Dreams come true di thatswhatfriendsarefor (/viewuser.php?uid=567691)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 - A friendly gateaway ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2 - Tight black leather ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3 - A mystery I was never gonna solve ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4 - You Wanna Make Little Castle Babies ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5 - Pancakes is not just breakfast ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6 - None Of Them Were You ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7 - Something's Changed ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 8 - Shut Up ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 9 - My Dreams Come True ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 10 - Dr Motorcycle Boy ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 11- Romantically Involved ***
Capitolo 1 *** CAPITOLO 1 - A friendly gateaway ***
INTRODUZIONE
Questa
è una fanfiction scritta a 4 mani. Nel vero
senso della parola.
L’idea
è nata perché qualche mese fa abbiamo scritto due
fanfiction, pubblicate ognuna
con i nostri rispettivi account, in cui c’era stata una forte
influenza
dell’altra nella stesura e nelle idee stesse. Ci siamo
divertite molto e quindi
volevamo in qualche modo ripetere l’esperimento ma in maniera
diversa.
Ci
abbiamo pensato un po’ e abbiamo deciso di partire da un what
if: e se Rick
fosse andato negli Hamptons senza Gina alla fine della seconda
stagione?
Abbiamo scritto un capitolo a testa, così che ognuna doveva
riprendere la
storia dove l’aveva lasciata l’altra.
L’ispirazione ci ha preso la mano e le
idee venivano giù impreviste, soprattutto perché
ogni volta era necessario
sbarazzarsi di tutto ciò che si era immaginato per seguire
le pieghe
inaspettate che ormai la vicenda aveva preso durante la stesura
dell’altra.
Speriamo
che il nostro esperimento vi piaccia e che vi divertiate a leggere
almeno un
decimo di quanto noi ci siamo divertite a scrivere (e a commentare).
Debora
e Monica
CAPITOLO
1 A
Friendly Gateaway.
Negli
ultimi giorni ha provato più volte a invitarti ad andare con
lui
nella sua splendida casa negli Hamptons per il fine settimana del
Memorial Day.
Del resto, siamo a fine maggio, è tempo di inaugurare la
stagione. E’ la
tradizione e deve essere rispettata.
Ha
cercato di convincerti dicendoti che la villa si affaccia
direttamente sull’oceano e che ha una piscina appartata, dove
potresti lavorare
un po’ sulla tua abbronzatura. Con o senza costume da bagno!
Ti
ha ribadito che non sarebbe niente di impegnativo, just
a friendly gateaway.
Ti
ha persino mostrato una foto che ha sul cellulare nella quale
è
ritratta la sua splendida magione, giusto per farti capire cosa
potresti avere a
tua disposizione almeno per il week-end.
Testarda
come al solito, gli hai propinato vari motivi per cui non puoi
accettare il suo invito: devi lavorare, devi cercarti un appartamento,
visto
che il tuo è saltato in aria poco tempo fa – come
se lui non lo sapesse.
Come
se lui non ricordasse la paura fottuta che ha provato quando ha
sentito l’esplosione e ha visto le fiamme divampare.
Come
se lui non avesse preso a spallate la porta di casa tua per
buttarla giù e venirti a salvare. Un gesto eroico del quale
si vanterà a
oltranza.
Come
se lui non ti avesse avvolto nella sua giacca dopo averti trovato,
nuda, nella vasca da bagno. Senza nemmeno dare una sbirciatina.
Come
se lui non ti avesse accolto nel suo loft.
Come
se lui non si fosse sentito dannatamente in colpa per tutto quello
che ti era successo.
Certo,
c’è anche la questione Demming da sistemare. Tu e
lui siete
usciti qualche volta e adesso anche lui ti ha invitato a trascorrere il
fine
settimana insieme in un posticino carino che conosce.
E
dopo che Castle ha inavvertitamente ascoltato la vostra conversazione,
guarda un po’, ti ha comunicato che negli Hamptons non si
fermerà solo per il
week-end, bensì per l’intera estate.
Tempismo
perfetto.
Deve
finire di scrivere il romanzo che parla, ancora una volta, del tuo
alter ego. Fra parentesi, la copertina riporterà, ancora una
volta, l’immagine
stilizzata della protagonista nuda. Ovvero la tua. Comunque, la sua
editrice,
nonché seconda ex-moglie,
gli sta dando il
tormento perché è in ritardo con la stesura dei
capitoli, quindi deve darsi da
fare e concentrarsi sul suo libro, senza ulteriori distrazioni.
Quando
Esposito ha saputo che quello sarebbe stato l’ultimo caso di
Rick, ha fatto un commento che ti ha aperto gli occhi. The guy’s done enough research to
write 50
books. Whatever the reason is, I’m pretty sure it
doesn’t include watching you
be with another guy.
Non
che ci volesse un premio Nobel per capirlo, intendiamoci. Ma
evidentemente
non ci eri arrivata.
O
meglio, non ci eri voluta arrivare.
Intanto
hai preso una decisione: la storia con Demming non ti porta da
nessuna parte. Lui è una brava persona, ma non è
quello che cerchi. E glielo
devi dire, per rispetto nei suoi confronti.
Il
problema è che non lo sai ancora cos’è
che stai cercando.
O
meglio, forse lo sai, ma ti spaventa da morire.
Di
una cosa però sei sicura: da quando lavori con Castle ti
diverti
molto di più. E questo vorrà pur dire qualcosa,
no? Però hai bisogno dei tuoi
tempi. Un passo per volta.
Alla
fine della piccola festicciola che Kevin e Javier hanno preparato
per salutare Castle prima dell’estate, ti fermi a parlare con
lui mentre i
ragazzi sono rimasti nella sala relax con Lanie e il capitano
Montgomery. Gli
dici che sai di non essere la persona più facile da
frequentare e che a volte
sei chiusa come un riccio, ma che lavorare con lui è stato
un piacere. Lui ti
guarda con quegli occhi che trasmettono una dolcezza disarmante e che
hanno il
potere incredibile di leggerti dentro. Come un libro aperto. Capisce
perfettamente che non sarebbe proprio il caso di insistere, ma tenta il
tutto
per tutto. Testardo pure lui. Prende un foglio di carta dalla tua
scrivania,
scarabocchia l’indirizzo della sua casa negli Hamptons e te
lo porge.
“Sai,
detective, se cambi idea, anche all’ultimo momento, per tutta
l’estate mi trovi qui. Sarò quello ruggedly
handsome che indossa gli occhiali da sole e che scrive sul
patio. Non ti puoi sbagliare. Ah,
e… I’d be happy to rub
lotion on you.”
Poi
ti sorride, ti porge la sua mano e, stringendo
la tua, ti saluta. “A presto, detective”. Una
stretta di mano che è tutta un
programma. Ti guarda intensamente e non lascia la presa. Come se dietro
quel
gesto ci fosse un altro significato. Ti trattiene la mano e con il
pollice ti
sfiora lievemente la pelle. Il tuo sguardo scende sulle vostre mani
unite e poi
di nuovo s’incolla ai suoi occhi. Ti sta ancora fissando
profondamente. Hai la
sensazione come se… Come se ti stesse baciando? No, ma che
ti viene in mente?
Scacci immediatamente quel pensiero. Poi lui ti volta le spalle e se ne
va
verso l’ascensore.
Rimani
con quel foglietto in mano a guardarlo allontanarsi. Il cuore ti
batte nel petto come un tamburo, a un ritmo vertiginoso. Saresti quasi
tentata
di richiamarlo, ma quella dannata paura ti blocca. Ti volti verso la
sala in
cui sono rimasti i tuoi colleghi, tutti in religioso silenzio a godersi
lo
spettacolo. Come se fossero al cinema! Non sai bene come comportarti
con loro.
Per tua fortuna, lo squillo del telefono ti libera da quella situazione
imbarazzante.
Rispondi automaticamente: è Karpowski che ti informa che
è stato trovato un
cadavere all’angolo fra Broadway e la W55th. Non è
il momento di lasciarsi
andare alle speculazioni mentali, il lavoro chiama. Prima di
precipitarti sulla
scena del crimine, però, per ogni evenienza, riponi con cura
quel pezzettino di
carta nella tasca interna della tua giacca. Non si sa mai.
Una
settimana più tardi riesci a chiudere anche quel caso e
Montgomery
premia te e i ragazzi per l’ottimo lavoro svolto concedendovi
un week-end
lungo. Quel fogliettino con l’indirizzo della casa al mare di
Rick ti tenta da
morire. Fra l’altro, il tempo si preannuncia splendido per i
prossimi giorni. E
sarebbe anche il momento di tirare fuori la tua moto e di farle fare un
bel
giro. Dunque, gli Hamptons distano un paio d’ore da
Manhattan. Che cosa
potrebbero offrire? Vediamo…
L’Oceano.
Le
dune di sabbia.
Le
scogliere.
I
gabbiani.
Uno
scrittore affascinante. Anzi, il tuo scrittore preferito. E
affascinante, senz’ombra di dubbio.
Troppi
buoni motivi per non approfittare di quei pochi giorni di pausa
che il capo ti ha concesso.
Non
hai più sentito Castle da quando vi siete salutati al
termine della
festa al distretto. In cuor tuo, una vocina ti dice che faresti meglio
ad
avvertirlo della tua visita, visto che potresti trovarlo in compagnia
di
qualche biondona tutta tette e niente cervello. Ma un’altra
vocina ti dice
anche che quella sua fase pare essere superata. Che è stato
lui a darti il suo
indirizzo e a dirti di raggiungerlo quando volevi. Nothing
serious, just a friendly gateaway. Te lo ripeti come se
fosse una formula magica, per convincerti che il tuo viaggio negli
Hamptons è
in qualità di amica e che non ci sono secondi fini. Come no.
Guarda, ci credono
tutti. Forse è per quello che non ne hai parlato con
nessuno, nemmeno con Lanie?
Comunque, prepari una borsa con il minimo indispensabile per un fine
settimana
al mare, compreso quel bikini rosso ciliegia che hai comprato qualche
tempo fa
e che, ne hai la quasi assoluta certezza, lo scrittore
troverà di suo
gradimento. Un momento, ma non ci andavi in qualità di
amica? Va be’,
soprassediamo.
Indossi
la tuta di pelle e inforchi la tua Harley dopo aver digitato
l’indirizzo sul navigatore satellitare. Tempo di percorrenza
previsto: un’ora e
52 minuti. Ottimo, prima di pranzo sarai in spiaggia. Esci dal caos di
Manhattan e cominci a goderti davvero il viaggio. La brezza sul volto,
nonostante il casco integrale, il paesaggio che scorre veloce, la
città che
lascia, finalmente, spazio alla natura. Ti gusti ogni singolo minuto di
quel tragitto,
assaporando quella sensazione di libertà che la moto ti ha
sempre dato. Segui
le indicazioni del GPS e, improvvisamente, ti trovi davanti a una villa
splendida. Rimani senza fiato. D’accordo, avevi dato
un’occhiata alla foto che Castle
ti aveva mostrato, orgoglioso, sul suo cellulare,
ma la realtà supera di gran lunga quell’immagine.
E’ una costruzione imponente,
a cui si arriva dopo aver percorso un breve vialetto privato. Parcheggi
la moto
e scendi. Mentre ti togli il casco, ti assale il panico. E ora cosa gli
dici
quando te lo trovi davanti?
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Capitolo 2 *** CAPITOLO 2 - Tight black leather ***
CAPITOLO 2 Tight Black Leather
Parcheggi la moto e scendi. Mentre ti togli il casco, ti assale il panico. E ora cosa gli dici quando te lo trovi davanti?
Decidi di fare un giro intorno. Forse trovi un punto per cambiarti e toglierti la tuta da motociclista. Mentre sfrecciavi sull’autostrada pensavi alla reazione che Castle avrebbe a vederti in una tuta di pelle nera aderente. A parte il fatto che non hai più vent’anni, però fai ancora la tua figura vestita così. D’altronde se viaggi in moto in autostrada non ti puoi abbigliare diversamente.
Ti viene in mente che potrebbe sembrare una provocazione.
E non ti sembra il caso.
Oddio, non riesci a nascondere neanche a te stessa quanto in realtà vorresti vedere la sua reazione.
Sorridi.
Sei tesa come un violino.
Ancora ti domandi se hai fatto bene a venire qui.
Non sai cosa aspettarti.
Non sai come comportarti.
Con il borsone a tracolla, ti allontani in direzione della spiaggia. Non sai se Castle è in casa. Di sicuro non ha aperto la porta quando ha sentito il rombo della Harley. Di certo non sta scrivendo nel patio. Vedi una bella sedia a dondolo e vedi anche un piccolo scrittoio. Per un attimo ti immagini su quella sedia mentre osservi Castle che batte come un forsennato sui tasti. Ti piacerebbe che te lo lasciasse fare. Ti piacerebbe che per una volta fossi tu a fissare lui. Capirebbe una volta per tutte quanto sia inquietante. E terribilmente intrigante. Cerchi di scuoterti da questi pensieri.
La vegetazione è molto ricca e per un momento valuti l’opportunità di cambiarti dietro ad uno dei grandi cespugli che circondano la proprietà. Poi intravedi una piccola costruzione che immagini possa essere il ricovero degli attrezzi per la manutenzione della villa.
La porta è chiusa a chiave così fai un sospiro e inizi a toglierti la tuta nell’angusto spazio dietro il capanno, protetta alla vista altrui dalle rigogliose piante. Infili di corsa un paio di jeans bianchi e una maglia rossa, la prima che trovi, poi ripieghi con cura meticolosa la tuta per compattarla, nell’impresa improba di farla entrare nello spazio angusto del borsone.
Mentre stai dirigendoti di nuovo verso l’ingresso principale della villa, scorgi Castle che sta rientrando dalla spiaggia e si è bloccato a osservare con curiosità la tua moto. Si guarda intorno e tu ti sei paralizzata.
Vorresti non esser lì.
Hai sicuramente in volto la stessa espressione di stupore che vedi riflessa nello sguardo dello scrittore. Non ti aspettavi di incontrare Castle senza vestiti addosso! Sei senza parole e ti senti in imbarazzo. Forse avresti dovuto avvisarlo.
Castle si gira e ti vede. Tu rimani immobile. Non sai cosa pensare. Sei così a disagio che ti sei già pentita della scelta fatta. Castle, rendendosi conto di essere in costume, si butta il telo da mare sulle spalle per coprirsi e si avvicina.
“Sei venuta, allora?” ti sorride. Sembra davvero contento e sorpreso.
“Be’ il capitano Montgomery ci ha concesso un weekend lungo e guarda caso indossavo la stessa giacca che avevo il giorno in cui sei andato via, quando mi hai dato il bigliettino con il tuo indirizzo… insomma… l’ho visto e…. eccomi qui”.
Sei assolutamente in imbarazzo e speri che lui non si accorga del rossore che ti ha colorato il viso. In ogni caso non riesci a reggere il suo sguardo e abbassi gli occhi.
Castle deve essersi reso conto di quanto tu ti senta a disagio perché fa di tutto per rassicurarti.
“Sei venuta in moto. Detective, non sapevo fossi appassionata e avessi addirittura una Harley Davidson” il suo sguardo è davvero stupito e meravigliato.
Lo guardi e non puoi fare a meno di divertirti a punzecchiarlo. Con voce seducente lo incalzi “Castle, forse sono molto più simile a Nikki Heat di quanto tu stesso possa immaginare!”
Castle si porta lentamente una mano chiusa alla bocca e si morde il pugno. I suoi occhi sono spalancati e per un attimo rimane senza parole. Poi si accorge di quanto la sua musa si stia divertendo e si sistema il telo da mare per darsi un contegno.
“Se vuoi, puoi parcheggiarla al coperto vicino alla mia macchina. Ti faccio vedere dove, così io ho il tempo di andare a mettermi qualcosa addosso. Pensavo mi avresti telefonato prima, semmai ti fossi decisa.”
“Ecco sì, diciamo che in realtà ho fatto il borsone e sono partita al volo. Scusa, avrei dovuto chiamare prima ma se hai altri impegni posso…”
“Beckett, tranquilla. Sono felice che tu sia venuta”.
Ti tende una mano aspettando che tu l’afferri. Lo guardi ed esiti un istante, poi ti lasci trasportare a vedere il garage.
Scorrono le ore e nessuno dei due sembra accorgersene.
Il pomeriggio lo trascorrete a passeggiare negli Hamptons.
Castle ha intenzione di farti vedere tutte le residenze di tutti i suoi amici VIP e si è calato nei panni di una guida turistica. Nonostante l’imbarazzo provato quella mattina, durante il vostro incontro, devi ammettere che ti stai rilassando e Castle è una compagnia affascinante. Lo ascolteresti per ore senza annoiarti. La tua vita è diventata più leggera da quando ti segue passo passo ed hai deciso di finire di tormentarlo e di fargli pesare la sua presenza continuativa.
Il sole sta iniziando a scendere. Sono passate ormai ore, il tempo ti è volato e ti senti bene. Sei rimasta anche colpita dal fatto che Castle non ti abbia subito trascinata in casa o in piscina, costringendoti ad una intimità imbarazzante tra colleghi di lavoro. Ma siete questo voi due? Partners? Il senso di benessere che hai provato in quelle ore è incommensurabile e tu stessa ne sei profondamente stupita. Non vi siete beccati, non vi siete contrariati e avete parlato tantissimo. Castle ti ha raccontato a lungo nei dettagli le sue idee per terminare la stesura di “Naked Heat”. A parte qualche battutina sulle reali somiglianze tra Beckett e la detective Heat, lo hai ascoltato in trance cercando ancora una volta di nascondere quanta emozione possa provare un vero fan a ricevere in anteprima notizie sul prossimo lavoro del proprio scrittore preferito.
Mentre la calda voce di Castle ti incanta e ti affascina come non mai, ti senti serena e in pace con te stessa. Non sai cosa potrà significare questa nuova complicità tra voi. Speri tanto che Castle decida di tornare al distretto dopo l’estate. Ti rendi conto in quel momento che la sola idea che possa avere materiale a sufficienza per scrivere e che non abbia più bisogno di seguirti nei casi, ti procura una fitta al petto.
Ti fermi: sei rimasta senza fiato: come puoi pensare di lavorare nuovamente senza di lui? Senza le sue pazze teorie, senza che i suoi ragionamenti fuori dagli schemi ti facciano risolvere più casi di quanti avessi mai pensato? Che ti piaccia o no, è entrato dentro la tua vita e rinunciare a lui non sarà facile.
“Kate, tutto bene?”
Ti affretti a rassicurarlo ma in questo preciso istante ti sei resa conto che non sei venuta negli Hamptons a trovare un amico. Speri di più. Molto di più.
“Sì, scusa, andiamo”. E così dicendo ti riprende per mano e continuate a camminare. “Andiamo, torniamo a casa”. Ti squadra e annuisce.
“Beckett, ho detto qualcosa che … insomma ti ho messa a disagio?”
“No, Castle, no. Assolutamente. Ti va di cucinare qualcosa insieme? Sono brava in cucina ricordi?”
Ti guarda come se gli avessi detto un’eresia.
“Mai quanto me. Andiamo”. Ti risponde con sguardo di sfida.
Mentre vi incamminate fianco a fianco rientrando verso casa, ti senti il cuore gonfio e un’eccitazione diffusa in tutto il corpo. Una piacevole sensazione di benessere si è impadronita di te e decidi di goderti tutto ciò che questi giorni porteranno con sé.
Qualunque cosa sia.
Angolino delle autrici:
Un capitolo pieno di rivelazioni: Castle scopre che la sua musa possiede una Harley, mentre Beckett - appena ripresa dall'aver visto lo scrittore in costume - giunge alla consapevolezza di essere andata negli Hamptons non certo come un'amica. Era ora! Ma adesso cosa combineranno a cena? Suggerimenti? La storia è già scritta ma... chi indovina?
Debora e Monica
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Capitolo 3 *** CAPITOLO 3 - A mystery I was never gonna solve ***
CAPITOLO
3 A Mystery I Was
Never Gonna Solve
Mentre
vi incamminate fianco a fianco rientrando
verso casa, ti senti il cuore gonfio e un’eccitazione diffusa
in tutto il
corpo. Una piacevole sensazione di benessere si è
impadronita di te e decidi di
goderti tutto ciò che questi giorni porteranno con
sé.
Qualunque
cosa sia.
Una
volta arrivati in casa, vi mettete a lavorare di buona lena in
cucina, dividendovi i compiti in modo molto naturale, come se lo
faceste da
sempre: tu ti occupi dell’insalata mentre Rick ti ha promesso
che ti stupirà
facendoti gustare la migliore bistecca al mondo. Sostiene che
gliel’abbia
insegnata lo chef della steak house più famosa di New York
e, conoscendolo,
potrebbe anche essere vero. Ha agganci con i mafiosi, figuriamoci se
non può
annoverare un cuoco stellato Michelin fra i suoi amici.
Prima
di iniziare a cucinare, il tuo ospite ha acceso lo stereo e adesso
siete accompagnati da un piacevolissimo sottofondo musicale. La voce
calda di
Ella Fitzgerald che canta “The man I love” riempie
il silenzio della villa e ti
ritrovi a canticchiare con lei, sotto voce. Someday
he’ll come along, the man I love. And he’ll be big
and strong, the man I love… Anche
se ti sembra di farlo in modo impercettibile,
la cosa non passa inosservata. Rick smette di occuparsi della bistecca
e si
concentra su di te. Appena ti accorgi del suo sguardo, sollevi gli
occhi
dall’insalatiera e aggrotti la fronte con fare interrogativo.
“Tutto
bene?” gli chiedi.
“Sì…
hai una voce splendida, sai? Detective, sei una continua
sorpresa… Ho sempre pensato that
you were a mystery I was never gonna
solve.” Te
lo dice con un tono
di voce dolce e avvolgente. E ti sembra che quelle parole ti arrivino
dritte al
cuore. Ma la tua parte razionale fa scattare l’allarme.
“Be’,
grazie Castle. Ora però toglimi una curiosità: il
tuo amico chef
ti ha insegnato a cuocere le bistecche o a carbonizzarle?”
Colpito
e affondato.
La
dolcezza sul volto dello scrittore lascia immediatamente spazio al
panico, mentre si affretta a salvare la vostra cena. Pericolo scampato.
E non
ti riferisci certo al rischio di saltare il pasto. Il grado di
intimità fra voi
è cresciuto in modo esponenziale nelle ultime ore e questo
ti attrae e ti
spaventa al tempo stesso.
La
tua insalata ormai è pronta, condita con la salsa speciale
che hai
imparato da tua madre, mentre la carne deve terminare la cottura,
possibilmente
senza ulteriori incidenti di percorso. Esci sul patio e ti incanti ad
osservare
il panorama. Il sole è ormai tramontato e
l’oscurità sta prendendo il sopravvento.
Rispetto alle luci e ai rumori della città che non dorme
mai, qui c’è una
quiete ammaliante che fa bene al cuore. Senti a malapena le note
attutite che
provengono dalla casa e il rumore potente delle onde
dell’oceano che si
infrangono sulla spiaggia. Sei uscita solo con una T-shirt e una
leggera folata
della brezza serale ti fa rabbrividire. Quella e due mani, grandi e
calde, che si
appoggiano sulle tue braccia. Ti volti
improvvisamente – non ti eri assolutamente resa conto che si
fosse avvicinato –
e te lo ritrovi a pochi centimetri.
Vi
guardate negli occhi e, quasi contemporaneamente, entrambi abbassate
lo sguardo concentrandovi sulle labbra l’uno
dell’altra. Deglutite. Basterebbe
davvero poco per colmare quella distanza, ma ecco che suona di nuovo
quell’allarme nella tua testa. Ti irrigidisci e ti allontani
da lui.
“Beckett…
mi dispiace distrarti dalla tua contemplazione delle
meraviglie di questo angolo di paradiso, ma la cena è pronta
e non vorrai mica
sprecare la creazione di chef Richard? Andiamo, su, la bistecca si
raffredda.”
Gli
sorridi riconoscente.
Ancora
una volta ha capito come toglierti dall’imbarazzo.
Lo
segui in cucina e vi mettete a tavola. La cena prosegue tranquilla,
quel disagio che si era creato per la vostra prossimità
eccessiva pare essersi
volatilizzato. Merito anche del vino rosso che Rick ha scelto per
accompagnare
la succulenta bistecca. Devi ammettere che il tuo ospite ha un ottimo
gusto
anche in quel campo. Magari si è fatto consigliare da
qualche sommelier famoso,
di sicuro ne conoscerà più di uno. Il delizioso
liquido cremisi va giù che è un
piacere e ti fa sentire… bene. Intendiamoci, non sei brilla,
reggi l’alcol
senza problemi, ma questo nettare ti rende appagata e su di giri al
tempo stesso.
Interessante combinazione… Chissà come si chiama
questo vino… e quanto costa.
Speriamo non troppo. Ti piacerebbe poterlo comprare per offrirlo a
Castle
quando verrà a cena da te.
No,
un momento, stai valutando l’idea di invitarlo a casa tua?
Be’,
per contraccambiare.
Sì,
certo, come no.
Oh
santo cielo, meglio non pensarci adesso.
Meglio
concentrarsi sulla bistecca, che – peraltro –
è davvero
fantastica. Castle è un cuoco strepitoso.
Dopo
aver lavato le stoviglie e sistemato la cucina vi accomodate sul
patio, sorseggiando un altro bicchiere
di vino.
Tu sei accoccolata sulla sedia a dondolo, avvolta in una coperta che ti
ha dato
Rick, premuroso come sempre nei tuoi confronti. Lui invece è
seduto sul divano:
fa finta di guardare il cielo ma ti osserva di sottecchi.
Continuate
a parlare del più e del meno finché ti
complimenti con Rick
per la sua abilità culinaria, suggerendogli di aprire un
ristorante tutto suo.
“Sai,
Beckett, in realtà pensavo di chiedere alla tua amica
Madison se
potevo mettere a disposizione le mie doti gastronomiche nel suo
locale.”
Già,
Madison. Quella che ti ha detto che avevi una cotta per lui e che
volevi fare tanti piccoli Castle babies.
E sai benissimo che lui lo ha sentito: era dall’altra parte
del vetro durante
l’interrogatorio e non si è trattenuto dal
confessartelo lui stesso, con suo
immenso divertimento, al termine della tua chiacchierata con Maddy. Ti
fa un
sorriso malizioso e una parte di te vorrebbe togliergli quel ghigno,
mentre
un’altra se lo mangerebbe di baci, perché Madison
ha maledettamente ragione.
No,
un momento, qui stiamo correndo troppo.
Deve
essere colpa di quel vino…
Meglio
una dignitosa ritirata.
“Be’,
si sta facendo tardi e comincio ad essere stanca. Buonanotte
Castle.”
Ti
alzi e ti avvicini a lui, lasciandogli un bacio su una guancia e
indugiando
forse più del dovuto. Per ringraziarlo della sua
ospitalità e della gustosa
cena che avete preparato insieme. Certo, come no.
Questa
tua mossa lo ha spiazzato, tanto
che ci mette un po’ a reagire e, quando lo fa, solleva una
mano con
l’intenzione di accarezzarti i capelli. Tu però sei
più veloce di lui a rialzarti, così quella
carezza si ferma su un braccio. E
basta quel tocco per far partire una scarica elettrica che ti
attraversa
completamente.
“Buonanotte
Kate, dormi bene.” Ti sussurra.
La
stanza degli ospiti è grande come metà del tuo
appartamento, quello
che è saltato in aria, e ha una meravigliosa vista sulla
piscina. Aveva
ragione, è situata in un posto appartato e confidi di
poterci andare domani…
Magari
con lui.
Con
o senza costume.
Oh
santo cielo, Kate Beckett, cosa ti viene in mente?
Scuoti
la testa cercando di liberarti dal ricordo del corpo di lui, big and strong, come dice la canzone che
canticchiavi prima e che continua a risuonare nella tua testa. He’ll look at me and smile,
I’ll understand.
Then in a little while he’ll take my hand. Riflettendoci,
sembra che quelle parole si
riferiscano proprio a voi due: al suo modo di guardarti e di
sorriderti, a lui
che ti ha preso la mano poche ore fa per mostrarti dove parcheggiare la
moto.
Strano, anche la canzone che hai ascoltato stamani alla radio mentre
facevi
colazione nel tuo appartamento, prima di partire, sembrava parlasse di
te. Si
intitola “Hey blue eyes” e la canta
un’attrice con un nome strano, aspetta,
come si chiama? Katic, sì, Stana Katic.
C’è una frase che ti ha
colpito: I want you to want me the way
that I want you. Lei
sì che
ha le idee chiare! E poi quel titolo ti ha fatto pensare a un altro
paio di
occhi azzurri… E’ un po’ come se per te all
the songs make sense.
Ti
togli l’orologio di tuo padre e la catenina con
l’anello di Johanna,
apri il cassetto del comodino e li posi con la consueta cura che
riservi loro.
Ricordi
quando hai spiegato a Rick che cosa significhino per te quegli
oggetti: eravate all’inizio della vostra collaborazione e lo
tolleravi a
malapena. Lui cercava di analizzare ogni tuo singolo gesto per creare
la sua
Nikki. Aveva anche provato a indovinare quale fosse il motivo che ti
aveva
spinto a entrare in polizia. Lo sguardo che ti ha rivolto in
quell’occasione,
mentre ascoltava la tua storia, è ancora ben vivido nella
tua mente: un misto
di dolcezza e strafottenza. Rammenti anche come vi siete salutati: lui
ti ha
detto until tomorrow,
perché lo
riteneva un saluto pieno di speranza, mentre tu gli hai ribattuto che,
essendo
un poliziotto, potevi solo augurargli buonanotte.
Quanta
strada ti sembra di aver fatto da allora.
La
detective Beckett, rigida e tutta di un pezzo di quel tempo, non
avrebbe
mai immaginato di trovarsi nella villa al mare di Castle a pensare a
quanto
fosse maledettamente attraente in quel costume e a quanto sarebbe bello
stare
fra le sue braccia. La Kate di oggi, invece, indugia
nell’immagine di te e lui
nella sua piscina. Quel sogno ti riempie il cervello e il cuore. E ti
metti a
fantasticare di quanto ti piacerebbe guardare il mare abbracciata a
lui. Con
questo pensiero, scivoli serenamente fra le braccia di Morfeo.
Angolino
delle autrici:
In
questo capitolo veniamo a scoprire che Beckett
gradisce molto un vino rosso che la fa sentire… bene ;-) Poi
sia la
preparazione della cena sia la cena stessa hanno contribuito ad
aumentare la
tensione tra loro. E infine sul patio Kate fugge con la stessa tattica
usata
nella famosa trasferta a LA… Insomma, ancora una volta i
tempi non sembrano
maturi, ma dentro l’animo di Kate c’è un
tumulto… e Castle, pazientemente,
aspetta. E ora? Cosa succederà? Il concorso a premi, vinto
per lo scorso capitolo
a pari merito da Emily27 e KatiaR, è ad una nuova edizione.
Chi indovinerà
questa volta?
Grazie
per l’affetto con cui ci state seguendo!
Debora
e Monica
|
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Capitolo 4 *** CAPITOLO 4 - You Wanna Make Little Castle Babies ***
CAPITOLO
4 You Wanna Make Little Castle Babies
E
ti metti a fantasticare di quanto ti piacerebbe
guardare il mare abbracciata a lui. Con questo pensiero, scivoli
serenamente
fra le braccia di Morfeo.
Non
deve essere molto che ti sei addormentata quando i tuoi sensi
allenati da poliziotto ti svegliano e ti mettono all’erta.
Senti un rumore
dietro la porta. Una villa del genere attirerà molti ladri
ma all’ingresso hai
notato la centralina di allarme e ti ricordi che Castle ti ha detto che
la
inserisce sempre di notte. Per sicurezza. Ti alzi dal letto, afferri la
pistola
che hai appoggiato sul comodino e ti avvicini silenziosamente alla
soglia,
senza preoccuparti di ciò che indossi. Allunghi piano la tua
mano sinistra e
con le dita afferri la maniglia. Giri lentamente e apri di scatto
mettendoti
subito dopo in posizione di difesa con entrambi le mani tese in avanti
a impugnare
la Glock.
Un
fragore di cocci rotti e schizzi di liquido bollente che ti arrivano
sulle gambe ti fanno fare un passo indietro.
“Castle!
Che ci fai dietro la mia porta?”
Lo
scrittore è rimasto paralizzato con le mani alzate ed
è bianco come
un cencio. E’ immobile con la bocca semiaperta e non ti
risponde. Ha gli occhi
spalancati e ti guarda sconcertato.
Ti
senti terribilmente in colpa per averlo spaventato così. Ti
passi le
dita aperte fra i capelli e scuoti la testa impercettibilmente. Pensi a
come
hai i nervi tesi. Allunghi il braccio e prendi la sua mano. Lo inviti a
entrare.
“Vieni,
entra, Castle. Scusami”
“Poteva
venirmi un infarto, detective, lo sai vero?” dal tono vedi che si è
ripreso ma non puoi ridere
per quello che gli hai combinato.
“Castle,
ormai dovresti aver imparato: I’m a
cop. I’m always on the alert, 24 ore su 24. Dormivo,
ho sentito un fruscio dietro la porta e ho
agito di conseguenza”.
“Sapevi
che avevo messo l’allarme, potevo essere solo io!”
ti guarda scombussolato,
la sua voce è leggermente tremante ma sembra un
po’ più rilassato di prima.
“Mi
volevi spiare forse?” gli dici con un sussurro mentre cominci
ad
accarezzargli i capelli per tranquillizzarlo.
“Ti
avevo portato una tazza di camomilla e una di caffè. Volevo
solo
sentire se per caso eri sveglia. Non riesco a dormire e volevo
compagnia.”
Ti
guarda come un bambino spaventato dalla possibile reazione della
mamma che lo coglie in castagna quando ha commesso una marachella.
Lo
guardi come se ti avesse fatto una dichiarazione d’amore.
Il
tuo stomaco si stringe e risenti tutta la tensione della serata. In
un attimo, immagini delle sue spalle larghe e del suo torace possente
intraviste questa mattina ti tornano alla mente e quella forte
sensazione già
provata la sera nel patio ti riassale.
Lo
vuoi.
Lo
desideri e non sai più come nasconderlo neanche a te stessa.
Continui
a fissarlo e ad accarezzargli i capelli, il volto, la schiena.
In
silenzio.
Lui
ti osserva e ti lascia fare.
I
vostri occhi si
studiano a vicenda
inizialmente, per poi perdersi inesorabilmente nell’anima
dell’altro.
Le
parole possono mentire, lo sguardo no.
Gli
occhi sono
lo specchio dei vostri
desideri, della vostra attrazione, della vostra voglia di gettarvi
l’uno nelle
braccia dell’altra.
Sei
consapevole di aver imboccato la strada del non ritorno.
Castle
ti prende una mano per un momento, la stringe, come a chiederti
il permesso, mentre continua a penetrarti con lo sguardo.
Ti
senti nuda.
Nuda
nell’anima.
Fragile.
Sai
che non gli resisterai.
Sai
che non lo farai perché non vuoi farlo.
Non
più.
Lui
si avvicina a te e il suo sguardo si sposta lentamente verso le tue
labbra. Automaticamente ti umetti il labbro inferiore con la lingua non
rendendoti conto della sensualità del tuo gesto.
In
un attimo le vostre bocche si incontrano, sfiorandosi leggermente,
assaporando l’una la morbidezza dell’altro. Piano,
senza fretta, senti una mano
farsi strada alla ricerca della tua pelle nuda sotto la lunga maglietta
che usi
per dormire. Per un istante ti senti in imbarazzo per quel tuo
abbigliamento
così comodo quanto poco femminile, ma le sensazioni che
iniziano ad arrivare
dalla tua pelle ti confondono i pensieri e pensi solo a schiudere la
bocca e a
tuffarti in lui.
Sei
sorpresa quando lui si ferma. Ti prende entrambi le mani, togliendo
le sue da quell’intimo contatto che tanto ti piaceva, e ti
osserva senza dire
nulla.
Sei
confusa.
Possibile
che lui non volesse questo? Sono due anni che prova a portarti
a letto e tu resisti. E ora che ti sei decisa, lui si ferma? Sconvolta
e
accaldata lo guardi con aria interrogativa.
Lui
respira profondamente. Sembra stia cercando di riprendere il
controllo di se stesso.
“Demming?”
sussurra.
Certo,
ovvio, lui non sa che lo hai lasciato. Ma come mai te lo chiede
adesso?
“Abbiamo
rotto” rispondi con un filo di voce “l’ho
lasciato”.
Lo
vedi perplesso.
Molto.
Anche
tu lo sei.
Non
credevi che Richard Castle si facesse scrupoli del genere.
Sai
che stai rischiando.
Sai
qual è la fama del tuo scrittore.
Sai
che potrebbe ridurre il tuo cuore a pezzetti, ma sai anche che tutto
il tuo essere vuole lui, solo e soltanto lui.
Vedi
che sorride.
“Cosa?”
lo interroghi.
“Demming
mi aveva chiesto… una specie di via libera con te. Sono un
uomo
di parola. E non sai quanto io sia felice che tu lo abbia
lasciato”.
Detto
questo ti bacia con ardore e con passione. Le tue mani si fanno
strada dentro la sua maglietta. Vuoi testare con i tuoi stessi
polpastrelli
l’ampiezza del suo torace, vuoi accarezzargli i suoi
capezzoli in attesa che
lui faccia lo stesso con te.
Vi
trovate in pochi istanti sdraiati sul letto e ti lasci andare
danzando con piccoli passi, camminando piano sul tuo fragile petto
finché la
danza è sempre più forte sul tuo torace.
All’improvviso
apri gli occhi e ti tiri su.
Sei
accaldata, hai il respiro corto e percepisci una forte eccitazione
tra le gambe. Guardi verso la porta ed è chiusa. Non ci sono
pezzi di vetro per
terra e da sotto non filtra luce. Sposti il tuo sguardo sul comodino e
la tua
pistola è lì dove l’hai lasciata ieri
sera.
Con
entrambe le mani sposti i capelli indietro. Nella concitazione del
sogno devi esserti mossa al punto da averli tutti davanti.
Era
così bello.
Non
ci puoi credere che fosse un sogno così reale.
Senti
ancora il tocco delle sue mani sulla tua pelle, percepisci ancora
l’eccitazione di averlo dentro di te.
Non
è la prima volta che fai sogni del genere ma in questo
momento ti
stupisci di quanto la sensazione sia tangibile al punto da chiederti se
lui sia già
uscito dalla stanza dopo aver ripulito per terra.
Guardi sconsolata il cuscino e il lato di letto accanto a te e con la
mano
accarezzi il lenzuolo liscio perfettamente sistemato e non sgualcito.
Non è
successo niente. Lo hai davvero solo sognato!
Sospiri
e pensi che non ti riprenderai più da questa notte.
Ti
passi una mano sullo scollo della maglia e senti quanto sei sudata.
Ti giri a prendere il bicchiere d’acqua che hai sul comodino
e mentre ti
rinfreschi bevendo, percepisci un fruscio fuori della porta. I tuoi
sensi sono
di nuovo allertati.
Senti
bussare.
TUM
TUM TUM TUM. Il tuo cuore batte all’impazzata.
“Avanti”
dici debolmente.
“Ciao,
ho visto la luce accesa sotto la porta. Posso?”
“Vieni”.
Entrando
noti che ha in mano due tazze fumanti. Impallidisci.
“Caffè?
A quest’ora Castle?” Cerchi di sembrare impassibile.
Lui
fa spallucce e ridendo dice “Caffè o camomilla. Mi
sembra più appropriata
la camomilla ma ero indeciso, così, visto che sei una
caffeinomane, per non
sbagliare li ho portati tutti e due.
Caffè
e camomilla.
Come
nel sogno.
Sei
sbalordita e pensi di avere le allucinazioni.
“Camomilla,
mi sa che è meglio a quest’ora”.
Lui
ti porge la tazza e poggia l’altra sul comodino. Prendi subito un sorso e ti
scotti la lingua col liquido
paglierino bollente.
“Aspetta,
è caldissimo” ti dice. Troppo tardi caro, ti sei
già ustionata
ma non sa quanto tu abbia bisogno di camomilla adesso. Devi calmarti.
Per
endovena dovresti assumerla in questo momento. Altroché.
“Non
riesci a dormire?” chiedi.
“Neanche
tu a quanto sembra!” dice evitando di rispondere alla tua
domanda.
“Non
bevi?” chiedi alludendo alla tazza di caffè sul
comodino.
Ride.
“Ero
convinto che il caffè l’avresti preso
tu.”
Gli
porgi la tua tazza e gli proponi di condividere quella.
Non
sai come ti è uscita fuori questa idea.
Ti
prende lentamente la tazza dalle mani e sorseggia con calma la
camomilla senza distogliere un attimo lo sguardo da te.
Meno
male che sei seduta nel letto! Pensi che le tue gambe siano
così
molli da non sorreggerti.
Non
allontani i tuoi occhi dai suoi e, appena ha finito, giri
intenzionalmente la tazza, apparentemente per prendere il manico dalla
parte
giusta, ma in realtà hai una voglia matta di appoggiare le
labbra dove le ha
posate lui.
Ti
sorride e poi ti chiede “Ok,
visto che
non dormiamo entrambi, ti dirò cosa non mi ha fatto
addormentare. Ho una
domanda che voglio farti da tempo e poi prima… nel
patio… “
Oddio.
Non riesci a pensare ad altra parola. Oddio.
Vieni
presa dal panico.
Deglutisci.
“Insomma
ti ricordi quando Madison era in sala interrogatori?” Lo dice
piano,
come se nulla fosse, come se non fosse consapevole della portata delle
sua
parole.
Castle
non può farti questo.
Sgrani
gli occhi e lo guardi, conscia di non poter fuggire.
Sei
nel tuo letto, ancora con le gambe sotto le coperte e ti sei
sollevata un po’ appoggiandoti alla testiera, lui
è seduto accanto a te.
Non
puoi andartene.
Non
puoi evitare questa conversazione.
Annuisci.
Non sai cosa altro potresti fare. A parte mettere la testa
sotto il cuscino e sprofondarci, per sempre.
“Madison
ha detto … insomma …i Castle
babies…” Lo interrompi
mettendogli la mano davanti la bocca. Non puoi
affrontare questa conversazione, davvero, non puoi.
“Castle,
Maddy mi conosce da tanti anni… non devi dar peso a quello
che
dice su di me.”
Sei
poco convincente. Lo sai. Ma non ti è uscito fuori niente di
meglio.
“Ecco
io… non voglio metterti in imbarazzo solo
che…”
“Castle
ascolta, Maddy ed io ci conosciamo da una vita e quando due
persone si conoscono da tempo hanno un modo di parlare che esula dal
contesto
in cui stanno”.
“Ok,
questo riguarda la forma ma il contenuto?”
Ok.
Scacco
matto.
Ha
vinto Castle.
Lo
odi.
Perché
ti chiede questo? Per imbarazzarti?
C’è
ampiamente riuscito.
“Castle,
non ho mai pensato ad avere figli in tutta la mia vita, tanto
meno con te. Maddy voleva provocarmi. Mi conosce e sa che potresti
vagamente
rappresentare il mio tipo e mi ha stuzzicata. Tutto qui.”
Speri di essere stata
convincente.
“Davvero?”
“Davvero.”
Un
silenzio cala su di voi.
Sorseggiate a turno la vostra camomilla per sedimentare
quanto detto.
Ti
viene da sorridere pensando che il tuo sogno era centomila volte
meglio di questa orribile e imbarazzante conversazione.
Non
ti aspettavi davvero un terzo grado su Madison.
“Peccato”.
Ti prende alla sprovvista con quest’ultima battuta. Ti toglie
di mano la tazza ormai vuota e si alza avviandosi verso la porta.
Angolino
delle autrici:
In
questo capitolo Kate è davvero andata, tanto da non riuscire
nemmeno
a distinguere sogno e realtà. Ma proprio mentre sta cercando
di gestire la sua
frustrazione, Castle inizia a fare i primi passi avanti: ritirando
fuori la
questione di Madison, costringe Kate ad uscire quasi allo scoperto. E
dopo una
notte così, cosa succederà la mattina dopo quando
si incontreranno? Ormai non
possono più far finta di niente. Cosa accadrà?
Chi indovina questa volta? Il
“concorso” è sempre aperto. Sia Emily27
sia KatiaR ci sono ancora andate vicino
ma entrambe hanno precorso i tempi, anche se su due elementi diversi.
Vi diamo
un indizio: prendete spunto da lì ;-)
Ci
leggiamo mercoledì prossimo!
Debora
e Monica
|
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Capitolo 5 *** CAPITOLO 5 - Pancakes is not just breakfast ***
CAPITOLO
5 Pancakes
Is Not Just Breakfast
“Peccato”.
Ti prende alla sprovvista con
quest’ultima battuta. Ti toglie di mano la tazza ormai vuota
e si alza
avviandosi verso la porta.
Ti
sei già pentita di quello che gli hai detto, ma il tuo
maledetto
orgoglio ti impedisce di chiamarlo e di scusarti con lui. Esce dalla
tua stanza
senza voltarsi e si chiude la porta dietro di sé,
lasciandoti lì da sola.
Ti
stendi nuovamente sul
letto.
Sei
ancora sconvolta per quel sogno erotico che ti è piaciuto
addirittura più di quanto tu stessa voglia ammettere. E sei
dispiaciuta per
avergli risposto che non vuoi avere figli, tantomeno con lui. Se
c’è qualcuno
con cui potresti mettere su famiglia, quello è proprio
Castle. Il suo lato
paterno è una delle cose che apprezzi di più in
lui. E’ una caratteristica che
è in apparente contrasto con la sua fama da playboy, da
sciupafemmine, ma in
questi anni hai imparato a conoscerlo e sai quanto sia legato ad Alexis
e
quanto si preoccupi per la sua pumpkin.
Ti ha persino chiesto di occuparti di lei qualora gli succedesse
qualcosa. “She looks
up to you and if her boyfriends get frisky, you can shoot
them”. Un’ottima
ragione per
affidarla a te, insomma.
La
stanchezza accumulata nei giorni passati, durante i quali hai
lavorato come una pazza per risolvere l’ultimo omicidio,
prende il sopravvento
e alla fine ti addormenti.
La
luce che filtra dalla grande finestra ti solletica le palpebre. Ti
svegli intenzionata a farti perdonare per quell’uscita
infelice di ieri sera.
Hai deciso: gli vuoi preparare una bella colazione, proprio come hai
fatto
quando ti ha ospitato nel loft qualche mese fa. Scendi con la tua mise
da
notte, tanto ormai ti ha già visto in questo stato. Non sei
certo una bomba
sexy con la tua maglietta oversize, anche se in quel sogno….
Su,
Kate Beckett, togliti dalla mente quelle immagini e datti da fare.
Oh
mio Dio, anche questo avrebbe un doppio senso! E che senso!
Ti
rimproveri da sola per i tuoi pensieri maliziosi e ti avvii in
cucina.
Apri
il frigo e tiri fuori latte, uova e bacon. Poi ti viene in mente di
preparargli dei pancake, come ha fatto lui con te. Controlli di avere a
disposizione tutti gli ingredienti e ti metti subito al lavoro. Ti
senti
piacevolmente a tuo agio nella cucina di Castle, muovendoti con
naturalezza tra
frigo, pensili e piano di lavoro, come se tu fossi davvero di casa qui.
Pochi
minuti dopo, la colazione è pronta, ma di lui nemmeno
l’ombra.
Nessun
rumore proviene dal piano di sopra.
Ti
affacci sul patio, ma niente.
Giri
intorno alla casa e ti dirigi verso la piscina.
Senti
lo sciabordio dell’acqua,
come
se qualcuno si stesse facendo una nuotata.
Ti
avvicini guardinga.
Nel
frattempo, lui sta uscendo dalla vasca. Lo vedi che si sta issando
sul bordo, facendo forza sulle braccia. I muscoli sono in tensione e le
gocce
d’acqua gli scendono dai capelli e scorrono sul suo torace.
Su quello stesso
torace che tu hai sognato di accarezzare, soffermandoti sui suoi
capezzoli. Una
vampata improvvisa ti prende al ventre e ti causa un capogiro. Santo
cielo,
quest’uomo esercita un’attrazione su di te che non
hai mai provato in tutta la
tua vita. E’ straordinariamente affascinante pur nella sua
imperfezione. Adesso
ha preso un telo e comincia ad asciugarsi, prima i capelli, poi le
spalle e il
torso. In fin dei conti siamo solo all’inizio di giugno e
l’aria è ancora
fresca.
Lo
osservi con attenzione, non perdendoti nessuno dei suoi movimenti. Ti
mordi il labbro inferiore e scuoti la testa per allontanare altri
pensieri
deliziosamente impuri che riguardano altri modi in cui vorresti
aiutarlo ad asciugarsi.
Ti schiarisci la gola e lo saluti: “Buongiorno
Castle!”
Lui
si volta verso di te e ti regala uno sguardo stupito: “Oh,
ciao
Kate, non ti avevo proprio sentito. Hai dormito bene?”
Ha
un tono di voce sereno, come se l’imbarazzo della sera prima
fosse
ormai sepolto.
“Sì,
la camomilla mi ha aiutato… ehm, Rick, la colazione
è pronta.
Vieni?”
“Subito!”
Indossa l’accappatoio e ti segue in cucina, sorridendo
sornione:
non lo hai
chiamato Castle.
Lo
hai chiamato Rick.
E
lui ti ha chiamato Kate e tu non gli hai sparato.
Avete
fatto passi da gigante per avvicinarvi. Del resto, anche bere camomilla
insieme, in pigiama, nel cuore della notte non è cosa che
capita con tutte le
persone con cui lavori.
Appena
vede i pancake, comincia a ridere. Non ne capisci il motivo e,
aggrottando la fronte, gli rivolgi uno sguardo interrogativo.
“Cosa c’è di
tanto divertente nei pancake?”
“Oh,
Beckett, niente… mi ha solo fatto ricordare un commento di
Esposito, sai, quando lui e Ryan sono venuti a interrogare entrambi
perché era
stato trovato quel cadavere alla porta del tuo
appartamento…” Si interrompe e
continua a ridacchiare.
“E?
Insomma, cosa ti ha detto Espo?” lo incalzi con aria
interrogativa e
curiosa, vuoi sapere se i ragazzi hanno esagerato con le loro battute
mancandoti di rispetto. Sei pur sempre
il
loro capo.
“Mi ha detto che pancakes
is not just breakfast, it’s an
edible way of saying ‘Thank you SO much for last
night’...”
Gli
lanci un canovaccio e poi scoppi a ridere.
Lui
non sa quanto potrebbe essere appropriata questa considerazione, se
solo avesse
una minima idea di cosa è successo nel tuo sogno. Per
fortuna sembra che questa volta non ti abbia letto nel pensiero.
Potresti
morire all’istante dall’imbarazzo altrimenti. Il
gelo che era sceso fra voi
sembra essersi completamente dissolto. Iniziate a mangiare e Rick si
complimenta con te perché gli hai preparato una colazione
splendida.
“Allora,
Kate, cosa ti va di fare oggi?” ti chiede, dopo aver
sorseggiato del caffè.
“Non
saprei… forse una passeggiata in spiaggia?” gli
proponi.
“Mi
sembra un’ottima idea. Dai, prepariamoci e partiamo
subito!” ti
risponde entusiasta. Dieci minuti dopo, vi ritrovate in cucina. Sotto
gli
shorts di jeans e la camicia colorata hai il tuo sensualissimo costume
rosso
ciliegia, anche se lui non lo sa. Sei stata un po’ indecisa
se indossare quello
o evitare, per non esagerare. Ma cavoli, la tuta te la sei tolta per
non scioccarlo,
ma non puoi annullare completamente la tua persona per cercare di non
provocarlo! E poi, dì la verità: non vedi
l’ora di vedere che faccia farà
appena ti potrà ammirare con quel bikini.
Rick
invece si è messo un paio di pantaloncini corti e una
T-shirt.
Superate
le dune di sabbia e vi ritrovate sulla spiaggia. Iniziate a
camminare vicini, tanto che vi sfiorate continuamente. Dopo poco tempo,
quasi
senza accorgervene, vi prendete per mano. La tua piccola mano sparisce
in
quella grande di lui. Ed è una sensazione bellissima.
Sul
bagnasciuga ci sono ancora i resti delle mareggiate
dell’inverno.
Ciottoli, anche di grandi dimensioni, frammenti di conchiglie, persino
tronchi
di alberi. E poi tanti pezzettini di legno. Ti fermi e ne raccogli
alcuni. Una
nuvola di tristezza ti attraversa il volto.
“Kate,
tutto bene?”
“Ehm…
sì…” Abbassi la testa e la scuoti per
scacciare il ricordo di
un’altra passeggiata sulla spiaggia che hai fatto con tuo
padre, tanto tempo
fa.
Rick
si ferma, continua a tenere la tua mano stretta nella sua e con
l’altra ti solleva il volto.
“Kate,
guardami. Ti va di parlarne?” Ha uno sguardo così
tenero che ti
fa sciogliere il cuore e anneghi ancora una volta nel mare dei suoi
occhi.
Sei
tentata di non rivelargli nulla, è una storia legata a un
momento
molto doloroso per te. Del resto, per tua indole tendi a non
condividere con
gli altri i tuoi ricordi e le tue sensazioni. In breve, you
don’t let people in. Però poi ti rendi
conto del fatto che lui
non sia uno qualunque e di quanto il vostro rapporto stia diventando
sempre più
profondo, così cambi idea e cominci: “Ho un omino
di legno nel cassetto della
mia scrivania, al distretto.” Ti interrompi perché
la commozione ti ha
incrinato la voce. Rick ti fa un cenno di incoraggiamento con gli
occhi. Con quei suoi dolcissimi
occhi azzurri.
“We,
uh, we had a reception at our place after my mom’s funeral
and... it was
miserable. I was miserable, and my dad… took my hand and he
said, uh, “Let’s
get the hell outta here, Katie.”
And we
took the Q train, and we went up to Coney Island. And we walked up and
down
that beach, just enjoying ourselves. We were still in our funeral
clothes. And
the best part was that we made this little guy out of the twigs and
twine that
washed up on the shore.”
Ti accarezza delicatamente una guancia e ti chiede:
“Does that make that day a bad
memory or a good one?”
Ci
pensi un po’ e poi gli rispondi, quasi sussurrando:
“Both. He’s
a reminder that even on the worst days, there’s a possibility
for joy.”
Gli
sorridi.
E
lui ti abbraccia.
E
tu non ti sei mai sentita meglio fra le braccia di un uomo.
Fai
un respiro profondo, inalando il suo profumo.
Non
avevi mai raccontato a nessuno questa storia.
Nemmeno
tuo padre sa che conservi ancora quell’omino di legno.
“Ehy,
Rick, facciamo un bagno?” gli proponi, cercando di
distogliere i
vostri pensieri da quel momento di malinconia e di tenerezza.
Ti
libera a malincuore dalla stretta delle sue braccia e ti guarda con
fare di sfida: “Detective, non sarà troppo freddo
per te l’oceano? E poi, vuoi tuffarti
vestita?”
Gli
rispondi semplicemente con uno sguardo malizioso e cominci a
sbottonarti la camicetta, non togliendo gli occhi dai suoi.
Lentamente.
Bottone
dopo bottone.
Lui
deglutisce vistosamente.
La
camicetta scivola dalle tue braccia rivelandogli il sopra del tuo
bikini rosso.
Rosso
ciliegia.
Rosso
passione.
Sempre
con grande lentezza, abbassi la cerniera e ti liberi anche degli
shorts. Poi ti volti e cominci a correre verso l’Oceano.
Rick
rimane immobile, praticamente imbalsamato. Dubiti che abbia persino
respirato durante il tuo improvvisato strip-tease.
Non
sentendolo arrivare, ti fermi di botto e ti volti verso di lui chiamandolo con voce
seducente: “Rick? Non vieni?” Non sai cosa ti
è preso. Sai solo che non ti
sentivi così bene da tempo immemorabile. Non osi neanche
confessarlo a te
stessa, ma ti senti spensierata e felice.
Poi
riprendi la corsa verso il mare e ti tuffi. L’acqua
è ancora fredda,
così ti metti subito in movimento. Poche bracciate ti
allontanano dalla riva.
Ti godi la sensazione delle onde sulla tua pelle. Improvvisamente, due
braccia
forti ti afferrano. Cominciate a giocare a schizzarvi come due
ragazzini,
finché vi ritrovate l’uno appiccicato
all’altra, pelle contro pelle, il tuo
seno contro il suo torace, a una distanza infinitesimale. I vostri
sorrisi si
spengono e leggete l’uno negli occhi dell’altra un
desiderio imperioso. Socchiudi
la bocca, pronta ad accogliere il suo bacio, quand’ecco che
lo senti respirare
profondamente. Sembra stia cercando di riprendere il controllo di se
stesso. Non
si fermerà proprio adesso?
“Demming?”
sussurra.
No,
non ci puoi credere.
Un’altra
volta?
Come
nel sogno?
OK,
hai capito ormai che Castle è l’ultimo dei
gentlemen rimasti al
mondo, almeno con te. Se non fosse che sei frustrata per questo
desiderio
viscerale che provi nei suoi confronti, troveresti l’intera
situazione esilarante.
“Abbiamo
rotto” rispondi, con un tono deciso, a differenza del filo di
voce che avevi usato nel tuo sogno “l’ho
lasciato”.
“Bene,
allora posso baciarti, detective!”
E
lo fa davvero.
E
con un ardore e una passione addirittura maggiore a quelli che avevi
provato nel sogno.
Oh
sì, la realtà supera di gran lunga la tua
fantasia.
Angolino
delle autrici:
Un
capitolo in cui Beckett… capitola! Dopo una
nottata movimentata da un sogno erotico e dalla surreale conversazione
con Rick
sui Castle babies, ecco che Kate prepara la colazione, rimane
tramortita dalla
visione di Castle che esce dalla piscina e poi gli propone una
passeggiata al
mare che la porta a uno striptease più o meno improvvisato e
dalle conseguenze
inevitabili.
E
ora? Come gestiranno questa situazione? Kate si
pentirà e si tirerà subito indietro? Oppure ormai
il suo cuore avrà preso
definitivamente il sopravvento sul cervello? Le scommesse sono sempre
aperte!
Al
prossimo capitolo,
Debora
e Monica
|
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Capitolo 6 *** CAPITOLO 6 - None Of Them Were You ***
CAPITOLO
6 None Of Them Were You
“Bene,
allora posso baciarti, detective!”
E
lo fa davvero. E con un ardore e una passione
addirittura maggiore a quelli che avevi provato nel sogno. Oh
sì, la realtà
supera di gran lunga la tua fantasia.
Ti
alzi dal letto cercando di fare piano e lo guardi.
Si
è addormentato.
Non
ti meraviglia che sia crollato. Ti ha sempre ispirato una grande
fisicità e devi ammettere con compiacimento che sono vere
tutte le dicerie che
hai letto negli anni su di lui, le dichiarazioni di alcune sue amanti
che
avevano cercato un po’ di notorietà tessendo le
sue doti amatorie. A quel
pensiero, un moto di disgusto ti attorciglia le budella.
Sei
una delle tante.
Speri
tanto che non sia così, ma sai
perfettamente che le persone difficilmente cambiano. Sei anche
consapevole che
dopo le performance della giornata sarà dura rinunciare a
lui.
Mentre
sei in bagno, ti guardi allo specchio. La tua razionalità
non fa
che ripeterti che hai fatto una cazzata.
Ti
osservi a lungo. Stai pensando di aver fatto una cretinata e stai
lì
con un sorriso stampato in faccia. Kate Beckett, sei una contraddizione
vivente. Cuore e cervello, cervello e cuore sempre in lotta fra loro.
I
tuoi occhi.
Concentrati
sugli occhi, Kate.
Che
ti dicono i tuoi occhi?
Ti
avvicini ancora di più allo specchio fin quando la messa a
fuoco del
tuo sguardo non è più definita, ti riallontani
nuovamente, ti osservi e,
volutamente, ti riavvicini per sfuocare la visuale.
I
tuoi occhi brillano Kate, come non mai. Non puoi mentire al tuo
sguardo.
Guardati
Kate, guardati dentro l’anima. Cosa vedi?
Sgomento?
No.
Rimpianto?
No, di certo.
Paura?
Forse.
Felicità?
Felicità.
Sì,
Kate tu vedi felicità nei tuoi occhi che splendono di una
luce
nuova.
Gli
occhi non ingannano, Kate. Sei a tre metri da terra. Hai fatto sesso
con il tuo scrittore preferito, anche se lui non sa di esserlo, con il
tuo
migliore amico, anche se lui non sa di esserlo, ed è stato
fantastico.
Un’esperienza
totalizzante, inebriante e completamente nuova.
Sospiri.
Ne hai conosciuti di uomini intimamente, forse anche troppi,
eppure, nonostante questo, non riesci a ricordartene neanche uno con
cui tutto
è stato così naturale sin dall’inizio.
Tuffi
la faccia nel lavandino e dai una sciacquata al viso. Ti soffermi
ancora per darti una rinfrescata e, quando esci, non puoi fare a meno
di
appoggiarti allo stipite della porta del bagno. Lo osservi.
Kate,
Kate, Kate… cosa succederà adesso? E se non fossi
stata
all’altezza delle altre? Se non gli fosse piaciuto?
Kate
Beckett, che ti prende? Non sei mai stata così insicura in
tutta la
tua vita.
No,
non può non aver trovato
magnifico
quanto te quello che è accaduto tra di voi, no, no, no.. non
ci credi!
Se
non avesse gradito non sarebbe stato ore e ore a rotolarsi nel letto
con te. Alla prima occasione sarebbe fuggito via, con la scusa della
fame, del
pranzo, di qualche impegno di cui si è ricordato
all’ultimo. Cerchi di
convincertene ma il dubbio ti assale. Non ti è mai importato
così tanto di
questa cosa. Non riconosci il tuo comportamento e la tua
fragilità.
Con
lui è stato diverso, forse è per questo che ti
poni tante domande. Ti
sembra di conoscerlo da sempre, anche intimamente. E’ stato
tutto così dolce,
naturale, spontaneo. Senza imbarazzo. Vi siete trovati ad amarvi come
se non
aveste fatto altro per tutta la vita. Come se ognuno conoscesse i
desideri
dell’altro e li anticipasse. Ogni corda toccata era quella
giusta da sollecitare.
Ha provocato vibrazioni di ogni sfumatura nel momento in cui
è stata percossa e
sfiorata dalle vostre mani e dai vostri stessi corpi.
Kate,
Kate, Kate… cosa hai fatto? La tua razionalità sa
che hai commesso
un grosso errore e ti sta tartassando, ma il tuo cuore e la tua anima
stanno
godendosi il senso di benessere e di serenità che hai
diffuso in tutto il
corpo. E ricordati i tuoi occhi: gli occhi non mentono, Kate.
Sei
ancora lì, appoggiata alla porta. Ti piace guardarlo e
ripercorrere
con la mente ogni attimo che avete vissuto. Non sai neanche che ore
siano, hai
perso completamente la cognizione del tempo. Sai per certo che
è pomeriggio
inoltrato perché non avete pranzato e il sole che filtra
dalle tende ha
cambiato direzione ed è più basso. Oltre al fatto
che hai fame.
Vedi
che si muove lentamente, si gira di fianco rivolto dalla tua parte
così lo osservi ancora meglio.
Piano
sbatte gli occhi.
Lentamente.
Una,
due volte.
Poi
ti vede.
E
ti sorride.
E
tu ti senti la donna più felice di questo mondo.
Ti
sei sciolta per un sorriso come neve al sole.
“Hey”
ti dice.
“Hey”
rispondi.
“Che
ci fai laggiù? Vieni qui.”
Ti
avvicini lentamente e lo raggiungi. Ti siedi sul letto accanto a lui
senza riuscire a trattenerti dal guardarlo con desiderio. I tuoi occhi
si
soffermano un po’ sul suo torace poi salgono indugiando
appena sulle sue labbra
prima di rimmergersi nei suoi.
“Che
ci facevi sulla porta?” ti chiede dolcemente.
“Tornavo
dal bagno”.
“Uhm”
ti guarda.
Che
begli occhi che hai, Castle. I tuoi pensieri sopraggiungono veloci e
improvvisi. Trattieni un respiro.
Un
silenzio imbarazzante cala su di voi, sottolineando i vostri sguardi
reciproci.
Hai
paura.
E’
vero.
Ma
lui è qui.
E
se adesso … se a lui non….
Devi
sapere.
Sai
che se non lo fai, ti tormenterai per ore.
Devi
chiederglielo, ora!
“Rick,
io … tu… “ non sai come iniziare ma sei
turbata e lui se ne
accorge.
“Kate”
e ti porta una mano alla guancia per farti una carezza “You were right, I had no idea”.
Sorridi,
anche pensando a quel giorno in cui l’hai stuzzicato
salutandolo con quella frase. Non sai neanche perché
l’hai fatto. Anzi sì che
lo sai. Ti sei divertita a provocarlo.
“So… you liked it?”
sussurri
piano come se avessi timore della sua risposta.
“Yeah”.
Il
tuo cuore è un tumulto. Devi assolutamente sapere. Non tutti
i tuoi
ex hanno apprezzato la tua irruenza, soprattutto all’inizio.
“Even that part where I…”
non
ti fa continuare. Ti interrompe, forse ha capito la tua insicurezza.
“Especially that part. I loved
that!” esclama, guardandoti
fissa negli
occhi. Non lo dice tanto per dire. Gli occhi non mentono, vero Kate?
“Good. Me too”. Fai fatica a sostenere il suo
sguardo. Ti senti in
imbarazzo. Vorresti sapere se per lui è stato come con tutte
le altre. Come fai
ad andare a letto con uomo, constatare sul campo che siete fatti uno
per l’altra
– almeno a livello d’intesa sessuale non hai dubbi
– e poi roderti il fegato
pensando che per lui possa non essere lo stesso?
Devi
saperlo.
Prendi
un grande respiro e
decidi di
tirare fuori tutta la fierezza e il tuo orgoglio.
Castle
continua a guardarti con uno sguardo pieno di tenerezza. Ce la
puoi fare.
“Castle,
io… “ ti interrompi, fai un sospiro. La tua
tensione è
palpabile tanto che lui ti stringe una mano fra le sue e ti incita a
continuare
“Ascolta: so che non è il massimo chiedertelo
adesso, ma io devo sapere.”
“Spara,
Kate. In senso metaforico, si intende. Ma spara” sorride per
alleggerire la tua agitazione.
“Immagino
che questo letto, questa casa … insomma immagino quante
donne
siano state qui, accanto a te, a farsi le stesse domande che mi faccio
io ora.”
“Kate,
se non mi dici di cosa stai parlando… Che domande ti stai
facendo?”
“Castle,
queste ore appena trascorse sono state fantastiche ma
io…”
“Dimmi”.
“I
can’t help wondering how many girls …”
prendi un respiro per
continuare “how many girls…”
Ti
stringe forte la mano.
“Right” ti guarda intensamente
negli occhi e con serietà continua “Well,
I’m not gonna deny that I’ve brought other women up
here” ti fissa così intensamente
che lo senti nell’anima
“but uhm …
“ si porta la tua mano al petto “None
of them were you”.
Il
tuo cuore perde un battito.
Quel
gesto.
Vuoi
fidarti di lui con tutto il tuo essere.
La
tua vocina interiore fa dei deboli tentativi di riportarti con i
piedi per terra. Senti in lontananza sussurrare che Richard Castle
è un
playboy, un uomo che ha sempre una donna diversa al suo fianco sin da
quando
hai iniziato a seguire le sue gesta sui giornali e sul web, da quando
avevi 18
anni. Senti la voce di tua madre mentre ti diceva che i ragazzi non
cambiano,
che dovevi lasciare il tuo boyfriend del college perché se
ti aveva tradito una
volta, lo avrebbe rifatto e avresti sofferto ancora. Senti il tuo
raziocinio
cercare di farsi spazio nelle emozioni forti che cercano di emergere
dal tuo
cuore.
Ti
stringe a sé circondandoti con le sue braccia.
“Ascolta,
Kate. So di avere due matrimoni alle spalle e di aver avuto
tante donne. Io non posso prometterti niente. So solo che quando ieri
sei
arrivata qui non credevo ai miei occhi. Non pensavo saresti
venuta.”
“Castle,
non devi…”
“Fammi
finire, Kate. Quando ti ho invitata qui non pensavo che
succedesse questo, neanche lontanamente. “
Sorridi.
Neanche tu lo pensavi. Lo speravi, lo volevi ma non credevi ti
saresti arresa nell’assecondare il tuo raziocinio, la tua
vocina interiore.
“Neanche
io” dici.
“Kate,
ma ieri… abbiamo passato una giornata e una serata splendida
in
cui ci siamo avvicinati e conosciuti più di quanto abbiamo
fatto in due anni. E’
stato tutto così tremendamente naturale. E non ho intenzione
di scusarmi per
esserti corso dietro nell’Oceano. Tu e il tuo bikini rosso
eravate
irresistibili, detective! “
Gli
sorridi. Te lo mangeresti. Di nuovo.
“Non
devi scusarti. Non hai fatto nulla che non volessi pure io ma
quello che mi chiedevo è: e ora? Passeremo un weekend da
favola e poi? Io torno
a lavorare, tu continui a scrivere qui e c’è tutta
l’estate di mezzo… che
succederà?”
Ti
accarezza i capelli e ti sorride.
“Te
l’ho detto che sei bellissima?”
Sorridi.
E accenni col capo di no, sussurrando tra le labbra un leggero
ringraziamento imbarazzato.
“Senti,
Kate. Non so cosa capiterà e
non posso saperlo. Ma questa è la prima volta in vita mia
che faccio una conversazione
del genere dopo aver fatto l’amore con una donna
e… non so… forse il fatto
stesso che ne stiamo parlando significa che qualcosa di buono
accadrà.”
Lo
abbracci non tanto per quello che ha detto ma perché non ce
la fai
più ad averlo davanti senza ristabilire un forte contatto
fisico con lui.
Vi
baciate teneramente sorridendo l’uno nelle labbra
dell’altra.
Lo
stomaco di Castle emette un deciso borbottio e scoppiate entrambi a
ridere.
“Ma
che ore sono?” ti chiede.
Non
ne hai la minima idea. Ti guardi in giro e non vedi neanche un
orologio. Il tuo l’hai lasciato questa mattina in camera
sapendo che avresti
fatto il bagno e il cellulare.. dove hai lasciato il cellulare? Oh
Santo Cielo,
meno male che non sei di reperibilità. Anche il telefono
è nell’altra camera.
“Sono
quasi le sei! Ci credo che ho fame”. Castle ha riesumato il
suo
orologio dal cassetto dal comodino.
“Mmmh”
. Un’idea malsana ti è balenata in mente.
“Cosa?”
ti chiede.
“Ho
fame anche io: potremmo scendere giù e prepararci un
“lunner”!”
“Un
che?”
“Un
lunner, l’ora del brunch è passata,
l’ora del lunch pure e per la
dinner è presto”. Rispondi sicura di te, come se
stessi sentenziando su una
cosa seria.
“Ok
vada per il lunner! Ma prima vieni qui!” ti prende stretta
nel suo
abbraccio e ti attira a sé buttandosi indietro nel letto.
La
tua risata risuona cristallina
nella
stanza, smorzata presto dai suoi baci impetuosi. In pochi istanti vi
ritrovate
nuovamente ad amarvi con tutti voi stessi.
Un
antipasto al lunner sta per essere servito direttamente lì
nel letto.
Angolino
delle autrici:
Cuore
e cervello, cervello e cuore. Kate è una
contraddizione vivente, desidera ardentemente una cosa ma la sua
razionalità le
impedisce di fidarsi ancora completamente di Castle. Paranoie normali
nel mondo
femminile...
Come
affronteranno la serata? E il giorno dopo?
Kate dovrà tornare a New York e Rick deve assolutamente
finire il libro. Riusciranno
a gestire la distanza? Suggerimenti, idee? Vediamo chi indovina questa
volta!
;-)
Un
grazie di cuore a tutte le lettrici attive che
ci seguono sempre con tanto affetto e grazie anche a chi legge
silenziosamente.
A
mercoledì!
Debora
e Monica
|
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Capitolo 7 *** CAPITOLO 7 - Something's Changed ***
CAPITOLO
7
Something’s Changed
La
tua risata risuona cristallina
nella stanza, smorzata presto dai suoi baci impetuosi. In pochi istanti
vi
ritrovate nuovamente ad amarvi con tutti voi stessi.
Un
antipasto al lunner sta per essere servito
direttamente lì nel letto.
Riuscite
ad arrivare in cucina solo dopo aver fatto una tappa anche nel
bagno padronale, per una doccia refrigerante che è diventata
subito… bollente.
Non
ti sei mai sentita così.
Intendiamoci,
hai avuto le tue esperienze e ti è sempre piaciuto
sperimentare in quel campo, ma non ti è mai capitato di
provare un desiderio
così intenso per un uomo. E di stare così bene
con lui sin dalla prima volta.
Tutto questo ti riempie il cuore e l’anima di una sensazione
talmente potente
da lasciarti quasi stordita.
Il
lunner, dunque, è diventata una vera e propria dinner.
Castle ti
propone la sua favolosa pasta alla carbonara, sostenendo che avete
bisogno di
recuperare le energie spese nel corso dei round della giornata. L'atmosfera a
tavola è davvero piacevole.
Consumate la cena parlando poco, ma il gioco di sguardi vale molto di
più di
mille parole. Sembra che vi stiate studiando a vicenda.
Dopo
mangiato, vi spostate nel patio. Questa volta, però, ve ne
state
tutti e due sul divano. Ti sei accoccolata accanto a lui e pensi che
non ci sia
un posto più comodo in tutto il mondo. Rick è
seduto con le gambe allungate e
tu sei sdraiata, con la schiena appoggiata al corpo di lui e con le sue
braccia
che ti avvolgono e ti tengono al caldo. Una delle sue mani gioca con i
tuoi
capelli e l’altra ti accarezza distrattamente un fianco. La
tua parte razionale
però, quella che sei riuscita in qualche modo a tenere a
bada finora, riprende
il sopravvento.
Domani
è domenica e dovrai tornare a New York, mentre lui
rimarrà qui
per tutta l’estate.
Il
caldo di solito dà alla testa e i crimini violenti si
moltiplicano a
dismisura nel periodo estivo. Dio solo sa quando potrai avere di nuovo
due
giorni interi a
disposizione per stare con
lui. Che ne sarà di voi? Non hai mai avuto fiducia nei
rapporti a distanza, sai
che le cose alla fine non funzionano se non c’è
quotidianità. Oddio, ma anche
se lui tornasse, non potreste più lavorare insieme. Lui non
potrebbe più venire
al distretto. Un momento, state insieme da quanto, dodici ore? E ti
chiedi già
come sarà il futuro con lui?
“Kate,
smetti di pensare e rilassati” la sua voce interrompe il
flusso concitato dei
tuoi pensieri.
“Non
stavo pensando” provi a mentirgli.
“Andiamo,
detective, sentivo gli ingranaggi del tuo cervello lavorare a
un ritmo serrato. Anzi, probabilmente li hanno sentiti persino nella
villa
accanto e, come minimo, ci faranno causa per schiamazzi notturni. Ci
sono
regole severe qui negli Hamptons, sai? Dai, dimmi: cosa
c’è che ti preoccupa?”
Scuoti
la testa e non puoi fare a meno di sorridere. Accidenti, è
impossibile raccontargli delle balle. Avrai anche una faccia da poker
strepitosa, ma lui riesce a leggerti come un libro aperto.
“Sai, Rick, the
NYPD has a strict policy about
coworkers… dating…” Ti
vergogni
un po’ a tirare fuori le regole del tuo ambiente di lavoro
proprio in questo
momento, ma hai deciso che devi essere sincera con lui.
“Beh, Kate, since
I’m not getting paid, technically we’re
not coworkers.” E’
una
risposta logica, non c’è che dire.
“Comunque, affronteremo il problema appena
rientro a New York, fra un paio di settimane. Le mie conoscenze mi
hanno fatto
entrare al Dodicesimo, vedrai che mi ci faranno anche rimanere. Il
Sindaco è un
amico. E poi Montgomery mi adora.
Però…” si interrompe, avvicina le
labbra al
tuo orecchio e, abbassando il tono della voce, riprende: “ti
confesso una cosa.
This is all just very new to me. And, call me
selfish, but I want to keep what we have together to ourselves a bit
longer.”
Sì,
ha ragione. Meglio tenere la cosa segreta ancora per un po’.
Anche
se una parte di te vorrebbe gridare ai quattro venti quanto sei felice.
Appena
riesci a riprendere possesso delle tue facoltà mentali,
spiazzate dalla dolcezza
della sua confessione, il tuo cervello registra anche l’altra
informazione: ha
detto che ritorna a New York fra un paio di settimane? Ma non deve
finire il
libro?
“Scusa,
quando hai detto che ritorni?” glielo devi chiedere. Devi
sapere
cosa è successo. In realtà credi di avere una
vaga idea del motivo che sta
dietro a questo cambio di rotta, ma hai bisogno di sentirtelo dire
dalla sua
voce. In nessuna delle tue relazioni precedenti ti sei mai sentita
così. E’
troppo bello per essere vero!
“Lo
so, ti avevo detto che avrei trascorso qui l’intera estate
per
scrivere il romanzo. Ma l’avevo fatto perché tu
stavi con Demming e… ok, ero
deluso per come
si erano messe le cose. Non
c’era motivo per me di rimanere a New York, tanto
più che mia madre è in tournée
fino ad agosto e Alexis sta frequentando il programma estivo di
Princeton. Solo
per solo, tanto valeva starmene in questo paradiso, non credi? Ora
però…” Ti
posa un bacio sui capelli. “Ora però
c’è un’ottima ragione per
tornare.”
Ma
come si fa a non amare un uomo del genere?
Oddio,
hai detto amare?
Va
be’, cerchiamo di mantenere il panico sotto controllo.
“E
come la metti con il libro? Ti ricordo che la tua seconda ex moglie,
nonché editrice, ha chiamato anche al distretto pur di
raggiungerti e di sollecitarti
a consegnare il manoscritto.”
“Oh,
come sai ho già diverse idee su come portare avanti
l’intreccio del
romanzo, devo solo metterle per scritto. Devo ammettere che la mia musa
si è
rivelata una fonte di ispirazione straordinariamente potente nelle
ultime ore.”
Lo senti ridacchiare fra i tuoi capelli.
“Castle!”
Eccoci, sei ritornata a chiamarlo per cognome e a usare quel
tono di voce irritato che gli propini ogni volta che ne combina una
delle sue.
Brutto segno. Ti volti verso di lui e, accidenti, anneghi di nuovo in
quegli
occhi colore dell’oceano, di quello stesso oceano che ha
visto scatenarsi la
vostra passione poche ore fa, e l’arrabbiatura svanisce
repentinamente così
come è arrivata.
Trascorrete
la notte insieme, nel suo letto, accucchiaiati l’uno
nell’altra, dopo esservi amati di nuovo, con un misto di
passione e tenerezza.
Il giorno successivo passate la mattinata a bordo piscina ad
abbronzarvi e a
coccolarvi. Come ti aveva promesso più volte, si
è apprestato con grande
dedizione a spalmarti la lozione solare sul corpo e tu ti sei goduta
ogni
singolo tocco. Ci sa proprio fare con le mani… Nel
pomeriggio, però, prepari le
tue cose e lo saluti. Devi far ritorno a Manhattan, nel tuo
appartamento.
Domattina entri in servizio molto presto. Affronti il viaggio di
ritorno in
moto con un sentimento misto di malinconia, per
ciò a cui hai rinunciato, e speranza, per
ciò che potrete avere insieme. Rivivi nella memoria ogni
singolo bacio che vi
siete scambiati, ogni singolo tocco con cui le sue grandi mani hanno
venerato
il tuo corpo. Almeno per un po’, dovrai farti bastare i
ricordi.
Quelli
e un suo bigliettino che hai scovato nel borsone.
Deve
avercelo messo in un tuo momento di distrazione.
“Vorrei
poterti preparare pancake tutti i giorni a colazione. Kate,
l’ho
sempre saputo: sei straordinaria, sotto tutti i punti di vista!
R.”
Trovarlo
mentre disfacevi i bagagli ti ha quasi commosso. Quale uomo,
nell’ipertecnologico ventunesimo secolo, prende carta e penna
e ti scrive un
bigliettino? Un uomo terribilmente romantico, ecco quale. E tu hai la
fortuna
di averlo nella tua vita. Ripieghi con cura quel pezzettino di carta e
lo
riponi nel portagioie, insieme alle cose che contano davvero per te.
Lo
squillo del telefono nel cuore della notte ti fa svegliare di
soprassalto. E’ stato trovato un cadavere. Il dovere ti
chiama. Un brutto modo
per rientrare nella routine quotidiana dopo quella parentesi felice
negli
Hamptons.
Arrivi
sulla scena del crimine poco dopo l’alba e vedi Lanie china
accanto alla vittima.
“Buongiorno
Lanie, cosa abbiamo?”
“Maschio,
caucasico, sui 35 anni. Dalla temperatura direi che la morte
risale a 4 o 5 ore fa. E’ caduto, ma non ti so dire da che
altezza. Ci sono
segni di colluttazione sulle mani e sulle braccia.” Ti
snocciola con professionalità
le informazioni salienti senza sollevare lo sguardo dalla sua
cartellina. Poi
si alza e ti scruta con attenzione, come solo lei sa fare.
“Kate, what
– are you doing something different?”
“No. Why?”
“I
don’t know. Something’s
changed.”
Accidenti,
la dottoressa Parish è peggio di un segugio. Forse ha
sbagliato lavoro, avrebbe dovuto fare la detective più che
il medico legale.
Fai finta di niente e le rispondi con nonchalance. “Sono solo
riposata, sai, ho
avuto un week-end lungo. Week-end che è stato, you
know, uneventful.”
Non sai perché, ma senti il bisogno di
giustificarti,
anche se fornire informazioni non richieste indica colpevolezza, come
il tuo
istinto di detective ti dovrebbe ricordare. Ma evidentemente
quell’istinto deve
essere ancora in vacanza. Meglio sorvolare.
“Cos’altro mi puoi dire della
vittima?”
“Ti
darò maggiori informazioni una volta eseguita
l’autopsia. E
comunque, ragazza, tu non mi convinci. Sappilo.” Ti fissa
assottigliando lo
sguardo e ti punta il dito indice, a sottolineare il fatto che, per
lei, la
storia non finisce qui.
Scuoti
la testa e ti incammini verso Esposito e Ryan che stanno ancora
raccogliendo testimonianze e controllando i reperti. Improvvisamente ti
senti
chiamare dalla tua collega. Ti volti nella sua direzione e lei esclama:
“Ecco
cosa c’è, sei abbronzata!”
Beccata.
E
ora cosa le inventi?
“Ho
solo fatto un po’ di solarium, Lanie, per avere un aspetto
più sano.
E ora scusami ma devo andare. Ho un omicidio da risolvere.”
Wow, una battuta
che starebbe bene in un film. Speriamo se la sia bevuta.
Poche
ore più tardi, ti arriva un sms proprio da Lanie che ti
chiede di
scendere all’obitorio per comunicarti i risultati degli esami
autoptici. Mentre
sei in ascensore, rifletti sul suo messaggio. Ultimamente convoca
sempre
Esposito. Sono convinti che nessuno sappia che si frequentano da tempo,
quindi
le ragioni per cui questa volta ha chiamato te possono essere solo due:
1)
Vuole
depistare i sospetti sulla sua relazione con Javi (ma sei la prima a non crederci nemmeno
lontanamente)
2)
Vuole
metterti sotto torchio per capire cosa c’è di
diverso in te.
Speri
tanto che non sia la seconda, ma ormai sei arrivata al suo piano e
non hai pensato a una via di fuga. Sospiri e ti rassegni
all’inevitabile.
Appena
entri nel suo ufficio, ti apostrofa dicendo: “I
figured out what’s different.”
Speri
si riferisca al caso, ma non ne sei sicura al cento per cento,
così fingi di non capire e le rivolgi uno sguardo
interrogativo.
Il
medico legale continua: “You’re
having sex.”
Ha
lanciato una bomba e non se ne è minimamente resa conto.
Porti avanti
la tua sceneggiata e le rispondi con l’aria di una caduta
dalle nuvole: “Excuse me?”
“Oh,
don’t try to deny it. There’s a glow. I know that
glow.” Fa
anche un cenno per aria con le mani, quasi a
voler toccare quell’aura che ritiene tu emani.
Caspita,
com’è che qui tutti sanno leggere così
bene la tua anima?
Cos’è, sono tutti andati a fare un corso di
lettura del pensiero? E’ una fortuna
che tu non stia giocando a poker, altrimenti ti avrebbero lasciato in
mutande.
Mentre il tuo cervello cerca freneticamente di inventarsi una scusa,
Lanie
prosegue: “So, who’s the
guy? Non
avevi rotto con Demming?”
OK,
situazione sotto controllo.
Ce
la puoi fare.
Ha
capito che la tua vita sessuale va alla grande (oh, eccome se va alla
grande!) ma non ha individuato il responsabile.
E’
già qualcosa.
C’è
solo un piccolo, insignificante problema: ora cosa ti inventi?
Angolino
delle autrici:
Cuore
1 – Cervello 0!
Il
fine settimana fiabesco si è concluso e Kate è
tornata a NY, accompagnata dai ricordi, da un romanticissimo
bigliettino di
Rick e dalla prospettiva di una separazione più breve del
previsto.
Per
ora il loro rapporto rimane top secret, ma il
sesto senso femminile di Lanie capisce sin dalla prima occhiata che
Beckett
nasconde qualcosa.
Riuscirà
la nostra detective a mantenere il
segreto?
Grazie
a tutte voi per l’affetto con cui ci
seguite!
A
sabato,
Debora
e Monica
|
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Capitolo 8 *** CAPITOLO 8 - Shut Up ***
CAPITOLO
8
Shut up
Ha
capito che la tua vita sessuale va alla grande
(oh, eccome se va alla grande!) ma non ha individuato il responsabile.
E’
già qualcosa.
C’è
solo un piccolo, insignificante problema: ora
cosa ti inventi?
Rimani
attonita a guardare la dottoressa, indugiando per qualche secondo
di troppo. La conosci. Sai che non mollerà la presa tanto
facilmente ma stai ancora
vivendo in un limbo estatico e per il momento vorresti non coinvolgere
nessuno.
Cerchi di prendere tempo fissando una delle ferite del corpo steso sul lettino e corrugando la
fronte, come se avessi notato
qualcosa, ti sposti girando intorno al tavolo autoptico con
l’intenzione di
evitare lo sguardo indagatore di Lanie.
“Che
mi dici di questo
sfaldamento della
pelle intorno alla ferita?” chiedi poco convinta.
“Ok,
hai vinto! Non vuoi parlarne davanti ad un cadavere e, cara, posso
anche capirlo” è la risposta che ottieni.
Ti
volti a guardare
stupita la dottoressa
che si affretta ad aggiungere “Kate, hai visto troppi
cadaveri per farmi una
domanda così stupida. Senti, facciamo una
cosa: io adesso ti espongo un
rapporto
dettagliato dei risultati dell’autopsia poi usciamo e andiamo
a mangiarci
qualcosa per pranzo, lontano da orecchie indiscrete”.
Ti
senti messa all’angolo. Ti ha pure fatto
l’occhiolino!
La
tua anatomopatologa preferita inizia ad illustrarti nel dettaglio
cose che hai già letto nel rapporto allegato alla mail che
ti ha mandato un’ora
prima di ricevere il
suo SMS con cui ti chiedeva
di raggiungerla. Cerchi di concentrarti sulle sue parole e di fare
domande
pertinenti ma la tua testa è completamente altrove.
Non
sei ancora riuscita a parlare con Castle perché sei in giro
dall’alba e per ora vi siete scambiati solo un paio di
messaggi. Ti eri illusa
di ritagliarti dieci minuti durante la pausa pranzo per telefonargli e
sentire
la sua voce. Ma il ciclone Lanie ha spazzato ogni
possibilità.
“Ok,
questo è tutto Kate. Dove andiamo?” ti chiede.
“Lanie,
non ho tempo di mangiare fuori, lo sai che le prime ore dopo un
omicidio sono le più delicate e importanti per la raccolta
degli indizi e delle
prove. Devo andare, ci
sentiamo in un altro
momento.”
Ti
giri e t’incammini verso la porta dell’obitorio,
quando ti senti
afferrare per un braccio.
“Va
bene. Lo so, ma siediti. Ti ruberò poco tempo” e
ha la
sfacciataggine di ammiccare come a voler insinuare non si sa cosa. Ti
trascina
verso il suo ufficio e ti fa cenno di sederti.
“Lanie,
ma si può sapere che ti prende?” Sei allo stesso
tempo scocciata
e divertita del suo comportamento.
“Allora
chi è?” ti chiede.
Sospiri.
Non
ne uscirai viva.
“Chi
è chi?” rispondi con un giro di parole.
“Tesoro,
non fare la vaga con me. Castle è partito la settimana
scorsa e
tu avevi un’espressione in viso che era tutto un programma.
Poco tempo prima
hai lasciato Demming. Il Capitano Montgomery ti concede un weekend
lungo e tu
torni al lavoro… diversa.”
“Ma
diversa come? E’ ridicolo, Lanie. Mi sono solo
riposata!” provi a
ribattere, “Mi sa tanto che you’ve
been
inhaling too many autopsy fluids.”
“Non
mentire con me. Ti conosco Kate,
I know that glow. É quello che hai quando esci con qualcuno, e quando dico
esci…” si interrompe facendo un
gesto di apertura con entrambe le mani, come a sottolineare una cosa
ovvia. “E
non mentire. Ho mai fallito?” ti chiede piccata.
Sei
alla resa. Ti ha messa di nuovo all’angolo. Ogni tentativo di
fuga è
miseramente fallito.
Lanie
1 – Kate 0.
Colpita
e affondata.
“No,
non hai mai sbagliato”. Sospiri. Pensi alle parole di Castle
e al
fatto di voler tenere per sé quello che è
successo tra di voi. Approvi in pieno
quanto ti ha detto. Anche tu non hai voglia di condividerlo con
nessuno. E’
troppo presto. Non sai ancora cosa succederà ma quello che
è accaduto tra di
voi in questi giorni è così speciale che ti
sembra di sminuirlo di importanza
raccontandolo come se fosse un incontro qualunque.
Alzi
lo sguardo e incroci quello di Lanie che pazientemente sta aspettando
che tu prenda coraggio.
“Sono
partita per il weekend e ho passato tre giorni uno più bello
dell’altro. Ecco perché sono abbronzata, sono solo
stata all’aria aperta. Tutto
qui.” Provi a fare una faccia tranquilla e serena.
“Tutto
qui?”
“Sì”
“Chi
è?” non molla.
Tanto
lo sapevi.
Lo
trovi anche irritante questo interrogatorio ma sai che Lanie ti vuole
bene e che si preoccupa per te.
“Che
importanza ha? Ti ho detto che hai ragione, ho fatto sesso. Del
gran bel sesso, aggiungo. Ma non so niente di più, io
stessa. Non so se è tutto
finito qui” una stretta allo stomaco ti blocca il respiro
mentre parli ma
cerchi di continuare senza farti notare “non so se ci
rivedremo.”
“Kate
Beckett, tu non sei il tipo di donna che ti rimorchi il primo che
capita in un bar e ci passi addirittura tre giorni insieme, non dopo
che hai
scaricato quel pezzo d’uomo di Demming”. Ti
stupisci. Non sai dove vuole
arrivare.
“In
che senso?”
“Se
tu fossi stata in cerca solo di sesso perché lasciare
Demming?”
“E’
complicato…”
“Non
ti azzardare ad usare quella parola con me! Non ci provare”.
Ti
ritrovi un dito indice rivolto contro come un’accusa
pesantissima.
Sorridi.
Non ti ricordi neanche più quanto spesso Lanie ti abbia
detto
questa frase ogni volta che ti trinceravi dietro quel termine.
Alzi
gli occhi e la fissi intensamente. Negli anni, con la vita
infernale che conduci, Lanie è l’unica con cui tu
abbia parlato e che ti
conosca un po’ più degli altri dietro la tua
corazza da tosta che hai iniziato
ad indossare tanti anni fa. Lei aspetta pazientemente facendoti solo un
cenno
come a sottolineare che di lei ti puoi fidare. Come se tu non lo
sapessi già.
Chini
la testa e ti guardi le mani intrecciate che si tormentano da
quando è iniziato quel discorso. Alzi gli occhi, la
fissi e ti rendi conto che è inevitabile. Non
mollerà.
“HopresolamotoeraggiuntoCastlenegliHamptons”
lo dici tutto d’un fiato. Hai
parlato così velocemente che dubiti che Lanie ci abbia
capito qualcosa. Speravi
forse che non scandire la parole ti avrebbe aiutato ad uscire da quel
vicolo
cieco?
“Hai
passato tre giorni con Castle e il tuo stato di cammino-a-tre-metri-da-terra-perché-ho-passato-una-tre-giorni-fantastica
dipende da lui?” chiede con gli occhi spalancati
dallo stupore.
Forse
questa volta l’hai sorpresa sul serio.
Accenni
lentamente di sì con il capo.
Ti
spiace per Castle: ti sembra di averlo tradito confidandoti con
Lanie.
“Ok.
Aspetta…” si alza, prende due bicchieri di carta e
una bottiglia di
acqua e, dopo essersi riaccomodata, beve tutto d’un fiato il
contenuto del suo.
“Accidenti,
qui ci vorrebbe qualcosa di decisamente più forte”
sospira
guardando con una smorfia la bottiglia che ha ancora in mano. Poi
scrolla la
testa come a voler metabolizzare quanto ha sentito e prosegue
“Wow, Kate.
Castle! E quando hai deciso?”
“Giovedì
sera, tornando a casa mi sono sentita sola, ho tolto la giacca
e ho trovato l’indirizzo che Castle mi aveva lasciato. Ci ho
pensato tutta la
notte e venerdì mattina sono partita”.
“Sei
andata con l’intenzione di dirgli finalmente che sei pazza di
lui?”
ti domanda.
“No,
perché volevo passare del tempo con lui, da amici, vedere la
sua
tenuta degli Hamptons di cui ci ha tanto parlato. E basta!”
“E
basta? Kate, sarai arrivata con la tua tuta di pelle nera aderente e
dici: e basta?”
Sorridi.
Una volta ti sei portata Lanie in moto e lei è rimasta molto
colpita dal tuo abbigliamento aggressivo.
“No,
sono riuscita a cambiarmi prima che mi vedesse”.
“Meno
male. Castle ha una certa età e questi shock fanno male alla
salute!” ti dice ammiccando.
“Però
il coccolone l’ho avuto io. Quando è arrivato era
in costume. Non
me lo aspettavo, sono rimasta … ecco… come dire?
Piacevolmente colpita”. E fai
un cenno col capo roteando gli occhi a sottolineare quanto detto.
“Meno
male che non ti ha visto con la tuta Kate, sarebbe stramazzato al
suolo”.
Ridi.
Non puoi fare a meno di non pensare a quando domenica ti sei
preparata e vestita per partire. L’espressione di Castle che
ti osservava
mentre indossavi la tuta da motociclista era così buffa
che non hai resistito e gli hai scattato una foto con il
cellulare.
“Perché
ridi?” ti chiede Lanie.
“Niente”.
“Be’
continua. Cosa è successo?” incalza.
“Abbiamo
passeggiato tutto il giorno
negli Hamptons, abbiamo cucinato la sera insieme a casa sua e abbiamo
parlato,
parlato, parlato. E’ venuto tutto naturale, stavo bene e non
pensavo ad altro”.
“E
poi?”
“Poi
la notte mi sono svegliata di colpo, ho fatto un sogno erotico e
indovina chi erano i protagonisti?” la guardi alzando un
sopracciglio e
continui noncurante dell’espressione divertita della tua
amica. “Poi, pochi
minuti dopo, Castle bussa alla mia porta…”
“Davvero?
Non ci credo!“
“Sì,
è stato stranissimo” ti allisci una piega della
giacca e la sistemi
ripassandoci più volte le dita “sembrava che il
sogno fosse premonitore.”
“E
lo è stato?”
“No!”
rispondi in modo perentorio.
“Oh
andiamo Kate, quanto la vuoi tirare lunga. Cosa è
successo?”
“Cosa
vuoi che sia successo, Lanie? Ci siamo avvicinati e il giorno dopo
è successo! Non c’è altro da
dire!” ritieni che hai raccontato a sufficienza e
che si possa accontentare.
“I
particolari, Kate. Com’è?” ti chiede
sfacciata come al solito.
“There are
NO details, Lanie. Non
aggiungerò altro, tranne che sono stata bene.”
Sei
felice di averla troncata così. Non vuoi condividere con
Lanie o con
altri quello che c’è stato tra voi due. Di questo
sei assolutamente sicura.
“Andiamo
Kate, non
è la prima volta che
parliamo di uomini”.
“Lanie, non otterrai altro. Devo
tornare
al distretto ora”. Ti alzi e con un’occhiata delle
tue fai capire che non ci
saranno repliche possibili.
La
dottoressa ti accompagna alla porta.
“Ti
rendi conto di quello che ti sta succedendo vero?”
“Ma
di che parli Lanie?”
“Because I
see it! You may not but I do!”
Scuoti
la testa.
Questa
l’hai già sentita!
Ti
allontani di corsa spingendo le porte dell’obitorio e non
resisti a
risponderle a tono come hai già fatto tempo fa: “Shut uuuuup!!”
Angolino
delle autrici
Castle
non c’è fisicamente ma la sua presenza
riecheggia nelle parole e nei pensieri di Kate. Lanie capisce subito
che la sua
amica ha passato un week-end speciale e con qualche insistenza riesce a
scoprire anche con chi. Del resto, come poteva solo pensare di sfuggire
al suo
interrogatorio?
E
Rick? Quando lo rivedremo? Cos’altro capiterà ai
nostri Caskett? Beckett ha un caso da risolvere e Castle un romanzo da
finire.
Pazientate
fino a mercoledì e lo saprete!
Debora
e Monica
|
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Capitolo 9 *** CAPITOLO 9 - My Dreams Come True ***
CAPITOLO
9 My dreams come true
“Because
I see it! You may not but I do!” Scuoti
la testa. Questa l’hai già sentita!
Ti
allontani di corsa spingendo le porte
dell’obitorio e non resisti a risponderle a tono come hai
già fatto tempo fa:
“Shut uuuuup!!”
Mentre
sei in ascensore rifletti sul tuo incontro con Lanie. Non riesci
ancora a crederci. Non hai resistito nemmeno un giorno. La tua amica
dottoressa
ti ha sgamato subito. E’ come se avesse usato dei Jedi mind tricks con te.
No,
un momento, questo è un commento che avrebbe fatto Castle.
Oh
santo cielo, stai cominciando a ragionare come lui!
Scuoti
la testa, stupita.
La
faccenda è assai più grave di quanto pensassi.
Su,
Kate, confessalo almeno a te stessa.
E’
facile capire perché ti stai comportando in questo modo.
Non
hai smesso un secondo di pensare a lui.
A
lui e alle sue labbra.
A
lui, alle sue labbra e alle sue mani.
E
al piacere che lui, le sue labbra e le sue mani sono stati capaci di
regalarti durante quel favoloso fine settimana che avete appena
trascorso
insieme.
Non
credevi fosse possibile ma ti manca in modo viscerale. Da quando sei
rientrata dagli Hamptons non sei ancora riuscita a sentire la sua voce.
Sì, vi
siete scambiati un paio di messaggi – uno, dolcemente
malizioso, ieri sera in
cui ti augurava di fare dei bei sogni, seguito da una faccina
ammiccante – ma
il caso ti ha talmente assorbito che non hai avuto modo di chiamarlo. O
forse
starebbe a lui farlo? Appena le porte dell’ascensore si
aprono sul piano del
Dodicesimo, ecco che il tuo cellulare squilla e – come
evocato dai tuoi
pensieri – sul display compare il suo nome. Ti era passata
per la mente l’idea
di assegnare al suo ID la foto che gli hai scattato quando
ti ha visto con la tuta di pelle nera aderente, ma poi hai pensato che,
se il
tuo smartphone fosse finito casualmente nelle mani di Espo o Ryan, non
avresti
potuto fornire alcuna spiegazione plausibile per
l’espressione meravigliata e
assai compiaciuta sul suo bel faccino. Del resto, lavori in una stanza full of detectives. Indagare, analizzare
dettagli e fare deduzioni è quello di cui si occupano ogni
santo giorno. Come
dire, it’s their job! No,
no, no. Troppo
rischioso. Intanto,
il ricordo della sua reazione alla visione di te avvolta dalla pelle
nera torna
prepotente nella tua mente: dopo essersi ripreso dallo stupore e aver
ricominciato a respirare, si è avvicinato a te, senza dire
una parola ha
incatenato i suoi occhi nei tuoi, ti ha sfilato molto lentamente
– e non senza
qualche difficoltà – quella tuta e ti ha fatto
partire un’ora più tardi! Cerchi
di riprenderti mentre ti concentri sul display, invece Espo e Ryan ti
fissano e
ti rendi conto che faresti bene a rispondere e magari anche in fretta.
Sin
da quando hai letto il suo nome, il cuore ha cominciato a battere
all’impazzata.
Ti
sembra di essere tornata un’adolescente alla prima cotta.
Guarda,
per lo stato in cui sei potresti persino metterti a scrivere sul
diario “Kate ama Rick” e a disegnare tanti
cuoricini.
Non
ti riconosci più!
Dove
è la detective Beckett? Beckeeeeeett….
Eppure,
è una sensazione sconvolgente. In senso positivo,
intendiamoci.
Da tanto, troppo tempo non ti sentivi così
straordinariamente viva. Comunque,
cerchi di assumere una condotta professionale. Sei pur sempre una
detective
della squadra omicidi del NYPD. E, più che altro, nel
frattempo sei arrivata
alla tua scrivania, con i tuoi fidi collaboratori seduti a meno di tre
metri da
te.
“Beckett”
rispondi imperturbabile.
“Buongiorno
detective, come stai?” Il suono sensuale della sua voce ti
manda già in visibilio e il tuo autocontrollo sta facendo
uno sforzo notevole
per evitare che tu ti sciolga lì su due piedi, come un
ghiacciolo sotto il
sole. Cosa avevamo detto? Imperturbabile? Parecchio turbata, ecco come
sei.
“Castle,
non vieni al distretto da poco più di una settimana e ti
stai
già annoiando negli Hamptons?” gli rispondi con un
tono canzonatorio. Hai
deciso che l’attacco è la migliore strategia di
difesa. O qui tutti si potrebbero
accorgere che stai flirtando con lo scrittore come una ragazzina
innamorata.
“No,
a dir la verità stamani mi sono alzato presto e ho
già scritto ben
due capitoli. Evidentemente il fine settimana è
stato…. come posso dire….
illuminante. Non ti incuriosisce sapere cosa combinano Nikki e Rook?
Potrei
aver preso spunto dalla realtà e aver evidenziato qualche
particolare….” Lascia
volutamente la frase in sospeso. Ringrazi mentalmente il tuo angelo
custode per
non aver messo il vivavoce.
Non
sai se:
a)
alzare gli occhi al cielo,
b)
farti trasportare dalla fantasia in un altro sogno erotico, come
quello che ha animato la tua prima notte negli Hamptons, o, meglio
ancora,
c)
indugiare nel ricordo della seconda notte.
Cominci
a giocherellare con i capelli, arrotolando una ciocca con le
dita, senza nemmeno rendertene conto. Tu no, ma i tuoi fidi
collaboratori sì. Quei
due sono peggio di due comari. Infatti, si scambiano
un’occhiata allusiva, smettono
di fare quello che stavano facendo e si dispongono entrambi a
osservarti con
attenzione, con un sorrisino malizioso dipinto sul volto. Esposito ha
afferrato
penna e taccuino ed è pronto a prendere appunti, mentre Ryan
si è messo comodo:
ha addirittura appoggiato il mento a una mano. Ci manca solo che
qualcuno gli
porti dei popcorn e poi potrebbe essere al cinema. Del resto, Castle
stesso una
volta si era messo a mangiare i popcorn, godendosi lo spettacolo di una
masnada
di pazzi che aveva invaso il distretto in una notte di luna piena. Vi
aveva
persino suggerito di vendere i biglietti per far assistere gli
spettatori a
quello spettacolo di umanità assortita. Comunque, ti rendi
conto che qualsiasi
cosa, persino il comportamento di un collega, ti fa pensare a Castle?
Kate
Beckett, riprendi possesso delle tue facoltà mentali, su, da
brava! Infatti, appena
ti accorgi della reazione dei tuoi collaboratori, cerchi di riassumere
un
contegno più serio e di cambiare discorso.
“Castle, anything
to avoid writing, uh? Ti
ricordo che qui, però, stiamo lavorando.
C’è
qualcosa che posso fare per te?” Cerchi di essere distaccata e anche un po’
acida, ma non ti accorgi che, in
realtà, gliel’hai servita su un piatto
d’argento.
“Oh,
detective, ci sono un sacco di cose che potresti fare per me. O di
cose che io potrei fare per te. Per esempio, mi sono reso conto che non
ho
prestato sufficiente attenzione allo studio di
quell’incantevole tatuaggio che
orna il quadrante esterno superiore del tuo scultoreo gluteo sinistro.
Oh, quanto
mi sarebbe piaciuto conoscerti nella tua fase selvaggia… E,
in ogni caso, mi
offro volontario per farti rivivere quel periodo, se
vuoi…” Il tono suadente
della sua voce ti accarezza l’orecchio e giunge fino nel
profondo delle tue
viscere. Spalanchi gli occhi e un rossore ti si diffonde sulle guance.
Quell’uomo con le parole ci sa dannatamente fare, quasi
quanto con le mani,
come durante i suoi massaggi a bordo piscina... Stai per lasciarti
andare di
nuovo a quella inebriante fantasia, ma per fortuna senti la voce di
Montgomery
che ti convoca nel suo ufficio.
“Ehm,
Castle, scusami ma il dovere mi chiama. Ti auguro buona estate
negli Hamptons. Ci vediamo in autunno.” Rimarchi volutamente
la parola autunno, anche se lui ti
ha detto che
rientrerà prima. Ma questo i tuoi ragazzi non lo sanno. E,
in teoria, non
dovresti saperlo nemmeno tu.
“Oh,
Kate, credimi, ci vediamo molto prima. Nei miei sogni io ti vedo
anche adesso… E, qualora non te ne fossi accorta, look at my life. My dreams come true!
Vuoi sapere cosa sto
immaginando che tu stia facendo?”
Oltrepassi
le scrivanie dei tuoi bambini per dirigerti verso l’ufficio
del capo e, appena sei a distanza di sicurezza, gli sussurri uno
“stop it!” e
chiudi la telefonata.
Quell’uomo ha deciso di mandarti fuori di testa oggi! E il
problema è che c’è
riuscito…. Eccome
se c’è riuscito!
Prima
di entrare nella stanza di Montgomery ti rassetti la giacca e
cerchi di riacquistare un atteggiamento professionale, scacciando dalla
mente
le immagini romantiche e passionali suscitate da quella conversazione e
sperando che il rossore nel frattempo si sia attenuato e
magari che anche il battito del tuo cuore torni a un ritmo normale.
Il
capo vuole un aggiornamento sul caso che state seguendo. La vittima
è
stata identificata, si tratta di un chirurgo pediatrico che collaborava
con
l’organizzazione umanitaria
Medici senza
Frontiere. Decidete pertanto di contattare la sede
dell’associazione per farvi
dare la lista dei suoi ultimi incarichi e delle persone che hanno
lavorato con
lui.
Ritorni
dai tuoi ragazzi per dare il via alla nuova fase
dell’indagine.
Stai per aprire bocca, quando Esposito ti precede chiedendoti
maliziosamente:
“Papino aveva nostalgia della voce della mamma?”
“Già,
non resiste senza sentirla nemmeno una settimana…”
gli dà man
forte Ryan, con tono cantilenante.
Rifili
un’occhiataccia ad entrambi, il tuo ormai collaudato look-look che di solito li raggela
all’istante, e ti metti a riferire loro quanto hai concordato
con Montgomery,
senza rispondere all’insinuazione sul tuo rapporto con Castle
e sul motivo
della sua telefonata. Incroci le dita affinché il loro senso
del dovere
prevalga sulla curiosità e sei fortunata: si mettono
diligentemente al lavoro.
Tiri un sospiro di sollievo. Dopo il terzo grado incalzante di Lanie,
almeno
con loro ti è andata bene.
La
giornata scorre convulsamente, come sempre ti capita
all’inizio di
un’indagine. Telefonate e sopralluoghi si susseguono, mentre
la lavagna si
riempie del risultato delle vostre investigazioni. Tu, Javier e Kevin
vi
trattenete ben oltre l’orario di lavoro, ma in serata
Montgomery vi spedisce
tutti e tre a casa. Riprenderete in mano la situazione il giorno
successivo, a
mente fresca. Spesso, con il passare delle ore, ti sei chiesta quale
contributo
avrebbe potuto dare Rick a questo caso. Le sue teorie ti hanno aiutato
più di
una volta a risolvere anche gli omicidi più intricati,
proprio per la sua
capacità straordinaria di pensare in modo creativo, al di
fuori degli schemi.
In altre occasioni, le sue idee balzane ti hanno almeno strappato un
sorriso,
specialmente quando ha tirato fuori la mafia, gli alieni o un complotto
della
CIA. E in certi casi, sorridere per te è stato davvero
terapeutico. Ti manca la
parte fisica di lui tanto quanto la sua parte intellettiva. Kate
Beckett, sei
proprio un caso perso.
Giunta
nel tuo appartamento, ti butti sul divano e prendi il cellulare.
Cerchi il suo numero e gli fai una videochiamata.
“Hey”
ti risponde.
“Ciao
a te… come stai?” gli chiedi dolcemente. Ora sei
fuori servizio e
puoi smettere quel tono di voce professionale che gli hai propinato
durante la
vostra precedente telefonata e tornare ad essere semplicemente Kate.
Anche
perché il solo vederlo ti ha fatto sentire le farfalle nello
stomaco.
“Io
bene, Kate. E tu? Non dirmi che sei arrivata a casa solo
adesso… Hai
un faccino sbattuto…”
“Oh,
grazie Castle. Tu sì che sai come rendere felice una
donna!”
“No
no no, aspetta. Sei sempre bellissima, Kate, davvero. Ma sembri
esausta.” Si affretta a rimediare subito.
Sorridi.
Riesce a percepire la sua preoccupazione per il tuo stato
fisico e la sua dolcezza anche tramite un video.
“Ehm…
in effetti, sì. Montgomery ci ha letteralmente sbattuto
fuori dal
distretto a calci. Ma forse aveva ragione, sono un po’
stanca.”
“Caso
difficile?”
“Sì…
Mi ci vorrebbe qualche teoria folle…”
“Mmmmh… allora you called to seek my counsel!”
Lo
vedi ridacchiare, così come vedi chiaramente il suo ego che si gonfia
fino a riempire tutta la
casa al mare. Sollevi gli occhi al cielo e ti chiedi come tu abbia
fatto a
perdere la testa per uno così.
“Oh,
piantala Rick. In realtà avevo solo voglia di sentirti e di
vederti.”
Ora
è lui a regalarti un sorriso dolce. Abbassa il tono della
voce e ti
sussurra: “I missed you too.
Che
programmi hai per la serata?”
“Nessuno,
Castle, sono in piedi dalle 4 di sta…
yawnn…” uno sbadiglio ti
impedisce di concludere la frase. Hai mantenuto un ritmo serrato per
tutto il
giorno e adesso la stanchezza bussa alla porta.
“Beh,
potresti fare un bel bagno caldo, sai, per rilassarti. Maybe you could take the phone with you. It
is
waterproof.”
Aggiunge
entusiasta, come se fosse una pensata geniale. Non puoi fare a meno di
ridere.
Ma come gli vengono queste idee? Ride anche lui con te, poi
improvvisamente si
fa serio e ti dice: “I so wish I
could
kiss you right now…”
“Yeah… I
know… Però ci dobbiamo accontentare di
un bacio virtuale, almeno
per un po’…”
Avvicini
il cellulare alle tue labbra e
stampi un bacio sul display. Appena lo riallontani, vedi lui che ha
afferrato
quel bacio virtuale e se lo sta spalmando su tutto il viso.
Ha
il potere di farti sorridere anche a km di distanza.
Questo
è uno dei motivi per cui hai perso la testa per uno
così.
Angolino
delle autrici:
La
nostra Kate è irrimediabilmente andata: il solo
sentire la voce di Castle al telefono mette in serio pericolo la sua
lucidità e
le rievoca ricordi travolgenti dell’ultimo pomeriggio
trascorso insieme negli
Hamptons (ah, quella tuta!!!). Lei stessa si rende conto del suo stato
d’animo:
“Detective Beckett? Beckeeeeeett?” è un
piccolo omaggio a Emily27 J
La
detective Beckett deve ancora lavorare… mentre Castle
sta a buon punto con il libro…
Quando
riusciranno a rivedersi i nostri beniamini?
Cos’altro capiterà loro?
A
sabato per il prossimo capitolo!
Debora
e Monica
|
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Capitolo 10 *** CAPITOLO 10 - Dr Motorcycle Boy ***
CAPITOLO
10 Dr. Motorcycle Boy
Avvicini
il cellulare alle tue labbra e
stampi un bacio sul display. Appena lo riallontani,
vedi lui che ha afferrato quel bacio virtuale e se lo sta spalmando su
tutto il
viso.
Ha
il potere di farti sorridere anche a km di
distanza.
Questo
è uno dei motivi per cui hai perso la testa
per uno così.
La
mattina è iniziata al meglio. Sei di ottimo umore tanto che
stavi per
telefonare a Castle da sotto la doccia seguendo il suo consiglio. Ti
sei
trattenuta perché ti sembra troppo, almeno per adesso. La
chiamata successiva
ti ha comunque rallegrata: davanti al
caffè, insolitamente preso a casa per avere un momento di
pace, hai flirtato un
po’ con il tuo scrittore
prima di rituffarti
nella tua giornata al distretto. In realtà devi passare al Morgan
Stanley Children's Hospital
per incontrare il medico che sembra aver visto per
ultimo la vittima.
Non
ti piacciono gli ospedali, quelli pediatrici in particolar modo. Li
frequenti da anni per la tua attività di volontariato. Tua
madre lo faceva e
dopo la sua morte hai pensato che proseguire il suo lavoro e il suo
impegno
sarebbe stato un bel modo per onorare la sua memoria, per far vivere
ancora il
suo cuore e il suo lato più nobile. Ti raccontava di quegli
incontri, di quanto
straziante e innaturale fosse vedere dei piccoli soffrire, ma al tempo
stesso ti
parlava della loro incredibile forza, del loro
coraggio e della loro voglia di vivere e di sorridere comunque. Bastava
distrarli, offrire loro un gioco, un piccolo diversivo dalla routine
dolorosa e
noiosa che questi bambini emaciati
si
trasformano in un attimo in bimbi ridenti e sprizzanti di gioia,
nonostante
tutto. E quale migliore terapia del riso?
Prendi
un grande respiro, catturata dai ricordi legati ai racconti di tua
madre e ora
dalla tua esperienza diretta, ed entri nell’ospedale andando
a passo deciso verso
la reception.
“In
cosa posso esserle utile?” dice una signora di mezza
età, obesa e
dalla voce molto suadente.
“Detective
Kate Beckett, NYPD” dichiari sicura, scostando la giacca per
mostrare il distintivo attaccato alla cintura dei pantaloni, “Avrei
bisogno di parlare con il dottor… aspetti
…” cerchi di leggere meglio il primo nome dalla
lista dei possibili medici
informati dei fatti ”Con il dottor Davidson, Joshua
Davidson.”
“Non
so se è ancora in sala operatoria, un momento per
favore”.
Ti
ritrovi a pensare a quante persone, chiamando quell’ospedale
per
chiedere informazioni, si siano trovati a parlare con una voce sexy e
calda.
Chissà quanti di loro si sono lascati andare con la
fantasia, durante il suono
metallico della melodia di attesa, ad immaginare quale bella donna
avessero
dall’altro capo del telefono.
“Mi
sbagliavo, il dottor Davidson ha terminato l’intervento
un’ora fa e
sta per finire il suo turno. Può raggiungerlo
nell’ambulatorio. Deve prendere
il corridoio di destra, salire al terzo piano e seguire le indicazioni
per
Cardiologia. Lo studio medico del Dr. Davidson è la stanza
n° 47”. Ti sorride
cordialmente per porre fine alla conversazione e per congedarsi mentre
risponde
ad una nuova telefonata.
Segui
le indicazioni che ti sono state date, entri in Cardiologia
spingendo una pesante porta in cristallo. Ti ritrovi a pensare che le
belle
porte automatiche a fotocellule si trovano solo negli ospedali delle
serie tv:
la realtà è molto più prosaica della
finzione.
Bussi
ed entri.
Rimani
sorpresa nel trovarti di fronte un bell’uomo sulla quarantina, alto,
uno sguardo profondo e
deciso. Davvero un tipo affascinante. Ma
quello che noti subito è che deve essere un appassionato di
moto. In mezzo ai
testi di medicina che si trovano nella scaffalatura alle sue spalle,
noti due
foto in lucenti cornici
d’argento che lo
inquadrano mentre è a cavallo della sua due-ruote. In una
è addirittura ad un
raduno di Harley. Provi immediatamente un moto di simpatia innata per
lui e ti
senti anche vagamente attratta dal suo sguardo magnetico che ti fissa
senza
batter ciglio.
Dopo
esserti appurata che non ti sei lasciata travolgere dai tuoi
pensieri per più di pochi secondi, ti ricordi il reale
motivo per cui sei al
cospetto del Dr. Motorcycle Boy.
Non
sai perché ma ti viene istintivo soprannominarlo
così.
Il
vostro colloquio sarebbe potuto durare molto di meno. Il dottore
è
collaborativo e in pochi minuti hai avuto tutte le informazioni che ti
servono,
però dopo aver concluso con le domande non hai resistito a
non chiedergli di
che anno fosse la sua FXDB STURGIS. Il cardiologo ti guarda con stupore
e non
può non notare la tua competenza in fatto di moto. Iniziate
a parlare del
vostro comune interesse
scoprendo che nel
2004 avete partecipato entrambi al decennale delle Harley
d’epoca a New York. Chiacchierando,
scoprite che ne avete tutti e due una del 1994.
Rimarresti
lì a conversare per ore di quella che è stata una
tua passione
fortissima ma ti sei trattenuta pure troppo e devi rientrare al
distretto. Non
puoi fare a meno di
pensare che se Castle fosse
stato presente a quell’incontro sarebbe scoppiato dalla
gelosia per poi negarlo
senza ritegno. In ogni caso reclini l’invito che ti ha fatto,
neanche troppo
velato, a far rombare insieme due motori del ’94. Devi
ammettere che sei
rimasta colpita. Un caffè o una cena l’avresti
rifiutati senza rimpianto, ma Dr.
Motorcycle Boy ti ha sorpreso con una proposta
insolita quanto allettante. Non accetti pensando che l’unico
motore che
vorresti sentire a breve è quello della tua SOFTAIL, magari
nel lungomare degli
Hamptons, con uno scrittore inesperto in fatto di moto che ti si
avvinghia
addosso per la paura.
Le
luci del distretto sono tutte spente.
Solo
tu sei rimasta.
Sei
seduta sul bordo della tua scrivania e sei concentrata sulle foto e
sulle scritte nella lavagna degli indizi.
Sei
stanca.
Gli
ultimi quattro giorni sono stati molto intensi. Dopo il primo
omicidio ce n’è stato un altro. Sempre un dottore
di Medici senza Frontiere.
Non riesci a capire la connessione tra i due delitti, sembra che
l’unica cosa
in comune sia il loro impegno nel sociale nell’organizzazione
umanitaria più
famosa al mondo. Entrambe le vittime hanno operato per la ONG nello
stesso
periodo ma in parti del mondo differenti. L’unico
collegamento che hai trovato
è il dottor Joshua Davidson, che ha frequentato dei corsi di
aggiornamento con
entrambi, ma non gli stessi. Sei stata altre due volte a parlare con il
Dr
Motorcycle Boy ma è decisamente sconvolto e teme di essere
il prossimo.
Possibilità tra l’altro che non ti senti di
escludere.
Ti
avvicini alla lavagna e sposti la foto di una delle vittime per
osservare meglio un particolare che ti era sfuggito fino a quel momento.
La
vibrazione del tuo cellulare sul tavolo ti fa sobbalzare nel silenzio
surreale che ti circonda. Avevi tolto la suoneria quando eri entrata in sala
interrogatori questo pomeriggio ed
evidentemente ti sei dimenticata di riinserirla. Ti volti e un sorriso
ti si
allarga in volto quando distingui la foto di Castle sul display. Non
c’è
nessuno al distretto quindi puoi
parlare in
libertà.
“Beckett”
è più forte di te,
rispondi
così, anche con lui.
“Ciao
Kate! Devo assolutamente raccontarti una cosa che mi è
successa
oggi, mettiti comoda” è eccitato e parla veloce
come una macchinetta.
“Ok
mi siedo” esclami divertita dalla voce allegra che ti giunge
all’orecchio.
“No,
no. Kate stenditi sul letto, mettiti pure comoda in
libertà… anzi
puoi switchare sulla videochiamata nel frattempo” ti dice con
voce sexy e
ammiccante.
“Non
posso Rick, sono ancora al distretto!” non puoi fare a meno di pensare a quanto ti
piacerebbe stare a casa in questo
momento per assecondare la sua richiesta. Ma che razza di vita hai
fatto fino
ad ora? Senza neanche rendertene conto ti sei completamente dedicata al
tuo
lavoro, dimenticando di avere anche un lato privato.
“Kate,
ma è quasi mezzanotte…” il suo tono di
voce non riesce a
dissimulare il dispiacere di saperti ancora lì.
“Lo
so, sto impazzendo, infatti”. Una stretta allo stomaco ti
ricorda
quello che vorresti davvero: dare giustizia alle vittime ma onorare
anche la
tua vita. Per un momento, immagini fugaci di te che torni a casa e
trovi
qualcuno ad aspettarti si fanno largo nella tua mente. E hai anche una
vaga
idea di chi vorresti trovare, pronto ad accoglierti in un abbraccio
confortevole. Il calore e il tepore del focolare domestico non ti hanno
mai
affascinata come in questo momento.
“Kate,
per favore, vai a casa. Puoi ragionare con più calma a mente
fresca domani mattina. Un po’ di riposo ti ci
vuole”.
“Non
mi va di andare casa, che ci torno a fare? Non c’è
nessuno ad
aspettarmi!” il tono della tua voce si è fatto
improvvisamente triste e
malinconico e la cosa non è sfuggita a Castle.
“Insomma Rick, cosa ti è
successo oggi?” chiedi cercando di mostrarti allegra.
“Non
è importante. Kate, ti prego, vai a casa, riposa almeno
qualche
ora. Ti voglio in forma per quando torno a New York”.
Sospiri.
Non
vedi davvero l’ora.
Tu
non puoi muoverti.
Lui,
che potrebbe farlo, è vincolato dalla scadenza contrattuale.
Gli
manca ancora qualche capitolo per finire Naked Heat e non
può non
scrivere a tempo pieno. Solo nell’ultimo anno ti sei resa
conto di quanto uno
scrittore professionista abbia dei tempi di lavoro molto simili a quelli di qualunque altro
impiegato.
“E’
strano” dici con un sospiro.
“Cosa?”
“Quello
che è accaduto tra noi! Abbiamo trascorso mesi interi,
passando
ore e ore a stretto contatto e poi, stiamo tre giorni
insieme… succede quel che
succede e a malapena riusciamo a sentirci per telefono!!!”
esclami con una buona
dose di frustrazione.
“L’attesa
rende il desiderio più appagante” sentenzia sicuro.
“Non
confondermi con le tue parole da scrittore, Castle” lo
riprendi con
tono deciso.
“Sai una cosa? Per come la
vedo io, sometimes the hardest things in
life are the things most worth doing.
Buonanotte
Kate, cerca di dormire un po’ e chiamami
domani quando puoi.”
“Until tomorrow,
Rick” rispondi sorridendo al pensiero che vi siete salutati a
battute inverse
questa volta.
Angolino
delle autrici:
Ed
ecco che anche Dr Motorcycle Boy entra nella
nostra storia! Non poteva mancare! La nostra detective rimane molto
affascinata
da questo attraente cardiochirurgo con cui condivide la passione per le
Harley:
quali conseguenze avrà questo incontro per Rick e Kate? Il
loro rapporto è
ancora solo telefonico. Riusciranno a resistere?
Pochi
giorni di pazienza e lo saprete!
Grazie
di cuore a chi continua a seguirci con tanto
affetto!
Debora
e Monica
|
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Capitolo 11 *** CAPITOLO 11- Romantically Involved ***
CAPITOLO
11 Romantically involved
“Sai
una cosa? Per
come la vedo io, sometimes the hardest things in life are the things
most worth
doing. Buonanotte
Kate, cerca di dormire un po’ e chiamami
domani quando puoi.”
“Until tomorrow,
Rick” rispondi sorridendo al pensiero che vi siete salutati a
battute inverse
questa volta.
Hai
deciso di seguire il suo consiglio e adesso sei nel tuo appartamento.
La cosa paradossale è che a casa senti ancora di
più la sua mancanza, anche se
lui qui non ci è mai venuto in qualità di
… Già, come lo definisci? Fidanzato?
No, prematuro. Boyfriend? Andiamo, non avete mica più 15
anni! Partner? No, fa
troppo lavoro. Tuo uomo? Sì, decisamente meglio.
Specialmente perché è tuo.
Ti
piace immaginarlo che gironzola nelle stanze, curiosando fra le tue
cose, meravigliandosi delle cianfrusaglie che possiedi, così
poco da te, come
la guida TV aperta alla pagina di Temptation Lane, pensare a voi due che cucinate
insieme, fantasticare mentre vi
rotolate o coccolate nel tuo letto, magari quando fuori è
scoppiato un
temporale. Amarsi intanto che all’esterno si scatenano lampi
e tuoni è una cosa
che ti ha sempre affascinato. E’ come se lo scrosciare
repentino della pioggia
o il boato di un fulmine che si scarica a terra, volesse sottolineare
un
momento magico per due amanti.
Sospiri.
Ti
passa per un attimo davanti agli occhi come un flash una vivida
immagine di te che vieni sospinta verso una porta mentre la stanza si
illumina
per un lampo improvviso. Subito dopo il fragore di un tuono e Castle
che ti
costringe sempre più verso l’uscio con
l’irruenza dei suoi baci.
Sospiri
nuovamente.
Sei
stanca e hai bisogno di riposare, ma avresti voglia di farlo fra le
sue braccia. Come è possibile che tu sia già
così dipendente da lui?
Scuoti
la testa e decidi di non pensarci.
Quello
che ti serve adesso è dormire. Punto.
Non
hai l’energia per analizzare il vostro rapporto, anche se una
vocina
dentro di te ti spingerebbe a farlo. Finora hai sempre avuto relazioni
in cui
hai tenuto un piede fuori dalla porta, mentre quella con lui sembra
diversa.
Lui ti conosce forse più di te stessa. I suoi libri ti hanno
aiutato nel
momento peggiore della tua vita. Non glielo hai mai detto, ma dovresti
davvero
ringraziarlo. Ti sei rifugiata nella finzione delle sue storie quando
il mondo reale
per te era solo dolore e sofferenza. I suoi racconti ti hanno permesso
di
evadere, almeno momentaneamente, dall’angoscia che pervadeva
la tua esistenza,
sconvolta dal barbaro omicidio di tua madre e dall’abbandono
di tuo padre, che
aveva trovato conforto nell’alcool. Perché,
qualora tu lo avessi dimenticato,
lui è uno scrittore famoso. Sei terrorizzata dal suo lato
pubblico, sempre
esposto alla curiosità altrui, tu che sei la riservatezza
fatta persona. Già
una volta sei finita sul New York’s Ledger perché
si vociferava che Richard
Castle fosse romantically involved with
NYPD Detective Kate Beckett e la cosa ti aveva mandato su
tutte le furie. E
in quel momento era solo gossip. Ora che invece…
No,
basta, adesso non ci vuoi pensare.
Domani.
Lo
farai domani.
Dopo
aver riposto con cura l’orologio di papà e
l’anello di mamma all’interno
del portagioie, vicino al bigliettino di Rick, indossi la tua maglietta
oversize e vai a dormire. Appena tocchi il letto, collassi
all’istante.
L’indomani
ti svegli riposata e pronta a buttarti di nuovo
nell’indagine.
Ti dispiace per quel medico, Dr Motorcycle Boy. Lo hai visto davvero
angosciato
per la morte dei suoi colleghi e spaventato all’idea di poter
essere la
prossima vittima. Sarà perché anche lui
è un appassionato di Harley, sarà
perché ammiri e rispetti la sua scelta di vita, ma hai
deciso che si merita un
trattamento speciale.
Mandi
un messaggio a Rick per augurargli una splendida giornata e ti
precipiti al Dodicesimo. Stranamente non ti risponde subito…
Forse dorme ancora
o forse è così preso dalla scrittura da non
essersi nemmeno accorto di aver
ricevuto un sms. Ti ha confessato che, quando è nel pieno
del processo
creativo, è capace di non allontanarsi dal suo computer per
ore, isolandosi da
tutto e da tutti. Non sente né la fame, né la
sete, né il sonno. Solo la voce
di Alexis penetra la bolla in cui si rinchiude, come è
sempre stato, sin da
quando si è dovuto occupare di lei come genitore single,
visto che Meredith non
è mai stata una mamma molto presente. Che poi, come si possa
non voler
condividere la magia della crescita di un figlio con Castle proprio non
riesci
a capirlo, anche se tu non sei esattamente una baby
person. Ma questa è un’altra storia.
Decidi pertanto di non
dar peso alla sua mancata risposta e ti concentri sul caso. Vuoi
ricontrollare
un dettaglio che avevi notato distrattamente ieri sera, subito prima
che il tuo
uomo ti chiamasse. Quando arrivi alla scrivania, Esposito e Ryan sono
già al lavoro,
indaffarati nel raccogliere ulteriori informazioni per capire chi
è il bastardo
che ha fatto fuori i due medici e per quale motivo si è
accanito contro di
loro.
Ti
metti di nuovo a fissare la lavagna con la tua solita attenzione e
concentrazione, quando improvvisamente – come spuntato dal
nulla – un bicchiere
della tua caffetteria preferita si materializza sotto il tuo naso. Il
tuo
sguardo passa dalla lavagna al caffè, segue la mano che
impugna il contenitore,
risale su per il braccio e si perde negli occhi azzurri e nel sorriso
del
proprietario di quel braccio e di quella mano. Gli sorridi a tua volta,
mentre
il cuore ti batte talmente forte nel petto che temi possa sentirlo
persino
Montgomery, barricato nel suo ufficio.
Vi
guardate senza parlare, come vi è capitato già
più di una volta.
Accidenti,
è qui davanti a te e vorresti almeno poterlo sfiorare, ma
siete al Distretto e quindi vi limitate ad accarezzarvi e ad amarvi con
gli
occhi. Siete
talmente persi nella reciproca
contemplazione che non vi accorgete della presenza degli altri agenti,
e in
particolare di Kevin e Javier. I quali vi guardano con una malizia
appena
appena accennata e chiedono innocentemente: “Are
we interrupting something?”
Com’è
che ti sembra di aver già vissuto una scena simile?
“Yes” risponde Castle.
“No” rispondi tu,
contemporaneamente.
“OooooK…” dice
semplicemente
Espo. E lascia sottintendere tutt’altro.
Kevin
invece, ancora più innocentemente, vi chiede: “Do you guys practice this when we’re not
around?” Poi scuote la testa e continua:
“Castle, che ci fai a New York? Ti
pensavamo negli Hamptons a scrivere e a occuparti della tua
abbronzatura…”
“Ho
un appuntamento con Gina più tardi per il libro e ho pensato
di passare
a salutarvi e
vedere se potevo esservi utile.”
Dichiara sereno, come se fosse la pura verità. Deve avere
ereditato il talento
di Martha… evidentemente, i geni della recitazione non hanno
saltato la sua
generazione.
“E
naturalmente hai pensato bene di portare il caffè a
Beckett…”
continua Esposito, sollevando
un sopracciglio
con fare allusivo.
“Beh,
è quello che faccio sempre, no? Non vedo cosa ci sia di
diverso…
adesso.” Appunto, non mettiamoci subito sulla difensiva: non
c’è niente di diverso
adesso.
Niente.
A parte il fatto che
avete trascorso
tre giorni straordinariamente intensi nella sua tenuta negli Hamptons.
Niente.
A
parte il fatto che lui ti abbia fatto raggiungere vette che pensavi
inimmaginabili.
No,
no, no, Kate, se cominci a pensare a quello non riuscirai mai a
tenere nascosta la vostra relazione. Cerchi di riprendere il controllo
della
situazione e fai un breve riassunto a Rick a proposito del caso e di
cosa siete
riusciti a identificare finora. Gli ometti solo il dettaglio della
passione che
hai scoperto di avere in comune con il dottor Davidson e il fatto che
lui ti
abbia invitato a fare un giro in moto insieme.
Appena
Esposito e Ryan si allontanano, gli chiedi sottovoce: “Castle, what are you doing here? Pensavo
saresti rimasto negli Hamptons per un’altra
settimana!”
“Lo
so, but I couldn’t go another
week without seeing you, così stamani mi sono
alzato presto e sono partito.
Vuoi che me ne vada?” Ti risponde sussurrando, mentre con gli
occhi ti implora
di dirgli che no, non vuoi assolutamente che se ne vada.
Quanto
daresti per non essere al distretto! Se foste a casa tua gli
dimostreresti chiaramente quanto è mancato anche a te e
quanto quella frase ti
abbia colpito dritta al cuore. Ma siete al Dodicesimo e pertanto devi
limitarti
a fargli cenno di no con la testa e a sorridergli. Proprio sul
più bello, ecco
che il dottor Davidson arriva e chiede di te.
Rick
rimane alla tua scrivania, seduto sulla sua sedia, a osservarti a
distanza mentre parli con quel dottorino che gli ha scatenato
un’antipatia
immediata. Anche Demming non gli era mai andato a genio. Per non
parlare di
Sorenson. Ma questo bellimbusto proprio non lo digerisce. Vedi con la
coda
dell’occhio che non vi perde di vista un attimo. Il dottor
Davidson, o Josh
come ti ha detto di chiamarlo, è venuto per avere notizie
sullo sviluppo delle
indagini e – ammettiamolo – per provarci
spudoratamente con te, proponendoti di
uscire per un caffè, invito che hai educatamente rifiutato.
Al termine della
vostra chiacchierata, lo saluti e ritorni dal tuo uomo. E
sì, hai detto ancora
una volta “tuo uomo” e ne sei assolutamente e
piacevolmente consapevole.
“E
così quello è il dottor
Davidson…” ti dice.
“Già.”
Lo vedi che sta diventando geloso, ma hai deciso di giocare un
po’ con lui, hai bisogno di alleggerire la giornata.
Pensieroso,
gioca distrattamente con una penna, fa una smorfia con le
labbra ed emette solo un “Mmmmmm….”
“Cosa
vuoi dire con quel mugolio?”
“Non
mi piace.”
“No?”
“Non
ha l’aspetto di un medico.”
“E
perché? Ti sembra che possa essere una spia o un agente
della CIA? O
magari un mafioso?” Gli rispondi in tono canzonatorio. Quanto
ti è mancato
poter scherzare con lui e le sue teorie folli!
“Beh,
ne avrebbe tutte le caratteristiche. Io, fossi in te, lo terrei a
debita distanza e lo controllerei bene. Secondo me nasconde
qualcosa.”
“Ah
sì?”
“Decisamente.”
“Sei
sicuro che sia solo questo?”
Ci
pensa un po’ e poi sbotta:
“Fine. It’s
true. I’m jealous. There, I said it. I – I want you
all to myself. And if – if
that makes me petty, so be it. Guilty
as charged.”
Dichiara sconfitto.
In
realtà tu lo trovi irresistibile e, se potessi, te lo
mangeresti di
baci seduta
stante, ma visto il luogo in cui vi
trovate, ti limiti a sorridere e a sussurrargli: “Actually, I kind of think it’s sweet.”
“Davvero?”
ti chiede stupito e rasserenato al tempo stesso.
“Sì.
Davvero.” Poi, controllando che non ci siano testimoni
indiscreti
nelle vicinanze, ti avvicini al suo orecchio, proprio come hai fatto al
termine
del vostro primo caso, e gli sussurri: “Sono solo tua. Always.”
E
per la prima volta, dopo tanto tempo, ti senti davvero bene.
Angolino
delle autrici:
Eccoci
giunte al termine di questa straordinaria
avventura, che ci ha regalato tanto divertimento nella fase di stesura
e, a
sorpresa, anche in quella di revisione. Man mano che abbiamo pubblicato
il
cuore si colmava sempre più del vostro calore e affetto.
Sono
tante le persone da ringraziare: chi ha letto
in silenzio, chi ha lasciato qualche recensione, chi ha messo la storia
fra le
seguite, le ricordate e le preferite e chi ci ha supportato dal primo
capitolo
all’ultimo.
Vogliamo
dire grazie in particolare a:
Rebecca:
per aver interagito con i nostri
personaggi, averli bonariamente presi in giro, essersi arrabbiata e
aver gioito
con loro (e con noi) e averci lasciato delle recensioni lunghe quanto i
capitoli stessi, piene di ironia e di profondità allo stesso
tempo; un
ringraziamento speciale poi per averci regalato a sorpresa quel banner
meraviglioso, un gesto inatteso quanto gradito, quindi grazie
grazie grazie;
Diletta:
per lo spirito di sacrificio che l’ha
portata con istinti omicidi fino negli Hamptons per fare compagnia a
Rick… una
martire immolata per la causa;
Tatiana:
per essere stata sempre fra le prime a leggere
e a recensire, con un affetto e un entusiasmo tangibili;
Serena,
Ivi: per essere rimaste indietro nella
lettura ed essersi fatte la maratona, recensendo comunque ogni singolo
capitolo;
Cri:
per la sua fantastica sfera di cristallo, con
cui è riuscita a indovinare molto di quello che stavamo per
pubblicare e per
l’entusiasmo con cui ha recensito ogni capitolo.
Anna:
per le sue recensioni che sono sempre così
accurate, precise e profonde e per l’affetto che ci ha sempre
dimostrato.
Avete
reso speciale questo esperimento e il vostro
affetto è stato un regalo di Natale anticipato.
Grazie
di cuore a tutte voi!
Debora
e Monica
|
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