Nord for den Nordlige

di Iris_Blu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrive Les Vikings ***
Capitolo 2: *** Våkn opp, kjæresten ***
Capitolo 3: *** L'histoire de Claire ***
Capitolo 4: *** Det er de som kjører, og det kommer ***
Capitolo 5: *** Mon Histoire ***
Capitolo 6: *** fisk, fjorder og gå ***
Capitolo 7: *** La Seine et Moi ***
Capitolo 8: *** Trinn og Drømmer ***
Capitolo 9: *** Fevre ***
Capitolo 10: *** sykdomsfølelse, spørrende og endring roller ***
Capitolo 11: *** Ici pour Toi ***
Capitolo 12: *** Vi Ar Ankom ***
Capitolo 13: *** Il-ya prolbems? ***
Capitolo 14: *** Når du Vinner ***
Capitolo 15: *** Les Medicines d'Armorique ***
Capitolo 16: *** Historiske Facta ***
Capitolo 17: *** Det Vi Er ***
Capitolo 18: *** Alons-Y ***
Capitolo 19: *** L'épervier ***
Capitolo 20: *** I Prosessen ***
Capitolo 21: *** Ici Le Point ***
Capitolo 22: *** Romantike Kvelder og Handlingsplane ***
Capitolo 23: *** Oui, Nous Avons un Probleme! ***
Capitolo 24: *** Støter på Uventede ***
Capitolo 25: *** Sauvetage avec Surprise ***
Capitolo 26: *** Une Fin de Conte de Fées ***



Capitolo 1
*** Arrive Les Vikings ***


Margot strinse forte a se la bambina mentre tentava di calmarla. Il luogo risuonava delle urla all'esterno.
Claire passeggiava su e giù nervosamente per il piccolo ospedale, un coltello in mano, casomai ce ne fosse stato bisogno. E ce ne sarebbe sicuramente stato bisogno. 
Vichinghi. Sapevano che stavano scendendo lungo le coste francesi, ma non si sarebbero aspettati di vederli arrivare nei Pays-de-la-Loire così presto. Il loro villaggio dava sul mare e viveva principalmente di pesca, quindi non sapeva proprio cosa avrebbero potuto rubare. Ma avrebbero sicuramente lasciato un'enorme scia rossa dietro di loro.
Sentì un urlo poco lontano. Era François, suo fratello. Avrebbe riconosciuto la sua voce fra mille, era stato lui a prendersi cura di lei quando i suoi genitori erano morti, e aveva dovuto partire per Derval. Tirò il pugnale fuori dalla fodera che teneva legata in vita, e si precipitò fuori. Non lontano suo fratello, caduto a terra, stava cercando di difendersi dall'attacco di un vichingo. Margot si precipitò verso l'uomo, e senza pensare gli affondò il coltello nel fianco. Il vichingo cadde a terra con un tonfo. La ragazza guardò il François.
-Margot..-
-Scappa François!-
-No, tu scappa!-
-Ma..-
-Margot, se ti prendono sei morta! Scappa finché sei in tempo.-
la ragazza guardò prima lui, poi il vichingo steso a terra. Si girò e corse verso l'ospedale, solo per vedere l'edificio sbarrato e in fiamme, e Claire che scappava verso la foresta. 
Corse verso il ponte che collegava la cittadina al bosco, passando sopra il fiume. Se fosse riuscita ad attraversarlo sarebbe stata salva. Le ferite che si era procurata durante il tragitto nel tentativo di difendersi dagli altri vichinghi facevano male, e il fiato le mancava. Aveva appena imboccato il ponte, ormai si sentiva quasi salva, quando sentì due forti braccia che la stringevano. Si girò e vide un uomo molto alto, dagli occhi blu e degli strani capelli biondi sparati in aria.
-Bé che abbiamo qui? Uno scricciolo che ha fatto qualcosa che non doveva.-
Margot capiva abbastanza di quella barbara lingua per sapersi districare fra ciò che lui aveva detto.
-Che volete?-
-Sei stata cattiva.. hai fatto del male a un mio amico. Quindi ora vieni con me.-
la ragazza tentò di divincolarsi, gli pestò un piede, ma non appena si sentì libera dalle braccia dell'uomo ed ebbe iniziato a correre, venne bloccata da un altro uomo, alto come il precedente e con gli stessi capelli, solo che erano molto più corti.
Il primo vichingo la raggiunse e le mollò uno schiaffo, che le fece girare la testa da un lato. Poi l'uomo le prese il viso, stringendoglielo con tanta forza da far male, per poi ringhiare:
-Sono stato anche troppo buono con te, scricciolo. Vedi di non farmi arrabbiare.- 
poi si avviò verso la nave, per girarsi quasi subito e dirle:
-Oh, e se per puro caso lui muore, ti posso assicurare che ne pagherai le conseguenze con gli interessi.-
Margot tentò di protestare, ma un colpo alla testa la ridusse al silenzio. Vide tutto nero, e poi non vide più nulla.
 
-Cacchio, Berwald, gli avrai fracassato la testa con quel colpo!-
-Io quando batto, batto!-
sebbene insoddisfatto della risposta, l'uomo dai capelli sparati in aria si caricò la ragazza in spalla, e i due si diressero verso la nave.
I due fecero pochi passi, poi quello che rispondeva al nome di Berwald crollò a terra con un mugolio. 
Subito il primo vichingo si girò, per vedere una ragazza dai capelli neri che lo fissava con un'espressione di sfida e odio dipinta sul volto. 
-Laisse lui, batàrd!-
-EH???- esclamò l'uomo, che non capiva il francese. Vide la ragazza avvicinarsi minacciosa con un coltello in mano, e tutta l'intenzione di usarlo. Urlò qualcosa nella sua lingua, e subito un ragazzo albino si avventò sulla ragazza nel tentativo di bloccarla. Claire però riuscì a girarsi in tempo, sferzando la spalla del nuovo arrivato. 
L'albino urlò di dolore, ma riuscì comunque a bloccarla sul terreno, mentre quella si contorceva strillando insulti in francese.
Mentre l'uomo dai capelli sparati in aria si allontanava con Margot, alcuni abitanti avevano ripreso a combattere contro gli invasori. 
L'albino, vedendo che la situazione non era molto a loro favore, lasciò andare la ragazza dai capelli corvini; ma non appena si alzò, Claire, velocissima, lo colpì alla gamba, strappandogli un altro urlo di dolore. Il ragazzo si voltò a fissarla, per poi correre via.
Claire balzò in piedi a corse verso il porto. Lungo il tragitto vide che molti vichinghi stavano tornando alla loro imbarcazione, con coperte, cibo, qualcuno anche con delle donne.
Stava quasi per salire sulla nave, quando un ragazzo, Athos, le bloccò il passaggio
-Non salire nemmeno per sogno, Claire!-
-Levati dalla mia strada, idiota!-
-sei matta a voler salire!-
-Oh, e adesso ti metti a fare il cavaliere? Non mi hai degnato di uno sguardo per tutto questo tempo, e ora fai l'eroe? Levati, ti ho detto!-
Athos fece per replicare, ma prima che potesse dar fiato alla bocca si sentì un colpo. Il ragazzo alzò velocemente gli occhi al cielo, li girò un po', poi abbassò la testa e crollò in avanti, un rivolo di sangue che gli usciva dalla nuca.
Dietro di lui c'era un vichingo, vecchio abbastanza da poter essere considerato un pedofilo, se le metteva le mani addosso.
-Bene, bene.. cos'abbiamo qui?-
Claire non aveva mai voluto imparare la lingua vichinga, sebbene Margot si fosse data da fare per insegnarle almeno due o tre termini.
Nonostante ciò, il senso della frase le arrivò perfettamente. Si girò e iniziò a correre verso la foresta.
Non appena arrivata nel folto degli alberi, crollò a terra, tenendo i capelli via dal viso con le mani. Con lo sguardo rivolto al terreno, si diede della codarda per non essere riuscita nemmeno a rivedere Margot. I vichinghi non erano persone rispettabili, poco ma sicuro, e si sentì una vigliacca, al pensiero di ciò che le avrebbero fatto.
Mentre era immersa nei suoi pensieri, sentì il crepitio di una foglia che veniva pestata. Si girò lentamente, per trovarsi di fronte al ragazzo dai capelli candidi che l'aveva bloccata poco prima. Si trascinò verso il centro della radura, mentre Claire si era alzata e gli si stava avvicinando. Prima che la ragazza potesse anche solo sfiorarlo, questi cadde a terra, con gli occhi chiusi.
Lei si avventò su di lui.
-No! Non puoi morire proprio adesso, devo ucciderti io, bastardo! Hai idea di ciò che hai fatto?-
gli mollò una sberla, poi gli prese il viso.
-Non osare trapassare, imbecille, perché devo vendicarmi di te e di quel bastardo che ha rapito Margot. MI HAI CAPITO?-
il ragazzo, dopo alcuni vani tentativi di parlare, riuscì finalmente a dire qualcosa. Ma ciò che disse lasciò Claire completamente spiazzata.
-Salvami..- sussurrò.
La ragazza fu tentata di mandarlo a quel paese, ma poi lo guardò negli occhi. Finalmente aveva l'occasione di vederli bene. Credeva di essersi sbagliata, prima, ma ciò che aveva intravisto corrispondeva a verità. Quel vichingo aveva degli occhi viola. 
-Ok, ma solo perché hai degli occhi fantastici.- borbottò lei, prendendolo per le braccia. Ma lui non poteva sentirla, era già svenuto. Claire sbuffò, poi sussurrò:
-E io che credevo di essere diventata daltonica.-
Note Autrice: Ciao ragazzi! sono ancora nuova, quindi vi prego abbiate pietà se la storia non é come ve la aspettavate ;) Luaks é il nome di Norvegia, Eirìk quello di Islanda. Marogt e Claire vivono in un piccolo paese dei Pays-de-la-Loire, una regione francese sulla costa atlantica, chiamato Derval. grazie a chi leggerà, a chi recensirà, ecc..

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Capitolo 2
*** Våkn opp, kjæresten ***


Margot si svegliò con la vista annebbiata. Scosse leggermente il capo, per schiarire la visuale, poi si guardò intorno.

 

Era un una stanza, poveramente ammobiliata: solo una sedia, e il letto dove si era risvegliata.

 

Guardò in basso. Non indossava più i suoi vestiti, che erano stati sostituiti da una tunica beige dai bordi rossi, che le copriva le gambe più o meno fino al ginocchio.

Sentendo una fitta di dolore sull'avambraccio, si affrettò ad arrotolarne una manica, per constatare che una delle ferite che si era procurata durante l'attacco era stata lavata e fasciata. Ora che guardava meglio, tutte le sue ferite erano state medicate. Chiunque fosse stato non aveva fatto un buon lavoro, ma era stato comunque molto gentile.

 

Tentò di mettersi distesa, sperando di alleviare il mal di testa martellante che la perseguitava da quando aveva ripreso conoscenza, ma non fece in tempo a chiudere gli occhi che la porta si spalancò, rivelando il vichingo che l'aveva schiaffeggiata a Derval.

 

-Oh, lo scricciolo si é svegliato, no?- esclamò quello, con espressione strafottente.

 

 

La provenzale non sapeva se fosse colpa del mal di testa o del rimbombo della stanza, ma la voce di quell'uomo era davvero alta e fastidiosa.

 

-Dove sono?- sussurrò debolmente.

 

-Questo non ti interessa. Su, alzati.- le intimò indicando la porta.

 

Margot tentò di alzarsi, ma era troppo debole per farlo senza sentire dolore in tutto il corpo.

 

-Troppo lenta.- sentenziò il vichingo, afferrandola per i capelli e costringendola prima ad alzarsi, poi a muoversi attraverso uno stretto corridoio.

 

Ignorando le deboli proteste della ragazza, aprì una delle porte che vi si affacciavano, e la gettò dentro, facendola cadere a terra.

 

-Curalo.- disse semplicemente.

 

Margot si girò. Steso su un letto simile al suo, c'era il vichingo che aveva tentato di uccidere suo fratello.

 

-Ma io..- tentò di dire, prima di venire interrotta dall'uomo.

 

-Tu lo guarirai. Sei uscita dall'ospedale, e non eri ferita, devi per forza essere un medico.-

La ragazza aggrottò le sopracciglia. Da quanto tempo la teneva d'occhio?

 

-V.. Va bene..- disse debolmente, alzandosi a fatica.

 

-Vedo che impari in fretta. Ah, ciò non toglie che non voglio essere costretto a gettare dei cadaveri in mare..-

 

-Che intendi?-

 

-Oh, é vero, eri svenuta, non puoi saperlo.. Bé, scricciolo, a quanto pare siamo su una nave, in mare, e stiamo navigando. - concluse quello allargando le braccia e assumendo un sorriso malevolo.

 

Margot boccheggiò. Come, in mare?

 

Lui aspettò qualche secondo, poi si avviò verso la porta. Mise la mano sulla maniglia, poi si girò verso la sua prigioniera.

 

-Quello che intendo dire é che se lui muore, uccido anche te. Benvenuta a bordo del Draken, scricciolo.- detto questo infilò la porta, e uscì sbattendola.

 

La ragazza si alzò, tentando di non badare al dolore che la attanagliava.

 

Mosse qualche passo verso il letto dov'era steso il vichingo.

 

Ora che poteva vederlo con calma, notò che era senza barba, ma i suoi capelli biondo cenere erano lunghi fino alle spalle, spettinati.

Gli occhi erano chiusi, e non poteva vederne il colore, ma immaginò che dovessero essere azzurri, come quelli del vichingo che le aveva parlato prima.

Tirò la coperta, scoprendogli il torace nudo. La struttura del giovane era muscolosa, ma non eccessivamente, e il petto glabro era segnato da qualche minuscola cicatrice, ormai vecchia e quasi invisibile.

Finalmente, sul fianco sinistro, trovò la ferita che lei stessa gli aveva inferto.

Era abituata a vedere il sangue, ma lo spettacolo di carne rappresa e sangue incrostato che le si era parata davanti agli occhi non era per nulla piacevole. Il vichingo doveva aver perso molto sangue, a giudicare da quanto era sporco il drappo che gli era stato appoggiato sotto, perché non sporcasse il giaciglio dove era stato coricato.

 

Su una sedia accanto al letto, notò che c'erano una bacinella di acqua, delle strisce di garza e alcune erbe che non potevano provenire che del suo ospedale. Si avvicinò, per constatare che aveva ragione: i sacchetti avevano ciascuno il proprio nome, e riconobbe senza fatica la sua scrittura minuta ed elegante, e quella più grossa e leggermente più disordinata di Claire.

Sospirò. Dunque i vichinghi non erano tutti scemi.

 

Imbevette una striscia di garza di acqua, e ci strofinò sopra un paio di foglie.

Iniziò a tamponare la ferita del giovane, ma non appena la stoffa entrò in contatto con le pelle di lui, questo aprì gli occhi con un lamento, inarcando la schiena e appoggiandosi sui gomiti a fissarla.

 

Il vichingo la scrutò attentamente per qualche istante, poi disse:

 

-Freja?-

 

-No, non sono Freja. Sono qui per curare la ferita, dunque mi faresti un enorme piacere se ti stendessi e stessi fermo.-

 

il giovane fece ciò che gli era stato detto, e la osservò con i suoi occhi blu mentre compiva il suo lavoro.

 

-Come vanno le ferite?- chiese poi.

 

Margot alzò lo sguardo, corrugando le sopracciglia.

 

-Ti ho medicata io. Non mi sembravano molto profonde, soprattutto quelle sul petto..- aggiunse poi.

 

La provenzale si bloccò immediatamente e strinse le labbra, tentata di mandarlo a quel paese seduta stante.

 

Oh, dunque l'aveva anche vista? Perfetto, dannatamente perfetto.

 

-Stai fermo e zitto.- ringhiò, premendo la garza sulla sua ferita.

 

Continuò per alcuni minuti, sentendo lo sguardo del vichingo su di se.

 

Ad un certo punto, sentì una pressione sulla guancia, e si girò, per scontrarsi con le iridi blu di lui.

 

-Hai dei begli occhi.- disse quello, prendendole un mento con la mano.

 

-Belli?- chiese lei.

 

-Sono strani, così.. Un po' marroni, un po' verdi, e con quella striscia blu. Da noi nessun le ha così. E anche i tuoi capelli..- aggiunse poi prendendo ad accarezzare la sua capigliatura castana, lunga quasi fino alla vita.

 

-Da noi nessuno li ha così.- concluse, accennando un sorriso.

 

Margot sbuffò, e prese a fasciare la ferita, ormai ripulita e disinfettata.

 

In pochi minuti, lungo la vita del vichingo la fasciatura era ben stretta.

 

La provenzale si alzò e fece per dirigersi verso la porta, venendo però bloccata da lui.

 

-Grazie.- sussurrò.

 

-é il mio lavoro, ma prego.- tagliò corto quella, uscendo in fretta.

 

Chiuse la porta dietro di se, con l'intenzione di uscire all'aperto, ma non aveva fatto tre passi, che una mano sbattuta sul muro la bloccò.

 

-Dove credi di andare?- chiese il vichingo di prima.

 

-Non lo so. Ho finito di lavorare, pensavo di tornare nella mia cabina.-

 

Quello ghignò.

 

-E se si riapre la ferita?- chiese.

 

-Sono un ottimo medico, so quello che faccio.- replicò Margot, offesa nel profondo.

 

Il vichingo si spostò e la lasciò passare.

 

-Vai pure, allora.-

 

La ragazza fece due passi, perplessa, poi, vedendo che quello non accennava a fermarla, accelerò l'andatura.

Si allontanò un po', ma ciò non le impedì comunque di sentirlo borbottare:

 

-Certo, io poi non sono minimamente responsabile di eventuali trattamenti non di favore da parte della ciurma. Ci mancherebbe altro.-

 

Margot fece dietrofront e si riavviò a passo svelto verso la cabina del vichingo che aveva appena curato.

 

-Credo che andrò a vedere come sta.- borbottò, notando di sfuggita il sorriso sardonico da parte del suo interlocutore.

 

-Bravo scricciolo. Vai a fare il tuo dovere di brava Kone.- disse lui.

 

-Scusa?-

 

Quello la guardò stranito.

 

-NOn sai cosa significa? Oh, non temere, ti sarà chiaro più avanti..- disse semplicemente l'uomo, girando i tacchi e andandosene.

 

La ragazza scrollò le spalle e aprì la porta.

 

Il vichingo steso sul letto girò lievemente la testa, per chiedere:

 

-Già di ritorno?-

 

-Il tuo amico dice che dovrei stare qui con te.-

 

-Quale amico?-

 

-Alto, biondo, occhi azzurri, capelli strani..-

 

-Ah, Mathias. Non temere, é innocuo.-

 

-Se lo dici tu..- borbottò lei, sedendosi sul bordo del letto.

 

-Come ti chiami?- chiese nuovamente il vichingo.

 

-Margot. E tu?-

 

-Lukas Eirìksson.- rispose quello con un certo orgoglio.

 

Lukas stette in silenzio per una attimo poi riprese la parola.

 

-Margot..-

 

La provenzale storse il naso, sentendo il suo nome storpiato da quell'accento barbarico.

 

-.. é davvero un bel nome.- concluse lui, infine.

 

Lei fece un cenno del capo in ringraziamento, poi guardò fuori alla finestrella.

 

Speriamo di riuscire a tornare”, fu l'unica pensiero coerente che uscì dalla sua mente.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Ciaoooo! Rieccomi qui con il nuovo capitolo.

Cose particolari da spiegare non mi sembra che ce ne siano, dunque ringrazio tutti quelli che recensiscono e leggono questa storia.

Grazie mille, ragazze.

Iris

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Capitolo 3
*** L'histoire de Claire ***


Il vichingo dai capelli candidi si era ripreso abbastanza bene, nonostante fosse ancora molto debole. Claire l'aveva curato a regola d'arte, anche se non era stato facile.

 

Innanzitutto non era all'ospedale, anche perché era bruciato, ma nascosto in casa sua, dato che se gli altri fossero venuti a sapere che stava curando un vichingo l'avrebbero come minimo bandita.

Non che le importasse molto, ma c'era il problema che lei non sapeva come fare il cibo, a parte il pane, e non poteva vivere di filoncini.

 

Ogni tre secondi, inoltre, gli veniva l'insopportabile desiderio di accoltellare il suo ospite, ma puntualmente, un istante dopo, si diceva che così non avrebbe potuto torturarlo per bene, quindi non ne valeva la pena.

 

Si chiamava Eirìk. Era molto silenzioso, come lei, quindi non sapeva molto sul suo conto.

 

-Claire..- la chiamò il ragazzo.

 

-Si?- chiese lei.

 

-Volevo ringraziarti.. ecco, per quello che hai fatto per me. Insomma, di fatto sono un tuo nemico, e quindi..-

 

-L'unico motivo per cui ti sto curando é che poi posso torturarti come si deve, quindi evita! E ringrazia il cielo che sai parlare francese, altrimenti ti mollavo nel bosco e tanti saluti!- lo zittì lei.

 

-Bé, io l'ho apprezzato molto.- disse Eirìk con un accenno di sorriso.

 

Claire alzò gli occhi al cielo, ma dentro di lei era felice l'avesse ringraziata. Si diresse verso il piano cottura della stanza, e iniziò a imbastire qualcosa per il pranzo. Mentre tagliava alcune fette di pane, guardò il vichingo, che guardava con espressione rassegnata fuori dalla finestra.

 

Ripensò a ciò che doveva chiedergli, e per poco non si affettò un dito. Il pensiero di Margot, sebbene sperasse che non fosse morta, la faceva ancora male. Ma dopotutto, doveva fare quella domanda ad Eirìk, no?

 

-Il pranzo é pronto.- annunciò, mettendo nelle due scodelle poste sul tavolo un po' di salumi e qualche pezzo di formaggio; poi prese il piatto con dentro alcune fette di pane e la brocca dell'acqua. Non era un gran pasto, ma c'era gente messa peggio di loro, quindi era meglio non lamentarsi.

 

Mangiarono in silenzio per un po', poi la ragazza chiese, a bruciapelo:

 

-Cosa succede alle persone catturate?- Eirìk sollevò gli occhi dal piatto, confuso, per chiedere a sua volta:

 

-Cosa?-

 

-Che succede alle donne catturate dai vichinghi.- ripetè Claire, una nota di fastidio nella voce, mentre diceva la frase lentamente.

 

-Bé, é un po'.. Complicato.-

 

-Ho tutto il tempo.-

 

Il ragazzo sospirò, poi si passò una mano fra i capelli candidi, guardandosi intorno.

 

-Ha davvero tanta importanza?-

 

-La mia migliore amica, ossia l'unica persona sulla faccia della terra della quale mi importi realmente qualcosa, é appena stata rapita dai tuoi compagni. Vedi tu.-

 

-Ok.. Bé, le donne, se sono abbastanza forti da resistere per tutto il viaggio, vengono assegnate a qualcuno, e tenute.. più come un trofeo che come compagne, effettivamente. Non vengono liberate.-

 

Claire abbassò il viso, stringendo i pugni, poi sussurrò:

 

-Merde.- Eirìk la guardò per un lungo istante, vedendo che ormai le sue labbra erano diventate bianche, da quanto le teneva strette. Finalmente, la ragazza si riscosse, e disse:

-Dopo devi accompagnarmi in un posto.-

 

-Ma scusa, non avevi detto che-

 

-é nel bosco.-

 

-Allora va bene.-

 

 

 

Dopo circa mezz'ora di cammino raggiunsero il luogo. Eirìk aveva tentato di chiedere, lungo la strada, cosa andassero a fare, ma Claire era stata piuttosto vaga in proposito.

Finalmente la ragazza disse:

 

-Eccoci arrivati.-

 

Eirìk alzò lo sguardo, per vedere un posto che gli mozzò il fiato.

Gli alberi circondavano il vecchio letto del Tal, il fiume che scorreva vicino alla cittadina, creando una verde conca, dentro alla quale, oltre al fiume, si vedevano un laghetto che, circondato da dell'erba verdissima, rifletteva i raggi del sole, e un sentiero che passava a poca distanza da lì.

Sul lato destro del torrente, dove quest'ultimo piegava un po' a valle, un'enorme roccia sulla quale crescevano dei pini, li sovrastava. Sotto la roccia, si erigeva, proprio al centro del fiume, una piccola isola verde di muschio, sulla quale alcuni piccoli rigagnoli d'acqua andavano a formare a loro volta fiumiciattoli e piccole cascate, prima di ricongiungersi di nuovo al torrente.

 

Il ragazzo rimase a bocca aperta, poi notò che Claire aveva già guadato il corso d'acqua, e ora era sull'isoletta, quindi si affrettò a raggiungerla.

 

-Come si chiama questo posto?- chiese.

 

-Lieu de Feés.- rispose distrattamente la ragazza.

 

-Isola delle Fate.. mi piace.-

 

-Bah, non credo. Io odio l'acqua.-

 

-Strano a dirsi, per una che viva in un villaggio di mare.-

 

-Ma infatti io non sono nata qui.-

 

-Ah no? E da dove vieni, allora?- Claire ci pensò un po' su, poi rispose semplicemente:

 

-Tournai.-

 

-Scusa?-

 

-é un piccolo paese appena fuori dalla Francia.. piuttosto all'interno del continente. I miei vivono lì-

 

-E come mai sei qui?-

 

-Sono qui da quando avevo nove anni, quindi.. si, sono otto anni che vivo a Derval. I miei genitori mi avevano spedito da un'amica di mia madre perché imparassi a fare qualcosa e diventassi una brava donnina di casa.. Helene, l'amica, é morta cinque anni fa, e io non avevo nessuna voglia di tornare al mio villaggio natale.-

 

-Bé, dalla maestria con cui lanci i coltelli, mi sa che questa Helene ha fatto un buon lavoro. Se dovessi prendere moglie, di sicuro sceglierei una persona che sappia tirare come fai tu.-

 

-Grazie..- Eirìk sorrise. Nemmeno lei era di molte parole. Quindi chiese:

 

-Ora mi spieghi cosa facciamo qui?-

 

-Raccogliamo erbe medicinali. Su, aiutami.-

 

 

 

Lukas ormai riusciva ad alzarsi dal letto senza troppi sforzi. Ora che non era più così preoccupato della sua ferita, poteva occuparsi appieno di Margot. La ragazza era piuttosto scontrosa, e a parte i contatti strettamente necessari a causa del taglio, non dava alcun segno di voler essere gentile o roba del genere. In più, si era anche rifiutata di mangiare, negli ultimi giorni.

 

Doveva assolutamente riuscire a farle mettere in bocca qualcosa, non aveva proprio voglia di buttare il suo cadavere fuoribordo.

Entrò nella cabina, reggendo un piatto con un po' di salmone. Margot, raggomitolata sul letto, non lo degnò neppure di uno sguardo.

Lukas le poggiò davanti il piatto.

 

-Devo mangiarlo?- chiese lei.

 

-Si.- rispose lui.

 

Tutto ciò che ottenne dalla ragazza fu un sorrisino di scherno, mentre riprendeva a guardare fuori dalla finestrella.

 

Pazientemente, Lukas raccolse un po' di cibo con la forchetta, e glielo avvicinò alla bocca.

Margot lo fissò con i suoi stupendi occhi nocciola. Non pareva intenzionata a distogliere lo sguardo. Lukas abbassò il viso, per sentirsi ordinare un “guardami” al quale non poté fare a meno di ubbidire. Margot lo fissava ancora. Lukas sentiva di stare perdendosi in quegli stupendi oceani castani che erano i suoi occhi. La ragazza avvicinò leggermente il viso al suo, e..

 

Con un movimento veloce, Margot alzò il braccio, andando a colpire la ciotola del cibo, che sparse il suo contenuto a terra e sulla tunica di Lukas.

Come per un movimento involontario, il ragazzo la afferrò per il collo, spingendola all'indietro sul letto, mentre con l'altra mano le bloccava il braccio sinistro.

La ragazza afferrò a sua volta, con la mano libera, la mano di Lukas che le serrava il respiro, costringendolo ad allentare leggermente la presa.

I due ragazzi si fissarono per un attimo che parve interminabile.

 

Finalmente, Margot prese la parola.

 

-Togliti da sopra di me.- ringhiò.

 

Lukas ubbidì, e si sedette sul bordo del letto.

 

-Mi spieghi cosa cavolo vuoi?- sbottò poi il ragazzo.

 

-Non é ovvio?-

 

-No! Sto cercando di essere gentile con te, ma evidentemente non serve a nulla! Cosa devo fare?-

 

-Lasciarmi in pace.-

 

-E perché?-

 

Margot si mise ginocchioni sul letto, avvicinando il busto a Lukas. Dunque alzò la mano, alzando solamente l'indice.

 

-Punto primo: non sono scema, ho capito che persona sei e non mi piaci per nulla. Punto secondo: so benissimo cosa fate alle donne catturate, e non ho alcuna intenzione di fare la stessa fine. Punto terzo: sei un vichingo, mi spieghi perché dovrei fidarmi di te?-

 

Lukas fece un sorrisetto, e si avvicinò a lei. La ragazza tentò di ritrarsi, ma la schiena andò a sbattere contro il muro della cabina.

 

-Hai ragione.- sussurrò Lukas con voce roca. Poggiò le mani ai lati del suo viso, in modo che lei non si ritraesse, poi le diede un bacio sulla fronte.

 

-Ma per questo c'é tempo.-

 

Detto ciò, lasciò la cabina, lasciando Margot piuttosto interdetta.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Saalve! Rieccomi con una nuova parte della storia. Anche qui non c'é molta azione, ma spero che vi sia piaciuta lo stesso.

Qualche piccolo dettaglio tecnico: Tournai, il paese di Claire, é realmente esistente (come qualunque luogo descritto in questo racconto), e si trova in Belgio, non molto lontano dal confine francese. Più avanti arriverà anche la storia di Margot..

Grazie mille a Claire_Hope e Shir che hanno recensito, a Shir, Claire_Hope e adrienne riordan che hanno messo la storia fra i preferiti, e a Yuki987 e Claire_Hope che l'hanno aggiunta fra quelle da ricordare.

Grazie di cuore a tutte e quattro, e ovviamente a tutti coloro che leggono/hanno letto/leggeranno questa storia.

Recensiteee!!

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Capitolo 4
*** Det er de som kjører, og det kommer ***


Eirìk si chinò a terra, per raccogliere dei fiori che, a sentire Claire, avevano un grosso potere curativo. Non sapeva davvero come facesse la ragazza a distinguere fra le piante quali fossero benefiche e quali no. Per lui quelle chiazze colorate erano tutte uguali.

 

Distrattamente, mentre raccoglieva un po' di calendula, Claire si ritrovò a fissare il ragazzo. Il modo in cui i suoi capelli candidi gli ricadevano sul volto, l'espressione seria e concentrata, e quei fantastici occhi color ametista..

si riscosse immediatamente, non era da lei fare certi pensieri. Continuarono a fare il lavoro in silenzio, rotto solo dal rumore dell'acqua intorno a loro e dalle domande di Eirìk sulle piante di tanto in tanto.

 

-Allora.. Dove vivi?- chiese all' improvviso la ragazza. Si diede mentalmente della stupida, non era da lei cominciare le conversazioni..

 

-Vivo a Bygdøy, in Scandinavia. Fino a poco tempo fa vivevo con mio fratello, ma ora sono da solo.-

 

-Hai un fratello? E come si chiama?- ..e nemmeno portarle avanti, pensò lei.

 

Eirìk rimase pensieroso per qualche secondo, sufficiente perché le orecchie fini di Claire captassero il crepitio di un rametto che veniva spezzato. Alzò la testa di scatto, e si girò, seguita a ruota dal ragazzo.

Dal sottobosco era emerso un ragazzo biondo, basso e un po' tarchiato, con una sottile peluria che gli ricopriva le guance. Claire lo riconobbe subito: era Pierre, un idiota con il quale aveva avuto il dispiacere di avere a che fare molto spesso.

Fulminea, tirò fuori dalla cintura il coltello, e lo lanciò contro di lui, facendo in modo che si impigliasse sulla manica della camicia di Pierre e infine contro l'albero dietro di lui, bloccando ogni tentativo di fuga. Pierre guardò spaventato l'arma, e fece per togliersela, quando un altro pugnale lo raggiunse pochissimo sopra l'altro, facendolo desistere dal suo proposito.Rimase a fissare spaventato la ragazza dai capelli corvini che gli si avvicinava, anche se in quel momento, più che una ragazza doveva sembrargli una furia.

Claire estrasse il primo coltello dalla tunica del ragazzo, solo per infilarglielo appena sotto la mascella.

Il ragazzo deglutì, sentendo il freddo metallo del pugnale toccargli la pelle.

 

-Prova a dire a qualcuno ciò che hai visto, e te ne pentirai amaramente.- Ringhiò Claire.

 

Pierre fissò lei, poi il ragazzo poco lontano, riconoscendolo immediatamente come un vichingo a causa dell'abbigliamento.

Annuì debolmente. Detto fatto, Claire lo liberò dalla morsa, e quello iniziò a correre verso il villaggio quanto più velocemente glielo permettessero le sue piccole gambe grassocce.

Eirìk si avvicinò alla ragazza.

 

-Chi era quello?-

 

-Un cretino che, sfortunatamente per noi, ha una lingua molto lunga.-

 

-Ma non l'hai-

 

-Si, l'ho minacciato, ma se arriva in fretta al villaggio, non gli ci vorrà molto per convincere tutti che sono una traditrice aiuta-vichinghi eccetera eccetera. Ci riempiranno di frecce non appena avremo raggiunto il villaggio.-

 

Si sedette sconsolata sul margine del fiume. Eirìk si mise vicino a lei, e chiese:

 

-Quindi?-

 

Claire alzò lo sguardo e disse semplicemente:

 

-Quindi si scappa.-

 

-Bé, visto che ormai sono guarito posso aiutarti. Me la cavo piuttosto bene, quando si tratta di camminare.-

 

Claire guardò il ragazzo. Le stava davvero offrendo il suo aiuto? Bé, lei gli aveva salvato la vita, quindi era naturale che si sentisse in debito!

 

-é una buona idea. Prima però devo tornare al villaggio per prendere alcune cose che potrebbero servirci. Aspetteremo qui.-

 

Eirìk annuì, e si mise più comodo sul margine del torrente, mentre si predisponevano ad aspettare il calare del sole.

 

 

 

 

Margot venne svegliata da tre colpi sulla porta. Borbottò un “avanti” e quella si aprì, rivelando il viso di Lukas.

 

-Dormito bene?- chiese il vichingo dolcemente.

 

-Ho dormito meglio.-

 

-Siamo arrivati a Bygdøy. Vieni, si scende.- rispose quello porgendole la mano, ignorando il tono di scherno della ragazza.

 

Margot si fece scortare controvoglia fuori dalla nave. Guardandosi intorno, vide che la cittadina era poggiata sulla fine di un lungo fiordo, di cui non si scorgeva l'imbocco sul mare. Chissà per quanti chilometri si inoltrava all'interno della costa, pensò.

Tutto attorno al paesino, vedeva scogliere verdi di boscaglia, che si gettavano in acqua, separate dal mare solo da una sottile striscia di sassosa spiaggia bianca.

Quel posto.. era troppo familiare. Non credeva che avrebbe mai rivisto un luogo simile a Cassis, e la cosa la intristì un po'. Anche se era completamente abituata a vivere nel nord della Francia, il suoi luoghi nati le mancavano sempre un po'.

Improvvisamente, una folata di vento la fece rabbrividire, costringendola a avvicinarsi di più a Lukas, che le teneva un braccio attorno alle spalle. Con disappunto, Margot si accorse che il ragazzo era vestito di tutto punto, mentre lei indossava ancora la tunica bianca con cui si era svegliata sulla nave.

Mentre si addentravano nel villaggio, sentiva gli sguardi della gente sopra di se. Possibile che questi barbari non avessero altro da fare oltre che a fissarla?

La ragazza non si accorse nemmeno che Lukas si era fermato davanti ad una casa. Si riscosse, mentre lui si faceva da parte e la lasciava entrare.

L'abitazione era una tipica casetta nordica, di legno, semplice ma ben curata.

 

-Questa é casa mia. E da ora anche la tua.- disse Lukas con una punta d'orgoglio.

 

-Lukas?- chiese lei, girandosi verso il ragazzo.

 

-Si?-

 

-Dammi il tuo mantello.-

 

-Perché?-

 

-Perché ho freddo.-

 

-Lo so che hai freddo.-

 

-E allora?!-

 

Lukas sogghignò, mentre lei incrociava le braccia al petto, nel tentativo di scaldarsi.

 

-Aspettami qui. E non provare a scappare, ti prenderebbero subito.-

 

Detto questo, il ragazzo uscì, chiudendo la porta senza chiave. Margot pensò a cosa potesse fare. Effettivamente, l'idea di trovarsi un'orda di vichinghi inferociti alle calcagna non era una prospettiva molto allettante, quindi si sedette e aspettò.

 

Lukas rientrò poco dopo, seguito da un ragazzo che reggeva qualcosa di piuttosto voluminoso fra le mani. Margot si sporse leggermente a guardarlo. Il nuovo arrivato era leggermente più basso di Lukas, aveva i capelli di un bel biondo grano, come suo fratello François, dei caldi occhi color cioccolato e una corporatura non troppo esile. Il viso, al contrario di quello di Lukas, era aperto de disteso, con un'espressione allegra, ma non idiota.

Istintivamente, la ragazza sentì di potersi fidare di quel tizio.

 

-Ciao!- esordì lui, sempre sorridendo, ma leggermente imbarazzato.

 

-Sono Tino, un amico di Lukas. Questi sono per te.- proseguì, porgendole il pacco.

Margot ringraziò, poi aprì il pacco. Conteneva una lunga gonna marrone, foderata di pelliccia, una camicia bianca, un corpetto di pelle ed un lungo mantello marrone, anch'esso con un strato interno di morbida pelliccia bianca.

 

-Sono abiti di mia madre, dovrebbero andarti bene.. Margot, vero?- spiegò il ragazzo.

 

-Si, Margot. Grazie mille.- rispose Margot sorridendo.

 

-Oh, di nulla, é stato un piacere. Bé, Lukas, Margot, se non avete bisogno di altro io andrei..-

 

-Grazie, Tino. Và pure, e non salutarmi Berwald.- disse Lukas.

 

Tino sorrise ancora, poi si dileguò fuori dalla porta.

 

-Wow, mi hai preso dei vestiti. Mi sorprendi, sei più in gamba di quello che sembra.- commentò sarcasticamente Margot all'indirizzo di Lukas.

 

-Cambiati.- sospirò il ragazzo, girandosi.

 

Margot ubbidì, tentando di coprire il suo corpo il più possibile e guardando di tanto in tanto in direzione del vichingo per assicurarsi che non la guardasse.

Scrollò le spalle, sentendosi finalmente più calda, poi andò alla finestra.

Allora non si era sbagliata prima. Il fiordo, le foreste, le spiaggette bianche.. non si accorse che una lacrima aveva iniziato a rigarle una guancia.

 

-Allora, hai finito?- chiese Lukas, girandosi.

 

Margot si girò leggermente. Il ragazzo si avvicinò a lei, e si affrettò ad asciugarle le lacrime che avevano iniziato a scorrere lungo il suo viso, mentre lei sprofondava nel petto del vichingo.

Lukas fece per dire qualcosa, ma venne zittito dalla ragazza, con un semplice:

 

-Non osare chiedere.-

 

Allora si limitò ad accarezzarle i capelli castani, posandovi le labbra di tanto in tanto. Sembrava così fragile.. si chiese cosa potesse aver causato il pianto nel cuore della ragazza, e sospirò.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Le voilà il nuovo capitolo é qua! (rima orribile)

Spero che siate contenti della nuova piega che sta prendendo la storia ;) Come promesso, é apparso anche Tino, quindi ora abbiamo i nordici al completo!

Mi scuso con le fan di Danimarca e Svezia, dato che finora sono comparsi solo nel primo capitolo (e Svezia fra l'altro si é fatto maluccio..). Ma non temete, non sono restati lì a pettinare bambole, quindi fra poco ritorneranno alla carica più forti che mai!

Un piccolo dettaglio: il paese di Bygdøy é il primo nucleo, risalente più o meno al 900 d.C., su cui dopo é stata costruita Oslo. Siamo in pieno territorio di Norvegia, quindi :D

E un'altra cosa, il titolo significa “C'é chi scappa e c'é chi arriva” in norvegese. Però ho usato Google Traduttore, quindi non so se é giusta (probabilmente no).

 

Come sempre, grazie infinite a chi ha letto/recensito/messo la storia fra i preferiti, e ovviamente a tutti quelli che lo faranno!

Recensite in tanti, altrimenti dovrete sopportare Danimarca fino a.. Bé, finché lo decido io :P

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Capitolo 5
*** Mon Histoire ***


Lukas entrò nella stanza e vide le spalle di Margot scosse dai singhiozzi. Mosse qualche passo verso di lei e la abbracciò, mentre la ragazza affondava il viso nella sua casacca.

Aspettò pazientemente che si fosse calmata, poi le sollevò il viso, asciugandole le lacrime, e le chiese, con la voce più gentile che riusciva a fare (e considerato che era un vichingo, non era chissà cosa)

 

-Che succede?-

 

Margot abbassò lo sguardo, tirando su col naso. Guardò di nuovo verso la finestra, e ancora verso Lukas.

 

-Questo posto.. é uguale.-

 

-Uguale a cosa?-

 

-Uguale.. a casa mia.-

 

Lukas la guardò per alcuni secondi senza capire.

 

Non gli sembrava che ci fossero dei fiordi,o un luogo simile, vicino al villaggio che avevano attaccato. Non aveva fatto giri di esplorazione, ma non c'erano nemmeno i presupposti per far pensare all'esistenza di fiordi, e anche se il giorno della razzia il cielo era coperto da una coltre di nubi, i vari campi attorno alle case facevano intuire che il tempo fosse piuttosto soleggiato per la maggior parte dell'anno.

Vedendo l'espressione interrogativa dipinta sul volto di Lukas, Margot accennò un mezzo sorriso. Si sedette su una panca lì vicino, e iniziò a spiegare.

 

-Non sono originaria del paese dal quale mi hai rapita. Vivevo lì da.. circa una decina d'anni.-

 

-E di dove sei, allora?-

 

-Sono della costa del Mediterraneo. I miei genitori vivevano in un paesino chiamato Cassis, costruito vicino alle Calanques, che sono niente più e niente meno che dei fiordi. Era un posto famoso per la sua sicurezza, perché i saraceni non osano avventurarsi dentro le insenature. Io sono cresciuta lì, con mio fratello Fançois. Quello che hai attaccato quel giorno..-

 

Lukas alzò gli occhi al cielo, mentre lei continuava.

 

-Poi.. Una volta i saraceni sono riusciti ad arrivare sin dentro le calanques, quando io avevo.. sette, otto anni al massimo. Hanno fatto una strage tremenda, e sono morti anche i miei. Io e François siamo riusciti a salvarci in qualche maniera, e siamo scappati da un suo amico, che viveva a Derval, il posto dove mi hai molto cortesemente invitato a venire con te.-

 

Ecco, gli mancava la sua costante punta di ironia.

 

-Capisco. Quindi, é simile al posto dove vivevi.-

 

-Te l'ho appena detto, sei sordo o cosa?-

 

Lukas scosse la testa ecco che ricominciava a tirare fuori gli artigli. Si avvicinò a lei. Margot rimase immobile, ormai la tristezza era svanita, e nei suoi occhi era comparsa una nuova espressione, di fierezza.

 

-Sei coraggiosa.- disse semplicemente Lukas.

 

-Se pensi che abbia voglia di arrendermi e lasciarti vincere, hai fatto male i tuoi conti. Non ho alcuna intenzione di diventare la tua concubina.-

 

-E chi l'ha mai detto?- chiese il ragazzo con un sorrisetto ironico.

 

-Fossi in te mi farei un bagno, é freddo qui.- detto questo, il vichingo uscì dalla stanza, lasciando Margot sola e piuttosto seccata.

 

 

 

 

Claire non riusciva ad abituarsi a dormire sulla terra.

Guardò verso Eirìk, che riposava serenamente. Non riusciva ancora a capire come potesse farlo. Ok, probabilmente era abituato ad accamparsi, ma comunque visto che c'era anche lei, che poteva tirargli una coltellata quando voleva, non avrebbe dovuto dormire con un occhio aperto e uno chiuso?

Tentò di mettersi in una posizione più comoda, tirandosi addosso il mantello di pelliccia che Eirìk le aveva gentilmente offerto. Anche perché se si fosse rifiutato, la ragazza non avrebbe esitato un minuto a rubarglielo, e gliel'aveva detto chiaramente.

Sbuffò. Certo che Eirìk era proprio strano. E se lo diceva lei, che a Tournai aveva fama di strega, alienata e quant'altro, voleva dire che il ragazzo era molto strano.

Non sembrava per nulla turbato dalle sue continue minacce di morte e torture, anzi. E non era rimasto stupefatto in senso negativo quando lei gli aveva detto di essere brava con i coltelli da lancio, ma assolutamente negata per cucinare, quindi se voleva qualcosa da mettere sotto i denti che si arrangiasse. Non avevano chissà che conversazioni i due. Sapeva che Eirìk aveva un fratello, quello che era stato quasi accoppato da Margot (e qui Claire fece un sorrisino, pensando che anche l'amica, pur con la sua calma e dolcezza, riuscisse, quando necessario, a tirare fuori una parte di se molto più violenta ed istintiva), e che proveniva da un'isola molto a nord. Lei ormai della sua vita gli aveva detto un bel po' di cose (per i suoi standard), ed era desiderosa di scoprire qualcosa in più su quell'albino.

Visto che il sonno tardava ad arrivare, si mise seduta, sempre con la coperta addosso, e si apprestò a guardare il cielo. Da quel poco che sapeva sulla posizione delle stelle, poteva dedurre che l'autunno fosse ormai inoltrato. Presto avrebbero raggiunto Nanterre, un paese dell'Alta Normandia. Eirìk aveva consigliato di dirigersi lì, perché quella zona era spesso soggetta a attacchi vichinghi che provenivano da Bygdøy , quindi non sarebbe stato difficile trovare una nave disposta ad imbarcarli. In fin dei conti, dopo le razzie le perdite erano spesso trascurabili, ma posto per quattro braccia in più ce n'era di sicuro. L'unica cosa era che Claire avrebbe dovuto fingersi un maschio, ma la cosa non le dispiaceva affatto. Dopotutto, i pantaloni erano molto più comodi di una gonna.

Si strinse di più nel mantello. Era quasi l'alba, aveva iniziato a fare più freddo. Improvvisamente, sentì qualcuno toccarle la spalla. D'istinto, si girò, coltello alla mano e proteso davanti a se.

Gli occhi color ametista di Eirìk la fissavano.

 

-Ah. Sei tu. Che diamine, potevi almeno avvisare.-

 

-Perché, chi altro avrebbe dovuto essere?-

 

Claire non rispose, limitandosi a corrucciare la faccia.

 

-Non riesci a dormire?-

 

-Non sono abituata a dormire sul terreno. É troppo duro.-

 

-Credimi, ci si fa l'abitudine prima di quanto immagini. E poi manca al massimo un settimana.-

 

-Per cosa?-

 

-Per arrivare a Nanterre. Più veloce di così non possiamo andare, io sono ferito e sono un nemico, e tu sei una donna. Ci metterebbero all'albero subito.-

 

-All'albero?-

 

Eirìk distolse lo sguardo, poi borbottò qualcosa che assomigliava a un “nulla, nulla”.

Claire scosse le spalle, poi si appoggiò alla sua schiena. Sentì il ragazzo sussultare.

 

-C..Che stai facendo?- chiese.

 

-Dormo.-

 

-E io dove-

 

-Ti arrangi.- tagliò la discussione con voce piatta la ragazza, sistemandosi meglio sulla schiena dritta del ragazzo.

Ok, era ancora piuttosto dura, ed era un piano d'appoggio eretto invece che sdraiato, ma poteva andare.

Eirìk, dal canto suo, scosse la testa con un sorriso. Quanta pazienza che ci vuole. Pensò. Poi decise di rimanere sveglio. Dopotutto, fra poco ci sarebbe stata l'alba, e lui, che era rimasto senza fiato di fronte ai tramonti autunnali della Francia del Nord, non vedeva l'ora di scoprire se le nascite del sole potevano reggerne il confronto.

Al ragazzo piacevano i tramonti. A casa sua, di notte, poteva vedere l'aurora boreale, che di per se era uno spettacolo meraviglioso. Però era bello anche osservare il tramonto, cosa che a Bydgøy, vuoi per il tempo non esattamente soleggiato, vuoi per il fenomeno delle notti bianche, non si riusciva a fare molto spesso.

Si girò leggermente per guardare Claire, ormai addormentata sulla sua schiena. Almeno quando dormiva poteva stare al sicuro da coltellate e simili. Le piaceva, come persona. Schietta, un po' sadica, ma sapeva che non l'avrebbe mai ucciso, almeno finché non arrivavano a Bygdøy. Finché non fossero arrivati nella luogo dove probabilmente era finita Margot, non l'avrebbe massacrato. Sperò sinceramente che non l'avrebbe fatto neppure dopo. Va bene tutto, ma lui di fatto non aveva colpe se la sua migliore amica era stata rapita.

Sospirò. Una delle cose che le piacevano pi più di Claire era che con lei poteva stare in silenzio. Non le mancava affatto la fastidiosissima parlata di Mathias. Era davvero una pace per le sue orecchie.

Si raggomitolò, in modo da avere le ginocchia al petto. Sentì Claire che mugugnava nel sonno, probabilmente a causa della nuova posizione. Appoggiò le braccia sulle ginocchia, per porvi anche la testa. Sospirando, attese l'alba, che non tardò a farsi vedere, bella come solo le albe autunnali sanno essere.

 

Qualche ora dopo, Eirìk decise che Claire aveva dormito abbastanza. Cinque ore di sonno a testa non erano sufficienti, ma avrebbero potuto dormire in seguito. Dovevano raggiungere Nanterre prima che l'autunno si facesse troppo freddo, o la maggior parte dei fiordi della Scandinavia avrebbe ghiacciato, bloccando così un buon 75% delle razzie vichinghe. Spostò completamente il busto, lasciando che la testa di Claire cadesse sul suo grembo. Era davvero pacifica, quando dormiva. E, non si stupì a pensare, bella. Con i capelli corvini che le ricadevano dolcemente sul volto diafano, le labbra sottili distese in un'espressione rilassata, il corpo abbandonato e privo di scatti nervosi.

Le scosse leggermente la spalla. La ragazza emise un mugugno, poi, con un'ulteriore scrollata si decise finalmente ad aprire gli occhi. Li sbatté un paio di volte, per poi spalancarli per compensare la mancanza di sonno, che tendeva a farglieli chiudere. Si stiracchiò, poi si guardò intorno. Dopo qualche istante, vide gli occhi del ragazzo fissi su di lei, e si accorse in che posizione era finita. Si alzò fulmineamente, estraendo di nuovo il coltello e parando un braccio davanti a se come per difendersi meglio.

 

-Che stavi facendo???!!- gracchiò.

 

-Bé, dovevo svegliarti in qualche modo.-

 

-Senti, se senti la mancanza della tua fidanzata non é un mio problema, quindi non azzardarti a farlo di nuovo o giuro che ti squarto e uso le tue ossa per fare la segnaletica di tutta la Francia del nord!-

 

-Ok, scusa.-

 

Soddisfatta, Claire ripose il coltello nella cintura, si tirò indietro un ciuffo di capelli che non volevano saperne di stare al proprio posto, e sospirò:

 

-E adesso cerchiamo qualcosa da mangiare..-

Angolo Autrice:

Rieccomi qui, dopo un po' più di una settimana (devo postare più spesso). Contenti del nuovo capitolo? A me é piaciuto molto scriverlo (e a Claire_Hope leggerlo, scommetto) e.. bé, anche qui non succede nulla di particolarmente eclatante, tranne la storia di Margot, che spero abbiate trovato di vostro gradimento.

Il villaggio di Cassis, da dove proviene Margot, si trova davvero sulla Costa Azzurra, a pochi km da Marsiglia, ed é famoso per i suoi meravigliosi fiordi bianchi e blu che vale davvero la pena di visitare ;)

Prometto che nel prossimo capitolo ci saranno anche Finlandia, Svezia e Danimarca

Quei 3: ERA ORA!!!

Ma non é colpa mia!!

un bacione a chi ha letto, chi leggerà, chi recensirà etc etc etc.

Recensite in tanti grazieee :)

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Capitolo 6
*** fisk, fjorder og gå ***


Margot finì di cambiare la fasciatura a Lukas, poi si rialzò in piedi, girandosi.

 

-Puoi rimetterti la casacca. Stai guarendo in fretta.- disse con tono distaccato, da perfetto medico.

 

Come se per le fosse normale stare inginocchiata davanti a un ragazzo senza tunica. Ma se quella testa dura che era il suo rapitore non voleva saperne di stendersi sul letto, alla fine lei non poteva costringerlo. C'era l'inconveniente che Lukas fosse più alto e sopratutto più muscoloso di lei, a frenarla.

 

-Grazie.- rispose lui, sistemandosi i vestiti. Vedendo che la ragazza ancora non lo badava, riprese parola.

 

-Margot?-

 

-Mh..?-

 

-Ti piacerebbe uscire di casa?- chiese.

 

La ragazza si girò a guardarlo.

 

-Humm, vediamo.. sono stata rinchiusa per circa dieci giorni in una cabina. Sono uscita, ed é più di una settimana che sono ancora tappata in casa. No, non mi piacerebbe uscire, dopotutto, sto così bene senza sole, aria pulita, eccetera eccetera..-

 

Lukas ghignò, poi le diede un sacco di juta. Lei lo prese titubando.

 

-E questo cos'é?-

 

-Un sacco?-

 

-Ho capito che é un sacco, ma a che mi serve?-

 

-Se ti va di uscire, puoi fare un giro al mercato e prendere qualcosa da mangiare.-

 

Margot si fermò un attimo a soppesare le varie opzioni. Si girò a guardare fuori dalla finestra. La superficie del fiordo non aveva ancora ghiacciato, quindi magari avrebbe potuto trovare una nave disposta a portarla fino in Francia. Certo, magari avrebbe dovuto fingersi un ragazzo, ma in fin dei conti era sempre meglio che stare lì con lui.

 

-Ok, ci vado.-

 

-Bene.- mormorò Lukas. Prese dalla cintura un sacchettino in pelle, e glielo porse.

 

-Compra un po' di pesce.-

 

Margot lo afferrò e lo soppesò. Dovevano esserci una decina di monete. Aprendolo, vide che non si era sbagliata. Una dozzina di scintillanti soldi, di grosso taglio, occhieggiavano dal loro involucro.

 

-Sono abbastanza per del salmone. Vedi di non farti imbrogliare.-

 

Per tutta la risposta, la ragazza gli fece una linguaccia, poi uscì di casa sbattendo la porta.

Aveva già iniziato a nevicare.

Camminando velocemente, come era solita fare quando era arrabbiata, si diresse verso il centro del paese, per vedere che era giorno di mercato. C'erano alcune bancarelle, la maggior parte delle quali vendevano pesce, ma anche lance, spade, pellicce e corda.

Tentò di farsi notare il meno possibile, anche se in quella folla di scandinavi, i suoi capelli castani e il colorito moderatamente abbronzato della sua pelle risaltavano come una macchia nera su una superficie candida. Si guardò le mani, intirizzite dal freddo. La sua pelle si era schiarita molto, da quando aveva lasciato la Provenza, ma era ancora abbastanza scura da far capire che veniva da terre più meridionali rispetto a quelle da dove era stata prelevata. Alzò lo sguardo. Il mercato era quasi terminato, e con esso anche il paese: ancora poche centinaia di metri e sarebbe stata nella foresta. Guardò il fiordo, poi la foresta, cercando di elaborare una strategia su come potesse arrivare fino al porto senza essere vista, e sopratutto senza smarrire la strada. Il suo senso dell'orientamento era proverbiale, ma essendo in terra straniera, preferiva sapere esattamente dove andare.

Immersa nei suoi pensieri, fece un balzo quando si sentì toccare una spalla. Si girò, estraendo il coltello dal quale non si separava mai, per incontrare gli occhi color cioccolato di Tino.

 

-He-hem.. Margot.. ciao.. non é che potresti..- balbettò il ragazzo, terrorizzato dalla comparsa di un pugnale in mezzo ai suoi occhi.

 

-Oh, certo, scusami. Cosa fai da queste parti?- chiese Margot, tentando di essere il più naturale possibile.

 

-Bè.. per il mercato, ovviamente. E tu? Dove stavi andando?-

 

-Stavo cercando.. se ci fossero altre bancarelle.-

 

Tino la guardò con un'espressione di sufficienza, per quanto riuscisse a farne una senza risultare troppo tenero. Margot sbuffò, poi tentò di passarsi una mano fra i capelli, non riuscendoci perché aveva le trecce.

 

-Cercavi di scappare, vero?-

 

-Già.-

 

-Tranquilla, non lo dirò a Lukas. Ma tu faresti meglio a ripensarci. Il fiordo sta per ghiacciare, e di sicuro adesso non c'é più nessuna nave che lascia il porto, solo imbarcazioni che tornano, e anche quelle smetteranno di arrivare presto. Faresti meglio ad aspettare la prossima primavera, e..-

 

-La prossima primavera? Quindi dovrei restare per più di sei mesi bloccata con.. quello?-

 

-Apparte che le spedizioni ricominciano a maggio cioé fra otto mesi, non puoi fare molto altro. E poi almeno non ti ha ancora messo le mani addosso, giusto?-

 

-Bé, no se intendi in quel senso.-

 

-Ecco. E allora non lo farai mai. Pensa quello che vuoi, ma Lukas ha la fama di essere il guerriero più rispettoso del villaggio, quando si tratta di donne catturate. Pensa se ti avesse preso Mathias!-

 

-Uff.. hai ragione. Ma tu perché mi dici questo?-

 

-Perché so come ci si sente. Io sono stato portato qui dalle terre dei lapponi quand'ero piccolo, quindi cerco di aiutare la gente che arriva non esattamente di propria spontanea volontà.-

 

-Capisco.. bé, grazie, allora.- disse Margot, e fece un sorriso, dopo tanto tempo.

 

-Di nulla. Ti accompagno a prendere il pesce? Ho visto Mathias in giro, quindi non é bene che tu stia da sola.-

 

-Con piacere.- rispose lei, e insieme si incamminarono verso il mercato.

 

 

 

 

-Non ce la faccio più.- mormorò Claire, senza fiato, appoggiandosi ad un albero.

 

-Non fermarti, abbiamo pochissimo tempo.- le rispose Eirìk, tornando indietro.

 

Claire non era abituata a muoversi così tanto e così velocemente. Il suo organismo, già messo a dura prova da tutto il resto, non ce la faceva più.

 

-Coraggio, manca poco a Nanterre.-

 

-E se non arriviamo in tempo.-

 

-Arriveremo, se non ci fermiamo.-

 

Claire guardò Eirìk negli occhi per un lungo istante. Le iridi viola del ragazzo erano piene di determinazione. Eppure non era lui che voleva salvare una persona cara. Era lei. Si staccò dal tronco dell'albero.

-Andiamo.- disse decisa, riprendendo a camminare speditamente.

 

Il ragazzo sorrise, e le andò dietro.

Claire aveva cambiato gli abiti quella mattina, indossando una lunga casacca, dei pantaloni, e una fascia sotto la maglia, per non correre nemmeno un minimo rischio di venire scoperta. Ok che lei non aveva un grosso seno, per nulla, ma come diceva madame Helene, “meglio prevenire che curare”, quindi si era legata in vita un pezzo della sua vecchia gonna.

Doveva riconoscere che questi abiti da uomo erano molto più comodi di gonne e corpetti femminili. C'era più libertà di movimento.

 

-Quanto ci vorrà per arrivare?- chiese.

 

-Un giorno di marcia, se gli dei ci assistono.- rispose Eirìk. Claire lo ringraziò, rincuorata.

 

 

 

 

Tino e Margot stavano camminando per il mercato.

 

-No, ti consiglierei di prendere del salmone, costa meno ed é più sostanzioso..- disse Tino.

 

-Oh, ok. Senti, e per- la ragazza si interruppe vedendo un uomo torreggiare sopra di lei. Occhi azzuri, capelli corti.. sentì di avere un deja vù, ma non si ricordava dove potesse aver visto quel vichingo.

 

-Ah, Berwald! Cosa ci fai qui?- chiese Tino sorridendo, mentre Margot si domandava come facesse a rimanere così calmo sotto lo sguardo arcigno dell'uomo.

 

-Bene. Grazie.- articolò con difficoltà Berwlad.

 

-Ah, forse voi due non vi conoscete.. Margot, questo é Berwald. Berwald, Margot.-

 

-Piacere.- disse lei, porgendogli la mano.

 

Berwlad gliela strinse, facendola quasi mugolare di dolore a causa dell'intensità della morsa, poi rispose:

 

-Piacere mio.-

 

Tino guardò prima Berwald, poi Margot.

 

-Bene, ora che ci siamo presentati, che ne dite di prendere il pesce?-

 

-Vi accompagno. Due donne non devono stare da sole.-

 

Margot corrugò la fronte, girandosi verso Tino. Quello era arrossito tremendamente, per poi iniziare a balbettare:

 

-B..bé, non serve che ci accompagni.. N..non vorremo disturbare.. Sul serio.. Ah, come va la tua spalla?- esclamò poi, salvandosi all'ultimo.

 

Berwald rispose con un grugnito dentro il quale si distingueva a malapena la parola “no”.

 

-Perché? Ti sei fatto male alla spalla?- chiese Margot, drizzando le orecchie.

 

Prima che Berwald potesse rispondere, una voce di alcune migliaia di decibel più alta del normale lo sovrastò, e un vichingo dai capelli sparati in tutte le direzioni fece la sua comparsa.

 

-Eilà, ragazzi!! Che ci fate qui soli soletti? Comprate il pesce?-

 

Tutti e tre alzarono gli occhi al cielo. Mathias non aveva decisamente bisogno di presentazioni.

 

-Si, Mathias. E tu?- chiese Tino.

 

-Volevo dare.. un'occhiatina..- disse il ragazzo, squadrando Margot nel frattempo. La ragazza sentì l'irrefrenabile impulso di mollargli uno schiaffo, ma prima che potesse farlo, Tino la prese sottobraccio.

 

-Allora, Margot. Questo pesce? Non vorrai tardare a tornare a casa..- disse facendole l'occhiolino.

 

-Oh, giusto.. Bé, Berwlad, Mathias.. é stato un piacere, e, Berwald, se la spalla continua a farti male passa pure da me, vedrò di fare qualcosa.- disse lei, lottando contro la parte del cervello che le diceva “NO! Non voglio tornare da Lukas, per me può stare in pensiero finché vuole, e voi due potete crepare

all'inferno!”

 

si allontanarono un pò, poi, si girarono di nuovo per vedere Mathias e Berwald che discutevano animatamente. Tino e Margot si guardarono, scoppiando a ridere.

 

-Certo che sta in pensiero Lukas..- disse Margot fra le risate.

 

-Ovvio, e la ferita.. quasi quasi ci credevo pure io!-

 

Risero per un pò, poi Margot chiese:

 

-Ma scusa, Berwald ti ha scambiato per una donna?- a quelle parole Tino tornò un pò serio, e passandosi una mano fra i capelli rispose:

 

-Bé, é una storia.. No, effettivamente non é lunga. É solo che Berwald ha sempre creduto che io fossi una donna.. Suppongo che sia stato a causa di quella volta che ho lanciato uno strillo pazzesco dopo aver visto una vipera durante una battuta di razzia.. Comunque Berwald é cieco come una talpa, dovrebbe fare qualcosa..-

 

-Bé, questo é sicuro. Ma tu partecipi alle razzie?-

 

-No, non più dopo la faccenda della vipera..-

 

e con questo scoppiarono a ridere di nuovo.

 

-Comunque, seriamente, eviterei di stare da sola con Mathias, se fossi in te..- la avvertì Tino quando

le loro risate si furono nuovamente esaurite.

 

-Stai tranquillo.. Effettivamente non é che faccia una buona impressione..-

 

-Bé, in realtà é un bambinone, però quando beve diventa più o meno.. Bé, suppongo che tu abbia

capito.-

 

-Giusto.- Margot lo prese sottobraccio.

 

-Allora, mi aiuti a comprare il pesce?-

 

 

 

 

Angolo Autrice:

come promesso, Danimarca, Svezia e Finlandia sono finalmente riapparsi! (più Fin che gli altri, ma dettagli ;) )

Spero che le fan non ce l'abbiano con me per come ho reso Mathias/Danimarca.. Dopotutto mi serviva anche un cattivo, non potevano essere tutti dei Teletubbies che vogliono taaaante coccole!! (citazione rubata al mio prof di italiano).

Non credo che ci sia molto da spiegare in questo capitolo, solo da commentare ;)

quindi mi piacerebbe ricevere taante recensioni :)

Grazie a Shir e Claire_Hope che recensiscono tutti I miei capitoli, e ovviamente anche a tutti gli altri ;)

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Capitolo 7
*** La Seine et Moi ***


La marcia procedeva speditamente. Nel viso di Claire si era dipinta un'espressione di cupa determinazione che non si era scalfita nemmeno dopo lunghe ore di cammino in mezzo ai boschi. Eirìk guardò in alto. Per quanto si potesse vedere dalle fronde degli alberi, il sole era ancora abbastanza alto nel cielo. Dunque doveva essere più o meno.. mezzogiorno? Non era possibile, avrebbe dovuto essere molto più tardi. Si affrettò a raggiungere Claire.

 

-Claire!- la ragazza si girò, vedendo il ragazzo correrle incontro.

 

-Che c'è?-

 

-Che ore sono?-

 

stupita dalla domanda di Eirìk, alzò lo sguardo sopra la foresta. Rifletté qualche istante, poi disse:

 

-Tre del pomeriggio.. forse le quattro.-

 

-Ma com'é possibile? Il sole dovrebbe essere molto più in basso..-

 

-Ma qui siamo a una latitudine diversa rispetto alla Scandinavia, quindi il sole tramonta molto dopo.. comunque ormai siamo in autunno inoltrato, quindi non ci restano molte ore di luce. Due e mezzo al massimo. Quanto dovrebbe mancare a Nanterre?-

 

-Un po' di più.. direi almeno cinque ore.-

 

-Cinque! Mio dio.. allora faremo meglio a sbrigarci.- detto questo, i ragazzi ripresero a camminare simultaneamente.

 

Passò più o meno una mezz'ora, poi arrivarono ad un fiume.

 

-E adesso?- chiese la ragazza, senza fiato.

 

-Secondo i miei calcoli, dovrebbe esserci un ponte.-

 

-Oh.. intendi quel ponte?- chiese Claire, indicando un punto poco lontano da loro.

 

Eirìk si girò per guardare. Sul lato sinistro del fiume, c'erano alcuni piloni, cordame, e era evidente l'inizio di un ponte. Purtroppo per loro, dopo circa cinquanta centimetri, la costruzione era stata brutalmente distrutta, a giudicare dai tronchi tagliati che stavano abbandonati sulla riva. Eirìk scese fino all'inizio dell'ex ponte per controllare. Non era stato accidentale. I pezzi d'albero erano stati tagliati di netto, in modo troppo lineare per essere stato un incidente, ma abbastanza precisamente per essersi trattato di spade vichinghe. Sulla battigia nera del fiume, poco lontano da lui, vide un medaglione scintillare. Lo prese e lo osservò alla luce del sole; rappresentava due corni ricurvi, le cui parti superiori si toccavano fra loro, con al centro una foglia a tre punte.

 

-Che cos'é?- chiese Claire, avvicinandosi.

 

Eirìk tirò un sospiro di sollievo.

 

-é il simbolo di Alesund, un piccolo villaggio poco lontano da Bygdǿy, ed é uno dei nostri alleati. Evidentemente un gruppo dei suoi vichinghi ha appena fatto razzia qui, perciò se entro stasera arriviamo a Nanterre li troveremo ancora, e potremo rimediare un passaggio fino all'inizio del fiordo.-

 

-Che fiordo?-

 

-Quello dentro al quale c'é Bygdǿy. Quando saremo lì, basterà un giorno di cammino e arriveremo nel mio villaggio.-

-Non so se esserne più frustrata o sollevata. E comunque c'é ancora il problema del fiume.-

 

-Aspetta un secondo. Questo fiume é il Dives, giusto?-

 

-Esatto.-

 

-Bene, allora ci basterà costruire una barca e-

 

-Pronto? In due ore e mezzo non ce la faremo mai!-

 

-Ah.. é vero.- i ragazzi fissarono il fiume, incerti sul da farsi.

 

Tutto a un tratto, i pensieri di entrambi vennero interrotti da alcune voci. Senza preoccuparsi di nascondersi, si sporsero per vedere chi arrivasse.

Una piccola barca, con a bordo sei o sette uomini, si avvicinava rapidamente verso di loro. Quelli discutevano animatamente nel dialetto di Rouen.

 

-Merde..- sussurrò Claire.

 

Li avevano visti. Infatti, quasi subito due o tre di loro si girarono.

 

-Hey, voi!- esclamò uno di loro, alzandosi in piedi.

 

-Sta attendo imbecille, fai sbilanciare la barca!- gli urlò dietro un'altro.

 

-Ci avevano detto che il ponte sul Dives era stato abbattuto.. ma non avevano specificato che

avremmo trovato anche i vandali.-

 

Claire alzò gli occhi al cielo. Guardie del feudo, senza dubbio. Piuttosto litigiose, per sua fortuna. Eirìk si fece avanti per parlare, ma gli uomini avevano già ricominciato a discutere violentemente fra di loro.

 

-Ma come possono due ragazzi aver abbattuto un intero ponte? Non prendermi per i fondelli!- disse uno.

 

-L'apparenza inganna, Pierre. Come nel tuo caso?-

 

-Che vorresti dire?- intervenne un altro.

 

-Che Pierre sembra un duro ma in realtà é..- l'uomo non finì mai quella frase.

 

Lui a altri due erano stati raggiunti alla schiena dai coltelli di Claire ed Eirìk.

La precisione mortale di Claire aveva permesso a entrambi i suoi coltelli di andare a conficcarsi in schiene diverse, in punti fatali, é superfluo aggiungere.

Dei coltelli del ragazzo, solo uno aveva raggiunto uno degli uomini, mentre l'altro era andato a incidere il parapetto della barca. Gli altri quattro guardarono atterriti i due ragazzi.

 

-F.. figli del demonio!- sussurrò uno, augurandosi di non venire sentito.

 

-Ok, ragazzi, adesso scendete dalla barca, e non vi sarà fatto alcun male.- disse Eirìk con voce ferma.

 

I rimanenti non si mossero; Claire si avvicinò a quello che l'aveva definita “figlia del demonio” e gli piantò il pugnale in un braccio.

 

-Ora, cortesemente, se volete risparmiarci tempo e fatica..- disse lei con espressione sadica.

 

Gli uomini sopravvissuti si affrettarono a lasciare l'imbarcazione, trascinandosi dietro i tre cadaveri.

Eirìk e Claire salirono sulla barca non appena ebbero recuperato i loro pugnali, poi si affrettarono a prendere la corrente.

All'ultimo istante, Claire si girò e fece un saluto con la mano alle terrorizzate guardie, che rimasero a osservare la barca, chiedendosi come avrebbero fatto a tornare a casa con quei tre pesi morti.

 

 

 

 

Margot tornò a casa sicuramente più rilassata di prima. Certo, non che la attirasse molto l'idea di cenare col proprio peggiore nemico, ma almeno sapeva di aver trovato un amico su cui contare , nella persona di Tino. Era differente da qualsiasi altra anima presente a Bydgøy, ed era molto più simpatico. Bé, una nota positiva, pensò spingendo la porta d'ingresso.

Bastò lanciare uno sguardo all'interno, uno solo, per farle pensare tutti i modi possibili in cui avrebbe potuto ammazzare Lukas. Quell'idiota si stava facendo il bagno. E di certo non indossava vestiti. Margot emise un suono in francese, che forse era una parola, avvisando così Lukas della sua presenza. Il vichingo si girò tranquillamente.

 

-Ah, sei tu. Chiudi la porta, che fa freddo?- Margot si girò imbarazzatissima e rossa in volto, mentre chiudeva velocemente l'uscio.

 

-E tu mettiti qualcosa addosso, imbecille!- gracchiò, rifiutandosi di girare lo sguardo.

 

-Ok, ok, calmati.- sentì l'acqua muoversi, e il rumore di qualcosa (probabilmente un asciugamano) che veniva preso. Margot rimase a fissare la porta per un altro poco, pensando a come avrebbe voluto evirare il suo rapitore, per poi venire distolta dai suoi pensieri dalla voce di Lukas che diceva

 

-Ok, ho finito.-

 

La ragazza si girò, per poi rivolgere lo sguardo alla porta alla velocità del suono. Dio santo, pensò, era ancora nudo.

 

-Ma non avevi detto di aver finito?- disse con voce rauca.

 

-..Di asciugarmi.-

 

-Potevi dirlo!!- Lukas alzò gli occhi al cielo sbuffando, mentre si vestiva. Si avvicinò a Margot, e le mise

una mano sulla spalla.

 

-Ora puoi guardare.- sussurrò con voce gentile.

 

-Sicuro?- mugugnò la ragazza, non osando guardare il suo interlocutore, per paura che gli giocasse un altro scherzo.

Il vichingo le tolse il mantello dalle spalle, e circondò le spalle nude di lei con le sue, completamente coperte dalla tunica blu.

 

-Si.- le sussurrò nell'orecchio, chiudendo gli occhi e assaporando il profumo dei capelli di lei.

 

Aprì leggermente la bocca, con l'intenzione di posare un bacio sul collo della ragazza, ma prima che ci riuscisse gli arrivò un colpo sul naso che lo fece staccare fulmineamente da Margot.

Si tenne il naso sanguinante con le mani, mentre gemeva di dolore.

 

-Riprovaci e ti giuro che non sarà quella la parte che colpirò.- ringhiò Margot.

 

-Va bene.- disse Lukas. Poi gli venne da ridacchiare.

 

-é una situazione così divertente?- chiese la ragazza, esasperata.

 

-Bè, ora siamo pari.- rispose lui. Margot alzò gli occhi al cielo, prima di emettere un “arrgh” che divertì ancora di più il ragazzo.

 

Si riprese in fretta. Poggiò sul tavolo la borsa con il pesce che Tino l'aveva aiutata a comprare, poi tirò fuori da un cassetto alcune strisce di garza, del cotone e le imbevette d'acqua calda. Dopotutto era un medico, e vuoi per gli insegnamenti che madame Helène le aveva inculcato, vuoi perché non sopportava la vista del sangue, si avvicinò al ragazzo, che aveva preso posto su una delle sedie attorno al tavolo. Non aveva voglia di prenderne una anche lei, quindi gli si sedette in braccio, facendo in modo di metterci tutto il proprio peso, e iniziò a tamponargli la ferita. Degli schizzi di sangue c'erano anche sulle labbra e sulle guance, e si affrettò a ripulirgliele. Sentì le braccia di Lukas che si intrecciavano cautamente attorno alla vita di lei. Continuò a ripulire il liquido dal viso del ragazzo, avvicinandosi di più per vedere meglio alla luce fioca delle lampade. Per un attimo spostò lo sguardo dalla parte lesa agli occhi di Lukas, per vedere le sue profonde iridi blu che la fissavano. Si affrettò a distoglierlo, tornando a concentrarsi sulla ferita.

 

Finalmente il viso del ragazzo fu libero da qualsiasi schizzo di sangue. Margot sorrise, soddisfatta del suo lavoro, poi tentò di scendere del grembo del ragazzo, senza riuscirci. Guardò in basso, e vide che le braccia di Lukas erano ancora allacciate attorno alla sua vita.

 

-Humm..- iniziò.

 

-Si?-

 

-Levami le mani di dosso, idiota.- ringhiò la ragazza, ritrovandosi in un secondo libera.

 

Scese dalle gambe di Lukas, poi indicò la borsa.

 

-Bien, lì c'é la borsa, c'é il pesce, se vuoi mangiare te lo cucini di te.-

 

-E tu?-

 

-E io cosa?-

 

-E tu cosa mangi?-

 

-Quello che cucini tu. Non ho alcuna intenzione di mettermi ai fornelli.-

 

Lukas roteò gli occhi, poi si avvicinò alla borsa e vi guardò dentro.

 

-Non ti sei fatta fregare. Brava.- tutto ciò che ottenne da Margot fu uno sbuffo infastidito, e scosse la testa.

 

-Lo sai che ci sono uomini, nel mio villaggio che uccidono le loro koni per molto meno?- chiese, fissando la ragazza, che si era stesa sul giaciglio di paglia che sarebbe dovuto essere di Lukas.

 

Lei girò la testa con un'espressione di sufficienza.

 

-Cos'é un koni?-

 

-Il plurale della parola kone, moglie..-

 

-E con ciò? Ti sembro tua moglie?-

 

-Bé, un'altra cosa che evidentemente non sai, e che nella mia lingua le parole “prigioniera di razzia” e “moglie” sono identiche. Anche perché essere una prigioniera o una moglie é la stessa cosa..-

 

Margot si tirò a sedere sul letto come se un ago l'avesse punta.

 

-Mi stai dicendo che ora sarei tua moglie?-

 

-Visto che il termine prigioniera non mi piace..-

 

-Oh, Dio santo..- mormorò quella, rimettendosi supina.

 

Rimase a fissare il soffitto per qualche istante, muovendo piano le labbra (di certo non per tessere le lodi del vichingo). Lukas intanto la guardava con un'espressione strafottente. Non si notava molto, ma ormai Margot aveva imparato a leggere la emozioni sul volto del ragazzo, sebbene fossero svelate solo da minimi cambiamenti.

 

-Prova a saltarmi addosso e ti ammazzo.- mormorò, non osando guardarlo negli occhi.

 

-Va bene..- disse Lukas, accondiscendente. Detto questo, si girò e iniziò a preparare il pesce, mentre la ragazza si malediva per aver perso l'ennesima “battaglia” contro il suo rapitore.

 

 

 

 

Dopo circa due ore di navigazione, Claire ed Eirìk erano arrivati a Nanterre. Certo, più per merito di Eirìk che della belga. La ragazza, infatti, non solo non aveva idea di come governare una barca, ma sembrava odiare profondamente il contatto con l'acqua, e sebbene Eirìk l'avesse avvertita che sul drakkar avrebbe dovuto sopportare molto di peggio, lei gli aveva cucito la bocca dicendogli che appunto per quello cercava di evitare di far fatica quando non fosse strettamente necessario.

 

Ormai erano le cinque del pomeriggio. I suoni e i profili delle case della cittadina si facevano sempre più vicini, resi quasi ovattati dalla luce del tramonto autunnale che illuminava tutto con un riverbero violetta e rosa, che si può vedere solo quando il cielo é perfettamente terso, senza una nuvola in cielo. Il ragazzo, come al solito, si guardava in giro. Certo, lì era bellissimo.. ma cominciava a sentire nostalgia della sua terra natia. Uno schiocco di dita da parte di Claire lo riportò alla realtà, e velocemente fece pressione con il remo destro della barca, impedendo così all'imbarcazione di andare a cozzare contro le sponde rocciose del paese.

 

-Non credevo che ci avremmo messo così poco.-

 

-Neppure io, considerato che ho fatto tutto da solo.-

 

-Ma scusa, non eri tu che dicevi che quello che ci aspettava sui drakér era molto peggio?-

 

-Intanto, si dice drakkar. E poi si, ma almeno sai quello che devi fare. É stato un caso se abbiamo imboccato il bivio giusto, un miglio fa..-

 

-Uff. piantala di lamentarti.-

 

-Va bene..- si arrese Eirìk.

 

Guardò in alto. Vicino al molo c'era una veloce nave vichinga, e per loro fortuna aveva visto giusto, i simboli sul medaglione erano proprio di Alesund.

Attraccarono velocemente. Il vichingo guardò l'imbarcazione.

 

-Cerca di venderla a qualcuno, mentre io vado a parlare con il capitano.-

 

-Ok.- fu tutto quello che disse Claire, prima di avviarsi verso un gruppo di uomini lì vicino.

 

Eirìk si diresse verso la nave, e attaccò bottone con una delle guardie, una sua vecchia conoscenza.

 

-Ah, Eirìk. É molto che non ti vedo, come te la passi?- chiese l'uomo, dalle spalle forti, i capelli color del grano e due penetranti occhi grigi.

 

-Potrebbe andare meglio. Hai visto Ragnar?-

 

-Si, é sulla nave. Questi francesi sono davvero bastardi, sai? Abbiamo perso dodici uomini nell'ultimo attacco.. non mi aspettavo che opponessero una resistenza così feroce.- il ragazzo si guardò intorno.

 

La gente attorno a loro rideva, scherzava, commerciava come se non fosse successo nulla.

 

-Oh, bé, siamo qui da.. una settimana. Il primo giorno abbiamo fatto la nostra parte, poi ci hanno offerto di restare in cambio-

 

-Capisco.. Vado a parlare con il tuo capitano. Ci si vede, Olle..-

 

L'uomo che rispondeva al nome di Olle rispose al saluto dell'islandese, poi si appoggiò alla lancia, sbuffando. Certo che era noioso, fare la guardia.

 

 

Angolo Autrice:

Ecco qui appena sfornato un nuovo capitolo della storia!

Finalmente si é svelato il significato della parola “kone” (secondo capitolo, ricordate??) e adesso Margot é bella che traumatizzata ;)

Spero che il capitolo nuovo vi sia piaciuto (anche se, ziobono, anche qui la storia non é andata molto avanti.. prometto che nel prossimo capitolo ci sarà una svolta decisiva)

Visto che prevedo che sarà ancora un pò lunghetta (siamo più o meno a 1/3 della storia.. no, dai, un pò più avanti.. quasi a metà) mi piacerebbe conoscere meglio le vostre impressioni:

vi sta piacendo? Trovate che sia troppo lunga, o va bene così? Avete ancora voglia di leggerla o siete rimasti delusi?

Spero di ricevere tante recensioni.. Aspettate un attimo..

*si inginocchia e fa gli occhioni da Gatto con gli Stivali di Shrek * VI PREEEEGO, vanno bene anche te parole in croceeee!

Grazie come al solito a Claire_Hope e Shir..

spero davvero che la lista di persone da ringraziare per nome si allunghi ;)

Grazie mille a tutti, comunque.

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Capitolo 8
*** Trinn og Drømmer ***


Eirìk iniziò a camminare a grandi passi sul ponte della nave.

Alcuni vichinghi lo guardavano, chi con espressione interrogativa, chi salutandolo affabilmente. I vichinghi islandesi avevano sempre intrattenuto ottimi rapporti con quelli di Alesund e Bygdøy, e lui in particolare era noto a causa dei suoi stranissimi capelli bianchi.

Si avvicinò alla porta decorata finemente che troneggiava in fondo al ponte, e bussò. da dentro gli giunse un urlo che doveva essere un "avanti".

Entrò senza indugiare, spalancando bene gli occhi per abituarli a l'improvvisa mancanza di luce dovuta all'oscurità della cabina. Si guardò intorno.

Illuminata da una mera lampada ad olio, la stanza sembrava più piccola di quello che fosse realmente. Ai lati della stanza era accatastata molta roba, come coltelli, pellicce, stoffe e oggetti dorati. In un angolo, alcuni teschi evidentemente freschi, a giudicare dall'odore, davano un tocco vichingo che non guastava. Alzò lo sguardo.

Seduto, anzi, semisdraiato su una montagna di pelli c'era Ragnar, il capo vichingo di Alesund. Ne aveva sentito parlare sin da quando era piccolo. Un uomo non troppo sveglio, ma che sapeva il fatto suo, e che aveva devastato mezza Inghilterra con pochi uomini. Si diceva che fosse arrivato, insieme ad Eirìk il Rosso, che poi era suo padre.. bé, ma questo era un altro discorso. Il vichingo aveva una statura massiccia, con due spalle larghe sulle quali ricadevano i lunghi capelli color sabbia intrecciati qui e la. Una grossa barba, anch'essa bionda, dava al suo viso un aspetto barbaro, malvagio. i suoi occhi neri come la pece lo scrutarono attentamente per qualche istante, poi sulle sue labbra si allargò un sorriso, e la sua voce tonante disse:

 

-Eirìk! Il figlio di Eirìk il Rosso.. non mi aspettavo di trovarti qui. Accomodati, sei il benvenuto. Cosa ti porta da me?-

 

-Ho bisogno di un passaggio, Ragnar.-

 

-Un passaggio?-

 

-Durante l'ultimo attacco con i miei, sono stato ferito gravemente, e mi ero nascosto per evitare di venire ucciso.. Diciamo solo che probabilmente mio fratello mi crede morto. Devo tornare a Bygdøy, con un compagno. C'é posto sulla tua nave?-

 

-Certo che c'é.-

 

-Grazie mille. Vado a chiamare il mio amico.-

 

-Sempre un piacere, Eirìk.-

 

Il ragazzo uscì sul ponte e scese in fretta dalla nave. Si guardò intorno, e subito i suoi occhi registrarono la figura di Claire che si metteva i tasca delle monetine dorate. Le si avvicinò.

 

-Tutto a posto, ci ospiteranno sulla nave. Sai quello che devi fare, vero?-

 

-No guarda.. non lo so.. Mi hai rotto le scatole per tutto il tempo, certo che so cosa devo fare!-

 

-Va bene.. allora andiamo?-

 

-Certo.-

 

I ragazzi si avviarono sulla nave. Quasi tutti erano già ai propri posti. Ragnar fece loro un segno con la mano, e i due ragazzi si avvicinarono al capo vichingo.

 

-Questo é il mio amico.. Køle.- disse Eirìk, inventandosi un nome sul momento. Claire annuì, ripetendosi mentalmente più e più volte il nome in testa, per non dimenticarselo più. Già non aveva un'ottima memoria, non era il caso di scordarsi il proprio nome.

 

-Bene. Quelli sono i vostri posti. Spero che il viaggio vada bene.- rispose Ragnar, indicando loro una grossa panca quasi in fondo alla nave, sulla quale era appoggiato un remo del quale non si scorgeva la fine. Eirìk e Claire si sedettero, e aspettarono ancora pochi minuti, per far si che gli ultimi ritardatari prendessero posto sulla nave, poi il battitore suonò una nota sul tamburo,e tutti presero in mano il proprio remo.

 

-Veloci! Iniziare le manovre!- urlò Ragnar. La parte sinistra degli uomini iniziò a remare, mentre quelli a destra facevano pressione con i remi per far girare la nave.

 

Claire strinse i denti. Se fosse riuscita a sopravvivere a quello, non avrebbe più dovuto preoccuparsi di non avere abbastanza forza nelle braccia, questo era poco ma sicuro.

 

 

 

 

Margot si mise in bocca pensierosamente l'ultimo boccone di pesce. Fuori dalla finestrella vedeva che aveva iniziato a nevicare piuttosto violentemente, e non era una buona cosa. Prima di tornare a casa, Tino le aveva dato anche una camicia, un corpetto e un paio di tuniche di lana che appartenevano alla madre di lui, ma la ragazza non riusciva ancora ad abituarsi all'eccessiva rigidità di temperature del luogo.

Aveva indossato la camicia bianca, e il corpetto di pelle, ma aveva ancora freddo. Lukas mangiava in silenzio, scrutandola di tanto in tanto con le sue penetranti iridi blu.

La cena era stata piuttosto silenziosa, a dire il vero. Non che si aspettasse chissà che conversazione, ma lo stesso avrebbero potuto parlare di più.

Ormai avevano finito di mangiare, quindi Margot si alzò, prese le scodelle di entrambi e le impilò una sull'altra, portandole via.

Si coprì la bocca con la mano per non far vedere lo sbadiglio.

 

-Hai sonno?- chiese Lukas, allungando il collo per vedere meglio l'espressione della ragazza.

 

-Un po'. Direi che.. vado a dormire.- rispose lei, avviandosi verso la branda.

 

Si stese sul giaciglio di paglia, raggomitolandosi il più possibile e tirandosi bene la coperta fin sopra il mento, non riuscendo comunque a trattenere un brivido di freddo.

Lukas la guardò tranquillamente per qualche istante, poi si tolse la tunica si stese accanto a lei, stringendola con le braccia muscolose.

Margot emise un suono semistrozzato che evidentemente in qualche lingua latina doveva significare “che cavolo fai, lurido idiota” ma Lukas non ci diede troppo peso.

 

-Cosa stai facendo?-

 

-C'é solo un letto e dato che la ferita al fianco non si é ancora ripresa, devo dormire in un posto confortevole. L'hai detto tu, sai?-

 

-Oh, signore.. e la tunica?-

 

-Ho visto che avevi freddo, e il calore si propaga più rapidamente quanti meno vestiti si hanno addosso. Certo, funzionerebbe meglio se anche tu..-

intanto la mano del ragazzo era andava a sfiorare il laccio superiore del corpetto della ragazza, che reagì prontamente tirandogli una sberla sul dorso della mano. Piuttosto divertito, anche se non lo dava molto a vedere, Lukas la ritrasse, stringendo la ragazza più forte contro il suo petto.

 

-Buonanotte, Freja..-

 

-Non mi chiamo Freja, te l'ho già detto.. e poi chi é?-

 

-Lascia stare..- sussurrò Lukas, dandole un bacio sulla fronte. Poi socchiuse gli occhi e finse di dormire, mentre Margot chiudeva gli occhi e lo faceva sul serio. Li riaprì debolmente, poi sorrise, vedendo la ragazza accoccolata contro il suo petto, il respiro regolare e l'espressione rilassata. Forse la ragazza non era Freja. Era semplicemente molto meglio di lei.

 

 

 

 

Claire si buttò nel piccolo giaciglio della sua cabina più morta che viva. Non aveva idea che remare fosse così faticoso, per tutte quelle ore poi! Aveva i muscoli a pezzi, davvero non sapeva come avrebbe fatto il giorno seguente a sopportare un'intera giornata di quel genere. Eirìk la guardò, poi si sedette vicino a lei, chiedendole:

 

-Stai bene?-

 

-Come cavolo vuoi che stia? Non avevo idea che fosse così tremendo! E domani andrà persino peggio. Potevi avvertirmi..-

 

-Te l'ho detto.-

 

-Ok, ma forse non mi hai avvertito abbastanza..-

 

-Non direi proprio.-

 

Claire girò la testa per guardare il viso del ragazzo. Come diavolo faceva ad essere così gentile con lei, che lo trattava letteralmente come una pezza da piedi? L'espressione di Eirìk era serena, stanca, ma non arrabbiata. Sbuffò, poi appoggiò il mento sul pagliericcio.

 

-Perché sei così gentile con me?- chiese.

 

-Bé, devo sdebitarmi in qualche modo per il fatto che tu mi abbia salvato la vita no?-

 

-Solo per questo?- chiese nuovamente Claire, girandosi su un lato per guardarlo. Eirìk aprì la bocca come per parlare, poi girò la testa in un'altra direzione, evitando il suo sguardo.

 

-Ekki.-

 

-EH?- esclamò la ragazza.

 

-Lascia stare. Senti.. io devo dormire con te, non potevo chiedere a Ragnar di avere due alloggi separati, e nemmeno uno solo per te, altrimenti si sarebbe insospettito..-

 

-Oh.. Non c'é un'altra opzione?-

 

-Se preferisci andare a dormire con tutti gli altri rematori...-

 

-Ok, ma giuro che se mi.. No, aspetta, ti devi sdebitare, quindi é ovvio che non mi farai nulla. Buonanotte.-

 

Detto questo, si girò, tirandosi il mantello come una coperta, mentre Eirìk si metteva a dormire dalla parte opposta della cabina.

 

 

 

 

Margot si svegliò, sentendo la stretta delle braccia di Lukas ancora salda attorno a se. Cercando di fare il più piano che poteva, si sciolse dall'abbraccio del vichingo e si mise seduta sul letto. Cautamente, scavalcò il corpo di Lukas e finalmente i suoi piedi toccarono il pavimento gelido. Senza pensarci un attimo, infilò le scarpe e prese la borsa dove di solito teneva erbe medicinali e altre cose che trovava utile avere (come i suoi fidi pugnali, per esempio).

Senza fare rumore, si avvicinò alla porta di casa, e..

 

-Dove vorresti andare?- chiese una voce dietro di lei.

 

Margot alzò gli occhi al cielo, per poi girarsi verso il piccolo letto. Lukas si era alzato, le braccia poggiate sulle ginocchia.

 

-Da Tino.-

 

-Per quale ragione? Non hai fame?- chiese lui.

 

La ragazza strinse la labbra.

 

-Un po', ma Tino ha promesso di offrirmi una colazione coi.. spruzzi?-

 

-Fiocchi.-

 

-Quello che é. Comunque, vado da Tino. É una compagnia molto superiore alla tua.- disse con aria strafottente.

 

Si girò e fece per andarsene, quando vide una mano sbattere sulla porta. Si girò un poco, stupita.

Ora Lukas era accanto a lei, e la guardava con espressione seria.

Cioé, più seria.

 

-Ma come hai-

 

il ragazzo le chiuse la bocca con un dito, poi le sue labbra si sollevarono di un decimo di millimetro.

 

-Questione di allenamento.-

 

Margot fece per parlare di nuovo, ma venne interrotta da Lukas.

 

-Mi va bene che tu vada da Tino, ma tu stai attenta. Non so se hai notato, ma non tutti i vichinghi sono come me, dunque..- Le mise un braccio attorno alla vita e la tirò stretta a se.

 

-Fai attenzione.-

 

Margot lo guardò con occhi fiammeggianti. Rimasero alcuni infiniti istanti a guadarsi, occhi blu contro occhi nocciola.

Finalmente, la ragazza si liberò dalla stretta del vichingo e ringhiò:

 

-E tu mettiti una maglia. Non ho alcuna intenzione di assisterti mentre hai la febbre.-

 

detto questo, uscì e si allontanò dalla casa di Lukas con passi decisi, mentre lui rimaneva a guardarla divertito.

Quando scomparve dalla sua vista, alzò di un altro millimetro le labbra, poi si girò in cerca della tunica.

 

 

 

 

-Lo detesto.- affermò Margot mentre sbatteva a terra la ciotola di latte che Tino le aveva offerto poco prima.

 

-Bé, ammetto che a volte Lukas é un po'..- tentò debolmente di dire Tino.

 

-Insopportabile? Possessivo? Presuntuoso?- lo interruppe lei.

 

-No.. Cioé, anche, ma.. dovresti solo conoscerlo meglio, e-

 

-Meglio di così? Ci ho dormito, sacre bleu!-

 

-Cosa?-

 

-Sacre bleu, é un'espressione francese..-

 

-Ok. Lasciamo stare, meglio che ne parliamo un'altra volta, a mente fredda. Comunque, sai che per qualunque cosa puoi contare su di me!- disse Tino con il suo usuale sorriso, riuscendo a strapparne uno persino a Margot.

 

-Anche su di me.- disse Berwald, con dopo una serie di tentativi a vuoto.

 

-HEY, anche su di meee!!!!- urlò Mathias, scolandosi l'ennesimo cranio pieno di birra.

 

-Giuro che certe volte non capisco chi sia chi é che beve e chi é il bicchiere..- disse Margot, guadagnando dei vigorosi segni di assenso da parte degli altri due.

 

 

Angolo Autrice:

Ciaooo! Allora, intanto perdonatemi per il ritardo con cui ho postato la storia (ci ho messo due settimane invece di una) ma con tutti sti malnati compiti di latino, greco, storia eccetera...

D'ora in poi posterò una volta ogni 15 giorni, perché con la scuola sono davvero piena fino al collo :(

spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto, e spero di ricevere taaante recensioni, oltre che quelle di Claire_Hope, Shir e Becky97 (a proposito, grazie millissime ragazze, vi mando un bacione virtuale)

quindi il prossimo capitolo verrà pubblicato.. il 25 dicembre (o il 24 più probabilmente)

Precisazioni sulla storia non credo ce ne siano da fare, quindi aspetto di vedere i vostri commenti ;)

A proposito.. Buona Santa Lucia in anticipo, belle mie ;)

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Capitolo 9
*** Fevre ***


Ormai erano quasi due settimane che si trovavano su quella nave, e Claire credeva che non sarebbe riuscita a resistere a lungo. I turni sul drakkar erano impossibili, per lei almeno. Bisognava stare attenti a procedere in perfetta sincronia con il resto della ciurma, tenere d'occhio eventuali cambi di rotta, e quando si girava non sapeva se fosse peggio fare pressione con il remo o girare a tutta forza.

Si lasciò cadere esausta sul pagliericcio, e si asciugò la fronte madida di sudore. Non si sentiva bene, in quei giorni, e aveva paura di stare prendendo un qualche virus. Appoggiò il mento sul dorso del braccio, mentre sentiva la porta aprirsi e richiudersi velocemente.

Sentì i passi di Eirìk avvicinarsi a lei, fermarsi, e un movimento fluido, che terminò quando sentì leggermente le ginocchia di lui che toccavano il legno.

 

-Come stai?- chiese lui dolcemente, spostandole una ciocca di capelli dal viso.

 

A causa della stanchezza Claire non ebbe nemmeno voglia di schiaffeggiarlo per averla toccata.

 

-Non so se resisterò fino a.. Come hai detto che si chiama?-

 

-Bygdøy. Ma stai tranquilla, arriveremo in fretta, non sarà un inferno. E tutta questione di farci l'abitudine.-

 

-Non voglio farci l'abitudine!- esclamò lei rizzandosi a sedere, ma tornando subito distesa, a causa del dolore martellante che le penetrava la testa.

 

-Che ti succede?- chiese Eirìk avvicinandosi leggermente.

 

-Non credo di stare bene..- sussurrò la ragazza.

 

Il vichingo si avvicinò ancora, poi le poggiò con cautela una mano sulla fronte, per ritirarla subito, come se qualcosa l'avesse punto.

 

-Scotti!- esclamò.

 

-Oh, fantastico.. Fammi un favore, puoi prendere le erbe che sono dentro la mia bisaccia?-

 

Eirìk fece come gli era stato detto, stupendosi per la flemma con cui Claire sembrava aver preso il fatto di avere la febbre. Insomma, era una cosa per cui la gente moriva!

 

-Sono un ottimo medico, Eirìk... Quindi non ti stupire tanto e prendimi quelle dannate erbe.- disse Claire, fugando in un momento tutti i suoi dubbi.

 

Il ragazzo prese la borsa accanto a sé, e ne tirò fuori un po' di calendula e qualche rametto di alloro. Claire tentò di alzarsi, ma il cerchio che le stringeva la testa glielo impedì, facendola sdraiare immediatamente, mentre borbottava insulti in qualche strana lingua.

 

-Posso fare io, se mi dici ciò che devo fare..- sussurrò Eirìk.

 

-Complimenti per l'articolatissima e forbita frase, intanto. Che c'é, non ti ricordi più un cavolo di francese?-

 

-No, é che stando con dei compagni.. ho perso un po' di allenamento, cerca di capire..-

 

-Va bé. Ok, intanto fatti portare una bacinella d'acqua..- iniziò la la ragazza.

 

 

 

 

Lukas indossò il suo mantello, poi prese una piccola bisaccia con dei soldi, che legò alla cintura.

 

-Dove vai?- chiese Margot, senza distogliere lo sguardo dai suoi capelli castani che stava tentando di legare in due trecce.

 

-Alla taverna. C'é una riunione stasera, e.. Bè, diciamo che sono costretto ad andare.-

 

-Fate le riunioni in una taverna?- ribatté lei alzando un sopracciglio con fare incredulo.

 

-Diciamo di si.-

 

-Oh, chissà quanto sobri dovete essere, quando prendete decisioni..- disse quella con fare di scherno.

 

-Diciamo che chi deve prendere decisioni non beve. Starò via per.. un'ora e mezza, o due ore.-

 

-Così poco? Uff, così mi tocca-

 

-No, non devi preparami la cena.-

 

-Non ne avevo comunque l'intenzione. Dicevo che mi tocca sorbirmi le tue cazzate sul calore anche stanotte?-

 

-Precisamente.- rispose Lukas con una leggera nota di divertimento nella voce.

 

Margot roteò gli occhi al cielo, poi riprese a intrecciare le ultime ciocche della treccia sinistra. Il ragazzo si avvicinò a lei e le poggiò le mani sui fianchi, per poi darle fulmineamente un bacio sul collo, al quale la ragazza non ebbe nemmeno il tempo di rispondere (rispondere dando un pugno a Lukas, sia chiaro), quindi si limitò a ringhiare maledizioni in francese.

 

-Non aspettarmi alzata, se hai sonno.- le sussurrò Lukas, allontanandosi verso la porta.

 

Margot aspettò che la porta si chiudesse, poi ringhiò sonoramente, come un cane con la rabbia, e si sciolse le trecce con fare rabbioso. Tanto erano venute da schifo.

Rimase seduta sul letto per alcuni minuti, respirando forte per far sbollire la rabbia.

Lo detestava. Non riusciva proprio a reggerlo, era troppo sarcastico, troppo impassibile, troppo.. Bé, aveva un bel fisico, ma questo era tutt'altro discorso.

Incrociò le braccia al petto, e chiuse gli occhi per calmarsi. Proprio quando sentiva di stare riacquistando un'emozione normale, sentì bussare alla porta.

 

-E ora chi é?- sbuffò, alzandosi di malavoglia per andare ad aprire.

 

Nel tragitto prese anche uno dei suoi coltelli, casomai fosse qualche vichingo ubriaco e assetato di sesso, a voler dire le cose come stavano.

Aprì, per ritrovarsi davanti il viso cordiale di Tino.

 

-Tino? Ciao, che ci fai qui?- chiese, un piccolo sorriso che si dipingeva sulle sue labbra.

 

-Ho visto Lukas uscire, e ho pensato che dovessi essere da sola. Come stai?- chiese a sua volta il finnico.

 

-Bene, grazie. Vuoi entrare?-

 

 

 

 

Lukas spinse la porta ed entrò nella sala più grande dell'edificio adibito a sala riunioni, tribunale del del villaggio e.. birreria, a giudicare da quanto alticcia era la maggior parte della gente lì. Si sedette al bancone e chiese un teschio, come al solito.

 

-é un po' che non ti si vede in giro, Lukas.- borbottò quasi incomprensibilmente Berwald.

 

-Ho avuto da fare..- rispose evasivo il ragazzo.

 

-Problemi con la francesiiiina?- chiese una voce altissima, appartenente a Mathias, il quale, nel dubbio che il suo caro amico si fosse dimenticato di lui, gli diede una manata sulla schiena, sedendosi vicino a Lukas.

 

Il ragazzo lo guardò con espressione di sufficienza. Le sue guance erano rosse come due mele, gli occhi erano piuttosto annebbiati e l'espressione del viso in generale era, se possibile, ancora più cretina del solito. Mathias aveva davvero una gamma di espressioni facciali da far invidia a chiunque: tanto malvagio e spietato appariva durante le razzie e con le donne catturate, quanto cretino e ingenuo quando era con i suoi amici, beveva o non aveva nulla da fare. Il che significava praticamente tutto il tempo.

 

-Non sono affari che ti riguardano.- ringhiò Lukas, togliendo il braccio che Mathias aveva appena avuto la bella idea di far scivolare sulle sue spalle.

 

-Ahahahahah, ma tanto siamo fra amiciiii.. ce lo puoi dire com'é a letto, veeeerooo?- urlò il ragazzo, facendosi notare da tutti nel locale.

 

Gli altri vichinghi lo fissarono per una frazione di secondo, poi ritornarono alle loro abituali faccende (che comprendevano per la maggior parte bere e parlare di sesso), abituati com'erano all'eccessivo tono di voce di Mathias.

 

-Ma daiii, mi sembrava che promettesse bene.. Dovresti essermi grato che ti ho trovato una ragazza, quant'era che non scopaviii?- continuò poi, battendo pugni sul tavolo.

 

Altro che alticcio, era proprio ubriaco forte, quella sera. Ed erano solo le sette.

 

-Come ti ho detto prima, non sono affari che ti riguardano.-

 

-Ahahahahah, allora significa che non gli piaci tuuu. Tutt'altra cosa rispetto a me, me ne sono appena fatte un paio che..- Lukas notò un cordino che teneva legato al collo di Mathias il suo lungo mantello.

 

Senza pensarci, lo tirò per bene, in modo da ostruirgli pesantemente i condotti d'aerazione.

 

-Ah.. L..Lukas.. Non respiro..- mormorò il vichingo, mentre la sua faccia assumeva un colorito paonazzo.

 

Cioé, più paonazzo.

 

-Ma davvero?- ringhiò Lukas, stringendo ancora leggermente la presa.

 

Per fortuna di Mathias, in quel momento la porta si spalancò, facendo un fracasso infernale, e portando con se neve, una ventata d'aria gelida e una figura imponente.

 

Lukas lasciò immediatamente andare la sua vittima, e nella sala, dove era calato il silenzio, vi fu un rumore di sedie spostate, mormorii e una scarica di tensione papabile.

Harran Laufeyson, il capo vichingo del villaggio, era appena entrato. I suoi passi pesanti rimbombavano nella sala, lentamente, con un cipiglio da dominatore che solo in pochi riuscivano ad ottenere.

Con tutta calma, si sedette sull'enorme sedia ricoperta di pelli a lui riservata, poggiando con fragore le mani sul tavolo.

Si guardò un attimo intorno, fissando tutte le altre persone presenti nella sala, con uno sguardo che pareva essere in grado di bucare la pelle.

Poi improvvisamente scoppiò a ridere.

Ci fu un secondo in cui tutti rimasero interdetti, poi ogni persona presente nella sala, Mathias in testa, lo seguì, riempendo il locale con risate e rumori di pugni sbattuti sul tavolo.

Lukas sospirò, poi attese pazientemente che qualcuno si decidesse a chiedere cosa stava succedendo.

 

-Scuuuusi capooo, ma che succedee?- chiese Mathias con il fiatone.

 

-Che c'é da ridereee?-

 

Improvvisamente Harran si fece serio, fissandolo con uno sguardo di fuoco. Tutti gli altri lo seguirono, e nel giro di pochi secondi la sala tornò ad essere silenziosa.

 

-Proprio tu lo chiedi, Mathias Hansson?- chiese il capo con un vocione tonante da far tremare i muri.

 

Il ragazzo lo guardò senza capire, mentre Lukas si sporgeva più avanti per sentire meglio.

 

-Mathias.. A volte mi chiedo perché non ti ho messo all'albero.- ringhiò ancora Harran, facendo venire un brivido di freddo sulla schiena dell'interpellato.

 

-Parliamo dell'ultimo attacco vichingo, che TU hai guidato.-

Lukas a quel punto si era spostato di un bel po', non volendo perdere una sola parola del discorso di Harran.

 

-Punto uno: credevo di averti detto “niente donne”. Perché ne hai portata una?-

 

-Bé, Lukas era ferito, e lei era un medico, quindi ho pensato di unire.. l'utile al dilettevole?- mormorò Mathias.

 

Lukas sentì l'irrefrenabile desiderio di spaccargli ogni singolo dente, fracassargli la testa e bere dal suo cranio; Harran intanto aveva fatto un cenno con la testa, come a voler dire “hum, si, effettivamente hai ragione”, ma poi la sua espressione tornò dura.

-Punto due: abbiamo perso Eirìk.-

 

A quel punto si levò un mormorio. A nessuno era andato giù di aver perso uno dei guerrieri migliori del villaggio. Nonostante la sua giovane età, aveva più volte dimostrato il suo valore, e inoltre lui e Lukas erano figli di Eirìk il Rosso, uomo che aveva scoperto la florida colonia dell'Islanda, protagonista di moltissimi poemi nordici, quasi un dio al pari di Odino, Thor e tutta la stirpe degli Æsir.

 

Insomma, non una bella faccenda.

 

-é per questo che siete qui, capo?-

 

-Ovvio, imbecille. Il tuo cranio é buono solo per contenere birra!- ruggì Harran, seguito da parecchi “Si, già, vero, ha ragione”.

 

Il che la diceva lunga sulla quantità di stima della quale potesse godere Mathias quando non era impegnato a spaccare ossa a inglesi, francesi o semplicemente gente con cui aveva avuto una rissa.

Lukas sospirò. Sperava davvero che Emil non fosse morto. Non l'aveva nemmeno visto mettersi in salvo, dopo l'attacco, che non faceva ben sperare, ma dopotutto suo fratello sapeva il francese, quindi avrebbe anche potuto trovare qualcuno disposto ad aiutarlo.. Certo, qualcuno di abbastanza scemo da non accorgersi che lui era un vichingo.

 

-Per fortuna tua, Mathias, so esattamente come cavare le informazioni di bocca alla gente.- ringhiò nuovamente Harran.

 

Detto fatto, chiamò con un “hej” Olaf e Laufel, due scagnozzi non troppo svegli (per non dire completamente cretini) che entrarono nella sala trascinando per le braccia un uomo piuttosto basso, tarchiatello e con una massa di capelli biondo cenere.

Il ragazzo alzò il viso. Pierre.

 

 

Angolo Autrice:

é Natale, é Natale, si può dare di piùùùùù!

Mi sono fatta prendere un po' la mano, eh? Bé, spero che il capitolo di questa fanfiction vi piaccia, e mi scuso se non posso dirvi di più, ma devo partire fra.. cinque minuti?

Comunque, fra Tino e Margot non succede niente di sconcio.

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Capitolo 10
*** sykdomsfølelse, spørrende og endring roller ***


-Come va?- chiese Eirìk in un soffio.

 

Claire alzò appena la testa dal letto.

 

-Come vuoi che vada, idiota? Questa febbre non accenna ad andarsene..- sbuffò, girandosi leggermente per guardare il ragazzo negli occhi.

 

-C'é qualcosa che posso fare?-

 

-Cucirti il becco, per prima cosa. E procurarmi un po' d'acqua, le erbe che sai, e farmi la medicina.- ordinò Claire, venendo immediatamente obbedita dal ragazzo, che ormai si era rassegnato all'idea di non poter mai ricevere una parola gentile da parte sua.

 

Si girò e iniziò a pestare con il mortaio alcune erbe, ormai secche dato che erano state raccolte quasi un mese prima. Claire si alzò un poco, per controllare che Eirìk stesse eseguendo bene il proprio lavoro. Ma lo fece più per abitudine che per vero bisogno di controllo. Ormai il ragazzo era diventato esperto quanto lei nel preparare medicine contro la febbre.

Eirìk, sentendo lo sguardo della ragazza su di se, finì di pestare le erbe. Poi uscì dalla cabina, per rientrarvi poco dopo con un piccolo bacile di legno, pieno fino all'orlo di acqua calda che aveva preso dalle cucine.

Rimanendo concentrato, mise la mistura di erbe nella bacinella, e la mescolò un poco con un cucchiaio.

Fatto ciò, la porse a Claire, che si mise seduta e iniziò ad inalare lentamente il composto, mentre sul viso le si dipingeva un'espressione di beatitudine.

Rimase così per alcuni minuti, poi finalmente alzò il viso dalla bacinella, per dire:

 

-Molto meglio.- detto ciò, diede il bacile ad Eirìk, perché lo svuotasse e lo mettesse via.

 

Il ragazzo si alzò e imboccò la strada della porta, ma venne fermato dalla voce della ragazza:

 

-Eirìk?-

 

-Si?-

 

-Bé.. Io.. volevo dirti.. insomma..- fece un respiro profondo.

 

-Grazie.-

 

Eirìk si girò verso di lei con un'espressione stupita dipinta sul volto.

 

-Come?-

 

-Grazie. Voglio dire, ti sei sacrificato molto per me, e te ne sono davvero grata. Credo.. che se questa storia finirà bene, avrai la mia eterna riconoscenza.-

 

-Davvero?-

 

-Si.- si fermò.

 

Il ragazzo uscì dalla stanza, mentre sentiva altre parole, che suonavano come:

ciò non toglie che se va male, ti farò morire in modo MOLTO atroce”.

 

Eirìk sospirò. Pazza. Sadica. Magari anche un po' stronza. Ma di sicuro, Claire per lui era perfetta.

 

 

 

 

-Allora.. confermi di avere visto un vichingo dai capelli bianchi vicino al tuo villaggio?- chiese Harran.

 

-O..oui.- rispose Pierre, tremando.

 

-E come ti era sembrato?-

 

-M..mi era sembrato in ottima salute.. Signore.-

 

-E che cosa hai fatto quando l'hai visto?-

 

-Sono scappato.. ma non era per lui, lo giuro! Non lo volevo andare a dire a nessuno!-

 

-Non volevi.. Tu e la tua lingua dovreste mettervi d'accordo meglio su come funzionare, nevvero?- ghignò nuovamente il vichingo, facendo ridere tutte le persone presenti nella sala.

 

-B..bé.. Non ho fatto nulla di-

 

-TACI!- urlò Harran.

 

Pierre si fece piccolo piccolo, nascondendo la testa nell'incavo del collo, a fissare il torace.

 

-Bene, signori miei, avete sentito?-

 

-SI!- urlò unanime l'intera assemblea.

 

-Bene.- L'uomo si alzò, e si diresse a grandi passi verso la porta.

 

Prima di uscire si girò verso l'assemblea, e guardò l'omiciattolo inginocchiato a terra.

 

-Domattina ci sarà il processo.- detto questo, se ne andò, sbattendo la porta.

 

Olaf e Lejfur lo seguirono, trascinando il piccolo francese.

 

Gli uomini ancora presenti nella sala attesero qualche istante, poi tornarono alle normali occupazioni.

Mathias, sollevato per non aver ricevuto alcuna punizione, si riavvicinò a Lukas.

 

-E allora, Lukas?-

 

-Piantala.-

 

-OOOH, eddai! Bé, se ti va male con lei potresti sempre lasciarla a me. Ha due tette..- scoppiò a ridere sguaiatamente, per venire interrotto un'istante dopo dalla dita fredde di Lukas, che si chiusero con decisione attorno al collo del ragazzo, lasciandolo senz'aria per la seconda volta in quella giornata.

 

-Agh.. L..Lukas.. Non respiro..- boccheggiò, mentre il suo viso iniziava ad assumere un colorito violaceo.

 

Finalmente, il ragazzo lo lasciò andare.

Sbatté una moneta sul tavolo, e dopo aver salutato Berwald, uscì anche lui, immergendosi nella fredda notte scandinava.

 

 

 

 

-Non dovresti essere alla riunione?- chiese Margot, versando un po' di birra nel teschio che stava porgendo a Tino.

 

-Non credo che la mia presenza sia richiesta. Sono qui da ormai dodici anni, ma non vengo ancora considerato un cittadino. E in più, con Berwald convinto che io sia una donna..-

 

La ragazza non riuscì a trattenere una risata.

 

-Ma quanto é miope Berwald?- riuscì a chiedere fra le risa.

 

-Bé, se guardi le donne scandinave.. Lo puoi benissimo comprendere! Insomma, alcune hanno la barba!-

 

Ormai Margot era piegata in due dalle risate, e aveva contagiato anche Tino, le cui guance erano ormai rosse come mele.

 

-Ma tu quanti anni hai, Tino?- chiese la ragazza una volta ricomposta.

 

-Diciassette, anzi, quasi diciotto. Tu?-

 

-Anche. E vieni da..?-

 

-Tammisaari. É una piccola cittadina, diciamo a metà strada fra Svezia e Russia.. Non so se conosci quei luoghi.-

 

-Oh, si, li conosco. Mio padre era un cartografo.-

 

-Ah, bene!-

 

Trascorsero alcuni minuti di silenzio, poi Margot riprese la parola.

 

-Allora.. é una mia impressione o tu volevi parlarmi di qualcosa?-

 

-Volevo parlare di Lukas.- nel sentire il nome, Tino vide le labbra di Margot contrarsi leggermente.

 

-Va bene.-

 

Tino sospirò.

 

-Come prima cosa: mi spieghi cosa vuol dire che “avete dormito insieme”?-

 

Margot soffocò una risata.

 

-Bé, non abbiamo “dormito insieme” nel senso che abbiamo fatto anche qualcos'altro, abbiamo solo dormito nello stesso letto, perché lui deve ancora riprendersi dalla ferita che la sottoscritta gli ha inferto..-

 

-Ah, ecco! Comunque.. Come mai lo odi così tanto?-

 

-Perché ha quasi ammazzato mio fratello e mi ha portata via dalla mia casa?-

 

-Capisco che tu possa essere arrabbiata con lui.. Ma intanto é stato Mathias a decidere di rapirti..-

 

-Oh, un'altro da aggiungere alla lista mera.-

 

-Nera..-

 

-Quello che é.-

 

-E poi.. Bé, non mi piace il fatto che tecnicamente io sia sposata con lui.-

 

Nel sentire queste parole, Tino sputò tutto il contenuto del teschio dal quale stava bevendo.

 

-Tu sei CHEEE?-

 

Margot lo guardava senza capire.

 

-Bé.. Mi ha spiegato che quando si rapiscono delle donne.. Quelle che sopravvivono vengono tenute come.. schiave-barra-mogli.-

 

Tino scosse la testa.

 

-Non é così.-

 

Ora era Margot ad avere un'espressione da Oscar.

 

-Le donne catturate.. Come dire.. Vengono tenute tutte insieme.. Violentate.. E uccise in poco tempo. Oppure vengono tenute come schiave, ma non vengono assolutamente considerate mogli. Gli uomini sposano donne del villaggio, e se la schiava é incinta.. La uccidono, semplicemente. Credo sia successo pochissime volte che delle donne catturate siano sopravvissute fino ad un'età avanzata. C'é una differenza abissale fra kone e thrall.-

 

-Fra cosa e che?-

 

-Kone significa moglie. Thrall significa schiava.-

 

-Ma nemmeno Mathias mi ha mai-

 

-Perché sa che Lukas non é una persona da usare le donne in questa maniera. Sinceramente però, non capisco perché non ti abbia chiamato semplicemente kvinne.. o jente.-

 

I due stettero a guardarsi per qualche minuto, poi Margot prese parola.

 

-Forse voleva prendermi in giro..-

 

E forse aveva già capito che Lukas era innamorato di te”. Pensò Tino.

 

 

 

Angolo Autrice:

Buon Natale, Buon Anno, Buona Befana etc etc etc!!

Scusate per questa pausa così lunga, ma per tutte le vacanze sono stata dai nonni a Rotterdam, e ovviamente non c'era Internet.. E manco il computer.

Coooomunque: vi é piaciuto questo capitolo? Finalmente abbiamo scoperto da dove viene Tino (a proposito, Tammisaari é una cittadina non molto lontana da Helsinki. Storicamente é stata fondata nel 1280, cioé un bel po' di anni dopo la nostra storia, ma dato che a quanto pare in Finlandia prima del 1200 non c'erano città mi sono dovuta arrangiare)...

AVVERTENZA: nel prossimo capitolo scopriremo una parte importante (anzi, fondamentale) della vita di Lukas ed Eirìk, dunque non mancate di leggere (e di recensire, ovviamente)

Grazie mille a Shir per la sua recensione, e a tutti coloro che hanno letto questa storia.

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Capitolo 11
*** Ici pour Toi ***


Non aveva percorso dieci passi, che si sentì chiamare.

 

-Lukas.-

 

il ragazzo alzò gli occhi al cielo, per poi girarsi verso il possessore di quel vocione roboante, anche se sapeva perfettamente di chi si trattasse.

Harran lo guardava, le braccia conserte e un ghigno sardonico stampato in faccia.

 

-Harran..- ringhiò leggermente il ragazzo.

 

Il capo vichingo si avvicinò a lui con passi pesanti.

 

-Alla riunione mi sei sembrato attento..-

 

-Parlavi di mio fratello, che non so neppure dove sia in questo momento.. Ovvio che sono attento. Se puoi, eviti qualsiasi contatto con noi due, non ci parli nemmeno.- incrociò le braccia con espressione sicura.

 

-Dunque devo dedurre che ci sia sotto qualcosa.- continuò il ragazzo, sollevando leggermente il labbro in quello che doveva essere un sorrisetto di sfida.

 

Il ghigno sulla faccia di Harran si allargò.

 

-So che ti brucia il fatto che io sia ancora al potere.-

 

-Avevi fatto un accordo, con mio padre. Di consegnarci il ruolo di capo nel momento in cui saremmo-

 

-Stati forti abbastanza per sostenerlo. E non lo siete.-

 

-Sei rimasto indietro..-

 

-Lukas, suvvia.. Perché appellarsi a così antiche questioni?-

 

Harran si avvicinò ancora. Prese un ciuffo dei capelli del ragazzo e lo tirò a se, per poi sputargli nell'orecchio:

 

-So cosa vuoi fare.. E so anche che molta gente del villaggio é con te. Ma, Lukas..- tirò ancora di più i capelli del ragazzo, nella speranza di sentire almeno un mugolio da parte sua. Cosa che non avvenne, per la cronaca.

 

-Se tu e la tua cricca di idioti proverete a rovesciarmi, stai certo che qualcuno ne farà le spese.-

 

-Qualcuno chi?-

 

-Quello a cui tieni di più.-

 

Lukas deglutì, poi cercò di riscuotersi e di mantenere un'espressione neutrale.

 

-Non ce nessuno che sia così importante per me. A parte mio fratello, ma ti darebbe del filo da torcere.-

 

-Davvero? Nessuno nessuno? Nemmeno.. Quella ragazza che ti sei portato dalla Francia?-

 

Lukas sentì l'aria lasciare immediatamente i suoi polmoni.

No, non Margot. Non poteva sapere che.. O si?

 

-é solo una schiava.- mormorò poi.

 

Harran, inspiegabilmente, sorrise. Poi lo lasciò andare, spintonandolo per farlo cadere a terra. L'uomo se ne andò, lasciando Lukas a terra.

 

 

 

 

Lukas iniziò a camminare velocemente verso casa, tentando di sbollire l'enorme quantità di rabbia che gli aveva procurato Harran.

Ci voleva tanto per lasciare qualcuno in pace? Era lui che aveva vinto, non Lukas ed Eirìk. Era Harran che aveva il villaggio nelle sue mani, non loro. Non era necessario ricordarglielo ad ogni piè sospinto. Lo odiava, certe volte. Che poi significava sempre, me aveva un'importanza relativa.

E poi.. Come poteva sapere di Margot? Non credeva di avere dato così nell'occhio, quando l'aveva portata a casa. Se pensava che gliel'avrebbe ceduta, o che avrebbe lasciato che lui le mettesse le mani addosso.. No, non l'avrebbe mai fatto. Margot era sua. Sua. Sospirando, si sedette su un tronco d'albero lì vicino.

Non lo credeva possibile, ma si era innamorato. Ormai era un po' di tempo che aveva smesso di considerare la francese come una concubina buona al massimo per soddisfare occasionalmente le sue voglie. Non che l'idea si fosse perpetuata a lungo nella sua mente; aveva capito subito che se avesse provato a fare una cosa simile, Margot l'avrebbe evirato senza colpo ferire, ergo non era una buona idea.

Non l'aveva mai sfiorata con un dito, non in quel senso almeno, e stava cercando di renderle la prigionia come minimo piacevole. (eccezion fatta per quella volta che ci aveva provato in modo piuttosto esplicito. Ma dopotutto qualunque uomo impazzirebbe in una situazione simile, ragion per cui era lievemente giustificato.)

Ma sapeva che doveva fare qualcosa di più per lei. Doveva proteggerla da Harran. Era vero, la ragazza sapeva difendersi, ma Harran era il doppio più grosso di Margot, e il quadruplo più forte. Non per nulla era riuscito a usurpare il ruolo di capovillaggio, nonostante molta gente fosse contro di lui. La maggior parte degli uomini di Bygdøy avrebbero preferito (e gliel'avevano detto esplicitamente) che fosse lui a tenere le redini.

Ma questo al momento aveva un'importanza relativa, per lui almeno.

Sospirò, poi si alzò dal tronco d'albero. Si diresse a casa sua. Doveva proteggerla. Margot, ovviamente, non la casa. Doveva tenerla lontana da Harran.

 

 

 

 

Eirìk si fermò incantato a fissare Claire. Era così bella, addormentata, con le mani strette a pugno vicino al viso (e un pugnale serrato fra di esse, ovviamente) i capelli che le ricadevano sul viso candido, e il corpo raggomitolato su se stesso, some un gattino che cerca di scaldarsi. Il ragazzo sorrise. Questo era uno dei pochi momenti in cui poteva guardarla senza venire investito da una raffica di battutine sarcastiche.

Sembrava così fragile, esile, così..

 

-Hai intenzione di stare a fissarmi ancora per molto?- chiese la voce della ragazza, spazientita.

.. Fine della magia.

 

-Volevo solo vedere se avevi bisogno di aiuto..-

 

-Bé, non ne ho! Lasciami stare, mi mette l'ansia che la gente mi fissi.-

 

Eirìk annuì e si mise seduto di fianco a lei, guardando un punto non precisato sulla parete di legno di fronte a se.

 

-Quanto manca a Bogdò?- chiese Claire.

 

-Punto primo si dice Bygdøy..-

 

-Quello che é. Quanto manca, insomma?-

 

-Direi.. una settimana, dieci giorni al massimo..-

 

-Così tanto?-

 

-Il viaggio é pericoloso, e la nave deve procedere con attenzione per non incrociare iceberg.. Inoltre siamo quasi in inverno, i rematori sono stanchi e di notte si sta fermi.-

 

-..Ah.-

 

-Comunque se hai bisogno di qualcosa sono qui..-

 

-Ho un po' di fame.. é ora di cena, giusto?-

 

-Si. Vado a prenderti qualcosa?-

 

-Molto volentieri. Ma se provi a prendere della carne ti stacco il cranio.-

 

-Ma ti aiuta a fortificarti.. dovrebbe essere buono per superare la malattia, no?-

 

Claire si alzò, poggiandosi coi gomiti sul pagliericcio, e gli lanciò uno sguardo di fuoco.

 

-Il medico sono io, dunque fa quello che ti ho detto o ne subirai le conseguenze.-

 

Eirìk sospirò.

 

-Va bene.- detto questo, si alzò e si diresse verso le cucine.

 

Claire rimase da sola a pensare. Non riusciva davvero cosa fosse, quella strana sensazione che le si era infilata sotto la pelle già da un po' di tempo.

Era strano, ma quando stava con Eirìk si sentiva stranamente protetta. Come se potesse fidarsi totalmente di lui. Di un vichingo. Ogni volta che lo vedeva, la sua mente veniva pervasa da uno strano calore, e le si seccava la bocca, arsa di parole.

Era come.. Come se.. Oh, andiamo, Claire, stai sicuramente delirando per la febbre!

Concluso il suo pensiero, la belga si buttò sul letto, coprendosi fino al mento con la pesante coperta di lana.

Aggrottò le sopracciglia, pensando che, un'altra volta, Eirìk aveva avuto ragione. Effettivamente, non c'era nulla di meglio di un buon brodo di carne per riprendersi da una malattia.

 

 

 

 

Lukas entrò in casa. Margot era seduta sul letto, e lo guardava con occhi stanchi.

 

-Non sei ancora andata a dormire?-

 

-Preferisco cautelarmi, nel caso qualche vichingo ubriaco scambi questo posto per casa sua.-

 

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, sconfortato del fatto che ancora Margot non considerasse la sua casa come la propria.

Sospirando, si tolse la maglietta.

Margot rimase a fissarlo, non riuscendo a distogliere lo sguardo dai suoi addominali scolpiti. Si riscosse, e guardò fuori dalla finestra, per constatare che nevicava. Di nuovo.

 

-Margot?- chiese una voce vicina a lei.

 

La ragazza si girò, per andare quasi a sbattere contro il naso di Lukas. Rimase ferma, fissandolo negli occhi con astio.

 

-Ti spiace?- chiese, indicando il letto.

 

Margot alzò gli occhi al cielo, e si spostò per far posto al vichingo, che, non appena entrambi furono sdraiati, le circondò la vita con le braccia, stringendosela al petto.

 

-Stasera non ho freddo, dunque puoi anche evitare di propagare il tuo calore in giro.- fece notare la ragazza, infastidita.

 

-Non importa..- sussurrò lui, dandole un bacio sui capelli, e iniziando ad accarezzarglieli.

 

Sentì il petto di Margot che si alzava in un respiro più profondo, evidentemente aveva deciso di lasciar perdere.

 

-Hej?- chiese di nuovo.

 

-Che altro vuoi?-

 

-Mi faresti un favore?- Margot lo guardò aggrottando le sopracciglia nere.

 

-Humm, fammi pensare.. No.-

 

-Ti prego, é importante..-

 

-Tanto meglio.-

 

-Ti prego..-

 

-Oh, e va bene. Cosa c'é?-

 

Lukas le sollevò il viso con le mani. La guardò negli occhi,poi, prendendo il respiro, disse:

 

-Stai attenta.-

 

-Come?-

 

-Sai già che razza di persone sono i vichinghi. Ecco, io.. voglio che tu stia bene. Per piacere, non fare in modo che qualcuno di loro-

 

-Ma con chi credi di parlare? Mi so difendere, e anche piuttosto bene, come mi sembra tu abbia avuto modo di appurare.- disse, toccandogli la ferita e vedendo il viso di lui contrarsi in una smorfia di dolore.

 

-Lo so, ma.. Io voglio che tu stia bene. Sul serio.-

 

Margot sbuffò contro il petto di Lukas, stringendosi di più a lui.

Il vichingo la strinse a se, poi lo sguardo lasciò che vagasse per la stanza. Il suo scudo, la spada, il tavolo, due teschi, le sedie..

Due teschi? Si girò di nuovo verso Margot, poi verso il tavolo.

 

-Chi?- sussurrò.

Sentì il corpo della ragazza muoversi leggermente, e la sua voce borbottare:

 

-Cosa?-

 

Lukas abbassò lo sguardo su di lei.

 

-Non dormivi?-

 

-Mi pare evidente. Che succede?-

 

Il ragazzo inspirò profondamente.

 

-Chi é venuto qui?-

 

-Tino.-

 

-Perché?-

 

-Per farmi compagnia.-

 

-E cheOUCH!-

 

prima che avesse possibilità di finire la frase venne raggiunto da una sberla.

 

-Non abbiamo fatto nulla tipo baci e altre cose! Come diamine ti viene in mente?!-

 

Lukas si portò una mano alla guancia.

 

-Davvero?-

 

-Si.- la voce di Margot, per qualche motivo, suonava stranamente.. seccata.

 

La ragazza aggrottò la fronte. Che bisogno c'era di sottolinearlo? Non era libera di fare quello che voleva? Perché voleva che Lukas sapesse che lei era.. libera, diciamo?

Alzò leggermente lo sguardo. Il vichingo la guardava, un'espressione rilassata dipinta sul volto.

 

-Sono felice di sentirtelo dire.-

 

Le diede un bacio sulla guancia, poi ricominciò ad accarezzarle i capelli, finché non si fu addormentata, per poi scivolare anche lui fra le braccia di Morfeo.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Rieccomi qui dopo una pausa piuttosto lunghetta! Spero che vi sia piaciuta la parte dove si inizia a snebbiare il passato di Lukas ed Eirìk.

Casomai non si fosse capito (o non vi ricordaste) il padre dei due ragazzi é Eirìk il Rosso, probabilmente il vichingo più famoso di sempre, scopritore della Groenlandia ed elevato al rango di semidio dalle saghe nordiche.

Non preoccupatevi, con l'avanzare dei capitoli si scopriranno altre cose riguardo la famiglia dei due vichinghi ;)

grazie mille a Shir e a Becky97 per le loro recensioni, e ovviamente a tutti coloro che hanno messo la storia fra i preferiti, cioé martywax, British_Girl_Alice, Shir, adrienne riordan e Claire_Hope, a Shir, Elibettysoul98, martywax, Sol F Jones, Yuki_987 e Claire_Hope che l'hanno messa fra le seguite, e a tutti coloro che hanno letto questa storia. Non posso ringraziarvi uno ad uno, ma fate finta che vi abbia abbracciato forte :)

Un bacione e alla prossima!

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Capitolo 12
*** Vi Ar Ankom ***


-Stai meglio oggi?- chiese Eirìk.

 

-Molto meglio. Credo che fra un giorno o due al massimo riuscirò a remare di nuovo.- disse Claire, visibilmente rilassata.

 

Ecco, forse rilassata come il ragazzo non l'aveva mai vista.

 

-Non ce ne sarà bisogno. Entro stasera attraccheremo ad Alesund, e da lì ci vorrà più o meno una settimana di cammino per raggiungere Bygdøy.-

 

-Capisco.-

 

La ragazza sembrava davvero rilassata, l'aveva persino vista sorridere quando lui le porgeva una scodella o quando le parlava. Sembrava che la febbre avesse sciolto la sua facciata di impenetrabile ghiaccio, per rivelare una parte di lei un po' più dolce. Certo, condita da battutine sarcastiche e frecciatine di tanto in tanto, ma decisamente più sopportabili di prima.

 

-Sbaglio o c'é qualcosa di bello?- chiese Eirìk sedendosi accanto a lei.

 

-Bé, se tutto va bene fra una settimana potrò riabbracciare la mia migliore amica.. E questo é importante per me.-

 

Eirìk abbassò la testa.

 

-Eirìk? Che succede?- chiese Claire, avvicinandosi leggermente al ragazzo.

 

-No, no, non é nulla..-

 

-Se non fosse nulla non avresti questa faccia. Avanti, sputa in rospo, konijn!-

 

-KoCHE?-

 

-Significa coniglio. Che c'é?-

 

-é che.. La tua amica..-

 

-Margot.-

 

-Margot, va bene.. é forte?-

 

-Che intendi dire con forte?-

 

-Può resistere a climi freddi, situazioni scomode.. E robe di questo genere?-

 

-Non saprei, però nemmeno lei é di Derval, viene da un paesino dl Mediterraneo, quindi non credo che sia abituata ai climi rigidi. Però se con situazioni scomode intendi tentativi di.. Bé, quello, si sa difendere piuttosto bene. Perché?-

 

-Vedi, il fatto é che di norma solo le donne più forti riescono a sopravvivere alle traversate. E bè.. diciamo che con loro i vichinghi non si comportano da cavalier serventi.-

 

-Me l'hai detto.- Claire ormai si era rabbuiata.

 

-Come faremo a trovarla?-

 

-Harran, il.. capo di Bygdøy, aveva detto che al ritorno di questa spedizione non dovessero esserci donne..- si fermò per qualche istante, lasciando così a Claire il tempo necessario di chiedersi se davvero aveva sentito una nota di astio nella voce del ragazzo, quando quello aveva nominato il capo villaggio.

 

Ma fu distratta dai suoi pensieri dalla voce di Eirìk che aveva ripreso a parlare.

 

-..Quindi i casi sono due: o l'hanno già uccisa, oppure.. Com'é fisicamente?-

 

-Bé, é.. qualche centimetro più alta di me, ha dei capelli castani, abbastanza lisci e lunghi più o meno fino a metà schiena. Degli occhi nocciola, la pelle un po' più scura della mia e un fisico piuttosto mediterraneo.-

 

-Dunque non dovrebbe essere difficilissimo trovarla. Credo che si noti, no?-

 

-Già.. Si notava anche a Derval.. Era molto bella..- il ragazzo sentì una leggera nota d'incrinatura nella voce di Claire, mentre lo diceva.

 

-Non parlarne come se fosse già morta. Magari sta meglio di quanto stia tu ora..-

 

-Lo spero.-

 

Claire alzò lo sguardo, e guardò il vichingo. Nel viso di Eirìk c'era un leggero sorriso, rassicurante nel viso diafano. Anche gli occhi ametista trasmettevano un strano calore che la faceva sentire stranamente bene, come se fosse sotto effetto di qualche allucinogeno.

Scosse un secondo la testa. Dovevano essere i postumi della febbre, mica altro..

Oh, andiamo, non é febbre.

Ha parlato il medico..

Arrenditi, cervello, questo é-

Ma fammi il favore, sei un sentimentale assurdo.

Da un cuore che ti aspetti? Comunque ho ragione io.

Staremo a vedere..

La ragazza calmò le due parti di sé che stavano litigando, per dire:

 

-Eirìk.. Senti..-

 

-Si.-

 

Claire si avvicinò leggermente a lui, vendendo subito ricambiata. Fece un respiro profondo, e..

 

-AI POSTI DI MANOVRA!-

 

Eirìk si riscosse.

 

-Stanno attraccando.- si alzò in piedi e si diresse verso la porta.

 

Mise la mano sulla maniglia, ma poi si bloccò e i suoi occhi tornarono ad inquadrare la ragazza.

 

-Vai vai, avranno bisogno del tuo aiuto.. Io intanto raccolgo le mie cose.- disse Claire, mandandolo via con un gesto della mano.

 

Il ragazzo si affrettò sul ponte, mentre pensava a ciò che era appena successo. Si sentiva piuttosto scombussolato.

 

 

 

 

Mathias e Tino stavano camminando verso la casa di Lukas. Ieri sera Harran aveva parlato di Eirìk, fatto più unico che raro; come se non bastasse, Mathias aveva visto il capo villaggio parlare con Lukas, fuori dalla taverna. Non era riuscito a capire di cosa stessero discutendo, ma non erano belle cose, questo era poco ma sicuro.

La preoccupazione di Tino era evidente. Il finnico si mordicchiava il labbro, o si torturava le mani, nel tentativo di fare qualcosa che lo potesse distrarre. Si era sempre sentito in debito con Lukas: era stato l'unico, fra i bambini del villaggio, che non l'aveva mai preso in giro per la sua pronuncia strana o le sue ovvie difficoltà con la lingua del posto. Non erano mai stati molto amici, ma avevano un buon rapporto. Tino sorrise inevitabilmente. Era per questo che la maggior parte degli abitanti di Bygdøy avrebbero preferito Lukas come capo. Era magnanimo, non si lasciava trasportare dalla rabbia, e aveva un indiscutibile talento per la strategia. Magari non era amico di tutti, la sua natura riservata lo rendeva piuttosto solitario, ma non attaccava mai rissa con nessuno, e trattava tutti allo stesso modo.

 

-..Dunque non so cosa fare! Perché, se lo ha ucciso? Non l'ha ucciso vero? No, perché le leggi di Bygdøy vietano gli omicidi, vero? E se vuol far del male a noi? Io mi so anche difendere, ma tu? Senza offesa, ma tu non sei mica tanto minaccioso! No, perché sei forte, ma non sei minaccioso! Sembri una ciambella! A proposito, come si chiamava quel piatto tipico del tuo paese?-

 

Mathias parlava a raffica, come un fiume in piena.

 

-Mämmi.- rispose semplicemente Tino, con un sospiro.

 

Con una punta di terrore, vide la bocca del suo amico aprirsi nuovamente, ma prima che quello avesse il tempo di proferire parola, fu interrotto da un grido d'uccello.

 

Entrambi alzarono gli occhi, per vedere un falco, piccolo, ma dall'aspetto maestoso, volare appena sopra le loro teste.

Le piume del volatile, di un marrone scurissimo, avevano delle sfumature argentee che brillavano, se viste da una certa angolazione. Il suo sguardo, fiero, scuro e regale, li scrutava, come se stesse soppesando se avvicinarsi a dei comuni mortali come loro. Prima ancora di scorgere il piccolo cerchietto argentato stretto attorno a una zampa, sia Tino che Mathias avevano riconosciuto Hayden, il fidato falco di Lukas.

 

-Ooooooh...- esclamò Mathias, assumendo un'espressione infantile, per non dire idiota, alla vista dell'animale da compagnia del suo migliore amico.

 

Tino rimaneva sempre stupito dalla bambinaggine del ragazzo. Non era affatto cambiato da quando giocavano insieme sulla spiaggia, quella lontana dal villaggio, e per questo calma e tranquilla. Certo, a parte il fatto che ora Mathias beveva birra a tutte le ore.

 

-Mathias?- chiese il ragazzo sospirando.

 

-Eh? Si?-

 

-Chiudi la bocca, che attiri le mosche.-

 

 

 

 

Margot iniziò a rivestirsi, lanciando di tanto in tanto uno sguardo a Lukas per essere sicura che non la guardasse. Il vichingo guardava fuori dalla finestra come se ci fosse qualcosa di parecchio interessante.

 

-Perché hai liberato il tuo falco?- chiese, mordendosi la lingua. Che le saltava in mente di fare conversazione?

 

-Gli ho detto di cercare mio fratello, se si trova in Scandinavia.- rispose semplicemente Lukas, senza voltarsi.

 

-E come pensi che faccia?!-

 

-Hayden é ben addestrato.-

 

-Si.. Certo, e questo spiega tutto.. é un falco, non un segugio..- commentò stizzita la ragazza, maledicendo chiunque avesse avuto la bella idea di posizionare i lacci della camicia sulla schiena.

 

Margot aveva scoperto di adorare fare il bagno. Certo, qualche volta se l'era fatto anche quando viveva in Provenza, ma, per quanto fosse bello stare immersi nell'acqua blu del Mediterraneo, doveva fare attenzione che nessuno arrivasse e la vedesse, dunque era tutto fuorché rilassante.

Le piaceva l'idea di stare in una tinozza di acqua calda, in una stanza al chiuso, senza doversi preoccupare dello sguardo di qualcuno. Certo, c'era Lukas, ma per qualche strano motivo, in fondo al cuore sapeva che non l'avrebbe guardata. Era una sensazione strana, come di.. Fiducia.

Per un vichingo? Dio, doveva aver battuto la testa molto forte.

 

-Dannata camicia..- ringhiò a denti stretti, lottando contro i lacci che non volevano saperne di stare al proprio posto.

 

-Serve una mano?- chiese il vichingo.

 

Margot lo fissò. Lukas era ancora davanti alla finestra, le braccia conserte. Soppesò un po' le varie opzioni.

Bé, deve solo allacciarti la camicia.

Ma basta che si sporga un po' sopra la spalla e vede tutto..

Ma non puoi nemmeno andare in giro così. Sarebbe peggio.

Si, certo.. Sicura di non farcela da sola?

 

-Si, va bene.- rispose alla velocità della luce, mettendo a tacere le voci nella sua testa.

 

Lukas si girò e la raggiunse.

La ragazza stava raccogliendo di lato i suoi lunghi capelli, dandogli così una perfetta immagine della sua schiena. La camicia aperta creava un gioco sensuale sulle forme mediterranee della ragazza, e evidenziava le sue spalle lisce, leggermente più scure rispetto al resto del corpo, la perfezione dei fianchi, la curva della spina dorsale.

Il vichingo iniziò a stringere i lacci, sentendo Margot sussultare quando la sua pelle calda entrò in contatto con le dita fredde di lui.

Lukas finì velocemente di allacciargli la camicia, poi le posò un bacio sul collo.

 

-Dimmi che te ne vai di nuovo..- sospirò Margot.

 

-Come lo sai?-

 

-Mi dai sempre un bacio sul collo quando esci.-

 

Lukas sorrise, accarezzando i capelli di lei.

 

-Esatto. C'é un processo.-

 

-Un processo?-

 

-Una condanna a morte. Abbiamo catturato un francese.-

 

-..Ah.- fu l'unico commento di Margot.

 

Il vichingo indossò il mantello, poi prese da un angolo nella stanza l'arco e alcun frecce.

 

-Divertiti e non tornare.- disse Margot con tono fintamente allegro.

 

-Tornerò, stai tranquilla.- ribatté Lukas con un accenno di sorriso. Fatto ciò, uscì, lasciando la ragazza da sola.

 

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Sciao bele!! Buon Carnevale e Buon Non San Valentino (festività che si tiene il 15, dato che San Valentino lo passeremo tutte da sole ;) )

Detto questo..

Lo so, non ho aggiornato per un sacco di tempo :(

Scusate, é che sono stata a Roma una settimana intera e non potevo portarmi dietro il computer..

Spero che questo capitolo vi piaccia almeno!!!

Ho introdotto un “nuovo personaggio” nella persona del falco Hayden (a proposito, si pronuncia Eiden), perché ho visto questa immagine http://fc07.deviantart.net/fs71/i/2010/189/3/8/Viking_Nordics_by_sudenjoiku.png

dei Nordici versione vichinga, perché non potevo mettere Mr.Puffin (lo so, faccio schifo) e.. Bé, perché mi andava ;)

Commenti e recensioni sono sempre bene accetti, un bacione dalla vostra

Iris

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Capitolo 13
*** Il-ya prolbems? ***


Non erano arrivati. Non erano distanti da Alesund, ma una fortissima tempesta li aveva appena presi in pieno.

Eirìk strinse i denti, nel tentativo di non lasciare la corda. I capelli bagnati gli ricadevano sul viso, e il corpo, a furia di essere sbattuto da una parte all'altra della nave, era ormai esausto e pieno di lividi. Come avevano fatto a non accorgersi di quello stramaledetto temporale? Perché quell'imbecille di Sigrn, che stava di vedetta, non aveva avvertito che stava arrivando una perturbazione? Con tutti gli scogli che c'erano all'imboccatura del fiordo, se la nave fosse rimasta in piedi sarebbe stato un miracolo.

 

-Remate!- urlò Ragnar agli uomini seduti sulle panche.

 

Anche loro non potevano fare più di tanto, le onde che si infrangevano sulla nave erano troppo forti, e potevano spezzare i remi.

 

Eirìk notò uno dei compagni vicino a lui perdere i sensi. Senza lasciare la cima, si affrettò ad afferrarlo per un braccio, onde evitare che cadesse fuoribordo.

Avevano proceduto troppo lentamente i giorni precedenti, col bel risultato di incappare nella brutta stagione. Il mare del Nord d'inverno era insidioso. Troppo insidioso, per poter essere attraversato senza tenere alta la guardia.

Sentì le mascelle contrarsi. Non ce l'avrebbe fatta ancora a lungo.

Gli ordini di Ragnar parevano ovattati, lontani, la presa sul ragazzo che stava tenendo e quella sulla corda si affievoliva, la vista cominciava ad annebbiarsi.

Stava per lasciarsi cadere a terra, quando una mano gli afferrò il braccio.

Eirìk si girò, per vedere Claire che teneva la cima al posto suo, tenendolo saldo con l'altra mano.

 

-Claire..- mormorò lui, lasciandosi cadere in ginocchio, la mano ancora stretta attorno al braccio di Bjørn e quella della ragazza ben ferma sul suo.

 

Claire strabuzzò gli occhi, per poi sussurrare.

 

-Qui mi chiamo Køle. L'hai dimenticato?- chiese, lanciandogli un'occhiataccia.

 

Il vichingo sorrise inconsciamente. Claire aveva nascosto i capelli sotto una specie di berretto, e si stava adoperando perché nessuno dei tre si facesse male.

Decisamente un gesto.. Bé, non da lei.

 

Claire strinse disperatamente le labbra, fino a farle diventare più candide del suo viso.

 

Poco dopo che Eirìk aveva lasciato la cabina, aveva sentito la nave rollare su un fianco, troppo all'improvviso per essere stata una manovra avventata.

Si era alzata, sostenendosi al muro, ma un'altra sterzata l'aveva spedita praticamente a gambe all'aria. Incurante del mal di testa, aveva nascosto i suoi lunghi capelli corvini in un berretto, e si era precipitata sul ponte.

Gli uomini erano intenti a remare, o correvano da una parte all'altra dello scafo per afferrare le cime della vela o soccorrere i compagni in difficoltà.

Erano finiti nel bel mezzo di una tempesta. La nave (e i suoi marinai) era inondata d'acqua, e pareva che dovesse andare in pezzi da un momento all'altro. Gli uomini non erano messi tanto meglio. Molti di loro sembravano sul punto di cedere, e altri si erano già arresi alla potenza del mare.

Si sentivano già invocazioni divine e spergiuri, ma a lei non importava.

Si era guardata intorno preoccupata. Non lo vedeva. Possibile che fosse già..

Finalmente, quasi al finale dello scafo, lo aveva visto. Eirìk stava facendo del suo meglio per trattenere una cima e un ragazzo che era appena svenuto. Aveva corso a tutta velocità verso il vichingo, notando, man mano che si avvicinava, che anche lui era sul punto di mollare.

Aveva dunque afferrato la corda con una mano, ed Eirìk con l'altra.

Eirìk decisamente non si aspettava di venire soccorso proprio da lei, e, forse per l'emozione, l'aveva chiamata con il suo vero nome.

Lei aveva fatto una smorfia, e il ragazzo si era ricordato che, tecnicamente, Claire era un ragazzo, adesso.

Comunque, il vichingo le aveva sorriso, e lei non aveva potuto fare a meno di ricambiare quello sguardo caldo e stranamente rilassante.

 

I due ragazzi si riscossero. Claire raggiunse il rampino dove andava legata la cima, e con l'aiuto di Eirìk, riuscì ad assicurarla per bene.

 

-Grazie..- urlò lui, per sovrastare il rumore della tempesta.

 

-Di nulla. E il ragazzo?- urlò di rimando la ragazza, indicando Bjørn, ancora saldamente trattenuto dalle braccia di Eirìk.

 

-é solo svenuto.-

 

Rimasero a fissarsi per qualche istante.

Poi, la nave fece un'altra rollata improvvisa, e i due ragazzi si ritrovarono a terra. Eirìk sopra Claire. Rimasero un istante a guardarsi imbarazzati, quindi il ragazzo si alzò più velocemente che poteva.

 

-Ecco, bravo..- borbottò Claire, evidentemente infastidita.

 

La nave continuava a sussultare, e stare in piedi era diventato faticoso.

Claire credette per un attimo di essere finita nel bel mezzo di un girone infernale, dal quale non sarebbe mai uscita.

 

Questo sarebbe un buon momento per raccomandare l'anima a Dio.. Oh, duivel, non sono ancora così disperata!”

 

in quel momento, arrivò l'onda. Si infranse sulla prua dello scafo, facendolo inclinare paurosamente. Claire ne venne investita in pieno, e in un attimo si ritrovò a galleggiare nell'acqua fredda del grande mare del Nord. Tentò di aprire gli occhi, a dispetto del sale che glieli pizzicava. Intorno a lei era tutto scuro, e non riusciva nemmeno a vedere in che direzione andassero le bollicine d'aria, per poter così risalire.

Tentò di muoversi, ma c'era qualcosa che glielo impediva, dovunque si girasse. I suoi capelli avevano preso a volteggiare attorno al suo viso, oscurandole, se possibile, ancora di più la visuale.

Alla fine, si arrese. Rilassò i muscoli del corpo, pronta ad andare incontro alla propria fine. Il suo pensiero volò subito a Margot. Forse, se quel giorno avesse fatto di più.. Se si fosse decisa prima a uscire dall'ospedale..

Improvvisamente, sentì qualcosa che l'afferrava per un braccio. Tentò di dimenarsi, ma la presa era forte e glielo impediva.

Veloce com'era arrivata, l'onda tornò al proprio posto nell'oceano, portando con se cose come scudi, asce, forse qualche pelliccia, ma per fortuna niente corpi.

La ragazza riaprì gli occhi, per constatare, con suo sommo disappunto, che aveva lottato per la propria vita in appena un metro d'acqua. Non si era nemmeno mossa dalla sua posizione precedente sul vascello (certo, fermo restando che era stesa a terra).

Sentiva ancora quella cosa stretta attorno al braccio. Si girò, per vedere che Eirìk, anch'egli disteso a terra, la teneva saldamente.

Il vichingo era forse più zuppo di lei, e il suo viso era contratto in una smorfia di dolore. Claire guardò accanto a lui, per vedere che anche l'altro ragazzo si teneva stretto ad una corda a fatica. Fece per togliere la sua mano da quella di lui, ma l'ennesimo sbandamento dello scafo la costrinse a cambiare idea.

 

-Non lasciare la mia mano!- urlò Eirìk.

 

-Cosa?-

 

-Non. Lasciare. La mano.- scandì lui più lentamente.

 

I due ragazzi si rimisero in piedi a fatica, Claire sostenendosi ad Eirìk.

Si fissarono nuovamente, col fiatone. Poi, si accorsero che il temporale iniziava a scemare. La pioggia si era fatta meno intensa, e le nuvole iniziavano a diradarsi.

 

-Così breve?- chiese stupita Claire, abituata ai lunghissimi giorni di pioggia dell' Armorica.

 

-Qui é sempre così. Le tempeste sono brevi.-

 

-Ah! A saperlo rimanevo in cabina.- esclamò con disappunto la ragazza.

 

Eirìk soffocò una risata. Ecco la Claire di sempre.

 

-Dovremmo aiutare gli altri.- disse poi.

 

Sbuffando, la belga lo seguì.

 

 

 

 

Lukas fissò bene il suo bersaglio. Tese l'arco. Sentiva tutti i muscoli del corpo contrarsi, tesi in uno sforzo non indifferente. Non sentiva nulla, intorno a lui non c'era né suono né una parola, niente che potesse distrarlo dal suo obiettivo.

Fece un respiro profondo, poi tirò. La freccia andò a conficcarsi con precisione quasi nauseante al centro del corpo di Pierre, quel francese che avevano catturato la scorsa settimana.

 

-Olaf!- disse una voce perentoria dietro di lui.

 

Il vichingo che rispondeva a quel nome si avvicinò, anche lui pronto con l'arco teso e la freccia già incoccata.

Lukas iniziò ad avviarsi verso casa. Come miglior arciere del villaggio toccava a lui il compito di aprire il “processo”, come barbaramente lo chiamavano i vichinghi, ma non aveva molta voglia di vedere anche il resto.

Dopotutto, di processi ne aveva visti molti.

I vichinghi erano soliti far soffrire orribilmente le vittime catturate. Nulla di strano, dunque, nell'atroce supplizio che gli abitanti di Bygdøy stavano infliggendo al povero Pierre.

Dopo essere stato ridotto a un colabrodo da una marea di fecce, qualcuno si sarebbe avvicinato a Pierre (o più probabilmente al suo cadavere) e gli avrebbe aperto la schiena, con l'intanto di cavargli i polmoni.

Dopodiché, per essere sicuri che il prigioniero fosse morto, gli avrebbero tagliato la testa.

Giusto per stare sicuri, eh?

Lukas non apprezzava molto queste pratiche. Insomma, andava bene uccidere un uomo, ma c'era bisogno di infierire sul suo cadavere? Non credeva. Se uno é morto é morto, non gli si può più fare molto danno...

Non aveva percorso trenta passi, che si sentì chiamare.

 

-Lukas!- disse una voce baritonale piuttosto sgradevole.

 

Non aveva molta voglia di girarsi per prestare orecchio alle parole di quell'imbecille, ma dopotutto non aveva nemmeno molta voglia di vedere le cose mettersi male. Per il suo interlocutore, ovviamente.

 

-Harran.- rispose con voce apatica.

 

Il vichingo sembrava ancora più barbaro del solito. Un ghigno sardonico era dipinto sulla faccia sgraziata del capo villaggio, mentre quello si avvicinava al figlio maggiore di Eirìk il Rosso.

 

-Non rimani fino alla fine?- chiese Harran, con sguardo inquisitore.

 

-Sai com'é, uno spettacolino, per quanto piacevole, dopo un po' stufa..- commentò semplicemente Lukas, un'espressione di sfida chiara ormai sul suo volto.

 

-Volevo solo sapere..- buttò lì Harran, con finta indifferenza.

 

Si guardò in giro, poi dette un calcio ad un mucchietto di neve lì vicino. I due vichinghi stettero in silenzio per un po'.

Finalmente, Lukas prese la parola.

 

-Cosa vuoi stavolta, capo?- chiese, spazientito.

 

-Chi, io? Nulla, nulla...- ribatté Harran, sempre con finta indifferenza.

 

-Come no..- mormorò fra sé e sé Lukas.

 

Lasciarono passare un altro po' di tempo, poi fu Harran a rompere il silenzio.

 

-Come va con la tua piccola provenzale?- chiese.

 

Lukas sentì una carica enorme di rabbia montargli dentro. Qualcuno aveva mai insegnato ad Harran Leyfurson a farsi gli affaracci suoi?

 

-Non sono affari tuoi, mi sembra di averti già spiegato.- ringhiò, non riuscendo a contenere la sua ira.


Harran ringhiò a sua volta, poi si avvicinò, e prima che Lukas avesse il tempo di dire qualcosa, lo afferrò per i capelli biondi, e gli sputò nell'orecchio:

 

-Ti pare questo il modo di rispondere a un capo?-

 

-A un capo della tua caratura? Certo che si.- rispose Lukas, sollevando di un decimo di millimentro le sue labbra in un microscopico sorrisetto di sfida.

 

Harran gli tirò i capelli più forte.

 

-Vuoi che faccia del male alla tua piccola e tenera thrall?- chiese minaccioso.

 

Lukas deglutì, prima di trovare la forza di mormorare:

 

-Fai pure quello che vuoi, tanto é solo una schiava.-

 

Harran lo rilasciò, facendolo cadere a terra. Con un'espressione inspiegabilmente soddisfatta, che lasciò Lukas basito, il capo vichingo si allontanò nella neve.

Massaggiandosi il retro della testa, alzò lo sguardo, solo per vedere una figura dai lunghi capelli scuri che si allontanava.

 

 

 

 

Margot iniziò a camminare più velocemente che poteva, incurante delle lacrime che le pizzicavano le code dell'occhio.

Quando Lukas le aveva detto che andava ad un processo, si era subito incuriosita. Non erano passati nemmeno cinque minuti da quando il vichingo era uscito di casa, che anche lei aveva infilato la porta e si era incamminata verso il centro del villaggio.

Da dietro l'angolo di una casa, aveva visto Lukas scagliare una freccia a Pierre. Non che fosse eccessivamente dispiaciuta per la sua morte, dopotutto quell'imbecille l'aveva sempre infastidita, presa in giro e importunata, inoltre non era la persona più onesta di Derval.. Ma lo stesso era rimasta scioccata nel vedere il trattamento che gli avevano riservato i vichinghi.

Persa nella contemplazione di quella barbarie, non si era quasi accorta che Lukas stava incamminandosi nella sua direzione.

Si era quindi avviata prima di lui. Dopo alcuni secondi, però, aveva visto Lukas fermo che parlava con un uomo, di almeno una quindicina d'anni più vecchio di lui, aveva dei lunghissimi capelli biondo grano e una barba intrecciata che gli dava un'aria truce. Un tipico vichingo, insomma.

Si era avvicinata ai due, e aveva afferrato gli ultimi pezzi del discorso. E la parte in cui Lukas diceva che Margot per lui era solo una schiava.

Solo una schiava! Dopo tutto quello che le aveva detto, che ci teneva a lei, che voleva che stesse bene..

scacciò quei pensieri con un gesto rabbioso della testa, torturandosi i lunghi capelli castani.

Si avviò con decisione verso la boscaglia. Non le importava di sapere in che direzione stava andando, voleva solo andare via da quel posto maledetto.

Percorse a passo di carica il sentiero che si snodava all'interno della foresta.

L'aveva usata. Ecco. Lukas l'aveva usata per guarire, ma non aveva mai pensato che Margot fosse importante per lui.

Si appoggiò ad un albero, premendosi una mano sul petto per il fiatone.

Strinse i pugni, guardandosi intorno.

Era finita in una piccola radura. La neve copriva completamente il terreno e buona parte dei tronchi degli alberi, dando alla zona un aspetto ovattato e sospeso nel tempo. Dell'acqua ghiacciata era imprigionata nel letto di quello che doveva essere un fiume. Tutt'intorno a se la francese non vedeva altro che alberi spogli, arbusti e altri alberi. Doveva essersi addentrata parecchio nel folto della foresta.

Cercò di rilassare le mani, inspirando ed espirando profondamente.

 

-Bene, bene, bene. Cos'abbiamo qui?- chiese una voce dietro di lei.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

ciaoooooo! Ho fatto gli straordinari per la pubblicazione di questo capitolo che mi é piaciuto moltissimo scrivere, quindi spero che sia di vostro gradimento!!

Certo che i vichinghi sono proprio delle persone dolci e gentili, eh? Meno male che non siamo nate in quell'epoca..

Lo so, lo so, in questo capitolo non appaiono Mathias, Tino e Berwald, ma state tranquille, avranno un'apparizione piuttosto importante nei capitoli successivi ;)

chi ha capito chi é la persona che ha approcciato Margot nel bosco? Mandatemi le vostre opinioni, chi indovina riceverà un bel Danimarca domestico disposto a cucinarvi tuuuuuutti i dolcetti danesi che volete, e anche a fare le pulizie ;)

E al secondo classificato (in base a cosa lo decido? Non lo so, ci penserò...) un bello Svezia che prepara polpette e avvita mobili dell'Ikea!

Scrivetemi numerosi, così me ne libero ;)

Un bacione e al prossimo capitolo, vostra

Iris

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Capitolo 14
*** Når du Vinner ***


Margot si pietrificò.

Il vichingo che prima stava parlando con Lukas era lì, davanti a lei, e la guardava con espressione bramosa.

La provenzale rabbrividì. Si rendeva conto solo ora di quanto egli fosse grande e grosso. Notò le sue braccia possenti, e l'ascia appesa alla cintura, che sembrava un giocattolino, comparata all'altezza dell'uomo che la portava.

 

-Uno scricciolo smarrito.. Un piccolo, tenero passerotto..- continuò Harran, avvicinandosi.

 

-C.. Che cosa volete da me?- chiese lei, non riuscendo a trattenere i brividi nella voce.

 

-Io? Niente.. Volevo solo vedere se la thrall che si é portato Lukas dalla Francia é davvero all'altezza della aspettative.-

 

Margot tentò di scappare, ma il vichingo glielo impedì, bloccandola contro un'albero vicino.

La guardò irosamente, poi le mollò uno schiaffo.

 

-Brutta decisione, scricciolo.-

 

-Lasciami!- Esclamò Margot d'istinto, tentando di liberarsi.

 

Un altro schiaffo, più forte, la ridusse al silenzio.

Harran ghignò.

 

-Tsk. Combattivo, scricciolo. Ma..- iniziò a passare una mano sulla suo busto, mentre con l'altra teneva fermi i polsi della ragazza sopra la testa di lei.

 

-Proprio niente male.-

 

Rialzò lo sguardo. Margot incrociò quelle iridi grigie così selvagge, e sentì un brivido incontrollabile lungo

la schiena.

Iniziò a respirare a fatica. Poteva sentire l'alito di alcol dell'uomo.

Si preparò al peggio.

Improvvisamente, Harran si immobilizzò. Roteò gli occhi al cielo, barcollò leggermente e cadde a terra senza proferire suono.

Lukas era dietro di lui, con una pietra in mano.

Margot strabuzzò gli occhi. Rimase ferma un istante, per poi buttarsi fra le braccia del ragazzo.

Si strinse a lui, affondando il viso nella sua tunica blu.

Lukas, dapprima un po' stupito, si affrettò a ricambiare l'abbraccio.

 

-Grazie..- sussurrò Margot.

 

Lukas non rispose subito. Le diede un bacio fra i capelli, quei capelli che adorava tanto toccare, e sorrise impercettibilmente.

Socchiuse gli occhi.

Con la coda dell'occhio, però scorse un movimento da parte del vichingo steso a terra.

Si stava rialzando.

 

-Margot..-

 

-Si?-

 

-Scappa. Ora.- disse Lukas.

 

Prima che potesse avere il tempo di replicare, la ragazza venne spinta via, e si ritrovò a terra, giusto un metro più in là di lui. Si girò, e vide che il vichingo che aveva provato ad attaccarla si era rialzato, e stava combattendo contro Lukas. Si allontanò ancora un poco.

Il ragazzo parava colpo su colpo le sferzate d'ascia di Harran, che si stava dando da fare come una furia.

Era arrabbiato, deciso, forte. Lukas era più agile e calcolatore, ma ciò non gli impedì di procurarsi delle ferite.

 

-Sei venuto a salvarla, ragazzino? Bé, mi spiace dirlo, ma non puoi fare nulla.- urlò Harran.

 

-Ma davvero?- Lukas bloccò con la spada il manico dell'ascia dell'uomo, in modo da guardarlo negli occhi.

 

-A me sembra che sia il contrario.-

 

lasciò la presa, facendo barcollare il vichingo, e approfittando del vantaggio per attaccare di nuovo.

 

-Non é con i giochetti che mi farai fuori, ragazzino.-

 

-Certamente. I giochetti li lascio a te.-

 

Margot intanto li osservava. Si premette una mano sul petto, come a ingiungere al suo cuore di calmarsi.

Lukas stava lentamente per essere sopraffatto. Glielo dicevano la sua espressione, e il fatto che le sue stoccate avessero perso velocità a vantaggio dell'uomo.

Senza pensarci, portò la mano al borsello che teneva attaccato alla cintura. Deglutì a fondo.

Tossì un paio di volte per attirare l'attenzione di Lukas.

Quello (forse involontariamente, o forse no) si abbassò, cercando di colpire la pancia di Harran. Margot respirò un'ultima volta. E lanciò il suo coltello.

Lukas vide il capo vichingo venire raggiunto al petto da qualcosa di argentato, piccolo e veloce. Il capo vichingo aprì la bocca, poi si guardò. Proprio al centro del torace era andato a conficcarsi un pugnale dal manico argentato, con una piccola pietra blu sull'elsa. Ora, dal buco che era andato a crearsi, stava uscendo copiosamente del liquido rosso.. Sangue.

Harran guardò prima Lukas, poi la ragazza, che aveva ancora la mano tesa davanti a se.

Stette fermo immobile un paio di secondi, i suoi occhi che ormai guardavano lontano. Poi cadde a terra definitivamente.

 

Lukas si girò a guardare Margot, e fece una cosa che non avrebbe mai pensato di fare. Sorrise.

La ragazza si avventurò di nuovo fra le sue braccia. Lasciò che gli arti muscolosi del vichingo la stringessero, facendole provare quel senso di protezione che aveva percepito anche poco prima, quando l'aveva salvata dal tentativo di violenza da parte di quell'uomo.

L'aveva protetta. Aveva rischiato di farsi uccidere per lei.

 

-Lukas?- sussurrò lei.

 

-Si?-

 

Margot alzò il viso.

 

-Scusa.-

 

il ragazzo la guardava senza capire.

 

-Per cosa?- chiese, con espressione rilassata.

 

-Se non fosse stato per te.. Lui.. Io.. Non sarei dovuta venire qui..- affondò di nuovo il viso nella sua tunica.

 

Lukas sorrise dolcemente, poi le diede un bacio fra i capelli.

 

-Tranquilla. Non sono arrabbiato con te. É dovere di ogni uomo, proteggere la propria donna, dico bene?-

 

Margot sorrise a sua volta.

 

-Mi hai salvato la vita. Grazie.- sussurrò poi.

 

Si girò a guardare la sagoma del vichingo steso a terra.

 

-é morto.- disse Lukas con una punta di soddisfazione nella voce.

 

Il ragazzo sollevò il viso con le mani.

 

-Stai tranquilla, adesso. É tutto finito.-

 

La sciolse dall'abbraccio, poi le porse la mano.

 

-Vuoi venire a casa?-

 

Margot la prese volentieri, poi afferrò la mano di lui, e lasciò che il ragazzo le passasse un braccio attorno alla vita, per poi avviarsi verso il villaggio.

 

 

 

 

 

-Sembra che ormai manchi poco, no, Eirìk?- chiese Ragnar, approcciandosi al ragazzo che stava tendando di rimettere in sesto una delle funi, che si era sfilacciata durante la tempesta.

 

-Sembra di si.-

 

-Come arriverai a Bygdøy?-

 

-Andrò a piedi. Sono piuttosto abituato a camminare.- il ragazzo si girò verso il capitano della nave.

 

-A proposito.. Grazie mille, Ragnar.-

 

l'uomo si girò verso, Eirìk, poi sorrise.

 

-Di nulla. É stato un vero piacere aiutare te e il tuo.. “amico”.-

 

Il ragazzo lo guardò con un misto di paura e sorpresa, non essendogli sfuggito il tono con cui Ragnar aveva detto “amico”.

 

-Oh, andiamo, Eirìk. Già mi era parso strano che tu avessi chiesto di dormire in camera con lui, invece che nella sala comune.. Poi, ieri, durante la tempesta, ho notato che aveva dei capelli eccessivamente lunghi, e dei tratti eccessivamente femminili, per poter essere scambiato per un ragazzo.-

 

Eirìk avvampò.

 

-Ragnar.. Io..- il capitano lo zittì con un gesto.

 

-Non devi spiegarmi nulla. Non so cosa centri con te quella belga, e perché stiate facendo tutto questo. Di sicuro non é una schiava.. Ma dopotutto non sono affari miei, e io devo imparare a stare al mio posto. Per qualunque cosa accada, hai il mio più completo appoggio. e..- gli strinse la spalla con la mano.

 

-Se mai, un giorno, tu e Lukas voleste recuperare.. ciò che é vostro, hai non solo il mio appoggio, ma anche quello di tutta Alesund.-

 

Eirìk sorrise, e gli mise a sua volta una mano sulla spalla.

 

-Grazie, Ragnar.-

 

 

 

 

Ormai mancava davvero poco per arrivare a casa. Margot si strinse di più a Lukas, a causa del vento pungente che imperversava nella vallata.

Tutto ad un tratto, si accorse che il ragazzo si stava appoggiando a lei come per sostenersi, inoltre sembrava più pallido del solito.

 

-Lukas..- il vichingo si girò a guardarla. Non si era sbagliata, era davvero tremendamente pallido.

 

-Stai bene?- chiese, guardandolo negli occhi.

 

Lukas rifuggì il suo sguardo.

 

-Sto benissimo, non preoccuparti.- ma la sua voce suonava stanca e artefatta.

 

-Sei sicuro?- chiese lei, poggiandogli delicatamente una mano sulla spalla sinistra.

 

In quel momento, Lukas lanciò un mugolio di dolore, seguito dal suo accasciarsi a terra, una mano che si

teneva la spalla.

 

-No, non stai bene! Perdio, muoviamoci, sei ferito.- esclamò Margot con una punta di panico nella voce.

 

Lukas si lasciò aiutare dalla ragazza nel tragitto, per fortuna ormai molto breve, verso casa.

 

 

 

 

-Stavolta siamo arrivati davvero..- commentò Claire, appena scese dalla nave.

 

-Già..- mormorò Eirìk, sovrappensiero.

 

-Qualcosa non va, Eirìk?- chiese la belga, girandosi verso di lui.

 

Il vichingo aveva mantenuto più o meno per tutto il viaggio un'espressione pensierosa, con tanto di sopracciglia aggrottate e bocca serrata in una smorfia, che di tanto in tanto si apriva per poi richiudersi precipitosamente, come se il proprietario si fosse accorto di qualcosa che non andava in ciò che stava per dire.

 

-Eirìk?- chiese a voce più alta Claire, schioccando le dita davanti al suo naso.

 

Il ragazzo si riscosse. Batté gli occhi un paio di volte, poi la guardò con espressione quasi meravigliata, come se si fosse accorto solo allora della presenza di lei.

 

-Hu.. No, scusa, tutto bene..- biascicò poi, per poi ritornare all'espressione di prima.

 

-Sei pensieroso.. Non credo che ci voglia un genio per capire che qualcosa non va..- continuò Claire.

 

-é tutto a posto, ti ripeto.. é una cosa da nulla.. Niente di cui dobbiamo preoccuparci..-

 

La ragazza avanzò ancora, per sentire la voce di Eirìk, in un soffio, che diceva:

 

-Non ancora.-

 

 

 

 

Angolo Autrice:

 

Et le voilà, il nuovo capitolo eccolo qua ;) (rima di emme..)

La vincitrice del concorso “indovina chi vuole far del male a Margot” é...

Becky97, che vince un bel danese tutto per se!

Per le due classificate a pari merito, Shir e Adam_96, i premi sono i seguenti:

a Shir spedisco Berwald, perché é stata la prima a recensire, e perché me lo ha chiesto tanto dolcemente ;)

Ad Adam_96 va il premio di consolazione, quindi un bellissimo e puccioso Tino che.. fa le faccende di casa (tienilo lontano dalla cucina), perché comunque il ragionamento che hai fatto era giusto: all'inizio doveva essere Mathias quello cattivo che attaccava Margot, ma dato che poi crepava non me la sentivo, e poi.. No, dai, non ce lo vedo proprio ;) e poi se non ammazzavo Harran qui la storia doveva continuare per altri millemila capitoli, e sinceramente non ne avevo voglia ;)

Dunque, un ringraziamento alle tre sopracitate fanciulline, a Claire_Hope, perché anche se non recensisce più lo so che é solo perché non le funziona EFP, e poi so benissimo cosa pensa, dato che lei la storia la legge in anteprima ;)

Ora che abbiamo tolto di mezzo Harran cosa succederà? Lukas diventerà capo? Lo divneterà qualcun altro?

Cosa succederà nei prossimi capitoli?

Lo scopriremo solo leggendo ;)

Un bacio

Iris (che stavolta ha pubblicato con un giorno di anticipo)

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Capitolo 15
*** Les Medicines d'Armorique ***


 

Non appena furono entrati, Margot fece stendere sul letto il vichingo. Senza badare alle proteste di Lukas, che assicurava di stare benissimo, gli tolse il mantello e la tunica blu.

Ai suoi occhi si parò una vista micidiale, tanto che ringraziò mentalmente madame Hélène per averla abituata a vedere il sangue dei feriti sin da quando aveva dieci anni.

A parte alcune piccole feritine sul torace e gli addominali di Lukas, ciò che saltava subito all'occhi era la spalla. Un enorme squarcio si apriva proprio sopra l'osso orizzontale, e pervadeva l'intera area del corpo.

Il sangue, in parte rappreso, mischiava frammenti di pelle e sangue fresco, che continuava a sgorgare.

Margot si portò una mano alla bocca, per poi sussurrare:

 

-Perché non me l'hai detto?-

 

il ragazzo sorrise debolmente.

 

-Non volevo farti preoccupare..-

 

-Lukas, sono un medico. É mio preciso dovere curare i feriti, anche se non dovrei ripetertelo in continuazione..-

 

Detto ciò, la ragazza mise a bollire dell'acqua, recuperata dagli otri in fondo alla casa.

Poi si sedette, poggiando piano la testa di Lukas sul proprio grembo. Iniziò a lasciar scorrere fra le dita i capelli biondi del vichingo, esasperata dal fatto di non poter fare nulla di più, finché l'acqua non si decideva a bollire.

I tagli che aveva subito Lukas erano davvero profondi, necessitavano di cure immediate.. Si maledisse per non averlo notato prima.

In quel momento, però, un'idea si affacciò nella sua mente.

Cos'é che le aveva insegnato madame Hèléne? Non era che.. No, non poteva essere.. Una cura immediata..

Margot si ricordava di aver visto la sua insegnante farlo spesso, quando, per un motivo o per l'altro, le cure non potevano essere immediatamente fornite al malato.

Ci scherzava spesso con Claire, dato che entrambe erano piuttosto schifate dal pensiero di dover ricorrere ad una tecnica del genere per dare un immediato sollievo e disinfettare le ferite.

Ma farlo a lui.. Bé, diciamo che non aveva molta scelta.

Mentre pensava queste cose, prese una striscia di garza, la svolse e.. Ci sputò sopra.

 

Fatto ciò, iniziò a passarlo sulle ferite di Lukas. Il vichingo fece per parlare, ma Margot lo zittì.

 

-Medicina armoricana. Disinfetta.-

 

Detto questo, continuò il suo lavoro, mentre Lukas la guardava stupito.

Quando la ragazza fu arrivata alla spalla, emise un gemito di dolore, ma poi lasciò che la garza desse sollievo alla sua povera clavicola martoriata.

 

-Le fai con tutti i feriti che arrivano da te queste cose?-

 

Margot smise di disinfettargli la spalla.

 

-No.-

 

Lukas la guardò sorpreso.

 

-E perché con me si?-

 

Margot guardò fisso davanti a se. Già, perché con lui si? Scrollò le spalle.

 

-Non lo so.-

 

vedendo che il vichingo continuava a fissarla, si alzò e controllò a che punto fosse l'acqua. Per fortuna aveva iniziato a bollire. Tolse la pentola dal fuoco, per poi prendere una bacinella e versarvi circa metà del contenuto.

Prese un pezzo di stoffa e ve lo immerse, quindi prese la ciotola e si avvicinò al corpo di Lukas.

Strizzò per bene la benda, e la poggiò con più delicatezza possibile sulla spalla di lui.

Lukas non riuscì a trattenere un gemito di dolore.

 

-Non muoverti, farà meno male.- sussurrò Margot, carezzandogli il petto. La mano di Lukas raggiunse la sua, e la tenne ferma sopra il cuore.

 

La ragazza continuò il suo lavoro senza dar segno di disturbo per l'azione del vichingo.

Finalmente, quando la ferita fu perfettamente pulita, prese un'altra benda, e gliela legò attorno alla spalla, cercando di fare meno pressione possibile.

 

-Bene. Ora riposati, ne hai bisogno.- Margot fece per alzarsi, ma il ragazzo glielo impedì, afferrandola per un polso.

 

-Aspetta..- sussurrò.

 

La ragazza si inginocchiò di nuovo. Lukas si alzò, incurante dei rimproveri di Margot, e le prese il viso fra le mani.

Sfiorò le labbra della ragazza con le sue, e strofinò i loro nasi.

Rimase così giusto lo spazio di un attimo, poi un capogiro lo investì e fu costretto a stendersi di nuovo.

 

-Cosa stavi cercando di fare?- chiese Margot.

 

Lukas sorrise, e prese una ciocca dei suoi capelli fra le dita.

 

-Di dirti grazie.-

 

-é lo stesso.-

 

Margot si sedette vicino a lui, all'interno del letto. Con somma sorpresa di Lukas, iniziò a togliersi il corsetto, per poi passare alla camicia, rimanendo così il petto coperto solo da una fascia di stoffa.

Si stese vicino a lui.

 

-E tu che stai facendo?- chiese Lukas, divertito.

 

-L'hai detto tu, no? Il corpo riscalda...- sussurrò Margot.

 

Il vichingo avvolse con un braccio la vita della ragazza, mentre con l'altra, messa attorno alla nuca, accoglieva la testa di Margot sul suo petto.

 

-Buonanotte, Margot.-

 

-Buonanotte, Lukas.-

 

 

 

 

 

Claire si strinse di più nel mantello. Faceva decisamente troppo freddo. Era la sua prima notte fuori dalla nave, e si era illusa che “se era riuscita a sopravvivere alle notti armoricane, quelle norvegesi non sarebbero state un problema”.

 

Errore. Profondo, profondo errore. L'inverno era ormai alle porte, e questo, sommato al fatto che quelle terre nordiche fossero.. nordiche, portava la temperatura a scendere parecchio sotto lo zero, durante le infinite notti boreali.

La ragazza iniziò a battere i denti. Eirìk, di fianco a lei, dormiva beatamente. Si chiese come potesse sopportare un clima del genere. Oh, già, ci era nato, in un clima del genere.

 

Claire iniziò a battere i denti, con sommo disappunto. Non le piaceva quando il suo corpo faceva il debole. E il bello era che non riusciva in nessun modo a fermare le sue gengive dallo sbattere furiosamente fra loro come se fossero stati dei coltelli che un macellaio stava affilando.

Serrò gli occhi più forte che poteva. Pensa ad altro, disse una voce nella sua testa.

 

Il suo pensiero corse subito a Margot. Fra pochi giorni avrebbe potuto riabbracciarla.. bé, in senso platonico. Entrambe non si lasciavano andare facilmente ad effusioni, baci, abbracci, e cose di questo tipo. Ok, Margot a dire il vero era un po' più espansiva di lei, ma comunque non avevano mai avuto un rapporto molto.. “fisico”. La loro era più un'intesa mentale. Detta così poteva suonare equivoca. Cambiamo.

 

Chissà come stava. Magari era riuscita a scappare. Oppure.. l'avevano tenuta loro..

cercò di scacciare dalla mente quel pensiero, ma quello, come un tarlo del legno, si insinuò saldamente nella mente della ragazza, rifiutandosi di cambiare costo.

Le passarono davanti le immagini più terribili che la sua immaginazione poteva concepire.

Vedeva Margot urlare, piangere, contorcersi nel tentativo di sottrarsi alla forza di alcuni uomini. La vedeva stringere i denti per non dare soddisfazione a quei mostri, mordersi il labbro finché non sanguinava, e ricevere una botta alla base del collo. Qualcuno aveva tirato fuori un coltello, vedeva la lama luccicare.

Poi l'immagine cambiò. Margot era stesa a terra, pallida. Del sangue le usciva da svariate ferite sul corpo. Una mano era tesa verso di lei, ma non un suo muscolo si muoveva.

Claire iniziò a respirare velocemente, sempre più velocemente.. finché non sentì una mano raggiungere le sua spalla.

 

Aprì gli occhi di scatto, scontandosi con le iridi ametista di Eirìk. Il viso del suo compagno tradiva preoccupazione.

 

-C..Che c'é?-

 

-Ti ho sentita gemere. É tutto a posto?-

 

La ragazza si guardò intorno. Era stato un incubo, ma così reale da farla spaventare. Il sangue pulsava ancora a velocità assurda nelle sue vene.

Si girò verso il vichingo, che stava ancora attendendo una risposta.

 

-Eirìk..-

 

-Si?-

 

-Puoi.. Puoi assicurarmi.. Che non le faranno del male?-

-Scusa?-

 

-A Margot. Puoi assicurarmi che.. Che la ritroverò viva?-

 

Eirìk abbassò lo sguardo. Mormorò fra se e se qualcosa nella sua lingua, senza dare segno di voler rialzare la testa.

La belga gli si avvicinò. Gli prese il mento e lo costrinse a guardarla negli occhi.

 

-Allora?-

 

-No.-

 

Claire strabuzzò gli occhi.

 

-Cosa?-

 

-Molti dei vichinghi del villaggio sono.. Bé, delle bestie che non hanno nessun rispetto per il genere umano, specialmente femminile. Sono stupratori, assassini... Cose di questo genere.-

 

-Davvero sono così?-

 

-Da così a peggio. Claire, io.. Ho accettato di accompagnarti, perché era il minimo che potessi fare, dopo che tu mi hai salvato la vita, ma.. Non posso in nessun modo darti la mia parola che Margot sia viva.-

 

Claire si accasciò per terra.

 

Eirìk le si avvicinò, dandole dei piccoli colpetti sulla schiena per farla addormentare.

 

-Eirìk?- chiese con voce flebile la ragazza.

 

-Si?-

 

-Puoi.. Stare qui?-

 

Eirìk la guardò con espressione interrogativa.

 

-Non avrei motivo di andarmene..-

 

-No, intendo.. Vicino a me. Puoi scaldarmi?-

 

La ragazza stava tremando. Il vichingo ci pensò un attimo, poi le gettò addosso il proprio mantello. Per un po', lui poteva anche stare senza.

 

Claire se lo tolse di dosso, girandosi verso di lui.

 

-Puoi scaldarmi tu, non la coperta..- disse con un lieve sorriso.

 

Il vichingo rimase un attimo interdetto. Sbattè gli occhi un paio di volte, poi finalmente si coricò accanto a Claire, prendendola fra le braccia.

 

-Grazie, Eirìk.-

 

-Di nulla.. Buonanotte.-

 

La ragazza, al sicuro fra le braccia di Eirìk, si addormentò quasi subito. Il vichingo, invece, rimase sveglio ancora un po', osservando il cielo stellato sopra di lui, e Claire assopita al suo fianco.

 

 

 

Angolo Autrice:

uuuuu, che sentimentale questo capitolo ;) Spero che mi perdonerete tutta quest'atmosfera così dark, a dirla tutta non mi piace moltissimo, ma non preoccupatevi, il prossimo capitolo sarà molto più divertente ;P

Bé, dai, cose particolari da spiegare non mi sembra che ce ne siano..

Ah, già: lo sputo.

É assolutamente vero: i medici armoricani avevano questo metodo curativo del tutto particolare per curare i malati nel caso in cui si dovesse disinfettare subito una ferita e non fossero disponibili acqua, erbe e robe simili. Ovviamente, i medici dovevano essere sanissimi: dalla saliva umana si trasmettono tranquillamente malattie, non é come quella dei cani che disinfetta e basta.. ;)

(fonte: il profe di storia. Da dove l'ha preso lui: boh.)

Grazie mille a Shir, Becky97 e Adam_96 per le loro fantastiche recensioni, e a tutti coloro che leggono questa storia e a quelli che l'hanno messa fra le seguite/preferite.

Un ringraziamento speciale a Claire_Hope, lei sa perché ;)

Iris

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Capitolo 16
*** Historiske Facta ***


Il mattino che li aveva accolti era freddo e buio.

Claire non riusciva a capacitarsi di come potesse Eirìk stabilire con precisione lo scorrere del tempo. A lei quelle notti norrene sembravano tutte uguali.

Si erano messi in cammino di buon'ora dopo una magra colazione, tanto che alla ragazza brontolava ancora lo stomaco. Ma sapeva benissimo di non potere farci nulla, perché, come Eirìk le aveva spiegato, durante l'inverno tutti gli animali andavano in letargo, e diventava difficile procacciarsi il cibo.

Ovviamente, venendo da un paesino dell'interno, Claire sapeva che gli animali con la brutta stagione avevano la tendenza ad farsi vedere piuttosto poco, ma nella sua regione d'origine il freddo non raggiungeva mai punte eccessive, sicché era possibile catturare qualcosa.

 

Per quanto, poi, Ragnar avesse donato loro delle scorte di cibo, come carne essiccata, aringhe e cose di questo genere, le condizioni atmosferiche non erano per nulla favorevoli, e li rallentavano non poco.

Alzò lo sguardo verso il vichingo, per vedere che era molto avanti rispetto a lei. Raccolse i lembi della gonna, per camminare più agevolmente in mezzo alla spessa coltre di neve che aveva imbiancato completamente il territorio circostante.

 

Poco dopo essere arrivati ad Alesund aveva ripreso possesso dei suoi abiti femminili, ma in mezzo alla neve era difficile portarsi avanti e indietro una gonna lunga quasi fino ai piedi.

 

-Eirìk!- esclamò, cercando di raggiungerlo.

 

L'albino si voltò, come se si fosse accorto solo ora che c'era anche lei, ma si riscosse immediatamente.

 

-Oh, scusa, non volevo lasciarti indietro.- disse, dandole una mano a togliersi la neve dalla gonna.

 

-Vedi di distrarti di meno la prossima volta!- rispose Claire, con il suo tono da battutine sferzanti.

 

Eirìk non replicò. Ormai non faceva quasi più caso agli sgarbi da parte della ragazza, erano normali, parte di lei. Semmai, ora era più stupito del fatto che le sue battutine e i suoi rimproveri fossero enormemente diminuiti: non gliene faceva quasi più, e quando capitava erano molto meno incisive rispetto all'inizio.

 

-Credo che faremmo meglio ad accamparci.- disse, per smorzare il silenzio.

 

-Dici? Ma ci siamo fermati per il pranzo.. Bé, non moltissimo tempo fa.- ribatté Claire, stupita.

 

-Sì, é vero, diciamo che dovrebbero essere circa l'ora decima, ma la visibilità é diminuita di parecchio.. Fra poco non sarà più possibile camminare, e questa radura é un buon posto. Credimi, non avrebbe alcun senso andare più avanti. Rischieremmo di perderci, o di incappare in una ronda di ricognizione. O magari in un orso che non é ancora andato in letargo.- concluse, per smorzare un po' la tensione.

 

Claire sollevò leggermente i lati della bocca, per fargli dono di un sorriso, che seppur minimo gli scaldò enormemente il cuore.

 

-Ci sto.- rispose la ragazza di buon animo.

 

Detto questo iniziò ad aggirarsi nei dintorni, per cercare della legna, e magari qualche pietra focaia.

Eirìk, intanto, aveva poggiato a terra la sacca contenente il cibo, per trarne fuori della carne secca, e una fiasca d'acqua che poteva contenerne poco più di mezzo litro.

 

-Abbiamo solo quest'acqua.-

 

-Davvero? Non possiamo riempire qualche fiasca? Non ci sono sorgenti qui vicino?-

 

-Qui da queste parti dovrebbe esserci un torrente, ma non é una buona idea cercarlo con il buio. É meglio rimandare a domattina. Tanto dovrebbe bastare per una sera, no?-

 

-Se proprio non si può fare altro..-

 

Claire smise di prestare attenzione a ciò che diceva Eirìk, per concentrare ogni sforzo nel tentare di accendere un fuocherello.

 

Il vichingo rimase ad osservarla. La ragazza aveva la fronte aggrottata, e anche con il buio si poteva distinguere la mascella leggermente cascante, come sempre quando era particolarmente concentrata su qualcosa.

 

-Vuoi una mano?- chiese, vedendo che i tentativi di Claire non producevano alcun effetto.

 

-Magari..- sospirò lei con voce esausta.

 

Cercare di accendere il fuoco quando si dispone solo di legna non é per nulla facile di suo, figuriamoci poi con della legna bagnata!

Stupida neve..

 

Finalmente, mollò i due pezzi di legno che stava sfregando fra loro senza successo, per porgerli al ragazzo.

 

Eirìk prese a sfregare più forte che poteva il legnetto più piccolo sulla base dell'altro.

Claire lo guardò cimentarsi come incantata, finché non vide uscire uno sbuffo di fumo dalla base del legno più grosso.

 

-Sta arrivando la fiamma..- buttò lì con finto menefreghismo.

 

Pochi attimi dopo, infatti, una vampa arancione iniziò a bruciare, corrodendo il legno con i suoi artigli infuocati.

 

Eirìk si affrettò ad aggiungere altra legna, un pezzo per volta, per non far esaurire il fuoco.

In poco tempo un piccolo falò si erigeva al centro della radura, permettendo una seppur scarsa illuminazione.

 

I due mangiarono in silenzio la poca carne rimasta.

 

-Quanto dovrebbe mancare al tuo villaggio?- chiese Claire.

 

-Direi.. Una settimana di cammino, viste le condizioni atmosferiche..-

 

-Così tanto? Ma é già una settimana che siamo in viaggio!- si lamentò la ragazza.

 

-Lo so, ma una forte tormenta ha colpito questa regione. Più veloci di così non possiamo andare.-

 

-Mmh.- fu l'unico commento di lei.

 

Claire si strinse ancora di più nel mantello, e continuò a sbocconcellare un pezzo di carne.

Poi, improvvisamente, si riscosse, come colpita da un'idea.

 

-Eirìk?- chiese.

 

-Si?- domandò a sua volta il vichingo, alzando gli occhi blu su di lei.

 

-Come mai sei così preoccupato per il fatto di arrivare al villaggio?-

 

Eirìk arrossì, e iniziò a borbottare qualcosa di incomprensibile, facendo trapelare un “niente, nulla” qua e là.

 

-Non raccontarmi storie. C'é qualcosa che ti preoccupa, e anche parecchio, nel tornare nel tuo villaggio natio, o sbaglio? Sei sempre pensieroso, sembra che tu abbia la testa fra le nuvole la maggior parte del tempo, non parli quasi più.. Insomma, vuoi spiegarmi cosa c'é che ti minaccia a Bygdøy?- esclamò Claire, scaricando in quella frase tutta la sua esasperazione per lo strano comportamento del suo accompagnatore.

 

Il ragazzo la guardò fisso negli occhi. Poi sospirò.

 

-Punto uno, non é il mio villaggio natio. E poi.. Bé, é troppo lunga e troppo complicata da spiegare, ti basti solo sapere che c'é gente che non farebbe esattamente i salti di gioia, vedendomi tornare sano e salvo al villaggio dopo che sono stato dato disperso durante una razzia.-

 

-Abbiamo un sacco di tempo.-

 

Claire incrociò le braccia e raddrizzò per bene la schiena, così da sembrare più forte.

 

-Comincia pure a raccontare.- disse, guardando Eirìk dritto negli occhi.

 

Il vichingo la fissò a lungo con quegli occhi ametista che gli avevano salvato la vita in Francia.

 

Sembrava essere passato un'eternità di tempo, pensò Claire, mentre tutta la faccenda doveva essere in ballo da più o meno un paio di mesi.

 

-Va bene.- si arrese Eirìk.

 

Fece un profondo respiro, poi iniziò a narrare.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

AHAHAHAHAH, certo che sono una bastarda assurda ;)

Spero di avervi lasciato con il fiato sospeso e una voglia tremenda di leggere il prossimo capitolo (che verrà pubblicato fra due settimane, a patto che l'autrice non muoia a causa dei troppi compiti in classe).

é anche piuttosto lungo e “psicologico”, spero che vogliate perdonarmi, mi rendo conto che é un una palla, ma spero almeno di essere riuscita a creare della suspence alla fine :p

CURIOSITà: l'ora decima dovrebbe corrispondere più o meno alle 5 del pomeriggio, me ne ricordo perché nelle versioni di latino di solito si indica con l'ora terza le dieci di mattina, dunque, oretta più oretta meno dovremmo essere lì.

Recensioni e commenti sono sempre bene accetti, dunque ringrazio subito le mie Tre Moschettiere Adam_96, Becky97 e Shir ;)

Un bacione e al prossimo capitolo,

Iris

Verbonden Blijven!! (state connessi)

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Capitolo 17
*** Det Vi Er ***


Lukas uscì malvolentieri dallo stato di sonno in cui era caduto la sera prima. La spalla gli faceva un male terrificante, e le costole non erano messe molto meglio.

Si poggiò le mani sugli occhi, strofinandoseli per togliere il sonno. Non appena ebbe finito, allungò un braccio, cercando Margot prima con le mani e poi con lo sguardo, non trovandola.

Si alzò, per quanto poteva permettergli il suo corpo malandato, e si guardò in giro, finché non la vide, intenta a cucinare qualcosa nell'angolo opposto della stanza.

 

-Margot?- chiese, tossendo immediatamente dopo.

 

La ragazza si girò, fissandolo con quegli occhi meravigliosi che il vichingo aveva imparato ad amare.

 

-Ah, sei sveglio.- disse lei, con una punta di sollievo nella voce.

 

Prese una ciotola, fino a un attimo prima coperta da un pezzo di stoffa, e gli si avvicinò.

 

-Prendi. Dovrebbe alleviare il dolore.- sussurrò, porgendogliela.

 

Lukas iniziò a bere, mentre la ragazza si alzava e si dirigeva nuovamente verso il fuoco, per riprendere a cucinare.

Il vichingo la osservò. Gli sembrava.. Diversa. Ieri si era talmente prodigata per lui, preoccupandosi e mostrandogli il suo lato.. Dolce, che ora non poteva fare a meno di desiderarla. E di desiderare la sua felicità.

 

Si buttò sul letto, pensando.

Era vero. Era innamorato di Margot. Ed era vero. Lei lo detestava. Chi, al posto suo, non l'avrebbe fatto? L'aveva rapita (anche se era stata un'idea di Mathias), aveva quasi ucciso suo fratello, la costringeva a vivere in un posto che non era la sua casa, dove tutti la consideravano nulla di più di una schiava.

Riaprì gli occhi.

Il viso concentrato della ragazza era illuminato flebilmente dalle fiamme del focolare davanti al quale si era seduta, con le gambe stese da un lato. Gli occhi nocciola sembravano persi nel vuoto, come se stesse pensando intensamente a qualcosa. A volte socchiudeva la bocca, come se si apprestasse a dire qualcosa, ma subito dopo la richiudeva, e il suo sguardo tornava fisso.

Lukas si girò dall'altra parte. Già. Margot lì non era felice. Fece un sospiro profondo, prima di prendere la parola.

 

-Margot?- chiese.

 

-Mh?- ribatté quella, senza distogliere lo sguardo dal fuoco.

 

-Non.. Non sei più mia prigioniera.- disse Lukas tutto d'un fiato.

 

La ragazza si girò di scatto, strabuzzando gli occhi. Il vichingo era ancora disteso, i suoi occhi puntavano il vuoto.

L'aveva sentito davvero? O era solo frutto della sua immaginazione?

 

-Cosa?- sussurrò, avvicinandosi leggermente.

 

Lukas spostò lo sguardo verso di lei, dandole modo di notare il dolore che si leggeva nelle sue iridi blu.

 

-Non sei più mia prigioniera. Sei libera.-

 

-C.. Cosa? Parli sul serio?-

 

Il vichingo si limitò ad annuire.

 

Margot rimase in silenzio. Era quello che voleva, no? Aveva tentato di scappare sin dal primo giorno.. Dunque a rigor di logica avrebbe dovuto essere felice. Invece la cosa la creava uno strano senso di.. Vuoto, incompletezza.. Tristezza.

Guardò il giovane uomo disteso davanti a lei. Lukas non sembrava felice di questa scelta.

 

-Perché lo stai facendo?- chiese in un sussurro appena udibile.

 

Il vichingo si girò verso di lei.

 

-Perché.. é complicato, ma.. Io sento che non é giusto trattenerti qui, senza che tu lo voglia. Tu sei una donna forte, e.. Meriti di essere felice. Se io non sono in grado di darti questa felicità, non voglio che tu debba soffrire. Dunque sei libera. Io.. Non sei più mia prigioniera.-

 

Sembrava davvero che gli fosse costato molto, dire quelle cose.

 

Margot si spostò, andandogli sopra.

 

-Se non sono più la tua schiava..- chiese, guardandolo negli occhi.

 

-Allora cosa sono?-

 

Lukas avvicinò leggermente il viso al suo, fermandosi dopo pochi centimetri. Le prese una ciocca di capelli, e iniziò a rigirarsela fra le dita.

 

Aprì la bocca

 

-Lukas! Lukaaaas!- esclamò da fuori una voce, battendo dei sonori colpi sulla porta.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Si, lo so, questo capitolo é brevissimo, davvero, scusatemi, ma con tutte queste verifiche sono piena così... Per farmi perdonare, prometto solennemente che il prossimo sarà lungo il doppio ;)

Allora, vista la gaffe di due settimane fa, ripropongo il quiz:

 

Chi é venuto a rompere le uova a Lukas e Margot?

 

Al primo classificato una raccolta di fiabe di Andersen in edizione deluxe (che probabilmente Danimarca vorrà riprendersi, dunque mettete l'antifurto)

Al secondo classificato, visto che mi sento buona... La collezione dei CD degli Abba autografati originali (per i quali vale lo stesso discorso, ma con Svezia)

E come premio di consolazione.. un buono omaggio per l'ingresso nella sauna più bella di Helsinki, dove probabilmente troverete anche Tino ;) (no, vi prego non sbavate sul PC, é delicato ;) )

Non preoccupatevi, non ho ancora messo in palio Norvegia e Islanda perché mi servono, ma state tranquilli che quando sarà tutto finito troverò un modo..

N+I: NO!

E invece SI! Vabbé, intanto, chi vuole un CD di Alexander Rybak e uno di Björk?? (se non sapete chi sono.. Bé, schaam je! (vergogna;) ) )

Un bacione e al prossimo capitolo!

Iris

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Capitolo 18
*** Alons-Y ***


-Chi diavolo é?- ringhiò Lukas all'indirizzo della porta.

 

-Sono io.. Mathias! Fammi entrare, devo dirti una cosa importante!- urlò da fuori una voce sovreccitata.

 

Margot si alzò immediatamente e si ricompose, andando ad aprire.

Sulla porta Mathias torreggiava insieme a Tino, poco più indietro.

 

-Ciao Mathias, Tino, Berwald.- disse con un lieve sorriso.

 

-Ciao Margot!-

 

-Mmmrph.-

 

-Heilà Grethe! Come stai? Tutto ok? Sei tutta arrossata, hai la febbre? Devo parlare con Lukas, sai dov'é? E qui? E fuori? é-

 

-Sono qui, pezzo di cretino.- ringhiò Lukas, tossendo subito dopo.

 

-AH! Eccoti qui, ma dove sei stato in questi due giorni? Non ti trovavo, dopo il processo é successa una cosa assurda! Sai che-

 

-Ti hanno incriminato di qualcosa e vuoi il mio aiuto per tirarti fuori dai guai?- sospirò Lukas, rimettendosi disteso.

 

-EH?? ah, no!- esclamò Mathias, piuttosto disorientato.

 

Poi, guardando meglio l'amico, si accorse delle varie bende che gli fasciavano le spalle e il torace.

 

-Ah, ma sei ferito? Com'é successo? É stato un cinghiale? É stato un fulmine? É stata lei?- chiese indicando Margot, che non riuscì a trattenere una risatina.

 

-No, non sono stata io. L'ho solo curato.- rispose poi, fra una risata e l'altra.

 

-Aaaaaah... Stai facendo il tuo dov-

 

-No, lo faccio perché.. Oh, ma tu non avevi qualcosa da dire?- chiese la ragazza, girandosi e andando accanto al fuoco nel tentativo di nascondere il colore porporino che avevano assunto le sue guance.

 

-Ah, già, é vero!- urlò Mathias, con notevole fastidio da parte dei suoi interlocutori.

 

-Bé, tu te ne sei andato subito dopo il processo, no Lukas? Peccato che non sei restato, perché era davvero divertente! Lo sai che-

 

-Mathias, taglia corto e arriva al sodo.- disse Lukas con voce tesa.

 

-Vaaaa bene! Comunque.. Ah, si ecco, non mi veniva..-

 

-MATHIAS!- urlarono Margot e Lukas, ormai piuttosto logorati dalla manifestazione di loquacità, per non dire cretineria, del vichingo appena apparso.

 

-Ma é sempre così?- chiese Margot a Tino.

 

-Bé.. Da così a peggio.- sussurrò il finnico.

 

-Peggio? Non mi sembra possibile.-

 

-Perché tu non l'hai mai visto ubriaco..- commentarono all'unisono Lukas e Tino.

 

-Va bene, va bene! Poco dopo che tu te ne sei andato, anche Harran ha girato i tacchi. Aveva detto che aveva qualcosa da fare.. Non so esattamente cosa, perché io con lui non ci parlo molto, ma aveva un ghigno malvagio.. Comunque, é stato via per un bel po', e non tornava, e abbiamo aspettato un sacco.. Bé, siamo andati a cercarlo, aveva preso il vecchio sentiero.. Quello che porta al bosco. Ecco, l'abbiamo chiamato, l'abbiamo cercato per un po'.. E poi l'abbiamo trovato.. Hai presente quella radura a mezzo giro di clessidra da qui? Quella dove scorre il fiume? Ecco era lì morto stecchito!- concluse, con una soddisfazione evidente sul volto.

 

Lukas e Margot si guardarono un attimo. Poi Lukas, inspiegabilmente, cominciò a ridacchiare.

 

-Se era questo che volevate dirmi, ragazzi..- disse poi il vichingo non appena ebbe ripreso fiato.

 

-Potevate anche risparmiarvi di correre qui.-

 

-Lo sapevi già?- chiese Tino, spiazzato.

 

-Cooooome?- esclamò Mathias.

 

-Esatto. Non solo lo sapevo già, ma potrei anche dirti cosa l'ha ucciso, o con quanti colpi sia stato

ucciso..- commentò semplicemente Lukas.

 

Berwald, Tino e Mathias si guardarono smarriti.

 

-Lukas.. Vuoi dire che..- mormorò il finnico.

 

-L'HAI AMMAZZATO TU?- urlò Mathias.

 

-Hey, calma, l'ha fatto solo perché altrimenti lui mi avrebbe.. Ecco.. Fatto del male, tanto per usare un eufemismo. Non ha assolutamente-

 

-Ma no, no, Margot, e chi lo giudica? Gli do un premio!- esclamò Mathias.

 

La provenzale lo guardò Mathias.

 

-Ah, ma non lo sai? Devi sapere che- Lukas lo zittì con un gesto della mano.

 

-Piantala. É tutto qui?-

 

-Ah, no, certo che no. Non avremmo fatto una corsa fin qui, se fosse stato solo questo!!- esclamò Mathias.

 

-Abbiamo fatto una riunione straordinaria, stamattina. Si, lo so, la mattina é tremenda per fare riunioni, e poi all'ora prima, ma che cavolo, non avevo nemmeno dormito bene perché-

 

-Mathiaaas.- sospirarono le altre quattro persone.

 

-Bé, insomma, lo sai che Harran era detestato da più o meno tutta la popolazione, e in molti avrebbero voluto vedere la sua testa appesa a un palo, dunque..

Per farla breve, vorremmo che tu fossi il nostro nuovo Jarl, Lukas.- concluse Mathias, facendosi incredibilmente serio.

 

-Il vostro nuovo che?- chiese Margot.

 

-Jarl, é... Il capo villaggio, la persona più importante e in vista della comunità.- spiegò pazientemente Tino.

 

-Ah..-

 

-Sai parlare la nostra lingua perfettamente, ma ti sfugge il significato di parole semplicissime come “kone” e “Jarl”?- chiese Mathias.

 

-Bé, scusa se vengo da una nazione democratica!- ribatté Margot, piccata.

 

-Va be, va be.. Ad ogni modo, Lukas, vorremmo davvero che tu fossi il nostro Jarl.-

 

-Perché io?- chiese Lukas, facendo per mettersi seduto.

 

-Prova a fare sforzi e ti riapro tutte le ferite a morsi.- lo minacciò la provenzale, ottenendo di far sdraiare di nuovo il vichingo.

 

-Bé, perché.. Punto uno, sei figlio di Eirìk il Rosso, e questo posto ti spetta di diritto. E poi, bé, tu sei indubbiamente il più astuto di tutti noi, non sei tirannico, sei giusto e hai ereditato da tuo padre lo spirito del leader. Si fidano tutti di te nel villaggio. Vorremmo davvero che tu fossi la nostra guida.- intervenne Tino.

 

-Giusto.- si associò Mathias.

 

-Mhmh.- fu l'unico commento di Berwald.

 

Lukas girò la testa da un lato. Per alcuni secondi la tensione fu papabile all'interno della grande stanza dalle pareti di legno.

 

Finalmente, il vichingo tornò di nuovo a guardare i suoi compagni.

 

-Aspettate fino a stasera. Ho bisogno di pensare.-

 

Mathias, Tino e Berwald si guardarono un secondo, sollevati. Erano sempre stati amici di Lukas, e sapevano che il ragazzo non impazzisse dalla voglia di governare Bygdøy. Ed era comprensibile, se fosse riuscito a salire al potere su di lui sarebbe pesata un'enorme aspettativa. Tutti avrebbero preteso che il figlio compisse imprese al pari di suo padre, e non gli sarebbe stato concesso il minimo errore. Era un peso enorme da portare, ma erano contenti che Lukas avesse detto che ci avrebbe pensato. Almeno non si era tirato indietro.

 

-Ma certo! Ti capiamo, Lukas, é difficile.. Allora.. Torniamo stasera, va bene?- chiese Tino, con il suo solito sorriso.

 

Lukas si limitò ad annuire. I tre uomini salutarono Margot e Lukas, poi uscirono, diretti alle loro case.

Non appena la porta si fu richiusa, la ragazza prese fiato, come se stesse per buttarsi in acqua, poi finalmente si decise a parlare:

 

-Posso sapere che sta succedendo?- chiese gentilmente, ma con una punta di tensione nella voce abbastanza alta perché il vichingo potesse notarla.

 

 

 

 

-Dunque, Eirìk il Rosso.. Mio padre.. Era un esploratore.- iniziò Eirìk, mentre Claire lo ascoltava interessata.

 

-Aveva scoperto la florida colonia dell'Islanda, era forte, coraggioso, carismatico.. Tutti lo adoravano, dai norvegesi agli islandesi. E lui intratteneva rapporti saldi e costanti con l'isola, tanto che io sono nato proprio lì, durante uno dei viaggi che mio padre aveva compiuto.-

 

-Davvero? Wow, questo si che é interessante..- fu il commento della belga.

 

Il vichingo sorrise, per poi riprendere.

 

-Ormai non c'era nessun dubbio che fosse il vichingo più importante del villaggio, dunque nessuno si stupì, quando gli venne offerta la reggenza di Bygdøy. Questo centro era in una fase di accesissima lotta politica, poiché il capo precedente era morto senza lasciare eredi, e mio padre riuscì a risistemare le cose, portando il villaggio al suo antico livello di importanza.-

 

-Sento che sta per arrivare un ma..-

 

-Già... Lui, comunque, era una persona molto giusta. Talmente giusta che venne cacciato da Bygdøy con l'accusa di omicidio.-

 

-Stai facendo del sarcasmo, o le leggi vichinghe sono diverse da quelle francesi?-

 

-Aspetta un attimo!- esclamò Eirìk.

 

Claire fece quasi un balzo, sorpresa. Poi lo lasciò continuare.

 

-Era un motivo così.. Stupido. Vedi, le leggi di Bygdøy non vietano gli omicidi fra compaesani, ma questi devono accadere in uno scontro. Non si può uccidere qualcuno a tradimento. E mio padre..- fece un'altra pausa, appoggiandosi al tronco dell'albero.

 

-Aveva visto un uomo.. Hans, credo.. Picchiare la propria schiava. La stava frustando terribilmente, la ragazza era allo stremo delle forze.. E lui fece quello che l'istinto gli suggerì. Così venne bandito da Bygdøy, e non avrebbe potuto farvi ritorno prima che fossero trascorsi dodici anni. Avevo sei anni all'epoca, e mio fratello ne aveva otto.- Si fermò un attimo ad osservare la reazione della ragazza.

 

La belga lo guardava con un'espressione mista di sconcerto, sorpresa.. E tristezza, forse?

 

-Io e Lukas fummo affidati ad Harran, uno dei più fidi guerrieri di mio padre. Nostra madre non poteva badare a noi, era morta nel darmi alla luce.. Dunque, Harran si occupò della reggenza del villaggio, finché mio padre non fosse tornato o, nella peggiore delle ipotesi, finché mio fratello non fosse stato abbastanza grande per prendere il trono.-

 

-Vai avanti..- lo incitò Claire, vedendolo fermarsi.

 

-Un anno e mezzo fa, quando ormai il tempo di esilio era giunto a termine, un messaggero di Trødenheim ci comunicò che nostro padre era vivo, aveva compiuto grandiose imprese, e sarebbe arrivato a Bygdøy entro quindici giorni. Ma non arrivò mai..- Eirìk serrò le labbra fino a farle diventare completamente bianche.

 

Quasi tremava, dalla rabbia.

 

-La sua nave venne affondata prima che potesse entrare nel fiordo. Facemmo qualche ricerca, ma tutto ciò che riuscimmo a rinvenire furono un elmo, che sicuramente gli apparteneva, e delle frecce. Queste erano molto simili a quelle che utilizzavano Harran e i suoi sgherri, ma lui ha sempre negato che fossero sue.

Harran nel frattempo, aveva instaurato una tirannia, e sebbene fosse appoggiato da una piccolissima parte della popolazione, é riuscito a mantenere il suo potere fino ad adesso.-

 

-E tuo fratello? Non ha cercato di spodestarlo?-

 

-Mio fratello non é uno sciocco, e sa che, sfidando apertamente Harran, le sue probabilità di vittoria sarebbero infime. Harran é forte, e i suoi sgherri non sono delle cime, ma sanno il fatto loro quando si tratta di combattere. Inoltre, non credo che gli piaccia l'idea di fare il capo.. Le aspettative su di lui sarebbero enormi, e non gli verrebbe perdonato alcunché.-

 

Eirìk emise un respiro profondo. Poi guardò Claire, che lo guardava ora con ammirazione.

 

-Quindi, voi due é da un anno e mezzo che..-

 

-Si. É da un anno e mezzo che sopportiamo tutto questo.-

 

Claire rimase zitta per qualche secondo, poi sorrise.

 

-Bé, grazie per avermi raccontato tutta la storia.. Credo che non sia stato semplice, no?-

 

Il vichingo sorrise a sua volta.

 

-Già.. Bé, monto io la guardia, tu dormi pure. Domani si cammina.-

 

-E ti pareva..- borbottò Claire, coricandosi.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Anche con questo capitolo sono in tremendo ritardo -.- Mi spiace davvero tanto, ma coraggio, la prossima settimana é l'ultima dove ci sono verifiche, dunque dopo ho tutto il tempo che voglio per scrivere, e prometto che non vi deluderò!

Le “grandiose imprese” di Eirìk il Rosso di cui parla il nostro Islanda sono relative alla scoperta del Canada ;)

Ah, e non sono riuscita a trattenermi dal fare una citazione asterixiana: quando Margot dice “Bé, scusa se vengo da una nazione democratica”, é ovviamente ironico, dato che al tempo la Provenza era un regno, ma nei libri di Asterix si trovano spesso cose di questo tipo, tipo Tour Eiffel nella Lutezia del 55 a.C., o i Beatles a Londinum (Londra).. Insomma, lo so che non é molto in linea con Hetalia ma.. Licenza poetica ;)

Beh, per ora é tutto, a fra due settimane!

Blijf Verbonden!

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Capitolo 19
*** L'épervier ***


-Quindi é questo il motivo..- mormorò Margot, dopo aver ascoltato attentamente tutta la spiegazione.

 

Il vichingo annuì semplicemente.

 

-Bene.- disse lei. -Ripetiamo la domanda.- continuò poi, avvicinandosi di più al corpo malato di Lukas.

 

Lui alzò gli occhi al cielo, pregando che fosse clemente.

 

-Cosa sono io per te?-

 

 

 

 

-Quanto manca?-

 

-Per l'ennesima volta, Claire, solo poco più di quattro giorni. Arriveremo per il giorno di Freja, te lo prometto.-

 

-Il giorno di che?-

 

Eirìk si girò, stupito.

 

-Non conosci Freja?- chiese.

 

-No.-

 

L'albino rallentò leggermente la marcia, per stare al passo con la ragazza.

 

-Quando ci accampiamo ti racconto tutto..-

 

-Uff. e quanto manca al prossimo campo?-

 

-Bé.. Qui siamo nei dintorni di Thorvaldsen, dunque direi che potremmo fermarci fra un paio d'ore, se ce la fai.-

 

-Va bene..- sospirò Claire, alzando gli occhi al cielo.

 

I due viaggiatori rimasero in silenzio per un po'.

 

Il cielo norvegese era stranamente terso, quella mattina. Niente nuvole ad oscurare il pallido sole norreno. Non si poteva dire che fosse caldo, questo era ovvio, ma la temperatura era più o meno accettabile, dato che non tirava vento.

 

-Oggi il tempo é strano..- mormorò infatti la belga.

 

Eirìk si girò a guardarla, e le sorrise.

 

-Vero? Lo chiamiamo Dager av Gudene. Significa giorno degli dei.-

 

-E perché?-

 

-Si dice che quando il cielo d'inverno é terso e non soffia vento, gli dei siano riuniti per festeggiare qualche avvenimento, e per questo non possono mandare la pioggia, la neve, i fulmini. Ci lasciano in pace.-

 

-E perché gli dei dovrebbero riunirsi per festeggiare?- chiese Claire, piuttosto basita dalle strane leggende nordiche.

 

Non c'era nulla di simile a ciò, nella regione Belgica.

Eirìk, però non diede segno di voler rispondere.

La ragazza si girò a guardarlo; il vichingo aveva alzato gli occhi al cielo, mettendosi una mano davanti agli occhi per fare loro da scudo dalla luce solare, e muoveva velocemente le iridi viola, segno che aveva avvistato qualcosa.

A sua volta, Claire mise una mano davanti agli occhi, e alzò lo sguardo verso il cielo che si poteva intravedere attraverso la macchia d'alberi. Nulla.

 

-Eirìk? Cosa st-

 

-Hayden!- esclamò quello, con voce perentoria.

 

La ragazza fece un balzo, sorpresa del suo tono di voce, cambiato così repentinamente.

 

-Ripeto, cosa.. oh.-

 

Stavolta si era fermata da sola.

Un falco dalle piume lucenti era appena sceso in picchiata verso di loro.

Claire rimase a bocca aperta.

L'animale aveva uno sguardo, fiero, dagli occhi neri e penetranti, perfettamente inseriti all'interno della zona glabra del capo.

Il corpo, perfetto, aerodinamico, agile, e allo stesso tempo possente, le piume argentee che vedeva sull'apertura alare.. Tutto pareva conferirgli un'aura di regalità.

Non aveva mai visto un volatile così bello, nemmeno in Francia.

Non c'era dubbio: il falco era il re di tutti i volatili.

 

La belga si riscosse non appena vide l'uccello posarsi sull'avambraccio di Eirìk.

L'albino gli fece una carezza sulla testa, mormorandogli qualcosa in non sapeva che lingua strana.

Osservando meglio il regale animale, notò che aveva un cerchietto argentato, con delle decorazioni che lo facevano apparire come intrecciato, ben saldo sulla zampa sinistra.

Recuperato l'uso della parola, si affrettò a chiedere al suo compagno di viaggio:

 

-Cos'é quello?- fu tutto ciò che le uscì dalla bocca, facendo si che si mordesse la lingua quasi istantaneamente.

 

-Un.. falco?- ribatté Eirìk, aggrottando le sopracciglia per la sorpresa.

 

-Lo so che é un falco, ma volevo dire.. é ammaestrato? Come mai ti ubbidisce?-

 

-Mi ubbidisce perché é mio. Me l'ha regalato mio fratello, quando ero ancora piccolo. Sai, quando ero un bambino, adoravo esplorare.. Peccato che non mi ricordassi mai come tornare indietro. Ho fatto perdere la testa agli altri abitanti del villaggio un sacco di volte, che non capivano dove mi fossi cacciato. Dunque un giorno, mio fratello catturò un piccolo di falco. Lo addestrò, e poi me lo regalò, dicendomi di agganciare un pezzo di corda che porto sempre con me alla sua caviglia, se mi fossi perso.

Poi, Hayden avrebbe guidato lui e gli altri verso il posto dov'ero finito..-

 

Claire notò una punta di nostalgia nella voce del ragazzo, mentre lo diceva.

 

-Ma poi.. Sai, quando siamo stati cacciati dal villaggio avevamo altro a cui pensare, io non potevo dedicarmi alle mie esplorazioni, e Lukas non aveva certo il tempo di venire a cercarmi.. Ma Hayden é sempre rimasto con noi. Quando mio fratello l'ha catturato era molto piccolo, dunque ormai eravamo noi la sua famiglia. Non avrei mai creduto che sarebbe ricorso ad un espediente simile per cercarmi..- disse poi, stavolta con una nota di commozione.

 

-Bé, quindi che facciamo?- chiese la ragazza, sedendosi su un mucchio di neve lì vicino.

 

-Per prima cosa, hai un pezzo di carta?-

 

Claire guardò un attimo nella piccola sacca che portava appesa alla cintura, per tirare fuori un piccolo pezzo di pergamena.

 

-Lo dovevo utilizzare per scrivere i nomi delle medicine.. Quindi vedi di trattarlo bene perché é l'unico che ho. Vuoi scrivergli una lettera?-

 

-Solo dirgli che sono a quattro giorni di cammino da Bygdøy, e di non venirmi a cercare. Harran potrebbe insospettirsi. Però dovrò accendere un fuoco..-

 

-Perché dovresti accendere un fuoco?!?!- esclamò la belga basita.

 

-Perché non posso strappare una piuma ad Hayden. Non me lo perdonerebbe mai.. E inoltre, anche avessi la penna mi mancherebbe l'inchiostro, dunque dovrò bruciare l'estremità di un bastoncino e utilizzare la cenere che vi si formerà per scrivere.-

 

-Giusto.. Furbo. Questo vuol dire che ci accampiamo?- chiese nuovamente Claire, speranzosa.

 

-No, scriverò quando saremo arrivati alla prossima radura. Mancano almeno due giri di clessidra.- disse Eirìk, con una punta di divertimento nella voce.

 

-... Ti odio.-

 

 

 

 

-Cosa sei tu per me?- chiese Lukas, evitando il suo sguardo.

 

-Si. E vedi di non evitare la domanda, stavolta non credo che arriveranno Mathias e compagnia bella a trarti d'impaccio.-

 

Lukas la guardò fugacemente, per poi riabbassare lo sguardo.

La ragazza gli afferrò il mento, alzandolo e costringendolo a guardarla negli occhi. Il vichingo fece un respiro profondo, poi finalmente si decise a rispondere.

 

-Kjærlighet.- disse, semplicemente.

 

-Cosa??- esclamò la ragazza.

 

-Non sono capace di spiegare cosa sia.. Semplicemente kjærlighet.-

 

-Come mi aiuta..- ribatté sarcasticamente Margot.

 

Si allontanò da lui, volgendo lo sguardo alle fiamme che ancora divampavano attorno alla pentola, ma il nordico non poté far a meno di notare la cocente delusione fissa nel suo sguardo.

 

-Margot, non é questo il punto..- cercò di spiegare.

 

-Ah, no, e qual'é allora? Prima mi dici che sono importante per te, poi ti sento affermare il contrario. Mi salvi la vita, e mi dici che devo andarmene. Prima eri li a.. Non so neppure come definirlo, e ora ti rifiuti di spiegare il tuo comportamento? Mi perdoni, Jarl, ma non credo di capire. Qual'é il punto?- la provenzale fissò Lukas con occhi fiammeggianti, tanto da fargli desiderare di spostarsi per sfuggirne la traiettoria.

 

Rimase in silenzio per qualche secondo, poi finalmente si decise a parlare.

 

-Il punto é che voglio che tu te ne vada.- spiegò semplicemente.

 

-Cosa??- ripeté Margot, quasi urlando.

 

-Aspetta. Lasciami spiegare.- fece una breve pausa, poi riprese.

 

-Tu devi andartene.. Non solo perché so che qui non sei felice m-

 

-Mi sembrava di averti già detto che non volevo andarmene..-

 

-Il fatto é che se non te ne vai.. Ti dovrei uccidere.-

 

-E perché?-

 

-Hai ucciso Harran, che era un cittadino del villaggio, e il capo, per di più. Se fossi una cittadina a tua volta, potrei tentare di difenderti, ma.. Quando lo hai ucciso, eri ancora una schiava, e io non posso fare niente. Dovresti subire un processo, a fine del quale ti uccideranno quasi sicuramente.-

 

-Ma.. Non avevi detto che tutti odiavano Harran? Mathias non ha detto che mi avrebbero ringraziato, più che altro?-

 

-Mathias spesso parla a sproposito. Un omicidio é un omicidio.-

 

-E secondo te dove dovrei andare? Non conosco questi luoghi, non so dove sono, é inverno.. Morirei in poco tempo. No, se c'é un processo, al quale io devo essere presente.. Io ci vado.-

 

Lukas si girò stranito verso di lei. La provenzale era ora in piedi, e negli occhi aleggiava una tempra che non gli aveva mai visto.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Ciaoooo! Vi sono mancata? Spero che non mi odierete per il ritardo folle con cui ho pubblicato questa storia.. Sapete già il perché ;)

Il “giorno di Freia” é il nostro Venerdì: nelle lingue germaniche la traduzione del termine é proprio questa (Friday, Freitag, Vrijdag) quindi mi é sembrato carino proporla ;)

A proposito, nota per Adam_96: Vrijdag é in olandese e si pronuncia “Freidakh”

Il significato della parola Kjærlighet (é in norvegese, se qualcuno se lo domanda) credo che sia piuttosto chiaro, ma comunque significa “amore”. Io trovo che sia molto poetico, voi no? ;)

Comunque, grazie mille ad Adam_96 per la sua recensione, e spero che a Becky987 e Shir non sia capitato nulla di grava ;) Dai ragazze, ormai mi avete viziata, senza le vostre recensioni non sopravvivo ;)

Bé, BUONA ESTATE (Gelukkige Zomer) e al prossimo capitolo!

Iris

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Capitolo 20
*** I Prosessen ***


Lukas camminava in silenzio. La strada da casa sua a quella dell'ex capovillaggio non era lunga, ma gli sembrò di non essersi mai affaticato così prima d'ora.

Si girò verso Margot; la ragazza gli stava offrendo il suo sostegno, dato che il nuovo Jarl era ancora debole (troppo anche solo per alzarsi dal letto, sosteneva lei), e guardava dritto davanti a se, con sguardo fiero e indomito, come quello di una regina che va al patibolo ingiustamente, ma non vuol dare la soddisfazione di far trapelare la sua disperazione.

Il vichingo sorrise. Doveva essere la leggendaria “tempra provenzale”, di cui, a quanto si diceva, era fornito chiunque vivesse nella zona fra le foci del Rodano e le Alpi.

Si guardò intorno. Nevicava lievemente, e dei piccoli fiocchi di neve avevano trovato posto nei capelli, ormai lunghi fino alla vita, di Margot. Ma non glielo disse. Brillavano come delle gemme, nella sua chioma castana, e le davano un'aria regale e eterea, che nessun brillante vero avrebbe potuto conferirle.

Per le strade non si vedeva nessuno. Probabilmente gli uomini erano già nella sala delle riunioni, e aspettavano solo lui per iniziare il raduno straordinario che aveva indetto.

Prima che se ne rendesse pienamente conto, la vecchia casa di Harran si trovò a pochi metri da lui.

Margot era ferma, come se si aspettasse di ricevere delle istruzioni.

Lukas tirò via il braccio da attorno le spalle della ragazza, bloccando le sue proteste semplicemente poggiandole un dito sulle labbra.

 

-Non posso farmi vedere in questo stato. Ora che sono capo, ho una reputazione da difendere.-

 

-Sta attento a sforzarti il meno possibile, allora.- borbottò lei.

 

Il vichingo sospirò, poi riprese la parola.

 

-Ora entreremo.-

 

-Ma no?-

 

-Stai dietro di me, e non pronunciare parola se non interrogata.-

 

-Tenterò.- ribatté sbuffando Margot.

 

Lukas le rivolse un ultimo sguardo.

 

-Non é troppo tardi per scappare, sai?-

 

-Se scappassi morirei comunque, te l'ho già detto. Meglio morire velocemente con un colpo d'ascia, che lentamente a causa del freddo e della fame.-

 

Lukas sospirò, poi spinse la porta ed entrò.

Tutti gli occhi puntarono immediatamente verso di loro.

A testa alta, Lukas si sedette sul seggio riservato al capovillaggio, mentre Margot si inginocchiò accanto a lui, sul pavimento.

Dopo alcuni secondi di silenzio, uno dei più grossi parlò:

 

-Salutiamo Lukas Eirìksson, nostro capo!-

 

si levò un coro di acclamazioni, ringraziamenti agli dei e incitazioni. Molta gente brandì le proprie armi verso l'alto, in uno stato di euforia generale.

Lukas piegò leggermente un angolo della bocca in un sorriso, poi si alzò, alzando entrambe le mani in alto, i palmi rivolti verso l'uditorio, per chiedere silenzio.

 

-Grazie. Ma non sono venuto qui per festeggiare la mia elezione a capo. Vi ho convocato perché..- fece una pausa.

 

-Perché so chi ha ucciso Harran, e intendo processarlo.-

 

Un mormorio di sorpresa e disappunto si levò dalla platea. Nessuno (o per lo meno gran pochi) nel villaggio avevano accolto con rabbia, disperazione e quant'altro la morte dell'odiato usurpatore di Eirìk il Rosso. Che fosse stato ucciso era ovvio, ma di sicuro non si sarebbero mai aspettati che l'assassino venisse preso, o che qualcuno si desse da fare per cercarlo. Certo, forse i tre o quattro scagnozzi che a loro tempo seguivano Harran in ogni dove, pronti a fare la festa a chiunque gli si opponesse, ma quelli formavano un cervello in tre..

E di sicuro non si sarebbero mai aspettati che proprio Lukas scoprisse chi fosse l'omicida, e per giunta arrivasse a processarlo.. insomma, l'assassino aveva fatto un favore a tutti.

Il nuovo Jarl chiese il silenzio, e parlò.

 

-Questa ragazza.- iniziò, accennando a Margot.

 

-Lei ha ucciso il mio predecessore.-

 

-Tutto da sola?- chiese un vichingo dai capelli biondi, aggrottando le sopracciglia, scettico.

 

-Non esattamente.- rispose con calma Lukas.

 

-Come non esattamente?- chiese un altro, confuso.

 

Lo Jarl sospirò, e si preparò a spiegare.

 

-Margot, é questo il suo nome, é la mia schiava. Si era allontanata dal villaggio, per scappare credo, ma si é fermata nella radura dove abbiamo trovato Harran. Lui ha tentato di farle del male, e.. Io sono intervenuto, perché ero alle costole di lui.- fece una breve pausa, durante la quale si levarono dei mormorii.

 

-Non so esattamente come abbia fatto, ma, mentre io e lui combattevamo.. Bé, Margot ha preso l'iniziativa, e gli ha ficcato un pugnale nel petto. Ora, come sapete, un omicidio é un omicidio. Per questo-

 

Una voce da in fondo alla sala disse:

 

-Non sei obbligato, mio Jarl.- tutti si girarono a guardare.

 

 

 

 

-E così Loki precipitò nel Ragnarok, dove rimarrà finché non sarà pronto a consumare la sua vendetta, assistito sa sua moglie Sygin.-

 

-Ma scusa, Sigyn non era dalla parte degli altri dei?-

 

-No, quella era Sif.-

 

-Ah.. Bé, comunque sono interessanti le leggende delle tue parti, ne conosci altre?- chiese Claire, interessata e impaziente come un bimbo.

 

-A dire il vero la mia esperienza si ferma qui.. Comunque, mio fratello ne conosce molte, e le racconta benissimo. Potrai chiedere a lui di raccontarti altre storie, quando arriveremo a Bygdøy.- si scusò Eirìk.

 

-Ecco, a questo proposito..- iniziò la ragazza, non nascondendo una certa preoccupazione.

 

-Si?- Eirìk si chinò in avanti, per sentire meglio cosa volesse la sua compagna.

 

-Se.. Se trovassi Margot.. Poi cosa dovrei fare?- buttò finalmente fuori la belga.

 

Il vichingo stette in silenzio per qualche secondo, poi chiese semplicemente:

 

-In che senso cosa dovresti fare?-

 

-Voglio dire.. E se fosse scappata per conto suo?-

 

-Lo farebbe?-

 

-Si.-

 

-Non credo che se scappasse riuscirebbe ad andare molto lontano..-

 

Claire gli mostrò la lingua, poi riprese:

 

-E se é ancora viva, sarà stata di sicuro presa come schiava da qualcuno dei tuoi compaesani.. E allora tutto ciò che abbiamo fatto diventerebbe inutile, perché non credo che chiunque l'abbia presa la lascerebbe andare tanto facilmente..-

 

-é così bella?-

-Bé.. Si. É atipica per i vostri standard. Esotica.. Si nota di più, dunque per un vichingo dovrebbe essere fonte di orgoglio, poter sfoggiare una schiava del genere. E poi, i provenzali sono famosi per essere ottimi sarti, sono acculturati.. Margot proviene da un regno che forse é il più ricco e più importante d'Europa, escluso ovviamente il Sacro Romano Impero. Quindi..- si fermò, stringendosi il labbro fino a farlo diventare glabro, poi ricominciò:

 

-E se-

 

Eirìk le posò un dito sul labbro, facendola ammutolire. Quando fu certo che il fiume di parole proveniente dalla labbra della ragazza aveva arrestato il suo corso, lo tolse.

 

-Non provarci mai più.- ringhiò Claire, piccata.

 

-Va bene, Claire, ma ora ascoltami. Ho una certa influenza nel villaggio, e ancora di più ne ha mio fratello. Credo che potremmo chiedergli il suo aiuto, se ce ne fosse bisogno.-

 

-Potrebbe davvero farsi restituire Margot da quel bastardo che l'ha rapita?- chiese la ragazza, piacevolmente sorpresa.

 

-Potrebbe.- confermò Eirìk con un sorriso.

 

La belga si girò nuovamente verso il vichingo.

 

-E.. E poi?- chiese ancora.

 

-E poi che?- ribatté a sua volta il ragazzo, ormai piuttosto seccato dalla parlata enigmatica di lei.

 

-Se tutto andasse bene, Margot fosse viva, e tu e tuo fratello riusciste a liberarla.. Cosa faremmo, io e lei?-

 

Eirìk alzò lo sguardo verso di lei, notando il suo volto, corrucciato in un'espressione preoccupata, talmente tanto che si era formata una ruga al centro della fronte.

 

-Potete stare con noi.- disse semplicemente.

 

Claire alzò lo sguardo di smeraldo, stupito e riconoscente.

 

-Davvero?- chiese, gli occhi che brillavano.

 

-Si. Voglio dire, poi ovviamente sareste libere di tornare in Francia non appena le condizioni atmosferiche lo permetteranno.. In qualche modo dovremmo farcela a nascondervi, o per lo meno a giustificare la propria presenza. Fino ad allora, non credo che mio fratello avrà problemi ad ospitarvi, o per lo meno so che non protesterà più di tanto, dato che é sempre fuori..-

 

-Dici sul serio?- chiese ancora Claire, non riuscendo ancora a crederci.

 

-Si.- fu la pragmatica risposta del ragazzo, mentre lei faceva i salti di gioia dentro di se per..

 

No, aspetta. Stava facendo i salti di gioia. Mentalmente, é ovvio. Ma li faceva solo perché se tutto andava bene, presto avrebbe riabbracciato Margot, vero? (sempre mentalmente, é ovvio). Non perché Eirìk le aveva permesso di stare da lei. Figuriamoci, era solo una cosa comoda, e poi lui doveva sdebitarsi perché lei l'aveva ospitato nella sua casa, nascosto e curato nonostante fosse un nemico e nonostante sapesse di avere tutto il villaggio contro (bé, non che gliene importasse molto di inimicarsi l'intero paese, beninteso). Nooo, non era assolutamente felice perché poteva passare dell'altro tempo con Eirìk. O si?

 

 

 

 

Colui che aveva appena parlato aveva il capo coperto da un cappuccio verde scuro, una barba lunga e bianca che scendeva fin quasi ai piedi, delle vesti verdi e un bastone grosso e nodoso, alto poco più di lui e al quale si appoggiava. Nonostante l'aspetto, dai suoi occhi, vivi e fiammeggianti come braci ardenti, si intuiva l'energia interiore di un vichingo forte e invincibile.

 

-Fisyr, nostro Goði, non sono il tuo capo..-

 

L'uomo che rispondeva al nome di Fisyr, avanzò di qualche passo, mentre tutti si scostavano rispettosamente.

 

-Bene, mio Jarl. Decido io a chi ubbidire. Dimmi, amico mio, cosa hai intenzione di fare con la tua schiava?-

 

-Una votazione.-

 

Subito si levò un mormorio stupito, ma Fisyr mise tutti a tacere, sbattendo il bastone a terra.

 

-Sia come tu vuoi.-

 

Detto questo, si incamminò verso la porta.

Lukas guardò un attimo verso l'uditorio, dal quale uscì Berwald.

 

-Esci, Lukas, ora ci pensiamo noi..- biascicò.

 

Il giovane prese Margot per un braccio e infilò l'uscio, lasciando i suoi concittadini dentro la sala, per il verdetto.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Buoooongiorno, e ben ritrovati a tutti! Questa volta il capitolo é piuttosto lungo, spero che non sia anche noioso ;)

Il Go∂i (si legge, più o meno, Gothi, con th pronunciato come nell'inglese “the”) era, nella cultura vichinga, una specie di druido, o di gran sacerdote: ogni Go∂i aveva la propria area di influenza, comprensiva di più contee, ed era la massima autorità religiosa in carica. I Go∂i rispondevano ad un unico capo, che veniva eletto ogni anno tramite votazione.

Tenete d'occhio Fisyr, il suo ruolo non é ancora finito :)

Grazie mille a Adam_96 per la recensione, e un abbraccio forte a tutti coloro che hanno letto la storia.

Blijf Verbonden

Iris

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Capitolo 21
*** Ici Le Point ***


Lukas si poggiò alla balaustra in legno che serpeggiava lungo tutta l'area che finiva a strapiombo nel fiordo. Margot era invece rimasta in piedi contro il muro della casa, e stringeva i pugni, probabilmente nervosa per l'attesa del giudizio.

 

Il vichingo guardò nuovamente verso l'antica abitazione di Harran. Tutto questo tempo lo stava uccidendo. Ma ci avevano sempre messo così tanto per votare? Non era una cosa difficile, sassolino bianco Margot vive, sassolino nero Margot muore. Andiamo, era semplice persino per gli standard di Mathias!

 

Sospirò, volgendo lo sguardo verso l'imboccatura del fiordo. La neve scendeva ancora, ma leggera, eterea, come se non volesse rovinare quel paesaggio mozzafiato.

 

Improvvisamente, sentì il suono di qualcuno (o qualcosa) che si appoggiava al parapetto. Si girò ancora, scontrandosi con le iridi verdi di Fisyr.

L'anziano druido lo scrutava con occhi attenti, e, come al solito, al giovane capo del villaggio sembrò che essi stessero guardando molto più in là del suo corpo, scavando all'interno della sua anima, decisi a carpirne tutti i segreti racchiusi dentro di lui.

 

-Goði..- mormorò, accennando un lieve inchino.

 

-A cosa devo l'onore della tua sottomissione, Lukas Eirìksson?- chiese quello con voce cristallina, non impastata dall'avanzare dell'età.

 

-Sei il druido più importante di tutte le contee del sud, il più stretto legame con gli dei che abbiamo. Non dovrei sentirmi onorato di parlare con te?-

 

-Nah, Lukas, sei sempre così diplomatico. Speri di ricevere dei favori da me, adulandomi come se non fossi altro che un animaletto da compagnia?- scherzò il druido, colpendolo lievemente alla spalla con il suo vecchio bastone.

 

Il giovane rise un attimo insieme a Fisyr, poi, quasi senza accorgersene, il suo sguardo tornò alla ragazza che ancora aspettava il verdetto del popolo.

Un nodo gli salì in gola, al pensiero che questa poteva essere l'ultima volta che aveva l'occasione di ammirarne il colorito dolcemente baciato dal sole, i capelli castani, le labbra piene, e i suoi occhi meravigliosi..

 

-é molto bella, vero?- domandò il druido, interrompendo i suoi pensieri.

 

Lukas si riscosse, e tornò a guardare verso di lui.

 

-Cosa? No, assolutamente, io-

 

L'anziano lo fermò con un semplice gesto della mano.

 

-Non sperare di fregarmi, Lukas, per me sei un libro aperto.. Ho imparato molti anni addietro a capire quali sono le tue emozioni, e non ho il minimo dubbio, ora. Sei innamorato.- pronunciò le ultime due parole con solennità, lasciandole vagare un momento nell'aria, prima che venissero inghiottite dal gelido vento invernale.

 

-Innamorato? Io? bé..- iniziò Lukas, arrossendo quasi impercettibilmente.

 

Fisyr si lasciò andare ad un'altra grossa risata.

 

-Lo sai, Lukas, che a me non puoi mentire.. Ma ti devo fare i complimenti, perché nonostante la grandezza del sentimento che provi verso di lei, hai deciso di rispettare le leggi. Sei proprio tutto tuo

padre..- aggiunse, facendo sorridere anche il giovane vicino a lui.

 

Poi, repentinamente, l'anziano gli afferrò il braccio, serrandolo in una stretta forte e decisa, che decisamente non ci si poteva aspettare, solo guardando l'aspetto di lui.

 

-Lascia che ti dica una cosa, però.-

 

-Ti ascolto.- disse semplicemente Lukas, tentando invano di liberarsi dalla presa.

 

Fisyr costrinse il capovillaggio a guardarlo negli occhi, e parlò con voce solenne.

 

-é apprezzabile ciò che tu fai, ma, sai, Lukas.. Un buon capo non é colui che rispetta le leggi ad ogni costo. É colui che sa quando é il momento di spezzarle.-

 

Lukas ammutolì, e per alcuni minuti, l'unico suono udibile fu quello del vento che fischiava nelle orecchie dei due uomini.

Si guardarono negli occhi. Il giovane pareva sul punto di dire qualcosa, quando la porta si aprì, e ne uscì Berwald.

 

-Abbiamo finito.- borbottò.

 

Lukas si liberò della presa del Goði, e si diresse verso Margot.

 

Le prese la mano, e la guardò negli occhi.

 

-Ci siamo.- mormorò.

 

-A quanto pare..- sussurrò a sua volta la provenzale, prima di venire avvolta dalla braccia muscolose del

vichingo.

 

Margot strinse forte i lembi del mantello di lui, nervosa e agitata.

 

Lui le diede un lieve bacio sulla fronte, poi sussurrò:

 

-Solo perché tu lo sappia, kjæresten.. Jeg elsker deg.- sussurrò, poi la condusse all'interno della casa.

 

La ragazza lo guardò confusa, non avendo afferrato per nulla il significato dell'ultima parte della frase, ma non si fece pregare, e si lasciò portare docilmente.

Lukas le lasciò la mano, e avanzò qualche passo verso il tavolo dove era stato svuotato il sacchetto contente i voti dei suoi concittadini.

Guardò il risultato, poi gli altri uomini. E non seppe davvero cosa pensare.

 

 

 

 

-Ecco, quello lì in fondo é Bygdøy.- disse Eirìk, indicandole un piccolo grumo luccicante in lontananza.

 

L'aria della sera era gelida, e dalle bocche di entrambi i ragazzi uscivano piccole nuvolette di respiro condensato, che rimanevano visibili per pochi istanti e poi si dissolvevano, sparendo nell'aria.

 

-Finalmente..- rispose Claire, le guance arrossate per il freddo, ma un piccolo sorriso dipinto sulle labbra intirizzite.

 

La ragazza tremò leggermente, non sapeva se per il freddo che le penetrava nelle ossa, o per la felicità di essere arrivata fino a lì.

Ormai era questione di poche ore, e avrebbe ritrovato Margot. Non sapeva dire quanto gli fosse mancata la sua migliore amica, i loro scherzi, le risate, le battute poco gentili sui ragazzi del villaggio.

Certo, se..

Oh, ti prego, vocina, mi hai rotto l'anima per tutto il viaggio con questa storia, pensa positivo per una volta!

Si, ma..

Uff, possibile che non riesca a godermi un istante almeno una volta?

Che ci vuoi fare, non ho mica scelto io di essere così. Io sono la parte di te più ragionevole, e mi sembra che in questo periodo tu sia piuttosto bisognosa di ragionevolezza, sbaglio?

Fila. Via.

Bé, anche tu sei noiosa però..

 

-...Va bene?- chiese la voce del vichingo.

 

Claire si riscosse immediatamente.

 

-Scusa, ero distratta, che hai detto?-

 

-Ho detto che per ora ci accampiamo qui, va bene?- ripeté la domanda Eirìk.

 

La belga si guardò intorno.

 

Erano in una piccola radura, in cima a un'altura. Dei folti abeti centenari la circondavano quasi interamente, fatta eccezione per una piccola parte, dove iniziava un burrone che finiva alcuni prima del villaggio.

La vista che si godeva da quella specie di “finestra” era meravigliosa: prima il bianco della neve, unito al colore scurissimo delle fronde degli abeti libere dal loro candido manto invernale, poi le graziose luci del villaggio, e l'imboccatura del fiordo, con lo sciabordio delle onde che risultava udibile fin lì.

Claire si girò deliziata verso il suo accompagnatore, che cercava di accendere un fuoco alla bell'e meglio.

 

-Questo posto é meraviglioso, sai?- disse, rapita.

 

Lui le lanciò un'occhiata riconoscente.

 

-Sono felice che ti piaccia. Venivo sempre qui, quando volevo stare da solo. É a poco meno di mezza giornata di cammino dal villaggio, e qui non passano le ronde, dunque, se volevo,avevo la giornata tutta per me.-

 

-Ronde? Perché, fate delle ronde permanenti?- chiese lei, stupita.

 

-Già. Abbiamo stanziato un accordo di pace reciproco con gli altri villaggi vicini, ma, escluso Asgårstrånd, nessuno si fida molto, ragion per cui delle ronde sono strettamente necessarie. Voi non ne fate?-

 

-No. La Francia é uno stato unito ormai da alcuni secoli, e i francesi non attaccano degli altri francesi. Anzi, a dire abbiamo iniziato a fare delle ronde.. durante i mesi estivi, quindi diciamo da maggio a ottobre.. Per via dei vichinghi.-

 

-Ah.. Bé, non funzionano molto bene, mi pare.-

 

-Hai pienamente ragione, non servono assolutamente a nulla.. Ma che ci vuoi fare, così gli abitanti si sentono protetti.. Gli sembra di essere al sicuro. Che poi ciò non sia per nulla vero, e abbia un effetto catastrofico, é del tutto ininfluente.-

 

Eirìk si lasciò sfuggire una risata, mentre la ragazza prendeva posto vicino a lui accanto al fuoco.

Stettero in silenzio per qualche minuto, osservando il braciere davanti a loro.

Il ragazzo si voltò verso di lei, osservando la curva lievemente aquilina del suo naso, le lievi lentiggini che si vedevano a malapena sulla pelle diafana, e gli occhi, intensi e vibranti.

 

-Claire?- mormorò, senza sapere cosa stava facendo.

 

La ragazza si girò velocemente verso di lui.

 

-Mh?- chiese, assonnata.

 

Eirìk si avvicinò a lei, prendendole il viso fra le mani. All'inizio la belga sembrò troppo stanca per capire cosa stesse succedendo, ma tutto il sonno si dissolse non appena le labbra di Eirìk si posarono sulle sue. Si ritrovò stupita, ma incredibilmente felice per l'inaspettato gesto del vichingo, e rispose al bacio più che volentieri. Intrecciò le braccia dietro il suo collo, avvicinandosi. Forse, per una volta, poteva davvero dire di essersi innamorata.

 

 

 

 

Poche palline nere spiccavano in mezzo alla moltitudine di quelle bianche. Lukas fissò il risultato per quella che sembrò un'eternità, ma che in realtà doveva corrispondere a pochi secondi.

Alzò lo sguardo sui suoi compaesani, e chiese:

 

-Questo é il vostro verdetto?-

 

-Bé, si.- rispose Mathias, facendo un passo avanti e grattandosi la nuca, come imbarazzato.

 

-Insomma, credo di parlare per tutti, cioé, non tutti-tutti, insomma, gran parte, no, perché-

 

-Mathiaaaaaas.- ringhiarono a denti stretti gli altri vichinghi.

 

-Eh, no, cioé.. Il fatto é che credo che.. Come dire.. Non é che Margot ci abbia fatto chissà che danno, uccidendo Ragnar. Voglio dire, sarà pure contro la legge, ma Harran era il primo a non rispettarla, era un

tiranno e-

 

-Si, questo lo so, vuoi arrivare al punto?- lo fermò Lukas, spazientito.

 

-Noi vorremmo che tu la liberassi. Ciò che ha fatto é di grandissimo sollievo per tutto il paese, e credo che sarebbe giusto tributarle gli onori che merita.-

 

Lukas guardò la platea, poi Margot, poi Fysir.

 

-é questo ciò che volete?- chiese.

 

-SI!- urlarono tutti ad una sola voce.

 

-Volete davvero che io non solo non uccida Margot, ma la liberi e lei conferisca lo status di cittadina del nostro villaggio?-

 

-SI!- fu l'unanime risposta.

 

-Bene.- Il capo villaggio fece qualche passo verso di lei, e con un colpo di spada le mozzò i lacci che fino a quel momento le avevano tenuti legati i polsi.

 

La provenzale emise un leggerissimo grido, di paura all'inizio, che i trasformò rapidamente in un assoluto sollievo, facendo allargare un sorriso sul suo viso, mentre si massaggiava i polsi finalmente liberi.

 

-Margot, sei libera.- disse con tono monotono Lukas.

 

La ragazza lo guardò bene e gli rivolse un sorriso; intuiva la felicità che doveva provare anche lui, nel saperla sana, salva e addirittura acclamata come un'eroina.

Il sorriso poi venne rivolto a tutta la platea. Margot si inchinò, ringraziando gli uomini che le avevano appena salvato la vita.

 

-Grazie mille, cari.. Compaesani.- fu tutto quello che riuscì a dire, prima che la platea esplodesse in un boato, e qualcuno iniziava a parlare di far baldoria fino a tarda notte.

 

Mathias, di sicuro.

 

La ragazza sorrise, mentre attorno a lei quegli uomini grandi e grossi si aggiravano, in cerca di boccali, birra e cose di questo genere.

Improvvisamente, qualcuno le mise una mano sulla spalla, facendola sobbalzare. Si girò e si ritrovò faccia a faccia con lo strano uomo che aveva interpellato Lukas prima della votazione.

Lo guardò un attimo negli occhi, ma fu costretta ad abbassare subito lo sguardo. Gli occhi del vecchio la mettevano quasi a disagio, erano così profondi a parer pronti a scavare ogni più piccolo pezzetto dell'anima altrui.

 

-Hej, piccola provenzale. L'abbiamo scambiata per un pelo, eh?- chiese, con voce calda e rassicurante.

 

-Già. Forse però ora dovrei andare, se qualcuno si ubriacasse.. Bé, diciamo che non sarebbe la cosa migliore, no?- chiese, torturandosi le mani con nervosismo.

 

-Saggia decisione. Anzi, andrei fuori proprio adesso. Non si sa mai che qualcuno ti aspetti..- disse lentamente, indicando qualcosa dietro di lei con un cenno del capo.

 

Margot si girò, ma non trovando nessuno, si voltò nuovamente verso il suo interlocutore.

Con sua somma sorpresa, però, quello era sparito. Guardò velocemente a destra e a sinistra, poi si alzò leggermente sulla punte, per tentare di scorgerlo in tutta quella bolgia.

Ma niente da fare. Il vecchio era completamente sparito.

Sorpresa, si avviò fuori dalla casa, tentando di non dare nell'occhio.

Una volta uscita, si guardò intorno, sfregando i palmi delle mani sulle braccia per riscaldarsi.

 

-Margot..- la chiamò una voce che ben conosceva.

 

Si girò.

 

-Lukas..- rispose lei con un sorriso.

 

Il vichingo le si avvicinò, mentre lei faceva lo stesso.

 

-Ecco, io..- avevano preso la parola simultaneamente, e si zittirono, condividendo una breve risata.

 

-Volevo dirti, che..- iniziò Margot, fermandosi subito.

 

-Ecco.. Io.. Mi piacerebbe rimanere con te, se vuoi..- sussurrò poi, sapendo che il vichingo l'aveva udita perfettamente.

 

Il cuore di Lukas mancò un battito.

 

Per qualche secondo rimasero lì, impalati, poi finalmente il capovillaggio prese la parola:

 

-M.. Mi rende davvero felice.. Che tu abbia deciso di restare.- finì poi, mentre un sorriso rilassato gli si dipingeva sul volto, assieme a un seppur lieve imporporamento delle guance.

 

Margot sorrise a sua volta.

 

Lukas le offrì il braccio, e chiese:

 

-Vogliamo andare a casa, allora?-

 

La provenzale lo prese con gratitudine, e rispose semplicemente di si. I due iniziarono ad allontanarsi nella neve.

Dopo aver fatto qualche passo, il vichingo si voltò, per vedere che Fysir li osservava, da fuori la porta della capanna.

Gli fece un cenno di saluto, con un lieve sorriso. Il druido rispose al saluto, sorridendo furbescamente. Lukas scosse la testa, e pensò semplicemente:

 

Grazie, nonno.”

Non ci fu bisogno che lo dicesse ad alta voce; sapeva che Fysir l'aveva udito forte e chiaro, e giurò di aver sentito la sua voce divertita, ridere esattamente come faceva quando lui ed Eirìk erano bambini.

 

 

 

 

-Ti é tutto chiaro, Smør?- ringhiò una voce nel buio della stanza.

-Per chi mi hai preso? Per quella schiavetta che Eirìk ha ucciso?-

-No di certo..- rispose la stessa voce, in tono stavolta mellifluo. -Semplicemente, é meglio prevenire che curare, non trovi?-

L'altra voce borbottò qualcosa, mentre il suo possessore si sedeva pesantemente sul paviemento.

-Hai ragione.-

-Bene. Abbiamo un duplice omicidio da compiere, amico mio, ed é meglio non fare errori.- continuò la prima persona, calcando il tono sull'ultima parte della frase.

-Non preoccuparti, Jørgen.- il secondo uomo si rialzò, la sua possente figura di combattente che si stagliava davanti alla finestra, dalla quale penetravano i raggi della luna.

-Prima di domani, Lukas e la sua servetta saranno morti.-

 

 

 

 

 

Angolo Autrice:

TORNATAAAAAAA! Ho scritto un capitolo bello lunghetto stavolta, no?

Spero davvero che vi piaccia, e colgo l'occasione per dirvi che ci sarà un'altra pausa nella storia, stavolta di almeno tre settimane: il nuovo capitolo della storia verrà pubblicato al più tardi il 29 agosto causa vacanze della Somma Autrice (ok, il caldo mi ha dato alla testa, lo ammetto) ;)

Ah, una cosuccia: quando Smør (si, lo so che significa burro) dice “Per chi mi hai preso? Per quella schiavetta che Eirìk ha ucciso?” ecco, ovviamente si riferisce ad Eirìk padre, non al “nostro” Eirìk ;p

Così, per evitare confusioni..

Poiiiii, bé, non mi sembra che ci sia altro da aggiungere, dunque

Blijf Verbonden!

Iris

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Capitolo 22
*** Romantike Kvelder og Handlingsplane ***


Lukas aprì la porta, poi si scostò per lasciar passare Margot. La provenzale lo ringraziò a mezza voce, e aspettò che lui chiudesse il porta.

Il vichingo notò i suoi occhi bassi. Sembrava quasi che avesse paura di lui. Dolcemente, le prese il mento, e glielo sollevò, fino a portare il suo sguardo a incrociare il suo.

 

-Hej..- sussurrò lievemente, con un leggero sorriso. -Che succede?- chiese poi.

 

La ragazza si morse il labbro, tentando di sfuggire al suo sguardo, ma Lukas non glielo permise, e le riagguantò il mento.

 

-Puoi dirmi tutto..- disse ancora in un soffio, come se avesse paura di farle del male così, solo con la voce.

 

Finalmente Margot si decise a fare un respiro profondo, e parlò.

 

-No, é che.. Non ti ho mai trattato molto bene.- iniziò, sorridendo nervosamente. -Credevo.. Non mi fidavo di te, e ora mi rendo conto che ho fatto male, perché.. Bé, perché tu sei.. Non so.. Oddio, non riesco nemmeno a trovare le parole..- rise nervosamente.

 

Lukas la attirò al petto in un caldo abbraccio, e la tenne stretta.

 

-Non ti biasimo per questo, Margot. Ho quasi fatto fuori tuo fratello, e tu sai meglio di me che le mie mani hanno ucciso e massacrato molto più di quanto sarebbe ragionevole. Non sono un eroe, io ammazzo durante le razzie e poi.. Bé, lo sai cosa facciamo noi vichinghi. E se devo essere sincero, credo che l'avrei fatto anche con te, se non fosse..- e qui si fermò, sospirando.

 

-Se non fosse?- chiese la provenzale, alzando lo sguardo ormai incuriosita.

 

Lukas non disse nulla. Si limitò a prenderle il viso fra le mani, e a guardarla negli occhi. Poi, lentamente, con delicatezza, andò a posare un bacio sulle labbra di Margot.

Sentì la ragazza fremere, e per un attimo temette che non avrebbe risposto al bacio, l'avrebbe cacciato via, o cose del genere. Con sua somma sorpresa, invece, intrecciò le braccia dietro il suo collo, sollevandosi leggermente sulle punte (non gli arrivava al mento) per rispondere meglio al bacio. Il vichingo sorrise, continuando a baciare la provenzale come desiderava fare dal primo momento in cui l'aveva vista.

 

Si baciarono fino a rimanere senza fiato, e rimasero qualche secondo a guardarsi, ansanti.

 

Poi fu lui a prendere la parola.

 

-Jeg elsker deg.- disse, spostandole un ciuffo ribelle di capelli dal viso.

 

-Cosa?- chiese lei, stranita.

 

Lukas sorrise, riusciva sempre a stupirlo, il fatto che sapesse parlare perfettamente il norreno, ma gli

sfuggisse il significato di cose così semplici, e allo stesso tempo così difficili da spiegare.

 

-Significa.. Bé, che tu per me sei la persona più importante del mondo. Che senza di te non posso vivere, che..- sospirò, non riuscendo a trovare le parole. -Che per me sei tutto. Jeg elsker deg, Margot.-

 

Margot sorrise, e gli diede un altro breve bacio.

 

-Credo di aver capito.- disse poi, con un sorriso. -Io direi... Je ame.-

 

Il vichingo sorrise, e la baciò di nuovo, passando una mano fra i lunghi capelli di lei.

Con delicatezza, la fece stendere sul letto, e iniziò a baciarle il collo. La provenzale emise una specie di gemito, come di sorpresa.

Lukas alzò il viso per guardarla. Sembrava come.. In ansia.

 

-Tutto a posto?- domandò in un soffio.

 

Margot fece per parlare, ma richiuse subito la bocca.

 

-é che..- disse finalmente. -Io.. Voglio dire, non..- si morse il labbro, imbarazzata.

 

Il giovane sorrise, e si chinò a baciarla.

 

-Tranquilla, va tutto bene. Sono qui.- le sussurrò nell'orecchio, prima di depositare un bacio anche lì.

 

-Scusami.. é solo che..-

-Sst.- mormorò lui, poggiandole un dito sulle labbra, facendola sorridere.

 

Soddisfatto della reazione ottenuta, ricominciò a baciarla, mentre le sue mani trafficavano con i lacci del suo corpetto.

 

Aspettò che Margot si lasciasse andare, poi proseguì, mentre tutto, intorno a loro, si faceva sfocato e per nulla importante. Solo loro due, e nulla a turbare il loro momento.

 

 

 

 

-Ora cosa faremo?- chiese Claire, il mento appoggiato sulle palme delle mani.

 

-Puoi restare con me, te l'ho già detto.-

 

-Che troviamo Margot o meno? Ho una paura folle, e- il vichingo la fermò, non volendo riascoltare tutto.

 

-Sia che tu la ritrovi, sia che la tua ricerca dia esito negativo, puoi rimanere con me tutto il tempo che ti serve. Non sono così senza cuore da lasciare una ragazza allo sbando nell'inverno della Scandinavia, sopratutto se mi ha salvato la vita. E poi.. Bé, tu sei speciale, no?- concluse Eirìk, facendole l'occhiolino.

 

Claire sorrise, allungando una mano verso il legnetto posto vicino al fuoco, per smuovere un po' i ciocchi di legno e permettere alla fiamma di respirare e bruciare meglio.

 

-E per entrare in città?- chiese la belga nuovamente.

 

-Questo sarà un po' più complicato. Il villaggio é circondato, vedi?- iniziò lui, indicandolo con un gesto.

 

-Circondato? E da chi? Non mi sembra..- rispose lei, sporgendosi leggermente per tentare di vedere.

 

-Da un muro, intendo. Di legno.. Cioé, é un.. un..-

 

-Una fortificazione..- Spiegò Claire, notando finalmente il lungo circuito di legno che si intravedeva sotto la coltre di neve.

 

-Si, ecco. Bé, lungo la.. fortificazione, corre una specie di passerella, e questa serve per i turni di guardia. Questi si svolgono praticamente ventiquattr'ore su ventiquattro. Ho molti alleati dentro la città, ma i turni di guardia vengono montati per la maggior parte dai fedelissimi di Harran, che sono addestrati a attaccare chiunque si avvicini al villaggio.-

 

-Ma non corrono il rischio di uccidere anche i propri concittadini?- chiese la ragazza, stupita.

 

-In realtà no. Vedi, le guardie sanno esattamente chi esce dal villaggio, e vengono avvertiti se devono arrivare delle delegazioni di altri villaggi, ambascerie, messaggeri eccetera eccetera. In questo modo si sa esattamente chi é il benvenuto e chi é un impostore senza bisogno di identificare il viaggiatore. É un metodo un po' serrato, ma viene praticato in tutti i villaggi.-

 

-Siete molto uniti, insomma..- borbottò Claire con una punta di ironia.

 

Eirìk sorrise leggermente, poi riprese.

 

-Hai ragione, ma fintanto che la situazione rimane questa ci possiamo solo adattare.-

 

-Ok, quindi come entriamo?-

 

-Intanto, dovrò trovare il modo di inviare un messaggio a mio fratello.. O a Mathias, a Tino.. A qualcuno

dei miei amici, insomma. Se uno di loro riesce a distrarre una guardia per un tempo sufficiente, non avremo alcun problema ad introdurci nella città, e-

 

-E come pensi di avvertirli?- lo bloccò la belga, pragmatica.

 

-Bé.. diciamo che.. Ecco..-

 

-Non ne hai idea, giusto?- sospirò lei, appoggiandosi al tronco di un albero.

 

Eirìk scosse la testa, sconsolato.

Effettivamente, come piano non faceva una grinza, peccato per quel microscopico particolare..

Claire si alzò, e prese a compiere dei larghi giri per tutta la lunghezza della radura.

Il vichingo rimase a guardarla. Trovava che fosse bellissima, con quello sguardo assente, le mani ben piantate sui fianchi sottili e le labbra, che continuava a spingere in dentro e in fuori.

 

-Piantala di fissarmi, mi metti l'ansia.- disse lei, distogliendolo dalla contemplazione.

 

Eirìk iniziò dunque a guardare il panorama, godendo della vista di un cielo quasi completamente limpido.

 

-Eirìk?- lo richiamò alla realtà la belga. -Ci sei? É la terza volta che ti chiamo..- sbuffò.

 

-Oh, scusa, ero un attimo.. Fuori dal mondo.-

 

-Me n'ero accorta..-

 

Il ragazzo la fissò, aspettandosi che dicesse qualcosa.

 

-Hai avuto un'idea?- chiese gentilmente, dopo alcuni secondi.

 

-Si.. Aspetta un attimo..- mormorò Claire, continuando a fare quel lavoro di spingere le labbra dentro e fuori.

 

Stette pazientemente ad attendere, finché lei parlò.

 

-Hai detto che tu riuscivi a richiamare il tuo falco, quando volevi?-

 

-Solo se era abbastanza vicino a me. Hayden vola spesso e volentieri, ma mai di notte, e assai poco in inverno. Certo, si procaccia il cibo da solo, ma di solito é abbastanza furbo da catturare delle prede che gli bastano per un pò. Non credo che da qui..-

 

-Allora é tutto risolto!- esclamò lei, con gli occhi che brillavano di luce propria.

 

-Basterà aspettare che Hayden spicchi il volo, tu lo chiami, e il gioco é fatto!-

 

Eirìk la guardò con un'espressione a metà fra il rimprovero e la delusione.

 

-Potremmo dover aspettare per un mese..-

 

Tuttavia, la frase non fece vacillare minimamente la sicumera della ragazza, che si sedette impettita accanto a lui, proferendo solo una parola:

 

-Aspetteremo.-

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Sono tornataaaaa!!! Andate bene le vacanze? Spero vivamente di si, anche perché fra poco inizia la scuola (AIUTO!) quindi ci sarà ben poco da ridere;)

Come potete vedere, questo capitolo é un bel po' più corto rispetto al precedente, ma cercate di capire.. Non ne avevo voglia;) Ovviamente scherzo!

Cosa succederà adesso? Riusciranno Claire ed Eirìk ad entrare nel villaggio? E i due scagnozzi, che non si sono più visti? Arriveranno, arriveranno..

Bon, detto questo, alla prossima e

Blijf Verbonden!

Iris

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Capitolo 23
*** Oui, Nous Avons un Probleme! ***


Margot si svegliò quando la sottile luce scandinava iniziò a solleticarle le palpebre.

Si guardò intorno.

I suoi vestiti erano ammucchiati vicino al letto, come li.. Ecco.. “aveva lasciati” Lukas la notte prima. Ma lui non era lì. Si alzò sui gomiti, lievemente infastidita.

Facendo correre lo sguardo nella capanna, vide però che lui invece era proprio lì, vicino al fuoco, intento a ravvivarlo con alcuni ciocchi nodosi.

Si sporse per prendere la camicia, sperando che lui non la sentisse.

Non bastava certo una notte per cancellare il più che giustificabile pudore che la provenzale aveva verso il suo corpo, quindi era meglio che il vichingo non si azzardasse a girarsi.

Infilò la camicia, borbottando per i lacci che le stringevano il petto: erano talmente astrusi che sarebbe servito un cartografo per allacciarli correttamente.

 

Questo fece girare Lukas, che sorrise, vedendola con quell'espressione corrucciata.

 

Le si avvicinò silenziosamente, tanto lei era così impegnata ad armeggiare con la camicia che non l'avrebbe sentito.

Delicatamente, posò le sue mani grandi e callose su quelle piccole ed aggraziate di lei.

Margot emise un lieve singhiozzo di sorpresa, e alzò su di lui le iridi nocciola. Il vichingo sorrise, e la baciò, sussurrando:

 

-Buongiorno, Kjæresten.-

 

-Ciao..- rispose lei, imbarazzata.

 

-Sei bellissima.- sussurrò lui.

 

-Non contarci, ho intenzione di rivestirmi.- rispose lei.

 

Lukas scoppiò a ridere, poi le diede un leggero bacio sulla tempia e si allontanò, girandosi.

 

La provenzale finì in fretta di vestirsi, poi finalmente uscì dal letto, raggiungendo Lukas vicino al fuoco.

Quello gli porse una scodella, dentro la quale c'era una cosa che aveva tutta l'aria di essere yogurt, con dei frutti di bosco.

 

-Grazie.- disse lei, mangiando avidamente.

 

Il vichingo non rispose, e stette in silenzio.

 

-Tutto a posto?- chiese Margot, sporgendosi un po' per vederlo meglio in faccia.

 

-Si, certo.- rispose lui, passandole un braccio attorno alla spalla e attirandola a se.

 

Rimasero così per un po', poi Lukas se ne uscì con un proposta:

 

-Ti andrebbe di fare una passeggiata?-

 

Margot sembrò rifletterci un attimo.

 

-Bè, perché no?- rispose poi, con un sorriso.

 

-Oltretutto, dovrò anche raccogliere delle erbe medicinali, ammesso che ce ne siano.. La riserva sta finendo.-

 

-Bene. Allora finisci di mangiare, poi andiamo.- disse lui, poggiando le labbra contro i capelli di lei.

 

 

 

 

Claire si aggirava nervosa nella radura.

Eirìk le aveva tassativamente proibito di uscire dal perimetro definito dagli alberi, salvo casi eccezionali, e lei sentiva di stare per impazzire. Vedere l'alba dal fiordo era bello, certo, così come lo era la splendida aurora boreale di cui aveva potuto godere poche notti fa. Ma stare tutto il tempo in un unico luogo, specie se nei mesi precedenti si era continuato a spostarsi, non era una cosa facile da sopportare.

Lei era belga, che diamine! Non era abituata a quelle alte montagne e alle sterminate foreste, e ora che erano fermati il suo disagio non faceva che aumentare.

 

Sarebbe stata molto meglio in paese, che era a debita distanza sia dalle une che dalle altre, ma a questo punto, chissà quando e se avrebbe potuto penetrarvi.

Ringhiò leggermente, mentre aspettava che Eirìk tornasse con qualcosa da mangiare. Almeno se avesse dovuto cucinare avrebbe avuto qualcosa con cui tenere la mente occupata, e ciò le avrebbe fatto bene, dato che l'unica cosa a cui riusciva a pensare adesso era il suo piano, trovandovi complicazioni e punti morti più o meno ogni due per tre.

 

Finalmente udì un familiare rumore di passi.

Si girò verso il bosco, per vederne emergere il ragazzo, che recava delle bacche e qualche radice.

Fece una smorfia contrariata.

 

-Ancora bacche e radici?- chiese.

 

-Gli animali sono in letargo, e a meno che tu non abbia voglia di mangiare un pettirosso..- spiegò pazientemente lui, poggiandole vicino al fuoco.

 

Claire si mangiò la lingua. Non avrebbe mai accettato di cibarsi con un volatile. Quando viveva in Belgio aveva avuto un uccellino, una piccola cinciallegra che adorava. Aveva sempre sentito un'affinità particolare con gli uccelli, e non sopportava il fatto che venisse fatto loro del male.

Guardandosi intorno si rese conto che non c'era legna fresca per accendere un fuocherello.

 

-Vado a cercare qualche ciocco..- disse sospirando.

 

-Stai attenta.- le disse lui semplicemente.

 

-Va bene, mammina.- lo sbeffeggiò lei.

 

Detto questo, si inoltrò nel sottobosco.

 

Non aveva fatto che pochi passi, che sentì un rumore di ramoscelli spezzati a poca distanza dal punto in cui si trovava.

Più veloce che poté, si nascose dietro il tronco di un grosso albero coperto di neve.

 

Trattenne il respiro. Erano più persone, su questo non c'era dubbio.

 

I passi si avvicinavano ora più silenziosi, come se chiunque fosse stato a produrre il rumore di poco prima si fosse reso conto della propria trascuratezza e cercasse di porvi rimedio come meglio poteva.

Dopo pochi minuti, vide tre sagome avvicinarsi.

 

Erano tre uomini, alti e ben piantati, tozzi nelle loro vesti barbare. Erano piuttosto simili sia nell'aspetto, a partire dalla lunga barba fino ai pesanti stivali da neve, che nell'espressione decisamente poco furba che aleggiava nei loro occhi. Insomma, dei tipici “tutto muscoli e niente cervello”.

Rimase ferma, non osando quasi respirare.

 

Solo quando ritenne che i tre si fossero allontanati abbastanza trovò il coraggio di uscire dal suo nascondiglio e seguirli. Puntavano verso la radura dove aveva alloggiato con Eirìk. Con un'oscuro presentimento accelerò il passo, arrivando così il più vicino possibile a loro.

I tre si erano fermati di botto, vedendo che il piccolo spiazzo era già occupato. Confabularono qualcosa nella loro lingua barbara, poi uno di loro si diresse all'interno della radura a grandi passi.

 

-Eirìk!- esclamò con un vocione tonante.

 

Il vichingo si girò sorpreso.

 

-DEG!- urlò, mettendo mano al pugnale che portava appeso alla cintura.

 

Sfortunatamente, il vichingo fu più veloce di lui. In men che non si dica lo disarmò, torcendogli il braccio dietro la schiena per impedirgli di difendersi a mani nude.

 

I due iniziarono a parlare nella lingua norrena di cui Claire , sebbene non riuscisse ad afferrare il significato delle loro parole, riuscì comunque a comprendere che i due dovessero essere nemici.

 

Gli altri due uomini, nel frattempo, si erano rivelati, immobilizzando il ragazzo che lottava come una iena.

In capo a pochi minuti uscirono dalla radura.

 

La ragazza si appiattì più che poté contro l'albero dietro al quale era nascosta, mentre i tre si trascinavano dietro il suo compagno.

 

Non appena furono usciti dalla sua vista si rilassò contro il tronco, ansimando.

 

Ora si che aveva un bel problema.

 

 

 

 

Angolo Autrice:

Hummmmm... Anche questo capitolo é un po' brevino, mi spiace moltissimo, ma con l'inizio della scuola immaginatevi che caos!!!

Coraggio, mancano solo 80 giorni alle vacanze di Natale (si, li ho contati)! Anche se ovviamente aggiornerò prima, non preoccupatevi ;)

Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento: ormai ci avviamo a grandi passi verso la fine, e devo dire che ce la sto mettendo tutta per procedere il più a rilento possibile.. Non voglio lasciare i miei personaggi!!

 

Piccolo appunto linguistico: la parola che urla Eirìk, “Deg”, é ovviamente in norvegese, si legge, più o meno, “dei” e significa “tu”. :)

 

Ditemi cosa ne pensate, e ricordate, una recensione può salvare un'autrice!

Abbiate pietà, lasciate due righe di commento e dite cosa ne pensate della storia!

 

Alla prossima e

Bljif Verbonden!

Iris

 

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Capitolo 24
*** Støter på Uventede ***


Timo camminava per le strade del villaggio. Aveva appena finito di fare la spesa, e stava tornando a casa, seppur molto tranquillamente. Non poteva farci nulla, adorava la quiete che pervadeva Bygdøy di primo mattino, e poi gli piaceva moltissimo andare a comprare il pesce fresco al mercato..

 

Sapeva che tecnicamente questa sarebbe stata una cosa di cui si sarebbero dovute occupare le donne, ma lui aveva sempre provato una sorta di repulsione per il mare; probabilmente era dovuto alle sue radici lapponi, ma in ogni caso non si fidava a viaggiare su un'asse di legno, con metri e metri di mare intorno a se.

 

Facendo dondolare la sporta, pensò che avrebbe potuto fare un salto a salutare Lukas e Margot. Non era andato alla riunione, la sera prima, ma aveva sentito grandi cose (da Mathias, ovviamente) sullo svolgimento del processo, e non vedeva l'ora di sentire la versione dei fatti dei due giovani.

 

Quindi, si avviò verso la casa del nuovo capo di Bygdøy, fischiettando.

 

La casa di Lukas era quasi al limitare del villaggio, poco prima della fortificazione, quindi era normale che ci passassero accanto delle guardie, dirette verso la torretta di guardia.

 

Ma i tre uomini che bazzicavano i dintorni del giardino del figlio maggiore di Eirìk il Rosso non ne avevano sicuramente l'aspetto.

 

Timo si fece più silenzioso, camminando rasente ai muri delle case, per evitare che lo vedessero.

Si nascose dietro la casa di Hyggelaf, sporgendosi quel tanto che bastava per vederli entrare nel giardino e scrutare attraverso le finestre.

 

Evidentemente, stavano cercando qualcosa, e non dovevano averlo trovato, a giudicare dalle espressione deluse dei loro volti.

 

Si appiattì contro il muro, sentendoli allontanarsi.

 

I tre uomini (Smør, Olaf e Knut, ecco chi erano.. Gli scagnozzi di Harran) gli passarono vicinissimo, confabulando, ma per fortuna non si accorsero del piccolo (rispetto a loro, ovviamente) finnico che origliava.

 

Bé, Timo non riuscì a udire molto, ma quel poco gli bastò: Bosco.. Vendetta.. Piccola Peste..

 

Terrorizzato, attese che si fossero allontanati, e uscì allo scoperto.

 

Doveva andare ad avvertire gli altri, e subito!

 

 

 

 

Il bosco scandinavo si presentava in tutto il suo candido splendore. I forti abeti secolari, ricoperti da un spesso strato di neve fresca rilucente di mille sfavillanti sfumature, si innalzavano fieri e solenni sopra le teste dei due innamorati, creando una sorta di diafana cortina per proteggerli.

Ogni cosa pareva ovattata ed irreale: il rumore degli animali che si affrettavano a far ritorno alle loro calde tane, il battito d'ali degli uccelli sopra i rami frondosi, persino i passi di Lukas e Margot, così come le parole e le tenere risate che uscivano discrete dalle loro labbra, come timorose di alterare la candida quiete di quel luogo idilliaco.

 

-.. E quindi, il Mistral é il principale fautore dell'imprevidibilità della Provenza e il carattere dei suoi abitanti.-

 

-Sul serio? Mi pare impossibile che una regione così a Sud sia regolarmente battuta da un vento proveniente dai nostri fiordi..-

 

-é così senza ombra di dubbio, e ti dirò di più: qualsiasi cosa non sia direttamente imputabile al governo, é colpa del Mistral.-

 

Lukas scoppiò a ridere di cuore, stringendo la ragazza a se.

Le si avvicinò, e la strinse a se, posandole un bacio fra i capelli.

La provenzale gli agganciò le braccia dietro il collo per sostenersi meglio, mentre le mani di lui scendevano ad abbracciarle i fianchi.

La ragazza si lasciò andare nel bacio.

 

Tutto, intorno a loro, pareva essersi fermato.

 

Non si udiva nemmeno il naturale suono prodotto dagli animaletti del bosco, come se la Natura in persona avesse comandato loro di fermarsi, pur di non rovinare quel momento superbamente perfetto.

 

Improvvisamente, però, la magia si interruppe.

 

Un piccolo crepitio, il rumore di un ramo che veniva spezzato.

 

Ad un orecchio inesperto sarebbe potuto parere solo l'ennesimo abitante della foresta uscito in fretta dal suo rifugio invernale per procacciarsi del nutrimento, ma Lukas aveva passato molto tempo nel bosco, quando l'aria del villaggio non era stata della più respirabili per lui e per il fratello, e per il suo udito esperto non c'erano dubbi: chiunque avesse prodotto quel rumore sicuramente non era un animale.

Bé, non uno di quelli che camminano a quattro zampe, almeno.

 

Pose immediatamente fine al bacio, e la sua mano destra volò istantaneamente al pomo della spada.

Sperava di non averne bisogno, ma la portava sempre dietro, per ogni evenienza.

-Che succede?- chiese Margot, confusa.

 

 

-Ascolta.- rispose Lukas.

 

Un altro crepitio, stavolta molto più vicino.

 

La ragazza si guardò intorno, stupita.

 

Il vichingo la afferrò per un braccio.

 

-Margot, stammi vicino. Magari non é nulla, ma non mi sento per niente tranquillo.-

 

-Ma..-

 

-Zitta, ora!- la mise a tacere lui.

 

La provenzale alzò lo sguardo su Lukas.

 

Il giovane aveva in volto un'espressione tesa, di tensione molto ben controllata, come quella di un leone pronto a difendere il suo territorio.

 

.. Bé, non che lei avesse mai visto un leone, ma insomma, immaginava che i leoni dovessero essere così, a giudicare dalle descrizioni che ne faceva Erodoto, e di cui era sempre stata ghiotta, sin da quando era piccola.

 

Mai gli aveva visto in volto un'espressione del genere.

Si strinse a lui, contagiata dalla sua preoccupazione.

Lukas, frattanto, di guardava intorno circospetto.

Improvvisamente, da dietro un grosso abete, sbucò un uomo.

Margot non ricordava di averlo mai visto.

Era alto, molto più di Lukas, e possente. Per il portamento e l'abbigliamento ricordava vagamente Harran, e non si sarebbe stupita se fosse stato uno dei suoi scagnozzi.

 

.. Ovviamente ex scagnozzi, ma comunque il concetto era quello.

 

Sentì la stretta del suo innamorato farsi più forte su di se.

Guardò in alto. Il vichingo aveva un'espressione tesa, mentre fissava con odio il nuovo venuto.

Quest'ultimo, però, non diede segno di accorgersi dell'ostilità più che evidente che il capo villaggio di Bygdøy provava nei suoi confronti.

 

Anzi, gli si avvicinò cordiale, con aria affabile, le braccia aperte e distese in segno di saluto ed un ghigno che nelle sue intenzioni avrebbe probabilmente voluto significare un sorriso, in segno di saluto.

 

-Lukas! Nostro capo! Ma guarda un po' che gradita sorpresa, non mi sarei mai aspettato di trovarti qui. Soprattutto, non in dolce compagnia..- esclamò, ammiccando in direzione della ragazza.

 

Questa, per tutta risposta, si strinse di più a Lukas, afferrando la mano che il vichingo le aveva passato intorno alle spalle.

 

-Cosa vuoi, verme?- ringhiò il giovane, brandendo, con la mano libera, la spada nella sua direzione.

 

-Come siamo sospettosi..- ricambiò quello tranquillamente, come se il poco garbato epiteto appena rivoltogli da lui gli fosse scivolata addosso nemmeno fosse stato acqua fresca.

 

Scrollò le spalle.

 

-Volevo solo aver l'onore di scambiare due chiacchiere con il nuovo capo di Bygdøy. Per quanto..- e si bloccò a mezz'aria.

 

Preso com'era dalle parole di Smør, Lukas aveva smesso di prestare attenzione ai suoni della foresta.

 

E fu un male, perché se solo non l'avesse fatto, si sarebbe sicuramente accorto dei rumori, per quanto lievi, che annunciavano la venuta di altre persone.

Che furono velocissime.

 

Il primo, con un colpo di spada, sferzò il braccio destro di Lukas, che reggeva la spada, costringendolo a mollare l'arma per l'improvviso e repentino dolore.

Il vichingo urlò, e, con un movimento involontario, la sua mano sinistra corse a raggiungere il braccio ferito, mollando la presa su Margot.

 

Lesta come un lampo, un'altra mano afferrò la ragazza da dietro, bloccandola a puntandole un pugnale al collo.

 

Lukas si girò inorridito, prima verso Margot, poi di nuovo verso Smør.

 

-Per quanto così sia molto più facile parlare, non trovi?- finì la frase quello, con totale noncuranza ed un'espressione di scherno dipinta sul volto, che lo rendeva, se possibile, ancora più sgraziato e grottesco.

 

-TU! Come hai..- ringhiò il giovane, compiendo qualche passo verso di lui.

 

L'uomo che rispondeva al nome di Smør lo bloccò con un gesto della mano.

 

-Lasciala andare subito, altrimenti..-

 

-Altrimenti che cosa? Forse non l'hai capito, Lukas, ma qui sono io che tengo le redini del gioco. Ma forse..- fece un'altra pausa d'effetto.

 

Un segnale al compare, che fino a quel momento era rimasto fermo, e quello scattò subito, andando dietro un albero lontano pochi passi.

 

Allungò una mano dietro l'albero, per estrarre.. Qualcosa.

 

O meglio, qualcuno.

 

-EIRìK!!??-

 

-LUKAS??!!-

 

 

 

 

-RAGAZZI! RAGAZZIIIIII!- urlò Timo con tutto il fiato che aveva (e non che gliene fosse rimasto molto, dopo la folle corsa per mezzo paese con una sporta in mano).

 

Il finnico si lanciò a rotta di collo dentro casa, dove Berwald e Mathias stavano consumando una birra, guardandosi più o meno in cagnesco.

 

All'arrivo di Timo, comunque, entrambi lasciarono perdere il motivo del loro litigio (sempre che ne avessero uno), e si girarono come un sol uomo verso il povero lappone trafelato.

 

-Oi, Timo, che succede?- chiese Mathias, strabuzzando gli occhi.

 

Berwald grugnì un paio di volte, domandando probabilmente la stessa cosa.

 

-Ragazzi.. Lukas.. Margot.. Anf, anf.. Pericolo..- tartagliò lui, con il fiato spezzato a causa dello sforzo.

 

-Calma, Timo, calma. Cos'é questa storia?- lo tranquillizzò Berwald, stupendo gli altri due e lasciando con ancora meno respiro il povero Timo.

 

Il ragazzo fece un respiro profondo, poi, non appena i battiti del suo cuore ebbero raggiunto un livello più o meno accettabile, disse:

 

-Smør, Olaf e Kut. Li ho visti attorno alla casa di Lukas, e.. E sembrava che stessero cercando qualcosa, ecco. Li ho visti dirigersi verso il bosco, e parlare di vendetta, e di sangue, e di non so cos'altro, INSOMMA! Dobbiamo andare a cercare Lukas, se lo attaccano é la fine!!- disse poi tutto d'un fiato, rimanendo di nuovo senza respiro.

 

I due possenti vichinghi si guardarono in faccia solo per un momento, poi, lesti come un lampo, si alzarono, andando a recuperare le proprie spade.

 

-PRESTO! PRESTO! DOBBIAMO ESSERE Più VELOCI DI LORO!- urlò Mathias, allacciandosi la spada al cinturone e schizzando verso la porta.

 

-Si, ma direi anche più silenziosi, o ci sentiranno..- mormorò Timo.

 

Il ragazzo aggrottò le sopracciglia, vedendo che il vichingo si dirigeva verso il porto

 

-IL BOSCO, MATHIAS, IL BOSCO!!- urlò poi, mentre quello cambiava repentinamente direzione, urlando “Ah, si, hai ragione!!”

 

Timo guardò Berwald e sospirò.

 

Speriamo che Lukas abbia almeno una spada...

 

 

 

 

Angolo Autrice:

EEEEEEEEEEEEECCOMI QUA!! Vi sono mancata? Scusatemi enormemente per il ritardo (lo so, quasi una settimana, é vergognoso..) ma con l'inizio della scuola ho avuto un sacco da fare :(

Orbene, comunque.. Siamo arrivati ormai al terzultimo capitolo.

Devo dire che più ci avviciniamo alla fine e più mi dispiace, davvero, sono così affezionata ai personaggi..

Ma ad ogni modo, Lukas ed Eirìk si sono ritrovati! Che ve ne pare? Speriamo che ci riescano anche Margot e Claire.. *incrocia le dita dimenticando di essere l'Autrice e che quindi il tutto dipende da lei*

Scusatemi per le parti con gli altri tre Nordici, lo so, fanno emeritamente (ma esiste un vocabolo simile?) schifo, ma é già da un bel po' che mancano, e mi sono ricordata più o meno cinque minuti fa che dovevo metterli.. Chiedo umilmente perdono!!!

Ok, nient'altro da dire, se non che spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto, e che vorrete omaggiarmi con una recensione (vanno bene anche tre parole, sul serio, mi accontento) per dirmi cosa ne pensate.

Grazie Adam_96 per la recensione, e a fra due settimane (che in realtà saranno dieci giorni, ma chissenefrega;) )

Fino ad allora...

Blijf Verbonden!

Iris

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Capitolo 25
*** Sauvetage avec Surprise ***


Lukas sembrava una statua di sale, ma nei suoi occhi passavano tutte le emozioni che il giovane provava in quel momento.

 

Non avrebbe saputo descriverle in breve: stupore per l'improvvisa comparsa di Eirìk, felicità nel sapere che il fratello era vivo, ma anche paura per la situazione in cui si era cacciato, situazione della quale, se ne rese conto lucidamente, poteva benissimo e senza alcuna riserva considerarsi colpevole.

 

Passò velocemente lo sguardo da Eirìk a Margot.

 

La provenzale era sicuramente spaventata, ma in quel momento l'emozione più evidente sul suo volto era la meraviglia; intuiva che Eirìk doveva essere quel fantomatico fratello di cui le aveva parlato a lungo, ma era più che ovvio che anche lei non si sarebbe mai aspettata di incontrarlo in una tale complicata situazione.

 

Si voltò di nuovo verso Smør, il cui ghigno di soddisfazione deformava ancora di più la faccia barbuta, rendendola, se possibile, ancora più odiosa e grottesca.

 

-Come hai potuto?- ripeté ancora al suo indirizzo, stringendo i denti nella speranza di controllare (o perlomeno sopportare) il dolore al braccio.

 

-Oh, bé, a dirla tutta Eirìk non era in programma: l'abbiamo semplicemente trovato stamattina, mentre cercavamo un posto per gettare via le erbe rubate alla schiavetta..- iniziò tranquillamente a spiegare lui, gettando uno sguardo verso la provenzale.

 

Margot, dal canto suo, strinse le labbra: le era parso strano che le erbe medicinali fossero finite così presto, dopotutto ne aveva fatto una bella scorta, ma si era semplicemente detta che probabilmente era solo perché aveva dovuto curare a più riprese le ferite che andavano via via aggiungendosi sul corpo di Lukas.

 

-Hai capito benissimo il senso della mia domanda. Non fare il finto tonto e smettila di girarci intorno.- lo interruppe Lukas.

 

Fece un respiro profondo.

 

-Cosa vuoi?- chiese, sforzandosi di mantenere un tono di voce il più possibile diplomatico e tranquillo.

 

-Vuoi il comando?- domandò poi.

 

-Il comando?- Smør si mostrò sorpreso, strabuzzando gli occhi, come se l'ipotesi non gli fosse mai passata per mente.

 

Si accarezzò il mento, come per vagliare le opzioni che quella domanda offriva.

 

-Bé.. Anche. Ma non solo.-

 

-E quindi?- mormorò il giovane capo villaggio.

 

-Quindi? É piuttosto semplice, Lukas.- si fermò di nuovo, facendo un sospiro profondo, come se il concetto che si apprestava ad esprimere fosse di una semplicità impressionante.

 

-Mai sentito parlare di faida?-

 

 

 

 

Un silenzio di tomba calò sulla foresta.

 

Lukas deglutì.

 

Certo, ovvio che avesse sentito parlare di faida. Come avrebbe potuto essere il contrario.

La faida, ossia uno dei metodi di risoluzione preferiti dai vichinghi.

 

In sé non era una cosa complicata, anzi, era facilmente riassumibile nel principio “Occhio per occhio, dente per dente”. Solo che la faida non si fermava al semplice raggiungimento della vendetta da parte della “parte lesa”. La faida continuava, quindi era una specie di “occhio, per occhio, per occhio, per occhio”, e così via, fino alla fine dei tempi. Le faide potevano benissimo durare per diversi secoli, e anche a Bygdøy alcune famiglie avevano un conto aperto da generazioni e generazioni, spesso e volentieri per motivi futili che oramai nessuno più ricordava.

 

La faida era, essenzialmente, una carneficina legalizzata. Una pratica odiosa alla famiglia del giovane vichingo, che aveva sempre fatto di tutto per tenersene alla larga.

 

Ma a quanto pare, era proprio ciò che Smør aveva intenzione di iniziare, se ben comprendeva il modo di parlare fatto di velate allusioni e mezze verità utilizzato dall'uomo.

 

-Si..- mormorò infine, non sapendo che altro dire.

 

-Bene.- rispose l'altro, gli occhi socchiusi fino a quel momento in attesa di ciò che sarebbe uscito dalle labbra di Lukas.

 

Senza dire un'altra parola, si avvicinò, con passi lenti e pesanti, ai due prigionieri tenuti strettamente fra le braccia dei suoi due scagnozzi.

 

-Non oserai scappare, Lukas, lo so. Non lasceresti mai la tua schiavetta e tuo fratello nelle nostre grinfie, o sbaglio?- chiese, afferrando con una mano callosa e lercia il volto di Margot, che si ritrasse schifata.

 

-No..- disse lui in un soffio.

 

-Come immaginavo. Ma, sai, voglio essere buono con te. Ti lascio scegliere.-

 

Si voltò di nuovo. Il capo villaggio (bé, non ancora per molto) lo guardava con le sopracciglia lievemente aggrottate, dando segno di non intendere ciò che gli aveva appena detto.

 

-Uccido prima lui..- chiese, puntando un grosso pugnale contro il collo glabro di Eirìk.

 

-..O prima lei?- domandò di nuovo, facendo la stessa cosa con la provenzale.

 

Il giovane impallidì.

 

Era inconcepibile. Non poteva credere fino a che punto si spingesse il sadismo di Smør.

Aveva sempre creduto che l'uomo fosse semplicemente un tirapiedi di Harran, uno che non stava tanto a domandarsi il perché delle cose, come un cane da guardia totalmente devoto al padrone.

 

Tirò un respiro profondo.

 

Niente si muoveva.

 

Il tempo stesso pareva essersi fermato.

 

Non avrebbe mai saputo dire quanto a lungo fosse rimasto lì, inerme, a pensare.

 

Seppe solo che, nel momento in cui aprì bocca, qualcosa accadde.

 

Anche questo fu di un'estrema velocità; Lukas aveva appena preso fiato per parlare, ma, prima che un suono potesse lasciare le sue labbra, sentì qualcosa spostarsi ad un'estrema velocità vicino a lui, e andare a conficcarsi nella schiena di Smør.

Quel “qualcosa” era un pugnale. Un'arma di ottima fattura, elegante, con un piccolo smeraldo incastonato sull'elsa. Ma questo l'avrebbe notato dopo.

 

Seguì lo sguardo inorridito dei due compari di Smør, e strabuzzò gli occhi.

 

Dall'altro lato della radura, era comparsa una ragazza.

 

La mano destra era ancora tesa come quando aveva lanciato il pugnale, e nel viso aveva una feroce espressione da combattente. I capelli corvini volavano ai lati del suo viso, donandole una selvaggia aria da valchiria.

 

-Je ne sais pas ce que vous dites, mais c'eté la dernière.- ringhiò quella.

 

Poi fu tutto, se possibile, ancora più veloce.

 

 

 

 

Smør era morto non appena il pugnale aveva inciso la pelle delicata del collo, e ormai non poteva più nuocere.

 

Approfittando della distrazione dei due uomini, Eirìk e Margot colsero l'occasione al volo, muovendosi più veloce che potevano.

 

La provenzale tirò una gomitata dritta nelle costole dell'uomo che la tratteneva, subito doppiata da un profondo calcio negli stinchi. Quello si piegò di dolore, dando modo a Margot di estrarre il suo pugnale e puntarglielo al collo a sua volta, non prima di averlo disarmato.

 

L'albino, dal canto suo, fu altrettanto efficace: tirò una testata ai denti del suo aguzzino, e approfittò del suo momentaneo stordimento per tirargli un colpo sulla nuca, facendolo cadere a terra, inerme e privo di sensi.

 

Lukas si guardò intorno.

 

La valchiria aveva abbandonato quell'espressione così guerriera, e ora si leggeva sul suo viso null'altro che pura felicità, mentre si avvicinava a loro.

 

-Margot..- chiamò.

 

-Claire!- esclamò l'altra.

 

La ragazza le corse incontro, e si precipitò ad abbracciarla.

 

-Oh, Claire, je sius très hereuse de toi vior!!! Qu'est qu'il tu fais ici??- esclamò la provenzale, stringendola ancora più forte.

 

-Bof, c'est longe.. Peutre, pour plaisir, arretèz de moi étrangler..- rispose quest'ultima, a disagio per quel contatto fisico così ravvicinato, mentre Eirìk, avviicnatosi al fratello, rideva sotto i baffi.

 

-Lukas..- disse intanto il più giovane dei fratelli.

 

-Fratello mio..- rispose quello, abbracciandolo a sua volta, anche se con assai meno trasporto di quello dimostrato da Margot.

 

-Non mi sarei mai aspettato di rivederti.-

 

-Bé, nemmeno io mi sarei aspettato di rivedermi. Eppure eccomi qui.-

 

Frattanto, la giovane dai capelli corvini si era avvicinata ai due insieme a Margot.

 

-Eirìk, c'est lui.. C'est Margot.- disse.

 

Il vichingo strabuzzò gli occhi, sorpreso.

 

-Quoi??!! La fille que mon frére enlevèe.. Est elle?- chiese ancora.

 

-Quoi?- si girò verso Lukas, un pugnale (un altro) sguainato, con tutta l'intenzione di volerlo usare.

 

-Tu est ce batàrd quoi ha enlevée ma amiè??- ringhiò.

 

-Cosa?- chiese Lukas, sempre più confuso.

 

A quel punto, però si intromise Margot, trattenendo l'amica (perché era più che evidente che lo fosse) per un braccio.

 

-Claire, non! Oui, c'est lui qu'il ma enlevèe.. Peutre il est bon, il.. Ohlalà, je ne sais pas..- disse, ancora in quella lingua che non capiva.

 

La ragazza che rispondeva al nome di Claire lo guardò, sospettosa. Fece correre lo sguardo da Margot a lui, e di nuovo a Margot.

 

Finalmente, trasse un sospiro profondo, e rinfoderò il pugnale.

 

-Vous avez beaucoup de choses à expliquer..- borbottò poi, scatenando l'ilarità di Margot ed Eirìk.

 

-Hoc, o hai..- rispose lei, riprendendo fiato.

 

-Hem..- mormorò una voce dietro di loro.

 

I quattro ragazzi si girarono.

 

-Non per interrompere la riunione di famiglia, ma.. Io che dovrei fare?- chiese uno degli ex scagnozzi di Smør.

 

Il gruppo fu pervaso dalle risate.

 

Poi, il capo villaggio si avvicinò al diretto interessato.

 

-Bé, Haylaf, direi che hai due opzioni.- fece una pausa, come per accertarsi di conoscerle.

 

-La prima é che tu e Olaf, qui, che sta rinvenendo, potete lasciare Bygdøy e non farvi più rivedere per il resto delle vostre miserabili vite.-

 

fece un'altra pausa, avvicinandosi a lui.

 

-La seconda.. Bé, sei proprio sicuro di volerla conoscere?- domandò, divertito.

 

Haylaf non se lo fece ripetere due volte.

 

Si avvicinò ad Olaf, dandogli delle lievi sberle perché si riprendesse.

 

-Olaf! Olaf!- chiamò, terrorizzato.

 

Quest'ultimo non ebbe nemmeno bisogno di spiegazioni.

 

Non appena la vista gli si fu snebbiata, e si fu guardato intorno, terrorizzato, comprese subito cosa ci fosse da fare.

 

Si accodò ad Haylaf, che lo strattonava per un braccio, e i in men che non si dica i due si dileguarono, inciampando affannosi mentre lasciavano la radura.

 

Soddisfatto del risultato ottenuto, Lukas si girò verso Eirìk e le due ragazze.

 

-Bé..- sospirò.

 

-A questo punto, credo di aver diritto anche io ad una qualche spiegazione.-

 

In quel momento, udirono delle urla belluine e i passi veloci a ritmati di uomini che si dirigevano verso la radura.

 

Margot rinforzò la presa sul suo coltello e si avvicinò a Lukas, mentre Claire faceva lo stesso con Eirìk.

Eirìk strinse i denti, e Lukas gli passò un coltello con il quale difendersi, visto che i tre ex tirapiedi di Harran l'avevano disarmato.

 

La tensione nell'aria divenne papabile.

 

I passi si avvicinavano sempre di più.

 

Lukas strinse i denti, e...

 

Mathias, Berwald e Timo fecero irruzione nella radura, lame sguainate e urlando ferocemente.

 

Evidentemente, non erano preparati a quello che videro: Mathias inciampò e cadde riverso a terra, mentre gli altri due spalancavano la bocca. Margot, Lukas ed Eirìk, dal canto loro, presero a guardarli straniti, mentre Claire rivolgeva loro un'occhiata stupita.

 

-Bé..- prese la parola Mathias, alzando la faccia dalla neve e notando il cadavere di Smør a pochi passi da loro.

 

-Non vorrei dire, ma a me sembra che abbiano fatto tutto loro...-

 

 

 

 

(*)Traduzione frasi in Francese:

 

Je ne sais pas ce que vous dites, mais c'eté la dernière: non so cosa tu abbia detto, ma é stata l'ultima.

 

Oh, Claire, je sius très hereuse de toi vior!!! Qu'est qu'il tu fais ici??: Oh, Claire, sono così felice di vederti! Cosa ci fai qui?

 

Bof, c'est longe.. Peutre, pour plaisir, arretèz de moi étrangler..: Bah, é lunga da spiegare.. Ma, per piacere, smettila di strangolarmi..

 

Quoi??!! La fille que mon frére enlevèe.. Est elle?: Cosa??!! La ragazza che mio fratello ha rapito.. é lei?

 

Tu est ce batàrd quoi ha enlevée ma amiè??: Tu sei quel bastardo che ha rapito la mia amica?

 

Claire, non! Oui, c'est lui qu'il ma enlevèe.. Peutre il est bon, il.. Ohlalà, je ne sais pas..: Claire, no! Si, é lui che mi ha rapito, ma.. Ma é buono, lui.. Ohlalà, non so..

 

Vous avez beaucoup de choses à expliquer..: Hai un sacco di roba da spiegarmi..

 

 

 

 

 

Angolo Autrice:

 

Penultimo capitolo! Non ve l'aspettavate, vero? ;)

Bé, cosa dire qui? Scriverlo in francese é stata una faticaccia, e vi prego di perdonarmi se ho fatto degli errori, ma io non ho mai studiato francese, anche se lo parlo, quindi sarò estremamente grata a chiunque vorrà farmeli notare :)

Il prossimo sarà quindi l'ultimo (la nostalgia già mi assale...).. Spero che fin qui la storia vi sia piaciuta, e..

 

Blijf Verbonden!

 

Iris

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Capitolo 26
*** Une Fin de Conte de Fées ***


La notizia del ritorno di Eirìk sano e salvo si era diffusa in men che non si dica in tutto il villaggio. Di questo si poteva ringraziare soprattutto un certo Mathias, o, per meglio dire, la sua bocca larga e la sua totale incapacità di evitare di attaccar bottone con qualsiasi essere respirante gli capitasse a tiro.

Dunque si era deciso di organizzare una festa, anche perché non si era ancora riusciti a celebrare a dovere il nuovo capo villaggio.

 

Quindi, ora erano tutti lì, i cinque inseparabili amici e le due ragazze, a discorrere piacevolmente nella sala delle feste.

 

-Quindi, anche Ragnar aveva offerto il suo aiuto? Incredibile, non me lo sarei mai aspettato..- disse Tino.

 

-Bé, ma Alesund é sempre stata una città a noi amica..- fece notare Eirìk.

 

-Si, ma era molto tempo che non avevamo più rapporti frequenti..-

 

Lukas smise di prestare attenzione a quello che dicevano gli altri, per spostare lo sguardo su Margot.

La ragazza le appariva pensierosa.

Si sporse leggermente verso di lei.

 

Qualcosa non va, Kjæresten?- sussurrò, facendola sobbalzare.

 

La provenzale sbatté le ciglia un paio di volte, poi rispose:

 

-No, no, nulla.. é solo..-

 

-Cosa?-

 

-Avrei una cosa da chiederti, ma.. Preferirei farlo in privato.-

 

Per tutta risposta, il vichingo si alzò, e le tese la mano. Si scusò con gli altri cinque, e la condusse fuori, dove una magnifica aurora boreale brillava nel cielo.

 

-Oh..- disse lei, incantata.

 

Lukas non poté trattenere un sorriso, vedendola con il naso rivolto allo spettacolo che si parava davanti a loro, gli occhi e la bocca semispalancati come quelli di un bambino che scopre una cosa nuova.

 

Rimasero così per alcuni secondi, a fissare il magico intreccio di luci che si stagliava nella notte.

 

Poi, quando si fu stufato di rimirarne il fulgore, Lukas si girò verso di lei.

 

-Cosa volevi chiedermi?-

 

Margot si torturò una ciocca dei capelli castani, mordendosi il labbro.

 

-Ecco.. Volevo sapere..- fece un respiro profondo, poi finalmente si decise a parlare.

 

-Chi é Freja?- chiese, d'un fiato.

 

Il vichingo aggrottò le sopracciglia.

 

-Come?-

 

-Mi hai sempre chiamato Freja.. E quindi.. Chi é? Una tua amante? Una-

 

Non riuscì a finire la frase, perché la labbra del vichingo si posarono sulle sue.

La baciò dolcemente, poi si staccò e sorrise.

 

-Era solo questo? Sei gelosa?-

 

-Ne ho motivo?-

 

Lukas buttò indietro la testa, ridendo.

 

-No, assolutamente.-

 

-E allora chi é?-

 

Il giovane sospirò, passandosi una mano fra i capelli.

 

-Freja é.. Una dea.-

 

Margot strabuzzò gli occhi.

 

-Una delle più potenti. É associata alla bellezza, all'amore, alla fertilità.. E al massacro in guerra.-

 

La ragazza rise.

 

-Oh, mi piace. E allora perché-

 

-Perché ho iniziato a chiamarti così? Bé, quando ti ho vista, la prima volta.. Era come se fossi reduce da un incubo e tu.. Tu mi sei sembrata da subito talmente bella che non ho potuto fare a meno a pensare alla più bella dea che veneriamo.-

 

-Oh..- fu tutto ciò che commentò lei, presa un po' alla sprovvista dalla dolce spiegazione.

 

Lukas le si avvicinò, e la strinse a se, posandole un bacio fra i capelli.

 

-Vogliamo tornare dentro?- chiese, indicandole con un braccio la sala dalla quale erano usciti poco prima.

Margot sorrise, e gli prese la mano.

 

 

 

La festa imperversava ormai da alcune ore.

Claire e Margot, dopo avere ballato con i rispettivi ragazzi, erano sedute in un angolino, e chiacchieravano fitto fitto, per compensare il lungo silenzio che era intercorso tra loro in quei mesi di forzata lontananza.

 

-Quindi, in pratica mi stai dicendo che: ti sei fatta rapire da un vichingo-

 

-Bé, non é che mi sia fatta rapire, mi ha rapito..-

 

-Quello che é. Comunque, questo vichingo ti ha rapito, tu hai dovuto curarlo perché non morisse, ma poi lui ti ha trattato bene quindi ti sei innamorata-

 

-Non mi sono innamorata in quel punto!-

 

-Si, si, contaci. Stavo dicendo: poi hai scoperto che il tipo era il figlio di Eirìk il Rosso, e che il suo ruolo di comando che gli spettava di diritto gli era stato usurpato da un ex alleato del padre.. Poi, hai tentato di scappare perché credevi che non ci tenesse a te-

 

-Ma avevo comunque intenzione di provarci!-

 

-In pieno inverno, senza aver fatto ricerche e senza un piano sicuro? Avanti, Margot, ti conosco troppo bene, non sarebbe stato da te... E comunque smettila di interrompere, sto cercando di fare il punto della situazione!-

 

-Ma se trai conclusioni sbagliate..-

 

-Sbagliate? Ne sei convinta?- Claire aggrottò le sopracciglia, in un modo che poteva significare soltanto “Oh, ma mi stai prendendo in giro?”.

 

La provenzale sospirò e si sistemò meglio sulla sedia.

 

-Va bene, va avanti..- concesse, mentre vedeva gli occhi dell'amica illuminarsi.

 

-Bene, dunque.. Hai ucciso Harran, ti hanno processato, sei risultata innocente e.. C'é altro?-

 

-Bé, a parte la parte in cui io e Lukas ci baciamo.. No, direi che hai chiarito bene.-

 

-Accidenti, ti sei proprio data da fare..-

 

-Io?!? Parla quella che ha curato un vichingo, l'ha costretto a compiere il viaggio da Derval a Bygdøy e ha anche eliminato testimoni inutili lungo la strada!-

 

-Ah, bé.. E ora che hai intenzione di fare?- chiese lei.

 

Margot la guardò sorridendo.

 

-Credo che rimarrò qui. Dopotutto, in Francia non mi é rimasto più nulla.. Certo, escluso mio fratello..-

 

-E anche escluso il Regno..-

 

-Oh, falla finita, anche se François riuscisse a spodestare nostro padre, nulla dice che riuscirebbe sicuramente a regnare sulla Provenza.. é meglio che ci creda morti, almeno per un altro po'.-

 

-E qui ti sbagli, perché c'é già riuscito, cara la mia figlia di un cartografo.-

 

-Ah, bé, che potevo dirgli? “A proposito, non so se te l'ho detto, ma io sono la Principessa di Provenza, sai, quella che si crede sia morta insieme al fratello durante un attacco arabo.. Ma in realtà é solo perché nostro padre ha cercato di ucciderci perché abbiamo un altro fratello e lui non voleva beghe inutili nella successione, e prima o poi François si riprenderà il trono e..” Un momento, hai detto “E qui ti sbagli?”-

 

Claire annuì, facendole l'occhiolino.

 

-Oh..- mormorò Margot.

 

-Eh, già.. Che dici, lo andremo a trovare una volta o l'altra?-

 

-Puoi scommetterci.-

 

 

 

 

Angolo Autrice:

 

E finisce così.. Questa favola (per nulla) breve se ne va..

Se ne va..

Ma aspettate, e un'altra ne avrete!

C'era una volta, il cantafiabe dirà, e un'altra favola comincerà!

 

Eh si, purtroppo tutto ha una fine, e questa storia non fa eccezione.

Che dire? Sono davvero triste anche io, ormai mi sono affezionata ai personaggi, e mi sono quasi messa a piangere quando ho scritto le ultime battute!

Ringrazio dal profondo del mio cuore tutti voi che avete letto questa storia e tutti voi che mi avete recensito.

Un ringraziamento particolare ve a Claire_Hope, che ha avuto la fortuna di leggere la storia in anteprima, e ad Adam_96, con la quale é nata una bellissima frequentazione anche fuori da EFP. Vi abbraccio di cuore, e sappiate che a voi va tutto il mio affetto.

 

Ci sarà un sequel? Bé.. Non lo so.

Sicuramente questa non sarà l'ultima storia in chiave Hetalia che leggerete da parte mia, ma per ora non me la sento di imbarcarmi in un'altra long-fic, soprattutto a causa della scuola, quindi mi sa che vi toccherà aspettare un po' :)

 

Comunque, non disperate, e come ho detto nella canzoncina (era una filastrocca che c'era alla fine di alcune musicassette che narravano le storie che hanno segnato la mia infanzia.. Ah, che bei tempi!) un'altra ne avrete! C'era una volta, il cantafiabe dirà, e un'altra favola comincerà!

 

Quindi,

 

Blijf Verbonden!!

 

Iris

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