Nei miei occhi

di Firefly137
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Io, Alice nel mio paese delle meraviglie. ***
Capitolo 2: *** La mia grande, incompleta famiglia. ***



Capitolo 1
*** Io, Alice nel mio paese delle meraviglie. ***


Care me ed io,                                                                                      Giovedì 19 settembre
Non so perché ho scritto quel intestazione, credo più che altro perché mi sembra una stupidaggine scrivere caro diario, visto che tanto sto cui a scrivere per me stessa.
Non ha neanche un lucchetto questa pseudo agenda dove scrivo.
Infondo a cosa servirebbe? Nessuno si interessa mai di quello che penso.
Comunque io mi chiamo Alice, sì, come quella del libro o, per i cervelli meno voluminosi, quella del cartone.
Anche io come lei mi sento come sperduta in un paese sconosciuto di cui non capisco praticamente niente.
Il mio paese delle meraviglie è Roma, ma più in generale immagino che mi sentirei allo stesso modo su tutto il pianeta Terra.
Vorreste sapere l’età di questa ragazza complessata? Che ci crediate o meno manca ancora un mese al mio quattordicesimo compleanno, anche se sono convinta di essere diversa dalla media delle ragazzine della mia età: bamboline che credono che un po’ di trucco ed il comportamento da donne fatte e finite le renda adulte.
E già, questa è la nostra generazione. La domanda più ovvia è perchè? Io non ho la risposta, ma probabilmente (anzi sicuramente) neanche quella prof di filosofia che ci ha fatto supplenza, la De Rossi, ha risposte a certe domande.
Visto che ho tirato in ballo la prof, inizio a parlare della mi “meravigliosa” scuola, un liceo classico di cui non farò il nome.
Studio lì da soli dieci giorni, eppure avrei già voglia di scappare da quella gabbia di matti.
La mia classe: so tutto io, montati, casinisti, noiosi o tutto insieme.
E’ anche colpa mia, perché non sono una tipa molto socievole.
Cioè sono timida, ma le mie disgrazie relazionali non sono del tutto dipese da me.
Tutto è iniziato in seconda media.
Ero molto amica con una mia compagna di classe, Emma, e di molte altre ognuna legata a lei.
Eravamo amiche dalla scuola materna e lei un giorno mi ha abbandonata così, senza una spiegazione.
Solo perché, come ho scoperto dopo, il ragazzo che le piaceva aveva una cotta per me.
Ma cos’era una ragazzo per lei che non so neanche se sia ancora vergine, mentre io non ho dato ancora il mio primo bacio?
Poi ovviamente lei mi ha messo tutti contro. Puttana.
Il periodo peggiore della mia vita.
Non ero abituata ad essere sola come un cane ed invece ora mai è la normale routine quotidiana.
Che felicità!
Ero contentissima il primo giorno di superiori perché speravo di potermi rifare una vita.
Senza Emma che ha scelto il linguistico mi sentivo un animale liberato dalle catene, invece sono semplicemente stata trasferita in un’altra prigione.
Perché dovevo capitare proprio nella classe dei coglioni?
La prossima volta parlerò un po’ dei miei fantastici compagni e occasionalmente comunicherò delle novità. Magari racconterò anche della mia famiglia o più appropriatamente delle persone con cui vivo.
Ovviamente tutto questo se sopravviverò a degli altri giorni di scuola.
 

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Capitolo 2
*** La mia grande, incompleta famiglia. ***


Care me ed io, Sabato 21 Settembre Ed eccomi di nuovo qui, a parlarvi di me. Mia madre oggi ha provato a leggere il diario, anzi probabilmente ha letto i primi righi, poi per fortuna sono entrata in camera e gli l’ho letteralmente strappato dalle mani. Ma come si è permessa?! Mia madre si chiama Chiara Rossi. Che ci crediate o no a solo trentatre anni, con una figlia (mia sorella) che ne ha quasi diciassette. Io non la giudico per questo, però farsi mettere incinta a quindici anni e mezzo non è molto da brava ragazza. In più lei è una donna bellissima: capelli castani a boccoli (stesso colore dei miei, ma io i boccoli me li sogno), occhi azzurri e quinta di reggiseno (qui non oso nemmeno fare paragoni). Non avere complessi affianco a lei è impossibile. Mi dice sempre che devo essere più socievole, sicura e che dovrei curare maggiormente il mio aspetto, come fa lei. A me non piace truccarmi o vestirmi da bambola. Avanti mettetemi al rogo! Io non odio mia madre, ma sarebbe normale dopo quello che mi ha fatto. Io non so chi sia mio padre. Vi spiego. Alla nascita di mia sorella mia madre stava con Renato Angelucci, padre di Simona che dopo due anni sposò Chiara. Il matrimonio però non era stata proprio una sua scelta, quanto delle famiglie, così a breve iniziarono a litigare, molto. Pochi mesi dopo la loro (non molto felice) unione, mia madre se ne andò di casa lasciando lì Simona. Beveva molto e frequentava bar e feste. Durante una di queste ultime finì a letto con un tizio di cui non si ricorda nemmeno il nome, tanto era rincretinita dall’alcool. Pochi giorni dopo il “principe azzurro” Renato le chiese scusa e tornarono insieme e quando mia madre scoprì di essere incinta pensò che fosse figlio suo. E sono nata io. La loro vita matrimoniale continuò tra litigi continui che sarebbero dovuti finire con la nascita del mio fratellino che ora a dieci anni, Felice, ma non successe. Intanto io crescevo. A sei anni era evidente che non somigliavo per niente a Renato e pochissimo a mia madre (per un po’ di tratti di mio nonno), così lui pretese di fare il test del Dna, ricordandosi di quel famoso periodo di distacco. Ovviamente non era mio padre. Ecco perché ora ho il cognome di mia madre. Bella storia eh? Mia sorella, la persona più cattiva, egoista e vanitosa di questa terra, me la fa pesare ogni giorno ed io sono felice di poterla chiamare sorellastra, anche se mia madre non vuole. Simona dice sempre che è colpa mia se i suoi genitori hanno divorziato, eppure lei aveva nove anni, si dovrebbe ricordare che quei due soggetti si scannavano per ogni minima cosa. La cosa più insopportabile di mia sorella? Lei è bionda con gli occhi azzurri è una quinta di reggiseno. Una bambolina perfetta come mia madre, che nervi!!!!!!! Mio fratello invece è bruno, con gli occhi nocciola come suo padre. E’ più simpatico della mia sorellastra (dovrei chiamare anche lui fratellastro? No, fin quando ho la facoltà di decidere) anche se non è sprovvisto di lati negativi: è piagnucolone, gli piace fare scherzi e quando vuole una cosa sa rompere le palle come nessun altro per ottenerla. Fortunatamente oltre a loro c’è qualcuno che alza il livello della mia famiglia. Sto parlando dei miei nonni materni: Luigi e Gentilia. Loro vivono accanto a noi, quindi sono una parte essenziale della mia vita. Mio nonno è il migliore del mondo. Ha diviso la sua grandissima casa a metà per dare un posto in cui vivere a noi, dato che mia padre perde un lavoro con la rapidità con cui Simona si rifà il trucco. Nonno Luigi è sempre disponibile, dolce e saggio, anche se ha molto da fare dato che esercita ancora la sua professione di dottore nonostante i suoi sessanta anni. Quando ho un problema ne parlo sempre con lui, perché trova buone soluzioni ed inoltre mantiene i segreti. Mia nonna è altrettanto fantastica. Cucina come una fata ( anche se infondo tutti cucinano meglio di mia madre). La cosa per cui più la ringraziò e avermi trasmesso la sua passione per il violino, che lei suono in una maniera che mio nonno definisce “sublime”. Mi da lezioni da quando avevo cinque anni ed ora anche io suono molto bene. Dopo tutto questo che ho raccontato, voi sapreste spiegarmi perché mia madre non capisce il motivo per cui passo gran parte della giornata da loro? Insomma questa è la mia famiglia. Vorrei poter aggiungere la descrizione di mio padre. Certe volte me lo immagino, per poi sentirmi stupida perché non potrò mai sapere com’è realmente. Mia madre non si ricorda praticamente niente di quella sera, anche se una volta ho sentito che diceva a un’amica che si ricordava un bel ragazzo più o meno della sua età (allora aveva diciotto anni e mezzo). Almeno era stata anche lei, se pur nella sua ubriacatura, a voler fare sesso. So che sembra una bambinata, ma sono sicura di una cosa: lui deve avere gli occhi verdi come i miei. Sì, i miei grandi occhi verdi intensi, l’unico particolare che mi piace di me. I miei occhi dicono tutto. In loro c’è l’essenza della mia anima e non vengono nascosti neanche dagli occhiali che devo indossare a scuola. Nei miei occhi c’è il mio Dna, la mia vita. Ora vado, sono stanca e devo trovare un buon posto dove nasconderti, anzi nascondervi, per allontanarvi dalle grinfie di mia madre. So che avrei dovuto parlarvi della mia classe, ma lo farò la prossima volta, tanto purtroppo li dovrò sopportare per molto tempo. Ho avuto un piccolo problema per cui gli a capo sono svaniti.

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