La Speranza

di cri_91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La bufera ***
Capitolo 3: *** Salvataggio ***
Capitolo 4: *** A Casa ***
Capitolo 5: *** Il dottore ***
Capitolo 6: *** Buonanotte ***
Capitolo 7: *** Izayoi ***
Capitolo 8: *** Rin ***
Capitolo 9: *** L'invito ***
Capitolo 10: *** Vestiti ***
Capitolo 11: *** In macchina ***
Capitolo 12: *** In macchina seconda parte ***
Capitolo 13: *** Kikyo ***
Capitolo 14: *** Cena ***
Capitolo 15: *** Bacio ***
Capitolo 16: *** Bacio seconda parte ***
Capitolo 17: *** Sango ***
Capitolo 18: *** Appuntamento ***
Capitolo 19: *** Esibizione ***
Capitolo 20: *** Da soli ***
Capitolo 21: *** Misteri ***
Capitolo 22: *** Regalo ***
Capitolo 23: *** Miroku ***
Capitolo 24: *** Passione ***
Capitolo 25: *** Spiegazioni ***
Capitolo 26: *** Perchè penso a lei? ***
Capitolo 27: *** Confessioni e Pace ***
Capitolo 28: *** La sua donna ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Kagome Higurashi guardò con diffidenza il pacchetto. Era avvolto in una carta con un disegno di Babbo Natale e slitte trainate da renne. L’aveva trovato sui gradini della porta di servizio del suo appartamento, quando era tornata a casa dal lavoro. Era stato sufficiente per allarmarla. Nessuno, tranne gli altri inquilini,aveva accesso al giardino interno. Possibile che si trattasse del regalo di un vicino?

Non essendoci altro modo per scoprirlo, prese il biglietto infilato sotto il nastro rosso.

Lo aprì con dita tremanti e si sentì gelare, quando lesse: Buon Natale mia adorata Kagome. Con tutto il mio amore, Naraku.

La paura le serrò il cuore in una morsa. Era passata una settimana da, quando il telefono aveva smesso di squillare in piena notte o un’auto della polizia l’aveva seguita fino a casa. Una piccola tregua, ma lei aveva sperato che l’incubo fosse finito , che Naraku avesse finalmente capito che non l’avrebbe mai sposato.

Era stata pazza ad illudersi. Mancava poco più di una settimana a Natale e, a quanto pareva Naraku intendeva approfittare delle vacanze per assillarla.

In quel momento squillò il telefono Kagome si lasciò sfuggire un gemito e attraversò la stanza per sollevare il ricevitore.

Forse era Sango.

“Pronto” disse con cautela.

“Ciao, tesoro. Hai ricevuto il mio pacchetto?

La beffarda voce maschile la fece correre un brivido lungo la schiena. Senza dire una sola parola, sbatté la cornetta sulla forcella.

Ma prima che potesse arrivare in cucina, il telefono cominciò a squillare di nuovo.

Kagome fece del proprio meglio per ignorare quel suono assillante, cercando di non pensare alla persona che la stava chiamando, e che poteva essere dalla parte opposta della città o della strada.

Benché porte e finestre fossero chiuse, non si sentiva al sicuro.

Se o quando Naraku avesse deciso di arrivare a lei, niente e nessuno avrebbe potuto fermarlo, considerando soprattutto che faceva parte della polizia di Chicago. Era un particolare che aveva lasciato Kagome senza protezione alcuna.

Nessuno credeva che avesse bisogno di essere protetta da uno dei migliori investigatore della omicidi.

Alla fine gli squilli cessarono, ma lei stava ormai tremando dalla testa ai piedi. Era anche furiosa e stanca di aver paura, di doversi guardare costantemente alle spalle.

Era sempre vissuta a Chicago, ma ormai la città era diventata una gabbia,e tale sarebbe stata finché Naraku avrebbe insistito a perseguitarla.

Non le restava che una via d’uscita.

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Capitolo 2
*** La bufera ***


Kagome si chinò sul volante e guardò attraverso lo spicchio di vetro pulito dai tergicristalli. Oramai da cinquanta miglia guidava sotto una fitta nevicata che trasformava la notte in una confusa visione bianca, limitando la visibilità a pochi metri di strada. Nell’ultimo quarto d’ora aveva teso l’orecchio per cogliere un bollettino meteorologico, ma era riuscita ad intercettare solo una stazione , nella quale un cowboy umorista stava raccontando una storiella divertente, di cui aveva perso pure il finale per colpa dei disturbi sulla linea. Kagome alzò al massimo lo sbrinatore. A metà dicembre aveva previsto che in Texas facesse freddo, ma addirittura una tempesta di neve … Accidenti era pur sempre uno stato del Sud! Avrebbe dovuto passare la notte in California, ma distava ancora un migliaio di miglia. Adesso sarebbe stata fortunata se fosse riuscita ad arrivare ad una cittadina abbastanza grande da essere dotata di un motel. “Ti ha dato di volta il cervello, Kagome. Trasferirti in California non ti garantisce che la tua vita sarà tutta rose e fiori” le aveva detto la sua amica Sango, quando le aveva comunicato la propria decisione. “Naraku può trovarti anche laggiù.” “Forse capirà che deve lasciarmi in pace” aveva protestato Kagome. Sango aveva scosso la testa “ Comincio a sospettare che sia pazzo. Sarebbe capace di qualsiasi cosa.” “è per questo che parto, e tu non devi dire a nessuno dove sto andando” Forse Sango aveva ragione, pensò ora Kagome stringendo il volante con forza. Non poteva escludere che Naraku avrebbe tentato di rintracciarla, ma era un rischio che doveva correre. Per il momento, le era di conforto sapere di essersi lasciata alle spalle quell’uomo e mesi infernali di continue minacce. “…Neve e grandine con forti venti e temperature in calo. Questa bufera invernale…” La voce svanì nel nulla e, per quanto armeggiasse con i tasti della radio Kagome non riuscì a recuperarla. Oh bene non aveva bisogno di un meteorologo per capire che le condizioni atmosferiche erano pessime. Il vento era aumentato d’intensità e lei si chiese se non ci fosse il rischio che la facesse sbandare, mandandola fuori strada o contro un’altra vettura. Forse si sarebbe dovuta fermare per aspettare che la bufera s placasse. Ma dove? Dal poco che riusciva a scorgere attraverso il parabrezza, non c’erano adatti per fermarsi. La stretta strada che stava percorrendo era priva di banchina d’emergenza. “Accidenti !” L’imprecazione le sfuggì,quando udì un botto improvviso davanti all’auto. Il volante sussultò con violenza tra le sue mani. La reazione istintiva fu di pigiare sul pedale del freno. Le ruote si bloccarono, e la vettura slittò di fianco sul terreno reso scivoloso dal ghiaccio. Kagome tentò con frenesia di raddrizzare l’auto, ma ormai era troppo tardi per evitare il peggio. “Cosa è successo?” borbottò Inuyasha Yukai quando, arrivando in cima ad un dosso, vide una piccola vettura rossa con il muso nel fosso. Si affrettò ad arrestare il furgone sul ciglio della strada e prese una torcia da sotto il sedile. Era probabile che l’auto fosse stata abbandonata dal proprietario, ma la coscienza gli impediva di proseguire senza aver prima controllato. Nell’attimo in cui scese dal furgone, raffiche di neve ghiacciata lo colpivano in faccia. Imprecando, Inuyasha calò capello da cowboy sulla fronte e si precipitò verso il fossato. L’auto aveva la targa dell’Illinois e sui sedili posteriori erano accatastate numerose borse e valigie, ma cosa ancora più importante, una testa di capelli neri era premuta contro il finestrino dalla parte del guidatore. Picchiò con le nocche sul vetro. “ Ehi, lì dietro! Mi sente?” Non ci fu risposta e, se ci fu, venne soffocato dal sibilo furioso del vento. Inuyasha, aprì con cautela la portiera, nel caso l’autista fosse svenuto e non avesse allacciato la cintura di sicurezza. Kagome avvertì subito qualcosa di bagnato sul volto e pensò, per un attimo, di essersi svegliata piangendo da un sogno. Ma subito dopo una grande mano callosa le tastò la fronte. Aprì lentamente gl’occhi e si scoprì a guardare una faccia in ombra. “ Cosa …cos’è successo?” Balbettò confusa. “ A quanto pare è capitata su una lastra di ghiaccio. È ferita?” Era una profonda voce maschile con un forte accento texano e stranamente tranquillizzata. Kagome respirò a fondo e cercò di raccogliere le idee. “Non lo so.” Si portò le dita alla fronte e girò lo sguardo nell’abitacolo buio. “ C’è stato un forte botto e poi sono andata a sbattere contro qualcosa” “Non vedo niente qui in giro, tranne lei e un fosso” Kagome gemette quando la realtà comincio a farsi strada nella sua mente. “L’auto è rovinata ?” Armeggiò con la cintura, imprecando perché era ovvio che la luce interna era saltata. Per non sprecare neanche un secondo, Inuyasha non si era preso la briga di infilasi il giaccone, è il freddo cominciava a farsi sentire. Quella donna non si rendeva conto che si trovava nel pieno di una tempesta? , si chiese con irritazione. “Potrà preoccuparsi dell’ auto più tardi signora” disse alzando la voce per sovrastare il vento. “Sta bene?” Alla fine la cintura si sganciò. “ Sto bene credo. Tranne il piede destro. È come se me lo fossi storto” “Il mio furgone è a pochi metri di distanza. La porterò da un medico.” “Oh crede che sia necessario?” Kagome sapeva di essere in una brutta situazione, ma non per questo voleva mettersi nelle mani di un perfetto sconosciuto. Di sicuro non voleva recarsi al pronto occorso di un ospedale e spendere centinaia di soldi per cinque minuti di assistenza. Non aveva denaro da sprecare.

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Capitolo 3
*** Salvataggio ***


Anche senza udirne l’accento, Inuyasha avrebbe capito che veniva dal Nord. Aveva il tipico atteggiamento che i texani definivano arrogante, ma non era quello il momento di perdersi in discussioni. “Ascolti, signora, non può restare qui ad aspettare un carro attrezzi! Potrebbero passare ore prima che arrivi, e morirebbe congelata” Le mise una mano sulla spalla e l’altra sul braccio “Il D Bar D è a quattro miglia da qui. Una volta là, potremmo chiamarne uno” Kagome afferrò la borsetta e il cappotto dal sedile del passeggero. “ Il D Bar D?” lanciandogli un’occhiata allarmata, mentre lui la sollevava di peso dal sedile. “ Casa mia.” Kagome si trovò tra le sue braccia. Notò che l’uomo aveva spalle e torace ampi e braccia forti mentre la trasportava senza sforzo apparente fino al suo furgone. Quando la sistemò sul sedile, per poi girare l’intero veicolo per mettersi al volante, Kagome si era rimessa abbastanza dallo shock. Scostò i capelli dietro le orecchie e si chinò per esaminare il piede. “Pensa che sia fratturato?” domandò lui in tono burbero. La luce interna si accese e lei si voltò a guardarlo “Spero di no” rispose battendo i denti. “ Non credo…”. Le parole le morirono in bocca, mentre lo fissava alla debole luce. La voce flemmatica e sexy aveva un volto altrettanto disarmante. I Capelli di un nero corvino, ne incorniciavano i lineamenti marcati. Fiocchi di neve scintillavano sulla pelle abbronzata e sulle folte sopracciglia, ora inarcate sopra gli occhi ambra. Che in quel momento la guardavano, aspettando una risposta più precisa. Kagome, tuttavia non riusciva a spiaccicare una sola parola. Il suo sguardo era incollato alla linea rude della bocca dell’uomo, al lungo naso aquilino, alla mascella quadrata. Incapace di reprimere un brivido, si strinse le braccia attorno al corpo. “Non lo so, non mi sono mai rotta un osso e lei?” “Un paio di volte. Fanno un male cane” Inuyasha inserì e riportò il furgone sulla strada. Le raffiche di neve frustavano l’aria riducendo quasi a zero la visibilità. Kagome non sapeva cosa era più minaccioso, se la tempesta, o quello sconosciuto che la stava portando chissà dove. “ Questo tempo non è insolito per il Texas?” Lui scosse la testa, incredulo. “Se non se n’è resa conto, il Texas è molto vasto. Insomma le stava dicendo che le tempeste in quella zona erano all’ordine del giorno, ed era probabile che la considerasse un’idiota per essersi messa in viaggio in quelle condizioni. Era solo pioggia quando mi sono messa in viaggio, non mi sarei mai aspettata una nevicata simile” disse per giustificarsi. Inuyasha non replicò, anche se avrebbe voluto farlo. Da parte di una donna era stupido viaggiare da sola di notte, per di più durante una tormenta! Doveva essere una di quelle femmine irresponsabili che agivano senza prima fermarsi a riflettere. “Immagino che avesse una fretta del diavolo di arrivare dove era diretta” borbottò. “ Suo marito sa che è in giro con questo tempo?” Kagome aveva freddo, benché il riscaldamento fosse al massimo. “Non sono sposata” Inuasha le lanciò un’occhiata. Se non era sposata da chi o da cosa stava correndo? Un lavoro? Un’amante ? “ Le posso dire che la strada fino a Roswell è una lastra di ghiaccio. Era diretta là?” Kagome si morse il labbro. Quell’uomo l’aveva appena salvata, quindi aveva forse il diritto di farle qualche domanda. Ma rispondergli significava lasciare una traccia che Naraku l’avrebbe potuto seguire. Scrutò il suo volto bruno cercando di decidere se poteva fidarsi di lui. “ Sì. Volevo raggiungere l’interstatale dieci” Era l’indicazione piuttosto vaga, ma Inuyasha non insistette. Sembrava stordita, come lo sarebbe stato chiunque dopo essere finito con l’auto in un fosso. Era anche bella, concluse Inuyasha e giovane. Non doveva avere più di vent’anni. I lisci capelli castani, le scendevano fino a metà schiena. Anche gli occhi erano scuri, ma non avrebbe saputo dire se erano marroni o neri. Al momento, gli occhi lo stavano studiando con diffidenza. “Bene, signorina, non mi hai detto come si chiama” Kagome voltò la testa, in dubbio se fornirgli un particolare così personale. “Avrà pure un nome, vero?” La sollecitò Inuyasha quando il silenzio si prolungò. “Kagome Higurashi” rispose lei, Tenendo lo sguardo fisso davanti a sé. “ Kaggy, per gli amici” “ Bene, Kaggy”disse lui imboccando un viale coperto di ghiaia. “ Io sono Inuyasha Youkai. Quasi tutti mi chiamano Inu” Con la coda dell’occhio, kagome notò che indossava una camicia bianca da sera con gemelli d’oro ai polsini. Dai calzoni neri spuntavano un paio di eleganti stivali da cowboy. Eppure aveva corso il rischio di rovinare il suo costoso abbigliamento per soccorrerla. Forse poteva fidarsi di quell’uomo. “è ovvio che ho interrotto la sua serata. Era diretto ad una festa?” “Ero ad una festa, sono uscito per procurarmi altra frittura d’agnello.” “Frittura d’agnello?” Dall’espressione della sua faccia, Inuyasha capì che non sapeva di cosa stesse parlando. “Già. È… ehm … una certa parte del toro che consideriamo una leccornia. Rin la voleva a tutti i costi. È la sua festa di fidanzamento capisce. Non si rende conto che è in corso una tempesta.” Inu indicò un sacchetto sui sedili posteriori. “ Una volta finiti quelli, gli ospiti dovranno accontentarsi di bistecche.” Una certa Rin voleva frittura di agnello, qualcosa che non c’entrava niente con gli agnelli, così quel macho della voce flemmatica aveva affrontato una tormenta per accontentarla e strada facendo, aveva salvato un’altra damigella in difficoltà. Tutti i cowboy del Texas erano come lui? Oppure Inuyasha Youkai era un tipo speciale?

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Capitolo 4
*** A Casa ***


La casa che Inuyasha chiamava il D Bar D era un grande ranch in stile spagnolo. Vi si arrivava seguendo un viale,in quel momento disseminato di vetture di tutti i tipi. Mentre Inu posteggiava il furgone dietro una Jaguar verde, Kagome si guardò in giro con soggezione. Le era bastata un’occhiata agli abiti del suo salvatore per rendersi conto che non era un poveraccio, ma non si sarebbe mai immaginata che fosse decisamente molto ricco! “Pensa di poter camminare? O devo portarla in casa in braccio?” Lei gli lanciò un’occhiata ansiosa. “ è proprio necessario? Voglio dire, entrare?” Inu corrugò la fronte vedendo che indicava l’edificio illuminato. “Dove altro vorrebbe andare? A parte la casa, ci sono soltanto fienili e stalle, dove si gela” Kagome aveva percorso più di mille miglia negli ultimi due giorni. Era esausta, la sua auto era in panne e il piede le faceva male. Avrebbe voluto che lui capisse che non era nello stato d’animo di ritrovarsi nel bel mezzo di una festa di fidanzamento. “ Preferirei… ecco…non posso starmene seduta in cucina, mentre lei chiama un carro attrezzi ?” Soffocando un’imprecazione, Inu fu sul punto di farle notare che si stava comportando in modo ridicolo, ma si trattenne, colpito dall’espressione angosciata e vulnerabile del suo sguardo. In silenzio, ingranò la retromarcia e imboccò un viale che conduceva alla parte posteriore dell’edificio. “Mi scusi, non vorrei darle tanto fastidio, ma non me la sento di affrontare una folla di sconosciuti in queste condizioni” “Non si scusi” replicò lui in un tono burbero più di quanto volesse “non è colpa sua se c’è una festa in corso” aggiunse spegnendo il motore davanti all’ingresso di servizio. “Non è colpa sua se io sono finita nel fosso. Non so cosa avrei fatto se non si fosse fermato per aiutarmi” Il pensiero del pericolo che aveva corso la fece rabbrividire “ Sarei felice di ripagarla per il disturbo, ma mi sembra piuttosto patetico. Sappiamo entrambi che, con molte probabilità mi ha salvato la vita” Inu la guardò accigliato. Lei lo stava trasformando in una specie di eroe, una cosa che lo imbarazzava “ Si tenga il denaro” replicò mettendo la mano sulla maniglia della portiera “ Può ripagarmi evitando di mettersi in viaggio con un tempo simile.” Senza darle il tempo di rispondere, balzo a terra e girò attorno alla vettura. Kagome si affretto ad aprire la portiera e calò i piedi verso il terreno, coperto da uno strato di neve. “Aspetti” l’avvertì lui, vedendola pronta a scendere. “Sarà meglio che si lasci portare” L’idea non piaceva affatto a Kagome, anche se non avrebbe saputo spiegarne il motivo. Sapeva soltanto che lui era robusto, forte, e maschio e che la colmava di disagio il pensiero che la prendesse di nuovo in braccio. “ Penso di riuscire a camminare, protestò scivolando a terra per prevenire ogni sua mossa. “Ooh! L’esclamazione di dolore le sfuggì nell’attimo in cui il piede ferito dovette reggere il peso del corpo. Imprecando, Inu la sollevò tra le braccia senza aspettare il suo permesso, e si avviò verso la casa. “ è sempre una soddisfazione dimostrare di essere indipendenti, vero?” commentò con ironia. Cercando di ignorarlo le strinse i denti, mentre il dolore dilagava dal piede alla gamba, per pi attenuarsi di nuovo. “ So che è ansioso di raggiungere la sua fidanzata. Appena mi avrà portato vicino ad un telefono, potrà tornare alla sua festa” Mentre percorreva la veranda verso il proprio ingresso privato, Inu si rese conto che lei era convinta che il fidanzamento che stava festeggiando fosse il suo. La cosa era irrilevante. Quella donna era una sconosciuta che se ne sarebbe andata appena un carro attrezzi avesse recuperato la sua auto. Ciononostante, non gli garbava che lo pensasse fidanzato. Non era il tipo da sposarsi,lui, e ci teneva che tutti lo sapessero. “ Spiacente, ma si sbaglia su due punti. Non sono fidanzato e il telefono non è l’unica di cui ha bisogno” Inuyasha varcò una porta e cercò a tastoni l’interruttore. Kagome, vide che si trovavano in una camera da letto. Dall’arredamento spartano e dall’atmosfera di stampo maschile, giudicò che fosse la sua. Quella scoperta aumentò il suo disagio, mentre lui la deponeva sul letto. “ Resti qui” disse Inuyasha indietreggiando di un passo. “Vado a cercare un medico” Il cuore di Kagome ebbe un tuffo. La stava guardando come se fosse quasi compiaciuto di vederla sdraiata sul suo letto. Ma era assurdo. Lei era soltanto una sconosciuta che gli aveva rovinato la serata. “ Ha detto un medico?” senza lasciargli il tempo di rispondere, piazzo le mani sul materasso se si rizzò a sedere. “ Oh la prego non voglio che esca di nuovo con questo tempo. È troppo pericoloso! Inoltre sto bene. Non ho bisogno di medici” Lo stavo supplicando, letteralmente, e Inu ebbe l’impressione che non fosse abituata che qualcuno l’aiutasse o si prendesse cura di lei. Impensabile! Essendo una bella donna, non doveva mancarle gli uomini disposti a correre ad un suo cenno. Scuotendo la testa, Inu le mise una mano su una spalla e la costrinse a sdraiarsi. “ Lasci che sia io a decidere che cos’è meglio per lei” Alzando gli occhi a guardarlo, Kagome si accorse che era ancora più robusto di quanto le fosse in un primo momento. Doveva essere vicino al metro e novanta per ottanta chili di muscoli. Le bastava guardarlo per sentire scorrere l’adrenalina, perché il cuore si mettesse a galoppare. Non per la paura. No. Quel uomo non le incuteva paura. La eccitava in un modo infiammava la sua femminilità e la faceva sentire sciocca. “ ah l’abitudine di dare ordini alle donne?” non poté trattenersi dal chiedere. Un angolo della sua bocca si sollevò, come se la domanda l’avesse divertito. “ Solo alle testarde del Nord . Le nostre donne sanno quando permettere a un uomo di prendersi cura di loro” Con l’impressione che nella stanza mancasse l’ossigeno, Kagome,prese un respiro profondo. “E lei sa come farlo? Prendersi cura di una donna?” Lui inarcò le sopracciglia, mentre esaminava i suoi lunghi capelli scarmigliati, il volto pallido è, per ultimo, le gambe fasciate in un paio di pantaloni rossi. “ Suppongo che dovrei saperlo avendolo fatto per anni” A Kagome sfuggì il significato di quelle parole, ma non intendeva chiedergli spiegazioni. Bastava l’aria di sfacciato apprezzamento con cui la guardava per farle salire il rossore alle guance. Inuyasha capì di averla messa in imbarazzo e ne fu sorpreso, Non gli risultava che il pudore fosse ancora di moda tra le donne che conosceva. “ Non si preoccupi, Kaggy” disse provando l’impulso di rassicurarla. “ Il D Bar D non è un brutto posto dove finire quando si ha un problema” Senza aspettare la sua risposta, uscì dalla porta che collegava la stanza con il resto della casa.

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Capitolo 5
*** Il dottore ***


Kagome emise un respiro di sollievo. Aveva il presentimento che stabilire un rapporto troppo personale con un uomo come Inuyasha Youkai significasse cacciarsi nei guai. E lei ne aveva già a sufficienza. Guardandosi in giro, notò che i mobili era molto vecchi, ma tutti in un ottimo stato, probabilmente tramandati di generazione in generazione. Sparse per la stanza, c’erano diverse foto. Tuttavia lei era troppo lontana per distinguerle con chiarezza, anche se aspettava che fossero foto di famiglia. Inuyasha Youkai le sembrava quel tipo d’uomo, benché non fosse sposato o fidanzato. Chiudendo gli occhi, si prese il volto tra le mani. Come aveva fatto a finire in quella casa, nel letto di uno sconosciuto?Era probabile che la sua auto fosse fuori uso, come lo era anche il suo piede. Cosa doveva fare per cavarsi da quella situazione? Si era appena posta la domanda quando Inuyasha rientrò, seguito da un uomo alto con i capelli grigi. “ Kagome, le presento Totosai. Ho penato, ma lo convinto a lasciare la festa per dare un’occhiata a piede” “ Salve, dottore” lo salutò lei, rincuorata dal suo sorriso mite. “ Non gli dia retta” Ribatté lui dando una gomitata a Inuyasha. “ Se apre la bocca, è solo per mentire. E io dovrei saperlo, visto che l’ho fatto venire al mondo” Invece di esaminarle subito il piede, si sedette accanto al letto e le prese una mano. “ Inuyasha vuoi essere così gentile da andare a prendere la mia borsa? L’ho lasciata sull’auto” Inuyasha uscì di nuovo e Kagome respirò di sollievo sentendo che il suo cuore riprendeva a battere a un ritmo più normale. Non sapeva spiegarsi perché, ma quell’uomo aveva il potere di turbarla. “Adesso mi racconti dell’incidente” disse il dottore. “ Secondo Inuyasha, era un po’ stordita quando l’ha trovata” lei aveva appena terminato un resoconto dettagliato quando Inuyasha rientro dalla porta che dava sulla veranda. Era coperto di neve, come lo era anche la borsa nera che porse al dottore. “Ti consiglio di toglierti quegli abiti, Inuyasha, o finirai a letto con la signorina Kagome” gli suggerì l’anziano dottore. “In questo caso dovrei tenerli addosso” replicò Inuyasha. Lo sguardo di Kagome lo seguì mentre andava ad appendere il cappello a un attaccapanni. C’era un sorriso sul suo volto. O forse era un ghigno ironico. In ogni caso, era la prima volta che lo vedeva abbandonare la sua aria arcigna. Se le sue parole e la sua smorfia non fossero state così allusive, si sarebbe soffermata a studiare i lineamenti marcati del suo volto. Ma l’idea di trovarsi nello stesso letto con lui era così provocante che ritenne più saggio distogliere lo sguardo e rivolgersi di nuovo al dottore. “ Fuori di qui, Inuyasha, devo visitare la mia paziente” gli disse Totosai. “ Dopo esserti cambiato portaci del brandy. Immagino che questa giovane donna sarà felice di bere qualcosa che la riscaldi” Inuyasha le strizzo l’occhio. “ Totosai darai a Kaggy l’impressione sbagliata. Penserà che qui il capo sia tu e non io” A Kagome non era mai capitato che un uomo le facesse l’occhiolino che stesse flirtando con lei? Oppure cercava soltanto di dire che Totosai era un amico di lunga data, ed era per quel motivo che sopportava di ricevere ordini? Qualunque fosse la ragione, quella strizzata d’occhio l’aveva turbata. Totosai scoppiò in una risata. “Se tu madre accettasse di sposarmi, ti aiuterei a comandare la baracca. Ma, così come stanno le cose, suppongo che l’unico capo sei tu” Inuyasha si avvicinò ad un armadio e ne tirò fuori un paio di jeans e una camicia rossa. “Se fossi in te,non mi preoccuperei troppo, Totosai. Prima o poi mia madre finirà per sposarti” Quindi, dirigendosi alla porta aggiunse “Porterò quel brandy tra pochi minuti” Quando Inuyasha fu sparito, Kagome si lasciò sfuggire un sospiro involontario e chiuse gli occhi. Quel uomo aveva su di lei un effetto non meno devastante della tormenta che stava infuriando sulla regione. E lei era stupida a lasciarsene influenzare. Totosai tirò fuori dalla borsa uno stetoscopio e l’ apparecchio per misurare la pressione. Mentre glielo infilava al braccio, diede un occhiata alla sua caviglia gonfia. “So che è preoccupata soprattutto per il piede. Lo esaminerò tra un istante” Kagome cercò di rilassarsi e, dopo un attimo, il dottore borbottò soddisfatto: “è un po’ alta, ma ne darò la colpa a Inu. A quanto pare, ha questo effetto su tutte le donne” “Di sicuro non assomiglia a nessuno degli uomini che conoscevi a Chicago” Il dottore rise “Immagino di no” le puntò la luce di una piccola torcia negli occhi. “Non sempre è facile capire Inu. Ma è una brava persona. Un tempo ero come lui. Scommetto che non mi crederà se le dico che avevo molto successo tra le ragazze della contea” “Non ho difficoltà a crederle” ribatté con cortesia Kagome. Anche se doveva aver passato i sessant’anni, Totosai era ancora un bell’ uomo. “Il signor Youkai si comporta sempre così?” chiese mentre il dottore le tastava l’ addome. “Così in che senso ?” Kagome si inumidì le labbra. Non voleva mostrarsi indiscreta, ma Inuyasha Youkai la incuriosiva. “Voglio dire, si fa sempre in quattro per aiutare la gente? Stasera niente lo obbligava a fermarsi per soccorrermi” “Come ho detto Inuyasha è un brav’uomo lui non lo sa ma lo è. Anche suo padre era un tipo generoso. Che la sua anima riposi in pace” Il dottore la guardò negli occhi. “Non è in cinta vero ?”

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Capitolo 6
*** Buonanotte ***


La domanda la colmò di un immenso sollievo al pensiero che le cose tra lei e Naraku non si fossero spinte fino a quel punto. “ No. Può escluderlo. Perché, qualcosa non va?” Lui la rassicurò con un sorriso. “ No niente è normale prassi chiederlo” Il dottore passò ad esaminare il piede. A Kagome sfuggì una smorfia di dolore quando glielo prese tra le mani e lo fece flettere prima da una parte, poi dall’altra “ Stai cercando di romperlo in qualche altro punto, Totosai?” Aprendo gli occhi lei vide che Inuyasha era tornato e che reggeva un vassoio con una caraffa, tre bicchieri e un piatto ricolmo. In jeans e camicia di cotone con le maniche arrotolate, era ancora più affascinante di prima. “ Se ben ricordi esercito questa professione da quasi quarant’anni Inu so cosa faccio” Inu posò l vassoio su un tavolino accanto al letto, quindi rimase al fianco di Kagome. Mentre si cambiava e aspettava che sua madre preparasse uno spuntino, aveva continuato a riptersi che il piccolo fringuello del Nord che aveva trovato nel fosso non fosse in realtà così affascinante. Era soltanto una comune ragazza che non aveva abbastanza buon senso da evitare le strade durante una tempesta. Ma che le era di nuovo vicino, Inuyasha doveva ammettere che non c’era niente di comune in lei. Il maglione nero che indossava le arrivava fino alle coscie. Sul davanti era chiuso da una fila di bottoni, tutti allacciati tranne i tre in cima, dove il colletto le lasciava scoperto la gola. Contro la pelle, di un colore avorio pallido, spiccava il nastro di velluto rosso che portava intorno alla gola. Se Inuyasha fosse sceso più in basso con lo sguardo, avrebbe visto il solco scuro tra le tenere rotondità dei seni. Ma si negò quel piacere. Era passato molto tempo da quando si era interessato ad una donna, da punto di vista fisico o altro. Non avrebbe cambiato abitudini per una perfetta sconosciuta. “Ho chiamato l’officina” Le disse. “Non potranno recuperare la sua auto prima di domani pomeriggio” Lei alzò gli occhi scuri a guardarlo e Inu fu colto alla sprovvista dalla disperazione che vi lesse. “ Domani pomeriggio! Ma…ma devo andarmene prima!” Inuyasha scambiò un’occhiata con Totosai, al quale non era sfuggito il tono angosciato dalle voce di Kagome. “ Perché?” Le chiese. “ Si tratta di un’emergenza famigliare ?” “ Non ho famiglia” Inuyasha si considerava un tipo coriaceo e tale intendeva restare. Per quanto lo riguardava i sentimentalismi rendevano una persona vulnerabile. Ma udire che Kagome non aveva una famiglia lo colpì. Era impossibile che una creatura così incantevole non avesse qualcuno che l’amasse e si prendesse cura di lei. “Non deve avvertire nessuno che è sana e salva?” Kagome scosse la testa, chiedendosi cos’ avrebbe pensato Inuyasha se avesse saputo che aveva appena tagliato ogni legame con l’unica casa e gi unici amici che avesse mai avuto. “ No. C’è una persona che aspetta mie notizie domani o dopodomani ma è tutto” Totosai adagiò il suo piede sul letto e si raddrizzò. “ Dovrà fare attenzione per qualche giorno.non c’è niente di rotto, ma i tendini intorno alla caviglia hanno subito una brutta storta” Rassicurata che non c’era frattura, la principale preoccupazione di Kagome era di rimettersi in viaggio. “ Quando potrò guidare?” “Eviterei di farlo per due o tre giorni. E anche allora, non guiderei per molte ore di seguito, se vuole evitare che si gonfi” La piccola speranza alla quale Kagome si era aggrappata svanì. Il dottor Totosai versò un po’ di brandy in un bicchiere. “ Beva questo” le ordinò porgendoglielo. “ E cerchi di rilassarsi. Inyasha le darà un paio di aspirine per alleviare il dolore” Kagome lo ringraziò, quindi bevve un sorso. Convinto che la paziente avrebbe eseguito i suoi ordini, il dottore lasciò la stanza. Ma nel momento stesso in cui lui sparì, lei gettò le gambe giù dal letto. “ Cosa crede di fare?” Il tono autoritario di Inuyasha la colse di sorpresa. Forse lui era il capo del D Bar D, ma non era il suo capo. Dopo le pene dell’inferno che aveva sofferto per colpa di Naraku, non avrebbe preso più ordini dagli uomini. “ Mi alzo. Devo scoprire come fare a raggiungere un motel” rispose poi bevve un atro sorso di brandy “ Qualcuno dei vostri ospiti tornerà presto a casa. Forse riuscirò a farmi dare un passaggio fino alla città più vicina” Inuyasha storse la bocca in una smorfia di disapprovazione. “ la maggior parte di quelli che abitano in città se ne sono già andati. Gli altri vivono in ranch isolati. Inoltre, con un tempo simile tutti i motel della zona saranno al completo” E tu avresti dovuto pensarci prima, diceva la sua espressione “ Cosa mi suggerisce, allora?” Prima che lei potesse rispondere, il suo volto s’ illuminò. “ Potrebbe tirare fuori dal fosso la mia auto ? La pagherei il doppio di quello che chiederebbe un carro attrezzi” C’era di nuovo una nota di disperazione nella sua voce, Inuyasha potè soltanto chiedersi da chi o da cosa dipendesse quell’ansia di andarsene. Prendendo un flacone di aspirine dal cassetto del comodino gliene versò due sul palmo della mano. “ Ecco, mandi giù queste e si scordi dell’auto. Stasera, comunque, non le sarebbe di alcuna utilità” “ Ma non posso restare qui!” Protestò Kagome stringendo le pastiglie nel pugno. “Perché no?Il D Bar D è confortevole. E abbiamo un sacco di stanze” Kagome non riusciva a ricordare una sola persona che fosse stata generosa con lei. Né riusciva a immaginare che qualcuno si fidasse ad accogliere in casa una perfetta sconosciuta. Inuyasha si rese conto che il suo invito l’aveva sconvolta. Oltre alla gratitudine, c’era sul suo volto un espressione smarrita che gli fece desiderare di prenderla tra le breccia di accarezzarle i lunghi capelli e assicurarle che tutto si sarebbe risolto. Era una sensazione imbarazzante e inusuale, ma di fatto non poteva ignorarlo. “ Ma lei non mi conosce” gli fece notare Kagome. “ Potrei essere pericolosa” Inuyasha aveva il sospetto che Kagome Higurashi fosse pericolosa, ma non nel senso che lei intendeva. La sua bocca si incurvò in una smorfia ironica. “ Sono grande e grosso. Non troppa paura” Era chiaro che stava cercando di tranquillizzarla e per la prima volta da quando l’aveva tirata fuori dall’auto, lei si sentì un po’ meglio. Era impossibile che Naraku riuscisse a seguire le sue tracce, L’indomani pomeriggio sarebbe rientrata in possesso della sua auto. Chissà, forse sarebbe anche ricomparso il sole e la neve avrebbe cominciato a sciogliersi. Insomma, doveva essere ottimista e soprattutto, non voleva dare a Inuyasha Youkai l’impressione di essere una ragazza indifesa. Inumidendosi le labbra, sollevo la testa a guardarlo e rimase colpita nello scoprire quanto lui lei sembrasse già famigliare. Dovunque fosse andata in futuro, capì che non avrebbe mai dimenticato gli occhi ambra di quel uomo nella sua voce, calda e sensuale. In un sussurro disse : “ Grazie per…per tutto l’auto che mi ha dato. Io …” Le sue parole si spensero in un silenzio imbarazzante e Inuyasha si rese conto di non volere che lei gli fosse grata, bensì che fosse felice. “Lasci perdere. Mancano pochi giorni a natale e io sono in vena di generosità. Se vuole ringraziarmi, prenda quelle aspirine e mangi il cibo che mia madre le ha preparato” “Lo farò” promise lei sorridendogli. Un sorriso ampio e generoso che le illuminò gli occhi castani e le scavò due fossette nelle guance. Inuyasha non ricambio il sorriso. Era troppo colpito dalla sua bellezza e della propria riluttanza ad andarsene. Voleva restare per continuare a guardarla e a parlarle. Voleva sapere da dove veniva e da dove era diretta soprattutto, voleva sapere perché era sola e capire perché a lei importasse che fosse sola. “ Buonanotte, Kagome” “Buona notte”

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Capitolo 7
*** Izayoi ***


E adesso? , si chiese lei dopo che la porta si fu chiusa alle spalle di Inuyasha. Doveva restare lì, in quella stanza, nel suo letto? Ingoiò le aspirine con un sorso di brandy, quindi prese dal comodino il piatto con il cibo. C’erano panini ripieni di carne, vari tipi di formaggi e una fetta di torta al cioccolato. Aveva appena iniziato a mangiare quando la porta si aprì e una donna alta, dai capelli castani ramati, ficcò dentro la testa, chiedendo: “ Ti va un po’ di compagnia?” “ Certo, entri” rispose Kagome, intuendo che doveva essere la madre di Inuyasha. A parte il colore dei capelli, si assomigliavano molto. “ Sono Izayoi, la madre di Inuyasha. Mi spiace di non essere venuta prima, ma molti invitati hanno deciso accomiatarsi proprio quando tu e Inuyasha siete arrivati” A Kagome sembrò incredibile che quella donna ritenesse di doversi scusare. “ Oh, la prego, non deve sentirsi in obbligo di trattenermi come un’ospite. Caso mai, sono un’intrusa” “ Non essere sciocca” Izayoi andò a sedersi accanto al letto. “Gli amici di mio figlio non potrebbero mai essere degli intrusi” “Ma noi non siamo amici” le fece notare Kagome. “L’ho conosciuto solo quando si è fermato per aiutarmi” Ridendo Izayoi le diede un colpetto sulla mano. Totosai dice che il piede deve restare a riposo per qualche giorno. Per allora, sarai diventata amica di tutta la famiglia” Kagome fu sul punto di dirle che intendeva ripartire subito, ma si trattenne. Izayoi la stava colmando di cortesia ed era più semplice accettare la sua ospitalità senza discutere. “ Ho detto a suo figlio che non volevo essere una seccatura” Izayoi scosse la testa. “ E non lo sarai. Tra i preparativi per il matrimonio di mia figli in maggio il natale e il fatto di averti come ospite, qui ci sarà un po’ di eccitazione, tanto per cambiare. Ne sono felice” Si, ma lo sarebbe stato Inuyasha? Non potè fare a meno di chiedersi Kagome. “ Ora” proseguì Izayoi alzandosi in piedi, “ Vado a prepararti la stanza degli ospiti e prepararti qualche abito di Rin. È meglio che ti cambi, visto che i tuoi sono bagnati. Quella porta dà in bagno” Aggiunse indicandola. “ Nel frattempo, hai bisogno di qualcosa in particolare?” Kagome era sempre più sbalordita. “No, grazie. Non mi occorre niente” In cucina Inuyasha si riempì una tazza di caffé e la portò al banco della colazione. Ogni superficie era occupata da pile di piatti e bicchieri sporchi. Si sedette su uno sgabello e fece spazio per poter appoggiare il gomito. Si stava portando la tazza alle labbra quando sua madre entrò, raggiungendo un vassoio colmo di avanzi. “ Eccoti qui” disse con vivacità. “ Credo che fossi già andato già a letto” Non poteva andare a letto. Almeno, non nel suo, che era occupato dal fringuello di Chicago. “ Non ancora. Pensavo di avere, ma questa caos mi ha fatto passare l’appetito” Izayoi vuotò il vassoio nel bidone dei rifiuti” a qualche parte dev’esserci ancora della torta al cioccolato” “ E la frittura d’agnello?” Izayoi scoppiò a ridere. “ Non ne è rimasto nemmeno un pezzetto” “Bene Rin è stata gentile a ricordarsi di metterne da parte un po’ per me. Immagino le sia sfuggito di mente che sono stato io ad affrontare la tempesta per procurargliela” “Sono molte le cose che le sfuggono di mente, negli ultimi tempi. Ma succede, quando si è innamorati e ci si sta per sposare. Oppure te ne sei dimenticato?” Inuyasha fece una smorfia. Non era da sua madre tirare in ballo Kikyo. Sapeva che risvegliava ricordi dolorosi. “Mi sono imposto di dimenticare, mamma” “Un tempo non pensavo che tu avessi ragione. Ma, dopo la morte di tuo padre, ho imparato, che non funziona tentare di cancellare i ricordi” Inuyasha rimase in silenzio. Izayoi riempì il lavello di acqua calda e vi aggiunse del detersivo. Dopo un attimo disse: “ Sai, è un bene che Rin ti abbia chiesto di fare un salto dal macellaio. Altrimenti è probabile che quella ragazza morisse congelata” “Non arriverei al punto di affermare una cosa del genere. Prima o poi qualcuno si sarebbe fermato” ribatté Inuyasha. Tuttavia a essere sincero, ogni che pensava a Kagome bloccata nell’auto in panne gli correva un brivido lungo la schiena. “Ma sei stato tu a farlo” insistette sua madre, strofinando con energia una padella. “è davvero molto graziosa.” “ Da queste parti ci sono molte ragazze graziose,mamma” le fece notare Inuyaha. “è vero ma quello di Kagome è una bellezza autentica” Izayoi sbirciò il figlio con la coda dell’occhio “ Ti ha parlato di sé” Sentendosi nervoso e irrequieto, Inuyasha scese dallo sgabello e si avvicino alla porta a vetri che dava sulla veranda “Non molto. Ha accennato solo che era diretta verso sud. E sembrava che avesse una fretta del diavolo” “Mmh. Forse era ansiosa di raggiungere la famiglia per natale. È così triste essere lontani dai propri cari, in questo periodo dell’anno” “Non ha famiglia” disse Inuyasha, rivedendo il volto di Kagome quando glielo aveva confessato. “ è una della poche cose che ha detto” “Parli sul serio?” Inuyasha annuì, scuro in volto. “Così ha detto e non mi viene in mente un solo motivo per cui dovrebbe mentire. A meno che non stia fuggendo perché ha qualche conto in sospeso con la legge” Izayoi smise di lavare di lavare i piatti e si voltò a guardare il figlio accigliata. “ Non riuscirai mai a convincermene. È innocente. Glielo leggo negli occhi” “Sei troppo fiduciosa, mamma. Per fortuna viviamo in una zona dove non c’è alto tasso di criminalità. Altrimenti finiresti nei guai prima ancora di rendertene conto” Izayoi fece schioccare la lingua “Inuyasha sei diventato troppo cinico. Tuo padre non ne sarebbe contento se lo sapesse”

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Capitolo 8
*** Rin ***


Taisho Youkai era morto cinque anni prima, quando Inuyasha ne aveva 18. Benché non fosse pronto ad assumersi la responsabilità di gestire il D Bar D, il ragazzo aveva fatto del proprio meglio per essere all’altezza delle speranze che la madre e la sorella avevano riposto in lui. Era stato un compito gravoso per uno che aveva già visto crollare tutti i suoi sogni con la perdita della giovane ed il figlio. Forse il suo cinismo, dopo tutto, poteva essere giustificato. “ Non sono cinico, mamma sono realista” disse andando a mettere la tazza vuota in cima a una pila di piatti sporchi. “ A proposito, dov’è Rin? Non ti da una mano a mettere a posto?” “ L’ho mandata a letto dopo che mi ha aiutato a preparare la stanza degli ospiti per Kagome. Era stanca” Inuyasha gemette. “ la stai viziando troppo” “Soltanto per pochi mesi ancora” replicò Izayoi con un’ombra malinconica. “D’accordo, ma non fare tardi” Inuyasha si chinò a baciarla sulla guancia. “ Vado a letto. Domani sarà una faticaccia dar da mangiare alle bestie. Spero di non trovare vitelli morti” “Inuyasha ?” lo bloccò la madre mentre lui usciva dalla cucina. “ Pensi che la strada sarà percorribile domani?” “ Forse con una jeep, ma non con una vettura normale. Perché? Ti occorre qualcosa in città?” “No. Pensavo all’auto della tua nuova amica. Vorrei che restasse qualche giorno. Sarebbe bello avere intorno qualche faccia nuova per natale” Trattenendo un sorriso, Inuyasha si grattò il mento. Sua madre era un’incredibile altruista non sarebbe mai cambiata. “ Non è la mia nuova amica, mamma. Quanto al fatto che resti, non ci conterei molto. Scommetto che se ne andrà appena le strade saranno sgommate” “ Oh, magari riusciremo a farle cambiare idea. Ci proverai, vero?” Forse pensò Inuyasha, qualche giorno in compagnia di Kagome sarebbe stato un diversivo gradevole. Non c’erano dubbi che fosse un piacere guardarla. Quanto alla tentazione di flirtare con lei… Bè cosa ci sarebbe stato di male? Dopo tutto era un uomo, di certo non avrebbe commesso la sciocchezza di innamorarsi di lei. “Vedrò cosa potrò fare” rispose ala madre. La mattina seguente Kagome si svegliò sentendosi intontita, probabilmente perché era la prima volta da mesi che aveva dormito tutta la notte di un sonno profondo. Forse erano state le aspirine a metterla fuori combattimento. O forse perché in quella casa si sentiva al sicuro. Scostò le coperte e si mise a sedere. La caviglia era ancora gonfia e indolenzita, ma le fitte lancinanti sparite. Con cautela, si sollevò dall’letto saltando sul piede sano raggiunse un alta finestra ad arco. Lo spettacolo che gli si presentò ai suoi occhi la sorprese. Il D Bar D non era una lussuosa dimora costruita per capriccio in stile ranch. Era un Ranch vero e proprio, con tanto di stalle e fienili e un labirinto di recinti, dove mandrie di animali stavano ammassate sotto la neve che cadeva copiosa. Kagome scrutò con attenzione i Cowboy, ma erano troppo lontani per distinguere se Inuyasha era tra di loro. Meglio così di disse voltando le spalle alla finestra. Era andata a letto pensando a lui e ora la infastidiva che quell’ uomo assillasse di nuovo la sua mente. Saltellando, tornò a letto e cercò di rassicurarsi che era normale e che sarebbe successo a qualsiasi altra donna, perché non si poteva negare che fosse un tipo affascinante. Seduta sul bordo del letto Kagome stava cercando nella borsetta il portacipria quando ci fu un lieve colpo alla porta. S’infilò la vestaglia blu che Izayoi le aveva dato, prima di dire “Avanti” Una giovane alta, con una lunga gonna di velluto a coste e un maglione color ruggine, entrò nella stanza. Reggeva un vassoio con una caraffa di caffé e una tazza di porcellana. Un sorriso caldo,si dipinse sul suo volto quando la vide seduta sul letto. “ Buongiorno” la salutò in tono allegro. “Sono Rin, la sorella di Inuyasha. Mi dispiace che non ci siamo conosciute ieri sera. Come ti senti stamattina? Hai dormito bene?” Era ovvio che Rin, come sua madre, possedeva il dono della cordialità. “Mi sento molto meglio. Tuo fratello mi ha detto che quella di ieri sera era la festa per il tuo fidanzamento. Spero vivamente che la mia presenza non abbia creato problemi” Rin rise, e Kagome, si rese conto che doveva essere molto giovane,forse non ancora ventenne. “Niente affatto” Rin posò il vassoio sul comodino. “Vuoi che ti aiuti ad andare in bagno?” “Oh sì. Mi stavo proprio chiedendo come avrei fatto ad attraversare questa stanza enorme” come se la conoscesse da anni, la giovane Youkai la mise un braccio intorno alla vita e la aiutò ad alzarsi in piedi. “Inuyasha ci ha detto come a trovato la sua auto. Sono felice di averlo pregato di andarmi a prendere quella frittura di agnello. Altrimenti saresti potuta morire congelata” “Gli sono riconoscente. Come lo sono a tutti voi per la vostra gentilezza” “ una cosa da nulla” replicò Rin liquidando i suoi ringraziamenti con un gesto della mano Ma per Kagome che aveva passato quasi tutta l’infanzia e l’adolescenza in un orfanotrofio, la loro disponibilità significava molto. Raggiunse il bagno sorretta da Rin, che continò a chiacchierare attraverso la porta chiusa mentre lei si lavava. “Inuyasha dice che vieni da Chicago. Sei in vacanza?” “ No” rispose Kagome pendendo una spazzola e passandola nei capelli arruffati. “ In realtà, mi sto trasferendo” “Oh davvero? Com’è eccitante! Io sono sempre vissuta in questa città da quando sono nata. Non vedo l’ora di trasferirmi” Una smorfia ironica storse la bocca di Kagome. Lei aveva desiderato per anni avere una famiglia e una casa stabile, ma era difficile spiegarlo a chi non sapeva cosa volesse dire esserne privi. “Non sentirai la mancanza di tua madre e di tuo fratello?” “ Oh certo. Ma andrò ad abitare solo a cinque miglia da qui”

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Capitolo 9
*** L'invito ***


Kagome non riusciva nemmeno a immaginare come sarebbe stato essere circondati da parenti e amici,sempre pronti ad aiutarti nei momenti di crisi. “ Sono sicura che la tua famiglia ne è felice” “ Oh, sì, soprattutto Inuyasha. Secondo lui sono troppo giovane per sposarmi, ma andando ad abitare così vicino, potrà tenermi d’occhio” “Questo non ti dà fastidio?” “Niente affatto. Oh, è sempre troppo protettivo, ma solo perché mi vuole bene” già,penò Kagome, era una spiegazione che non le giungeva nuova. Ogni volta che aveva sorpreso Naraku a osservare ogni suo gesto, lui le aveva detto che lo faceva perché l’amava. Be’, lei faceva volentieri a meno di quel genere d’amore. Uscì dal bagno e Rin l’aiutò ad attraversare di nuovo la stanza. Scelse una gonna e un maglione rosa pallido tra gli indumenti che Izayoi le aveva portato la sera prima e andò dietro un paravento per vestirsi. Rin si sedette infondo al letto. “ Cosa facevi a Chicago, Kaggy?” “Disegnavo vestiti” “oh, accidenti! Devi essere molto brava, per riuscire a guadagnarti da vivere. Voglio dire non tutti ne sarebbero capaci” Kagome s’infilò dalla testa il maglione, che lei scese fino a metà della gonna “ Non mi fraintendere, Rin . La mia era un’attività su scala modesta, anche se mi permetteva di mantenermi” “ è comunque un lavoro fantastico” Rin batté le mani “ Aspetto che lo sappia mia madre! Ne sarà felice!” Kagome uscì da dietro il paravento e lei scoppiò a ridere. “ immagino di essere un po’ più alta di te” “ Solo una decina di centimetri” rispose Kagome unendosi alla sua risata. “ Ma le gonne lunghe vanno di moda. Soprattutto se nascondono una caviglia gonfia” “ Ti sta molto bene” Kagome si alzò dal letto e le andò vicino per sfilarle i capelli dal collo del maglione. Quel semplice gesto commosse Kagome. “ Grazie” mormorò, prima di avvicinarsi saltellando alla toletta, dove aveva lasciato l’occorrente per truccarsi. Mentre si incipriava il naso e si passava il rossetto sulle labbra Rin chiese: “ Sei sposata?” Kagome scosse la testa. Aveva cancellato la parola matrimonio dal suo vocabolario. “ No. Non credo di essere fatta per la vita coniugale” “è quanto sostiene anche Inuyasha, ma secondo me si sbaglia. Probabilmente ti sbagli anche tu” Kagome sorrise debolmente. Era ovvio che Rin era giovane e innamorata, che considerava il matrimonio la felice unione di due cuori. Pochi minuti dopo le due ragazze scesero in cucina, dove Izayoi le aspettava con una tazza di caffé e un bastone da passeggio per Kagome” Ho pensato che potrà servirti finché quel piede non riuscirà a reggere il peso del corpo” disse indicandolo. “ Grazie, sono sicura che mi sarà di grande aiuto” replicò Kagome andando a sedersi al banco della colazione. Era sempre sbalordita della generosità con cui trattavano una perfetta sconosciuta. Mentre sorseggiava il caffé, osservò la lunga stanza, che era in parte cucina, in parte sala da pranzo. Era decorata con ogni genere di oggetti natalizi, dalle tovaglie alle caraffe. Rami veri di abete,pigne e bacche rosse formavano un enorme centrotavola sul tavolo da pranzo, mentre un po’ ovunque erano disposte stelle di natale che andavano dal rosso cupo al bianco. “ è tutto così bello !” esclamò Kagome. “ Non avevo mai visto una cucina decorata con tante ricchezza” Izayoi sorrise dalla sua espressione sbalordita . “ Dopo aver bevuto il caffé, va a dare un ‘occhiata al soggiorno, mentre Rin e io prepariamo la colazione. Inuyasha dovrebbe tornare a momenti, così mangiamo tutti insieme” Risultò che il resto della casa era addobbato con lo stesso fasto della cucina. Kagome stava osservando l’enorme abete in soggiorno quando la voce di Inuyasha risuonò alle sue spalle. “ Quest’anno l’abbiamo fatto un po’ in anticipo per via della festa di Rin” Kagome si voltò a guardarlo e notò subito che il cuore le martellava nel petto. Si sentiva scocca ma non poteva negare di essere contenta di vederlo. “ è stupenda ha contributo anche lei a decorarlo?” I suoi occhi ambra vagarono su di lei piuttosto che sull’albero, se di proposito o meno non avrebbe saputo dirlo, In ogni caso l’impressione che ne ebbe fu come di un contatto fisico. “ Io mi occupo delle luci. Mia madre e Rin fanno il resto”Indossava un paio di jeans e una camicia blu scuro e stivali. In testa portava un capello molto simile alla sera prima, tranne che questa era macchiata di sudore e chiazze di sporco. “ Vedo che e già stato fuori a lavorare. Il tempo sta migliorando?” “ La tempesta si è placata ma continua a nevicare” Inuyasha si avvicinò di qualche passo. “Come sta la sua caviglia? Le sembra saggio sforzarla così presto?” “Starò attenta a no stancarmi” promise lei. Inuyasha le era abbastanza vicino da vedere le infinite sfumature di marrone degli occhi di Kagome, la levigatezza vellutata della pelle e le labbra color corallo. Aveva migliaia di cose da fare, ma in quel momento guardarla li sembrava la più importante. “ Non accetta volentieri che le diano ordini vero?” La voce di quel uomo era profonda, ricca e sensuale e le faceva formicolare la pelle, Kagome no riuscì a mantenere il freddo distacco che avrebbe voluto e un sorriso le incurvò gli angoli della bocca “ In effetti è così” “ E quanto a inviti, come sta?” “ Mi sta invitando da qualche parte?” Inuyasha le porse il braccio. “ A fare colazione. Ha mai mangiato Chorizo e uova?” Lei gli prese il braccio e subito si rimproverò per il piacere che le diede quel contatto. “No, mai. Anzi di solito la mattina sono così di corsa che mi manca il tempo per mangiare” “A quanto pare ha vissuto troppo in fretta…” Lei non aveva mai considerato la sua vita da quel punto di vista. A Chicago passava le giornate lavorando e le notti da sola a casa. Di sicuro non aveva avuto un uomo come Inuyasha Youkai che la invitasse a fare colazione insieme. E anche se qualcuno l’avesse invitata, la presenza assillante di Naraku le avrebbe impedito di accettare. Eppure, eccola lì, appesa al braccio muscoloso di quel texano, con l’aria sciocca di un adolescente. Aveva perso la testa? Oppure aveva appena ritrovato il coraggio di vivere?

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Capitolo 10
*** Vestiti ***


Strapazzate con salsicce messicane e servite con morbide tortillas, le uova erano deliziose. Invece che al banco tutti e quattro avevano preso posto al tavolo da pranzo. Kagome era seduta alla destra di Rin di fronte a Inuyasha. Lo sorprendeva spesso a guardarla e ogni volta un fremito le correva lungo tutto il corpo. “ Inuyasha lo sai che Kagome disegna abiti?Hai mai sentito niente di così eccitante ?” Lo sguardo di Inuyasha passò dalla sorella a Kagome. “ Era quello che facevi quando hai lasciato Chicago?” Si davano del tu da quando sua madre li aveva presi in giro dopo averli sorpresi a rivolgersi la parola ancora in tono formale. Kagome annuì chiedendosi perché fosse così difficile pensare a Inuyasha Youkai come qualsiasi altro uomo. Non riusciva a spiegarsi per quale motivo la facesse sentire insicura e vulnerabile, o perché la sua attenzione si soffermasse su ogni minimo particolare di lui. Non capiva cosa ci fosse di così affascinante nel modo in qui i capelli neri, pettinati all’indietro gli lasciavano libera la fronte o nell’intensa abbronzatura dovuta alla vita all’aperto. Quella mattina non si era rasato e un velo di barba scura gli incorniciava il volto. Se avesse strofinato la propria guancia contro la sua ,sapeva che le avrebbe graffiato la pelle. Eppure era convinta che sarebbe stata una sensazione piacevole. “Si” rispose cercando di scacciare fastidiose fantasie. “Ed è quello che intendi fare quando arriverai a …” La sua espressione si fece interrogativa. “Non hai detto dove eri diretta vero?” Kagome trasse un respiro profondo ed espirò lentamente. Era comprensibile che lui volesse saperne di più sul conto di una sconosciuta alla quale aveva offerto ospitalità. Il guaio era che lei non aveva l’abitudine di confidarsi, con nessuno. Soprattutto negli ultimi mesi da quando era stata costretta a badare a quello che diceva e faceva per paura che Naraku fraintendesse parole o gesti. “Suppongo di non averlo detto” “Kagome si sta trasferendo disse” disse Rin al fratello. “Trasferendo? Dove?” disse Izayoi. “In California” rispose Kagome, rassegnata a dover dare qualche risposta. “ho sempre desiderato vedere la costa occidentale” Inuyasha la guardò al di sopra della sua tazza “ Così disegnerai vestiti e cercherai di venderli là… Non è un azzardo? Non sarebbe più logico restare a Chicago, dove ti sei fatta una clientela?” Accidenti a lui perché doveva essere così perspicace e ficcanaso? Abbassando gli occhi, Kagome si portò una forchettata di uova alla bocca. “Ci ho riflettuto. L’economia della California non è stata molto florida negli ultimi anni e c’è un mercato femminile che cerca un tipo di modo a prezzi più abbordabili” Soddisfatta della rapidità con cui aveva inventato una spiegazione, Kagome masticò il boccone, quindi si portòla tazza alle labbra. Mentre sorseggiava il caffé sentì su di se lo sguardo di Inuyasha. Diffidava di lei oppure gli piaceva quello che stava guardando? Qualunque fosse la risposta, capì che doveva stare in guardia. “Può darsi che tu abbia ragione Kagome” disse Izayoi. “Dalle nostre parti noi donne compriamo vestiti già confezionati al più vicino centro commerciale. A meno che non si tratti di un’ occasione speciale e allora ce li facciamo fare su misura” “Come per il mio matrimonio. Mi sposo in Maggio” disse Rin con espressione radiosa. “Ho già scelto la stoffa per l’abito. Vorrei che le dessi un’occhiata Kaggy. Ci terrei ad avere la tua opinione” “Non ho mai disegnato abiti da sposa” “Ma sono sicura che sai tutto sui tessuti e taglia. Hai portato con te qualcuna delle tue creazioni?” “Si. Ne ho diverse, ma sono rimaste nell’auto” Rin rivolse un’occhiata supplichevole al fratello. “Inu, ti dispiace andare a prendere le valigie di Kagome? Muoio dalla voglia di vedere i suoi vestiti!” Lui fece una smorfia “Devo dare da mangiare agli animali, Rin” “Non ti manca la manodopera, Inu. Possono fare a meno di te per mezz’ora. Inoltre se Kagome deve restare qui con noi, avrai bisogno del suo bagagliaio” Inuyasha si rivolse a lei per avere una conferma. Quando la guardava in quel modo Kagome aveva difficoltà a pensare. “ Io be’ se il carro attrezzi mi riporta l’auto oggi pomeriggio , non c’è alcun bisogno che tu …” “Non esserne così sicura” La interruppe Rin “ Quella di Miyoga è l’unica officina nel raggio di molte miglia. Forse dovrai aspettare fino a domani o dopodomani per riavere la tua vettura. “è vero quel che dice? Chiese Kagome a Inu. “Non posso escluderlo. Sta ancora nevicando” “Non puoi andare da nessuna parte con un piede in quelle condizioni Kagome” Intervenne Izayoi in tono persuasivo. Non avendo mai avuto una famiglia che l’assillasse con consigli e pareri, lei aveva sempre deciso per conto proprio. La sconcertava che gli Youkai assumessero il controllo delle sue azioni. “Credo di poter guidare se…” “Quanto sei testarda” si arrabbiò Inuyasha. “Non hai imparato niente ieri sera? C’è uno strato di neve e ghiaccio di almeno tre o quattro dita sulle strade! Quanto tempo credi che passerebbe prima che tu finissi di nuovo in un fosso?” Forse Kagome era stata ingenua a giudicare le condizioni del tempo, ma non significava che fosse stupida. “Non avete spazzaneve da queste parti?” Chiese con aria sprezzante. “Sono sicuro che sono già all’opera, ma immagino che la neve cada alla stessa velocità con cui loro riescono a spazzarla via” Dunque, pensò Kagome , sarebbe dovuta restare al D Bar D, che lo volesse o no . “In questo caso , sembra che avrò bisogno delle mie valigie” Rin scoppiò a ridere. “Adesso non le dirai che devi lavorare, vero Inu?” Ignorando la sorella, lui disse “Dopo la colazione farò riscaldare la Jeep. Vuoi venire con me?” Andare con lui? Lo voleva e non lo voleva. La sua espressione dovette aver tradito l’indecisione, perché Inuyasha proseguì senza attendere una risposta. “Non devi preoccuparti di restare di nuovo in panne. Non avremo problemi con la jeep” Sì, ma lei temeva problemi d' altra natura. A voce alta tuttavia disse: “Sarò pronta”.

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Capitolo 11
*** In macchina ***


Mezz’ora più tardi, avvolta nel suo lungo cappotto rosso, Kagome era al fianco di Inuyasha sulla veranda posteriore e guardava la jeep. Tra la vettura e lei c’era un tratto di diversi metri con la neve alta fino al ginocchio. Come avrebbe fatto a superarlo zoppicando su un piede solo? Leggendole nel pensiero, Inuyasha si chinò e la sollevo tra le braccia. “Non temere per la mia schiena” disse prima che lei potesse protestare. “Pesi poco più di un paio di sacchi di buon foraggio per cavalli” D’istinto, Kagome gli mise le braccia intorno al collo e si trovò con il volto pericolosamente vicino al suo. “Il buon foraggio per cavalli pesa quanto il cattivo foraggio per cavalli?” non poté fare a meno di chiedere. Ridendo lui scese i gradini e sprofondò nella neve. “No. Quello cattivo pesa di più perché è pieno di vermi” La vista del cielo di un colore grigio piombo avrebbe dovuto preoccuparla, perché più fosse nevicato più si sarebbe prolungato il suo soggiorno al ranch. Eppure in quel momento riusciva a pensare soltanto che Inuyasha non odorava di sapone o di colonia, ma che il suo era un tipico odore di uomo così inebriante da stordirla. “Grazie” mormorò quando lui la sistemò sul sedile e sfilo le braccia da sotto le sue ginocchia. “Non c’è di che” Con il cuore che batteva all’impazzata, Kagome sollevò lentamente gli occhi e vide il suo volto a pochi centimetri dal proprio. Ogni buonsenso si sbriciolò. Pur sapendo che era una follia, più di ogni altra cosa desiderava prendere il suo viso tra le mani e baciarlo sulle labbra. “Credo…” Inuyasha tese una mano sopra la sua testa e il gesto avvicinò ancora di più i loro volti. Kagome inspirò bruscamente e si afferrò ai bordi del sedile. “Con la cintura sarai più al sicuro” concluse lui allungandosi per agganciarla. “Hai ragione” La voce di Kagome era poco più di un bisbiglio, ma negli ultimi minuti si era dimenticata di respirare. Ti ha dato di volta il cervello, si rimproverò mentre Inuyasha chiudeva la portiera e girava intorno alla jeep per mettersi al volante. Aveva passato un anno infernale, per colpa di un uomo. Come poteva guardare Inuyasha, un perfetto sconosciuto e provare stimoli erotici tanto forti? “Rin non si arrende finché non ottiene quello che vuole” disse Inuyasha mettendo in moto la jeep. “Se non avessi accettato di andare a prendere e tue valigie, avrebbe tentato di recuperarle di persona” Kagome infilò le mani guantate nelle tasche del cappotto, principalmente per difendersi dalla tentazione di toccare Inuyasha Youkai. “Ne parli come di una persona testarda” “Lo è. Ma faccio del mio meglio per tenerla a freno. Non sempre è stato facile. Un fratello non è come un padre, anche se per Rin ho cercato di essere entrambi negli ultimi cinque anni” “Tuo padre è morto da così tanto tempo?” Lui non la guardò e la sua espressione non cambiò mentre la rispondeva “Si. È morto all’improvviso. Un aneurisma al cervello. Era ancora giovane.” Anche se il volto non lo mostrava, Kagome avvertì il dolore della sua voce e capì che era stato molto unito al padre. “Mi dispiace che tu l’abbia perso. Ma hai almeno tua madre. È una donna ancora giovane e piena di energie” “È unica nel suo genere” dichiarò Inuyasha con sorriso carico d’affetto. “ E vuole che tu resti al ranch per le vacanze” Kagome sprofondò ancora di più nelle tasche del cappotto. “ E tu?Il dottor Totosai dice che sei il capo” Inuyasha scoppiò in una risata dal suono così caldo che Kagome si sentì sciogliere. “ Essere il capo avvolte non significa niente. Non quando si è responsabili della felicità di due donne” “Non te ne farei una colpa se non fossi entusiasta di ospitarmi. Per quello che ne sai, potrei avere un passato sordido” Inuyasha non lo riteneva possibile. Almeno non voleva crederlo, anche se ei era molto riservata su se stessa. Ma, più che infastidirlo, la sua reticenza lo incuriosiva. “ Mi stavi avvertendo che potrei svegliarmi una mattina e scoprire che sei fuggita con l’argenteria e i regali di Natale?” Kagome non poté fare a meno di ridire. “Forse dovrei aspettare che tu apra i tuoi regali, così da non sobbarcarmi la fatica di portare via anche quelli che non mi piacciono” “Be’, suppongo che non ti piacerebbero gli attrezzi da maniscalco che mi ha comprato ma madre” “Come fai a sapere cosa ti a comprato?” “Lo so perché gliel’ho chiesto io” Kagome scosse la testa incredula. “Così non è divertente. I regali dovrebbero essere una sorpresa” Inuyasha teneva il volante con una mano salda mentre la jeep sobbalzava sulla neve segnati da solchi profondi. “Oh, puoi stare certa avrà un sacco di sorprese da mettere sotto l’albero” Sì, pensò Kagome, Izayoi doveva essere il tipo di persona che adorava le feste e che era generosa con i suoi cari. “Tu cosa riceverai, Kagome?” le chiese lui con un ombra di malizia. “Hai già chiesto a Babbo Natale cosa desideri?” Se Babbo Natale fosse esistito, Kagome gli avrebbe detto che desiderava qualcuno che l’amasse, co cui dividere la vita e formare una famiglia. “ Babbo Natale si è dimenticato di me molto tempo fa. Così immagino che …” In effetti. Kagome non avrebbe ricevuto niente, ma non voleva ammetterlo con Inuyasha Era un pensiero troppo doloroso da dividere con un uomo che non avrebbe mai saputo cosa significava essere soli.

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Capitolo 12
*** In macchina seconda parte ***


“Dovrò aspettare e vedere cosa mi manderà la mia amica da Chicago. Probabilmente una scatola di cioccolatini. Secondo lei sono troppo magra” Amica… lei Inuyasha si disse che era assurdo provare tanto piacere all’idea che si trattasse di un’amicizia al femminile. Ma non poteva negarlo. Voleva credere che Kagome fosse libera da legami. Voleva sapere che, ogni volta che la guardava, non stava guardando la donna di un altro uomo. “Ieri sere ho avuto la netta impressione che stesse fuggendo da Chicago” Dentro le tasche le mani di lei si strinsero a pugno. Il suo sguardo rimase fisso sul parabrezza. “ Non sono fuggita. Me ne sono andata.” “ E te ne sei andata per colpa di un uomo. È così,vero?” Era a tal punto trasparente? Si chiese Kagome. Santo cielo, era forse riuscito a leggere i pensieri spudorati che le erano passati per la testa pochi minuti prima? S’inumidì le labbra e lo sguardo con la coda dell’occhio. Inuyasha teneva lo sguardo incollato sulla strada, ma era chiaro che aspettava una sua risposta. “ Cosa ti fa pensare che abbia lasciato Chicago a causa di un uomo?” Inuyasha storse la bocca. “Perché immagino che tu abbia lavorato sodo per farti il genere di clienti che occorre per guadagnarsi da vivere nella tua attività. Non saresti partita di punto in bianco, solo perché volevi cambiare ambiente” “ Ti ho detto…” “Lo so cos’hai detto a colazione, ma non sono nato ieri, Kaggy. Puoi aver ingannato mia madre e Rin, ma non me, con tutti quei discorsi dell’economia” Voltando la test, lei lo guardò con cipiglio. “Non sapevo che i cowboy giocassero a fare i detective” “Adesso sei infantile” L’accusò Inuyasha. “E tu indiscreto” Inuyasha freno di colpo e guardando fuori, Kagome vide che avevano raggiunto la sua auto in panne. Dio,pensò con sollievo,forse andrà a prendere le mie valigie e lascerà cadere l’argomento. Le sue speranze andarono deluse, quando Inuyasha si voltò sul sedile e la guardò negli occhi. “Forse sono indiscreto” ammise. “Ma non capisco come tu possa guarire un cuore infranto fuggendo” Così, era convinto che lei avesse il cuore infranto?Prima di potersi trattenere, scoppiò in una risata sarcastica. “Non fuggo a causa del mio cuore. Io” Si interruppe con un sospiro mentre Inuyasha incrociava le braccia sul petto. “Sì?” la sollecitò. Perché insisteva tanto? Si chiese Kagome. Lei era soltanto una persona che lui e la sua famiglia avevano aiutato. Tra pochi giorni sarebbe uscita dalla loro vita. Perché avrebbe dovuto interessargli il motivo per cui aveva lasciato Chicago? Eppure, Il suo interesse sembrava sincero , e ciò la turbava. Nessuno si era mai curato di cosa succedeva a Kagome Higurashi. Perché avrebbe dovuto pensare che quell’ uomo era diverso? Scostandosi i capelli da volto, sospirò. “Ho lasciato Chicago perché… Be’… là ci sono tanti brutti ricordi dalla quale volevo allontanarmi. Voglio ricominciare da capo.” “Posso capirlo” rispose Inuyasha con un tono più dolce. Poteva davvero capire? Si chiese lei scrutando le linee mancate dal suo volto. Non riusciva a immaginarlo disperato al punto da volersene andare da una casa e una famiglia che lo amava. Deglutendo il groppo che le aveva chiuso la gola, Kagome voltò la testa. “L’anno scorso, a quest’epoca ero fidanzata e mi sarei dovuta sposare” “Cosa è successo poi?” Chiese Inuyasha serrando la mascella. Lei si strinse nelle spalle, come se niente di tutto quello che avesse importanza, ma dalla sua espressione distaccata Inuyasha capì che stava rivivendo un momento doloroso. Che genere di uomo poteva essere che l’aveva fatta soffrire? Soprattutto che genere di uomo era quello che aveva rinunciato a lei? “Non ha funzionato. Lui era molto possessivo e io, be’ ho rotto il fidanzamento.” Kagome trasse estrasse le mani dalle tasche e si sfilò i guanti. Ora le teneva in grembo, così stratte da avere le nocche sbiancate. Inuyasha avrebbe voluto prenderle tra le proprie e rassicurarla. “Rimpiangi che sia tutto finito?” Lei si voltò a guardarlo. Se avesse saputo con quanta disperazione desiderava che fosse veramente tutto finito con Naraku! “ No. Non avevo altra scelta. E ora voglio solo dimenticare” Forse non aveva il cuore spezzato e forse voleva veramente ricominciare una nuova vita, ma Inuyasha non era cieco. L’espressione tormentata dello sguardo tradiva un’angoscia profonda che lo preoccupava. Più di quanto fosse disposto ad ammettere. Aprì la portiera, ma prima di scendere le augurò piano: “Spero che tu possa lasciarti alle spalle quei ricordi. Lo spero proprio” Mentre lo osservava farsi strada nella neve fino alla sua auto, Kagome si accorse di tremare. Non è strano che una donna desiderasse baciare un uomo affascinante come Inuyasha Youkai. Ma i suoi desideri si spingevano oltre. Gli aveva accennato al proprio passato, ma ora avrebbe voluto posargli la testa sul torace e raccontargli della paura e della solitudine di quegli ultimi mesi. Come spiegarlo? Non cercare spiegazioni, bisbigliò solo perchè era un uomo forte e sicuro di sé non significava che avrebbe potuto proteggerla o che volesse farlo. No, doveva contare sulle proprie forse e avrebbe fatto meglio a non scordarsene mai.

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Capitolo 13
*** Kikyo ***


“Kagome, sono fantastici! Guarda questa giaccia blu, mamma. Non sarebbe stupenda per il viaggio di nozze?”

Le tre donne erano nella camera da letto di Kagome e Rin aveva sparpagliato sul letto e sulle poltrone le sue creazioni.

Izayoi prese la giacca e se la mise davanti. “è molto bella che taglia è Kagome?”

“Una quarantadue”

“Scordatela! È troppo piccola per te”

“Oh ma mi piace da morire. Vorrei che potessi farmene una della mia taglia” disse Rin a Kagome, che era seduta su una sedia a dondolo, con il piede posato su uno sgabello.

“Oppure i tuoi sono pezzi unici?”

“No di certo, ma non sono io a confezionarli”

Rin non l’ascoltava più e si era rivolta alla madre in preda all’eccitazione.

“Kagome può disegnare qualche abito per la mia luna di miele, mamma?”

Izayoi lanciò alla figlia un’occhiata dubbiosa. “ il costo, Rin. Stiamo già spendendo tanto per questo matrimonio”

“Rinuncerò a qualcos’altro per esempio all’orchestra e allo champagne. Possiamo ballare con i dischi e servire punch alla frutta”

Izayoi gemette “Sono sicura che gli uomini saranno entusiasti del punch alla frutta” “Serviremo loro birra. È quello che devono di solito”

“Birra a un matrimonio? La gente dirà che siamo zotici”

Rin prese un abito di seta verde e si avvicinò ad uno specchio a passo di valzer.

“Da quando noi Youkai ci preoccupiamo di quello che dice la gente? A Sesshomaru non importerà quando vedrà come sono bella con i vestiti disegnati da Kagome”

Si gettò l’abito sul braccio e andò ad inginocchiarsi accanto alla sedia a dondolo.

“Ne disegnerai qualcuno per me, vero? Ti sarei debitrice in eterno!”

Come rifiutare pensò Kagome, dopo che lei e sua madre l’avevano colmata di cortesie. Inoltre non sarebbe stata lei a rovinare la gioia e l’entusiasmo di Rin.

“Dovresti trovare però una sarta perché non sono brava a cucire”

“ C’è Kaede” Intervenne Izayoi pensierosa

“ è molto professionale. Tutto sommato è probabile che si risparmi a far confezionare gli abiti piuttosto che a comprarli in boutique”

Kagome sorrise a Rin, che aspettava la sua risposta con il fiato sospeso.

“Sarò felice di accontentarti. Ad una condizone”

Rin batté le mani e Kagome si chiese con tristezza se il futuro avesse in serbo anche per lei un uomo che l’amasse veramente e con il quale pensare al matrimonio.

“Quale?” chiese Izayoi.

“Che accettate il mio lavoro come un regalo di Natale” “è chiedere troppo!” replicò la donna scuotendo la testa, ma Rin aveva già gettato le braccia al collo di Kagome e le stava schioccando un bacio sulla guancia.

“Oh, grazie, Kaggy, sei meravigliosa! Aspetta che Inuyasha sappia la notizia. È probabile che anche lui ti baci, visto che gli farai risparmiare così tanti soldi”

Kagome sentì che il rossore le saliva alle guance, ma non poté farci niente. A Inuyasha non sarebbe mai passato per la testa di baciarla, mentre era un’ idea che lei non riusciva a scacciare.

“Non succederà mai” commentò Izayoi con aria tetra. “ A quanto ne so sono anni che Inuyasha non bacia una donna”

L’espressione radiosa di Rin si appannò di colpo. “è vero, mamma. Suppongo che lui… be’, è comprensibile, con tutto quello che è successo con Kikyo”

Con un sospiro rassegnato, Izayoi si scostò i cappelli dalla fronte. “Ebbene sbaglia e gliel’ho ripetuto più volte anche se non è servito a niente”

Lo sguardo incuriosito di Kagome passò dalla madre alla figlia. Chi era quella Kikyo di cui stavano parlando? E cosa aveva fatto per spingere Inuyasha a disinteressarsi delle donne?

“ Kikyo è una sua vecchia fiamma?” chiese infine, rosa dalla curiosità.

Izayoi scosse la testa.

Fu Rin a rispondere : “Kikyo era sua moglie”.

Più tardi,quella sera, Kagome era seduta accanto alla finestra della stanza, con un album sulle ginocchia e diverse matite colorate sparse sul vicino tavolo.

Nell’ultima mezz’ora aveva tentato di buttare giù qualche schizzo per gli abiti che aveva promesso a Rin, ma la sua mente si rifiutava di collaborare. Non riusciva a pensare ad altro che a Inuyasha e al fatto che fosse stato sposato. Dov’era Kikyo? E perché il loro matrimonio era fallito? Erano domande che era stata sul punto di fare quel pomeriggio, ma lo squillo del telefono gliel’aveva impedito. Rin era uscita di corsa per rispondere e Izayoi se n’era andata in fretta e furia, con il pretesto di controllare i piselli che aveva lasciato a cuocere sul fornello. Forse era stato meglio così Rin e Izayoi avrebbero trovato strano che lei fosse tanto interessata alla vita privata di Inuyasha. Ed era strano, si disse stracciando l’ennesimo foglio. La vita privata di Inuyasha non erano affari suoi. Quanto prima se lo fosse tolto dalla testa, tanto meglio sarebbe stato per la sua pace mentale.

Ci fu un colpo alla porta. Grata per l’interruzione, Kagome gridò: “Avanti”

Rimase sorpresa, quando fu Inuyasha ad entrare. Era senza il suo cappellaccio e i capelli neri era pettinati con cura. Lei, riusciva solo a pensare che la sua imponente figura dava una sensazione di solidità, e che le bastava guardarlo per avvertire un vuoto improvviso alla bocca della stomaco.

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Capitolo 14
*** Cena ***


“Volevo vedere se eri pronta per la cena”disse lui.

Kagome si affrettò a posare l’album sul tavolo e prese il bastone che Izayoi le aveva dato.

“Non mi ero accorta dell’ora spero di non avervi fatto aspettare”

Inuyasha la osservò avvicinarsi zoppicando.

Sembrava decisa a cavarsela da sola e gli piaceva quella dimostrazione d’indipendenza, soprattutto sapendo quanta fatica le doveva costarle camminare.

“Siamo soltanto tu e io”

Sul volto di lei si dipinse la sorpresa.”Davvero?”

La bocca di Inuyasha si storse in una smorfia. Essere lasciato solo con Kaggy era l’ultima cosa che voleva. O così aveva creduto.

“Sesshomaru ha portato Rin a cena dai suoi. Quanto a mia madre è appena uscita con Totosai. Sembra che un loro amico comune abbia bisogno del medico”

Così erano loro due da soli, pensò Kagome cercando di non lasciarsi turbare da quel pensiero. Dopotutto, non aveva paura di lui. Anzi sapeva d’istinto che avrebbe potuto affidargli la vita. Ma era lei il problema. Non riusciva nemmeno a guardarlo senza che le girasse la testa!

“Capisco. Posso prepararmi un panino. Non occorre che ti disturbi per me”

“Inuyasha la prese per un braccio e la guidò fuori dalla stanza.

“La cena è già in tavola. Fagioli al chili, pane di grano turco e torta di mele”

“Hai cucinato tu?”

Lui rise e Kagome decise che quel suono era caldo come il contatto delle sue dita sul braccio.

“No. La mia cucina si limita ad aprire barattoli o scatole di surgelati”

“Suppongo che non sarebbe dignitoso, per un cowboy, cucinare”

“Il motivo per ci questo cowboy non ha imparato è perché non ha mai avuto il tempo”

Arrivarono in cucina, ma Inuyasha lasciò la presa soltanto dopo averla sistemata su una sedia.

Mentre aspettava che si sedesse, lei ripensò al proprio minuscolo appartamento di Chicago, dalla cui cucina si era servita ben di rado.

Essendo sola preferiva comprare qualcosa di pronto alla più vicina rosticceria. Ma trovarsi lì con Inuyasha le faceva capire quanto fosse diventata triste e vuota la sua vita.

“E tu, Kaggy Sai cucinare?” Le chiese riempiendole il piatto di fagioli.

“Un po’. Le suore dell’orfanotrofio ci portavano di tanto in tanto in cucina e ci insegnavano le cose fondamentali”

“Ricordo che hai detto di non avere famiglia. Sei cresciuta in un orfanotrofio, quindi?”

“Mi ci misero quando mia madre morì in un incidente d’auto”

“Quanti anni avevi?”

“Quasi cinque, credo”

Inuyasha la guardò sorpreso. “Eppure ricordi tua madre?”

“Rammento solo alcune cose. Era Mora e bella. Profumava sempre di fiori e mi faceva addormentare cantandomi la ninnananna”

Inuyasha non riusciva ad immaginare di avere solo quei pochi particolari. “E tuo padre le chiese?”

Kagome abbassò la testa. “Per quanto ne so non ne ho mai avuto uno. Mia madre non si era mai sposata”

Avvertendo il suo imbarazzo, lui osservò “Non c’è niente di cui vergognarsi. Eri solo una bambina innocente”

La dolcezza della sua voce la indusse ad alzare la testa. “Non me ne vergogno. Solo che non sono abituata a parlare di queste cose”

Inuyasha riempì due tazze di caffé e ne spinse una verso di lei.

“E i tuoi amici di Chicago? Non ne parlavi neanche con loro?”

Kagome mangiò una forchettata di fagioli e assaggiò il pane. Se si fosse concentrata sul cibo, se avesse continuato a parlare forse sarebbe riuscita a scordare com’era silenziosa la casa e che loro due erano completamente soli.

“Tranne Sango la maggior parte dei miei amici non erano tipi da famiglia come lo siete voi. Che avessi un padre o che fossi cresciuta in un orfanotrofio, a loro non interessava”

“Begli amici” borbottò Inuyasha.

“Quanto almeno non mi giudicavano in base a quello”

“E pensi che io lo faccia?”

Quando i loro sguardi si incontrarono, Kagome provò un senso di vulnerabilità.

“No. Però penso che tu non abbia mai conosciuto una come me”

Su quel punto aveva ragione, pensò Inuyasha. Nessuno delle donne che conosceva avrebbe attraversato il paese da sola. Nessuna di loro era così bella. E di certo, nessuna lo eccitava come lo eccitava lei.

“Vuoi dire una che non abbia un elenco chilometrico di zii, cugini e parenti vari? Be’ pensa a tutto il denaro che risparmi ogni Natale”

Lui non la guardava dall’alto in basso perché non proveniva da una famiglia di antico lignaggio. Era un pensiero che le riscaldò il cuore e aumentò l’attrazione che provava per lui, malgrado tutti gli allarmi che le suonavano nella testa.

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Capitolo 15
*** Bacio ***


Presero le loro tazze e si trasferirono in soggiorno, dove le luci baluginavano sull’albero di Natale.

Kagome si divertì ad osservarne le decorazioni. Molte erano ovviamente erano vecchie e malridotte, ma era chiaro che avevano un valore sentimentale.

Una palla di vetro in particolare attirò la sua attenzione:sulla superficie erano incollate file di riso colorato. Diede un’occhiata a Inuyasha, che si era seduto in una poltrona.

“ Scommetto che l’hai fatto quando all’incirca otto anni”

Lui si alzò dalla poltrona e le andò vicino.

“è opera mia, sì. A quel tempo, a scuola facevano queste decorazioni per regalarle alle nostre madri. È ovvio che Izayoi è una sentimentale”

Kagome cominciava a sospettare che lo fosse anche lui, ma lo tenne per sé. A un cowboy coriaceo, quale lui voleva apparire, non poteva far piacere che qualcuno intuisse i suoi punti deboli.

“Anch’io diventerò sentimentale come tua madre se avrò la fortuna di avere un figlio che mi regala una decorazione natalizia” disse invece.

Inuyasha notò che sul suo volto si era dipinto un’espressione di desiderio struggente, si vergogno di se stesso. La cosa era assurda. Non era colpa sua se Kagome era cresciuta senza una madre o una famiglia con cui passare il Natale. Tuttavia, non poteva fare a meno di pensare alle molte volte in cui si era compatito nella convinzione di essere l’unico ad aver sofferto un dolore insopportabile. Kagome gli stava dimostrando fino a che punto si sbagliava.

“Mia mi ha detto dei vestiti che farai per Rin. È molto generoso da parte tua”

Le era così vicino che lei gli sfiorava il torace con la spalla e benché non lo stesse guardando, sentiva i suoi occhi che vagavano dalle sue labbra alla gola fino al punto in cui il maglione disegnava le curve del seno.

Era uno sguardo così ardente da farle tremare le ginocchia e da dare un timbro roco alla sua voce quando parlò. “Tua sorella pensava che ne saresti stato contento, perché servirà a farti risparmiare del denaro”

Inuyasha rise, divertito. “Sono sicuro che mi avrà dipinto come uno spilorcio”

“No” Rispose Kagome sempre più accaldata a ogni secondo che passava.

“Non ha detto niente del genere. Ha detto che , probabilmente, mi avresti baciato”

“Ha detto proprio così? Che ti avrei baciato?”

Il suo tono era così incredulo che Kagome si sentì insultata gli faceva tanto orrore all’idea di baciarla?

“ Mmh … Sì per gratitudine. Ma tua madre ha detto che non l’avresti fatto per via di Kikyo”

Kagome si morse il labbro, ma era troppo tardi.

Inuyasha rimase per un attimo a fissarla con un espressione vacua, quindi i suoi occhi si socchiusero, fino a ridursi a due fessure. Mentre aspettava che si decidesse a rompere quel silenzio imbarazzante, il cuore di Kagome prese a battere così forte da rombarle nelle orecchie.

“Beh si sbagliava” Borbottò lui d’un tratto.

“ Si sbagliava chi?”

“ Mia madre”

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Capitolo 16
*** Bacio seconda parte ***


Prima che lei riuscisse ad afferrare il significato delle sue parole, Inuyasha la prese per le spalle e l’attirò a sé.

“Se pensa che non ti bacerei sta invecchiando”

“Inuyasha…”

Il suo nome fu tutto quello che riuscì a dire prima che lui chinasse la testa. Sapendo che l’avrebbe baciata, si preparò ad un fugace contatto di labbra. Non fu così.

Lunghi secondi passarono con lentezza esasperante, mentre le metteva le braccia intorno alla vita e la stringeva a sé, tenendola prigioniera.

Mentre lui assaporava con le labbra quelle morbide e carnose di lei,Kagome ebbe l’impressione che un calore inebriante le si insinuasse nelle ossa.

Si aggrappò alle sue spalle come se fossero l’unica cosa solida al mondo e gemette in silenzio, quando lui scostò la bocca dalla sua.

Inuyasha si era proposto di limitarsi ad un breve assaggio delle sue labbra. Ora, guardando il suo volto accaldato e arrossato, si sentiva stordito, scosso dalla testa ai piedi da quello che era appena successo tra loro.

“Ti …ehm fai sempre in dovere di dimostrare che tua madre si sbaglia?”

C’era un tremito nella sua voce, che Inuyasha trovò seducente quanto la vicinanza della bocca che aveva appena baciato.

“Tu che ne pensi?”

Mormorò senza allentare la stretta delle braccia intorno al suo corpo morbido e caldo.

“Penso che tu sia il tipo d’uomo che accetterebbe qualsiasi sfida”

Lui si mostrò perplesso. “E secondo te, baciare una donna è una sfida per me ?”

“Sì da quello che ha detto tua madre”

Senza preavviso Inuysha la lasciò andare e indietreggiò.

“Izayoi non avrebbe dovuto parlarti di Kikyo!”

“E tu pensi che quello che mi hai fatto pochi attimi fa fosse tuo diritto?” chiese lei, incredula che s’infuriasse tanto per una moglie che doveva essere uscita da molto tempo dalla sua vita.

“In quel bacio non ero da solo e tu lo sai!”

Aveva ragione. Era inutile negare che lei vi avesse avuto una parte attiva. Ma era stato lui a prendere l’iniziativa e Kagome voleva sapere il perché.

“Che differenza fa se tua madre ha tirato fuori il nome di Kikyo? Doveva restare un segreto che un tempo voi due eravate sposati?”

Il volto di Inuyasha divenne una maschera di pietra.

“No. Non è un segreto, ma riguarda la mia vita privata. Non è qualcosa che divido con chiunque”

Non avrebbe potuto dire niente di più offensivo, ma se l’era voluta, si disse Kagome.

“Capisco cosa stai cercando di dirmi. Anch’io, di solito, non parlo con chiunque della morte di mia madre o del fatto di essere cresciuta in un orfanotrofio. Suppongo che con te sia stato un attimo di sbandamento” Gli voltò le spalle si diresse alla porta.

“Se vuoi scusarmi, torno al mio lavoro”

Mentre la guardava allontanarsi zoppicando, Inuyasha si odiò. Non era stata sua intenzione ferirla! Ma Kikyo era morta. Quando sarebbe riuscito a ricordarla senza soffrire ?

“Kagome aspetta!”

Lei non si fermò. Non fino a quando, Inuyasha le mise una mano sulla spalla. Solo allora lo guardò con tutta la freddezza di cui fu capace.

I lineamenti dell’uomo erano contorti dall’angoscia.

“Ascolta non era quello il senso che volevo dare alle mie parole”

“Sì, lo era”

“D’accordo, forse lo era. Ma mi sbagliavo”

Sorpresa da quell’ammissione , lei si voltò ad affrontarlo.

“No, ho sbagliato io, Inuyasha ho sbagliato a pensare che un bacio insignificante mi desse il diritto di parlare di una donna del tuo passato”

Un bacio insignificante? Era così che lo considerava? A Inuyasha aveva fatto l’effetto di una combustione istantanea.

“Ma io ho insistito perché tu mi parlassi di te. Da parte mia invece…”

Scosse la testa per la frustrazione di non riuscire a spiegarsi.

“Non sono abituato a parlare di Kikyo”

“Perché no?”

Nei momenti in cui aveva avuto Kagome tra le braccia, Inuyasha si era completamente dimenticato di Kikyo. La sua mente si era svuotata di ogni altra cosa che non fosse il sapore delle labbra di Kagome, il contatto con le curve morbide del suo corpo. Aveva finalmente incontrato una donna che era riuscita a fargli dimenticare Kikyo…e si sentiva in colpa.

“Perché, come te, non sopporto i ricordi dolorosi”

Kagome si rese conto che non avrebbe dovuto iniziare quella conversazione. Perché, adesso non vedeva più soltanto il cowboy che l’aveva salvata. Quel cowboy era un uomo che aveva amato e sofferto, un uomo che non voleva dividere con nessuno pensieri e cuore. Un uomo dal quale era sempre più attratta.

“Devi averla amata molto” mormorò.

“L’amavo, ma questo non le ha impedito di morire meno di un anno dopo che c’ eravamo sposati”

Le sue parole la lasciarono senza fiato. Si era aspettata qualsiasi cosa, ma non che fosse rimasto vedovo. Doveva essere stata una tragedia.

“Mi dispiace” bisbigliò.

Anche a Inuyasha dispiaceva aver paura di prenderla di nuovo tra le braccia e concedersi di dimenticare il passato.

“Già” disse stringendosi nelle spalle.

“Bene, volevi sapere. Adesso sai.”

C’erano altre cose che Kagome avrebbe voluto sapere. Soprattutto perchè l’avesse baciata con tanta passione. Ma non intendeva ritornare su quell’episodio. l’avrebbe attribuito ad un capriccio improvviso e si sarebbe sforzata di dimenticare gli attimi passati tra le braccia di Inuyasha Youkai.

“Così siamo alla pari. Tu mi hai detto tutto di te e io ti ho detto tutto di me”

Costringendosi a sorridere, Kagome aggiunse:“E adesso torno in camera. Ho promesso a tua madre e a Rin di disegnare qualche abito e voglio essere sicura di riuscirci prima di andarmene”

Inuyasha la osservò, mentre usciva zoppicando e capì d’un tratto che non voleva che se ne andasse. Voleva continuare a guardarla, a parlarle. E a toccarla.

Dannazione, non hai imparato niente, stasera? Si chiese.

Baciare Kagome non si era risolto in un semplice contatto delle loro labbra. Era stato l’incontro tra un uomo e una donna, un prezioso barlume di ciò che sarebbe potuto essere. Ma Inuyasha sapeva come poteva essere l’amore. Quando ti colmava il cuore, tutto il mondo diventava un luogo magico. Quando se ne andava, la vita diventava un inferno.

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Capitolo 17
*** Sango ***


L’indomani mattina Kagome si alzò molto prima dell’alba, fece una rapida doccia, quindi indossò calzoni bianchi di velluto a coste e un maglione verde smeraldo.

Dopo aver legato i capelli neri un nastro di velluto verde, lasciò la sua stanza e si diresse in cucina.

La trovò silenziosa come il resto della casa. Era ovvio che la famiglia Youkai non era così mattiniera, decise accendendo la luce.

Il giorno prima, aveva visto dov’era l’occorrente per il caffé e poco dopo era seduta al banco della colazione davanti a una tazza fumante.

Anche se era andata a letto presto, si sentiva stanca, ma non c’era da stupirsi, non avendo quasi chiuso occhio.

Per quanto si sforzasse, non riusciva a scacciare il pensiero della freddezza di Inuyasha, quando aveva accennato a Kikyo e della sua espressione quando le aveva detto che la moglie era morta.

Kagome poteva solo giungere alla conclusione che ne fosse ancora innamorato. Benché morta, continuava a vivere nel suo cuore.

Be’, non sarebbe stata lei a dirgli che viveva nel passato. Aveva già seri problemi da risolvere e non voleva complicarsi l’esistenza permettendo a Inuyasha di entrarle nel sangue. Era già brutto dover fuggire da un uomo e non era sicura che sarebbe sopravvissuta se fossero diventati due.

Il pensiero sgradito di Naraku le ricordò di non aver ancora chiamato Sango. Diede un’occhiata all’orologio, quindi guardò il telefono posato sul banco, poco lontano da lei.

La sua amica doveva essersi già alzata per preparare la colazione al marito e ai figli. Kagome aveva ancora tutta la cucina per sé, quindi avrebbe potuto parlarle liberamente.

Si spostò all’estremità del banco e compose il numero del centralino per chiamata a carico del destinatario. Pochi secondi dopo, la voce di Sango le strillava all’orecchio: “ Kagome, dove diavolo sei ? Ero preoccupata da impazzire!”

“Mi dispiace, Sango. Volevo chiamarti ieri sera ma mi è passato di mente. Speravo di trovarti prima che uscissi per andare al lavoro”

Sango fece un sospiro di sollievo. “Meno male che hai chiamato. Mi stavo chiedendo se rivolgermi alla polizia…”

“Sango, no!Lo sai che Naraku sarebbe il primo a mettersi sulle mie tracce”

“Lo so, lo so. È per questo che ho deciso di aspettare. Dove sei adesso?”

“Al momento sono appiedata”

“Appiedata! Kaggy, rinsavisci e salta sul primo aereo per Chicago”

“Mai! Non intendo rinunciare ai miei progetti. Ascolta, Sango, sto bene. Mi trovo presso una famiglia a sudest di Amarillo. La mia auto è guasta, mi sono storta una caviglia e le strade sono coperte di ghiaccio. A quanto pare mi fermerò qui qualche giorno, forse fin dopo Natale"

Sango gemette. “Stai con una famiglia che non conosci nemmeno? Mio Dio, Kaggy, non ci sono motel da quelle parti?”

“Per varie ragioni non sono riuscita a raggiungere un motel. Inoltre i Youkai sono persone molto simpatiche. Vivono in un grande ranch che chiamano il D Bar D”

“Un ranch con mucche vere e cowboy?”

“Esatto rispose Kagome che non poté fare a meno di ridere. “ Adesso è meglio salutarci altrimenti ti arriva una bolletta astronomica”

“Quando avrò tue notizie?”

“Ti avviserò quando me ne andrò da qui. E ricordarti, Sango, se Naraku insistesse per farti parlare, acqua in bocca”

“Mi comporterò come se tu non avessi nemmeno lasciato la città”

“Grazie, Sango”

“Puoi ringraziarmi avendo cura di te stessa…Non metterti nei guai”

“Non ti preoccupare. Appena riavrò la mia auto e sarò diretta in California, andrà tutto bene”

In quel momento si udì un rumore di passi. Guardandosi al di sopra della spalla Kagome vide Inuyasha che entrava in cucina “Devo lasciarti, Sango. Buon Natale”

Senza dare all’amica il tempo di rispondere, si affettò a rimettere la cornetta sulla forcella e si voltò.

“Buongiorno” disse a Inuyasha. “Ti sei alzata presto”

Lui lanciò uno sguardo eloquente a lei, quindi al telefono. “Non così presto come te”

Kagome non potè impedirsi di arrossire. Accidenti a lui! La faceva sentire come una bambina sorpresa con le dita nel barattolo della marmellata.

“Immagino che avrei dovuto chiedere il permesso di telefonare, ma era una chiamata a carico del destinatario. Così pensavo…”

“Non mi preoccupa il costo. Mi chiedevo soltanto chi chiamassi così di buon’ora. Non avendo famiglia…”

“Era la mia amica Sango. Le avevo promesso di tenermi in contatto con lei finché no fossi arrivata in California”

“Capisco”

No non poteva capire, pensò Kagome. Non sapeva che Sango era preoccupata per la sua incolumità, come non sapeva cosa significasse essere assalita da subdole minacce fino a non riuscire più a mangiare, a dormire o a ragionare con lucidità.

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Capitolo 18
*** Appuntamento ***


Inuyasha si riempì una tazza di caffé e andò e andò a sedersi vicino a lei. “ Di solito ti alzi così presto?”

“I giorni feriali”

Kagome non specificò che quella mattina si era alzata così presto perché non riusciva a dormire. Forse lui lo aveva già capito dalle ombre scure sotto i suoi occhi.

“E tu è il tuo orario consueto?”

“Già, mi piace avere abbastanza tempo per dare da mangiare ai cavalli prima di colazione”

Appoggiando i gomiti sul banco, si protese in avanti per escluderlo dalla sua visuale, ma il tentativo fallì. Prima di poterselo impedire, voltò la testa a guardarlo.

Maledizione, non era giusto che fosse perfino più bello e affascinante del giorno prima.

Quella mattina indossava una camicia nera, con i primi due bottoni slacciati che lasciavano intravedere uno spicchio di pelle abbronzata.

Kagome provò il desiderio irrefrenabile di posargli le mani sul torace e scostare i lembi della camicia per accarezzare la massa compatta dei muscoli.

“Al momento ho venti animali”

Proseguì lui ignaro della piega dalle riflessioni di Kagome.

“Costa molto nutrirli,ma non potrei gestire il ranch senza di loro. Il D Bar D ha una superficie di oltre duemila ettari, ciò significa una quantità enorme di terreno e di bestiame da sorvegliare. Molti proprietari ricorrono ormai al fuoristrada al posto dei cavalli, ma non mi lascio tentare”

Schiarendosi la gola, lei distolse lo sguardo e si premette le dita negli occhi. Che cosa le succedeva? Credeva di aver imparato la lezione la sera prima.

“Preferisci i metodi tradizionali” disse sforzandosi di concentrarsi.

“Nel caso dei cavalli, sì”

E a proposito di donne, di matrimonio e di figli? Avrebbe voluto chiedergli Kagome, dandosi subito dopo della stupida. Inuyasha era già stato sposato e da come si era comportato la sera prima, le aveva fatto capire che non avrebbe più amato nessun’altra donna.

Il pensiero la colmò di una sensazione di vuoto.

“Mi piacerebbe vedere i tuoi cavalli prima di lasciare il ranch. Voi mostrarmeli?”

Inuyasha la guardò con un’espressione stupida in viso. “La tua domanda mi coglie di sorpresa”

“Perché? Perché sono una cittadina e vivo in un appartamento?”

Inuyasha si girò sullo sgabello per starle di fronte. La sua vicinanza, la vista delle sue spalle ampie e della curva sensuale della labbra le diedero l’impressione che la stanza si fosse rimpicciolita di colpo.

“No. Stavo ripensando a ieri sera”

Kagome sentì che il cuore le balzava in gola. “In che senso?” Chiese, senza rendersi conto che la sua voce era poco più di un cauto bisbiglio.

Lui la guardò negli occhi, quindi il suo sguardo scese sulle sue labbra e lei fu assalita dal desiderio di toccarlo di essere baciata di nuovo.

“Eri in collera con me. Immaginavo che lo saresti stata anche stamattina”

Quell’affermazione la stupì, anche perché era ben lontana dalla verità. “Non ero arrabbiata con te. Se non sbaglio era l’esatto contrario”

Con espressione mesta, Inuyasha abbassò gli occhi sulla sua tazza.

Quella notte non aveva dormito più di un paio d’ore. Non era riuscito a scacciare l’espressione di Kagome, quando le aveva detto che non condivideva la sua vita privata con nessuno. L’aveva ferita e non poteva perdonarselo.

“Ero arrabbiato più con me stesso che con te. È talmente tanto tempo che non frequento una donna che temo di essere diventato un po’ rude”

“Però vivi con due donne”

Lui fece una smorfia. “ Sono parenti. Tu sei diversa!”

“Sono Diversa che intendi dire?”

Un sorriso ironico gli storse la bocca. “ Non bacio mia madre o mia sorella nel modo in cui ho baciato te”

Bastò quell’allusione ai momenti passati nella stretta delle sue braccia per farle battere il cuore all’impazzata. “Scordati di quel bacio. Io l’ho già fatto”

Era vero? Si chiese Inuyasha. Perché, allora non lo guardava negli occhi invece di fissare la parete alle sue spalle?

“Come sta la tua caviglia?”

Sollevata che avesse cambiato argomento, lei tese il piede e gli mostrò che la caviglia aveva recuperato in parte la flessibilità. “Va molto meglio. Il male è sopportabile quando cammino”

“Allora te la sentirai di fare una passeggiata fino alle stalle, dopo pranzo. Verrò a prenderti”

Inuyasha scese dallo sgabello e andò a mettere la propria tazza nel lavello. “Adesso sarà meglio che vada a lavorare. Ci vediamo a colazione”

Ci vediamo a colazione. Kagome assaporò quella semplice frase mentre Inuyasha lasciava la stanza. Sì, l’avrebbe rivisto a colazione, pensò andando alla porta a vetri e fissando il cielo che si stava schiarendo. Anzi avrebbe atteso con ansia quel momento.

Era stato un pensiero spontaneo e ne fu spaventata. Prima o poi si sarebbe dovuta rimettere in viaggio. Non voleva soffrire al momento di lasciare quel posto. La vita le aveva già una dose notevole di sofferenze e lei non aveva più la forza di sopportarne altre.

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Capitolo 19
*** Esibizione ***


Quella mattina, dopo aver saputo che la strada era abbastanza sgombra, Izayoi e Rin si recarono al negozio per le ultime compere natalizie.

Kagome declinò l’invito ad accompagnarle, non ritenendo saggio sforzare la caviglia e sfruttò il tempo per buttare giù altri schizzi di abiti.

Le due donne tornarono poco prima di mezzogiorno, con l’auto carica di pacchi e pacchetti.

Dopo che ebbe portato tutto a casa, Izayoi si dedicò a preparare il pranzo e Kagome si offrì di aiutare Rin a incartare i regali.

A uno a uno, i doni furono avvolti in carte dai colori vivaci e a ciascuno venne applicata un’etichetta con un nome: una cravatta per un cugino, una bottiglia di scotch per un altro, una scatola di cioccolato per la coppia del ranch più vicino e un gattino di peluche per la loro figlioletta.

Ogni nome aveva una sua storia e Kagome si divertì ad ascoltare le descrizioni che Izayoi e Rin facevano di amici e parenti.

“Vorrei che fossi venuta a far spese con noi stamattina”disse Rin “Avresti potuto trovare qualcosa che ti sarebbe piaciuto comprare”

“Oh, ne dubito” rispose Kagome. “Ma mi diverte guardare”

“Hai molti acquisti da fare a Natale? Indagò Izayoi, posando una ciotola di insalata sul tavolo.

La domanda riportò Kagome alla realtà e alla vita che conduceva a Chicago. Non le erano mancati gli amici, ma Naraku era riuscito ad allontanarla a poco a poco da tutti quelli che le erano cari, finché la sua vita si era incentrata solo su di lui. E lei nel suo disperato desiderio di avere qualcuno da amare, non si era accorta che lui la stava isolando e aveva ignorato i segnali d’avvertimento che ne tradivano la natura possessiva.

“No non molti” rispose alla domanda di Izayoi, ignara che Inuyasha era entrato nella stanza.

“Ho dato ai miei amici i loro regali prima di lasciare Chicago”

“Non hai qualche lontano parente?”Kagome scosse la testa, mentre avvolgeva un nastro rosso attorno ad una scatola.

“ No. Mia madre è morta in un incidente stradale, quando ero piccola e poiché mi hanno messo in un orfanotrofio posso solo dedurre che non avesse parenti”

“Ho detto a Kagome che era fortunata” commentò Inuyasha.

“Non è costretta a comprare catarve di regali come questi” Con un sorriso curioso sul volto, sollevò un paio di mutandoni rossi.

“Sono per Totosai” spiegò Izayoi “ Si lamenta sempre di avere freddo e con quelli si riscalderà”

Ridendo Inuyasha si avvolse intorno al collo della sorella.

“Mamma lui vuole che sia tu a riscaldarlo, non un paio di mutandoni”

Izayoi sbuffò. “Allora soffrirà il freddo fino a primavera”

“Vuole sposarti mamma” fece notare Rin.

“Quel vecchio non sa cosa vuole”replicò Izayoi con un gesto della mano.

“Deve convincermi che tutte le sue parole dolci siano vere prima di strapparmi un sì”

Alzando gli occhi Kagome vide Inuyasha sorridere alla madre. Un attimo dopo guardò lei e le strizzò l’occhio. Perché l’aveva fatto? Gemette lei in silenzio abbassando gli occhi sul nastro che stava legando. La innervosiva e la faceva sentire sciocca, perché quando Inuyasha la guardava e le faceva l’occhiolino aveva l’impressione che la considerasse speciale, il che era assurdo. Kagome Higurashi non era speciale per nessuno.

“A chi è destinato questo?” chiese Inuyasha prendendo un lazo arrotolato “ è per me?”

“No, è per Shippo” rispose Izayoi e aggiunse rivolta a Kagome: “ è uno dei braccianti. Il suo hobby è prendere al lazo i vitelli”

In un lampo, Inuyasha fece un cappio e cominciò a farlo roteare a mezzo metro dal pavimento.

“Inuyasha, piantala!” gli gridò la madre.

Sbalordita, Kagome lo guardò mentre balzava con agilità dentro e fuori dal cappio. L’aveva visto fare più volte nei film western, ma credeva che ci fosse sotto un trucco.

Izayoi lo minacciò agitando un mestolo. “ Sei un testone, Inuyasha finirai per rovesciare le mie stelle di Natale. Ora piantala!”

Ridendo della sfuriata della madre, lui smise di roteare il lazo e lasciò che si ammassasse a terra, intorno ai suoi stivali.

“Volevo che Kagome sapesse che i cowboy del Texas sono autentici”

“Non solo sono autentici” gemette Rin, “Ma amano esibirsi”

Kagome incontrò gli occhi di Inuyasha e le venne spontaneo sorridere. Che si fosse o meno esibito per lei non le importava. Le sue acrobazie l’avevano divertita.

“Puoi fare qualcosa di speciale con questi altri regali?” gli chiese con una punta di malizia.

Inuyasha guardò il mucchio di oggetti che non erano ancora stati incartati. “Sarà meglio di no, altrimenti mia madre mi spedirà in quel paese”

“No, vi spedisco tutti a tavola” lo corresse Izayoi.

“Coraggio ragazze finiremo dopo. È ora di mangiare”

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Capitolo 20
*** Da soli ***


Kagome era intenta a completare alcuni disegni per i vestiti di Rin, quando Inuyasha andò a prenderla quel pomeriggio.

Benché avesse fretta a ultimare il lavoro prima di andarsene, per non essere costretta a spedirlo per posta e lasciare così una traccia, non esitò a prendere capotto e guanti e a seguirlo.

Il sole era diventato sempre più caldo e sciogliendosi la neve aveva lasciato pozzanghere di fango lungo il sentiero che conduceva alle stalle.

Mentre scendeva dalla veranda, Inuyasha indicò un cavallo legato alla palizzata.

“Ho chiamato il servizio taxi”

Kagome guardo il cavallo a bocca aperta, quindi scoppiò a ridere. “Non pretenderai che salga in sella a quell’animale!”

“Non vorrai sforzare la caviglia andando a piedi fino alle stalle!”

“Ma Inu le uniche volte che ho visto un cavallo è stato alle tribune di Maywood park!”

“Kuraro non è un cavallo da corsa. Anzi è molto tranquillo”

Kagome non era una codarda. “In questo caso mi metterò nelle tue mani” si rassegnò perciò.

“Non aver paura. Hai visto troppi film western e sei convinta che tutti i cavalli s’ impennino e scalcino per poi partire al galoppo sfrenato. Credimi, Kaggy se si comportassero davvero così, non ci sarebbero più cowboy. Avremmo tutti il collo spezzato”

“Bene, ora che ti vedo alla luce del sole, il tuo sembra più storto” commentò lei studiandolo con esagerata preoccupazione.

Così, Kaggy sapeva anche scherzare, pensò Inuyasha. Era una qualità che li piaceva. D’altronde doveva ammettere che c’erano cose di lei che cominciava ad apprezzare.

Slegò Kuraro e intrecciò le dita dicendole “Dammi il tuo piede”

“Se insisti” Respirando a fondo, Kagome mise la punta dello stivale nelle sue mani.

“Insisto. Ora quando ti sollevo, afferra il pomo”

“Cos’è il pomo?” chiese lei in tono concitato.

Inuyasha le indicò un oggetto rotondo, rivestito di gomma nera.

“Pronti,via” l’avvertì dandole una spinta verso l’alto.

Prima di poter capire come avesse fatto, Kagome si trovò a cavalcioni del grosso animale. Con un rapido volteggio, Inuyasha si issò dietro di lei, quindi impugnò le redini e con qualche mosso decisa diresse il cavallo verso le stalle.

Kagome fu subito sommersa da una marea di sensazioni. Il ritmo dell’andatura del cavallo la faceva ondeggiare da un lato all’altro e il terreno sembrava lontanissimo. Ma ciò che percepì con maggiore intensità era la vicinanza di Inuyasha. Il suo torace le sfiorava la schiena e sentiva la pressione delle sue cosce contro le proprie. Se avesse voltato la testa, avrebbe sbattuto con la fronte contro il suo mento. Doveva proprio starle così vicino?

“Dimmi, che impressione ti fa cavalcare?” Le bisbigliò lui all’orecchio. “Non c’è da averne paura, vero?”

Kagome trattenne un gemito, mentre un brivido le percorreva il corpo. Come poteva pensare al fatto di cavalcare, quando lui la toccava in quel modo?

“Oh, no. Non mi fa paura”

Era la verità. Sapeva che Inuyasha aveva il controllo dell’animale e non avrebbe permesso che lei cadesse. Ma trovarsi sulla stessa sella con un uomo che le sconvolgeva i sensi non era stato nei suoi programmi, quando aveva lasciato Chicago.

“Perfetto. Mi piace una donna che non ha paura. Ho tentato per anni di convincere mia madre a cavalcare, ma non c’è stato verso. È frustrante”

Mi piace una donna che non ha paura.

Be’, lei non gli sarebbe piaciuta, pensò Kagome con malinconia. Se avesse saputo quante notti aveva passato tremando, con il terrore di addormentarsi, l’avrebbe classificata come una vigliacca irrecuperabile.

Forse lo era e il fatto di aver lasciato Chicago n’ era la prova. Eppure aveva cercato di tenere testa a Naraku. Aveva persino chiesto aiuto alla polizia, ma quando si era recata da loro per sporgere denuncia l’avevano trattata come se fosse una ex fidanzata in cerca i vendetta. Naraku era uno di loro, un elemento prezioso per la Omicidi, che non avrebbe mai importunato una donna. Da allora Kagome non aveva più contato sull’aiuto della legge.

Inuyasha fermò il cavallo accanto ad un lungo edificio, smontò e tese le braccia per aiutarla a fare altrettanto.

Non vedendo altro modo per rimettere i piedi a terra, lei gli sposò le mani sulle spalle e gli permise di sollevarla di peso dalla sella. Poi quando fu in piedi al suo fianco, le sue mani gli scivolarono lungo le spalle e indugiarono per un attimo sugli avambracci.

“Grazie” mormorò evitando di guardarlo.

“Non c’è di che, Kaggy”

Il tono pacato della sua risposta la indusse a sollevare la testa e per un attimo i loro sguardi rimasero avvinti.

Malgrado il freddo del suolo coperto di neve, le avvertì un ondata di calore che si diffuse in tutte le membra e le tinse le guance di rosso. Qualcosa nell’espressione di Inuyasha le fece capire che non aveva dimenticato il bacio che si erano dati e sapeva che anche lei ne aveva un ricordo molto vivo.

Inuyasha sollevò l’indice guantato e le sfiorò il volto. Kagome fu percorsa da un tremito, mentre il desiderio di annullare la distanza che li separava lottava con la ragione, che le urlava di non cedere ad una simile tentazione.

“Non credo di aver mai incontrato una donna che arrossisce così spesso come te”

“Colpa de… della mia pelle è molto chiara e sensibile al freddo” si giustificò lei detestando il tono affannato della propria voce.

Inuyasha la guardò perplesso. “ E pensare che speravo di essere io la causa” dichiarò con indolenza.

Stava flirtando con lei? Era un’idea assurda considerando la sua reazione, quando lei aveva pronunciato il nome di Kikyo. Tuttavia l’aveva baciata, in un modo che non si poteva definire superficiale. Spaventata da quel pensiero, Kagome si voltò a guardare le stalle.

“ Sei pronto a mostrarmi i cavalli?”

No, Inuyasha non era pronto. In quel momento avrebbe voluto cedere all’impulso di prenderla tra le braccia, solo per dimostrarle di non essere così indifferente come si sforzava di fargli credere.

Ma non sarebbe stato saggio si disse. Accidenti, aveva trascorso più di cinque anni senza una donna è solo perché Kagome risvegliava in lui certi stimoli non significava che fosse ora di cercarsi un’ altra moglie e nemmeno un’amante.

Inoltre, continuò ad argomentare la sua mente, Kagome era solo di passaggio. Era giova e ansiosa di rifarsi una vita, oltre ad avere una carriera a cui pensare. Non era affatto il suo tipo di donna.

Cercando di convincersi della mondezza di quell’analisi, la prese per un braccio e la guidò verso la stalla.

“D’accordo Kaggy sono pronto”

Ma quando varcarono la porta, lei lo sfiorò con la spalla, inuyasha si rammaricò che i suoi uomini fossero andati in città a fare provviste di viveri. Senza la loro presenza, non sapeva come avrebbe resistito alla tentazione di toccarla.

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Capitolo 21
*** Misteri ***


Nell’attimo in cui mise piede nell’enorme struttura Kagome notò l’odore pungente del fieno e quello, per lei insolito, dei cavalli.

File di box erano allineate lungo la parete di fondo.

“Li chiudiamo nella stalla solo, quando le condizioni del tempo sono proibitive” le spiegò Inuyasha conducendola al più vicino gruppo di animali.

“Dove stanno d’estate?”

“li portiamo al pascolo, tranne lo stallone. Deve restare separato dagli altri per la sua incolumità,come anche quella del branco”

Kagome lo guardò incuriosita “Allevi anche cavalli?”

Lui annuì “In primavera nasceranno sei o sette puledri. Ne teniamo alcuni per usarli qui al ranch. Gli altri li porto a Jaken per venderli”

Mentre si avvicinava ad un box, un cavallo nero sporse il muso sopra il cancello di metallo che fungeva da porta.

Inuyasha gli diede una pacca affettuosa. “ Questo è A-Un, uno dei migliori cavalli da buttero. Non lo venderei per nessuna cifra.”

“ Cos’è un cavallo da buttero?” chiese Kagome tenendosi a debita distanza.

Quando vide Inuyasha ridere di gusto, s’inalberò. “ è ovvio che la mia ignoranza sulla vita di un ranch ti diverte”

Lui scosse la testa. “Non ti ritengo ignorante. Tu sei ferrata nel tuo campo, come io lo sono nel mio. Quanto alla domanda, i cavalli da buttero sono quelli che usiamo per guidare una mandria, o per separare una mandria dall’altra”

Kagome sollevò il mento. “ C’è comunque qualcosa che ti fa ridere”

Inuyasha l’afferrò per la mano e l’attirò verso il cavallo. “ Rido perché hai tutta l’aria di temere che A-Un che possa morderti”

“Come puoi essere sicuro che non lo farà?” Senza lasciare il tempo di protestare lui le alzò la mano e la costrinse a posarla sul muso dell’animale.

“A-Un non morderebbe una mosca. Coraggio, accarezzalo gli piace essere coccolato”

Con cautela, lei accarezzò il muso dell’animale e quando A-Un non le mostrò i denti, osò farlo di nuovo. Tuttavia, nel momento in cui ritrasse la mano il cavallo le diede un colpetto alla spalla.

“ Sta cercando di dirmi che non vuole che smetta ?” Chiese Kagome sorpresa.

“ Certo. Perlopiù i cavalli sono molto affettuosi. Ti seguono dovunque come un cane”

“Non lo sapevo” Ammise Kagome.

“D’altronde non so niente di cavalli, o di cani, se è per questo”

“Non hai mai avuto un animale? Oppure non ti piacciono?”

Lei scosse la testa. “ Ho sempre pensato che sarebbe crudele tenere un animale chiuso in casa tutto il giorno, da solo, mentre sono al lavoro”

“ Avendo duemila ettari di terra, è difficile immaginare di non avere un giardino abbastanza grande per far correre un cane”

“ Ne sono convinta. Ma per me sarebbe uno shock dover badare a duemila ettari di terreno”

Inuyasha la guidò verso il box successivo “ è una sfida. Da parte mia non vorrei mai fare niente di diverso. È un mistero che credo di avere nel sangue”

Anche attraverso il tessuto del capotto Kagome avvertiva il calore del suo braccio intorno alla vita cercò di dirsi che avrebbe preferito che smettesse di toccarla, ma sapeva che era una menzogna. Averlo al fianco le dava sicurezza, una sensazione che non provava da molto tempo. “ Non pensi mai che il ranch sia una responsabilità troppo gravosa per te?”

“ Mai. Ma devo ammettere che avvolte, è un grosso impegno prendersi cura di mia madre e di mia sorella. Dopo la morte di mio padre sono diventato il loro punto di riferimento, ma non potevo sostituire un marito e un padre”

“Dev’essere stato un periodo molto brutto”

“Sì” Sospirò Inuyasha.

“ Mia madre era caduta in uno stato di depressione, e niente di quello che facevo sembrava aiutarla a uscirne. RIn era ancora una ragazzina. Convinta che il suo fratellone potesse compiere miracoli. Sono sicuro di aver tradito le loro aspettative”

Kagome non riusciva a immaginarlo in preda a dubbi e incertezze. Sembrava così forte e sicuro di sé. “ Hai fatto del tuo meglio perché si sentissero protette, quindi non puoi averle tradite”

Inuyasha non era d’accordo. Aveva l’impressione di avere tradito sempre tutti. Soprattutto Kikyo e la loro figlia nata morta. Lei lo amava e si aspettava di essere protetta invece lui l’aveva lasciata morire mentre dava alla luce la loro bambina. Era una ferita così profonda che non sarebbe bastata una vita per rimarginarla.

Tolse la mano dalla spalla di Kagome e lei capì che si era ritirato in uno suo mondo personale. Pur cercando di ignorarlo, si sentì pervadere da una sensazione di freddo.

“ Vieni” disse Inuyasha, Ansioso di cambiare argomento.

“ C’è un personaggio che voglio farti vedere” Il personaggio risultò essere un puledro dal mantello bianco chiazzato di macchie rosse e criniera incolta. Appena li vide, nitrì e si avvicinò al trotto.

“ è nato in maggio, quindi ha quasi otto mesi. Ti piace ?”

“Proprio quando si stava dicendo che inuyasha un estraneo e che tale doveva restare, lui le sorrise in un modo che la fece sentire speciale. Perché doveva tormentarla in quel modo? “è adorabile. Come si chiama?”

“ Non gli ho ancora dato un nome. Lascerò che sia Rin a sceglierlo. Lei non lo sa, ma questo puledro sarà il mio regalo di nozze”

“ Devi amarla molto” mormorò Kagome la sua espressione era come quella di una bambina smarrita, pensò Inuyasha.

Una che sbirciava attraverso le finestre chiedendosi come viveva il resto del mondo e di colpo, più d’ ogni altra cosa desiderò cancellare quell’espressione. Avrebbe voluto attirarla a sé, non solo era bello sentire quel corpo morbido premuto contro il proprio. No, voleva mostrarle che non era sola, senza nessuno che l’amasse. Mio Dio che gli stava succedendo?

“è mia sorella. Voglio che si felice” Anche se io non posso esserlo.

Inuyasha non aveva pronunciato quelle parole, ma Kagome glielo aveva letto negli occhi e provò il desiderio di chiedergli di Kikyo. Perché non riusciva ad accantonarne il ricordo per tentare di trovare la felicità con un’altra donna? Ma tenne la domanda per sé. La vita di quel uomo non la riguardava. Lei era solo un ospite temporaneo, e sapeva che Inuyasha non avrebbe esitato a ricordarglielo.

Per tacito accordo ripresero il giro della stalla finché Kagome incominciò ad avvertire un dolore insistente alla caviglia e disse ad Inuyasha che avrebbe fatto meglio a ritornare a casa.

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Capitolo 22
*** Regalo ***


“C’è solo un’ultima cosa che voglio mostrarti” disse lui dirigendosi verso la porta.

Incuriosita, lei lo seguì in un locale dove l’odore del fieno si mescolava a quello del cuoio e del lucido per selle. Lungo una parete era allineata una fila di barili e numerose selle erano appese a funi gettate a cavallo delle travi del soffitto.

Affascinata da quello spettacolo e da quegli odori per lei insoliti, Kagome andò al centro della stanza e si guardò intorno per assorbirne l’atmosfera. “ è questo che volevi mostrarmi?”

Inuyasha sorrise vedendola osservare con curiosità le intricate incisioni di alcuni finimenti. Per lui, ognuno di quegli oggetti, ogni sella, era come un vecchio amico e gli faceva piacere che lei li apprezzasse. “ Sì, ma ti ho portata qui anche per mostrarti un’altra cosa”

Così dicendo, andò ad accovacciarsi accanto ad un mucchio di sacchi di juta vuoti, dietro i quali, su una vecchia coperta c’era una gatta fulva con quattro micini.

“ Oh è deliziosa!” esclamò Kagome, l’aveva raggiunto. “ La madre ti permette di toccarli?”

“ Certo. È una nostra vecchia conoscenza e sa che non faremo del male ai suoi piccoli”

Per dimostrarglielo, Inuyasha grattò la gatta tra le orecchie e prese uno dei gattini. Aveva il perlo chiazzato di giallo e le zampe bianche. “Ecco prendilo e dimmi se ti piace” Disse porgendo il cucciolo a Kagome.

“è bello” mormorò lei strofinandosi quel gomitolo di pelo contro la guancia come se fosse stato più prezioso di un diamante.

“Voglio che tu lo tenga” Disse Inuyasha commosso da quello spettacolo più di quanto volesse ammettere.

Kagome sollevò la testa a guardarlo il suo volto era così vicino che poteva vedere la sottile raggiera di rughe intorno agli occhi e la luce calda che vi brillava. In quel momento si sentì molto vicina a lui, più vicina di quanto si fosse sentita a chiunque altro nella sua vita.

“Vuoi che lo tenga?” Chiese e dal modo in cui lo disse sembrava che lui le stesse regalando il mondo.

Per la prima volta da molto tempo, Inuyasha provò una gioia sincera e intensa e un sorriso gli illuminò il volto. “Sì. Voglio che sia tuo. Non ti piace?”

“Lo adoro, ma cosa me ne farò di un gatto, quando sarò in California?” La gioia di Inuyasha si offuscò. “ Sono sicuro che i gatti vivono anche in California”

“Certo, ma io abiterò in una città forse non avrò un giardino dove lui possa vagare libero”

“Per te è importante, vero? Che ogni essere vivente abbia abbastanza spazio per vagare libero.”

Kagome si ritrovò nella squallida camerata dell’orfanotrofio che, con il passare degli anni, Si era trasformata in una gabbia

“ Quando vivevo all’orfanotrofio, non vedevo l’ora di essere indipendente, e ho lottato tanto per diventarlo. Poi è arrivato Naraku, il mio ex fidanzato e …”

S’interrupe di colpo stupita di essere stata sul punto di rivelargli una parte così personale della propria vita.

“E …cosa?” la sollecitò Inuyasha.

Kagome accarezzò il micino tra le orecchie. “Naraku ha tentato di portarmi via l’indipendenza che avevo conquistato con tanta fatica. Voleva controllare tutto quello che facevo e dicevo. Non potevo sopportarlo. Dovunque sia, ho con chiunque sia devo essere me stessa”

Inuyasha le accarezzò un braccio. “ Ho la sensazione che questa piccola creatura capirà. Ti lascerà il tuo spazio, e tu le lascerai il suo”

Kagome cercò di deglutire il groppo che le aveva chiuso la gola. “Non voglio che il suo spazio sia tra pareti di cemento. Non sarebbe giusto”

“Forse non è necessario che lo sia. Forse potreste vivere altrove”

Perché aveva di colpo la sensazione che Inuyasha non stesse parlando soltanto della futura casa di quel gattino? “ Sì suppongo che non sia scritto nella pietra che devo abitare in una città, anche se sarebbe la soluzione migliore per il mo lavoro”

“Be’ qualunque cosa tu decida, sono sicuro che darai una bela casa a questa bestiola”

“Vuoi davvero che lo tenga?”

“Sì. È il mio regalo di Natale”

Kagome sapeva di non aver mai ricevuto un dono più significativo. Quel gattino simboleggiava l’idea che lei avrebbe potuto avere una vita migliore. Ed era stato Inuyasha a dirglielo.

Rimise la bestiola insieme alle altre tre, accanto alla loro madre. “ Lo lascerò con la sua famiglia fino a quando sarò pronta ad andarmene” disse a Inuyasha, quindi sorrise.

“Credo che lo chiamerò Cesare. Ha un naso aristocratico”

Ridendo, lui si alzò in piedi e l’aiutò a risollevarsi. “Tutti i gatti randagi hanno nasi importanti. Ma non occorre che tu lo dica a Cesare”

Prima di poterselo impedire, Kagome gli posò il palmo della mano sulla guancia. Era calda e ruvida e le diede una sensazione meravigliosa. “ Grazie, Inuyasha. Sei un uomo generoso”

No. Non era generoso, pensò lui. Era egoista. Anni prima aveva voluto Kikyo e per colpa sua, lei era morta. Adesso voleva Kagome allo stesso modo e sapeva di non dover cedere a quel desiderio e se lei gli stava veramente a cuore. E per quanto si sforzasse di negarlo, lei gli stava molto a cuore.

“Non c’è di che” replicò con voce roca quindi schiarendosi la gola, la prese per mano e la condusse fuori dalla stanza.

“Sarà meglio tornare a casa. Hai sforzato anche troppo quella caviglia”

Mente uscivamo dalla stalla, Kagome capì che il momento di tenerezza che avevano condiviso era svanito. Ma lei ne avrebbe serbato per sempre il ricordo.

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Capitolo 23
*** Miroku ***


Quando tornarono al ranch, trovarono la sua auto parcheggiata vicino alla palizzata. Accanto c’era la vettura dello sceriffo.

La paura assalì Kagome gelandole il sangue nelle vene. Cosa ci faceva lì quell’auto? Che Naraku l’avesse rintracciata? Ricorrendo alla rete di amici che aveva nella polizia? Se era così poteva dire addio alla sua speranza di rifarsi una vita.

Inuyasha l’aveva appena aiutata a scendere dal cavallo, quando un uomo alto, nero di capelli, uscì dalla veranda. Indossava un uniforme kaki e portava una pistola sul fianco. Sul taschino della camicia brillava un distintivo.

“ Ehi, ciao, Inuyasha. Ti fa piacere che sia tornato il sole?”

Kagome rimase paralizzata a fissare il poliziotto. Inuyasha invece sembrava contento di vederlo. Prendendola per un braccio, la condusse verso la casa e lo sceriffo.

“Già. Spero solo che duri. A cosa dobbiamo l’onore della tua visita?”

“Volevo solo salutarvi. Ho incontrato Miyoga e ho saputo che gli era stato ordinato di portare questa vettura al ranch”

Lo sceriffo indicò con il capo l’auto di Kagome.

“Esatto” rispose Inuyasha. “ Appartiene alla signorina Higurashi, che sarà nostra ospite per qualche giorno”

Lo sceriffo si toccò la testa in un gesto di saluto. “Felice di fare la sua conoscenza, signora”

Kagome respirava a stento. “è venuto per multarmi per guida pericolosa?”

Inuyasha scoppiò a ridere e il giovane sceriffo le sorrise. Confusa dal loro comportamento, guardò prima l’uno e poi l’altro.

“No, signora. Immagino sia colpa di madre natura e non della sua guida se è finita nel fosso. Inoltre ogni tanto vengo a controllare che mio cugino non si sia cacciato nei guai”

“Vuoi due siete cugini?”

“Da parte di mio padre” spiegò Inuyasha. “ Lo ammetto ci sono due Youkai in questa contea”

“Già e Inuyasha è il più brutto dei due”

Lei aveva cominciato a tremare per il sollievo. Dunque non era stato Naraku a incaricarlo di cercare una certa Kagome Higurashi di Chicago.

“Già, ma è ovvio che sono io il più intelligente” ribatté Inuyasha.

Lo sceriffo, che doveva essere un suo coetaneo, scoppiò a ridere e gli diede una pacca sulla schiena.

“Passerà qui il Natale la signorina Higurashi?”

Esitante, lei annuì. “Penso di sì”

“Allora si prepari per un pranzo coi fiocchi. Non c’è cuoca migliore di zia Izayoi in questa regione” affermò lo sceriffo dirigendosi verso la propria vettura. “Voi due comportatevi bene. È un ordine” aggiunse mettendosi al volante.

Inuyasha agitò la mano in gesto di saluto. “Quel ragazzo è…” S’interruppe di colpo quando, voltandosi scorse Kagome correre zoppicando verso casa.

“Kagome?”

Lei non diede segno di averlo sentito. Imprecando tra i denti, Inuyasha la raggiunse sulla veranda e la prese per un braccio. “ Cosa c’è ? Hai così fretta di liberarti di me?”

Lei gli lanciò un’occhiata al sopra della spalla. “Mi… mi è venuto improvvisamente freddo.”

“ Freddo? Hai piuttosto l’aspetto di chi ha visto un fantasma! Cosa ti ha spaventato?”

Frustrata con se stessa e con lui, cercò di liberare il braccio, ma ottenne soltanto che inuyasha accentuasse la stretta.

“ Ti assicuro che va tutto bene” disse cercando di essere convincente.

“ Capisco è per questo che tremi come una foglia. È per questo che corri a nasconderti in casa. Stai cercando di compromettere del tutto la sua caviglia?”

Qualcosa nel suo tono di voce colpì un nervo scoperto di Kagome, scatenandone l’ira.

“ Se lo vuoi sapere è stato tuo cugino a spaventarmi. Ecco! Ora vuoi smetterla di interrogarmi?”

“ Miroku ti ha spaventato?” Inuyasha era incredulo. “ è assurdo!”

Digrignando i denti lei liberò il braccio. “ Pensa quello che ti pare!” Così dicendo si precipitò in casa per sottrarsi ad altri domande imbarazzanti.

Raggiunse la propria camera,chiuse la porta e si sbarazzò del cappotto prima di crollare esausta sul letto.

Nascondendo il volto tra le mani, emise un gemito. Che cosa le stava succedendo? Aveva perso la testa senza motivo, ma non era riuscita a controllare il terrore quando aveva visto lo sceriffo e aveva temuto che Naraku l’avesse rintracciata.

“Kaggy!”

Il grido di Inuyasha fu seguito da un colpo alla porta. Prima che potesse dirgli di andarsene, lui entrò nella stanza come una furia.

Lei si alzò di scatto dal letto. “ Cosa vuoi?”

“Non avevo finito con te” fu la sua risposta rabbiosa.

Il tono imperioso delle sue parole la mandò su tutte le furie. Naraku l’aveva trattata come se fosse stata una sua proprietà e sarebbe finita all’inferno prima di permettere ad un altro uomo di insultarla in quel modo.

“Io invece avevo finito con te”ribatté e voltandogli le spalle, si diresse alla poltrona dove aveva lasciato il suo album.

“Ora vorrei mettermi al lavoro. Se non ti dispiace vorrei restare sola” aggiunse con freddezza.

“ Mi dispiace. Vorrei sapere perché Miroku ti ha terrorizzato. Non era venuto per darti una multa o…”

Voltandosi di scatto verso di lui, Kagome strinse l’album al petto.

“Se vuoi saperlo, non mi piacciono i poliziotti. Mi…” Abbassò gli occhi non sopportando il suo sguardo scrutatore. “Mi fanno paura” terminò con voce pacata e rassegnata.

“Ti fanno paura?” Inuyasha ripeté le sue parole come per assicurarsi di aver udito bene.

“è assurdo. Se non ti fidi dei poliziotti, vivi in un posto da incubo”

Aveva ragione, era vissuta in un incubo. Ma da come aveva parlato, era chiaro che neanche Inuyasha avrebbe capito se avesse tentato di spiegargli la situazione. Come tutti gli altri non avrebbe creduto possibile che Naraku, fidato difensore della legge, avesse potuto o avrebbe potuto ancora farle del male.

Inuyasha non sapeva cosa pensare mentre osservava le avarie emozioni alternansi sul volto di Kagome. C’erano tristezza e rassegnazione, ma soprattutto era chiaro che gli stava nascondendo qualcosa.

“Kaggy?” iniziò in tono pacato.

“Hai lasciato Chicago perché eri nei guai con la giustizia?”

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Capitolo 24
*** Passione ***


Lei rialzò di scatto la testa e il labbro inferiore le tremò per l’indignazione. “ Pensi che abbia commesso un crimine? Pensi che sia una ladra, un’assassina o…”

Avanzando, Inuyasha l’afferrò per le spalle. “ Vedi uno sceriffo e quasi svieni per la paura cosa dovrei pensare?”

Conosceva quell’uomo da poco più di due giorni. Perché doveva importarle che pensasse male di lei? Eppure le importava. Meno di un’ora prima, nella stalla, aveva avuto l’impressione di contare qualcosa per lui. Come aveva potuto prendere un simile abbaglio? Le lacrime le pungevano gli occhi minacciando di rigare le guance. Li serrò con forza e volto la testa per non cedere a quell’attimo di debolezza di fronte a lui.

“ Puoi pensare quello che preferisci” riuscì a mormorare, superando il groppo che le chiudeva la gola.

“ è tutto quello che hai da dire?”

“ Cosa vuoi sentirmi dire? Vuoi che ti racconti tutto di me stessa? A cosa servirebbe? Non mi crederesti. E anche se mi credessi, non voglio parlarne con te. Proprio come tu non vuoi parlare con me di Kikyo"

L’espressione di Inuyasha s’indurì. “Perche continui a tirare in ballo Kikyo? Credi che avendo perso mia moglie, abbia perso anche la mia virilità?”

Kagome non riuscì ad afferrare il suo ragionamento, ma se voleva essere offensivo, l’avrebbe ripagato con la stessa moneta. Squadrando il suo corpo alto e muscoloso, disse: “è ovvio che hai perso il tuo cuore. Quanto alla tua virilità, non sono in grado di dirlo”

Lui l’attirò a sé prima ancora che avesse terminato la frase. “ Posso rimediare subito!”

Senza darle il tempo di reagire, le prese il mento tra l’indice e il pollice.

Lei lo guardò con aria di sfida. “ Tu non vuoi baciarmi, Inuyasha! Tu pensi che io sia una delinquente, o comunque una persona da evitare”

La sua bocca si storse in una smorfia beffarda. “Oh hai ragione, Kaggy. Eccome se hai ragione”

“In questo caso…”

Kagome non poté proseguire perché Inuyasha s’impadronì della sua bocca in un bacio duro e prepotente. Si dimenò cercando di infilare le mani tra i loro corpi per puntargliele contro il torace, ma lui la teneva così stretta da vanificare i suoi tentativi. Bastarono pochi attimi e smise di lottare, perché la pressione delle sue labbra si ammorbidì e la stretta delle sue braccia intorno alla vita si allentò.

Le mani di Inuyasha risalirono con lenti gesti a spirale lungo la sua schiena fino a infilarle le dita nella folta capigliatura e a premerle sulla nuca, supplicandola di rispondere alla passione del suo bacio.

Kagome non lo deluse. Con un debole gemito socchiuse le labbra e gli prese la testa tra le mani. Baciare Inuyasha era come entrare in una caverna calda e misteriosa. Sapeva che era pericoloso avanzare, ma era ansiosa di scoprire cosa le riservava il passo successivo. E quando la lingua di lui le invase la bocca, assaporò con voluttà, sentendo il sangue scorrere nelle vene come fuoco liquido.

Voleva fare l’amore con lui. Era la pure e semplice verità. Voleva concedere il proprio corpo a un uomo che dubitava della sua onestà. Un uomo il cui cuore era sepolto con un’altra donna.

Fu quell’ultimo pensiero a darle la forza di staccare le labbra dalle sue. “Non posso … Non puoi farmi questo” lo supplicò voltando la testa.

Inuyasha la lasciò andare e indietreggiò di un passo. Non capiva cos’era stato a scatenare una simile passione, ma non voleva che si spegnesse. Voleva sollevarla da terra e adagiarla sul letto. Voleva vedere un espressione d’amore nei suoi occhi e sapere che era soltanto per lui.

Mentre ne studiava la testa china e le spalle curve, si chiese se no fosse impazzito. Non conosceva quella donna! E da quello che gli aveva appena detto, lei non intendeva permettergli di conoscerla.

“Non ho fatto niente che non volessi anche tu” disse alla fine con voce roca.

Kagome alzò di scatto la testa. “ Bene non lo vorrò mai più! Non possiedo molto a questo mondo, ma ho il mio orgoglio e la mia indipendenza. Non ti permetterò di potarmeli via. Né te né a nessun altro uomo!”

Pensava davvero che fosse quello che pretendeva da lei? E perché?Inuyasha scosse lentamente la testa, confuso. “ Kaggy, sei pazza se pensi che…”

“Sì sono pazza” Lo interruppe lei con furia. “ Pazza per aver pensato che tu fossi diverso!”

“Diverso da cosa? Da chi?”

Kagome aprì la bocca per rispondere, ma la richiuse subito. Non intendeva discutere con lui. La soluzione più intelligente era mettere la parola fine, subito e per sempre.

Con le labbra serrate in una linea dura gli indicò la porta. “ Vattene!”

Inuyasha non riusciva a ricordare che una donna l’avesse mai investito gridando a quel modo. Né ricordava di essere mai stato più furioso. “ Con immenso piacere!” urlò di rimando e uscì sbattendo la porta alle spalle.

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Capitolo 25
*** Spiegazioni ***


Dopo che vetri delle finestre ebbero cessato di vibrare, Kagome andò all’armadio e ne tirò fuori le valigie. Non poteva più restare lì. La semplice idea che Inuyasha dubitasse della sua innocenza era sufficiente a convincerla che era tempo di andarsene. Per non parlare dell’innegabile e pericolosa attrazione fisica che provava per lui.

Perché l’aveva pungolato sul conto di Kikyo? Le aveva fatto capire che di essere ancora legato al ricordo della moglie morta, ma questo non le aveva impedito di desiderarlo e di volere che lui la baciasse.

Bene era un episodio chiuso e ora bisognava tornare alla realtà. Cominciava ad affezionarsi ai Youkai ed era un errore che non poteva permettersi, nella sua situazione. Stava gettando la propria biancheria in una valigia quando la porta si aprì e Izayoi entrò nella stanza.

“ Kaggy cos’è successo? Ho sentito te e Inuyasha urlare fin dalla cucina. Adesso è uscito e mi è sembrato fuori di sé”

“Inuyasha e io abbiamo avuto un diverbio” rispose asciugandosi di nascosto le lacrime. “ Mi dispiace se ti h sconvolto”

“ Io sconvolta?” ripeté Izayoi incredula che Kagome, si preoccupasse per lei. “ Non è questo il punto. Voglio sapere cosa ti ha fatto mio figlio perché stai piangendo? E perché stai facendo le valigie?”

“Non posso più restare, Izayoi. Sarebbe imbarazzante per me e per suo figlio”

“ Ma perché? Inuyasha si è forse preso delle libertà con te?”

Kagome gemette, oppressa dall’infelicità. Cos’avrebbe pensato Izayoi se avesse saputo fino a che punto si erano spinte le cose tra loro due? L’avrebbe sospettata di essere a caccia di un buon partito per sistemarsi.

“Oh no niente del genere…”

“Diamine ci speravo proprio” la interruppe Izayoi. Mio figlio ha bisogno di una donna che gli faccia girare la testa e speravo che tu ci saresti riuscita”

Sorpresa e commossa da quelle parole, Kagome scosse il capo. “ Temo che tuo figlio si a un libro chiuso, Izayoi. Provo pietà per la donna che tenterà di leggerlo”

Izayoi le si avvicinò e le mise una ano sulla spalla. “ Cos’è successo allora tra voi due? Non può essere così grave da indurti ad andartene”

Kagome si rese conto che quella donna che era stata così gentile con lei, meritava una spiegazione. “ Inuyasha crede che io abbia lasciato Chicago perché… Be’, perché ho un conto in sospeso con la giustizia”

Dopo un attimo di silenzio, Izayoi gettò la testa all’indietro e scoppiò in una risata fragorosa. “ Oh povera me!” esclamò, quando riuscì finalmente a calmarsi. “ Questa è bella, Non sapevo che mio figlio avesse un’immaginazione così fervida”

Kagome la guadò con aria scettica. “ Non sei d’accordo con lui?”

“No di certo! Inuyasha è un buon giudice di cavalli, ma non lo è delle persone. Non lo definirei sospettoso, anche se è molto prudente” Così dicendo Izayoi capovolse la valigia semi piena.

“ Adesso rimettiti a posto la tua roba e scordati di mio figlio”

“Ma lui …” tentò di nuovo Kagome.

Izayoi non le permise di proseguire. “ Se Inuyasha ti ha fatto delle domande è perché nel suo intimo desidera conoscerti meglio e il tatto non è mai stato una delle sue virtù” Diede un buffetto alla guancia di Kagome e si diresse alla porta.

“ Asciugati quelle lacrime” Le disse prima di uscire. “In casa Youkai non è permesso piangere in tempo di Natale”



In cima a un pendio, Inuyasha arrestò il cavallo e scrutò la pianura coperta da una coltre di neve. Non capiva dove si fosse cacciata quella dannata mucca.

Al recinto aveva contato quaranta nove capi, mentre ce ne sarebbero dovuti essere cinquanta.

Imprecando tra i denti voltò il cavallo e lo diresse verso il pascolo. Il sole stava calando rapidamente e dopo aver cavalcato per quasi due ore, aveva ormai i piedi e le mani intirizzite per il freddo. Tra poco sarebbe stato troppo buoi per tentare di trovare una mucca dispersa. Poteva solo sperare che fosse riuscita a varcare la palizzata, finendo per mescolarsi alla mandria del vicino.

Inuyasha impiegò mezz’ora per tornare al recinto decidendo di fare un ultimo tentativo, contò ancora una volta i capi di bestiame.

Cinquanta! Li contò una seconda volta, una terza volta, prima di convincersi che non ne mancava nessuno e che doveva essersi sbagliato.

Diavolo non ne era per niente sorpreso! Da quando Kagome era arriva al ranch, non era più riuscito a pensare con lucidità e dopo quel pomeriggio aveva le idee più confuse che mai.

Ecco in che stato quella donna poteva ridurre un uomo, rifletté Inuyasha,chinano la testa per difendersi da vento. Non si accontentava di trasformare il corpo in un groviglio di sensazioni frustranti. No, doveva sconvolgere anche il cuore e la mente.

In quel momento Inuyasha non avrebbe saputo dire quale fosse dei tre a dargli problemi più grossi.

Quel che era peggio non sapeva da che parte cominciare per risolverli.

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Capitolo 26
*** Perchè penso a lei? ***


“Inuyasha, stavo per saltare a cavallo e venire a cercarti di persona!” lo sgridò la madre quando alla fine entrò in cucina. “L’oscurità è calata da un pezzo”

Lui si chinò a baciarla sulla guancia. “Se avessi saputo che avresti trovato il coraggio di salire in sella, sarei rimasto fuori più a lungo”

Scuotendo la testa, Izayoi girò la bistecca che stava cocendo sulla piastra. “Dove sei stato?”

“A cercare una mucca dispersa”

“L’hai trovata?”

“Sì la cena è pronta?”

“Hai giusto il tempo per lavarti”

Quando Inuyasha ridiscese, Rin era già seduta a tavola. “Tè o caffè, Inuyasha ?” gli chiese.

“Caffè ho bisogno di qualcosa di forte”

Mentre la sorella gli passava una tazza colma, Izayoi si unì a loro, mettendo in tavola un vassoio di pane fragrante.

Lo sguardo di Inuyasha passò dalla madre alla sorella prima di soffermarsi sulla sedia vuota si Kagome. Aveva visto le luci filtrare da sotto la porta della sua camera, ma aveva immaginato che si fosse dimenticata di spegnerla.

“Kagome non viene a mangiare ?” chiese Izayoi alla figlia.

Rin cosse la testa con aria tetra, quindi lanciò un’occhiata in tralice al fratello. “ No, ha detto che non ha fame”

“Non è possibile” obbiettò Izayoi. “Hai mandato giù qualche boccone a pranzo”

“Ho cercato di convincerla,ma ha detto che vuole finire quel tailleur pantalone sul quale ha lavorato tutto il pomeriggio”

“Non è necessario che termini quei disegni prima di andarsene” replicò Izayoi “Ti sposerai soltanto a maggio, quindi hai tutto il tempo di spedirceli”

“ Glielo dirò e più tardi le porterò un vassoio con uno spuntino”

Inuyasha sbatté la forchetta sul piatto. “ E proprio necessario coccolarla così?”

Rin lo fulminò con un’occhiata. “Merita di essere trattata come un essere umano. E mi sembra che tu abbia dimenticato come si fa”

Inuyasha la fissò, accigliato. “Cosa intendi dire? Non è colpa mia se Kaggy si rifiuta di affrontarci”

“E di chi sarebbe la colpa, Inuyasha? Non siamo state noi ad accusarla di volersi sottrarre alla legge”

“è stata lei a dirvelo?”

Fu Izayoi a rispondergli con calme. “Abbiamo fatto una chiacchierata, Inuyasha”

“e adesso dovrei sentirmi in colpa per averla interrogata sui motivi per cui ha lasciato Chicago?Non c’è niente di offensivo, a meno che non sia colpevole di qualcosa”

“C’è modo e modo di fare domande” sbuffò Rin.

Inuyasha alzò gl’occhi al soffitto. “Stai cercando di dire che dobbiamo trattarla con i guanti?”

“Sto soltanto dicendo che potresti essere più sensibile”

“Perché dovrei esserlo? Quella donna non ha fatto altro che ficcare il naso nella mia vita privata”

Rin gemette. “ è un bene che tu non abbia intenzione di sposarti di nuovo. Così come sei fatto, dubito che riusciresti a tenerti stretta una moglie”

“Ne dubito anch’io. Dopo tutto, non ci sono riuscito con la prima, non è così?”

“ Oh, mi…mi dispiace, Inuyasha” mormorò Rin, confuso e pentita. “ Non alludevo a Kikyo”

Di colpo troppo stanco per mangiare, Inuyasha alzò da tavola. “ Lascia perdere, sorellina. Tu non ne hai colpa”

Sul retro della casa c’era uno studio che Inuyasha usava come ufficio. Odio occuparsi di fatture e bollette, e di solito rimandava quel lavoro finché la scrivania scompariva sotto i mucchi di carta. Ma quella sera ogni pretesto era buono per tentare di scacciare Kagome dalla mente.

Dopo aver acceso la lampada da tavolo, Inyasha iniziò a registrare ad una ad una le fatture relative agli acquisti di foraggio. Quando arrivò all’ultima, imprecò tra denti. Il prezzo del foraggio per i cavalli aveva subito un’impennata.

Facendo un rapido calcolo, risultò una spesa supplementare di trecentoquaranta dollari al mese. Spingendo da parte le fatture, Inuyasha si appoggiò allo schienale e intrecciò le mani dietro la nuca. Certo, si sarebbe potuto disfare di uno o tre dei cavalli più vecchi, ma era ugualmente affezionato a ognuno di loro. Decidere quali vendere sarebbe stato come decidere quale gamba o braccio rinunciare. Andava molto orgoglioso dei suoi cavalli ed era per quel motivo che era stato così ansioso di mostrarli a Kagome.

Kagome! Perché continuava ad insinuarsi nei suoi pensieri? Perché non riusciva dimenticare il modo in cui l’aveva baciata? Il modo in cui lei aveva ricambiato al suo bacio?

Un colpo alla porta interruppe le sue riflessioni.

Sapendo che sua madre non sopportava che qualcuno salasse la cena, si aspettava di vederla entrare con un vassoio carico di cibo.

Senza voltarsi disse: “ Mamma non sto morendo di fame…”

“Non è tua madre”

Inuyasha girò di scatto la testa e trattenne il fiato, quando vide Kagome in piedi sulla soglia. “ Kaggy”

Nessun uomo aveva mai pronunciato il suo nome in quel modo, con un tono di voce al tempo stesso dolce e rude, così carico di emozione.

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Capitolo 27
*** Confessioni e Pace ***


“Non… non voglio disturbarti” disse lei umettandosi le labbra con nervosismo e avanzando di un passo.

L’aveva già disturbato fino a fargli perdere la ragione, e ormai era convinta che, presente o no che fosse, non sarebbe riuscito a scacciarla dalla mente.

“ Non mi disturbi, entra”

Lei richiuse la porta adagio, quindi intrecciò le mani davanti a sé.

Alla debole luce della lampada, poteva vedere che gli occhi ambra di Inuyasha erano arrossati per la stanchezza e che un velo scuro di barba gli ombreggiava il mento e le guance. Era tutta la sera che pensava lui alle cose che gli aveva detto e a quello che aveva provato tra le braccia.

Adesso che l’avevo di fronte il suo unico desiderio era di andargli vicino e di accostare la guancia alla sua.

“Volevi qualcosa?” Chiese Inuyasha.

Dio mio, sì. Voleva lui, non glielo leggeva in faccia? Ogni volta che la guadava, un impeto di desiderio le scorreva nelle vene come fuoco liquido ed era impotente a spegnerlo.

Avanzò di un altro passo “Sì. Oh… oh ripensato a…” trasse un respiro profondo e tentò di nuovo. “Al modo in cui mi sono comportata oggi pomeriggio. So che non hai capito…”

“E continuo a non capire”

“ Non ho colpe inconfessabili da nascondere, Inuyasha”

“Non l’ho mai pensato” dichiarò lui studiando il suo volto turbato.

“ Eppure hai insinuato…”

“Kaggy, il tuo comportamento era incomprensibile. Ero preoccupato per te”

Preoccupato per lei? No Kaggy non riusciva a immaginare che Inuyasha Youkai si preoccupasse per lei. Era soltanto un’estranea di passaggio, una seccatura momentanea nella vita.

“So di aver esagerato. Ma…” Fece una pausa e allargò le mani in un gesto di impotenza.

“ Miroku non ne ha colpa, capisci? Mi sembra un tipo molto simpatico”

“lo è, anche se è mio cugino”

Kagome tentò di deglutire e si portò una mano alla gola, quando non ci riuscì.

”Ma non tutti i poliziotti sono persone simpatiche” disse con uno sforzo. “Lo so, perché Naraku è un poliziotto”

Alzandosi in piedi, inuyasha annullò la distanza che li separava. “Il tuo ex fidanzato è un poliziotto?”

Kaggy annuì aveva giurato di non parlarne con nessuno, ma non sopportava che Inuyasha continuasse a giudicarla male.

“è un investigatore della omicidi”

“Capisco”replicò lui, di colpo pensieroso.

“Ne dubito. Stai probabilmente pensando che questo non spiega la mia reazione nei confronti di Miroku. Ma credimi, Inuyasha, avvolte Naraku sapeva essere molto sgradevole. Ha distrutto la fiducia che avevo nella legge. Lo so che può sembrarti illogico, e so anche che non tutti i poliziotti sono come lui, ma a quanto pare, non riesco ad essere obbiettiva”

“Perché non me ne hai parlato prima?”

“Per lo stesso motivo per cui anche tu non ami parlare di cose che ti riguardano. Fa male”

Oh, sì Inuyasha sapeva quanto poteva far male rivangare il passato. Gli sfuggiva per quale motivo Kagome si fosse decisa a confidarsi con lui, ma adesso che l’aveva fatto, si sentiva un bastardo.

Dal momento in cui l’aveva soccorsa, l’aveva assillata con le domande, mentre da parte sua, si era rifiutato, di lasciarsi andare a confidenze. Era pur vero che la sua reticenza durava da più di cinque anni, e nessuno tranne Kagome glielo aveva fatto notare. Oppure glielo avevano fatto notare e lei era stata l’unica alla quale avesse dato ascolto?

“Be’, credo che ti augurerò la buona notte” proseguì lei stringendosi nelle spalle

“Volevo soltanto che sapessi come stanno le cose, e non nascondevo una valigia di denaro rubato nel baule della mia auto”

Si voltò e si diresse alla porta, ma prima che potesse mettere la mano sulla maniglia Inuyasha l’afferrò per le spalle e la costrinse a girarsi.

“Non l’ho mai pensato veramente, Kaggy. Ero arrabbiato con te perché eri così reticente”

Vedendo la luce calda che gli illuminava gl’occhi, Kagome gli credette. “Come te ?” Non poté fare a meno di chiedere.

Inuyasha non riusciva ad essere in collera con lei. Come avrebbe potuto, quando smaniava con ogni fibra del proprio essere di stringerla tra le braccia e assaporare il morbido calore del suo corpo?

“ è passato molto tempo da quando una donna mi ha fatto desiderare di guardarla due volte” Ammise con voce roca

“ E ora che tu sei qui, non cosa fare.” In un primo momento, Kagome pensò di non aver udito bene e quando si rese conto che non era così, il suo cuore prese a battergli forte.

“Non dovresti fare niente” bisbigliò.

Mettendole le mani sugli avambracci, lui la fece indietreggiare lentamente finché si trovò con le spalle contro la porta chiusa.

“Perché? Forse perché sei ancora innamorata del tuo poliziotto?”

Lei fu percorsa da un brivido di disgusto al solo pensiero di amare Naraku “No! Probabilmente non era nemmeno vero amore, anche se un tempo lo credevo. Ora, invece, mi rendo conto che era un modo per trovare la sicurezza che mi era sempre mancata”

“Forse, insieme alla sicurezza volevi anche l’amore” suggerì Inuayasha a voce bassa.

Le sue mani le facevano ardere la pelle attraverso il golfo. Le sue labbra, a pochi centimetri di distanza, la ipnotizzavano, al punto da non riuscire a staccare gli occhi.

“Volevo l’amore, ma non l’ho trovato” Lui le sfiorò la guancia con la mano quindi gliela infilò nei capelli.

“Non l’ho trovato nemmeno io” mormorò.

I sensi di Kagome fremevano al contatto con le sue dita, ma furono le sue parole a toccarle il cuore.

“Perché? Non… Non amavi Kikyo? O lei non ti ricambiava?”

Inuyasha si allontanò da lei e andò a mettersi davanti alla finestra. Attraverso le tende scostate si vedevano brillare le luci natalizie che decoravano la veranda. La loro allegria era in contrasto con l’espressione angosciata del suo volto.

“Oh, eravamo veramente sposati. E ci amavamo, o così credevamo. Ma io avevo appena diciannove anni e Kikyo diciotto. Penso che fosse innamorata soprattutto dell’idea del matrimonio”

“E tu?”

“Io la desideravo molto. Da un punto di vista fisico. E allora ero troppo giovano per capire che il vero amore non è soltanto desiderio fisico”

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Capitolo 28
*** La sua donna ***


Kagome non sapeva cosa dire. Aveva creduto che lui vivesse nel ricordo del suo grande amore per la moglie morta. Se non era così, perché da allora, aveva evitato le donne? Perché aveva un’aria così angosciata?

“Sai quanto mi fa sentire in colpa?” chiese Inuyasha, vedendo che lei taceva.

Kagome gli si avvicinò. “Perché dovresti sentirti in colpa? Kikyo voleva sposarti non è così?”

“Oh sì. Anzi, siamo fuggiti perché temeva che i miei genitori si sarebbero opposti al matrimonio. Vedi Kikyo veniva da una famiglia povera e temeva che i Youkai non l’avrebbero accettata”

“Ed era così?” chiese Kagome incapace di credere che Izayoi fosse prevenuta nei confronti di persone meno fortunate.

“ No. Ma non approvavano che vivessimo ad Armarillo"

“Non stavate cui al ranch?”

Inuyasha scosse la testa. “ Kikyo non aveva mai avuto una casa tutta sua, così feci del mio meglio per dargliene una. Mi trovai un lavoro in un ranch poco lontano dalla città e affittammo una casetta nelle vicinanze. Di giorno lavoravo e di sera frequentavo la facoltà di scienze agrarie”

“ Dev’essere stato difficile”

Inuyasha si strinse nelle spalle. “ è quello che hai fatto anche tu”

“ Sì ma io ero responsabile solo di me stessa”

Con un lungo sospiro lui si voltò a fissare l’oscurità della notte. “ Be’ ce la cavavamo finché arrivò il momento della nascita del bambino”

“ Il bambino?” ripeté Kagome trasalendo.

Inuyasha si voltò e lei rimase turbata nel vedere l’espressione cupa del suo sguardo.

“Sì, immaginavo che mia madre ti avesse detto che Kikyo è morta dando alla luce mia figlia”

Stordita, Kagome scosse il capo. “No non lo sapevo. Non riesco a immaginare che ti sia successo una cosa simile”

“Nemmeno io” replicò Inuyasha con amarezza. “Eppure, quel giorno all’ospedale i dottori mi dissero che era subentrata un’emorragia interna così violenta che non si era potuto arrestarla. Me ne infischiavo delle loro spiegazioni. Sapevo soltanto che Kikyo e la bambina erano morte e per quanto mi riguardava ero stato io ad ucciderle”

“Inuyasha!” esclamò Kagome inorridita. “è un’assurdità”

“forse. Ma ero stato io a mettere Kikyo incinta”

“E questo farebbe di te un assassino?”

“è quello che ho sempre pensato”

Ansiosa di liberarlo da quell’ossessione, lei gli prese le mani e le tenne strette “ è tempo che tu la smetta di tormentarti. Devi lasciarti il passato alle spalle”

Inuyasha sollevò la testa e la fissò negli occhi. “Pensi di essere tu la donna in grado di farmelo dimenticare?”

La domanda lo colse di sorpresa. Ciononostante, il suo cuore seppe subito qual era la risposta. Voleva essere quella donna. La sua donna. Una donna in grado di dargli amore vero e felicità. Ma non era possibile con la minaccia di Naraku che incombeva su di lei.

“Inuyasha,io non sono… non posso essere quel genere di donna, né per te né per nessun altro uomo”

“Perché no?”

Con un gemito d’angoscia, Kagome gli voltò le spalle. “Perché non è possibile. Perché non posso dimenticare…”

Inuyasha l’afferrò per un braccio e la costrinse a voltarsi senza permetterle di terminare la frase. “Mi hai appena detto che devo dimenticare il passato perché non puoi farlo anche tu?”

“Nel mio caso è diverso” rispose lei con voce carica d’angoscia. “Ho validi motivi per evitare una relazione con un uomo”

Con dolcezza, Inuyasha le prese il volto tra le mani. “Per anni mi sono lasciato condizionare da un sacco di motivi. Ma ora che tu sei entrata nella mia vita, non mi sembrano più così importanti”

Oh, non avrebbe dovuto parlarle in quel modo, pensò Kagome. E lei sbagliava ad assaporare ogni parola di quella confessione, ma non poteva impedire che il suo cuore traboccasse di gioia e di amore.

“Ne sono contenta, Inuyasha” mormorò accarezzandogli la guancia con la punta delle dita. “Meriti di essere felice, ma non con me”

“Potresti sbagliarti Kaggy, anzi sono convinto che ti sbagli”

Come prigioniera di un incantesimo, lei rimase immobile, mentre lo osservava accostare il volto al suo “ Inuyasha…”

“Non parlare Kaggy. Chiudi gli occhi e lascia che ti baci. Nel modo in cui ho desiderato baciarti dalla prima volta che ti ho visto”

Mormorò le ultime parole contro le sue labbra, quando Kagome si era ormai arresa alla passione che li univa. Svuotata di ogni energia, si abbandonò tra le sue braccia e socchiuse la bocca per accogliere la dolce invasione della sua lingua. Si lasciò andare a sensazioni che erano già diventare famigliari e sapendo che quegli attimi sarebbero dovuto durare per tutta la vita, lì assaporò con struggente intensità. Quando, alla fine Inuyasha sollevò la testa la stanza vorticava intorno a lei. Aveva il respiro ansante e le ginocchia minacciavano di tradirla da un momento all’altro.

“Tu dici di non volere una relazione con me” mormorò lui tracciandole una scia di baci lungo la gola. “ Ma il tuo corpo mi parla in un’altra lingua”

La stessa che parlava anche a Kagome. Ma c’era di peggio; oltre al corpo, lei voleva anche concedergli il cuore, dopo aver giurato che nessun atro uomo sarebbe riuscito a volarlo. “Inuyasha tu non sai…”

Le parole furono soffocate dalla bocca di lui. Mentre la baciava, le sue mani si insinuarono sotto il maglione per accarezzale la schiena prima di spostarsi con sensuale lentezza verso i seni.

Quando chiuse le dita intorno alle loro rotondità, Kagome si sentì persa e premendo con i fianchi contro il suo bacino, lo incitò ad approfondire il bacio e a esplorare ogni angolo più recondito della sua della tenera cavità della sua bocca.

Niente le era mai sembrato più bello, o più giusto. Ed era forse quello a spaventarla. Si rendeva conto che stava soccombendo al fascino di Inuyasha e che avrebbe così permesso ad un altro uomo di assumere il controllo della sua vita. Non doveva assolutamente accadere. Non poteva permettere che accadesse di nuovo.

Si divincolò e gli voltò le spalle, respirando con affanno. “ Non ti permetterò di farmi cambiare idea” Bisbigliò con voce roca.

Il silenzio si protrasse per lunghi istanti. Alla fine incapace di sopportarlo Kagome si voltò a guardarlo e scoprì che lui la stava sorridendo. Era un sorriso malizioso, con un’ombra di compiacimento.

“Penso di esserci già riuscito Kaggy”

Temendo che potesse tentare di dimostrarlo, lei uscì di corsa dalla stanza. Non gli avrebbe offerto un’altra occasione di farle perdere la testa, giurò a se stessa. Perché la prossima volta non era sicura che avrebbe trovato la forza di resistergli.

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