You Have To Believe In The Impossible

di DreamerDirectioner
(/viewuser.php?uid=541771)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


PROLOGO
 

Mary Kite è una ragazza che ha appena compiuto i 17 anni.
Ha dei lunghi capelli mossi color nocciola e dei profondi occhi verde smeraldo.
E’ una Directioner e viene spesso presa in giro, e qualche volta è stata anche vittima di bullismo.
Ama i suoi idoli più di qualsiasi altra cosa e, dopo aver scoperto che nel posto in cui è in vacanza si terrà un concerto degli One Direction, non le resta che mettersi a cercare una soluzione, scrutando in ogni singolo angolo del suo astuto cervellino…

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** CAPITOLO 1 ***


CAPITOLO 1

"Tu fai come ti pare, io me ne vado a fare un tuffo!" Violet poteva dire quello che voleva, ma per me andare al mare senza fare un bel bagno è come bestammiare!
Ignorai ogni suo tenatativo di persuasione e mi diressi verso la riva. L'acqua brillava, come se fosse rivestita da milioni di lucine splendenti; il sole si specchiava sulla sua superficie, era uno spettacolo davvero bellissimo.
Mi tuffai senza esitare ma... Dentro di me stavo strillando, era davvero gelata! Non mi aspettavo fosse così.
Violet non si sbagliava, ma mai le avrei dato la soddisfazione di rinfacciarmelo! Così ignorai i brividi che mi trasalivano sulla pelle e mi immersi compleatamente, anche con la testa.
Il fondale? Una meraviglia!
Osservai stupita quel viavai di pesci e di crostacei colorati finché i polmoni me lo permisero. Così cercai di risalire in superficie e sentii tirarmi la caviglia, qualcosa mi stava tenendo a fondo.
Stavo quasi soffocando, ero nel panico più totale; gli occhi mi bruciavano per il sale; così tentai di liberarmi. Salii e feci un respiro profondo.
La risata di Violet squillava allegra e forte nell'aria. Mi voltai furente.
"Ma che sei scema?" Le urlai in faccia. "Avresti potuto uccidermi Violet!!! Ti odio!"
"Esagerata" Si difese lei, facendo gli occhioni da un povero cucciolo di cerbiatto innocente.
"Me la pagherai!" Dissi mentre scoppiamo entrambe a ridere come due pazze ubriache.
Qualcosa alle sue spalle, però, catturò la mia attenzione, così mi bloccai di colpo.
"Cosa c'è laggiù?" Le chiesi incuriosita.
"Niente che ti importi" Borbottò cambiando discorso; sembrava proprio non volesse dirmelo! Come se volesse tenere il 'segreto' tutto per sé.
Le diedi una spinta da farla cadere in acqua, così per scherzare, poi le dissi: "Violet dimmi subito cosa succede. Altrimenti l'unica ad affogare qui sarai tu!"
"Stanno allestendo un palco" Mi disse con fare indifferente. "Ci sarà un concerto domani" Continuò a rivelarmi scontrosa.
"Di chi?"
"Dei One Direction"
"Cosa cOsA COSA?!?!?!" Le immersi la testa sott'acqua per il segreto che mi aveva tenuto nascosto e iniziai a strillare istericamente.
Tornò su e mi sputò l'acqua salata che aveva ingoiato in faccia.
"Non ti illudere Mary, i biglietti non ci sono più, sono già finiti, da mesi! Ho provato a prenderteli per farti una sorpresa, ma non ce l'ho fatta... Scusa Mary" aveva l'aria così afflitta che mi sentii in dovere di consolarla. "Quei cinque ragazzi hanno così successo che i biglietti esauriscono in cinque secondi! Mi dispiace tesoro! Non credo ci sarà chance per noi, non credo andremmo mai a vederli! Scusa"
Ma invece delle scuse e delle parole dolci, tutto quello che uscì dalla mia bocca fu: "Oh Violet Violet, pensi davvero che un misero sciocco biglietto insinificante riesca ad impedirmi di vedere i miei idoli?" Sorrisi maliziosamente.
Così dicendo gli ingranaggi del mio astuto cervellino di misero in moto...

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** CAPITOLO 2 ***


Stavo progettando di passare dal retro ma sapevo che ci sarebbero state comunque le guardie, così eliminai completamente questa opzione.
Falsificare i biglietti? Troppo complicato.
Mi accorsi solo di sfuggita che Violet continuava a ripetere il mio nome. Così lei mi sommerse completamente sotto l'acqua, saltandomi sopra.
Mi 'risvegliai' dai miei pensieri e carcai di trovare una soluzione con Violet. "Mary, ehi Mary... Ci sei???" "Ehm... Si eccomi Violet, stavo solo pensando a come vederli." "Ma sul serio ci stai ancora pensando? Tu sei scema... Non ce la faremo mai! Impossibile perder tempo per queste sciocchezze. Piuttosto andiamo a lavarci che è tardi ed è pronta la cena, l'albergo mica ci aspetta!" "Si si vengo subito! Ma giurami che dopo in stanza ci pensiamo su, d'altronde anche a te non dispiacerebbe vederli, no?" "Bhé... In effetti... Ma ora andiamo a cambiarci! Su!" Disse tantando di cambiare discorso come al solito, ma io non glielo permisi. "Ah no! Ora mi rispondi" "Si, solo se tu mi prometti che durante la cena non mi romperai le scatole!" Insinuò Violet. "Okay, però ora rispondi!" "No non mi dispiace! Contenta? Ora andiamo però." Ci dirigemmo verso l'entrata del grande edificio in cui alloggiavamo per quel mese di vacanza, entrammo e ci camminammo verso la nostra stanza.
Era la prima vacanza che facevo da sola, con la mia migliore amica, avevo appena compiuto 17 anni e i miei genitori finalmente mi avevano permesso di trascorrere un santissimo mese senza di loro che si accollavano ogni tre secondi.
Litigai con Violet per chi doveva utilizzare per prima la doccia, ma vinse lei, perché io ero troppo impegnata a pensare a come 'entrare in scena'; sarebbe stato il giorno più bello della mia vita!!! Non vedevo l'ora, cioé... Io... Incontrare i miei idoli... Bhà... Impossibile! Eppure quello che era impossibile stava già iniziando a realizzarsi. Ero felicissima! In un modo o nell'altro potevo e dovevo farcela, se i miei idoli sarebbero venuti nella stessa città in cui stavo io, non avrei mai potuto non incontrarli! Avrei fatto di tutto! Dovevo farcela, si, dovevo, come d'altronde ho sempre sperato di realizzare i miei sogni.
Mentre frugavo nel cassetto più in profondo del mio cuore, contemplando i miei sogni, mi accorsi che Violet aveva finito di fare la doccia ed era il mio turno. Così presi i miei vestiti, il mio accappatoio, ed andai a rinfrescarmi un pò e a togliermi tutto quel sale che riposava sulla mia pelle.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** CAPITOLO 3 ***


CAPITOLO 3

Passai tutta la serata ad arrovellarmi il cervello su come entrare tra le sbarre che circondavano il palco dove si sarebbe svolto quel benedetto concerto. Non mi veniva in mente niente, era tutto maledettamente impossibile e pericoloso!
Decisi che anche se vederli sarebbe stato molto improbabile, ascoltarli da fuori era più che possibile, anzi era proprio un DOVERE da loro fan, da Directioner. Dovevo starci, dovevo ascoltare le loro voci, dovevo sognare sulle note delle loro canzoni... Dovevo lasciarmi trasportare da quella cosa, che ormai era come se fosse diventata la mia droga preferita. Ero proprio una tossico-dipendente, e non volevo mai più smettere; per nessun motivo al mondo.

La notte passò senza permettermi di chiudere occhio, gli occhi che mi bruciavano da quella santissima mattina: l'acqua salata faceva proprio male, dovevo procurarmi gli occhialini, quelli gialli e blu erano i miei preferiti, anche perché entrambi i colori erano quelli che preferiva il mio idolo, la mia preda, Niall James Horan...
Ero troppo euforiaca all'idea di poter incontrare i miei spacciatori preferiti, quei spacciatori di sogni, quei cretini che mi avevano insegnato a sognare.

Violet dormiva saporitamente nel letto accanto al mio, insensibile a tutto, eccetto il solletico alla pancia e sotto ai piedi.
Quando mi svegliai riuscii a capire che, finalmente, mi ero addormentata. E io che credevo non ci sarei mai riuscita!
Così mi diressi verso il letto di Violet, dopo essere andata al bagno, aver preparato le cose per la spiaggia e aver fatto tutto; ma per svegliarla dovetti sfilarle il cuscino da sotto la sua guancia arrossata.
"Violeeeeet!" Le urlai nelle sue assonnate orecchie, calcando bene le vocali e cercando di ottenere attenzione. Lei finalmente emise un suono: mugolò. Poi pronunciò un flebile "Che succede?" E io mi arrabbiai seriamente.
Era come se la sua voce fosse impastata per il sonno e, naturalmente, si riaddormentò... Subito.
Chissà che succedeva? Erano le dieci e ancora non mostrava segno di vita! Non voleva proprio svegliarsi la ragazza. Dopo ogni mio tentativo la lasciai finalmente dormicchiare e continuare a sognare la sua vita da star (era sicuramente quello che si stava immaginando).
Rassegnata, mi avviai verso la spiaggia come facevo tutte le mattine, ormai era abitudine. Però a metà strada, su un vecchio marciapiede, la tentazione di imboccare un vicolo ancor più piccolo era troppo grande, così... Seguii il mio istinto e, svoltai.
Il mega palco era quasi del tutto allestito ormai, mancavano le ultime lucine, le ultime apparecchiature e, ovviamente, le ragazzine urlanti ad acclamare quei cinque stupidi dei.
Ero troppo curiosa, così mi avvicinai di soppiatto alla scalinata in ferro poggiata al centro del palco, eludendo la guardia dei vari poliziotti appostati, e sparii dietro le quinte. Cosa diamine stavo facendo? Ero diventata pazza? Bhé... Può darsi, ma l'amore non può essere fermato da ogni singolo, insinificante ostacolo.

Un leggero odore di polvere aleggiava nell'aria, bruciando le mie narici. Dei grandi, anzi enormi teli chiudevano tutti gli spazi, cercando di conferire al posto un senso di sicurezza. C'erano tende ovunque. Avevo il cuore a mille... Era stato così dannatamente facile entrare che neanche io credevo di esserci riuscita!
Dovevo credere nell'impossibile.
Ficcanasai un po' in giro, dopotutto quell'esperienza non mi sarebbe ricapitata tutti i giorni, così me la godei fino in fondo, anzi, questo era solo l'inizio.
Osservavo tutto minuziosamente, assicurandomi di non essere vista e di non lasciare alcuna mia traccia.
Purtroppo mi accorsi di sbagliare quando una voce mi gelò il cuore. "Chi sei? Cosa ci fai qui?"
Mi voltai lentamente con il fiato corto, cortissimo: Niall Horan mi fissava curioso con quei suoi bellissimi occhi blu a neanche cinque metri di distanza.
Mi sentii mancare.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** CAPITOLO 4 ***


CAPITOLO 4

Aprii gli occhi.
Vidi Violet, il dottore e… NIALL! Che cavolo ci faceva lì? Cosa era successo? Perché tutto d’un tratto mi ritrovavo su una di quelle immense barelle bianche dell’ospedale? Stavo malissimo. Ero confusa. Mi sentivo mancare di nuovo.
Così mi ritrovai ancora una volta in una minuscola stanza, Quelle con due letti: il mio e quello di una splendida ragazza castana riccia con dei profondi occhi marroni, mai visti simili.
Io: “Ciao, mi chiamo Mary.” Tentai di iniziare un discorso, sorridendole. La ragazza si affacciò dal lettino, sporgendosi verso di me: “Ehi! Io sono Georgia. Cosa ti è successo?” “Ehm… Bhè, sinceramente, non lo so nemmeno io. Non ricordo quello che mi è accaduto, so solo che mi sono svegliata, ho aperto gli occhi e mi sono ritrovata faccia a faccia con il mio idolo, Niall Horan. Ti prego, non iniziare a prendermi in giro anche tu, ne ricevo così tante di critiche. E’ bruttissimo, sai? Ed è ancora più terribile il fatto che Niall non è più qui accanto a me.” Mi misi a piangere. Avevo quel che tutto desideravo, il mio sogno, la mia vita, il mio respiro… Insomma, avevo TUTTO davanti ai miei occhi e come una stupida me lo sono lasciato sfuggire! Cosa mi era preso? Chiunque avrebbe voluto essere al mio posto, eppure ero svenuta, un’altra volta! Ecco cosa diamine mi era successo! Continuai a parlarle, in un certo senso anche a sfogarmi, distogliendomi dai profondi pensieri che stavano peggiorando la situazione, che mi facevano star male, alla fine le feci la stessa sua domanda: “…E tu?” “Aspetta, aspetta… Cosa!?” “Cosa cosa?” Ero già mezza rintontolita per via dei due successivi svenimenti, poi ci si metteva anche lei a non farsi capire, -Perfetto- pensai tra me e me. “Sei una Directioner?” “Sì.” non sapevo se essere felice o se vergognarmi ma sicuramente non mi aspettavo che anche lei lo era. “Davvero!?” Ero felicissima.

Restammo per minimo tre ore a parlare di loro, poi io le chiesi: “Ma chi ti ha colpito di più dei ragazzi?” “Un po’ di più Leeyum, è così… Così…” “…Dolce, protettivo!” Dissi continuando la sua frase e azzeccandoci in pieno con la risposta, lei annuì. “Ma… Insomma a te cosa è successo?” Cercai di riallacciare il discorso precedente. “Ah, io vengo qui quotidianamente, ormai è la mia 'casa'. Vengo a fare controlli perché ho una piccola forma tumorale, credo e spero niente di importante e grave, infatti i dottori mi visitano sempre per ultima perché dicono che non sto propro così tanto male." Non sapevo che dirle. Davvero. Mi dispiaceva così tanto che non avevo le parole per esprimermi.
Mentre lei continuava invano a chiamarmi io iniziai a ricordare quel che era successo. “Ehi? Ehi Mary? Ooooh!?” “Si, eh? Scusami ma mi stava tornando in mente…” “Cosa?” “Ciò che era accaduto con Niall.” “Allora dai, racconta, sono troppo felice per te!!!” “Ricordo che erano un paio di giorni che io e la mia amica, Violet, che tentava di impedirmelo, cercavamo di trovare una soluzione per entrare nel backstage di nascosto, dato che oggi… Oh merda oggi! No! Non, non posso crederci, insomma *feci per tornare tutta calma, in fondo ero una brava attrice, perché, dentro di me, stavo urlando* fanno un concerto qui!!! Così stamattina sono andata di nascosto nel luogo in cui stasera si svolgerà il miracolo, senza aver un piano ben preciso, senza sapere nulla, né quello che mi stava accadendo, né quello che mi sarebbe successo. Ero troppo euforica. Credo non mi sarebbe importato neanche se le bodyguard mi avessero vista. Così continuai a camminare e… Sentii una gelida voce, con un accento molto familiare feci per girarmi, e svenni. Era Niall!” “No dai non ci posso credere, quindi tu mi vorresti dire che avevi tutta la tua vita davanti agli occhi e sei… Svenuta?”  “Non so, cioè si, ma tu cosa avresti fatto al posto mio?" “In effetti, non hai tutti i torti anche se il concerto rimane comunque stasera, io non potrò mai vederli, ma t...tu hai già provato questa esperienza, non so come fai a startene così calma!” Io: “Sinceramente NEANCHE IO. Mi sorprendo di come mi sto comportando. A casa, davanti ai poster, sbavo, qui, davanti a loro, muoio, o rimango impietrita solo a raccontare quello che mi è successo… Mi sembra una bugia, che sto mentendo a me stessa… Non ci posso credere! Poi con tutte quelle Fan Fiction che mi sono letta, vorrei proprio agire come le protagoniste… Se solo ne avessi il coraggio.” Mentre continuavo a parlare insensatamente arrivò il dottore, senza bussare nemmeno. Vidi quel camice bianco avvicinarsi a me. Mi chiese: “Come stai? Va meglio?” “Si… Ma di preciso cosa ho? Cosa mi è successo?” Domandai ansiosa. “Io ora devo proprio andare, comunque ho spiegato ai tuoi due amici cosa è successo, te lo racconteranno loro" Io: “Due amici? Ma veramente io qui conosco solo Violet, chi è l'altra?” Mi accorsi che stavo parlando da sola, il dottore se ne era già andato, scomparendo in quei vicoli immensi dell’ospedale di quella piccola cittadina.
Rimasi ancora con il dubbio a fior di pelle, mi girai, guardai Georgia con fare superficiale, come se volessi chiederle di svelarmi l’enigma di Cluedo. Neanche lei mi seppe rispondere, così mi rivoltai a fissare la porta, che piano piano si apriva...

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2274881