AMESTRIS EXPRESS

di SHUN DI ANDROMEDA
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** SI PARTE! ***
Capitolo 2: *** SUL TRENO, CIO' CHE ACCADDE E L'ASSISTENTE ***
Capitolo 3: *** I MISTERIOSI ATTENTATI SUL TRENO ***
Capitolo 4: *** LE PRIME SCOPERTE DI ENVY ***
Capitolo 5: *** CIÒ CHE HO PERSO, NESSUNO ME LO RIDARÀ… ***
Capitolo 6: *** PRIMI CONFRONTI ***
Capitolo 7: *** IL PASSATO DOLOROSO ***
Capitolo 8: *** IN FAMIGLIA ***
Capitolo 9: *** GRANDI SORPRESE SULLA STRADA DEL RITORNO ***



Capitolo 1
*** SI PARTE! ***


Prove

SHUN DI ANDROMEDA PRESENTA:

AMESTRIS EXPRESS

CAPITOLO 1

SI PARTE!

“Fratellino!! Che sorpresa!! Come mai qui?”

Una voce femminile scosse un ragazzo seduto al tavolo di uno dei più eleganti bar di South City, intento a consultare un agendina. Era una bellissima giornata estiva, calda e serena.

Egli alzò il capo, accorgendosi di una giovane donna molto bella, dai lunghi capelli neri che gli correva incontro, “Lust, sorella!!” esclamò stupito lui, prima che la donna gli saltasse al collo, abbracciandolo, “Fratellino, da quanto tempo che non ci vediamo!! Come mai ti trovi qui a South City??”, affermò lei, sedendosi al tavolino, accanato al fratello.

“Beh, è una lunga storia. Piuttosto, te? Non lavoravi alla direzione dell’Amestris Express alla sede centrale di Central City?” chiese il ragazzo moro, “No, mio caro! Mi hanno promosso! Ora sono direttrice della Compagnia, sono qui perché ci sono dei tizi che continuano ad aggredire i treni, dei banditi, e voglio farla finita con questa storia! Se attaccheranno il treno, se la vedranno con me!” affermò la donna, “Quindi, prenderai l’Amestris??” esclamò stupito lui, “Certo! Perché?”.

Ci fu un istante di silenzio, poi il moro rise: “Perché ci sarò anche io! Ma guarda i casi! Beh, faremo il viaggio insieme, sono anni che non ci prendiamo una bella vacanza!!” scherzò lui, dandole elegantemente il braccio e aiutandola ad alzarsi; “Ahahah! Sempre galante, eh, fratellino?” ridacchiò Lust, accettando l’aiuto, “Certo, bisogna sempre essere galante con le signore, soprattutto con quelle di mezza età!” affermò con un ghigno il ragazzo, beccandosi una borsettaia in testa, “ENVY, SE TI PRENDO!!!” urlò lei, cominciando ad inseguirlo; il ragazzo le fece una linguaccia e prese a correre verso la stazione.

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Un’ ora dopo, i due arrivarono in stazione.

“Non avevo mai visto tanta gente in un solo posto!” esclamò Envy, prendendo la sua valigia dal deposito bagagli, “Questo è un importante nodo turistico e commerciale, in ogni stagione. Non si ferma mai!” rispose la sorella, mostrando le sue credenziali a una guardia ferroviaria un po’ troppo zelante che tentava di aprire la sua valigia, “A che ora dovrebbe partire l’Amestris Express?” domandò il fratello.

Lust lo guardò: “Tra dieci minuti, quindi sbrighiamoci!” rispose lei, prendendolo per un polso, e portandolo via; giunsero presso la banchina, dove sostava un vecchio treno a vapore, ma dall’aspetto confortevole; attorno a loro, vi erano alcuni passeggeri, in attesa dell’imbarco.

Il moro ne contò in totale 14, oltre a lui e alla sorella: due uomini che confabulavano tra loro, uno sembrava anche parecchio alterato, e serrava tra le mani un foglio di carta, l’altro, visibilmente seccato, si tratteneva a stento.

Poco più lontano una coppia di giovani sposi elegantemente vestita sembrava triste.

E ancora, tre donne in un angolo a chiacchierare, una bionda del gruppo scoccava di tanto in tanto occhiate a un distinto giovanotto, che esibiva con orgoglio numerose medaglie, doveva essere un militare.

Con uno sbuffo, il ragazzo seguì la sorella dal conduttore: “Fratellino, ti presento Kain! Kain, lui è mio fratello, Envy.” Presentò Lust; il ragazzo fece un leggero inchino, “Benvenuti.” salutò lui, tremante, “Grazie, potrebbe togliermi una curiosità, chi saranno i nostri compagni di viaggio?” chiese gentilmente il moro. Kain scartabellò un foglio e si schiarì la voce: “Oltre a lei e alla signorina Lust, sul vagone diretto a Central, ci sono i Conti Elric, “ e nel dir questo indicò i due giovani sposi, “poi la signora Hawkeye,” e indicò la donna bionda che ogni tanto fissava il presunto soldato, “il tenente Havoc, in forse al comando di Central City,” e indicò il militare, “la principessa Rockbell e la sua cameriera, miss Sloth,” e indicò un'altra giovane donna, dai capelli castani, “La signora Curtis,” e indicò una donna alta e dall’aria malinconica, “Miss Thomas, missionaria presso la missione di Reole,” e indicò una ragazza dai capelli chiari e la pelle scura, “il signor Brosh e il suo collega, il signor Hughes.”, e indicò due uomini che parlottavano in un angolo, ridacchiando, “e infine il signor Bradley, il suo assistente, signor Mustang e il maggiordomo, mister Armstrong. Questi saranno i passeggeri dell’Amestris Express.” presentò il ragazzo.

Envy si voltò verso la banchina e inarcò un sopracciglio, “Che strano gruppo.” Sussurrò, prima di seguire la sorella a bordo.

Dopo che tutti i passeggeri ebbero preso possesso delle loro cabine, il treno, con uno stridio e un fischio, partì.

BUONGIORNO!! ECCO A VOI CHARLIE CON UNA NUOVA IDEA E UNA NUOVA AVVENTURA DA REGALARVI!!

È LA MIA PRIMA AU DEL MONDO DI FMA, DEVO AFFINARE LE MIE CAPACITà, SPERO COMUNQUE CHE VI PIACCIA!

CIAO CIAO

SHUN DI ANDROMEDA

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Capitolo 2
*** SUL TRENO, CIO' CHE ACCADDE E L'ASSISTENTE ***


Prove

CAPITOLO 2

SUL TRENO, CIÒ CHE ACCADDE E L’ASSISTENTE

Il treno filava rapido in aperta campagna.

Era ormai sera, il crepuscolo avanzava inesorabile, calando la sua nera coltre sul mondo.

I passeggeri del treno erano tutti riuniti nel vagone ristorante.

Envy e la sorella entrarono nel vagone, stupendosi della tranquillità che ivi regnava, non si udiva quasi volare una mosca: “Ma che diavolo succede?” esclamò il ragazzo, sedendosi nel tavolino al centro della sala.

Il signor Bradley, attorniato da tutti i passeggeri, s’alzò in piedi: “Qualcuno ha lasciato dei messaggi anonimi nel mio scompartimento, voglio capire chi sia stato!” esclamò lui, furente, sventolando un foglio di carta; il ragazzo moro si avvicinò e lo prese in mano: “Gli assassini la pagheranno, la pagheranno cara. La vendetta colpirà inesorabile e precisa come le frecce di Artemide.” lesse lui, era una chiara minaccia.

Il giovanotto alzò la testa, incrociando gli occhi di quell’uomo: “Ha un idea del perchè possano averle recapitato questo messaggio? Ma soprattutto, chi può essere stato?” domandò con tono piatto e freddo, “No, non ne ho la benchè minima idea, ma voglio sapere chi diavolo è stato! Sono una persona rispettabile, non un assassino!” urlò l’uomo d’affari; “Va bene, allora se me lo permette svolgerò qualche piccola indagine” terminò, con tono gelido e professionale, accompagnando il tutto con un leggero inchino. La signora Izumi, che si trovava poco distante da loro, s’alzò: “Scusi, ma lei chi diavolo è? Chi le dà il diritto di intromettersi in questa faccenda?” esclamò lei, gli occhi che mandavano lampi.

Per tutta risposta, il ragazzo la guardò, mostrando appena i denti in un ghignetto: “Sono Envy, detective in forze al Tribunale Militare di Central City.” si presentò.

Un mormorio diffuso percorse come una scossa il vagone ristorante.

“Mio fratello potrà aiutarla, glielo posso assicurare!” parlò Lust, fissandolo con i suoi profondi occhi neri come la notte; “Lo spero, ma in ogni caso so come difendermi!” esclamò l’uomo d’affari dalla pelle abbronzata, scostando leggermente il mantello nero che aveva sulle spalle; estrasse una lunga sciabola: “Questa mia spada non ha mai sbagliato un colpo, mi ha accompagnato in ogni singola guerra che ho combattuto, e ha martoriato le membra di centinaia di nemici.” affermò con decisione, facendone brillare la lama alla luce delle lanterne disposte sui tavoli, “e mi accompagnerà anche in quest’ultima lotta.”.

Lo sguardo di fuoco del moro detective si posò rapidamente su ognuno dei presenti, i loro visi esprimevano solo tranquillità e indifferenza.

Tutti, tranne uno.

L’assistente dell’imprenditore era in un angolo, scostato rispetto al gruppo, ed Envy poteva giurare che stesse piangendo, le lacrime scivolavano e andavano a morire tra le sue labbra, sembravano diamanti tristi, dalla luce non comune.

Decise di indagare.

§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§

Malgrado tutto, la cena si svolse con tranquillità.

Lust ed Envy sedevano al centro della sala da pranzo, i due conti, marito e moglie, sedevano nel tavolo accanto al loro, la donna aveva un comportamento molto protettivo nei confronti del marito, notò il giovane.

Il tenente e la giovane donna bionda sedevano in un separè all’estremità del vagone, sembravano molto ansiosi per qualcosa; la principessa sedeva accanto alla cameriera e alla signora Curtis, accompagnate dalla missionaria che pregava, sgranando un rosario, “è una fedele della Chiesa di Leto, la missione giù nel Sud è uno dei centri nevralgici.” mormorò il moro detective, non capendo per quale ragione avesse intrapreso un viaggio così lungo. Il signor Hughes e il signor Brosh erano un po’ alticci e ridacchiavano pochi tavoli in là del loro. Infine lo sguardo cadde sul tavolo occupato da Bradley e dai suoi compagni di viaggio: “Ehi sorellina, hai visto dov’è andato il signor Mustang?”, il moro era rimasto un po’ turbato da quella reazione che aveva avuto durante il breve colloquio avuto poco prima col suo capo; la sorella lo guardò, smettendo per un attimo di mangiare: “Mmm, mi è sembrato di vederlo dirigersi verso la biblioteca, aveva un aria molto afflitta.” spiegò lei.

Envy s’alzò, e si mosse verso l’uscita.

Voleva capire.

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La biblioteca dell’Amestris Express era molto ben fornita.

Migliaia di volumi, soprattutto di alchimia, occupavano gli scaffali. Anche numerose biografie delle personalità più importanti del passato e presente del Paese.

E fu proprio davanti allo scaffale delle biografie che trovò l’assistente dell’imprenditore, seduto in una poltrona, che sfogliava lentamente un volume, piangendo sommessamente.

Tra le braccia, aveva un drappo rosso. Bagnato di lacrime.

Envy rimase un istante nell’ombra, si sentiva turbato.

“Ragazzo, è inutile che ti nascondi, ti ho visto.”.

La voce dell’uomo fece trasalire il detective: “Gomenasai, non era mia intenzione, mi perdoni.”, Envy fece un leggero inchino nell’entrare nella stanza, “Avvicinati pure, non ti mangio mica.”, la sua voce era triste, spenta.

“Mi scusi, l’ho vista molto triste ed abbacchiata, e volevo vedere se potevo aiutarla.”, il moro sentiva che lo sguardo che l’uomo gli rivolgeva era denso di tristezza, “Non preoccuparti, stavo solo pensando al passato.” affermò lui a mezza voce, invitandolo a sedersi nella poltrona davanti a lui.

“Sai, Envy, giusto? Sono partito per dimenticare, ma qui i ricordi sono più forti di prima; dicono che viaggiare in treno sia un inizio per dimenticare il proprio passato, e ritrovare felicità.” affermò Mustang, guardandolo, “Ma come puoi essere felice se ciò che ti rendeva tale è morto, e con lei il tuo cuore?” sussurrò sibillino, “Ma che cosa le è successo?” chiese il moro, alzandosi in piedi, “Forse un giorno capirai che vuol dire aver il cuore spezzato, e cercare disperatamente la felicità. Spero solo che tu non lo capisca nel modo più doloroso possibile.” rispose Mustang, alzandosi a sua volta e dirigendosi verso le cabine, quello strano drappo rosso ancora tra le braccia.

Aveva lasciato lì il libro che stava leggendo.

Era una biografia.

La biografia di un alchimista.

La costa dorata rifletteva a chiare lettere il nome: “Edward Elric, l’Alchimista d’Acciaio.”.

“Strano, perché mai dovrebbe interessarsi di un argomento simile?” si domandò Envy, lasciando a sua volta la stanza, non accorgendosi minimante di una foto che, infilata nella copertina, era scivolata fuori per metà.

Un ragazzo biondo che sorrideva felice, abbracciato a un moretto e a due giovani, anch’essi dai folti capelli color oro.

Edward Elric in persona.

L’Alchimista d’Acciaio.

HOLA!!!! (Sto diventando sempre più simile a BG… XD). Volevo ringraziarvi tutte per il supporto!!! Sono felice che sia piaciuta così tanto!!! Beh, questo capitolo è breve, ma veramente importante.

Spero che vi sia piaciuto!!!

Ora passiamo ai ringraziamenti:

SHIKADANCE: Benvenuta e grazie per il supporto! Spero che Envy ti entusiasmi come sta entusiasmando me! E anche Lust! Ho preferito cambiargli il colore dei capelli, non potevo metterli verdi, no? XD Alla prossima!

ALLSECRETS2: Su questo non posso rispondere, altrimenti metà storia sarebbe rivelata! Comunque, grazie mille!! XD

ED92: CIAO!!!! Grazie, mi han fatto molto piacere i tuoi commenti positivi!!!! Ti voglio bene!!!! XD XD XD

CHIBISIMO: Ciao! Sono onorata di un tuo commento!! Certo che Al comparirà, è uno dei personaggi più importanti. Il prossimo capitolo dovrebbe essere per gran parte incentrato su di lui!!! Spero tu continuerai a seguirmi!!

ELISETTA: Benvenuta tesora!!! Mi ha fatto piacere ricevere tue notizie e tuoi commenti positivi!!!

LIENA: CIAO!!!!!!!!!!!! Grazie per avermi sopportato sabato sera all’osservatorio!!! Sai che ti voglio tanto bene!!!!! Grazie di tutto!!!!!!

BG: MA CIAO!!!! Non avrei mai pensato che la leggessi!!! Sono onorata!!! Grazie mille di cuore, sai che ti voglio bene!!! Sto diventando un po’ troppo simile a te, mi stai influenzando!!! GRAZIE MILLE!!!! Sono onorata dei tuoi complimenti!! >////////<

ALLA PROSSIMA!!

SHUN

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Capitolo 3
*** I MISTERIOSI ATTENTATI SUL TRENO ***


Prove

AMESTRIS EXPRESS

CAPITOLO 3

I MISTERIOSI ATTENTATI SUL TRENO

La serata passò tranquillamente.

Envy non aveva più visto il signor Mustang dopo il loro breve dialogo nella biblioteca, sembrava sparito nel nulla.

Nel salotto, il tenente Havoc, seduto in poltrona, fumava una sigaretta, leggendo un giornale.

Il signor Bradley, incurante e spavaldo come al solito, chiacchierava amabilmente con la signora Izumi, e il signor Hughes giocava a scacchi con il conduttore del vagone, Kain. La giovane Rose Thomas era seduta a terra sul tappeto, dinanzi al caminetto, la testa incassata tra le gambe, lo sguardo vacuo puntato nelle fiamme allegre e calde, mormorando di tanto in tanto una preghiera. Mister Armstrong parlottava fitto fitto con la giovane bionda, la signorina Hawkeye.

Il viaggio era ancora molto lungo, la strada da percorrere era ancora tanta,

Almeno due settimane li separava dal capolinea di Central City.

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“Ciao sorellina, io vado a letto. Sono stanchissimo!”.

Il moro detective raggiunse la sorella nella biblioteca.

La trovò seduta in poltrona, assorta nella lettura distratta di un libro di poesie; lei alzò la testa: “Va bene fratellino. Buonanotte!” lo salutò lei, scoccandogli un bacio sulla guancia, “Che leggi?” chiese lui curioso, “Piccoli Haiku d’Amore Non Corrisposto, di Winry Sarah Pierrecloche. È una brava poetessa, originaria di un paesetto dell’Est, molto giovane, ma malgrado questo davvero in gamba. Dovresti leggerne qualcuna, sai?”, la giovane mostrò al fratello un bel libro rilegato in rosso, con una decorazione sulla copertina di un nero cupo, che contrastava con il rosso intenso del volume.

“Lust, sai che la poesia non fa per me! Te lo lascio volentieri, non disturbarti! Buonanotte, sorellina.” ricambiò il bacio il ragazzo, uscendo dalla biblioteca.

Per tutto il tragitto, il ragazzo continuò a rimuginare: perché quella reazione così disperata da parte del moro assistente? Perché quelle lacrime così tristi?

Quello sguardo l’aveva enormemente turbato.

E poi….

Il simbolo mostratogli dalla sorella.

Gli ricordava qualcosa.

Ma cosa?

Perso in quei pensieri tristi, non si accorse di essere dall’altra parte del vagone, dove si trovavano le stanze della signora Izumi, della principessa Rockbell della sua cameriera e dei Conti Elric, che erano più spostate rispetto alle altre.

Udì uno strano rumore, come un singhiozzo provenire da una delle camere.

S’incuriosì.

Chi mai poteva essere?

Il rumore proveniva dalla cabina degli Elric.

Cosa stava succedendo?

Udiva distintamente alcune voci.

Silenziosamente, si avvicinò alla porta in mogano, nascondendosi nell’ombra.

Era la Contessa che parlava.

“Al, caro. Non fare così…”, la sua voce era incrinata dal pianto, sembrava aver i nervi a pezzi, “Come posso calmarmi, Win. Lui è qui, è qui, ed è rimasto impunito per tutti questi anni. COME POSSO CALMARMI??!! Lo capisci che mi ha portato via il mio unico fratello???”, il detective udì il tono disperato del Conte, dopotutto era solo un ragazzo, e, malgrado non capisse l’oggetto dei loro discorsi, lo comprese istintivamente.

Anche lui, dopotutto, aveva perso una persona veramente importante.

Aveva perso la sorella maggiore in un incidente qualche tempo prima, e lo capiva perfettamente. Capiva cosa significava perdere una persona cara.

Ma, di chi stavano parlando?

Improvvisamente, s’udì un urlo penetrante, che avvolse l’intero treno!

Envy impallidì.

Aveva riconosciuto quella voce.

Era il signor Bradley.

Veloce, scattò verso lo scompartimento dell’uomo d’affari, facendo appena in tempo a vedere una figura oscura balzare fuori e fuggire nel buio.

Il ragazzo mise la testa nel piccolo ambiente.

Tutto era stato messo a soqquadro.

Cautamente, il giovane entrò, guardandosi attorno, fino a che non s’avvide di una figura rannicchiata a terra, tremante.

Il signor Bradley.

Subito, lo aiutò ad alzarsi; nel frattempo, l’urlo aveva richiamato tutti i passeggeri: “Ma che diavolo sta succedendo qui??” sbottò furibonda la signora Izumi, che indossava una graziosa veste da camera color panna, e quel simbolo ricamato sulla schiena.

Cosa diavolo stava a significare?

“Un pazzo è entrato qua dentro, e mi ha aggredito!” spiegò Bradley, massaggiandosi la testa dolorante, “Stava cercando qualcosa, doveva essere un ladro. Ma come ha fatto a salire??” esclamò lui, “Siamo in aperta campagna.”.

All’improvviso, s’udì un rumoroso scalpiccio di piedi, e arrivò trafelato Kain: “Signori, mi hanno comunicato dalla locomotiva che c’è un problema col sistema elettrogeno, il treno è fermo.” spiegò quello, ansante.

Un mormorio preoccupato si diffuse tra i passeggeri.

“Ecco come ha fatto a salire! Ha approfittato della sosta forzata ed è salito a bordo!” esclamò Lust, sbucata alle spalle del fratello, seguita a breve distanza dal giovane assistente di Bradley; le parole della mora direttrice trovarono consensi presso tutti i presenti.

Envy s’avvicinò all’uomo ancora seduto a terra: “Ha notato se le manca qualcosa?” interloquì, traendo di tasca la sua inseparabile agenda in pelle nera, “Si, manca un orologio d’argento, un gran bell’orologio. Aveva il coperchio decorato con un drago inscritto in un pentacolo, un oggetto molto pregiato.” spiegò, descrivendolo.

Dopo pochi minuti, tutti i presenti se ne andarono.

Nel corridoio deserto rimasero solo Lust, Envy e il signor Mustang.

“Buonanotte, signorina. Grazie di tutto.” salutò il moro, incamminandosi verso la sua cabina, dopo qualche istante; Envy attese che si fosse del tutto allontanato, poi si rivolse alla sorella: “Lust, dove lo hai incontrato? È tutta la sera che non lo si vedeva in giro….” parlò il ragazzo a bassa voce, “Era in biblioteca, non lo hai visto? Quando te ne sei andato, ci siamo messi a parlare un po’. Poverino, ha uno sguardo davvero triste, mi ha chiesto se io abbia mai perso qualcuno di importante, e gli ho parlato di Sylvie, sembrava quasi addolorato per me.. Ma ormai sono tre anni che nostra sorella giace in una fredda tomba, ed è inutile continuare a piangere…” rispose, con voce incrinata, “Mi ha detto che anche lui ha perso una persona molto importante, e che è partito proprio per cercare di dimenticare… Povero, mi ha fatto molta tenerezza…” disse lei con un sospiro.

Envy non rispose.

Era pensieroso.

Anche il Conte aveva parlato di una persona importante che aveva perso.

Ma cosa stava accadendo su quel treno?

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Il moro diede la buonanotte alla sorella, e si diresse verso la sua stanza.

Era molto preoccupato, doveva ammetterlo.

Chi mai poteva essere tanto temerario da salire a bordo di un treno, in aperta campagna, nella notte?

E poi, per quale motivo?

Con un sospiro, il ragazzo aprì la porta, ed entrò, facendo per poggiare la sua giacca sul letto ma s’accorse di una cosa che non avrebbe dovuto stare lì..

Un orologio d’argento poggiato sul suo letto.

Il coperchio decorato col drago e il pentacolo….

Non v’era alcun dubbio.

Era l’orologio rubato poco prima all’uomo d’affari!

Cosa ci faceva nella sua cabina?

Envy lo afferrò, per portarlo al legittimo proprietario, quando quello s’aprì.

Così, senza una ragione.

Curioso, cominciò a esaminarlo.

Nella parte interna del coperchio c’era un’incisione.

“Don’t Forget, 3 Oct ‘11”.

Sembrava molto vecchia..

“Un momento…. Cos’è questo?” borbottò il giovane, spostando lo sguardo sulla coperta dove prima aveva trovato l’orologio, c’era un libro.

E non un libro qualsiasi.

Era la biografia che stava leggendo quel pomeriggio il signor Mustang.

La biografia di Edward Elric, il più giovane alchimista di stato della storia del loro Paese.

Si sedette e cominciò a sfogliare quel volume.

Il libro, per caso, o forse no, s’aprì a una pagina.

Le origini dell’alchimista.

Cominciò a leggere.

“Edward Elric, il più giovane alchimista del nostro tempo, nacque nel 1899 in un piccolo paesino dell’Est, a Reseembol. Figlio di Trisha e Hohenheim Elric, fin da piccolo ebbe un infanzia non molto felice. Il padre lasciò lui e la famiglia, compreso il fratellino di un anno più piccolo, quando aveva solo 6 anni, e dopo poco morì anche la madre. I piccoli Elric furono affidati alla zia acquisita Pinako Rockbell e poi, a una giovane donna di Dublith di cui però si ignora il nome. Si sa solo che fu da lei che i ragazzi impararono l’uso dell’alchimia per cui divennero famosi in tutto il mondo. Quando ritornarono a Reseembol, però, era il periodo della guerra civile, ed entrambi rimasero feriti nello scoppio di una bomba, il maggiore, Edward, perse una gamba e un braccio, il minore rimase totalmente sfigurato e orribilmente ustionato, e dovette passare il resto della sua vita coperto da una armatura. Fu proprio in questo periodo che furono chiamati dall’Esercito per le loro indubbie doti da alchimisti, ed entrambi posti sotto esame per diventare Alchimisti di Stato. Secondo gli archivi militari, però, solo Edward andò avanti, il fratello, Alphonse, per motivi di salute, dovette ritirarsi. Come è noto, Edward Elric superò l’esame, diventando senza ombra di dubbio il più giovane tra i militari. E fu così che nacque la leggenda del ragazzo dai capelli biondi e dagli occhi d’oro.”.

Nella pagina accanto, c’era una foto.

Ritraeva una squadra militare.

Al centro, Envy riconobbe subito i due fratelli, teneramente abbracciati.

Gli faceva molta tristezza quella foto…

Ricacciando le lacrime, continuò nella lettura.

“Conferitogli il nome di Fullmetal Alchemist, Alchimista d’Acciaio, Edward Elric cominciò a viaggiare per il Paese assieme al fratello, sedando rivolte, come quella di Reole nel 1912 o quella degli Ishabariani, dopo che Scar, uno di loro, aveva preso a uccidere tutti gli Alchimisti e diffondendo nel Paese la fama dei due fratelli Elric. Dopo qualche tempo, però, cominciò ad accadere qualcosa di strano. Strani esseri avevano preso il potere nei ranghi alti dell’esercito, e lui, con l’ausilio della squadra del suo diretto superiore, il Colonnello meglio noto come Flame Alchemist, riuscì a sconfiggerli. Non ci è noto altro, se non che questi strani esseri facevano parte di una setta detta “Dell’Uroboro”. Qualche tempo dopo, quando ormai tutto sembrava concluso, però, accadde il dramma. Durante una missione con il resto della sua squadra, il giovane Fullmetal sparì. Venne ritrovato in un crepaccio a picco sul mare dopo tre settimane di ricerche, morto. Il suo orologio, simbolo del suo status di Alchimista, scomparso.”.

Una foto a fianco del paragrafo raffigurava l’oggetto scomparso.

Envy non credeva ai suoi occhi.

Non poteva crederci..

Quelle decorazioni…

Non v’era dubbio.

L’orologio era quello che teneva tra le mani in quel momento.

SALVE A TUTTI!

FINALMENTE SONO RIUSCITA AD AGGIORNARE! Capitoletto corposo questo, vero? Capitolo che vi dovrebbe aver schiarito parecchio le idee, hehe!!! Sono stata parecchio cattiva questa volta!!

UAUAUA!!

Ringrazio di cuore i miei recensori!!

Shikadance: Hehe, Roy dovrà soffrire ancora un po’!!

BG: BG!!! GRAZIE!!! O grande e somma sensei!!!!

Chibisimo: Al sta soffrendo molto, povero cucciolo… E presto lo farò soffrire ancora di più!!

ElIsEtTa: E non è tutto!! Roy avrà altri compiti in futuro!!

Allsecrets2: Scusami tu, ma sono cose che scoprirai più avanti!! Spero comunque che ti piaccia come sta andando avanti!!

CON QUESTO, VI SALUTO!!!!

UN BACIONE A TUTTI!!!

SHUN

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Capitolo 4
*** LE PRIME SCOPERTE DI ENVY ***


Prove

AMESTRIS EXPRESS

CAPITOLO 4

LE PRIME SCOPERTE DÌ ENVY

Envy non credeva ai suoi occhi.

Non poteva crederci..

Quelle decorazioni…

Non v’era dubbio.

L’orologio era quello che teneva tra le mani in quel momento.

Con attenzione, se lo rigirò tra le mani, passò le dita affusolate sul disegno, esaminandolo centimetro per centimetro.

Ma non sussisteva dubbio.

Aveva tra le mani l’orologio del Fullmetal Alchemist.

Il problema era, chi mai lo aveva portato nella sua cabina?

Ma soprattutto…

Confuso, si lasciò cadere sul cuscino, sempre tenendo tra le dita quell’oggetto: “è strano, cosa diavolo ci faceva in mano a Bradley? La biografia dice che era sparito quando avevano ritrovato il corpo senza vita del suo proprietario… Sta succedendo qualcosa di strano qui! Quel Bradley non me la conta giusta…” rifletté il ragazzo, giocherellando con l’orologio.

Improvvisamente, udì un tonfo.

Poi un altro.

E un altro ancora.

Il ragazzo alzò la testa.

Istintivamente, guardò l’ora.

Segnava l’una.

Chi mai poteva essere in giro a quell’ora?

“Ma certo! Il ladro! Deve essere per forza lui!” mormorò, chiudendo la luce e avvicinandosi alla porta.

La aprì, senza fare rumore, trovandosi nel corridoio, illuminato dall’argentea luce lunare; il treno aveva ripreso la sua corsa, il problema doveva essere stato risolto.

Un altro tonfo.

Proveniva da un punto imprecisato davanti a lui.

Senza pensarci, il moro detective lo seguì, camminando con cautela lungo il corridoio.

Improvvisamente, il tonfo sparì.

E venne sostituito da alcune voci che parlavano a bassissimo tono, voci conosciute al ragazzo; si trovava dinanzi la porta degli Elric, per la seconda volta in quella giornata, al buio non si era accorto di essere finito lì davanti.

Ma questa volta, i due sposi non erano soli: con loro, v’era anche il signor Mustang, Envy ne udiva la voce.

“Cosa diavolo ci fa in piedi a quest’ora? E perché sta nella cabina dei Conti?” continuava a domandarsi; decise di indagare più a fondo.

Silenzioso, avvicinò l’orecchio.

“Dannazione!!!! Chissà dove sarà adesso l’orologio di Ed!! L’avevamo quasi preso!”, s’udiva la voce arrabbiata del moro.

Envy non credeva alle sue orecchie, allora loro sapevano della storia di Edward Elric.

Ma come poteva essere?

Accostò maggiormente l’orecchio, udendo la voce rotta dal pianto del Conte: “Ma adesso abbiamo la prova che è stato Bradley a ucciderlo…” affermò tra i singhiozzi, “Si, ma non possiamo dimostrarlo, l’orologio era la nostra prova, l’unica cosa che è rimasta di lui….”, anche la voce del moro era strana, insolitamente roca e triste, molto triste.

Improvvisamente, udì nuovamente quel rumore.

Sembrava chiamarlo…

Silenziosamente, lo seguì, andava verso la sua cabina.

Una volta giunto lì, si sorprese nel vedere un ombra scura entrare nel suo scompartimento.

Con uno slancio, entrò a sua volta.

Accese così la luce.

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Il mattino dopo, Envy si diresse tranquillamente verso il vagone ristorante per fare colazione, ma soprattutto per parlare con i suoi compagni di viaggio.

Erano tutti lì.

Bradley, Mustang e Armstrong sedevano a un tavolo, il Conte e la Contessa assieme a Lust, lo aspettavano, evidentemente; a un altro tavolo, c’erano la signorina Hawkeye, che sorseggiava flemmatica una tazza di tè, la signorina Thomas, che pregava sommessamente, la signora Curtis, che fissava fuori dal finestrino con aria distratta e infine la cameriera della principessa.

La principessa era seduta poco lontano.

A un altro tavolo, erano seduti il signor Hughes e il signor Brosh.

Kain era seduto in un angolo, assieme ad altri due uomini, probabilmente i conduttori degli altri vagoni.

“Buongiorno a tutti!” salutò il ragazzo, sedendosi accanto alla sorella, “Buongiorno Envy-chan. Posso presentarti Winry Elric e Alphonse Elric?” affermò la mora, passandogli una teiera, “Molto piacere.” rispose educatamente, versandosi una più che generosa quantità di liquido fumante.

I quattro cominciarono a chiacchierare, tra una tazza di tè e l’altra, e ben presto l’atmosfera s’animò.

Il treno filava veloce nella campagna di Amestris, attraverso i campi.

Il ragazzo non perdeva d’occhio un solo momento sia Mustang che il Conte.

Sapeva che c’era qualcosa di strano, e intendeva scoprire cosa fosse.

A qualunque costo.

Dopotutto…

Lo aveva promesso.

In tasca, sentiva l’orologio, ne avvertiva la presenza, e si tranquillizzò.

Stava solo facendo il suo lavoro, non doveva allarmarsi così.

Alla fine del pasto, il moro salutò educatamente e uscì dal vagone.

Aveva visto Kain fare un cenno al signor Hughes pochi istanti prima, e quello lo aveva seguito, e la cosa lo aveva insospettito, non si erano praticamente mai parlati durante il giorno precedente.

Di soppiatto, li seguì.

I due camminarono verso il salottino, sempre seguiti dal moretto, abilmente nascosto.

Voleva confutare una sua teoria.

Quel signor Hughes era certo di averlo già visto.

Anche se non ricordava dove…

Una volta dentro, i due presero a parlare, ed Envy si nascose dietro le tende, in attesa; dal suo nascondiglio, il giovane vide l’occhialuto sedersi in poltrona, imitato dal più giovane: “Allora Kain, scoperto qualcosa?” chiese, l’aria tremendamente seria, “Poco, so solo che quell’uomo è stato per molto tempo nell’Esercito, Jean ne è sicuro… Dice di averlo già visto… Potrebbe aver cambiato lineamenti del viso, sa quanto sono abili nel trasformarsi.” affermò a bassa voce il conduttore, sistemandosi gli occhiali sul naso, “lo so, Roy ha fretta, vuole vendicare Ed il più presto possibile, e così Alphonse, ma non possiamo scoprirci ora, non sarebbe saggio.” replicò meditabondo l’uomo, affondando sempre più nella poltrona, “per di più, quel ladro ha preso l’orologio del capo, chissà dove sarà ora…”.

Bastava così.

Silenziosamente, Envy scivolò fuori dalla stanza, dirigendosi verso il proprio scomparto di corsa, doveva assolutamente confutare quelle teorie.

Preso com’era dai suoi pensieri, non s’accorse di essere andato a sbattere contro qualcuno, e cascò così per terra con un tonfo: “Scusi, s’è fatto male?” chiese il misterioso interlocutore, aiutandolo ad alzarsi; due occhi scuri s’incontrarono con due pozze d’ambra pura, “No, mi scusi lei Conte. Come mai da queste parti?” rispose, scuotendosi i vestiti dalla polvere, “Pensavo…” rispose evasivamente, tornando a fissare fuori dal finestrino, lo sguardo vacuo.

Il detective stava male a vederlo così, gli dispiaceva.

Entrambi sapevano cosa voleva dire soffrire.

“A cosa?”

“A mio fratello…” rispose, spostando il suo sguardo su di lui.

SALVE A TUTTI!!

HEHE, CAPITOLETTO BREVE, MA SPERO INTERESSANTE!

Sto aggiornando velocemente, finchè ho tempo, meglio che lo sfrutti!!

Oddio, sto diventando come i Signori Grigi, cio è un male!!

Meglio non guardare più Momo durante la stesura del capitolo, causa effetti collaterali.

Spero che questo capitolo vi intrighi, a me ha intrigato moltissimo!!!

Scusate se vi ringrazio male, ma sono stanchissima e vorrei andare un po’ a nanna…

Ringrazio.

CHIBISIMO per la passione per Alphonsuccio.

ELiSeTtA per la passione con cui mi segue.

ALLSECRETS2 per la sua curiosità.

SHIKADANCE per la passione per Roy.

GRAZIE A TUTTI!!

UN BACIO E A PRESTISSIMO!!

SHUN

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Capitolo 5
*** CIÒ CHE HO PERSO, NESSUNO ME LO RIDARÀ… ***


Prove

AMESTRIS EXPRESS

CAPITOLO 5

CIÒ CHE HO PERSO, NESSUNO ME LO RIDARÀ…

Il detective stava male a vederlo così, gli dispiaceva.

Entrambi sapevano cosa voleva dire soffrire.

“A cosa?”

“A mio fratello…” rispose, spostando il suo sguardo su di lui.

I suoi occhi erano colmi di lacrime.

Lacrime che scivolavano copiose dagli occhi.

Lo sguardo di uno che ormai non aveva più nulla da perdere avvolse completamente la mente del più giovane.

“Ormai ciò che ho perso nessuno me lo ridarà, e lo so. Anche se fa male, io non avrò più mio fratello….” pianse il Conte, nascondendo il viso in un ampio fazzoletto di candido lino.

Improvvisamente, una voce imperiosa scosse i due ragazzi: “Al-kun!” e dall’angolo del corridoio sbucò la Contessa Elric.

Envy la potè squadrare ben bene.

Era una ragazza, di circa 16-17 anni, biondissima, di un biondo più chiaro del marito.

Aveva profondi occhi azzurri, più azzurri del mare in estate, ma così malinconici.

Con un passo svelto, la giovane li raggiunse e abbracciò il marito, puntando uno sguardo di fuoco sul detective, prima di sussurrare qualcosa al ragazzo e portarlo via.

Envy restò nel mezzo del corridoio, stupito per la reazione della ragazza.

Dopo qualche minuto, corse verso la propria stanza.

Aveva bisogno di risposte.

Sulla strada verso la sua cabina, però, incontrò la signora Izumi, la signorina Hawkeye, la giovane missionaria e infine la principessa Rockbell.

Era la prima volta che la vedeva da vicino.

“Oh, guarda chi si vede, il giovane detective!” esclamò la principessa, una donnina bassa e tarchiata, dall’aria apparentemente inoffensiva, “Buongiorno madame, buongiorno a tutti.” si inchinò galantemente, con l’intento di far loro il baciamano.

La signora Izumi rise, mentre la missionaria arrossì vistosamente: “Cosa ci fai da queste parti ragazzo? Stai cercando qualcuno?” s’informò la signorina Hawkeye, “Si, cioè… In realtà cercavo voi.” affermò lui, imbarazzato, inventando sul momento, “Oh, e sentiamo, perché ci cercavi?” continuò a indagare la signora Izumi, “Perché… Perché, volevo parlarvi. In fondo, dobbiamo passare insieme parecchi giorni, e sarebbe interessante fare amicizia, no?” disse lui.

La principessa aspirò una boccata di fumo da una corta pipa lunga e sorrise: “Beh, perché no?” rispose, scambiandosi un occhiata con le donne attorno a lei, “Andiamo nel salottino inglese, va bene?”.

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Il salotto inglese era una stanza tra le più sobrie e accoglienti del treno.

Era un ampio salotto, con gradevoli poltrone e ampi divani in pelle rossa e damascata.

Nel camino scoppiettava un gradevole fuocherello.

Sul tavolo, alcune tazze e una teiera colma di tè caldo.

Le donne e il ragazzo entrarono e si sedettero tranquillamente su di esse.

Galantemente, Envy verso il tè a ognuna delle signore.

“Allora, cosa volevi chiederci?” interloquì tranquillamente la principessa, poggiando la lunga pipa sul bordo del tavolino.

Per tutta risposta, il ragazzo sorseggiò un poco di tè dalla sua tazza, poi fissò le donne, e sogghignò: “Qualcosa mi dice che voi conoscete questo oggetto molto bene, vero?”, e così dicendo, trasse di tasca qualcosa, per poi poggiarlo sul piano.

Le reazioni furono diverse.

La signorina Hawkeye e la signora Izumi fecero una faccia sorpresa, ma nulla di più.

La principessa Rockbell impallidì, e la missionaria sbiancò letteralmente.

Era l’orologio di Edward.

La signora Izumi lo prese in mano e guardò alternativamente sia l’oggetto che il ragazo che le sorrideva beffardo.

Repentinamente, Envy se lo riprese, e lo fece scomparire nella tasca.

Poi s’alzò e si diresse alla porta.

“Non so ancora perché voi abbiate a che fare con questo orologio e con la sua triste storia, ma vi posso assicurare che c’è qualcosa di strano in questa storia, e lo scoprirò senz’altro.”.

Dopodichè, uscì e ritornò in camera sua.

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Il tempo passò, e la notte era ormai calata.

Faceva caldo.

Il treno correva veloce verso Central City, mancavano ancora parecchi giorni all’arrivo.

Un’ ombra scivolava rapida lungo il corridoio che costeggiava gli scompartimenti.

Era snella e agile.

Veloce, si avvicinò a una porta, dando la schiena al finestrino che dava sull’esterno, da cui si vedeva la Luna argentea rilucere nel cielo, e poggiò una mano sulla porta.

Un leggero flash illuminò per un momento il buio, e la porta s’aprì.

Velocemente, entrò.

Si ritrovò in una stanza molto ordinata, il finestrino leggermente aperto, e le tendine che svolazzavano qua e là.

Una figura era distesa nel letto sotto il finestrino, coperta fino alla vita da una strana coperta rossa.

Il torso era nudo, e i corti capelli corvini visibili alla luce della luna piena erano sparsi sul cuscino bianco.

Il viso era ancora arrossato dalle lacrime.

Gli occhi erano chiusi.

L’espressione era triste.

Per un istante, l’ombra fremette, prima di chinarsi sulla figura distesa, e la Luna illuminò per un momento una capigliatura dorata, che subito sparì, inghiottita dall’oscurità.

Le labbra dei due si unirono in un dolce bacio, un bacio che risvegliò in un momento vecchie e splendide sensazioni.

Poi, la figura si alzò, passò un dito affusolato sul petto dell’altro, quanto adorava quella pelle, e sospirò: “mi dispiace tanto… Ma presto potrò riabbracciarti come si deve.. Aspettami.”.

E l’ombra, dopo un ultimo e dolcissimo bacio, prese a camminare lentamente verso la porta, perdendosi nell’ammirare quel viso che amava e che avrebbe sempre amato, che non aveva più visto da quasi un anno.

Improvvisamente, il moro addormentato cominciò a muoversi e a dimenarsi nel sonno, invocava un nome: “Edward, Edward..”; l’ombra indietreggiò, aveva paura, “Accidenti, non mi deve vedere! Devo andarmene di qui!” imprecò a mezza voce, uscendo di corsa, e sbattendo la porta.

Improvvisamente, Roy si svegliò, quel dolce sapore ancora sulla sue labbra.

Quelle sensazioni così familiari, così dolci, così…

“Ed… Ed!!” urlò, balzando in piedi.

Vide la porta aperta.

Udì dei passi di corsa in lontananza.

Senza pensarci due volte, si alzò in piedi e, così come era, uscì nel corridoio.

Ma non c’era più nessuno.

Nell’aria, solo quel profumo.

Quel profumo, retaggio di un tempo passato.

Con il cuore stretto per la tristezza, il moro rientrò nella sua cabina, si sdraiò sul letto, e abbracciò forte la coperta.

Solo verso l’alba s’addormentò.

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“Sei stato un incosciente, poteva vederti!”

“Scusami, è che non potevo resistere, lo sai…”

“Si, lo so, ma non dobbiamo bruciare le tappe. Ho accettato di aiutarti, ma non è il caso di farsi beccare, altrimenti tutto andrà a rotoli. E poi, sbaglio o eri tu quello che voleva tener tutto nascosto prima della fine di questo pasticcio?”

“Si, hai ragione, scusami, sono stato stupido…”

“Non sei stato stupido, sei solo innamorato… Vedrai, risolveremo tutto.”.

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Il mattino dopo, Envy si diresse a far colazione abbastanza presto.

Durante la notte, aveva maturato un idea.

Doveva solo metterla in pratica.

Entrò nel vagone ristorante.

Tutti erano lì.

Sorrise compiaciuto, il suo piano stava per avere inizio.

Si fermò dinanzi alla porta della sala.

“Signor Bradley, dovrei parlarle un istante, può seguirmi?” parlò con voce ferma.

La sala fu scossa da un mormorio diffuso, mentre l’uomo si alzava, seppur con aria sorpresa.

“è una cosa importante. Riguarda l’orologio che le è sparito. O meglio, che lei ha rubato.” affermò poi, con un sorriso strano.

RAGAZZI!!!

Visto che capitolo!? Io lo amo troppo!! Beh, non dite nulla? Troppo sconvolti?

Beh, vado di fretta perché devo scrivere altri capitoli di altre fic da pubblicare.

Quindi, ringrazio di cuore tutti i miei recensori e lo dedico a voi!!

ALLSECRETS2, ELY-OTOUSAN, SHIKADANCE ED ELISETTA!!!!

GRAZIE!!

GRAZIE ANCHE A BG-OTOUSAN!!

UN BACIONE E ALLA PROSSIMA!!

SHUN

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Capitolo 6
*** PRIMI CONFRONTI ***


Prove

AMESTRIS EXPRESS

CAPITOLO 6

PRIMI CONFRONTI

“Signor Bradley, dovrei parlarle un istante, può seguirmi?” parlò con voce ferma.

La sala fu scossa da un mormorio diffuso, mentre l’uomo si alzava, seppur con aria sorpresa.

“È una cosa importante. Riguarda l’orologio che le è sparito. O meglio, che lei ha rubato.” affermò poi, con un sorriso strano.

Senza dire altro, Bradley seguì il ragazzo fuori.

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“Allora, ragazzo. Cos’è questa storia. Quell’orologio è mio.” Replicò affabilmente l’uomo, una volta sedutisi nel salottino.

Per tutta risposta, il ragazzo dai capelli scuri trasse di tasca un foglio di carta spiegazzato, e ripiegato su se stesso, e l’orologio, che poggiò sul basso tavolino alla sua destra.

Lo aprì, e cominciò a leggere ad alta voce, il tono lento e cadenzata, quasi leggesse una condanna a morte.

“Qualche tempo dopo, quando ormai tutto sembrava concluso, però, accadde il dramma. Durante una missione con il resto della sua squadra, il giovane Fullmetal sparì. Venne ritrovato in un crepaccio a picco sul mare dopo tre settimane di ricerche, morto. Il suo orologio, simbolo del suo status di Alchimista, scomparso.” (Vedi Cp. 3).

Poi, il ragazzo spostò lo sguardo sull’uomo, che lo fissava tranquillo: “Ragazzo mio, cosa posso centrare io con un alchimista morto ormai da quasi due anni?” sorrise affabile, accendendosi una sigaretta; per tutta risposta, il ragazzo gli si avvicinò, la levò, e la spense sotto il tacco della scarpa, e prese in mano la cipolla d’argento: “Glielo dico io, le va? Quest’orologio che dice che le hanno rubato, lei, lo aveva rubato a sua volta, due anni fa, all’alchimista Edward Elric.” affermò il ragazzo, guardandolo con occhi di fuoco.

Senza curarsene, Bradley si accese un altra sigaretta e, dopo aver aspirato una profonda boccata, lo fissò con aria spavalda: “E come pensi di provarlo? Hai qualche prova? Non puoi lanciare accuse senza un minimo di prove.” sorrise furbescamente.

Ma Envy non era da meno in quanto a furbizia: “E chi glielo dice che io non ho prove? Vedrà, le sconterà tutte le sue carognate, glielo posso assicurare! E le posso assicurare che non resterà impunito, la caccerò personalmente in una cella e getterò via la chiave io stesso.”.

E dopo aver agguantato l’orologio, uscì dalla sala, lasciando l’uomo ad avvampare per l’ira e l’impotenza.

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Il ragazzo ritornò nel vagone ristorante, dove v’erano ancora tutti, che parlottavano sugli ultimi avvenimenti.

L’entrata del detective ebbe il magico effetto di zittire tutti.

Il ragazzo tirò fuori la sua inseparabile agendina e scrutò l’intera sala.

Tutti erano in attesa di un suo ordine.

Aprì il volumetto con uno scatto: “Signori, avrei bisogno di conferire con voi per confutare alcune mie teorie riguardo a questo singolare furto. Vi pregherei di seguirmi secondo lo schema che ora vi illustrerò.” Disse il moro, quando una voce femminile si sovrappose alla sua, “Mi scusi, ma il signor Bradley dov’è?” chiese la Contessa, alzandosi in piedi.

“Non si preoccupi, è nel salottino, doveva riflettere un pochino, e comunque, ciò che volevo sapere l’ho ottenuto. Per questo, noi ci sposteremo nel salotto cinese della biblioteca. Allora, come vi dicevo, lo schema è il seguente; per primi, verranno il Conte e la Contessa e il signor Mustang. Poi, assieme, la signorina Hawkeye, il signor Armstrong, il signor Havoc, i signori Brosh e Hughes. E infine, la signorina Thomas, la signora Izumi e la principessa Rockbell, insieme alla sua governante. È tutto. Siete pregati di rispettare questo ordine. E ora, pregherei i primi di seguirmi. Lust, sorella, saresti così gentile da restare qui con gli altri? Signor Fury, potrebbe venire anche lei, mi servirebbe una persona che mi faccia da aiutante”.

Il conte e la contessa si alzarono in piedi e, seguiti dal signor Mustang e dal conduttore, andarono dietro a quel singolare ragazzo.

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La saletta cinese era decorata con molto buon gusto, carta da parati rossa, con volute di dragoni dorati, e lanterne quasi dappertutto.

Bassi tavolini di bambù arredavano la stanza e così anche numerose e comode poltroncine.

Il tutto, era contornato da numerosi paravento in legno intarsiato.

I quattro si sedettero sulle poltroncine, mentre il conduttore restò fuori.

“Bene, possiamo cominciare. Allora, prima di tutto, conte, il suo nome completo è Alphonse James Elric, giusto?” domandò il detective, “Si..” rispose il giovane biondo, torcendosi le mani, “e lei, invece, si chiama Winry Sarah Isikane in Elric, giusto?” domandò poi, rivolgendosi alla donna, che lo fissava con aria ostile, “Si, è questo il mio nome.” disse solo lei, prendendo la mano del marito, che era evidentemente scosso, “Che nome strano… e invece, il suo nome è Roy Mustang, giusto?” terminò il ragazzo, guardando i tre seduti dinanzi a lui, e poi il moro all’estrema destra del gruppo, che annuì, anche le sue mani si torcevano, ed erano stranamente coperte da un paio di bianchi guanti decorati con uno strano simbolo rosso intenso.

“Avrei alcune domande da porvi riguardo a una strana conversazione che ho udito quasi per caso due notti fa, attorno all’una di notte, nella vostra stanza, signori Elric, e poi, quello stesso pomeriggio, il pomeriggio del furto, sempre avvenuta nella vostra stanza. Cosa voleva dire con le sue parole, signor Mustang, quando ha detto, Chissà dove sarà adesso l’orologio di Ed!! Ciò vuol dire che conosce la storia dell’alchimista sfortunato di nome Edward Elric? E devo sospettare che abbia un legame anche con lei questa storia, Conte, visto che lei porta il medesimo cognome e nome del fratello più giovane dell’Alchimista d’Acciaio e…” .

SCIAFF!

Ma Envy non potè terminare, perché un sonoro ceffone si posò inesorabile sulla sua guancia, scagliato dalla Contessa: “La smetta, non vede che lo sta facendo star male!” lo aggredì lei, alzandosi di scatto in piedi, ansante.

Accanto a lei, il Conte, rannicchiato sulla poltrona, singhiozzava disperato.

“Forse potrebbe dirmi lei il perché di quei discorsi, della vostra idea che sia stato il signor Bradley l’assassino del giovane Fullmetal.” sussurrò mellifluo con un sorrisino, “oppure perché si ostina a non volersi firmare con il suo vero nome, e a ricorrere a vari pseudonimi cognomiali, traducendo il suo cognome originario in varie lingue del mondo. Prima il francese, con Pierreloche, e ora il Giapponese, con Isikane, non le sembra di esagerare con le lingue, signorina Winry Sarah Rockbell?” affermò mellifluo, guardando il trio dinanzi a lui.

“E’ vero.”.

La Contessa Winry Sarah Rockbell si era alzata in piedi.

“è vero, volevo fuggire dal passato, e ho pensato di cambiare cognome, traducendolo in altre lingue. Prima, componendo poesie, e poi da sposata, è un reato?” rispose lei strafottente.

“E perché l’ha fatto?” interloquì lui, “non sono affari che la riguardano!” sbottò lei, ma il ragazzo aveva spostato la sua attenzione sul moro, “Sa, io mi intendo un po’ di alchimia, me la insegnò un amico tempo fa. Mi spiegò che sono solo due gli alchimisti più dotati della nostra storia, il Fullmetal Alchemist Edward Elric e il Flame Alchemist, colui che detiene in suo potere i segreti del Fuoco. Sa, prima non ricordavo cosa significasse quel simbolo che porta sui suoi guanti, poi mi son chiesto per quale ragione porta i guanti in estate. E ora ho capito, quelli non sono normali guanti, sono guanti alchemici. I guanti dell’Alchimista di Fuoco, Roy Mustang. Cosa porta un alchimista dotato, un glorioso capo militare, il Fuhrer del nostro Paese, sull’Amestris Express, quando avrebbe dovuto essere al fronte nord a lottare contro Drachma? Voglia di vacanze?”.

Il Fuhrer strinse i pugni, ma non rispose nulla.

Il detective s’alzò in piedi, il viso rilassato, quasi soddisfatto; “Ok, potete andare. Mandatemi qui i prossimi, per favore, ah, e fate entrare anche Kain per favore.”.

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“Signori, vi ho fatti chiamare qui tutti insieme per una questione di rispetto nei vostri confronti.” esordì il detective una volta che tutti ebbero preso posto sulle poltrone; un mormorio nervoso serpeggiò tra i presenti, “Si, a quanto mi risulta, voi avete formato per molti anni una squadra agli ordini diretti dell’ex colonnello Roy Mustang. E per questa ragione che vi ho fatto venire qui. Signor Hughes, signor Fury, il vostro discorso di ieri mi ha colpito molto, chi è il “Jean” protagonista dei vostri discorsi? Forse è il tenente Jean Havoc, colui di cui parlavate? E perché il Fuhrer e il Conte erano così ansiosi? Ci sono troppe domande a cui non ho risposta. Volete per caso illuminarmi voi, membri della squadra dell’ex colonnello Roy Mustang e attuale Fuhrer?” ghignò spavaldo.

Nessuno si era accorto di un ombra celata dietro un paravento che spiava l’intera scena.

SALVE!!!! QUI SONO LE 1.05 E LA SOTTOSCRITTA HA AGGIORNATO CON UN NUOVO CAPITOLO DI AMESTRIS EXPRESS. OK, FA UNO SCHIFO ASSURDO, MA VOLEVO AGGIORNARE PRIMA DI PARTIRE PER IL CONCERTO DEI TOKIO!!! DITEMI SE FA VERAMENTE PENA O È ALMENO PASSABILE!! DEVO RINGRAZIARE IN PARTICOLARE TUTTI QUELLI CHE MI SOSTENGONO, COME ELISETTA, ELY-OTOUSAN E SHIKADANCE!!

COME LA SOLITO, LA MIA DEDICA, QUESTA VOLTA IL CAP È DEDICATO A ELY-OTOUSAN E A SHIKADANCE PER IL LORO AFFETTO E SUPPORTO E A ELISETTA PER LA SUA COSTANZA NEL SEGUIRMI!!

UN BACIONE A TUTTI!!!

BUONANOTTE!!

SHUN

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Capitolo 7
*** IL PASSATO DOLOROSO ***


Prove

AMESTRIS EXPRESS

CAPITOLO 7

IL PASSATO DOLOROSO

“Forse è il tenente Jean Havoc, colui di cui parlavate? E perché il Fuhrer e il Conte erano così ansiosi? Ci sono troppe domande a cui non ho risposta. Volete per caso illuminarmi voi, membri della squadra dell’ex colonnello Roy Mustang e attuale Fuhrer?” ghignò spavaldo.

Nessuno si era accorto di un ombra celata dietro un paravento che spiava l’intera scena.

Nessuno dei presenti rispose.

Havoc aveva un aria stupita, Hughes si torceva le mani, Armstrong sembrava quasi tremare e gli altri avevano un aria spaventata.

Solo Riza Hawkeye manteneva il sangue freddo, reggendo senza problemi lo sguardo di fuoco del detective.

Con un gesto stizzito, il ragazzo spostò la sua vista sulla giovane donna: “Vuole per caso darmi lei le risposte di cui ho bisogno, signorina Hawkeye?” chiese lentamente, sedendosi sulla poltroncina; Riza Hawkeye si alzò in piedi, fiera e superba, e si scambiò un occhiata coi suoi compagni; poi, tornò a fissare il ragazzo, il suo era lo sguardo di chi ha patito un grande dolore: “Tutti noi eravamo affezionati enormemente a Edward, era un ragazzo fragile, a cui eravamo molto legati. Era in gamba, molto in gamba. A volte irrispettoso delle regole, ma leale e gentile, a suo modo. Lo avevamo conosciuto quando divenne alchimista, a soli 12 anni, e fu assegnato alla nostra squadra, la squadra del Colonnello Mustang. Lui e il fratello non si meritavano ciò che avevano passato...” disse lei, con voce strozzata, “Perchè, cosa è successo?” chiese, con tono più pacato, Envy, vedendo una lacrima scendere dagli occhi della ragazza, “Da bambini, erano rimasti orfani della madre, il padre se n’era andato tempo prima, e nel tentare di riportare in vita la madre, hanno infranto il tabù della trasmutazione. Dopo parecchi anni, riuscirono a recuperare ciò che avevano perso, e tutto sembrava essere tornato normale. Ma poi, quei maledetti homunculus, che pensavamo di aver sconfitto in passato, ritornarono alla carica, causando morte e scompiglio nel paese. Edward, indagando, doveva aver scoperto qualcosa, perchè scomparve nel nulla. Non ci aveva detto nulla, eravamo molto preoccupati.. sigh... é sempre stato incosciente, ma mai fino a questo punto... sigh” e la donna cominciò a piangere silenziosamente, “Ma Alphonse Elric non era rimasto sfigurato da una bomba?” interloquì Envy sorpreso, segnando il tutto sulla sua agenda, “No, è una storia che abbiamo creato a regola d’arte per nascondere la vera natura di quell’armatura.” spiegò la donna, “Quindi, se ho capito bene, il Fullmetal Alchemist infranse il tabù, e coinvolse suo fratello, e poi, dopo che sembrava tutto tornato a posto, scomparve nel nulla...” riepilogò il ragazzo.

“Già... Dopo molti mesi di indagini, abbiamo scoperto che colui che comandava gli homunculus, che li guidava e dava loro gli ordini, era una persona a noi molto vicina, il nostro vecchio Fuhrer, il cui posto era stato preso dal nostro Colonnello, e così, durante un azione, riuscimmo a circondarlo, cercando di capire dove avesse nascosto Edward, erano settimane ormai che non lo trovavamo. Avevamo cercato ovunque, battuto Central City palmo a palmo, la campagna, ogni luogo in cui Edward avrebbe potuto nascondersi, ma nulla. Ognuno ha fatto la sua parte. Nonostante i nostri sforzi, però, lui scappò, riuscì a raggiungere il nostro amico prima di noi, e riuscì a ucciderlo, nascondendone poi il corpo in una scogliera a picco sul mare. Noi trovammo il suo corpo in una giornata di tempesta, dopo lunghe settimane di ricerche frenetiche e intense, lo ricorderò per sempre quel maledetto giorno, fu il caso che ce lo fece ritrovare, altrimenti, non lo avremmo mai trovato... Mi era caduta di mano la pistola in un anfratto, e lì, c’era Ed... Sigh.... Sigh...”.

FLASHBACK

Il vento freddo del Nord mugghiava e strideva tra le onde del mare in tempesta.

La pioggia scendeva implacabile sulla costa sud di Amestris.

Un gruppo di militari, avvolti in pesanti cappotti, stava attorno a una figura sdraiata a terra, che abbracciava un ragazzo, pallido come la morte, il cui biondo dei suoi capelli risaltava maggiormente.

La morte, aveva mietuto un altra vittima innocente.

Un altra vittima troppo giovane.

Il gruppo di militari piangeva sommessamente, disperato.

Lentamente, la figura a terra si rialzò, il viso coperto di lacrime, arrossato dal freddo, i neri capelli di corvo scompligliati dal tifone, lo sguardo furioso: “GIURO SU DIO E SU ME STESSO CHE TROVERò CHI TI HA FATTO QUESTO, EDWARD, E LA PAGHERà CARA!!! ANCHE A COSTO DI MORIRE, LO TROVERò, E LO FARò PENTIRE DI AVERTI PORTATO VIA DA NOI!” urlò, col viso rivolto al mare in tempesta, la pioggia che si portava via le sue lacrime.

Il vento continuò a soffiare e urlare sempre più forte, mentre il moro, prendendo delicatamente in braccio il cadavere del ragazzo, lo coprì, quasi a non volergli far prendere frdddo, col suo mantello, e diede il segnale di scendere.

In testa al gruppo, il generale Roy Mustang recava con sè, il corpo di colui che un tempo aveva portato il nome di Fullmetal Alchemist, e che ora era solo un cadavere, ucciso da una mano assassina che nessuno di loro avrebbe mai perdonato per quell’insano gesto crudele.

Dietro di lui, i suoi uomini piangevano a loro volta, senza tregua, disperati.

Avevano voluto bene a quel ragazzo, e non sopportavano l’idea che non ci fosse più, che non fosse più tra loro, pronto alla battuta e dalla risata argentina.

La vendetta correva con loro su ali veloci, e giurarono, in quel triste giorno, di vendicare l’anima di Edward Elric, fosse l’ultima cosa che avrebbero fatto nella loro vita.

A testimonianza del loro giuramento, il vento, il mare e la tempesta.

Il rancore verso coloro che avevano strappato il loro amico alla vita non si sarebbe mai fermato se non con la morte dei responsabili.

“Te lo giuriamo, Edward, non sei morto invano, chi ti ha fatto questo, ti raggiungerà presto, è una promessa. Addio, amore mio..” sussurrò alla fine, tra le lacrime, il Generale.

FINE FLASHBACK.

“E fu così che noi tuti promettemmo di vendicare il nostro amico. Non potremmo mai perdonare quell’uomo che ce lo ha portato via..” continuò a piangere la donna, correndo a nascondere il viso sulla spalla del tenente Havoc, che continuò: “Abbiamo indagato a lungo, e abbiamo scoperto che l’assassino è una persona che si trova a bordo con noi, che si spaccia per un onesto uomo d’affari.” terminò il biondo, accendendosi una sigaretta.

Ci furono alcuni minuti di silenzio profondo.

Lunghi minuti, in cui l’unico rumore udibile era solo il singhiozzare sommesso e continuo della giovane donna.

Poi, il signor Hughes alzò la testa: “Come reagirebbe se le portassero via una persona a cui è legato profondamente, con cui ha condiviso guai, avventure, gioie, tristezza e paure, con cui ha passato i migliori anni della sua vita, con cui ha vissuto per molti anni, me lo dice?” interloquì lui con lo sguardo vacuo e stanco.

Il detective rimase qualche istante muto, scoccando occhiate a tutti i presenti, e poi guardò verso il paravento in legno.

Poi, prese la parola: “E in tutta sta storia, cosa c’entra il Fuhrer?” chiese il ragazzo a bruciapelo, con un leggero ghigno.

Altro lunghissimo silenzio da parte dei presenti.

L’ombra ebbe un fremito, uno scatto che represse a stento.

Quella domanda non era prevista.

Ma fu questione d’un attimo.

Poi, nessuno si mosse.

Nè parlò.

Il signor Armstrong, minaccioso, s’alzò in piedi: “Non è un affare che la riguarda, mi pare!” tuonò acido, la sua mole incuteva quasi timore; Envy non si mosse, si limitò ad alzare la testa e a guardarlo con un sorrisino beffardo dipinto sulle labbra, con uno sguardo di sfida che al gigantesco uomo ricordò tanto quello del suo giovane amico scomparso, “Non sarà affar mio, ma voglio saperlo lo stesso. In fondo, sono io il detective qui, no?” affermò sardonico.

Altri lunghi istanti di profondo silenzio.

Poi, Envy si alzò: “Bene, potete andare. Mandatemi l’ultimo gruppo.” li congedò.

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“Potevi risparmiartela l’ultima domanda, no?”

“E perchè mai? Mi stavo divertendo! E poi, anche se so tutto, devo almeno dare l’impressione che mi sto impegnando a fondo per risolvere questo caso, no? Ti ho promesso che ti avrei aiutato, e lo farò.”

“Si, ma evita almeno le domande personali!! È imbarazzante!!”

“Oh, ma guarda!! Sei diventato tutto rosso!!! Ahahahaha!!!”

“Piantala, non sei divertente!!!! E poi, io non sono rosso!!!!!”

“Si che lo sei, sembri un grazioso pomodorino!”

“CHI SAREBBE IL VEGETALE TALMENTE SOTTOSVILUPPATO CHE è IMPOSSIBILE DISTINGUERE TRA L’ERBA????!!!”

“Ehi, calmati, la pianto... Certo che è molto facile provocarti, eh??”

“Tappati il forno!”

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“Bene, voi ora siete l’ultimo gruppo che sentirò, poi potrò darvi le mie conclusioni riguardo questo strano caso. Intanto, iniziamo con lei, signorina Thomas.”.

Il terzo e ultimo gruppo era arrivato.

La prima, sarebbe stata la missionaria, che tremava ed era spaventosamente pallida in viso.

“Volevo sapere da lei qualcosa in più sulla Rivolta di Reole. A quanto mi risulta, lei era presente in quei giorni.” chiese il moro, “Perchè lo vuole sapere?” domandò la giovane con voce tremante.

“Ho motivo di credere che questa strana storia, iniziata con il furto di un semplice orologio, abbia a che fare con la morte di un giovane alchimista, quasi due anni fa. Un alchimista coinvolto a sua volta nella Rivolta. Con la morte di Edward Elric, tanto per fare un nome.” sogghignò.

Aveva colto nel segno.

Come i loro compagni precedenti, anche il gruppo dinanzi a sè cominciò a tremare inconsultamente, segno di grande nervosismo o di grande ira trattenuta a stento.

“Ad esempio, io so, signorina Thomas, che lei, ha conosciuto il sopracitato alchimista, e da lui fu anche aiutata in quei giorni, sbaglio?” continuò lui.

Ma la ragazza non rispose, si limitò ad annuire.

La signora Izumi si rizzò in piedi, lo sguardo fiammeggiante: “Perchè queste domande inutili?! Perchè riaprire vecchie ferite?!?!” urlò la donna.

Lo sguardo del detective si spostò su di lei: “Allora potrebbe dirmi lei le ragioni dietro la grande abilità alchemica del più giovane alchimista del nostro tempo. Dopotutto, lei ne era la maestra, no? Izumi Curtis, l’allieva di Dante, colei che comandava gli homunculus prima di Pride.”.

Izumi boccheggiò, non riusciva a prendere aria.

“C..Come lo sai?” riuscì finalmente a dire, “Facile, il suo ciondolo.” sorrise il ragazzo, indicando la sottile catenella d’argento al collo della donna, “L’ho vista l’altra mattina, è lo stesso simbolo che si trovava sul mantello di Edward Elric.”.

Izumi era rimasta basita.

“Allora, chi di voi mi vuol raccontare la verità?”.

Nessuno rispose.

“Allora ci penso io, se non vi dispiace. Lei, signora Izumi, lei era la maestra di Edward, lei, signorina Thomas, ne era la fidata amica di Reole, che aveva salvato dalla morte, e infine lei, signora Rockell, ne era la zia, perlomeno, la zia acquisita.

Ora, tra voi, l’unica rimasta fuori dal coro, e la signora Sloth, dico bene? Ma sul suo documento, lei è registrata col nome di Glacier Hughes. Qualche casuale parentela con il signor Maes Hughes, anche lui passeggero dell’Amestris Express?” affermò il giovanotto.

La donna si alzò in piedi.

“è mio marito.” rispose, con un sorriso triste.

Envy la guardò gentilmente: “Perchè presentarsi con un altro nome, allora? E per giunta con un nome così doloroso? Se non saglio, questo è il nome dell’homunculus che portava le semianze di Trisha Elric, la madre di Edward, no?”.

La stanza si raggelò.

Izumi e la signora Rockbell sbiancarono, la signora Hughes scoppiò in lacrime.

Galantemente, il detective le porse un fazzoletto.

“Sigh.... Si... La storia è quella. Sloth era il nome dell’homunculus dale sembianze della madre di Ed e Al... Mio marito mi ha raccontato tutto, non potevo rifiutarmi... Sigh.... Volevo ene a Ed e a suo fratello, come se fossero stati figli miei, malgrado io avessi già una bimba... Sigh....” continuò a singhiozzare.

Improvvisamente, la signora Rockbell le andò vicino, anche lei con uno sguardo molto triste, e la consolò: “Su, Glacier, non fare così... Ecco, va da Rose, mentre io parlo con il detective, sta calma..”.

La donna si diresse verso l’amica, e la signora Rockbell si rivolse al giovane: “Questa storia non ha portato altro che dolore, a tutti noi, e ora vogliamo solo dimenticare, e trovare giustizia.” parlò lei, la voce incrinata.

“Come pensa di trovarla la giustizia che cerca?” chiese lui, “Con la vendetta.”.

il ragazzo non fu per nulla sorpreso dalla risposta. Anzi, se la aspettava.

Così, con un sospiro, rispose: “La vendetta non porta a nulla. Porta solo altro dolore, rancore e vendetta, è un circolo vizioso, da cui è impossibile uscire.”, per la prima volta, aveva un tono triste.

L’anziana lo guardò enevola: “Lo so benissimo, ma è tutto quel che ci è rimasto.” replicò lei.

Quelle parole, per la prima volta, confusero Envy.

Il detective, per la prima volta, si fermò un istante a riflettere.

Per un istante, capì che cosa muoveva veramente quelle anime così tristi.

Affetto.

Affetto disinteressato, che prvavano gli uni per gli altri, e per colui che dovevano vendicare.

Si, c’era anche la vendetta, ma in quel momento non sembrava così importante.

Finalmente, Envy capì.

Tranquillamente, egli si alzò, e sorrise: “Bene, io ho finito. Potete andare a chiamare gli altri, anche mia sorella e il signor Kain Fury per favore? Ditegli che sono riuscito a risolvere questo caso.” affermò il ragazzo.

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I passeggeri si erano riuniti nel salottino cinese.

Tutti, erano confusi e curiosi di sentire ciò che il ragazzo aveva scoperto.

Il signor Bradley era sto il primo a entrare, seguito dagli altri, e semrava ancora infuriato per la discussione di qualche ora prima.

Presero posto. Chi sulle poltrone, chi sul tappeto.

Envy li attendeva, seduto sul tappeto a occhi chiusi.

Non appena tutti ebbero preso posto, il giovane spalancò gli occhi e li scrutò, alzandosi.

Molti, piangevano ancora.

Cominciò poi a muover qualche passo qua e là, come a cercar di raccogliere le idee.

Poi, si fermò, e iniziò a parlare: “Ero stato incaricato da mia sorella Lust di indagare su questo strano quanto singolare caso di furto. Ma, più indagavo, più il furto passava in secondo piano. Questo furto, è solo la punta dell’iceberg di una storia più complessa, più triste, di una storia le cui fila sono state tenute su da troppo tempo, ed è ora che finisca. Una storia di sangue e dolore. La storia di Edward Elric.”.

Un mormorio sorpreso scosse il gruppo.

“Ho fatto ricerche. L’orologio che lei, signor Bradley, dice di aver avuto, in realtà, non era suo. Ma era l’orologio d’argento di Edward Elric, che lei rubò due anni fa, dopo averlo ucciso!” urlò il ragazzo, furibondo.

La sala fu scossa da un tremito.

“Ahahahaha!!! Sei molto divertente ragazzo, ma lo sai che non puoi provarlo!” rise lui, accavallando le gambe in segno di sfida “Ah, davvero? Beh, caro Bradley, e invece posso provarlo, perchè l’orologio lo ho qui con me, e c’è solo un modo per capire se è veramente l’orologio del Fullmetal Alchemist. La leggenda parla chiaro, Edward Elric incise nel coperchio del suo orologio una scritta, una data, “Don’t Forget, 3 Oct ‘11”, la data in cui abbandonò per sempre le vie dell’infanzia, votandosi a un’esistenza di dolore. Apriamolo, e vediamo.” affermò il ragazzo, facendo scattare la molla.

L’incisione era lì.

Envy sorrise.

“Come vedete, l’orologio è questo. Ora, ci deve spiegare, signor Bradley, perchè è in mano sua. A quanto ne so, era sparito dal corpo del morto quando lo ritrovarono, o mi sbaglio?”.

Le parole del ragazzo scossero l’uomo d’affari, che però non disse nulla.

“Si ostina a non parlare? Bene, allora se l’è voluta lei, caro mio. Lei, due anni fa, ha tentato di uccidere Edward Elric, come capo degli homunculus, ma mi dispiace per lei, non ce l’ha fatta!” affermò lui, con un sorrisino.

Winry Rockbell si alzò in piedi: “LA SMETTA!! EDWARD è MORTO, LA PIANTI DI FARCI SOFFRIRE COSì!!!” urlò lei, vedendo gli sguardi tristi del marito e del Comandante.

“E chi lo dice?” interloquì lui, tranquillo, scoccando un occhiata verso la porta.

Nell’aria, s’udì un campanello.

Tutti si voltarono verso la porta, che si aprì silenziosamente.

Una figura, stava nascosta nell’ombra, una figura, con un mantello svolazzante sulle spalle.

Mosse qualche passo, uscendo dal buio, e si portò finalmente alla luce, gettando scalpore e commozione tra i presenti.

“Non è così semplice farmi fuori, Bradley, dovresti ormai saperlo. Questa volta, ti sei messo nei guai da solo.” ghignò il nuovo arrivato.

Lunghi capelli biondi legati in una treccia, che cadeva su una schiena longilinea.

Veste nera coperta dal rosso mantello col caduceo degli alchimisti.

E quegli occhi, occhi di un oro così intenso da abbagliare.

Stava poggiato contro la parete e scrutava i presenti con occhi stanchi ma dolci: “Mi siete mancati...” sussurrò a mezza voce, con gli occhi lucidi.

“Lo può testimoniare lui stesso, no?” sogghignò il detective, all’indirizzo dell’uomo d’affari.

Era furibondo Bradley.

Edward Elric era vivo.

SALVE!! CAPITOLO LUNGHETTO, MA DAVVERO IMPORTANTE!!

Come vedete, l’ombra si è fatta viva!!!!

Hehe!! Nel prossimo capitolo, ci saranno tante belle sorprese!!!!

Ve lo assicuro!!!!

Intanto, vi dico che mancano solo due capitoli!!!!

Preparatevi!!!!

Lo dedico a SHIKADANCE, a BG e a ELYCHAN-OTOUSAN!!!!

UN BACIONE!!!

RINGRAZIO:

SHIKADANCE, ELY-OTOUSAN, ELISETTA, ALLSECRETS2 E CHIBISIMO!

GRAZIE A TUTTE DI CUORE!!!

***SHUN***

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Capitolo 8
*** IN FAMIGLIA ***


Prove

AMESTRIS EXPRESS

CAPITOLO 8

IN FAMIGLIA

“Lo può testimoniare lui stesso, no?” sogghignò il detective, all’indirizzo dell’uomo d’affari.

Era furibondo Bradley.

Edward Elric era vivo.

I presenti erano scioccati, non credevano ai loro occhi.

Edward era davanti a loro.

Non era molto cambiato in quei due anni: si era alzato di parecchi centimetri, si, ma i lineamenti erano sempre quelli, quelli di un bambino cresciuto troppo in fretta, ma che lo rendevano speciale.

Il ragazzo mosse qualche passo in avanti, incontro a Envy, e i due si abbracciarono: “Grazie amico, grazie di cuore… Ora è tutto a posto… Grazie tante… Ora lo posso riabbracciare…” sussurrò il biondino, gli occhi color oro lucidi, “Ma ti pare? Sai cosa devi fare, questa storia deve finire..” rispose Envy a mezza voce, sciogliendo l’abbraccio; il biondo alchimista si voltò verso tutti e puntò l’indice accusatore verso Bradley, lo sguardo fiammeggiante: “IO EDWARD ELRIC, ACCUSO KING BRADLEY, EX FUHRER DI AMESTRIS DI AVER TENTATO DI UCCIDERMI DUE ANNI FA!” urlò serio, gli occhi che mandavano lampi di furore.

Bradley avvampò d’ira.

Non era possibile.

Improvvisamente, balzò in piedi, gli occhi iniettati di sangue: “Non mi avrete mai!!” urlò, indemoniato, e dallo stivale estrasse un pugnale.

Fu un attimo, e lo puntò alla gola di Edward, premendolo forte sulla giugulare del ragazzo, bloccato dalla stretta dell’uomo.

Quel gesto, sembrò risvegliare i presenti.

Al e Winry urlarono.

Roy si alzò in piedi, alzando un braccio: “Riza! Havoc!” ordinò, e i due, balzarono in avanti, pistole puntate sul nemico, “Falman, Fury, Hughes!” e gli altri si posizionarono alle spalle dell’homunculus, “Brutto bastardo! Non ti permetterò di portarmelo ancora una volta via!!” urlò Roy, sistemandosi i guanti e scattando in avanti, gli occhi lucidi e rossi, “IO LO AMO!!” urlò, con le lacrime che minacciavano di scorrere copiose.

Cercò di avvicinarlo, ma un calcio dell’avversario lo scaraventò dall’altra parte del salotto, tramortendolo.

“ROY!!!” urlò Ed, guadagnandosi una stretta più forte.

Il Fuhrer si rialzò rapidamente, lo sguardo inferocito.

Non potevano lasciare Edward nelle sue mani.

Avevano troppo penato per riaverlo.

E non lo avrebbero lasciato.

“Ed, sta calmo, ti tireremo fuori!” urlò Roy, ritornando presso i suoi uomini, asciugandosi il sangue che colava dal labbro..

“STATE LONTANI!” urlò il biondo, “POTREBBE FARVI DEL MALE, NON AVVICINATEVI! NON VOGLIO PERDERVI!” sbraitò il ragazzo, guadagnandosi un pugno dal suo aguzzino, che gli ruppe un labbro: “Sta zitto, o ti sgozzo!” ringhiò, avvicinando maggiormente la lama.

I militari stavano immobili.

Nell’aria, la tensione era così palpabile da poter essere quasi tangibile.

L’aria era permeata di elettricità e tensione.

Edward, all’improvviso, tentò di divincolarsi dalla presa dell’homunculus, ma sentì un fortissimo dolore alla spalla, un intenso calore e un urlo penetrante: “NIISAN!!! EDWARD!!”, l’urlo di Al e dei presenti.

Improvvisamente, la vista cominciò ad annebbiarsi, e con la coda dell’ occhio vide il pugnale infisso nella sua spalla, e un gran fiotto di sangue scorrere.

Lo aveva colpito.

Si sentiva sempre più debole ogni minuto che passava, vedeva sempre tutto più sfocato, non distingueva più i suoni.

Ma non poteva arrendersi.

Con le ultime forze rimastegli, prima di cadere nell’incoscienza, riuscì ad alzare un braccio, e a mollare una gomitata nello stomaco al suo nemico.

Bastò.

L’homunculus non si aspettava un colpo simile, e per un istante lasciò andare il corpo ormai esanime del biondino, piegandosi per il dolore con un gemito.

Era il momento.

Come un sol uomo, il Fuhrer e i suoi gli si avventarono contro: Havoc e Riza lo disarmarono, Kain e Armstrong lo tenevano sotto tiro, e infine Hughes e Roy lo legarono.

Era finita.

L’azione si svolse velocemente, sotto lo sguardo scioccato e sconvolto dei civili.

L’avevano preso.

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“Ghh…”

Edward intanto era scivolato a terra, privo di sensi, in un angolo.

Accortosene, Envy si buttò nella mischia causata dai militari e, non visto, afferrò Edward, abbandonato sul pavimento, e lo prese in braccio, portandolo al sicuro: “Non mi morire qui, stupido! Devi ancora riabbracciare il tuo Fuhrer, nanetto idiota!” esclamò, portandolo in un angolo della stanza.

Lust gli si avvicinò di corsa: “Fratellino, come sta?” chiese lei, inginocchiandosi al suo fianco, l’espressione preoccupata “Non bene, purtroppo. Dobbiamo fermare l’emorragia, o potrebbe non farcela. Aiutami a estrarre il pugnale..” istruì il fratello, sollevato per l’arrivo della maggiore, “Va bene. Tienilo fermo.” disse lei, prendendo l’arma per l’impugnatura; cominciò a muoverla leggermente, fino a estrarla.

Un nuovo fiotto di sangue caldo e denso uscì dalla spalla: “Ghh..” mugolò il ferito, prima di svenire definitivamente tra le braccia dell’amico, “Roy…” soffiò un istante prima di perdere conoscenza, “Forza, fasciamolo, o ci muore tra le mani!” esclamò il ragazzo, togliendo la maglia al biondino per usarla come benda.

Compiuta questa delicata operazione, i due fratelli lo presero delicatamente in braccio e lo sdraiarono sul divano.

Ce l’avevano fatta.

Edward era pallidissimo e immobile, ma stava bene.

Era vivo.

Con un sospiro di sollievo, il detective cercò con lo sguardo il Fuhrer.

Avevano vinto.

Bradley giaceva a terra, legato, e tenuto sotto tiro dai due tenenti, che gli puntavano addosso le pistole.

Tutti erano visibilmente esausti, alcuni anche feriti.

Ma erano ferite da nulla, semplici graffi.

Quel che contava, era di aver finalmente preso il capo degli Homunculus.

Subito dopo, Roy prese a guardarsi intorno, pallido e stanco: “Dov’è Ed??” urlò ansioso, reggendosi a Hughes, il braccio destro e la gamba feriti “è qui! Con me!” urlò Envy, invitandoli a raggiungerlo.

I militari e i civili gli andarono incontro e videro, con orrore, il loro amico e compagno disteso sul divano, immobile e pallido.

Si spaventarono molto: “Cosa è successo? Come sta?” chiesero Al e Roy, “Non preoccupatevi, sta bene. È soltanto svenuto. Ha perso troppo sangue, ma si riprenderà presto..” li rassicurò il ragazzo, spostando lo sguardo sull’amico, abbandonato tra i cuscini soffici; Roy afferrò un plaid, poggiato sul divanetto, e coprì il biondo addormentato con cura.

Poi rimase per alcuni minuti a fissarlo, carezzandogli una guancia.

Era calda.

No, non era stato un sogno.

Ed era veramente lì con loro.

Con lui.

Gli si sedette accanto, sul tappeto, e gli prese la mano, stringendola piano ma con amore.

Prese a carezzargli con delicatezza il dorso della mano.

“Beh, io propongo di mangiare qualcosa, dobbiamo festeggiare!” esclamò Lust allegra, “Vado a dare disposizioni!” affermò la ragazza, scivolando fuori.

E così, mentre Winry, Rose e Izumi sistemavano cuscini e futon a terra, Al e Armstrong rimettevano tutto in ordine assieme a Pinako e a Glacier, i militari portarono via Bradley; Envy si avvicinò al Comandante, con le mani in tasca, e si intenerì a vederlo così.

Con delicatezza, gli poggiò una mano sulla spalla; l’uomo sussultò, e si voltò, incrociando lo sguardo tranquillo e addolcito del detective: “Non si preoccupi, sta bene. Ora deve solo riposare.” affermò tranquillo.

Il Fuhrer Mustang lo guardò con un sorriso stanco: “Grazie…” mormorò, “Di cosa?” chiese confuso Envy, ritraendosi come se si fosse scottato, “Grazie per aver protetto Edward.” Sussurrò lui, “Se lo avessi perso un’altra volta, non so come avrei reagito, e perciò grazie.” sorrise stancamente, gli occhi segnati da tanti giorni di pianti, “Edward, mi ha pregato di darle questo. Glielo avrei dato prima, ma non ce n’è stato il tempo…” affermò il ragazzo sorridendo leggermente, infilando una mano nella tasca dei pantaloni.

Ne tirò fuori un oggetto molto familiare.

“Apra il coperchio della batteria.” interloquì il moretto, dandoglielo.

Con attenzione, Roy lo prese in mano, e sgranò gli occhi.

Era l’orologio di Ed.

Con mano tremante, aprì il coperchio della batteria come gli era stato suggerito, o meglio ordinato.

Il coperchio si aprì subito, quasi riconoscesse il tocco del Comandante.

Sull’interno del vano batteria c’era un incisione.

“4 Jun, Roy & Ed”.

Una lacrimuccia scappò al Comandante.

“Mi ha detto tutto, Edward. Quello è il giorno in cui lei si è dichiarato.” sorrise Envy, allontanandosi.

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Quando Ed cominciò a svegliarsi, sentì un piacevole tepore avvolgerlo come un abbraccio.

Sentiva un gran vociare e ridere, voci familiari e allegre.

Si sentiva piacevolmente al sicuro.

Le gambe erano avvolte da un gran calore, e sentiva il viso avvampare.

E una mano morbida e calda che serrava dolcemente la sua.

Mosse leggermente le dita della mano indolenzite, e riconobbe all’istante quel tocco; quanto lo aveva sognato… Con voce debole, gli occhi ancora chiusi: “Roy… Sei tu?” sussurrò il biondo.

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Erano ormai ore che la battaglia era terminata.

La notte era calata.

Tutti i passeggeri si erano riuniti nel salottino cinese, seduti sui cuscini e sui tappeti, in cerchio, a chiacchierare.

Roy invece non si era più mosso dal fianco del suo Edward, attendendone il risveglio.

E questo avvenne.

Improvvisamente, la mano che lui teneva gelosamente stretta nella sua cominciò a muoversi, e udì quella voce così dolce… Quella voce che lo chiamava.

Senza pensarci due volte, si sporse maggiormente su di lui, carezzandogli la testa: “Ed, stai bene? Sei sveglio?” gli mormorò, cercando di farlo star tranquillo.

Il ragazzo strinse maggiormente la mano del moro, e sorrise delicatamente, aprendo lentamente gli occhi: “Roy, mi dispiace…” disse, con le lacrime agli occhi.

Il Comandante sospirò, e chiuse gli occhi, cercando di reprimere le lacrime.

Finalmente era di nuovo con lui.

Con delicatezza, quasi temesse di romperlo, lo sollevò di qualche centimetro e lo abbracciò, piano ma con amore.

Gli era mancato quel contatto caldo.

Era mancato a entrambi.

Il moro Fuhrer afferrò il plaid che fino a qualche momento prima aveva coperto il corpo del Fullmetal e glielo drappeggiò addosso, sempre tenendolo in braccio, “Ehi, so camminare anche da solo.” esclamò piccato il biondino, cercando di muoversi, “Lo so, ma voglio tenerti vicino.” affermò lui, sfregandosi un occhio, “Forza, andiamo, ci stanno aspettando.” disse lui, facendogli posare la testa sulla spalla, cingendogli la vita con le braccia e conducendolo poi presso il gruppo.

Edward sorrise, socchiudendo gli occhi e rannicchiandosi maggiormente in braccio a Roy.

Era finalmente a casa.

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“Ehi, Edward!! Finalmente ti sei svegliato!” esclamò Maes, alzandosi in piedi dal tappeto su cui si era accoccolato, abbracciando Glacier.

Tutti si voltarono simultaneamente e videro una figura avvolta nella coperta in braccio al Comandante Mustang.

Una figura pallida e dallo sguardo spaventato.

Ed.

Edward stava bene.

Roy passò tra i suoi compagni seduti in cerchio, per andare a piazzarsi a fianco di Hughes, sempre tenendo il suo amore in braccio, stretto a sé.

Non lo avrebbe mai più lasciato.

Roy si sedette a fianco del suo migliore amico, sempre abbracciando stretto il suo Edward.

“NIISAN!!!!!!!!!!!”

Alphonse si scagliò sul fratello maggiore con la furia di un tornado, e lo abbracciò forte, piangendo di gioia.

I due Elric rimasero abbracciati a lungo, con Alphonse che teneva il viso nascosto sulla spalla del fratellone, “Fratellone.. Sigh… Dove eri finito… Sigh… Mi hai fatto spaventare… Sigh…” singhiozzava il minore degli Elric.

Edward sentiva la spalla infliggergli un dolore tremendo, insopportabile, ma non disse nulla.

Dolcemente, cercando di muovere il braccio, cinse la vita del fratellino e lo strinse forte: “Mi dispiace, Al, mi dispiace di averti fatto star male… Mi dispiace davvero…” pianse sommessamente il biondino, stringendolo forte.

Tutti i loro amici li avvicinarono e li avvolsero in un caldo abbraccio protettivo.

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“Allora, Ed. Vuoi raccontarci quello che è successo?”

Maes era ansioso di sentire le spiegazioni dei due ragazzi riguardo a quella storia così dolorosa per tutti.

Dopo il dolcissimo abbraccio collettivo, il ragazzo si era rannicchiato in grembo a Roy, il braccio ferito al collo, avvolto dalla coperta.

Il biondino sorrise stancamente, si sentiva caldo e confuso..

Si accoccolò maggiormente in braccio al suo Roy, cercando calore.

“Ne avete tutti i diritti. Ma prima, devo chiedervi scusa. Non mi sono comportato bene, sono sparito, vi ho fatto credere di essere morto, ma vi prego, credetemi, l’ho fatto per la vostra e per la mia sicurezza..” spiegò il ragazzino a capo chino, stretto forte dal moro Comandante.

La testa cominciava a fargli male.

“Quando sono sparito, so di avervi fatto stare molto male, ma è stato necessario, perché eravate in pericolo.” disse sommessamente, “Gli Homunculus miravano a me, e non vi avrebbero dato pace, vi avrebbero torturato, perfino ucciso pur di arrivare a me e non potevo permetterlo…” disse a capo chino, “Non me lo sarei mai perdonato, non avrei mai potuto perdonarmi di essere la causa della morte di qualcuno di voi…” mormorò, mentre una lacrima scendeva dai suoi occhi.

Riza si alzò in piedi: “Perché non ce ne hai mai parlato? Ti avremmo aiutato.” chiese lei, incrociando le braccia sul petto; Edward ansimò, “Perché non potevo. Era una questione personale.” le rispose il biondino, sorridendo debolmente.

Roy lo strinse più forte.

“Allora decisi di sparire, e accettare così la sfida che Bradley mi aveva lanciato.”

Quel’affermazione aveva lasciato spiazzati tutti.

“Capo, cosa intendi?” chiese confuso Havoc, “Qualche tempo fa… Bradley mi ha sfidato, e io ho accettato, altrimenti… Ha minacciato di far del male alla piccola Elycia… E non potevo permetterlo… Sigh…” singhiozzò il ragazzino, stringendo i pugni.

Glacier sussultò, e si strinse a Maes, che sbiancò.

“Ma capii di non poter farcela da solo, perciò chiesi aiuto.”.

Il ragazzo socchiuse gli occhi, sentiva davvero tanto caldo..

Tutti rimasero in silenzio, Envy guardò l’amico.

Era il momento.

“C’era una spia, tra gli homunculus, un elemento molto importante, ed è grazie a lei se ora mi trovo qui.” spiegò.

Il detective si fece avanti: “Un elemento che non avrebbe dato nell’occhio, vero?” interloquì tranquillo, voltandosi verso la sorella, “Lust, parlo di te.”.

Nella sala, il silenzio era palpabile.

La ragazza rise imbarazzata: “Perspicace come al solito, fratellino!” esclamò sorridendo la donna, “Si, ero io la spia.” rivelò con un ghignetto di soddisfazione, “Edward è un mio superiore, e quando mi chiese un favore, non potei rifiutarmi, e lo aiutai volentieri. Lui, andò alla sfida, e io lo seguii, recando con me un cadavere trasmutato con le sue sembianze. Era perfetto…” narrò lei, “Con quel cadavere, mi nascosi tra gli scogli. Minacciava tempesta quel giorno, e il vento soffiava fortissimo, ma rimasi lì in attesa. Io e il maggiore Elric ci eravamo accordati per simulare una caduta fatale dagli scogli e così fu. Edward si lasciò cadere dallo scoglio, ferito, e io lo afferrai al volo, lasciando lì il cadavere trasmutato. Poi, lo portai via con me, e lo nascosi. Terminò la ragazza.

Winry si alzò, per la prima volta, in lacrime: “Ma allora perché non ci hai avvertito?!” urlò la ragazza piangendo.

Ed la guardò, lo sguardo lucido: “Perché eravate più al sicuro così. E poi, temevo per la vostra vita, e per la vita della piccola Elycia. Ho preferito non rischiare…”.

Il ragazzo si asciugò il sudore della fronte, sentiva tanto caldo.

Lust continuò: “Vi tenni d’occhio per molto tempo e quando scopriste che Bradley sarebbe venuto al sud su questo treno, e vi preparaste a questa messinscena, anche noi ci preparammo. Io attirai mio fratello qui e Ed si nascose nella campagna. A quel punto, saliti sul treno, non mi fu difficile fermare il treno e permettere al mio superiore di salire a bordo.” spiegò lei.

“Quindi, il mio compito era già stato deciso??” esclamò Envy, seriamente stupito.

“Si, scusami, ma era necessario…” spiegò il biondo, sudato; Envy scosse le spalle, “Lascia perdere, non importa…” sospirò rassegnato.

“Questo è quanto, mi dispiace tanto, sono stato un vigliacco.”.

Il ragazzo tenne lo sguardo basso, mentre le lacrime scorrevano.

La testa girava tanto…

“Edward, guardami…”.

La voce di Maes giunse stanca e ovattata alle orecchie del biondo, che trovò a fatica il coraggio di alzare lo sguardo; incrociò così le iridi scure del tenente colonnello.

“Edward, tu non sei stato un vigliacco. L’hai fatto per salvare tutti noi, tuo fratello, Roy… Noi ti dobbiamo tanto, perché l’hai fatto per noi, soprattutto io e Glacier, ed Elycia. Per proteggerci, hai rischiato la vita, e te ne saremo immensamente grati. Grazie, Edward Elric!” sorrise, abbracciandolo.

Roy si avvicinò a loro: “Chiedo il permesso di baciare l’alchimista più coraggioso e leale che io abbia mai amato.” Interloquì serio in volto il Flame, improvvisando un saluto militare.

Edward annuì, e tentò goffamente di alzarsi in piedi, aiutato dal moro.

Fu preso in braccio e sentì le morbide labbra di Roy sulle sue, delicate, quasi incorporee.

All’improvviso, tutto cominciò ad oscurarsi.

Tutte le voci gli giunsero ovattate.

Improvvisamente il buio.

Era svenuto tra le braccia del Comandante.

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“ED! Cosa hai??” esclamò Roy, accorgendosi della perdita di conoscenza del suo tesoro.

Gli sfiorò la fronte.

Era bollente.

“Ha la febbre alta. La ferita deve avergli fatto infezione…” mormorò, stringendolo piano e poggiandolo sul divanetto, “Al, portami una bacinella di acqua fredda, per favore… La febbre deve scendere.” affermò preoccupato il Comandante, occupato a rifargli il bendaggio, completamente sporco di sangue.

Al annuì e uscì di corsa.

Roy rimase a vegliarlo per tutta la notte.

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Quando Ed si risvegliò nuovamente, era mattino.

Aprì lentamente gli occhi, accorgendosi di un dispettoso raggio di sole che lo colpiva agli occhi.

Imprecando, fece per muoversi, ma il braccio era bloccato da una presa delicata ma forte.

Si voltò.

E lo vide, addormentato sulla sponda del letto, i capelli mori.

Con delicatezza, lo scosse.

Roy aprì gli occhi, e incontrò subito lo sguardo dorato del suo ragazzo.

Subito, balzò in piedi: “Ed, ti sei svegliato! Mi hai fatto preoccupare… Come stai ora?” chiese lui.

Per tutta risposta, Edward lo abbracciò forte e lo baciò appassionatamente, riuscendo a far intrufolare pure la sua lingua nella bocca dell’altro, troppo sorpreso per reagire.

Quando si staccarono, ormai privi di ossigeno, Edward lo guardò negli occhi con un sorriso furbetto dipinto sul volto: “Basta come risposta?”.

SALVE!!!

8° E PENULTIMO CAPITOLO (O ALMENO SPERO) DI AMESTRIS EXPRESS!

Come vedete, capitolo ricco di azione e adrenalina, ma anche di pucciosità inaudita!

Mi sono divertita parecchio a scriverlo, lo so, è lunghissimo, ma era necessario!

Ormai siamo alla fine di questo lungo viaggio in treno.

Grazie a tutti i miei compagni di viaggio!

GRAZIE A:

ELISETTA

ALLSECRETS2

ELY-OTOUSAN

BG-OKASAN.

Grazie a voi, l’AMESTRIS EXPRESS ormai è arrivato alla fine del suo viaggio, e vi invita alla cerimonia del suo arrivo, una cerimonia di fiori di arancio…

UN BACIONE A TUTTI!!

SHUN

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Capitolo 9
*** GRANDI SORPRESE SULLA STRADA DEL RITORNO ***


Prove

AMESTRIS EXPRESS

CAPITOLO 9

GRANDI SORPRESE SULLA STRADA DEL RITORNO

Edward e Roy entrarono nel vagone ristorante teneramente abbracciati, con Edward che teneva il braccio ferito legato al collo.

Tutti stavano facendo colazione, e chiaccheravano felicemente tra loro, ora che tutto era tornato alla normalità.

Quando i due fecero il loro ingresso nella sala da pranzo, furono accolti da Hughes: “Ehilà, Edward! Dormito bene?” lo salutò, alzando un braccio; i due ricambiarono il saluto e si sedettero al centro della sala, al tavolo che Envy e Lust avevano fatto preparare per stare lì seduti, assieme a Winry e Al.

“Buongiorno fratellone!! Stai meglio oggi??” chiese preoccupato Al, versandogli una tazza di caffè forte, “Si, grazie niichan...” sbadigliò il ragazzino, prendendo la tazza colma del liquido scuro.

“Quanto manca all’arrivo?” chiese Roy, seduto a fianco del biondino, sorseggiando una tazza di tè bollente, “Mmm, vediamo... Secondo la tabella di marcia, dovremmo arrivare domattina, verso mezzogiorno direi.” gli rispose il detective, consultando la sua agenda, “E poi, dobbiamo anche tenere d’occhio quel bastardo di là. Per ora, lo controllano a turno i due tenenti e gli altri militari ma se volete posso dare io il cambio.” spiegò il ragazzo, riferendosi a Bradley, “E poi, mi toccherà complilare il rapporto, magari mi farò aiutare da Edward se ne avrà voglia.” disse il ragazzo, guardando l’amico, “Certo, ti aiuterò volentieri!” replicò l’interpellato, con un sorriso.

Dopo aver fatto colazione, tutti insieme si riunirono nel salotto inglese.

Così, mentre Envy e Edward compilavano il rapporto, facendo passare il tutto per una “operazione di polizia volta alla cattura di un pericoloso latitante”, gli altri stavano seduti sui divanetti a sorseggiare il tè o semplicemente a ciarlare.

“Bene, direi che abbiamo finito col rapporto. Sino a domattina almeno possiamo starcene tranquilli!” esclamò il detective, buttandosi di peso su uno dei divanetti, “Non vedo l’ora di tornare a casa, davvero!” aggiunse; il biondo si accoccolò accanto al Comandante, cercando di muovere il braccio, “Dannazione, fa ancora male!!” constatò, dopo che una fitta di dolore intenso lo aveva colpito alla spalla ferita, “Non muoverla, allora. Sei stato fortunato che la lama non ha colpito qualche vena o arteria, altrimenti....” rabbrividì il moro, prendendolo in braccio e accoccolandoselo sul petto, tenendo ferma la spalla del biondo.

Envy e Lust sorrisero a quella scena; “AH! Quasi dimenticavo! A cena, Riza e Jean hanno detto che devono fare un annuncio molto importante!” esclamò il tenente colonnello, sbucando da dietro il giornale che stava leggendo.

“Che genere di annuncio?” chiese curioso Edward, anche se già intuiva la risposta, “Non lo so, ma se è quello che penso io, il nostro Comandante avrà parecchio da fare, e soprattutto, dovrà sbrigarsi!” rise sibillino l’uomo, evitando per un pelo una fiammata.

Roy Mustang aveva estratto i guanti: “Maes, sei il mio migliore amico, ma queste cose lasciale fuori!” disse, cercando di nascondere un’improvviso rossore che lo aveva colto sugli zigomi, “AHAHAHA!!! Roy è diventato tutto rosso!” rise lui, nascondendosi dietro una tenda.

Mentre la suddetta tenda prendeva fuoco, e Mustang cominciava a inseguire l’amico, il giovane Fullmetal stava seduto sul divanetto, con un aria pensierosa.

Envy ridacchiò sotto i baffi nel vedere quell’espressione sul volto del compagno di viaggio.

Ed stava tramando qualcosa.

Qualcosa che avrebbe scioccato tutti.

Quello sguardo lo conosceva bene.

“Direi che prima di stasera la vita di qualcuno avrà un deciso sconvolgimento.” pensò tra sè e sè il moretto.

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Il pomeriggio trascorse relativamente tranquillo.

Edward e la maestra Izumi si erano esibiti, subito dopo pranzo, in una serie di spettacolari trasmutazioni alchemiche di notevole abilità, Winry e la zia Pinako sedevano a un tavolo, chiaccherando con Glacier e Rose, mentre i militari si alternavano nel sorvegliare Bradley.

Roy e Maes non perdevano di vista Edward un solo istante.

Soprattutto il Comandante.

Alphonse, invece, teneva compagnia ai sorveglianti assieme a Envy mentre Lust sedeva su una poltrona a leggere.

Fullmetal, poi, battuta clamorosamente la maestra, si andò a unire al fratello e all’amico, e tutti e tre presero a giocare a carte con Jean, di ritorno dal suo turno di sorveglianza.

E venne finalmente la cena.

Per quell’occasione, Lust aveva fatto sistemare la sala in modo superbo: non vi erano più tavoli separati, ma un unica tavolata, apparecchiata perfettamente.

La sala da pranzo era addobbata di bianchi fiori e tulle e la tovaglia era in finissimo lino.

Tutti i passeggeri entrarono a coppie.

Alphonse e Winry.

Rose e Kain.

Hughes e Glacier.

Izumi e Armstrong.

Envy e Lust.

Ognuno, vestito elegantemente, si sedette ai posti segnati; improvvisamente, Rose, guardatasi attorno, disse: “Dove sono Ed e il Comandante?” chiese lei, “Mancano anche Riza e Havoc!” constatò Glacier, alzandosi.

“Dov’è il fratellone?” chiese Al a Hughes, “Non lo so, è strano. L’ho visto due ore fa, assieme a Roy nel salottino inglese.” affermò l’uomo, non poco preoccupato per quell’assenza.

Finalmente, i quattro assenti si fecero vivi.

Roy teneva Edward sottobraccio, e lo stesso faceva Jean con Riza.

Tra lo stupore generale, i quattro si sedettero nei posti più estremi, a capo tavola stava il Comandante.

Tutti erano in attesa.

Stava per dire qualcosa senza dubbio.

Infatti, il moro si alzò in piedi, si schiarì la voce, era splendido in alta uniforme, e parlò.

Tutti stavano a sentire, curiosi.

“Buonasera a tutti, e scusate il ritardo, ma avevamo da prendere alcune precauzioni di sicurezza. Questa è una serata speciale per tutti, è una serata davvero speciale perchè, dopo tanto tempo, siamo nuovamente tutti insieme. Malgrado il grande dolore vissuto in questi due lunghissimi anni, grazie a Lust e a suo fratello, Envy, siamo di nuovo uniti come prima. Edward, è tornato tra noi, e non c’è cosa più importante di questa, per me, perchè Ed è la cosa più importante per me.” disse, con gli occhi che luccicavano.

Tutti erano in silenzio.

“Ma questa sera, non siamo qui solo per questo.”.

Tra lo stupore generale, era stato il biondo alchimista a parlare.

“Questa sera, abbiamo da fare due annunci, due annunci di enorme importanza. Riza, Jean, tocca a voi.” disse il ragazzo, facendo un segnale ai due tenenti biondi.

Con un cenno del capo, i due si alzarono: “Abbiamo atteso a lungo prima di dare questo annuncio, abbiamo aspettato tanto prima, poichè non ci sembrava giusto dare un annuncio simile in questo periodo di gran dolore per tutti. Ma stasera, visto che siamo tutti qui, ci è sembrato il momento migliore. Io e Riza....” affermò il giovane Havoc a capo chino, “Ci sposiamo.” terminò la donna sorridendo.

Nella sala cadde il silenzio, sostituito poi da una vera e propria ovazione di giubilo: i loro colleghi gli balzarono quasi addosso, dando sonore pacche sulle schiene, congratulandosi: “EVVIVA GLI SPOSI!!!!!!!!!!!!” urlò Maes, seguito da Edward, “FINALMENTE VI SIETE DECISI!!!” esclamò Winry, allegra, abbracciando il marito.

Tra le urla generali, i due si baciarono appssionatamente.

“Ehi, niisan, ma non dovevate fare un altro annuncio?” chiese curioso Alphonse, ricordandosi delle parole del maggiore, “Già fratellino, non ti sfugge nulla, eh? Ebbene, adesso tocca a me fare un annuncio importante. In questi anni, in questi lunghi anni passati lontano da voi, sono maturato, sono cresciuto, e sono riuscito a fare ordine nei miei sentimenti, ho messo ordine nel grande caos che affollava il mio animo. Sapete tutti quanto dolore ci ha riservato la vita, a tutti noi, a me, a mio fratello, alla maestra, alla signora Glacier, a Hughes, a Roy, a Winry.... Ciononostante, siamo riusciti a superare tutte le avversità, malgrado gli ostacoli, e stasera, io volevo fare una cosa, una cosa di cui non mi pentirò assolutamente.”.

Il giovane fece un segno a Envy, e il moro detective si alzò, prese qualcosa dalla tasca dei pantaloni e la porse al biondo.

Fullmetal mosse qualche passo nel mezzo della sala, si inginocchiò dinanzi alla tavolata e si voltò verso Roy: “Comandante Supremo Roy Mustang, mi vuole sposare?”.

Il moro, stupito, si alzò in piedi, si avvicinò al biondo, e gli si inginocchiò davanti: “E ti ci voleva tutto questo tempo?” sorrise lui, gli occhi lucidi, tirando fuori dalla tasca una scatoletta rossa, del medesimo colore di quella del fidanzato, “Avrei voluto chiedertelo tempo fa, ma te ne eri andato, e ho temuto di averti perso. L’ho conservata però...” disse, tra le lacrime.

Davanti a loro, due anelli identici, col simbolo del caduceo in diamante.

“Lo prendo per un si!” urlò Edward, saltandogli letteralmente addosso.

I due si baciarono, e anche i tenenti replicarono il bacio.

Un grande applauso scosse il treno da cima a fondo.

“AUGURI AI QUATTRO SPOSI!!!!! FINALMENTE ROY HA MESSO LA TESTA A POSTO!!!” strillò felice Hughes, saltellando come un bambino.

“AUGURI E FIGLI MASCHI!!!!!” esclamò a sorpresa Izumi, battendo forte le mani.

“Ci avrei scommesso che lo avresti fatto!!!” battè le mani felice il detective, all’indirizzo dell’amico.

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DUE SETTIMANE DOPO

Urla e schiamazzi di bambini rallegravano una splendida giornata di sole a Reesembool, il paesino di nascita del Fullmetal Alchemist, del fratello e della giovane Winry.

La casa dei Rockbell era decorata a festa, con graziosi fiori bianchi e un grande striscione: “AUGURI AI QUATTRO SPOSI!”, opera indiscussa di Maes e della piccola Elycia, che si era prodigata, con pastelli e colori a decorarlo.

L’effetto era impressionante.

La piccola aveva anche disegnato, con notevole abilità, i visi degli sposini, con grande gioia del padre: “Guardate come è brava la mia piccola!!!” diceva di continuo a chiunque passasse di là.

Per fortuna, sia Roy che Ed che Riza avevano messo tutti in guardia riguardo al tenente colonello.

Ormai mancava poco.

Il matrimonio si sarebbe svolto a mezzogiorno in punto.

“Jean!!! Roy!!!! State lontani di qui!!!”.

Alphonse e Winry montavano la guardia dinanzi alla porta della vecchia stanza di Al, Ed e Win, e tenevano lontani i due sposi, “Non potete vedere le spose prima della cerimonia!!!!” urlò la ragazza, “Porta male!!!” strillò lei, dando loro un calcio; dall’interno della stanza, si udirono le voci delle “spose”: “Win, non rovinarceli troppo, per favore!”.

Intanto, fuori in giardino, la signora Izumi stava sistemando, con l’aiuto di Armstrong e del marito, Shigu, le ultime sedie e decorazioni, i vari invitati stavano arrivando.

Naturalmente, avevano invitato gli amici più intimi.

Ling e Lan Fan si erano presentati il giorno prima, assieme a Scar e a Mei Chang, tutti in abito da cerimonia.

Poi, a sorpresa, anche Hohenheim si era fatto vedere.

Tra i militari, tutta la loro squadra, tra cui anche Brosh e Ross, il Mustang Team al completo, la maestra Izumi, perfino il signor Mason.

E poi, una carissima amica del tenente Hawkeye di nome Rebecca, che aveva conosciuto all’Accademia, il General Maggiore Armstrong e Buccaneer direttamente da Briggs, in alta uniforme e naturalmente....

“EHILà!!!! ECCOTI QUI!!!!”.

Envy e Lust erano appena arrivati, e già avevano salvato Roy e Jean dalla morte sotto forma di Winry armata di chiavev inglese: “Avete tentato di forzare il blocco della porta, vero?” indovinò il detective, “Uff, io volevo vedere Edo vestito da sposa....” piagnucolò, “Lo sai che porta male?” interloquì la sorella, vestita con uno splendido vestito rosso di seta.

“Dai, andiamo, manca meno di un quarto d’ora al matrimonio, e dobbiamo accompagnarvi all’altare, visto che, a quanto pare, Winry e Al sono impegnati. Andiamo!” esclamò il moro, prendendo Roy per un polso e trascinandoselo dietro.

Tutti erano già pronti, seduti ai propri posti.

I testimoni erano pronti.

Envy per Edward, Maes per Roy, Rebecca per Riza e infine Falman per Jean.

Tutto era pronto.

Una dolce musica si diffuse nell’aria, una canzone splendida.

Non era la solita marcia nuziale, no, era una canzone strana, bellissima e malinconica ma nonostante questo molto dolce.

Era suonata dai Tringham, i due fratelli che avevano aiutato tempo prima i due Elric, da Kain e da Ling, che cantava.

Avevano composto quella canzone in onore dei quattro sposi e dei trascorsi di ognuno di loro.

“Ricordi? C’era una porta che non riuscivamo mai a raggiungere, neppure alzandoci sulla punta dei piedi...”

La voce del sovrano di Xing era calda e vellutata.

Stavano entrando le spose.

Riza, accompagnata da Winry, vestiva un bellissimo abito bianco di seta purissima, col busto riccamente damascato con ricami dorati e una favolosa tiara di diamanti e oro bianco, dono della madre, sul capo perfettamente pettinato.

Sulle spalle, un lungo mantello bianco perla a mò di strascico e un velo sul viso.

Al suo fianco, Edward.

A sorpresa, il ragazzo indossava un abito da cerimonia bianco, non poteva indossare il vestito da sposa, coi gemelli d’oro ai polsi e il mantello bianco sulle spalle come la compagna; i lunghi capelli biondi legati in una treccia.

Alle loro spalle, Den, Hayate e Elycia, che portavano gli anelli e tenevano alzati gli strascichi dei due.

A pochi passi dai loro promessi, i due salutarono calorosamente i loro accompagnatori, poi Edward diede galantemente il braccio a Riza e i due fecero l’ultimo pezzetto di strada insieme.

La ragazza era molto agitata.

Ma il compagno la tranquillizzò.

In fondo, stavano per coronare il loro sogno d’amore con le persone che amavano di più.

Arrivarono presso lo scranno e affiancarono i loro promessi.

Dopo una breve e toccante cerimonia, finalmente, tutto finì, e i quattro poterono baciare i propri compagni per la vita.

Quella brutta storia era ormai dimenticata.

Adesso, c’era solo posto per l’amore, e l’affetto.

Ma soprattutto, per loro.

Per la loro felicità.

E per quella dei loro cari e delle persone a loro vicine.

Era tornata la pace.

L’Amestris Express aveva concluso il suo viaggio, un viaggio che aveva portato tante novità nella vita di ognuno, e aveva contribuito a riunire chi si era separato.

L’Amestris Express, un treno di cui nessuno mai si dimenticherà.

SALVE A TUTTI!!! Con questo nono capitolo si conclude il viaggio dell’Amestris Express, del treno gemello dell’Orient Express e del Galaxy Express 999, erede dei treni, metafore della vita.

È stato un lungo viaggio, ma un viaggio splendido e triste, dove l’amicizia e l’affetto la hanno fatta da padroni.

Dove la vendetta ha trovato la via del perdono e della gioia.

Un viaggio, che è giunto alla fine.

L’amore ha trionfato ancora una volta sull’odio, e sulla disperazione, indicando la via del ritorno.

Come avete visto, la storia è terminata con il matrimonio di tutti e quattro, anche se in origine il matrimonio avrebbe dovuto svolgersi a tre coppie (hehe, vi sfido a scoprire chi potrebbe essere l’ultima coppia, mamy, papy, voi lo potete intuire.).

Comunque, volevo dedicare questo capitolo a tre persone veramente importanti.

Per prime, ELY-OTOUSAN e ALEX-OKASAN, a cui dedico soprattutto la scena del matrimonio, e la canzone, che loro adorano, perchè ho messo quel pezzo solo per loro, e infine a MIRY-NEESAN, una persona importante per me, visto che è stata lei, assieme a Ed92, a introdurmi allo YAOI e non me la posso scordare!! Spero che questo mio messaggio ti arrivi.

Beh, che dire di più, grazie a voi che mi avete supportato e sopportato.

VI VOGLIO TANTO BENE!!

Ci vediamo nelle mie altre storie!!!

CIAO CIAO!!

SHUN

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