AMESTRIS EXPRESS di SHUN DI ANDROMEDA (/viewuser.php?uid=19740)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** SI PARTE! ***
Capitolo 2: *** SUL TRENO, CIO' CHE ACCADDE E L'ASSISTENTE ***
Capitolo 3: *** I MISTERIOSI ATTENTATI SUL TRENO ***
Capitolo 4: *** LE PRIME SCOPERTE DI ENVY ***
Capitolo 5: *** CIÒ CHE HO PERSO, NESSUNO ME LO RIDARÀ… ***
Capitolo 6: *** PRIMI CONFRONTI ***
Capitolo 7: *** IL PASSATO DOLOROSO ***
Capitolo 8: *** IN FAMIGLIA ***
Capitolo 9: *** GRANDI SORPRESE SULLA STRADA DEL RITORNO ***
Capitolo 1 *** SI PARTE! ***
Prove
SHUN
DI ANDROMEDA PRESENTA:
AMESTRIS EXPRESS
CAPITOLO 1
SI
PARTE!
“Fratellino!! Che
sorpresa!! Come mai qui?”
Una voce femminile
scosse un ragazzo seduto al tavolo di uno dei più eleganti bar di South City,
intento a consultare un agendina. Era una bellissima giornata estiva, calda e
serena.
Egli alzò il capo,
accorgendosi di una giovane donna molto bella, dai lunghi capelli neri che gli
correva incontro, “Lust, sorella!!” esclamò stupito lui, prima che la donna gli
saltasse al collo, abbracciandolo, “Fratellino, da quanto tempo che non ci
vediamo!! Come mai ti trovi qui a South City??”, affermò lei, sedendosi al
tavolino, accanato al fratello.
“Beh, è una lunga
storia. Piuttosto, te? Non lavoravi alla direzione dell’Amestris Express alla
sede centrale di Central City?” chiese il ragazzo moro, “No, mio caro! Mi hanno
promosso! Ora sono direttrice della Compagnia, sono qui perché ci sono dei tizi
che continuano ad aggredire i treni, dei banditi, e voglio farla finita con
questa storia! Se attaccheranno il treno, se la vedranno con me!” affermò la
donna, “Quindi, prenderai l’Amestris??” esclamò stupito lui, “Certo!
Perché?”.
Ci fu un istante
di silenzio, poi il moro rise: “Perché ci sarò anche io! Ma guarda i casi! Beh,
faremo il viaggio insieme, sono anni che non ci prendiamo una bella vacanza!!”
scherzò lui, dandole elegantemente il braccio e aiutandola ad alzarsi; “Ahahah!
Sempre galante, eh, fratellino?” ridacchiò Lust, accettando l’aiuto, “Certo,
bisogna sempre essere galante con le signore, soprattutto con quelle di mezza
età!” affermò con un ghigno il ragazzo, beccandosi una borsettaia in testa,
“ENVY, SE TI PRENDO!!!” urlò lei, cominciando ad inseguirlo; il ragazzo le fece
una linguaccia e prese a correre verso la
stazione.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Un’ ora dopo, i
due arrivarono in stazione.
“Non avevo mai
visto tanta gente in un solo posto!” esclamò Envy, prendendo la sua valigia dal deposito
bagagli, “Questo è un importante nodo turistico e commerciale, in ogni stagione.
Non si ferma mai!” rispose la sorella, mostrando le sue credenziali a una
guardia ferroviaria un po’ troppo zelante che tentava di aprire la sua valigia,
“A che ora dovrebbe partire l’Amestris Express?” domandò il
fratello.
Lust lo guardò:
“Tra dieci minuti, quindi sbrighiamoci!” rispose lei, prendendolo per un polso,
e portandolo via; giunsero presso la banchina, dove sostava un vecchio treno a
vapore, ma dall’aspetto confortevole; attorno a loro, vi erano alcuni
passeggeri, in attesa dell’imbarco.
Il moro ne contò
in totale 14, oltre a lui e alla sorella: due uomini che confabulavano tra loro,
uno sembrava anche parecchio alterato, e serrava tra le mani un foglio di carta,
l’altro, visibilmente seccato, si tratteneva a
stento.
Poco più lontano
una coppia di giovani sposi elegantemente vestita sembrava
triste.
E ancora, tre
donne in un angolo a chiacchierare, una bionda del gruppo scoccava di tanto in
tanto occhiate a un distinto giovanotto, che esibiva con orgoglio numerose
medaglie, doveva essere un militare.
Con uno sbuffo, il
ragazzo seguì la sorella dal conduttore: “Fratellino, ti presento Kain! Kain,
lui è mio fratello, Envy.” Presentò Lust; il ragazzo fece un leggero inchino,
“Benvenuti.” salutò lui, tremante, “Grazie, potrebbe togliermi una curiosità,
chi saranno i nostri compagni di viaggio?” chiese gentilmente il moro. Kain
scartabellò un foglio e si schiarì la voce: “Oltre a lei e alla signorina Lust,
sul vagone diretto a Central, ci sono i Conti Elric, “ e nel dir questo indicò i
due giovani sposi, “poi la signora Hawkeye,” e indicò la donna bionda che ogni
tanto fissava il presunto soldato, “il tenente Havoc, in forse al comando di
Central City,” e indicò il militare, “la principessa Rockbell e la sua
cameriera, miss Sloth,” e indicò un'altra giovane donna, dai capelli castani,
“La signora Curtis,” e indicò una donna alta e dall’aria malinconica, “Miss
Thomas, missionaria presso la missione di Reole,” e indicò una ragazza dai
capelli chiari e la pelle scura, “il signor Brosh e il suo collega, il signor
Hughes.”, e indicò due uomini che parlottavano in un angolo, ridacchiando, “e
infine il signor Bradley, il suo assistente, signor Mustang e il maggiordomo,
mister Armstrong. Questi saranno i passeggeri dell’Amestris Express.” presentò
il ragazzo.
Envy si voltò
verso la banchina e inarcò un sopracciglio, “Che strano gruppo.” Sussurrò, prima
di seguire la sorella a bordo.
Dopo che tutti i
passeggeri ebbero preso possesso delle loro cabine, il treno, con uno stridio e
un fischio, partì.
BUONGIORNO!! ECCO A VOI CHARLIE CON UNA NUOVA IDEA E UNA NUOVA
AVVENTURA DA REGALARVI!!
È LA
MIA PRIMA AU DEL MONDO DI FMA, DEVO AFFINARE LE MIE CAPACITà, SPERO COMUNQUE CHE
VI PIACCIA!
CIAO
CIAO
SHUN
DI ANDROMEDA
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Capitolo 2 *** SUL TRENO, CIO' CHE ACCADDE E L'ASSISTENTE ***
Prove
CAPITOLO
2
SUL TRENO, CIÒ CHE
ACCADDE E L’ASSISTENTE
Il treno filava rapido in aperta
campagna.
Era ormai sera, il crepuscolo
avanzava inesorabile, calando la sua nera coltre sul
mondo.
I passeggeri del treno erano tutti
riuniti nel vagone ristorante.
Envy e la sorella entrarono nel
vagone, stupendosi della tranquillità che ivi regnava, non si udiva quasi volare
una mosca: “Ma che diavolo succede?” esclamò il ragazzo, sedendosi nel tavolino
al centro della sala.
Il signor Bradley, attorniato da
tutti i passeggeri, s’alzò in piedi: “Qualcuno ha lasciato dei messaggi anonimi
nel mio scompartimento, voglio capire chi sia stato!” esclamò lui, furente,
sventolando un foglio di carta; il ragazzo moro si avvicinò e lo prese in mano:
“Gli assassini la pagheranno, la pagheranno cara. La vendetta colpirà
inesorabile e precisa come le frecce di Artemide.” lesse lui, era una chiara
minaccia.
Il giovanotto alzò la testa,
incrociando gli occhi di quell’uomo: “Ha un idea del perchè possano averle
recapitato questo messaggio? Ma soprattutto, chi può essere stato?” domandò con
tono piatto e freddo, “No, non ne ho la benchè minima idea, ma voglio sapere chi
diavolo è stato! Sono una persona rispettabile, non un assassino!” urlò l’uomo
d’affari; “Va bene, allora se me lo permette svolgerò qualche piccola indagine”
terminò, con tono gelido e professionale, accompagnando il tutto con un leggero
inchino. La signora Izumi, che si trovava poco distante da loro, s’alzò: “Scusi,
ma lei chi diavolo è? Chi le dà il diritto di intromettersi in questa faccenda?”
esclamò lei, gli occhi che mandavano
lampi.
Per tutta risposta, il ragazzo la
guardò, mostrando appena i denti in un ghignetto: “Sono Envy, detective in forze
al Tribunale Militare di Central City.” si
presentò.
Un mormorio diffuso percorse come una
scossa il vagone ristorante.
“Mio fratello potrà aiutarla, glielo
posso assicurare!” parlò Lust, fissandolo con i suoi profondi occhi neri come la
notte; “Lo spero, ma in ogni caso so come difendermi!” esclamò l’uomo d’affari
dalla pelle abbronzata, scostando leggermente il mantello nero che aveva sulle
spalle; estrasse una lunga sciabola: “Questa mia spada non ha mai sbagliato un
colpo, mi ha accompagnato in ogni singola guerra che ho combattuto, e ha
martoriato le membra di centinaia di nemici.” affermò con decisione, facendone
brillare la lama alla luce delle lanterne disposte sui tavoli, “e mi
accompagnerà anche in quest’ultima
lotta.”.
Lo sguardo di fuoco del moro
detective si posò rapidamente su ognuno dei presenti, i loro visi esprimevano
solo tranquillità e indifferenza.
Tutti, tranne
uno.
L’assistente dell’imprenditore era in
un angolo, scostato rispetto al gruppo, ed Envy poteva giurare che stesse
piangendo, le lacrime scivolavano e andavano a morire tra le sue labbra,
sembravano diamanti tristi, dalla luce non
comune.
Decise di
indagare.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Malgrado tutto, la cena si svolse con
tranquillità.
Lust ed Envy sedevano al centro della
sala da pranzo, i due conti, marito e moglie, sedevano nel tavolo accanto al
loro, la donna aveva un comportamento molto protettivo nei confronti del marito,
notò il giovane.
Il tenente e la giovane donna bionda
sedevano in un separè all’estremità del vagone, sembravano molto ansiosi per
qualcosa; la principessa sedeva accanto alla cameriera e alla signora Curtis,
accompagnate dalla missionaria che pregava, sgranando un rosario, “è una fedele
della Chiesa di Leto, la missione giù nel Sud è uno dei centri nevralgici.”
mormorò il moro detective, non capendo per quale ragione avesse intrapreso un
viaggio così lungo. Il signor Hughes e il signor Brosh erano un po’ alticci e
ridacchiavano pochi tavoli in là del loro. Infine lo sguardo cadde sul tavolo
occupato da Bradley e dai suoi compagni di viaggio: “Ehi sorellina, hai visto
dov’è andato il signor Mustang?”, il moro era rimasto un po’ turbato da quella
reazione che aveva avuto durante il breve colloquio avuto poco prima col suo
capo; la sorella lo guardò, smettendo per un attimo di mangiare: “Mmm, mi è
sembrato di vederlo dirigersi verso la biblioteca, aveva un aria molto
afflitta.” spiegò lei.
Envy s’alzò, e si mosse verso
l’uscita.
Voleva
capire.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
La biblioteca dell’Amestris Express
era molto ben fornita.
Migliaia di volumi, soprattutto di
alchimia, occupavano gli scaffali. Anche numerose biografie delle personalità
più importanti del passato e presente del
Paese.
E fu proprio davanti allo scaffale
delle biografie che trovò l’assistente dell’imprenditore, seduto in una
poltrona, che sfogliava lentamente un volume, piangendo
sommessamente.
Tra le braccia, aveva un drappo
rosso. Bagnato di lacrime.
Envy rimase un istante nell’ombra, si
sentiva turbato.
“Ragazzo, è inutile che ti nascondi,
ti ho visto.”.
La voce dell’uomo fece trasalire il
detective: “Gomenasai, non era mia intenzione, mi perdoni.”, Envy fece un
leggero inchino nell’entrare nella stanza, “Avvicinati pure, non ti mangio
mica.”, la sua voce era triste, spenta.
“Mi scusi, l’ho vista molto triste ed
abbacchiata, e volevo vedere se potevo aiutarla.”, il moro sentiva che lo
sguardo che l’uomo gli rivolgeva era denso di tristezza, “Non preoccuparti,
stavo solo pensando al passato.” affermò lui a mezza voce, invitandolo a sedersi
nella poltrona davanti a lui.
“Sai, Envy, giusto? Sono partito per
dimenticare, ma qui i ricordi sono più forti di prima; dicono che viaggiare in
treno sia un inizio per dimenticare il proprio passato, e ritrovare felicità.”
affermò Mustang, guardandolo, “Ma come puoi essere felice se ciò che ti rendeva
tale è morto, e con lei il tuo cuore?” sussurrò sibillino, “Ma che cosa le è
successo?” chiese il moro, alzandosi in piedi, “Forse un giorno capirai che vuol
dire aver il cuore spezzato, e cercare disperatamente la felicità. Spero solo
che tu non lo capisca nel modo più doloroso possibile.” rispose Mustang,
alzandosi a sua volta e dirigendosi verso le cabine, quello strano drappo rosso
ancora tra le braccia.
Aveva lasciato lì il libro che stava
leggendo.
Era una
biografia.
La biografia di un
alchimista.
La costa dorata rifletteva a chiare
lettere il nome: “Edward Elric, l’Alchimista
d’Acciaio.”.
“Strano, perché mai dovrebbe
interessarsi di un argomento simile?” si domandò Envy, lasciando a sua volta la
stanza, non accorgendosi minimante di una foto che, infilata nella copertina,
era scivolata fuori per metà.
Un ragazzo biondo che sorrideva
felice, abbracciato a un moretto e a due giovani, anch’essi dai folti capelli
color oro.
Edward Elric in
persona.
L’Alchimista
d’Acciaio.
HOLA!!!! (Sto diventando sempre più simile a BG… XD).
Volevo ringraziarvi tutte per il supporto!!! Sono felice che sia piaciuta così
tanto!!! Beh, questo capitolo è breve, ma veramente
importante.
Spero che vi sia
piaciuto!!!
Ora passiamo ai
ringraziamenti:
SHIKADANCE: Benvenuta e grazie per il supporto! Spero che Envy ti
entusiasmi come sta entusiasmando me! E anche Lust! Ho preferito cambiargli il
colore dei capelli, non potevo metterli verdi, no? XD Alla
prossima!
ALLSECRETS2: Su questo non posso rispondere, altrimenti
metà storia sarebbe rivelata! Comunque, grazie mille!!
XD
ED92: CIAO!!!! Grazie, mi han fatto molto piacere i tuoi
commenti positivi!!!! Ti voglio bene!!!! XD XD
XD
CHIBISIMO: Ciao! Sono onorata di un tuo commento!! Certo
che Al comparirà, è uno dei personaggi più importanti. Il prossimo capitolo
dovrebbe essere per gran parte incentrato su di lui!!! Spero tu continuerai a
seguirmi!!
ELISETTA: Benvenuta tesora!!! Mi ha fatto piacere
ricevere tue notizie e tuoi commenti
positivi!!!
LIENA: CIAO!!!!!!!!!!!! Grazie per avermi sopportato
sabato sera all’osservatorio!!! Sai che ti voglio tanto bene!!!!! Grazie di
tutto!!!!!!
BG: MA CIAO!!!! Non avrei mai pensato che la leggessi!!!
Sono onorata!!! Grazie mille di cuore, sai che ti voglio bene!!! Sto diventando
un po’ troppo simile a te, mi stai influenzando!!! GRAZIE MILLE!!!! Sono onorata
dei tuoi complimenti!! >////////<
ALLA
PROSSIMA!!
SHUN
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Capitolo 3 *** I MISTERIOSI ATTENTATI SUL TRENO ***
Prove
AMESTRIS
EXPRESS
CAPITOLO 3
I MISTERIOSI ATTENTATI SUL TRENO
La serata passò tranquillamente.
Envy non aveva più visto il signor Mustang dopo il loro breve
dialogo nella biblioteca, sembrava sparito nel
nulla.
Nel salotto, il tenente Havoc, seduto in poltrona, fumava una
sigaretta, leggendo un giornale.
Il signor Bradley, incurante e spavaldo come al solito,
chiacchierava amabilmente con la signora Izumi, e il signor Hughes giocava a
scacchi con il conduttore del vagone, Kain. La giovane Rose Thomas era seduta a
terra sul tappeto, dinanzi al caminetto, la testa incassata tra le gambe, lo
sguardo vacuo puntato nelle fiamme allegre e calde, mormorando di tanto in tanto
una preghiera. Mister Armstrong parlottava fitto fitto con la giovane bionda, la
signorina Hawkeye.
Il viaggio era ancora molto lungo, la strada da percorrere era
ancora tanta,
Almeno due settimane li separava dal capolinea di Central
City.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
“Ciao sorellina, io vado a letto. Sono
stanchissimo!”.
Il moro detective raggiunse la sorella nella
biblioteca.
La trovò seduta in poltrona, assorta nella lettura distratta di un
libro di poesie; lei alzò la testa: “Va bene fratellino. Buonanotte!” lo salutò
lei, scoccandogli un bacio sulla guancia, “Che leggi?” chiese lui curioso,
“Piccoli Haiku d’Amore Non Corrisposto, di Winry Sarah Pierrecloche. È una brava
poetessa, originaria di un paesetto dell’Est, molto giovane, ma malgrado questo
davvero in gamba. Dovresti leggerne qualcuna, sai?”, la giovane mostrò al
fratello un bel libro rilegato in rosso, con una decorazione sulla copertina di
un nero cupo, che contrastava con il rosso intenso del
volume.
“Lust, sai che la poesia non fa per me! Te lo lascio volentieri,
non disturbarti! Buonanotte, sorellina.” ricambiò il bacio il ragazzo, uscendo
dalla biblioteca.
Per tutto il tragitto, il ragazzo continuò a rimuginare: perché
quella reazione così disperata da parte del moro assistente? Perché quelle
lacrime così tristi?
Quello sguardo l’aveva enormemente
turbato.
E poi….
Il simbolo mostratogli dalla
sorella.
Gli ricordava qualcosa.
Ma cosa?
Perso in quei pensieri tristi, non si accorse di essere dall’altra
parte del vagone, dove si trovavano le stanze della signora Izumi, della
principessa Rockbell della sua cameriera e dei Conti Elric, che erano più
spostate rispetto alle altre.
Udì uno strano rumore, come un singhiozzo provenire da una delle
camere.
S’incuriosì.
Chi mai poteva essere?
Il rumore proveniva dalla cabina degli
Elric.
Cosa stava succedendo?
Udiva distintamente alcune voci.
Silenziosamente, si avvicinò alla porta in mogano, nascondendosi
nell’ombra.
Era la Contessa che parlava.
“Al, caro. Non fare così…”, la sua voce era incrinata dal pianto,
sembrava aver i nervi a pezzi, “Come posso calmarmi, Win. Lui è qui, è qui, ed è
rimasto impunito per tutti questi anni. COME POSSO CALMARMI??!! Lo capisci che
mi ha portato via il mio unico fratello???”, il detective udì il tono disperato
del Conte, dopotutto era solo un ragazzo, e, malgrado non capisse l’oggetto dei
loro discorsi, lo comprese istintivamente.
Anche lui, dopotutto, aveva perso una persona veramente
importante.
Aveva perso la sorella maggiore in un incidente qualche tempo
prima, e lo capiva perfettamente. Capiva cosa significava perdere una persona
cara.
Ma, di chi stavano parlando?
Improvvisamente, s’udì un urlo penetrante, che avvolse l’intero
treno!
Envy impallidì.
Aveva riconosciuto quella voce.
Era il signor Bradley.
Veloce, scattò verso lo scompartimento dell’uomo d’affari, facendo
appena in tempo a vedere una figura oscura balzare fuori e fuggire nel
buio.
Il ragazzo mise la testa nel piccolo
ambiente.
Tutto era stato messo a soqquadro.
Cautamente, il giovane entrò, guardandosi attorno, fino a che non
s’avvide di una figura rannicchiata a terra,
tremante.
Il signor Bradley.
Subito, lo aiutò ad alzarsi; nel frattempo, l’urlo aveva richiamato
tutti i passeggeri: “Ma che diavolo sta succedendo qui??” sbottò furibonda la
signora Izumi, che indossava una graziosa veste da camera color panna, e quel
simbolo ricamato sulla schiena.
Cosa diavolo stava a significare?
“Un pazzo è entrato qua dentro, e mi ha aggredito!” spiegò Bradley,
massaggiandosi la testa dolorante, “Stava cercando qualcosa, doveva essere un
ladro. Ma come ha fatto a salire??” esclamò lui, “Siamo in aperta
campagna.”.
All’improvviso, s’udì un rumoroso scalpiccio di piedi, e arrivò
trafelato Kain: “Signori, mi hanno comunicato dalla locomotiva che c’è un
problema col sistema elettrogeno, il treno è fermo.” spiegò quello,
ansante.
Un mormorio preoccupato si diffuse tra i
passeggeri.
“Ecco come ha fatto a salire! Ha approfittato della sosta forzata
ed è salito a bordo!” esclamò Lust, sbucata alle spalle del fratello, seguita a
breve distanza dal giovane assistente di Bradley; le parole della mora
direttrice trovarono consensi presso tutti i
presenti.
Envy s’avvicinò all’uomo ancora seduto a terra: “Ha notato se le
manca qualcosa?” interloquì, traendo di tasca la sua inseparabile agenda in
pelle nera, “Si, manca un orologio d’argento, un gran bell’orologio. Aveva il
coperchio decorato con un drago inscritto in un pentacolo, un oggetto molto
pregiato.” spiegò, descrivendolo.
Dopo pochi minuti, tutti i presenti se ne
andarono.
Nel corridoio deserto rimasero solo Lust, Envy e il signor
Mustang.
“Buonanotte, signorina. Grazie di tutto.” salutò il moro,
incamminandosi verso la sua cabina, dopo qualche istante; Envy attese che si
fosse del tutto allontanato, poi si rivolse alla sorella: “Lust, dove lo hai
incontrato? È tutta la sera che non lo si vedeva in giro….” parlò il ragazzo a
bassa voce, “Era in biblioteca, non lo hai visto? Quando te ne sei andato, ci
siamo messi a parlare un po’. Poverino, ha uno sguardo davvero triste, mi ha
chiesto se io abbia mai perso qualcuno di importante, e gli ho parlato di
Sylvie, sembrava quasi addolorato per me.. Ma ormai sono tre anni che nostra
sorella giace in una fredda tomba, ed è inutile continuare a piangere…” rispose,
con voce incrinata, “Mi ha detto che anche lui ha perso una persona molto
importante, e che è partito proprio per cercare di dimenticare… Povero, mi ha
fatto molta tenerezza…” disse lei con un
sospiro.
Envy non rispose.
Era pensieroso.
Anche il Conte aveva parlato di una persona importante che aveva
perso.
Ma cosa stava accadendo su quel
treno?
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Il moro diede la buonanotte alla sorella, e si diresse verso la sua
stanza.
Era molto preoccupato, doveva
ammetterlo.
Chi mai poteva essere tanto temerario da salire a bordo di un
treno, in aperta campagna, nella notte?
E poi, per quale motivo?
Con un sospiro, il ragazzo aprì la porta, ed entrò, facendo per
poggiare la sua giacca sul letto ma s’accorse di una cosa che non avrebbe dovuto
stare lì..
Un orologio d’argento poggiato sul suo
letto.
Il coperchio decorato col drago e il
pentacolo….
Non v’era alcun dubbio.
Era l’orologio rubato poco prima all’uomo
d’affari!
Cosa ci faceva nella sua cabina?
Envy lo afferrò, per portarlo al legittimo proprietario, quando
quello s’aprì.
Così, senza una ragione.
Curioso, cominciò a esaminarlo.
Nella parte interna del coperchio c’era
un’incisione.
“Don’t Forget, 3 Oct ‘11”.
Sembrava molto vecchia..
“Un momento…. Cos’è questo?” borbottò il giovane, spostando lo
sguardo sulla coperta dove prima aveva trovato l’orologio, c’era un
libro.
E non un libro
qualsiasi.
Era la biografia che stava leggendo quel pomeriggio il signor
Mustang.
La biografia di Edward Elric, il più giovane alchimista di stato
della storia del loro Paese.
Si sedette e cominciò a sfogliare quel
volume.
Il libro, per caso, o forse no, s’aprì a una
pagina.
Le origini dell’alchimista.
Cominciò a leggere.
“Edward Elric, il più giovane alchimista del nostro tempo, nacque
nel 1899 in un piccolo paesino dell’Est, a Reseembol. Figlio di Trisha e
Hohenheim Elric, fin da piccolo ebbe un infanzia non molto felice. Il padre
lasciò lui e la famiglia, compreso il fratellino di un anno più piccolo, quando
aveva solo 6 anni, e dopo poco morì anche la madre. I piccoli Elric furono
affidati alla zia acquisita Pinako Rockbell e poi, a una giovane donna di
Dublith di cui però si ignora il nome. Si sa solo che fu da lei che i ragazzi
impararono l’uso dell’alchimia per cui divennero famosi in tutto il mondo.
Quando ritornarono a Reseembol, però, era il periodo della guerra civile, ed
entrambi rimasero feriti nello scoppio di una bomba, il maggiore, Edward, perse
una gamba e un braccio, il minore rimase totalmente sfigurato e orribilmente
ustionato, e dovette passare il resto della sua vita coperto da una armatura. Fu
proprio in questo periodo che furono chiamati dall’Esercito per le loro indubbie
doti da alchimisti, ed entrambi posti sotto esame per diventare Alchimisti di
Stato. Secondo gli archivi militari, però, solo Edward andò avanti, il fratello,
Alphonse, per motivi di salute, dovette ritirarsi. Come è noto, Edward Elric
superò l’esame, diventando senza ombra di dubbio il più giovane tra i militari.
E fu così che nacque la leggenda del ragazzo dai capelli biondi e dagli occhi
d’oro.”.
Nella pagina accanto, c’era una
foto.
Ritraeva una squadra militare.
Al centro, Envy riconobbe subito i due fratelli, teneramente
abbracciati.
Gli faceva molta tristezza quella
foto…
Ricacciando le lacrime, continuò nella
lettura.
“Conferitogli il nome di Fullmetal Alchemist, Alchimista d’Acciaio,
Edward Elric cominciò a viaggiare per il Paese assieme al fratello, sedando
rivolte, come quella di Reole nel 1912 o quella degli Ishabariani, dopo che
Scar, uno di loro, aveva preso a uccidere tutti gli Alchimisti e diffondendo nel
Paese la fama dei due fratelli Elric. Dopo qualche tempo, però, cominciò ad
accadere qualcosa di strano. Strani esseri avevano preso il potere nei ranghi
alti dell’esercito, e lui, con l’ausilio della squadra del suo diretto
superiore, il Colonnello meglio noto come Flame Alchemist, riuscì a
sconfiggerli. Non ci è noto altro, se non che questi strani esseri facevano
parte di una setta detta “Dell’Uroboro”. Qualche tempo dopo, quando ormai tutto
sembrava concluso, però, accadde il dramma. Durante una missione con il resto
della sua squadra, il giovane Fullmetal sparì. Venne ritrovato in un crepaccio a
picco sul mare dopo tre settimane di ricerche, morto. Il suo orologio, simbolo
del suo status di Alchimista, scomparso.”.
Una foto a fianco del paragrafo raffigurava l’oggetto
scomparso.
Envy non credeva ai suoi occhi.
Non poteva crederci..
Quelle decorazioni…
Non v’era dubbio.
L’orologio era quello che teneva tra le mani in quel
momento.
SALVE A TUTTI!
FINALMENTE SONO RIUSCITA AD AGGIORNARE! Capitoletto corposo questo,
vero? Capitolo che vi dovrebbe aver schiarito parecchio le idee, hehe!!! Sono
stata parecchio cattiva questa volta!!
UAUAUA!!
Ringrazio di cuore i miei
recensori!!
Shikadance: Hehe, Roy dovrà soffrire ancora un
po’!!
BG: BG!!! GRAZIE!!! O grande e somma
sensei!!!!
Chibisimo: Al sta soffrendo molto, povero cucciolo… E presto lo
farò soffrire ancora di più!!
ElIsEtTa: E non è tutto!! Roy avrà altri compiti in
futuro!!
Allsecrets2: Scusami tu, ma sono cose che scoprirai più avanti!!
Spero comunque che ti piaccia come sta andando
avanti!!
CON QUESTO, VI SALUTO!!!!
UN BACIONE A TUTTI!!!
SHUN
|
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Capitolo 4 *** LE PRIME SCOPERTE DI ENVY ***
Prove
AMESTRIS
EXPRESS
CAPITOLO
4
LE
PRIME SCOPERTE DÌ ENVY
Envy non credeva ai suoi occhi.
Non poteva crederci..
Quelle decorazioni…
Non v’era dubbio.
L’orologio era quello che teneva tra le mani in quel
momento.
Con attenzione,
se lo rigirò tra le mani, passò le dita affusolate sul disegno, esaminandolo
centimetro per centimetro.
Ma non sussisteva
dubbio.
Aveva tra le mani
l’orologio del Fullmetal Alchemist.
Il problema era,
chi mai lo aveva portato nella sua cabina?
Ma
soprattutto…
Confuso, si
lasciò cadere sul cuscino, sempre tenendo tra le dita quell’oggetto: “è strano,
cosa diavolo ci faceva in mano a Bradley? La biografia dice che era sparito
quando avevano ritrovato il corpo senza vita del suo proprietario… Sta
succedendo qualcosa di strano qui! Quel Bradley non me la conta giusta…”
rifletté il ragazzo, giocherellando con
l’orologio.
Improvvisamente,
udì un tonfo.
Poi un
altro.
E un altro
ancora.
Il ragazzo alzò
la testa.
Istintivamente,
guardò l’ora.
Segnava
l’una.
Chi mai poteva
essere in giro a quell’ora?
“Ma certo! Il
ladro! Deve essere per forza lui!” mormorò, chiudendo la luce e avvicinandosi
alla porta.
La aprì, senza
fare rumore, trovandosi nel corridoio, illuminato dall’argentea luce lunare; il
treno aveva ripreso la sua corsa, il problema doveva essere stato
risolto.
Un altro
tonfo.
Proveniva da un
punto imprecisato davanti a lui.
Senza pensarci,
il moro detective lo seguì, camminando con cautela lungo il
corridoio.
Improvvisamente,
il tonfo sparì.
E venne
sostituito da alcune voci che parlavano a bassissimo tono, voci conosciute al
ragazzo; si trovava dinanzi la porta degli Elric, per la seconda volta in quella
giornata, al buio non si era accorto di essere finito lì
davanti.
Ma questa volta,
i due sposi non erano soli: con loro, v’era anche il signor Mustang, Envy ne
udiva la voce.
“Cosa diavolo ci
fa in piedi a quest’ora? E perché sta nella cabina dei Conti?” continuava a
domandarsi; decise di indagare più a fondo.
Silenzioso,
avvicinò l’orecchio.
“Dannazione!!!!
Chissà dove sarà adesso l’orologio di Ed!! L’avevamo quasi preso!”, s’udiva la
voce arrabbiata del moro.
Envy non credeva
alle sue orecchie, allora loro sapevano della storia di Edward
Elric.
Ma come poteva
essere?
Accostò
maggiormente l’orecchio, udendo la voce rotta dal pianto del Conte: “Ma adesso
abbiamo la prova che è stato Bradley a ucciderlo…” affermò tra i singhiozzi,
“Si, ma non possiamo dimostrarlo, l’orologio era la nostra prova, l’unica cosa
che è rimasta di lui….”, anche la voce del moro era strana, insolitamente roca e
triste, molto triste.
Improvvisamente,
udì nuovamente quel rumore.
Sembrava
chiamarlo…
Silenziosamente,
lo seguì, andava verso la sua cabina.
Una volta giunto
lì, si sorprese nel vedere un ombra scura entrare nel suo
scompartimento.
Con uno slancio,
entrò a sua volta.
Accese così la
luce.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Il mattino dopo,
Envy si diresse tranquillamente verso il vagone ristorante per fare colazione,
ma soprattutto per parlare con i suoi compagni di
viaggio.
Erano tutti
lì.
Bradley, Mustang
e Armstrong sedevano a un tavolo, il Conte e la Contessa assieme a Lust, lo
aspettavano, evidentemente; a un altro tavolo, c’erano la signorina Hawkeye, che
sorseggiava flemmatica una tazza di tè, la signorina Thomas, che pregava
sommessamente, la signora Curtis, che fissava fuori dal finestrino con aria
distratta e infine la cameriera della
principessa.
La principessa
era seduta poco lontano.
A un altro
tavolo, erano seduti il signor Hughes e il signor
Brosh.
Kain era seduto
in un angolo, assieme ad altri due uomini, probabilmente i conduttori degli
altri vagoni.
“Buongiorno a
tutti!” salutò il ragazzo, sedendosi accanto alla sorella, “Buongiorno
Envy-chan. Posso presentarti Winry Elric e Alphonse Elric?” affermò la mora,
passandogli una teiera, “Molto piacere.” rispose educatamente, versandosi una
più che generosa quantità di liquido fumante.
I quattro
cominciarono a chiacchierare, tra una tazza di tè e l’altra, e ben presto
l’atmosfera s’animò.
Il treno filava
veloce nella campagna di Amestris, attraverso i
campi.
Il ragazzo non
perdeva d’occhio un solo momento sia Mustang che il
Conte.
Sapeva che c’era
qualcosa di strano, e intendeva scoprire cosa
fosse.
A qualunque
costo.
Dopotutto…
Lo aveva
promesso.
In tasca, sentiva
l’orologio, ne avvertiva la presenza, e si
tranquillizzò.
Stava solo
facendo il suo lavoro, non doveva allarmarsi
così.
Alla fine del
pasto, il moro salutò educatamente e uscì dal
vagone.
Aveva visto Kain
fare un cenno al signor Hughes pochi istanti prima, e quello lo aveva seguito, e
la cosa lo aveva insospettito, non si erano praticamente mai parlati durante il
giorno precedente.
Di soppiatto, li
seguì.
I due camminarono
verso il salottino, sempre seguiti dal moretto, abilmente
nascosto.
Voleva confutare
una sua teoria.
Quel signor
Hughes era certo di averlo già visto.
Anche se non
ricordava dove…
Una volta dentro,
i due presero a parlare, ed Envy si nascose dietro le tende, in attesa; dal suo
nascondiglio, il giovane vide l’occhialuto sedersi in poltrona, imitato dal più
giovane: “Allora Kain, scoperto qualcosa?” chiese, l’aria tremendamente seria,
“Poco, so solo che quell’uomo è stato per molto tempo nell’Esercito, Jean ne è
sicuro… Dice di averlo già visto… Potrebbe aver cambiato lineamenti del viso, sa
quanto sono abili nel trasformarsi.” affermò a bassa voce il conduttore,
sistemandosi gli occhiali sul naso, “lo so, Roy ha fretta, vuole vendicare Ed il
più presto possibile, e così Alphonse, ma non possiamo scoprirci ora, non
sarebbe saggio.” replicò meditabondo l’uomo, affondando sempre più nella
poltrona, “per di più, quel ladro ha preso l’orologio del capo, chissà dove sarà
ora…”.
Bastava
così.
Silenziosamente,
Envy scivolò fuori dalla stanza, dirigendosi verso il proprio scomparto di
corsa, doveva assolutamente confutare quelle
teorie.
Preso com’era dai
suoi pensieri, non s’accorse di essere andato a sbattere contro qualcuno, e
cascò così per terra con un tonfo: “Scusi, s’è fatto male?” chiese il misterioso
interlocutore, aiutandolo ad alzarsi; due occhi scuri s’incontrarono con due
pozze d’ambra pura, “No, mi scusi lei Conte. Come mai da queste parti?” rispose,
scuotendosi i vestiti dalla polvere, “Pensavo…” rispose evasivamente, tornando a
fissare fuori dal finestrino, lo sguardo vacuo.
Il detective
stava male a vederlo così, gli dispiaceva.
Entrambi sapevano
cosa voleva dire soffrire.
“A
cosa?”
“A mio fratello…”
rispose, spostando il suo sguardo su di lui.
SALVE A
TUTTI!!
HEHE, CAPITOLETTO BREVE,
MA SPERO INTERESSANTE!
Sto aggiornando
velocemente, finchè ho tempo, meglio che lo sfrutti!!
Oddio, sto diventando
come i Signori Grigi, cio è un male!!
Meglio non guardare più
Momo durante la stesura del capitolo, causa effetti
collaterali.
Spero che questo capitolo
vi intrighi, a me ha intrigato moltissimo!!!
Scusate se vi ringrazio
male, ma sono stanchissima e vorrei andare un po’ a
nanna…
Ringrazio.
CHIBISIMO per la passione
per Alphonsuccio.
ELiSeTtA per la passione
con cui mi segue.
ALLSECRETS2 per la sua
curiosità.
SHIKADANCE per la
passione per Roy.
GRAZIE A
TUTTI!!
UN BACIO E A
PRESTISSIMO!!
SHUN
|
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Capitolo 5 *** CIÒ CHE HO PERSO, NESSUNO ME LO RIDARÀ… ***
Prove
AMESTRIS
EXPRESS
CAPITOLO
5
CIÒ
CHE HO PERSO, NESSUNO ME LO RIDARÀ…
Il detective
stava male a vederlo così, gli dispiaceva.
Entrambi sapevano
cosa voleva dire soffrire.
“A
cosa?”
“A mio fratello…”
rispose, spostando il suo sguardo su di lui.
I suoi occhi
erano colmi di lacrime.
Lacrime che
scivolavano copiose dagli occhi.
Lo sguardo di uno
che ormai non aveva più nulla da perdere avvolse completamente la mente del più
giovane.
“Ormai ciò che ho
perso nessuno me lo ridarà, e lo so. Anche se fa male, io non avrò più mio
fratello….” pianse il Conte, nascondendo il viso in un ampio fazzoletto di
candido lino.
Improvvisamente,
una voce imperiosa scosse i due ragazzi: “Al-kun!” e dall’angolo del corridoio
sbucò la Contessa Elric.
Envy la potè
squadrare ben bene.
Era una ragazza,
di circa 16-17 anni, biondissima, di un biondo più chiaro del
marito.
Aveva profondi
occhi azzurri, più azzurri del mare in estate, ma così
malinconici.
Con un passo
svelto, la giovane li raggiunse e abbracciò il marito, puntando uno sguardo di
fuoco sul detective, prima di sussurrare qualcosa al ragazzo e portarlo
via.
Envy restò nel
mezzo del corridoio, stupito per la reazione della
ragazza.
Dopo qualche
minuto, corse verso la propria stanza.
Aveva bisogno di
risposte.
Sulla strada
verso la sua cabina, però, incontrò la signora Izumi, la signorina Hawkeye, la
giovane missionaria e infine la principessa
Rockbell.
Era la prima
volta che la vedeva da vicino.
“Oh, guarda chi
si vede, il giovane detective!” esclamò la principessa, una donnina bassa e
tarchiata, dall’aria apparentemente inoffensiva, “Buongiorno madame, buongiorno
a tutti.” si inchinò galantemente, con l’intento di far loro il
baciamano.
La signora Izumi
rise, mentre la missionaria arrossì vistosamente: “Cosa ci fai da queste parti
ragazzo? Stai cercando qualcuno?” s’informò la signorina Hawkeye, “Si, cioè… In
realtà cercavo voi.” affermò lui, imbarazzato, inventando sul momento, “Oh, e
sentiamo, perché ci cercavi?” continuò a indagare la signora Izumi, “Perché…
Perché, volevo parlarvi. In fondo, dobbiamo passare insieme parecchi giorni, e
sarebbe interessante fare amicizia, no?” disse
lui.
La principessa
aspirò una boccata di fumo da una corta pipa lunga e sorrise: “Beh, perché no?”
rispose, scambiandosi un occhiata con le donne attorno a lei, “Andiamo nel
salottino inglese, va bene?”.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Il salotto
inglese era una stanza tra le più sobrie e accoglienti del
treno.
Era un ampio
salotto, con gradevoli poltrone e ampi divani in pelle rossa e
damascata.
Nel camino
scoppiettava un gradevole fuocherello.
Sul tavolo,
alcune tazze e una teiera colma di tè caldo.
Le donne e il
ragazzo entrarono e si sedettero tranquillamente su di
esse.
Galantemente,
Envy verso il tè a ognuna delle signore.
“Allora, cosa
volevi chiederci?” interloquì tranquillamente la principessa, poggiando la lunga
pipa sul bordo del tavolino.
Per tutta
risposta, il ragazzo sorseggiò un poco di tè dalla sua tazza, poi fissò le
donne, e sogghignò: “Qualcosa mi dice che voi conoscete questo oggetto molto
bene, vero?”, e così dicendo, trasse di tasca qualcosa, per poi poggiarlo sul
piano.
Le reazioni
furono diverse.
La signorina
Hawkeye e la signora Izumi fecero una faccia sorpresa, ma nulla di
più.
La principessa
Rockbell impallidì, e la missionaria sbiancò
letteralmente.
Era l’orologio di
Edward.
La signora Izumi
lo prese in mano e guardò alternativamente sia l’oggetto che il ragazo che le
sorrideva beffardo.
Repentinamente,
Envy se lo riprese, e lo fece scomparire nella
tasca.
Poi s’alzò e si
diresse alla porta.
“Non so ancora
perché voi abbiate a che fare con questo orologio e con la sua triste storia, ma
vi posso assicurare che c’è qualcosa di strano in questa storia, e lo scoprirò
senz’altro.”.
Dopodichè, uscì e
ritornò in camera sua.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Il tempo passò, e
la notte era ormai calata.
Faceva
caldo.
Il treno correva
veloce verso Central City, mancavano ancora parecchi giorni
all’arrivo.
Un’ ombra
scivolava rapida lungo il corridoio che costeggiava gli
scompartimenti.
Era snella e
agile.
Veloce, si
avvicinò a una porta, dando la schiena al finestrino che dava sull’esterno, da
cui si vedeva la Luna argentea rilucere nel cielo, e poggiò una mano sulla
porta.
Un leggero flash
illuminò per un momento il buio, e la porta
s’aprì.
Velocemente,
entrò.
Si ritrovò in una
stanza molto ordinata, il finestrino leggermente aperto, e le tendine che
svolazzavano qua e là.
Una figura era
distesa nel letto sotto il finestrino, coperta fino alla vita da una strana
coperta rossa.
Il torso era
nudo, e i corti capelli corvini visibili alla luce della luna piena erano sparsi
sul cuscino bianco.
Il viso era
ancora arrossato dalle lacrime.
Gli occhi erano
chiusi.
L’espressione era
triste.
Per un istante,
l’ombra fremette, prima di chinarsi sulla figura distesa, e la Luna illuminò per
un momento una capigliatura dorata, che subito sparì, inghiottita
dall’oscurità.
Le labbra dei due
si unirono in un dolce bacio, un bacio che risvegliò in un momento vecchie e
splendide sensazioni.
Poi, la figura si
alzò, passò un dito affusolato sul petto dell’altro, quanto adorava quella
pelle, e sospirò: “mi dispiace tanto… Ma presto potrò riabbracciarti come si
deve.. Aspettami.”.
E l’ombra, dopo
un ultimo e dolcissimo bacio, prese a camminare lentamente verso la porta,
perdendosi nell’ammirare quel viso che amava e che avrebbe sempre amato, che non
aveva più visto da quasi un anno.
Improvvisamente,
il moro addormentato cominciò a muoversi e a dimenarsi nel sonno, invocava un
nome: “Edward, Edward..”; l’ombra indietreggiò, aveva paura, “Accidenti, non mi
deve vedere! Devo andarmene di qui!” imprecò a mezza voce, uscendo di corsa, e
sbattendo la porta.
Improvvisamente,
Roy si svegliò, quel dolce sapore ancora sulla sue
labbra.
Quelle sensazioni
così familiari, così dolci, così…
“Ed… Ed!!” urlò,
balzando in piedi.
Vide la porta
aperta.
Udì dei passi di
corsa in lontananza.
Senza pensarci
due volte, si alzò in piedi e, così come era, uscì nel
corridoio.
Ma non c’era più
nessuno.
Nell’aria, solo
quel profumo.
Quel profumo,
retaggio di un tempo passato.
Con il cuore
stretto per la tristezza, il moro rientrò nella sua cabina, si sdraiò sul letto,
e abbracciò forte la coperta.
Solo verso l’alba
s’addormentò.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
“Sei stato un
incosciente, poteva vederti!”
“Scusami, è che
non potevo resistere, lo sai…”
“Si, lo so, ma
non dobbiamo bruciare le tappe. Ho accettato di aiutarti, ma non è il caso di
farsi beccare, altrimenti tutto andrà a rotoli. E poi, sbaglio o eri tu quello
che voleva tener tutto nascosto prima della fine di questo
pasticcio?”
“Si, hai ragione,
scusami, sono stato stupido…”
“Non sei stato
stupido, sei solo innamorato… Vedrai, risolveremo
tutto.”.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Il mattino dopo,
Envy si diresse a far colazione abbastanza
presto.
Durante la notte,
aveva maturato un idea.
Doveva solo
metterla in pratica.
Entrò nel vagone
ristorante.
Tutti erano
lì.
Sorrise
compiaciuto, il suo piano stava per avere
inizio.
Si fermò dinanzi
alla porta della sala.
“Signor Bradley,
dovrei parlarle un istante, può seguirmi?” parlò con voce
ferma.
La sala fu scossa
da un mormorio diffuso, mentre l’uomo si alzava, seppur con aria
sorpresa.
“è una cosa
importante. Riguarda l’orologio che le è sparito. O meglio, che lei ha rubato.”
affermò poi, con un sorriso strano.
RAGAZZI!!!
Visto che capitolo!? Io
lo amo troppo!! Beh, non dite nulla? Troppo sconvolti?
Beh, vado di fretta
perché devo scrivere altri capitoli di altre fic da
pubblicare.
Quindi, ringrazio di
cuore tutti i miei recensori e lo dedico a voi!!
ALLSECRETS2,
ELY-OTOUSAN, SHIKADANCE ED ELISETTA!!!!
GRAZIE!!
GRAZIE ANCHE A
BG-OTOUSAN!!
UN BACIONE E ALLA
PROSSIMA!!
SHUN
|
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Capitolo 6 *** PRIMI CONFRONTI ***
Prove
AMESTRIS
EXPRESS
CAPITOLO
6
PRIMI
CONFRONTI
“Signor
Bradley, dovrei parlarle un istante, può seguirmi?” parlò con voce
ferma.
La
sala fu scossa da un mormorio diffuso, mentre l’uomo si alzava, seppur con aria
sorpresa.
“È
una cosa importante. Riguarda l’orologio che le è sparito. O meglio, che lei ha
rubato.” affermò poi, con un sorriso strano.
Senza
dire altro, Bradley seguì il ragazzo fuori.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
“Allora,
ragazzo. Cos’è questa storia. Quell’orologio è mio.” Replicò affabilmente
l’uomo, una volta sedutisi nel salottino.
Per
tutta risposta, il ragazzo dai capelli scuri trasse di tasca un foglio di carta
spiegazzato, e ripiegato su se stesso, e l’orologio, che poggiò sul basso
tavolino alla sua destra.
Lo
aprì, e cominciò a leggere ad alta voce, il tono lento e cadenzata, quasi
leggesse una condanna a morte.
“Qualche tempo
dopo, quando ormai tutto sembrava concluso, però, accadde il dramma. Durante una
missione con il resto della sua squadra, il giovane Fullmetal sparì. Venne
ritrovato in un crepaccio a picco sul mare dopo tre settimane di ricerche,
morto. Il suo orologio, simbolo del suo status di Alchimista, scomparso.” (Vedi
Cp. 3).
Poi, il ragazzo
spostò lo sguardo sull’uomo, che lo fissava tranquillo: “Ragazzo mio, cosa posso
centrare io con un alchimista morto ormai da quasi due anni?” sorrise affabile,
accendendosi una sigaretta; per tutta risposta, il ragazzo gli si avvicinò, la
levò, e la spense sotto il tacco della scarpa, e prese in mano la cipolla
d’argento: “Glielo dico io, le va? Quest’orologio che dice che le hanno rubato,
lei, lo aveva rubato a sua volta, due anni fa, all’alchimista Edward Elric.”
affermò il ragazzo, guardandolo con occhi di
fuoco.
Senza curarsene,
Bradley si accese un altra sigaretta e, dopo aver aspirato una profonda boccata,
lo fissò con aria spavalda: “E come pensi di provarlo? Hai qualche prova? Non
puoi lanciare accuse senza un minimo di prove.” sorrise
furbescamente.
Ma Envy non era
da meno in quanto a furbizia: “E chi glielo dice che io non ho prove? Vedrà, le
sconterà tutte le sue carognate, glielo posso assicurare! E le posso assicurare
che non resterà impunito, la caccerò personalmente in una cella e getterò via la
chiave io stesso.”.
E dopo aver
agguantato l’orologio, uscì dalla sala, lasciando l’uomo ad avvampare per l’ira
e l’impotenza.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
Il ragazzo
ritornò nel vagone ristorante, dove v’erano ancora tutti, che parlottavano sugli
ultimi avvenimenti.
L’entrata del
detective ebbe il magico effetto di zittire
tutti.
Il ragazzo tirò
fuori la sua inseparabile agendina e scrutò l’intera
sala.
Tutti erano in
attesa di un suo ordine.
Aprì il volumetto
con uno scatto: “Signori, avrei bisogno di conferire con voi per confutare
alcune mie teorie riguardo a questo singolare furto. Vi pregherei di seguirmi
secondo lo schema che ora vi illustrerò.” Disse il moro, quando una voce
femminile si sovrappose alla sua, “Mi scusi, ma il signor Bradley dov’è?” chiese
la Contessa, alzandosi in piedi.
“Non si
preoccupi, è nel salottino, doveva riflettere un pochino, e comunque, ciò che
volevo sapere l’ho ottenuto. Per questo, noi ci sposteremo nel salotto cinese
della biblioteca. Allora, come vi dicevo, lo schema è il seguente; per primi,
verranno il Conte e la Contessa e il signor Mustang. Poi, assieme, la signorina
Hawkeye, il signor Armstrong, il signor Havoc, i signori Brosh e Hughes. E
infine, la signorina Thomas, la signora Izumi e la principessa Rockbell, insieme
alla sua governante. È tutto. Siete pregati di rispettare questo ordine. E ora,
pregherei i primi di seguirmi. Lust, sorella, saresti così gentile da restare
qui con gli altri? Signor Fury, potrebbe venire anche lei, mi servirebbe una
persona che mi faccia da aiutante”.
Il conte e la
contessa si alzarono in piedi e, seguiti dal signor Mustang e dal conduttore,
andarono dietro a quel singolare ragazzo.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
La saletta cinese
era decorata con molto buon gusto, carta da parati rossa, con volute di dragoni
dorati, e lanterne quasi dappertutto.
Bassi tavolini di
bambù arredavano la stanza e così anche numerose e comode
poltroncine.
Il tutto, era
contornato da numerosi paravento in legno
intarsiato.
I quattro si
sedettero sulle poltroncine, mentre il conduttore restò
fuori.
“Bene, possiamo
cominciare. Allora, prima di tutto, conte, il suo nome completo è Alphonse James
Elric, giusto?” domandò il detective, “Si..” rispose il giovane biondo,
torcendosi le mani, “e lei, invece, si chiama Winry Sarah Isikane in Elric,
giusto?” domandò poi, rivolgendosi alla donna, che lo fissava con aria ostile,
“Si, è questo il mio nome.” disse solo lei, prendendo la mano del marito, che
era evidentemente scosso, “Che nome strano… e invece, il suo nome è Roy Mustang,
giusto?” terminò il ragazzo, guardando i tre seduti dinanzi a lui, e poi il moro
all’estrema destra del gruppo, che annuì, anche le sue mani si torcevano, ed
erano stranamente coperte da un paio di bianchi guanti decorati con uno strano
simbolo rosso intenso.
“Avrei alcune
domande da porvi riguardo a una strana conversazione che ho udito quasi per caso
due notti fa, attorno all’una di notte, nella vostra stanza, signori Elric, e
poi, quello stesso pomeriggio, il pomeriggio del furto, sempre avvenuta nella
vostra stanza. Cosa voleva dire con le sue parole, signor Mustang, quando ha
detto, Chissà
dove sarà adesso l’orologio di Ed!! Ciò
vuol dire che conosce la storia dell’alchimista sfortunato di nome Edward Elric?
E devo sospettare che abbia un legame anche con lei questa storia, Conte, visto
che lei porta il medesimo cognome e nome del fratello più giovane
dell’Alchimista d’Acciaio e…” .
SCIAFF!
Ma
Envy non potè terminare, perché un sonoro ceffone si posò inesorabile sulla sua
guancia, scagliato dalla Contessa: “La smetta, non vede che lo sta facendo star
male!” lo aggredì lei, alzandosi di scatto in piedi,
ansante.
Accanto
a lei, il Conte, rannicchiato sulla poltrona, singhiozzava
disperato.
“Forse
potrebbe dirmi lei il perché di quei discorsi, della vostra idea che sia stato
il signor Bradley l’assassino del giovane Fullmetal.” sussurrò mellifluo con un
sorrisino, “oppure perché si ostina a non volersi firmare con il suo vero nome,
e a ricorrere a vari pseudonimi cognomiali, traducendo il suo cognome originario
in varie lingue del mondo. Prima il francese, con Pierreloche, e ora il
Giapponese, con Isikane, non le
sembra di esagerare con le lingue, signorina Winry Sarah Rockbell?” affermò
mellifluo, guardando il trio dinanzi a lui.
“E’
vero.”.
La Contessa Winry
Sarah Rockbell si era alzata in piedi.
“è vero, volevo
fuggire dal passato, e ho pensato di cambiare cognome, traducendolo in altre
lingue. Prima, componendo poesie, e poi da sposata, è un reato?” rispose lei
strafottente.
“E perché l’ha
fatto?” interloquì lui, “non sono affari che la riguardano!” sbottò lei, ma il
ragazzo aveva spostato la sua attenzione sul moro, “Sa, io mi intendo un po’ di
alchimia, me la insegnò un amico tempo fa. Mi spiegò che sono solo due gli
alchimisti più dotati della nostra storia, il Fullmetal Alchemist Edward Elric e
il Flame Alchemist, colui che detiene in suo potere i segreti del Fuoco. Sa,
prima non ricordavo cosa significasse quel simbolo che porta sui suoi guanti,
poi mi son chiesto per quale ragione porta i guanti in estate. E ora ho capito,
quelli non sono normali guanti, sono guanti alchemici. I guanti dell’Alchimista
di Fuoco, Roy Mustang. Cosa porta un alchimista dotato, un glorioso capo
militare, il Fuhrer del nostro Paese, sull’Amestris Express, quando avrebbe
dovuto essere al fronte nord a lottare contro Drachma? Voglia di
vacanze?”.
Il Fuhrer strinse
i pugni, ma non rispose nulla.
Il detective
s’alzò in piedi, il viso rilassato, quasi soddisfatto; “Ok, potete andare.
Mandatemi qui i prossimi, per favore, ah, e fate entrare anche Kain per
favore.”.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
“Signori, vi ho
fatti chiamare qui tutti insieme per una questione di rispetto nei vostri
confronti.” esordì il detective una volta che tutti ebbero preso posto sulle
poltrone; un mormorio nervoso serpeggiò tra i presenti, “Si, a quanto mi
risulta, voi avete formato per molti anni una squadra agli ordini diretti
dell’ex colonnello Roy Mustang. E per questa ragione che vi ho fatto venire qui.
Signor Hughes, signor Fury, il vostro discorso di ieri mi ha colpito molto, chi
è il “Jean” protagonista dei vostri discorsi? Forse è il tenente Jean Havoc,
colui di cui parlavate? E perché il Fuhrer e il Conte erano così ansiosi? Ci
sono troppe domande a cui non ho
risposta. Volete per caso illuminarmi voi, membri della squadra dell’ex
colonnello Roy Mustang e attuale Fuhrer?” ghignò
spavaldo.
Nessuno si era
accorto di un ombra celata dietro un paravento che spiava l’intera
scena.
SALVE!!!!
QUI SONO LE 1.05 E LA SOTTOSCRITTA HA AGGIORNATO CON UN NUOVO CAPITOLO DI
AMESTRIS EXPRESS. OK, FA UNO SCHIFO ASSURDO, MA VOLEVO AGGIORNARE PRIMA DI
PARTIRE PER IL CONCERTO DEI TOKIO!!! DITEMI SE FA VERAMENTE PENA O È ALMENO
PASSABILE!! DEVO RINGRAZIARE IN PARTICOLARE TUTTI QUELLI CHE MI SOSTENGONO,
COME ELISETTA, ELY-OTOUSAN E SHIKADANCE!!
COME
LA SOLITO, LA MIA DEDICA, QUESTA VOLTA IL CAP È DEDICATO A ELY-OTOUSAN E A
SHIKADANCE PER IL LORO AFFETTO E SUPPORTO E A ELISETTA PER LA SUA COSTANZA NEL
SEGUIRMI!!
UN
BACIONE A TUTTI!!!
BUONANOTTE!!
SHUN
|
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Capitolo 7 *** IL PASSATO DOLOROSO ***
Prove
AMESTRIS
EXPRESS
CAPITOLO
7
IL
PASSATO DOLOROSO
“Forse è il tenente
Jean Havoc, colui di cui parlavate? E perché il Fuhrer e il Conte erano così
ansiosi? Ci sono troppe domande a cui non ho risposta. Volete per caso
illuminarmi voi, membri della squadra dell’ex colonnello Roy Mustang e attuale
Fuhrer?” ghignò spavaldo.
Nessuno si era accorto di un ombra celata dietro un paravento che
spiava l’intera scena.
Nessuno dei presenti
rispose.
Havoc aveva un aria stupita, Hughes si torceva le mani, Armstrong
sembrava quasi tremare e gli altri avevano un aria
spaventata.
Solo Riza Hawkeye manteneva il sangue freddo, reggendo senza
problemi lo sguardo di fuoco del
detective.
Con un gesto stizzito, il ragazzo spostò la sua vista sulla
giovane donna: “Vuole per caso darmi lei le risposte di cui ho bisogno,
signorina Hawkeye?” chiese lentamente, sedendosi sulla poltroncina; Riza Hawkeye
si alzò in piedi, fiera e superba, e si scambiò un occhiata coi suoi compagni;
poi, tornò a fissare il ragazzo, il suo era lo sguardo di chi ha patito un
grande dolore: “Tutti noi eravamo affezionati enormemente a Edward, era un
ragazzo fragile, a cui eravamo molto legati. Era in gamba, molto in gamba. A
volte irrispettoso delle regole, ma leale e gentile, a suo modo. Lo avevamo
conosciuto quando divenne alchimista, a soli 12 anni, e fu assegnato alla nostra
squadra, la squadra del Colonnello Mustang. Lui e il fratello non si meritavano
ciò che avevano passato...” disse lei, con voce strozzata, “Perchè, cosa è
successo?” chiese, con tono più pacato, Envy, vedendo una lacrima scendere dagli
occhi della ragazza, “Da bambini, erano rimasti orfani della madre, il padre se
n’era andato tempo prima, e nel tentare di riportare in vita la madre, hanno
infranto il tabù della trasmutazione. Dopo parecchi anni, riuscirono a
recuperare ciò che avevano perso, e tutto sembrava essere tornato normale. Ma
poi, quei maledetti homunculus, che pensavamo di aver sconfitto in passato,
ritornarono alla carica, causando morte e scompiglio nel paese. Edward,
indagando, doveva aver scoperto qualcosa, perchè scomparve nel nulla. Non ci
aveva detto nulla, eravamo molto preoccupati.. sigh... é sempre stato
incosciente, ma mai fino a questo punto... sigh” e la donna cominciò a piangere
silenziosamente, “Ma Alphonse Elric non era rimasto sfigurato da una bomba?”
interloquì Envy sorpreso, segnando il tutto sulla sua agenda, “No, è una storia
che abbiamo creato a regola d’arte per nascondere la vera natura di
quell’armatura.” spiegò la donna, “Quindi, se ho capito bene, il Fullmetal
Alchemist infranse il tabù, e coinvolse suo fratello, e poi, dopo che sembrava
tutto tornato a posto, scomparve nel nulla...” riepilogò il
ragazzo.
“Già... Dopo molti mesi di indagini, abbiamo scoperto che colui
che comandava gli homunculus, che li guidava e dava loro gli ordini, era una
persona a noi molto vicina, il nostro vecchio Fuhrer, il cui posto era stato
preso dal nostro Colonnello, e così, durante un azione, riuscimmo a circondarlo,
cercando di capire dove avesse nascosto Edward, erano settimane ormai che non lo
trovavamo. Avevamo cercato ovunque, battuto Central City palmo a palmo, la
campagna, ogni luogo in cui Edward avrebbe potuto nascondersi, ma nulla. Ognuno
ha fatto la sua parte. Nonostante i nostri sforzi, però, lui scappò, riuscì a
raggiungere il nostro amico prima di noi, e riuscì a ucciderlo, nascondendone
poi il corpo in una scogliera a picco sul mare. Noi trovammo il suo corpo in una
giornata di tempesta, dopo lunghe settimane di ricerche frenetiche e intense, lo
ricorderò per sempre quel maledetto giorno, fu il caso che ce lo fece ritrovare,
altrimenti, non lo avremmo mai trovato... Mi era caduta di mano la pistola in un
anfratto, e lì, c’era Ed... Sigh....
Sigh...”.
FLASHBACK
Il vento freddo del Nord mugghiava e strideva tra le onde del mare
in tempesta.
La pioggia scendeva implacabile sulla costa sud di
Amestris.
Un gruppo di militari, avvolti in pesanti cappotti, stava attorno
a una figura sdraiata a terra, che abbracciava un ragazzo, pallido come la
morte, il cui biondo dei suoi capelli risaltava
maggiormente.
La morte, aveva mietuto un altra vittima
innocente.
Un altra vittima troppo
giovane.
Il gruppo di militari piangeva sommessamente,
disperato.
Lentamente, la figura a terra si rialzò, il viso coperto di
lacrime, arrossato dal freddo, i neri capelli di corvo scompligliati dal tifone,
lo sguardo furioso: “GIURO SU DIO E SU ME STESSO CHE TROVERò CHI TI HA FATTO
QUESTO, EDWARD, E LA PAGHERà CARA!!! ANCHE A COSTO DI MORIRE, LO TROVERò, E LO
FARò PENTIRE DI AVERTI PORTATO VIA DA NOI!” urlò, col viso rivolto al mare in
tempesta, la pioggia che si portava via le sue
lacrime.
Il vento continuò a soffiare e urlare sempre più forte, mentre il
moro, prendendo delicatamente in braccio il cadavere del ragazzo, lo coprì,
quasi a non volergli far prendere frdddo, col suo mantello, e diede il segnale
di scendere.
In testa al gruppo, il generale Roy Mustang recava con sè, il
corpo di colui che un tempo aveva portato il nome di Fullmetal Alchemist, e che
ora era solo un cadavere, ucciso da una mano assassina che nessuno di loro
avrebbe mai perdonato per quell’insano gesto
crudele.
Dietro di lui, i suoi uomini piangevano a loro volta, senza
tregua, disperati.
Avevano voluto bene a quel ragazzo, e non sopportavano l’idea che
non ci fosse più, che non fosse più tra loro, pronto alla battuta e dalla risata
argentina.
La vendetta correva con loro su ali veloci, e giurarono, in quel
triste giorno, di vendicare l’anima di Edward Elric, fosse l’ultima cosa che
avrebbero fatto nella loro vita.
A testimonianza del loro giuramento, il vento, il mare e la
tempesta.
Il rancore verso coloro che avevano strappato il loro amico alla
vita non si sarebbe mai fermato se non con la morte dei
responsabili.
“Te lo giuriamo, Edward, non sei morto invano, chi ti ha fatto
questo, ti raggiungerà presto, è una promessa. Addio, amore mio..” sussurrò alla
fine, tra le lacrime, il Generale.
FINE FLASHBACK.
“E fu così che noi
tuti promettemmo di vendicare il nostro amico. Non potremmo mai perdonare
quell’uomo che ce lo ha portato via..” continuò a piangere la donna, correndo a
nascondere il viso sulla spalla del tenente Havoc, che continuò: “Abbiamo
indagato a lungo, e abbiamo scoperto che l’assassino è una persona che si trova
a bordo con noi, che si spaccia per un onesto uomo d’affari.” terminò il biondo,
accendendosi una sigaretta.
Ci furono alcuni
minuti di silenzio profondo.
Lunghi minuti, in
cui l’unico rumore udibile era solo il singhiozzare sommesso e continuo della
giovane donna.
Poi, il signor
Hughes alzò la testa: “Come reagirebbe se le portassero via una persona a cui è
legato profondamente, con cui ha condiviso guai, avventure, gioie, tristezza e
paure, con cui ha passato i migliori anni della sua vita, con cui ha vissuto per
molti anni, me lo dice?” interloquì lui con lo sguardo vacuo e
stanco.
Il detective rimase
qualche istante muto, scoccando occhiate a tutti i presenti, e poi guardò verso
il paravento in legno.
Poi, prese la
parola: “E in tutta sta storia, cosa c’entra il Fuhrer?” chiese il ragazzo a
bruciapelo, con un leggero ghigno.
Altro lunghissimo
silenzio da parte dei presenti.
L’ombra ebbe un
fremito, uno scatto che represse a
stento.
Quella domanda non
era prevista.
Ma fu questione d’un
attimo.
Poi, nessuno si
mosse.
Nè
parlò.
Il signor Armstrong,
minaccioso, s’alzò in piedi: “Non è un affare che la riguarda, mi pare!” tuonò
acido, la sua mole incuteva quasi timore; Envy non si mosse, si limitò ad alzare
la testa e a guardarlo con un sorrisino beffardo dipinto sulle labbra, con uno
sguardo di sfida che al gigantesco uomo ricordò tanto quello del suo giovane
amico scomparso, “Non sarà affar mio, ma voglio saperlo lo stesso. In fondo,
sono io il detective qui, no?” affermò
sardonico.
Altri lunghi istanti
di profondo silenzio.
Poi, Envy si alzò:
“Bene, potete andare. Mandatemi l’ultimo gruppo.” li
congedò.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
“Potevi
risparmiartela l’ultima domanda, no?”
“E perchè mai? Mi
stavo divertendo! E poi, anche se so tutto, devo almeno dare l’impressione che
mi sto impegnando a fondo per risolvere questo caso, no? Ti ho promesso che ti
avrei aiutato, e lo farò.”
“Si, ma evita almeno
le domande personali!! È imbarazzante!!”
“Oh, ma guarda!! Sei
diventato tutto rosso!!! Ahahahaha!!!”
“Piantala, non sei
divertente!!!! E poi, io non sono
rosso!!!!!”
“Si che lo sei,
sembri un grazioso pomodorino!”
“CHI SAREBBE IL
VEGETALE TALMENTE SOTTOSVILUPPATO CHE è IMPOSSIBILE DISTINGUERE TRA
L’ERBA????!!!”
“Ehi, calmati, la
pianto... Certo che è molto facile provocarti,
eh??”
“Tappati il
forno!”
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
“Bene, voi ora siete
l’ultimo gruppo che sentirò, poi potrò darvi le mie conclusioni riguardo questo
strano caso. Intanto, iniziamo con lei, signorina
Thomas.”.
Il terzo e ultimo
gruppo era arrivato.
La prima, sarebbe
stata la missionaria, che tremava ed era spaventosamente pallida in
viso.
“Volevo sapere da
lei qualcosa in più sulla Rivolta di Reole. A quanto mi risulta, lei era
presente in quei giorni.” chiese il moro, “Perchè lo vuole sapere?” domandò la
giovane con voce tremante.
“Ho motivo di
credere che questa strana storia, iniziata con il furto di un semplice orologio,
abbia a che fare con la morte di un giovane alchimista, quasi due anni fa. Un
alchimista coinvolto a sua volta nella Rivolta. Con la morte di Edward Elric,
tanto per fare un nome.” sogghignò.
Aveva colto nel
segno.
Come i loro compagni
precedenti, anche il gruppo dinanzi a sè cominciò a tremare inconsultamente,
segno di grande nervosismo o di grande ira trattenuta a
stento.
“Ad esempio, io so,
signorina Thomas, che lei, ha conosciuto il sopracitato alchimista, e da lui fu
anche aiutata in quei giorni, sbaglio?” continuò lui.
Ma la ragazza non
rispose, si limitò ad annuire.
La signora Izumi si
rizzò in piedi, lo sguardo fiammeggiante: “Perchè queste domande inutili?!
Perchè riaprire vecchie ferite?!?!” urlò la
donna.
Lo sguardo del
detective si spostò su di lei: “Allora potrebbe dirmi lei le ragioni dietro la
grande abilità alchemica del più giovane alchimista del nostro tempo. Dopotutto,
lei ne era la maestra, no? Izumi Curtis, l’allieva di Dante, colei che comandava
gli homunculus prima di Pride.”.
Izumi boccheggiò,
non riusciva a prendere aria.
“C..Come lo sai?”
riuscì finalmente a dire, “Facile, il suo ciondolo.” sorrise il ragazzo,
indicando la sottile catenella d’argento al collo della donna, “L’ho vista
l’altra mattina, è lo stesso simbolo che si trovava sul mantello di Edward
Elric.”.
Izumi era rimasta
basita.
“Allora, chi di voi
mi vuol raccontare la verità?”.
Nessuno
rispose.
“Allora ci penso io,
se non vi dispiace. Lei, signora Izumi, lei era la maestra di Edward, lei,
signorina Thomas, ne era la fidata amica di Reole, che aveva salvato dalla
morte, e infine lei, signora Rockell, ne era la zia, perlomeno, la zia
acquisita.
Ora, tra voi,
l’unica rimasta fuori dal coro, e la signora Sloth, dico bene? Ma sul suo
documento, lei è registrata col nome di Glacier Hughes. Qualche casuale
parentela con il signor Maes Hughes, anche lui passeggero dell’Amestris
Express?” affermò il giovanotto.
La donna si alzò in
piedi.
“è mio marito.”
rispose, con un sorriso triste.
Envy la guardò
gentilmente: “Perchè presentarsi con un altro nome, allora? E per giunta con un
nome così doloroso? Se non saglio, questo è il nome dell’homunculus che portava
le semianze di Trisha Elric, la madre di Edward,
no?”.
La stanza si
raggelò.
Izumi e la signora
Rockbell sbiancarono, la signora Hughes scoppiò in
lacrime.
Galantemente, il
detective le porse un fazzoletto.
“Sigh.... Si... La
storia è quella. Sloth era il nome dell’homunculus dale sembianze della madre di
Ed e Al... Mio marito mi ha raccontato tutto, non potevo rifiutarmi... Sigh....
Volevo ene a Ed e a suo fratello, come se fossero stati figli miei, malgrado io
avessi già una bimba... Sigh....” continuò a
singhiozzare.
Improvvisamente, la
signora Rockbell le andò vicino, anche lei con uno sguardo molto triste, e la
consolò: “Su, Glacier, non fare così... Ecco, va da Rose, mentre io parlo con il
detective, sta calma..”.
La donna si diresse
verso l’amica, e la signora Rockbell si rivolse al giovane: “Questa storia non
ha portato altro che dolore, a tutti noi, e ora vogliamo solo dimenticare, e
trovare giustizia.” parlò lei, la voce
incrinata.
“Come pensa di
trovarla la giustizia che cerca?” chiese lui, “Con la
vendetta.”.
il ragazzo non fu
per nulla sorpreso dalla risposta. Anzi, se la
aspettava.
Così, con un
sospiro, rispose: “La vendetta non porta a nulla. Porta solo altro dolore,
rancore e vendetta, è un circolo vizioso, da cui è impossibile uscire.”, per la
prima volta, aveva un tono triste.
L’anziana lo guardò
enevola: “Lo so benissimo, ma è tutto quel che ci è rimasto.” replicò
lei.
Quelle parole, per
la prima volta, confusero Envy.
Il detective, per la
prima volta, si fermò un istante a
riflettere.
Per un istante, capì
che cosa muoveva veramente quelle anime così
tristi.
Affetto.
Affetto
disinteressato, che prvavano gli uni per gli altri, e per colui che dovevano
vendicare.
Si, c’era anche la
vendetta, ma in quel momento non sembrava così
importante.
Finalmente, Envy
capì.
Tranquillamente,
egli si alzò, e sorrise: “Bene, io ho finito. Potete andare a chiamare gli
altri, anche mia sorella e il signor Kain Fury per favore? Ditegli che sono
riuscito a risolvere questo caso.” affermò il
ragazzo.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
I passeggeri si
erano riuniti nel salottino cinese.
Tutti, erano confusi
e curiosi di sentire ciò che il ragazzo aveva
scoperto.
Il signor Bradley
era sto il primo a entrare, seguito dagli altri, e semrava ancora infuriato per
la discussione di qualche ora prima.
Presero posto. Chi
sulle poltrone, chi sul tappeto.
Envy li attendeva,
seduto sul tappeto a occhi chiusi.
Non appena tutti
ebbero preso posto, il giovane spalancò gli occhi e li scrutò,
alzandosi.
Molti, piangevano
ancora.
Cominciò poi a
muover qualche passo qua e là, come a cercar di raccogliere le
idee.
Poi, si fermò, e
iniziò a parlare: “Ero stato incaricato da mia sorella Lust di indagare su
questo strano quanto singolare caso di furto. Ma, più indagavo, più il furto
passava in secondo piano. Questo furto, è solo la punta dell’iceberg
di una storia più complessa, più triste, di una storia le cui
fila sono state tenute su da troppo tempo, ed è ora che finisca. Una storia di
sangue e dolore. La storia di Edward
Elric.”.
Un mormorio sorpreso
scosse il gruppo.
“Ho fatto ricerche.
L’orologio che lei, signor Bradley, dice di aver avuto, in realtà, non era suo.
Ma era l’orologio d’argento di Edward Elric, che lei rubò due anni fa, dopo
averlo ucciso!” urlò il ragazzo,
furibondo.
La sala fu scossa da
un tremito.
“Ahahahaha!!! Sei
molto divertente ragazzo, ma lo sai che non puoi provarlo!” rise lui,
accavallando le gambe in segno di sfida “Ah, davvero? Beh, caro Bradley, e
invece posso provarlo, perchè l’orologio lo ho qui con me, e c’è solo un modo
per capire se è veramente l’orologio del Fullmetal Alchemist. La leggenda parla
chiaro, Edward Elric incise nel coperchio del suo orologio una scritta, una
data, “Don’t Forget, 3 Oct
‘11”, la data in cui
abbandonò per sempre le vie dell’infanzia, votandosi a un’esistenza di dolore.
Apriamolo, e vediamo.” affermò il ragazzo, facendo scattare la
molla.
L’incisione era lì.
Envy sorrise.
“Come vedete, l’orologio è questo. Ora, ci deve spiegare, signor
Bradley, perchè è in mano sua. A quanto ne so, era sparito dal corpo del morto
quando lo ritrovarono, o mi sbaglio?”.
Le parole del ragazzo scossero l’uomo d’affari, che però non disse
nulla.
“Si ostina a non parlare? Bene, allora se l’è voluta lei, caro
mio. Lei, due anni fa, ha tentato di uccidere Edward Elric, come capo degli
homunculus, ma mi dispiace per lei, non ce l’ha fatta!” affermò lui, con un
sorrisino.
Winry Rockbell si alzò in piedi: “LA SMETTA!! EDWARD è MORTO, LA
PIANTI DI FARCI SOFFRIRE COSì!!!” urlò lei, vedendo gli sguardi tristi del
marito e del Comandante.
“E chi lo dice?” interloquì lui, tranquillo, scoccando un occhiata
verso la porta.
Nell’aria, s’udì un
campanello.
Tutti si voltarono verso la porta, che si aprì
silenziosamente.
Una figura, stava nascosta nell’ombra, una figura, con un mantello
svolazzante sulle spalle.
Mosse qualche passo, uscendo dal buio, e si portò finalmente alla
luce, gettando scalpore e commozione tra i
presenti.
“Non è così semplice farmi fuori, Bradley, dovresti ormai saperlo.
Questa volta, ti sei messo nei guai da solo.” ghignò il nuovo
arrivato.
Lunghi capelli biondi legati in una treccia, che cadeva su una
schiena longilinea.
Veste nera coperta dal rosso mantello col caduceo degli
alchimisti.
E quegli occhi, occhi di un oro così intenso da
abbagliare.
Stava poggiato contro la parete e scrutava i presenti con occhi
stanchi ma dolci: “Mi siete mancati...” sussurrò a mezza voce, con gli occhi
lucidi.
“Lo può testimoniare lui stesso, no?” sogghignò il detective,
all’indirizzo dell’uomo d’affari.
Era furibondo Bradley.
Edward Elric era vivo.
SALVE!! CAPITOLO
LUNGHETTO, MA DAVVERO IMPORTANTE!!
Come
vedete, l’ombra si è fatta viva!!!!
Hehe!!
Nel prossimo capitolo, ci saranno tante belle
sorprese!!!!
Ve lo
assicuro!!!!
Intanto, vi dico che
mancano solo due capitoli!!!!
Preparatevi!!!!
Lo
dedico a SHIKADANCE, a BG e a
ELYCHAN-OTOUSAN!!!!
UN
BACIONE!!!
RINGRAZIO:
SHIKADANCE,
ELY-OTOUSAN, ELISETTA, ALLSECRETS2 E
CHIBISIMO!
GRAZIE
A TUTTE DI CUORE!!!
***SHUN***
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Capitolo 8 *** IN FAMIGLIA ***
Prove
AMESTRIS
EXPRESS
CAPITOLO
8
IN
FAMIGLIA
“Lo
può testimoniare lui stesso, no?” sogghignò il detective, all’indirizzo
dell’uomo d’affari.
Era
furibondo Bradley.
Edward
Elric era vivo.
I
presenti erano scioccati, non credevano ai loro occhi.
Edward
era davanti a loro.
Non
era molto cambiato in quei due anni: si era alzato di parecchi centimetri, si,
ma i lineamenti erano sempre quelli, quelli di un bambino cresciuto troppo in
fretta, ma che lo rendevano speciale.
Il
ragazzo mosse qualche passo in avanti, incontro a Envy, e i due si
abbracciarono: “Grazie amico, grazie di cuore… Ora è tutto a posto… Grazie
tante… Ora lo posso riabbracciare…” sussurrò il biondino, gli occhi color oro
lucidi, “Ma ti pare? Sai cosa devi fare, questa storia deve finire..” rispose
Envy a mezza voce, sciogliendo l’abbraccio; il biondo alchimista si voltò verso
tutti e puntò l’indice accusatore verso Bradley, lo sguardo fiammeggiante: “IO
EDWARD ELRIC, ACCUSO KING BRADLEY, EX FUHRER DI AMESTRIS DI AVER TENTATO DI
UCCIDERMI DUE ANNI FA!” urlò serio, gli occhi che mandavano lampi di
furore.
Bradley
avvampò d’ira.
Non
era possibile.
Improvvisamente,
balzò in piedi, gli occhi iniettati di sangue: “Non mi avrete mai!!” urlò,
indemoniato, e dallo stivale estrasse un pugnale.
Fu
un attimo, e lo puntò alla gola di Edward, premendolo forte sulla giugulare del
ragazzo, bloccato dalla stretta dell’uomo.
Quel
gesto, sembrò risvegliare i presenti.
Al
e Winry urlarono.
Roy
si alzò in piedi, alzando un braccio: “Riza! Havoc!” ordinò, e i due, balzarono
in avanti, pistole puntate sul nemico, “Falman, Fury, Hughes!” e gli altri si
posizionarono alle spalle dell’homunculus, “Brutto bastardo! Non ti permetterò
di portarmelo ancora una volta via!!” urlò Roy, sistemandosi i guanti e
scattando in avanti, gli occhi lucidi e rossi, “IO LO AMO!!” urlò, con le
lacrime che minacciavano di scorrere copiose.
Cercò
di avvicinarlo, ma un calcio dell’avversario lo scaraventò dall’altra parte del
salotto, tramortendolo.
“ROY!!!”
urlò Ed, guadagnandosi una stretta più forte.
Il
Fuhrer si rialzò rapidamente, lo sguardo inferocito.
Non
potevano lasciare Edward nelle sue mani.
Avevano
troppo penato per riaverlo.
E
non lo avrebbero lasciato.
“Ed,
sta calmo, ti tireremo fuori!” urlò Roy, ritornando presso i suoi uomini,
asciugandosi il sangue che colava dal labbro..
“STATE
LONTANI!” urlò il biondo, “POTREBBE FARVI DEL MALE, NON AVVICINATEVI! NON VOGLIO
PERDERVI!” sbraitò il ragazzo, guadagnandosi un pugno dal suo aguzzino, che gli
ruppe un labbro: “Sta zitto, o ti sgozzo!” ringhiò, avvicinando maggiormente la
lama.
I
militari stavano immobili.
Nell’aria, la tensione era così palpabile da poter essere quasi
tangibile.
L’aria era permeata di elettricità e
tensione.
Edward, all’improvviso, tentò di divincolarsi dalla presa
dell’homunculus, ma sentì un fortissimo dolore alla spalla, un intenso calore e
un urlo penetrante: “NIISAN!!! EDWARD!!”, l’urlo di Al e dei
presenti.
Improvvisamente, la vista cominciò ad annebbiarsi, e con la coda
dell’ occhio vide il pugnale infisso nella sua spalla, e un gran fiotto di
sangue scorrere.
Lo aveva colpito.
Si sentiva sempre più debole ogni minuto che passava, vedeva
sempre tutto più sfocato, non distingueva più i
suoni.
Ma non poteva arrendersi.
Con le ultime forze rimastegli, prima di cadere nell’incoscienza,
riuscì ad alzare un braccio, e a mollare una gomitata nello stomaco al suo
nemico.
Bastò.
L’homunculus non si aspettava un colpo simile, e per un istante
lasciò andare il corpo ormai esanime del biondino, piegandosi per il dolore con
un gemito.
Era il momento.
Come un sol uomo, il Fuhrer e i suoi gli si avventarono contro:
Havoc e Riza lo disarmarono, Kain e Armstrong lo tenevano sotto tiro, e infine
Hughes e Roy lo legarono.
Era finita.
L’azione si svolse velocemente, sotto lo sguardo scioccato e
sconvolto dei civili.
L’avevano preso.
§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§§
“Ghh…”
Edward intanto era scivolato a terra, privo di sensi, in un
angolo.
Accortosene, Envy si buttò nella mischia causata dai militari e,
non visto, afferrò Edward, abbandonato sul pavimento, e lo prese in braccio,
portandolo al sicuro: “Non mi morire qui, stupido! Devi ancora riabbracciare il
tuo Fuhrer, nanetto idiota!” esclamò, portandolo in un angolo della
stanza.
Lust gli si avvicinò di corsa: “Fratellino, come sta?” chiese lei,
inginocchiandosi al suo fianco, l’espressione preoccupata “Non bene, purtroppo.
Dobbiamo fermare l’emorragia, o potrebbe non farcela. Aiutami a estrarre il
pugnale..” istruì il fratello, sollevato per l’arrivo della maggiore, “Va bene.
Tienilo fermo.” disse lei, prendendo l’arma per l’impugnatura; cominciò a
muoverla leggermente, fino a estrarla.
Un nuovo fiotto di sangue caldo e denso uscì dalla spalla: “Ghh..”
mugolò il ferito, prima di svenire definitivamente tra le braccia dell’amico,
“Roy…” soffiò un istante prima di perdere conoscenza, “Forza, fasciamolo, o ci
muore tra le mani!” esclamò il ragazzo, togliendo la maglia al biondino per
usarla come benda.
Compiuta questa delicata operazione, i due fratelli lo presero
delicatamente in braccio e lo sdraiarono sul
divano.
Ce l’avevano fatta.
Edward era pallidissimo e immobile, ma stava
bene.
Era vivo.
Con un sospiro di sollievo, il detective cercò con lo sguardo il
Fuhrer.
Avevano vinto.
Bradley giaceva a terra, legato, e tenuto sotto tiro dai due
tenenti, che gli puntavano addosso le pistole.
Tutti erano visibilmente esausti, alcuni anche
feriti.
Ma erano ferite da nulla, semplici
graffi.
Quel che contava, era di aver finalmente preso il capo degli
Homunculus.
Subito dopo, Roy prese a guardarsi intorno, pallido e stanco:
“Dov’è Ed??” urlò ansioso, reggendosi a Hughes, il braccio destro e la gamba
feriti “è qui! Con me!” urlò Envy, invitandoli a
raggiungerlo.
I militari e i civili gli andarono incontro e videro, con orrore,
il loro amico e compagno disteso sul divano, immobile e
pallido.
Si spaventarono molto: “Cosa è successo? Come sta?” chiesero Al e
Roy, “Non preoccupatevi, sta bene. È soltanto svenuto. Ha perso troppo sangue,
ma si riprenderà presto..” li rassicurò il ragazzo, spostando lo sguardo
sull’amico, abbandonato tra i cuscini soffici; Roy afferrò un plaid, poggiato
sul divanetto, e coprì il biondo addormentato con
cura.
Poi rimase per alcuni minuti a fissarlo, carezzandogli una
guancia.
Era calda.
No, non era stato un sogno.
Ed era veramente lì con loro.
Con lui.
Gli si sedette accanto, sul tappeto, e gli prese la mano,
stringendola piano ma con amore.
Prese a carezzargli con delicatezza il dorso della
mano.
“Beh, io propongo di mangiare qualcosa, dobbiamo festeggiare!”
esclamò Lust allegra, “Vado a dare disposizioni!” affermò la ragazza, scivolando
fuori.
E così, mentre Winry, Rose e Izumi sistemavano cuscini e futon a
terra, Al e Armstrong rimettevano tutto in ordine assieme a Pinako e a Glacier,
i militari portarono via Bradley; Envy si avvicinò al Comandante, con le mani in
tasca, e si intenerì a vederlo così.
Con delicatezza, gli poggiò una mano sulla spalla; l’uomo
sussultò, e si voltò, incrociando lo sguardo tranquillo e addolcito del
detective: “Non si preoccupi, sta bene. Ora deve solo riposare.” affermò
tranquillo.
Il Fuhrer Mustang lo guardò con un sorriso stanco: “Grazie…”
mormorò, “Di cosa?” chiese confuso Envy, ritraendosi come se si fosse scottato,
“Grazie per aver protetto Edward.” Sussurrò lui, “Se lo avessi perso un’altra
volta, non so come avrei reagito, e perciò grazie.” sorrise stancamente, gli
occhi segnati da tanti giorni di pianti, “Edward, mi ha pregato di darle questo.
Glielo avrei dato prima, ma non ce n’è stato il tempo…” affermò il ragazzo
sorridendo leggermente, infilando una mano nella tasca dei
pantaloni.
Ne tirò fuori un oggetto molto
familiare.
“Apra il coperchio della batteria.” interloquì il moretto,
dandoglielo.
Con attenzione, Roy lo prese in mano, e sgranò gli
occhi.
Era l’orologio di Ed.
Con mano tremante, aprì il coperchio della batteria come gli era
stato suggerito, o meglio ordinato.
Il coperchio si aprì subito, quasi riconoscesse il tocco del
Comandante.
Sull’interno del vano batteria c’era un
incisione.
“4 Jun, Roy & Ed”.
Una lacrimuccia scappò al
Comandante.
“Mi ha detto tutto, Edward. Quello è il giorno in cui lei si è
dichiarato.” sorrise Envy, allontanandosi.
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Quando Ed cominciò a svegliarsi, sentì un piacevole tepore
avvolgerlo come un abbraccio.
Sentiva un gran vociare e ridere, voci familiari e
allegre.
Si sentiva piacevolmente al
sicuro.
Le gambe erano avvolte da un gran calore, e sentiva il viso
avvampare.
E una mano morbida e calda che serrava dolcemente la
sua.
Mosse leggermente le dita della mano indolenzite, e riconobbe
all’istante quel tocco; quanto lo aveva sognato… Con voce debole, gli occhi
ancora chiusi: “Roy… Sei tu?” sussurrò il
biondo.
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Erano ormai ore che la battaglia era
terminata.
La notte era calata.
Tutti i passeggeri si erano riuniti nel salottino cinese, seduti
sui cuscini e sui tappeti, in cerchio, a
chiacchierare.
Roy invece non si era più mosso dal fianco del suo Edward,
attendendone il risveglio.
E questo avvenne.
Improvvisamente, la mano che lui teneva gelosamente stretta nella
sua cominciò a muoversi, e udì quella voce così dolce… Quella voce che lo
chiamava.
Senza pensarci due volte, si sporse maggiormente su di lui,
carezzandogli la testa: “Ed, stai bene? Sei sveglio?” gli mormorò, cercando di
farlo star tranquillo.
Il ragazzo strinse maggiormente la mano del moro, e sorrise
delicatamente, aprendo lentamente gli occhi: “Roy, mi dispiace…” disse, con le
lacrime agli occhi.
Il Comandante sospirò, e chiuse gli occhi, cercando di reprimere
le lacrime.
Finalmente era di nuovo con lui.
Con delicatezza, quasi temesse di romperlo, lo sollevò di qualche
centimetro e lo abbracciò, piano ma con amore.
Gli era mancato quel contatto
caldo.
Era mancato a entrambi.
Il moro Fuhrer afferrò il plaid che fino a qualche momento prima
aveva coperto il corpo del Fullmetal e glielo drappeggiò addosso, sempre
tenendolo in braccio, “Ehi, so camminare anche da solo.” esclamò piccato il
biondino, cercando di muoversi, “Lo so, ma voglio tenerti vicino.” affermò lui,
sfregandosi un occhio, “Forza, andiamo, ci stanno aspettando.” disse lui,
facendogli posare la testa sulla spalla, cingendogli la vita con le braccia e
conducendolo poi presso il gruppo.
Edward sorrise, socchiudendo gli occhi e rannicchiandosi
maggiormente in braccio a Roy.
Era finalmente a casa.
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“Ehi, Edward!! Finalmente ti sei svegliato!” esclamò Maes,
alzandosi in piedi dal tappeto su cui si era accoccolato, abbracciando
Glacier.
Tutti si voltarono simultaneamente e videro una figura avvolta
nella coperta in braccio al Comandante Mustang.
Una figura pallida e dallo sguardo
spaventato.
Ed.
Edward stava bene.
Roy passò tra i suoi compagni seduti in cerchio, per andare a
piazzarsi a fianco di Hughes, sempre tenendo il suo amore in braccio, stretto a
sé.
Non lo avrebbe mai più lasciato.
Roy si sedette a fianco del suo migliore amico, sempre
abbracciando stretto il suo Edward.
“NIISAN!!!!!!!!!!!”
Alphonse si scagliò sul fratello maggiore con la furia di un
tornado, e lo abbracciò forte, piangendo di
gioia.
I due Elric rimasero abbracciati a lungo, con Alphonse che teneva
il viso nascosto sulla spalla del fratellone, “Fratellone.. Sigh… Dove eri
finito… Sigh… Mi hai fatto spaventare… Sigh…” singhiozzava il minore degli
Elric.
Edward sentiva la spalla infliggergli un dolore tremendo,
insopportabile, ma non disse nulla.
Dolcemente, cercando di muovere il braccio, cinse la vita del
fratellino e lo strinse forte: “Mi dispiace, Al, mi dispiace di averti fatto
star male… Mi dispiace davvero…” pianse sommessamente il biondino, stringendolo
forte.
Tutti i loro amici li avvicinarono e li avvolsero in un caldo
abbraccio protettivo.
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“Allora, Ed. Vuoi raccontarci quello che è
successo?”
Maes era ansioso di sentire le spiegazioni dei due ragazzi
riguardo a quella storia così dolorosa per
tutti.
Dopo il dolcissimo abbraccio collettivo, il ragazzo si era
rannicchiato in grembo a Roy, il braccio ferito al collo, avvolto dalla
coperta.
Il biondino sorrise stancamente, si sentiva caldo e
confuso..
Si accoccolò maggiormente in braccio al suo Roy, cercando
calore.
“Ne avete tutti i diritti. Ma prima, devo chiedervi scusa. Non mi
sono comportato bene, sono sparito, vi ho fatto credere di essere morto, ma vi
prego, credetemi, l’ho fatto per la vostra e per la mia sicurezza..” spiegò il
ragazzino a capo chino, stretto forte dal moro
Comandante.
La testa cominciava a fargli
male.
“Quando sono sparito, so di avervi fatto stare molto male, ma è
stato necessario, perché eravate in pericolo.” disse sommessamente, “Gli
Homunculus miravano a me, e non vi avrebbero dato pace, vi avrebbero torturato,
perfino ucciso pur di arrivare a me e non potevo permetterlo…” disse a capo
chino, “Non me lo sarei mai perdonato, non avrei mai potuto perdonarmi di essere
la causa della morte di qualcuno di voi…” mormorò, mentre una lacrima scendeva
dai suoi occhi.
Riza si alzò in piedi: “Perché non ce ne hai mai parlato? Ti
avremmo aiutato.” chiese lei, incrociando le braccia sul petto; Edward ansimò,
“Perché non potevo. Era una questione personale.” le rispose il biondino,
sorridendo debolmente.
Roy lo strinse più forte.
“Allora decisi di sparire, e accettare così la sfida che Bradley
mi aveva lanciato.”
Quel’affermazione aveva lasciato spiazzati
tutti.
“Capo, cosa intendi?” chiese confuso Havoc, “Qualche tempo fa…
Bradley mi ha sfidato, e io ho accettato, altrimenti… Ha minacciato di far del
male alla piccola Elycia… E non potevo permetterlo… Sigh…” singhiozzò il
ragazzino, stringendo i pugni.
Glacier sussultò, e si strinse a Maes, che
sbiancò.
“Ma capii di non poter farcela da solo, perciò chiesi
aiuto.”.
Il ragazzo socchiuse gli occhi, sentiva davvero tanto
caldo..
Tutti rimasero in silenzio, Envy guardò
l’amico.
Era il momento.
“C’era una spia, tra gli homunculus, un elemento molto importante,
ed è grazie a lei se ora mi trovo qui.” spiegò.
Il detective si fece avanti: “Un elemento che non avrebbe dato
nell’occhio, vero?” interloquì tranquillo, voltandosi verso la sorella, “Lust,
parlo di te.”.
Nella sala, il silenzio era
palpabile.
La ragazza rise imbarazzata: “Perspicace come al solito,
fratellino!” esclamò sorridendo la donna, “Si, ero io la spia.” rivelò con un
ghignetto di soddisfazione, “Edward è un mio superiore, e quando mi chiese un
favore, non potei rifiutarmi, e lo aiutai volentieri. Lui, andò alla sfida, e io
lo seguii, recando con me un cadavere trasmutato con le sue sembianze. Era
perfetto…” narrò lei, “Con quel cadavere, mi nascosi tra gli scogli. Minacciava
tempesta quel giorno, e il vento soffiava fortissimo, ma rimasi lì in attesa. Io
e il maggiore Elric ci eravamo accordati per simulare una caduta fatale dagli
scogli e così fu. Edward si lasciò cadere dallo scoglio, ferito, e io lo
afferrai al volo, lasciando lì il cadavere trasmutato. Poi, lo portai via con
me, e lo nascosi. Terminò la ragazza.
Winry si alzò, per la prima volta, in lacrime: “Ma allora perché
non ci hai avvertito?!” urlò la ragazza
piangendo.
Ed la guardò, lo sguardo lucido: “Perché eravate più al sicuro
così. E poi, temevo per la vostra vita, e per la vita della piccola Elycia. Ho
preferito non rischiare…”.
Il ragazzo si asciugò il sudore della fronte, sentiva tanto
caldo.
Lust continuò: “Vi tenni d’occhio per molto tempo e quando
scopriste che Bradley sarebbe venuto al sud su questo treno, e vi preparaste a
questa messinscena, anche noi ci preparammo. Io attirai mio fratello qui e Ed si
nascose nella campagna. A quel punto, saliti sul treno, non mi fu difficile
fermare il treno e permettere al mio superiore di salire a bordo.” spiegò
lei.
“Quindi, il mio compito era già stato deciso??” esclamò Envy,
seriamente stupito.
“Si, scusami, ma era necessario…” spiegò il biondo, sudato; Envy
scosse le spalle, “Lascia perdere, non importa…” sospirò
rassegnato.
“Questo è quanto, mi dispiace tanto, sono stato un
vigliacco.”.
Il ragazzo tenne lo sguardo basso, mentre le lacrime
scorrevano.
La testa girava tanto…
“Edward, guardami…”.
La voce di Maes giunse stanca e ovattata alle orecchie del biondo,
che trovò a fatica il coraggio di alzare lo sguardo; incrociò così le iridi
scure del tenente colonnello.
“Edward, tu non sei stato un vigliacco. L’hai fatto per salvare
tutti noi, tuo fratello, Roy… Noi ti dobbiamo tanto, perché l’hai fatto per noi,
soprattutto io e Glacier, ed Elycia. Per proteggerci, hai rischiato la vita, e
te ne saremo immensamente grati. Grazie, Edward Elric!” sorrise,
abbracciandolo.
Roy si avvicinò a loro: “Chiedo il permesso di baciare
l’alchimista più coraggioso e leale che io abbia mai amato.” Interloquì serio in
volto il Flame, improvvisando un saluto
militare.
Edward annuì, e tentò goffamente di alzarsi in piedi, aiutato dal
moro.
Fu preso in braccio e sentì le morbide labbra di Roy sulle sue,
delicate, quasi incorporee.
All’improvviso, tutto cominciò ad
oscurarsi.
Tutte le voci gli giunsero
ovattate.
Improvvisamente il buio.
Era svenuto tra le braccia del
Comandante.
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“ED! Cosa hai??” esclamò Roy, accorgendosi della perdita di
conoscenza del suo tesoro.
Gli sfiorò la fronte.
Era bollente.
“Ha la febbre alta. La ferita deve avergli fatto infezione…”
mormorò, stringendolo piano e poggiandolo sul divanetto, “Al, portami una
bacinella di acqua fredda, per favore… La febbre deve scendere.” affermò
preoccupato il Comandante, occupato a rifargli il bendaggio, completamente
sporco di sangue.
Al annuì e uscì di corsa.
Roy rimase a vegliarlo per tutta la
notte.
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Quando Ed si risvegliò nuovamente, era
mattino.
Aprì lentamente gli occhi, accorgendosi di un dispettoso raggio di
sole che lo colpiva agli occhi.
Imprecando, fece per muoversi, ma il braccio era bloccato da una
presa delicata ma forte.
Si voltò.
E lo vide, addormentato sulla sponda del letto, i capelli
mori.
Con delicatezza, lo scosse.
Roy aprì gli occhi, e incontrò subito lo sguardo dorato del suo
ragazzo.
Subito, balzò in piedi: “Ed, ti sei svegliato! Mi hai fatto
preoccupare… Come stai ora?” chiese lui.
Per tutta risposta, Edward lo abbracciò forte e lo baciò
appassionatamente, riuscendo a far intrufolare pure la sua lingua nella bocca
dell’altro, troppo sorpreso per reagire.
Quando si staccarono, ormai privi di ossigeno, Edward lo guardò
negli occhi con un sorriso furbetto dipinto sul volto: “Basta come
risposta?”.
SALVE!!!
8°
E PENULTIMO CAPITOLO (O ALMENO SPERO) DI AMESTRIS
EXPRESS!
Come
vedete, capitolo ricco di azione e adrenalina, ma anche di pucciosità
inaudita!
Mi
sono divertita parecchio a scriverlo, lo so, è lunghissimo, ma era
necessario!
Ormai
siamo alla fine di questo lungo viaggio in treno.
Grazie
a tutti i miei compagni di viaggio!
GRAZIE
A:
ELISETTA
ALLSECRETS2
ELY-OTOUSAN
BG-OKASAN.
Grazie
a voi, l’AMESTRIS EXPRESS ormai è arrivato alla fine del suo viaggio, e vi
invita alla cerimonia del suo arrivo, una cerimonia di fiori di
arancio…
UN
BACIONE A TUTTI!!
SHUN
|
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Capitolo 9 *** GRANDI SORPRESE SULLA STRADA DEL RITORNO ***
Prove
AMESTRIS
EXPRESS
CAPITOLO
9
GRANDI SORPRESE
SULLA STRADA DEL RITORNO
Edward e Roy entrarono nel vagone ristorante teneramente
abbracciati, con Edward che teneva il braccio ferito legato al
collo.
Tutti stavano facendo colazione, e chiaccheravano felicemente tra
loro, ora che tutto era tornato alla normalità.
Quando i due fecero il loro ingresso nella sala da pranzo, furono
accolti da Hughes: “Ehilà, Edward! Dormito bene?” lo salutò, alzando un braccio;
i due ricambiarono il saluto e si sedettero al centro della sala, al tavolo che
Envy e Lust avevano fatto preparare per stare lì seduti, assieme a Winry e
Al.
“Buongiorno fratellone!! Stai meglio oggi??” chiese preoccupato
Al, versandogli una tazza di caffè forte, “Si, grazie niichan...” sbadigliò il
ragazzino, prendendo la tazza colma del liquido
scuro.
“Quanto manca all’arrivo?” chiese Roy, seduto a fianco del
biondino, sorseggiando una tazza di tè bollente, “Mmm, vediamo... Secondo la
tabella di marcia, dovremmo arrivare domattina, verso mezzogiorno direi.” gli
rispose il detective, consultando la sua agenda, “E poi, dobbiamo anche tenere
d’occhio quel bastardo di là. Per ora, lo controllano a turno i due tenenti e
gli altri militari ma se volete posso dare io il cambio.” spiegò il ragazzo,
riferendosi a Bradley, “E poi, mi toccherà complilare il rapporto, magari mi
farò aiutare da Edward se ne avrà voglia.” disse il ragazzo, guardando l’amico,
“Certo, ti aiuterò volentieri!” replicò l’interpellato, con un
sorriso.
Dopo
aver fatto colazione, tutti insieme si riunirono nel salotto
inglese.
Così, mentre Envy e Edward compilavano il rapporto, facendo
passare il tutto per una
“operazione di polizia volta alla cattura di un pericoloso latitante”, gli altri
stavano seduti sui divanetti a sorseggiare il tè o semplicemente a
ciarlare.
“Bene, direi che abbiamo finito col rapporto. Sino a domattina
almeno possiamo starcene tranquilli!” esclamò il detective, buttandosi di peso
su uno dei divanetti, “Non vedo l’ora di tornare a casa, davvero!” aggiunse; il
biondo si accoccolò accanto al Comandante, cercando di muovere il braccio,
“Dannazione, fa ancora male!!” constatò, dopo che una fitta di dolore intenso lo
aveva colpito alla spalla ferita, “Non muoverla, allora. Sei stato fortunato che
la lama non ha colpito qualche vena o arteria, altrimenti....” rabbrividì il
moro, prendendolo in braccio e accoccolandoselo sul petto, tenendo ferma la
spalla del biondo.
Envy
e Lust sorrisero a quella scena; “AH! Quasi dimenticavo! A cena, Riza e Jean
hanno detto che devono fare un annuncio molto importante!” esclamò il tenente
colonnello, sbucando da dietro il giornale che stava
leggendo.
“Che
genere di annuncio?” chiese curioso Edward, anche se già intuiva la risposta,
“Non lo so, ma se è quello che penso io, il nostro Comandante avrà parecchio da
fare, e soprattutto, dovrà sbrigarsi!” rise sibillino l’uomo, evitando per un
pelo una fiammata.
Roy
Mustang aveva estratto i guanti: “Maes, sei il mio migliore amico, ma queste
cose lasciale fuori!” disse, cercando di nascondere un’improvviso rossore che lo
aveva colto sugli zigomi, “AHAHAHA!!! Roy è diventato tutto rosso!” rise lui,
nascondendosi dietro una tenda.
Mentre la suddetta tenda prendeva fuoco, e Mustang cominciava a
inseguire l’amico, il giovane Fullmetal stava seduto sul divanetto, con un aria
pensierosa.
Envy
ridacchiò sotto i baffi nel vedere quell’espressione sul volto del compagno di
viaggio.
Ed
stava tramando qualcosa.
Qualcosa che avrebbe scioccato
tutti.
Quello sguardo lo conosceva bene.
“Direi che prima di stasera la vita di qualcuno avrà un deciso
sconvolgimento.” pensò tra sè e sè il moretto.
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Il
pomeriggio trascorse relativamente tranquillo.
Edward e la maestra Izumi si erano esibiti, subito dopo pranzo, in
una serie di spettacolari trasmutazioni alchemiche di notevole abilità, Winry e
la zia Pinako sedevano a un tavolo, chiaccherando con Glacier e Rose, mentre i
militari si alternavano nel sorvegliare
Bradley.
Roy
e Maes non perdevano di vista Edward un solo
istante.
Soprattutto il Comandante.
Alphonse, invece, teneva compagnia ai sorveglianti assieme a Envy
mentre Lust sedeva su una poltrona a leggere.
Fullmetal, poi, battuta clamorosamente la maestra, si andò a unire
al fratello e all’amico, e tutti e tre presero a giocare a carte con Jean, di
ritorno dal suo turno di sorveglianza.
E
venne finalmente la cena.
Per
quell’occasione, Lust aveva fatto sistemare la sala in modo superbo: non vi
erano più tavoli separati, ma un unica tavolata, apparecchiata
perfettamente.
La
sala da pranzo era addobbata di bianchi fiori e tulle e la tovaglia era in
finissimo lino.
Tutti i passeggeri entrarono a
coppie.
Alphonse e Winry.
Rose e Kain.
Hughes e Glacier.
Izumi e Armstrong.
Envy e Lust.
Ognuno, vestito elegantemente, si sedette ai posti segnati;
improvvisamente, Rose, guardatasi attorno, disse: “Dove sono Ed e il
Comandante?” chiese lei, “Mancano anche Riza e Havoc!” constatò Glacier,
alzandosi.
“Dov’è il fratellone?” chiese Al a Hughes, “Non lo so, è strano.
L’ho visto due ore fa, assieme a Roy nel salottino inglese.” affermò l’uomo, non
poco preoccupato per quell’assenza.
Finalmente, i quattro assenti si fecero
vivi.
Roy
teneva Edward sottobraccio, e lo stesso faceva Jean con
Riza.
Tra
lo stupore generale, i quattro si sedettero nei posti più estremi, a capo tavola
stava il Comandante.
Tutti erano in attesa.
Stava per dire qualcosa senza
dubbio.
Infatti, il moro si alzò in piedi, si schiarì la voce, era
splendido in alta uniforme, e parlò.
Tutti stavano a sentire, curiosi.
“Buonasera a tutti, e scusate il ritardo, ma avevamo da prendere
alcune precauzioni di sicurezza. Questa è una serata speciale per tutti, è una
serata davvero speciale perchè, dopo tanto tempo, siamo nuovamente tutti
insieme. Malgrado il grande dolore vissuto in questi due lunghissimi anni,
grazie a Lust e a suo fratello, Envy, siamo di nuovo uniti come prima. Edward, è
tornato tra noi, e non c’è cosa più importante di questa, per me, perchè Ed è la
cosa più importante per me.” disse, con gli occhi che
luccicavano.
Tutti erano in silenzio.
“Ma
questa sera, non siamo qui solo per questo.”.
Tra
lo stupore generale, era stato il biondo alchimista a
parlare.
“Questa sera, abbiamo da fare due annunci, due annunci di enorme
importanza. Riza, Jean, tocca a voi.” disse il ragazzo, facendo un segnale ai
due tenenti biondi.
Con
un cenno del capo, i due si alzarono: “Abbiamo atteso a lungo prima di dare
questo annuncio, abbiamo aspettato tanto prima, poichè non ci sembrava giusto
dare un annuncio simile in questo periodo di gran dolore per tutti. Ma stasera,
visto che siamo tutti qui, ci è sembrato il momento migliore. Io e Riza....”
affermò il giovane Havoc a capo chino, “Ci sposiamo.” terminò la donna
sorridendo.
Nella sala cadde il silenzio, sostituito poi da una vera e propria
ovazione di giubilo: i loro colleghi gli balzarono quasi addosso, dando sonore
pacche sulle schiene, congratulandosi: “EVVIVA GLI SPOSI!!!!!!!!!!!!” urlò Maes,
seguito da Edward, “FINALMENTE VI SIETE DECISI!!!” esclamò Winry, allegra,
abbracciando il marito.
Tra
le urla generali, i due si baciarono
appssionatamente.
“Ehi, niisan, ma non dovevate fare un altro annuncio?” chiese
curioso Alphonse, ricordandosi delle parole del maggiore, “Già fratellino, non
ti sfugge nulla, eh? Ebbene, adesso tocca a me fare un annuncio importante. In
questi anni, in questi lunghi anni passati lontano da voi, sono maturato, sono
cresciuto, e sono riuscito a fare ordine nei miei sentimenti, ho messo ordine
nel grande caos che affollava il mio animo. Sapete tutti quanto dolore ci ha
riservato la vita, a tutti noi, a me, a mio fratello, alla maestra, alla signora
Glacier, a Hughes, a Roy, a Winry.... Ciononostante, siamo riusciti a superare
tutte le avversità, malgrado gli ostacoli, e stasera, io volevo fare una cosa,
una cosa di cui non mi pentirò assolutamente.”.
Il
giovane fece un segno a Envy, e il moro detective si alzò, prese qualcosa dalla
tasca dei pantaloni e la porse al biondo.
Fullmetal mosse qualche passo nel mezzo della sala, si inginocchiò
dinanzi alla tavolata e si voltò verso Roy: “Comandante Supremo Roy Mustang, mi
vuole sposare?”.
Il moro, stupito, si
alzò in piedi, si avvicinò al biondo, e gli si inginocchiò davanti: “E ti ci
voleva tutto questo tempo?” sorrise lui, gli occhi lucidi, tirando fuori dalla
tasca una scatoletta rossa, del medesimo colore di quella del fidanzato, “Avrei
voluto chiedertelo tempo fa, ma te ne eri andato, e ho temuto di averti perso.
L’ho conservata però...” disse, tra le lacrime.
Davanti a loro, due anelli identici, col simbolo del caduceo in
diamante.
“Lo
prendo per un si!” urlò Edward, saltandogli letteralmente
addosso.
I
due si baciarono, e anche i tenenti replicarono il
bacio.
Un
grande applauso scosse il treno da cima a
fondo.
“AUGURI AI QUATTRO SPOSI!!!!! FINALMENTE ROY HA MESSO LA TESTA A
POSTO!!!” strillò felice Hughes, saltellando come un
bambino.
“AUGURI E FIGLI MASCHI!!!!!” esclamò a sorpresa Izumi, battendo
forte le mani.
“Ci
avrei scommesso che lo avresti fatto!!!” battè le mani felice il detective,
all’indirizzo dell’amico.
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DUE
SETTIMANE DOPO
Urla
e schiamazzi di bambini rallegravano una splendida giornata di sole a
Reesembool, il paesino di nascita del Fullmetal Alchemist, del fratello e della
giovane Winry.
La
casa dei Rockbell era decorata a festa, con graziosi fiori bianchi e un grande
striscione: “AUGURI AI QUATTRO SPOSI!”, opera indiscussa di Maes e della piccola
Elycia, che si era prodigata, con pastelli e colori a
decorarlo.
L’effetto era impressionante.
La
piccola aveva anche disegnato, con notevole abilità, i visi degli sposini, con
grande gioia del padre: “Guardate come è brava la mia piccola!!!” diceva di
continuo a chiunque passasse di là.
Per
fortuna, sia Roy che Ed che Riza avevano messo tutti in guardia riguardo al
tenente colonello.
Ormai mancava poco.
Il
matrimonio si sarebbe svolto a mezzogiorno in
punto.
“Jean!!! Roy!!!! State lontani di
qui!!!”.
Alphonse e Winry montavano la guardia dinanzi alla porta della
vecchia stanza di Al, Ed e Win, e tenevano lontani i due sposi, “Non potete
vedere le spose prima della cerimonia!!!!” urlò la ragazza, “Porta male!!!”
strillò lei, dando loro un calcio; dall’interno della stanza, si udirono le voci
delle “spose”: “Win, non rovinarceli troppo, per
favore!”.
Intanto, fuori in giardino, la signora Izumi stava sistemando, con
l’aiuto di Armstrong e del marito, Shigu, le ultime sedie e decorazioni, i vari
invitati stavano arrivando.
Naturalmente, avevano invitato gli amici più
intimi.
Ling
e Lan Fan si erano presentati il giorno prima, assieme a Scar e a Mei Chang,
tutti in abito da cerimonia.
Poi,
a sorpresa, anche Hohenheim si era fatto
vedere.
Tra
i militari, tutta la loro squadra, tra cui anche Brosh e Ross, il Mustang Team
al completo, la maestra Izumi, perfino il signor
Mason.
E
poi, una carissima amica del tenente Hawkeye di nome Rebecca, che aveva
conosciuto all’Accademia, il General Maggiore Armstrong e Buccaneer direttamente
da Briggs, in alta uniforme e naturalmente....
“EHILà!!!! ECCOTI QUI!!!!”.
Envy
e Lust erano appena arrivati, e già avevano salvato Roy e Jean dalla morte sotto
forma di Winry armata di chiavev inglese: “Avete tentato di forzare il blocco
della porta, vero?” indovinò il detective, “Uff, io volevo vedere Edo vestito da
sposa....” piagnucolò, “Lo sai che porta male?” interloquì la sorella, vestita
con uno splendido vestito rosso di seta.
“Dai, andiamo, manca meno di un quarto d’ora al matrimonio, e
dobbiamo accompagnarvi all’altare, visto che, a quanto pare, Winry e Al sono
impegnati. Andiamo!” esclamò il moro, prendendo Roy per un polso e
trascinandoselo dietro.
Tutti erano già pronti, seduti ai propri
posti.
I
testimoni erano pronti.
Envy
per Edward, Maes per Roy, Rebecca per Riza e infine Falman per
Jean.
Tutto era pronto.
Una
dolce musica si diffuse nell’aria, una canzone
splendida.
Non
era la solita marcia nuziale, no, era una canzone strana, bellissima e
malinconica ma nonostante questo molto dolce.
Era
suonata dai Tringham, i due fratelli che avevano aiutato tempo prima i due
Elric, da Kain e da Ling, che cantava.
Avevano composto quella canzone in onore dei quattro sposi e dei
trascorsi di ognuno di loro.
“Ricordi? C’era una porta che non riuscivamo mai a raggiungere,
neppure alzandoci sulla punta dei piedi...”
La
voce del sovrano di Xing era calda e vellutata.
Stavano entrando le spose.
Riza, accompagnata da Winry, vestiva un bellissimo abito bianco di
seta purissima, col busto riccamente damascato con ricami dorati e una favolosa
tiara di diamanti e oro bianco, dono della madre, sul capo perfettamente
pettinato.
Sulle spalle, un lungo mantello bianco perla a mò di strascico e
un velo sul viso.
Al
suo fianco, Edward.
A
sorpresa, il ragazzo indossava un abito da cerimonia bianco, non poteva
indossare il vestito da sposa, coi gemelli d’oro ai polsi e il mantello bianco
sulle spalle come la compagna; i lunghi capelli biondi legati in una
treccia.
Alle
loro spalle, Den, Hayate e Elycia, che portavano gli anelli e tenevano alzati
gli strascichi dei due.
A
pochi passi dai loro promessi, i due salutarono calorosamente i loro
accompagnatori, poi Edward diede galantemente il braccio a Riza e i due fecero
l’ultimo pezzetto di strada insieme.
La
ragazza era molto agitata.
Ma
il compagno la tranquillizzò.
In
fondo, stavano per coronare il loro sogno d’amore con le persone che amavano di
più.
Arrivarono presso lo scranno e affiancarono i loro
promessi.
Dopo
una breve e toccante cerimonia, finalmente, tutto finì, e i quattro poterono
baciare i propri compagni per la vita.
Quella brutta storia era ormai
dimenticata.
Adesso, c’era solo posto per l’amore, e
l’affetto.
Ma
soprattutto, per loro.
Per
la loro felicità.
E
per quella dei loro cari e delle persone a loro
vicine.
Era
tornata la pace.
L’Amestris Express aveva concluso il suo viaggio, un viaggio che
aveva portato tante novità nella vita di ognuno, e aveva contribuito a riunire
chi si era separato.
L’Amestris Express, un treno di cui nessuno mai si
dimenticherà.
SALVE A
TUTTI!!! Con questo nono capitolo si conclude il viaggio dell’Amestris Express,
del treno gemello dell’Orient Express e del Galaxy Express 999, erede dei treni,
metafore della vita.
È stato un
lungo viaggio, ma un viaggio splendido e triste, dove l’amicizia e l’affetto la
hanno fatta da padroni.
Dove la
vendetta ha trovato la via del perdono e della gioia.
Un viaggio,
che è giunto alla fine.
L’amore ha
trionfato ancora una volta sull’odio, e sulla disperazione, indicando la via del
ritorno.
Come avete
visto, la storia è terminata con il matrimonio di tutti e quattro, anche se in
origine il matrimonio avrebbe dovuto svolgersi a tre coppie (hehe, vi sfido a
scoprire chi potrebbe essere l’ultima coppia, mamy, papy, voi lo potete
intuire.).
Comunque,
volevo dedicare questo capitolo a tre persone veramente
importanti.
Per prime,
ELY-OTOUSAN e ALEX-OKASAN, a cui dedico soprattutto la scena del matrimonio, e
la canzone, che loro adorano, perchè ho messo quel pezzo solo per loro, e infine
a MIRY-NEESAN, una persona importante per me, visto che è stata lei, assieme a
Ed92, a introdurmi allo YAOI e non me la posso scordare!! Spero che questo mio
messaggio ti arrivi.
Beh, che
dire di più, grazie a voi che mi avete supportato e
sopportato.
VI VOGLIO
TANTO BENE!!
Ci vediamo
nelle mie altre storie!!!
CIAO
CIAO!!
SHUN
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