Alice in Scaryland

di live_in_books
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1: Nella tana del coniglio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: il primo incontro ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: la fuga ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: il tè delle cinque ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: i ricordi ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: inizia il viaggio ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: rapimenti e verità svelate ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8: Tra zia e nipote ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9: il giorno della morte ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10: il Bruccaliffo ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11: Mamma ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12: Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1: Nella tana del coniglio ***


ALICE IN SCARYLAND

Capitolo 1: NELLA TANA DEL CONIGLIO


-Alice? Alice, svegliati!- la voce di sua madre raggiunse le orecchie di Alice, attutita dal piumone spesso.
- Sì?- chiese angelicamente – cosa c’è?-
- C’è che ti devi alzare. Oppure ti sei dimenticata che c’è una festa oggi pomeriggio?- le rispose togliendole il piumone dalla testa.
- Perché ci dobbiamo andare? Sai che non mi piacciono le feste formali!-
- Mi sembrava di averne già parlato:dobbiamo andarci perché ci saranno tanti ragazzi della tua età o più grandi di te, e sappiamo entrambe che devi trovar marito!-
- Uffa! Non posso aspettare di trovare la persona giusta?-
- No, Alice. Hai ormai 19 anni, e entro altri due dovrai già essere sposata, e tuo marito lo sceglierai oggi, l’amore vero non esiste!-
-Ma mamma…- cercò di ribattere
- Ma, niente, Alice. Ora lavati e scendi a fare colazione.-
- Va bene…-
Alice stava aiutando sua madre a sparecchiare la tavola, quando le venne in mente una cosa.
- Mamma, la festa è questo pomeriggio, vero?-
- Sì, alle sei, per il tè-
- Allora, visto che è ancora presto, posso andare a fare un giro con Stella?- chiese alludendo alla sua cavalla bianca, che aveva fin da quando era una bambina.
- Bè, non saprei…-
- Mamma, per favore!! Sarò a casa per le tre e mezza, così avremo tutto il tempo di prepararci. Per favore!- le disse facendole degli occhioni che solo lei sapeva fare con i suoi grandi occhi color oceano.
- E va bene. Però come farai per il pranzo?- le disse la mamma, convinta.
-Sono avanzati un panino con la marmellata e alcuni biscotti dalla colazione, posso portare quelli!- le rispose con entusiasmo.
- Ok. Vai a vestirti e poi puoi andare a prendere Stella, però, mi raccomando, non ti allontanare troppo!-
- Grazie, mamma, ti voglio bene!- le disse abbracciandola e schioccandole un bacio sulla guancia – Ci vediamo alle tre e mezza!- aggiunse, salendo in camera sua per indossare il suo vestito più comodo (se i suoi vestiti si potevano dire comodi). Si mise un vestito azzurro, che le lasciava scoperte le caviglie, con un paio di stivali neri, e una fascia per tenersi i capelli color platino lontani dagli occhi, e si avviò alle stalle.
Lì, passò davanti a tutti i cancelli che contenevano i purosangue che sua madre adorava e si fermò davanti all’ultimo: lì c’era la sua Stella. La sellò e le mise le briglie, poi montò e si avviò verso i prati intorno a casa sua al trotto.
Era quasi mezzogiorno, quando Alice si fermò sotto un salice vicino al bosco  per pranzare. Prese la mela dalla sua sacchetta e la porse a Stella, poi si sedette su una roccia a mangiare il suo panino, quando un movimento dietro un cespuglio attirò la sua attenzione. Le sembrava di avere visto un animale,ma chissà cosa poteva essere. Prese un bastone e lo impugnò come un’arma e si avvicinò piano al cespuglio, quando improvvisamente ne uscì fuori un coniglio bianco. Alice urlò per lo spavento, ma quando si accorse che era solo un coniglio si calmò, sedendosi di nuovo sulla roccia.
-Alice, calmati, è solo un coniglio con il panciotto!- ci mise meno di un secondo per capire quello che aveva detto.
-Un coniglio con il panciotto??!!- si girò giusto in tempo per vedere il coniglio sparire nel bosco.
-Aspetta!- tentò di fermarlo Alice, ma si dette della stupida: era un coniglio, non poteva parlare! Allora si tirò su il vestito egli corse dietro, entrando nel bosco.
Ormai credeva di essersi persa quando vide il coniglio scomparire dentro una buca sotto un albero, la sua tana probabilmente.
-Accidenti, qui non si vede niente!- disse, mentre si chinava su di essa.
-Chissà dov’è finit…oooooooooooohhh!- a un certo punto un pezzo di terreno cedette e Alice si ritrovò a precipitare in quella tana che sembrava non finire mai. Man mano che scendeva si vedeva passare davanti agli occhi oggetti sempre più strani, che non si aspettava di trovare in una tana di un coniglio: all’inizio erano dei libri, o qualche foglio, poi incominciò a vedere tavoli, pianoforti, servizi da tè, e persino una scala. Alice si stava davvero stancando di continuare a precipitare in quel posto senza fine, quando con un tonfo cadde su un pavimento piastrellato.
-Per fortuna questa tana ha una fine!- si disse. Si sollevò e spazzò un po’ di povere dalla gonna, poi cercò il coniglio, e lo vide scomparire dietro una porticina che le arrivava più o meno alle ginocchia. Si mise in ginocchio e provò ad aprirla, ma era chiusa. Tirò con tutte le sue forze, ma fu inutile. Si sedette, esausta. “Cosa posso fare?” si chiese. Tornò a guardare la sala in cui era caduta e si accorse di un tavolo di cristallo in mezzo ad essa. “Che strano, prima non c’era…”. Si avvicinò. Sopra c’erano una chiave dorata e una bottiglietta con scritto bevimi. Prese la chiave e la mise nella serratura della porticina: ci entrava alla perfezione. La girò e aprì. All’interno sembrava quasi che ci fosse un altro mondo, ma non riusciva a vedere molto, se non  un sentiero e qualche albero morto, perché era troppo grande. Ritornò al tavolo e prese la bottiglia.
-Se è veleno morirò, se invece non lo è magari mi può aiutare ad oltrepassare quella porta… non ho niente da perdere- disse, e senza pensarci due volte, bevve un sorso dalla bottiglia, riappoggiandola sul tavolo. Non era male, sapeva di ciliegia. “E non è neppure veleno, però, non sta succedendo nulla, io come posso passare quella porta?”. Finito quel pensiero, si accorse che la porta ora era alta quanto lei.
-Ma come è possibile?- si avvicinò, magari aveva guardato la porta sbagliata. E invece no, era proprio quella. Entusiasta, abbassò la maniglia e spinse, ma non successe nulla. Ci riprovò: sempre niente. Si sbatté forte la mano sulla fronte, le serviva la chiave! Tornò al tavolo, ma ora era troppo alto. “Non me ne va bene neanche una!” sbuffò. Provò più volte a scavalcarlo o a saltarci sopra, ma senza alcun risultato. Si sedette esausta ai piedi di esso, ma al posto che sul pavimento, si sedette su una piccola scatolina. La aprì e vi trovò dentro un paio di muffin, con una glassa rosa sopra, che formava la scritta mangiami. Fece spallucce e ne mangiò uno. Si sentì crescere in modo smisurato e sbatté la testa sul soffitto.
–Ahia!- si massaggiò il punto in cui aveva sbattuto: le era uscito un bel bernoccolo. Prese la chiave dal tavolo e bevve un altro sorso dalla bottiglia, e pian piano si rimpicciolì.
-Ora, finalmente posso entrare!- andò alla porta, girò la chiave nella serratura ed entrò. Lo spettacolo che le si presentò davanti era orribile: un immenso bosco, completamente nero, gli alberi rinsecchiti e piegati in giù con i rami che ti sfioravano la testa e il cielo grigio, nuvoloso e tetro. Dietro di lei la porta di richiuse e scomparve. Alice si guardò intorno, impaurita.
-Dove diavolo sono?-
-Sei Scaryland.-
 
 
 
 
 
-Angolo Autrice-
Lo so che per adesso somiglia molto ad “Alice in Wonderland” ma già dal prossimo capitolo ci saranno alcune differenze. Probabilmente avrete già capito chi è stato a parlare, ma sono una “scrittrice”, devo fare un po’ di suspense… spero che vi sia piaciuto, continuate a seguire la mia storia!
Baci, Ali.             

 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: il primo incontro ***


CAPITOLO 2: IL PRIMO INCONTRO



-Sei a Scaryland-  Alice si voltò. Da un cespuglio uscì un ragazzo, probabilmente sui vent’anni, vestito in modo bizzarro, con dei jeans sgualciti, una camicia nera e un cappello (una specie di tuba), sempre nero. Aveva i capelli biondi quasi come i suoi, ma gli occhi erano neri e profondi. Alice ne rimase fin da subito affascinata.
-Come, scusa?- gli chiese
-Scaryland. Bè, prima si chiamava Wonderland, ma puoi capire benissimo il perché il nome è cambiato.-  In effetti, quel posto le metteva davvero i brividi.
-Come ti chiami?- le chiese lui, con la sua voce fredda.
-Alice…-
-ALICE??!!- le urlò. Sembrava molto sorpreso.
-Sì. Tu?-
-Non è importante,- le disse evasivo, riprendendo la sua calma glaciale, anche Alice notò una luce nuova nei suoi occhi, quasi di paura –l’importante è che tu adesso ti diriga verso il castello della Regina bianca, a nord. Non fermarti mai, passa nel bosco, lontano dalle strade e, soprattutto, non parlare con nessuno, non ti fidare mai.-
-Perché?-
-Fallo e basta. Le risposte le avrai una volta arrivata al castello-
-E come posso fidarmi di te, se mi hai appena detto di non fidarmi di nessuno?-
“Astuta… non sei molto cambiata dall’ultima volta Alice…” pensò il ragazzo.
-Bè, io sono l’unica persona che hai incontrato fino ad ora, e ti ho dato dei consigli su come trovare un rifugio. Se preferisci fare di testa tua e perderti in questo mondo a te sconosciuto… fai pure. Io ora me ne vado, tu pensaci. A presto, Alice.- pronunciò il suo nome con un tono diverso, quasi dolce e un po’  malizioso. Detto questo, si voltò, l’oscurità lo inghiottì di nuovo, e così come era arrivato, se ne andò.
-Aspetta…!- tentò di fermarlo Alice, ma senza risultato. “Forse è davvero meglio se mi fido di lui… ha qualcosa di familiare…” pensò. E così decise di andare verso nord, così come le aveva consigliato quel ragazzo misterioso.
Presto arrivò la notte, e Alice si sedetti sotto un albero, usando un po’ di foglie come cuscino.
-Spero che tutto questo finisca presto.- disse, e si addormentò, in un sonno senza sogni.
Verso l’alba un fruscio di foglie la svegliò. Si alzò di scatto, impaurita.
-Chi c’è?- per risposta ebbe solo un altro fruscio.
-Chi c’è?- chiese a voce più alta. Il muso di un gatto spuntò da in mezzo alle foglie di un albero. Era viola a strisce rosa, gli occhi gialli ed era abbastanza grasso, ma Alice venne colpita dai suoi denti: bianchissimi, perfetti, ma aguzzi come quelli di uno squalo, e ne ebbe paura.
-Certo, un gatto. Prima un coniglio con il panciotto, e ora un gatto viola. Sto delirando!- sbuffò, sedendosi e mettendo la testa tra le mani.
-No, non stai delirando. Questo posto esiste davvero, e credimi, se credi di essere pazza solo per aver visto il Bianconiglio e me, allora ti conviene andartene, ci sono cose ben peggiori mia cara.- le disse il gatto con  una voce dolce, che non gli si addiceva affatto.
-T-Tu parli?- gli chiese lei, spaventata.
-Certo! Qui tutti lo fanno! Se non sono indiscreto, posso chiederti come ti chiami?-
-Alice-
-Alice?!- le chiese strabuzzando gli occhi.
-Per favore non ti ci mettere anche tu. Ne ho già incontrato uno che mi ha risposto in questo modo, e mi ha davvero innervosito. Almeno tu puoi dirmi come ti chiami?-
-Stregatto.-
-Che nome strano…-
-Invece a me piace molto. Comunque, Alice, dove stai andando?-
-Verso nord, al castello della Regina bianca. Almeno, così mi ha detto di fare quel ragazzo ieri.-
-Intendi il Cappellaio?-
-Cappellaio? Bè, in effetti aveva un cappello strano… una specie di  tuba.-
-Allora sì, è lui. Aveva ragione, devi dirigerti lì. Con un giorno, al massimo due di cammino ci arriverai, se seguirai questa strada. Allora, ci rivedremo là. A presto Alice!- detto questo, scomparve in una nuvola di fumo.
-Anche lui mi ha lasciata qui da sola… va bé, meglio mettersi in marcia. Mi fa paura quell’animale, meglio non contraddirlo- si alzò e continuò a camminare, finché la notte non tornò e si fermò di nuovo.






-Angolo Autrice-
ve lo avevo detto che già questo capitolo sarebbe stato un po’ diverso. Forse è stato un po’ noioso, ma nel prossimo ci sarà un po’ di azione, e Alice avrà un nuovo compagno di viaggio… ma non vi svelo nient’altro. Al prossimo capitolo!
Baci, Ali

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: la fuga ***


CAPITOLO 3: LA FUGA

Quel giorno sembrava andare tutto liscio: Alice si svegliò, si mise in cammino, e questa volta non incontrò neanche una persona o animale strano.
“Mi sta andando bene per oggi. Ma perché non sono ancora arrivata? Secondo lo Stregatto dovrei già essere al castello. Magari ho solo camminato lentamente…”
Poco dopo il suo stomaco incominciò a brontolare rumorosamente. Non mangiava da due giorni, era ovvio che prima o poi la fame si sarebbe fatta sentire.
-Devo trovare qualcosa da mangiare. Però non devo lasciare questo sentiero, lo Stregatto ha detto che… Uffa! Lo Stregatto ha detto quello, lo Stregatto ha detto questo! Io ho fame e ora cerco qualcosa, d’altronde, è un gatto parlante! Sarebbe potuta essere anche un’allucinazione dovuta alla stanchezza!- così svoltò a destra e si inoltrò nel bosco, ma non fu fortunata. Non c’era neanche un albero da frutto, o un cespuglio di more, erano tutti morti. A un certo punto sentì dei passi da qualche parte dietro di lei.
-Senti, Stregatto, lo so che non avrei dovuto, ma avevo fame! Io…- ma le parole le morirono in gola. Dietro non aveva lo Stregatto, ma un uomo in armatura con una spada sguainata che la guardava.
-Cosa hai detto ragazzina? Lo Stregatto? Lo conosci?-
-N-No, d-deve essersi sbagliato, io non lo conosco, l’ho incontrato ieri, ci ho a malapena parlato…- balbettò, tentando di tirarsi fuori dai guai.
-Oh, no, era un tono troppo informale, ora tu vieni con me!- le prese un braccio e la strattonò, ma Alice non era stupida, sapeva che quell’uomo non l’avrebbe portata dove voleva lei, e così oppose resistenza, tirando dalla parte opposta.
-Wow, sei una ragazza testarda! Bè allora mi conviene passare alle maniere forti.- rinfoderò la spada e la lasciò per un momento per tentare di prenderla e mettersela in spalla come un sacco di patate. Alice sorrise.
-Mossa sbagliata-  si abbassò giusto in tempo perché l’uomo non riuscisse a prenderla e abbracciasse l’albero dietro di lei. Gli andò dietro e gli diede un calcio, per farlo sbattere contro l’albero. Poi gli prese la spada e lo trafisse in mezzo al petto, da parte a parte. Non provava nessun ribrezzo ad averlo ucciso. Lei non era una di quelle ragazze tutte per bene che sua madre aveva sempre voluto che fosse. Lei era un maschiaccio, tanto che aveva anche preso lezioni di scherma e tiro con l’arco di nascosto, e di tanto in tanto, anche di difesa personale. Di certo non era debole e tonta quanto quell’uomo si aspettava.
Ormai non sapeva più da che parte fosse il nord, e così decise di proseguire dalla parte opposta verso cui l’uomo la stava portando. Non passarono neppure cinque minuti che sentì delle urla dietro di sé: probabilmente le altre guardie avevano trovato il loro compagno morto. Era meglio correre. Corse più veloce che poteva, però continuava a sentire passi dietro di sé, anche se lontani. Dopo un po’ vide un cartello e si fermò qualche secondo a leggerlo, il che le permise anche di riprendere un po’ di fiato. C’era una mano che indicava a destra, con scritto valle dei fiori  e una che indicava a sinistra con la scritta casa della lepre marzolina. Scelse la seconda, non perché sapesse chi fosse la lepre marzolina, ma perché “casa” voleva dire un posto dove potersi rifugiare. Forse però si era fermata un po’ troppo, perché dietro sentì una voce dire
-Ecco! Prendetela!- cercò di correre ancora più veloce e poco dopo vide una casa un po’ diroccata e inquietante ( come un po’ tutto in quel posto). Ma non le importava, scavalcò il cancello  ed entrò.


 
 
 
 
 
 
-Angolo Autrice-
vi avevo detto che ci sarebbe stata anche un po’ di azione in questo capitolo, però mi dispiace, non sono molto brava a descrivere questo tipo di scene… comunque il prossimo capitolo è quasi finito, e presto lo pubblicherò! Un avvertimento: la lepre è un po’ OOC…
Baci, Ali. 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: il tè delle cinque ***


CAPITOLO 4: IL Tè DELLE CINQUE


-C’è nessuno?- chiese Alice
-Siamo in giardino a bere il tè! Vieni pure!- le rispose una voce che trovò fin da subito simpatica. Non poteva rischiare di passare per l’esterno e così uscì dalla porta sul retro. Il giardino di quella casa era molto grande, ma quasi tutto era occupato da un enorme tavolo con sopra pasticcini, biscotti, tazzine teiere, marmellate, e chi più ne ha più ne metta. “Questi prendono il tè delle cinque molto seriamente.” Si disse Alice. Al tavolo però erano sedute solo tre persone: un coniglio grigio (“Questa deve essere la lepre marzolina” dedusse Alice), lo Stregatto
(“Oh, no! Chissà che ramanzina mi farà per non aver proseguito sul sentiero!” pensò preoccupata) e a capotavola, c’era il ragazzo che l’aveva “accolta” davanti alla porta (“Ci mancava anche lui” pensò con amarezza).
-Allora, lo vuoi un po’ di tè?- le chiese la lepre.
-Oh, no, grazie. Magari dopo.- poi si rivolse allo Stregatto.
-Ciao… scusa, se non ho seguito la strada, ma avevo fame e volevo cercare qualcosa da mangiare…-
-Allora perché non hai accettato il tè che la lepre marzolina ti ha offerto?- . Alice rimase molto sorpresa: non sembrava affatto arrabbiato.
-Perché è successa una cosa nel bosco e…- tentò di dire, ma le urla degli uomini erano vicinissime: erano quasi alla casa.
-Non mi dire che delle guardie ti hanno seguita?- le chiese preoccupato.
-Bè, sì. Scusa ma dovevo farlo! Quel signore mi voleva portare chissà dove, ero spaventata, l’ho ucciso e i suoi amici…-
-L’hai ucciso?- il Cappellaio, che era stato in silenzio fino a quel momento, parlò con la sua solita voce fredda, ma questa volta aveva anche una sfumatura di divertimento.
-Bè sì. Mi voleva solo perché gli ho detto che avevo parlato con lo Stregatto… ma dov’è finito?- come il giorno precedente lo Stregatto si era dileguato in meno di un secondo,e ora era rimasta sola con la lepre e il Cappellaio.
-Per favore, non avete un modo per nascondermi?- chiese con voce supplichevole.
-Va bene. Bevi questo- le disse la lepre dandole una tazzina.
-Tè?- chiese scettica
-No, non è tè. È… no, sarebbe troppo complicato spiegartelo, bevi e basta. E così le mise la tazza alla bocca e le fece bere tutto d’un fiato il contenuto.
-Umm… sa di ciliegia… oh no!- Alice si rimpicciolì fino a diventare dell’altezza di un palmo di una mano. Poi il Cappellaio la prese e la mise in una teiera. Per poi continuare a bere il suo tè come se niente fosse, imitato dalla lepre. Dopo pochi  secondi arrivarono le guardie.
-Dov’è la ragazza?- chiese uno di loro, probabilmente il capo.
-Quale ragazza?- disse la lepre.
-Una bionda, con un vestito azzurro, che ha ucciso un nostro compagno. E che ha anche confermato di conoscere lo Stregatto, che è un ricercato-
-Non ho visto passare nessuno di qua. E tu Cappellaio?-
-No, neanche io- disse con aria innocente.
-Sappiamo entrambi che siete dei bugiardi. Quindi controlleremo comunque la casa. Se non troveremo nulla, ce ne andremo. E non c’è una seconda scelta.-  così si misero a cercare Alice per tutta la casa, ma dopo un’ora ancora non avevano trovato nulla.
-Vi siete convinti?- chiese la lepre
-Va bene. Per questa volta l’avete scampata. Ma se vi troviamo a proteggerla,  arresteremo pure voi.- detto questo. Fece un cenno ai suoi compagni e se ne andarono. Alice tirò un sospiro di sollievo.
-Ok, via libera puoi uscire.- le disse il Cappellaio, aprendo la teiera. Alice si arrampicò e uscì a fatica.
-Ora posso tornare normale?-
-Certo, ecco mangia questo pasticcino- le disse la lepre porgendole una specie di bignè. Alice lo mangiò e subito tornò alla sua statura normale.
-Non mi hai ancora detto come ti chiami-
-Scusa. Mi chiamo… Alice.- indugiò un attimo prima di dire il suo nome, temendo che anche la lepre marzolina potesse urlarle e dirle che doveva andare dalla Regina bianca, ma stranamente non fece nessuna delle due cose.
-Allora è lei Alice?- chiese rivolto al Cappellaio.
-Sì.- gli rispose. Poi gli fece cenno di avvicinarsi, per sussurrargli qualcosa.
-Non dire nulla sulla sua infanzia. Voglio dirglielo io e solo quando sarà il momento, ok?-
-Va bene- rispose la lepre, poi tornò a concentrarsi su Alice.
-Bè Alice, penso che tu abbia fame. Vieni, mangia un po’ di torta.- Alice si accorse solo in quel momento che lo stomaco continuava a brontolarle.
-Grazie.- disse timidamente. Prese una fetta di torta e incominciò a mangiarla, mentre il Cappellaio le faceva delle domande.
-Perché hai lasciato la strada?-
-Ho già detto prima che avevo fame.-
-Va bene. Allora sbrigati a mangiare. Ti sei allontanata parecchio dalla strada giusta, per arrivare al castello ci metteremo altri due giorni al minimo.-
-Scusa? Ci?- gli chiese preoccupata.
-Sì, ci. Verrò con te. Ho già visto quanti casini riesci a fare stando da sola. Sai usare la spada e cavalcare?-
-Sì. E so anche tirare con l’arco.-
-Bene. Vado a prenderti una faretra, una spada e anche dei vestiti più comodi. Quando tornerò, partiremo.- disse, e senza aspettare che Alice potesse ribattere, se ne andò.
-Che tipo scorbutico…- borbottò.
-Non ti preoccupare. In realtà è molto buono, devi solo conoscerlo meglio.-
-Certo, come no.-
-E invece è vero. È solo che quando c’è stata la guerra lui ha perso una persona a cui teneva davvero molto, e da allora si è chiuso in sé stesso e non è più molto socievole. Ma non preoccuparti, dopo un po’ che lo conosci diventa più simpatico.-
-Lo spero. Dovrò stare con lui per due giorni e se continua in quel modo lui non ci arriverà al castello.- disse furiosa.
-Fidati, con te non sarà così brusco per tutto l tempo. Anzi scommetto che presto sarà più gentile.- in quel momento arrivò il Cappellaio con due borse, due spade e una faretra piena di frecce e un arco.
-Tieni, sono per te.- disse porgendole una spada, una sacca e la faretra.
-Ci mettiamo in viaggio?- gli chiese lei.
-Va bene. A presto lepre. Mi raccomando non dire a nessuno che lei è stata qui!-
-Contaci! Buon viaggio!-
Così Alice e il Cappellaio si incamminarono per il bosco, diretti al castello della regina bianca.
 
 
 
 
-Angolo Autrice-
sì, lo so. Questo capitolo fa abbastanza schifo… ma dovevo trovare un modo per far fare ad Alice e il Cappellaio il viaggio insieme. E anche il carattere della lepre è un po’ diverso da quello nel film… ma mi serviva qualcuno per consolare Alice. Nel prossimo capitolo verranno svelati dei segreti! Non perdetevelo!
Baci, Ali

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: i ricordi ***


CAPITOLO 5: I RICORDI


Stavano ormai camminando da quattro ore,e Alice non ne poteva più.
-Per favore, possiamo fermarci cinque minuti? Ho le gambe a pezzi!- brontolò.
-Non sai fare altro che sbuffare?- le chiese il Cappellaio infastidito.
-E tu devi per forza essere così antipatico?- ribatté lei, spazientita quanto lui.
-E va bene. Cinque minuti. Non uno di più.- si fermarono e si sedettero su un tronco.
-Finalmente!- Alice si prese un dolce dalla sua sacca e lo mangiò. Fece per prenderne un altro, ma il ragazzo la bloccò.
-Non finire tutto il cibo ora. Abbiamo solo due pasticcini e tre panini per due o tre giorni.- le disse lapidario. Alice rimise a posto il dolce e poi lo fissò, arrabbiata.
-Puoi dirmi perché sei così gelido con me?-
-Lo sono con tutti-
-E perché?-
-E’ una storia lunga.-
-Abbiamo cinque minuti. Farai in tempo a raccontarmela, Cappellaio-
-Ok. Però fammi un favore: non chiamarmi Cappellaio.-
-Ma ti chiamano tutti così-
-Lo so. E infatti non mi piace. Usa il mio vero nome: Tom.-
-Tom? Mi piace come nome!- gli sorrise.
-Va bene. Allora, sette anni fa, io vivevo a corte. La mia famiglia faceva i cappelli per la regina e la sua famiglia da generazioni. Lì viveva anche la mia migliore amica, era la figlia della Regina bianca. Purtroppo, la Regina aveva una sorella, la Regina di cuori. Anche se era la maggiore, i loro genitori decisero di dare la corona alla Regina bianca. La Regina di cuori si arrabbiò così tanto che decise di vendicarsi. Riuscì a rapire i suoi genitori, perché sapeva quanto fossero cari alla sorella, e li uccise. Ma la nostra regina non voleva lasciarle la corona. Così, la Regina di cuori prese anche il marito e, proprio davanti al castello della Regina bianca, lo decapitò, lasciando lì il corpo e un avvertimento: sarebbe andata avanti a uccidere tutte le persone a lei più care se non le avesse lasciato il trono, e la prossima sarebbe stata sua figlia. Quindi la Regina bianca decise di metterla al sicuro, ma per assicurarsi davvero la sua sicurezza doveva mandarla lontano, in un altro mondo, in modo che la Regina di cuori non la potesse mai trovare. Però, facendo in questo modo le cancellò anche la memoria e quindi non si ricorderà mai di me o di questo mondo e io ho perso per sempre la mia migliore amica, e  Wonderland è caduto nelle mani della Regina di cuori, diventando Scaryland.-
-Che storia triste… ma magari la principessa tornerà- tentò di consolarlo Alice, vedendo che gli occhi di Tom si erano velati di lacrime raccontandole quella storia.
-Lo spero. Ma anche se tornasse non si ricorderà di nulla-
 -Ma ancora non ho capito perché sei così duro con me.-
-Perché tu me la ricordi molto. Aveva i capelli come i tuoi e anche gli occhi, e vedendo te, ho capito davvero quanto mi manca.-
-Mi spiace molto-
-Non importa. È meglio se ci incamminiamo di nuovo, che ne dici?- le chiese con un sorriso.
-Ok. Sai, è la prima volta che ti vedo sorridere!-
-Ho capito di averti ferita trattandoti così male, e quindi voglio rimediare.-


 
 
 
 
-Angolo Autrice-
vi è piaciuto questo capitolo? Rispetto a quello scorso questo mi piace molto di più! Però il prossimo non avrà molto a che fare con il vero “Alice nel paese delle meraviglie”, però spero che vi piaccia comunque!
Baci, Ali

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: inizia il viaggio ***


CAPITOLO 6: INIZIA IL VIAGGIO


Poco dopo però si doverono fermare di nuovo, perché era calata la notte. Alice si sfregò le mani sulle braccia scoperte.
-Hai freddo?- le chiese Tom, preoccupato.
-Un po’…-
-Allora io vado a prendere la legna per fare un fuoco. Tu mettiti i vestiti che ti ho lasciato nella borsa.- detto questo se ne andò, lasciandola da sola. Alice cercò di distrarsi mettendosi i vestiti che le aveva dato Tom. Erano molto comodi e anche belli: aveva una canottiera bianca e una giacca nera di pelle, dei jeans e poi si rimise i suoi stivali, perché Tom non aveva portato a dietro delle scarpe. Poco dopo lui tornò con le braccia piene di legna e accese il fuoco.
-Ti stanno bene.- le disse
-Come?-
-Ti stanno bene, i vestiti.-
-G-Grazie- gli disse arrossendo. Per fortuna era buio e Tom non se ne accorse.
-Se non ti dispiace, vorrei mettermi anche io i vestiti di viaggio…- disse, anche lui in evidente imbarazzo.
-Oh, certo.- Alice si girò per farlo vestire.
-Ok, finito!- le disse dopo un paio di minuti. Alice si girò e rimase senza fiato. Tom era ancora più bello vestito in quel modo. Aveva una t-shirt bianca un po’ attillata, che faceva vedere i muscoli delle braccia, i suoi jeans scoloriti e si era tolto il cappello, facendo ricadere alcune ciocche dei suoi capelli biondi sul viso.
-Adesso è meglio se dormi.- le disse
-E tu no?-
-Dopo. Faremo i turni di guardia e il primo lo farò io. Fra un paio d’ore ti sveglio e lo fai tu. Ti va bene o vuoi che faccio la guardia solo io?-
-No, svegliami pure… Buona notte.-
-Buona notte-
Quella notte passò molto tranquilla. Durante il turno di Alice non successe nulla che la potesse preoccupare e occupò il tempo giocherellando un po’ con la sua spada. A un certo punto il suo sguardo si posò su Tom. Quando dormiva sembrava un angelo. Alice arrossì al pensiero. “No, non mi devo innamorare! Devo tornare a casa, e lui non ci sarà. Poi ho notato da come parlava di quella principessa che era innamorato di lei” sospirò “Forse la mamma ha ragione. L’amore vero non esiste”
Quando sorse il sole Alice svegliò Tom.
-Fra quanto arriveremo secondo te?- gli chiese mentre camminavano.
-Forse domani mattina. Prima no di sicuro.-
-Ma avevi detto due giorni!- sbuffò lei
-Uffa! Non fai altro che lagnarti!- le disse in tono scherzoso.
-Non è vero.- disse lei mettendo il finto broncio.
Scoppiarono entrambi a ridere.
-Va bè, visto che dobbiamo comunque arrivare domani, che ne dici se dopo pranzo ci fermiamo e ci alleniamo?- disse Tom.
-Davvero? Certo!- gli rispose con gli occhi che le brillavano per l’emozione.
Camminarono per qualche altra ora e poi si fermarono a mangiare un panino.
-Vuoi una mela?- le chiese Tom, porgendole una mela rossa
-Non è avvelenata?- gli chiese scherzosa Alice.
-In che senso?-
-Non conosci la storia di Biancaneve?-
-Non l’ho mai sentita. Puoi raccontarmela?-
-Certo! Non è molto complicata. C’era una ragazza bellissima, ma la regina, la sua matrigna, ne invidiava la bellezza, e mandò un cacciatore ad ucciderla. Ma lui non ne ebbe il cuore per farlo e lei fuggì nel bosco, dove incontrò sette nani che la ospitarono. Un giorno i nani andarono in miniera e lei rimase a casa da sola. Allo stesso tempo la regina aveva capito che Biancaneve non era morta e andò lei di persona alla casa per ucciderla con una mela avvelenata. Biancaneve la mangiò e morì, ma i nani quando tornarono uccisero la strega e misero Biancaneve in una bara di cristallo. Il giorno del funerale arrivò un giovane che Biancaneve aveva conosciuto quando era ancora al castello, e la baciò. Dopo il bacio Biancaneve si risvegliò e sposò il principe.-
-E come ha fatto il principe ha farla svegliare con un bacio?-
-Il bacio del vero amore spezza ogni incantesimo. In tutte le storie è così!-
-E tu ci credi al vero amore?-
-Certo! Non esiste niente che è capace di superare l’amore.-
-Io non ci credo. Ci sono pochissimi matrimoni fatti per amore, e poi non penso che un solo bacio, possa spezzare un incantesimo, non ha alcun senso!-
-Non hai cuore! Ora, ci alleniamo?-
-Va bene, ma non pensare di riuscire a sconfiggermi!-
-E’ una sfida?- gli disse Alice
-Sì! Se vinco io oggi la legna le cerchi tu. E se vinci tu…-
-Se vinco io tu ammetterai che il vero amore esiste!-
-Non lo farò mai!-
-Dovrai se perdi. Pronto?- disse impugnando la spada.
-Pronto.- rispose mettendosi in posizione. Incominciarono a lottare, e inizialmente Tom ebbe la meglio. Alice si ritrovò a dover indietreggiare sempre di più, fino a quando non si trovò con le spalle contro un albero. Ormai erano vicinissimi, i nasi che si sfioravano, con le spade intrecciate sotto il viso. Alice strinse i denti cercando di respingere Tom, ma lui era più forte.
-Credo di aver vinto.- disse lui con il fiatone.
-Non ho ancora la tua spada puntata addosso!- disse e facendo uno sforzo incredibile, riuscì a spingere Tom indietro e incominciò a colpire, mentre lui si trovava in difficoltà. A un certo punto gli colpì la mano, facendogli cadere la spada. Poi gli puntò la spada al cuore.
-Credo di aver vinto…- gli disse con un sorriso soddisfatto.
-Sei molto più brava di quanto pensavo.-
-Quindi ora mantieni la promessa. Dì che esiste il vero amore.- gli ordinò
-E va bene… il vero amore esiste!- ammise.
Alice rinfoderò la spada e prese le frecce.
-Ora uso queste.- si mise la faretra in spalla e incoccò una freccia.
-Al mio via prendi la mela e lanciala in aria, ok?-
-Non vorrai mica prenderla al volo? Non ce la puoi fare!-
-Secondo te non potevo neanche batterti con la spada! Tu fallo e basta!-
-E va bene, ma non colpire me.-
-Non ti preoccupare.- Alice tese l’arco e chiuse un attimo gli occhi per concentrarsi.
-Ora!- urlò. Tom lanciò la mela in aria e lei lasciò andare la freccia. Un secondo dopo la freccia era contro un albero e la mela era a terra, tagliata a metà.
-Allora?-
-N-Non posso crederci!- disse Tom guardando stupito la mela a terra.
-Bè, ora andiamo un po’ avanti a camminare.- staccò la sua freccia dall’albero e poi ripresero il viaggio, fino a che il sole non scomparve e calò la notte.
-Puoi andare a prendere la legna.- disse Alice a Tom con la faccia da vincitrice.
-Va bene.-
Poco dopo Tom tornò.
-Mi spiace, non ho trovato molta legna questa volta Alice, ma…- le parole gli morirono in gola e lasciò cadere a terra la legna raccolta, impaurito dalla scena che gli si presentava davanti.
-Tu?- urlò arrabbiato.
 
 
 
-Angolo Autrice-
Da questo capitolo si capisce che tra Alice e Tom incomincia ad esserci un po’ di amore… siete curiosi di sapere chi è la persona misteriosa, vero? Bè, leggete il prossimo capitolo! E scrivetemi dei consigli!
Baci, Alice
 
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: rapimenti e verità svelate ***


CAPITOLO 7: RAPIMENTI E VERITA' SVELATE


-Tu?-
-Sì, io, mio caro cugino. Prendetelo!- disse rivolto alle sue guardie, che andarono verso Tom, lo disarmarono e gli legarono le mani dietro la schiena.
-Allora è davvero lei? Alice?- chiese, questa volta rivolto a Tom.
-E se anche fosse? Cosa vuoi farle Stayne?-
-Quello che non sono riuscito a fare sette anni fa! Quello che tu mi hai rubato, lasciandomi nell’ombra! Ma ora chi è che ha il coltello dalla parte del manico, eh?-
-Ascoltami, Stayne, non c’entro niente! Non è colpa mia se non sei stato con lei…-
-Sta zitto! Tu le sei sempre stato accanto, eravate amici. Io mi limitavo a fare i cappelli! È per questo che alla fine della guerra me ne sono andato! Perché volevo vendetta, io volevo lei! E ora la avrò e tu starai a guardare…- quindi si avvicinò ad Alice, che era stata anche lei disarmata e legata, ma anche imbavagliata. Stava tremando dalla paura,con le lacrime che le scendevano dagli occhi.
-Sei davvero cambiata molto, Alice. È ovvio che non ti ricordi di me, ma d’altronde non mi hai mai dato molta attenzione… Wow, sei sempre bellissima.- disse mettendole una ciocca dietro le orecchie.
-Chissà se anche le tue labbra sono cambiate dall’ultima volta…- disse con voce improvvisamente roca. Alice si dimenò, cercando di liberarsi, ma senza risultato. Stayne prese il bavaglio e lo abbassò. Le sfiorò le labbra con il pollice.
-Sai, mi sono sempre chiesto che sapore possano avere… ti spiace se provo?- chiese e si avvicinò piano al suo volto.
-Non la toccare!- urlò Tom fuori di sé. Stayne si girò e Alice tirò un sospiro di sollievo.
-Rimettile il bavaglio.- disse rivolto al suo scagnozzo.
-Bene, bene. È amore quello che ti leggo negli occhi Tom? Dopo tutti questi anni, ti piace ancora?-
-Non ha mai smesso di piacermi, e tu lo sai meglio di tutti. A te non interessa lei. Tu la vuoi tua solo per farmi impazzire! È per questo che da quando se ne è andata per tutti sono il Cappellaio Matto. Perché sono uscito di senno per la sua perdita.-
-Sì, lo sapevo. Ma non solo per farti impazzire, anche perché ha una grande eredità, e poi guardala, è davvero bella… ma, sai una cosa? Per ora la lascio stare. Starai ancora peggio quando verrete decapitati entrambi, ma lei prima di te, in modo che tu possa soffrire vedendola morire sotto i tuoi occhi, con il suo sangue che ti bagna i piedi…-
-Basta! Sei un mostro!-
-Oh, non sono stato io a dare la legge di decapitare chiunque fosse contro la Regina di cuori, ma è stata lei stessa… portiamoli al castello!- disse poi agli altri uomini, che sollevarono Alice e Tom di peso e li caricarono su due cavalli, con una corda legata al collo e l’altro lato alle redini dell’animale, così, se si fossero voluti buttare, sarebbero morti comunque, impiccati. Poi iniziarono a camminare, e poco tempo dopo, all’orizzonte incominciò pian piano a comparire la sagoma di un castello, circondato da un fosso, con degli archi a forma di cuore e, sul tetto, si potevano distinguere le sagome di alcune teste umane incastrate su dei pali. Ad Alice venne la nausea solo a vederle da quella distanza: un conto era uccidere qualcuno, un altro era tenerne la testa come trofeo. Arrivarono al cancello e Stayne urlò qualcosa alla guardia, che lo aprì.
-Bene. È ora che tu rincontri tua zia, Alice.- Stayne la fece scendere dal cavallo e le puntò il pugnale alla schiena.
-Forza, cammina- disse, e poi rivolto ai suoi uomini: -Lui portatelo in una cella. Quella più inabitabile che trovate, ma non fategli nulla. Ho un conto in sospeso con lui.- aggiunse con un sorriso maligno. Poi, con Alice davanti entrò nel castello, e, passati un numero infinito di corridoi arrivarono davanti ad una porta imponente, a cui Stayne bussò.
-Avanti.- da dentro arrivò una voce gracchiante, da vecchia e che suonava molto antipatica.
Alice entrò, seguita da Stayne.
-Vostra maestà, l’ho trovata. Ecco Alice.-
 
-Angolo Autrice-
il titolo questa volta si addice molto al capitolo, perché di segreti ne vengono svelati 2: l’amore di Tom, e il passato di Alice. Spero che vi sia piaciuto, però d’ora in poi seguirò un po’ di più la trama del film… continuate a leggere scrivetemi!
Baci, Ali
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8: Tra zia e nipote ***


CAPITOLO 8: TRA ZIA E NIPOTE
Alice alzò lo sguardo sulla donna seduta sul trono: era carina, alta, con i capelli rossi e gli occhi color del ghiaccio. Indossava un vestito lungo e un po’ attillato, con dei cuori sulle spalle e sul bordo della gonna, e sulla testa una corona dorata. Era truccata in un modo un po’ troppo vistoso, per i gusti di Alice, con il rossetto rosso che formava un cuore sulle labbra e sulla guancia destra aveva un cuore intero, sulla sinistra, invece, c’era un cuore spezzato, da cui usciva del sangue. I suoi occhi si posarono su Alice, alla quale sembrò che la volesse uccidere con lo sguardo, poi, un sorriso finto mellifluo le apparve sulle labbra.
-Bene, bene. È da un po’ di tempo che non ci vediamo Alice, ma devo dire che sei davvero simile a tua madre…- le disse avvicinandosi. Poi le prese il viso tra le mani e le voltò la testa a destra e a sinistra, come per studiarla, quindi si avvicinò a Stayne.
-Bel lavoro, ti meriti un premio per avermela portata, anche se dopo così tanti anni. Cosa desideri?-
Stayne sorrise maliziosamente ad Alice. –Bè… prima che tu la uccida, mi voglio un po’ divertire con lei…- la Regina rise.
-Ma certo! Però ora lasciala un po’ di tempo con me, è da tanto che non vedo mia nipote. Potrai stare con lei questa sera.- disse, liquidandolo con un gesto della mano.
-Va bene, io vado… ci vediamo questa sera, Alice!- .Quindi la Regina la prese per un braccio, la portò fino al trono e ce la fece sedere.
-Ti piace questa posizione, vero?- le disse, diventando improvvisamente seria.
-Cosa signi…-
-Non fare finta di niente ragazzina idiota!- le urlò.   –Lo sai benissimo che quel posto dovrebbe essere tuo, è per questo che ora sei tornata, vero? Per “riprenderti” il trono? Fidati, non te lo permetterò, la corona è mia ora!- Alice la guardò, senza capire. In realtà ormai non capiva più quello che stava succedendo già da qualche ora, da quando Stayne l’aveva rapita, quando aveva detto che era lei la principessa, e poi Tom aveva ammesso di amarla… non poteva crederci… Tom, amava lei! Purtroppo però non avrebbero potuto stare insieme per molto, probabilmente quella donna li avrebbe uccisi prima, forse addirittura il giorno successivo.
-Ascolti, io non so di cosa sta parlando! È da più o meno cinque giorni che sono qui e di sicuro mi avrete scambiata per qualcun’ altra! Io vengo da Londra, mi chiamo Alice Liddell…- tentò di spiegare, ma la Regina di cuori non voleva darle ascolto.
-Continui a negare? Sei davvero ostinata. Sai una cosa? Penso che perderai presto la voglia di scherzare, Alice. Guardie!- quattro carte da gioco a grandezza umana entrarono dal portone e si inchinarono davanti alla Regina.
-Cosa desidera vostra maestà?- chiesero all’unisono.
-Portatela nelle segrete.- ordinò –e trovatele la cella più scomoda che abbiamo, tanto non dovrà usarla per molto. La sua esecuzione e quella del suo amico Cappellaio, avverranno domani mattina presto.- le guardie/carte la presero e la trascinarono fino ai sotterranei, dove la buttarono, senza troppi complimenti, in una cella sporca e impolverata. Alice incominciò a piangere, disperata. Le lacrime continuavano a scendere, come un fiume in piena, e non davano segno di voler cessare tanto presto. A un certo punto, un rumore la fece trasalire.
-Chi è?- chiese con voce tremante. Dall’ombra uscì un uomo, ma Alice non riuscii a capire chi fosse.
-Ti ho detto che sarei venuto.- Alice incominciò ad indietreggiare verso il fondo della camera, sperando che lui non la vedesse, ma ormai era troppo tardi: Satyne era davanti alla porta della sua cella, e stava incominciando a girare la chiave nella serratura.
Tom era seduto sul letto nella sua stanza, arrabbiato più con sé stesso che con Stayne. Era suo il compito di proteggere Alice, era suo il compito di portarla sana e salva fino al castello della Regina bianca, e aveva fallito, l’aveva persa per la seconda volta. Tirò un pugno al muro, più forte che poteva, e lo fece un’altra volta, e un’altra ancora, finché le nocche non incominciarono a sanguinargli.
-Uuhh, vedo che sei leggermente arrabbiato, vero Cappellaio?- Tom si girò verso la voce.
-Che cosa vuoi Stregatto? Non sono dell’umore per litigare con te, rischierei di strangolarti prima che tu possa dire anche solo una sillaba.-
-Ma io non sono qui per litigare con te, sono qui per aiutarti.- Tom fece una risatina isterica.
-Certo, e in che modo pensi di aiutarmi? Dileguandoti appena arriva il nemico?- gli chiese sarcastico.
-No. Al dire il vero, mi sento un po’ in colpa per quello che è successo qualche giorno fa al tè, e quindi ho pensato ad un piano per farmi uscire tutti e due da qui, e, se funzionerà, la Regina non vi seguirà neppure.- Tom lo guardò, improvvisamente interessato. Lo Stregatto gli sorrise, e si avvicinò per sussurrargli il piano all’orecchio. Tom strabuzzò gli occhi, incredulo.
-Non funzionerà mai. Lo sai vero?-
-Tanto morirete comunque. Vale la pena tentare no?-
 
 
 
-Angolo Autrice-
vorrei ringraziare la mia bff Francesca che mi ha aiutato a scrivere questo capitolo, perché mi era proprio venuto il blocco dello scrittore. Spero che vi sia piaciuto!! J
Baci, Ali
 
 
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9: il giorno della morte ***


CAPITOLO 9: IL GIORNO DELLA MORTE
 
 
Quella notte nessuno era riuscito a dormire. Tom stava ancora pensando al piano dello Stregatto: era un piano pazzo, non avrebbe mai potuto funzionare, però lo Stregatto aveva ragione, tentare non costava nulla. In più ci fu anche il pensiero che Alice stesse male a farlo rimanere sveglio. Aveva sentito per buona parte della notte delle urla femminili, e aveva paura che fossero le sue. Alice, dal canto suo non aveva passato una notte migliore di quella di Tom. Quando Stayne era arrivato, aveva incominciato a baciarla, ad accarezzarla, a toccarla. Alice aveva cercato di respingerlo, ma era troppo debole e stanca, e lui troppo forte, però aveva comunque continuato a cercare di scacciarlo, mordendolo, scalciando e picchiandolo. Cosa aveva ottenuto con tutto ciò? Stayne si era eccitato ancora di più, e, dopo averla picchiata, e aver continuato a cercare di  spogliarla, se n’era andato, dicendole che sarebbe tornato la mattina dopo per portarla alla ghigliottina con Tom. Tom… Alice aveva pensato a lui per tutto il resto della notte, al suo amore per lui, che ancora non aveva avuto l’occasione di dimostrargli, e al fatto che ora, per colpa sua, lui stava per morire. Sentì gli occhi pizzicarle, e Alice non fece nulla per non piangere. Lasciò che le lacrime le scendessero lungo le guance, rigandogliele, per poi ricadere sulle sue ginocchia.
Ormai la notte era passata, e Alice sapeva che non appena il sole sarebbe sorto, un uomo sarebbe venuto a prenderla per portarla verso la sua morte. E così fu. Appena incominciò ad albeggiare, una guardia/carta come quella del giorno prima andò a prenderla, le legò le mani dietro la schiena, e poi la portò verso l’altra parte della prigione.
-Scusa, ma pensavo che la ghigliottina fosse all’esterno.- gli disse Alice, brusca. La carta la guardò con uno sguardo assassino.
-Sì, lo so come è fatto il castello, ma devo passare a prendere anche il tuo amichetto nella sua cella.- quindi, si avvicinò ad una porta e la aprì. Alice rimase senza fiato. Tom aveva due profonde occhiaie bluastre, i capelli biondi erano quasi neri a causa dello sporco e gli occhi erano spenti, non avevano quell’allegria dell’ultima volta. La guardia legò anche lui e gli fece un cenno.
-Seguitemi- ordinò, e andò avanti a fargli strada. Tom si avvicinò ad Alice e le sussurrò all’orecchio: -Appena ti dico di correre, tu corri. Non ti preoccupare di quello che sta succedendo, io ti raggiungerò dopo. Ok?-. Alice non sapeva cosa rispondere. In che senso doveva correre? Tom aveva intenzione di scappare?
-Tu sai che ci uccideranno- gli bisbigliò lei. Tom le sorrise. Un sorriso tristissimo, scoraggiato.
-Non ci ucciderebbero comunque?-. in effetti, aveva ragione, ma Alice aveva comunque paura.
-Allora?- Tom voleva da parte sua una risposta, la voleva subito. Alice si mordicchiò il labbro inferiore, indecisa. Fece un lungo sospiro.
-D’accordo…- disse con un fil di voce, ben poco convinta.
-Bene, allora sbrighiamoci a uscire e finiamo questa storia.- uscirono all’aperto, in una specie di teatro romano, come il Colosseo, a forma ovoidale e con le tribune piene di gente che voleva vedere i traditori morire. Al centro del giardino, c’era una ghigliottina, con accanto un uomo con un’accetta in mano. Se Alice fosse stata un po’ meno spaventata e si fosse voltata alla sua destra, avrebbe visto Tom fare l’occhiolino a quell’uomo, ma, ovviamente, era troppo occupata a guardare la Regina di cuori in mezzo agli spalti che la stava guardando con uno sguardo come per dire “Come pensi di cavartela ora?”.
Li fecero avvicinare e la Regina zittì tutti con un gesto della mano.
-Oggi, siamo qui per vedere morire due traditori. Ultimamente ce ne sono stati molti, ma questi due sono speciali. Sapete il perché? Perché quella – indicò Alice- è la mia cara nipotina che è tornata dopo tanto tempo perché voleva il suo trono. E ora pagherà per le sue sciocchezze, come suo padre pagò per aver cercato di fermarmi anni fa!- man mano che parlava la sua voce cresceva  sempre di più, fino a diventare un urlo. Sugli spalti la gente gridò e applaudì. Alice si accorse di stare tremando, e anche Tom, perché le si avvicinò e le diede un piccolo, quasi impercettibile bacio sulla guancia, ma Alice si sentì comunque sciogliere. Le sorrise.
-Andrà tutto bene, non preoccuparti. Vedi quella porta laggiù?- le indicò con un cenno della testa un portone di legno proprio di fronte a loro. E senza guardie a controllarlo. Alice annuì.
-Scappa da quella parte, corri sempre dritto, e una volta raggiunto il bosco nasconditi dietro un albero e aspettaci. Chiaro?- Alice era confusa.
-Come? In che senso aspettaci?- ma Tom non le rispose, e si limitò a guardare il boia. Solo allora Alice notò gli occhi gialli di quell’uomo, con le pupille appuntite e i denti affilati.
-Stregatto?- sussurrò.
-In carne e ossa, cara. Oh, sarà meglio stare zitti ora.- si girò verso la Regina.
-Bene. Alice, hai qualche ultima preghiera?- le chiese, evidentemente non interessata.
-No- le sibilò Alice.
-Bene, possiamo procedere.- Alice si chinò sul ceppo di legno e alzò leggermente le mani. Lo Stregatto sorrise. “Certo che quella ragazza capisce sempre tutto al volo!” si girò verso la Regina.
-Tagliatele la testa!- urlò. Allora lui abbassò l’accetta, che però, al posto di tagliare la testa di Alice, tagliò le corde che le legavano i posti, per poi tagliare anche quelle di Tom.
-Forza, corri!- le urlò. Alice corse verso il portone, e lo varcò giusto un secondo prima che la Regina urlò a tutti di sbarrare le porte e chiudere i cancelli. Fece come le aveva detto Tom, corse fino al bosco, si nascose dietro un albero e aspettò. Dopo neppure cinque minuti, vide qualcuno arrivare e si preparò al peggio. Ma poi riconobbe il suo profilo, i suoi capelli biondi e i suoi occhi magnifici.
-Tom!- lo abbracciò di slancio, e lui ricambiò, felice.
-Va bene, abbiamo poco tempo.- disse sciogliento l’abbraccio. Solo allora Alice notò che accanto a lui c’era un altro uomo, ma con gli occhi gialli.
-Stregatto?- chiese. Lui le sorrise, mostrandole i suoi denti da gatto.
-In persona.- Alice abbracciò anche lui.
-Ok. Stregatto, cerca di allontanarli più che puoi dalla foresta e dal castello della Regina bianca. Una volta che li avrai seminati, raggiungici al castello, e…- lo Stregatto lo interruppe con un gesto della mano.
-Forse non ti ricordi, ma il piano è mio, quindi penso di saperlo.- Tom gli sorrise, e Alice fu grata di poter finalmente rivedere quel bellissimo sorriso sul suo viso.
-Bene, buona fortuna.-
-Anche a voi.- gli augurò. Poi si divisero. Alice e Tom si addentrarono nel bosco, lo Stregatto uscì allo scoperto.
-A proposito, questa è per te.- le disse Tom, porgendole una spada e la sua custodia.
-E’ per questo che siete arrivati dopo?- Tom annuì.
-Non potevamo rimanere disarmati, non credi?-
Continuarono a camminare, finchè non arrivò la notte.
-Se vuoi questa volta vado io a prendere la legna…- si offrì Alice, ma lui scosse la testa.
-No, per oggi rimarremo al buio. Siamo ancora troppo vicini al castello della Regina di cuori per rischiare di accendere un fuoco. Mi spiace.-
-No, non fa niente. Tom, posso farti una domanda?- lui la guardò per nulla stupito.
-Certo- Alice prese un lungo respiro per calmarsi e parlò.
-Sono davvero io la principessa di cui mi hai parlato?- Tom sospirò.
-Era inevitabile che tu lo scoprissi prima o poi, ma mi spiace che tu sia venuta a saperlo in questo modo.- Alice lo guardò, sbigottita.
-Ma come può essere? Io non vengo da qui, hai visto anche tu, e non ricordo assolutamente nulla di questo posto, fidati, te lo avrei detto!- stava praticamente urlando. Lui mise la sua mano su quella di lei.
-Calmati okay? È normale. Mandandoti nell’altro mondo per farti stare al sicuro, la Regina ha anche dovuto cancellarti la memoria, per paura che tu cercassi di tornare qui. È per questo che io ero davanti a quella porta. Mi ci ha messo la Regina bianca per controllare se saresti tornata, sperando che tu non lo facessi. Ma, come sempre, quello stupido Bianconiglio ha rovinato tutto!- Alice stava per piangere.
-Ma come è possibile? Tom, davvero, ti credo, ma comunque non riesco a ricordare.- una lacrima le rigò la guancia e Tom allungò la mano per asciugargliela.
-Per ora non importa. Quando saremo al castello ci penserà la Regina a prepararti una pozione per farti tornare la memoria.- Alice continuava a piangere. A un certo punto le uscì anche un enorme singhiozzo. Tom l’abbracciò, e lei continuò a piangere, stretta a lui.
-Tom, mi prometti che rimarrai con me fino alla fine?- lui le mise una mano dietro la nuca, e l’attirò a se, fino a sfiorarle le labbra.
-Certo.- le sussurrò. Poi annullò le distanze tra di loro, baciando Alice sulle labbra. Un bacio dolce, mischiato con le lacrime salate. Alice si abbandonò a quel bacio, che aveva atteso fin dalla prima volta che lo aveva visto. Ma non ci riuscì per molto. Incominciarono a vorticarle nella mente mille immagini, nitide, come se fossero state per tutti quegli anni rinchiuse in un cassetto nella sua testa, e il bacio di Tom fosse la chiave per aprirlo. In una c’era lei a un anno che cercava di camminare, con accanto una signora bellissima, con gli occhi e i capelli uguali ai suoi, sembrava lei a trent’anni. In un’altra aveva all’incirca sei anni ed era con un ragazzino biondo che le stava mettendo il broncio, inarcando le sopracciglia sopra i suoi occhi nerissimi. E poi molte altre. Lei a cavallo, lei che si sbucciava un ginocchio, lei mentre si metteva un cappello troppo grande…
Alice si staccò di colpo dal bacio di Tom, con la testa che le pulsava e le girava. Si sedette per non cadere. Tom la guardò preoccupato.
-Cosa è successo? Stai male? O… oppure non volevi che ti baciavo? Mi spiace molto Alice, non volevo metterti in imbarazzo, io…-
-Ricordo.- disse Alice con un fil di voce.
-Come?-
-Ricordo, ricordo tutto quanto della mia infanzia, di te, di mia madre…- Alice si tenne la testa. Le faceva malissimo. Tom le si sedette accanto, preoccupato, ma allo stesso tempo sorrideva.
-Sul serio? Ma come è potuto succedere così all’improvviso?- Questa volta fu Alice a sorridere.
-Tom, non ti ricordi quello che ti ho detto un paio di giorni fa?- lui scosse la testa, confuso. Il sorriso di Alice si allargò ancora di più.
-L’amore vero spezza ogni incantesimo-
 
 
 
 
 
 
-Angolo Autrice-
taa-daa! Che ne dite di questo nuovo capitolo? Finalmente ho pubblicato questo capitolo, e finalmente Tom e Alice si sono dichiarati! Scrivetemi recensioni e consigli!
Baci, Ali

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Capitolo 10
*** Capitolo 10: il Bruccaliffo ***


CAPITOLO 10: IL BRUCCALIFFO
 
 
Quella notte passò senza intoppi. Alice si era addormentata poco dopo il bacio di Tom, abbracciata stretta a lui.
Il mattino dopo ripresero il loro cammino, che, a quanto diceva il Cappellaio, non sarebbe durato ancora per molto, e probabilmente sarebbero arrivati quella sera stessa.
-Dici davvero?- gli chiese Alice.
Lui annuì. –Sì, tra poche ore ritroverai tua madre.- Alice ci pensò su. Cavoli, sua madre. Una sconosciuta era sua madre, e quella che pensava fosse sua madre, era in realtà una sconosciuta. Questo le fece venire in mente una cosa.
-Tom, ma quindi, mia mamma, quella dell’altro mondo, mi ha adottata? Perché a me sembra di aver sempre vissuto con lei, non so spiegarmelo…- lui si girò verso di lei, gli occhi neri inespressivi come i primi giorni in cui si erano conosciuti.
-Sì.- fu l’unica cosa che disse.
-Cosa vuol dire ? solo sì? Perché non me lo ha mai detto? Perché…?-
-Non lo so. Forse pensava che dicendoti tutto ti avrebbe fatta soffrire. E comunque non ricordi nulla perché ti avevamo cancellato la memoria di quando eri piccola, quindi non puoi neanche ricordare quello che è successo prima, la tua vita incomincia da quando avevi dodici anni.- Alice aveva le lacrime agli occhi. Stava accadendo tutto troppo in fretta. Troppe verità svelate, troppi avvenimenti tutti in pochi giorni. Tom sembrò accorgersene perché le mise un braccio intorno alle sue spalle e la strinse a sé, protettivo.
-Non preoccuparti. Lo so che è dura per te, ma andrà tutto bene.- le sussurrò all’orecchio.
-Hey, guarda lassù!- urlò Alice. Il ragazzo alzò lo sguardo sul punto indicato da lei: alcuni anelli e disegni di fumo colorati volteggiavano nell’aria tutti che partivano da uno stesso punto poco lontano da loro.
-Ah, questo deve essere…-
-Andiamo a vedere!- lo interruppe Alice, prendendolo per una manica e strattonandolo fino al luogo in cui i fumi avevano inizio. Una volta arrivati, Alice rimase a bocca aperta. Davanti a lei c’era un fungo gigante, alto come lei, con sopra un enorme bruco blu che stava fumando fumo colorato.
-Un-un bruco? Che fuma? Oddio, è ancora più strano dello Stregatto!- balbettò.
-Oh, salve Cappellaio.- salutò il bruco, con una voce roca e profonda. Tom sorrise.
-Buongiorno Bruccaliffo, come stai?-
Il Bruccaliffo alzò le spalle (spalle? Da quando i bruchi hanno le spalle? Si chiese Alice).
 –mi annoio un po’, di qui non passa mai nessuno…- poi sembrò notare Alice e gli si illuminarono gli occhi. –No, non dirmi che quella è…- Tom annuì.
-Sì, è lei. È Alice.- il bruco allungò una delle sue zampe, che Alice strinse.
-Oh, che piacere, che piacere! Ho sempre sognato il giorno in cui ti avrei incontrata!- Alice sorrise, intimidita.
-Bè, il piacere è mio. Ho sempre voluto conoscere… ehm.. un bruco parlante.- il Bruccaliffo le lasciò la mano e andò dietro il suo fungo a cercare qualcosa. Ogni tanto se ne usciva con un “ma dov’è?” oppure “pensavo di averlo messo qui!”.
-Ah, eccolo!- esclamò così all’improvviso che fece sobbalzare Alice. Uscì da dietro il fungo con un rotolo in mano.
-Quello cos’è?- chiese Alice. Tom e il Bruccaliffo la ignorarono.
-L’oracolo? Ce l’avevi tu? Pensavo fosse andato perduto durante la guerra.- disse Tom.
-No, sono riuscito a salvarlo, e l’ho nascosto qui per tutto questo tempo. La Regina rossa non ha mai sospettato che fosse rimasto integro.- quindi aprì il rotolo per terra. Alice e Tom si chinarono a guardare le immagini. Ce ne erano molte rappresentanti uomini in armatura, o scene di guerra, ma l’immagine che colpì Alice fu l’ultima, quella che rappresentava una ragazza con i capelli dorati che teneva in mano la testa di una specie di serpente.
-Quella non posso essere io…- sussurrò.
-E invece sì. L’oracolo lo aveva previsto già dalla fine della guerra che tu avresti tolto la Regina rossa dal trono nel giorno Gioiglorioso, liberando così Scaryland e facendo tornare la pace di Wonderland.- disse il Bruccaliffo.
-Quindi dovrei guidare un esercito?-
-No, lo scontro sarà corpo a corpo tra te, e il Ciciarampa. Se ucciderai lui, la corona sarà tua, e la Regina rossa dovrà sottoporsi a te.- Alice guardò Tom, disperata.
-Ma, io non posso combattere contro un serpente gigante! Posso anche uccidere un uomo, ma quella bestia è troppo grande! Morirò!-
-Non preoccuparti. Da quello che ho visto sei preparatissima. E poi avrai una spada speciale, l’unica spada in grado di uccidere il Ciciarampa. Ti aiuterà lei.- Alice sbuffò.
-Ok, adesso basta! Questo è troppo! Anche una spada parlante? Prima un coniglio, poi questo posto assurdo, e la scoperta che in realtà mia mamma è sempre stata in un altro mondo, io…- Tom le mise una mano sulla spalla, per calmarla.
-Alice, non preoccuparti, la spada non parla. Lo so che è difficile, ma, ti prego, puoi provare a salvare Scaryland?- Alice lo guardò negli occhi. Sembrava così disperato, così insicuro, che non seppe resistere.
-E va bene. Lo farò. Ucciderò il Ciciarampa.- le labbra di Tom si distesero in un sorriso.
-Grazie.- le disse. –Ora però è meglio se continuiamo il cammino, altrimenti non arriveremo in tempo al castello. Il giorno Gioiglorioso è domani.-
-Ma come farà la Regina rossa a sapere che giorno è domani?-
-Arrivati al castello manderemo un messaggero a cavallo. Arriverà dalla Regina prima di quanto pensi. Ora andiamo. È stato un piacere rincontrarti Bruccaliffo.-
-Anche per me. Auguri!- disse con un cenno della mano. Poi rincominciò a fumare come se non fosse successo nulla.
-Pensi che possa farcela?- chiese Alice a Tom dopo un po’. Lui sorrise.
-Certo. È il tuo destino. È sempre stato scritto così, hai visto l’Oracolo, no?-
-Sì, ma è difficile credere che io possa uccidere quella bestia.-
-Devi stare tranquilla. Ti verrà spiegato tutto dalla regina al castello. E lì ti verrà data anche la spada Bigralace.-
-La che?- chiese Alice aggrottando la fronte.
-La spada Bigralace.- Alice continuava a non capire. Tom sbuffò.
-Quella che pensavi parlasse.- disse infine. Alice si illuminò.
-Ah! Ok, ho capito.-
-Dai ora muoviamoci se vogliamo arrivare prima che faccia tardi.- continuarono a camminare e versole quattro, quando il sole brillava alto in cielo, un enorme castello meraviglioso si scagliò di fronte a loro. Il castello della Regina Bianca.
Lì dentro c’è mia madre pensò Alice.
 
 
 
-Angolo autrice-
vi è piaciuto? Qui ho ripreso molto dal film, ma sono comunque soddisfatta di questo capitolo. Che dire? Continuate a leggere!
Baci, Ali
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11: Mamma ***


CAPITOLO 11: MAMMA
 
 
Alice si bloccò, pietrificata. Tom le si avvicinò.
-Che c’è?-
-Niente, è solo che… ho paura che la Regina rimarrà delusa nel vedermi…se credesse che non sono degna? Manderà qualcun altro di più esperto a uccidere il serpente?- Tom le mise le mani sulle spalle e la guardò negli occhi.
-Ascoltami bene. La Regina non ha mai smesso, neanche per un giorno di pensare a te, di volerti bene. Se non le fosse importato nulla della tua vita, a quest’ora saresti stata decapitata dalla Regina di cuori, e la corona non sarebbe nelle sue mani. Non la deluderai, capito?- Alice annuì. Certo, Tom l’aveva convinta, ma aveva comunque paura di vedere la sua vera mamma.
-Andiamo?- Tom le porse la mano, e Alice la prese.
-Andiamo- disse con un sospiro.
Con Tom riuscirono a passare tutti i controlli senza che nessuno li fermasse, a quanto pare, doveva avere grande stima nel palazzo, perché tutti al loro passaggio si inchinavano.
-Perché si inchinano tutti a te?- gli sussurrò ad un certo punto. Lui sorrise e scosse la testa.
-Non te riesci proprio a mettertelo in testa vero? Tu sei una principessa! P-r-i-n-c-i-p-e-s-s-a. Loro si inchinano a te, non a me-
-Smettila di trattarmi come una bambina che non capisce niente!-
-Bè, un motivo ci sarà se ti tratto così…-
-Scemo!- Alice gli diede un pugno scherzoso sul braccio, mentre entrambi si mettevano a ridere. A un certo punto Tom si fermò, e tornò serio. Alice seguì il suo sguardo.
-E’ lì dietro? Mia mamma?- Tom annuì.
-Sei pronta a conoscerla?-
-Pronta- detto questo, Tom bussò alla porta. Questo le riportò alla mente quel momento terribile in cui Stayne aveva fatto lo stesso, e per un attimo rabbrividì. Ma di sicuro, la mano calda che stringeva la sua non era quella di Stayne, come non lo ora quel fantastico sorriso che la faceva morire tutte le volte.
-Avanti- la voce dall’interno questa volta era calda e accogliente, e Alice sentì il suo cuore perdere un battito quando, all’aprirsi delle porte, vide la Regina bianca. Era identica alla persona che aveva visto nei suoi ricordi quando aveva baciato Tom, solo con qualche ruga in più e delle profonde occhiaie. Quando li vide si alzò di scatto dal trono e corse subito ad abbracciare Alice.
-O mio Dio, non pensavo che ti avrei mai rivista! Fatti vedere! Oh, come sei cresciuta! Se non sbaglio ora dovresti avere 20 anni, come Tom…- era la prima persona che Alice sentiva chiamarlo col suo vero nome.
-Ne ho 19- disse. La sua voce risultava un po’ tremante, ma era normale, visto che vedeva sua madre per la prima volta.
-Giusto, che sbadata, lui ha un anno più di te e… quanto è bello rivederti!- la stritolò in un abbraccio da orso.
-Sì, mamma, anche per me è bello vederti…- disse Alice, ricambiando l’abbraccio.
-Bè, è meglio se vi lascio sole ora, avete parecchie cose da dirvi… ti va bene se passo da te questa sera?- disse Tom. Alice annuì, ringraziandolo con lo sguardo. Lui sorrise.
-A dopo Alice. Vostra maestà.- detto questo, si inchinò e andò via, chiudendosi la porta alle spalle.
-Vieni, vieni a sederti qui, accanto a me, Alice- le disse la Regina (o dovrei iniziare a chiamarla mamma? si chiese Alice) indicandole un trono un po’ più piccolo accanto al suo.
-Allora, adesso devi raccontarmi tutto, dall’inizio alla fine del tuo viaggio a Scaryland- e così fece Alice. Le raccontò del Bianconiglio (Ah, che irresponsabile! Gli avevo detto di non cercarti e portarti qui!) dell’uomo che aveva ucciso (così si fa! Brava, tesoro, i maschi si devono sempre prendere a calci) e di Stayne e della Regina di cuori. A questo punto, sua madre si arrabbiò.
-Come ha osato, quel vigliacco di Stayne a toccarti! E’ sempre stato un bravo ragazzo, fino a quando non è diventato un leccapiedi di mia sorella! Oh, io…-
-Mamma, calmati. È tutto ok. Sto bene, non mi ha fatto nulla di male.- lei parve tranquillizzarsi un po’.
-Ok, ti credo. Ma una cosa non mi è chiara. Come fai a ricordarti di tutto?- Alice arrossì e abbassò la testa, imbarazzata. Aveva evitato le parti che riguardavano lei e Tom, non si sentiva a suo agio a raccontarle a sua madre.
-Allora?- Alice si fece coraggio, e parlò.
-Bè, forse è stato…ehm… è stato merito… del bacio di Tom!- disse l’ultima frase tutta d’un fiato, sperando che lei non capisse, ma le sue speranze furono vane. Sua madre spalancò gli occhi e sorrise, mettendosi una mano sulla bocca.
-Non ci posso credere! Ti sei fidanzata e non mi hai detto niente! E neanche con un ragazzo qualunque,ma con Tom! Oh, finalmente quel ragazzo si è dichiarato…-
-Cosa? Tu sapevi che gli piacevo?-
-Tutto il regno lo sapeva sette anni fa, l’unica che sembrava non accorgersi di nulla eri tu.-
-E… ho continuato a piacergli anche mentre non c’ero?- chiese in evidente imbarazzo. La Regina sorrise.
-Certo. Non ti ha raccontato della tua foto che ha nella tasca? Molte volte l’ho sorpreso a guardarla per ore con le lacrime agli occhi… fidati, se c’è un ragazzo che tiene a te, quello è proprio Tom.-
Alice arrossì fino alla punta dei capelli.
-Una mia foto?-
-Sì, esatto- Alice rimase un po’ di tempo in silenzio.
-Ehm… a che ora si mangia qui?-
-Verso le sette. Manderò qualcuno a prenderti e mostrarti la sala da pranzo. Ora ti accompagno nella tua stanza, dove potrai rinfrescarti e metterti dei vestiti puliti.-
La stanza di Alice era abbastanza grande, con un letto a due piazze nel centro, un grosso specchio,  un tavolino per sistemarsi i capelli e truccarsi, un armadio e una sedia. Sulla sedia era posato un bellissimo vestito lilla, senza spalline, lungo fina ai piedi e con una fascia brillantinata appena sotto il seno. Sopra c’era un biglietto. Diceva:
spero che ti piaccia. Lo indossavi all’ultimo compleanno che hai passato qui. L’ho fatto un po’ allungare, immaginavo che saresti cresciuta.
Mamma
-Mamma...- disse malinconica. Appoggiò il biglietto sul tavolo e andò a farsi un lungo bagno. Le serviva davvero dopo la sua avventura nelle segrete di sua “zia”. Si truccò, si pettinò e si mise il vestito, poi si specchiò: le andava davvero a pennello, forse un po’ lungo, ma le piacevano i vestiti lunghi. Fece una piroletta su sé stessa.
-Chissà cosa penserà Tom nel vedermi con questo vestito… mi troverà carina?- finì la frase che sentì bussare alla porta. Sobbalzò leggermente.
-Avanti- si aprì la porta ed entrò la lepre marzolina. Le labbra di Alice si distesero in un sorriso.
-Che bello vederti qui-
-Anche per me cara, è un piacere… Allora, avevo ragione sul Cappellaio? Si è comportato bene con te?- a quanto pare volevano farla tutti sentire in imbarazzo in quel posto.
-Sì…- rispose.
-Bene. Ora vieni, un bel piatto di arrosto e una fetta di torta al cioccolato ci aspettano!-
Scesero le scale, attraversarono un paio di corridoi e sbucarono in una sala illuminata con un grande tavolo al centro. Le uniche persone sedute erano sua madre, lo Stragatto e Tom. Quest’ultimo, non appena la vide si alzò e le venne incontro. Si fermò un po’ distante da lei e la squadrò. Alice si morse le labbra, in ansia.
ecco, lo sapevo, mi trova orribile.
Dopo qualche secondo sorrise, uno di qui sorrisi rari che Alice adorava, e le si avvicinò, sussurrandole all’orecchio.
-Sei bellissima- Alice sospirò, tranquilla. Lui le diede un leggero bacio sul collo, facendole venire i brividi.
-Grazie- si sedettero a tavola e mangiarono tutti insieme. Alice non si sentiva così felice da molto tempo. Amava la sua famiglia nell’ “altro mondo”, ma era come se qui si sentisse davvero a casa, e, in effetti, era così.
Dopo cena si alzò e andò nella sua stanza. Poco dopo sentì bussare.
Ah, giusto, Tom doveva passare.
-Avanti- disse. Lui entrò e la raggiunse sul balcone, poi le cinse le spalle con il braccio, stringendola leggermente a sé.
-Sei davvero fantastica-
Alice rise. –Me lo hai già detto-
-Lo so, ma non smetterò mai di farlo, sei… sei troppo bella…- Balbettò. Alice si appoggiò a lui, poi le tornò in mente ciò che aveva detto sua mamma.
-E’ vero che hai una mia foto in tasca?- lui si irrigidii, e Alice ebbe paura di avergli detto la cosa sbagliata, con il suo carattere non si poteva mai sapere cosa pensasse. Ma lui non la lasciò, anzi, mise la mano libera in tasca e ne tirò fuori una foto, che porse ad Alice. Era raffigurata lei, con lo stesso vestito che aveva indosso in quel momento, mentre sorrideva felice all’obbiettivo. Sullo sfondo si vedeva il castello in lontananza e più vicino degli addobbi e molti piatti di dolciumi.
-E’ una foto bellissima-
-Ovvio, ci sei tu, e tu sei…-
-Sì,sì, lo so. Sono stupenda, fantastica, bellissima…- lo interruppe Alice prendendolo in giro. Tom sbuffò.
-Quando la smetterai di insultarmi?-
-Io non ti sto insultando, ti sto solo un po’ prendendo in giro…- risero entrambi, ma poi si fermarono.
-Ce la farò domani?- gli chiese lei.
-Ce la farai. Crediamo tutti in te. Io credo in te.- Alice lo abbracciò di slancio, facendogli quasi perdere l’equilibrio.
-Grazie, Tom- gli sussurrò sul petto.
-E di che?-
-Di continuare ad aiutarmi e consolarmi, nonostante io continui a romperti le scatole- Tom rise.
-Ehi, sei la mia rompiscatole preferita… e se io non ti consolassi, chi mi darebbe il bacio della buonanotte?- Alice si staccò.
-Bè, forse è meglio se ora andiamo entrambi a dormire…-
-D’accordo.- andarono insieme verso la porta, dove Tom si appoggiò, prima di aprirla.
-Che c’è?- gli chiese Alice.
-Il mio bacio della buonanotte?- Alice si avvicinò e gli diede un piccolo bacio sulla guancia.
-Ok?- lui le prese il volto tra le mani, e le diede un bacio passionale, di sicuro poco casto, che lasciò Alice senza fiato. Non seppe dire se passò un minuto o un anno quando Tom si staccò. Lui le sorrise.
-Sì, ok. Ora posso andare. Buonanotte.- Alice rimase un po’ davanti alla porta chiusa, imbambolata, toccandosi le labbra rosse e gonfie.
Wow, quello sì che era un bacio…
Si mise a letto in una specie di stato di trance, e le sembrava di essere ad un metro da terra. Si addormentò in fretta, con ancora il sorriso sulle labbra.
 
 
 
 
-Angolo autrice-
Bene, bene. Questa storia è quasi finita. Ci sarà ancora un capitolo, al massimo due, dove la concluderò. Please recensite!!
Baci, Ali
 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12: Epilogo ***


CAPITOLO 12: EPILOGO
 
 
La mattina dopo Alice si svegliò che il cielo era grigio e cupo.
Dà proprio la carica giusta questo tempo “fantastico”
Pensò Alice amaramente, facendo una smorfia. Sulla sedia su cui il giorno prima c’era l’abito lilla, oggi si trovava un’armatura luccicante, senza elmo, ma comunque non sembrava esattamente comoda. Accanto c’era un arco e una faretra piena di frecce e una spada con la sua cintura per legarla alla vita. Alice si lavò e vestì e scese al piano di sotto per fare colazione. La sala da pranzo era vuota questa volta, c’era solo un piatto con qualche biscotto e una tazza di tè. Nonostante Alice avesse lo stomaco chiuso per la tensione si impose di mangiare almeno un po’. Sbocconcellò un biscotto e bevette qualche sorso di tè. Si diresse all’esterno. Lì la aspettava un intero esercito, ordinatissimo e pronto all’attacco. In prima fila c’erano la Regina bianca e Tom, che l’aspettavano. Alice salì sul suo cavallo bianco e aspettò. Non si dissero nulla, non ce n’era bisogno, sapevano già le emozioni degli altri solo guardandosi negli occhi. Poco dopo si sentirono degli zoccoli lontani e comparve l’esercito della Regina di cuori. Ad Alice balzò il cuore in gola. L’esercito piano piano si avvicinò fino a che Alice riuscì a scorgere le figure che lo capitanavano: erano la Regina e Stayne. Improvvisamente la paura di quel momento si trasformò in rabbia. Rabbia per ciò che le stavano facendo passare, per ciò che le avevano fatto e per ciò che avevano fatto a quel popolo. In quel momento, giurò a se stessa che avrebbe vinto quella guerra, per lei, per Tom, per tutti, anche a costo della vita, ma avrebbe fatto tornare Wonderland, scacciando il terrore si Scaryland per sempre. La Regina di cuori si mise di fronte a sua sorella, mentre Stayne andò davanti ad Alice. Lei fece indietreggiare il cavallo istintivamente, e giurò di aver visto la mascella di Tom serrarsi mentre guardava Stayne.
-Ho ricevuto il tuo messaggero- disse la Regina di cuori.
-Sapevo che prima o poi questa guerra sarebbe arrivata, ma non credevo che il tuo guerriero fosse- e qui fece una smorfia, schifata- tua figlia.-
Alice serrò i pugni.
-Non importa chi è. Ora, vogliamo finire questa storia una volta per tutte?- chiese la Regina bianca. L’altra sorrise.
-Ma certo. Schieriamo i nostri cavalieri. Ciciarampa!- il cielo grigio sulle loro teste si scurì ancora di più. Tutti alzarono lo sguardo. Sopra di loro stava volando una bestia enorme, una specie di serpente con le ali, non proprio un drago. Volteggiò un paio di volte per aria e poi si accucciò accanto alla Regina di cuori. Questa si rivolse ad Alice, mentre accarezzava il Ciciarampa.
-Sai che non le la farai mai vero?- Alice le porse uno sguardo di sfida.
-Vedremo- la Regina rimase un po’ interdetta, non si aspettava una reazione da parte sua, ma poi tornò ad indossare quella maschera glaciale che aveva sempre indossato.
-Basta chiacchere. È ora di iniziare a lottare.- entrambi gli schieramenti si allontanarono, lasciando il campo libero per Alice e il Ciciarampa. Alice smontò dal cavallo.
-Ma che stai facendo? Con il cavallo sarai più veloce!- le urlò Tom. Alice scosse la testa.
-Può darsi, ma mi bloccherà nei movimenti, quindi sarebbe solo d’intralcio.-
E la lotta iniziò.
Prima sembrava che nessuno dei due lottatori volesse iniziare la prima mossa, e girarono uno intorno all’altra, esaminandosi. All’improvviso, Alice incoccò una freccia e centrò dritto l’occhio destro del Ciciarampa, così in fretta che nessuno se ne accorse finché un urlo mostruoso non squarciò la quiete che si era creata. Il Ciciarampa portò una zampa verso l’occhio ferito, e con quello buono fulminò Alice con lo sguardo. Fu allora che lei si mise a correre. Lo spazio della battaglia non era molto esteso, quindi alice decise per la direzione meno scontata: andò dritta verso il mostro. Gli passò sotto correndo, e una volta arrivata dietro di lui, gli tagliò la coda. Un’ondata di sangue nero sgorgò a fiotti dalla ferita, e Alice, mentre cercava di scappare, vi scivolò sopra. Il Ciciarampa cercò di morderla con i suoi denti aguzzi mentre lei era per terra, ma con scarsi risultati. Solo quando iniziò ad usare gli artigli inflisse delle ferite ad Alice. La prima le staccò il braccio dell’armatura, facendolo volare lontano. La seconda infierì su quel braccio, provocandogli tagli profondi per tutta la sua lunghezza. Alice urlò. Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, ma si costrinse a sottrarsi a quella bestia. Impugnò la spada con l’altro braccio e tagliò un dito al Ciciarampa che cercava di ferirla ancora. Con non poca fatica si alzò e riprese fiato. Non sarebbe durata ancora per molto, lo sapeva. Quindi doveva approfittare di quel momento e colpire, colpire, colpire, finché il Ciciarampa non fosse stato distratto per fare in modo che lei potesse avere un chance di ucciderlo.
Ucciderlo… sì, ma come? È praticamente indistruttibile!
pensò Alice. Iniziò ad attuare la prima parte del suo piano. Iniziò a colpire il Ciciarampa più che poteva, quando le cadde l’occhio sulla Regina di cuori, che già sorrideva vittoriosa. La Regina, per spaventarla, le fece il segno del taglio della gola, come per dire che sarebbe morta.
Tagliare la gola… ma certo!
Alice le sorrise di rimando. In quel momento tutto svanì intorno a lei. Non c’era più sua mamma, Tom, Stayne, la Regina di cuori o tutto quel mondo, c’erano solo lei e il Ciciarampa. Perfino il dolore al braccio le passò, intorpidito dall’adrenalina che le scorreva nelle vene in quel momento. Diventò inarrestabile. Prese una freccia e colpì anche l’occhio sinistro del Ciciarampa, accecandolo del tutto. Buttò arco e frecce per terra, e raggiunse l’ala del suo nemico. Con difficoltà riuscì a salire sulla sua groppa, ed estrasse la spada. Sotto di lei, l’animale continuava a dimenarsi come una furia, cercando di scrollarsela di dosso, capendo che ormai era giunta la sua ora, ma Alice non mollò. Sollevò la spada in aria, perché tutti potessero vederla, e prima di infligger quel colpo, guardò la Regina di cuori con aria trionfante. Questa aveva una faccia su cui si leggeva un misto tra stupore e rabbia, ma Alice sapeva che sotto quello c’era la paura della punizione che le sarebbe spettata. Con un unico, secco colpo, tagliò la testa al Ciciarampa, che si accasciò sotto di lei senza un lamento. Alice lasciò cadere la spada e si mise a terra esausta. Il braccio le pulsava  la testa le faceva male da impazzire.
Ce l’ho fatta? Ce l’ho fatta davvero?
Tom le fu subito accanto.
-Sei stata davvero fantastica Alice. Non ti dico la paura che ho provato quando l’ho visto mentre ti graffiava il braccio, giuro… stavo quasi per intromettermi nella vostra battaglia, non riuscivo a vederti mentre soffrivi-
Alice alzò lo sguardo su di lui. Aveva le lacrime agli occhi e il viso rigato, segno che aveva già pianto, ma sul suo volto c’era un sorriso felice. Anche Alice gli sorrise.
-Non è possibile!- una voce odiosa sovrastò quella di tutti gli altri. Alice, con l’aiuto di Tom si alzò in piedi, mentre la Regina di cuori marciava verso di lei. Le puntò un dito sul petto.
-Non è possibile che tu sia riuscita ad uccidere il mio Ciciarampa! Devi avere per forza avuto qualche aiuto esterno o non ce l’avresti mai fatta!-
Alice le sorrise. Un sorriso diverso dai suoi soliti dolci e gentili. Un sorriso malvagio, di chi sa di avere il coltello dalla parte del manico.
-Certo. Ha avuto un aiuto esterno. Vuoi sapere de chi?-
Lei incrociò le bracci al petto e la fissò. Il sorriso di Alice si allargò.
-Proprio da te, mia cara zietta. Quando mi ha fatto il segno di tagliare la testa, mi è venuta l’idea di come uccidere il tuo cucciolotto.- lei fece una faccia stupita, e fece per andarsene, quando la Regina bianca la fermò.
-Credo che tu mi debba dare qualcosa, vero?-
Malgrado non volesse separarsene, la Regina di cuori fu costretta a cedere la corona a quella bianca.
-E ora, portatela via- ordinò alle sue guardie. Alice la guardò interrogativamente.
-Che cosa le farai?-
-Nulla, sarà solo obbligata a vivere nel suo castello fino alla sua morte, senza mai poter uscire o avere contatti non autorizzati da me-
-Siete troppo buona maestà. Fosse stato per me, ora sarebbe già alla ghigliottina…-
-Tom!- lo riprese Alice.
-Che c’è? Sto dicendo la verità!- si difese lui.
La Regina guardò il braccio di Alice.
-Oh, tesoro, che brutta ferita. Tieni, bevi questa. Te la farà passare.- le diede una piccola ampolla piena di un liquido verde brillante, che Alice bevve tutto d’un fiato. In pochi secondi la ferita sul suo braccio si rimarginò, e lei si sentì subito meglio.
Sua madre la guardò con tristezza.
-Devi decidere cosa fare ora. Vuoi stare qui, o tornare indietro, nell’altro mondo?-
-Ma che domande sono? È ovvio che lei resterà qui con noi, no?- disse Tom, guardando Alice. Lei si fissò la punta degli stivali.
-Bè, a dire il vero… io vorrei tornare indietro…- sussurrò Alice.
-Cosa?! Ma sei matta? E che ne sarà… di noi?-
Alice lo guardò.
-Mi spiace tantissimo Tom, ma la mia vita è là, io… scusa se questo ti fa stare male, ma fidati, io sto male quanto te!-
-Allora perché non resti? Cosa te lo impedisce?-
Alice abbassò gli occhi.
-Davvero Tom, scusa. Vorrei poter stare con te, ma io devo tornare nel mio mondo-
-Allora verrò con te-
Alice lo guardò, sbigottita.
-Cosa?-
-Sì, hai sentito bene. Anche se la vita qui mi piace, so che non riuscirei a stare per il resto della mi avita senza di te. Io verrò nel tuo mondo.-
Alice guardò sua madre.
-E’ possibile?- lei annuì
-Sì-
-E Tom manterrà la memoria?-
-Sì, e anche tu-
-Bene-
La Regina le si avvicinò, con una fiala piena di un liquido viola nella mano. Gliela porse.
-Fate metà per uno. Dovrebbe bastare.-
Alice la abbracciò di slancio e pianse sulla sua spalla.
-Grazie mille mamma. non ti dimenticherò mai, lo sai?-
Lei la strinse e le sorrise
-Sì, piccola, lo so.-
La Regina strinse anche Tom a sé e poi si allontanò. Alice diede un ultima occhiata a quel mondo. Diede un’ultima occhiata a Wonderland. Tom le strinse la mano.
-Pronta?-
-Pronta- bevve la sua parte di fiala e la passò a Tom. Si sentì cadere e vide tutto nero per qualche minuto.
Quando si svegliò, era sdraiata a pancia in su, davanti a lei c’era Stella, e il sole era poco più spostato rispetto a quando era partita. Andò ad accarezzare la cavalla. A un certo punto, sentì un tonfo alle sue spalle. Si girò, e Tom era appoggiato ad un albero con il viso verdognolo.
-Tom!- Alice lo abbracciò, ed insieme caddero a terra. I capelli di lei solleticavano il viso di lui, che glieli mise dietro l’orecchio.
-Siamo davvero nel tuo mondo?-
-Sì-
-Bè, immagino di doverti delle scuse.-
-E perché?-
Tom le baciò la punta del naso
-Perché avevi ragione. Il vero amore esiste. Ed è quello che c’è fra noi due-
Quindi la baciò, un bacio lungo e passionale, il primo di una serie di baci che si sarebbero scambiati in quel mondo, nel loro Paese delle Meraviglie.
 
 
 
 
 
 
-Angolo Autrice-
Bè, lettori, questa storia l’ho finita!!!
*applausi entusiasti*
come vi è sembrata? Se vi è piaciuta grazie mille, e scrivetemelo nelle recensioni!
Per l’ultima volta,
Baci, Ali
 

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