Don't close your eyes

di _Zexion_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lei, il suo mondo ***
Capitolo 2: *** Incontro ***
Capitolo 3: *** Destino ***
Capitolo 4: *** Decisioni ***
Capitolo 5: *** Pomeriggi ***



Capitolo 1
*** Lei, il suo mondo ***


« Essere o non essere, questo è il problema:
se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi,
i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna,
o prender l'armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli. »
[ Amleto: William Shakespeaer ]




Chiuse il libro sospirando. Lei, che non aveva mai potuto fare nulla nella sua vita se non leggere quei libri che tanto adorava, rinchiusa in casa, perché la sua salute fragile non gli permetteva di uscire.

Guardò fuori dalla finestra. Pioggia. Lei odiava la pioggia. Non perché portasse umidità, non perché offuscasse la vista del “mondo fuori”. La odiava perché era tetra. Ogni volta che pioveva il suo umore calava, diventava triste.

Quella notte ancora aveva sognato, e poi, si era risvegliata con la pioggia.

Aveva sognato di nuovo quel volto, quegli occhi verdi.E di nuovo la mattina si era risvegliata con il batticuore, le gote arrossate alla vista di quegli occhi così profondi, ma poi aveva sentito lo scroscio della pioggia, aveva aperto le tende, guardato fuori dalla finestra ed aveva visto il mondo bagnato.

Non aveva potuto impedire alle lacrime di scendere, anche quella mattina, perché il dolore era forte e gli attanagliava il cuore. Quegli occhi ogni volta la scrutavano, le stavano accanto dolci come non mai, ma lei non poteva sapere a chi appartenessero. Di nuovo, non potè fare a meno di restare seduta sul davanzale della finestra, guardando fuori.

-Cara? Io esco.. mi raccomando non stare troppo con la finestra aperta!-

-Sì mamma….-

Si preoccupava sempre per lei, forse troppo. Ogni tanto usciva, faceva un giro, ma doveva stare attenta. Se faceva troppo caldo, non poteva uscire.
Se faceva troppo freddo, non poteva uscire.
Se c’era umidità, non poteva uscire.
Se era primavera iniziata, non poteva uscire.
Troppi se, troppe proibizioni. Alla fine, riusciva comunque a uscire quel poco che bastava per rendersi conto che il mondo fuori c’era. Esisteva. Funzionava.

Osservava il mondo dalla sua finestra. Così familiare solo a lei, sembrava una tv. Ma solo lei ne aveva il telecomando.

Guardò l’orologio. 13.30. Voltò lo sguardo verso la finestra, spalancandola, guardando fuori.
3…
2….
1….

-Fratellone! Avanti sbrigati altrimenti la sorellina mangia tutto!-

Sorrise. Eccola, la solita ragazzina apparentemente sui 12 anni che tornava da scuola. I capelli castani raccolti in una coda alta, sicuramente gli occhi sprizzavano allegria come la voce, ma da quella distanza lei, non lo poteva vedere.

-Sìsì… arrivo… Sara,come fai ad avere tutte queste energie con la pioggia?-

Eccolo. Il fratello maggiore. Quasi sempre tornavano a piedi da scuola, lui, era più grande di lei. Apparentemente doveva avere la sua età. La divisa indosso, segno che andava in una scuola privata. Rimase lì ferma a guardarlo, mentre la sorellina gli correva incontro ridendo, schizzando l’acqua addosso a lui che la rimproverava di non stare mai ferma. Quell’impermeabile giallo risaltava in mezzo a quel tetro scenario. Quella ragazzina sicuramente era allegra. La invidiava. Aveva un fratello, aveva la libertà di uscire, aveva tutto. Lei, non aveva niente.

-Fratellone sei troppo tetro! Pure con quell’ombrellaccio nero! Dovresti essere più allegro sai?-

Ridacchiò appena, appoggiando poi la testa sulla mano, continuando ad osservare. Lei sapeva tutto quello che succedeva lì intorno. Quella ragazzina erano ormai due anni che passava davanti a casa sua e rideva, contagiandola con la sua felicità. Un giorno non l’aveva vista e si era sentita un po’ triste. Il giorno dopo era sopresa, perché era accompagnata da quel ragazzo.

-Lo sai che non mi piace la pioggia…-

-Ma perché? E’ così divertente!-

-E’ tetra…-

Spalancò gli occhi stupita, ascoltando con attenzione le parole del ragazzo.

-In che senso fratellone?-

-Ecco… mette tristezza…-

-Ma cosa dici?-

-Non importa Sara… sei ancora piccola per capire…-

Restò ferma, a guardare la ragazzina tornare a ridere, mentre il ragazzo la accondiscendeva. Lei non aveva mai scoperto come si chiamava. Per Lei ormai era “fratellone”. In quel momento capì che c’era qualcun altro come Lei. Quel ragazzo…

-Cosa stai guardando fratellone?-

Si riscosse dai suoi pensieri, alzando lo sguardo e incrociando i suoi occhi. Arrossì leggermente, chiudendo la finestra e nascondendosi dietro la tenda. Li vide parlare ancora e la ragazzina guardare verso di lei per poi sorridere e dire qualcosa al ragazzo. Lo prese per mano trascinandolo via, sbirciò da dietro la tenda. Gli aveva lanciato un ultimo sguardo.

Sospirò, prendendo un altro libro e sedendosi di nuovo davanti al davanzale, aprendo le tende, di nuovo sola.

Lei doveva badare alla sua salute, perché aveva un cognome importante. Avrebbe incominciato la scuola per la prima volta, l’indomani. Aveva sempre studiato privatamente ed era molto colta. Per la prima volta però gli era stato concesso di iscriversi ad una scuola, avrebbe frequentato direttamente dalla terza, secondo quadrimestre iniziato. Aveva preso pieni voti durante il test per farla entrare. Lei doveva rispettare il volere dei suoi genitori, dargli la soddisfazione, era la loro unica figlia. Figlia di un importante uomo d’affari e di un avvocatessa.

Lei aveva un cognome importante alle spalle.


« Che significa "Montecchi"?
Nulla: non una mano, non un piede, non un braccio, non la faccia, né un'altra parte qualunque del corpo di un uomo.
Che cosa c'è in un nome?
Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa,
anche se lo chiamassimo con un altro nome,
serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo. »
[ Romeo e Giulietta: Giulietta atto II scena II: William Shakespear ]








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Prima storia originale che scrivo, spero vi piaccia.
Se avrà successo il primo cap, continuerò a pubblicarla.
La decisione spetta a voi ^^ ditemi se vi piace o no

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Capitolo 2
*** Incontro ***


Io ti chiesi perché i tuoi occhi
si soffermano nei miei
come una casta stella del cielo
in un oscuro flutto.
Mi hai guardato a lungo
come si saggia un bimbo con lo sguardo,
mi hai detto poi, con gentilezza:
ti voglio bene, perché sei tanto triste

[- Hermann Hesse]




Si alzò presto quella mattina. Alle 8.00 avrebbe iniziato il suo primo giorno di scuola. Il cuore gli batteva a mille, pensando che finalmente avrebbe potuto stare con tanti ragazzi della sua età.

Si guardò più volte allo specchio, la divisa, doveva ammettere, gli donava. La gonna a pieghe, nera, gli arrivava sino alle ginocchia. La camicia bianca e la giacca rossa, gli calzavano a pennello, senza mettere troppo in risalto le sue forme da sedicenne. La cravatta nera, la adorava senza motivo. Le calze e le scarpe nere, tutto era coordinato. Sorrise. I capelli lunghi, castano ramato gli arrivavano sino in vita. Sembrava che quella divisa fosse fatta apposta per lei, risaltava i suoi occhi castano chiaro.

-Cara! Sono le 7.30, è meglio se inizi a scendere e fare colazione!-

Corse giù per le scale, tenendo in mano la borsa contenente i libri. Saltò gli ultimi due gradini sorridendo, mentre si avviava in cucina e prendeva un toast, bevendo il suo bicchiere di succo di frutta.

-Dove vai?-

-Voglio andare a scuola a piedi!-

-Ma è pericoloso per la tua salute!-

-Lasciala andare cara…-

-Ma caro!-

-Rendi onore al tuo cognome Eleonora…-

-Sì padre…-

Uscì di casa, mangiando il suo toast, mentre ripensava alle parole dette dal padre. Sospirò, quando all’improvviso sentì un mormorio dietro di sé. Si girò incrociando un paio di occhi verdi, freddi, gelidi, tristi.

Lo vide indugiare un attimo sui suoi passi e guardarla, per poi continuare. In quel momento si rese conto che era accerchiato da altri ragazzi della sua età. Rimase a fissarlo, mentre un altro ragazzo di cui non si era resa conto gli si avvicinava alle spalle, lui però, non aveva la stessa divisa della sua scuola.

-Ti sei imbambolata ad osservare mio cugino?-

Si voltò di scatto spaventata, incrociando due occhi limpidissimi, azzurri. Quegli occhi erano dolci come quelli del suo sogno, erano allegri, spensierati.

-T..tuo cugino?-

Annuì indicandolo. Il proprietario di quegli occhi verdi.

-E’ lui… sai, non va d’accordo con le ragazze… e’ inutile che ci speri…-

-Sperare in cosa?-

-Ma come… ti sei innamorata di lui al primo sguardo no?-

Voltò il capo, iniziando a camminare veloce, troppo veloce per la sua fragile salute.

-Non capisco di cosa tu stia parlando!-

Sentì l’altro ragazzo ridacchiare e poco dopo si ritrovò a sorpassare i ragazzi di prima, compreso Lui.

-Gianluca! Ti metti ad importunare le ragazze già da quest’ora?-

-Veramente è innamorata di te cuginetto…-

Si voltò arrossendo furiosamente, per poi notare su di lei solo sguardi derisori, che si prendevano gioco di lei. Strinse la camicia all’altezza del petto.

-Ehi stai bene?-

Alzò di nuovo lo sguardo, incrociando gli stessi occhi verdi del suo sogno. Dolci e premurosi nei suoi confronti. Scosse il capo, chinando nuovamente lo sguardo. Non se n’era accorta…

-Vieni, ti riporto a casa tua…-

…Quegli occhi….

-Sai dove abita almeno?-

….erano sempre stati….

-Sì, l’ho scoperto per caso!-

….Così tristi?

Buio


Perché ti amo, di notte son venuto da te
così impetuoso e titubante
e tu non me potrai più dimenticare
l'anima tua son venuto a rubare.

Ora lei e' mia - del tutto mi appartiene
nel male e nel bene,
dal mio impetuoso e ardito amare
nessun angelo ti potrà salvare.

[- Hermann hess]







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Grazie a chi ha letto e recensito, spero vi piaccia anche il secondo capitolo ><

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Capitolo 3
*** Destino ***


Interrogo la tristezza e scopro
che non ha il dono della parola;
eppure, se potesse,
sono convinto che pronuncerebbe
una parola più dolce della gioia.

[Kahlil Gibran "Prose Poems"]



Sbuffò. Quella mattina aveva incontrato per caso quella ragazza, l’aveva portata a casa solo perché sapeva dove fosse, mentre gli parlava, gli era svenuta tra le braccia.

Quando era arrivato, la madre aveva iniziato a urlare preoccupata, aveva chiamato il medico, l’aveva visitata dicendo solo che era dovuto allo stress. Allora la madre aveva pensato bene di chiedere informazioni su di lui, conosceva i genitori, li aveva chiamati, li aveva avvisati, e poco dopo si era ritrovato a dover fare da balia alla ragazza.

Iniziò a guardarsi intorno per la stanza. Se avesse dovuto definirla precisamente, avrebbe detto: Strana.

Non era ne femminile, ne maschile. Forse, un poco femminile sì. In un angolo c’erano molti pupazzi. Orsacchiotti, coniglietti e così via. Aveva due librerie piene. In una c’erano molti fumetti, di tutti i tipi. Alcuni li conosceva perché anche lui li collezionava. Nell’altra libreria, tutti libri diversi. A partire da best seiller, a libri fantasy, horror, commedie, romanzi…. C’era di tutto. Potè constatare che era un appassionata di teatro e poesie.

Vicino alla finestra, dove l’aveva vista la prima volta, c’era un computer su una scrivania. Vicino cd di tutti i tipi. Giochi, programmi e così via. Continuò a guardarsi intorno. Vicino al computer c’era un comodino, con sopra uno stereo. Lì vicino, c’erano un sacco di cd musicali. Anche lì, c’erano di tutti i tipi. A partire da Mozart, per passare dai Blue, ai My Chemical Romance, Ligabue e anche lì, preferì fermarsi. Aveva molto gadget di vari cartoni animati trasmessi alla tv. Poi, c’era una cassettiera e infine un armadio bello grande.

Tornò a guardare la ragazza. Istintivamente spostò i capelli dal viso.

-Non sei una tipa a cui piace qualcosa in particolare… vero?-

La sentì mugolare e rigirarsi poi nel letto. Ridacchiò, sistemandosi poi gli occhiali e sospirando.

Perché portavi gli occhiali? Sicuro sia solo per quel poco di vista mancante?

La osservò attentamente, aveva i lineamenti femminili molto delicati. Il viso era abbastanza pallido, il corpo gracile. Quando l’aveva portata in braccio, temeva fosse fatta di cristallo e potesse rompersi da un momento all’altro.

Per nascondere la tristezza dei tuoi occhi….

Da quello che la sorellina gli aveva raccontato, nessuno aveva mai visto spesso questa ragazza fuori di casa. Quasi sempre rinchiusa, pareva avere dei problemi di salute.

Lei non ha mai potuto avere molte libertà…

All’improvviso la sentì mugugnare e poi lentamente, i suoi occhi verdi si persero in quelli castani di lei. Si accorse di avere una mano sul suo viso e la levò di scatto arrossendo.

Sembrava scottasse….

-Tu… sei il ragazzo dagli occhi tristi….-

Spalancò ancora di più gli occhi. Occhi tristi….

Gli occhiali non servono a molto per un buon osservatore….

-Cosa stai dicendo?-

…. Lei è una buona osservatrice….

-Scusa solo che… niente è stupido…-

…gli occhi sono lo specchio dell’anima.

-Dove sono i miei genitori?-

-Al lavoro…-

-Capisco… ti avranno costretto a stare qui…-

-Sì… tua madre conosceva i miei e allora…-

La senti ridere, una risata cristallina. Non avevi mai sentito una risata che sembrava così… pura…. Chini lo sguardo, incapace di capire perché nonostante lei non possa fare niente e sia così fragile, possa ridere così.

-Mia madre è sempre così…-

Vi guardate negli occhi.
Tristi per chi ha tutto, ma gli manca qualcosa.
Felici per chi non ha niente, eppure adesso sta per averlo.

-Eleonora…-

Ti porge la mano e la guardi titubante, alla fine la prendi e la stringi, mentre non sai perché, ma vedere quel sorriso sul suo volto ti fa soffrire.

-Mattia…-

E capite che i vostri destini ormai sono legati l’uno all’altro….











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Ed ecco il terzo capitolo ^^
Ringrazio chi ha recensito, letto e messo tra i preferiti, spero che vi piaccia anche questo cap u_u
Purtroppo in questi giorni ho iniziato ad essere un pò impegnata, quindi nn so quando arriverà il prossimo cap ma eviterò di ritardare.
Il prossimo comunque è già quasi pronto, quindi per quello penso non ci siano problemi ><
Ancoa grazie a tutti ^^

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Capitolo 4
*** Decisioni ***


Se c’era una cosa che odiava, era quando qualcuno decideva per lei.
Sin da quando era nata a causa della salute cagionevole e a causa del suo carattere poco ribelle, tutti decidevano per lei.
Quella volta, non era stata differente.
Ancora una volta avevano deciso per lei….

Chiuse di scatto il libro, buttandolo lontano da lei sul letto.
Si abbracciò le gambe restando sul davanzale, come sempre, soffocando i gemiti di un pianto che non era stato voluto.

*-*-*-*-*-*

Erano passati ormai quattro mesi da quel giorno, in cui lo aveva incontrato.
Pensava sarebbe iniziata una bella amicizia e si sbagliava.
Lui era sempre freddo, distaccato e silenzioso.
Lei invece era allegra, timida, ma anche “esplosiva” nel suo io.
E così un giorno all’improvviso, mentre lei cercava disperatamente di trovare un modo per rifare suo quello sguardo che l’aveva colpita, tornando a casa era subito stata invitata dai genitori in salotto, guardando sorpresa i genitori di Lui e Lui.

-Cosa succede?-

Ti guarda, e senti un brivido percorrerti la schiena.

-Forse è meglio se ti siedi cara…-

Come sempre ubbidisci e ti siedi, cercando di capire dagli sguardi perché tutti sembrano così preoccupati e colpevoli.

Dannatamente colpevoli….

-Tuo padre ed io, insieme ai genitori di Mattia… abbiamo deciso… ti farvi stare insieme….-

Senti un tuffo al cuore e ti volti non capendo quello che ti stanno dicendo.

In realtà non vuoi capire…

-In che senso?-

Vedi tua madre sorridere dolcemente e capisci che ancora una volta, qualunque cosa tu possa dire sarà inutile perché loro hanno già deciso.

-Sei la promessa sposa di Mattia… una volta finita l’università vi sposerete… se non prima…-

-Io e tua madre pensavamo finita la scuola superiore…-

Deglutisci chinando il capo, gli occhi spalancati.
Ti rendi conto di tremare e la cosa non può che sconvolgerti ancora di più.

Perché ancora una volta non hai possibilità di ribattere….

Avevi solo 2 anni.
2 anni e poi ti saresti sposata con un perfetto sconosciuto.
Anche se volevi provare a diventare amica, avevi bruciato le tappe.
Eri la fidanzata.
Ma non lo amavi.

Credevi di non amarlo…

La voce della madre del ragazzo ti distoglie dai tuoi pensieri.

-Sappiamo della tua fragile salute, ma confidiamo che tu possa guarire…-

Ancora quel sorriso dolce che ti fa mancare l’aria.
Ti volti verso di lui e i vostri occhi si incrociano.
E senti qualcosa che si spezza dentro di te.

-Cosa ne pensi cara?-

Prendi un profondo respiro e ti alzi, sotto lo sguardo stupito di tutti avvicinandoti a lui e sorridendo.

-Spero di andare d’accordo con te…-

Ti fissa sbalordito, forse si aspettava che tu negassi.

Ma non hai mai negato niente…. Perché dovevi farlo ora?

-Ti sta bene così?-

Lo fissi per un attimo e poi annuisci convinta.
Sorride beffardo e si alza.

-Non ti considererò mai la mia fidanzata…. Anche se lo sei… non puoi pretendere che io mi innamori di te!-

Lo senti uscire dalla casa sbattendo la porta e rimani per un attimo in piedi, sentendo i suoi genitori scusarsi con i tuoi.
Smetti di tremare e sempre sorridendo ti avvii verso la tua camera.
La maschera costruita ha sempre un buon effetto…

Ti cambi per poi buttarti sul letto fissando il soffitto e lasciando che le lacrime ti scendano libere sul volto.

”L’amore è bello…. Ti riempie il cuore di emozioni che nemmeno ti immagini, ti riscalda dentro….”

Ti metti una mano sul cuore, sentendo i battiti farsi sempre più lenti e per un attimo temi il peggio, ma poi tutto torna normale.

Però fa male…. Vero?

*-*-*-*-*-* Guardi fuori dalla finestra, le lacrime che ancora scendono libere sul tuo viso.
All’improvviso senti bussare alla porta e mormori un flebile “avanti”.
Ti volti solo quando senti la porta richiudersi dietro di sé, sono ormai giorni che non esci perché la tua salute si è stranamente aggravata.
Perdi un battito nel rivedere quegli occhi verdi.

-E’ colpa mia se stai male?-

Scuoti il capo, asciugandoti gli occhi e lui si avvicina a te, sedendosi sull’altro lato del davanzale.
Restate in silenzio ma forse non ti importa sul serio.

-Cos’hai?-

Alzi lo sguardo incrociando il suo e sorridi.

-Non sono libera di innamorarmi….-

Con tuo stupore si avvicina a te, sfiorandoti le labbra con le sue.

-Nessuno a questo mondo lo è veramente…. È tutto un gioco, e noi siamo le pedine…-

Restate fermi a guardarvi negli occhi, per poi spinti dal desiderio unire le vostre labbra.
Un bacio dolce, non sai perché te lo sta dando.
Ma non ti importa.
Adesso senti solo la sua mano posarsi sul tuo viso e trascinarti verso di lui, mentre il bacio si trasforma in qualcosa di più passionale.
Senti le sue mani percorrere la tua schiena, facendoti rabbrividire ma non si spinge mai oltre perché paura di romperti.

Quasi come fossi fatta di cristallo e ti stupisci di avere davanti la stessa persona.
Le lacrime ricominciano a solcarti il volto, perché inizi a capire, e così anche lui.

“Che cos’altro è l’amore, se non una pazzia molto discreta, una amarezza che soffoca, e una dolcezza che fa bene?”

(William Shakespeare)










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Eccomi qui, scusate per il ritardo ma ero andata via per il week end.
Questo capitolo è un pò carente e forse un pò affrettato, non so, però col prossimo rimedierò promesso.
Ringrazio chi ha letto, recensito e messo nei preferiti ^^

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Capitolo 5
*** Pomeriggi ***


Da quel giorno è cambiato tutto, o semplicemente niente. Non vi siete più rivisti e al suo posto hai visto spesso suo cugino Gianluca.
Lui parla, parla, ma non lo stai ascoltando veramente, guardi sempre fuori dalla finestra.
L’unico contatto che puoi avere con lui è quando i vostri occhi si incrociano, subito distogliete lo sguardo.

E’ l’imbarazzo, o la consapevolezza che ti reagire in questo modo?

-ora... Eleonora!-

Ti volti di scatto verso la voce che ti ha risvegliato dai tuoi pensieri e vedi Gianluca fissarti preoccupato.
Distogli nuovamente lo sguardo, non riesci più a guardare negli occhi nessuno.

Ti senti sporca….

-Ti senti bene?-

Annuisci e lo senti sospirare.
Da quanto tempo sei chiusa lì dentro?
Da quanto tempo non fai altro che pensare a lui?
Scuoti il capo nuovamente, e piano ti volti di nuovo verso la finestra.

Cos’è realmente più sporco?

-Stai pensando a lui vero?-

Ti giri e lo guardi, sembra essere improvvisamente diventato serio.
Sospiri sorridendo, il primo sorriso dopo molto, e scrolli le spalle.

-E’ il mio “fidanzato”…. Non dovrei?-

-Non dopo quello che ti ha fatto…-

-Non mi ha fatto niente…-

-Certo come no…-

Gli lanci un occhiataccia che lo fa sorridere divertito, non sai perché viene ogni volta a casa tua ma infondo la sua compagnia ti piace.
Ti volti di nuovo a guardare fuori dalla finestra, ormai dovrebbe essere ora, ma da una settimana a quella parte non lo vedi più.

Ma non ti vuoi arrendere e pensare che sia dipeso da te questa sua assenza…

-Non verrà…-

Ti volti irritata.
Non sai perché, ma quando usa quel tono tranquillo come a segnare qualcosa di evidente, ti da fastidio. Inizi a chiederti cos’hai fatto di male per meritarti qualcosa del genere.

Ma un silenzio vale più di 100 parole…

-Come?-

-Ha l’influenza non verrà!-

Lo guardi sbalordita e ti alzi di scatto, andando verso di lui sbraitando.
Non potresti a causa della tua condizione fisica.
Ma ogni tanto “quando ci vuole ci vuole”

-Cosa aspettavi per dirmelo? Idiota!-

Lo vedi ridere e gli lanci addosso un cuscino.
Lui ti fissa sbalordito e contrattacca.
poco dopo è iniziata una battaglia senza vincitori ne vinti, all’insegna del divertimento.
Volevi divertirti e ti accorgi in quel momento che era da tanto che non ridevi.

Da quando hai abbandonato le tue emozioni?

Alla fine siete sdraiati sul letto, uno a fianco dell’altro che ridete come matti per la battaglia appena avvenuta. Nessuno si era mai premurato così tanto di farti ridere, ogni volta c’erano le scuse “sei fragile, non puoi, non voglio prendermi questo rischio, non voglio, non voglio, non voglio.”

-Ormai è ora che io vada…-

Annuisci mentre lo senti alzarsi e ricomporsi, prima di raggiungere la porta e aprirla.

-Gianluca?-

-Sì?-

Ti volti a guardare la porta, il suo viso esce da essa, curioso di sapere il perché di quella chiamata inaspettata.
Sorridi, un sorriso che viene dal cuore.

-Grazie…-

Dopo un attimo di smarrimento lo vedi sorridere e alzare la mano in segno di saluto prima di uscire.
Sospiri, tornando alla tua finestra e riprendendo la posizione di prima.
Ti senti stanca stremata, e lo vedi uscire di casa.
Si volta ti sorride e tu ricambi agitando la mano, sicura che il giorno dopo sarà ancora lì a parlare per un’ora se non di più di cose che non ti interessano, di cose inutili e stupide, ma che ti rendono partecipe del mondo “fuori” la finestra.

Lei sapeva tutto quello che succedeva lì intorno.

Si strofinò gli occhi, all’improvviso la vista si era appannata e non sapeva perché.
Voleva uscire e andarsene, voleva fare qualcosa di diverso dal solito stare alla finestra.
Voleva correre da Lui e chiedergli se stava bene, se voleva compagnia, se voleva che restasse.
Se voleva un semplice bacio della buonanotte, che porta via i mali.

E mentre di nuovo piange, nasce la consapevolezza che non può fare nulla e da un po’ di tempo, è diventato come abituale piangere.
E mentre di nuovo piange, vede il cielo fuori diventare più scuro e vede la pioggia iniziare a cadere.

Lei odiava la pioggia. Non perché portasse umidità, non perché offuscasse la vista del “mondo fuori”. La odiava perché era tetra. Ogni volta che pioveva il suo umore calava, diventava triste.

Questa volta, la pioggia ti fa compagnia nella tua tristezza, perché ti senti sola…

« Diceva un foglio bianco come la neve:
"Sono stato creato puro, e voglio rimanere così per sempre.
Preferirei essere bruciato e finire in cenere che essere preda
delle tenebre e venir toccato da ciò che è impuro".
Una boccetta di inchiostro sentì ciò che il foglio diceva, e rise nel suo cuore scuro,
ma non osò mai avvicinarsi. Sentirono le matite multicolori,
ma anch'esse non gli si accostarono mai.
E il foglio bianco come la neve rimase puro e casto per sempre - puro e casto - ma vuoto »
(Kahlil Gibran)









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Ecco qui un altro capitolo ><
Spero vi sia piaciuto ^^
Per rispondere alla recensione:
Ecco, nell'alta società si usa ancora oggi avere dei matrimoni combinati. I genitori fanno conoscere i figli che reputano "all'altezza" del proprio e alla fine la famiglia migliore si unirà a quella. E' successo così anche in questo caso, si possono ribellare i figli ovviamente ma così diciamo che i genitori tendenzialmente li rinnegano o comunque non li aiutano poi quando diventeranno maggiorenni.
E' un pò complicata come cosa da spiegare, tuttavia solitamente i figli ubbidiscono perchè è come se fossero delle "leggi".
E' una casino e magari invece che spiegare ho incasinato ancora di più xD mi spiace >o<""
Spero comunque che sia piaciuto il capitolo, ringrazio chi legge, recensisce e mette tra i preferiti ^^

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