Æon Evoque

di LucasFoolish
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I Limiti della Terra ***
Capitolo 2: *** Il segreto della compatibilità ***
Capitolo 3: *** Il vecchio Druido ***



Capitolo 1
*** I Limiti della Terra ***


Capitolo 1: “I limiti della Terra”

Un boato nel cuore della notte.
Il sonno interrotto da questo tremendo fragore, che tutt’ora risuona nelle orecchie, che ha obbligato un’intera popolazione ad abbandonare i propri comodi letti caldi quando meno se lo sarebbe aspettata. Eppure Lastlia e la Piana di Dap non erano mai stati a forte rischio sismico.
Quella notte di un anno e mezzo fa, però, ha fatto si che tutte le mappe in possesso degli scienziati fino ad ora dovessero essere rivedute con una certa urgenza e con estrema cura.
Sicuramente  Lucas se la ricorderà per sempre quella notte; era appena rincasato, dopo una serata insieme agli amici di sempre.  Neanche il tempo di andare a letto e riposarsi per affrontare il giorno dopo, che le placche tettoniche decisero di rimetterlo subito in piedi.
Ad essere sinceri, lui non aveva ben capito cosa stava succedendo. Aveva sentito urlare i genitori e la sorella ed era riuscito a svegliarsi nonostante il suo sonno pesante.
Una corsa contro il tempo, la sua, con la casa che tremava e soffriva, mentre scendeva due piani di scale assieme a tutta la famiglia. Era quasi sonnambulo.
Il primo ricordo nitido del ragazzo è quello dell’esterno della propria abitazione, circondato da tutte le persone che abitavano nei paraggi. La cosa buffa è che tutti erano in mutande e canottiera, o indossavano assurdi pigiami da notte, mentre lui se ne stava bello al calduccio dentro alla sua giacca e alle sue scarpe.
La madre gli rivelò che durante la fuga lui si era preoccupato principalmente di raccattare tutte le sue cose e di pettinarsi, piuttosto che fuggire.
Lo scenario era quasi apocalittico. Il suo quartiere pieno di persone che urlavano, correvano e si dimenavano quasi nude nel bel mezzo delle tenebre notturne. Pensava di essere ancora nel suo letto, a sognare cose brutte come spesso gli succedeva, ma purtroppo era tutto vero.
Ora, a distanza di un anno e mezzo, la vita del giovane era completamente cambiata.
Le autorità per oltre un anno erano riuscite a tenere nascoste le vere cause del potente terremoto, spacciandolo per una semplice disgrazia che aveva distrutto il piccolo paesino di Lastlia e tutta la sua storia millenaria.
Alla ricorrenza di un anno esatto dalla sciagura, però, nella cittadina iniziò a girare la bizzarra voce che un uomo incappucciato vagasse per le strade del villaggio, raccontando a destra e a manca che il sisma fosse stato provocato dalla reincarnazione del potente Avatar di Gheos.
Era strano come i vecchietti, sin dal primo giorno, insistettero con questa teoria, ma venivano spesso derisi e mai presi seriamente.
Eppure, dopo la comparsa di questo misterioso individuo, la paura che i titani si fossero seriamente risvegliati dal Grande Sonno iniziava a conquistare più di una mente.
Lucas era uno dei meno tranquilli di tutti, in quanto aveva sempre creduto che il sisma fosse stato causa della Terra e di tutte le ragioni scientifiche che stanno dietro ad un potente terremoto, nonostante da sempre avesse preso come un dogma l’esistenza dei Dieci Avatar e dei Sette Elementi.
La conferma di tutto ciò, il ragazzo la ebbe proprio il giorno in cui queste voci si facevano sempre più insistenti, grazie all’incontro con quell’uomo incappucciato.
Furono i 6 mesi più bizzarri della sua giovane esistenza. Quell’uomo gli aveva rivelato i suoi veri poteri e gli aveva consigliato di seguirlo per conoscere tutta la verità legata a quel tremendo tremore.
L’indole del ragazzo era molto curiosa, e dopo qualche minuto di tentennamento, accettò di seguire quell’uomo che aveva conquistato la sua voglia di sapere.
«Complimenti a voi, ragazzi. In soli 6 mesi di permanenza all’interno del Main siete riusciti a controllare molto bene i vostri poteri assopiti e nascosti. Siete riusciti a passare tutti l’esame teorico, potete considerarvi tutti Tipole di livello 1.» –si congratulò con una decina di ragazzi una giovane donna bionda, vestita in modo molto elegante, «L’ultima cosa che mi rimane da fare è di augurarvi buona fortuna per l’esame pratico: la partenza per il nostro, per il vostro viaggio. Dovete assolutamente compiere la missione che vi è stata assegnata il giorno che avete deciso di unirvi a noi.»
L’Accademia Main di Lastlia si è rivelata subito all’altezza del compito affidatoli, riuscendo a spiegare chiaramente a tutti i giovani cosa stava succedendo alle zone colpite del sisma e i complotti che si nascondono dietro alle catastrofi naturali che da millenni modificano in maniera inesorabile il paesaggio del pianeta.
Le leggende hanno sempre parlato degli Avatar, potenti creature mitologiche che avrebbero avuto il pieno controllo del destino della Terra, potendo modificare a proprio piacimento le condizioni atmosferiche, il livello del mare, la rotazione terrestre, la distanza dal Sole o i movimenti tellurici.
Proprio quest’ultima capacità interessava da vicino la Piana di Dap.
Come Lucas e gli altri hanno avuto modo di imparare in questi mesi di preparazione, l’Avatar di Gheos si era improvvisamente svegliato dal Grande Sonno in cui erano stati gettati tutte le creature mitologiche, e aveva preso di mira proprio la fascia di terra dove Lastlia era collocata, scegliendo il paesino come epicentro del forte sisma.
Gli Avatar, non sono altro che incarnazioni divine vecchie come il mondo, racchiuse nel corpo di esseri umani prescelti. Una volta risvegliato completamente il potere nascosto, l’Avatar prende il sopravvento della persona, cancellando in essa ricordi, personalità ed emozioni, raggiungendo uno stadio di pura distruzione e malvagità, se a stretto contatto con il cuore di un impuro.
Nei secoli, è stata tramandata la voce che all’interno di caverne si nascondano antichi e sperduti testi in cui si narra la plurima distruzione del mondo, con conseguente lenta e laboriosa rinascita della società come noi la conosciamo.
I testi furono scritti e conservati da un gruppo di Saggi, fondatori dei Main, sopravvissuti alle diverse apocalissi grazie alle loro arti magiche superiori e ad accurati nascondigli strategici.

Lucas, Shon e Petah avevano legato tanto durante questi 180 giorni alla Main di Lastlia, in modo da creare un legame ancora più forte di quello che avevano prima di entrare all’interno dell’Accademia.
Le loro famiglie non sarebbero state preoccupate della loro assenza, in quanto ogni ragazzo scelto per questa missione era stato sostituito da un drone costruito dai più famosi e capaci ingegneri del Main, in grado di assorbire le personalità e i modi di fare di qualsiasi persona, oltre che il loro aspetto fisico.
«Voi siete il gruppo 4, non è vero?» –chiese un uomo in giacca e cravatta, rivolgendosi ai tre giovani.
«Si, Professor Rer. Lucas, Petah e Shon di Lastlia.» –rispose con decisione e fermezza Lucas, il capogruppo.
«Eccellente, eccellente. Ho sentito molto parlare di voi e delle vostre capacità. Da domani partirete alla volta di Huned, un paese di discrete dimensioni poco lontano dal Main.
Potete scegliere il mezzo di trasposto che più vi aggrada, ma ricordate che dovrete dare poco nell’occhio.
La vostra missione sarà quella di raccogliere quante più informazioni possibili sui diversi Æon che sono stati avvistati recentemente. Prima della vostra partenza, però, voglio una dimostrazione pratica delle vostre capacità sul campo da allenamento. Ignoro quali elementi siete riusciti a controllare, quindi voglio vedere e valutare con i miei occhi»

Il momento fatidico era arrivato. Negli ultimi sei mesi i ragazzi scelti a Lastlia si erano allenati duramente all’interno del Main per riuscire a controllare l’elemento assopito presente dentro ognuno di loro.
«Avanti, allora. Mostratemi le vostre arti magiche, scagliando le magie dell’elemento che dormiva dentro di voi.»
I tre ragazzi chiusero gli occhi ed unirono le mani, quasi come se stessero pregando. In realtà si stavano solamente concentrando, richiamando dall’interno del proprio organismo tutti i flussi di energia necessari a far fuoriuscire l’attacco magico.
Tutto d’un tratto e contemporaneamente, i tre giovani spalancarono gli occhi ed aprirono le mani, creando di fronte a loro una piccola sfera di energia fluttuante.
«Voglio vedervi trasformare questa palla nei vostri elementi, partendo da Lucas e concludendo con Shon.» –decise il Professor Rer.
Lucas alzò la mano destra  tenendo eretti solamente indice e medio. «Mizu!» –urlò il giovane un attimo prima che la sua energia diventasse un potente getto d’acqua, direzionato contro un muro della stanza d’allenamento.
«Ottimo, ottimo. Il controllo dell’Elemento Acqua, probabilmente quello con il potere distruttivo più elevato, se allenato a dovere» –pensò il Professore annuendo con la testa.
Subito dopo toccò a Petah esibire il suo potere. Il ragazzo alzò la mano destra, questa volta con sollevato solamente l’indice. «Kasai!» –sbraitò, e dalla sua sfera partì una potente saetta che si scaricò contro lo stesso muro colpito in precedenza dall’acqua.
«Prima Acqua poi Elettricità. Sono sbalordito. Non pensavo di trovare simili predestinati qui a Lastilia» –continuava a pensare Rer, muovendo nuovamente la testa su e giù.
Infine anche Shon alzò la mano destra, mantenendola però chiusa. «Shimo!»- concluse anche l’ultimo del trio, e la sua sfera diventò una freddissima bufera di neve, scagliandosi ancora una volta contro il muro.
Il Professore applaudì.
«Bravi, bravissimi. Sicuramente tre elementi molto interessanti, lo dico sinceramente.
Ho notato però che tutti e tre avete mantenuto la mano sinistra in direzione della sfera, segno che ancora faticate a padroneggiare completamente l’energia. Se riuscirete ad evocare l’elemento utilizzando entrambe le mani il vostro attacco sarà molto più efficace. Guardate qua.»
Rer chiuse gli occhi ed unì le mani. Stranamente nessuna sfera sbocciò dal corpo del Professore, ma una strana aura lo avvolse completamente.
«Chie.» –bisbigliò, colpendo dolcemente il muro su cui erano stati scagliati tutti e tre gli attacchi con i mignoli. Dopo pochi secondi, quell’insieme di mattoni e calcestruzzo crollò come se colpito da una bomba.
I tre ragazzi erano ammutoliti dinnanzi a tanta potenza e non si capacitavano come il loro Professore avesse potuto distruggere un muro solamente toccandolo con i mignoli.
«La Sapienza.» –rispose Rer, «Il mio elemento è la sapienza. Sono riuscito a demolire il muro trovando i punti deboli sul quale poggiava il tutto. Toccando con decisione quei punti sono riuscito a distruggerlo. Ovviamente con gli oggetti inanimati è molto semplice, mentre con le persone ci vuole molta capacità intuitiva. Ora su, andate a riposarvi. La vostra partenza è stata fissata per domani all’alba.»
I tre ragazzi tornarono al loro dormitorio, con ancora negli occhi la potenza del rilascio elementale a doppia mano. Un brivido salì lungo le loro giovani e forti schiene, dovuto al pensiero di dover affrontare, durante il loro viaggio, persone ancora più forti e potenti di Rer. Erano solo agli inizi, sapevano che la strada era ancora tutta in salita, ma erano anche convinti di poter portare a termine la missione affidatagli dal Main. 
 

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Capitolo 2
*** Il segreto della compatibilità ***


Capitolo 2: “Il segreto della compatibilità”

La notte passò veloce come mai prima d’ora, nonostante la tensione scorresse nelle vene dei ragazzi come se fosse il loro stesso sangue.
Avevano faticato a prendere sonno, inizialmente, scossi da quella carica di adrenalina necessaria quando ti accingi ad iniziare qualcosa di nuovo, che aspetti da tempo.
La mattina dopo, il risveglio fu qualcosa di dolce, seppur l’orologio-sveglia appeso al muro del dormitorio segnasse le 05:45.
Per guadagnare qualche minuto in più di sonno, Lucas e Petah avevano già fatto le valigie il giorno prima, mentre Shon, che caratterialmente era il più distratto dei tre, si era completamente scordato di radunare le proprie cose, impedendo così al gruppo 4 di presentarsi in perfetto orario al ritrovo, fissato ai cancelli del Main.


«Scusate il ritardo, Professor Rer,» –disse Lucas abbassando la testa in segno di sottomissione, «Abbiamo avuto qualche problema con i bagagli.»
Rer squadrò i tre da capo a piedi, mantenendo sempre il broncio fisso sulla sua faccia e le braccia conserte.
«Mi aspettavo addirittura un anticipo, rispetto all’orario stabilito. Tutti gli altri gruppi sono partiti.»
Shon fece un passo in avanti, arrivando pari di Lucas, ed abbassò la testa proprio come l’amico.
«Mi scusi Professore. La colpa per il ritardo è solo mia.»
Lo sguardo autoritario di Rer si ammorbidì di colpo, e le sue braccia si allargarono come ad indicare il perdono.
«Siete fortunati. Il vostro è un gruppo da tre e la località della vostra missione non è nemmeno particolarmente lontana da Lastlia.»
I tre ragazzi sorrisero, capendo che la loro posizione stava tornando ad essere ben salda.
«Purtroppo, però» –riprese il Professore «Tutti i mezzi a disposizione del Main sono stati scelti dai tre gruppi precedenti. Vi toccherà andare a piedi se non riuscirete a recuperare qualcosa per vostro conto.»
Era l’ultimo dei loro problemi.
Probabilmente avrebbero scelto di raggiungere Huned a piedi in ogni caso, per affinare le proprie tecniche durante il viaggio.
«Prima che partiate, però, devo consegnarvi questi: prendete» –disse Rer consegnando ai tre ragazzi un braccialetto a testa. Quello di Lucas era di colore blu, Petah ne aveva ottenuto uno giallo, mentre Shon bianco; «Sono i Bracciali Æon. Vi serviranno in seguito, quando sarete molto più capaci di controllare i poteri nascosti dentro di voi. Questo è tutto, potete andare.»
Il gruppo si congedò dal Professore stringendogli la mano, poi uscì dal cancello.

«La mappa dice di proseguire verso Est.» –decretò Lucas dopo una rapida ma precisa occhiata.
«Sono d’accordo.» –aggiunse Petah, «Sono stato più volte ad Huned prima del sisma, dato che per un breve periodo di tempo ho studiato lì. Conosco molto bene la strada; seguitemi.»
Gli altri due membri del gruppo decisero di fidarsi dell’amico, in quanto erano stati nella città davvero poche volte e non ricordavano con esattezza come arrivarvi.
«Secondo voi i braccialetti che ci ha consegnato Rer sono davvero i Bracciali Æon?» –chiese curioso Shon osservando il suo polso sinistro.
«Certo, perché mai dovrebbe mentirci?» –rispose con fretta il capogruppo, «Inoltre sin dal primo giorno al Main ci era stato comunicato che i Tipole di livello 1 avrebbero già potuto eventualmente controllare il potere di un Æon. Ovviamente è molto difficile che questo avvenga, ma non significa che non potremmo riuscirci prima di altri.»
Petah aveva un’espressione strana in volto. «Voi avete pensato alle sembianze e ai poteri del vostro Æon?» –chiese dopo pochi secondi.
«Certo che ci ho pensato!» –rispose immediatamente Lucas, «Tutti i giorni, negli ultimi sei mesi, e più di una volta al dì. Ma sono state veramente poche le informazioni che ci sono state date sul concetto di Æon, quindi non saprei risponderti visto che nemmeno ne abbiamo mai visto uno.»
Shon guardava fisso a terra, mentre con la mano sinistra si toccava l’attaccatura dei suoi capelli ricci, dietro alla nuca. «Se devo essere sincero, io penso di aver visto un Æon dentro al campo di allenamento, una notte.»
Gli altri due ragazzi si fermarono di colpo. «Sei proprio sicuro di quello che dici?» –chiese curioso Lucas «Spiegati meglio!»
«Ovviamente non ho la certezza assoluta delle mie parole, ma se non si trattava di un Æon non so che altro potesse essere. Avevo il bisogno di fumare una sigaretta, ma non potevo uscire in balcone per paura di essere scoperto, così mi sono recato al campo, credendo che fosse deserto. Mi sbagliavo.
Trovai Rer, intendo ad allenarsi, così decisi di spiarlo per capire qualche suo trucchetto riguardante l’Elemento Gelo che entrambi siamo in grado di controllare.»
«Aspetta un secondo.» –lo interruppe bruscamente Petah, «Ero convinto che l’elemento di Rer fosse la Sapienza, non il Gelo.»
«Infatti quando ieri vidi il Professore utilizzare questo tipo di attacco rimasi perplesso anche io, ma poi mi fu tutto più chiaro. Sapevo che l’elemento di Rer era il Gelo, ne ero sicurissimo in quanto durante il nostro primo incontro lo confidò a tutta la classe, ma quella sera lo vidi controllare ben due elementi.»
«Due elementi? Ma come?» –chiese curioso Lucas.
«Si, due elementi. Il secondo doveva essere per forza l’elemento Aria, in quanto pronunciò la parola “Kuki” prima che una leggera brezza invase il campo. Quella leggera brezza si trasformò in una vera e propria bufera di neve, dopo l’evocazione dell’Elemento Gelo.»
«Ora che mi ci fai pensare, avevo sentito qualcosa di simile qualche tempo fa…» –commentò Petah, pensieroso, «Lessi un libro riguardante la Fusione Elementale, un metodo con il quale si possono unire due elementi compatibili per crearne un terzo, nuovo e potentissimo. Probabilmente Gelo e Aria sono due elementi compatibili, in grado di creare la Sapienza di cui Rer è evocatore.»
«La spiegazione non fa una piega, effettivamente.» –annuì Lucas, «Ma che sembianze aveva l’ Æon del Professore? Sono curiosissimo.»
«Dunque, subito dopo l’evocazione del secondo elemento una bufera di neve si abbatté su Rer. Ero quasi preoccupato, temevo per la sua incolumità e stavo per intervenire, quando ad un tratto il Professore si ricoprì della stessa aura che lo avvolse ieri. Pronunciò delle parole che ora mi sfuggono, prima che una luce abbagliante mi fece perdere il contatto visivo con ciò che stava accadendo. Quando riguadagnai la vista, una sfinge stava fluttuando al di sopra della sua testa. Decisi però di tornare in dormitorio prima di venir scoperto, quindi questo è tutto quello che so.»
Passarono una decina di secondi di puro silenzio, prima che Lucas decise di intervenire.
«E’ così ci sono elementi complementari ad altri… Chissà il mio con quali è in grado di unirsi.»
Petah stava pensando. «Ad intuito posso dirti che il tuo mi sembra l’anello di congiunzione tra il mio e quello di Shon. L’acqua è estremamente affine all’elettricità e se raggiunge gli zero gradi può passare allo stato solido.»
«Pensandoci bene può anche evaporare, se portata oltre una certa temperatura. Ma dubito che Acqua e Fuoco siano due elementi compatibili.» –aggiunse Shon, sorridendo.
«Si, sono d’accordo con te.  L’acqua e il fuoco sono come il giorno e la notte, non possono sicuramente unirsi per creare un nuovo elemento.» –rispose Lucas serenamente.
«Comunque pensateci,  ci stiamo recando ad Huned perché sono stati avvistati alcuni Æon, non pensate che possano essere i nostri? Sarebbe davvero un ottimo inizio e i nostri poteri verrebbero ampliati davvero in maniera inimmaginabile.» –commentò deciso Petah, mentre si sedeva su una pietra trovata lungo il cammino, «E’ quasi mezzogiorno, che ne dite di iniziare a pensare al pranzo? Abbiamo parlato e viaggiato tanto, siamo quasi a metà strada. Se non cala la notte molto presto potremmo essere ad Huned prima di cena.»
«Non c’è fretta, non c’è fretta.» –affermò Lucas, mentre si toglieva la pesante tracolla dalle spalle, «Riposiamoci e prendiamoci un pomeriggio di puro relax. Abbiamo tre giorni per raggiungere la meta, non dobbiamo preoccuparci di nulla.»
Il gruppo accettò unanime la proposta del loro capo.
Dopo un pranzo sontuoso e abbondante, i tre decisero di piantare le tende per riposare un po’ nei loro caldi sacchi a pelo, nonostante l’anomalo caldo che si viveva per essere a metà Novembre.
Dopo qualche minuto di dormiveglia, però, il gruppo venne svegliato da un urlo di soccorso, che arrivava dal bosco a lato del loro accampamento.
«Ragazzi, avete sentito? Sembrava una richiesta d’aiuto da parte di una donna.» –disse preoccupato Shon.
«Certo che ho sentito. Il nostro dovere è aiutare chi è in difficoltà, l’abbiamo giurato sul Main di Lastlia.» –rispose Lucas con decisione, «Presto, andiamo a vedere cosa succede!»

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Capitolo 3
*** Il vecchio Druido ***


Capitolo 3: “Il vecchio druido”

I tre ragazzi raccolsero rapidamente le loro cose, in modo da poter prestare soccorso il più velocemente possibile. Sapevano che ogni secondo che passava potevi rivelarsi letale per chi aveva emesso quell’urlo straziante.
Lasciarono il percorso che portava a Huned per avventurarsi in quella fitta e buia foresta che avrebbero voluto solamente ammirare da lontano.
L’entrata era tutt’altro che accogliente. Nonostante fosse pieno giorno, tutto l’ambiente circostante era avvolto dalle tenebre e dai versi di animali selvatici e notturni. Gufi, pipistrelli, volpi e roditori continuavano a far sentire i loro canti, quasi per voler ribadire che gli intrusi che entravano dovevano adeguarsi allo stile di vita rude e selvaggio.
Lucas e gli altri iniziavano a chiedersi chi mai sano di mente avrebbe potuto avventurarsi in quel posto pauroso e per quale motivo.
Petah estrasse una torcia dalla borsa, grazie alla quale il sentiero da percorrere apparve dinnanzi al gruppo.


«Sentite nulla?» –chiese Shon. I due compagni scossero la testa.
In effetti era così. L’unico rumore che si udiva era quello della natura che viveva una giornata tipo.
Niente di strano. Era tutto normale e regolare.
Il dubbio che potessero aver solamente sognato iniziava a diventare concreto, anche se questo avrebbe significato una sorta di collegamento onirico tra tutti e tre.
 A forza di camminare, i tre ragazzi si ritrovarono in una sorta di piazzetta, con tanto di piccole capanne adibite a casette.
“E questa chi se la sarebbe mai aspettata?” –pensò divertito Lucas.
Shon si grattava la testa, perplesso: «Significa che questo posto è… Abitato?!»
«Non saprei.» -rispose Petah  «Dalle case mi verrebbe da dire di si, ma l’aria deserta che si respira mi fa pensare al contrario.»
All’improvviso un rumore di rami secchi pestati colse di sorpresa i giovani.
Si girarono immediatamente, per capire chi o cosa potesse aver provocato il frastuono.
Dinnanzi a loro si trovava un intero villaggio. Donne, uomini, bambini, anziani.
Tutti erano li, in piedi che li fissavano senza proferire una parola.
Il momento che i ragazzi stavano vivendo era quasi imbarazzante, considerando che potevano essere considerati intrusi da tutte quelle persone.
«Scusate, siamo  capitati qui per caso. Ci siamo persi all’interno del Bosco, non sappiamo neppure dove ci troviamo…» -cercò di giustificarsi Lucas con una certa umiltà.
Un uomo anziano e con una folta barba bianca avanzò dalla folla e si mise di fronte ai tre, a pochi passi da loro.
«Bosco di Renan.» -sussurrò «Il richiamo ha funzionato.»
Capirono di essere stati attirati lì con l’inganno e non capivano cosa potessero volere da loro.
«Dunque l’urlo della donna che abbiamo udito prima è opera vostra?» -chiese Shon stizzito.
«Si, scusate per la piccola truffa, ma non avevamo altro modo per convocarvi qui.»
I tre giovani si guardarono in faccia perplessi.
«Per quale motivo avevate bisogno del nostro aiuto, signore?» -domandò Lucas.
«Sono Refio e sono il primo Evocatore di Renan. Inizialmente anche io studiai presso il Main di Lastlia, prima di terminare i miei studi proprio a Huned. Ora che sono vecchio ho deciso di ritirarmi nel Bosco in cui sono diventato Evocatore della Terra.»
«Oh, è la prima volta che conosciamo qualcuno in grado di controllare questo elemento.» -disse emozionato Petah.

 
«Infatti è uno dei più rari e potenti, mio giovane amico. Ho deciso di farvi giungere fin qui proprio per chiarirvi le idee riguardo gli elementi e gli Æon. Vi ho spiati sin dalla vostra partenza dal Main e ho ascoltato tutti i vostri discorsi, compreso quello degli elementi complementali. Ottima teoria, ragazzi, ci siete andati davvero vicino.»
Le facce dei componenti del gruppo cambiarono improvvisamente.
«Ci ha spiato? Ma come ha fatto?» -chiese Shon, con un po’ di preoccupazione.
«Certo, ci si spia di continuo nel mondo, ragazzi. La privacy è solo un concetto che i potenti non rispettano, quindi dobbiamo adeguarci e spiare a nostra volta se non vogliamo essere soppressi. Ma state tranquilli, qui a Renan nessuno potrà ascoltare quello che ci stiamo dicendo. Il villaggio è sopravvissuto ai Conquistadores proprio grazie alla sua capacità di mimitizzazione e alla nostra magia.»
«Magia? Si spieghi meglio, la prego.» -rispose Lucas mentre veniva divorato dalla curiosità.
«Si vede che siete dei novellini.» -se la rise il vecchio «Non avete mai pensato perché prima dello studio e dell’allenamento presso il Main nessuno di voi era a conoscenza dell’esistenza dell’Accademia?
Certo, avrete letto o sentito storie che parlavano dei potenti Avatar dell’antichità e degli Elementi che governano l’equilibrio delle cose, ma nessuno vi aveva mai parlato degli Æon. Non è così?»
Refio si fermò per qualche secondo ad osservare le espressioni sul volto dei ragazzi, prima di riprendere la parola.
«Gli umani non sono ancora pronti per sapere la verità. Non potrebbero accettare il fatto che quelle che hanno sempre considerato frutto della fantasia degli antichi siano in realtà le basi su cui si regge tutto il mondo che conoscono. Siete fortunati ragazzi, proprio come siamo stati fortunati noi prima di voi.
Quel carattere che portiamo sul pettorale destro, quel “Æ” che da sempre ci accompagna, è la nostra salvezza. E’ la stigmate del predestinato, un dono incredibile che ci è stato dato alla nascita.
Grazie a quello che abbiamo sempre considerato un neo o una peccia dalla forma strana possiamo evocare gli Æon e rendere le nostre vite complete e significative…»
Il vecchio evocatore si fermò ancora una volta. Scosse la testa, chiuse gli occhi e aggiunse: «Scusate, mi sono lasciato prendere dalla foga. E’ un concetto importante, mi piace sottolinearlo ogni volta.
 Torniamo a noi, vi spiegherò tutto ciò che vi rende ancora dubbiosi e risponderò alle domande che mi avete posto.  Perché però non ci mettiamo comodi davanti ad una calda tazza di the appena fatto? »
Il gruppo accettò e seguì Refio all’interno di una delle piccole capanne. Era la più grande di tutte quelle presenti, ma il suo interno sembrava comunque minuscolo.
«Benvenuti a casa mia. Scusate le dimensioni, ma per proteggerci e nasconderci abbiamo deciso di rinunciare alle comodità.» -disse l’evocatore mentre versava il the caldo nelle tazze dei ragazzi.
«Se non vi dispiace, vorrei rispondere subito alle vostre domande. La prima me l’ha posta il ragazzo ricciolo e con la peccia sulla guancia destra, devi essere Shon, vero?»
Shon aveva smetto da ascoltare da qualche secondo. Si stava mangiando le unghie mentre si toccava l’attaccatura di capelli come suo solito quando era immerso nei suoi pensieri.
Petah gli diede uno scoppellotto dietro la testa, quasi come si fa con un animale quando commette uno sbaglio.
«Refio sta parlando con te, svegliati!»
Il ragazzo balzò dalla sedia e cadde a terra.
«Oh, mi scusi, mi ero distratto.»
Il vecchio rise, divertito dalla buffa scena. «Si, devi essere proprio tu. Sapevo che eri solito a perderti nei tuoi pensieri. Comunque, la risposta al tuo quesito è davanti ai vostri occhi sin da quando siete arrivati.
E’ sempre stato qui, non si è mai spostato di un millimetro.»
Iniziarono a guardarsi intorno, non capivano a cosa alludesse il vecchio.
Shon era ancora a terra. Si alzò in piedi e sistemò nuovamente la sedia come doveva essere, poi si sedette.
Guardava con attenzione il volto dell’Evocatore, quasi come se dovesse capire cosa stesse nascondendo. Dun tratto capì.
«La barba. La barba ha un puntino nero.»
Refio iniziò ad applaudire, colpito dalla capacità del giovane.
«Complimenti ragazzo, sei sveglio nonostante tutto. Anzi, sei quello che meglio di tutti gli altri riesce a vedere gli Æon. Hai notato il mio dopo aver visto anche quello di Rer.»
Lucas e Petah, increduli, si voltarono per guardare in faccia il compagno. Presi dalla curiosità, però, distolsero lo sguardo da Shon e tornarono ad ammirare la barba e il suo puntino nero.
Refio chiuse gli occhi e si concentrò. Raccolse tutta l’energià che aveva in corpo e la convogliò nella sua folta e bianca barba, che iniziò a svolazzare come se toccata dal vento.
«Tochi!» -eclamò quando era ormai arrivato al suo grado massimo di attenzione.
Il puntino nero era ancora visibile discretamente, ma iniziò a diventare sempre più grande, fino a raggiungere le sembianze di una tarantola, che uscì dalla sua trappola e si posò sul tavolo.
Petah aspettava questo momento da un sacco di tempo. Quei 6 mesi al Main erano stati difficili per lui, ma sapeva che il suo sacrificio sarebbe stato ricompensato. Vedere un Æon per la prima volta gli fece tornare la fiducia nei suoi mezzi e nelle sue capacità.
«Non fatevi ingannare dalla grandezza. Questo animaletto mi ha salvato la vita in più di un’occasione.
Abbiamo raggiunto un legame talmente forte che il mio udito e la mia vista sono collegati ai suoi, in modo da poter vedere e sentire tutto ciò che vede e sente lui. Purtroppo, la vista dei ragni è molto diversa dalla nostra, quindi mi risulta difficile capire chiaramente le immagini che mi giungono telepaticamente.»
«Quindi… Questo ragno ci ha seguiti fino a qui?» -domandò Lucas, esterrefatto.
«Non solo, ragazzo mio. Ha fatto molto di più.» -rispose l’evocatore mentre boccheggiava la pipa che aveva acceso da pochi attimi «Gli ho ordinato di mordervi per far entrare in circolo nei vostri corpi una piccola dose del suo veleno. Tranquilli, non è letale, ma avevo bisogno che decideste di fermarvi all’entrata del Bosco dalla quale siete giunti fino a qui. Sapete, per la nostra incolumità abbiamo dovuto riempire la foresta di trappole mortali, per non far arrivare fin qui nessuno.»
«Capisco.» -disse Lucas «Se mi garantisce che non avremo nessun effetto collaterale dalla puntura del ragno possiamo rimanere sereni.»
«Certo che si, non avrei mai permesso a nessuno di farvi del male. Ma ora torno alle domande e rispondo anche alla tua, caro Lucas. Devi sapere che ci sono diversi tipi di Evocatore. Voi siete ancora dei Tipole, quindi siete al primo livello di evocazione. Avete solamente il controllo degli Elementi. Io sono un Druido, ho studiato e faticato tanto per diventarlo, ma grazie all’alchimia sono riuscito a creare questi ciondoli che alzano una barriera contro qualsiasi tipo di cimice o spia. Nessuno potrà ascoltare i vostri discorsi se voi non lo vorrete. Sarete protetti da una bolla invisibile che farà in modo che i vostri nemici non possano capire nemmeno una parola di quello che dite.»
«Ma come è possibile? A logica nemmeno noi dovremmo capire le nostre parole, una volta indossati quei ciondoli.» -fece notare Petah.
«La magia non è logica.» -rispose turbato Refio «Se non hai fiducia nei miei lavori non indossarli, peggio per te. Nessuno ti spiegherà mai come funziona qualcosa di magico. Funziona e basta.»
Petah non era convinto, ma vedendo Lucas e Shon indossare al collo quel ciondolo decise di seguire i compagni.
«Se non avete altre domande passo a spiegarvi la questione degli Elementi.»
Shon si alzò in piedi.
«Se non è di troppo disturbo, io avrei un’altra domanda.»
Refio continuava a fumare la sua pipa, seduto su una sedia a dondolo, senza dare alcuna risposta al ragazzo.
Shon si fece coraggio e continuò comunque a parlare.
«Lei ha detto che noi Tipole abbiamo il solo controllo degli Elementi, mentre durante le lezioni del Main ci hanno detto che possiamo già essere in grado di controllare un Æon. Chi sbaglia dei due?»
Il vecchio guardò il ragazzo e buttò fuori il fumo dalla bocca.
«In realtà sbaglio io. Ma solamente una persona è riuscita ad evocare un Æon al livello di Tipole. Ma questa storia, al momento non deve importarvi troppo.»

 

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