Hope lives... because the evidence never dies

di Najara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


Hope lives… because the evidence never dies

Capitolo primo

Lilly entrò in ufficio, come al solito era la prima, si sedette e rilesse un vecchio rapporto che non aveva ancora ritirato. Mezzora dopo Stillman arrivò, la salutò e si diresse al suo ufficio, Jeffries e Vera non tardarono come al solito stavano amichevolmente litigando, la salutarono e continuarono a punzecchiarsi. Kat arrivò con dei caffé che distribuì a tutti. Lilly era in ufficio già da un’ora quando infine arrivò Scotty, lei si era alzata dalla scrivania e lui per cercarla fece scivolare lo sguardo per tutto l’ufficio. Quando la vide le sorrise e la salutò. “Ciao Lilly, abbiamo qualcosa di nuovo?” “No, Scotty, per ora nulla”. Non aveva finito di parlare che un signore anziano, accompagnato da una signora più giovane, chiese del detective Rush. Lilly sorrise a Scotty e fece cenno al poliziotto di farli entrare. “Salve, ispettore Rush e Valens” aggiunse indicando Scotty che si era avvicinato con un taccuino, “in cosa possiamo aiutarla?”. L’anziano signore si presentò era Paul Fersen ed era accompagnato da Sandy Bateer la migliore amica di sua figlia “Sono venuto per chiedere di riaprire il caso dell’omicidio di mia figlia Mira e del suo fidanzato Jason Blass” “Ci sono degli elementi nuovi?” chiese Scotty “No” “Allora perché?” Lilly lo guardava attentamente “Perchè sto per morire ma prima voglio vedere l’assassino di mia figlia punito per quello che ha fatto alla mia principessa”. I due ispettori non sapevano che fare, non c’era proprio nessun spunto da cui partire…“Andiamo Paul questi signori non possono aiutarci…” Sandy prese il braccio del signor Fersen e lo aiutò ad alzarsi, fecero qualche passo verso l’uscita poi lui si voltò “Voi non vorreste la verità?”. Scotty guardò Lilly, sapeva già che avrebbero passato le prossime ora nel archivio, nei suoi occhi si era accesa quella luce che conosceva molto bene, lei non sapeva proprio resistere al richiamo della verità.

Andarono da Stillman che disse loro di dare un’occhiata al caso per vedere se c’era qualcosa da cui partire. Il caso era dell’82 ed era stato seguito per molto tempo, probabilmente perché il padre di Jason era un ricco industriale con appoggi altolocati, comunque non si era giunti a nulla. Avevano indagato sul fratello della ragazza che aveva intimato a Jason di stare lontano dalla sorella di fronte a molti testimoni l’alibi però era solido e le indagini si erano concentrate sui nemici del padre che in quel periodo aveva ricevuto delle lettere minatorie, si era scoperto il mandante, un socio cacciato, che però era stato lontano da Philadelphia per tutta la settimana e non lo si era potuto collegare a nessun killer. Dopo quel buco nell’acqua le indagini si erano arenate. Lilly tornò da Stillman ed insieme a Scotty gli illustrò il caso “Sono stati trascurati dei moventi più passionali, Mira ha ricevuto un colpo alla testa e Jason al cuore, strano no?, secondo me implica dei sentimenti forti, sicuramente non è stato un killer di professione come si sospettava all’epoca…” Stillman la guardò, sapeva che non si sarebbe lasciata convincere a lasciare il caso e inoltre si poteva scoprire qualcosa di più nella cerchia dei parenti e conoscenti così trascurata nell’82. “Bene riapriamo l’indagine” . Uscì dall’ufficio, seguito dai due ispettori, chiamò il resto della squadra e spiegò loro il caso poi assegnò i vari incarichi. Vera e Jeffries andavano dal fratello della vittima Jack Fersen, Lilly e Scotty dai genitori di Jason i signori Blass, mentre Kat sarebbe tornata dal signor Fersen per dirgli della riapertura e chiedere ulteriori dettagli.

Vera e Jeffries trovarono Jack al lavoro.

Vera: Jack Fersen?

Jack: Chi lo vuole?

Jeffries: Ispettori Jeffries e Vera siamo della omicidi, vostro padre oggi è passato da noi…

Jack: Accidenti cosa volete da me?, il vecchio vuole il colpevole dell’omicidio di Mira, io lascerei il passato in pace!

Vera: Stai dicendo che non vuoi prendere il bastardo che ha ucciso tua sorella?

Jeffries: Non sarà perché sei stato tu?

Jack: Che idiozia! Volevo bene a mia sorella!

Vera: Ma ci risulta che hai minacciato Jason…

Jack: Quel riccone? Quando l’ho minacciato pensavo fosse un poco di buono poi ho capito che si amavano veramente…

Vera: Allora hai qualche idea su chi possa essere stato?

Jack: No, e vi ho già detto come la penso: il passato è passato!

Scotty e Lilly andarono dai genitori di Jason. Abitavano in una villa fuori Philadelphia “Accidenti quanti stipendi da poliziotto ci vorranno per comprarsi una casetta così?” Chiese Scotty sorridendo a Lilly “Temo più dei nostri due stipendi messi insieme in una vita!”. Suonarono alla porta, venne ad aprire una domestica “Si?” Scotty e Lilly mostrarono i distintivi “Omicidi, vorremo parlare con i signori Blass…” “Prego entrate, chiamo i signori, potete accomodarvi in salotto”. Scotty si tratteneva a stento dal ridere, appena la domestica si fu allontanata guardò Lilly e disse “Accidenti parla come nei film dell’ottocento!!!”, Lilly rise “Mi piacerebbe vedere la faccia di Vera!” Scotty stava per rispondere quando la domestica rientrò tutta impettita “I signori stanno scendendo, desiderate qualcosa? Tè? Caffé?” “No grazie” rispose Lilly perché Scotty era troppo impegnato a guadare altrove, probabilmente immaginare la faccia di Vera era stato davvero troppo. I signori Blass arrivarono poco dopo.

Signor Blass: Scusate l’attesa, in cosa possiamo esservi utili?

Lilly: Abbiamo riaperto l’indagine sulla morte di vostro figlio…

Signora Blass: Dopo tutti questi anni? Abbiamo tanto sofferto!

Scotty: Volevamo sapere se avevate dei sospetti, se in questi anni qualcosa di nuovo vi aveva fatto riflettere sugli avvenimenti di quei giorni…

Signor Blass: Ho subito pensato fosse legato alle lettere che avevo ricevuto…

Lilly: lo sappiamo ma non hanno portato a niente, pensiamo a qualcuno legato alla famiglia, che poteva avercela direttamente con vostro figlio o con la sua fidanzata Mira, magari in quanto coppia…

A queste parole la signora Blass si agitò

Lilly: Signora, vuole dire qualcosa?

Scotty che aveva visto la reazione agì immediatamente.

Scotty: signora Blass perché non accompagna la mia collega a vedere la camera di Jason, immagino ne avesse ancora una qui, malgrado abitasse altrove, giusto?

Signora Blass: Si certo, prego se vuole seguirmi…

Lilly che aveva capito lo stratagemma di Scotty per lasciarla sola con la donna si alzò e la seguì fuori dalla stanza. La signora gli mostrò la camera, rimaneva poco da vedere ai fine dell’indagine, era ovvio che quella stanza era stata occupata da un Jason adolescente e non dal venticinquenne che era stato ucciso. Lilly fece un giro della stanza poi si voltò “Cosa mi dice sul rapporto tra Jason e suo padre? Suo marito era felice della relazione che intratteneva con Mira?”

La signora Blass si stropicciò la mani “Jason era un bravo ragazzo, lui amava Mira, qualche giorno prima della sua morte mi ha chiesto l’anello di famiglia, voleva sposarla.” “Non risulta nel verbale… non è stato trovato nessun anello…” Lilly la osservò “ma non ha risposto alla domanda” “mio marito voleva bene a Jason, però non gli avrebbe mai perdonato un matrimonio con una figlia di un operaio… non mi guardi così erano altri tempi!” “Lei mi sta dicendo che suo marito ha un movente?” insistette Lilly “Non è stato lui! E’ rimasto con me tutta la sera, e poi non era venuto a sapere della volontà di nostro figlio di sposare Mira!”.

In macchina, ritornando in centrale Lilly raccontò a Scotty ciò che aveva saputo. “Interessante soprattutto la mancanza dell’anello e poi l’alibi fornito dalla moglie non è così indistruttibile, dovremmo scoprire se Jason aveva parlato al padre delle sue intenzioni” rifletté Scotty, “Già ma chi potrebbe dircelo…”obbiettò Lilly “Mentre eri di sopra il padre mi ha parlato di un amico intimo di Jason, un certo William Parker , potrebbe sapere qualcosa”, “Bene e ora che ci penso anche la signora che ha accompagnato il signor Fersen era un’amica,dovremmo parlargli”.

Arrivati in centrale trovarono i colleghi, ognuno raccontò agli altri le informazioni ricevute. Solo Scotty e Lilly avevano ottenuto qualcosa, Vera trovava sospetta la rassegnazione del fratello di Mira, non sembrava affatto il tipo di persona che potesse avere certe filosofie, era più probabile che nascondesse qualcosa, ma era solo una sensazione, niente di più. Kat aveva trovato Paul Fersen che aveva accolto con gioia la notizia della riapertura del caso, ma non aveva potuto aggiungere niente alle dichiarazioni del mattino. Finiti i resoconti Lilly riprendendo il capotto disse “Io e Scotty pensavamo di fare un salto dai due amici della coppia Sandy Bateer e William Parker”. Stillman scosse la testa “Non se ne parla è troppo tardi, rimandiamo tutto a domani” Lilly lo guardò di traverso ma non replicò, non aveva tutti i torti. Scotty allora propose “Beh capo potremmo andare da William, domani alla prim’ora, io e Lilly, mentre gli altri potrebbero prendersi Sandy…” Stillman sorrise “Tu stai troppo con Lilly! Va bene, però da questo William ci vanno Lilly e Kat, mentre tu vai da Sandy sono sicura che preferisce parlare ad un bel ragazzo…” “Beh capo, allora ci potrei andare pure io!” Jeffries sbuffò alle parole di Vera, Scotty approfittò delle risate “Capo non è meglio se vado io con Lilly?” Stillman rispose prima a Vera “Sono sicuro che apprezzerebbe anche te ma preferisco che tu e Jeffries cerchiate l’anello magari è stato venduto” poi si rivolse più discretamente a Scotty mentre i colleghi si divertivano alle spese di Vera, “Quindi Scotty ho bisogno che tu vada da Sandy”. Lilly che non si era persa, a differenza degli altri, la richiesta di Scotty si scoprì piacevolmente sorpresa, anche lei preferiva lavorare con lui, avevano un affiatamento unico, sapevano anticiparsi, spesso finivano le frasi uno dell’altro e negli interrogatori sapevano sostenersi senza neanche guardarsi, avevano un’intesa perfetta, era bello scoprire che anche lui capiva il loro legame. Guardò Scotty che si era rassegnato alla decisione del capo e gli sorrise. Stillman, date le consegne, li mandò tutti a casa.

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


Capitolo secondo

Capitolo secondo

 

Quel mattino Lilly invece di dirigersi, come al solito, in ufficio attese che Kat passasse a prenderla. Non tardò e insieme andarono al domicilio di William Parker. Sapevano poco di lui, era molto ricco ma si era ritirato in una casa per non uscirne praticamente mai, evitava tutti i contatti umani. Bussarono alla porta e attesero, non rispose nessuno allora Lilly bussò di nuovo, questa volta una voce disse loro di entrare.

William: Cosa volete da me?

Lilly: Lei è William Parker? Ottenendo un cenno di assenso continuò: Stiamo indagando sulla morte di Jason Blass ci risulta che eravate amici

William: Era il mio unico amico, ho perso i genitori da piccolo e mio zio che aveva l’affidamento era sempre lontano Lui mi voleva bene Lui era mio amico Lui mi capiva Lui…

Kat guardò Lilly, era ovvio che William non aveva tutte le rotelle a posto, le guardava ma era perso nei ricordi. Bruscamente si riscosse: Cosa volete da me?

Kat: Volevamo sapere se Jason avesse parlato a suo padre dell’intenzione di sposarsi con Mira, lei che lo conosceva, che era suo amico, magari Jason si è confidato. Kat parlava con voce suadente tentava di ottenere da lui qualche informazione in più. William non la guardò neppure, gli occhi fissi su Lilly: ”Voi siete innamorata?” La domanda così a bruciapelo sorprese Lilly che per un attimo non seppe che rispondere, il silenzio fu colmato da William: Certo certo… Lui non l’avrebbe mai sposata, mai… una piccola sudicia figlia di operai… e con quel fratello sempre senza soldi…

Lilly: Intende Jack?

William: Si, Jason gli aveva prestato un mucchio di soldi per far piacere a quella sciocca!

Detto questo le guardò arrabbiato: Che fate qua! Fuori da casa mia!

Lilly e Kat si allontanarono. In macchina si scambiarono le opinioni, “Capisco perché si è isolato è totalmente andato!” iniziò Kat “Già, concordò Lilly, chiaramente era molto legato a Jason, probabilmente era l’unico a dimostrargli un po’ di affetto. Comunque Jack non ci ha detto tutta la verità, sarà il caso di convocarlo in commissariato, ora abbiamo un movente chiaro!”

Giunte in commissariato, trovarono ad attenderle Scotty “Finalmente! Come è andata con William?” Lilly e Kat gli raccontarono dello strano interrogatorio, poi Lilly chiese se lui aveva ottenuto qualcosa “Beh Sandy era chiaramente gelosa del rapporto dell’amica con il ricco Jason, anche se ha tentato di nasconderlo, non ha fatto altro che parlarmi dei gioielli che le regalava! Non so… non mi sembra comunque un movente così forte…” Lilly e Kat concordarono con lui, la pista di Jack sembrava più promettente. Stillman li raggiunse e disse che Vera e Jeffries non avendo trovato nulla, malgrado l’unicità del pezzo, stavano tornado. Probabilmente il gioiello era ancora nelle mani dell’assassino.

Convocarono Jack che arrivò poco dopo, lo fecero accomodare nella sala interrogatori. Vera e Jeffries si incaricarono dell’interrogatorio.

Jack: Cosa volete ancora da me! Vi ho detto che non mi interessa!

Vera: Però i soldi ti interessano è Jack?

Jack: Di cosa state parlando?

Jeffries: Non fare il tonto con noi, sappiamo che dovevi un mucchio di soldi a Jason!

Poi si rivolse a Vera: Furbo il ragazzo, non trovi? Uccidi la persona a cui devi i soldi ed è come aver vinto alla lotteria! Solo senza tasse!

Vera: E la sorellina, scomoda testimone, la si elimina, no?!

Jack: Non è vero! Non li ho uccisi io! E’ vero, dovevo dei soldi a Jason ma non li avrei mai uccisi, Jason capiva i miei problemi, non era uno strozzino mi aveva lasciato del tempo per restituirglieli!

Jeffries: Non è sufficiente per discolparti! Sappiamo che eri lì la sera dell’omicidio!

Questa era un’invenzione, Jeffries tentava di ottenere una confessione fingendo di sapere più cose di quelle che in realtà sapevano. Jack li guardò, era sempre più agitato.

Jack:La sera dell’omicidio sono andato da lui, è vero! Ma mia sorella non c’era neanche! Ero andato a casa sua per dargli una piccola parte di quello che gli dovevo, come eravamo d’accordo! Non gli ho fatto niente! Sono rimasto pochi minuti, poi è arrivato suo padre e Jason mi ha fatto uscire dalla porta posteriore! 

Vera e Jeffries si guardarono. Nella stanza accanto Lilly, Scotty e Stillman avevano seguito tutto lo scambio.

Lilly: Questo non ce l’aveva detto il signor Blass, l’alibi fornito dalla moglie non regge più

Stillman: Allora convochiamolo

Il signor Blass arrivò e fu accompagnato nella sala degli interrogatori. Stillman guidò l’interrogatorio insieme a Kat.

Stillman: Salve, ci dispiace disturbarla, ma volevamo sapere più esattamente per che giorno erano fissate le nozze

Signor Blass: Non so di cosa state parlando…

Kat: Ma come? Delle nozze di suo figlio con Mira no?

Signor Blass: Ma quale nozze? Mio figlio non si voleva sposare…

Stillman: E’ inutile negare, sappiamo che la sera dell’omicidio era a casa di Jason, e il movente è chiaramente la volontà di suo figlio di sposare una povera figlia d’operai!

Signor Blass: Come avete saputo?...

Kat: Ci dica è arrivata Mira mentre discutevate? E così hai ucciso entrambi?

Signor Blass: No no! Non è andata così! Ero arrabbiato è vero! Avevo scoperto la mancanza dell’anello di famiglia così ho interrogato mia moglie che ha dovuto dirmi la verità. Sono andato da lui,era solo, abbiamo discusso, lui mi ha detto quanto l’amava, mi ha spiegato che non poteva vivere senza di lei! E io ho capito! Mi sono sentito uno sciocco, in fondo era l’amore che contava non i soldi, così gli ho dato la mia benedizione, ci siamo abbracciati e sono tornato a casa.

Stillman: Perché allora sua moglie ha tentato di coprirla? Se la verità è tutta qui, perché non dirla e basta?

Signor Blass: Quella sera gli avrei raccontato tutto, ero così felice!, lei dormiva già così ho rimandato al giorno dopo, ma poi la scoperta della morte di Jason ci ha sconvolti e non le ho più detto niente.

Kat: Bella versione, ma dove sono le prove?

Signor Blass: Non è una versione è la verità! Potete chiedere a Sandy, lei mi ha visto uscire! E Jason era ancora vivo!

Era ormai pomeriggio inoltrato. Gli ispettori fecero insieme il punto. Quella sera, a casa di Jason, c’era stato molto movimento. Per primo Jack, poi il padre, infine Sandy. Il primo era scagionato dal secondo, almeno per il momento, il padre di Jason sembrava poco probabile, non aveva mai posseduto un’arma, inoltre entrambi sembravano sinceri. Malgrado fosse tardi decisero di provare a convocare Sandy, non la trovarono, così il capo rimandò a domani e mandò tutti a casa.

Lilly si rivolse a Scotty: “Ti dispiace accompagnarmi a casa, così puoi raccontarmi un po’ più nei dettagli il colloquio che hai avuto con Sandy questa mattina?” “Certo, volentieri”, Scotty amava passare del tempo con Lilly, lei aveva uno forte spirito d’osservazione, parlare con lei dei casi spesso significava vedere le cose da punti di vista diversi e scoprire aspetti nuovi. Stare con lei, vederla sorridere, sentirla pronunciare il suo nome gli dava sempre una piccola stretta al cuore, lo rendeva felice. Stillman scosse la testa “Siete proprio impossibili voi due!”.

In macchina Scotty raccontò a Lilly i dettagli del suo incontro con Sandy “Non ne potevo più, mi ha addirittura raccontato che va a confessarsi la sera di tutti i giovedì!” Lilly lo guardò “Ma oggi è giovedì! Per questo non l’abbiamo trovata… ormai dovrebbe essere a casa però… cosa ne dici se facciamo un salto da lei?” Scotty le sorrise “Il capo non ne sarà felice!” “Beh togliamo del lavoro per domani, no? E poi, se è lei, risolviamo l’indagine e chiudiamo il caso!” “Ok ok!”. Si diressero così alla casa di Sandy Bateer.

Scotty bussò alla porta, Sandy venne ad aprire e quando lo vide il suo viso si illuminò, poi scorse anche Lilly e bruscamente il suo volto cambiò, si leggeva la gelosia.

Scotty: Buona sera, avremmo bisogno di parlare un po’ con lei, questa è la mia collega, l’ispettore Rush, possiamo entrare?

Scotty aveva parlato tutto il tempo sorridendo e guardando Sandy negli occhi, anche quando aveva presentato Lilly non l’aveva guardata, accennando a lei con il braccio. Lilly nascose un sorriso, era sicuro che Scotty sapeva come rendere una donna innamorata. Infatti a quelle parole Sandy sorrise e li fece accomodare. Lilly capì immediatamente come avrebbe dovuto condurre l’interrogatorio, era chiaro che Sandy non poteva sfuggire al fascino di Scotty.

Lilly: Signora Bateer

Sandy: Signorina… dicendo così sorrise a Scotty che rispose a sua volta con un sorriso

Lilly: Signorina Bateer, vorremmo sapere cosa faceva la sera dell’omicidio nella casa di Jason.

Sandy guardò verso Scotty disorientata: Non capisco… io non ero lì quella sera…

Scotty: Su Sandy, la posso chiamare così vero?

Sandy: Certo…

Scotty Sandy non mentirci su, lo so che non hai fatto nulla a Jason e a Mira, però sappiamo che eri lì…

Sandy: Ero passata per vedere Jason, io pensavo che Mira non lo meritasse, volevo parlargli, fargli capire che io ero più adatta a lui…

Lilly: Ma lui l’ha respinta, non è vero?

Sandy la fulminò con lo sguardo poi tornò a guardare Scotty: Non sono neanche entrata! Ho visto uscire suo padre e mi sono nascosta, anche se credo mi abbia visto lo stesso, comunque stavo per bussare quando ho sentito la voce di William all’interno, probabilmente era passato dalla porta sul retro, quindi me ne sono andata. 

Scotty: William? Il miglior amico di Jason?

Sandy: Sì, stavano litigando per qualche cosa, non so…

Lilly: Quella sera avete visto Mira?

Sandy: Sì, stava arrivando mentre io me ne andavo, non mi ha visto, ed è entrata in casa.

Lilly: E non le è sembrato il caso di dirlo alla polizia?

Sandy: No… c’era quella storia delle lettere minatorie, e poi William era assolutamente inoffensivo, così insignificante.

Scotty si alzò, Lilly fece lo stesso e si avviarono all’uscita, Sandy chiamò Scotty: Il mio numero ce l’ha vero? Mi farebbe piacere parlare ancora con lei.

Scotty la ringraziò e uscirono, Lilly non sprecò l’occasione “Accidenti hai fatto colpo, io ci farei un pensierino!” gli disse ridendo.

Scotty la guardò “Gelosa è?”. Lilly smise immediatamente di ridere e abbassò lo sguardo, Scotty fu sorpreso dalla reazione, la sua era stata una battuta. Lilly cambiò argomento “Ormai è chiaro, quasi sicuramente è stato William, anche se non vedo il movente” Scotty approfittò del cambio di discorso “Già, forse Jason lo trascurava ora che aveva Mira… Hai detto che non ha le rotelle a posto” “Sì, infatti pensavo fosse dovuto alla reclusione, ma forse tutto è legato, uccide Jason e Mira in un momento di pazzia, non riesce a sopportare la colpa e si reclude, così da perdere ancora di più il senso di realtà”. Salirono in macchina “Ti porto a casa?” chiese Scotty “Stai scherzando? Dobbiamo andare da William!” Lilly non riusciva proprio ad andare a dormire ora che erano così vicini alla risoluzione del caso. “Va bene, sono d’accordo, però chiamiamo il Capo”, Scotty non voleva avere le ire del capo sulla testa. Lilly prese il cellulare e chiamò Stillman.

Stillman: Dimmi Lilly

Lilly: Capo, non si arrabbi, siamo andati da Sandy per vedere se c’era e l’abbiamo trovata

Stillman: Accidenti Lilly, avevamo rimandato a domani! Cosa avete scoperto?

Lilly: Quella sera William era a casa di Jason  e litigavano, Sandy ha anche detto che mentre loro litigavano è arrivata Mira… vorremmo andare da William, non c’è tempo da perdere, se è lui il colpevole, è pazzo non sappiamo come abbia potuto reagire alle domande di questa mattina!

Stillman: Va bene, chiamo gli altri e ci vediamo tutti lì, non voglio che entriate se non siamo arrivati, chiaro?

Lilly: Si capo, vi aspettiamo.

Arrivarono alla casa di William per primi, come c’era da aspettarselo. Scesero dalla macchina, la casa era totalmente al buio, ma da essa provenivano dei rumori, come dei forti colpi. “Dobbiamo entrare, Scotty, non possiamo aspettare, chissà cosa sta combinando!” “Va bene, in effetti sono d’avvero strani questi rumori, e poi il capo arriverà a minuti…”. Entrambi estrassero le pistole e le torce, che avevano sempre con loro. Si avvicinarono alla porta e Lilly bussò con forza. Nessuno rispose, la porta era aperta. Scotty entrò per primo, seguito da Lilly.

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


Capitolo terzo

Capitolo terzo

 

Il corridoio era vuoto, Scotty premette l’interruttore della corrente, la luce non si accese. Proseguirono con le torce, Scotty, sempre davanti, proteggeva con il corpo Lilly che gli controllava le spalle. Non riuscivano a identificare i rumori, era però chiaro che provenissero dal basso. Arrivarono ad una scala, dopo aver controllato due stanze, entrambe vuote. Scotty indicò a Lilly l’ultima stanza, mentre lui iniziò a scendere le scale. Evidentemente si trattava di una cantina, non c’erano finestre e l’unica luce presente era quella della sua torcia. Il rumore si fece sempre più intenso, la scala portava ad una stanza bassa, Scotty entrò con la pistola davanti a sé. Una forte luce lo colpì e lui d'istinto alzò le braccia per proteggersi gli occhi, non vide neanche arrivare il colpo. Fu colpito alla tempia da una sbarra di ferro, cadde a terra, un rivolo di sangue gli scorreva sulla fronte. Il suo aggressore gli tolse la pistola e iniziò a salire le scale.

Lilly controllò la stanza, era vuota come le altre, una strana inquietudine la percorse, non avrebbe dovuto separarsi da Scotty, si girò per raggiungerlo e si trovò davanti una pistola.

“Forza abbassa quell’arma, non vorrei ancora spararti…”, Lilly fu colta dalle vertigini, un senso di panico la percorse, no non di nuovo! Era paralizzata, abbassò la sua arma e la passò al suo aggressore, all’improvviso identificò l’arma con cui la minacciava “William, cosa hai fatto a Scotty?”, l’altro sorrise “Beh direi che o è morto o sta per esserlo…e tu temo lo raggiungerai presto!”, Lilly si sentì prendere dalla disperazione, poi pensò a Scotty e una fredda ira la percorse schiarendole la mente. Si impose di controllarsi, doveva reagire, poteva ancora salvarlo, Stillman e gli altri stavano per arrivare e Scotty forse era solo ferito, ora sapeva cosa fare. “Dimmi William perché li hai uccisi? Jason non era forse il tuo unico amico?” William la guardò con fare beffardo “Non sei mai stata innamorata?”, di nuovo quella domanda, Lilly non capiva, William era forse innamorato di Mira? “Forza rispondi, non c’è forse qualcuno nel tuo cuoricino di detective?” Non ebbe un attimo di dubbio: Scotty, fu stupita lei stessa della rivelazione, sapeva che era importante per lei, ma non aveva mai capito quanto, ne era innamorata! Quasi scoppiò a ridere, che stupido capirlo ora che stavano per morire entrambi. William la osservava “Rispondi altrimenti ti uccido! Come con quel altro, di sotto!” “Se lui muore non vale la pena di vivere!” non sapeva perché l’aveva detto, ma sapeva che era vero. William rise, una risata da folle “Così il tuo cuore appartiene al bel ispettore, in effetti, spalle larghe, mani forte, e quella sensazione di forza che emana… peccato che sia tardi per le dichiarazioni!”. Alzò la pistola contro Lilly che era rimasta folgorata da un idea, quando un rumore provenne dalle scale, William si voltò velocemente, Scotty si reggeva al muro, era quasi riuscito a sorprenderlo, ma le sue gambe l’avevano tradito sull’ultimo scalino. William era alterato, stava per sparare, ma Lilly fu più veloce e si interpose tra lui e Scotty coprendolo con il suo corpo, poi senza attendere parlò “Lo amavi, non è vero? E lui ha scelto Mira, quella sera glielo hai detto, ma lui ti ha respinto, così lo hai ucciso! E con lui Mira, non riuscivo a capire il perché dello sparare al cuore di lui e alla testa di lei, ora è chiaro, era il gesto di un innamorato!” “Non è vero! Lui avrebbe scelto me! Mi amava! Se non fosse arrivata lei mi avrebbe scelto!” Mentre William parlava, Lilly aveva allontanato Scotty dalle scale e ora lo aiutava a rimanere in piedi, Scotty teneva la testa bassa, evidentemente lo sforzo di salire le scale l’aveva stremato. William avanzò verso di loro, lo sguardo accesso dalla follia “Sì, lei è arrivata e lui mi ha detto che l’amava, che l’avrebbe sposata, mi mostrò l’anello che le aveva dato quel pomeriggio! Era offuscato da quella strega, così ho estratto la pistola e gli ho sparato alla testa!” si interruppe allora Lilly intervenne quasi sottovoce “Ma lui non ti ha capito? Dimmi, William, cosa ha fatto Jason?” William sentendo pronunciare il nome dell’uomo che aveva amato e ucciso la guardò “Lui si è buttato su di lei, la chiamava,cercava di rianimarla, mi chiedeva perché? Perché? Perché?... Allora l’ho ucciso…”. Lei e Scotty erano contro la parete, l’unica via d’uscita era una finestra, ma certo lui avrebbe sparato ben prima che lei avesse avuto il tempo di spingere Scotty fuori. Sentì una mano sfiorargli il braccio, Scotty alzò lentamente la testa, nel buio William preso dai ricordì non lo notò, la guardò fisso negli occhi, in quello sguardo c’erano molte parole che non poteva dire, poi fece un leggero cenno verso la finestra. Lilly capì e scosse decisa la testa, non l’avrebbe lasciato solo! William sembrava essersi dimenticato completamente di loro anche se la pistola rimaneva sollevata, Scotty la guardò con tenerezza, poi le sue labbra formarono una frase silenziosa, “Non posso farlo con te qui” era semplice, si sarebbe sacrificato per lei, si sarebbe gettato sul loro sequestratore, lasciando a lei il tempo di fuggire. Lilly non voleva, scosse la testa ancora, ma era inutile aveva deciso, sapeva che era l’unica possibilità per entrambi, William prima o poi si sarebbe riscosso e Lilly non aveva più nessun argomento per trattenerlo, avrebbe sparato ad entrambi. Scotty si scostò lentamente da lei, aveva ripreso un po’ di forze e ora riusciva a stare in piedi da solo, la guardò come se volesse imprimersi nella mente i suoi lineamenti, come se la guardasse per l’ultima volta, poi si buttò su William. Lilly contemporaneamente si gettò sulla finestra, il vetro si ruppe e lei si ritrovò fuori, il contatto con il terreno le tolse tutto il fiato dai polmoni, ma non si permise di riposare, si rialzò e corse in strada, in quel momento un macchina svoltò a grande velocità l’angolo le arrivò accanto e frenò bruscamente, Stillman, Vera, Jeffries e Kat si precipitarono fuori dall’auto, “Cosa succede? Dov’è Scotty” Lilly non rispose a Stillman, ma afferrò la pistola del capo e si precipitò di nuovo verso la casa. Gli altri non ebbero bisogno di spiegazioni, la sua faccia era sufficiente, la seguirono il più velocemente possibile. All’improvviso due colpi d’arma da fuoco risuonarono nell’aria.          

Lilly si buttò verso la porta, Stillman cercò di afferrarla, se come immaginava William aveva avuto la meglio era da pazzi entrare, si sarebbe certamente presa una pallottola, ma non ci riuscì. Lilly entrò nella casa, voleva arrivare da lui e se era morto allora l’avrebbe raggiunto comunque! Piombò nella stanza da dove poco prima era fuggita, seguita da tutti gli altri. Scotty era a terra insieme a William, gli occhi chiusi, sentendoli arrivare li aprì “Ce ne avete messo di tempo”. Le gambe di Lilly tremarono, si fermò e solo allora notò il sangue che si stava allargando sul petto di William. Stillman gli controllò il polso, poi scosse la testa, era morto. Jeffries e Vera aiutarono Scotty ad alzarsi “Ehi vecchietto, non riesci più a stare in piedi?” Vera non riuscì a trattenersi. Scotty li allontanò “Certo che riesco a stare in piedi!”, cercò di fare un passo e se Vera e Jeffries non l’avessero afferrato sarebbe caduto. Stillman notò la traccia di sangue sulla fronte e lo guardò preoccupato, poi si rivolse a Kat che era appena rientrata dopo aver chiamato in commissariato, “Chiama un’ambulanza per favore”. “Non è il caso capo tra un attimo starò meglio…” Stillman non si prese neanche la briga di rispondere a Scotty, raggiunse invece Lilly che non aveva più detto niente e la accompagnò fuori “Tutto bene?” “…Sì… E’ solo che per un attimo pensavo di averlo perso per sempre…”, Stillman la guardò sorpreso, non si sarebbe mai aspettato una simile confessione da Lilly, evidentemente era ancora sotto shock. Gli agenti dal commissariato arrivarono in poco tempo e anche l’ambulanza non tardò. Scotty fu coricato sulla barella malgrado le sue proteste e portato in ospedale. Stillman fece salire Lilly in macchina, poi seguirono l’ambulanza.

Arrivati dovettero attendere che Scotty fosse visitato e facesse le analisi del caso. Circa un’ora dopo un dottore si avvicinò “Siete i colleghi di Valens?”, erano giunti in ospedale anche gli altri. Stillman si alzò immediatamente “Sì, sono il suo superiore, come sta?”. Il dottore sorrise “Direi bene, ha un leggero trauma cranico, ma con qualche settimana di riposo non dovrebbe riportare danni permanenti”, Lilly che aveva ascoltato con il volto teso lo scambio si rilassò, stava bene, era quello che contava! Vera intervenne “Allora possiamo vederlo? Non è che ha perso la memoria è? Mi deve ancora cinque dollari!”, il dottore sorrise alla battuta “Sì, potete vederlo è nella camera 18” , Stillman vide lo sguardo di Lilly “Bene direi che non è il caso di andare tutti insieme no? Vai prima tu Lilly, noi ci prendiamo un caffé per festeggiare, e dopo ti raggiungiamo” “Ma capo…ahi!” le proteste di Vera furono soffocate da un colpo di Jeffries, che si mise a spingerlo verso la caffetteria. Lilly lo ringraziò con un sorriso e si avviò verso la camera, arrivata alla porta bussò ed entrò. Scotty era coricato nel letto, appena vide di chi si trattava le sorrise. “Stai bene?” Improvvisamente Lilly si trovava senza parole “Sì, mi hanno prescritto un po’ di farmaci e due settimane di riposo, meglio di un proiettile, no?!”. “Scotty io…” Lilly abbassò lo sguardo, Scotty intervenne “Pensavi davvero quello che hai detto a William?” Lilly rimase senza parole non pensava avesse sentito “Sì, certo!” rispose infine  “Bene, perché non ho più intenzione di temere la tua reazione! Ti amo e oggi che ho pensato di perderti per sempre mi sono detto che, se vivevo, allora dovevo dirtelo!” Scotty non aveva ripreso fiato per tutta la dichiarazione e ora la guardava preoccupato, Lilly sentiva il cuore scoppiare non riuscendo a trovare altre parole gli si avvicinò e gli sussurrò “Ti amo anche io!”, poi lo baciò.

Stillman non riusciva più a trattenere gli altri e anche lui era impaziente di vedere Scotty, sperava  che il tempo lasciato ai due fosse sufficiente, si avvicinò alla camera e aprì la porta. Certo non si aspettava quello che vide, Lilly era abbracciata a Scotty, i due si stavano baciando, totalmente dimentichi del mondo, non l’avevano neanche sentito entrare. Prima che potesse richiudere la porta Vera si affacciò e li vide “Oh oh! Cosa abbiamo qui?!” il suo tono era canzonatorio, ma il suo volto esprimeva gioia per i due colleghi. Lilly saltò in piedi ed entrambi arrossirono poi Scotty rispose a Vera “Cos’è non ti ricordi più com’è che si dà un bacio?” Jeffries rincarò la dose “Chissà quand’è stato il suo ultimo!”. Tutti risero alle spese di Vera che brontolava vantando tante conquiste. Stillman guardò verso Scotty e Lilly, si era fatto serio “Direi che vi dovrei fare una bella ramanzina, avete disobbedito ai miei ordini… comunque immagino abbiate avuto un valido motivo, voglio il rapporto domani sulla mia scrivania, Stillman sorrise, quindi direi che noi dovremmo andarcene per lasciarvi scrivere il verbale…”, a nessun era sfuggito il sorriso e il leggero tono ironico dell’ultima frase, quindi si rilassarono. Salutarono Scotty e Lilly facendo loro tutti gli auguri di rito, Vera esagerò con un “Auguri e figli maschi!”, poi se ne andarono lasciando la coppia a godere della reciproca compagnia. Lasciati soli Lilly e Scotty si sorrisero “Beh non abbiamo più il problema di dirlo agli altri!” fece notare Scotty, poi prese la mano di Lilly la fece avvicinare e la baciò, non si sarebbe mai stufato di farlo. Sì, tutto era finito per il meglio.

 

 

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