Imprese Suicide [per amore si fa tutto]

di TheSandPrincess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Thalia/Luke - Sicurezza ***
Capitolo 2: *** Charlie/Silena - Rimpianto ***
Capitolo 3: *** Grover/Juniper - Preoccupazione ***
Capitolo 4: *** Chris/Clarisse - Cura ***
Capitolo 5: *** Frank/Hazel - Diversità ***
Capitolo 6: *** Leo/Hazel - Fiducia ***
Capitolo 7: *** Jason/Reyna - Dovere ***
Capitolo 8: *** Jason/Piper - Finto ***
Capitolo 9: *** Sally/Paul - Scelta ***
Capitolo 10: *** Percy/Annabeth - Per sempre ***



Capitolo 1
*** Thalia/Luke - Sicurezza ***




#1.Thalia/Luke 



Sicurezza





C’erano notti in cui la luna non faceva capolino da dietro le nuvole, e le ombre scendevano sulla terra, rendendola un luogo più cupo di quanto non fosse già.
Erano le notti in cui non usciva nessuno, e chiunque ne avesse la possibilità correva a rintanarsi a casa. Erano notti di cui non ci si poteva fidare, perché nascondevano più pericoli di un campo minato.
Erano le notti in cui Luke Castellan si sentiva finalmente libero.
Lui giocava con le ombre, e sfidava gli spettri. Si divertiva a vagare per le vie, in cerca di guai dai quali –già lo sapeva- cacciarsi fuori sarebbe stato, per lui, un gioco da ragazzi.
In quelle notti, quando i mortali non scendevano a popolare le strade, e i contorni delle città sfumavano, fino a diventare soltanto delle sagome scure in un mare buio, Luke si sentiva il padrone del mondo. Tutto gli era concesso, per il semplice fatto che non ci sarebbe stato nessuno a sorvegliare, o ricordarsi cosa fosse accaduto.
Camminando con passo leggero per le strade, silenzioso come il fantasma che era, Luke danzava nell’oscurità, sfuggendo ai mostri con maestria ed eleganza. Era diventato quasi un gioco, un modo per dimenticarsi che, invece, ogni singolo attimo di quell’impresa suicida, in cui si era imbarcato quando era fuggito di casa, era schifosamente reale.
Quelle notti erano l’unica cosa per cui valesse ancora la pena vivere.
Fino a quando non era arrivata lei.
L’aveva incontrata in una di quelle notti, sotto a un cielo privo di stelle, nei meandri labirintici di un sobborgo industriale.
Erano stati gli occhi a colpirlo. Occhi troppo brillanti, troppo elettrici, troppo vivi per poter appartenere a un mostro. Occhi che l’avevano stregato, facendogli abbassare la guardia.
Ed era bastata quella minuscola, impercettibile distrazione perché si ritrovasse bloccato a terra, con un pugnale puntato alla gola. E quegli stessi occhi azzurri che lo osservavano, sprizzando scintille, vicinissimi.
«Chi sei?» aveva sibilato il suo assalitore, soffiando come un felino.
La lama gli aveva solleticato la carne, e i suoi sensi si erano improvvisamente affinati, come sempre accadeva in una situazione di pericolo.
«Sono uno come te» aveva risposto, sicuro.
La ragazza – perché di una ragazza si trattava – aveva allentato leggermente la presa sull’arma, stupita.
Luke aveva sorriso, compiaciuto, e aveva approfittato di quella sua momentanea incertezza per farle volare l’arma di mano. Poi, senza darle il tempo di registrare quanto fosse appena accaduto, aveva ribaltato la situazione, facendo sì che fosse lei a ritrovarsi schiacciata a terra, costretta a restare immobile.
E, con un ghigno, aveva aggiunto «Uno che non vuoi come nemico»
 
Quella fu l’ultima volta che uscì a caccia di ombre.
Forse perché non trovò più notti così buie, o forse perché i mostri divennero troppi, e le forze troppo poche.
Ma la verità, quella che mai avrebbe ammesso, era un’altra.
Finalmente, dopo tanto vagare, aveva trovato l’oggetto delle sue ricerche: qualcuno, che in quelle notti senza luna, lo stringesse a sé, promettendo di non lasciarlo mai andare.

 




[500 parole]

 





















Yaw.

Mauahahah, finalmente la mia prima raccolta! *.*
L'idea mi è venuta guardando il calendario delle PJO shipweeks 2013, e, nonostante ormai siano cominciate da un bel po' (mancano quattro settimane alla fine), mi sono detta che potevo sempre riutilizzare l'idea.. Ed ecco nata questa raccolta!
L'idea di base è di scrivere una flash fic per ognuna delle coppie presenti nell'universo di Percy Jackson, quindi sia quelle della prima che della seconda serie. L'avvertimanto 'Spoiler!' che ho messo si riferisce infatti a capitoli che verranno pubblicati più in là, e che riguardano appunto personaggi o coppie che compaiono nel secondo e nel terzo libro degli Eroi dell'Olimpo, che ancora non sono usciti in Italia.
Ammetto di aver saltato alcune coppie, perchè non le shippo, e quindi non ce la facevo proprio a scriverci qualcosa su xD
Comunque, tutte le flash avranno in comune il fatto di contenere un riferimento a un'impresa suicida, che è poi ciò che dà il titolo alla raccolta. Come se ciò non fosse abbastanza, i titoli di ogni singolo capitolo sono più o meno i vari aspetti dell'amore: ad esempio, in questo caso si tratta della sicurezza che infonde la presenza di una persona amata. Che poi è perfetto come tema per Luke e Thalia, che di sicurezza ne ostentano tanta, ma che alla fine l'uno senza l'altra non sanno stare 

Essendo la prima volta che provo a fare una cosa del genere, non è che potreste farmi sapere che ne pensate? Su, dai, premete il pulsantino! Inviatemi una bella recensione! *^*

-TheSandPrincess-

 

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Capitolo 2
*** Charlie/Silena - Rimpianto ***



#2. Charlie/Silena



 Rimpianto





 
Silena non avrebbe mai immaginato che sarebbe uscita di scena in quel modo.
Aveva sempre pensato che sarebbe invecchiata con Charlie. Che, nonostante tutto, ce l’avrebbero fatta. Aveva sempre pensato che se ne sarebbe andata dopo aver vissuto una vita piena, senza rimorsi. Eppure, eccola lì.
Stesa per terra, sull’asfalto insensibile di New York, con indosso un’armatura non sua, e un dolore lacerante che le pervadeva tutto il corpo.
Non si sarebbe mai sposata. Non avrebbe mai avuto dei figli. Non avrebbe mai fatto tante, tantissime cose.
Le sembrava addirittura di vederli, i suoi sogni infranti, mentre le vagavano attorno, come a volerle rendere tutto più difficile. Li sentiva sussurrare parole tristi, piene di rammarico, mentre le danzavano attorno con grazia e malinconia, come se volessero evitare di fare troppo rumore.
Erano tutti lì. Sarebbero morti con lei.
E, accanto a loro, sfilavano i ricordi. Ricordi di momenti felici, momenti tristi. Attimi che erano rimasti impressi nella sua mente come fotografie.
La gita in canoa con Charlie, quella in cui erano finiti entrambi in acqua, perché non avevano idea di come esattamente si pagaiasse.
La sera del 4 luglio, passata a guardare i fuochi d’artificio e a fare progetti irrealizzabili.
Le fughe notturne, fatte giusto per poter passere un po’ più di tempo insieme, nonostante le arpie fossero pronte a punire severamente il minimo sgarro.
Sfilavano elegantemente, intrecciando la loro parata con la danza dei sogni distrutti.
E fu allora che si rese conto che erano tutti già morti. Erano morti assieme a Charlie.
Ed era stata lei a distruggerli tutti.
Lei, che si era lasciata abbindolare da Luke, e aveva tenuto informato Crono di ogni singola mossa del Campo Mezzosangue. Lei, che non aveva saputo dire di no, perché aveva avuto troppa paura.
Lei, che aveva sbagliato, forse in modo irrimediabile. E che aveva pagato a caro prezzo il suo errore.
Perché non c’era stato giorno, da quando Percy era tornato con la notizia che Charlie non ce l’aveva fatta, in cui non avesse desiderato di essere morta. Non c’era stato giorno in cui non avesse pensato di farla finita, e basta. Ma non l’aveva fatto, perché ogni volta le era mancato il coraggio.
Coraggio che era riuscita a tirare fuori solo in quella sua ultima impresa, assolutamente folle e indubbiamente suicida, nella quale si era imbracata nella speranza di poter, almeno in parte, rimediare a ciò che aveva fatto.
E, adesso che la sua anima si accingeva finalmente a lasciare quel corpo di cui una volta era andata tanto fiera, ma che si era rivelato essere solo una prigione inespugnabile, Silena si sentiva finalmente in pace.
Perché non ci sarebbero stati né rimorsi né rimpianti, nel luogo in cui sarebbe andata.
Ma Charlie.. Lui sì, che ci sarebbe stato.
E, mentre le ombre attorno a lei sfumavano, sciogliendosi in un’unica foschia nera, decise che l’avrebbe ritrovato, a qualsiasi costo.
Perché forse non era tutto perduto.
Forse, avevano ancora una possibilità.


 

[492 parole] 

 





















Yaw.

Dato l'immenso successo del capitolo precedente, ho deciso che avrei pubblicato oggi. E, quindi, eccomi di nuovo qui, con la speranza che qualcuno, prima o poi, noti questa storia (a proposito, ringrazio tantissimo oneselmidejuylorbros per aver recensito: mi hai ridato un po' di fiducia!) :D
Diciamo che questo capitolo è abbastanza triste. Ma che ci volete fare, è un periodo che l'angst mi viene naturale. Aspettatevi tante altre flash piene di malinconia, nei prossimi capitoli ;)
Il tema qui è il rimpianto, che con l'amore praticamente ci va a braccetto, perchè sono tante le volte in dovremmo agire, ma non facciamo nulla, pentendocene poi amaramente.
La coppia Charlena è, senza dubbio, una delle mie preferite. Proprio per questo, spero che quasta flash non sia tanto obbrobriosa quanto io penso che sia, altrimenti avrei rovinato questo bellissimo piairing *^*
Come si può ben capire, questi sono gli ultimi attimi di vita di Silena, ma forse non è altrettanto charo il passaggio in cui dico che i sogni e i ricordi erano già tutti morti.. Se vi è risultato contorto, non vi preoccupate, capita spesso, con me xD
Quello che volevo cercare di dire era che tutto quello per cui valesse la pena vivere, ossia i sogni e i ricordi, era già morto, se n'era già andato via con Charlie.
Ok, spero che ora sia più chiaro. Sennò, scusatemi per tutto l'ingarbugliamento xD
Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto, e aspetto fiduciosa qualche recensione :D

-TheSandPrincess-


 

 

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Capitolo 3
*** Grover/Juniper - Preoccupazione ***




#3. Grover/Juniper



Preoccupazione





Juniper era giunta alla conclusione che essere una driade fosse una grandissima fregatura.
Non che non le piacesse fluttuare a pochi centimetri da terra, o poter scomparire in una nuvoletta verde ogni volta che aveva paura, sia ben chiaro.
Il problema era un altro. E, chissà perché, aveva a che fare con un certo satiro di nome Grover.
Uno stupidissimo satiro di nome Grover.
Che, in qualche modo, riusciva sempre a ficcarsi nei guai, lasciando che lei restasse a casa ad aspettare e sperare che tornasse intero anche stavolta. Dopotutto, essendo un ninfa, non c’era molto altro che potesse fare: era costretta a restare vicino all’albero che era la sua fonte di vita.
La più grande fregatura di sempre, insomma.
Anche perché, a forza di restare sola a rimuginare su quello che potesse essere accaduto al suo fidanzato, si scoraggiava sempre di più.
All’inizio aveva pensato che avesse smesso di chiamare perché si era invaghito di qualche altra driade, una che – a differenza sua – si trovava molto vicino a lui.
Poi si era convinta che, anche fosse stato quello il caso, avrebbe almeno avvisato Percy o Annabeth che stava bene. Ma anche loro non sapevano nulla. Quindi Grover si era sicuramente cacciato in qualche guaio, come faceva di solito.
Fino ad arrivare alla conclusione che, per non essersi fatto sentire per tutto quel tempo, si doveva essere cacciato in un guaio molto grosso. Forse anche più grosso di quanto lei potesse immaginare.
E cosa poteva fare, Juniper, per aiutarlo? Nulla.
Aveva provato a chiedere aiuto a Leneo più di una volta, ma era certa che quel satiro ciccione e pieno di sé non avrebbe mosso nemmeno un dito, fifone com’era. Le rimanevano soltanto Percy e Annabeth, ma loro erano già abbastanza impegnati a prepararsi per la guerra imminente contro Crono, e non aveva cuore di aggiungere ai fardelli che già dovevano portare le sue ansie e preoccupazioni.
Così, non le restava altro da fare che restare a casa, e aspettare.
Che cosa, non lo sapeva bene neanche lei. Forse un segno dal cielo.
L’unica cosa che sapeva per certo era che odiava essere costretta a quella patetica inutilità.
Odiava Leneo per il modo in cui ignorava le sue suppliche.
Odiava quella stupida guerra, che era la causa di tutto.
E soprattutto odiava Grover con le sue folli imprese suicide per salvare il mondo. Insomma, non sarebbe potuto restare a casa, a occuparsi dei campi di fragole, una volta tanto?
Eppure, Juniper sapeva fin troppo bene che era stato proprio quel lato di Grover a farla innamorare.
Il lato altruista ed eroico, che metteva a repentaglio tutto per la salvezza degli altri.
Un lato a cui, nonostante la facesse andare fuori di testa, non avrebbe mai saputo rinunciare.




[462 parole]
 





















Yaw.

Sì, è proprio una Gruniper
Sì, lo so che non se le fila nessuno.
Ma sono troppo carini per essere semplicemente ignorati! *-*
Quindi, Gruniper sia!
Cioddetto, non avete idea di che casino abbia dovuto fare per postare questa shot! È mezz'ora che provo a connettermi con il tablet di mio fratello, essendo il mio iPad scarico, e finalmente ci sono riuscita! Solo che sto in macchina, e a forza di stare a guardare lo schermo mi sta venendo il mal di mare -.-
Quindi: il tema è la preoccupazione, ma penso che quello fosse chiaro..
E poi.. nulla, spero soltanto che vi sia piaciuta! 
Fatemi sapere in una recensione, che adesso devo proprio andare, che sennò rischio di vomitare xD

-TheSandPrincess-

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Capitolo 4
*** Chris/Clarisse - Cura ***




#3. Chris/Clarisse



Cura





Le fa male vederlo così.
Un male che non ha mai provato prima.
Non è come il dolore di una ferita in battaglia, o come il bruciore di un orgoglio andato in pezzi.
E’ diverso. E’ più profondo.
E’ un dolore che le impedisce di dormire, perché ogni volta che chiude gli occhi lo vede, disteso nella cantina, che trema febbrilmente.
E’ un dolore che le impedisce di concentrarsi, perché, qualunque cosa stia facendo, vede il suo volto, e sa che deve andare da lui.
E’ un dolore che le impedisce di pensare, perché ogni singolo pensiero che fa, è per lui, perché la sua condizione possa migliorare.
Ed è per questo cha passa ogni singolo attimo libero in quella cantina, a stargli accanto. E’ per questo che Chirone, che ha capito come stanno le cose, non glielo impedisce.
Non è che faccia tanto, poi. Fa tutto quello che è in suo potere, ma sa bene che non è abbastanza.
Perché entrare nel Labirinto è un’impresa suicida. Ti segna, ti logora, ti scava, ti annulla.
E Clarisse lo sa, perché c’è stata. Non sa come ha fatto a uscirne ancora lucida. Non sa perché Chris, invece, non ci è riuscito.
L’unica cosa che sa è che preferirebbe non averlo mai trovato, mentre girovagava senza meta, farfugliando frasi incomprensibili, vicino all’uscita del Labirinto.
Preferirebbe sospettare che si sia alleato con Crono, che averlo accanto, mentre si contorce e urla, al ricordo di quello che ha visto.
Ma è andata diversamente. E adesso tutto quello che può fare è stargli vicina. Fargli sapere che lei c’è, a prescindere da tutto quello che è successo.
Vuole provarci, ad essere la sua cura. Non sa se ci riuscirà, ma non ha intenzione di arrendersi senza lottare.
Perché lei se lo ricorda, Chris, com’era prima.
Si ricorda il figlio di Hermes che, chissà come, non le stava sulle scatole. Si ricorda il ragazzo ispanico che riusciva a farla ridere, e che tante volte ha sfidato durante Caccia alla Bandiera.
Se lo ricorda Chris, com’era prima, e non riesce a credere che se ne sia semplicemente andato. Non vuole credere di averlo perso, non per sempre.
Quindi si siede nel buio, e gli racconta tutto quello che si ricorda.
Di quella volta che è riuscita a batterlo con un solo colpo di spada, e che lui si è vergognato talmente tanto da supplicarla di non raccontarlo a nessuno.
Di tutte le volte che lei l’ha messo al tappeto, solo per sentirsi poi dire che, da vero gentiluomo, era stato lui a farla vincere.
Degli stupidissimi scherzi della cabina di Ermes, e di come lei li abbia odiati tutti, soprattutto quello della lancia esplosiva che lui le ha fatto due anni fa.
Racconta, e non sa se lui la sente, ma non perde le speranze.
Sa che Chris, il suo Chris, non può essere andato via per sempre.
Si è solo perso, nei meandri del Labirinto.
E tocca a lei aiutarlo a ritrovare la strada di casa.


 
[500 parole]
 




















Yaw.

Yee, un'altra coppia sfigata per me! xD
Ahahaha, diciamo che me le sto cercando un po' tutte, le coppie che nessuno si fila! Magari col prossimo capitolo mi rifaccio.. Ah, no, è vero! Dal prossimo capitolo cominciano gli spoiler per chiunque non abbia letto il secondo volume degli Eroi dell'Olimpo. Bene! xD
Ma, lasciando perdere il futuro e concentrandoci sul presente: Chris e Clarisse.
Non è che io straveda per il personaggio di Clarisse, sia ben chiaro - anzi, mi sta anche abbastanza antipatica - ma va detto che ha i suoi momenti. Un esempio? Quando passa giornate intere a prendersi cura di Chris. Perchè sì, un cuore ce l'ha anche lei, alla fine. E batte solo per Chris.
Ma non andate a dirle che la penso così, che sennò quella mi trucida!
Clarisse: Ti ho sentita!
Ecco, appunto -.-"
Un paio di cose, prima che la figlia di Ares mi faccia a pezzi: il tema è la cura, perchè secondo me, alla fine, non è stato solo merito di Dioniso se Chris è riuscito a riprendersi. Secondo me Clarisse ha fatto la sua bella parte nell'aiutarlo a guarire.
Perchè, come spesso si dice, l'amore è la magia più potente di tutte.

-TheSandPrincess-

 

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Capitolo 5
*** Frank/Hazel - Diversità ***




#5. Frank/Hazel




Diversità






Frank adorava avere il turno di guardia.
Era un’attività che, dal suo punto di vista, presentava ben due vantaggi. Il primo era che le possibilità di fallire fossero ridotte al minimo, e il secondo era che ci fosse Hazel.
Hazel, l’unica persona che riuscisse a capirlo, e che lo accettasse per quello che era, senza stare troppo a fargli notare che era goffo, o che aveva un volto infantile.
Con lei, Frank riusciva quasi a stare bene, nonostante gli allenamenti massacranti del campo e i propri continui fallimenti. Ed era proprio per questo che i turni di guardia che facevano insieme erano diventati il pezzo forte delle sue giornate.
Certo, stare fuori, al freddo, con addosso delle armature che pesavano tonnellata, senza potersi sedere, non era proprio il massimo della comodità, ma Frank non si lamentava. A lui bastava stare con Hazel.
Gli bastava parlare con lei del più e del meno, e se la giornata era particolarmente bella, o favorevole, addentrarsi anche in dettagli un po’  più personali delle proprie vite.
Hazel non parlava quasi mai. Neanche quando si trattava di televisione, o musica, o film. Lei preferiva ascoltare. E, col tempo, Frank si era reso conto che non si trattava di semplice timidezza. Era qualcosa di più profondo, come... Come se avesse costantemente paura di sbagliare qualcosa anche solo aprendo bocca.
Ma a lui andava bene, parlare per entrambi, e sentire ogni tanto la sua voce, che smentiva o confermava ciò che aveva appena detto. Eccome se gli andava bene!
Perché a Frank, Hazel piaceva, e anche tanto.
Gli piaceva il suo comportamento misterioso, e gli piacevano le sue insicurezze. Gli piaceva il modo in cui si legava i capelli ricci sulla nuca, per evitare che le dessero fastidio, e gli piacevano i suoi occhi, che sembravano sprizzare scintille dorate ogni volta che il sole li colpiva.
Gli piaceva il color caffè della sua pelle, quando risplendeva di sudore dopo gli allenamenti, e gli piaceva la sua risata, che aveva lo stesso suono di una cascata.
Gli piaceva il suo ostinarsi a portare una spada da cavaliere, quando di cavallo, al campo, ce n’era uno solo, ed era di Reyna.
Gli piaceva tutta, e non poteva farci nulla.
Gli piaceva, perché era diversa.
E sarebbe rimasto a guardarla per ore, se non fosse stato che, prima o poi, il turno di guardia finiva, e bisognava tornare alle imprese suicide del campo.
Ma già quel poco tempo che riusciva a passare con lei bastava a migliorare le sue giornate, e ad alleviare l’inferno che era la vita al Campo Giove.
Quello, e la consapevolezza che il prossimo turno di guardia sarebbe arrivato presto.




[444 parole]






















Yaw.

SPOILER ALERT!
Uhm, forse però è un po' tardi per avvisare... xD
Comunque, l'avviso c'era nello scorso capitolo, e poi dico io, se vedete nell'introduzione i nomi di personaggi che non conoscete, non leggete!
Spero di non aver rovinato la lettura de Il Figlio di Nettuno a nessuno... Se così fosse, mi scuso tanto .-.
Per chi invece avesse già letto il libro, preciso un paio di cosette...
Prima di tutto: Frazel all the way! (Anche se il prossimo capitolo sarà Leo/Hazel, ma vabbe xD)
Poi, va detto che questa piccolissima flash (che fa anche abbastanza schifo .-.) va collocata prima dell'inizio de Il Figlio di Nettuno, e vorrebbe essere uno spaccato della vita quotidiana di Frank, prima dell'arrivo di Percy ;)
Ho scelto la diversità perchè sia Hazel che Frank sono diversi da tutti gli altri, e si capiscono l'un l'altra proprio grazie a questo: legano perchè sono nella stessa situazione.
Come al solito, spero che vi sia piaciuta, anche se non era poi un granchè :)
E adesso scappo, che oggi ho fatto una pietosissima interrogazione di scienze, e mi devo mettere a studiare per recuperare -.-"

-TheSandPrincess-

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Capitolo 6
*** Leo/Hazel - Fiducia ***




#6. Leo/Hazel 



Fiducia




 

Leo aveva sempre saputo che, prima o poi, sarebbe arrivato il momento in cui il genere femminile si sarebbe accorto del suo innegabile fascino, e avrebbe cominciato a cadere ai suoi piedi.
Quello che non si sarebbe mai immaginato era che la sua prima vittima sarebbe stata una ragazza già fidanzata.
Eppure, Hazel sembrava nutrire un distinto interesse per lui. E Leo, suo malgrado, era incuriosito da quella ragazza silenziosa, che sembrava nascondere un segreto molto più grande di lei.
Ora, sia ben chiaro, non aveva nessuna intenzione di portarla via a Frank – anche perché quel ragazzo aveva la stessa corporatura di un gorilla, e avrebbe potuto farlo a pezzi in meno di mezzo secondo – ma non poteva negare di voler almeno scoprire quale fosse il motivo di tanto interesse nei suoi confronti.
Era per quello che aveva accettato di condividere con lei un flashback. Solo per quello.
Aveva pensato che, dopotutto, non si potesse trattare di una cosa tanto pericolosa – insomma, quanto può essere pericoloso un ricordo? E poi, se Frank era riuscito a seguire Hazel in uno di questi suoi black-out, Leo non voleva certo essere da meno.
Non si era preoccupato delle implicazioni che quel ricordo avrebbe potuto avere. Voleva solo sapere chi fosse questo fantomatico Sammy di cui Hazel parlava sempre, e se davvero gli assomigliasse tanto. Sarebbe durato poco. Sarebbe stata una cosa da nulla.
Ma non era andata affatto così.
Perché scoprire che il tuo bisnonno era innamorato di una ragazza che dovrebbe essere morta, ma non lo è, non è proprio una cosa da nulla. Soprattutto se quella stessa ragazza non è invecchiata di un giorno, e adesso sta facendo rotta con te verso Roma, su una nave volante da te costruita.
Leo ormai aveva intuito come funzionassero le cose in quel mondo fatto di miti, e se c’era una cosa che sapeva per certa era che nulla era affidato al caso. Anche la più piccola delle pedine si muoveva secondo un disegno preciso, ideato nella notte dei tempi. Un disegno impossibile da modificare.
C’era un motivo se si trovano entrambi sull’Argo II, in quella che probabilmente si sarebbe rivelata un’impresa suicida. C’era un motivo e, conoscendo le vie degli dei, sicuramente non si sarebbe rivelato nulla di buono.
Perché Leo sapeva che quell’incontro non aveva fatto alto che scombussolare il precario equilibrio che si era venuto a formare tra l’equipaggio dell’Argo.
E, ogni notte, andava dormire con la consapevolezza di essere il tassello debole di quel meccanismo. Il tassello che valeva meno di tutti. 
Perché, a voler essere sinceri, lui non valeva neanche la metà di quanto era valso Sammy, checché ne dicesse Hazel.
Leo non era Sammy. Non lo sarebbe mai stato. Solo che Hazel, per qualche arcano motivo, si ostinava a riporre tutta la propria fiducia in lui.
Era come se non riuscisse - o non volesse riuscire - a rendersi conto che sicuramente lui, un giorno, l'avrebbe delusa.
E a Leo non restava altro da fare se non sperare che quel giorno non arrivasse mai.



 




[507 parole]

 





















Yaw.

Un'altra coppia spoiler tutta per voi!
Diciamo che questa non è proprio una flash romantica - o meglio, può essere intesa come meglio volete. Infatti, non è detto esplicitamente quello che Leo prova per Hazel.
Il motivo? Non credo che Leo l'abbia capito. Credo che, dopo averla conosciuta, e aver conosciuto quale sia il loro legame, lui sia ancora molto confuso sul da farsi.. Quindi boh, non mi sentivo di ritrarli in altro modo ;)
Poi, questa flash credo sia quella che meno mi piace di tutta la raccolta, probabilmente perchè avrei voluto usare molte più parole, ma sono stata costretta a tagliare un po' ovunque (e, anche così, ho sforato di sette parole -.-")..
Spero che almeno a voi sia piaciuta. Non tanto, magari, ma almeno un pochettino ;)
Per il resto, la scelta della fiducia, come tema, mi sembra piuttosto ovvia, in quanto è sicuramente uno degli ingredienti fondamentali per una relazione di qualsiasi tipo, e poi perchè ho trovato interessante il modo in cui si poteva contrapporre la fiducia che Hazel ripone in Leo alla quella praticamente inesistente che il figlio di Efesto ha in se stesso.

-TheSandPrincess-
 

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Capitolo 7
*** Jason/Reyna - Dovere ***




#7. Jason/Reyna 



Dovere



 

C’era stato un tempo, e Reyna lo ricordava bene, in cui lei e Jason erano stati come una cosa sola.
Avevano sconfitto mostri e sfidato titani, guidato legioni e vinto battaglie, interpretato segni e seguito l’istinto. Avevano vinto una guerra, forgiato eroi, avevano saputo creare strategie vincenti e avevano improvvisato. Si erano battuti per quella che consideravano una giusta causa, imbarcandosi in imprese suicide, senza mai arrendersi.
Tutto questo, l’avevano fatto insieme.
E Reyna ne ricordava tutti i particolari, che le tornavano alla mente come coltelli, pronti a ferirla, ogni volta che vedeva il suo volto.
Ma lui.. Lui non ricordava nulla.
Non ricordava quello che erano stati, o quello che avevano fatto. Non ricordava le parole che si erano detti, nei rari attimi rubati. Non ricordava le promesse e le paure che avevano condiviso.
Per Jason, lei non era altro che un’estranea.
E avrebbe preferito mille volte non sapere dove si trovasse, o se fosse vivo, che vederlo accanto a quella figlia di Venere – o Afrodite, come la chiamavano i Greci – e sapere che il futuro che aveva sognato per sé e per lui non aveva più nessuna speranza.
Avrebbe preferito perderlo, che sapere che ormai il suo cuore apparteneva ad un’altra.
E, se fosse stata una semidea qualsiasi, probabilmente avrebbe odiato Era, perché era stata sua l’idea di cancellare la memoria di Jason. Oppure avrebbe aperto le ostilità contro Piper, perché era stata lei a portaglielo via.
Ma Reyna, per sua sfortuna, non era una semidea qualsiasi.
Lei era pretore del Campo Giove e, in quanto tale, non poteva concedersi il lusso di odiare secondo quanto le diceva il cuore. Non poteva premettersi di pensare a quanto le facesse male vedere che lui aveva trovato la felicità con un’altra. Non in condizioni normali, e tanto meno in tempi come quelli, in cui il delicato equilibrio del mondo da loro conosciuto veniva ribaltato, e c’era bisogno di qualcuno capace di mantenere i nervi saldi che tenesse in mano le redini della situazione.
Tutti pensavano che la carica di pretore fosse una sorta di dono immenso, la possibilità di assumere finalmente il comando. Quello di cui, invece, non si rendevano conto, era che i pretori non comandavano, ma servivano.
Servivano il proprio popolo, mettendo da parte i propri sentimenti e i propri sogni, perché per cose del genere non c’erano né tempo né spazio. E Reyna lo sapeva bene, anche se non le era mai parso di dover fare sacrifici troppo grandi. Almeno, non fino a quel momento.
Perhè essere pretore significava che non si potevano sprecare giorni preziosi a curare i mali dell’anima.
Sarebbero guariti da soli, prima o poi. O l’avrebbero consumata, come una candela, fino ad annientarla completamente.
Non avrebbe fatto differenza, in ogni caso.
L’unica cosa che contava era fare il proprio dovere fino in fondo.


 
[482 parole]

 





















Yaw.

Mais bounjor, madames et monsieurs!
Perdonate il mio tremendo francese: l'ho studiato alle medie xD
Comunque, mettendo da parte per un attimo solo le mie conoscenze linguistiche di cui non ve ne potrebbe freagre di meno, veniamo alla storia!
Se non l'aveste capito, si tratta di una Jeyna, dal punto di vista di Reyna. Il motivo? Io credo che lei sia ancora innamorata. Anzi, è ancora innamorata. E forse, Jason, non lo è mai stato (ma questo, poi, si capirà leggendo House of Hades). 
Questa flash sarebbe da inserire, che so, mentre i nostri semidei partono, all'inizio di Mark of Athena? O comunque, da qualche parte nel bel mezzo del terzo libro della seconda serie ;)
Devo dire che mi sarei aspettata di meglio da questa storia, essendo che l'ispirazione mi è venuta subito, però vabbè xD
Il tema, originariamente, doveva essere il tempo, ma poi ho scelto il dovere. Perchè sì, amare significa anche avere dei doveri, alcuni dei quali molto seri (che poi, cosa ne voglio sapere io, ancora non s'è capito, ma vabbè)
E detto ciò vi mollo, perchè sto fuori città e sto cercando di pubblicare da un mastodontico computer dell'era preistorica, che è peraltro quasi scarico xD
Spero almeno che la flash vi sia piaciuta!

-TheSandPrincess-

PS per Leyna_s_heart: scusami tanto se ti aspettavi una Leyna, ma ho fatto confusione coi nomi xD Ahahahah, sono un disastro .-.

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Capitolo 8
*** Jason/Piper - Finto ***




#8. Jason/Piper 



Finto




 

La mente umana può giocare brutti scherzi.
Piper lo sapeva bene, e non c’era giorno in cui non se lo rammentasse.
Non c’era giorno in cui, ritrovandosi a guardare Jason con sguardo sognante, non dovesse ricordarsi che non era proprio il caso di farsi abbindolare da quegli occhi azzurri e da quella minuscola cicatrice a forma di mezzaluna sul suo labbro superiore. Non di nuovo.
O meglio: non dopo aver creduto di essersene già innamorata. Perché era così che erano andate le cose. Piper aveva immaginato tutto.
O almeno, quello era ciò che era riuscita a capire.
Tutta quella storia del vero e non vero le mandava il cervello in tilt, ogni volta che ci stava a rimuginare sopra troppo a lungo.
Insomma, era difficile credere che potesse avere tanti ricordi, così ben dettagliati, che altro non erano che le pagine riscritte da qualcuno della sua vita. Cose che non erano mai accadute, ma che lei ricordava come se le avesse vissute in prima persona.
C’erano momenti in cui avrebbe voluto tornare a vivere nelle memorie che Era le aveva impiantato nel cervello. Perché, nonostante fossero false, erano molto più allettanti di tutto quello che le era toccato vivere nell’ultimo periodo.
Se ne vergognava, perché era quasi certa che i semidei dovessero essere più o meno come gli eroi degli antichi miti greci, ma spesso non riusciva a resistere alla tentazione di tornare in quel mondo quasi perfetto, anche solo per un po’.
Ogni volta che chiudeva gli occhi, lasciava che i ricordi le riaffiorassero alla mente, vividi come pochi altri che aveva.
E così l’aria stantia del Nevada prendeva il posto del vento che le accarezzava i capelli, il chiacchiericcio delle aule scolastiche sostituiva lo sbattere ritmico delle ali di Festus, e il freddo pungente, tipico delle grandi altezze, lasciava posto al tepore dei dormitori.
Per pochi attimi, prima di sprofondare nel sonno, riusciva a dimenticarsi completamente dell’impresa suicida nella quale si era imbarcata, senza avere né l’esperienza né le conoscenze necessarie per portarla a termine con successo, e tornava ai mesi in cui il suo unico obiettivo era stato quello di far sì che Jason s’innamorasse di lei.
Aveva sempre pensato che la sua vita, rispetto a quella di molti altri adolescenti, fosse piuttosto complicata, e molto poco invidiabile. Solo ora si rendeva conto di quanto in realtà, lei avesse avuto una vita tranquilla. Ora, che si trattava di vivere o morire, e non c’era nessuna certezza, se non quella che dovevano continuare la missione a loro affidata, avrebbe dato qualsiasi cosa pur di tornare indietro nel tempo, e riavere quella vita che prima aveva tanto disprezzato.
Ma era troppo tardi, e lei lo sapeva bene. Aveva avuto tutto il tempo di godersi la sua quasi-normalità – quindici anni, per un semidio, non erano mica pochi – ma non si era accorta in tempo di quello che aveva.
E ora l’unica cosa che le restava erano quei ricordi, tutti finti, ma tutti così incredibilmente allettanti, che la cullavano fino a farla addormentare.

 




[502 parole]

 





















Yaw.

502 parole per la mia primissima Jasper! :D
Ora, per quanto riguarda il tema, che probabilmente ha sollevato parecchi dubbi, teoricamente la connessione di quel finto con l'amore dovrebbe essere questa: che bisogna stare attenti a non inseguire un qualcosa di falso, di non ricambiato. O, almeno, questa era l'idea che ha avuto la mia malatissima e bacatissima testolina, ormai più di un mese fa, quando ho scritto questa flash-fic xD
Poi, vorrei un enorme applauso perchè, cavolo, ragazzi, ho pubblicato prestissimo! Non è da me O.O
Il motivo è che domani e dopodomani non ci sarò, perchè - si, ve lo dico anche se so che non ve ne frega nulla - *rullo di tamburi* sarò a Parma, a incontrare Pierdomenico Baccalario! Ancora non ci credo! *-*
Probabilmente, adesso vi starete chiedendo chi diavolo sia questo tizio. Tranquilli, è normale. Non lo conosce nessuno xD
In poche parole: è un autore di fantasy, che io amo con tutto il mio cuore; pieno di idee come pochi, tutte nuove ed intriganti (vedi: Century, la miglior saga italiana di sempre)
Cioddetto, prima di andarmene e lasciarvi finalmente in pace, un ultimo avviso (di cui, anche stavolta, non ve ne potrebbe fregar di meno): ho finalmente aperto un blog su tumblr! Ovviamente, l'ho appena iniziato, quindi è ancora in fase di avviamento e non c'è un granchè, ma conto di cominciare, piano piano, a postare le mia fanfiction anche lì, giusto per vedere se qualcuno se le fila ;)
Se vi interessa, e volete farci un salto, si chiama Giving Up Is For Rookies.
E nulla, io vi amo quindi amatevi ;D

-TheSandPrincess-

 

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Capitolo 9
*** Sally/Paul - Scelta ***




#9. Sally/Paul 



Scelta




 
Mia moglie ha avuto una storia con Poseidone. Il dio greco, Poseidone. 
E ha avuto anche un figlio da lui: Percy. 
Percy è figlio di Poseidone.
Paul continuava a ripetersi quella tiritera, senza riuscire a credere a una sola parola.
Perché gli dei greci non esistevano. Era un dato di fatto. 
E, non esistendo gli dei greci, non era possibile neanche che Percy fosse figlio di uno di essi. Nè che Sally avesse avuto una storia con Poseidone.
La mitologia greca era un insieme di favolette, nulla di più, nulla di meno. 
Pernsare altrimenti sarebbe stato folle.
Eppure, in casa Jackson, sembrava essere perfettamente logico che il mondo fosse governato da divinità mezze svestite.
Ed era questo di cui Paul non riusciva a capacitarsi.
Perché, insomma, prima di sposare Sally, Paul l’aveva frequentata per un bel periodo. E poteva affermare con assoluta certezza che non fosse pazza. Lo stesso valeva per Percy che, pur cacciandosi spesso in guai inspiegabili e sparendo di tanto in tanto, era davvero un bravo ragazzo. Iperattivo e dislessico, forse, ma comunque un bravo ragazzo.
Arrivati dunque alla conclusione che né sua moglie né il suo figliastro fossero pazzi, la soluzione a quell’inspiegabile assurdità era una sola: che tutto ciò che Sally gli aveva raccontato fosse vero. 
Il che, francamente, lo terrorizzava quasi più dell'idea di essere finito in una casa di matti. 
Perché Paul, la mitologia greca, l’aveva studiata, e poteva sinceramente confessare che gli dei greci fossero tra le ultime persone con cui avrebbe mai voluto avere a che fare. Cosa che si era rivelata abbastanza semplice, per i suoi primi quarant’anni di vita. 
E poi, due giorni prima, era cambiato tutto.
Due giorni prima, quando Percy, in vista delle vacanze di Natale, durante le quali si sarebbe recato di nuovo a questo fantomatico campo estivo (che si era poi rivelato essere un campo di addestramento per semidei), aveva deciso che fosse arrivato il momento di raccontargli tutta la verità, il suo mondo era stato completamente capovolto.
E, adesso, Paul non sapeva più a chi credere.
O meglio, c’era una parte di lui, una parte infantile, aperta a qualsiasi possibilità, che aveva accettato una realtà in cui fossero gli dei greci a controllare le forze della natura. 
Ma Paul non era più un bambino. E il suo raziocinio gli impediva di credere di aver vissuto in un mondo di bugie per tutta la propria vita. 
Raziocinio che, molto probabilmente, avrebbe avuto la meglio, se non fosse stato per Sally.
Sally, che in quei giorni l’aveva guardato preoccupata, come se avesse paura che, dopo quello che Percy gli aveva detto, sarebbe fuggito via a gambe levate. Sally, che era la donna più forte, bella e tenace che lui avesse mai incontrato. Sally, che non gli avrebbe mai mentito.
Perché, in fondo, non si trattava solo di credere o non credere a quel mondo fatto di divinità antichissime e imprese suicide, ma si trattava di scegliere. Scegliere un mondo con Sally, o uno senza. 
E, a quel punto, la scelta diventava abbastanza ovvia.

 




[506 parole]

 





















Yaw.
Perchè mai una Sally/Paul?, vi starete chiedendo.
Perchè in giro ci sono un sacco di Sally/Poseidone, ma nessuno si è mai preso la briga di dedicare due righe a quel brav'uomo di Paul, ecco perchè. v.v
In realtà, inizialmente l'idea era, essendovi una settimana dedicata a una coppia a scelta nel calendario delle PJO Shipweeks, di scrivere su Travis Stoll e Katie Gardner visto che, a quanto pare, il fandom ne va pazzo. Il problema è che io quei due è come se non li conoscessi per nulla, quindi non potevo in nessun modo scrivere qualcosa di decente su di loro!
E allora, pensa e ripensa, è arrivato Paul a salvarmi la vita *-*
Mi scuso per aver pubblicato con un  bel po' di ritardo rispetto alla settimana scorsa, ma sono fuori casa anche questo weekend, e non potevo proprio fare prima!
Il tema è la scelta, perchè penso che, prima o poi, se si è in una relazione degna di questo nome, arrivi un momento in cui bisogna scegliere. Sia anche per le cose più piccole e sciocche, chessò: andare a vedere un film piuttosto che un altro per rendere il proprio partner felice (dico a voi, ragazzi! v.v).. Fatto sta che, a un certo punto, credo (e dico credo perchè io e le relazioni amorose non ci siamo mai neanche gurdate in faccia, un altro po') che bisogni cominciare a decidere se mettere al primo posto i propri interessi o l'amore che si prova. Ed è proprio quello che fa Paul in questa flash.
Quindi, impariamo tutti da lui!
E, con questa perla di saggezza, vi lascio, ricordandovi come ultima cosa che la settimana prossima sarà il momento del gran finale!
Tenetevi pronti!

-TheSandPrincess-
 

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Capitolo 10
*** Percy/Annabeth - Per sempre ***




#10. Percy/Annabeth



Per sempre




 

Percy si svegliava la mattina alle sette.
La sua routine era piuttosto semplice: si alzava dal letto almeno dieci minuti dopo aver scaraventato la sveglia giù dal comodino, nel tentativo di farla tacere, correva in bagno, si vestiva con le prime cose che riusciva a rimediare frugando nei cassetti, e poi si precipitava in cucina, per trangugiare un caffellatte tiepido, sgranocchiando i biscotti blu di sua mamma.
Solo a quel punto smetteva di correre, e si preparava a godersi il momento migliore della mattinata.
Perché, ogni mattina, alle sette e quarantacinque in punto, c’era la Telefonata. L’unico momento del ‘prima delle undici’ che Percy riuscisse effettivamente ad apprezzare.
Il motivo era molto semplice: all’altro capo del telefono – o dell’Iris-phone, in questo caso – c’era l’unica persona capace di raddrizzare anche le giornate più buie. L’unica persona che, quando fuori pioveva a dirotto e a scuola lo aspettavano sfilze di interrogazioni e compiti in classe, riuscisse a fargli tornare il buonumore.
All’altro capo dell’Iris-phone, c’era Annabeth.
E a Percy bastava sentire la sua voce, mentre raccontava di tutte le cose che aveva in mente di costruire, di tutte le idee che Dedalo aveva salvato sul suo PC, e di come progettasse di modificare questo o quel tempio, per rallegrarsi immediatamente. Gli bastava vedere il modo in cui le scintillavano gli occhi al pensiero di tutto quello che ancora c’era da migliorare, sull'Olimpo, e di come lei l'avrebbe fatto, per vivere la giornata con un pizzico di allegria in più.
E, nonostante vi fossero mattine in cui era troppo assonnato per poter seguire i suoi discorsi complicati, non vi era occasione in cui la sua attenzione non fosse completamente rivolta a lei.
A volte, si concentrava soltanto sul suo volto, o sulla fossetta che le si creava all’angolo destro della bocca ogni volta che sorrideva, e sul modo in cui arricciava il naso quando non era contenta di qualcosa. 
​Notava i piccoli particolari, e non riusciva a saziarsene.
Notava il ciuffo ribelle che, in qualche modo, riusciva sempre a sfuggire alla sua coda di cavallo improvvisata, le figure invisibili di cui le sue dita tracciavano i contorni, e le labbra che si muovevano veloci, cercando di condensare in poche parole tutto quello che le frullava per la testa.

E bastava quello, a fargli capire che, alla fine, era servito a qualcosa, partecipare a tutte quelle imprese suicide che gli dei gli avevano affidato, nel corso degli anni.
Bastava quello a farlo uscire di casa con il sorriso sulle labbra, pensando che la sua vita non fosse affatto male.
Bastava Annabeth, a renderlo felice.
E, nonostante non avesse ancora trovato il coraggio di dirglielo, non ne era affatto preoccupato.
Sapeva che avevano ancora tanto da costruire, insieme. 
Sapeva che stavano gettando delle basi solide.
Sapeva che avevano ancora tutta una vita davanti.
Ma, soprattutto, sapeva di aver trovato il proprio "per sempre"


 




[478 parole]

 





















Yaw.

Li amo.
Non posso farci nulla. Li amo e basta.
E dubito che ci volgia un genio a capire la scelta del per sempre come tema. Insomma, lo sappiamo tutti che si sposeranno e avranno dei bellissimi bimbi, e Percy diventerà un bologo marino, e Annabeth un architetto, e vivranno per sempre felici e contenti! 
Ma, mettendo da parte per un attimo i miei scleri per questa bellissma coppia, devo assolutamente riconoscere a burdge-bug l'idea dell'Iris-phone ogni mattina, che è illustrata in un disegno che al momento non riesco a trovare, opera della stessa burdge.
L'idea mi è piaciuta fin da subito, tanto che quando si è trattato di scrivere questa flash, non ho avuto dubbi: avrei preso spunto da quell'headcanon v.v
In ogni caso, spero che la flash vi sia piaciuta, o che almeno vi abbia lasciato soddisfatti, essendo la conclusione a questa raccolta! :)
Raccolta che, devo essere sincera, mi è piaciuto moltissimo scrivere, e che spero a voi sia piaciuto altrettanto leggere :D
Ringrazio tutti coloro che hanno seguito questo mio porgetto fin dal primo capitolo, tutti coloro che hanno recensito (e in maniera speciale coloro che si sono impegnati a recensire ogni singolo capitolo - sul serio, è stato un grandissimo onore vedere quanto tempo abbiate dedicato alle mie storie *-*), oltre a tutti coloro che hanno inserito la raccolta tra le seguite/ricordate/preferite :D
Se non cito tutte queste fantastiche persone che mi hanno dato motivo di continuare a pubblicare, è solo perchè è un'ora che lavoro alla pubblicazione di questo capitolo, e sono davvero troppo pigra per inserire tutti i link necessari xD
E... Nulla, grazie davvero per tutto il supporto che mi avete dato!
Spero sinceramente che ci incroceremo nuovamente, in questo o altri fandom!

-TheSandPrincess-

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