Pensiero Proibito

di AryaPotter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo: incontrarsi di nuovo ***
Capitolo 2: *** Lettere e Appuntamenti ***
Capitolo 3: *** Incontri e Scontri ***
Capitolo 4: *** La caduta del primo pezzo del domino ***
Capitolo 5: *** Litigi e Promesse ***
Capitolo 6: *** Schermaglie e Autorizzazioni ***
Capitolo 7: *** Scheletri nell'armadio e promesse ***
Capitolo 8: *** Giochi pericolosi e ringraziamenti proibiti ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8: Tradimenti e Minacce ***
Capitolo 10: *** Bivi e Scelte ***
Capitolo 11: *** Mal di testa e Bugie ***
Capitolo 12: *** Dubbi e Cuori infranti ***
Capitolo 13: *** Pettegolezzi e Vecchie conoscenze ***
Capitolo 14: *** Aeroporti e Fedine pulite ***
Capitolo 15: *** Ordini e Cerimonie ***
Capitolo 16: *** Lui e Lei ***
Capitolo 17: *** Batticuori e Urla ***
Capitolo 18: *** Scudi e Anatemi ***
Capitolo 19: *** Dittamo e Richieste ***
Capitolo 20: *** Confessioni e Impasse ***
Capitolo 21: *** Risvegli e Impacchi ***
Capitolo 22: *** Amore e Amore ***
Capitolo 23: *** Notti e Filtri d'Amore ***
Capitolo 24: *** Falsi articoli e Incontri Notturni ***
Capitolo 25: *** Rivelazioni e Primi litigi ***
Capitolo 26: *** Diplomatici e Ombre ***
Capitolo 27: *** Bacchette e Tour ***
Capitolo 28: *** Ritrovamenti e Marchi ***
Capitolo 29: *** Manor e Vendette ***
Capitolo 30: *** Paure dissolte e Ritorni a casa ***
Capitolo 31: *** Piani e Decisioni ***
Capitolo 32: *** ATTENZIONE ***



Capitolo 1
*** Prologo: incontrarsi di nuovo ***


Lily Luna Potter sedeva dietro la scrivania del suo ufficio al Ministero della Magia e leggeva con attenzione un rapporto su una riunione avvenuta il giorno prima tra il Ministro della Magia inglese, Kingsley Shacklebolt, e quello giapponese dal nome impronunciabile.
In qualità di assistente del Capo dell’Ufficio per la Cooperazione  Magica Internazionale, molti di quei rapporti finivano sulla sua scrivania e suo compito era stilarne un esauriente ma sintetico resoconto per il suo capo, il quale avrebbe così potuto aggiornare la situazione delle relazioni internazionali e consigliare il Primo Ministro in vista degli incontri successivi. Erano due ore che lavorava senza interruzione e la testa iniziava a dolerle particolarmente: Percy Weasley, assistente personale del Primo Ministro, aveva la peggior calligrafia di tutta la famiglia. Posata la piuma si appoggiò allo schienale e chiuse gli occhi, massaggiandosi leggermente le tempie con due dita.
Erano passati tre anni dal suo diploma con lode ad Hogwarts: subito dopo aver lasciato la scuola aveva partecipato ad un concorso per uno stage al ministero ed era stata scelta insieme ad un altro ragazzo. Spesso si era domandata se l’avevano ritenuta idonea solo per il suo cognome o per le sue effettive conoscenze e capacità, e per i primi mesi di stage si era convinta che era stato proprio per il primo motivo. Dopo sette anni di scuola passati a convivere con il peso delle sue origini, aveva finalmente deciso di ribellarsi. L’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale non aveva mai visto una furia simile passare per i suoi corridoi.

-E così  hanno scelto di nuovo  te- il disprezzo nella voce di Christopher Ogden era come veleno quando, entrando nella stanza, si rivolse alla sua collega di stage.
Lily, seduta alla scrivania di fronte alla sua nel loro microscopico ufficio, sollevò lo sguardò sul ragazzo senza capire
-La posizione di SottoAssistente dell’Assistente del Capo!!- non aveva mai visto Christopher così arrabbiato
-Oh…- gli occhi di Lily si oscurarono, nonostante avesse dovuto essere contenta di quella notizia. – come l’hai scoperto? Pensavo che la decisione dovesse essere presa domani-
Christoper sbuffò e si lasciò cadere sulla sua sedia che scricchiolò in maniera inquietante – Ho sentito quello stronzo dell’Assistente raccontarlo a un suo collega: “Certo che il posto andrà alla Potter. Sai che pandemonio verrebbe fuori se la figlia dell’Eroe del Mondo Magico non facesse carriera?” – l’imitazione era piuttosto fedele ma Lily quasi non ci fece caso.
Si alzò di scatto infuriata, la veste da strega che ad ogni suo movimento si muoveva intorno a lei come se fosse preda di venti di tempesta
-Adesso basta!- si avvicinò al compagno e lo prese per un polso costringendolo ad alzarsi
-Potter che stai facendo?-
-Vieni con me- lo trascinò fuori dalla stanza e a passi veloci percorse il lungo corridoio che li separava dall’ufficio del Capo.
 Era splendida nella sua ira, Christopher doveva ammetterlo e così anche chi la guardava sbalordito mentre si scansava per farla passare. I lunghi capelli rossi si muovevano sulla sua schiena e le incorniciavano il viso dall’espressione decisa che avrebbe fatto tremare le gambe anche a suo padre. In quei momenti assomigliava troppo a sua madre e a sua nonna.
Giunti davanti la porta del Capo dell’Ufficio, la ragazza bussò energicamente per due volte con la mano libera. Un pigro “avanti” diede loro il permesso entrare
-Signor Shelby, scusi l’intrusione- il capo di Lily inarcò un sopracciglio, il tono della ragazza esprimeva tutto tranne che cordoglio per il disturbo
-Signorina Potter, Signor Ogden…posso esservi utile?- il suo sguardò guizzò sulla mano della ragazza che ancora stringeva il polso del ragazzo.
Christopher sembrò accorgersene perché storse il braccio e si liberò della presa. Lily non sembrava nemmeno essersene resa conto tanto era arrabbiata. Fece un passo in avanti e si avvicinò pericolosamente al bordo della scrivania del suo capo
-Signor Shelby vorrei per favore chiederLe, con tutto il rispetto che nutro nei confronti della sua persona e soprattutto della sua professionalità sul lavoro, di smettere di fare favoritismi solo perché sono la figlia di Harry James Potter!- non aveva urlato ma le parole uscirono dalla sua bocca con tono deciso e fermo, che non ti aspetteresti da una ragazza di appena vent’anni. Herman Shelby rimase qualche istante in silenzio prima di rispondere alla ragazza, pensando che prima o poi avrebbe dovuto aspettarselo, un teatrino del genere. Harry Potter l’aveva avvertito e lui stesso aveva scorto più di una volta il risentimento negli occhi della ragazza quando veniva scelta per il suo cognome più che per le sue abilità. C’era da dire, tuttavia, che era difficile non premiarla quando svolgeva così bene il suo lavoro: era una strega davvero brillante.
-Signorina Potter- congiunse le dita davanti al viso e la guardò da sopra di esse- cosa le fa credere che questo Ufficio, uno tra i più importanti dell’intero Ministero della Magia, si abbassi a fare favoritismi proprio a lei? – voleva metterla in difficoltà e per un attimo sembrò riuscirci perché le guance della ragazza si imporporarono.
-Ne ho le prove, Signore- si voltò verso il suo compagno e gli fece un cenno con il viso – diglielo, Christopher, digli quello che hai sentito-
Il ragazzo avrebbe volentieri fatto a meno di tutta quella messa in scena ma aveva capito che a Lily quella storia scottava più che a lui.
-Ho chiaramente sentito il suo Assistente raccontare ad un collega che le ragioni per cui Potter verrà scelta come SottoAssistente dell’Assistente sono proprio legate al fatto che è figlia di Harry Potter, Signore-
Herman Shelby mandò mentalmente al diavolo il suo Assistente, come aveva fatto ad essere così idiota? Sospirò, adesso gli sarebbe toccata una bella gatta da pelare.
-Signorina Potter, Signor Ogden, da questo momento siete entrambi promossi a SottoAssistenti ma-alzò una mano per interrompere i due che stavano per iniziare l’ennesimo dibattito- non perché lei – e guardò la ragazza- sia Lily Luna Potter, o perché lei- e si rivolse a Christopher- ha bisogno di un contentino per non sentirsi discriminato- entrambi si mossero sul posto imbarazzati- ma solo perché ho avuto modo di visionare il vostro lavoro degli ultimi mesi e ritengo che abbiate entrambi le qualità adatte per quella posizione.- In realtà aveva deciso di agire in questo modo sin dal principio. Se quello stupido del suo Assistente avesse tenuto la bocca chiusa visto che non ne aveva ancora parlato con lui!
-Grazie Signore- Ogden si inchinò frettolosamente, quindi fece dietro front e lasciò l’ufficio. La ragazza invece rimase a fissare in silenzio il suo Capo per qualche istante prima di raggiungere la porta.
-Signore- si volse di tre quarti verso di lui e cercò gli occhi di Shelby che sostenne lo sguardo.
-Sì, signorina Potter?-
-Grazie, Signore-  avrebbe giurato di averla vista sorridere di una felicità che non le aveva mai visto sul viso, ma prima che potesse risponderle l’aveva già lasciato nuovamente solo.

 
 
Da quel giorno Lily e Christopher avevano fatto tanta strada insieme, sostenendosi a vicenda e aiutandosi. Aveva finalmente trovato un amico vero, che non le stava accanto solo per riflettere della sua luce riflessa, e quando lei aveva sostituito il vecchio Assistente del Capo, due anni dopo, lui era stato sinceramente felice per lei. Adesso lui faceva parte del Corpo delle Convenzioni dei Commerci Magici Internazionali e non si vedevano più molto spesso, tuttavia si tenevano in contatto via gufo e quando erano entrambi a Londra trovavano sempre un po’ di tempo per vedersi. Lily sorrise a tutti quei ricordi e quando riaprì gli occhi, li posò sulla fotografia che teneva sulla scrivania e che ritraeva Christopher e lei con i mano i diplomi di fine stage, sorridenti e felici.

TOC TOC

-Avanti!- la porta si aprì ed entrò l’ultima persona al mondo che Lily si sarebbe mai aspettata di vedere in vita suo varcare quella soglia
-Malfoy!- si alzò in piedi come se le avessero dato la scossa
-Potter- Scorpius Malfoy era praticamente identico a come se lo ricordava ad Hogwarts. Capelli biondo cenere, occhi grigi e pelle chiara, esattamente come il padre. Persino il tono di voce rassomigliava in maniera impressionante quello del genitore, a tal punto che Lily si chiese se avesse ereditato qualcosa dalla madre.
-Prego, accomodati- gli indicò la sedia davanti alla scrivania ma lui scosse leggermente il capo
-No, sono di fretta. La settimana prossima verrà a far visita al Primo Ministro il Presidente della Comunità Magica Americana e in qualità di Ambasciatore del Ministero del Magia inglese in quello Stato, sono stato mandato avanti per preparare le cose. –
Lily annuì, sapeva già dell’imminente arrivo del Presidente.
-L’Ufficio ha già iniziato i preparativi e ha già chiesto l’intervento degli Auror per la scorta del Presidente. Mi occuperò personalmente della sua accoglienza –
Scorpius la guardò stupefatto.
-Tu?- il tono di sorpresa quasi offese la giovane.
-Sì, io- lo stava sfidando, era chiaro che avrebbe voluto aggiungere “Problemi?”
-Hai fatto carriera in fretta- le parole gli uscirono come lame dalla bocca e un sorriso beffardo gli increspò le labbra.

Un Malfoy rimarrà per sempre un Malfoy. Lo pensò amaramente.

-Hanno saputo andare oltre un nome, per riconoscere le qualità della mia persona. Sono certa che capisci- un lieve sorriso e si godette l’espressione del Serpeverde che veniva messo nel sacco. In fondo anche lui aveva dovuto lottare contro un cognome troppo ingombrante.
-Bene, se non c’è altro- e senza aggiungere altro, con un sonoro CRACK, si smaterializzò.

Lily ricadde sulla sedia come se avesse speso tutte le forze che le rimanevano in corpo. Il cuore le batteva all’impazzata e lo sentiva rimbombare persino nelle orecchie. Aveva immaginato mille volte, da quell’ultimo giorno ad Hogwarts, di rivederlo, ma mai si era aspettata una cosa simile. In realtà, cos’altro doveva aspettarsi? La sua era stata un’infatuazione a senso unico, mai dichiarata e vissuta mantenendo saldamente le distanze. Un Malfoy e una Potter, che blasfemia è mai questa.
-Lily stai bene?- una strega che lavorava al suo stesso Livello era entrata senza che lei se ne accorgesse
-Eh..?Ah, Kate, sì tutto a posto- le sorrise, poco convinta
-Ho incontrato Shelby mentre venivo qui, mi ha detto che per oggi avete finito, puoi tornare a casa- la guardava come un Guaritore ispeziona un paziente al San Mungo
-Perfetto, grazie Kate- si ricompose e le sorrise più presente mentre iniziava a far evanescere documenti e ne faceva volare altri dentro una borsa a tracolla.
-Figurati...perchè non vieni a bere qualcosa con me e le altre? Andiamo al Paiolo per una burrobirra o qualcosa di più forte- le fece l’occhiolino  e la sua espressione era così buffa nel tentativo di sembrare allettante che Lily rise di gusto
-Grazie dell’invito, Kate, davvero ma stasera sono a cena dai miei zii e ora che mi hai fatto notare l’orario sono già in mostruoso ritardo-
-Va bene, va bene- la strega sventolò un dito accusatorio- ma non sai cosa ti perdi!- quindi con un ultimo sorriso se ne andò.
Lily finì di recuperare le sue cose e si avvicinò al camino prendendo una manciata di Metropolvere da una scatolina. Mentre scandiva ad alta voce la sua destinazione, pensò che James e Albus avrebbero sicuramente notato che qualcosa la turbava. Una smorfia di disappunto le distorse il bel viso prima che fosse risucchiata via dalla magia.

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Capitolo 2
*** Lettere e Appuntamenti ***


Vorticando atterrò nel caminetto di casa Potter, facendo volare fuliggine da tutte le parti e urtando con la borsa un basso porta pale da camino in ferro battuto che cadde rovinosamente per terra annunciando il suo arrivo. La voce di sua madre Ginevra giunse dalla cucina, nitida e implacabile
-Tesoro, per favore, risistema tutto-
-Buonasera anche a te- borbottò Lily uscendo dal caminetto e spazzolandosi via la polvere dalle costose vesti. Lanciò la borsa vicino al divano ed estrasse la bacchetta. Un piccolo movimento del polso e il porta pale si raddrizzò, un movimento ampio ad abbracciare l’intera porzione di tappeto davanti il camino e la fuliggine sparì completamente lasciando tutto immacolato. Soddisfatta rimise a posto la bacchetta ma, mentre si girava, qualcosa le si buttò al collo facendola arretrare di parecchi passi: se non fosse stata abituata a quella scena da circa vent’anni, avrebbe temuto l’attacco di un troll.
-Jamie...-le braccia del fratello maggiore la stavano strangolando in un abbraccio mozzafiato e infatti il nome del ragazzo le uscì dalle labbra sotto forma di rantolo. L’Auror sembrò accorgersene perché allentò leggermente la presa e si posizionò al suo fianco senza tuttavia lasciarla andare ma tenendola stretta a se con un braccio posato sulle sue spalle
-Bentornata a casa sorellina- Lily sorrise suo malgrado e sollevò lo sguardo su quegli occhi scuri che a scuola avevano fatto sospirare miriadi di ragazze.
-Grazie- lo fece contento sollevandosi sulle punte e dandogli un leggero bacio sulla guancia, quindi, approfittando della sua distrazione, si liberò con dolcezza dalla sua stretta e, recuperata la borsa, si avviò verso la cucina.
Mentre passava per il corridoio, suo fratello Albus scendeva le scale che portavano al piano di sopra e nel vederla le rivolse un caldo sorriso
–Bentornata- i suoi incredibili occhi verdi esprimevano una dolcezza infinita e, come sempre, alla giovane venne del tutto naturale ricambiare quel sorriso con uno altrettanto dolce.
Lo sbuffo di suo fratello James e la sua frase successiva, mezza borbottata, la fecero ridere di gusto
 –Dimmi come fai, non mi saluta mai in quel modo!- sembrava scocciato ma sapevano bene tutti e tre che non era davvero così. Semplicemente era il loro modo di stare insieme
-Impara a non aggredirla ogni volta che mette piede in casa e vedrai che sarà gentile anche con te- la risposta di Albus non si era ovviamente lasciata attendere e aveva raggiunto la cucina dove ormai Lily stava abbracciando la madre
-A volte mi ricordi Sirius, James – gli occhi del figlio maggiore si illuminarono come se gli avessero fatto un complimento bellissimo – hai la stessa sua grazia di quando si trasformava in quell’enorme cane nero e pretendeva di comportarsi in modo umano sollevandosi su due zampe per salutare tuo padre davanti l’Espresso-
Albus e Lily risero di gusto mentre il viso di James si tinse di un delicatissimo color porpora una volta capito che sua madre l’aveva, con moltissimo tatto, paragonato a un cane che fa le feste per il ritorno del padrone. Ancora scossa dalle risa Lily annunciò che andava a prepararsi per la cena e passando vicino a James gli diede una leggera pacca sulla spalla, senza però riuscire ad arginare l’ennesimo conato di risate che, come prevedibile, fece arrabbiare ancora di più James.

Una volta salita al primo piano percorse il corridoio su cui si affacciavano le camere da letto fino a raggiungere la porta della sua: con un colpo di bacchetta la aprì e vi si introdusse.  Le persone che ci entravano per la prima volta non potevano fare altro che sorridere, era il regno indiscusso di una Grifondoro. I colori della casata di Godric spiccavano ovunque – così come nelle stanze dei suoi fratelli- e sulle pareti erano affisse sciarpe una volta appartenute alla sua divisa e striscioni recuperati dopo alcune delle più memorabili partite di Quidditch a cui aveva partecipato sia come spettatrice –al primo e al secondo anno- che come Cacciatrice –dal terzo in poi-. Era abbastanza ampia ma era quasi totalmente occupata da alte librerie piene di libri sia babbani che non;  incorniciato da questi scaffali c’era il suo enorme letto a baldacchino –l’aveva voluto così in ricordo del suo ad Hogwarts- e sulla parete sopra la testata foto in movimento ritraevano i suoi migliori amici, i suoi parenti e lei in vari momenti della sua vita. Quella che preferiva di più era una grande foto dei suoi genitori affiancati dai suoi zii: era stata scattata poco dopo che suo padre aveva sconfitto Voldemort. Sui loro volti vedeva le sofferenze della guerra ma anche l’immensa felicità di essersi ritrovati insieme, vivi.
Come sempre fu l’unica foto su cui il suo sguardò si soffermò un po’ più a lungo mentre lasciava cadere la borsa ai piedi del letto e iniziava a farsi scivolar via la veste da mago. La piegò con cura e la ripose in un armadio apparentemente piccolo ma al cui interno era stato applicato un Incantesimo Estensivo Irriconoscibile: decine di abiti, da maghi e da Babbani, erano appesi o ripiegati con cura. Scelse un paio di jeans e una camicetta bianca e li lanciò sul letto in attesa di metterseli. Il pensiero dell’incontro con Scorpius Malfoy la rendeva taciturna e molto più silenziosa del solito nel muoversi per la stanza.
Si avvicinò alla scrivania e aprì con un incantesimo un cassetto che rimaneva sempre sigillato: cercò sotto a vecchi diari di pelle di drago e fotografie, finché non trovò il ritaglio di giornale che stava cercando. Era di un anno prima e annunciava la grande donazione fatta dalla famiglia Malfoy all’Ospedale San Mungo – l’ennesima. Nella grande foto animata al centro dell’articolo c’erano Draco e moglie, stretti in un educato abbraccio di circostanza e, accanto a loro, il ragazzo più bello che Lily avesse mai visto. La stava “guardando” con quella sua espressione apparentemente sprezzante dietro cui si celava una leggera insofferenza verso tutta quella farsa, e lei ricambiava lo sguardo. Le emozioni e i sentimenti provati dal quarto anno di scuola riaffiorarono da un luogo ben nascosto del suo cuore e le procurarono un deciso moto di stizza che le fece ricacciare in malo modo il ritaglio di giornale nel cassetto, per poi chiuderlo con un colpo secco
-Non ti è permesso, Lily!- stentava a riconoscere la voce che le uscì dalle labbra, così carica di risentimento e, allo stesso tempo, rimprovero per essersi lasciata andare a un momento di debolezza. Il ritratto di Albus Silente, appeso sopra la sua scrivania, la guardò comprensivo ma non disse nulla.
La ragazza diede le spalle alla scrivania e ai suoi segreti, e si decise a vestirsi anche perché ormai era davvero in ritardo. La voce di sua madre, infatti, la raggiunse da dietro la porta intimandole di darsi una mossa. 
Dieci minuti dopo era pronta, perfetta nei suoi abiti babbani, e scendeva le scale diretta nuovamente alla sala dove James, Albus e Ginny la stavano aspettando davanti al camino
-Papà?-chiese anche se sapeva già la risposta
-Ci raggiungerà direttamente lì – sua madre mosse una mano sbrigativa come ad accantonare la faccenda e porse ad Albus un barattolino pieno di fine polvere nera. Il ragazzo ne prese una manciata, entrò nel camino e urlò  - La Tana!- quindi sparì in un guizzò di fiamme verdi. Fu la volta di James e quindi di Lily che, dopo aver vorticato per i comignoli di chissà quante famiglie, si arrestò in quello della Tana.
Mani più delicate di quanto si aspettasse la tirarono via dal camino mentre ancora tentava di riprendersi da tutto quel roteare. Appena il mondo si rimise a fuoco sollevò lo sguardo su sua cugina Rose
-Ciao!- la abbracciò con trasporto e la ragazza ricambiò per poi essere tirata via dal fratello minore
-Lasciane un po’ anche a me! Mi sembra di non vederla da secoli!- Hugo Weasley reclamò le attenzioni della cugina che, tra le risa generali, lo abbracciò. Non appena il cugino le permise di allontanarsi da lui, la ragazza andò a salutare una raggiante Hermione e un altrettanto felice Ronald. Voleva un mondo di bene ai suoi zii e loro ricambiavano quell’affetto in egual misura. Proprio mentre terminava di salutare lo zio, sua madre comparve nel camino e James la aiutò ad uscirne
-Cosa ti ha trattenuto? Pensavo fossi subito dietro Lily- nella mente di quest’ultima, istintivamente, affiorarono le parole “Vigilanza costante!” motto che ormai dalla morte di Malocchio Moody, era stato fatto suo dal corpo degli Auror.
-Un gufo del Ministero- Ginny si era allontanata dal figlio per andare a salutare il resto della famiglia e poi porgere una lettera alla figlia minore – era per te-
La ragazza la guardò perplessa e prese la busta tra le mani
-Possibile che il tuo Capo non sappia cosa sia la fine del turno di lavoro?- la voce della madre era tagliente. Da quando anche Lily lavorava a tempo pieno, i momenti da passare in famiglia tutti insieme erano sempre di meno e la cosa la rattristava. Lily intanto aveva aperto la lettera, si era seduta comodamente su una poltrona e la leggeva con attenzione; non era del suo capo bensì…
-Malfoy!- il nome uscì dalle labbra di suo fratello James come un insulto e nel sollevare lo sguardò incollerito, la ragazza notò che stava maleducatamente spiando da sopra la sua spalla – perché quella serpe maledetta ti scrive?-
Stava per rispondergli a tono quando si udì un forte CRACK e Harry Potter si smaterializzò proprio accanto al figlio – Chi scrive alla mia bambina?- il sorriso che rivolse a Lily era carico di affetto e la ragazza si sentì vagamente in colpa mentre gli rispondeva –Scorpius Malfoy- attese lo sguardò di disappunto, come anche altre otto paia di occhi, ma quello non venne, anzi…
-Ah sì, l’ho lasciato proprio dieci minuti fa- Harry parlava tranquillamente e intanto si era mosso verso la moglie per salutarla, per poi passare al resto della sua famiglia allargata. L’espressione che gli rivolse il suo migliore amico lasciava poco da intendere: si stava giusto chiedendo se Harry avesse preso una botta in testa per parlare così tranquillamente di Scorpius Malfoy, figlio di Draco Malfoy. Hermione, invece, lo guardava tranquilla anche se non riusciva a nascondere la curiosità.
-Mi ha detto che ti è venuto a trovare oggi pomeriggio- Lily guardò gli occhi verdi del padre e annuì
-Sapevo che l’avevi mandato tu da me- la figlia più piccola dimostrò ancora una volta la sua lucidità nel collegare i vari elementi dei fatti che la circondavano
-E si può sapere perché!?- la voce di James, così fastidiosamente alterata, le rimbombò in un orecchio. Lily sospirò e alzò le spalle
-è l’Ambasciatore del Ministero in America e siccome sarò io ad accogliere il Presidente quando arriverà, è stato logico per lui venirmi a incontrare. Anche se…-i suoi occhi tornarono sul padre- non sapeva che sarei stata proprio io a dover assolvere a quel compito- Gli occhi del padre brillarono di divertimento
-Come ha reagito?- sembrava se la stesse godendo un mondo. Ginny, Hermione e Ron risero, conoscendo bene quel tono.
-Mi ha insultata velatamente da buon Malfoy ma mi sono assicurata di avere io l’ultima parola- la noncuranza con lui l’aveva detto celava il divertimento che le facce dei suoi fratelli e cugini stavano suscitando in lei e negli adulti. James sembrava semplicemente sul punto di esplodere ma, forse per arginare il pericolo, zia Hermione richiamò tutti a tavola.
Albus prese per un gomito il fratello maggiore e lo trascinò nella sala da pranzo prima che potesse aggiungere altro e fu seguito a ruota da Rose e Hugo, nonché da tutti gli altri. Lily, invece, si attardò ancora un po’ in sala rimuginando su quello che c’era scritto nella lettera. Fortunatamente James sembrava essersi soffermato solo sulla firma e non sul contenuto

“Alle dieci di domani ti aspetto davanti alla fontana del Ministero.
Il Presidente è un uomo particolare, dovrai ascoltare tutto quello che ho da dirti”


Il tono non ammetteva repliche e nemmeno sembrava tenere in considerazione altri impegni della ragazza ma non era questo che la portò a rileggere quelle semplici due righe ancora e ancora. Lei, Lily Luna Potter, aveva un appuntamento con Scorpius Malfoy. Ok, un appuntamento di lavoro ma comunque un appuntamento, qualcosa che aveva sognato per tre anni mentre era a scuola. Per un attimo fantasticò ad occhi aperti ma poi si riscosse e si diede della stupida. “Non ti è permesso, Lily”.
Rubò una piuma, dell’inchiostro e della pergamena dal tavolo davanti a lei e buttò giù una veloce risposta. Ovviamente aveva specificato che sì, si sarebbero incontrati, ma aveva cambiato luogo ed ora. Chiese in prestito il gufo alla zia e lo guardò volare verso la sua destinazione fino a che non fu indistinguibile, allora richiuse la finestra e andò a sedersi a tavola, tra i suoi fratelli che la guardavano ancora con enorme sospetto. Lily maledisse la boccaccia di James che, all’epoca, non aveva saputo tener pe se le confidenze della sorella e le aveva spiattellate anche ad Albus, Rose e Hugo.
Tuttavia si sentì anche leggermente soddisfatta per come aveva risposto a Scorpius: se proprio doveva iniziare a ballare col diavolo, almeno sarebbe stata lei a condurre le danze.

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Capitolo 3
*** Incontri e Scontri ***


Capitolo 2: Incontri e Scontri

La cena proseguì senza intoppi e al momento del bicchierino di Stravecchio comodamente seduti in poltrona, Lily si concesse di tirare un sospiro di sollievo: forse era scampata all’interrogatorio dei suoi fratelli. Se solo non si fosse distratta a fantasticare sull’appuntamento del giorno dopo fissando il riflesso ambrato del whisky nel suo bicchiere, avrebbe sicuramente notato la penetrante e insistente occhiata che suo fratello James le riserbava, nonché quella furtiva di Albus.  Bevve distrattamente un sorso del liquido che le bruciò piacevolmente la gola, e le tornò in mente un’uscita ad Hogsmade al suo quinto anno…

Era il week end di Halloween e gli studenti dal terzo anno in su erano semplicemente elettrizzati per l’imminente uscita ad Hogsmade. I più temerari parlavano già di andare da Zonco e comprare ogni ben di Merlino per organizzare gli scherzi più stupidi ed idioti a Gazza e alla sua terribile gatta. Lily e le sue amiche, invece, chiacchieravano vivacemente in Sala Grande e organizzavano un giro semplice: Mielandia, Mondomago e poi I Tre Manici di Scopa per chiacchierare delle ultime novità con Madama Rosmenta. Stavano aspettando che la McGranitt desse il permesso ai ragazzi di uscire quando Hanna le tirò una gomitata nelle costole e le sussurrò: “Il Principe di Ghiaccio si è degnato di scendere tra i comuni mortali”. Massaggiandosi il costato dolorante, la ragazza non dovette nemmeno alzare gli occhi per sapere di chi stesse parlando l’amica. In tutta la scuola solo una persona aveva diritto a quel soprannome – oltre ad altri molto meno piacevoli- e anche solo immaginarselo le faceva fare le capriole allo stomaco. Tuttavia sapeva bene di non potersi permettere nessuna esternazione di tale tipo per cui mantenne la sua solita maschera
-Aiha, Hanna! Cavolo non c’è bisogno di rompermi un osso solo per farmi sapere che sta passando Malfoy!- la naturalezza con cui il tono disinvolto e disinteressato modulò la sua voce la stupì ancora una volta. Era diventata troppo  brava a dissimulare i propri sentimenti.
-Scusa…Ma guarda, a qualcuno sembra davvero interessare- e ridacchiò maligna insieme alle altre due amiche. Senza nemmeno rendersene conto, Lily sollevò suo malgrado lo sguardo e rintracciò Scorpius che stava per uscire dalla Sala Grande, poi lo fece scorrere lungo il tavolo dei Serpeverde fino a trovare l’espressione adorante di almeno due o tre ragazze. Una fitta di invidia le stilettò il petto: loro potevano concedersi il lusso di mostrare apertamente i loro sentimenti, lei nemmeno quello. Sbuffò –Cosa ci troveranno mai nel figlio di un Mangiamorte lo sanno solo loro- ovviamente mentiva spudoratamente. La Preside, per fortuna, mise fine a quel supplizio e diede loro il permesso di uscire. Le ragazze, quindi, si avviarono e giunte ad Hogsmade iniziarono il loro giro.
Un’ora dopo entrarono ai Tre Manici di Scopa affollato come al solito e andarono ad occupare un tavolo in un angolo della sala da cui, tuttavia, riuscivano ad avere un’ottima visuale degli altri tavoli e, soprattutto, commensali. Madama Rosmenta le avvicinò poco dopo salutandole con un ampio sorriso che si fece leggermente più caldo quando venne rivolto a Lily la quale, dal canto suo, per evitare che si lanciasse in uno dei suoi soliti racconti su quando a quel tavolo sedevano suo padre e i suoi zii, iniziò subito a snocciolare l’ordinazione
-Tre Burrobirre e un Whisky Incendiario, grazie Madama Rosmenta-
-Arrivano subito- sorrise nuovamente loro e si allontanò.
-Whisky, Potter?- una voce strascicata la costrinse a voltarsi leggermente – sapevo che la tua vita era miserabile ma addirittura così tanto da affogare i dispiaceri nell’alcool? – un sorriso maligno si disegnò sulle labbra di Arnold Parkinson, figlio della vedova Pansy Parkinson, vecchia conoscenza dei suoi genitori.
Lily non si scompose e gli sorrise di rimando
-In effetti non appena ti ho visto entrare non ho potuto che ordinare qualcosa di forte per poter sopportare la tua vista, Parkinson- le sue amiche risero di gusto come anche qualche Tassorosso che passava lì dietro e aveva sentito tutto. Prima che il ragazzo potesse dire qualcosa Madama Rosmenta era tornata con il beveraggio e Lily, una volta preso il suo bicchiere, lo sollevò alla volta del Serpeverde come a omaggiarlo di quel brindisi.
-Attenta, Mezzosangue- il sibilo era appena udibile, solo per le orecchie della ragazza e delle sue amiche che subito si indignarono – un giorno di questi capirai che quel tuo stupido cognome che porti tanto trionfa, non ti servirà per tenerti cara la pelle- pensando di aver segnato un ottimo punto, il Serpeverde sghignazzò.
-Ma come…-Hanna stava per rispondergli ma Lily sollevò delicatamente una mano affusolata, come a dirle che non ne valeva la pena, di lasciare che se la cavasse lei. E l’avrebbe fatto se un’altra voce non l’avesse interrotta
-Parkinson- incredibile come, col tono giusto, una semplice parola possa trasudare così tanto potere. Al Caposcuola dei Serpeverde, Scorpius Malfoy, era bastato infatti pronunciare il nome del suo compagno perché questi impallidisse e si voltasse di scatto verso di lui che, invece, era intento a parlare con una ragazza e gli dava addirittura le spalle. Tuttavia Parkinson capì al volo che non era il caso di continuare e dopo aver lanciato un’occhiata di disgusto alle Grifondoro se ne andò. Le altre ragazze iniziarono subito a inveire contro di lui, apparentemente cieche e sorde all’intervento di Malfoy; Lily, invece, fissava la sua schiena come a sfidarlo a girarsi e ammettere così di averla aiutata. Il Serpeverde, però, rimase girato verso la compagna di Casa e non diede minimamente segno di averle fatto un favore. Lily provò l’ennesima stilettata al cuore e cercò di soffocarla bevendo un generoso sorso di Whisky…
 
-Lily…Lily- James chiamava la sorella con insistenza- Lily!- alzò la voce e finalmente la ragazza si riebbe dal suo fantasticare. Sobbalzò sul divano e cercò con lo sguardo il fratello, fulminandolo
-si può sapere cos’hai da urlare?-
-Ce ne stiamo andando- le disse solo questo, prima di voltarsi e non degnarla di nemmeno un altro sguardo.
In effetti si stavano preparando tutti per tornare a casa e lei non se n’era accorta. Arrossì nel constatare che era rimasta nel suo mondo troppo a lungo e appoggiò il bicchiere ormai vuoto prima di alzarsi: non si era nemmeno resa conto di averlo bevuto tutto. Con la testa ancora per metà ai propri pensieri, salutò gli zii e i cugini quindi sì Smaterializzò nel salone di casa Potter, affiancando i fratelli e i genitori; aveva solo voglia di un po’ di tranquillità per cui si avviò verso la sua stanza al piano di sopra
-Buona notte a tutti-
-Notte Lily- sua madre e suo padre la salutarono con un sorriso.
Risalì le scale e attraversò il corridoio buio. Giunta in camera socchiuse la porta ma non fece in tempo ad arrivare all’armadio che quella si spalancò di nuovo ed entrarono entrambi i suoi fratelli. Li guardò perplessa da sopra una spalla per poi voltarsi lentamente verso di loro, le braccia leggermente aperte e i palmi delle mani rivolti verso l’esterno in un’espressione confusa
-Sì?-
-Io e Albus dobbiamo parlarti- il tono di James assunse quella che Lily chiamava “voce da fratello maggiore iperprotettivo”
-Jamie…-Albus sembrava meno convinto di tutta quella messinscena e lanciava occhiate nervose prima alla sorella e poi al fratello che lo zittì con un eloquente gesto della mano senza però smettere di fissare la sorella come in attesa di qualcosa
Lily dal canto suo lo guardava sempre meno perplessa mentre la consapevolezza di quello che stava per accadere le si insinuava nella mente con la potenza di uno tsunami. L’espressione le si fece fredda e distaccata e andò a sedersi sul bordo del letto, incrociando le braccia
-Sentiamo- il tono era volutamente irritante e sfidava il fratello a continuare.
-Malfoy- ancora una volta il nome del ragazzo gli uscì dalle labbra come se fosse un grumo di Puzzalinfa
-Malfoy, cosa, James- gli occhi della piccola Potter mandavano già segnali eloquenti di pericolo e il fratello minore sembrava essersene accorto perché fece qualche passo in avanti
-Li-…- tentò
-Devi stargli lontano, Lily!- le parole di James lo interruppero e riempirono la stanza. Albus allora fece l’unica cosa che gli venne in mente, ovvero insonorizzare la camera con un distratto movimento della bacchetta. Le discussioni tra loro tre non riguardavano nessun altro, nemmeno i loro genitori.
-Non puoi, pensavo che questo te l’avessimo già detto!-
Lo sguardo della ragazza mandava fiamme ma il suo tono, quando gli rispose, era glaciale
-Io non posso, James?- sorrise beffarda e assomigliava dannatamente a una Serpeverde in quel momento- Non posso avere un rapporto…- fece accuratamente una pausa lasciando aleggiare quella parola tra di loro e godendo nel vedere le espressioni sconvolte di entrambi i suoi fratelli – di lavoro con Scorpius Malfoy?- non smise di sorridere ma si alzò e si avvicinò a passi lenti al maggiore dei Potter –Mi stai dicendo di venir meno al giuramento che ho fatto quando mi è stata affidata la mia carica ministeriale, fratellone?- ancora pochi passi e gli sarebbe stata talmente vicino che avrebbe dovuto sollevare il viso per poterlo guardare negli occhi, ma non sarebbe comunque risultata in vantaggio. Ribolliva di una furia cieca e latente, rimasta lì dall’ultimo loro litigio su quell’argomento, avvenuto al suo quinto anno. –Di creare un incidente internazionale solamente perché James Sirius Potter non riesce a dimenticarsi di quando Scorpius Malfoy gli rubò il boccino da sotto al naso?- il viso di James si distorse in una smorfia di risentimento e Albus scosse leggermente il capo per poi andare a sedersi sulla sedia della scrivania con aria sconsolata. – O di quando gli soffiò la ragazza a cui faceva il filo da due anni?-James guardò per qualche lunghissimo attimo la sorella, senza che una sola parola spezzasse il silenzio che si era creato. In realtà Lily non voleva essere così dura con lui, così cattiva, ma era stata una giornata pesante e lei per prima si era ripetuta fino allo sfinimento che non poteva permettersi il lusso di lasciarsi andare. Sentirselo ripetere dal fratello e con quella veemenza l’aveva solo fatta scattare definitivamente. Si aspettava che le rispondesse, stava arrivando a desiderarlo per evitare di dover convivere col pensiero di averlo attaccato senza dargli possibilità di difesa ma lui, all’improvviso, mutò espressione: il risentimento lasciò spazio a un’immensa tenerezza e preoccupazione. Le portò le mani sulle spalle e scosse leggermente il capo
-No, Lily, non voglio che tu soffra. Tutto qui- le sorrise per poi andare verso la porta –Vieni, Albus, lasciamo andare a dormire la piccola Luna- aprì la porta e attese che il fratello minore uscisse dalla stanza dopo che ebbe salutato la ragazza. Fece per uscire anche lui ma tentennò e si voltò di nuovo verso Lily- Non lasciarti andare, Lily- e con queste ultime parole la lasciò sola richiudendo la porta.
Lily rimase ferma in mezzo alla stanza  per qualche minuto, sorpresa e colpita da tutta quella strana situazione. “Non voglio che tu soffra” Sbuffò e finalmente si mosse portandosi all’armadio e iniziando a cambiarsi per la notte. Nemmeno io voglio soffrire, mi sembra ovvio. I pensieri le affollavano la testa e mentre si infilava il pigiama li sentì cozzare l’uno contro l’altro. “Non lasciarti andare”. Lo so, lo so, lo so! Con un moto di stizza tirò troppo violentemente le coperte che andarono a rotolare oltre il bordo del letto. Con un colpo di bacchetta le risistemò e ci si accoccolò sotto per poi spegnere le luci e rimanere ad occhi aperti nel buio. Pensò a lungo a lungo prima di addormentarsi e l’ultimo pensiero fu che non avrebbe ceduto e non avrebbe mai dato a James e Albus una nuova occasione per preoccuparsi così per lei. In fondo aveva resistito quando era solo una sciocca adolescente governata dalle emozioni e dagli ormoni, perché dovrebbe farlo proprio adesso dopo così tanti anni? A quel punto, però, il sonno aveva già preso il sopravvento sulla sua stanchezza e l’aveva fatta scivolare in un mondo di tenebre.

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Capitolo 4
*** La caduta del primo pezzo del domino ***


Capitolo 3: La caduta del primo pezzo del domino

La notte non sembrava aver portato minimamente consiglio alla piccola di casa Potter che, alle dieci meno un quarto, contemplava con occhi stanchi la grande lapide commemorativa che svettava al centro della fontana del Ministero. Era alta, nera e lucida: suo padre in persona aveva chiesto il permesso al Ministro per poterla collocare lì e vi avevano poi fatto incidere tutti i nomi delle persone morte – o scomparse- a causa della follia di Tom Riddle. Lily sapeva che suo padre si sentiva in colpa per tutte quelle morti, che pensava di non essere riuscito a salvarli tutti.
Ogni volta che entrava al Ministero dall’Ingresso principale si soffermava sempre a guardarla e ormai aveva imparato anche la posizione dei nomi a lei più vicini: Sirius Black, Malocchio Moody, Fred Weasley, Ninfadora Tonks, Remus Lupin, Severus Piton e Albus Silente. Il nome del primo Preside Serpeverde di Hogwarts dopo Phineas Nigellus Black, e del Preside più amato, nonché più grande mago della sua epoca e unico di cui Voldermort avesse davvero paura, erano stati scritti al centro esatto della lapide, a caratteri un po’ più grandi degli altri, e poi circondati da quelli di Fred, Tonks e tutti gli altri. Non li aveva mai conosciuti direttamente ma i suoi genitori avevano raccontato la loro storia a lei e ai suoi fratelli centinaia di volte e Lily non riusciva mai ad addormentarsi se prima sua madre non le raccontava di zio Fred o se il papà non gli parlava dell’immensa bontà di Lupin. Fino all’età di undici anni, addirittura, non andava mai a dormire senza aver prima augurato la buona notte al ritratto di Silente che suo padre aveva appeso in camera sua. James, dal canto suo, adorava le storie sul rinnegato di casa Black e per i primi due anni di scuola, dopo aver scoperto grazie ad una punizione le innumerevoli marachelle compiute proprio da quest’ultimo, pretese che tutti lo chiamassero semplicemente “Sirius”. Albus, infine, com’era prevedibile, aveva un’adorazione incontrollata per entrambi i presidi di Hogwarts e tutti a casa sospettavano che il suo grande impegno scolastico e il suo carattere così pacato ma deciso, li avesse adottati proprio per emulare i suoi grandi eroi.

Un sorriso spontaneo ma triste distese le labbra della giovane Potter che senza nemmeno pensarci troppo estrasse la bacchetta e disegnò in aria un cerchio: una splendida ghirlanda prendeva forma davanti a lei.  Nessuno la guardò come se fosse pazza. A quasi trent’anni dalla fine della Guerra ancora in moltissimi si soffermavano a lasciare fiori, preghiere e quant’altro nei vari luoghi commemorativi. La ghirlanda si posò senza far rumore davanti la lapide, in mezzo a tantissimi altri omaggi, e per qualche altro minuto la ragazza rimase a fissarla, poi si rese conto di una presenza accanto a se e sollevò lo sguardo.
Scorpius Malfoy osservava quella lapide con altrettanta intensità; Lily avrebbe voluto urlare dalla sorpresa ma l’orgoglio e la promessa fatta di non mostrarsi debole per colpa di Malfoy la fecero tacere. Seguì la direzione dello sguardo del Serpeverde e dopo un attimo trovò il nome che stava fissando: Vincent Tiger. Quando all’epoca suo padre insistette affinché anche alcuni nomi dei seguaci di Voldemort fossero incisi sulla pietra nera, si rischiò un disastro diplomatico. Le ferite provocate dalla guerra –fisiche e non- sanguinavano ancora e nessuno era pronto al perdono, ma Harry Potter fece loro capire che non tutti avevano seguito Voldemort di propria volontà.
-Malfoy- la voce di Lily era bassa e delicata, forse più di quanto avrebbe voluto e dovette fare uno sforzo enorme per non posargli una mano sul braccio. Poteva solo immaginare il turbine di pensieri che volteggiavano nella mente del ragazzo in quel momento. Vide un lampo di inquietudine oscurare i suoi occhi e desiderò ancora più intensamente stringergli il braccio per fargli capire che lei era lì, l’avrebbe sostenuto, avrebbe capito. All’improvviso il ragazzo si voltò verso di lei e la guardò con un’espressione strana, dolce ma al tempo stesso disturbata da una forte inquietudine
-Potter…- le sue parole furono seguite dal forte rintocco del grande orologio del Ministero: erano le dieci spaccate. Il rumore sembrò strapparlo definitivamente dai suoi pensieri perché quando riprese a parlare riacquistò il suo solito tono di ghiaccio – bene, sei puntuale, andiamo- e si incamminò verso uno degli ascensori con Lily al fianco, ancora perplessa per quello che aveva visto negli occhi grigi del Serpeverde.

Mentra si avviavano verso l'ascensore, Lily vedeva la gente spostarsi di tutta fretta al loro passaggio e non appena li superavano li sentiva bisbigliare alle loro spalle.
-Ma quello è…-
-Sìsì! E lei è…-
-Cosa ci fanno insieme?-
-Dove staranno andando?-

Ecco. Tutte le ragioni per non oltrepassare il limite con Scorpius Malfoy erano riassumibili in quegli stralci di conversazione e in quegli sguardi di disapprovazione e disgusto. Lily avrebbe voluto urlare loro di smetterla, di farsi gli affari propri ma non poteva, doveva semplicemente passare oltre, fare finta di niente, essere superiore e impermeabile alle mille calunnie. Si fermarono davanti all’ascensore in perfetto silenzio e mentre lo aspettavano si concesse di guardarlo in volto un’altra volta. L’espressione era dura, lo sguardo avrebbe fatto invidia a quello di un Basilisco e la bocca era piegata in una smorfia di disgusto. Aveva chiaramente sentito ogni cosa.
Lily sospirò ma il rumore fu coperto da quello ben più forte dell’ascensore magico che, finalmente, si fermava e apriva davanti a loro. Scorpius le cedette il passo ed entrò dopo di lei per poi dichiarare ad alta voce la loro destinazione: Quinto Livello. Lavorando entrambi per l’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale si potrebbe pensare che in realtà si fosssero incontrati spesso nei corridoi ministeriali: niente di più sbagliato. Essendo lui un Ambasciatore stava via da Londra per la maggior parte dell’anno e in quelle rarissime volte che tornava si chiudeva nel suo ufficio che era completamente dalla parte opposta rispetto a quello di quello di Lily. In tre anni che lavorava per l’Ufficio, l’aveva scorto da lontano solamente due o tre volte. Ripensandoci ora, mentre si teneva ben salda durante quella folle corsa in ascensore, era davvero incredibile.
Finalmente giunsero al piano e, ancora avvolti dal silenzio più totale, affrontarono la folla di curiosi lungo i corridoi che, come i loro colleghi all’Ingresso, non riuscirono a distogliere lo sguardo. Grazie al cielo erano quasi tutti diplomatici o funzionari abituati alla sottile arte della politica, per cui i commenti furono davvero pochi e ben bisbigliati. Entrare in un ufficio, comunque, non le era mai sembrato così bello.
La stanza di Malfoy era più grande della sua e sembrava ostentare nell’arredamento tutta la purezza del sangue Malfoy e tutta la sua orgogliosa nobiltà. Libera dallo sguardo di Scorpius, Lily storse lievemente la bocca.
-Allora, Potter- Lily si ricompose immediatamente e si avvicinò a una delle poltroncine di fronte la scrivania, sedendosi senza aspettare l’invito. Scorpius la guardò interdetto per un attimo, poi sorrise beffardo come ad accettare quella sfida.
-Ho fin troppe cose su cui istruirti e pochissimo tempo per farlo. Dovrai essere più che perfetta all’arrivo del Presidente, il minimo errore potrebbe avere ripercussioni enormi-
La ragazza lo guardò piccata ma non si scompose, anzi, accavallò le gambe e si mise più comoda sollevando la schiena e poggiando un gomito sul bracciolo in modo da posare il mento sul dorso della mano e guardare così il suo “collega” da sopra di essa
-So come fare il mio lavoro, Malfoy, tuttavia hai la mia massima attenzione- attese un attimo e riprese- Sono pronta per la lezione, Professore – un sorriso le si aprì sulle labbra in reazione alla stizza che lesse sul volto del suo interlocutore che, tuttavia, non rispose alla provocazione.  Fu così che iniziarono una lunga e sottile battaglia fatta di frecciatine e sguardi che valevano più di mille parole: niente romanticismi, sia chiaro, ma se qualcuno li avesse visti e avesse dovuto descriverli, avrebbe sicuramente pensato a una fiera Leonessa che lotta contro un velenoso Serpente senza che però nessuno dei due riuscisse a sopraffare l’altro.


Tre Livelli più sotto, al Secondo, James Sirius Potter sedeva nell’ufficio del Capo degli Auror in attesa che questi gli concedesse udienza. Era stato convocato all’improvviso dieci minuti prima e mentre raggiungeva la sua meta, era stato oggetto di bisbigli e occhiate: cosa che succedeva spesso, tuttavia quel giorno il fenomeno sembrava notevolmente più intenso. Avrebbe giurato di aver sentito addirittura fare il nome di Lily. Ma perché mai degli Auror dovrebbero parlare di sua sorella che lavora al Quinto Livello? Quando il Capo entrò nella stanza, James stava ancora pensando a tutte queste cose e non si alzò per salutarlo come sarebbe stato conveniente fare.
-Se non fossi mio figlio a quest’ora ti avrei già mandato a fare un tediosissimo lavoro di appostamento- la voce di Harry Potter era divertita ma nel suo sguardo si leggeva un avvertimento silenzioso. Anche se erano padre e figlio non significava che James potesse prendersi troppe libertà. Il ragazzo si riscosse dai suoi pensieri e si aprì in un sorriso malandrino
-Sempre meglio che seguire Mundungus per tutta Notturn Alley – suo padre gli sorrise di rimando per poi accomodarsi alla sua scrivania
-Allora, James, ti starai chiedendo perché ti ho convocato così all’improvviso-
Il figlio annuì e accantonò definitivamente l’argomento pettegolezzi e occhiate per concentrarsi sulla conversazione. Che volesse offrirgli un nuovo incarico? Non scendeva in campo dalla sua ultima missione, in altre parole da tre settimane e iniziava a sentire l’urgente bisogno di azione.
-Come ti ha detto tua sorella e come immagino ben saprai, settimana prossima verrà a Londra il Presidente della Comunità Magica Americana. Shelby ci ha già chiesto una squadra per fargli da scorta e ovviamente gliel’ho accordata- trafficò con delle carte per poi trovare quello che cercava
James annuì ancora – Dovrebbe occuparsene quella di zio Ron, giusto?- gli sembrava di aver sentito delle voci in tal senso.
Harry scosse la testa – Non più. Ho dovuto affidare a Ron un altro incarico – fin troppo sbrigativo nel liquidare la questione- per cui devo trovare un'altra squadra da affidare al Presidente – sollevò lo sguardo dal foglio che aveva in mano e glielo porse. Era il Modulo con cui veniva ufficialmente affidato ad un Auror una missione, e sul modulo c’era il nome di James che guardò incredulo il padre.
-Vuoi affidarmi la protezione del Presidente?- era un Auror a tutti gli effetti da solo un anno e nonostante pensasse di essere molto bravo, sapeva anche che era una mossa azzardata affidare un “novellino” ad un incarico così importante. Inoltre, che altro incarico aveva dovuto affidare al suo braccio destro, Ronald Weasley, che fosse più importante della protezione del Presidente?
-Esatto. Credo che farai un ottimo lavoro ed è anche ora che inizi ad avere incarichi di maggior responsabilità- suo padre ora lo guardava molto seriamente attraverso le lenti rotonde. L’intensità dello sguardo verde aveva sempre messo in soggezione James, quasi impaurito dalla profondità che celavano. – dovrai scegliere altri quattro Auror e per il periodo della permanenza in Inghilterra del Presidente, sarai il loro CapoSquadra.-
James non sapeva cosa dire anche se il suo cervello aveva già automaticamente scelto i candidati migliori.
-Non mi aspetto niente di meno che la perfezione da voi, James- si alzò e andò vicino al camino a guardare le foto di famiglia – dovrai lavorare a stretto contatto con tua sorella e anche per lei questo incarico è estremamente importante. Forse più che per te- si girò a guardare il figlio e sembrava che ci fosse altro che gli taceva – Inoltre…-esitò un attimo – lavorerai anche con qualcun altro…- James ebbe un brutto presentimento. Presidente , Lily, lettera…quando capì si alzò di scatto e urlò –NO!!-
Harry se lo aspettava ma fu comunque deluso dalla mancanza di flessibilità del ragazzo- Jamie…- il fatto che fosse passato a chiamarlo come quando era piccolo e doveva spiegargli un concetto apparentemente difficile ma in realtà molto semplice, sottolineava la sua delusione.
-Jamie un cazzo papà!- il ragazzo sembrava fuori di sé. Nella sua testa ripercorreva la discussione della sera prima con la sorella e poi finalmente riuscì a dare un senso anche ai bisbigli in corridoio – Lei lavorerà con…con…-sembrava non riuscire a trovare un termine adatto per descrivere il figlio di Draco Malfoy – Lui!- sputò alla fine come se si stesse strozzando. –Tu lo sai, papà, so che sai tutto per cui perché le fai questo!?- Non urlava più ma la sua voce era carica di incredulità e preoccupazione.
-è il loro lavoro, James, e come ben sai non sempre si può lavorare con chi ci piace. Anche se direi che non è proprio questo il caso – sorrise leggermente per poi sospirare e avvicinarsi al figlio per posargli una mano sulla spalla
– Sono passati quasi trent’anni dalla Guerra, è ora che il mondo magico impari a mettere da parte i vecchi rancori, altrimenti gli enormi sacrifici fatti da chi non c’è più e chi è rimasto, non saranno serviti a nulla – James scosse ancora la testa, incredulo e incapace di comprendere  perché suo padre stesse esponendo Lily, la sua adorata figlia e la sua incredibile sorella, a un branco di squali – Le colpe dei genitori non possono ricadere sui figli. Voi dovreste essere liberi di dire, fare, incontrare e rapportavi con chiunque vogliate senza timore o restrizione alcuna. Voglio per te, Albus e Lily una vita normale, senza il peso delle mie azioni. Draco – James sussultò nel sentire il padre chiamare per nome il suo acerrimo nemico ai tempi della scuola – vuole lo stesso per Scorpius ma ha dovuto aspettare anni prima di riuscire a liberarlo dalle grinfie di Lucius – posò anche l’altra mano sulla spalla del figlio e lo costrinse a guardarlo
– So che sei preoccupato per Lily e non hai davvero qualcosa contro Malfoy, ma vedila in questo modo: se lavorerai come Auror del Presidente potrai tenere d’occhio tua sorella e anche Scorpius- James sembrò apprezzare questo punto di vista e dopo quelli che al padre sembrarono attimi eterni, annuì.
Harry gli sorrise soddisfatto e quando rimase solo nell’ufficio, dopo che James se ne fu andato, ritenne di aver appena messo in moto una reazione stile domino che avrebbe potuto cambiare drasticamente lo status quo del Mondo Magico.
-L’hai intortato per bene, Potter- la voce strascicata di Draco Malfoy giunse da dietro la scrivania dell’Auror e lo stesso mago, poi, sbucò dal nulla –ma la prossima volta che pensi di dover dire il mio nome, avvisami prima. Stavo per Schiantarti – Harry rise e riprese il suo Mantello dell’Invisibilità che Malfoy gli stava porgendo
-Sapevo che gli avrebbe fatto impressione sentirmelo pronunciare. Direi che è servito allo scopo-
-Sarà, ma è proprio tuo figlio, Potter. Hai visto la faccia che ha fatto quando gli hai offerto il lavoro? Come diceva Piton…- fece finta di ricordare per poi aprirsi in un ghigno malevolo – ah sì “Quel suo po' di talento a Quidditch gli dà la certezza di essere superiore agli altri. Come te” – quindi uscì ridendo dall’Ufficio, lasciando Harry a scuotere il capo. In realtà certe cose era davvero difficile cambiarle.

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Capitolo 5
*** Litigi e Promesse ***


Capitolo 4: "Litigi e Promesse"

Quella sera a casa Potter regnava un’atmosfera strana. La grande cucina non era mai stata così silenziosa: Harry e Ginny sedevano uno accanto all’altro, il primo a capotavola e la seconda alla sua destra, e mangiavano guardando i loro figli con attenzione. James, seduto alla sinistra del padre, era scuro in volto e di tanto in tanto lanciava occhiate strane alla sorella e altre poco carine al padre. Albus, seduto di fianco a lui guardava tutti con l’espressione di chi non capisce cosa stia succedendo; Lily, infine, seduta accanto alla madre, era l’unica con un sorriso malcelato sulle labbra e che mangiava con un minimo di energia. Le ritornavano in mente stralci della sua lunga conversazione con Scorpius e alcune volte si diceva che avrebbe potuto rispondergli meglio, o che invece con una certa frase l’aveva davvero messo nel sacco. Nelle ore passate al sicuro nell’ufficio di Malfoy si era rilassata sempre di più fino ad arrivare a divertirsi. Certo, sapeva che era stato pericoloso lasciarsi anche solo minimamente andare, ma non se ne pentiva più di tanto: era riuscita a mantenere comunque il controllo della situazione e finché riusciva a farlo sarebbe andato tutto bene.
-Allora…- la voce del padre ruppe il silenzio e la riportò con la mente alla cena – com’è andata la vostra giornata oggi? – li guardò sorridente ad uno ad uno, soffermandosi per primo su Albus che, preso alla sprovvista dall’improvvisa voglia di parlare, si prese qualche secondo prima di rispondere
-Eh? Oh… tutto bene, la solita giornata piena di incidenti strani e gente che mente su come sia mai possibile che una teiera babbana gli abbia artigliato un polso – sorrise. La grande abilità di pozionista, aveva portato Albus a percorrere la strada del Guaritore e ora lavorava al San Mungo come tirocinante e con ottimi risultati. Lily, Ginny e Harry risero ma James rimase taciturno. Sua madre se ne accorse e gli si rivolse dolcemente
-E la tua giornata, James?- ovviamente era al corrente dei piani di Harry e Draco, ne avevano parlato a lungo e poi si era confidata anche con Hermione. Il figlio tuttavia sembrava davvero turbato e per un attimo la rossa si chiese se stessero facendo la cosa giusta.
-Normale. Papà mi ha dato un nuovo incarico- parlare sembrò costargli un immenso sforzo
-Davvero?-la vena di preoccupazione nel tono di voce con cui Lily gli si era rivolta gli fecero alzare gli occhi su di lei.
-Sì. Una palla al piede, in realtà, ma è comunque un incarico importante- le sue parole erano veleno puro ed erano dirette alla sorella, senza alcun dubbio. Se ne resero conto tutti: Albus lo guardò male e Lily perse il sorriso.
-James- la voce calma ma perentoria di suo padre lo ammonì ma il ragazzo non ci fece nemmeno caso
-Non vuoi sapere che incarico mi ha dato, sorellina?- Lily sobbalzò, colpita nuovamente dall’ironia crudele delle sue parole. Non riuscendo a trovare niente da dirgli, annuì semplicemente.
-Farò da badante a te e al Presidente- vide le sue parole colpire nel segno e gli occhi di sua sorella spalancarsi inizialmente per lo stupore e poi per il terrore
-No!- si voltò di scatto verso il padre – Papà! Pensavo che zio Ronald dovesse occuparsi della sicurezza del Presidente- il suo tono era leggermente accusatorio
-Ron dovrà occuparsi di altro e James sarà all’altezza del compito, non preoccuparti – fece accuratamente finta di non capire il motivo dell’indignazione della figlia che dopo averlo guardato a bocca aperta per qualche attimo, si era alzata di scatto facendo sobbalzare dalla sorpresa tutti quanti. Era raro vederla perdere le staffe.
-A che gioco stai giocando, papà? – James la guardava confuso, pensava se la sarebbe presa con lui e non con Harry – Prima fai in modo di far lavorare insieme me e Scorpius e poi ci butti in mezzo anche James?- il quale non gradì per niente essere tirato in causa come se fosse LUI la palla al piede.
-Nessun gioco, Lily- il tono di Harry si era fatto duro, il che era un brutto segno. Se arrivava ad usarlo con la figlia significava che stava per perdere la pazienza – Ho dovuto rivedere le assegnazioni e al momento James era l’Auror disponibile che più faceva al caso mio – la guardò attentamente – non rivedrò la mia posizione e adesso risiediti- Ginny si stupì della fermezza del marito. Non era mai stato capace di mantenere troppo a lungo un simile tono coi suoi figli, era lei quella “cattiva”. Lily sembrava scioccata più della madre, ma era anche testarda come il padre per cui si ricompose, posò il tovagliolo vicino al piatto e lo guardò – mi spiace, ma ho perso l’appetito- quindi senza aspettare risposta, lasciò la cucina.
-Lily!- Albus si alzò per metà dalla sedia per poi voltarsi verso il padre, ancora più confuso. Guardò prima lui, poi la madre e poi James che sembrava ancora più sconvolto. Decise, tuttavia, che era la sorella quella ad avere maggior bisogno di lui al momento per cui si scusò velocemente e la seguì.

In cucina, adesso, regnava il silenzio più assoluto e dopo un po’ fu Ginny a romperlo
-Beh, Harry, non so cosa ti aspettassi ma una reazione del genere era quantomeno prevedibile- gli coprì la mano con la sua, ben sapendo che dietro l’espressione ostentatamente dura, si stava auto lesionando al pensiero di aver trattato così la sua bambina. A giudicare da come lo guardava James, anche lui se n’era accorto e infatti poco dopo si schiarì la voce per poi alzarsi da tavola e lasciare soli i loro genitori.
-Non ho mai pensato che sarebbe stato facile- Harry sospirò e strinse la mano della moglie
-Questo è solo l’inizio, lo sai, vero?- Harry annuì e Ginny proseguì – Non appena capiranno che stanno lavorando insieme e li vedranno passare sempre più tempo insieme, si scateneranno – Harry gemette leggermente e strinse maggiormente la piccola mano della donna che amava – Ci siamo passati, ci abbiamo provato anche noi e abbiamo fallito, schiacciati dal peso del giudizio degli altri – Harry scosse la testa e sembrò ritrovare un po’ di convinzione. In fondo quel piano era suo, non poteva cedere ora che aveva iniziato a metterlo in atto! – Per noi era diverso, eravamo direttamente coinvolti nella guerra e avevano già dovuto sopportare di vedere i nomi di alcuni “sostenitori” di Voldemort sulla lapide nera accanto a quelli dei loro cari…-sospirò- era troppo da chiedere- guardò la moglie e si considerò un uomo davvero fortunato. Lui aveva potuto scegliere chi amare. I suoi figli non avevano avuto la stessa fortuna. Sospirò e si portò alle labbra la mano della mogli, baciandola – Sono forti, più di noi. Andrà tutto bene- ma la guardò con occhi colmi di preoccupazione. Ginny, con una morsa al cuore, si chiese se lo pensasse davvero o se lo dicesse solo per convincere lei e se stesso in particolare.
 
Intanto al piano di sopra Albus cercava di calmare una furiosa Lily che camminava avanti e indietro nella sua stanza, come una leonessa in gabbia.
-Ma come osano!!- era la terza volta che lo diceva e ogni volta la sua voce raggiungeva tonalità più alte e sconvolte.
-Lily, ti prego…-Albus le andò incontro per la terza volta, tentennando a metà strada per paura che lo scaraventasse indietro come nei precedenti tentativi. Lily, però, non diede segni di pericolo per cui la raggiunse al centro della stanza e la imprigionò tra le sue braccia; era più alto di lei di tutta la testa e questo le permetteva da sempre di nascondere il viso nell’incavo del collo del fratello. Quella sera fece lo stesso e Albus la strinse con delicatezza sussurrandole parole nell’orecchio per calmarla. Ci vollero cinque minuti buoni ma alla fine Lily si rilassò e ricambiò la stretta circondando la vita del fratello con le braccia.
-Non c’è bisogno che mi metta James alle calcagna- parlò, anzi borbottò, con il viso semi schiacciato contro il petto di Albus per cui le parole gli arrivarono un po’ distorte, ma ne colse comunque il significato.
-Non penso sia questa la motivazione di papà- disse lui conciliante ma Lily rispose con un grugnito di disapprovazione. A volte sapeva essere così poco femminile.
-E per quale altro motivo potrebbe averlo fatto?- sbuffò facendo il solletico con il respiro al fratello – dovevo capirlo l’altra sera quando mi ha guardato così divertito dopo che avevo capito che mi aveva mandato lui Scorpius – il tono era sempre più accusatorio – Ha capito che sono innamorata di lui e ha pensato che mettermi James tra i piedi mi avrebbe impedito di fare cavolate- Albus sussultò nel sentirle ammettere così apertamente i suoi sentimenti; in tutti quegli anni era stata attenta a non mostrarne nemmeno uno – So perfettamente come devo comportarmi, non ho bisogno di un cane da guardia-
Albus sospirò e la strinse maggiormente – So che non pensi davvero che papà l’abbia fatto per mantenere la facciata davanti all’opinione pubblica- il grugnito di Lily la fece tremare e Albus sorrise – Io credo invece che papà  abbia voluto affiancarti James per sostenerti. Non voleva che fossi sola ad affrontare gli squali – il suo tono tranquillo e dolce aveva fatto breccia nella sorella che sollevò lo sguardo per guardarlo direttamente negli occhi
-Come se già non sopportassi gli sguardi e le dicerie- doveva capirlo che non avrebbe ceduto poi così facilmente – Dovevi sentirli oggi quando ci hanno visti camminare uno di fianco all’altra- era disgustata e Albus poteva ben capirlo. La gente era sempre così pronta a passare dall’idolatrare i figli di Potter a parlare male di loro perché macchiavano l’immacolata perfezione del padre.
-Lo so, ma sarà ancora peggio una volta che capiranno quanto tempo passere insieme per lavoro- la guardò con estrema gentilezza che lei però dovette scambiare per compassione o qualcosa di simile, perché si allontanò bruscamente da lui e andò a sedersi sul bordo del letto, raccogliendo le gambe.
-Sono stufa di tutto questo, Al- non lo guardava – sono stufa di dover essere e fare quello che la gente si aspetta che io sia e faccia. Adesso basta – le tornò in mente come si era ribellata ai favoritismi quando ancora era una stagista al ministero – è ora che la gente capisca che noi non siamo i nostri genitori – tornò a guardarlo e negli occhi aveva una luce nuova. Era determinata, consapevole della propria forza e maledettamente pronta a non lasciarsi mettere i piedi in testa da nessuno.  Prevedendo tempesta Al mise le mani avanti
-Che cosa vuoi fare?- lei lo guardò e gli sorrise
-Tranquillo, non salterò al collo di Scorpius Malfoy e non dichiarerò al Mondo i miei sentimenti- vide il fratello sospirare di sollievo e rise – però non lascerò nemmeno che la gente mi condizioni. Lavorerò e mi relazionerò con Scorpius Malfoy nel mondo che converrò più opportuno, che sia all’altezza del nostro cognome o no. Non mi interessa. –
Albus le sorrise e si andò a sedere vicino a lei – Sai, sorellina, credo proprio che tu abbia ragione. Basta – Si guardarono e scoppiarono a ridere, leggeri come non lo erano mai stati.

In quel momento qualcuno bussò alla porta e Al si alzò per andare a vedere chi fosse, ancora scosso dalle risa
-Sì?-
-Sono io- la voce di James era tetra, e azzittì le risa di entrambi. Al guardò la sorella che dopo un attimo di esitazione gli fece cenno di aprire la porta.
Al fece entrare James e poi richiuse la porta. I tre rimasero a guardarsi per un po’ quindi James ruppe la tensione avvicinandosi alla sorella, con Albus subito dietro. Lei, dal canto suo, si spostò un po’ più al centro del letto così che i due fratelli le si poterono sedere ai lati.
-Mi dispiace- James Sirius Potter che chiede scusa è da segnare negli annali e infatti sia Albus che Lily lo guardarono sconvolti. Lui per tutta risposta, sbuffò – Non guardatemi così. Sono stato un deficiente. Ieri sera ti ho detto che non volevo vederti stare male e poi sono stato io il primo a farlo – scosse il capo – Papà e mamma hanno ragione, però, Lily – la sorella e Al lo guardarono perplessi. Mentre c’erano ancora anche loro la madre non aveva detto una parola mentre quelle del padre erano state abbastanza chiare – Quando me ne sono andato dalla cucina li ho sentiti parlare. Papà ha detto che non si aspettava che sarebbe stato facile e la mamma lo ha messo in guardia ricordandogli che d’ora in poi sarà sempre più dura-
I tre si guardarono e poi Lily sospirò, capendo di non essere davvero arrabbiata con James. Prese le mani dei suoi fratelli per farsi forza; sentì i due ragazzi ricambiare la stretta e si sentì protetta – Dispiace anche a me, James. Non è colpa tua- Al annuì con convinzione dandole manforte. James sorrise grato e le posò un bacio sulla guancia facendola arrossire.
-Prima che entrassi stavamo giusto dicendo che era ora di dire basta, vero Lily?- Al sorrise ai fratelli e Lily annuì
-Sì. James – si voltò a guardare seriamente il fratello- io e Al siamo stufi di doverci comportare come la gente pensa che dovremmo fare.  Credo che sia arrivato il momento di far fare alla tua ribellione del quinto anno1 un salto di qualità – sorrise malandrina e James ricambiò il sorriso con il migliore dei suoi. Lily, distrattamente, pensò che assomigliava tantissimo al padre nella grande foto sulla parete dietro di loro.
-Mi stai chiedendo di infrangere le regole, piccola Malandrina?- Al e Lily risero. Con la Mappa del Malandrino che James rubò al padre, avevano compiuto le follie più assurde senza essere mai scoperti. Quei momenti per Lily erano stati importantissimi perché erano le uniche, rare, volte in cui si era sentita libera.
-è esattamente quello che ti sto chiedendo, Sirius2- fu il turno di James ridere sonoramente.  

Non ebbero bisogno di dirsi altro sull’argomento. Ormai il patto era sigillato e i tre ragazzi di casa Potter, dal giorno dopo, avrebbero iniziato una nuova vita. Erano consci che sarebbe stata una lunga strada tutta in salita, ma erano insieme e questo dava loro la forza necessaria a iniziare il viaggio. Rimasero a parlare del più e del meno sul letto di Lily come non facevano da quello che lei giudicò sin troppo tempo. Quando Ginny entrò in camera sua, a mezzanotte passata, per vedere dove fossero finiti tutti i suoi figli, li trovò profondamente addormentati uno vicino all’altro, con ancora le mani intrecciate,  come quando da piccola Lily aveva un incubo e allora i due fratelli la raggiungevano nel letto dicendole che l’avrebbero protetta dai mostri. Rimase a guardarli a lungo, le lacrime che minacciavano di scivolarle sulle guance, fino a che non la raggiunse anche Harry. Allora i due genitori guardarono i loro figli per qualche attimo ancora, poi richiusero la porta e andarono a dormire.
 
 
 
NOTE:
1 – si fa riferimento a un periodo di ribellione di James quando frequentava il quinto anno ad Hogwarts. In “Vorrei essere libera, zio Fred”, la one shot introspettiva di Lily, si fa cenno allo stesso periodo di crisi. Consiglio quindi nuovamente, a chi non l’avesse ancora fatto, di leggerla.
2- nel terzo capitolo si può capire perchè la cosa faccia ridere e compiacere James.

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Capitolo 6
*** Schermaglie e Autorizzazioni ***


Capitolo 5: Schermaglie e Autorizzazioni

 
Il mattino seguente furono svegliati dalla madre. Anzi, Ginny scosse delicatamente Albus e poi gli lasciò detto di svegliare anche i suoi fratelli: James sapeva diventare particolarmente scorbutico di prima mattina e solitamente tutti cercavano di evitare di essere i condannati all’infingardo compito di sveglia. Albus, da parte sua, ci mise dieci minuti buoni per svegliarsi del tutto e altri dieci per sbrogliarsi dalla posizione in cui si era ritrovato: Lily doveva essersi mossa nel sonno perché gli aveva avvinghiato le gambe con una delle sue e lo aveva abbracciato, usando l’incavo tra la spalla e il petto come cuscino; James, invece, aveva abbracciato la sorella a livello dello stomaco, rannicchiandosi contro la sua schiena. Morale? Erano stipati nella metà di letto di Albus e lui rischiava pericolosamente di cadere per terra.
-Jamie…-grugnì il nome del fratello con la voce ancora impastata. Quello non si mosse nemmeno di un centimetro –Jamie…- alzò un po’ la voce ma ottenne solo un leggero movimento…di Lily.
-James- allungò il braccio libero e lo scrollò –è ora di alzarsi…mi state addosso-Lily si mosse ancora e James iniziò a dare segni di vita.
-Uhm…Ancora cinque minuti, Al…- Albus lo guardò malissimo e lo scrollò di nuovo – alzati, Jamie…oggi devi andare al Ministero con Lily!- a quanto pare aveva trovato il tasto giusto da schiacciare perché il maggiore aprì improvvisamente gli occhi e grugnì la sua disapprovazione.
-Maledetta serpe, nemmeno abbiamo iniziato a lavorare insieme che già mi toglie il sonno- mise a fuoco la stanza e rimase a fissare il groviglio di corpi che erano lui e i suoi fratelli.
-Ah…-guardò sua sorella ancora profondamente addormentata e per un attimo il silenzio aleggiò per la stanza. Al fissò il fratello senza capire perché non si muovesse, gli stava per andare in cancrena un braccio. Poi notò negli occhi di James uno sguardo che conosceva sin troppo bene e sospirò
-Jamie…dormivamo, si sarà aggrappata alla prima persona che ha trovato…- gli sorrise ma James grugnì ancora una volta la sua disapprovazione e per ripicca attirò a se la sorella affondando il viso tra i suoi capelli per baciarle la base del collo. Al scosse la testa non riuscendo a capacitarsi del fatto che a ventitré anni suonati suo fratello si comportasse ancora come quando ne aveva sedici, ma almeno ora era libero. Mosse un po’ il braccio per riacquistarne la sensibilità, quindi si alzò stiracchiandosi
-Sarà meglio che la svegli, Jamie…si arrabbierà con noi se farà tardi-
-Che ore sono?- James aveva ancora il viso nascosto nei capelli rossi della sorella e Al si chiese come diamine lei non si fosse già svegliata. Si avvicinò alla scrivania di Lily e lanciò un’occhiata all’orologio
-Le otto…-
-Cazzo…-sospirò, quindi strinse nuovamente la sorella, stavolta scuotendola un po’ –Lily…-un sussurro vicino l’orecchio. Lily si agitò appena. –Lil…- la ragazza si mosse di nuovo e mormorò qualcosa che suonava molto come “Ancora un po’”. Al e James risero sommessamente ma quest’ultimo non si dette per vinto –sono le otto, Luna, arriverai tardi se non ti svegli…-
Finalmente Lily sembrò svegliarsi perché aprì un occhio sospirando –‘giorno –
-Buongiorno sorellina- James la lasciò andare e si alzò ridendo al grugnito di protesta della sorella.
-Ti aspettiamo in cucina, Lils…non fare tardi- i due Potter uscirono dalla stanza e la lasciarono da sola.
Lily rimase a crogiolarsi nel letto ancora per due minuti quindi si decise ad alzarsi. Passando davanti allo specchio costatò lo stato terribile in cui riversava la sua testa e decise che come prima cosa si sarebbe dovuta fare una doccia. Raccattata della biancheria pulita e la veste da lavoro si trascinò in bagno dove aprì l’acqua calda e la lasciò scorrere mentre si spogliava. Quando entrò nel box doccia, fu come se si svegliasse una seconda volta: si lasciò scivolare il getto caldo sul capo e poi sul corpo risvegliando dal torpore tutti i muscoli. Si lavò i capelli velocemente e poi il corpo con un bagnoschiuma alla vaniglia.
Uscì grondante e si avvolse velocemente in un asciugamano. Ormai era completamente sveglia e attiva: si asciugò attentamente ma con una certa fretta per poi vestirsi. Prima ancora di passare ai capelli si truccò leggermente, quindi uscì di corsa dal bagno e rientrò in camera dove con l’aiuto della bacchetta si acconciò in una splendida crocchia i lunghi capelli rossi, lasciando due ciocche laterali al viso libere di incorniciarlo sottolineando insieme al trucco la forma degli occhi e il loro colore. Si rimirò un attimo allo specchio, decidendo che poteva andare, quindi scese in cucina dove i suoi genitori stavano già facendo colazione.
-Buongiorno- passò vicino alla madre e le sfiorò la guancia con un bacio, quindi si avvicinò al padre tentennando. Harry sollevò lo sguardo su di lei e la guardò in silenzio; Lily lo fissò a sua volta per poi abbracciarlo di slancio
-Scusa, papà!- Harry sorrise da sopra la sua spalla e Ginny rise
-Ma che scenetta romantica!- James fece il suo ingresso proprio in quel momento, seguito da Albus che sorrideva.
-Dovevate vedere com’eravate carini voi ieri sera!- Ginny difese il marito dagli scherzi di suo figlio che tuttavia sorrise gongolando come un bambino di tre anni –Vero? Anche se Lily a quanto pare preferisce cuscini più teneri…- fece finta di guardare male la sorella che intanto si era allontanata dal padre e si stava versando del caffè in una tazza. Albus si limitò a sollevare gli occhi al cielo e a versarsi a sua volta del caffè.
I cinque Potter finirono di fare colazione insieme quindi, a turno, si infilarono nel camino e andarono al lavoro.

Lily vorticò fino al camino del suo ufficio seguita subito dopo da James. La ragazza iniziò subito a sistemare le sue cose dietro la scrivania mentre il fratello si accomodava su una delle poltroncine degli ospiti e la osservava con fare attento, pronto a cogliere qualsiasi cambiamento nell’umore della sorella. La ragazza era apparentemente calma e padrona della situazione; nei suoi occhi brillava quella luce determinata che le aveva visto la sera prima quando avevano suggellato il loro patto, ma non sapeva dire cosa sarebbe potuto succedere una volta esposta alle malelingue e agli sguardi.
-Lil..- fece per dirle qualcosa quando due colpi secchi alla porta li fecero sobbalzare.
-Avanti!- Lily si sedette dietro la scrivania proprio mentre Scorpius Malfoy entrava nell’ufficio e rimaneva per un attimo interdetto nel vedere non una ma DUE Potter
-Potter- rivolto a entrambi e riacquistando un’espressione indifferente
-Malfoy, grazie per essere venuto…-Lily lo guardò dritto negli occhi e di nuovo quasi le si mozzò il respiro. Maledetti occhi grigi.
-Malfoy, non posso dire che sia un piacere…- James si alzò e tese la mano al suo avversario degli anni di scuola. Scorpius guardò la mano del Grifondoro inarcando leggermente un sopracciglio, quindi il volto di James
-Potter, cosa ci fai qui?- ovviamente non aveva mosso la sua mano nemmeno di un millimetro
-Ti tengo d’occhio, serpe- James mise da parte ogni gentilezza e fece ricadere il braccio lungo il fianco, guardandolo in cagnesco
-Hai paura che irretisca la tua giovane sorella?- il ghigno sulle sue labbra non prometteva nulla di buono
-Di certo non ho paura di una serpe strisciante come te- la risposta di James arrivò pungente.
Lily li guardava sconcertata e avrebbe schiantato volentieri entrambi ma i due si rispondevano troppo velocemente e non le lasciavano uno spiraglio in cui infilarsi per mettere un freno alla conversazione.
-Dovresti…li senti anche tu, vero?- il ghigno si fece ancora più cattivo di prima – il solo starmi così vicino li ha già aizzati. Chissà cos’aveva in mente il tuo adorato paparino quando…- Lily ne aveva abbastanza. Non lo fece finire: si alzò di scatto dalla sedia estraendo la bacchetta
-Silencio!- la potenza dell’incantesimo fu tale che colpì entrambi i ragazzi. Aprirono e chiusero la bocca due o tre volte prima di girarsi, incolleriti, verso Lily
-Se avete finito di comportarvi come adolescenti brufolosi, vorrei passare al motivo per cui ci siamo ritrovati in questa stanza. – i suoi occhi lanciavano fiamme. Si era sentita tirata in causa da entrambi, come se non fosse nemmeno stata lì personalmente, inoltre Malfoy aveva toccato un tasto dolente. James intuì che la sorella stava per arrabbiarsi sul serio quindi alzò le spalle e tornò a sedersi, senza degnare di un altro sguardo Malfoy che, invece, continuava a guardare in cagnesco la ragazza.
-è inutile che mi guardi così, Scorpius – un brivido le percorse la schiena nel pronunciare il suo nome proprio, e sembrò avere un certo effetto anche sul diretto interpellato preché lo vide spalancare leggermente gli occhi dalla sorpresa – adesso siediti, per favore. Prima iniziamo e prima potrai andartene da questa stanza e liberarti della nostra presenza –c’era una punta di risentimento nel suo tono di voce ma anche collera pronta ad esplodere. Malfoy sbuffò ma si sedette.
-Molto bene – puntò la bacchetta su entrambi e mormorò il contro incantesimo – Finite Incantatem
-Grazie…-James si massaggiò la gola
-Non provarci mai più, Potter- Malfoy si limitò a guardarla male
-Evitate di comportarvi di nuovo in questo modo e non lo rifarò – ma erano davvero loro quelli più grandi? – Allora…Malfoy-spostò lo sguardo su di lui- come sai, Shelby aveva chiesto all’Ufficio Auror di avere una squadra a disposizione per la protezione del Presidente – Lily attese qualche attimo e Malfoy annuì – inizialmente avrebbe dovuto essere la squadra di Ronald Weasley ma a quanto pare ha dovuto prendersi carico di una missione di livello più alto – Malfoy inarcò un sopracciglio probabilmente, pensò Lily, chiedendosi cosa ci potesse essere di più importante della protezione di un politico straniero – e per questo l’incarico è stato riassegnato alla squadra di Potter – con una mano indicò il fratello senza guardarlo, non volendosi perdere la reazione del Serpeverde che, ovviamente, non si fece attendere
-Cosa!?- l’incredulità e il disprezzo sul suo bel volto erano un mix che stava per far girare completamente la testa a Lily. Era davvero bello. Si costrinse a mantenere immutata l’espressione, facendosi quasi violenza da sola.
-Non ti perderò d’occhio, serpe- James sembrava aver deciso di sfruttare al massimo la situazione al posto di lamentarsi. Lily non era sicura che questo sarebbe stato un bene per lei.
-Stiamo parlando del Presidente americano, Potter!- stava guardando Lily, come se James non fosse più nemmeno lì – non di un giocatore di Quidditch o un ladruncolo da quattro soldi!- in piedi davanti la scrivania sembrava sovrastarla, ma lei non si scompose
-James è perfettamente in grado di adempiere al suo compito. È uno dei migliori Auror del Ministero e il fatto che lo sia ufficialmente da poco meno di un anno non è rilevante –
-Sicuramente sono meglio di te, Malfoy…- Lily scoccò al fratello un’occhiata infuocata che lo zittì nuovamente
-Manca meno di una settimana all’arrivo del Presidente, Potter, come pretendi che impari tutto quello che c’è da sapere? Ho passato un mese a istruire Weasley via gufo!- si appoggiò con le mani al bordo del tavolo e si sporse un po’ verso di lei, minaccioso. James mosse impercettibilmente la mano verso la bacchetta, pronto a difendere la sorella
-Mi prendo ogni responsabilità delle azioni degli Auror- il maggiore dei Potter dovette ammettere che era davvero bella in quel momento. Guardava Malfoy senza battere ciglio, con una calma invidiabile sul viso ma il fuoco negli occhi. Non aveva nemmeno bisogno di alzarsi per competere con l’atteggiamento aggressivo dell’Ambasciatore. L’abbiamo cresciuta proprio bene pensò in un moto d’orgoglio fraterno – Qualsiasi cosa accadrà si ripercuoterà solo su di me. Così ti può andare bene, Malfoy? – Lily lanciò la sua offerta e il silenzio cadde sui tre, in attesa che la controparte rilanciasse
-Li voglio nel mio ufficio ogni mattina alle otto da domani fino al giorno dell’arrivo del Presidente. Dovranno ascoltare in silenzio e imparare tutto quello che c’è da sapere – Lily pensò che non fosse poi un sacrificio così impossibile, ma non aveva fatto i conti con la mente perversa di Malfoy – e tu mi darai una mano, Potter – James espresse il suo disappunto con quello che sembrava un basso ringhio, mentre Lily si limitò ad alzare un sopracciglio, anche se, dentro di lei, il cuore le batteva all’impazzata.
-Tu stesso ieri hai detto che non eravamo arrivati a toccare nemmeno la metà delle cose che avrei dovuto sapere – parlava con calma studiata, cercando di capire dove fosse la “trappola” – per cui come farò ad aiutarti? – seppe di avere perso quell’ultima schermaglia quando lo vide sfoggiare il suo ghigno beffardo
-Passeremo insieme l’intera giornata, fino a che non saprai recitarmi anche i nomi dei cani della famiglia Holiday al tempo di George Washington- era trionfante. L’aveva avuta vinta.
James si alzò di scatto – Scordatelo!- nonostante il patto della sera prima, non voleva che la sorella passasse più del tempo necessario con lui. Già così sarebbe stata sottoposta a una pressione fuori dal normale. Guardò sua sorella, sicuro che avrebbe rifiutato ma quello che vide sul suo volto lo colpì al petto come uno schiantesimo: sorrideva. Sua sorella sorrideva.
-Va bene. Ma ti avviso, Professore, sarà una lunga giornata- sollevò la mano destra e la porse a Malfoy, a suggellare quel loro accordo. Lui, contrariamente a quanto fatto con James, non esitò e ricambiò la stretta guardandola dritta negli occhi.
-Sono un uomo paziente, Potter – quindi si voltò e si avviò alla porta. La aprì leggermente per poi voltarsi nuovamente verso l’interno della stanza – Tra mezzora nel mio ufficio, Potter. Ah…-estrasse la bacchetta e fece apparire un foglio di pergamena che poi le spedì tra le mani –Ti servirà…- rise come se avesse fatto una battuta divertente e se ne andò, lasciando i due Potter soli.
-Brutto figlio di…- la risata della sorella lo sorprese. Si voltò a guardarla e vide che stava leggendo il testo sulla pergamena. Fece il giro della scrivania e si sporse sopra la sua spalla per leggere.

Con la presente Io, Scorpius Malfoy, Ambasciatore del Ministero della Magia presso la Comunità Magica degli Stati Uniti d’America, autorizzo Lily Luna Potter, Assistente del Capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale, ad attraversare l’ala degli uffici diplomatici per motivi lavorativi. Sarà inoltre autorizzata a entrare ed attendermi nel mio ufficio anche se io non dovessi essere ancora presente. La suddetta autorizzazione ha valore perpetuo fino a revoca della stessa da parte del solo sottoscritto.
In fede,
Scorpius Malfoy

In quel modo, l’aveva definitivamente incastrata. Non ci sarebbe stato impiegato del Livello che ignaro degli incontri tra lei e Malfoy e ben presto la notizia avrebbe fatto il giro dell’intero Ministero con le ben note conseguenze.
-Che bastardo- James disapprovò con tutto se stesso e aggiunse degli epiteti che strapparono una smorfia alla sorella
-In realtà mi ha fatto un favore – il fratello la guardò come se fosse pazza e lei sorrise – mi ha dato il pretesto per iniziare la mia ribellione- aveva un’espressione talmente convinta e soddisfatta che James, nel tempo che rimase con lei prima di tornare al suo Livello, non seppe come controbattere.

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Capitolo 7
*** Scheletri nell'armadio e promesse ***


Capitolo 6: Scheletri nell'armadio e promesse

Venti minuti dopo la conversazione avuta con James e Malfoy, Lily uscì dal suo ufficio per raggiungere quello dell’Ambasciatore. Il lungo corridoio degli impiegati era ad accesso libero per chiunque e per questo sempre molto affollato; i maghi la guardavano passare con sguardi lascivi o finti riverenti, mentre le streghe le riserbavano sguardi più critici, sempre alla ricerca della virgola fuori posto. Parecchi tirocinanti e stagisti, al suo passaggio, iniziavano improvvisamente a decantare ad alta voce le loro lodi solo per farsi notare. Dopo ormai tre anni, Lily aveva imparato a non badarvi: camminava sempre a testa alta ma sorda ad ogni commento. Avrebbe fatto così anche quel giorno se Kate non l’avesse affiancata
-Allora…il giovane Malfoy, eh- era l’unica del suo ufficio che potesse considerare davvero amica, senza contare Christopher ovviamente. La prese sotto braccio e le ammiccò, ilare
-Oh, piantala, Kate…è solo lavoro, lo sai – ma un lieve sorriso increspò le labbra dell’Assistente
-Ah ah!- Kate la guardò trionfante ma non aggiunse altro.
La accompagnò fino a un’ampia porta di vetro sorvegliata da due Auror e, prima che Lily potesse proseguire oltre, la trattenne per un braccio.
-Lils…-il tono improvvisamente serio fece voltare l’amica che la guardò perplessa –non sei preoccupata? Puoi passare il lavoro a qualcun altro se non te la senti…-
-Oh…-Lily capì cosa la preoccupasse e le sorrise, rassicurante – tranquilla, andrà tutto bene. James lavorerà con noi e comunque…-fece una piccola pausa, tentennando appena – ho deciso che non m’interessa-.
Kate la guardò sgranando gli occhi –Non ti interessa?-
Lily scosse piano la testa –No, né a me né ai miei fratelli. Basta- le sorrise ancora e si voltò per mostrare l’autorizzazione all’Auror che, per tutto il tempo della conversazione, non aveva mai spostato lo sguardo da loro. Lesse velocemente le righe quindi sollevò un sopracciglio e passò il foglio al collega affinché controllasse anche lui; Kate e Lily attesero in silenzio. Il secondo Auror lesse attentamente ogni riga quindi sollevò lo sguardo sulla ragazza fissandola per trenta secondi buoni, tanto che Lily iniziò a perdere la pazienza
-Vuole che prenda un sorso di Veritaserum per confermare l’autenticità di quell’autorizzazione?-  dietro di lei Kate rise mentre entrambi gli Auror si mossero a disagio sul posto per poi darle l’ok per passare, restituendole la pergamena.
-Ciao!- Lily salutò l’amica e oltrepassò la porta di vetro.
Si incamminò a passo sicuro, sapeva dove doveva andare, anche se le faceva un po’ strano entrare dalla porta dei visitatori. Non aveva fatto ancora dieci passi che decine di teste si voltarono verso di lei e decine di paia di occhi iniziarono a fissarla; Lily non si scompose e proseguì senza degnare nessuno di una seconda occhiata, fino a che non giunse davanti alla porta dell’ufficio di Scorpius.
TOC TOC
Silenzio.
Posò una mano sulla maniglia, esercitò prima una lieve pressione verso il basso e poi in avanti e la porta si aprì docilmente. Tirando un sospiro di sollievo entrò e si richiuse l’uscio alle spalle. L’ufficio era esattamente come se lo ricordava: leggermente più grande del suo, aveva le pareti ricoperte di una costosissima carta da parati verde e argento; i mobili erano di un pesante legno scuro, probabilmente ebano, e avevano uno stile che poteva essere andato di moda nell’Ottocento. Un grande camino occupava gran parte della parete alla sinistra della porta, mentre su quella opposta c’era una splendida scrivania con davanti due eleganti poltroncine.
Lily si accomodò proprio su una di queste e si mise a osservare alcune foto sulla scrivania: una di esse ritraeva un giovane Scorpius Malfoy con la divisa della scuola, su cui erano appuntate la spilla di Caposcuola e di Capitano. Aveva l’espressione  distaccata che gli ricordava e negli occhi quello stesso sguardo malinconico. Senza rendersene conto, allungò una mano e con il polpastrello dell’indice sfiorò il vetro della cornice: il ragazzo si scostò per paura di essere schiacciato e Lily sorrise.

Era la Vigilia di Natale e Lily stava aiutando Hagrid e il Professor Vitious con le decorazioni della Sala Grande: non sarebbe stato suo compito, ma aveva voglia di stare un po’ lontana dagli sguardi degli studenti così, facendo leva sul senso di responsabilità dei Prefetti, strappò un permesso alla McGranitt.  
-Quella va un po’ più in alto, signorina Potter- il professor Vitious le indicò con la propria bacchetta il punto esatto in cui sistemare la decorazione e Lily, con un semplice Intantesimo di Levitazione, ce la sistemò
–Perfetto!-.
Lily sorrise al piccolo professore per poi passare a un’altra decorazione. Per collocarla dovette girare intorno al grande pino che Hagrid aveva appena sistemato e scomparire, così, alla vista di entrambi i professori. Teneva lo sguardo basso, per non inciampare nei grandi scatoloni che contenevano i festoni e le decorazioni, e così non si accorse della presenza di qualcun altro, rovinandogli addosso e rischiando di farli cadere entrambi. Mani più gentili di quanto potesse aspettarsi la presero per le braccia, trattenendola. Quello che riusciva a vedere, in quella posizione, era una divisa come la sua, con una spilla da Capitano e una da Caposcuola
-Scusa!-Imbarazzata Lily sollevò lo sguardo e rimase inchiodata sul posto quando un paio di occhi grigi ricambiarono la sua occhiata.
-Stai attenta, Potter- Scorpius Malfoy la lasciò andare bruscamente, come se lei fosse un oggetto sporco con cui non voleva avere a che fare. La sua espressione era tutto un programma: la bocca era distorta in una smorfia di disgusto e lo sguardo era di ghiaccio. Lily rimase per un attimo interdetta, guardandolo voltarle le spalle per riprendere il suo lavoro. Si era immaginata quel sorriso fulmineo e quell’occhiata ilare mentre distoglieva l’attenzione da lei? Molto probabilmente, sì. È assurdo che Scorpius Malfoy potesse sorridere in quel modo a causa sua.
-Mi scusi, Caposcuola Malfoy- il tono di scherno rasentava la maleducazione e gli diede le spalle per evitare che notasse la sua espressione risentita. Perché diamine pensava certe cose se poi sapeva che le avrebbero fatto questo effetto? Bah. Stupida, stupida, stupida!Puntò la bacchetta verso un’enorme palla decorativa rossa e pronunciò l’Incantesimo di Levitazione
-Wingardiu Leviosa!- la palla di Natale si sollevò per aria all’istante e sospinta da forze invisibili, andò a posarsi in uno spazio vuoto di decorazioni del pino.
Lily si accertò di non incrociare più lo sguardo del Caposcuola di Serpeverde per tutto il giorno.
 
Un rumore alla sua destra la fece sobbalzare, mentre tornava troppo bruscamente alla realtà. Si voltò verso la porta in tempo per vedere Scorpius fare il suo ingresso e rimanere a fissarla, perplesso. Lily lo guardò di rimando non capendo perché continuasse a fissarla, poi si rese conto di avere ancora la mano allungata verso la foto e la ritirò imbarazzata, mentre stralci di ricordi le passavano ancora di fronte agli occhi.
-Cosa stavi facendo, Potter?- non si mosse di un millimetro e la sua espressione era indecifrabile. Guardava la ragazza con intensità ma senza mostrare alcuna emozione traditrice.
-Ricordavo – lo disse con malinconia e non appena si rese conto di aver lasciato che sul suo viso affiorasse un’espressione troppo rivelatrice, distolse lo sguardo da quello incredulo dell’Ambasciatore – Allora, iniziamo?- era arrossita e nella sua mente si stava dando della stupida, proprio come quel giorno di tanti anni prima. Come diamine riuscisse a farle abbassare così tanto la guardia era ancora un mistero per lei.
Scorpius Malfoy, dal canto suo, rimase per un attimo a fissarla. È così… un pensiero fugace gli passò nella mente ma lo mise a tacere con un moto di stizza e un’espressione atterrita che fece in modo di far scomparire prima di sedersi alla scrivania.
-Cosa stavi ricordando? – Merda! Le parole uscirono dalla sua bocca ancora prima che potesse controllarsi. Lo sguardo stupito della ragazza gli disse che tutto si sarebbe aspettata tranne un interessamento da parte sua. Merda! Aveva appena compiuto un passo falso con Potter. Dannata ragazzina.
Lily esitò un attimo, studiando l’espressione di Scorpius che mutava ogni secondo che passava: al momento della domanda era curiosa, quasi ansiosa, ora era vigile, piccata, come se l’avesse colto in fragrante a dire qualcosa di sbagliato.
-La Vigilia di Natale del mio Quinto anno – non aggiunse altro, limitandosi a fissarlo intensamente per non perdersi nemmeno un minimo cambiamento della sua espressione. Ah, ci stai sperando troppo, Lily. Infatti, Malfoy si limitò a sbattere le palpebre due volte, senza dare altri segni di comprensione. Io te l’avevo detto. La vocina dentro di lei la canzonava.
-Capisco – Lily pensò che invece non capiva affatto, ma tenne per se quei pensieri.  La tensione si spezzò quando lui abbassò lo sguardo su alcuni documenti, liberandola dal suo sguardo ipnotico. Sospirò e si lasciò andare contro lo schienale della poltroncina, per sostenersi –Allora, vediamo se ricordi tutto. Dall’inizio a dove eravamo arrivati l’altro giorno, Potter- riportò lo sguardo su di lei e la guardò come solitamente fanno i professori con gli studenti.  Lily sospirò e, con un ingente sforzo mentale, accantonò ogni altra questione riacquistando la sua professionalità.
- Alec Holiday, Presidente della Comunità Magica Americana,  52 anni, di New York. È il primo Presidente ad avere una posizione politica anche all’interno del governo Babbano come senatore del partito repubblicano. Ha più volte ammesso che la decisione di candidarsi per suddetto partito è stata del tutto casuale, semplicemente trovò un collaboratore fidato repubblicano e decise di approfittarne. A quanti gli si oppongono per una scelta di questo tipo, ha sempre risposto che “arriverà il giorno in cui avere persone fidate che pensano con la propria testa all’interno del governo Babbano sarà molto più utile che sfruttare poveri Babbani sotto la Maledizione Imperio”. È stato eletto dalla comunità con una maggioranza schiacciante ma si è comunque fatto molti nemici, soprattutto tra coloro che non vedono di buon gusto l’apertura al mondo Babbano e coloro che fanno affari con la malavita americana e straniera, dato che si è battuto, sia in campagna elettorale sia da Presidente, per la lotta al crimine ottenendo anche risultati esemplari – fece una piccola pausa ed estrasse la bacchetta per far comparire un bicchiere d’acqua. Ne bevve un sorso nel silenzio generale della stanza. Malfoy la osservava assorto, senza mostrare nessuna emozione.
– Ha una figlia di diciotto anni e una di ventidue che lo seguiranno, insieme alla moglie Alyssa, in questo viaggio diplomatico. La piccola frequenta uno dei college americani di magia più rinomati e sembra avere una spiccata abilità nella Trasfigurazione; la sorella maggiore, invece, ha studiato all’estero, in Germania per la precisione, anche se ha sempre fatto pressioni al padre affinché la facesse spostare qui in Inghilterra, invano – si fermò e il silenzio cadde nuovamente nella stanza.
-Bene- l’Ambasciatore lo spezzò e si accomodò meglio sulla sua poltrona, congiungendo le mani in grembo – fin qui tutto molto facile – sorrise, come a dirle che nonostante tutto non aveva fatto niente di speciale. Lily ricambiò il sorriso, pacata.
– Quello che t’insegnerò oggi riguarda i più reconditi segreti e scheletri nell’armadio del tanto amato – e lo disse con sarcasmo – Presidente-. Lily inarcò un sopracciglio ma rimase in silenzio. –Non tutti sanno che Alec Holiday nacque, in realtà, qui in Inghilterra da madre strega e padre Babbano. Sua madre, Nicole Sharizai, faceva parte di una delle famiglie Purosangue più antiche di tutto il Paese, le cui ricchezze superavano addirittura quelle della mia famiglia. – c’era una lieve sfumatura di ammirazione nel suo tono di voce. Lily però sollevò una mano.
-Aspetta, non ho mai sentito parlare di questa famiglia eppure, essendo Purosangue, è quasi certo che fosse imparentata con le nostre – vide Malfoy sorridere malevolo e si preparò a un insulto velato
-Questo perché la famiglia si estinse nella linea maschile già nel diciottesimo secolo –
-Capisco- la risposta dell’Assistente fu glaciale
-Tuttavia, nonostante non fosse riconosciuta in quanto tale dal Mondo Magico, la famiglia Sharizai è sempre stata matriarcale e per evitare che tale peculiarità andasse perduta a causa delle leggi magiche, crearono la tradizione di redigere testamenti in cui si dichiarava a chiare lettere che ad ereditare sarebbero state le figlie femmine o le prime donne in linea di successione in caso di morte delle prime – in Lily crebbe un moto di orgoglio verso questo femminismo primordiale e dovette notarsi perché Malfoy rise della sua espressione
-Aspetta a gongolare, Potter- si alzò e fece il giro della scrivania andando a sedersi sul suo bordo, pericolosamente vicino alle gambe accavallate di Lily – Erano una famiglia Purosangue, dopotutto, e in quanto tale venerava la purezza del sangue rifuggendo ogni contatto che avrebbe potuto anche solo sporcarlo – Lily fece una smorfia di disgusto
– Inoltre, erano soliti praticare un divertente passatempo – fece una pausa teatrale, lasciando che Lily si immaginasse le cose peggiori – la “Caccia al Babbano”, la parte interessante – Lily era ormai allibita – era che i Babbani altro non erano che i loro stessi servitori –

-Basta!- la ragazza si alzò in piedi di scatto, una mano all’altezza dello stomaco come se stesse per stare male e negli occhi un’espressione disgustata e tormentata. Sapeva che molte famiglie Purosangue avevano inclinazioni del genere ma era comunque difficile da concepire.
-Ma come- la voce di Scorpius si fece bassa e suadente, carica di sarcasmo – non sono nemmeno arrivato ai dettagli migliori – le si avvicinò alle spalle e quando riprese a parlare poté sentire il suo respiro fin troppo vicino – Non dirmi che la figlia del grande Eroe del Mondo Magico ha paura…- rise ma ben presto la risata gli morì in gola perché nel frattempo Lily si era voltata, bacchetta in mano, e gliela puntava dritta in viso
-Ti diverte, Malfoy?- la voce trasudava odio – Immagino che tuo nonno e tutti i tuoi parenti si divertissero proprio nello stesso modo, se non peggio –
-Metti via la bacchetta, Potter- si guardavano negli occhi senza battere ciglio e per molti, interminabili istanti nessuno parlò. Lily tuttavia non accennava ad abbassare la bacchetta
-Metti via la bacchetta, Lily- fu come un pugno nello stomaco. Scorpius pronunciò quelle parole con estrema calma sollevando una mano fino a circondare con le dita il polso sollevato di Lily, svuotata di ogni forza. Lentamente, lui fece pressione e le abbassò il braccio allontanando il pericolo. Rimasero in silenzio ancora un po’, guardandosi negli occhi, quindi Lily sembrò riprendersi perché con uno strattone si liberò dalla stretta per poi sorpassarlo e andarsi nuovamente a sedere, la bacchetta in grembo come monito.
-Cos’ha a che fare tutto questo con Holiday?- cercava di riacquistare la calma ma era ancora del tutto sconvolta dal comportamento dell’Ambasciatore e, soprattutto, dalla nota di dolcezza che aveva sentito mentre pronunciava il suo nome.
Scorpius esitò, voltandosi sul posto ad osservare le spalle della ragazza. Forse aveva esagerato.  Si incamminò nuovamente verso la scrivania e riprese posto sul bordo di essa, poco distante da lei.
-Sua madre fu una Mangiamorte – le parole aleggiarono tra di loro come un presagio nefasto, lasciando Lily ad occhi spalancati. –Inutile sottolinearti che la sua relazione con il babbano Max Holiday era puramente a scopo di divertimento per lei e che la tenne ben nascosta per evitare di macchiare l’onore di famiglia. Quando nel Dicembre del 1974 rimase incinta, nel pieno dell’ascesa del Signore Oscuro, si ritirò in una villa di campagna dove, nell’Agosto del ’75, diede alla luce Alex Holiday – Lily ascoltava rapita, lo sguardo incatenato a quello del Serpeverde – Puoi immaginare la rabbia di Nicole Sharizai quando, oltre all’onta di essere un Mezzosangue, suo figlio risultò essere maschio. Non aveva sorelle per cui la linea degli Sharizai sarebbe morta con Alex. Una famiglia Purosangue di tale splendore e antichità, finita. – scosse teatralmente il capo per poi riprendere - Dalle testimonianze dei servi che sopravvissero, Nicole perse la testa e se non fosse stato per l’intervento tempestivo di un’altra domestica, anche Alex e il marito sarebbero morti insieme ai venti servitori trucidati dalla follia della Padrona- Lily si portò le mani alla bocca, sconvolta.
-Come ha fatto a tenere nascosto un passato del genere alla comunità magica?-
-Semplice, suo padre e la serva non gli raccontarono mai nulla. La donna, una strega, si finse sua madre e lui non seppe mai chi fosse realmente-
Lily rimase in silenzio a rimuginare su quanto saputo – Cosa ne fu di Nicole Sharizai?- Malfoy sollevò leggermente le spalle
-Si unì al Signore Oscuro e combatté al suo fianco. Tuttavia non fu mai catturata, anzi, fu spesso rintracciata negli anni seguenti in alcune città inglesi ma riuscì sempre a scappare prima dell’arrivo degli Auror. Quello che so per certo è che si sposò con un Purosangue caduto in disgrazia, nonostante non ne conosca il nome, ed ebbe una figlia che tenne ben nascosta – .
Lily sospirò e si massaggiò le tempie con due dita – questo cosa implica per il Presidente? Dobbiamo aspettarci possibili attentati alla sua persona? Il suo nome è famoso anche al di qua dell’Atlantico e immagino che Nicole Sharizai non abbia mai perdonato al suo ex compagno di averle portato via il figlio proprio mentre stava per ucciderlo – Malfoy non le rispose e lei lo interpretò come una conferma. Sospirò e scosse leggermente il capo.
-Hai paura?- le pose quella domanda in maniera del tutto diversa da quella precedente. Lei sollevò su di lui lo sguardo e gli sorrise –No. O almeno, non per me stessa – lui la guardò perplesso, senza capire, e lei gli spiegò le proprie preoccupazioni –James. È l’ultimo ostacolo che si frappone tra un possibile attentatore e il Presidente – rabbrividì. Malfoy si piegò leggermente in avanti e posò le mani sui braccioli della poltroncina su cui era seduta Lily, facendosi improvvisamente troppo vicino
–Ma prima dovrà superare me- e quindi le sorrise beffardo, nonché divertito dall’espressione scioccata della ragazza. Lo guardò così per qualche istante, sconvolta da tanta vicinanza e da quel buffo tentativo di rassicurarla, poi si aprì in un sorriso ironico.
–Allora siamo a posto – rise e l’espressione di Malfoy si fece piccata mentre si allontanava nuovamente da lei e spostava lo sguardo per non doverla guardare. Gli occhi gli si posarono sull’orologio del caminetto e rimase sorpreso.
-Forse è meglio che vai prima che tuo fratello venga con una squadra di Auror a cercarti- un’altra smorfia gli distorse il bel viso. Lily si alzò e guardò l’ora: le nove di sera.
-Oh – non si era accorta che avevano parlato per così tanto tempo. –forse hai ragione – lui la guardò inarcando un sopracciglio – per questa volta- aggiunse ridendo mentre lui alzava gli occhi al cielo.
-Fuori dal mio ufficio, Potter- suonava minaccioso ma rideva con gli occhi e questo bastò a far perdere un battito al cuore di Lily. Quando si riprese gli sorrise.
-A domani mattina, Malfoy – raccolse la sua borsa
-A domani, Potter-  La guardò Smaterializzarsi e poi crollò sulla sedia con un sospiro.
Dall’altra parte di Londra, in Grimmuld Place, la casa dei Potter, Lily, ferma in mezzo al salotto, rimuginò su come quelle ultime parole suonassero come una promessa. 

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Capitolo 8
*** Giochi pericolosi e ringraziamenti proibiti ***


Capitolo 7: "Giochi pericolosi e ringraziamenti proibiti"

Il mattino dopo, alle otto, l’ufficio di Scorpius Malfoy, per quanto grande, era sovraffollato. Quattro Auror, di cui due di una certa stazza, stavano in piedi vicino al caminetto, silenziosi ma all’erta; il loro Capitano, invece, camminava nervoso avanti e indietro, borbottando a bassa voce imprecazioni e ingiuri verso un certo Ambasciatore.
-James…-l’Auror a lui più vicinò tentò di calmare il suo Capitano per l’ennesima volta, senza successo. Sospirò e tornò a fissarlo in silenzio. 
I secondi sembravano passare lentissimi per cui quando cinque minuti dopo si aprì la porta dell’ufficio, sembrava che fossero passate ore. James si fermò di colpo e cinque paia di occhi fissarono con intensità mista ad odio il ragazzo che entrava.
-Era o…-James gli stava per inveire contro quando notò qualcosa di strano. Quella stramaledetta serpe aveva l’ombra di un sorriso sulle labbra!?
-James! Ragazzi! – Lily spuntò da dietro la sagoma di Malfoy che si era fermato a guardare i cinque Auror come chiedendosi cosa ci facessero nel suo ufficio. Ah. Sì. Che seccatura, furono questi i pensieri del giovane rampollo Purosangue, che si lasciò anche andare ad una smorfia di disgusto per poi incamminarsi verso la scrivania.
-Lily- cinque profonde voci la salutarono con altrettanto calore, ma quella che più trasmise amore fu quella del maggiore dei Potter che la guardava come se avesse temuto che non sarebbe mai arrivata. La ragazza sorrise a tutti e si avvicinò a una delle poltroncine libere, dato che nessuno aveva avuto l’idea di sedersi.
-No- la voce di Malfoy la fermò e attirò su di se, di nuovo, tutti gli sguardi della stanza. Nonostante questo mantenne un certo contegno, anzi, sorrise beffardo e con un movimento noncurante della bacchetta fece apparire, di fianco alla sua, una poltroncina molto elegante che assomigliava, a dir la verità, più ad un trono che a una poltrona –Qui, Potter –  per il Serpeverde, l’espressione sgomenta di James era una soddisfazione incomparabile di prima mattina. Fortunatamente per lui, Lily non la vide, altrimenti avrebbe capito il suo vero intento e l’avrebbe Schiantato all’istante. Rabbrividì al pensiero, quella ragazza era dannatamente pericolosa.
Lily, da parte sua, ci mise poco a riprendersi dalla sorpresa. Lasciò socchiudere le labbra in un sorriso malizioso e con eleganza fece il giro della scrivania per poi sedersi. Gli Auror la guardavano come se fosse uscita di senno, allora, fraintendendo – o forse no – la loro reazione, estrasse la bacchetta e fece comparire altre tre sedie.
-Accomodatevi- sorrise a tutti ma nel suo tono c’era qualcosa che li indusse a non disubbidirle. Malfoy ridacchiò e Lily sollevò perplessa lo sguardo su di lui che scosse la testa, prima di sedersi. James fu l’unico a rimanere in piedi
-James?- Lily spostò nuovamente lo sguardo sul fratello incatenandolo al suo. Si guardarono per lunghissimi istanti e Lily ammise tra se e se che forse era un bene che James non sapesse usare la Legimanzia come Albus. Alla fine, si mosse lentamente, controvoglia, verso la poltroncina che i suoi uomini avevano lasciato davanti alla scrivania, più vicina a Lily.
-Bene, ora che finalmente vi siete seduti tutti – Malfoy ignorò l’occhiataccia di tutti gli altri presenti – è il momento di aggiornarvi su tutto quello che sappiamo di Alec Holiday – I cinque Auror si fecero attenti, ogni altra preoccupazione accantonata per il momento: anche James si concentrò su Malfoy  lasciando da parte sua sorella. Malfoy iniziò dalle notizie più semplici, quelle che aveva detto anche a lei durante il loro primissimo incontro, per cui Lily si lasciò andare contro lo schienale e si mise a studiare i vari Auror.
Sulla poltrona vicino a James sedeva Ted Lupin, figlioccio di suo padre e fratellastro di James, Lily e Albus. Era più grande di loro, e di molto, ma aveva iniziato tardi la sua carriera di Auror perché prima si era concentrato su alcuni studi pozionistici: una volta scoperta la vera natura di suo padre, aveva desiderato ardentemente trovare una cura migliore della Pozione AntiLupo, purtroppo senza successo. Per un certo periodo, dopo che capì che non avrebbe raggiunto il suo obiettivo, si lasciò andare facendo preoccupare molto Harry: tornava a casa tardissimo e più di una volta Harry lo vide uscire da Notturn Alley. Fu quando James entrò negli Auror che Harry lo convinse a seguire lo stesso percorso, con ottimi risultati. Se mai si fosse trovata nei guai, Teddy sarebbe stata sicuramente una tra le persone a cui avrebbe pensato di rivolgersi per prima.
Dietro di loro, invece, sedevano Nathan Thomas, Caleb Finnigan e Andrew McLaggen. Con una punta di divertimento Lily pensò che erano davvero la seconda generazione: tutti loro erano i figli di persone che erano state compagne di scuola e che avevano combattuto insieme, nel bene e nel male.
-Potter-
Ora capiva perché ogni volta che suo padre doveva parlare con la squadra di James, sorrideva. Probabilmente rivedeva in loro una specie di mini Esercito di Silente.
-Potter-
Anche se McLaggen a volte riusciva ad essere talmente pomposo e irritante da far saltare i nervi anche a lei, figuriamoci se messo accanto a persone come Malfoy.
-POTTER!- la ragazza balzò sulla sedia e si girò di scatto, gli occhi spalancati dalla sorpresa. Proprio Malfoy la stava guardando tra il divertito e l’esasperato mentre gli Auror se la ridacchiavano.
-Scusa, ero sovrappensiero- Arrossì leggermente e l’espressione di Malfoy si fece ancora più divertita.
-Ce ne siamo accorti- ora ridevano proprio tutti apertamente.
Lily si offese ma non disse nulla, aspettando semplicemente che la smettessero.
-Ok, basta. Andiamo avanti- James fu il primo a riprendersi, forse perché conosceva fin troppo bene la sorella e sapeva che, anche se rimaneva in silenzio, a lungo andare sarebbe esplosa. Malfoy annuì, concorde. Incredibile! Fu il pensiero acido di Lily.
-Ho finito di raccontare tutto quello che già sapevi anche tu, Potter, hai qualcosa da dire?-
Lily guardò ad uno ad uno i cinque Auror –Dovrete stare attenti – si soffermò maggiormente su Teddy e James.
-Da quel che ho capito, Nicole Sharizai è completamente pazza e non esiterà a usare anche mezzi poco convenzionali per raggiungere il suo scopo – ora guardava solamente James e lui, negli occhi della sorella, scorse un lampo di preoccupazione.  
-Siamo Auror, Lily, non devi dircele tu queste cose – le rispose duramente, forse piccato da quell’eccessiva preoccupazione come se la interpretasse come sfiducia nelle loro capacità. Lily reagì irrigidendosi.
-è sempre meglio ascoltare i consigli quando sono sinceri, Potter- la voce glaciale di Malfoy sembrò raffreddare di parecchi gradi la stanza. Guardava James con astio puro, tanto da indurre Teddy a intervenire.
-E noi lo accettiamo di buon grado, Lily- le sorrise, cercando di calmarla. Lei lo guardò e annuì per poi distogliere lo sguardo. Lo sentì sospirare –Forse è meglio se ne parliamo anche con tuo padre, James, lui una pazza l’ha già affrontata ricordi? Magari questa Sharizai non sarà irrazionale come Bellatrix Lestrange ma sarà comunque utile saperne qualcosa di più – il silenzio seguì le parole di Ted Lupin mentre tutti aspettavano la risposta di James. Attese così tanto che Lily risollevò lo sguardo su di lui ritrovandoselo che la fissava –Ok- furono le sue semplici parole.
-Bene, ora vi dirò solo altre poche cose – Lily tornò a prestare attenzione a Malfoy – Nonostante il Presidente sia il bersaglio principale, non sottovaluterei il rischio che anche le figlie possano essere in altrettanto pericolo. In fondo, hanno sangue Sharizai nelle vene e sono femmine – Lily si diede della stupida. Non ci aveva pensato. James, invece, annuì.
-Sì, l’ho pensato anche io ma se dobbiamo organizzare una protezione anche per loro allora dovrò richiedere altri Auror – sembrava che la cosa non gli andasse molto a genio.
-Qualche problema?- era stata Lily a parlare.
-Non ne ho altri a disposizione. La squadra di Weasley è fuori dal Paese da quanto ho capito – la sua espressione e il sopracciglio inarcato di Lily erano chiari segni del fatto che la missione dello Zio era troppo sospetta – quella di Shelby – Lily si ricordò solo in quel momento che il figlio del suo capo era un Auror- è impegnata a seguire quell’idiota di Mundungus, si è dato al riciclaggio di Oggetti Maledetti – alzò gli occhi al cielo esasperato – e le altre sono impegnate con i nostri politici e quelli in visita proprio per l’arrivo del Presidente- scosse la testa – ci siamo solo noi.-
Calò il silenzio e durò a lungo. Tutti stavano cercando di pensare a una soluzione. In realtà Lily ne aveva trovata una ancora prima che James finisse il suo discorso ma temeva la reazione alle sue idee. Dopo cinque minuti, tuttavia, decise di provare comunque.
-Una soluzione ci sarebbe…- Cinque paia di occhi la guardarono perplessi aspettando che continuasse.
-Beh…ci sar..- non riuscì a finire la frase.
-No.- la voce che perentoria e decisa aveva pronunciato quella semplice sillaba non era quella che si aspettava. Si volse lentamente a guardare alla sua sinistra e vide lo sguardo grigio di Malfoy fissarla con intensità.
-Sai che è l’unica soluzione- ecco, più o meno era quella la reazione che si sarebbe aspettata, totale diniego. Anche se, avendo sospettato che sarebbe stato James a opporsi per primo, si era preparata per una sfuriata coi fiocchi. La calma ira di Malfoy era più inquietante.
-Non finché a decidere saremo io e Potter- Oddio, allato con Potter. Ma mantenne saldo lo sguardo.
-Ah.- Teddy sembrava aver capito e, a giudicare dalle espressioni degli altri due Auror, anche loro. L’unico che li guardava come se fossero alieni di un altro pianeta era James. Probabilmente l’idea che sua sorella potesse pensare una cosa del genere era del tutto impossibile da concepire.
-Qualcuno mi spiega?- era leggermente irritato dalla rapidità con cui Lily e Malfoy comunicavano senza troppe parole.
-Tua sorella vorrebbe giocare a fare l’Auror, Potter- Malfoy parlò senza mai staccare gli occhi da quelli di Lily che ora erano decisamente ostili.
James rimase un attimo interdetto poi balzò in piedi urlando – ASSOLUTAMENTE NO!-
Dalle labbra di Lily fuoriuscì una sottospecie di ringhio d’avvertimento –Sono perfettamente in grado di compiere magie al vostro stesso livello se non oltre – non spostava lo sguardo da Malfoy – Devo forse ricordarti, James, che sono stata io a insegnarti come far parlare un Patronus? O a farti perfezionare l’Incantesimo di Disillusione? – James arrossì violentemente e Malfoy lottò contro l’istinto di beffeggiarlo. Si contenne solo perché in ballo c’era tutt’altro e in caso di disgrazia sarebbe stata la sua testa a volare via.
-Lily- la voce di Teddy si levò di nuovo per calmare le acque – Sappiamo tutti che sei una strega eccezionale, a livello di Zia Hermione probabilmente, ma non hai mai sostenuto un addestramento da Auror – la sua voce era dolce, conciliante ma a Lily non sfuggì la nota di autorità che usava quando erano più piccoli e lui ai loro occhi era il grande fratellone. Cadde nuovamente il silenzio. Malfoy e Lily continuavano la loro schermaglia silenziosa e alla fine fu lui a cedere, per una volta.
-Va bene- James e Teddy lo fulminarono pronti a ribattere ma lui alzò una mano – In ogni caso dovrà essere costantemente presente a causa dei suoi doveri e anche se le impedissimo di portare avanti la sua idea sarebbe inutile. Non possiamo privarla della sua bacchetta – lo disse come se avesse seriamente preso in considerazione la cosa facendo infuriare ancora di più Lily- visto che, in caso di reale pericolo, è necessario che la usi per difendere per lo meno se stessa – Ted vide la correttezza del ragionamento e sospirò sconfitto. James invece si fece avanti minaccioso
-Hai presente di chi stai parlando, serpe maledetta che non sei altro!?- era furioso –Quella di cui stai parlando è Lily Luna Potter, la figlia dell’uomo che ha ucciso Lord Voldemort –Malfoy ebbe un evidente brivido nel sentir pronunciare quel nome – e quando quella pazza di una Sharizai lo scoprirà vorrà ucciderla solo per questo – Lily e Ted sobbalzarono per la cruda sincerità nella voce di James – Ma ovviamente a te non importa, vero? Anzi, ci speri, così finalmente il tuo paparino avrà la soddisfazione di vedere morto almeno un Potter –
Successe tutto molto in fretta. Malfoy estrasse la bacchetta e la puntò contro James prima ancora che quest’ultimo avesse il tempo di reagire. Era a metà della formula quando si sentì scivolare via la bacchetta dalla mano e spingere violentemente contro la parete a lato della scrivania.
Cinque paia di occhi si voltarono verso Lily, la bacchetta in mano e in piedi. Aveva nn’espressione talmente infuriata sul bel viso da far arretrare tutti, soprattutto James che ora si vide la bacchetta puntata contro.
-Calmati, Lils- sollevò le mani in gesto di resa mentre dall’angolo in cui era stato scaraventato, Malfoy iniziava a risollevarsi. La sua bacchetta, vide con orrore, era nella mano libera di Lily.
-Io sono calma, James Sirius Potter – Come no. Fu il pensiero di tutte le altre persone nella stanza. –Tu invece sembri avere un’infestazione di gorgosprizzi nel cervello, altrimenti non mi spiego la moltitudine di idiozie che sono appena uscite dalla tua bocca – il tono eccessivamente calmo metteva i brividi. – Non importa chi io sia, eseguirò il mio come mi è stato chiesto e anche oltre se necessario. – Malfoy si era rialzato e si era avvicinato a Lily, la mano aperta a richiedere la bacchetta. Lei non gli badò – E non importa nemmeno chi siate tu, Ted, Nathan, Caleb e Andrew – Malfoy sollevò un sopracciglio ma non spostò di un centimetro la mano; gli altri fissavano Lily e James in assoluto silenzio – Ma – sorrise glaciale – cosa più importante, non importa chi sia Scorpius – Ora anche il diretto interessato la guardava sorpreso – Abbiamo fatto un patto, James. Ricordatelo. Credi che valga solo per noi?- quindi attese un attimo per poi abbassare la bacchetta e restituire a Malfoy la sua.
James li fissò, gli occhi due fessure, la rabbia che ancora rischiava di esplodere.
-Per oggi abbiamo finito-  furono le sue uniche parole, poi si incamminò a passo svelto verso la porta che spalancò con rabbia. Uscì dall’ufficio senza salutare e, dopo un attimo di esitazione, fu seguito anche dagli altri Auror. Ted richiuse la porta dietro di loro.
Nel silenzio della stanza Lily diede le spalle a Malfoy che rimase a fissarla senza dire nulla. Era sconvolta dalle parole di James ma anche dalla sua stessa reazione: non ricordava nemmeno di aver estratto la bacchetta. Rabbrividì e fece un respiro profondo sentendo le lacrime che le pungevano gli occhi. Ah, che stupida. Non ho resistito ai sensi di colpa nemmeno cinque minuti. Scosse il capo. Gli aveva detto davvero delle parole cattive.
-Lily?- Malfoy pronunciò il suo nome titubante, come se avesse paura di un altro scatto della ragazza. Lei non rispose e rimase girata di spalle. Lui si avvicinò leggermente e allungò la mano per posargliela sulla spalla. Al tocco sentì il corpo della ragazza sussultare.
-Mi odierà- la sua voce fu talmente flebile che Scorpius rabbrividì a tanta debolezza. Era così abituato a vederla sempre sicura di sé e nel pieno controllo della situazione.
-Se c’è una sola cosa su questa terra che è sicura – disse lui – è l’incapacità di quell’idiota pomposo senza cervello di odiarti – Sto consolando la figlia di Harry Potter… era sconvolto, ammettiamolo era una cosa decisamente strana: un Malfoy che consola una Potter. Se gliel’avessero raccontato sarebbe sicuramente scoppiato a ridere. Per non dire di come avrebbe reagito suo nonno Lucius. Lily si voltò e lo guardò con gli occhi lucidi. Qualcosa di strano si mosse nel petto di Malfoy.
–Fai schifo a consolare le persone, Scorpius- tentò di sorridere e un po’ di colore riscaldò le sue guance.
-Allora la prossima volta lascia che me la veda da solo così non dovrò più abbassarmi a tanto – maligno. Era piccato dalle parole della ragazza che rise per poi spostare lo sguardo sulla sua mano, ancora posata sulla sua spalla. Malfoy si affrettò a spostarla ma Lily la intercettò a metà strada con la propria. In confronto a quella dell’Ambasciatore era piccola e calda. È morbida. Inorridì al suo stesso pensiero ma non riusciva a staccare gli occhi da quelli della ragazza, né a muovere un singolo muscolo. Lei gli si avvicinò, si sollevò sulle punte e gli sfiorò la guancia con le labbra, talmente delicatamente che sembrava non l’avesse nemmeno toccato.
-Grazie- disse in un sussurro vicino al suo orecchio, quindi gli liberò la mano, fece un passo indietro, si voltò e con un sonoro CRACK si Smaterializzò in Grimmuld Place, davanti a un esterrefatto Albus.
-Lily!- il fratello corse verso di lei e le prese le mani con delicatezza. C’era qualcosa sul suo viso…
- Ho appena baciato Scorpius Malfoy-  la porta della sala si aprì con violenza prima ancora che Albus potesse reagire alla notizia. Sull’uscio c’era un senza parole e infuriato James Potter. A quanto pare era tornato a casa prima di lei. A quanto pare aveva sentito tutto.
Merda.



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Angolo dell'autrice: 
Vorrei ringraziare tutti quelli che finora hanno recensito i miei capitoli positivamente: siete fantastici, siete davvero un ottimo sprone per continuare a scrivere e fare sempre meglio! Spero di non deludervi! 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8: Tradimenti e Minacce ***


Capitolo 8: Tradimenti e Minacce

Quando mezzora dopo l’entrata teatrale di James, Harry e Ginny tornarono a casa, la situazione era decisamente da allarme rosso. Albus e Lily erano seduti sul grande divano della sala e davanti a loro James camminava avanti e indietro, urlando.
Ma ancora non gli è andata via la voce? Albus sospirò e si mise un po’ più comodo.
-Se solo tu mi lasciassi spiegare…- la voce stanca e irritata di Lily tentò di ricatturare l’attenzione del fratello maggiore per l’ennesima volta, ma quello la ignorò, di nuovo.
-Ma ti rendi conto?!- una banshee al confronto non avrebbe retto. Nemmeno la malefica madre di Sirius aveva osato iniziare a inveire quando il rumore delle urla di James era arrivato fino a lei. Kracher, invece, li guardava terrorizzato da dietro una delle poltroncine, torturandosi le orecchie.
-Jamie…-Anche Al cercò di calmare il fratello ma quello reagì inveendogli contro
-E TU NON DICI ASSOLUTAMENTE NULLA!!-
I due Potter più piccoli rimasero sconvolti. Un conto era prendersela con Lily ma Albus. La ragazza stava per reagire quando Harry e Ginny, fino a quel momento rimasti allibiti sull’uscio della porta, s’intromisero.
-Basta!- la madre marciò nello spazio in mezzo ai suoi figli, le mani sui fianchi e un’espressione talmente simile a quella di nonna Molly che tutti si azzittirono all’istante.
-Che sta succedendo?- La voce calma di Harry si aggiunse a quella della moglie mentre anche lui si avvicinava ai suoi figli guardandoli a uno ad uno.
-Chiedilo a Lily!- James ritrovò la voce e passò la patata bollente a sua sorella guardandola in cagnesco.
Lei, per nulla spaventata, ricambiò lo sguardo ostile e incrociò le braccia al petto, voltando il viso dall’altra parte
-Non sono cose che vi riguardano- James sembrava sul punto di prenderla per le spalle e scuoterla, Albus cercava di non ridere e Ginny e Harry erano ancora più perplessi.
-Ma a quanto pare tuo fratello non la pensa così…-Ginny tentò di farla parlare ma capì subito di aver sbagliato perché la figlia la incenerì con lo sguardo
-Solamente perché è talmente idiota da sputare sentenze ancora prima di aver sentito l’intera storia!-
Harry sospirò, iniziava a capire quale fosse il dramma in atto. –James – si voltò verso il figlio e lo guardò intensamente da dietro gli occhiali rotondi – Ricordi cosa ci siamo detti nel mio ufficio?- collaborare. Ecco cosa si erano detti. Il figlio fece una smorfia.
-Perfettamente e sono sicuro che il discorso non prevedesse di dover stare a guardare mentre mia sorella sbaciucchiava quella serpe maledetta!-
Nella stanza calò il silenzio più assoluto e tutti si voltarono verso Lily che aveva le guance infiammate di rosso e le labbra talmente strette che le erano diventate bianche. A suo padre ricordò quel modo di fare della McGranitt quando era parecchio irritata. Nulla di buono insomma. La ragazza si alzò molto lentamente e con altrettanta cautela andò verso suo fratello il quale, va detto, non arretrò.
-Sei un idiota, James- era talmente calma che faceva paura – Se mi avessi dato la possibilità di spiegare avresti saputo che l’ho baciato sulla guancia, per ringraziarlo. Mi sentivo in colpa per averti aggredito in quel modo, nonostante ne avessi tutte le ragioni, e lui mi ha semplicemente detto parole gentili – forse era meglio sorvolare sul fatto che lo aveva definito un idiota- per farmi stare meglio.-
Se James fu sorpreso dalla rivelazione, non lo diede a vedere. Per lui contava solo l’espressione sognante che aveva visto sul volto della sorella quando era entrato nel salone.
-Non puoi, Lily- pronunciò quelle parole consapevole che l’avrebbero ferita ancora di più, perché erano le stesse che gli aveva ripetuto al quinto anno e poi qualche giorno prima. –Al diavolo il patto, c’è troppo in ballo- Se si lascia andare la divoreranno. Vide la sofferenza farsi spazio negli occhi della sorella e, dietro di lei, l’irrigidirsi della posa di Albus. Solo i loro genitori non capivano.
-…- Lily aprì la bocca per dire qualcosa ma poi la richiuse. Gli diede le spalle e raggiunse la porta
-Lily…- James tentò di richiamarla, il cuore a pezzi per averla ferita di proposito ma irremovibile. La vide fermarsi, voltarsi lentamente e puntargli contro la bacchetta. Dietro di lei si levarono dei piccoli uccellini azzurri. Quando…? Evidentemente li aveva evocati quando si era fermata, con un incantesimo non verbale. Le svolazzavano intorno. Harry fece per estrarre la bacchetta, un senso di déjà-vu gli opprimeva la testa.
-Oppugno- al comando di Lily gli uccellini si scagliarono contro James ma lei non rimase a guardare, girò i tacchi e corse in camera sua. Di sotto le urla di James ripresero a rimbombare per la casa. Non ci badò, era stufa. Era stanca. Non voleva più avere a che fare con quell’idiota di suo fratello. Traditore. Urlava una vocina nella sua testa. Lo fa solo per proteggerti. Le rispondeva un’altra. Sentiva le lacrime pungerle gli occhi ma non diede loro l’occasione per scivolare sulle sue guance. Trovò una borsa e iniziò a infilarci un po’ di vestiti, rimpicciolendoli affinché ce ne stessero di più. Ci mise meno di due minuti. Si fermò un attimo ad ascoltare: le urla erano sparite. Sarebbero venuti a cercarla di lì a pochissimo. Fece un respiro profondo, quindi girò su se stessa e con un sonoro CRACK si Smaterializzò.
 
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Nel suo ufficio, Scorpius Malfoy stava sistemando dei documenti. Era solito attardarsi oltre l’orario di lavoro ma quel giorno si fermò ancora più a lungo. Faceva fatica a concentrarsi e così lavorava molto più lentamente. In realtà sapeva benissimo cosa continuava a distrarlo, semplicemente non voleva ammetterlo, ma soprattutto pensarci: di lì a poco sarebbe dovuto tornare al Manor e se suo nonno avesse notato il minimo turbamento sul suo viso non l’avrebbe lasciato andare fino a che non gli avesse carpito tutte le informazioni dalla sua testa. Il corpo di Scorpius fu percorso da un lungo brivido. Odiava la sensazione d’impotenza quando il vecchio Malfoy gli s’insinuava nella mente, un vecchio trucco imparato da Voldemort.
Rimase seduto alla scrivania ancora per quasi un quarto d’ora poi, con un moto d stizza, si alzò.
-Così è inutile!- raccattò velocemente le sue cose e si avvicinò al camino. Era troppo confuso e sovrappensiero per una Materializzazione. Avrebbe sicuramente rischiato di finire spaccato per mancanza di concentrazione. Lanciò un po’ di Metropolvere tra le fiamme, fece un passo nel camino, si voltò a guardare il proprio ufficio e dopo avere fatto un respiro profondo esclamò:
-Malfoy Manor!-
Si sentì risucchiato lungo i comignoli di mezza Londra e brughiera fino a che non atterrò malamente in quello dell’enorme sala di Villa Malfoy. Suo padre, Draco Malfoy, sedeva in un’elegante poltrona di fronte al camino, intento a leggere la Gazzetta del Profeta.
-Scorpius- non lo guardò nemmeno, tenne gli occhi fissi sul giornale. Il ragazzo non se ne curò.
-Padre- uscì dal camino e si spazzolò via la cenere in eccesso.
-Pulisci o tua madre vorrà entrambe le nostre teste-
-Argus!- all’ordine imperioso di Scorpius un vecchio elfo domestico arrivò trotterellando in sala, la testa bassa e le mani giunte in un atteggiamento di completa sottomissione
-Il Piccolo Lord ha chiamato, Argus e Argus è venuto, mio Signore-
Scorpius nascose un tic nervoso. All’età di sette anni aveva visto suo nonno insultare e prendere a calci un elfo domestico fino a ridurlo quasi in fin di vita: aveva chiesto a suo padre perché non lo avessero fermato, visto che l’elfo stava soffrendo ma lui aveva scosso la testa e non gli aveva risposto. Allora si era rivolto alla madre che gli aveva spiegato che certi maghi Purosangue considerano gli elfi domestici e altre creature non umane, come addirittura peggio dei Mezzosangue o dei Nati Babbani.  Sua madre, invece, era una Purosangue atipica, trattava abbastanza bene gli elfi domestici. Da quel giorno anche Scorpius aveva iniziato a trattarli con maggior riguardo.
-Per favore, sistema il tappeto e il camino dalla cenere, Argus – nonostante fossero passati più di dieci anni da quel giorno, gli elfi ancora non si erano abituati ai modi gentili del Piccolo Lord. L’espressione di pieno stupore sul volto di Argus, nonché di terrore per essere stato trattato quasi gentilmente –cosa che non si confaceva alla natura di elfo, secondo lui-, ne erano la chiara prova. Comunque, si mise al lavoro.
Scorpius, quindi, s’incamminò verso la porta del salone ma la voce di suo padre lo trattenne.
-Tuo nonno verrà a cena- per la prima volta da quando era arrivato il figlio, Draco Malfoy ripiegò il giornale e lo guardò. Il suo era uno sguardo freddo e impassibile ma sembrava metterlo in guardia.
-Mia madre ne sarà felice. Potrà finalmente sperimentare il nuovo servizio di porcellana che le hanno regalato i Nott- avrebbe voluto risultare del tutto impassibile alla notizia, disinteressato, ma qualcosa nel suo sguardo sembrò mettere sul chi va là il padre.
-Ti ha già fatto preparare il bagno. Ti consiglio di prenderti qualche minuto per rilassarti e…-lo guardò più intensamente- svuotare la mente-
L’espressione di Scorpius si contrasse. Odiava il modo infallibile con cui suo padre riusciva a leggerlo. Era inquietante. Un giorno se n’era lamentato con la nonna, quando ancora era viva: lei gli aveva passato le lunghe dita magre tra i capelli biondi e aveva sorriso. “Perché gli somigli”. Ancora oggi, Scorpius non riusciva a capire se fosse un bene o un male.
-Sì, padre- si limitò a rispondere in maniera neutra per poi abbandonare la stanza e risalire le scale del Manor fino all’ala che gli era destinata. La sua stanza era enorme e i colori che vi dominavano erano il verde e l’argento di Serpeverde: foto animate dei suoi anni a Hogwarts tappezzavano un’intera parete mentre un’altra era dedicata a due grandi quadri. Il primo aveva una cornice di metallo argentato dei folletti, perfettamente lavorata a treccia e lucida: la tela raffigurava l’unico Preside di Serpeverde dell’era contemporanea, Severus Piton, Eroe della Guerra contro il Signore Oscuro. Scorpius guardava al vecchio Preside come un punto di riferimento: ogni volta che sentiva troppo forte il peso del suo cognome e dell’essere stato un Serpeverde, ricordava la storia di Severus Piton e allora si convinceva che anche per chi sembra destinato ad essere visto solo in un certo modo, ci può essere speranza. Il secondo quadro, invece, aveva la cornice d’oro, perfettamente conservata, e sulla tela era stata raffigurata la sua splendida nonna. Una donna fiera, Purosangue, che aveva fatto di tutto per proteggere la sua famiglia. Era molto affezionato a lei da piccolo e la sua perdita l’aveva segnato profondamente al punto che sua madre, nel tentativo di rincuorarlo, gli aveva fatto dono di quel quadro. Durante le estati a casa da Hogwarts passava ore a parlare con Narcissa Black, le chiedeva consiglio e mai una volta l’aveva consigliato male.
Quella sera, Narcissa Black osservava il suo unico nipote che si affaccendava per la stanza e notò la fronte leggermente aggrottata, le labbra strette, lo sguardo lontano chilometri da lì.
-Nipote- lo chiamò dolcemente. La cornice di fianco alla sua era vuota. Avrebbero avuto un po’ di privacy. Scorpius si voltò lentamente a guardare la nonna ma rimase in silenzio.
-Cosa ti turba, Scorpius?-
Lui tentennò un momento prima di rispondere – Stasera verrà il nonno a cena, nonna- metà verità.
Vide un lampo d’ira dardeggiare negli occhi dipinti della Purosangue, ma veloce come era arrivato, sparì.
-Dall’altro mio ritratto ho saputo che tua madre ti ha fatto preparare il bagno…cerca di rilassarti un po’. Sarai sicuramente stanco dalla lunga giornata di lavoro –
-Sì, nonna- lo stesso consiglio che gli aveva dato il padre. Diede le spalle al ritratto, prese un cambio d’abiti e andò a lavarsi.
Tre quarti d’ora dopo era punto e a capo. Il silenzio del bagno e il calore dell’acqua erano serviti solo a farlo rimuginare maggiormente su tutti i pensieri che gli ronzavano per la testa. Raggiunse la sala da pranzo, dove vi trovò la madre intenta a dare gli ultimi ordini per la preparazione della cena.
-Madre…- l’amore che Scorpius provava verso Astoria Malfoy era sconfinato. Le andò incontro sorridendo per la prima volta da quando era entrato in casa e lei gli rispose con altrettanto calore, liquidando con un gesto imperioso della mano gli elfi domestici.
-Scorpius- non si abbracciarono, si presero semplicemente le mani e rimasero a fissarsi in silenzio a lungo. - Sei turbato- disse lei infine.
-Hai parlato con mio padre?- in quella famiglia che vantava di essere una tra le più gelose custodi di segreti, in realtà sembrava non essercene nemmeno uno.
-No- ma sorrise. Evidentemente la divertiva il fatto che anche suo marito se ne fosse accorto. Gli prese delicatamente il viso tra le mani e ne sfiorò la guancia con un dito –Andrà bene- disse convinta. Lui sbuffò ma prima che potesse rispondere, si sentì il forte suono dell’Incantesimo che annunciava l’arrivo di un ospite.
-Che la serata abbia inizio- disse sarcasticamente Scorpius. Astoria sorrise e andò a ricevere Lucius Malfoy. La vecchiaia non aveva minimamente ammorbidito il vecchio Mangiamorte che, anzi, era ancora più odioso di prima. L’aver perso tutto durante la guerra per colpa dell’invasione delle sue proprietà da parte di Voldemort e, in seguito, degli anni passati ad Azkaban, avevano alimentato un forte risentimento ma, soprattutto, una forte intenzione a riguadagnare tutto ciò che era andato perduto –in realtà non molto. Draco, salvato dall’intervento di Harry Potter, aveva potuto tenere Malfoy Manor e molte delle loro ricchezze e dei loro possedimenti: così facendo, i Malfoy erano ancora una delle famiglie Purosangue più ricche del Mondo Magico. Tuttavia al vecchio Lucius non bastava, certo che no. Odiava dovere qualcosa a quel mediocre di un Harry Potter e odiava ancora di più il fatto che Draco non condividesse le sue mire espansionistiche. Era un totale fallimento. Aveva sperato in Scorpius ma…
-Ah, eccoti qui, disgraziato di un nipote!- ecco… Lucius Malfoy fece il suo ingresso nella Sala da Pranzo, seguito dalla nuora e dal figlio.
-Buona sera, nonno- affabile, cortese solo per etichetta. Scorpius Malfoy divenne di ghiaccio. Vide a malapena suo padre lanciargli un’occhiata di avvertimento.
-è vero che dovrai lavorare con quei Mezzosangue dei Potter?-
Prima di rispondere Scorpius attese che un’improvvisa ondata di rabbia si placasse. –Sì- era il massimo che potesse concedergli. Se avesse provato a parlare più a lungo probabilmente sarebbe finita male. Ma poi perché si sarebbe dovuto arrabbiare?
-Spero proprio che quella matta di Sharizai si faccia viva e nella sua folle vendetta si porti dietro anche loro- Lucius conosceva Nicole, Scorpius se ne ricordò solo in quel momento.
-Sediamoci, la cena è pronta- Astoria intervenne prontamente, notando un lampo nello sguardo del figlio che non avrebbe dovuto esserci. Lei e Draco riuscirono a mantenere i discorsi su argomenti neutri fino al dolce, poi tutto precipitò. 
Erano nell’elegante salotto, seduti nelle eleganti poltrone a sorseggiare uno dei migliori Whiskey Incendiario in circolazione. Scorpius era silenzioso, distratto. Draco parlava con suo padre e Astoria ascoltava, anche se di tanto in tanto guardava il figlio. Si stava sforzando, lo vedeva. Cercava di non pensare a ciò che lo turbava, per evitare che il minimo cambio d’espressione potesse mettere sul chi va là il nonno ma a volte vacillava. Cosa, o chi, può renderti così pensieroso, figlio mio. Non era l’unica, però, ad essersi accorta dell’assenza di partecipazione di Scorpius. Lucius, con fare apparentemente distratto, si alzò e si avvicinò al tavolino di cristallo tra la poltrona di Scorpius e quella della madre, su cui era posata la bottiglia di liquore.
-A cosa pensi, Scorpius?- il tono gelido fece venire i brividi ad Astoria.
-Padre…-Draco tentò di ricatturare l’attenzione di Lucius ma quello lo fulminò con lo sguardo. Con cupa rassegnazione Draco dovette rinunciare. Azkaban aveva pericolosamente minato l’equilibrio mentale di Lucius.
Scorpius, dal canto suo, aveva portato le iridi grigie sulla figura del nonno e aveva assunto un’espressione di sfida.
-Nulla che possa interessare la tua grande mente, nonno- vide sua madre impallidire e suo padre lanciargli l’ennesima occhiata ammonitrice, ma come prima non fece caso a nulla. Lucius rimase in silenzio per qualche istante poi sorrise beffardo.
-Questo lo decido io- estrasse la bacchetta dal bastone da passeggio e la puntò verso la fronte del nipote.
-Lucius!-
-Padre!-
-Legilimens!- Scorpius non ebbe nemmeno il tempo di provare ad usare l’Occlumanzia. L’incantesimo potente del nonno spazzò via ogni sua minima resistenza e lo costrinse a guardare inerme mentre passava i suoi ricordi ad uno ad uno.
Era al Ministero e camminava lungo il corridoio del suo dipartimento. Aveva un appuntamento con Lily Potter, le aveva detto di attenderlo nel suo ufficio. Era già arrivata? Doveva farla aspettare ancora, giusto per farla innervosire? Ormai era alla porta, l’aprì.
-Cosa stavi facendo, Potter?- non si mosse di un millimetro e la sua espressione era indecifrabile. Guardava la ragazza con intensità cercando di non mostrare nessuna emozione. È bella. Oddio. No.
-Ricordavo- perché suonava malinconica? Si è accorta che mi ha sorpreso?Sperò di no.
-Cosa stavi ricordando?- Merda!Non doveva interessarsene…ma era curioso. Stava guardando una sua foto, quindi forse… La vide esitare. E se non gli avesse risposto?
-La Vigilia di Natale del mio Quinto anno – quindi del suo Sesto anno. Ah! Sbatté le palpebre due volte mentre il ricordo di come le era quasi andata addosso riaffiorava nella sua mente.
-Capisco-

-Basta!- la vide alzarsi e voltargli le spalle. Non resistette alla tentazione di continuare a stuzzicarla. La seguì e le si avvicinò, più di quanto aveva preventivato di fare. Profuma. Rabbrividì e tentò di ricomporsi.

Lei gli stava puntando la bacchetta contro, era furiosa. Merlino se è bella.Di nuovo.
-Metti via la bacchetta, Potter- la guardava direttamente negli occhi, faticava a rimanere composto.
-Metti via la bacchetta, Lily- pronunciare finalmente il suo nome gli provocò un lunghissimo brivido lungo la schiena. Erano anni che voleva farlo. Ah… l’ha sorpresa.

Scorpius percepì l’irritazione e la rabbia del nonno mentre quei ricordi scorrevano via veloci. Sperò che non volesse continuare ma ovviamente era speranza vana…
Erano nel suo ufficio insieme agli auror di Potter e lei gli sedeva vicino. L’aveva fatto apposta per vedere la faccia scioccata di Potter, ma non aveva previsto che lei ne sarebbe stata felice…

Potter l’aveva appena accusato di voler mettere deliberatamente in pericolo Lily e l’aveva associato alla feccia con cui una volta la sua famiglia andava in giro. Era furioso, aveva estratto la bacchetta ma poi si era scaraventare contro la parete.
Ora la rabbia di Lucius Malfoy era palpabile, ma non terminò la sua ispezione, continuò…
Ora erano soli, lui e Lily. Sembrava così fragile, eppure un attimo prima aveva affrontato il fratello in maniera così…così...non aveva parole per descriverla.
-Lily?- esitò, non voleva farla scattare di nuovo. Non gli rispose. Le si avvicinò, le posò la mano sulla spalla, tremante. La sentì sussultare.
-Mi odierà- Oh...Si sentiva in colpa. Come doveva comportarsi? Non è bravo in questo genere di cose.
--Se c’è una sola cosa su questa terra che è sicura è l’incapacità di quell’idiota pomposo senza cervello di odiarti – Sto consolando la figlia di Harry Potter… era sconvolto, ammettiamolo era una cosa decisamente strana: un Malfoy che consola una Potter. Se gliel’avessero raccontato sarebbe sicuramente scoppiato a ridere. Per non dire di come avrebbe reagito suo nonno Lucius.
-TU!!!- più o meno in questo modo…Ma ancora non interruppe il contatto con la mente del nipote, scavò ancora…
Lily si era finalmente voltata e l’aveva guardato con occhi lucidi. Perché lo stomaco gli si stava accartocciando in quel modo?
-Fai schifo a consolare le persone, Scorpius-
Piccato le rispose irritato e fece per allontanare la mano. Ingrata…Lei la intercettò e fu come se una scossa elettrica gli percorresse l’intero braccio. È morbida…Inorridì nuovamente. Cosa gli stava succedendo?! La vide avvicinarsi, troppo. Che fa?Era pietrificato. Poi sentì un leggerissimo bacio sulla guancia e il respiro caldo di lei vicino all’orecchio mentre lo ringraziava.
Lucius Malfoy aveva visto abbastanza. Ovvero troppo. Era schifato dal nipote. Era la pecora nera della famiglia, peggio del padre. Lo lasciò ansante e sudato sulla poltrona. Avrebbe voluto colpirlo ma Draco aveva già estratto la bacchetta per difendere il figlio. Tzè.
-Questo deve finire, Scorpius- il tono non ammetteva repliche – non costringermi ad occuparmene io stesso-
Lo sguardo terrorizzato con cui il nipote lo guardò gli fece capire che aveva inteso. Se avesse preso in mano lui la situazione, di Lily Potter sarebbe rimasto ben poco…
-Sì, nonno-
L’ultima cosa che Scorpius vide, prima di svenire per lo sforzo mentale che aveva subito, fu il volto di sua madre. Era sull’orlo delle lacrime e lo guardava con infinita tenerezza. 




Angolo dell'Autrice:
Eccomi!!! Scusate per la lentezza ma sono stata presa dall'Università! Questo capitolo mi ha fatto penare davvero tanto, tra l'altro. Spero vi piaccia!!!

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Capitolo 10
*** Bivi e Scelte ***


Capitolo 9: Bivi e scelte

Il silenzio della campagna inglese venne improvvisamente rotto dal sonoro CRACK che accompagnava la Smaterializzazione di Lily. Si guardò intorno confusa: non avrebbe dovuto atterrare lì, la sua meta era un chilometro più in basso, riusciva a vederla da lassù. Si concentrò nuovamente, girò su se stessa e sparì. Ricomparve nello stesso punto. Questo sì che era strano. Leggermente irritata, si mise a camminare. Ci impiegò una ventina di minuti ma alla fine arrivò davanti alla porta di una strana casa, più alta che larga, al punto che sembrava potesse crollare da un momento all’altro.  Bussò tre volte sulla porta e attese che qualcuno venisse ad aprirle.
-Eccomi!- passi affrettati seguirono la voce e anche il rumore di parecchi mobili presi dentro, seguiti da imprecazioni. Lily non ebbe dubbi su chi fosse e, quando la porta si aprì, stava già sorridendo.
-Lily!- suo cugino Hugo la guardava a bocca aperta inchiodandole addosso i suoi fantastici occhi azzurri.
-Ciao, Hugo- Lily non fece in tempo a dire altro che si ritrovò stretta tra le braccia del cugino come se non si vedessero da una vita –Ahi, Hugo…-rise- Non respiro!-
-Ops- il ragazzo si scostò leggermente ma la prese per mano. Era raggiante. –Vieni- la condusse dentro casa e la porta si richiuse magicamente dietro di loro.
-Bentornata alla Tana, cugina- le disse mentre si accomodavano sulle poltroncine della sala.
-Hugo! Chi è?- la voce di Rose risuonò da due piani più su.
-Lily!- gli urlò di rimando il fratello.
-Non prendermi in giro, Hugo Weasley, lo saprei se Lily Potter fosse in casa nostra!- scese di corsa le scale, pronta a rimproverare il fratello per lo scherzo ma una volta entrata in sala vide la cugina e lanciò uno strillo –Lily!-
-Rosie!- le due ragazze si abbracciarono con trasporto
-Cosa ci fai qui?-
-Stavo giusto per chiederglielo anche io, sorellina-
Lily si ritrovò improvvisamente due paia di occhi azzurri che la fissavano intensamente.
-Sono andata via di casa- disse semplicemente. Si liberò della stretta della cugina e tornò a sedersi. Non li guardò, sapeva che si stavano scambiando una delle loro occhiate in cui comunicavano silenziosamente.
-Hai litigato con James?- fu Rose a domandarlo, addolcendo il tono, comprensiva.
Era così prevedibile? Lily non poté fare a meno di chiederselo. In ogni caso, annuì. Sentì Hugo sospirare e poi sedersi accanto a lei passandole un braccio intorno alle spalle. Anche Rose le si sedette affianco, lo sguardo limpido che celava un miliardo di domande.
-Chiedi pure, Rosie…- anche se temeva che l’acutezza della cugina l’avrebbe condotta a domande a cui non era pronta a rispondere.
-Ha di nuovo esagerato in qualcosa immagino- la smorfia sul volto intelligente di Rose la diceva lunga. Tutti in famiglia erano fin troppo consapevoli dell’iperprotettività di James. Lei e Albus si erano fatti un’idea sulle cause di un simile comportamento ma non avevano mai voluto approfondire troppo. Per rispondere alla domanda della maggiore dei Weasley, quindi, si limitò ad annuire.
-Lo sapevo- Hugo brontolò vicino il suo orecchio e la strinse maggiormente al suo fianco.
-Su cosa aveva da ridire stavolta?- ecco che Rose andava subito al sodo. Lily tentennò, arrossì, si guardò le mani giunte in grembo. Doveva dirlo? Doveva tenerlo segreto? Rose ai tempi della scuola aveva compreso, anche Hugo, ma entrambi, come i suoi fratelli, le avevano categoricamente consigliato di rimanere lontana da Scorpius. Cosa doveva fare?
-Lils?- sollevò lo sguardo. La stavano guardando, perplessi. Prese coraggio e un bel respiro profondo e si preparò a camminare sui carboni ardenti.
-ROSE!HUGO!- la voce di Hermione Granger giunse dall’entrata della casa, alta e agitata. Lily, mentalmente, ringraziò il tempismo perfetto della zia e richiuse la bocca.
-Siamo qui, mamma!- Rose, invece, era leggermente seccata e lanciava occhiate strane alla cugina.
-Ragazzi, sapete per caso…- fece il suo ingresso nel salone e non appena vide la nipote stretta tra i suoi due figli lanciò un grido – Lily!- corse davanti a lei, le prese le mani e con uno slancio la fece alzare per abbracciarla – Tesoro, non sai quanto ci hai fatto preoccupare!-
Lily capì al volo –Scusa, zia-
Hermione sciolse l’abbraccio ma continuò a tenerle le mani: lo sguardo di disapprovazione mista a sollievo sarebbe stato buffo se non avesse presagito una ramanzina coi fiocchi. –Lily Luna Potter, ti rendi conto del colpo che hai fatto prendere ai tuoi genitori quando hanno capito che eri sparita da casa?-
La ragazza abbassò lo sguardo sentendosi nuovamente bambina. E invece no, che cavolo. Aveva più di vent’anni, non aveva mai dato problemi ai suoi genitori, lavorava come un elfo domestico ogni santo giorno della settimana al Ministero sorbendosi i pettegolezzi e le occhiate e tutto il resto. Poi arrivava a casa e doveva anche stare buona calma e tranquilla mentre suo fratello con il complesso della sorella le urlava addosso? Ovviamente, NO! Sollevò lo sguardo determinato sulla zia.
-Mi dispiace che vi siate preoccupati, zia Hermione, non era mia intenzione – liberò le mani da quelle della zia ed estrasse la bacchetta, puntandola poi verso la finestra. Mormorò alcune parole e una splendida cerva d’argento trotterellò fuori dalla casa. La zia la guardò con tanto d’occhi.
-Fatto. Entro due minuti saranno tutti informati di dove sono- nell’aria volteggiarono, mai dette, altre parole: Come al solito. Il silenzio cadde sulla stanza e fu spezzato, poco dopo, da due forti CRACK e poi da una voce agitata.
-Lily!- Harry Potter comparve nel salone ormai un po’ affollato della Tana, gli occhiali leggermente di traverso e nello sguardo verde una preoccupazione vivida.
-Calmati papà- Lily, però, non gli andò incontro e non tentò di quietare le paure del genitore. Dietro di lui vide spuntare la madre che la guardava in silenzio. Assomigliava molto a Ginny Weasley e non a Ginny Potter, in quel momento. Lily si chiese se non si fosse appena comportata come avrebbe volentieri fatto lei da giovane dopo l’ennesimo litigio con zio Ron.
-Torna a casa, Lily- fu suo padre a supplicarla. Harry Potter che supplica, Rita Skeeter ci sarebbe andata a nozze.
-No- la voce di Lily era calma, controllata, irremovibile – manca poco ormai all’arrivo del Presidente e a casa non riuscirei a concentrarmi. Chiederò a Shelby di poter usare anticipatamente l’appartamento che mi ha assegnato per il periodo di permanenza degli americani. So che è già pronto-
Hugo e Rose, che fino a quel momento erano rimasti in silenzio, si guardarono nuovamente e poi si alzarono, posizionandosi ai lati della cugina.
-Ti aiuteremo a sistemarti- Rose le sorrise
-Anche Al vorrà sicuramente essere dei nostri- Hugo parlò guardando gli zii e sua madre –Non preoccupatevi, è in ottime mani-
Harry fece per dire qualcosa ma Ginny gli pose una mano sul braccio, fermandolo –Va bene- guardò la figlia che ricambiò lo sguardo – Ti chiedo solo di farmi sapere dov’è, questo appartamento, così potrò venire a riempirti la dispensa, prima che mi deperisci per malnutrizione – le sorrise e Lily ricambiò spontaneamente. Alla fine si voltò verso il padre e attese. Lui la guardò a lungo, quindi sospirò e le si avvicinò per poi prenderle il viso tra le mani.
-Speravo sarebbe stato James il primo ad andarsene, è il più confusionario- risero tutti, tranne Lily: ancora non se la sentiva di ridere per qualcosa che implicasse il fratello. Tuttavia, sorrise al padre, solo per lui e per nessun altro.
-A presto- mormorò scivolando all’indietro. Girò su se stessa e sparì di nuovo lasciando che il silenzio si impadronisse del salone della Tana.
Ginny si avvicinò a suo marito e come prima gli strinse il braccio all’altezza del gomito. Lui le circondò le spalle con un braccio e rimase a fissare, nel silenzio generale, il punto in cui era scomparsa sua figlia.
-Mi avevi avvertito…- un sussurro diretto alla moglie. Lei si strinse maggiormente a lui.
 
 
Era davvero tardi quando, finalmente, si Smaterializzò davanti al numero 20 di Lansdowne Road nel quartiere di Notting Hill. Shelby gliel’aveva mostrata qualche settimana prima e le era piaciuta subito. Era una tipica casettina a schiera londinese con i muri esterni dipinti di bianco e un perfetto tetto spiovente rossiccio; non era molto larga, come suole la tradizione architettonica di questo tipo di case, ma si alzava da terra di due piani così da dare ampio spazio a tutte le componenti della casa. Al pian terreno c’erano una bellissima cucina e un salone abbastanza spazioso con un caminetto davvero carino; al primo piano, invece, c’erano due camere da letto – una padronale e una per gli ospiti- e un bagno corredato di doccia. Lily se ne innamorò per la seconda volta. Portò le poche cose che si era portata via da casa in camera ripromettendosi che il mattino dopo si sarebbe fatta spedire il resto dei suoi averi. Chissà se Shelby le avrebbe dato il permesso di continuare a viverci alla fine della missione, in fondo il contratto grazie al quale il Ministero poteva usufruire di quella casa stava per terminare e poi sarebbe stata sfitta…Gliel’avrebbe chiesto.  Il brontolio dello stomaco le ricordò che non aveva ancora cenato. Fece per avviarsi in cucina ma passando davanti ad uno specchio si rese conto delle condizioni in cui versava e allora decise che la cena avrebbe potuto aspettare il tempo di una doccia. Si trascinò, stanca, in bagno, dove apprese con gioia che c’erano già degli asciugamani da utilizzare. Si spogliò con studiata lentezza davanti lo specchio osservandosi con occhio critico. Non si era mai considerata “bella”, almeno non se paragonata a sua cugina Victoire, ma dovette ammettere che con gli anni il suo corpo aveva assunto una maturità decisamente affascinante. La morbida curva del seno non era né troppo abbondante né troppo scarsa, così come i fianchi erano morbide onde che precedevano gambe lunghe e sode. Si ritrovò a chiedersi se sarebbe piaciuta a Scorpius e non appena se ne rese conto, arrossì violentemente. Allora voltò le spalle allo specchio e s’infilò sotto la doccia: mentre il getto caldo le scioglieva i muscoli, la tensione e la rabbia accumulata, lasciò vagare la mente e per la prima volta da quando era andata via dal Ministero, si ritrovò a pensare seriamente al bacio che aveva dato a Scorpius. Le immagini scorrevano davanti ai suoi occhi chiusi come in un film e non riusciva a credere di essere stata tanto avventata. Che si fosse esposta troppo? Il fatto che lui non l’avesse cruciata sul posto era già un buon punto di partenza. Però sei anche scappata via prima che potesse fare qualcosa…Maledetta coscienza.  Le immagini continuarono a scorrere e si fermarono sull’espressione del Purosangue: ammirevole, Potter, hai fatto arrossire Scorpius Malfoy. Le sfuggì una risata. Riaprì gli occhi e chiuse l’acqua. Era inutile rimuginarci troppo sopra, avrebbe scoperto la reazione di Scorpius il mattino dopo e forse era anche meglio che non si facesse false speranze. 
Tornata in camera si mise un paio di pantaloncini di jeans e una vecchia felpa di suo fratello Albus che le andava decisamente grande, arrivando quasi a farle da vestitino più che da felpa. Scese a piedi nudi al pian terreno e si preparò una cena veloce con il poco che il Ministero aveva messo nella dispensa e in frigo – sua madre non si era preoccupata per nulla a quanto pareva. Dopo cena si trasferì in sala con alcuni documenti di lavoro. La grande finestra che dava sul vialetto di casa era del tipo che alla base aveva una specie di panca imbottita per cui fu lì che Lily si andò a sistemare. Lavorò a lungo e, alla fine, si addormentò.


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Angolo dell'Autrice:
Chiedo venia per l'immensio ritardo nell'aggiornare i capitoli ma è un periodo davvero assurdo tra esami e tutto il resto. So già che non è un gran capitolo, anche perchè è già di per sè un capitolo di passaggio, però spero comunque che vi piaccia! Come sempre apprezzo ogni recensione, sia positiva che negativa perchè in ogni caso so che mi aiuteranno a migliorarmi. Un bacione e alla prossima!

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Capitolo 11
*** Mal di testa e Bugie ***


Capitolo 10: Mal di testa e Bugie

Scorpius Malfoy non avrebbe voluto presentarsi al lavoro quel giorno: i postumi dell’intrusione, ben poco delicata, di suo nonno nella sua mente erano terribili. La testa sembrava stesse per esplodergli, sentiva il cervello pulsare nella scatola cranica. Sua madre gli aveva addirittura detto che secondo lei aveva anche un po’ di febbre.  
La pagherai. La voce nella sua testa risuonò come un ringhio e sarebbe stata anche impressionante, se non gli avesse provocato l’ennesima fitta dolorosa.
Si era alzato dal letto lentamente e di malavoglia. Aveva combattuto con l’ardente desiderio di rimanere lì, sdraiato, a farsi coccolare da sua madre ma non voleva nemmeno darla vinta così facilmente a suo nonno, a quella bestia. Sarebbe andato al lavoro e avrebbe trovato un modo per risolvere la situazione. In fondo lo faceva da anni.
Mentre si vestiva sentì che lo sguardo della nonna non lo aveva abbandonato nemmeno un istante. Sua madre e suo padre non avevano detto nulla quando l’avevano riportato in camera ma quando poco dopo lui aveva riaperto gli occhi nella stanza buia, la cornice era vuota. Se ancora avesse avuto dei dubbi, l’espressione irata che Narcissa Black aveva sul viso li avrebbe spazzati via come foglie al vento.
Se uno sguardo potesse uccidere… quel detto gli sembrava molto meno assurdo del solito. Finì di vestirsi e recuperò la borsa da lavoro; si sarebbe fatto dare una pozione per la testa da qualche collega, altrimenti non avrebbe resistito. Si avvicinò al ritratto e intrecciò lo sguardo con quello della donna.
-Vado, nonna- formale. Nonostante sapesse che lei non approvava il comportamento di Lucius, non poteva fare a meno di pensare che era stata sposata con quell’uomo per anni. Si era addirittura lasciata toccare in quel…modo! Suo padre ne era la prova vivente. Represse un brivido.
-Dovresti rimanere qui, Scorpius- ribatté lei per l’ennesima volta.
Lui non le rispose ma anzi le diede le spalle e uscì dalla camera. Scendendo le sontuosissime scalinate del Manor gli elfi domestici che stavano pulendo i vari ritratti appesi alle pareti, lo guardavano con i loro enormi occhi e quello che vi vide espresso non gli piacque affatto.
Ora anche gli elfi domestici hanno pietà di me. Odiava farsi vedere debole.
Giunse all’ingresso con la testa che pulsava ancora di più. Non se la sentì di alzare la voce per chiamare la madre, avrebbe sicuramente peggiorato il suo già critico stato. Sbucò nella Sala da Pranzo dove stava facendo colazione con il padre e li salutò entrambi.
-Madre…Padre- scomparve dalla loro vista prima di accorgersi delle loro espressioni impietosite e preoccupate. Ne aveva abbastanza ed erano solo le otto del mattino. Sarebbe stata una lunghissima giornata. Con un sospiro girò su se stesso e si concentrò su una stradina laterale all’Ingresso del Ministero.
CRACK
CRACK
Riaprì gli occhi proprio dove aveva pensato di comparire ma sbandò visibilmente e se non avesse avuto vicina la parete del vicolo, probabilmente sarebbe finito con il sedere per terra.
Maledizione.
-Malfoy?-
Una voce dietro di lui lo fece sobbalzare e girare di scatto. Pessima idea, Scorpius. Il cervello sembrò come rimbalzargli contro la scatola cranica mandandogli fitte di dolore. La smorfia sul suo viso era eloquente ma non si lasciò sfuggire nemmeno un lamento. Stupido orgoglio Serpeverde.
-Tutto bene?- non c’era vera preoccupazione nella voce del suo interlocutore, ma perfetto galateo. Finalmente alzò lo sguardo e a ricambiarlo trovò Ted Lupin.
Perfetto. Pensò sarcasticamente. Ora lo andrà a raccontare a quell’idiota di Potter.
-Sì- brusco, forse troppo. Vide lo sguardo dell’Auror reagire all’ostilità facendosi più freddo. –Buona giornata- voleva levarselo di torno. Si voltò lentamente e si costrinse a camminare, aveva la nausea. Ted Lupin non lo seguì ma poté sentirne lo sguardo addosso fino a che non entrò nel Ministero.
In qualche modo raggiunse il suo ufficio senza fare altri incontri indesiderati e una volta al sicuro dietro la spessa porta, si lasciò scivolare sulla poltrona, esausto.  SI massaggiò le tempie con le mani, ad occhi chiusi. Per un po’ sembrò andare meglio, per lo meno il cervello aveva smesso di pulsare. Fu riportato bruscamente al mondo reale da un picchiettare insistente contro la porta.
-Chi è?- se avesse pronunciato l’Anatema che Uccide sarebbe risultato meno ostile. Nessuno tuttavia rispose. Intuendo cosa potesse essere, prese la bacchetta e con un movimento pigro fece in modo che la porta si aprisse. Un promemoria volò all’interno della sua stanza e si posò delicatamente sulla scrivania davanti a lui. Richiuse la porta per non essere disturbato, quindi lo aprì.
Alla cortese attenzione dell’Ambasciatore Scorpius Malfoy.
Ti ricordo il nostro incontro all’ora di pranzo insieme alla squadra di Auror di Potter, per il sopralluogo delle abitazioni messe a disposizione del Presidente e del suo seguito. Normalmente se ne occuperebbe la sola squadra di Auror ma con il Capo Shelby abbiamo concordato che, per precauzione, è meglio se anche noi prendiamo familiarità con la locazione.
Ti aspettiamo alle 12 in punto nel mio ufficio.
Buona mattinata,
Lily Luna Potter
Assistente del Capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale
 
Finì di leggere la lettera e si ritrovò incapace di formulare qualsiasi pensiero. Poi, arrivarono tutti insieme.
Non andrò.
Accartocciò la pergamena nella mano sinistra.
Ma devo!
La spianò di nuovo e la rilesse, distratto.
Un qualsiasi contatto con lei e potrei non reagire nel modo giusto! Non devo andare.
Accartocciò nuovamente la pergamena e la strinse forte, nel pugno.
Lei non si accontenterà mai di una scusa qualsiasi. Mi guarderà con quei suoi occhi e capirà che c’è qualcosa sotto.
Si alzò. Non riusciva più a stare seduto. Cosa doveva fare? Non poteva metterla in pericolo.
Non voglio… Si corresse mentalmente.
Raggiunse le fiamme del caminetto e le guardò sfrigolare.  Passarono minuti interi, alla fine lasciò scivolare il foglio di pergamena nelle fiamme; gli diede le spalle prima che finisse di bruciare. Aveva preso una decisione.
Uscì dall’ufficio e percorse il lungo corridoio che lo separava dalla vetrata che “conteneva” l’ala degli Ambasciatori. Ormai i suoi colleghi avevano imparato a conoscere le sue espressioni, così come lui aveva imparato a conoscere le loro. Quello che videro sul suo viso fu abbastanza per farli desistere dal rivolgergli la parola. Alla grande vetrata i due guardiani lo fecero passare senza discussioni e lui si incamminò lungo un altro corridoio. Lì era conosciuto solo di nome. Lì era solo Scorpius Malfoy, primogenito dell’ex Mangiamorte Draco Malfoy, nipote del reietto, nonché Mangiamorte, Lucius Malofy, rampollo della nobile casata Purosangue.
-Signor Malfoy-
-Signore-
-Ambasciatore Malfoy-
Non rispose a nessuno. Continuò a camminare dritto verso la sua meta e la raggiunse poco dopo.  Si fermò davanti la soglia e bussò.
-Avanti- la voce all’interno dell’ufficio gli giunse smorzata.
Aprì la porta ed entrò, per poi richiudersela alle spalle. C’erano due persone nell’ufficio e una gli dava le spalle, seduta davanti la scrivania. C’era qualcosa…
-Signore- disse serio.
-Malfoy…- il Capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale era sorpreso – a cosa devo l’onore?- sorrise ironico. Se c’era qualcuno che non gli avrebbe leccato i piedi o disprezzato per il suo cognome, era Shelby. La sua ospite a quel nome si voltò, un’espressione sorpresa quanto quella del suo capo sul viso.
Merda! E ora?
La testa decise proprio in quel momento di mandargli l’ennesima fitta.
-Signore – tentò di riprendersi e di non darlo a vedere. Loro non avevano modificato le loro espressioni per cui credette di averla scampata – vorrei parlare… in privato- non guardò Lily per più di cinque secondi e non la salutò.
Shelby si mosse sulla sedia, mettendosi comodo – Ha a che fare con il Presidente?- dritto al punto.
-Sì, Signore- un’altra fitta.
-Allora puoi benissimo dirla davanti alla mia Assistente-
E invece no, maledizione.
Tentennò un attimo. I due diplomatici lo guardavano, in attesa.
Ormai ho deciso. Così è ancora meglio.
-Signore, vorrei che esoneraste Lily Potter da questo incarico- fece uscire ogni parola come se fosse una lama di ghiaccio e modellò la sua espressione in modo da non far trasparire alcuna emozione.
-Cosa!?- fu lei a riprendersi per prima. Saltò in piedi e gli si piazzò davanti, era furiosa. Lui la guardò senza cambiare nemmeno una virgola della sua espressione composta, nonostante la sua voce squillante gli avesse appena inferto l’ennesima fitta di dolore alla testa.
-Non stavo parlando con te, Potter-
Lei fece per rispondere a tono ma Shelby intervenne.
-Motiva la richiesta, Malfoy- era chiaro che nemmeno lui era contento della cosa.
-è verosimile che Nicole Sharizai non voglia puntare solo ad Alec Holiday- Lily lo guardò incredula – suo fratello ha…-quasi gli venne la nausea nel dire quella frase – ragione quando sottolinea che non sarebbe al sicuro-
Potter mi devi un favore enorme.
-In base a questo tuo ragionamento – lo interruppe Shelby – nemmeno James Potter dovrebbe partecipare-
Se l’era aspettato.
-No, Signore, James Potter è un Auror qualificato e addestrato a questo genere di situazioni. Inoltre è appurato che il vero punto debole di Harry Potter è sua figlia minore- Lily avvampò.
-Signore- si intromise – non sono argomentazioni valide. Come io stessa ho sottolineato nell’incontro di ieri con lo stesso Malfoy- pronunciò il suo nome con risentimento – e la squadra di Auror, sono competente tanto quanto loro, se non di più. – gli puntò lo sguardo addosso e continuò – il fatto che abbia mandato il qui presente Malfoy a gambe all’aria ancora prima che se ne rendesse conto ne è la prova-
Doveva aspettarselo.
La micetta graffia. Sospirò. L’hai voluto tu, Potter.
-Signore…-nemmeno lui però guardava Shelby. Guardava la ragazza dritta negli occhi, preparandosi a dare la stoccata finale – se questo non bastasse, Potter è troppo coinvolta…personalmente- Lei non sembrò capire, all’inizio. Ma nei pochi attimi di silenzio che precedettero il resto del suo discorso, vide la consapevolezza farsi largo sul suo viso, infiammarle le guance e renderle lucidi gli occhi.
Lily…
-Mi ha baciato, quella sera – la vide accasciarsi nuovamente sulla poltroncina, definitivamente sconfitta.
Shelby la guardava sconvolto -Potter…?-
Lily non disse nulla, guardava Scorpius con un’espressione strana, da mettere i brividi…
Lily…
-Credo che Daphne Greengrass sia adatta al compito, è anche già informata su tutto in quanto mi ha aiutato a raccogliere la maggior parte delle informazioni. So anche che ha già lavorato con Potter-
Shelby non poté non annuire.
-Così sia- guardava la sua Assistente e Scorpius capì che era ora di andarsene – Arrivederci, Malfoy- lo congedò gelido.
-Signore-  voltò le spalle ad entrambi e uscì dall’ufficio richiudendosi la porta alle spalle.
Percorse il corridoio come in trance. L’espressione di Lily, come se si aspettasse esattamente un comportamento simile.
Lily…
Si era davvero comportato così “male” con lei da assicurarle una reazione del genere al suo bacio?
Sì…
Sapeva che era così. Aveva passato sei anni in quel modo, a scuola.
Superò la vetrata ed entrò nell’ala degli Ambasciatori. Come prima, i suoi colleghi evitarono accuratamente di rivolgergli la parola. Rientrò nel suo ufficio e andò a sedersi. La giornata sarebbe stata eterna.
Mi dispiace…

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Capitolo 12
*** Dubbi e Cuori infranti ***


Capitolo 11: Dubbi e Cuori infranti

 
-Allora, Potter?- la voce del Capo dell’Ufficio per la Cooperazione Magica Internazionale giunse alle orecchie della ragazza come se fossero distanti metri, in mezzo a una strada affollata.
-…- Non disse nulla. Guardava con espressione vuota la porta chiusa da cui, un attimo prima, era uscito Scorpius.
Sapevi che sarebbe finita così…
-Potter?- Shelby iniziò ad alterarsi davvero. Lily allora sospirò e si voltò a guardarlo con una calma e compostezza che in realtà non possedeva. Non in quel momento per lo meno.
-Sì, Signore?-
-Hai baciato Malfoy?-
-No, Signore…cioè, sì- sospirò un’altra volta. Perché l’aveva detto? Non era stato niente di che, possibile che gli avesse dato così tanto fastidio?
-Sì o no, Potter, deciditi- Shelby la stava implicitamente avvisando che avrebbe perso la pazienza di lì a poco.
-Sulla guancia, Signore. Mi aveva fatto un favore e l’ho ringraziato- si impose di non arrossire.
Shelby la osservò a lungo e il silenzio scese nella stanza. Guardò la sua giovane assistente e maledisse mentalmente quel pazzo del Capo degli Auror e Draco Malfoy. Stavano giocando col fuoco e lo avevano tirato in mezzo.
-Evidentemente tu e il nostro Ambasciatore date allo stesso gesto due significati diversi-
Lily fece una smorfia.
-Mi assicuri che lascerai le faccende personali al di fuori dell’orario di lavoro?-
La ragazza annuì. Era distratta.
-Allora lasciami pensare sul da farsi-
Lei lo guardò confusa e fece per dire qualcosa –Ma…-
-So di aver detto a Malfoy che ti avrei esonerata, ma Merlino solo sa i guai che potrebbe combinare quella stupida della Greengrass. Lei sì che sbava letteralmente dietro a Malfoy-
Ah… Lily aveva sentito dei pettegolezzi ma pensava che fossero solo tali. Non li vedeva per niente bene insieme.
-Adesso fuori dal mio ufficio, Potter. Hai una riunione tra due ore-
-Grazie, Signore- disse lei alzandosi. Le stava concedendo una possibilità.
-Aspetta a ringraziarmi. Potrei ancora cambiare idea- e lo avrebbe voluto fare per davvero. Cosa pensava Harry Potter? Mandare la figlia contro quella pazza della Sharizai ben sapendo il rischio che corre. Bah.
Lily annuì e uscì dalla stanza. Ritornò velocemente al suo ufficio e, una volta al sicuro dietro la sua scrivania, si permise di dare sfogo alla frustrazione.
Come osa!
L’aveva pubblicamente umiliata e ora chissà quanto poco ci avrebbe messo la voce a spargersi.
E allora? Ho promesso ad Al che avrei imparato a non farmi mettere sotto dal pensiero della gente. La vita è mia.
Come se fossero realmente queste le cose che le davano davvero fastidio. La verità era che la reazione del Serpeverde al suo comportamento della sera prima era andata ben oltre le sue aspettative. Si era attesa un comportamento un po’ più formale e distaccato rispetto a quello che avevano avuto negli ultimi giorni, ma addirittura un ultimatum del genere. Era come se avesse detto a Shelby di scegliere: o lei o me.
Perché?
E che non le venga a raccontare la storiella del pericolo. Alla fine era stato lui stesso ad appoggiare la sua idea di aggiungersi nei turni di guardia alle ragazze Holiday. Perché cambiare idea adesso?
No…c’è qualcos’altro. Ma cosa?
Era davvero disgustato dal suo comportamento? Gli aveva dato davvero così fastidio quel semplice bacio? Eppure…
Eppure la sua espressione…
Lily chiuse gli occhi e lasciò vagare la mente alla sera prima. Lui aveva cercato il contatto fisico prima di lei, e solitamente le stava ben distante. L’aveva fatto anche il giorno prima ancora, quando le stava raccontando di Nicole Sharizai. Le vennero nuovamente i brividi nel ripensare alla sua vicinanza e alla sua voce così vicina al suo orecchio.  Inoltre, non era odio quello che era andato dipingendosi sul suo volto quando gli aveva preso la mano e poi gli aveva sfiorato la guancia. Era sorpresa, sì, e poi qualcos’altro…non sembrava ostile.
Qualcuno bussò alla porta e la fece sobbalzare sulla sedia.
-Avanti!- la voce le uscì un po’ troppo stridula, come se si fosse spaventata perché qualcuno le aveva ascoltato i pensieri.
James, Ted, Nathan, Caleb e Andrew entrarono. Doveva essere mezzogiorno.
Merda…
Aveva passato due ore a rimuginare e nemmeno se n’era accorta! E adesso? Malfoy si sarebbe comunque presentato?
Immagino di sì…
Altrimenti né James né gli altri si sarebbero presentati perché avvisati da lui.
-Lily- la voce di James la riportò alla realtà.
-James- gelida. Non si era dimenticata la loro litigata. Si accorse che gli altri li guardavano guardinghi, dovevano aver saputo tutto.
Evviva la privacy!
-Senti…- provò ad iniziare ma un tonfo sulla porta lo interruppe.
-Avanti!- ripeté nuovamente Lily e, se possibile, la voce le uscì ancora più gelida che con James. Tutti ci fecero ampiamente caso.
Nel piccolo ufficio entrò Scorpius Malfoy seguito poco dietro da Daphne.
Scorpius…
-Malfoy- James lo salutò e così anche gli altri Auror. Lei, invece, si limitò a ricambiare lo sguardo del Serpeverde in silenzio.
-Cosa ci fa qui la signorina Greengrass?- chiese Caleb guardando l’altra Serpeverde con circospezione.
-Sostituirà Potter- disse prontamente Malfoy. Lily avrebbe voluto affatturarlo all’istante ma si costrinse a sorridere. Tuttavia, il sorriso che fece scivolare sulle sue labbra esprimeva tutto tranne che felicità. Vide Daphne Greengrass fare un passo indietro e Ted sussultare dalla sorpresa. Poteva immaginare all’espressione di chi potesse assomigliare la sua in quel momento e il perché era semplice: la stava guardando dritto negli occhi.
-In realtà…- congiunse le mani sotto il mento e ve lo posò sopra, fintamente serafica – quando sei uscito dall’ufficio di Shelby lui ha rivisto la sua posizione – vide un lampo d’odio passare e scomparire negli occhi grigi di Malfoy – ovviamente, aggiungerei. Dopo aver sentito l’intera storia raccontata da me come poteva decidere altrimenti?- sorrise ancora.
Nella stanza era calato il silenzio più totale. I cinque Auror e Daphne guardavano Lily e Scorpius esterrefatti. Fu James, stranamente, a riprendersi per primo.
-Avevi chiesto di esonerarla?- c’era una nota di speranza nella sua voce, o Lily si sbagliava?
Lo fulminò ma lui era concentrato su Malfoy che gli rispose continuando a guardare Lily.
-Sì-
-Mi dispiace- la voce di Lily esprimeva tutto tranne che dispiacere. Si volse verso Daphne, in piedi vicino a Scorpius. Troppo vicino per i suoi gusti.
-Puoi andare, Greengrass, non gli servi più- l’ira di Lily era ora palesemente evidente.
Scorpius…
-Certo che gli servo, non è vero, Scorpius?- tentennò. A quanto pare non ne era poi così sicura nemmeno lei.
Malfoy sembrò pensare molto velocemente a come risolvere la situazione perché ci mise un attimo di troppo a rispondere.
-Certo, Daphne- le sorrise e le posò una mano sulla spalla, come per tranquillizzarla. Per Lily fu il colpo di grazia e lui doveva esserne fin troppo consapevole perché non smise mai di guardarla e notò il lampo d’odio e dolore che per un attimo gli occhi della Grifondoro non erano riusciti a nascondere.
-Molto bene- la sua voce tremava dalla rabbia. Stava per perdere definitivamente il controllo, doveva terminare quell’incontro adesso – Lascio a voi il sopralluogo, allora – i cinque Auror la guardarono perplessi.
-Ma Lily…- Andrew fece un passo verso di lei.
-Lasciami finire, Andrew- gli sorrise, era stata troppo brusca con loro – Mi sono trasferita ieri sera nell’appartamento che occuperò durante la permanenza degli Holiday ed è proprio accanto al loro-
-E gli altri posti?- disse James.
-Ci ho portato altri politici prima d’ora, li conosco molto bene- fece un gesto con la mano a liquidare la situazione – direi che è tutto. Potete andare- in fondo, ufficialmente, era lei a tenere le redini dell’intera missione.
-Va bene-Ted, come al solito, capì al volo che voleva rimanere sola – andiamo- e iniziò a spingere James verso la porta.
-Lily, dobbiamo ancora parlare…-il fratello sembrava non voler desistere, lei era agli sgoccioli.
-Un’altra volta, James- gli rispose più bruscamente di quanto avrebbe voluto ma non riuscì a trattenersi. Voleva piangere, lanciare oggetti, comportarsi da ragazzina almeno per una volta.  Scorpius non le aveva tolto gli occhi di dosso nemmeno un attimo.
Non guardarmi…
-Andiamo- sospinse Daphne verso la porta e la fece uscire insieme a tutti gli altri. Per un attimo rimase solo lui nella stanza con lei.
La ragazza sollevò lo sguardo e incrociò quello grigio dell’Ambasciatore.
Non andartene…
Lui si voltò e la lasciò sola senza dire nemmeno una parola.
Mi dispiace…


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Angolo dell'Autrice.
Ancora un grazie infinite per le fantastiche recensioni che mi state lasciando, spero davvero di non deludervi nemmeno questa volta.

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Capitolo 13
*** Pettegolezzi e Vecchie conoscenze ***


Capitolo 12: Pettegolezzi e Vecchie conoscenze

Dopo l’ultima schermaglia Lily aveva accuratamente evitato ogni tipo di rapporto con Scorpius. Non che lui si fosse impegnato meno di lei per evitarla. I giorni erano passati lenti, lentissimi e più si avvicinava il momento dell’arrivo di Alec Holiday, più Lily si ritrovava a pensare con agitazione al suo rincontro con il Serpeverde.
Com’era prevedibile, la notizia degli avvenimenti tra i due era in qualche modo arrivata alle orecchie di tutti i dipendenti del Quinto Livello. Ogni giorno, quando camminava per i corridoi, Lily sentiva su di se gli sguardi dei colleghi e, non appena li superava, si levava puntualmente un basso mormorio.
Ma non hanno niente di meglio da fare?
Ovviamente non dava loro nessuna soddisfazione, sorrideva come al solito, lavorava come al solito e si comportava come al solito. L’unica ad aver subito gli sfoghi di frustrazione della piccola di casa Potter era stata Kate che l’aveva ascoltata senza pregiudizi o altro. Per questo, Lily le era profondamente grata. Quello che non si sarebbe mai aspettata era che la notizia riuscisse a uscire dalle mura del Ministero.
La sera prima dell’arrivo del Presidente decise di andare a rilassarsi un po’ fuori di casa; in fondo, per due settimane sarebbe dovuta essere costantemente al servizio del signor Holiday, se lo meritava e magari così avrebbe smesso di pensare al Serpeverde. Aveva messo dei semplici vestiti babbani: un paio di jeans a sigaretta che le fasciavano le gambe, un top bianco e una felpa blu con la zip e il cappuccio, ai piedi un paio di ballerine. Stranamente, per essere Settembre inoltrato, faceva ancora abbastanza caldo. Si era Smaterializzata direttamente fuori dai Tre Manici di Scopa, ad Hogsmeade.
Senza indugiare oltre per strada, entrò nel pub affollato e si guardò intorno alla ricerca di qualche faccia nota. Niente. Si avviò quindi verso il bancone, ignorando gli sguardi che al suo passaggio si posavano sul suo corpo. C’era troppa confusione e troppo rumore e non si rese conto che anche lì, quando lei dava loro le spalle, iniziavano a bisbigliare. Si sedette al bancone e attese che qualcuno, se non Madama Rosmenta in persona, venisse a chiederle cosa desiderava.
Il pub non era cambiato per niente dai tempi della scuola: caotico, perennemente pieno e saturo di odori e profumi incredibili, da quello della burrobirra appena spillata ai dolci di Mielandia. I ricordi delle gite a Hogsmeade tornarono prepotentemente a galla ma li mise velocemente a tacere, prima che quel ricordo si facesse vivo un’altra volta.
-Lily?- una voce maschile, profonda e calda, fece i tre quarti del lavoro per lei.
Sollevò lo sguardo e si ritrovò a fissare un bellissimo ragazzo moro con gli occhi più azzurri che lei avesse mai visto.
-Matthew?- chiese incerta squadrandolo da capo a piedi.
-Puoi dirlo!- le rispose sorridente il maggiore dei figli di Ernie Macmillan.
-Ti credevo in Transilvania!- Lily saltò giù dallo sgabello e lo abbracciò con trasporto, ricambiata dal Grifondoro (un raro caso di figlio assegnato a una casa diversa rispetto a quella del padre), un po’ impacciato per via del catino pieno di piatti sporchi che teneva sotto braccio.
-Sono tornato qualche settimana fa- si staccò leggermente da lei e appoggiò il catino sul bancone – Madama Rosmenta è stata gentilissima, mi ha offerto il lavoro e anche la stanza sopra il locale così posso dormire qui-  le sorrise un’altra volta.
Si è fatto ancora più carino…
Arrossì violentemente.
-Tutto bene?- Matthew se n’era accorto
-Sisi, sono solo molto felice di rivederti – si affrettò a rispondere Lily – quanti anni sono, due dall’ultima volta che ci siamo visti?-
- Praticamente quasi tre- le rispose lui.
-Cavolo…-non le era sembrato che fosse passato così tanto tempo.
-Mi sei mancata- un sussurro appena udibile quello del Grifondoro che ebbe come risultato l’infiammarsi delle gote di Lily, di nuovo. La cosa scatenò l’ilarità del ragazzo –Suvvia, Lily, ti ho fatto complimenti migliori quando stavamo insieme-
Ecco… Sapeva che avrebbe tirato in ballo la loro storia. Era durata poco più di un anno, quand’erano entrambi al settimo di Hogwarts e lei era finalmente libera dalle grinfie protettive di James e di Albus. Quando aveva voluto dimenticarsi a tutti i costi di Scorpius…Ovviamente questo Matthew non l’aveva mai saputo.
Ovviamente.
-Sei sempre il solito idiota- gli rispose quindi lei risedendosi sullo sgabello.
-Al tuo servizio come sempre- il ragazzo fece un buffo inchino, come se fosse un giullare e Lily rise nuovamente – Cosa ti porto? Offro io il primo giro-
-Ah beh, allora un bicchiere di buon Whisky Incendiario!-
-Torno subito- e se ne andò, portandosi via il catino coi piatti sporchi.
Lily lo seguì con lo sguardo e non poté non sorridere. Erano stati felici insieme ma quando la scuola era finita e avevano dovuto prendere le decisioni importanti sul loro futuro, si erano separati. Lui voleva girare il mondo e le aveva chiesto di seguirlo, ma lei aveva i suoi sogni e non se l’era sentita di rimandarli. Si lasciarono in buoni rapporti ma Lily aveva sempre saputo che lui aveva sofferto molto più di lei per quella rottura. Era stato un ragazzo perfetto e, Morgana le era testimone, bello da mozzare il fiato; ma competere con quella serpe era impossibile, aveva avvolto il cuore di Lily in spire tanto strette che quando batteva per Matthew faceva male, come a farla sentire in colpa perché batteva per qualcun altro.
Mi ero ripromessa di voltare pagina e invece sono ancora al punto di partenza…
Non era un pensiero confortante. Sospirò proprio quando il Grifondoro le si parò davanti, dall’altra parte del bancone, facendole scivolare davanti le mani intrecciate il bicchiere di Whisky.
-Al nostro incontro- le disse sollevando un boccale di burrobirra.
-Al nostro incontro- ripeté lei con un sorriso per poi assaggiare il liquido ambrato. Buonissimo.
-Dì un po’, esci con Scorpius Malfoy?-
La domanda arrivò talmente inaspettata che Lily praticamente si soffocò. Non appena si riprese dallo shock, il sangue le si gelò nelle vene e piantò lo sguardo in quello del suo ex ragazzo.
-Come diamine ti è uscita una domanda del genere?- era arrabbiata e non faceva nemmeno nulla per nasconderlo.
-Sai com’è, ne parla tutto il pub- rispose lui per niente intimidito.
Poco ci mancò che Lily boccheggiasse.
-Se non ci credi ascolta tu stessa- la stava provocando. È geloso? Ma fece come le aveva detto.
Con nonchalance roteò sullo sgabello appoggiando i gomiti sul bancone per sostenersi in una posa apparentemente molto rilassata. Fece scorrere lo sguardo sulla sala e, in effetti, molti la guardavano e poi bisbigliavano al vicino. Già questo le diede sui nervi. Decisa a volerne sapere di più, si concentrò su un trio di streghe che sedevano a due sgabelli da lei e origliò la loro conversazione.
-Avete sentito?- disse quella più vicina a Lily, una strega di mezza età parecchio bruttina.
-Sì, è una cosa incredibile- rispose quella seduta in mezzo, se possibile ancora più brutta dell’amica.
-Dì pure disgustosa- aggiunse la terza che, per grazia di Merlino, era una strega normalissima – cosa le salta in mente a quella ragazzina? Scorpius Malfoy? – era palesemente disgustata dall’idea.
-Dicono che li abbiano sorpresi a baciarsi nell’ufficio di lei, oltre che disgraziata pure incompetente sul lavoro! Povero Harry…-
Aveva sentito abbastanza. Tornò a guardare Matthew  -che non si era perso nemmeno una delle sue espressioni- e per un po’ non disse nulla, sorseggiando, avida di alcool, il suo whisky.
-Non stiamo insieme- disse infine. Idiota, non suonare così dispiaciuta! Ricordati che sei arrabbiata con lui, tra l’altro.
-Ma vorresti?- la guardava dritto negli occhi con espressione serissima.
Lily attese forse un attimo di troppo ma rispose con voce ferma – No-
-Ok- disse lui e si mise ad asciugare dei boccali, lasciandola ai suoi pensieri.
Maledizione. Stupido Scorpius. È tutta colpa della sua scenata da Shelby, avrà sicuramente attirato l’attenzione!
-Parli del diavolo…- il Grifondoro guardava verso l’entrata con un’espressione ostile.
-Cosa?- Lily si voltò e rimase pietrificata. Scorpius Malfoy era appena entrato nel pub, seguito dal suo migliore amico dai tempi della scuola, Lucas Zabini. –Perfetto – mugugnò voltando le spalle ai nuovi entrati. Nel pub era sceso, per un attimo, un singolare silenzio e poteva benissimo percepire gli sguardi degli avventori che rimbalzavano da lei a Scorpius. Portò il bicchiere alle labbra ma si accorse che era finito. –Mat- lo richiamò all’attenzione e lui glielo riempì.
-Ti ha vista- le disse, era ancora troppo serio.
-Avrà sicuramente fatto la sua solita faccia disgustata – rispose acida per poi sorseggiare il whisky. Matthew sollevò leggermente un sopracciglio, guardandola. –Che c’è? Ha cercato di farmi esonerare dall’incarico più importante della mia carriera e solo perché è un emerito idiota- Vacci piano, Lily pensò tra se e se.
-Che fosse idiota lo sapevo perfettamente. Tuo fratello James me l’ha insegnato il primo giorno che ho messo piede a scuola – sghignazzò e riuscì a strappare un sorriso anche a Lily – Vi fissano tutti e lui ti guarda- ecco come farle morire il sorriso sulle labbra.
-E tu non lo guardare- piccata.
-Se vuoi ho un rimedio a tutta questa situazione-
Lily sollevò lo sguardo su di lui, aveva usato un tono che non preannunciava nulla di buono.
-Vuoi avvelenargli il drink?- cercò di distrarlo.
-Meglio…-mormorò lui mentre si sporgeva oltre il bancone. Le prese con delicatezza il viso tra le mani e posò le sue labbra su quelle della ragazza per darle un bacio che sapeva di ricordi passati e sentimenti mai sopiti, almeno da parte sua. L’intero pub si era fermato e zittito per guardarli.
Lasciò Lily talmente sorpresa che non la sentì nemmeno reagire per spingerlo via e questo gli permise di prolungare il bacio, gustandoselo fino in fondo. Sapeva che poi avrebbe dovuto subirne le conseguenze, ma la sola idea di cederla a Scorpius Malfoy lo faceva infuriare. Quando si staccò da lei guardò oltre la spalla della sua ex ragazza e incrociò lo sguardo del Serpeverde. Se gli sguardi potessero uccidere, pensò. Gli vennero i brividi. Tuttavia, la furia omicida passò in un lampo e tutto quello che poi si ritrovò a fissare negli occhi di Scorpius Malfoy era indifferenza pura. Idiota di un Serpeverde.
-Lils?- tornò a concentrarsi sulla ragazza.
-Questo sicuramente risolve parecchie cose- mormorò lei, ancora del tutto sorpresa.
Lui rise –Direi di sì- le sfiorò una guancia col pollice, quindi, mentre la sala tornava lentamente al suo brusio, la lasciò definitivamente andare – penso che se tu voglia schiaffeggiarmi dovrai attendere un altro momento altrimenti vanificherai tutto il mio…impegno- le sorrise malizioso.
-Scemo- disse lei. Finì il suo whisy in un sorso solo.
Accidenti. Chissà cosa penserà Scorpius… Non appena si rese conto del pensiero appena formulato, si diede dell’idiota. A lui non interessa. Lui non ti vuole. E Matthew invece? Cosa gli era saltato in mente?
-Vado a casa- era nuovamente sull’orlo di una crisi. In quei giorni la gente sembrava divertirsi a darle sui nervi per vederla spezzarsi.
-Stai bene?- la guardava preoccupato.
-Sì- voleva solo andare via da quel pub. Quando mai aveva deciso di venirci!
-Ti accompagno fuori- e fece per uscire da dietro il bancone
-No!- lo fermò subito – non preoccuparti- tentò di sorridergli.
Ovviamente lui non le diede ascolto e la raggiunse.
-Testardo come un mulo- Lily sospirò e lui sorrise.
-Volevo solo darti la buona notte- voce d’angelo, faccia d’angelo. Ovvio.
Lily, esasperata, sollevò gli occhi al cielo ma si alzò sulle punte dei piedi per stampargli un leggerissimo bacio sulla guancia – In realtà mi chiedo se non hai solo peggiorato la situazione-
Lo lasciò che rideva mentre la guardava farsi largo verso l’uscita, gli occhi di tutti addosso. Passò vicinissimo a Malfoy e per un attimo incrociò il suo sguardo: vi lesse confusione mista a odio. Non comprese e proseguì.
Fermami…
Lo superò ma non accelerò il passo per arrivare più in fretta all’uscita.
Fermami…
Uscì nell’aria fresca della sera, sola. Una lacrima le scivolò sulla guancia, la asciugò e si Smaterializzò.

Scorpius spuntò dal vicolo su cui dava l’uscita secondaria in tempo per vederla scomparire. Troppo tardi.
-Che intenzioni hai?- la voce di Matthew lo fece sobbalzare dalla sorpresa, non l’aveva sentito avvicinarsi.
-Non sono affari che ti riguardano- il perfetto tono disgustato alla Malfoy era venato da una carica d’odio puro che sorprese anche Scorpius.
Che mi prende? Alzarmi così all’improvviso e rincorrerla…prendermela con un barista.
-E invece io credo proprio di sì- gli si avvicinò di un passo, ostile – hai visto anche tu come stanno le cose – con un cenno della testa indicò l’interno del pub.
-Bella scenetta, sì- le parole gli uscirono come veleno
Calmati… si impose su se stesso. Sapeva di essere seguito a vista da qualcuno, l’aveva chiaramente percepito e anche Lucas aveva intuito che qualcuno li stava seguendo. Suo nonno aveva fatto le cose in grande stavolta.
-Stalle lontano, Malfoy- in quanto a veleno le parole del Grifondoro non ne contenevano meno di quelle del Serpeverde.
Chi è?
-Nessuno dice a un Malfoy cosa fare- di nuovo, disgustato al punto giusto- men che meno…-sorrise beffardo-scusa chi saresti?- da quanto non umiliava qualcuno? Trattarlo come se non valesse nemmeno la pena sapere in anticipo il suo nome, come se fosse inutile. Lo faceva stare meglio.
-Matthew Macmillan, ex di Lily – sorrise anche lui – anche se tale ancora per poco-
Solitamente però le vittime non rispondono.
-Tanti auguri- tentò di suonare sarcastico ma la verità era che gli uscì più un cupo ringhio.  Scorpius si voltò e rientrò nel pub sedendosi nuovamente al tavolo con Lucas. Per quanto potevano saperne gli altri commensali, era appena tornato dal bagno. Avrebbe voluto andarsene ma sapeva che se lo avesse fatto i pettegolezzi sarebbero ricominciati, molto più insistenti.
Che diamine mi hai fatto, maledetta Grifondoro.

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Angolo dell'Autrice.
Ed eccoci di nuovo qui! Manca davvero poco all'arrivo del Presidente e la povera Lily non può stare tranquilla nemmeno l'ultima sera libera prima del super incarico. Non prendete in antipatia Matt, in fondo è tenero, ve l'assicuro <3

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Capitolo 14
*** Aeroporti e Fedine pulite ***


Capitolo 13: Aeroporti e Fedine pulite

Il mattino successivo Lily era uno straccio; non aveva praticamente chiuso occhio tutta la notte a causa del caos che le regnava nella testa. Alla fine, verso le quattro del mattino, aveva deciso di rimandare qualsiasi decisione, pensiero o quant’altro alla fine della visita del Presidente perché non poteva permettersi nessun errore in quelle due settimane. Si era quindi addormentata ma era stato un sonno agitato, caratterizzato da sogni vivissimi.
Al momento di truccarsi era rimasta praticamente sconvolta dalle condizioni del suo viso: aveva gli occhi lucidi e leggermente arrossati, nonché un principio di occhiaie davvero inquietante. Aveva dato fondo a tutte le sue conoscenze in fatto di make up, sia babbano che magico per riuscire a rendersi presentabile e, alla fine, era anche abbastanza soddisfatta del risultato (anche se durante l’intero procedimento aveva maledetto almeno una decina di volte sia Matthew che Scorpius per averla ridotta in quel modo).
Gli Holiday sarebbero arrivati in aereo –cosa secondo lei pazzesca- alle dieci e mezza, perché la minore delle figlie aveva una paura tremenda di materializzarsi in un luogo così distante e anche di prendere una Passaporta; aveva quindi dovuto indossare il migliore dei suoi completi babbani, un tailleur giacca-pantalone nero con una camicetta bianca e un paio di decolté con il tacco. Aveva lasciato i lunghi capelli rossi sciolti e le ricadevano in perfette onde sulle spalle, fino a metà schiena.  
Erano le dieci meno cinque quando si Smaterializzò in un’area parcheggio chiusa vicino al terminal degli arrivi internazionali di Heatrow; ad attenderla, trovò i cinque Auror e Daphne, alla cui vista la ragazza non riuscì a nascondere una smorfia.
Me n’ero dimenticata. Pensò scocciata.
-Ragazzi- salutò tutti con un cenno del capo e si avvicinò al fratello maggiore – tutto a posto?-
-Sì, appena arriva Malfoy possiamo iniziare- Lily notò con piacere che James era entrato in modalità professionale, nonostante le avesse riservato un’occhiata piuttosto critica al suo arrivo. La ragazza l’aveva interpretata come la solita occhiata da fratello iperprotettivo e l’aveva ignorata. Doveva ammettere, però, che sia lui sia gli altri Auror facevano la loro gran bella figura in abiti babbani; persino Daphne era passabile.
CRACK
Scorpius Malfoy apparve poco distante da Andrew e si avvicinò a passi veloci a lei e James – Andiamo?- chiese senza nemmeno salutare.
-Aspettavamo te- rispose James ostile.
Lily intervenne prima che il Serpeverde avesse la possibilità di articolare anche solo una sillaba.
-Adesso ascoltatemi attentamente tutti e due- era serissima, non c’erano dubbi – il primo che osa anche solo stuzzicare l’altro davanti al Presidente, a uno dei suoi familiari o in pubblico, finirà cruciato ancora prima che riesca a dire “Quidditch”- non le avrebbero rovinato l’incarico più importante della sua carriera per una stupida rivalità – ci siamo capiti?- fissò prima Scorpius e poi James.
-Sì- sputò fuori il fratello.
-Sì- ripeté con altrettanto odio il Serpeverde.
-Bene- sapeva che era il massimo che potesse chiedergli per cui non insistette oltre – Andiamo, allora- e si incamminò fuori dal parcheggio.
Una volta dentro l’aeroporto e davanti all’uscita designata per il volo, gli Auror si disposero a mezzaluna intorno a lei e Scorpius, mentre Daphne si sistemò un po’ più distante, confondendosi tra la folla. Non era un Auror e nemmeno una diplomatica, la sua specialità era ricavare informazioni e questo le imponeva di sapersi nascondere in bella vista.
Mancavano circa dieci minuti all’atterraggio e i ragazzi iniziarono a chiacchierare tra di loro senza però mai distogliere l’attenzione dalle persone presenti: solo James rimase in silenzio. Lily e Scorpius, uno accanto all’altro, più vicini di quanto lo fossero mai stati da lì a qualche giorno, lo imitarono.
Lily sentiva l’elettricità scorrere nel poco spazio che la divideva da Scorpius. Reprimeva il forte impulso di muovere la mano di dieci centimetri per sfiorare quella del Serpeverde e si costringeva a non voltare mai lo sguardo dalla sua parte.
Adesso basta, Lily. Tentava di convincersi che non doveva sentirsi in questo modo. Lui l’aveva ferita, l’aveva allontanata e in quei giorni non aveva nemmeno cercato un momento per parlare con lei di quello che era successo nello studio di Shelby.  Non c’era futuro e avrebbe dovuto saperlo senza bisogno di quest’ennesima conferma.
James ha ragione.
Fu difficile anche solo ammetterlo a se stessa. James aveva inquadrato Scorpius sin dal primo istante e non si era mai fatto traviare da quello sguardo d’argento liquido. Lei invece…
Sono stata una stupida…
Qualche parola gentile, qualche sguardo diverso dal solito e bam. Fregata in pieno. Avrebbe dovuto chiedere scusa a suo fratello e l’idea di ingoiare il rospo la innervosiva quasi quanto quella di essere stata fregata da un Malfoy.
Finalmente, il tabellone segnò che l’aereo era atterrato. Lily mise da parte ogni pensiero e si volse un’ultima volta verso i suoi compagni.
-Mi raccomando- disse semplicemente. Sorrise a tutti e più intensamente a suo fratello che le rispose con altrettanto calore e un po’ sorpreso.
Mentre tornava a fissare l’uscita per i passeggeri, vide con la coda dell’occhio Scorpius farsi più vicino.
-Andrà bene- gli sentì mormorare e solo queste semplici parole per poco non sgretolarono ogni determinazione appena acquisita nei suoi riguardi.
-Ovvio- rispose lei. Cercò di suonare ruvida e distaccata ma la voce le uscì in un sussurro.
Le persone iniziarono a riversarsi nell’ampia zona: famiglie, viaggiatori solitari, uomini d’affari già con il telefono in mano e infine, il Presidente e le sue donne.
Alec Holiday camminava mano nella mano con sua moglie Alyssa, seguito a ruota dalle figlie. Lily non fu sorpresa nel vederli, aveva già potuto familiarizzare con i loro volti grazie alle fotografie, ma, come la prima volta che li vide, rimase folgorata dalla bellezza incredibile di tutti e quattro gli americani.
Il Presidente era alto, con la corporatura di un ex atleta, capelli castani e occhi di un marrone fango molto intensi. Sua moglie Alyssa era la donna più elegante che Lily avesse mai visto accompagnare un politico: solitamente le mogli dei vari politici con cui aveva avuto a che fare erano donne spocchiose, felici di mostrare la loro ricchezza e che per questo cadevano nel grottesco. Alyssa Holiday, invece, era una donna semplice ma di una raffinatezza impareggiabile: poco più bassa del marito, dal fisico slanciato, aveva i capelli biondi come il grano maturo e occhi di un profondo blu. Le loro figlie, ovviamente, non erano da meno.
La maggiore, Jessica, era alta come la madre, dal fisico asciutto e sinuoso. Aveva i capelli castano chiari, un perfetto mix dei colori dei genitori, e occhi scuri come il padre. Sua sorella, Anna, invece era la copia perfetta della madre, solo con una trentina di anni di meno.
-Pr…-Lily fece per salutare il Presidente ma qualcosa gli passò davanti come un fulmine interrompendola.
-Scorpius!- Jessica si lanciò, letteralmente, al collo dell’Ambasciatore.
Lily, troppo sorpresa per dire qualsiasi cosa, si voltò a guardare la scena, come del resto anche tutto il resto dei suoi colleghi.
-Jessica!- Alyssa Holiday tentò di richiamare all’ordine la figlia –scusatela…-mormorò dispiaciuta.
-Ciao, Jessica- la voce divertita di Scorpius emerse da dietro la ragazza.
Lily si riprese e, nonostante dentro di lei stesse montando una rabbia inaudita, si costrinse a sorridere alla First Lady –Non si preoccupi, fa sempre piacere vedere il lavoro dei nostri Ambasciatori riconosciuto con un tale entusiasmo-
E chissà quanti straordinari! Era furiosa.
-Signor Presidente- prese la mano che l’uomo, sorridente, le offriva – In nome del Primo Ministro, benvenuto in Inghilterra – gli sorrise radiosa.
-Grazie- sincero – è davvero un onore essere qui-
-L’onore è nostro, Presidente- rispose Lily per poi voltarsi verso Annie e Alyssa – Ovviamente siamo molto onorati di ospitare anche lei, signora Holiday, nonché le sue figlie- sorrise ad Annie che, contrariamente alla sorella, era rimasta diligentemente accanto alla madre. La ragazza le sorrise di rimando.
-Mi spiace aver creato problemi con il viaggio in aereo- disse timida abbassando lo sguardo
-Non dirlo nemmeno, la tua sicurezza viene prima di qualsiasi nostra comodità- le sorrise di nuovo, quindi si voltò parzialmente per presentare la squadra di Auror al Presidente, cercando di ignorare la maggiore delle sue figlie, ancora avvinghiata a Malfoy.
-Signore, le presento la squadra di Auror che si occuperà della vostra sicurezza – indicò, in ordine: Ted, Caleb e Andrew. Quando infine fu il turno di suo fratello, si dimenticò di ogni screzio e lo presentò piena di orgoglio.
-Per ultimo, le presento l’Auror incaricato della sua sicurezza personale, nonché capo della squadra, James Potter-
James fece un passo in avanti e strinse in una stretta forte e sicura la mano del Presidente – Signore, è un onore-
Il Presidente sorrise a entrambi i figli dell’Eroe del Mondo Magico – Avere entrambi i figli di Harry Potter accanto a noi per due settimane è davvero un onore per noi–
-Davvero, signor Presidente, l’onore è solo nostro- rispose Lily.
-Potter…- la richiamò Scorpius. Lei si voltò leggermente a guardarlo e annuì –Signore, è meglio se andiamo – continuò l’Ambasciatore.
-Certamente- disse l’uomo. Prese per mano la moglie – Andiamo-
Lily fece strada, affiancata come prima da Scorpius e con l’aggiunta della maggiore delle Holiday. Uscirono dall’aeroporto senza incontrare imprevisti e tornarono nel parcheggio chiuso.
-Perdonate la locazione ma così saremo sicuri di non essere visti- attese che si fermarono davanti a lei, quindi riprese – ognuno di voi sarà accompagnato con una Materializzazione Congiunta – Guardò Caleb che fece un passo avanti –Caleb porterà Annie- sorrise alla ragazza che sembrò molto soddisfatta dell’accoppiamento, si stava già mangiando il ragazzo con gli occhi – Andrew, invece, si smaterializzerà con Jessica-
Il ragazzo si avvicinò alla maggiore delle Holiday che, tuttavia, lo guardò malissimo.
-Pensavo mi sarei smaterializzata con Scorpius. In America facevamo così-
Bambina viziata pensò Lily.
-Mi dispiace, Jessica, ma per la tua sicurezza sarà Andrew ad accompagnarti – provò uno sbagliatissimo senso di vittoria nel vedere la sua faccia delusa mentre si arrendeva e si avvicinava all’Auror.
-Signora Holiday- la voce di Lily quasi trillò dalla soddisfazione – Ted sarà al suo servizio- li vide avvicinarsi a vicenda –Presidente, lei verrà accompagnato da James – l’uomo annuì e James gli fu accanto in un lampo.
-Per il momento la casa non ha un incantesimo che blocchi le materializzazioni al suo interno, in modo da facilitare e velocizzare lo spostamento – fu Scorpius a proseguire – vi Smaterializzerete direttamente entro le sue mura e poi finiremo di applicare tutti gli incantesimi protettivi necessari – professionale e diretto. Ora Lily capiva perché era rispettato per il suo lavoro.
A una ad una le coppie scomparirono da davanti i loro occhi, finché non rimasero soli. Nel momento esatto in cui anche gli ultimi due sparirono, Lily fu nuovamente investita dalla sensazione avuta mentre attendevano l’arrivo dell’aero. Avrebbe voluto voltarsi verso di lui e chiedergli della scenata di Jessica ma si trattenne. Fece due passi in avanti per scomparire a sua volta quando…
-Potter- il tono serio di Scorpius la congelò sul posto – aspetta-
Lentamente si voltò verso di lui –Veloce, Malfoy- piccata. Lo vide sorridere.
Cosa sorride?
-Volevo solo dirti che la mia fedina è totalmente pulita – lo sguardo con cui accompagnò le parole non lasciava ombra di dubbio. Le stava dicendo che non aveva posato nemmeno un dito sulla figlia del Presidente, aveva fatto tutto da sola.
-Non mi interessa- suonò convincente ma dentro di lei tutto urlava “bugiarda”- limitati a non creare scandali-
Lui reagì indurendo lo sguardo e il tono – Anche tu. Fossi in te per almeno due settimane, non me ne andrei nei pub a bere whisky e baciare camerieri-
Lily lo fulminò con gli occhi, infuriata – Quello che bevo e con chi mi frequento, non sono affari tuoi, Malfoy-  Gli diede le spalle con un movimento brusco e si Smaterializzò.
Scorpius guardò il punto in cui era scomparsa, per la seconda volta in meno di ventiquattro ore.
-Mi farai uccidere, Potter – mormorò prima di scomparire a sua volta.



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Angolo dell'autrice.
Ed ecco il nuovo capitolo! Finalmente gli Holiday sono arrivati a Londra: preparatevi perchè ne vedremo delle belle! Odierete Jessica, ve l'assicuro, io la odio di già! Ancora grazie mille per le bellissime revisioni che mi state lasciando, siete fantastiche <3

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Capitolo 15
*** Ordini e Cerimonie ***


Capitolo 14: Ordini e Cerimonie

Si Smaterializzarono uno vicino all’altro nel salotto elegante quanto sobrio della villa che gli Holiday avrebbero condiviso in quelle due settimane. Era esattamente accanto a quella occupata da Lily e, fino a Scrimgeour, era stata la casa in cui si trasferivano i Primi Ministri con le rispettive famiglie a inizio mandato.
Per Scorpius, abituato all’opulenza di Villa Malfoy, era del tutto normale, quasi spartana. Si guardò intorno per una frazione di secondo quindi sfoderò la bacchetta; intorno a lui, altre quattro persone fecero lo stesso sistemandosi in cerchio vicino a lui. Contemporaneamente, iniziarono a mormorare incantesimi difensivi, respingi babbani, illusori e quant’altro necessario. Con il Primo Ministro e il Capo degli Auror avevano addirittura preso in considerazione l’idea di porvi un Incanto Fidelius, poi sfumata.
-Fatto- sentì dire alla piccola Potter –per le prossime due settimane questo posto sarà assolutamente sicuro. Adesso che sapete dov’è, se avrete bisogno, tornate immediatamente qui e noi lo sapremo-
Perfezionista…Pensò mentre la ragazza lanciava un incantesimo non verbale, tentando di non essere vista.
-Gli Auror vivranno nella villa alla destra della vostra entrata mentre io in quella a sinistra – accompagnava le parole con gesti delle mani – per qualsiasi cosa non fatevi scrupoli a suonare alle nostre porte – sorrise.
Merlino… si irrigidì al pensiero Smettila, o Lucius stavolta non ci andrà leggero.
Un ticchettio insistente lo fece voltare verso la finestra, dove un bellissimo gufo reale attendeva impaziente che qualcuno lo notasse. Il Serpeverde si avvicinò e gli permise di entrare, scostandosi per farlo volare dritto verso il suo obiettivo. Quello, tuttavia, si fermò esattamente davanti a lui e sollevò la zampa con regale eleganza, porgendogli la lettera che trasportava. Sorpreso, l’Ambasciatore la prese in silenzio.
Il fatto che fosse un gufo reale dava parecchi indizi sul mittente: da che ne sapesse, solo il Primo Ministro utilizzava un gufo del genere.
Che cosa vorrà da me Shacklebolt?
Srotolò la pergamena e iniziò a leggere, di sottofondo la voce di Lily che continuava a dare le ultime indicazioni agli Holiday.
“Signor Malfoy,
con il Capo Auror Potter e il Capo dell’Ufficio per la Cooperazione Shelby, abbiamo deciso che per la sicurezza della famiglia Holiday e una miglior riuscita dell’incarico diplomatico, dovrà risiedere insieme all’Assistente del Signor Shelby al numero 20 di Lansdowne Road. Se ciò non fosse abbastanza, ci è giunta notizia del fatto che la casa dove avrebbe dovuto alloggiare Lei, è al momento inagibile per motivi di sicurezza.
Le auguro una buona giornata,
Kingsley Shacklebolt,
Primo Ministro”
Scorpius, terminata la lettura, accartocciò la pergamena in un moto di stizza. Guardò il gufo reale con odio, come se poi potesse riferire il tutto al suo padrone; l’animale si limitò a piegare il muso da un lato per poi prendere il volo fuori dalla finestra.
-Malfoy?- la voce di Lily lo riportò alla realtà. Si voltò verso di lei che ancora stringeva la pergamena tra le mani e guardandola si chiese come avrebbe fatto a resistere per due settimane.
-Sì?- disse più freddo di quanto avrebbe voluto.
-Che notizie dal Primo Ministro?- aveva riconosciuto il gufo, ma ovviamente.
A volte gradirei che fossi meno brava nel tuo lavoro, Potter…
-Nulla d’importante – mentì.
Lei sembrò soppesare la sua espressione per qualche attimo, quindi, con una scrollata di spalle, decise di non insistere. Lui ne approfittò per terminare quell’incontro, velocemente.
-Adesso vi lasciamo riposare, Potter – indicò il maggiore dei figli del Prescelto – e i suoi colleghi torneranno a prendervi stasera alle otto per portarvi alla Cerimonia di Incontro –
-Saremo pronti- rispose Alec Holiday con un sorriso
-Ottimo- disse Scorpius – allora a stasera- sorrise affabile a ognuno degli Holiday per poi anticipare il resto dei suoi “colleghi” fuori dalla casa.
Attese che i cinque Auror sparissero nella loro villetta prima di seguire Lily verso la loro.
-Malfoy – le disse scocciata – mi stai seguendo- la vide salire gli ultimi gradini del portico e voltarsi verso di lui, una mano sul fianco e il peso sulla gamba destra.
-Non qui fuori, Potter- si limitò a dirle sgarbato –entra- le indicò la porta con un movimento della mano
-è casa mia, non gradisco che mi siano dati ordini in questo modo-
Testarda…
Con uno sbuffo le porse il foglio di pergamena tutto spiegazzato. La osservò attentamente mentre leggeva e cercò di decifrare le varie espressioni che si susseguivano sul suo viso a mano a mano che andava avanti nella lettura.
Sorpresa, piacere? Stizza, agitazione…
La ragazza sospirò e si fece da parte per farlo salire –Vieni- gli disse semplicemente.
Aprì la porta ed entrarono. Come per la casa degli Holiday, Scorpius la trovò molto normale ma c’era qualcosa che la rendeva più accogliente: qua e là si poteva chiaramente notare l’intervento della Grifondoro che aveva aggiunto foto, cambiato quadri e altri piccoli particolari.
Entrarono nel salottino e la mensola sopra il caminetto attirò la sua attenzione. C’erano molte foto di Lily con i suoi fratelli, sia ad Hogwarts che fuori, ma una in particolare lo colpì.
Lily posava con la sua divisa di Grifondoro e appuntata al petto aveva la spilla di Prefetto, doveva essere il quinto anno, l’ultimo che avrebbero passato insieme al Castello. Era esattamente come se la ricordava: sorridente, solare, dallo sguardo malandrino e talmente acuto da far pensare che avrebbe potuto indovinare tutti i tuoi pensieri con una semplice occhiata. Era così che la immaginava quando riviveva i ricordi comuni: l’episodio ai Tre Manici di Scopa, la Vigilia di Natale, l’attacco nel corridoio deserto.
Ricordi del passato ,inutili… pensò con irritazione dando le spalle al camino e ritrovandosi inchiodato proprio dallo sguardo della ragazza.
-Voglio delle spiegazioni, Scorpius- disse senza molti giri di parole.
-Ne so quanto te, Potter- tentò di mantenere le dovute distanze – non credere che stia facendo i salti di gioia al pensiero di dover vivere con una Potter per due settimane- continuò sprezzante.
Lei strinse gli occhi, irritata – non starmi tra i piedi- disse semplicemente per poi voltargli le spalle e lasciarlo solo nella stanza.
Attese qualche istante, per accertarsi che non tornasse, quindi si lasciò cadere su una poltrona prendendosi il viso tra le mani. Era stanco, tremendamente stanco.
E non è passato nemmeno un giorno…
Dopo qualche minuto, sentì un rumore provenire dalla cucina, ma prima ancora che avesse il tempo di reagire Jessica era già entrata di corsa nel salottino e lo fissava con sguardo accusatorio.
-Ti ho visto entrare! Cosa ci fai qui?- urlò
-Jessica- si alzò –non urlare, per favore – gli risultava difficile essere gentile. Quella ragazza iniziava a dargli sui nervi – Non dovresti essere qui, come sei entrata?- la guardò perplesso.
-Dalla porta sul retro, i giardini interni comunicano tra di loro, ce l’ha detto prima quella là- fece un gesto stizzito verso il piano di sopra dove riposava Lily.
Scorpius stava per dire di non ricordarsi di aver sentito Potter dire una cosa del genere ma poi si rese conto che doveva essersi perso qualche informazione mentre leggeva la lettera del Ministro.
-Questo non ti giustifica comunque, Jessica – riprese col tono di chi rimprovera una bambina piccola- Vanifichi i nostri sforzi se te ne vai in giro da sola-
-Non mi interessa!- urlò ancora più forte e Scorpius dubitò che stavolta Lily potesse non averla sentita.
-Abbassa la voce…-le ringhiò praticamente contro
-Che sta succedendo?- la voce agitata di Lily giunse dal piano di sopra e passi affrettati sulle scale la seguirono a ruota.
Maledizione…
Spuntò nel salotto, affannata, la bacchetta in mano pronta all’attacco. Si era cambiata: era scalza, indossava una felpa di Grifondoro molto più grande di lei e un paio di comodi pantaloncini di jeans.  
Potter, tu mi vuoi morto.
Scorpius non era l’unico a fissarla, comunque. Jessica la guardava come se fosse sul punto di lanciarle addosso un Anatema che Uccide.
-Jessica- disse Lily sorpresa, abbassando la bacchetta – cosa ci fai qui?- poi, lanciò un’occhiataccia a Scorpius come se fosse colpa sua.
-Non sono affari tuoi, Potter- le rispose la maggiore delle Holiday. Scorpius quasi scoppiò a ridere: aveva usato un tono talmente simile al suo che aveva sorpreso anche Lily.
-Ogni cosa che ti riguarda è affar mio, signorina Holiday- rispose glaciale la ragazza dopo essersi ripresa. Avanzò fino al centro del salone e affiancò Scorpius – se ti capitasse qualcosa la responsabilità sarebbe nostra, lo capisci? – indicò se stessa e Scorpius.
Giochi la carta del senso di colpa, Potter?
-Ha ragione, Jes- disse conciliante lui – non vuoi che venga assegnato a qualche altro Paese, vero? Non potrei più tornare in America se ti succedesse qualcosa- suadente quel tanto che bastava per far sciogliere il cuore della ragazza.
La videro combattere con se stessa e poi arrendersi: per la seconda volta in un giorno solo era stata sconfitta da Lily, non se lo sarebbe dimenticata, questo era certo.
-Torna a casa- le disse quest’ultima senza una minima nota di affetto – e riposati, sarà una lunga serata-
Scorpius decise che non era il caso di aggiungere altro, si limitò ad annuire e attese che la ragazza girasse sui tacchi e se ne andasse. Quando sentirono la porta sul retro sbattere, si rilassò.
-Si può sapere che diamine le hai fatto?- l’esplosione di rabbia di Lily arrivò talmente a sorpresa che per un attimo lo lasciò basito.
Si era voltata di scatto a guardarlo e il movimento brusco le aveva fatto ricadere i capelli rosso fuoco intorno al viso dandole un’aria decisamente inquietante. Si dovette imporre di non fare un passo indietro.
-Non so di cosa tu stia parlando- le rispose.
-Ah no?- disse sarcastica per poi puntare un dito verso il punto in cui fino a un attimo prima c’era Jessica – è evidente che quella stupida è innamorata di te, Merlino la salvi per questo, quindi non venirmi a dire che non sai di cosa sto parlando!- la sua voce salì di parecchie ottave nel pronunciare le ultime sillabe.
-Ha fatto tutto da sola, te l’ho già spiegato- rispose, rigido.
Perché mi devo giustificare con te, Potter? Pensa quello che vuoi, anzi, pensa esattamente questo di me! Non mi farò torturare per colpa tua.
Ma un’altra vocina dentro di lui gli fece notare che non sarebbe stato lui, quello che avrebbe maggiormente subito l’ira di Lucius Malfoy: “Non costringermi ad occuparmene io stesso”.
-Certo…-rispose risentita.
Scorpius non avrebbe voluto vedere l’espressione nei suoi occhi. Come poteva fargli perdere ogni determinazione con un solo sguardo? Chi era quella donna per tenere in scacco Scorpius Malfoy?
Vorrei proprio saperlo…
-è meglio se segui il tuo stesso esempio – disse infine – e vai a riposarti, sarà una lunga serata-
La guardò andarsene e le diede qualche minuto di vantaggio per non trovarsela di nuovo davanti, quindi risalì le scale e andò a occupare l’altra camera da letto.
 

Quando alle otto meno venti uscì dalla stanza, vestito con il suo abito da cerimonia migliore, non era ancora arrivato a una conclusione logica che giustificasse il potere della Grifondoro su di lui. La cosa lo irritava alquanto e di certo non aiutava a sostenere la serata.
Attese ai piedi delle scale, nel piccolo ingresso. Nel silenzio più totale, riusciva a sentire i rumori provenienti dalla camera di Lily e dal bagno. Inconsapevolmente, si ritrovò a seguirla, passo dopo passo, con gli occhi chiusi. Quando, infine, sentì i passi più pesanti, tipici delle donne coi tacchi, avvicinarsi alle scale, li riaprì, si volse e guardò in alto: lei era in cima alle scale, un lungo mantello da sera blu notte le copriva le spalle e il vestito, nascondendolo così ancora alla sua vista. Iniziò a scendere e a mano a mano che gli si avvicinava, si accorse che era ancora più radiosa del solito: aveva raccolto e stirato i lunghi capelli rossi in un’elegantissima crocchia, fermata alla nuca da un nastro bianco, che le metteva in risalto il collo lungo e sinuoso. Portava orecchini leggermente pendenti con una perla finale, niente di pretenzioso ma molto eleganti. Tuttavia, fu quando giunse a osservarle il viso che rimase del tutto senza parole: un leggerissimo trucco sfumato le allungava la linea dell’occhio rendendo il suo sguardo penetrante come non lo era mai stato; sulle gote un leggerissimo velo di rosa si sposava alla perfezione con il rossore naturale; e le labbra…
Il cuore di Scorpius saltò un battito nel vederle. Erano rosse come una rosa, opache e invitanti…
Invitanti?!
Scorpius tentò di riprendersi ma era completamente preso dalla visione che aveva davanti anche perché Lily, ormai giunta davanti a lui, lo guardava perplessa, in attesa.
-Eh..sì, andiamo- disse lui porgendole il braccio.
Lei vi si appoggiò con grazia e lì dove lo stava toccando, Scorpius sentì chiaramente un forte calore. Si smaterializzarono insieme in una Materializzazione Congiunta e riapparvero nella splendida hall della Sala in cui si sarebbe tenuta la Cerimonia di Incontro, gli occhi dei presenti puntati addosso.
-Vado a dare il mantello- gli mormorò Lily scivolando lontana da lui.
La guardò avvicinarsi ad un bancone apposito e sospirò. Sarebbe stata davvero una lunga serata.
-Hai visto?- una signora bisbigliò all’amica, poco lontane da lui.
-Sì, allora le voci sono vere…- le rispose l’altra.
Scorpius inarcò un sopracciglio e si voltò verso di loro, fulminandole con lo sguardo. Quelle sobbalzarono e se ne andarono, continuando a bisbigliare. Soddisfatto, fece per voltarsi di nuovo ma un altro gruppetto di pettegoli attirò la sua attenzione.
-Ma cosa crede di fare? Povero Harry…-
-Chissà che…- ma il signore non finì mai il suo pettegolezzo perché rimase imbambolato a guardare qualcosa oltre la spalla di Scorpius.
Per Merlino…
Se aveva pensato che nulla avrebbe potuto stupirlo maggiormente dopo la vista del viso di Lily, dovette ricredersi immediatamente. La ragazza era fasciata da un vestito blu notte che, in contrasto con la sua pelle chiara, sembrava farla risplendere. Nel più intimo degli angoli della propria anima, Scorpius sentì qualcosa muoversi. Le gambe si mossero per conto loro e in tre, lunghi passi le fu accanto. Le porse nuovamente il braccio, ma stavolta con eleganza studiata.
-Signorina Potter- mormorò suadente per poi sorridere nel vedere la reazione stupita sul suo viso arrossato.
-Signor Malfoy- gli rispose a tono, la voce che sembrava trillare.
Si incamminarono tra due ali di persone che li fissavano increduli; mentre superavano le due signore che prima avevano spettegolato, Scorpius le sentì chiaramente.
-Ammetto, Agnes, che non ho mai visto nulla di più stupefacente…-
Un sorriso alla Malfoy si dipinse sulle labbra del Serpeverde.
Forse, stasera non sarà poi così male.

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Angolo dell'Autrice:
Allora, qualche consiglio per questo capitolo: 
1) per quanto riguarda il vestito e l'acconciatura di Lily vi rimando al cartone Anastasia, più specificatamente alle scene in cui lei e Dimitri vanno al balletto russo per incontrare la nonna e lei ha quell'abito magnifico.
2) anche per l'espressione perplessa con cui guarda Scorpius a casa, prima di uscire, vi rimando ad Anastasia. Sempre nella parte del balletto russo, quando Dimitri si imbambola a guardarla e lei è in cima alle scale.
Per il resto, godetevi il momento perchè ne vedrete delle belle XD

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Capitolo 16
*** Lui e Lei ***


Capitolo 15: Lui e Lei

La Sala principale sembrava essere uscita da una di quelle favole dei babbani piene di principesse e principi.
Scorpius ne sarebbe rimasto incantato se non avesse avuto al braccio qualcuno che metteva in ombra tutto quello splendore. Sentiva ogni minimo movimento delle dita di Lily sul suo braccio, ogni suo respiro, ogni suo passo. Riusciva a capire come dovevano apparire alla gente, così calmi, eleganti, perfetti. E poi erano loro: Scorpius Malfoy e Lily Potter, la coppia proibita, coloro che non avrebbero mai dovuto stare insieme. I figli delle due famiglie più potenti del Mondo Magico.  Erano un’eresia per la maggior parte delle persone che li stavano fissando a bocca aperta, un abominio, una blasfemia.
Con gli occhi cercò i suoi genitori tra la folla e quando scorse il volto di sua madre, si sentì sollevato. Astoria brillava di orgoglio e al suo fianco, Draco era palesemente soddisfatto.
Padre…?
Se da sua madre un’espressione del genere avrebbe anche potuto aspettarsela, vedere il ghigno soddisfatto di Draco Malfoy lo lasciò senza parole. 
Giunsero in fondo alla scalinata e si avvicinarono al Primo Ministro inglese e al Presidente americano: sorridevano al loro indirizzo e quando furono al loro fianco, entrambi presero la mano di Lily tra le proprie e chinarono il capo a Scorpius.
Il Serpeverde guardò la sua accompagnatrice e fu nuovamente folgorato dalla sua bellezza: sembrava così a suo agio, accanto a lui, come se le venisse naturale. Eppure si era comportato in maniera davvero deplorevole nei suoi confronti.
-Signorina Potter- Alec Holiday sembrava ancora più radioso di quella mattina – siete incantevole –
Lily arrossì, timida e fece una piccola riverenza abbassando il capo – è troppo gentile, Signor Presidente-
Il movimento le aveva esposto ancora di più il collo candido e per un attimo Scorpius dovette combattere con l’impulso di passarle delicatamente  un dito lungo le vertebre.
-Ministro- disse per distogliere l’attenzione e darsi un contegno – ho ricevuto la sua lettera –
Il Primo Ministro rise, con la sua risata profonda. Scorpius non capiva cosa ci fosse da ridere ed evidentemente nemmeno Lily perché sollevò lo sguardo perplesso su di lui.
-Non avevo dubbi- riprese l’ex Auror, sicuro dall’alto della sua posizione che gli garantiva di veder sempre soddisfatte le sue richieste.  A Scorpius la cosa non piacque.
-Padre!- Lily scivolò via dal suo braccio e raggiunse l’uomo che si era voltato al richiamo.
-Quello è Harry Potter!- Alec Holiday era semplicemente estasiato.
Scorpius e Shacklebolt sogghignarono.
-In carne ed ossa, Presidente- disse il Primo Ministro.
Intanto Lily era tornata, accompagnata non solo dal padre ma anche dalla madre e da entrambi i fratelli.
-Signor Presidente- disse – le presento mio padre, Harry Potter – lo indicò
Come se ci fossero dubbi su chi dei tre fosse… pensò Scorpius.
-Signor Potter, le parole non riuscirebbero a esprimere la mia felicità nel fare la sua conoscenza- disse Holiday allungando la mano a stringere quella che il Capo dell’Ufficio Auror gli offriva.
-L’onore è mio, Signor Presidente, ho seguito con interesse la sua carriera, abbiamo molte cose in comune-
Un amore incomprensibile per i Babbani, ad esempio…
-Lasci che le presenti mia moglie, Ginevra Weasley – la copia da adulta di Lily si fece avanti sorridente e strinse la mano del Presidente.
-Signor Presidente- disse educatamente Ginny
-Incantato- Alec Holiday le fece il baciamano suscitando l’imbarazzo della donna e le risatine dei suoi figli.
-Conosce già mio figlio James – proseguì il Prescelto e James sorrise al Presidente – questo, invece, è il secondo dei miei figli, Albus Severus –
Il ragazzo con gli occhi verdi si fece avanti e strinse la mano dell’americano.
-Incredibile- mormorò quest’ultimo – nonostante la guerra non ci abbia raggiunti, in America abbiamo seguito col fiato sospeso gli avvenimenti di trent’anni fa- sul volto di Harry e Ginny passò un’ombra mentre i fatti tornavano a galla – il Mondo Magico non vi sarà mai grato abbastanza-
Rimasero un attimo in silenzio, quindi il Presidente sorrise di nuovo e richiamò la propria famiglia.
Lily, nel vedere avvicinarsi le donne, si avvicinò nuovamente a Scorpius che sorrise del suo comportamento. La ragazza dovette accorgersene perché, a mezza voce, in modo che sentisse solo lui, gli disse:
-Non farti venire strane idee, Malfoy- ma sorrideva- è solo per evitare scandali-
-Certo- disse lui con un’espressione finta seria
Mentre il Presidente faceva le presentazioni, Scorpius lasciò vagare lo sguardo, infastidito dal modo in cui Jessica li fissava. Passò in rassegna tutti i Potter, soffermandosi per un attimo su Albus che ricordava vagamente dai tempi della scuola.
Non so nemmeno di cosa si occupa… Non che ci tenesse a saperlo, in ogni caso.
Quando incontrò lo sguardo di James, invece, dovette concentrarsi per non scoppiare a ridere. Guardava lui e Lily con quell’espressione da fratello geloso che gli aveva visto anche nel suo ufficio. Era per lui una così grande delizia vederlo perdere che non resistette e si piegò verso l’orecchio di Lily per mormorarle la prima cosa inerente il lavoro che gli passò per la testa. Le sfumature di viola assunte dal volto di James erano impareggiabili.
-James tutto bene?- Ginny se n’era accorta.
Lily si voltò a guardare il fratello che ora fissava con odio Scorpius, e sembrò capire.  Sollevò lo sguardo proprio su di lui, infastidita, proprio mentre l’Auror rassicurava la madre.
-Ambasciatore- la voce di Jessica mise fine al divertimento di Scorpius.
-Lady Holiday- disse lui, educato.
-Balla?- gli sorrise, ammiccante. Era molto bella con quel vestito rosso sangue, doveva ammetterlo ma non si avvicinava nemmeno lontanamente alla perfezione di Lily.
-Cara- intervenne Alyssa Holiday – non è educato chiedere al cavaliere di una dama di ballare prima ancora che abbiano danzato per la prima volta-
Grazie… L’aveva salvato dal dover dire lui stesso la stessa cosa, rischiando di offenderla.
Lily non reagì allo scambio di battute, non guardò nemmeno Jessica, si limitò a spostare il peso sull’altra gamba. Scorpius, tuttavia, ritenne che fosse un po’ troppo concentrata sul discorso tra suo padre, il Presidente e il Primo Ministro.
-Il prossimo, allora- insistette l’americana
-Con piacere- dovette scendere a patti Scorpius.
Estrasse l’orologio dal taschino e notata l’ora, si chinò a mormorare di nuovo qualcosa all’orecchio di Lily che annuì.
-Primo Ministro…- si intromise nel discorso dei tre – mi scusi, ma è ora- sorrise e indicò il palco su cui era stato posizionato un leggio.
-Di già?- disse l’ex Auror – ah se vola il tempo! Venga signor Presidente, signora – e si avviò, precedendo i due ospiti, verso il palco. James si mosse in automatico con loro e, poco lontano, Scorpius notò Ted Lupin fare lo stesso.
Solo allora, si rese conto che anche Caleb e Andrew erano nei dintorni: non troppo lontani dalle due ragazze, ma nemmeno troppo vicini.
Annie si avvicinò a Lily che ora chiacchierava con Albus e Jessica, a malincuore, la seguì.
-Torno subito- disse Scorpius principalmente a Lily. Lei lo guardò negli occhi per un attimo quindi gli sorrise.
Merlino…
Si incamminò verso l’altro lato della sala e raggiunse i suoi genitori.
-Madre…-prese le mani della donna e le strinse leggermente, quindi si voltò verso il padre – Padre- un cenno del capo tra loro era più che sufficiente.
-Stai molto bene- gli disse Astoria con una punta di orgoglio.
-Shacklebolt mi ha riferito dei cambiamenti- disse invece il padre – cerca di non combinare guai, non sopporterei le lagne di Potter- fece una smorfia.
Dov’è finita tutta la soddisfazione di prima? Tuttavia, sentir parlare i genitori della cosa gli riportò alla mente un argomento molto meno felice.
-Per caso il no…-si fermò, rifiutandosi di appellarlo con un nomignolo affettuoso – Lucius ne è a conoscenza?- 
Draco annuì, Astoria strinse le labbra preoccupata e rafforzò la stretta alle mani del figlio.
-Non pensare a tuo nonno, Scorpius- continuò il padre – in queste due settimane non oserà muovere nemmeno un dito. Se si scoprisse che ha provocato problemi durante la visita del Presidente, nemmeno tutta la generosità dell’Eroe del Mondo Magico potrà risparmiargli un ergastolo ad Azkaban-
Scorpius non rispose, rimuginando sulle parole del genitore. Lentamente, senza rendersene conto, si voltò in modo da poter guardare Lily.
-E dopo?- disse continuando ad osservarla – dopo cosa farà?-
Una furia senza precedenti gli congelò l’espressione del viso mentre nella sua mente era nato un unico pensiero.
Non lei.
-Troveremo un modo- disse Astoria, poco convinta. Scorpius la guardò e lei sussultò nel vedere la rabbia negli occhi grigi del figlio.
-Lo troverò, madre- disse semplicemente. Sciolse la stretta dalle sue mani, li salutò e tornò verso Lily e gli altri.
Una volta vicino a lei, le sfiorò la schiena con una mano, possessivo, incassando anche l’occhiata curiosa di Annie, della madre e del fratello di Lily, e quella ostile di Jessica.
Non stasera.
Guardò lo sguardo serio e penetrante che Lily aveva sollevato su di lui, senza dire nulla. La vide ponderare il suo gesto e alla fine accettarlo con un sorriso che però non riuscì a ricambiare.
Non lei.
-Signori, signore, gentili ospiti – la voce amplificata dalla magia del Primo Ministro attirò le loro attenzioni, liberandolo dall’obbligo di dire qualcosa – Benvenuti a questa Cerimonia di Incontro –
Applaudirono tutti per poi smettere quando l’uomo proseguì – è con immenso piacere che accolgo oggi, ufficialmente, nel nostro Paese, il Presidente della Comunità Magica Americana, Alec Holiday e la sua famiglia – si voltò verso l’uomo che aveva atteso poco lontano da lui e gli fece cenno di raggiungerlo.
Ogni passo del politico fu accompagnato da forti applausi.
-Grazie- disse e gli applausi scemarono –Grazie infinite –il silenzio tornò nella sala – è davvero un onore essere qui oggi. L’America e l’Inghilterra sono da sempre ottimi amici e poter far parte di coloro che suggelleranno ancora una volta questo patto d’amicizia, è per me motivo di grande orgoglio personale e nazionale – partì qualche applauso – Saranno due settimane intense ma sono sicuro che io e la mia famiglia torneremo a casa ricchi di una esperienza che ci segnerà personalmente-
Gli applausi seguirono la fine del discorso del Presidente e la musica riprese. Era il momento delle danze.
Scorpius si voltò verso Lily e le offrì il palmo della mano – Posso?- chiese suadente, sorridendole.
-Sì- rispose lei, le guance leggermente arrossate.
Non appena la mano di Lily si posò sulla sua, la strinse delicatamente per poi attrarla a se; le posò l’altra mano alla base della schiena mentre lei la posava sulla sua spalla. Incrociò il suo sguardo e iniziò a danzare con lei.
Non lei, Lucius. Pensò prima di abbandonarsi del tutto a quello sguardo e alla musica.

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Capitolo 17
*** Batticuori e Urla ***


Capitolo 16: Batticuori e Urla

Stava ballando con Scorpius Malfoy. Lily non riusciva nemmeno a crederci. Fino a qualche ora prima lo avrebbe volentieri maledetto con ogni Maledizione a lei nota e adesso, invece, si faceva trasportare da lui in giro per tutta la Sala, incatenata al suo sguardo grigio e percorsa da brividi ogni volta che sentiva la sua mano scivolare sulla sua schiena.
Non ti capisco… Pensò amaramente.
Poco prima, quand’era tornato da lei – Da loro! – l’aveva guardata con un’espressione così seria e intensa che le aveva messo agitazione.           Non riusciva a capire da dove era nata la rabbia che gli leggeva negli occhi ma era sicura che non ne era lei la causa. E il modo in cui la guardava adesso!
Non farmi questo…
Non poteva guardarla così, stringerla in quel modo, condurla attraverso gli altri ospiti come se in realtà esistessero solo loro e la musica.
Cos’era cambiato da quel mattino e dai giorni precedenti? Da quando l’aveva guardata con quell’espressione così fredda nello studio di Shelby e, senza nemmeno battere ciglio, aveva chiesto di esonerarla, umiliandola raccontando cos’era successo tra loro.
Perché?
Sentiva i bisbigli intorno a loro, talmente intensi che quasi superavano il suono della musica; il patto con i suoi fratelli le sembrava così infantile in quel momento. Che bisogno c’era di arrivare a giurare di non curarsi di quelle malelingue, se il solo stare con Scorpius lo rendeva così facile?
La fece volteggiare su se stessa, velocemente, per poi riprenderla tra le sue braccia forti e riallacciare il suo sguardo.
Non guardarmi così.
Dov’era finita tutta la sua determinazione? La decisione di non farsi coinvolgere da lui, di dar retta a James.
Forse James si sbaglia…
Era difficile non crederlo quando si era investite da quello sguardo d’argento liquido così intenso.
Le ultime note arrivarono troppo velocemente e quando alla fine la musica cessò, rimasero fermi a guardarsi, ancora stretti l’uno all’altro, leggermente affiatati.
Fu l’applauso all’orchestra a rompere la bolla entro cui si erano nascosti: si allontanarono e si voltarono, iniziando ad applaudire.
Lo sguardo di Lily cadde sul fratello maggiore, poco lontano dalla coppia formata dal Presidente e sua moglie: la guardava in maniera strana e Lily ci mise un po’ a capire che era lo sguardo di chi, a malincuore, accetta una realtà scomoda.  
-Lily- una voce maschile, alle sue spalle, la chiamò – sei splendida-
Sia lei che Scorpius si voltarono e si ritrovarono davanti un sorridente e molto elegante Matthew Macmillan, accompagnato dalla maggiore delle sorelle Holiday.
-Ho incontrato la signorina Holiday mentre ti stavo cercando – spiegò  – e mi ha detto che le ha promesso un ballo, Ambasciatore- sorrise a Malfoy ma anche Lily si accorse che era un sorriso di sfida.
-Le ha detto bene – rispose quello, gelido – signorina Holiday- offrì il palmo alla ragazza che lo prese con un’espressione vittoriosa. Si allontanarono insieme e l’unica cosa che poté fare Lily, fu scambiare un veloce sguardo con il Serpeverde.
-Se ti comporti così- sussurrò Matthew avvicinandosi a lei – i pettegolezzi aumenteranno- rise
-Che aumentino- si ritrovò a dire prima ancora di rendersene conto.
Matt smise subito di ridere –Non dire così, Lily- le prese la mano e se la posò sulla spalla per poi prenderle l’altra e afferrarla per la vita, forzandola a ballare proprio mentre riprendeva la musica.
-Intendevo che non m’interessa cosa dicono- tentò di rimediare lei. Si sentiva a disagio nel ballare con Matthew, una sensazione totalmente diversa rispetto a prima.
-Certo che intendevi questo- le sorrise, sarcastico.
-Cosa ci fai qui, Matthew?- la ragazza decise che era meglio sviare su un altro argomento.
-Faccio le veci di mio padre- le rispose con un’alzata di spalle – è impegnato in Scozia per le ricerche della nuova Pozione AntiLupo e ha pensato che mi avrebbe fatto bene buttarmi nuovamente in mezzo a questo…mondo- disse l’ultima parola con evidente disprezzo. Non era mai stato bravo a mescolarsi con l’alta società del Mondo Magico, nonostante la posizione di Supremo Pozionista di suo padre avesse spesso richiesto la sua presenza a eventi del genere quando era piccolo; e poi, una volta iniziata la scuola, anche quando fu il suo stesso talento di Pozionista a costringerlo a parteciparvi, aveva sempre retto le serate con molta fatica.
-Mi sembra un’ottima idea – lo disse apposta per irritarlo – la gente iniziava a chiedersi dove fosse finito il grande prodigio delle provette –
Matthew sbuffò – A vivere, ecco dov’era finito- la guardò intensamente – dove avresti dovuto essere anche tu-
-Non ricominciare, Matt- distolse lo sguardo dal suo viso – Viaggiare era il tuo sogno, non il mio-
-Avresti potuto iniziare lo stage l’anno dopo, Shelby te l’aveva anche detto- insistette lui.
-Non sarebbe stata la stessa cosa- non volle cedere – Non sarei qui, se avessi iniziato un anno dopo-
-Andiamo, mi vuoi dire che avevi previsto che avresti ottenuto un incarico del genere?- suonava decisamente sarcastico e Lily tornò a fissarlo.
-No, non questo in particolare, ma sapevo che se mi fossi impegnata e avessi fatto tutto nel modo giusto, in tre anni sarei arrivata lontano-
-Non ci credo- ribatté lui, serafico.
-Libero di credere quello che più ti aggrada- fredda mentre l’ultima nota risuonava nell’aria e scompariva.
Si liberò con un movimento fluido dalla sua stretta e s’inchinò. Nessuno sembrava essersi accorto del loro battibecco, o almeno così credevano entrambi.
Nel giro di un attimo, Lily si ritrovò affiancata sia da Albus sia da Scorpius e, dall’altra parte della sala, James e Ted erano due fasci di nervi.
-Tutto bene?- chiese Al sfiorandole il braccio.
-Certo- disse Lily
-Ovviamente, Al- il modo con cui Matthew chiamò Al, così confidenziale, sembrò non piacere molto al diretto interessato.
-Andiamo- disse Scorpius lanciando un’occhiata gelida a Matthew
-Lascia che sia lei a decidere- la voce di Matt assomigliò molto a un ringhio
-Basta- mormorò Lily decisa, frapponendosi tra i due e posando una mano sul petto di Scorpius per trattenerlo dal rispondere ancora – Non voglio scenate, non stasera- non capiva l’ostilità tra i due, non si conoscevano nemmeno praticamente – Tu e James me l’avete promesso, Malfoy- sollevò lo sguardo sul Serpeverde che la guardò per un attimo prima di annuire e assumere una posa più rilassata.  
Nel frattempo, a passo svelto, si era avvicinata Jessica visibilmente contrariata per il modo brusco con cui Scorpius l’aveva lasciata per correre da Lily.
-Potter, sei qui per rendermi il soggiorno interessante, non per rovinarmelo!- mormorò risentita quando si fermò proprio vicino al ragazzo.
Almeno non si è messa ad urlare come al solito. Pensò.
-Mi dispiace, signorina Holiday- disse, fintamente contrita –Per rimediare, lasci che le presenti uno dei giovani maghi più in vista del momento- si voltò parzialmente verso Matthew, indicandolo – Avrà sicuramente sentito parlare di Ernie Macmillan, il pozionista- non attese risposta – questo è suo figlio, Matthew, altrettanto abile con le pozioni. Negli ultimi tre anni ha visitato i luoghi più remoti del mondo alla ricerca di nuovi ingredienti e nuovi metodi di preparazione-
Jessica squadrò Matthew da capo a piedi e Lily lesse l’indecisione sul suo volto quando venne il momento di giudicarlo.
-Ho saputo che è stato anche in Germania e quando mi è venuto in mente, poco fa- si intromise abilmente Scorpius- ho pensato che ti avrebbe fatto piacere parlare con qualcuno che vi ha vissuto come te ma per esperienze diverse- le sorrise in modo disarmante.
Poi ha anche il coraggio di dire che non l’ha buttata lui stesso tra le sue braccia. Pensò con una punta di gelosia, Lily.
-Interessante…- disse Jessica, non ancora del tutto convinta.
-Perché non ballate insieme, per questo giro?- propose Lily con un sorriso altrettanto disarmante rivolto a Matthew, inchiodandolo tra due fuochi: l’ira di Albus e Scorpius, o la sua per non averla aiutata con la figlia del Presidente.
-Ma…-tentò Jessica.
Lily allora le si avvicinò e le sussurrò qualcosa all’orecchio. Quella ridacchiò, quindi guardò Matthew con occhi molto più interessati di prima.
-Balliamo, signor Macmillan?- chiese
-Ma certo – rispose lui, braccato. Aveva abbastanza senno da non desiderare lo scatenarsi dell’ira né dei due ragazzi, né di Lily.
Al, Lily e Scorpius li guardarono allontanarsi e iniziare a danzare.
-Che le hai detto per convincerla?- disse Al voltandosi nuovamente verso di loro, un sorriso divertito sulle labbra.
-Che io non avevo avuto chance con lui e che la sfidavo ad addomesticarlo- scrollò le spalle, noncurante.
Albus e Scorpius reagirono in modo diverso. Il fratello rise di gusto, abituato a certe uscite della sorella; Malfoy, invece la guardò sorpreso.
-Con te il Cappello Parlante deve aver sicuramente sbagliato- disse stupefatto
-Non nel modo che pensi tu- gli rispose tranquilla lei per poi voltarsi verso il fratello – Al, non ho visto zia Hermione e zio Ron- ci aveva fatto caso solo mentre ballava con Matthew quando, nel cercare di non guardarlo in viso, aveva spostato lo sguardo sugli ospiti.
-Perché non ci sono- puntualizzò Al, curiosamente a suo agio vicino a Scorpius – zio Ron è impegnato per conto di papà e zia Hermione ha un’importante udienza domani mattina- scrollò le spalle- Papà ha già portato le loro scuse al Presidente e al Primo Ministro, in ogni caso si vedranno alla cena di dopo domani-
Lily annuì -Peccato che non siano venuti nemmeno Rose Hugo- continuò dispiaciuta – ad Hugo, Annie sarebbe piaciuta molto – sorrise voltandosi a guardare la minore delle Holiday che parlava con un diplomatico francese.
-Temo che la piccola Holiday abbia già un’evidente cotta- sogghignò Scorpius osservandola a sua volta.
In effetti, Annie Holiday lanciava spesso occhiate oltre la spalla del francese, alla volta di Caleb. Lily sorrise e Al ridacchiò.
-Sarebbe anche ora che Caleb mettesse la testa a posto- disse il ragazzo.
-Di sicuro, Annie è molto meglio dell’ultima ragazza con cui è uscito – una smorfia deturpò, per un istante, i bei lineamenti del volto di Lily.
-Sarebbe?- chiese Scorpius
-La sorella di Arnold Parkinson, Natalie – disse Albus con disgusto.
-Cosa?- Scorpius non poteva credere alle proprie orecchie – Impossibile, conosco Arnold dai tempi della scuola e sua madre è molto amica di mio padre, non ho mai sentito una storia del genere- scosse la testa
Lily rise e gli posò una mano sul braccio, guardandolo malandrina – Questo perché tennero la cosa nascosta-
Albus annuì, distratto.
-Chi cerchi, Albus?-
-Nessuno…-mormorò in fretta il ragazzo tornando a guardarli.
Entrambi lo fissarono in modo eloquente –Perché non andate a fare i piccioncini che ballano, voi due?- disse loro stizzito.
Lily reagì infiammandosi sulle gote, mentre Scorpius sorrise beffardo posandole una mano sulla schiena
-Ho addirittura il permesso di tuo fratello, Potter- le sussurrò all’orecchio, imbarazzandola maggiormente e scatenando l’ilarità di Albus.
-Andate e divertitevi- disse proprio quest’ultimo pavoneggiandosi a sovrano che elargisce la sua enorme generosità al popolo.
Questa poi! Pensò Lily stupefatta.
-Da quando andate così d’accordo, voi due?- chiese piccata
Albus scrollò le spalle –Abbiamo giurato, Lils, no?- le sorrise e in quel sorriso Lily vide quanto il fratello credesse davvero al loro patto.
Gli sorrise di rimando, accantonando la questione e lo sguardo interrogativo di Scorpius.
Si fece guidare quindi guidare verso il centro della pista, passando davanti ai suoi genitori, a quelli di lui, a Matthew e Jessica, Annie e il francese; li osservavano tutti, chi con sdegno e disappunto, chi –come chi li conosceva bene- con soddisfazione. Harry e Draco, gongolavano accanto alle proprie mogli.
-Lily…- iniziò Scorpius mentre riprendevano la posizione per ballare.
Un fremito percorse la schiena della ragazza nel sentire il proprio nome.
Sembrano passati secoli dall’ultima volta che l’ha pronunciato…
-Sì?- disse lei posandogli la mano sul petto, in una posa più intima.
-Devo dirti una cosa…- la guardò intensamente, senza sorridere –mi ascolterai senza interrompermi?-
Lei lo guardò per un attimo, quindi annuì, il cuore che le martellava nel petto talmente forte che aveva paura potesse sentirsi.
-Vedi…-iniziò lui, ma non terminò mai la frase.
Un boato all’entrata della Sala aveva sovrastato il suono della musica e, per un attimo, nella sala piombò il silenzio. Tutti guardavano verso l’entrata con apprensione fino a che, non iniziarono le urla e allora si scatenò il panico.

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Angolo dell’Autrice.
Non vogliatemi male vi preeeeeeeeego! So che ogni volta che quei due sembrano finalmente sul punto di arrivare al sodo succede qualcosa, ma altrimenti non sarebbe così divertente scrivere i capitolixD 

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Capitolo 18
*** Scudi e Anatemi ***


Capitolo 17: Scudi vs Anatemi

All’entrata della sala ormai regnava il caos e dentro non era da meno: la gente, in preda al panico, correva ovunque alla ricerca dei propri cari e quando –e se- li ritrovava faceva ricorso alla Materializzazione per sfuggire dall’inferno che si era creato.
Delle figure incappucciate si facevano strada verso il centro della sala, schiantando e maledicendo chiunque li intralciasse.
Lily e Scorpius si ripresero abbastanza in fretta dalla sorpresa e sfoderarono entrambi la bacchetta, pronti a difendersi e ad attaccare.
-James!- Lily urlò il nome del fratello tentando di farsi sentire al di sopra della folla, guardandosi intorno con preoccupazione crescente – Albus!- c’era troppa confusione, non riusciva a vederli.
-Di qua!- Malfoy la prese per mano e iniziò a trascinarla via dal centro della Sala. Lily lo seguì senza smettere di guardarsi intorno, lanciando Sortilegi Scudo ogni volta che un incantesimo arrivava nella loro direzione o verso qualche ospite voltato di spalle.
-Lily!- la voce di James, piena di sollievo, giunse da davanti a lei. Scorpius l’aveva portata dritto da lui.
-James!- avrebbe voluto piangere dalla gioia ma si concentrò sulla situazione – raduna Ted e gli altri e portate via il Presidente e la sua famiglia!-
-Devi venire via!- le disse James
-Protego!- Scorpius evocò appena in tempo un Sortilegio Scudo e la maledizione che puntava verso di loro si infranse sulla barriera invisibile.
-Non c’è tempo per discutere!- urlò il Serpeverde –Potter, vai!- spinge James per convincerlo a muoversi.
James era combattuto, glielo si leggeva in faccia. Esitò mentre proteggeva il Presidente con il suo stesso corpo e contemporaneamente cercava di fare scudo anche a Lily.
-James, vattene!- gli urlò dietro la sorella dopo aver schiantato uno degli intrusi.
-JAMES!- la voce di Harry Potter sovrastò il caos della folla –Porta via il Presidente, SUBITO!-
A questo, James, non poteva non obbedire. Prese per il braccio l’uomo ma, prima di Smaterializzarsi, guardò torvo Scorpius – Difendila, Malfoy. Muori se necessario, ma se non me la riporti come te l’ho lasciata, ti uccido-
Scorpius annuì, James e il Presidente si Smaterializzarono.
-Andiamo- disse impaziente Lily. Stavolta fu lei a prenderlo per mano e a tirarlo per tutta la sala. In qualche modo raggiunsero Ted, Caleb e Andrew e ordinarono loro di andarsene. Ted esitò, ma si convinse molto più velocemente di James.
Lily sentì un peso sollevarsi dal cuore: almeno la famiglia del Presidente era al sicuro, ma loro?
-POTTER!- una voce si levò, acuta e gelida, dall’entrata.
Lily e Scorpius si voltarono e videro una donna farsi largo tra gli uomini incappucciati, la bacchetta levata e uno sguardo folle sul viso.
-Nicole Sharizai…-mormorò incredulo Scorpius.
La preoccupazione di Lily crebbe a dismisura.
Papà… pensò mentre si avviava, di corsa, verso di lui.
-Stupeficium!- uno Schiantesimo le passò ad un soffio dal viso, bloccandola e facendola roteare sul posto per affrontare il nemico.
-Non così in fretta, bellezza- la voce era di un uomo e aveva un che di animalesco.
-Lily!- Scorpius tentò di raggiungerla ma un’altra figura incappucciata glielo impedì, ingaggiando un duello con lui.
Ci vogliono separare! Pensò Lily disperatamente.
Un getto rosso scaturì, potente e improvviso, dalla sua bacchetta nel momento in cui passò all’attacco. Il suo avversario lo parò all’ultimo momento e le rispedì contro, con incredibile velocità, un Anatema che Uccide. Lily lo bloccò con un potente scudo e contrattaccò facendo spuntare dalla bacchetta un lungo serpente di fuoco che volò in direzione del suo nemico con l’intenzione di stritolarlo nelle sue spire infuocate. L’uomo, sorpreso da una magia di tale livello da parte di una poco più che ventenne, si difese con un attimo di ritardo di troppo con la conseguenza che, sul braccio destro, ora esibiva una profonda ed estesa bruciatura. Un basso ringhio gli uscì dalle labbra ma ormai aveva il braccio della bacchetta fuori uso. Lily non si lasciò sfuggire il momento e lo immobilizzò con un Total Body per poi legarlo con delle funi.
Affannata si guardò intorno e vide il caos. Ovunque gli ospiti rimasti – principalmente funzionari del ministero- erano impegnati in accesi duelli con uno o più nemici contemporaneamente; incendi erano scoppiati qua e là, dove gli incantesimi avevano cozzato contro le tovaglie dei lunghi tavoli su cui era disposto il buffet –ora quasi completamente rovesciato a terra- e le tende delle immense finestre. Lily vide Albus, lottare con un’intrusa a cui era caduto il cappuccio; sua madre, affrontare due uomini contemporaneamente; suo padre, duellare a una velocità impressionante con Nicole Sharizai, senza che nessuno dei due riuscisse a sopraffare l’altro; e Scorpius, ferito, che lottava con due intrusi.
Scorpius…
-Stupeficium!- urlò con tutte le sue forze, puntando la bacchetta contro uno dei due avversari del ragazzo. Lo centrò in pieno e lo fece volare di parecchi metri, fino a che non andò a cozzare violentemente contro uno dei grandi tavoli. Non si rialzò. L’attacco sorprese l’altro avversario di Scorpius che ne approfittò per disarmarlo e schiantarlo. L’uomo non fece in tempo a cadere che Lily era già al fianco del Serpeverde.
-Scorpius!- lui la guardò e vide sollievo nei suoi occhi.
-Non sei ferita- roco. Lei scosse la testa, concentrata a controllargli la ferita al braccio: sanguinava.
Due schiantesimi passarono loro vicinissimi –Non c’è tempo- le disse Scorpius scrollando via il braccio.
-Ma sanguini!- protestò lei.
-Non è niente di grave- si guardava intorno frenetico, alla ricerca di qualcosa – NO!- urlò ad un certo punto fissando, terrorizzato, un punto oltre la spalla di Lily.
Quando la ragazza si voltò, rimase pietrificata dall’orrore. Quattro uomini incappucciati stavano attaccando Draco e Astoria: i due Malfoy lottavano come fiere ma la disparità di numeri iniziava a farsi sentire. Draco aveva un profondo taglio sullo zigomo mentre Astoria zoppicava vistosamente.
Scorpius fece per correre verso di loro quando una risata acuta e trionfante si levò dal centro della sala, dove Harry e Nicole stavano lottando. Uno degli attacchi della donna era andato a segno e Harry ne portava la prova sotto forma di profondo taglio all’addome.
-Harry!- l’urlo di Ginny fece gelare il sangue di molte persone quella sera. Era un urlo disperato a cui seguì una disperazione tale da rendere i suoi attacchi ancora più feroci. Sua madre lottava per raggiungere suo padre. Lily mosse due passi verso di lui ma Scorpius la trattenne per il polso.
-No- c’era disperazione anche sul suo volto. Non voleva lasciarla andare ma al tempo stesso voleva andare dai suoi di genitori, Lily glielo leggeva negli occhi.
-Dobbiamo andare…-gli disse semplicemente. E forse fu proprio la semplicità di quella disarmante verità che portò Scorpius a liberarle il braccio. Lei gli sorrise, poi si voltò e iniziò a correre.
Passò vicino ad Albus che aveva appena finito di abbattere il suo nemico –Lily!- non gli rispose ma lo sentì correrle dietro. Superò altri duelli, lanciò qualche incantesimo, ma era totalmente concentrata su suo padre e Nicole Sharizai.
Ancora qualche metro…
Suo padre si difendeva con i denti e le unghie, ormai; la sua camicia bianca era diventata rossa, il suo viso pallido.
Papà…
Sua madre era ancora troppo lontana. Non sarebbe arrivata in tempo. Lily scansò l’ultimo ostacolo che la frapponeva tra lei e il padre, poi tutto accadde come al rallentatore. Nicole Sharizai lanciò un Anatema che Uccide, Harry non aveva sollevato in tempo la bacchetta…
-Protego!- le voci di Lily e di Albus si levarono nello stesso istante e due identici getti blu si frapposero tra il padre e la Maledizione Senza Perdono, creando un potente Scudo protettivo intorno a lui. La Maledizione rimbalzò indietro ma Nicole Sharizai la evitò scansandosi di lato e quella andò a infrangersi contro uno dei suoi stessi sottoposti, uccidendolo.
Lily e Albus raggiunsero il padre e gli si misero ai lati, le bacchette puntate contro la donna che li guardava stupefatta e piena d’odio.
-Voi…- disse-piccoli mocciosi…-
-Arrenditi- disse Albus con voce carica d’ira- e non ti uccideremo-
-Ragazzi…- la voce di Harry era affannata ma riuscì ad alzarsi, anche se a fatica.
-Guardati intorno, Nicole- proseguì Lily dando manforte al fratello – i tuoi uomini sono stati sconfitti-
La donna, con uno scatto del viso, si guardò febbrilmente intorno: i suoi uomini erano ormai quasi tutti immobilizzati, morti o in procinto di esserlo. L’attacco era fallito.
-Tornerò…-disse con un sibilo e, prima che qualcuno avesse il tempo di reagire, si Smaterializzò.
Lily, con il cuore in gola, abbassò la bacchetta.
-Papà-Al sostenne il padre per la vita e si passò il suo braccio sulle spalle, per tenerlo meglio.
-Fammi vedere- disse Lily
-Harry!- Ginny arrivò trafelata, leggermente zoppicante e con un brutto taglio su una spalla. Spinse da parte Lily e abbracciò il marito con trasporto.
-Aih- suo padre sorrise e strinse la vita della moglie con il braccio libero –sto bene-
-Fammi dare un’occhiata- disse scostandosi. Esaminò il taglio con cipiglio serio per qualche istante, quindi esalò un sospiro di sollievo – non è brutto come sembra, un po’ di dittamo e andrà a posto, anche se rimarrà una cicatrice- fece una smorfia.
-Ci sono abituato- disse il marito – Lily?- guardò la figlia che si guardava intorno con sguardo preoccupato.
-Non li vedo- mormorò lei, il cuore di nuovo impazzito.
-Vai a cercarli- le disse lui con un sorriso.
Lei lo guardò, si morse il labbro, combattuta. Non le sembrava giusto lasciare lì la sua famiglia.
-Vai, Lily- disse anche sua madre e Albus le sorrise.
Senza farselo ripetere un’altra volta, Lily si voltò e iniziò a camminare velocemente per la sala. Cercò i Malfoy tra tutte le persone che incontrava ma non riusciva a trovarli. Ogni volta che sbagliava, aumentava il passo e ben presto si ritrovò a correre.
-Scorpius!- si fermò al centro della sala, sconvolta, guardandosi intorno febbrilmente. Nessuno le dava retta, nessuno le rispondeva –Scorpius!- chiamò ancora.
-Lily!-
Si voltò di scatto verso la voce e per poco non le cedettero le gambe per il sollievo. Scorpius le stava venendo incontro praticamente correndo. Lily partì di corsa nella sua direzione e quando lo raggiunse lo abbracciò di slancio, intrecciando le braccia intorno al suo collo. Lo sentì rispondere all’abbraccio e sospirare, come lei, di sollievo. Rimasero così a lungo, incuranti di tutto.
Ad un certo punto, Scorpius sciolse l’abbraccio e fece un passo indietro per guardarla. La squadrò da capo a piedi.
-Sto bene-disse per tranquillizzarlo, ma lei stessa stava riservando quel controllo minuzioso al ragazzo.
-Hai dei tagli- disse lui con una smorfia mentre le sfiorava un taglio sulla spalla.
-Superficiali- non si era ancora fermata a fare un controllo ma sentiva che non aveva riportato nulla di importante. Principalmente tagli superficiali dovuti ai pezzi di mobilio e muro che erano volati per la stanza a causa degli incantesimi, e qualche livido sulle braccia dove era andata a sbattere con più violenza contro le persone mentre correva – il tuo invece sembra serio- gli sfiorò la manica ma lui scosse la testa, minimizzando – A casa te lo curo-
Si guardarono a lungo in silenzio; fu lei a rompere il silenzio.
-I tuoi?- chiese con una punta d’ansia.
-Qualche ammaccatura- disse lui con evidente sollievo – non è semplice fare fuori un Malfoy- cercò di sorridere –tuo padre?-
-Mia madre dice che gli rimarrà una cicatrice- sbuffò –un’altra-
Scorpius rise e la abbracciò di nuovo, di slancio.
Scorpius…
Lily si lasciò stringere e posò la testa sul suo petto ampio, sospirando.
-Ehm, ehm… - qualcuno vicino a loro si schiarì la voce, facendoli sobbalzare e allontanare.
I Malfoy e i Potter li avevano raggiunti.
-James e il Presidente?- chiese Harry come se nulla fosse, ancora sostenuto da Albus.
-Dovrebbero aver raggiunto la villa senza problemi- rispose Scorpius
Lily, senza dire una parola, agitò la bacchetta in un movimento complicato ed evocò una splendida Cerva argentea che trotterellò fino alla finestra, saltandovi poi fuori.
-Così sapranno che stiamo bene e potranno risponderci- disse.
-Ottimo- il padre la guardò compiaciuto.
-Chi erano?- chiese Astoria, stretta nell’abbraccio del marito.
-Lei era Nicole Sharizai- disse Lily, guardandola – un’ex Mangiamorte ai tempi della Prima Guerra Magica- spostò lo sguardo sul padre, attenta a non incrociare quello del Signor Malfoy – voleva te, papà, sono stata accanto a James e al Presidente fino a che non se ne sono andati e a parte qualche incantesimo, nessuno si è mai scagliato davvero su di loro-
- Non solo- aggiunse Scorpius – avete notato come i suoi seguaci cercavano in ogni modo di tenerci divisi?- non resistette e prese Lily per mano, come ad assicurarsi che non si allontanasse più da lui – non appena ho cercato di avvicinarmi a Lily per aiutarla un Incappucciato mi ha subito fermato-
Albus annuì – è vero, mi è successa la stessa cosa mentre cercavo di avvicinarmi a te, mamma-
Draco aggiunse il proprio assenso –Sì l’ho notato anche io-
Per un po’ calò il silenzio, fino a che il suono di numerose Materializzazioni non li fece sobbalzare e sguainare nuovamente le bacchette.
-Fermi!- era Ron Weasley che si avvicinava a passi affrettati verso di loro.
-Ron!- Harry guardò con evidente sollievo il migliore amico.
-Ho ricevuto il tuo patronus- gli disse il rosso prima di sbiancare nel vederlo ferito –non dirmi che me l’hai mandato nel bel mezzo dello scontro!-
Il Prescelto gli sorrise a mo’ di scusa e il rosso sospirò – Andate, qui ci pensiamo noi- disse. Poi, sembrò improvvisamente rendersi conto che sua nipote teneva per mano il figlio di Draco Malfoy. Si fossilizzò con lo sguardo sulle loro mani intrecciate, ammutolito, diventando pian piano di parecchie diverse sfumature di rosso.
Lily, ben conoscendo le conseguenze di una simile escalation di colori, si affrettò a salutare –Bene, allora noi torniamo alle ville, mi sembra strano che James non abbia ancora risposto al Patronus –
-Certo- rispose velocemente Ginny
-Papà, ti scrivo appena ho notizie-
Aspettò che Scorpius salutasse i suoi genitori quindi, date le sue condizioni, guidò la Materializzazione Congiunta, sparendo prima dell’esplosione dello zio.

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Capitolo 19
*** Dittamo e Richieste ***


Capitolo 18: Dittamo e Richieste.

Ricomparirono in strada, tra le due villette.
-Ah…- Scorpius si lasciò sfuggire un gemito di dolore. La Materializzazione non aveva giovato particolarmente al suo braccio ferito.
-Tutto bene?- Lily lo guardò preoccupata.
-Sì- le rispose riprendendo il controllo di sé.
Avrei dovuto lasciarmi trasportare e basta, lo sforzo mi ha indebolito. Pensò.
-Lily!- Potter sbucò sul portico della villa, il volto trasfigurato dalla preoccupazione.
Corse loro incontro e tirò Lily lontano da lui per stringerla in un abbraccio che, pensò il Serpeverde, le avrebbe rotto qualche costola.
-Stai bene?- le chiese l’Auror tenendola un po’ a distanza per darle un’occhiata veloce.
-Sì – disse Lily, per poi voltarsi verso Scorpius – devo occuparmi di Scorpius-
-Sto bene- ripeté per l’ennesima volta
-Sa curarsi da solo- disse James con odio senza degnare l’occhiataccia che gli rivolse la sorella –ti avevo chiesto di riportarla esattamente com’era- ringhiò.
Lo so. Ringhiò lui stesso nella sua testa.
-James- intervenne brusca Lily- adesso basta, non è importante- lo sospinse verso la villa degli Holiday- entriamo, non è sicuro fuori-
Scorpius fece per incamminarsi ma lei lo fermò scandalizzata –cosa credi di fare?- gli mise una mano sul petto per non farlo avanzare – Tu vai a casa e mi aspetti, la Materializzazione non ha di certo fatto bene a quel taglio-
Troppo intelligente, Potter…
-Non morirò se aspetto altri dieci minuti, Lily- le rispose leggermente impaziente. Lei strinse le labbra, visibilmente contrariata, ma poi sbuffò.
-Andiamo- disse incamminandosi, ma Scorpius ebbe la netta sensazione che non sarebbe finita lì.
Quando entrarono in casa furono investiti da un’orda di domande.
-State bene?- Andrew fu il più veloce di tutti
-Cos’è successo?- Caleb lo spinse da parte per avvicinarsi
-Chi erano?- Alec Holiday era pallido e sconvolto
-Albus e papà?- Ted manteneva una certa compostezza ma Lily capì che era stato in ansia quanto lei.
Scorpius guardò confuso Ted Lupin.
Ha appena chiamato papà Harry Potter?
James li fece calmare tutti quanti e li convinse a tornare in salotto, dove le sorelle Holiday e Alyssa aspettavano; Jessica, nel vedere il braccio ferito di Scorpius, strillò.
-Scorpius!- fece per avvicinarsi ma Lily era già davanti a lui.
-Solleva il braccio- disse imperiosa.
Non molla mai…
Ma, fece come gli aveva chiesto. Lei gli strappò la manica del completo e della camicia per esporre la ferita. Jessica trattenne il respiro, ma per il resto nella stanza era calato il silenzio. Lily studiò il taglio.
-è netto e non sembra esserci pericolo di infezione- mormorò più a se stessa che a lui.
-Ti avevo detto che stavo bene- le disse riserbandole il suo ghigno alla Malfoy. Non lo degnò nemmeno di una risposta. Estrasse la bacchetta e strappò una lunga striscia dal suo abito.
-Lily!- lui e James gridarono il suo nome, scandalizzati.
Continuando con la tattica del silenzio, gli fasciò il braccio in modo da fermare l’emorragia e concluse facendo un piccolo nodo alla stoffa, in modo che non scivolasse via.
-Dopo lo sistemiamo meglio- mormorò. Fece un respiro profondo e si voltò verso gli Holiday e gli Auror.
Scorpius la guardò per un lungo momento, soppesando il suo umore. Gli sembrava che potesse crollare da un momento all’altro.
-Perché non avete risposto al Patronus?- chiese come prima cosa la ragazza guardando il fratello.
-è arrivato poco prima che sentissimo il rumore della vostra Materializzazione- le rispose e lei annuì.
Scorpius estrasse la bacchetta e compì i movimenti fatti da Lily qualche attimo prima: un grifalco d’argento si levò in volo e passò attraverso la finestra per poi scomparire. Ora Harry e gli altri sarebbero stati avvisati.
-Chi erano?- chiese Alec Holiday interrompendo il silenzio che era venuto a crearsi.
-Non lo sappiamo con certezza- si intromise Scorpius facendo un passo avanti – gli Auror interrogheranno gli Incappucciati che sono stati trattenuti e così speriamo di saperne qualcosa di più- non era il caso di rivelare proprio adesso l’intera storia al Presidente.
Alyssa Holiday strinse la minore delle figlie a se con un po’ più di forza; Alec annuì.
-Qui siete al sicuro- aggiunse la voce calda e rassicurante di Ted Lupin – non preoccupatevi- sorrise e la tensione sembrò smorzarsi leggermente.
-Ora è meglio se andiamo tutti a riposare- disse Lily – e nonostante qui non corriate alcun pericolo, vorrei chiedervi di permettere ai ragazzi di dormire in salotto, per eccesso di zelo –
-Certamente- disse il Presidente – più siamo, meglio è- e annuì, come a farsi forza con quel pensiero.
-Bene- Scorpius sfiorò il gomito di Lily con una mano – a domani, allora- salutò tutti con un cenno del capo e attese che Lily facesse lo stesso.
-Perché loro non restano?- chiese Jessica con una ben evidente nota di risentimento nella voce.
Lily, ormai già quasi alla porta, si voltò molto lentamente verso di lei; le posò addosso uno sguardo apparentemente calmo ma che avrebbe messo i brividi anche al più temerario della stanza. Nessuno si azzardò a proferire parola. Provarono di aver colto la realtà della situazione tra i due, molto meglio di loro stessi o della ragazza.
Scorpius la guardò; era incredibile come riuscisse ad essere così perfetta anche nelle pessime condizioni in cui riversava. Le prese con delicatezza la mano e la tirò leggermente verso l’uscita. Attraversarono il giardino interno ed entrarono nella loro villetta dalla porta posteriore. Lily si allontanò da lui e iniziò a trafficare in cucina.
-Siediti – gli disse indicando senza guardarlo, uno degli sgabelli intorno al piano d’appoggio.
Si sedette ma non le tolse gli occhi di dosso nemmeno un istante. La perfetta crocchia con cui era uscita quella sera era ormai sfaldata e i lunghi capelli rossi le ricadevano sulle spalle nude e intorno al viso, ribelli; lo splendido vestito blu era sporco di polvere, tagliato in più punti e con un evidente strappo lungo tutta la gamba destra, nel punto in cui prima l’aveva lacerato lei stessa. Aveva il viso tirato e un’espressione preoccupata negli occhi. Scorpius pensò fosse da ricondurre al fatto che aveva quasi visto morire suo padre.
-Posa il braccio sul bancone- gli ordinò un’altra volta, appoggiando vicino a lui un catino pieno d’acqua fresca, una boccetta di dittamo e alcuni panni puliti.
-Non ce n’è bisogno…-le disse. Aveva ancora un minimo di orgoglio per tentare di sfuggire all’umiliazione di dover essere curato. Lui era ferito seriamente, lei no. Non ne usciva bene.
-Non discutere- le tremò la voce. Fu questo a indurre il ragazzo a fare come gli aveva chiesto.
La ragazza iniziò a slacciare e disfare la benda che aveva improvvisato a casa degli Holiday, già macchiata di sangue – Doveva essere una Maledizione, tutto questo sangue non è normale- disse nuovamente più a se stessa che a lui.
Fantastico… pensò il ragazzo.
La guardò bagnare uno dei panni puliti, strizzarlo e poi posarlo con delicatezza sul taglio per pulire la ferita. Pizzicava e quando sfregava con un po’ più d’intensità, faceva seriamente male ma s’impose di non farsi sfuggire né un gemito, né un’espressione di dolore: qualcosa gli diceva che altrimenti la ragazza sarebbe definitivamente crollata.
-Vuoi parlarne?- le chiese invece, con gentilezza non sua.
Scosse la testa e il silenzio s’impadronì della stanza; gli unici rumori erano i loro respiri e lo sciacquettio dell’acqua quando v’immergeva il panno sporco di sangue.
È spaventata pensò il ragazzo ma non vuole ammetterlo. Se solo si sfogasse potrebbe stare meglio.
Lasciò vagare lo sguardo sul suo viso cercando di coglierne ogni particolare.
Non avrei dovuto lasciarla andare da sola verso quella donna, Potter avrebbe ragione a uccidermi. Ho lasciato che corresse un pericolo enorme. Come durante lo scontro, era combattuto. Ma se non l’avessi fatto, i miei genitori a quest’ora sarebbero morti. Rabbrividì.Come si può scegliere in tranquillità in situazioni del genere? Come può un uomo decidere tra l’amore di una famiglia e… Si irrigidì, stupito di aver anche solo quasi formulato un pensiero del genere.  Lui non era fatto per quel genere di sentimenti, non li aveva mai avuti, o meglio, li aveva sempre repressi perché proibiti. La condotta di suo nonno era l’esatto motivo per cui si era sempre comportato così, anche a scuola.
Un bruciore improvviso lo riportò alla realtà e gli fece contrarre i muscoli del braccio.
-Stai fermo- mormorò Lily, impegnata a versare qualche goccia di dittamo sulla ferita.
Il ragazzo s’impose contegno fino alla fine della procedura ma quella dannata essenza bruciava come se fosse un attizzatoio.
-Fatto-disse infine, con tono stanco, richiudendo la boccetta di dittamo.
-Grazie- le rispose massaggiandosi il braccio poco sotto la ferita – Dici che rimarrà una cicatrice?- il tono ironico le fece sollevare lo sguardo – magari inizieranno a idolatrare anche me- le sorrise, non riusciva più a sopportare quel suo sguardo triste.
-Direi che non avrai questa fortuna- sorrise anche lei ma era visibilmente stanca. Nel fare il brevissimo tragitto dal bancone al lavello, sbandò vistosamente.
-Forse è meglio se vai a riposarti- disse il ragazzo, preoccupato.
-Prima parliamo- gli rispose dandogli le spalle.
Vuole sfogarsi…con me?
-Poco prima che scoppiasse il caos…-cominciò, sempre senza guardarlo – mi stavi per dire qualcosa…-
Ah…se lo ricorda.
-Non era nulla di importante- le disse, alzandosi.
Se le raccontassi della semi condanna a morte che le pende sulla testa, crollerebbe definitivamente.
Le vide irrigidire le spalle –Capisco- sull’ultima sillaba le mancò la voce.
Lily…
Scivolò giù dallo sgabello e la raggiunse velocemente, posandole una mano sulla spalla – Lily…-tentò, ma lei scrollò via la mano e uscì dalla cucina a capo chino.
Quella era…? Avrebbe potuto giurare di averla vista piangere.
-Lily!- la rincorse e riuscì a fermarla a metà delle scale completamente buie –Cos’hai?- cercò di sollevarle il viso ma lei lo girò dall’altra parte.
-Lasciami…-mormorò, risentita.
A lui sembrò di essere stato investito da un fantasma.
Si è offesa?
-No- disse risoluto dopo essersi ripreso – Parlami, Lily – praticamente, la implorò.
Lei rimase in silenzio per quella che a lui parve un’eternità, quindi voltò il viso verso di lui e lo guardò dritto negli occhi.
-Non ti capisco- la sua voce fu un soffio leggerissimo – Prima ti comporti in un modo, poi nell’esatto opposto e il giorno dopo cambi ancora!- si riprese e lo spintonò con poca convinzione sul petto.
-Lily…- provò lui, incapace di spiegarle tutto.
-Perché fai così?- lo interruppe – anche oggi, prima di uscire, eri freddo, distante, arrogante…poi invece sei cambiato di nuovo e sembravi tutt’altra persona – la voce le tremò ancora, due lacrime lasciarono due corridoi più chiari lungo le sue guance sporche di polvere – Quando…- le mancò la voce, lui attese, lei riprovò – quando la battaglia è finita e tu…-respirò a fondo- tu mi hai abbracciata, io ho pensato…- scosse la testa – poi invece adesso…- saltò pezzi di discorso ma lui capì lo stesso.
-Lily…-ricominciò – è complicato- sentiva un peso enorme al petto, l’aveva ferita molto più di quanto pensasse.
-Non ho mai pensato che sarebbe stato facile- disse lei in un sussurro appena udibile.
Scorpius sospirò –Ma nemmeno così complicato…-mormorò prendendole il viso tra le mani e asciugandole le lacrime – Però, adesso sei stanca, stremata e giustamente sconvolta da quello è successo stasera…non puoi aspettare domani?- nemmeno lui era così sicuro di riuscire ad affrontare quella conversazione in quel momento. Erano successe troppe cose.
-No- disse lei, acquisendo sicurezza – non possiamo più rimandare-
Lo so…
-Domani sarà il caos e non avremo tempo, inoltre non ce la faccio più…- sollevò lo sguardò su di lui e lo incatenò al suo – e credo che sia lo stesso anche per te- concluse.
Quando hai imparato a capirmi così…
-Non…- si interruppe, prese un profondo respiro – potresti andartene…- il cuore gli andò in frantumi solo al pensiero.
Lei gli pose una mano sulla guancia e, nel buio, gli sorrise –Se non l’ho fatto finora, non me ne andrò proprio adesso-
Ho i miei dubbi… ma non le rispose. La prese per mano e la condusse, in silenzio, verso il salone.
Si sedettero sul grande divano, poco distanti l’uno dall’altra. Il silenzio cadde nuovamente tra di loro mentre lui tentava di tirare le fila del discorso, ma lei non gli mise fretta; lo guardava, finalmente calma, come se l’idea di venire al sodo di tutte le questioni in sospeso tra loro, fosse già un motivo di tranquillità.
Ma sarà ancora così?
Prese un respiro profondo e si preparò a raccontare…

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Capitolo 20
*** Confessioni e Impasse ***


Capitolo 19: Confessioni e Impasse

Lily strinse le mani in grembo, cercando di mantenere quell’espressione calma che aveva indossato nel momento in cui Scorpius aveva ceduto e deciso di raccontarle tutto. Il problema era che stava morendo dall’ansia, la corrodeva da dentro, lentamente, come un granello di sabbia che si fa strada attraverso lo stomaco, centimetro dopo centimetro.
-Non so da dove cominciare- disse il Serpeverde con un moto di stizza.
-Dall’inizio- soffiò fuori lei.
Lui la guardò inarcando un sopracciglio – Allora dovrei iniziare dai tempi di Hogwarts, ma staremmo qui tutta la notte-
Lily sentì il cuore mancare un battito.
Hogwarts…
-Per quegli anni, ti basti sapere che avevi attirato la mia attenzione e, nonostante mi fossi imposto di starti lontano per evidenti motivazioni, non sempre riuscii nel mio intento…Ai Tre Manici di Scopa, la Vigilia di Natale, nel corridoio…- sorrise – ripensandoci, ero stato proprio un debole…-
Per Merlino… il cuore, ora, riprese a battere ma sempre più freneticamente.
-Quando mi diplomai, pensai che finalmente mi sarei liberato della tua presenza; chi eri tu, piccola odiosa Grifondoro, per farmi quell’effetto?- strinse i pugni e si chinò in avanti, gli avambracci a sostenerlo, poggiati sulle cosce – E, infatti, per quasi quattro anni il mio desiderio si avverò ma poi, qualche settimana fa, mi sei ricomparsa davanti – guardava fisso avanti a se, come se potesse rivedere la scena.
- Immagino la delusione- mormorò Lily.
Lui fece un gesto con la mano – Esatto- era completamente preso dal suo racconto.
Ah. Lo stomaco di Lily si attorcigliò dal disagio.
-Ho cercato di comportarmi come sempre e dopo la notizia che avrei dovuto lavorare con tuo fratello, pensai che sarebbe stato facile. Odiare Potter mi veniva naturale ed era stato uno dei miei passatempi preferiti, a scuola- guardò Lily con uno sguardo di scuse perché lei gli aveva tirato una piccola sberla sulla spalla sana – é la verità, Lily, e lui ti dirà esattamente la stessa cosa-
Già… -Vai avanti- lo esortò.
-Come a scuola, ci riuscii a tratti. Il tempo con te sembrava sempre troppo poco e allo stesso tempo troppo lungo. E poi tu…- si alzò in piedi di scatto e si volse a guardarla, le mani tra i capelli biondi; non l’aveva mai visto così agitato – Mi guardavi in un modo…Merlino…era come se mi invitassi a giocare con te!- le diede le spalle – Al nostro secondo incontro, infatti, cedetti e andai troppo oltre. Sapevo di averti spaventata ed stavo addirittura cedendo alla tentazione di consolarti ma poi tu mi hai stupito…- la guardò intensamente –hai reagito e, per Merlino, come hai reagito! Nessuno aveva mai osato puntarmi addosso una bacchetta, sono un Malfoy!- iniziò a camminare avanti e indietro, ancora più preso dal suo racconto.
- Per non parlare del giorno dopo, quando mi hai addirittura Disarmato con una tale potenza da farmi finire per terra…ero incredulo, soprattutto perché l’avevi fatto per difendermi da tuo fratello!-
Lily sorvolò sul fatto che quella non era stata l’unica ragione.
-Forse, avrei anche potuto resisterti se non mi avessi dato quel bacio- si fermò e tornò a guardarla, l’ombra di un sorriso sul volto teso e stanco.
-Ma…-si intromise Lily approfittando della sua pausa – il giorno dopo hai ampiamente dimostrato quanto ti avesse dato fastidio – non poté nascondere l’irritazione al solo ricordo della sua scenata.
Il sorriso scomparve dal volto del ragazzo che sembrò perdere anche tutto l’entusiasmo dimostrato durante il racconto; si sedette nuovamente accanto a lei ma non incrociò più il suo sguardo.
-Non fu per quello, ora so che il tuo gesto mi aiutò a capire…Il mio comportamento nell’ufficio di Shelby fu la conseguenza degli avvenimenti della sera prima quando mio nonno venne a cena da noi…- le mani gli si chiusero a pugno.
Rimasero in silenzio, Lily in attesa che lui continuasse, non capendo cosa potesse centrare Lucius Malfoy con tutto il resto.
-Cosa…- tentennò – cosa accadde?-
Lui sospirò e, molto lentamente, sollevò il viso per guardarla – Prima di diventare un reietto, Lucius imparò molto dal Signore Oscuro…-
Lily registrò in automatico il fatto che non lo chiamasse con il suo nome ma con quello che erano soliti usare i suoi seguaci.
-In particolare, apprese l’invadente arte della Legimanzia che non si dette scrupolo ad usare su tutti noi…Mio padre era il suo bersaglio preferito quando ero piccolo ma a metà del mio percorso scolastico, più precisamente dopo che fallì al Torneo Tremaghi, iniziò a prendere di mira me-
Oddio… dovette reprimere l’impulso di portarsi le mani alla bocca perché sapeva che non avrebbe accettato la compassione, nemmeno da lei.
-è sempre stato piuttosto brusco nel farlo, ma quella sera lo provocai e lui mise da parte ogni freno…- rabbrividì – non potevo fermarlo e così scoprì ogni cosa. Tutto quello che avevo visto, pensato e provato da quando ti avevo rivista – rise tristemente – ovviamente quello che vide non gli piacque affatto-
-Perché tuo padre non l’ha fermato?- mormorò disgustata.
-Perché quando Lucius perde il controllo bisogna lasciare che si calmi, altrimenti è peggio- sorrise, amaro.
-è orribile…-
-No…è Lucius- l’espressione di Scorpius ricordò a Lily quella che gli aveva visto alla Cerimonia, dopo che aveva parlato con i suoi genitori.
-Ancora non capisco…-
- Ho dovuto provare a starti lontano, Lily…- disse allora Scorpius – Dovrei starti lontano- si corresse con enfasi- o Lucius si occuperà personalmente di risolvere “la questione”, come la chiama lui-
Lily ci mise qualche secondo a capire cosa implicavano quelle parole; quando ci arrivò, provò molte emozioni una dietro l’altra. Rabbia, per come Lucius si era intromesso nelle loro vite. Paura, per quello che avrebbe potuto fare loro.  Amore, per Scorpius che per non metterla in pericolo aveva scelto di interpretare il personaggio cattivo.
-No- disse, infine –No- ripeté con più forza quando lui la guardò confuso – Non mi lascerò condizionare dalle azioni di un ex Mangiamorte che ha perso il senno nei mesi che ha passato rinchiuso ad Azkaban- gli prese la mano tra le sue e la strinse con delicatezza.
Lui la guardò come se fosse pazza – Non capisci!- sfilò la mano e si alzò nuovamente in piedi – ti potrebbe uccidere!-
Sentirlo dire ad alta voce fu più duro che ripeterselo nella mente, tra se e se.
-Anche Nicole Sharizai potrebbe uccidermi- disse, testarda, stringendo i pugni.
-Non è te che vuole- gli disse lui con rabbia –Lucius invece vuole te e solo te. Sa che per tuo padre perderti è peggio dell’ipotesi di morire lui stesso e lasciarvi-
-Non può avvicinarsi a me, Scorpius- si alzò per fronteggiarlo, anche se la superava senza problemi di parecchi centimetri – Sarebbe da pazzi anche solo provarci considerato che mio padre, mio zio, mio fratello e mio fratello adottivo sono Auror! Per non parlare di quello che sono capaci di fare mia madre e mia zia- Scorpius fece per interromperla di nuovo ma lei lo precedette, affrettandosi a continuare – Per Merlino, Scorpius, Kingsley Shacklebolt, Ministro della Magia, mi ha praticamente cresciuta durante tutte le estati della mia vita! Io non sono MAI sola-
-Non vuoi capire…- disse lui dandole le spalle.
-Sei tu che non vuoi capire- ribatté, sempre più testarda – ti stai arrendendo e non mi risulta che i Serpeverde si arrendano!-
Il ragazzo si voltò di scatto, piccato nell’orgoglio, furioso – No, ma non siamo nemmeno scemi come voi Grifondoro che vi buttate tra le braccia della morte senza nemmeno pensarci!-
-Almeno noi abbiamo il coraggio di affrontarla!-
Ormai si stavano urlando addosso.
-Coraggio?- disse con scherno lui – è pazzia, idiozia allo stato puro!-
-L’idiozia è sottostare a quel Mangiamorte fallito!-
Il silenzio scese improvviso tra i due che si fronteggiavano al centro del salotto, divisi dal basso tavolino. Avevano entrambi il fiatone per aver urlato così tanto e non scostavano l’uno lo sguardo dall’altro.
 
 
Scorpius stentava a credere a quello che era appena successo ma, soprattutto, al modo di pensare della ragazza. Come poteva non prendere seriamente la minaccia di suo nonno? Come poteva anche solo pensare di correre un rischio così grande? Non pensava a quello che avrebbe passato lui se Lucius le avesse messo le mani addosso?
Come può… gli disse malignamente una vocina nella sua testa. Lei non ha idea di cosa covi dentro di te.
-Lily…- disse allora per spezzare il silenzio – Nemmeno a me piace l’idea di trattarti come ho fatto fino all’altro giorno, ma al momento non vedo altra soluzione –
Ma la troverò…
-No- ripeté lei per l’ennesima volta facendogli alzare gli occhi al cielo – Troveremo un altro modo- ne sembrava così convinta.
-Ascoltami…- tentò per l’ennesima volta, avvicinandosi a lei – alla fine dello scontro di stasera, quando mi sono reso conto che ti avevo lasciata correre incontro a una Mangiamorte che ti voleva morta tanto quanto vuole morto Alec Holiday, mi sono sentito male… - la voce, solitamente così controllata, gli tremò – quando non ti ho vista tra la folla, ho pensato al peggio – le prese il viso tra le mani – Non voglio più provare quello che ho provato in quel momento, Lily-
Mai più…
-Credi che per me sia stato diverso?…- mormorò lei, abbandonandosi contro il suo petto – Non riuscivo a trovarti, ti chiamavo e tu non mi rispondevi…- tremò tra le sue braccia e allora la strinse a se – Nemmeno io voglio più provare quell’ansia, quella paura…-
-Allora…- tentò lui.
-Ora che so cosa ha in mente tuo nonno, come puoi chiedermi di lasciarti affrontare tutto da solo?-
Posso eccome… Pensò amaramente.
-Perché solo così saresti al sicuro, Lily- la sentì ringhiare in risposta e sospirò – Inoltre – tentò un’altra strada – pensa alla gente, li hai sentiti anche tu stasera e il giorno che ci hanno visti camminare nell’Ingresso del Ministero –
Lily sbuffò – Non mi interessa quello che pensa la gente. Non mi lascerò più condizionare da loro –
Scorpius sospirò ma non demorse –E Matthew, allora? – sentiva la gelosia, un sentimento nuovo quanto potente, montargli in petto come un uragano pronto ad abbattersi sul terreno ma le avrebbe tentate tutte per tenerla al sicuro – Vi ho visti al pub, sono sicuro che suo nonno non pianifica di ucciderti-
Lily sollevò lo sguardo su di lui – Sei sicuro della tua proposta, Malfoy? Perché non penso che Matt si lascerebbe sfuggire l’opportunità, in caso ti facessi da parte –
Mi sta provocando…
-Se mi convincessi che sarebbe la cosa giusta…- disse lui per provocarla a sua volta.
Lei spalancò gli occhi e si ritrasse, spingendolo via.
-Vedi?- gli disse con tono accusatorio – Non capisco cosa vuoi veramente!-
“Voglio”, non “penso”…c’è differenza e tu lo sai…
Sospirò – Se ammettessi ad alta voce quello che voglio – e praticamente lo stava facendo – non potrei tornare indietro –
Si guardarono per qualche attimo, quindi lei tornò tra le sue braccia con un sospiro – Perché deve essere così complicato?-
-Perché siamo noi- disse lui con semplicità.
Lei non rispose ma Scorpius sapeva che aveva capito. Se non si fossero chiamati Scorpius Malfoy e Lily Luna Potter, sarebbe stato tutto molto più semplice. Probabilmente si sarebbero amati già durante gli anni di Hogwarts. Tuttavia, loro erano davvero Scorpius Malfoy e Lily Luna Potter, e questo creava dei problemi, delle difficoltà. Lucius le incarnava tutte: il pregiudizio, i vecchi rancori, le vecchie dispute.
L’orologio sopra il camino suonò tre volte: erano già le tre del mattino, si sentiva stanco ma non desiderava muoversi nemmeno di un centimetro. Non si erano promessi nulla, non si erano, in sostanza, dichiarati nulla. Con la luce del giorno, non sarebbe cambiato niente. Non poteva cambiare niente.
-Cosa succederà, domani? – sussurrò lei, come se gli avesse letto nel pensiero.
-Non lo so- ammise lui a malincuore.
Rimasero abbracciati ancora per molto tempo, durante il quale entrambi pensarono a lungo. A un certo punto, senza dirsi nulla, si separarono; si guardarono, e allora Scorpius seppe che l’aveva convinta, a malincuore probabilmente, ma ci era riuscito. Il sollievo che provò quando capì che sarebbe rimasta al “sicuro” almeno per il momento, fu però ben presto soppiantato da una profonda malinconia. In quelle poche ore, si era concesso di sentirla veramente vicina per la prima volta e gli era piaciuto. Troppo. Il pensiero che di lì a poco avrebbe dovuto tenerla nuovamente lontano da sé era assolutamente sbagliato se analizzato col cuore.
Non ho scelta… Pensò con rabbia.Non abbiamo scelta.
Sollevò una mano e le sfiorò con estrema delicatezza la guancia con il dorso delle dita. La vide chiudere gli occhi, abbandonarsi a quel tocco e quasi cedette alla volontà cuore. Quasi. La minaccia di suo nonno e la presenza inquietante di Nicole Sharizai, lo sostennero.
-Buona notte, Potter- le disse abbassando la mano.
Non voleva vedere l’espressione che le si era dipinta sul viso per cui la superò a sguardo basso e salì velocemente in camera sua, senza guardarsi indietro. A metà delle scale sentì un singhiozzo e poi un leggero tonfo, come di qualcosa che cadeva sul pavimento freddo.
Troverò una soluzione, te lo prometto.
Accelerò il passo: se l’avesse sentita piangere non avrebbe resistito. Arrivato davanti alla porta, la aprì con violenza e con altrettanta poca delicatezza la richiuse, lasciando fuori ogni cosa. Raggiunse il letto ma al posto di sdraiarcisi, si accasciò per terra, la testa tra le mani. Era talmente arrabbiato che fece esplodere la lampadina della luce del comodino; un pezzo di vetro, nell’esplosione, gli ferì una guancia, ma lui non ci fece nemmeno caso.
Lily.
Si addormentò quelle che gli parvero ore dopo, sdraiato sulla fredda superficie del pavimento, con ancora indosso il completo lacerato e insanguinato della Cerimonia. L’ultimo pensiero, prima di lasciarsi trasportare verso le acque buie e profonde del sonno, fu il nome di Lily e la promessa che avrebbe trovato un modo per non farla più piangere.

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Angolo dell'Autrice.
Ok, vi do il permesso di odiarmi u.u 

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Capitolo 21
*** Risvegli e Impacchi ***


Capitolo 20: Risvegli e Impacchi

Il mattino dopo, Lily ancora si chiedeva come avesse fatto a convincerla. Quando si erano guardati, c’era stato qualcosa negli occhi di Scorpius, che l’aveva fatta cedere.
Era rimasta parecchio tempo inginocchiata in mezzo alla sala, cercando di smettere di piangere. Non riusciva a capire quando il suo affetto per Scorpius fosse cresciuto così tanto da lasciarla disfatta in quel modo. Lo aveva sentito risalire le scale velocemente e al suono della porta sbattuta era trasalita, come anche al rumore dell’esplosione. Ricordava vagamente di essersi rialzata, verso le quattro, e trascinata fino a camera sua, dove si era lasciata cadere sul letto in attesa che la stanchezza le facesse perdere i sensi.
Si era risvegliata con un gran mal di testa e il viso segnato dalla nottata; nemmeno la doccia riuscì a migliorare di molto la situazione. Per lo meno non era più sporca di polvere e sangue. I lividi che si era sentita la sera prima erano finalmente spuntati in tutto il loro macabro orrore e aloni rossastri circondavano alcuni dei tagli superficiali che aveva principalmente su braccia, spalle e parte alta del petto (dove il vestito le aveva lasciato scoperta la pelle). Indossò la veste da mago e tentò di sistemarsi i capelli, invano: alla fine decise di tenerli sciolti. Uscì dalla stanza cercando di fare il meno rumore possibile ma, una volta arrivata in cucina, era chiaro che Scorpius era già andato via. Avrebbe tirato un sospiro di sollievo se il pensiero che quella sarebbe stata la routine per chissà quanto tempo, non le avesse mozzato il respiro. Si preparò una colazione veloce – caffè e una fetta di pane tostato- e la mangiò seduta al bancone della cucina. Aveva quasi finito quando dalla porta sul retro entrò James.
-Buongiorno…- le mormorò avvicinandosi per abbracciarla.
-Ciao- rispose lei, senza troppo entusiasmo e senza rispondere all’abbraccio.
-Sembri uno straccio, Lils- James la prese in giro.
-Lo sono- puntualizzò lei, ma lasciò che pensasse che fosse dovuto agli avvenimenti della Cerimonia – Sono tutti pronti?- continuò alzandosi e portando la tazza nel lavandino.
-Sì- rispose lui- Alyssa e le ragazze rimarranno a casa con Caleb e Andrew, mentre io e Ted scorteremo il Presidente al Ministero per tutto il giorno- la seguì negli spostamenti con lo sguardo, soppesando il suo umore. C’era decisamente qualcosa che non andava.
-Ottimo- disse distrattamente la sorella mentre usciva dalla cucina per recuperare la borsa da lavoro – Allora vai, ci vediamo nell’ufficio di Kingsley tra dieci minuti- sollevò lo sguardo su di lui e attese che la lasciasse sola.
-Ok- rispose lui prima di andarsene, un po’ contrariato per il poco affetto dimostrato dalla sorella.
Non appena se ne fu andato, Lily chiuse casa e si Smaterializzò nel suo ufficio.
TOC TOC
Sono appena arrivata! Pensò irritata.
-Avanti- si sistemò dietro la scrivania, in piedi, poggiando la borsa per terra.
-Lily?- Kate entrò, sul volto un’espressione che passò dal preoccupata al sollevata non appena la vide – Oh, per Merlino, stai bene! Ho incontrato Malfoy ma non mi ha nemmeno salutata!-
Lily trasalì –Sto bene- disse, incerta – Tranquilla, Kate- si costrinse a sorriderle –Lascia perdere Malfoy, avrà l’orgoglio ferito perché è messo peggio di me- mentire non era facile, ma si accorse che se non ci pensava troppo, diventava più brava.
-Immagino- disse Kate ridendo – Shelby mi manda a dirti che hanno anticipato la riunione di cinque minuti, meglio se ti sbrighi-
-Cosa?- sbuffò irritata e si affrettò a uscire dall’ufficio – grazie, Kate, a dopo!- si avviò velocemente verso l’ufficio del Primo Ministro, chiedendosi perché la riunione fosse stata anticipata con così poco preavviso.
Percorse corridoi e scale senza fermarsi a salutare nessuno e in poco tempo giunse davanti alla porta del grande Ufficio. Bussò due volte, non attese risposta, ed entrò.
-Ah, Potter, bene- disse il Ministro dandole il benvenuto. Era seduto alla sua scrivania, l’aria preoccupata.
Alla sua destra, in piedi, c’era il padre di Lily; alla sua sinistra, invece, il suo capo, Shelby. Su una poltroncina, davanti alla scrivania, sedeva il Presidente americano con accanto, in piedi, suo fratello James e Ted. Le iridi di Lily passarono in rassegna ognuno di loro ma cercavano una sola persona: Scorpius era appoggiato al bordo del caminetto, in una posa disinvolta. Non la guardava e non l’aveva nemmeno salutata, contrariamente a tutti gli altri.
-Signore- disse Lily facendosi avanti – Come mai questo anticipo?- distolse lo sguardo dal Serpeverde con naturalezza.
Non pensarci adesso. Ci sono cose più importanti.
-La Sharizai ha colpito ancora- le disse con voce greve.
Il cuore di Lily sembrò sprofondare fino al pavimento –Dove?- chiese, immobilizzata sul posto.
-A casa dei Nott- rispose suo padre, guardandola con attenzione.
-I Nott?- chiese perplessa, dopo un attimo di esitazione.
-Secondo lei, erano dei traditori- continuò Harry –ci sta mandando un messaggio – il suo sguardo si posò su Scorpius – Ex Mangiamorte o Ordine della Fenice, non fa differenza. Siamo tutti dei bersagli – un lampo di preoccupazione gli illuminò lo sguardo.
-Non può pensare di attaccarci tutti – intervenne Ted, perplesso –Non se…- ma si fermò.
Ancora non sa?
-Signore- disse Lily rivolta al Primo Ministro – forse è il momento di mettere il Presidente a conoscenza dell’intera situazione-
Scorpius si mosse dal suo angolo, facendosi avanti – Non possiamo organizzare la sua protezione se non sa nemmeno da chi deve difendersi-
James e Ted annuirono il loro appoggio.
-Sapere cosa?- chiese un preoccupato Alec Holiday
Kingsley sospirò e guardò Shelby. Il Capo di Lily annuì impercettibilmente –Così sia- disse infine l’ex Auror –Malfoy, sei sicuramente il più informato, aggiorna il Presidente-
Malfoy annuì e iniziò a raccontare all’uomo il suo passato.
Lily osservò l’americano con attenzione e provò una forte compassione. In cinque minuti scarsi venne a conoscenza di tutti i retroscena macabri della sua famiglia e, soprattutto, di sua madre. Lo vide negare, urlare, alzarsi in piedi incollerito e, infine, ricadere sulla poltrona, sconfitto.
La realtà sa essere davvero orribile. Pensò.
-Le mie figlie…-disse infine l’uomo, giungendo alla stessa conclusione a cui erano arrivati loro la settimana prima.
-Caleb e Andrew le proteggeranno- disse Lily con dolcezza avvicinandosi – Non si preoccupi- con la coda dell’occhio vide Scorpius allontanarsi in fretta, per non starle vicino. Nonostante ben sapesse perché lo avesse fatto, non poté ignorare il dolore che quel semplice gesto le provocò – Non saranno mai sole – gli disse, o forse lo disse a Scorpius.
L’uomo sollevò su di lei lo sguardo e si aggrappò alle sue parole come se fossero l’ultimo salvagente disponibile durante un naufragio – Ci conto- disse con fermezza, una volta ritrovata la voce.
-Stia tranquillo- aggiunse Harry Potter – il mio vice è già sulle tracce di quella donna insieme alla sua squadra, ci avvertirà non appena darà segno di voler attaccare –
-Potter- disse Shelby –Malfoy-  I due ragazzi si voltarono a guardare il loro capo – è tuttavia necessario che la Comunità Magica Internazionale non colleghi l’episodio di ieri sera al Presidente, per cui non voglio allarmismi ai prossimi eventi. Il vostro compito principale sarà quello di smentire ogni minima voce in questo senso, mi sono spiegato?-
-Sì, signore- disse Lily
-Sì- aggiunse Malfoy con voce strascicata – Il fatto che la Sharizai abbia ingaggiato personalmente un duello con l’Eroe del Mondo Magico giocherà sicuramente a nostro favore-
James e Ted lo guardarono malissimo: quello che stava suggerendo era di usare Harry come specchio delle allodole, attirando su di lui ancora più attenzione.
-Mi sembra una buona idea- disse lo stesso diretto interessato.
-Perfetto, procedete- concesse Shelby – Inoltre, vi autorizzo a sostenere qualsiasi messinscena che possa tenere l’attenzione lontana dal Presidente e da quella donna – li guardò in maniera talmente eloquente che tutti capirono cosa volesse dire. Ted sorrise, così come Harry e il Presidente. I soli a non sembrare gradire la cosa furono James (per ovvi motivi), Scorpius e Lily.
-Andate- ordinò in fretta il Ministro captando la tensione dei tre –c’è molto lavoro da fare-
Con un leggero tramestio, i presenti iniziarono a uscire dall’ufficio.
-Lily- la chiamò il Ministro prima che potesse andarsene.
-Sì, Ministro- disse lei fermandosi e spostando lo sguardo su di lui un po’ scossa. Non si era resa conto di aver fissato Scorpius per tutto quel tempo.
Lui attese che la porta si fosse richiusa dietro Shelby, quindi riprese – Stai bene?-
Trasalì –Sì, Signore, certo-
-Non chiamarmi “signore” quando siamo soli, Lily- le disse gentilmente.
-Scusa, zio Kingsley-
Le fece cenno di sedersi sulla poltroncina lasciata libera dal Presidente e lei obbedì.
-Hai combattuto bene, ieri-
-Ho fatto del mio meglio- gli rispose. Si accorse di essere davvero stanca –se quella donna avesse ucciso papà…-rabbrividì.
-Ma non è successo- aggiunse con convinzione l’uomo – e questo grazie a te e Albus-
Lily si ritrovò a sorridere – Ho sempre pensato che avrebbe dovuto seguire le orme di papà e James-
Il Ministro rise di gusto – Ah, non dirglielo! Ricordo sin troppo bene come ci tenne a sottolineare che lui non avrebbe fatto l’Auror-
Il fantasma di una risata uscì dalle labbra di Lily e lei stessa si rese conto di come suonava triste, vuota. Kingsley la guardò senza proferire parola e lei sostenne il suo sguardo.
-Non vuoi dirmi cosa ti turba?- le chiese infine.
-No- disse semplicemente lei, rialzandosi –Ora devo andare- non voleva farsi vedere piangere da lui.
-Va bene-
-Signore- disse la ragazza tornando ai modi formali.
Lui si limitò a farle un cenno del capo.
 
Una volta nel suo ufficio, la giornata passò lenta. Si buttò a capofitto nel lavoro, sperando di tenere così la mente occupata ma ogni volta che sollevava la testa dalle pergamene per riposare la vista o qualcuno entrava a dirle qualcosa, i ricordi della sera prima l’assalivano rischiando di schiacciarla.
Basta! Pensò irritata verso le quattro del pomeriggio, dopo l’ennesimo attacco di panico. Sono Lily Luna Potter, per Merlino! Porto il nome della donna che si è sacrificata per proteggere mio padre e quello di una strega e un mago incredibili! Non posso lasciarmi abbattere dalle minacce di Lucius Malfoy!
Si alzò di scatto e iniziò a marciare avanti e indietro, in mezzo allo studio.
Ci sarà pure un modo per prendere tempo e pensare a una soluzione migliore di questa. Qualcosa le stuzzicò la memoria recente, sfuggendole però non appena tentava di afferrarlo. Un modo per stare insieme, senza però rischiare di scatenare la pazzia di Lucius…
TOC TOC
Sobbalzò –Avanti-
Rimase ferma in mezzo alla stanza mentre la porta si apriva e Albus faceva il suo ingresso nell’ufficio.
-Al!- disse sorpresa Lily andandogli incontro.
-Sorpresa!- le rispose prima di tirarla per un braccio e stringerla. La sentì infilare il viso nell’incavo del suo collo e capì che c’era qualcosa che la turbava – James mi ha scritto per dirmi che eri uno straccio-
Lily sbuffò – Non si fa mai gli affari suoi- ma in realtà gli fu intimamente molto grata. A casa non aveva nulla per curare i lividi e i tagli infettati: il corpo le doleva praticamente ad ogni movimento.
-Fammi vedere- le disse Al scostandosi da lei.
-Qui?- chiese incredula spalancando gli occhi
-Vuoi andare all’Ospedale e spiattellare come ti sei conciata in quel modo?- le disse il fratello, sarcastico.
La sorella fece una smorfia. Ormai convinta, estrasse la bacchetta, sigillò la porta e rese la stanza insonorizzata con un Muffliato.
Albus, molto galantemente, si voltò per lasciarle un minimo di privacy mentre si spogliava.
-Fatto- gli disse.
Al,quando la vide, non riuscì a trattenere una smorfia e al contempo a pensare che era diventata davvero bella.
-Sembra ti abbiano picchiata- le disse avvicinandosi, ora con occhio clinico.
-Nemmeno io capisco come mi sono fatta la maggior parte dei lividi- disse lei, perplessa.
Albus le prese il bracio sinistro e iniziò ad esaminarlo. Poco sopra il polso c’era un brutto livido, dalla forma strana. Dopo circa due minuti, capì cosa fosse. Lentamente, fece combaciare le sue dita con il contorno degli ematomi: non corrispondevano, ma era indubbio che quella fosse la forma di una mano.  Lily trattenne il respiro.
-Qualcuno non voleva lasciarti andare- mormorò Albus con un tono che la sorella non riuscì a decifrare.
Arrabbiato? Divertito? Sollevato?
Estrasse una fiala piena di denso liquido giallastro e iniziò a prendersi cura di Lily. Iniziò dai lividi e infine passò ai tagli. Quando ebbe finito, la ragazza percepiva chiaramente l’azione lenitiva dell’impacco. Stava già meglio.
-Grazie- mormorò grata mentre si rivestiva.
-Dovere- disse il fratello rimettendo a posto le sue cose.
-è tardi, ti va se ti accompagno a casa?- gli chiese, sorprendendolo.
-Non devi tornare in Lansdowne Road?-
Lei fece spallucce –Una volta lì, in realtà, il mio dovere è ben poco, posso tardare un po’- aveva bisogno di altro tempo per pensare e in casa non ci sarebbe riuscita, no con il pensiero dell’imminente ritorno di Scorpius.
-Ok- disse allora Al, visibilmente felice del cambio di programma. Le lasciò il tempo di raccogliere le sue cose, quindi tese la mano verso di lei.
-Andiamo- gli sorrise Lily, stringendola.
Si Smaterializzarono e riapparvero davanti il portone di Grimmuld Place.

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Angolo dell'Autrice.
Eccomi di nuovo qui! Innanzitutto, grazie. Grazie perchè continuate a sostenermi con delle recensioni fantastiche. So che il fatto che fino ad ora abbia aggiornato quasi quotidianamente, vi sta molto a cuore; purtroppo settimana prossima ho due esami (gli ultimi se dio vuole) per cui potrei non essere così tempestiva!  Ma non disperate :)
Questo capitolo è, come presto vi renderete conto, di passaggio, ma spero comunque vi piacerà :)
A presto!

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Capitolo 22
*** Amore e Amore ***


Capitolo 21: Amore e Amore

Quando entrarono in casa, Albus e Lily desiderarono ardentemente di trovarsi lontano chilometri. Le mura della vecchia residenza dei Black erano sconvolte dalle urla di Ginny. Il fatto che la signora Black non stesse urlando anche lei, era solo prova che la situazione andava avanti da parecchio.
-Che sta succedendo?- chiese Al sconvolto avvicinandosi alla porta della grande sala assieme alla sorella.
Sbirciarono all’interno e videro i loro genitori, uno di fronte all’altro che litigavano. Da che avevano memoria, Ginny e Harry avevano litigato davvero ben poche volte e il fatto che non li avessero sentiti scostare l’uscio dava idea della gravità della situazione.
-Devi smetterla di sacrificarti per il mondo intero!- urlò Ginny entrando nel campo visivo dei figli. Aveva il volto rosso dalla rabbia.
-Ginny…-tentò di dire Harry
-No!- lo interruppe – Basta! Hai già fatto tutto quello che potevi per il Mondo Magico e anche di più!-
Harry se ne risentì – Preferiresti usare come esca uno dei tuoi figli?- la particolarità dell’Harry adulto che conoscevano Lily e i suoi fratelli era che, quando si arrabbiava, non urlava mai. A Lily, come caratteristica aveva sempre fatto un po’ paura: più di una volta avrebbe preferito vederlo urlare.
-Non è questo che intendo e lo sai bene- disse Ginny, sconvolta che il marito potesse averla accusata di una cosa del genere. Sospirò, forse stanca, e quando riaprì gli occhi lo guardò con una strana espressione – Ho passato sette anni della mia vita a chiedermi se a fine anno scolastico ti avrei visto ancora vivo o avrei dovuto piangere la tua morte- Harry trasalì ma lei continuò imperterrita – Poi, al quinto anno*, mi hai chiesto di lasciarti andare perché dovevi andare chissà dove per poter sconfiggere Voldemort, e l’ho fatto- si avvicinò di un passo al marito – Al sesto anno ho combattuto affianco a Neville con la speranza che le notizie lasciassero il castello e ti raggiungessero, ovunque tu fossi, per farti sapere che stavo bene, che continuavo a resistere, come tutti gli altri-
Albus e Lily non avevano mai sentito la madre raccontare di cosa avesse provato lei in quegli anni, in realtà, in casa loro, paradossalmente, si parlava ben poco del periodo della guerra e di cosa avesse significato per i loro genitori: certo erano cresciuti con le storie degli Eroi caduti, ne portavano i nomi, ma erano comunque storie che cercavano di trattare il meno possibile il tema della guerra.  Si guardarono increduli.
-Quando tornasti non potevo crederci. Eri vivo- le tremò la voce – Lottammo insieme, piangemmo insieme Fred e tutti gli altri poi, sparisti di nuovo.-
I due ragazzi, da dietro la porta, trattennero il fiato. Harry, si avvicinò alla moglie e tentò di non farla continuare –Ginny, ti prego…- inutilmente.
-Quando spuntasti dalla foresta tra le braccia di Hagrid- Ginny scosse il capo – e per quei cinque, interminabili minuti ti credetti morto…- afferrò la veste da Auror del marito e strinse i piccoli pugni – mai più, Harry…- non piangeva. Non era da Ginny Weasley piangere, eppure nei suoi occhi, i due figli poterono scorgere un dolore che andava ben al di là di una stupida manifestazione fisica come il pianto.
Il Prescelto strinse la moglie tra le braccia, in silenzio. Lily conosceva abbastanza bene il padre da sapere che non si era mai perdonato per la morte di Fred, Lupin, Sirius e tutti gli altri; per questo era anche sicura che non avrebbe rinunciato al piano di Malfoy. Inoltre, nel vederli, pensò che lei e Scorpius, la notte prima, sarebbero apparsi esattamente in quel modo ad occhio esterno. Il pensiero la riempì di calore, ma anche di un’immensa tristezza.
-Ginny, non sarà come l’ultima volta- la teneva stretta, impedendole di allontanarsi come avrebbe voluto – Nicole Sharizai non è Voldemort, non gli si avvicina nemmeno lontanamente-
-No, è come Bellatrix, Harry- aggiunse la moglie sollevando lo sguardo duro su di lui – Non te la sei dimenticata, vero? Colei che ha ucciso Sirius e torturato i genitori di Neville fino a farli impazzire-
Harry trasalì un’altra volta – Non avrei mai accettato – disse dopo aver ripreso la voce – se non avessi ritenuto l’idea di Scorpius fattibile-
Fu la goccia che fece traboccare il vaso – Malfoy!- urlò Ginny spintonando via il marito – Ti sei fatto convincere da un Malfoy!-
Lily iniziò a sentire la rabbia salire in corpo.
Non capisce…
-Ginny, sai benissimo che Scorpius non è com’era suo padre alla sua età- disse Harry, stavolta con una nota dura nella voce.
-Oh, non dubito della conversione di Draco-continuò furiosa Ginny- ma le hai sentite anche tu le voci, Harry. Lucius è tutt’altra storia e a quanto sembra si è sempre premurato di non lasciare troppo coi genitori il caro- ovviamente sarcastica- nipotino!-
Al dovette tenere Lily stretta tra le braccia per evitare che irrompesse nella stanza, rivelando che avevano spiato la loro conversazione privata.
-Mi fido di Draco, Ginny e tua figlia si fida di Scorpius- disse Harry, sicuro.
-Lily vede la realtà come vorrebbe vederla, Harry. L’hai vista alla Cerimonia, è bastato che Scorpius la guardasse in modo diverso anche solo per un attimo, e gli è completamente caduta ai piedi-
-Basta così, Ginny- Albus e Lily riconobbero il tono del padre: stava perdendo la pazienza. Era un fatto davvero raro che la perdesse con la moglie e, infatti, stupì a tal punto Al, che lasciò andare la sorella. Mossa sbagliata. Ovviamente, Lily ne approfittò per entrare nel salone con irruenza.
-Tu non capisci!- disse con tono piatto, rivolta alla madre. Non si era mai sentita così lontana da lei.
-Cosa…- Harry e Ginny li guardarono stupiti.
Al balbettò qualche scusa, ma la sorella continuò, imperterrita – Non hai idea di cosa debba passare Scorpius- non urlava. Come il padre, la sua era una rabbia silenziosa – Non sai nulla di lui, per cui non puoi giudicarlo-
Ginny ci mise qualche secondo a riprendersi – Lily, qualsiasi cosa lui ti abbia detto…-
-Basta!- di nuovo, non aveva urlato, ma il silenzio era sceso nella stanza – Ti stai facendo guidare dalla paura, mamma, e così facendo rischi di commettere un grave errore di giudizio- non le tolse per un attimo gli occhi di dosso –Noi non siamo voi- continuò dopo un attimo di silenzio per poi rimanere a guardarli entrambi. Vide le sue parole fare breccia in sua madre mentre suo padre le sorrideva. Lui lo sapeva già.
 -Lily ha ragione, mamma- intervenne Albus – Non lasciare che le colpe dei padri, o di qualsiasi altro familiare, diventino quelle dei figli- affiancò la sorella.
-Ricordati di Sirius e Regulus- aggiunse Lily – venivano da una delle peggiori famiglie Purosangue che esistevano all’epoca, eppure entrambi hanno ben dimostrato che si può cambiare, si può essere diversi-
Harry non riusciva a smettere di sorridere – Ginny- disse alla moglie – guardali, non sono più dei bambini- le sfiorò un braccio con una carezza – se non fosse stato per loro a quest’ora non sarei qui. E se non fosse stato per Scorpius, nemmeno Draco e Astoria vivrebbero ancora- Ginny li osservava tutti ma alla fine si arrese.
-E sia- disse semplicemente. Harry la strinse tra le braccia e poco dopo fu imitato anche dai due figli – così mi soffocate- si lamentò Ginny sommersa da quell’abbraccio collettivo. Ridacchiarono e la lasciarono libera di respirare – Bene, sarà meglio che prepari la cena allora, Lily deduco che rimani?- guardò la figlia con occhi speranzosi.
-No- Al la guardò sorpreso – ero passata solo a salutare, devo tornare a casa. C’è una cosa che devo fare-
Quella discussione con la madre le aveva fatto capire che Scorpius la stava costringendo a infrangere il patto che aveva fatto con Albus e James: si stava comportando come avrebbe voluto qualcun altro e non lei. Non ne era mai stata convinta ma la disperazione nella voce di Scorpius l’avevano piegata. Non sarebbe più successo.
-Oh- disse la madre – d’accordo-
Lily le sorrise, quindi salutò tutti e si diresse verso la porta. Sentì il fratello seguirla e si fermò sull’uscio per permettergli di sfogarsi.
-Pensavo rimanessi- a Lily si strinse il cuore nel sentire che ci era rimasto male.
-Devo fare una cosa importante, Al- gli disse dolcemente
-Centra Scorpius?- le sorrise e lei contraccambiò.
-Può darsi- si sollevò sulle punte dei piedi e gli sfiorò la guancia con un bacio – A presto-
Uscì di casa e si smaterializzò nel giardino posteriore della sua villetta. Fece due passi verso l’entrata secondaria quando questa si spalancò e ne uscì Scorpius, veloce come una furia.
-Dove sei stata?- la aggredì prendendola per le spalle e scuotendola.
-Che cosa…- fece lei, del tutto presa di sorpresa
-Sono tornato a casa e tu non c’eri!- gli occhi grigi gli brillarono di preoccupazione.
-Mi fai male- si lamentò Lily, le braccia che iniziavano a dolerle per la forte stretta del ragazzo che, non appena si rese conto della cosa, la lasciò andare come se scottasse. Si voltò e tornò dentro casa, veloce come ne era uscito. Lily lo seguì in sala, massaggiandosi le zone doloranti.
Basta lividi…
-Allora?- sibilò il ragazzo voltandosi di scatto verso di lei.
-Ero dai miei genitori- gli disse mentre un angolo della sua mente registrava che erano nelle stesse posizioni della notte prima –Al è passato dal mio ufficio e l’ho riaccompagnato a casa-
-Potevi avvisarmi- replicò con tono accusatorio.
-E perché mai?- Lily iniziava ad innervosirsi. Cos’era quel quarto grado?
-Pensavo ti avessero attaccata!-
Lily rimase muta dalla sorpresa. Lo guardò a lungo, quindi gli si avvicinò e allungò la mano per toccargli il viso. Scorpius arretrò ma la ragazza non si diede per vinta, fece un altro passo in avanti e raggiunse la sua meta.
-Sono qui…- sussurrò guardandolo intensamente negli occhi – Sto bene- continuò sfiorandogli la guancia con una carezza. Lui rabbrividì al contatto e chiuse gli occhi, cercando di riprendere il controllo della situazione.
Quando li riaprì, Lily si ritrovò a fissare gli occhi freddi di Scorpius Malfoy – La prossima volta avvisami- disse con altrettanta freddezza. Alla fine fece per allontanarsi da lei ma lo precedette, spingendolo contro il divano su cui cadde seduto.
-Adesso basta, Scorpius- lo disse convinta, dura – Non ho intenzione di continuare un secondo di più con questa farsa-
-Cosa stai dicendo?- brusco.
-Che non voglio nascondermi-
-Non dire idiozie-
-Non comportarti da codardo-
-Sai che non è quello-
-Io invece penso di sì-
Il silenzio scese su di loro. Si guardarono in cagnesco per un po’, quindi Lily si lasciò sfuggire un sospiro.
-Ho fatto un patto, Scorpius- disse lentamente – Ho giurato ai miei fratelli, ma ancor più a me stessa, che non mi sarei più lasciata condizionare. Per tutta la giornata di oggi ne sono venuta meno e sono stata malissimo-
Lui scosse la testa e si coprì il viso con le mani. Non voleva sentirla ma lei continuò. Si sedette a cavalcioni sulle sue gambe, facendolo sussultare; gli prese le mani tra le sue e, lentamente, le allontanò dal viso – Guardami- lui scosse il capo ma non fece nulla per togliersela di dosso –Guardami, Scorpius- mormorò ancora una volte, dolce. Lui tentennò ma alla fine sollevò lo sguardo e si ritrovò ad un soffio dal volto di Lily –Ti amo- gli disse, la voce che le tremava dall’emozione – Ti amo da anni e non voglio più nasconderlo- 

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Capitolo 23
*** Notti e Filtri d'Amore ***


Capitolo 22: Notti e Filtri d’Amore

–Ti amo- gli disse, la voce che le tremava dall’emozione – Ti amo da anni e non voglio più nasconderlo-
Scorpius ci mise qualche istante per rendersi conto della portata di quelle parole. Erano lì, come un salvagente per un naufrago, eppure lui ancora tentennava. Era completamente diviso a metà: da una parte aveva paura, paura per lei e per lui. Aveva ragione a definirlo codardo. Tuttavia, dall’altra parte, sentiva di ricambiare ogni singolo sentimento; erano talmente intensi che avrebbero potuto fargli scoppiare il cuore. Lasciò che il silenzio scendesse su di loro e guardò Lily a lungo. Lentamente, ad una ad una, sentì tutte le barriere sbriciolarsi davanti a quegli occhi color caramello che lo fissavano come se non avessero paura di niente. Con un gesto deciso ma delicato, riuscì a liberarsi le mani per poterle prendere il viso.
Non disse nulla, rimase a guardarla sfiorandole le guance; la maggior parte delle barriere era ormai caduta del tutto, ne rimaneva solo una. La paura di vederla fredda, pallida, con lo spettro dell’ultimo delicato sorriso sulle labbra* per colpa sua e di suo nonno, era ancora troppo forte.
-Ti amo- gli disse nuovamente Lily facendo vibrare come corde di violino tutte le fibre del suo essere.
Le sfiorò la guancia con un dito, arrivando fino alla curva delicata del mento seguendo la linea morbida del viso: la vide fremere e socchiudere gli occhi.
Lily…
Con un ultimo, silenzioso schianto anche l’ultima barriera cadde riducendosi a un ridicolo murettino tutto buchi e crepe. La abbracciò di slancio nascondendo il viso nell’incavo del suo collo, respirandone il profumo dolce. Sentì la sua sorpresa e poi l’immensa gioia che gli trasmise ricambiando la stretta. Era questo l’amore?
Lily…
Rimasero a lungo in quella posizione, incastrati perfettamente come pezzi di un puzzle composto semplicemente da loro due. Persino il tempo sembrò smettere di trascorrere. Scorpius sentì la mente svuotarsi da ogni pensiero e il corpo riscaldarsi di un calore che non provava da tempo, anzi, dubitava di averlo mai provato. Percepiva il respiro tranquillo e profondo di Lily; il suo torace alzarsi e abbassarsi contro quello di lui; i leggerissimi movimenti delle dita di lei sulla sua schiena. Capì che era stato un pazzo a negarsi quella pace per tutti quegli gli anni, anche se, forse, all’epoca non sarebbe stato come adesso, così intenso.
Lentamente, si lasciò scivolare nuovamente indietro, quel tanto che gli bastò per poterla guardare negli occhi: ghiaccio e caramello si fusero.
-Ti amo, Lily Luna Potter- disse con il tono più serio che riuscì a tirar fuori.
 Ti proteggerò…
Lei gli sorrise con infinita dolcezza e allora lui non resistette. Le prese con delicatezza il volto tra le mani e avvicinò le labbra alle sue. Tentennò, sollevando lo sguardo sul suo come a chiederle il permesso, e lei lo sorprese ancora una volta. Cancellò quella brevissima distanza tra loro e lo baciò. Scorpius avrebbe riso se il calore al centro del suo petto, per colpa di quel semplicissimo gesto, non avesse offuscato ogni altra emozione e pensiero. Strinse Lily a se e ricambiò il bacio cercando di infondergli tutto l’amore che aveva appena accettato di provare.  Intrecciò le dita nel mare ramato dei suoi capelli e semplicemente, dimenticò tutto il resto.
Quando, per un attimo, tornò cosciente di se e della situazione, notò che erano in qualche modo arrivati nella camera di lei, sul suo letto. Lily lo guardava con sguardo limpido, senza timore, sdraiata sotto di lui. Gli sorrideva e gli sfiorava il viso con le dita fresche. Ipnotizzato da quello sguardo e da quei gesti, iniziò lentamente, bottone per bottone, a slacciarle la divisa da lavoro e poi, la leggera camicetta che portava sotto di essa. Alla vista della pelle chiara del suo ventre e della perfezione dei suoi seni racchiusi in un semplice reggiseno, rimase semplicemente incantato. Allora lei ne approfittò e con movimenti delicati, liberò anche lui dalle costrizioni dei vestiti. Per farlo, dovette sollevarsi leggermente col busto e lui ne approfittò, con slancio, per fare nuovamente sue quelle labbra e poi scendere lungo il collo, inclinandole indietro la testa. Fu quando furono nudi entrambi che perse nuovamente il contatto con la realtà. Quella notte, c’erano solo loro due e nessun altro; persino il mondo sembrò farsi da parte per lasciarli vivere quel momento. 
Il mattino dopo, si svegliarono abbracciati sotto le coperte; nudi, eppure vestiti del loro appena confessato amore. Scorpius guardò Lily dormire: un raggio di luce filtrava dalle spesse tende della finestra e le illuminava i capelli rossi creando incredibili sfumature. Aveva le labbra leggermente dischiuse e ancora gonfie dalla dolce tortura a cui lui le aveva sottoposte. In quel momento, si sentì totalmente inferiore a un essere tanto perfetto quanto lo era lei e non capì come fosse possibile che lo amasse. Cercando di non svegliarla, iniziò ad accarezzarle i capelli e ben presto si perse nei suoi pensieri.
Cosa faremo una volta fuori di qui? Appena il mondo saprà, cosa succederà? Se mio nonno non fosse così pazzo da far impallidire chiunque al confronto, direi che sarebbe James quello di cui mi dovrei preoccupare maggiormente. Sorrise. Credo che Harry e mio padre non saranno problematici, c’era qualcosa nel loro modo di guardarci alla Cerimonia…Anche mia madre non sarà affatto un ostacolo, ma quella di Lily? Spostò per un attimo lo sguardo sul volto della ragazza e ancora una volta si stupì di quanto assomigliasse a sua madre. Ora che la guardava meglio, però, notava anche qualcosa del padre e un’incredibile somiglianza anche con Albus, era impossibile non pensare che fossero fratelli. Anche Albus non la prenderà troppo male, spero. Il secondo dei Potter gli era sempre sembrato il più razionale e pacato dei tre, quello che manteneva l’equilibrio tra di loro. James era impulsivo, Lily dannatamente testarda. Li accomunava un gran senso della lealtà e della correttezza, facevano quasi venire la nausea. Rise sommessamente.
-Cosa c’è di così divertente?- la voce impastata di sonno di Lily lo sorprese. Aveva aperto gli occhi e lo fissava con un sorriso beato sulle labbra.
-Niente- le disse senza smettere però di sorridere.
Lei decise di non insistere – Da quanto sei sveglio?-
-Non da molto- in realtà, a giudicare dall’orologio sul comodino, da almeno mezzora, ma non gli sembrava carino dirle che l’aveva fissata come un maniaco per così tanto tempo.
-Potevi svegliarmi- si mosse leggermente e posò la testa sul suo petto, passando il braccio intorno al suo torace.
-Dormivi così bene- la abbracciò e le sfiorò la nuca con le labbra.
Rimasero in silenzio così per un po’, ognuno beandosi della presenza dell’altro e della calma –insolita- della casa.
-Lily!- la voce tonante di James si levò dal piano di sotto, improvvisa.
I due ragazzi praticamente saltarono nel letto, il cuore a mille.
-James- sibilò Scorpius lanciandosi fuori dal letto e iniziando a recuperare i suoi vestiti. Esporre la situazione al maggiore dei Potter da nudi non gli sembrava l’opzione migliore per uscirne indenne.
-Scorpius!- un’altra voce, più acuta e decisamente più possessiva della prima, si levò per la seconda volta.
Stavolta fu Lily a saltare giù dal letto.
-Jessica!- ringhiò addosso al Serpeverde mentre prendeva dal cassetto della biancheria e iniziava a rivestirsi.
Non appena ebbe addosso almeno mutande e reggiseno, aprì la porta quel tanto che bastava per far uscire la testa – Un attimo, James! Scendo tra poco!-
Con un sonoro CRACK Scorpius si Materializzò nella sua stanza.
-Che cos’è stato?- urlò Jessica, un piede già sul primo gradino delle scale.
-Mi è caduta la bacchetta e sono uscite delle scintille, niente di preoccupante!- urlò di rimando Lily.
Uscirono dalle stanze nello stesso momento, affannati, non molto in ordine, ma almeno vestiti e lavati. Ci avevano impiegato il tempo record di cinque minuti. Si guardarono per un attimo e poi scoppiarono a ridere, il più silenziosamente possibile. Scorpius le si avvicinò con due lunghi passi e, di slancio, la baciò. Sentì Lily rispondere con altrettanto desiderio e di nuovo percepì quella forte sensazione di calore. Si allontanarono ancora sorridenti e, infine, lui le cedette il passo.
La guardò scendere le scale e rimase quasi ipnotizzato dal movimento dei suoi fianchi. Il flash di un ricordo gli diede la sensazione che non era la prima volta, in quelle ore, che succedeva. Giunsero nel piccolo salotto e trovarono i due intrusi seduti comodamente sul loro divano, in attesa.
-Finalmente!- esclamò Jessica alzandosi e facendo per lanciarsi al collo di Scorpius per salutarlo come faceva ogni mattina.
Il Serpeverde vide Lily tentennare e intuì subito cosa le passasse per la testa: mettersi in mezzo avrebbe potuto indisporre la ragazza che poi avrebbe sicuramente trovato il modo di vendicarsi. Reagì velocemente: allungò il braccio e pose fine allo slancio della Holiday posandole la mano sulla testa –Ciao Jes- le disse con un sorriso gentile. La ragazza sembrò perplessa per un attimo, ma alla fine accettò il compromesso –è tardi, dovresti già essere in piedi da un pezzo- lo rimproverò.
-Vale per entrambi- aggiunse la voce profonda di James mentre si avviava verso la sorella. Scorpius vide anche lui tentennare, nel dubbio se abbracciare Lily o no. Il risultato fu un po’ patetico perché James si ritrovò con le braccia mezze allungate verso la sorella.
-Non è suonata la sveglia- disse Lily con una scrollata di spalle e ovviando all’imbarazzo del fratello dandogli un veloce abbraccio.
È già un po’ più Serpeverde. Pensò ammirato da come aveva mentito senza tradirsi come fanno di solito tutti gli stupidi Grifondoro.
-Adesso siamo pronti- proseguì – per cui possiamo andare- si voltò verso Jessica – James ti riaccompagnerà a casa prima di portare il Presidente al meeting di oggi- non attese nemmeno risposta e si rivolse al fratello – Ci vediamo là tra massimo dieci minuti-
Il ragazzo annuì e fece cenno a Jessica di incamminarsi. Quella, prendendo alla sprovvista Scorpius, gli scoccò un bacio sulla guancia prima di uscire. Rimasti soli, Lily gli si avvicinò con una smorfia – Se non fosse la figlia del Presidente, l’avrei già Schiantata-
Scorpius rise e l’abbracciò –Andiamo prima che ti faccia seriamente perdere la pazienza – la prese per mano e la guidò nella Materializzazione Congiunta.
Riapparvero nel solito vicolo vicino l’Ingresso del Ministero e per un attimo rimasero a guardare l’entrata illuminata dal sole del mattino. Non era difficile capire cosa stavano pensando.
Una volta entrati, cosa accadrà?
-Ne sei sicura- le chiese Scorpius stringendole la mano.
-Sì- disse lei convinta, voltandosi a sorridergli.
Lui, calmato da quello sguardo sicuro, le sorrise di rimando e si incamminò al suo fianco. Si lasciarono la mano ed entrarono nell’Ingresso affollato. Nessuno fece loro caso, almeno all’inizio. Arrivati alla lapide commemorativa, Lily volle fermarsi a rendere omaggio, come ogni volta che vi passava davanti. Sostarono il tempo necessario affinché facesse comparire una ghirlanda, ma fu abbastanza. I maghi e le streghe iniziarono a rendersi conto che lì, vicino alla lapide coi nomi delle vittime di Voldermort, c’erano, uno di fianco all’altra, Scorpius Malfoy e Lily Potter. Decine e decine di paia di occhi si puntarono su di loro, addirittura qualcuno si fermò a fissarli palesemente, senza ritegno.
-Stiamo dando spettacolo- mormorò divertito Scorpius al suo orecchio. Lei rise.
Ovviamente la gente non aveva potuto sentire cosa si erano detti e quindi interpretò semplicemente quello che avevano visto: Malfoy che si avvicinava in maniera molto intima alla piccola Potter che ne risultava addirittura lieta. Fu il caos.
-Hai visto?-
-Sì…-
Superarono i primi pettegoli senza dar a vedere nulla.
-Incredibile…ma cosa pensano di fare?-
-Pazzesco-
-Le avrà sicuramente dato un Filtro d’Amore-
Lily si portò una mano alle labbra per nascondere la risata che le era salita spontanea nel sentire un’ipotesi tanto assurda.
-So che lavorano insieme per la visita del Presidente…sarà per quello-
-Dici?-
-Dai, avete sentito della sera della Cerimonia…-
-Intendi quando…-
-Esatto, quando sono stati visti corrersi incontro alla fine dello scontro e abbracciarsi-
Scorpius ebbe il fortissimo impulso di schiantare ognuna di quelle persone per farle tacere.
Perché non si fanno mai un po’ di fatti loro?
Finalmente giunsero all’ascensore; come l’altra volta l’attesa fu piena di altri commenti. Quando alla fine l’ascensore giunse, entrarono e dichiararono la loro destinazione. Da fuori ormai li fissavano tutti apertamente. Prima che la griglia si chiudesse e li portasse via, Lily si sporse e, con molta calma, disse – Un Filtro d’Amore, davvero? Non pensavo mi consideraste una strega così mediocre da cadere vittima di un trucco così banale-  Prima che sparissero dalla loro vista, Scorpius fece in tempo a vedere le facce sbigottite e imbarazzate di almeno una ventina tra maghi e streghe, tra cui anche alcuni che avevano ipotizzato proprio quello scenario. Rise di gusto, anche per l’espressione soddisfatta che si era dipinta sul volto di Lily.

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Capitolo 24
*** Falsi articoli e Incontri Notturni ***


Capitolo 23: Falsi articoli e Incontri Notturni

Da quella mattina era ormai passata una settimana: i pettegolezzi avevano iniziato a crescere di volume e sulle riviste per signore-che- non -si –fanno- mai- gli -affari –propri erano anche usciti alcuni articoli.
-Questa è divertente- disse Lily leggendo un articolo su StregaModerna
-Spero sia qualcosa di meglio del solito Filtro d’Amore- replicò distratto Scorpius.
Era domenica ed erano sdraiati sul divano; Scorpius sedeva con la schiena appoggiata al bracciolo mentre Lily era accoccolata tra le sue gambe, adagiata al suo petto.
-Lucius sarebbe quasi fiero di te, se fosse vero- lui le tirò uno scappellotto in testa per poi tornare al suo noiosissimo manuale di diritto internazionale magico –Aiha!- Lily si massaggiò leggermente la zona colpita.
-Quindi?- la imbeccò lui
-Maledizione Imperio- gli rispose girando il viso per sorridergli
-Ah…-le sorrise di rimando, alla Malfoy –Per cui, se adesso ti ordino di baciarmi, tu sarai costretta a farlo- si avvicinò con studiata lentezza alle sue labbra, mettendo per un momento da parte il manuale.
-Costretta…certo-sbuffò lei, ma era già completamente vittima di quello sguardo grigio così incredibilmente limpido e attraente. Quando le loro labbra si sfiorarono sentì le forze venirle meno, come sempre, e ringraziò Merlino che fossero seduti. Si baciarono con studiata delicatezza: ogni bacio poteva essere l’ultimo, lo sapevano, per cui tra loro non c’erano mai baci troppo affrettati. Anche in quelli più lievi, cercavano sempre di metterci tutto l’amore che avevano appena scoperto di condividere. Quando si separarono, Lily sospirò.
-Non essere così dispiaciuta- le mormorò vicino all’orecchio facendole venire i brividi – O non riuscirò a trattenermi- le passò le dita tra i capelli, ravvivandoli e prese a sfiorarle la pelle dietro l’orecchio con le labbra.
-Allora sono tremendamente dispiaciuta- Lily si vergognò del mormorio che le uscì dalle labbra, così sottomesso e affannato. Gli bastava così poco per farle perdere il controllo. Sentì la sua risata, bassa e roca, e poi più nulla.
Purtroppo, Scorpius aveva posto delle limitazioni, almeno quando erano al piano terra. Non aveva ancora avuto il tempo di parlare propriamente con James quindi, considerato che casa loro era costantemente presa d’assalto da qualcuno, non voleva che lo venisse a sapere ritrovandoli avvinghiati sul divano della sala. Lei aveva tentato di protestare ma il Serpeverde era stato inamovibile.
-Stupido James- borbottò per l’ennesima volta in quella settimana. Scorpius rise nuovamente e le scompigliò i capelli, ma Lily capì che aveva già ripreso a leggere. Decise, allora, di cambiare giornale e prese la Gazzetta che le aveva inviato sua cugina insieme a una lettera; si ricordò di quest’ultima solo quando la vide scivolare oltre il tavolino mentre prendeva il giornale. Si sporse a raccoglierla, la aprì e lesse.
Cara Lily,
impegnata come sei, immagino che tu non abbia avuto il tempo di sfogliare per bene TUTTO il Profeta, quest’oggi, per cui te ne invio una copia con una pagina segnata: leggi, è davvero importante! Credo che se James venisse a conoscenza dell’articolo prima di te saresti davvero nei guai. Hugo lo trova divertente, ma lui non fa testo. Ovviamente anche Fred Jr e tutti i nostri cugini l’hanno letto (persino Lys e Lorcan!), non ti cito le parole di Fred perché sono davvero sconvenienti.
Lily sorrise. Fred Jr sembrava aver esaudito il desiderio più nascosto di zio George e, da quanto raccontava nonna Molly, era diventato la perfetta copia del suo defunto omonimo. Riprese a leggere.
Comunque, tornando a cose più importanti, stai in guardia da James!
Scrivimi presto, mi manchi
Rose
-Qualcosa d’interessante?-
Lily sobbalzò. Scorpius l’aveva osservata leggere fino a quel momento.
-Una lettera di Rose- la sollevò – mi consiglia di leggere il Profeta, dice che ci troverò un articolo molto interessante-  mise da parte la pergamena e prese il giornale, accomodandosi meglio sul petto di Scorpius che, dal canto suo, appoggiò il libro per terra e la strinse a se. Lily aprì il giornale alla pagina segnata ed entrambi rimasero a bocca aperta.
In mezzo alla pagina c’era un’enorme fotografia di Lily e Scorpius che si abbracciavano sotto il portico di casa, più o meno come erano adesso, solo in piedi. Sorridevano entrambi e, da come era stata stregata l’immagine, sembrava che Scorpius le accarezzasse il ventre piatto, protettivo. A Lily venne un orribile presentimento. Iniziò a leggere l’articolo.
Sono ormai giorni che le voci su una presunta relazione tra Lily Luna Potter e Scorpius Hyperion Malfoy stanno scuotendo il Mondo Magico. In quanto figli di due dei maghi più famosi della nostra epoca, è diritto sacrosanto dei nostri lettori sapere la verità. Il povero Eroe del Mondo Magico si ritroverà per cognato il figlio del noto ex Mangiamorte? Ebbene, pare proprio di sì. Dopo giorni di dubbi e speculazioni, sono finalmente riuscita a scoprire l’arcana verità: i due eredi condividono una splendida villetta nel quartiere di Notthing Hill e sembrano anche piuttosto affiatati. Fonti sicure mi hanno riportato che la ragazza sarebbe incinta di almeno due mesi e la storia è confermata dall’atteggiamento protettivo del rampollo Malfoy (come si può vedere nella foto). Ovviamente, le speculazioni non mancano. Le ha dato un Filtro d’Amore? Ha usato la Maledizione Imperio? Oppure, nella più perversa delle ipotesi, la ragazza ha accettato spontaneamente il corteggiamento del Mangiamorte?  In ogni caso, miei cari lettori, è stato infranto un sacro Tabù. Harry Potter di sicuro non si aspettava un simile comportamento dalla sua adorata figlia e penso di accogliere anche il vostro pensiero quando dico che gli staremo vicino in questo momento difficile. È così tragico che …
Scorpius le strappò il giornale di mano e lo lanciò nel camino, tra le fiamme.
-Hey!- Lily si voltò irritata a guardarlo ma il rimprovero le morì in gola. L’espressione di Scorpius faceva paura e la ragazza poté intuire perché. In tutti quegli anni suo padre e suo nonno erano stati costantemente chiamati Mangiamorte o ex Mangiamorte ma, solitamente, Scorpius era sempre riuscito a non essere appellato nello stesso modo: era solo “il figlio dell’ex Mangiamorte” o “il nipote del famigerato Mangiamorte”. Per la prima volta, invece, veniva apertamente messo sullo stesso livello di suo padre e suo nonno –Scorpius- mormorò posandogli una mano sul petto. Lui non rispose, guardava oltre la finestra e cercava di riconquistare la calma –Non dargli peso- gli disse – è un articolo spazzatura, non ci avrà creduto nessuno. Anzi, ne sono sicura, non ci ha creduto nessuno, altrimenti a quest’ora avremmo ricevuto stormi di gufi dalle nostre famiglie e avremmo la casa circondata-
Si voltò lentamente a guardarla, in silenzio, e aspettò fino a che non credette di essere in grado di parlare senza aggredirla – Non capisci, Lily?- le chiese infine – Non capisci che non importa se è vero o no?- le strinse le spalle tra le mani, costringendola a non distogliere lo sguardo e a non spostarsi – Non gli importerà nulla. L’articolo gli sarà servito solo per prendere in considerazione un lato di questa storia a cui non aveva pensato – Lily si sentì tremare ma era sicura che non fosse lei: erano le braccia di Scorpius che tremavano dalla rabbia – Un figlio da una Traditrice del suo Sangue, da una Mezzosangue, per di più da una Potter!-
Lily sobbalzò, non l’aveva mai visto così simile alle dicerie sui Malfoy; aveva il tono freddo e sprezzante e gli insulti le entrarono dentro come lame affilate. La lasciò andare all’improvviso e quasi ricadde in avanti. Era senza parole, aveva paura. Aveva capito a chi si riferisse e la sconvolgeva il fatto di non averci pensato. Se i suoi genitori (e anche quelli di Scorpius) avrebbero capito che si trattava di un’enorme bufala, cosa avrebbe fatto, invece, Lucius? Automaticamente, si portò le mani al ventre e un pensiero le si formulò nella mente.
Cosa farebbe se fosse vero?
In quella settimana aveva pensato spesso a come sarebbe stata la sua vita insieme a Scorpius, una volta che la comunità magica si fosse abituata a vederli insieme: aveva persino preso in considerazione lo scenario dell’articolo e si era scoperta piena di gioia all’idea. Ma non aveva fatto i conti con Lucius Malfoy.
-Scusa- all’improvviso, Scorpius la prese tra le braccia e la strinse forte –Non volevo farti piangere-
Oh… Non si era accorta di avere le guance bagnate. Ricambiò l’abbraccio a si accoccolò di nuovo tra le sue gambe, la guancia posata all’altezza della sua clavicola – Andrà bene- disse per convincere più se stessa che lui. In fondo, era stata lei a convincerlo a iniziare la loro storia, era sua la colpa se gli succedeva qualcosa. Passarono il resto della serata in silenzio, ognuno prigioniero dei propri foschi pensieri, fino a che non decisero di andare a dormire. Come sempre, dormirono nel letto di Lily, abbracciati, ma la ragazza non chiuse occhio per molte altre ore; ascoltò il respiro profondo di Scorpius e strinse il braccio con cui le cingeva il corpo, desiderando che non la lasciasse mai andare. Quando, finalmente, si addormentò, era molto tardi e l’ultimo pensiero fu che James non si era fatto vedere.
 
Intanto, qualche chilometro lontano da lì, due figure incappucciate s’incontravano nel retro di un pub malfamato di Notturn Alley.
-Guarda un po’ chi torna dalla mamma- disse una voce acuta, con una vena di follia ben udibile –Dovrei ucciderti!- estrasse la bacchetta talmente in fretta che l’altra figura non poté fare altro che alzare leggermente le braccia.
-Se davvero l’avessi voluto, l’avresti già fatto- le rispose una voce strascicata, quasi annoiata – Adesso metti via quella bacchetta, Nicole, e ascoltami-
Nicole Sharizai tentennò, ma alla fine abbassò la bacchetta –Che cosa vuoi, traditore?-
-Suvvia, che bisogno c’è di chiamarmi in quel modo. In fondo, i miei anni ad Azkaban per il Signore Oscuro me li sono fatti-
-Implorando pietà e blaterando di essere stato costretto! Dovevi morire per il Signore Oscuro, Lucius!- scintille rosse si sprigionarono dalla punta della bacchetta della donna, sensibile al suo umore collerico.
-Da morto non potresti usufruire del mio aiuto, Nicole- continuò pacato Lucius Malfoy – Vuoi o non vuoi, ucciderli tutti?- sorrise nell’ombra del cappuccio.
-Certo- Nicole Sharizai non capiva dove volesse arrivare.
-Allora lascia che ti aiuti- la voce di Lucius si fece suadente, s’insinuò nella mente della donna come un serpente nella tana della preda – Ho un conto in sospeso con Potter-
-Harry Potter è MIO!- sibilò la donna facendo un passo in avanti, minacciosa.
-Hai anche già fallito una volta con lui- Un ringhio basso accolse lo scherno del Serpeverde – Ma hai ragione, ti lascerò il piacere di uccidere Harry Potter e tuo figlio. Farò solo in modo di levarti dai piedi quella sudicia Mezzosangue di sua figlia, come suo padre ha l’irritante abitudine di essere sempre in mezzo -
-Perché?- era ancora titubante, ma Lucius capì di averla convinta – Te l’ho detto, ho un conto in sospeso con lei – le allungò una mano – Affare fatto, Nicole?-
La donna la guardò per un attimo, quindi la prese –Abbiamo un accordo, Malfoy, non ti conviene romperlo-
L’uomo non rispose, si limitò a un cenno del capo. Si separarono e con due forti CRACK sparirono.  


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Angolo dell'Autrice.
Eccoci qui! Tranquille non ero sparita, mi stavo solo concedendo qualche giorno di riposo. La storia inizia a farsi preoccupante, vero? Poveri Lily e Scorpius, che mondo crudele. 

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Capitolo 25
*** Rivelazioni e Primi litigi ***


Capitolo 24: Rivelazioni e Primi litigi

Il giorno dopo passò come se nulla fosse successo. Scorpius e Lily non parlarono più dell’accaduto e James non si fece mai avanti, anche se si notava che era di pessimo umore. Sua sorella dubitava che avesse creduto alla storia della gravidanza, tuttavia, era palese dalla foto che tra lei e Scorpius ci fosse qualcosa e James non avrebbe potuto ignorarlo.
-Potter, per l’inaugurazione della Scuola di Specializzazione Internazionale  Congiunta di domani è tutto pronto?- le chiese Shelby mentre attraversavano i corridoi del Quinto Piano diretti al suo ufficio.
-Sì, Signore, questa mattina ho anche avuto un breve incontro con Potter e la sua squadra – si scostò per far passare un funzionario – è tutto pronto-
-Ottimo, speriamo che questa volta non accada nulla- sbuffò. In effetti, ogni evento, dalla sera della Cerimonia, a cui aveva partecipato il Presidente era sempre stato interrotto (magari anche per poco) da qualche imprevisto – è come se qualcuno ci avesse fatto il malocchio-
-Ne dubito, o se così fosse chi ha lanciato la maledizione deve essere davvero un mago o una strega mediocre-
-Speriamo sia come dici tu- intanto erano giunti davanti l’Ufficio e l’uomo aprì la porta, invitandola poi a precederlo e a richiuderla. Si sedettero ognuno ai propri posti e per un attimo rimasero in silenzio – Allora- disse infine il suo Capo – Ho letto il Profeta della sera, ieri-
Lily fece una smorfia – Incredibile cosa s’inventa quello Skeeter* pur di avere una pagina tutta sua sul giornale-
Shelby le sorrise – Non avevo dubbi sulla falsità delle informazioni, tuttavia possiamo girarle a nostro vantaggio- gli occhi dell’Assistente incontrarono quelli del Capo che si sentì per un attimo piccolo sotto quello sguardo – ricordati, dovete usare ogni mezzo per non far capire all’opinione pubblica chi punta veramente la Sharizai- sapeva di chiederle molto, eppure doveva farlo.
Lily rimase in silenzio a lungo. Se avessero alimentato la notizia, Lucius avrebbe potuto partire all’attacco in ogni momento; ma se non eseguivano gli ordini, invece, si sarebbero giocati entrambi la carriera e avrebbero messo in difficoltà il Ministero che si sarebbe ritrovato sommerso da rimostranze per la scarsa qualità della sicurezza.  Non avevano scelta –Sì, Signore –
A Scorpius non piacerà.
Quella sera, dopo cena, si andò a sedere sulla panca della finestra della sala su cui si era seduta la prima notte che aveva passato lì e lo attese. Di fianco a se aveva dei rapporti da leggere ma non ne aveva voglia; il pensiero di come avrebbe reagito Scorpius nell’apprendere gli ordini di Shelby le aveva tolto qualsiasi forza e si limitava ad aspettarlo, guardando fuori. Dopo un’ora, era ancora nella stessa posizione.
-Lily?- la voce di suo fratello giunse dalla cucina, come sempre.
-In sala- gli rispose. Ascoltò i suoi passi e ne distinse anche altri. Si voltò incuriosita a guardare James seguito da Matt e Albus. Perfetto. La delegazione al completo – Ti sei portato i rinforzi, James?- tentò di suonare ironica ma senza troppo successo. L’espressione risentita di lui le fece capire che era stata un po’ troppo minacciosa.
-Vogliamo solo parlarti- le disse il fratello andando a sedersi sul divano lungo.
-E persuaderti- aggiunse Matt, seguendolo. Lily lo fulminò.
-Io sono qui solo perché mi ci avete costretto- puntualizzò seccato Al andandosi a sedere per terra, vicino la sorella che gli sorrise grata. Matt e James non gli sorrisero più per tutta la sera.
-Non siete i miei genitori- sbottò Lily rivolta a entrambi
-No, ma sono tuo fratello maggiore e in quanto tale ho il dovere di dire la mia quando penso tu sia in difficoltà- tentò di essere il meno aggressivo possibile, e la cosa gli costava uno sforzo non indifferente. Il suo odio per Scorpius non si sarebbe mai allentato?
-Io ti conosco, Lily, e penso che tu stia sbagliando- disse semplicemente Matt. La ragazza sbuffò e sollevò gli occhi al cielo.
-Sai, Matt, ancora non capisco cosa ci faccia tu qui- disse Albus, difendendola – Non sei suo fratello e nemmeno un parente, ma immagino che James non abbia trovato nessuno di questi ultimi disponibile a seguirlo in questa sua crociata-
Lily rise perché James aveva assunto un’espressione infastidita, segno che il fratello di mezzo aveva centrato in pieno il problema – Oh, James, sei assurdo- gli disse cercando di smettere di ridere.
-Piantatela- sbottò incrociando le braccia al petto come un bambino testardo – Sono preoccupato per te, Lily, dannazione- La sorella smise subito di ridere e anche Al si mosse sul posto – Oggi sei stata impegnata con Shelby tutto il giorno, immagino tu non abbia prestato orecchio a cosa si dice per il Ministero-
Lily gli piantò lo sguardo addosso – Vero, ma anche se così non fosse non mi interesserebbe-
-Invece dovrebbe!- fu Matt a esplodere per primo – Per tutto il mio turno al pub ho dovuto contenermi per non affatturare ogni singolo cliente che abbiamo servito! Parlavano tutti di te e Malfoy, arrossiresti alla metà delle cose che ho sentito oggi!-
Lily avvampò ma non demorse – Abbiamo fatto un patto, Jamie-
-Questo va oltre il patto, Luna- passò al suo nomignolo senza nemmeno pensarci, era più preoccupato di quanto Lily immaginasse – C’è gente talmente fissata con la nostra famiglia che anche se non ha creduto alla storia della gravidanza, capirà che state insieme – sembrò costargli enorme fatica ammetterlo – e farà di tutto per far sì che le cose cambino- attese un attimo per farla arrivare da sola al concetto finale – Alcuni non esiterebbero a farti del male-
-Non oserebbero fare questo a papà – replicò Al guardando male il fratello. Non approvava che spaventasse così Lily.
-Non devono ferirla fisicamente per farle male- gli rispose James, in tono greve – basterebbe loro prendersela con Malfoy e fare leva sul senso di colpa di Lily. Tutti sanno che ha preso la propensione al sacrificio di papà, porrebbe fine alla relazione se si rendesse conto che sarebbe meglio per lui-
Ha ragione. Pensò Lily con rabbia, lo avrebbe fatto davvero. Un conto era se lei rischiava qualcosa, come per il caso delle minacce di Lucius; ma se era Scorpius la vittima…le vennero i brividi.
Nella sala era sceso il silenzio. Ognuno meditava sulle cose appena dette e tutti la guardavano, in attesa di una sua risposta. Quando arrivò, James e Matt rimasero delusi – In ogni caso – disse passando le dita tra i capelli di Al – non ho altra scelta- li vide far per ribattere e sollevò la mano libera a fermarli – Hai sentito Shelby all’ultima riunione con il Ministro – sperò che capisse, non poteva aggiungere altro davanti a Matt. Le sue preghiere furono esaurite perché James divenne scuro in volto e abbassò lo sguardo, imprecando.
-Non dire idiozie- disse Matt, all’oscuro di tutto.
-Matt…- James gli mise una mano sulla spalla e scosse il capo – è inutile-
Nemmeno Al ci capì, ma intuì che doveva trattarsi di qualcosa di cui non potevano parlare e decise, saggiamente, di non interferire.  Chiuse gli occhi e si lasciò andare alle carezze della sorella che, distratta dai propri pensieri, non si era ancora fermata. Era rilassante per entrambi. Il silenzio fu nuovamente interrotto, ma stavolta dal rumore di una Materializzazione proprio nel giardino posteriore.  Lily sospirò; Al e James la guardarono interrogativi mentre Matt s’irrigidì.
-Lily?- la voce stanca di Scorpius giunse dalla cucina.
-In sala- ripeté per la seconda volta in una sera.
-Giuro che se non me ne andavo, maledicevo qualcu…- si fermò di botto alla vista dei loro ospiti. Il suo sguardo grigio passò su ognuno dei tre e per ciascuno espresse emozioni differenti: una punta di gelosia per Albus, diffidenza per James e astio puro per Matt – Abbiamo visite- disse, infine.
-Stavano per andarsene- aggiunse Lily guardando il fratello maggiore inequivocabilmente.
-No, aspetta- disse Scorpius. Con una decina di passi si portò dall’altro lato di Lily, poco lontano da Al, in modo da poterli guardare tutti e tre contemporaneamente – Direi che è l’occasione perfetta-
Lily lo guardò perplessa, poi capì – Adesso?- chiese lanciando un’occhiata a Matt
-Non penso ci capiterà molto presto di ritrovarci di nuovo tutti insieme, a parte all’inaugurazione di domani a cui però non vorrei dare spettacolo- il suo ragionamento non faceva una grinza.
-Ok- acconsentì infine lei.
-Potter, Albus…Macmillan- era un sorriso malevolo e di trionfo quello che gli passo fulmineo sulle labbra quando pronunciò l’ultimo nome? – Io e Lily ci frequentiamo da una settimana, volevo dirvelo di persona ma non c’è mai stata l’occasione giusta-
Guardarono attentamente le reazioni sui tre volti, soprattutto i due più simili a quello di Lily. Albus, dopo un momento di riflessione, si aprì in un sorriso smagliante, alzandosi da terra –Lo sapevo, ovviamente. Era palese- allungò la mano a Scorpius che la prese sorpreso e si sentì tirare verso il secondo dei Potter per un veloce abbraccio tra maschi, con tanto di pacche sulla schiena – Trattamela bene, Scorpius-
-Farò il possibile- disse lui, un po’ spaesato da una tale accettazione. Guardò Lily ma lei sorrideva radiosa.
Al tornò a sedersi per terra e si lasciò abbracciare dalla sorella – Ti voglio bene- gli sussurrò dolcemente all’orecchio in modo che sentisse solo lui – Anche io- le rispose con un sorriso.
Matt era livido – James spero che proibirai questa follia- ringhiò rabbioso al suo vicino. Quattro paia di occhi fissarono il maggiore dei Potter, in attesa. Si prese ancora trenta secondi per riflettere, senza spostare lo sguardo dal volto di Scorpius e infine sospirò – Tanto qualsiasi cosa io dica, farà comunque come le pare- Lily e Al capirono che era il massimo che poteva concedere loro quella sera e gli sorrisero comprensivi. Lily era al settimo cielo. Si alzò e raggirò il tavolino per posare un bacio sulla guancia del fratello maggiore – Stai tranquillo – gli sussurrò – Andrà tutto bene – sapeva che era una frase con abbastanza potenziale da diventare bugia, ma in quel momento le importava solo che lui capisse quanto lei fosse contenta – Grazie- e quasi le vennero le lacrime agli occhi. Lui le sorrise semplicemente, negli occhi uno sguardo molto simile a quello di un padre che guarda la propria bambina e si rende conto che è cresciuta.
-Grazie, James- tre persone lo guardarono sconvolte quando colsero l’innegabile sincerità ed emozione nel tono di voce. Scorpius Hyperion Malfoy aveva appena ringraziato James Potter dal profondo del cuore. Questa si che era una notizia da Gazzetta del Profeta.
James tentò di ricomporsi – Sì, però questo non significa che non ti ammazzerò in caso me la riporti in uno stato differente da quello attuale- tentò di suonare burbero ma era ancora sorpreso. Scorpius lo guardò serissimo – Se non sarò morto per salvarla-
-Esagerato- lo prese in giro Al. Lily, tuttavia, guardò il Serpeverde e capì che non c’era traccia d’ironia nella sua frase, come lei, pensava a Lucius e a Nicole. Gli prese la mano e la strinse. Non si voltò a guardare, ma sentì Matt alzarsi di scatto e smaterializzarsi. Non le importava.  
-Lo hai fatto apposta, Lily?- la prese in giro James, anche per distogliere l’attenzione dal contatto tra loro due.
-No- disse lei senza ancora distogliere lo sguardo da quello di Scorpius – ma se l’è meritato. Non gli ho mai promesso nulla e gliel’ho ripetuto molte volte -  
Scorpius sbuffò – Ha avuto anche la faccia tosta di affrontarmi in un vicolo del pub-
Al scoppiò a ridere e persino James sghignazzò; Lily, dal canto suo, si infuriò – Ma come osa!- lasciò andare la mano di Scorpius e si voltò verso i fratello – E voi due smettetela di ridere! È anche colpa vostra per non aver mai fatto tutte queste scene quando stavamo insieme- 
James fece una smorfia ma Al scosse il capo – Ah, sorellina, e tu cosa ne sai?- I suoi fratelli lo guardarono sconvolti. Era James quello delle scenate, di solito. Scorpius rise, tra se dovette ammettere che Albus cominciava a piacergli. Un’idea folle gli passò per la mente. Perché non ci aveva pensato prima?
-C’è un’altra cosa che dovreste sapere- disse all’improvviso, prendendoli tutti di sorpresa. Sapeva di dover agire prima che Lily intuisse i suoi piani, per cui non tentennò – Lucius ha usato la Legimanzia su di me poco dopo che ho incominciato a lavorare con Lily e ha scoperto tutto-
-Scorpius!- come previsto, la ragazza gli si avventò contro per farlo tacere. Le bloccò le mani prendendola per i polsi e continuò, guardando fisso i due Potter.
-Inutile dirvi che non approva-  il suo viso si tese – Ha giurato di occuparsi personalmente della faccenda se non le avessi messo un freno – vide il volto di James trasfigurarsi per effetto della rabbia mano a mano che capiva – ho cercato di starle lontano ma è stato tutto inutile –
-L’ho convinto io!- Lily si voltò, disperata, verso i fratelli. Voleva che capissero che non era colpa di Scorpius.
-Con l’uscita dell’articolo, temo che Lucius deciderà di agire prima di quanto avesse previsto – ignorò completamente le rimostranze della ragazza – Vi chiedo di aiutarmi a proteggerla-
James lo guardò con odio puro e anche Al dovette faticare a mantenere un tono neutro quando parlò – Questo cambia molte cose, Malfoy-  A Lily non sfuggì il cambio di nome.
-Non cambierò idea per colpa di quel pazzo- disse convinta, guardandoli tutti e tre e riserbando l’occhiata più risentita al Serpeverde – te l’ho già detto-
Scorpius la ignorò di nuovo, stava guardando James e lui ricambiava.
-Jamie- Al si avvicinò al fratello e gli posò una mano sulla spalla. Gli sussurrò qualcosa all’orecchio e per un attimo sembrò che il maggiore dei Potter si stesse per arrabbiare ancora di più; poi, però, sembrò rassegnarsi all’evidenza, anche se la sua preoccupazione e rabbia erano palpabili.
-Spero che l’idea di perdere tuo nonno non ti dispiaccia troppo, Malfoy-
Scorpius si irrigidì ma non disse nulla. James lo interpretò a proprio modo e senza dire altro, si voltò e se ne andò. Al sospirò – Dategli tempo- si avvicinò alla sorella e le mise un braccio intorno alle spalle – Troveremo una soluzione anche a questo problema, insieme- le sorrise e tentò di fare lo stesso anche verso Scorpius. Si sforzava di nascondere la rabbia solo perché vedeva la preoccupazione che attanagliava il suo cuore anche sul viso del Serpeverde.
-Insieme- disse Lily ma Scorpius non reagì.
-Bene, è meglio che torni a casa- le sfiorò la guancia con un bacio – Ci vediamo domani all’inaugurazione-
-Ci sarai anche tu?- Scorpius si riscosse dal silenzio che si era autompisto.
-Sì, Kingsley mi ha offerto una delle cattedre per cui dovrò esserci-
-Non lo sapevo- Lily era sorpresa. Albus era riuscito ad alleggerire l’atmosfera come voleva.
-Mi ha scritto poco prima che James mi trascinasse qui- sorrise – domani saprete tutto nel dettaglio – Li salutò ancora una volta e poi se ne andò.
-Potevi…-tentò Lily, ma venne interrotta.
-Andiamo a dormire- disse Scorpius. Lily lo guardò, capì che non voleva parlare e, di malavoglia, annuì. Risalirono le scale e si prepararono. Rimasero svegli a lungo, consapevoli l’uno dell’altro ma intenzionati a non rivelarsi. Il loro primo litigio fu così.

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Capitolo 26
*** Diplomatici e Ombre ***


Capitolo 25: Diplomatici e Ombre

La Scuola di Specializzazione Internazionale Congiunta avrebbe occupato uno dei vecchi edifici abbandonati durante la Guerra, e mai ricollocati, in Diagon Alley. Il Ministero aveva speso una fortuna nel rimetterlo in sesto ma gli sforzi (economici e non) avevano certamente portato a risultati più che soddisfacenti. Il magnifico palazzo, poco distante dalla Gringott, era alto quattro piani e tinteggiato di uno splendido bianco che non si sarebbe mai sporcato (una vernice magica di ricetta segretissima); al suo interno si snodavano aule, uffici e, all’ultimo piano, la biblioteca magica più fornita di Inghilterra dopo quella di Hogwarts (probabilmente sono anche le uniche due).  A Lily il progetto era stato subito a cuore e Kingsley l’aveva personalmente coinvolta in molte decisioni. L’idea era di un programma multi didattico grazie al quale i futuri diplomatici o funzionari governativi avrebbero potuto approfondire conoscenze basiche del sistema nazionale (vedi quello sanitario e politico) in modo da massimizzare la loro rendita sul lavoro. Due mesi dopo, si sarebbe aperta una scuola gemella anche in America, nella New York magica, e avrebbe potuto così partire il programma di scambio: studenti e stagisti americani sarebbero andati in Inghilterra e viceversa.  All’inaugurazione furono invitati anche molti rappresentati politici stranieri alle due superpotenze anglofone e il punto centrale dell’intero discorso del Presidente e del Primo Ministro, sarebbe stato quello di convincerli che un programma del genere era di fondamentale importanza e che avrebbe avuto effetti positivi anche nei loro Paesi, se lo avessero attivato. Il compito di Lily, per quel giorno, era di scortare i vari rappresentanti e funzionari nella grande Sala Magna  al pian terreno e collocarli secondo l’ordine che avevano prestabilito in quei giorni; durante una delle riunioni atte proprio a decidere il corretto collocamento di ognuna di quelle personalità, Scorpius aveva avuto un’idea molto interessante. All’inaugurazione avrebbero partecipato anche le figlie del Presidente e quale modo migliore per sottolineare l’interesse al programma dei giovani, se non coinvolgendo le stesse ragazze Holiday? Avrebbe anche giovato all’immagine del Presidente, due figlie che si impegnano per il bene delle Comunità sono sempre ben viste. Kingsley e Shelby avevano tentennato, preoccupati di un eventuale attacco della Sharizai. Lily, Scorpius e James cercarono di convincerli che con il numero di Auror (inglesi e stranieri) presenti in Sala e loro comunque sempre a un passo di distanza, i rischi erano davvero minimi; nemmeno il Presidente e sua moglie furono molto entusiasti dell’idea ma ben presto dovettero cedere tutti alle insistenti richieste delle loro figlie che non vedevano l’ora di rendersi utili. O meglio, Anna era molto contenta di poter aiutare il padre in un progetto così importante, Jessica aveva semplicemente colto al balzo l’occasione per stare vicina a Scorpius e, sospettava Lily, per mettere in atto un contro pettegolezzo che la vedeva come compagna del Serpeverde ai danni della Grifondoro.
Alle due del pomeriggio, gli ospiti iniziarono ad arrivare. Lily aveva sorrisi per tutti e indossava una delle sue migliori vesti da mago.
-Ministro Martinez, bienvenido- il Primo Ministro spagnolo era un uomo affascinante, alto, dai trattati marcatamente meridionali e un sorriso accattivante. La sua elezione, quello stesso anno, aveva fatto scalpore un po’ ovunque perché era davvero giovane, solo trent’anni. In molti, per questo, l’avevano sottovalutato ma Lily conosceva bene l’incredibile ascesa politica che lo aveva portato sul gradino più alto e lo rispettava molto. La cosa sembrava reciproca perché le rare volte che si erano visti, l’uomo era sempre stato molto affabile con lei.
-Ah! Señorita Potter- allargò le braccia nel vederla e la contemplò con un enorme sorriso. Quando le fu vicino la abbracciò e dopo che sciolse la stretta, la tenne comunque per le spalle – Estas bien? Shelby no te hace trabajar muy duro, verdad? * - prendere in giro il suo capo era uno dei passatemi preferiti dello spagnolo, i loro padri erano amici di vecchia data.
Lily rise – Al contrario, Ministro, penso che delle volte sia anche stufo di avermi intorno!- rise anche lui e la lasciò andare – Mi segua- gli disse e lo condusse verso la sua postazione, accano al Ministro italiano e quello francese, nella fila di poltroncine più vicine al palco. I posti d’onore. Si congedò dopo qualche altro scambio di battute, l’umore decisamente migliorato rispetto a quella mattina. Tornò all’entrata e attese il suo prossimo ospite, il Cancelliere tedesco: il ritardo del politico le permise di fare il punto della situazione. Jessica parlava con l’Ambasciatore russo (Figurarsi se quel pezzo di ghiaccio del Presidente si muoveva pensò divertita); Anna accompagnava sorridente quello francese e, notò Lily, chiacchierava nella lingua natia di lui in modo sorprendentemente fluente. James era l’ombra del Presidente Holiday e non esentava da occhiatacce inquisitorie nemmeno gli accompagnatori dei politici con cui si soffermava a chiacchierare quest’ultimo; Andrew e Caleb seguivano a distanza le due Holiday e Ted accompagnava Alyssa impegnata a intrattenere le poche mogli straniere presenti all’incontro. Albus era impegnato in una fitta conversazione con un uomo che non conosceva e suo padre era l’ombra di Kingsley. Lo sguardò di Lily adesso cercava una persona in particolare ma non riuscì a scorgerla da nessuna parte.
-Vedo che il Ministro Martinez è un tuo ammiratore- la voce tagliente di Scorpius giunse da dietro di lei e poco ci mancò che la facesse urlare dalla sorpresa. Sobbalzò ma non si girò verso di lui.
-Oh, sì- rispose, maligna quanto lui – Ho lavorato con lui altre volte – vero ma fino ad un certo punto – e ci siamo sempre trovati molto bene – fece una piccola pausa – sarà che è così giovane- concluse come se niente fosse. Proprio in quel momento arrivò il suo ospite, dandole il vantaggio dell’ultima parola – Cancelliere Shulz, wilkommen- gli si avvicinò sorridente.
-Signorina, Potter- le disse austero in un inglese con un forte accento – è un piacere rivederla-
-Il piacere è tutto mio Cancelliere – notò sua moglie poco dietro di lui – signora Shulz, benvenuta, il viaggio è andato bene?-
-Perfettamente- rispose la donna con un sorriso un po’ più gentile di quello del marito – le vostre Passaporte sono decisamente meno turbolente delle nostre-
Il che è tutto dire. Pensò ma sorrise cordiale – Da questa parte- li invitò a seguirla e li condusse fino alla prima fila, in un posto centrale, vicino a quello francese, a uno da quello spagnolo e due da quello italiano. C’erano delle gerarchie anche tra Stati.
-Canciller Shulz- Martinez si alzò in piedi immediatamente per salutarlo – ben arrivato-
Lily li lasciò alle loro chiacchiere ma prima indicò alla signora Shulz il gruppo di donne che circondava Alyssa; giustamente, immaginava che non volesse sorbirsi troppe chiacchiere politiche. Tornando verso l’entrata passò di fianco a Scorpius che accompagnava la splendida Delfina dei Paesi Bassi: il modo in cui le sorrideva era talmente affabile che Lily si dovette concentrare per non affatturarlo all’istante.
Di cosa ti stupisci? Ti ha restituito il colpo, e con gli interessi da bravo Malfoy.
Anna le si avvicinò e la prese sotto braccio, le piaceva quella ragazza.
-Come fai?- le disse senza smettere di sorridere per evitare che qualcuno notasse che stavano parlando d’altro.
-Come faccio cosa?- le chiese perplessa ma comportandosi alla stessa maniera. Di tanto in tanto salutava con un cenno del capo qualcuno.
-A sopportare come si comporta- le disse in tono che non lasciava spazio a dubbi su a chi si riferisse.
Anna era un’osservatrice molto attenta, l’aveva capito dopo solo pochi giorni che si conoscevano; al contrario della sorella, così diretta e logorroica, lei era silenziosa e paziente. Sospettava che prima o poi avrebbe capito, anche senza l’aiuto dei vari pettegolezzi.
-è il suo lavoro- sollevò leggermente le spalle ma dovette comunque sentirsi la punta d’irritazione che le incrinò la voce – Signor, Marchi- salutò mentre passavano accanto al Ministro degli Esteri italiano.
-Sta solo cercando di farti ingelosire, ho visto come ti guardava mentre accompagnavi il signor Martinez-
Altro punto per Anna, era davvero brava. Infatti, Lily rise – Non ti sfugge proprio nulla, Anna, devo stare più attenta con te- non c’era rimprovero nella sua voce e infatti la ragazza sorrise furbetta.
-Mia madre ha rinunciato a farmi feste a sorpresa quando avevo sette anni per questo, tanto lo scoprivo comunque-
La Grifondoro sorrise – Povera Alyssa- scosse il capo.
-Non preoccuparti per mia sorella- disse all’improvviso, cambiando completamente discorso – le passerà, parla già meno di lui- guardò proprio la diretta interessata che, però, scelse proprio quel momento per riguadagnare il braccio dell’Ambasciatore che stava ancora conversando con la Delfina – anche se temo che riuscirà a mandare all’aria tutte le relazioni diplomatiche di papà, prima – Lily si costrinse a sorridere semplicemente, invece che lasciarsi andare in una risata sincera, non le sembrava molto carino – dovresti fare in modo che riveda quel Macmillan- Anna sollevò il viso verso di lei – prima che si scatenasse l’inferno era riuscito a catalizzare abbastanza bene la sua attenzione –
-Dovrebbe venire stasera- le rispose Lily guardandosi intorno – so che il Primo Ministro ha offerto anche a lui una cattedra –
- Anche?- chiese confusa la giovane
-Mio fratello Albus- precisò allora Lily
-Oh, quello carino- le guance di Anna s’imporporarono.
-Anna, è troppo grande!- la rimproverò bonariamente, come un’amica e le strinse leggermente la mano che le posava sull’avambraccio – inoltre è davvero impossibile come fidanzato, ne ho viste scappare parecchie-
Riuscì a farla ridere. Proprio in quel momento, il Primo Ministro e il Presidente Holiday salirono sul palco e si avvicinarono ai due leggii posti al centro; le persone presero posto e anche Lily e Anna andarono ad occupare le loro posizioni, in piedi, al lato del palco, vicino Jessica e Scorpius. Andrew e Caleb dietro di loro; Alyssa su una poltroncina davanti a loro con Ted vicino.
I due uomini iniziarono il loro discorso e così iniziò la seconda fase del compito di Lily, Anna, Jessica e Scorpius. Avrebbero dovuto osservare, ovviamente senza farsi notare, le reazioni degli ospiti mano a mano che il progetto veniva portato alla luce e spiegato, in modo tale poi da poter riferire e permettere a Kinglsey e Holiday di ribattere con sicurezza a eventuali domande e/o critiche durante il tour dell’edificio e il buffet. Martinez, che durante la sua carriera aveva occupato un posto molto simile a quello di Lily, si voltò proprio verso di lei e le sorrise, consapevole del suo ruolo. La ragazza gli sorrise divertita di rimando, senza guardarlo.
Al termine del discorso, partì un applauso sincero che concordava con quanto osservato dalla ragazza: l’idea era piaciuta e non avrebbero incontrato molte resistenze nel convincerli ad attuarla anche nei loro Paesi.
 Liberi di muoversi, gli ospiti si alzarono e iniziarono a chiacchierare tra loro del progetto: Il Presidente e il Primo ministro raggiunsero il Cancelliere, Martinez, Marchi e il Ministro francese, iniziando un’accesa discussione. Anche Lily e gli altri si mossero. Iniziarono a vagare tra i vari gruppetti di persone per sondare i commenti.
Lily era vicina al gruppo sudamericano quando con la coda dell’occhio notò un movimento all’entrata della sala. Si volse e scorse la fine di un mantello svolazzare oltre l’angolo e sparire. Un ospite troppo impaziente per attendere l’inizio del tour? Si guardò intorno per avvistare qualcuno a cui far notare che si allontanava un attimo, ma erano tutti troppo distanti e impegnati.
Non importa. Non ci vorranno più di cinque minuti.
Uscì dalla sala e si incamminò lungo il corridoio; mano a mano che si allontanava dalle voci il silenzio si faceva più opprimente fino quasi a diventare inquietante. Era tutto illuminato ma si percepiva chiaramente come quel posto fosse ancora del tutto disabitato. Girò l’angolo e vide nuovamente il mantello: stavolta stava entrando in una delle stanze.
-Mi scusi!- affrettò il passo ma la porta si richiuse con un tonfo prima che potesse raggiungerla. Infastidita, si avvicinò e posò la mano sulla maniglia, mentre una sensazione di disagio le stringeva lo stomaco.
Fifona.
-Sto entrando- annunciò spingendo l’uscio e facendosi strada all’interno della stanza buia.
Perché è tutto chiuso? Avrebbero dovuto esserci le veneziane aperte e le tende tirate.
-Signore?- scorse un’ombra più scura delle altre muoversi in fondo alla stanza. La sensazione di disagio si fece più pressante e allungò la mano dentro la manica per recuperare la bacchetta. Non fece in tempo. Un lampo di luce rossa la colpì in pieno, facendola svenire. Cadde scomposta a terra battendo la testa. L’ombra si mosse dal suo nascondiglio per spostarla malamente con un calcio e richiudere la porta in modo da non essere disturbata. Estrasse un piccolo oggetto dalla tasca e mormorò “Portus”: un leggero bagliore azzurrognolo circondava la neonata Passaporta. L’ombra si piegò su Lily e la prese malamente per il colletto della veste, quindi attese che la Passaporta si attivasse e li facesse sparire entrambi, senza nemmeno un rumore.

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Angolo dell'Autrice.
Bentrovati a tutti! Per questo capitolo ho cercato di essere un po' più narrativa e limitare i dialoghi, mi ero accorta che erano praticamente l'80% degli ultimi capitoli =D Spero vi piaccia comunque! *traduzione: Stai bene? Shelby non ti fa lavorare troppo, vero?

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Capitolo 27
*** Bacchette e Tour ***


Capitolo 26: Bacchette e Tour

Nel frattempo, nella Sala Magna, gli ospiti continuavano a chiacchierare ignari di tutto. Fu Albus il primo ad accorgersi della mancanza di sua sorella. La cercava per presentarle un suo amico, un ex Guaritore ora Responsabile sanitario del suo Paese ma non riusciva a scorgerla da nessuna parte. Si scusò e si fece largo tra la folla fino ad avvicinare James.
-Hai visto Lily?- parlò a bassa voce
James scosse il capo senza smettere di tenere d’occhio il Presidente – Prova vicino al Ministro Martinez, so che apprezza molto conversare con lei-
-Ci sono passato accanto venendo da te- la voce di Al iniziò a velarsi di preoccupazione – non c’era-
James, finalmente, spostò su di lui lo sguardo –Cosa significa che non c’era?- gli chiese tagliente
-Esattamente quello che ho detto, James-
-Hai provato con Malfoy?-
-è il prossimo- detto questo si allontanò e andò alla ricerca del Serpeverde.
Lo trovò impegnato a chiacchierare con la Delfina dei Paesi Bassi e l’Ambasciatore belga. Gli fece cenno ma quello gli rispose con un’occhiata di attendere un attimo. Lo aspettò impaziente per cinque minuti e quando, finalmente, lui gli si avvicinò, era ufficialmente preoccupato.
-Sai dov’è Lily?- gli chiese a bruciapelo continuando a guardarsi intorno
-Non è con Martinez?- chiese sprezzante
-Perché pensate tutti che sia con quell’uomo?- disse Al, per un attimo spazientito, poi si riprese – E comunque non è con lui. Volevo presentarle un mio amico ma non riesco a trovarla da nessuna parte- incrociò lo guardo con quello di Malfoy e vide preoccupazione – Sarà sicuramente da qualche parte- si affrettò a precisare – Non preoccuparti- Ma fu come parlare a un sordo. Scorpius si allontanò da lui senza dire una parola e iniziò subito a guardarsi intorno con finta naturalezza, avvicinando persone fidate a cui chiedere informazioni. Albus lo seguiva. In poco tempo riuscirono a ricostruire i movimenti della ragazza e scoprirono che non era rimasta a lungo nella Sala. L’Ambasciatore francese in Inghilterra, molto amico di Scorpius, gli disse di averla vista uscire appena cinque minuti dopo che era finito il discorso e di non averne notato il ritorno. Albus lo ringraziò e trascinò Scorpius, apparentemente in uno stato di apatia, verso un punto della stanza un po’ più riparato da orecchie indiscrete.
-Dove può essere andata?-
Scorpius non rispose.
-Scorpius?-
Ancora nessuna risposta.
-Malfoy!- sibilò.
Finalmente il ragazzo sollevò su di lui lo sguardo. Era già sconvolto e ancora non sapevano se le era effettivamente successo qualcosa. Fantastico, pensò Albus. Tuttavia doveva ammettere che ormai avrebbe già dovuto fare ritorno, erano quindici minuti che era assente.
-Facciamo così- Scorpius prese improvvisamente in mano la situazione – tu andrai a cercarla, io non posso muovermi da qui – il tono era carico di frustrazione. Avrebbe voluto cercarla personalmente – Pierre ha detto di averla vista andare verso destra, apri ogni porta che trovi, Albus, non saltarne nemmeno una-  Albus annui – se qualcuno chiede di te o di lei mi inventerò una scusa-
Al non attese altro e si dileguò lasciando Scorpius da solo. Cercò in tutti i modi di calmarsi e convincersi che c’era sicuramente un motivo più che valido che giustificasse la sua assenza prolungata, ma non riusciva a scacciare una sensazione opprimente che gli stava attanagliando lo stomaco. Indossò la maschera del perfetto ambasciatore e riprese le sue mansioni, la testa completamente altrove. James fu il primo ad accorgersi che c’era qualcosa che distraeva il Serpeverde, non rispondeva con il solito tono. La seconda fu Anna che pilotò il padre, con abili parole, verso il gruppetto con cui stava chiacchierando Malfoy, permettendo così a James di poter parlare con lui senza allontanarsi da Alec.
-L’avete trovata?- gli chiese.
-No- fu la lapidaria risposta.
Anna ascoltava, in disparte.
-Dov’è Albus?-
-A cercarla, Pierre Dubois l’ha vista uscire dalla sala più di un quarto d’ora fa-
Scorpius fu interpellato nella conversazione e dovette troncare quello scambio di battute. Sentiva lo sguardo di fuoco di James sulla schiena e percepiva la silenziosa accusa che gli riversava addosso: non l’aveva protetta.
C’è sicuramente una spiegazione.
Illusioni, era successo qualcosa. Lo sentiva.
Non sarebbe potuto entrare, nessuno dei due avrebbe potuto!
Ma un modo, volendo, c’era. Gli venne in mente solo adesso: c’era una falla nel loro piano di sicurezza. Ignorando per un attimo tutto il buon senso che il caso avrebbe richiesto, si voltò a guardare James, pallido in volto. Con le labbra, gli sillabò due semplici parole: Pozione Polisucco. Il maggiore dei Potter scosse appena il capo e indicò con un dito verso l’entrata dell’edificio, dove erano stati piazzati i detector oscuri. Scorpius per un attimo credette che avesse ragione ma poi capì. Avevano posizionato i detector solo quella mattina, quando avevano dovuto far entrare il servizio di catering e gli operai per gli ultimi ritocchi ma per tutta la settimana precedente l’entrata era rimasta indifesa per colpa di un ritardo nella consegna dei sensori.
-Scusatemi- disse rivolto ai suoi interlocutori. Con il cuore in gola, fece il giro del gruppetto e finse di avvicinarsi a quello vicino in modo da essere accanto a James e dargli le spalle allo stesso tempo. Gli mormorò a mezza bocca tutto quello che aveva appena pensato e a ogni parola vide il suo volto farsi sempre più pallido e la sua mascella contrarsi dalla rabbia. Si ricordò che era stato proprio James a lamentarsi più di tutti del ritardo con cui erano state montate le misure di sicurezza. Lui la falla l’aveva vista prima di chiunque altro.
-Permesso- la voce di Albus, di ritorno dalla sua ricognizione, li fece voltare entrambi. Lo sguardo del Guaritore non prometteva nulla di buono.  Quando li vide, fece loro cenno di allontanarsi leggermente dal gruppo del Presidente e li attese in uno spazio vuoto, non troppo lontano, per evitare che James perdesse di vista il politico.
-L’hai trovata?- chiesero subito entrambi
-No- il volto di Al era teso – ma ho trovato qualcos’altro- infilò una mano nella tunica e ne estrasse una bacchetta. James la riconobbe subito ed emise un gemito. Scorpius la fissò così intensamente che Al credette che cercasse di farla parlare.
-Dove?- disse con tono gelido, da far venire i brividi
-In una delle Aule, a due corridoi da qui. Era al buio, contrariamente alle altre- li guardò – Questa non è un’improvvisata, qualcuno ha organizzato la cosa-
James annuì – Adesso non ci sono dubbi, hanno approfittato del ritardo nell’arrivo dei sensori, se non ne sono la causa, e si sono introdotti di notte. Un po’ di Pozione Polisucco per non attirare l’attenzione ed è fatta – strinse le mani a pugno – Dobbiamo avvisare papà- guardò Scorpius – dobbiamo dirgli chi ci potrebbe essere dietro-
Scorpius lo guardò e per un momento rimase in silenzio – No- sollevò una mano per frenare le proteste di entrambi – non sappiamo se è stato mio nonno, potrebbe benissimo essere opera della Sharizai –
James non sembrava molto d’accordo per cui intervenne Albus – In effetti non possiamo provare che è stato Lucius, James, e se la notizia dovesse diffondersi potrebbe influire negativamente sul lavoro di Scorpius e al momento Kingsley non può permetterselo-
James annuì con riluttanza quindi si mossero nuovamente tutti e tre, riavvicinandosi al gruppo. Albus affiancò il padre e gli sussurrò all’orecchio le notizie. Harry James Potter guardò suo figlio come per accertarsi che non lo stesse prendendo in giro ma quando vide la sua espressione preoccupata capì che era fin troppo serio. Si voltò verso Kingsley e con una semplice occhiata gli fece capire che avevano un problema, e grosso.
-Presidente, Cancelliere, se volete scusarmi dovrei riferire con il mio Capo Auror per l’organizzazione del tour- i due politici annuirono e sorrisero a Harry che cercò di ricambiare – Malfoy, vieni con me se non ti dispiace e anche tu, Albus- la voce profonda e rassicurante del Primo Ministro inglese non tradiva alcuna emozione. Il piccolo gruppo si fece largo tra le varie persone, sorridendo e salutando chi gli si rivolgeva, per poi uscire dalla sala ed entrare in una stanzetta adiacente.
-Ditemi- ordinò subito il Primo Ministro non appena la porta si fu chiusa alle loro spalle.
Albus raccontò a lui e al padre la storia per intero e come prova mostrò la bacchetta di Lily. Harry la prese tra le mani e come aveva fatto Scorpius, la fissò a lungo.
-La Sharizai?- chiese senza distogliere lo sguardo da quel semplice pezzetto di legno.
-Chi altri?- chiese Albus con disinvoltura.
Harry guardò Scorpius da sopra gli occhiali rotondi in un modo che ad Albus ricordò quello del suo omonimo nel quadro in camera di Lily.
-Lei sa?- Scorpius guardava Harry, sconvolto.
-Ovviamente- sorrise, ma era un sorriso tirato.
-Lucius, quindi- disse Shacklebolt, dando prova di essere a conoscenza anche lui di tutto.
-Non possiamo esserne sicuri- disse Scorpius con voce strozzata.
-Nemmeno tu credi ai tuoi dubbi, Scorpius- gli rispose gentile Harry.
È vero. Nemmeno lui ci credeva. Inoltre, avrebbe preferito che il signor Potter gli urlasse addosso al posto di parlargli così gentilmente per fargli caprie che sapeva che non era colpa sua. Ma è colpa mia! Lucius era suo nonno, certo che era colpa sua. Incredibilmente, si ritrovò a sperare che James lo sfidasse come ai tempi della scuola: una rabbia del genere l’avrebbe saputa gestire molto meglio della pacata comprensione di Harry Potter.
-Inizieremo il tour in anticipo- riprese l’Auror – e ne approfitteremo per setacciare l’intero palazzo alla ricerca d’indizi- guardò il figlio – visto che guiderai le visite alle Aule del secondo piano, quella zona sarà di tua competenza, Al-
-Va bene- rispose.
-Scorpius, so che tu invece guiderai le visite alla biblioteca- il ragazzo annuì – ti occuperai di quella parte-
-Credi che troveremo qualcosa?- gli chiese Kingsley.
-No- ammise l’Auror – ma non voglio rimanere con le mani in mano. Avvertirò anche Ron per vedere se Nicole incontrerà nuovamente Lucius-
-Cosa?- Albus e Scorpius erano allibiti. I due adulti li guardarono rendendosi conto di essersi lasciati scappare troppo.
-Non è importante adesso, andate- ordinò il Primo Ministro
-Ma…- fecero entrambi.
-Adesso!- s’impose l’ex membro dell’Ordine della Fenice.
I due ragazzi protestavano ancora mentre uscivano, seguiti a ruota dall’Auror e dal Ministro.  La loro assenza era stata notata perché quando rientrarono, li guardarono in molti.
-Signori, signore- annunciò Kingsley sulla soglia – è giunto il momento del tour!- sorrise a tutti – In base alla zona che visiterete, avrete una guida, per cui una per ogni piano più una per i sotterranei –
Matt, arrivato mentre loro non c’erano, si fece largo tra la folla. Avrebbe condotto le visite nei sotterranei, dove si sarebbero tenute le lezioni e le ricerche di Pozioni.
Albus, semi nascosto dietro il padre e il Primo Ministro, si rivolse a Scorpius – So che l’idea non ti fa impazzire- sussurrò per non farsi sentire – ma dovremmo avvisare anche Matt, James dovrà seguire il Presidente e non sarà libero di muoversi.-
Scorpius rimase un attimo in silenzio quindi si limitò ad assentire, stupendo Al. Pensava di dover insistere un po’ di più ma a quanto pareva il Serpeverde era preoccupato al punto di mettere da parte le sue gelosie. Da quando gli aveva raccontato di Lucius, Albus non faceva altro che rimuginare su una questione: cosa significava che “se ne sarebbe occupato lui”? I possibili scenari gli avevano dato gli incubi per tutta la notte.
-Scorpius…- mormorò prendendo coraggio. Doveva sapere –cosa le farà?-
Il Serpeverde si voltò a guardarlo, l’espressione fredda di chi si rassegna al peggio, negli occhi un dolore che valse come mille risposte. Al dovette reprimere un conato di vomito. Dovevano trovarla, e subito.
Lily.Fu il pensiero di entrambi prima di essere investiti nuovamente dalla realtà e iniziare il giro.


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Angolo dell'Autrice.
Ricordatevi che vi voglio bene e che non desidero la mia morte prematura u.u

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Capitolo 28
*** Ritrovamenti e Marchi ***


Capitolo 27: Ritrovamenti e Marchi

Lily si risvegliò poco dopo la fine di quella conversazione tra Albus e Scorpius, in una stanza quasi del tutto al buio con le finestre oscurate dalle veneziane e da pesanti tende in velluto. Aveva un forte mal di testa e, toccandosela, si rese conto di perdere sangue da una ferita: doveva averla battuta davvero forte. Mosse un passo e andò a sbattere con il ginocchio contro qualcosa.
-Luce- disse e subito infilò la mano nella manica della veste per cercare la bacchetta. Con orrore, notò che non c’erano più alcuna veste e bacchetta. Si toccò e rabbrividì. Qualcuno l’aveva spogliata e rivestita con quella che sembrava una sontuosissima camicia da notte. In ogni caso, era prigioniera. L’idea la travolse come un secondo Schiantesimo facendola barcollare; cozzò contro qualcosa e si lasciò scivolare per terra. Un gemito le sfuggì dalle labbra quando si piegò sul fianco, si tastò e scoprì una zona livida. Qualcuno l’aveva presa, ma chi? Lucius? Nicole? Un invasato fan di suo padre? Quest’ultima possibilità era la meno probabile. Pensare le faceva dolere la testa in maniera quasi insopportabile. Il buio era fitto ma ora che aveva gli occhi aperti da un po’, le sembrava di riuscire a scorgere qualche forma, anche grazie alla flebile luce che entrava dai bordi delle finestre, dove né le veneziane, né le tende, riuscivano ad arrivare. Rimase in quella posizione a lungo e ben presto iniziò a scivolare in uno stato di dormiveglia che la sfiancò ancora di più; la stanza dava l’impressione di essere abbastanza grande ma completamente isolata, non riusciva a sentire nessun suono proveniente da fuori. Per un po’ si sentì perduta, pianse e si prese la testa tra le mani sporche del suo stesso sangue. Sarebbe morta lì? Sarebbe stata torturata? Poi, piano piano, iniziò a prendere coraggio. Lei era Lily Luna Potter, figlia dell’Eroe del Mondo Magico e nipote di altri due Eroi; una Grifondoro che aveva combattuto con i denti e con gli artigli per farsi valere per quello che era e non per il cognome che portava; una donna che aveva avuto il coraggio di sfidare lo status quo e dichiararsi al ragazzo che amava da anni, nonostante fosse un Serpeverde e un Malfoy.  Non poteva arrendersi senza nemmeno combattere.
Non ho la bacchetta.
I Babbani riescono a risolvere molte situazioni brutte senza l’uso della magia e zio George le aveva insegnato quei trucchi con la serratura. Inspirò a fondo, pentendosene non appena il fianco ricambiò con una fitta acuta; aggrappandosi a quello che aveva alle spalle (La colonna di un letto a baldacchino?) si rialzò a fatica e iniziò a camminare alla cieca. Fece l’intero giro della stanza, andando spesso a sbattere contro mobili che non aveva visto in tempo, e si rese conto che l’avevano messa in una camera da letto, abbastanza grande da contenere due stanze uguali alla sua in Grimmuld Place (il che era tutto dire). La porta era in legno spesso, molto liscio, intarsiato in più punti: roba di classe. Sempre tentoni, ci s’inginocchiò davanti e iniziò a ispezionarla con le dita, come un cieco che studia la fisionomia di un volto nuovo. Assomigliava a quelle vecchie serrature di Hogwarts ma il ferro non era molto rovinato per cui era stata rifatta da poco o era incantata. Sperò vivamente nella prima opzione. Si tastò i capelli e con un rantolo di felicità si rese conto che non le erano state strappate le due forcine che aveva messo quella mattina per tenere alcune ciocche lontane dal viso. Iniziò allora a forzare la serratura, cercando di ricordare gli insegnamenti di zio George e anche di scacciare un pensiero che si era appena formulato nella mente.
Non ho la bacchetta, non posso Smaterializzarmi, né difendermi.
Avrebbe trovato un modo, ne avrebbe rubata una se fosse stato necessario.
Papà…
Le forcine giravano a vuoto e la frustrazione cresceva.
Mamma…
La punta di una delle due si ruppe e una lacrima cadde sulla guancia di Lily.
Jamie, Al…
Continuò a provare, più per disperazione che per coraggio, ma invano.
Scorpius…
Passi non lontani dalla porta la spaventarono. Con un balzo si allontanò velocemente e andò a sbattere contro il bordo del letto, caracollandoci sopra con un grido sorpreso. Il rumore di un mazzo di chiavi giunse nitido alle sue orecchie, così come lo scatto secco della serratura quando la chiave corretta vi girò dentro. La porta si spalancò e una luce accecante le ferì gli occhi.
-Cosa fai, ti nascondi?- una voce la schernì per poi ridere, una risata simile a un latrato.
Lily abbassò lentamente le braccia con cui si era coperta il viso e pian piano si abituò alla luce, iniziando a distinguere i particolari. C’era un uomo sulla soglia della porta con una lanterna in una mano e una bacchetta nell’altra – Chi sei?- cercò di suonare autoritaria ma la voce le uscì simile a un cinguettio spaventato scatenando un’altra risata nel suo aguzzino.
-Non ti deve interessare, bambolina- fece un passo in avanti e richiuse la porta – Non staremo insieme molto ma fidati, sarà indimenticabile- rise ancora e stavolta le fece venire i brividi.
Fu attento a tenere sempre la lanterna all’altezza del suo viso così da non renderglielo riconoscibile.
-Mi ucciderai?- stavolta la voce le uscì ferma e dura.
-Ucciderti? Sei matta?- ancora quell’odiosa risata – Ucciderebbero ME se ti facessi fuori, bambolina- Lily intuì che le stava sorridendo per scherno – Sono qui per renderti…-fece finta di cercare le parole adatte – un interessante bigliettino da visita- Rise con un sadismo che la fece arretrare sino all’angolo più lontano del letto, in trappola. Le venne da implorarlo ma ingoiò le parole, troppo orgogliosa anche in quel momento per un gesto del genere. Se fosse morta, almeno non avrebbero potuto raccontare che aveva implorato per avere salva la vita.  Un secondo Schiantesimo la mise nuovamente fuori combattimento e quando si risvegliò era sdraiata su un prato, all’aperto, tra due edifici: la luce del tramonto l’accecava ma non aveva nemmeno le forze per alzare un braccio e ripararsi gli occhi. Tentò di muoversi ma ogni fibra, muscolo e nervo del suo corpo si rifiutò di obbedire agli impulsi inviati dal cervello. Allora rimase lì, chiuse gli occhi e cadde ancora una volta in un profondo baratro di oscurità.
 
Alla Scuola, gli ospiti se n’erano andati ormai da ore ma alcuni non avevano ancora lasciato l’edificio: la famiglia Potter, il Primo Ministro, gli Holiday (compresa una riottosa Jessica), Andrew, Caleb, Ted, Matt e Scorpius erano rimasti a controllare ancora e ancora e ancora ogni singolo angolo. La frustrazione aveva iniziato a farsi sentire ore prima e Albus aveva dovuto trattenere più volte Matt per evitare che si scagliasse contro Scorpius, taciturno e gelido. James era silenzioso quanto il Serpeverde e per una volta sembrava guardarlo non con odio ma con comprensione: mano a mano che il tempo passava, Al si era reso conto che il fratello prendeva coscienza del dolore di Scorpius e lo riconosceva come legittimo.
-Basta- disse Harry quando si ritrovarono per l’ennesima volta nel grande androne – è inutile, qui non c’è- Ginny, giunta poco dopo che se n’erano andati gli ospiti, gli si aggrappò al braccio, distrutta.
-No- le voci straziate di James e Scorpius si levarono contemporaneamente, non volevano andarsene –papà ti prego, ancora una volta…magari non abbiamo guardato bene da qualche parte- James implorava. Al distolse lo sguardo; per tutto il pomeriggio aveva custodito la bacchetta di Lily come se fosse sicuro che l’avrebbe portata da lei.
-Riprenderemo domani- proseguì Kingsley – adesso siamo tutti stanchi, rischia di sfuggirci qualcosa-
-Andatevene se volete- Scorpius li stava guardando tutti con rabbia – io non andrò a dormire sapendola chissà dove!-
– Scorpius-  Ginny lo chiamò dolcemente ma lui non si voltò a guardarla – Scorpius- sua madre si allontanò dal padre e raggiunse il Serpeverde. Gli prese con delicatezza le mani tra le sue e le strinse per fargli coraggio – La troveremo- disse – La riporteremo a casa- aggiunse con convinzione. Scorpius sollevò su di lei lo sguardo grigio e crollò. La somiglianza tra lei e Lily era impressionante. Annuì.
Albus e James lo raggiunsero e gli posero una mano sulla spalla; Ginny gli lasciò le mani e guardò i suoi figli Smaterializzarsi con lui.
-Andiamo anche noi- Ted raggiunse la famiglia Holiday insieme a Caleb e Andrew e si Smaterializzarono.
-Domani- disse Harry guardando Matt e Kingsley
-Domani- risposero loro prima di scomparire.
-La troveremo- ripeté Ginny, come un mantra.
-Ad ogni costo- aggiunse Harry per poi prenderle la mano e guidarla nella materializzazione fino a casa.
 
Albus, James e Scorpius ricomparvero nel giardino posteriore tra le due case. Per un momento rimasero tutti e tre fermi a guardare il sole che spariva definitivamente dietro le case dall’altro lato della strada, poi Albus si voltò per entrare in casa e rimase paralizzato dall’orrore.
-Lily!- urlò correndo in avanti.
-Al?- James e Scorpius si voltarono credendo di vederlo impazzire ma quello che invece si parò davanti ai loro occhi era anche peggio.
Lily era riversa sul terreno, priva di sensi. James, in due passi veloci, le fu accanto – Lily!-
-Al…-James era semplicemente terrorizzato – quello è…-
-Portiamola dentro- tagliò corto il Guaritore assumendo il tono professionale – subito- aggiunse quando vide James ancora fermo, mentre lui era già in piedi e si stava chinando per prenderla in braccio.
Scorpius uscì dal temporaneo stato di shock in cui era caduto e corse in avanti per aprire la porta sul retro e accendere le luci della cucina e della sala – Mettila sul divano- la sua voce sembrava venire dall’oltretomba.  Albus e James lo superarono di corsa; stava per raggiungerli quando si sentì un forte CRACK provenire dal giardino. Gli Holiday e gli Auror erano arrivati.
-Che succede?- Ted capì al volo che c’era qualcosa che non andava.
-L’abbiamo trovata- si limitò a dire Scorpius prima di sparire dietro a James.
Al, intanto, aveva adagiato Lily sul divano della sala. Sua sorella indossava una camicia da notte di pregiatissima fattura, strappata però ovunque, tanto che nel posarla, uno squarcio si era aperto maggiormente lasciandole scoperto un seno. James la coprì immediatamente.
-Non sembra ferita- disse dopo essersi ripreso dalla vista – però...- sembrò voler aggiungere qualcosa ma James gli strinse il braccio: non voleva sentire altro.
-Porta via gli Holiday, Ted- disse James, funereo.
-Ma…- Anna voleva rimanere con Lily.
-Vai- le disse Al, cercando di suonare dolce – non vorrebbe che tu la vedessi così-
La madre la prese con delicatezza per le spalle e la pilotò fuori. In sala rimasero Al, James e Scorpius. Il Guaritore iniziò subito a esaminare sua sorella con malcelata impazienza e tensione, come se si aspettasse che a ogni lembo di camicia scostato, saltasse fuori qualcosa di terribile.
-Allora?- Scorpius ruppe il silenzio e il tono fu tale da far sollevare lo sguardo dalla sorella ad Al.
-Ha alcuni lividi, uno sul fianco e altri tre tutti concentrati sul torace – lo vide contrarre la mascella e affilare lo sguardo – ho visto questo genere di schema – indicò i lividi sul torace – in persone colpite ripetutamente da Maledizioni di media entità – ringraziò la sua formazione di Guaritore, non avrebbe retto a quella vista senza – Quando provocano lividi e non lacerazioni vuol dire che sono state eseguite da una strega o un mago non troppo capaci ma comunque abbastanza motivati da lasciare segni visibili… –“Devi volerlo, Potter”, così aveva detto Bellatrix a suo padre quando l’aveva inseguita dopo la morte di Sirius. O almeno così aveva letto in qualche biografia.
-Al- James era chino sulla sorella, dall’altra parte del divano, e gli indicava una macchia scura nell’interno del suo braccio sinistro – cos’è?- era l’origine del sangue che aveva visto poco prima.
-Vediamo subito- studiò la manica della camicia e decise che era troppo stretta per sollevarla oltre il gomito. Estrasse la bacchetta e la tagliò per una ventina di centimetri, fino a esporre il braccio. Le prese delicatamente il polso e il gomito, sollevando e girando l’arto: quello che videro li sconvolse.
-Quello è…-James non voleva crederci.
-Il Marchio Nero- Scorpius aveva gli occhi spalancati e l’espressione di chi si sarebbe aspettato tutto, tranne quello – quello stronzo l’ha fatta marchiare!- urlò e una lampada sul tavolino tra le poltrone esplose.
-Calmati, Scorpius- Al ritrovò la voce e tentò anche di riprendere le redini della situazione – Ovviamente non è il vero marchio, quello viene impresso con un Incantesimo specifico, questo invece – studiò più da vicino il braccio della sorella – è stato inciso con un altro tipo di Incantesimo, molto simile a quello che usavano per stregare le vecchie penne punitive- fece comparire un panno sterilizzato e dell’essenza di dittamo per iniziare a ripulire e curare la ferita.
-Riuscirai a non farle rimanere la cicatrice?- James espresse il dubbio di tutti e tre.
Albus esitò – Un giorno ho chiesto a papà perché non fosse andato da un Guaritore a farsi curare le cicatrici che ha sul polso – Scorpius non capì di cosa stesse parlando ma James annuì – mi disse che era un monito del passato, un modo per non dimenticare ma non gli credetti fino in fondo… – fece colare delle gocce di dittamo sulla ferita che subito iniziò ad apparire vecchia di qualche giorno – Feci delle ricerche e scoprii che le penne punitive erano state messe al bando quando si capì che i segni lasciati sulla pelle dei ragazzi non sarebbero più andati via. Ci avevano provato, ovviamente, ma nessun Guaritore da allora, è riuscito a trovare un rimedio.-
Il silenzio cadde nuovamente sulla stanza lasciando che le parole di Albus facesse effetto. Ognuno di loro pensava all’orrore che avrebbe dovuto affrontare Lily una volta che avesse scoperto cosa le avevano marchiato sul braccio e la valanga mediatica che l’avrebbe sommersa se la notizia fosse trapelata. Al le fasciò la ferita con delle garze pulite rimuginando su tutto questo, poi passò ai lividi: fece comparire un altro unguento e iniziò a trattarli. A un certo punto, sentirono un gemito e tre paia di occhi si posarono sul volto Lily. Scorpius e James si inginocchiarono ai lati di Albus.
-Lily?- la chiamò quest’ultimo con voce tremante.
Il respiro della ragazza si fece meno profondo, stava uscendo dallo stato d’incoscienza.
-Luna…- James si sporse oltre Albus per prenderle una mano e stringerla con delicatezza – Siamo qui, sei al sicuro-
La sorella si mosse appena ma una smorfia di dolore si dipinse sul suo viso. I lividi dovevano darle parecchio fastidio.
-Lily- la voce di Scorpius tremò e così anche la sua mano che, lentamente, si posò sulla sua fronte. La ragazza, forse nel sentire il tocco o la voce, riaprì lentamente gli occhi; sbatté le palpebre per abituarsi alla luce e si guardò intorno, spaesata. Spostò lo sguardo sui fratelli e infine su Scorpius.
-Mi avete trovata- disse praticamente senza voce.
-Sempre- mormorò Scorpius.
-L’ho già sentita- lo prese in giro cercando di sorridere. Al e James ridacchiarono e persino Scorpius si lasciò andare a un sorriso tirato.
Ci sarebbe stato tempo per le domande e le risposte ma ora, in tacito accordo, rimasero semplicemente così, insieme. Chi l’avrebbe mai detto.

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Capitolo 29
*** Manor e Vendette ***


Capitolo 28: Manor e Vendette

Lily, ancora troppo stanca, si addormentò nuovamente nell’arco di qualche minuto e ben presto fu imitata anche dai suoi tre angeli custodi. James e Albus si spartirono le poltrone mentre Scorpius rimase per terra, accanto a Lily, senza mai lasciarle la mano. A notte fonda, quando ormai erano tutti nel più profondo dei sonni, Scorpius si svegliò. Aveva avuto un terribile incubo che non si allontanava di molto dai fatti realmente accaduti. Guardò il volto di Lily e poi, senza volerlo, si ritrovò a fissare la benda bianca che Albus le aveva applicato al braccio. Ancora non le avevano detto cosa le avevano fatto ma il Serpeverde sapeva che lei stessa avrebbe preteso di sapere, il mattino dopo. Per quanto terrorizzata, stanca e scossa, avrebbe voluto essere messa al corrente di tutto.
Scorpius era dilaniato dai sensi di colpa. Sentiva che era opera di suo nonno e non di Nicole, e per questo si dava addosso ancora più duramente. Se non avesse ceduto al fascino e all’amore di Lily, tutto questo non sarebbe mai successo. Avrebbe dovuto continuare a guardarla da lontano, limitarsi a quei brevissimi incontri che avevano caratterizzato il loro periodo a scuola. Per quanto quei pochi giorni che avevano passato insieme fossero stati i più belli della sua vita, sapeva di averle tenuto nascosti dei pensieri e delle preoccupazioni che l’avrebbero innervosita. Tuttavia, ogni suo timore si era fatto concreto nel peggiore dei modi. Che cosa doveva fare, adesso? Avrebbe avuto senso lasciarla e tornare come il figliol prodigo pentito da Lucius? Sarebbe servito a tenerla al sicuro? Era possibile, ma non del tutto sicuro.
James parlò nel sonno, parole incomprensibili ma che dirottarono i pensieri di Scorpius verso altre soluzioni. Ormai quello che era fatto era fatto, non poteva cambiarlo. Lily avrebbe dovuto convivere con quella cicatrice per il resto della sua vita, come Draco aveva fatto prima di lei. Quello che rimaneva a Scorpius era una sola cosa, oltre a lei: la vendetta. Avrebbe fatto uscire Lucius Malfoy dalle scene per sempre e non dubitò nemmeno un istante dell’appoggio dei due Potter, una volta che li avesse informati delle sue intenzioni. Dallo sguardo che James aveva solo qualche ora prima, aveva capito che nulla lo avrebbe fermato dal vendicare la sorella; per quanto riguardava Al, pensò mentre spostava lo sguardo proprio su di lui, avrebbe fatto qualche storia ma poi avrebbe accettato di partecipare senza voltarsi indietro. Lo aveva visto combattere alla Cerimonia, era bravo quanto suo fratello.
-Scorpius…- la voce impastata di Lily lo sorprese. Si voltò a guardarla costringendosi a sorridere. Se capiva cosa gli ronzava in testa, avrebbero litigato ancora e il solo pensiero lo faceva rabbrividire.
-Cosa ci fai sveglia?- le strinse con delicatezza la mano che teneva ancora saldamente racchiusa tra le sue – Dovresti riposare-
-Continuo a sognare una stanza…- gli disse, gli occhi ora spalancati – è una stanza enorme, buia…alle finestre ci sono enormi tende di velluto e pesanti veneziane che non fanno passare un briciolo di luce…- tossì.
-è la stanza in cui eri…-cercò la parola meno dura – trattenuta?- non rendeva per niente l’idea ma non voleva turbarla troppo. Sussurravano, per non svegliare James e Albus.
Lily annuì – Sì, ne ho un ricordo vivissimo, nonostante il buio – respirò profondamente e poi continuò – c’era un grande letto a baldacchino e poi mobili pesanti alle pareti – il respiro le crebbe un po’ d’intensità – sono andata a sbattere più volte prima di trovare la porta –
Questo, pensò Scorpius, giustificava i lividi alle gambe. Tuttavia, qualcosa nel suo racconto gli stuzzicava la memoria.
-Doveva essere di un tipo di legno davvero costoso, finemente intagliato. A un certo punto, ho creduto di aver sfiorato il rilievo di una costellazione…non so perché ho pensato subito alle stelle ma c’era qualcosa, nella disposizione dei rilievi, che mi ricordava la costellazione del Drago –
La sensazione di disagio crebbe a dismisura e Scorpius si ritrovò con un forte senso di nausea – Vai avanti- la esortò in ogni caso.
-Ho provato a forzare la serratura come mi ha insegnato zio George…-
-Ma eri senza bacchetta –
-Forcine per capelli, i ladri babbani lo usavano spesso come trucco- cercò di sorridere, captando l’agitazione del Serpeverde . Era affaticata e il ricordo si stava avvicinando al suo momento più brutto; stava per andare in iperventilazione.
-Continua- ma forse sapeva cosa stava per dirgli.
-Non ha funzionato, come le serrature di Hogwarts era incantata, me ne sono resa conto ancor prima di iniziare perché quando l’ho toccata, non era minimamente scalfita dal tempo…ma ho voluto provare lo stesso…-
-Non si è aperta…- dubitava fortemente che ci fosse qualche altro pazzo megalomane nel Mondo Magico che avesse fatto intagliare su una porta l’origine del nome di suo figlio – Non si apriva mai…- lo disse senza nemmeno rendersene conto.
-Conosci la stanza?- la voce profonda di James li fece sussultare entrambi. Non si erano resi conto che sia lui che Al si erano svegliati e li avevano ascoltati fino a quel momento. Si alzarono dalle poltrone e si avvicinarono. James si sedette sul bracciolo vicino la testa di Lily, mentre Al si andò a sistemare proprio sul divano dove era sdraiata, portandosi le sue gambe in grembo.
-Sì…- si ritrovò a rispondere il Serpeverde, a malincuore. Era una sensazione all’inizio ma quando gli aveva raccontato del bassorilievo e della serratura, aveva capito di non essersi sbagliato – è la vecchia stanza di mio padre, nell’ala abbandonata del Manor-
-Abbandonata?- chiese Al, perplesso mentre prendeva il braccio della sorella e, alla luce della bacchetta, controllava lo stato della benda.
-L’intera ala che il Signore Oscuro usò a suo piacimento quando occupò il Manor è stata abbandonata. Mio padre non volle più metterci piede…- scrollò le spalle – è lì che vide torturare Hermione Granger e perse la bacchetta, vinta da vostro padre -  
- Sei sicuro che sia quella stanza?- James lo guardava con intensità – molte case purosangue hanno uno stile così sfarzoso come quello che ricorda Lily-
-Era il Manor- la voce di Lily suonò sicura, anche se venata dalla paura che non riusciva a tenere a freno – quando quel…- si fermò, rabbrividì e cercò di riprendere il controllo – quell’uomo è entrato, ha lasciato per un po’ la porta aperta. Ero accecata dalla luce ma quando mi sono abituata, benché non gli vedessi il viso, ho notato un quadro nel corridoio, proprio davanti alla stanza –
-Il mio bisnonno, Abraxas Malfoy…- Scorpius si prese la testa tra le mani. Era stato suo nonno. Lucius aveva davvero rapito Lily e l’aveva fatta marchiare con il simbolo dei Mangiamorte.
Nella stanza scese il silenzio; nessuno parlò per almeno cinque minuti. Il Serpeverde, tuttavia, sentì lo sguardo di fuoco di James addosso e sperò, per un istante folle, che lo aggredisse.  Ma il corretto e coraggioso James Potter non fece nulla di tutto questo. Si limitò a fissarlo, come Harry Potter lo aveva fissato qualche ora prima.
-Al…-fu Lily a interrompere il silenzio e quel susseguirsi di pensieri macabri – parlami- non c’erano dubbi sull’argomento di cui voleva trattare. Albus era ancora impegnato nell’esaminare la benda che, a giudicare dalla sua faccia, avrebbe dovuto cambiare, esponendo il macabro marchio.
-Lils…-James provò a distrarre la sorella ma quella gli fece un imperioso, per quanto debole, cenno con la mano. Guardava solo il fratello di mezzo.
Albus tentennò, sviò il suo sguardo, cercò appoggio in Scorpius, ma alla fine cedette – Hai lividi da maledizione sul tronco e sul busto, lividi da impatto sulle gambe e una ferita poco seria alla testa…- si fermò, sperando che non gli chiedesse di continuare.
-E…-lo imbeccò invece lei.
Albus sospirò – Una brutta ferita all’avambraccio-
-Albus, piantala di tergiversare e dimmi tutto- la debole rabbia di Lily non faceva molta impressione ma lo sforzo di arrabbiarsi la fece impallidire in volto convincendo definitivamente Albus che era meglio raccontarle tutto, per la sua stessa salute.
-Ti hanno marchiata, Lils…-
Tre paia di occhi registrarono la sua reazione: incredulità, paura, confusione.
-Marchiata…?- la voce si fece roca.
-Sì…- Al abbassò gli occhi, mortificato.
Lily lo guardò ancora per qualche istante, quindi si avvicinò il braccio al petto e fece per sbendarlo – No!- l’urlo di Scorpius la spaventò – Non devi vedere, non adesso…Quando starai meglio- Scorpius Malfoy la stava supplicando. Non avrebbe retto il disgusto sul suo bel volto nel vedere il grosso teschio dalla cui bocca usciva, contorto, un orribile serpente.
-Ascoltalo, Lily…- James cercò di appoggiarlo.
-Voi non mi ascoltereste se i ruoli fossero invertiti – rispose, e nessuno dei due seppe come controbattere. Lily prese a sbrogliare la benda bianca e Albus la aiutò quando, con una mano, non riusciva a fare da sola. Nel momento in cui il marchio comparve sulla sua pelle, rosso a causa di un principio d’infezione e gonfio, la tensione nella stanza si fece palpabile; Lily sembrava semplicemente incredula. Guardava l’avambraccio come se non fosse realmente il suo, senza parole.
-Non è il vero marchio…- tentò Scorpius.
Lily annuì.
-Se lo curiamo costantemente rimarrà solo una cicatrice…come quella sulla mano di papà- James le posò una mano sulla spalla e la strinse leggermente.
Lily annuì un’altra volta. Scorpius e James guardarono Al, in attesa che dicesse qualcosa, ma il Guaritore non aveva parole, riusciva solo a guardare la sorella che, dopo un po’, gli si rivolse – Non puoi farlo sparire?- nella sua voce c’era una velata supplica, anche se cercava di nasconderla suonando indifferente.
Albus scosse il capo – No, mi dispiace…è stato usato un incantesimo simile a quello delle Piume Punitive e ancora non si è scoperto un modo per riparare le loro lesioni-
-Capisco…- li guardò ma nessuno di loro aveva parole per consolarla o per alleggerirle la situazione – Voglio andare a dormire nel mio letto – disse infine. Raccolse le gambe al petto, liberandole dalla presa di Albus, e represse un gemito di dolore quando il movimento le lanciò fitte di dolore ai lividi sul torace e sul fianco.
-Non dovresti muoverti- Al cercò di trattenerla.
-Mi verrà mal di schiena a dormire sul divano, inoltre ce la faccio ad arrivare di sopra da sola – gli ringhiò letteralmente contro. La paura aveva fatto spazio a una fredda furia, molto più intensa e temibile di quella che Scorpius le aveva visto sfoggiare la settimana prima, dopo il suo tradimento con Shelby.
-Lily mi sembra una pessima idea- James, meno incline di Al a lasciarsi sottomettere, la prese per una spalla tenendola seduta.
-Lasciami- il sibilo fece accapponare la pelle al Serpeverde che decise che era meglio assecondarla.
-Ti accompagno su-  le tese la mano ma lei rifiutò con un deciso cenno del capo.
-Faccio da sola- si scrollò di dosso la mano del maggiore e, puntellandosi con la mano sana al bracciolo del divano, si alzò. Per un momento barcollò pericolosamente, il volto pallido come quello di un fantasma, ma poi, con un evidente sforzo, si assestò – Visto?- ebbe anche il coraggio di dire, schernendoli. Si avviò, lentamente, verso le scale e dopo un po’, sparì al piano di sopra. Scorpius la immaginò ferma, poco oltre il punto in cui sarebbe stata a loro invisibile, a riprendere fiato, troppo orgogliosa per mostrare loro quanto era debole.
Testarda.
Tuttavia, non la seguì; attese di sentire la porta della camera sbattere, quindi si sedette sul divano, dove poco prima c’era lei. James gli chiese silenziosamente di fargli spazio e così si ritrovarono stretti, l’uno vicino all’altro.
-Lo voglio morto- disse nel silenzio generale. James annuì ma Albus, come aveva previsto, strinse le labbra, contrariato. In effetti, in qualità di Guaritore lui le salvava le vite, non le spezzava – Non credo che qualche livido e un marchio fosse realmente il suo piano – era tutta la notte che quel pensiero gli ronzava in testa, insieme agli altri.
-In che senso? – perfetto, aveva catturato l’attenzione di Albus. Il grigio del Serpeverde incontrò il verde degli occhi del Grifondoro – I lividi…- gli rispose glaciale – Non ha senso dare ordine di torturarla con maledizioni se poi queste non le lasciano che dei banalissimi, per quanto orribili, lividi- Il volto di Al si scurì.
-Sono arrivato alla tua stessa conclusione- disse invece James – Dubito fortemente, però, che Lucius Malfoy abbia sbagliato nel valutare il valore di uno dei suoi scagnozzi – Scorpius annuì senza interromperlo – se è vero che si è incontrato con Nicole, è probabile che l’uomo di cui parla Lily sia un suo seguace-
- Il vecchio Lucius che si fa mettere i bastoni tra le ruote da una pazza che dovrebbe essere morta?- Albus era la voce dei loro dubbi.
-Normalmente non lo farebbe…-concesse James – ma se la pazzia della Sharizai è anche solo la metà di quella che si vocifera, avrà sicuramente voluto essere sicura che Lucius tenesse fede al patto – si sporse per guardarli entrambi – E quale modo migliore se non costringendolo a usare un suo uomo per i lavori sporchi?-
Il suo discorso fu seguito da un nuovo silenzio. Scorpius e James guardavano Albus in attesa del suo verdetto; il Serpeverde vedeva che era restio ma piano piano il dubbio iniziò a far breccia nelle sue difese e, dopo nemmeno cinque minuti, le abbatté definitivamente – E sia- disse il Guaritore sollevando su di loro lo sguardo – Ma non lo uccideremo-
-Al!- James balzò in piedi, esasperato. Scorpius si limitò a fare una smorfia che sembrava dire con disprezzo “Grifondoro”.
-Ascoltatemi, non ne verrà nulla di buono se lo uccidiamo- proseguì imperterrito Albus – inoltre per lui sarebbe molto più umiliante subire l’ennesimo processo e, stavolta, essere sbattuto definitivamente ad Azkaban- vedendo il fratello e il Serpeverde non ancora del tutto convinti, li volle blandire – Magari la giuria voterà addirittura per il Bacio, e allora…-
-Sarà peggio che morto- il sorriso sulle labbra di Scorpius fece gelare il sangue nelle vene del secondo dei Potter. Per un attimo lo ritenne davvero il nipote di suo nonno, ma ovviamente si tenne per se il pensiero. Ci teneva alla propria vita – Lily non dovrà saperlo – continuò Malfoy molto serio.
-Assolutamente- concordò James.
-Molto ragionevole- dovette ammettere Albus – ma credo che avremo bisogno di una mano- spostò nuovamente le iridi verdi sul Serpeverde seduto accanto a lui – è molto bravo a duellare e vorrà vendetta quanto noi…- non pronunciò il nome di Matt, intuì che sarebbe stato come stuzzicare un drago e poi rimanere fermi ad aspettare la fiammata rovente. Inoltre, sia James sia Scorpius sembrarono capire subito a chi si riferisse.
-No- la pulsione omicida nel tono di voce di Scorpius non sorprese i due Potter ma fu comunque particolarmente inquietante.
-Non possiamo affrontare tuo nonno, i suoi scagnozzi, quelli di Nicole e probabilmente Nicole stessa da soli, Scorpius – James, per la prima volta da quando si conoscevano, usò il suo nome.
Mi hanno incastrato.
-Lei vuole te- continuò imperterrito Albus.
Prima, forse. Ma adesso? Scorpius fece nuovamente no con la testa, testardo.
-Mi hai promesso di proteggerla ad ogni costo, Malfoy- James, ancora in piedi, lo sovrastava puntandogli addosso un dito accusatore – O erano le solite promesse da Serpeverde?-
Fregato… Si concesse ancora qualche attimo, giusto per non dar loro la soddisfazione di vederlo capitolare così in fretta, quindi annuì una sola volta, alzandosi – Ma dovrà starle lontano- non era una minaccia ma entrambi i Potter capirono che era meglio non contraddirlo – Ci aggiorniamo domani, non voglio lasciarla sola un attimo di più – quindi non attese nemmeno che gli altri due lo salutassero. In fondo, aveva appena perso uno “scontro” con due Grifondoro, non potevano pretendere che rimanesse ancora lì con loro.
Albus sorrise, James invece lo guardò truce fino a che non scomparve al piano di sopra – Non sono sicuro che mi piaccia l’idea che quei due dormano insieme – borbottò al fratello.
-Dovevi pensarci prima di dare il tuo consenso- gli disse quest’ultimo mimando le virgolette alla parole “consenso” – Anche se posso capire, un pochino…- lo prese per un gomito e iniziò a trascinarlo fuori – Una volta ci saremmo stati noi in quel letto oggi – sorrise un po’ malinconico.
-Già- disse James a testa bassa
Albus ridacchiò della sua espressione, quindi si Smaterializzò a casa, lasciando il fratello a fissare la villetta temporanea della sorella ancora per qualche istante.
Lo prenderemo, Luna. Non preoccuparti.
Si voltò e varcò la soglia della casa del Presidente, sperando di poter finalmente concedersi quelle poche ore di sonno che gli rimanevano.

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Angolo dell'Autrice.
Lo so, lo so. Mi state volendo tutte malissimo perchè ci ho messo un sacco ad aggiornare! Chiedo venia ma tra l'ispirazione che per un po' è andata in ferie e lo studio matto, non ho avuto molte occasioni per concludere il capitolo. Spero vi piaccia comunque ;) 

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Capitolo 30
*** Paure dissolte e Ritorni a casa ***


Capitolo 29: Paure dissolte e Ritorni a casa

Quando Lily si voltò, la vecchia sveglia sul comodino segnava le cinque della mattina. Nella casa regnava il silenzio più assoluto, rotto solamente dal respiro profondo del ragazzo sdraiato nel letto di fianco a lei; Scorpius Hyperion Malfoy era l’assoluta personificazione della bellezza, almeno secondo i canoni di Lily. I suoi capelli biondi erano seta tra le dita e il volto fiero, dai lineamenti nobili, era perfettamente in armonia con lo sguardo d’argento liquido che riusciva a vederle dentro ogni volta che le si posava addosso. Quando, poche ore prima, erano tutti riuniti nel salotto intorno a lei, aveva per un attimo temuto di avere paura di lui, somigliava così tanto a suo nonno. Ma poi lui le aveva passato la mano sulla fronte, le aveva preso la sua, e quei pensieri funesti li aveva relegati in un angolo della mente. Ora, tuttavia, mentre lo guardava dormire, ebbe nuovamente paura: il marchio sotto la benda che Albus le aveva applicato, pulsava costantemente come a volerle ricordare che lui era lì; che il sangue del sangue di Scorpius le aveva inflitto quell’umiliazione. Si rese anche conto che durante la notte si erano avvicinati, come sempre, fino a sfiorarsi: si scostò leggermente, vergognandosi quasi subito di quel gesto.
Non devo avere paura…
Ma era più forte di lei. Abbassò lo sguardo sul braccio e iniziò a disfare il bendaggio. Non sapeva perché sentisse così forte il bisogno di fissare l’oscenità che aveva sul braccio, ma non riusciva a resistere all’impulso. Forse, pensò, doveva farlo per alimentare il fuoco di rabbia che le bruciava dentro, in modo da  non cedere a stupidi atti di cavalleria - in puro stile Grifondoro – quando si sarebbe ritrovata davanti a Lucius. Perché sapeva che l’avrebbe stanato. Dal momento in cui aveva capito di essere stata liberata, aveva fatto scoccare l’ora della condanna di Lucius. Non lo avrebbe ucciso, no, non si sarebbe abbassata a tanto, ma sarebbe stata lei a prenderlo.  
L’ultimo lembo di benda cadde senza far rumore tra le sue gambe mentre con estrema lentezza, voltava l’avambraccio in modo da scoprire il marchio: un orribile teschio dalla cui bocca priva di vita strisciava fuori un serpente orrendo. I tagli apparivano già vecchi di giorni grazie alle rinnovate cure di Albus, tuttavia la pelle intorno ad essi si era leggermente arrossata, segno che la guarigione era ben lungi dall’essere completa. Nel guardarlo, sentì l’adrenalina che l’aveva sostenuta fino a quel momento scemare all’improvviso lasciandola tremante e impaurita. Chi voleva far ridere? Non sarebbe mai stata lei a prendere Lucius, se lo sentiva nelle ossa. Il solo nome le faceva gelare il sangue nelle vene, figuriamoci ritrovarselo davanti. Le ritornò in mente quando Scorpius, durante quella famosa uscita al villaggio, aveva fermato Parkinson pronunciando solo il suo nome. Doveva aver imparato a incutere terrore senza usare violenza da suo nonno. Tremò di nuovo e lo stomaco le si strinse in una morsa mentre una lacrima le scivolava lungo la guancia. Sapeva di cosa aveva bisogno, aveva la risposta lì accanto a lei eppure, al tempo stesso, quella soluzione le incuteva anche timore.
Non essere sciocca…
Tentò di dirsi, ma continuava a tremare e le lacrime scivolarono giù sempre più velocemente, una dietro l’altra. Rimase così per almeno dieci minuti, quindi capì di non poter resistere un attimo di più. Si voltò verso Scorpius e con una mano tremante gli scostò i capelli dal viso; si piegò lentamente verso di lui, fino a sentirne il respiro profondo e tranquillo sul viso. Lo baciò. Seppe di aver fatto la scelta giusta quando, dopo che lui si svegliò a causa del contatto, la prese con delicatezza tra le sue braccia forti, senza fare domande. Fu come immergersi in un bagno caldo dopo una lunga permanenza al freddo: ogni centimetro di pelle toccato dalle mani di Scorpius sembrò sciogliersi e rimodellarsi, riscaldarsi e ammorbidirsi. La fece sdraiare senza smettere un attimo di baciarla e, reggendosi su un braccio, le si portò sopra, senza gravare con il peso su di lei. Le sue mani indugiarono ovunque, richiamandola alla vita, alla realtà, allontanandola dai fantasmi delle sue paure; le sue labbra le infusero calore e tutto l’amore di cui, in quel momento, aveva un disperato bisogno. Si ritrovò a stringerlo stretto a se, dimentica del marchio, almeno fino a quando non le dava fastidio perché sfregato o premuto contro qualcosa. Ma era un dolore sopportabile, lontano. Con movimenti esperti, Scorpius la liberò dalla costrizione della camicia da notte e lei gli fece scivolare via la camicia del pigiama. Per un attimo, rimase a fissare i muscoli delineati del petto e il ventre piatto ma poi, il tocco delle mani di Scorpius la fece distrarre. Ciò che avvenne dopo fu semplicemente Amore. Si unirono come mai prima di allora e nell’istante massimo, ci furono solamente loro due e nient’altro al mondo. Per quei veloci eppure lunghissimi istanti, Lily dimenticò il Marchio, Lucius, Nicole e tutti i problemi che la loro relazione sembrava far affiorare. Era completa. Era felice. Alla fine, rimasero distesi l’uno abbracciato all’altra; posò la testa sul petto caldo di Scorpius e si lasciò cullare dal ritmo del suo cuore, come una bambina.
-Ti amo- non c’era traccia di esitazione nel tono del Serpeverde.
-Ti amo- gli rispose Lily, finalmente senza più paura.
 
Alle otto, quando si alzarono per prepararsi alla giornata, il mondo sembrò a Lily un posto un po’ meno spaventoso. Affrontò con serenità la fiumana di persone che vennero a trovarla e rispose a tutte le domande che le posero, senza mai lamentarsi. Raccontò tutto quello che ricordava almeno una decina di volte, ma non se ne dolse: ogni volta ricordava qualcosa di più e questo era un bene, avrebbe dato solidità alle accuse contro Lucius e Nicole. Quando vide sua madre e suo padre lasciò che le lacrime tornassero a scivolare sulle sue guance ma non se ne vergognò. Poi fu la volta di Matt e, nonostante le occhiatacce di Scorpius, fu felice di vederlo. Quando lo abbracciò, sentì che era stato davvero in ansia per lei ed era felice di vedere che stava bene…almeno all’apparenza. Dopo Matt, fu la volta degli Holiday e Anna le si lanciò letteralmente al collo, mormorandole parole di conforto per poi voltarsi adirata verso i tre angeli di Lily – Albus, James e Scorpius – rimproverandoli per averla fatta allontanare dal divano la notte prima. Lily aveva riso e quel suono, puro e sincero, aveva fatto correre via James; al ritorno, disse che gli era entrato qualcosa in un occhio ma Scorpius e Albus risero della sua bugia. Jessica fu cortese ma era chiaro che non considerava le sue condizioni gravi abbastanza per tutta l’agitazione che invece avevano provocato.
Non le andrò mai a genio. Pensò Lily senza nemmeno una punta di rammarico.
Caleb e Andrew le sorrisero e la strinsero in un delicatissimo abbraccio, per poi lasciare spazio a Ted; il fratellastro di Lily aveva la peggior cera che gli avesse mai visto addosso e Lily si sentì tremendamente in colpa per esserne la causa. Lo abbracciò intrecciando le braccia intorno alla sua vita – era decisamente più alto di lei- per lungo tempo, fino a che non fu proprio lui quello che, con un sospiro, la scostò. Infine, fu il turno del suo capo e del Primo Ministro.
-Ah, Potter- le disse Shelby ad un certo punto tirando fuori l’orologio da tasca – il vostro caminetto è aperto per la Metropolvere, vero?-
Lei lo guardò leggermente perplessa – Sì, signore, certo- gli Holiday se n’erano andati e con loro erano rimasti gli altri Potter, il Primo Ministro e Matt – attende visite?
-Dovrebbe arrivare a momenti- confermò con un mezzo sorriso sulle labbra – Oh, eccolo-
Nel caminetto del salotto si formarono all’improvviso delle enormi fiamme verdi dentro cui vorticò una persona.
-Odio viaggiare con la Metropolvere- disse disgustato il nuovo arrivato mentre usciva dal camino e, a testa bassa, cercava di eliminare più cenere possibile dagli abiti da viaggio.
Lily, nell’udire quella voce, sobbalzò dalla sorpresa – Chris?- chiese titubante.
Christopher Ogden sollevò lo sguardo e nel vederla s’illuminò di un sorriso smagliante – Luna!-
Lily, incurante di tutti gli occhi che avevano puntati contro, diede uno strillo eccitato e a grandi passi si avvicinò al vecchio collega di lavoro, per poi stringerlo in un caloroso abbraccio, ricambiato con altrettanto affetto. Christopher la sollevò leggermente da terra, facendola ridere; quando le fece toccare nuovamente il pavimento, però, il sorriso era svanito dalle sue labbra e la guardava molto seriamente.
-Stai bene?- le chiese trattenendola per le spalle.
-Tu come staresti se ti avessero marchiato con il simbolo di Voldemort?- ribatté lei altrettanto seria.
-Uno schifo- ammise lui con una smorfia, quindi risero entrambi.
Dietro di loro, Scorpius e Matt li guardavano allibiti.
-Christopher- il signor Potter si fece avanti a braccia aperte – è tanto che non tornavi a casa- abbracciò il ragazzo per poi dargli un’affettuosa pacca sulla schiena.
-Troppo, mi mancava l’aria satura di pioggia di Londra- si voltò verso Ginny e la salutò, quindi passò a Shelby, il Primo Ministro e infine i ragazzi – Al!-
-Chris- Albus si fece avanti e salutò il ragazzo con una stretta di mano seguita da un veloce abbraccio. L’apoteosi del testosterone, come l’avrebbe poi definita Lily nel raccontare l’episodio, si verificò nel momento in cui fu il turno di James. I due si salutarono nel più classico e rozzo modo maschile: una stretta di mano per poi tirarsi l’uno verso l’altro in un abbraccio da orsi, con tanto di sonore pacche sulla schiena.
-Ronzi ancora intorno alla tua cara sorellina ringhiando contro tutti quelli che non ti vanno a genio o sei cresciuto?-
-Lo fa ancora- disse prontamente Lily avvicinandosi a Scorpius – però è migliorato- James borbottò qualcosa e Chris rise insieme agli altri – Chris, lui è Matthew…-
-Macmillan- si intromise l’Assistente del responsabile del Corpo delle Convenzioni dei Commerci Magici Internazionali, porgendogli la mano – Ho sentito cose interessanti su di te- il sorriso sulle sue labbra poteva sembrare cortese, ma Lily lo conosceva troppo bene per non vedere il lampo di fastidio nei suoi occhi. Forse da quando era tornato, aveva dipinto Matt un po’ peggio di quanto in realtà non si meritasse – E tu, invece…- Chris era velocemente passato a Scorpius, facendo calare un silenzio teso sulla stanza. Si guardarono per un attimo, Scorpius era una statua di ghiaccio – tu sei Scorpius Hyperion Malfoy, il nipote del macellaio-
James ridacchiò, Albus scosse la testa e Lily si portò una mano alla fronte, incredula.
-Christopher- la voce profonda del Primo Ministro lo redarguì.
-Sì- sopraggiunse però la risposta di Scorpius - di te invece io non ho sentito mai parlare- sorrise malevolo, esattamente come soleva fare a scuola.
Chris sembrò rimanerci male e si voltò verso Lily – Luna, così mi ferisci…non hai raccontato nulla di me al tuo fidanzato fittizio?- 
Christopher era così, pensò Lily sbuffando – Non sarei riuscita a rendere giustizia al tuo pessimo carattere- costruito magistralmente per fregare gli altri, eredità dal suo più importante parente, quel Tiberius Ogden che si dimise dal Wizengamot quando Caramell iniziò a dare di matto.
-Bene, noi andiamo- si affrettò a dire Shelby schiarendosi la gola – Ministro, dovrei dirle due parole se non le dispiace…- Kingsley, ridendo sotto i baffi, annuì e fece cenno anche a Harry di seguirli. Ginny si smaterializzò dopo aver stretto tra le braccia la figlia per un lungo istante.
Rimasti soli, James e Albus andarono a sedersi sul divano, pregustando lo scontro.
-Dieci galeoni che Chris lo demolisce- disse il maggiore dei Potter al fratello, senza nemmeno curarsi di abbassare troppo la voce.
-James…- lo ammonì la sorella mentre Chris rideva e Al scuoteva la testa.
-Qualcuno mi può spiegare…?- chiese infine irritato Scorpius.
-Oh…attenzione- Chris prese la palla al balzo – il serpente si sta innervosendo-
-Christopher adesso basta- Lily parlò duramente. Il ragazzo la guardò un attimo quindi sbuffò e andò a sedersi su una delle due poltrone – Come sei noiosa- le disse – ti preferivo quando mi trascinavi in giro per il Ministero a far sfuriate a tutti quelli che avevano osato anche solo farti un complimento -
Lily sollevò gli occhi al cielo, per poi ritrovarsi quelli di Matt e Scorpius addosso – Non guardatemi così- disse stizzita –Christopher ed io eravamo stagisti insieme appena entrati al Ministero. All’inizio mi odiava perché io ero Lily Potter e spesso mi venivano concessi dei premi solo per questo –
-Io aggiungerei anche- s’intromise Chris - perché eri la stagista più carina che si vedeva in quell’ufficio da anni-
Lily lo guardò male – Così non mi aiuti- lui sollevò le mani in segno di resa tra le risatine di James e Al – Successivamente – riprese Lily – lo trascinai con me da Shelby per protestare contro l’ennesimo favoritismo e da allora siamo diventati amici. Alla fine dello stage fu preso nel Corpo delle Convenzioni dei Commerci Magici Internazionali mentre io proseguivo al fianco di Shelby- guardò Scorpius – questo è quanto-
Solo qualche ora fa mi diceva “ti amo” come se fosse assolutamente certo che nessuno mi avrebbe potuta portare via, e guardalo ora.
Lily, in realtà, era anche molto sorpresa da come era riuscita a gestire la giornata. Aveva avuto timore di cedere, a un certo punto, quando la stanchezza avesse iniziato a farsi sentire ma circondata da Al, James e Scorpius, aveva retto molto bene.
-Capisco- disse Scorpius trascinandola via dai suoi pensieri e passandole un braccio intorno alla vita, stringendosela al fianco. Lily gliene fu grata, iniziava davvero a sentirsi stanca.  Nel guardarsi intorno colse lo sguardo amareggiato di Matt fisso proprio sulla sua vita: un attimo dopo lo sollevò, incrociando quello di Lily. La ragazza vi lesse fastidio, dolore e rabbia. Si voltò e senza dire una parola, come qualche sera prima, se ne andò.
-Inizia a essere un’abitudine- disse James
-Idiota- mormorò Scorpius ignorando l’occhiataccia di Lily – Al ne sei davvero sicuro?-
-Beh, con l’arrivo di Chris potremmo…- sembrò per un attimo confuso – No- concluse infine – ne sono assolutamente sicuro- sorrise alla smorfia del Serpeverde, così come James ridacchiò – Lily- disse alla sorella – devo controllarti la ferita, vieni qui-
La tensione crebbe nuovamente nella stanza e alla ragazza sembrò di poterla tagliare col corpo mentre si avvicinava al divano e s’inginocchiava davanti al fratello, porgendogli il braccio – Stamattina sembrava vecchia di almeno una settimana- gli rivelò.
Lui annuì e iniziò a sbrogliare la benda. Scorpius e Chris le si avvicinarono e James si sporse per poter vedere meglio. I tagli, in effetti, avevano l’aspetto di una ferita vecchia di giorni, ma il rossore intorno ad essi era visibilmente aumentato rispetto a quella mattina, giustificando anche il continuo pulsare che sentiva Lily. Al la esaminò a lungo, quindi sollevò lo sguardo pratico su di lei – Ti sei levata la benda per dormire?-
Lily arrossì, sperando che lo interpretassero come vergogna di aver compiuto solo un gesto stupido come quello – Stamattina – cercò di suonare naturale – mi dava fastidio, non mi faceva dormire…- lo guardò supplicando con gli occhi di capire e a quanto pare esaudì il suo desiderio.
-La prossima volta tienila su…ti muovi talmente tanto quando dormi che fai danni- iniziò a spalmarle chissà quale estratto e subito una sensazione di fresco le si propagò lungo tutta la ferita.
-Idee su dove sia adesso quel macellaio?- chiese Christopher con voce dura, completamente diversa da quella di prima. Quattro paia di occhi si posarono su James, l’Auror nella stanza.
-No, ma zio Ron sta seguendo ogni traccia. Se non dovessi stare costantemente con il Presidente mi offrirei di aiutarli- era frustrato – ma papà teme un attacco ad Alec, ritiene che siamo più deboli adesso, perché concentrati su Lucius e Lily-
-Ha senso- disse proprio quest’ultima – e comunque Lucius non è affare di nessuno di noi – Iprocrita pensò. Solo poche ore prima progettava chissà quali vendette – ci penseranno gli Auror più esperti, come zio Ron e papà – sollevò lo sguardo su Scorpius e James – intesi?-
Entrambi non le risposero, limitandosi a sollevare gli occhi al cielo. Lily pensò che era una cosa ben strana vederli concordare su qualcosa. Al finì di sistemarle la nuova benda e si mise a sistemare quello che aveva usato.
-Perché non vai a riposare un po’- le disse senza guardarla.
Lily si aggrappò a quelle parole come se fossero un salvagente; non appena le assimilò, si rese conto di essere davvero molto stanca. Alla fin fine, non aveva dormito poi così tanto quella notte.
-Credo che seguirò il tuo consiglio- gli rispose infatti – Jamie, è meglio se torni dal presidente- si avvicinò a Scorpius e gli sfiorò la guancia con un bacio – a dopo-  Abbracciò i fratelli e Chris, quindi si avviò su per le scale.
Al suono della porta della camera che si richiudeva, Albus si rivolse a Chris – Abbiamo bisogno del tuo aiuto-
Christopher li guardò tutti e tre per un lungo momento, quindi annuì.

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Capitolo 31
*** Piani e Decisioni ***


Capitolo 30: Piani e Decisioni

 
Da quel giorno, per un po’, le giornate passarono senza eventi degni di nota. Il Ministro e il Presidente riuscirono a concludere importanti affari tra di loro e iniziarono le lunghe trattative dei progetti Scuola negli altri paesi. Lily non ebbe tempo di pensare troppo al braccio o a Lucius perché Shelby la teneva costantemente impegnata, senza mai darle più di cinque minuti di respiro. A casa era Scorpius a non farla rimuginare sull’immonda cicatrice che aveva sul braccio, anche se c’erano momenti in cui era inevitabile per lei soffermarcisi.
Una sera, mentre aspettava che Scorpius tornasse a casa, decise di farsi una doccia. Nuda davanti allo specchio, il Marchio sembrava risaltare più che mai sulla sua pelle. Lily si ritrovò a fissarlo, incapace di distogliere lo sguardo. Non provava più quella profonda e soffocante rabbia dei giorni prima, più una decisa rassegnazione; Albus le aveva provate tutte ma non era riuscito a sbiadire nemmeno un po’ le cicatrici. Si stagliavano bianche e lisce sulla sua pelle e sarebbero state impossibili da non notare indossando magliette e vestiti senza maniche. Un problema a cui, però, per il momento, non voleva pensare. Scuotendo la testa per scacciare quei pensieri entrò nel box doccia e aprì l’acqua mettendosi da subito sotto al getto; all’inizio era fredda e le fece venire i brividi, ma non si scostò. Lentamente e gradualmente, tuttavia, si andò riscaldando fino a diventare calda abbastanza da far salire rivoli di aria condensata e scioglierle ogni singolo muscolo del corpo. Era stanca, non l’avevano fatta riposare nemmeno un attimo e iniziava a intuire che ci fosse qualcosa sotto. Albus veniva a trovarli a casa sempre più spesso e James cercava di passare ogni sera, dopo aver assicurato la famiglia Holiday a Ted e gli altri; persino Chris si faceva vedere a giorni alterni. All’inizio Lily non ci aveva badato più di tanto, credette che stessero solo esagerando con il preoccuparsi per la sua salute mentale ma dopo una settimana di questo strano comportamento, aveva iniziato a cercare altre ragioni. Li aveva visti confabulare a bassa voce per poi smettere all’improvviso non appena lei entrava nella stanza; si scambiavano spesso occhiate preoccupate o irritate, come se fossero in disaccordo su qualcosa e non riuscissero a trovare un punto d’incontro.
Prese lo shampoo e iniziò a lavarsi i capelli, ripensando alla sera prima. Dopo che se n’erano andati tutti, si era avvicinata a Scorpius, seduto sul divano, adagiandosi sulle sue gambe; era decisa a scoprire qualcosa e il Serpeverde sembrava abbastanza stanco da poter abbassare la guardia se attaccato con ragionevole astuzia. Nonostante questo sapeva che era un avversario temibile in questo genere di giochi. Per non metterlo subito sul chi va là, iniziò la conversazione chiedendogli della sua giornata, come faceva sempre, alternando alle parole dei baci leggeri e qualche carezza al viso. Il tutto senza mai distogliere lo sguardo. Dopo dieci minuti passati a parlare di altro, Lily scivolò con naturalezza sull’argomento delle visite continue dei suoi fratelli e di Chris, puntando soprattutto sulla sopita ma non sparita, gelosia di Scorpius nei confronti di quest’ultimo. Per un attimo le sembrò che il suo piano funzionasse ma poco l’inizio del suo piano d’attacco vero e proprio, Scorpius le aveva sorriso in una maniera che avrebbe molto voluto rendere illegale e le aveva accarezzato i fianchi, risalendo poi fino al viso che prese con delicatezza tra le mani, avvicinandolo al suo. Le aveva sussurrato due semplici parole all’orecchio e poi l’aveva baciata.
Ripensandoci adesso, nel silenzio del bagno e sotto il getto caldo dell’acqua che lavava via la schiuma dello shampoo, Lily sorrise. Il piano di Scorpius era stato molto più semplice e diretto, e ovviamente aveva funzionato alla perfezione. Questo, però, le dava la quasi totale certezza che stessero tramando qualcosa e che non volessero che lei ne fosse a conoscenza.
Idioti.
Finì di lavarsi e uscì dalla doccia, avvolgendo il corpo fumante in un asciugamano.
Così non fanno altro che rendermi più determinata a scoprire cosa tramano.
Si avvicinò allo specchio e iniziò a pettinarsi i capelli bagnati.
Come se, tra l’altro, non mi fossi già fatta un’idea.
Posò il pettine e uscì dal bagno, diretta alla camera.
Sono doppiamente idioti se sperano di prendere Lucius da soli. Solamente papà e zio Ron possono pensare di competere con lui e quella pazza della Sharizai…
Aprì l’armadio e iniziò a tirare fuori dei vestiti.
Io mi sono lasciata catturare, Scorpius ha praticamente perso un braccio nello scontro alla Cerimonia e James non li ha nemmeno mai affrontati sul campo.
Finì di infilarsi la felpa grande tre volte lei e uscì dalla stanza.
Per non parlare di Albus e Chris, del tutto non abituati a duellare con persone di un tale livello. Certo, Albus è molto abile, l’ha provato anche durante la Cerimonia…tuttavia quella era una situazione di emergenza, ha agito d’istinto. Ora stanno pianificando tutto, ha tempo per pensare alle conseguenze…
Arrivata in fondo alle scale tentennò. Non riusciva a decidersi se aveva fame o meno: con una scrollata di spalle entrò in cucina pensando che se era arrivata a chiedersi se aveva fame allora il suo corpo le stava dicendo che ne aveva bisogno. Tutto pur di mangiare. Si preparò un panino e se lo portò in sala, insieme a un bicchiere d’acqua. Sedette sul divano grande e riprese a rimuginare sull’idiozia degli uomini che la circondavano.
 
Non appena ebbe terminato il panino, l’orologio sul caminetto suonò le sette di sera.
Dovrebbe arrivare il Profeta della Sera.
Puntuale come al solito, infatti, un gufo planò di fronte alla finestra della sala e iniziò a picchiettare con il becco contro di essa perché venisse aperta. Non appena Lily lo fece, l’animale volò sul basso tavolino davanti al divano su cui era seduta e le porse una zampa con regale accondiscendenza.
-Grazie- disse Lily pagandolo e guardandolo andare via.
Richiuse la finestra e tornò ad accoccolarsi nell’angolino del divano, iniziando a srotolare il giornale. Forse, sarebbe stato meglio non farlo.

LA RIBELLIONE DI LILY POTTER

Dopo le insistenti voci su una presunta, e ormai provata, relazione tra Scorpius Hyperion Malfoy e la prediletta di casa Potter, ecco che Lily Luna fa nuovamente parlare di sé!
La ragazza, ormai ventenne, sembra vivere costantemente con il pensiero di dover competere con la notorietà del padre – il Bambino Sopravvissuto, il Prescelto, l’Eroe del Mondo Magico, Harry Potter – e degli zii – i coniugi Weasley, entrambi Eroi del Mondo Magico. Per non parlare del rispetto che la comunità magica nutre nei confronti dei due maggiori Potter, James e Albus, stimati, rispettivamente, Auror e Guaritore.
Che la ragazza fosse alla caccia di attenzioni lo avevamo già capito da quando si era fatta assegnare, nonostante la giovane età e la poca esperienza, l’importantissimo compito di “guida” della famiglia del Presidente Holiday, in visita in questi giorni in Inghilterra. Voci all’interno del Ministero dicono che abbia sedotto il suo capo.
Ma la mossa che le ha garantito le prime pagine dei quotidiani magici per giorni fu quella di qualche settimana fa, quando venne vista relazionarsi in maniera molto intima con Scorpius Malfoy, figlio dell’ex Mangiamorte Draco Malfoy e nipote del Mangiamorte Lucius Malfoy. Come vi aveva riportato il sottoscritto, c’erano prove abbastanza concrete a sostegno anche di una presunta gravidanza della Potter, nonostante le smentite di entrambi gli interessati.
Tutto questo, però, sembra non bastare a Lily Luna Potter che, andando completamente oltre l’immaginabile, ha compiuto un nuovo ed estremo atto di ribellione. Testimoni oculari al Ministero mi hanno rivelato, sotto effetto –consenziente- di Veritaserum per confermare al 100% le loro dichiarazioni, di aver chiaramente visto il Marchio Nero sul braccio sinistro della Grifondoro. Ovviamente, l’incantesimo per creare il vero Marchio Nero è stato reso impraticabile con una complessa magia compiuta dagli Indicibili dell’Ufficio Misteri; tuttavia è noto come i rimanenti sostenitori di Colui Che Non Deve Essere Nominato, abbiano col tempo trovato altri incantesimi in grado di applicare il temuto Marchio.
Qualsiasi sia la tecnica usata dall’Assistente di Shelby, è una chiara e diretta offesa all’enorme sacrificio che suo padre, i suoi zii e moltissime altre persone hanno compiuto per permetterle di vivere in questo periodo di pace. È un oltraggio, nonché un abominio e un’infrazione delle leggi magiche. Mi faccio portatore della volontà dei lettori del Profeta e, ne sono sicuro, di molti maghi e streghe, quando chiedo che venga fatta giustizia! (Ricordo che la pena per chi viene scoperto a praticare Magia Oscura è dai 10 anni all’ergastolo ad Azkaban).
 
Lily terminò di leggere e sollevò lo sguardo dal giornale. Un torrente di emozioni l’aveva attraversata riga dopo riga: dal terrore più puro alla rabbia, dall’odio a una gelida calma. Si avvicinò al camino e gettò il giornale tra le fiamme guardando il volto sorridente della foto che la ritraeva accartocciarsi e urlare dal dolore.
SBAM!
-Luna…- era la voce di James. Si voltò molto lentamente a guardarlo e qualcosa nel suo sguardo dovette spaventarlo perché lo vide arretrare.
CRACK!
Accanto a James comparve Scorpius. Fece per avvicinarsi ma lei sollevò una mano per fermarlo.
CRACK!
Dalla cucina spuntò Albus – Lils!- il suo viso era tirato dalla preoccupazione e, vedendoli in piedi in mezzo alla stanza, si bloccò, cercando di interpretare l’aria che tirava.
CRACK!
CRACK!
Ecco. Ora c’erano tutti. Matt e Chris spuntarono dietro ad Albus, preoccupati quanto lui e, soprattutto Matt, infuriato.
-Che cos’hai fatto!- urlò, infatti, contro Scorpius – Sei andato in giro a spiattellare cos’aveva fatto quel mostro di tuo nonno?- si voltò furente verso James e Albus – E voi due! Siete stati raggirati quanto lei! Ve l’avevo detto che non dovevamo fidarci…-
-Basta- Lily non urlò, eppure quella semplice parola ebbe la forza di far tacere Matt e far calare la temperatura della stanza di qualche grado – Qualcuno mi ha chiaramente venduta a quella sottospecie di giornalista- continuò guardando fissa Matt- ma nemmeno per un istante mi è passato nella mente che possa essere stato uno di voi –
-Ma allora…- la interruppe Albus – chi?- le possibilità sembrarono aleggiare tra di loro, una peggio dell’altra. I soli a conoscenza del Marchio erano la famiglia di Lily, Chris, Matt, Shelby, Kingsley, zio Ron e zia Hermione, il Presidente e la sua famiglia. Uno meno probabile dell’altro.
-Beh…-disse James- è chiaro che Jessica non ti considera proprio come la sua migliore amica-
Scorpius lo guardò di sbieco – Non lo farebbe mai- disse disgustato dall’idea.
“[…]anche se temo che riuscirà a mandare all’aria tutte le relazioni diplomatiche di papà, prima[…]” Le parole che Anna le aveva detto mentre camminavano insieme per la Sala Magna della Scuola le rimbombarono nella testa.
-Non penso- riprese Lily scacciando via quei pensieri – che Jessica possa arrivare a tanto. Se venisse fuori ne risentirebbe l’immagine di suo padre-
-Come se questo le fosse mai interessato- concluse James andando a sedersi sulla poltrona. Quella mossa sembrò mettere tutti più a loro agio perché l’aria, lentamente, andò riscaldandosi e la tensione si allentò. 
-Chiunque sia stato, ha fatto esattamente il gioco di Lucius- Chris si avvicinò a Lily e le posò con delicatezza un braccio intorno alle spalle – Sin da quando mi avete raccontato come sono andate le cose quel giorno, mi è sembrato strano che l’avesse lasciata andare così presto. E il Marchio? – scosse la testa – Non ha senso-
-Come puoi dire che non ha senso?- Scorpius si fece avanti minaccioso, lo sguardo fisso sul braccio del ragazzo – L’ha marchiata!-
-Certo- acconsentì Chris senza lasciarsi impressionare – tuttavia sono anche sicuro che Lucius sapeva che il Marchio, per quanto umiliante, è facilmente nascondibile con dei vestiti e trasfigurazioni temporanee nei momenti di bisogno-
Lily afferrò il senso del suo ragionamento – Pensi che avesse previsto che la cosa sarebbe stata resa pubblica?-
Lo stupore sul viso degli altri quando Chris annuì fu unanime.
-Bastardo- mormorò James.
Albus guardava Scorpius, apparentemente in stato di shock. Forse nutriva ancora qualche speranza nei confronti dell’atteggiamento del nonno. Pensava che non sarebbe andato oltre. Lily, si liberò dal braccio di Chris e fu velocemente accanto al Serpeverde; gli prese il viso tra le mani come lui aveva fatto con lei la sera prima e lo baciò, lì, davanti a tutti. La sorpresa fu abbastanza da far riprendere coscienza della situazione all’ambasciatore. Quando lo lasciò andare, la stavano fissando tutti e lei si voltò per guardarli di rimando.
Li osservò uno alla volta e per ciascuno sentì la preoccupazione salire al pensiero di quello che stavano architettando. Li avrebbe protetti tutti. Cercò la mano di Scorpius e la strinse per farsi forza. L’idea le era venuta guardando il viso del padre, accanto al suo, nella foto allegata al giornale. Il Prescelto. Forse, a volte, ci sono cose che devono essere risolte personalmente.
-Ci inventeremo qualcosa- vi terrò al sicuro – e in un modo o nell’altro supereremo anche questa- guardò i suoi fratelli, cercando di sorridere – in fondo, Lucius non è molto diverso da chi ad Hogwarts mi rendeva la vita un inferno- James sorrise, Al non ci riuscì – Ora andate, è tardi e sono stanca- Se li avesse guardati ancora, non avrebbe avuto la forza di allontanarli.
Chris sembrò il primo a rendersi conto che voleva stare un po’ tranquilla – Buona notte, allora – le sorrise e si Smaterializzò. Matt lo seguì poco dopo e così i suoi fratelli.
-Stai bene?- la voce di Scorpius era un sussurro vicino al suo orecchio.
-Sì- mentì lei. Si voltò e lo baciò di nuovo, presa dal bisogno urgente di sentirlo fisicamente vicino a lei e ricambiata.
 
A notte fonda, accoccolata di fianco ad un addormentato Scorpius, Lily raccolse tutto il coraggio che possedeva. Silenziosamente, senza far rumore, scivolò giù dal letto e si vestì. Prese la bacchetta e scese al pian terreno. Uscì dalla porta sul retro e si Smaterializzò senza voltarsi indietro.

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Angolo dell'Autrice.
Eccomi!!!! Scusate l'immenso ritardo ma ho avuto seri problemi di connessione e non riuscivo a postare ç_ç Ci avviamo verso le battute finali di questa ff - tranquille però, manca ancora un pochino- e spero proprio che i prossimi capitoli vi piaceranno quanto i primi!
 

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Capitolo 32
*** ATTENZIONE ***


ATTENZIONE: purtroppo una concomitanza di cause non mi ha permesso di proseguire questa ff. So che stava piacendo a molti e per il momento non mi sento di affermare che la dropperò definitivamente, tuttavia, come penso sia chiaro, non la riprenderò a breve. Purtroppo mi manca l'ispirazione :(

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