Black and White

di tini fray
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** Pensieri ***
Capitolo 3: *** Sogni ***
Capitolo 4: *** Momó , menefreghisti e Anatre! ***
Capitolo 5: *** Conversazioni inusuali.... ***
Capitolo 6: *** 5- Smeraldo contro zaffiro ***
Capitolo 7: *** 7- Ricordi.. ***
Capitolo 8: *** 9-Campeggio improvvisato ***
Capitolo 9: *** 10-10 Avvenimenti strani ***
Capitolo 10: *** AVVISO ***
Capitolo 11: *** Pregiudizi ***
Capitolo 12: *** AVVISO ***
Capitolo 13: *** Discussioni ***
Capitolo 14: *** "Quel Nephilim sarebbe stato la sua rovina" ***
Capitolo 15: *** Scheggia di vetro ***
Capitolo 16: *** Lo specchio dei segreti ***
Capitolo 17: *** Cavallino ***
Capitolo 18: *** il Telefono della Discordia ***
Capitolo 19: *** "Aveva paura di perderlo" ***
Capitolo 20: *** Vaecorum ***
Capitolo 21: *** Raphael passione recitazione ***
Capitolo 22: *** Punizioni non troppo dure... o forse si? ***
Capitolo 23: *** Baci inaspettati ***
Capitolo 24: *** Anche i più forti sanno piangere ***
Capitolo 25: *** Conoscenze innate ***
Capitolo 26: *** Sfilate in boxer... o qualcos'altro? ***
Capitolo 27: *** Parigi in pericolo ***
Capitolo 28: *** Under attack ***
Capitolo 29: *** Sotto copertura ***
Capitolo 30: *** Si scambiano i ruoli ***
Capitolo 31: *** Abbadon ***
Capitolo 32: *** Sempre ***
Capitolo 33: *** Crudele realtà ***
Capitolo 34: *** Antipatia a prima vista ***
Capitolo 35: *** Sorprese inaspettate ***
Capitolo 36: *** Tutto come prima... O quasi ***
Capitolo 37: *** Before the party ***
Capitolo 38: *** Lies ***
Capitolo 39: *** "Qualunque cosa accada, sarò sempre qui" ***
Capitolo 40: *** Riappacificazioni ***
Capitolo 41: *** "Neri. I suoi occhi erano neri" ***
Capitolo 42: *** Incomprensioni ***
Capitolo 43: *** "Come una marionetta nelle mani di qualcun'altro" ***
Capitolo 44: *** "Per te" ***
Capitolo 45: *** "Tutto ciò di cui ho bisogno è qui con me" ***
Capitolo 46: *** Siamo di nuovo insieme, fratellino ***
Capitolo 47: *** Nero e verde ***
Capitolo 48: *** Fumo nero ***
Capitolo 49: *** "Christoper Iceblood" ***
Capitolo 50: *** "Vladimir Tepes" ***
Capitolo 51: *** Misteri e riconciliazioni ***
Capitolo 52: *** "Dimmi che non mi lascerai mai" ***
Capitolo 53: *** Non tutto è perduto ***
Capitolo 54: *** Capitolo 54 ***
Capitolo 55: *** Horcrux ***
Capitolo 56: *** Capitolo 56 ***
Capitolo 57: *** Capitolo 57 ***
Capitolo 58: *** Capitolo 58 ***
Capitolo 59: *** Capitolo 59 ***



Capitolo 1
*** prologo ***


Prologo
Dopo la guerra tutti ritornano alle loro vite : Jace e Clary cercano ( ma non sempre ci riescono ) di stare separati per colpa del fuoco celeste di lui, Alec e Magnus dopo il litigio si sono allontanati però nel profondo sanno ancora di appartenere l’uno all’altro , Sebastian è fuggito con la coppa , di lui non si hanno informazioni ma il conclave ormai ha come unica priorità di rintracciarlo dopo l’avviso che ha lasciato in biblioteca all’istituto. Tutti si preparano al prossimo scontro …… che pedine muoverà Sebastian?
 
 
Angolo Crazy:
Sono tini fray , questa è la “nostra” prima fan fiction siate clementi , la stiamo scrivendo io e la mia parabatai kiakkiera  :D  … Per ora abbiamo solo scritto il prologo per esporvi i fatti e il tempo … ovviamente avrete già capito che è ambientata dopo la fine di COLS …. Quindi attenzione … spoiler! Pubblicheremo gli altri capitoli ma non posso dirvi con certezza la data del prossimo aggiornamento. Speriamo vi piacerà … inoltre sarà dedicata alla mia coppia preferita Alec+Magnus  *sbava* con qualche accenno alla Clary+Anatrafobico XD ( per chi non l’ avesse capito Jace *-*) ora vi salutiamo e vi promettiamo che aggiorneremo al più presto.. baci <3    
 

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Capitolo 2
*** Pensieri ***


 New York mai fu così fredda come quella sera. Fredda e cupa.
Alec era uscito, no, non uscito, fuggito dall’Istituto tentando di trovare un modo per potersi distrarre. Magari il rumore dei clacson, le luci delle insegne dei locali..
 Aveva bisogno di togliersi dalla testa le urla di sua madre e di suo padre scoppiate durante il loro ennesimo litigio. Aveva  bisogno di dimenticare quanto in quel momento si sentisse smarrito, aveva bisogno di dimenticare quanto si sentisse solo e inutile.
In un altro momento avrebbe potuto benissimo chiamare lui , andare lì al loft e abbracciarlo, per provare quel senso di serenità che soltanto lo sguardo dei suoi bellissimi occhi da gatto e le sue braccia gli sapevano dare , ma non in quel momento.
Mentre camminava immergeva gli anfibi nelle pozzanghere d’acqua che si erano formate sulla stradina accanto al porto.
 Osservava  tutto con indifferenza, ogni cosa gli ricordava  lui.  Due ragazzi , in una panchina sulla riva del porto , si scambiavano le loro “promesse d’amore” , lui non poteva far’altro che pensare a Magnus.
Persino il vento che, furtivo e scaltro come una pantera, si infilava nei suoi capelli scuri , gli ricorda i movimenti di Magnus. Qualsiasi movimento di Magnus era silenzioso e scaltro ma il suo udito sviluppato da Nephilim riusciva sempre a rintracciarlo.
 Le luci verdi, gialle, blu e nere dell’ insegna del Pandemonium ricordavano ad Alec le pareti e l’arredamento del loft del nascosto.
 I suoi occhi girarono per tutta la visuale e si soffermarono sull’acqua , in quel momento la invidiò : scorreva senza che nessuno potesse far nulla per impedirglielo , trascinava tutto quello che trovava …
Ma se riusciva a trascinare tutto quello che trovava, poteva  benissimo trascinare via anche tutto il suo dolore , tutta la sua sofferenza , il suo rammarico , la sua continua paura di sbagliare …
Poteva …
Successe in un attimo , neanche se ne rese conto, si ritrovò sul muretto che divideva la strada e il corso del fiume.
Solo un passo e avrebbe dimenticato tutto , solo un passo e nulla avrebbe avuto più senso , solo un passo e le vite di tutti quelli che lo odiavano sarebbero state allietate.
Incominciando da quei vecchiacci del Conclave , oh si avrebbero fatto festa e attaccato ad un palo il suo corpo senza vita dandolo al rogo, magari danzandoci intorno. Poi suo padre, Robert : lo aveva sempre criticato e condannato perché lo riteneva sbagliato , un essere insulso , pensava che essere omosessuale lo avrebbe rovinato.
Ma sbagliava.
Era stata colpa di Alec se Magnus aveva scelto giustamente di lasciarlo lì, in quel tunnel della metro . Dopotutto la decisione di accorciargli la vita era stata sua , anche se dopo si era pentito. Pensò a Magnus , di sicuro già lo aveva dimenticato e adesso era nel suo loft a spassarsela con un qualsiasi nascosto , mondano o cacciatore che sia.
 Beh , come dargli torto no? Alec pensava di essere stato la sua disgrazia , la sua rovina , di aver fatto schifo , di non essere stato d’esempio per nessuno , soprattutto per Max …
 Gli ritornò un ricordo alla mente: era nella sala degli accordi ad Idris, che stringeva la mano fredda del corpo senza vita di Max, che suo padre teneva in braccio . Pensò: Se non fosse andato a perlustrare la zona come un perfetto imbecille e fosse rimasto con Max a quest’ora lui non sarebbe morto , forse sarebbe morto Alec stesso ma alla fine sicuramente sarebbe stato meglio.
Più convinto che mai chiuse gli occhi e disse “addio” a tutte le cose che gli stavano più care:
Addio New York, addio Idris, addio istituto, addio Empire State Building, addio barboni sotto la 14esima, addio presidente Meow, addio Simon ( finalmente si ricordò il nome del vampiro/mondano),  addio Clary, addio Jace, addio Church, addio mamma , addio papà , addio Magnus, addio Isabelle..
 Stava per fare quel piccolo passo che lo avrebbe portato da quel muretto in una tomba della città Silente quando pensò ad Isabelle.
Se lui fosse morto Isabelle cosa avrebbe fatto? Era sempre stata una ragazza forte, persino da piccola, ma aveva già perso Max ed era andata proprio da Alec a piangere le notti seguenti alla sua morte. Cosa avrebbe fatto sapendo che anche Alec era morto? Era stato la sua ancora di salvezza per tutta la vita … Era l’unico con cui si confidava … Sarebbe crollata del tutto …
E Jace?Jace era il suo migliore amico , forse l’unico suo amico , era il suo parabatai , ma che dico! Lui era suo fratello , lui era l’unica persona che non pensava che Alec fosse  inutile , un secchione , un  frocio.   Forse lui e isabelle erano gli unici che sarebbero rimasti segnati dalla sua morte. Poteva mai fare una cosa così spregevole alle uniche persone che gli erano state vicine durante tutta la sua vita? La risposta ? No!
Riaprì  gli occhi e scese dal muretto , non poteva fare loro questo , non poteva. Avrebbe continuato a soffrire senza dire loro niente e magari un giorno avrebbe dimenticato tutto questo , anzi ci avrebbe ripensato e avrebbe riso.
 Ma in quel momento vedeva solo nero …. Nero dentro di lui dove Il suo cuore e il suo cervello erano in battaglia continua … Nero come il clima che si era creato fra lui e Isabelle.
Lei gli proponeva spesso di uscire , di andare da Taki’s , gli proponeva di dimenticare.
 Nero come il cielo sopra la mia testa mentre tornava a casa , all’istituto. Ormai aveva deciso di non buttarsi , non poteva tornare indietro , sarebbe stato un debole , un debole frocio.
Mentre pensava profondamente non si rese conto di essere già arrivato all’Istituto.
Angolo Crazy:
 Ed ecco il primo capitolo *-*
 
 scusate ma non ce la facevamo a non postarlo e allora abbiamo ceduto ed eccolo qui.
Vi prego lasciate un commentino anche solo per dire che la storia vi fa schifo grazie ;-)
alla prossima
-tini fray e kiakkiera

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Capitolo 3
*** Sogni ***


Oscurità totale , nemmeno una minima luce , poi all’improvviso ..

-“ Più basso!! Devi prendere la mira più in basso non vedi??!!”-

Quella voce.. conosciuta e temuta fin troppo per non riconoscerne il proprietario.
 La figura che aveva appena parlato si girò e il suo volto eliminò ogni dubbio : Valentine.

-“Voglio che tu sia pronto al massimo per il prossimo scontro”. Nella  visuale entrò un ragazzo con un coltello in mano , mano a mano che si avvicinava sempre di più al centro della stanza i suoi lineamenti divennero più chiari:  Sebastian . 

-“Scusatemi padre , ero distratto . Stavo pensando a tutt’altra cosa”

-“Non ti ho creato per pensare Jonathan, ma per agire . Lo scontro è più vicino di quanto tu pensi , non possiamo permetterci di perdere.. non questa volta . Abbiamo tutto in ballo , il Conclave è debole , Jonathan ,tuo fratello, è debilitato dal fuoco celeste dobbiamo cogliere l’occasione capisci?”

Sebastian taceva a testa bassa , fissando il coltello che aveva appena usato contro un bersaglio.

Valentine sembrò capire e aggiunse.

-“ Lei sarà nostra Sebastian , riusciremo a portarla dalla nostra parte ,credimi, per sempre”

A quella frase Sebastian alzò lo sguardo e con un sorriso malefico sul volto disse : -“Per sempre?” 

Valentine chiuse gli occhi e sussurrò annuendo : -“ Per sempre”

Clary si svegliò boccheggiando in un disperato tentativo di riprendere aria , si mise a sedere cercando di fare mente locale di quanto era appena successo. Sorridette amaramente  realizzando che si era solamente trattato di un sogno.
Diede una rapida occhiata alla sveglia , erano le 3:00 di notte. La mattina presto sarebbe dovuta andare all’istituto per allenarsi.
Jocelyn però rimaneva sempre dell’idea che fare allenare Clary con Jace non avrebbe portato buoni risultati.
“Io sono la più giovane, agile e elastica ragazza, per tre quarti angelo, più combattiva di tutto il mondo dei Nephilim . Ok sto esagerando..” pensò, e mentre si auto elogiava era già pronta e vestita per andare da Jace. Aveva intenzione di parlargli subito del sogno che aveva appena fatto , poteva essere importante. Fuori faceva un freddo cane ( dopotutto erano le tre di notte) quindi decise di vestirsi pesante. Percorse in fretta la strada che la divideva dall’Istituto e in un battibaleno arrivò di fronte alle sue imponenti porte.
Entrò senza difficoltà pronunciando le frasi che aveva una volta sentito pronunciare a Jace e sorrise fra se e se, ancora non era abituata ad entrare così in un palazzo. Sapeva tanto di furto con scasso. Arrivò all’ascensore in punta di piedi sperando di non fare alcun rumore ma purtroppo entrata nell’ascensore quello partì facendo il suo solito baccano . Durante tutto il tragitto  imprecò tutti gli angeli esistenti . Finalmente l’ascensore arrivò al piano del dormitorio e Clary si precipitò di fronte alla porta della camera da letto di Jace . Bussò una volta, due volte, tre volte, quattro volte . Perse il conto di quante volte avesse bussato .
“Jace , sono io clary, posso entrare?” Nessuna risposta.
Ahhh al diavolo le buone maniere!”  pensò ed entrò nella camera di Jace.
 Tutto era sistemato in ordine spartano e per un secondo pensò di trovarmi dentro una fotografia di un catalogo di mobilio. Di Jace nemmeno l’ombra , fece dei piccoli passi in avanti  per convincersi che la stanza fosse vuota e accertò il suo dubbio .
Si avvicinò alla finestra aperta da cui entrava aria fredda e un brivido le percorse la schiena.
Stava per chiuderla quando una figura seduta sul tetto dell’istituto la fece sussultare : Jace.
Si soffermò a guardarlo .
Sembrava un angelo caduto dal cielo , i capelli lucenti che prendevano i riflessi della luna e facendoli sembrare ancora più chiari , il suo viso sembrava levigato come quello di una statua appena scolpita . Rimase qualche secondo a osservare quell’apparizione e dopo essersi ripresa lo richiamai.
“Trovi sempre i posti più strani per dormire tu vero? Sei peggio di Church”. Jace finalmente si accorse della presenza della ragazza e sussultò rischiando quasi di scivolare.
Sul suo volto si aprì un sorriso sorpreso .
“Pensavo che tua madre ti avesse legata al letto con delle catene o ti avesse fatto fare un incantesimo da Magnus per farti dimenticare di me..”  Clary sorrise , salì sul davanzale della finestra e si arrampicò sul tetto raggiungendolo e sedendosi accanto a lui.
 “ Wow si vede che il tuo allenamento sta migliorando, fra un poco mi supererai ” notò Jace  lasciando trasparire una punta di sarcasmo nella sua voce. Clary gli sorrise.
“Come stanno gli altri? è da tanto che non li vedo” gli chiese Clary sistemandosi meglio.
“ Isabelle è sempre più aggressiva nei miei confronti anche se credo si stia vedendo di ‘nascosto’ con Simon , ahahahah capita la battuta?” le rispose ridendo e lei lo ammonì con lo sguardo, lui sbuffò facendo il finto broncio e ricominciò a parlare stavolta però con voce greve.
 “Alec invece non lo sto vedendo quasi mai , o sta in camera sua, seduto sul letto, a vaneggiare oppure in sala allenamenti. In questi giorni ha intensificato l’allenamento , sta 24 ore su 24 chiuso in quella stanza infernale e Maryse gli porta da mangiare ma lui rifiuta tutto. Infatti è dimagrito e si è irrobustito .. troppo per i miei gusti . Lui dice che si allena per una battaglia che dovremo affrontare . E’ diventato come quei barboni di Central Park che girano con quei cartelli con scritto ‘LA FINE E VICINA’ anche se credo che l’affermazione di Alec abbia il 60% di possibilità di avverarsi.” Mi rispose serio anche se capii che il sarcasmo nelle sue parole era pieno di tensione e preoccupazione per il suo parabatai.
“Lo capisco , era innamorato di Magnus e quindi perderlo per lui è stato un colpo, poi anche la morte di Max, la morte di Hodge, che era come un padre per lui..” clary lo poteva capire fino ad un certo punto, lei sarebbe impazzita al posto di Alec.
 “ Gia, comunque cambiamo discorso . Perché sei venuta qui da me così presto? Ti mancavo così tanto?” la guardò con la faccia da cucciolo.
“ Awww , si pasticcino mio ma non sono venuta qui per fare quello che credi tu.. devo parlarti di una cosa importante..” lui la guardò in un misto fra delusione e curiosità . Fece un gesto come a dirle di proseguire e Clary iniziò a raccontare nei minimi dettagli il suo sogno.
 Appena finito ci fu una piccola pausa poi Jace disse “ Clary ti ricordi quando eravamo nella cantina dentro la tenuta dei wayland ? Ti ricordi i sogni che ti aveva mandato Ithuriel? Quei sogni premonitori?”.
Clary arrossì lievemente ripensando a quello che era successo nel prato subito dopo che la tenuta era andata a fuoco ma si riprese subito.
“Sì certo” poi ad un certo punto capì dove Jace voleva andare a parare.
“ Tu credi che…” Jace la interruppe “ Io non credo Clary , io ne sono sicuro”.
 Si guardarono per un momento negli occhi quando sentirono il rumore dell’ascensore.
 “Meglio che tu vada sennò tua madre ammazza pure me , ti accompagno” Le disse Jace all’improvviso.
“Okay, hai ragione” rispose rassegnata Clary. Le sarebbe piaciuto rimanere ancora con Jace ma il dovere la chiamava , anzi … sua madre.
Rientrarono in camera di Jace dalla finestra , uscirono in corridoio , presero l’ascensore e in un batter d’occhio arrivarono nel corridoio  principale.
Clary si appoggiò al muro accanto alle porte dell’ascensore per controllare l’ora nel cellulare.
Erano le 4… Wow, com’era volato il tempo! Era così presa dal cellulare da non rendersi conto che Jace si era avvicinato a lei .. troppo vicino.
“Lo sai , che ora che il fuoco celeste e tua madre ci perseguitano abbiamo solo rarissimi momenti per stare insieme , vero?” Clary riusciva sentire il calore del suo fiato sul proprio collo mentre le parlava in quel modo dannatamente sensuale che solo lui aveva .
 “Rarissimi momenti come questo?” gli rispose lei mettendogli le braccia intorno il collo “ Come questo e come tanti altri..” rispose lui iniziando a baciarle il collo alla base della clavicola, Clary emisa un piccolo gemito.
 “Non hai appena detto che i momenti come questo sono rari?” lui non le rispose neanche e cominciò a baciarla.
All’inizio fu un bacio casto , dolce , pieno di sentimento . Poi la sua lingua chiese accesso alla sua bocca e lei acconsentì. Le loro lingue niziarono a rincorrersi come bambini al parco giochi.
Ad un certo punto un rumore li fece dividere , il corridoio era tutto buio le luci che avevano acceso coprivano solamente 2 metri intorno a lei e Jace .
Istintivamente , il biondo portò una mano alla cintura con le armi che teneva sempre con sé.
 “ Chi và là?!” ci fu qualche secondo di silenzio.
“Sempre con questi giri di parole complicate tu, ma frasi semplici mai, eh?”.
Riconobbero subito la voce della figura avvolta dalle tenebre , dopo che anche il proprietario della voce venne alla luce , notarono che non era solo, anzi sola.
 “ Isabelle, santo cielo ci hai fatto prendere uno spavento !! Che ci fai con il succhiasangue?” la silouette di Isabelle si stagliò d’avanti a lei e Jace in un provocante abito nero che arrivava fino a sopra il ginocchio .I capelli neri si confondevano con l’ombra ed erano legati con una forcina , le scarpe col tacco , ricordatevi mai meno di 18 cm , la facevano apparire più alta di quanto non fosse già .
Alla sua destra apparve Simon : camicia di jeans , pantaloni di jeans , Nike bianchissime . Non aveva più nessuna di quelle magliette che lo distinguevano, che nessuno si sarebbe mai sognato di indossare.
“Ciao anche a te Jace sempre felice di vederti..” rispose Simon a tono, poi si accorse di Clary e rimase sconvolto.
“Che ci fai tu qui?!” esclamò Simon sconvolto. “Non mi dire che sei scappata di casa!”.
Clary arrossì imbarazzata.
Un’altro cigolio e dei passi pesanti salvarono Clary da una lavata di capo del suo migliore amico.
Tutti sussultarono e si nascosero dietro due travi mentre l’ombra della persona che mano a mano si avvicinava diventava sempre più marcata e i contorni più visibili. Tutti erano carichi di tensione, si poteva tagliare come un filo.
L’ombra stava per fare l’ultimo passo quando Jace saltò fuori dalla trave e sguainò la spada angelica che aveva già evocato ma si fermò con un espressione di stupore e sorpresa dipinta sul volto
“Raphael..”

Angolo Crazy
Ecco il nuovo  e la vostra Clace*-* scusate fan Malec se non abbiamo scritto molto su di loro ma questo capitolo era fatto apposta, speriamo sia venuto bene.
Grazie a tutto voi che leggete, anche se non recensite. 
tini fray

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Capitolo 4
*** Momó , menefreghisti e Anatre! ***


"Raphael" 
"A quell'affermazione tutti uscirono fuori dal loro nascondiglio e si fermaron imbambolati a guardare il nuovo arrivato. 
"Raphael come sei entrato? Ma, soprattutto, come fai ad essere qui?” esclamò Isabelle, tirando fuori una pistola per vampiri dallo stivale. Simon la guardò sconvolto.
“Ti sei portata una pistola per trafiggere il cuore dei vampiri al nostro appuntamento?” Esclamò sconvolto, dopotutto lui era un vampiro.
“Era un appuntamento?” Esclamò Jace guardando di sbieco Simon.
“No.”
“Si.”
Clary alzò gli occhi al cielo e torno a guardare Raphael, stupita ma anche preoccupata . Cosa voleva il capoclan dei vampiri da loro? E se avesse a che fare con lei? Dopo tutto quello che era successo cosa poteva mai volere da Clary?
"Gracias per la vostra solita accoglienza, tutti uguali i Nephilim.."
"Non divagare vampiro e dicci subito il perché della tua visita altrimenti questa pistola ti trafiggerá quel cuore da succhiasangue che ti ritrovi" lo minacció Isabelle puntandogli contro la pistola.
"Carissima Iz .. ti ricordo che anch'io sono un ‘succhiasangue’.." la riprese Simon , offeso .
"Lo so Momó, ma non mi riferivo a te tu sei.. unico" cercó di scusarsi Isabelle.
Un attimo... Come l’aveva chiamato?! Momó ?! Da dove le era uscito!?
Imbarazzato dal nomignolo, Simon si nascose il viso dietro la mano.
Jace si stava sganasciando dalle risate insieme a Clary che invece provava a trattenersi . 
"Quando voi piccioncinos avete finito ci sarebbe qualcosa di importante che dovrei dirvi.."
Disse Raphael con aria seria ma allo stesso tempo annoiata.
"Prima tu rispondi alla mia domanda.. perché tu e il diurno potete entrare in terra consacrata senza diventare un mucchietto di cenere che poi avrei usato per la lettiera di Church?"
Ed ecco il solito Jace. Si era ripreso dal coma causato dalle troppe risate per colpa del ‘Momó’.
"Siete cosí poco intuitivi, voi Herondale.. Sono un ologramma no? E il tuo amico può entrare perché ha il tuo sangue angelico che gli scorre nelle vene.. Idiotas.." rispose Raphael con disinvoltura e come dimostrazione alle sue parole trapassò una colonna con il braccio che si scompose e si riformò subito dopo.
Jace sembrava stesse per ribattere ma Clary si intromise.
"E scusa quale sarebbe questa importante notizia?", Raphael sembró rifletterci su... 
All'improvviso un rumore li fece sobbalzare . Tutti tranne Raphael che si studiava le unghie , nel tentativo di ricordarsi quello che doveva comunicarci con cotanta fretta. Si girarono tutti verso le porte dell'Istituto e videro in controluce una figura alta e snella entrare.
Si nascosero tutti dietro le travi , tranne Raphael (l'ologramma di Raphael) che continuava assorto a pensare .
Probabilmente stava pensando a quando prendere l’appuntamento dall'estetista per le unghie delle mani , conoscendolo. Tutti si sporsero per vedere chi era entrato. Si vide una massa di capelli color ebano, identici a quelli di Isabelle e tutti tirarono un sospiro di sollievo: Alec.
Il maggiore dei Lightwood continuó a camminare fino all'appendiabiti dove posò la giacca di pelle.
"Ciao Raphael.." salutó Alec con fare assente, lanciandogli un’occhiata veloce e con fare malinconico di rigirò per salire le scale.
“Buenas noche, Alexander" rispose Raphael capendo al volo che il ragazzo non gli aveva prestato la minima attenzione. Alec salì le scale , Raphael inizió a contare "3...2...1...".
"Aspetta... e tu che ci fai qui?!" Domandó la voce inquisitrice di Alec scendendo le scale quasi volando, arrivando di fronte a Raphael e puntandogli il dito contro. 
"Potrei chiedere la stessa cosa a te..." rispose Raphael non curante riprendendo a guardarsi le unghie.
"Io ci vivo ..." rispose Alec guardando Raphael con freddezza a quella accusa ritorta contro di lui in modo così stupido.
"Di solito non dormivi dal tuo maghetto?" Rispose Raphael ghignando ad un Alec pallido che aveva già  iniziato ad arrossire e allo stesso tempo ad intristirsi.
 "Anche se dubito che dormiste soltanto.." disse Raphael con pura malizia nella voce.
Mentre Alec stava per infilzarlo con l’appendiabiti, Jace uscí dal nascondiglio insieme a Clary e Isabelle ,per evitare che Alec commettesse un Vampiricidio ,svió l'argomento.
"Alec dove sei stato fino a ora?".
Ad Alec prese un colpo quando vide l’allegra brigata comparire da dietro le colonne e gli ci volle un po’ per capire che Jace gli aveva fatto una domanda.
 Il diretto interessato impallidì iniziando a balbettare insiemi di parole che sarebbero potute sembrare una frase solamente ad un sordo
 "Ehm..ahh...mhh..io..ehmm.. pesca... io... io sono andato a... a pescare..." 
Il biondo alzó un sopracciglio, sapeva che sotto c’era qualcosa di serio.
"Ma come hai fatto a entrare? Dimentichi sempre sia chiavi che frase per aprire il portone!" esclamò Jace, stranito.
“Infatti era aperto quando sono tornato.." disse Alec, osservando gli altri con sguardo assente.
Jace e Clary si girarono verso Simon e Isabelle e li guardarono.
“Io appena sono entrato ho richiuso il portone" disse Simon, tutti si guardaron preoccupati.
L'unico che non diceva niente era Raphael che continuava a guardarsi le unghie con nonchalance . Raphael si sentí osservato e alzòò lo sguardo e aggiunse menefreghista.
" Non é colpa mia se siete così mentecatti da non accorgervi che vi stanno invadendo, poi non sono nemmeno qui , quindi non devo proccuparmi di un eventuale scontro..".
Alla parola "invadendo" Jace gridó contro Raphael facendo sobbalzare Alec che fino a quel momento era ritornato a pensare a chissá chi.. anzi sappiamo tutti a chi.
"TU LO SAPEVI E NON CI HAI AVVERTITO?!" Raphael sbatté una mano sulla fronte "Ecco cosa dovevo dirvi!!".
 Jace stava per strangolare l'ologramma di Raphael, dimenticando che era, appunto, un ologramma quando le condutture del gas iniziarono a fischiare e la stanza si riempì di nebbia.
All’improvviso tutti sentirono un Qua Qua scombussolato, Jace urlò e iniziò a imprecare.
"Ahhhhh!!!!! Le anatre ci stanno attaccando!!!!" E saltò in braccio a Raphael che però , non essendo materialmente lì , scomparve al suo tocco e si ricompose quando Jace cadde a terra con un tonfo. Sentirono un urlo e una risata malefica, e poi cadde l’oscurità....
 
 
 
Angolo Crazy
Ecco il nuovo capitolo xD , stiamo aggiornando molto spesso , speriamo che questo sia di vostro gradimento u.u anche se sappiamo che é una schifezza vivente anzi scritta. Vorremmo ringraziare biondonaturale per il suo costante recensire ^-^
Nel prossimo ci saranno grandi sorprese ... baci e alla prossima 
Tini fray and kiakkiera07

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Capitolo 5
*** Conversazioni inusuali.... ***


Quanto era bella mentre dormiva...
I suoi boccoli rossi le imprimevano un'aria ribelle ma allo stesso tempo angelica.
Rapirla era stato piú semplice del previsto. Grazie a quell'anatrafobico e a quel depresso del suo parabatai, Sebastian ammirava quel bisex di Bane per avergli facilitato il lavoro demoralizzando Lightwood.
Poteva sembrare un avversario difficile ma in quel momento in cui Sebastian era piombato al centro del corridoio per rapire Clarissa sembrava si stesse quasi mettendo a piangere ... dal ridere, forse, per quel babbeo dell'angioletto che era saltato addosso a quel succhiasangue fissato con la manicure solo per un  Qua Qua di Sebastian.
Ma chi può essere cosí idiota dal credere che un branco di anatre ti stia per attaccare? Risposta? Solo lui.. “Non riesco a capire come la mia sorellina abbia fatto ad innamorarsi di un fifone come lui. Mah.. solo l'angelo lo può sapere... anzi Lilith” pensò Sebastian. In quel momento si ricordò di Clary e la osservò, decise di alzarsi per svolgere delle coomissioni.
Uscì chiudendosi la porta alle spalle e scese le scale della sua nuova residenza .  
Arrivò nella camera patronale che si trovava al piano inferiore e scelse i vestiti migliori, sarebbe dovuto andare in un negozio fuori cittá per un incontro 'lavorativo', diciamo cosí.
Valentine era stato di aiuto anche da morto, adesso aveva un nuovo piano, e doveva portarlo avanti, nonostante la banda di Nephilim cercasse di fermarlo.
Si vestì, arrivò di fronte alla porta d'ingresso dove prese le chiavi, la giacca di pelle e uscì di casa. Disegnò un obrobrio sulla porta che sarebbe dovuto sembrare una runa di chiusura e si incamminò verso la sua meta.
 Svoltò l'angolo a destra e si incamminò in una piccola viuzza costituita da piccoli appartamenti scuri e tenebrosi e da finestre scheggiate e rotte da dove riuscivi a vedere dentro di esse :gli appartamenti sembravano appena stati usati per un film come L'esorcista. Insomma .. un bel quartiere. 
Quando un vento gelido e tipicamente invernale inizió a soffiare mise le mani dentro le tasche della giacca dove trovò un piccolo aggieggio rettangolare. Lo tirò fuori .. era il telefono di Clarissa.
Si guardò intorno come se qualcuno lo potesse vedere e sbloccai il cellulare di Clary ( ovviamente la password era il nome dell'anatrafobico o come lo chiamate voi , Jace ). 
Iniziai a guardare i messaggi degli ultimi giorni e notai ,non a caso , che erano tutti destinati a Jace. Iniziai a leggere incuriosito , una conversazione di una settimana fa ,mentre continuavo a camminare . 
 
Jace:
Buongiorno amore, ti va di venire a fare colazione con me all'istituto stamattina? Mi sento abbastanza trascurato -_-'
 
Clary:
Certo amoruccio vengo subito dammi solo il tempo di inventare una scusa da dire a mia madre e di vestirmi , sono ancora in bianchieria xD
 
Jace:
Tesoro per quanto riguarda la biancheria puoi benissimo venire cosí come sei *-* 
 
Clary:
Pasticcino ,gia mamma mi ha messo un gps , che ho dovuto disabilitare , nel cellulare . Figurati se non controlla come mi vesto e comunque .... mi vergogno ^//////^
 
Jace:
Ricordati che fra un poco diventerai mia moglie quindi cerca di toglierti al piú presto questa vergogna capito amoruccio? ^-^
 
Clary:
Certo come no aprimi che sto congelando quì fuori 
 
Jace:
Ti sei dimenicata che puoi aprire da sola con le frasi -.-'
 
Clary
......
 
Jace:
Clary...
 
Clary:
L'ho dimenticata -_-
 
Jace:
Vabbene eccomi , sempre a salvare la gente io u.u
 
Clary:
Sese come no ...
 
Jace:
Che c'é donna?! Dubiti?!
 
Clary:
Dibuta, dubitiamo , dubitate , dubitano... che tempo é?
 
Jace:
Il tempo degli sfigati che credono che qualcuno possa essere migliore di me...-.-
 
Clary:
No ..il tempo di quelli che ci vedono ahahah xD
 
Jace:
Brutta stronzetta vieni qui che ti prendo XC
 
Clary:
Sono dietro di te eheheh ^-^
 
Jace:
Ah eccote!eheheh adesso ce se deverte :D
 
Sebastian finì di leggere e rimase basito . Si scrivevano questo?
O magari di peggio?!? 
Sebastian pensava che quel babbeo era piú da cose romantiche non da stupro o cose del genere! 
“Se ha gia osato sverginare la MIA e ripeto MIA carissima sorellina lo castro. Lo so sono diabolico ... eheheh. Okay basta.” Pensò Sebastian.
Avrei ucciso quell'Herondaleanatrofobicobabbeoangioletto
 ... e niente o nessuno me lo avrebbe impedito.
 
 
 
Un bussare insistente sveglió Magnus ma credette che si fosse trattato solamente di un sogno.
Si sentí un altro bussare ancora piú insistente e si rese conto che era la realtá. Un altro ancora gli fece aprire gli occhi e guardò la stanza: era un guazzabbuglio di robe accatastate e buttate qua e la’ , un insieme di odori non identificabili, del Presidente nessuna traccia ... come sempre d’altronde ,era scomparso appena Magnus aveva fatto entrare la gente al party della sera scorsa organizzato all'ultimo minuto.
Un altro bussare insistente e delle urla lo fecero alzare . Si mise la vestaglia che ritrovò sotto il letto e attraversò il loft che era combinato peggio di un manicomio per malati di mente... beh , dopotutto si trattava di casa di Magnus Bane.
Quella festa evidentemente era stata la piú noiosa e scialba per lui . Tutti facevano festa , avevano alzato gli stereo al massimo , le luci multicolori erano diventate accecanti e i bicchieri con le pozioni rinvigorenti poggiati sul tavolo la sera prima erano stati bevuti tutti. Ricordò pure di un vampiro che non molto pudicamente lo aveva invitato a fare qualcosa di molto intimo in camera da letto . E si ricordo di aver scacciato via non molto gentilmente sia lui che il resto degli invitati che , lamentandosi, erano usciti fuori.
Da quando aveva lasciato quel cucciolo di Nephilim la sua vita si era riempita di feste,  ma nessuna di queste si poteva definire tale perché mancava la costante presenza di Magnus.
Non festeggiava con gli invitati di cui tre quarti a lui sconosciuti. Guardava soltanto come si divertivano infischiandosene della vita, avrebbe fatto lo stesso ma non si sarebbe mai potuto dimenticare del suo passato. Mai. Soprattutto se adesso nei suoi vecchi ricordi c'era lui, Alec. 
Il ragazzo per cui aveva cambiato se stesso , il ragazzo che aveva saputo stravolgere la sua vita , il ragazzo che, per paura di perderlo e diventare solo un ripiego per lui , era arrivato a chiedere ad una stupida vampira il modo per accorciarmi la vita. Si . Perché solo ora Magnus aveva capito che aveva fatto quello che aveva fatto per paura , per angoscia , per terrore. E magari ancora adesso lui si stava disperando e stava dando la colpa del loro allontamento a se stesso ...
“Di sicuro avrá gia trovato un altro con cui spassarsela . Dopotutto é un lightwood , ha la parola azione nel sangue. Si sará dimenticato di me oppure ancora mi pensa?” Rimurginando sulla sua vita come una ragazzina delle soap opere che era appena stata lasciata dall'ex arrivò alla porta dove ancora stavano bussando e spiò dallo spioncino.
C'erano i suoi vicini sul pianerottolo che avevano la stessa espressione di persone a cui avevano appena scassato la porta di casa.. Oh.... Evidentemente ieri i suoi invitati non ci erano andati molto piano ...
 Continuavano a gridare una raffica di insulti di cui alcuni molto mooolto scortesi :
"Apri quella porta Bane oppure la buttiamo giú a mazzate!! Capito?!!"
"Se non esci subito ti facciamo vedere noi la festa!!"
"Andatevene via da qui , tu e il tuo gatto che continua a mangiare tutti i canarini che compro!!"
I vicini erano la bontà fatta persona. Stanco di sentire le loro lamentele schioccò le dita e li mandò via. Non seppe mai dove li mandò : potevano essere tornati nei loro appartamenti oppure potevano semplicemente essere finiti al Polo Nord.
Vabbé , se fossero tornati di nuovo vuol dire che la prima opzione era stata quella giusta. Si appoggiò con le spalle alla porta ,stanco di tutto quello che stava succedendo e Presidente Miao , tornato da chissá dove, si avvicinó alla sua gamba e inizió a strusciarsi miagolando.
"Che c'é amichetto? Vuoi giocare? Piglia la palla ,su pigliala vai, vai!" Lo incitò indicando con il mento la pallina sul divano del salotto . Lui lo guardó come per dire " ma pigliatela e giocaci tu  con quella pallina schifosa! ".
 Allora Magnus gli rispose offeso anche se non aveva parlato ( i gatti non sanno parlare, no?)
 "Vabbene la prossima volta che vorrai giocare non chiedere a me.." .
‘Ma mi sto sentendo? Parlo da solo con il gatto! Vabbene , tanto valeva che mi ricovero.... Sono davvero così disperato?’ Mentre si chiedeva dove se sarebbe finito in un manicomio per stregoni bisex oppure in una casa di cura arrivó un messaggio dal camino.
Era una lettera di Maryse Lightwood . Appena lesse quel nome gli salì il cuore in gola : e se fosse successo qualcosa a lui? Se fosse stato attaccato da un demone Ibis e adesso fosse in fin di vita?
Aveva ripromesso a se stesso che non avrebbe più avuto niente a che fare con i cacciatori ma era tentato.
Riflettè sull'aprire quella busta o meno .Leggendola si sarebbe ributtato in un mondo di sofferenze e di mortalitá oppure non leggendola sarebbe rimasto con il dubbio che se Maryse avesse scritto quello che pensava non avrebbe potuto rivedere per l'ultima volta quegli occhi stupendi che gli avevano regalato tanti di quei sorrisi. Come lo stupido idiota aprì la busta e iniziò a leggere con il respiro mozzato. 
 
Carissimo Magnus Bane ,
É richiesta la sua presenza all'Istituto alle ore 9:00 per una riunione ministeriale . Alcune circostanze importanti hanno fatto si da dover fare riunire i capi dei quartieri. 
Il capo clan dei vampiri , il sommo stregone di Broklyn , cioé lei , il capo branco dei licantropi e il capo dell'Istituto. La preghiamo di affrettarsi a venire , dovremmo discutere della guerra che si attuerá a breve. Grazie per la sua preziosa attenzione
Maryse Lightwood
 
“Grandioso , sono strafregato . Riunione Ministeriale ... mah. E dovró vedere anche il cucciolo di Lightwood. Meglio che mi tolga il sassolino dalla scarpa il prima possibile.”
 Stava per teletrasportarsi di fronte alle porte dell'Istituto quando si rese conto che era in pigiama. Con uno schiocco di dita si cambiò , si mise il gel e si teletrasportò di fronte all'Istituto.
"Scatenate l'inferno" recitò suonando il campanello dell'Istituto. Sentì delle urla e poi il portone si aprì.
 
 
 
Il rumore di una porta che sbatteva fece aprire gli occhi a Clary.
 Si trovava in una stanza con le pareti color rosso vivo , era stata rivisitata in chiave ottocentesca: una scrivania in legno d'acero era di lato a sinistra al letto dove era sdraiata , un armadio in legno chiaro con delle incisioni floreali in rame era messo in un angolo della stanza e una poltrona imbotitta rossa con i bracci color oro antico era stata sistemata a destra del letto a baldacchino matrimoniale con le coperte color oro antico che si alternava ad un rosso amaranto.
Si alzò e cercò di capire dove si trovasse. Uscì dalla porta e vide che la casa dove si trovava era a 2 piani , nel piano dove si trovava la stanza in cui si era svegliata c'erano un bagno e un piccolo stanzino. Attraversò il parquet scuro e arrivò alle scale di legno chiaro che scese piano piano.
Alla sua sinistra c'era una cucina modernissima costruita con mobili scomponibili alternati fra nero e bianco e un tavolo di vetro con sedie alte di plastica trasparente.
Alla sua sinistra c'era un salone immenso con un camino elettrico e una tv al plasma 40 pollici.
Un divano con penisola di pelle bianca era sistemato di fronte alla tv e di fronte aveva un tavolino di cristallo basso.
Tornò indietro e si ritrovò di fronte la cucina e a sinistra un piccolo corridoio. Attraversò il corridoio e entrò nella prima porta a destra che , notò quasi subito , era la camera padronale . Entrò e guardò bene. Era ammobiliata come quella in cui si era risvegliata . L'unico orologio appeso al muro era in quella camera . Erano le 9 del mattino.... ma dove? Un incantesimo le impediva di vedere fuori dalle finestre e dato che non poteva sapere quante ore avesse dormito non poteva capire il fuso orario. Cercò di capire a chi appartenesse quella stanza e quella casa ma nulla faceva trasparire le informazioni che le servivano. Continuò la perlustrazioni : bagno , stanzino , bagno . Nulla di interessante.
Ad un certo punto , notò che l'ultima porta a destra era chiusa a chiave.. cosa poteva contenere? Non ebbe il tempo di riflettere che sentì un rumore di chiavi che giravano nella toppa , corse in cucina e prese una padella ... poteva tornare utile. Si nascose dietro una trave che dava sul corridoio dell'entrata e sentì dei passi che si avvicinavano . Appena furono abbastanza vicini uscì fuori dal nascondiglio e tirò la padella in testa alla persona che stava facendo quei rumori e gridò...
 
"PER L'ANGELO JACE SMETTILA!!!" Erano passate ormai 3 da quando i Lightwood erano partiti per Idris , 2 ore da quando Clary era scomparsa e Jace aveva iniziato a dare di testa. Invece Simon e Jace erano impazziti completamente e avevano iniziato a correre gridando come malati 
"CLARY!!!!!!! DOVE SEIII!!"
Adesso , invece , eravamo nella biblioteca dove Alec avrebbe dovuto aspettare Luke.
Il suo parabatai idiota con il cervello grande quanto quello di un'anatra... no ... di uno scoiattolo , correva avanti e indietro senza degnarlo di uno sguardo .
" SMETTILA MI STAI FACENDO INNERVOSIRE!" Gli gridò tutto d'un fiato . 
"Sei gia nervoso Alec .." la solita , dolce , amabile voce della sua sorellina Isabelle gli ricordò che non era il momento di comportarsi da isterico. Guardò sua sorella e notò che aveva messo la sua mano sulla spalla di ... di ... Simon!!
Ecco, era riuscita a ricordarsi il suo nome. Il nerd era piegato con i gomiti sulle ginocchia e continuava a ripetersi frasi senza senso con gli occhi sbarrati . Raphael invece era appoggiato ad un muro intento a fissarsi e a dirsi da solo " Oh raphael , quanto sei sexy anche se sei solamente un ologramma ... ma che dico! Lo sei sempre .. " 
“Ma dico io potevo stare con questi malati di mente!” pensò Alec, Questo era il quadretto. E lui adesso era il capo di quel manicomio dato che i suoi erano a Idris. Ad un certo punto il campanello distolse tutti dalle nostre azioni. Tutti tranne Raphael che continuava a pavoneggiarsi. Jace e Simon corsero ad aprire 
"CLARY!" fecero ma appena videro la faccia del capobranco dei lupi rimasero delusi.
"Clary? Perché ,aspettate clary?"
Evidentemente Luke non sapeva niente, ad un certo punto Alec si alzò dal divano e vide una figura con i capelli rossi che spuntava da dietro il licantropo.
"Dov'é Clary!? Tu!! Tu lurido biondino dove hai messo Clary? Dove l'hai nascosta?! Sapevo che non sarebbe uscito nulla di buono a farla allenare con te!!"
Alec corse per evitare che Jocelyn uccidesse Jace .. quasi quasi avrebbe potuto lasciarlo nelle sue mani. Almeno sarebbe stato fermo per un po’ con una gamba spezzata.
"Jocelyn , la prego , si calmi . Adesso le spieghieremo tutto.. Venga a sedersi.."
La incoraggia Alec, lei dubitava ed era poco convinta ma alla fine cedette e venne ad accomodarsi insieme a Luke di fronte alla scrivania dove si sedette Alec. Stava per iniziare a parlare quando Jocelyn mi interruppe 
"Allora.. che cosa ha fatto quest'idiota a mia figlia?" Era nervosa al massimo , un miracolo se la sua testa fosse ancora intera e non fosse scoppiata.
"Io non ho fatto niente e ritira subito queste parole offensive che hai appena rivolto al tuo futuro genero!!" esclamò Jace, con tono superiore.
“Oh santissimo Raziel” disse Alec con voce grave, poggiando la testa sui palmi della mani.
"Mio futuro genero!?!!? Hahahaha io non ti darei in marito neanche al mio cane!!" esclamò Jocelyn alzandosi dalla sedia.
"Ma sentila! Quindi chi sarebbe meglio, questo carciofo qui??" Disse disgustato Jace mentre indicava Simon alla sua destra che fece un faccia così sconvolta e offesa che Alec avrebbe riso se non fosse stato per la situazione in cui si trovavano.
"Beh di sicuro lui é più educato!!" disse Jocelyn, poggiando le mani sui fianco.
Ormai il quadretto era diventato questo:
-Alec che sbatteva la testa sulla scrivania in un disperato tentativo di farsi venire un trauma cranico;
-la madre di Clary che si era alzata dalla sedia e si era rimboccata le maniche della camicia;
-Jace che era di fronte a Jocelyn con la mani serrate a pugno che si preparava a combattere;
-Simon era fra Jace e Jocelyn e li guardava scioccati ;
-Luke che seduto sulla sedia accanto alla scrivania aveva uno sguardo atterrito e guardava Simon come a dire "Fai qualcosa!";
- Isabelle era seduta accanto a Luke e mangiava dei popcorn guardando interessata la scena.. ma un attimo! Dove li aveva presi i popcorn?
Ma il più bello in quel quadretto era Raphael che continuava a guardarsi e a elogiarsi.
Ad un certo punto Alec sbottò e si alzò dalla sedia che per la foga cadette all'indietro e gridai
"PER RAZIEL BASTAAA!!!!!!!"
Era diventato tutto rosso per la furia e drighignavo i denti. Sarebbe stato perfetto per essere scelto per l'esorcista.
Tutti lo guardarono scandalizzati
"Però non c'era bisogno di scaldarsi e urlare tanto.." replicò Jace, Alec stava per urlare per l’esasperazione di nuovo quando suonarono alla porta e Simon andò ad aprire. Alec abbassò la testa e iniziò a contare per cercare di calmarsi. 
"1..2..3..4..5..1..2..3..4..5.."
Tutti si sporsero per vedere cosa stessi facendo e Isabelle mi fece:
"Alec calmati..".
Alzò gli occhi verso di lei e fra la montagna di capelli bruni che gli ricadevano sul viso riuscì a vederla e a incuterle timore quando lei vide quel luccichio pazzo nei suoi occhi.
"Quei due si stanno quasi ammazzando , tu mangi i pop corn , Luke é scioccato , Raphael continua a elogiarsi e tu mi dici di calmarmi!?” Rispose tutto d'un fiato enfatizzando sulle ultime parole. Lei lo guardò con uno sguardo che poteva assomigliare ad uno "scusa" oppure ad un "tu sei tutto pazzo". 
Ad interrompere la loro gara di sguardi ci pensò una voce che io conoscevo fin troppo bene , ad Alec venne un tuffo al cuore a risentirla e per un attimo non respirò. 
"Allora... chi ha bisogno del sommo stregone di Broklyn?"
 
 
Angolo Carzy:
Eccociiiii *suonano le trombe* il nostro nuovo capitolooo xD
avrete notato che in questo capitolo abbiamo mischiato più punti di vista di diversi personaggi ^_^ haaahah adesso avrete riso ma non vedo l'ora che leggiate il prossimo.. vi dico solo una cosa : " JACE E JOCELYN" hahaahahhahah vabbe scoprirete voi poi -_- baci baci

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Capitolo 6
*** 5- Smeraldo contro zaffiro ***


"Allora... chi ha bisogno del sommo stregone di Brooklyn?"
Gridò quella voce perfetta. Quella voce che mi aveva rincuorato cosi tante volte.
 Notai che il tono che aveva usato trasudava di noia , orgoglio e ... ansia? Provava ansia?? Era una semplice riunione come faceva a provare ansia? Sapere di dovermi vedere potrebbe incutere noia , sdegno ma di certo non ansia. Non capivo.
Appena mi vide ebbe un sussulto e il suo sguardo divenne malinconico e triste. Vidi che i suoi occhi diventarono lucidi e perse quel pizzico di ironia che aveva prima.
 Lo guardai negli occhi tremante e timoroso , capii che lui provava le stesse emozioni , per qualche secondo rimanemmo a guardarci quando un grido squarciò quel filo di tensione e io distolsi gli occhi da lui e li posi su quel babbeo del mio parabatai.
"Noooo per piacereee anche lui quiii. Adesso siamo apposto !!" Gridò Jace
"Di sicuro meglio sentire parlare lui che te!!!" Sbottò Jocelyn.
 "Chiariamoci nonnetta se continuiamo così potrei pure arrivare a commettere un omicidio ma non credo che Clary sarebbe molto felice di sapere che ho ucciso sua madre!!"
 Intanto io tenevo lo sguardo basso e cercavo di mantenermi calmo e distaccato.
 "Io ancora non so che fine abbia fatto mia figlia ma sono sicura che tu , brutto demone con la faccia da angelo , ne sappia qualcosa!!"
 Alzai lo sguardo un secondo verso Magnus e vidi che era fermo a osservare quei due che si stavano per uccidere con finto interesse e braccia incrociate sul petto.
 "Secondo te io rapirei Clary perché tu non le permetti di stare con me?? E poi io rimarrei qui a farmi insultare da una nonnetta!!??"
 "Oh oh credo che tutti sappiamo bene che lo faresti!!!"
 Jace alzò lo sguardo verso Simon , Isabelle e Luke che gli risposero annuendo come a dire "oh certo che lo farebbe"
 "... Voi siete tutti degli ignobili cospiratori!!!"gridò colpito nell'animo puntando il dito contro ai 'cospiratori'
 "BASTAAA!!!!!!!" Sbottai. L'eco della mia voce rimbombò per tutte le pareti e per buona parte dell'Istituto . Avevo le nocche bianche perché le avevo strette in un disperato tentativo di trattenere la rabbia.
Jocelyn guardò Jace come se lo volesse mangiare e poi si sedette. Presi alcuni minuti per ritrovare la calma e respirai piano. Iniziai a parlare tatticamente formale.
 "Pregherei le persone che non hanno a che fare con la riunione di uscire da questa stanza subito..." dato che sembravano non capire io li guardai e intimai
"O-R-A!" Jace uscì dalla stanza sbuffando seguito da Isabelle , Simon e Jocelyn.
 "Per piacere Jocelyn può rimanere qui? Le devo fare alcune domande..." la ripresi gentilmente.
 La rossa tornò indietro e si sedette accanto a Luke e Magnus che , mentre parlavo con quegli imbecilli, aveva fatto apparire un tavolo antico con delle sedie e ci eravamo appostati lì.
"Volevo iniziare aprendo prima l'argomento che a parere di Jocelyn é il più importante. Ieri tornando da una passeggiata a mezzanotte"
 <Certo come no era una passeggiata. Mi stavo per buttare da un ponte!> Pensai
"Sono rientrato all'Istituto dove si erano riuniti Jace Simon Isabelle Raphael , che come vedete é qui con noi in questo momento per aiutarci."
 Guardai verso il posto dove c'era poco prima Raphael ma di lui nessuna traccia e mi battei una mano sulla fronte. Sospirando ripresi.
 "E infine con loro c'era anche Clary"
 Iniziai a parlare con una calma da pantera che si stava pregustando la preda quando Jocelyn mi interruppe. "Perché Clary era lì!? Come ha fatto ad arrivare!?"
 "Sono io qui che faccio le domande...." le risposi con tono da interrogatorio. Rivolsi per un attimo il mio sguardo a Magnus e vidi un pizzico di sorpresa sul suo volto. Notando l' espressione spaventata ma anche oltraggiata di Jocelyn mi resi conto di avere usato un tono molto duro e continuai
 "A cui le prego di rispondere perché è nel suo interesse e in quello di Clary".
 Jocelyn non rispose ma il suo sguardo era abbastanza eloquente , diceva :"vai avanti"
 "Ad un certo punto stavamo parlando quando le tubature scoppiarono e il corridoio si riempì di gas e sentimmo un rumore abbastanza ... mmh.. come dire... molesto? Ci addormentammo di botto dopo aver ricevuto un colpo in testa e appena ci svegliammo Clary era sparita"
 Luke sgranò gli occhi , era rimasto fermo per tutto il tempo. Jocelyn era scioccata ma non lo dava a vedere. "Crediamo sia stato Sebastian...." finii io con voce ferma e decisa mentre la rabbia di Jocelyn rifluiva fuori , non c'era niente da dire: Clary era identica a sua madre.
 "COOOSA!!!!??? QUEL PAZZO DI UN DEMONE HA RAPITO MIA FIGLIA!!?? E VOI NON AVETE FATTO NIENTE PER IMPEDIRGLIELO?!" Scattò in piedi e mi fisso negli occhi: smeraldo contro zaffiro, verde contro celeste.
 "Jocelyn si sieda e si calmi..."
 "NO CHE NON MI STO CALMA!!
 Luke cercò di intervenire
"Amore calmati..."
 "OOOH STA ZITTO GOLDEN RETRIVER!!"
 Magnus che aveva seguito il discorso abbastanza attentamente guardò Luke e Jocelyn con ambedue le sopracciglia alzate e la mano sulla bocca. Evidentemente cercava di non ridere mentre Luke aveva uno sguardo ferito proprio da ... cane ... bastonato
Jocelyn si accorse che Magnus stava per ridere e iniziò a prendersela con lui
 "CHE HAI DA RIDERE TU IMMONDO NASCOSTO!!!??" Jocelyn aveva usato un tono sprezzante e notai che dalle dita di Magnus erano uscite delle fiamme azzurre e viola e gli occhi gli erano diventati come il fuoco. Sussurrò qualcosa in una lingua che , come sempre , non riuscivo a capire e Jocelyn fu legata alla sedia da alcune corde e la bocca fu chiusa da un fazzoletto.
 "Bene....." riprese tranquillamente il discorso Luke, come se sua moglie non fosse stata appena legata e imbavagliata ad una sedia " finiamo e chiudiamo quest'argomento Alec.."
 in quel momento fui sollevato e adorai Luke per avermi prestato attenzione.
 "Ok.... crediamo che Sebastian non farà male a Clary perchè gli serve come arma. Quindi per ora non é un problema , aspettiamo la prossima mossa di Jonathan e ci muoveremo a nostra volta. Ora cambiamo argomento. A breve di sicuro ci sarà una guerra quindi dovremo reclutare più Nephilim e nascosti possibili. La regina delle fate è alleata con Sebastian quindi l'abbiamo potuta eliminare dalla lista , Luke tu sei qui , Magnus pure tu e...."
 mentre pronunciavo il nome di Magnus il cuore mi fece una giravolta , sperai con tutto me stesso che non si fosse notato.
 "Raphael dovrebbe essere qui.." Non ebbi neanche il tempo di parlare che Raphael si materializzò dentro la stanza.
 "Eccomi qua ... sentivate la mancanza di Raphy??" Parlò con tono malizioso. Luke , Magnus e Jocelyn lo guardarono scioccati e io imposi a Raphael con tono duro e rispettabile:
“Zitto e ascolta"
Puntai i miei occhi contro quelli del succhiasangue e lui mi guardò di rimando però non parlò.
 "Il conclave sta gia facendo delle ricerce di personale per la battaglia, noi dobbiamo solo sapere se voi potete aderire... Luke?" E guardai Luke che mi rispose sicuro
 "Certo , il mio branco sarà a vostra disposizione e cercherò di convincere gli altri branchi" "Raphael?" Questa volta usai un tono deciso e fermo e l'interpellato mi guardò
 "Vabbene... vi aiuteremo ma voglio qualcosa in cambio..." mi rispose guardandomi in un modo da far paura. Io non diedi a notare di aver appena avuto un brivido e risposi tremante
"Cosa?" Sembrò pensarci su
"Non dirmi che vuoi ancora Simon??!!" Domandai con aria esasperata. Il vampiro si risvegliò dal suo stato di trance e mi rispose sbuffando
 "Pff....certo che no. Ormai non ha più alcun valore per noi" appena Raphael finì la frase sentimmo un botto sulle nostre teste ma continuammo.
 "E cosa allora?" Gridai. Magnus mi guardò . Notai che era un pizzico preoccupato , forse aveva paura che mi venisse un attacco di nervi e mi scoppiasse la testa ma non me ne preoccupai.
 "Niente lascia perdere figlio di Nephilim vi aiuteremo , però devi tenere lontano da me quello stupido dell'Herondale capito?!" Sentimmo un altro botto . Continuai a parlare
 "Vabbene" sospirai  ".. Magnus?" L'interpellato distolse lo sguardo dal vampiro e mi guardò . Mi parve un attimo interminabile poi lui rispose
 "Ormai siamo rimasti in pochi ad essere così belli ed affascinanti stregoni ma vedrò cosa posso fare "
 ed eccolo di nuovo lì. Lo stregone di cui non avevo visto più i vestiti strani da circo per tanto tempo. Lo stregone di cui non avevo più sentito la voce. Lo stregone che mi era mancato. Lo stregone che mi aveva spezzato il cuore... Sentì un botto .
 Pensai di essere impazzito e guardai quei pazzi nella stanza con me. Tutti guardavano il soffitto, il che mi rassicurò e mi spaventò. Cos'era quel rumore??!!
 
 
 Lanciai un urlo, e lo stesso fece la persona che avevo colpito.
 "Ehi ehi calma sorellina...cosa pensavi di fare con quella?" ridacchiò mio fratello, massaggiandosi la testa. Oddio!!! Mio fratello! Mi aveva rapita! Lo osservai meglio e notai che non era cambiato di molto in questi mesi, le uniche cose diverse erano i suoi abiti e le cicatrici procurate in battaglia. Il suo viso era teso in una specie sorriso e i suoi occhi demoniaci coperti da ciocche dei suoi capelli glaciali.
 "S..sebastian?!Tu!!!Mi hai rapita!!!!" sbottai sconvolta, me lo sarei aspettato ma non sapevo mi avesse rapito lui.
 "Beh mi sembra ovvio, no?" mi rispose con un sorrisetto malefico sulle labbra che mi fece rabbrividire. "J...Jace verrà a salvarmi" dissi convinta ma con voce tremante. Sebastian diventò cupo e per un secondo vidi un ombra oltrepassargli lo sguardo, poi mi guardò freddamente.
 "Jace verrà a salvami" imitò con tono stridulo e beffardo
 "Guardati! Non ci credi più nemmeno tu. E comunque questo edificio è nascosto, nessuno può rintracciarci."
"Sei un mostro!" urlai, fiondandomi contro di lui con la padella sollevata Sfortunatamente però lui fu più veloce di me e mi afferró il braccio prima che io raggiungessi il mio intento. Lanciai un grido sofferente, infatti Sebastian mi stava stringendo il polso.
 "Eh no sorellina, fai la brava o sarò costretto a legarti" mi rimproverò con tono divertito.
 "Non ci penso proprio" esclamai arrabbiata e tirando una ginocchiata a Sebastian che finalmente mi mollò. Afferrai un coltello e glielo puntai contro.
 "Come ai vecchi tempi, Clarissa?" domandó, avanzando verso di me e osservando compiaciuto la misera arma con cui lo stavo minacciando. Poi fece uno scatto e mi prese per il gomito stringendolo. La lama cadde sul pavimento con un tonfo e tutto cominciò a ritornare nero


Angolo crazy
Eccoci!! Scusate!!! La storia è corta ma volevamo lasciare il megio per dopo xD perdono perdono Grazie a tutti quelli che leggono la nostra storia e recensiscono e tutti quelli che non recensiscono ma rimangono nell'ombra. Questo è solamente l'inizio . È più o meno un prologo di tutta la storia che abbiamo in  mente di scrivere eh eh eh xD alla prossima baci baci
 

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Capitolo 7
*** 7- Ricordi.. ***


Uno squillo mi fece riprendere dai miei timori e recuperai il telefono dalla tasca e notai che era mia mamma.
"Scusate un attimo, è mia madre"
Gli altri non fecero caso a me. Risposi.
"Mamma che c'é?"
"Alec, come va la riunione?"
"Bene, abbiamo tutti a nostro favore"
"Ok, volevo dirti che alle 10 dovete essere tutti qui .. staremo ad Idris per un pò quindi dovremmo trasferirci . Avvisa Luke, Jocelyn e anche....Magnus"
Mi venne un tuffo al cuore. Magnus??? No non poteva venire. No. No! Non volevo rivederlo tutti i giorni..cioè si che lo volevo rivedere mi avrebbe fatto solo male, Sentii un boato e poi un tonfo . Mi girai e vidi che i condotti dell'aria erano scoppiati e sul tavolo tutti ammassati l'uno sull'altro c’erano Isabelle, Simon e Jace. I soliti! Li guardai scioccato ma quando sentii mia madre che mi chiamava mi ripresi
"ALEC..ALEC!!!!"
"Si mamma?!"
"Cos'è stato?!"
Ritornai a guardarli e vidi Jace che si massaggiava la testa, Luke che aiutava gli altri ad alzarsi e Magnus che con la magia riparava i condotti.
"Topi"
"Tooopi??!!!"
"3...3 topi"
"Vabbene... raggiungeteci a casa Penhallow con il portale ok? E non combinate niente..."
"Ok..."risposi rassicurandola. Posai il telefono nella tasca e mi presi 3 secondi per realizzare quanto appena successo. Saremmo andati tutti a Idris e pure Magnus.. non volevo immaginare a cosa avrebbe fatto mio padre appena l’avrebbe visto. Penso che la guerra scoppierà prima di cominciare... Mi girai verso quei babbei e vidi che Jocelyn era stata di nuovo imbavagliata ,Luke sgridava gli altri e Magnus alternava lo sguardo fra gli altri e le sue unghie... oddio era impressionante quanto si assomigliassero lui e Raphael ... forse avrei dovuto regalare a quei unghiomani-dipendenti dei buoni per una visita dall'estetista... magari insieme a Isabelle.
"Mi dispiace interrompervi ma dovete preparare le valigie con lo stretto indispensabile per la sopravvivenza e recarvi qui, esattamente alle 9:50 in punto partiremo ... grazie della vostra attenzione..."
Dissi tutto d'un fiato come gli stewart negli aerei. Jace alzo un sopracciglio e mi guardo fisso come se fossi diventato pazzo
"E se è concesso chiederlo.. si può sapere la destinazione di tale spostamento?" Io ero sicuro che se avessi detto la meta nessuno sarebbe venuto quindi li avrei portati con l'inganno.
"Al momento non è possibile rispondere alla richiesta.. la preghiamo di riprovare più tardi e per maggiori informazioni visiti il nostro sito... la ringraziamo per averci scelto. Buona permanenza!"
Gli recitai io e Raphael esclamò
"E come si chiama la compagnia di viaggi? ShadowhuntersAirLines , NascostiOffLimits oppure TuttiodianoJaceHerondale??"
Jace lo guardò male e fece il finto offeso e mentre stavano per iniziare un altra discussione uscii dalla biblioteca ed entrai in camera mia per preparare la valigia.
Aprii il cassetto del comodino accanto al letto e trovai una foto del mio 14esimo compleanno : c'eravamo io, Isabelle, Max ,Jace, mia madre e mio padre. Mi sedetti sul letto e osservai quella foto. Max tirava i capelli a Jace che faceva la linguaccia , Isabelle mi faceva cadere il cappellino davanti agli occhi , mia madre dietro di noi sorrideva felice e rideva alla scena.. invece mio padre accanto a mia madre guardava con aria mesta come se quella vità non gli piacesse , come se l'avesse voluta organizzare in un altro modo , come se avesse desiderato di più per se. Pensai che mio padre non aveva mai voluto un figlio come me , lui come gli altri era sempre stato più fiero di Jace piuttosto che di me, io non ero nulla , io ero un obrobrio uscito male , ero un qualcosa che non c'entra niente come un gatto in un allevamento di cani o un fiore in un campo raso al suolo, ero un obrobrio uscito fuori da una relazione sbagliata ... ero uno sbaglio. Ritornai a guardare la foto ma stavolta una strana sensazione mi pervase. In quella foto... in quel quadretto... in quel ricordo... mancava qualcosa... oppure qualcuno... ma.... chi?
Mi sforzai ,ad un certo punto pensai si trattasse della stanchezza. Più mi impegnavo più sentivo qualcosa dentro di me bloccato... qualcosa che non riusciva ad uscire fuori. Ero entrato in uno stato di trance quando un bussare mi risvegliò dai miei pensieri...


Aprii gli occhi e vidi il soffitto, mi girai dall'altro lato del letto e vidi due occhi verdi che mi fissavano , le labbra rosee che mi sorridevano . Mi abbassai e posai un bacio sul suo naso pieno di lentiggini e le accarezzai i capelli ramati "Buongiorno sorellina.." mi sorrise sorniona e mi rispose dolcemente con la voce impastata dal sonno "Buongiorno Seb" le sorrisi di rimando e la osservai completamente : aveva un pigiama celeste con ricami floreali verdi , gliel'avevo prestato per passare la notte... ahh che bei ricordi... mi aveva preso la mano e si era addormentata sul mio petto come un ghiro. Non avevamo fatto nulla di impegnativo ... per ora. Avevo provato una sensazione nuova quella sera ... qualcosa che non avevo mai provato nella mia vita da demone.

Presi di peso Clarissa e la sollevai a mo di sposa, percorsi il corridoio di casa arrivando di fronte all'ultima porta. Pensai che la mia sorellina aveva guadagnato un bel po di fegato provando a scontrarsi con me, e aveva pure preso una padella! Quelle le ho comprate io! Ok.. le ho rubate... ma lo sforzo comunque l'ho fatto! Non farmi vedere da quel mondano e distruggere le videocamere è stato difficile. Aprii faticosamente la porta ed entrai , appoggiai Clary sulla poltrona al centro della stanza e mi allontanai prendendo la coppa mortale. Presi un coltello e mi feci un taglio e il sangue che uscì da quello riempì la coppa . Mi incamminai verso Clary e le diedi qualche colpetto alla testa per risvegliarla , mi guardò e iniziò ad elogiarmi.. si ok! Mi ha detto delle parole scurrili ma preferisco credere che mi stesse elogiando.. La incitai a bere ma lei , come sempre dopotutto , si oppose.(dannatissima logica! Non poteva avere un cervello da oca come quelle stupide mondane che fanno tutto il giorno shopping e vanno dall'estetista?) "Clarissa, perchè non ti unisci a me?! Governeremo il mondo! Avremo tutto quello di cui hai bisogno o che desideri..." "L'unica cosa che desidero o di cui ho bisogno è Jace!!" A quell'affermazione rimasi basito , come ha osato un idiotanatrafobico come quel angioletto dell'Herondale mettere queste stupide idee in mente alla MIA Clary e rubarmela??!! Allora sbottai "Ancora con quell'Herondale??!! Ancora?! Non ci posso credere!!! Perchè ti ostini a stare in un posto che non ti appartiene??!! Il tuo destino è accanto a me!! Tu sei mia sorella! Io sono la tua famiglia! Tu sei come me..." La vidi sgranare gli occhi e incominciò a urlare disperata "No! No io non sono come te! Io non sarò mai come te! Tu sei un mostro!!" Si mise a singhiozzare e io mi sentì angosciato, mortificato... mi sentii male... ero suo fratello.. come poteva dire queste cose di me? C'era solo una soluzione.. Le presi con la mano destra la nuca e le avvicinai la coppa alla bocca sempre di più.. Lei contestò e iniziò a dimenarsi mentre io le parlavo. "Clary..clary..clary.. tu combatti per un angelo che non vi considera, venite governati da bigotti che non pensano minimamente al vostro bene, tutti quelli che credi siano tuoi amici ti usano solamente per arrivare a me, perchè continui a dare vita a queste speranze assurde? Accanto a me sarai la shadowhunters più felice del mondo... e nessuno ostacolerà più il nostro cammino.. " la costrinsi a bere il mio sangue che mando giù a fatica e vidi che iniziò ad essere scossa da convulsioni, buttò la testa all'indietro e strinse i denti. Sentii che iniziò a bisbigliare frasi confuse e senza senso. Spalancò gli occhi che erank diventati neri , guardò il soffitto e subito dopo ritornarono verdi ma non il suo verde. Era un verde scuro , avevano delle venature muschiate e l'iride non aveva il solito , ordinario colore verde smeraldo.


Girò la testa e mi guardò. "Principessa esco un attimo m tu fai colazione.. ci vediamo a pranzo" le dissi schioccandole un bacio sulla guancia . Presi i vestiti, andai in bagno, mi cambiai , arrivai in corridoio e vidi Clary che stava preparando il caffè . Mi corse incontro mi abbracciò, mi baciò su una guancia e mi disse:" Buona giornata amore.." le sorrisi ed uscii dalla porta... Era fantastico avere una Clary così... così... non ho parole per descriverla... Finalmente mi sentivo.... felice. Era la prima volta che mi sentivo così...Mi ci potrei quasi abituare...

Posai la foto nella valigia in fondo... in fondo... in fondo e esclamai con la voce più normale possibile
"AVANTI.." Dalla porta comparve un chioma lucente corvina , un paio di anfibi alti e nella stanza entrò Isabelle. Con passo felpato si avvicinò a me
"Allora..."
"Allora cosa?"
"Come stai?"
"Perchè mi chiedi come sto?"
"Così... prima mi eri sembrato una ragazzina in fase premestruale che è stata appena lasciata dal fidanzato.."
mi espose ridendo
"Ah ah ah molto divertente... solo che io non sono una ragazzina.." -però sono stato appena lasciato dal fidanzato...susu alec non ci pensare- pensai.
"Sisi comunque... dove dobbiamo andare?"
"Ehm.... it's a surprise!!" Le gridai muovendo le mani a mò di sorpresina
"Non fare il tonto con me Alexander dimmi subito dove andiamo e cosa sta succedendo.." mi rispose lei con tono saccente e per niente scomposto assumendo una posa seria e totalmente distaccata.
"Non te lo posso dire perchè non lo so"
"Oh suvvia Alec! I nostri genitori ti dicono tutto! Non puoi non sapere una cosa del genere!"
"Se veramente lo vuoi sapere papà fra un pò se deve decidere se buttare Jace dalle torri antidemoni o me sceglierebbe me!"
"Ma che dici Alec! Non fare lo stupido! Sceglierebbe Magnus che è un Nascosto..."
"Isabelle dai... smettila lo sappiamo tutti che io non sono il genere di figlio che papà si sarebbe aspettato..."isabelle sembrò tornare seria
"Alec papà sarà fiero di te qualsiasi cosa succeda... non devi avere paura... tu sei quello che sei e nessuno dovrebbe essere preso in giro per questo.."
"Isabelle... papà ormai ha perso ogni fiducia in me e non sarà mai più fiero di me perchè non ne avrà motivo di esserlo dopotutto... io sono quello che sono... e sono condannato ad essere trattato così" le risposi chiudendo la valigia di botto e portandola fuori da camera mia e giù dalle scale fino al portone. Isabelle mi seguì accellerando il passo e mi raggiunse continuando a richiamarmi. Mi guardai intorno ma oltre Isabelle e la mia valigia non vidi nessun'altro. Guardai l'orologio : 09:59.
"Dove sono quei ritardatari??!!"
"Non cambiare discorso signorino!! Adesso ne parliamo seriamente!"
"Isabelle , per l'Angelo basta!!" Le gridai molto forte e in tono così autoritario che lei non si azzardò a continuare. Sentii dei passi e vidi arrivare Magnus.
"Bene! Si parte?" Esclamò fintamente entusiasta sfregando le mani e sorridendo . Lo osservai attentamente. La luce del sole proveniente dalla finestra in fondo al corridoio risaltava i contorni del suo fisico e del suo volto. La camicia bianca che indossava metteva in risalto la sua carnagione scura e quegli scomodi , stretti , assurdi pantaloni arancioni delineavano le sue gambe che sembravano esili e fragili. Quando girò il viso verso di me la luna illuminò metà della faccia, una parte scura metteva in risalto i suoi occhi gialli da gatto e la parte illuminata faceva apparire più sporgenti gli zigomi. Mi accorsi , per la prima volta dopo tanto tempo che lo vedevo , che era dimagrito paurosamente. La sua bocca sembrò irrigidirsi guardandomi e i nostri occhi si intrecciarono. Nessuno riuscì a dire una parola , non riuscivamo a smettere di guardarci. La tensione nell'aria era così densa che si sarebbe potuta tagliare con una spada. Non riuscii a leggere nei suoi occhi ma captai un piccolo segnale di smarrimento, di durezza ma anche un piccolo frammento di rammarico. In quel momento ero così preso da lui che mi dimenticai di tutto quello a cui stavo pensando prima.
Fu la voce di Isabelle a spezzare questo legame che si era creato fra i nostri sguardi.
"Non avere fretta, anche se nessuno in questo momento mi pare ne abbia molta, " disse Isabelle notando che non c’era nessuno oltre noi all’appuntamento.
“A parte Raphael che ci raggiunge a destinazione.. come mai Raphael sa dove andiamo e io no?” Chiese Isabelle indignata.
“Raphael è il capo dei vampiri.. beh.. in un certo senso..” risposi io. Ero ancora scosso da quello che era successo con Maureen quella notte .. la stessa notte in cui io e Magnus. Beh è stata una notte agitata. Dopo che Maureen era scappata dopo un difficile scontro con il sottoscritto
"Sarebbe ora di chiamarli non credi?" Chiese Magnus a Isabelle cercando di cambiare argomento.
"Tu non hai valigie..." fece notare Isabelle a Magnus,il quale , effettivamente , non possedeva borse. Magnus sorrise e rispose all'affermazione come se fosse ovvio:
"Faccio apparire quello che voglio quando voglio, nulla mi impedisce di far materializzare i miei bagagli nella stanza degli ospiti a Idris o fare cadere un pianoforte sopra quello stupido biondino..." A proposito. Dov'era Jace?? Sentimmo dei passi e arrivò Simon seguito da Jace che iniziò a borbottare da metà corridoio e man mano che si avvicinava riuscii a precepire alcune parole
"Guarda tu.... non è possibile... stupido Diurno..” Lo guardai avvicinarsi con le mani nelle tasche e la testa bassa e alzai un sopracciglio con fare scettico. "Qualcosa non và Jace?" Lui mi guardò come se fossi impazzito . Poggiò la valigia a terra e Simon fece lo stesso. "Clary scompare.. tu mi rifili questo succhiasangue da 4 soldi... inizi a comportarti da pazzo... isabelle ogni volta mi ruba lo shampoo dal bagno... non sappiamo per dove dobbiamo partire... in più non riesco a trovare il mio pugnale! È una cosa scandalosa! Esigo rispetto!" Mi accorsi che la mia espressione era diventata dura e iraconda quando notai che Magnus mi guardava stranito e circospetto.

"Devi ricordarti che tutto quello che stiamo facendo lo stiamo facendo per ritrovare Clary. Clary e solo Clary. Simon ha una sua mente e fa quello che gli pare e credo che una persona che ti ha salvato la vita così tante volte e che ha perso la sua migliore amica esiga più rispetto da parte tua che non fai altro che lamentarti tutto il giorno del tuo shampoo del tuo armamentario dei tuoi capelli.. di tutto! A me non è mai interessato niente di Clary , io sto facendo tutto questo solamente per te , per Isabelle per Simon e per tutti quelli che tengono a lei! Perchè io non penso mai a me stesso.. penso solo agli altri e al LORO bene non al MIO.."

....Beh.. si. Questo sarebbe stato bello da dirgli. Invece gli dissi questo. "Meglio partire... prima che qualcuno perda anche la pazienza.." mi girai, presi la valigia e mi incamminai verso il portale nella biblioteca. Jace alzò gli occhi la cielo e Magnus invece aveva uno sguardo un pò deluso, forse si aspettava che io gliene dicessi quattro. No. Non ce l'avrei mai fatta.
"Iz tu non hai valigie?" Chiese Simon a mia sorella. Mi infastidii un pò notando che l'aveva chiamata Iz.. solo io la potevo chiamare Iz. Dopotutto io le avevo dato questo soprannome.
"No ho già tutto là... Alec anche la tua divisa da battaglia dovrebbe essere lì, no?" mi riprese Isabelle chiedendosi perchè io avessi portato la valigia. Ahahahah bella domanda questa ahahahah.
"Io..." Jace mi guardò mentre io aprivo il portale e cercavo di raccontare.
"L'ho bruciata perchè mi ricordava troppo Max . L'avevo usata per la guerra in cui Max...."
beh questa era la verità. Ma invece io mentii
"Mi stanno piccoli." Risposi secco e inespressivo. Il portale si aprì con un rumore secco e mi feci indietro . La superficie liscia del portale rifletteva la mia immagine. Per una volta dopo tanto tempo mi osservai attentamente e notai che avevo iniziato a prendere alcuni lineamenti di mio padre sulla mandibola e negli zigomi.
"Ma Alec li abbiamo comprati l'anno scorso.." continuò mia sorella. Io la guardai male e lei si ammutolì immediatamente. In questi giorni non mi sembrava più Isabelle , era più fragile e meno combattiva. Jace mi osservò attentamente e per un attimo il suo sguardo divenne cupo e preoccupato ma non lo diede a notare.
"Vogliamo andare?" Proseguì Magnus che evidentemente era stanco di assistere a scene così pietose. Distolsi lo sguardo riluttante da mia sorella e feci venire avanti Simon che attraversò agile il portale con la sua valigia e quella di Jace seguito da Isabelle. Jace arrivò accanto a me e per un attimo il suo sguardo si fissò su i miei occhi , non capii perchè ma lui sensa dire una parola attraversò il portale. Magnus arrivò accanto a me e guardò attraverso il portale la sua immagine riflessa. Mi persi davanti alla sua figura.
"Sai una cosa?" Rimasi stupito, era la prima volta che si rivolgeva a me in privato da quando era arrivato e iniziai a tremare lievemente. "C-cosa? Chiesi dubitante.
"Non pensavo mi sarei mai ritrovato qui dentro di nuovo...o almeno non di mia spontanea volontà"
"Allora perchè sei qui?" Gli chiesi ,ma me ne pentii subito.
"Questo forse... non lo scoprirai mai" rispose con tono mesto e dispiaciuto guardandomi negli occhi. I nostri visi erano a pochi centimetri di distanza e potevo sentire benissimo il suo respiro caldo sulla mia pelle ma non commisi lo stupido errore di chiudere gli occhi per captare meglio il piacere che mi provocava quel semplice contatto. Senza staccare il nostro contatto visivo si tuffò nel portale e io espirai tutto il fiato che non mi ero neanche accorto di aver trattenuto per tutto quel tempo. Guardai per l'ultima volta la stanza e mi tuffai nel portale con la valigia . Chiusi gli occhi e mi feci trasportare dal turbine circolare e aprii le braccia come se volassi. In quel momento mi sentii libero , tutti i pensieri scomparirono di nuovo e mi lasciai trasportare .

Angolo delle pazze:

Finalmente dopo un difficile parto il nostro capitolo è pronto per essere per essere pubblicato.. Lo sappiamo , non è il massimo perché diciamo che i fatti non sono molto importanti sono piuttosto degli intermezzi ma abbiamo particolari che più avanti saranno mooolto importanti. Speriamo li abbiate capiti pure voi. Probabilmente il prossimo sarà migliore ma per ora non promettiamo niente. Comunque sappiate che in questo periodo io (tini fray) mi sento un po depressa quindi non ci saranno molte parti divertenti -.-‘ Ringraziamo come sempre tutte le persone che seguono la nostra storia e che ci stanno maledicendo per Seb e Clary ahaha alla prossima.

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Capitolo 8
*** 9-Campeggio improvvisato ***


 Sentii la forza di gravità che aumentava e il vortice che si attenuava e venni sbalzato fuori dal portale . Caddi su qualcosa di morbido, ma allo stesso tempo duro.
Aprii gli occhi che avevo tenuto chiusi per tutto il tempo e vidi che ero sdraiato sopra Magnus che si trovava sotto di me a pancia all’in sù.
Per un attimo smisi di respirare e ragionare fissando i suoi occhi verdi .
Quella posizione fece lo stesso effetto anche a lui .Dopo un po’ sentii Jace tossire e mi ripresi alzandomi e scusandomi con Magnus mi girai a recuperare la mia valigia e scontrai lo sguardo di mia sorella che si limitò a sorridermi maliziosamente.
  Sentii le guancie che si arrossavano ma ripresi il controllo della situazione quando Jace iniziò a tormentarci, anzi tormentarmi.
.“Alec adesso ci puoi dire dove ci hai portato oppure è un segreto del Conclave?” chiese con tono autoritario alzando un sopracciglio
.“Non ti sopporto quando fai così Herondale, anzi , io non ti sopporto mai..” si intromise Simon
“Alec o ci dici dove siamo oppure…oppure… ti stacco la testa!!!” iniziò a torturarmi Isabelle.Tutti la guardammo e lei rispose allo sguardo come a chiedersi“che ho fatto?”
"Izzy pensavo avessi più immaginazione..” le dissi io quasi ad ammonimento ma con un pizzico di ironia, lei diventò furiosa e stava per perdere .. appunto la testa.
“Oh, Oh. Vedrai quanta immaginazione avrà il Conclave sapendo che ci hai portato contro la nostra volontà in un posto sconosciuto..” 
Ah Ah la sta mettendo sulla difensiva! Non voglio sapere cosa farà quando le dirò che siamo a Idris.
“Scusate un attimo ma… questa non è la foresta di Brocelind??!!” pronunciando questa frase Simon mi condannò a morte. Tutti si girarono verso di me e mi guardarono furiosi tranne Magnus che si guardava intorno.“Tu ci hai portato qui!!! Io..Io..TI UCCIDO!!!”
Gridò Isabelle correndomi in contro. Scommetto che se Simon non le fosse stato dietro e non l’avesse tenuta per la vita sarebbe arrivata al suo obbiettivo. Era a 3 centimetri da me e continuava a gridare a quel povero vampiro“O mi lasci Simon oppure ti faccio vedere così tanto sangue che non oserai mangiare.. perché SARà IL TUO!!!!”
 Il Diurno la guardò un po’ preoccupato e lei lo guardò con occhi di fuoco. Per un attimo pensai che mia sorella avrebbe fatto davvero quello che diceva.“Isabelle dai. Lascia stare Alec, piuttosto organizziamoci per la notte, non ce la faremo ad arrivare in tempo se prima non ci riposiamo” 
Disse convincente Jace. Per una volta ragionava.. secondo me aveva capito che da soli non potevamo trovare Clary e voleva l’aiuto del Conclave. Se è così mi sta solo facendo un favore.Vidi Isabelle abbassare la testa e rilassarsi.. per poco.
“Come facciamo a dormire? Abbiamo solamente qualche sacco a pelo!E il mangiare?? Lo facciamo apparire dal nulla!!??”
 Iniziò di nuovo ad urlare Isabelle. Sembrò che a tutti fosse venuta un’idea fantastica perché li vidi illuminarsi e tutti di girarono a guardare Magnus che invece girava intorno a noi intonando una canzone in una lingua demoniaca e tracciando strani segni a mezz’aria. Tutti lo guardarono come se fosse impazzito. Ma Magnus è sempre stato pazzo, il MIO pazzo.. un conato di tristezza e malinconia mi pervase. Cercai di riprendermi e sentii Jace che aveva iniziato a parlare con Magnus.
“Cosa- stai- facendo?”
“Preparo il campo magnetico. Ma se volete svegliarvi e ritrovarvi un demone Ibis di fronte che si mangia le vostre scorte..” 
Tutti si girarono verso il punto indicato da Magnus con la testa e gli occhi di Jace strabuzzarono.
“Oddio.. Cibo vero!!!” iniziò a gridare e a correre verso il cesto
“Ma a casa vostra non mangiate?” chiese Magnus un pò stranito dopo che ebbe finito di creare il campo magnetico“Quello … non si può ….definire … mangiare. Isabelle cucina come un cane” 
tutti ridemmo e Isabelle si girò verso di me imbufalita e io alzai le spalle.“AHH!! Non solo! Benissimo allora cucinerò tutti i giorni!” io e Jace sbiancammo.“
Jace fai un abbonamento a vita da Taki”
Jace scoppiò a ridere e Isabelle era ancora più imbufalita.
“….. Chiudiamo l’argomento cibo e parliamo di cose serie. Chi fa il turno stanotte?” iniziò Magnus.
Simon si propose e Jace scoppiò nuovamente a ridere e disse: “Volete affidare la vostra vita ad un vampiro che se passa uno scoiattolo durante la ronda lo insegue?Ahahahah”
Simon si imbarazzò e si difese: “Io al contrario tuo POSSO stare sveglio quanto voglio!I vampiri non dormono!”
Jace si offese: ”E quand’è che io mi sarei addormentato scusa?”
“Beh. Quando c’è stata lezione di rune antiche, demonologia, allenamento..” Dissi io elencando i casi con le dita della mano. Jace mi guardò come per uccidermi e sussurrò piano piano.
“Non è vero… stavo solo.. riposando gli occhi” Isabelle si riprese e si intromise
 “Russavi anche”Jace la guardò offeso e imbarazzato:
“anche se fosse come fa a saperlo lui?” disse indicando con il mento Simon.
Tutti ci girammo verso Simon che mentre mangiava un torsolo di mela disse: “Oh.. Clary parla..”
Prima che Jace potesse dire qualsiasi cosa Magnus si intromise .
“Ok.. incarico affidato all’anatrafobico”
 Jace fece come a dire “cosa?” ma Magnus lo precedette
“Adesso tutti a dormire , domani ci sarà da camminare parecchio e non vorrei perdere qualcuno per la strada..” 
Concluse alzandosi da tavola e dirigendosi verso il suo sacco a pelo 
“Ah comunque Jonathan il campo magnetico dura qualche 5-6 ore quindi fra un po’ inizierà realmente il tuo lavoro” detto questo si appisolò nel sacco a pelo e io non potetti fare a meno di pensare a quando dormivamo insieme nel letto, a quando eravamo nel letto ma non dormivamo ….. Ripensando a quest’ultima cosa il solito, familiare rossore tornò a lampeggiare sulle mie guance.
“Va bene io vado a dormi.. cioè a fare la ronda”
tutti guardammo scetticamente Jace che appena pronunciate queste parole si alzò e velocemente salì su un albero per la ronda.Isabelle si congedò e si alzò per andare a dormire. Simon la seguì a ruota ma io non gli dissi niente perché in questi giorni mia sorella era un pò stressata e aveva bisogno di attenzioni.Fu così che rimasi solo io vicino al cesto. Mi persi un attimo a osservare il nostro “accampamento”.
Un fuocherello al centro dei sacchi a pelo, il campo magnetico tutto intorno e , infine, io e il cesto.Mi alzai e mi avvicinai al mio sacco a pelo che era accanto a quello di Simon e Isabelle che si tenevano per mano.
Li guardai per un attimo poi spostai il mio sguardo su Jace che seduto sul ramo di un albero continuava a guardare la luna.
Immaginai che in quel momento lui stesse pensando a Clary e si stava dannando l’anima per non essere potuto intervenire nel momento del rapimento.
Sarei voluto andare lì ad abbracciarlo e a rassicurargli che l’avremmo trovata , prima o poi. Decisi che forse era meglio rimanere solo a pensare. Mi infilai nel sacco a pelo e chiusi gli occhi. Buio.  


“Allora? Darai il tuo aiuto?”
“Farò di tutto per distruggere quegli stupidi Nephilim!”
“Dovremmo aspettare, ora non è il momento giusto per attaccare, lo immaginano..”
“Mi sembra giusto”
“Dovremmo attaccare al momento giusto, non possiamo permetterci di sbagliare!”
“Riguardo al Lightwood?”
“Per ora non ci darà nessun problema, ancora non sa niente ed è meglio che non sappia mai”
“Ma col tempo i segni diventeranno più evidenti”
“Bene. Ora sai che quello … sarà il momento giusto.. Tu raduna tutti quelli che puoi.. io mi occuperò del resto”
“Certamente Padrone Morgenstern” 
Angolo Autrici :3
Scusateci per la cortezza del capitolo ma non siamo riuscite a scrivere in tempo -.-‘ Perdono!!! Qui non abbiamo nulla di interessante apparte il dialogo misterioso alla fine ;) Non vediamo l’ora di saper chi avrete pensato che parlasse Ahahaha . Credeteci non è quello che pensate voi muahaha lo sappiamo, siamo cattive. Recensite recensite .Il prossimo capitolo sarà bellissimo e vi contorcerà le idee credetemi ahahaha. Grazie a tutti quelli che hanno recensito o che seguono la nostra storia.

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Capitolo 9
*** 10-10 Avvenimenti strani ***


Buio.
Completamente scuro.
Fino a quando un immagine non molto chiara iniziò a prendere forma nella mia mente .
I bordi dell'immagine iniziarono a concretizzarsi e capii che era una runa.
Non apparteneva al Libro Grigio di sicuro, era una runa sicuramente non convenzionale.
Era formata da un cerchio che una linea ondulata divideva in due parti uguali.
Nell'incavo della parte sinistra che si incastrava attraverso la linea con la parte destra del cerchio si trovava un pallino e anche nell'altra parte. 
Assomigliava al segno zodiacale del Cancro , solamente che al centro di questo cerchio c'era disegnata la runa del parabatai. 
I contorni della runa iniziarono e lampeggiare di una luce infuocata e aprii gli occhi di scatto. 
Ero ancora nella foresta al calduccio dentro il mio sacco a pelo. 
Mi guardai intorno e vidi che era tutto come quando mi ero addormentato l'unica differenza era il fuoco spento.
Alzai lo sguardo sull'albero dove Jace si era appostato per il turno di vedetta e notai che si era appisolato dolcemente con la testa appoggiata sul ramo. 
Mi alzai piano piano ed evitando di fare rumore mi avvicinai all'albero . Con un salto arrivai sul ramo dove si era appisolato e mi sedetti accanto a lui. 
Decisi che era meglio che io facessi la guardia almeno per un pò, l'alba non era così tanto lontana probabilmente. 
Mi misi ad osservare la luna e tutte le stelle del cielo e mi ricordai quando io e Max ci sedevamo sulla finestra e guardavamo il cielo e io gli elencavo tutte le stelle e le costellazioni che avevano iniziato a splendere. 
Gli dissi che alcune di quelle "stelle" erano pianeti e gli feci notare la più importante : la Stella Polare.
Era attratto da quella stella, ogni notte la osservava ammirato .
Un rumore mi distolse dai ricordi e osservai intorno guardingo. 
Con un balzo scesi dal ramo e piano piano mi avvicinai al mio amato arco.
Senza distogliere lo sguardo dai cespugli mi piegai e raccolsi l'arco da terra insieme ad una freccia e mi incamminai nella foresta di Brocelind alla ricerca della fonte del rumore.
Continuavo a sentire dei passi e dei rametti che si rompevano .
Mano a mano che correvo aumentava il rumore e proporzionalmente aumentava la distanza dall'accampamento.
Mi fermai .
Mi guardai attorno e notai che mi ero allontanato molto.
Un forte e freddo vento iniziò a soffiare e mi voltai verso la direzione da cui proveniva.
Dal nulla vidi comparire una chiazza di un giallo chiarissimo muoversi nell'oscurità della foresta e capii che erano dei capelli.
Li vidi ondeggiare dolcemente scossi dal vento.
Non persi tempo.
Tesi l'arco e presi la freccia ma prima che potessi tirare la presenza era scomparsa e con lui anche il vento. 
Rimasi per qualche secondo inebetito con l'arco in mano e la freccia incoccata quando realizzai che avevo lasciato l'accampamento scoperto. 
E se quella presenza fosse arrivata fino ai ragazzi?
Iniziai a correre a perdifiato e il tempo sembrò fermarsi come il mio cuore.
Arrivai quasi stremato alla radura.
Il mio cuore riprese a battere quando vidi tutti che mi osservavano, alzati, vestiti e pronti per partire.
Non voglio immaginare che aspetto avessi io in quel momento.
Ma posso sicuramente dedurre che avevo un'espressione mista fra uno che ha appena corso la maratona e uno che ha appena visto un demone Ibis a tre teste.
Li guardai uno a uno: Jace, che mi stava guardando come se fossi un pazzo con una motosega che ti sta inseguendo; Isabelle e Simon, che avevano la stessa espressione di Jace . Magnus, che guardava tutti con aria indifferente ma anche divertita.
"Alec... che stai facendo?" Mi chiese calma Isabelle.
"Ehm.... ero..." mi girai come per indicare la foresta e Isabelle mi guardò come se stesse cercando di tirarmi fuori le parole.
"Stavo...." continuai a balbettare come un ebete fino a quando Magnus non mise fine alla mia tortura procurandomene un'altra decisamente peggiore.
"Vabbene....Non ci interessa sapere dove sei andato fino a quando l'informazione non ci sia di aiuto.Ci incamminiamo?" Disse abbastaza freddamemte indicando la strada che avremmo dovuto prendere e che la luna calante stava illuminando debolmente. Dopo qualche secondo risposi gelido e insensibile.
"Andiamo" conclusi io.
Ci incamminammo .
Per tutto il tragitto Isabelle e Jace non mi parlarono. Probabilmente avevano capito che effetto aveva avuto su di me la frase di Magnus.
Tuttavia lui era come al solito indifferente e totalmente noncurante di quello che stavo provando.
Allora era vero.
Camille aveva ragione.
Io era solo uno dei tanti, non ero nessuno per il sommo stregone di Brooklyn.
Rimasi amareggiato, ma dopotutto l'avevo gia immaginato. Sono stato solo stupido a non pensarci di più. Forse avevo fatto bene ad andare da Camille.
Dopotutto se non avessi messo fine io alla relazione l'avrebbe fatto lui e sarebbe stato sicuramente più doloroso.
Ma come puoi illudere così tanto una persona e poi pugnalarla alle spalle? Solitamente puoi riservare questo trattamento alle persone di cui non ti importa nulla. 
Evidentemente era così che mi considerava Magnus. Nulla.
Dopo una buon'ora di cammino e con questi sentimenti contrastanti che lottavano dentro di me arrivammo in cima ad una collina e mi fermai.
Guardai al di sotto il sole che stava sorgendo e che illuminava Idris come non mai. Il lago scintillava sotto il sole e le nuvole erano sparite. 
Creava un'affascinante effetto luce/ombra sulle case.
Era uno spettacolo unico e raro.
Stavo osservando ammirato il paesaggio quando Jace bruscamente mi passò di lato.
"Quando hai finito di immaginarti i castelli per aria possiamo andare?"
Lo guardai con aria truce, ma dopotutto aveva ragione. Jace aveva iniziato a scendere in fretta dalla collina e io iniziai a seguirlo con la valigia in mano. Non sapevo se mio padre avrebbe cambiato idea sui Nascosti e avrebbe avuto una reazione genitile nei confronti di Magnus rivedendolo, semplicemente lo speravo.
Perchè alla fine non volevo che lui si sentisse così escluso dai Nephilim, anche se forse lo desiderava.
Nonostante tutto quello che era successo, probabilmente, non mi era rimasto indifferente.
 
 
 
Angolo Disperate:
Pietà non mandateci dai fratelli Silenti!!!
Ci dispiace per non aver postato il capitolo sabato scorso ma fra problemi e compiti abbiamo deciso di rimandare .
In questo periodo gli aggiornameni non saranno molto regolari perchè abbiamo un blocco che stiamo cercando di superare.
Il capitolo è corto e perdonate per gli errori di battitura se ce ne sono e .... recensite. Accettiamo di tutto..... comunque vi faremo patire le pene dell'inferno per la coppia Malec e Clace eheheh
Se avete delle preferenze per alcune coppie comunicatecelo nei commenti ok? Grazie a tutti
Kiakkiera e Tini
 
 

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Capitolo 10
*** AVVISO ***


SCUSATECI MA NON SIAMO RIUSCITE A SCRIVERE IL CAPITOLO, CIOÈ È SCRITTO MA NON SIAMO MOLTO SICURE QUINDI PREFERIAMO SCRIVERLO PER BENE. 
UN'INFORMAZIONE IMPORTANTE. ABBIAMO DECISO DI CAMBIARE E SCRIVERE I CAPITOLO IN 3 PERSONA PER FAR SCORRERE MEGLIO LA STORIA, GRAZIE A CHI CI SEGUE E RECENSISCE E A CHI RIMANE NELL'OMBRA.
INTANTO METTIAMO UNA PICCOLA ANTICIPAZIONE DEL PROSSIMO CAPITOLO.
 
"Invece dell'imponente presenza di Robert , dalla fessura della porta uscirono degli occhi vispi e accesi e dei capelli a caschetto corvini ... la riconobbe subito..."
 
Vogliate perdonarci xC D":
ALLA PROSSIMA
 

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Capitolo 11
*** Pregiudizi ***


Arrivarono ai piedi dell'abitazione dei Penahllow.
Alec si fece avanti e bussò alla porta e dopo qualche secondo all'incirca sentirono dei passi veloci che si avvicinavano alla porta.
Alec sperò con tutto il cuore che non fosse suo padre perchè non avrebbe voluto che Isabelle vedesse il suo genitore mentre restava indifferente a suo figlio o addirittura mentre lo insultava o lo escludeva.
Era meglio se tutto questo rimanesse fra Alec e lui.
Invece dell'imponente presenza di Robert , dalla fessura della porta uscirono degli occhi vispi e accesi e dei capelli a caschetto corvini ... la riconobbe subito.
"ALINE!!" Isabelle buttò Alec di lato e si precipitò a salutare la cugina.
Il maggiore dei Lightwood per poco non cadette a terra ma si ricompose quasi subito dopo aver sentito Magnus , Jace e Simon che sghignazzavano. 
Attraversarono tutti la porta e salutarono Aline a cui porsero non poco gentilmente i loro bagagli.
La cugina dei Lightwood abbracciò e salutò tutti ridendo e facendo battute.
Alec fu l'ultimo ad entrare. 
Avanzò fino ad Aline e rallentò un poco notando che la ragazza lo stava osservando.
Lo sguardo della cugina era radicalmente cambiato e sembrava molto confusa e impressionata ma era comunque indecifrabile. Ma impressionata da cosa?
Isabelle notò lo strano atteggiamento della ragazza e la fissò stranita.
"Alec stai bene?"Disse Aline. Quella domanda non era consona alla situazione. Non sembrava minimamente una di quelle domande che ti fanno i parenti per rompere il ghiaccio dopo tanto tempo come "com'è il tempo?" oppure "E i bambini?" . Anzi sembrava piuttosto ....inadeguata.
Aline inarcò un sopracciglio e mantenne sempre lo stesso sguardo anche se questa volta la sua espressione era tesa. Sembrava stesse guardando dentro gli occhi di Alec come per cercare di capire cosa pensasse ...ma era estremamente assurdo...
"....Eeehm.."Alec guardò Aline pensando che fosse pazza e cercò di non dare una risposta che sarebbe sembrata troppo scorbutica come "ma che ti sei fumata?" oppure "il puzzo di demone ti avrà dato alla testa...".
"S-si sto bene..." Alec avanzò oltre Aline perplesso e confuso. 
"Bene.. andate a posare i vostri bagagli nelle camere. Il primo piano è per le ragazze e il secondo per i ragazzi."
Tutti si guardarono e constatarono che l'unica ragazza nel gruppetto era Isabelle. 
"Beh.. meglio stare sola che male accompagnata.."Isabelle alzò le spalle con un'espressione accontentata e iniziò a salire le scale . Ad un certo punto si girò salutando i ragazzi e agitando la mano "ci vediamo dopo!".
Simon alzò le spalle e insieme a Jace iniziarono a salire le scale. Rimasero Alec e Magnus. 
Il Lightwood alzò lo sguardo verso lo stregone ma lo abbassò immediatamente.
"Alec, scusami se non ti ho avvertito subito ma è da una buona mezz'ora che è iniziata la riunione del Conclave..." Alec che fino a ora aveva continuato a guardarsi le scarpe alzò gli occhi e incontrò quelli della cugina che adesso esprimevano dispiacere e un pizzico di timore. Il Nephilim non capiva perchè Aline avesse ancora quello sguardo timoroso... era indescrivibilmente strano. Dopo qualche secondo Alec realizzò quello che aveva detto la cugina e diventò rosso come un peperone.
"Che coooosa????!!" Esclamò strigendo le mani a pugno e fissando la cugina che in quel momento sarebbe voluta diventare piccola piccola.
"Ehm si scusa... però non prendertela con me ... è meglio se fai in fretta invece di perdere tempo.."
Il maggiore dei Lightwood capì che la cugina aveva ragione e decise di non perdere tempo.
"Vabbene... dove sono?"
La cugina indicò la fine del corridoio e a gesti spiegò la direzione da prendere mentre si incamminava lentamente verso la direzione.
"In fondo al corridoio girando a destra , la prima porta di mogano sulla destra"
Alec abbassò la testa mimando un silenzioso "Ok" e Magnus sfregandosi le mani si allontanò piano piano dai cugini.
"Bene io vado... chiamatemi se la situazione diventa divertente voglio filmare.."
Alec si battè la mano sulla fronte e bisbigliò qualcosa del tipo "idiota" quando Aline stese un braccio davanti a sè e gridò.
"Aspetta Magnus... devi andare anche tu alla riunione..." disse ridendo. 
Magnus aveva messo il piede sul primo gradino delle scale e sentita l'affermazione si fermò. 
Alec non lo vedette in faccia ma percepì che era un pò seccato dal tono di voce che usò con sua cugina.
"Vabbene... vediamo di finire presto.."
Magnus sorpassò Alec e si diresse verso la fine del corridoio.
Alec ringraziò la cugina e raggiunse Magnus nella curva che dava sull'altro corridoio .
Lo stregone stava per spalancare la porta del consiglio quando Alec lo precedette mettendosi davanti a lui.
"Se permetti..." il Nephilim non potè vedere la faccia del figlio di Lilith e forse questa era la cosa che gli dispiaceva di più...
Il cacciatore spalancò il portone in mogano ed entrò nella Sala del consiglio.
La sala era gigantesca e al centro di essa si trovava un enorme tavola rotonda attorno alla quale erano disposte delle sedie dove erano seduti molti Nephilim. 
Alcuni li riconobbe subito , Helen, la fidanzata di Aline; vide Luke, vide sua madre, vide Raphael.
Questo gli ricordò un po Re Artù e i cavalieri della tavola rotonda ma in questo caso era molto diverso... 
A capo dei cavalieri della tavola rotonda c'era Re Artù, un capo di tutto rispetto, e Ginevra, un'altra grandissima donna.Lì invece c'erano Jia Penhallow e suo padre.
Lo sguardo di Alec appena entrò nella stanza si puntò subito su suo padre.
Ad un certo punto un lieve brusio si levò dalla sala 
"Guardate c'è il Lightwood.."
"Non ci posso credere è ancora qui.. dopo tutto quello che è successo non si vergogna?"
"È il figlio dell'inquisitore...che dispiacere sapere queste cose sul proprio figlio..."
"Perchè? Cosa è successo?"
"Il maggiore dei Lightwood ha una relazione con uno stregone.."
"Oh Per l'Angelo con un nascosto?"
"UNO stregone???"
"Esattamente con il sommo stregone di brooklyn, Magnus Bane"
"Bane??!!Non ci posso credere!!Io mi vergognerei a farmi vedere in giro..."
Alec sentì tutte le voci ma era completamente mortificato. Come potevano esistere persone del genere? Appena Robert aveva sentito la porta aprirsi e il brusio arrivare alle sue orecchie aveva alzato lo sguardo sul figlio.
Da quanto capì Alec ,non era per niente felice di vederlo, anzi ,sembrava che la sua presenza lo irritasse.
Alec rimase deluso dal suo comportamento, da quando il padre aveva scoperto che era gay aveva iniziato a trattarlo come se non esistesse, mentre invece sua madre aveva accettato il "cambiamento".
"Benissimo Alexander , aspettavamo solo lei"
La voce di Jia sovrastò tutte le altre e Alec voltò lo sguardo su di lei. 
"Siediti accanto alla signorina Blacktorn grazie"
Alec abbassò piano le braccia lungo i fianchi che fino a ora aveva tenuto appoggiate parallelamente alle ante del portone ancora spalancate.
Il cacciatore si spostò dalla porta e appena si scostò e la sagoma di Magnus fu visibile a tutti i brusii che si erano placati incominciarono a rimbombare nella sala.
Mentre Alec attraversava la sala per andare a sedersi accanto ad Helen sentì incuriosito tutti i commenti su Magnus che stavano facendo i cacciatori. 
"Magnus bane!!"
"Oh Per l'Angelo ci mancava solo lui qui!!"
"Già era una disgrazia avere dei Nascosti qui fiuriamoci se arriva lui!!"
"Ma chi l'ha chiamato???"
Adesso nessuno guardava lui , erano tutti impegnati a guardare lo stregone e Alec sentì la rabbia montargli dentro. Come potevano permettersi di parlare così a Magnus?? Lui in contrario era felice di quegli elogi. Sembrava ci fosse abituato.
Il suo sguardo cadette di nuovo su suo padre che era intento a guardare Magnus e sembrava stesse quasi per saltargli addosso e pugnalarlo.
Uno spirito assassino si impossessò di Alec quando il padre fece una smorfia di disgusto in direzione dello stregone.
Vide Robert lanciare uno sguardo assassino a Maryse e quest'ultima abbassò lo sguardo mortificata.
Magnus si sedette accanto a Raphael e vide il vampiro girarsi verso lo stregone e lanciargli un sorriso sornione e vide lo stregone tirargli una gomitata.
Helen fece tornare Alec alla realtà sventolandogli una mano.
Il cacciatore non se ne era accorto ma da quando lo stregone si era seduto accanto al vampiro aveva sempre tenuto un'espressione arrabbiata.
Era gelosia per caso?
Beh, era plausibile. Dopotutto dopo duemila anni ci sarebbero stati solo Magnus e Raphael... 
Forse stava impazzendo... dopotutto cosa potevano avere in comune i due nascosti? Solamente la passione per le unghie, per il trucco e per i capelli...
E poi non credeva di certo che Raphael fosse di quella sponda... ma quando una persona è gelosa è gelosa e basta... anche se il ragazzo di cui sei geloso sta parlando con un maschio, con una sedia, con una pietra o addirittura con un gatto... qualche tempo fa era stato anche geloso di Chairman Meow.
Jia Penahllow battè la mano sul tavolo per richiamare l'ordine. Mentre Alec era in uno stato di trance i Cacciatori ed i Nascosti avevano iniziato a gridare e a litigare e alcuni si erano alzati in piedi e si stavano per lanciare le sedie. Che bel quadretto.
Jia Penahllow si alzò in piedi e gridò.
"Bene! Che la riunione del Conclave abbia inizio!"
 
 
Angolo quadrato:
Ciao a tutti :) scusate se abbiamo saltato sabasto scorso ma non siamo riuscite a continuare per bene quindi abbiamo preferito aspettare per scrivere per bene. Il capitolo non è dei migliori lo ammettiamo ed è pure corto ma per ora non volevamo lasciare così incompleta la ff. Gli aggiornamenti non saranno sempre regolari ma ci proveremo .
Grazie a chi recensisce e a chi rimane nell'ombra.
Tutte le recensioni sono gradite :"D
Abbiamo aggiornato oggi perchè probabilmente domani non ne avremo l'opportunità...
Tini fray & Kiakkiera

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Capitolo 12
*** AVVISO ***


Ragazze scusateci ma questa settimana non abbiamo avuto tempo per scrivere il capitolo perchè abbiamo avuto verifiche una dietro l'altra.. ci dispiace molto e comunque abbiamo gia idee in testa per continuare la storia he non è neanche a metà xD avrete da piangere eheheh xD noi non rimpiangiamo niente u.u 
Vi lasciamo un piccolo snippet ... anche se forse capirete l'emittente
 
"Non dobbiamo stupirci...Dopotutto hanno sempre trattato così quelli come noi" 
 
Sabato prossimo pubblicheremo il capitolo solo se questo arriverà a 5 recensioni... siamo cattive eheh xD pardon
~Tini fray e Kiakkiera

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Capitolo 13
*** Discussioni ***


 
"Bene! Che la riunione del Conclave abbia inizio!"
Robert prese la parola per primo e iniziò a esporre le idee generali.
"Allora, siamo tutti coscienti che questa volta la guerra sarà fra le più grandi e pericolose perchè, non solo il nemico ha un esercito abbastanza consistente e ben organizzato ,ma possiede anche gli Strumenti Mortali perciò io direi che dovremmo mobilitare l'esercito con i migliori shadowhunters e..."
Alec interrupe il padre " Sebastian si alleerà con i Nascosti , li teme, nonostante Valentine sia morto lei sue idee sono state tramandate da tempo al figlio . Io credo che.."
"Alexander non ha nessuno diritto che le permette di interrompere l'inquisitore mentre parla!" Esclamò con enfasi Jia guardando Alec come se fosse uno scarafaggio che dovrebbe essere schiacciato. 
Alec ricambiò lo sguardo fissando i suoi occhi blu in quelli del Console.
La gara di sguardi fu interrotta da una voce possente e calda.
"Jia fai parlare il ragazzo magari ha delle buone idee"
Alec cercò per la stanza la persona a cui apparteneva quella voce comprensiva e scoprì essere di un Nephilim sulla cinquantina seduto accanto alla madre.
Jia finse di valutare la proposta e dopo acconsentì alla richiesta dell'uomo.
"D'accordo Joey lo lascerò parlare.." Jia si sedette e con tono austero guardò Alec.
"Hai cinque minuti Lightwood" gli occhi del Console lo penetrarono in profondità e un brivido percorse la schiena di Alec che in quel momento desiderava solamente scomparire. Parlare in pubblico non era mai stato il suo forte , figuriamoci con un falco che ti guarda come se da un momento all'altro ti volesse mangiare e un gruppo di Shadowhunters che non sanno fare altro che giudicare.
Ma il problema più grande non erano loro . Era un certo Nascosto che aveva appena smesso di parlare con il succhiasangue e adesso stava facendo finta di non essere interessato al discorso. Ma il Nephilim sapeva che stava cercando di non guardarlo , o almeno così sperava, perchè se Magnus avesse guardato Alec quest'ultimo si sarebbe ritrovato con uno sguardo da ebete e non sarebbe riuscito a formulare neanche mezza frase di senso compiuto. Perciò decise di guardare il muro della Sala, che forse, era l'unico oltre a Helen a dargli ascolto realmente.
"Stavo dicendo, che secondo me , Sebastian si alleerà con i Nascosti perchè li teme, nonostante Valentine sia morto le sue idee sono state tramandate al figlio quindi io credo che dovremmo..."
Alec si fermò sapendo che quello che stava per dire lo avrebbe fatto esiliare da Idris oppure fatto prendere a calci dal Console.
"Allearci con i Nascosti?? Stavi veramente per dire questo?" Jia lo interruppe e la sua voce acida si diffuse per tutta la stanza.
"Veramente, Jia, i Nascosti ci hanno aiutato più di quanto mi piaccia ammettere" fu proprio Maryse a prendere le parti del figlio, dopotutto l'idea di allearsi con loro era stata sua e non voleva che incolpassero Alec. Maryse continuò "... ed è grazie a loro se abbiamo vinto la maggior parte delle battaglie ... e poi gli Accordi..."
"Oh, ormai gli accordi sono belli e bruciati! Dimentichi per caso quanti guai ci ha creato la vampira che si era alleata con Lilith? Beh, non credo che sia così tanto vantaggioso allearsi con i Nascosti.." rispose per le rime il Console.
Alec capì che la zia stava parlando di Maureen, ormai Camille era morta. Ma... il Console non lo sapeva... Helen interruppe il silenzio che si era nuovamente creato.
"Se state parlando di Camille non è più un problema.."
Oh merda
"Cosa vorresti dire Blacktorn?" Chiese l'inquisitore che non aveva aperto bocca fino a quel momento.
"Voglio dire che Alec l'ha uccisa" rispose secca. 
 Dei versi compiaciuti si levarono nell'aria e Alec si rese conto realmente di quello che aveva detto Helen e rimase basito. Lui non aveva ucciso Camille, e neanche Maureen, la "giovane" vampira era scappata subito dopo aver ucciso Camille e averlo incontrato .Alec non voleva passare per quel genere di persone che fingono di aver compiuto chissà quali missioni. Cercò subito di rimediare smentendo tutto.
"No... io.. veramente non ho..." iniziò a balbettare sentendo tutti i Nephilim che si complimentavano con lui. Sentì pure Raphael, un tempo timoroso della furia di Camille, congratularsi con lui a bassa voce.
In quel momento come risvegliato da una scossa Magnus alzò lo sguardo verso Alec, per la prima volta dopo tanto tempo e il cacciatore non riuscì a non sentirsi mortificato, Magnus, anche se tanto tempo fa , aveva amato Camille. Lo sguardo dello stregone era indecifrabile ma se l'espressione fosse stata più chiara e avrebbe espresso degli espliciti "come hai potuto?" Opppure "sei un mostro" Alec forse si sarebbe sentito peggio. Anzi, il Lightwood constatò che faceva molto più male non sapere cosa provava Magnus, piuttosto che saperlo ma non poter agire. In tutto questo Magnus ancora lo guardava con la bocca leggermente schiusa e Alec si diede dello stupido.
"BASTA!" urlò Jia , tutti si ammutolirono immediatamente. "Come puoi tu Alexander Gideon Lightwood chiederci di riscrivere gli accordi se sei tu il primo che li vìola?" Alec non riuscì a parlare e Jia continuò " Gli accordi precisano che per uccidere un Nascosto bisogna avere un validissimo motivo oppure un mandato del Conclave!" A questo punto fu Helen a prendere le sue difese.
" Mi sembra che prima voi, Console, non deste molto peso alle regole che compongono gli accordi" dei sospiri increduli si levarono in aria. Alec non potè reprimere un sorriso, primo motivo perchè la cacciatrice lo stava difendendo, secondo motivo perchè aveva perfettamente ragione!
Jia non riuscì a replicare, sapendo che qualsiasi cosa avesse detto le sarebbe stata ritorta contro. 
Alec si girò verso Helen , aveva una rabbia repressa che si stava sforzando di mantenere. Pensò a quello che aveva detto Aline dopo la scomparsa di Jace.
 
"Stanno ignorando la cosa, come se non parlandone, potesse sparire"
 
Alec a quel ricordo sorrise malinconico, si ritrovava perfettamente in Aline e nella sua situazione , solamente che lui non era più fidanzato con Magnus e, volente o nolente, lui rimaneva sempre omosessuale. 
"E poi Alec aveva un valido motivo. La vampira si era alleata con Lilith, minacciava il vice-capo clan di New York e lo avrebbe ucciso se non si fosse difeso" Il Lightwood ascoltò le parole di Helen ma non riuscì a replicare , teneva lo sguardo basso sul tavolo di mogano mentre dei bisbiglii iniziarono a riempire la stanza. Non sentì il Console controbattere quindi pensò che la questione fosse stata chiusa invece l'ultima persona che lui avrebbe immaginato potesse intromettersi si intromise. 
"Non capisco di cosa ti preoccupi Jia, è quello che volevi no? Adesso passiamo ad altri argomenti prima che diventi notte.." fu l'inquisitore a parlare e fu lui stesso a continuare il discorso.
"Bene, date le circostanze , accetto la poposta di ammettere i Nascosti come nostri alleati e non più come nostri nemici e rimetto in vigore gli Accordi prestabiliti con questi ultimi."
Un mormorio si levò attorno alla tavola, tutte opinioni espresse a bassa voce che sembravano dire " siete degli incoscienti" oppure " non sono per niente d'accordo".
L'inquisitore continuò a parlare 
"Penso, e, pensiamo" disse rivolgendo lo sguardo verso Jia "che mobilitare l'esercito, sistemare l'armentario e prepararci alla guerra siano le uniche cose che possiamo fare per ora." Jia interruppe Robert mentre parlava spalancando la mano aperta d'avanti al viso. 
"Ah, e, date le circostanze, IO ho pensato che sarebbe opportuno trovare il punto debole del nostro avversario e attaccarlo"
Alec interruppe il Console come se si fosse stancato a sentire quelle idee stupide e senza senso
"Non possiamo attaccare senza neanche sapere a che cosa andiamo in contro!" Disse come se fosse una cosa ovvia.
Jia assunse la posa simile a quella di una maestra alle elementari cne ti rimprovera, solamente che in questi caso lei ti avrebbe potuto pure uccidere.
"Si alza la mano per parlare!" Setenziò il Console.
"Mi scusi Jia" mi girai verso la voce che aveva parlato e mi accorsi che era un ragazzo sui 18 anni, abbastanza muscoloso e con i capelli color rame. Jia si girò verso di lui e i suoi occhi si illuminarono, Alec non riuscì a capire cosa avesse in mente.
"Parla pure Harry" acconsentì Jia sorridendo civettuola.
"Io non credo che sia corretto attaccare senza sapere a che cosa si va incontro" espose Harry.
"Ma è la stessa cosa che ha detto Alec!!" Esclamò con enfasi Helen. Le mise una mano sulla spalla come per rassicurarla e calmarla allo stesso tempo. Magnus alzò lo sguardo dal tavolo che aveva guardato fino a quel momento e la gelosia lo invase appena vide Helen sorridere ad Alec. Vide il cacciatore sorridere e gli venne una morsa allo stomaco, ripensando che, se non avesse lasciato il Nephilim, a quest'ora , il destinatario di quel sorriso fantastico sarebbe potuto essere lui; non quella biondina tutta trucco. 
"Comunque, Harry, si dovrebbe sapere sempre a che cosa si va incontro" rispose Jia , con toco calmo e tranquillo.
"A me non sembra che voi ne siate a conoscenza , valutando il fatto che state generalizzando il punto da colpire , il quando, il come e il dove."
Alec alzò lo sguardo e notò che era stato Magnus a parlare. Jia aveva uno sguardo ferito e indignito. Magnus era sempre stato bravo a ferire e indignare la gente. Fin troppo bravo...
"Non si deve permettere di dubitare delle scelte del console e dell'inquisitore" urlo Jia, il suo viso era diventato color peperone che si notava moltissimo in contrasto con la carnagione olivastra. Cercò di intimorire Magnus ma questi non sbattè ciglio e rimase imperterrito. "E con questo ho finito" concluse il Console uscendo dalla Sala e sbattendo la porta.
Tutti, appena uscì ,si girarono a commentare la scena con il proprio vicino e Helen si girò verso Alec iniziando a riempirlo di frasi indignate e arrabbiate. Lui non l'ascoltò neanche un secondo, era impegnato a osservare quel pezzo di Stregone che stava ridendo con quell'odioso e fra un po morto (più di com'era in quel momento) vampiro. 
"Ehi.." la voce di Helen mi giunse lontana , quasi inesistente e per un attimo pensai di essermela immaginata ma dopo continuò martellante e sempre più insistente.
"Alec ci sei???" Il cacciatore si risprese e guardò la Nephilim.
"Si , scusa, ero... preso" Helen si girò verso il punto osservato da Alec e notò il centro dei suoi tormenti.
"Uuuh il Sommo-sbrilluccicoso-glitterato-stregone Magnus Bane" annunciò ridendo come una 14enne. Il sorriso di Helen investì Alec e lo contagiò e di rimando anche lui sorrise. Il Nephilim sentì uno sguardo che lo penetrava come 100 messi insieme , aveva qualche idea sul proprietario di quello sguardo ma pensò che non poteva essere lui.
La voce del padre di Alec risuonò nella stanza e alzò il viso per osservarlo. Notò che stava avendo un battibecco molto acceso con Jocelyn.
"La nostra priorità in questo momento consiste in Jonathan Morgenstern e il suo esercito! Non possiamo pensare ad altro!" Urlò
"Ma mia figlia è stata rapita!!! Non potete non pensare a lei!" Gridò Jocelyn in preda al panico più totale.
"Beh, in questo caso ci sarebbe anche la torcia vivente dell'Herondale di cui occuparsi..." disse Raphael noncurante guardandosi le unghie.
"Ma se Clary non mangia? Se non ha le sue medicine? La sua copertina??"
La sua copertina? Ok adesso stava diventando ancora più strano il discorso. 
"Accontentati per ora di sapere che è viva!" Le disse Magnus, ovviamente senza un briciolo di tatto.
Alec vide Jocelyn che era diventata bianca in viso e sembrava si stesse mettendo a piangere allora prese parola per evitare che accadesse.
"Jocelyn, sono sicuro che Clary stia bene, Seb.. volevo dire Jonathan ha bisogno di lei, gli serve per qualche scopo quindi non la ucciderà... per ora la cosa importante è che sia viva , non se faccia il bagno tutti i giorni.." 
Helen mi sorrise e io diedi uno sguardo veloce a Magnus che stava guardando con aria da assassino la omicida. Appena si accorse che lo stava osservando si girò a parlare con Raphael che non sembrava molto interessato. 
Mio padre annuì e continuò a parlare.
"Allora... dall'ultima guerra le difese di Idris sono diventate più deboli e lasciano passare sempre più demoni quindi credo sia necessario fare dei turni di ronda notturni. Allora, chi si propone per il primo turno delle 19?"
Il ragazzo dai capelli ramati alzò la mano e si propose e il padre di Alec lo segnò nella lista che teneva sotto il braccio.
"Bene, chi si propone per il turno delle 21?" 
Helen svelta come un serpente alzò la mano e esclamò "Io Alec ci proponiamo per la ronda delle 21!" L'inquisitore annuì e li fissò con uno sguardo che non riuscì a decifrare. La cacciatrice abbassò la mano.
"Chi si propone per la ronda delle 23?"
Alec stava per uccidere la ragazza ma una voce che conosceva fin troppo bene riempì la stanza facendo calare il silenzio. 
"Io e Raphael ci proponiamo per la ronda delle 23" 
Il cacciatore alzò lo sguardo e vide lo stregone sorridere maliziosamente e Raphael che se avesse potuto, secondo il suo parere, lo avrebbe morso immediatamente. Alec sentì montare dentro un moto di gelosia che partì dalla testa arrivando fino alla punta degli anfibi. Magnus e Raphael? Di notte? Da soli? Al chiaro di luna? No, non poteva sopportarlo. Cercò di non dare nulla a vedere quando Magnus girò lo dguardo verso di lui sorridendo come a dire "te l'ho fatta!".
"Bene i restanti turni delle ronde saranno occupati dai Nephilim che sono già stati informati. 
I turni delle ronde saranno validi da domani sera.
Quando avremmo ulteriori informazioni non esiteremo a informare tutti" detto questo si alzò e uscì dalla stanza così come fecero tutti gli altri. 
Alec e Helen raggiunsero le ante della porta della Sala e il cacciatore la precedette. Stava per rsggiungere l'angolo per tornare nell'androne del palazzo quando qualcuno gli urtò la spalla e andò avanti, si accorse che era Magnus. Capì che l'aveva fatto apposta ad urtarlo ma non capì ilperchè. Magnus non era tipo da giochetti di bambini dispettosi.
Fece un po di passi distansiandosi da Alexander e si fermò, fece come per pensarci sù e iniziò a salire le scale per dirigersi nel dormitorio e Alec lo seguì velocemente. Gli stette dietro a fatica, dove l'aveva trovata tutta quella velocità? Una magia magari? Iniziò a chiamarlo ma lui raggiunse camera sua e sbattè la porta in faccia al Nephilim che si rassegnò ed entrò in camera ... ma non era solo.
 
Angolo delle disperate
Buongiorno:) iniziamo col dirvi che questo capitolo è stato il più difficile da scrivere, avevamo avuto un blocco e avevamo paura di dover bloccare e cancellare la Fan Fiction ma ci siamo riprese.
Adesso una cattiva notizia..
 Abbiamo pensato di prenderci un po di tempo per scrivere per bene i capitoli e pubblicarli con il tempo giusto, pensiamo a 2-3 settimane circa.. ci dispiace :( siamo terribili, ma speriamo di non deludervi...
Questo sarà l'ultimo spoiler che avrete della storia:"(
 
"Non fare il mio stesso errore Cacciatore"
 
Detto questo... alla prossima e non odiateci xC

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Capitolo 14
*** "Quel Nephilim sarebbe stato la sua rovina" ***


 
"Isabelle che ci fai qui? Tu non dormivi al piano di sotto?" Alec si appoggiò alla porta chiusa come se fosse rimasto paralizzato. Isabelle , seduta fra le coperte ben fatte del letto, lo guardò con una strana luce negli occhi.
"Non avevo sonno quindi sono venuta qui con l'intento di aspettare che uscissi dalla riunione" fece un sorriso forzato. Alec si sedette accanto a lei e la guardò quando Isabelle gli fece una domanda a cui non sapeva come rispondere
"Come è andata? Dico, con papà?" Il viso di Isabelle era sempre bianco come un lenzuolo, più del solito, quando parlavano del padre. 
"Bene, ANZI, credo che finalmente abbia cambiato idea e abbia deciso di farmi sposare con Magnus e organizza lui il matrimonio, ti rendi conto?" Alec usò più sarcasmo di quanto avesse voluto e Isabelle capì subito. Si sporse verso il fratello e lo abbracciò , Alec le portò una mano sulla schiena e le diede delle pacche amorevoli, come faceva quando Isabelle da piccola correva nel suo letto all'istituto per paura dei temporali. Alec ruppe il silenzio.
"Isabelle c'è qualcosa che devi dirmi? Ti vedo un po turbata.." isabelle alzò lo sguardo su di lui e sorrise.
"Da quando usi l'aggettivo turbata?" Alec rise ma poi divenne di nuovo serio e Isabelle pure. La ragazza si sedette per bene e guardando il piumone del letto iniziò a parlare.
"Quando stavo per entrare in camera tua ho sentito dei rumori e , affacciandomi dalla porta, ho visto il Console che cercava qualcosa qui dentro" indicò la valigia del Cacciatore aperta a terra "ma non ho capito cosa stesse cercando..."
Il viso di Alec si incupì.
"Poi ha tirato fuori una cosa dalla valigia, ma quando ha sentito dei passi provenienti dalle scale l'ha buttata di nuovo nella valigia ed e corsa via e io mi sono nascosta dietro un pilastro." Si fermò per prendere fiato e continuò
"Dopo che ero sicura che se ne fosse andata entrai in camera e chiusi la porta, ho sentito dei passi veloci e una porta che si chiudeva..."
pensò Alec
"E poi sei entrato tu"
Alec aveva ancora uno sguardo perplesso dopo che Isabelle finì di raccontare. 
"Tu cosa credi che voglia?"
Alec alzò lo sguardo e incontrò quello timoroso della sorella.
"Non lo so..."
Isabelle annuì e iniziò a giocherellare con le frangie del cuscino.
"Dai, vai in bagno a cambiarti e poi vieni a dormire" le propose alec con un sorriso.
Il viso di isabelle si illuminò
"Veramente? Posso?!" Alec sorrise alla sorella. 
"Sarebbe cambiato qualcosa se ti avessi detto di no?" Isabelle si buttò sul fratello e lo abbracciò, corse in bagno e chiuse la porta a chiave.
Alec aspettò fino a quando non sentì l'acqua del lavandino scendere e si precipitò sulla sua valigia.
La aprì e notò che quello che aveva detto Isabelle era vero: chiunque avesse aperto quella valigia stava cercando qualcosa di importante, e non aveva molto tempo a disposizione. Dentro il bagaglio i vestiti erano sparpagliati in modo così disordinato che Alec si chiese cosa avrebbe fatto Jace vedendo quel disastro. Però, c'era una cosa in cima a quel guazzabuglio: la foto del suo 14esimo compleanno.
 
 
 
 
Richiuse la porta alle sue spalle e strinse forte i pugni. Com'era possibile che quello stupido Nephilim gli causasse così tanto dolore? 
Non gli bastava aver provato a togliergli l'immortalità, adesso doveva pure tormentarlo! Era così... doloroso.
Era doloroso vederlo ogni giorno, era doloroso vedere quella sgualdrina della Blacktorn che scimmiottava intorno ad Alec, che gli teneva la mano, che rideva con lui... era geloso ! Era incredibile.. Magnus Bane il Sommo Stregone di Brooklyn ,con quasi più di 800 anni sulle spalle, era geloso di uno stupido Nephilim? 
Alec poteva essere pure bello, alto, muscoloso, estremamente dolce, comprensivo, empatico, eccitante... ma che stava dicendo?
 Non solo Alexander aveva fatto quello che aveva fatto ma aveva anche ucciso Camille! A Magnus non piaceva più Camille ma era stato il suo primo "vero" amore, anche se lei non lo aeva mai calcolato più di tanto. Come aveva potuto uccidere Camille solo per vendetta?!
 Era incredibile.. odiava quel cacciatore come non aveva mai odiato nessuno... ma allo stesso tempo lo amava come non mai. Si sedette di fronte al tavolino con lo specchio in un angolo della stanza e appoggiò i gomiti sulla superficie del tavolo e nascose la testa fra le mani come a cacciare via quei pensieri che lo avrebbero portato a impazzire prima o poi. 
Prese fiato e cercò di chiudere le sua mente per non provare emozioni. Alzò lo sguardo sullo specchio e vide la sua immagine riflessa, era da quando aveva lasciato Alec che non si era più guardato allo specchio e notò che era diventato simile a un vampiro. 
Aveva le occhiaie e il suo viso sembrava trascurato , aveva gli zigomi sporgenti e gli occhi incavati e per la prima volta dopo tanto tempo i capelli di Magnus erano spenti e deboli e gli ricadevano sugli occhi e sulle spalle.
 Pensò solamente una cosa: "patetico". Una valanga di emozioni si impossessò di lui e successe in un attimo.
Lo specchio andò in frantumi e le scheggie di vetro si sparpagliarono intorno a lui che era stato balzato in piedi dopo l'esplosione di vetrini. Si rialzò e guardò quello che era appena successo. Aveva perso il controllo della sua magia, si era lasciato trasportare dalle emozioni e involontariamente il potere aveva agito per lui... dovevs imparare a controllarsi, non sarebbe dovuto accadere di nuovo. A meno che non sarebbe successo quando era vicino alla Blacktorn.... si diede dello stupido.
 Stringeva il pugno e teneva gli occhi chiusi come a non voler vedere quello che aveva appena fatto. Si disse che stava impazzendo e che non poteva andare avanti così.. non poteva finire così. Quel ragazzo sarebbe stato la sua rovina. 
 
 
ANGOLO DELLE PAZZE:
Ed eccoci di nuovo qui, ci perdoniamo per avervi fatto aspettare tutto questo tempo ma almeno adesso abbiamo la storia prefissata... più o meno xD perdonateci! Allora.. in questo capitolo abbiamo un'Isabelle investigatrice, un Alec ironico e un Magnus depresso :) siamo ben forniti. Speriamo di non avervi deluso nonostante le settimane di pausa :( vorrei sapere cosa ne pensate
Alla prossima :*

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Capitolo 15
*** Scheggia di vetro ***


 
"Jace, per piacere, renditi utile. Vai a chiamare tuo fratello per piacere..." la voce di Isabelle gli penetrò nelle orecchie. Decise di dare ragione alla sorella. Doveva svegliarsi non poteva continuare a leccarsi le ferite. Forse doveva capire che Clary non sarebbe più tornata da lui, che l'aveva persa per sempre... ora doveva smetterla di auto-flaggellarsi. 
diceva la sua coscienza. Decise di ascoltarla ,almeno aveva qualcosa di interessante da fare. Si diresse in corridoio e salì le scale velocemente. Arrivò al 3 piano e si mise d'avanti alla porta della camera di Alec e iniziò e tirare pugni alla porta.
"ALEC ALZATI O ENTRERÒ CON LA FORZA!!!"
Un mugolio di risposta attraversò la porta e Jace lo prese come un
e decise di aver fatto il suo dovere. Era stanco per lottare con Alec. Si diresse verso le scale per andare in cucina al piano terra e superò la porta della camera di Magnus notando che era socchiusa. Tornò indietro e incuriosito sbirciò dentro e vide che non c'era nessuno, entrò nella stanza e facendo qualche passo sentì qualcosa di fragile sotto la suola della sua scarpa infrangersi. Alzò il piede e notò che era un pezzo di vetro, non riuscì a capire da dove provenisse ma non se ne fece un problema, lo mise in tasca e si mise a osservare la stanza cercando il luogo di provenienza del frammento di vetro. Sapeva che non doveva stare lì ma era troppa la curiosità. Posò lo sguardo sullo specchio del mobile e dopo averlo osservato per un pò notò che la superficie sembrava essere stata montata come un puzzle. Un leggero bagliore scaturiva in ogni spaccatura fra ogni pezzetto di vetro. Cosa poteva essere successo? Guardò attentamente tutto lo specchio e notò che in un angolino mancava un pezzetto del puzzle. Prese la scheggia dalla tasca e vide se combaciava e constatò che combaciava perfettamente. Cercò di collegare lo sguardo di Magnus questa mattina e lo specchio rotto. Evidentemente lo stregone in qualche modo aveva rotto lo specchio e aveva cercato di ripararlo ma aveva poca energia e non si era riparato completamente. Sentì dei rumori e uscì dalla stanza chiudendo immediatamente la porta e scese gli scalini in fretta e furia. Arrivò in cucina, entrò, si sedette.
"Allora?"chiese Isabelle. Jace posò lo sguardo su di lei e subito dopo su Magnus come se qualcosa nel suo viso potesse suggerirgli qualche indizio su quello che aveva appena visto. Purtroppo nessuna emozione traspariva dal viso dello stregone.
"Sta scendendo" rispose solamente.
 
 
 
Un debole raggio di luce entrò dalla finestra e fece spalancare gli occhi di Alec. Ascoltando meglio notò che non era stata la luce a svegliarlo, bensì le urla del parabatai provenienti dal corridoio.
"ALEC ALZATI O ENTRERÒ CON LA FORZA" urlava.
Alec emise un mugugnio e sentì Jace allontanarsi.
Battè qualche volta le palpebre per cercare di cacciare il sonno. Si girò dall'altro lato del letto e notò che le coperte emanavano un lieve calore. Isabelle doveva essersi alzata da poco evidentemente. Buttò la testa all'indietro sul cuscino e chiuse gli occhi per 5 secondi. Si alzò e notò che si era addormentato vestito, camminò fino alla porta come uno zombie, scaraventò la mano sulla maniglia , la abbassò e uscì chiudendosela alle spalle. Si diresse verso le scale per scendere.
"Un pò tardino per svegliarsi Nephilim,no? Pensavo che voi aveste orari più diurni" si girò lentamente verso la voce alle sue spalle e vise l'ultima persona che si immaginava di incontrare, anzi, che sperava di incontrare.
il ghigno di Raphael sovrastò la carnagione scura del volto mostrando i suoi denti bianchissimi e i canini sporgenti. Alec iniziò ad innervosirsi, non perchè Raphael avesse detto un qualcosa di scortese ma per il tono che aveva usato: saccente. Lo stesso che usava Jace quando ce l'aveva con lui.
"Non ti dovrebbero interessare i miei orari , vampiro. Preoccupati piuttosto per te stesso, appena ne avrò l'occasione ti butterò fuori al sole e ti vedrò mentre incenerisci." Il cacciatore disse tutto questo con un tono che non aveva mai usato in vita sua e che .. non gli apparteneva. Alec riuscì a leggere , dietro la maschera di ostilità di Raphael, un pizzico di sorpresa. Evidentemente anche lui si era accorto che sembrava che ad Alec fosse venuta un'ispirazione.
Il cacciatore gli diede le spalle e scese le scale, vide che il nascosto lo seguiva senza fatica. Arrivò nel corridoio del piano terra e sentiva Raphael che lo chiamava. "El idiota", come lo aveva soprannominato Alec , fece un sospiro teatrale tanto per fare scena.
"Cos' è tutta questa osilità , Alexander?".
 Mentre il vampiro urlava Alec era entrato in cucina dove erano seduti i suoi amici. Il cacciatore sperò che nessuno avesse sentito Raphael ma dallo sguardo di Simon capì che avevano sentito tutti, o almeno quasi tutti. Jace sembrava perso nei suoi pensieri. Vide Magnus e si ricordò di non essersi neanche pettinato o fatto la doccia e aveva dormito vestito. Pensò di avere un aspetto orribile, si era appena alzato e aveva di sicuro i capelli come quelli di un clown, ma si diede immediatamente dello stupido. Osservò più attentamente lo stregone e notò che teneva lo sguardo fisso sul suo bicchiere.. aveva qualcosa di strano. 
"Alla Buon Ora!"la voce di Isabelle gli penetrò in testa e gli scaldò il cuore. La guardò, era perfetta: non aveva un capello fuori posto. Aveva un coprispalle turchese e sotto di esso indossava un vestito anch'esso turchese ma più chiaro e corto fino al ginocchio. Aveva le gambe fasciate da collant neri leggeri e degli stivaletti col tacco alto.
"Avevo il sonno pesante.... possiamo dire così.." Isabelle gli sorrise.
Sentì una mano sull sua spalla e con la coda dell'occhio vide che era Raphael. Fece finta di non averlo visto e mollò le ante pesanti della porta che finirono dritte in faccia al vampiro. Isabelle e Simon sghignazzarono. Alec si sedette a tavola accanto a Jace e sentì il vampiro ringhiare da fuori la porta. Raphael spalancò le ante ed entrò in cucina guardando male Alec e avvicinandosi a Magnus trovando un punto in cui il sole non arrivava, cosa che infastidì non poco il Nephilim. Cercò di non farlo capire e aprì una conversazione.
"Allora che si mangia? Sto morendo di fame!" Il cacciatore guardò al suo lato e vide il parabatai che sembrava estremamente concentrato su un minuscolo granello di polvere. Magari era diventato come Ortone del mondo dei chi, magari dentro quel piccolo granello di polvere ci poteva essere un piccolo mondo di Shadowhunters... non si sa mai cosa passa dentro la testa di Jace.
"Oggi il pranzo è sicuramente buonissimo" esclamò Isabelle.
Alec si aspettava un pranzo da Master Chef con Chef Ramsey che sbucava fuori dalla dispensa, invece la dichiarazione della sorella fece gelare il sangue a tutti.
"Ho cucinato io" esclamò con un sorriso maligno.
Tutti i commensali alzarono lo sguardo su di lei e sbarrarono gli occhi, il primo a parlare, anzi a balbettare, fu Alec.
"Ehm... io non ho più così tanta fame..." 
"Neanche io" il ragazzo alzò lo sguardo e vide che Helen era accanto a lui. Sobbalzò. Quando diamine era arrivata? Helen si girò verso il Lightwood e gli sorrise. Raphael vide Magnus serrare i pugni sotto il tavolo.
"Abituatevi perchè cucinerò TUTTI i giorni" Isabelle fece un sorisetto malvagio e Alec si sentì gelare.
"Allora io mi metto a dieta!" Esclamò Helen muovendo le braccia in modo esasperato e appoggiandosi allo schienale della sedia.
"Ti servirebbe" lo stregone aveva sussurrato quelle parole ma tutti lo avevano sentito. Simon e Raphael risero in silenzio e Helen aveva uno sguardo assassino riservato allo stregone. Alec le mise la mano sul ginocchio per evitare che facesse qualcosa di sbagliato come uno Nascost-icidio. La cacciatrice si girò verso il ragazzo e gli sorrise. Proprio in quel momento le porte della cucina si spalancarono e fece capolino il viso di porcellana di Aline. Gli occhi di Alec incrociano quelli della cugina e il cacciatore notò qualcosa di strano che non riuscì a capire, il Lightwood poi si accorse che la sua mano era ancora sul ginocchio della cacciatrice e la tolse subito diventando rosso.
"Buongiorno Aline" salutò Helen con tono formale e distaccato. Alec si chiese da quando le due ragazze si trattassero in quel modo, dopotutto stavano insieme no? Lo sguardo di Alec divenne confuso ma decise di non fare domande, non voleva ritrovarsi infilzato da una forchetta, la quale, era proprio di fronte a Helen pronta per qualsiasi utilizzo... qualsiasi. 
"Buongiorno ragazzi.. buongiorno Helen..."
Aline fece un sorriso mesto.
"Di che parlavate?" Domandò Aline immergendosi dentro il frigorifero e uscendone poco dopo con una bottiglia di acqua fresca in mano. Prese un bicchiere e ne versò un pò.
"Della bravura innata di Izzy per la cucina" rispose sarcasticamente Simon.
Isabelle aveva un finto sguardo ferito rivolto a Simon.
"Insomma, begli argomenti" disse Aline bevendo l'acqua in un solo sorso. Posò il bicchiere e si diresse verso una mensola da dove prese un barattolo, lo aprì e versò il contenuto liquido verdognolo in un'altro barattolo che posò dentro la borsa.
"Allora, com'è stato tornare a Idris dopo tanto tempo?" Chiese Aline.
"Diciamo che non ho vissuto le mie esperienze migliori qui..." introdusse Simon, tutti si girarono per guardarlo tranne Jace che continuava ad ammirare il granello di polvere.
"Beh, essere imprigionato nelle celle della Guardia da un console che ti fa un interrogatorio simile a quelli di CSI, essere pestato dal fratello maggiore maniaco ,di cui non si sapeva l'esistenza ,della tua migliore amica, essere venduto ad un gruppo di vampiri, partecipare per la prima volta ad una guerra, farti disegnare il Marchio di Caino sulla fronte... diciamo che sono esperienze che tutti vorrebbero vivere ,no?" Esclamò sarcastico.
"Che cos' è CSI?" Chiese poco curioso Alec. Voleva solamente cambiare argomento per non arrivare a parlare della nota più dolorosa in tutto il loro viaggio nella città di vetro...
"CSI è un programma televisivo che guardano i mondani, è una fiction investigativa con dei poliziotti che scoprono sempre il criminale e la vittima. È un po ripetitivo però: crimine, scena del crimine, investigazioni, interrogatorio, investigazioni, secondo interrogatorio, rissa, scappatoia, di nuovo rissa, e infine, la meno importante, l'incarcerazione del colpevole, sempre se è ancora in vita"
Disse Magnus con voce atona non rivolgendosi a nessuno in particolare. Alec per tutto il discorso si beò della sua immagine dato che lo stregone, come Jace, si era messo a fissare un punto imprecisato sul tavolo e quindi non prestava attenazione a lui.
"Non pensavo che tu guardassi la TV mondana..." disse meravigliato Simon.
"È l'unica risorsa che ti rimane quando le uniche cose che ti distraggono dalla noia della vita sono il lavoro ,Chairman Meow e le feste..." rispose per niente emozionato lo stregone. 
riflettè Alec. Si ricordò l'ultima volta che erano andati al cinema, avevano visto Titanic e Alec si era messo a piangere come una femminuccia gridando che doveva morire Rose non Jack e Magnus aveva ribattuto insinuando che a lui piacesse Leonardo di Caprio. 
"Adesso che tutti abbiamo capito che Magnus non ha una vita sociale possiamo cambiare argomento?" Propose Helen gesticolando con una mano e facendo una smorfia annoiata.
"Io ho una vita sociale! Solo che i miei amici o sono tutti passati a miglior vita o hanno trovato un incarico dall'altro lato del mondo" ribattè Magnus
Alec pensò che prima o poi sarebbe toccato a lui passare a miglior vita... chissà se a Magnus sarebbe importato... Quanto avevano lottato per quel "finché morte non vi separi", e alla fine era stato proprio quello la loro rovina.
"A proposito dei vostri amici... dillà c'è una persona che la aspetta Bane" dalla soglia della porta si affacciò la madre di Alec.
Magnus assunse un espressione confusa mentre il viso di Alec traspirava gelosia da tutti i pori. Cosa mai potevano volere da Magnus e soprattutto... CHI?
"Cercate di non rimpiangere troppo la mia mancanza..." detto questo si alzò da tavola e seguì Maryse.
"Non ci sperare troppo" sussurrò Isabelle. 
"Ormai non c'è più speranza..." disse fra se e sè Alec, però tutti al tavolo lo sentirono e Isabelle guardò il fratello che però si era concentrato su un punto lontano al di fuori della vetrata della cucina. Fissava i fiori rossi che ornavano il prato verde acceso di fronte alla casa dei Penhallow. Rossi come il sangue, si ritrovò a pensare, come il sangue fresco. Alec si chiese se non stesse diventando pazzo. Lui non pensava quasi mai a cose lugubri come il sangue, o almeno, non come prima cosa. Forse gli serviva un po di riposo. Ma il cacciatore non sapeva , che per tutto quel periodo, lui avrebbe dimenticato che cos' era il riposo.
 
 
Magnus aveva seguito Maryse per tutto il corridoio e in quel momento si rese conto di quanto assomigliasse a Isabelle e ad Alec. Era impressionante. Adesso capiva da dove i primogeniti Lightwood prendessero la bellezza, oltre che dai geni lontani di Cecily e Will.
La madre era fredda e distaccata come la figlia ma Magnus sapeva che era anche una donna forte, coraggiosa e soprattutto che sapeva amare.
Arrivarono di fronte alla porta e Maryse fece segno a Magnus di accomodarsi.
Lo stregone aprì le ante del portone della biblioteca e uno sguardo meravigliato scaturì dai suoi occhi.
Solamente una parola uscì dalla bocca dello stregone.
"Tessa..."
 
 
Angolo pazze:
Ed eccocci di nuovo qui :3 stavolta vi chiedo un piccolo favore x3 potete mettere nella recensione un voto da 1 a 10 ? sarebbe bello, grazie in anticipo. Comunque vi ricordo che tutte le recensioni sono gradite x3 
~Tini

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Capitolo 16
*** Lo specchio dei segreti ***


 
Il sole illuminava la stanza per ogni centimetro.
Le coperte rosso scarmiglio del letto a baldacchino erano in perfetto ordine, la scrivania era libera da qualsiasi carta.
Sulla sedia erano appesi gli abiti da combattimento che aveva rammendato per lui Clarissa.
Si vestì in tutta fretta e si rimirò allo specchio, i capelli cenerei erano scompigliati ed entravano in contrasto con la divisa nera.
 La giacca in pelle scendeva sinuosa su tutto il tronco e si arrestava appena sopra il bacino dove invece iniziavano a scorrere i pantaloni.
Sembrava come nuova dopo che la sorella la aveva sistemata dopo che lui l'aveva bruciata con il veleno di demone.
Calzava degli anfibi , anch'essi neri, ereditati dal padre. 
In una delle tasche apposite per le armi c'era il pugnale dei Morgenstern. 
Quel pugnale che una volta era appartenuto a suo padre...
Come la villetta modesta in cui alloggiavano da qualche giorno lui e sua sorella.
Valentine gli aveva riferito di tenere nascosta quell'abitazione pochi giorni prima che l'angelo lo uccidesse.
Era una piccola villa a 2 piani nella foresta di Brocelind. 
Abbastanza semplice, infatti il padre non viveva lì quella casa era stata nascosta a tutti, persino a Jocelyn, e veniva usata da Valentine come un secondo rifugio.
Ogni cosa in se stesso non faceva che ricordargli il genitore. 
L'aveva frustato, maltrattato, catalogato come "mostro", ma era la figura più vicina ad un padre che Jonathan aveva... era l'unico riferimento.
Fino a quando la sua cara sorellina non lo aveva ucciso, per un certo senso le era stato grato, se non lo avrebbe fatto lei lo avrebbe fatto da solo, così si era pure risparmiato un'ennesima "macchietta" da aggiungere al suo curriculum vitae. 
Un riflesso abbagliante lo accecò e portò una mano al viso per proteggersi dalla luce eccessiva.
Socchiudendo un occhio cercò la fonte di così tanta luce e vide che era quell'apparecchietto malefico di sua sorella chiamato "telefono cellulare" poggiato sul mobile ,posto parallelo allo specchio.
Si avvicinò all'aggeggio e intimò
"Tu , piccolo odioso inutile aggeggio infernale, come osi accecare Jonathan Cristopher Morgenstern!?"
Stava per infilzarlo con il pugnale ma ci ripensò quando vide l'apparecchietto che si illuminava e vibrava.
Lo prese in mano e sbloccò lo schermo:
34 chiamate perse e 4 messaggi non visualizzati.
Chi mai poteva volere sua sorella?
Cliccò sulle chiamate.
34 chiamate perse: Jace♥♥♥♥. 
Tutte fatte in questi giorni.
Cercò di non vomitare e aprì la casella dei messaggi.
 
1 messaggio:
Clary dove sei? Sto impazzendo senza di te! Ti amo!
 
Nausea
 
2 messaggio:
Clarissa verrò a salvarti ovunque tu sia non ti lascerò mai da sola!
 
Sensazione di reflusso gastrico-intestinale
 
3 messaggio:
Io ti amo e ti amerò fino alla morte e se ci sarà una vita dopo la morte ti amerò anche allora...Resisti!
 
Vomito in arrivo
 
4 messaggio:
L'amor che move il sole e l'altre stelle! Io moverò la terra per trovarti o mia principessa!
 
Dopo aver letto quei messaggi era rimasto così senza parole che per sbaglio aveva premuto il tasto "AVVIA CHIAMATA". Appena si rese conto di cosa aveva fatto chiuse il telefono immediatamente. Sbattè l'aggeggio sul mobile e imprecò quando cadde a terra. Lo prese e vide se si era rovinato.
Possibile che quell'Herondale fosse così stupido? 
Li sceglieva così bene i ragazzi sua sorella?
Mah, meglio non pensarci.
Sentì un pizzicorio dentro la testa vicino alle tempie e le premette per alleviare il dolore.
Alzò la testa e si guardò intorno.
Appena il suo sguardo ricadde sullo specchio al centro della stanza rimase allibito.
Le mani iniziarono a tremare dallo stupore e il telefono cadde di nuovo a terra.
Il riflesso che conteneva lo specchio non era il suo, era di un ragazzo che aveva all'incirca la sua età.
Sebastian era apparentemente identico a quella figura ma un particolare abbastanza visibile li distingueva.
Il ragazzo dello specchio era vestito con abiti d'epoca.
Smocking nero e sotto la camicia bianca quasi trasparente si potevano comunque notare i marchi neri e le cicatrici delle rune.
 Il Nephilim dello specchio si girò verso di lui e gli sorrise, o almeno sembrava che si stesse rivolgendo a lui.
Sebastian si piegò e raccolse nuovamente il telefono senza distogliere lo sguardo dallo specchio
 Dall'altro lato del vetro l'ambientazione era una camera stile antico, letto a baldacchino con le coperte blu scuro, una scrivania con una sedia decorata con incisioni floreali nel legno di mogano .Parallelamente alla scrivania c'era un imponente armadio a 2 ante che assomigliava a quello delle cronache di Narnia.
Riposò lo sguardo sul ragazzo, si avvicinò di più alla figura e vide che aveva gli occhi verdi, di un verde molto chiaro e luminoso. Gli zigomi alti , i denti bianchissimi e la carnagione chiara ma non olivastra.
Assomigliava ad uno di quei ragazzi con cui avresti piacere a passare il tempo, solare, simpatico, divertente, comico.
Il genere di ragazzo che Sebastian avrebbe ucciso molto volentieri se gli fosse stato ordinato.
Era così preso dalla persona dentro lo specchio che non si era accorto che Clary era entrata in camera e lo stava osservando stranita.
"Jo tutto apposto?" Gli chiese con fare preoccupato.
Sebastian si girò e la vide e rimase paralizzato come un bambino che era stato colto con le mani nella marmellata.
Si posizionò immediatamente di fronte allo specchio come per coprire la persona all'interno anche se non sapeva chi era.
Clary lo guardò e Sebastian capì che le aveva fatto una domanda.
"C-cosa?" Chiese Sebastian
"Ti ho chiesto... hai tu il mio telefono? Ma sei diventato sordo?" Esordì Clary.
Sebastian portò la mano con il telefonino dietro la schiena.
"Ehm.. no scusa ero un pò...ehm... come dire... con la testa per aria.."
Da quando Jonathan Cristopher Morgenstern balbetta??!! Oggi non è giornata.
Clary lo guardò come se si fosse dimenticato qualcosa.
"Allora?" Chiese la sorella.
"Allora cosa?" Domandò Sebastian confuso. 
"Il telefono Jo! Ma sei rintronato?" Urlò Clary.
"Ahh, scusa. Ehm, no non ho visto il tuo telefono" mentì. Sentì un nodo alla gola mentre parlava. Erano sensi di colpa quelli? Non era possibile.
Aveva quasi sempre mentito soprattutto quando aveva preso possesso dell'identità di Verlac, che cosa cambiava adesso?
"Ah, ok. Grazie lo stesso" clary socchiuse la porta. 
Sebastian rilassò i muscoli del corpo che fino ad allora, non si era accorto di tendere.
Si allontanò dallo specchio e lo guardò, la figura era sempre là, più splendente che mai. 
"Allora scendi a fare colazione?!" 
Sebastian saltò in aria quando si rese conto che Calry era entrata di nuovo in stanza e lo guardava con un sorriso che arrivava fino alle orecchie.
"Allora? Che ti prende sembra che hai appena visto un fantasma!" 
pensò Sebastian, ma non rispose alla domanda della sorella.
"Dai, fammi vedere come ti sta la divisa!!" sorrise allegramente e si avvicinò al ragazzo, diede uno sguardo veloce allo specchio e poi guardò di nuovo suo fratello.
"Non lo vedi?!" Chiese esasperato il fratello. 
Non lo vedeva????!!!
"C-che cosa J?" Chiese la ragazza confusa guardando d'apprima il fratello poi il punto che esso indicava con la testa.
"Cosa dovrei vedere?" 
Sebastian aveva la bocca socchiusa in un chiaro segno di disappunto. Guardò nuovamente lo specchio dove la figura del ragazzo appariva chiara e imponente.
"L-lo s-specchio..." balbettò Sebastian. 
La ragazzo girò lo sguardo verso di esso e lo guardò con attenzione come a cercare di individuare il dettaglio.
"Vedo il nostro riflesso Jo" esclamò tutta contenta
"La divisa ti sta benissimo, ovviamente dopo che te l'ho sistemata io" ridacchiò e battè le mani.
Sebastian era allibito.
Fece finta di niente per non sembrare pazzo.
"Ehm... si proprio quello! Siamo fantastici no?"
Sebastian si piegò e mise un braccio intorno alle spalle di Clary.
"Ho il miglior fratello del mondo" esclamò Clary con l'entusiasmo di una bambina.
Sebastian sentì qualcosa che non aveva mai sentito: affetto. 
Era la prima volta che sentiva di provare questa emozione così forte, per sua sorella.
Nemmeno quando l'aveva rapita e l'aveva tenuta con lui a casa sua.
Felice l'abbracciò e la strinse forte a lei.
"Non lasciarmi mai.. Mai! Giuralo"
Sebastian sorrise
"Lo giuro"
Clary lo guardò come a correggerlo.
"Giuralo sull'Angelo"
Ci fu un secondo di silenzio.
"Lo giuro sull'Angelo"
 
"Tessa..."
"Magnus.." la ragazza sorrise allo stregone dal divano su cui era seduta.
Si guardarono per un tempo interminabile ma Maryse interrupe il silenzio.
"Ehm, io vado ad avvisare i ragazzi del discorso"
"Quando avete finito di parlare , signorina Gray, la invito a sistemare le cose al primo piano dell'ala est del palazzo. Arrivederci"
Maryse uscì dalla porta e Magnus si rigirò verso Tessa. Non era cambiata affatto, dopotutto era immortale come lui, non sarebbe dovuta invecchiare.
"Allora... ho saputo che ti stai vedendo con un Lightwood..." disse Tessa.
Magnus fece un sospiro di rassegnazione e si avvicinò a lei e si sedette sul divano. 
"Chi te l'ha detto?" Chiese facendo un piccolo sorriso. 
"Ragnor vero?" 
Tessa annuì bonariamente.
"Mi ha anche detto che è estremamente uguale a Will"
Magnus fece finta che Tessa non avesse neanche nominato Will e continuò a parlare.
"Beh, se ti ha informata Ragnor allora sei rimasta un pò indietro con la versione dei fatti."
Disse Magnus guardando dapprima Tessa e poi un punto imprecisato nella stanza.
"Cosa vuoi dire? Non faceva per te? Troppo scontroso? Troppo... Nephilim?"
Lo stregone sorrise.
"No. Anzi, mia cara amica, Alexander è completamente diverso da ogni concezione di cacciatore che hai acquisito tu in questi anni." 
Magnus si diede dello stupido perché la sua voce aveva preso una nota dolce e emozionata parlando del ragazzo... poi aveva detto Alexander come se fosse un dio greco... doveva controllare meglio le sue emozioni.
Tessa sembrò ragionarci sù.
Magnus non le volle dire a cosa si stesse riferendo, preferì rimanere sul vago.
"Comunque.. come te la passi in giro per il mondo?"
"Oh beh, diciamo che è molto interessante. Tu invece come te la passi?"
"Bene, anzi, splendidamente oserei dire!"
La ragazza capì che Magnus era ironico.
Tessa sorrise mestamente. 
"Allora non è cambiato nulla..."
Magnus sospirò.
"No, assolutamente nulla"
Ci fu un piccolo attimo di silenzio. 
"Jem?" Tessa guardò Magnus "come sta?"
Magnus sorrise.
"Non so, i Fratelli Silenti non sono molto loquaci a dire il vero"
Tessa rise. 
"Credo che abbia avuto tutto il tempo di riflettere in questi anni, in una cella nella cità di Ossa"
Tessa assunse un'espressione preoccupata.
"In una cella?"
Magnus si corresse. 
"Non una cella, non so dove vivono i fratelli, se in una cella, in una camera di albergo 5 stelle a Manhattan. O in una spa, gli servirebbe, sono sempre così... tesi"
Risero.
"Vedo che non sei cambiato neanche tu" disse Tessa "sempre il solito stupido stregone"
Magnus la guardò male.
"Anche io sono contento di vederti..." disse. "E comunque sei ingrassata servirebbe anche a te fare una dieta" concluse ripensando ad Helen.
Tessa rise ma poi il suo viso s'incupì.
"Sai, Magnus, che non ti avrei mai disturbato dai tuoi 'impegni' se non avessi avuto un motivo importante..."
Il sorriso di Magnus scomparve.
"Centra qualcosa Clarissa?"
Tessa annuì seria , inspirò e guardò Magnus con i suoi occhi grigi.
"Ho un piano per doatruggere Jonathan Morgenstern, una volta per tutte..."
 
 
Angolo delle crazy
Allora... iniziamo col farci perdonare sul mancato aggiornamento di sabato scorso ma non ce la facevamo proprio.
Abbiamo ancora le idee molto confuse, sarebbe bello scaricare tutti i pensieri in una cartella sul computer e ordinarli per importanza....
Comunque bando alle ciance.
In questo capitolo si vede la prima apparizione di Tessa *-* yeee e si scopriranno anche novità su Sebastian.
È un capitolo di importanza media, ma non per questo da sottovalutare.
Volevo farvi una domanda che è un po fuoriluogo ma mi serve molto, adesso vi metterò una lista di cantanti e voi dovrete dirmi nelle recensioni il vostro preferito.
-Bruno Mars
-One direction
-Violetta (Disney Channel)
-Imagine Dragons
Detto questo...
Alla prossima ;)
 

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Capitolo 17
*** Cavallino ***


 
La figura imponente di Magnus apparì sotto uno spiraglio di luce.
Alec notò che sorrideva appena...si vede che l'incontro era andato abbastanza bene...
Simon sospirò.
"Alec vuole andare a casa di Ragnor Fell per un "ispezione" " esclamò stufo il vampiro calcando sull'ultima parola.
Il sorrisetto di Magnus scomparve.
"Che cosa?? Da Ragnor? Ma che avete in testa? Non ve lo permetto!"
"Non abbiamo bisogno della tua autorizzazione, o almeno, io no"
La voce di Alec era diventata fredda e un brivido percorse la schiena di Magnus sentendola. 
Alec sorrise in modo beffardo e lo stregone non riuscì a ribattere quando si avvicinò lentamente fronteggiandolo.
Il cervello di Magnus aveva staccato la spina ed era andato alle Hawaii con un volo diretto da Idris. 
Alec non sembrava... Alec. 
Si perse negli occhi del cacciatore e solo dopo un pò di tempo si accorse che il ragazzo si era allontanato da lui.
"E neanche io" esclamò raggiante Helen andando di lato ad Alec.
Magnus la voleva fulminare ma si trattenne.
"Bene, se vuoi possiamo andare io e Alec e tu guardi gli altri!" esclamò tutta sorridente la ragazza bionda prendendo sotto braccio il cacciatore moro.
Le mani di Magnus tremarono e questo dettaglio non sfuggì alla vista di Raphael. 
"E vabbene andiamo tutti a casa di Fell!"Esclamò urlando lo stregone. 
Magnus non aveva mai preso una decisione così in fretta in vita sua.
"Non ci posso credere lo hanno corrotto" bisbigliò sottovoce Raphael da un angolino nella stanza.
Magnus lo guardò male.
Jace non distolse lo sguardo da Alec.
"Tu sei tutto pazzo, cominci ad assomgliare ad Izzy" esclamò il biondo.
Isabelle corse di lato al fratello moro e lo abbracciò di slancio.
"Gia, finalmente! Sono così commossa" disse con gli occhi lucidi.
Jace aveva un espressione disgustata.
"Vabbene andiamo!" Disse sfregandosi le mani Alec.
"E come pensi di entrare nella scuderia genio della lampada?" Esclamò Jace alzando gli occhi al cielo.
"Ecco le chiavi Alec!" Esclamò Aline correndo verso di loro.
Magnus si chiese quando si era allontanata. 
Quella ragazza era uno magra quanto un bastoncino ma era abbastanza visibile...
"Mia madre le ha lasciate qui"
Alec prese al volo le chiavi che la cugina gli aveva lanciato e si girò per aprire le ante della scuderia.
"Io rimango qui a crogiolarmi. Non posso uscire di giorno" disse Raphael annoiato.
"Neanche con degli occhiali da sole?"
Disse Magnus ridendo.
Raphael lo guardò male come avvertimento ad un eventuale morso.
"Poco male, ci avvertirai se arrivano i nostri genitori" 
Disse Alec.
Raphael sperava di avere un po di tempo libero e invece si doveva sorbire il peso di quell'incarico.
Alec si girò e aprì le ante della scuderia.
Si avvicinò ad un cavallo nero e in tempo record lo sellò e gli mise le briglie.
"Ma tu non sai cavalcare.." disse Isabelle. 
"Hahahahah gia, una volta un cavallo gli ha tirato i capelli ed è corso dalla mamma piangendo ahaahhahaha" jace non la smetteva di ridere.
Alec gli diede un'occhiata glaciale e salì in groppa all'animale.
Lo indirizzò verso l'uscita della scuderia, gli diede quattro potenti colpi con di briglie e il cavallo iniziò la sua corsa al galoppo.
 Alec facendo leva sulle staffe si sporse con il petto verso la testa del cavallo per avere più aereodinamica e gli zoccoli del cavallo fecero alzare una nube scura di polvere e terra.
Isabelle rimase a bocca aperta.
"M-ma lui non era quello che non sapeva cavalcare?" esclamò Helen sconvolta da tanta bravura.
Magnus fece un sorrisetto compiaciuto e non smise di guardare Alec che continuava ad allontanarsi sempre di più.
"Mh" 'disse' Magnus come chiaro segno di apprezzamento.
Helen girò lo sguardo verso Magnus e gli diede un'occhiata atroce che lo stregone ignorò di proposito. 
Isabelle fece le spallucce e si avvicinò ad un cavallo anch'esso nero ma con la criniera bianca.
"Ciao bello" gli disse affettuosamente e lo accarezzò sul muso e il destriero felice di quel trattamento mosse la coda come a scodinzolare e avvicinò sempre di più la testa a Isabelle.
 Simon era meravigliato. 
Non aveva mai visto Isabelle serena o... docile.
Neanche con lui o con il fratello si comportava così.
Simon si avvicinò alla ragazza e le cinse le spalle con un braccio e lei poggiò la testa sulla sua spalla.
Magnus sbuffò guardandoli, quanto avrebbe voluto ritrovarsi nella stessa situazione di Simon, non nel senso di abbracciare Isabelle... bensì suo fratello...
"Pf.. ma trovatevi una camera" disse Magnus con tono disgustato.
Isabelle gli scoccò un'occhiataccia.
"Sei solamente invidioso perché vorresti essere tu a fare ciccipucci ... con qualcuno che..." iniziò Isabelle alludendo ad Alec e lo stregone arrossì, per la prima volta forse in vita sua.
La ragazza si fermò a metà frase guardando Helen che li osservava come se fossero impazziti.
"...che non sarebbe corretto nominare date le circostanze..."
Jace passò in mezzo a Magnus e Isabelle con aria furente.
"Vogliamo andare prima che tornino i nostri genitori?"
Magnus alzò gli occhi al celo.
Jace si diresse verso l'ultima celletta della scuderia.
A prima vista sembrò che lo spazio fosse vuoto.
Si sporse dal cancelletto che divideva 'la stanzetta' dal resto della scuderia.
Aspettò e dopo un pò dei grandi occhioni verdi sbucarono fuori dal buio.
Jace rimase stupefatto da quel colore: era identico a quello degli occhi di Clary...
Un naso rosa molto grande appena sotto gli occhi si arricciò per sentire meglio l'odore del nuovo arrivato.
Jace sorrise.
"Ehi, vieni avanti piccolo non ti faccio del male..."disse allungando la mano verso il puledro.
Il cavallo appena vide la mano di Jace si ritirò immediatamente con un piccolo nitrito nell'oscurità della cella.
Jace ci rimase male. Si girò dal lato opposto si appoggiò al cancelletto.
"Vabbene... quanto siamo scontrosi..." disse incrociando le braccia sul petto.
Guardò da tutt'altra parte e vide che gli altri stavano litigando su quale cavallo prendere. Evidentemente non bastavano per tutti.
Ne erano rimasti solamente 3.
"Io prendo questo!" Disse Magnus avvicinandosi ad un cavallo... bianco con la criniera che aveva delle striscioline glitterate... Figurati.
Aline si oppose.
"No! Quello è io cavallo che usavo da piccola per fare le passeggiate! Nessuno lo può toccare!" Esclamò. 
"Abituati a lasciare andare le cose, prima o poi se ne vanno, di loro spontanea volontà o meno.." disse Helen con lo sguardo puntato altrove.
Aline abbassò lo sguardo a quell'affermazione. 
Magnus guardò Helen con un sopracciglio alzato e un lieve sorriso sulle labra e Jace scommise che ci stava godendo nel vederla soffrire.
"Aline se vuoi puoi venire con me.." disse Isabelle felice.
Le cavalcate l'avevano sempre emozionata, sin da piccola, per quello che si ricordava Jace.
"No! Io non andrò con Shirley!" Esclamò lo stregone puntando il dito contro il vampiro.
Simon roteò gli occhi .
"È Simon! S-i-m-o-n! Dopo tutto questo tempo ancora non sai il mio nome?!" Gridò con enfasi.
"Se fossi bravo a ricordarmi anche i nomi delle persone insignificanti sarei un genio..." disse Magnus guardandosi le unghie delle dita con nonchalance.
"Infatti il primo nome che ha imparato da quando ci conosciamo è stato quello di Alec..." disse Jace con un sorriso malizioso alludendo alla prima volta che erano andati dallo stregone per Clary.
Quando Jace e Clarissa erano tornati al loft dello stregone , Magnus aveva scambiato Jace per Alec e ci era rimasto abbastanza deluso sapendo che lui non era "il ragazzo dagli occhi azzurri" come aveva soprannominato Bane stesso il suo parabatai.
Magnus rimase con la bocca socchiusa e non seppe rispondere. Per la prima volta dopo tanto tempo il Sommo Stregone di Brooklyn non sapeva rispondere per le rime ad un Nephilim adolescente minorenne...
"Bene... tu andrai con Helen" rispose Isabelle
Magnus e la cacciatrice sbiancarono.
"No! neanche per sogno!" Esclamarono all'unisono con enfasi. Isabelle e Simon trasalirono.
"E se invece voi due piccioncini.." disse Magnus con un enorme sorriso spingendo Isabelle e Simon verso un cavallo "non andate e insieme così vi potete scambiare tante smancerie ed effusioni..."
"E voi due..." disse riferendosi ad Helen e Aline "fate quello che volete e lasciate il Sommo Stregone di Brooklyn in pace?" Finito il discorso prese dalle briglie il cavallo bianco , lo sellò con la magia e salì in groppa.
I ragazzi rimasero a bocca aperta.
"Haloa!" Esclamò lo stregone e iniziò a galoppare seguendo le tracce degli zoccoli che aveva lasciato il cavallo di Alec.
Isabelle gridò esasperata.
"Ma sono tutti così gli stregoni??!!!" 
Helen si sbattè la mano in fronte.
Aline si appoggiò ad un cancelletto.
"Io con lei non salgo sul cavallo" disse Aline.
Isabelle sbuffò.
"Se vuoi mi sacrifico io per te Aline" disse Simon alzando la mano.
Isabelle , Aline e Helen sbarrarono gli occhi. 
"NO!!!!" urlarono all'unisono.
"Vabbene ragazze, voi risolvete i vostri problemi..." disse Simon prendendo un cavallo grigio e avvicinandolo all'uscita della scuderia.
Isabelle guardò Simon e poi si girò verso Helen e Aline e sorrise loro.
"Mentre io raggiungo quel PAZZO PSICOPATICO di mio fratello... ok?" Disse Isabelle concludendo la frase lasciata a metà dal vampiro.
Helen la guardò male, ma in un modo oltremodo che sagerato.
La Nephilim raggiunse il vampiro e salì sul cavallo.
Il nascosto la seguì subito dopo mettendosi dietro di lei e si incamminarono.
Isabelle non capì se Helen l'avesse guardata così per averla lasciata lì oppure per qualcos'altro...
Aline guardò Helen che però era intenta ad osservare a tratti il cavallo e a tratti il pavimento.
"...Allora... vi muovete?" Esclamò Jace.
le ragazze sussultarono. Non pensavano che ci fosse ancora il ragazzo.
"Ehm... sì... vero Helen?" Disse falsamente Aline tirando una gomitata alla Nephilim.
"Cosa? No io non voglio salire.." si oppose Helen massaggiandosi il braccio appena colpito e parlando a bassa voce per non farsi sentire da Jace.
"Certo che si.." disse a denti stretti Aline.
"SU! SALI!" La incitò la Phenallow. Helen montò a cavallo e Aline si mise dietro di lei.
"Jace ma tu non hai cavallo?" Chiese Aline.
"A quanto pare no..." disse Jace rattristato.
"Finirò per andare a piedi"
Quel cavallo con gli occhi verdi gli piaceva ma non si era fidato.
Ad un certo punto sentì un qualcosa di freddo e umido che passava sulla guancia fino all'orecchio e trasalì.
Era la lingua del cavallo che si era fatto avanti oltre il cancelletto e lo aveva leccato.
Il ragazzo si girò per guardarlo ma... non c'era.
Guardò a destra e a sinistra ma non lo vedeva...
Poi abbassò lo sguardo...
Il cavallo che si era immaginato non era un purosangue.. bensì un pony!
Helen e Aline scoppiarono a ridere.
"E quello sarebbe il tuo cavallo?" Disse Helen prendendo in giro Jace.
Il piccolo pony aveva la criniera rossiccia , gli occhi verdi socchiusi e il nasino rosa pieno di lentiggini. Il manto era bianco con qualche macchiolina a livello delle zampettine cicciotte.
Gli fece immediatamente tenerezza e non ascoltò le ragazze.
Sellò il cavallo e, mentre le ragazze, dopo averlo preso in giro ben benino, si allontanarono un pò, salì sulla sua groppa.
Ma non andò come Jace sperava.
Il cavallino ricadde a terra schiacciato dal peso del Cacciatore. 
"Suvvia piccolo... so che ce la puoi fare..." il cavallino , forse convinto dalle parole del ragazzo si rialzò sulle zampe e Jace lo rimontò.
Questa volta il cavallino non cadde, però faceva comunque fatica a camminare.
Fece solamente 4 passi e poi si fermò.
"Dai piccolina..." la cavallina prese coraggio e iniziò a camminare al trotto.
Non molto velocemente ma abbastanza per superare le ante della scuderia.
In poco tempo raggiunse Aline e Helen che lo guardarono da sopra il loro cavallo e scoppiarono nuovamente a ridere.
Il cavallino abbassò la testa, come intimorito da quella beffa.
Jace ci rimase male.
"Su .. credi un po di più in te stesso... lasciale perdere.." il piccolino, o la piccolina, iniziò a camminare più veloce.
"Brava così!" Esultò Jace.
La cavallina, felice degli incitamenti, aumentò di velocità e inizò a correre, correre, correre sempre più veloce. Jace lanciò urla di gioia mentre il piccolo pony saltellava e imparava a stabilire più equilibro.
La pony si fermò quando Jace tirò le briglie.
"Sai una cosa piccola? Ti chiamerò .. Clary" disse Jace con voce commossa.
Si fermò a pensare a Clarissa, da sola, nel più totale trascuramento di sè, e la cosa peggiore era che l'aveva rapita Sebastian.
Quel Morgenstern stupratore!
"JACE!!!" Il ragazzo trasalì e anche il pony fece lo stesso.
Il Nephilim si girò e vide Helen e Aline che lo chiamavano da lontano.
Dovevano quasi essere arrivati si vede.. ma come era possibile?
La cavallina era stata più veloce del previsto a quanto pare...
Jace tirò le briglie e raggiunse le ragazze e insieme, si incamminarono verso un punto lontano.
Dopo un pò che Jace sforzò lo sguardo e il muro di magia si abbattè e vide una costruzione che assomigliava ad una vecchia baracca di legno con una canna fumaria chiusa, ma che in realtà, era molto più di una semplice casa...
 
 
 
Angolo crazy:
Allora... iniziamo subito col dirvi che il tablet con cui scriviamo la storia si è 'impallato' di nuovo e abbiamo dovuto fare un casino per ritrovare i dati.
Stavamo morendo! Tutto! Tutti gli appunti persi! Poi, per grazia dell'Angelo, stamattina sono andata a mettere apposto la mia camera, il tablet è caduto a terra e si è riacceso. 
Abbiamo ringraziato tutti i santi sul serio!
Bene... dopo questo sclero...
P.s= c'è appena stato un terremoto da noi! Che pauraaa! D:
Alla prossima♥
 
 

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Capitolo 18
*** il Telefono della Discordia ***


Era da un bel po che Magnus era uscito dalla cucina .
Sicuramente lo stregone aveva incontrato qualcuno di molto importante se ci stavano mettendo così tanto.
Evidentemente Magnus preferiva sprecare parole con questo "sconosciuto" piuttosto che con un branco di ragazzini adolescenti, Alec compreso.
Il Nephilim si diede dello stupido , era forse geloso?
"...Alec?" Il ragazzo alzò lo sguardo e vide Aline che lo osservava stranita.
Si accorse che non era solo la cugina a guardarlo ma tutti i commensali, Jace incluso.
"...cosa?"
Domandò Alec non capendo perché lo stessero guardando.
"Sembravi... come dire... con la testa per aria.." disse Helen.
"Stavamo iniziando a preoccuparci ,sembravi come Jace" disse Isabelle. 
Jace la guardò male.
"Vabbene ,parlarmi pure alle spalle ma io adesso ci sono, ti vedo, ti sento e ...." disse il cacciatore biondo.
"....E ti posso trafiggere con una lama angelica" completò Simon in sollucchero.
Jace lo guardò truce.
"Quello era sottointeso"
"Ragazzi mi dispiace interrompere le vostre divertenti e interessanti conversazioni ma vi vorrei informare che dobbiamo andare un attimo in città a tenere un discorso..." esclamò Maryse.
"Oh , vabbene zia veniamo subito il tempo di prepararci e.." rispose Aline alzandosi da tavola.
"No. Ho detto noi ma intendevo io e gli altri membri del conclave" la interruppe la zia.
"Ah, allora vengo subito" esclamò Alec alzandosi da tavolo e spostando la sedia.
"No Alec... tu no"
Alec alzò lo sguardo verso la madre confuso.
"C-che cosa? Perchè?"
Alec aveva uno sguardo ferito ma non troppo, se lo aspettava.
"Il console ha ... preferito che tu fossi qui a controllare i ragazzi..."
Isabelle e Jace si guardarono e capirono che la madre aveva mentito.
"Ah... vabbene"
E forse lo aveva capito anche Alec.
"Bene io vado... se chiamano e chiedono di me dite che sono uscita e segnatevi il nome"
"Certo mamma" rispose Isabelle annoiata come se quella domanda le fosse stata posta milioni di volte.
Alec si alzò e sparecchiò la tavola e Helen lo aiutò.
"Quanto vorrei andare ad una di quelle missioni che fanno la mamma e la zia.." sospirò Aline sognante.
Nessuno rispose.
Tutti gli altri erano ancora seduti tranne la Phenallow che era appoggiata ad un mobile.
Un silenzio imbarazzante si propagò nella stanza.
"Allora... che si fa?" Chiese Simon che si era sdraiato ben benino sullo schienale della sedia.
"Non lo so... è tutto così noioso qui.."disse Jace "non ci sono armi nè posti interessanti..."
Aline fece finta di non essere offesa.
"Jace ricordati che stai parlando di casa mia..." lo guardò truce e il biondino fece un sorisetto "..ma dopotutto non hai tutti i torti, il palazzo è la casa più noiosa e antica in cui io abbia mai vissuto in tutta la mia vita"
Alec sembrò interessato seriamente e per un attimo il pensiero del Conclave andò a farsi benedire.
"Antica? Da quanto tempo è qui questa casa?" Simon diede voce ai pensieri di Alec.
"Ha più anni di Magnus?" Chiese Isabelle ridendo. 
"Mh, non saprei. Però sono certa che sia stata costruita circa nel 600 circa. È stata proprietà di tantissimi reali Shadowhunters e consoli."
Isabelle assunse un'aria pensierosa e poi chiese.
"Ma quanti anni ha Magnus? " Isabelle non sapeva se guardare Alec o Raphael.
Alec stava per rispondere ma con sua orribile sorpresa fu il vampiro a prendere il suo posto.
"Più di 900 di sicuro ma credo che si arrivi a 1000 e passa."
Risero.
Alec no.
Riusciva a provare solamente un sentimento in quel momento, e di sicuro non era divertimento.
Gelosia.
Gelosia perché Raphael sapeva tutto su Magnus.
Gelosia perchè Raphael aveva conosciuto Magnus prima di lui. Gelosia perché Raphael in questo periodo stava sempre attaccato allo stregone e gelosia perché lui avrebbe voluto essere al suo posto...
 
 
 
 
 
 
Uno squillare iniziò a estendersi per tutte le pareti dell'istituto fino ad arrivare alle orecchie dei ragazzi. 
Era il telefono. Isabelle si precipitò di fronte all'aggeggio e alzò la cornetta.
Per sbaglio mise il vivavoce.
"Pronto chi parla?"
"Pronto Maryse sono Antonio , dall'istituto di Roma, sei andata a casa di Fell per fare le verifiche che ti ho chiesto?"
Tutti alzarono lo sguardo verso il telefono e una lucina dentro Alec sembrò illuminarsi. 
Un angolo dentro il suo cervello da cacciatore gli diceva che doveva andare a casa dello stregone.
Prese il telefono di mano alla sorella.
"Pronto Antonio, sono io Robert, scusa era mia figlia, non avrebbe dovuto rispondere al telefono, mi dispiace" disse Alec.
Isabelle e Jace erano scioccati.
Helen si avvicinò ad Alec per sentire meglio.
Dall'altro capo del telefono la voce rispose più imbarazzata e amichevole.
"Ah ciao Robert, non fa niente è che la voce di tua figlia era molto simile a quella di tua moglie , impressionante.
Comunque, ero rimasto d'accordo con Maryse di andare a visitare la casa di Fell e dato che io sono bloccato qui in Italia volevo sapere se potevate occuparvene voi al posto mio."
Alec prese al volo l'occasione.
"Certo Antonio ce ne occupiamo immediatamente non ti preoccupare."
Dall'altro lato si sentì un sospiro, mentre parlare si capí che stava sorridendo.
"Oh grazie te ne sono grato. Non so come sdebitarmi"
Alec sorrise malignamente.
"Oh, non ti preoccupare nessun disturbo anzi..."
Antonio rise 
"Grazie, è stato un piacere parlare con te dopo tutto questo tempo!"
Alec sghignazzò e sua sorella aveva un espressione sbalordita dipinta sul volto.
"Il piacere è stato tutto mio Antonio..." chiuse il telefono.
Si girò e guardò gli altri che ancora non riuscivano a capire.
"Bene, si và tutti da Ragnor Fell! " Esclamò Alec.
 
 
 
 
I ragazzi erano turbati e Aline si mise di fronte ad Alec.
"Ma cosa hai fatto Alec! Adesso saremo nei guai non posso neanche immaginare quello che succederà se i nostri genitori lo scopriranno!"
Jace sembrava approvare le sue parole in un muto silenzio. 
"Non eri proprio tu quella che desiderava così ardentemente partecipare ad una di quelle missioni che fanno la mamma e la zia?"
 Disse Alec con le stesse parole che aveva usato la cugina.
Aline guardò Alec in modo strano e sembrò quasi perdersi negli occhi del ragazzo come se stesse cercando qualcosa che avrebbe potuto testimoniare che Alec non era impazzito.
Aline aveva ancora la bocca spalancata e il cugino invece aveva un'aria calcolatrice, un sopracciglio alzato e le braccia leggermente aperte come ad aspettare un responso.
"S-si ma io intendevo con loro non da soli!" Urlò Aline seguendo Alec che aveva iniziato a camminare a passo deciso verso non si sa dove, insieme al gruppetto.
"Oh ,credimi ,non cambia poi così tanto" rispose Alec senza girarsi neanche verso la ragazza. Jace era sbalordito, quello era il suo parabatai?
Quello era il ragazzo che a 12 anni aveva rimproverato Isabelle perchè non aveva lavato i piatti e fatto i compiti?
Jace sentì un leggero bruciore sul braccio e si accorse che era la runa parabatai.
"M-ma Alec e se i nostri genitori tornassero prima di noi?"
Chiese Jace con voce timorosa quasi correndo per raggiungerlo. Da quando era così veloce?
"Il segreto stà nel partire subito" rispose Alec senza scomporsi.
Ci fu un secondo di silenzio.
"E come pensi di andarci genio?" Chiese Helen.
Alec si fermò improvvisamente. 
Per loro sorpresa fu Aline a rispondere. 
"Beh, possiamo sempre prendere i cavalli che ci sono in scuderia.."
Simon guardò Aline e suoi occhi chiusi a due fessure dicevano come "ma tu da che parte stai?"
"Prendere i cavalli per fare cosa?"
Tuonò una voce. Ai ragazzi gelò il sangue nelle vene.
 
Angolo delle pazze:
Questo capitolo fará di sicuro piú schifo degli altri ,perdono!
Il fatto é che questa settimana io, Tini, ho avuto la febbre, poi il tablet con gli appunti si é bloccato di brutto e ho rischiato di perdere tutto quindi mi ritrovo venerdí sera a pensare alla ff.
 Potete pure tirarci i pomodori.
In questo capitolo vediamo un Alec geloso, al solito, e... strano.
Il suo comportamento cambia molto spesso... ed é un importante particolare della storia perché da questo scaturiranno molte... situazioni... sgradevoli o meno ;)
Preferiamo tenerci sul vago.
Siamo rimaste un pó deluse dalle 2 recensioni dell'altro capitolo ma lo comprendiamo, di questi tempi facciamo, anzi faccio (Tini fray), schifo.
Anyway.
~Alla prossima♡♡♥
 

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Capitolo 19
*** "Aveva paura di perderlo" ***


 
Il cavallo partì al galoppo e Alec chiuse gli occhi per riuscire a sentire meglio il vento che passava fra i capelli.
Erano agli sgoccioli della primavera e stava per arrivare l'estate. Mentre il cavallo continuava nel suo percorso il Nephilim guardò ammirato tutte le piante che crescevano nel prato, primule, tulipani, margherite.
Aveva sempre adorato i fiori, li coglieva sempre con Isabelle .
Ma un giorno che segnò particolarmente la vita di Alec segnò anche l'inizio del suo malcontento per i fiori.. il giorno del funerale di Max.
Quando aveva dovuto depositare i (?) sopra il petto del fratello che ormai non si abbassava e non si alzava più.
"Può dormire ovunque" dicevano sempre i Lightwood a chiunque notasse Max appisolato su un tavolo oppure su una sedia fin troppo piccola.
Alec sapeva che in quel momento il fratello non stava dormendo...
Appena si risvegliò dal suo stato di trance, in cui gli capitava spesso di ritrovarsi, notò che il cavallo aveva preso un'altra direzione allora lo indirizzò verso la città, poi però penso che non poteva passare da là e rischiare di farsi scoprire.
I suoi genitori insieme al Conclave erano lì per un discorso.
Decise allora di prendere un'altra strada ancora.
Indirizzò il cavallo a destra verso la foresta di Brocelind.
Proseguì e attraversò la vasta pianura per una centinaia di metri. 
Mano a mano che proseguiva nel percorso il paesaggio cambiava notevolmente.
All'improvviso il cavallo sterzò e iniziò a salire verso la collina. 
Alec cercò in tutti i modi di fermarlo ma il puledro continuava a trottare a velocità sempre maggiore, come se avesse percorso quella strada milioni di volte...
Il cavallo si fermò solamente quando arrivò in una collina accerchiata ai confini da alberi nodosi.
Scese e si guardò intorno.
Gli sembrava di riconoscere quella pianura, quegli alberi, quei fiori.
Tutto gli era familiare, nonostante fosse la prima volta che andava in quel lato di Alicante.
Forse era solo un'impressione, Idris era tutta uguale.
Legò il cavallo ad un ramo di un albero e si mise a ragionare.
Pensò di essersi sbagliato. 
Il cavallo lo aveva portato di sicuro in un altro posto.
Lui non era mai andato a casa di Fell, non sapeva neanche dove si trovasse.
Eppure era partito immediatamente per primo, aveva lasciato i suoi compagni dietro per seguire una sensazione che lui non sapeva descrivere e che lo avrebbe portato in un posto dove non era mai stato...
Forse il cacciatore era partito alla riscossa verso casa di Fell per gelosia...
Ragnor era fra i migliori amici di Magnus, lo conosceva bene, magari avrebbe potuto trovare qualcosa appartenente a Fell dentro quella casa che avrebbe potuto suggerirgli sul passato di Magnus.
Quando stavano insieme Magnus non si apriva mai, non parlava di se stesso, di quello che aveva fatto nel corso della sua vita.
Alec ci stava male, lui aveva imparato ad aprirsi, a parlare delle sue emozioni, grazie a Magnus.
Ma sapere che lui non parlava lo faceva sentire un estraneo nella sua vita, oltre che farlo sentire a disagio.
Negli ultimi tempi in cui stavano insieme il clima non era dei migliori.
Forse Magnus aveva capito quello che provava il cacciatore, o forse no.
Forse non gliene era importato niente di lui.
Magari aveva gia programmato di lasciarlo, era questione di tempo.
Magari lo aveva usato come un bambino usa un giocattolo.
Gli piace, ci gioca si o no quattro giorni e poi si stufa e lo dimentica e si trova un altro giocattolo.
Magari pure Raphael era stato uno dei tanti "giocattoli" di Magnus, magari aveva "giocato" anche con lui.
Purtroppo la gelosia era una brutta bestia, e lui stava facendo molta amicizia con la gelosia in questo periodo, davvero molta.
Sentì un rumore di zoccoli e capì che finalmente i suoi amici lo avevano raggiunto.
Si girò ma al posto dei ragazzi vide l'ultima persona con cui sarebbe voluto rimanere solo, o forse la prima.
Parlando del diavolo, in questo caso uno stregone glitteroso, spuntano le corna (?).
Il sole era ancora alto, probabilmente era poco più di mezzogiorno.
Ma che gliene importava del sole in quel momento? Stava solamente divagando con i pensieri.
La figura di Magnus a cavallo con i capelli al vento e il sole che metteva in risalto gli occhi da gatto e la carnagione favolosa era qualcosa su cui non potevi lasciare lo sguardo a lungo, oppure iniziavi a sbavare.
O almeno questo era quello che pensava Alec.
Appena lo stregone lo vide una luce si accese nei suoi occhi da gatto e altrettanto successe negli occhi celesti del cacciatore.
I loro sguardi si incrociarono ma Alec girò la testa verso le colline alte.
Aveva paura che lo stregone leggesse il suo stato d'animo e che capisse quello che provava.
Quello che non poteva immaginare Alec era che anche Magnus aveva distolto lo sguardo per lo stesso triste motivo.
Appena lo stregone arrivò accanto ad Alec scese con destrezza da cavallo e lo legò nello stesso ramo in cui aveva legato il suo il ragazzo. 
Adesso il cacciatore e lo stregone era l'uno di lato all'altro, Magnus si girò rivolto alle montagne.
"Allora..." disse il Nascosto.
"Che fine hanno fatto gli altri?"
Lo interruppe il cacciatore, pauroso che gli fosse posta una domanda a cui non voleva rispondere,
"Credo si siano persi oppure potrebbero essersi fermati a fare una partita a carte con una pixie lungo il percorso."
Disse Magnus con voce atona.
La frase che aveva appena detto in sè era divertente, ma lui non lo fece intendere molto. 
"Capisco" disse Alec dopo vari minuti di silenzio.
Lo stregone sembrava in difficoltà.
Stava cercando di aprire un discorso con il Nephilim ma lui sembrava non voler parlare.
Per una attimo la situazione sembrò confusa.
Era davvero lui quello che cercava di riconquistare la fiducia del ragazzo? 
Ma nonostante fosse confuso su quello che provava una cosa era certa.
Aveva paura. 
Aveva paura del comportamento di Alec.
Aveva paura che fosse cambiato. 
Aveva paura che Helen glielo avesse portato via.
Ma cosa più spaventosa, aveva paura che Alec non lo amasse più.
 
 
 
 
 
 
 
 
Passò un tempo che parve interminabile. 
Magnus guardava Alec ma il cacciatore non alzava lo sguardo, fissava la casa di Ragnor che aveva iniziato a prendere forma e l'incantesimo che aveva iniziato a sbriciolarsi.
Alec socchiuse gli occhi, li strofinò e li riaprì.
La casa era diventata ben visibile.
Questa volta fu Alec a guardare Magnus e vide che lo stregone osservava la casa con uno sguardo mesto, quasi triste.
Non avrebbe dovuto portarlo, Ragnor era stata il suo migliore amico per quasi tutta la vita, vedere di nuovo casa sua lo avrebbe fatto rattristare.
Ma dopotutto Alec non aveva costretto Magnus a venire, era lo stregone che aveva accettato.
Furono immobilizzati per parecchio tempo, come se fossero indecisi sul da farsi.
"A-allora" Magnus balbettò e tossì, Alec lo guardò con aria apprensiva , lo stregone se ne accorse e modificò la sua voce. "Entriamo?"
Si guardarono negli occhi e per la prima volta Magnus vide nell'azzurro degli occhi del Nephilim un moto di determinazione.
La stessa di quando combatteva, la stessa di quando aveva difeso Idris, la stessa che era scomparsa la prima volta che si erano baciati.
Al loro primo incontro alla festa Alec sembrava forte e sicuro di sè ma era bastato solo uno sguardo eloquente dello stregone a fare scomparire tutta la sua sicurezza.
Alec stava per rispondere con un sonoro "SI" ma prima che potesse parlare si vide da lontano una nube di fumo altissima.
Magnus e Alec videro arrivare Isabelle e Simon, che abbracciava da dietro la sorella di Alec, seguiti da Helen e Aline.
Lewis venne fulminato con lo sguardo dal maggiore dei Lightwood. 
Il vampiro, capita l'antifona scese da cavallo e poi si sporse per aiutare Isabelle che, senza troppi complimenti ,prese la mano che Simon le offriva.
Legarono i cavalli ad un'altro albero e si unirono al gruppetto. 
"Allora, siete gia entrati?" Disse Isabelle seria.
"No" rispose secco Magnus.
"E allora che avete fatto tutto questo tempo?!"
Urlò la Blacktorn.
Una luce si accese negli occhi di Helen che si corresse immediatamente.
"Scherzavo non lo voglio sapere"
Alec sbiancò e si girò verso la casa per non darlo a vedere.
"Vogliamo entrare?" Propose il ragazzo.
Tutti fecero spallucce e si incamminarono verso la porta quando un'altra nube di fumo si alzò in lontananza.
"Oh, ed ecco che finalmente Jonathan Cristopher Lightwood, Wayland, Herondale o Morgenstern, qualunque sia il suo cognome, ci degna della sua presenza!"
Esclamò Isabelle.
Appena la nuvola di terra iniziò a scomparire Alec dovette socchiudere gli occhi.
Abbassò lo sguardo e vide il cavallo su cui era seduto Jace.
"E quello lo chiami cavallo? AHAHAHAHA" disse Magnus a Jace quando quest'ultimo fu più vicino.
Tutti risero e il cavallino abbassò la testa mortificato.
"Smettetela! La mettete in imbarazzo!" Jace si sporse e accarezzò la cavallina.
I ragazzi lo guardarono come se fosse pazzo.
Alec aveva un sopracciglio alzato e la bocca semi aperta e Magnus guardava senza sosta il cacciatore dagli occhi blu.
Era davvero carino quando alzava il sopracciglio!
Magnus si maledisse.
"Se gli hai dato anche un nome ti giuro che non mi chiamo più Aline Phennalow"
"Beh, allora ti aiuto io, Anastasia Torn andrebbe benissimo." Disse Jace con aria serafica.
"Come lo hai chiamato allora questa specie di cavallo in miniatura??" Disse esasperato Alec.
"È una lei, non un lui!" Disse Jace felice come una pasqua.
"Vabbene, allora come l'hai chiamata?" Disse Magnus.
Jace guardò gli altri e poi guardo la cavallina.
"Clary. Si chiama Clary" disse con voce ferma ed emozionata.
 
 
 
 
 
 
 
"La la la la la la la la la la la" Raphael iniziò a canticchiare tutto felice felice saltellando nel corridoio principale della casa.
Nessun Nephilim, stregone, diurno o qualsiasi altro essere fra i piedi. 
Era in paradiso. Teoricamente parlando.
Si sentiva in pace con se stesso.
Era tutto silenzioso , calmo e soprattutto... buio.
Aveva chiuso tutte le imposte per non far entrare più luce così da poter passeggiare per tutto il castello.
Tornò in camera sua e chiuse la porta. 
Si sdraiò sul letto con un balzo e chiuse gli occhi.
Ad un certo punto sentì dei passi in corridoio. 
'Possibile che siano già tornati?'
Si affacciò dalla porta ma non vide nessuno.
Scese le scale e arrivò nell'entrata principale.
Sentì delle voci da fuori ed un rumore di passi veloci.
Si nascose dietro un pilastro di marmo e sentì il portone aprirsi.
"Abbiamo finito in anticipo, che liberazione!"
"Gia, non ce l'avrei fatta proprio a stare lì due minuti di più"
"Credi sia andato abbastanza bene il discorso? Io credo di sì. Vero Maryse?"
"Sì, lo credo anch'io"
"Perchè non andiamo a dare la nuova notizia ad i ragazzi?"
"Già, diciamogliela."
"Ragazzi dove siete?"
"Alec, Isabelle!"
"Oh No! I ragazzi sono scomparsi!"
Raphael strinse i pugni.
"Danaciòn!" Imprecò a bassa voce.
 
 
 
Angolo delle pazze:
Allora...
Iniziamo subito col darvi una notizia non troppo buona...
Purtroppo io, Tini Fray, dopo aver fatto delle analisi del sangue ho scoperto di aver la maggior parte dei valori come il ferro e la ferratina sotto la norma, quindi non so quanto potrò essere costante con gli aggiornamenti oppure quanto potranno venire bene i capitoli anche se vengono controllati dalla mia socia Kiakkiera, quindi, 
POSSA LA FORTUNA SEMPRE ESSERE A MIO FAVORE 
~cit Effie.
Il prossimo capitolo è pronto in parte quindi...
Scusateci per il capitolo breve ma non sono in ottima forma :')
Alla prossima
~Tini e Kiakkiera

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Capitolo 20
*** Vaecorum ***


 
"Oddio ma questa casa è piena di polvere! Che fine hanno fatto le domestiche!?" Urlò Isabelle tossendo.
"Isabelle, cara. Non credo che le domestiche vadano a pulire le case delle persone morte!" Disse Jace guardandola truce,
"Ragazzi..." disse come ammonimento Alec.
"Smettetela e dividiamoci piuttosto! Aline, Helen, Jace voi controllate il piano terra. Magnus tu la camera da letto e Iz e ..." disse Alec. Si bloccò quando dovette nominare Simon, non si ricordava il nome.
"...Simon?" Suggerì Isabelle,
"Giusto! Simon. Voi controllate il piano di sopra" disse battendosi una mano sulla fronte.
"E tu cosa controlli?" Chiese Jace, annoiata dal fatto che il fratello dovesse dare ordini.
"Io controllo quello che vi siete dimenticati di controllare voi " disse Alec tranquillamente.
Isabelle e Jace sbuffarono.
Jace, Aline e Helen si diressero verso la cucina, entrarono e l'Herondale si sporse verso i fornelli come per controllare da quanto tempo non venissero usati.
Aline si avvicinò agli scaffali in alto e aprì un anta.
Un rumore ovattato e un tonfo forte fecero girare Helen.
" Che cosa? "
La ragazza si girò e vide Jace sdraiato a pancia in giù a terra e una padella ammaccata vicino alla sua testa.
Aline aveva una mano sulla bocca leggermente schiusa e una mano sull'anta del mobiletto ancora aperto.
" Non volevo. " sussurò Aline.
"Perchè c'è una padella nella casa di uno stregone? Dico non c'è un incantesimo per fare le frittate?!" Esclamò Helen avvicinandosi a Jace, sentì il ragazzo sussurrare qualcosa.
"Clarissa verrò a salvarti... e appena vedrò quello stupratore biondo ossigenato gli conficcherò una spada angelica nella schiena, di nuovo..." disse Jace.
Helen alzò il viso di Jace e lui appena la vide balzó in piedi urlando.
" AHHH UN'ANATRA!!!! ALEC VIENI A SALVARMI!!! CREATURA DEMONIACA!!!" 
"JACE SCENDI DAL TAVOLO! !" Urlò Helen esasperata mentre Aline cercava di respirare fra una risata e l'altra. 
Jace scese dal tavolo molto lentamente e guardò Helen con la coda dell'occhio. 
"Oddio Jace! Hai preso una bella botta!" Esclamò Aline.
"Oh per l'Angelo! Sembri una melanzana ambulante!" Disse Helen ridendo.
Jace prese un cucchiaio e si guardò. 
Aveva un livido viola che gli ricopriva maggior parte della fronte.
"M-ma, m-ma.." balbettò Jace. 
"Il Viola mi dona!!" Esclamò ammirandosi
 
 
 
 
 
 
Appena se ne andarono tutti Alec entrò in salotto e vide che era tutto a soqquadro.
Probabilmente l'ambiente era rimasto uguale a quando era stato ucciso Ragnor.
Se Valentine stava cercando qualcosa l'aveva gia trovata quindi uscì dal salone e andò in corridoio.
Passò di fronte alle scale che avevano preso Isabelle e Simon per salire al piano di sopra e vide un'altra rampa di scale a destra che era sicuro di non aver notato prima. 
Alec iniziò a scendere e mano a mano che andava avanti il tetto si abbassava e il cunicolo si rimpiccioliva e quando arrivò alla fine delle scale era diventato un tunnel angusto e dovette abbassarsi per non toccare con la testa il tetto. 
Doveva trovarsi probabilmente sotto la cucina perché stava iniziando a sentire dei passi sopra la sua testa
."Non sapevo di questo passaggio segreto! Ragnor non mi ha detto molte cose! " Esclamò una voce che Alec riconobbe subito.
Il Nephilim sussultò e sbattè la testa contro il tetto basso.
" Ma sei pazzo?!!? Mi hai fatto prendere un colpo!!!"
Esclamò il cacciatore girandosi verso Magnus.
I loro visi erano a pochi centimetri di distanza, Alec poteva sentire il respiro dello Stregone sul collo. 
Si guardarono negli occhi .
Ad un certo punto sentirono un tonfo sopra le loro teste.
Alec sussultò , poi si girò e arrivò alla fine del tunnel di fronte ad una porta chiusa.
Magnus superò il Lightwood e abbassò la maniglia ma la porta non si aprì.
Alec , posto dietro lo stregone, allungò un braccio facendolo passare per il fianco di Magnus che sussultò al tocco improvviso.
La mano sfiorò la maniglia che si abbassò immediatamente.
La porta si aprì di scatto.
Magnus era sbalordito, ma indeciso sul da farsi, la stanza era davvero buia, non si vedeva nulla.
Un bisbigliare dentro la testa del cacciatore lo impaurì.
"Entra.. entra..." la voce fece salire un brivido lungo la schiena di Alec, che ascoltando entrò come ipnotizzato dalla voce.
"Alexander..." sussurò il Nascosto. 
La stanza era scura, molto scura, così tanto che il bagliore della stregaluce non bastava ad illuminarla.
Prese una spada angelica e sussurò.
"Israfiel..." la lama divampò e la stanza si illuminò in ogni angolo.
Era angusta ma non troppo.
L'odore di chiuso si sentiva molto, chissà per quanto tempo era rimasta sigillata.
Magnus arrivò al suo fianco, il suo volto era illuminato dal bianco candore della spada. 
"Non sapevo dell'esistenza di questa cantina..." sussurò lo stregone con voce bassa che fece venire i brividi ad Alec.
"Beh, forse l'ha voluta tenere nascosta a tutti" disse con voce flebile il Lightwood. 
Ci fu un attimo di silenzio.
"Perché tu sei riuscito ad aprirla e io no?" Sussurò Magnus.
"N-non lo so" balbettò Alec.
Magnus non rispose, la curiosità era così tanta che decise di lasciar perdere.
A destra nella stanza c'era un tavolo che percorreva tutta la parete, lo stesso dal lato opposto.
Il tavolo era pieno di cianfrusaglie, o almeno così sembrava ad Alec.
Barattoli su barattoli di pozioni di data incerta.
A Magnus si illuminarono gli occhi. 
"Oh per Lilith non ci posso credere! Vaecorum! Vaecorum d'appertutto!" Ulrò eccitato lo stregone.
Alec lo guardò scioccato.
"Veca-coosa?!" Disse il cacciatore.
Magnus lo guardò male.
"Vaecorum!" Disse Magnus.
Alec lo guardò come se fosse pazzo.
"Infatuazione liquida!!"esclamò Magnus, come a rendere bene l'idea.
Alec lo guardò come se fosse pazzo.
Magnus era scioccato.
Sbuffò.
"È un potentissimo filtro d'amore..." disse massaggiandosi le palpebre chiuse.
"Ahhh capitooo" disse Alec.
"Lascia perdere, troppo complicato per voi Nephilim." Disse Magnus girandosi la boccetta fra le mani.
Alec si girò con una strana luce negli occhi.
"Troppo..." si avvicinò allo stregone arrivando ad un palmo dal naso del Nascosto e gli rubò agilmente la boccetta sventolandola davanti agli occhi di Magnus. "complicato, dici?" Disse con un ghigno.
Magnus lo guardò negli occhi stranito.
Gli occhi di Alec erano blu scuro , molto scuro
"G-già" balbettò il Nascosto riprendendosi la Vaecorum e mettendosela in tasca.
Alec si girò dall'altro lato e ,mentre Magnus perlustrava il resto della stanza, notò sul tavolo a destra un aggeggio che luccicava alla luce della spada.
Si avvicinò , lo prese in mano e lo guardò attentamente.
Uno Stilo.
Eppure era molto strano, non aveva MAI visto uno stilo così.
Aveva un non so chè di sinistro e oscuro.
Lo infilò subito in tasca senza farsi vedere da Magnus che era intento a guardare un'altro punto della stanza.
Lo stregone si avvicinò ad uno strano scrigno posato sull'altro tavolo a sinistra.
Lo toccò e sentì il legno di mogano modellato sotto le proprie dita affusolate.
Erano incise delle iniziali.
 
G.B
 
Con una magia rimpicciolitrice fece diventare lo scrigno piccolissimo e lo nascose in tasca.
Ad un certo punto sentirono i nitriti dei cavalli e le voci degli altri che cercavano di calmarli. 
Uscirono dalla stanza e chiusero la porta.
Mentre correvano fuori dal tunnel Alec sentì un tintinnio ma non si girò.
Alec tenne sempre la spada in mano, potevano esserci demoni.
Uscirono dalla casa e videro che i cavalli stavano scalciando con gli zoccoli in aria.
Jace urlava.
"Fermi! Calmatevi!"
"Cosa succede?!!?"Gridò Alec, Isabelle si girò verso di lui e Helen urlò.
"Sono impazziti!!"
Magnus la guardò come a fulminarla.
"Ma noooo! Pensavo che stessero provando una nuova danza irlandese!!!" Urlò lo stregone.
"E che cos'hai in fronte tu?!" Esclamò Magnus guardando Jace.
"Lunga storia..." rispose il cacciatore. 
"C'è qualcosa che non và..." sussurrò Alec.
Il cacciatore moro si avvicinò cauto al cavallo nero che aveva usato per arrivare da Fell che appena lo vide si calmò immediatamente.
Jace alzò gli occhi in un punto lontanto e sussurrò
"Oh, no.."
Alec si girò verso il punto osservato dal Parabatai e vide quello che stava guardando.
Dalla canna fumaria della casa dei Penhallow aveva iniziato ad uscire fumo.
I loro genitori erano tornati.
 
 
Angolo delle pazze:
Ed eccoci qui, con un nuovo confusionario capitolo.
Bisognerebbe fare una statua a chi in questo momento non è entrato in confusione leggendo.
Kiakkiera approva.
Comunque, in questo periodo ho notato che stiamo avendo poche recensioni e siamo tutte e due un pò deluse, perciò chiediamo a voi ,fantastici lettori, di dirci in che cosa sbagliamo così da poter migliorare... e dirci soprattutto se dobbiamo uccidere qualcuno eheheh #sadicitàtime.
Vi siamo grate di tutto, senza di voi non sapremmo cosa fare grazie ^-^
Alla prossima
~Tini e Kiakkiera
 
 

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Capitolo 21
*** Raphael passione recitazione ***


"Suvvia! Magari era Raphael che ha acceso il camino!" Esclamò Jace.
"Il camino? E per fare cosa Jace hopiùnomidiuncondominio Lightwood per prendersi il sole?" Esclamò isterico Simon.
"Vabbene calmiamoci! Piuttosto Aline puoi darmi la chiave?" Disse Alec notando che le porte della scuderia che davano sul corridoio interno della casa erano chiuse.
"Le ho date a te le chiavi..." sussurrò Aline preoccupata.
"...no Aline io non ho le chiavi..." disse il ragazzo schietto e preciso mettendosi le mani in tasca per controllare.
"Beh ma io neanche , come facciamo!?" Esclamò Aline.
"Oh no siamo spacciati moriremo tutti me lo sento, moriremo tuttiii" esclamò Jace aggrappandosi ad un cavallo che aveva di lato che lo guardò in un modo abbastanza strano.
Si ricordò in quel momento del tintinnio che aveva sentito nei sotterranei quando erano corsi via.
Aveva lasciato le chiavi lì!
Nessuno poteva sapere di quel sotterraneo quindi fece finta di niente.
'Calmiamoci... è solo un imprevisto" disse calmo Alec.
Qualcosa negli occhi di Alec fece cambiare umore ad Aline.
"Tu sei un pazzo! Cosa diciamo ai nostri genitori? Mh.. madre mi dispiace mio fratello malato di mente mi ha costretto ad andare a casa di uno stregone MORTO che neanche conosco , anzi che conoscevo, e mi è caduta una padella in testa.
Ma tranquilla, la commozione celebrale mi è passata da un pezzo. " esclamò tutto d'un fiato Jace mentre Aline cercava in tutti i modi di dire a Jace di smetterla ma lui non la calcolava.
"Padella?" Chiese Magnus con un sopracciglio alzato. 
"Padella." Sospirarono Aline e Helen. 
"Basta che gli dici che ti abbiamo dovuto portare perché non si possono lasciare da soli a casa i fifoni" disse Alec avvicinandosi a Jace con un ghigno sul volto.
"I-io fifone?! Sei tu che non riesci neanche a combattere un demone!" Esclamò Jace passando al contrattacco.
"Vuoi sciarra zio??! vuoi sciarra?!?!" Esclamò Simon e Jace lo guardò scioccato.
"Non ti conviene fare un duello con me Alec... ti ritroveresti abbastanza mutilato" disse sorridendo serafico Jace.
"E se invece dicessi che a te non conviene?" Disse Alec guardando Jace con aria di sfida. 
Jace sentì bruciare la clavicola.
"Basta! Li risolvete dopo i vostri problemi!" Esclamò Isabelle uscendo verso fuori.
"Troviamo un'altra entrata piuttosto!" Disse Aline.
"Ragazzi fate in fretta! Magari riusciamo ad entrare da qui senza farci vedere!" Esclamò Helen correndo fuori dalla scuderia, i riccioli biondi saltellavano come tante cavallette... bionde, intorno alla sua testa.
"Forza seguitemi" disse Aline sottovoce.
La ragazza girò attorno alla casa e , seguita dagli altri, arrivò sotto la finestra del salotto.  
Era al primo piano perciò non sarebbe stato difficile entrare da lì.
"Su, fate una scaletta e entriamo, non abbiamo tempo da perdere!" Sussurrò Isabelle.
Simon si appostò sotto la finestra e Aline, facendo leva sulle mani del vampiro, gli salì sulle spalle.
Si aggrappò con le mani al cornicione e guardò all'interno della finestra.
Appena girò lo sguardo vide tutti i loro parenti che gridavano camminando avanti e indietro per la stanza.
Vide anche Raphael, appoggiato in un angolino con la testa bassa.
"Quindi tu non hai la benché minima idea di cosa sia successo? " disse Jocelyn a Raphael che alzò la testa e mimò un semplice no scuotendo il capo.
"Ve l'ho detto, stavo facendo il mio pisolino pomeridiano.." iniziò il vampiro. 
"È mattina" disse schietto Robert.
"Pisolino mattutino... avevo pure messo i cetriolini sugli occhi per le borse. A proposito quale crema usi tu, Jocelyn? Hai una pelle FA-VO-LO-SA!" Esclamò Raphael.
Jocelyn sembrò sorpresa e lusingata.
"Oh sai uso la crema Avene, è davvero buona e si sparge perfettamente, davvero fantastica! Poi funziona anche come crema solare anche se a te non credo serva..." disse Jocelyn.
"E DOPO??" esclamò Jia rimanendo con le braccia conserte e alzando gli occhi al cielo.
"Si giusto... stavo dicendo... mi ero appena messo i cetriolini sugli occhi e mi ero sdraiato sul mio lettuccio quando all'improvviso...." disse Raphael , tutti stettero col fiato sospeso.
"Mi venne fame, una fame terribile! Scesi in cucina per prendere delle bottiglie di sangue fresco , aprì il frigo quando ad un certo punto...." il vampiro iniziò a fare dei versi con la bocca che assomigliavano ad una specie di "tan tan taaan!" 
Maryse stufa si mise le mani sui fianchi.
"Cosa stai facendo?" Chiese Jocelyn seccata.
"Dò un pizzico di suspance" disse Raphael come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Tutti si ammutolirono.
"Continua " disse Jocelyn.
"Allora..stavo aprendo il frigo quando all'improvviso... vidi che il sangue era finito! Tutte le bottiglie!! Oh metapino! Come farò a sopravvivere!!" Recitò Raphael come un attore professionista strattonando il braccio del povero Luke.
Si fermò all'improvviso e sbarrò gli occhi.
"Allorché pensai... quel lurido diurno mi avrà finito le bottiglie! Quando tornerà gliene darò di tutti i colori!!" Esclamò Raphael. 
Jia sembrò interessata dal discorso per un attimo.
"Hai detto... tornerà?"
Raphael deglutì.
"Nononononono volevo dire... scenderà! Scenderà da camera sua!"
Disse il vampiro. 
"Ma Simon non è in camera sua.." disse Jocelyn.
"Per piacere fallo andate avanti" disse esasperato Luke.
"Andare avanti? È finito il racconto" disse Raphael. 
"Ma noi ti abbiamo chiesto dove sono i nostri figli!!!" Urlò esasperata Maryse.
"Ahhh pensavo che mi aveste chiesto come mi ero accorto di avere finito le bottiglie di sangue... dei vostri figli non so niente" disse Raphael.
Jocelyn emise un verso di rassegnazione.
'Ma dove saranno finiti!!!???" Urlava Maryse
'Maryse è tutto apposto saranno usciti un attimo a prendere qualcosa..' esclamò Luke cercando di difendere i ragazzi arrampicandosi sugli specchi, cosa che non gli riuscì molto bene.
"Luke smettila! E anche se fosse cosa dovevano comprare , la carta igienica??" Esclamò Jia sbuffando.
"Scelta pessima" sussurrò Aline.
Cercò di scendere ma perse l'equilibrio e cadde sopra Simon, che cadde sopra Helen che cadde sopra Isabelle. 
"Ahia! Stupido vampiro togli il tuo gomito da..." Alec mise la sua mano a tappare la bocca di Helen .
Sentirono un brusio da dentro la finestra.
Alec pensò che li avessero sentiti e si preparò al peggio.
"Cos' è stato?!" Esclamò Luke.
"Non cambiare discorso Lucian!!!"
Alec tirò un sospiro di sollievo e aiutò gli altri ad alzarsi.
Porse ad Helen una mano per aiutarla , la cacciatrice la prese ma alzandosi inciampò nel braccio di Simon e finì addosso ad Alec che cadde a terra.
"S-scusa, sono un pò maldestra" sussurrò Helen a pochi centimetri dal viso di Alec.
"F-figurati.." le rispose il cacciatore intimorito dalla vicinanza con la ragazza.
Magnus passò di lato ai due e fece finta di tossire.
Helen si alzò immediatamente e Alec fece lo stesso.
Lo sguardo del cacciatore finì su quello della cugina , Aline, e vide una strana luce nei suoi occhi, forse gelosia? Non lo seppe descrivere.
"Muoviamoci per l'Angelo!" Esclamò Isabelle sempre sottovoce.
I ragazzi iniziarono a correre fino alla finestra della camera di Aline.
Fecero una piramide umana, il primo a salire fu Jace, e i ragazzi lo sentirono ridere.
"Magnus mi sa che qui c'é qualcosa che ti piace molto" 
L'espressione dello stregone era confusa.
Isabelle salì e raggiunse Jace. Tutti la sentirono ridere.
Presi dalla curiosità salirono tutti e Alec e Magnus rimasero per ultimi.
Alec saltò e si aggrappò con la mano sinistra al cornicione della finestra e tese l'altra mano a Magnus.
Lo stregone alzò un sopracciglio e sbuffò.
"Non ho bisogno del tuo aiuto" Alec ci rimase male ma non si aspettava che accettasse. 
Sentirono dei rumori dietro l'angolo.
Magnus spaventato guardò Alec.
"Ehm.. ripensandoci forse sì" prese la mano del cacciatore.
Alec lo tirò fino alla finestra e Magnus scavalcò ed entrò nella stanza.
Alec li sentì ridere.
Entrò anche lui e ne vide il motivo.
La stanza aveva le pareti di diverse tonalità di rosa.
Il letto a baldacchino, con le lenzuola rosa confetto faceva pan-dan con le tende fucsia scuro.
I cuscini sul letto erano viola e avevano ricamati sopra tanti tipi diversi di unicorni e cavalli.
L'armadio era celeste chiarissimo quasi bianco e sulle ante erano appessi degli specchi alti.
Era davvero stile Magnus, pensò Alec sorridendo.
"Non vuol dire che il rosa mi debba piacere per forza solo perché sono bisessuale ! Per esempio a me non piace! Preferisco il.." disse Magnus offeso.
"Il blu vero?" Disse Isabelle ridendo come una pazza.
" Ahahaha gia Magnus, il blu non ti è indifferente!" Esclamò Jace guardando dapprima Magnus e dopo il parabatai che aveva lo sguardo basso, leggermente imbarazzato.
Helen se ne accorse.
"Vogliamo andare? O forse vi siete dimenticati che in salotto c'è un gruppo di cacciatori che ci vuole fare fuori???"
"Ha ragione Helen" disse Simon con una voce abbastanza... strana.
Isabelle lo guardò truce.
"Vabbene andiamo" disse Iz.
Uscirono dalla stanza piano piano e Alec, rimasto per ultimo chiuse la porta.
Iniziarono a camminare appiccicati al muro, adesso erano vicini al salotto e pochi metri li separavano dalle scale che portavano nelle camere.
Jace prese lo stilo e si fece una runa del silenzio.
Gli altri fecero lo stesso e Magnus si fece un incantesimo.
Alec prese lo stilo dalla tasca e fece una runa sul braccio sinistro appena sotto il gomito.
Sentirono gli adulti che 'parlavano molto civilmente'.
Si stupirono che non avessero ancora preso le spade angeliche e che non si fossero ancora uccisi a vicenda.
Il gruppetto avanzò e Simon con la sua velocità da vampiro arrivò in cima alle scale.
Isabelle chiudeva la fila.
"Buongiorno Isabelle" disse una voce che la ragazza amaramente riconobbe con ritardo.
"Buongiorno Madre" rispose la Nephilim.
Si bloccò e impallidì.
"M-madre..?"
 
 
 
ANGOLO DELLE CRAZY:
Scusate il capitolo corto ma volevamo dare un pò più di suspance XD
Ok , lasciateci perdere, siamo diventate pazze.
Una per Allegiant e una per..natura...si... io (tini fray) sono pazza di natura, oppure saranno le pillole XD.
 Tini fray: Alla prossima e Shippate Malec ^-^ 
*kiakkiera la guarda male*
Tini fray: E Clace -.- contenta?
~Tini e kiakkiera
 
 
 
 

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Capitolo 22
*** Punizioni non troppo dure... o forse si? ***


"Isabelle Sophia Lightwood girati" 
La ragazza fece quello che le era stato imposto lentamente. 
"Bene ora che ho la tua attenzione... DOVE DIAMINE ERAVATE FINITI SI PUÒ SAPERE???!!!" Urlò isterica Maryse.
"Eravamo andati a..." si bloccò.
"A fare una... visita ecco diciamo così..." 
Maryse guardò Isabelle con fare indagatore.
"Che genere di... visita?"chiese la donna.
"Ehm..." Isabelle non sapeva come rispondere. 
"E dov'è tuo fratello?"Chiese. 
"Oh è qui.." disse Isabelle guardandosi attorno.
"Qui nel corridoio o qui nel mondo Isabelle?" Esclamò Jia comparendo dietro Maryse.
"Q-qui... nel corridoio" rispose la ragazza. Ma di Alec neanche l'ombra. Dov'era finito?
Magnus arricciò il naso e fissò un punto con interesse.
"DOVE?! ISABELLE SOPHIA LIGHTWOOD STAI CERCANDO DI COPRIRE TUO FRATELLO??!!" Urlò Jia.
"NO! Era qui lo giuro!" Esclamò Isabelle
"Non ERA ... lui È qui" disse Magnus schioccando le dita.
Alec comparve sul 4 gradino della scala.
Tutti erano sorpresi.
Come aveva fatto a mimetizzarsi?
Gli shadowhunters potevano rendersi invisibili con le rune solamente sotto gli occhi degli umani.
Non dei cacciatori stessi.
"Che cosa..." sussurrò Isabelle.
"Alexander Gideon Lightwood vieni subito qui!" Esclamò Jia.
Alec si pose di fronte a lei all'inizio delle scale e testa alta con uno sguardo molto.. strano.
"Come vi è saltato in mente! Poi lei Bane che doveva controllarli! Pensavo che sapesse fare il suo lavoro!" Urlò furibondo Robert. 
"il mio lavoro non è fare da baby-sitter a degli adolescenti svitati" disse Magnus con nonchalanche. 
"Io non mi sono mai fidato di lei Bane! I Nascosti sono sempre poco affidabili." esclamò Robert calcando con disgusto sulla parola 'Nascosti'.
"Padre"
Una voce ferma e decisa interruppe il silenzio. Alec.
"Non è colpa di Magnus, IO ho risposto al telefono, IO mi sono finto te e IO ho deciso di andare a casa di Fell, Magnus non voleva, l'ho costretto e quindi.."
 Magnus era paralizzato. 
Alec lo stava difendendo... dopo tutto quello che era successo. 
Maryse interruppe il figlio.
"CHE COSA AVETE FATTO VOI??"
"Fallo finire di parlare per piacere.. almeno lui non fa la scena dell'attore vissuto..." disse Jocelyn guardando Raphael. 
Il vampiro si finse offeso.
"Tz.. non capite niente di arte..." detto questo tornò in camera sua a fare chissà che.
"Non ci posso credere! Alexander Gideon Lightwood mi hai deluso! Sapevo che eri un buono a nulla! Come ho fatto a fare un figlio così!"
L'espressione di Alec mutò, divenne fredda, una maschera di ghiaccio.
Maryse impallidì alle parole del marito.
"Robert..." sussurrò scioccata con la poca voce che le era rimasta.
"La smetta! Non lo deve trattare così! È pur sempre suo figlio!" Esclamò Magnus contrariato, come si permetteva di trattare Alec così? 
Alexander lo guardò stupefatto.
"Come osi ribattere stregone?! Non solo hai trasformato mio figlio in quello che è..." disse disgustato.
Isabelle era scioccata.
Lo stregone sentì Alec fremere e si sentì impotente, voleva abbracciarlo e dirgli che andava tutto bene, ma non poteva.
"....osi anche controbattere l'Inquisitore!!"
Magnus rimase con la bocca semi-aperta. 
Aveva voglia di incenerire all'istante quell'idiota di Robert sifacosì-sifacolà Lightwood e cancellargli quel sorrisino da quella che chiamava faccia.
"Come punizione dovrete pulire tutta la Sala del Consiglio , da cima a fondo!"
Urlò Robert, Maryse era chiaramente esterrefatta.
Magnus sospirò, poteva accettare una puniziobe del genere, avrebbe fatto tutto con la magia, per nulla complicato.
"Tutti e due!"
Alec e Magnus si guardarono per un attimo per poi sbuffare all'unisono.
Ecco, adesso si faceva complicato. 
 
 
 
 
 
"Ma come diamine si usa questa dannatissima scopa!"
Alec si girò verso Magnus e lo vide litigare con quel povero bastone di legno che chiedeva pietà.
Si appoggiò al manico della sua scopa con le braccia conserte guardando lo stregone con fare assorto come se stesse cercando una risposta ad un indovinello complicato. 
"Non credevo che fossi così impedito con le pulizie domestiche, ecco perché il loft era sempre un casino.." disse Alec.
Magnus si stupì di così tanta intraprendenza.
Ma , confrontando le condizioni del loft quando Alec abitava con lui e le condizioni del loft prima che conoscesse il cacciatore, riconobbe che quello che aveva detto il moro era vero.
Una fitta al centro del petto lo colpì al ricordo di quei momenti felici.
Tuttavia non fece trapelare nessuna emozione all'esterno, rimase di marmo.
"Sono uno stregone non una casalinga.." disse con voce ferma e sguardo duro lo stregone.
Alec alzò le spalle con aria indifferente.
"Beh, tutti sanno fare le pulizie" disse Alec girandosi dall'altro lato iniziando a pulire il lato sinistro della sala di Consiglio.
Magnus non rispose, continuava a guardare Alec, o meglio, la sua schiena.
Diede uno sguardo alla sua scopa e poi di nuovo al ragazzo.
"Perchè mi hai difeso oggi?" Chiese Magnus con la gola secca.
Vide Alec fermarsi e guardare il pavimento con i capelli davanti agli occhi.
Lo sentì deglutire.
"E-era colpa mia non sarebbe stato corretto..." disse Alec con una voce che non convinse neanche se stesso.
Magnus capì che c'era qualcos'altro.
"Solo per questo?" Chiese lo stregone con voce atona. 
Vide Alec chiudere gli occhi e respirare.
"Si. Solo per questo" sospirò seccato il ragazzo. 
Magnus decise di non fare altre domande. 
Si limitò a spostare una sedia per 'pulire' sotto di essa.
Alec rimase per un pò immobile e poi ritornò a sistemare. 
Sembrava stanco, molto stanco.
"G-grazie" disse Magnus sottovoce.
Alec si girò verso di lui.
"Cosa?" Chiese il moro.
"Grazie" disse Magnus con più sicurezza. 
Vide Alec confuso.
"P-per che cosa?" Chiese con voce bassa.
Magnus che fino ad ora aveva tenuto lo sguardo basso sospirò.
"Per avermi difeso" disse lo stregone. 
Un debole dolore colpì la testa del cacciatore.
"Non abituartici " disse invece il moro.
Magnus rimase a bocca socchiusa, la gola secca e un'orrenda sensazione alla bocca dello stomaco.
Solo i Nephilim più austeri e snob gli avevano parlato così. 
Ma, Alec non era come loro, non lo era mai stato.
Chi era quello? Non poteva essere Alec, no non poteva .
Assorbì il colpo e per la seconda volta non reagì.
Un forte rumore fece sobbalzare lo stregone. 
La porta della sala si aprì e una testolina bionda comparve.
Magnus pensò subito che fosse Helen invece quando fece un passo in avanti notò che era Jace con ancora la macchia viola sulla fronte. 
Guardò attentamente sia Magnus e Alec soffermandosi soprattutto su quest'ultimo.
"Wow pensavo di ritrovarvi a lanciarvi sedie o cose del genere, invece..." disse Jace sorridendo.
Alec era girato verso il muro e dava le spalle al parabatai. 
"Jace cosa vuoi? " tagliò corto irritato il moro.
"Ah vi ho disturbato? Se volete torno fra un po non vi preoccupate.." disse il biondo con un sorriso malizioso tornando verso la porta.
"No!" Intervenne Magnus. 
Il Nephilim biondo alzò lo sguardo. 
" cosa vuoi Jace?" Disse lo stregone massaggiandosi le palpebre. 
Il biondo sorrise.
"Volevo dire ad Alec che Helen lo cerca per la ronda, Harry è gia tornato." Disse Jace. 
Magnus guardò l'orologio della stanza e notò che erano le 20:30.
"Sono ancora le 20:30, la ronda inizia alle 21." Disse Alec freddo. 
"Quell'orologio va indietro" disse solamente Jace.
Il moro si girò, senza neanche alzare la testa verso Magnus, si avvicinò a Jace, gli 'diede delicatamente' la scopa e uscì dalla stanza.
Jace lo seguì.
Lo raggiunse, aumentando il passo, mise le mani in tasca e lo guardò. 
Dopo un attimo di silenzio Jace iniziò a parlare. 
"Alec tutto bene?" Chiese preoccupato.
"Benissimo" disse Alec freddo senza guardarlo in faccia.
"Cosa sta succedendo con Magnus?" 
Jace non era il tipo di ragazzo che si arrendeva subito.
"Non sono affari tuoi" disse Alec velenoso. 
Jace si sentì strano, la runa sulla clavicola bruciò e sentì la testa girare, forse era per la padella.
Non forse, ERA di sicuro per la padella, non voleva considerare altre opzioni.
"Sì invece, Alec non lo capisci che ancora lui.."
"Ancora lui cosa?? Mi ama? Lui non mi ama Jace.
Amare qualcuno significa esserci sempre, non abbandonare mai l'altro e perdonarlo. Lui non mi ama perchè ormai ha capito che sono una nullità e che non valgo niente e che mio padre aveva ragione, lui non mi ama semplicemente perché nessuno può amarmi, neanche Max.
Lui adorava te, non me, la sua figura guida sei stata sempre tu non io.
Io non valevo niente per nessuno, quindi perché dovrei valere qualcosa per Magnus?"
Disse Alec con enfasi fremendo per il dolore che quel discorso gli procurava, non pensava che avrebbe mai detto a qualcuno quello che provava, non pensava neanche che sarebbe stato Jace il primo con cui si sarebbe sfogato.
Corse via come per scappare da quel discorso, anche se era consapevole che non si può scappare dalla propria vita, la si può vivere e basta, sperando in qualche raggio di luce ogni tanto.
 
 
 
 
Angolo delle pazze:
Eccoci di nuovo qui :3
Non abbiamo potuto riguardare molto perchè non abbiamo avuto tempo ma speriamo che sia venuto bene lo stesso :)
La storia sta iniziando ad infittirsi.
Magnus che cerca di parlare con Alec mentre il cacciatore è abbastanza strano in questi giorni, non notate?
Alla prossima
~Tini e kiakkiera
 

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Capitolo 23
*** Baci inaspettati ***


Alec stava per correre su per le scale quando vide Helen scendere sorridente.
Quando mai non lo era?
"Andiamo Alec?!?" Esclamò la bionda arrivando di fronte a lui. 
La ragazza sembrò non accorgersi delle urla di poco fa neanche guardando la faccia pallida di Jace.
"Si, andiamo" disse Alec.
Helen sorrise , di nuovo, e prese sotto braccio il cacciatore. 
Stavano per uscire dal portone quando la ragazza si girò verso Jace e gli disse.
"Comunque avevi ragione, il viola ti dona!"
 
 
 
Usciti dalla casa dei Penhallow percorsero il vialetto ed iniziarono a camminare per un po in giro per la città. 
"Te l'ha detto Jace che faremo doppio turno oggi?" Chiese ad un certo punto Helen ad Alec che sembrava perso nei suoi pensieri.
"Ehm non abbiamo avuto il tempo di parlarne.." mentì il ragazzo "Quindi faremo anche il turno delle 23?"
Helen annuì.
Arrivarono alla piazza di Idris e continuarono a camminare per una via.
"Gia, Jia ha pensato che fosse una buona punizione per te"
Alec rise.
"Invece non può che farmi piacere" disse il ragazzo pensando al vantaggio di non essere a casa fino a notte inoltrata, molto meglio, almeno non avrebbe incontrato nè Jace nè Magnus. 
"Beh, anche a me ma dovremmo stare tutta la notte con quel vampiro lagnoso e con lo stregone glitteroso... che rottura" disse Helen con voce seccata.
Alec appena sentì "stregone glitteroso" sentì la testa girare, si fermò e per un attimo pensò di cadere a terra.
"Alec..stai bene?" Chiese Helen "ho detto qualcosa di male?" La ragazza tornò indietro da Alec.
"N-no no tutto apposto, sto bene, era solo un calo di zuccheri" mentì Alec.
"Ci credo! Stai mangiando come un gatto in questi giorni! Anzi credo che Curch mangi più di te!" Esclamò la Blacktorn. 
Alec la guardò male.
"Ahh sembri mia sorella!" Esclamò il ragazzo esasperato.
"Credo ci sia tanta differenza fra me e tua sorella" disse ridendo Helen.
"Comunque..." disse la bionda. 
"Helen posso farti una domanda?" 
La ragazza sembrò sorpresa.
"Ehm dimmi pure" rispose la bionda fermandosi e appoggiandosi al muro di una casa.
"Cosa sta succedendo con mia cugina, con Aline?" Chiese Alec piano, non voleva intromettersi nei suoi affari privati ma aveva bisogno di saperlo.
La ragazza si incupì e abbassò lo sguardo.
Non rispose.
"Mi dispiace, non pensavo fosse una domanda dolorosa per te" disse Alec mettendole gentilmente le mani sulle spalle.
"No figurati, è solo che non mi va di parlarne ora" sussurrò la ragazza sempre tenendo bassa la testa.
Alec sembrò convincersi.
Riprese il cammino.
Sentì un singhiozzo.
"Helen?"
Nessuna risposta. 
Si giró e vide la cacciatrice seduta a terra con le ginocchia al petto e la schiena appoggiata al muro della casa.
Singhiozzava.
Alec si avvicinò a lei , si piegò sulle ginocchia e le mise una mano sulla spalla.
Non trovava le parole, non era bravo a consolare le persone, ma non ce ne fu bisogno perché Helen fra un singhiozzo e l'altro iniziò a parlare,
"Dopo la battaglia io e Aline siamo rimaste molto unite, più che mai. 
Avevamo combattuto insieme, l'una al fianco dell'altra, andava tutto alla perfezione." Iniziò Helen alzando il viso e guardando il muro di fronte a lei.
Fece un sospiro e continuò. 
"Ad un certo punto Aline non si fece più sentire, non mi chiamò, non ci siamo più viste, io sono tornata a Los Angeles con i miei genitori e i miei fratelli.
Quando un giorno mi arrivò un messaggio di fuoco da parte sua"
Si fermò di nuovo.
"Lo lessi e rimasi di sasso.
Il biglietto diceva che la nostra storia non poteva continuare, che era stato tutto un errore, uno sbaglio, che la nostra relazione era sbagliata."
Un singhiozzo la colpì e si fermò.
"Quando ho saputo che sarei dovuta venire qui a idris per il consiglio sapevo che avrei dovuto parlarle. Appena l'ho vista era felice, non era triste come me, e più tardi ne ho capito il motivo. Harry"
Alec era confuso. 
"Harry?" chiese il cacciatore.
"Harry, quello con i capelli rossi." Disse Helen alzando lo sguardo su Alec e capendo che doveva spiegargli di più.
"Alec, Harry e Aline si sposano"
 
 
 
 
 
 
 
"Che cosa??? Stai scherzando?!" Esclamò Alec.
"Calmati Alec... sembra che Aline te la volevi sposare tu..." disse Helen alzando un sopracciglio. 
"No è che sono molto... stupito... pensavo che.."
"Che le piacessero le ragazze?" Lo interruppe la ragazza.
Silenzio.
"Anch'io lo pensavo... fino a quando non sono andata a casa dei Penhallow.
Sono entrata in camera sua e..."
"E...?" Chiese Alec per farla continuare.
"E li ho visti sul letto..." disse Helen singhiozzando.
Alec impallidì.
"Che cosa??!!nel letto?"
"Nonono! Seduti... sul letto , che parlavano" lo corresse Helen.
"Ahhh" disse Alec.
Helen sospirò e continuò il racconto.
"Mi aveva assicurato che non c'era nulla fra lei e Harry. Poi ho sentito Jia parlare con il rosso di matrimonio. Ho cercato di aprire una conversazione con Aline ma non mi ha risposto, ha fatto finta di niente... e alla fine... è successo quello che è successo..."
Helen sospirò e Alec la guardò reprimere una lacrima. 
"Ma non fa niente è storia passata.." disse asciugandosi gli occhi.
"Quindi dobbiamo fare la ronda con... con quei due?" Disse Alec cercando di sviare l'argomento.
Aiutò Helen ad alzarsi da terra.
"Alec ho capito che ti eccita l'idea di fare la ronda con loro, anzi con uno di loro, ma potresti evitare di nominarli ogni tre secondi.."
Alec arrossì.
"C-che cosa stai dicendo?! M-ma sei impazzita p-per caso Helen?!" Disse il moro.
Helen rise.
"Uò. Calma i bollenti spiriti ragazzo non ho detto mica che te lo vuoi portare a ... emh volevo dire... stai bene? Sei tutto rosso"
"C-certo sto bene" disse Alec nascondendo il viso.
"Non vedo l'ora di tornare a casa e mangiare, ho tanta fame" disse Helen massaggiandosi la pancia.
"Io non credo che mangerò.."
"Si può sapere che hai in questi giorni? Non mangi. Sembri un pazzo maniaco. La notte non dormi, si capisce dalle occhiaie!"
"Sono solo stressato niente di che" disse il Lightwood. 
"Tu non sei stressato Alec, tu sei innamorato" disse la ragazza.
"Che cosa?" Disse Alec con voce acuta.
"Sì, credi che non vi abbia visto te e Magnus prima della battaglia , credi che non abbia visto quanto eravate felici? Adesso tutti e due sembrate l'ombra delle persone che eravate! Tu stai dimagrendo a vista d'occhio e cerchi un qualsiasi pretesto per stargli lontano! Credi che non ti veda?"
"E cosa dovrei fare Helen?!" Disse esasperato il cacciatore appoggiandosi ad un muro.
Ad alec parve per un attimo che la cacciatrice avesse girato la testa verso la strada che stavano percorrendo prima ma pensò di esserselo immaginato.
"Dimenticare.. dimenticare ed andare avanti.." disse Helen.
Alec sospirò.
"Ho già provato in tutti i modi ma non è servito a nulla..." disse abbassando la testa.
La bionda si avvicinò a lui e gli mise una mano sotto il mento e glielo alzò.
"Forse hai provato con la persona sbagliata..."sussurrò Helen per poi avvicinarsi e sovrapporre le sue labbra a quelle del cacciatore moro.
Alec spalancò gli occhi.
Quando vide da lontano due ombre avvicinarsi..
 
 
 
 
Angolo delle pazze :
Okok, tirateci pure i pomodori, sappiamo che abbiamo fatto pena :)
Fra tesine, scuola, compiti e impegni del pomeriggio stiamo riuscendo davvero poco a scrivere e abbiamo paura (dato il calo di recensioni) di non essere più all'altezza di continuare la ff :(
Tutte le autrici pensano che uccidendo personaggi e facendo le sadiche riusciranno a rendere il libro più bello ma secondo me loro (Jace, Clary, Alec, Magnus, Iz ecc..) hanno già sofferto abbastanza...
Nonostante questo credo che sarò costretta a essere molto, MOLTO sadica purtroppo.
E ho gia in mente alcune idee...
Ora passiamo al capitolo. 
Tuti penseranno "Oddio, ma Helen non era Lesbica?" E "Ma sono tutti pazzi in questa storia?".
Le risposte: Sì e Yep.
Speriamo di non avervi confuso troppo.
Alla prossima.
~Tini e kiakkiera
 

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Capitolo 24
*** Anche i più forti sanno piangere ***


All'improvviso sentì un applauso sarcastico e Helen si staccò da lui.
Guardò per vedere chi fosse e rabbrividì.
"Bene, bene, quindi è questo che fate durante la ronda." Disse Magnus incrociando le braccia al petto.
I suoi occhi sembravano fuoco ardente e Raphael, di lato allo stregone, sembrava si stesse trattenendo dal ridere per la 'comicità' della scena. 
Non era la prima volta che Raphael rideva per le disgrazie altrui.
"No no no! Hai frainteso! I-io e Helen non ci stavamo baciando" disse Alec cercando di negare l'ovvio allotanandosi da Helen.
"Ahh nooo, un serpente ti ha morso il labbro e lei ti stava aiutando a rimuovere il veleno... ti credevo più intelligente. Alexander" disse Magnus socchiudendo gli occhi sull'ultima parola.
Alec non aveva mai sentito il suo nome pronunciato in quel modo dallo stregone, solamente quella volta nel tunnel della metropolitana, ma adesso c'era qualcosa di diverso nella sua voce.
"Uò non provare a insultare Alec stregone rimbecillito tutto glitter e lustrini! Tu gli strass ce li hai al posto del cervello!" Iniziò ad urlare Helen mettendosi davanti ad Alec. 
Magnus fece una faccia sorpresa alzando leggermente entrambe le sopracciglia.
"Perché non lasci in pace Alec e ti fai un pò i fatti tuoi piuttosto che quelli degli altri!? Ah no giusto, perché dopo che lui rovina una persona deve continuare a mettere lo zampino nei suoi affari privati! Che male c'è se Alec vuole stare con me? Sentiamo!" Alec le mise una mano sulla spalla per cercare di farla calmare ma quando sentì l'insinuazione ad un loro rapporto sbarrò gli occhi e anche Magnus fece lo stesso. 
"Quindi tu preferisci stare con questa sgualdrina senza cervello piuttosto che con me?!" Esclamò lo stregone guardando Alec con occhi fiammeggianti di gelosia e delusione. 
"Allora?" Chiese iracondo Magnus vedendo che non rispondeva.
"È meglio lei di me?"  
Alec si risvegliò dal suo stato di trance e guardando lo stregone negli occhi disse qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato .
"Cioè spiegami, tu prima mi spezzi il cuore in quel dannato tunnel e poi vieni da me a farmi la predica? Cioè scusami ma ... piuttosto che venire da me e poi farmi soffrire perché non te ne stai con quella sanguisuga ambulante e mi lasci da solo... magari finalmente mi dimenticherò di te!" Disse tutto d'un fiato Alec guardando Magnus dritto negli occhi e nelle ultime frasi puntando il dito su Raphael. 
Magnus non poteva crederci.. quello non poteva essere Alec.
Il cacciatore si allontanò da lui e la cacciatrice bionda lo seguì girandosi solamente per fare una mega linguaccia allo stregone.
Raphael rise e poi quando Magnus si girò verso di lui canticchiò.
"Il triangolo no, non l'avevo considerato" e continuò a ridere.
 
 
 
 
 
 
Magnus avvrebbe sicuramente tentato di ucciderlo.
Una saetta, al centro del petto, ah ah che liberazione.
Raphael continuò a camminare nella direzione presa dai Helen e Alec ma quando si girò vide qualcosa che gli avrebbe toccato il cuore, se lo avesse avuto.
Magnus aveva gli occhi da gatto abbassati e stringeva forte i pugni, ma non per rabbia, pensò il vampiro, per esasperazione.
"Non... non pensavo che avrebbe potuto fare una cosa del genere... Alec..il MIO Alec..." disse Magnus a voce bassa.
Raphael sentì un senso di angoscia nel sentire il modo possessivo con cui Magnus aveva pronunciato la parola "MIO" e la stava ripetendo a bassa voce accompagnata dal nome del cacciatore moro come ad auto convicersi che tutto quello non fosse successo davvero.
Il vampiro vide un lacrima rigare il volto dello stregone e non riuscí a muoversi , era paralizzato. 
Non aveva mai creduto che Magnus si sarebbe mai legato ad una persona cosí tanto, o almeno non pensava che lui ne fosse capace.
Quando lo stregone l'aveva accolto con sè nel suo loft, Raphael aveva affibiato a Magnus milioni di aggettivi, ma non aveva mai pensato che ad uno stregone che con 800 e passa di anni sulle spalle avrebbe potuto dare l'aggettivo 'sentimentale".
Eppure in quel momento il Nascosto appariva così fragile, spezzato.
Lui non poteva comprenderlo molto... non era bravo in queste cose.
Se lo ama così tanto perché ha tagliato i rapporti? Pensava Raphael.
Il vampiro non sapeva quello che era successo fra il Nephilim e lo stregone. 
Si avvicinò a Magnus standogli a distanza. 
Le uniche cose che uscirono dalla bocca del vampiro furono due semplici parole.
"Mi dispiace..." disse Raphael. 
Magnus si stupì. 
Nessuno era mai riuscito a togliere quelle parole dalla bocca del vampiro, si sentì così stupido e si vergognò di essersi mostrato così davanti a qualcuno, ma soprattutto davanti a se stesso.
Essere forte era una convinzione che si era inculcato da molto tempo, ormai.
Alzò la testa e superò Raphael dandogli le spalle.
"Vogliamo fare questa ronda o no?" Esclamò il Nascosto stringendo i denti.
Il vampiro si girò verso di lui sospirando e si incamminarono. 
 
 
"Mi dispiace di aver reagito così , Alec" disse Helen camminando accanto al moro.
"Ma mi dispiace ancora di più per il bacio, non avrei dovuto, mi dispiace ma non so cosa mi sia preso"
"Non fa niente per il bacio, figurati" disse Alec facendo una smorfia che assomigliava solo lontanamente ad un sorriso
Helen lo guardò attentamente, aveva notato che non aveva parlato dell'argomento "Magnus".
"Beh, secondo me se lo è meritato quello stregone" disse velenosa la cacciatrice. 
Il cacciatore non rispose.
"Gia, anche secondo me, non p-può intromettersi nella mia vita" disse Alec all'improvviso balbettando.
Helen era confusa.
Il suo carattere sembrava doppio, da una parte c'era la voglia di dire quello che si pensa anche ferendo gli altri, dall'altra parte, invece, il solito Alec.
L'Alec balbettante, buono e indifferente. 
La ragazza pensó che il confronto con lo stregone lo avesse confuso e per questo si comportava così. 
"Beh, facciamo così. Dividiamoci così finiremo la ronda prima no?" Chiese Alec. 
Ha bisogno di stare un pò da solo, pensò Helen.
"Bene, ci rivediamo a fine ronda al cancello della casa dei Penhallow. Ok?" Chiese Helen. 
"Certo" disse Alec mentre la salutava sorridendo mestamente e allontanandosi.
Mentre camminava la sua mente ritornava al dialogo con Magnus, non ne poteva fare a meno, c'era qualcosa che non quadrava e il suo cervello da diciottenne in crisi automaticamente iniziava a ripensarci.
Aveva fatto bene a dire quelle cose a Magnus, e allora perché sentiva il rimorso divorarlo?
-Certo che hai fatto bene! Se lo merita!- Diceva una piccola parte della sua coscienza
Gli occhi verdi del nascosto erano apparsi morti quando Alec gli aveva detto quello che "pensava" , o almeno quello che credeva di pensare.
Non capiva il comportamento di Magnus, perché era stato così velenoso nei confronti di Helen?
- Perché è così! Se la prende con tutti quelli che ha attorno!- commentava sensa sosta l'angolino del suo cervello.
Ma Alec sapeva che non era così.
"È meglio lei di me?", gli aveva urlato lo stregone. 
No, nessuno è come te, figuriamoci meglio, gli avrebbe voluto dire il cacciatore.
Invece gli aveva detto quelle parole che solo adesso si accorgeva di quanto potessero essere dolorose.
Lui non voleva Magnus fuori dalla sua vita, piuttosto il contrario, non capiva solamente il comportamento del nascosto.
A che non ti guarda neanche a che si mette in competizione con gli altri 'per te'.
Per te..
In realtà Alec non sapeva per quale motivo il Nascosto si comportava così. 
Una parte , nell'angolo opposto della sua testa , ritornò al discorso che aveva fatto con Jace.
Magnus non lo amava , Alec ne era certo.
Ma come si potevano spiegare quei comportamenti? 
Non voleva tormentarsi con quei pensieri ancora a lungo.
Decise di iniziare a fare seriamente la ronda.
Percorse quasi mezza città e si chiese dove fossero finiti Magnus e gli altri.
Ecco, sempre Magnus al primo posto.
Riformuliamo la frase:
Dove sono Helen e gli altri?
Adesso era accettabile.
Stava per arrivare alla fine di una via quando sentì in un vicolo delle voci...
 
 
 
 
ANGOLO CRAZY:
Eccoci qui con un nuovo capitolo :)
Non riusciamo molto a commentare le nostre storie perchè dopotutto l'auto giudizio non è semplice per nessuno 😂❤️✌️🔝 quindi ci limiteremo a dire "bene in questo capitolo abbiamo scoperto che Alec ha paura dei gatti HAHAHA"
Volevo avvisarsi che in questo periodo faremo una breve pausa perché dobbiamo preparare la tesina e Tini ha solo8 in testa l'argomento e i collegamenti:)
Che raziel ce la mandi buona.
Inoltre terrei molto a dirvi che Kiakkiera ha appena pubblicato la sua prima one shot ispirata ad Hunger games, ci sono molti spoiler del canto della rivolta, per chi fosse interessato a leggerla ecco qui il link :)♥
Teardrop: http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2610499&i=1
Vogliamo inoltre ringraziare tutti quelli che recensiscono e quelli che rimangono nell'ombra :') e ricordarvi che solo grazie a voi questa storia va avanti ♥
 
Alla prossima e grazie mille per l'attenzione
~Tini e kiakkiera
 

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Capitolo 25
*** Conoscenze innate ***


 
"Ahia!"
"Sei un idiota" disse un'altra voce.
"Questa non è un buon motivo per menarmi un colpo in testa!" Disse l'altro con un ringhio.
"È un buon motivo per farti stare zitto" 
"E pretendi di farmi stare zitto menandomi colpi in testa?"
"Se ti aiuta a svenire e mi da un pò di pace sì"
Sentì uno sbuffò. 
Erano senza dubbi Magnus e Raphael. 
Alec si appoggiò al muro un pò prima del vicolo per ascoltare.
Ci fu un momento di silenzio.
"Secondo te gli piace?" Chiese Magnus al vampiro sospirando.
Alec non capì di chi stessero parlando e a quanto pare neanche Raphael tanto che il vampiro non rispose.
"Dico, Helen ad Alec?" Disse lo stregone.
Il cacciatore ebbe un sussulto.
Perchè parlavano di lui?
"Ehm...Magnus" sussurrò Raphael guardando Magnus.
Poi dopo che capì che il suo cervello aveva riflettutto troppo e sbuffò.
"Che ne posso sapere io!" Disse il vampiro alzando le braccia al cielo.
Magnus guardò a terra, Raphael capì di averlo deluso, in un momento cosi doloroso, anche se in pratica lo stregone non doveva aspettarsi niente da lui, non era proprio "amici".
"No" disse secco il vampiro.
"No cosa?" Chiese lo stregone continuando a non guardare Raphael.
"Non gli piace, sono sicuro, al tuo guanciotte dolci non piace Helen" disse il vampiro.
Guanciotte dolci? Si chiese il Nephilim. 
"Davvero?" Chiese lo stregone con un barlume di speranza negli occhi. 
"Si, davvero" disse Raphael regalando allo stregone uno dei suoi primi sorrisi sinceri.
Chiuse gli occhi e sospirò.
Il vampiro aveva ragione.
E forse anche Jace..
Non riuscì neanche a pensare che all'improvviso sentì un peso sulla sua testa.
Alzò gli occhi sorpreso e vide un gatto grigio appollaiato suoi suoi capelli.
Il Nephilim si morse il labbro, chiuse gli occhi e li riaprì.
Ok, non doveva muoversi, il gatto poteva fiutare la sua paura.
Si sentì così stupido. 
Combatteva demoni tutti i giorni e aveva paura di uno stupido gatto?
Ok stava delirando.
Il gatto alzò il musino e affacciandosi dalla testa di Alec lo vide, un naso, due occhi e la bocca.
"Bello... gatto... bello" sussurrò Alec più per auto-convincersi che per convincere il gatto.
Il micio piegò la testa da un lato guardando il naso del cacciatore. 
Allungò la zampa e toccò la punta del naso di Alec e iniziò a graffiarlo.
Alec iniziò a muoversi ma il gatto non aveva intenzione di staccarsi dalla sua testa.
"Stupido animale quello è un naso! Non un pallina! Idiota!" Disse Alec tirando il gatto da sopra ma il micio non ne voleva sapere.
Quando il gatto iniziò a soffiargli e a salirgli sulla faccia aggrappandosi alle guance Alec iniziò a correre avanti e indietro e non si accorse di una scatola lasciata sotto una finestra ed inciampò.
Il gatto volò dalla sua faccia e atterrò sulle zampe, ma Alec non era un gatto quindi atterrò di faccia.
"Ahhh che malee" disse alzandosi con gli avambracci e mettendosi in ginocchio.
"Non ti hanno insegnato che non si origlia ,cazador?"
 
 
 
 
 
Riconobbe all'istante la voce.
Deglutì e alzò il viso da terra e Raphael comparì in tutta la sua... bassezza.
Guardò al suo fianco e vide Magnus che sembrava messo in disparte, aveva lanciato un occhiata veloce ad Alec e poi era rimasto indifferente. 
"Non stavo origliando.." disse convinto Alec.
"Oh certo e io sono Angelina Jolie!" Esclamò Raphael.
"La smettete non ci capisco più niente! Prima se ne esce lui con Madonna" disse Alec indicando Magnus che alzò lo sguardo al nome della cantante.
"E adesso tu con questa Agnelina Gioglì" disse Alec esasperato.
Vide Magnus nascondere un sorriso.
"È Angelina Jolie e questo è solo un modo per sviare l'argomento!" Disse Raphael con gli occhi come fiamme.
"O prometti sull'Angelo che non ci spierai mai più , oppure..." mentre il vampiro parlava Alec si era alzato in piedi e adesso si stagliava per tutta la sua altezza e guardava Raphael con cipiglio di sfida.
"Oppure cosa?" Disse Alec mentre il vampiro cercava di rispondere. 
All'improvviso un rumore di vetro rotto e un urlo di donna squarciarono il silenzio.
I presenti si guardarono intorno. 
Non capivano da dove provenisse il rumore.
"ALEC!" Urlò disperata una voce.
"Helen...?"disse Raphael incerto ma il moro aveva gia iniziato ad uscire fuori dal vicolo e lo stregone lo stava seguendo.
Alec cercava di capire da dove poteva essere venuto il grido della ragazza ma subito iniziarono a seguirsene molti che dicevano sempre il nome del Nephilim seguito dalla parola "Aiuto".
"Ma non è una Nephilim??!!" Esclamò Magnus.
"Si ma prima di dividerci mi sono dimenticato di darle le mie armi!" Esclamò Alec disperato.
Magnus capì l'angoscia nella voce del ragazzo e anche se non gli importava minimamente di Helen, anzi la voleva morta, corse il più veloce possibile.
Ormai Alec aveva lo stilo in mano e prendendo una spada angelica iniziò a tracciare una runa.
Iniziò a correre più veloce fra i vicoli rimettendo lo stilo nella cintura e raggiunsero una piazzetta.
Magnus andò avanti e ad un certo punto lo sentirono urlare "È qui!"
Svoltarono la via e lì li videro.
3 demoni Ravener messi a semicerchio attorno ad Helen che era attaccata impaurita al muro di una casa.
Magnus polverizzò un demone con pochi colpi.
Appena gli altri demoni si girarono verso il gruppetto entrarono in confusione.
Molto strano, pensò Alec, non dovrebbero fare così.
Pensò che li avesse intimoriti Magnus magari.
Pronunciarono delle parola in una lingua demoniaca e scomparirono.
Alec corse da Helen che era ancora appoggiata al muro e guardava il punto in cui i demoni erano scomparsi.
La tenuta da cacciatrice era strappata nelle maniche e nelle ginocchia.
"Alec.." sussurrò Helen guardandolo.
Il Nephilim la alzò da terra e appena lei si alzò lo abbracciò attaccandosi come per paura che scomparisse.
Iniziò a singhiozzare.
"Va tutto bene... mi dispiace..." disse Alec scusandosi per averla lasciata disarmata.
Helen però non rispose come Alec pensava.
"Che cosa hanno detto?" Disse la ragazza. 
Alec le accarezzò i capelli.
"Il principe è tornato" disse il moro
"Il principe è tornato" mormorò nuovamente Alec, scuotendo la testa.
Non capiva il senso di quelle parole, di quella frase.
" E tu" intervenne Magnus, guardando Alec scioccato "come hai fatto a capirlo?"
 
 
 
 
 
 
ANGOLO CRAZY:
Ed eccoci di nuovo qui :)
Adesso i fatti si infittiscono , ma non voglio commentare nulla sennò finirei ad anticiparvi tutto XD
Mi sono appena spoilerata una morte ( non e possibile ç_ç) di COHF su tumblr xc.
Non ce la faccio non resisto ç_ç...
Devo uccidere la Clare.... immediatamente...
Alla prossima
~Tini e kiakkiera

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Capitolo 26
*** Sfilate in boxer... o qualcos'altro? ***


 
Ricontrollò per l'ennesima volta tutti i capi presenti nell'ampio armadio di mogano scuro.
Buttò a terra dei jeans neri, una divisa da combattimento, una felpa dello stesso colore dei suoi occhi, una sciarpa scura come la notte e tutti gli abiti, prevalentemente scuri, che Aline gli aveva fatto trovare in stanza dentro il mobile .
Il pigiama aveva deciso di non farsi trovare.
Avrebbe dormito con i jeans, no problem... no?
Si buttò sul letto a pancia in su sospirando: che giornata stancante.
Dopo che Helen era stata attaccata dai demoni l'avevano riportata a casa dei Penhallow e Alec le aveva fatto un iratze assicurandosi che stesse bene fisicamente che non avesse ferite gravi per poi lasciarla in una delle tante camere degli ospiti del palazzo ed era tornato in camera sua per riposare.
Chiuse gli occhi cercando di non pensare a niente per fare anche solo 5 minuti di beato sonno.
Sentì un rumore, spalancò gli occhi ma l'unica cosa che vide fu la luna alta fuori dalla finestra, si mise a sedere guardandosi intorno ma non vide nient'altro che i mobili.
Ricadde pesantemente sul materasso e gli occhi gli si chiusero per la stanchezza.
-Ho pure le allucinazioni adesso, bene- pensó il Lightwood. 
Posò le mani sul viso sospirando quando un botto improvviso si propagò per la stanza.
Alec mise con un movimento fulmineo il braccio sotto il cuscino scattando in piedi con un coltello in mano
Appena vide chi era si rilassò rimanendo comunque sorpreso.
"Helen?"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
"Helen?" Chiese il cacciatore sorpreso abbassando l'arma.
La ragazza alzò lo sguardo fissandolo sul ragazzo moro con espressione anch'essa stupita.
"Tieni un pugnale sotto il cuscino?" Chiese Helen alzando un sopracciglio .
Alec abbassò il braccio rilassando i muscoli delle spalle ancora tesi e pronti all'azione.
"Che ci fai qui?" Disse Alec a bassa voce.
"Io.. n-non riuscivo a dormire... avevo paura..." disse Helen con lo sguardo basso.
Alec capì che la ragazza era realmente sconvolta.
Gli occhi erano lucidi e pensò alla dignità che Helen aveva dovuto sacrificare per andare a rifugiarsi da lui.
Alec rispose con un semplice "Oh".
"P-posso dormire con te?" Chiese con voce flebile la ragazza.
Alec la fissò imbarazzato.
Non aveva dormito con nessuna ragazza al di fuori di sua sorella Isabelle.
Ma Helen aveva bisogno e dopotutto era stato lui a dimenticarsi di darle le armi, quindi era colpa sua se adesso la cacciatrice era terrorizzata.
Doveva farsi perdonare in qualche modo... no?
"C-certo, vabbene"
Helen sorrise battendo le mani e saltando sul letto sedendosi a gambe incrociate e posizione da regina.
"Allora... questa è la tua parte del letto e questa la mia" disse mimando "non possiamo oltrepassare il confine, nè mani, nè piedi nè qualcos'altro..."
Alec alzò un sopracciglio scioccato.
"Non devi russare, non devi parlare, non devi essere sonnanbulo e non devi svegliarmi" disse Helen sorridendo.
Alec era ancora in piedi di fronte al letto e guardava Helen mentre dettava 'le regole'.
Dopo pochi attimi di silenzio Alec era ancora in piedi scioccato e Helen seduta sul letto con un sorriso a 32 denti stampato sul volto.
"Buonanotte" disse soddisfatta accoccolandosi fra le coperte e appoggiando la testa al cuscino chiudendo gli occhi.
Alec si avvicinò al letto sdraiandosi sul fianco esausto e coprendosi anche lui con le lenzuola.
All'improvviso sentì delle braccia circondargli il busto e un mento poggiarsi sull'incavo del collo.
Sentì Helen sospirare chiudendo gli occhi. 
Alec non si era mai sentito così a disagio.
Per un attimo smise di respirare sperando che Helen si allontanasse ma quando vide che la ragazza non aveva intenzione di staccarsi rilasciò un sospiro pesante.
Dopo che si fu abituato al braccio di Helen attorno alla sua vita diede un ultimo sguardo alla luna.
5 minuti di beato sonno... eh?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Si svegliò sentendo infrangere sul suo collo dei respiri.
Aprì gli occhi e vide Helen appoggiata su un gomito che lo guardava attenta.
"Perchè mi stai fissando?" Chiese schietto Alec.
Helen parve sussultare leggermente alla sua voce.
Evidentemente non si era accorta del suo risveglio. 
"Hai gli stessi capelli di Aline" disse Helen biascicando con le parole. 
Senza dare tempo ad Alec di rispondere la ragazza si alzò dal letto e si chiuse in bagno.
Alec sospirò, si alzò e tolse i vestiti che stava usando posandoli sopra una sedia e rimanendo in boxer.
All'improvviso la porta si spalancò ed entrò Jace che iniziò a dire un sacco di parole a raffica mentre scuoteva le spalle del suo parabatai ignorando il fatto che fosse in biancheria. 
Alec riuscì a capire solamente "Clary, telefono e per l'Angelo".
"Jace che succede?" Chiese piano Alec togliendo le mani del parabatai dalle proprie spalle.
"Clary.... prima... telefono... l'altro giorno... scarico... AHH!" Urló Jace esasperato sedendosi sul letto di Alec con nonchalanche. 
Il biondo alzò la testa guardando Alec da capo a piedi facendolo arrossire.
"Perché sei in mutande?" Chiese con voce stanca.
Alec sospirò. 
"Ti interessa davvero?" Disse il cacciatore posandosi le mani sui fianchi. 
Jace fece un'alzata di spalle.
"In effetti non voglio sapere se quando non sono con te fai delle sfilate in mutande o qualcos' altro... non voglio chiedere" 
Alec alzò gli occhi al cielo esasperato.
"Quindi... perché sei qui?" Chiese il moro al parabatai cercando di essere più delicato possibile, ovviamente non riuscendoci.
"Ah giusto. Dopo che ho finito di fare la doccia stamattina e aver pettinato e asciugato per bene i miei capelli , perché sai se non li sistemo per bene non posso aver lo stesso charme che ho quando sono belli " iniziò sorridendo e indicando i capelli e il suo viso.
Alec lo guardò male ma non fece nessuna battuta o altro.
"Poi?" Chiese invece il moro.
Jace si riprese dal guardare un punto sulla scrivania del moro.
"Poi sono andato a prendere il cellulare che avevo lasciato spento, sai com'è a furia di usarlo e di ricevere chiamate da così tante ragazze si scarica, il tuo invece si è scaricato a furia di inviare chiamate a Magnus chiudendole appena rispondeva" disse sorridendo sornione.
"Se sei venuto qui per insultarmi puoi pure andare" disse Alec indicando con il braccio la porta.
"Non sarei venuto fino a qui a quest'ora di mattina solo per insultarti di persona, lo avrei fatto con Raphael" 
Alec sospirò chiudendo gli occhi mentre Jace rideva.
"Comunque non era questo che volevo dirti... ho visto una chiamata persa di Clary nel telefono dopo che l'ho acceso" Disse Jace acquisendo mano a mano che andava avanti nel discorso un tono di voce sempre più preoccupato.
Alec sbarrò gli occhi.
"Cosa? Stai scherzando Jace? Sicuro di non essertelo immaginato?" Chiese Alec stupito.
"Nono guarda" disse Jace prendendo il telefono dalla tasca passandolo al parabatai.
Alec lo prese in mano e vide nello schermo: chiamata persa da "Amore" , ieri. 
Alec fisso il telefono incredulo.
"Dobbiamo avvisare subito il conclave" disse Jace alzandosi e andando alla porta.
"No. Non dobbiamo avvisare il conclave." Disse Alec posando il telefono sulla scrivania e mettendosi i pantaloni.
Jace lo guardò come se fosse un pazzo. 
"Come no? Alec il conclave è l'inico che ci può aiutare! Non eri tu quello che diceva sempre 'Dura lex, sed lex'?" Esclamò Jace.
"Invece è il contrario... la loro prerogativa è trovare Jonathan ,se ci riusciranno penseranno che Clarissa è sua alleata. Di conseguenza faranno una brutta fine ad entrambi" disse Alec.
Jace incrociò le braccia al petto.
"Da quando ti preoccupi per Clary?" Chiese il biondo.
Alec sbuffò quasi ridendo.
"Infatti non mi preoccupo di Clary. Tu ti preoccupi per lei e io mi mobilito a cercarla perché ci è utile, e ci sono altre persone che tengono a lei" disse il moro. 
"Che ragionamento impeccabile miss sentimentalista" disse Jace 
"Però tu hai detto 'faranno fare una brutta fine ad ENTRAMBI', o sbaglio?"
Alec lo guardò come se non capisse a che cosa stesse alludendo.
Jace alzò un sopracciglio. 
"Sebastian... tu..." disse Jace malizioso.
Alec capì immediatamente e lo guardò come se l'avesse voluto uccidere.
"Sicuro di esserti ripreso dalla botta di ieri? A me sembra che tu abbia ancora un po la mente offuscata" disse Alec avvicinandosi a Jace e posandogli un dito sulla tempia.
"Scherzavo!" Disse Jace mentre Alec si allotanava da lui e si metteva la maglietta tu stai meglio con Raphael" esclamò. 
"Che cosa!" Urlò Alec sistemandosi la maglietta , ma quando guardò di fronte a se vide Jace scappare dalla porta.
Alec si affacciò in corridoio e esclamò.
"Ti auguro una lunga e felice vita amorosa con quella specie di pony ritardato!" 
Il moro sbuffò e ritorno dentro la stanza vedendo che Helen era uscita dal bagno.
Alec la guardò imbarazzato.
"Cosa hai sentito del discorso?" Chiese Alec.
"Quanto basta per sapete che tu e Jace dovete prendere un appuntamento con uno psicologo, anche se probabilmente, dopo avervi sentito, preferirebbe andare ad allevare lama in Perù" disse Helen uscendo dalla stanza e trascinandosi dietro Alec.
 
 
 
Angolo delle pazze :
Buongiorno a tutti :)
Siamo felicissime, awww 5 recensioni *-* davvero grazie, grazie mille ^-^ anche a chi legge e non recensisce.
Comunque, questo è un capitolo di passaggio ovviamente con un Jace che impazzisce e una Helen che fa la reginetta XD
Nel prossimo capitolo ci sarà un grande sconvolgimento quindi... beh... spero di avervi fatto incuriosire (spero).
Con le nostre tesine siamo messe davvero male quindi se non aggiorneremo costantemente scusateci :(
P.S= Tini ha finito City of Heavenly Fire O.O ed è sconvolta.
S-C-O-N-V-O-L-T-A.
Beh... alla prossima:)
~Tini e kiakkiera
 
 
 
 

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Capitolo 27
*** Parigi in pericolo ***


"Isabelle mi passi il caffè?" Chiese Aline seduta sul divanetto nel salotto della casa dei Penhallow. 
La cugina si sporse dalla poltrona e prese una tazzina di caffè bollente da un vassoio per poi passarla ad Aline.
"Allora.. che si fa?" Chiese Simon giocando con i capelli di Isabelle che parve non dispiacersi di quelle attenzioni.
"Bah, non saprei. Potremmo rimanere qui seduti come delle anime in pena sperando in uno sconvolgimento della giornata.." disse Raphael. 
"Oppure?" Chiese Isabelle appogiandosi al petto di Simon seduto dietro di lei.
"Oppure fare la stessa cosa in cucina, o nella dispensa, tanto per rendere le cose interessanti" disse Magnus seduto in una poltrona un pò più lontana dal resto del gruppetto.
Il suo viso era diventato ancora più cupo mano a mano che i giorni passavano.
Isabelle si chiese quand'era stata l'ultima volta che avesse toccato cibo.
Senti un sospiro pesante e si girò vedendo Raphael appoggiato al muro nella penombra della stanza.
"Beh, un programma interessante direi" disse Jace entrando con passo veloce e sbattendo le porte.
Neanche il tempo di salutarsi anche con un buongiorno accennato che subito si era messo in mezzo ai ragazzi di fronte al tavolino di vetro.
"Avete visto Helen?" Chiese il biondo.
"No, perché?" Rispose prontamente Aline raddrizzandosi sul divanetto.
"Perché in camera sua non c'è" disse Jace passandosi una mano fra i capelli dorati.
Aline aveva lo sguardo pensieroso.
Jace girò lo sguardo fino ad incontrare la figura dello stregone seduto sulla poltrona intento a guardarsi le unghie indifferente al discorso.
Indifferente fino a quando la porta del salone si spalancò ed entrò Helen ridendo.
Lo stregone si limitò ad alzare lo sguardo e abbassarlo facendo una smorfia.
Il problema fu quando Magnus vide chi seguiva Helen: Alec.
Anche lui entrò ridendo e alzò una mano in segno di saluto imbarazzato dal fatto che tutti lo stessero osservando. 
Isabelle guardò torva Helen che teneva la mano sulla spalla del fratello, non le era mai stata simpatica quella ragazza, ma quando la cugina aveva annunciato la loro relazione aveva dovuto accettarla.
Magnus fissò lo sguardo per vari secondi su Alec senza nessuna espressione sul volto e la smorfia che aveva dipinto il viso scomparve sostituita, quasi immediatamente, da uno sguardo vitreo.
Il cambiamento si notava molto ma si stupì quando Alec lo guardò rimanendo indifferente.
Magnus distolse subito lo sguardo iniziando a torturarsi le mani.
Jace cercò di cambiare argomento per evitare quella situazione imbarazzante.
"Allora.. emm.. che si fa?" Chiese il biondo battendo le mani in modo da avere l'attenzione di tutti.
Alec era in piedi e non distoglieva lo sguardo dal pavimento, evidentemente perso nei suoi pensieri.
Isabelle lo guardava preoccupata e per un attimo incrociò lo sguardo di Jace trasmettendogli quasi telepaticamente il suo pensiero.
La porta del salone si spalancò di nuovo e comparve Maryse.
"Ragazzi... scusate se vi disturbo durante i vostri più che interessanti discorsi.." disse Maryse mentre Raphael soffocava una risata.
Alec sembrò riprendersi e si girò verso la madre.
"Sì Mamma?" Chiese Isabelle.
"Ho appena ricevuto una chiamata dall'istituto di Parigi: è stato attaccato." Disse Maryse.
Aline sbarrò gli occhi portando una mano alla bocca.
"Stiamo andando a controllare lo stato delle cose, useremo il portale della casa dei Pennahlow, voi state qui e continuate le vostre ronde, daccordo?" Concluse Maryse .
I ragazzi fecero un verso deluso , illusi di avere un pò di azione nella giornata.
"Okay, noi andiamo, non combinate nulla.. okay?" Chiese Maryse con sguardo ammonitore e un sorriso sulle labbra.
"Okay" rispose Jace, l'unico che fino a quel momento aveva aperto bocca.
Maryse li salutò e uscì dalla stanza.
Neanche il tempo di respirare che la porta si spalancò nuovamente e una testa fece capolino: Harry.
"Buongiorno ragazzi" disse allegramente.
Jace vide Helen mentre sbuffava cercando di guardare da un'altra parte.
Il rosso diede un semplice sguardo di circostanza ad Alec appoggiato vicino alla porta e si sedette sul bracciolo della poltrona di Aline piuttosto che nel posto di lato a lei, cosa alquanto strana.
Jace diede uno sguardo ai suoi amici, Magnus sembrava essere preda di un tic nervoso che lo faceva andare con lo sguardo da Alec al muro. Alec, muro, Alec, muro.
Isabelle non se ne accorse, troppo impegnata dai baci che il vampiro le lasciava sulla fronte.
Non aveva mai visto Isabelle così felice e così in pace con il mondo.
Il biondo stava per aprire la bocca per parlare quando fu proprio Helen a esclamare a piena voce un "che facciamo" evidentemente ripetuto troppe volte.
"Andiamo ad allenarci in palestra?" Propose Alec con voce bassa come se non volesse esere li in quel momento.
Jace battè le mani e annuì facendo una faccia soddisfatta.
"Bene, la prima proposta sensata della giornata" disse il biondo ricevendo un'occhiataccia da Magnus e Raphael.
 
 
 
ANGOLO PAZZE:
Allora, abbiamo preferito allungare un pó la storia quindi il colpo di scena sará nel prossimo capitolo , che é gia pronto :)
Speriamo di non avervi deluse :( perdonateci -_-
Alla prossima... non odiateci..
~Tini e kiakkiera
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 28
*** Under attack ***


"Alec!" gridò una voce mentre un bussare insistente stava quasi buttando giù la porta.
"Alexander Gideon Lightwood!" ripetè.
Alec si svegliò improvvisamente, disturbato da quell'insopportabile rumore.
Si alzò di malavoglia e si diresse alla porta.
"Siamo tutti in biblioteca!" gridò Izzy appena lo vide comparire "È da due ore che ti aspettiamo"
" Io mi .." sbadigliò "mi ero appisolato" spiegò, cercando di aggiustare i capelli, sicuramente fuori posto.
" Due minuti, Alec, ti do due minuti per scendere, o arriverò qui con tutta, e sottolineo la parola TUTTA, la banda per farti scendere giù".
Alec annuì e chiuse la porta.
 
 
 
 
 
Dopo esattamente 1 minuto e 30 secondi era arrivato davanti alla biblioteca.
Sospirò ed aprì la grande porta in mogano scuro con inciso uno strano stemma che occupava tutta la superficie di legno.
Alec pensò di non averlo mai visto.
Li conosceva tutti: il fuoco dei Lightwood, le stelle dei Morgenstern...
Aprì la porta e si ritrovò una immensa biblioteca. 
Gli ricordava quella dell'Istituto, ma era diversa. 
La sala era a forma di rettangolo, molto spaziosa.
Le pareti erano di lunghezza chilometrica ed erano completamente tappezzate da ripiani in legno che finivano a circa metà dell'altezza della sala, lasciando spazio ad una parte di muro più rifinita, dove erano raffigurate scene di lotta fra demoni e shadowhunters e, più su, si aprivano delle ampie finestre rettangolari, adesso con le tapparelle chiuse, per evitare di far filtrare la luce e uccidere Raphael. 
Dal tetto dritto, che si presentava a circa 200 metri dalla fine delle finestre, pendeva un grande lampadario che si bloccava all'altezza delle raffigurazioni, anche se i cristalli a forma di fuoco, uccelli, ferri di cavallo e di tutte le altre raffigurazioni presenti negli stemmi delle famiglie di shadowhunters, finivano qualche centimetro più in giù.
Alec aveva già visto la biblioteca parecchie volte, ma, quando si presentava l'occasione di rientrarci, rimaneva sempre stupito dalla grandiosità e unicità della sala e, questa volta più delle altre, gli sembrava di ammirarla con nuovi occhi.
A destra vide Isabelle, Simon e Jace, seduti su un divano che, insieme ad altre poltrone, costituiva un salottino, il quale distanziava circa tre metri dagli scaffali.
Quasi alla fine della sala, invece, seduti intorno al tavolo in legno che, partendo da un pezzo di muro dove non vi erano scaffali, alla sinistra di Alec, arrivava quasi dall'altra parte della sala, lasciando un passaggio di circa quattro metri per poter prendere i libri che si trovavano dietro o accanto al pezzo di legno antico.
Il tavolo era così grande che ci sarebbero potute entrare almeno 200 persone, come potevano confermare gli infiniti sgabelli in legno, ma, adesso, in quel posto c'erano solamente Raphael, coricato lungo pezzo di legno che costituiva solo una piccola parte del tavolo, e Magnus, posizionato su uno sgabello davanti al vampiro, dando così i le spalle all'entrata. 
Helen, invece, trotterellava per la sala, ordinando i libri sugli scaffali.
"Salve" intervenne Alec, schiarendosi la voce e lasciando chiudere un grosso tonfo la porta dietro di lui.
"Alec!" urlò Helen, buttando a terra, non si capiva se per l'euforia o per lo spavento, gli eleganti tomi che aveva in mano.
" È arrivato occhi bluuu" cantilenò Raphael, senza spostarsi dalla sua comoda posizione.
" In anticipo di trenta secondi, addirittura" Isabelle sorrise e schiacciò un occhio "questo sì che è il mio Alec".
In seguito posò lo sguardo su Simon, sul quale era seduta, e continuò a baciarlo appassionatamente, ricevendo un'occhiataccia malinconica e uno sbuffo da Jace.
" Cosa state facendo per divertirvi?" chiese Alec, sedendosi sul divano, nel posto libero fra i due fidanzatini e il suo parabatai.
Magnus si era appena girato quando era entrato, ma dopo era tornato nella sua normale posizione, dando le spalle a tutti, escluso Raphael.
Helen raggiunse Alec e, ignorando le poltrone a qualche metro dai ragazzi, si sedette sulle gambe dello shadowhunter.
" Posso, vero?" chiese intrecciando le braccia intorno al suo collo e finendo nella stessa identica posizione di Isabelle.
"N...n" Helen alzò un sopracciglio e sbattè el ciglia "Naturalmente" rispose, imbarazzato, così tanto che il parabatai si lasciò sfuggire un risolino.
Sentendo quella risata e impressionandosi dal fatto che fosse successo qualcosa, Magnus si girò di scatto e Raphael si alzò, mettendosi a sedere a gambe incrociate sul tavolo e degnandoli, finalmente, di uno sguardo.
"Puttanella" sussurrò Magnus, dimenticando della sala, costruita per stare in silenzio, dove un solo sussurro produceva un'eco impressionante.
" Cosa hai detto?" scattò Helen, senza staccarsi da Alec e attirando l'attenzione di tutti, anche dei due innamorati che, di malavoglia, si staccarono, rendendosi conto di quello che stava succedendo.
"Ho detto semplicemente 'puttanella' "Magnus alzò le braccia " se poi credi che sia riferito a te e ti pungi così tanto, vuol dire che ne hai ragione" commentò, con un tono piatto, inespressivo.
Helen si alzò, furiosa.
" Ou, stregone! Non mi prendi per il culo!" urlò alzandosi e dirigendosi verso di lui.
Alec, con uno scatto, la raggiunse, e la bloccò dalla braccia a qualche metro dal tavolo, che la ragazza aveva raggiunto così velocemente da far paura.
" Magnus" sibilò Alec a denti stretti "Potresti evitare di commentare ogni cosa? Sarebbe molto meglio se te ne rimanessi a parlare con il tuo fidanzatino succhiasangue" intimò, rendendosi conto troppo tardi che lì c'era anche Simon.
Si girò verso di lui e improvvisò delle scuse impacciate, poi, senza lasciare Helen, rivolse nuovamente l'attenzione a Magnus, che adesso si era alzato.
"Il mio fidanzatino?" chiese, portando le braccia ai fianchi "Fino a prova contraria non sono io quello che si è baciato durante la ronda con Qualcuno" accentuò la parola, facendo capire che si trattava di "qualcuno" con la Q maiuscola.
" B...baciato?" chiese Jace, ma nessuno lo calcolò.
" Saranno anche cavoli suoi stregone dei miei stivali!" rispose Hele , mollando Alec."stregone dei miei stivali?" Magnus si fece sfuggire un risolino "In un combattimento ti brucerei quei tuoi" lo studiò "vestiti che andavano di moda..." ci pensò "mai" si sentì Raphael ridere " in un solo schiocco".
Alec incrociò le braccia al petto.
"Oh, si vede quanto sei potente" sorride "sei così potente che ti hanno lasciato qui invece di portarti a combattere con loro. A questo hai una spiegazione? "
Magnus si morse il labbro e Raphael fischiò, ricevendo occhiatacce da tutti, alle quali rispose alzando le mani al cielo.
"Sono qui" il volto di Magnus, adesso, lasciava trapelare tutta la sua rabbia "perché voi tutti siete così idioti che avete bisogno di un baby sitter!"
"Vado a prendere i popcorn" disse Raphael, scendendo dal tavolo.
"Ou, succhiasangue, tu non esci di qui" affermò Helen "Vado io a prenderli" disse, uscendo e irritando Alec, il quale sbuffò.
Raphael alzò le spalle, come per dire che non aveva una spiegazione, e si sedette su uno sgabello.
"Già avete problemi di coppia?" Magnus si avvicinò ad Alec, fermandosi a un metro da lui.
"Mai quanto ne ho avuti con te" sputò quelle parole, capendo dopo che lui non avrebbe mai detto una cosa del genere.
"I problemi li hai creati tu!" urlò Magnus.
"Tu e solamente tu" lo indicò "Tu e il tuo egoismo!" sbottò "Tu, Alec!" ripetè.
Poi si allontanò e si sedette di nuovo sullo sgabello, accanto a Raphel, dandogli le spalle.
"Alzati di lì!" urlò Alec "Non puoi darmi la colpa di tutto e poi sederti! È da codardi, da stupidi, da idioti, da nascosti!" sputò l'ultima affermazione.
Poi si girò verso Simon, ma prima che potessa scusarsi il ragazzo alzò una mano e sorrise, facendogli capire che non c'era alcun problema. 
" E tu" Magnus si alzò e si voltò di nuovo verso di lui "sei il solito shadowhunter fiero e stupido, anche se credevo che fossi diverso" scosse il capo "Vai dalla tua ragazza, Alec e lasciami in pace, adesso" sussurrò.
"Perché fai così? Proprio non lo vuoi capire? " disse lo shadowhunter "pensi che sia stato solo tu quello che ha sofferto?" urlò " Come fai a non capire che mi sono pentito?!" Esclamò sull'orlo delle lacrime e Magnus sentì l'alterazione della sua voce "Come fai a non capire che io ti a..."
Il ragazzo non riuscì a terminare la frase perché un potente e acuto boato proveniente dall'esterno riecheggiò per tutta la sala, costringendo i ragazzi a zittirsi e Raphael, addirittura, cadde dal tavolo, ritrovandosi a terra, piegato dal dolore.
Izzy, Simon e Jace si alzarono, appoggiandosi alle pareti, le quali adesso tremavano, facendo cadere sul pavimento la maggior parte dei libri, facendo oscillare pericolosamente il lampadario e rompendo qualche finestra, così che una pioggia di vetri in frantumi cadde sui capi dei ragazzi.
"Ragazzi!" Helen fece irruzione nella sala.
Aveva alcuni popcorn nei capelli e altri appiccicati ai vestiti, ma quello che colpì di più tutti fu il viso, segnato dalla preoccupazione.
"Siamo sotto attacco!" urlò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLO PAZZE:
Buongiorno :)
Ed ecco a voi lo "sconvolgente" capitolo.
Il tablet si era bloccato di nuovo e abbiamo perso alcuni dati :(
Quindi sommando questo agli esami crediamo che sia meglio riaggiornare a Luglio :( ci dispiace molto ma abbiamo molti impegni entrambe.
Scusateci di nuovo.
~Tini e kiakkiera

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Capitolo 29
*** Sotto copertura ***


Uscirono correndo dalla casa dei Pennalow e si guardarono intorno: fuoco. 
Stava andando tutto a fuoco.
Le torri antidemoni erano attorniate da fiamme che le stavano distruggendo mano a mano che divampavano.
Frotte di Shadowhunters oscuri stavano marciando verso le case di Alicante superando i confini.
Alec guardò l'orizzonte, il sole stava quasi tramontando e il cielo era abbellito da enormi nuvole dai riflessi rossi, creati anche dalle alte fiamme di fuoco.
Milioni di Nephilim spaventatu stavano correndo senza meta mentre urlavano sconvolti.
diceva il biglietto di Jonathan Morgenstern.
Ebbene sì, era arrivato.
"Oh per l'Angelo" esclamò il moro continuando a guardarsi attorno.
"Presto ragazzi dividiamoci!" Esclamò Isabelle "Aline tu vai nell'armeria e prendi tutto quello che puoi!" Urlò la ragazza alla cugina che annuì esclamando un "chi ha le armi scenda in città a proteggere gli abitanti con gli altri ci vedremo qui, okay?".
"Okay!" Esclamò Jace guardando la sorella che sembrava presa da tutt'altri pensieri.
"Ragazzi vado ad avvisare i membri del Conclave!!" Esclamò Isabelle iniziando a correre.
"Non andare da sola! Jace accompagnala!" Mentre diceva questo si girò e non vide più il suo parabatai, scomparso fra le persone, disperate come non mai.
"Alec.." sussurrò Magnus guardando il ragazzo negli occhi blu così giovani ma pieni di fermezza. Non c'era rabbia, rancore nelle sue parole. C'era tensione.
Magnus si avvicinò a lui e Alec dimenticò tutto quello che stava succedendo attorno a loro.
Guardò Magnus come se potesse ricevere conforto solamente guardando negli occhi.
Come se guardandolo si potesse sentire a casa, al sicuro.
Ed era quello che succedeva ogni volta che era con lui. 
Si avvicinò a Magnus quando un'altro boato li fece sobbalzare.
Una delle torri anti demoni era caduta.
"Sono in troppi! Non ce la faremo mai!" Urlò Helen mettendosi in mezzo fra Alec e Magnus, quest'ultimo la guardò con un astio così forte che l'avrebbe potuta uccidere.
"Helen..." disse Alec con tono di voce quasi smielato.
Magnus lo guardò con occhi spenti.
Helen si girò verso di lui con un sorriso a 32 denti e Alec le sorrse di rimando.
"Te lo dirò in modo molto gentile e pacato..." disse il moro facendo un sorriso tirato.
Helen annuì sorridendo.
"Bene... LA SMETTI DI STARMI ATTACCATA COME UNA COZZA??!!" Esclamò quasi urlando Alec diventando più rosso del fuoco che girava attorno alle torri. 
"I-io..." balbettò Helen diventando pallida.
Arrivò Simon che era rimasto fino a ora con Jace.
"Ragazzi la situazione è critica...se la smetteste di fre le scene tipo 'Beautiful' e veniste a darci una mano magari" disse Simon e solo dopo si accorse della sua maglia con su scritto "I'M BETTER THAN YOURS" tutta sporca di sangue sospirò.
Alec riusciva a percepire l'influenza che aveva sua sorella sul diurno anche a kilometri di distanza.
"Sono perfectamente daccordo con el diurno! Vamos!" Esclamò Raphael raggiungendoli e battendo le mani.
Alec guardò gli occhi di Magnus illuminati dalla luce della luna e sorridendo sospirò.
"Erchomai".
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Isabelle iniziò a correre verso le torri anti-demoni col cuore in gola.
Aveva appena avvisato il conclave a Parigi e Jia aveva risposto con un "Faremo più in fretta possibile" e Isabelle ci aveva sperato.
Ma mentre li avvisava aveva sentito una strana sensazione e le era tornato improvvisamente alla mente un ricordo doloroso.
Quella notte, ad Idris, la notte dell'attacco, la notte della morte di Max...
 
 
-E comunque, dovresti essere a letto. È tardi.
-C'erano dei rumori sulla collina. Mi hanno svegliato- Max battè le palpebre. Senza occhiali, tutto per lui diventata una macchia piuttosto indistinta.
-Isabelle...?
Il tono interrogativo della sua voce richiamò l'attenzione di Isabelle, che si allontanò dalla finestra.
-Che c'è?
-La gente non si arrampica sulle torri antidemoni, vero? Per un motivo qualsiasi?
 
 
 
 
 
Quel ricordo le diede una fitta al cuore così dolorosa che si fermò dalla sua corsa per riprendere fiato.
Ma non era solo per quello.
Quel ricordo la stava facendo ragionare.
Possibile che le torri anti demoni fossero andate a fuoco prima che e i cacciatore oscuri avessero varcato la soglia di Alicante? No.
Un brutto presentimento la fece correre più veloce.
Superò la collina con molta fatica, gli stivali con i tacchi non erano per niente adatti alla situazione ma non poteva toglierli, le ceneri scaturite dal fuoco cadevano dal cielo come neve, neve nera.
Arrivò ai piedi delle torri e fu lì che la vide.
Una sagoma messa in risalto dal fuoco che divampava attorno alle torri.
Si mantenne a debita distanza fino a quando la figura non si girò e rivelò la sua identità: Harry.
Il ragazzo non doveva aver notato ancora Isabelle perché stava guardando il fuoco e le torri con un gigno malefico che le fece venire i brividi.
Solo dopo si girò completamente e la vide.
"Isabelle"
"Harry"
Isabelle deglutì e non distolse mai lo sguardo dal cacciatore.
Solo allora notò i marchi, rossi come il fuoco delle torri, rossi come il sangue.
Le mancò il respiro.
Harry se ne accorse e quasi con sguardo fiero si avvicinò a lei.
"Tu... sei un infiltrato... sei un nephilim oscuro! Sei un servitore di Sebastian!" Esclamò Isabelle facendo dei passi indietro.
"Isabelle... ti credevo più intelligente sai?" Disse il ragazzo avvicinandosi a lei.
Isabelle mise lesta la mano alla frusta e la scoccò ma Harry si era già spostato a destra e adesso incombeva su di lei con una spada angelica sguainata.
Le saltò addosso e rotolarono sull'erba bruciata fino a quando Harry si ritrovò su di lui e le bloccò i polsi.
Isabelle gli assestò un calcio potente con il ginocchio allo stomaco e lui si alzò in piedi come se quello fosse stato solo un leggero pizzicorio.
"È finita qui, mi dispiace dolcezza" disse mentre alzava la spada angelica per colpirla dritto al cuore.
Isabelle chiuse gli occhi sentendo le lacrime scenderle lievi sulle guance.
"Max sto arrivando" sussurrò quando Harry lasciò cadere il braccio.
 
 
 
 
ANGOLO CRAZY:
Eccoci :')
Settimana piena:
-gli esami sono andati bene per tutte e due tranne qualche insoddisfazione; 
-Tini aveva il saggio di danza e Kiakkiera è andata a vederla ^-^ (ovviamente)
-beh, e la nostra pazzia è aumentata proporzionalmente alla vicinanza ravvicinata dell'uscita di COHF e al trailer di Mockingjay *-*
Scusate se il capitolo non è il massimo -_-
Speriamo di essere più coerenti possibili con gli aggiornamenti. 
Alla prossima :')
~Tini e kiakkiera
 
 
 

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Capitolo 30
*** Si scambiano i ruoli ***


"Max sto arrivando" sussurrò quando Harry lasciò cadere il braccio.
 
 
Quando Isabelle pensó che ormai fosse finita un rantolio soffocato si liberó nell'aria, fu dopo qualche secondo di shock che sentì un ringhio oscuro e delle urla.
Sentí un potente scossone al terreno e capí che qualcosa, o qualcuno,era ricaduto pesantemente sull'erba.
Con l'orecchio ancora appoggiato a terra alzó la testa e quello che vide la stupí, di fronte a lei una lotta orribile si stava svolgendo.
Harry stava rotolando a terra e sopra di lui un licantropo abbastanza mal messo con il manto graffiato appena sotto il collo e una zampa insanguinata, probabilmente rotta.
Isabelle non riuscì a capire l'età del lupo, non si era mai soffermata troppo si questi dettagli; i Nascosti non le interessavano, a meno che non usciva con uno di loro, anche se quella, dopotutto, si era rivelata una cosa insensata e frivola dopo aver incontrato Simon.
Simon.
Stava bene? Era ferito? Non aveva più il marchio di Caino, poteva succedergli di tutto.
Ma perché si stava preoccupando per lui quando un suo 'amico' che si era rivelato essere un servitore di Sebastian stava lottando con un lupo mannaro che le aveva salvato la vita?
Cercó un modo per aiutare il lupo ma non poteva?
Harry si muoveva con ferocia ma il licantropo non era da meno.
Quando il lupo mannaro spinse con forza il Nephilim oscuro piú lontano possibile si alzó su due zampe e inizió a recuperare la forma umana e fu allora che Isabelle lo riconobbe: Jordan.
 
 
 
 
L'ennesimo shadowhunter cadde a terra, colpito al petto dalla spada angelica di Jace. 
Il ragazzo si voltò, già pronto ad affrontare un altro nemico.
Appena aveva saputo dell'attacco non aveva esitato e si era catapultato fuori, senza parlare, sapendo che era suo dovere difendere la sua città. 
Si trovò davanti un ragazzo più alto di lui, impostato, il viso colmo di cicatrici sanguinanti, un braccio piegato in una posizione innaturale.
Poteva avere la sua età, o essere anche più giovane, nonostante avesse un fisico abbastanza imponente.
Se si guardava in viso, infatti, si notavano, sotto il sangue delle ferite, dei lineamenti quasi infantili, di un ragazzino troppo cresciuto, ma ancora adolescente.
Però era dalla parte di Jonathan, si era schierato contro di lui, quindi, forse, non era così innocuo.
Jace parò un colpo che lo stava per trafiggere e poi inflisse una ferita alla gamba del ragazzo, il quale cadde a terra, dolorante. 
Era dalla parte sbagliata, ma era pur sempre troppo giovane.
Jace, sentendo dei passi, si girò dalla parte opposta.
" Sempre più debole... Avresti potuto ucciderlo" affermò una voce.
Ma non era una semplice voce, era un timbro conosciuto, ascoltato, desiderato, quello che lo faceva sempre sorridere.
Adesso, però, era più glaciale, quasi spento.
Davanti a lui, fiera e sorridente, c'era Clary, la sua Clary.
Indossava un paio di pantaloni neri di pelle, degli anfibi dello stesso colore e una maglia nera con striature rosse, probabilmente sangue, e maniche a giro, con un ampio scollo a U.
Sulla maglia nera risaltavano i riccioli rossi in disordine, sporchi di sangue qua e là, leggermente più cresciuti dall'ultima volta che Jace li aveva visti.
Sotto il cespuglio colorato, il viso era della stessa carnagione di sempre, anche se le lentiggini sembravano quasi scomparse, o forse erano nascoste da qualche prodotto di bellezza, anche se lei non ne avrebbe mai fatto uso.
Gli occhi, ormai non più versi bensì neri, lo fissavano, scuri come un burrone, malinconici, non rispecchiavano per niente l'espressione del suo sorriso smagliante, divertito, ma quasi cattivo.
Le labbra che incorniciavano il sorriso erano rosse, sicuramente messe in risalto con qualche rossetto scuro.
Proprio quelle labbra, vedendo che Jace si limitava a rimanere fermo come una statua, si mossero nuovamente, eleganti e sicure. 
" Cos'è? Quella specie di gatto dello stregone fidanzato col tuo parabatai ti ha mangiato la lingua?" Chiese in tono sarcastico, spostando verso dietro, in un movimento provocante, i riccioli che le coprivano il viso.
Si avvicinò al biondo, fermandosi a due passi da lui.
"Clary" la chiamò lui, con voce più ferma e inespressiva di quanto si aspettasse.
"Amore" rispose lei, con un sorriso falso, avvicinandosi ancora di più. 
Adesso i loro visi erano vicinissimi, come non succedeva da tempo.
Clary, per raggiungere Jace, posizionò le braccia intorno al suo collo e alzò leggermente il viso, guardandolo negli occhi.
"Dove sei stata, Clary?" chiese lui, sconcertato.
"Oh, ero con mio fratello" rispose, tranquilla "con lui sono al sicuro".
Improvvisamente sembrava che la lotta si fosse bloccata e che non esistesse altro che loro due, fermi lì, a parlare.
"Cosa ti ha fatto?" sussurrò lui, chiudendo gli occhi.
"Niente che sia stato contro le mie volontà" rivelò lei.
Poi si alzò in punta di piedi e, senza preavviso, si avventò sulle labbra del ragazzo, ma solo per qualche secondo.
"Mi dispiace" disse subito dopo, allontanandosi da lui e staccandosi dalla sua stretta "volevo capire se provavo ancora qualcosa ma.." scosse la testa, per niente preoccupata "non sei minimamente paragonabile a Jonathan" affermò, sorridendo.
Jace rimase immobile, di nuovo.
Non capiva il comportamento di Clary, non capiva il perché di quel gesto, non capiva, soprattutto, dove fosse la SUA Clary.
"Cosa vuoi dire?" chiese, con una forza che credeva di non possedere.
"Diciamo" cominciò a giocare con un ricciolo, arrotolandolo intorno ad un dito "che tu sei focoso come un accendino per il gas, confrontato con Jonathan" rise.
Poi sfilò la spada angelica dalla cintura.
"Però potresti venire con noi, se eliminassi i tuoi sentimenti saresti un buon combattente" schiacciò l'occhio "e potremmo provare a fare una cosa a tre" rise di nuovo, in un modo freddo, distante.
Quella non era Clary.
"Tu e Jonathan...- Jace scosse il capo, indietreggiando. "L'avete fatto?" deglutì.
"Se l'abbiamo fatto?" sorrise "Non sai quante volte" sospirò, provando il desiderio di rivedere suo fratello. 
Jace scosse ancora il capo, incredulo, confuso, schifato.
"Oh, non avrai creduto che avrei aspettato te e il tuo fuoco angelico per farlo?'chiese, quasi dispiaciuta "Mi dispiace, Jace" alzò le spalle, priva di emozioni.
"Scegli, vieni con noi o ti uccido?" sussurrò qualcosa e la spada si illuminò.
Jace si ricordò dei momenti passati con Clary e Jonathan, del tempo che era costretto a trascorrere nel suo "rifugio", al legame che legava lui e il fratello della sua ragazza, a Clary che l'aveva seguito per salvarlo.
E lui? L'avrebbe seguita?
E se l'avesse fatto, Jonathan gli avrebbe permesso di salvarla?
Non credeva.
Era furbo, intelligente, non si sarebbe fatto colpire alle spalle un'altra volta. 
No, non l'avrebbe seguita, doveva inventarsi qualcos'altro. 
"No, Clary, il mio posto è qui" le disse lui, le lacrime che minacciavano di scappare.
La sua Clary non c'era, era scomparsa, era rinchiusa in qualche posto, magari dentro il corpo di quella ragazza, forse stava cercando di uscire da una gabbia in cui Jonathan l'aveva rinchiusa.
Forse stava soffrendo.
Quel pensiero lo colpì, trapassandogli il cuore come neanche una lama affilata avrebbe potuto fare.
Doveva salvarla.
Forse lei, quando aveva saputo che lui era legato a Jonathan e non era completamente cosciente, aveva provato le stesse emozioni, aveva visto una persona lontana.
Forse aveva pianto, forse si era disperata, ma poi si era rimboccata le maniche, aveva rischiato tutto ed era andata a salvarlo, l'aveva riportato alla sua "forma naturale", gli aveva salvato la vita.
E anche lui l'avrebbe salvata, non nello stesso modo, con un altro stratagemma, ma l'avrebbe riportata ad essere quella Clary della quale si era innamorato.
"Allora a mai più" disse lei, prima di attaccare Jace, senza alcun preavviso. 
Lo colpì allo stomaco, facendolo piegare e cadere sul terreno, ansimante.
"Buona morte, Jace" sussurrò lei, schiacciandolo a terra con il piede.
Poi Jace non vide più nulla.
 
 
 
 
Angolo crazy:
Ed eccoci :D
Finalmente siamo in vacanzaaaa siiiiiii yeeee xD *spara i coriandoli in aria e saltella per tutta la stanza*
Capisco che siete sicuramente scioccati dal capitolo e in questo caso il mio umore in confronto al vostro but... enjoy :D okay okay...
Ci dispiace da morire per... em... sì come si chiamava? Ah giusto.. Jace XD*si becca un occhiataccia da kiakkiera* no okay io adoro Jace ma odio clary .-. È una cosa strana ma mi sta antipatica a pelle, bah, ma rende Jace felice quindi la sopporto u.u
Ora... non ammazzateci *si ripara dai pomodori* chiediamo pietà :c
Alla prossima (se non ci uccidete prima)
~Tini e kiakkiera
 

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Capitolo 31
*** Abbadon ***


"Jordan..." sospirò stupita Isabelle guardando il ragazzo di fronte a lei, abbastanza mal messo.
Pensò che avrebbe dovuto dirgli almeno un semplice 'grazie' per averle appena salvato la vita ma Isabelle rimase silente mentre il ragazzo la guardava negli occhi. 
Jordan la fissò, sospirò e sorrise leggermente sussurrando un 'Prego Isabelle' abbastanza tirato.
"S-sei venuto da solo?" Gli chiese la ragazza ma poi ragionò, i Nascosti non potevano entrare ad Idris senza che il Conclave non dia loro il consenso.
Jordan le fece segno di guardarsi alle spalle, evidentemente troppo stanco per parlare.
Isabelle si girò e vide dopo tanto tempo la pianura: gli Ottenebrati singolarmente riuscivano a respingere 10 Nephilim alla volta come se fossero mosche e li uccidevano con la stessa facilità.
Ma una cosa che prima non aveva notato le andò all'occhio.
Dalla porta Ovest di Alicante (fate finta che esiste, e se esiste meglio così :'D) erano entrati e ancora stavano arrivando quelli che sembravano mille Shadowhunters e Nascosti: Lupi mannari, alcuni stregoni e persino dei vampiri.
'Gli Accordi evidentemente hanno dato i loro frutti' pensò mentre vedeva i Nascosti combattere al fianco della sua gente.
Una sagoma altissima e scheletrica molto grande si faceva spazio fra la folla scomparendo e ricomparendo a suo piacimento, Isabelle pensò che fosse un demone, magari un demone superiore.
Senti un ringhio basso e si rigirò.
Harry si era rialzato, i capelli illuminati dalle fiamme davanti agli occhi, un rivolo di sangue nero scendeva dalla tempia sinistra e un sanguinante graffio profondo solcava il braccio destro.
Guardava Jordan con occhi da predatore, come se fosse sicuro che da un momento all'altro l'avrebbe visto spegnersi come un fiammifero bagnato dall'acqua, anzi, un vampiro bagnato dall'acqua santa.
"Hai affrontato la persona sbagliata lupacchiotto" disse con un ghigno malefico e la spada sguainata in mano.
Si sentì un lieve mormorio allorché Harry si girò verso Isabelle guardandola con circospezione, seguito da Jordan che aveva gli occhi così socchiusi da sembrare bloccati.
"Cos'hai detto, ragazzina?" Esclamò Harry.
Isabelle alzò lo sguardo su di lui e sorrise, Jordan non riusciva a capire cosa ci trovasse di tanto divertente.
"Beh, è un Clichè, la solita frase che dice il cattivo prima di uccidere il buono. È molto simile alla frase 'un'ultimo desiderio?'. Troppo sentita, troppo ascoltata, poco minacciosa" disse con fare annoiato la ragazza sistemandosi meglio i capelli in uno chignon alto mentre Jordan la guardava come se fosse pazza.
Harry rise, una risata maligna che faceva percepire tutto tranne che divertimento.
"Bene, allora non dirò niente- guardò Jordan -non che ce ne sia bisogno" concluse scagliandosi contro il ragazzo, ma prima che lo potesse sfiorare la frusta di Isabelle si attorcigliò attorno al suo collo facendogli portare automaticamente le mani alla gola, incapace di respirare.
Isabelle lo strattonò facendogli perdere l'equilibrio ma Harry tirò con forza la frusta facendola scappare di mano alla cacciatrice che si sentì persa.
Quando, all'improvviso, Jordan sotto forma di lupo gli saltò al collo mordendolo e strattonandolo, Harry urlò dalla sorpresa e indietreggiò verso le torri e al limite col fuoco riuscì a fermarsi assestando un pugno potente a Jordan che volò lontano andando a sbattere contro un albero e cadendo a terra con un guaito.
Isabelle strinse i denti e correndo verso Harry gli tirò un calcio, subito dopo aver ripreso la sua frusta, buttandolo così nel fuoco.
 
 
 
 
 
 
 
Il cuore batteva così forte nel petto che Alec pensava sarebbe scoppiato da un momento all'altro.
Stava correndo da un lasso di tempo di cui non aveva neanche tenuto conto, saranno stati 10 minuti o giù di lui.
Correva in mezzo al campo di battaglia abbattendo più Ottenebrati possibile ma senza un esercito era impossibile vincere. 
Gli Ottenebrati erano più forti, più resistenti, più combattivi, in confronto a loro gli Shadowhunters più coraggiosi sembravano dei dispersi, non sapevano cosa fare, combattevano con gli occhi chiusi per la paura.
Mentre correva fra la mischia di demoni Alec pensava alla sua famiglia, ai suoi amici, sì, persino a Simon.
Ma l'unico pensiero che aleggiava nella sua mente e tormentava il suo cuore e lo faceva correre più veloce era Magnus.
Non poteva immaginare cosa avrebbe fatto se Magnus fosse ... No. Non riusciva neanche a pensare ad una cosa del genere.
Magnus era potente, era forte, non sarebbe mai potuto ...
Mentre pensava instancabilmente a quello che era il suo chiodo fisso da più di 3 settimane Alec vide in lontananza una persona abbastanza conosciuta, ma non ne ricordava il nome.
Un lupo mannaro, una ragazza, sotto forma umana stava combattendo ferocemente contro un Ottenebrato utilizzando un lungo tubo di metallo, probabilmente staccato da qualche grondaia, ma non riusciva ad avere la meglio.
Solo in quel momento Alec si ricordò chi era quella ragazza, la ex di Simon, cosa abbastanza strana, Alec aveva sempre pensato che quella ragazza avesse strani problemi mentali e lo stava pensando anche della sorella in quel periodo.
Maia Roberts.
Proprio quando l'Ottenebrato stava per infliggerle il colpo finale una freccia colpì la schiena dello shadowhunters oscuro trapassandola da parte a parte, così forte da riuscire a farlo girare su sè stesso e farlo cadere di schiena con la freccia che sbucava dal petto, morto.
Maia alzò lo sguardo verso Alec che stava incoccando agilmente un'altra freccia e gli diede uno sguardo riconoscente, poi riprese a combattere sotto forma di lupo.
Alec ricominciò a correre quando fra la folla scorse una chiazza color rosso acceso: Clarissa.
Alec sapeva di avere il dovere, come membro del Consiglio, di catturarla ma quando vide una chiazza bionda e sotto di essa degli occhi d'oro capì di non doversi preoccupare. 
Corse in un angolo vuoto fra le case e si sedette, prese una spada angelica ed estrasse dalla tasca destra dei pantaloni lo stilo che alla luce della luna appariva nero come l'icore demoniaco, Alec sussultò.
Quello non era il suo stilo, era quello che aveva trovato nella cantina di Ragnor!
Frugò nelle tasche ma non trovò nient'altro, doveva essergli caduto a casa dei Pennhalow. 
Chiuse forte gli occhi massaggiandosi le tempie: quell'emicrania lancinante che da settimane lo distruggeva sia fisicamente che metalmente era tornata.
Una runa concentrica e ricca di curve e sfumature gli apparse nella mente al tocco dello stilo.
Titubante disegnò sulla lama dei serafini la runa incerta apparsa nella mente e appena finita sembrò prendere fuoco.
La parte della lama adiacente alla runa si illuminò con così tanta forza che 10 stregaluci non sarebbero riuscite a fare e lui fu costretto a chiudere gli occhi. 
Quando il bagliore finì osservò la runa e vide che era rossa, rossa come il fuoco.
Si alzò deciso di tornare a combattere e l'adrenalina iniziò a propagarsi nelle vene.
Posò lo stilo in tasca e ricominciò a correre.
Stava seguendo i movimenti dei demoni e degli shadowhunters quando dei guizzi celesti lo distolsero dalla scena.
Fiammelle celesti divampavano da dietro una collina.
Alec capì perfettamente di chi si trattava.
Magnus.
Iniziò a correre col cuore in gola passando sopra i numerosi cadaveri e inciampando parecchie volte ma senza fermarsi mai.
Appena arrivò alla cima della collina lo vide.
Una sagoma sottile sul prato che lanciava, con la poca forza che gli rimaneva, gli ultimi incantesimi.
I capelli neri gli ricadevano flosci sugli occhi da gatto che per la prima volta avevano in sè una traccia di paura che Alec non aveva mai visto.
E con le labbra tese in un'espressione che fece accapponare la pelle ad Alec cercava di difendersi da un enorme scheletro putrefatto che gli stava di fronte e quando Alec capì chi fosse si sentì morire.
Adesso il suo cuore era esploso.
Abbadon.
 
 
 
 
 
Angolo delle crazy:
Eccocii :D
Abbiamo deciso di aggiornare venerdì questa volta perché domani abbiamo un impegno e non potevamo.
Scusate se sabato scorso non abbiamo pubblicato ma si da il caso che in quella settimana Tini abbia festeggiato il suo compleanno ♡_♡ .
E in questo capitolo vediamo il ritorno di due personaggi: Maia (che a Tini sta un poco antipatica) e Abbadon (che forse a Tini sta più simpatico di Maia... no okay scherzo, quel demone ha quasi ucciso Aleccuccio in città di ossa -.- se non ci fosse stato Mag *-*).
Ringraziamo tutti quelli che recensiscono e in particolare: 
Dolcemary, SilviaDG, Alexel_Sid, mrslightwood_ , Beaucoupfolie- e 0luna0 , _black_rose_ , Valeria95 e GretaCrazyWriter che con le loro recensioni ci fanno ridere, piangere (dalla gioia) e ci rendono più orgogliose del lavoro che svolgiamo
Nel prossimo capitolo... emmm... beh... sarà piuttosto "movimentato".
Alla prossima:)
~Tini e kiakkiera

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Capitolo 32
*** Sempre ***


Il cuore di Alec smise di battere quando vide lo stregone cadere sulle ginocchia sull'erba bruciata, lottando con le ultime forze che gli rimanevano.
Non poteva, non poteva succedere.
Combatti.
Magnus, lui era tutto, gli aveva insegnato ad amare, gli aveva fatto vedere il mondo, gli aveva fatto scoprire se stesso.
Aveva imparato a farsi amare, glitter a parte.
Combatti.
Non poteva lasciarlo andare così facilmente, doveva aiutarlo, doveva fargli capire che lo amava.
Combatti. 
La mano strinse con incertezza la spada, non si sentiva molto sicuro in quel momento, non con solo una spada e un arco che contro un demone superiore non avrebbero potuto fare molto, ma non gli importava.
Combatti.
Alzò la spada di fronte a lui e la esaminò passandola sul palmo aperto dell'altra mano, solo allora si rese conto che quella runa aveva eliminato tutte le altre già segnate sulla lama che ora risplendeva di una luce abbagliante in contrasto con il buio della notte.
Luna e Sole.
Buio e luce.
Inferno e Paradiso.
Nero e bianco.
Una luce strana illuminò gli occhi del cacciatore mentre osservava la lama, gli sembrava di averla sempre avuta con se quando invece quella spada era stata ritrovata nell'armeria dei Pennhalow.
La sola vista della spada sembrò attizzare ancora di più il fuoco nelle vene di Alec, o almeno era quello che sentiva in quel momento. 
"Combatti" gli diceva la spada.
"Fatti valere, ricorda a loro chi sei"
Alec sentì un lamento e subito dopo una risata maligna e profonda.
"Finalmente, Sommo stregone, stai per raggiungere tuo padre... All'inferno!" Ululò Abbadon scagliando un fascio di energia nera contro Magnus.
A quel punto Alec non pensò più. 
Si buttò in mezzo ai due per proteggere Magnus e poco prima che la forza sprigionata da Abbadon lo colpisse lanciò con tutta la forza che aveva in corpo la spada verso il demone.
La spada si conficcò nel corpo di Abbadon e dal punto in cui era stato colpito iniziò a bruciare e a sgretolarsi come carta mentre il demone urlava in una lingua incomprensibile.
Nello stesso istante in cui la spada aveva colpito Abbadon il fascio di magia del demone trapassò Alec, ancora sospeso in aria, e a quel punto, solo a quel punto, gli occhi di Magnus si spalancarono per l'orrore e il viso si contrasse sbiancando mentre urlava il nome del cacciatore.
 
 
 
 
 
 
 
 
Alec ricadde a terra immobile come una statua mentre Magnus gli si avvicinava con le lacrime agli occhi sforzandosi di non mostrarsi debole.
"Alec..." disse Magnus passando due dita lunghe e sottili sulla guancia del cacciatore che aprì leggermente gli occhi, abbastanza da vedere lo stregone.
"Magnus... stai bene?" Lo stregone si trattenne dall'urargli contro: gli aveva appena salvato la vita, stava per... no, non stava per morire, e gli chiedeva se LUI stesse bene?
"M-mi hai appena salvato la vita Alec..." sussurrò con voce tremante Magnus mentre cercava razionalmente qualcosa da fare per salvarlo, ma si rese conto che era troppo tardi, le difese del Nephilim stavano cedendo e non poteva fare più nulla.
"Già... forse l'unica cosa buona che abbia mai fatto nella mia, di vita" sussurrò sorridendo tristemente Alec.
Magnus spalancò gli occhi terrorizzato, le mani ingoiellate tremanti si allontanarono dalla guancia di Alec.
"P-perché parli al passato? Alec non farlo! Riuscirò a guarirti te lo prometto! Dammi la mano posso darti la mia forza!" Esclamò Magnus cercando la mano del cacciatore e prendendola, ma con sorpresa Alec la tirò indietro rompendo la stretta.
"Magnus..." lo stregone alzò lo sguardo. 
"Non c'è più nulla da fare... sto morendo Magnus.." disse Alec con voce stranamente più ferma di quella dello stregone che nel frattempo scuoteva la testa, il suo viso era diventato più pallido di prima.
Lo stregone fece per parlare ma Alec lo bloccò.
"Ti prego lasciami parlare... ho aspettato troppo tempo per farlo..." disse deglutendo quella poca saliva che aveva.
"Mi dispiace... mi dispiace per tutto quello che ho fatto. Mi sentivo tradito, mi sentivo geloso, delle persone con cui sei stato prima di me, delle persone che sarebbero state con te dopo la mia morte... non mi capacitavo del fatto che dopo la mia morte avresti trovato qualcun'altro di cui innamorarti... qualcuno migliore di me magari... mi sentivo... uno dei tanti... insignificante...- Magnus fece per rispondere, per dirgli che no, non era insignificante ma Alec non si fermò- Ti prego non interrompermi... Quando ho capito quello che mi aveva proposto Camille avevo capito subito che era ingiusto, sbagliato, orrendo, toglierti la tua immortalità, e quando andai da lei quel giorno stavo per rompere il 'patto', ma poi sei arrivato tu...."
Magnus scuoteva la testa mentre il ragazzo tossiva e si svuotava lentamente dalle forze.
"Non può essere... io... come ho fatto a non capirlo?" Pensava Magnus mentre scuoteva la testa.
Quando Alec venne scosso da un colpo di tosse potente Magnus capì che avevano finito il tempo e si strinse Alec al petto mentre lottava contro le lacrime.
"T-ti prego Magnus... dì agli altri... dì agli altri, a Isabelle, a Jace, a Helen, a tutti... dì loro che.. che mi mancheranno... fallo per piacere..." disse Alec interrotto da molte pause.
Il ragazzo guardò il viso dello stregone e con gli occhi celesti che andavano scurendosi parlò.
"No... ti prego... non trattenerti dal piangere... voglio ricordarti come sei sempre stato... voglio ricordarmi di te... non di una maschera..." 
Magnus si sentì mancare il terreno sotto i piedi e mentre le lacrime che adesso uscivano copiosamente dai suoi occhi stringeva Alec a sè ancora più forte.
"Ti amo" disse Alec socchiudendo gli occhi ma Magnus potè leggerci dentro tutto l'amore del mondo, e a quella vista il cuore dello stregone si spezzò, si spezzò come mai aveva fatto in 800 anni di vita.
"Continuerai ad amarmi, Magnus?" Chiese Alec guardandolo negli occhi.
Lo stregone appoggiò le labbra su quelle del Nephilim in un bacio che sapeva, di lacrime, di tristezza, di addio. 
"Sempre" sussurrò sulle labbra del ragazzo lo stregone.
Poi Alec chiuse gli occhi, e morì.
 
 
 
 
 
 
Angolo delle crazy:
*si nasconde dietro kiakkiera* vi prego non lanciateci i pomodori! Questa è la prima scena fluff che scriviamo e se abbiamo fatto pena capiteci grazie T.T.
Abbiamo pubblicato oggi perché domani abbiamo un impegno xD.
Passiamo al capitolo: Magnus sta quasi per morire ma i ruoli si scambiano e Abbadon scompare come una carta buttata nel fuoco, interessante direi.
Spero che abbiate capito anche voi la frase di Magnus :D sono una fangirl spietata di Harry Potter quindi un 'sempre' ci stava a pennello *-* .
"Dopo tutto questo tempo?"
"Sempre"
Okay, basta XD
Ringraziamo sempre chi recensisce che ci fa sempre sorridere dopo un lavoro stancante :)
Alla prossima
~Tini e kiakkiera

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Capitolo 33
*** Crudele realtà ***


Spalancò gli occhi e il tetto bianco dell'infermieria si rivelò così lucido e accesso dalla luce del sole che li fece lacrimare.
Stropicciò gli occhi e si mise a sedere dolorosamente mentre una fitta gli attraversava la testa. 
Si passò una mano tremante fra i capelli biondi e respiró affannosamente.
Il ricordo della guerra lo animò e sentì il fuoco accendersi nelle vene.
Cosa stava succedendo?
La battaglia era stata vinta? E se sì, da quale delle due fazioni?
Delle immagini fecero capolino nella sua mente mentre stringeva febbrilmente fra le dita il cuscino bianco del letto dell'infermieria del castello: gli Ottenebrati, spade, morti, frecce, sangue, rosso..rosso!
Clary!
Un senso di vuoto si propagò raggiungendo il suo cuore.
La sua ragazza era tornata lì per chiedergli di allearsi con lei e Sebastian, probabilmente era indemoniata, o posseduta forse, ma non si diede per vinto: doveva avere immediatamente delle spiegazioni. Da chi ancora non sapeva, ma voleva capire. Perchè Clary non era più quella di prima? Perchè aveva cercato di allearsi contro la sua famiglia, la sua VERA famiglia! Perchè quella feccia di fratello non poteva essere considerato un membro della famiglia.
Ora che ci pensava Sebastian non poteva essere neanche un essere umano, non era in grado di provare nè sentimenti nè emozioni, a parte un morboso amore cronico per la sorella.
Un pensiero si fece strada in lui, Clary aveva detto qualcosa a proposito di lei e Sebastian. All'improvviso capì.
Scosse convulsamente la testa in segno di diniego: la sua Clary con quel demone con sembianze d'angelo?
"No, mai" pensava ripetutamente.
Ma anche se fosse stato? Clary poteva mentire non era di certo una fata! 
Su quest'ultima affermazione Jace si prese un pò di tempo per discutere con se stesso sul fatto che Clary fosse sì o no una fata.
Si sentì sciocco a pensare a quelle frivolezze mentre era chiuso in infermeria dopo che una guerra sanguinosa aveva preso atto.
Si chiese se stessero tutti bene: Clary, Alec, Isabelle... 
La porta si aprì all'improvviso e ne entrò un Raphael raggiante che saltellava addirittura e cercò ovviamente di tenersi lontano dalla luce del sole.
"Buen día, cazador" esclamò battendo le mani, Jace non lo degnò una seconda volta di uno sguardo e prese a controllarsi il petto: qualche fasciatura qua e là ma nulla di apparentemente grave.
Poi pensò che Raphael fosse un buon banco informazioni e sperando di ricavarne qualcosa gli sorrise, se quello poteva chiamarsi sorriso, e gli augurò "Buongiorno" anche lui.
Raphael lo guardò per la prima volta per bene e sbuffò.
"A volte vorrei essere come te. Sai, non so come tu faccia a sorridere dopo tutto quello che è successo, me lo chiedo davvero" 
Jace impallidì e deglutì a vuoto.
Un senso di panico prese il sopravvento.
"P-perchè? C-cosa è successo?" chiese cercando di ricomporre quel poco di lui che rimaneva.
Raphael apparve stupito, si sedette sul letto di Jace e lo squadrò attentamente.
"Nessuno ti ha informato?" disse il vampiro.
Jace iniziò a scaldarsi, perchè gli faceva domande!? Doveva rispondere alle sue!
"Nessuno è passato di qui stamattina" mentre diceva questo Jace sentì un senso di strana amarezza misto a tristezza, nessuno era passato da lì, l'avevano lasciato solo. Persino Alec e Isabelle! I suoi fratelli! Non ci poteva credere!
"Beh, mi pare ovvio, chiunque preferirebbe piangere un morto piuttosto che un vivo che sta male" disse Raphael guardando la finestra con le serrande abbassate.
Jace tremò.
"Sono morte delle persone, cazador, è ovvio, poche ma pure sempre persone" disse come se Jace sapesse già tutto e lo stesse interrogando.
"Perchè Alec o Isabelle non sono venuti da me? Si stanno occupando di qualcuno? Aline? Helen? Magnus? Harry?" chiese sicuro che la risposta di Raphael sarebbe stata un assenso e subito dopo sarebbe andato a cercare i suoi fratelli per portarglieli così Jace avrebbe potuto urlare ad Alec di essere un ingrato parabatai per non essere venuto a cercarlo e avrebbe potuto intimare ad Isabelle di allontanare il brodo di pollo cucinato da lei.
Raphael tentennò guardandolo come se gli avesse posto una domanda particolarmente difficile da capire o che lo stesse prendendo in giro.
"Jace, davvero nessuno ti ha detto nulla?"
"Arriva al punto per l'Angelo! No, non scherzavo! Nessuno è passato da qui e tu sei la prima persona che vedo, e mi sto pentendo di averti lasciato entrare tanto facilmente!!" disse con voce stranamente ferma.
Raphael sbarrò gli occhi e si guardò intorno come in cerca di aiuto.
Jace fece lo stesso ma poi, accurato che nessuno avrebbe spalancato la porta urlando "Sei su Scherzi da Nephilim!" o cose del genere guardò il vampiro che lo osservava teso.
"Jace..." disse con voce che si era fatta stranamente comprensiva, quasi un ammonimento.
Lo shadowhunters lo guardò cercando di leggere in quegli occhi neri una traccia di quel divertimento immancabile tipico di Raphael, ma non ne trovò, il viso del vampiro era immobile come inciso sul marmo, ma serio, per la prima volta che Jace si ricordasse.
Sentì il sangue nelle vene insieme al fuoco celeste raggelarsi.
"Alec è morto"
 
 
 
 
La porta dell'infermieria si richiuse sbattendo violentemente al passagio di Jace che sembrava non aver notato che Raphael lo stesse seguendo urlandogli come un isterico.
Non gli importava di nulla.
Non sapeva dove stava andando, non sapeva dove questo correre lo avrebbe portato.
Sapeva solo che voleva scappare da quella notizia che Raphael gli aveva dato con tanta di quella umanità nello sguardo che Jace si era chiesto se fosse davvero un vampiro.
Alec.
I pensieri erano confusi e rumori esterni risuonavano lontani come una campana di vetro.
Alec.
Come aveva fatto ad essere così stupido? Come aveva fatto a non accorgersi del vuoto che provava? Clary. Aveva pensato solo a lei, si era chiesto se stesse bene, aveva dubitato sul suo tradimento con Sebastian. E si era persino arrabbiato con Isabelle e Alec per non essere stati lì di lato a lui.
Alec, che ora era in camera sua attorniato da tutti i suoi amici che lo piangevano, e Jace che stava facendo? Il solito idiota, seduto a riflettere sull'amore della sua vita mentre il suo parabatai cadeva in un sonno profondo da cui non si sarebbe più svegliato, mai più.
A quel pensiero si fermò e notò la folla di persone di fronte alla camera di Alec.
Si ricordò della morte di Max.
Quando Robert l'aveva tenuto in braccio, Maryse si era messa a piangere come Isabelle e Alec teneva il braccio al fratellino mentre Jace si sentiva fuori da quel quadro familiare così intimo.
Ma ora non poteva stare fuori, ora doveva combattere tutte le sensazioni dentro il suo cuore.
Dolore, perchè Alec non sarebbe stato più con lui a farlo ridere, divertire, non gli avrebbe più aperto gli occhi sul pericolo.
Sentiva il peso delle parole che non gli aveva detto distruggergli il cuore.
Rimpianse tutto quello che non gli aveva detto mentre malediva sè stesso e il proprio stupido orgoglio per averglielo impedito.
Guardò la porta chiusa senza vederla realmente e poi vide un ombra correre verso di lui.
Isabelle.
Gli saltò al collo piangendo disperatamente e stringendosi alla sua maglietta sgualcita che aveva preso al volo prima di uscire dall'infermieria.
E mentre le piangeva disperatamente sentì il cuore di lui spezzarsi sempre di più.
Lei aveva visto Max morire, uno dei suoi fratelli andarsene e ora aveva appena perso forse l'unica persona che le era stata sempre accanto per tutta la vita e per la prima volta Jace pensò che avevano qualcosa che li accomunava.
Nonostante non fossero mai andati d'accordo e avessero sempre litigato per ogni piccola cosa, in quel momento Jace sentiva quello che provava Isabelle anche se non stava parlando.
Alzò gli occhi sulle persone d'avanti a lui.
Vide Maia e Jordan in un angolo in disparte, Jia Pennhalow(?) che accarezzava lievemente la spalla di Maryse come se avesse paura che si sarebbe spezzata e intanto guardava in basso con sguardo deciso ma spezzato dal dolore.
Guardò più in là e vide Raphael avvicinarsi al Diurno come se la scena fosse troppo smielata per lui e che avrebbe potuto sentirsi male.
Più in là, appoggiate ad un muro, vide Aline e Helen, quest'ultima che consolava la prima mentre piangeva con il volto chiuso fra le dita sottili e le guance rigate da lacrime sottili.
E poi una cosa gli spezzò completamente il cuore: vide per la prima volta Magnus piangere.
Lo stregone era scosso da gemiti e urla soffocata mentre quella che doveva essere Tessa Gray, Maryse ne aveva parlato una volta dicendo che era stata la moglie di un Herondale, lo avvolgeva in un abbraccio mentre cercava di farlo calmare.
Magnus piangeva come se avessero tirato fuori le sue viscere e le avessero cucinate per pranzo come il pasticcio che faceva Isabelle.
Si ritrovò a ridere lievemente, di un sorriso triste e si ricordò di una frase detta proprio da Magnus poco tempo fa, "il tempo non fa dimenticare la perdita, la rende solo sopportabile"
Evidentemente non era esattamente così, vedendolo in quel modo Jace pensò che Magnus forse non si sarebbe mai preparato a vedere Alec morire.
Non gli sarebbe bastata l'eternità per sopportarlo.
E pensò ancora, scosso dai gemiti e dai singhiozzi di Isabelle, che, probabilmente, esisteva qualcosa di più doloroso della mutilazione fisica, o qualsiasi altra forma di tortura, vedere la persone che ami morire e sapere che una parte di te è morta con lei.
Distolse lo sguardo da Magnus che stava soffrendo più di tutte quelle persone alle sue spalle e notò qualcosa che lo fece raccapricciare.
Al contrario della morte di Max, in cui Robert sembrava sentire il peso del mondo sulle sue spalle, adesso sembrava che quello che fosse successo non gli toccasse.
Guardava la porta senza vederla e stringeva i pugni fino a far sbiancare le nocche.
Ma ad un certo punto vide una lacrima scappare da quegli occhi azzurri tanto identici a quelli del figlio e solcargli il volto marmoreo ricadendo sulla camicia sporca di sangue e Jace si ritrovò a pensare che tutti, anche le persone più spietate, hanno un cuore, solo che lo celano agli altri.
E Jace, in mezzo a tutto quel dolore, si ritrovò a pensare che forse persino Sebastian aveva un cuore.
 
 
 
 
 
 
 
Angolo delle crazy:
Bene, questo è un capitolo di passaggio e fa abbastanza schifo.
Non abbiamo potuto scrivere molto e non l'abbiamo potuto riguardare per niente ma non potevamo non pubblicare.
Ci dispiace di non aver aggiornato lo scorso sabato :'(
Beh, perdono...
Alla prossima💙... Se vorrete ancora seguirci...
~Tini e kiakkiera
 

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Capitolo 34
*** Antipatia a prima vista ***


"Magnus.." 
Lo stregone alzò la testa e il volto comprensivo di Tessa lo fece quasi sorridere. Quanto le era stata vicino quella ragazza?
Erano ancora nel corridoio dei dormitori dove si trovava la camera di Alexander, tranne che ora Maryse era entrata nella stanza disperata non riuscendo a trattenersi e aveva richiuso la porta dietro di sè con un tonfo profondo.
Tessa aveva intrecciato le dita attorno al braccio dello stregone in una morsa rassicurante ma forte.
"Forse dovremmo allontanarci un pò da qui" disse la ragazza accennando con la testa alla folla pensando che Magnus non sarebbe dovuto rimanere in mezzo a tutto quel dolore, a quella gente.
Magnus scosse la testa.
"Tessa, mi dispiace, vorrei rimanere solo" disse lo Stregone, e senza aggiungere altro si allontanò dal centro della sua angoscia, ma anche allontanandosi dalla realtà il dolore opprimente che aveva al centro del petto non si allentava.
Sarebbe dovuto morire lui, non Alec.
Alec non lo meritava, non meritava tutto questo, aveva ancora una vita da vivere mentre Magnus aveva vissuto abbastanza.
Alexander non aveva meritato neanche di essere trattato come un giocattolo.
Magnus non aveva ascoltato le scuse del ragazzo, lo aveva lasciato lì, nel tunnel della metropolitana, sussurrandogli una frase che gli aveva dilaniato il cuore come se fosse stato morso da un lupo mannaro.
"Ti amo, non che cambi qualcosa"
E invece cambiava tutto, avrebbe cambiato tutto!
Se solo Magnus lo avesse ascoltato, se solo avesse accettato le sue scuse e le sue motivazioni, magari avrebbero combatutto fianco a fianco e Alec non si sarebbe dovuto sacrificare per lui.
Magnus pensò che in tutta la sua vita, e 800 anni e passa sono davvero tanti, quello rimanesse il più bel gesto d'amore che mai qualcuno avesse fatto per lui.
Nessuno l'aveva amato così tanto da mettere la propria vita d'avanti alla sua.
Nessuno.
Prima di Alec.
Prima di Alec e basta. Perchè lui era sicuro, più di qualsiasi altra cosa al mondo che non sarebbe mai stato pronto ad amare di nuovo dopo aver perso Alexander.
Non lo sarebbe mai stato, perchè l'unica parte del cuore dello stregone capace di amare se l'era portata via lui, il suo principe dagli occhi di ghiaccio.
E si chiese se mai al mondo potesse esistere qualche tortura che facesse più male del dolore che provocava la perdita di una persona che ti ha saputo rendere migliore, che ha saputo amare ogni tuo difetto, ogni singola parte di te.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per ritrovarsi al posto di Alec, in quel letto, morto. Al posto di quell'Angelo che gli aveva strappato il cuore e se l'era portato con sè.
Avrebbe dato qualsiasi cosa, anche il suo cuore, dopotutto non gli sarebbe servito più a nulla, per farlo ritornare felice, con Isabelle, Jace e la sua famiglia.
Dopotutto le persone che avrebbero rimpianto la morte di Magnus sarebbero state di sicuro molte di meno di quelle che stavano rimpiangendo fino a poco fa Alexander.
Magnus aveva conosciuto molte persone, ma la maggior parte, per non dire "quasi tutte", lo odiavano.
Sentiva l'obbligo di odiarsi anche lui, dopotutto non era perfetto, non lo era mai stato, ma Alec sembrava non averlo capito, oppure non averci mai fatto caso.
Non si rese conto di essere già in camera sua e di essere seduto sul letto a guardare il sole fuori dalla finestra.
Riflettè e pensò che non aveva senso rimanere con le mani in mano a crucciarsi.
Si alzò e si sedette a terra ai piedi dell'enorme valigia glitterosa e la aprì.
Guardò dentro e gli sembrò di vedere un enorme armadio di vestiti quasi, un semplice incantesimo di espansione, utilissimo oltretutto.
Ma lui non cercava vestiti, cercava qualcosa di più prezioso, un regalino datogli indirettamente e inconsapevolmente dal suo amichetto Ragnor.
Scavò e mentre buttava fuori pantaloni maculati, sciarpe zebrate e magliette fluo arrivò ad un piccolo angolino fatto da lui.
Aprì il cofanetto e estrasse delle foto, molte delle quali ritraevano lui e Alec in viaggio.
Lui e lo shadowhunters ai piedi della torre Eiffel: Magnus vestito da marinaio con un basco francese e Alec con dei pantaloni neri, ovviamente, ed una maglietta celeste, compratagli da Magnus, che faceva risaltare il colore dei suoi occhi.
Sentì il cuore incrinarsi, quella era stata una delle tappe più belle che avevano fatto.
E una cosa l'aveva resa più speciale delle altre: quella era stata la prima notte in cui lui e Alec avevano fatto l'amore.
Con le luci della città che entravano dalla finestra della camera d'albergo di Parigi lui e Alec erano diventati una cosa sola, come neanche il più forte incantesimo d'Unione poteva fare.
Mise da parte quella cornice che sembrava volergli bruciare il cuore e gli occhi, dato che quest'ultimi si erano messi a lacrimare, e continuò a cercare spostando piccoli anelli e bracciali regalatigli da Alec.
Alla fine lo trovò: il cofanetto con inciso su le iniziali "G.B."
Ancora era completamente inconsapevole di quello che quelle iniziali stavano a significare.
La tensione gli fece dimenticare il dolore lancinante di poco prima.
Mise sulla scrivania il cofanetto e provo con dei semplici incantesimi di apertura ma non ci riuscì, provo di tutto ma il cofanetto sembrava chiuso con un particolare tipo di magia oscura, molto forte.
Posò il cofanetto nel cassetto della scrivania, deciso a riprovare più tardi e richiuse la valigia.
Si buttò sul letto guardando il soffitto cercando di addormentarsi.
Voleva risvegliarsi per scoprire che tutto quello era stato un incubo, un terribile e spaventoso incubo.
Voleva risvegliarsi con lo visione di Alec sdraiato accanto a lui caduto nelle braccia di Morfeo.
Sarebbe voluto rimanere a guardarlo, meraviglioso com'era, e aspettare che si svegliasse e aprisse quei zaffiri che aveva incastonati al posto delle iridi.
Si addormentò all'improvviso e cadde in un sonno agitato.
Sangue. Sangue dappertutto. 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Un intenso squillo lo fece trasalire, guardò fuori dalla finestra e vide che il sole era tramontato. Aveva 'dormito' molto.
Corse fuori dalla camera e guardò nel corridoio notando che tutte le persone che piangevano e si disperavano erano ancora lì, però sedute sui divani di fronte alle porte dei dormitori, troppo annebbiate dal dolore per riuscire a sentire il campanello del portone.
Scese le scale in fretta chiedendosi perchè qualcuno si fosse permesso di disturbare in un momento così doloroso.
Attraversò il corridoio principale e con tutta la rabbia che aveva in corpo aprì il portone spalancandolo ma si fermò dall'urlare come un ossesso appena vide il visitatore.
Un ragazzo alto abbastanza muscolo e i capelli di un biondo acceso si stagliava sulla porta.
Gli occhi tanto chiari da sembrare ghiaccio facevano sfioggio di se sulla carnagione marmorea tanto simile a quella di un vampiro.
Aveva un non so che di strano, un'aura confusa.
Non che non potesse dire che non fosse attraente, ma aver disturbato in un momento tanto doloroso non era perdonabile.
Provò un incredibile moto di rabbia e antipatia istantaneo quando il ragazzo parlò.
"Hai intenzione di farmi passare o rimanere sulla porta come una statua guardandomi come se non avessi mai visto un tuo simile in tutta la tua vita?" disse bruscamente, Magnus notò un forte cadenza, probabilmente orientale, nel suo tono.
La voce del ragazzo era roca ma decisa e un fremito di una voglia repressa di urlargli in faccia bruciava in Magnus come un fuoco continuamente atizzato da ogni respiro del biondo.
Sembrava aver fretta da come si guardava intorno.
"Chi è lei?" chiese freddamente Magnus senza aggiungere "che osa arrivare qui come un galletto presuntuoso, le dovrei sbattere solo la porta in faccia, e non capisco perchè le do del lei".
Il ragazzo sembrò guardare per la prima volta Magnus veramente e sospirò.
"Dolohov. David Dolohov. Sommo Stregone di Vladivostock"
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo delle crazy:
Ed ecco a voi l'apparizione di uno personaggio che creerà molti dissapori ;)
Uno stregone, mmm chissà come la prenderà Magnus, antipatia a prima vista, no?
Abbiamo deciso di descrivere il capitolo dal punto di vista di Magnus perchè era molto importante secondo noi.
Beh, nel prossimo capitolo vedremo un grande colpo di scena, probabilmente due.
Grazie a chi trova sempre il tempo di recensire, siete voi che ci date la forza di continuare :)
Alla prossima :)
~Tini e kiakkiera

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Capitolo 35
*** Sorprese inaspettate ***


Sommo stregone di Vladivostock?
Oh per Lilith.
"Senti, razza di omino glitteroso, avrei bisogno di entrare, ho un compito da svolgere, per giunta più urgente delle tue riflessioni inconcludenti"
Magnus sentì le orecchie avvampare e per un momento credette di sapere cosa provava Jace ad avere nelle vene il fuoco angelico.
Si spostò per farlo entrare e senza alcuna grazia sbattè le porte che stavano quasi chiedendo pietà.
Cosa diamine voleva lì uno stregone?
A Jia Pennhalow non bastava il sottoscritto? Impossibile.
Magnus era sì o no uno dei più importanti e competenti stregoni del mondo?
 Sì, eccome.
Perchè ritenevano necessaria la presenza di un'altro stregone?
Notò che il ragazzo/stregone si stava guardando intorno con aria strana e a Magnus sembrò quasi di notare una nota di tristezza nei suoi occhi.
Che non volesse accettare o svolgere quell'incarico?
Vide lo sguardo del biondo posarsi su una porta un pò dopo la sala da pranzo e Magnus si chiese come mai la stesse osservando con tanto interesse.
Lo vide scuotere impercettibilmente la testa e girarsi verso di lui.
"Ora... Dato che a quanto pare non avrò nessun aiuto da te, cercherò Jia Pennhalow da solo, nel suo ufficio" disse David, seccato, mentre con uno sbuffo faceva spostare i lunghi capelli biondi dai suoi occhi.
Fece per girarsi per andare nel corridoio dove si trovava la stanza che Jia usava come ufficio personale e Magnus trovò alquanto strano il fatto che sapesse già dove si trovava.
Poi Magnus si diede dello stupido, magari Dolohov era già stato lì grazie ad una convocazione del Conclave.
Si insultò nuovamente per aver creduto di essere l'unico stregone che veniva chiamato in aiuto dai Nephilim.
"Non è nel suo ufficio" esclamò Magnus quando David si era allontanato un bel pò.
Dolohov tornò indietro, si guardò intorno, ma non vide nulla che potesse simboleggiare la presenza del Console.
Magnus, nonostante già odiasse quell'antipatico e presuntuoso, nonchè sò-tutto-io, decise di condurlo da Jia.
"Seguimi" disse lo stregone senza fare alcuno sforzo per non apparire seccato.
Salì le scale che conducevano al corridoio dei dormitori e sentì qualcosa che da molto tempo non aveva il piacere di ascoltare: il silenzio.
Magari le persone che erano d'avanti alla porta di Alec avevano sentito il baccano di sotto ed erano fermi ad ascoltare?
Non credeva che a tutti potesse importare granchè in un momento come quello, neanche a Magnus sarebbe importato.
Era sceso ad aprire a quel presuntuoso solamente perchè doveva distrarsi, ma se avesse saputo cosa lo aspettava, non si sarebbe sicuramente scomodato per andare ad "accogliere" quella sottospecie di ragazzo.
Arrivò nel corridoio destinato ai dormitori e vide che la piccola folla di persone si era raggruppata attorno a Jia Pennhalow che stava iniziando proprio in quel momento a tenere un discorso, probabilmente un elogio ad Alec, alle sue grandi abilità e doti (su quest'ultima parola Magnus pensò a lungo e si diede dell'idiota pervertito per anche solo lontanamente aver pensato a quelle cose su Alec in un momento così triste) per ricommemorarlo.
Sentì delle persone girarsi per vedere di chi fossero quei passi e vide Jia farsi strada fra la folla per correre verso Dolohov.
Magnus notò che il Console aveva ancora le guance rigate dalle lacrime ma si stava ricomponendo abbastanza in fretta.
Dopo che arrivò di fronte a David, sembrò che stesse sforzandosi di ricordare il suo nome.
"Dolohov" disse improvvisamente Jia come se l'avesse ricordato all'improvviso "grazie per essere venuto così presto, io..." 
Lo sguardò del Console saettò dietro di lei, sulla porta che tutti vegliavano con tanta amarezza, come un lampo di luce e neanche Magnus fu così sicuro di averlo notato davvero.
"So già quello che devo fare Jia, ma noi dopo dobbiamo fare un discorso molto serio" disse David con un modo così autoritario che sembrava stesse parlando con un bambino troppo capriccioso.
Magnus non aveva mai sentito nessuno parlare a quel modo al Console, ma sembrò che Jia ci fosse quasi abituata.
Lo stregone non potè non chiedersi da quanto si conoscessero, poichè se dalle occhiate che si rivolgevano sembrava che si fossero visti in altre occasioni.
"Certo, ovviamente! Ma ti prego, fai in fretta" disse ansiosa e Magnus vide le sue mani sottili tremare.
David la superò senza guardarla e si avvicinò alla folla.
Un mormorio indisposto si levò nel gruppetto quando il ragazzo lo attraversò, avvicinandosi alla porta, tutti si scambiavano sguardi spaventati e confusi.
Magnus rabbrividì: cosa voleva fare QUELLO nella camera di Alec?
 Perchè era entrato come niente, non sentendo minimamente il dolore dei presenti spezzarsi mentre lui varcava la soglia?
Lo stregone guardò Jia che, al contrario di tutti, sembrava sapere esattamente cosa stava facendo.
"Per piacere, spostiamoci nella Sala del Consiglio, grazie. Devo aggiornarvi su molte novità"
Jace, Isabelle e Simon fecero per andarsene ancora scossi per l'apparsa di quello straniero, ma Jia li indicò.
"Voi tre, seguitemi, ho bisogno anche della vostra presenza."
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
"Cosa sta succedendo Jia?"
"Chi era quel ragazzino?"
"Cosa ci faceva lì?" 
"Vuole degnarci almeno di un informazione o sono argomenti top secret?" 
Mentre i Nephilim infuriati urlavano contro Jia, quest'ultima sembrava che stesse raccogliendo i fiori in un prato, per quanto era serena.
"Calma, vi spiegheró tutto un pó alla volta" disse prendendo posto nella sua sedia al tavolo del Consiglio mentre Robert Lightwood si sistemava accanto a lei.
Si notava la stanchezza dell'Inquisitore dal modo in cui osservava i fogli che aveva nelle mani, come se non li stesse leggendo realmente, ma ci stesse guardando attraverso.
Magnus alzó lo sguardo su Jia che sembrava si stesse schiarendo la voce, ma tutto quello che ottenne fu un rumore secco, perció prese la bottiglietta d'acqua di lato a lei e bevve un sorso.
La posó e ricominció a parlare.
"Prima dobbiamo fare il resoconto della guerra che si è appena conclusa"
Jia tese la mano verso Robert senza neanche guardarlo, come se l'attenzione di quest'ultimo dovesse essere completamente concentrata su di lei.
Ci volle un pó di tempo prima che Jia si accorgesse che Robert le stava prestando la stessa attenzione che ad un oggetto invisibile.
Jia tossì rumorosamente e l'Inquisitore alzó lo sguardo, confuso, vide la mano tesa del Console e, dopo qualche secondo in cui si rese conto della situazione e si ricompose, le porse i fogli.
"Molto bene, allora. Dobbiamo fare i punti della situazione." Esordì dando un'occhiata ai fogli.
"Le torri antidemoni sono ridotte al lastrico, ma ci sono dei volontari che si occuperanno della ricostruzione"
Jia indicò tre uomini abbastanza massicci, che ricambiarono con un sorriso sghembo, non sembravano essere molto intelligenti.
"Punto secondo, la battaglia ha provocato solamente due morti e alcuni feriti gravi. Ora, per pura questione di tempo, non farò i soliti tributi nè elencherò i caduti. Abbiamo cose più serie di cui parlare"
Seguì un sussurro spaventato del Consiglio. 
Cosa poteva esserci peggio della morte?
Jia osservò le reazioni della sala, come se stesse cercando di captare le loro emozioni e registrarle.
"Jonathan Morgenstern ha messo fine alla battaglia scappando in ritirata con i suoi demoni" disse Jia ma fu interrotta da una voce abbastanza conosciuta, anche se sembrava essere più spenta e meno sicura del solito.
"Ma allora abbiamo vinto, no?" Esclamò Jace.
Isabelle, seduta di lato a lui, gli tirò una gomitata e lui la guardò truce.
"Questa non si potrà definire vittoria fino a quando non capiremo perchè è andato in ritirata" esclamò Jia seccata.
"Non stava nascendo il sole perciò i demoni non erano costretti a rtirarsi, dev'essere stata una scelta di Sebastian" fece notare Raphael, che di sole se ne intendeva.
"Io credo che sia stato qualcosa che è stato fatto a LUI, che l'ha costretto a ritirarsi" disse un uomo con la barba accanto a Maryse. 
"Malik, sai qualcosa che noi non sappiamo?" Chiese Robert, con un velo di scherno nella voce.
Malik alzò lo sguardo su di lui e strinse i denti dietro le labbra serrate.
"Mentre stavo combattendo contro un Ottenebrato ne ho visti altri due dietro di me, pensavo che mi volessero attaccare, invece stavano guardando un punto lontano, sopra una collina, non so cosa, fatto stà che li ho sentiti sussurrare "il padrone ha bisogno, il signore ci sta chiamando". Sono comunque molto dubbioso, chi potrebbe mai fare male a Jonathan Morgenstern?" Disse Malik tutto d'un fiato guardando i componenti del consiglio, fermandosi alla fine del discorso su Jia, che lo osservava attentamente.
"Hai pienamente ragione, Malik, questa questione dovrebbe essere accuratamente presa da parte ed esaminata immediatamente e..." disse Robert Lightwood, ampiamente colpito dal racconto, ma venne interroto da nientemeno che Jia.
"Purtroppo non è il momento, non abbiamo tempo" disse seccamente e con un velo di preoccupazione Jia.
"Tempo per che cosa??" Esclamò Magnus, seccato, mostrando la sua presenza per la prima volta da quando erano arrivati nella sala del Consiglio.
Jia lo guardò attentamente e poi sussurrò.
"Tempo per capire"
Magnus la guardò confuso.
Jia fece una pausa per respirare più aria possibile.
"Siamo riusciti a prendere in 'ostaggio' alcuni Ottenebrati durante la guerra" continuò Jia.
Seguì un segno di sgomento generale.
"Vi starete chiedendo perchè Jocelyn Fairchild e Lucian non sono qui" tutti si guardarono intorno notando i due posti vuoti e ritornarono a osservare il Console.
"Bene, ve lo dirò io. Uno degli ostaggi è proprio Clarissa Morgenstern"
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
"Clary?!" Esclamò Jace alzandosi in piedi e rovesciando la sedia. 
"Dov'è? La voglio vedere subito!! Non potete impedirmelo" Il biondo serrò i pugni.
"Purtroppo prima devo dare un annuncio e ti conviene, Herondale, calmarti e non andare troppo in ebollizione o qui finiremo tutti arrosto, non so se mi spiego" disse Jia con un cenno di sarcasmo.
Jace non si sedette.
"Bene, se preferisci stare in piedi... Stavo dicendo,il ragazzo che avete visto oggi è uno stregone, per di più Sommo stregone di Vladivostock".
Tutti emisero versi sorpresi, tutti tranne Magnus, Isabelle e Jace.
"È venuto qui perché sembra abbia trovato un'efficente cura per gli Ottenebrati" disse Jia, aprì la bocca per continuare ma..
"Che ci faceva nella camera di mio fratello??" Esclamò Isabelle più seria che mai ponendo la domanda che più doleva a quasi tutto il Consiglio.
Jia serrò immediatamente le labbra sottili.
Isabelle imperterrita non distolse lo sguardo da quello di Jia che sorrise, sembrava un ghigno malefico a prima vista, ma poi notò che era un sorriso dolce, quasi.
"Perchè non lo chiedi direttamente a lui?"
Le porte della sala di spalancarono e Isabelle spostò lo sguardo da Jia alle porte e una maschera di stupore, dolore e felicità prese forma nel suo volto.
Guardarono tutti verso l'entrata e un concerto di "non ci posso credere" e "non è possibile" serpeggiò nel tavolo.
Magnus guardò fra le miriadi di teste dei membri del Consiglio e li vide.
Capelli neri e occhi azzurri. 
Alec.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo delle crazy:
Scusateci per questo obrobrio, davvero, è una cosa orrenda. Purtroppo non è stata una settimana facile, per nulla, e non siamo riuscite a revisionarlo meglio di così.
Ed ecco le due sorprese:
-Clary è "tornata"
-Alec, anche lui, è "tornato" nel mondo dei vivi.
Io (Tini) avevo pensato seriamente di lasciarlo morto, ma, leggendo le vostre recensioni (comeal solito toccanti e meravigliose *-*), mi sono resa conto che sarebbe stato più utile da vivo.
Anche perché kiakkiera mi avrebbe Avada Kedavrizzato, o meglio, Cruciato.
Bene, nel prossimo capitolo si inizieranno a comprendere alcune cose e confonderne altre :)
Perciò prestate attenzione :)
Vi ringraziamo nuovamente per tutte le vostre recensioni che ci fanno comprendere i nostri errori e ci aiutano a migliorare ^-^
Non ho tempo stasera per citare tutte le meravigliose persone che recensiscono ma, anche senza nominare, speriamo che capiate quanto siete importanti per noi :)
"Non vi scambierei per tutti i lustrini del loft di Magnus"
~Cassandra Clare
Grazie a tutti e alla prossima :)
~Tini e kiakkiera

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Capitolo 36
*** Tutto come prima... O quasi ***


Buio, un buio immenso, infinito, qualcosa di indescrivibile, ciò che era tutto eppure era niente, era questo che vedeva Alec.
Almeno gli sembrava di vedere.
"Ma non vedo" pensò, rendendosi conto di non avere nessun corpo, nessun viso, alcun occhio.
"Quindi non penso"
Il nero si fece più scuro, di una sfumatura che, in natura e in vita, non aveva mai visto.
Poi, d'improvviso, una luce lo avvolse, e si accorse di avere corpo, testa ed occhi.
Ma prima di riuscire ad aprire questi ultimi, una runa comparve nella sua mente, come marchiata a fuoco, quella runa.
La stessa runa che aveva visto la notte che avevano dormito nella foresta di Brocelind.
La runa che lo tormentava da tanto tempo.
Che, così come era apparsa, scomparve.






La prima cosa che vide, dopo la luce, fu il soffitto di una camera, anche se non si ricordava di essere entrato in alcuna stanza.
Sentiva la testa girare leggermente e un senso di confusione lo invase, mentre spostava lo sguardo dal soffitto al mobilio della camera.
Si guardò intorno e, quando vide un ragazzo, in piedi accanto al letto, sbarrò gli occhi per la sorpresa.
Si mise a sedere, i sensi all'erta, cercando di prendere una spada angelica che, come notò, non aveva con sé.
"Tranquillo, n-non ti farò del male" spiegò il ragazzo, alzando le mani di fronte a sé e allontanandosi leggermente dal letto per dimostrargli che diceva sul serio.
Aveva qualcosa di strano e al contempo familiare, o almeno fu questo, quello che pensò Alec.
Aveva i capelli di un biondo chiaro e la pelle di un bianco così bianco da fare invidia ad un vampiro.
Ma la cosa che colpì Alec furono gli occhi, quella sfumatura di celeste così strana, così.. Ghiaccio.
Gli sembrava di averla vista da qualche parte, era molto diversa dalla sua, era più chiara e trasparente.
Con un po’ d'impegno si riusciva quasi a leggere l'anima del proprietario.
Invece lo stregone, scrutandolo, pensò che avesse qualcosa di molto familiare, forse fin troppo.
Il biondo deglutì e guardò Alec, ripetendosi che poteva riuscire a mantenere la calma.
"Cosa ci fai qui?" chiese lo shadowhunter, alzandosi, e rendendosi conto di essere perfettamente in forze e in salute.
"Sono il sommo stregone di Vladivostok" spiegò lui "e credo che dovresti ringraziarmi, più che altro" disse, sorridendo, e cercando di utilizzare il suo solito atteggiamento spavaldo, anche se con quello shadowhunter gli veniva più innaturale che mai.
"Stupido" pensò "smettila, pensa a dargli spiegazioni e allontana gli altri pensieri"
Si accorse che il ragazzo lo stava fissando abbastanza intensamente.
"Bene, allora.. Io sono David Dolohov, stregone di Vladivostok".
Alec lo guardò ancora, ora quello stregone sconosciuto aveva almeno acquisito un nome.
David.
Ci pensò su.
No, il nome David decisamente non gli si addiceva.
Ma non seppe dire perché.
Eppure sembrava così giovane per essere il Sommo Stregone di Vladivostok.
Sembrava avere la sua età.
"L'apparenza inganna" disse all'improvviso David fissandolo attentamente.
Alec sbarrò gli occhi e arrossì notando che lo stregone l'aveva scoperto a fissarlo.
"Cosa??" Chiese Alec stupito.
Era una sua impressione o aveva dato voce ai suoi pensieri?
"Niente niente" disse subito David sviando con un gesto della mano.
David prese una sedia e si sedette di lato al letto.
Alec guardò l'armadio cercando di non fissare lo stregone.
Si creò un silenzio imbarazzante e Alec continuò a guardare l'armadio.
Cos'era successo? Si ricordava di Abbadon, di Magnus e un interrogativo gli si creò in mente.
Dov'erano? Perché c'era David con lui? Ascoltò bene ma non sentì nessun rumore o voce fuori dalla porta.
"Cos'è successo agli altri? Stanno bene? Izzy, Jace, Magnus?" Chiese spaventato Alec continuando però a guardare l'armadio.
Ma quando vide che lo stregone- no, okay, doveva imparare a chiamarlo David - David non rispondeva lo guardò e notò che lo stava fissando come ad imprimere a fuoco i suoi tratti somatici.
Alec si sentì avvampare sotto quelle strane e inaspettate attenzioni.
Ma David sembrava aver sentito perché, dopo qualche secondo, rispose.
"Stanno benissimo tranquillo, sono tutti nella Sala del Consiglio".
Alec ritornò a guardare l'armadio senza rispondere.
Aveva ancora qualcosa da chiedere, ma aveva paura di porre la domanda, non tanto per la risposta, ma per la reazione di David.
"Ti starai chiedendo come mai loro non sono qui" disse David continuando a fissarlo.
"In effetti sì.." Sussurrò Alec ancora stupito dall'empatia di quel ragazzo.
Evidentemente era capitato molte volte in situazioni del genere.
"Quando il demone ti ha colpito con i fasci ti ha trapassato e sei morto, io sono venuto qui dopo che ti hanno portato in camera e..." Alec lo fissò stupito "... E sono riuscito a risvegliarti" disse fissandosi le mani.
"Come?" Chiese Alec quasi immediatamente, curioso come sempre.
David lo fissò e sorrise tristemente.
"Questo è tutto quello che posso dirti, mi dispiace" disse sedendosi sul bordo della sedia.
Alec ritornò a guardare l'armadio che doveva essere diventato evidentemente molto interessante perché rimase a osservarlo per un po’.
Ad un certo punto sentì lo sguardo di David su di lui e si girò e lo guardò negli occhi celesti così tanto familiari ma al contempo sconosciuti.
"Perché mi stai fissando?" Chiese Alec arrossendo e cercando di non darlo a vedere.
"Perché sei bellissimo.." Disse David ma, pochi secondi dopo aver pronunciato quelle parole, arrossì furiosamente e schiuse le labbra.
Alec divenne simile ad un pomodoro in ebollizione e si stupì di non aver ancora bruciato le coperte come se fosse stato lui ad avere il fuoco angelico come Jace.







"Alec!" urlò Isabelle correndo incontro al fratello attraverso la Sala del Consiglio, ma sembrava così distante.
"Izzy!" Esclamò Alec spalancando le braccia per accogliere la sorella che appena lo raggiunse gli si buttò di sopra stritolandolo.
Per poco Alec non cadde a terra sotto il peso della ragazza, la strinse più forte che poté e Isabelle fece lo stesso come se pensasse che lasciandolo l'avrebbe perso per sempre.
"Alec..." Sussurrò sul suo collo reprimendo a forza le lacrime.
"LA PROSSIMA VOLTA CHE FINGI DI ESSERE MORTO TI AMMAZZO IO DIRETTAMENTE" esclamò Isabelle stritolandolo e lasciandolo quasi senza fiato.
Alec rise stringendola a sé e alzandola da terra.
Il Consiglio esplose in un coro di "Ooh" e "che dolci" ma ancora molte persone apparivano confuse e sconcertate, ma a Alec e Isabelle non importava.
Potevano litigare qualche volta, ma Alec c'era sempre per Isabelle come Isabelle c'era sempre per Alec.
A quel pensiero ad Alec si strinse il cuore.
Pensò a quanto poteva aver sofferto la sorella.
Se fosse capitato a lui non ce l'avrebbe fatta ad essere così forte come lei, sarebbe scoppiato.
"Non ti lascerò mai più.." sussurrò dolcemente Alec a Isabelle accarezzandole i capelli mentre lei finalmente si lasciava andare ad un pianto di gioia.
Alec alzò lo sguardo sulla Sala e incrociò i volti di molte persone ma quando arrivò a scontrarsi con degli occhi da gatto verde-dorato si sentì gelare.
Magnus lo guardava come se fosse un'allucinazione ma, quando vide che lo stava fissando, sorrise come mai aveva sorriso prima d'ora.
Alec ricambiò il sorriso stringendo i capelli di Isabelle fra le dita.
Isabelle tirò su col naso.
"Andiamo in Salone così possono finire la riunione" disse tirando il fratello per la maglietta.
Jia fece un sorriso verso Alec e poi un occhiolino verso Isabelle.
I due fratelli uscirono dalla Sala e si diressero dal lato opposto del corridoio attraversando un portone di mogano gigantesco.
Si sedettero in uno dei grandi divani sparsi nella sala vicino al camino spento.
Isabelle si sedette in braccio ad Alec e lo stritolò nuovamente in un abbraccio soffocante.
"Non sai quanto ho sofferto Alec.." sussurrò Isabelle "non ho mai provato così tanto dolore... Mi sento un'egoista a pensare anche lontanamente che forse sono stata più in colpa per te che per Max"
Alec le sfiorò una guancia.
"È normale, nonostante tu mi tratti come un cagnolino e mi torturi con la tua cucina sdegnosa io sono pur sempre tuo fratello maggiore. Siamo cresciuti insieme, ti ho insegnato a tirare i coltelli, sei la mia piccola sorellina" disse Alec con gli occhi lucidi.
Isabelle guardò il fratello e si sentì sciogliere per tutto l'affetto che suo fratello aveva usato nel dire quelle semplici parole.
Isabelle gli saltò al collo e lo riempì di baci sulle guancie che diventarono immediatamente color porpora.
"Okay, okay, così però fai paura Iz.." Disse Alec ridendo.
"Oh sta zitto.." Disse affettuosamente Isabelle ridendo e appoggiando la testa al petto del fratello maggiore lasciandosi cullare da i battiti di quel cuore che pensava non avrebbe battuto più.





Le porte del Salone si spalancarono chiudendo fuori i due fratelli dallo stato di armonia che si era creato.
Alec alzò lo sguardo sulla Sala fino per quanto i capelli della sorella, che erano completamente spalmati sulla sua faccia, lo permettessero.
Vide Jace guardarlo con gli occhi lucidi.
Lo vide allontanarsi dalle porte richiudendole dietro di sé e camminare velocemente verso di lui.
Isabelle si staccò da Alec e gli strinse un braccio per non paura di vederlo andare via.
Alec si alzò mollando lentamente la presa di Izzy dal suo braccio.
Jace guardò Alec e sorrise mentre quest'ultimo fece lo stesso creando delle lievi fossette ai lati delle labbra.
"Sai.. Non sono molto bravo con le parole" disse Jace strofinandosi il palmo della mano dietro la nuca.
Alec alzò un sopracciglio divertito.
Jace rise e si avvicinò al Parabatai abbracciandolo.
"Mi sono sentito perso senza di Te" disse Jace stringendolo in un abbraccio che batteva di netto quello di Isabelle per stritolamento.
"Bene! Stasera si festeggia! Cucino io!" Esclamò felice quest'ultima battendo le mani e saltando in piedi.
"NO!" Urlarono Jace e Alec sciogliendo l'abbraccio e guardando Isabelle con orrore.
"Sbaglio, Izzy, o eri contenta di vedermi vivo?" Disse sarcasticamente Alec ricevendo da Isabelle uno sguardo che avrebbe potuto ucciderlo sul posto che poi venne sostituito da un sorriso affettuoso.
"Bene allora cucina lei, Chef?" Chiese Isabelle inchinandosi leggermente.
"Ovviamente ovviamente" disse Alec facendo finta di mettersi un capello da cuoco e incrociando le braccia sul petto con finta aria austera.
Jace e Isabelle scoppiarono dalle risate e Alec si unì a loro.
E i tre fratelli si ricongiunsero più uniti che mai, non sapendo che qualcosa che stava già accadendo avrebbe spezzato il loro legame per sempre.


Angolo autrici:
Eccoci qui :)
Perdonateci il ritardo, davvero, ma abbiamo avuto MOLTI problemi, sia nella stesura del capitolo sia nella pubblicazione.
Allora, nella prima parte del capitolo si vede la parte dopo in cui Alec si risveglia e poi subito dopo che lui entra nella Sala del Consiglio.
Adesso non so come la prenderete voi sulla parte di David e Alec
�� e ovviamente non potevo fare mancare altre citazioni come quella di TFiOS ���� a proposito io e kiakkiera siamo andate a vederlo����.
Siamo molto felici di vedere che la nostra storia ancora vi piace, ne siamo davvero fiere
☺️.
Domani è il compleanno di Kiakkiera
���� la mia dolcissima Parabatai.
Beh alla prossima, speriamo di pubblicare presto
��
~Tini e Kiakkiera

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Capitolo 37
*** Before the party ***


~~"Jia, io non posso continuare così! Non ce la faccio!"
Le pareti della stanza attutirono la voce esasperata del biondo.
"Lo so ma devi resistere, non puoi dirglielo! Non ora! Devi pazientare ancora un po" sussurró Jia, mentre David camminava avanti e indietro nel suo studio.
"Ho aspettato abbastanza, Jia. Tu sai quanto mi è costato questo sacrificio" disse quasi piagnucolando David. sedendosi su un divano vicino ad un camino.
Jia lo guardò con aria comprensiva mentre il ragazzo si prendeva la testa fra le mani, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
"Jia.. Tutto qua dentro mi ricorda LUI, la biblioteca, il salone, la cucina. Tutto mi riporta alla mente LUI. Io non posso continuare così.." sussurrò amareggiato David, con voce spezzata.
Jia si sedette sul divano e gli accarezzò i capelli biondi.
"Lo so.. Mi dispiace tanto, vorrei poter fare qualcosa, ma non so come potrei aiutarti" disse Jia con voce dolce e consolatoria.
David alzò la testa e sorrise tristemente.
"Ci sarebbe qualcosa che tu potresti fare per me.."

 

 

 

 


"Simon un pò più su. Nono, scherzavo, un po’ più giù. Un po’ più a destra, un po’ a sinistra. Oh Simon sei un incapace!" esclamò Isabelle poggiando le mani sui fianchi e guardando il vampiro con aria esasperata.
"Izzy, non ho mai appeso uno striscione ad un muro! Con una scala che al minimo movimento traballa. Sarò un vampiro ma ancora non sono diventato l'uomo allungabile!"  Disse Simon, abbassando la testa verso Isabelle per quanto lo striscione enorme lo permetteva.
"L'uomo-che?" Chiese Isabelle alzando un sopracciglio.
Simon scosse la testa e ritornò a fissare lo striscione.
"Comunque, sei sicura di voler davvero mettere questo striscione? Cioè, non ti sembra un po’ troppo di.. cattivo gusto?" Chiese il vampiro, guardando Isabelle che ammirava soddisfatta il suo capolavoro con un sorriso fiero.
"Stai scherzando? È fantastico! È a dir poco stupefacente! Non credevo di essere così brava a disegnare. Alec non se la prenderà, dopotutto l'ho fatto con amore fraterno, no?" esclamò la ragazza alzando le spalle.
Isabelle si sedette su una delle poltrone che erano state spostate dalla loro postazione di fronte al grande camino e messe in un angolo vicino ad uno scaffale.
"La biblioteca è un posto fantastico per fare una festa! È così grande e luminosa!" esclamò Isabelle battendo le mani.
Simon starnutì cercando di strofinare il naso sulla manica della felpa.
"Dimentichi polverosa, molto polverosa" disse il vampiro finendo di attaccare lo striscione e scendendo lentamente dalle scale.
Isabelle sbuffò nel vederlo così goffo.
Ma era Simon, cosa ci si poteva aspettare da lui?
Le porte della Biblioteca si spalancarono ed entrarono Jace e Aline, quest'ultima fece un cenno con la testa a Simon e Isabelle per salutarli mentre Jace guardava lo striscione con aria scettica.
"'Bentornato nel mondo dei vivi' ? Stai scherzando, Isabelle? 'Potevi portarci un souvenir' ??" esclamò Jace sconvolto.
Isabelle lo guardò come se fosse un inetto.
"Che c'è?! È amore fraterno, no? Se non gli piace peggio per lui, ci ho messo un'ora a farlo e mi sono spezzata due unghie" disse Isabelle guardandosi le mani.
Nella Biblioteca entrò Helen che guardò anch'essa lo striscione e rise.
Isabelle la guardò male.
"Cosa c'è ora?!" Esclamò la mora.
"Quella S sembra un'Anatra" disse Helen continuando a ridere.
Jace fece un urlo davvero poco maschile.
"Anatre? Quali Anatre!!?" Jace impazzì e con una spada angelica fece a pezzi lo striscione.
Aline piegò la testa da un lato come se guardandolo da quella prospettiva il cartellone diventasse più bello.
Aline batté le mani.
"Ora è perfetto" disse la mora.
Helen rise e si spostò una ciocca di capelli davanti agli occhi.
"Bene, io vado a prendere le ultime cose per sistemare la festa" disse Helen uscendo dalla stanza.
Aline la seguì.
Jace superò i resti dello striscione e si sedette vicino ad Isabelle.
"Hanno detto qualcosa di Clary?" Chiese Jace diventando all'improvviso serio.
Isabelle lo guardò apprensiva.
"Jia ha detto che il Conclave deve fare prima alcuni controlli per constatare se è in condizioni adatte per ricevere visite".
Jace non rispose, si limitò ad abbassare la testa.
"Ehi.. Jace andrà tutto bene, quel Dolohov riuscirà a riportarla indietro, non ti preoccupare" disse Isabelle poggiando la sua mano sulla spalla di Jace.
"Quello stregone non mi convince, ma ha portato indietro Alec perciò gli sono debitore" disse Jace sospirando e abbassando la testa.
"È la nostra ultima speranza" disse improvvisamente Simon mentre cercava di raccogliere i resti dello striscione da terra.
Jace annuì e Isabelle gli scompigliò i capelli.
"Andiamo a prepararci, su" disse Isabelle alzandosi.

 

 

 

 


Posò il tubetto del Glitter sul tavolino del bagno dopo averne passato un enorme quantità sui capelli.
Da quando Isabelle lo aveva invitato alla festa per Alec lui era entrato in uno stato di "felicità- permanente", non riusciva a smettere di sorridere.
"Finalmente stasera lo vedrò e gli spiegherò tutto" pensava lo stregone senza sosta.
Stava cercando di vestirsi normalmente, rispetto al solito.
Una camicia bianca quasi trasparente con dei pantaloni neri attillati e degli stivali di pelle che arrivavano fino allo stinco.
Si, stava decisamente bene.
 Beh, lui era sempre fantastico, ma questa sera si era curato davvero molto di più per fare colpo su Alec.
No, okay, che pensiero infantile e da ragazzina mestruata che aveva fatto.
"Fare colpo su Alec", oh Lilith, neanche se dovesse tirargli l'arco in testa.
Si riguardò un'altra volta, sì era decisamente uno splendore.
Diede un'occhiata nervosa all'orologio: mancavano ancora 20 minuti alla festa.
Aprì il cassetto della scrivania per prendere il cofanetto.
Lo mise sul letto, si sedette e lo fissò come se si potesse aprire al solo sguardo.
Appoggiò il mento sulla mano mentre continuava a fissarlo.
guardò così tanto quella scatola rettangolare che gli si incrociarono gli occhi.
Così li chiuse, e lasciò vagare la mente.
Ripensò ad Alec, al loro primo incontro al loft, al loro primo appuntamento, al loro primo bacio...
Assaporó il ricordo di tutti quei momenti fantastici passati con Alec: le passeggiate a Central Park, le spese nei negozi di Manhattan, i loro milioni di baci e carezze... E altro, molto altro.
Il dolore improvviso per la sua perdita era stato sostituito da quegli occhi azzurri, vivi come non mai, che avevano fatto capolino sotto quei capelli, cosi neri da sembrare carbone, nella Sala del Consiglio.
Ma qualcosa faceva preoccupare Magnus: Alec non era più lo stesso.
Il suo carattere era cambiato molto nelle ultime settimane e Magnus non faceva altro che pensarci.
Poi l'arrivo di Dolohov era un altro fattore che faceva preoccupare Magnus.
Aveva un non so ché di strano, quel ragazzo.
E lo stregone dagli occhi da gatto si era rigiurato di scoprirne di più sul suo conto, in biblioteca magari.
Venne distolto dai suoi pensieri quando qualcuno bussò alla porta.
"Magnus! Esci, muoviti! Dobbiamo scendere alla festa!" Esclamò Isabelle quasi sfondando la porta con i pugni.
Magnus sbuffò, prese il cofanetto e lo mise in tasca, quasi come se fosse un gesto automatico, ed uscì dalla porta.
Isabelle indossava un vestito molto semplice, di un blu elettrico con qualche accenno di brillantini, che arrivava fino al ginocchio, con delle scarpe col tacco vertiginose.
Aveva i capelli, elaborati a boccoli con cura, sistemati da un solo lato.
"Sei una favola, biscottino" disse Isabelle guardando Magnus maliziosamente, poi rise.
Magnus la guardò sorridendo e scesero le scale e arrivati all'ingresso si avviarono in biblioteca.

 

 

 

 

 


"Bel vestito, comunque" disse Magnus dopo un pó, osservando Isabelle, che al complimento sorrise.
"Oh si, è di Chiffon" disse la ragazza orgogliosa, passando le mani sul vestito per eliminare le pieghe.
"La mia camicia è Armani" disse stendendo le mani di fronte a lui con fare esperto.
"Carina, invece la mia collana è di Zaffiri, guarda" disse indicando il collo e Magnus osservò la collana con pendenti blu.
Magnus fece un verso che assomigliava ad uno sbuffo.
"Ah si? I miei brillantini sono ricavati da diamanti" disse Magnus vantandosi e passandosi una mano fra i capelli.
Isabelle rise buttando la testa all'indietro.
"Okay, hai vinto. Piuttosto, parlando di argomenti seri.." Disse Isabelle smettendo improvvisamente di ridere.
Magnus si chiese  se preoccuparsi o no.
Raramente Isabelle parlava di argomenti seri, e le possibilità erano ancora di meno se stava per andare ad una festa.
"Come va con mio fratello?" Chiese Isabelle piatta,senza alcuna emozione nella voce.
Magnus fissò un punto nella parete. Si, doveva preoccuparsi.
Decise di mettere su la solita maschera di ironia.
"Jace? Irritante come al solito e.." Iniziò Magnus ma Isabelle non sembrò molto convinta perché lo interruppe.
"Sai a chi mi riferisco, Magnus" disse Isabelle fissandolo dritto negli occhi. "Me l'aveva detto che cercavi sempre di sfuggire alle domande difficili con l'ironia, aveva ragione" concluse la ragazza.
Magnus assunse un espressione corrucciata.
"Chi te l'ha detto?" Chiese lo stregone mentre giravano l'angolo per avviarsi in un'altro corridoio.
Isabelle si girò per guardarlo e sorrise tristemente.
"Alec, parlava sempre di te . Non faceva altro tutto il giorno, era come se vivesse di te. E forse era così. Quando eravate insieme Alec ritornava a vivere, non era più il solito ragazzo da parete, non era "il parabatai di Jace", non era "il maggiore dei Lightwood", non era "il fratello di Isabelle", era semplicemente Alec. E io non sono mai stata così stupita di rivedere il mio vero fratello, era tutto così normale... Così bello..." Disse Isabelle persa nei ricordi con gli occhi lucidi, evitando di incrociare lo sguardo di Magnus che la fissava sbalordito fino a quando non riprese a parlare "Quando è tornato a casa quella notte non era più lo stesso, sembrava che gli avessero strappato il cuore dal petto, o forse era perfino un dolore più forte di quello, un dolore indescrivibile, un dolore che non era..."
"Fisico?" La interruppe Magnus.
Isabelle alzò lo sguardo su di lui osservandolo attentamente.
"Non era più lui, il vero Alec era morto in quel tunnel sotterraneo, il vero Alec l'avevi sepolto TU con le TUE parole. Solo l'Angelo sa quanto ho potuto odiarti quando hai ridotto mio fratello nell'ombra di quello che era" Isabelle stava quasi urlando, con le lacrime agli occhi ma, da vera guerriera che era, le ricacciò dentro e si ricompose.
Guardò lo stregone negli occhi e scosse la testa.
Magnus strinse i pugni.
Tutto quel dolore.
Sentì la rabbia espandersi per la sua mente, ma non era rabbia verso Isabelle, o verso Alec.
Rabbia verso se stesso.
Verso quello che aveva fatto, verso il dolore che aveva procurato al suo angelo.
E all'improvviso si rese conto di quanto stupido fosse stato, dell'infantilità del loro litigio.
Il gesto di un ragazzo così fragile e insicuro, e il gesto ancora più irresponsabile e irragionevole di uno stregone di 800 anni.
Si sentì così stupido, così inutile.
Perché Raziel aveva creato i suoi figli e li aveva resi così fragili, così incapaci di non provare emozioni?
Isabelle che si sentiva dilaniare il petto ogni volta che il fratello stava male.
Jace che soffriva per Clary ogni volta che la sapeva lontana da lui, e Magnus dovette ammettere a se stesso che quell'antipatico e presuntuoso Nephilim, quando stava con Clary, sembrava quasi normale, simpatico.
Amare è distruggere, e essere amati è essere distrutti.
L'unica cosa con significato che quel vecchio e decrepito di Valentine abbia mai detto nella sua vita da reietto maniaco.
Alzò lo sguardo su Isabelle che lo stava osservando con aria soddisfatta.
"Potresti vivere 100 vite e ancora non lo meriteresti, lo sai, vero?" Chiese la ragazza guardandolo sorridendo.
Magnus la guardò e sorrise di rimando.
Isabelle si avvicinò e lo abbracciò di slancio e lo stregone le accarezzò i capelli.
"Allora.. Vogliamo imbucarci a questa festa si o no?" Esclamò Isabelle allontanandosi dallo stregone.
"Sempre la solita, Isabelle Lightwood" disse Magnus seguendola mentre si incamminava verso la biblioteca.
Già prima di arrivare alla porta si poteva sentire la musica a tutto volume.
La raggiunse mentre spalancava le porte.
Magnus rimase a bocca aperta.
"Questa sì che è una festa" disse Magnus meravigliato.
"Di sicuro non uno dei tuoi soliti festini al loft"

 

 

 

 

Angolo delle crazy:
Bene eccoci qui☺️
Inizieremo con una cattiva notizia: dato che sta per iniziare la scuola non possiamo promettere che riusciremo a mantenere gli aggiornamenti perché la storia si sta facendo più complicata e noi abbiamo le idee davvero poco chiare.
E non avremmo molto tempo per scrivere perché iniziamo il primo liceo 😍🔝
Augurateci buona fortuna😣
Comunque, nel prossimo capitolo, per metà già pronto, succederanno molte cose che vi confonderanno ancora di più, crediamo.
Beh, siamo davvero molto felici che la storia piaccia così tanto e di tutte le recensioni che ci lasciate😍
Siamo davvero molto orgogliose, grazie a tutti voi che leggete e recensite (oppure rimanete nell'ombra).
Alla prossima😄
~Tini e kiakkiera

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Capitolo 38
*** Lies ***


~~Note dell’autore: vorremmo precisare da ora che, se volete, mentre leggete questo capitolo potete ascoltare come sottofondo “Don’t” di Ed Sheeran perché ci ha dato l’ispirazione per la composizione di questo brano.

La musica che esplodeva dalle casse si propagava nella stanza in un modo perfetto, quasi come se si stessero utilizzando delle cuffie.
Alec non aveva mai adorato troppo la musica dei mondani, ma doveva proprio dire che le canzoni che aveva scelto Isabelle erano davvero orecchiabili.
E poi c'era Simon, che faceva qualcosa che doveva sembrare ballare, a tempo con la musica, che era uno spettacolo da non perdere.
Soprattutto perché in quel momento stava muovendo la testa dall'alto verso il basso e gli erano caduti perfino gli occhiali nel punch.
E avere un Simon ceco in giro per una sala piena di gente, non del tutto affidabile, ovviamente invitata da Izzy, non era il massimo.
Soprattutto quando finiva addosso a delle ragazze e Isabelle doveva andare a recuperarlo.
Alec decise che quello spettacolo era diventato troppo quando Simon, cercando la sedia a tentoni, era inciampato nella sedia stessa ed era caduto con la faccia in una torta.
Si avvicinò al buffet ma, dato che il cibo nei piatti era di dubbia provenienza, optò per una fetta di torta al limone cucinata da Maryse, sperando di non ritrovarci dentro qualche sostanza che trasformava in un topo o faceva diventare blu.
Presa una fetta di torta, si versò in un bicchiere un po’ di punch sperando che non fosse la stessa ciotola in cui erano caduti gli occhiali di Simon.
Osservò la Sala e individuò un tavolo un po’ lontano dagli altri, ma non troppo distante da quello di Jace, Isabelle e Simon.
Mentre andava a sedersi osservò Raphael "approcciarsi" con una cacciatrice bionda.
Si sedette poggiando il piatto sul tavolo.
Rise quando la ragazza mostrò al vampiro una boccetta di quella che doveva essere Acqua Santa.
Prese la fetta di torta e diede un piccolo morso per testarne la sicurezza.
Appurato che non conteneva nessuna sostanza strana, e che era anche molto dolce e saporita, la finì e bevve un goccio di punch.
Mentre posava il bicchiere sul tavolo si accorse che David, lo stregone dello strano incontro di poche ore prima, stava venendo dalla sua parte.
Abbassò immediatamente lo sguardo.
"Sta venendo qui. Sta venendo qui. Alec, mantieni la calma. No, che diamine stai facendo? Stai arrossendo, Alec? No no no stai rovinando tutto! Non arrossire. L'ha notato? Non alzare lo sguardo! No no no Alexander Lightwood" Alec spense la voce della sua coscienza e non le diede retta.
Alec alzò leggermente lo sguardo ma abbastanza per notare il sorriso accattivante che gli aveva rivolto David.
Ormai era talmente vicino che era impossibile prendere in considerazione l'idea che stesse andando a sedersi ad un tavolo che non fosse quello del Lightwood.
Alec non ebbe altra alternativa che raddrizzarsi sulla sedia mentre il ragazzo lo raggiungeva.
"È libero questo posto?" Chiese David guardandolo negli occhi mentre si appoggiava al tavolo e indicava la sedia.
Alec alzò lo sguardo ma se ne pentì subito quando incrociò gli occhi azzurri di David.
"S-si.. Come gli altri 4.." disse Alec guardando le posate del tavolo.
Dolohov si sedette, probabilmente di proposito, nella sedia di fronte ad Alec e poggiò il bicchiere di punch sul tavolo.
Alec continuò a guardare un bicchiere di cristallo decorato e ogni tanto con la coda dell'occhio osservava lo stregone notando che lo stava fissando.
"Come mai qui da solo?" Chiese il biondo con un tono malandrino.
Alec si sentì fuori posto, incredibilmente fuori posto.
Non riuscì a reggere le occhiate che gli stava lanciando il ragazzo perciò le guance  si colorarono di una lieve sfumatura di rosso.
"Odio essere al centro dell'attenzione, preferisco i posti... lontani dalla gente" disse Alec non senza imbarazzo, ovviamente.
Non era il fatto di parlare con una persona nuova che lo imbarazzava, ma parlare con David.
Quel ragazzo lo faceva entrare in uno stato di confusione perenne, sembrava che non facesse altro che pensare a come farlo arrossire dalla mattina alla sera.
Alec si chiese se fosse veramente così, ma solo per un momento.
David continuò a fissarlo senza rispondere ma facendo un lieve cenno con la testa.
"Hai detto che ti chiami David, no?" Gli chiese Alec, ma non perché non si ricordasse il suo nome o perché volesse apparire sgarbato.
Sembrò quasi che David avesse capito le sue intenzioni perché annuì.
"Sì, perché?" Chiese lo stregone alzando un sopracciglio.
Alec fece uno strano verso tra il pensieroso e confuso.
"È che hai un forte accento russo, vieni da Vladivostok, hai i tratti somatici di un asiatico, ma il tuo nome... Non ti si addice. Mi immaginavo un nome più severo, più rigido, di quelli che incutono timore, non so... Tipo.." Disse Alec parlando piano come per far comprendere il concetto, ma, all'improvviso, venne interrotto da una chioma bionda che spuntò su una delle sedie di lato a David.
"Tipo Viktor..." disse Jace baldanzoso.
Come mai era così felice? Mah, gli Herondale e i loro intoppi mentali.
"Jace ci stavi spiando?" Chiese Alec guardando con gli occhi ridotti a due fessure il Parabatai.
"Che cosa? Io? Spiarvi? Nah, passavo di qui.." Disse Jace sviando l'argomento con una mano, Alec non parve molto convinto.
"Comunque, secondo me Viktor è un nome figo.." Esclamò Jace sgranocchiando delle patatine e guardando con la coda dell'occhio David.
"Oppure Igor" disse Isabelle sedendosi di lato a loro e portandosi dietro un ceco Simon che cercava a tentoni la sedia.
David sembrava abbastanza irritato di avere all'improvviso di lato tutte quelle persone.
Prese il bicchiere del punch e lo riempì con uno schiocco di dita, iniziando a berlo.
"Tipo Vladimir" disse Alec sovrappensiero.
David spalancò gli occhi e sputò il punch addosso a Jace.
Jace sbarrò gli occhi e fece delle smorfie di disgusto e, seppur con qualche difficoltà, cerco di ripulirsi dal punch.
"Emm... scusa" disse David.
Alec continuò a fissare lo stregone con un sopracciglio alzato.
David abbassò lo sguardo sul bicchiere e poi su Alec che lo stava fissando, in quel momento nei suoi occhi il moro poté leggere una nota di felicità, quasi euforia.             David sorrise al Lightwood che di rimando ricambiò.
Alec rise della faccia del Parabatai che li osservava schifato.                                                  David rise continuando a fissare il viso di Alec come ipnotizzato.
"I miei genitori erano ebrei, ma le mie origini sono russe" disse David guardando il bicchiere nella sua mano, vuoto. Si udì un lieve sbattere di porte ma Alec non ci diede peso continuando a osservare i bei lineamenti del biondo, che all’improvviso alzò la testa e, con gli occhi ridotti a due fessure si alzò.
David si portò il bicchiere dietro, dicendo di dover andare a fare una capatina al buffet.
Alec si chiese come mai non avesse teletrasportato le cose che erano al buffet nel loro tavolo.
All'improvviso sentì la sedia di lato a lui spostarsi, girò lo testa e vide Magnus sedersi.
Alec non riusciva a distogliere lo sguardo dallo stregone.
Non si ricordava che fosse mai stato così bello.
Lo osservò attentamente e, soffermandosi sugli occhi da gatto che studiavano attentamente le siede del tavolo notò un lieve cenno di sollievo nei suoi occhi.
E, quando Magnus lo guardò, Alec si sentì avvampare dall'intensità di quello sguardo.
"Ciao" disse Magnus con un sorriso.
Alec rimase interdetto per qualche secondo mentre Magnus lo fissava.
"Ciao.." Rispose flebilmente il ragazzo dagli occhi azzurri. Magnus continuò a sorridere come se il suo viso si fosse ormai abituato a quella forma e non volesse cambiare.  Alec , che era arrossito, come al solito, non prese l’iniziativa per aprire una discussione, gli bastava osservare Magnus, si erano sempre “parlati” in quel modo, con gli sguardi.
"Abbiamo capito che non vi vedete da 'tanto tempo' ma.." Disse Jace con una mano sugli occhi.
"...prendetevi una stanza" completò Isabelle al posto del biondo sorridendo felice.
Alec arrossì e Magnus scoppiò a ridere.
Alec guardò lo stregone che stava cercando di smettere di sganasciarsi dalle risate insieme a Isabelle e, quando Magnus si accorse che lo stava fissando, si fermò e gli sorrise.
"Come stai?" Gli chiese lo stregone cercando la mano del ragazzo sotto il tavolo e stringendola.
"Morte a parte? Bene, credo.." Disse Alec ironico.
Solo Magnus riusciva a farlo ridere così, a farlo tornare "Alec".
Il Lightwood lo guardò negli occhi da gatto e sospirò, quanto gli erano mancati...
Degli occhi blu gli ritornarono più vivi che mai nella mente del moro brillando di luce propria.
"No no no, non è possibile.
Lascia perdere, dimenticati per un attimo di lui, c'è Magnus ora." Si ripeteva Alec, conscio dell'identità del proprietario di quegli occhi di ghiaccio.
Magnus gli strinse la mano come se, lasciandola, Alec sarebbe scomparso.
Alec ricambiò la stretta.
La sedia di fronte a Magnus si spostò e David si sedette distribuendo ai ragazzi quattro piattini con tanti assaggini sopra e posando il suo bicchiere di punch pieno, seppur in precario equilibrio, su un tovagliolo.
Il sorriso permanente di Magnus morì venendo sostituito da una smorfia.
"Cosa succede? Vi siete rattristati senza di me?" Chiede David sedendosi e dando segno di non aver notato Magnus.
Poi quando riposò lo sguardo su Alec, come d'abitudine, notò la sua mano intrecciata a quella dello stregone e una luce si accese negli occhi azzurri dello stregone.
Il suo sguardo si posò su Magnus con una smorfia che aveva contorto il bel sorriso che riservava sempre ad Alec.
"Oh, sei tu che hai fatto deprimere tutti allora" disse David mentre Isabelle guardava Alec, Magnus e David non sapendo su chi tenere fisso lo sguardo.
Magnus rimase stranamente impassibile.
Sembrava che stesse facendo qualche tipo di magia, perché Alec notò la mano irrigidirsi nella sua mentre osservava David come incatenato, non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi di ghiaccio.
All'improvviso la stretta fra le mani si ruppe e Alec guardò confuso lo stregone, che teneva gli occhi fissi su David.
"Ti diverti, Dolohov?" Chiese inaspettatamente Magnus guardando fisso David ma raddrizzandosi sulla sedia.
Il biondo fece un sorriso quasi malvagio che a Alec parve solamente malandrino.
Alec dovette ammettere comunque che, malandrino o malvagio, rimaneva comunque molto sexy.
"Io sì... Tu, Bane?" Chiese David unendo le mani sotto il mento come un predatore, senza distogliere lo sguardo dallo stregone di fronte a lui.
Alec osservò gli occhi di David e si chiese se fosse solo una sua impressione o se veramente in quelle pietruzze azzurre per un millisecondo era passata una sfumatura di rosso scuro.
Osservò le luci all'interno della biblioteca e notò che una grande palla da discoteca stava cambiando la sua luce a ripetizione, prima rosso e poi blu.
"Che diamine.." Esclamò Magnus raddrizzandosi sulla sedia.
Alec abbassò lo sguardo e vide che il bicchiere di David si era rovesciato sul tavolo, anzi, su Magnus.
"Mi dispiace.. Io.. Non so cosa mi sia preso" disse David e Alec notò un non so che di falso in quelle scuse.
"Aspetta, faccio io.." Disse Alec prendendo dei fazzoletti e tamponando i pantaloni dello Stregone, all'improvviso sentì un piccolo rigonfiamento nella tasca.
Alec guardò lo stregone per un millisecondo e poi mise la mano nella tasca dei pantaloni tirando fuori un piccolo cofanetto.
"G.B." Sussurrò Alec confuso osservando il cofanetto.
Una breccia dolorosa si spalancò nella testa di Alec.
Un ricordo.
Qualcuno, o Alec stesso, non si capiva molto bene, era seduto su una rampa di scale di un palazzo molto elegante, ma anche molto familiare.
Aveva di lato un ragazzo dai capelli biondi che sorrideva raggiante.
I contorni delle figure erano così sfocati che non riusciva a comprendere chi fosse.
Sapeva solo che quel ragazzo stava parlando.
Si concentrò meglio e riuscì a scorgere meglio alcune parole.
"Toccala" disse il ragazzo biondo.
Alec, o quella persona di cui aveva preso il corpo o cose del genere, nel ricordo, prese il cofanetto con le iniziali che si spalancò al suo tocco.
Ma prima di poter vedere cosa ci fosse dentro Alec venne rispedito al presente da Magnus che gli aveva tirato via dalle mani il cofanetto.
Alzò lo sguardo su David che era saltato in piedi e sbiancato per quanto la sua carnagione pallida lo permettesse.
"Come fai ad averlo.." Sussurrò a voce bassa rivolgendosi a Magnus ma senza distogliere lo sguardo dal cofanetto.
Magnus non rispose e La testa di Alec girava imperterrita.
"Ho detto... COME FAI AD AVERLO?! RISPONDI!" Disse David urlando indicando il cofanetto, ma nessuno oltre loro 6 sentì.
"Non ti interessa come faccio ad averlo." Disse Magnus mettendoselo immediatamente in tasca.
"Magnus dove diamine hai preso quel cofanetto..." Chiese Alec sbiancando improvvisamente
Magnus lo guardò e qualcosa negli occhi dello stregone gelò le vene del Lightwood.
"Non mi ricordo" disse freddamente.
"Alec..." sussurrò Isabelle richiamando il fratello ma senza ricevere neanche la minima attenzione da parte sua.
"Fell. Ragnor Fell." Chiese più bianco che mai David.
Più che una domanda era una constatazione.
"Cosa?" Chiese Jace osservandolo come se fosse impazzito.
"Dov'è?! Lo DEVO incontrare" esclamò David stringendo le mani sul tavolo
Lo sguardo di tutti saettava da Magnus a David.
Magnus lo guardò con astio.
"È morto" disse lo stregone stringendo le mani a pugni.
David strinse nella mano il tovagliolo tanto da far diventare le nocche bianche.
Alec pensò che gli stesse per venire una reazione nervosa.
"Magnus.. Perché non me l'hai detto... Del cofanetto?" Chiese Alec sussurrando con poca forza.
Magnus lo guardò con le labbra schiuse tremanti.
Alec si chiese con quale sentimento stesse combattendo.
Le mani erano strette a pugni così forte che le nocche erano diventate bianche.
Magnus lo  guardò senza vederlo davvero e poi alzandosi dalla sedia si diresse verso l'uscita.
Alec balzò in piedi.
"Magnus! Magnus aspetta!" Esclamò Alec ma sentì una mano stringerlo e vide una chioma bionda dietro di lui.
Si girò verso dietro e vide David.
"Vuoi ballare?" Chiede David pallido ma sicuro di sé, porgendogli la mano.
Alec, che sentiva in quel momento la sua testa girare vertiginosamente per la confusione che lo attanagliava, decise di non fare troppe domande e accettò la mano di David stringendola forte.
Lo stregone gli fece attraversare la Sala con fare esperto lasciando Isabelle, Jace, Simon e tutti gli invitati, che avevano assistito alla scenata con Magnus, senza parole.

 

 

 

 

 

Angolo delle crazy:
Bene.... Ci dispiace davvero se il capitolo fa schifo o non è di vostro gradimento perché per colpa della scuola non siamo riuscite a revisionarlo in modo migliore di questo...
Scusateci davvero...
Alla prossima, non abbiamo altro da dire😓❤️
~Tini e kiakkiera

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Capitolo 39
*** "Qualunque cosa accada, sarò sempre qui" ***


~~Alec fissò nervosamente David mentre, trascinandolo letteralmente per la mano, gli faceva attraversare il centro della Sala.
David si appoggiò ad un tavolo accanto al punch con gli occhiali di Simon, che ancora, evidentemente, non aveva ritrovato.
"Cosa..?" Chiese Alec confuso guardando David che si appoggiava al tavolo incrociando le braccia al petto.
"Devo parlarti Alec, non dovrei...ma rischio di diventare pazzo così" disse David evitando di guardarlo negli occhi.
"Perché? Ti dà fastidio avere intorno dei mocciosetti di 17 anni?" Disse Alec quasi senza accorgersene, non capì perché aveva detto una cosa del genere.
David alzò lo sguardo su di lui stupito.
"No! Nonono non è per questo. È per una cosa che non puoi ancora capire... Per questo te la devo spiegare" disse lo stregone prendendo un bicchiere e bevendo un sorso di punch rosso.
Alec osservava attentamente ogni suo movimento e ogni leggera tensione dei muscoli del collo.
Evidentemente doveva spiegargli qualcosa di molto importante, perché le mani di David stavano palesemente tremando e sbatteva le palpebre quasi convulsamente.
"Tutto bene?" Chiese Alec avvicinandosi allo stregone prendendogli il bicchiere dalla mano e poggiandolo sul tavolo sul quale si era appoggiato il biondo.
David alzò lo sguardo su di lui guardandolo negli occhi e nel mentre Alec percepì un leggero pizzicorìo al livello della nuca, dentro il cervello, come se gli ingranaggi stessero cercando di muoversi per identificare qualcosa.
"Sisi... Tutto apposto" lo rassicurò David raddrizzandosi e schiarendosi la voce.
"Ti volevo chiedere.." Iniziò David ma venne interrotto da Alec.
"Usciamo di qui, ci sono troppe persone che mi osservano, mi da fastidio" sussurrò Alec all'orecchio di David che annuì allontanandosi dal tavolo e portandosi dietro Alec, uscì nella veranda della Biblioteca.
Un piccolo balconcino decorato da varie piante con fuori multicolori: dal rosso della rosa all'arancione dei tulipani, dal bianco delle margherite al rosa delle gardenie.
Alec li osservò attentamente, sin da quando era piccolo aveva avuto una strana allergia per i fiori, per il loro polline, ma dopo aver constatato che quei fiori non erano carta o di plastica il dubbio gli attanagliò la mente insieme a tutte quelle domande di cui aveva paura di non ricevere risposta, o almeno, non così presto.
Perché non era allergico a quei fiori?
David si appoggiò al muretto del balcone poco lontano da alcune rose blu, molto probabilmente dipinte, e incrociò le braccia al petto.
La luce della luna, ormai alta in cielo, rendeva il volto e gli occhi di David così luminosi da accecare.
Le costellazioni, più vivide che mai, risplendevano e Alec fu tentato di osservarle fin quasi a riconoscere le più evidenti.
Ma la voce profonda di David lo interruppe dalle sue osservazioni.
"Qui va bene?" Chiese il biondo mentre  Alec, ancora fermo nel mezzo del balcone osservava le stelle e poi posava il suo sguardo sull'interlocutore.
"Si... Si va bene" disse avvicinandosi allo stregone e posizionandosi di lato a lui, inchiodando i gomiti sul muretto e osservando il giardino del castello dei Pennhalow.
Sentì David trattenere il fiato e poi sospirare.
Lo guardò con la coda dell'occhio mentre il biondo ricominciava a parlare.
"Ti stavo dicendo... Io.."
"Conoscevi Ragnor Fell?" Chiese Alec interrompendolo nuovamente, però senza guardarlo.
David rimase per un attimo interdetto fissando a bocca semi chiusa Alec.
"Emm, Sì ma.."
"Era tuo amico? Dal modo in cui hai reagito sembrava di sì" continuò Alec ignorando la volontà dell'altro di continuare il discorso precedente.
David rimase nuovamente senza parole, poi riprese a parlare.
"Si. Fra stregoni ci conosciamo un po’ tutti e poi lui mi aveva fatto dei favori... che dovevo ricambiare" disse David osservando i fiori di lato a lui.
"Che genere di favori?" Chiese Alec fissandolo, David lo osservò con sguardo freddo.
"Non è importante in questo momento. Mi stai rendendo tutto più difficile Alec" disse secco David cercando di cambiare discorso, ma Alec non era della stessa opinione.
"Non è importante in questo momento? Nulla è importante in questo momento a quanto pare. Ho mille domande in testa, tutte riguardanti argomenti differenti e mano a mano che vado avanti nel tempo se ne aggiungono altre che rendono il quadro più complicato.
È come una regola di matematica studiata alle medie, dopo qualche anno  vai a fare uno degli esercizi vecchi. Non ti ricordi la regola, ma sai che è importante, provi a seguire una logica per venire a capo del quesito, ma non ci riesci perché non hai le basi fondamentali, o non le ricordi. È questo che mi sta succedendo: so che tutto questo è collegato in qualche modo, ma non so come venirne a capo, come se non riuscissi a ricordare qualcosa di particolarmente fondamentale per risolvere il quesito. Ma non so cosa, oppure lo so... Sto impazzendo così! Prima l'attacco di Sebastian, poi il tuo arrivo... Magnus impazzisce e non mi dà retta e non comprendo neanche me stesso e il motivo per il quale adesso sono qui con te e non con Magnus... So solo che era la cosa giusta da fare... ma non so PERCHÈ." Disse Alec tutto d'un fiato osservando instancabilmente la luna e le stelle, poi alla fine andò a posare il suo sguardo su David ma lo distolse quasi immediatamente.
Il biondo non lo interruppe neanche una volta, quasi ipnotizzato dalle sue parole e dal suo modo di aprirsi.
"E non capisco neanche perché adesso sto dicendo tutte queste cose a te, magari non vorrai neanche starmi a sentire, come gli altri.." Disse Alec flebilmente, guardò con la coda dell'occhio David che era come paralizzato e si passò nervosamente una mano tremante fra i capelli corvini.
"E a quanto pare avevo ragione, scusami il disturbo.." Alec si allontanò dal muretto ma una mano lo afferrò dal polso facendolo tornare indietro e girare su se stesso, ritrovandosi faccia a faccia con il ragazzo biondo che adesso lo guardava incatenando i suoi occhi di ghiaccio a quelli blu cielo del cacciatore.
"Non me ne hai parlato per chissà quale motivo esistente al mondo. Mi hai detto tutto questo perché ti fidi PIÙ di me che di qualsiasi altra persona in quella stanza o in questo castello. Sembrerà strano ma è così." Alec sentì le gambe tremare per l'intensità di quello sguardo.
"Io ci sarò sempre per te, qualunque cosa accada mi ritroverai sempre QUI" disse David sfiorando la camicia di Alec appena sopra il cuore.
Il Lightwood sfiorò la guancia di David con le dita e, quando sentì,al contatto con la sua mano, la pelle fredda del ragazzo, si chiese se fosse normale avere così freddo in una notte di primavera.
E solo per un attimo prese in considerazione l'idea che David fosse un vampiro, ma solo un secondo, e ridendo per l'assurdità di quella constatazione.
Un attimo dopo si era di nuovo perso in quelle pozze di ghiaccio che erano gli occhi del ragazzo.
Mentre cercava un modo per distrarsi da quei meravigliosi occhi non si accorse che David si era avvicinato sempre di più e che adesso erano così vicini che se qualcuno di loro avesse respirato si sarebbero toccati.
All'improvviso un rumore li distolse dal loro angolo di paradiso e Alec fece quasi un balzo indietro per distanziarsi da David.
Sulla soglia della porta finestra apparve Jace con i capelli scompigliati, i primi bottoni della camicia spalancati e lo sguardo confuso.
"Oh... No, non era mia intenzione interrompervi ma devo avvisarvi che la festa è finita" disse Jace con la calma e la compostezza di un cameriere.
Alec socchiuse gli occhi.
"Cosa?" Chiese confuso il Lightwood.
Jace sospirò.
"Raphael ha dato inizio ad una rissa con una cacciatrice e hanno distrutto metà Sala, Isabelle l'ha preso dal collo e l'ha quasi infilzato con una forchetta! Dovevi esserci! Era mitico... Oh..beh.." Disse Jace osservando prima David e poi Alec che era ancora scombussolato e rosso come un peperone.
"Evidentemente avevi di meglio da fare" disse sornione l'Herondale sghignazzando quasi.
Alec impallidì e David sorrise quasi di nascosto.
"Andiamo" disse lo stregone entrando nella Biblioteca e Alec e Jace lo seguirono.

 


Angolo delle crazy:
Eccoci qui.
Dopo una settimana d'inferno (tutti i giorni test d'ingresso e compiti per casa a non finire, per non parlare della vita sociale-.-) abbiamo avuto solamente mezz'ora di un giorno per scrivere questo.
Ci dispiace perciò se non è il massimo ma non ci andava di saltare un aggiornamento.
Beh, qui tutti voi starete dicendovi "voglio uccidere David! Quello str... Quel simpaticissimo Stregone deve stare lontano da Alec!" E così via.
Bene, vi diciamo solamente... Alla prossima😂❤️
~Tini e Kiakkiera

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Capitolo 40
*** Riappacificazioni ***


~~"Dobbiamo trovare un modo per curarla! Un infuso, un incantesimo, un rituale... Qualsiasi cosa!" Urlò Jace in preda all'ansia.
Era da circa 20 minuti che David, Alec e Jace erano scesi nelle segrete del castello, esattamente nelle prigioni, per fare visita a Clarissa.
Il Conclave aveva decretato che non vi era alcun pericolo e che la situazione era stabile.
L'unica cosa, o persona, che non era stabile quella mattina era Alec.
Era stato svegliato, in modo abbastanza rude, da Isabelle che, dopo averlo fatto rotolare dal letto e averlo fatto cadere con la faccia schiacciata sul pavimento, era saltellata fuori dalla stanza dicendo che  doveva andare a vedere Clary.
Adesso Alec era seduto a terra con la schiena appoggiata ad una delle celle buie, che ascoltava per la milionesima volta Jace disperarsi per le sorti della sua ragazza.
Sentì un dolorosissimo tonfo al cuore, Jace si era disperato nello stesso modo quando lui era morto?
Aveva sentito lo stesso dolore che stava provando adesso per Clary?
Alec sentì la gelosia impadronirsi di lui, era più importante Clary o il suo parabatai?
Domande a cui aveva rinunciato molto tempo fa, domande scontate a cui non aveva ancora trovato risposta, mentre ora sembravano così chiare e coincise.
Solamente Clary era riuscita a cambiare Jace e farlo uscire dal suo guscio e, come lo aveva innalzato dalle sue ceneri, ce lo stava ributtando dentro.
Alec si sentì strano, quasi malvagio a pensare che avrebbe dovuto sapere rendere Jace felice, come aveva fatto Clary... Perché non ci era riuscito?
Strinse le mani a pugni e cercò di allontanare quei pensieri così malvagi e vili.
"Non ce n'è bisogno" disse David facendo finta di guardarsi le unghie.
Alec lo osservò e rise debolmente.
"Visto lo dice pure lui!" Esclamò il moro fissando un punto.
David si girò verso di lui e gli diede un'altra di quelle sue occhiate.
"Cosa vuol dire che non ce n'è bisogno?! QUELLA- indicò Clary nella cella- è la mia ragazza!" Urlò Jace esasperato stringendo con una mano una sbarra della cella.
"Sì Jace... Quello è un muro, quelle sono sbarre e quella è una finestra.. è da quando siamo qui che lo ripeti!" Esclamò Alec stufo alzandosi in piedi.
Facendolo notò che David non smetteva di fissarlo.
Jace lo guardò per la prima volta in tutta la mattina e Alec si sentì stranamente bene nel vedere quel piccolo dolore negli occhi del parabatai.
"No, voglio dire che non c'è bisogno della pozione." Disse David ma, vedendo che Jace non capiva, continuò quasi esasperato osservando il biondo come se lo volesse buttare nella cella.
"È così innamorata di te, biondino, che con un gesto azzeccato, una frase sdolcinata riuscirebbe a tornare in sé" disse David infilando le mani nelle tasche dei pantaloni neri.
Alec non capì perché David avesse chiamato Jace "biondino"... Dopotutto lo era anche lui.
Jace non rispose ma continuò a guardare Clary che dormiva con le catene alle mani.
Il suo parabatai si avvicinò alle sbarre della cella.
Alec iniziò a torturarsi le mani e questo non passò inosservato agli occhi di qualcuno.
"Tutto bene?" Chiede David guardando Alec.
Il moro lo guardò negli occhi e David si avvicinò a lui sfiorando la mano del ragazzo con la sue e Alec si sentì come se la stanza fosse all'improvviso diventata una sauna.
"Alec... So come ti senti, hai paura che Jace cambi e che non tenga più a te ma credi a me, che ho visto il terrore sul suo volto e come stava cercando di trattenersi dall'entrare in camera tua dopo che eri morto. Non avere paura che Clary te lo porti via, non provare rancore nei suoi confronti, lui tiene a te come nessun'altro e, anche se il rapporto che ha con Clary non è lo stesso che ha con te, lui ti ama lo stesso." Sussurrò David all'orecchio di Alec prendendogli la mano nella propria.
Il moro si stupì, come aveva fatto a capirlo e a dirgli esattamente quello che aveva bisogno di sentirsi dire?
Come faceva sempre ad essere la persona perfetta nel momento sbagliato?
Quella voce calda, calma e rilassante aveva fatto venire i brividi lungo la schiena di Alec e il cacciatore da un lato era spaventato da quello che provava e dall'altro era completamente immerso nel calore di quelle emozioni.
"C-come fai a.." Balbettò Alec, ma David lo interruppe.
"Si capisce. Da come lo guardi, da come ti muovi quando lui osservano parla di Clary. Si capisce perfettamente, non puoi mentire, o almeno, non a me" disse David osservando Alec.
"Non intendo quello" sussurrò Alec diventando rosso.
"Come fai a capire quello di cui ho bisogno più di chiunque altro come se mi conoscessi da sempre e allo stesso tempo come se mi avessi visto solo una volta nella tua vita?"
Il moro alzò un sopracciglio.
Sentì una strana sensazione, la stessa che aveva provato la prima volta che aveva conosciuto David.
Come se qualcosa si accendesse dentro di lui, come una spia.
Alec si girò lentamente verso di lui e il suo viso era a pochi centimetri da quello dello stregone.
"Alec, è tardi: fra poco dovremo mangiare. Puoi andare a cucinare?" Chiese Jace sedendosi ai piedi della cella di Clary.
Alec si allontanò da David come se si fosse scottato e senza dire nulla si incamminò verso l'uscita.
David osservò attentamente ogni suo passo e, mentre Alec superava i primi due gradini, gli sembrò quasi di vederlo sorridere.

 

 

 

 

 


Salì le scale principali come una furia.
Non poteva permettersi di trattarlo come se si conoscessero da una vita, non sapeva nulla di lui: non era suo fratello, non era suo padre, non era sua zio, non era suo cugino e soprattutto non era il suo fidanzato!
Come riusciva ad entrargli dentro in modo così semplice come se ci fosse abituato da tutta la vita (probabilmente molto lunga), come se l'avesse fatto sempre e non avesse mai smesso.
Alec non aveva intenzione di continuare così, avrebbe chiarito con David il prima possibile, per evitare malintesi.
C'erano affari molto più importanti dei quali occuparsi.
Questioni che probabilmente non avrebbero mai trovato soluzione, come la confusione nella mente di Alec.
Appariva tutto così sfocato, tutto così distante ed impreciso, come un quadro di arte astratta, oppure come una pagina di un libro scritto troppo piccolo letta senza occhiali da vista.
Più ci rifletteva più i ricordi della sua vita vacillavano e divenivano opachi: il suo compleanno, l'arrivo di Jace, il sedicesimo compleanno di Isabelle, i suoi 18 anni, l'arrivo di Clary, la festa al loft di Magnus, il loro primo appuntamento...
Tutto appariva confusionario e per nulla coinciso.
Non si accorse di essere scivolato lungo la ringhiera delle scale e di aver appoggiato la fronte alle ginocchia.
Respirò affannosamente mentre cercava di mettere ordine nella sua mente, chiudendo fuori tutto quello che poteva apparire insignificante o frivolo.

L'attacco degli Ottenebrati: fondamentale.
La morte e, successivamente, la resurrezione: cosa c'è di più importante di questo?
La festa e tutte le strane sensazioni connesse: oh... Forse solo questo.
Il litigio con Magnus: No. Decisamente questa è la priorità.

Sentì una voce che lo chiamava, una voce lontana, come se Alec fosse sott'acqua e la voce parlasse dalla superficie.
"Alec..." Il cacciatore alzò la testa quasi di scatto e girandosi vide Magnus che scendeva le scale e che si fermava al secondo piano.
"Tutto... Tutto apposto?" Chiese flebilmente lo stregone osservandolo attentamente.
Alec schiuse le labbra per dire qualcosa, anche se non sapeva bene come rispondere.
Optò per una via di mezzo.
"Dobbiamo parlare" disse frettolosamente Alec alzandosi dal pavimento.
Okay, non era proprio una via di mezzo.
Magnus abbassò lo sguardo e annuì mentre Alec lo raggiungeva.
"Ma non qui" disse lo stregone guardandosi attorno nel corridoio deserto.
"Ma..." Disse Alec cercando di replicare che in quel corridoio non li avrebbe potuti sentire nessuno.
"Seguimi" disse schietto Magnus avviandosi verso una porta socchiusa da cui usciva una flebile luce.
Alec lo seguì ma, quando Magnus aprì la porta, avrebbe decisamente preferito rifletterci di più.
Su quello che probabilmente, tempo prima, era un letto e che adesso sembrava un guazzabuglio di vestiti e altri oggetti di dubbia provenienza, stavano sdraiati Isabelle e Simon che si stavano, in un modo che Alec avrebbe preferito chiamare, "dichiarando il loro amore in modo non del tutto consono ai principi del bon ton del '600".
"Isabelle!! Che stai facendo!!?" Urlò Alec diventando un pomodoro cotto al vapore mentre Magnus si piegava in due dalle risate.
Simon era diventato di un pallido cereo e si era nascosto sotto le coperte.
Isabelle, con i capelli arruffati, sbuffo.
"Come se non lo sapessi!! Ti lamenti proprio tu, Alec? Che, sicuramente, sei andato a letto con Magnus più volte di quanto io voglia ricordare." Disse Isabelle tirandogli un cuscino addosso.
Il volto di Alec assunse così tante tonalità di rosso che sarebbe stato difficile contarle sulle dita di una mano.
"Anzi, beato te che ci hai interrotto!" Esclamò incrociando le braccia al petto e guardando il fratello con astio.
Magnus ancora non si era ripreso.
Alec alzò le mani al cielo.
"Raziel, capisco che sei molto impegnato ma almeno una cosa che mi vada giusta??" disse uscendo dalla stanza seguito da un trotterellante Magnus.
"Di cosa dobbiamo parlare?" Chiese Magnus dopo che varcarono le porte della cucina.
Alec sbuffò sonoramente.
"Magnus lo sai... Per piacere non fare finta di nulla" disse Alec sedendosi sul bordo del tavolo di mogano.
Magnus si fermò qualche metro prima di lui.
Alec giocherellò con i pollici per qualche secondo e poi alzò lo sguardo sullo stregone.
"Perché non mi hai detto niente del cofanetto?" Sussurrò quasi Alec abbassando la testa.
Magnus si avvicinò lentamente e, poggiando due dita sotto il mento del cacciatore, gli alzó il viso all'altezza del suo.
"Alec mi dispiace, non ho la minima idea del perché l'ho fatto. Sono così confuso in questi giorni, mi sento come se anch'io fossi un ombra in mezzo a tutte queste persone, non ho la più pallida idea del perché. Sono ancora molto scosso da quello che è successo dopo l'attacco degli Ottenebrati e non mi sono ancora ripreso, Alec." Il ragazzo fissò i suoi occhi blu in quelli dello stregone. "Ti prego, non avercela con me..." Concluse Magnus socchiudendo i propri occhi da gatto.
Alec poggiò la sua mano sulla guancia dello stregone.
"Aku cinta kamu, Magnus Bane" sussurrò dolcemente Alec guardandolo con un amore infinito.
Magnus spalancò gli occhi e il suo cuore perse un battito.
"Aku cinta kamu, e questa volta cambia tutto" disse Magnus baciandolo dolcemente.

 

 

 

Angolo delle crazy:
*Malec shippers che saltellano ovunque con i cuori al posto degli occhi* beneee :D ci siamo ammazzate per questo capitolo, il liceo si sta rivelando più impegnativo del solito e abbiamo avuto solamente un'ora per scrivere D: Raziel ci ha davvero aiutato.
Finalmente ecco a voi il riappacificamento della Malec.
Questo capitolo farà più schifo del solito … Ne siamo sicure  vabbè… Alla prossima 
-Tini e Kiakkiera

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Capitolo 41
*** "Neri. I suoi occhi erano neri" ***


Jace, da almeno 20 minuti, fissava la tazza di latte che sua sorella, molto gentilmente, gli aveva bruciat... Preparato.
Non riusciva a capacitarsi di quello che aveva detto quello stregone biondo: una frase sdolcinata? Qualsiasi cosa?
Jace stava seriamente pensando che quel ragazzo l'avesse preso in giro. Come si fa a guarire un'Ottenebrato, ancora gli dava fastidio pensare a Clary come ad uno di quei orrendi mostri, solamente parlandogli?
Ma se avesse avuto ragione? Se la sua Clary fosse ancora lì? Sotto milioni di strati di sangue Demoniaco?
Se il suo cuore stesse continuando a battere, pensando che un giorno avrebbe rivisto Jace?
Il ragazzo sentì un enorme peso cadere sulle sue spalle, e liberarsi dal cuore, anche se di poco.
Clary era lì. La sua Clary.
La ragazza che l'aveva fatto rinascere, la ragazza che era tutto per lui, era lì, e toccava a lui stesso salvarla.
Jace si sentì come se la sopravvivenza del mondo dipendesse da lui, e in effetti era così.
Clary era il suo mondo.
Era tutto ciò che valeva per lui, insieme ad Alec.
Ma era entrato nel panico.
Come avrebbe fatto a risvegliare la sua ragazza?

















Alec si ritrovò a camminare fra l'erba alta di un verde e rigoglioso prato straripante di fiori.
Osservò attentamente il cielo, dove splendeva tenue un sole che stava quasi per tramontare.
Girò su sé stesso e osservò il paesaggio: alla sua destra splendeva un enorme lago e alla sua sinistra si estendeva una piccola città che aveva un non so ché di antico.
Persone rincasavano all'imbrunire e Alec notò una donna, con un vestito largo e sfarzoso, che teneva per una mano quella il figlio e nell'altra stringeva un cesto di pane.
Quando si ricordò da dove aveva avuto la stessa visuale del Lago Lyn impallidì.
Osservò attentamente gli alberi nei dintorni e capì...
Quella collina era quella sulla quale era avvenuto lo scontro con Abbadon.
Ma... Non poteva!
Non poteva essere quella, l'incendio e la guerra avevano ridotto l'erba in polvere.
A meno che...
Alec alzò lo sguardo verso le torri anti-demoni e notò che erano perfettamente intatte, come se nulla le avesse mai sfiorate, come se fossero dipinte.
Osservò il centro di Alicante e notò un palazzo, molto alto e con le guglie che toccavano quasi il cielo e lo riconobbe quasi immediatamente.
Quello era il palazzo dove risiedevano al momento i Pennhalow.
Ma era così diverso... I muri avevano ancora quel colore nero così intenso da sembrare sangue di demone, ma non avevano le milioni di spaccature che la guerra aveva causato loro.
Mentre l'enorme portone d'ingresso era decisamente cambiato, era molto più inquietante, secondo Alec, oltre ad essere nuovo di zecca.
Perciò, Alec capì di trovarsi ad Alicante, un'Alicante molto diversa...
Probabilmente un mondo parallelo! Oppure in un futuro! Ma... Come era riuscito ad arrivarci?
Sentì una leggera brezza spostargli le ciocche dei capelli, stranamente si accorse di non averne davanti agli occhi e si sentì strano: quando aveva tagliato i capelli?
Si girò verso il punto in cui la pianura cedeva il passo ai viottoli delimitati da fiori e piante selvatiche e, in lontananza, vide una sagoma a cavallo che si avvicinava.
Cercò di raddrizzare la schiena e di portare, come d'abitudine, la mano alla cintura per prendere la spada ma, come notò immediatamente dopo, quel corpo non gli apparteneva, non rispondeva ai suoi comandi. Era bloccato.
Un lieve senso di panico lo aggredì.
Cercò di distogliere quel pensiero dalla mente e osservò la figura lontana.
Non riuscì a distinguere la persona che era a cavallo per via del sole che tramontava dietro di essa, perciò non riuscì a vederlo in viso per colpa della poca illuminazione.
Sentì quella figura che urlava qualcosa, probabilmente lo stava chiamando, sventolando la mano e accelerando il trotto del cavallo.
Stranamente Alec, dapprima di sapere chi fosse quella persona, si sentì tranquillo, come se sapesse già che non avrebbe corso alcun pericolo.
Quando il cavallo fu abbastanza vicino, a qualche metro da lui, Alec riuscì a vedere il volto del ragazzo e la sua testa girò vorticosamente.
Capelli di un nero corvino come la cenere e degli occhi di ghiaccio, come quello delle montagne più innevate, lo fissavano in un modo davvero familiare.
La prima impressione che quello straniero gli diede fu di essere parecchio somigliante a qualcuno, probabilmente un antenato di qualcuno che conosceva. Non riusciva ancora a capire chi.
Dopo qualche secondo si rese conto che il ragazzo era sceso da cavallo e stava parlando.
Una voce così lontana e confusa, ma, differentemente dalla visione che il cofanetto gli aveva evocato, riuscì a cogliere diverse parole.
"...vostro padre si starà preoccupando, non credete che sia meglio tornare indietro? Fra poco calerà il sole e non sarebbe saggio tornare da soli" disse il ragazzo con gli occhi di ghiaccio.
Quella voce... Quella voce ricordava ad Alec qualcuno... Qualcuno con cui aveva parlato molto recentemente, ma non riusciva a capire chi.
Non riuscì neanche a capire il motivo per il quale quel semi-sconosciuto si rivolgeva a lui in modo così formale, nonostante il suo sguardo sembrasse indicare qualcos'altro.
"Potrei accompagnarvi io, se mi deste l'onore di portarvi con me" disse con tono pacato e gentile il ragazzo, facendo un ghirigoro che doveva assomigliare ad un inchino.
Alec sentì la vista appannarsi.
Alec, o chi per lui, rise e guardò il ragazzo con i capelli color ebano con affetto.
"Oh si, mio padre sarebbe molto lieto di sapere che mi avete portato sul vostro cavallo, messere" disse Alec malizioso  mentre si avvicinava al destriero per salire in sella.
Ma non era Alec che parlava, quella voce, era di tutt'altra pasta.
Bassa, melodiosa, accattivante e con uno strano accento asiatico.
Vide il ragazzo dagli occhi di ghiaccio arrossire mentre anch'esso si avvicinava.
"Quanta malizia, messere. Spero che non fraintendiate il mio invito" disse il ragazzo mentre saliva a cavallo con un sorrisino malandrino.
Quel sorriso... Alec sentì la testa girare ma, la persona dentro il quale era imprigionato, salì a cavallo senza alcuna complicazione, sedendosi dietro a quel ragazzo che ormai stava facendo impazzire Alec.
E, mentre il cavallo partiva al galoppo, Alec sentì un senso di familiarità con quel luogo e con quel ragazzo che mai aveva sentito prima d'ora.

















Alec si sedette di scatto spalancando gli occhi e, sentendo la testa girare dolorosamente, la prese fra le mani cercando di reprimere un urlo di dolore, ma non riuscendoci.
Strinse la testa fra le ginocchia ma il dolore lancinante non si fermava, soffocò un altro urlo schiacciando il viso sul cuscino.
Massaggiò convulsamente le tempie cercando di attenuare il dolore che non scendeva di intensità, ma, contro le sue previsioni, ogni secondo aumentò di più.
Sentì la testa quasi scoppiare e non si accorse neanche che Magnus stava bussando insistentemente alla porta della sua camera.
"Alec! Alec aprimi! Aprimi, ho detto!" Urlò Magnus battendo i pugni sulla porta, esasperato, sentendo che il suo ragazzo non rispondeva.
"Va bene! Mi hai costretto!" Esclamò Magnus e, schioccando le dita, fece spalancare la porta.
Appena vide Alec che, molto lentamente e sempre tenendosi la testa, si stava risedendo corse da lui.
Si sedette di fronte e cercò di fargli aprire gli occhi.
"Alec. Alec cosa succede? Ti ho sentito urlare. Ti prego dimmi che non è nulla di grave" disse Magnus accarezzandogli la guancia.
Alec aprì lentamente gli occhi e vide Magnus ma, a prima vista, non riuscì a vedere i lineamenti del volto, per colpa della sua vista appannata. Ci vollero dieci secondi prima di collegare il cervello.
Probabilmente per colpa del dolore atroce, Alec ci mise ancora di più a ricordare CHI FOSSE quella persona davanti a lui.
Magnus, invece, appena guardò Alec negli occhi, sussultò.
















"Hai deciso di rimanere lì a rimarginare sulla tua 'vita', se si può chiamare così, o preferisci fare qualcosa di costruttivo, Jace?" chiese Aline osservando il biondo che, da più di mezz'ora, non aveva aperto bocca nè per dire qualcosa nè per mangiare.
Il ragazzo non reagì neanche al richiamo della cugina.
"Potresti almeno fare finta di essere normale? Sai, fai un pò di impressione così" lo canzonò Isabelle sedendosi di lato a lui, quasi disinteressata.
Isabelle cercò, senza risultati, di tagliare una mela.
Si tagliò anche un dito, ma, quando la sua unghia si spezzò decise che quel frutto rosso doveva avercela con lei e, per coerenza, decise di buttarla nel lavello.
"Tutto bene, Jace?" Gli chiese Isabelle, dolcemente, notando che Jace sembra partito per un mondo ultraterreno.
Il biondo scosse la testa.
"Io non...Non ci riuscirò..." Balbettò flebilmente Jace mentre si torturava le mani.
Isabelle lo guardò confusa.
"A fare cosa, Jace?" Chiese Isabelle ma, prima che Jace potesse rispondere, le porte della cucina si spalancarono ed entrò David baldanzoso come sempre.
"Buongiorno a tutti" esclamò David, quasi saltellando verso il frigo.
Isabelle lo guardó come se fosse una sottospecie molto strana di ragno.
"Come mai tutta questa allegria? S-se posso chiedere.. Ovviamente.." Chiese Aline arrossendo, sentendosi in colpa per essere apparsa così impertinente.
David non ci badò molto mentre cercava qualcosa nel frigo.
"So solo che oggi sarà una giornata fantastica! Nulla potrà rovinarmela" disse David appoggiandosi al lavello e versando in un bicchiere quello che sembrava succo d'arancia rossa.
Prima che Aline potesse aprir bocca, nella stanza entrarono Magnus e Alec.
Alec era pallido più del solito e aveva gli stessi occhi scavati di chi non dorme da settimane, Magnus invece sembrava essere stato quasi investito da un tram.
Teneva il braccio di Alec così stretto come se  il cacciatore non fosse in grado di reggersi in piedi.
Isabelle li guardò confusa passando lo sguardo da Magnus ad Alec.
"Alec... Tutto bene?" Chiese David guardandolo con un moto di apprensività che Isabelle non aveva mai visto.
Alec alzò lo sguardo su di lui e divenne di un colore indescrivibile.
Fra il verde e l'argento.
Come se stesse per svenire.
Spalancò gli occhi e le sue mani tremarono.
Aprì la bocca come per dire qualcosa mentre la vista si appannava, gli occhi del ragazzo a cavallo gli ritornarono in mente.
Ghiaccio.
Magnus gli strinse il braccio.
Jace si alzò in piedi e si avvicinò ad Alec.
Il biondo guardò Magnus che si allontanò, seppur di malavoglia, lasciando Alec nelle mani di Jace.
Il biondo portò Alec fuori dalla cucina, mentre Magnus andava a sedersi al tavolo.
Isabelle lo guardò apprensiva.
"Cos'è successo?" Chiese la Lightwood ansiosa mentre David si sedeva di lato a lei, al posto di Jace.
Magnus, ancora pallido, sospirò.
"L'ho sentito urlare e sono corso in camera sua. Ho spalancato la porta e ho visto che si teneva la testa fra le mani. Isabelle... Sembrava che avesse avuto una crisi epilettica".
David iniziò a torturarsi le mani e a mordersi il labbro inferiore, e questo particolare non sfuggì ad Aline che, sospettosa, continuava ad osservarlo.
Isabelle lo guardò con gli occhi lucidi ma lo sguardo fermo, lo incitò ad andare avanti.
"L'ho calmato e dopo un po’ lui ha aperto gli occhi..." Magnus tremò visibilmente.
Aline gli mise la mano sulla spalla per rassicurarlo.
Isabelle lo guardò spaventata e con la gola secca dall'ansia e dalla preoccupazione.
"Cosa, Magnus?... Cos'è successo dopo..?" Lo incitò Aline mentre Isabelle lo fissava senza battere ciglio.
Lo sguardo di Magnus vacillò.
"Neri. I suoi occhi erano neri"














Angolo delle crazy:
Beneee eccoci qui ☺️
Siamo felicissime delle vostre recensioni😍
Davvero, non sappiamo in che modo esprimere ciò che ci sentiamo.
Comunque, questa settimana è stata molto fiacca.
Io, Tini, sto abbastanza male (febbre, tonsillite, e fra qualche giorno mi sposerò con l'Oki e la Tachipirina ci farà da testimone insieme all'Areosol) ma ho trovato il tempo per scrivere il capitolo e Kiakkiera, come sempre molto devota e gentile, mi ha aiutato a correggere il testo.
Perciò, questo è quello che esce fuori quando Tini sta male e Kiakkiera ha milioni di compiti del liceo.
Speriamo di essere riuscite a ricavarne qualcosa di buono☺️✋
Alla prossima☺️❤️🔝
~Tini e Kiakkiera

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Capitolo 42
*** Incomprensioni ***


Una figura imponente camminava per la foresta di Brocelind, scostando qualsiasi cosa intralciasse il suo cammino.
Niente poteva mettersi contro di lui: alberi, creature delle foreste, lupi mannari, vampiri.
Nulla.
Nulla poteva sperare di uscire vivo da uno scontro con Jonathan Morgenstern.
Sentì gli occhi bruciare, alzò lo sguardo e vide il sole sorgere mentre fra sé e sé ripensava a quanto fosse stato impulsivo ed incosciente incamminarsi durante il giorno in piena città.
Un sesto senso,quasi primitivo, l'aveva istigato ad uscire, come se, rimanendo nascosto, qualcosa dentro di lui si potesse fermare.
Come se quel qualcosa che sentiva crescere dentro di lui ogni minuto che passava, ogni passo in più che faceva in direzione di Alicante, si sarebbe potuto bloccare e annullare rimanendo chiuso in una stanza a riflettere.
Quella strana forza cui non riusciva ad opporsi era come una voce nella sua testa.
Una voce lontana, con milioni di eco in successione.
Diceva sempre e solo la stessa parola: Alicante.
E adesso che raggiungeva il limitare della foresta, Jonathan sentiva che ogni metro che  macinava, e diminuiva la sua distanza dal centro della città, lo stava portando a scoprire la verità.
All'inizio aveva pensato che quei pensieri fossero legati a Clarissa, la sua sorellina imprigionata lì in mezzo a quei pazzi malati.
Ma poi si rese conto di non essere lì per raggiungere lei, ma per svelare una verità che da tempo si nascondeva, celata nei meandri del suo subconscio.
Cosa stava succedendo dentro di lui?
Perché quella strana voce che sentiva dentro lo istigava a fare cose così impulsive e senza alcuna spiegazione?
Jonathan aveva ufficialmente decretato che quel sesto senso che stava provando era un qualcosa di antico, di magico.
Magia nera, decisamente più potente di quello che poteva anche lontanamente immaginare.
Quella magia stava quasi decidendo per lui.
Uscire in pieno giorno per andare in centro ad Alicante era stata una mossa così azzardata...
Aveva provato ad opporsi a quella forza misteriosa , ma era come opporsi a se stesso.
Era rimasto ore d'avanti a quell'antico e misterioso specchio in camera sua.
Aveva avuto di nuovo quella visione.
Quella bellissima visione di un ragazzo quasi identico a lui, ma decisamente molto diverso.
Da notti continuava a sognare quella visione e cercava di darsi una spiegazione ma non riusciva, come se gli mancasse un pezzo del puzzle per decretare la soluzione del mistero.
Raggiunto il limitare della foresta di Brocelind tracciò alcune rune dell'invisibilità sulle braccia, rune rosse, rune demoniache, rune create da lui per tutti gli ottenebrati.
Tracciò anche un'altra runa, strana, quasi geometrica, assomigliante ad un triangolo.
Calò il cappuccio del giubbotto  per non venire accecato dal sole e iniziò ad attraversare la pianura per raggiungere la città.
Ripensò alla guerra, alla lotta che aveva avuto luogo in quella pianura qualche giorno fa.
Un brivido percorse la sua schiena al ricordo di quella lotta, ma non per i suoi Ottenebrati feriti e per i morti, no, ma per quello che aveva messo fine alla guerra stessa.
Un altro tassello invisibile che rendeva il quadro ancora più complicato e le risposte alle sue domande sempre più lontane.













Mentre tutti combattevano, Jonathan si appostò su una delle tante colline lì intorno, e osservò la scena dall'alto.
Non per paura di essere catturato, non per paura di lottare o di ferirsi, ma per osservare Alicante e i suoi combattenti.
Figli di un Angelo che mai più avrebbe pensato a loro dopo averli creati.
Shadowhunters che combattevano da soli una causa  più grande di loro.
Ma, differentemente dalle altre volte, Jonathan provò uno strano senso di familiarità.
Come se anche lui fosse stato così un tempo, come se anche lui fosse stato cresciuto da veri Shadowhunters devoti al Conclave e al Console, come se lui la pensasse come tutti quelli che aveva intenzione di fare inginocchiare ai suoi piedi.
Osservando attentamene scorse in lontananza una figura nera enorme e percepì immediatamente che si trattasse di Abbadon e poi vide un piccolo punto nero, un po' più in là, risalire con ferocia il lato della collina, e all'inizio non capì di chi si trattasse ma stranamente sembrava saperlo.
Strinse gli occhi mettendo a fuoco la figura: Alec Lightwood.
Rimase ad osservarlo fino a quando la sua figura non scomparve dietro la collina: le braccia muscolose dove i marchi si stagliavano in contrasto con la pelle chiara, la spada che teneva in mano, stringendola come se fosse la sua ultima ancora di salvezza, faceva guizzare i muscoli dei bicipiti.
Guardando attentamente quella spada così luminosa, e tenebrosa allo stesso tempo, la figura del ragazzo gli sembrò così familiare e accogliente che per un attimo fu indeciso sul buttarsi rotolando dalla collina e raggiungerlo oppure rimanere lì, nascosto, a studiare tutte le sue mosse.
Qualche secondo dopo che Alec fu scomparso, Jonathan cercò la sua figura dietro gli alberi bruciati e fra i pendenti delle colline, ma non la trovò.
E poi fu l'inferno.
Un dolore così atroce da risvegliare i morti e così potente da uccidere gli Angeli del paradiso.
Immediatamente la spirale di dolore che partiva dal petto e si diffondeva in tutto il corpo veniva sostituita da un vuoto freddo, gelido, come se parte della sua anima fosse morta.
Cadde in ginocchio urlando e stringendo le braccia al petto mentre cercava invano di respirare regolarmente.
Un senso di panico si prese possesso di lui, vide il terreno girare vorticosamente e cercò di ristabilire un ordine.
La paura di venire scoperto o attaccato in quel momento di debolezza lo invase completamente e richiamó a sè i demoni, tornando all'appartamento ereditato dal padre.
Ai 10 minuti di vuoto assoluto e atroce, dopo qualche secondo, seguì il nulla.
Seduto sul pavimento della sua stanza per i rituali sentiva come se nulla di tutto quello fosse accaduto, un vuoto anormale, si sentiva bene ma seppe di essere morto dentro.







La brezza gelida sferzò il volto di Jonathan che si appoggiò al muro di una casa per prendere fiato.
Girava in paese da qualche minuto attraversando vie e casette con giardini rigogliosi.
Alzò lo sguardo e vide in lontananza le guglie del castello dei Pennhalow, l'attuale Console.
Sentì una breccia dolorosa al livello della nuca e la runa dell'invisibilità bruciare improvvisamente, insieme all'altra che aveva tracciato sul braccio sinistro.
Tirò su la manica del giubbotto e vide il marchio scomparire gradualmente.
Jonathan alzò lo sguardo, sempre coperto dal cappuccio, e notò che alcuni bambini e delle signore posavano per qualche secondo lo sguardo su di lui e poi guardavano altrove.
Lo potevano vedere...
Jonathan sentì le gambe tremare.
Una scossa di dolore attraversò la sua testa e si sentì spaccare in due.
Si sostenne con una mano da un muro mentre con l'altra stringeva i capelli biondi.
Delle signore si avvicinarono a lui preoccupate.
"Ti senti bene, ragazzo?" Chiesero poggiando le mani sulle spalle di Jonathan che, spaventato per essere stato scoperto, annuì febbrilmente e, con gentilezza, spostò le mani delle donne dalle proprie spalle.
Le due signore mormorarono qualche parola e raggiunsero le proprie case.
Jonathan arrancò fino ad un vicolo sul quale si affacciava solamente una finestrella.
Si appoggio al muro e strinse la testa con le mani.
Riacquistò una leggere stabilità e, mentre apriva gli occhi lentamente, notò delle voci discutere concitate.
Tese le orecchie e capi che provenivano dalla finestrella sopra di lui.
Mentre ascoltava riuscì a distinguerne due: una maschile e un'altra, leggermente più acuta, di donna.
Jonathan si appostò meglio per guardare dentro la finestra e vide una donna lavare i piatti e un Nephilim che si sedeva a tavola.
"Hai notizie sul figlio dell'Inquisitore?" Chiese la donna mentre poggiava un piatto su di una mensola e si girò verso l'uomo che annuì con aria mesta.
Jonathan si dimenticò per qualche secondo come si svolgeva il semplicissimo processo di inspirazione.
Figlio dell'Inquisitore... Inquisitore Lightwood... Alec.
"Jia ci ha informato, a quanto pare la situazione era molto grave ma è riuscito a riprendersi, nonostante ancora non sia in piene forze" disse l'uomo con aria rassegnata.
Jonathan strinse le mani a pugni. Cos'era successo su quella collina?
"Ma l'hai visto?" Chiese la moglie  preoccupata al marito che annuì.
"E com'era?" Chiese la donna ansiosa.
L'uomo fece una smorfia come a non volerne parlare.
Il cuore di Jonathan fece un balzo: come stava Alexander? Ma soprattutto, cos'era successo?
"Le ferite esterne causate dall'impatto con il demone si sono rimarginate ma non è in forze, ha perso molto sangue e a quanto pare ci vorrà un po' per ristabilirsi. Erano tutti molto preoccupati, nonostante le divergenze iniziali" disse l'uomo togliendosi la giacca e appoggiandola ad una sedia.
Jonathan sbiancò mentre realizza l'accaduto.
Demone... Abbadon.
Abbadon aveva ferito Alec, e anche gravemente.
E LUI stesso l'aveva evocato, perciò Alec era stato male per colpa sua.
Non capi perché si stesse interessando così tanto ad Alexander ,con il quale, dopotutto, non era mai andato molto d'accordo.
Semplicemente non si erano mai calcolati più di tanto.
Cosa interessava a Jonathan del Lightwood?
La donna si portò le mani al viso emettendo un verso disperato.
"Ma si riprenderà, vero? Oh povero ragazzo, quanto mi dispiace per lui, prima viene messo da parte e trattato in maniera incresciosa e adesso questo! Ma..." La donna si fece improvvisamente seria "L'inquisitore... Come l'ha presa?".
Il volto dell'uomo venne contorto in una smorfia disgustata.
"Esiste sicuramente un girone dell'inferno anche per tipi come lui" disse con voce arsa d'odio.
La Nephilim si rabbuiò immediatamente.
Jonathan cercò di assimilare il discorso dei due Nephilim.
Da quanto aveva capito Alec e suo padre non avevano mai avuto un buon rapporto, ma da quello che diceva quel Nephilim evidentemente la situazione era più grave di quello che pensasse.
"Cos'ha fatto Lightwood a quel povero ragazzo questa volta?" Chiese sistemandosi la maglia e sedendosi a tavola.
L'uomo bevve un sorso di acqua e sospirò.
"Al solito. Dopo che il ragazzo si è risvegliato ed è stato abbastanza in forze per alzarsi dal letto è venuto nella Sala del Consiglio, probabilmente per far vedere a tutti che stava bene,e suo padre non si è degnato neanche di salutarlo, o di chiedergli come stava. Mentre la sorella  salutava Alec abbracciandolo, Robert è rimasto ad osservare dei fogli.".
Jonathan rimase sbalordito, a quanto pare lui ed Alec erano più simili di quello che si pensasse riguardo all'affetto paterno.
La donna fece dei singhiozzi mozzati.
"Povero ragazzo, che padre degenere! Chissà che infanzia che avrà avuto." La donna prese a piangere "Cosa farei a quell'uomo se mi capitasse d'avanti e io fossi armata anche di una semplice forcina per capelli! Quel povero ragazzo è stato sempre così diligente, e questo è l'affetto che riceve da quel degenere!".
L'uomo accarezzò dolcemente il capo della consorte e Jonathan capi che era tempo di andare.
Si raddrizzò e dopo aver calato il cappuccio del giubbotto in pelle si incamminò verso l'enorme castello dei Pennhalow, con un solo pensiero in mente: avrebbe fatto cambiare idea a Robert Lightwood.













Jace sbatté la porta entrando furiosamente nel salotto buio, dove delle tende bloccavano l'entrata della luce.
Alec si sedette su una delle poltrone sbuffando.
"Cosa ti prende? Si può sapere?!" Esclamò Jace ponendosi di fronte ad Alec, incrociando le braccia al petto.
Alec distolse lo sguardo da lui posandolo sul camino spento dove la legna bruciata del giorno prima attendeva di essere buttata.
"Niente, Jace, non succede niente" disse secco il Lightwood iniziando a torturarsi le mani.
"Niente? Niente, Alec!? Sei entrato come uno zombie in cucina, Magnus sembrava stesse trasportando la tua salma, e adesso sei così pallido da sembrare di ceramica! Ancora riesco a vedere e non sono stupido!" Esclamò irritato Jace mentre guardava Alec con insistenza.
Alec per la prima volta da tutta la mattina rise sorridendo sghembo.
"Oh, allora sai della mia esistenza! E pensare che prima credevo che tu tenessi in considerazione solo Clarissa!" Jace lo guardo spalancando gli occhi dorati.
Alec tornò a guardare il camino ignorando Jace che aveva iniziato a scuotere la testa.
"Allora è questo il problema! Non ci posso credere, Alec..." Sussurrò Jace incredulo misurando a grandi passi la stanza.
Alec lo guardò confuso ed irritato.
"Che cosa? A quale conclusione è arrivata la tua testa bacata?" Esclamò il ragazzo dagli occhi blu.
Jace sospirò fermandosi di fronte al ragazzo e posando lo sguardo su di lui.
"Tu sei ancora innamorato di me!" Esclamò Jace alzando le braccia al cielo.
Alec spalancò la bocca, saltò in piedi e prese Jace per il bavero della camicia.
Jace sussultò per l'irruenza del parabatai.
"È questo che credi? Pensi che io, solamente perché tengo a te e non voglio vederti soffrire, sia innamorato di te? Davvero la pensi così? Io sono solamente stufo! Stufo di vederti stare male per qualcuno che ti sta cambiando e che ti sta portando via da me! Vorrei vederti felice con qualcuno che ti merita!" Urlò Alec in preda ad un impeto di rabbia e rilasciò la camicia di Jace senza controllare la sua forza e il parabatai cadde per terra.
Jace era diventato di un bianco marmoreo e, mentre cercava di ricomporre le idee che aveva in mente, disse l'unica frase che avrebbe dovuto mettere momentaneamente nel dimenticatoio.
"Ma... io la amo" Alec, già rosso in viso per l'ira, strinse le mani a pugni e cercò di calmarsi.
Lui, il ragazzo modello, sempre così pacato ed educato, in quel momento sembrava stesse per prendere fuoco.
E, nonostante l'espressione del viso di Alec stesse a significare la sua voglia di bruciarlo, Jace si sentì ghiacciare guardando i suoi occhi.
Una sfumatura così scura del blu che sembrava quasi quella dell'oceano in tempesta e, osservando attentamente il parabatai, constatò che la tempesta dentro lui infuriava già da molto tempo e che adesso era esplosa come un tornado.
Alec aprì la bocca per parlare e Jace trattenne il respiro aspettando di vedere il parabatai liberare tutto l'odio che provava per lui e vederlo andare via, leggero di ogni pensiero.
Ma prima che Alec potesse emettere qualsiasi suono, un suono freddo, come di ghiaccio, arrivò dal corridoio.
Alec richiuse la bocca immediatamente e guardò prima il parabatai e successivamente la porta del salotto chiusa.
"Cos'è stato?" Chiese Jace con voce ferma e bassa.
Alec non lo guardò, si limitò ad avviarsi verso la porta con passo sicuro e spedito.
Jace si alzò e uscì dal salotto insieme ad Alec, raggiunsero il corridoio e sentirono dei suoni provenire dalla biblioteca.
Jace poggio una mano sulla spalla di Alec, che era davanti a lui ed era in procinto di entrare.
"Lascia che vada io per primo" sussurrò Jace con voce tremolante.
Alec lo trafisse con uno sguardo agghiacciante.
"Se ti credi migliore di me e pensi di avere più possibilità dillo pure Jace. Non c'è bisogno che tu faccia finta di preoccuparti per me" disse Alec dopo essersi liberato la presa di Jace sul suo braccio e, spalancando le porte della biblioteca, entrò.
Avanzò fino al centro della sala e si guardó intorno. Era tutto in ordine, come prima della festa.
Quando stava per girarsi verso Jace per dirgli che avevano fatto un buco nell'acqua notò la porta finestra spalancata.
Alec camminò fino alla porta finestra ed uscì in balcone mentre Jace gli intimava di non allontanarsi.
All'improvviso un tonfo sordo alle sue spalle lo fece girare.
Proprio ai piedi della porta finestra era apparsa una figura slanciata: i capelli biondo cenere erano sferzati dal vento proveniente da fuori e gli occhi neri lo osservavano in modo inspiegabile.
Alec lo guardò e si sentì gelare mentre il ragazzo lo studiava con assoluta lentezza.
Sentì Jace urlare e poi una luce lo accecò.






Bentornato fratellino














Angolo delle Crazy:
Perdonateci il mancato aggiornamento di sabato scorso ma, purtroppo, non siamo riuscite a revisionare per bene e completare il capitolo per via dei molteplici compiti che le nostre professoresse ci hanno "somministrato".
Bene, questo capitolo penso sia stato uno dei più complicati da scrivere, sia per evitare di rendere i personaggi troppo OOC, sia per il poco tempo a disposizione. Non abbiamo molto da aggiungere purtroppo … Periodo complicato per noi.
Alla prossima😊
~Tini e Kiakkiera

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Capitolo 43
*** "Come una marionetta nelle mani di qualcun'altro" ***


Alec rimase paralizzato mentre Sebastian lo osservava con sguardo perso.
Non capiva cosa stesse succedendo, perché non l'aveva ancora attaccato? E perché lui era ancora fermo come un pezzo di ghiaccio, non riuscendo a muoversi?
Alec guardò oltre la spalla di Sebastian e vide Jace correre fuori dalla biblioteca senza girarsi indietro.
Sbigottito lo osservò uscire, sbattendo la porta, sperò vivamente che stesse andando a cercare rinforzi.
Sia perché non aveva intenzione di combattere Jonathan Morgenstern da solo, ossia, non voleva morire giovane, sia perché non poteva pensare, o non voleva,  che stesse andando a cercare Clary per proteggerla lasciando suo fratello lì.
Deglutì a fatica mentre si guardava intorno cercando qualcosa che potesse aiutarlo, che stupido che era stato a precedere Jace senza una sola arma.
Portava sempre con sé qualche spada angelica o qualche piccolo coltello,  Alec si rimproverò con degli schiaffi virtuali ripensando a quanto fosse stato imprudente.
Lui, il fratello maggiore e iperprotettivo per eccellenza, aveva dimenticato una delle prime priorità degli Shadowhunters.
Posò lo sguardo su Jonathan e sentì le gambe fremere.
Il figlio di Valentine non aveva ancora mosso neanche un passo, e non sembrava minimamente intenzionato a farlo.
Lo guardava come se stesse riflettendo tanto intensamente da dimenticarsi dove fosse o quale pericolo stesse correndo.
Alec, per la prima volta dopo tanto tempo, non si sentì come se quel ragazzo biondo tanto temuto da tutti potesse ucciderlo, mentre lo guardava negli occhi riusciva a percepire un lato umano dentro di lui, qualcosa che non era mai venuto a galla durante quei mesi di guerra.
Si sentì stranamente al sicuro, come se non avesse a che fare con un pazzo ma con il bambino che giocava con lui da piccolo*, un bambino innocente, che ancora non aveva idea di quanto sarebbe stata orrenda la sua vita.
Costantemente in allerta, iniziò a studiare Jonathan.
Si chiese per quale motivo si fosse fermato, e si chiese anche, dubbioso, se quella fosse solamente una strategia di attacco con la quale sperava di confonderlo.
Alec prese quel briciolo di coraggio e di voce, che pensava di aver perso per sempre, e si fece avanti.
"Che ci fai qui?".
Alec sentì il Jonathan nella sua mente ridere per la sciocchezza che era appena uscita dalle sue labbra, mentre il figlio di Valentine, nella realtà, guardava la biblioteca come se volesse memorizzare ogni suo minimo particolare.
Alec si sentì a disagio, perchè lo stava deliberatamente ignorando? Alec si chiese se sarebbe stato meglio torturarlo fino a quando avrebbe risposto, oppure aspettare fino a quando avrebbe reagito.
Sinceramente, la domanda che Alec gli aveva posto, tanto impulsivamente, sembrava così infantile da non meritare risposta, ma il Lightwood sentiva in un qualche modo che Jonathan non avrebbe voluto rispondere, o forse non poteva.
Jonathan si girò verso l'interno della stanza e si incamminò fra gli scaffali.
Alec rimase attonito, e si chiese quali intenzioni avesse.
Ma, diversamente da come avrebbe agito se fosse stato lucido, lo seguì.
Jonathan girò verso uno scaffale dove si trovavano riuniti tutti i libri di Demonologia, osservò attentamente un reparto e un'espressione che Alec non seppe descrivere prese forma sul suo volto, allo stesso tempo angelico e demoniaco.
Alec lo raggiunse e osservó il punto oggetto di interesse da parte di Jonathan.


 

Maledizioni e legami indissolubili




Alec arricciò il naso e si sentì spaventato e confuso.
"Cosa c'è di così interessante in un libro di magia oscura?" Chiese Alec corrugando le sopracciglia.
Jonathan sussultò leggermente come se si fosse dimenticato della sua presenza e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo alla porta della biblioteca, prese il libro dallo scaffale impolverato e ci soffiò sopra togliendo ogni minima traccia di polvere.
Alec sentì gli occhi bruciare e starnutì ripetutamente.
Jonathan lo guardò assassino.
"Shh, non fare rumore" intimò Jonathan guardandosi intorno.
Alec si beò del freddo ma dolce suono della voce del ragazzo, che gli apparve così familiare, nonostante l’avesse ascoltata pochissime volte in tutta la sua vita.
Jonathan aprì lentamente il libro e Alec vide il suo volto riprendere l'espressione che aveva assunto prima.
Alec si sentì fuori posto, era curioso di sapere cosa tanto interessava al ragazzo, avrebbe voluto scoprire il suo piano.
Dopotutto il titolo del libro faceva pensare ad uno di quegli enormi tomi che gli stregoni leggono per attuare i loro riti satanici, non prometteva molto bene.
"Cosa c'è? Di che parla? Perché ti interessa tanto?" Chiese Alec impertinente ed esasperato dal mutismo del ragazzo.
Jonathan alzó lo sguardo su di lui e fece un sorrisino beffardo.
"Non ti stai chiedendo solamente questo" disse semplicemente Morgenstern e abbassò lo sguardo sul libro iniziando a girare le sue gialle e antiche pagine esplorandolo.
Alec, stupito, emise un verso indescrivibile.
"In effetti... Mi stavo chiedendo..." Iniziò incerto Alec mettendo le mani nelle tasche dei Jeans e dondolandosi sui talloni.
"Perché non ti ho ancora ucciso, o parchè sono qui in biblioteca a guardare uno stupido libro e non sono da 'qualche altra parte'." Lo interruppe Jonathan girando un'altra pagina senza alzare lo sguardo su di lui.
“I libri non sono stupidi” rispose semplicemente Alec guardandolo con aria superiore.
Jonathan alzò lo sguardo su di lui ed, inarcando un sopracciglio, sorrise sornione.
“Abbiamo un intellettuale qui” disse riprendendo a leggere.
Alec aprì leggermente la bocca come per dire qualcosa ma Jonathan lo interruppe nuovamente.
"Non lo so... Mi sento come se qualcun'altro comandasse i miei movimenti, come se fossi solamente una marionetta nelle mani di qualcun’altro.. non so descrivere questa sensazione..." Sussurrò Jonathan improvvisamente, come se stesse alleviando un peso dal petto.
Alec lo osservò imbarazzato e si guardò intorno, uno strano bisogno si impossessò di lui.
Voleva rimanere solo con Jonathan, voleva capire cosa gli stesse succedendo.
Voleva provare a capirlo, e magari riuscire a scoprire se davvero sotto quella corazza di ferro si nascondesse un ragazzo dolce.
Si sentiva come se fossero due facce della stessa medaglia, come se stessero provando tutt'e due le stesse emozioni.
Ma una verità piuttosto dolorosa si fece strada in lui, come Jonathan aveva ucciso Max e tutte quelle altre povere persone, senza alcun rimorso, poteva uccidere lui.
Eppure questo pensiero non l'aveva minimamente sfiorato in quegli ultimi momenti.
'E non mi sfiorerà più' pensò Alec prendendo coraggio ed avvicinandosi a Jonathan.
Quando il biondo sentì la mano di Alec sulla sua spalla si trattene dal saltare all'aria.
"Fa' un po' vedere" disse Alec guardando da sopra la spalla di Jonathan le pagine del libro, ringraziando infinitamente la sua altezza.
Quando lesse il contenuto di quelle pagine si sentì come se stesse impazzendo.
Vide pagine e pagine di rune, le stesse rune oscure che aveva utilizzato sulla spada durante la battaglia.
Continuò a osservare quegli intrecci di linee rette e curve, leggendo in loro tutta la malvagità possibile: tortura, forza, invincibilità, distruzione.
Una gran parte delle rune erano state riportate sulla carta con un rosso scurissimo, quasi assomigliante al sangue coagulato.
Le ultime rune invece erano di un argento brillante, come il platino.
E poi la vide... Quella runa che sognava da notti, che lo tormentava non riuscendo a farlo dormire.
Oro splendente che risplendeva su tutte le altre.
Lanciò uno sguardo con la coda dell'occhio a Jonathan e vide che, come lui, stava fissando intensamente quella runa.
Jonathan girò lentamente il viso verso di lui e si ritrovarono a pochi centimetri di distanza, Alec vide una strana luce negli occhi di Jonathan mentre lo guardava negli occhi.
Le porte della biblioteca si spalancarono improvvisamente e sulla soglia comparvero: Isabelle, Helen, Aline, Simon (con gli occhiali questa volta), Raphael e Magnus.
Ma nessuna traccia di Jace.
Alec si distacco con così tanto impeto che il libro, che lui stava tenendo da un lato, e lui stesso ricaddero con un tonfo pesante a terra.
Mentre Jonathan spalancava gli occhi sbiancando, Alec fece scivolare il libro sotto uno scaffale.
"Alec! Lascia in pace mio fratello, mostro!" urlò Isabelle correndo verso Jonathan e brandendo furiosamente la frusta.
Alec balzò in piedi e si posizionò d'avanti a Jonathan, Isabelle si fermò appena in tempo dal colpire Alec, e lo guardò sconvolta.
"Alec..." Sussurrò guardandolo con sguardo ferito "cosa stai facendo...".
Alec sentì le gambe tremare.
Cosa fare?
Isabelle, e lui stesso, avevano perso un fratello per causa sua, perché stava proteggendo il suo assassino?
Possibile che stesse agendo in modo così impulsivo?
Alec deglutì, sapendo cosa fare, ma non avendo il coraggio di farlo.
"Isabelle allontanati" disse Alec, con voce ferma, guardando intensamente la sorella.
Isabelle lo guardò sconvolta, ma indietreggiò lentamente, fidandosi di lui.
Alec le lanciò uno sguardo indescrivibile.
Sentì le tempie fremere, una runa si visualizzò d'avanti ai suoi occhi, ma solo lui parve vederla.
Sentì Jonathan dietro di lui fremere.
Alec si girò di colpo e, con un gesto fulmineo degno di un felino, prese lo stilo che aveva in tasca e tracciò a mezz'aria la runa appena memorizzata.
La runa iniziò a moltiplicarsi intorno a Jonathan che osservava Alec con sguardo perso.
"Cosa..." Sussurrò incredula Isabelle.
Una gabbia prese forma intorno al figlio di Valentine, bloccandolo.
Le sbarre, dapprima formate da materia semi-trasparente, consolidarono in ferro nero.
Alec guardò Jonathan e riuscì finalmente a leggere oltre quel muro di sangue demoniaco che si era costruito nel tempo.
Era stupito ma si sentiva tradito.
Tradito da Alec.
Alec scosse impercettibilmente la testa verso Jonathan mentre muoveva passi verso dietro.






















Corse, corse come non aveva mai corso in vita sua.
Corse così tanto che dovette pregare i polmoni per resistere. Per qualche metro.
Sapeva esattamente dove andare, stava seguendo il suo cuore, e questo era quello che contava.
E, quando arrivò d'avanti alla porta di quella stanza, non esitò ad entrare senza bussare.
Spalancò la porta sentendo il cuore battere ad un ritmo indescrivibile.
David alzò lo sguardo su di lui, distogliendolo dal libro che stava leggendo.
"Alec, cosa succede?".
Il Lightwood si appoggiò allo stipite della porta per riprendere fiato.
David balzò in piedi come se avesse capito la gravità della situazione dallo sguardo di Alec.
Si avvicinò a lui accarezzandogli la guancia.
"Tranquillo.. Ci sono io" disse dolcemente David, Alec lo guardò negli occhi e quella sfumatura di ghiaccio stranamente lo calmó.
Riprese piano a respirare normalmente.
"Jonathan... Jonathan Morgenstern è qui.." Sussurrò flebilmente Alec, un lampo di luce improvvisa dardeggiò negli occhi di David.
Alec lo osservò attentamente mentre lo stregone abbassava lo sguardo e sussurrava qualcosa.
"Cosa..?" Sussurrò Alec guardandolo assottigliando gli occhi.
David alzò la testa e lo guardò negli occhi avvicinandosi di più.
"David i ragazzi sono soli... Dobbiamo..." Disse Alec balbettando e guardando il pavimento.
David gli alzò il mento con due dita per portare il viso di Alec al livello del suo.
"Chiamerò io Jia, l'avvertirò e..."
"NO" disse quasi urlando ma con voce ferma Alec stringendo le mani a pugni "Non voglio che lo catturino".
David lo guardò in modo strano, come se stesse cercando di non inveirgli contro.
Alec si aspettò che David urlasse e gli dicesse che era un traditore, che era dalla parte del figlio di Valentine.
Invece David si avvicinò maggiormente a lui, adesso erano pochi centimetri che li speravano.
"Farò tutto il possibile per aiutarlo" sussurrò invece David, guardandolo negli occhi, blu come il mare in tempesta.
Alec strabuzzò gli occhi e gli saltò al collo abbracciandolo.
David all'inizio rimase sorpreso ed era come paralizzato, poi lo strinse.
"Oh Raziel, allora c'è qualcuno che non mi crede pazzo" disse Alec con liberazione e David rise.
"Bene bene, avrei dovuto immaginare di trovarti qui" una voce agghiacciante si propagò per la stanza.
Alec sentì la schiena fremere, quella voce...
Alec si staccò da David e poso lo sguardo all'entrata della stanza: due occhi di gatto lo osservavano furenti











Angolo delle crazy:
Wow, abbiamo finito questo capitolo in mezz'ora😳 un record😂
Bene, iniziamo col dire che siamo un po' dispiaciute delle così poche recensioni del capitolo scorso... Solamente due...
Beh, speriamo vivamente che ci aiuterete a capire dove pecchiamo😅 così potremmo migliorare.
Passando al capitolo:
(*) Ragionando, con la mia parabatai, abbiamo ipotizzato che Jocelyn portasse Jonathan a giocare con Alec da piccoli, “il figlio di Maryse”, perciò abbiamo pensato di inserirlo.
Ed ecco a voi un capitolo sconvolgente, pieno di colpi di scena ed un finale per la quale molte Malec shippers mi vorranno trucidare.
Non voglio dire nulla, altrimenti potrei fare spoiler XD.
 
Piccola anticipazione del prossimo capitolo:
“Per un attimo ho dubitato di te, sai?”
“Non ti avrei mai tradito”
 
Alla prossima❤️
~Tini e Kiakkiera
 

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Capitolo 44
*** "Per te" ***


Alec sentì il terreno mancargli sotto i piedi.
Si sentì avvampare e si distaccò immediatamente da David, osservando Magnus che, adirato e deluso, guardava con astio il ragazzo biondo.
Gli occhi da gatto sembrava stessero per esplodere per quanto l'iride fosse scurita, diventando rossa, e Alec sentì un peso indescrivibilmente enorme sul cuore.
"Magnus... Non è come pensi.." sussurrò flebilmente Alec, scuotendo leggermente la testa e guardando prima a terra e poi alzando con timore lo sguardo sullo stregone, come se avesse paura di essere folgorato dal suo sguardo.
Magnus fu scosso da una breve risata atona, che non lasciava trasparire alcuna traccia di divertimento.
"Oh no, perciò voi due non vi state abbracciando in una stanza, mentre noi in biblioteca stiamo cercando di venire a capo di una situazione della quale non abbiamo la minima idea, o mi sbaglio?" Disse mellifluo Magnus, guardando con freddezza Alec, senza rivolgere uno sguardo di più al ragazzo biondo.
'Adesso puoi capire cosa provo io' pensò Alec schiudendo leggermente le labbra, come se avesse pensato per un attimo di pronunciare quelle parole così infantili.
Magnus lo guardò  come aspettando una risposta, e in effetti era così.
Alec strinse le mani a pugni per l'esasperazione, non riusciva a spiegare a Magnus la realtà dei fatti e aveva paura di peggiorare la, già critica, situazione.
"Io... Cioè, si. Volevo dire.. No!" Alec trasse un profondo respiro maledicendo la sua dannatissima incapacità di esprimersi. "In realtà... È così.." Disse Alec prendendo fiato per completare il discorso.
"Bene, allora che ne stiamo discutendo a fare?" Disse Magnus, interrompendolo e incrociando le braccia al petto con aria severa.
Alec lo guardò cercando di fargli capire che non era sua intenzione rimanere in quella stanza con David, ma Magnus gli riservò uno sguardo sprezzante uscendo dalla porta, sbattendola con furia.
"Magnus! Magnus, aspetta!" Urlò Alec dirigendosi verso la porta con passo svelto.
David, con un movimento così veloce che ad Alec sembrò una folata d'aria, gli afferrò il polso tirandolo indietro.
"Alec, aspetta ti prego, devo dirti una cosa importante" disse tutto d'un fiato, cercando di trattenere il cacciatore, che provava a liberarsi dimenandosi.
"Cosa?! Cosa mi devi dire!" esclamò Alec puntando i suoi occhi blu disperati in quelli ghiaccio del ragazzo.
"Mi dispiace, non avevo intenzione di farti litigare con Magnus. Pensavo avessi solo bisogno di aiuto, tutto qui" disse David sinceramente allentando la stretta sul polso di Alec che, invece, lo allontanò bruscamente.
"Non me ne faccio nulla delle tue scuse! Lo capisci questo?" Urlò Alec, guardandolo iracondo e con un cenno di disperazione.
David rifletté, come se stesse cercando le parole giuste per rifinire un poema particolarmente complicato.
Alec stava per uscire dalla porta quando David diede luce, finalmente, ai suoi pensieri.
"Non era questo che volevo dirti" disse lo stregone con la gola ormai secca per la tensione, Alec si girò verso di lui con aria menefreghista.
"Che cosa allora?" Disse Alec cercando di tenere duro per quegli ultimi secondi di conversazione, sperando che chiudesse lì, per poter scappare da quella stanza richiudendosela dietro.
David sospirò teatralmente.
Lo guardò negli occhi deciso.
"Riguarda Jonathan".




























Alec lo guardò e tutta la maschera che si era appena costruito attorno, per riuscire a non cadere di fronte a David, si distrusse.
"Cosa vuoi dire" disse Alec guardando serio David, che sembrava quasi più nervoso e serio del cacciatore.
Alec si avvicinò lentamente a David.
"È da tanto tempo che avrei dovuto dirtelo, ma non sapevo come. E non potevo, è qualcosa di altamente complicato nato da un avvenimento così doloroso che mi è stato impossibile parlartene appena ci siamo conosciuti." Disse David cercando di stemperare la tensione gesticolando e guardandosi attorno.
Alec lo osservo rapito ma impaurito.
"Mi dispiace per tutto quello che è successo, credo sia solo colpa mia, per Magnus dico" disse David mentre Alec si mordeva il labbro e stringeva convulsamente le mani mentre aspettava che lo stregone parlasse.
"David, arriva al punto per piacere" disse Alec con voce ferma e irremovibile.
David sospirò chiudendo gli occhi e poggiando i palmi delle mani su di essi.
David lasciò cadere le mani guardando Alec negli occhi.
Aprì la bocca e Alec sentì la tensione mangiarlo vivo.
All'improvviso la porta della stanza si spalancò ed entrò Isabelle, visibilmente tesa.
Ma quando li vide insieme sospirò e rise.
"Alec, non dovevi prendere sul serio la mia frase 'prendetevi una camera'." Disse Isabelle, con un forzato sorriso malizioso ancora sulla soglia della porta.
Alec sentì il sangue affluirgli nelle guance e fu sicuro di aver acquistato una tonalità di rosso nuova.
Si sentì come se quella situazione l'avesse già vissuta, come se nulla di tutto ciò fosse nuovo per lui.
E si chiese perché Isabelle stesse cercando di non apparire nervosa.
Isabelle, vedendo che nessuno dei due aprì bocca sospirò e, dapprima guardando il pavimento, successivamente guardando Alec, diede voce ai suoi pensieri.
"Clary si è risvegliata".






























Alec pensò per un attimo che quel giorno sarebbe finito con lui svenuto per mancanza d'aria.
Sicuramente aveva corso di più che durante un allenamento in palestra con Jace.
Jace...
Sentì il sangue congelarsi nelle vene.
Aveva preferito andare da Clary evidentemente.
Come aveva potuto sperare, anche solo per un secondo, che il suo parabatai avrebbe preferito proteggere lui, piuttosto che lei?
Certo, Alec era abbastanza in gamba per non farsi uccidere in un normale combattimento, allora perché Alec, aveva protetto sempre Jace, che non ne aveva assolutamente bisogno?
Jace era molto più capace di lui, o almeno questo era quello che aveva sempre pensato guardandolo combattere ed allenarsi.
Non era mai stato abile ad utilizzare le spade angeliche, si teneva stretto il suo arco, ma non poteva essere utile a molto in un combattimento faccia a faccia con un demone.
Isabelle l'aveva capito, tempo fa, che Alec si sentiva inferiore al suo parabatai, come se la luce di Jace offuscasse la sua.
Molte volte Isabelle aveva provato a farlo ragionare, ma era inutile.
Il dilemma di Alec era sempre lo stesso: Jace risplendeva di luce propria, Alec invece era così offuscato dall'idea di un confronto con Jace che non pensava di brillare neanche 1/8 di Jace.
Ed era sempre stato questo il problema.
Jace non aveva mai capito quanto Alec dipendesse da lui, non ci aveva mai fatto caso.
Alec aveva sempre sofferto per questo, e quando era arrivata Clary...
Quello era stato l'inferno.
Alec spalancò le porte della biblioteca, seguito da una Isabelle ansimante.
"Alec, aspetta, ti prego" disse flebilmente Isabelle seguendolo.
Alec sospirò e si girò verso di lei.
"Vai da Clary, Iz, non ti preoccupare per me, so quello che faccio" disse Alec portando istintivamente la mano nella tasca dove si trovava lo stilo.
Isabelle lo guardò severa.
"Alec, non posso lasciarti qui solo, lascia che chiami David, almeno" disse Isabelle cercando di aggrapparsi a qualsiasi possibilità di non lasciare Alec solo in biblioteca.
"Non ho bisogno della sua... Protezione.. Avete bisogno di David più di me, chiamalo, vi sarà di aiuto. Isabelle, va'. Va' dagli altri, non ti preoccupare per me" disse Alec con voce ferma, guardando la sorella minore con decisione, cercando di apparire autorevole.
La sorella lo guardò apprensiva, e lanciò un ultimo sguardo all'interno della biblioteca, poi uscì.
Alec sentì un sospiro, seguito da uno sfregare di mani.
Il ragazzo si girò e vide Jonathan seduto a terra, al centro della gabbia.
Stava leggendo un libro caduto a terra, di fronte a lui, fuori dalla gabbia.
Fece finta di non averlo sentito entrare, e Alec se ne accorse, perché i suoi movimenti erano divenuti più nervosi e a scatti.
Alec decise di fare finta di nulla, avvicinandosi alla gabbia, osservando il libro che Jonathan stava "leggendo".


La seconda guerra mondiale: Hitler entra in azione.


Alec si posizionò di fronte a lui, piegandosi e sedendosi sui talloni.
Appoggiò i gomiti sulle ginocchia e incrociò le dita.
Lo osservò per un po’.
I capelli biondi, quasi bianchi, sembravano il colore della neve sporca.
Gli occhi neri erano così scuri che quasi non riconobbe, dentro di essi, la pupilla.
Stringeva nervosamente le mani, non osando alzare lo sguardo dal libro.
Alec si stupì quando parlò con voce melliflua.
"Sai, i tuoi amici sono stati molto gentili a lasciarmi un libro da leggere, il tempo è passato, almeno un po'." Disse Jonathan senza alzare lo sguardo dal libro.
Alec sospirò, ma non aprì bocca, perché comprese che Jonathan non aveva finito, ma anche perché non aveva nulla con cui rispondere.
"Questo Hitler mi piace, sai, purificare la razza. Sai, Ha ucciso tutti i rifiuti della società del tempo: gli ebrei, i comunisti, gli omosessuali..." Jonathan si fermò immediatamente, e sembrò quasi impallidire.
Alzò finalmente lo sguardo su Alec e cercò un contatto con i suoi occhi che in quel momento guardavano dappertutto tranne che verso di lui.
"Scusa... Io, non volevo..."
"Perciò che ci facevi qui?" Disse freddo Alec come se Jonathan non avesse parlato.
Jonathan rimase per un bel po' interdetto nel guardarlo.
Probabilmente non aveva risposta alla domanda di Alec, perché non aprì bocca se non per sussurrare qualche flebile negazione.
Alec lo guardò in viso e Jonathan riuscì finalmente ad immergersi in quel blu così particolare.
Mai affogare era stato così piacevole.
"Sei venuto qui per Clary, vero?" Chiese, con voce irritata, Alec, mentre guardava un punto dietro la spalla di Jonathan.
Il ragazzo biondo fu come preso da un ragionamento molto intenso, e poi, con voce decisamente troppo alta, rispose.
"No, non ci ho pensato. Cioè, si che ci ho pensato, ma non sono venuto qui principalmente per lei" disse stupendosi delle sue parole, e lascia stupefatto anche Alec, che lo guardò scettico.
"E per chi, allora?" Chiese Alec alzandosi e dirigendosi verso uno scaffale.
Jonathan lo osservò con le labbra leggermente schiuse, mentre il ragazzo dagli occhi blu si piegava e prendeva il libro che aveva lasciato scivolare prima, sotto lo scaffale.
Alec si rialzò e iniziò a sfogliarlo cercando di sembrare disinteressato.
"Per te"

























Angolo crazy:
Bene, eccoci, con un capitolo che fa davvero schifo (secondo Tini).
Col tempaccio orrendo che c'è stato (e che continua ad esserci) abbiamo perso due volte i dati del testo, per vari salti di correnti (grandioso, direi).
Il capitolo non è uno dei migliori, ma speriamo vi sia piaciuto.
Abbiamo deciso di tagliare la parte spoiler che abbiamo anticipato nello scorso capitolo per dare più Suspance alla storia😅 scusateci...🙊
Non abbiamo molto da aggiungere, alla prossima❤️
~Tini e Kiakkiera

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Capitolo 45
*** "Tutto ciò di cui ho bisogno è qui con me" ***


"Per te" disse quasi senza fiato Jonathan mentre Alec spalancava gli occhi e lasciava ricadere con un tonfo il libro a terra.
"Che.. Che cosa?" sussurrò flebilmente Alec girandosi verso Jonathan, osservandolo mentre il ragazzo dai capelli biondi ricambiava con le labbra schiuse e gli occhi incatenati ai suoi e, per un attimo, ad Alec sembrò di scorgere un leggero sprazzo di verde in quel mare di sangue demoniaco.
La porta della biblioteca si spalancò ed entrarono Jia e Robert, seguiti da Magnus e qualche altro membro del Consiglio.
Lo sguardo di Magnus si posò sul ragazzo dagli occhi blu che non riuscì a sostenere il peso di quello sguardo, perció lo punto sul pavimento.
"Oh Alexander, tesoro mio. Tutto bene? " disse Maryse correndogli incontro ed abbracciandolo.
Alec rimase attonito mentre la madre lo stringeva e gli sussurrava incoraggiamenti.
Robert osservava la scena da lontano, con espressione atona sul volto.
Jia si avvicinò alla gabbia e sfiorò le sbarre, stupita, osservando la runa che si stagliava argentea al di fuori della gabbia, come nebbia.
Il suo sguardo si posò per un attimo su Jonathan e Alec la osservò cercando di prevedere le sue mosse.
Si chiese se stesse pensando di rinchiudere Jonathan nelle segrete o se ucciderlo sul momento.
Maryse probabilmente percepì la sua tensione, poiché lo guardò confusa stringendogli la mano.
Jia sospirò e si guardò intorno, evitando di incontrare lo sguardo del maggiore dei Lightwood.
"Bene, portatelo nelle segrete" disse autoritaria Jia, mentre il conclave si sparpagliava attorno alla gabbia di Jonathan, il cui volto era pallido e smunto, deformato dalla paura.
Jonathan si alzò in piedi, quasi fosse stato un movimento istintivo.
Alec balzò d'avanti alla gabbia di Jonathan, mentre tutti lo guardavano stupefatti.
Tutti tranne Jia, cosa alquanto strana, si ritrovò a pensare Alec.
Sentì lo sguardo del console trapassarlo, per poi posarsi sul ragazzo alle sue spalle.
Un mormorio si levò dalla folla costituita dai membri del Conclave, che gli intimavano di allontanarsi.
Alec si girò lentamente verso la gabbia e osservò Jonathan che, con sguardo stupito, quasi sollevato, gli sorrise.
"Per un attimo ho dubitato di te, sai?" Sussurrò Jonathan a bassa voce, per non farsi sentire.
Alec si sentì avvampare.
"Non ti avrei mai tradito" rispose Alec con voce decisa ma che tradiva l'emozione.
Jia li osservò attentamente, mentre Maryse la guardava confusa.
"Alec, cosa succede?" Chiese infine Maryse, rompendo il silenzio, notando che i membri del Conclave stavano iniziando a spazientirsi.
Alec si girò verso Jia e con mano ferma prese lo stilo dalla tasca.
"Lo libererò ad una condizione" disse Alec con voce penetrante che riempì l'immensa sala e fece ammutolire il Consiglio.
Jia lo osservava interessata mentre Maryse confusa.
Magnus era probabilmente sconvolto, ma cercava di non darlo a vedere.
Jia acconsentì col capo.
Alec continuò a parlare.
"Mi occuperò io di lui".
Il Console fece saettare lo sguardo sugli altri membri del conclave che scuotevano la testa incerti, fino a quando un Nephilim corpulento si fece avanti.
"Io mi fido del ragazzo" disse l'uomo indicando Alec e allontanandosi dalla gabbia.
Alec sentì uno strano calore, probabilmente dovuto a quella strana sensazione di fierezza che stava provando.
Jia guardò, autorevole, gli altri Nephilim che, seppur con malavoglia, si allontanarono dalla gabbia.
Ma, mentre Alec si avvicinava alla gabbia per tracciare una runa di sblocco, una voce bassa e roca parlò.
"Cosa ci assicura che non tenterà di scappare appena sarà libero?"
Alec sentì le mani tremare sentendo il tono scettico di Magnus, ma prima che potesse aggiungere una sola parola, un'altra voce rispose.
"Non scapperò perché tutto ciò di cui ho bisogno è qui, con me" disse Jonathan facendo saettare lo sguardo su Alec e sorridendogli, incatenando i suoi occhi neri a quelli blu del ragazzo
Alec non ebbe più incertezze, tracciò la runa.



















 
 

La porta delle segrete si spalancò e una sagoma nella penombra fece capolino.
Dietro di essa seguirono altre tue figure dall'andatura nervosa.
La porta si richiuse alle loro spalle con un tonfo profondo.
Due fiaccole vennero accese nel buio delle celle.
Una donna dai lunghi capelli rosso fuoco e gli occhi colmi di terrore si accostò ad una cella, osservandone l'interno con le labbra socchiuse, stringendo con le esili dita da pittrice le sbarre della gabbia.
"Come sta?" Chiese Jocelyn con voce ferma ed autoritaria, ma che lasciava trapelare tutta la preoccupazione che la stava distruggendo.
Un ragazzo, in piedi all'interno della cella, si girò verso la donna e i lunghi capelli biondi, luminosi come il sole, risplendettero alla luce della fiaccola.
Gli occhi, del colore del grano, esprimevano un senso di stanchezza enorme, ma dietro di esso una luce di speranza avanzava lentamente.
"È stabile, si è addormentata poco fa" disse Jace lanciando un'occhiata fugace alla ragazza sdraiata sulla panca dietro di lui.
Luke si avvicinò a Jocelyn, stringendole la spalla in una morsa rassicurante.
La donna congiunse le mani mentre si lasciava rassicurare dall’unica persona che le era sempre stata vicina.
Un'altra figura bionda fece capolino nell'oscurità di un angolo.
"Converrebbe portarla di sopra e sistemarla in una camera, tutto questo l'ha distrutta e sarebbe meglio farle recuperare le forze" disse David lentamente avvicinandosi alla cella, aprendola.
Jocelyn annuì, confortata dalla presenza dello stregone, mentre Luke osservava attentamente la figura della ragazza dormiente.
Jace si piegò su Clary lasciandola un dolce bacio sulla fronte.
"Si ritorna alla normalità, più o meno"
















Alec sentì il freddo della stanza trapassarlo da parte a parte.
Non capì perché proprio di tutte le stanze all’interno del palazzo avessero scelto quella più fredda per Jonathan, o forse avrebbe dovuto chiamarlo Sebastian.
Dopo averlo liberato dalla gabbia aveva avuto una piccola discussione con i membri del conclave che, con grandissimo stupore di Alec, si era risolta immediatamente.
Il console aveva convenuto di riservare una stanza per Jonathan e si era offerta, in quanto massima autorità, di fungere da 'scorta', mentre Alec accompagnava Morgenstern nella sua stanza.
I membri del conclave erano usciti dalla libreria dirigendosi nelle loro rispettive case in quanto, non avendo nessuna riunione in programma e, per ristabilire l'ordine mentale dei ragazzi, Jia aveva deciso di liberare il palazzo dai visitatori.
Insieme a Jia, che appariva stranamente nervosa, avevano percorso tutto il secondo piano arrivando alla fine del corridoio dei dormitori, Alec non era mai arrivato fin là, non pensava neanche che esistesse un 'là'.
Un corridoio così silenzioso che se uno di loro avesse urlato nessuno avrebbe sentito.
Jia aveva indicato loro una porta alla sinistra a Alec aveva fatto entrare per primo Jonathan.
Alec si affacciò sulla porta e con grande stupore vide l'immensità di quella camera, era a dir poco basito.
L'arredamento era costituito principalmente da pezzi risalenti a tempi antichi, tutto in completo ordine, tranne la scrivania, sulla quale poggiavano diversi libri di grandezza varia.
Jonathan si guardava attorno meravigliato dalla semplicità, e al tempo stesso dell'eleganza, di quel luogo.
Alec sentì per un attimo i piedi sollevarsi da terra e la testa girare.
Si appoggiò al cornicione della porta mentre un ragazzo dai capelli biondi e dagli occhi verdi faceva capolino dai suoi ricordi.
Una presa forte sul braccio lo riportò alla realtà, aprì gli occhi, che non si era reso conto di aver tenuto chiusi, e guardò alla sua destra.
Jia lo osservava con sguardo severo ma materno.
"Alec vieni un attimo" disse Jia invitandolo ad uscire e chiudere la porta, Alec così fece.
"Ti raccomando tienilo d'occhio, non perderlo per un attimo di vista e sii prudente." Sussurrò Jia guardando Alec e raccomandandolo come se stesse partendo per la guerra.
Jia poggiò una mano esile sulla spalla di Alec e lo guardò apprensiva ma con un cenno di fierezza.
"Sai cosa fare" disse prima di allontanarsi.
Alec sentì la stomaco sottosopra, doveva ritrovarsi davvero in una brutta situazione, dato che non aveva assolutamente idea di cosa fare.
Sentì un tonfo all'interno della stanza e un allarme scattò dentro di lui.
Spalancò la porta e, quando vide Jonathan caduto in ginocchio, stringendo la testa tra le mani, all'interno della stanza, sentì le gambe diventare sabbia.






















Angolo delle crazy:
Ragazze, vorremmo dirvi che siamo un po’ deluse dalle recensioni dello scorso capitolo... Solamente una....
E di quelle del 42ºcapitolo....
Abbiamo deciso di non pubblicare il prossimo capitolo a meno che le recensioni non salgano un po’ numericamente😅 perdonateci ma se la storia è orrenda non vale la pena continuare, almeno diteci se sbagliamo qualcosa.
🙈 scusateci tanto per queste condizioni che abbiamo imposto.
Speriamo che possiate capirci.
Alla prossima❤️
~Tini e Kiakkiera

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Capitolo 46
*** Siamo di nuovo insieme, fratellino ***


Sentì le ginocchia cedere sotto il peso di un corpo che non sentiva più suo.
Guardò Jonathan, caduto in ginocchio al centro del stanza, in preda all'agonia.
Cercò di muovere un passo nella sua direzione ma sentì i piedi appesantirsi e diventare come cemento, mentre le gambe, che sentiva come fatte di gelatina, cedevano.
Il dolore incessante alle tempie lo stava sfinendo mentre, con quel poco di lucidità rimastagli, arrancava fino al centro della stanza, cadendo in ginocchio come un peso morto proprio di lato a Jonathan.
Il ragazzo dai capelli biondi adesso non si teneva più la testa con le mani.
Quelle adesso stavano stringendo quelle di Alec, cercando aiuto.
Aveva il volto più pallido e smunto del solito e gli occhi sembrava volessero uscire fuori dalle orbite.
Alec non riuscì a sentire più nulla.
Come se un infezione particolarmente grave alle orecchie gli avesse tolto la capacità di udire.
Ma poteva ancora vedere.
Vedeva Jonathan guardarlo perso mentre le sue labbra si muovevano in una lenta supplica.
"Alec" diceva il ragazzo in preda al panico.
Il moro era cosi sconvolto che le dita delle mani, strette a quelle del ragazzo, stavano iniziando ad intorpidirsi, la vista aveva iniziato ad appannarsi, diede un'occhiata a Jonathan e scommise che lui se la stesse passando peggio.
Cercava di capire il perché di quel dolore così forte.
Alec sentì la spalla bruciare, un dolore insistente.
Istintivamente guardò dietro di lui, ma non vide nulla che potesse causare il dolore alla spalla.
Le gambe del biondo cedettero improvvisamente e si ritrovò sdraiato di schiena sul freddo pavimento della stanza, le labbra socchiuse e un'ombra su di sé.
Alec urlava.
Urlava i nomi dei suoi amici.
Urlava il nome della madre.
Urlava il nome di Jia, e in quel momento si rese davvero conto di quanto avrebbe voluto che non se ne fosse andata.
Urlò il suo nome, sperando che fosse rimasta dietro la porta, sperando che stesse aspettando solamente un segnale per entrare.
Urlò, ma la porta non si aprì.
Nessuno entrò in quella stanza.
Era solo, ed era spaventato.
Non sapeva come agire.
Anche se Jia si era dimostrata così sicura di lui, adesso Alec si pentiva di non averle chiesto di più.
Abbassò lo sguardo su Jonathan e vide le sue palpebre chiudersi, il petto però continuava ad alzarsi ed abbassarsi, ad un ritmo troppo lento, secondo Alec.
Era svenuto, era solamente svenuto.
Alec non seppe se prendere questo come conforto o come motivo per entrare in ansia.
Poi ragionò, cercò di recuperare la lucidità che nella sua mente scemava.
Come se una lampadina si fosse accesa nel suo cervello, la confusione cessò.
La consapevolezza di sapere finalmente cosa fare lo stava rendendo più lucido.
Il tremolìo alle mani gradualmente diminuiva, la vista tornava limpida, mentre prendeva lo stilo dalla tasca.
Se lo rigirò nelle dita, riflettendo sul da farsi.
Nessuno sarebbe venuto ad aiutarlo, era l'unica possibilità che aveva.
Si dimenticò del dolore atroce che stava provando, prese delicatamente il polso di Jonathan, freddo come ghiaccio, e alzò lo manica scovando una parte del braccio libera da rune.
Sentì il tremolìo alla mano tornare forte ma, quando accostò la punta dello stilo alla pelle del ragazzo, la runa che tracciò apparve perfetta, le linee limpide tracciate con fermezza.
La runa che aveva sognato.
La runa che aveva visto sul libro.
La runa che avrebbe salvato Jonathan.

La runa che l'aveva già salvato due volte.






























Il pesante mantello strofinava il pavimento in marmo finemente lavorato, mentre il ragazzo saliva rapidamente gli scalini del sontuoso ingresso del palazzo.
La velocità con cui i tacchi delle scarpe toccavano il pavimento lasciava intendere una certa fretta.
Mentre passava oltre l'enorme salone delle feste, una voce rallentò la sua camminata.
Si girò e vide una donna minuta uscire dall'ampia sala.
Un vestitino semplice, ma sporco di polvere soprattutto nella gonna che, lacera, era rattoppata in più punti e arrivava fino alle caviglie.
Un sorriso gentile e cordiale le splendeva sul viso, gli occhi castano chiaro erano illuminati di luce viva.
Non sembrava avere più di 20 anni, ma il vestito e lo chignon improvvisato sulla nuca, parevano invecchiarla.
"Com'é andata la vostra cavalcata, principe? È stata... illuminante?" Chiese la donna sistemando le pieghe della gonna alla meglio.
"Come sempre, direi" disse sorridendo cordiale il giovane.
La donna gli sorrise di rimando ma il giovane notò le mani tremare leggermente.
"C'é qualcos'altro che avete urgenza di dirmi?" Chiese il giovane misurando la tenuta di ogni parola.
La donna apparse visibilmente tesa e imbarazzata.
"Vostro...fratello si è svegliato poco fa, ha chiesto di voi, ho dovuto informarlo della vostra uscita. Ha detto di rendervi noto che richiede la vostra presenza quanto prima possibile" disse la ragazza, cercando di apparire formale e distaccata, mentre il giovane ascoltava attentamente.
Il ragazzo le sorrise cordialmente e si congedò dalla donna, cambiando rotta e affrettandosi verso il lato ovest del palazzo.
Arrivò al piano del dormitorio e si diresse alla fine del corridoio.
Bussò con insistenza e un sussurrò lo invitò ad entrare.
Appena aperta la porta, la prima cosa che vide fu lo specchio posizionato al centro della stanza.
Si rimirò smuovendo con una mano i capelli neri pece e rimirando i suoi occhi, del medesimo colore.
Successivamente posò lo sguardo sul letto dove stava buttata una sagoma deforme, che poteva essere scambiata per un agglomerato di cuscini.
Se non avesse percepito il respiro pesante proveniente dalle lenzuola, il ragazzo ci si sarebbe sdraiato sopra.
Si avvicinò al letto ponendosi di lato al corpo sdraiato.
Una massa di capelli biondi sbucava da sotto le coperte.
La mano del ragazzo stava per alzare le coperte quando una luce accecò la sua vista.















Ansante e terrorizzato spalancò gli occhi incurante della pesantezza delle palpebre che volevano riabbassarsi.
Una mano stretta alla sua gli trasmetteva un calore ed una calma mai provati prima.
Sospirò sentendo il petto alzarsi a fatica.



"Siamo di nuovo insieme, fratellino"










Angolo delle crazy:
SCIAOOO a tuttiii, come va? Ci dispiace di non aver potuto aggiornare, ma adesso ci stanno praticamente subissando di compiti in classe e non abbiamo neanche tempo per respirare.
Perdonateci.
Questo capitolo è solamente di passaggio, ma ci sono molti punti salienti.
Non riusciremo a rispondere alle recensioni subito, ma cercheremo di trovare il tempo.
Grazie mille a tutti voi che leggete la nostra storia e ci permettete di andare avanti nonostante tutto :D
Grazie mille ❤️
~Tini e Kiakkiera

 

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Capitolo 47
*** Nero e verde ***


Sentì la mano che stringeva la sua irrigidirsi.
Era  troppo stanco per aprire gli occhi, le palpebre non avevano intenzione di rialzarsi, come se avesse corso per kilometri e kilometri e in quel momento si ritrovasse senza forze.
Fece un piccolo resoconto della situazione.
Aveva percezione delle sue gambe, della sua testa, anche se la sentiva leggermente pulsare.
Aveva percezione delle sue braccia, e di quella mano...
Quella mano intrecciata alla sua che adesso sembrava bruciare.
Sentì uno sbadiglio propagarsi all'interno della stanza e percepì le dita della mano, che era intrecciata alla sua, contrarsi leggermente.
Percepì la temperatura della mano, e di conseguenza del braccio e di tutto il corpo, salire gradualmente, come se da quella mano si stesse propagando una carica di energia termica incontrollabile.
Riuscì finalmente ad aprire leggermente gli occhi, e si sentì sollevato nello scoprire che la stanza non era illuminata, se non dalla luce che filtrava dalle tende chiuse.
Si guardò intorno e finalmente scoprì a chi apparteneva quella mano che gli aveva restituito l'energia che bramava tanto.
Alexander Lightwood.
Il ragazzo lo osservava senza guardarlo davvero, e quasi sussultò quando si accorse che Jonathan si era svegliato e l'aveva scoperto mentre si perdeva nella sua mente.
A Jonathan era sempre piaciuto avere gli occhi delle persone addosso, qualsiasi cosa potessero pensare di lui : rabbia, ammirazione, odio o semplice curiosità.
Ma stranamente, mentre Alec lo guardava, realizzò inconsapevolmente che l'unico sguardo che voleva avere su di sé era quello del ragazzo.
I sentimenti che provava mentre guardava la mano del Lightwood stringere la propria lo stavano inebriando.
Non avrebbe mai pensato di potersi mai sentire in pace con il mondo, non in quel modo, non in quel momento.
Quasi per un attimo aveva dimenticato che, al di fuori di quella porta, delle persone assetate di vendetta non vedevano l'ora di vederlo uscire per poterlo fare fuori con le loro stesse mani.
Eppure guardando Alec, o meglio, il modo in cui il moro lo osservava, non riusciva a pensare che qualcuno avrebbe potuto volerlo morto.
Il ragazzo lo trattava come se fosse una gemma rara, che andava protetta a tutti i costi.
Eppure Jonathan non se ne capacitava, cosa aveva fatto di così magnanimo per poter ricevere quelle attenzioni da un angelo del genere?
Sentì le guance pizzicare leggermente quando si accorse di aver osservato abbastanza a lungo Alec da poter apparire maleducato.
Lo capì dagli occhi del Lightwood che scappavano dai propri, osservando il pavimento, mentre i capelli gli coprivano il viso nascondendo il lieve rossore che andava a colorargli le guance.
Sorrise, spontaneamente. Non uno di quei sorrisi malvagi, tirati o maliziosi.
Un sorriso che non pensava potesse appartenere a lui.
Sentì il bisogno di dire qualcosa, per rompere quel silenzio.
Ma, quando il suo sguardo si poso sul volto in penombra del Lightwood, capì di aver trovato un bel passatempo: Alec.
Si era appena reso conto di quante sfumature di blu potessero contenere quegli occhi giovani ma allo stesso tempo provati.
Eppure adesso apparivano scure, le sue iridi.
Quasi il colore di un mare in tempesta, o dell'oceano.
Quando comprese di stare facendo pensieri non molto convenzionali decise di doversi distrarre.
"Quanto ho dormito?"
Avrebbe potuto pensare a qualsiasi altra domanda, eppure quella gli era apparsa la più consona.
Alec alzò la testa e sorrise alzando leggermente un lato della bocca, e Jonathan capì di essere finito quando quegli occhi così stupefacenti incrociarono i suoi mandando scariche elettriche su tutto il suo corpo.
Pensò di essere impazzito.
Tutti quegli strani sentimenti portavano ad una sola soluzione: era letteralmente andato fuori di testa.
Si chiese se ad Idris avessero qualche buono psicologo, quelle persone in cui i mondani si rifugiano per essere ascoltati e per avere un supporto morale, anche se finto.
Ne avrebbe avuto realmente bisogno, avrebbe avuto tante cose di cui parlare.
"Svenuto, casomai." Disse Alec mentre si sistemava meglio sulla sedia che occupava, una sedia molto scomoda, a detta di Jonathan. "Sei rimasto svenuto per un 23 ore, all'incirca".
Jonathan quasi fu tentato di chiedergli da quanto tempo fosse lì.
Lo sguardo di Alec saettò sulle loro mani intrecciate e ritrasse la sua, cercando di non arrossire, tentativo miseramente fallito.
Jonathan vide la stanza diventare più scura, e quasi ebbe un brivido quando non sentì più il calore della mano di Alec nella sua.
Con un'alzata di spalle cercò di mandare via quei pensieri.
Si infilò sotto le coperte, che sicuramente dovevano essere calde ormai, ma lui non riusciva a sentire quel calore flebile.
Niente in confronto a quello della mano di Alec.
Il biondo fece per aprir bocca ma Alec fu più veloce.
"Come.. stai?" Chiese titubante il moro, lasciando i suoi occhi vagare sul volto di Jonathan.
"Bene" rispose, fin troppo velocemente Jonathan "benissimo direi" aggiunse, per apparire più credibile.
Jonathan vide Alec mordersi il labbro inferiore e si chiese quale fosse stata l'ultima volta in cui aveva visto qualcosa di così...
Così cosa?
Si chiese anche da quando Alexander Lightwood fosse diventato così interessante.
La pelle bianco latte che risplendeva nel buio insieme a quegli occhi che luccicavano come zaffiri illuminati dall'interno, le labbra rosse, come quelle della sorella, ma più sottili.
Forse era stato troppo impegnato a voler distruggere la sua razza per prestare attenzione alle piccole bellezze come quelle.
Stava impazzendo, davvero.
Oppure...
"Non è vero".
Jonathan, che era scomparso nei suoi pensieri, notò che Alec aveva parlato.
Non fece in tempo a rispondere che Alec aveva ripreso parola.
"Il tuo dolore non è fisico, piuttosto morale" disse quasi sovrappensiero Alec, il biondo lo osservava come ipnotizzato.
Alec si alzò ed aprì le ante dell'armadio di lato a letto e perlustrò alla ricerca di qualcosa.
Ne uscì con una coperta di lana bianca, enorme.
Jonathan sentì le gambe fremere mentre il Lightwood si sedeva accanto a lui , nel letto, e copriva entrambi con la coperta.
Nel sistemarne i lembi, la mano di Alec sfiorò quella di Jonathan e nel braccio di quest'ultimo il calore provato prima tornò, però più debole.
Il biondo alzò lo sguardo sul viso di Alexander e i suoi occhi neri incrociarono titubanti quelli blu del ragazzo.
"Tutto bene?" Chiese Alec sottovoce sfiorando la spalla di Jonathan cercando negli occhi dell'altro un qualsiasi segno di debolezza.
Lo sguardo caldo del Lightwood non lo tese, come aveva pensato, molte volte, piuttosto lo rilassò.
"Bene, si" rispose sinceramente Jonathan "ora si".
Alec sorrise poggiando la mano sulla guancia di Jonathan.
Quest'ultimo sentì le guance pizzicare e si chiese quando mai si fosse sentito così apposto.
Non si sentiva l'assassino che tutti volevano uccidere, non si sentiva l'abominio che aveva creato Valentine, non si sentiva un errore, come molte volte aveva pensato.
Si sentiva solamente... Jonathan.
Jonathan, quel ragazzo felice che viveva con sua sorella, sua madre e suo padre, in una villa nelle campagne di Idris.
Quel ragazzo che ogni giorno faceva ridere la sorellina, giocava con lei e la ammirava mentre disegnava, o che si faceva ammirare mentre tirava ai bersagli.
Quel ragazzo che aveva tanti amici ed era socievole con tutti, che non aveva paura di fidarsi con facilità di qualcuno.
Quel ragazzo che amava tutti e che tutti amavano.
Quel ragazzo che non esisteva.
Sentì gli occhi pizzicare, stranamente, non aveva mai provato questa strana sensazione.
Come se avesse un groppo in gola, come se la vista gli si appannasse da un velo semitrasparente quasi fino a non farlo vedere.
Sentì delle gocce cadergli sulle guance e si disse, siamo al coperto, come può piovere?
Poi sentì le mani di Alec sfiorare gentilmente i lati del suo viso.
"Hey.." Lo richiamò il moro con voce calma, come a risvegliarlo da un incubo "Jonathan, stai piangendo?".
Stai piangendo?
Allora era questo quello che provava, non era malato.
Stava piangendo.
Sentì la mano di Alec aprirsi sulla sua guancia come a cullarlo.
Jonathan aprì a forza gli occhi che tentavano di rimanere socchiusi e li fissò in quelli del Lightwood e senti il suo cuore sobbalzare.
Nero.
Alec socchiuse le labbra e le senti tremare.
Verde.
La porta della stanza si spalanco e in un impeto entrò Jia.
Sembrava aver fretta, molta fretta.
Senza degnarli di un saluto o di una domanda cortese impose immediatamente le sue condizioni.
"Alzati immediatamente, non abbiamo molto tempo" disse fredda e distaccata ad Alec, ancora scosso da quello successo prima.
Aprì la bocca come per contestare ma Jia fu più veloce: "Recati nella biblioteca il prima possibile".
Detto questo uscì dalla stanza lasciando i due ragazzi titubanti e scossi.
 
 
 
Angolo delle crazy:
Iniziamo implorando perdono.
Non abbiamo aggiornato per due o tre settimane (?) e ci sentiamo dei mostri.
Purtroppo le feste, i compiti delle “vacanze” e il pandoro ci hanno distrutte.
Speriamo che questo non influisca sul seguito che ha la storia perché stiamo entrando proprio nel cuore della fan fiction.
Questo capitolo potrebbe essere inteso come capitolo di passaggio, ma alcuni dettagli sono molto importanti e vi prego di non trascurarli. Il capitolo non è certamente tra i migliori perché non abbiamo avuto tempo di riguardarlo ma non potevamo farvi aspettare molto, in particolar modo perché con il rientro a scuola gli aggiornamenti si faranno ancora più di rado.
Speriamo che vogliate ancora seguirci dopo tutto questo.
Alla prossima.
-Tini e kiakkiera

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Capitolo 48
*** Fumo nero ***


~~Alec si ritrovó a camminare in corridoio a passo spedito facendo quasi fatica a raggiungere Jia che, chiudendo la porta dopo aver fatto il suo annuncio, era partita come un razzo ed Alec aveva fatto appena in tempo a farfugliare qualche parola dispiaciuta a Jonathan.
 Il ragazzo aveva annuito comprendendo i suoi doveri, e Alec fu quasi dispiaciuto nel non vedere nemmeno un minimo di tristezza negli occhi di Jonathan, mentre lo osservava uscire in fretta e furia dalla porta.
 Si disse che si stava molto probabilmente montando la testa.
 Fu finalmente al passo di Jia solamente quando arrivarono di fronte alla porta della biblioteca.
 Jia si scostó dalla porta lasciando libero l'ingresso ad Alec che, titubante, la aprì entrando nella grande sala.
 La stessa enorme sala dove avevano festeggiato quella sera la festa, che quel giorno straripava di persone e adesso era così vuota.
 Letteralmente vuota.
 Alec si guardò intorno ma non vide nessuno che potesse fargli intuire il motivo della richiesta della sua presenza.
 Si giró verso dietro cercando Jia per domandarle ma non vide nessuno sulla soglia della porta socchiusa.
 Uscì dalla biblioteca e si guardò intorno nel buio corridoio, neanche un'ombra.
 Si chiese dove fossero finiti tutti.
 Fece qualche passo in avanti continuando ad osservare alla ricerca di qualcosa.
 Superó la sala da pranzo e subito dopo passó d'avanti ad una porta.
 Una porta come tutte le altre, all'apparenza.
 Ma Alec sentì come se una calamita nel legno della porta lo stessa attirando verso di essa.
 Si rigiró e la osservó attentamente, passó le dita sul legno intarsiato e decorato.
 Uno strano scintillio si espanse dal centro della porta fino ai margini.
 Alzó la testa e notó un'incisione che si era appena formata, come per magia.
 Due semplici lettere di un luminoso nero, uno strano luminoso nero.
 "G.B..." Sussurró Alec titubante mentre  sfiorava con le dita le lettere.
 "Che cosa hai detto?".
 Alec saltó all'aria e il suo cuore inizio a battere furiosamente in petto come a volere uscire fuori dalla gabbia toracica.
 Alec si giró per scorgere dei capelli biondi come grano appena sopra due occhi color oro.
 "Jace!!" Esclamó Alec poggiando una mano sul cuore cercando di riprendere il controllo dei suoi battiti.
 Jace scoppiò in una fragorosa risata tenendosi la pancia e piegandosi in due.
 Alec lo guardó male, appoggiandosi alla porta con il palmo delle mani.
 Sentì una serie di scatti mentre Jace si rimetteva dritto guardandolo con gli occhi ancora pieni di lacrime.
 "Scusa, non potevo pensare che saresti saltato all'aria come una femminuccia" disse Jace sorridendo e poggiandogli una mano sulla spalla.
 Alec lo guardó senza lasciar trasparire alcuna emozione.
 Vide il sorriso di Jace sfumare dal suo volto.
 "Hey, lo sai che scherzo" disse stringendo la spalla di Alec con la mano e guardandolo negli occhi.
 "Non è per quello".
 Alec scrollò la spalla e la mano di Jace gli ricadde sul fianco.
 Alec si incamminò attraverso il corridoio, Jace lo seguì.
 "Mi hai lasciato solo, quando Jonathan è arrivato qui, e sei scappato via. Ovviamente non mi chiedo neanche dove tu sia andato. Ma scommetto che Clary è stata la prima a sapere che suo fratello era venuto a farci visita, o sbaglio?" Disse Alec con voce tagliente come lame di ghiaccio.
 Jace accelleró il passo raggiungendolo.
 "Davvero hai così poca fiducia in me?" Chiese Jace bloccandolo, ma Alec lo raggiró e andò avanti.
 "Beh, non mi pare che alla fine ti abbia ucciso o fatto chissà che cosa, non mi pare neanche che ti dispiaccia stare con lui tutto il giorno e tutta la notte" sbottó Jace afferrando Alec per strattonarlo indietro.
 Il ragazzo si girò di scatto e Jace quasi sussultó.
 "Che cosa?" Chiese incredulo Alec con un tono quasi astioso. "Jace, realmente,  vuoi aprire questo argomento?".
 Jace lo scrutò poi sbuffò.
 "Sinceramente non voglio sapere cosa fai quando sei con lui" esalò come se fosse seccato.
 Alec lo guardó riducendo gli occhi a due fessure.
 "Stai diventando ridicolo" disse semplicemente, acido.
 Jace si giró verso di lui e gli si avvicinò con passo cadenzato.
 "Alec" disse solamente Jace arrivandogli di fronte, il ragazzo lo guardò di sbieco. "Ci conosciamo fin da quando eravamo piccoli, forse non saró stato un bravo amico, un bravo fratello, un bravo parabatai. Hai ragione. Ma io ti conosco, Alec, so quando menti e quando stai male. Ma non riesco a comprendere il motivo per il quale ti stai allontanando così tanto da me, come se il nostro legame si fosse spezzato. Vedo che c'è qualcosa che ti turba, tutti se ne sono accorti ormai"
 Alec sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
 "Hai litigato con Magnus, vero?" Disse Jace a bruciapelo, Alec divenne spaesato.
 "Come lo so? Si vede, da come si comporta. Non parla con nessuno, presumo che sia successo qualcosa...".
 Alec abbassò lo sguardo a terra e iniziò a torturarsi le mani.
 Jace sospirò e lo guardò con affetto.
 "Io ti voglio bene, Alec. Sei più di un fratello per me e ci sei sempre stato in qualsiasi momento, come ogni parabatai farebbe. Io mi pento di non averti dato l'importanza che meriti, ti prego di perdonarmi" disse a cuore aperto Jace cercando gli occhi di Alec.
 Il Lightwood sorrise e, con suo stupore, venne coinvolto in un abbraccio spezza ossa dall'Herondale.
 "Ti andrebbe bene se sancissimo il nostro 'accordo' con un'ora di stancanti e sfinenti allenamenti?" Chiese Jace ridendo, allontanandosi da Alec e prendendogli il polso.
 Alec boccheggiò cercando velocemente una scusa per evitare l'allenamento.
 Non che gli dispiacesse cadere e rompersi l'osso del collo, madido di sudore, con Jace che sta sopra di lui con una spada angelica puntata alla gola.
 Solo che... Si, gli dispiaceva.
 Jace lo guardò come se avesse intuito i suoi pensieri.
 "Non avrai altro di meglio da fare, o sbaglio?" Chiese Jace ambiguo e, mentre Alec balbettava parole incomprensibili, lo trascinò verso la sala allenamenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Arrivarono in palestra in tempo record e Alec notò con sorpresa che c'erano già delle persone che si stavano allenando: Isabelle, Helen, Aline, Simon e persino Clary.
 Beh, Simon in realtà era seduto in un angolo con Clary e stavano leggendo un libro mentre ridevano spensieratamente.
 Alec e Jace salutarono i presenti e andarono verso l'armadio delle armi per sceglierle.
 Decisero di allenarsi insieme.
 Jace prese tre spade angeliche, Isabelle sempre munita della sua inseparabile frusta lo affiancò.
 Helen aveva scelto dei pugnali.
 Mentre Aline una spada angelica particolare.
 Si posero tutti in linea di combattimento ma quando Jace si giró   verso destra fu come se si stesse dimenticando qualcosa.
 Alec.
 Guardò verso la finestra e lo vide appoggiato al davanzale mentre guardava fuori con aria assente.
 "Alec!" Esclamó Jace facendogli segno  "vieni ad allenarti!"
 Il moro lo squadrò e senza dire una parola si avvicinò ad una mensola, prendendo una spada che era dentro il fodero che aveva utilizzato durante la guerra di qualche giorno prima.
 Invece di prendere, come sempre, in mano il suo amato arco, aveva scelto la spada che aveva ucciso quel demone.
 Isabelle lo guardò stupita e Jace gli chiese con uno sguardo, senza parole, cosa avesse intenzione di fare.
 Alec sorrise imperterrito e, ponendosi di fronte a Jace, disse 3 semplici parole.
 "Combattiamo, noi due"
 Jace spalancò gli occhi.
 "Sei sicuro?" Chiese titubante Jace.
 Alec annuì secco.
 'Sicurissimo" rispose con un sorriso smagliante.
 Isabelle si guardò intorno come per trovare una scusa per evitare di far compiere a suo fratello un'azione suicida come quella.
 Incontrò lo sguardo di Simon che adesso, insieme a Clary, seguiva la scena.
 Poi stupita notò Magnus che li osservava dalla soglia della porta, evidentemente era appena arrivato.
 Alec si posizionò al centro della sala e Jace, camminando lentamente, ancora fortemente insicuro che quella fosse la scelta giusta, gli si mise di fronte.
 "Sicuro sicuro?" Chiese prendendo una spada dal fodero.
 Alec rise, una strana risata, uno sbuffo più che una risata, non rispose e alzò un sopracciglio.
 "Non vorrei farti male, sai..." disse Jace sincero, non riuscendo a completare la frase, perchè Alec l'aveva spinto e si era ritrovato spiaccicato contro il muro di fronte.
 Jace spalancó gli occhi per lo stupore, si staccò dal muro dopo qualche secondo, avvicinandosi ad Alec con cautela.
 A quanto pare la stava prendendo seriamente.
 Decise di fare lo stesso.
 Jace si lanció con forza tirando un fendente da destra che Alec, con la velocità di un fulmine, bloccò con la sua spada.
 Un forte rumore metallico di spade che si scontrano.
 Alec, con un movimento circolare del polso, rigirò lo situazione a sfavore di Jace mentre quest'ultimo rispondeva agli attacchi meravigliato.
 Mentre continuavano a far volteggiare e scontrare le spade, lo sguardo di Alec dardeggiò sull'entrata della stanza e fu allora che vide Magnus.
 Quel momento di distrazione gli costò caro.
 Jace con un movimento rapido lo disarmò e lo spinse contro il muro.
 Fece per bloccarlo definitivamente ma nel momento in cui stava per colpirlo si ritrovò a volare verso il muro dall'altro lato della stanza fino a sbatterci contro.
 Fu un impatto così forte che, sul muro, i punti in cui Jace era andato a sbattere erano evidenti.
 Il biondo si rimise in piedi e vide Isabelle e Clary saltare all'aria e guardarlo preoccupate.
 Jace lanciò loro uno sguardo rassicurante e guardò di fronte a se.
 Non aveva capito cosa fosse successo.
 Era stato lanciato all'indietro da una forza, all'inizio aveva pensato fosse stato Alec.
 Ma poi si rese conto che non poteva avere così tanta forza.
 Cercò i suoi occhi azzurri ma l'unica cosa che vide fu lo sguardo sconvolto di Magnus mentre si piegava su un corpo svenuto per terra.
 Jace lo raggiunse velocemente e capì che era Alec.
 Si piegò su di lui mentre cercava nello sguardo Magnus qualsiasi cosa che potesse fargli intendere l'accaduto.
 Il volto dello stregone era deformato dal terrore e dallo stupore mentre alzava leggermente la manica della maglia di Alec per osservargli le braccia.
 Non riuscì a descrivere le emozioni che in quel momento si stavano prendendo gioco di lui.
 Un fluido nero stava risalendo nelle vene del braccio di Alec, come se fosse fumo.

 

 

 

 

 

 

 

 


 Angolo delle crazy:
 Eccoci :)
 Scusate se aggiorniamo oggi ma non abbiamo avuto tempo ieri.
 Perdonate il capitolo leggermente orripilante ma non abbiamo potuto correggerlo più di tanto perchè domani abbiamo molte interrogazioni.
 Scusateci :D
 Non abbiamo molto da dire, e neanche molto tempo.
 Ringraziamo calorosamente tutti quelli che ci seguono e recensiscono (o no) la storia.
 Alla prossima:)
 ~Tini e kiakkiera

 

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Capitolo 49
*** "Christoper Iceblood" ***


~~Un ragazzo dai folti capelli neri conta la larghezza della stanza con passi pesanti, che dovrebbero rilassarlo, ma altro non fanno che appesantirgli il respiro, facendolo innervosire.
 Il ragazzo era apparentemente teso come la corda di un violino, e non riusciva a darsi pace, come se stesse aspettando qualcosa che allo stesso tempo voleva e non voleva che arrivasse.
 Neanche un timido bussare alla porta interruppe l'incombente camminata del ragazzo che, con un secco "Avanti", rimase fisso ai suoi pensieri.
 La porta si aprì lentamente e da dietro ne uscì una piccola testa ricoperta da capelli castani sparsi sulle spalle.
 "Mi scuso, principe, ma volevo solamente informarvi che richiedono la vostra presenza nella sala d'ingresso" disse la piccola donna entrando gradualmente nella stanza, come a voler fare abituare il ragazzo alla sua presenza.
 Quest'ultimo si fermò di fronte a lei e la osservò visibilmente ansioso.
 Bastò uno sguardo complice dei due per far scappare un risolino alla donna, mentre il ragazzo si torturava le mani.
 "Non mi aiuti così, Diana, credimi" disse cercando di assumere un tono severo, ma un sorriso fugace lo tradì.
 Diana sorrise e gli si avvicinó, accostando le mani ai lembi della camicia indossata dal ragazzo, sistemandola.
 "Vostra madre sarebbe orgogliosa di voi.." Disse Daiana sicura, con un lieve cenno di malinconia.
 Il ragazzo le sorrise e le strinse le mani nelle sue.
 Uscirono insieme dalla stanza ma Diana, in corridoio, prese una direzione diversa, dirigendosi verso la sala da pranzo.
 Il ragazzo invece si diresse verso la sala d'ingresso.
 Attraversó i numerosi corridoi, che facevano apparire quel castello quasi un labirinto.
 Arrivó al portone dell'ingresso e notò una delle porte sulla sinistra socchiusa.
 Il ragazzo, spinto dalla curiosità, si accosto per sbirciare, e vide un ragazzo di spalle, al centro della stanza, seduto sullo sgabello di un bellissimo pianoforte bianco.
 Il ragazzo rimase ad osservare le mani dell'altro che si muovevano velocemente sui tasti, e che li sfioravano come se fossero piume.
 La luce proveniente dalla veranda faceva degli strani giochi di luce sui capelli del pianista.
 Prima apparivano neri, subito dopo diventavano biondi, e dopo ritornavano neri.
 O almeno pensava fosse per via della luce.
 Quando la musica melodiosa finì e il pianista si girò verso il ragazzo, che ancora lo osservava sulla soglia della porta, due lame di ghiaccio lo trafissero riscaldandogli l'anima.
 Il ragazzo fece per uscire e i suoi occhi ricaddero sull'incisione della porta.
 G.B.
 Una luce accecante seguita da piccoli bagliori dorati e neri si susseguirono fino a quando non comparvero delle pietre come diamanti trasparenti che, mano a mano, cambiavano colore e divenivano verdi come i prati di Idris.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 Alec spalancò gli occhi sentendo il cuore battere furiosamente in petto e le braccia, le gambe, la testa (tutto in pratica) bruciare.
 Cercò di tenere gli occhi aperti ma il dolore arrivava fin dentro al cervello.
 Fino a quando un picco fortissimo non lo fece quasi urlare, ma questa volta il dolore lo avvertì al di sopra del cuore.
 Tutto il dolore cessò di colpo e riuscì finalmente ad aprire gli occhi.
 Vide una figura piegata su di lui e gli venne un colpo.
 Fece per tirarsi indietro e colpì il suo assalitore alla testa.
 "Hey! Sta attento!" Esclamò la figura, mentre si sedeva sulla sedia.
 Alec vide uno scintillio biondo nel punto in cui si trovava la figura, e pensò "Jonathan?".
 Ma poi si dovette ricredere.
 "David? Che ci fai qui?!" Esclamò Alec tirandosi a sedere.
 Nel farlo notò di avere una maglietta bianca a maniche corte, sottile, logora in più punti.
 Si chiese di chi fosse.
 David si sedette sulla sedia di lato al letto e appoggiò il mento sui palmi delle mani, osservando Alec.
 Il Lightwood pensò che fosse leggermente invadente, perchè osservarlo così tanto?
 La verità era che gli dispiaceva che non fosse stato qualcun'altro a svegliarlo...
 "Allora?" Chiese nuovamente Alec, cercando di riportare David sulla terra.
 David lo osservó ancora e dopo qualche secondo si morde un labbro.
 "Stai meglio?" Chiese David guardandolo negli occhi e Alec quasi arrossì per l'intensità di quello sguardo.
 "Perchè? Come dovrei stare?" Chiese Alec sperando di sorvolare l'argomento, cosa che David afferrò subito.
 "Credo che tu l'abbia capito" disse continuando a guardarlo fisso.
 Alec guardò le coperte che aveva di sopra.
 "Dobbiamo parlarne ora? Cioè, non possiamo posticipare?" disse Alec cercando di allontanare il discorso che lo spaventava.
 "No, abbiamo rimandato fin troppo" disse David, guardando di fronte a sè, pensiero.
 Alec si chiese cosa sapesse, e a cosa stesse pensando.
 David posò i suoi occhi color ghiaccio in quelli di Alec e il Lightwood si sentì gelare.
 Erano così stranamente familiari.
 La sua mente finì, dopo una serie di ragionamenti contorti, per associare quegli occhi a dei lucidi capelli color pece.
 Vide il viso di David contrarsi, come se cercasse di trovare le parole giuste per un discorso molto complesso.
 La porta della stanza si aprì nel momento in cui David schiuse le labbra per parlare.
 Jia fece capolino dalla porta della camera di Alec.
 "Dolohov, ho bisogno di te, urgentemente" disse Jia severa, mentre David si alzava di malavoglia dalla sedia.
 Il console si giró verso Alec e lo guardò apprensiva.
 "Come stai?" Chiese, mentre David recuperava la sua giacca sulla sedia.
 "Bene, credo" disse Alec sincero.
 Il Lightwood guardó David mentre si avvicinava a lui per posargli un bacio sulla fronte.
 Il ragazzò fece di tutto per non arrossire.
 David uscì dalla porta, mentre Jia si girava verso Alec.
 "Ti conviene sistemarti alla meglio, Alexander" disse Jia per poi sorridere premurosamente ed uscire dalla porta.
 Alec sentì di dover alzarsi, non riusciva a stare seduto un secondo di più.
 Scostò le coperte e si mise a sedere con le gambe a penzoloni dal letto.
 Notò di non avere assolutamente freddo, nonostante indossasse solamente una leggera maglietta e dei pantaloni sottili.
 Si alzò accostandosi all'armadio della sua stanza, cercando una maglietta e dei pantaloni.
 Alla fine trovò una camicia azzurra e dei pantaloni attillati neri.
 Si ricordava benissimo quella camicia, gliel'aveva regalata Magnus qualche mese prima.
 Pensarlo gli procurò una dolorosa fitta al cuore.
 Cercó di allontanare quei pensieri dolci ma dolorosi.
 Si posizionò di fronte alla specchiera del mobile e si guardò in viso.
 Aveva la pelle leggermente più scura, come se avesse riacquistato colore stando al sole.
 Gli occhi erano stranamente più scuri del solito, e i capelli, beh quelli come al solito erano indomabili.
 Afferrò i lembi della maglia bianca e se la tolse.
 Si guardó allo specchio.
 Non si ricordava di essere così muscoloso.
 Certo, gli allenamenti lo avevano temprato, ma adesso assomigliava di più a Jace, se non di più.
 All'improvviso notó una runa più accentuata delle altre, vicino alla spalla sinistra, appena sopra il cuore.
 In quel momento capì perchè David si era piegato su di lui.
 E capì anche da dove era provenuto il dolore.
 Evidentemente gliel'aveva tracciata lui.
 La guardó più attentamente e, spalancando gli occhi, strinse le mani a pugni, così dolorosamente che le unghie gli si conficcarono nella carne e quasi presero a sanguinare.
 La runa che aveva quasi sopra il cuore era la stessa runa che tormentava i suoi sogni.
 La stessa runa che aveva visto nel libro.
 La runa che assomigliava tanto al simbolo cinese dello yin e dello yang.
 La testa girava e si dovette tenere dal mobile per non cadere.
 G.B.
 Due lettere vorticavano nel suo cervello. A queste se ne aggiunsero altre due.
 C.I.
 Sentì la runa bruciare all'impazzata.
 C.I.
 Cercó a stento di aprire gli occhi.
 All'improvviso, come un fulmine, un nome si catalizzò davanti ai suoi occhi.
 Christoper Iceblood.
 Spalancó le palpebre e guardó la superficie dello specchio, incontrando due pozzi, neri come le tenebre.

 

 

 

 

 

 


 Angolo delle crazy;
 Eccoci qui, stiamo ponderando l'idea di cambiare giorno di aggiornamento a domenica. Ma non siamo sicure. Perció gli aggiornamenti non saranno regolari.
 Speriamo che questo capitolo vi sia piaciuto.
 Purtroppo vediamo poche recensioni e siamo leggermente demoralizzate perchè questa è la parte centrale attorno alla quale la fan fiction è stata creata.
 Perció speravamo qualche recensione in più...
 Se qualche dio, ad esempio Odino, vorrà ascoltare le nostre preghiere, gliene saremmo grate.
 Ringraziamo come al solito tutte le persone che seguono, leggono e che dedicano qualche minuto alla nostra storia :)
 Grazie a tutti voi :)
 -Alla prossima
 ~Tini e Kiakkiera

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Capitolo 50
*** "Vladimir Tepes" ***


~~AVVERTIMENTO: Abbiamo deciso di cambiare giorno di aggiornamento. Aggiorneremo di Domenica  grazie per l’attenzione, ci rivediamo nell’angolo autrici sotto.

Uscì velocemente dalla stanza in cui si era dovuto rintanare.
Alec non era venuto a fargli visita, non l'aveva più visto da quando era uscito da quella porta che non era stata più aperta da nessuno.
Non era venuto nessuno a fargli visita, e, sinceramente, era stato meglio così.
Nessuno avrebbe potuto eguagliare il luccichio di quegli occhi come l'oceano, neanche sua sorella Clary.
Si chiese dove si trovasse in quel momento, e automaticamente pensò a Jace Herondale.
Clary era stata fortunata, aveva trovato Jace, che l'amava più di sè stesso.
Stiamo parlando di un Herondale, perció amare qualcuno più del proprio riflesso è tutto dire.
Orientarsi in quel castello non sembrava per niente difficile.
La stanza in cui aveva soggiornato era all'ultimo piano, dovette scendere qualche rampa di scale per arrivare al dormitorio maschile.
Stava attraversando il corridoio, passando davanti ad una serie di porte, ma quando ne sorpassó una in particolare sentì uno strano pizzicorio sotto la spalla sinistra.
Automaticamente poggió la mano sulla spalla ma il pizzicorio ancora persisteva.
Decise di non dargli tanto peso.
Si accostó alla porta e la aprì gradualmente, stando attento che all'interno non si trovasse nessuno.
Entró chiudendo piano la porta alle sue spalle.
Notó in un angolo un enorme borsone rosa shocking spalancato, e tutti i vestiti dai colori sgargianti sparpagliati attorno ad esso.
Non ci mise molto a capire di chi fosse quella stanza.
Sicuramente del sommo stregone di Brooklyn.
Squadrò per bene l'intera stanza notandola apparentemente regolare.
Si sedette sulla sedia di fronte alla specchiera e si rimirò sulla superficie perfettamente liscia.
Mentre si osservava allo specchio un forte luccichio lo colpì agli occhi.
Ne cercò la fonte e identificò da dove proveniva.
Il cassetto del mobile.
Lo aprì cautamente e ne tirò fuori il contenuto.
Un cofanetto intarsiato di mogano.
Sentì come se una ferita nella sua mente si stesse riaprendo, ma senza fargli del male.
Notó che il cofanetto era aperto.
Lo schiuse e finalmente ne vide il contenuto.
Un ciondolo finemente lavorato, raffigurante una runa in rilievo su quello che doveva essere un simbolo cinese.
Lo tiró fuori dalla custodia e sentì le mani tremare mentre, come una corda che si rilega all'altro capo spezzato, un legame si stava formando.
O riformando.
Sentì dei passi al di fuori della porta e uscì dalla sottospecie di trans in cui era caduto.
Ripose il cofanetto nel cassetto, ma tenne il medaglione in tasca.
Si alzó dalla sedia e si accostó alla porta.
Il rumore dei passi si affievolì e Jonathan aprì la porta appena in tempo per scorgere le figure di Jia e di un ragazzo dai capelli biondi scomparire dietro l'angolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alec uscì dalla sua stanza, non riuscendo a rimanerci un minuto di più, si sentiva come  in gabbia.
Attraversó il corridoio passando davanti alle camere del dormitorio.
Sentì dei rumori all'interno della camera di Magnus, si accostó per bussare ma ci ripensò.
E se avesse disturbato? E se Magnus non avesse avuto intenzione di vederlo?
Scosse la testa e con passo deciso scese le scale, arrivando in biblioteca.
Si chiuse le porta alle spalle, e attraversó la stanza dirigendosi verso gli scaffali, ne superó due dirigendosi verso il suo obbiettivo.
Arrivó allo scaffale che stava cercando, si inginocchió a terra per osservare al di sotto.
Non vide nulla.
"Impossibile" sussurró Alec spalancando gli occhi .
Allungó la mano sul pavimento della libreria come se il libro che stesse cercando fosse diventato invisibile.
Dopo svariati tentativi si dovette arrendere all'evidenza.
Il libro che aveva trovato Jonathan non c'era più.
Il libro in cui aveva visto tutte quelle rune.
Il libro che poteva dargli spiegazioni.
Scomparso.
Si alzó in piedi furioso e disperato.
Tiró un calcio allo scaffale cercando di sfogarsi.
All'improvviso qualcosa gli cadde sulla spalla, dovette trattarsi di qualcosa di molto pesante poichè gli fece abbastanza male.
Si piegó a terra per prendere il libro che aveva cercato di tramortirlo.
Era un tomo che aveva le grandezze di un vocabolario di demoniaco, di quelli antichi.
Si sedette su una poltrona di lato al camino acceso, poteva anche essere primavera, ma in quel castello faceva comunque molto freddo.
Si poggió il tomo sulle gambe e si mise ad osservare la copertina.
In alto una scritta nera come il buio recitava:

“History of Dark Magic”

"Storia della magia oscura?" Pensó scettico Alec,"questi sono più libri da Magnus".
Avrebbe potuto evitare di pensare a Magnus in ogni momento, ma era quasi impossibile.
Nello sfondo della copertina del libro, un fascio di energia nera che si intrecciava con le parole del titolo.
"La copertina sembra interessante" pensó Alec, "vediamo il resto".
Aprì il libro e scorrendo le pagine, leggendo qualche frase di sfuggita capì che quel libro non conteneva chissà quali importanti sapienze della magia oscura.
Semplicemente illustrava alcuni dei più potenti maghi, stregoni e ne elencava le capacità.
Partendo da i primi stregoni, come Merlino, e dalle streghe, come Morgana, fino ad arrivare agli stregoni del 900.
Alec si chiese perchè in quel libro non ci fossero gli stregoni del 21esimo secolo.
Mentre sfogliava ancora le pagine notó che il segnalibro di tessuto nero era poggiato in una delle pagine più avanti.
Lo aprì alla pagina indicata.
In una delle due pagine in mezzo al segnalibro si poteva notare una runa argentata bellissima.
La runa era rotonda e con due iniziali incise sopra: "G.B".
Alec sobbalzó e spalancó gli occhi.
Finalmente aveva trovato qualcosa.
Si scoprì così stupito da non riuscire a girare le pagine.
Tuttavia riuscì ad andare a quella successiva.
Una scritta in grande occupava tutta la pagina.

"I più potenti maghi del 900"
Alec giró nuovamente la pagina e quello che vide lo lasció stupefatto.
In alto alla pagina, scritto in un nero luminoso, un nome.

"Gideon Blackraven"

In basso al nome, un ritratto.
Alec lo osservó attentamente: i capelli neri che arrivavano alle spalle, zigomi alti e gli occhi...
Gli occhi di un nero impressionante.
Ciò che lo stupì però non fu quello, ma vedere che aveva le rune che ogni shadowhunter portava.
Si notavano sul collo, quelle che erano al di sotto della camicia erano state fatte risaltare con un colore argento, ma una più delle altre lo colpì, una che si trovava all'altezza del cuore.
Alec perse un battito.
Due.
Tre.
Forse quattro.
Si sentì svenire quando vide che la runa che lo stregone aveva sul cuore era esattamente la stessa runa che aveva lui.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Jonathan continuò a camminare per il corridoio con il cuore in gola.
Per poco non si era fatto scoprire da Alec nella camera di Magnus, in quel momento era stato assalito da un senso di panico indescrivibile.
Si appoggió al muro per riprendere fiato, ancora non credeva di esserci riuscito.
Salì le scale, dirigendosi al piano della sua stanza, e nel mentre prese in mano il ciondolo guardandolo bene.
Era stupefacente quel gioiello.
Gli trasmetteva uno strano senso di pienezza che non riusciva a comprendere.
Mentre lo stringeva in mano continuava a salire le scale.
Arrivó al suo piano quando si accorse di una cosa parecchio curiosa.
Non ricordava di aver visto, quando era uscito dalla sua stanza, un'altra rampa di scala che creava un'altro piano che non fosse il tetto.
Jonathan si disse di rimanere calmo, probabilmente non se n'era accorto prima, non ci aveva fatto caso.
Decise, dopo qualche minuto, di salire le scale.
Si guardó intorno, come cercando di non farsi notare da nessuno, e arrivó in cima alle scale.
Questo corridoio era molto diverso dagli altri.
I lampadari erano così antichi che pareva si stessero per staccare e cadere a terra, tuttavia erano di uno splendore unico.
Come il pavimento, coperto da un leggero strato di polvere.
Jonathan pulì una parte, alla meglio, con la scarpa.
Marmo puro.
Di quelli pregiati, degni di un Re.
Continuó a passeggiare nel corridoio fino a quando non arrivó di fronte all'unica porta del piano.
Non c'erano nè incisioni, nè altro.
Poggió la mano sulla maniglia, fece per aprire la porta ma essa rimase intatta.
Non successe nulla.
Non si aprì.
Tuttavia adesso, sulla porta, era comparsa un incisione.
Raffigurava metà del disegno del medaglione che aveva in tasca.
La parte bianca dello yin e dello yang.
Jonathan sentì la testa girare.
Mise la mano in tasca per prendere il medaglione, lo tiró fuori, e fu allora che si accorse che la parte nera del medaglione era sparita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alec aveva ripreso da tempo il fiato che aveva perso e aveva ristabilito i battiti cardiaci.
Tuttavia ancora non riusciva a calmarsi.
Decise di leggere quello che c'era scritto su quello stregone, su Blackraven.

"Gideon Blackraven, figlio di Lord Blackraven,  erede al trono del regno di  Russia, fu uno dei più potenti stregoni di Magia oscura mai esistiti.
Figlio di due Shadowhunter, la madre di origini Francesi e il padre di orgini Russe, Blackraven crebbe come un Nephilim nella reggia dei genitori, in un paese della Francia.
Successivamente ad un grave incidente, la madre del giovane Blackraven, morì, e il piccolo principe crebbe nelle fredde lande della Russia, insieme al padre e alle domestiche.
Ma la sua gioventù non fu triste: il parabatai di Lord Blackraven aveva un figlio, un piccolo principe, che fu come un fratello per il giovane Gideon.
Successivamente divennero parabatai e il legame con cui furono uniti  è unico al mondo, all'universo e alle stelle
Il ragazzo si chiamava, Christoper Iceblood."
Alec quasi si affogó con la propria saliva mentre leggeva, e tanti tasselli si collegavano nella sua mente.

"È ancora ignoto il modo in cui il principe Gideon Blackraven, da comune Shadowhunter, sia divenuto quello che i più potenti stregoni di oggi definisco un'arma oscura.
Creó incantesimi che , gli stregoni del tempo, non potevano neanche sperare di controllare.
Tuttavia questo potere non venne usato per compiere buone azioni.
Gideon Blackraven venne attratto dal mistero e dal fascino della Magia Oscura, e a nulla servirono le prediche del padre e del Parabatai, non tornó più indietro.
Non si seppe come morì, non si sa tutt'ora e probabilmente non si saprà mai.
Le versioni sulla sua morte sono innumerevoli, tuttavia noi abbiamo una sola certezza.
Che il suo spirito tornerà dall'oltretomba per riprendersi quello che aveva perso, e quello che non aveva mai avuto"

Alec sentì le mani tremare e strinse le braccia allo stomaco per il dolore atroce che si stava prendendo beffa di lui.
Tutte quelle informazioni in una volta, Alec non riusciva a gestirle.
Aveva bisogno di chiarimenti, la lettura che aveva fatto era riuscita solamente a creare in lui altri dubbi e, questa volta, questi dubbi dovevano essere risolti subito.
Venne scosso da uno spasmo e il libro cadde a terra aprendosi alla pagina successiva.
Alec alzó la testa sul foglio e vide un altro ritratto.
Prima si era chiesto se si sarebbe potuto sentire peggio di quel momento, adesso ricevette la risposta.
Si, era possibile.
Quegli occhi di ghiaccio erano così vivi, nonostante fossero dipinti, e quegli zigomi così pronunciati rendevano il viso tagliente e spigoloso.
I capelli neri non erano molto lunghi, e le spalle larghe e forti e le labbra sottili.
Era il ragazzo della sua visione, il ragazzo a cavallo.
Ne era sicuro.
Era quel pianista che suonava in modo strabiliante.
Ma quegli occhi...
Quegli occhi così freddi e taglienti.
A differenza di Blackraven lui non aveva rune.
Ma il colore della sua pelle era più chiaro di quello della pagina stessa.
Lesse il titolo della pagina e pensò che il suo cuore si sarebbe fermato.
"Vladimir Tepes"
Alec schiuse le labbra.
Lesse più in basso.
"Vladimir Tepes, uno fra i primi vampiri creati dal sangue di demone, visse in giro per il mondo.
Dalla Russia, suo luogo di nascita, alla Cina, dall'Europa all'America.
A differenza degli altri vampiri, lui possedeva un autocontrollo sovrannaturale e delle caratteristiche strabilianti.
Aveva numerosi poteri di cui erano dotati solamente gli stregoni.
Riusciva a regolare la sua temperatura corporea fino ad apparire quasi umano, e, molte voci dicono che egli riuscisse persino a camminare alla luce del sole.
Impossibile per i vampiri.
Per questo fu perseguitato da molti mondani nel periodo in cui essi scoprirono l'esistenza dei vampiri.
Tuttavia fu inseguito anche da molti Stregoni e shadowhunter.
Ebbe il suo unico periodo di pace  quando raggiunse la tenuta in Russia dei Blackraven.
Numerose fonti affermano che Tepes fu l'aiutante ufficiale di Lord Blackraven.
Partecipó alla grande guerra della Russia, istigata dal principe Gideon .
Non si sa se il conte Vladimir sia morto, oppure se stia vagando ancora in giro per il mondo."
Alec giró con mani tremanti la pagina e notó una piccola dedica in un angolo, scritta con una calligrafia a svolazzi.
"Par Vladimir Tepes"
"Da Vladimir Tepes"

 

 

 

 

 

 

Angolo delle crazy:
Buongiorno 
Questo capitolo è stato uno dei più difficili da scrivere, ma soprattutto uno dei più importanti.
Abbiamo avuto poco tempo per scrivere, perciò speriamo che sia comunque accettabile.
Siamo arrivate nella parte centrale della storia perciò speriamo di non deludervi 
Grazie a tutte le persone che ci seguono e che leggono questo orrore XD
-Tini e Kiakkiera

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Capitolo 51
*** Misteri e riconciliazioni ***


~~Jonathan scese le scale entrando in camera sua.
Aveva deciso di non fare parola a nessuno di ciò che aveva visto.
Richiuse la porta e si buttò sul letto a peso morto, lasciando le gambe ciondolare al di fuori del bordo di esso.
Era impossibile non impazzire in un momento del genere.
Eppure, Jonathan era abbastanza lucido.
E l'unico motivo che riusciva a tenerlo con la testa sulle spalle era Alec Lightwood.
Si chiese quando sarebbe tornato a fargli visita.
Aveva bisogno di togliersi quel peso che lo opprimeva.
Aveva intenzione di dirgli tutto quello che gli stava succedendo, i flashback, le visioni, la stanza nell'altro piano, il medaglione.
Si chiese cosa stesse facendo.
Prese una delle due facce del medaglione che aveva in tasca e lo strinse forte nella mano.
Lo guardò attentamente alla luce del sole, che entrava dalla finestra.
Dopo un po’ chiuse gli occhi, stanco.
E la scena che gli si parò d'avanti era simile a questa:
Alec seduto su una poltrona della biblioteca che rifletteva osservando il pavimento.
La porta della biblioteca che si apriva e Alec che si alzava, andando in contro alla figura appena entrata.
Magnus Bane.

Jonathan aprì gli occhi stupito, e si chiese se tutto quello fosse reale, oppure se l'avesse sognato.
Si disse che sarebbe andato a controllare.
Si alzó dal letto e si guardò allo specchio, pensando a quanto fosse poco presentabile in quelle condizioni.
Si chiese da quando fosse diventato così attento al suo aspetto.
Era sempre fantastico, dopotutto era Jonathan Morgenstern.
Detto Sebastian.
Si diresse verso il bagno, deciso a darsi una sistemata, per poi scendere in biblioteca.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Si lasciò ricadere pesantemente sulla poltrona, sentendo nella testa pensieri che si intrecciavano e separavano.
Stava cercando di mettere in ordine tutto quello che aveva recepito nelle ultime ore, con i ricordi che erano tornati nella sua memoria.
Posò il libro sul comodino, non senza aver prima dato un'ultima occhiata alla foto di Vladimir Tepes.
Erano troppi i dettagli a cui non aveva badato, che probabilmente adesso lo avrebbero aiutato.
Sentì un rumore sordo, come un qualcosa che cade su una superficie ruvida.
Alec vide con la coda dell'occhio un movimento alla sua destra.
Si giró e vide uno strano ciondolo nero poggiato sul libro.
Si chiese da dove fosse caduto.
Lo prese in mano e fu allora che comprese di cosa si trattava.
Era una parte del ciondolo che Magnus aveva nel cofanetto quella sera, alla festa.
Ma solo in quel momento si rese conto che il disegno del ciondolo era lo stesso della runa che era comparsa sul suo petto quella mattina, la stessa che era dipinta nel ritratto di Blackraven.
Stavano accadendo troppe cose strane insieme perché si trattasse di coincidenze.
Si chiese se anche l'arrivo improvviso di David fosse una coincidenza...
Sentì il rumore della porta della biblioteca che si apriva, si girò e vide degli occhi da Gatto fare capolino.
Alec lo osservò mentre entrava nella stanza, fino a quando i loro sguardi si incrociarono e quello di Magnus si abbassò.
"Ho visto David uscire da qui prima, avrei dovuto immaginare che ci fossi tu" disse quasi rassegnato lo stregone mentre Alec cercava di metabolizzare quello che aveva appena detto.
"David è stato qui?" Chiese Alec mentre si alzava dalla poltrona.
Magnus lo guardò assottigliando gli occhi.
"Potresti anche evitare di prendermi in giro, e se ne hai intenzione hai sbagliato persona" disse lo stregone facendo per andarsene, ma Alec lo richiamò.
"Magnus aspetta" lo stregone si bloccò ma non si girò "credo che sia arrivato il momento di parlare".

 

 

 

 


Magnus si girò per osservarlo: gli zigomi più sporgenti del solito e la pelle  , già pallida, che adesso sembrava quasi vernice bianca.
Si chiese da quanto non mangiasse, o da quanto non si guardasse allo specchio.
Chiunque si sarebbe spaventato a vederlo così simile ad un fantasma.
Magnus provò un fortissimo moto di malinconia ricordandosi di tutte le volte in cui si era preso cura di lui, dopo una battaglia estenuante con i demoni, e di quando si era preso cura di lui in modi diversi...
Alzò lo sguardo su quegli occhi che avevano assunto una sfumatura così diversa da quella che avevano la prima volta che Magnus li aveva visti, alla sua festa.
"Di cosa vuoi parlarmi? Di quanto tu e David vi stiate divertendo in questi giorni, o di quello di cui parlate tu e Morgenstern? Oppure di quanto tu stia bene in questi giorni senza di me?" Disse Magnus, il volto impassibile, tuttavia la voce tremante lo tradì miseramente.
Alec si sentì quasi in colpa nel vedere quanto Magnus stesse soffrendo, ma poi si disse che era solo colpa sua se aveva frainteso il legame che c'era fra Alec e David.
"Magnus hai frainteso tutto, se quel giorno mi avessi lasciato tempo di spiegare invece di uscire di corsa dalla stanza..."
"Spiegare cosa, Alec?!" Buttó fuori Magnus esasperato, mentre il suo viso diventava rosso di rabbia.
"Spiegarti che non c'è niente fra me e David, o fra me e Jonathan. Sono solamente dei film mentali che ti sei fatto! Io non amo nessuno al di fuori di te, ma tu non hai fatto altro che trattarmi male senza darmi neanche una spiegazione, e non hai voluto ascoltare le mie parole quando ho cercato di fermarti!" Esclamó Alec senza fermarsi per prendere fiato, urlando contro Magnus tutto ció che aveva taciuto da tempo, mentre quest'ultimo lo guardava incredulo.
"Io ti ho già perdonato Alec! Ti amo da morire, come potrei non farlo?" Esclamó Magnus fissando i suoi occhi in quelli del cacciatore, e quelli di quest'ultimo si spalancarono.
"M-mi hai perdonato?" Chiese Alec, quasi sorridendo, con voce flebile, mentre Magnus tirava fuori un sorriso timido, nonostante fosse ancora teso per le urla di poco prima.
"E quando pensavi di dirmelo?!" Esclamó Alec esasperato, Magnus avrebbe riso se non fosse stata una situazione tragica come quella.
Alec prese dei respiri profondi, cercando di mantenere la calma, nonostante sentisse una strana rabbia dentro.
"Okay... Scusa. Ho sbagliato momento, per alzare la voce" disse Alec passandosi una mano fra i capelli, mentre Magnus lo osservava con affetto.
"Magnus, io in questo periodo sono così confuso che non riesco più a venire a capo neanche della cosa più semplice" disse sconsolato Alec, appoggiandosi al tavolo mentre Magnus si avvicinava a lui appoggiandosi al mobile, di lato ad Alec.
"Come potrei aiutarti io?" Gli chiese confuso Magnus, mentre lo sguardo di Alec si illuminava.
Lo shadowhunter si allontanò dal tavolo e si diresse verso il comodino, prendendo un enorme tomo e ,infilando qualcosa in tasca, raggiunse Magnus, porgendogli il tomo.
"Ne sai qualcosa?" Gli chiese Alec infilando le mani nelle tasche dei jeans.
Magnus lo osservó scettico, sfiorando le pagine con i polpastrelli.
Si chiese perchè Alec avesse così tanto interesse per un libro del genere.
"È un libro di magia oscura Alec, certo che ne so qualcosa. Non capisco quale sia il problema..." Disse Magnus confuso.
"Guarda le ultime pagine" disse Alec indicando il libro con il mento.
Magnus aprì le pagine in cui si trovavano le foto di Vladimir e Gideon.
"È come se qualche ricordo che ho perso volesse tornare indietro ma non trovasse lo stimolo giusto" disse Alec pensieroso.
"Forse avrai sentito parlare di loro in una delle tue lezioni.." Disse Magnus cercando di convincere Alec, che però scosse la testa.
"Non abbiamo mai aperto quest'argomento con Hodge, e non credo di aver mai sentito i miei genitori parlarne..." disse Alec cercando di ricordare, poi assunse un'espressione malinconica "... Non parlavano quasi mai, se non per litigare".
Magnus comprendeva quanto stesse male Alec per il rapporto fra i suoi genitori, ma ancora non riusciva a capire dove volesse andare a parare.
"Saranno immagini viste di sfuggita... Non capisco perchè tu debba rimanere a fissare questo materiale; sarà una cosa da niente" disse Magnus poco convinto.
Alec sospirò esasperato.
"Una cosa da niente?!" Il ragazzo dagli occhi blu infilò una mano nella tasca dei pantaloni afferrando qualcosa sotto gli occhi attenti di Magnus.
Ne estrasse un medaglione.
Magnus sbarrò gli occhi.
"Quello è il medaglione che era nel cofanetto! Come hai fatto a prenderlo?" Esclamó Magnus guardando Alec sospettoso, che fosse entrato in camera sua quando lui non c'era?
Alec si avvicinó a lui.
"Si è materializzato di lato a me poco fa. Come per magia, poof. Ed è solamente una parte del medaglione" disse Alec e Magnus quasi si mise a ridere pensando a quanto fosse stupida la versione del ragazzo, ma poi lo guardò in viso e capì che non stava scherzando.
"Bene, e questo cosa c'entra con tutto ciò?" Chiese Magnus scettico.
Alec riguardó le pagine del libro, e in particolare il ritratto dello shadowhunter.
Indicó quest'ultimo e poi il medaglione.
Magnus doveva avere un'espressione alquanto confusa, poiché Alec finalmente parlò.
"Che iniziali erano impresse sul cofanetto?" Chiese Alec a Magnus.
"Una G e una B. Ma non capisco cosa..." Lo stregone si bloccó spalancando gli occhi, finalmente, comprendendo.
"Gideon Blackraven...." Sussurró stupito, poi scosse la testa.
"Nono, sarà una coincidenza" disse, probabilmente cercando di auto convincersi.
Alec lo guardó chiedendosi cosa potesse fare per fargli aprire gli occhi.
Poi gli venne un lampo di genio.
"Non mi credi?" Chiese Alec allontanandosi da lui.
Magnus lo guardó spaesato.
"Non è questo il punto, non credo che sia così, non penso che tu stia mentendo" disse titubante lo stregone.
Alec afferró i lembi della sua maglietta e se la sfiló con eleganza.
Magnus lo guardò tentando di non far trasparire nessuna emozione di quel genere (come spalancare la bocca ammirandolo).
Ma era leggermente difficile avendo d'avanti a sè il proprio ragazzo, o ex?, senza maglietta con gli addominali in mostra.
Lo stregone abbassó lo sguardo, imbarazzato dai pensieri che stava facendo.
"Magnus, guarda" disse, indicando una runa che aveva appena sopra il cuore.
Lo stregone la osservó per qualche secondo e poi lo guardó negli occhi in cerca di chiarimenti.
"È comparsa stamattina, ieri notte non l'avevo, mi sono svegliato con questo bruciore nell'esatto punto in cui adesso si trova la runa" disse Alec cercando lo sguardo di Magnus.
Lo stregone sospiró, e fece per aprire la bocca, ma Alec lo interruppe.
"Si, lo so, è impossibile che sia comparsa all'improvviso, ma non sto mentendo, né scherzando" "Evidentemente qualcuno l'avrà tracciata mentre dormivi" rispose Magnus, cercando adesso di guardare il meno possibile Alec.
"Mi dispiace Alec, ma non so come aiutarti. Forse potresti chiedere a..." Magnus si interruppe, quasi stesse cercando fiato per completare la frase, ma come se non bastasse mai.
Alec lo guardó in cerca di spiegazioni.
"....a Dolohov" rispose Magnus quasi in un sussurro, e Alec sorrise sornione pensando a quanto gli desse fastidio anche solo pronunciare il nome di David.
"Perchè dovrei chiedere a lui?" Disse Alec cercando di rimanere serio nonostante stesse cercando in tutti i modi di non ridere.
Magnus sospiró chiedendo aiuto a Lilith, per dargli la forza.
"Sa molto. Sapeva tutto di me, di quello che ho fatto, chi sono, dove sono nato, tutto. Ma io non sono riuscito a trovare nulla sul suo conto e..."
"Hai fatto delle ricerche su David?" Chiese Alec ridendo sotto i baffi.
Magnus fece un gesto con la mano come a lasciar perdere.
"È sospetto, è misterioso, ma sa tanto. Perció ti conviene chiedere a lui, io non ti posso essere d'aiuto" disse Magnus quasi con un cenno di malinconia.
Alec si avvicinó a lui prendendogli dolcemente la mano.
"Tu mi sei di aiuto" sussurró cercando i suoi occhi da gatto, "quando non sbraiti e non corri via solamente perchè sto parlando con un altro ragazzo" concluse sorridendo.
"Rettifico, non vi stavate parlando, vi stavate abbracciando" rispose sorridendo Magnus.
Alec bació il dorso della mano di Magnus.
"Io non vorrei abbracciare nessun'altro che non sia tu, da questo momento in poi" disse guardandolo dritto negli occhi.
Magnus sentì il suo cuore gonfiarsi, quasi ad esplodergli nel petto.
Avvicinó lentamente il suo viso a quelli di Alec, intrecciando le sue dita con quelle del ragazzo.
Le loro labbra erano a pochi centimetri di distanza quando le porte della biblioteca si aprirono.
Una testa bionda fece capolino, gli occhi neri che cercavano quelli blu di Alec.
"Alec sei qui..." Disse Jonathan, interrompendosi, "oh..." Aggiunse.
Alec si allontanó leggermente da Magnus riprendendo la maglietta e vestendosi.
"Non volevo disturbare, scusate" disse Jonathan, Magnus quasi si affogó con la saliva.
Jonathan Morgenstern aveva davvero chiesto scusa?
E, Jonathan Morgenstern, aveva appena interrotto quella che sarebbe stata la sua riconciliazione con Alec?
"Non ti preoccupare, non disturbi affatto" Magnus capì dal tono di voce di Alec che stava mentendo, nonostante apparisse cordiale come sempre.
Si sentì stranamente sollevato.
"Alec io volevo parlare con te, è urgente" disse Jonathan quasi come se stesse rivelando ad Alec un segreto indicibile.
Alec guardó Magnus per chiedere conferma, e lo stregone, riluttante, gli fece cenno con la testa.
Alec scoccó in bacio veloce sulla guancia di Magnus e, sorridendogli, uscì dalla porta.
Lo stregone sorrise per altri 10 minuti da quel momento, poi decise di iniziare a fare delle ricerche.
"Gideon Blackraven, eh?" Disse guardando il libro che aveva lasciato Alec sulla scrivania.

 

ANGOLO DELLE CRAZY:
ed eccoci qui 
Penso che questo capitolo vi sia piaciuto (Malec Malec Malec *-*), Jonathan che rovina il momento, al solito.
Ci scusiamo per non aver aggiornato la volta scorsa, ma, ringraziando gli dei dell’olimpo, Odino, e chi più ne ha più ne metta, il quadrimestre scolastico è finito *--*
Speriamo di essere più presenti.
Grazie a chi recensisce e a chi rimane nell’ombra, è grazie a voi se questa storia va avanti :’)
Alla prossima <3
-Tini e Kiakkiera

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Capitolo 52
*** "Dimmi che non mi lascerai mai" ***


~~"Scusami se ti ho disturbato mentre eri.. Impegnato." Disse Jonathan con un leggero cenno di stizza.
Alec si chiese cosa avesse, e si chiese per quale motivo era lui seccato e non Alec che era stato interrotto mentre...
Beh, non sapeva neanche lui cosa stesse facendo.
"No, non ti preoccupare, probabilmente l'hai fatto per qualcosa per la quale valga la pena dedicarle tempo" disse Alec passeggiando nel corridoio accanto a Jonathan.
Il ragazzo biondo lo osservó con la coda nell'occhio.
"Comunque, come facevi a sapere dove mi trovavo?" Chies Alec incrociando le braccia dietro la schiena e guardando in avanti, mentre continuavano a camminare.
Jonathan prima di rispondere si prese qualche secondo per trovare la spiegazione che l'avrebbe fatto sembrare meno strambo.
Non poteva dire ad Alec che l'aveva visto come proiettato da una telecamera segreta in una delle dua facce del medaglione.
E non poteva dirgli che aveva girato per tutto il castello prima di trovarlo.
E non poteva neanche dirgli che era sicuro al cento per cento che lui fosse lì perchè amava i libri, e non c'era alcun'altro posto in cui si potesse trovare.
Anche perchè probabilmente sarebbe stato vero, ma poi Alec si sarebbe chiesto come facesse Jonathan a sapere così tanto su di lui.
E Jonathan non avrebbe potuto dirgli di aver fatto delle ricerche, nonostante quelle ricerche le avesse fatte realmente nei giorni antecedenti all'attacco dei demoni.
Perció scelse una scusa molto scontata, ma per questo Jonathan pensò che potesse essere efficace.
"Ho chiesto in giro, mi hanno detto di averti visto entrare in biblioteca" disse Jonathan, cercando di apparire convincente, guardando di fronte a sè.
Alec posó fugacemente lo sguardo su di lui per qualche secondo, poi lo posó sul grande portone d'entrata, erano arrivati all'ingresso camminando.
"Cosa volevi dirmi?" Gli chiese dopo un pó, avvicinandosi a lui, nel buio del corridoio.
Jonathan si sentì sempre più a disagio, mano a mano che il Lightwood si avvicinava, nonostante sapesse che il ragazzo non aveva nessuna cattiva intenzione.
Jonathan indietreggó meccanicamente e inciampó, molto probabilmente in un tappeto.
Mentre stava per crollare a terra sentì una mano afferrare il suo polso, tirandolo su.
Nello stesso momento in cui la mano di Alec aveva sfiorato il suo polso aveva sentito una scossa risalirgli su tutto il braccio.
Alec si stupì da solo dei suoi riflessi mentre aiutava Jonathan a rimettersi in piedi, afferrandolo per i fianchi.
"G-grazie..." Balbettó Jonathan visibilmente a disagio, mentre guardava Alec negli occhi.
Vide per un attimo un'ombra oscura passare negli occhi di Alec.
"Sai, per un attimo ho visto i tuoi occhi diventare verdi, ma probabilmente sarò io che vedo quello che non dovrei vedere" disse sovrappensiero Alec, stringendo di più Jonathan.
Il biondo si accorse che la stretta di Alec era aumentata ma non cercó di allontanarsi, non riusciva a reggersi in piedi.
"I tuoi per un attimo mi sono sembrati... Neri" disse Jonathan guardando Alec e poi fissando il pavimento imbarazzato.
"Neri? Sicuro? " chiese conferma Alec, stupito , mentre Jonathan si allontanava leggermente e si appoggiava al muro dietro di lui.
Alec si avvicinó a lui e gli alzó il mento con due dita guardandolo negli occhi.
"Sono ancora neri?" Chiese Alec mentre Jonathan si ritrovava costretto a guardarlo.
Sentì il biondo sobbalzare, e poi lo vide scuotere impercettibilmente la testa.
"Cosa? John... Sono neri?" Chiese nuovamente Alec, cercando di essere più calmo e paziente.
Jonathan lo guardó negli occhi e, prima che Alec potesse rifargli la stessa domanda, lo bació.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


La porta della sala del Consiglio sbattè forte, mentre Jia e David ne uscivano fuori.
David quasi correva, apparentemente impaziente e nervoso, Jia cercava di inseguirlo ma, nonostante i suoi allenamenti da Nephilim, non riusciva a stare al suo passo.
"David! Fermati! Parliamone!" Urló Jia, sperando che lo stregone si fermasse.
David, inaspettatamente, si fermó e si giró verso di lei.
"Fermarmi?! L'ho sentito Jia! L'ho sentito! Non posso aspettare ancora!" Esclamó David cercando di calmarsi per non urlare nel corridoio.
"David potresti rovinare tutto, rilassati, dovresti aspettare almeno un altro po’.. Non è il momento, sarebbero scandalizzati, devi fare solamente un altro, piccolo, sforzo" disse Jia raggiungendolo finalmente e prendendo la mano destra di David nelle sue, piccole e graziose.
Jia guardó il volto di David e, successivamente, le sue mani.
"Ti conviene andare David, sono passate 28 ore" disse Jia, scostandosi per permettergli di passare.
David annuì e si allontanò ma, arrivato ai piedi delle scale, si fermò e si giró.
"Come faró adesso? Sapendo che lui è di nuovo qui?" Chiese quasi con voce disperata.
Jia gli sorrise tristemente.
"Sai cosa devi fare, l'hai sempre saputo" disse Jia, mentre David le sorrideva amaramente salendo le scale che portavano al dormitorio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


"Jace io non posso più continuare così" esclamó Isabelle buttandosi sul letto della camera del biondo, mentre quest'ultimo si appoggiava alla scrivania e giocherellava con un pugnale.
"Alec è TROPPO strano, non so più cosa fare. Non riesco a capire quello che gli succede, quello che sente, nulla. Poi dopo quella volta durante l'allenamento... Oh Jace, tu sei il suo parabatai! Non puoi cercare di capire quello che gli succede?" Esclamó Isabelle esasperata senza prendere neanche una pausa per tutto il discorso.
Jace guardó la lama del pugnale, assorto nei suoi pensieri, ma diede modo per far intendere di aver ascoltato il discorso di Izzy: impallidì e divenne quasi inespressivo.
"Non è più così" disse, con voce incrinata, Jace.
Isabelle si sedette improvvisamente sul letto, guardandolo e cercando il suo sguardo.
"Jace..." Disse decisa, senza esitazioni "cosa vuoi dire?".
Jace finalmente  la guardó  e, posando il pugnale sulla scrivania, abbassó leggermente lo scollo a V della maglietta che indossava, abbastanza per far vedere le rune che decoravano la clavicola e il collo.
Ci sono tutte, pensó Isabelle, tranne una...
La runa parabatai era scomparsa.

 

 

 

 

 

 

 


David cercò con le poche forza che aveva in quel momento di salire qualche altro gradino, per arrivare al piano dove si trovava la sua stanza.
Si aggrappò al corrimano con tutte le sue forze e quasi lo staccò, non riuscendo più a controllare l’energia che scorreva incontrollata nelle sue vene.
Era stato uno stupido ad oltrepassare le 24 ore così incoscientemente, non riusciva più a controllare i suoi poteri: stava succedendo.
Aveva aspettato più di 100 anni quel momento, era comprensibile lo shock.
Riuscì ad arrivare al piano ma, dopo qualche passo, le gambe vennero meno e si ritrovò a sbattere contro la porta di una delle stanze.
Sentì un brusio dentro di essa e cercò di alzarsi aggrappandosi in qualche modo al muro.
Nessuno doveva vederlo in quello stato, la copertura sarebbe saltata.
Sentì le mani intorpidirsi e congelarsi.
Le osservò e le vide diventare bianche, quasi trasparenti.
Sentì la nuca bruciare e pizzicare, la pelle che quasi friggeva, le gambe tremare.
Si accasciò contro il muro e mentre, con le ultime forze che aveva, cercava di andare via di lì, la porta su cui aveva sbattuto si aprì.
Jace Herondale e Isabelle Lightwood lo guardarono, e quella fu la prima volta che li sentì urlare di terrore.

 

 

 

 

 

Angolo crazy:
Perdonateci, penso sia la… 30esima volta che iniziamo l’Angolo Autrici in questo modo.
Tini ha avuto (e ha) la febbre, kiakkiera invece interrogazioni e compiti in classe.
Il capitolo probabilmente è stato scritto in fretta e furia nonostante siano le parti più importanti della storia.
Speriamo solamente di riprenderci, anche se non siamo così sicure.
Aspettiamo qualche recensione, per sapere che ne pensate, poiché siamo molto, molto indecise se continuare o meno.
Alla prossima
-Tini e kiakkiera

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Capitolo 53
*** Non tutto è perduto ***


~~Quando non sentì più le sottili labbra di Jonathan premere sulle sue, Alec buttò fuori l'aria che non sapeva di stare trattenendo.
Sentì le mani tremare, mentre cercava di riflettere su quello che era appena successo.
Ma non riusciva a pensare.
Era andato completamente su un altro pianeta.
Jonathan si trovava nella stessa situazione.
Si guardava le scarpe, rosso in viso, senza proferire parola.
Nessuno dei due riuscì a dire, o quanto meno a sussurrare qualcosa.
Jonathan era imbarazzato per quello che aveva fatto, assolutamente non da lui.
E Alec era stupito per il comportamento del biondo.
Si dimenticò completamente di quello di cui stavano parlando prima.
Jonathan alzò timidamente gli occhi sul viso di Alec, probabilmente non se ne rese conto neanche lui, e quest'ultimo poté vedere chiaramente gli occhi del ragazzo di fronte a sé : verdi.
E questa volta non era un effetto della luce, ne era certo.
Nello stesso momento in cui Jonathan stava per dire qualcosa anche Alec aveva aperto la bocca per parlare, ma nessuno dei due fece in tempo a dire nulla, poiché sentirono una voce che li chiamava.
Si girarono e videro Jia che li chiamava dal fondo del corridoio e che li incitava a raggiungerla.
I ragazzi, arrivati di fronte a Jia, confusi, aspettarono che lei parlasse.
"Ragazzi, dovete venire con me, ora" disse con tono urgente il Console, ma successivamente aggiunse "per piacere".
I ragazzi la seguirono per il corridoio, salirono le scale stando al passo con lei e arrivarono al piano del dormitorio dei ragazzi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Isabelle fu sicura di non avere mai sfoggiato un'espressione di orrore più palese.
Strinse la mano di Jace quasi a staccarla, ma il fratello continuava a guardare quello che assomigliava paurosamente a David, il sommo stregone di Vladivostock, ma che, Jace si ripeteva, non poteva assolutamente essere lui.
David aveva i capelli biondi, non Neri come la pece.
David aveva una carnagione solare, non pallida quasi trasparente come quella di un vampiro.
David, però, aveva gli stessi occhi color ghiaccio del ragazzo che i Lightwood avevano davanti.
La persona di fronte a loro si alzò a fatica, guardandoli intensamente, e Jace fu sicuro che la sua mano si sarebbe staccata, per quanto Isabelle la stava stritolando.
"No, non ce n'è bisogno, ragazzina".
Jace dovette ragionare qualche secondo per capire che, la voce che riconobbe come quella di David, proveniva da quel tizio, che si era appena rivolto a Isabelle, mentre la ragazza si irrigidiva improvvisamente.
Jace la guardò e vide la frusta che teneva in mano caderle a terra.
"Chi sei?" Chiese Isabelle, cercando di apparire minacciosa, ma la sua voce tremante la tradì.
"Sono sempre io, David, solo... Leggermente diverso" disse semplicemente il ragazzo davanti a loro.
Isabelle stava per chiedere a lui altro, ma tre figure apparvero alle spalle di "David".
Isabelle, vedendo Alec, Jonathan e Jia attraversare il corridoio, si sentì al sicuro.
Isabelle sentì la mano di Jace stringere la sua con forza, facendola girare.
Jace, solamente in quel momento aveva compreso di avere veramente davanti David.
Quando Alec era apparso nel corridoio insieme a Jonathan e David l'aveva visto.
Lo stregone si era irrigidito paurosamente e aveva stretto le mani a pugni.
"Ragazzi" esclamò Jia guardandoli, solamente dopo si accorse della figura nell'ombra. "Che ci fate...Oh Raziel!".
Jia impallidì bloccandosi sul posto, con Alec e Jonathan al suo fianco.
Il maggiore dei Lightwood seguì lo sguardo di Jia, fino ad incontrare quello di un paio di occhi di ghiaccio sbarrati dal terrore.
"Il Sommo stregone di Vladivostock..." Sussurrò Jonathan quasi.. annoiato, se possibile, più a se stesso che agli altri.
Alec scosse la testa senza mai rompere l'intreccio che si era creato fra gli occhi di David e i suoi.
"No" disse Alec, mentre tutti lo guardavano.
Jia in un misto fra stupore e paura, teneva la spalla di Jonathan, che guardava David e Alec come se stesse cercando di ricordare una dolorosa pagina di un libro che non leggeva da tempo.
Isabelle e Jace alternavano lo sguardo da Alec a David, non sapendo cosa fare.
"Tu non sei David, non lo sei mai stato" disse semplicemente Alec guardando negli occhi il ragazzo davanti a lui.
Il tono che aveva usato Alec era come una coltellata al cuore, fredda e secca, crudele.
Isabelle guardò il fratello sconcertata.
Jace, invece, guardò David, cercando nei suoi occhi un minimo di disapprovazione, ma non trovò nulla.
David era fermo al suo posto, con gli occhi puntati in quelli di Alec.
Solo in quel momento Jace si rese conto dell'aspetto del parabatai, era più rigido, più freddo, la schiena dritta, e gli occhi...
Ora capiva cosa intendesse Magnus, quel giorno, in cucina.
Gli occhi di Alec erano neri.
Quello non era Alec.
Ma chi era, se non Alec?
"Sono stato uno stupido a non accorgermene prima, perché non l'ho fatto? Come ho fatto per tutto questo tempo a non vedere la realtà dei fatti?" Esclamò Alec rivolgendosi a David ma parlando più a se stesso.
"Stavo iniziando a fidarmi di te! Perché non me l'hai detto subito invece di illudermi?!" Alec quasi urlò quelle parole che fecero tremare David.
Jace non riusciva a capire più niente, come Isabelle.
Quest'ultima osservava Jia, che guardava la scena come se fosse la regista di un film, con protagonisti Alec e David.
Come se sapesse già la trama e le battute.
Tutto questo non quadrava ad Isabelle.
"Alec.. io non volevo farti del male.." Disse David con le poche forze che aveva.
"Ma l'hai fatto!" Urlò Alec.
"Sono stato costretto!" Urlò, disperato, ancora più forte David.
"Da chi?! Lilith?!" Urlò Alec esasperato diventando rosso dalla rabbia, Isabelle si chiese cosa centrasse Lilith.
Isabelle si chiese tante cose.
"No! Non ho avuto alternativa! Non avrei mai voluto che lo scoprissi così, Alec" esclamò David stringendo le mani a pugni così forte da far diventare bianche le nocche.
"E come avresti voluto che lo scoprissi?! Mi volevi scrivere una lettera?!" Urlò Alec e Isabelle si spaventò del comportamento del fratello, non riconoscendolo più.
Non sapeva come interveniva, e stava maledicendo Jia per la sua calma e la sua compostezza. Come poteva?
"No! Avrei trovato un modo migliore!" Esclamò David e Isabelle, se non l'avesse visto in viso, avrebbe creduto che stesse piangendo.
"Un modo migliore??" Urlò Alec esasperato.
"Dei cioccolatini, e un mazzo di rose magari.." Disse Jonathan sadico, sorridendo sotto i baffi.
Per un attimo Isabelle pensò che David l'avrebbe fulminato, all'istante, dall'occhiata assassina che aveva mandato a Jonathan.
"Alec, ti prego, se mi lasciassi spiegare..." Cerco di calmarsi David, mentre Alec diventava ogni secondo più rosso e arrabbiato.
"Spiegare cosa?!" Urlò Alec, Isabelle si avvicinò a lui.
"Alec... Ti stai comportando come Magnus" disse semplicemente Isabelle, nonostante fosse così confusa che per un attimo aveva perso la cognizione del luogo e del tempo.
Alec si bloccò spostando lentamente lo sguardo su di lei.
"Io..." Cercò di dire qualcosa ma sembro che stesse intraprendendo una lotta con se stesso.
"Alexander, non ha senso discuterne qui e ora, sarebbe più conveniente se ne parlassimo in biblioteca" disse Jia stringendo in una morsa decisa ma dolce la spalla di Jonathan, rivolgendosi ad Alec.
Il ragazzo acconsentì e si spostarono tutti in biblioteca.
Jia fece resistenza e chiese a Jace, Isabelle e Magnus di uscire dalla stanza; preferiva parlarne prima con i diretti interessati.
Queste erano state le sue parole.

 

 

 

 

 

 

 

Magnus era un pezzo di nervi, non riusciva a contenere la sua rabbia.
Appena aveva visto entrare Alec aveva capito che qualcosa non andava, il suo sguardo era vuoto, freddo e calcolatore.
E nero.
L'aveva degnato solamente di un'occhiata e poi aveva ripreso a osservare Jonathan.
Isabelle era ancora troppo scombussolata per proferire parola e Jace sembrava essersi chiuso in se stesso.
Entrarono nel salotto del palazzo quasi automaticamente, e Jace prese a camminare avanti e indietro per la stanza, con le braccia incrociate dietro la schiena, guardando a terra.
"Sapevo che c'era qualcosa sotto.." Disse Magnus, nessuno rispose, non si capì se stesse parlando con se stesso o no.
"Lui, quel David, era troppo strano. Non avevo alcuna informazione su di lui, solo un nome, nient'altro.
Conosco molta gente, ma lui non l'avevo mai sentito nominare, e non sapevo neanche che a Valdivostock ci fosse uno stregone.." Continuò Magnus, Isabelle finalmente lo guardò, con aria mesta.
"Facevi bene a dubitare di lui" disse Isabelle, mentre Magnus attendeva che si spiegasse meglio. "David non è propriamente la 'persona' che diceva di essere".
Magnus la guardò trovo.
"Isabelle, spiegati meglio".
Isabelle sospirò, procastinò prima di rispondere alla richiesta di Magnus.
"Io credo che David sia un vampiro".
Fu in quel momento che Magnus rimise insieme tutte le tessere del puzzle.
E fu in quel momento che Jace si fermò, in mezzo alla stanza, come folgorato da un'illuminazione.

 

 

 

 

 

 

 

Angolo delle crazy:
Non sappiamo con che faccia presentarci qui, a pubblicare un capitolo pressochè penoso e laconico.
Purtroppo la scuola ci ha distrutto, e con non si sa quali forze, ma siamo riuscite a rinascere dalle nostre ceneri.
Ci dispiace tantissimo, davvero.
Speriamo di farci perdonare, in qualche modo.
Non abbiamo molto altro da dire sul capitolo, solamente che la storia si sta infittendo.

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Capitolo 54
*** Capitolo 54 ***


~~Isabelle continuò a guardare Jace come aspettando che lui esponesse il suo grande piano.
"David, o chiunque finga di essere lui" incominió Jace "potrebbe essere una macchina da guerra, addestrata dall'unione sovietica, per poi essere utilizzata per neutralizzare i nemici!".
Magnus emise uno sbuffo che doveva probabilmente assomigliare ad una risata.
"Se, Captain America"
Jace lo guardò confuso.
"America chi? È un gioco di società?"
Magnus alzó gli occhi al cielo.
"Mi dispiace ma credo di più all'ipotesi di Isabelle, è un vampiro"
"Però ci sono alcune cose che non mi sono chiare.." Disse pensierosa Isabelle.
"Cosa? Oltre al fatto che Alec lo conosce evidentemente da MOLTO tempo, che Alec in alcuni momenti è un peluche e in altri una pantera rabbiosa. E che Jonathan sembra aver sviluppato un certo interesse nei suoi confronti? E ovviamente non solo lui, anche la situazione fra David e Alec era abbastanza chiara..." Magnus guardò Jace sofferente, ma quest'ultimo lo ignoró "queste solo per citarne alcune".
Isabelle guardó Jace come se non vedesse l'ora che la smettesse.
"Jia non era assolutamente sconvolta, se in qualsiasi modo David abbia trovato un escamotage per poter rimanere alla luce del sole senza trasformarsi in cenere, e così riuscendo a passare per uno stregone russo, allora Jia ne era pienamente consapevole." Disse Isabelle, mentre Magnus rifletteva sulle parole della mora.
"E non dimentichiamoci che appena è arrivato qui ha chiesto immediatamente di Jia" aggiunse Magnus e Isabelle annuì.
"C'è solo una cosa da fare ora" disse Isabelle, alternando lo sguardo fra i due.
"Una gara di scarabeo?" Chiese Jace, sfregandosi le mani.
Isabelle guardó Jace come se fosse un demone particolarmente stupido.
"Dobbiamo parlare con Jia" disse Magnus.
"E subito, anche" aggiunse Isabelle.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


I ragazzi si diressero verso la biblioteca, pronti ad entrare, quando Isabelle, che dirigeva il gruppo, si fermò di botto arrivati di fronte alla porta.
"Che c'è?" Chiese Jace nervoso.
Isabelle gli fece segno di fare silenzio.
Si sentirono dei rumori, come di cose pesanti che cadono a terra.
Sentirono delle voci dentro chiamare un nome.
Jace prese lo stilo e si tracció una runa sul collo per affinare l'udito.
Jace riuscì a strattonare il braccio di Isabelle un attimo prima che la porta della biblioteca si spalancasse sbattendo contro il muro.
Alec uscì dalla stanza senza degnarli di uno sguardo, cereo in volto.
Jace sbirció dentro la stanza e vide Jonathan alzarsi e inseguire Alec senza dare loro nemmeno una spiegazione.

 

 

 

“Alec, ti prego, aspetta!” urlò Jonathan cercando di raggiungerlo ma, contro ogni previsione, Alec era veloce il doppio rispetto a lui. Il Lightwood ignorò il ragazzo, come se non l’avesse sentito dall’interno della sua campana di vetro.
“Alec!” urlò disperato Jonathan, e si rese conto di quanto gli costasse inseguirlo. Cadde a terra stremato e sconvolto, era la prima volta che le sue forze cedevano in quel modo.
“Alexander Gideon, fermati immediatamente!” provò ancora a fermarlo ma con tono sconfitto, e non aspettandosi una risposta dal giovane.
Ma Alec interruppe improvvisamente la sua avanzata, voltandosi lentamente verso Jonathan che lo guardava sorpreso, dal pavimento.
Sicuramente non pensava che l’avrebbe ascoltato, ma Alec sentendosi chiamato con il suo nome completo si era fermato, sempre a debita distanza da Jonathan.
“Chi diavolo è Alexander?” Esclamò Alec, guardandolo come se lo stesse prendendo in giro.
Sentirono dei passi dietro di loro e Alec sbarrò gli occhi correndo via.
Jonathan era ancora a terra, scosso, e sentì vagamente delle persone avvicinarsi.

 

 

 

 


“Era come se non mi riconoscesse” sussurrò sconvolto Jonathan, più a sé stesso che agli altri che lo osservavano in attesa di spiegazioni.
“Dobbiamo andare da Alec, non possiamo lasciarlo solo!” Esclamò Magnus stringendo i pugni.
“No, dobbiamo lasciarlo solo, ha bisogno di schiarirsi le idee” disse Jia, sedendosi al tavolo della biblioteca, molto provata.
“Non ha idee, non ha pensieri, non ha ricordi, non si ricorda di me, neanche di sè stesso” esclamò Jonathan.
Gli occhi di Magnus sembravano lanciare fiamme.
“E perché mai dovrebbe ricordarsi di te?” quasi urlò Magnus, Jonathan lo guardò sofferente.
“Ragazzi dobbiamo calmarci … Per il bene di Alec, non vorrebbe vedervi litigare” disse David cercando di calmare le acque.
Magnus si girò verso di lui, con le dita che lanciavano scintille colorate.
“E come pretendi TU di sapere quello che vuole LUI?” esclamò Magnus cercando di non fulminarlo.
David lanciò un urletto disperato, buttandosi su una sedia.
“Intanto, per piacere, potreste spiegarci cosa sta succedendo?” chiese Isabelle, poggiando una mani sulla spalla di Magnus per calmarlo.
David sospirò.
“Si, penso che le presentazioni siano di dovere” David fece un piccolo inchino. “Io sono Vladimir Tepes, primo fra i vampiri”.
Magnus si irrigidì sbarrando gli occhi.
“TU … quel libro … eri tu .. “ balbettò lo stregone, mentre David annuiva “ tu hai messo quel libro lì in modo che Alec lo trovasse!” David continuò ad annuire.
“Scusate, non sto capendo nulla” disse Jace, sedendosi al tavolo.
Jia, che aveva seguito tutta la scena, si girò verso Vladimir.
“Vladimir, mostraglielo”.
Il vampiro annuì e, con un lento movimento delle menai, delle scintille scoppiettarono fuori dalle sue dita, andando a creare una sottospecie di schermi di riproduzione e iniziarono a formarsi diverse immagini.
“Tempo fa” iniziò a raccontare Vladimir “i vampiri vivevano in Clan, e ogni clan era capeggiato da un vampiro superiore. Io ero a capo del gruppo dei maggiori esponenti russi, ero amato da molti e odiato e temuto da altrettanti. Dopo varie serie di pettegolezzi e dicerie assolutamente inventate e messe in giro da capi di altri clan che avevano creato una coalizione contro di me, fui costretto a fuggire, i vampiri mi davano la caccia. Diventai un reietto”
Tutti ascoltavano il racconto con il fiato sospeso, mentre delle immagini si formavano nell’aria.
Nel frattempo Alec girava per il castello, alla ricerca di qualcosa, o, più probabilmente, di se stesso.

~~

 


ANGOLO CRAZY:
Eccoci… *si nascondono* perdonateci, ma è stato un periodaccio, e questa parte della storia è la più complessa e volevamo scriverla per bene.
Nel capitolo ci sono alcuni riferimenti alla Marvel che non tutti capiranno XD stavamo ririririguardando il Soldato d’inverno perciò non potevamo non  mettere delle citazioni.
Finalmente iniziamo a scoprire nuove cose sul passato di Davi.. emm, volevamo dire Vladimir.
Alla prossima (speriamo presto)
-Tini e kiakkiera

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Capitolo 55
*** Horcrux ***


~~"Perciò tu sei scappato e sei diventato..."
"..Un latitante" disse Isabelle completando la frase di Jace.
"Si. Vagai fra i continenti cercando un posto in cui stare. La mia latitanza durò secoli e secoli" raccontò Vladimir, mentre gli altri ascoltavano rapiti.
"E poi cosa facesti?" Chiese Simon, colpito da quella storia.
Vladimir sorrise, perdendosi nei ricordi.
"Venni accolto dal Re di un regno confinante con l'attuale Vladivostok. Sua moglie era morta subito dopo aver dato alla luce il figlio: Gideon Blackraven. Il Re mi volle come consigliere reale, perciò presi il mio posto a palazzo." Disse Vladimir fissando un punto sulla scrivania  perdendosi, nostalgico, nei ricordi.
"Ma ci sono alcune cose che non mi sono chiare." Affermó Magnus ancora non convinto, Vladimir fece un cenno per farlo continuare. "Il Gideon del libro aveva delle rune da Shadowhunter, ma viene nominato nel libro dei più illustri stregoni, insieme a te."
"Questa è la parte più delicata della storia. Gideon era figlio di una Shadowhunter e di un mondano con la vista, perciò nacque come un figlio di Nephilim. Successivamente, a seguito di...alcuni...incidenti la sua, diciamo natura, mutò in parte" disse Vladimir soffermandosi in alcuni punti della narrazione con voce rotta.
"Durante la mia permanenza a palazzo diventai, diciamo, amico intimo del principe, perciò riuscii a impartirgli alcune lezioni su tutti i tipi esistenti di magia"
Isabelle percepì altre sfumature più profonde in quel semplice "amico intimo" pronunciato da Vladimir.
"Magia? Sei anche uno stregone perciò." Affermó Jace.
"Altrimenti come avrebbe fatto a farsi passare per David Dolohov se non mutando il suo aspetto con la magia?" Disse Isabelle, come se fosse ovvio.
"E come avrebbe fatto a raggirare Jia? Certo, avrebbe potuto usare anche l'incanto dei vampiri, ma in pochi sanno farlo" disse Magnus.
"Non l'ho raggirata!" Sbuffó offeso Vladimir.
"Vorresti dire che lei era al corrente di tutto questo?" Esclamò Isabelle guardando Jia, che annuì.
"E anche di molto altro" aggiunse Jia, alzandosi in piedi e appoggiandosi al tavolo.
Ci fu un attimo di silenzio.
"Beh, si, è una bella storia, ma cosa c'entra con Alec?" Chiese Jace dopo un po', seccato.
"Ci stiamo arrivando. Continua Vladimir" disse Jia, incrociando le braccia al petto.
"Il principe aveva un parabatai, Christopher Iceblood" detto questo, Vladimir fece comparire due immagini dei due parabatai sospese in aria.
Isabelle pensò che avessero qualcosa di molto familiare.
"Praticamente crebbero insieme. Chistopher passava gran parte del suo tempo al palazzo dei Blackraven piuttosto che al suo.
Peró c'è una cosa da precisare: il loro legame non era come un comune legame parabatai.
Legava i loro corpi, le loro anime, le loro menti e i loro sentimenti.
Era letteralmente impossibile per uno non capire cosa provasse l'altro."
"Ma è come una sottospecie di legame parabatai potenziato.. tutto qui?" Chiede Jace deluso.
"No" rispose Jonathan al posto di Vladimir, stupendo tutti "questo legame parabatai, dura anche dopo la morte di uno dei due".
Tutti si guardarono basiti.
"Si, ha ragione Jonathan" confermó Vladimir. "Questo legame permetteva alle anime dei due parabatai di non morire mai, avrebbero aleggiato in eterno e poi si sarebbero rincontrate, anche dopo la morte."
Jace pensó immediatamente a Clary, e a quel loro "ti ameró anche dopo la morte, se ci sarà una vita dopo di essa".
Isabelle parve sconcertata da quella rivelazione.
"Perciò tu vuoi dire che..." Incominció Magnus, ma bloccandosi non avendo forza per continuare.
"L'anima di uno dei due si è incastonata in quella di Alec" concluse Vladimir.
"Ma.. Com'è possibile? È come posseduto?" Chiese Simon, titubante e sconcertato.
"No, non è posseduto, le due anime vivono in simbiosi. Tutto è sotto controllo fino a quando una delle due non prenderà il controllo su di lui" disse Vladimir, rabbrividendo.
Tutti stavano riflettendo sconcertati, cercando di rendere concrete quelle notizie paurose.
Jonathan sentiva il petto scoppiare.
"Ma, non capisco una cosa..." Disse Simon, che a quanto pare era stato particolarmente preso da quella storia. "Se l'anima di uno dei due parabatai è in Alec, quella dell'altro dov'è?".
Vladimir sospirò, posando lo sguardo su Jonathan.
Isabelle emise un sospiro strozzato.
Magnus finalmente comprese gli strani atteggiamenti di entrambi l’uno verso l’altro, e si diede dello stupido a non aver creduto ad Alec.
Tutti i tasselli stavano andando al loro posto.
Jonathan alzó la testa timidamente e, vedendosi osservato, arrossì.
Non aveva ascoltato una sola parola, era troppo preso da quelle strane sensazioni che gli attanagliavano il petto.
Sensazioni non sue, e allora di chi?
"Perciò.. Beh, ancora ci sono alcune cose che non capisco" disse Jace, sconvolto da tutte quelle novità.
"Su quel cofanetto che Magnus aveva trovato, e che Alec era riuscito ad aprire c'erano incise due lettere... G.B.. A quanto pare stavano a significare Gideon Blackraven ma…"
L'espressione sconvolta di Vladimir fece bloccare Jace.
"Il cofanetto! Ovvio!" Esclamó il vampiro, tutti lo guardarono come se fosse impazzito, lui se ne accorse. "Quel cofanetto era stato costruito dallo stesso stregone che aveva creato il ciondolo che si trova al suo interno, e dallo stesso stregone che aveva anche ufficializzato il legame di Gideon e di Christopher."
Tutti lo guardarono aspettando di scoprire il nome dello stregone.
Jonathan sussurró qualcosa che nessuno riuscì a sentire, tranne i due vampiri, che a quanto pare avevano un udito fine come quello dei pipistrelli.
"Che ha detto?" Chiese Isabelle, capendo che Jonathan non avrebbe probabilmente ripetuto quelle parole, poiché era troppo preso a fissare il pavimento come se si stesse aprendo sotto i suoi piedi.
"Ha detto: Ragnor Fell, credo" disse Simon, guardando Vladimir che annuì.
"Cosa centra Ragnor ora?!" Esclamò Magnus stringendo le mani a pugni.
"Ragnor ha creato insieme a me quel legame, ha realizzato il cofanetto e il ciondolo e ha realizzato anche molte delle armi di Gideon.." Disse Vladimir.
"Ma quello non è compito delle sorelle di ferro?" Chiese Isabelle, confusa.
"Quella..era una situazione particolare" sospiró Vladimir, e Isabelle si chiese cos’altro ci fosse sotto.
Magnus ricadde pesantemente su una sedia, non riuscendo a capacitarsi di quello che aveva detto il vampiro.
Ora capì finalmente a cosa era servita quella cantina chiusa nei sotterranei..
"Dov'è?" Chiese Vladimir impaziente.
"Che cosa?" Chiese Isabelle.
"Il ciondolo" rispose autoritario Vladimir.
Jonathan avanzó fino al centro della stanza, mise una mano nella tasca dei pantaloni ed estrasse un oggetto.
Tutti lo guardarono sconvolti, Vladimir sembrava prossimo ad un infarto.
Quando Jonathan gli porse il ciondolo, Vladimir lo prese con mani tremanti, quasi credesse che potesse scomparire.
Vladimir afferrò il ciondolo dalla catenella e stese il braccio , creó delle scintille e un alone blu e lo avvolse in esso, sospendendolo per aria, al centro della stanza.
"Dentro quel ciondolo è racchiusa una potente magia quasi incontrollabile." Disse Vladimir, mentre nei suoi occhi risplendevano i colori delle fiammelle.
Era inquietante quanto affascinante, si ritrovò a pensare Isabelle.
"Ho visto Alec l'ultima volta che ci ho guardato dentro" riveló Jonathan "pensavo di essere impazzito".
Vladimir sorrise, sospirando nostalgico.
"Per questo l'ho raggiunto in biblioteca, dov'era con Magnus" disse Jonathan mentre Magnus, nonostante fosse ancora sconvolto, lo guardava con stizza.
"Non dirmi che adesso il ciondolo è un horcrux" esclamó Simon, sorridendo.
Tutti lo guardarono confusi e seccati.
"Un Horcrux. Harry Potter. Avete presente? Un oggetto in cui si riversa una parte della propria anima così quando si muore si rimane comunque in vita?" spiegó Simon stupito da tanta ‘ignoranza’.
A Isabelle parve di sentire qualcosa pronunciata da Simon che suonava come ‘pff, stupidi babbani’.
Vladimir rimase a fissare Simon per un tempo che a Isabelle parve durare secoli, che gli fosse venuta un'idea?
Jonathan distolse tutti dai propri pensieri.
Il ragazzo si stava premendo una mano sul petto, come cercando di sopprimere un dolore troppo forte.
Vladimir se ne accorse e lo guardó confuso.
"G-guarda nel ciondolo... G-guarda..." Sussurró Jonathan con poco fiato, probabilmente strappatogli in maggior parte dalle strane emozioni che stava provando.
Vladimir fece come richiesto e ingrandì la visione del ciondolo così che la potessero vedere tutti.

I bordi dell'immagine erano sfumati, ma si distingueva chiaramente la figura di un ragazzo, Alec, che stava camminando in un corridoio, con lampadari antichi ma meravigliosamente unici, che sembravano  prossimi a staccarsi e cadere a terra.
I lampadari erano spenti, e il corridoio era buio.
All'improvviso una luce rischiaró le tenebre.
I ragazzi videro da dove proveniva la luce: dalla mano di Alec.


Jonathan trattenne il respiro.
"Ci sono stato.. In quel corridoio.. Sembrava come.. Estrapolato da un'altra epoca".
Vladimir lo guardó comprendendolo all'istante.
"Ma dove si trova questo corridoio? È in un altra casa di Idris? Alec è uscito da palazzo?" Chiese Isabelle cercando di capire.
"È qui, in questo palazzo, al 4°piano" rispose Vladimir.
Gli altri lo guardarono come se avesse perso il senno, il 4°piano in quel palazzo non esisteva, escludendo il tetto.
"Non ha nessuna strega luce nella mano..." Disse con voce strozzata Isabelle.
Gli altri capirono cosa volesse sottointendere Isabelle, Alec aveva illuminato la stanza facendo fuoriuscire dal palmo della mano delle fiammelle che imitavano perfettamente il luminoso colore della strega luce.
"È uno stregone, no?" Disse Vladimir.
Isabelle strinse i denti.
"No. Lui è Alec" disse Jace con rabbia, incollerito da tutta quella storia che non aveva niente a che vedere con il suo parabatai, con l’Alec che conosceva.
"Lui è mio fratello" completó Isabelle con decisione.


Alec attraversò il corridoio, sfiorando ogni tanto le pareti con le dita, come se non vedesse quel corridoio da tanto tempo. Con una strane luce negli occhi: un misto fra stupore, meraviglia e nostalgia.

Isabelle guardò Vladimir cercando spiegazione nell'espressione del suo viso, tuttavia lui era impassibile.
Ma i suoi occhi lo tradivano, si poteva chiaramente leggere tutto il dolore che stava provando.
Ora Isabelle aveva finalmente capito quale delle due anime dei  principi si trovava dentro Alec, ora era tutto più chiaro e lampante.

 

Alec arrivó davanti all'unica porta del corridoio che sembrava essersi mantenuta alla perfezione, tranne per un'incisione presente al di sopra della maniglia.
Alec posó lo sguardo su quell'incisione e i suoi occhi all'improvviso diventarono neri, poggió la mano sulla maniglia e l'incisione si completó.
Alla parte bianca del simbolo dello yin e dello yang si aggiunse quella nera e, finalmente, la porta si aprì.

La visione si offuscó quando Alec entró nella stanza e poi scomparve del tutto quando Jonathan cadde a terra in ginocchio.
"Jonathan!" Esclamó Jia precipitandosi da lui.
Il ragazzo tremava e si stringeva la testa fra le mani.

 

ANGOLO DELLE CRAZY:
Wow, questo capitolo è stato un vero parto. Ci dispiace di farvi aspettare tanto ma è davvero complicato scrivere una storia con una trama così aggrovigliata.
Se avete bisogno di chiarimenti scriveteci pure nella recensione tutto ciò che non vi è chiaro.
Beh, ci vediamo alla prossima 
-Tini e Kiakkiera

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Capitolo 56
*** Capitolo 56 ***


~~“Jonathan” lo richiamò Jia, scuotendolo tenendolo per le spalle.
“Alec… Lui .. Gideon” sussurrò Jonathan, come se stesse vaneggiando. Gli altri si guardarono preoccupati.
“Dobbiamo raggiungere Alec” disse Magnus.
“Prima che sia troppo tardi” aggiunse Vladimir con tono grave.
Jace e isabelle si scambiarono occhiate spaventate.
“Andiamo” disse Jia aiutando Jonathan ad alzarsi.
 
 
Attraversarono il corridoio, dopo aver salito le scale, fino ad arrivare all’ultimo piano.
Vladimir conduceva il gruppo di lato a Jonathan.
Il ragazzo si girava spesso ad osservare Vladimir: il vampiro si guardava intorno come se si ritrovasse finalmente a casa propria dopo secoli di latitanza. E in un certo senso Jonathan sentiva di capirlo.
Non aveva mai pensato a nessun posto come se fosse casa propria, nessun posto nel quale era bello tornare e sentirsi protetti. Ma da quando aveva ritrovato Alec si sentiva finalmente come se tutti i luoghi in cui andasse fossero casa sua, fin quando era con Alexander.
“Siamo arrivati” esclamò Jonathan per distogliersi dai suoi pensieri, si avvicinò alla porta e abbassò la maniglia. Entrò seguito da Vladimir, e la porta si richiuse di botto alle loro spalle.
Gli altri che erano rimasti fuori cercarono di accedere alla camera ma, per quanto ci provassero, la porta sembrava essersi quasi cementata, come se a loro fosse negato l’accesso.
Jace iniziò a tirare pugni alla porta urlando disperato frasi sconclusionate fino a quando Magnus non lo prese gentilmente per le spalle cercando di tirarlo via.
“Ce la farà,  Jace” disse Magnus togliendo le mani dalle spalle di Jace, dopo che lui si fu calmato.
Isabelle si avvicinò a Jace e lui la attirò a sé, abbracciandola, mentre lei gli ripeteva come una litania “andrà tutto bene”.
Nonostante questo, Magnus si sentiva spaventato come mai prima d’ora.
Era da molto tempo che non provava quel sentimento che logora fino all’ultima cellula del corpo, impedendoti di vedere chiaramente la realtà: la paura.
Questa volta era diverso, perché Alec non era in sé, Magnus se ne era accorto da tanto tempo, ma aveva preferito negarlo perfino a sé stesso piuttosto che accettare la realtà dei fatti: Alec era compromesso.
Fin da quando Magnus  aveva visto per la prima volta Alec aveva letto nei suoi occhi profondi quel leggero sprazzo di innocenza, e solo più avanti lo stregone aveva capito che dietro quel velo si nascondeva la tempra di un guerriero.
In quell’ultimo periodo negli occhi di Alec si leggeva qualcosa che Magnus non osava neanche ricordare: un abisso nero.
Magnus temeva di non vederlo mai più sorridergli come faceva un tempo, aveva paura di non vedere più le sue guance tingersi di rosso per ogni battuta spinta che gli diceva. Temeva di non poter più vedere quei bellissimi occhi illuminarsi di nuovo.
Aveva paura di perderlo.
E la cosa peggiore a cui Magnus riusciva a pensare era che lui non poteva farci niente, era tutto nelle mani di Vladimir.
 
 


 
 
 
Jonathan osservò le spalle curve di Alec mentre lui, dando loro le spalle, si guardava intorno.
Il ragazzo riusciva a sentire il respiro pesante di Alec, mentre osservava le sue spalle alzarsi ed abbassarsi come se stesse per andare in iperventilazione.
“Alec..” tentò Jonathan, facendo un passo in avanti verso il ragazzo. Vladimir osservava la scena come se non riuscisse a muoversi. Evidentemente aveva aspettato così tanto, sperato così tanto, che non aveva letteralmente mai provato ad immaginare come sarebbe stato.
“Quindi è questo ciò che sono? Ciò che ero, e ciò che sarò?” disse Alec, fuori di sé, cercando di darsi un minimo contegno. Nonostante quello, Jonathan riusciva a sentire quanto gli fosse costato pronunciare quelle poche parole, per questo non rispose, Alec non aveva bisogno di conforto, ma di sfogarsi.
“Tutte quelle immagini.. quei sogni.. quelle specie di allucinazioni che avevo.. ora finalmente capisco.” Disse Alec, e Jonathan per un attimo sentì il cuore stringersi quando capì che Alec aveva sofferto nello stesso modo in cui aveva sofferto lui. “Ricordi di una vita che non era mia, visi di persone che sento così familiari ma allo stesso tempo così sconosciute. Mi sono sentito così…perso.”
Alec si girò verso Jonathan, che sentì il cuore che iniziava a battere più forte. Cercò di darsi una calmata raddrizzando la schiena, ma lo sguardo di Alec lo stava destabilizzando.
“E poi ho visto te.. Avrei dovuto provare un senso di angoscia, rabbia, terrore per quello che avevi fatto e che mi avresti potuto fare. Invece, quando ho posato su di te lo sguardo, non ho rivisto il figlio di Valentine Morgenstern, non ho visto l’assassino di mio fratello o di mio cugino, non ho visto Sebastian, ho visto Jonathan. Solo e unicamente Jonathan. - le labbra di Alec, mentre ricordava , si stesero in un sorriso che riscaldò il cuore del biondo -  Ho visto nei tuoi occhi tutti quello che saresti potuto diventare se il destino non ti avesse teso una trappola così crudele. E non mi sono mai sentito al sicuro come quando ti ho guardato negli occhi, due pozzi neri come la pece che adesso sono diventati di un verde che amaramente riconosco.”
Jonathan sentì come se il suo cuore stesse ritornando a battere dopo secoli e secoli.
Ma sentì una strana amarezza nel profondo, si chiese se tutte quelle emozioni che provavano lui ed Alec fossero dovute all’incantesimo a cui era stato sottoposto Gideon Blackraven, e per un attimo sperò che non fosse così, perche si sentiva maledettissimamente bene.
Dopo tutto ciò che gli era successo, finalmente si sentiva libero, libero di essere, libero di volere, libero di sperare, libero di amare. Sperò che quel suo cambiamento fosse dovuto alla vicinanza del Lightwood perché, non si sapeva spiegare come,  era stata l’unica persona che gli era entrata dentro e che era riuscito a capire quello che provava senza bisogno di parole.
Scoprire che faceva tutto quello sotto l’effetto di un incantesimo gli avrebbe bruciato ogni piccola possibilità di sperare in una vita migliore, nell’affetto di qualcuno per quello che è veramente.
Il cambiamento che aveva avuto in quest’ultimo periodo l’aveva fatto sentire giusto, amato, protetto, difeso, e non voleva che tutto questo finisse.
Alec si girò verso Vladimir e Jonathan vide negli occhi di quest’ultimo qualcosa che non riuscì a capire.
“Sapevo che c’era qualcosa in te che non riuscivo a comprendere a pieno, e forse neanche ora ci riesco.
Però solamente ora, forse, riesco lontanamente a capire come tu ti sia sentito ad aspettare Gideon per tutti questi secoli. Sapere che io ho i suoi ricordi, la sua anima, ma sapere che io non sarò mai pienamente chi tu vorresti che io sia è più doloroso. Non so come fare per liberarci da questa situazione, ma qualsiasi cosa possa essere utile, la farò, puoi starne certo. Per te, per Gideon, per tutti.” Disse Alec stringendo la mano di Vladimir fra le sue in un gesto di incoraggiamento, e solo in quel momento Jonathan capì quanto Vladimir potesse aver sofferto.
Guardare Alec e vedere Gideon, e dover tacere per tutto il tempo, sommato a tutto quello che Vladimir aveva passato da quando Blackraven era morto.. Jonathan rabbrividì, al pensiero di quello che potesse significare perdere la persona che ti è più cara solo perché non sei riuscito ad arrivare in tempo, e doverla aspettare per secoli, perdendo la speranza di rivederla col passare del tempo. 
Jonathan capì che era arrivato il momento di darsi una mossa, si avvicinò ad Alec e gli posò una mano sulla spalla.
“Credo che sia arrivato il momento di tornare alla realtà” disse Jonathan, e quando Alec posò il suo sguardo su di lui vide le sue iridi blu cobalto schiarirsi per un attimo, e sentì uno strano gorgoglio allo stomaco, diede colpa alla mancata colazione di quella mattina.
Alec gli regalò uno dei suoi soliti sorrisi e lo stomaco di Jonathan fece una capriola, era decisamente affamato, sì.
Uscirono dalla stanza e dopo che si richiusero la porta alle spalle fece appena in tempo a spostarsi prima che Isabelle lo travolgesse, mentre correva per saltare addosso ad Alec.
Vide Jace avvicinarsi ad Alec e stringergli una spalla con un mano, scuotendolo e sorridendogli. Alec ricambiò.
Magnus, che era rimasto indietro per lasciare il tempo ai suoi fratelli di salutare il ragazzo, decise che era arrivato il momento di riappropriarsi del suo ‘fidanzato’, così si avvicinò ad Alec, che appena lo vide si districò dalla presa di Jace e dall’abbraccio spezza ossa di Isabelle.
Il Ligthwood si avvicinò allo stregone e, quando fu a pochi centimetri da lui, gli saltò addosso abbracciandolo, incrociando le braccia dietro il suo collo.
Lo stregone si prese qualche secondo per godersi quel momento di estasi.
Jonathan si sentì improvvisamente vuoto, anche lui avrebbe voluto sentirsi come loro, e provo un certo disagio quando il pensiero di voler essere in quel momento al posto dello stregone lo sfiorò, anzi, lo colpì.
Sentì una mano posarsi sulla sua spalla, si girò e vide Vladimir che gli sorrideva come se volesse confortarlo, possibile che lui sapesse? Che avesse capito?
Non fece altro che pensarci fino a quando, arrivati al piano del dormitorio, ognuno si diresse nelle proprie stanze: avevano deciso che avrebbero discusso sul da farsi più avanti, con più calma e con le idee chiare in mente.
La sorella di Alec, Isabelle, e il Diurno si allontanarono, dicendo di voler passare un po’ di tempo in biblioteca a fare delle ricerche, cosa che a Jonathan sembrò alquanto ambigua. I suoi pensieri furono infatti confermati da un occhiata che Alec lanciò alla sorella, quando lei gli passò di lato, che la ragazza ignorò bellamente.
Vide Jace allontanarsi salendo al piano superiore, si chiese cosa stesse facendo, ma quel pensiero lo abbandonò subito, sostituito da un altro quando vide Alec e Magnus entrare nella camera di quest’ultimo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Jace, dopo aver salito le scale che portavano al dormitorio femminile, arrivò di fronte ad una porta in particolare e, titubante, bussò piano: nessuno rispose.
Aprì leggermente la porta sbirciando all’interno della stanza e vide una chioma rossa appoggiata sul cuscino.
Entrò cercando di non fare rumore per non svegliare la bella addormentata, e si avvicinò al letto, sedendosi un po’ distante da lei per non darle fastidio.
Jace si prese qualche minuto per osservarla: i capelli rossi si aprivano sul cuscino creando un piacevole contrasto di colori, la pelle nivea quasi si confondeva con le lenzuola chiare e, illuminata dalla flebile luce del sole che filtrava dalle tende, sembrava quasi splendere come alabastro.
Era quasi tentato di sfiorarla per accertarsi che fosse realmente lì con lui e che non fosse un sogno.
Era da un bel po’ che Clary era tornata da loro, e che era riuscito a farla tornare in sé dalla trasformazione di Sebastian, ma ancora non era riuscito a riprendersi, ogni notte, quando si svegliava dopo un incubo, aveva il timore che tutto quello fosse stato solo un sogno e che la sua clarissa fosse ancora nelle mani di quel ragazzo che adesso, dopo tutti gli ultimi avvenimenti, riusciva più difficilmente a chiamare ‘mostro’.
Vide le palpebre di Clary tremare leggermente, simbolo che stava per svegliarsi.
Per un attimo si sentì come quell’ambiguo vampiro della saga di film che Simon e Clary gli avevano fatto vedere insieme ad Isabelle. Clary aprì piano gli occhi e quando vide Jace seduto sul bordo del letto che la osservava sorrise in un modo che fece fare una capriola al cuore del biondo.
“Adesso stai prendendo esempio da Edward Cullen, Jace?” gli chiese Clary, ancora con voce impastata dal sonno.
Per l’appunto quello che pensava l’Herondale. Clary si stropicciò gli occhi come una bambina, cercando di svegliarsi, e Jace pensò che non avesse mai visto una scena così dolce, e respinse l’impulso improvviso di abbracciarla e stritolarla nel suo abbraccio.
“Io sono molto più bello, lo sai” disse Jace con il suo finto egocentrismo, Clary sorrise, dopotutto le era mancato quel testone.
 
 
 
 
 
 
 
 
“Per l’Angelo! Per caso è passato un tornado di qui?” esclamo Alec dopo essere entrato nella stanza di Magnus, e dopo aver visto in che stato riversava la camera: vestiti sparsi dappertutto, tubetti di glitter semi-vuoti in bagno buttati sul pavimento e dentro il lavandino, le lenzuola del letto sfatte e per metà buttate a terra.
Magnus rise sentendo la voce del suo amato Alexander rivolgersi a lui come non faceva da tanto tempo.
Alec si girò verso lo stregone guardandolo ed incrociando le braccia al petto in un’aria corrucciata.
Lo stregone si mise davvero d’impegno per non ridere, e per non saltargli addosso in quel preciso istante.
“Emm.. Sì?” Chiese Magnus, guardando Alec da testa a piedi.
“Hai intenzione di sistemare questo porcile oppure dovrei sedermi dentro la vasca? Che, fra parentesi, è l’unico luogo libero della stanza.” chiese Alec, cercando di non ridere mentre metteva su quella sua finta espressione corrucciata. Ma quando vide una strana luce di malizia negli occhi dello stregone sentì un brivido salire lungo la schiena, e si disse che molto probabilmente non era stata una reazione di paura.
“Potremmo sempre metterci in due, nella vasca intendo” disse Magnus ritrovandosi a pochi centimetri dal cacciatore, che tentò di nascondere il rossore che quelle frecciatine gli avevano procurato.
Ma riuscì a lanciargli comunque un’occhiata ammonitrice.
Magnus sospirò e schioccò le dita mentre la sua magia risistemava la camera sotto gli occhi pieni di ammirazione di Alec, anche dopo così tanto tempo non riusciva ad abituarsi nel vedere quanto potesse essere meravigliosa la magia.
Quando tutto fu sistemato e perfettamente in ordine sentì le mani di Magnus posarsi sui suoi fianchi e il suo fiato sul collo.
“La proposta della vasca è ancora valida.” disse semplicemente lo stregone scatenando in Alec una moltitudine di brividi.
Il cacciatore si allontanò dallo stregone andando a sedersi sul letto, per poi sdraiarsi stringendo il cuscino di Magnus tra le braccia.
Lo stregone lo seguì sdraiandosi di lato a lui.
“Ho capito, preferisci il letto allora..” disse con tono malizioso ricevendo in risposta una cuscinata nello stomaco.
“Magnus, non ora, sono davvero troppo stanco..” disse il Lightwood, ridendo sotto i baffi, con una delle sue solite espressioni così finte che Magnus intuì immediatamente i pensieri del ragazzo.
“Capisco..” disse fintamente dispiaciuto Magnus, conscio che non avrebbe rinunciato così facilmente.
Proprio quando Alec pensava che lo stregone non ci stesse sperando più e stava per addormentarsi in vista di una rilassante dormita, sentì arrivargli un cuscino addosso.
Poi un altro e un altro ancora.
“Magnus!” esclamò Alec, tirandosi a sedere giusto in tempo per vedere arrivargli un cuscino in pieno viso.
Lo stregone, dal suo canto, aveva iniziato a ridere di gusto mentre con un incantesimo lanciava sul Lightwood decine di cuscini.
“Così non vale!” esclamò Alec ridendo quasi alle lacrime, per poi riuscire finalmente a tirare un cuscino in faccia allo stregone che, dopo aver messo su la sua espressione più minacciosa, camminò con passo di pantera verso il ragazzo steso sul letto.
“Questo non dovevi farlo, Alexander” disse minaccioso lo stregone, avvicinandosi al ragazzo e, quando gli fu di fronte, schioccò le dita e Alec si ritrovò con le mani bloccate ai lati della testa.
Mise su la sua espressione più sbalordita, e Magnus fece un ghigno malefico.
“Ora dovrò vendicarmi, Alexander” disse mentre Alec sentiva di nuovo il tremolio che prima era risalito sulla sua colonna vertebrale.
Mai togliere a Magnus Bane le cose che gli spettano di diritto.

 

 

Angolo delle crazy:
*si riparano dai pomodori*.
Scusateci se vi abbiamo fatto attendere tanto ma la verità è che, oltre alla moltitudine di impegni di Maggio, l’ispirazione non arrivava, e abbiamo dovuto aspettare poiché era davvero impossibile continuare la storia.
Adesso abbiamo qualche idea in più da sviluppare nei prossimi capitoli, ci stavano venendo in mente anche vari crossover, ma non siamo del tutto sicure perché pensiamo che sarebbero inadeguati e potrebbero rendere la storia prolissa. Diteci quello che pensate, poiché noi non sappiamo proprio cosa fare.
Alla prossima 
-Tini e Kiakkiera

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Capitolo 57
*** Capitolo 57 ***


~~La luce filtra attraverso le tende e piano piano Magnus schiude le palpebre, sospirando e notando quanto si sentisse leggero e senza pensieri.
Mai si era sentito così bene da quando aveva lasciato Alec, e solo in quel periodo aveva capito quanto Alexander fosse fondamentale all’interno della sua vita.
Da quando era entrato nel suo loft, e successivamente nel suo cuore, era riuscito a distruggere tutti i propositi che Magnus si era inculcato, aveva stravolto la sua vita, e in quel periodo di solitudine si era sentito come se una parte di lui fosse scappata e che non sarebbe tornata più.
Ma quando Magnus inclinò la testa a sinistra e vide il suo Shadowhunter dormiente con la testa sul cuscino e i capelli scompigliati che gli ricadevano sugli occhi e quasi sulle guance capì che quella parte di lui non l’avrebbe mai lasciato, era Alec a custodirla.
Si girò,  cercando di non muoversi troppo, per osservarlo meglio, sembrava quasi un’allucinazione averlo lì.
Analizzò ogni minimo tratto di quel viso che ormai conosceva così tanto a memoria che avrebbe potuto disegnarlo, se fosse stato bravo come Clary, e magari avrebbe regalato il disegno ad Alec per vedere le sue guance imporporarsi e le sue labbra schiudersi in un sorrisetto divertito prima di dire qualcosa come “Inquietante. È questo che fai mentre io dormo?”.
Si soffermò ad osservare quelle labbra piene e carnose che tanto lo tentavano.
Sapeva che probabilmente lo avrebbe svegliato, ma la tentazione e la mancanza erano troppo forti, Alec era diventato la sua droga.
Si avvicinò al suo viso sfiorando le labbra del ragazzo con le sue.
All’improvviso vide due pozzi blu che lo osservavano e, senza sapere come, si ritrovò schiacciato con la schiena sul materasso e Alec sopra di lui.
Magnus si mise a ridere notando la faccia sconvolta del ragazzo che lo studiava dall’alto.
 “Si può sapere cosa stavi facendo?” sbottò Alec vedendo che Magnus non aveva intenzione di smettere di ridere. Quest’ultimo fece un sospiro cercando di calmare l’attacco di ridarella che l’aveva colpito.
“Oh andiamo, ti stavo solamente baciando per svegliarti dal tuo profondo sonno, come il principe e la principessa Aurora, la Bella Addormentata” si giustificò Magnus  sorridendo mentre Alec sbuffava.
“Stavo facendo un bellissimo sogno! Non avresti potuto..” Alec si fermò lasciando la frase a metà, e un’espressione interrogativa si aprì sul suo volto. “Chi è la Bella Addormentata?”.
“Non posso crederci” disse Magnus sgranando gli occhi. “Capisco che voi Shadowhunter molto probabilmente siate stati cresciuti con favole della buonanotte storie come quelle dei libri di Stephen King, ma è impossibile che tu non conosca la favola della Bella Addormentata”.
Vedendo l’espressione sempre più sconcertata di Alec decise di intervenire.
“Siediti” impose Magnus ad Alec, che si sedette appoggiando la schiena sulla testata del letto. “Adesso paparino ti racconta una storia”.
“Oh, Magnus” Alec sogghignò beffardo “capisco che avrai più di 800 anni, ma non sei proprio adatto per fare mio padre.”
“Cosa hai detto? Vuoi la favola della buonanotte? Molto bene..” disse Magnus, e dentro di sé rise quando vide Alec alzare gli occhi al cielo.
“Lascia che ti racconti della principessa Aurora.” Disse Magnus, mentre Alec si metteva seduto per bene, preparandosi al peggio. “Capelli biondi come il grano, una pelle splendente come se fosse baciata dal sole, labbra sottili e rosee e…”.
Magnus si bloccò quando vide Alec guardarlo con un sopracciglio alzato, scettico. Lo stregone sentì lo stomaco fare la capriole, la sua solita espressione corrucciata che lo faceva impazzire.
“Em.. Sì?” Chiese Magnus cercando di non ridere.
“Da come ne parli sembra che tu l’abbia conosciuta di persona” disse Alec, lasciando l’espressione corrucciata assumendone una fintamente disinteressata.
Magnus si lasciò sfuggire una risata che assomigliava più ad uno sbuffo, mal interpretato da Alec, che dopo un po’ aggiunse..
“Sei andato a letto anche con lei?”.
Magnus fece di tutto per non scoppiare a ridergli in faccia, ogni volta che Alec si comportava così era come mille tuffi al suo cuore. Il suo shadowhunter era così possessivo e geloso che a volte a stento riusciva a non saltargli addosso l’istante successivo che pronunciava parole come quelle. E molte volte Magnus non si era creato alcun problema a saltargli letteralmente addosso.
Il mutismo di Magnus fu nuovamente mal interpretato da Alec.
“Mmm fammi pensare: capelli biondi come il grano, pelle che risplende alla luce del sole..” Magnus osservò Alec cercando di capire dove volesse andare a parare. “Chissà perché tutto questo mi ha ricordato Jace.. Oh, a proposito, mi sono dimenticato, gli ho promesso che ci saremmo allenati stamattina”.
Probabilmente l’espressione che Magnus fece in quel momento non fu abbastanza appagante per Alec, che si era impegnato abbastanza per rendere quella ‘recita’ convincente.
Il ragazzo si alzò dal letto facendo per dirigersi alla porta,  ma due mani lo afferrarono e lo scaraventarono letteralmente sul letto.
Si ritrovò il suo stregone di sopra che attaccava voracemente le sue labbra mentre infilava le sue mani sotto la maglietta del ragazzo.
“È davvero bastato così poco per farti impazzire?” chiese Alec stupito da quell’attacco nei suoi confronti.
Magnus rise scendendo a lambirgli il collo con le labbra.
“Tu mi fai sempre impazzire, Alec.”
“Più di quanto tu non sia già?” disse Alec non riuscendo a contenersi, mentre buttava la testa all’indietro per lasciare più spazio allo stregone che sogghignò piacevolmente divertito.
“Non pare che la mia così detta ‘pazzia’ sia sgradita in questo momento..” disse lo stregone vedendo le guance di Alec colorarsi di un leggero rosso porpora.
“Idiota” disse Alec mentre Magnus passava con tutto il palmo della mano sulla schiena del ragazzo causandogli piacevoli brividi.

 

 

“Ma non dovremmo scendere dagli altri per fare colazione?” disse Alec, trattenendo un gemito quando Magnus gli morse un punto sul collo particolarmente sensibile.
“Tu preferisci fare colazione?” gli chiese Magnus con un sorriso malizioso.
Alec sentì il cuore perdere qualche battito.
“Per ora ho fame solo di te” sussurrò Alec all’orecchio dello stregone, che fece tanto d’occhi, non era da tutti i giorni vedere il suo ragazzo così smaliziato e senza freni inibitori, Magnus ne era piacevolmente sorpreso. Perciò decise di approfittarne.

 

 


Clary sospirò versando la spremuta d’arancia nei bicchieri sul tavolo. Quella mattina si era svegliata presto ed era scesa in cucina per preparare una colazione con i fiocchi, fermamente convinta che Alec non sarebbe sceso in cucina probabilmente per tutto il giorno e non avrebbe potuto cucinare, e lei non voleva assolutamente che Isabelle si mettesse ai fornelli poiché , come ribadito poi da Jace, quel giorno non aveva intenzione di morire avvelenata.
Dopo un po’ l’aveva raggiunta Jace che, dopo averle dato un bacio sulla fronte, l’aveva venerata come una dea. Dopo che Jace fu arrivato entrò anche Sebastian, o Jonathan, Clary ancora non sapeva come preferisse essere chiamato.
Quando Sebastian, Clary aveva deciso di chiamarlo così per non confonderlo con Jac, era entrato nella cucina, Jace gli aveva rivolto uno sguardo di sufficienza che probabilmente nascondeva altro.
Lui non aveva nessun motivo per essere cordiale con Sebastian, tutto cio’ di brutto che era successo all’Herondale, dopotutto, era causa sua.
Jace non era riuscito a perdonarlo, come invece aveva fatto Alec, cosa che aveva lasciato un po’ perplessa Clary, che si era chiesta più volte come Alec fosse riuscito a perdonare l’assassino di suo fratello, Max.
Alec era sempre stato, a detta di Jace , un ragazzo perspicacie e intelligente che non regalava la sua fiducia a nessuno. Perciò Clary aveva deciso di attendere, per vedere se la fiducia di Alec nei confronti di Sebastian fosse ben riposta.
Clary dopo aver versato la spremuta ai due ragazzi seduti l’uno di fronte all’altro, e dopo aver visto che nessuno dei due aveva toccato i pancake che lei aveva messo nei loro piatti, sospirò di nuovo.
“Non sono Isabelle, da quei pancake non uscirà niente che possa attentare alla vostra vita” disse ridendo Clary, vide Sebastian fare un sorriso leggermente forzato, nonostante fosse divertito dalla battuta della sorella. Jace invece sembrava così teso e seccato che probabilmente le parole della sua ragazza non gli erano neanche arrivate alle orecchie, per il muro di tensione elettrica che si era costruito attorno a lui.
Clary si sedette a capotavola guardando prima l’uno e poi l’altro, fece per aprire bocca ma la porta della cucina si aprì e tutti e tre i ragazzi alzarono il volto verso di essa per scoprire chi fosse arrivato, ma prima Jace e poi Sebastian abbassarono lo sguardo delusi quando videro che era solo Simon.
“Hey, come mai queste facce così felici e allegre?” chiese il vampiro, e dato che nessuno rispose posò lo sguardo su Clary in attesa di risposte. “Hanno ingoiato un rospo?”.
Clary fece spallucce indicando a Simon la sua colazione sul ripiano della cucina, che lui prontamente prese, sedendosi di fronte a lei, all’altro capo del tavolo.
Sia Simon che Clary si lanciavano occhiate stranite, mentre osservavano i due ragazzi che sembravano persi nei loro pensieri.
La rossa vide Simon reprimere una risata, probabilmente pensando a qualcosa e, quando la ragazza lo guardò confusa, lui le fece l’occhiolino indicandole di fare silenzio.
“Stavo attraversando il corridoio dopo aver lasciato Isabelle in camera e sono passato d’avanti alla stanza di Magnus, non hai idea di che rumori venivano fuori da quella porta” disse Simon ridendo e Clary, che aveva capito le sue intenzioni, osservò la reazione dei due ragazzi: Sebastian strinse così forte il bicchiere che Clary temeva potesse esplodere, mentre Jace aveva teso le labbra in una linea dritta di tensione e aveva stretto i pugni fino a fare sbiancare le nocche delle mani.
Clary, ancora confusa, decise di chiedere spiegazioni.
“Jace?” chiese lei, ma il ragazzo non la degnava di attenzione, e la cosa la stava innervosendo. “Cosa c’è?”.
 “Niente” rispose bevendo un sorso di succo, ma quando Clary stava per ricominciare a parlare lui continuò. “io e Alec dovevamo allenarci stamattina, me l’aveva promesso ieri sera.”
Clary fece di tutto per non ridere, ora le era tutto chiaro.
“Prima arriva Magnus, me lo porta via e lo fa soffrire, poi David, o Vladimir, come diamine si chiama, poi tu” disse Jace indicando Sebastian “e ora di nuovo Magnus. Vorrei solo un po’ di tempo da passare con il mio Parabatai, tutto qua.”
“Beh, tu non ti sei fatto tanti problemi a lasciarlo solo per stare con Clary” disse Sebastian, che ebbe, con le sue prime parole della giornata, la capacità di riuscire ad ottenere sul volto di Jace un cambiamento dalla solita linea tesa.
Clary però avrebbe preferito non ottenere quel cambiamento: adesso Jace sembrava pronto per saltare al collo di Sebastian e strangolarlo. Non fu l’unica ad accorgersene: alzò lo sguardo dall’altro lato del tavolo e vide che anche Simon era dello stesso avviso. Il suo sguardo diceva “guai in vista”.
“E tu non hai nessuna scusa, lui sì. È come posseduto e l’unica cosa di cui ha bisogno è rilassarsi e fare tutto ciò che lo faccia stare bene e in pace con se stesso” disse Sebastian, e Clary si ritrovò d’accordo con lui. Vide Jace pronto a ribattere, ma Sebastian continuò. “Anch’io vorrei che lui fosse qui con me perché credo che riuscirei a farlo stare bene, ma Magnus lo conosce sicuramente meglio di me e se Alec con lui è felice io lo accetto e lo sopporto per il suo bene.”
Clary sentì il cuore scaldarsi sentendo nelle parole del fratello quella bontà che pensava di non poter mai vedere, ma quella bella sensazione scomparve quando vide Jace diventare livido in volto.
“Io sono il suo Parabatai , chi lo può conoscere meglio di me?” sbottò Jace, e Clary pensò che si stesse portando avanti quelle insicurezze fin da quando aveva capito che ruolo Magnus giocava nella vita di Alec.
“Oh andiamo, Jace Herondale, pensi davvero di poterti definire un vero e proprio Parabatai?” gli disse Sebastian e Clary temette per un attimo che Jace stesse per esplodere. “Non l’hai trattato come dovrebbe essere trattato il tuo migliore amico il tuo compagno d’armi, il tuo fratello per la vita, il tuo parabatai. L’hai trattato come se la sua presenza fosse scontata in qualunque posto tu fossi.”.
Clary pensò che Sebastian avesse ragione, Jace aveva sempre sottovalutato ciò che Alec era, non aveva mai pensato che lui potesse trovare qualcun altro e allontanarsi da lui. Aveva sempre pensato che Alec ic sarebbe stato sempre per lui, anche se non lo trattava come meritava.
“Tu non puoi pretendere di parlarmi in questo modo. Non sai quello che è successo, non ci conoscevi neanche!” esclamò Jace prossimo dal saltargli addosso e strangolarlo.
“Io e Alec abbiamo un rapporto particolarissimo e molto forte, probabilmente dovuto a ciò che le nostre anime erano prima di questa vita. Nonostante io non ci fossi, e non sappia esattamente cosa sia successo, riesco a sentire tutto ciò che Alec ha provato in quel periodo: inadeguatezza, instabilità, paura di non essere abbastanza, paura di perdere te.” Disse Sebastian a denti stretti, anche lui, nonostante mostrasse esteriormente calma, dentro stava implodendo. “La cosa che mi amareggia di più è vedere come tu sia all’oscuro di tutto questo, come se per tutta la tua vita tu fossi stato il Parabatai di un drone e non di Alexander Lightwood! Il ragazzo che senza pensarci due volte darebbe la sua vita per la tua, cosa che probabilmente tu neanche meriti.”
Sebastian si alzò dalla sedia e uscì dalla porta furiosamente, sbattendosela alle spalle.
Jace era se possibile più livido in volto di prima, e al posto della rabbia adesso c’era solamente amarezza e consapevolezza.
“Jace..” iniziò Clary cercando di consolarlo.
“No, Clary. Ho bisogno di stare da solo.” Disse Jace alzandosi e uscendo dalla cucina.
Simon guardò Clary e accennò un sorriso.
“Isabelle quando cucina ci avvelena, tu fomenti le risse.. la prossima volta cucino io” disse Simon e Clary, nonostante fosse amareggiata per ciò che era successo poco fa, sorrise al suo migliore amico.

 


Dei passi fuori dalla porta destarono Alec che, ancora intontito dal calore, ci mise un po' a svegliarsi completamente.
Divenne completamente lucido quando sentì un timido bussare alla porta.
Si rivestì in fretta e furia cercando di non svegliare lo stregone che dormiva di lato a lui.
Arrivó alla porta e la schiuse leggermente, ma quando vide l'espressione preoccupata di Clary decise di uscire dalla stanza.

"Ti disturbo?" Chiese Clary titubante, mordendosi un labbro.
"No, non ti preoccupare." Rispose Alec, poi aggiunse "è successo qualcosa?".
Clary lo guardò ancora leggermente titubante.
"Stamattina Sebastian e Jace hanno discusso, credo che dovresti parlargli." Disse semplicemente Clary, poi posó la sua mano sulla spalla di Alec e salutandolo sorridendo se ne andò.
Alec assunse un'espressione confusa.
"Parlare con quale dei due?" Chiese a se stesso ad alta voce.
Sospirò esasperato e aprì leggermente la porta alle sue spalle per vedere se Magnus stesse ancora dormendo.

Dopo essersene accertato scese le scale, ma si fermó non sapendo chi cercare per primo.
Probabilmente se Jace aveva litigato con qualcuno in quel momento era sicuramente molto arrabbiato perciò Alec non avrebbe concluso niente. E poi se prima avesse parlato con l'altro, magari avrebbe potuto capire i motivi del litigio.
Perciò andò a cercare il primo dei due litiganti: Sebastian

 

 

Angolo delle crazy:
Eccoci.
Scusate il ritardo, ma l’ispirazione tardava ad arrivare…e tarda ancora, perché non so che scrivere in questo angolo autrice…xD
Alla prossima (si spera presto, con la testa di fagiolo che si ritrova Tini)
-Tini e Kiakkiera

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Capitolo 58
*** Capitolo 58 ***


Alec si fermó di fronte alla porta della camera di Sebastian e bussó.
Sentì dei passi sempre più vicini fino a quando la porta non si aprì e vide il volto di Jonathan fare capolino e un sorriso illuminare il suo volto alla vista di Alec.
"Hey" disse Jonathan, uscendo dalla stanza e appoggiandosi allo stipite della porta. "Come mai qui?".
"Ho saputo che tu e mio fratello avete avuto una conversazione molto calma e interessante, suppongo che sia stato un pacifico scambio di idee." Disse Alec con tono allusivo, alzando un sopracciglio con aria beffarda.
Jonathan rise di cuore.
"Oh si, poi abbiamo bevuto il tè giocando con le nostre bambole di pezza" disse il biondo suscitando la risata del moro.
Poi piano piano tornarono seri.
"Perché avete discusso?" Chiese Alec, incrociando le braccia al petto e appoggiandosi alla colonna dietro di lui.
"Beh, è molto delicato come argomento." Disse Jonathan, il volto di Alec si tese.
"Lui era stizzito perché tu non ti eri presentato questa mattina per gli allenamenti e, sapendo che avevi, senza offesa per Jace, molto di meglio da fare, si è sentito tradito. Da lì abbiamo aperto l'argomento 'miglior parabatai dell'anno' e ho messo il tuo fratellino di fronte all'amara verità, ossia che non si è guadagnato il tuo rispetto".
Jonathan vide Alec tendersi ad ogni parola che pronunciava.
"E lui come ha risposto?" Disse Alec, rendendosi conto di essere finalmente giunto alla resa dei conti con il suo Parabatai.
"Come ovviamente potrai immaginare era furioso, punto nell'orgoglio e in una delle sue poche certezze, ossia tu." Alec arrossì leggermente a quelle parole. "Ha compreso che quella era la verità poiché non si sarebbe mai infuriato in quel modo se avesse capito che lo stavo solamente prendendo in giro per divertimento. Ha compreso che io ero serio e probabilmente se n'è reso conto facendosi probabilmente un esame mentale".
Jonathan vide Alec fissare un punto alla sua destra riflettendo, il biondo cercò di rincuorarlo.
"Probabilmente adesso sarà divorato dai sensi di colpa" disse Jonathan, Alec scosse la testa e dalle sue labbra uscì una risata priva di alcun divertimento.
"Jace non è capace di provare i sensi di colpa, o almeno, lo è con chi vuole." disse Alec, con una leggera sfumatura acida nella voce.
Jonathan lesse dietro quella sfumatura dolore, frustrazione e si chiese se ci fosse anche una traccia di gelosia.
"Tutti abbiamo dei sensi di colpa, Jace non è da meno, ma il suo orgoglio lo nasconde." disse Jonathan, e vedendo il viso di Alec rilassarsi in un sorriso forse tirato speró di essere riuscito a consolarlo.
"Non credo, ma spero sia così." disse Alec staccandosi dal pilastro. "Andrò a parlare con lui". 
Disse allontanandosi non prima di aver pronunciato un "Grazie" rivolto a Jonathan che gli sorrise rientrando in camera.














Alec riuscì a trovare Jace dopo aver girato per tutti i corridoi del palazzo, dopo essere entrato in tutte le stanze e in tutti i saloni.
Lo trovó seduto sotto un albero in giardino, al riparo dal sole cocente.
Si avvicinó piano a lui, per dargli il tempo di accorgersi della sua presenza.
Ma a quanto pare Jace era troppo preso dai suoi pensieri.
"Mi hanno riferito che stamattina a colazione è stato messo in scena uno spettacolino davvero interessante, avrei voluto esserci" disse Alec, notando Jace sobbalzare accorgendosi di lui, per poi irrigidirsi.
Notando che Jace non rispondeva alla sua battuta con il suo solito sarcasmo ma con il silenzio, decise di cambiare tattica.
Si sedette accanto a lui, giocando con un fiore che aveva staccato da un cespuglio lì vicino.
"Me ne vuoi parlare?" Disse Alec, cercando di fare uscire il parabatai dal muro che si era costruito attorno.
Jace continuó a fissare l'erba sotto di lui, ignorandolo.
Alec vide le sue labbra tendersi in una linea ostinata.
"Su, non fate l'altezzosa, principessina" disse Alec con ironia infilando il fiore che aveva nelle mani nei capelli dorati del parabatai.
Jace finalmente si giró a guardarlo con gli occhi sbarrati, notando il fiore che gli aveva messo nei capelli e poi scoppiarono a ridere entrambi, mentre Jace ripeteva una serie di parole che assomigliavano a 'ma non eri tu la principessina?'.
Dopo un po' smisero di ridere e Alec tornò serio.
"Non è stato niente, Sebastian mi ha contraddetto e sai quanto sono irascibile." disse Jace, cercando di mettere l'argomento da parte, in qualche modo, ma Alec non demordeva.
"Che cosa ti ha detto?" Chiese Alec, facendo finta di essere all'oscuro da tutto.
Sembrava che Jace stesse ragionando per cercare un appiglio, una scusa, per chiudere l'argomento, alla fine Alec lo vide scuotere la testa e sospirare.
"Ha messo in dubbio il valore che do al nostro legame Parabatai, e soprattutto a te." disse Jace con voce quasi inespressiva, se non per alcune parole dette in modo tremante.
"Jace..." Iniziò a dire Alec, cercando di mettere fine a quella serie di problemi che andava avanti da quando erano diventati parabatai.
"No, Alec, fammi parlare" disse Jace, schiarendosi la gola.
"Non mi sono mai legato a nessuno come ho fatto con te, e questo ancora prima che diventassimo Parabatai. Riuscivi a capirmi con uno sguardo e a consolarmi con molto meno, non mi hai mai fatto pesare l'assenza dei miei genitori, ne tantomeno che io fossi adottato e che non facessi realmente parte della vostra famiglia...."
"Tu hai sempre fatto parte della nostra famiglia, Jace, è stato così per tutti. 
Per Isabelle, per Max, per mia madre, per mio padre.
Ti adoravano, lo sai" lo interruppe Alec, Jace accennó un sorriso amaro.
"E per questo tu sei stato messo da parte." Confermó Jace, mentre Alec sentiva di stare per aprire un argomento molto doloroso. "So che pensi che Robert abbia sempre e solo venerato me come figlio prediletto, ma non è vero. Tu sei il suo primogenito,  Alec".
"E se non lo fossi stato e se fossi stato adottato cosa avrebbe fatto? Mi avrebbe rispedito indietro sicuramente. Non mi ha mai apprezzato, Jace. E a me sinceramente non ha mai dato fastidio che mio padre prediligesse te a me, o Isabelle a me, o Max a me, non me n'è mai importato. L'unica cosa di cui mi importava era il suo consenso, il suo appoggio, la consapevolezza che dopotutto, anche se sono quello che sono, non valgo meno di te, o di Isabelle.
Speravo solo in questo, ma me l'ha negato, e non incolpo assolutamente te per questo, Jace." Disse Alec, liberandosi finalmente da tutti quei pensieri che aveva tenuto nascosti dentro di sè per così tanto tempo.
Jace lo guardò stupefatto, rendendosi conto di quanto realmente gli fosse stato lontano e non fosse riuscito a capire tutto quello che stava passando.
"Mi dispiace per tutto quello che non ho saputo fare, per non esserti stato vicino quando ne avevi bisogno, come tu hai fatto con me. Per non averti protetto e difeso quando avevi bisogno. Per non aver capito quanto tu soffrissi vedendomi lontano da te, e stamattina credo di aver provato solamente un'infinitesimale parte del dolore che tu hai provato per tutto questo tempo. E non sono riuscito a sopportare il peso di questo dolore così piccolo se paragonato al tuo, e sono scoppiato. Soprattutto quando Sebastian mi ha sbattuto in faccia la realtà. Ho capito che razza di persona sono stato e mi rendo conto che, adesso, se tu me lo permetti, devo rimediare." disse Jace, voltandosi verso Alec ,che lo guardava incerto.
"Prima devo sapere, Jace, se quello che vuoi fare lo farai per noi, per me, oppure per te stesso." Disse Alec seccamente e con un inespressività che spaventò Jace, sentendosi messo sotto esame da quegli occhi così belli che per tanti anni gli avevano ispirato fiducia, lealtà, amicizia.
Jace deglutì sentendo la gola secca.
"Dove andrai tu andró anch'io. Dove morirai tu, moriró anch'io, e vi sarò sepolto. L'Angelo faccia a me questo e anche di peggio..." Disse Jace, declamando a memoria il giuramento Parabatai con gli occhi lucidi. "Non erano parole vuote per me." 
"..Se altra cosa che la morte mi separerà da te." Completó Alec guardandolo e sorridendogli.
Jace gli sorrise incoraggiante stringendo in una morsa ferrea la sua spalla sinistra.
"Non importa quello che gli altri potranno mai pensare" disse Jace, sotto lo sguardo confuso di Alec. "Tu sei e rimarrai sempre Alec."
Alec si irrigidì per un attimo capendo a cosa si riferisse Jace, il parabatai se ne accorse e aumentó la presa sulla spalla.
"Troveremo una soluzione, te lo prometto" disse Jace con sguardo incoraggiante.
Alec stava per ribattere, ma decise di non preoccuparsi per un attimo di tutto quel peso che aveva sulle spalle.
Gli sorrise e si alzó.
"Andiamo? Fa caldo qui fuori." disse Alec porgendo la mano al parabatai, che la afferró tirandosi su.
"Già, il sole è troppo forte" confermó Jace.
"Già..." Disse Alec, con aria trasognata che fece preoccupare un po' il parabatai. "Il sole...".
Jace lo guardó attendendo chiarimenti che, a quanto pareva, il parabatai non sembrava volergli dare.
Vide Alec spalancare gli occhi e correre verso il portone d'entrata, dimenticandosi completamente del parabatai.
"Hey! Alec!" Urló Jace sbracciandosi "che succede?!".
"Ho lasciato una cosa in sospeso." rispose solamente Alec sotto lo sguardo allibito del parabatai.
Jace, esasperato dalla situazione, si limitó a seguirlo senza fiatare.

























Jace si era chiesto più volte se lo sdoppiamento delle anime di Alec non lo stesse facendo impazzire.
In pratica Alec poteva essere classificato come bipolare e, fortunatamente, il secondo lato di Alec, quello di Gideon Blackraven, il principino calcolatore e malvagio dal quale in effetti era un po' intimorito (e ammettiamolo, anche terrorizzato), veniva fuori raramente.
Specialmente in quel periodo. Alec riusciva a controllarlo bene, Jace si era chiesto molte volte come facesse.
Jace lo ammirava molto, Alec riusciva a mantenere in nervi saldi in qualsiasi situazione.
Se fosse stato qualcun'altro al posto suo sarebbe sicuramente impazzito, o entrato in depressione.
Ma quando furono arrivati nel corridoio del palazzo e Alec aveva iniziato a fissare il muro di fronte a sè, le certezze di Jace sulla stabilità mentale di Alec vacillarono.
"Alec..?" Chiese Jace dopo un bel po', dato che il parabatai non sembrava volergli rispondere. "Perché stai fissando un muro?".
Alec si giró lentamente verso Jace e lo guardò come se il parabatai avesse bestemmiato.
"Non sto fissando il muro, sto fissando la porta." Disse Alec seccato, mentre Jace alzava un sopracciglio.
"La... Porta?" Disse Jace, chiedendosi chi fra i due fosse impazzito, Alec che vedeva una porta nel muro di fronte a lui o Jace che non la vedeva.
"Alec, non c'è nessuna porta!".
Il moro sospiró esasperato, cercando probabilmente di non prendere a pugni il parabatai.
Jace vide Alec sporgersi verso il muro e poggiare una mano su di esso.
Ció che ne seguì eliminó i dubbi che Jace aveva fino a poco fa sulla stabilità mentale del parabatai. 
Vide il muro, dal punto in cui Alec aveva poggiato la mano, mutarsi gradualmente in legno scuro, fino a fermarsi dopo aver creato una porta dove fino a poco prima non c'era altro che polvere.
Quando Alec tolse la mano dal legno Jace vide un'incisione sulla porta.
"In memoria di Gideon Blackraven." di lato alla scritta si potevano notare delle incisioni rovinate, ma che assomigliavano a chiavi di violino e note sparse a caso di lato al nome.
Sul viso di Jace si dipinse un'espressione stupita.
"Questa dev'essere stata incisa dopo la sua morte." disse Alec ammirando la porta e tracciando i disegni con la punta delle dita. "Il legno della porta è piu vecchio di quello dell'incisione."
Jace sfiorò la porta con le dita e confermó quello che aveva detto il Parabatai.
Alec abbassò il braccio, tenendolo lungo il fianco.
Guardó il morto di lato a lui e lo vide esitare, incerto su qualcosa.
Aspettò di vedere una sua reazione, fino a quando Alec non allungò la mano sulla maniglia della porta, ma tenendosi comunque lontano dal toccarla, come se scottasse.
Jace si avvicinó ad Alec e gli poggió la mano sulla spalla e gli mandó uno sguardo incoraggiante per infondergli forza.
Alec fece un sorriso tirato a Jace come per ringraziarlo.
Si voltó verso la porta fissandola, cercando di raccimolare il poco coraggio che aveva.
Non sapeva cosa avrebbe trovato al di là di quella porta.
Ma era sicuro che lo avrebbe capito dopo esserci entrato.
Dopo tutto quel tempo, era riuscito a intuire che l'anima di Gideon dentro di lui si manifestava con le emozioni, e i ricordi ritornavano dopo aver rivissuto le emozioni che si erano provate in quel momento.
Per questo Alec aveva "riconosciuto" lentamente Vladimir, prima avrebbe dovuto avvicinarsi a lui e conoscerlo per poter riprovare le stesse emozioni che aveva provato una volta Gideon.
Ma ancora non riusciva a ricordare completamente Vladimir, probabilmente perché Alec si era legato a Tepes in un modo molto diverso da come aveva fatto Gideon.
Probabilmente si erano amati molto. 
Questo pensiero rese Alec leggermente malinconico, facendogli pensare a Magnus.
In un momento di folle lucidità abbassò la maniglia della porta che portava alla stanza misteriosa, troppe emozioni che lo sopraffacevano.
Sentì Jace trattenere il fiato.
Alec spinse leggermente la porta in avanti, scoprendo a tratti quella stanza buia.
Dopo aver spalancato completamente la porta si giró verso Jace lanciandogli uno sguardo dubbioso: all'interno della stanza non si vedeva ad un palmo dal proprio naso.
"Non si vede niente" rese esplicito Jace, Alec lo guardó con sguardo eloquente.
"Evidentemente non ci sono finestre" disse Alec avanzando nella stanza a tentoni.
"Cosa ti aspetti da una stanza che compare dal nulla sul muro del corridoio?" Disse Jace, cercando nella tasca del giubbotto la strega luce.
"Non credo che fosse stata nascosta, credo che Vladimir l'abbia resa segreta dopo la morte di Gideon." Disse Alec avanzando a passi piccoli nella stanza.
All'improvviso le sue mani toccarono una superficie piatta e sorprendentemente liscia e lucida.
La sfioró con le mani passandole sulla superficie a portata di mano.
Non poteva essere un tavolo, era troppo ben levigato per essere un mobile sul quale si poggiano oggetti che lo potrebbero rovinare.
Sembrava più un...
Stava giusto per dire qualcosa quando Jace esclamó un sentito "Trovata." e la luce illuminó parzialmente la stanza.
Alec guardó l'oggetto sotto le sue dita e un esclamazione sorpresa uscì dalla sua bocca senza che riuscisse a fermarla.
"Un piano??" Fece Jace sia stupito che meravigliato.
Un enorme piano bianco a coda.
Alec ancora non riusciva a sollevare le mani dalla superficie lucida del pianoforte, non c'era un briciolo di polvere sullo strumento, eppure quella stanza doveva essere rimasta nascosta tanto a lungo.. Decenni, secoli.
Jace fece la stessa osservazione, la stanza era completamente pulita come se ogni giorno passasse un'inserviente a sistemarla.
"Neanche un briciolo di polvere..." Sussurró meravigliato Jace.
"Un incantesimo di mantenimento." Disse Alec, mentre guardava intorno a lui meravigliato. "Viene usato per evitare che gli oggetti si rovinino. Vladimir deve averlo fatto per permettere al pianoforte e agli altri oggetti della stanza di mantenersi per bene."
Una valanga di emozioni e sensazioni così forti da squarciargli il petto lo investirono e fremette.
Jace se ne accorse e si avvicinó a lui.
"Hey.." Incominció Jace, facendo per appoggiare una mano sulla spalla del parabatai.
"Doveva essere una stanza molto importante per Gideon." Sussurró Alec, poi chiuse gli occhi, sentendo un'energia potente attraversargli il corpo."Riesco a sentirlo."
Alec si scostó dalla mano di Jace, seguendo quello che l'istinto gli diceva di fare.
Jace lo guardò interrogativamente, ma aspettó che si calmasse.
Alec prese qualche respiro profondo, tentando di rilassarsi.
Camminò rasente al pianoforte, non staccando mai le mani da esso.
Jace lo osservó tutto il tempo, chiedendosi cosa stesse facendo, fino a quando non lo vide sedersi sullo sgabello del pianoforte e posare con un movimento innaturalmente fluido per lui le dita sui tasti, sfiorandoli delicatamente come se stesse accarezzando la guancia di un bambino.
"Alec, tutto bene?" Chiese Jace non riuscendo più a trattenersi dal non capire perché Alec fosse così preso.
Era un pianoforte. Era solo un pianoforte.
"Credo di aver appena trovato il bene più prezioso di Gideon Blackraven." Annunció Alec sorridendo, come se avesse scoperto come poter ottenere la felicità eterna.
"Dopo sè stesso, ovviamente." Disse Jace ridacchiando e appoggiandosi al pianoforte leggermente, come se avesse paura che se l'avesse sfiorato sarebbe andato a pezzi.
Jace sentì Alec sospirare profondamente.
"Io.. non mi sono ancora abituato a questa situazione." Disse Alec, Jace lo guardó non capendo a cosa si riferisse. 
"È veramente insostenibile provare emozioni indescrivibili per persone e momenti che per te non valgono nulla. È orribile.. È come.."
'Essere una marionetta nelle mani di qualcun'altro' pensó Alec, ricordando in quel momento le parole di Jonathan, che era l'unica persona che poteva comprendere il suo stato d'animo.
Jace si avvicinó ad Alec e si sedette sullo sgabello di lato a lui.
"Alec io sono qui, lo affronteremo insieme, qualunque cosa succeda." Disse Jace puntando lo sguardo in quello del suo Ex (in un certo senso) Parabatai per riuscire a trasmettergli tutta la speranza e la sicurezza che sembrava non avere in quel momento.
Alec gli sorrise di rimando, confortato.
"Qualunque cosa succeda" ripetè Alec stringendo la mano di Jace.








Angolo delle condannate a morte:
.......
SCUSATE. 
Solo questo, scusate.
Ma davvero ci siamo bloccate come non ci era mai successo.
Questa parte della storia è la più complicata, e non riuscire a trovare tutti gli appunti che avevamo preso per il continuo della storia ci rende ancora più difficile riuscire a continuarla.
Cercheremo in qualche modo di rimanere comunque fedeli alla linea di partenza e di ricordi che avevamo inserito all'inizio della storia ma ci appare molto, molto difficile.
Perciò, scusateci se troverete qualche incongruenza😁❤️
Speriamo che la storia andando avanti non risulti più schifosa o addirittura vomitevole.
Speriamo di riuscire ad aggiornare presto❤️
-Tini e Kiakkiera.

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Capitolo 59
*** Capitolo 59 ***


~~Piccola premessa:
Flashback
Flashback nel Flashback


La tensione era così densa da poter essere tagliata facilmente con un coltello.
Gli sguardi di Padre e figlio erano incatenati, e si sfidavano come a incitare l'altro a fare la prossima mossa, la mossa fatale.
Le guardie fuori dalla porta rimanevano all'erta, attendendo un minimo segnale per poter intervenire.
Mentre c'era chi invece attendeva un miracolo.
Christopher Iceblood era rannicchiato dietro una colonna, mentre stringeva spasmodicamente le ginocchia al petto, mordendosi con tanta forza il labbro inferiore fino a farlo sanguinare.
Era completamente bloccato, non aveva la più pallida idea di che cosa fare.
Eppure sapeva che tutto quello che stava succedendo era nato da lui, e che avrebbe dovuto fare qualcosa per sedare quello che stava per nascere, però era completamente inerme, poteva solamente vedere il risultato della somma dei suoi errori compiersi davanti ai suoi occhi, senza poter fare nulla.


Quando a 10 anni suo padre, il re di una contea nei pressi di Vladivostock, l'aveva lasciato in custodia al suo Parabatai, per partire per una missione dalla quale si pensava non sarebbe mai tornato, Christopher aveva vissuto un vero e proprio shock.
La madre, Kathrina Iceblood , lo aveva consolato, promettendogli che sarebbero tornati e che gli avrebbero portato molti regali e giochi dal nuovo mondo, ossia il luogo nel quale si stavano per avventurare.
Ma Chris era sempre stato un ragazzo molto intelligente e non si era mai lasciato ingannare dalle false speranze.
Aveva sempre saputo che i suoi genitori non sarebbero mai tornati.
All'inizio l'impatto con la sua nuova vita era stato drammatico.
Una nuova città, una nuova dimora, una nuova famiglia.
Il fatto che fosse la famiglia del suo migliore amico l'aveva leggermente aiutato, ma non aveva lenito il trauma della distanza.
Christopher si era trasferito dai Blackraven, la casata più nobile e antica di tutta la Russia, nonché casata del suo migliore amico: Gideon Blackraven.
Già dal primo giorno, Gideon lo aveva accolto come fosse suo fratello da sempre e l'aveva trattato come tale per tutti gli anni a venire.
E così aveva fatto anche Lord Blackraven, il padre di Gideon, nonchè ultimo discendente, insieme al figlio, della nobilissima casata dei Blackraven.
Chris, perció, dall'età di 10 anni  in su aveva vissuto con loro due, anzi, più con Gideon che con il Lord, poiché era sempre preso da impegni di massima importanza che lo portavano ad allontanarsi dal palazzo per lunghi periodi o a rimanere chiuso nella sala del Trono a discutere con i dignitari di Corte per ore e ore, e queste ore a volte si tramutavano in giorni.
Questa cosa non sembrava dispiacere a Gideon, o almeno in apparenza.
A differenza di Chris, sempre alla ricerca del calore familiare o di una figura amica, Gideon alternava momenti di repulsione ai più rari momenti di sopportazione, seppure minima, del genere umano.
All'apparenza poteva sembrare un bambino viziato, essendo anche uno dei pochi bambini apparententi alle famiglie più ricche del regno, insieme a Christopher.
Ma a differenza di quest'ultimo, che era cresciuto in una famiglia piena di calore e di affetto, Gideon era cresciuto senza sapere minimamente cosa significasse amare, o almeno poteva immaginarlo dai numerosi libri che leggeva in cui si parlava di storie d'amore e romanticherie del genere.
La morte precoce della madre lo aveva scosso profondamente, e da allora non si poteva più vedere sul suo volto un sorriso che non fosse di circostanza o un ghigno di perfidia, cosa non molto normale per un bambino di 10 anni.
Si diceva che Gideon non avesse mai pianto, neanche quando cadendo durante i pesanti allenamenti a cui il padre lo sottoponeva si faceva male, forse per paura di ciò che il padre gli avrebbe fatto se l'avesse visto piangere.
Fattosta che Gideon non aveva mai versato una lacrima.
A differenza di Chris, che era ironicamente considerato da suo padre un piagnucolone.
Un'altra cosa in cui Christopher e Gideon erano completamente diversi era la lettura.
Avresti potuto rinchiudere Gideon per ore, giorni, settimane, in una stanza con decine di libri e ritrovarlo allegro e pimpante come quando ad un bambino regalano della cioccolata come premio.
Christopher non capiva come facesse, lui appena entrava in contatto con un libro impazziva!
Gli ritornavano sempre in mente i maestri scorbutici e bisbetici da cui aveva dovuto essere istruito e i loro libri vecchi e rovinati, che odoravano di muffa.
Aveva sempre odiato i libri, e lo studio.
Cosa che Gideon invece amava follemente: la conoscenza, lo scoprire cose nascoste a chiunque altro.
Questo lato di Gideon aveva sempre affascinato Chris: il suo lato avventuriero, misterioso, criptico, in un certo senso, anche affascinante..


'Cioè.. Non affascinante, interessante.' Si corresse subito mentalmente Christopher, mentre tentava di distrarsi da quello che stava accadendo dentro la Sala del Trono lasciandosi vagare nei ricordi.


Data la differenza dei loro caratteri all'inizio la loro convivenza era stata leggermente.. Caotica.
Cioè, vedersi un giorno per settimana, oppure per mese, a seconda degli impegni delle loro famiglie, era fattibile e molto rilassante; ma dover vivere 24 ore su 24 con un Gideon sempre silenzioso e rilassato, come se nulla lo turbasse, era stata una vera e propria tortura per i primi periodi.
La vita di Christopher subito dopo l'allontanamento dai genitori era stata completamente stravolta.
La notte aveva continuamente incubi e si svegliava ansimante ed urlante, si guardava terrificato intorno e riprendeva ad urlare quando ricordava che i suoi genitori erano molto lontani e che probabilmente non sarebbero più tornati.
Allora Gideon, ogni notte, si alzava dal suo letto, sgattaiolava fuori dalla sua stanza e dentro quella di Chris, cercando di calmarlo.
E dopo si addormentavano nello stesso letto, perché, a detta di Chris, i mostri che gli facevano visita mentre dormiva sarebbero potuti tornare.
E così successe per tutte le notti a venire.
Anche quando Chris non aveva più gli incubi, Gideon sgattaiolava nella sua camera e raccontava a Chris delle storie pazzesche su stregoni e fate, fino a quando entrambi non si addormentavano per la stanchezza.
E così li ritrovava Emily, la governante della casa, quando entrava per sistemare le camere dei principini.
Ogni volta che li vedeva un sorriso spontaneo nasceva sul suo volto, grata che le sue preghiere si fossero avverate.
Finalmente Gideon aveva trovato qualcuno che era in grado di reinsegnargli ad amare.
Rimboccava ai principini le coperte e depositava un bacio sulla fronte di entrambi, socchiudendo le finestre per evitare che la luce del primo giorno desse loro fastidio agli occhi.

Il cuore di Chris fece un balzo a quei ricordi così dolci e dolorosi.

Crescendo Gideon era diventato la sua luce guida, nonostante si dovesse parlare più di una luce tenebrosa e misteriosa più che di una luce abbagliante, gioiosa e piena di allegria.
E così Chris era diventato lo stesso per Gideon, anche se non ne era ancora del tutto consapevole.
Col tempo avevano imparato ad amare i difetti e i pregi dell'altro e da allora erano indivisibili.
Peró, dopo quel periodo di assestamento ne seguì un altro che scosse il loro rapporto.
Lord Blackraven che faceva già parte del consiglio di Idris, stava assumendo durante il tempo un ruolo sempre più importante e fondamentale, perciò era costretto a muoversi spesso verso la capitale degli Shadowhunters, a volte portandosi i due ragazzi a volte no.
Ma quando Lord Blackraven venne nominato Inquisitore al consiglio dovettero trasferirsi definitivamente a Idris, con la servitù, dove si stanziarono nel palazzo che apparteneva alla famiglia della madre di Gideon.
Essendo Inquisitore, Lord Blackraven oltre all'amministrazione del suo regno aveva sulle sue spalle anche quella di Idris.
Non sembrava dispiacergli, nonostante fosse molto pesante.
E non sembrava dispiacergli neanche stare lontano da suo figlio così tanto tempo, ignorandolo completamente.
Chris non aveva mai avuto niente a ridire su tutto quello, perché non voleva immettersi in quella faccenda, sapeva che il Lord era una persona molto severa, se non ai limiti del sadismo, ma Gideon non ne aveva mai parlato e Chris sapeva che non l'aveva mai fatto perché gli faceva troppo male parlare di quello che provava, perciò aveva deciso di aspettare con pazienza.
Poi, quando divennero Parabatai, il loro legame si intensificó ancora di più.
Chris non sentiva nessuna differenza peró, riusciva sempre a capire quello che passava nella testa di Gideon senza bisogno del loro legame parabatai.
Erano uniti come i due lati di una medaglia.
Quando Chris stava male, Gideon era sempre in camera sua a curarlo, e quando arrivava la cameriera che portava al principino malato degli infusi per il raffreddore o la febbre, il Principe la liquidava con un "Ci penso io", e la cameriera obbediva, nascondendo un sorrisetto.
Questa abitudine non era mutata con il passare degli anni.
Ma quando fu Gideon ( che era più grande di Chris di qualche anno) a raggiungere la maggiore età ci fu un altro tipo di scompiglio, un ulteriore cambiamento nel loro modo di vivere.
Se da ragazzo Gideon partecipava raramente alle riunioni del consiglio, raggiunta la maggiore età, ossia il momento in cui il peso della successione del Regno poteva essere rilasciato su di lui in qualsiasi momento e per qualsiasi tipo di imprevisto, Gideon dovette partecipare abitualmente a tutti i consigli, e Chris si ritrovava da solo nella sua camera ad aspettarlo.
Ma non rimaneva mai con le mani in mano, scendeva in cucina e, con l'aiuto di Emily, preparava il dolce preferito di Gideon che, quando tornava in camera sua, lo ritrovava sulla sua scrivania da lavoro, sotto delle leggere stoffe per non farlo guastare in caso Gideon avesse ritardato.
E, ovviamente e immancabilmente, di lato al dolce stava un biglietto con la grafia di Chris.
"Una grande ricompensa per un grande, futuro Re."
~Christopher Iceblood
Eppure Chris non poteva sapere che la ricompensa di Gideon non fosse tanto il dolce ma piuttosto chi l'aveva preparato.
Tutto l'affetto che Chris depositava verso Gideon rendevano il principe sempre più aperto e più caloroso, cambiamento che venne notato da tutti a Idris.
Il colpo d'ascia che aveva spezzato il loro rapporto era stato l'arrivo di un nuovo consigliere reale alla corte.
Lord Blackraven non riusciva più a sostenere il peso del controllo di due regni, e Gideon ancora era inesperto, aveva bisogno di qualcuno che controllasse le spese, le tasse e quel milione di altre cose che lui da solo non poteva fare.
Aveva bisogno di qualcuno di fidato a cui affidare metà del peso.
Quando il Re aveva annunziato l'entrata in consiglio di un ulteriore consigliere del Re stesso nessuno aveva obiettato, e soprattutto Chris non avrebbe mai potuto pensare che quel consigliere sarebbe stata la sua rovina.
E non avrebbe mai potuto pensare, come dopotutto tutti gli altri membri del consiglio, che questo nuovo aiutante sarebbe stato niente popo di meno che Vladimir Tepes, uno dei primi vampiri creati.
Da quando aveva varcato l'entrata principale del palazzo per la prima volta lo sguardo di Gideon non si era più allontanato dalla figura del vampiro.
Chris in quel periodo aveva fatto di tutto per riavere l'attenzione del parabatai su di sè, non aveva mai smesso di cucinargli dolci, e la maggior parte delle volte quelle torte erano rimaste intatte a raffreddarsi sul tavolo della camera del futuro Re.
Aveva tentato di parlare con lui, cercare di chiarire, ma Gideon non rimaneva mai in camera sua e beccarlo da solo era praticamente impossibile.
O era attorniato da consiglieri, o da Vladimir, oppure era uscito per cavalcare, oppure le ultime due cose insieme.
Chris sentiva la gelosia divorarlo come un mostro verde che non faceva altro che ripertergli "lui è meglio di te."," preferisce lui a te, è ovvio", "sei solo un fardello buttato davanti alla sua porta all'età di 10 anni. Avrebbe dovuto rimandarti indietro appena arrivato".
Chris aveva vissuto gli ultimi anni nella gelosia e nel terrore che Gideon potesse non tenere più a lui.
Fino a quando, un giorno, non avvenne un episodio che lo scombussoló nel profondo.
I suoi genitori erano tornati.

 

Le porte si spalancarono improvvisamente e Chris ebbe un sussulto.
La sua testa scattó verso la sala con un movimento quasi sovrumano.
Vide Lord Blackraven uscire fuori dalla sala calmo, come se fino a poco fa non stesse discutendo animatamente col figlio, e incamminarsi nel corridoio fino a  fuori dal palazzo, ignorando Chris.
Chris si alzó in piedi, e cercando Gideon entró nella sala.
Lo vide appoggiato allo stipite del balcone, che guardava al di fuori con aria persa.
"...Gideon?" Chiese insicuro Chris, avvicinandosi a lui. "Tutto bene?".
Passó qualche secondo prima che ricevesse risposta, da una voce che sembrava provenisse dall'oltretomba e non dal suo migliore amico.
"Chris, credo che dovresti andartene."
Però non era quello che si aspettava di sentire.
"Cosa?" Fece Chris, stufato più che stupito, Gideon lo trattava in quel modo freddo da un bel po', aveva iniziato ad abituarsi, non a farselo piacere, ma ad abituarsi.  "Va bene, evidentemente non vuoi parlarne ora e ti capisco, ti aspetto in biblioteca, vieni quando avrai voglia di parlarne." Chris si giró e fece per uscire dalla Sala.
"Intendevo che dovresti andartene dal palazzo."
Chris si congelò sul posto, sentendo un brivido percorrergli la colonna vertebrale.
La voce di Gideon era innaturalmente fredda, perfino per lui.
Gideon lo stava cacciando?
Sentì le mani tremare, e cercó di parlare, sopprimendo la delusione, ma la gola sembrava bloccata.
Tuttavia sembrava non sarebbe servito parlare, Gideon stava continuando senza bisogno del suo intervento.
"Credo che sia arrivato il momento che tu ti ricongiunga con i tuoi genitori, dopotutto saresti dovuto rimanere qui temporaneamente, non a vita. Sapevi che prima o poi saresti dovuto andare via." Disse Gideon con voce piatta e assolutamente inespressiva.
Non che non avesse mai questa espressione monotona, ma Chris riusciva sempre a leggere fra le righe, quella volta non ci riuscì.
"Gideon..." Riuscì solamente a dire Chris, sentendo le lacrime salire agli occhi.
Stava per essere cacciato di casa, dalla sua famiglia, di nuovo. Gideon lo stava allontanando, ancora di più di quanto non avesse fatto prima.
Sapere che Gideon si era distanziato leggermente da lui per l'arrivo di Vladimir che l'aveva coinvolto particolarmente andava bene a Chris fino a quando sapeva di avere un vantaggio su Vladimir.
Conosceva Gideon da più tempo e riusciva a leggere dentro i suoi occhi ogni minimo sbalzo d'umore.
Ma adesso... Sembrava non riuscire più a riconoscerlo.
Istintivamente portó la sua mano sulla runa parabatai, e sentì la forza flebile del loro legame.
"È stato tuo padre." Disse Chris, fu più un'affermazione che una domanda. "È stato tuo padre a constringerti, non è così Gideon?". Esclamó con voce imperiosa.
Sentì Gideon sospirare, come se stesse cercando di trattenere i soliti istinti che lo incitavano a fare qualcosa e allo stesso tempo ascoltare la sua ragione, che lo intimava di non ascoltare gli istinti.
"No, ti sbagli. Non é stato mio padre. Semplicemente credo che sia giusto che adesso le nostre strade si dividano."
Chris sentì il suo cuore distruggersi in mille pezzi, anzi, sentì come se mille cuori nel suo petto si stessero spezzando contemporaneamente.
'Non può dire sul serio...' Pensó Chris tentando di ricordarsi come si respirava.
'Non può abbandonare il suo parabatai per un vampiro qualunque.. Non può'.
Chris aveva gli occhi pieni di lacrime, e mentre cercava affannosamente di respirare aveva solamente una certezza in mente: in qualche modo si sarebbe vendicato del vampiro che gli aveva portato via il suo Parabatai.
Si sarebbe vendicato di Vladimir Tepes.
Corse fuori dalla sala senza guardarsi indietro, ma se l'avesse fatto avrebbe visto la sua immagine riflessa in uno specchio, Gideon stava piangendo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Boom.
Un altro pugno sul sacco.
Boom.
Un ennesimo pugno sul sacco.
Le nocche delle mani sanguinavano senza sosta ma lui non le sentiva quasi più.
Boom.
Continuó a torturarsi, cercando di cacciare dalla mente le immagini e i ricordi che aveva appena visto.
Era una sensazione estenuante, avere quei flash improvvisi senza riuscire a capire di che cosa si trattino e perché ti sconvolgano così a fondo.
Era come essere stati un'altra persona e non ricordarselo.
Con tutti i flash che aveva avuto fino a quel momento era riuscito a stilare una piccola lista di cose che era riuscito a capire su Christopher Iceblood:
•Era uno sfigato;
•Era stato abbandonato nelle mani di una famiglia apparentemente instabile mentalmente;
•Aveva un Parabatai psicopatico che aveva una strana propensione per tutto ciò che era oscuro e misterioso;
•Era uno sfigato;
•Cucinava torte a non finire, avrebbe potuto insegnare a Isabelle Lightwood a cucinare, così finalmente Alec avrebbe smesso di cucinare sempre e solo pancake e nient'altro;
•Era uno sfigato, per di più friendzonato.
Aveva avuto una vita molto infelice, e Jonathan in quanto a vite infelici era il Capo indiscusso.
Tiró un altro pugno al sacco, demoralizzato, ripensando a sua sorella che se la faceva felicemente con il biondino, Isabelle Lightwood che faceva maratone di Star Wars a non finire col vampiro migliore amico di sua sorella, l'altro vampiro che sembrava molto un'anima solitaria in pena, e infine Alec, Magnus e Vladimir.
Quello era il trio più inesplicabile.
Alec era innamorato di Magnus, indubbiamente dati gli occhi a cuoricino che gli venivano ogni volta che vedeva lo stregone, ed era indubbiamente ricambiato da quest'ultimo.
Ma c'era Vladimir di mezzo, che era innamorato di Alec, beh, non proprio innamorato, una specie di mezza infatuazione, che ancora non sapeva spiegarsi per bene.
Ancora non capiva se questo sentimento era ricambiato o no.
E poi c'era lui, Sebastian aka Jonathan Morgenstern.
Il solito incompreso.
Tiró un altro pugno violentemente al sacco, come se volesse sradicarlo.
Un altro pugno, un altro pugno.
Un altro pugno ancora.
Sentiva le mani e le braccia gridare pietà, ma non osava smettere.
Non smise neanche quando sentì la porta della palestra aprirsi e il rumore di piccoli passi avvicinarsi.
"Hey.. Sebastian."
Riconobbe subito la voce di sua sorella, Clary, oh da quanto tempo non vedeva la roscia, proprio da quella mattina.
"Dimmi Clarissa." Disse continuando a tirare pugni al sacco, senza girarsi neanche a guardarla.
"Tutto a posto?" Chiese Clary titubante osservandolo, sentiva che c'era qualcosa che non andava, e sentiva anche che le importava di Sebastian, dopotutto non era colpa sua se Valentine aveva deciso di divertirsi al piccolo chimico con suo figlio e con il sangue di demone.
Poi in quel periodo stava cambiando, e chissà perché sentiva che in qualche modo centrava Alec.
"Tutto a posto. Eh.." Ripetè Sebastian fermandosi un attimo e poggiandosi al sacco. Poi un moto di rabbia lo riprese. "Ti sembra che sia tutto a posto?".
Riprese a tirare pugni al sacco.
Clary lo vedeva così arrabbiato e non sapeva come fermarlo e cosa a dirgli.
"Sebastian.." Lo richiamò, ma lui non la sentiva, continuava a tirare pugni al sacco.
Ad un certo punto Clary vide i suoi occhi quasi illuminarsi, non seppe descrivere l'emozione che vi lesse, ma lo vide aumentare la forza che serbava nei pugni e di li a poco dopo il sacco si sradicó dalla sua presa al soffitto e voló di qualche metro più in là.
Vide Sebastian ansimare pesantemente con i muscoli delle braccia e del collo tesi e contratti, e con le nocche sanguinanti.
Clary era senza fiato, ancora non riusciva a capire come avrebbe dovuto agire nei suoi confronti, così lo chiamò.
"Sebastian..." Lo chiamò con voce più incerta di prima, mentre lui abbassava lo sguardo a terra immerso nei suoi pensieri.
"Vieni con me, così ti medico." Disse Clary, alla vista delle sue mani insanguinate e tumefatte, non riusciva a vederlo in quello stato.
Sebastian non annuì neanche, la seguì senza fiatare.

 

 

 

 


Entrarono nella stanza di Clary in silenzio.
Clary fece segno a suo fratello di seguirla in bagno e mentre gli lavava via il sangue dalle ferite cercava di capire cosa gli stesse succedendo.
Cosa alquanto complicata, dato che Sebastian era rinchiuso in una rocca di ferro e sembrava non dare segno di nessuna emozione apparente.
"Hai l'iratze con te?" Gli chiese mentre finiva di sciaquargli le mani.
"No, medicale e basta. Non voglio usare l'iratze." Chiese Sebastian con uno sguardo risoluto che preoccupò Clary.
Perciò gli disse di sedersi sul letto mentre cercava qualcosa con cui poterlo curare.
Trovò delle garze aperte.
'Meglio di niente.' Pensó Clary, tornando in camera sua e sedendosi sul letto con le garze.
"Non ho come cicatrizzare le ferite, perciò si potrebbero riaprire. Posso solamente fasciartele." Disse Clary, più a se stessa che a Sebastian, dato che lui sembrava non ascoltarla per niente, come se le mani non fossero le sue.
Clary prese delicatamente le mani di Sebastian nelle sue, iniziando a girare la garza intorno.
"Allora.." Inizió Clary, studiandolo attentamente. "Cosa succede? Stamattina, dopo la scenata con Jace mi sei sembrato parecchio strano, e dopo qualche ora ti vedo a pestare a sangue, letteralmente, un sacco da Box."
Sebastian non alza lo sguardo da terra.
Clary rimase in silenzio per un po'.
Stava per aprire bocca, quando una voce che sembrava venire dall'oltretomba la fermò.
"Lo odio." Disse semplicemente Sebastian, con tutto il disprezzo del mondo nella sua voce.
"Chi?" Chiese automaticamente Clary, fermandosi dal mettere la garza per dedicare tutta l'attenzione al fratello.
"Chi ci ha fatto tutto questo. Chi ha fatto di me un mostro, chi ha diviso la nostra famiglia, chi ti ha costretto a vivere all'oscuro della tua vera natura, chi mi ha reso un barattolo per contenere l'anima di un vecchio, chi mi ha costretto a crescere solo e senza nessuno. Lo odio." Disse Sebastian, Clary vide i suoi occhi diventare lucidi ma non risusciva a capire se si trattasse di rabbia o di tristezza.
Rimase per un attimo senza parole, cosa rara per lei.
"A-anch'io odio Valentine, ma non per questo noi dobbiamo-"
"Oh no, io non sto parlando di Valentine." Disse Sebastian, Clary rimase per un attimo interdetta.
"Ci dev'essere per forza qualcuno al di sopra di noi che ci controlla, che ci costringe, che nonostante noi con le nostre poche forze ci mettiamo in piedi questo qualcuno ci ributta a terra e ci schiaccia. E io odio questo qualcuno, per tutto il male che ci ha fatto." Disse Sebastian, guardando finalmente Clary negli occhi.
La rossa era pietrificata, non sapeva cosa dire o fare.
"Sebastian voglio che mi ascolti attentamente. Forse ci sarà qualcuno, il fato, il destino, Raziel, che ci controlla e che ci demoralizza fino a mollare. Ma non devi mai buttarti giù, ricordati che non sei mai solo, nessuno è mai solo, è solo chi crede di esserlo e chi vuole esserlo. Tu non sei solo. Tu hai me e hai mamma che stiamo iniziando a conoscerti per quello che sei veramente. Hai Alec, che ti guarda come se tu fossi un cucciolo di foca smarrito e ti protegge come se fosse la tua guardia del corpo. Hai tante persone che tengono a te, è per loro che devi combattere." Disse Clary guardando Sebastian negli occhi.
Per i primi momenti del discorso pensava di stare andando bene, vedeva una scintilla di speranza nei suoi occhi, ma ad un certo punto vide lo sguardo di Sebastian incupirsi, come se avesse detto qualcosa di sbagliato.
"Non capisci. È questo il punto. Voi non state conoscendo Jonathan Morgenstern, voi state conoscendo Christopher Iceblood." Disse Sebastian scattando in piedi, con la medicazione fatta a metà.
Clary finalmente capì qual'era il problema che affliggeva suo fratello.
"No, Seb. Solamente il sangue che ti scorre nelle vene è di Christopher, il resto è tutto del Jonathan Morgenstern che Valentine non ha mai compromesso.
Questo sei tu. Christopher Iceblood non c'è mai stato. I suoi sono solo ricordi." Disse Clary raggiungendolo e prendendogli la mano, cercando di dargli forza.
Sebastian non era ancora molto convinto.
"E.. Alec?" Chiese Sebastian, Clary all'inizio non capì. "Alec si sta... 'Affezionando' a me perché io sono Christopher Iceblood, il parabatai di Gideon, no?".
Clary alzó gli occhi al cielo.
"No, Alec si sta affezionando a Jonathan, non a Christopher. Tiene a te come tu tieni a lui. Christopher e Gideon c'entrano solo fino ad un certo punto." Disse Clary, con un sorriso confortante.
"Vorrei davvero sapere qual'è questo punto di cui parli." Disse retoricamente e mestamente Sebastian, guardando fuori dalla finestra.
Clary sospiró.
'Lo vorrei sapere anch'io' pensó la rossa.

 

 

 

 

 

 

 

"Allora, di che cosa si tratta?" Chiese Alec, seguendo Isabelle ed entrando nella biblioteca con passo veloce, con Jace al seguito.
Appena Isabelle li aveva avvertiti dicendo loro che forse Magnus aveva trovato qualcosa che avrebbe potuto aiutarli entrambi erano corsi con lei a vedere la novità.
Alec raggiunse il fianco di Magnus, vedendolo teso e irrigidito.
Gli poggió una mano sulla spalla, cercando di stabilire un contatto con lui e quest'ultimo gli rivolse un'occhiata stanca, ma piena di affetto.
Entrambi erano stanchi e stravolti, soprattutto Alec, ma sapevano tutti e due che ne sarebbero usciti, insieme.
Alec rafforzó la stretta sulla spalla di Magnus.
"Forse dovremmo aspettare che Raphael torni." Disse Simon. Allo sguardo confuso di Jace e Alec continuó. "È andato a chiamare Sebastian e Clary."
"Non dovremmo aspettare anche Jia e Vladimir?" Chiese Isabelle, avvicinandosi a Simon e Magnus, che osservavano il libro che lo stregone studiava da ore.
"Credo che sia meglio che questo rimanga un nostro segreto, per ora, poi decideremo se divulgarlo ai membri del Consiglio." Disse Magnus, con aria circospetta.
Molti non capirono questa sua decisione, ma la rispettarono.
"Eccoci qui." Esclamó Clary entrando come un razzo rosso nella stanza, posizionandosi di lato a Jace.
"Cosa avete trovato?" Chiese Sebastian con aria ansiosa e trafelata, probabilmente per la corsa.
Si mise di lato ad Alec.
Quest'ultimo sentì che c'era qualcosa che non andava, era da qualche quarto d'ora che lo sentiva, ma non ci aveva fatto caso, ancora non abituato a queste nuove sensazioni, pensando dipendessero da Gideon.
Si giró a guardare Sebastian e vide nei suoi occhi una traccia di stanchezza e spossatezza.
Intravide qualche macchia scarlatta sulle mani e gli afferró i polsi, tirandoli verso di sè e osservando le fasciature.
"Cosa diamine hai fatto??" Esclamó Alec fissando Sebastian negli occhi e attirando l'attenzione degli altri.
Sebastian si sentì troppo osservato, non aveva voglia di discutere di quello che provava in quel momento con Alec di fronte a tutto il Dream Team, come lo chiamava lui.
"Non avrai rotto anche tu una finestra, vero? Perché ho Parabatai che prendono a pugni finestre?* Jia ci farà pagare tutte le spese prima o poi." Disse Alec girando delicatamente le mani di Sebastian nelle sue, cosa che provocó non pochi brividi piacevoli, troppo piacevoli, a quest'ultimo.
"Niente.. Ho solo.. Fatto un pó di Box." Disse Sebastian, cercando di non dargli troppo peso, facendo finta di nulla.
Gli altri distolsero lo sguardo dal siparietto che si era creato, tranne Magnus, che fissò i due ancora per un pó, cosa che non sfuggì a Sebastian.
Alec non distolse lo sguardo dagli occhi di Sebastian come a dirgli "dopo ne parliamo".
Il Morgestern gli sorrise flebilmente, ma in modo sincero.
Alec si giró verso Magnus, attendendo che iniziasse a spiegare.
Magnus comprese, e sospiró rassegnato.
"Stiamo aspettando che Raphael smetta di guardarsi allo specchio." Disse ironicamente lo stregone.
"Ci sono troppi vampiri in questo palazzo, mi servirebbe proprio un altro stregone." Esclamó Magnus, proprio quando Raphael stava entrando nella biblioteca.
"Ringraziando Dios, no, non ci sono altri stregoni come te." Esclamó Raphael, raggiungendo il tavolo.
"Pensa a Luke, poveretto, i Lupi Mannari sono in minoranza." Disse Clary mentre Simon annuiva approvando.
"Va bene, basta temporeggiare." Esclamó Sebastian stizzito, era ansioso di sapere di cosa si trattasse quella cosa così importante.
Magnus lo guardó stizzito come se anche solo il fatto che respirasse lo infastidisse, e forse era proprio così.
"Ho trovato una pagina nella quale è descritto un metodo che si può utilizzare per comunicare con i morti."
Disse Magnus arrivando dritto al punto, osservando le espressioni degli altri.
Espressioni varie coloravano i volti dei ragazzi nella stanza.
"V-vorresti evocare Gideon Blackraven?" Disse con voce forse un tantino terrorizzata Simon, che si era rivelato essere molto spaventato dalla figura così potente e mistica di Gideon Blackraven.
Tutti si guardarono, chi terrorizzato, chi stranito, chi, come Alec, che non ci stava capendo più niente.
"Come puoi evocare una persona morta che è dentro di me?" Chiese Alec al suo ragazzo, guardandolo negli occhi.
"Sa tanto di esorcismo." Disse Raphael, con quell'aria da menefreghista, suo marchio di fabbrica.
"Non voglio evocare nessuno." Disse Magnus, zittendoli tutti. "Ho detto comunicare, non evocare."
Tutti assunsero sguardi ancora più confusi.
"Sarebbe impossibile comunicare con Gideon Blackraven, perché la sua anima è dentro Alec. E comunque non stavo pensando a Gideon.." Disse Magnus con voce più bassa rispetto al solito.
Tutti lo guardarono ansiosi, sopratutto Sebastian, con una domanda che galleggiava apertamente nell'aria senza essere espressa esplicitamente da nessuno. 'Chi?'
Alec vide il suo sguardo incupirsi.
"Ragnor Fell."

 

 

 

Angolo delle CRAZY:
Woooow, ci si rivede. Finalmente.
Sembra passata una vita.
Allora, vi spiego, questo capitolo è stato un vero e proprio parto.
Complicato come pochi.
Dovevo riuscire a catalogare tutte le idee che affollavano la mia mente e metterle in ordine, perciò forse ce l'ho fatta.
Ho una parabatai scansafatiche che non fa il proprio dovere ma che poltrisce tutto il giorno, perciò...
Volevo riuscire ad aggiornare prima che finisse l'anno, e purtroppo non sono ironica😂😂😂 poiché fra un po' arriverà capodanno.
Perciò colgo l'occasione per fare a tutti i più sinceri auguri di Buon Anno❤️
~Tini Fray

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