Loki e Angrboða

di BloodyFrostGiant
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cacciatori nel Bosco di Ferro - Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Rossi come il sangue - Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Cacciatori nel Bosco di Ferro - Capitolo 1 ***


Due cacciatori si aggiravano a cavallo per il Bosco di Ferro. Andavano a caccia di briganti. L'intero bosco era immerso nella penombra, sebbene fosse appena il primo pomeriggio. Era abitato da alberi millenari, dopotutto non molto alti. Le cortecce ormai vecchie sembravano dovessero dissolversi in polvere a momenti. Sembrava tutto come addormentato, poiché quel luogo gli animali si nascondevano dai banditi e gli alberi talmente vecchi parevano morti. Le erbacce crescevano dovunque, ma c'era un tipo di pianta molto rara. Serviva a curare malattie e ferite, profumare gli ambienti ma era anche ottima come narcotico, infatti nelle loro imboscate i briganti usavano proprio quella pianta. Cresceva all'interno del tronco degli alberi più vecchi, quindi se la si voleva cogliere bisognava capire quale fosse il più anziano. I banditi agivano spesso in gruppo, assalendo carri che passavano per il bosco, quindi i due cacciatori dovevano essere molto prudenti. I due si guardavano attorno con prudenza, con le armi in mano in caso di un'imboscata. Seppur entrambi indossassero un mantello scuro e non avessero con loro denari né oro erano comunque facili prede. I malviventi prediligevano attaccare i carri pesanti e non le persone a cavallo, ma pur di ottenere qualcosa avrebbero aggredito pure un bambino.
I cavalli procedevano lenti e a passo calmo. Il rumore degli zoccoli che calpestava l'erba sottostante sembrava essere l'unico suono in tutto il bosco.

-Fratello, stai bene?-

Domandò Thor, vedendo che l'uomo accanto a lui sembrava nervoso di trovarsi lì. Loki respirava lentamente, osservando il vapore che gli usciva dalla bocca per l'umidità del luogo.

-Sto bene.-

La sua non era paura, ma adorazione verso il bosco. A ogni albero che vedeva non poteva fare a meno di chiedersi se fosse quello su cui un giorno di alcuni anni prima si fosse appoggiato. Eppure i tronchi antichi sembravano tutti uguali, non lo avrebbe trovato mai più.
Ricordava bene quel giorno.
Un giorno come questo. Era addossato a un vecchio tronco d'albero accanto al fiume Slith, intento a studiare dai suoi libri di Magia Oscura. Il Bosco di Ferro era l'unico luogo in cui si sentisse a suo agio, pur essendo colmo di briganti. Sapeva che nessuno sarebbe venuto a disturbarlo mentre si dedicava agli studi. Un po' di timore l'aveva, in fondo al cuore, ma riusciva a concentrarsi meglio. Ad un certo punto il silenzio si ruppe. Un rumore a pochi metri da lui lo fece sobbalzare. Non aveva armi con sé, anche se poteva aiutarsi con la magia. Il cuore gli batteva forte, ma si fermò alcuni secondi dopo, quando credette di essere morto. Una creatura lo osservava in piedi. Il suo sguardo sembrava quasi di rimprovero, anche se tentava di nascondere la curiosità. Mai si sarebbe aspettato di vedere uno Jotunn, per giunta vivo. La donna continuava a osservarlo in silenzio. I capelli rossi e increspati come le onde del mare incorniciavano un viso fin troppo delicato, non come il padre aveva descritto. “Diffida degli Jotunn, sono orribili e brutali.” erano le raccomandazioni del Padre degli Déi. Ma gli occhi di quell'essere erano tutt'altro che orribili. Erano rossi quanto i capelli, ma sembravano profondi e pieni di orgoglio.
 

Loki, come hai osato lasciarla in quel modo!?-

Furono le prime parole che gli rivolse. Erano minacce quelle che seguirono, ma lui era così affascinato che non riuscì a proferir parola.

Una gomitata da parte del Dio del Tuono lo risvegliò dal suo delizioso ricordo. Lui scrollò di malavoglia il capo, rivolgendo al fratello una sguardo interrogativo. Thor gli indicò con lo sguardo di guardare davanti a lui, portandosi un dito sulle labbra in segno di non parlare. Loki si voltò lentamente, quando sentì come un colpo al cuore. Il suo ricordo era davanti a lui.
L'unica cosa che riuscì a distinguere fu una macchia rossa, un attimo prima che questa si nascose dietro un tronco, sparendo dalla vista di entrambi. Ma Loki la riconobbe immediatamente. Riconobbe l'odore di fresco e suo respiro, sebbene fosse piuttosto lontana da lui. Non ritenendo Mjolnir necessario per quella preda, Thor sfoderò la spada e spronò il cavallo ad avanzare. Preso dallo smarrimento, Loki fermò il fratello, mettendogli una mano davanti.

-Lascia fare a me.-

Mormorò alzando un po' la voce, sperando che la Jotunn avesse sentito la sua voce e fosse già scappata. Thor lo guardò e sorrise beffardo.

-L'ho vista prima io.-

Ridacchiò, incoraggiando il cavallo ad affrettare il passo. Loki si morse il labbro, indeciso su cosa fare. Poi accelerò anche lui il passo, superando il fratello e distaccandosi da lui di qualche metro. La strega era intenta a scalfire il tronco di un albero, probabilmente con l'intenzione di cercare quella rara pianta che cresce solo in quel bosco. Appena rivide la Jotunn non seppe se provare sollievo o sconforto. Fortunatamente lei sentì lo scalpitare di zoccoli del cavallo e si voltò di scatto. In fretta Loki si tolse il cappuccio dalla testa, un po' per rassicurarla. Lei era molto più alta di lui, sebbene il compagno fosse a cavallo. 


-Va via!-

Le sussurrò facendole cenno di allontanarsi. Lei non capì il perché le stesse dicendo questo, ma il suo volto si trasformò in una maschera di spavento quando vide Thor a cavallo, che ormai li aveva quasi raggiunti. Loki fece in modo di nasconderla mettendosi davanti a lei con il cavallo, ma il fratello non avrebbe tardato a capire la natura della donna e quindi ad attaccarla. Dunque in preda all'esitazione decise di usare la magia sulla compagna. Le lanciò un incantesimo che la investì di un fascio di luce azzurrina. Il cavallo di Thor impennò, spaventato da quella luce e nitrendo. Quando poi la luce svanì, della Jotunn non rimase più nulla, se non una creatura molto più piccola, in confronto di quello che era prima. La pelle azzurrina era scomparsi e al loro posto c'era una donna, che dello Jotunn non aveva nulla. Era molto più bassa. I vestiti erano scomparsi, anche se i lunghi capelli rossi le coprivano un po' il corpo. Stordita dal fascio di luce, la donna cominciò a barcollare. Thor continuava ad avvicinarsi e Loki dovette ancora una volta impedirgli di avvicinarsi a lei. Dato che la donna non era in grado di scappare, allora l'uomo si gettò da cavallo su di lei. Entrambi rotolarono a terra, mentre Loki si stringeva a lei per ostacolare un possibile attacco di Thor. Il compagno la baciò sulla fronte, per rassicurarla un po', anche se lei non la smetteva di agitarsi.
-Non ucciderla, Thor.-

Lo pregò il fratello. Il Dio del Tuono aggrottò la fronte, avvicinandosi a loro, pur rimanendo a cavallo. Osservò la donna, scossa dal freddo.
-Avrebbe potuto attaccarci...-

-Avrebbe potuto, ma non l'ha fatto. Lasciamola andare.-

Fece notare all'uomo, diffidente.

-Non se ne parla. E' pur sempre un bandito e potrebbe attaccare qualcun altro.-

Thor scosse il capo, scendendo da cavallo e avanzando a passi decisi verso i due. Afferrò la donna per l'attaccatura dei capelli, ma l'uomo si mise in mezzo.

-Lasciala stare. Me ne prenderò cura io personalmente.-

Tentò ancora di convincerlo, prendendo la donna per la nuca e premendola contro il suo petto.

-E' una...!-

Cercò di ribattere, ma poi alzò gli occhi al cielo e sospirò.

-Cos'è questo improvviso attaccamento a un brigante, eh? Non sarai tu a decidere per la sua sorte, ma nostro padre. Se vuoi puoi tenerla, ma non sperarci troppo.-

Sbuffò salendo nuovamente a cavallo, prendendo le redini tra le mani. Loki sorrise soddisfatto, anche se un po' preoccupato per la compagna. L'uomo si tolse il mantello, poggiandolo sulle spalle della donna.

-Scusami, Angy... Era l'unico modo.-

Mormorò sollevandola da terra e issandola sul suo cavallo. Lei si strinse nel mantello, tremante per il freddo. Era ancora scombussolata, Loki le sembrava improvvisamente molto più alto di lei...


Questo è il primo capitolo della mia fanfiction "Loki e Angrboða". Non ho idea di quanto potrà essere lunga. Spero che possa andare avanti e non bloccarsi in un vicolo cieco. All'inizio avevo dubbi se pubblicarla o meno. Mi è sembrata molto esagerata, come se fossi andata troppo oltre. Mi auguro che qualcuno di voi scriva una recensione, tanto per farmi sapere cosa ne pensa o se secondo voi è troppo azzardata come sospettavo. 
Vi ringrazio in anticipo. 

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Capitolo 2
*** Rossi come il sangue - Capitolo 2 ***


Covo di briganti e assassini, il Bosco di Ferro era comunque il luogo più quieto. Gli alberi sembravano essere gli amici degli assalitori, che li aiutavano a nascondersi dietro ai loro spogli rami durante un attacco. La nebbia fitta ma leggera nascondeva i piedi delle piante secolari e il cielo sopra i loro rami scheletrici. Raramente si poteva intravedere la luminosa scia di stelle. Ogni tanto si sentivano i mormorii delle cortecce, che parlavano tra loro, spesso per dirsi addio. Lentamente le anime imprigionate negli alberi abbandonavano le loro armature di legno, piangendo in silenzio lacrime di resina. Era malinconico vedere dei compagni millenari, che hanno vissuto insieme l'uno accanto all'altro per anni, doversi salutare.
Il giovane principe stava appoggiato a una corteccia morta, la cui anima si era riunita alle stelle in cielo. Dal libro di Magia Oscura che teneva tra le mani era intento a studiarne i vari incantesimi. Di tanto in tanto l'uomo alzava lo sguardo per guardarsi attorno con aria intimorita e spaesata, per accertarsi che non ci fossero briganti nei paraggi. Loki si trovava accanto al fiume Slith, il Fiume dei Coltelli. Lame d'acciaio uscivano fuori dalle sue rive, come volessero infilzare chiunque si avvicinasse troppo. Si trovava molto a suo agio in quel luogo, anche se brulicava di malviventi. Riusciva a concentrarsi sui suoi studi meglio che ad Asgard, dove risiedeva. Trovava affascinante sentire i mormorii degli alberi, anche se non conosceva l'antica lingua delle loro anime e non capendo le dolci parole colme di sentimenti profondi che si scambiavano.
Dopo molte ore trascorse nel Bosco di Ferro con la sola compagnia dei suoi abitanti, decise che era meglio tornare ad Asgard, altrimenti suo fratello si sarebbe insospettito. Chiuse il suo libro con delicatezza, per non disturbare i mormorii che parevano come una soave canzone. Mentre si alzava udì un rumore, come dei passi davanti a lui. Credette di essersi sbagliato, quando ne udì un altro. Allora cominciò a preoccuparsi veramente, guardandosi attorno allarmato. Strinse il suo libro al petto, forse per proteggerlo o per proteggersi. Credette potesse essere solo un animale, quando però avvistò qualcosa tra i tronchi degli alberi. Una macchia rossa si aggirava come un lupo famelico, nascondendosi dietro le ombre nella nebbia. Ciò che fece trasalire Loki fu l'altezza di quella creatura, che gli fece capire che in caso di attacco non se la sarebbe cavata facilmente. Poteva essere una persona, ma sicuramente più grande di lui. Sembrava essere di spalle, ma ad un certo puntò si voltò. La creatura sembrava averlo avvistato, ma lui non riuscì ancora a riconoscerla. Lei si avvicinò a passi svelti, quasi fosse furiosa. Loki sentì il suo cuore che stava per saltare fuori dal suo petto appena la creatura gli fu davanti. L'uomo rimase affascinato e stupito trovandosi davanti una Jotunn. Lei lo scrutava con i suoi enormi occhi rossi, rossi come il sangue. La sua pelle azzurrina sembrava confondersi nella nebbia, anche se i lunghi e crespi capelli rossi creavano contrasto, quasi come volersi far individuare. Le poche vesti che indossava erano composte da pezzi di stracci, che coprivano la sua nudità. Rimase a osservarlo dall'alto verso il basso, con aria di superiorità. La bocca spalancata di Loki la rendeva ancora più irrascibile, sentendosi fin troppo osservata. Rimasero in silenzio, entrambi. Lui per ammirazione, l'altra per la furia con cui l'aveva cercato. 

-Loki, come hai osato lasciarla in quel modo!?-

Sbottò infine, con una smorfia. Non sembrava particolarmente contenta di vederlo, a differenza di lui che era rimasto a osservarla incantato. Parve un pesce quando tentò di spiccar parola, ma boccheggiò e rimase in silenzio. Angrboða poggiava i suoi occhi fiammeggianti su di lui, in attesa di una risposta. 

-Sapevo che saresti venuta dopo la denuncia di Glut.-

Sorrise infine, riprendendosi da quel momento di estasi. Ripensò a come aveva lasciata la moglie l'ultima volta. Erano passati molti anni dall'ultima volta che aveva visto le sue guance rosate e le sue labbra come fragole. Nei lunghi anni in cui erano stati sposati il suo sorriso lo rassicurava come la luna in una notte buia, ma dopo anni che vivevano insieme aveva cominciato a disprezzarla. Faceva di tutto pur di non incontrare il suo sguardo. Si allontanava da casa anche per mesi senza avvisare. Non aveva visto i suoi figli crescere e non aveva intenzione di farlo. Glut cominciava a diventare troppo impertinente e quando lui cominciò ad assentarsi da casa anche per pochi giorni lei lo rimproverava, impedendogli di sgattaiolare via ancora. E fu a quel punto che Loki non ne poté più. Gli mancava la libertà di cui era stato privato. Era abituato a vivere in solitudine, qualche volta avendo brevi rapporti con altre donne. Prima di allora non era mai stato sposato e se lo fosse stato non avrebbe di certo commesso un tale errore. Avere una moglie come Glut era il peggiore degli incubi. Poi avere dei figli, dover rimanere a casa. Tutto questo per lui significava invecchiare e non essere indipendente come voleva lui.
E così sua moglie aveva inviato una Jotunn per riportarlo a casa. 


-Non siamo fatti l'uno per l'altra. Non mi lasciava più la mia libertà. Voleva costringermi a rimanere a casa da lei e da i nostri figli, mentre io sono indipendente.-


Spiegò semplicemente, cosa che fece infuriare ulteriormente la Signora dei Lupi. A quel punto, dopo una tale sfacciataggine da parte dell'uomo, la strega gli balzò addosso, spingendolo verso il fiume Slith. Loki guardò preoccupato le lame d'acciaio, sperando che lei non volesse veramente ucciderlo. 


-E lo dici dopo che vi siete sposati? Dopo che lei ha portati in grembo i tuoi figli!? Avevi giurato che l'avresti trattata bene!-


Gli ringhiò contro, stringendogli i polsi e avvicinandogli il volto alle lame che parevano bocche affamate.


-Dopo che l'hai consegnata a me come un dono? E' stato bello, ma non era ciò che volevo... -


Spiegò cercando di assumere un tono di superiorità, per dare più valore alle sue idee. 
Conosceva bene Glut e il suo carattere impossibile. Ricordava che le parlava molto di Loki, quando se n'era invaghita. Si era recata da Angrboða, cosicché potesse insegnarle la magia della carne. Per anni le diede i consigli necessari su come fare in modo che l'uomo corrispondesse l'amore della donna, ma temeva la reazione dell'amica se avesse scoperto che la Jotunn era rimasta stregata dal fascino di quell'uomo, pur avendolo visto di sfuggita. Non era riuscita a spiegarsi i sentimenti che provava per quello sconosciuto. Quando Glut gliel'aveva presentato mesi dopo il suo cuore sembrava aver smesso di battere. Quella creatura i cui occhi si guardavano attorno con aria sperduta mentre con il pensiero viaggiava in un mare di fantasia. Sembrava così freddo e insensibile a ciò che lo circondava. I suoi occhi di ghiaccio riflettevano una vita sotto un'ombra più possente, nascosta da tutto e da tutti. Una vita vissuta in solitudine, con la sola compagnia di speranze e illusioni. E in quel momento Angrboða, il cui cuore era di ghiaccio, ebbe l'impulso di stringerlo al suo petto. Sentiva il bisogno di riscaldare il cuore di quella fragile creatura. Lo sentiva talmente lontano da volersi avvicinare.
Alla fine i consigli della strega erano risultati utili, poiché fu Loki a chiedere al Glut di sposarla. La donna la considerò come una sorella e come tale Angrboða non avrebbe mai più dovuto posare gli occhi su Loki. Glut gliel'aveva fatto promettere e sebbene la Jotunn non si facesse ordinare nulla, dovette accettare a malincuore i suoi termini.
Dopo alcuni anni che la strega e Glut si persero di vista, un giorno la donna si presentò a casa dell'amica con i suoi figli. La sorella era in lacrime. Singhiozzava e malediceva Loki, poiché era fuggito da lei. La Jotunn non se ne stupì, Glut non era il genere di donna che permetteva al marito di allontanarsi da casa. Sulle prime Angrboða cercò di consolarla, convincendola del fatto che prima o poi lui sarebbe tornato e che era meglio attendere, ma Glut era irremovibile. Le raccontò cosa stava accadendo in quel periodo, cosa ne sarebbe stato dei suoi figli e riuscì a convincere la Signora dei Lupi ad andare a cercare Loki e riportarlo a casa. 


-E allora cosa volevi?-


Ringhiò ancora, chiedendosi se valesse veramente la pena ucciderlo. Loki abbassò lo sguardo, ma fu un gesto che Angrboða non capì. L'uomo sentì il bisogno di confessarle  un segreto che da tempo era prigioniero nella sua testa, ma non ne aveva il coraggio. Sentì caldo nel suo petto, per la prima volta dopo tanti anni. Eppure la forza per dirle cosa provava non era abbastanza. Era un vincolo cui non aveva avuto il coraggio di raccontare nemmeno a Glut.


-Non hai mai sorriso?-


Chiese infine, trovando finalmente l'audacia. La Signora dei Lupi non comprese il perché di quell'osservazione. 


-Vedo un sorriso sul tuo volto, ma non è altro che fuoco dietro i tuoi occhi. Qualsiasi altra donna potrebbe fare un sorriso di felicità, ma tu no. Tu sei un giglio rosso e freddo con coltelli in acciaio per petali, una bestia elegante e bella con le zampe mortali. Ho bisogno di fare il tuo sorriso, ma non lo faccio, altrimenti ti farei arrabbiare! No, io so che tu ti accontenteresti senza complimenti, senza charms, anche senza parole. Niente di meno che della mia anima. Ho abbandonato Glut. L'ho fatto, ma c'era una cosa che dovevo dirle... ma ho tanta paura! Ho tanta paura che nemmeno riesco a parlarne, e dato che non ci riesco questa cosa che chiedo non l'avrò mai!-


Le parole gli scesero dalle labbra come l'acqua da una cascata. Temette che Angrboða non avrebbe apprezzato tutto il suo impegno. Infatti lei si limitò a guardarlo. Non amava i complimenti e non capì immediatamente cosa Loki intendeva dire. 


-Allora parla, se vuoi..!-


Ma non riuscì a finire la frase, che Loki comprese che lei gli aveva letto nel pensiero. 


-Io voglio te.-


Sussurrò prima di aver abbassato nuovamente lo sguardo, per poi guardarla negli occhi ardenti. Aveva paura che lei non avrebbe gradito tutto ciò che aveva detto con grande fatica. Lei continuava a guardarlo, ma lui si rese finalmente conto che il fuoco dietro gli occhi della Jotunn si stava spegnendo. 


-Quando sei vicina a me non vedo altro, non penso ad altro. Tu sei come un fuoco caldo che mi toglie il respiro. Ti ho voluta dal primo giorno che ti ho vista e non so perché. Non sono mai riuscito a dirtelo, né tanto meno a Glut. Spero che tu non sia arrabbiata con me. Io voglio solo il tuo amore, non chiedo altro.-


Angrboða si alzò, come una lama in bilico sul punto di cadere. Ebbe l'intenzione di andarsene. Lasciare Loki, là nel Bosco. Dimenticarlo. Non amarlo. Non vederlo. 
No. 
Si gettò ancora una volta su di lui, come il predatore che era. Lo strinse a sé, con gli artigli nelle spalle di Loki. La sua bocca incontrò quella della Jotunn. Fu un bacio con i denti. Era una sfida, che entrambi accettarono. 
Ululavano, ansimavano, gridavano, gemevano. Per una volta le cortecce dei vecchi alberi si zittirono, per ascoltare quelle grida di piacere che riecheggiavano per il Bosco di Ferro. 
I due non si lasciarono fino a che Sunna era da tempo scomparso dietro l'orizzonte.


Questo è il secondo capitolo della mia fanfiction su Loki e Angrboða. Mi è piaciuto di più del primo, sicuramente. Devo ammettere che non è totalmente una mia creazione, questa storia. L'ho trovata ma era in inglese, così l'ho tradotta. Ovviamente i dialoghi non sono gli stessi. Spero che l'abbiate gradita come a me piace l'intera mitologia tra Loki e Angrboða. Come detto nel capitolo precedente, mi auguro che scriviate una recensione, cosicché io posso sapere se vi è piaciuta o se è da cestinare. 

Grazie. 

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