New Era

di LiamHart
(/viewuser.php?uid=553430)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One More Time ***
Capitolo 2: *** The Target ***
Capitolo 3: *** Revelations ***
Capitolo 4: *** Rebellion ***
Capitolo 5: *** Faith ***
Capitolo 6: *** The Lab ***
Capitolo 7: *** The Shadow Broker ***
Capitolo 8: *** Cerberus ***
Capitolo 9: *** Break - Out ***
Capitolo 10: *** The Chase ***
Capitolo 11: *** One Month Later ***
Capitolo 12: *** Vorgul ***
Capitolo 13: *** The Commander ***
Capitolo 14: *** An old friend ***
Capitolo 15: *** Geth ***
Capitolo 16: *** Change of plans ***



Capitolo 1
*** One More Time ***


"Forse c'è un momento, in ogni storia, in cui l'antagonista riesce a capire qual'è il ruolo che ricopre davvero. Ognuno fa la propria parte, ognuno crede di essere il buono della propria storia, ma a volte basta un momento di lucidità per capire che non è così, che ormai altro non si è che il cattivo della situazione.
E cosa succede una volta fatta questa scoperta? E' più facile tornare sui propri passi o andare avanti?"

Ricordo ancora quando ero entrato a far parte di Cerberus, la promessa di un futuro migliore per me e per l'umanità era riuscita a convincermi che quella era la decisione giusta.
Mi ci vollero mesi per decidermi, a dire il vero, dovevo scegliere fra Cerberus e l'Alleanza, non fu semplice.
Da un lato metodi a volte poco ortodossi, il perseguimento di un bene comune a qualsiasi costo, dall'alto la disciplina, le regole, un altro genere di certezze.
Scelsi Cerberus, considerando che era più in linea con il mio carattere e le mie pretese. Sotto il comando dell'Uomo Misterioso sarei stato più libero di svolgere i miei compiti come ritenevo più giusto.
L'importante era che lo facessi bene, a lui non importava altro, ed io non l'avevo mai deluso.
Sapevo, tuttavia, che stava succedendo qualcosa di grosso. I razziatori stavano per attaccare la terra, eppure lui sembrava più preoccupato ad occuparsi di un certo comandante, Shepard.
Non ebbi mai modo di chiedergli delucidazioni, ma diversi soldati del gruppo dicevano che quella loro faida fosse quasi giunta al termine. Che l'Uomo Misterioso si fosse impadronito di qualcosa che fosse capace di risollevare le sorti della galassia.
Avrei voluto vedere tutto con i miei occhi, avrei voluto combattere al fianco di coloro che fra le fila di Cerberus erano diventati miei amici, ma non potevo farlo.
Mi era stato detto di raggiungere un laboratorio di Cerberus, che li vi sarebbe stato un altro bersaglio che avrei dovuto uccidere. Era così che funzionava, mi dicevano di raggiungere un luogo, ed una volta lì mi comunicavano chi dovevo uccidere. Non dovevo fare domande, solo mirare e premere il grilletto. Un colpo, un morto, fine della storia.
Ero rimasto abbastanza confuso quando mi hanno detto che la mia prossima preda sarebbe stata in uno dei nostri laboratori. Quello su Sanctum.
Una volta giunto lì, tuttavia, non riuscii a trovare quello che stavo cercando. Chiunque avessi dovuto uccidere era scappato.
Poi accadde tutto in fretta, poche ore, pochi giorni. La fine dei razziatori, dei sintetici, di Cerberus, o almeno così credevo.
Ero libero, mi ero mosso con una cautela ed un'attenzione tali, durante la mia permanenza in quel gruppo, da non essere ricercato adesso. L'alleanza non sapeva nemmeno della mia esistenza.
Mi trovavo a Londra, in quello che restava di quella città almeno. Il mio appartamento aveva resistito agli scontri con i razziatori, fortunatamente.
Disteso sul letto, ripensavo agli avvenimenti degli ultimi giorni, a come tutto si era svolto rapidamente... A come ero stato impotente.
L'Uomo Misterioso non c'era più, Cerberus nemmeno. Ero solo, se tutta la galassia stava attraversando un periodo pacifico, quello che stavo passando io lo era ancora di più.
D'un tratto un suono mi fece sussultare, qualcuno mi stava chiamando sul factotum.
Restai in silenzio, lo osservai come se fosse rotto, ero incredibilmente stupito. Erano settimane che non ricevevo alcuna comunicazione.
Premetti un pulsante, ed un piccolo schermo comparve di fronte ai miei occhi. Su di esso si poteva vedere chiaramente il viso di un uomo, Jeremy Sutton.
Cole... Tristan Cole..?
Si, signore! Risposi piano, sempre più confuso. Jeremy Sutton era uno degli scienziati più conosciuti fra le fila di Cerberus. Uno degli uomini più fedeli dell'Uomo Misterioso.
Ha un incarico da portare a termine, se lo è dimenticato? Mi portai una mano fra i folti capelli biondi, scompigliandoli più di quanto non lo fossero già.
Non capisco! Cerberus è... Balbettai, prima che lui mi interrompesse.
Cerberus è ancora in piedi!
Ma... L'uomo misterioso è morto!
Ti basti sapere che qualcuno ha preso il suo posto, e si sta occupando della ricostruzione del nostro gruppo! Erano stati giorni talmente tranquilli da portarmi ad annoiarmi a morte. Ero stanco di non fare nulla, spaventato della vita monotona che mi si prospettava in seguito allo scontro con i razziatori.
Ottimo! Esclamai, mettendomi soltanto allora in piedi. Mi sovvennero soltanto allora alla mente tutte le paranoie che mi ero fatto riguardo l'operato dell'Uomo Misterioso, tutti i dubbi che mi erano sorti riguardo le sue decisioni.
Perchè ciò riesca, tuttavia, è fondamentale che tu riesca a sbarazzarti del bersaglio che ti era stato assegnato!
Lo avrei già fatto, se avessi ricevuto una vostra comunicazione. Risposi sicuro.
Abbiamo avuto altro di cui occuparci, e lei è riuscita a nascondersi bene in questi giorni, ma l'abbiamo trovata.
Trovata..? Stiamo parlando di una ragazza..?
Un espressione corrucciata si dipinse sul viso dell'uomo, prima che questo rispondesse: Si.Qualche attimo di silenzio, pensavo si fosse reso conto del fatto che avrebbe potuto risparmiarsi quel dettaglio.
Non ho mai ucciso una ragazza o una donna, non so se...
DEVI FARLO! Quelle mie parole sembrarono fargli perdere la pazienza, benchè quel suo sfogo sarebbe durato pochi secondi LEI E' UN PERICOLO PER NOI! ANCHE PER TE!
Per me..? Riuscii a stento a contenere una risata ironica, per quale motivo avrei dovuto preoccuparmi delle azioni di una ragazza?
Perchè lei sa chi sei! L'alleanza ti darebbe la caccia, devi ELIMINARLA! Sospirai, pronunciare quelle parole mi risultò più difficile di premere il grilletto per uccidere qualcuno.
Allora lo farò... Dove si trova?
Jeremy Sutton sorrise, prima di scrivere qualcosa dal suo terminale. Un attimo dopo, un "Bip" mi avvisò di alcune coordinate che mi erano arrivate, o meglio, un indirizzo.
Aspetti, ma se non mi ha dato delle coordinate esatte, questo vuol dire che...
L'uomo annuì, e aggiunse: E' a Londra, ma devi sbrigarti. Sutton, Chiudo.
La comunicazione termino, ci misi pochi secondi per riordinare le idee, quindi indossai la mia corazza, Armax Arsenal, che per ovvi motivi avrei dovuto preferire a quella di cerberus, poi mi appropriai del mio fido Black Widow.
Avevo un nuovo bersaglio da abbattere, ma quella volta sarebbe stato diverso, ne ero certo...



Chiedo scusa, ho ripensato un pò alla trama che stavo mettendo in piedi ed ho preferito cambiarla! Spero vi piaccia! Lele

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** The Target ***


I due assi del mirino si incrociavano proprio sulla nuca del mio bersaglio. Non ero ancora riuscito a scorgere il volto di quella ragazza, la osservavo da lontano. Lei era all'interno della sua abitazione, seduta sul letto e impegnata in una conversazione tramite factotum, io invece sul tetto di un edificio adiacente. La potevo vedere tramite il vetro della finestra, che di certo non sarebbe stato un problema per il proiettile con cui l'avrei colpita.
Era una cosa dannatamente meschina, uccidere qualcuno in quel modo, colpendolo alle spalle. Da questo punto di vista, il fatto che fosse una ragazza rendeva tutto ancora più complicato.
Il mirino si era stabilizzato, non tremava minimamente, a differenza del mio indice sul grilletto.
Signore... Sussurrai all'auricolare che mi teneva in contatto con Sutton.
Si, Cole? Inspirai profondamente, era la prima volta che ponevo quella domanda, ed immaginavo già delle possibili risposte. Tuttavia non riuscii a trattenerla.
Perchè devo ucciderla?
Nei secondi di silenzio successivi ebbi modo di osservare le azioni di quella ragazza, sembrava una persona qualunque. Discuteva animatamente con quella che dalla lunga distanza mi sembrò essere un'altra ragazza, gesticolava, e dai movimenti del busto capii che stesse ridendo.
E' riservato, Cole.
Perchè? Qualche altro secondo di silenzio, sperai che si voltasse, non colpendola alle spalle forse mi sarei sentito meno meschino.
Cole, non è il momento di fare domande! FAI IL TUO LAVORO, UCCIDILA. Fine della discussione. Mi presi qualche istante per riflettere, quindi decisi di porgli un'altra domanda.
Come si chiama..?
Come..?
Ogni volta che uccido qualcuno, mi dite almeno il suo nome... Come si chiama? Non ne avevo dimenticato uno, il fatto che uccidessi per lavoro non mi rendeva spietato e privo di morale come qualsiasi altro assassino. Avevo segnato sul factotum i nomi di tutti gli esseri che avevo ucciso, fino ad allora solo di sesso maschile, che fossero Turian, Umani, Krogan o di qualsiasi altra razza.
Sentii un sospiro provenire dall'auricolare, quindi il nome che attendevo.
Miranda Lawson. Nel preciso istante in cui lui mi fece quella comunicazione, la ragazza si voltò. Sentii il cuore fermarsi per un attimo. La conoscevo.
I miei primi giorni fra le fila di Cerberus, lei era stata la mia guida. Poi fu affidata ad un progetto importante, segreto, di cui io non potevo venire a conoscenza. Le nostre strade si separarono, e quando chiesi di lei, mesi dopo, mi dissero che aveva disertato.
Le dovevo molto, mi aveva insegnato molte delle tecniche di combattimento e delle funzioni di Cerberus che conoscevo adesso. C'era di più.
Lei iniziava a piacermi, e per un breve periodo, prima che scomparisse, iniziai a credere che la cosa fosse reciproca. Ero riuscito ad abbattere quella barriera di ghiaccio che sembrava essersi costruita intorno per tenere lontano qualsiasi contatto umano. Era diventata importante per me, e probabilmente io lo ero diventato per lei.
UCCIDILA.
Si, signore. Miranda si alzò dal letto con fare molto tranquillo, e scomparì quasi subito dalla mia visuale.
Chiusi la conversazione con Sutton, e corsi fino a raggiungere la strada, quindi mi diressi verso la porta della sua abitazione, dove bypassai la serratura elettronica. Entrai in silenzio, indossai il passamontagna da ricognizione e salii in maniera furtiva le scale, fino a raggiungere il piano superiore. Decisi, adesso, di armarmi della predator, la pistola semplice, più adatta agli scontri in spazi chiusi. La mia mente era talmente piena di pensieri, in quel momento, che selezionarne uno per analizzarlo mi sarebbe riuscito impossibile. Non sapevo cosa avrei fatto, appena me la sarei trovata di fronte. Sarei riuscito a premere il grilletto? Avrei provato almeno a parlare con lei, prima?
Entrai in quella che doveva essere la sua camera da letto, non la trovai. Iniziai a scrutarmi intorno, ma appena prima che raggiungessi la soglia della stanza adiacente, venni colpito violentemente al ventre da qualcosa che mi scagliò dall'altra parte della stanza. Un istante dopo lei era lì, di fronte a me. Mi aveva attaccato con uno dei suoi dannatissimi poteri biotici.
Quindi mi date ancora la caccia? Restai senza parole nell'osservarla, era stranissimo non vederla con quella tuta da combattimento di Cerberus addosso, mi era capitato pochissime volte.
In quel momento indossava un vestito semplice, azzurro, che le arrivava appena alle ginocchia. Un nastro bianco lo stringeva in vita, ed era leggermente scollato. Era scalza.
Miranda... Avrei voluto dirle qualcosa, ma appena prima che ci riuscissi lei mi scaraventò dall'altra parte della stanza, contro un quadro che all'impatto col mio corpo cadde al suolo, rompendosi in svariati pezzi.
Mi rialzai immediatamente, e le puntai la pistola contro. Ancora una volta l'indice tremò sul grilletto, non mi era mai successo fino a quel giorno.
Credi che sarà così facile sbarazzarsi di me? Provò a scaraventarmi nuovamente contro il muro, ma io fui più lesto ad occultarmi sotto il suo sguardo, per raggiungerla alle spalle e bloccarla in una presa resistente. Lei iniziò a divincolarsi, a scalciare.
Miranda, ascoltami... Lei sembrò per un attimo riconoscere la mia voce, ma subito dopo mi colpì con una gomitata al viso che mi fece indietreggiare. La pistola mi era caduta al suolo.
La ragazza si ci fiondò sopra, cosa che feci anche io, col risultato che mi trovai nuovamente a stringere una presa intorno alle sue braccia. Rotolammo al suolo per diversi secondi, ed approfittando delle sue abilità biotiche fu lei a bloccarmi al suolo. Mi tolse il passamontagna, mi osservò per bene in viso, poi aprì la bocca per dire qualcosa, ma non ci riuscì.
Prima che riuscisse a fare altro la presi per i fianchi e la ribaltai al suolo, sotto di me, quindi con le mani le bloccai le spalle contro il pavimento.
Tu... Mormorò. Riuscivo a leggere qualcosa nei suoi occhi, sembrava paura mista a stupore.
Ti sorprende?
Considerando che fino a questo momento pensavo che fossi morto, direi di si. Rispose dura, voltandosi ad osservare la pistola, troppo lontana da entrambi.
Questa volta fui io a restare senza parole. Io? Morto?
Cosa diamine stai dicendo?
Ha importanza adesso? Andiamo, uccidimi! Sappiamo entrambi cosa fanno ai disertori.Mi mossi a tentoni verso la pistola e la raccolsi, liberandola tuttavia da quella presa.
Che stai facendo? Lei si mise in piedi a sua volta, adesso sembrava confusa. Non conservai la pistola, ma decisi di non puntargliela contro.
Perchè ti vogliono morta? So che hai disertato, ma non mi hanno mai contattato per uccidere un semplice disertore. Era quella la domanda che mi tenevo dentro dal momento in cui Sutton aveva pronunciato il suo nome.
Lei si portò una mano dietro il collo, ma prima di rispondermi pronunciò ancora, questa volta con un pizzico di emozione nella voce: Sei vivo.
Si, sono vivo! La osservai confuso, e aggiunsi Perchè la cosa ti sorprende tanto?
Lei scosse il capo e si sedette sul letto, stavolta seguii i suoi movimenti con la pistola, benchè ormai era chiaro che non l'avrei usata per nessun motivo.
Tristan, ci sono molte cose che non sai riguardo... Cerberus! E se sei qui per uccidermi, è evidente che è ancora in piedi. Mi sbaglio?
No. Risposi in maniera quasi acida.
Avrei dovuto raccontarti tutto quando ne ho avuto la possibilità...
Hai un'altra possibilità adesso. Lei annuì, e dopo avermi studiato per qualche secondo decise che quello era il momento della verità.
Nei minuti successivi tutto quello di cui ero a conoscenza e in cui credevo sarebbe stato messo a dura prova dalle sue parole.
Cosa era davvero Cerberus?





Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità, anche se non so in quanti mi stiate seguendo! Un saluto a tutti! Lele

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Revelations ***


Tutta la prima parte del suo discorso si concentrò sulla faida fra l'Uomo Misterioso e il comandante Shepard, era chiaro che detestava il primo e nutriva una profonda stima per il secondo. Non commentai nulla, mi limitai ad ascoltarla. Mi disse che l'Uomo Misterioso pensava di poter dominare i razziatori, che giunse quasi a collaborare con loro. Follia? No, era chiaro che l'ex capo di Cerberus non era più in se negli ultimi tempi. Me n'ero reso conto, ma da bravo assassino qual'ero mi ero tenuto fuori da qualsiasi discussione. Io avevo continuato a svolgere il mio lavoro.
A cosa stai pensando? Mi chiese dopo avermi visto sovrappensiero, una volta giunta con il suo racconto alla distruzione dei razziatori.
E se... Avesse avuto le sue ragioni? Magari era davvero convinto di poter liberare la galassia dai razziatori! Magari ci sarebbe riuscito prima, se Shepard non si fosse intromesso. Continuavo a muovermi nervosamente da un lato all'altro della stanza, lo facevo spesso quando ero nervoso.
Tristan... Credi davvero a quello che dici?
Io... Incrociai le dita delle mani, e me le portai dietro la nuca, a quel punto mormorai in modo che potesse sentirmi appena: Non so più cosa pensare...
C'è dell'altro... Sembrava combattuta, come se temesse per la mia reazione che sarebbe seguita alle sue parole.
Cosa..?
Io non volevo scomparire, perdere i contatti con te! Ma... Poco prima che io disertassi, l'Uomo Misterioso mi ha detto che eri morto, ucciso da un Turian che avresti dovuto fare fuori!
Incrociai le braccia e mi bloccai sul posto.
Per quale motivo ti avrebbe detto una menzogna del genere?
Forse aveva capito che avrei mollato lui e il suo gruppo, che ormai l'influenza di Shepard su di me era più forte della sua. E credo temesse che sarei riuscita a portarti con me.Pronunciate quelle parole si guardò bene dall'incrociare il mio sguardo col suo. Guardava un punto indistinto fuori dalla finestra.
Perchè? Perchè pensare una cosa simile? Perchè mettere in dubbio la mia fedeltà?
Lo avresti fatto?
Co... Cosa..?
Avresti disertato con me? Ti saresti schierato dalla mia parte o... Mi avresti fermata?
Deglutii, feci pochi passi e mi sedetti sul letto, accanto a lei.
Cosa vorresti che ti dicessi, adesso?
Lei sembrò rifletterci per qualche secondo buono, tuttavia la sua risposta fu molto prevedibile: La verità, Tristan.
Questa volta riuscii ad incatenare il suo sguardo al mio, cogliendo la sua espressione curiosa, quasi speranzosa.
Se tu me lo avessi chiesto prima del progetto Lazzarus, mi sarei schierato dalla tua parte senza pensarci due volte... Ma in tutta sincerità... Non so come avrei reagito, quella volta.La risposta sembrò soddisfarla parzialmente, accennò ad un sorriso, nulla di più.
Cosa ti hanno detto di me, invece?
Che avevi disertato, che eri pericolosa e che non avrei dovuto cercarti, per nessuna ragione. Ma io... Adesso ero io ad evitare il suo sguardo, a guardare altrove, mentre pronunciavo quelle parole: Prima dello scontro con i razziatori, non ho mai smesso di farlo. Ogni volta che pensavo di poterti trovare, però, sparivi nel nulla...
Non stavo scappando da te. Mormorò, quasi con fare colpevole.
Lo so. Tagliai corto, in maniera secca.
Mi poggiò una mano sulla spalla, e sentii un brivido percorrermi la schiena.
Tristan... Scossi il capo e mi alzai nuovamente in piedi, dandole le spalle. Non ebbi modo di vedere come aveva reagito a quella mia azione.
Mi dispiace.
No... Non devi. La sentii sospirare, quindi mi pose quella domanda che mi fece rabbrividire nuovamente.
Cosa farai adesso..? 
Dovrei ucciderti, sono qui per questo! La sua risposta mi spiazzò, sulle prime, ma conoscendola mi resi conto che non sarebbe potuta essere poi molto diversa da quella che mi aveva dato: Capisco... Mi voltai ad osservarla, la mia mano si mosse verso la pistola che precedentemente avevo rimesso al suo posto, nell'ingresso della corazza.
Prima che tu lo faccia, c'è un'altra cosa che devi sapere... Le feci cenno con la mano sinistra di andare avanti, e lei non si fece attendere: Cosa sai di un laboratorio di Cerberus nell'Abisso di Shrike?
Non sapevo nemmeno che esistesse un nostro laboratorio, lì...
Ho captato delle conversazioni di alcuni dei più alti esponenti di Cerberus, hanno trovato qualcosa di pericoloso, molto pericoloso! Qualcuno ha fatto una strage lì, e l'Alleanza sta indagando.
Perchè mi stai dicendo queste cose?
Ancora una volta si prese qualche secondo buono prima di rispondermi, ma come sempre lo fece in maniera diretta e chiara: Perchè se sei ancora la persona che ho conosciuto, Tristan... Spero che proverai a fermarli, se sarà necessario. Il tuo gruppo ha risvegliato qualcosa di grosso! Qualcosa che non può gestire! Devi cercare di venire a capo di questa storia prima che sia troppo tardi... Tesi la mano destra, poggiata fino a quel punto sul calcio della pistola, verso di lei. Miranda la guardò, poi passò ad osservare il mio viso.
Cosa stai facendo adesso?
Sospirai, abbozzai un sorriso tranquillo e dissi: Se devo scoprire davvero di cosa si tratta, non ci riuscirò da solo.
Sei... Sicuro? Le feci cenno di no col capo, e sorrisi ancora una volta.
Ma il mio istinto mi dice che è la cosa da fare, ed in ogni caso... Non riuscirei ad ucciderti... Lei prese la mia mano e si alzò in piedi, rise per la prima volta.
Lo so, anche se ammetto di aver dubitato ad un certo punto!
Miranda... Da dove iniziamo?
Dobbiamo raggiungere l'Abisso di Shrike e scoprire di cosa si è trattato.
E come pensi di arrivarci? Lasciò soltanto allora la presa dalla mia mano, e digitò qualcosa sul factotum.
Ho un amico che fa al caso nostro...

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Rebellion ***


La piccola nave da guerra che mi trovavo di fronte aveva un aspetto familiare, larga, lunga e schiacciata com'era. Continuavo ad osservarla, giunsi persino a toccarla con le dita della mano destra. La vernice nera che la copriva sembrava fresca, ma non mi macchiai.
Ti sembra di averla già vista da qualche parte, non è vero? Da quando eravamo giunti in quell'hangar non avevo fatto altro che osservare oggetti, armi e mezzi di trasporto dall'aspetto familiare, non riuscivo a capire dove mi trovassi. Miranda mi aveva portato lì, in quel posto che sembrava abbandonato da settimane, mesi. Quella navetta, tuttavia, sembrava essere stata rimessa a nuovo negli ultimi giorni.
Già... Come è possibile?
Cerberus. Mormorò Miranda, portandosi le mani ai fianchi e guardandosi intorno. Stava aspettando qualcuno.
Co... Cosa? Domandai indispettito, mentre ero impegnato nel compiere movimenti circolari intorno a quella navetta, per studiarla.
Questo è un laboratorio dei ribelli di Cerberus, quelli che come me hanno disertato! L'unico sulla terra.
Adesso capisco... Tutto ciò che era contenuto in quell'hangar mi sembrava familiare perchè... Lo era! Tutte quelle armi, le corazze, i mezzi e le attrezzature erano uguali a quelle degli altri laboratori di Cerberus, ma erano state riverniciate e private dei simboli che le contraddistinguevano in precedenza.
Sei sicuro che non ti stiano seguendo? Mi chiese.
Si, il mio factotum non è rintracciabile, ed ho lasciato l'auricolare con il rilevatore nel punto da cui avrei dovuto spararti. Capiranno che qualcosa è andato storto...
Abbiamo cose più importanti di cui occuparci, adesso...
Giunto quasi ad osservare la parte posteriore dell'astronave, lessi finalmente il suo nome:"Rebellion", mi piace! Esclamai, ritenendo che quello fosse il nome più opportuno che potesse avere.
L'ho scelto io! Sono contento che ti piaccia! La voce provenne dall'ingresso dell'hangar, l'uomo che pronunciò quelle parole era seguito da un gruppo di altri esseri, alcuni umani, altri turian, asari e salarian, c'erano persino due krogan.
A differenza sua, però, restarono all'ingresso dell'edificio. L'uomo ci venne incontro, strizzai gli occhi per osservarlo e distinsi subito la sua carnagione scura e la tuta da combattimento nera che indossava.
Ciao Miranda! Esclamò, accelerando il passo appena fu abbastanza vicino.
Quanto tempo, Jacob... Appena la raggiunse, la abbracciò in maniera calorosa. Lei restò ferma, non si mosse. Non ricambiò, ma decise di non scostarsi. Quella sua reazione non mi sorprese.
Jacob si voltò allora a guardarmi, e mi porse la mano: Sono Jacob Taylor, un combattente ribelle ex Cerberus, come Miranda. Mi ricordo di te, Tristan! Gli strinsi la mano e annuii.
Giusto, Tristan Cole! Non aggiunsi altro, in realtà quel viso non mi era nuovo, ma non avevo avuto modo di conoscere quell'uomo quando faceva ancora parte di Cerberus.
C'erano grandi aspettative su di te, sai? L'Uomo Misterioso riteneva che potessi diventare un assassino della peggior specie, all'altezza di Kai Leng. Appena pronunciò quel nome la mia mente si riempì di pensieri, il mio incontro con quell'uomo spietato, una macchina da guerra umana. Non credevo che sarei davvero potuto essere al suo livello, benchè avessimo stili differenti di combattimento.
Ne dubito, ma grazie per avermelo detto.
Quindi Cerberus è ancora attivo? Miranda annuì, e lui chiese ancora, questa volta rivolgendosi specificatamente a me: Possiamo fidarci di te?
Datemi un motivo per fidarmi di voi, e allora potrete fidarvi di me. Risposi lapidario, spostando il mio sguardo da lui a Miranda. La risposta sembrò, tuttavia, non soddisfare Jacob, che adesso si limitava a guardare la ragazza alla ricerca di spiegazioni.
Lui non è un disertore come noi, non ancora almeno... Adesso sembrava irritato, lui. La mia presenza lì avrebbe potuto causargli dei guai.
Miranda mi ha detto cosa sta succedendo, se avete ragione, se Cerberus è davvero responsabile di qualcosa di così pericoloso, allora sarò dei vostri. Quelle mie parole sembrarono tranquillizzarlo, poichè mi poggiò una mano sulla spalla.
Avrai le tue risposte, ma non fare scherzi... Si voltò quindi ad osservare Miranda: Lui è una tua responsabilità, sappilo.
Possiamo fidarci. Allora... Mi avevi detto di avere delle novità!
Jacob annuì ed incrociò le braccia, esitò qualche istante ad osservarmi, indeciso sul da farsi, ma si decise a parlare.
L'alleanza ci ha preceduto, hanno mandato qualcuno nell'abisso di Shrike, un nuovo equipaggio.
Chi è?
Non ne ho idea! Ma sembra che si tratti di alcuni dei componenti migliori dell'Alleanza.
Buon per voi, no? Annuì, ma non sembrò particolarmente convinto.
Hanno perlustrato il laboratorio, ma qualsiasi cosa abbiano scoperto è riservata e protetta, non sono riuscito ad accedere ai dati che hanno inviato. 
Quindi cosa dovremmo fare?
Raggiungere quel laboratorio, perlustrare la zona e scoprire cosa sta succedendo!
Ma... Perchè? Come spesso accadeva, erano le domande come quella a spiazzare gli interlocutori. Semplice, diretta: Se se ne sta occupando l'alleanza, perchè dobbiamo farlo anche noi? Fu Miranda a rispondermi.
Perchè l'alleanza potrebbe non capire cosa sta succedendo davvero! Certi dati sono criptati pesantemente, ed in ogni caso non sappiamo se la squadra che hanno mandato sul posto è stata efficace! Dobbiamo assicurarci che non gli sia sfuggito nulla. E poi andiamo... Non sei curioso anche tu di scoprire con cosa abbiamo a che fare? Possiamo agire per conto nostro, anche se questo comporterà...
Infrangere qualche legge! La anticipai: Mi piace! Passai quindi ad osservare tutti gli altri esseri che ci osservavano quasi con curiosità.
Loro chi sono?
Jacob sorrise: Dove vorresti andare, senza un equipaggio adeguato? Azionò direttamente dal factotum dei comandi che aprirono il portello della Rebellion.
Siete pronti a partire?
Senza attendere il suo permesso salii a bordo, e soltanto una volta all'interno gli risposi, ad alta voce: Io sono nato pronto!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Faith ***


Che ne pensi di fare sul serio, adesso? Miranda allungò la mano verso di me, e mi colpì con uno dei suoi attacchi biotici. Venni scaraventato contro il muro, e caddi malamente sulla spalla destra.
Questo fa male! Mormorai, rialzandomi in piedi e compiendo dei movimenti circolari col braccio che mi aveva colpito.
Andiamo! Se non sei capace di battermi, come pensi di poter sconfiggere i razziatori? Non mi diede il tempo di risponderle, si lanciò verso di me e provò a colpirmi con un pugno che schivai rapidamente.
Le bloccai il braccio con cui aveva sferrato quell'attacco, ma lei fu lesta a colpirmi con una ginocchiata al ventre che mi fece barcollare.
Forza Tristan! Bloccai le sue mani chiuse nelle mie, quando diresse due pugni verso il mio viso, ma lei saltò e mi colpì al petto con i piedi uniti, atterrandomi di nuovo.
Mi raggiunse con due lunghe falcate, provò a bloccarmi in una presa da dietro ma d'istinto la colpii con una violenta gomitata al volto che la fece indietreggiare. Soffocò un urlo, niente di più.
Scusa. Le dissi, cercando di capire che danni le avessi provocato. Decise di punire quella mia preoccupazione, e ancora una volta venni scaraventato al suolo.
Scusa? Non essere ridicolo! Non ero ancora riuscito a rialzarmi che mi colpì con un calcio al ventre, ma la atterrai bloccandole un piede quando provò a sferrarmi il secondo. Le bloccai un braccio con il ginocchio, chiusi il pugno e lo diressi verso il suo viso, bloccandomi un attimo prima che giungesse a destinazione. Ancora una volta, però, lei decise di punire quella mia esitazione. Con un'altra presa agile al mio busto mi scaraventò a terra e si mise a cavalcioni sopra di me.
Perchè non mi hai colpita? Non le risposi, lei mi prese per il colletto della tuta da combattimento che indossavo e dopo avermi attirato verso di lei decise di sbattermi con violenza al suolo.
Perchè? Mi chiese ancora, ripetendo quell'azione altre tre volte. Adesso mi faceva male la nuca.
Non riesco a colpirti, è più forte di me! Le dissi con un tono di voce seccato. Lei lasciò la presa, ma restò dov'era.
E' stato così stupido da parte tua. Sentenziò dura, guardandomi dritto negli occhi.
Già.
Questo è il tuo addestramento, Tristan! Non mi aspetto che tu mi tratti con riguardo, io non lo sto facendo.
Mi dispiace, ok? MI DISPIACE! Ma è più forte di me. Non ci riesco!
Perchè sono una ragazza?
Forse si... O forse perchè sei tu... Non rispose a quelle parole, si avvicinò col viso al mio, ma appena prima che le nostre labbra si sfiorassero un rumore assordante pervase la stanza. La porta di ferrò si spalancò, lasciando entrare l'Uomo Misterioso, che vedendoci in quella posizione non riuscì a trattenere una risata.
Ho interrotto qualcosa?
Certo che no, signore. Miranda scattò in piedi ed assunse una postura rigida.
Ho bisogno di parlare con te, Lawson! Mi guardò per un istante appena, ed aggiunse: In privato. Mi alzai da terra, e raggiunsi l'uscita senza dire nulla, chiudendomi la porta alle spalle.


Qualcuno bussò alla porta della mia cabina, ero così assorto nei miei pensieri che chiunque fosse dovette farlo più volte perchè lo sentissi.
Avanti! Miranda entrò nella stanza, fece pochi passi e si fermò proprio di fronte al letto su cui ero seduto.
Ciao! Indossava la sua tuta da combattimento adesso, che nonostante fosse capace di rendere pienamente giustizia alle sue forme, mi fece comunque rimpiangere quel suo aspetto curato e semplice da "Civile". Si appoggiò alla scrivania, assumendo una posa rilassata.
Ehi...
Sono passata per vedere se avevi bisogno di qualcosa! Magari posso farti fare un tour della nave, in modo da farti conoscere... La interruppi prima che portasse quella frase a compimento.
Grazie, ma non c'è bisogno che lo faccia! Questo potrebbe essere il mio unico viaggio con te, con voi... Dipende da cosa troveremo una volta giunti a destinazione. La ragazza sembrò incupirsi non poco per quella mia risposta, ma non si diede per vinta.
Il problema non si pone! Cerberus sta nascondendo qualcosa di pericoloso, te lo dimostrerò, Tristan... Non puoi fidarti di loro! Abbassai lo sguardo verso il pavimento, inspirai profondamente e le risposi in maniera piuttosto fredda.
E di chi dovrei fidarmi? Di te? Di Jacob? Siete due disertori, Miranda!
Lo sai che non faccio nulla per caso! Se ho preso queste decisioni c'è un buon motivo, mi conosci...
No, non più. Dissi con voce ferma, portandola ad assumere un'espressione delusa.
Non so come ti ha cambiato il progetto per cui hai lavorato! Per quanto ne so, Shepard ed i suoi potrebbero averti fatto il lavaggio del cervello. Io non so più chi sei.
Cosa..? Sono sempre la stessa ragazza che ti ha addestrato, non sono cambiata! Ho solo imparato a distinguere meglio cosa e giusto da cosa è sbagliato! Si difese, con un tono quasi offeso.
E se ti sbagliassi?
Non mi sto sbagliando. Non riuscii a contenere una rapida risata ironica. Incrociai le braccia e la osservai bene in viso.
Vedremo! Miranda scosse il capo, aprì la bocca per dire qualcosa, ma alla fine preferì voltarsi ed abbandonare la cabina.
Poche ore dopo saremmo arrivati a destinazione.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** The Lab ***


Avevamo dovuto affrontare uno strato di folta vegetazione, prima di raggiungere il laboratorio che stavamo cercando. Miranda mi aveva detto che era successo qualcosa lì, ma quello che ci trovammo ad osservare ci sorprese comunque. Solo all'esterno vi erano decine di cadaveri, alcuni trivellati di proiettili, altri sembravano essere stati divorati da... Qualcosa! Era una visione talmente tanto spaventosa da riportarmi alla mente gli scontri con i razziatori.
Mi guardai intorno, non soffermandomi più di tanto ad osservare le statue e le panchine distrutte che circondavano l'ingresso o le finestre rotte. Ciò che catturò la mia attenzione fu la pesante porta di vetro abbattuta al suolo, qualcuno era entrato o uscito da lì, e non lo aveva fatto in maniera pacifica.
Diamine... Miranda evitava agilmente i corpi o i resti al suolo, avvicinandosi a quell'ingresso, mentre Jacob perdeva un pò di tempo in più a studiare i volti di quei soldati di Cerberus, magari per la semplice curiosità di scoprire se aveva avuto modo, in passato, di conoscere qualcuno di loro. Alcuni dei corpi privi di vita indossavano la corazza dell'Alleanza.
Alleanza e Cerberus hanno combattuto qui, ma non si è trattato solo di questo... Mi avvicinai ad uno dei cadaveri ridotti peggio. Buona parte del suo ventre era stata divorata, non era qualcosa di bello da vedere.
Te l'avevo detto che qui stava succedendo qualcosa di terribile.
Non mi hai ancora dimostrato nulla. Dissi secco, studiando quella ferita nella speranza di capire di cosa si trattasse. Non avevo mai visto niente di simile.
Sapete che odio Cerberus e ciò che rappresenta con tutto me stesso, ma una morte simile non la augurerei a nessuno. Jacob preferì non avvicinarsi come avevamo fatto io e Miranda, restò indietro.
Potrebbe essere stato un viaggio inutile, l'Alleanza probabilmente ha recuperato tutto quello che poteva da questo posto!
Non lo scopriremo qua fuori, dobbiamo entrare. La ragazza non attese una nostra risposta. Si avviò fino a raggiungere l'ingresso dell'edificio. Superò con passo leggero la grossa porta di vetro rinforzato al suolo, io e Jacob la imitammo.
Quello che trovammo una volta dentro non era poi diverso da quello che avevamo visto fuori. Corpi ovunque, divorati o trivellati di proiettili. Alcuni con arti mancanti, altri senza testa. Miranda era la ragazza più forte che avessi mai avuto modo di conoscere, ma persino lei preferì distogliere lo sguardo da quelle visioni. Il laboratorio era enorme, ai piani superiori non trovammo nulla di ancora funzionante. Dopo quasi un'ora di ricerche scoprimmo un ascensore ancora attivo che ci portò nei sotterranei dell'edificio. Anche lì ci volle un pò prima che riuscissimo a trovare qualcosa di interessante, delle capsule di stasi criogeniche distrutte, qualcuno sembrava aver fatto quei danni dall'interno, il che non prometteva bene. Non perdemmo tempo a discutere riguardo la loro presenza lì, qualsiasi risposta di cui avremmo avuto bisogno si sarebbe potuta trovare soltanto nei computer che ci circondavano
La maggior parte degli schermi era andata distrutta, così come quasi tutti i macchinari e le attrezzature del posto, se ne salvavano alcuni, probabilmente perchè non legati a quello che stava succedendo.
Visto? E' troppo tardi! Miranda scosse il capo, e si avvicinò ad una delle tastiere collegate ad uno dei pochi schermi che ancora trasmettevano dati. Compì le stesse azioni muovendosi da computer a computer, fino a quando non ne trovò uno che sembrò catturare la sua attenzione.
Forse no, guardate qua! Io e Jacob ci avvicinammo a lei, sullo schermo vi era una lunga serie di numeri, dati riguardanti qualcosa che non ero in grado di capire.
Cos'è tutto questo?
Aspettate... Ad ogni pressione su un tasto fatta da Miranda, le cifre sullo schermo ed i pochi dati disponibili cambiavano immediatamente, lei faceva tutto in maniera rapida, non aveva dimenticato come funzionassero le apparecchiature di quel gruppo.
Vuoi spiegarci cosa stai cercando di preciso? La ragazza sbuffò, si bloccò e decise di rispondermi.
Da diversi mesi qualcuno continua a rubare delle risorse a Cerberus, si è inserito nel database e sta provocando diversi danni! Fra l'altro ha anche sottratto dei dati importanti da questo laboratorio, deve essere un hacker davvero bravo... Si portò una mano fra i capelli, riprese ad occuparsi di quello che stava facendo, ma continuò a darci delle spiegazioni:Cerberus gli sta dando la caccia da troppo tempo ormai, l'avevano individuato, ma sembra che non abbia avuto il tempo di andare a trovarlo, giudicando da quello che è successo qui...
Quindi quello che tu stai cercando sono...
Le coordinate! Chiunque sia stato può darci le risposte che stiamo cercando!
Vale la pena provare!
Oh... Oh no... Mormorò qualche secondo dopo Miranda, bloccandosi all'istante.
Cosa? Che succede...
Non può essere... Cioè... La cosa non mi sorprende, ma... Perchè?
Si può sapere di cosa stai parlando? Lei fece un passo indietro, lasciandomi osservare il monitor. Non riuscii a capirci molto, a differenza di Jacob che si portò una mano dietro la nuca, restando poi a bocca aperta.
Avente intenzione di dirmi di cosa si tratta? O no? Chiesi nervoso, quasi con impazienza.
Prima di rispondermi, Miranda segnò qualcosa sul suo Factotum, dopodichè distrusse il monitor con un impulso biotico.
Le coordinate variano di continuo, evidentemente non indicano soltanto un pianeta, ma un astronave!
E questo cosa vuol dire? Jacob la precedette, adesso aveva un'espressione sicura stampata sul viso.
Vuol dire che probabilmente conosciamo l'hacker in questione.
Siete pronti a partire?
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** The Shadow Broker ***


Era chiaro che l'astronave che avevamo appena raggiunto non fosse adatta ai combattimenti o agli spostamenti rapidi, non che fosse grandissima, ma aveva una forma quasi sferica e almeno apparentemente non era dotatata di armi pesanti, per questo era semplice pensare che chiunque l'avesse progettata lo aveva fatto prediligendo la comodità interna alle funzioni belliche.
Una volta che fummo a bordo, quei miei presentimenti vennero in buona parte confermati dall'aspetto semplice e curato degli interni. Sembrava di trovarsi all'interno di un abitazione, se non fosse stato per quello che si poteva vedere osservando verso l'esterno attraverso i grandi vetri delle finestre che costeggiavano il corridoio.
Il viaggio per arrivare lì era stato piuttosto silenzioso, mi era apparso chiaro già al laboratorio che Miranda non voleva discutere ancora con me, dopo quello che ci eravamo detti nella mia cabina. Se non altro la vedevo più determinata adesso, ci teneva davvero a convincermi che Cerberus fosse coinvolto in qualcosa di losco e pericoloso.
Avevano deciso di tenermi all'oscuro di tutto, se io non mi fidavo di loro, era chiaro che loro non si fidassero ciecamente di me. Non sapevo chi stavamo per incontrare, non sapevo di chi fosse quella base, ma ormai ero sul punto di scoprirlo.
Appena a bordo ci accolse un drell. Mi parve essere preoccupato, la nostra presenza lì sembrava incutergli quasi timore.
- Prego! Seguitemi, l'Ombra vi sta aspettando! - Appena pronunciò quelle parole, il mio sguardo si posò immediatamente verso Miranda. Era di questo che si trattava? Mi avevano appena portato nel covo di uno degli obiettivi più ricercati di sempre da Cerberus.
- Grazie! - Rispose educatamente Jacob, che anche in quell'occasione aveva deciso di accompagnare me e Miranda. Attesi che l'uomo avanzasse un pò per conversare col drell, quindi mi avvicinai alla ragazza.
- Sai che Cerberus sta dando la caccia all'Ombra, perchè diamine mi hai portato qui? Mi aveva appena offerto una delle opportunità più grandi della mia vita, ma sapevo che se n'era resa conto. Forse si fidava di me più di quanto pensassi.
- Tu non le farai del male! -
- Come fai ad esserne così sicura? - 
- Se tu la uccidessi, non potresti scoprire cosa stava accadendo in quel laboratorio. Andiamo, Tristan, non fingere che quello che abbiamo visto non ti abbia incuriosito. -
- Lo ha fatto, ma ci sono delle priorità che devo... - Lei mi interruppe, poco prima che raggiungessimo una pesante porta di ferro.
- Smettila! Non mi hai ucciso, non hai ucciso Jacob, so che non ucciderai nemmeno l'Ombra! Le informazioni che ci darà potranno fare la differenza, te ne rendi conto? -
- Questo è da vedere! - Il drell interagì per diversi secondi con il pannello di controllo della porta, che si aprì lentamente di fronte a noi.
La voce che ci accolse fu soave, dolce, era chiaro che a pronunciare quelle parole non fosse un'umana, benchè la differenza non fosse molta.
- Benvenuti nel mio covo! - Disse piano, voltandosi verso di noi. Un'asari. Non mi era mai capitato di incontrarne una così bella. I lineamenti del suo viso erano dolci come la sua voce, perfetti, ma non provai alcun interesse verso di lei, come non ne avevo mai provato verso la sua razza. Se un giorno mi fossi scoperto interessato alle asari, in ogni caso, difficilmente sarei riuscito a trovarne una più bella di quella che avevamo di fronte. Non ero mai stato attratto da una creatura femminile che non fosse umana, ed ero certo che non lo sarei mai stato. A dire il vero, non avevo mai provato un'attrazione forte verso una ragazza che non fosse Miranda.
Sul viso dell'asari si poteva leggere un'espressione triste, segnata da un lungo periodo di malessere, probabilmente.
I saluti di Jacob e Miranda nei suoi confronti si tradussero in strette di mano formali, fui l'unico che ritenne necessario aggiungere il proprio nome.
- Mi chiamo Tristan Cole, e sono... -
- Lo so, so tutto di te! - Abbozzò un sorriso malinconico e mi strinse la mano, a quel punto aggiunse:- Io sono Liara T'Soni, ma ormai mi conoscono tutti come... L'Ombra... - Raggiunse un terminale e sembrò impegnata ad armeggiare con esso per qualche secondo.
- Sai chi sono e... Non hai paura? - Le chiesi, guadagnandomi un'occhiataccia di Jacob.
- Dovrei averne? - Si fermò, ma questa volta non si voltò verso di noi.
- Non oggi. -
- E' difficile incutere timore a chi ha già affrontato i suoi incubi peggiori! - Parlava a voce bassa e scandiva bene le parole. Quello che aveva appena detto, in ogni caso, servì solo a confermarmi che quell'asari non stava attraversando uno dei suoi periodi più felici. Miranda si fece avanti, le poggiò una mano sulla spalla senza dire nulla, ancora una volta Liara non si mosse.
- Pensavo di contattare Garrus, James, Jack e gli altri, ma penso che voi siate più adatti a svolgere questo compito, conoscete Cerberus come nessun altro! - Incrociò le braccia, si sedette su una poltrona girevole e si parò di fronte a noi.
- Compito? - Domandai, tradendo una vena di scetticismo. Io non lavoravo per lei, chi si credeva di essere?
- Sta a voi decidere se portarlo a termine... -
- Dicci tutto... - La esortò Miranda, visibilmente curiosa.
- Qualche settimana fa sono entrata in un database di Cerberus, quello del laboratorio nell'Abisso di Shrike. Avevo intenzione di privarli di qualche risorsa, ma mi sono imbattuta in delle comunicazioni e dei documenti a cui all'inizio non ho dato molto peso. Tuttavia, nei giorni successivi la situazione si è aggravata... -
- Cosa è successo? - Anche Jacob era diventato impaziente di scoprire dove volesse andare a parare.
- Cerberus ha trovato un'astronave risalente a circa 300.000 anni fa, periodo in cui... - La interruppi, introducendomi nel discorso. Avevo delle conoscenze a riguardo.
- C'è stata una delle precedenti mietiture dei razziatori! - L'Ombra annuì, e riprese.
- Non sappiamo se le cose siano collegate. In ogni caso hanno trovato dei corpi sull'astronave, all'interno di alcune capsule. Si trattava di una razza che non sono stati capaci di identificare. - La mia mente andò subito alle capsule di stasi criogeniche che avevamo visto al laboratorio. Decisi di dirglielo.
- Le abbiamo viste... Al laboratorio in cui siamo stati! -
- Cerberus sperava che si sarebbero rivelati un'arma che avrebbero potuto dominare e usare, ma appena li hanno risvegliati, beh... Lo avete visto... - Si portò le mani in grembo, ed abbassò lo sguardo verso il suolo.
- Quelle creature, o qualsiasi cosa fossero, si sono ribellate uccidendo tutti, e sono scappate! - Concluse Miranda.
- Il problema è che... Lo hanno fatto con la loro astronave! Non sappiamo dove sono andati o cosa possono fare, sono pericolosi! -
- Quindi Cerberus ha appena sguinzagliato delle creature pericolose? - A quella domanda della ragazza che mi aveva accompagnato, Liara rispose annuendo. Sapevo dove voleva andare a parare, quando aveva pronunciato quelle parole. Miranda mi guardò, non ebbe bisogno di dirmi nulla. Quello che era accaduto le dava ragione soltanto in parte, Cerberus aveva davvero compiuto delle azioni pericolose, ma non lo aveva fatto in maniera completamente voluta.
- Cosa possiamo fare? - Chiesi io a quel punto, completamente spiazzato da quelle rivelazioni.
- Conosci un certo... Sutton? - Era l'uomo che mi aveva ordinato di uccidere Miranda, ma questo me lo sarei tenuto per me.
- Il referente principale di quel laboratorio è lui, potrebbe sapere dov'era diretta l'astronave di quegli esseri, visto che la stava controllando! Non posso dirvi altro, purtroppo... - Si alzò in piedi.
- Perchè non ti unisci a noi? - Le chiese Jacob con un tono speranzoso.
- Io... Non posso, mi sto occupando di un altro progetto, e per me non c'è nulla di più importante al momento... -
- Di cosa si tratta? - Miranda non riuscì a trattenere la sua curiosità a riguardo, ed in tutta sincerità anche io avrei voluto capire a cosa si riferiva.
- Io... Scusate, non so se è il caso... -
Andiamo, Liara! Puoi fidarti di noi... - Si intromise Jacob, mettendole una mano sul braccio per rassicurarla. Il suo sguardo incrociò quello dell'uomo, poi quello di Miranda, fino a fermarsi verso il mio.
- Se avessi voluto ucciderti, lo avrei già fatto, non credi? - Benchè fosse chiaro a tutti che quelle non erano le parole migliori da dire, sembrarono risultare efficaci.
- Ci avresti provato, ma dubito che ci saresti riuscito! - Ci fece strada, fino a raggiungere un'altra porta di ferro, uguale a quella che avevamo oltrepassato facendo il nostro ingresso in quella sala. La aprì.
Di fronte a noi, su un letto, collegato a diversi macchinari, vi era un uomo.
- Liara, non dirmi che... - Miranda non riuscì a terminare quella frase, si portò le mani davanti la bocca, sembrava essere stata tramortita da quella scoperta.
- Non so quanto ancora ci vorrà, ma si ristabilirà, ne sono certa. - Delle lacrime le solcavano il viso mentre parlava, lei sembrò quasi non accorgersene.
Avanzai, fino a trovarmi accanto a quel letto e quei macchinari. Di fronte a me vi era il comandante Shepard.



Se volete seguire meglio la storia, essere informati su tutti gli aggiornamenti che la riguardano o farmi sapere cosa ne pensate in maniera più rapida, passate qui: https://www.facebook.com/MassEffectNewEra
Grazie ancora a tutti coloro che mi stanno seguendo!
Lele

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Cerberus ***


Definire "Ufficio" il luogo in cui l'Uomo Misterioso era solito accogliere, solitamente in collegamento, gli individui con cui doveva conversare, sarebbe stato un pò avventato. Quel luogo aveva qualcosa di etereo, essere lì si rivelò essere una delle poche cose capaci di mettermi i brividi.
- Voleva vedermi, signore? - Vi era solo una sedia, la sua, io decisi quindi di pararmi di fronte a lui, in piedi.
- Si, mi sembrava giusto avvisarti riguardo ciò che sta accadendo. -
- Non capisco, signore. -
- Si tratta della tua vecchia istruttrice, Miranda Lawson. - Abbozzai un sorriso di circostanza, incrociai le braccia al petto e parlai con tono sicuro.
- Sono due anni che non ho contatti con Miranda, da quando lei è stata inserita in quel... Suo progetto. Le è successo qualcosa, sta bene? - Quelle ultime domande lasciarono trasparire la mia apprensione a riguardo, a discapito del modo sereno in cui gliele avevo poste.
- Si, lei sta bene... Ma... -
- Ma..? -
- Ha disertato! Si è schierata dalla parte di Shepard, sembra che lui abbia... Un certo ascendente su di lei! - Strinsi i pugni, ma la mia espressione non tradì la marea di pensieri che mi stava offuscando la mente in quel preciso istante, sapevo dove voleva andare a parare, ma lui rincarò comunque la dose: - Credo che sia riuscito a conquistarla... In tutti i sensi... -
Feci un movimento lento col capo, inclinandolo leggermente a sinistra, poi a destra. Prendevo tempo, riflettevo. Lui sembrò ancora una volta rendersene conto.
- Mi dispiace, Cole! So che lei era diventata importante per te! -
- Sono passati due anni, signore! Qualsiasi cosa provassi per lei due anni fa, è scomparsa da tempo ormai! -
Sorrise nuovamente, questa volta in modo compiaciuto, si alzò in piedi e mi venne incontro.
- Lei è pericolosa, per te e per Cerberus! Lo sai, vero? -
- Tutti i disertori sono un pericolo per il nostro gruppo! Vuole che... - Lui capì cosa stavo per chiedergli, e scosse il capo.
- Non ancora! Vediamo come si evolvono le cose, Shepard e i suoi potrebbero tornarci utili! - Annuii, poco prima che lui mi poggiasse una mano sulla spalla.
- Stai bene, Cole? -
- Mai stato meglio, signore! - Mentii. In realtà in quei due anni non era passato un giorno in cui i miei pensieri non si fossero rivolti a lei, seppur questo accadeva sempre meno frequentemente, e quelle rivelazioni ebbero come unico effetto quello di riaprire ferite che ormai credevo chiuse in maniera quasi definitiva.
- Ti avevamo assegnato un obiettivo, no? Ti lascio al tuo lavoro! - Mi fece cenno di uscire con la mano, ed io mi limitai a fare come mi aveva chiesto, senza aggiungere altro. 


- Allora, come agiremo una volta lì? - Domandò Jacob, tirandomi di forza fuori dai miei pensieri. Eravamo nascosti dietro un muretto, a poche decine di metri dal laboratorio di Cerberus da cui Sutton inviava le sue comunicazioni. Era uno stabilimento ad alta sicurezza, quella si sarebbe potuta rivelare una missione suicida, almeno per loro.
- Lasciate che me ne occupi io, entrerò dall'ingresso principale, sono uno di loro... -Avevo indossato appositamente la mia corazza leggera di Cerberus, non a caso, il mio piano era semplice: Entro, lo avvicino con la scusa di comunicargli gli sviluppi del mio ultimo incarico, e cerco di estorcergli più informazioni che posso. -
La ragazza scosse il capo e mi strinse un polso: - Non sai come hanno reagito alle tue mancate comunicazioni, potrebbero spararti a vista. -
- Non lo faranno! -
- Cosa te lo fa pensare? -
- Hanno paura di me, e per questo mi rispettano! Sanno che sono importante per Cerberus, e che sono... Fedele al gruppo! Mi daranno almeno l'opportunità di spiegare, ed in ogni caso è capitato più volte che uccidere un bersaglio mi abbia impegnato per diversi giorni, non c'è nulla di strano... - Mi liberai dalla sua presa, ma lei sembrò non voler demordere.
- Non possiamo rischiare. - Sibilò fra i denti, quasi a non voler sentir ragione.
- Voi non dovete farlo, IO devo. - Scavalcai il muretto, e mi diressi verso il laboratorio. Loro provarono a richiamarmi, ma decisi di non voltarmi nemmeno una volta.
Camminai con fare tranquillo, fino a raggiungere l'ingresso principale. Di fronte al grande cancello di ferro vi erano due guardie.
- Identificarsi! - Esclamò quella di destra, ponendo alla mia attenzione un pad portatile su cui era impresso il calco di una mano.
- Tristan Cole. - Dissi con tono fermo, poggiando la mia mano su quello schermo. Un istante dopo, ciò che vi era rappresentato sopra lasciò spazio ad un'unica luce verde, ed una voce proveniente dallo stesso pad diede il suo risultato: - Identità confermata. - Senza dire altro le guardie aprirono il cancello e mi lasciarono passare.
Decisi di muovermi lentamente all'interno dell'edificio, una volta entrato. Quella era una delle strutture più imponenti di Cerberus, vi erano guardie a sorvegliare ogni corridoio, e nel cortile sostavano due minacciosi mech pesanti. Entrare in maniera aggressiva sarebbe stato davvero un suicidio.
Conoscevo quel luogo, era lì che mi avevano comunicato i primi incarichi. Mi presi diversi minuti per raggiungere l'ufficio di Sutton, speravo di trovare qualcosa che avesse potuto darmi delle risposte, ma non fu così.
Mi trovai di fronte ad una porta di vetro, attraverso la quale mi fu possibile vedere l'uomo che cercavo seduto alla sua scrivania, preso a scrivere qualcosa ad un computer. Bussai, lui mi fece cenno di accomodarmi.
- Cole! Ti sembra questo il modo di fare? Dov'eri finito? - Scattò in piedi, ma non si avvicinò.
- Miranda Lawson si è rivelata un avversario più ostico di quanto pensassi, signore! -
- L'hai uccisa? - Decisi di mentirgli soltanto in parte, in modo da essere giustificato se, come credevo probabile, avessi deciso di restare un solido componente di Cerberus.
- Le ho sparato, signore. E' stato uno scontro duro, ma sono dovuto fuggire quando Jacob Taylor e alcuni dei suoi uomini sono intervenuti. Non sono certo che sia morta. -Una smorfia di disappunto apparve sul suo viso.
- Sarà meglio assicurarsi che sia così. - Io annuii.
- Certo, signore, me ne occuperò personalmente! Tornò a sedersi, adesso più tranquillo.
- Miranda ha parlato di un laboratorio nell'abisso di Shrike, signore! Ha provato a convincermi ad unirmi a lei, prima che le sparassi. - Sutton incrociò le dita delle mani, poggiandole sulla tastiera su cui stava scrivendo, ed assunse un'espressione assorta per diversi secondi.
Aprì la bocca, ma appena prima che potesse dire qualcosa delle luci rosse illuminarono la stanza, poi i corridoi, ed infine un suono pervase l'intero perimetro. Un allarme. "Breccia nel perimetro"
- Tranquillo! - Mi rassicurò l'uomo: - Probabilmente si tratta dei soliti incursori dell'Alleanza, sono certo che i miei uomini se ne stanno occupando! - Trattenni il respiro per un attimo, poi annuii con sicurezza. Sapevo che non era così, se l'allarme era scattato, Miranda e Jacob erano nei guai.
- Voglio essere sincero con te, Cole... Ci hai dato motivo per fidarci, e ti avrei ragguagliato presto su tutti i dettagli! Abbiamo scoperto una nuova razza aliena, l'abbiamo studiata, in quel laboratorio ma... - Decisi di non perdere molto tempo, volevo che andasse dritto al sodo. Quella sua reazione alla mia domanda, in ogni caso, mi fece recuperare buona parte della fiducia che avevo perso nei confronti di Cerberus.
- Si, signore, so tutto! Ma Miranda mi ha detto che queste creature sono fuggite con la loro astronave, dove sono... - La porta di vetro si spalancò violentemente, sbattendo al muro e rompendosi in mille pezzi. Una guardia spinse Miranda all'interno dandole un calcio sulla schiena, lei cadde a terra rovinosamente, ma non gli diede alcuna soddisfazione. Non emise alcun suono. Aveva le mani legate da un cordone bianco, una contromisura semplice contro i suoi poteri biotici. Altre due guardie li seguirono, trascinando nella stanza il corpo di Jacob. Notai che respirava, per cui doveva essere solo svenuto.
- Questo come me lo spieghi, Cole? - Mi chiese Sutton, visibilmente innervosito dalla presenza di Miranda e Jacob lì.
- Devono avermi seguito, signore. - Mentii di nuovo. Ero arrabbiato, perchè diamine erano lì? Perchè mi avevano seguito? Avevano rovinato tutto. Non sapevo come aiutarli, adesso, ed a dire il vero non ero nemmeno certo di volerlo fare.
- Beh, peggio per loro! - Si avvicinò a Miranda, adesso in ginocchio, e le poggiò una mano sulla guancia, accarezzandogliela.
- Così bella e così pericolosa, è un peccato che ti sia ribellata... Sembra che tu abbia finito di crearci problemi. - Lei assunse un'espressione disgustata, e gli sputò in pieno viso.
Sutton sorrise, e per tutta risposta la colpì al viso con uno schiaffo talmente violento da farla atterrare nuovamente al suolo anche col busto. Ancora una volta la ragazza soffocò un urlo di dolore.
Io strinsi i pugni, avrei voluto agire, fare qualcosa, ma qualsiasi azione avessi compiuto in quel momento mi si sarebbe ritorta contro.
- Miranda Lawson... - La prese per le braccia e la tirò su, fino a metterla nuovamente in ginocchio.
- Stai per raggiungere tuo padre, scommetto che non vedi l'ora. - Lei rispose sorridendo, sputò un fiotto di sangue a terra.
- Fottiti. - Sutton raggiunse un cassetto, da cui estrasse una Predator, identica alla mia.
- Sai qual'è la cosa divertente? Non sarò io ad ucciderti... Mi consegnò la pistola, ed aggiunse: - Forza Cole, dimostrami che non ho sbagliato a riporre la mia fiducia in te. Dimostrale di essere ancora uno di noi. -
Deglutii appena, avanzai verso Miranda e le puntai la pistola alla fronte.
L'indice sul grilletto, ancora una volta, tremò. Non volevo arrivare a quello, non volevo ucciderla.
Nello sguardo che Miranda mi rivolse non vi era paura o odio, vi era una dolcezza che non le avevo mai visto mostrare.
- Fallo... - Mormorò, lasciandomi capire cosa stava facendo, voleva proteggermi, sapeva che l'unico modo che avevo per uscire vivo da lì era ucciderla, probabilmente.
Ancora una volta la mia mente era affollata da pensieri, cercai di analizzare tutte le possibili vie di fuga da quella situazione, ma non ne trovai.
- Mi dispiace... - Sussurrai. Quello che stavo per fare, avrebbe cambiato la mia vita per sempre.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Break - Out ***


Le prime lacrime iniziarono a solcarle il viso. Piangeva in maniera silenziosa, era la prima volta che la vedevo mentre lo faceva.
Mi chiesi cosa stesse pensando in quel momento, se le stesse passando davvero tutta la sua vita davanti o se semplicemente si stesse sentendo stupida per essersi fatta catturare. Se si sentisse orgogliosa per quel sacrificio che voleva compiere per farmi uscire di lì, o se si sentisse in colpa per avermi messo in quella situazione.
- Fallo... - Disse ancora, forzando un sorriso che avrebbe dovuto incoraggiarmi a compiere quel gesto.
- Coraggio, Cole! Non ho tutta la notte... Spara! - Mi esortò Sutton.
Avrei premuto il grilletto senza pensarci due volte, se al posto di Miranda si fosse trovato qualsiasi altro individuo presente nella galassia. Ma di fronte a me c'era lei, non potevo sparare, non potevo ucciderla.
Lei era unica. L'unica persona per cui avrei potuto rischiare la vita non compiendo quel gesto.
Inspirai profondamente, diedi un'occhiata rapida alla stanza, memorizzando bene le posizioni delle guardie per non doverle cercare dopo, poi agii.
Mi voltai di scatto, mi ci volle un istante per prendere la mira e premere il grilletto la prima volta. Sutton, colpito in piena fronte, cadde a terra privo di vita. Appena prima che le guardie potessero fare fuoco mi occultai, e senza perdere altro tempo stesi una di esse con due proiettili, il primo al petto, il secondo dritto in un occhio.
Corsi in avanti e scivolai in ginocchio, sentii i loro proiettili sibilarmi proprio sopra la testa. Scattai in avanti, puntai la pistola proprio sotto il mento della seconda guardia, e sparai uccidendola. Restava l'ultima. La raggiunsi a grandi falcate, provai a sparare ma scoprii che l'arma che mi aveva dato Sutton non aveva altri colpi. La gettai al suolo, mentre tornavo visibile.
Il mio ultimo bersaglio sparò un colpo che riuscii a schivare spostandomi agilmente alla mia destra. Gli saltai addosso prima che potesse sparare di nuovo, e generai una lama col mio factotum. Lo colpii proprio in pieno ventre, uccidendolo.
L'unico rumore che aleggiava nell'aria, adesso, era creato da quell'allarme che continuava a suonare incessantemente.
Raggiunsi Jacob, che mi era più vicino, e notai con mio grande sollievo che stava riprendendo i sensi. Quindi mi diressi verso Miranda, e con la stessa lama del Factotum tagliai il cordone che le stringeva le mani, per poi aiutarla a rimettersi in piedi.
Lei si massaggiò prima la guancia colpita da Sutton, poi i polsi.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma sembrò rinunciarci. Preferì prima distogliere lo sguardo, era diventata rossa in viso.
- Grazie... - Mormorò imbarazzata, asciugandosi soltanto allora le lacrime che le avevano solcato il volto. Ero certo che in quel momento si vergognasse per quella reazione che aveva avuto, per aver mostrato quel lato debole e umano del suo carattere.
- Ma non dovevi... Avrebbero potuto... Ucciderti! - Mi avvicinai a lei, le poggiai una mano sulla guancia per toglierle l'incombenza di asciugarsi le lacrime. Lei la afferrò e la strinse.
- Davvero credevi che io potessi riuscire a... - Le sue dita si intrecciarono alle mie.
- Era quello che speravo... - Ammise.
- Non credevi che fossi capace di occuparmi di loro? -
- Non credevo che fossi capace di rinunciare a Cerberus... Per cosa, poi..? -
Sarei rimasto volentieri lì, a parlare con lei, a spiegarle che non vi era niente a cui non avessi rinunciato per lei. Ma non potevo scoprirmi in quel modo, non ancora, non adesso. Fui fortunato che una voce giunse in mio soccorso.
- Li hai uccisi tu? - Domandò Jacob, intento a privare una delle guardie del suo fucile.
- Si... -
- Cazzo! Non vorrei essere un tuo bersaglio... - Miranda imitò Jacob, e raccolse da terra la pistola dell'ultimo uomo che avevo ucciso.
- Sembra che non ci sia più questo pericolo! - La ragazza raggiunse il computer, vi collegò il suo factotum e si mise alla ricerca di dati che ci sarebbero potuti tornare utili.
- Assicuratevi che non arrivi nessuno! - Ci disse, indicandoci l'ingresso della stanza. Jacob andò a coprirlo.
- Vi avevo detto che me ne sarei occupato io. Perchè non mi avete aspettato? - Quella domanda, a dire il vero, era rivolta più a Miranda che a lui, ma fu proprio l'uomo a rispondere.
- Lei aveva paura che potessero ucciderti, io non ero ancora certo di potermi fidare! Spero che tu capisca... -
- Capisco. - Risposi secco.
Iniziammo a sentire un rumore di passi che si faceva sempre più forte, qualcuno stava correndo nei corridoi, non avevamo molto tempo.
- Fatto! - Esclamò Miranda, dopo aver digitato qualcosa sul suo factotum: - Ora possiamo andare... -
Uscii dalla stanza e mi guardai intorno, studiai in maniera rapida la situazione, cercando di ricordarmi come era strutturato quell'edificio.
- Se passassimo dal cortile i mech ci massacrerebbero, dobbiamo optare per l'uscita d'emergenza. -
- Fai strada! - Miranda si affidò a me, e con lei anche Jacob, che annuì.
Iniziammo a correre nella direzione opposta a quella da cui avevamo sentito provenire quei passi, svoltammo al primo angolo, quindi scendemmo le scale che ci avrebbero portato nel seminterrato dell'edificio.
Vi era solo una guardia a controllare i corridoi, e benchè ucciderla sarebbe stato facile, preferimmo aggirarla per non darle la possibilità di scoprirci.
Utilizzammo i diversi macchinari tecnologici come copertura, passando a carponi dietro di essi per raggiungere l'ultima porta, che Jacob pensò bene di chiuderci alle spalle una volta che la oltrepassammo.
L'ultima stanza, tre soldati di Cerberus. Non fecero nemmeno in tempo a puntarci contro le loro armi che Jacob li sollevò in aria. Fu facile finirli, poi, con le nostre armi da fuoco.
Miranda bypassò l'ultima porta, che ci aprì la via per una rampa di scale che ci portò nel cortiletto secondario del laboratorio.
Iniziammo a correre, nella speranza di raggiungere la navetta da sbarco prima di essere scoperti.
Ci trovammo di fronte ad un muro alto quasi due metri, ma lo scavalcammo agilmente. Una volta dall'altra parte, tuttavia, venimmo sorpresi da tre centurioni di Cerberus che probabilmente avevano previsto quel nostro piano di fuga, e per questo avevano pensato bene di tenderci una trappola nascondendosi dietro il muro che delimitava la zona del laboratorio.
- Se uno di voi si muove, siete morti. - Minacciò quello al centro. Eravamo con le spalle al muro, e avevamo i loro fucili puntati contro.
- Mettete le armi a terra, forza! - Esclamò ancora. Non avevamo molta scelta.
Stavamo per obbedire, ma accadde qualcosa. Un sibilo, un urlo strozzato. Un attimo dopo il centurione che ci aveva minacciati giaceva a terra.
Miranda scagliò al suolo uno dei due rimasti con i suoi poteri biotici, ed io anticipai Jacob sparando all'altro, approfittando della sua distrazione.
Il centurione che era stato atterrato si rialzò in piedi, ma ancora prima che potesse fare altro un proiettile gli perforò il cranio. A spararlo non era stato nessuno di noi tre, qualcuno ci aveva aiutati.
Finalmente silenzio.
- CHI SEI? PERCHE' CI HAI AIUTATI? - Gridò Jacob, guardandosi intorno. Era notte, non si vedeva granchè.
Non ottenendo alcuna risposta, decidemmo di avviarci verso la navetta. Ci vollero pochi minuti per raggiungerla.
In lontananza riuscimmo a scorgere una sagoma, appoggiata al nostro mezzo. Impugnava un lungo fucile di precisione, ma non riuscii a distinguere altro. Rise in maniera divertita, prima di rispondere alla domanda di Jacob.
- Perchè è questo che fanno gli amici, no? Si aiutano a vicenda, nel momento del bisogno! -
Chi era?

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** The Chase ***


Miranda e Jacob avevano invitato quell'individuo a salire sulla nostra navetta e, in seguito, sulla stessa Rebellion.
Io, dal canto mio, non ero ancora sicuro di potermi fidare di lui. Tuttavia ero costretto a fidarmi di Miranda e Jacob a quel punto, uccidere Sutton aveva interrotto definitivamente la mia collaborazione con Cerberus. Era finita.
Avevo buttato nel cesso gli ultimi anni della mia vita, era bastato un proiettile per farlo. A preoccuparmi, adesso, non erano le conseguenze che sarebbero derivate dalle mie azioni, ma le motivazioni che mi avevano portato a compierle.
Quando Miranda venne portata nella stanza in cui io e Sutton stavamo discutendo, pensai di odiarla. Le sarebbe bastato restare al suo posto, fidarsi di me e delle mie capacità. Lei non l'aveva fatto.
Mi bastò guardarla negli occhi, poco dopo, per capire che non avrei mai potuto odiarla davvero, e non solo... Probabilmente quello fu il momento in cui capii che innamorarmi di lei sarebbe stato inevitabile.
Il suo sguardo e le sue lacrime bastarono per aprirmi gli occhi. Ero diventato il cattivo della mia storia. Avevo messo da tempo in discussione le azioni di Cerberus, ma non pensavo che sarei potuto giungere ad una conclusione simile, prima di quel momento.
Non mi ero mai considerato "L'eroe" di quella storia, il personaggio buono nella storia di qualcuno. Non volevo esserlo, non era un ruolo per cui ero tagliato. Diventare l'antagonista, d'altro canto, era una cosa che temevo e che avrei voluto evitare a qualsiasi costo... Eppure era successo... Ed adesso mi ero ritrovato a mettere tutto in discussione per una ragazza, per lei. Non sapevo se esserle grato o meno.
Non volevo confrontarmi con lei riguardo quello che provavo, o che provavamo entrambi. Non ero pronto per quello.
Probabilmente fu quella la ragione che mi portò ad accogliere di buon grado sulla Rebellion colui che ci aveva salvato la vita. Avrebbe rimandato quel confronto fra me e Miranda. Prima o poi avremmo dovuto affrontare quello che si stava venendo a creare fra me e lei anni prima, per non parlare di quello che sarebbe potuto succedere nell'ufficio di Sutton. Fortunatamente adesso avevamo altro a cui pensare.
Nella Sala Tattica della Rebellion, insieme a me, Miranda e Jacob, vi era un turian adesso.
- Garrus Vakarian, davvero non mi conosci? - Sembrava deluso dal fatto che io non sapessi chi fosse.
- Mi dispiace! Ma Miranda e Jacob ti conoscono, e questo basta! - Gli risposi in maniera serena.
- Il nome... Archangel... Ti dice qualcosa invece? - Quella sua rivelazione mi gelò sul posto.
- ... Sei... Tu? - Adesso appariva soddisfatto, probabilmente sperava in una reazione simile.
- In carne ed ossa! - Lo conoscevo, seppur non direttamente. Sapevo cosa aveva fatto su Omega, e questo mi aveva portato a stimarlo in maniera quasi smisurata, mi inspirai a lui a lungo.
Un turian che da solo, col suo fucile, riusciva a sopravvivere a tutto e a tutti. I suoi nemici che lo attaccavano per riscuotere la sua taglia, e puntualmente morivano sotto i suoi colpi precisi.
Non era un mistero per nessuno che le motivazioni fossero fondamentali per definire l'esito di ogni combattimento, lui combatteva per sopravvivere, questo bastava.
Poi, come ogni essere che era entrato in un modo o nell'altro a far parte, più o meno direttamente, della mia vita, anche lui sparì.
Capii allora che il turian che supportava Shepard, l'uomo che avevo considerato un mio nemico fino ad allora, era lui.
Erano sentimenti contrastanti quelli che provavo in quel momento, da un lato fiducia, stima e gratitudine, dall'altro timore, incredulità e rabbia. Garrus aveva ucciso, probabilmente, molti dei miei vecchi compagni e amici di Cerberus... Sarei riuscito a lasciarmi la cosa alle spalle?
Gli porsi la mano, e lui la strinse energicamente. Sul suo viso si poteva scorgere un sorriso rilassato, non sembrava per nulla turbato dagli ultimi avvenimenti. Mi dissi che era normale, per qualcuno che avesse vissuto le sue avventure, sviluppare una certa tranquillità in situazioni simili.
- E' un piacere conoscerti... Finalmente! - Ammisi, non senza provare dei forti sensi di colpa.
- Il piacere è mio, Tristan Cole. - Scandì bene il mio nome, come a volermi comunicare che non sapesse solo quello per quanto riguardava me, ma molto di più. Miranda e Jacob osservavano quella scena in silenzio, si erano fatti da parte, poichè non avevano bisogno di presentarsi.
- Come ci hai trovati? - Domandai infine, deciso a porre fine a quei convenevoli.
- Un'amica che abbiamo in comune mi ha detto che vi sarebbe potuta servire una mano, è stata lei a dirmi dove eravate... -
- Liara..? - Si intromise Miranda.
- Si! Si sentiva in colpa, avrebbe voluto aiutarvi... Ma deve farsi da parte, almeno per il momento! - Annuii, sapevo cosa stava alla base di quella decisione dell'asari. Doveva davvero amare il suo comandante per combattere in un modo simile, per questo la rispettavo.
- E' una fortuna che tu sia arrivato... - Commento Jacob con amarezza - Saremmo potuti morire! -
Garrus sorrise, abbassò lo sguardo verso terra ed incrociò le braccia al petto.
- Sono certo che avreste trovato una soluzione! -
Ci interruppe un rumore di passi rapidi nella nostra direzione, pochi secondi dopo un drell, visibilmente affannato, ci raggiunse nella sala tattica.
- Comandante Taylor... - Mi voltai ad osservare Miranda alla parola "Comandante", ero confuso. Dovevo considerare Jacob un mio superiore? Le rivolsi uno sguardo interrogativo, e lei mi fece cenno con la mano che ne avremmo parlato dopo.
Il drell riprese: - Signore, come mi ha chiesto ho analizzato i dati che avete trovato al laboratorio... - Respirava affannosamente, era stanco, ma si sforzò per parlare: - E... Non credo abbiano molto senso! -
Gli consegnò un datapad con dei dati, Jacob lo osservò in silenzio ed assumette un'espressione stranita. Miranda glielo tolse dalle mani, e dopo averlo studiato per quasi un minuto, esclamò: - Non è possibile! -
Fu lei a porgermi quello strumento, per lasciare che lo consultassi a mia volta. Appena fu nelle mie mani, Garrus si sporse per fare lo stesso.
In alto, a sinistra, vi erano diversi numeri, coordinate. Nel resto dello schermo era rappresentata una mappa intergalattica. Ciò che saltava subito all'occhio era una X rossa proprio all'interno di quella che sembrava essere una tempesta dal colore tendente al viola.
- Non capisco... Loro sarebbero andati... Lì? - Mi grattai la barbetta che mi copriva il mento, ed osservai i presenti uno dopo l'altro, nella speranza che potessero avere la risposta che cercavo. Fu il drell ad offrirmela.
- Secondo le coordinate, si... Tuttavia è impossibile che abbiano raggiunto quel luogo! -
- Perchè? - Insistetti.
Miranda si portò le mani dietro il collo, quasi a massaggiarselo. Sembrava assorta nei suoi pensieri, ma riuscì comunque a darmi le dovute spiegazioni.
- Quella zona ha preso il nome da un'antica leggenda umana, quella del Triangolo delle Bermuda... La conosci? - Annuii.
- Si... Era un tratto di mare in cui le navi... Scomparivano! - Risposi, in maniera molto rapida.
- Ecco... La zona in questione è stata ribattezzata così perchè è sede di pesanti tempeste disabilitanti... -
- In pratica... - Riprese l'ultimo arrivato nella sala: - Qualsiasi elemento elettronico attraversi quella tempesta, viene disabilitato! 
- Quindi se un'astronave dovesse provare ad attraversarla... Resterebbe bloccata lì, condannando a morte il proprio equipaggio! Considera anche che queste tempeste hanno una grande potenza distruttiva, quindi una nave resisterebbe poco in mezzo a quei fulmini, anche muovendosi. - Concluse Jacob.
A quel punto mi restava solo una domanda da fare: - E' possibile che vi sia un pianeta o comunque un approdo di qualche genere, all'interno del Triangolo delle Bermuda? -

Accadde proprio quello che temevo: nessuno fu in grado di rispondere.



Ho inserito, come potete vedere in alto, un link ad un video su youtube, la colonna sonora del capitolo! ( Finalmente ho capito come si fa! ) Anche nei prossimi capitoli sceglierò delle musiche, tratte dal videogioco, che possono accompagnare la vostra lettura! Vi ricordo che potete seguire la storia sulla mia pagina fb! Grazie a tutti coloro che mi stanno segueno! :)
Lele

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** One Month Later ***


Era passato un mese esatto da quel momento, da quando avevamo scoperto quello che era successo.
Per noi era un nulla di fatto, quegli alieni erano scappati verso il Triangolo delle Bermuda, e vi erano due possibilità. La prima, quella più probabile, prevedeva che quegli esseri non fossero poi molto abili nelle navigazioni spaziali, ragion per cui probabilmente sarebbero finiti col morire in mezzo a quella tempesta. La seconda, la più pessimista, prevedeva che ci fosse qualcosa in mezzo al Triangolo delle Bermuda. Cosa, però, non ci era dato sapere.
A prescindere da quale fosse quella giusta, in ogni caso, il nostro viaggio si era concluso. Non potevamo raggiungere quel luogo, non potevamo fare nulla a riguardo, per questo ci eravamo separati.
Adesso ero da solo, in fuga di Cerberus e dal mio passato che continuava a tormentarmi. Era inevitabile, adesso, iniziare a chiedermi quali fra gli omicidi che avevo commesso fossero davvero stati giustificati.
Non avevo più uno scopo, se non quello di fuggire da quel gruppo. La mia vita, in quei giorni, mi era iniziata ad apparire quasi vuota. Sopravvivere, nulla di più.
Dopo le prime tre settimane di fuga avevo ricevuto un'offerta che avrei voluto declinare. Non ebbi modo di farlo, non avevo molta scelta in realtà.
Liara mi chiese di raggiungerla nella sua base, quell'astronave su Pletalas, lì sarei stato al sicuro ed avrei avuto modo di organizzare un piano d'azione. Avevo ucciso Sutton, non c'era un solo uomo di Cerberus che non avesse il compito di darmi la caccia.
Benchè non fossi realmente solo, lì, la sensazione che avevo era quella. In fondo vedevo l'asari pochi minuti al giorno, lei passava tutte le giornate di fronte agli schermi dei suoi computer o al fianco di Shepard, nella speranza che aprisse gli occhi, e mi raggiungeva solo in serata per discutere di possibili avvenimenti che mi potessero interessare.
Invidiai un pò quell'uomo, mi dissi che doveva essere bello che qualcuno potesse tenere ad una persona in quel modo.
Un mese esatto, quindi, durante il quale Liara si era impegnata per scoprire chi vi fosse adesso a capo di Cerberus, senza successo.
Quella, tuttavia, sarebbe stata una giornata importante.
Ero fermo di fronte ad un monitor, Feron mi aveva spiegato come usare quel computer, e stavo cercando di trovare documenti aggiornati riguardo possibili avvenimenti che vedessero coinvolto Cerberus.
Ero rassegnato al fatto che anche quella sarebbe stata una giornata come le altre, quando una voce mi fece quasi trasalire.
- Tristan? - Non ci fu bisogno di voltarmi per capire chi mi aveva raggiunto su quell'astronave.
- Miranda... Ciao! - Risposi cortese. Lei mi raggiunse, si bloccò vicino a me ed osservò quello che stavo guardando io sugli schermi.
- Nessuna novità riguardo Cerberus? - Domandò, passando ad osservare me quasi con stupore.
- No... - Vidi come mi guardava, e non riuscii a fare a meno di chiederle: - ... Che c'è? - Miranda sorrise, era straordinariamente bella quando lo faceva, anche se purtroppo ciò accadeva molto raramente. Forse era quello a renderla così meravigliosa in quelle occasioni, il fatto che lo facesse di rado, e per questo quel gesto assumeva un valore più importante aldilà di tutto.
- Un abbigliamento interessante, il tuo! - Indossavo una tuta nera, abbastanza larga, ed una t-shirt bianca che era lasciata trasparire dalla parte superiore di quella stessa tuta che tenevo aperta.
- Oh... - Mi portai una mano fra i capelli, e decisi di stare al gioco: - Se avessi saputo che saresti venuta a farmi visita, di certo avrei scelto qualcosa di più elegante! - Lei indossava una tuta da combattimento, non la solita bianca, ma quella nera.
- Venuta a trovarti? Non montarti la testa, Cole! - Scosse il capo, ma lo disse con un tono divertito. Benchè non ci avessi davvero sperato, sapere che non era lì per me ebbe modo di lasciarmi deluso. Tuttavia fu lei stessa a fare un'ammissione che mi risollevò immediatamente il morale: - Anche se devo ammettere che... Mi fa piacere rivederti! E constatare che tu stia bene! -
Annuii e risposi: - Anche a me! - Abbozzai anche io un sorriso, quindi le chiesi: - Allora... Come mai da queste parti? - Si portò le braccia ai fianchi, e fece qualche passo in giro per la stanza in maniera nervosa.
- Liara non ti ha ancora detto nulla? - Domandò.
- Avrebbe dovuto dirmi qualcosa? - Altri due individui fecero capolino dall'ingresso aperto. Jacob e Garrus. Erano talmente presi dalla loro discussione che quasi non si accorsero della nostra presenza.
- Salve! - Pronunciai a voce alta, attirando la loro attenzione. I due mi raggiunsero, una stretta di mano con entrambi e i convenevoli ebbero termine.
- Qualcuno vuole spiegarmi cosa sta succedendo? - Tentai ancora, osservandoli uno dopo l'altro.
- Tristan... - Miranda stava per rispondermi, ma appena prima che potesse farlo la pesante porta di ferro dal lato opposto della stanza si aprì, ed anche l'asari si unì a noi.
- Salve a tutti! Bentornati... - Salutò gli altri in maniera formale, quindi ci fece cenno di seguirla verso uno dei monitor più grandi della sala.
- Adesso che siete tutti qui... Posso ragguagliarvi riguardo quello che sta succedendo! -
- Liara aspetta... - La interruppe Miranda - Ci sono novità riguardo il tuo... Progetto..? -
La asari si prese qualche secondo per rispondere, e alla fine lo fece in maniera serena, nonostante fosse chiaro che quella situazione la stesse logorando dentro.
- I suoi parametri vitali si sono assestati entro valori accettabili, tutte le parti del suo corpo danneggiate irreparabilmente sono state sostituite correttamente, non mi resta che... Aspettare... - La ragazza le poggiò una mano sul braccio, ed assumette un'espressione incoraggiante.
- Andrà tutto bene! -
- Lo spero... - Concluse l'asari, prendendo ad armeggiare con la tastiera. Un attimo dopo, sullo schermo, apparvero le prime immagini.
- Quella che vedete... - Spiegò Liara - ... E' una stazione di ricerca geologica dell'alleanza, su Nirvana! - Avevo già sentito parlare di quel pianeta. Adesso osservavo le riprese di quel luogo, quando un essere dalla forma umanoide si avvicinò furtivamente alle spalle ad un uomo dell'alleanza che faceva la guardia. Aveva il corpo di un colore tendente al marrone, indossava abiti apparentemente in cuoio nero, ed era armato con un pesante fucile d'assalto. Non lo usò, raggiunse quell'uomo e lasciò che le sue zanne affondassero dritte nella sua spalla. Il soldato dell'alleanza non ebbe nemmeno il tempo di reagire che il suo avversario gli divorò l'intero ventre. Fatto questo, quest'ultimo si avvicinò alla telecamera. Ebbi modo soltanto allora di vederlo bene in volto, aveva lunghi capelli neri, gli occhi iniettati di sangue, un naso simile a quello umano ma molto più schiacciato ed una bocca larghissima che lasciava intravedere zanne aguzze. Un istante dopo le riprese terminarono.
Restammo tutti in silenzio per quasi un minuto buono.
- Sono... Loro? - Domandò il turian, riferendosi agli alieni che erano fuggiti dalla base di Cerberus.
- Temo di si. - Rispose secca Liara, dopo aver deciso di far ricominciare quella sequenza video.
- Cazzo... Sembrano pericolosi... - Mormorai. Miranda era impallidita, ricordandomi per la seconda volta in un mese che era comunque una ragazza, nonostante fosse molto forte, e come qualsiasi altra ragazza poteva trovare difficile restare solida di fronte a qualsiasi cosa vedesse o affrontasse.
- Dobbiamo fermarli. - Disse ferma, appena il video terminò la seconda volta. Gli altri si dissero d'accordo.
- Io non posso allontanarmi da qui... - Comunicò Liara - Ma vi invito ad andare a dare un'occhiata, quegli esseri potrebbero essere ancora lì! - In tutta sincerità, in quel preciso istante non avrei saputo se sperare nella possibilità di trovarli e affrontarli o meno. Quegli esseri erano spaventosi.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Vorgul ***


Silenzio.
Quello che era successo alla stazione di Nirvana ci fu chiaro già una volta atterrati, lo scontro si era concluso. Sorvolando il pianeta, tuttavia, avevamo intravisto una grande astronave, non umana, ancora ferma al suolo. Quegli esseri dovevano essere ancora lì.
Eravamo in quattro, insieme a me c'erano Miranda, Garrus e Jacob, il nostro "Comandante". Loro discutevano a bassa voce, mentre ci avvicinavamo a piedi all'edificio in cui era avvenuto lo scontro, io ero assorto nei miei pensieri, stavo per i fatti miei qualche metro dietro di loro. Miranda se ne accorse ad un certo punto, mi fece cenno di avvicinarmi a loro, ma la ignorai. La cosa non sembrò farle piacere.
In realtà ciò che mi preoccupava di più era quel "Gioco di squadra" a cui ero stato invitato a partecipare, mentre ci trovavamo sulla navetta da sbarco.
Jacob era stato chiaro, avremmo dovuto agire come una squadra. Facile per loro, che lo avevano già fatto, impossibile per me, che da sempre avevo svolto i miei incarichi da solo.
Forse fu quella la ragione che mi spinse a compiere quel gesto, o semplicemente si trattò della paura di non essere in grado di riuscire a fare quello che mi era stato chiesto. In ogni caso, approfittando della folta vegetazione in mezzo alla quale ci trovavamo, decisi di allontanarmi, andare per conto mio.
Follia, forse, non sapendo cosa effettivamente avremmo trovato. Eppure essere da solo, adesso, mi faceva sentire più sicuro.
Mi chiesi quanto tempo ci volesse prima che si accorgessero della mia assenza, non avevo dubbi riguardo il fatto che almeno Miranda avrebbe capito cosa era accaduto.
Avanzai fra rocce e piante fino a trovarmi sul retro dell'edificio. Lì vi era la prima avvisaglia di pericolo, corpi dell'alleanza straziati e trivellati di proiettili, così come quelli nel laboratorio di Cerberus.
Mi inginocchia dietro un grosso masso, ed osservai con lo zoom del fucile ciò che accadeva dentro l'edificio, attraverso le finestre. La struttura era molto vasta, circondata da mezzi utili alla trivellazione e ai carichi minerari.
Ci volle quasi un minuto prima che dietro il vetro passasse una figura, che riconobbi essere appartenente ad uno di quegli alieni dalla razza sconosciuta.
Nel preciso istante in cui lo vidi, nella mia mente ripresero forma le scene che avevo visto nel video che ci aveva mostrato Liara. Non avevo mai provato simpatia nei confronti dell'Alleanza, ma il modo in cui quell'uomo era stato ucciso era stato talmente violento da farmi provare pena per lui, portandomi ad odiare quell'essere che lo aveva divorato.
L'indice della mano destra, ancora una volta, tremò sul grilletto. Avrei voluto sparare, ma sapevo bene che facendolo mi sarei ritrovato tutti quegli esseri addosso.
Abbassai l'arma e mi alzai in piedi, riabbassandomi subito dopo quando altri due di quegli esseri, identici al primo, fatta esclusione per alcuni tratti del volto, uscirono all'esterno. Si dissero qualcosa in una lingua che non conoscevo, e restarono lì, a fare la guardia.
Imprecai in un sussurro, e tornai ad osservarli all'interno del mirino. Valutai in maniera rapida tutte le possibili azioni che potevo compiere, ma riuscii a formulare un solo pensiero che, adesso, era quello che mi preoccupava di più.
Se dopo aver ucciso tutti quei membri dell'Alleanza erano rimasti lì, era evidente che stessero cercando qualcosa.
D'un tratto uno di quegli esseri venne sollevato dal suolo, e scagliato con violenza verso il muro, mentre l'altro venne abbattuto da un colpo alla testa, secco.
Quello che era stato atterrato, dal canto suo, lanciò un urlo che mi fece rabbrividire, ed a questo risposero altri provenienti dall'interno dell'edificio. Osservai alla mia destra, ed in lontananza riuscii a vedere i miei tre compagni.
Garrus, sorpreso dalla reazione di quell'essere, sparò un altro colpo che lo raggiunse in pieno petto. Quello urlò di nuovo, ma si era appena rimesso in piedi, e ci restò. La cosa sembrò non preoccupare il turian, ma fu chiaro che Miranda e Jacob lessero quella resistenza in pessimo modo. Erano coriacei, difficili da buttare giù.
La porta dell'ingresso secondario si spalancò, un attimo dopo una ventina di quegli esseri, tutti simili fra loro, si iniziarono a fare strada fra la vegetazione. Cercavano loro.
Erano tutti simili, se ne distingueva solo uno. Era alto quasi il doppio degli altri, non aveva capelli, ma indossava un casco aperto che lasciava intravedere il suo unico occhio, iniettato di sangue come quello degli altri esseri. Le zanne che si potevano intravedere nella sua bocca larga, ancora sporche del sangue degli uomini dell'Alleanza, mi fecero rabbrividire.
Dalle dimensioni della sua arma, immaginai che si trattasse di un fucile a pompa. Diede delle indicazioni agli altri, che si mossero per eseguirle.
Io ero al sicuro, ma gli altri non lo erano, li stavano cercando. Erano rapidi, li avrebbero presi ed uccisi.
Pensai a quell'unica soluzione, dovevo attirare l'attenzione per fare in modo che si dividessero, dando così un'opportunità a Jacob e gli altri.
Mirai ad uno di quegli esseri e sparai, colpendolo in piena nuca ed uccidendolo.
Vista quella scena, una dozzina di essi si diressero nella mia direzione. Lanciai un'ultima occhiata all'ingresso dell'edificio, il loro capo era scomparso. Ciò mi metteva ansia. Stava cercando me o gli altri?
Iniziai a correre nella speranza di seminarli, ma avevo visto come si muovevano, sapevo di non avere molte possibilità di tenerli lontani. Poi ebbi un lampo di genio, e mi occultai. Guadagnai tempo, loro si fermarono a cercarmi, ne approfittai.
Caricai un altro proiettile, e sparai tre colpi in rapida sequenza. Col primo ne uccisi uno, colpendolo proprio in mezzo ai suoi grandi occhi, con gli altri due ne misi al tappeto un altro.
Ripresi a correre, fino a quando non notai qualcosa che mi fece rabbrividire, un dirupo. La mia corsa era finita, dovevo combattere. Scivolai dietro ad un altro masso, caricai di nuovo e sparai tre colpi, tutti diretti allo stesso individuo. Il primo non andò a segno, gli altri due si.
Erano quasi una decina, non potevo ucciderli tutti. Con mia grande sorpresa, tuttavia, d'un tratto si fermarono e cambiarono direzione. Forse avevano trovato gli altri.
Feci per inseguirli, ma dalla vegetazione fece capolino quell'essere, quello che li comandava tutti. Restai gelato sul posto, faceva paura, ma sapevo di poterlo uccidere, combattendo al massimo delle mie capacità.
Si avvicinò a me lentamente, ma prima di sparare, parlò. Nel dubbio, decisi di riprendere a nascondermi dietro quel masso.
- Umano. - Iniziò con voce ferma e roca - Tanto stupido quanto debole. -
Non risposi, benchè avrei voluto. Caricai di nuovo il fucile.
- Tu... Morire adesso! -
- Questo è da vedere! - Non riuscii a contenermi, lui tuttavia non sembrò sentire le mie parole, per cui continuai: - Cosa siete? -
Era fermo, a pochi metri dal masso dietro il quale ero nascosto. Alle mie spalle, a distanza di poco più di due metri, vi era il dirupo.
- Noi? Vorgul. -
- Vorgul? -
- Io... Korko Vorgul. - Disse ancora, pronunciando quelle parole con un accento di orgoglio. Non ero certo di aver capito bene, ma se la sua prima risposta si riferiva alla loro razza, l'aggettivo "Korko" doveva essere qualcosa di simile a capo.
- Tu... Carne morta! - Concluse. Lo sentii avanzare, i suoi passi erano talmente pesanti da far tremare il terreno intorno a lui. Sparò un colpo contro la roccia, che si spaccò con violenza in buona parte. Mi occultai, gli sparai tre colpi in pieno petto ed iniziai a correre alla ricerca di un'altra copertura, che trovai a distanza di pochi metri, sebbene fosse più vicina al dirupo.
Qui compimmo le stesse azioni, lui si avvicinò, sparò al masso, ed io sparai altri tre colpi. L'ultimo lo colpì appena sotto l'occhio, e il Korko Vorgul urlò dal dolore. Premette il grilletto diverse volte, la roccia andò completamente in frantumi ed uno dei proiettili di quell'arma mi colpì ad una spalla. Cambiai il caricatore, ma appena prima che potessi sparare lui si avventò verso di me.
La ferita che mi aveva inferto bruciava, ma peggio ancora, mi paralizzò completamente il braccio destro, non potevo mirare e sparare.
Schivai la sua carica rotolando all'indietro, ma mi trovai proprio sull'orlo del precipizio. Posai il fucile ed estrassi la predator, per sparargli contro un intero caricatore. Lui barcollò ad un certo punto, ma continuò ad avanzare, in maniera più lenta.
Vidi le sue zanne sanguinanti fare capolino dalla sua bocca, quel sorriso rabbioso apparire fra le sue labbra. Stava per mordermi. Provai a scostarmi, ma appena prima che lo facessi qualcosa lo spinse con violenza. Mi finì addosso, ed entrambi cademmo all'indietro. Restai appeso al terreno con una mano, sotto di me vi era il nulla. Lui cadde più sotto, ma riuscì con le mani ad appendersi alla parete di roccia, era abbastanza forte da fare in modo che le sue dita la attraversassero con semplicità.
Provai a tirarmi su, ma non ci riuscii. Fu allora che capii cosa era successo. Jacob mi tirò su con entrambe le mani, rimettendomi sul terreno, insieme a lui vi erano Miranda e Garrus.
Osservai alle loro spalle, quegli esseri, i Vorgul, li stavano inseguendo.
- Dobbiamo andare! - Mi comunicò Miranda, poggiandomi una mano sulla ferita al braccio ed assumendo un'espressione preoccupata.
- COME? - Le chiesi ad alta voce, appena prima che un rombo catturasse la mia attenzione. La navetta di salvataggio ci aveva raggiunti sul posto. Ci avviammo verso di essa, ma il Korko Vorgul riapparve di fronte a noi, era riuscito a risalire.
Sparò un primo colpo verso di me e Miranda, io spinsi lei alla sua sinistra e mi gettai alla mia destra, facendo in modo che il colpo andasse a vuoto.
Garrus schivò quello diretto a lui scivolando al suolo. Ma Jacob non fu altrettanto fortunato.
Si era voltato per attaccare gli esseri che ci stavano raggiungendo con i suoi poteri biotici, e i diversi proiettili sparati da quel fucile lo raggiunsero nella parte superiore della schiena. Lui cadde al suolo.
Mi avvicinai a lui. Un istante dopo un salarian fece capolino da un finestrino della navetta.
- Dobbiamo andare! - Ci comunicò.
Passai il braccio funzionante dietro la schiena di Jacob, mentre Garrus distraeva il Korko Vorgul. Gli altri esseri erano ancora vicini.
- No, Cole... Per me è finita... - Pronunciò l'uomo - Scappate, andatevene... -
Miranda si inginocchiò a fianco a lui.
- Non possiamo lasciarti qui, andiamo... C'è ancora una speranza... -
Jacob scosse lentamente il capo, e le poggiò una mano sul viso. Sorrise in maniera sofferente.
- No, non c'è... Tossì, sputando un fiotto di sangue al suolo - Miranda... -
- Si..? -
- Ti... Amo. - Vidi le lacrime solcare il volto della ragazza, strinse la mano dell'uomo su di esso. Non rispose, sapevano entrambi, probabilmente, che lei non lo aveva mai ricambiato. Lui se n'era fatto una ragione, e così anche lei. Ma quello era un momento devastante per entrambi.
- E Cole... Ferma questi bastardi! La squadra ha bisogno di te... -
- Li fermerò, Jacob, te lo prometto. - Lui annuì, ed aggiunse un ultima cosa.
- Abbi cura di lei... - Chiuse gli occhi, per non riaprirli più.
Miranda urlò, puntò il Korko Vorgul e lo scagliò al suolo con uno dei suoi poteri biotici. Garrus ne approfittò per raggiungere la navetta ed offrirci fuoco di copertura.
- Sbrigatevi! -
Strinsi la ragazza per i fianchi, e la trascinai verso di me. Lei urlò, si divincolò, non voleva lasciarlo, ma la mia presa fu più forte. La spinsi all'interno della navetta, e dopo aver fatto il mio ingresso mi chiusi la porta alle spalle.
Guardai un'ultima volta attraverso il finestrino e strinsi i pugni.
- Addio... Comandante... Mormorai. Adesso avevo una promessa da mantenere...

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** The Commander ***


Nella sala tattica della Rebellion, adesso, regnava il silenzio.
Miranda aveva lo sguardo perso nel vuoto, sulla navetta si era sfogata contro di me, mi aveva accusato di essere uno dei responsabili della morte di Jacob. Secondo lei tutto quello non sarebbe successo se fossi rimasto con loro, se avessimo collaborato. Poi era rimasta in silenzio, erano ore, ormai, che non diceva nulla.
Garrus era appoggiato ad una parete, aveva le braccia incrociate al petto e continuava a studiare, osservandolo, il salarian che ci aveva tirati fuori da quella situazione.
Era proprio con quest'ultimo che stavo discutendo io, mi era sembrato giusto ragguagliarlo riguardo la situazione inerente ai Vorgul. Aveva ascoltato tutto con interesse, benchè era già al corrente di molte cose. Jacob li aveva aggiornati a dovere.
Si chiamava Odrim Talurix, era un ingegnere con un passato nelle S.O.S, un ottimo elemento.
- La Rebellion, signore, è opera del mio genio! - Disse ad un certo punto, una volta concluso il discorso su quella razza. Lo osservai per qualche secondo, poco sicuro su cosa dire.
- Oh, beh... Bravo! E... Non c'è bisogno di essere così formali! Chiamami Tristan, o Cole... Insomma... Come preferisci! -
Il salarian fece una smorfia con la bocca, si grattò la nuca nervosamente ed osservò Miranda in cerca di un qualche aiuto che non gli sarebbe arrivato.
- Quindi... Ancora non lo sa? - Chiese, visibilmente a disagio.
- Cosa..? -
- Oh... Sarà Miranda Lawson a dirle tutto... - La guardò ancora una volta, ed aggiunse: - Quando tornerà disponibile! -
Abbassò il capo e fece per uscire dalla sala tattica, fermandosi proprio sulla soglia della grossa porta di ferro.
- Signore..? -
- Si, Odrim..?
- La prossima volta che scenderete a terra, mi piacerebbe unirmi a voi! -
- Beh, non sta a me decidere! Mi dispiace! - Lo sentii sghignazzare in maniera composta, prima che si chiudesse la porta alle spalle.
Ci fu almeno un minuto buono di silenzio, questa volta ad interromperlo fu il turian.
- Questa nave è all'altezza della nostra vecchia Normandy, quell'ingegnere ha fatto un buon lavoro! Credo sarebbe un buona idea portarlo con noi! -
- Lo credo anch'io! - Garrus annuì e sorrise, poi senza dire nulla uscì dalla sala, lasciandomi solo con Miranda.
Questa volta restammo in silenzio più a lungo. Lei sembrava aver approfittato del fatto che fossimo rimasti da soli per liberare altre lacrime, che fino a quel momento, probabilmente, aveva evitato di versare con un notevole sforzo.
Piangeva in maniera sommessa, silenziosa. Jacob, probabilmente, era l'amico più fedele e importante che avesse mai avuto, ed adesso non c'era più. Non osavo immaginare come si sentisse. Mentre la osservavo, ripensavo al nostro primo incontro... Alle parole che mi aveva detto...


L'uomo misterioso ci aveva appena presentati, lasciandoci da soli in una delle sale d'addestramento all'interno di un laboratorio di Cerberus.
- Allora... Miranda... -
- Sono l'agente Lawson, per te. - Mi corresse in maniera secca, portandosi le mani ai fianchi.
- Agente Lawson... - Sorrisi in maniera irritante, lei sembrò non curarsene - Da dove iniziamo? -
- Hai una famiglia, Cole? -
- Non più. -
- Degli amici..? -
Mi strinsi nelle spalle, e risposi con semplicità: - Certo! -
Miranda scosse il capo, si avvicinò a me e pronunciò a bassa voce, con un tono di voce talmente freddo e distaccato da farmi quasi rabbrividire: - I rapporti umani sono soltanto un ostacolo. -
- Dovrei... Liberarmene? -
- Pensi di poter fare in modo che i tuoi rapporti non interferiscano con il lavoro che svolgerai per Cerberus? -
Avrei voluto risponderle che ne ero certo, ma non era così. Lei colse al volo quella mia esitazione, me la lesse negli occhi.
- Allora si. Devi liberartene! -
Annuii in maniera poco convinta. In fondo sapevo che entrare a far parte di quel gruppo mi avrebbe cambiato la vita.
- Tristan Cole... Da questo momento sei un agente di Cerberus. Chi eri prima... Non esiste più! Sei pronto a lasciarti la tua vita alle spalle? Sei pronto a fare qualsiasi cosa ti verrà chiesta? -
Ancora una volta sorrisi, questa volta in maniera sicura.
- Diamine... Si! -





Miranda era cambiata radicalmente da quel momento, molto più di quanto fossi riuscito a fare io.
Non avevo stretto rapporti con nessuno, da quel momento, ed avevo tagliato quasi completamente i ponti con il passato. L'unica persona a cui tenevo davvero era lei.
- Mi dispiace... - Mormorai, facendo un primo passo per avvicinarla.
Lei scosse il capo, tirò su col naso in maniera poco evidente e si asciugò le lacrime con il palmo della mano.
- Se fossi rimasto con voi, sarebbe stato peggio! Sono riuscito a dividere il loro gruppo, se non lo avessi fatto ce li saremmo trovati tutti addosso, e... -
- LO SO! - Urlò lei, interrompendomi - Lo so, Tristan! LO SO! Va bene? - Scattai in avanti e la strinsi fra le braccia, era la prima volta che lo facevo.
Lei restò ferma per qualche secondo, quelle azioni le risultavano molto più complesse da compiere di quanto lo fossero per le altre ragazze, quindi mi passò le braccia dietro la schiena, ed anche lei strinse la presa.
Sentii la sua guancia umida contro la mia, il suo corpo contro il mio. Mi sentii, per la prima volta, invincibile.
Se mi fossi trovato di fronte al Korko Vorgul, in quel momento, sarei stato capace di ucciderlo a mani nude.
- Gli hai fatto una promessa, Tristan. - Pronunciò in un sussurro, senza lasciare quella presa.
- Ed ho intenzione di mantenerla... -
- Non ti permetterei di romperla, neanche se tu lo volessi... - Si staccò da me, poggiandomi le sue mani sul petto, quindi scandì bene quell'ultima parola: - Comandante. -
Stavo per scoppiare in una fragorosa risata, ma lei mi fulminò con lo sguardo.
- Non stai dicendo sul serio... Andiamo, Miranda... Sai che io non... Non puoi chiedermi... -Balbettai, ancora confuso.
- Non te lo sto chiedendo. -
- Davvero, Miranda... Io non sarei in grado di guidare una squadra! Non sono fatto per... Questo... -
Lei ignorò completamente le mie parole, decisa a farmi quell'ultima domanda: - Per mantenere la promessa che hai fatto a Jacob, e fermare questi bastardi, dobbiamo formare una squadra forte e solida... Hai qualche idea..? -
Sbuffai, e le risposi in maniera abbastanza irritata: - Forse. -

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** An old friend ***


Saremmo dovuti ripartire da quella promessa, ma non sarebbe stato semplice.
Benchè l'alleanza si fosse adoperata per evitare che dilagasse il panico, assicurandosi che nessuno sapesse dei Vorgul, questi continuavano ad attaccare stazioni geologiche e laboratori di ogni tipo in maniera sempre più violenta. Liara continuava a seguire i loro spostamenti, ma questi non sembravano mai divenire chiari o logici.
Noi avevamo deciso che non era assolutamente il caso di affrontarli di nuovo, non eravamo pronti a quello, ed adesso eravamo rimasti in pochi.
Con il salarian che si era proposto di unirsi alla nostra squadra eravamo tornati ad essere quattro, ma ci era apparso chiaro dallo scontro su Nirvana che non avevamo alcuna possibilità.
Quindi dovevamo mettere in piedi una squadra, una degna di quella di cui avevano fatto parte Miranda e Jacob.
Da un lato Shepard, dall'altro io... Sapevo che ce ne sarebbe voluto di tempo per arrivare al suo livello, ma poter contare sulla disertrice di Cerberus era un ottimo inizio.
Garrus era una certezza su cui poter sempre contare, ed Odrim, il salarian, aveva già mostrato le sue capacità lavorando sulla Rebellion. Come inizio non c'era male.
Decisi di cercare un mio vecchio amico, di cui avevo da tempo perso le tracce. Il suo nome era Richard Jones, e la sua storia parlava per lui.
Quando io avevo deciso di unirmi a Cerberus, lui capì di non essere adatto a quel gruppo, ma si sbagliava... In realtà lo sarebbe stato più di di me!
L'Alleanza lo recluto, e benchè lui fosse uno dei membri migliori di cui questa disponesse, ci mise poco per iniziare ad infrangere le prime regole. Se le prime volte Hackett gliela fece passare liscia, alla lunga capì che il suo atteggiamento non sarebbe mai cambiato. Decise di dargli il benservito, e lo cacciò.
Adesso era disoccupato, ma a quanto mi era stato detto da Liara era solito unirsi a squadre di mercenari capaci di svolgere compiti di ogni genere, solitamente omicidi.
Miranda aveva insistito per accompagnarmi alla sua abitazione, e benchè non mi sembrasse il caso che venisse anche lei fui costretto ad accettare.
Di nuovo la terra, di nuovo Londra.
Bussai alla porta, e ci vollero pochi secondi prima che lui aprisse. Rivederlo fu molto strano, mi bastò trovarmelo di fronte per ritrovarmi a nuotare nel mio passato.
- Tristan Cole? Sei davvero tu? - Sorrise, mostrandosi subito molto contento di vedermi, e ci fece cenno di accomodarci. Era alto quasi due metri, ed aveva una muscolatura molto sviluppata, benchè non eccedente nel ridicolo. Lunghi capelli neri gli arrivavano fino alla schiena, solitamente, ma in quell'occasione li stava tenendo legati in una coda lunga. La barba folta cresciuta sul suo viso mi comunicò subito che non si curava molto negli ultimi tempi, probabilmente.
- Ciao Jones! - Lo vidi studiare per bene Miranda, spostare lo sguardo sul suo corpo, sulle sue curve. Se la stava mangiando con gli occhi, e la cosa iniziava quasi a darmi fastidio.
- E tu sei..? - Le chiese.
- Miranda Lawson! - Gli porse la mano, e lui la strinse vigorosamente. Ci fece cenno di accomodarci su un divano di pelle, di fronte al quale posizionò una poltrona dello stesso materiale, su cui si sedette lui.
- Allora Cole... Lei è la tua..? - Vidi Miranda spostarsi timidamente a guardare un altro punto della stanza, lasciandomi il compito di rispondere.
- E' la mia partner! - Restai sul vago, se avesse pensato che fra me e lei ci fosse qualcosa non si sarebbe proprio sbagliato. Fu chiaro che la mia risposta non lo soddisfacesse, ma decise di non insistere.
- Quindi... Sono anni che non ci vediamo! A cosa devo questa visita? - Andò subito al sodo, e gliene fui immensamente grato.
Stavo per rispondergli ma fu Miranda a precedermi.
- Sembra che tu non abbia molto da fare negli ultimi tempi, dico bene? - Richard le rivolse uno sguardo scettico.
- Cosa..? -
- Abbiamo le nostre fonti! - Continuò in maniera seria e distaccata - Stiamo cercando qualcuno che ci aiuti a svolgere un compito importante, e... -
- Ho pensato che tu potessi essere la persona giusta! - Ripresi io.
Lui ci osservava stranito, ma era chiaro che la cosa gli iniziasse ad interessare.
- Cosa avete da propormi? - Si alzò in piedi, e poggiò le mani sullo schienale della poltrona su cui prima era seduto.
- Ci sono degli esseri che stanno creando non pochi guai all'Alleanza, e non solo... -
Jones non mi lasciò completare quelle spiegazioni, mi bloccò.
- Non ho più niente a che fare con loro da molto tempo ormai! -
- Non dovresti lavorare per loro! Dovresti lavorare per Tristan. - Lanciai un'occhiataccia a Miranda, appena disse quelle parole. Odiavo sentirmi al comando di quella "Operazione", la cosa mi metteva addosso troppa pressione.
- Ok, continuate. - Mi fece cenno di riprendere, e lo accontentai.
- L'Alleanza non vuole seminare il panico, ma sono ormai diverse settimane che la galassia ha a che fare con una nuova razza di alieni, violenti e spietati! Si chiamano Vorgul, e sono dannatamente pericolosi... -
- Dovremmo sterminare la loro razza? -
- Non possiamo... Abbiamo motivo di credere che qualsiasi sia il posto da cui provengano... Si trovi all'interno del Triangolo delle Bermuda. - Dall'espressione stupita che assumette, mi fu chiaro che sapeva di che posto si trattava.
- Quindi... Dovremmo respingerli? - Annuii convinto.
- Si, al momento si tratta di questo! -
- E quindi tu saresti il... -
- Comandante. - Pronunciò di nuovo Miranda. Il fatto che io ricoprissi quel ruolo doveva andarle molto a genio.
- E che mi dite della mia paga? Se questi esseri sono così pericolosi, credo che... - Feci un cenno a Miranda, era lei che si occupava di queste cose.
- Gestiamo i fondi dei ribelli di Cerberus, e disponiamo di buone risorse. Possiamo offrirti 25.000 crediti dopo la prima settimana che lavorerai con noi, ed altri 25.000 a lavoro compiuto.
- 30! - Provò a negoziare lui, trovando Miranda pronta a fare altrettanto.
- 20. - Abbassò la cifra, e la cosa sembrò funzionare.
- Bene... Vorrà dire che mi accontenterò dei 25.000! -
Gli spiegammo come raggiungerci all'Hangar, ed abbandonammo la sua abitazione.
Avevamo fatto un altro passo importante, sapevo che il mio vecchio amico fosse un membro valido, benchè indisciplinato. Non sarebbe stato facile tenerlo a bada, certo, ma sapevo di poterlo fare. A differenza dei suoi superiori dell'Alleanza sapevo bene quali tasti premere per farlo stare tranquillo.
- Sicuro che sia un buon elemento? - Mi domandò la ragazza, una volta fuori.
- Si... E' coriaceo! Ha una resistenza fisica da far paura, ed è uno di quelli capaci di spezzare il collo di un alieno a mani nude! E' forte, ed uno come lui ci serve! - Quella risposta sembrò soddisfare Miranda, almeno momentaneamente.
Avevamo ancora molto da fare, certo, ma avevo acquistato un pò di ottimismo. Dopo lo scontro con quel Vorgul enorme avevo iniziato a temere che le nostre possibilità di riuscita fossero troppo misere. Lo erano ancora, ovviamente, ma avevamo guadagnato dei punti. In ogni caso anche l'Alleanza avrebbe di certo fatto qualcosa, benchè fosse da vedere come avrebbero agito.
Una cosa era certa: quegli alieni erano pericolosi, e non andavano sottovalutati. Speravo che la guerra con i razziatori, almeno da questo punto di vista, avesse insegnato qualcosa agli abitanti della galassia...

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Geth ***


Richard era l'ultimo legame che mi era rimasto con il passato, ed anche quello si era ormai indebolito. Non mi dispiaceva affatto averlo fra i membri dell'equipaggio.
Fra me, Garrus ed il mio vecchio amico avevamo già una buona potenza di fuoco diretto, adesso ci sarebbe convenuto lavorare sulla parte tecnica e biotica della squadra. Avevamo già Odrim e Miranda, e non avevo dubbi riguardo il fatto che sapessero il fatto loro, ma dovevamo ancora potenziarci da quel punto di vista.
Per questo motivo avevamo raggiunto quel pianeta, famoso quanto fino a poco tempo prima inospitale e quasi irraggiungibile... Rannoch!
Miranda e Garrus avevano insistito affinchè trovassimo una quarian che abitava lì, una loro vecchia amica che si era rivelata preziosissima sotto la guida di Shepard. Alla fine dello scontro con i razziatori si era ritirata lì, ed aveva contribuito all'opera di ricostruzione sul pianeta.
Liara, come al solito, ci aveva fatto pervenire un suo rapporto riguardo la situazione su Rannoch. C'erano voluti pochi mesi perchè i quarian, esperti di tecnologie di ogni genere, riuscissero a costruire abitazioni altamente all'avanguardia ed una flotta capace di superare in quanto a quantità quella di qualsiasi altra razza.
Non si erano, però, fermati lì. Si erano impegnati per ricostruire i geth, simili ai precedenti, ma questa volta assoggettati completamente al loro volere, nonchè più temibili in quanto ad abilità.
Quel loro progetto aveva destato non poche perplessità durante il consiglio, ma Tali'Zorah era riuscita a guadagnarsi abbastanza fiducia da poter convincere i diversi membri ad approvare che quel lavoro continuasse.
Pace assoluta, collaborazione e nessun segreto fra le razze della galassia. Quello che era accaduto fra turian, salarian e krogan non si sarebbe dovuto ripetere per nessuna ragione, per questo i quarian avevano pensato bene di mettere subito le carte in tavola.
I primi geth erano già stati creati, in ogni caso, e molti altri stavano per vedere la luce. Per come la vedevo io, se fosse scoppiata una guerra con quegli esseri, i vorgul, i quarian erano forse la razza più utile da avere dalla propria parte.
Appena atterrammo su Rannoch ci rendemmo subito conto che qualcosa non andava. Appena giunti all'hangar non trovammo nessuno ad attenderci, e già questo ci risultò essere abbastanza sospetto, ma fu una volta scesi dalla Rebellion che notammo cosa stava accadendo. I pochi quarian che si sarebbero dovuti occupare di quel settore erano stati uccisi, ma sui loro corpi non vi era segno di morsi o lacerazioni. Non si trattava dei vorgul.
Fra i diversi corpi ne notammo uno umano, che ci sciolse ogni dubbio a riguardo. Indossava un'armatura di Cerberus.
- Guarda Tristan, ci sono i tuoi vecchi amici! - Commentò Richard, dopo un'attenta osservazione di ciò che lo circondava.
- Dubito che mi daranno il benvenuto... - Risposi lapidario, facendo cenno agli altri di avanzare verso l'esterno dell'hangar. Questa volta eravamo cinque, oltre a me e a Jones avrei potuto contare anche su Miranda, Odrim e Garrus.
Raggiungemmo rapidamente l'esterno dell'edificio, completamente deserto. Puntammo allora verso un edificio poco distante, quello che svettava su tutti gli altri di quella città, o qualunque cosa fosse. Era da lì che provenivano rumori di scontri violenti.
Esplosioni, spari, urla. Stava succedendo qualcosa.
Appena fummo abbastanza vicini capimmo tutti di cosa si trattava.
- Una fabbrica... Di geth! - Giudicò per primo Odrim.
- Scommetto che sono qui per rubare i progetti! I geth in mano a Cerberus sarebbe follia pura, dobbiamo fermarli subito... - Propose invece Garrus.
Osservammo un manipolo di quarian armati fare irruzione nell'edificio, alcuni di loro sembrarono tuttavia notare la nostra presenza.
Una decina, poco più, ci raggiunsero rapidamente. Un istante dopo le loro armi erano puntate su di noi.
- Chi siete? Cosa ci fate qui? - Ci domandò minaccioso colui che doveva essere il loro superiore.
- Siamo vostri amici... - Rispose calma Miranda - Siamo qui per... -
- Keelah se'lai! Siete voi! - Alle spalle di quel gruppo fece capolino una figura più snella, femminile.
- Lei... - Terminò l'unica ragazza della mia squadra, indicando la nuova arrivata.
- Andate, me ne occupo io! - Ordinò lei ai suoi, che senza aggiungere altro raggiunsero l'edificio - E' un piacere rivedervi... O conoscervi! E sono curiosa di sapere cosa ci fate qui, ma prima devo occuparmi di questo... -
Indicò la fabbrica, e la domanda di Jones fu spontanea: - Cosa sta succedendo? Perchè Cerberus è qui? -
- Sono settimane che gli uomini di Cerberus cercano di accedere ai nostri sistemi, per appropriarsi degli schemi di progettazione dei nuovi geth! Abbiamo fatto in modo che ne restassero esclusi, non è stato difficile in fondo! Quindi credo che abbiano deciso di usare la forza! -
- Dobbiamo fermarli. - Esclamò Miranda, con voce ferma.
- Allora è una fortuna che siate qui! Seguitemi! - La fabbrica apparve ancora più grande di quanto pensassi, una volta che vi fui davanti. Era l'edificio più strano che avessi mai visto, probabilmente, e si poteva notare subito l'impronta tecnologia quarian su di esso. Condotti, cavi, centraline e molto altro erano già visibili dall'esterno, ed il tetto era formato da sei imponenti cupole circolari di vetro rinforzato. Una di esse era stata distrutta, probabilmente alcuni degli uomini di Cerberus avevano attaccato dall'alto.
Entrammo dall'ingresso principale, e ci sbarazzammo subito dei primi uomini di Cerberus. Fu semplice, adesso avevamo davvero una potenza offensiva notevole. Odrim mise in azione una torretta, e Tali fece lo stesso con un drone.
Superato il corridoio d'ingresso ci trovammo nella grandissima sala in cui i geth venivano costruiti. Era lì che si stava svolgendo il grosso degli scontri.
Approfittammo dei macchinari per cercare copertura, e da lì iniziammo a sparare i primi colpi diretti verso gli uomini di Cerberus. Se io e Garrus preferivamo un approccio più preciso e letale, Jones li affrontava in campo aperto. Continuava a sparare con quel suo fucile d'assalto, spostandosi rapidamente da una copertura all'altra. Ad un certo puntò lanciò una granata che riuscì a stanare tre uomini che si nascondevano dietro quello che restava di un muro, e per me e Garrus fu facile eliminarli.
Era chiaro, comunque, che quei combattimenti Jones li amava, si stava divertendo un sacco.
Tali si limitava a controllare le condizioni dei quarian che erano stati feriti, mentre Odrim e Miranda le offrivano un fuoco di copertura che unito alle loro abilità risultava particolarmente efficace.
Una forte esplosione proveniente dal piano superiore ci avvisò del fatto che quel luogo sarebbe dovuta essere la nostra prossima priorità.
- Andate! Ci penso io qui! - Gridò Tali, intenta a trascinare una guardia quarian dietro uno dei pesanti macchinari. Feci cenno a Miranda e Odrim di restare a coprirla.
- Garrus... Rick... Seguitemi! -
Approfittammo della torretta e del drone che si erano lanciati nella mischia per attirare l'attenzione nemica e raggiungemmo il piano superiore.
Qui la situazione era diversa da quella che ci saremmo potuti aspettare. C'era la sala di controllo, probabilmente era quella l'obiettivo degli uomini di Cerberus. Alcuni soldati quarian, supportati da pochi geth, continuavano a fare fuoco contro un mech pesante che sembrava non risentirne particolarmente. Degli uomini nemici erano intenti, nel frattempo, a interagire con i computer.
- Prima loro... - Garrus e Jones annuirono, e fecero immediatamente fuoco contro di questi, che non ebbero nemmeno il tempo di contrattaccare. Adesso ci restava solo quel mech.
Quest'ultimo sparò un missile che uccise all'impatto la metà della resistenza quarian, in uno spazio così ridotto schivare i suoi colpi pesanti sarebbe stato molto difficile.
Scivolai dietro una scrivania d'acciaio, e me la ribaltai di fronte, guadagnando abbastanza tempo per ricaricare il fucile e sparare altri tre colpi che attirarono la sua attenzione. Quel grosso mezzo non fece attendere la sua reazione, e scaricò diverse raffiche di mitragliatrice contro la scrivania, prima di optare per un altro missile che mi scagliò all'indietro.
Rotolai dietro un altro dei computer, mentre il turian continuava a sparargli colpi precisi e Jones si univa a ciò che restava dei quarian.
Un forte tonfo sopra le nostre teste, un altro vetro della cupola si frantumò. Stavo per imprecare, ma appena prima che avessi modo di farlo scoprii che a fare il suo ingresso fu un geth pesante, dalla corazza rossa.
- Un Nucleo Geth! - Esclamò sorpreso Garrus, vedendolo arrivare.
Diverse scariche di mitragliatrice, qualche esplosione. Lo scontro fra il nuovo arrivato e quel mech fu spietato.
Jones guidò i quarian e i geth leggeri al piano di sotto, io e Garrus restammo ad assistere a quel combattimento.
Quando il mech sparò un missile contro il Nucleo temetti che potesse esplodere, ma non fu così. Quei cosi erano dannatamente resistenti.
Lanciai un impulso sovraccaricante al macchinario di Cerberus, ed il geth sembrò leggere che quello era il momento propizio per attaccarlo. Anch'egli sparò un missile talmente violento da scagliare il mech contro un muro, prima di esplodere con esso.
Osservai la scena a bocca aperta per qualche secondo, poi raggiunsi gli altri al piano di sotto.
I pochi uomini di Cerberus rimasti se la stavano dando a gambe, li avevamo respinti.
- Grazie! Senza di voi si sarebbero impadroniti dei nostri dati... - Tali mi strinse la mano, appena le fui abbastanza vicino.
- Non potevamo permettere che accadesse. - Risposi fiero.
- So perchè siete qui, Liara mi ha già avvisata... - Ci anticipò, prima che potessimo dirle altro.
- Beh... Sarai dei nostri..? - Chiese Miranda speranzosa.
- Qui servirebbe il mio aiuto, ma penso che potranno sistemare tutto senza di me! Si... Sarò dei vostri... Dopo oggi ve lo devo! Datemi solo un giorno per preparare le mie cose... - Diede un'ultima occhiata all'interno dell'edificio, parzialmente distrutto, quindi pronunciò quelle ultime parole in quel luogo: - Ci rimetteremo in piedi... Ancora una volta! -

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Change of plans ***


- 88... 89... 90... -
Nonostante sulla Rebellion disponessimo di una fantastica sala d'addestramento, preferivo fare quegli esercizi per tenermi in forma in privato, nella mia cabina.
Certo, considerando che adesso ero il comandante di quell'equipaggio non potevo più permettermi un atteggiamento così solitario. C'era stato solo un periodo della mia vita in cui allenarmi in compagnia si era rivelato piacevole, ma da quando Miranda aveva mollato Cerberus avevo fatto tutto da solo. Un passo alla volta, avrei imparato a giocare di squadra, addestrarmi di nuovo con gli altri e collaborare con loro.
Non era davvero quello che volevo, ma era quello che serviva.
Bussarono alla porta della mia cabina, ma decisi di non fermarmi, poichè stavo arrivando a quota 100 flessioni.
- Avanti! - Esclamai.
La porta si aprì lentamente, ed a fare il loro ingresso furono Tali ed il salarian, Odrim.
- Oh... Chiedo scusa comandante, vedo che è impegnato! Torniamo dopo? - Esordì la quarian.
- 98... 99... 100... - Scattai in piedi e mi parai immediatamente di fronte a loro. Adesso indossavo solo una vecchia t-shirt bianca, su un paio di pantaloni da tuta neri con delle linee verticali gialli. Un tema che richiamava Cerberus.
- Ditemi pure! -
- Comandante... Ci chiedevamo quali fossero i suoi prossimi obiettivi! Dobbiamo reclutare qualche altro membro per la squadra? - Domandò subito l'ingegnere.
- Credo che dovremmo... - Presi un asciugamano che avevo messo precedentemente sulla scrivania, e mi asciugai il sudore che mi imperlava la fronte - Ma non saprei da dove riprendere con questa ricerca! -
- Ho inviato una lista di nomi al suo factotum! Ognuno di essi accompagnato da una descrizione dettagliata, spero ne trovi qualcuno interessante! -
- Sono dei tuoi vecchi compagni, Tali? - Lei scosse il capo.
- Non proprio! Ma conosco ognuno di loro, e credo che sarebbero degli ottimi acquisti per la nostra squadra! -
Odrim fece un passo avanti - Mi dispiace non poter aiutare da questo punto di vista, comandante! Tutti coloro che conosco sono già a sua disposizione! -
- Lo so, tranquillo! Hai già fatto molto per la Rebellion... -
- Però volevo dirle che conosco diversi laboratori i cui scienziati non nutrono più molta fiducia verso Cerberus. -
- Credi che potremmo... - Il salarian concluse quella frase al posto mio.
- Potremmo convincere qualcuno molti dei dipendenti e dei soldati di Cerberus ad unirsi alla nostra causa! Si, signore! -
- Mi sembra una buona idea! C'è altro? - Scossero entrambi il capo, e dopo un comune saluto militare abbandonarono la mia cabina. Era ancora stranissimo essere il destinatario a cui era rivolta una tale disciplina.
- 101... 102... 103... Ripresi a fare flessioni, questa volte su una mano sola, benchè in realtà non fossi affatto concentrato. Ero curioso di vedere i nomi proposti da Tali, ma ancora di più di scoprire se effettivamente potessimo riuscire a convincere un numero massiccio di uomini di Cerberus ad entrare a far parte delle nostre fila.
Ed ecco, dopo diversi minuti, di nuovo qualcuno a bussare alla mia porta, questa volta capii dal modo in cui era stato fatto di chi si trattasse. Prima ancora che dall'altra parte qualcuno parlasse, esclamai:- Avanti! -
Miranda Lawson aprì la porta, e in maniera molto disinvolta raggiunse il mio letto, per sedersi sopra di esso. Mi osservò per diversi secondi mentre continuavo a fare flessioni, senza dire nulla, ed io mi sforzai per evitare il suo sguardo.
- Tristan. - Iniziò, cercando di catturare la mia attenzione - Ho incontrato Odrim mentre venivo qui, abbiamo parlato di Cerberus e di quello che ti è venuto a dire... -
- Quindi? -
- Credo dovremmo provarci! - Decisi di prendermi una pausa, e mi sedetti a terra, di fronte a lei.
- A fare cosa di preciso? -
La ragazza si prese qualche secondo buono prima di rispondermi, sembrò assorta nei suoi pensieri per tutto quel tempo, quindi diede il suo giudizio: - Shepard non ha fermato i razziatori da solo, alle sue spalle ha avuto l'Alleanza all'inizio, per non parlare poi di tutti gli alleati che ha trovato più avanti... - Incrociai le gambe, e distesi le braccia su di esse.
- Dove vuoi arrivare? -
- Se davvero i Vorgul sono così potenti, anche noi abbiamo bisogno di un gruppo più potente alle nostre spalle! I ribelli di Cerberus dispongono di diverse risorse ma... -
Non sapevo se fosse il punto che lei stava per raggiungere, ma era la prima cosa che avevo pensato appena Odrim mi aveva esposto la sua idea: - Fomentiamo una rivolta? -
- ... Ti ascolto! - Mi apparve subito evidente che ero riuscito a catturare la sua attenzione.
- Odrim ha detto che conosce diversi laboratori che ormai non sono più fedeli a Cerberus! Cerchiamo di aprire gli occhi a quella gente! Facciamo in modo che capiscano per cosa vale la pena lottare! Una volta che i primi scienziati e soldati si saranno uniti alla nostra causa, vedrai che altri inizieranno a fare lo stesso! Smembriamo il gruppo, pezzo dopo pezzo, fino a quando non raggiungeremo... -
- Il comando! - Concluse Miranda, che adesso sembrava quasi stupita dal fatto che io avessi potuto avanzare un piano simile.
- Beh, esatto! Se riuscissimo ad aprirci la strada fino al vertice, potremmo gestire tutte le risorse e i mezzi di Cerberus! - Nella mia mente riapparvero le immagini di quel mech pesante contro di cui avevamo combattuto nel laboratorio dei geth. Quello era solo uno dei macchinari pesanti di Cerberus, perdipiù nemmeno uno dei più possenti. Sarebbe stato bello gestire una potenza simile, anche se non ero certo che ne sarei stato in grado.
- Possiamo fare un tentativo, si! - Concordò lei, alzandosi in piedi.
- Mi aiuterai? - Le chiesi, facendo altrettanto. Quella domanda sembrò spiazzarla.
- Certo! Non ho intenzione di lasciarti... Di nuovo... - Mormorò poco dopo.
- Lo spero bene... - Le sussurrai di rimando.
Restammo in silenzio per diversi secondi, abbastanza da far diventare la cosa imbarazzante. Era chiaro che entrambi stessimo pensando ad altri argomenti riguardo cui discutere, ma allo stesso tempo risultò facile intendere che nessuno di noi era pronto a fare quel "Passo".
Ci guardavamo negli occhi, fu come se al momento ci bastasse quello per sentirci in sintonia, per arginare i sentimenti che provavamo. Non potevo essere certo di cosa provasse lei per me, ovviamente, ma avevo imparato a "Leggere" le persone, per un assassino era fondamentale, e benchè lei si impegnasse per nascondere ciò che provava, era chiaro che giorno dopo giorno le risultasse sempre più difficile evitare di mostrare quel suo lato più vulnerabile, almeno con me.
Miranda Lawson dava l'impressione di essere quasi un robot, incapace di provare alcun tipo di sentimento, a chiunque la incontrasse. Eppure con me adesso era diversa, mi bastò notare il suo diverso atteggiamento nell'affrontare James, Garrus e gli altri, o prima lo stesso Jacob, per capire che c'era qualcosa di più fra me e lei.
Fu lei, comunque, ad interrompere quella situazione imbarazzante.
- Io... Adesso vado! Lascio che tu continui i tuoi allenamenti... -
Annuii, ma appena lei aprì la porta non riuscii a trattenere quell'unica parola: - Grazie. -
Lei si voltò a guardarmi, ancora più spiazzata di prima.
- Per cosa? -
Avrei dovuto farle un elenco, a dire il vero. Dalla fiducia che aveva mostrato nei miei confronti, all'avermi permesso di aprire gli occhi riguardo ciò che stavo facendo.
- Per tutto! - Le vidi fare un passo avanti verso di me, mi diede l'impressione di essere molto combattuta, ma poi decise di rispondermi in maniera altrettanto semplice.
- Grazie a te... Comandante! - Sul suo viso apparve un sorriso meraviglioso, prima che si voltasse di nuovo ed abbandonasse la stanza.
Appena si chiuse la porta alle spalle sospirai in maniera quasi impercettibile, prima di iniziare con qualche sessione di addominali.
C'erano mille pensieri che mi affollavano la testa, ma adesso avevo soltanto due certezze.
La prima era che avremmo potuto affrontare i Vorgul soltanto con un esercito alle spalle, e per questo dovevamo davvero cercare di far funzionare quel piano che avremmo dovuto elaborare nei dettagli nei prossimi giorni.
La seconda era che per farlo... Io avevo bisogno che Miranda restasse al mio fianco.
Come avremmo potuto agire adesso? Con chi avremmo davvero avuto a che fare, una volta giunti al vertice di Cerberus?

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2274179