di botto e ti volti verso di lui chiamandolo con voce seducente: “Rick? Non vieni?” Non sai cosa ti è preso. Sai solo che non ti sentivi così bene da tempo immemorabile. Non osi neanche confessarlo a te stessa, ma ti senti spensierata e felice.

Poi riprendi la corsa verso il mare e ti tuffi. L’acqua è ancora fredda, così ti metti subito in movimento. Poche bracciate ti allontanano dalla riva. Ti godi la sensazione delle onde sulla tua pelle. Improvvisamente, due braccia forti ti afferrano. Cominciate a giocare a schizzarvi come due ragazzini, finché vi ritrovate l’uno appiccicato all’altra, pelle contro pelle, il tuo seno contro il suo torace, a una distanza infinitesimale. I vostri sorrisi si spengono e leggete l’uno negli occhi dell’altra un desiderio imperioso. Socchiudi la bocca, pronta ad accogliere il suo bacio, quand’ecco che lo senti respirare profondamente. Sembra stia cercando di riprendere il controllo di se stesso. Non si fermerà proprio adesso?

“Demming?” sussurra.

No, non ci puoi credere.

Un’altra volta?

Come nel sogno?

OK, hai capito ormai che Castle è l’ultimo dei gentlemen rimasti al mondo, almeno con te. Se non fosse che sei frustrata per questo desiderio viscerale che provi nei suoi confronti, troveresti l’intera situazione esilarante.

“Abbiamo rotto” rispondi, con un tono deciso, a differenza del filo di voce che avevi usato nel tuo sogno “l’ho lasciato”.

“Bene, allora posso baciarti, detective!”

E lo fa davvero.

E con un ardore e una passione addirittura maggiore a quelli che avevi provato nel sogno.

Oh sì, la realtà supera di gran lunga la tua fantasia.

 

Angolino delle autrici:

Un capitolo in cui Beckett… capitola! Dopo una nottata movimentata da un sogno erotico e dalla surreale conversazione con Rick sui Castle babies, ecco che Kate prepara la colazione, rimane tramortita dalla visione di Castle che esce dalla piscina e poi gli propone una passeggiata al mare che la porta a uno striptease più o meno improvvisato e dalle conseguenze inevitabili.

E ora? Come gestiranno questa situazione? Kate si pentirà e si tirerà subito indietro? Oppure ormai il suo cuore avrà preso definitivamente il sopravvento sul cervello? Le scommesse sono sempre aperte!

Al prossimo capitolo,

Debora e Monica

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6 - None Of Them Were You ***


CAPITOLO 6 None Of Them Were You




“Bene, allora posso baciarti, detective!”

E lo fa davvero. E con un ardore e una passione addirittura maggiore a quelli che avevi provato nel sogno. Oh sì, la realtà supera di gran lunga la tua fantasia.

 




Ti alzi dal letto cercando di fare piano e lo guardi.

Si è addormentato.

Non ti meraviglia che sia crollato. Ti ha sempre ispirato una grande fisicità e devi ammettere con compiacimento che sono vere tutte le dicerie che hai letto negli anni su di lui, le dichiarazioni di alcune sue amanti che avevano cercato un po’ di notorietà tessendo le sue doti amatorie. A quel pensiero, un moto di disgusto ti attorciglia le budella.

Sei una delle tante.

Speri tanto che non sia così, ma sai perfettamente che le persone difficilmente cambiano. Sei anche consapevole che dopo le performance della giornata sarà dura rinunciare a lui.

Mentre sei in bagno, ti guardi allo specchio. La tua razionalità non fa che ripeterti che hai fatto una cazzata.

Ti osservi a lungo. Stai pensando di aver fatto una cretinata e stai lì con un sorriso stampato in faccia. Kate Beckett, sei una contraddizione vivente. Cuore e cervello, cervello e cuore sempre in lotta fra loro.

I tuoi occhi.

Concentrati sugli occhi, Kate.

Che ti dicono i tuoi occhi?

Ti avvicini ancora di più allo specchio fin quando la messa a fuoco del tuo sguardo non è più definita, ti riallontani nuovamente, ti osservi e, volutamente, ti riavvicini per sfuocare la visuale.

I tuoi occhi brillano Kate, come non mai. Non puoi mentire al tuo sguardo.

Guardati Kate, guardati dentro l’anima. Cosa vedi?

Sgomento? No.

Rimpianto? No, di certo.

Paura? Forse.

Felicità? Felicità.

Sì, Kate tu vedi felicità nei tuoi occhi che splendono di una luce nuova.

Gli occhi non ingannano, Kate. Sei a tre metri da terra. Hai fatto sesso con il tuo scrittore preferito, anche se lui non sa di esserlo, con il tuo migliore amico, anche se lui non sa di esserlo, ed è stato fantastico.

Un’esperienza totalizzante, inebriante e completamente nuova.

Sospiri. Ne hai conosciuti di uomini intimamente, forse anche troppi, eppure, nonostante questo, non riesci a ricordartene neanche uno con cui tutto è stato così naturale sin dall’inizio.

Tuffi la faccia nel lavandino e dai una sciacquata al viso. Ti soffermi ancora per darti una rinfrescata e, quando esci, non puoi fare a meno di appoggiarti allo stipite della porta del bagno. Lo osservi.

Kate, Kate, Kate… cosa succederà adesso? E se non fossi stata all’altezza delle altre? Se non gli fosse piaciuto?

Kate Beckett, che ti prende? Non sei mai stata così insicura in tutta la tua vita.

No, non può non aver trovato magnifico quanto te quello che è accaduto tra di voi, no, no, no.. non ci credi!

Se non avesse gradito non sarebbe stato ore e ore a rotolarsi nel letto con te. Alla prima occasione sarebbe fuggito via, con la scusa della fame, del pranzo, di qualche impegno di cui si è ricordato all’ultimo. Cerchi di convincertene ma il dubbio ti assale. Non ti è mai importato così tanto di questa cosa. Non riconosci il tuo comportamento e la tua fragilità.

Con lui è stato diverso, forse è per questo che ti poni tante domande. Ti sembra di conoscerlo da sempre, anche intimamente. E’ stato tutto così dolce, naturale, spontaneo. Senza imbarazzo. Vi siete trovati ad amarvi come se non aveste fatto altro per tutta la vita. Come se ognuno conoscesse i desideri dell’altro e li anticipasse. Ogni corda toccata era quella giusta da sollecitare. Ha provocato vibrazioni di ogni sfumatura nel momento in cui è stata percossa e sfiorata dalle vostre mani e dai vostri stessi corpi.

Kate, Kate, Kate… cosa hai fatto? La tua razionalità sa che hai commesso un grosso errore e ti sta tartassando, ma il tuo cuore e la tua anima stanno godendosi il senso di benessere e di serenità che hai diffuso in tutto il corpo. E ricordati i tuoi occhi: gli occhi non mentono, Kate.

Sei ancora lì, appoggiata alla porta. Ti piace guardarlo e ripercorrere con la mente ogni attimo che avete vissuto. Non sai neanche che ore siano, hai perso completamente la cognizione del tempo. Sai per certo che è pomeriggio inoltrato perché non avete pranzato e il sole che filtra dalle tende ha cambiato direzione ed è più basso. Oltre al fatto che hai fame.

Vedi che si muove lentamente, si gira di fianco rivolto dalla tua parte così lo osservi ancora meglio.

Piano sbatte gli occhi.

Lentamente.

Una, due volte.

Poi ti vede.

E ti sorride.

E tu ti senti la donna più felice di questo mondo.

Ti sei sciolta per un sorriso come neve al sole.

“Hey” ti dice.

“Hey” rispondi.

“Che ci fai laggiù? Vieni qui.”

Ti avvicini lentamente e lo raggiungi. Ti siedi sul letto accanto a lui senza riuscire a trattenerti dal guardarlo con desiderio. I tuoi occhi si soffermano un po’ sul suo torace poi salgono indugiando appena sulle sue labbra prima di rimmergersi nei suoi.

“Che ci facevi sulla porta?” ti chiede dolcemente.

“Tornavo dal bagno”.

“Uhm” ti guarda.

Che begli occhi che hai, Castle. I tuoi pensieri sopraggiungono veloci e improvvisi. Trattieni un respiro.

Un silenzio imbarazzante cala su di voi, sottolineando i vostri sguardi reciproci.

Hai paura.  

E’ vero.

Ma lui è qui.

E se adesso … se a lui non….

Devi sapere.

Sai che se non lo fai, ti tormenterai per ore.

Devi chiederglielo, ora!

“Rick, io … tu… “ non sai come iniziare ma sei turbata e lui se ne accorge.

“Kate” e ti porta una mano alla guancia per farti una carezza “You were right, I had no idea”.

Sorridi, anche pensando a quel giorno in cui l’hai stuzzicato salutandolo con quella frase. Non sai neanche perché l’hai fatto. Anzi sì che lo sai. Ti sei divertita a provocarlo.

So… you liked it?” sussurri piano come se avessi timore della sua risposta.

Yeah”.

Il tuo cuore è un tumulto. Devi assolutamente sapere. Non tutti i tuoi ex hanno apprezzato la tua irruenza, soprattutto all’inizio.

Even that part where I…” non ti fa continuare. Ti interrompe, forse ha capito la tua insicurezza.

Especially that part. I loved that!” esclama, guardandoti fissa negli occhi. Non lo dice tanto per dire. Gli occhi non mentono, vero Kate?

Good. Me too”. Fai fatica a sostenere il suo sguardo. Ti senti in imbarazzo. Vorresti sapere se per lui è stato come con tutte le altre. Come fai ad andare a letto con uomo, constatare sul campo che siete fatti uno per l’altra – almeno a livello d’intesa sessuale non hai dubbi – e poi roderti il fegato pensando che per lui possa non essere lo stesso?

Devi saperlo.

Prendi un grande respiro e decidi di tirare fuori tutta la fierezza e il tuo orgoglio.

Castle continua a guardarti con uno sguardo pieno di tenerezza. Ce la puoi fare.

“Castle, io… “ ti interrompi, fai un sospiro. La tua tensione è palpabile tanto che lui ti stringe una mano fra le sue e ti incita a continuare “Ascolta: so che non è il massimo chiedertelo adesso, ma io devo sapere.”

“Spara, Kate. In senso metaforico, si intende. Ma spara” sorride per alleggerire la tua agitazione.

“Immagino che questo letto, questa casa … insomma immagino quante donne siano state qui, accanto a te, a farsi le stesse domande che mi faccio io ora.”

“Kate, se non mi dici di cosa stai parlando… Che domande ti stai facendo?”

“Castle, queste ore appena trascorse sono state fantastiche ma io…”

“Dimmi”.

I can’t help wondering how many girls …” prendi un respiro per continuare “how many girls…” Ti stringe forte la mano.

Right” ti guarda intensamente negli occhi e con serietà continua “Well, I’m not gonna deny that I’ve brought other women up here” ti fissa così intensamente che lo senti nell’anima “but uhm … “ si porta la tua mano al petto “None of them were you”.

Il tuo cuore perde un battito.

Quel gesto.

Vuoi fidarti di lui con tutto il tuo essere.

La tua vocina interiore fa dei deboli tentativi di riportarti con i piedi per terra. Senti in lontananza sussurrare che Richard Castle è un playboy, un uomo che ha sempre una donna diversa al suo fianco sin da quando hai iniziato a seguire le sue gesta sui giornali e sul web, da quando avevi 18 anni. Senti la voce di tua madre mentre ti diceva che i ragazzi non cambiano, che dovevi lasciare il tuo boyfriend del college perché se ti aveva tradito una volta, lo avrebbe rifatto e avresti sofferto ancora. Senti il tuo raziocinio cercare di farsi spazio nelle emozioni forti che cercano di emergere dal tuo cuore.

Ti stringe a sé circondandoti con le sue braccia.

“Ascolta, Kate. So di avere due matrimoni alle spalle e di aver avuto tante donne. Io non posso prometterti niente. So solo che quando ieri sei arrivata qui non credevo ai miei occhi. Non pensavo saresti venuta.”

“Castle, non devi…”

“Fammi finire, Kate. Quando ti ho invitata qui non pensavo che succedesse questo, neanche lontanamente. “

Sorridi. Neanche tu lo pensavi. Lo speravi, lo volevi ma non credevi ti saresti arresa nell’assecondare il tuo raziocinio, la tua vocina interiore.

“Neanche io” dici.

“Kate, ma ieri… abbiamo passato una giornata e una serata splendida in cui ci siamo avvicinati e conosciuti più di quanto abbiamo fatto in due anni. E’ stato tutto così tremendamente naturale. E non ho intenzione di scusarmi per esserti corso dietro nell’Oceano. Tu e il tuo bikini rosso eravate irresistibili, detective! “

Gli sorridi. Te lo mangeresti. Di nuovo.

“Non devi scusarti. Non hai fatto nulla che non volessi pure io ma quello che mi chiedevo è: e ora? Passeremo un weekend da favola e poi? Io torno a lavorare, tu continui a scrivere qui e c’è tutta l’estate di mezzo… che succederà?”

Ti accarezza i capelli e ti sorride.

“Te l’ho detto che sei bellissima?”

Sorridi. E accenni col capo di no, sussurrando tra le labbra un leggero ringraziamento imbarazzato.

“Senti, Kate. Non so cosa capiterà e non posso saperlo. Ma questa è la prima volta in vita mia che faccio una conversazione del genere dopo aver fatto l’amore con una donna e… non so… forse il fatto stesso che ne stiamo parlando significa che qualcosa di buono accadrà.”

Lo abbracci non tanto per quello che ha detto ma perché non ce la fai più ad averlo davanti senza ristabilire un forte contatto fisico con lui.

Vi baciate teneramente sorridendo l’uno nelle labbra dell’altra.

Lo stomaco di Castle emette un deciso borbottio e scoppiate entrambi a ridere.

“Ma che ore sono?” ti chiede.

Non ne hai la minima idea. Ti guardi in giro e non vedi neanche un orologio. Il tuo l’hai lasciato questa mattina in camera sapendo che avresti fatto il bagno e il cellulare.. dove hai lasciato il cellulare? Oh Santo Cielo, meno male che non sei di reperibilità. Anche il telefono è nell’altra camera.

“Sono quasi le sei! Ci credo che ho fame”. Castle ha riesumato il suo orologio dal cassetto dal comodino.

“Mmmh” . Un’idea malsana ti è balenata in mente.

“Cosa?” ti chiede.

“Ho fame anche io: potremmo scendere giù e prepararci un “lunner”!”

“Un che?”

“Un lunner, l’ora del brunch è passata, l’ora del lunch pure e per la dinner è presto”. Rispondi sicura di te, come se stessi sentenziando su una cosa seria.

“Ok vada per il lunner! Ma prima vieni qui!” ti prende stretta nel suo abbraccio e ti attira a sé buttandosi indietro nel letto.

La tua risata risuona cristallina nella stanza, smorzata presto dai suoi baci impetuosi. In pochi istanti vi ritrovate nuovamente ad amarvi con tutti voi stessi. 

Un antipasto al lunner sta per essere servito direttamente lì nel letto.

 

Angolino delle autrici:

Cuore e cervello, cervello e cuore. Kate è una contraddizione vivente, desidera ardentemente una cosa ma la sua razionalità le impedisce di fidarsi ancora completamente di Castle. Paranoie normali nel mondo femminile...

Come affronteranno la serata? E il giorno dopo? Kate dovrà tornare a New York e Rick deve assolutamente finire il libro. Riusciranno a gestire la distanza? Suggerimenti, idee? Vediamo chi indovina questa volta! ;-)

Un grazie di cuore a tutte le lettrici attive che ci seguono sempre con tanto affetto e grazie anche a chi legge silenziosamente.

A mercoledì!

Debora e Monica

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7 - Something's Changed ***


CAPITOLO 7 Something’s Changed

 

La tua risata risuona cristallina nella stanza, smorzata presto dai suoi baci impetuosi. In pochi istanti vi ritrovate nuovamente ad amarvi con tutti voi stessi. 

Un antipasto al lunner sta per essere servito direttamente lì nel letto.

 

Riuscite ad arrivare in cucina solo dopo aver fatto una tappa anche nel bagno padronale, per una doccia refrigerante che è diventata subito… bollente.

Non ti sei mai sentita così.

Intendiamoci, hai avuto le tue esperienze e ti è sempre piaciuto sperimentare in quel campo, ma non ti è mai capitato di provare un desiderio così intenso per un uomo. E di stare così bene con lui sin dalla prima volta. Tutto questo ti riempie il cuore e l’anima di una sensazione talmente potente da lasciarti quasi stordita.

Il lunner, dunque, è diventata una vera e propria dinner. Castle ti propone la sua favolosa pasta alla carbonara, sostenendo che avete bisogno di recuperare le energie spese nel corso dei round della giornata. L'atmosfera a tavola è davvero piacevole. Consumate la cena parlando poco, ma il gioco di sguardi vale molto di più di mille parole. Sembra che vi stiate studiando a vicenda.

Dopo mangiato, vi spostate nel patio. Questa volta, però, ve ne state tutti e due sul divano. Ti sei accoccolata accanto a lui e pensi che non ci sia un posto più comodo in tutto il mondo. Rick è seduto con le gambe allungate e tu sei sdraiata, con la schiena appoggiata al corpo di lui e con le sue braccia che ti avvolgono e ti tengono al caldo. Una delle sue mani gioca con i tuoi capelli e l’altra ti accarezza distrattamente un fianco. La tua parte razionale però, quella che sei riuscita in qualche modo a tenere a bada finora, riprende il sopravvento.

Domani è domenica e dovrai tornare a New York, mentre lui rimarrà qui per tutta l’estate.

Il caldo di solito dà alla testa e i crimini violenti si moltiplicano a dismisura nel periodo estivo. Dio solo sa quando potrai avere di nuovo due giorni interi a disposizione per stare con lui. Che ne sarà di voi? Non hai mai avuto fiducia nei rapporti a distanza, sai che le cose alla fine non funzionano se non c’è quotidianità. Oddio, ma anche se lui tornasse, non potreste più lavorare insieme. Lui non potrebbe più venire al distretto. Un momento, state insieme da quanto, dodici ore? E ti chiedi già come sarà il futuro con lui?

“Kate, smetti di pensare e rilassati” la sua voce interrompe il flusso concitato dei tuoi pensieri.

“Non stavo pensando” provi a mentirgli.

“Andiamo, detective, sentivo gli ingranaggi del tuo cervello lavorare a un ritmo serrato. Anzi, probabilmente li hanno sentiti persino nella villa accanto e, come minimo, ci faranno causa per schiamazzi notturni. Ci sono regole severe qui negli Hamptons, sai? Dai, dimmi: cosa c’è che ti preoccupa?”

Scuoti la testa e non puoi fare a meno di sorridere. Accidenti, è impossibile raccontargli delle balle. Avrai anche una faccia da poker strepitosa, ma lui riesce a leggerti come un libro aperto.

“Sai, Rick, the NYPD has a strict policy about coworkers… dating…” Ti vergogni un po’ a tirare fuori le regole del tuo ambiente di lavoro proprio in questo momento, ma hai deciso che devi essere sincera con lui.

“Beh, Kate, since I’m not getting paid, technically we’re not coworkers.” E’ una risposta logica, non c’è che dire. “Comunque, affronteremo il problema appena rientro a New York, fra un paio di settimane. Le mie conoscenze mi hanno fatto entrare al Dodicesimo, vedrai che mi ci faranno anche rimanere. Il Sindaco è un amico. E poi Montgomery mi adora. Però…” si interrompe, avvicina le labbra al tuo orecchio e, abbassando il tono della voce, riprende: “ti confesso una cosa. This is all just very new to me. And, call me selfish, but I want to keep what we have together to ourselves a bit longer.”

Sì, ha ragione. Meglio tenere la cosa segreta ancora per un po’. Anche se una parte di te vorrebbe gridare ai quattro venti quanto sei felice. Appena riesci a riprendere possesso delle tue facoltà mentali, spiazzate dalla dolcezza della sua confessione, il tuo cervello registra anche l’altra informazione: ha detto che ritorna a New York fra un paio di settimane? Ma non deve finire il libro?

“Scusa, quando hai detto che ritorni?” glielo devi chiedere. Devi sapere cosa è successo. In realtà credi di avere una vaga idea del motivo che sta dietro a questo cambio di rotta, ma hai bisogno di sentirtelo dire dalla sua voce. In nessuna delle tue relazioni precedenti ti sei mai sentita così. E’ troppo bello per essere vero!

“Lo so, ti avevo detto che avrei trascorso qui l’intera estate per scrivere il romanzo. Ma l’avevo fatto perché tu stavi con Demming e… ok, ero deluso per come si erano messe le cose. Non c’era motivo per me di rimanere a New York, tanto più che mia madre è in tournée fino ad agosto e Alexis sta frequentando il programma estivo di Princeton. Solo per solo, tanto valeva starmene in questo paradiso, non credi? Ora però…” Ti posa un bacio sui capelli. “Ora però c’è un’ottima ragione per tornare.”

Ma come si fa a non amare un uomo del genere?

Oddio, hai detto amare?

Va be’, cerchiamo di mantenere il panico sotto controllo.

“E come la metti con il libro? Ti ricordo che la tua seconda ex moglie, nonché editrice, ha chiamato anche al distretto pur di raggiungerti e di sollecitarti a consegnare il manoscritto.”

“Oh, come sai ho già diverse idee su come portare avanti l’intreccio del romanzo, devo solo metterle per scritto. Devo ammettere che la mia musa si è rivelata una fonte di ispirazione straordinariamente potente nelle ultime ore.” Lo senti ridacchiare fra i tuoi capelli.

“Castle!” Eccoci, sei ritornata a chiamarlo per cognome e a usare quel tono di voce irritato che gli propini ogni volta che ne combina una delle sue. Brutto segno. Ti volti verso di lui e, accidenti, anneghi di nuovo in quegli occhi colore dell’oceano, di quello stesso oceano che ha visto scatenarsi la vostra passione poche ore fa, e l’arrabbiatura svanisce repentinamente così come è arrivata.

Trascorrete la notte insieme, nel suo letto, accucchiaiati l’uno nell’altra, dopo esservi amati di nuovo, con un misto di passione e tenerezza. Il giorno successivo passate la mattinata a bordo piscina ad abbronzarvi e a coccolarvi. Come ti aveva promesso più volte, si è apprestato con grande dedizione a spalmarti la lozione solare sul corpo e tu ti sei goduta ogni singolo tocco. Ci sa proprio fare con le mani… Nel pomeriggio, però, prepari le tue cose e lo saluti. Devi far ritorno a Manhattan, nel tuo appartamento. Domattina entri in servizio molto presto. Affronti il viaggio di ritorno in moto con un sentimento misto di malinconia, per ciò a cui hai rinunciato, e speranza, per ciò che potrete avere insieme. Rivivi nella memoria ogni singolo bacio che vi siete scambiati, ogni singolo tocco con cui le sue grandi mani hanno venerato il tuo corpo. Almeno per un po’, dovrai farti bastare i ricordi.

Quelli e un suo bigliettino che hai scovato nel borsone.

Deve avercelo messo in un tuo momento di distrazione.

“Vorrei poterti preparare pancake tutti i giorni a colazione. Kate, l’ho sempre saputo: sei straordinaria, sotto tutti i punti di vista! R.”

Trovarlo mentre disfacevi i bagagli ti ha quasi commosso. Quale uomo, nell’ipertecnologico ventunesimo secolo, prende carta e penna e ti scrive un bigliettino? Un uomo terribilmente romantico, ecco quale. E tu hai la fortuna di averlo nella tua vita. Ripieghi con cura quel pezzettino di carta e lo riponi nel portagioie, insieme alle cose che contano davvero per te.

 

Lo squillo del telefono nel cuore della notte ti fa svegliare di soprassalto. E’ stato trovato un cadavere. Il dovere ti chiama. Un brutto modo per rientrare nella routine quotidiana dopo quella parentesi felice negli Hamptons.

Arrivi sulla scena del crimine poco dopo l’alba e vedi Lanie china accanto alla vittima.

“Buongiorno Lanie, cosa abbiamo?”

“Maschio, caucasico, sui 35 anni. Dalla temperatura direi che la morte risale a 4 o 5 ore fa. E’ caduto, ma non ti so dire da che altezza. Ci sono segni di colluttazione sulle mani e sulle braccia.” Ti snocciola con professionalità le informazioni salienti senza sollevare lo sguardo dalla sua cartellina. Poi si alza e ti scruta con attenzione, come solo lei sa fare.

Kate, what – are you doing something different?”

No. Why?”

I don’t know. Something’s changed.”

Accidenti, la dottoressa Parish è peggio di un segugio. Forse ha sbagliato lavoro, avrebbe dovuto fare la detective più che il medico legale. Fai finta di niente e le rispondi con nonchalance. “Sono solo riposata, sai, ho avuto un week-end lungo. Week-end che è stato, you know, uneventful.” Non sai perché, ma senti il bisogno di giustificarti, anche se fornire informazioni non richieste indica colpevolezza, come il tuo istinto di detective ti dovrebbe ricordare. Ma evidentemente quell’istinto deve essere ancora in vacanza. Meglio sorvolare. “Cos’altro mi puoi dire della vittima?”

“Ti darò maggiori informazioni una volta eseguita l’autopsia. E comunque, ragazza, tu non mi convinci. Sappilo.” Ti fissa assottigliando lo sguardo e ti punta il dito indice, a sottolineare il fatto che, per lei, la storia non finisce qui.

Scuoti la testa e ti incammini verso Esposito e Ryan che stanno ancora raccogliendo testimonianze e controllando i reperti. Improvvisamente ti senti chiamare dalla tua collega. Ti volti nella sua direzione e lei esclama: “Ecco cosa c’è, sei abbronzata!”

Beccata.

E ora cosa le inventi?

“Ho solo fatto un po’ di solarium, Lanie, per avere un aspetto più sano. E ora scusami ma devo andare. Ho un omicidio da risolvere.” Wow, una battuta che starebbe bene in un film. Speriamo se la sia bevuta.

Poche ore più tardi, ti arriva un sms proprio da Lanie che ti chiede di scendere all’obitorio per comunicarti i risultati degli esami autoptici. Mentre sei in ascensore, rifletti sul suo messaggio. Ultimamente convoca sempre Esposito. Sono convinti che nessuno sappia che si frequentano da tempo, quindi le ragioni per cui questa volta ha chiamato te possono essere solo due:

1)     Vuole depistare i sospetti sulla sua relazione con Javi (ma sei la prima a non  crederci nemmeno lontanamente)

2)     Vuole metterti sotto torchio per capire cosa c’è di diverso in te.

Speri tanto che non sia la seconda, ma ormai sei arrivata al suo piano e non hai pensato a una via di fuga. Sospiri e ti rassegni all’inevitabile.

Appena entri nel suo ufficio, ti apostrofa dicendo: “I figured out what’s different.”

Speri si riferisca al caso, ma non ne sei sicura al cento per cento, così fingi di non capire e le rivolgi uno sguardo interrogativo.

Il medico legale continua: “You’re having sex.

Ha lanciato una bomba e non se ne è minimamente resa conto. Porti avanti la tua sceneggiata e le rispondi con l’aria di una caduta dalle nuvole: “Excuse me?”

Oh, don’t try to deny it. There’s a glow. I know that glow.” Fa anche un cenno per aria con le mani, quasi a voler toccare quell’aura che ritiene tu emani.

Caspita, com’è che qui tutti sanno leggere così bene la tua anima? Cos’è, sono tutti andati a fare un corso di lettura del pensiero? E’ una fortuna che tu non stia giocando a poker, altrimenti ti avrebbero lasciato in mutande. Mentre il tuo cervello cerca freneticamente di inventarsi una scusa, Lanie prosegue: “So, who’s the guy? Non avevi rotto con Demming?”

OK, situazione sotto controllo.

Ce la puoi fare.

Ha capito che la tua vita sessuale va alla grande (oh, eccome se va alla grande!) ma non ha individuato il responsabile.

E’ già qualcosa.

C’è solo un piccolo, insignificante problema: ora cosa ti inventi?

 

 

Angolino delle autrici:

Cuore 1 – Cervello 0!

Il fine settimana fiabesco si è concluso e Kate è tornata a NY, accompagnata dai ricordi, da un romanticissimo bigliettino di Rick e dalla prospettiva di una separazione più breve del previsto.

Per ora il loro rapporto rimane top secret, ma il sesto senso femminile di Lanie capisce sin dalla prima occhiata che Beckett nasconde qualcosa.

Riuscirà la nostra detective a mantenere il segreto?

Grazie a tutte voi per l’affetto con cui ci seguite!

A sabato,

Debora e Monica

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Capitolo 8
*** CAPITOLO 8 - Shut Up ***



CAPITOLO 8  Shut up




 

Ha capito che la tua vita sessuale va alla grande (oh, eccome se va alla grande!) ma non ha individuato il responsabile.

E’ già qualcosa.

C’è solo un piccolo, insignificante problema: ora cosa ti inventi?

 




Rimani attonita a guardare la dottoressa, indugiando per qualche secondo di troppo. La conosci. Sai che non mollerà la presa tanto facilmente ma stai ancora vivendo in un limbo estatico e per il momento vorresti non coinvolgere nessuno. Cerchi di prendere tempo fissando una delle ferite del corpo steso sul lettino e corrugando la fronte, come se avessi notato qualcosa, ti sposti girando intorno al tavolo autoptico con l’intenzione di evitare lo sguardo indagatore di Lanie.

“Che mi dici di questo sfaldamento della pelle intorno alla ferita?” chiedi poco convinta.

“Ok, hai vinto! Non vuoi parlarne davanti ad un cadavere e, cara, posso anche capirlo” è la risposta che ottieni.

Ti volti a guardare stupita la dottoressa che si affretta ad aggiungere “Kate, hai visto troppi cadaveri per farmi una domanda così stupida. Senti, facciamo una cosa: io adesso ti espongo un rapporto dettagliato dei risultati dell’autopsia poi usciamo e andiamo a mangiarci qualcosa per pranzo, lontano da orecchie indiscrete”.

Ti senti messa all’angolo. Ti ha pure fatto l’occhiolino!

La tua anatomopatologa preferita inizia ad illustrarti nel dettaglio cose che hai già letto nel rapporto allegato alla mail che ti ha mandato un’ora prima di ricevere il suo SMS con cui ti chiedeva di raggiungerla. Cerchi di concentrarti sulle sue parole e di fare domande pertinenti ma la tua testa è completamente altrove.

Non sei ancora riuscita a parlare con Castle perché sei in giro dall’alba e per ora vi siete scambiati solo un paio di messaggi. Ti eri illusa di ritagliarti dieci minuti durante la pausa pranzo per telefonargli e sentire la sua voce. Ma il ciclone Lanie ha spazzato ogni possibilità.

“Ok, questo è tutto Kate. Dove andiamo?” ti chiede.

“Lanie, non ho tempo di mangiare fuori, lo sai che le prime ore dopo un omicidio sono le più delicate e importanti per la raccolta degli indizi e delle prove. Devo andare, ci sentiamo in un altro momento.”

Ti giri e t’incammini verso la porta dell’obitorio, quando ti senti afferrare per un braccio.

“Va bene. Lo so, ma siediti. Ti ruberò poco tempo” e ha la sfacciataggine di ammiccare come a voler insinuare non si sa cosa. Ti trascina verso il suo ufficio e ti fa cenno di sederti.

“Lanie, ma si può sapere che ti prende?” Sei allo stesso tempo scocciata e divertita del suo comportamento.

“Allora chi è?” ti chiede.

Sospiri.

Non ne uscirai viva.

“Chi è chi?” rispondi con un giro di parole.

“Tesoro, non fare la vaga con me. Castle è partito la settimana scorsa e tu avevi un’espressione in viso che era tutto un programma. Poco tempo prima hai lasciato Demming. Il Capitano Montgomery ti concede un weekend lungo e tu torni al lavoro… diversa.”

“Ma diversa come? E’ ridicolo, Lanie. Mi sono solo riposata!” provi a ribattere, “Mi sa tanto che you’ve been inhaling too many autopsy fluids.”

“Non mentire con me. Ti conosco Kate, I know that glow. É quello che hai quando esci con qualcuno, e quando dico esci…” si interrompe facendo un gesto di apertura con entrambe le mani, come a sottolineare una cosa ovvia. “E non mentire. Ho mai fallito?” ti chiede piccata.

Sei alla resa. Ti ha messa di nuovo all’angolo. Ogni tentativo di fuga è miseramente fallito.

Lanie 1 – Kate 0.

Colpita e affondata.

“No, non hai mai sbagliato”. Sospiri. Pensi alle parole di Castle e al fatto di voler tenere per sé quello che è successo tra di voi. Approvi in pieno quanto ti ha detto. Anche tu non hai voglia di condividerlo con nessuno. E’ troppo presto. Non sai ancora cosa succederà ma quello che è accaduto tra di voi in questi giorni è così speciale che ti sembra di sminuirlo di importanza raccontandolo come se fosse un incontro qualunque.

Alzi lo sguardo e incroci quello di Lanie che pazientemente sta aspettando che tu prenda coraggio.

“Sono partita per il weekend e ho passato tre giorni uno più bello dell’altro. Ecco perché sono abbronzata, sono solo stata all’aria aperta. Tutto qui.” Provi a fare una faccia tranquilla e serena.

“Tutto qui?”

“Sì”

“Chi è?” non molla.

Tanto lo sapevi.

Lo trovi anche irritante questo interrogatorio ma sai che Lanie ti vuole bene e che si preoccupa per te.

“Che importanza ha? Ti ho detto che hai ragione, ho fatto sesso. Del gran bel sesso, aggiungo. Ma non so niente di più, io stessa. Non so se è tutto finito qui” una stretta allo stomaco ti blocca il respiro mentre parli ma cerchi di continuare senza farti notare “non so se ci rivedremo.”

“Kate Beckett, tu non sei il tipo di donna che ti rimorchi il primo che capita in un bar e ci passi addirittura tre giorni insieme, non dopo che hai scaricato quel pezzo d’uomo di Demming”. Ti stupisci. Non sai dove vuole arrivare.

“In che senso?”

“Se tu fossi stata in cerca solo di sesso perché lasciare Demming?”

“E’ complicato…”

“Non ti azzardare ad usare quella parola con me! Non ci provare”. Ti ritrovi un dito indice rivolto contro come un’accusa pesantissima.

Sorridi. Non ti ricordi neanche più quanto spesso Lanie ti abbia detto questa frase ogni volta che ti trinceravi dietro quel termine. 

Alzi gli occhi e la fissi intensamente. Negli anni, con la vita infernale che conduci, Lanie è l’unica con cui tu abbia parlato e che ti conosca un po’ più degli altri dietro la tua corazza da tosta che hai iniziato ad indossare tanti anni fa. Lei aspetta pazientemente facendoti solo un cenno come a sottolineare che di lei ti puoi fidare. Come se tu non lo sapessi già.

Chini la testa e ti guardi le mani intrecciate che si tormentano da quando è iniziato quel discorso. Alzi gli occhi, la fissi e ti rendi conto che è inevitabile. Non mollerà.

“HopresolamotoeraggiuntoCastlenegliHamptons” lo dici tutto d’un fiato. Hai parlato così velocemente che dubiti che Lanie ci abbia capito qualcosa. Speravi forse che non scandire la parole ti avrebbe aiutato ad uscire da quel vicolo cieco?

“Hai passato tre giorni con Castle e il tuo stato di cammino-a-tre-metri-da-terra-perché-ho-passato-una-tre-giorni-fantastica dipende da lui?” chiede con gli occhi spalancati dallo stupore.

Forse questa volta l’hai sorpresa sul serio.

Accenni lentamente di sì con il capo.

Ti spiace per Castle: ti sembra di averlo tradito confidandoti con Lanie.

“Ok. Aspetta…” si alza, prende due bicchieri di carta e una bottiglia di acqua e, dopo essersi riaccomodata, beve tutto d’un fiato il contenuto del suo.  

“Accidenti, qui ci vorrebbe qualcosa di decisamente più forte” sospira guardando con una smorfia la bottiglia che ha ancora in mano. Poi scrolla la testa come a voler metabolizzare quanto ha sentito e prosegue “Wow, Kate. Castle! E quando hai deciso?”

“Giovedì sera, tornando a casa mi sono sentita sola, ho tolto la giacca e ho trovato l’indirizzo che Castle mi aveva lasciato. Ci ho pensato tutta la notte e venerdì mattina sono partita”.

“Sei andata con l’intenzione di dirgli finalmente che sei pazza di lui?” ti domanda.

“No, perché volevo passare del tempo con lui, da amici, vedere la sua tenuta degli Hamptons di cui ci ha tanto parlato. E basta!”

“E basta? Kate, sarai arrivata con la tua tuta di pelle nera aderente e dici: e basta?”

Sorridi. Una volta ti sei portata Lanie in moto e lei è rimasta molto colpita dal tuo abbigliamento aggressivo.

“No, sono riuscita a cambiarmi prima che mi vedesse”.

“Meno male. Castle ha una certa età e questi shock fanno male alla salute!” ti dice ammiccando.

“Però il coccolone l’ho avuto io. Quando è arrivato era in costume. Non me lo aspettavo, sono rimasta … ecco… come dire? Piacevolmente colpita”. E fai un cenno col capo roteando gli occhi a sottolineare quanto detto.

“Meno male che non ti ha visto con la tuta Kate, sarebbe stramazzato al suolo”.

Ridi. Non puoi fare a meno di non pensare a quando domenica ti sei preparata e vestita per partire. L’espressione di Castle che ti osservava mentre indossavi la tuta da motociclista era così buffa che non hai resistito e gli hai scattato una foto con il cellulare.

“Perché ridi?” ti chiede Lanie.

“Niente”.

“Be’ continua. Cosa è successo?” incalza.

“Abbiamo passeggiato tutto il giorno negli Hamptons, abbiamo cucinato la sera insieme a casa sua e abbiamo parlato, parlato, parlato. E’ venuto tutto naturale, stavo bene e non pensavo ad altro”.

“E poi?”

“Poi la notte mi sono svegliata di colpo, ho fatto un sogno erotico e indovina chi erano i protagonisti?” la guardi alzando un sopracciglio e continui noncurante dell’espressione divertita della tua amica. “Poi, pochi minuti dopo, Castle bussa alla mia porta…”

“Davvero? Non ci credo!“

“Sì, è stato stranissimo” ti allisci una piega della giacca e la sistemi ripassandoci più volte le dita “sembrava che il sogno fosse premonitore.”

“E lo è stato?”

“No!” rispondi in modo perentorio.

“Oh andiamo Kate, quanto la vuoi tirare lunga. Cosa è successo?”

“Cosa vuoi che sia successo, Lanie? Ci siamo avvicinati e il giorno dopo è successo! Non c’è altro da dire!” ritieni che hai raccontato a sufficienza e che si possa accontentare.

“I particolari, Kate. Com’è?” ti chiede sfacciata come al solito.

There are NO details, Lanie. Non aggiungerò altro, tranne che sono stata bene.”

Sei felice di averla troncata così. Non vuoi condividere con Lanie o con altri quello che c’è stato tra voi due. Di questo sei assolutamente sicura.

“Andiamo Kate, non è la prima volta che parliamo di uomini”.

“Lanie, non otterrai altro. Devo tornare al distretto ora”. Ti alzi e con un’occhiata delle tue fai capire che non ci saranno repliche possibili.

La dottoressa ti accompagna alla porta.

“Ti rendi conto di quello che ti sta succedendo vero?”

“Ma di che parli Lanie?”

Because I see it! You may not but I do!

Scuoti la testa.

Questa l’hai già sentita!

Ti allontani di corsa spingendo le porte dell’obitorio e non resisti a risponderle a tono come hai già fatto tempo fa: “Shut uuuuup!!

 

Angolino delle autrici

Castle non c’è fisicamente ma la sua presenza riecheggia nelle parole e nei pensieri di Kate. Lanie capisce subito che la sua amica ha passato un week-end speciale e con qualche insistenza riesce a scoprire anche con chi. Del resto, come poteva solo pensare di sfuggire al suo interrogatorio?

E Rick? Quando lo rivedremo? Cos’altro capiterà ai nostri Caskett? Beckett ha un caso da risolvere e Castle un romanzo da finire.

Pazientate fino a mercoledì e lo saprete!

Debora e Monica

 

 

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 9 - My Dreams Come True ***


CAPITOLO 9 My dreams come true

 

“Because I see it! You may not but I do!” Scuoti la testa. Questa l’hai già sentita!

Ti allontani di corsa spingendo le porte dell’obitorio e non resisti a risponderle a tono come hai già fatto tempo fa: “Shut uuuuup!!”

 

Mentre sei in ascensore rifletti sul tuo incontro con Lanie. Non riesci ancora a crederci. Non hai resistito nemmeno un giorno. La tua amica dottoressa ti ha sgamato subito. E’ come se avesse usato dei Jedi mind tricks con te.

No, un momento, questo è un commento che avrebbe fatto Castle.

Oh santo cielo, stai cominciando a ragionare come lui!

Scuoti la testa, stupita.

La faccenda è assai più grave di quanto pensassi.

Su, Kate, confessalo almeno a te stessa.

E’ facile capire perché ti stai comportando in questo modo.

Non hai smesso un secondo di pensare a lui.

A lui e alle sue labbra.

A lui, alle sue labbra e alle sue mani.

E al piacere che lui, le sue labbra e le sue mani sono stati capaci di regalarti durante quel favoloso fine settimana che avete appena trascorso insieme.

Non credevi fosse possibile ma ti manca in modo viscerale. Da quando sei rientrata dagli Hamptons non sei ancora riuscita a sentire la sua voce. Sì, vi siete scambiati un paio di messaggi – uno, dolcemente malizioso, ieri sera in cui ti augurava di fare dei bei sogni, seguito da una faccina ammiccante – ma il caso ti ha talmente assorbito che non hai avuto modo di chiamarlo. O forse starebbe a lui farlo? Appena le porte dell’ascensore si aprono sul piano del Dodicesimo, ecco che il tuo cellulare squilla e – come evocato dai tuoi pensieri – sul display compare il suo nome. Ti era passata per la mente l’idea di assegnare al suo ID la foto che gli hai scattato quando ti ha visto con la tuta di pelle nera aderente, ma poi hai pensato che, se il tuo smartphone fosse finito casualmente nelle mani di Espo o Ryan, non avresti potuto fornire alcuna spiegazione plausibile per l’espressione meravigliata e assai compiaciuta sul suo bel faccino. Del resto, lavori in una stanza full of detectives. Indagare, analizzare dettagli e fare deduzioni è quello di cui si occupano ogni santo giorno. Come dire, it’s their job! No, no, no. Troppo rischioso. Intanto, il ricordo della sua reazione alla visione di te avvolta dalla pelle nera torna prepotente nella tua mente: dopo essersi ripreso dallo stupore e aver ricominciato a respirare, si è avvicinato a te, senza dire una parola ha incatenato i suoi occhi nei tuoi, ti ha sfilato molto lentamente – e non senza qualche difficoltà – quella tuta e ti ha fatto partire un’ora più tardi! Cerchi di riprenderti mentre ti concentri sul display, invece Espo e Ryan ti fissano e ti rendi conto che faresti bene a rispondere e magari anche in fretta.

Sin da quando hai letto il suo nome, il cuore ha cominciato a battere all’impazzata.

Ti sembra di essere tornata un’adolescente alla prima cotta.

Guarda, per lo stato in cui sei potresti persino metterti a scrivere sul diario “Kate ama Rick” e a disegnare tanti cuoricini.

Non ti riconosci più!

Dove è la detective Beckett? Beckeeeeeett….

Eppure, è una sensazione sconvolgente. In senso positivo, intendiamoci. Da tanto, troppo tempo non ti sentivi così straordinariamente viva. Comunque, cerchi di assumere una condotta professionale. Sei pur sempre una detective della squadra omicidi del NYPD. E, più che altro, nel frattempo sei arrivata alla tua scrivania, con i tuoi fidi collaboratori seduti a meno di tre metri da te.

“Beckett” rispondi imperturbabile.

“Buongiorno detective, come stai?” Il suono sensuale della sua voce ti manda già in visibilio e il tuo autocontrollo sta facendo uno sforzo notevole per evitare che tu ti sciolga lì su due piedi, come un ghiacciolo sotto il sole. Cosa avevamo detto? Imperturbabile? Parecchio turbata, ecco come sei.

“Castle, non vieni al distretto da poco più di una settimana e ti stai già annoiando negli Hamptons?” gli rispondi con un tono canzonatorio. Hai deciso che l’attacco è la migliore strategia di difesa. O qui tutti si potrebbero accorgere che stai flirtando con lo scrittore come una ragazzina innamorata.

“No, a dir la verità stamani mi sono alzato presto e ho già scritto ben due capitoli. Evidentemente il fine settimana è stato…. come posso dire…. illuminante. Non ti incuriosisce sapere cosa combinano Nikki e Rook? Potrei aver preso spunto dalla realtà e aver evidenziato qualche particolare….” Lascia volutamente la frase in sospeso. Ringrazi mentalmente il tuo angelo custode per non aver messo il vivavoce.

Non sai se:

a) alzare gli occhi al cielo,

b) farti trasportare dalla fantasia in un altro sogno erotico, come quello che ha animato la tua prima notte negli Hamptons, o, meglio ancora,

c) indugiare nel ricordo della seconda notte.

Cominci a giocherellare con i capelli, arrotolando una ciocca con le dita, senza nemmeno rendertene conto. Tu no, ma i tuoi fidi collaboratori sì. Quei due sono peggio di due comari. Infatti, si scambiano un’occhiata allusiva, smettono di fare quello che stavano facendo e si dispongono entrambi a osservarti con attenzione, con un sorrisino malizioso dipinto sul volto. Esposito ha afferrato penna e taccuino ed è pronto a prendere appunti, mentre Ryan si è messo comodo: ha addirittura appoggiato il mento a una mano. Ci manca solo che qualcuno gli porti dei popcorn e poi potrebbe essere al cinema. Del resto, Castle stesso una volta si era messo a mangiare i popcorn, godendosi lo spettacolo di una masnada di pazzi che aveva invaso il distretto in una notte di luna piena. Vi aveva persino suggerito di vendere i biglietti per far assistere gli spettatori a quello spettacolo di umanità assortita. Comunque, ti rendi conto che qualsiasi cosa, persino il comportamento di un collega, ti fa pensare a Castle? Kate Beckett, riprendi possesso delle tue facoltà mentali, su, da brava! Infatti, appena ti accorgi della reazione dei tuoi collaboratori, cerchi di riassumere un contegno più serio e di cambiare discorso.

“Castle, anything to avoid writing, uh? Ti ricordo che qui, però, stiamo lavorando. C’è qualcosa che posso fare per te?” Cerchi di essere distaccata e anche un po’ acida, ma non ti accorgi che, in realtà, gliel’hai servita su un piatto d’argento.

“Oh, detective, ci sono un sacco di cose che potresti fare per me. O di cose che io potrei fare per te. Per esempio, mi sono reso conto che non ho prestato sufficiente attenzione allo studio di quell’incantevole tatuaggio che orna il quadrante esterno superiore del tuo scultoreo gluteo sinistro. Oh, quanto mi sarebbe piaciuto conoscerti nella tua fase selvaggia… E, in ogni caso, mi offro volontario per farti rivivere quel periodo, se vuoi…” Il tono suadente della sua voce ti accarezza l’orecchio e giunge fino nel profondo delle tue viscere. Spalanchi gli occhi e un rossore ti si diffonde sulle guance. Quell’uomo con le parole ci sa dannatamente fare, quasi quanto con le mani, come durante i suoi massaggi a bordo piscina... Stai per lasciarti andare di nuovo a quella inebriante fantasia, ma per fortuna senti la voce di Montgomery che ti convoca nel suo ufficio.

“Ehm, Castle, scusami ma il dovere mi chiama. Ti auguro buona estate negli Hamptons. Ci vediamo in autunno.” Rimarchi volutamente la parola autunno, anche se lui ti ha detto che rientrerà prima. Ma questo i tuoi ragazzi non lo sanno. E, in teoria, non dovresti saperlo nemmeno tu.

“Oh, Kate, credimi, ci vediamo molto prima. Nei miei sogni io ti vedo anche adesso… E, qualora non te ne fossi accorta, look at my life. My dreams come true! Vuoi sapere cosa sto immaginando che tu stia facendo?”

Oltrepassi le scrivanie dei tuoi bambini per dirigerti verso l’ufficio del capo e, appena sei a distanza di sicurezza, gli sussurri uno “stop it!” e chiudi la telefonata. Quell’uomo ha deciso di mandarti fuori di testa oggi! E il problema è che c’è riuscito….  Eccome se c’è riuscito!

Prima di entrare nella stanza di Montgomery ti rassetti la giacca e cerchi di riacquistare un atteggiamento professionale, scacciando dalla mente le immagini romantiche e passionali suscitate da quella conversazione e sperando che il rossore nel frattempo si sia attenuato e magari che anche il battito del tuo cuore torni a un ritmo normale.

Il capo vuole un aggiornamento sul caso che state seguendo. La vittima è stata identificata, si tratta di un chirurgo pediatrico che collaborava con l’organizzazione umanitaria Medici senza Frontiere. Decidete pertanto di contattare la sede dell’associazione per farvi dare la lista dei suoi ultimi incarichi e delle persone che hanno lavorato con lui.

Ritorni dai tuoi ragazzi per dare il via alla nuova fase dell’indagine. Stai per aprire bocca, quando Esposito ti precede chiedendoti maliziosamente: “Papino aveva nostalgia della voce della mamma?”

“Già, non resiste senza sentirla nemmeno una settimana…” gli dà man forte Ryan, con tono cantilenante.

Rifili un’occhiataccia ad entrambi, il tuo ormai collaudato look-look che di solito li raggela all’istante, e ti metti a riferire loro quanto hai concordato con Montgomery, senza rispondere all’insinuazione sul tuo rapporto con Castle e sul motivo della sua telefonata. Incroci le dita affinché il loro senso del dovere prevalga sulla curiosità e sei fortunata: si mettono diligentemente al lavoro. Tiri un sospiro di sollievo. Dopo il terzo grado incalzante di Lanie, almeno con loro ti è andata bene.

La giornata scorre convulsamente, come sempre ti capita all’inizio di un’indagine. Telefonate e sopralluoghi si susseguono, mentre la lavagna si riempie del risultato delle vostre investigazioni. Tu, Javier e Kevin vi trattenete ben oltre l’orario di lavoro, ma in serata Montgomery vi spedisce tutti e tre a casa. Riprenderete in mano la situazione il giorno successivo, a mente fresca. Spesso, con il passare delle ore, ti sei chiesta quale contributo avrebbe potuto dare Rick a questo caso. Le sue teorie ti hanno aiutato più di una volta a risolvere anche gli omicidi più intricati, proprio per la sua capacità straordinaria di pensare in modo creativo, al di fuori degli schemi. In altre occasioni, le sue idee balzane ti hanno almeno strappato un sorriso, specialmente quando ha tirato fuori la mafia, gli alieni o un complotto della CIA. E in certi casi, sorridere per te è stato davvero terapeutico. Ti manca la parte fisica di lui tanto quanto la sua parte intellettiva. Kate Beckett, sei proprio un caso perso.

Giunta nel tuo appartamento, ti butti sul divano e prendi il cellulare. Cerchi il suo numero e gli fai una videochiamata.

“Hey” ti risponde.

“Ciao a te… come stai?” gli chiedi dolcemente. Ora sei fuori servizio e puoi smettere quel tono di voce professionale che gli hai propinato durante la vostra precedente telefonata e tornare ad essere semplicemente Kate. Anche perché il solo vederlo ti ha fatto sentire le farfalle nello stomaco.

“Io bene, Kate. E tu? Non dirmi che sei arrivata a casa solo adesso… Hai un faccino sbattuto…”

“Oh, grazie Castle. Tu sì che sai come rendere felice una donna!”

“No no no, aspetta. Sei sempre bellissima, Kate, davvero. Ma sembri esausta.” Si affretta a rimediare subito.

Sorridi. Riesce a percepire la sua preoccupazione per il tuo stato fisico e la sua dolcezza anche tramite un video.

“Ehm… in effetti, sì. Montgomery ci ha letteralmente sbattuto fuori dal distretto a calci. Ma forse aveva ragione, sono un po’ stanca.”

“Caso difficile?”

“Sì… Mi ci vorrebbe qualche teoria folle…”

“Mmmmh… allora you called to seek my counsel!” Lo vedi ridacchiare, così come vedi chiaramente il suo ego che si gonfia fino a riempire tutta la casa al mare. Sollevi gli occhi al cielo e ti chiedi come tu abbia fatto a perdere la testa per uno così.

“Oh, piantala Rick. In realtà avevo solo voglia di sentirti e di vederti.”  

Ora è lui a regalarti un sorriso dolce. Abbassa il tono della voce e ti sussurra: “I missed you too. Che programmi hai per la serata?”

“Nessuno, Castle, sono in piedi dalle 4 di sta… yawnn…” uno sbadiglio ti impedisce di concludere la frase. Hai mantenuto un ritmo serrato per tutto il giorno e adesso la stanchezza bussa alla porta.

“Beh, potresti fare un bel bagno caldo, sai, per rilassarti. Maybe you could take the phone with you. It is waterproof.” Aggiunge entusiasta, come se fosse una pensata geniale. Non puoi fare a meno di ridere. Ma come gli vengono queste idee? Ride anche lui con te, poi improvvisamente si fa serio e ti dice: “I so wish I could kiss you right now…”

YeahI know… Però ci dobbiamo accontentare di un bacio virtuale, almeno per un po’…”

Avvicini il cellulare alle tue labbra e stampi un bacio sul display. Appena lo riallontani, vedi lui che ha afferrato quel bacio virtuale e se lo sta spalmando su tutto il viso.

Ha il potere di farti sorridere anche a km di distanza.

Questo è uno dei motivi per cui hai perso la testa per uno così. 

 

Angolino delle autrici:

La nostra Kate è irrimediabilmente andata: il solo sentire la voce di Castle al telefono mette in serio pericolo la sua lucidità e le rievoca ricordi travolgenti dell’ultimo pomeriggio trascorso insieme negli Hamptons (ah, quella tuta!!!). Lei stessa si rende conto del suo stato d’animo: “Detective Beckett? Beckeeeeeett?” è un piccolo omaggio a Emily27 J

La detective Beckett deve ancora lavorare… mentre Castle sta a buon punto con il libro…

Quando riusciranno a rivedersi i nostri beniamini? Cos’altro capiterà loro?

A sabato per il prossimo capitolo!

Debora e Monica

 

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Capitolo 10
*** CAPITOLO 10 - Dr Motorcycle Boy ***


CAPITOLO 10 Dr. Motorcycle Boy

 

Avvicini il cellulare alle tue labbra e stampi un bacio sul display. Appena lo riallontani, vedi lui che ha afferrato quel bacio virtuale e se lo sta spalmando su tutto il viso.

Ha il potere di farti sorridere anche a km di distanza.

Questo è uno dei motivi per cui hai perso la testa per uno così. 

 

La mattina è iniziata al meglio. Sei di ottimo umore tanto che stavi per telefonare a Castle da sotto la doccia seguendo il suo consiglio. Ti sei trattenuta perché ti sembra troppo, almeno per adesso. La chiamata successiva ti ha comunque rallegrata: davanti al caffè, insolitamente preso a casa per avere un momento di pace, hai flirtato un po’ con il tuo scrittore prima di rituffarti nella tua giornata al distretto. In realtà devi passare al Morgan Stanley Children's Hospital per incontrare il medico che sembra aver visto per ultimo la vittima.

Non ti piacciono gli ospedali, quelli pediatrici in particolar modo. Li frequenti da anni per la tua attività di volontariato. Tua madre lo faceva e dopo la sua morte hai pensato che proseguire il suo lavoro e il suo impegno sarebbe stato un bel modo per onorare la sua memoria, per far vivere ancora il suo cuore e il suo lato più nobile. Ti raccontava di quegli incontri, di quanto straziante e innaturale fosse vedere dei piccoli soffrire, ma al tempo stesso ti parlava della loro incredibile forza, del loro coraggio e della loro voglia di vivere e di sorridere comunque. Bastava distrarli, offrire loro un gioco, un piccolo diversivo dalla routine dolorosa e noiosa che questi bambini emaciati si trasformano in un attimo in bimbi ridenti e sprizzanti di gioia, nonostante tutto. E quale migliore terapia del riso? Prendi un grande respiro, catturata dai ricordi legati ai racconti di tua madre e ora dalla tua esperienza diretta, ed entri nell’ospedale andando a passo deciso verso la reception.

“In cosa posso esserle utile?” dice una signora di mezza età, obesa e dalla voce molto suadente.

“Detective Kate Beckett, NYPD” dichiari sicura, scostando la giacca per mostrare il distintivo attaccato alla cintura dei pantaloni, “Avrei bisogno di parlare con il dottor… aspetti …” cerchi di leggere meglio il primo nome dalla lista dei possibili medici informati dei fatti ”Con il dottor Davidson, Joshua Davidson.”

“Non so se è ancora in sala operatoria, un momento per favore”.

Ti ritrovi a pensare a quante persone, chiamando quell’ospedale per chiedere informazioni, si siano trovati a parlare con una voce sexy e calda. Chissà quanti di loro si sono lascati andare con la fantasia, durante il suono metallico della melodia di attesa, ad immaginare quale bella donna avessero dall’altro capo del telefono. 

“Mi sbagliavo, il dottor Davidson ha terminato l’intervento un’ora fa e sta per finire il suo turno. Può raggiungerlo nell’ambulatorio. Deve prendere il corridoio di destra, salire al terzo piano e seguire le indicazioni per Cardiologia. Lo studio medico del Dr. Davidson è la stanza n° 47”. Ti sorride cordialmente per porre fine alla conversazione e per congedarsi mentre risponde ad una nuova telefonata.

Segui le indicazioni che ti sono state date, entri in Cardiologia spingendo una pesante porta in cristallo. Ti ritrovi a pensare che le belle porte automatiche a fotocellule si trovano solo negli ospedali delle serie tv: la realtà è molto più prosaica della finzione.

Bussi ed entri.

Rimani sorpresa nel trovarti di fronte un bell’uomo sulla quarantina, alto, uno sguardo profondo e deciso. Davvero un tipo affascinante. Ma quello che noti subito è che deve essere un appassionato di moto. In mezzo ai testi di medicina che si trovano nella scaffalatura alle sue spalle, noti due foto in lucenti cornici d’argento che lo inquadrano mentre è a cavallo della sua due-ruote. In una è addirittura ad un raduno di Harley. Provi immediatamente un moto di simpatia innata per lui e ti senti anche vagamente attratta dal suo sguardo magnetico che ti fissa senza batter ciglio.  

Dopo esserti appurata che non ti sei lasciata travolgere dai tuoi pensieri per più di pochi secondi, ti ricordi il reale motivo per cui sei al cospetto del Dr. Motorcycle Boy. Non sai perché ma ti viene istintivo soprannominarlo così.

Il vostro colloquio sarebbe potuto durare molto di meno. Il dottore è collaborativo e in pochi minuti hai avuto tutte le informazioni che ti servono, però dopo aver concluso con le domande non hai resistito a non chiedergli di che anno fosse la sua FXDB STURGIS. Il cardiologo ti guarda con stupore e non può non notare la tua competenza in fatto di moto. Iniziate a parlare del vostro comune interesse scoprendo che nel 2004 avete partecipato entrambi al decennale delle Harley d’epoca a New York. Chiacchierando, scoprite che ne avete tutti e due una del 1994.

Rimarresti lì a conversare per ore di quella che è stata una tua passione fortissima ma ti sei trattenuta pure troppo e devi rientrare al distretto. Non puoi fare a meno di pensare che se Castle fosse stato presente a quell’incontro sarebbe scoppiato dalla gelosia per poi negarlo senza ritegno. In ogni caso reclini l’invito che ti ha fatto, neanche troppo velato, a far rombare insieme due motori del ’94. Devi ammettere che sei rimasta colpita. Un caffè o una cena l’avresti rifiutati senza rimpianto, ma Dr. Motorcycle Boy ti ha sorpreso con una proposta insolita quanto allettante. Non accetti pensando che l’unico motore che vorresti sentire a breve è quello della tua SOFTAIL, magari nel lungomare degli Hamptons, con uno scrittore inesperto in fatto di moto che ti si avvinghia addosso per la paura.

 

Le luci del distretto sono tutte spente.

Solo tu sei rimasta.

Sei seduta sul bordo della tua scrivania e sei concentrata sulle foto e sulle scritte nella lavagna degli indizi.

Sei stanca.

Gli ultimi quattro giorni sono stati molto intensi. Dopo il primo omicidio ce n’è stato un altro. Sempre un dottore di Medici senza Frontiere. Non riesci a capire la connessione tra i due delitti, sembra che l’unica cosa in comune sia il loro impegno nel sociale nell’organizzazione umanitaria più famosa al mondo. Entrambe le vittime hanno operato per la ONG nello stesso periodo ma in parti del mondo differenti. L’unico collegamento che hai trovato è il dottor Joshua Davidson, che ha frequentato dei corsi di aggiornamento con entrambi, ma non gli stessi. Sei stata altre due volte a parlare con il Dr Motorcycle Boy ma è decisamente sconvolto e teme di essere il prossimo. Possibilità tra l’altro che non ti senti di escludere.

Ti avvicini alla lavagna e sposti la foto di una delle vittime per osservare meglio un particolare che ti era sfuggito fino a quel momento. 

La vibrazione del tuo cellulare sul tavolo ti fa sobbalzare nel silenzio surreale che ti circonda. Avevi tolto la suoneria quando eri entrata in sala interrogatori questo pomeriggio ed evidentemente ti sei dimenticata di riinserirla. Ti volti e un sorriso ti si allarga in volto quando distingui la foto di Castle sul display. Non c’è nessuno al distretto quindi puoi parlare in libertà.

“Beckett” è più forte di te, rispondi così, anche con lui.

“Ciao Kate! Devo assolutamente raccontarti una cosa che mi è successa oggi, mettiti comoda” è eccitato e parla veloce come una macchinetta.

“Ok mi siedo” esclami divertita dalla voce allegra che ti giunge all’orecchio.

“No, no. Kate stenditi sul letto, mettiti pure comoda in libertà… anzi puoi switchare sulla videochiamata nel frattempo” ti dice con voce sexy e ammiccante.

“Non posso Rick, sono ancora al distretto!” non puoi fare a meno di pensare a quanto ti piacerebbe stare a casa in questo momento per assecondare la sua richiesta. Ma che razza di vita hai fatto fino ad ora? Senza neanche rendertene conto ti sei completamente dedicata al tuo lavoro, dimenticando di avere anche un lato privato.

“Kate, ma è quasi mezzanotte…” il suo tono di voce non riesce a dissimulare il dispiacere di saperti ancora lì.

“Lo so, sto impazzendo, infatti”. Una stretta allo stomaco ti ricorda quello che vorresti davvero: dare giustizia alle vittime ma onorare anche la tua vita. Per un momento, immagini fugaci di te che torni a casa e trovi qualcuno ad aspettarti si fanno largo nella tua mente. E hai anche una vaga idea di chi vorresti trovare, pronto ad accoglierti in un abbraccio confortevole. Il calore e il tepore del focolare domestico non ti hanno mai affascinata come in questo momento.

“Kate, per favore, vai a casa. Puoi ragionare con più calma a mente fresca domani mattina. Un po’ di riposo ti ci vuole”.

“Non mi va di andare casa, che ci torno a fare? Non c’è nessuno ad aspettarmi!” il tono della tua voce si è fatto improvvisamente triste e malinconico e la cosa non è sfuggita a Castle. “Insomma Rick, cosa ti è successo oggi?” chiedi cercando di mostrarti allegra.

“Non è importante. Kate, ti prego, vai a casa, riposa almeno qualche ora. Ti voglio in forma per quando torno a New York”.

Sospiri.

Non vedi davvero l’ora.

Tu non puoi muoverti.

Lui, che potrebbe farlo, è vincolato dalla scadenza contrattuale.

Gli manca ancora qualche capitolo per finire Naked Heat e non può non scrivere a tempo pieno. Solo nell’ultimo anno ti sei resa conto di quanto uno scrittore professionista abbia dei tempi di lavoro molto simili a quelli di qualunque altro impiegato.

“E’ strano” dici con un sospiro.

“Cosa?”

“Quello che è accaduto tra noi! Abbiamo trascorso mesi interi, passando ore e ore a stretto contatto e poi, stiamo tre giorni insieme… succede quel che succede e a malapena riusciamo a sentirci per telefono!!!” esclami con una buona dose di frustrazione.

“L’attesa rende il desiderio più appagante” sentenzia sicuro.

“Non confondermi con le tue parole da scrittore, Castle” lo riprendi con tono deciso.

“Sai una cosa? Per come la vedo io, sometimes the hardest things in life are the things most worth doing. Buonanotte Kate, cerca di dormire un po’ e chiamami domani quando puoi.”

Until tomorrow, Rick” rispondi sorridendo al pensiero che vi siete salutati a battute inverse questa volta.

 

Angolino delle autrici:

Ed ecco che anche Dr Motorcycle Boy entra nella nostra storia! Non poteva mancare! La nostra detective rimane molto affascinata da questo attraente cardiochirurgo con cui condivide la passione per le Harley: quali conseguenze avrà questo incontro per Rick e Kate? Il loro rapporto è ancora solo telefonico. Riusciranno a resistere?

Pochi giorni di pazienza e lo saprete!

Grazie di cuore a chi continua a seguirci con tanto affetto!

Debora e Monica

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Capitolo 11
*** CAPITOLO 11- Romantically Involved ***


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CAPITOLO 11 Romantically involved

 

“Sai una cosa? Per come la vedo io, sometimes the hardest things in life are the things most worth doing. Buonanotte Kate, cerca di dormire un po’ e chiamami domani quando puoi.”

“Until tomorrow, Rick” rispondi sorridendo al pensiero che vi siete salutati a battute inverse questa volta.

 

Hai deciso di seguire il suo consiglio e adesso sei nel tuo appartamento. La cosa paradossale è che a casa senti ancora di più la sua mancanza, anche se lui qui non ci è mai venuto in qualità di … Già, come lo definisci? Fidanzato? No, prematuro. Boyfriend? Andiamo, non avete mica più 15 anni! Partner? No, fa troppo lavoro. Tuo uomo? Sì, decisamente meglio. Specialmente perché è tuo.

Ti piace immaginarlo che gironzola nelle stanze, curiosando fra le tue cose, meravigliandosi delle cianfrusaglie che possiedi, così poco da te, come la guida TV aperta alla pagina di Temptation Lane, pensare a voi due che cucinate insieme, fantasticare mentre vi rotolate o coccolate nel tuo letto, magari quando fuori è scoppiato un temporale. Amarsi intanto che all’esterno si scatenano lampi e tuoni è una cosa che ti ha sempre affascinato. E’ come se lo scrosciare repentino della pioggia o il boato di un fulmine che si scarica a terra, volesse sottolineare un momento magico per due amanti.

Sospiri.

Ti passa per un attimo davanti agli occhi come un flash una vivida immagine di te che vieni sospinta verso una porta mentre la stanza si illumina per un lampo improvviso. Subito dopo il fragore di un tuono e Castle che ti costringe sempre più verso l’uscio con l’irruenza dei suoi baci. 

Sospiri nuovamente.

Sei stanca e hai bisogno di riposare, ma avresti voglia di farlo fra le sue braccia. Come è possibile che tu sia già così dipendente da lui?

Scuoti la testa e decidi di non pensarci.

Quello che ti serve adesso è dormire. Punto.

Non hai l’energia per analizzare il vostro rapporto, anche se una vocina dentro di te ti spingerebbe a farlo. Finora hai sempre avuto relazioni in cui hai tenuto un piede fuori dalla porta, mentre quella con lui sembra diversa. Lui ti conosce forse più di te stessa. I suoi libri ti hanno aiutato nel momento peggiore della tua vita. Non glielo hai mai detto, ma dovresti davvero ringraziarlo. Ti sei rifugiata nella finzione delle sue storie quando il mondo reale per te era solo dolore e sofferenza. I suoi racconti ti hanno permesso di evadere, almeno momentaneamente, dall’angoscia che pervadeva la tua esistenza, sconvolta dal barbaro omicidio di tua madre e dall’abbandono di tuo padre, che aveva trovato conforto nell’alcool. Perché, qualora tu lo avessi dimenticato, lui è uno scrittore famoso. Sei terrorizzata dal suo lato pubblico, sempre esposto alla curiosità altrui, tu che sei la riservatezza fatta persona. Già una volta sei finita sul New York’s Ledger perché si vociferava che Richard Castle fosse romantically involved with NYPD Detective Kate Beckett e la cosa ti aveva mandato su tutte le furie. E in quel momento era solo gossip. Ora che invece…

No, basta, adesso non ci vuoi pensare.

Domani.

Lo farai domani.

Dopo aver riposto con cura l’orologio di papà e l’anello di mamma all’interno del portagioie, vicino al bigliettino di Rick, indossi la tua maglietta oversize e vai a dormire. Appena tocchi il letto, collassi all’istante.

 

L’indomani ti svegli riposata e pronta a buttarti di nuovo nell’indagine. Ti dispiace per quel medico, Dr Motorcycle Boy. Lo hai visto davvero angosciato per la morte dei suoi colleghi e spaventato all’idea di poter essere la prossima vittima. Sarà perché anche lui è un appassionato di Harley, sarà perché ammiri e rispetti la sua scelta di vita, ma hai deciso che si merita un trattamento speciale.

Mandi un messaggio a Rick per augurargli una splendida giornata e ti precipiti al Dodicesimo. Stranamente non ti risponde subito… Forse dorme ancora o forse è così preso dalla scrittura da non essersi nemmeno accorto di aver ricevuto un sms. Ti ha confessato che, quando è nel pieno del processo creativo, è capace di non allontanarsi dal suo computer per ore, isolandosi da tutto e da tutti. Non sente né la fame, né la sete, né il sonno. Solo la voce di Alexis penetra la bolla in cui si rinchiude, come è sempre stato, sin da quando si è dovuto occupare di lei come genitore single, visto che Meredith non è mai stata una mamma molto presente. Che poi, come si possa non voler condividere la magia della crescita di un figlio con Castle proprio non riesci a capirlo, anche se tu non sei esattamente una baby person. Ma questa è un’altra storia. Decidi pertanto di non dar peso alla sua mancata risposta e ti concentri sul caso. Vuoi ricontrollare un dettaglio che avevi notato distrattamente ieri sera, subito prima che il tuo uomo ti chiamasse. Quando arrivi alla scrivania, Esposito e Ryan sono già al lavoro, indaffarati nel raccogliere ulteriori informazioni per capire chi è il bastardo che ha fatto fuori i due medici e per quale motivo si è accanito contro di loro.

Ti metti di nuovo a fissare la lavagna con la tua solita attenzione e concentrazione, quando improvvisamente – come spuntato dal nulla – un bicchiere della tua caffetteria preferita si materializza sotto il tuo naso. Il tuo sguardo passa dalla lavagna al caffè, segue la mano che impugna il contenitore, risale su per il braccio e si perde negli occhi azzurri e nel sorriso del proprietario di quel braccio e di quella mano. Gli sorridi a tua volta, mentre il cuore ti batte talmente forte nel petto che temi possa sentirlo persino Montgomery, barricato nel suo ufficio.

Vi guardate senza parlare, come vi è capitato già più di una volta.

Accidenti, è qui davanti a te e vorresti almeno poterlo sfiorare, ma siete al Distretto e quindi vi limitate ad accarezzarvi e ad amarvi con gli occhi. Siete talmente persi nella reciproca contemplazione che non vi accorgete della presenza degli altri agenti, e in particolare di Kevin e Javier. I quali vi guardano con una malizia appena appena accennata e chiedono innocentemente: “Are we interrupting something?”

Com’è che ti sembra di aver già vissuto una scena simile?

Yes” risponde Castle.

No” rispondi tu, contemporaneamente.

OooooK…” dice semplicemente Espo. E lascia sottintendere tutt’altro.

Kevin invece, ancora più innocentemente, vi chiede: “Do you guys practice this when we’re not around?” Poi scuote la testa e continua: “Castle, che ci fai a New York? Ti pensavamo negli Hamptons a scrivere e a occuparti della tua abbronzatura…”

“Ho un appuntamento con Gina più tardi per il libro e ho pensato di passare a salutarvi e vedere se potevo esservi utile.” Dichiara sereno, come se fosse la pura verità. Deve avere ereditato il talento di Martha… evidentemente, i geni della recitazione non hanno saltato la sua generazione.

“E naturalmente hai pensato bene di portare il caffè a Beckett…” continua Esposito, sollevando un sopracciglio con fare allusivo.

“Beh, è quello che faccio sempre, no? Non vedo cosa ci sia di diverso… adesso.” Appunto, non mettiamoci subito sulla difensiva: non c’è niente di diverso adesso.

Niente.

A parte il fatto che avete trascorso tre giorni straordinariamente intensi nella sua tenuta negli Hamptons.

Niente.

A parte il fatto che lui ti abbia fatto raggiungere vette che pensavi inimmaginabili.

No, no, no, Kate, se cominci a pensare a quello non riuscirai mai a tenere nascosta la vostra relazione. Cerchi di riprendere il controllo della situazione e fai un breve riassunto a Rick a proposito del caso e di cosa siete riusciti a identificare finora. Gli ometti solo il dettaglio della passione che hai scoperto di avere in comune con il dottor Davidson e il fatto che lui ti abbia invitato a fare un giro in moto insieme.

Appena Esposito e Ryan si allontanano, gli chiedi sottovoce: “Castle, what are you doing here? Pensavo saresti rimasto negli Hamptons per un’altra settimana!”

“Lo so, but I couldn’t go another week without seeing you, così stamani mi sono alzato presto e sono partito. Vuoi che me ne vada?” Ti risponde sussurrando, mentre con gli occhi ti implora di dirgli che no, non vuoi assolutamente che se ne vada.

Quanto daresti per non essere al distretto! Se foste a casa tua gli dimostreresti chiaramente quanto è mancato anche a te e quanto quella frase ti abbia colpito dritta al cuore. Ma siete al Dodicesimo e pertanto devi limitarti a fargli cenno di no con la testa e a sorridergli. Proprio sul più bello, ecco che il dottor Davidson arriva e chiede di te.

Rick rimane alla tua scrivania, seduto sulla sua sedia, a osservarti a distanza mentre parli con quel dottorino che gli ha scatenato un’antipatia immediata. Anche Demming non gli era mai andato a genio. Per non parlare di Sorenson. Ma questo bellimbusto proprio non lo digerisce. Vedi con la coda dell’occhio che non vi perde di vista un attimo. Il dottor Davidson, o Josh come ti ha detto di chiamarlo, è venuto per avere notizie sullo sviluppo delle indagini e – ammettiamolo – per provarci spudoratamente con te, proponendoti di uscire per un caffè, invito che hai educatamente rifiutato. Al termine della vostra chiacchierata, lo saluti e ritorni dal tuo uomo. E sì, hai detto ancora una volta “tuo uomo” e ne sei assolutamente e piacevolmente consapevole.

“E così quello è il dottor Davidson…” ti dice.

“Già.” Lo vedi che sta diventando geloso, ma hai deciso di giocare un po’ con lui, hai bisogno di alleggerire la giornata.

Pensieroso, gioca distrattamente con una penna, fa una smorfia con le labbra ed emette solo un “Mmmmmm….”

“Cosa vuoi dire con quel mugolio?”

“Non mi piace.”

“No?”

“Non ha l’aspetto di un medico.”

“E perché? Ti sembra che possa essere una spia o un agente della CIA? O magari un mafioso?” Gli rispondi in tono canzonatorio. Quanto ti è mancato poter scherzare con lui e le sue teorie folli!

“Beh, ne avrebbe tutte le caratteristiche. Io, fossi in te, lo terrei a debita distanza e lo controllerei bene. Secondo me nasconde qualcosa.”

“Ah sì?”

“Decisamente.”

“Sei sicuro che sia solo questo?”

Ci pensa un po’ e poi sbotta: Fine. It’s true. I’m jealous. There, I said it. I – I want you all to myself. And if – if that makes me petty, so be it. Guilty as charged.” Dichiara sconfitto.

In realtà tu lo trovi irresistibile e, se potessi, te lo mangeresti di baci seduta stante, ma visto il luogo in cui vi trovate, ti limiti a sorridere e a sussurrargli: “Actually, I kind of think it’s sweet.”

“Davvero?” ti chiede stupito e rasserenato al tempo stesso.

“Sì. Davvero.” Poi, controllando che non ci siano testimoni indiscreti nelle vicinanze, ti avvicini al suo orecchio, proprio come hai fatto al termine del vostro primo caso, e gli sussurri: “Sono solo tua. Always.”

E per la prima volta, dopo tanto tempo, ti senti davvero bene.

 

Angolino delle autrici:

Eccoci giunte al termine di questa straordinaria avventura, che ci ha regalato tanto divertimento nella fase di stesura e, a sorpresa, anche in quella di revisione. Man mano che abbiamo pubblicato il cuore si colmava sempre più del vostro calore e affetto.

Sono tante le persone da ringraziare: chi ha letto in silenzio, chi ha lasciato qualche recensione, chi ha messo la storia fra le seguite, le ricordate e le preferite e chi ci ha supportato dal primo capitolo all’ultimo.

Vogliamo dire grazie in particolare a:

Rebecca: per aver interagito con i nostri personaggi, averli bonariamente presi in giro, essersi arrabbiata e aver gioito con loro (e con noi) e averci lasciato delle recensioni lunghe quanto i capitoli stessi, piene di ironia e di profondità allo stesso tempo; un ringraziamento speciale poi per averci regalato a sorpresa quel banner meraviglioso, un gesto inatteso quanto gradito, quindi grazie grazie grazie;

Diletta: per lo spirito di sacrificio che l’ha portata con istinti omicidi fino negli Hamptons per fare compagnia a Rick… una martire immolata per la causa;

Tatiana: per essere stata sempre fra le prime a leggere e a recensire, con un affetto e un entusiasmo tangibili;

Serena, Ivi: per essere rimaste indietro nella lettura ed essersi fatte la maratona, recensendo comunque ogni singolo capitolo;

Cri: per la sua fantastica sfera di cristallo, con cui è riuscita a indovinare molto di quello che stavamo per pubblicare e per l’entusiasmo con cui ha recensito ogni capitolo.

Anna: per le sue recensioni che sono sempre così accurate, precise e profonde e per l’affetto che ci ha sempre dimostrato.

Avete reso speciale questo esperimento e il vostro affetto è stato un regalo di Natale anticipato.

Grazie di cuore a tutte voi!

Debora e Monica

 

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