For You...Always

di AlexVause
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 
Capitolo 1

- Regina! Le chiavi dell’auto…non le trovo.
Urlò Emma dal soggiorno.
Convivevano ormai da un mese nella casa di Regina.
Tutto sembrava andare bene.
I Charming e la Evil Queen si sopportavano a vicenda, in modo che tutto fosse più sereno per Henry e per loro stessi.
L’unica nota stonata della loro relazione, era la presenza costante di Neal nella vita del figlio.
- Non le ho.
Rispose Regina dalla cucina, mentre sistemava le ultime cose usate per la colazione.
- Cosa?
Alzò il tono di voce la bionda.
- Non le ho!
Emma stava frugando in tutto il salotto, alla ricerca delle chiavi.
- Cosa??
Regina comparve silenziosamente dietro di lei.
- Non le ho.
Le sussurrò la mora all’orecchio, facendo sobbalzare la compagna.
- Oh…
Si udì un clacson suonare.
La porta d’entrata della casa del Sindaco, era spalancata.
Ferma davanti al vialetto, la macchina dello Sceriffo.
-Mamma dai! Facciamo tardi!!
Gridò Henry seduto all’interno dell’auto di Emma.
- Henry, non trovo le chiavi!
Rispose ad alta voce la madre del ragazzo, avvicinandosi alla soglia della porta.
- Le ho io mamma. Dai!
Regina sorrise alla compagna.
- E’ tuo figlio.
Le disse.
Emma fece una smorfia.
- Ma l’hai allevato tu.
La bionda chiuse ogni distanza fra loro, baciando la mora davanti a se.
- Ci vediamo alle 10 al Granny?
Chiese Regina abbracciandola.
- Certo! Ciao tesoro.
Emma se ne andò sorridendo, mentre la sua compagna salutava il figlio con la mano, prima di rientrare in casa, prendere le ultime cose e andare in municipio.

La porta si chiuse alle sue spalle.
L’edificio era immerso nell’oscurità.
La Evil Queen ruggì internamente. Qual’era il problema adesso!
- Regina.
Una voce familiare chiamò il suo nome.
- Sidney?
Vide un fascio di luce gialla avvicinarsi a lei.
- Si…ehm…
- Quel tuo tono precede sempre un mio picco di rabbia…
Regina sospirò.
-…dimmi.
Ci fu una pausa, in cui il pover uomo rifletté su quale fosse il modo migliore per dare la notizia al Sindaco.
Prese un respiro e sparò il colpo.
- Un pannello della centralina elettrica si è guastato. Siamo completamente al buio.
Glass disse la frase tutta d’un fiato, chiudendo gli occhi per paura di qualche ritorsione di rabbia da parte della donna davanti a lui.
- E pensare che la giornata era cominciata così bene!
Serrò la mascella furiosa.
Mani strette a pugno lungo i fianchi.
“Sono calma e rilassata, padrona di me stessa”.
Si ripeté più volte.
- Chiama i tecnici. Io chiamo Miss Swan. Chiedo se mi presta l’ufficio.
Detto ciò uscì.

- James sei sicuro che l’animale avvistato, sia verso il confine? Passo.
Emma stava guidando verso il limitare della città.
- Confermo Emma. Fammi avere tue notizie appena trovi qualcosa. Passo.
Il padre le rispose dalla centrale.
La figlia al volante sbuffò.
- Ricevuto. Chiudo.
Improvvisamente l’auto fece degli strani rumori, rallentando sino a fermarsi in mezzo alla strada.
- Che diavolo succede adesso!
La bionda scese stizzita dall’auto, aprendo il cofano.
Un fumo salì dal motore.
- No!
Borbottando fra se ritornò in auto, prese la radio per comunicare a James del guasto, ma sembrava non funzionare.
- Maledizione!
Il telefono cellulare prese a squillare.
- Pronto!
Rispose al telefono scontrosa.
- Ehy. Buongiorno a te.
Era Regina.
- Scusa. Scusa davvero ma ho un problema.
- Che succede?
La mora era preoccupata.
- Mi è morta la macchina, in mezzo alla strada, vicino al confine di Storybrooke.
- Che ci fai li?
Chiese Regina incuriosita.
- Segnalazione di animale.
- Magari è Ruby che scorazza fra le fresche frasche.
Commentò la compagna ridendo fra se.
- Divertente.
- Senti “Miss Simpatia portami via”, non sei l’unica ad avere problemi stamane.
Qui in municipio abbiamo un guasto alla rete elettrica.
- Un guasto?
- Si un guasto. Mi servirebbe il tuo ufficio
- Certo, vai pure. Mi mandi il carro attrezzi?
- Subito.
Si salutarono, entrambe sicure che quello era l’inizio di una giornata “No”.

La porta del Granny suonò aprendosi.
Malefica entrò sedendosi su di uno sgabello al bancone.
- Ruby ti prego…dimmi che puoi servirmi del whisky.
- Certo! Uno…
- Due.
Disse Regina arrivando alle spalle dell’amica e sedendosi accanto a lei.
- Tre.
Si intromise Emma avvicinandosi alla compagna.
- Giornata difficile ragazze?
Chiese Ruby incuriosita.
La loro risposta fu uno sguardo inceneritore alla povera cameriera.
- Ok…niente domande.
Si apprestò a preparare il drink servendoli velocemente alle tre donne davanti a lei, che bevvero in contemporanea tutto d’un fiato per poi sospirare abbattute.
- Hai sistemato l’auto?
Chiese Regina ad Emma.
- Quasi fatto. E tu l’elettricità?
- Alto mare. Tu Malefica, cosa non va?
Domandò Regina all’amica.
- Depressa.
- Che trio!
Sorrise Belle accanto a loro...sorriso che si spense dopo esser stata freddata dallo sguardo delle tre donne .
-Eccovi!
Esclamò James appena arrivato al Granny.
Le tre si voltarono verso il Principe.
- Dobbiamo parlare Regina.
La Evil Queen alzò un sopracciglio.
- Bisogna indire un’assemblea cittadina per discutere con gli abitanti di alcune cose.
Le tre donne scesero dagli sgabelli.
- Ad esempio?
Chiese la Evil Queen.
- Ad esempio parlare di un possibile ritorno a casa e del regno.
L’attenzione di Regina era tutta di James.
- Spiegati.
Sembrava più un ordine che una richiesta.
Si udì una risata.
- Ti consiglio di smettere di sperare Regina.
Gold la guardò ghignando.
- Che vuoi?
Il tono della Evil Queen era sprezzante.
- Sei ancora troppo ingenua Mia Regina.
E’ questo il motivo per cui il tuo regno è caduto, andando in mano a Biancaneve.
Credi davvero che tornerai a governare? Pensi seriamente che, dopo tutto ciò che hai fatto, ti lascino il trono?
Dimmi un po’, come ci si sente ad essere una Regina senza corona?
Sul volto di Regina si leggeva puro odio verso Gold.
Malefica tirò Emma verso di se, allontanandola dalla compagna.
- Spostati.
Le bisbigliò.
- Perché?
- Sta arrivando un carico di insulti da parte della tua bella e tu sei troppo vicina al destinatario.
La bionda la guardò interrogativa.
Con energia Regina calpestò con il tacco dello stivale, il piede di Tremotino, sostandoci sopra.
Lei vicinissima al viso dell’uomo ridotto ad una smorfia di dolore mista a sorpresa per quel gesto inaspettato.
- Tu invece, continui a consumare le persone un po’ alla volta, senza cadere mai vero?
Regina tolse il suo piede da quello di Gold.
- Sei sul ciglio di un precipizio, Signore Oscuro, reso sempre più pericolante per tua volontà.
Io sarò pur caduta, ma tento di rialzarmi ogni giorno.
Non so cos’accadrà nella foresta incantata, ma credimi, io non ci sarò.
Tu piuttosto, vedi di stare attento. La terra sotto ai tuoi piedi non ti sosterrà ancora a lungo.
Regina si diresse a passo svelto, verso la porta della tavola calda.
Si fermò voltandosi verso James.
- Prima di organizzare un’assemblea cittadina venite nel mio ufficio!
August stava per entrare quando si trovò Regina davanti alla porta, pronta ad uscire.
- E levati!
Gli ordinò richiudendo la porta alle sue spalle.
- Noto con piacere, che è sempre di umore radioso quella donna.
Scherzò il burattino divenuto umano.
Emma guardò torva Mr. Gold prima di seguire la compagna fuori dalla porta.
Rientrò subito dopo raggiungendo il padre.
- E’ sparita.







Note di Alex: Eccomi tornata con una nuova FF.
Spero sia carina quanto la precedente.
Questa è il seguito di TRUST.
Questo capitolo è in specie di piccola introduzione.
Buona lettura e fatemi sapere che ne pensate. Ci conto.
Alla prox :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
- Non si risponde al cellulare?
Emma entrò nell’ufficio della centrale di polizia, trovando seduta alla sua scrivania intenta a firmare documenti, Regina.
- Non credo di averlo sentito.
La mora non alzò nemmeno lo sguardo verso il suo interlocutore.
Emma le si avvicinò, mettendosi a fianco della sua sedia.
- Regina…
La compagna sospirò, alzando finalmente lo sguardo.
Volse il viso verso lo Sceriffo.
- …non rovinarti la giornata a causa di Gold.
Con una mano le accarezzò i suoi morbidi capelli scuri.
Regina chiuse gli occhi, abbandonandosi a quel tocco così caldo.
- Ora devo andare a vedere quanto ci costa la riparazione dell’auto.
Disse la bionda alla compagna che giaceva ancora ad occhi chiusi.
- Poi informami. Le auto della polizia sono statali.
Emma si chinò a baciare le labbra del Sindaco.
- Certo.
Le sorrise scostandosi, ma Regina aprì gli occhi e la trattenne afferrandola dal giubbotto.
La tirò a se baciandola.
Si scostò inspirando a pieni polmoni il profumo della bionda.
- Ci sentiamo appena sai qualcosa, va bene?
Disse Regina accarezzandola.
- Certamente. Buon ritorno al lavoro.
Emma le sorrise. Era davvero felice. Si sentiva finalmente completa.
- Grazie Emma.
La bionda si scostò contro voglia ed uscì dall’ufficio, lasciando la compagna sola con le sue carte.
 
Passò un’ora fra bilanci, permessi, raccomandate, progetti da approvare, sola in quell’ufficio silenzioso.
Qualcosa però attirò la sua attenzione.
Si sentirono dei rumori nel corridoio della centrale. Sembravano suoni di lotta.
James e Snow entrarono, trafelati,  nell’ufficio dello Sceriffo e Vicesceriffo, baciandosi appassionatamente.
Le loro mani erano ovunque. Si accarezzavano, si desideravano, mossi dall’eccitazione di farlo in
un luogo proibito, con la scusa fosse vuoto…o quasi.
Qualcuno in quella stanza assieme a loro si schiarì la voce.
- Oddio James!
Gridò Snow al compagno.
- Si sono io, che c’è?
Biancaneve, occhi sbarrati, indicò con l’indice verso una delle due scrivanie.
- Oh…Ehm…
James non sapeva che dire. Si limitò a sistemarsi con disinvoltura.
Regina li guardò con un sorriso ampio, trattenendo ogni possibile risata.
- Sembrate una coppia di giovani adolescenti, beccati dai genitori.
Li prese in giro la Evil Queen ridendo sonoramente.
I due arrossirono.
- La tua auto non c’è.
Cercò giustificazione James.
- Sono venuta a piedi. C’è un problema con la rete elettrica del municipio, così ho chiesto ad Emma
se potevo usare l’ufficio.
- Ah…Eh…
Regina sorrise.
Il suo telefono cellulare iniziò a squillare.
Guardò il display. Era Sidney.
Si alzò dalla scrivania avvicinandosi ai due ancora sullo stipite della porta.
- Buon proseguimento.
Disse il Sindaco ridendo.
Con una mano si portò il telefono all’orecchio e uscì nel corridoio.
Snow arrossì ancor più guardando il marito.
- Eh si…beccati da un genitore.
Regina dopo qualche istante rientrò.
- Scusate.
Con un gesto, per magia, fece sparire ogni documento sulla scrivania di Emma.
- Ora il mio ufficio è di nuovo operativo. Se volete parlarmi, sapete dove trovarmi.
Detto ciò, li salutò con un gesto della mano senza nemmeno voltarsi ed uscì dalla centrale.
 
Emma aveva da attendere ancora un po’, perché l’auto fosse messa a punto, così decise di fare una passeggiata.
Si trovava vicino alla biblioteca quando scorse Neal e Gold parlare in modo concitato.
Che ci faceva Neal con Tremotino?
Mr. Gold se ne andò.
Bae si voltò e vide Emma.
- Emma!
Le si avvicinò a grandi passi.
- Ehy.
- Senti…ho bisogno di parlati. Ti offro un caffè da Granny. Hai tempo?
Emma fece spallucce. Voleva sentire cos’aveva da dire.
- Andiamo.
 
Sedettero ad un tavolo, vicino alla vetrina che dava sulla strada.
Due tazze di caffè fumante, davanti a loro.
- Sono certo che un attimo fa mi hai visto parlare con Gold.
- Si.
Rispose Emma. Dove li avrebbe condotti quel discorso?
Regina stava camminando sul marciapiede opposto al Granny.
Mani in tasca, la mente persa nei suoi pensieri.
Il freddo di quella giornata faceva pensare che avrebbe nevicato.
Voltò la testa e li vide.
La sua compagna e Neal, seduti a bere un caffè.
Una morsa serrò il suo cuore e il suo stomaco, come se una mano li stringesse con forza.
- Gold è mio padre.
Disse Neal alla ex compagna.
L'espressione di Emma mutò improvvisamente.
- Tu mi hai mentito. Tu vieni da là!
- No io...
Emma si alzò in tutta fretta uscendo dal locale.
Neal la seguì.
Regina si nascose dietro ad un insegna.
La bionda si voltò di scatto verso il suo ex.
- Tu lo sapevi chi ero, da dove venivo. L'hai sempre saputo...
La sua voce si alzò di tono.
- ...Hai mai tenuto a me veramente? Voglio sapere tutta la verità! Voglio saperla! O era solo un piano perverso?
- Va bene, va bene. Leviamoci dalla strada. Non possiamo parlarne qui all'aperto.
- Se hai una cosa da dirmi dimmela ora.
- No. Andiamo da un'altra parte.
Neal indicò il porto. Si incamminarono per raggiungere le panchine sul molo.
Regina li guardò andarsene. Serrò la mascella dalla rabbia.
Non voleva che quell'uomo la portasse via da lei.
Svanì.
I due erano in piedi vicino ad una panca in legno.
Lei li guardava da lontano. Cercare di capire cosa si stavano dicendo, era invano.
- Regina ciao!
Malefica la salutò con enfasi, non pensando di trovarla li.
Regina si voltò velocemente mettendole una mano sulla bocca e spingendosi con la sua amica, poggiate alla parete di una casa.
Emma si voltò. Le era parso di sentire qualcuno. Nessuno.
- Shhh!
Intimò la Evil Queen alla strega.
- Oh hooo! Attività di spionaggio. Mi piace! Servirà a tirarmi su di morale.
- A me no.
- Chi spii?
Regina le fece cenno indicando Neal ed Emma.
- Oh. Regina è gelosa.
Cantilenò Malefica.
La mora ringhiò.
- A cuccia, amica mia. Non c'è da scaldarsi. Dovresti imparare ad avere fiducia.
Se lo sguardo avesse avuto il potere di uccidere, Neal sarebbe già in fiamme da un bel po’ di tempo.
- Di Emma mi fido.
La sua compagna si voltò di scatto andandosene e lasciando l’uomo in balia dei suoi pensieri.
- Ottimo no?
Sussurrò malefica alla mora davanti a se, dopo aver sbirciato anch’essa la scena.
Regina alzò gli occhi al cielo scomparendo.
Comparve accanto ad un negozio.
Vide Emma entrare nella centrale di polizia ed uscirne James assieme a Mary Margaret.
Si incamminò diretta nell’ufficio della compagna.
Avrebbe taciuto la cosa finché Emma non ne avesse fatto parola.
- E’ permesso?
Chiese Regina.
La bionda stava sistemando delle carte nello schedario accanto alla porta.
Poggiò i documenti e andò a stringere forte la compagna.
- Che succede?
Emma non rispose.
Regina sentì le labbra dello Sceriffo sul suo collo.
Erano così morbide e calde.
- Emma…
- Shhh…James starà via due ore.
La zittì baciandola dolcemente.
Regina si abbandonò ai suoi baci, alle sue carezze.
Dio quanto le piaceva essere toccata da lei.
Emma le tolse la giacca, poggiandola sulla sedia.
Le sfilò la camicia dai pantaloni aderenti.
E’ così sexy quella donna…la sua donna.
Sbottonò i bottoni di quell’indumento uno ad uno.
Ora le mani della bionda accarezzavano ogni centimetro della sua pelle calda, vellutata come la seta.
Con i baci tornò sul suo collo per poi scendere sul suo seno, che teneva scoperto scostando il reggiseno con le dita.
A Regina sfuggì un gemito.
Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata.
Emma la spinse delicatamente contro la parete accanto a loro.
Slacciò i pantaloni della mora mentre tornò a baciarla sulle sue dolcissime labbra.
Una mano della bionda scivolò nei pantaloni della compagna, accarezzandole il sedere.
Una porta si chiuse.
I loro respiri si bloccarono.
- E' tornato James!
Esclamò Emma immobile.
- Ma non doveva stare via per 2 ore?
- In teoria si.
- Nascondimi.
Chiese Regina.
- Cosa??
- Ho detto nascondimi.
- Regina con una scusa resti qui.
- Non faccio in tempo a sistemarmi. Nascondimi!
- Regina ma!
Lo sguardo spazientito di Regina servì a smuovere Emma.
- Li dentro.
Detto, fatto. La Evil queen entrò in un armadio proprio dietro la scrivania di James.
Il padre di Emma entrò nell'ufficio, seguito da Mary Margaret.
- Emma come stai?
Chiese Snow notando la figlia trafelata nel riordinare i fogli sulla scrivania.
- Eh? Ah, bene.
James si diresse verso la scrivania, dando le spalle all'armadio.
- Sembri strana.
- No, no...solo concentrata su queste scartoffie.
- Regina?
- Cosa?
- Regina è qui?
- No perché?
Regina da dietro l'armadio, ormai rivestita e sistemata, alzò gli occhi al cielo sentendo lo Sceriffo mentire in modo così pessimo.
Spalancò gli occhi quando poi si accorse di avere scordato una cosa troppo in vista...la giacca.
- Strano...allora ha dimenticato la giacca qui.
- Ma cos'è questo, un interrogatorio?
Mary Margaret era perplessa.
- Che ti succede? Sei nervosa per qualcosa?
- No, ma fate troppe domande.
Emma stava per cedere. Non riusciva a mentire, soprattutto se si trattava dei suoi genitori.
Regina decise di uscire allo scoperto.
- E va bene.
Esordì uscendo dall'armadio la Evil queen.
- E tu da dove vieni?
Chiese James sobbalzando.
- Da Narnia.
Ironizzò Regina.
- Ah però..questa fa ridere!
Rise Emma.
- Riderai ancor di più sapendo che qualche ora fa, ci ha bacchettati dopo averci colti in flagrante.
Puntualizzò Snow.
La figlia si morse il labbro inferiore per non scoppiare a ridere ulteriormente.
- Vi ha bacchettati?
Chiese Emma.
Regina alzò gli occhi al cielo.
- Oh suvvia, non vi ho bacchettati.
Si avvicinò alla figliastra dandole una lieve spinta alla spalla, che venne ricambiata.
- Oh si…siamo stati beccati da un genitore.
Snow le fece una linguaccia.
- Ora è il tuo turno.
Si intromise James.
- Eh si…beccata dalla figlia.
Regina sbuffò.
- Eh…




Note di Alex: Altri stralci di vita normale per le nostre ragazze speciali :)
La normalità prima del ritorno nel caos :D
Ringrazio di cuore le utenti che seguono la mia storia e soprattutto chi l'ha messa fra i preferiti.
Grazie tantissimissimo per le vostre recensioni. Le attendo sempre con ansia :)
Alla prox ;)

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 
Regina stava andando a prendere Henry a scuola.
Non aveva voglia di tornare subito in ufficio.
Pensava ad Emma e Neal. Di cosa stavano discutendo? Emma le avrebbe parlato di ciò che era accaduto quel pomeriggio con lui?
Il suo stomaco si serrò. Ancora problemi. Andavano così bene le cose.
Il freddo quella sera stava diventando pungente. Ora ne era sicura, sarebbe nevicato di li a poco.
La neve…quanti ricordi in lei.
Vide Henry uscire di corsa, andare verso l’autobus giallo per poi fermarsi quando vide sua madre.
- Mamma?
Regina gli sorrise.
- Ciao Henry.
- Come mai sei qui?
Chiese il ragazzino incuriosito.
- Giornata faticosa. Ho pensato di fare una passeggiata e di venirti a prendere.
Il figlio l’abbracciò stringendola a se.
- Che ne dici se mangiamo tutti da Granny stasera? Si sta facendo buio e stranamente non ho voglia di ritornare a casa.
Gli  fece un sorriso dolce. Lui la strinse ancor più forte per poi scostarsi.
- Siii!
- Allora chiamo la mamma.
Regina prese il telefono dalla tasca del suo cappotto, mentre invitò Henry ad incamminarsi verso il municipio.
- Pronto?
Rispose Emma dalla centrale.
- Che ne dici se mangiamo tutti da Granny stasera? Henry è d’accordo.
- Lo sei andato a prendere a scuola?
- Si.
Si sentì una pausa, come se Emma stesse riflettendo su qualcosa.
- Non è da te Regina. Che succede?
- Nulla. Ora andiamo in municipio. Compiti e poi ci troviamo da Granny va bene?
Emma era perplessa. Forse Regina sapeva qualcosa di Neal?
- Va bene.
- Chiedi anche a Cip e Ciop.
Si sentì henry ridere in sottofondo.
- Chi?
Emma si voltò verso i genitori che si stavano coccolando.
- Eh…ah…già. Chiedo. A dopo.
- A dopo.
La chiamata terminò, lasciando la Evil Queen immersa nuovamente in quel pensiero che dal pomeriggio l’assillava. Emma e Neal.
- Mamma?
Regina si riscosse.
- Si?
- E’ successo qualcosa?
Sua madre sorrise, ma ciò non distolse il figlio da l’esser preoccupato.
- Non lo so.
Henry alzò un sopracciglio.
Regina rise.
- Sembri me.
Accarezzò i capelli del figlio.
- Non preoccuparti. Andiamo a fare i compiti, finisco di firmare alcuni documenti e poi raggiungiamo la mamma e i nonni a cena.
Henry prese per mano la madre senza dire una parola.
 
La cena passò velocemente, fra una chiacchiera e l’altra.
Snow informò Regina ed Emma di un progetto scolastico sulla sicurezza.
Ci sarebbe stata una lezione tenuta da Mary Margaret assieme ad Emma, che avrebbe parlato dei pericoli sulle strade e su come evitarli.
La neve aveva già ricoperto tetti e strade ancor prima che andassero a dormire, ma Regina quella notte non chiuse occhio.
Erano le sei del mattino quando uscì di casa, andò alle scuderie con l’auto e poi cavalcò fino al bosco.
Era come se fosse tornata indietro di trent’anni. Un tuffo nel passato.
Si inoltrò all’interno del bosco innevato.
Aveva sempre amato l’inverno nella Foresta Incantata.
La neve era l’unica cosa che sapeva rendere magico anche il più noioso dei mondi, creandone uno tutto nuovo agli occhi di chi guarda.
Il freddo era pungente, ma a lei non importava minimamente. Non credo nemmeno l’avesse notato.
Aveva bisogno di riflettere, di capire.
Perché Emma non le aveva parlato dell’incontro con Neal?
Possibile che non poteva mai totalmente fidarsi di qualcuno?
I segreti rovinavano sempre ogni cosa.
In sella al suo destriero si spostava fra gli alberi senza meta. Sguardo fisso davanti a se a vedere il paesaggio, ma senza guardarlo veramente.
Il silenzio surreale la circondava.
Daniel. Quel nome le balzò nella mente come un raggio di sole, in pieno volto, che ti acceca.
Era tutto così facile con lui…
Un volto le si parò davanti agli occhi.
Capelli lunghi e biondi, sorriso che ti lasciava senza fiato. Emma.
Che stava facendo? Perché ha deciso di prendere questo impegno con lei? Quante altre cose le teneva nascoste? Cosa provava davvero per Emma e soprattutto perché non riusciva a lasciarsi andare totalmente?
Cosa la fermava?
Troppi erano i pensieri che l’assillavano.
Regina fermò il cavallo come se avesse sentito l’improvviso, il peso della domanda affioratale in quell’istante.
E se Emma facesse un passo avanti verso Neal, proprio a causa di ciò?
Sentì il suo cuore dolere a quella domanda. Forse per una probabile risposta positiva, a tale quesito.
Un rumore la scosse dai suoi pensieri.
Un’ombra nera la osservava da dietro un albero.
- Chi è là?
Urlò Regina per farsi udire.
L’ombra si voltò e corse via.
La Evil Queen lanciò il cavallo al galoppo.
Contro di lei non aveva scampo.
Regina lo colse alla sprovvista cambiando sentiero, in modo da aggirare la persona che la spiava.
L’uomo rallentò la sua corsa. Era affaticato.
Si fermò chinandosi sulle ginocchia per riprendere fiato, ma davanti a se arrivò al trotto Regina.
Fu come un lampo.
Quello stesso istante appena vissuto, scatenò in lui un ricordo da tempo dimenticato.
L’uomo chiuse gli occhi per poter dar voce a quelle immagini che gli passavano nella mente.
- Neve mista a fango, ricopriva la strada. Cavalieri sui loro destrieri, sfilavano lungo il percorso in cui mi trovavo. Scortavano lei…la persona più temuta in tutto il regno.
Mio padre era assente, non solo in quel momento, ma anche nella mia vita.
“Abbassa la testa ragazzo.” Furono le parole di un pover’uomo al mio fianco.
“Io non mi inchinerò mai ai suoi piedi. Non sono codardo come mio padre.” Fu quella la mia risposta.
Un oscuro destriero si parò davanti ai miei occhi.
Alzai lo sguardo verso chi lo montava. Una donna.
“Non si guarda mai la Regina negli occhi.” Un uomo dalla voce profonda mi sgridò.
Avevo quindici anni all’epoca.
Io non riuscivo a distogliere gli occhi da quello sguardo…da lei.
L’uomo si tolse il cappuccio che gli ricopriva la testa e nascondeva il viso.
Alzò lo sguardo verso Regina che rimase di sasso nel vedere chi aveva davanti.
Lei ancora sul cavallo.
- “Prendetelo.” Fu l’ordine del capitano.
Mi spaventai e corsi via, ma nessuno mi rincorse. Ero solo. Mi fermai a riprendere fiato e appena alzai di nuovo lo sguardo la Regina era li, sul suo nero cavallo…davanti a me. Mi osservava.
- Non puoi fuggire in eterno.
Lo dissero entrambi nello stesso momento.
- Eri tu quel ragazzo?
Chiese Regina incredula.
- Avevo una paura fottuta di te, sai?
Ammise Neal.
- Non ti ho fatto nulla.
- Mi avresti ucciso, se avessi saputo chi ero.
La Evil Queen era confusa. Cos’aveva di speciale per essere ucciso da lei in quel passato, oltre al fatto di metterle i bastoni fra le ruote in questo presente?
Regina rimase in silenzio.
- La Evil Queen…la grande Regina del male, risiede qui a Storybrooke.
La mora serrò la mascella, trattenendosi dal rispondere a quella provocazione.
- Vuoi sapere cosa penso realmente in questo momento?
- Scommetto me lo dirai comunque.
Sbottò Regina.
- Tu…sei un mostro!
- Dovrai convivere con questo tuo pensiero, come stanno facendo tutti gli altri.
- Io non sono tutti. Se Emma riesce a convivere felicemente con tutto ciò che hai fatto, affari suoi. Io non ci riesco. Non voglio che tu veda, ne che cresca mio figlio!
Regina scese da cavallo, avvicinandosi pericolosamente all’uomo.
- Se non fosse per me, tuo figlio sarebbe chissà dove. Il mostro sei tu, che hai abbandonato lui e sua madre.
Sibilò il Sindaco.
- Mi vuoi fare la morale? Proprio tu?
Neal si mise a ridere.
- Che vuoi Neal?
- Riprendermi ciò che è mio.
Regina stava per scoppiare.
- Lei non è tua!
Fu un urlo il suo.
Un’esplosione di rabbia e gelosia, covata dentro da quando Neal aveva messo piede a Storybrooke.
La sua voce si udì come un eco per tutto il bosco.
Lei era sua, Henry era suo. Non avrebbe permesso a nessuno di portarglieli via.
- Non smetterò mai di lottare per lei.
L’uomo aveva lanciato una sfida che Regina non accettò. Non subito.
La Evil Queen si voltò per risalire a cavallo, ma qualcosa la fermò.
Era in piedi immobile. Dava le spalle a Neal, circondati dal silenzio. Soli.
Regina ghignò…nessun testimone.
- Nemmeno io.
Il suo fu un lieve sussurro.
Creò una palla di fuoco pronta a lanciarla su Neal quando una forza improvvisa l’atterrò, trovandosi sdraiata a terra.
Rise divertita.
- No, no, no. Non ci si comporta così, Maestà.
Gold si avvicinò a Regina ancora a terra.
- Era da immaginarselo. Quindi…è lui tuo figlio.
La Evil Queen sorrise alla beffa. Era questo ciò che Emma le aveva nascosto?
- Vedi di ricordartelo. Se gli torci anche solo un capello, me la pagherai cara.
La minacciò Gold.
- Pago già per colpa tua.
Il tono della Regina era triste, vuoto, come se a parlare fosse stata la consapevolezza di quella ragazza che aveva incontrato Tremotino in un passato ormai lontano.
Gold e Neal sparirono nel silenzio di quel bosco.
La Evil Queen rimase sdraiata a terra sulla neve. Occhi chiusi.
Il telefono che aveva nella tasca del cappotto squillò più volte, ma lo ignorò.
Perché non poteva essere felice?
Perché era sempre tutto così dannatamente complicato per lei?
Se la sua vita fosse finita in quell’istante,forse sarebbe stato tutto più semplice e non avrebbe più sofferto.
Egoista? Si. In fondo, lo era sempre stata.
- Non credo sia una buona idea, startene sdraiata li.
Regina aprì gli occhi. Malefica era in piedi accanto a lei.
- Se vuoi diventare una statua di ghiaccio, sei sulla buona strada amica mia.
- Non sono qui da molto.
Rispose malinconica la mora.
Malefica fissò l’amica mentre l’aiutò a rialzarsi.
- Che ti sta succedendo? Dov’è la Regina potente, forte e determinata che conoscevo?
La Evil Queen si stava ripulendo il cappotto dalla neve.
- Si è stancata.
Malefica si accigliò.
- Vuoi parlarne?
- Preferirei di no.
Il telefono di Regina suonò nuovamente.
Decise di rispondere.
- Pronto.
Era lontana, come se la mente si fosse smarrita in un altro mondo.
- Regina, si può sapere dove sei? Ti cerco da ore: a casa, in ufficio, al telefono.
Emma era arrabbiata più per la preoccupazione, che per altri motivi.
La compagna rimase in silenzio.
- Regina?
- Ho…avuto un problema. Sarò nel tuo ufficio a momenti.
La bionda capì che qualcosa non andava.
- Regina, stai…
Ma la mora riattaccò prima che lo Sceriffo terminasse la domanda.
- Vuoi che ti accompagni?
Chiese Malefica.
- Preferirei…
La frase fu iniziata da Regina.
- …di no.
Per poi essere terminata dall’amica
- Capisco. Vieni da me se hai bisogno…ma so che non lo farai.
Disse la Strega incamminandosi nel bosco lungo il sentiero, nascosto dalla neve bianca.
- Sei venuta a piedi?
Le chiese improvvisamente Regina, come se si fosse scossa da quel torpore che la circondava.
- Mi ricorda il passato.
Le rispose continuando a camminare fino a che non scomparve fra la vegetazione.
- Già…





Note di Alex: Ed ecco a voi il capitolo 3...un Regina con tante domande. Cos'accadrà?
Ringrazio tutti voi che seguite questa storia :)
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto. Ci tengo :)
Alla prox :)

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4
 
Regina era nel suo ufficio.
Seduta alla scrivania, strappava il lato removibile di alcuni documenti da archiviare.
Il telefono cellulare squillò svariate volte continuando ad essere ignorato.
Delle voci concitate si udirono in corridoio, prima che la porta dell’ufficio del Sindaco si aprisse di scatto.
- Ti aspettavo alla centrale.
La rabbia di Emma ribolliva.
Era frustrata perché non capiva. Aveva sempre preferito un confronto chiaro e diretto agli enigmatici capricci da interpretare.
Regina purtroppo era decisamente da decifrare.
- Me lo sarò dimenticato.
Il tono di Regina era piatto.
Non alzò nemmeno lo sguardo verso la compagna.
Lo Sceriffo si avvicinò alla scrivania.
Afferrò il foglio che il Sindaco teneva fra le mani e lo abbassò poggiandolo al tavolo.
- Smettila con queste cazzate e parlami!
Nella sua voce si udì tutta la sua frustrazione.
Quel silenzio che si venne a creare sembrò interminabile.
La Evil Queen alzò lentamente lo sguardo fino ad incontrare quello della bionda.
Il nero di quegli occhi era così malinconicamente profondo che risucchiò via da lei in un istante tutta la rabbia che aveva in corpo, mutandola in una stretta allo stomaco che le tolse il respiro.
- Dove sei stata stamattina?
Chiese Emma.
Regina abbassò nuovamente lo sguardo sul tavolo.
Non voleva mostrare, attraverso gli occhi, tutto ciò che aveva dentro se.
- Avevo bisogno di schiarirmi le idee.
Ciò fece accendere un fuoco dentro la bionda.
- E mi hai ignorata per ore solo perché dovevi schiarirti le idee? Potevi parlarne con me invece di scappare di casa in tutta fretta.
- Ho avuto un piccolo diverbio con Neal e suo padre.
Emma rimase impietrita da ciò che aveva appena udito.
- Suo…padre?
- Si.
In quell’istante la tensione iniziò a percepirsi distintamente.
Lo sguardo vuoto di Regina, fisso sulle carte sopra la sua scrivania, si alzò lentamente sino ad incontrare gli occhi color lago della bionda davanti a se.
- Hai qualcosa da dirmi Emma?
Lo Sceriffo accennò un lieve assenso con il capo, andando a sedersi sulla sedia davanti al Sindaco.
Le raccontò ogni cosa.
Dalla sua passeggiata in cui vide Neal e Gold discutere accanto alla biblioteca, a quando Neal le chiese di bere con lei qualcosa per poterle parlare.
Dal loro litigio quando ammise che Tremotino era suo padre, facendola sentire tradita, a quando andarono al porto per discutere da soli.
- In pratica, è stato August a dirgli di lasciarmi e tornare quando la maledizione si sarebbe spezzata.
Regina rimase ad ascoltarla in silenzio.
Quando la compagna ebbe finito il suo racconto, tornò a guardare i fogli sul tavolo.
- Ti prego Regina, dimmi qualcosa.
Il cuore della Evil Queen correva all’impazzata.
Si alzò di scatto battendo i palmi delle mani sulla scrivania.
Emma sussultò.
- Che vuoi che ti dica? Che è stato un eroe ad abbandonarvi, attendere che tu spezzassi la maledizione e poi tornare per portarmi via tutto ciò che ho di più caro? E’ questo che vuoi?
Regina Mills esplose.
Tutto ciò che aveva evitato in quegli anni era accaduto.
Si era innamorata, aveva aperto il suo cuore a una persona e ora stava impazzendo di gelosia.
Non era da lei.
- Regina, io non…non volevo dire questo.
- E non volevi nemmeno dirmi di Neal!
- Volevo farlo.
Anche Emma era scattata in piedi alzando la voce.
- Ma non l’hai fatto. Perché?
Il tono di Regina si affievolì, velato di tristezza.
Emma non rispose.
- Non ci credo. Sto vivendo un maledetto Deja vu!
Sbottò la Evil Queen dirigendosi a passo svelto verso la porta del suo ufficio.
Il ricordo di quel silenzio da parte di Emma, quando parlarono di Neal al porto, le faceva ancora male.
Soprattutto se ripensava alla successiva piega presa dagli eventi .
La compagna la fermò afferrandola da un braccio.
La tirò a se stringendola per poi spingerla verso la parete.
Regina si dimenò fino a quando le labbra della bionda non toccarono le sue.
Era un bacio disperatamente dolce.
Lieve consapevolezza di qualcosa che si stava disgregando e che con quell’istante si tentava di riparare.
Regina afferrò la giacca di Emma tirando la ragazza ancor più verso se.
- Non vado da nessuna parte Regina.
Lo Sceriffo si perse nei suoi occhi scuri, profondi.
La baciò così teneramente da sentirsi sciogliere con essa.
- Perché non me l’hai detto, Emma?
Le mani della bionda percorrevano il corpo della donna davanti a se.
La strinse forte.
- Avevo paura.
Regina la allontanò.
Lo sguardo della mora la ferì, come una coltellata fu per l’altra donna quell’affermazione.
- Di chi? Di…di me?
Inconsciamente il Sindaco, allontanando da se Emma, stava mettendo una distanza tra loro che si fece sempre più ampia.
Lo Sceriffo sentì il suo respiro venir meno.
Non voleva perderla.
Regina venne colpita da angoscia.
Le era sembrato di tornare al giorno in cui Henry l’accusò di essere la Regina cattiva.
Diceva che i suoi amici non sarebbero mai venuti a giocare con lui perché avevano paura di lei.
Emma le prese il viso fra le mani.
- Regina guardami. Io non…non avevo paura di te. Era solo…ho solo…
Le faceva male anche solo doverlo pronunciare.
- Non voglio perderti.
- Perché dovresti?
La Evil Queen si scostò allontanandosi dal muro, allontanandosi da lei.
- Perché non voglio che tu pensi, che questo chiarimento fra me e Neal porti al suo perdono e a non so cos’altro.
- Rispondimi sinceramente Emma. Se Neal volesse riavvicinarsi a te, per riavere la sua famiglia…tu mi lasceresti andare?
- Regina…
Emma si avvicinò alla compagna.
- …lui fa parte di un passato che ho voluto dimenticare. Se cerco di andarci d’accordo è solo per Henry.
- Come hai fatto con me.
- Regina. Sei tu il mio presente. Sei tu la famiglia di Henry e mia.
La Evil Queen l’attirò a se baciandola dolcemente.
Lo sperava davvero e per quell’istante cercò di crederci almeno un po’.
- E a tal proposito….stamattina, per radio, hanno fatto sentire una canzone che nel mio cuore parlava di te.
Regina le fece un sorrisetto di sfida.
Anche se quel pensiero le fece piacere. Nessuno le aveva mai detto una cosa simile.
- Ne sei certa?
Emma le fece una smorfia.
- Non raccolgo.
Le accarezzò il viso mentre il Sindaco l’abbracciava.
- Diceva: “Not for just an hour, Not for just a day, Not for just an year, but I love You always.”
Glielo disse sussurrandolo all’orecchio, come se quelle parole fossero solamente sue e nessun’altro potesse udirle…anche se erano sole in ufficio.
- Uhm…”Non per una sola ora, Non per un solo giorno, Non per un solo anno, ma ti amerò per sempre?”
Cos’è…un tentativo per farsi perdonare Sceriffo?
Regina la stuzzicò sorridendole. Le era davvero grata per quelle parole ma non voleva dargliela vinta.
Emma lo sapeva. E sorrise di ricambio baciandola dolcemente.
- Probabile.
 
- Sia ringraziato il cielo!
La signora Lucas si mise fra Emma e Regina, le prese da un braccio portandole velocemente al bancone.
- Che succede?
Chiese Emma perplessa quanto Regina.
- Vi offro da bere. Mi duole dirlo, dal profondo, ma Regina…ho bisogno di un suo favore.
La Evil Queen era sempre più perplessa.
- Mio o di Emma?
- Vostro. Suo. Tuo. Insomma aiutateci e basta.
A quanto pare era una questione abbastanza spinosa. Nonna non era di molte parole e di certo non avrebbe mai cercato l’aiuto di Regina…tranne per qualcosa di grave.
Ruby le raggiunse.
- Brava nonna, parla con loro del problema. Io non so più che fare.
Ruby era pronta per uscire.
Regina la guardò. Il suo gusto nel vestire era decisamente discutibile.
- Dove vai vestita così…di tutto punto?
Chiese Emma incuriosita
- Sono andata a cena con Whale…
Si avvicinò al viso di Emma.
- …Ho chiuso.
Emma rise.
- Mi racconterai domani.
Regina alzò gli occhi al cielo, per por tornare a rivolgere la sua attenzione alla proprietaria del Granny.
- Prego Miss Lucas, continui.
- Ho un ospite scomodo.
- Sarebbe a dire?
Chiese il sindaco incuriosita.
- Bevete qualcosa. Lo scoprirete da voi a momenti.
 
Era arrivata l’ora di chiusura per il Granny, precisamente un’ora dopo l’arrivo del Sindaco e dello Sceriffo.
Il tempo passò veloce parlando di tutto e di niente.
Ruby e la signora Lucas si avvicinarono al loro tavolo, coronate da una musica, proveniente dalle camere al piano sopra la tavola calda.
Emma e Regina si guardarono attonite.
- Lo sentite?
Disse la cameriera furiosa.
- E’ la signora di cui mi parlavi ieri mattina?
Chiese Emma incuriosita.
- Le piace ascoltare la musica, musica che attraversa il pavimento e finisce nelle mie orecchie!
Io devo dormire e lei che fa? Disturba con questa rumore diabolico.
- A me sembrano i Bee Geese.
Puntualizzò la bionda.
- Dovete fare qualcosa. Io non dormo più!
- E inoltre, disturba anche gli altri clienti che soggiornano da noi.
Spiegò la signora Lucas. Era seriamente preoccupata.
- Beh adesso sono le undici di sera…
Emma intervenne.
- Sindaco che possiamo fare?
- Un foglio.
Disse Regina.
- Che cosa farai a parte reagire nei tuoi soliti modi eccessivi?
Chiese Emma alla compagna, sapendo benissimo quali erano i suoi metodi di persuasione.
Regina la guardò stizzita.
- Se non si interviene subito, non si raggiungeranno mai buoni risultati.
L a mora prese carta e penna consegnatale dalla ragazza lupo e scrisse due righe da parte di Ruby.
- Et voilà. Così se ne starà tranquilla.
Il Sindaco consegnò il biglietto alla cameriera.
- Ma l’ha firmato a nome mio!
- Eh certo non ci abito io, qui.
Sorrise soddisfatta la Evil Queen.
- E meno male…le avresti già dato fuoco.
Ironizzò Emma sorridendo alla mora e all’amica.
- Dai su. Va a consegnarle il biglietto.
Ruby guardò il foglio poco convinta. Alzò lo sguardo verso le due donne davanti a lei.
- E va bene. Sarà una toccata e fuga.
Salì dalle scale.
Mise il biglietto sotto alla porta, bussò e poi corse giù velocemente fino a raggiungere Regina, Emma e la nonna.
- Toccata e fuga…letteralmente eh?
Chiese sarcastica Regina.
- Insomma…quella donna mi fa paura.
La Evil Queen alzò un sopracciglio.
- Shh…sentite? Musica spenta, problema risolto. Devo dartene atto Regina, il tuo metodo ha funzionato.
Rise sollevata la signora Lucas.
Regina rise.
- Mai dubitare, mai dubitare.
Si sentì una porta chiudersi e dei passi pesanti scendere dalle scale.
La Evil Queen intravide la donna sulla scalinata e in tutta fretta si nascose dietro ad Emma, prima che una volta arrivata al piano di sotto, la vedesse.
- Regina ma che ti prende?
- Shhh… ti spiegherò.
La donna di corporatura robusta dai capelli corti e bianchi agitò il biglietto che aveva in mano, davanti al viso delle due donne che gestivano il Granny.
- Che cosa significa questo orribile, orribile biglietto?
Il suo era un accento particolare, che richiamò alla memoria del Sindaco un loro unico ma indimenticabile incontro.
La signora Lucas e Ruby indicarono Regina.
- E’ stata lei.
La Evil Queen fece finta che le fosse caduto qualcosa e che stesse per raccoglierlo. Si alzò e si avvicinò al fianco della compagna.
- Sei stata tu a scrivere questo orribile, orribile biglietto?
Chiese la donna a Regina.
- Si.
Rispose la mora assumendosi la responsabilità della sua azione. Era felice però del fatto che la signora non l’avesse riconosciuta.
- Arrivo in un nuovo strano mondo a causa di qualcosa. Abito in un nuovo e strano posto di cui non riesco ad abituarmi e adesso ricevo questo orribile, orribile biglietto, con minacce.
- Non sono delle vere minacce.
Si affrettò ad intervenire Emma per riparare la situazione.
Se aspettava che a sistemare il tutto fosse Regina, gli asini sarebbero volati nel cielo.
Lo sguardo della donna si volse altrove.
- Uh…paradiso di Cup Cake! Perché non mi offrite un dolcetto? È il minimo che dovreste fare dopo questo orribile, orribile biglietto.
La Evil Queen alzò gli occhi al cielo.
- Ci perdoni. Mi chiamo Emma Swan e sono lo Sceriffo di Storybrooke. Lei è Regina Mills il nostro Sindaco. Stava solo facendo il suo lavoro.
Regina provò ad aprire bocca per parlare ma fu zittita da Emma che la guardò duramente.
- Il mio nome è Ursula.
La donna prese in mano due pasticcini e poi guardò Sindaco e Sceriffo.
- Voi due siete proprio come questi Cup Cake. Uno molto scuro e pesante, l’altro chiaro e soffice.
- Bene allora sarà meglio arrivare al punto, visto che ora siamo qui faccia a faccia.
Musica a livelli di volume, adatti ad un luogo dove alloggiano altre persone.
In rispetto ad essi in quanto non è sola in questo stabile.
Regina era davvero perfetta nei panni del Sindaco. Emma stravedeva per lei ,quando la sentiva parlare in gergo legale.
Gli occhi della donna divennero due fessure mentre fissavano la Evil Queen.
- Preferisco decisamente la chiara e soffice. Sentite. Ricominciamo da capo. Io vi perdono per l’orribile, orribile biglietto e voi mi date i Cup Cake.
Ruby e la signora Lucas sorrisero alla donna che se ne tornò in camera con due sacchetti pieni di dolci.
Le donne si guardarono l’una con l’altra.
- E’ stato facile.
Sorrise Regina attirando su di se sguardi torvi.
- Perchè? Che ho detto?



Note di Alex: Ecco a voi un nuovo capitolo un pò introspettivo e un pò da sorriso ;)
Spero vi sia piaciuto fatemi sapere :)
Ancora un Thank you Everyone (per non essere noiosa) XD a tutti voi che seguite la storia e che l'avete messa fra i preferiti. Grazieeeeeee e alla prossima.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
Era un bellissimo sabato mattina.
Il sole risplendeva alto nel cielo, facendo brillare la neve poggiata sui rami degli alberi e sulle strade, come piccoli diamanti.
Henry era a casa da scuola quel giorno e si decise di riunirsi tutti per fare colazione.
Ultimamente, da quando Emma aveva una relazione con Regina, coglievano spesso l’occasione per stare tutti assieme. Una vera e grande famiglia…strana si, ma una famiglia.
Mentre i Charming finivano di prepararsi per uscire, la figlia, il nipote e la Evil Queen, li attendevano in sala.
Emma gironzolava senza meta in quella casa, pensando ad essa con nostalgia.
Le mancava abitare li, era un appartamento piccolo ma accogliente, mentre la casa di Regina era grande e un pochino fredda.
Si fermò davanti al calendario, attirata da una frase stampata a caratteri cubitali rossi.
- Parola della settimana: Affabile.
Lesse Emma.
Regina si voltò verso di lei incuriosita.
- Affabile?
- Si mamma…come: “Tua madre da quando sta con Emma è più affabile”.
Intervenne Henry orgoglioso di spiegare alla madre adottiva un termine che sembrava non conoscere.
La Evil Queen ridusse gli occhi a due fessure.
- Sono gli esempi di tua nonna, suppongo.
Il figlio si stupì.
- Si! Come lo sai?
- Non serve una grande immaginazione.
- Per cosa?
Chiese Mary Margaret scendendo dalle scale arrivando alle spalle di Regina.
- Affabile.
Rispose malamente il Sindaco prima di andare a sedersi sul divano.
Biancaneve si avvicinò al nipote.
- Non le avrai fatto quell’esempio vero?
Gli sussurrò.
Henry fece spallucce e per un istante Snow White si maledì da sola.
 
- Io vi raggiungo in un secondo momento.
Annunciò Regina davanti alla porta del Granny.
- Cosa? No!
Sbottò contrariata Emma.
- Facciamo colazione tutti insieme e voglio ci sia anche tu. Per favore.
Gli occhi da cucciolo abbandonato della compagna, di solito funzionavano con il Sindaco, ma stavolta parve fallire nel suo intento.
- Oh no. No, no. I tuoi occhi da procione riservali per un altro momento. Non posso entrare.
Se c’è…quella…non voglio che mi riconosca. Ieri sera mi è andata più che bene, credimi.
La bionda alzò gli occhi al cielo.
- Ma che mai le avrai fatto!
- Oh, lo so io.
Disse Regina arrabbiata con se stessa.
- Dai mamma, non farti pregare.
Intervenne Henry.
- Regina, su.
Si intromise Snow che aprì la porta e la tenne spalancata.
Emma afferrò la compagna da un braccio, Henry la prese dall’altro e mentre James la spingeva dalla schiena con una mano, madre e figlio la trascinarono dentro a forza.
- E va bene!
Sbuffò Regina sistemandosi il cappotto.
- Ti fa così schifo vedermi, da farti letteralmente trascinare dentro questo posto?
Rise Neal divertito dalla scena.
Era seduto al bancone con August.
- Si Neal, ma non è questo il punto.
L’uomo aprì la bocca per ribattere, ma non vi uscì nulla.
- Ci sei rimasto male eh?
August lo derise.
- Ciao papà!
Henry corse a salutarlo felice.
- Ho sentito la novità.
Cantilenò Malefica sorridendo ad una Regina non del tutto raggiante e perplessa.
- E sarebbe?
L’amica le cinse le spalle con un braccio.
- Io so, che tu sai, che qualcuno di nostra conoscenza e di cui non farò il nome, risiede qui.
E so anche che tu sai, che non sa chi tu sia.
Il suo fu un bisbiglio, per cui le persone che accompagnarono il Sindaco, si avvicinarono ad orecchie tese per poter ascoltare.
- Malefica…è Ursula, non Voldemort.
Le disse Regina.
- Chi?
Henry rise.
- E’ uno dei cattivi di Harry Potter, una storia scritta per noi ragazzi. Poi hanno fatto anche dei film.
Malefica era sempre  più perplessa.
- Film? Si mangiano?
Qualcuno distolse l’attenzione di Regina, che si voltò verso la persona appena sedutasi ad un tavolo.
- Vorrei mangiare.
Il Sindaco si spostò velocemente dietro le spalle di James che guardò Emma con espressione interrogativa.
- Ho letto il vostro orribile, orribile menù. Non avete nulla con pesce?
La bionda si avvicinò alla compagna, nascosta dietro le spalle del Principe.
- Regina.
- Shhh. Non pronunciare il mio nome.
Le bisbigliò la mora.
Se avesse ricordato chi fosse davvero sarebbe stata in guai seri.
Malefica rise.
Il sindaco l’afferrò dal cappotto color vinaccia, tirandola a se.
- Cosa ridi! Tu mia cara sei nei guai quanto me.
Sibilò.
- Non quanto te Amica Mia. Comunque, tu sai chi, non mi ha riconosciuta, ed io ho fame.
Disse malefica incrociando le braccia al petto.
- Bene. Allora se non vi dispiace, io me ne andrei.
Regina fece un cenno di saluto con la mano, ma una persona intervenne prima che potesse svanire.
- Vostra maestà. Non vorrete andarvene così in fretta.
Dei passi le si avvicinarono.
Il Sindaco sporse con la testa oltre James, trovandosi faccia a faccia con la donna che non avrebbe mai voluto incontrare.
Ursula l’afferrò dai capelli portandola accanto a se.
Emma, Malefica, Henry e i Charmig si allarmarono, pronti a qualsiasi cosa fosse accaduta.
Neal afferrò il figlio allontanandolo.
- Non muovete un muscolo voi tutti.
La donna si accertò che stessero tranquilli per poi tornare a rivolgersi a Regina.
- Ho riflettuto parecchio, ieri sera, a dove avevo già incontrato qualcuno così scuro e pesante come Cup Cake.
La Evil Queen teneva una mano dietro alla testa, poggiata su quella di Ursula.
- Noto con piacere che c’è anche la tua amichetta Strega. Bene.
Si udirono dei lievi tintinnii come se piatti e bicchieri si scontrassero l’uno contro l’altro.
Il terreno cominciò a tremare.
Regina guardò Henry fra le braccia del padre ed Emma.
Sapeva cosa stava per accadere e non voleva che Ursula facesse del male a chi teneva di più.
Con uno strattone si allungò afferrando Malefica e svanirono assieme alla donna dai capelli bianchi.
Comparvero fuori dal Granny. Tutti gli abitanti presenti si fermarono per vedere cosa stava succedendo.
Ursula mutò la sua forma da umana a octopus.
Gli otto tentacoli erano enormi.
Per dar spettacolo della sua forza afferrò un auto parcheggiata e la stritolò come fosse di burro.
Emma e James corsero fuori seguiti da Snow, ma la Evil Queen con un incantesimo li bloccò dentro la tavola calda. Era solo sua la colpa di tutto ciò e doveva assumersene la responsabilità.
- Maestà. E’ stata lei a trascinarmi in questo orribile, orribile posto?
Chiese il mostro che la tratteneva.
Regina non trovava le parole.
Conosceva il mito di Ursula ed iniziò a temerla da quando scoprì la sua vera esistenza.
Diversamente dalla fiaba raccontata, la sua leggenda parlava di atroci torture e persino di morte tra le pene inflitte ai suoi nemici e a chi non rispettava i patti.
- Si ma rimedierò. Hai la mia parola.
Un tentacolo si avvolse intorno al Sindaco mentre la donna ancora la tratteneva per i capelli ed un altro afferrò Malefica che stava tentando un incantesimo per salvare l’amica.
- La tua parola non conta molto.
Regina si sentì mancare il fiato.
- Rimedierò te lo giuro. Non…
Faticava a respirare.
- Non ho creato io la maledizione. Le ho solo dato vita.
La presa si allentò lievemente.
Avvicinò a se Malefica per poterla guardare da vicino.
- Controlla che la tua amichetta senza corona, non combini guai o ne pagherete le conseguenze.
Badate bene a non ingannarmi, perché la forma di pagamento del vostro debito non sarà la voce.
I tentacoli di Ursula si ritirarono fino a svanire, mentre lei riprendeva forma umana.
Le due caddero a terra.
- Cameriera. Ho fame.
Urlò la donna aprendo la porta del Granny.
- Voglio tre Hamburger e quattro porzioni di patatine fritte.
- Oh…subito. Aspetta un gruppo di persone?
Si sentì la voce di Ruby risponderle.
- Che domanda imbecille. Faccio gruppo da sola.
Il Sindaco si voltò immediatamente verso la tavola calda per vedere se Henry ed Emma stavano bene.
Assicuratasi di ciò scomparve assieme a Malefica.
 
 - Sento dei rumori.
Belle era avvinghiata al braccio di James, mentre camminavano quasi a carponi per non farsi udire da eventuali malintenzionati.
La bibliotecaria era andata ad aprire l’edificio in centro paese per iniziare a lavorare, quando appena entrata nella biblioteca, udì dei bisbigli seguiti da rumori.
Pensò bene di chiamare immediatamente la Centrale di Polizia, dove Padre e Figlia erano appena rientrati dalla colazione.
Il Principe si precipitò in aiuto della donna all’istante.
- Visto ciò di cui sono capaci certi paesani, hai fatto bene a chiamare.
- Ho lasciato un messaggio sulla segreteria di Rumple, perché a quanto pare non era in negozio quando ho chiamato. Aveva detto che andava da Bae.
Informò Belle.
- Ma quando sei arrivata, l’edificio era chiuso a chiave o è stata forzata la serratura?
Chiese James per capire la situazione.
- Era chiusa a chiave.
Confermò Belle. Stettero in silenzio per un attimo.
- La voce sembra provenire dall’archivio.
Indicò la bibliotecaria a James.
- Non solo. Ascolta. Si sentono rumori provenire dalla cucina.
Dei passi si udirono in entrambe le stanze.
- Te la senti di aiutarmi Belle?
- Dimmi cosa fare.
Il Principe si guardò intorno.
- Prendi la scopa e mettiti vicino alla porta dell’archivio. Colpisci chiunque esca da li.
I passi si fecero sempre più vicini alle due porte.
- E se sono armati?
- Mira al viso. Vai!
James corse verso la cucina appostandosi al fianco dell’entrata, mentre la giovane donna attendeva l’uscita di qualcuno dall’archivio.
Entrambe le porte si aprirono e mentre James riuscì ad arrestare il suo assalto, riconoscendo Malefica impegnata a mangiare cracker, Belle colpì in pieno volto la persona che uscì dalla stanza accanto a lei.
Si udì un tonfo seguito da lamenti.
- Oddio! Ho colpito tua suocera!
Esclamò la bibliotecaria nel panico.
- Adesso mi ucciderà lo so.
James corse da Regina che aveva le mani al volto.
- Mi hai quasi rotto il naso.
Si lamentò dolorante la Evil Queen.
- Scusa, scusa, scusa.
Belle era mortificata.
Il Principe cercò di sollevare la mora da terra che teneva ancora le mani al viso.
- Che ci fate qui?
Chiese James mentre accompagnava  Regina a sedersi su di un divanetto.
Malefica a stento tratteneva le risate mentre fece apparire un fazzoletto per l’amica.
L’uomo cercò di scostare le mani del sindaco, per verificare il danno, ma ella ringhiò contrariata.
Decise così di darle un leggero colpetto con la mano ad altezza naso, facendola sussultare dal dolore.
Prese il fazzoletto che gli porse Malefica e lo diede a Regina finalmente decisa a lasciarsi aiutare.
Stava sanguinando copiosamente.
Le piegò la testa all’indietro mentre la Evil Queen si teneva il naso tappato per poter fermare l’emorragia.
- Cercavamo qualche formula per mandare a casa quella str….
Il Sindaco biascicò l’ultima parola rendendola incomprensibile.
- Str….?
James guardò Regina che teneva la testa all’indietro, cercando di far arrestare l’uscita di sangue.
Aprì un occhio per guardare il Principe.
- Strana donna.
La mora si corresse con una smorfia.
Charming le diede una pacca amichevole sulla spalla.
- In che guaio ti sei cacciata…suocera?
Un mugugno provenne dalla donna.
- Una brillante idea rivelatasi, col senno di poi, poco brillante.
Ci fu una pausa tra i due, interrotta da James.
- Posso parlarti? Da soli.
Il Principe non era del tutto certo di ciò che stava per chiederle e nemmeno se chiedere.
- Ho alternative?
Chiese Regina stancamente.
- Si. Andartene. Ma non te lo permetterò.
La Evil Queen non rispose.
- Potete scusarci?
James si voltò verso Belle e Malefica, intente ad ascoltare la loro conversazione.
Attese che se ne tornassero in cucina chiudendosi la porta alle spalle, prima di porre quella domanda a cui pensava da molto tempo.
- Cosa ne pensi di Neal?
Che domanda…cosa ne pensava? Tante cose ma nessuna che potesse dire.
Inconsciamente come senza controllo, la gamba della donna iniziò a muoversi velocemente su e giù dall’ansia.
James poggiandole una mano sul ginocchio la fermò.
- Regina.
- Cosa vuoi da me James?
Il Principe dapprima di fonte a lei, le si sedette a fianco.
- Non lo so. Se volessi parlare come genitore, non saprei quali dei due mali scegliere.
Se la rigida e spinosa Evil Queen, che in ogni modo per anni ha provato a rovinare la vita mia e di mia moglie, ma che ha allevato mio nipote  ottimamente e ora si redime giorno dopo giorno…oppure l’ex ragazzo di mia figlia e padre di Henry, che l’ha lasciata in cinta e l’ha incastrata facendola andare in prigione. Persona che non conosco, tra l’altro…mentre tu, beh nonostante tutto ti conosco da anni.
- E’ il figlio di Gold.
- Che Cosa?
Era come se con quell’affermazione Regina gli avesse dato un ceffone in pieno volto.
- Eh già. Comunque Principe, non sei tu che devi scegliere.
Deve essere tua figlia a farlo. Non fare con lei ciò che fece mia madre. Non siamo nella Foresta Incantata e il tempo dei matrimoni combinati e senza amore sono finiti, nel caso avessi in mente qualcuno da propinarle.
Devi rispettare la sua volontà.
- Voglio solo il meglio per lei.
- Il meglio per lei e per te è la sua felicità. Devi nutrirti dei suoi sorrisi.
James se ne stava in silenzio a riflettere su ciò che aveva detto la mora accanto a se.
Snow aveva ragione. La vera Regina, la donna che l’aveva salvata, esisteva davvero.
- Non vorrei mai che fosse Neal la sua felicità. Vorrei bastarle io.
La voce della Evil Queen era triste e il Principe, per la prima volta da quando la conosceva, vide una parte di Regina nascosta al mondo e persino a se stessa…la sua anima.
Sentire l’amore che provava per Emma, trasparire dalla sua voce lo stranì.
Era vero e poteva sentirlo.
Regina scostò il fazzoletto, toccandosi il naso.
Le faceva parecchio male ma avrebbe imparato a sopportarlo.
Fortunatamente l’emorragia si era fermata.
James la guardò.
- Ti resterà il livido.
- Sono cose che passano. Piuttosto…fingi di non aver udito nulla Principe.
Il suo tono si era fatto duro. La Evil Queen era tornata in se.
- Vado nel negozio di Gold a cercare l’incantesimo che ho trovato sul libro.
Si alzò barcollando. Un lieve capogiro la colse, ma si riprese subito.
- Ti accompagno.
A nulla servì lo sguardo contrariato del Sindaco. Salutarono Belle e Malefica dandosi appuntamento alla centrale di polizia l’ora successiva.
 
- Ti prego James, spiegami come siamo finiti in questa situazione.
Il principe era bloccato contro il muro dal corpo di Regina. La stava stringendo a se, purtroppo senza poterlo evitare.
Delle specie di liane li stringevano sempre più ad ogni loro movimento.
- Io…potrei…inavvertitamente…avere toccato qualcosa.
Il Sindaco sbuffò.
- Sei solo un pasticcione!
- Oh dai Regina. Ci sono così tante cose in questo posto. Non sono magico come te, che tutto conosce, tutto sa, tutto fa…
- Niente faccio. Sono immobile contro di te, in una situazione alquanto imbarazzante.
Divincolandosi nello stesso istante le liane strinsero di più la loro presa.
I due gemettero dal dolore.
- Credi che io mi stia divertendo?
Sbottò James.
- Spero proprio di no. Se solo mi avessi ascoltata. Cosa ti avevo detto? Lascia fare a me!
- Volevo dare una mano.
- Infatti, utilissimo.
Rispose stizzita Regina.
James sbuffò.
- Noiosa.
- Buono a nulla.
-Se non la smetti ti do una testata.
- Se lo fai il mio ginocchio, casualmente incontrerà il tuo inguine.
Gli occhi di lui si fecero due fessure.
- Non oseresti.
Lo sguardo di lei, pura sfida.
- Sicuro?
Tra loro calò il silenzio.
 
- Si può sapere dov’è andato tuo padre?
Snow iniziava a preoccuparsi.
Dovevano vedersi alla centrale di polizia già da un’ora.
- Pure Regina sembra sparita…non capisco.
Una nube porpora comparve nell’ufficio dello Sceriffo.
- Salve, salve.
Salutò Malefica.
- Uhm…
Snow White ed Emma si guardarono perplesse.
- Uhm?
Chiese la bionda Swan.
- Regina è qui? Dovevamo trovarci in quest’ufficio.
- No. Sai dov’è lei o James o entrambi?
La Strega sembrò fare mente locale riordinando alcuni pensieri nella sua testa.
Poteva dire a loro cosa stava combinando Regina?
Fece spallucce.
- Regina e James, sono andati da Gold a prendere un manufatto, utile per l’incantesimo di sola andata per Ursula.
- Perché non usare i fagioli?
- Il mostro tutto tentacoli e niente tatto non ammette errori.
Specificò Malefica.
Emma alzò gli occhi al cielo.
- Andiamo….venite.
 
- Hai un buon profumo.
Disse James con il mento poggiato sulla spalla della Evil Queen.
- Uhm…grazie.
Regina inclinò leggermente la testa da un lato.
Il principe sorrise divertito.
Si udì una pausa fra i due.
- Gold è ovunque quando meno te lo aspetti…
Incominciò Regina.
- …tranne quando serve davvero la sua presenza.
Finì James.
- Già.
- Già.
 
- Suo padre e Regina si sono messi a fare comunella?
Gold era in piedi davanti alla macchina dello Sceriffo.
Mani sovrapposte, una sull’altra, sopra il suo bastone di legno lucido intarsiato.
Belle era al suo fianco.
- Prego?
Chiese Snow guardinga. La cosa che aveva sentito non le piaceva.
- So che sono spariti entrambi, dopo un piccolo… incidente. Sono venuto, sotto richiesta di Belle, a consegnarvi un incantesimo per far tornare a casa Ursula evitando ulteriori guai.
Emma, Biancaneve e Malefica si guardarono interrogative.
- Regina e James sono nel suo negozio in questo istante, proprio per lo stesso motivo.
Spiegò Malefica a Gold.
- Allora non resta che raggiungerli.
 
- Ha un bel tessuto questo cappotto. E’ nuovo?
Chiese James. Voleva rompere quel silenzio imbarazzante ad ogni costo.
- No. Collezione 2012.
Rispose Regina. Quel silenzio le pesava tanto quanto a lui.
- Il tuo giaccone, pelle?
- Si.
- Morbido.
- Parli ancora del mio giubbotto Regina?
La mora mugugnò.
- Si. Sciocco.
James sghignazzò.
Si udirono dei rumori nel negozio, che attirarono immediatamente l’attenzione dei due intrappolati.
Il principe e la Evil Queen si trovavano nel retro bottega.
- Siamo qui!
Gridò James.
Snow arrivò correndo assieme ad Emma.
Vedere il Principe avvinghiato a Regina fece uno strano effetto ad entrambe.
Si udì una risata provenire da dietro le due donne.
- Vedo che avete trovato un incantesimo che ha letteralmente catturato la vostra attenzione.
Gold arrivò nella stanza seguito da Belle e Malefica che sogghignava divertita.
- Non si ride delle disgrazie altrui.
Borbottò la Evil Queen.
- Regina ti prego, devi spiegarmi come siete finiti in quella situazione.
Chiese Malefica ridendo.
- Perché non lo chiedi a James? Io non ci ho capito molto.
- Si, illuminaci.
Sorrise Emma.
- Non potete liberarci prima?
Chiese James sempre più imbarazzato.
- Oh no. La spiegazione innanzitutto.
Gold voleva sapere cos’avevano toccato e soprattutto se avevano frugato da qualche parte.
- Stavamo cercando Tremotino. Camminavamo guardandoci attorno, quando io ho notato un aggeggio strano sul tavolo. L’ho toccato e mi sono letteralmente sentito afferrare alle spalle, così di riflesso ho afferrato Regina. E’ tutto. Ora ci tirate giù?
I loro pochi spettatori risero divertiti anche se delusi per essersi persi la scena.
Con un gesto della mano da parte di Gold furono subito liberi.
- Credo di avere qui l’incantesimo che cercavate.
Tremotino estrasse dalla tasca un amuleto.
-Ve lo siamo venuti a consegnare alla Centrale di polizia perché Belle voleva farsi perdonare per…l’incidente.
Puntualizzò Gold.
- Quale incidente?
Chiese Emma alla compagna che voltatasi a guardarla in viso notò il livido.
- Regina! Ti fa male? Com’è accaduto?
La bionda si avvicinò all’istante alla compagna per verificare il danno che aveva subìto.
- Belle.
Era la sola spiegazione da parte della mora. Fu Charming a raccontare divertito l’accaduto.
- Le ha assestato un colpo di scopa sul viso niente male. Credevamo fossero dei malintenzionati…e invece….



Note di Alex: Spero vi sia piciaciuto questo nuovo capitolo :)
Fatemi sapere :D
Alla prox.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
Qualcosa di caldo e umido si strofinava contro il suo collo passando poi sulla guancia.
Si sentiva così debole che ogni movimento le risultava assai difficoltoso.
Il corpo e la testa erano pesanti come se qualcosa giacesse immobile sopra di lei.
Aprì gli occhi, mettendo a fuoco la cosa al suo fianco.
Pongo.
- Che schifo.
Esclamò debolmente la Evil Queen disgustata.
- Sono così allergica a te.
Cercò di guardarsi intorno. Dov’era?
Casa Charming. Era sdraiata sul divano nel salotto di Mary Margaret.
Perché? Com’era finita li? Cos’era accaduto?
Un incredibile mal di testa accompagnò quelle domande che preferì accantonare per un istante.
Udì un vociare confuso provenire dalla cucina e dei passi concitati raggiungerla.
- Mamma!
Henry arrivò correndo, seguito da Emma che le si inginocchiò accanto.
I suoi occhi color lago erano un paradiso in cui perdersi.
- Come ti senti Regina?
Le chiese la bionda preoccupata mentre il figlio allontanava il dalmata.
- Perché siamo qui?
Chiese debolmente il Sindaco.
- Tu e James siete crollati poco dopo che Gold vi ha liberati.
Le rispose gentilmente la compagna, accarezzandole i capelli.
- Deve sapere, mia cara, che l’incantesimo di protezione accidentalmente attivato dal Principe, si ciba dell’energia di chi esso cattura.
Era stato Gold a parlare.
Vide con la coda dell’occhio James avvicinarsi al divano, il che la incuriosì.
- E…perché lui è li in piedi davanti a me e io sono qui?
La Evil Queen usò un tono molto contrariato.
- Perché Lei, Maestà, era molto più esposta, avendo fatto scudo al Principe.
Tremotino rispose con infinita pazienza e un pizzico di ironia.
Regina si voltò a guardare Charming.
- Suppongo che ti debba ringraziare.
Gli occhi della Mora erano ridotti a due fessure.
- Io…ehm…è stato un riflesso.
Rispose James.
Emma che ora era accanto al padre, gli diede un lieve schiaffo sulla nuca.
- Anche questo è un riflesso.
Disse la figlia. Henry rise divertito.
- Volete dormire qui? Regina non è in grado di tornare a casa.
Propose Snow.
- Sto bene. Parliamo…
Iniziò Regina tentando di mettersi a sedere ma le venne un capogiro. Si poggiò allo schienale del divano. Occhi chiusi per far smettere alla stanza di volteggiare.
- …dell’incantesimo.
Finì la frase sospirando. Le era sembrato di fare uno sforzo immane, nel sedersi.
- Niente di più semplice, Mia Cara. Mentre lei riposava, noi ci siamo già accordati sul da farsi.
Dobbiamo solo riferirle un paio di cose.
Sentire da Gold che si erano accordati senza di lei la irritò e non poco.
- Dovete sapere che l’incantesimo è incompleto. Io ne possiedo solo la metà. L’altra metà è di appartenenza a Jefferson.
Tremotino iniziò a spiegare, ma notando lo sguardo interrogativo di Regina, esplicò in miglior modo.
- Voi lo conoscete come: il cappellaio matto. E prima che Voi possiate dire qualsiasi altra cosa, le rispondo che per consegnarglielo avevo i miei motivi.
Aggiunse prontamente l’uomo.
- Abbiamo già elaborato un piano Regina.
Proseguì Snow. Dall’espressione della Evil Queen tutti poterono notare che la cosa non le piaceva affatto.
- Io e Belle andremo a casa di Jefferson. In quanto insegnante di sua figlia, non può rifiutarsi di parlare con me. Userò questa scusa, tenendolo occupato con la spiegazione dell’evento sulla sicurezza, che avverrà a scuola.
Proseguì Biancaneve.
- Nel frattempo io e Gold prepareremo le basi per la pozione conclusiva che useremo su Ursula. L’attireremo vicino al pozzo in modo da creare un portale che la rimanderà esattamente da dove proviene.
Intervenne malefica.
- E mentre Belle e Mary Margaret distraggono Jefferson Io, Tu ed Emma ci intrufoleremo in casa sua, per prelevare l’oggetto che ci serve. Individuato precedentemente da Gold e che si trova nel sotterraneo della sua villa.
James ultimò la spiegazione.
- Tutto chiaro?
Chiese Tremotino alla donna.
Regina avrebbe voluto protestare, ma sentiva le forze venir meno e si limitò ad una risposta breve e coincisa.
- Cristallino.
 
- Perché mi sono lasciata convincere?
Borbottò Regina.
Si trovava insieme a James nel bosco adiacente il retro della villa del Cappellaio Matto.
Erano poco lontani dalla finestra che la Evil Queen avrebbe dovuto aprire.
Attendevano in silenzio, circondati dal verde degli alberi e dalla candida neve, il via libera da parte di Emma.
La Bionda Swan era appostata a lato della casa in modo da vedere Snow e Belle, suonare il campanello e avviare la conversazione.
Cenno d’intesa con la madre che suonò alla porta proprio in quell’istante.
Attese che Jefferson aprisse alle due donne ma non vi fu risposta. Forse non era in casa?
L’auto era parcheggiata nel vialetto. Doveva esserci.
Mary Margaret suonò una seconda volta. Finalmente la porta si aprì. Aveva funzionato.
Emma raggiunse a passo svelto il padre e la compagna, che vedendola arrivare si andarono a preparare sotto la finestra.
Nonostante fosse un sotterraneo, l’apertura da cui si sarebbero dovuti infiltrare, era situata abbastanza in alto da terra e di conseguenza sarebbe stato un bel salto una volta entrati.
- E’ fatta!
Bisbigliò lo Sceriffo ai due.
- Dai su.
Disse James chinandosi e mettendo le mani a coppa per issare Regina sino alla serratura della finestra.
Come risposta guadagnò un sopracciglio alzato.
- Non vorrai mica…
Tentò di protestare Regina.
- Non farti pregare Amore, il tempo è contro di noi.
A quella parola pronunciata da Emma il cuore della Evil Queen mancò un battito.
Il Sindaco sospirò.
Poggiò le mani sulle spalle di James, mise un piede sulle sue mani e venne issata.
Sbloccò la serratura della finestra ed entrò con un salto.
Si rialzò ma non fece in tempo a scostarsi dall’apertura che Emma le piombò addosso.
Si udirono borbottii e lamentele.
- Scusate.
Bisbigliò James dall’esterno.
- Tutto bene Regina, tranquilla sono caduta sul morbido.
Emma cercò di rassicurare la compagna che ringhiò.
- Ero io!
- Scusa tesoro.
Disse lo Sceriffo sfoderando uno dei suoi sorrisi migliori per poi guardarsi intorno.
- E’ questo il suo laboratorio?
Chiese alla compagna che ad occhi chiusi cercava di localizzare una fonte magica che l’attirasse a se.
- Si.
La mora fece qualche passo in avanti.
Era vicina.
- Eccola!
Aprì gli occhi.
Una piccola scatolina davanti a lei emanava una lieve energia.
Vi passò una mano sopra a conferma che l’oggetto fosse magico.
Aprì la scatola e vide l’ampolla descritta la sera precedente da Gold.
- Andiamocene.
Disse Regina afferrando l’oggetto e stringendo la mano della compagna.
Svanirono dalla stanza per comparire all’esterno, accanto a James che sussultò.
A passi lievi raggiunsero il fianco della casa.
Mary Margaret li vide con la coda dell’occhio e sorridendo, lei e Belle salutarono Jefferson e si allontanarono dalla villa dell’uomo dirigendosi verso l’auto.
La Evil Queen cinse la vita di Emma con una mano. James circondò le spalle della figlia con un braccio e sparirono.
 
- L’avete trovata?
Chiese Gold impaziente.
Regina porse all’uomo la scatolina contenente l’ampolla, presa a casa di Jefferson.
Tremotino la guardò in ogni minimo particolare.
- Ottimo.
Esclamò dopo aver verificato che fosse la pozione che cercavano.
- Come procede?
La Evil Queen si era avvicinata a Malefica intenta a triturare minuziosamente delle erbe.
- Tutto come da programma.
Intervenne Gold in risposta a Regina.
Spiegazione che a lei non piacque. Perché lo faceva? Perché le aiutava?
- Che significa?
Chiese in Sindaco stizzita.
Tremotino si accigliò.
- Sono certa, Gold,  che lei sa esattamente a cosa io e Malefica stiamo andando incontro, con questo incantesimo.
Gold si avvicinò a Regina. L’espressione dell’uomo di indurì.
- Cosa cerca di insinuare, Mia Cara?
La Evil Queen sorrise, ma non con ironia. Era odio puro.
Emma e i Charming alzarono gli occhi al cielo.
Far andare d’accordo quei due, sarebbe stata un’impresa titanica persino per il grande Ercole.
- Non insinuo nulla. Voglio solo essere certa che non ci mandi a morire, per spianare la strada a suo figlio.
Tremotino fece un passo in avanti verso il Sindaco.
La tensione era palpabile.
- Colpito.
Bisbigliò Malefica senza distogliere lo sguardo da ciò che stava preparando.
I due erano così vicini che i loro respiri potevano confondersi.
Gli occhi dell’uno puntati in quelli dell’altra, atti a divorarsi silenziosamente come belve fameliche.
- Neal non ha bisogno di me. A spianargli la strada ci pensa già Lei stessa, Regina.
Gold era stato tagliente come una lama e Regina la sentì davvero. Dolorosa nel petto come una coltellata.
- Si fa dura.
Borbottò nuovamente Malefica dalla sua postazione di lavoro.
Quei due non avevano bisogno ne di magia ne di armi per ferirsi a vicenda.
Emma sbuffò. Ne aveva a sufficienza dei loro litigi. Si sentiva continuamente messa in mezzo.
Decise di intervenire ma il padre la fermò.
- Tu non sai niente di me, ne di noi.
Sibilò Regina.
-Certamente, ma so con certezza che il padre biologico di Henry è lui.
La verità è dura, Mia Cara, ma per tuo figlio in realtà non sei nessuno.
I presenti si impietrirono.
Era come se Gold avesse lanciato una granata nella stanza e tutti attendessero l’esplosione.
Ciò che l’uomo aveva detto era vero e il Sindaco lo sapeva.
Il ritorno di Emma da Neal, era la sua paura più grande.
Malefica alzò lo sguardo verso l’amica.
Sperava che non si lasciasse affogare da quella frase.
Regina sorrise nuovamente.
- Ho capito il vostro gioco. Volete farmi esplodere.
Disse annuendo con il capo la Evil Queen mentre faceva un passo indietro, lontana dall’uomo con il bastone.
- Spiacente.
Sarò di certo ingenua, nel sperare ancora nel perdono da parte dei genitori di Emma, ma sul tuo conto io non erro mai, Rumplestiltskin.
Detto ciò la mora si allontanò uscendo dal negozio di Gold.
- Eeeee affondato!
Esclamò Malefica accompagnando il suo sorriso con un gesto di vittoria.
I Charming risero. Quella donna aveva una dote particolare per spezzare la tensione.
Emma seguì Regina ma una volta fuori non la vide.
- Sono stanca sai, di questo continuo mettermi i bastoni fra le ruote.
La voce della mora provenne dalle sue spalle.
- Potrò mai avere il mio lieto fine?
Regina disse tristemente sedendosi sul gradino del marciapiede. Lo Sceriffo la imitò circondandole poi le spalle con un braccio e stringendola a se.
- Il tuo lieto fine è solo ed esclusivamente con me ed Henry.
Gold può dare fiato alla sua bocca quanto gli pare, ma io e te…ci apparteniamo.
La Evil Queen si voltò verso la compagna accanto a se, incontrando i suo splendidi occhi verdi.
- Lo pensi davvero Emma?
- E’ un dato di fatto.
Rispose la bionda con finta aria da saccente intellettuale per poi scoppiare a ridere, imitata da Regina.




Note di Alex: Eccoci qui con un nuovo capitolo.
Il prossimo sarà uhmmmmmm *si autozippa le labbra*
Lo scoprirete :)
Fatemi sapere che ne pensate e un grazie enorme a chi segue la storia e a chi l'ha messa fra le preferite.
Un grazie particolare a _Trixie_ e ad evilregal9841 che recensiscono sempre :D
Grazie anche ad I am a revenant che anche se non commenta ogni capitolo è la persona che mi ha convinta a pubblicare la mia FF (ero stanca di stamparle i capitoli :DDD)
Gioia miaaaaa quando trovo le loro recensioni :D
Alla prox :D

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

- Furto.
Disse James ad alta voce per informare anche i presenti.
Snow ed Emma erano ai fornelli, mentre Regina, lo osservò fermandosi dal preparare la tavola con posate e piatti.
- Furto?
Chiese la Evil Queen.
- Ha telefonato Gold.
Continò l’uomo. Ci fu una pausa.
- E quindi? Parla principe o ti devo estrarre le parole di bocca?
James si avvicinò a Regina.
La guardò di sottecchi e poi le tirò i capelli. Gesto che le fece notare la sua mancanza di pazienza.
La donna si lamentò contrariata.
- Mi diceva che mentre lui, Belle e Malefica stavano ultimando l’incantesimo in biblioteca, qualcuno è entrato nel suo negozio.
Spiegò Charming.
- Hanno rubato qualcosa?
Chiese Snow preoccupata.
- Ha detto che non gli sembra.
- Mente.
Sbottò Regina.
Calò il silenzio fra le due donne concentrate a cucinare e i due vicino al tavolo intenti ad osservarle.
James sospirò, osservato dal Sindaco.
Il Principe con un cenno indicò Mary Margaret ed Emma ai fornelli.
Regina fece spallucce, con aria interrogativa.
James con una mano la invitò a seguirlo mentre si avvicinava al frigorifero, seguito dalla Evil Queen.
Spiarono di sottecchi madre e figlia cucinare.
Lui aprì il frigo e in silenzio tirò fuori due carote. Una la porse al Sindaco che accettò.
Un’ultima occhiata alla cena e poi si diressero in salotto a fare compagnia ad Henry.
- Hanno detto che volevano farci una sorpresa e cucinare per noi.
Bisbigliò il Principe a Regina.
- Beh sempre meglio morire per mano di loro due…
La Evil Queen indicò Snow ed Emma.
- …piuttosto che per mano di Ursula.
- Sacra verità.
Rispose pensieroso Charming.
Il profumo che aleggiava nelle stanze non era poi così male.
James e Regina si alzarono dal divano e andarono a sbirciare nuovamente in cucina.
L’uno accanto all’altra mentre sgranocchiarono la carota, guardavano le due all’opera.
- La vostra fiducia nelle nostre doti culinarie, mi deprime.
Se ne uscì Snow contrariata. Emma andò dietro ai due osservatori e con una mano sulla schiena li spinse fuori dalla cucina.
- Ce l’ho!
Malefica comparve all’improvviso facendo sussultare i presenti.
- Domani mandiamo a casa la donnona ad otto zampe.
Disse con enfasi la Strega.
Regina guardò la sua compagna.
- Ottimo.
Rispose a Malefica.

Emma era tesa come una corda di violino.
Assieme ai genitori, attendeva l’arrivo di Regina, Malefica e Ursula.
Era arrivato il momento di mandare a casa quella donna, così non avrebbe più creato problemi né al paese, né a Regina.
Sentì una mano poggiarsi sulla spalla.
Era James che la guardava con fare rassicurante.
- Andrà tutto bene.
Lo disse con tono calmo, come se ne avesse passate così tante, che quell’impresa a confronto sembrava una bazzecola.
- Se non sarà così, me la prenderò con te.
Emma gli sorrise nervosa.
Qualcosa attirò la loro attenzione.
Si udirono fruscii fra gli alberi.
Erano forse arrivate?
Dalla vegetazione emersero una ad una le tre donne attese con ansia.
- E’ tutto pronto per il mio ritorno a casa?
Chiese Ursula.
- Si.
Rispose gentilmente Emma avvicinandosi con la fiala.
- Non dobbiamo fare altro che lanciarla nel pozzo.
Iniziò a spiegare Malefica.
- Esso fungerà da portale, riportandoti a casa.
Proseguì Regina.
La sua voce riusciva sempre a scatenare un brivido nella Bionda.
Era come se venisse attraversata da un brivido caldo…ma quella…quella fu paura.
Aveva uno strano presentimento che le chiudeva la bocca dello stomaco.
La donna dai capelli bianchi, guardò attentamente prima Regina, poi Emma e in fine Malefica.
- Come entrare in un orribile, orribile lavandino senza tappo?
I presenti cercarono di trattenere il più possibile una risata, scatenata dalla frase detta dall’Octopus in forma umana.
- Una specie.
Intervenne Mary Margaret sorridendo.
Ursula guardava attentamente la fiala nella mano della bionda Swan.
Il silenzio come se stesse riflettendo sul da farsi.
Aveva qualche ripensamento?
Improvvisamente alzò lo sguardo verso la ragazza e ghignò.
- Essia. Procedete.
Ordinò.
Regina si avvicinò alla compagna che le porse la fiala.
Qualcosa nel simbolo sopra ad essa attirò l’attenzione della Evil Queen, che ora l’aveva fra le mani.
Non ebbe il tempo di rifletterci.
Ursula prese l’ampolla, gettandola nel pozzo.
Il portale che si aprì, fece sorridere il mostro che andò ad afferrare Regina.
- Tu sei la mia garanzia!
Una risata terrificante si levò da Ursula.
- No!
Gridò Malefica gettandosi verso l’amica per afferrarla, ma in un battito di ciglia la donna dai capelli bianchi e il Sindaco scomparvero.
Il portale si chiuse inghiottendole e la Strega poté afferrare solo il bordo del pozzo.
Emma e i Charming rimasero pietrificati da ciò che era appena accaduto.
- Non doveva finire così. No!
Esclamò Malefica con rabbia.
- E come doveva andare?
Chiese la Evil Queen comparendo dietro all’amica.
Malefica si voltò felice verso Regina.
- Sei qui! Oh sia ringraziato…
Il Sindaco le afferrò la mascella. Era furiosa.
- Come doveva andare? Rispondi!
Si ritrovò ad alzare la voce con gesto d’ira.
- Diversamente, presumo.
Ursula comparì dietro James, rubandogli il pugnale dal fodero.
- Qualcuno dovrà pagare, per avermi voluto uccidere…
Lanciò l’arma che si conficcò nel ventre di Emma.
- …e non sarò io.
La bionda cadde in ginocchio riversandosi a terra, mentre la donna si trasformò sotto gli occhi dei presenti.
Tre tentacoli afferrarono ad uno ad uno i Charming e Malefica.
Lentamente Ursula strinse la presa attorno ai tre.
Regina era in piedi inerme ad osservare la scena.
- Vieni e vendicati. Emma era troppo debole per contrastarmi.
Rise il mostro.
La Evil Queen fece comparire nella sua mano una spada.
Impulsività e mente accecata da odio e vendetta la guidarono in un attacco verso il mostro.
La magia era troppo instabile a Storybrooke. Aveva paura di ferire la sua compagna, aveva paura di perdere il controllo. Si lanciò contro l’octopus a spada tratta.
Ursula fu veloce e con un colpo secco di tentacolo la fece andare a terra.
La Evil Queen si rialzò scagliandosi nuovamente verso il mostro.
La strega del mare la colpì nuovamente lasciandola senza fiato distesa al suolo.
Regina tossì dopo aver accusato il colpo, ma Ursula l’afferrò per i capelli trattenendola stretta a se.
Una mano dietro alla nuca e con l’altra le teneva il volto puntato verso i suoi compagni di sventura.
- Coraggio. Guardali morire.
I tentacoli stringevano i tre malcapitati sempre più.
- Che cosa provi, nel sapere che li hai condotti tu alla morte?
Io e te Regina non siamo poi così diverse, vero?
Ursula la lanciò a terra sprezzante.
Regina unì le mani e si voltò verso la donna dai capelli bianchi lanciando un onda d’urto che l’allontanò, lasciando cadere Malefica e i Charming che, respiro veloce, tentavano di rialzarsi ed allontanarsi da li.
- Regina è tutto ciò che tu non sei.
Disse James che si trovava vicino alla spada creata da Regina, afferrò l’arma e si scagliò con un fendente verso il mostro, ma l’octopus si voltò bloccandogli il polso e afferrandolo dalla gola.
- James!
Urlò Snow.
Ursula strinse la presa sulla mano del principe riuscendo a toglierli la spada.
Un tentacolo afferrò l’arma scagliandola contro Biancaneve.
Regina comparve davanti alla figliastra, fermando la lama a pochi centimetri dal suo cuore.
La fece cadere a terra.
L’octopus colpì al viso James scagliandolo contro ad un albero.
- Non potete sconfiggermi. Ho vissuto troppe vite e distrutto così tante persone che nemmeno potete immaginare. Io non mi fermerò mai.
Disse sorridendo il mostro.
Al fianco della donna dai capelli bianchi, comparvero i suo scagnozzi leggendari: Flotsam e Jetsam, due energumeni alti e viscidi.
Regina notò immediatamente che uno dei due teneva in mano un oggetto, sicuramente rubato nel negozio di Gold la sera precedente.
La Evil Queen prendendo per mano Biancaneve, sparì apparendo accanto al Principe.
- Portate qui Gold. Subito!
Ordinò il Sindaco facendoli poi svanire.
Jetsam bisbigliava un incantesimo senza interruzione, ponendo davanti a se l’oggetto rubato dalle sembianze di un libro.
Il tempo sembrò fermarsi. Gli attimi parvero eterni.
Regina guardò Malefica.
Le due sogghignarono per poi voltarsi verso Ursula e i suoi aiutanti.
Una nube densa e nera, scivolava sul terreno leggera, sino a raggiungere il trio di malvagi.
Non riuscì a sovrastarli in quanto l’oggetto fungeva da protezione unito all’incantesimo che stava pronunciando l’uomo.
Erano rinchiusi dentro un cerchio.
Malefica scomparve e la Evil Queen decise di attaccarli da ogni lato.
Si avvicinò lanciando scariche elettriche che andavano ad infrangersi contro la protezione, ma senza scalfirla.
Voleva provocare Ursula.
La tensione si respirava a pieni polmoni.
Regina passeggiava lentamente attorno a quel cerchio immaginario.
Non distoglieva mai lo sguardo dalle persone al suo interno, continuando a colpire lo scudo emanando scariche di energia.
Jetsam puntava contro il Sindaco, l’oggetto, prima di oggi attacco e continuava ininterrottamente la sua litania.
Doveva farlo tacere.
La coltre di fumo denso si alzò come un vortice verso il cielo, oscurandone la vista a chi era dentro al cerchio assieme ad Emma priva di sensi.
Chi era all’interno non riuscì più a comprendere ciò che stava accadendo. La cortina nera era come un altissimo muro impenetrabile.
- Cosa credete di fare?
Urlò Ursula per farsi udire dalle sue due nemiche.
Non ricevette alcuna risposta.
Quando quella nebbia nera svanì, la sorpresa si dipinse sul volto dei tre cattivi.
Un drago enorme comparve dinnanzi i loro occhi.
La strega del mare sembrò allarmarsi.
Usando i suoi tentacoli per attaccare Malefica, cercava di afferrarle un arto o per lo meno ferirla, ma la Strega con un colpo di coda la colpì facendola uscire dallo scudo di protezione.
A quanto pare era utile solo per difendersi dagli incantesimi.
Regina approfittò della situazione e andò ad avvicinarsi ai due scagnozzi.
Entrò all’interno del cerchio immaginario, sorprendendo Jetsam alle spalle che si voltò di scatto.
La Evil Queen gli afferrò il libro ma l’energumeno lo teneva saldamente.
Fu attaccata da Flotsam ma riuscì a scagliarlo lontano da lei con un solo gesto, mentre con l’altra mano diede fuoco al libro.
Lo sguardo di Jetsam incontrò quello magnetico di Regina che lo ipnotizzò.
Flotsam li raggiunse nuovamente. Lo incantò muovendo lentamente la mano davanti al viso del secondo scagnozzo.
Il tempo stava scorrendo contro di lei. Doveva sbrigarsi e andare a salvare Emma.
La Evil Queen pose il suo dito indice sulle labbra dell’uomo che reggeva il libro semi distrutto ma ancora attivo magicamente. Lui smise immediatamente di pronunciare l’incantesimo.
Jetsam stava cedendo.
A poco a poco iniziò ad abbassare l’oggetto che aveva fra le mani sino a farlo cadere a terra. Lo scudo venne infranto.
Poco distante da loro Malefica distraeva Ursula cercando di colpirla e renderla inerme.
Era una lotta davvero dura.
I due uomini erano come statue di sale davanti a Regina che, richiamando con una magia delle radici, li imprigionò l’uno legato all’altro, vicino al pozzo.
Il Sindaco corse a guarire la compagna ferita.
Si avviò verso di lei. Le era vicinissima quando fu afferrata da un tentacolo dell’Octopus.
Sentì ogni suo osso scricchiolare, ma l’amica dalla forma di drago attaccò a bocca aperta il mostro, costretto così a lasciare la presa sulla mora.
La Evil Queen creò attorno a se e alla compagna a terra un cerchio di fuoco.
Ursula non l’avrebbe mai oltrepassato.
Regina accarezzò il viso di Emma.
- Sono qui, tesoro.
Le mise una mano sulla ferita, da cui ne scaturì una luce calda e abbagliante.
Lo Sceriffo sembrò riprendere i sensi.
Una donna oltrepassò le fiamme create dalla Evil Queen.
- Apri di nuovo il portale, Regina.
Malefica le diede la stessa fiala che lei e la bionda presero a casa di Jefferson, prima di riprendere la sua forma animale e tornare a combattere la Strega del mare.
- V…vai. Sto bene.
Disse Emma debole ma viva.
Con un cenno di assenso, la Evil Queen corse verso il pozzo gettandovi la fiala.
Il portale si aprì e Regina si allontanò immediatamente da esso.
Malefica riuscì a mandare Ursula vicino al portale con una fiammata lanciata dalla bocca.
Gold comparve dietro a Regina, che sciolse Flotsam e Jetsam dalla loro prigione e assieme a Tremotino spinse magicamente i tre nell’apertura fra i due mondi: il loro e quello di Ursula.
Invano fu ogni tentativo da parte dell’octopus di afferrarsi al pozzo.
Il portale si richiuse inghiottendoli.
Sembrava tutto finito. Aveva funzionato?
Tutti i presenti si guardarono intorno alla ricerca del mostro, nel caso fosse riapparso.
Nulla.
- E’ fatta!
Gridò Malefica euforica.
Regina si voltò verso la Strega, di scatto.
Le si avvicinò lentamente. Occhi negli occhi.
- Ti posso spiegare.
Disse Malefica all’amica.
Il silenzio si era fatto pesante.
- Io…ho chiesto a Gold un incantesimo per incastrarla.
Spiegò.
La Evil Queen l’afferrò alla gola.
- Emma poteva morire!
Ringhiò il Sindaco ferocemente.
- Ma…io volevo solo aiutarti.
Malefica lo disse come una supplica.
Il respiro iniziava a venirle meno.
- Calma, calma, Mia Cara. Non è stato possibile prevedere l’andamento delle cose. In fondo voleva solo aiutare un’amica.
Intervenne Gold avvicinandosi alle due.
Regina spinse violentemente la strega addosso a Tremotino. Si voltò e andò da Emma.
I Charming che dapprima abbracciavano la figlia, si scostarono lasciando spazio alla mora, ora davanti alla compagna.
- Mi dispiace.
Disse in un sospiro il Sindaco.
Emma in tutta risposta, abbracciò la compagna silenziosamente, tenendola stretta a se.
Quel gesto parlò più di mille parole.





Note di Alex: Questo capitolo non mi soddisfa molto.
Spero vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate.
E’ stato un vero incubo da scrivere…mentre gli altri Cap. son venuti da se…qui…una fatica :(
Alla Prox :D

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
 
- Cosa vi porto?
Chiese Ruby ad August che si voltò verso di lei.
La cameriera del Granny’s teneva fra le mani un blocchetto per prendere le ordinazioni.
- Due caffè, grazie.
Rispose gentilmente l’uomo, sorridendo.
L’amico davanti a se era intento a fissare  Emma, seduta ad un tavolo poco lontano dal loro.
Stava facendo colazione con la sua compagna e Sindaco della città. Regina Mills.
- Arrivano.
Red sorrise e se ne andò.
Lo scrittore tornò a guardare Bae, ancora con lo sguardo fisso sullo Sceriffo.
- Smettila di fissarla.
Neal rispose all’amico con un borbottare sommesso.
Vedere la sua ex così felice senza di lui, lo abbatteva ogni giorno che passava.
Distolse velocemente lo sguardo.
Le due donne, prima intente a chiacchierare e ridere, si alzarono andando verso al bancone della tavola calda.
- Per me è ora di andare.
Disse Regina tristemente, accarezzando la guancia della sua compagna, che chiuse gli occhi assaporando a pieno quel momento.
- Ti accompagno all’auto.
Lo Sceriffo porse i soldi della colazione a Ruby, che le sorrise.
Circondò con un braccio la vita di Regina, salutò con un cenno della mano Neal ed August ed uscirono dal Granny’s. Occhi negli occhi, perse in un mondo tutto loro.
Non appena la porta si chiuse alle loro spalle, Baelfire iniziò a picchiare la fronte contro al tavolo, ripetutamente.
August lo guardò incuriosito.
- Oh! Che combini?
Gli disse divertito.
- Quelle due mi uccideranno.
Rispose Bae tristemente abbattuto.
Poggiò una guancia sul tavolo e se ne stette li a riflettere su tutto ciò che aveva perduto.
- Sei ancora innamorato di Emma vero?
Chiese con tono calmo e paziente Pinocchio.
Era stato lui a farli separare, perché Emma potesse rompere la maledizione.
- E’ così evidente?
Domandò Neal biascicando.
August gli mise una mano sulla spalla.
- Allora diglielo.
Bae alzò di scatto la testa per guardare l’amico.
- Mi vuoi morto? Ma hai idea di chi sia realmente, la persona con cui sta?
L’uomo davanti a lui rise nel vedere l’improvviso panico scatenatosi nel ragazzo.
- No e si. Meglio provare e fallire, piuttosto che vivere con il rimpianto.
Rispose lo scrittore con un sorriso.
 
Stranamente stava passando un bel momento di tranquillità, in quella giornata assolata d’inverno.
La neve si stava sciogliendo a poco a poco, e i raggi di sole che le sfioravano il viso, erano caldi e piacevoli.
Emma decise così di fare una passeggiata.
Voleva andare a trovare Regina nel suo ufficio.
Nonostante vivessero assieme, il tempo passato con lei non era mai abbastanza.
Quel pensiero, venne però sostituito dall’improvviso ricordo del progetto scolastico, che si sarebbe tenuto di li a qualche giorno, in cui lei avrebbe dovuto esporre una specie di lezione sulla sicurezza, alla classe del figlio.
Improvvisamente si fermò in mezzo al marciapiede.
Era preoccupata. Non era brava a tenere discorsi in pubblico. Cos'avrebbe detto?
Si voltò per tornare alla Centrale di Polizia.
Doveva andare subito a scrivere qualche riga.
Farsi uno schema sugli argomenti da affrontare e sul come affrontarli.
Henry era così felice che fosse lei a parlare davanti a tutti i suoi compagni, insegnanti e genitori...era fiero di sua madre.
Si…si…doveva tornare indietro.
Il telefono cellulare squillò.
- Si?
Rispose la bionda.
- Che cosa devo fare?
Lo Sceriffo alzò un sopracciglio guardando il telefono per poi tornare a poggiare il ricevitore all’orecchio.
- Di che parli Ruby?
Chiese Emma sorpresa a quella domanda.
- Parlo di Whale. Continua a chiamarmi e pensa che io sia l'amore della sua vita.
La bionda trattenne a stento una risata.
Non avrebbe mai e poi mai pensato che il Dottor Whale si potesse innamorare di qualcuno.
Ci provava con ogni persona che fosse di sesso femminile e che respirasse…anche se Regina, sosteneva che il fattore “basta che respiri” fosse un dettaglio sicuramente superfluo per quell’uomo.
Non sapeva cosa rispondere all’amica e quindi optò per una frase comune che la fece sorridere.
- E' normale, sei una bella ragazza...l'avrai colpito nel profondo.
- Oh ma insomma Emma. Lo so che non ci credi nemmeno tu a ciò che mi hai appena detto.
Comunque io sono mezzo lupo, mentre lui è un dottore affermato, con una carriera alle spalle.
L'unica cosa di me che fa rima con carriera è il mio esser cameriera...era-era no?
Ruby era abbattuta mentre Emma si morse il labbro inferiore per non ridere.
Sarebbe stato poco gentile da parte sua.
Lo Sceriffo sbuffò. Non era brava a parlare di queste cose e sinceramente non aveva ne il tempo, ne la voglia per ascoltare problemi di cuore.
- Senti Ruby...ti voglio bene tesoro, ma adesso devo sistemare delle cose urgenti e in fretta.
- Quali cose?
Chiese l’amica dall’altro capo del telefono.
- Quel cavolo di discorso!
Sbottò Emma continuando a camminare. I suoi passi sempre più veloci.
L’unica cosa che riusciva a pensare era l’ansia dettata dal tenere una lezione.
- Di che parli?
La cameriera era sempre più curiosa.
Si guardò attorno. I clienti della tavola calda erano pochi e in quel momento non sembravano necessitare dei suoi servizi. Si sedette su di uno sgabello, vicino alla cassa, pronta ad ascoltare l’amica attentamente.
- Hai presente la scuola di Henry?
- Certamente.
- Bene. Devo fare un discorso davanti ad alunni, insegnanti e genitori sulla sicurezza.
Al solo parlarne con Red, lo rendeva un programma reale e prossimo. Le salì ancora di più l’ansia.
Doveva farsi aiutare da Regina.
Si voltò nuovamente sul marciapiede, cambiando direzione ed incamminandosi verso il municipio.
- Oh che bello!
Ruby era al settimo cielo.
- Insomma…
Emma al contrario dell’amica euforica alla notizia, si rattristò. Non avrebbe mai voluto deludere Henry.
Ma si…in fondo era solamente una stupida lezione sulla sicurezza. Aveva sconfitto un drago, era sopravvissuta alla foresta incantata (due volte) e ad un mega polpo. Sarebbe stata una bazzecola.
La bionda cercò di farsi coraggio.
- Posso venire con te? Forse dovresti invitare anche Belle, di sicuro le piacerà.
Propose Red. Sentendo lo Sceriffo così abbattuto, avrebbe pensato che un po’ di amiche fungessero da sostegno morale.
- No. Insomma, voglio dire, tu puoi venire ma non invitare nessun'altro. Non fare la pettegola.
Ci mancava solo altra gente con aspettative su di lei. No, no.
- D'accordo, però sarebbe carino. A lei piacciono tanto i bambini. Anche a Cenerentola...si! Si divertirebbe un sacco.
Quella frase per Emma fu un allarme rosso.
L’amica stava già stilando una lista mentale di invitati. Doveva essere fermata.
- Ruby no.
Il telefono della cameriera emise un suono di avviso di chiamata.
- Aspetta eh...
- Ruby...no!
Emma riprese a camminare, mentre l'amica l'aveva messa in attesa.
Decise di chiudere la chiamata. Non aveva tempo per aspettare.
Se c'era qualcosa di urgente le avrebbe ritelefonato. Ora, doveva assolutamente andare dalla sua compagna per farsi aiutare a scrivere appunti sulla lezione da dare.
Nel frattempo al Granny, una giovane cameriera dapprima rilassata e con un sorriso di felicità da contagiare l’intero universo, si ritrovò in piedi sull’attenti.
- Ruby. Questa storia con Whale è completamente fuori controllo.
Una voce spazientita e inaspettata, dall’altro capo del telefono la colse di sorpresa.
- Regina...ehm...salve. Ascolti non faccia caso a Whale...
Red non sapeva se essere stupita da quella chiamata o terrorizzata.
Non ne aveva mai ricevute da parte del Sindaco Mills e di sicuro non era una telefonata di cortesia.
- Non posso non farci caso e sai perché? Perché devo lavorare il doppio degli altri giorni. E perché devo lavorare il doppio degli altri giorni? Perché tu hai deciso di rompere con Whale!
Ho ricevuto richiami su richiami, per il fatto che si rifiuta di visitare, dicendo che è depresso.
E' un massacro qui in ufficio fra lamentele e telefonate.
Il Sindaco era furiosa.
Cappuccetto rosso tenne la cornetta a debita distanza, nella paura che potesse uscirne una mano a strozzarla. Tutto ci si poteva aspettare da quella donna e nulla, anche se impensabile, poteva risultare impossibile quando si aveva a che fare con la Evil Queen.
Sydney bussò alla porta dell'ufficio di Regina.
L’uomo si schiarì la voce.
- Sindaco Mills...scusi il disturbo, ma c'è Whale al telefono. Linea 1.
Il Sindaco sospirò.
Finalmente quel medico si era messo in contatto con lei.
Fece un cenno al collaboratore che uscì.
- Ruby puoi aspettare in linea per favore?
Chiese Regina alla cameriera che annuì.
Ruby messa in attesa, si mise a fare un cruciverba sul giornale.
Il locale era semivuoto a quell’ora e i pochi clienti presenti erano già stati serviti.
- Posso avere dell'altro caffè?
Red alzò lo sguardo. Malefica era davanti a lei.
- Certo!
Prese il contenitore ancora caldo, pieno di quella bevanda fumante appena fatta e gliene versò riempiendole nuovamente la tazza che le porse la Strega.
A Ruby venne un’idea.
- Senti...fra qualche giorno Emma deve tenere un discorso sulla sicurezza nella scuola di Henry.
Regina ci sarà sicuramente. Verrai?
Malefica alzò lo sguardo verso la giovane donna che le fece la proposta.
- Perché no.
Rispose la Strega sorridendo.
- Benissimo!
Ruby esultò felice.
Aspettò che la donna tornasse a sedersi al proprio tavolo e poi tornò al cruciverba.
Nell’ufficio, Regina sospirò, trattenendosi il più possibile dall’insultare il Dottore.
Premette il tasto Linea 1 sul telefono.
- Dottor Whale, salve.
Il Sindaco salutò con finta cordialità.
- Ha parlato con Emma di Ruby per caso?
Il tono del dottore era sotto terra.
L'espressione di Regina a quella domanda fu impagabile. Fra l'incredulo, il stupito e ancora l'incredulo.
- No.
Fu la sua risposta secca.
- Dica ad Emma, che deve fare in modo che Ruby, accetti di parlare con me. Loro sono così amiche.
Ma che cosa le era successo? Da temutissima Evil Queen a Dottoressa Stranamore?
Regina scosse la testa sempre più incredula.
- Perché non chiama direttamente Miss Swan, mi scusi.
Il Dottor Whale era seduto nel suo ufficio, semi sdraiato su di una poltrona, intento a fantasticare.
- Lei è una donna stellare.
Disse il medico con tono trasognato, che fece implodere ad una velocità da record la Evil Queen.
- Miss Swan??
- No, parlavo di Red. Lo Sceriffo non risponde al telefono.
Il Sindaco iniziò a stancarsi di questa chiamata a dir poco assurda.
- Riprovi.
Era più un ordine che un consiglio.
- Va bene. Richiamerò lo Sceriffo.
Detto ciò, il Dottore riattaccò.
Regina sospirò senza parole.
Abbassò lo sguardo verso il telefono, per provare a riprendere la telefonata con Ruby, ma la linea era caduta.
 
Emma era ad un isolato dal Municipio, quando le suonò il telefono.
- Dimmi Ruby.
Rispose notando il nome sul display.
- Malefica viene!
Le riferì l’amica entusiasta del “sì” che era riuscita ad ottenere.
- Ma Ruby! Ti ho detto che non voglio nessuno!
Sbottò lo Sceriffo contrariatissima all’idea, che qualcuno oltre a tutti i presenti, andasse alla lezione per “vedere Emma che parla agli studenti”.
Di nuovo sul telefono della cameriera suonò l'avviso di chiamata.
- E' Cenerentola aspetta.
La informò Ruby in tutta fretta.
- Senti sai che ti dico? Fa quello che vuoi. Passo a prendermi un caffè…
Detto ciò Emma riattaccò furiosa.
Si voltò nuovamente cambiando direzione e incamminandosi verso il Granny’s.
- Ehy.
Rispose la ragazza lupo.
- Red, andrai a sentire il discorso sulla sicurezza, alle scuole, fra qualche giorno?
Chiese Cenerentola, già informata da Mary Margaret.
In quel momento la giovane ragazza, si trovava nella scuola dove insegnava Biancaneve.
- Si che ci vado.
Rispose allegramente Ruby.
- Sono stata incaricata di organizzare un rinfresco per tutti i partecipanti, a fine serata. Che ne dici se mi dai una mano e chiamiamo anche Belle?
Sembrava una serata in grande stile.
Doveva assolutamente organizzare tante cose.
- Certo! Ti darò una mano con i dolci e aperitivi salati. Sarà perfetto.
Detto ciò, Red, saltò giù dallo sgabello sul quale si era riseduta e prese carta e penna per fare una lista.
- Grazie!
Si salutarono e Cenerentola si apprestò a contattare Belle che accettò felicissima di poter dare un aiuto.
La nonna nel frattempo diede in consegna due caffè da portare nello studio del Dottor Hopper.
Ruby uscì dalla tavola calda, prese il telefono e richiamò il Sindaco. La telefonata di prima si era interrotta. Magari Regina aveva davvero qualcosa di importante da dirle.
Raccolse le sue forze, prese un bel respiro profondo e compose il numero dell’ufficio del Sindaco che nel frattempo aveva ripreso a firmare documenti.
Quella giornata, per Regina, era iniziata peggio della precedente…ed era tanto dire, visto che aveva dovuto combattere contro Ursula.
In quell’istante pregò per un altro Blackout elettrico, in modo che potesse sgattaiolar sene via e non farsi più vedere per un po’.
Bussarono alla porta. Sydney si sporse all'interno dell'ufficio del Sindaco con la testa.
- Ehm...mi scusi...l'ospedale sulla linea 1.
La Evil Queen strabuzzò gli occhi.
- Ancora!
Prese in mano la cornetta del telefono e fece un cenno con la mano al collaboratore che se ne andò.
Regina era alle prese con altre lamentele…infinite.
Poggiò la fronte sulla scrivania e proseguì all’ascolto di tutto ciò che le veniva riferito sul “DD” Dottore Depresso.
Sydney di li a poco, ricomparve alla porta schiarendosi la voce.
- Mi scusi...Ruby sulla linea 4.
Il Sindaco mise in attesa la capo infermiera, nella speranza che ella desistesse e riattaccasse, a costo di farla morire di vecchiaia attaccata a quel dannato ricevitore,
- Ruby...devi assolutamente rompere con Whale.
Sbottò sfinita Regina.
- Ma io, veramente, ho già rotto con Whale.
Rispose Ruby mentre si dirigeva da Hopper.
- Beh ri-rompi con lui, perché con alcune persone, bisogna rompere più di una volta.
Che ne sapeva lei di queste cose, ma le avrebbe detto qualsiasi frase purché la ragazzina si decidesse a far tornare in se quell’uomo.
Di nuovo l'avviso di chiamata sul cellulare della cameriera.
- Aspetti, ho un avviso di chiamata.
La informò la cameriera.
Regina  si sentì presa in giro.
- Ehy Cappuccetto! Non sto scherzando!
Disse duramente il Sindaco. Suonò pari ad una minaccia e sicuramente voleva esserla.
- Va bene.
Rispose dall’altro capo la ragazza alzando gli occhi al cielo.
Regina sbuffò riattaccando.
Vedendo la luce lampeggiare ancora sulla chiamata da parte dell’ospedale, si fece coraggio e riprese la telefonata con la capo infermiera.
Emma entrò al Granny’s notando che Ruby era assente.
Salutò nonna e poi i nani seduti ad un tavolo.
August era poggiato al bancone. Stava telefonando a qualcuno
- Ehy ciao August.
- Ciao bella.
La salutò lui. Spostò il telefono dall'orecchio dicendo all'interlocutore di aspettare un istante.
- Emma senti,è Ruby al telefono. Sta organizzando un gruppo di persone ,per andare alle scuole fra qualche giorno, dove si terrà un discorso con lezione sulla sicurezza e buffet finale. A te va di venire?
La bionda si arrabbiò ancor di più.
- Devo tenerlo io il discorso. Vedi tu!
Disse furiosa Emma.
Tese la mano verso il cellulare dell'uomo.
- Passamela!
August le cedette il telefono.
- Ruby! Hai deciso di ammazzarmi??
Urlò lo Sceriffo all’amica che si trovava su di un marciapiede.
Dopo la consegna del caffè si stava dirigendo verso il suo locale.
- Non sto facendo niente di grave!
Si difese Red.
Nel frattempo mentre Emma e la ragazza lupo litigavano, Malefica andò ai telefoni pubblici, situati nella tavola calda, per chiamare la sua amica.
- L'ufficio di Regina per favore. Sono Malefica.
Il Sindaco prese subito la chiamata passatale dal collaboratore.
- Se Whale non la smette di creare scompiglio, lo ammazzo.
Esordì Regina furiosa e stanca.
La Strega udì un lieve tonfo dall’altro capo del telefono. La fronte della Evil Queen era tornata a poggiarsi sulla scrivania.
- Prima che lo ammazzi, volevo chiederti se andavi alla serata che fanno nelle scuole, fra qualche giorno.
Chiese Malefica incuriosita.
- Certo. Snow mi ha detto che la classe di Henry presenterà uno spettacolo sul tema della sicurezza.
Esordì il Sindaco con tono piatto.
- Benissimo allora. Senti, ma che succede con Whale?
La Strega prese una sedia da un tavolo vicino e si sedette, pronta ad ascoltare ogni eventuale pettegolezzo o piano omicida.
- Sta facendo impazzire tutti a causa di Ruby.
Malefica fece una breve pausa per ascoltare la chiamata proveniente dalla donna bionda al suo fianco.
- Emma al momento è qui vicino a me. Sta parlando al telefono proprio con la rossa, in questo istante.
Il volto di Regina si illuminò. Quella cappuccetto avrebbe certamente ascoltato lo Sceriffo, in quanto sua grande amica.
- Allora di ad Emma, che dica a Ruby, di rompere subito con Whale! Ho ben cinque, non uno, ma cinque chiamate in attesa dall'ospedale in cui si lamentano e lamentano e lamentano e lamentano...
Malefica mentre l'amica continuava a parlare, chiamò a se lo Sceriffo con un gesto della mano, che le indicò di avvicinarsi a lei..
Scostò il ricevitore dall’orecchio per parlare con lo Sceriffo.
- Emma.
- Si?
La bionda le si avvicinò scostando anch’essa il ricevitore un istante.
- Regina ha detto, di dire a Ruby, di chiamare Whale e di rompere immediatamente.
Emma fece un cenno di assenso con il capo, prima di riprendere la telefonata..
- Malefica dice, che Regina dice, che devi chiamare Whale e rompere con lui.
All'altro capo del telefono la cameriera mugugnò.
- L'ho fatto!
Sbottò Ruby alzando gli occhi al cielo.
- L'ha fatto.
Riferì Emma a Malefica.
- L'ha fatto.
Ripeté la Strega al Sindaco.
- Beh dille di rifarlo!
Ordinò Regina stressata da quella giornata che sembrava non avere conclusione alcuna.
- Rifallo.
Disse Malefica allo Sceriffo.
- Ruby ti prego, smettila di farlo soffrire.
La pregò Emma provando a comprendere in quale guaio, l’azione dell’amica, aveva cacciato la sua compagna essendo il Sindaco della Città.
- Oh...ma insomma!
Sbuffò Red contrariata. Nessuno era mai dalla sua parte in quella storia.
- E comunque, voglio sapere quanta gente hai invitato.
Ordinò Emma. Voleva immediatamente sapere a cosa sarebbe andata incontro durante quella serata.
Ruby prese l’elenco messo in tasca precedentemente, prima di uscire, e lo lesse.
- Ok. Ho invitato: Malefica, August che sicuramente porterà Neal, Cenerentola e Belle che verrà con Gold.
- Gold?
Chiese la bionda Swan allibita.
- Gold.
Confermò l’amica, quasi arrivata al Granny’s
Nel telefono di August suonò avviso di chiamata.
- Aspetta c'è un avviso di chiamata sul telefono di August.
Emma mise in attesa Ruby.
- Pronto?
Rispose lo Sceriffo per conto del proprietario del cellulare.
- Emma?
La voce dall’altro capo sembrò sorpresa.
- Neal…aspetta.
La bionda sospirò, mentre riprendeva la telefonata con la cameriera.
- Ruby ti devo lasciare. August ha una chiamata.
- Ok sta tranquilla, ci divertiremo un sacco vedrai. Ti faremo compagnia.
Emma di ciò ne era assai poco convinta.
- A-ha. Ciao.
Lo Sceriffo passò il telefono al burattino.
Malefica nel frattempo era ancora al telefono con Regina.
- ...e lamentando e lamentando...
- Ne hai ancora per molto, disco rotto?
Sbottò la Strega.
Sydney si sporse nuovamente nell'ufficio del Sindaco per avvisarla della chiamata di Ruby sulla linea 4.
Stava per perdere la pazienza.
- Malefica per favore ci possiamo vedere più tardi? Ho bisogno di due chiacchiere in relax. Ti prego.
La Evil Queen supplicò l'amica.
La Strega impietosita da quella supplica le diede appuntamento nel pomeriggio. Così d’accordo, chiusero la chiamata.
Regina sospirò cercando di mantenere il controllo e poi rispose a Ruby.
- Ruby.
Il Sindaco voleva davvero sentire cos’aveva ancora da dire la ragazza.
- Volevo dirle che ci sto malissimo per tutta questa storia di Whale, ma non credo che parlargli, possa essere d'aiuto.
La Evil Queen alzò gli occhi al cielo, mentre pensava a come far sparire dalla circolazione Whale e Cappuccetto Rosso. Nascondere le prove…era brava in questo.
Suonò nelle orecchie della cameriera nuovamente un avviso di chiamata.
Guardò il telefono.
- Mi suona il telefono...Oh no...è Whale!
Disse Ruby allarmata. Non lo voleva sentire ne ora ne mai.
- Oh ti prego, rispondi.
Le chiese ormai estenuata Regina.
- No, non posso.
- No, no, no, no. Rispondigli subito!
Ordinò il Sindaco ormai al limite di ogni sopportazione…limite superato da un pezzo.
- E' Scattata la segreteria.
Informò Ruby.
- Dannazione! Questa storia è assurda. Non è possibile.
Inveì il Sindaco reggendosi la testa con le mani. Non ne poteva più.
Se non fosse per Henry avrebbe già fatto un incantesimo di distruzione di massa.
La bomba nucleare americana, a confronto, sarebbe stata un sassolino.
- Mi dispiace Regina, dico sul serio. Io non volevo metterla nei casini.
Il Sindaco, senza salutare riattaccò.
Alzò lo sguardo verso la porta, notando un Sydney alla ricerca di ogni possibile scusa per non riferirle che aveva nuovamente una chiamata da parte dell’ospedale.
- Regina…l’ospedale sulla…
Non riuscì a terminare la frase perché il pover’uomo, fu costretto a richiudere la porta velocemente per farsi da scudo.
La Evil Queen aveva afferrato il porta matite e con furia l’aveva scagliato contro il suo collaboratore.
- Oh...che giornata!
Esclamò prima di svanire dall’ufficio.
 
 
 
 
 
 
Note di Alex: Salve a tutti :)
Perdonatemi se questo vi è sembrato un capitolo “copione”, ma l’ho creato apposta in questo modo. Era l’unico metodo per poter intrecciare delle chiamate che si susseguivano una dopo l’altra.
Con l’aggiunta di ulteriori dettagli, rischiavo di perdere l’effetto “Caos” volutamente dato a questa parte del racconto.
Spero vi piaccia.
Ho voluto raccontare una specie di “giornata da Sindaco” della nostra povera Queen XD
Fatemi sapere che ne pensate.
Alla Prox :D

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
 
Si era fatto ormai buio, quando Regina decise di andare a trovare Emma alla Centrale di Polizia.
Comparve davanti all’ufficio e ciò che vide la pietrificò.
La scena che li mostrò in quell’istante fu come una doccia fredda in pieno inverno.
Neal tratteneva i polsi di Emma, entrambi in piedi.
Il corpo di lui, poggiato a quello di lei mentre si baciavano.
Lo Sceriffo ad occhi aperti, si scostò immediatamente dall’ex compagno.
Regina non disse una parola.
Entrò nella stanza, chiuse la porta alle sue spalle e si mise davanti a loro.
La Evil Queen, fece un respiro profondo e poi li guardò.
Emma sentì un nodo alla gola. Era sua intenzione spiegarle ogni cosa.
Il silenzio calato fra i tre risultò assordante.
- Regina posso spiegarti tutto.
Lo Sceriffo aveva bisogno di dirle com’erano andate le cose.
Non la voleva tradire e soprattutto non la voleva perdere.
- No.
Il tono del Sindaco era basso e autoritario.
Quella risposta lasciò la bionda senza parole.
- No?
Chiese Emma interdetta.
- Voglio che sia lui a spiegarmi ciò che è successo qui.
Regina si era voltata verso Neal che si guardò intorno a disagio, nella speranza che entrasse qualcuno a “spezzare” quel momento.
- Adesso!
Gli gridò facendolo sussultare.
- Sono stato io. Volevo baciarla, per vedere se in lei riaffiorava quella scintilla che c’era tra noi in passato.
Aveva capito le mie intenzioni e non voleva…così…l’ho trattenuta per i polsi e l’ho baciata.
Subito dopo sei arrivata tu.
Ciò che disse Baelfire, fu pronunciato tutto d’un fiato.
Regina abbassò lo sguardo, cercando di trattenere la sua rabbia il più possibile.
Rimase in silenzio.
- Vedi io…
Intervenne nuovamente Neal.
Con un gesto della mano da parte del Sindaco, fu scaraventato sul divano vicino alle celle.
- Non ho detto che potevi parlare ancora.
La mora si voltò verso Emma.
- Quando ci siamo incontrati nel bosco, mi ha detto che non smetterà di combattere per te.
Non ho intenzione di passare le mie giornate a vedere quella…persona, provarci di continuo con te.
Sono stanca di avere qualcuno che tenta di distruggere ciò che amo.
Voglio mettere fine a tutto questo…
Indicò prima la compagna e poi Neal.
- …una volta per tutte.
Baelfire si alzò velocemente a sedere.
- La stai ponendo davanti ad una scelta Regina?
Domandò Neal alzandosi in piedi.
- Non ci sono scelte da fare Neal. Come già ti ho detto, sto con Regina.
Se vuoi vedere tuo figlio devi andare d’accordo con lei e rispettare la nostra storia.
Emma fu chiara, questa volta,  con l’ex compagno.
L’ uomo non rispose. Andò verso la porta dell’ufficio e l’aprì soffermandosi sulla soglia d’entrata.
- Sei difficile da dimenticare.
Furono queste le sue ultime parole prima di uscire.
- Ho bisogno di una boccata d’aria.
La Evil Queen svanì prima che la bionda potesse fermarla.
 
Era una notte splendida, senza nuvole.
All’infuori di ciò che stava vivendo in quel momento, era la serata perfetta per guardare le stelle.
Alzò lo sguardo verso il cielo. Avrebbe tanto voluto parlare con suo padre. Aveva bisogno di lui.
Le venne un groppo in gola e una lacrima solcò il suo viso.
Due occhi color lago incrociarono il suo sguardo dall’alto.
- Regina…
La mora si raddrizzò per guardare la sua interlocutrice sedersi accanto a lei.
- Voglio stare da sola.
 Regina si alzò dalla panca, incamminandosi lungo le baracche vicino al molo.
Emma la seguì in tutta fretta.
- Ti prego…parliamo.
Supplicò la bionda.
- Sono stanca di parlare.
Emma l’afferrò per il braccio fermandola.
- Ti prego.
Il Sindaco sospirò combattuta.
Abbassò lo sguardo verso una lattina di Coca-Cola vuota, gettata per terra.
- Perché non posso essere felice? Desidero stare con te, con tutta me stessa, ma più lo desidero e più cercano di allontanarti da me. Sono stanca e sono sola.
Regina era frustrata e triste.
Con un dito scagliò una leggera scarica color blu, che andò ad abbattersi sulla lattina a terra, facendola rimbalzare.
- Amore, nessuno mi porterà via da te, puoi starne certa.
La strinse forte a se abbracciandola.
Il Sindaco rimase con le braccia lungo i fianchi senza reagire a quell’attenzione.
- Non sei sola. Hai me, Henry.
Emma la guardò scostandosi.
Era vero ciò che aveva detto la bionda a fianco a se, ma nonostante ci fossero loro a tenerle compagnia, a dar lei emozioni di ogni sorta come amore e gioia, dentro si sentiva ugualmente sola.
Aveva bisogno di quella familiarità che solo un genitore sa dare e questo non gliel’avrebbe restituito nessuno. La causa di ciò era solo colpa sua.
- Mi manca mio padre.
Emma a quelle parole abbassò il capo. Si rese conto improvvisamente di non conoscere totalmente Regina.
Sapeva tutto o quasi della madre, di cos’aveva fatto ai Charming e al padre di Biancaneve, ma molte alte cose le ignorava. Era una persona molto chiusa e il fatto che non parlasse del padre, che tanto adorava, le faceva capire quanto soffrisse ancor oggi per la sua morte.
- Quando ero triste, mi sedevo sempre sotto il mio albero di mele.
Lui si avvicinava a me silenzioso e guardavamo le stelle.
“Piccola mia, dimentica tutte le pressioni della vita.
Allontana le immagini che occupano la tua mente.
Se lo fai, ti sentirai meglio.”
Regina nel raccontarlo sorrise. Guardava le stelle come a rivivere quei momenti.
- “La persona che un tempo eri, che non vuoi  più intorno…la conserverò ancora nel mio cuore.
Quando guardi le stelle la rivedo, come un sogno, un breve attimo, un immagine da quel passato che tanto vuoi dimenticare.
Sarò sempre pronto ad afferrare la tua mano e baciarti la fronte restandoti accanto ad ogni passo, nella speranza che un giorno ritorni tu, la mia Regina.”
La Evil Queen sospirò, volgendo lo sguardo verso Emma che l’ascoltava attentamente.
- Io non capii. Non l’ho mai capito veramente, come non ho mai compreso il perché si prendeva la colpa dei miei errori.
Era la prima volta che parlava a qualcuno di suo padre. Lo amava così tanto…ma mai abbastanza, quanto meritava davvero.
- Cambiamo discorso.
Fu come se Regina mettesse una pietra gigantesca sopra a quei ricordi.
La bionda lo capì così decise di farla distrarre in qualche modo.
- Regina…ti va di insegnarmi a far saltellare le lattine?
La Evil Queen guardò stranita Emma per quella richiesta.
- Adesso?
- Si.
Le rispose con il suo migliore fra i sorrisi.
Regina ricambiò quel sorriso.
- Concentrati sulla tua energia. E’ proprio come immaginarsi di lanciare un sasso, solo che proviene da te.
Prendi la mira e scaglia la tua forza immaginaria su ciò che vuoi colpire.
Vi furono svariati tentativi falliti da parte di Emma che la portò a rinunciare.
Ad esser sinceri, la sua concentrazione era ovunque tranne su ciò che doveva fare.
- Non sei concentrata Emma.
Disse il Sindaco osservandola.
- E’ che continuo a pensare a quel bacio con Neal.
A Regina si bloccò il respiro.
- So che in te ha scatenato qualcosa e non vorrei, che ciò creasse un cambiamento in quel che provi per me.
Ho paura di perderti. Una paura fottuta. Io sono certa dei miei sentimenti per te, ma quando tutto sembra andare bene ecco che arriva qualcosa a scombussolare ciò che con fatica stiamo costruendo.
Maledizione!
Lo Sceriffo enfatizzò quel vocabolo con un gesto di stizza.
La sua frustrazione mista a rabbia generò un fascio elettrico che andò a colpire dei bidoni pieni d’acqua, situati proprio accanto a loro.
Ci fu un esplosione seguita da uno scroscio e poi…il silenzio.
Emma e Regina erano bagnate fradice.
- Aiuto.
Disse la Evil Queen con tono di supplica.
La bionda la guardò preoccupata.
- Che succede? Sei ferita?
Regina scosse la testa per gesticolare un “No”.
- Questo Tailleur si poteva lavare solo a secco.
Gli occhi di Emma divennero due fessure.
Non riuscì a rispondere perché vennero interrotte da una chiamata da parte di James.
Le aveva invitate a cena a casa di Mary Margaret. Henry era già li.
 
Comparvero nel salotto dei Charming, facendoli sussultare.
- Abbiamo una porta.
Protestò Mary Margaret.
- Non potevamo venire a piedi o in auto, ridotte così.
Borbottò Regina.
- Cosa vi è successo?
Chiese James tra il divertito ed il preoccupato.
Henry era accanto al nonno materno che sghignazzava.
- Ho fatto esplodere dei contenitori pieni d’acqua.
Disse orgogliosa la figlia ai due genitori attoniti.
- Perché?
Chiese il Principe incuriosito.
- Volevo provare ad usare la magia ma…
Guardò Regina trattenendo una risatina, per poi continuare la frase.
- …ho sbagliato bersaglio.
Mary Margaret si era incupita.
Sentire che la figlia aveva utilizzato la magia la fece un po’ preoccupare.
- Sei arrabbiata nonna?
Chiese Henry rattristato nel vedere Biancaneve così abbattuta.
La donna si abbassò verso il ragazzo accarezzandogli i capelli.
- No tesoro. Sapevo che il momento sarebbe arrivato…solo…non immaginavo, così presto.
Un sorriso le si dipinse sul volto. Le era venuta in mente una cosa.
Corse verso un vecchio tavolo con cassetto, prendendo delle carte da poker.
Tornò dai familiari e sorrise ad Henry.
- Sai Henry, che anch’io so fare una magia?
Disse la donna orgogliosa al nipote.
Il ragazzino era curiosissimo e felice di vedere il gioco che gli stava per fare Biancaneve.
Porse il mazzo di carte, aperto a ventaglio, a Regina.
- Pesca una carta.
Disse sorridente Snow alla matrigna, visibilmente contrariata.
- Snow White, io non credo che…
- Questo lo so fare dai!
Biancaneve non lasciò nemmeno finire la frase al Sindaco. Voleva far divertire il nipote e aveva bisogno di collaborazione.
Regina pescò una carta.
- Ora guardala e non mostrarmela.
La Evil Queen fece spallucce e si posò la carta coperta, dopo averla guardata, sul petto.
- Il seme è nero.
Il viso di Regina non era dello stesso parere.
- Rosso.
La corresse la Matrigna.
- Figura.
Continuò Biancaneve. Doveva indovinare la carta che aveva pescato Regina dal mazzo.
Un’altra smorfia da parte del Sindaco che la corresse.
- Numero.
- Tra il 5 e il 10.
Tentò nuovamente la maestra, che venne corretta ancora una volta..
- Tra l’asso e il 4.
- Fiori?
Chiese un ormai demoralizzata figliastra.
Henry chiese alla madre se poteva sbirciare la carta.
- Cuori.
Rispose il nipote.
- 2?
Riprovò la nonna.
- Più alto?
Chiese Regina burlandosi di Biancaneve.
- 4!
Rispose decisa Snow.
- 3. Devo andare.
Sbottò la Evil Queen rimettendo la carta nel mazzo che ancora teneva davanti a se, Mary Margaret.
Diede un bacio al figlio ed uscì dall’appartamento.
Il morale di Biancaneve era sceso sul pavimento.
- Mamma, credo che per te sia più adatto l’arco.
Sorrise la figlia mettendole una mano sulla spalla.
- Cos’ha la mamma?
Chiese Henry alla bionda accanto a se.
Emma si rabbuiò ricordando cos’aveva fatto stare male la compagna. Quel fottuto bacio.
Gli accarezzò i capelli scompigliandoli.
- Discorsi da grandi, Ragazzino.
- E’ accaduto qualcosa?
Domandò James preoccupato.
La figlia abbassò lo sguardo.
- Si.



Note di Alex: Eccovi un nuovo capitolino...spero vi piaccia :)
Fatemi sapere che ne pensate.
Grazie a tutti per il vostro sostegno continuo :)
Alla Prox.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
 
- Regina?
Emma andò nella loro camera da letto.
Era già pronta per andare alla Centrale di Polizia.
Appena entrò vide la compagna ancora immersa fra le coperte nel buio della stanza.
- Tesoro…tutto ok?
Chiese la bionda avvicinandosi a Regina.
- No.
Rispose il Sindaco con la testa nascosta fra coperte e cuscino.
- Che succede?
Emma si sedette sul letto, accanto alla Evil Queen che tanto amava.
- Ogni volta che metto piede fuori da questa casa, accade qualcosa. Voglio dormire per 100 anni.
La bionda rise alzandosi.
Si avvicinò alla finestra aprendo gli scuri e facendo entrare luce nella camera da letto.
- Credi sia fattibile, dormire per tutto quel tempo e rimanere la splendida e bellissima donna che sei ora?
A proposito…quanti anni hai, 64?
Chiese la compagna voltandosi verso la mora.
Ciò che vide però fu un cuscino arrivarle sul viso.
Lo Sceriffo rise divertita.
- Regina, io devo andare per forza. James mi ha telefonato dicendo che ha bisogno del mio aiuto.
Per qualsiasi cosa, chiamami e io sarò da te in pochi attimi.
La Evil Queen si coprì totalmente con il piumone, bofonchiando qualcosa di incomprensibile.
Emma non poté fare a meno di sorridere. Vedere la Regina Cattiva delle favole fare i capricci era una cosa dolce. Infondo la capiva. Avrebbe voluto rimanere li con lei, ma il lavoro la chiamava.
La bionda salì a cavalcioni sul letto, scoprì il viso della mora e la baciò.
- Ti Amo. Non scordarlo mai.
Regina aprì gli occhi guardando la bionda quasi sopra di se.
Lo Sceriffo si perse in quello sguardo così profondo, magnetico.
- Sei tu che non devi dimenticarlo.
Le parole del Sindaco furono come un pugno nello stomaco. Le tolsero il respiro.
La Evil Queen stava per voltarsi e nascondersi nuovamente fra le coperte, ma Emma la trattenne.
La fece girare verso di se, accarezzandole dolcemente il viso.
Poggiò le sue labbra fresche su quelle calde e morbide della mora.
- Non lo dimenticherò.
Si scostò dandole un bacio sulla fronte, prima che la compagna si nascondesse sotto la coperta.
Si diresse verso la porta fermandosi sulla soglia.
- Ah…stamattina Henry non trovava la sua sciarpa e si è preso la tua.
Non vi fu risposta e un po’ triste lo Sceriffo se ne andò.
 
Regina uscì di casa, incamminandosi verso il Granny’s.
Voleva andare a fare colazione con una buona tazza di tè e fetta di torta.
Camminava sovrappensiero e a passo svelto.
Prese il cellulare dalla tasca del suo cappotto. Voleva evitare qualsiasi tipo di chiamata, soprattutto quelle provenienti dal suo ufficio così lo spense.
Una persona poco lontana da lei stava cercando di leggere un messaggio di testo sul telefono, quando a causa di uno scontro , l’oggetto gli cadde dalle mani.
I due si scusarono a vicenda, prima di capire “Chi ha urtato Chi”.
- Regina. Ciao!
Salutò James con un sorriso.
- Oh. Salve.
Nel guardare il Principe, la Evil Queen scorse la vetrina del Granny’s.
 Ciò che vide la fece andare su tutte le furie.
- Ehm…Regina, suvvia non ti arrabbiare, sono cose che succedono.
James cercò di correre ai ripari, pronunciando quelle parole nella speranza di calmare la Evil Queen che si stava pericolosamente arrabbiando.
- Mi sento presa in giro.
Sbottò Regina.
- Non dovresti. E’ stato un semplice incontro-scontro fra due persone momentaneamente disattente.
Cosa assai perdonabile quando si pensa…
- Ma no, sciocco! Guarda!
Il Sindaco non lo lasciò finire la frase.
Afferrò David per un braccio e con la mano gli voltò il viso verso la vetrina della tavola calda.
I loro volti vicinissimi, tanto che le guance potevano sfiorarsi.
- Parlavo di tua figlia! Mi aveva detto che tu avevi bisogno di aiuto e invece è qui con lui!
Sibilò la Evil Queen.
- Oh…
Disse James raddrizzandosi.
- …Regina, sicuramente avrà una buona ragione.
E comunque non sono qui da molto. Si è allontanata da poco dall’ufficio.
Non ti ha mentito sul fatto che le ho telefonato stamattina. Mi serviva davvero una mano alla centrale.
La donna lo guardò indagatrice. Sembrava dire la verità, ma poteva sempre inventarsi tutto per coprire la figlia.
- Devo assolutamente entrare li dentro!
Esclamò Regina. Questa volta non sarebbe rimasta affatto calma. Doveva allontanare Neal da Emma e da Storybrooke una volta per tutte.
James la fermò trattenendola.
- Ferma! Aspetta la sua spiegazione. Quando torna a casa, ne parlerete con calma.
Ripeto…avrà un valido motivo.
Gli occhi della Evil Queen divennero due fessure, prima di spalancarsi con finto stupore.
- Oh…Mary Margaret!
Esclamò la donna indicando un punto dietro le spalle del Principe che sorridendo abboccò voltandosi.
Regina si svicolò dalla presa di James, allontanandosi da lui a passo svelto, diretta verso il Granny’s.
David, d’altro canto, non notando Snow White e cogliendo il diversivo, la raggiunse piazzandosi davanti a lei.
Regina protestò animatamente.
James pensò che non era il caso di attirare l’attenzione della figlia. Voleva che fosse lei a parlarne con la mora e non che fosse obbligata da una sfuriata in pubblico, così decise di caricarsi la suocera sulle spalle ed allontanarsi di corsa dalla strada.
Si fermarono accanto al locale, nascosti vicino al muro.
Emma e Neal non si accorsero di nulla.
- Calmati Regina. Aspetta la sua motivazione. Devi credermi, con l’attesa sarai più obbiettiva.
Disse perentorio il Principe.
- Non ho bisogno di essere obbiettiva, voglio essere distruttiva.
Ringhiò Regina dalla schiena di James, che alzò gli occhi al cielo.
- E che vuoi fare…distruggere il locale?
- No. Trovo che disintegrare Neal, sia sufficiente per la buona riuscita di una vita sana e senza problemi.
Via il dente, via il dolore…non si dice così?
La Evil Queen fece una pausa e guardò in basso.
- Senti…vuoi mettermi giù per favore?
Chiese al Principe, quasi come se ne fosse resa conto solamente ora di essere sulla sua spalla.
- La tua impulsività ti ha portata a creare un danno dopo l’altro. Vuoi forse perdere mia figlia?
Regina a quelle parole si ammutolì.
- Certo che no.
- E se ci pensi bene, la perdita di Neal sarebbe positiva solo per te. Ad Henry non pensi?
Il Sindaco sospirò.
- Ecco…quindi, esser meno impulsivi e più obbiettivi è un toccasana per la vita quotidiana.
James sogghignò.
- Ne potrei fare uno spot pubblicitario.
Borbottò soddisfatto l’uomo fra se.
- E si perse in quisquiglie…ecco perché ero io a governare.
Regina canzonò il Principe che la pizzicò ad una coscia. In risposta il Sindaco gli diede uno schiaffo al sedere. Unico punto facilmente raggiungibile dal posto in cui si trovava.
James la fece scendere e poi diede una veloce occhiata ai due seduti nel locale, per vedere se si fossero accorti della loro presenza.
- Guarda…non mi sembra un incontro di cortesia.
Informò il Sindaco dietro di lui che si affacciò a sua volta.
Emma e Neal erano seduti  davanti ad un caffè.
David aveva ragione, stavano discutendo animatamente.
Charming e la mora tornarono a poggiarsi contro il muro.
- Sai che ti dico Regina?
Tirò fuori dalla tasca del giubbotto, una sciarpa a righe grigie e bordeaux.
- Ora calmati, rilassati e respira. Vai a scuola a trovare Henry. Portagli la sciarpa e svagati un po’.
Le disse l’uomo mettendole al collo l’indumento del nipote.
L’afferrò per le spalle, la voltò in direzione della scuola e con una mano poggiata sulla schiena la spinse in avanti spronandola a lasciare quel posto.
- Buona giornata mia suocera barra nuora….e salutami Snow.
Regina non si voltò nemmeno. Camminò borbottando qualcosa, ma aveva deciso di accettare il suggerimento del Principe.
 
Nonostante l’intera classe immersa nello studio e Mary Margaret intenta a spiegare con dedizione l’uso dei verbi irregolari, quei tacchi che risuonarono nel silenzioso corridoio, attirarono l’attenzione della giovane maestra e del nipote in mezzo ai suo compagni.
Erano inconfondibili.
Un lieve bussare si udì alla porta.
- Avanti.
Disse Biancaneve.
- Scusate l’interruzione.
Regina si tolse la sciarpa dal collo.
- Sono venuta a consegnare una cosa ad Henry.
Mary Margaret sorridendo, le fece cenno di entrare.
- Prego, entra pure Regina.
La Evil Queen si avvicinò al figlio, sotto gli sguardi attenti dei suoi compagni di classe.
Regina sorrise ad Henry che ricambiò dolcemente. Indossava ancora la sciarpa nera della madre.
- L’avevi dimenticata dai nonni.
Le bisbigliò abbassandosi all’altezza del figlio.
Henry si lasciò togliere l’indumento e guardò attentamente Regina mentre gli metteva l’altra sciarpa.
Sentiva su di essa il profumo della madre.
Quel profumo che lo accompagnava da quando era piccino, quando vi si immergeva mentre l’abbracciava.
Lo stesso che sentiva quando lei gli dava il bacio della buonanotte.
Le era mancata, le era mancata davvero sua madre. Sapeva di essersi comportato male, da quando aveva ricevuto il libro e si convinse che lei era la Regina Cattiva delle favole, ma ora…avrebbe fatto qualsiasi cosa per rimediare.
Le voleva bene e sentiva quanto lei l’amava.
Si sentiva in colpa per averle procurato tanto dolore e nonostante lui la rifiutasse, lei ha provato in ogni modo a conquistarlo…prima sbagliando e poi capendo qual è il modo migliore per tenerlo stretto a se.
Henry chiamò a se la madre che si avvicinò ancor di più, in modo che la bocca del figlio fosse accanto al suo orecchio.
- Ti voglio bene mamma.
Bisbigliò il ragazzino dai capelli scuri come Regina.
Snow li guardava.
Avrebbe tanto desiderato anche lei quei sorrisi da parte della sua matrigna.
Sentì improvvisamente quanto le pesasse non avere una madre.
- Te ne voglio tanto anch’io, mio Principino.
Henry a quel nomignolo si emozionò.
Era da tantissimo tempo che Regina non lo chiamava così.
Avrebbe voluto abbracciarla, stringerla forte a se, ma si vergognava davanti ai suoi compagni di classe.
Era pur sempre un dodicenne oramai.
La Evil Queen si avvicinò a Snow. Doveva andare.
- Scusa ancora l’interruzione.
Si scusò nuovamente il Sindaco.
Biancaneve sorrise, accarezzando il braccio di Regina.
Gesto che stupì entrambe.
Mary Margaret si aspettò uno scostarsi brusco e stizzito da parte della matrigna, ma ciò non accadde.
Ricevette invece in cambio un sorriso vero, prima che la donna con un ultimo saluto al figlio, si congedasse uscendo dall’aula.
Snow si sentì felice. Qualcosa stava cambiando e ciò le piaceva.
 
- Ti aspettavo ieri pomeriggio.
Sentenziò Malefica, avvicinandosi all’altalena del parco, progettato da Regina.
- Ho avuto i miei problemi, che a quanto pare non sono finiti.
Rispose stancamente la Evil Queen seduta a guardare il terreno ormai sgombro dalla neve.
- Se permetti, Amica Mia, è da quando ti conosco che hai problemi e conflitti di ogni sorta.
- Ti disturba che ti assilli con i miei guai?
Rispose il Sindaco malamente.
- No…voglio solamente dire, che hai una vita tutto fuorché monotona, Amica Cara.
Disse Malefica paziente. Sapeva di non esser stata ancora perdonata per il piano contro Ursula a cui aveva lavorato con Gold.
- Credimi che preferirei di gran lunga la monotonia a tutto…questo.
L’auto dello Sceriffo si fermò proprio al limitare del parco, attirando l’attenzione delle due donne su di se.
Emma scese velocemente dalla macchina, dirigendosi verso Regina che a sua volta si era allontanata dalle altalene andandole incontro.
- Oh Regina, per fortuna ti ho trovata.
La Bionda la strinse a se letteralmente, come se non la vedesse da giorni e la Evil Queen si perse in quell’abbraccio.
- Come mai hai il telefono spento?
Le chiese lo Sceriffo staccandosi lentamente e controvoglia dalla compagna che fece spallucce.
- E’ scomparso un ragazzino Regina.
- Cosa?
Chiese il Sindaco allarmato.
- E’ venuto in centrale un ragazzo alto, magro e sulla ventina. Capelli corti castani.
Non ha voluto dirci il nome. Sembrava sotto shock.
Io non l’ho visto, ci ha parlato James.
Dice che ha litigato con il fratellino. Arrabbiato il ragazzino, dodici anni, è scappato nel bosco.
L’ha seguito ma ad un certo punto l’ha perso.
Non è tornato a casa.
Spiegò chiaramente Emma alla compagna.
- Data l’età, dovrebbe essere in classe con Henry. Avete telefonato a Mary Margaret se risulta assente?
Chiese alla bionda compagna davanti a se.
- Ci ha già pensato David. Dobbiamo cercare dei volontari, per organizzare una squadra di ricerca.
- Andiamo in piazza. Li, estenderemo un comunicato.
Malefica si avvicinò alle due donne, intente ad accordarsi su come procedere.
- Posso aiutare?
Chiese la strega volenterosa di dare un aiuto.
- Si. Vai al Granny’s e chiedi a Ruby se può aiutarci con il suo superfiuto…poi se vuoi, alleati a noi con le ricerche.
Le disse Emma. Il lavoro di Sceriffo le si addiceva benissimo.
Malefica fece un cenno affermativo all’amica e compagna per poi svanire.
Regina salì sull’auto di Emma e si diressero alla piazza.
 
 
 
Note di Alex: Ed eccociii. Preparatevi che adesso ne vedremo delle belle.
Fatemi sapere che ne pensate.
Alla Prox :D

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
 
Erano passate ormai un paio d’ore da quando le ricerche iniziarono.
Mary Margaret assieme al piccolo Henry seduto in sella davanti a lei, cavalcavano poco distanti da Emma.
Lei ed il padre avevano organizzato due tipi di squadre di perlustrazione, con due sistemi diversi.
La prima squadra era a piedi per una ricerca minuziosa, capitanata da James e formata dai nani, Ruby e il Dottor Hopper con il cane Pongo.
La seconda invece era a cavallo in modo da coprire maggiori distanze, formata da Emma, Regina, Malefica, Snow ed Henry.
Per ora, nessun segno del ragazzino.
- Nonna, quello cos’è?
Chiese il piccolo Henry, indicando a Biancaneve un punto davanti a loro, completamente privo di vegetazione.
Più si avvicinavano, più si notava che la macchia di terriccio non era altro che un enorme buca.
- Emma. Vieni qui!.
Chiamò a gran voce Snow White.
La figlia, anche se con qualche difficoltà, riuscì a girare il cavallo e a raggiungere i due che l’attendevano.
- Cos’è?
Chiese lo Sceriffo, notando la faccia preoccupata della madre.
La bionda ed Henry, scesero ad esaminare il cratere.
- Spero sia solamente un avvallamento del terreno.
Rispose Biancaneve.
Una brutta sensazione si insinuò in lei prepotentemente.
- Ben ritrovati.
I tre si voltarono verso il punto in cui proveniva la voce.
Quando capirono chi fosse il loro interlocutore misterioso, strabuzzarono gli occhi.
No. Non poteva essere. Non di nuovo.
- Tu! Com’è possibile?
Chiese Snow.
La voce tremante di rabbia e paura.
- La prossima volta, assicurati di aver ucciso chi colpisci. Non ti ha insegnato nulla la tua matrigna? Lei non ha mai mancato un bersaglio.
Ricordo con gioia quella distesa di cadaveri sulla collina, solo perché quegli abitanti ti avevano nascosta e protetta da lei.
Una risata si scatenò dall’uomo.
- Mi emozionava quella donna. Avrei voluto fosse la Mia Regina e invece…ha preferito voi!
Fece un cenno con la testa ed una freccia colpì Mary Margaret che cadde da cavallo, priva di sensi.
Emma ed Henry, corsero a soccorrerla.
- Ha scelto Te!
Disse con odio indicando lo Sceriffo che venne colpito alla testa finendo al suolo.
- Mamma!
Henry gridò avvicinandosi alla madre.
La bionda cercò di rimanere sveglia. La vista le si annebbiava sempre più.
- Ora ho un alleato potente…dillo pure a tua madre. Sempre che lei sopravviva, naturalmente.
Udì la voce lontana a cui ne seguì un’altra risata.
- Prendetelo.
Ordinò l’uomo sprezzante.
- Mamma, Nonna!
Il ragazzino nel panico chiamava le due donne a terra.
Emma lo sentiva ovattato e a stento.
Le mancavano le forze, il respiro.
-Henry…
Le uscì in un sussurro.
- Finalmente lui potrà servirsi di te.
Fu l’ultima parola che la ragazza riuscì ad udire.
Un lampo e poi il silenzio.
Le ombre calarono su di lei, senza che potesse evitarlo.
 
Non aveva la minima idea di quanto tempo fosse passato, dal momento in cui cadde a terra.
Si sentiva indolenzita e la ferita le procurava un dolore lancinante alla spalla.
Strinse i denti e si tolse la freccia. Stava perdendo molto sangue.
Vide la figlia al suolo, priva di sensi.
Lentamente le si avvicinò. La prese fra le braccia e accarezzandole i capelli sentì qualcosa di caldo e umido bagnarle le dita. Sangue.
- No…no…Emma.
Una lacrima le solcò il viso. Si sentì impotente. Doveva chiamare aiuto.
Alzò lo sguardo dalla figlia esanime e vide la radio che usavano per comunicare tra squadre. Distrutta.
Si alzò dolorante. Avrebbe cercato qualcuno. Doveva riuscirci ad ogni costo.
Il sudore le imperlava la fronte.
Stava davvero male, ma non si sarebbe arresa fino a che non fosse certa che la figlia era in buone mani.
Percorse a fatica qualche metro. Il respiro veloce.
Udì uno scalpiccio. Un cavallo!
- Aiuto.
Fu un sussurro.
- A…aiuto!
Provò di nuovo, questa volta il tono le uscì più forte.
- Vi prego…aiutatemi…
Snow si appoggiò al tronco di un albero.
Il rumore di zoccoli si fece più vicino.
Chiuse gli occhi. Era così difficile restare sveglia. Doveva resistere.
Udì un nitrito, poi dei passi veloci sul terreno attutiti dall’erba.
Il suo corpo la stava abbandonando.
Si sentì svenire.
Due mani l’afferrarono.
Quel profumo…
- Snow…Snow!
Regina cercava di far riprendere Biancaneve, pensando stesse male, quando vide la ferita.
Il cuore le si fermò nel petto. Henry, Emma…erano con lei!
- No, no, no!
La mora si sedette a terra con la figliastra fra le braccia. La teneva stretta a se.
- Cos’è successo Snow? Dov’è Emma?
Chiese preoccupata la Evil Queen.
- Siamo…siamo stati attaccati…Henry…non…
Biascicò la donna in modo confuso.
- Henry? Cos’era accaduto a mio figlio?
Nessuna risposta.
Sdraiò la giovane insegnante a terra. Le aprì il giubbotto invernale e appoggiò le mani sulla ferita.
Un calore pervase il corpo della figliastra, che a quel tocco parve sorridere.
La ferita andò via via svanendo e la donna si riprese in un attimo.
Biancaneve afferrò il Sindaco dal colletto del cappotto con entrambe le mani.
- Vieni Regina, vieni. Dobbiamo andare subito!
Snow  si alzò di scatto per poi fermarsi colta da un capogiro.
Si riprese subito. Afferrò un braccio della matrigna e la portò immediatamente da Emma.
Quando la Evil Queen vide la sua compagna al suolo priva di sensi, le si bloccò il respiro in gola.
- Emma…
La chiamò correndo da lei e inginocchiandosi al suo fianco.
Respirava ancora, il battito debole.
- La testa.
Indicò Biancaneve.
Il Sindaco guardò immediatamente il capo della bionda.
La lacerazione era grave. Fortuna che Gold aveva portato a Storybrooke la magia.
Riuscì a guarirla abbastanza in fretta.
Lentamente la donna a terra riuscì a riprendere i sensi.
Snow White era in ginocchio a fianco alla figlia, davanti a Regina.
La ragazza si mise a sedere.
Le due donne l’abbracciarono affettuosamente.
- Henry!
Esclamò lo Sceriffo appena si rese conto di cos’era accaduto.
- Dov’è il mio Henry?
Chiese nuovamente Emma, stavolta rivolta alla madre che guardò prima lei, poi Regina, anch’essa in attesa di una risposta.
Un groppo in gola.
- L’hanno portato via.
Delle lacrime rigarono il viso di Mary Margaret, che non riuscì più a frenare il pianto.
- Non sono riuscita ad impedirglielo Regina. Ero priva di sensi.
La Evil Queen la guardava come se avesse fuoco vivo negli occhi.
- Chi?
Chiese sibilando Regina.
- Re George.
 
 
 
 
 
 
Note di Alex: Eccoci con una breve introduzione al prossimo capitolo.
I guai sono appena cominciati muahuahauhau (risata malefica) XD
Alla prox :)

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
 
- Non c’è tempo da perdere. Andate ad informare James della trappola che via hanno teso. Io vado da Gold.
Disse Regina, aiutando la compagna ad alzarsi da terra.
- Perché da Gold?
Chiese Emma ancora lievemente scombussolata per quanto accaduto in precedenza.
- Perché è l’unico, che può sapere dove possano aver portato Henry.
Detto ciò, la Evil Queen fischiò con le labbra.
In brevissimo tempo furono raggiunte da uno splendido cavallo nero.
- Salite. La radio è nella borsa alla vostra destra.
Spiegò il Sindaco, tenendo in mano le briglie in modo che le due donne potessero salire a cavallo.
Assicuratasi che madre e figlia fossero pronte per andare, cedette le briglie a Snow.
- Grazie Re…
Non riuscì nemmeno a terminare la frase. La sua matrigna era già svanita.
- …gina…
 
Il Sindaco vide Emma nel suo ufficio, in piedi vicino alla scrivania. Le dava le spalle.
- I tuoi mi hanno detto che ti avrei trovata qui.
Disse in tono gentile alla compagna che la ignorò.
La Evil Queen era arrivata alla Centrale di Polizia, dopo un’ora di estenuante chiacchierata con Gold a proposito di un piano attuabile e possibilmente non suicida, per il recupero di Henry.
Quel silenzio da parte della bionda era strano.
- Emma…
Chiamò il Sindaco con lieve preoccupazione.
- Era li. Lo sentivo urlare, chiamarmi.
Non ho potuto aiutarlo, non sono stata in grado.
Lo Sceriffo afferrò il vaso che si trovava sulla scrivania di James. Conteneva i fiori portati da Snow, per dare colore a quell’ufficio che a detta sua era da considerarsi spento.
Emma lanciò il vaso di vetro che si infranse contro l’archivio in acciaio.
La mora le si avvicinò, mentre lentamente la compagna singhiozzando, si lasciò scivolare a terra con la schiena a ridosso della scrivania.
Lacrime calde le bagnavano il viso.
Regina le si accucciò accanto, abbracciandola e stringendola a se.
Le si strinse un nodo in gola nel vederla così fragile. Si accorse di amarla ancor di più.
- Lo troveremo Emma. Ci sono io con te.
Le parlò dolcemente, baciandole la fronte che posava sulla sua spalla.
- Sono la salvatrice e non riesco nemmeno a salvare mio figlio.
Il Sindaco si scostò, mettendosi davanti a lei. Le mise le mani sulle spalle e la guardò negli occhi.
- Lo salverai. Insieme lo faremo.
L’abbracciò teneramente per poi asciugarle le lacrime accarezzandole le guance.
- Ora vieni Emma. Gli altri ci aspettano.
 
- In poche parole, vi sintetizzo il tutto. Come potete vedere, davanti a noi abbiamo una sfera bianca su di un asse in legno. È un mappamondo e sarà la via che ci svelerà l’ubicazione del piccolo Henry.
Gold stava informando i presenti, sul piano concordato in precedenza assieme a Regina.
- Come funziona?
Chiese Emma incuriosita.
- Sarà una goccia del sangue di uno dei genitori, lasciata cadere su questa candida sfera, a far si che codesto mappamondo localizzi il ragazzo.
Spiegò Rumple.
Neal e la ex compagna si scambiarono un’occhiata.
I Charming erano attorno al tavolo assieme alla figlia, Neal, Tremotino e Belle.
- Cosa devo fare?
Chiese Bae al padre.
- Devi solo pungere il tuo dito indice su di questa punta…
L’uomo indicò la cima acuminata, della sfera bianca situata al centro del tavolo, davanti ai presenti.
- …e lasciar cadere la goccia del tuo sangue sul bianco della sfera.
Neal eseguì.
Occorsero alcuni istanti e la terra dove si trovava il piccolo Henry si mostrò a loro.
- Dove si trova quel luogo?
Chiese Snow stringendosi a James.
- Neverland…
Disse Regina comparendo dietro a Rumple.
- …e con uno di questi lo raggiungeremo.
La Evil Queen mise sul tavolo un sacchetto in velluto nero, con all’interno gli ultimi fagioli magici rimasti.
- E’ il momento!
Esclamò Emma avvicinandosi alla compagna, che le sorrise fiduciosa.
 
Erano giunti vicino al cratere che, da quando rapirono Henry aprendo un altro portale, si era ingrandito.
James aveva sulle spalle uno zaino con alcune provviste, così come Neal.
Gold aveva a tracolla una piccola borsa contenente incantesimi ed oggetti magici, che potevano sempre tornare utili.
Emma, come suo padre e il suo ex compagno, erano provvisti di spada al loro fianco, mentre Snow White teneva stretto a se il suo arco con in spalla la faretra.
- Regina.
Gold si volse a guardare la donna al suo fianco.
- La magia sull’Isola che non C’è è diversa. Se vuoi salvare Henry e mantenere noi sani, presta attenzione a ciò che fai.
La Evil Queen lo guardò alzando un sopracciglio, ma accennò comunque un assenso con il capo.
L’uomo, dal canto suo, badò bene che l’ex allieva avesse compreso l’importanza delle sue parole, prima di dire addio a Belle.
Regina prese dalla tasca del suo cappotto un fagiolo magico, attese che tutti i presenti si prendessero per mano.
Sospirò e poi gettò l’oggetto magico nel cratere che, creando un portale in cui tutti saltarono contemporaneamente, li fece sparire chiudendosi.
 
Il viaggio fu molto breve. Questione di attimi.
Si ritrovarono seduti a terra, uno di fianco all’altro.
Emma alzò velocemente lo sguardo verso i genitori e la compagna.
Tutti sembravano stare bene, ma la sensazione unanime di non essere soli divenne realtà.
Con la coda dell’occhio lo Sceriffo intravide un arciere puntare l’arco in direzione della mora al suo fianco.
- Regina!
Urlò la bionda prima di tuffarsi sopra al Sindaco che si stava rialzando.
Caddero rovinosamente a terra, mentre la freccia si andò a conficcare nel terreno.
Emma sdraiata sulla Evil Queen per proteggerla.
In un breve lasso di tempo furono circondati.
- Neverland.
Ripeté Regina sprezzante.
- Ben venuti sull’Isola che non c’è.
Salutò sorridendo Re George.
- Vedo con piacere che sei sopravvissuta Snow.
Continuò l’uomo ghignando.
- Dov’è mio figlio?
Chiese Emma scostandosi da Regina e tendendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
George fece spallucce
- Non con me.
Rispose non curante di quale fosse il problema che affliggeva il gruppo di visitatori.
Con un gesto veloce, il Sindaco aprì le braccia verso l’esterno, facendo cadere a terra tutti i soldati che li stavano accerchiando.
- Te lo chiedo nuovamente. Dov’è nostro figlio?
Sibilò Regina ferocemente.
Era ad un passo dal tiranno, che avanzò verso di lei sfidandola.
Azione che ella non accolse di buongrado.
Afferrò al collo l’uomo che rise.
- Sei così bella quando ti arrabbi.
L’adulò il Re, non curante di quanto ciò potesse infastidirla.
Lei doveva esser sua. Non gli importava il mezzo, ma solo il fine. Sbagliava.
- Ti strapperò il cuore se non parli.
L’uomo ampliò il suo sorriso. Lo eccitava la sua rabbia, la sua cattiveria. Era la vera Evil Queen a parlare.
- Mostrami tutto il tuo veleno, Regina.
Il Sindaco prestò attenzione ai rumori intorno a lei e al gruppo di viaggiatori che l’accompagnava.
Le guardie stavano tendendo gli archi, pronti a scoccare.
Gold si avvicinò ai Charming e a Neal, tirando Emma bruscamente verso di se.
- E’ tutto tuo Regina.
Disse Rumple, facendole  capire che la situazione era sotto il suo controllo.
Ciò indicava che Emma era al sicuro.
Regina tornò a fissare l’uomo davanti a se. Il suo sguardo sembrava fuoco liquido.
Poggiò le unghie sul petto di Re George. Tale gesto fece svanire il suo sorriso arrogante, sostituendosi ad esso un espressione di fastidio, facendosi via via sempre più marcata.
Il tiranno iniziò a gemere di dolore, afferrando il polso della Evil Queen che tanto ammirava.
La donna intensificava lentamente la pressione sul suo petto. Il dolore era più acuto, sino a divenire talmente forte da toglierli il respiro.
- L’ha preso Pan
Si era finalmente deciso a parlare?
- Dove l’ha portato?
Chiese Emma ancora accanto a Gold.
- Non lo so.
Il dolore crebbe e il tiranno si ridusse a boccheggiare come un pesce fuor d’acqua.
Non si sarebbe fermata finché lui non avesse parlato o alla peggio, finché non fosse morto.  
- Uccidetela, che aspettate!
Gridò l’uomo nel panico.
Gli archi si tesero e le frecce vennero scoccate in direzione del Sindaco.
Gold strinse il polso della bionda al suo fianco, pronta a scattare per salvare la compagna.
Con un gesto Rumple fermò le frecce a mezz’aria. Volse la mano verso gli arcieri e ciò che fu scagliato tornò ai vari mittenti.
Urla e gemiti di dolore si udirono sul limitare della foresta,.
Gli uomini di Re George, non erano più di alcun aiuto per lui.
Il Tiranno ormai pallido e quasi senza forze, afferrò Regina per il colletto del cappotto tirandola a se.
- Ho detto che non lo so.
A quelle parole così false, la Evil Queen spinse l’uomo contro il tronco di un albero dietro di lui.
Tolse la mano dal collo afferrandogli la mascella con forza e con le dita spinse ancor più sul petto sino a farlo sanguinare.
- Basta giocare!
Gridò con cattiveria Regina.
- Non sto giocando.
Re George biascicò ansimando pesantemente.
Il Sindaco era fuori di se.
- Basta Regina! Così non hai mai ottenuto nulla.
Intervenne Snow.
- Allontanati da lui. Per favore.
Si intromise James a supporto della moglie.
- No. Questo è l’unico metodo che funziona, con gente come lui.
Si giustificò la mora.
- Regina…ti…prego.
La supplicò l’uomo sofferente davanti a lei.
- Non accetto le tue suppliche. Non dopo che hai rapito mio figlio!
La Evil Queen gli parlò con tutto l’odio che aveva in corpo.
- Regina.
Emma le poggiò una mano sulla spalla.
- Anch’io lo voglio sapere, ma…questo non è il modo giusto per farlo.
Parlò con tono dolce la ragazza. Voleva solo calmare la compagna. Le faceva un effetto così strano sentire e vedere tutto quell’odio in lei.
Regina sorrise, con fare tutt’altro che amichevole.
Si scostò dal tiranno lasciando la presa alla mascella e al petto. Si sentì subito sollevato.
- Dove si trova mio figlio? Non lo ripeterò un’altra volta.
Re George alzò lo sguardo verso la figlia dei Charming.
- Con loro.
Scandì le parole pronunciate, seppur a fatica, alzando un braccio verso un punto situato alle spalle del gruppo di viaggiatori.
Tutti si volsero a guardare ciò che l’uomo aveva indicato loro.
Il tiranno approfittando della distrazione da parte di tutti, estrasse un coltello dal fodero allacciato alla propria cinta e lanciò un fendente verso Regina, per colpirla alle spalle. La donna si voltò accortasi dell’imminente pericolo.
Si udirono un gemito, seguito da un tonfo sordo.
Hook, comparso alle spalle dell’uomo, lo colpì a morte.
Re George giaceva senza vita al suolo.
I Lost Boys si voltarono iniziando poi a correre verso l’interno del bosco.
Gold li indicò, mostrando al resto del suo gruppo che stavano per scappare.
Neal, i Charming, Emma, Regina ed Hook si lanciarono al loro inseguimento.
Il vento gelido accarezzava i loro volti.
La notte a Neverland sembrava ancor più buia.
Le foglie e i rami delle piante che si stanziavano durante il percorso, venivano spostati con le mani per evitare che finissero sui loro volti.
L’unico rumore udibile in quel momento era quello di scarpe e stivali che calpestavano a passi veloci il terreno umido.
I loro respiri si facevano sempre più pesanti.
Iniziavano a sentirsi affaticati, ma non potevano mollare, non ora.
James si fermò bruscamente, imitato dagli altri al suo seguito.
- Dove sono andati!
Il Principe era furibondo. Li aveva perduti.
Erano arrivati sino al confine dell’isola, situato su di una parete rocciosa. Sotto di loro una distesa di acqua nera ed inquietante.
Lo strapiombo che dava sull’oceano avrebbe provocato vertigini a chiunque.
- Non possono essere spariti!
Esclamò Emma.
- Dici?
Chiese Gold ironico, apparendo accanto a loro.
- A me sembrano esserci riusciti benissimo, come d’altronde voi siete stati eccellenti nel perderli di vista.
I miei complimenti.
Li canzonò l’uomo attirando su di se sguardi contrariati.
- Invece siamo proprio qui.
Una voce provenne dalla vegetazione dinnanzi a loro.
Un ragazzo alto e incappucciato, lanciò ai piedi di Baelfire un oggetto.
Gold scostò il figlio prendendone il posto e, quando la fiala si infranse al suolo, venne investito da una violacea.
- No!
Esclamò Rumple, cosciente di ciò che era appena accaduto.
Si erano presi gioco di lui. Sapevano che in quel modo l’avrebbero colpito.
Neal, James ed Hook andarono velocemente verso il bosco, ma i Bimbi Sperduti erano spariti nuovamente.
Tornarono sui loro passi, raggiungendo Snow, Gold, Regina ed Emma.
- Papà…stai bene?
Gold si voltò verso il figlio preoccupato.
- Mi hanno privato dei poteri.
 
 
Note di Alex: Ed ecco a voi un caloroso benvenuto, ai nostri viaggiatori, in puro stile Neverland.
Cos’accadrà? Staremo a vedere.
Grazie ancora tantissimo per le vostre recensioni e alla prossima :)

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Eccoci arrivati all’avventura vera e propria.
Questo capitolo è dedicato a _Trixie_
Mi è stato ispirato tanto tempo fa da una sua recensione
a proposito dell’amicizia fra Malefica e Regina.
Una sua frase, ha dato vita a una serie di idee
che hanno aiutato a sviluppare il seguito di Trust.
Grazie davvero :D
 
 
 
Capitolo 13
 
- Ha l’occorrente per un contro-incantesimo Gold?
Chiese Regina preoccupata.
La sua magia, per quando forte, non sarebbe bastata e lei lo sapeva.
Nonostante il suo orgoglio dimostrasse il contrario, la donna era a conoscenza delle sue capacità e in quell’isola ricca di insidie esse erano limitate e insufficienti.
- Certamente, mia Cara. Non sono uno sprovveduto.
Per preparare la pozione, impiegherò due giorni. Alcuni degli ingredienti necessari li troveremo su quest’Isola. Ciò che mi preoccupa è che Pan ne era certamente a conoscenza.
Rispose Tremotino con rabbia.
- Crede che qualcuno lo stia aiutando?
Domandò Emma.
- Sicuramente. Pan non è mai stato dedito a magia, o almeno non a questo tipo di incantesimi.
Qualsiasi cosa abbia in mente, la metterà in atto proprio in queste 48 ore.
Gold si voltò verso Regina visibilmente sovrappensiero.
- Mia Cara, se fossi in te starei doppiamente all’erta. Ho idea che tu, sarai il loro prossimo bersaglio.
Rumple mise in guardia la Evil Queen.
- Lo farò.
Rispose sorridendo. L’avrebbe fatta pagare a tutti i responsabili del rapimento del figlio.
Quel pensiero fu però improvvisamente interrotto da Hook, passatole accanto proprio in quell’istante, facendola tornare con i piedi per terra.
- Che ci fai qui Hook?
Chiese Emma incuriosita dalla presenza del pirata in quel posto sperduto. L’ultima volta che l’aveva visto era nell’Enchanted Forest, quando era caduta nel portale assieme a Mary Margaret.
Quella domanda in forma così personale attirò l’attenzione di Regina.
- Come lo conosci?
Chiese alla compagna.
- Beh…abbiamo avuto uno splendido tête-à-tête, nella Foresta Incantata.
Rispose Hook con un sorriso alquanto malizioso.
Regina afferrò il Pirata dal colletto del soprabito in pelle, attirandolo a se con forza.
Se uno sguardo avesse potuto uccidere, quell’uomo avrebbe preso fuoco in un istante.
- Beh, cerca di non averne altri.
Ringhiò la Evil Queen. Oltre a Neal ci mancava pure quell’uomo opportunista.
Lui in risposta le calpestò con forza il piede, facendole lasciare la presa per chinarsi a massaggiarsi, gemendo dal dolore.
- Oh, oh, oh. E perché mai non dovrei? Mia non molto dolce Sovrana, ormai hai fatto il tuo tempo. Via i vecchi e largo ai giovani. E poi…è una ragazza assai appetibile.
Rise Hook prendendosi gioco del Sindaco che, su tutte le furie, scattò in avanti per colpirlo.
James prontamente, si mise in mezzo ai due, facendo si che Regina si scontrasse con il suo petto piuttosto che con il Pirata.
Il Principe la strinse forte a se, impedendole di muoversi. Uomo grande e robusto, per lui era un gioco da ragazzi tenere a bada la suocera, paura a parte di qualche incantesimo con cui poteva colpirlo.
- Ti ringraziano tutti per averci aiutati con il mio patrigno. Quali sono le tue intenzioni Pirata?
Chiese James seriamente.
La Evil Queen smise di divincolarsi per poter ascoltare la risposta dell’uomo.
Il viso immerso nel giaccone di James.
- Se vostra maestà mi lascia tranquillo e non mi trasforma in opossum, vorrei aiutare il mio dolce raggio di sole…
Con l’uncino accarezzò una ciocca di capelli di Emma.
- …e voi, nella ricerca del piccolo Henry.
- Perché?
Domandò Emma sospettosa.
- Vorrei farmi perdonare, per come mi sono comportato nell’Echanted Forest.
I presenti guardarono Hook. Sapevano che non aveva detto tutto.
- In più ho un conto aperto con Pan che vorrei chiudere.
Concluse l’uomo.
Si sentì un borbottio ovattato da parte di Regina.
- Dice che è felice della tua collaborazione.
La Evil Queen riuscì finalmente a liberarsi dalla presa del Principe, che aveva parlato da parte della stessa donna, spingendolo via.
- Oh, ma per favore James!
Esclamò furente il Sindaco che fu afferrata al polso da Gold, avvicinatosi a lei.
- Ascolta. Ora come ora, più siamo meglio è. Seppellisci la tua gelosia e qualsiasi altra cosa ti passi per la testa contro quest’uomo e andiamo avanti.
Le bisbigliò Rumple.
- Ne ho di cose da dimenticare, per andare avanti.
Borbottò fra se la Evil Queen.
- E allora fallo!
Le ordinò Gold, a cui rispose con una smorfia.
Emma aveva comunque udito la frase detta sottovoce dalla compagna.
- E’ meglio accamparci.
Propose Baelfire togliendosi lo zaino dalle spalle.
 
- Non mi sembri felice con Regina.
Chiese Snow alla figlia, pur sapendo di toccare un tasto dolente e privato, ma non sopportava di vedere Emma triste.
Era il loro turno di guardia, mentre gli altri riposavano o almeno ci provavano.
- A dire la verità è lei che sembra non essere felice con me.
Ciò che rispose la bionda al suo fianco la stupì.
Era così facile, seppur sbagliato, vedere in Regina la causa di ogni male.
Questo fatto la spiazzò.
- Che vuoi dire Emma?
La figlia sembrò lottare con le proprie parole che non volevano uscire.
Ammettere a voce qualcosa, rendeva reale il problema.
Ancor più grave il fatto che ne Emma, ne Regina avevano parlato di ciò.
La paura nell’approfondire quel discorso, che sembrava pesare ogni giorno di più, faceva si che si allontanassero in silenzio senza possibilità di chiarimento.
- Una serie di cose, credo stiano incrinando il nostro rapporto.
Emma lo disse tutto d’un fiato. Le si strinse un nodo alla gola che cercò di reprimere.
- Che genere di cose?
Chiese la madre. Seppur non al settimo cielo per la relazione che la figlia teneva con Regina, sapeva benissimo che quella donna era riuscita a renderla davvero felice.
- Neal.
Ammise la bionda. Fu difficile quanto scagliare un pesante macigno, ma parlarne l’aveva alleggerita un po’.
Qualcosa attirò l’attenzione delle due donne sedute accanto al fuoco, che si voltarono verso Regina e James.
I due stavano dormendo su delle coperte stese al suolo. Il vuoto tra loro lasciato da madre e figlia, li separavano, fino a che il Principe nel sonno si avvicinò alla mora poco distante da lui.
Regina d’altro canto, credendo fosse la compagna, si accoccolò al calore di James alle sue spalle, che le cinse la vita con un braccio.
- Hai visto quei due? Ultimamente hanno legato un po’.
Disse Snow guardando la scena.
- Già.
Rispose Emma con un lieve sorriso che svanì velocemente dal suo volto.
- Sei ancora innamorata di Neal? Sincera.
- No. Ma lui lo è di me. Regina ci ha visti mentre lui mi baciava.
Snow sgranò gli occhi.
- Ti ha baciata? E lei come ha reagito?
Chiese la madre preoccupata. La Evil Queen furiosa era assai preoccupante.
- Non l’ha fatto, è questo il punto. Mi aspettavo una sfuriata di proporzioni  epiche…e invece niente.
E’ sempre pensierosa, di poche parole. Si sta allontanando da me e lo sento. E’ così fredda a volte.
Il suo sguardo…quello sguardo che era solo per me…non lo vedo più.
Una lacrima scivolò sul viso di Emma. Non seppe trattenerla. La madre prontamente l’abbracciò stringendola a se.
- Uhm…Regina ti ha prestato il suo profumo?
Biascicò nella dormiveglia James, annusando la Evil Queen che, semi destata dalla voce dell’uomo prese ad accarezzargli il braccio che le cingeva la vita.
- Ho sempre avuto questo profumo. Lo sai.
Rispose la donna senza aver compreso totalmente ciò che l’uovo aveva chiesto.
La carezza da parte di Regina a James, si trasformò in una presa di coscienza che il braccio non appartenesse ad Emma.
Si voltò lentamente, quasi con timore di vedere realmente chi la stava abbracciando.
Il Principe finalmente aprì gli occhi capendo che la voce non era della sua amata.
I presenti vennero svegliati da un urlo unanime dei due che si scostarono velocemente l’uno dall’altra.
Emma e Snow non poterono fare a meno di ridere, dopo essersi gustate tutta la scena.
- Ha. Ha. Divertente!
Esclamò Regina alzandosi per andare a sedersi lontano da loro.
La compagna la raggiunse, accomodandosi accanto a lei.
Il Sindaco guardandola si fece seria.
- Hai pianto Emma?
Dannazione, non le si poteva nascondere nulla.
- No…sarà la stanchezza.
La Evil Queen alzò un sopracciglio.
- No bugie.
Disse Regina.
Emma chinò il capo.
- Regina…che ci sta succedendo?
Le chiese infine la bionda al suo fianco, trovando il coraggio necessario per porle la domanda.
- Spiegati.
- Ti stai allontanando da me. E’ a causa di ciò che è accaduto con Neal?
Emma voleva sapere. Era inutile continuare così. Voleva capire.
- In parte per quello e un po’ anche perché vi ho visti discutere al Granny’s.
Rispose Regina sospirando.
- Ero andata a prendermi un caffè. Seduto al bancone c’era lui. Ho voluto mettere in chiaro le cose, una volta per tutte. Ti Amo Regina e non voglio farti del male. Voglio te e voglio la nostra famiglia. Io, tu ed Henry. Stop.
- No.io.se!
Una voce familiare cantilenò quella parola, attirando su di se gli sguardi di tutti.
Ciò che videro li lasciò sorpresi.
- Malefica? Cosa…
Iniziò a parlare la Evil Queen.
- Ci faccio qui?
Terminò la Strega.
Regina non credeva ai suoi occhi. Rimase spiazzata, non sapendo se essere felice della presenza di Malefica in quel luogo oppure se temere che qualcosa non andasse.
L’amica le fece un sorriso sghembo.
- Scommetto che non ti saresti mai aspettata un tradimento da parte mia.
Ammise la Strega.
- Ne che lei fosse mia complice per tutto questo tempo.
Qualcun altro comparve alle spalle della donna.
Gli sguardi dei presenti, ormai in piedi e sull’attenti, erano tutti su di loro.
- Pan!
Esclamò Gold con odio.
Emma serrò la mascella.
Regina si sentì ferita. Era la sua unica amica, l’unica di cui si era sempre fidata.
- Come hai potuto.
Dalla rabbia che cresceva dentro lei, sentì la magia ribollirle nel sangue, come fuoco alimentato da benzina.
- E’ sempre stata una questione di affari fra noi, Regina. Cosa ti aspettavi?
Malefica rise di cuore.
Gli occhi della Evil Queen si velarono di viola. Era pronta ad esplodere come una bomba a tempo.
- Regina, non fare il suo gioco abbassandoti al suo stesso livello.
Gold afferrò Emma, allontanandola dalle due.
- E’ stata quella Strega ad aiutare Pan. Mia cara, fatti da parte e lascia che Regina ci liberi di lei, così la sua magia non ci sarà più d’intralcio.
Disse Rumple trattenendo la ragazza.
- Se non sconfigge Malefica, quella strega ci potrebbe distruggere.
Aggiunse Hook eccitato per il combattimento che stava per avvenire.
- Non posso rischiare che Malefica le faccia del male.
Emma era preoccupata, ma c’era anche in gioco la vita del loro figlio…ciò che avevano detto Gold e Hook era la verità. Malefica era potente e la sua compagna era l’unica in grado di contrastarla.
- Con tutto l’odio che ha in corpo Regina, è un caso se Malefica sopravvive.
Rispose Gold guardando i presenti che si erano raggruppati attorno a lui.
Una palla di fuoco lanciata dalla Evil Queen, colpì in pieno il petto della Strega, facendola andare contro il tronco di un albero, poco distante da lei.
Sul viso di Pan, si dipinse un ghigno. Il ragazzo si scostò per gustarsi meglio il combattimento.
- Ti distruggerò con le mie mani.
Ringhiò Regina, con tutto l’odio che aveva dentro.
- Non contarci troppo, amica mia.
Malefica alzò lo sguardo verso il Sindaco. I suoi occhi divennero azzurro ghiaccio e Regina volò all’indietro di qualche metro, cadendo poi al suolo.
Regina si alzò immediatamente da terra. Allungò le mani in direzione della foresta.
Dei fruscii si udirono provenire dagli alberi. La Strega si voltò e in un attimo fu circondata da rami che si avvicinarono per catturarla.
Malefica, facendo comparire una spada riuscì a distruggerne alcuni, ma l’avanzamento della vegetazione verso di lei era troppo veloce.
Venne intrappolata in un attimo. La presa dei rami su di lei si fece stretta, tanto da toglierle il respiro.
La strega rise, facendo riversare su di se un’ondata di fuoco bluastro da parte della Evil Queen, che la investì.
Appena le fiamme si dissolsero, rimasero solamente le piante ridotte in cenere.
Malefica era scomparsa.
Il Sindaco si guardò intorno. Sembrava svanita nel nulla. Sapeva che non era finita…non si sarebbe mai arresa così facilmente.
La Strega comparve alle sue spalle. Spada in mano, lanciò un fendente atto a colpire la Evil Queen.
- Dietro di te!
Gridò prontamente Emma, richiamando l’attenzione della mora che si scostò velocemente.
Il colpo inferto da Malefica, non andò totalmente a vuoto.
Regina gemette di dolore, toccandosi poi la ferita al braccio che sanguinava.
- Devo ammettere, amica mia, che i tuoi trucchi sono divertenti.
Malefica si avvicinò sorridendo al Sindaco per poi tentare più volte di colpirla con la spada.
Regina era velocissima. Svaniva e riappariva di continuo in posti diversi, schivando un fendente dopo l’altro.
Si fermarono faccia a faccia, a pochi metri l’una dall’altra.
Fu un’attesa interminabile.
La Strega afferrò il suo bastone e si mise a lanciare contro l’amica piccole sfere di energia.
Ogni cosa che veniva colpita, esplodeva.
La Evil Queen corse in mezzo alla foresta. Voleva allontanarsi per proteggere i suoi compagni di viaggio.
Quando fu abbastanza lontana si fermò dietro ad un grosso masso, rispondendo a quella magia nello stesso medesimo modo.
Approfittando dell’allontanamento delle due maghe, i Lost Boys attaccarono il resto del gruppo, costretto a difendersi con le spade e le frecce.
Snow riusciva a tenere a bada i più lontani, grazie alla sua precisione con l’arco.
- Attenzione alle frecce, sono avvelenate!
Avvertì Hook i suoi compagni.
Erano troppi, non sarebbero riusciti a contrastarli tutti.
Varie esplosioni si udivano dal bosco davanti a loro.
- Puoi mettermi in difficoltà Regina, ma non potrai mai avere la meglio.
La voce di Malefica proveniva da dietro uno degli alberi, poco distanti da Regina.
La mora venne distratta da rumori di battaglia. Spade. Gli altri erano in pericolo!
La Evil Queen si rimise a correre, questa volta in direzione del suo accampamento. Avrebbe sfruttato gli incantesimi della Strega che le dava la caccia per abbattere i Bimbi Sperduti.
Come previsto Malefica continuava a lanciare sfere esplosive. Il Sindaco ad ogni colpo, ormai vicina ai ragazzi, si abbassava lasciando che colpissero loro al suo posto.
I Lost Boys, capitanati da Pan, tornarono da dove erano venuti. La situazione si era complicata.
Dopo aver notato i suoi compagni di viaggio tutti sani e salvi, si fermò per affrontare nuovamente la Strega.
Fine dei giochi.
Regina sorrise lanciandosi contro Malefica e facendola cadere a terra.
Malefica aveva capito le sue intenzioni. La mora sopra di essa, con la mano destra era pronta a strapparle il cuore dal petto, ma la Strega di poco più potente di Regina, la scaraventò a terra lontana da se con una magia.
Malefica si alzò in piedi.
-Tempo fa, nel mio castello, fosti tu a sconfiggermi. A chi tocca ridere adesso?
La Evil Queen si alzò in piedi a fronteggiare la Strega, notando dietro essa la spada che la donna aveva fatto materializzare.
- Credo che tocchi a me.
Regina tese un braccio in avanti e l’arma volò contro la schiena di Malefica che si scostò dirottando la direzione della spada sulla spalla del Sindaco.
La Evil Queen fermò l’arma a mezz’aria , ma una forza invisibile la stava premendo sempre più contro di lei.
Indietreggiando Regina cadde a terra.
La Strega le si avvicinò. Mise entrambe le mani sull’elsa e fece forza contro la spalla dell’amica.
La punta tondeggiante e poco affilata della lama, premeva contro il suo corpo, causandole un dolore sempre più acuto.
Il respiro iniziò a venirle meno e la vista le si appannò fino a che non perse i sensi.
- Pan, hai avuto quello che volevi. Ora restituiscimi ciò che è mio.
Disse Malefica riprendendosi la spada.
Una sonora risata da adolescente invase l’aria intorno a loro.
- I patti sono patti.
Rispose il ragazzo. Un oggetto venne consegnato nelle mani della Strega che ne verificò il contenuto.
- Ora uccidila.
Ordinò Pan dall’alto della sua postazione.
Un grido da parte di Emma si levò nel cielo. Gold la trattenne. Non potevano mettersi contro quella maga.
Malefica impugnò di nuovo l’arma pronta ad uccidere quella che un tempo era la sua unica amica.
- Eh si…i patti sono patti amica mia.
Sussurrò la Strega.
Regina aprì gli occhi afferrando la lama diretta al suo cuore, con entrambe le mani.
Il sangue fluiva gocciolando sul terreno.
Sul viso della mora una smorfia di dolore.
Il Sindaco approfittò dello stupore della donna davanti a lei per sferrarle un calcio, facendola finire a terra.
La Evil Queen svanì assieme all’arma.
Malefica si rialzò velocemente, pronta a qualsiasi attacco, ma Regina la colse di sorpresa colpendola con un fendente allo stomaco.
La Strega si inginocchiò a terra e prima di accasciarsi al suolo esanime svanì.
- Se non ci ridai nostro figlio, il prossimo sarai tu…Pan.
Il ragazzo se ne andò velocemente.
Il gruppo di viaggiatori raggiunse la Evil Queen, visibilmente stanca.
- Sapevo che non mi avresti deluso Regina.
Si complimentò compiaciuto Gold.
 
 
 
 
 
 
Note di Alex: Ciao a tutti :)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Fatemi sapere che ne pensate…alla prox :D

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14
 
- Come ti senti?
Chiese Emma alla compagna. Le due se ne stavano in disparte.
Il resto del gruppo era impegnato a stilare un elenco delle erbe per l’incantesimo e loro possibile ubicazione.
- Così.
Rispose la Evil Queen esausta.
- Dovresti riposarti un po’.
- Riposarsi è una perdita di tempo. Dobbiamo cercare Henry, non starcene qui a poltrire.
Emma strinse a se la compagna, che non rispose all’abbraccio. Alla bionda salì un nodo alla gola.
La mora si scostò. Guardò quegli occhi verde lago che tanto amava e poi baciò quelle labbra morbide e calde che la facevano sciogliere ad ogni bacio.
Le mani della bionda accarezzarono il viso della Evil Queen, quasi per non perdersi nemmeno un secondo di quel gesto, a lei tanto caro, che le mancava quasi come ossigeno.
Ad Hook quel momento non sfuggì. Aveva capito qual’era un eventuale punto debole di Regina.
Ne prese nota mentalmente.
 
La mattina sopraggiunse in fretta, e alle prime luci dell’alba decisero di mettersi alla ricerca di tutto l’occorrente per il contro incantesimo.
- Proviamo a dividerci. Faremo più in fretta.
Propose Baelfire, trovando consensi.
- Va bene. Io e Bae andremo a sud, James, Hook ed Emma a nord, Regina e Snow ad est.
Ci ritroviamo qui.
Tra borbottii e lamentele i gruppi si divisero, presero un foglio ciascuno con sopra disegnata l’erba o il fiore che dovevano trovare e partirono alla ricerca.
- Sono pronto a dare un po’ di brio a questa ricerca, mio splendore.
Disse il pirata accarezzando una spalla di Emma che si scostò malamente.
- Hey Hook!
Chiamò Regina facendo fermare il gruppo di James attirandone l’attenzione. Snow era poco più avanti della Matrigna.
- Giusto per fartelo sapere. Se ti avvicini anche solo con un dito ad Emma, le palline appese al nostro albero di Natale, quest’anno avranno un certo brio!
Detto ciò superò la figliastra che sghignazzava e i due gruppi ripresero il loro cammino.
- Le salvo la vita e cosa ottengo? Minacce ai miei gioielli…tipico.
 
La vegetazione in quella parte della foresta era davvero molto fitta.
Ad ogni loro passo, dovevano fare attenzione a rami e radici che potevano colpir loro il viso o farle cadere.
Per avanzare sul sentiero, Regina scostava i rami delle piante una ad una e dietro lei, Snow cercava costantemente di evitarli per non venir colpita.
- Stando alle indicazioni di Gold, la pianta di…
La Evil Queen, continuando a camminare, avvicinò al viso il foglio.
- …di…
La mora decise di fermarsi per leggere meglio. La scrittura era indecifrabile.
- Senti, ma va ad interpretazione la scrittura di quel bislacco folletto? Snow vieni, dimmi se riesci un po’ a leggere qui.
Non vi fu ne risposta, ne movimento alcuno alle sue spalle, che le indicasse un avvicinamento da parte della figliastra.
- Snow?
Regina spostò la sua attenzione dai fogli consegnati loro da Gold, per guardarsi intorno alla ricerca di Biancaneve.
La trovò qualche metro dietro di lei, seduta a terra a massaggiarsi la fronte.
- Oh Snow, scusami. Non credevo fossi subito dietro di me, quando ho scostato quel grosso ramo.
- L’hai fatto apposta.
Brontolò la figliastra.
- Che cosa?
- Lasciare che quel ramo mi colpisse.
- Io? No, no, credimi.
Si difese subito la Evil Queen.
Snow White non sembrò molto convinta, ma le diede il beneficio del dubbio.
- Stai bene?
Chiese la matrigna premurosa, accucciandosi accanto alla figliastra per verificare il danno.
- Si.
Una freccia sibilò vicinissima alla testa del Sindaco.
I Lost Boys, muniti di archi e frecce, erano li davanti a loro pronti a colpirle.
- Regina, sono troppi!
Disse la figliastra nel panico.
- Non sono mai troppi.
Rispose la Evil Queen sogghignando.
Con un gesto della mano, riuscì a buttarli a terra magicamente.
Altre frecce volarono sopra la testa delle due donne.
- Sono davvero troppi!
Gridò Snow trascinando in basso verso di se la Matrigna.
- Ce la posso fare.
Lo scudo attivato dalla Evil Queen bloccò delle lance rivolte verso di loro.
- Ah…Ha. Retifico.
Il Sindaco prese per mano Biancaneve e alzandosi in piedi, si misero a correre a perdifiato.
- Te l’ho detto!
Esclamò la figliastra con fare di rimprovero.
- Mi sgriderai più tardi.
Le rispose Regina.
Mentre correvano, dovevano prestare il più possibile attenzione a dove mettevano i piedi. Non potevano rischiare di cadere, non ora.
Corsero senza meta fino a raggiungere uno spiazzo sterrato.
- No, no, no.
Urlò Mary Margaret. Il cuore le batteva all’impazzata.
Erano giunte al limitare del bosco, situato proprio sulla cima di una scogliera.
Sotto ai loro piedi, uno specchio d’acqua si infrangeva sugli scogli.
- Oh, si, si.
La canzonò Regina. Il respiro affannoso.
I Bimbi Sperduti erano dietro di loro.
- Siete in trappola.
Disse ridendo, uno di loro.
La Evil Queen sorrise.
- Venite a prenderci.
Furono le ultime parole di Regina, prima di lanciarsi nel vuoto  sotto di essa e portare con se Biancaneve.
I ragazzi armati, corsero fino sul ciglio della scogliera, giusto in tempo per vedere le due svanire in una nube viola.
- Dannazione! Che facciamo Felix?
Domandò un ragazzo.
Un suo coetaneo alto ed incappucciato, si voltò verso di lui.
- Abbiamo un asso nella manica.
 
- Credo di aver trovato la mia pian…
James si alzò lentamente senza terminare ciò che stava per dire, minacciato da una punta di lancia davanti al suo viso.
Uno dei Lost Boys, con un calcio, gli fece perdere l’equilibrio.
Cadendo all’indietro, rotolò giù da un dirupo scosceso.
 
- Bell’idea Regina, davvero.
Disse Biancaneve sorridendo, seppur ancora un po’ tremante.
- Ti ringrazio.
Rispose con un mezzo inchino la Evil Queen.
- Preso paura?
Le chiese vedendo la figliastra un po’ scombussolata.
- No, no.
Rispose Mary Margaret, voce un po’ tremante.
Il Sindaco le sorrise.
- Di quanto siamo fuori rotta, nelle nostre ricerche?
Chiese poi a Snow, riprendendo in mano i fogli di Gold.
Biancaneve le si avvicinò per aiutare la matrigna.
Stavano entrambe studiando minuziosamente i fogli nelle loro mani, quando qualcosa le investì in pieno.
Il principe, con solo qualche graffio dovuto alla caduta, era completamente sopra di loro.
- Caduta morbida. Che piacere.
Rise scostandosi.
- Non credevo che a Neverland piovessero Charming.
 Ironizzò Regina, a cui James rispose con uno dei suoi migliori sorrisi.
Si rialzò, aiutando le due a rimettersi in piedi.
- State bene?
Chiese il Principe preoccupato di aver fatto loro del male.
- Tu piuttosto! Come stai?
Domandò la moglie preoccupata.
- Io sto bene. Mi hanno teso un’imboscata. Dobbiamo andare a vedere come stanno Emma e Hook.
 
- Emma, sei riuscita a trovare l’Ibiscus?
Chiese il pirata guardandosi intorno distrattamente.
- Si e anche il Calicantus…o come diamine si chiama.
Rispose la bionda, prima che l’oscurità prendesse il sopravvento sui suoi sensi.
 
- Hook?
Chiamò Snow White per attirare l’attenzione dell’uomo che sembrava sperduto e sotto shock.
- Finalmente vi ho trovati.
Il pirata, fiato corto e accaldato, sembrava aver appena corso una maratona.
- Un’imboscata! Quando sono tornato a cercare Emma, dopo esser fuggito ai Bimbi Sperduti, lei non c’era più.
- Portaci nel punto in cui l’hai lasciata!
Ordinò James. Non c’era tempo da perdere.
 
- Credi che ci riusciremo?
Chiese Bae al padre.
- A salvare Henry?
Rispose Gold, continuando la sua ricerca minuziosa di fiori ed erbe.
- Si.
- Sono un gruppo molto deciso e forte. Hanno imparato ad aiutarsi a vicenda.
Non dirò che sarà facile, ma ce la faremo, in un modo o nell’altro.
 
- Eccoci. Era qui che coglieva i fiori richiesti da Gold.
Informò i presenti Hook. Sembrava davvero preoccupato.
- Ci sono due tipi di impronte. Si dirigono in due diverse direzioni.
Appurò Snow, sbirciando i segni sul terreno.
- Sherlock, vai con il Principe a sud. Io e il Pirata, seguiremo le orme che vanno ad ovest.
Ordinò Regina ricevendo consensi favorevoli.
I Charming si allontanarono in fretta e così fecero pure la Evil Queen e Hook.
Regina riconoscendo l’impronta di stivali della sua compagna si chinò a terra.
Toccando l’orma, le sue tracce si colorarono di verde, indicando probabilmente dove era stata portata.
- Bel trucco Queen!
Esclamò il capitano.
Come appurato, il sentiero illuminato magicamente, li condusse vicino a della vegetazione bassa, in cui vi era sdraiata Emma.
- Emma!
Regina si chinò preoccupata, constatando fortunatamente che la compagna stava bene.
- Regina. Guarda.
La donna si voltò verso il Pirata.
Una polvere le venne soffiata sul viso, facendole perdere i sensi.
 
Regina si trovava sdraiata su di una branda rigida e scomoda.
Si sentiva strana. Tutto intorno a lei girava e si muoveva come se ogni oggetto fosse dentro ad una bolla.
- Cos’era…quell’incantesimo…
Borbottò la donna in modo confuso.
Non riusciva a muoversi.
Sentiva la testa leggera ed il corpo pesante come un macigno.
- È tutto così…rosa…dove sono?
Più che a se stessa, le domande furono poste all’uomo davanti a lei che le dava le spalle.
Sembrava intento a lavorare su qualcosa.
- Rosa? Credo di aver esagerato sul quantitativo di polvere.
Disse fra se il Pirata.
- Gold?
Chiese Regina, udendo una voce.
- Oh no. Scusa tesoro. Il Signor Gold ha altro da fare, il che vuol dire che io e te possiamo folleggiare come ai vecchi tempi.
Rise Hook divertito, dicendo le ultime parole con tono sensuale.
- Lasciami…andare.
Chiese la Evil Queen. Si sentiva come drogata.
- Oh, si. Vai pure.
Il Pirata le indicò l’uscita, voltandosi verso la donna, per poi mettersi a ridere.
- Che succede, non riesci a muoverti Regina?
- Stai facendo un grosso errore Hook.
Il Sindaco stava cercando di concentrarsi il più possibile, per cercare di comprendere quanto stava accadendo.
- Mi dispiace Regina, devo toglierti di mezzo. No, bugia, in realtà non mi dispiace.
È il patto che ho stabilito con Pan, dopo di che potrò andarmene da questo inferno.
Disse Hook andando verso la Evil Queen.
- Non… puoi andartene e lasciarci qui.  Ad onor del vero, sei l’unico boyscout in grado di farci attraversare questi boschi.
- No, posso e devo, temo. Non appena avrò compiuto il mio dovere verso quell’adolescente borioso.
E tu mi aiuterai.
- Come?
L’uomo si mise a cavalcioni, sedendosi sopra Regina. Occhi negli occhi.
Il Pirata aveva con sé un pugnale sulla cui lama vi passò un dito per poi avvicinarlo pericolosamente al collo di Regina.
- Uh, affilato. Perfetto per tagliare la soffice e adorabile gola di una regina.
La Evil Queen, seppur immobile, provò a creare una palle di fuoco con le mani.
Il viso dell’uomo, vicinissimo al suo. Fece un broncio di tristezza.
- Oh no…nemmeno una scintilla. La pozione di Pan è davvero potente.
…E stava svanendo. Regina, riusciva a muovere lentamente le dita delle mani.
Il rosa acceso della stanza, stava lasciando spazio al colore naturale degli oggetti, gli stessi che iniziavano a stare fermi al loro posto invece di girare tutt’intorno, ma nonostante ciò, la mente del Sindaco non era così lucida e la bocca prese a parlare liberamente senza una guida.
- Oh. Oh! Aspetta.
- Cosa?
Chiese il Pirata incuriosito.
- Io sono arrabbiata con te. Hai disobbedito ai miei ordini, quando ti avevo detto di uccidere mia madre e poi ti sei alleato con lei. E ora? Ora ci provi pure con Emma, facendo il bel pirata tenebroso.
Disse velocemente la Evil Queen.
- Mi trovi bello?
Hook alzò un sopracciglio.
- Ha,ha…sembri me. Comunque no. E non ho finito.
Ci hai traditi, forse un tuo personale modo di onorare il detto: Il lupo perde il pelo ma non il vizio, invece di aiutarci a salvare mio figlio. Da aggiungere al tuo Curriculum Vitae…
- Che sarebbe?
Chiese il Pirata sempre più accigliato.
- …28anni a fare il Sindaco, qualcosa di nuovo la impari...
- Ciò non toglie il fatto che non so cosa sia.
- …e non te ne deve importare. Dopo il nostro divagarsi su aspetti burocratici, momentaneo oserei dire e no sense, probabilmente causato da ciò che mi hai dato…
- In effetti non hai mai parlato così tanto.
Ammise Hook, ancora seduto sul Sindaco che blaterava senza sosta.
- …non è questo il punto, sei in combutta con Pan. Perché mi hai fatto, quello che mi hai fatto?
- Credo di essermi perso.
L’uomo si alzò in piedi scostandosi da Regina.
- Tu, tradito me, Pan, combutta, cascamorto.
Il Pirata scosse la testa. Aveva decisamente esagerato con quella polvere.
- Non gira tutto intorno a te, sai?
Hook si portò verso ciò che stava preparando.
- Giuro che non vedo l’ora di andarmene.
Borbottò fra se. Un dolore al braccio lo fece gemere.
- Ha un odore terribile.
Disse il capitano annusando l’intruglio che doveva bere.
- Vuoi sapere cosa sto facendo, Regina? Preparo un antidoto che contrasti ciò che mi ha fatto Pan.
- Che contrasti cosa?
Chiese la Evil Queen.
- Pan mi ha avvelenato, per assicurarsi la mia collaborazione in tempi brevi.
Dato ciò che aveva udito, la mora prese nota mentalmente di non sottovalutare Pan.
- I bimbi sperduti…quei mocciosi.
Disse il Pirata fra se, con odio.
- Sei sicuro di ciò che stai facendo Hook?
Chiese Regina con finta preoccupazione.
- Non ti preoccupare. Questa è una pozione potente, insegnatami in tempi lontani da una mia amante.
L’effetto della poziore era svanito. La Evil Queen decise di fingere, sino a cogliere il momento migliore per attaccare.
- Vuoi che parliamo di amanti Hook? Pensa ad Emma. Voglio dire, c’è Neal, ci sei tu…le ronzate intorno continuamente, senza rispettare la sua decisione di stare con me.
Secondo te, se mi fai del male, cosa penserà di te?
- Smettila di parlare di lei!
Esclamò l’uomo adirato.
- Devo intuire dal tuo tono che è una cosa seria. Non mi piace questo, e credimi che ne riparleremo.
- Non sono affari tuoi.
- Ti sbagli. Lei è affar mio.
- E da quando, vossignoria? Ah già…i suo giocattoli, maestà, non si possono toccare.
Un ringhio si scaturì dalla Evil Queen.
- Da quando l’ho incontrata, ho imparato ad amarla, giorno dopo giorno…certo, spesso volevo ucciderla, disintegrarla o più semplicemente farla sparire, ma come si fa a non amarla? Ecco vedi…nulla di drastico o permanente, solo…
Regina sospirò felice.
- Cos’era quel suono?
- Era il canto del mio cuore. Vuoi risentirlo?
Il Pirata le si avvicinò sorridendo.
- Si, mi piacerebbe.
Detto ciò le mise in bocca un pezzo di stoffa per farla tacere.
- Oh…bolle!
L’uomo corse velocemente verso il pentolino che aveva sul fuoco, per tornare a mescolare il suo antidoto.
Regina nel frattempo biascicava cose incomprensibili.
- Ehy! A chi hai dato dello stronzo?
Gridò Hook dalla stanza adiacente.
- Comunque, anche tu hai ragione. Ragazza fantastica Emma. Anch’io mi sono innamorato una volta e ti capisco. Sai cosa? Dovresti ringraziarmi. Quando ti toglierò di mezzo, lei mi darà il suo cuore. Di certo prediligerà me ad una persona che l’ha incastrata facendola andare in galera. E credimi Regina, io la tratterò molto bene.
Quando tu sarai fuori gioco, io sarò finalmente libero da ogni vincolo con Pan e potrò vivere la mia vita con la dolce bionda tutta boccoli.
Hook versò l’intruglio, ormai pronto, in una tazza di latta.
- Cin cin, tesoro.
Detto ciò, il Pirata ne bevve un lungo sorso.
Pochi istanti dopo iniziò a stare male.
- L’antidoto doveva avere l’effetto opposto su questo maledettissimo veleno! Avrebbe dovuto contrastarlo rallentandolo! Madre, padre e tutto il parentado, brucia!!
L’uomo urlava di dolore, accasciandosi sul tavolo davanti a lui, mentre si reggeva il braccio dolorante.
Regina decise di agire.
Si tolse dalla bocca il pezzo di stoffa.
Poco distante dalla branda, la mora notò un pezzo di ferro che raccolse.
Si avvicinò ad Hook tentando di colpirlo alla nuca, ma il pirata fu più veloce.
Le diede una gomitata nello stomaco, che le mozzò il respiro e scappò.
La Evil Queen, ripresasi dal colpo, decise di seguirlo.
Il Vascello di Hook era grande e spazioso, ma riuscì comunque a trovarlo. Qualcosa gli aveva sbarrato la strada.
- Non è possibile! L’uscita per tornare sul ponte non…non c’è più.
Il Capitano era sorpreso e non piacevolmente. Si trovò in un vicolo cieco senza volerlo.
Malefica comparve accanto al Sindaco di Storybrooke.
- È il mio saluto a te, Capitano.
Disse la Strega sorridendo.
- Dimenticati tutto Regina. Io, non so che mi è preso. Vi aiuterò, lo giuro.
Cercò invano di giustificarsi Hook.
- Pensi sempre e solo a te stesso, il resto lo fai solo perché ti fa comodo.
Disse Regina avanzando di un passo verso l’uomo.
- È sbagliato?
- Perché dovrebbe lasciarti libero, Hook? Fai comunella con Pan.
Si intromise la Strega.
- Pure tu, Malefica. Non sei migliore di me.
- Oh no, ti sbagli. Io ho raccontato subito a Regina, del fatto che Pan mi ha derubata di un oggetto per me assai prezioso. Lei mi ha aiutata nel recupero.
Sorrise divertita ricordando il duello contro il Sindaco.
- Quindi era tutta una messinscena per quel ragazzino?
Domandò Hook contrariato. Aveva creduto che Malefica l’avrebbe potuto giustificare, e invece non fu così. Sembrava che tutti fossero stati contagiati da infinità bontà. Questo lo infastidiva.
- Certo. E conoscendo i suoi piani, avresti dovuto dirceli da subito. Avremo potuto aiutarti.
Sentenziò Regina facendogli la morale.
- Regina, la Evil Queen che aiuta me? Andiamo, sii seria.
Hook era incredulo.
- In effetti tempo fa era da non credersi, Regina, devi ammetterlo anche tu.
Ammise Malefica. Se non avesse vissuto per tutto questo tempo a Storybrooke, al fianco di Regina, non l’avrebbe creduto nemmeno lei.
- Ma conosci Emma.
Rispose la mora al Pirata.
-Oh senti, pensavo scherzassi quando dicevi di avere un figlio, che fossi sotto l’effetto di un incantesimo o alla peggio, che fossi un po’ toccatella.
- No, no e no. Ho davvero un figlio, ed è lo stesso per cui Emma ha lottato quando era nell’Enchanted Forest con te. Dobbiamo trovarlo prima che Pan gli faccia del male.
- E perché non avete semplicemente chiesto aiuto a Neal?
Chiese il Pirata come se fosse la cosa più semplice di questo mondo.
- Neal?
Domandò a sua volta la Evil Queen. Sapeva che quel…coso, le teneva nascosto qualcosa.
- Si. Era un Bimbo Sperduto. Ha tutte le informazioni che vi servono su come trovare Pan. Sei sicura di non essere un po’ impazzita dopo aver passato 28 anni in quel vostro nuovo mondo?
La regina alzò un sopracciglio pensierosa
- E perché non dircelo? Infondo è anche suo figlio.
- Ma quanti genitori ha? Bah…non è affar mio.
Allora? Siamo apposto giusto? Mi lasciate andare? Perché, dopotutto, se mi porti da Pan, mi lascerà morire…e non vorrei veder macchiata la tua candida coscienza.
Il Pirata si voltò pensante verso la Evil Queen.
- Uhm…candida…non so cosa vi sia rimasto di candido nella tua coscienza, a dire il vero. Ma scommetto che si ci fosse un angolino sperduto e ancora immacolato, resterebbe segnato da ciò.
Regina e Malefica, con delle palle di fuoco e ghiaccio nelle mani, si avvicinarono pericolosamente ad Hook, intente ad eliminarlo.
- E se vi riporto tutti a casa?
 
 
 
 
 
Note di Alex: Nuovo capitolo e nuova avventura per i nostri eroi.
Cosa succederà ora? Non lo so nemmeno io XD
A presto con nuovi aggiornamenti :P
Vi ringrazio tanto per le vostre recensioni, adoro leggerle.
Grazie a chi segue la storia e anche ai lettori silenziosi che son sempre più numerosi (loool fatto rima).
Spero di non deludervi mai con questa FF.
Grazie ancora a tutti :)

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15
 
Erano passate ormai ore, da quando Hook e Regina si erano messi sulle trace di Emma.
I Charming trovarono la figlia, con la testa dolorante ma salva.
A dir la verità, fu lei a trovare loro.
Si era svegliata riversa a terra fra l’erba alta e il terriccio freddo ed umido.
Incamminatasi verso il campo approssimato, sperava di trovare qualcuno che l’attendeva.
Non era nemmeno a metà strada quando vide i suoi genitori che, felici l’abbracciarono al settimo cielo.
Fu avvertita che il Pirata e la Evil Queen, la stavano cercando.
Inutile fu, qualsiasi ricerca dei due che sembravano svaniti nel nulla.
La cosa più giusta da fare in quel momento, era ritornare al proprio accampamento e riferire i fatti a Gold.
L’incombere della sera purtroppo, li aveva ridotti al solo attenderli con preoccupazione.
Continuare a cercarli, sarebbe stato pericoloso per tutti.
Con tutto l’occorrente a sua disposizione Gold, nel frattempo, aveva iniziato a preparare il contro-incantesimo che gli avrebbe restituito i poteri.
Un fruscio proveniente dagli alberi li fece voltare.
Ogni uno di loro impugnò la propria arma, pronti ad un eventuale conflitto, quando Regina si palesò ai loro occhi uscendo dalla vegetazione.
L’espressione di Emma mutò in pura felicità, così intensa da sentire il suo cuore leggero.
La stessa emozione si dipinse sul volto della Evil Queen.
- Regina!
Esclamò la bionda correndole incontro.
- Sto bene. Sono qui.
La rassicurò la mora stretta in un caloroso abbraccio, da parte della compagna.
Persino James e Biancaneve sorrisero di gioia. In cuor loro lo erano davvero.
I campeggiatori di li a poco, furono raggiunti da Hook con i polsi legati da un incantesimo e Malefica subito dietro lui.
Alla vista di quella donna i presenti si irrigidirono, ma Regina fu subito pronta a spiegare tutto l’accaduto. Dal finto tradimento da parte della Strega, alla cattura del Sindaco da parte del Pirata.
 
- Un'altra cosa interessante riferitami da questo Pirata, è proprio su di te Neal.
Disse la Evil Queen avvicinandosi minacciosamente all’uomo.
L’attenzione di tutti i presenti, era rivolta sul padre di Henry.
- Su di me? E che può aver detto?
La domanda da parte di Bae al Sindaco fu posta con lieve nervosismo, ma seppur minimo, evidente ai presenti.
Ciò fece intuire omissioni nella storia su di se, raccontata a Gold ed Emma.
Regina camminò verso di lui, facendo indietreggiare il figlio di Gold.
- Non ti conviene fingere con me, Neal.
Sibilò Regina vicinissima al padre di Henry.
- Ti conviene parlare ragazzo.
Intervenne Malefica.
Era sempre stata una donna molto diplomatica e arguta.
La Evil Queen diversamente da lei, era impulsiva.
- Non so di che state parlando.
A che gioco stava giocando Neal?
Questa frase pronunciata dal padre di suo figlio fece andare su tutte le furie il Sindaco, che afferrò Bae al collo, sbattendolo con la schiena contro il tronco di un albero subito dietro di lui.
Gold scattò verso Regina, ma fu fermato da Malefica.
- Non muovetevi di un passo. Vi consiglio piuttosto, di ascoltare ciò che ha da dire il ragazzo…e non vi piacerà, credetemi.
Neal, una mano stretta al polso della mora davanti a se, l’altra sull’elsa della spada che in quell’istante gli sembrò incollata nel fodero, smise di opporre resistenza e decise che ormai era inutile tacere.
- Io…
Regina lo spronò a parlare spingendolo ulteriormente contro il tronco.
- Io, ero un bimbo sperduto.
L’ammissione fu fatta tutta d’un fiato.
Emma si avvicinò alla compagna, che lasciò la presa al collo dell’uomo davanti a se.
- Posso trovare l’accampamento di Pan.
Proseguì Neal, pensando che ciò almeno un po’ lo discolpasse. Purtroppo servì solo a deludere Emma ulteriormente.
- Perché non ce l’hai detto? La nostra è una corsa contro il tempo, lo sai.
Chiese la bionda con un velo di tristezza nella voce.
- Anche se non ve ne ho parlato, vi stavo portando nella giusta direzione.
- Hai rischiato di farci uccidere!
Sbottò Snow furiosa. Reazione che attirò su di se, l’attenzione di Regina.
- Io non…non pensavo.
Ammise in colpa Bae.
- Credo che tu non abbia mai riflettuto in vita tua. A questo punto, scusami ma me lo domando.
Hanno teso un’imboscata a me, Regina e James. Se non fosse stato per Regina, non sarei qui a raccontartelo!
Il tono di voce di Mary Margaret era divenuto aggressivo, nonostante il Principe cercasse di calmarla.
Rabbia dovuta più al fatto che Neal avesse incastrato la figlia, lasciandola sola. 
- Io…io non avevo idea.
- E Hook? Perché è legato?
Chiese Gold per distogliere le attenzioni dal figlio.
- Mi ha drogata…
Iniziò Regina, ma la compagna la interruppe subito.
- Lui cosa?
Chiese Emma pronta ad attaccarlo.
La Evil Queen l’attirò a se prendendola per mano e poi, una volta al suo fianco, le cinse la vita con un braccio, proseguendo con la spiegazione.
- …ha stordito Emma perché la trovassi e successivamente catturarmi.
I presenti si voltarono tutti verso il Pirata con sguardi adirati.
- Ma…Regina, racconta tutto per favore!
Esclamò Hook per discolparsi.
- Io? Diglielo tu. La bocca per blaterare ce l’hai.
Sbottò la Evil Queen, in risposta al Pirata.
- Pan mi ha avvelenato per assicurarsi i miei servigi. Dovevo togliere di mezzo la Evil Queen,in modo che lui potesse operare indisturbato. Prezzo da pagare perché io potessi riavere la mia libertà e andarmene via di qui.
Gli sguardi contrariati dei presenti, riguardanti Hook e la sua alleanza con Pan, l’avrebbero potuto fulminare all’istante se ciò fosse stato possibile.
- Dai, su…non guardatelo così. Useremo il Pirata con annesso vascello, per il nostro ritorno a casa in grande stile. Ora, pensiamo ad Henry e a come liberarvi di Pan.
Sorrise malefica, gioiosa del piano stipulato precedentemente con Regina.
- Ah, a proposito…
La Strega si avvicinò al Sindaco che si era allontanata da Bae.
Regina si voltò verso l’amica attendendo un qualsiasi tipo di domanda, ma l’unica cosa che ricevette fu un pugno ben assestato sulla spalla.
Un lamento sfuggì alla mora che andò subito a massaggiarsi il punto colpito.
- Questo è per avermi fatto male.
Disse Malefica sorridendo.
- Doveva essere realistico
Rispose la Evil Queen ricambiando il sorriso.
 
La notte era passata in tranquillità.
Non potevano rischiare che Malefica fosse vista con loro, quindi si erano accordati che la donna riprendesse forma umana solo ed esclusivamente nel caso in cui il gruppo fosse in guai seri.
Per il momento era e sarebbe rimasta un topolino nello zaino di James.
Il contro-incantesimo era pronto.
Doveva stare a riposo trenta ore prima di poter essere bevuto da Gold.
Dopo aver dormito qualche ora, il gruppo riprese il cammino alle prime luci dell’alba, diretti verso l’accampamento di Pan.
Stranamente l’intera giornata trascorse nella più totale quiete, anche se tutti tenevano nervi saldi e tesi, pronti ad eventuali attacchi, fortunatamente mai avvenuti nel corso di quelle ore.
- Non abbassate mai la guardia. Qualsiasi piano abbia in mente quell’adolescente, ricordate che Pan non fallisce mai.
Avvertì i presenti Hook. Le mani sempre magicamente legate per evitare una sua eventuale fuga.
Ma lui non sarebbe mai fuggito. Sapeva di essere al sicuro con loro e vedendolo catturato, Pan non l’avrebbe accusato di tradimento.
Raggiunsero uno spiazzo sterrato, al limitare della sera.
- Siamo vicini.
Disse Neal al gruppo.
- Entro domani pomeriggio riavrò i miei poteri.
S’intromise Gold guardando l’ampolla fra le sue mani.
- Accampiamoci.
Propose Malefica trovando l’approvazione da tutti.
 
Era tutto troppo silenzioso e tranquillo, in quella notte illuminata solo dalla luna e dal fuoco che crepitava, scaldando i nostri viaggiatori alla ricerca del piccolo Henry.
Regina non riusciva a prendere sonno e constatò che i Charming ormai si erano allontanati da un paio d’ore.
Decise di andarli a cercare. Non era saggio inoltrarsi nella foresta con l’oscurità e il timore che fosse accaduto loro qualcosa, era forte.
Camminava lentamente immersa nel più totale silenzio, sino a che non udì delle voci in lontananza.
Si era parecchio allontanata dall’accampamento improvvisato.
- Basta. Avete parlato fin troppo.
La voce apparteneva ad un giovane con indosso un cappuccio. Lo stesso che aveva visto più volte a capo di quella mandria di ragazzini.
La Evil Queen si avvicinò in silenzio, prestando attenzione a non esser ne udita ne vista.
I Charming si trovavano al centro di un cerchio, formato da giovani armati di arco, pronti a colpirli.
- Uccideteli. Meno persone cercano il ragazzino e meglio è per noi.
Snow e James, schiena contro schiena, mano nella mano, pronti a morire insieme seppur spaventati.
I Lost Boys tesero gli archi.
Regina scomparve, comparendo a fianco dei Charming.
- Scoccate, scoccate, scoccate!
Urlò il ragazzo con cappuccio, ma ormai era troppo tardi.
La Evil Queen in un gesto veloce, aprì le braccia con cui circondò i due familiari e insieme sparirono in un battito di ciglia.
- Che facciamo ora?
Chiese l’adolescente che comandava la squadra di arcieri. Un ragazzo gli si avvicinò.
- Devi sapere Felix che ogni persona ha i suoi difetti, ma nessuno ne ha più di Regina.
Quella donna sembra essere ossessionata dalla magia. È la debolezza alla base della sua forza.
Per Regina la cosa più dura è esser paziente. Quando perde la pazienza fa sempre la cosa sbagliata che, alla fine, le si rivolta contro.
Dobbiamo giocare bene le nostre carte, dopo di che, avremo la strada spianata dinnanzi a noi.
Il lavoro con il piccolo Henry è quasi compiuto.




Note di Alex: Stringete i denti, siamo quasi alla fine...e forse poi mi odierete pure XD
Colgo l'occasione per augurare a tutti Buon Natale e Felice anno nuovo :)
Buone feste a tutti voi :D

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16
 
Regina, assieme a James e Snow, apparvero nel bel mezzo del loro accampamento.
Erano tutti svegli ad attenderli.
I Charming, senza dire una parola, si voltarono ad abbracciare la Evil Queen, pietrificata da tale dimostrazione d’affetto.
- Grazie davvero.
Disse James, mettendo una mano sulla spalla del Sindaco.
- Dov’eravate? Ero in pensiero!
Chiese Emma preoccupata, in piedi davanti al fuoco.
- Non c’è più tempo, bisogna contrattaccare!
Regina era risoluta.
- Ma Gold è senza poteri!
Esclamò lo Sceriffo. Non sarebbe andata a finire bene. Erano in netto svantaggio.
- Ascolta. Prima di tornare qui da voi, abbiamo ascoltato un monologo fatto da Pan al suo braccio destro.
Henry è in serio pericolo. Dobbiamo andare. Ora!
Non potevano continuare a crogiolarsi nel mezzo di quella foresta. Bisognava agire, perché il tempo era veramente contro di loro.
- Regina, il campo di Pan è qui vicino. Lo raggiungeremo in un’ora.
Informò Bae, cercando di rendersi utile il più possibile.
- E sia!
 
Giunti in prossimità dell’accampamento di Pan, i nuovi arrivati a Neverland, videro i Lost Boys tutti riuniti attorno al fuoco. Discutevano sul da farsi.
- Mia cara…
Bisbigliò Gold, all’orecchio della Evil Queen, intenta a guardare le fiamme di quel falò.
- …ti ricordi, come si fa l’incantesimo?
Il Sindaco non rispose.
Le fiamme, divamparono verso il cielo e i Lost Boys, caddero addormentati.
In un attimo, Neal, Emma, James e Snow, entrarono nell’accampamento legando i bimbi sperduti uno ad uno.
Successivamente, si misero alla ricerca nelle varie tende, nell’eventualità che ci fossero ancora ragazzi in libertà.
Ciò che trovò la Evil Queen  in una di esse, le fece gelare il sangue nelle vene.
Il piccolo Henry era sdraiato a terra.
- Henry…
Regina gli si avvicinò cautamente. Schioccò le dita uno, due, tre volte, così da svegliarlo dall’incantesimo...ma non vi fu alcun cambiamento in lui.
- Henry…tesoro…
La voce le tremava.
Il resto del gruppo, all’udire quel nome, la raggiunsero veloci, trovando il ragazzino privo di senti e la madre inginocchiata al suo fianco.
Calde lacrime scivolarono lungo le guance della mora, che prese fra le braccia il figlio.
- Non si risveglia, Gold!
Gridò con voce rotta da un pianto che non riuscì a fermare.
Emma corse subito al fianco di Regina, abbracciandola teneramente.
Rumple, si chinò a toccare il petto del ragazzo. Era freddo.
- Regina…
Tentò l’uomo, ma la Evil Queen non era disposta ad ascoltare ciò che stava per dire.
- No. No.
Regina si sentì morire. La bionda la strinse forte a se.
- Dobbiamo trovare Pan. Sveglia i Lost Boys.
Fu imperativo Tremotino.
La Evil Queen obbedì. Doveva punire, chi aveva fatto questo a suo figlio.
Si alzò uscendo dalla tenda e avvicinandosi al falò.
Bastò uno schiocco di dita perché i ragazzi si svegliassero immediatamente.
- Dov’è Pan?
Ringhiò Regina, fuori di se. Sguardo infuocato.
- Così, non otterrai nulla.
Le sussurrò Snow, avvicinandosi alla matrigna, che si voltò stizzita tornando dal figlio.
Si inginocchiò accanto ad Henry e mentre lo accarezzava, le sue mani brillarono di una luce dorata.
- Cosa stai facendo?
Chiese Emma. La voce non sembrava nemmeno provenire dalla stessa persona, tanto era vuota e triste.
- L’incantesimo di mantenimento, lo terrà così finché non troveremo una soluzione.
Rispose Regina continuando a fissare il figlio.
- Cercavate me?
Pan era arrivato sorridendo.
Gold, Emma e la Evil Queen uscirono dalla tenda in tutta fretta.
- Vi siete, per caso, stancati di aspettarmi?
Rise nuovamente il ragazzo.
- Bella mossa, catturare i miei amici…tanto bella quanto inutile. Ho già ottenuto ciò che volevo.
- Spiegati.
Chiese Emma. La sua voce più alta del solito.
- Vostro figlio, ha il cuore di chi crede. Donandomelo di sua spontanea volontà, mi ha dato la forza e la magia, necessaria a mantenere in vita Neverland.
Il ragazzo senza tempo, alzò una mano verso gli alberi.
Mentre con l’altra, rese inerme come una statua, Tremotino.
I rami si aggrovigliarono, formando un intricato muro che separò Hook, James e Neal dal resto del gruppo.
James con la spada, tentò di tagliare un po’ di vegetazione per aprirsi un varco.
Fu tutto inutile. Persino aggirare l’ostacolo era impossibile.
- La spiaggia ad est!
Esclamò il Pirata. Era l’unica soluzione valida, attenderli sulla Jolly Roger.
Il principe, fece uscire Malefica dallo zaino, che scaltramente riuscì ad intrufolarsi fra le sterpaglie.
Un ramo di un albero dalle notevoli dimensioni, si avviluppò attorno alla vita di Snow, attirandola verso il tronco.
Emma per liberarla rimase imprigionata anch’essa e regina, purtroppo, si aggregò a loro senza volerlo.
A Gold non rimase altro che guardare la scena, senza poter fare alcunché, per portarvi rimedio.
Pan estrasse da un borsello, posto alla sua cinta, una scatola di piccole dimensioni.
Sul coperchio, c’era un grosso rubino, su cui il ragazzo vi passò la mano. Gesto che illuminò la pietra.
Un fumo rosso uscì dall’oggetto, circondando Gold e risucchiandolo al suo interno.
- Divertiti, in questo vaso di Pandora.
Disse ridendo l’adolescente, guardando la scatola.
Pan, dapprima sospeso a mezz’aria, toccò il suolo con i piedi.
Liberò i bimbi sperduti, ordinando loro di seguire i tre uomini nel bosco. Per loro sarebbe stato fin troppo facile catturarli. L’Isola che non c’è era la loro casa.
Una volta che i ragazzi si furono allontanati, camminò verso l’albero, per andare a scrutare le sue prigioniere.
Malefica, in forma di topolino, si diresse verso il limitare del bosco.
Nascosta dal ragazzo, prese forma umana e quando egli fu abbastanza vicino a Regina, alzò il suo bastone e con un raggio di energia, distrusse il ramo che la teneva prigioniera assieme alla compagna e alla figliastra.
La Evil Queen, con uno scatto, si avvicinò a Pan ulteriormente, strappandogli il cuore di Henry dal petto.
Il ragazzo cadde al suolo.
- Hai dimenticato di dire, al tuo amico Felix, che tendo ad essere recidiva.
Regina parlò al ragazzo in tono sprezzante. Lo odiava per il male che aveva fatto al piccolo Henry.
Snow le si avvicinò, arco teso pronto a scoccare, per tenere d’occhio Pan a terra
- Vai.
Sussurrò gentilmente alla matrigna.
Regina corse dal figlio, accucciandosi su di lui, rimise il cuore al suo posto.
Henry, dopo qualche istante, riprese vita.
La gioia che ne derivò dal vederlo sveglio, fu immensa per le due madri che lo strinsero a se in un caldo abbraccio.
Emma lo prese in braccio ed uscirono dalla tenda.
- Dobbiamo andare.
Disse la Evil Queen a Biancaneve.
- Non ve la caverete così facilmente. Non ho finito con voi!
Esclamò Pan adirato.
Senza mostrarsi alle donne, estrasse dalla cinta un piccolo stiletto.
Con una mano si allungò verso il vaso di Pandora, sfuggitogli precedentemente dalle mani.
Regina si avvicinò all’adolescente senza tempo, chinandosi per raccogliere l’oggetto.
Pan approfittò della vicinanza della Evil Queen, per ferirla al braccio con l’arma contundente.
- Questo, è il mio regalo per te…Regina della Foresta Incantata.
Rise il ragazzo, prima di svanire nel nulla.
Il Sindaco, si toccò la ferita che sanguinava, raccogliendo lo stiletto accanto a se.
- Regina. Come stai?
Chiese Emma con preoccupazione.
- Non importa. Andiamocene.
 
Regina, Snow ed Emma con in braccio il piccolo Henry, comparvero sulla spiaggia a Est.
Malefica aveva ripreso la forma di un topolino e si era nascosta nella bisaccia di Biancaneve.
Giunsero in quel luogo, giusto in tempo per vedere Neal, James e Hook affiorare dal bosco correndo a perdifiato verso le tre donne.
- Sono dietro di noi!!
Urlò James come avviso.
Alcune frecce sorvolarono le loro teste, costringendoli a chinare il capo.
- Qui!
Urlò Regina ai tre uomini, mentre apriva le braccia.
James, Hook e Neal la raggiunsero velocemente ed assieme a Snow, Emma ed il piccolo Henry, svanirono in un attimo, comparendo così sul vascello del Pirata.
Tutti si guardarono intorno sollevati.
La Evil Queen abbracciò Emma ed il figlio, imitata da Snow, James e Neal.
Incredibile…ce l’avevano fatta.
 
Il Sindaco scese le scale che portavano alla cabina del capitano.
Vide Henry sdraiato su di una branda. Gli occhi aperti che la scrutavano.
- Che succede tesoro, non riesci a dormire?
Chiese Regina, sedendosi sul letto accanto al figlio, che accennò un Sì con la testa.
- E come darti torto. Questa nostra vita in realtà, più che una favola, sembra una fuga di Bach.
Sorrise accarezzandogli i capelli castani come i suoi.
- Come ti senti?
Gli chiese gentilmente.
- Stanco…
Rispose il ragazzino. Alzò lo sguardo sulla ferita al braccio della madre.
- Ti fa male?
- Non tanto. Non ti preoccupare.
Gli sorrise. Lo amava più della sua stessa vita.
Henry si mise a sedere stringendola forte a se.
- Ora cerca di dormire, va bene? Siamo tutti qui.
Il figlio sorrise, mentre Regina si abbassò a dargli un bacio sulla fronte.
- Buonanotte, mio piccolo principe.
Alzandosi in piedi, il Sindaco avvertì un capogiro. Emma fu pronta ad afferrarla, ma la Evil Queen sorrise.
- Va tutto bene…è solo stanchezza.
Guardò la compagnia, dapprima con dolcezza, poi l’espressione mutò divenendo stranita verso Emma, che la guardò a sua volta.
- Tutto bene, Regina?
Chiese Snow perplessa.
La Evil Queen si scostò malamente dalle braccia dello Sceriffo.
- Oh…dai…se è ancora per via di Neal o di Hook, ti assicuro che non ti devi preoccupare.
Assicurò Emma alla compagna sempre più confusa.
- E perché dovrei Swan.
Rispose Regina.
Il cognome…significa che era arrabbiata con la bionda? Emma sbatté le palpebre più volte.
- Perché…ci provano con me. E Perché mi chiami per cognome?
Chiese un po’ allarmata la figlia di Biancaneve.
- Che domande. Punto numero uno, la sua vita privata non è nei miei interessi. Punto numero due, non credo mai di averla chiamata diversamente. Ora, se volete scusarmi, vado a vedere come procede il nostro ritorno a casa.
Mentre il Sindaco si diresse verso la scala che dava fuori coperta, madre e figlia rimasero a guardarsi per tempo indefinito.



Note di Alex: Non odiatemi maaaa ci vuole un pò di pepe, pepe, pepe nella storiaaaaa XD
Come se già non ci fosse...maaaaaa...mettiamone ancora un pochino.
Ecco qui...ora sarà quel che sarà :P continuate a leggere. Mi piace farvi soffrire muahauhauhauha (risata malefica).
Grazie per tutti i complimenti che mi fate su questa FF e su Trust, siete tutti gentilissimi.
Grazie per tutte le vostre recensioni e grazie a tutti che mi seguite.
Buon Anno a tutti :D
Alla Prox.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17
 
La nave era pronta a salpare e, con essa, i loro occupanti.
Dopo essere passati dal portale aperto da Hook, gettando un fagiolo nelle acque di Neverland, presero a navigare verso Storybrooke.
Henry dormiva nella cabina del capitano, James e Snow erano intenti a parlare con Gold e Malefica mentre Hook, scrutava le carte di navigazione accanto al timone.
Regina, in disparte, era poggiata alla balaustra di legno, intenta a guardare le onde dell’oceano infrangersi contro lo scafo. Emma le si avvicinò.
- Ehy.
La salutò a suo modo la bionda.
Il cuore in gola, come se fosse la prima volta che affrontava una conversazione con la Evil Queen.
Si appoggiò alla balaustra con la schiena.
Regina era affianco a se.
- Ehy.
Le rispose la mora di rimando, facendo spallucce.
- Po…possiamo parlare?
Domandò cauto lo Sceriffo.
Il Sindaco, fece un gesto della mano come per spronarla a proseguire.
- Che sta succedendo Regina? Voglio dire…non mi parli più, non…non mi…
Le parole faticavano ad uscire di bocca, tanto era dolorosa per lei quella situazione.
Un nodo le serrò la gola. Fece un respiro profondo.
- Questo tuo comportamento, è un modo strano per dirmi che…non mi ami più?
Le uscì infine tutto d’un fiato.
La Evil Queen, si scostò guardando la ragazza, ora davanti a se, come fosse un alieno.
- Amarla? E perché dovrei? Sarebbe più lecito chiedere, cosa sta succedendo a lei, miss Swan. Credo che questo viaggio a Neverland, l’abbia un po’ confusa.
Detto ciò si allontanò, ma fu subito raggiunta dalla figlia di Biancaneve che l’afferrò per un braccio.
- Mi lasci!
Esclamò la mora attirando l’attenzione di tutti i presenti, su di se.
- Regina…non puoi trattarmi così. Io, sono la tua compagna.
- Di cosa? Di viaggio! Si come gli altri, ma non si comportano certo come sta facendo lei. E ora…
Regina, con uno strattone, si liberò dalla presa dello Sceriffo.
- …vado a riposare.
- Regina.
La chiamò Gold, fatto uscire dal vaso di Pandora, dal figlio Neal, prima dello sbarco.
La donna si voltò senza dire una parola.
- Ha con se lo stiletto, con cui è stata ferita da Pan?
Chiese Tremotino.
La Evil Queen, indicò l’oggetto che poco prima, aveva posato su di un barile.
Gold lo prese, annusandone la punta.
- Teme sia avvelenato?
Chiese James, poco distante da Rumple.
- Non è avvelenato…
Rispose. Passò una mano, sopra l’oggetto, la cui punta si illuminò di un rosso iridescente.
- …è incantato. Credo che Pan, abbia tolto a Regina il vero amore, portandola così a dimenticarsi di ciò che provava per Emma…compresi i loro momenti passati assieme.
Regina rise.
- Queste cose, te le sogni di notte, Folletto? È ridicolo!
Sbottò il Sindaco. Diede le spalle ai presenti e, senza lasciar margine di risposta all’uomo se ne andò sotto coperta.
- Sta scherzando vero?
Chiese Snow White.
- Vi sembra che io, stia ridendo?
Rispose ironico Rumple.
- Esiste un rimedio, Gold?
Domandò Biancaneve all’uomo.
La figlia era in piedi, immobile.
Una lacrima le rigò il volto.
- No purtroppo. L’unica soluzione possibile è che lo rammenti col tempo.
Per Emma fu come un pugno nello stomaco.
 
Le luci del mattino, giunsero ad illuminare le acque calme, da cui si lasciavano trasportare.
Nel giro di poche ore, giunsero a Storybrooke.
Rivedere quella cittadina, che li ospitava da ventotto anni, diede loro l’illusione di sentirsi a casa. E lo erano.
Attraccarono al porto e gran parte dei paesani, ex abitanti della Foresta Incantata, erano pronti ad accoglierli calorosamente.
Forti applausi si udirono, quando gli abitanti di quel paese videro il piccolo Henry, accompagnato da James e Snow al suo fianco.
Tutti gridarono “Bentornati”.
Regina, in piedi vicino alla scaletta, esitò un istante dinnanzi ad essa.
Emma, subito dietro di lei, allungò una mano per accarezzare la schiena della mora, ma la Evil Queen prima che la bionda riuscisse a toccarla, si incamminò giù dai gradini e scese sul molo ad abbracciare il figlio.
Lo Sceriffo sospirò tristemente. Le mancava accarezzarla, baciarla.
Un nodo le chiuse la gola al pensiero che Regina non sarebbe più stata sua.
Prese un bel respiro. Non doveva perdere la speranza. L’avrebbe riconquistata.
 
Tra risate e vociare concitato delle varie persone presenti al porto, una cosa attirò l’attenzione della Evil Queen. Un’ombra uscita volando dalla nave, solcò il cielo, sorvolando le loro teste.
- Dannazione!
Esclamò il sindaco che, con un gesto della mano, fece comparire un cavallo.
- Badate ad Henry!
Disse poi salendo in groppa al suo splendido destriero.
- Vengo con te.
Disse James. Afferrò la mano di Regina, salendo dietro di lei.
I due, scomparvero al galoppo, lungo la strada che portava alla piazza di Storybrooke, sotto lo sguardo preoccupato di tutti, che si strinsero attorno al piccolo Henry.
- Gold, cos’era?
Chiese Emma in allerta, a Rumple a cui si avvicinò.
- L’ombra di Pan.
 
Avevano seguito l’ombra fino all’orologio della città.
- Non ci voleva. Dovevo ucciderlo, quando ne avevo l’occasione.
Disse Regina mentre si guardava attorno, alla ricerca di quell’essere.
- Credi farà del male a qualcuno?
Chiese James preoccupato.
- Sicuramente, la presenza dell’ombra di Pan in questo posto, non sarà positiva.
Rispose la Evil Queen girando il cavallo per tornare al porto.
- Regina…davvero ti sei dimenticata di Emma?
Domandò il Principe. Voleva sapere se era tutta una messinscena o se era la verità.
Emma era così felice con Regina.
- Non ho dimenticato Miss Swan. È tutto come al solito, non capisco cos’altro volete da me.
Sbottò il Sindaco spazientita.
- Niente…non vogliamo nulla da te…solo…
Sospirò James, non sapeva che dire per aiutare la figlia.
- …lascia stare.
Regina, a quelle parole sbuffò.
 
- L’avete trovata?
Chiese Snow, andando incontro ai due a cavallo.
- Perduta all’orologio.
Ammise abbattuta la Evil Queen, scendendo dal destriero subito dopo James.
- Mamma, è qui per me?
Chiese Henry, abbracciando Regina che non rispose.
- Ti staremo tutti accanto per proteggerti, ragazzino.
Disse Emma, poggiando una mano sulla spalla del figlio.
- Si, con noi sei al sicuro, ometto.
Sorrise Neal.
- Tutti a casa Charming?
Propose Snow alla matrigna, Emma, Malefica e Neal.
Regina fece una smorfia. James le circondò le spalle con un braccio.
- Su, su…non ti lamentare, fallo per Henry.
Le bisbigliò il Principe all’orecchio. Il Sindaco alzò gli occhi al cielo.
Emma capì, che il padre lo faceva per farla stare con lei.
Regina afferrò il dito indice di James, togliendosi il braccio dalle spalle.
- Va bene.
Disse la mora incamminandosi verso l’appartamento, assieme al figlio.
- Grazie.
Sussurrò Emma al padre, che sorrise amorevolmente.





Note di Alex: Vi lascio con questo nuovo capitolo, anche se un pochino corto, ma mi serviva come breve introduzione a ciò che verrà poi :D
L'ultimo di quest'anno...ma non è finita XD
Tantissimi auguri di Buon Anno a tutti voi :)

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18
 
“Miei cari, noi disertiamo. Oh, non fraintendetemi, potete sempre chiamare all’occorrenza.
Spero solamente, con tutto me stesso, che esitiate a chiamare e che non abbiate bisogno alcuno di farlo. Detto ciò, Au Revoir.”
E con queste parole, Gold si congedò, svanendo nel nulla assieme a Belle.
Emma, Neal, Malefica e Regina, assieme al piccolo Henry, erano riuniti a casa Charming.
- Abbiamo una camera da letto al piano di sopra, Malefica.
Informò Snow White, da brava padrona di casa.
- Io voglio dormire con le mie mamme!
Esclamò Henry abbracciando Regina, mentre stringeva la mano di Emma.
- Io…
Cominciò la Evil Queen, schiarendosi la voce.
-…non credo sia possibile, Henry.
Finì la donna, un po’ impacciata, guardando il figlio.
- Perché?
Chiese il ragazzino, incrociando le braccia al petto, già con il broncio.
- Perché probabilmente, il tuo papà ora che ha fatto pace con la tua ma…
Non riuscì a terminare la frase che Emma la interruppe.
- Ma che dici!
Esclamò la bionda con disappunto.
- Non si scaldi, Miss Swan. Ho pensato che…
- Beh non pensare!
La interruppe nuovamente, ringhiando, lo Sceriffo che si allontanò andando nella camera da letto.
- Non la facevo così permalosa. La mia presenza la contagia.
Ironizzò la Evil Queen, sorridendo al figlio che ricambiò.
- Ha. Ha.
Si udì la voce lontana di Emma, infastidita.
 
Dopo un paio d’ore, Neal si addormentò sul divano e Malefica dormiva nella camera adiacente a quella dei Charming.
Il piccolo Henry era finalmente sereno, nel lettone, che dormiva fra Emma e Regina.
- Regina.
Tentò la bionda. Parlava in un sussurro, per non svegliare suo figlio che dormiva così beatamente.
La mora era girata su un fianco dandole la schiena.
- Sì?
Le rispose subito la Evil Queen.
- Sei sveglia?
Chiese la bionda, timidamente.
- Se le rispondo, significa che è così.
- Ehm…giusto.
Il cuore le correva veloce nel petto, ripensando alla notte in cui dormirono insieme per la prima volta.
Ebbe paura ad affrontare l’argomento…paura per la risposta che avrebbe ricevuto.
- Ti…ti ricordi di essere già stata qui?
Riprese fiato dopo aver posto la domanda, accorgendosi solo ora d’aver trattenuto il respiro.
- Ci sono stata, sì. Cosa vuole chiedermi, nello specifico?
In risposta a ciò, ci fu un fruscio di coperte e lenzuola.
Dei passi si avvicinarono alla mora. Emma le si accucciò a fianco. Occhi negli occhi con la donna di fronte a se.
- Voglio dire, quando eravamo in lotta con tua madre.
La Evil Queen frugò un istante nella sua memoria.
- Sì. Lei dormì sul divano.
- Ricordi nient’altro di quella notte?
La mora sospirò. Si stava innervosendo a quelle domande.
- Ho dormito assieme ad Henry, in questo preciso letto. È tutto.
Emma ascoltò, ciò che disse Regina. Un nodo le si formò in gola, ma volle ritentare comunque, il gesto di quella sera ormai lontana.
Lo stesso gesto che sciolse il Sindaco infrangendo ogni barriera, posta dalla mora fra loro.
Si alzò in piedi, prendendo il libro dallo scaffale accanto al muro.
Si sedette sul letto accanto alla Evil Queen e ancora una volta le raccontò la storia, che legava se stessa a quel libro per ragazzi…Il Piccolo Principe.
Lo aprì alla pagina designata, lasciandolo poggiato sulla coperta accanto al Sindaco, poi Emma si alzò e andò in cucina a bere un bicchiere d’acqua, nell’attesa che Regina leggesse quelle poche righe per lei così importanti.
Dopo aver bevuto, si voltò per andare in camera da letto, ma la Evil Queen la anticipò, presentandosi alle sue spalle. Ciò fece sussultare la bionda che pensava d’esser sola.
- Dove vuole andare a parare, Miss Swan?
Le chiese Regina, lasciando di stucco la ragazza davanti a lei.
Non era quella la reazione che si sarebbe aspettata, dalla sua Ex compagna.
- Che…che vuoi dire?
Una morsa le serrò lo stomaco.
- La frase del racconto che mi ha fatto leggere, è senza dubbio molto bella. Cosa si nasconde dietro essa?
- Voglio farti tornare alla mente me…noi.
Regina  sbuffò.
- Senta, non c’è nessun noi, Miss Swan. Non so cosa vi stia capitando. Neverland deve a…
- Vi?
La interruppe lo Sceriffo.
- Si. Tutti voi, continuate a sostenere il fatto che io abbia perduto la memoria o similar versione.
Non è così!
L’irritazione, stava prendendo il sopravvento sulla Evil Queen ed i toni di voce iniziarono ad alzarsi.
Neal si svegliò. Voleva ascoltare la conversazione. Non si mosse per evitar di essere scoperto.
- Prova a riflettere Regina, se sei l’unica a non ricordare questo aneddoto, forse è davvero così.
Non credi?
Il Sindaco alzò gli occhi al cielo.
- Non dica sciocchezze.
Questo fece infuriare lo Sceriffo. Non c’è peggior sordo, di chi non vuol ascoltare.
- Allora chiedi ad Henry! Brutta testarda che non sei altro!
- Mi insulta pure?
- Certo che lo faccio!
Con un gesto della mano. Regina isolò acusticamente la cucina, in modo da litigare senza svegliare nessuno.
Ignara che Bae, stesse guardando ciò che stava accadendo fra loro.
- La smetta.
- Sei incredibile. Se tutti dicono che questa cucina è bianca, perché effettivamente lo è, tu continui e continuerai imperterrita a sostenere che è nera, nonostante l’evidenza del tuo errore!
Sbottò la bionda.
- Non è vero.
- È così! Lo stai facendo da quando siamo tornati!
Il sindaco sbuffò.
Emma con un gesto veloce, le afferrò il viso con le mani. La spinse contro il frigo e la baciò.
Il suo cuore correva all’impazzata, nell’assaporare nuovamente le sue labbra, così dolci, così morbide e calde.
Si fermò allibita, dopo aver sentito una fitta al labbro inferiore seguito dal gusto del sangue.
- Mi…mi hai morso?
Chiese, con la voce rotta dalla tristezza di quel gesto, che la ferì molto più gravemente di quel taglio sul labbro.
- È il minimo!
Rispose Regina, spingendo lontano da se la bionda.
Tolse l’incantesimo di isolamento dalla cucina e si rimise a letto, lasciando sola Emma che si sedette su di uno sgabello. Una lacrima solcò il suo viso.
 
Emma fu svegliata dal profumo di uova, bacon e caffè.
Snow White era intenta a preparare la colazione.
James era poggiato al tavolo, poco distante dal nipote, che si gustava pancake e succo d’arancia.
Regina era tra Biancaneve ed il principe che preparava il caffè.
- Buongiorno.
Salutò James, sorridendo, la figlia.
- Ciao tesoro. Hai fame spero. Abbiamo: pancake, uova, bacon, cereali con latte, caffè e succo d’arancia.
- Ottimo.
Rispose con un lieve sorriso, la bionda.
- Regina e tuo padre si sono coalizzati contro di me.
Le bisbigliò all’orecchio Neal, appena giunto dietro Emma.
- Magari è una tua impressione.
Rispose di rimando lo Sceriffo. Non aveva voglia di conversare. Voleva essere lasciata sola, anche se ciò non era possibile. Sarebbe dovuta andare con il padre, quella mattina, a verificare possibili danni causati dall’ombra di Pan.
- Venite, sedete qui vicino a me.
Invitò il piccolo. I due genitori eseguirono, andandosi a sedere accanto al figlio.
Neal si avvicinò nuovamente alla bionda.
- Sta a vedere.
Le sussurrò. Alzò lo sguardo verso la famiglia di Emma.
- Buongiorno!
Salutò tutti Bae.
- Buongiorno a te.
Sorrise Snow.
- Uhm.
Fu la risposta all’unisono, da parte di Regina e James.
- Visto? Sono contro di me.
Affermò Neal a bassa voce. La frase fu però udita anche dagli interessati che, risposero insieme anche stavolta, attirando l’attenzione su di loro.
- Non è vero. - È vero.
Disse il principe cercando di giustificarsi, seguito dalla Evil Queen che invece ammise la cosa.
I due si guardarono decidendo di fare un tentativo migliore, ma errando nuovamente perché invertirono le risposte.
- È vero. – Non è vero.
James e Regina si fissarono. Questa volta vollero evitare di mentire.
- È vero.
Dissero insieme.
- Ma non è fatto di proposito.
Aggiunse il Principe con un sorriso.
- Forse.
Continuò il Sindaco, mettendosi il cappotto e riprendendo in mano la tazza di fumante caffè.
- Non farci caso Neal.
Disse Malefica sedendosi acconto ad Emma ed aiutando Snow a porgere i piatti della colazione.
- Regina, se vuoi lo zucchero è li.
Indicò un punto vicino alla macchina del caffè. C’erano due barattoli.
- Mi puoi mettere due zollette, per favore?
Chiese James alla Suocera.
L’uomo si avvicinò a lei, porgendole la tazza.
Nel primo barattolo trovò dei cioccolatini e caramelle. Lo richiuse, aprendo poi l’altro, zuccherando così il caffè della persona accanto a lei, che la ringraziò per poi tornare a sedersi accanto ad Henry.
Biancaneve si voltò verso la matrigna, che era tornata ad aprire il contenitore con i dolci.
- Regina, mi dai un bacio?
Chiese Snow alla Evil Queen che la guardò perplessa.
La figliastra le indicò, a distanza, la cosa nella mano della matrigna.
- Quel dolcetto…si chiama Bacio.
Regina guardò il cioccolatino nella sua mano, notando effettivamente la scritta “Bacio” in blu.
La mora si avvicinò a Biancaneve, dandole un bacio sulla guancia che lasciò di stucco tutti i presenti, nessuno escluso.
- Accontentati di questo…
Si mise in bocca il cioccolatino, subito dopo averlo scartato.
La carta la poggiò accanto ad Emma.
- …li ho finiti.
Snow rimase interdetta un istante.
- Ma…Regina…
Chiamarla fu inutile. La matrigna si era già allontanata, uscendo dalla porta diretta in municipio.
- …cosa mangio io…ho voglia di cioccolata.
Disse la donna mettendo il broncio.
Emma raccolse l’incartamento del dolcetto, notandovi dentro appallottolato un fogliettino con una scritta:
“ Tanto più un sogno è impossibile, tanto più realizzarlo ti renderà felice.”




Note di Alex: Nuovo anno nuovo capitolo :)
Spero di ritrovarvi sempre più numerosi e di leggere un sacco di recensioni :D
Buona lettura e alla prox.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19
 
- Di qua Emma!
Disse il padre a bassa voce.
L’ombra di Pan era entrata nel mausoleo dei Mills, stranamente aperto.
- Fa attenzione.
Avvertì la figlia, mentre varcavano la porta.
Il sarcofago in pietra del padre di Regina, era scostato.
Rivelava una scalinata, che scendeva nei sotterranei di quel luogo umido e freddo.
James ed Emma, impugnarono le pistole e scesero lentamente dalle scale.
Un rumore li fece voltare. Qualcosa era caduto a terra frantumandosi.
- No!
Un grido li allarmò.
- Regina!
Esclamò lo Sceriffo preoccupato.
Il Sindaco, si materializzò nel lungo corridoio alle loro spalle.
- State attenti!
L’ombra travolse James che cadde rovinosamente a terra. Emma, dopo aver visto che il padre stava bene,  corse su per le scale seguendola.
La Evil Queen aiutò il Principe a rialzarsi, quando un rumore fortissimo li fece sobbalzare.
James si mise a correre, raggiungendo la porta d’entrata.
Si era chiusa.
Le luci che illuminavano la cripta, si spensero una ad una.
- Regina? Che sta succedendo?
Chiese il Principe, con una vena di preoccupazione nella voce.
- Non lo so.
Rispose la donna, subito dietro di lui.
Le tenebre li circondarono, facendoli rimanere nel silenzio più assoluto.
- Sfonda la porta, James!
Ordinò la Evil Queen alle sue spalle.
- Ma sei impazzita? È di legno massiccio!
Protestò l’uomo.
- Si, come la tua testa! Spostati, che la sfondo da sola!
Regina, formò una palla di fuoco con entrambe le mani, per poi scagliarla addosso all’entrata del mausoleo di famiglia.
L’impatto con la porta, ebbe l’effetto di una bomba.
Frammenti di legno volarono per il prato, confinante la tomba dei Mills e sia James che Regina corsero fuori dal mausoleo, alla ricerca di Emma e dell’ombra.
 
- Emma!
Gridò James, correndo a perdifiato, verso quella che poteva essere la voce della figlia in lontananza.
Si trovavano  in mezzo al bosco che circondava il cimitero.
La Bionda, braccia tese e pistola puntata dritta davanti a se, tentava di far fronte all’ombra di Pan che, a mezz’aria, la stava fissando pronta ad attaccarla.
- Emma, abbassati!
Gridò Regina.
La Ragazza all’udire quella voce pronunciare il suo nome, si pietrificò.
Il padre intervenne, gettandosi sulla figlia, prima che la Evil Queen lanciasse una sfera di fuoco a quell’essere.
- Via, toglietevi di li!
Esclamò Regina.
I due eseguirono, andandosi a riparare dietro ad un tronco d’albero.
L’ombra tentò un altro attacco, ma il Sindaco lo bloccò nuovamente, stavolta con un raggio d’elettricità verde.
L’ombra, restò a guardarli sospesa in aria, pochi istanti prima di svanire nel nulla.
- Ma che le è preso! Le grido di abbassarsi e lei che fa, si imbalsama sul posto?
Regina era furiosa. Sospirò per calmarsi.
- State bene?
Chiese poi con tono meno duro, ai due, intenti a rialzarsi da terra.
- Si…si.
Rispose la bionda, guardando il padre.
- Che ci facevi nel Mausoleo Regina?
Domandò James, alla mora di fronte a se.
- Cercavo un incantesimo, per proteggere Henry da Pan o sim…
Gli occhi della Evil Queen si spalancarono. La paura si impadronì del suo volto.
Fu l’unica cosa che scorsero Padre e figlia, prima che il Sindaco sparisse in una nuvola viola.
Emma e James, si guardarono perplessi, per poi mettersi a correre in direzione della tomba dei Mills.
- No, no, no, no!
Si sentì gridare da una stanza presente nei sotterranei.
Regina la stava mettendo sotto sopra frugando ovunque, minuziosamente.
- Regina, che succede?
Chiese Emma preoccupata.
- La maledizione, ha rubato la maledizione!
La Evil Queen, non aveva mai avuto paura ma ora, era nel panico.
Conosceva le conseguenze di tutto ciò, e più di tutto sapeva cos’avrebbe perduto...Henry.
- Che cosa!!
Esclamò James.
- Ma ormai l’hai attivata…non ce ne può essere un’altra…vero?
Domandò Emma cercando di confortare i due, davanti a se.
- Purtroppo può esserci, si. La maledizione, segue i desideri di chi l’attiva.
Tentò di spiegare la mora.
- Un disastro…è un disastro.
Borbottava fra se il Principe.
- Dobbiamo subito andare da Gold. Lui l’ha creata…avrà un’idea per evitare che il piano di Pan, vada a buon fine.
 
- Che cosa?
Gridò Gold su tutte le furie.
Alzò il bastone spingendo Regina, con un gesto secco del manico, addosso alla parete del banco dei pegni.
- Ehi!
Esclamò Emma, ma venne bloccata assieme agli altri, impossibilitati a muoversi.
- Sei impazzita forse?
Continuò l’uomo rivolto alla Evil Queen.
- Il mausoleo era sotto incantesimo di protezione. Doveva essere al sicuro!
Urlò Regina verso colui che le aveva fatto da maestro.
- E sentiamo, come ha fatto ad impadronirsi della maledizione…uhm?
Quel “uhm” fu enfatizzato, spingendo con forza la donna, ulteriormente addosso al muro.
Il bastone con impugnatura d’oro era poggiato sulla bocca dello stomaco del Sindaco, che gemette di dolore a causa dell’urto.
- Dimmelo!
Le gridò Gold. Le uniche volte che quell’uomo si era infuriato così, i malcapitati sotto di esso, erano quasi morti.
- Ero andata alla tomba di mio padre, per prendere…un…
Il Sindaco faticava a parlare da quanto le doleva esser trattenuta in quel modo.
-…un incantesimo per proteggere mio figlio da Pan.
Regina si aggrappò all’oggetto che le premeva sullo stomaco, tentando così di scostarsi, ma Gold la spinse nuovamente facendola gemere ancora una volta. Le mancava il respiro.
- Avevo… appena tolto l’incantesimo. Sono entrata e quando ho spostato il sarcofago, Pan mi ha attaccata.
Sono riuscita a…contrastarlo, ma in aiuto è arrivata la sua ombra che mi ha colpita…facendomi andare a terra.
Emma e James erano giunti, poco dopo…l’essere e durante il trambusto, Pan è svanito.
Non…non sembrava avesse preso qualcosa.
Gold lasciò la presa, sia su Regina che si mise una mano sullo stomaco dolorante, sia sul gruppo che tornò a muoversi.
Emma corse subito dalla sua ex compagna che, poggiandole una mano sul petto per allontanarla, la guardò con occhi di fuoco.
- Non provi nemmeno ad avvicinarsi. Se non foste intervenuti, questo disastro non ci sarebbe stato!
Sbottò Regina, deglutendo a fatica. Il dolore era così acuto che rischiava di sentirsi male.
- Se non fossimo intervenuti, forse non saresti qui!
Sentenziò la bionda. Aveva sempre odiato l’eccesso di orgoglio, da parte della mora.
- Zitte voi due! Concentriamoci su questo problema!
Urlò Gold, facendo sobbalzare Bell al suo fianco.
- Per attivarla…deve…comunque…sacrificare la cosa più importante per lui.
Disse la Evil Queen a fatica.
- In questo, posso aiutarvi io. Vostra maestà, non avete una bella cera.
- Hook!
Esclamò Snow, voltandosi verso l’uomo che aveva appena parlato.
- Da daaan. Eccomi qui.
Canticchiò il Pirata.
- E come pensi di esserci utile?
Domandò Gold, incuriosito.
- Nella mia nave, è nascosto il suo braccio destro. L’ho catturato la sera del nostro ritorno.
Si stava imbucando alla nostra festa, senza invito.
Informò i presenti, Hook.
- E perché non ce l’hai riferito?
Chiese James, contrariato della cosa.
- Dovevo?
Disse il Pirata con aria innocente ed interrogativa.
- Dov’è?
Chiese Regina. Il dolore stava passando.
- Nella stiva, Maestà.
Sorrise Hook al Sindaco.
- Muoviamoci! È probabile che sia salito sulla nave, proprio per aiutare Pan.
Esclamò Gold, uscendo dal negozio, seguito a ruota da Neal, Malefica, Henry, Emma, i Charming, Hook e Regina.
- Eri più sexy, con i tuoi corsetti stretti…uhm…stretti.
Disse Hook, accarezzando la schiena della Evil Queen.
La donna, rispose alla provocazione, lanciando una saetta sul sedere del Pirata.
L’uomo gridò, saltellando.
- Brucia! Preferivo un pizzicotto.
Rise l’uomo, massaggiandosi il punto colpito.
- No, no. Scherzavo!
Esclamò allontanandosi da Regina, quando lei tornò a voltarsi verso di lui, con l’indice alzato pronta a colpire nuovamente.
 
Il gruppo scomparve, per poi apparire sulla prua della nave.
Hook si precipitò accanto alla porta che portava alla stiva.
- No.
Sussurrò il Pirata. La porta era aperta.
Scesero le scale con attenzione.
Gold in cima al gruppo, illuminava l’ambiente con una palla di fuoco, pronto a colpire nell’evenienza.
L’uomo fu imitato da Regina e da Malefica che, a differenza loro, usò la pietra situata sulla cima del suo bastone.
Hook, poco distante da Rumple, lo guidò verso una botola.
I due si guardarono, notando il lucchetto aperto.
Sapevano già cos’avrebbero trovato, meglio dire, non avrebbero trovato.
Il Pirata alzò la grata, che portava in una specie di magazzino merci.
- È scomparso. 
Disse poi Hook, voltandosi verso il resto del gruppo.
 
 
 
 
Note di Alex: Penultimo capitolo. Che succederà nel finale?
A voi scoprirlo :D
A presto.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20
 
Erano attoniti. Stava accadendo tutto così in fretta e nessuno di loro era certo, di poter fermare ciò che stava accadendo.
- L’unico posto, dove possono essersi diretti per attivare la maledizione, è il pozzo nel bosco.
Informò Gold.
- Cos’aspettiamo?
Incitò Emma.
Gold scomparve assieme a Belle e Neal.
I Charming, Henry ed Emma, si avvicinarono a Malefica e Regina.
- Una volta li, mi prometti di proteggere Henry, facendo tutto ciò che è in tuo potere?
Chiese la Evil Queen all’amica che annuì energicamente, prima di svanire assieme al resto del gruppo.
 
- Finalmente avete capito tutto.
Sorrise Pan, alle persone comparse a pochi metri da lui.
Erano tutti presenti, tranne Gold, Belle e Neal.
Ciò non sfuggì a Regina che, dando una gomitata ad Emma, gli e lo fece notare.
- La maledizione dov’è?
Chiese Regina a quell’adolescente borioso.
Desiderava solo distruggerlo, per mettere fine a tutto questo.
- Manca solo un ultimo ingrediente e finalmente, potrò trasformare Storybrooke in una nuova Neverland.
Informò tutti i presenti Pan, che sostava accanto al pozzo.
-No invece.
Neal, comparve dietro al ragazzo, che si voltò a guardare l’uomo dietro di lui.
Con un gesto veloce, Bae mise al polso di Pan, una polsiera nera.
Il ragazzo cercò di toglierla immediatamente.
- Questa ti priva di ogni potere…e non ti affannare troppo, non la puoi togliere.
Sorrise Neal.
Pan guardò l’ex bimbo sperduto accanto a se, ricambiando il sorriso.
Bae non comprese, ma rimase all’erta. Si aspettava di tutto da lui.
- Non ho bisogno di magia, per ciò che sto per fare.
Disse il ragazzo senza tempo.
- Non farai un bel niente.
Sbottò Neal afferrandolo per la casacca verde, attirandolo a se.
Il sorriso beffardo e compiaciuto di quel ragazzino, distrasse Neal dal gesto che stava per compiere.
Nascosto dagli altri, perché coperto da Bae, Pan estrasse dalla bisaccia alla sua cinta, una piccola fiala.
La stappò, tenendola nascosta nella mano.
Gold, comparve proprio in quell’istante, affondando un pugnale, nella schiena del ragazzo, che con una mano si aggrappò a Neal.
Pan, sebbene fosse sofferente, non perse il suo sorriso.
Sapeva benissimo, che se fosse riuscito ad attivare quell’incantesimo così potente, avrebbe rovinato tutti i presenti.
Allungò un braccio verso il pozzo,fingendo di sorreggersi, ma in realtà vi fece cadere la fiala.
Un vento gelido, investì tutte le persone che assistevano alla scena, che in quel momento si guardarono ad uno ad uno, dopo che Pan scomparve in una nuvola giallastra.
Regina corse verso il pozzo, guardandovi dentro.
- No, no, no, no!!
Gridò la Evil Queen, attirando l’attenzione di Gold.
La maledizione si era attivata.
- Al confine, presto!
Urlò a sua volta l’uomo, allarmando tutti gli altri.
 
Si trovavano a pochi passi dal cartello di Storybrooke.
Alla Evil Queen mancava il respiro. Sapeva cosa stava per perdere e si sentì morire.
- Che succederà Regina? Dimmelo, ti prego.
La figliastra era supplichevole.
Il Sindaco non le rispose. Non voleva dirle, che avrebbero perso la figlia nuovamente.
Si fece forza. I presenti dovevano sapere cosa sarebbe accaduto.
- Per spezzare la maledizione attivata da Pan, devo annullare ciò che ho creato.
Snow si coprì la bocca con le mani. James la abbracciò, tenendo stretta a se la moglie.
- Storybrooke…
Sussurrò Emma. Il suo sguardo lontano miglia.
- Non appartiene a questo mondo, come nessuno di noi. Non ho altra scelta.
Prima di concludere ciò che stava per dire, Regina prese un respiro profondo, che le si bloccò in gola.
- Spazzerà via questa città dalla faccia della terra, come se non fosse mai esistita.
- E…e noi?
Chiese Emma guardando negli occhi la ex compagna.
- Tutti torneremo dai posti in cui venivamo.
Disse lentamente la Evil Queen, come se pronunciare quelle parole, la distruggesse a poco a poco.
- Tornerete nella foresta incantata…
Realizzò lo Sceriffo. Improvvisamente sembrò come se il mondo le cadesse addosso.
- Tutti noi, tranne Henry. Lui è nato qui…e tu, tu devi andare con lui.
Regina sentì il cuore spezzarsi nel petto.
Henry si staccò da Neal, correndo incontro al Sindaco che si accucciò per abbracciarlo.
- No, mamma, no.
Regina lo strinse forte a se.
- Mamma, dimmi che questo non sta per accadere. Non voglio!
Il piccolo piangeva, stringendo la Evil Queen.
Lacrime calde rigarono il viso di Regina. Fu incapace di fermarle.
- Mi dispiace, mio piccolo principe, mi dispiace.
La mora si rialzò da terra, continuando a stringere Henry a se.
- Noi…siamo una famiglia. Non potete andarvene, non voglio.
Disse Emma. Si sentiva consumata da tutte quelle emozioni.
- Non è un opzione, Miss Swan.
Sorrise tristemente la Evil Queen.
- Regina. La maledizione!
Intervenne Gold, spronando la donna a sbrigarsi.
- Devi andare Emma.
Disse Snow, con voce flebile, andando accanto alla figlia assieme a James.
- Ma…vi ho appena ritrovati.
Protestò la bionda, rivolta ai genitori.
- E ci rivedremo. Troveremo un modo.
Sorrise fiducioso James.
- No, no…io non…non ho finito qui. Non posso lasciarti…lasciarvi. Io …non posso.
Le lacrime scesero sulle guancie dello Sceriffo, riferitosi prima a Regina e successivamente ai Charming.
- E lo saremo sempre.
Sussurrò Biancaneve.
- Voglio che Henry sia felice, e so che con lei, lo sarà.
Disse Regina guardando negli occhi la donna che aveva dimenticato d’amare.
Emma prese le mani di Regina fra le sue.
- Volevo essere il tuo lieto fine, Amore Mio…questo invece, non suona proprio come tale.
La Evil Queen a quelle parole, si pietrificò.
Il suo cuore, mancò un battito, per poi riprendere più veloce di prima.
Prese un respiro profondo e poi, rispose.
- Perché non lo è.
Gli occhi di Emma si infuocarono.
- No, mi rifiuto. Insieme abbiamo sempre fatto grandi cose, Regina…ed insieme, possiamo ancora farcela.
- La magia presente in Emma, potrebbe davvero essere d’aiuto.
Disse Gold, rivolto alla sua ex allieva.
- Cosa c’entra Emma? Lei Gold, ha più potere, perché non mi aiuta?
Chiese Regina. L’avanzamento veloce della maledizione le stava mettendo ansia…giustificata.
- L’incantesimo che ho usato contro Pan, mi ha tolto gran parte dell’energia. Non riuscirei mai ad essere d’aiuto.
Spiegò Rumple, visibilmente affaticato.
- Ma Emma? Come può?
Domandò nuovamente la Evil Queen.
- Lei è il frutto del vero amore, la magia più grande. Inoltre, voi siete connesse Regina, che lei lo voglia o no.
Perciò, basta chiacchiere. Se c’è una possibilità, usufruite di essa e alla svelta!
Regina, rassegnata, tirò fuori dalla tasca del cappotto un’ incantesimo.
Spezzò la pergamena che ne racchiudeva le parole, dandone metà ad Emma.
- Mani al cielo, chiuda gli occhi e ripeta con me.
Ordinò la Evil Queen.
Emma, Henry e Regina, erano letteralmente ad un passo dalla linea rossa di confine.
Un fascio di luce azzurra scaturì dalle loro mani, mentre all’unisono ripetevano senza fine, le poche parole per spezzare ciò che aveva lanciato Pan.
La Evil Queen si voltò.
La maledizione era vicina. Questa volta “insieme” non avrebbe funzionato.
La matrigna guardò la figliastra, scuotendo la testa.
Snow, in quel gesto, vide svanite il barlume di speranza che coltivava in se. Scoppiò in lacrime.
Regina prese una decisione. Abbassò le mani, continuando a ripetere l’incantesimo, così che Emma non si accorgesse di ciò che stava per fare.
La mora andò dietro l’ex compagna ed il figlio che la guardò.
Sorrise tristemente a colui che aveva cresciuto per dodici anni e che ora era costretta ad abbandonare.
Indicò al figlio il punto davanti a lui, dove in quel momento fece apparire l’auto gialla di Emma.
Il piccolo si voltò a guardare.
Poggiò le mani sulle loro schiene e diede loro una spinta, mandandoli oltre il confine.
Bastò un passo per varcarlo.
Emma ed Henry si voltarono per protestare, ma Storybrooke non esisteva più.
 
Regina cadde a terra, in ginocchio, sovrastata dal dolore di quell’addio.
Senza una parola Snow e Charming, si avvicinarono a lei, accucciandosi ed abbracciandola da dietro.
Erano tornati nell’Enchanted Forest.
I loro vestiti rispecchiavano le persone che erano in realtà.
- Troveremo un modo per tornare.
Disse il Principe Charming, in un sussurro.
- Dobbiamo.
Aggiunse la Evil Queen.




Note di Alex: Eccoci al breve capitolo finale.
Grazie a tutti quelli che mi seguono, agli utenti che l'hanno messa fra le preferite e soprattutto a chi recensisce :)
Un saluto e un grande grazie a voi che leggete i miei sproloqui.
Arrivederci :D

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