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di nobodyishopeless
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un colpo di pistola. ***
Capitolo 2: *** So chi è. ***



Capitolo 1
*** Un colpo di pistola. ***


Disclaimer: I personaggi non appartengono a me, ma a Dick Wolf.  La storia non è ad alcun scopo di lucro. 
 

 
 
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A Nico, perché mi hai salvata da me stessa.

(1).Un colpo di pistola.

 Quando calano le tenebre, i quartieri di Londra diventano il luogo perfetto per il crimine, e Matt questo lo sapeva bene, sebbene fosse sergente della squadra omicidi da pochi anni. In quella giornata avevano fatto giustizia per un bambino di appena cinque anni, quel caso lo aveva piuttosto sconvolto e il corpo di quel bambino pallido con gli occhi privi di luce, infestavano ancora i suoi sogni.
-Brindiamo alla giustizia!- esclamò il viceprocuratore distrettuale James Steel alzando la sua pinta di birra. Matt e Alesha lo imitarono, anche Ronnie fece lo stesso alzando il suo succo di frutta con un sorriso sincero sulla faccia. Matt si ritrovò a guardare Alesha che sorrideva guardando Steel, mentre vi parlava, il giovane Sergente sospirò, capendo che non ci sarebbe mai potuto essere alcun rapporto intimo, oltre che una buona amicizia, con la giovane Alesha, la bruna che lo aveva attratto fin da subito. Bevve un sorso dalla sua pinta di birra chiara, mentre Ronnie intavolò un discorso sulle parrucche che il procuratore, i giudici e gli avvocati erano costretti a indossare in tribunale, facendo scoppiare tutti a ridere con i suoi commenti ricchi di ironia. Matthew  guardò i suoi amici, e fu contento di vedere la loro unione, il fatto che stavano tutti bene. Lottavano con i demoni della gente di continuo, Matt sapeva che doveva fare attenzione a non diventare lui stesso un demone. Lui e Ronnie si coprivano le spalle a vicenda e avrebbero continuato a farlo sempre. Erano poliziotti, erano uomini d’onore, erano uomini che salvavano i buoni dai cattivi.
 
Altrove, invece, il crimine sarebbe stato consumato di lì a poco. La giovane studentessa ventenne Freya Ellis con il suo amico Roland Collins passeggiavano sulle rive del Tamigi chiacchierando dei loro corsi comuni della London University, mentre la brunetta rideva passandosi una mano tra i capelli, il ragazzo con i rasta le cingeva la vita. Un colpo di pistola lacerò l’aria , un colpo di pistola diede l’inizio all’incubo di Freya, un incubo infinito. Un colpo di pistola raggiunse Roland facendolo accasciare a terra con un foro sul petto dal vermiglio sangue fresco. La notte di Freya era appena iniziata, la figura di un uomo in avvicinamento le fece mozzare il fiato mentre la pelle d’oca si formava sulla candida epidermide della ragazza, lanciò un’occhiata al corpo senza vita di Roland, per poi iniziare a correre lontano. Ma non poteva fuggire, perché dal momento in cui il killer l’aveva vista e l’aveva scelta, e dal momento in cui l’aveva scelta non poteva fuggire, doveva essere sua. Col fiatone corse per l’argine calpestando l’erba umida, Freya constatò che la zona era deserta, nessuno  passava di là a quell’ora della notte. Ad un tratto, proprio quando la giovane pensava di essere salva, di aver scampato quell’uomo, venne afferrata da dietro. La ragazza cacciò un urlo mentre quell’uomo la sollevava da terra, ma venne zittita da un ceffone ben piazzato che le ruppe il labbro inferiore facendola gemere di dolore. L’uomo avvolto dall’oscurità ghignò, poi le prese i polsi e glieli legò con del fil di ferro, poi incominciò a spogliarla tra i singhiozzi e le preghiere di lei, ma quel killer provedette a zittire con un altro ceffone, stavolta sul sedere quasi completamente nudo. La denudò completamente, il freddo le pizzicava la pelle, così come faceva il terriccio bagnato sotto di lei, le lacrime sulle gote vennero gelate dal vento freddo pungente. L’uomo allargò le gambe magre della ragazza e si abbassò i pantaloni facendo tintinnare la fibbia dei pantaloni, quel suono si sarebbe incastrato nella testa della giovane per il resto dei suoi giorni. Il killer violentò la ragazza facendola inizialmente gridare e disperarsi ad ogni spinta lacerante e dolorosa. Ma era inutile gridare, inutile difendersi. Inutile. Così esausta e provata sia fisicamente che emotivamente, smise di lottare. Sentì le forze venirle meno e svenne. Il killer una volta finito di abusare del corpo incosciente della giovane ragazza, la lasciò lì, nuda, sporca di sangue e fango e se ne andò.
 
***
La chiamata era arrivata presto, era appena l’alba quando un pensionato che si era sistemato per pescare sulle rive del Tamigi, aveva chiamato la polizia trovando il corpo senza vita di Roland Collins, con i rasta biondi sparsi per terra tra il fango e l’erba calpestata. La scientifica aveva già cominciato a fare foto al cadavere e alla scena del crimine.
-Si chiamava Roland Collins, aveva ventidue anni e andava alla London University.- disse un agente sistemandosi la divisa e mordendosi il labbro inferiore.
-E’ stato ucciso intorno a mezzanotte, due colpi di pistola al torace, il secondo ha forato il polmone è morto in pochi minuti.- la anatomopatologa riferì ciò che aveva appreso dal cadavere a Ronnie e Matt.
- Proiettile?- chiese Matthew.
-Nessun bossolo trovato, sembra una calibro 22.- rispose la dottoressa.
-Perché non fai un giretto qui intorno per vedere se trovi l’arma gioia?- chiese Ronnie  a Matt, quest’ultimo alzò gli occhi al cielo sbuffando.
-Lo sai che non sopporto quando mi chiami così!- protestò il biondo.
-Lo so!- esclamò ridacchiando il collega. Matthew si rassegnò, alzò le spalle e cominciò a camminare per l’argine controllando minuziosamente il terreno. Dopo qualche decina di minuti, Matthew continuava a controllare l’argine, quando ad un tratto sentì un lamento debole. Il giovane sergente si guardò intorno e cominciò ad avanzare verso la fonte del lamento.
-Aiuto..- sentì ancora una voce menomata dalla debolezza, interrotta dal pianto.
-Perfavore…- continuò la stessa voce.
Matthew andò verso quel cespuglio e lo spostò.
I suoi occhi visionarono il corpo nudo e sporco della ragazza che piangeva e cercava di togliersi il fil di ferro dai polsi. Matthew impallidì, si sentì mancare di fronte a quella visione. La ragazza teneva gli occhi spalancati e sussurrava la stessa frase.
-Ti prego aiutami.- disse lei con un filo di voce.
Il sergente deglutì e in un lampo ritrovò la voce.
-Ronnie! Ronnie vieni qui!- gridò con quanto fiato aveva nei polmoni. Poi si tolse la giacca, si accucciò verso la ragazza e gliela mise sul corpo nudo, per poi cercare di sollevarla. Non appena le mani del sergente toccarono la ragazza, quella si divincolò trovando insopportabile quel contatto.
-Sono Matt…- si presentò- Tu come ti chiami?- le chiese poi con voce pacata.
-F-Freya..- rispose lei balbettando e guardando il sergente che sentiva il cuore pulsare nel petto troppo in fretta.


 
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Ciao a tutti fan di Law&Order.
Io amo alla follia questa serie quindi mi sono decisa a mettere sul sito questa storia,
spero che vi piaccia e mi lasciate un parere.
A presto, Mar.

 

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Capitolo 2
*** So chi è. ***


Disclaimer: I personaggi non appartengono a me, ma a Dick Wolf.  La storia non è ad alcun scopo di lucro.
 
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(2). So chi è.
 
Dopo che Matt aveva ritrovato il corpo della ragazza che lo guardava con occhi impauriti, aveva chiamato Ronnie urlando, si era chinato su di lei che inizialmente si sottrasse al contatto fisico.
-Freya, non ti voglio fare del male.- le disse dolcemente Matt mentre cercava di tirarla su e portarla dai soccorsi. La ragazza rimase un attimo a guardarlo e poi annuì, come per dargli il permesso di toccarla. Matthew la prese delicatamente tra le braccia, ma in modo saldo per non farla cadere. Freya era distante da lui in realtà, stava viaggiando con la mente, stava cercando di ricordare l’accaduto della notte precedente. Stava cercando di non pensare alla morte di Roland, ma di concentrarsi solo sull’uomo. In un attimo le parve di essere ancora a terra con quell’uomo pesante sopra che approfittava del suo corpo. Si strinse a Matt istintivamente, lui la guardò con uno sguardo dolce e la strinse di più a sé.
Chi poteva aver fatto una cosa del genere? La ragazza era senza mutande e i vestiti erano stati tutti strappati, era costretta a tenersi addosso la giacca di lana del sergente sentendo il suo corpo riprendere calore, e i suoi piedi lasciare quella tonalità di blu agghiacciante e tornare al rosa. Appena Ronnie vide Matthew sbucare dagli arbusti con la giovane in braccio che tremava come una foglia, tirò fuori il cellulare e chiamò l’ambulanza. Anche Ronnie si tolse il giubbotto e vi coprì la ragazza, la osservò a lungo, percorse il suo viso stravolto, gli occhi verdi spaventati ma allo stesso tempo tremendamente vuoti. La ragazza guardava nel vuoto senza vedere veramente le cose che aveva intorno, anche Matt la squadrò, si soffermò soprattutto sul labbro inferiore spaccato sull’angolo destro, un cicatrice appena formata, sigillava le labbra di Freya che aveva male ovunque, perfino i capelli che l’aggressore le aveva tirato nel corso della violenza. Ad un tratto una nuova paura prese il sopravvento sull’angoscia e il dolore della ragazza, cominciò a dimenarsi tra le braccia di Matt, che preso di sorpresa, per poco non la fece cadere dalle sue braccia.
-Ma che diavolo…- si lasciò sfuggire il sergente stringendo di più la presa sul corpicino di Freya.
-Devo prendere la pillola..- continuava a ripetere delirando con le lacrime agli occhi.
I sospetti dei due sergenti divennero realtà, in quel momento Matt ebbe la conferma che Freya aveva subito uno stupro. Ma c’erano molte domande che allagavano la sua mente. Era stata lei ad uccidere Roland? Lui l’aveva stuprata e lei lo aveva ucciso? O forse un aggressore li aveva sorpresi appartati e aveva deciso di divertirsi con la ragazza, che doveva ammetterlo, era veramente molto bella. Le sirene spiegate dell’ambulanza fecero distogliere Matt da quelle ipotesi, avrebbe avuto tutto il tempo di parlare con Freya una volta che si fosse ripresa dal trauma, almeno dal punto di vista fisico, Matt sapeva che la mente di Freya non sarebbe guarita molto in fretta. Due paramedici la soccorsero in fretta e furia, la posarono sulla barella e la coprirono con numerose coperte. Ma quando Freya si rese conto che la persona che la toccava non era Matt cominciò a dimenarsi sotto gli occhi sconcertati dei sergenti e dei paramedici che cercavano l’occorrente per sedarla. Matt le prese la mano, la ragazza si calmò all’istante  e lo guardò negli occhi azzurri del poliziotto biondo. Uno dei due paramedici guardò la scena confuso. Ne aveva sentito parlare di situazioni del genere, ma non ne aveva mai vissute, tuttavia sapeva cosa fare.
-Vuole venire con noi?- chiese il paramedico al sergente, Matt guardò gli occhi verdi della giovane e non ce la fece a lasciarla sola.
-Ronnie, ci raggiungi in ospedale?- domandò al collega. Quello sorrise dolcemente e annuì, mentre l’ambulanza  chiudeva le porte e partiva a sirene spiegate.
 
Poco dopo Ronnie arrivò in sala d’attesa dove stava Matt con le mani sulle ginocchia, seduto su una delle sedie di plastica.
-Che hai scoperto di lei?- chiese Matt appena vide il collega. Che tirò fuori il suo taccuino a righe e gli diede un’occhiata.
-Dunque secondo i documenti la ragazza si chiama Freya Asjah Ellis, domani è il suo compleanno e  fa vent’anni. Studia alla London University scienze delle comunicazioni, come Roland James Collins, solo che lui era un paio di anni avanti a lei. Tutto fa pensare che fossero assieme ieri notte.- spiegò Ronnie inforcando gli occhiali. Venne interrotto da alcune urla disperate che provenivano dall’ambulatorio in cui la ragazza veniva visitata. Matthew con uno scatto fulmineo entrò nella stanza con la porta di legno e vide la ragazza rannicchiata in un angolo e il dottore esasperato che cercava di convincerla a sedere sul lettino per il tampone vaginale. Il medico guardò Matthew disarmato, che guardò la ragazza con uno sguardo affranto, sì gli faceva pena.
-Vada a chiamare un medico donna.- suggerì Ronnie. Il medico annuì e se ne andò per il corridoio. Matthew si accucciò vicino a Freya che lo fissava senza distogliere lo sguardo.
-Freya, perché non ti siedi sul lettino?- le chiese con voce dolce. La ragazza rimase zitta un attimo, dopo qualche istante di silenzio annuì. Matt le porse la mano e la fece alzare, la ragazza si resse sulle gambe in modo debole e tremante. Si aggrappò a Matthew che non si stupì della debolezza della ragazza. La guardò, continuò a pensare di essere veramente bella,  ma scacciò quel pensiero e riacquisì la sua professionalità in un batter d’occhio.
La fece stendere sul lettino quando una dottoressa bionda entrò nell’ambulatorio.
-Salve, siete i parenti della paziente?- domandò.
- No, siamo i sergenti Devlin e Brooks, abbiamo trovato la ragazza sull’argine sinistro del Tamigi, stamattina, pensiamo che sia stata stuprata.- disse Matt.
-Ora la visito, ma vi invito ad uscire per favore.- li invitò la dottoressa. I due annuirono, ma quando Matt fece per uscire dalla stanza, la ragazza lo fermò per il polso. Non sapeva perché, ma si fidava di lui.  Matthew osservò la dottoressa, che vedendo la scena, e avendo molta esperienza sulle spalle annuì e si infilò dei guanti in lattice.
- Si rilassi signorina Ellis, non sentirà nulla…- la rassicurò la dottoressa – deve aprire di più le gambe.- la istruì la bionda. Matt era al fianco di Freya che la sosteneva con lo sguardo. La ragazza fece come le aveva chiesto la dottoressa. Freya continuava a guardare gli occhi del sergente Devlin che le sorridevano.
-Abbiamo finito!- esclamò la dottoressa allegra – Può farle qualche domanda ora se vuole, ma non la sforzi troppo, è ancora molto scossa.-  sussurrò il medico a Matt che annuì e scrisse a Ronnie, dicendogli che andasse a informarsi su Roland Collins, in modo da dividersi il lavoro, ma non era l’unica ragione, Matt aveva capito che la ragazza si fidava di lui, quindi pensò che Freya si potesse aprire meglio con lui che davanti a Ronnie.
-Allora Freya, ti va di fare due chiacchiere con me?- chiese alla ragazza. Freya annuì acconsentendo alle domande, pronta a rivivere lo stupro.
-Bene. Cosa stavate facendo tu e Roland?- chiese alla bruna. La ragazza deglutì e si inumidì le labbra con la lingua.
-Noi volevamo vedere le stelle, Roland aveva il cannocchiale con sé, avevamo appena finito di ammirare l’orsa maggiore,  poi mentre stavamo tornando a casa, quell’uomo ci ha aggrediti.- rispose la ragazza con un filo di voce.
-Ti va di raccontarmi come è successo?- chiese ancora Matthew. La ragazza si perse un attimo nel vuoto, ma cominciò a parlare evitando lo sguardo di Matt, per la vergogna.
-Ho sentito uno sparo che mi ha spaventata molto. Roland si è accasciato..- cominciò mentre le scappava un singhiozzo -.. Lui è morto. E ho visto quell’ombra venire verso di me. Ho cominciato a correre più forte che potevo, ma lui mi ha raggiunto subito! E poi mi ha legato i polsi.. e poi.. lui..- provò a continuare a parlare ma i singhiozzi che fuoriuscirono dalle sue labbra erano troppo forti e carichi di paura.
-Shh… Freya, guardami.- la istruì Matt facendo alzare gli occhi gonfi di lacrime della giovane.
-Ti ha violentata vero?- le chiese con tono affranto, la mora annuì mordendosi il labbro rotto.
Matt si avvicinò.
-Tu non hai nessuna colpa, hai capito Freya?- le disse Matt prendendole il viso tra le mani.
-Sergente…- sussurrò la ragazza socchiudendo gli occhi per poi guardarlo – Io so chi è.- annunciò infine.
 
 
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Buonasera, ecco un nuovo capitolo, spero che vi piaccia, ringrazio chiunque abbia letto lo scorso capitolo. Se volete lasciatemi un parere. Potete trovarmi su
Face book: https://www.facebook.com/mar.efp
baci, Mar.

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